In the Summertime

di MaryMatrix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stella Stellina ***
Capitolo 2: *** Il Giuramento dello Sputo ***
Capitolo 3: *** Caccia al Tesoro ***
Capitolo 4: *** Lo Scherzo per Elena ***
Capitolo 5: *** Notturno ***
Capitolo 6: *** Nuovi Patti ***
Capitolo 7: *** Achille VS Menelao ***
Capitolo 8: *** Il furbo, il malato e l'eroe ***
Capitolo 9: *** Ettore e Andromaca ***
Capitolo 10: *** Mitologia ***
Capitolo 11: *** Trappola Mortale ***
Capitolo 12: *** Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (I Parte) ***
Capitolo 13: *** Prisencolinensonainciusol ***
Capitolo 14: *** I verdi prati della verità ***
Capitolo 15: *** Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (II Parte) ***
Capitolo 16: *** Kiss the Girl ***
Capitolo 17: *** Remember Me ***
Capitolo 18: *** Il Tesoro di Pisistrato ***
Capitolo 19: *** In the Summertime ***



Capitolo 1
*** Stella Stellina ***


xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"> Avventura: tutto quello che volevo dall'estate

Avventura: tutto quello che volevo dall'estate... avevo appena finito il terzo anno di liceo classico e sentivo di meritarmi delle vere vacanze avventurose... in fondo 17 anni si hanno una volta sola. Solitamente le mie vacanze non erano mai avventurose, erano sempre simili tra di loro, perlomeno quando non andavamo all'estero…

Una sera stavo allegramente cazzeggiando sul divano del mio salotto mentre leggevo per l’ennesima volta l’Iliade (non so cosa avesse quel libro che mi attirasse tanto, ma era un dato di fatto che ogni tanto lo prendevo e cominciavo a leggerlo) quando all’improvviso dalla finestra vidi passare un stella cadente. Mi alzai e andai alla finestra.

-         Oh Stella! – esclamai. – Ti prego fa che quest’estate non sia banale come le altre. -.

Sapevo che le mie speranze erano inutili, tuttavia posai l’Iliade proprio davanti alla finestra e decisi di andare a dormire.

La mattina dopo mi alzai, ed andai a fare colazione. Trovai i miei già alzati… erano le undici… tipico… solo io mi potevo svegliare la mattina alle 11… mi sedetti per bere il mio tea, quando vidi che erano entrati entrambi in cucina con sul viso l’espressione a “abbiamo-una-sorpresa-per-te”: l’ultima volta che avevo visto quest’espressione mi ero ritrovata con una tv a cristalli liquidi con alta definizione in camera, e mi chiesi cosa stessero architettando quei due questa volta.

Cercai di continuare a bere fingendo di nascondere la mia curiosità. Mio padre mi guardava. – Giulia… abbiamo deciso di mandarti in vacanza studio! – esclamò gioioso.

Mezzo contenuto della tazza finì sulla tavola, l’altra metà di traverso a me. Dopo che la tosse si fu placata e che il tea ebbe finito di uscire dalla bocca e dal naso (che schifo!!!) cominciai a chiedermi sorpresa come mia madre avesse potuto accettare di mandarmi da sola in vacanza studio. Per quanto tempo? Per un mese a sentire mio padre. Cominciarono a dirmi che non era una vacanza studio come le altre, che l’avrei trovata diversa, ma che non c’erano dubbi mi sarei divertita tantissimo.

Volevo andare a preparare subito le valigie, ma mia madre aggiunse frettolosamente che non avevo bisogno di nessun bagaglio, che mi era concesso di portare solamente uno zaino… quella notizia mi rese timorosa… insomma con cosa mi sarei vestita? Sarei andata in giro nuda??? No, assolutamente non sarebbe stato da me… in effetti non sarebbe stato da nessuno, pensandoci bene.

La partenza era prevista per quella sera stessa: mancava poco alla partenza e mi stavo osservando allo specchio: ero come al solito: il viso da bambina, i capelli biondi scuri piùccheliscissimi lunghi fino alle spalle, gli occhi marroni, il seno abbondante, e il sedere all’insù (e ritenevo che questi due ultimi punti fossero le mie disgrazie… ah no, dimenticavo l’altezza di appena un metro e 60…). Non ero magra, avevo una 48 ed ero orgogliosa di averla, in contrasto con tutto il resto del mondo che sembrava essere impazzito per la mania di fare diete e dimagrire… insomma, ero convintissima che la nostra cucina fosse una delle migliori del mondo, perché non sfruttare questa fortuna??? Guardai la mia immagine riflessa allo specchio: ero pronta a partire.

 

Era strano il bus su cui eravamo: era rosso, e i seggiolini erano stranamente blu. Un pugno in un occhio in pratica, ma decisi di non commentare al riguardo. Mi sedetti su un seggiolino vicino al corridoio, per vedere meglio chi fossero i miei compagni di viaggio, che, non so perché, avrei giurato di conoscere. Poi vidi salire sul bus un ragazzo che dire bello sarebbe offenderlo. Era in pratica un dio: alto, i capelli biondi lunghi fino alle spalle, le braccia forti e muscolose, gli occhi azzurrissimi. Venne verso di me, sorridendo. Era un angelo che sorrideva.

-         Scusa, posso sedermi qui? – mi domandò.

Restai impalata con l’espressione intelligente di un’ameba a fissarlo… veniva a sedersi proprio accanto a me… lui paziente, sempre sorridendo ripeté la domanda. – Sì… certo… scusa. – mi alzai, e proprio in quell’istante il bus partì facendomi cadere. Lui esplose in una sonora risata e poi mi aiutò ad alzarmi. E ci sedemmo. – Ciao! – mi salutò. – Io sono Achille. -.

Deglutii a sentir quel nome: non era un dio, era un semi-dio. – Io… io… - non riuscivo a spiccicar parola. Per presentarmi dovetti leggere il mio nome sul mio braccialetto della nomination… peggio di così non poteva andare. – Io sono Giulia. – riuscii alla fine a dire con un fievole sussurro. Lui allargò il sorriso. – Lo so. – mi disse. – L’ho letto sul braccialetto, quando lo hai fatto tu. -.

Avvampai, e sentii che sulle mie gote si poteva cucinare una bistecca… ma anche due o tre…

Per fortuna l’imbarazzo fu presto rotto. – Achille! – ci voltammo verso il corridoio, per vedere un ragazzo che sembrava più grande di noi, i capelli neri e gli occhi marroni, basso e di mole grossa, con la faccia antipatica, tipica di uno che se la tira, e la voce gracchiante. – Agamennone! – il tono di Achille si fece meno cordiale. – Ti unisci a noi poveri comuni mortali per un campeggio estivo? – domandò sarcastico.

-         Tu un povero comune mortale? – fece una voce armoniosa dietro Agamennone. Apparteneva alla ragazza più bella che avessi mai visto. Era di altezza giusta, magra e grassa nei punti giusti, capelli lunghi biondissimi, occhi color del mare, sorriso che abbaglia, come quello di una pubblicità di un dentifricio… ci mancava solamente solo il luccichio con la stellina… - Noi non siamo poveri comuni mortali. – mi indicò. – A proposito tipa, tu chi sei? -.

Mi sentii molto offesa da questa dichiarazione. Ma chi si credeva di essere quella? Elena di Sparta???

-         Elena, Agamennone, lei si chiama Giulia – fece le presentazioni Achille. Sì, era Elena di Sparta… e si sarebbe scatenata una guerra per una tale cornacchia scorbutica??? Proprio non capivo…

-         Ah… - Elena sembrava delusa.

Fummo raggiunti da una terza figura. – Aghy! – esclamò. Aveva la voce acutissima. – Tuo fratello ci sta tenendo il posto. – poi mi vide, sorridendo, più incoraggiante rispetto ad Elena. Era alta, più alta di Elena, aveva i capelli e gli occhi neri, ed era esile e magra, tuttavia sembrava una ragazza decisa. – Io sono Clitennestra. -.

-         Giulia. – ricambiai esitante.

-         Sì, si è già presentata la novellina. – fece Agamennone. – E tu dimmi Achille cosa ci fai qui? Non hai la tua forza da dimostrare a nessuno? Sei in crisi di egocentrismo? -.

Achille sospirò invocando pazienza. – Stavo per farti la stessa domanda… poi mi sono ricordato che ultimamente sei stato lasciato dalla ragazza… e infatti vedo che ti stai rifacendo… - si riferiva ad Elena, ma lei non lo capì.

Agamennone avvampò. – Attento a come parli, Achille… sono più grande di te, sono più ricco di te… -.

-         … dimentichi più antipatico. – lo interruppe Achille. – Va’ a rompere a qualcun altro. Hai sentito Clitennestra? Tuo fratello vi sta tenendo il posto, non sarebbe carino farlo aspettare… per fortuna che lui non può lasciarti… -.

Agamennone contrasse ancora di più i muscoli facciali. – Ti tengo d’occhio. – lo minacciò.

Achille sorrise, e il terzetto se ne andò, con solo Elena, che da brava civetta salutò Achille in questo modo

-         Ciao Aki. – sorrise sbattendo le ciglia.

Achille la guardò. – Hai qualcosa in un occhio Elena? – e questa era una provocazione troppo grossa per non essere compresa, anche se si trattava di Elena, che se ne andò tenendo il muso…

- Che civetta. – commentai. Achille sorrise. – Ti abituerai. – poi prese l’i-pod dallo zaino. – Vuoi sentire un po’ di musica? – mi domandò. Annuii. E mentre ascoltavamo la musica mi guardai intorno… ecco dove li avevo visti, erano i personaggi dell’Iliade o comunque a questa legati: c’erano Odisseo e Nestore, Aiace insieme a Patroclo appena dietro di noi, Fenice da una parte, Menelao, e anche Tersite tutto solo, mentre in fondo Agamennone, Clitennestra, Elena e quella che riconobbi essere Penelope… non c’era alcun dubbio, quell’estate non sarebbe stata affatto banale come le altre…

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Capitolo 2
*** Il Giuramento dello Sputo ***


Il viaggio durò tutta la notte, e fui svegliata dai primi raggi di sole che battevano sul mio viso… “dannato sole!” pensai dentro di me. La cosa strana è che mi ero dimenticata di quello che era successo, ma me lo ricordai quando vidi che mi ero addormentata con la testa sulla spalla di Achille. Mi sorrise. – Dormito bene? – mi domandò.

Mi tirai su immediatamente, ma non sembrava affatto imbarazzato per l’accaduto. Lanciò un’occhiata fuori dal finestrino, poi si voltò. – Patroclo! – chiamò.

Ma Patroclo era ancora immerso nel mondo dei sogni. Mi voltai per guardarlo. Si vedeva che era più grande di Achille, aveva un aspetto più maturo, anche se meno dotato di muscolatura, la barba bionda che gli cresceva, e i capelli castani selvaggi sparsi su tutto il volto. – Patroclo! – Achille lo richiamò, ma anche quella volta Patroclo non diede segni di voler svegliarsi.

Achille mi guardò. – Che dormiglione, non credi? – mi domandò. Eppure aveva un’espressione così felice mentre dormiva. - PATROCLO!!! – urlò Achille, cercando di svegliarlo. Oltre a svegliare lui, svegliò l’intero bus. Patroclo sobbalzò, e per la prima volta vidi i suoi occhi verdi, molto brillanti. – Ma ti sei bevuto il cervello? – saltò su, incavolato.

-         Siamo arrivati. – replicò Achille.

E infatti, mentre tutti si svegliavano lanciando, chi a voce alta chi tra sé e sé, accidenti contro Achille, il bus si fermò, e caddi un’altra volta. Elena mi scavalcò per scendere. – Sei proprio un’imbranata. -.

Sentii le mani prudermi e avrei voluto afferrarla per i piedi e buttarla per terra. Clitennestra la seguiva guardandola con occhi che lanciavano fulmini. Sorrisi allo sguardo di Clitennestra: ero sicura che con lei c’era del materiale per riuscire ad intenderci. Penelope la seguiva, e aveva tanto l’aspetto a Lucia dei Promessi Sposi… sembrava così innocente, così angelica. Mentre Achille ridendo mi aiutava a rialzarmi vidi che si era portata dietro il materiale per cucire. Scendemmo dal bus alla fine, e vidi che c’era un altro bus uguale identico al nostro poco più in là.

-         Qui anche quest’anno! – fece una voce alle mie spalle.

Era un ragazzo alto poco meno di Achille, con i capelli neri corti, lo sguardo furbo, una muscolatura non molto sviluppata (meno di Achille e Patroclo ad ogni modo), e la bocca appena incrinata in un sorriso di soddisfazione.

-         Quest’anno ci si diverte Odisseo. – Achille sembrava soddisfatto di vedere quel gruppo di studenti che stava scendendo dal bus. – Ettore!!! – chiamò, a voce alta.

Uno di quei ragazzi alzò lo sguardo nella nostra direzione e sorrise vedendo Achille, poi venne da noi. – Achille! – esclamò cordiale. – Odisseo! Qua le mani fratelli! Bella spada! -.

Si sputarono sulla mano destra e la misero una sopra l’altra. – Bella spada fratelli. – salutarono Achille e Odisseo.

Dopo questo rituale che trovai abbastanza ripugnante, vidi che Ettore mi stava analizzando, come del resto lui stava analizzando me… di corporatura sembrava la fotocopia di Achille, solo che aveva i capelli castano scuro, ricci, legati in una cosa, e gli occhi marroni, molto molto espressivi. Era un ragazzo buono. Mi porse la mano, sorridendo incoraggiante. – Io sono Ettore. – si presentò. Strinsi la sua mano. Era molto calda. – Giulia. – mi presentai a mia volta.

-         È il primo anno questo per te, vero? – mi domandò.

-         Sì. – confermai. Con lui parlavo senza vergogna, mi sentivo come se lo conoscessi da sempre.

Achille sorrise soddisfatto. – Ero sicuro che con Ettore non ti saresti sentita imbarazzata. –. Capii che aveva ragione. per qualche strano motivo era entrata in azione un qualcosa di familiarità reciproca con Ettore, fin dal primo sguardo seppi subito che su di lui potevo contare. Achille sorrise ancora di più. – Quindi adesso puoi anche lasciare la sua mano. – abbassai lo sguardo. Oddio, stavo ancora stringendo la sua mano e non me ne ero resa conto. La mollai all’istante… solamente che in facendo un movimento brusco colpii Odisseo sul naso. – Scusa! – mi scusai immediatamente, voltandomi… urtando ovviamente Ettore col gomito.

Lui scosse la testa. – No, non preoccuparti, non è niente. – si stava massaggiando il naso con le mani. Mentre Ettore si massaggiava il fianco ed Achille era piegato in due dalle risate.

-         Due in un colpo solo. – commentò divertito. E il premio per le peggiori figure di beep va a me, con ben 5 figure in meno di 12 ore!!! Evvai!!!

Quei miei pensieri furono tuttavia bruscamente interrotti perché una voce non proprio cordiale emerse su tutte le altre. Al centro della piazzola c’era un gruppo di persone, di cui una, notai, era cieca. Ed era proprio questa persona, quell’uomo dall’aspetto così autorevole, che colpì la mia attenzione.

-         Ragazzi! – nonostante la sua cecità la voce era molto sonora, e poco incline a sentirsi contraddire a quanto mi sembrava. – Benvenuti al Campus Omero! Omero, come ormai già saprete, sono io. Le regole già le sapete, sono le stesse degli anni scorsi, ma è sempre meglio fare un ripassino. – fece una pausa. – Vero Achille? -.

Achille sembrava soddisfatto della sua situazione da malandrino del campus, e Omero continuò. - È vietato uscire dai propri appartamenti la notte, per motivi che non siano di pericolo, tra i quali non rientrano bravate notturne. – e qualcosa mi fece pensare che si stesse riferendo a quello strano trio che avevo accanto a me, poi continuò. – Dovete obbligatoriamente sottostare a quello che vi viene detto da me e dai miei colleghi, i cui ordini possono anche infrangere il regolamento se necessario. E soprattutto sono assolutamente vietati gli scherzi stupidi. – scandì bene queste parole. – Adesso sarete condotti nelle vostre stanze dove come al solito troverete la roba che dovrete indossare nei vostri armadi, così come tutte le cose che vi serviranno. Il pranzo sarà servito tra 6 ore… fino ad allora siete liberi di fare quello che volete. In seguito vi verranno date informazioni sulle attività pomeridiane. -.

Detto ciò prese e si ritirò dentro l’edificio, che assomigliava esteticamente ad una reggia, sullo stile di Versailles, ma molto più piccola. Così tutti quelli che capii erano dèi presero gruppi di tre e di due persone. Nessuno era venuto a prendere me, quindi decisi di trovare la mia stanza da sola. – Ehy ragazzina! – una mano forte mi afferrò la spalla. – Dove credi di andare? Tu vieni con me! -.

All’inizio pensai che si trattasse di una bulla, ma mi portò dentro l’edificio, e attraversammo dei corridoi fino a raggiungere un ufficio. Il suo ufficio. Quindi mi sedetti davanti alla scrivania e lei dietro. L’osservai. I capelli erano rossissimi, tagliati corti, spettinati. Gli occhi erano marroni, e notai che sul volto aveva una specie di disegno tribale fatto con sfumature verdi che partiva intorno agli occhi. Era magra, alta, muscolosa, e sulle braccia dei lunghi bracciali a serpente. Indossava un top e degli shorts in pelle, marroni.

-         Allora ragazzina – cominciò senza fare tanti preamboli. – io sono Eris. Suppongo che avrai sentito parlare di me. -.

Annuii. Eris era la dea della discordia e adesso non faticavo più a capire il perché. Lei continuò, con sguardo tagliente. – Allora, se adesso sei qui è solamente perché quella stella ero io la notte scorsa e ho deciso di accontentare il tuo desiderio visto la tua attaccatura a quel libro e a quella mitologia da cui tutti prendiamo vita… i ragazzi non si ricordano di quello che successe tanto tempo fa, della guerra che scoppiò, dell’ira di Achille… adesso si sono reincarnati in ragazzini esattamente come te, non ricordarglielo. – fece una pausa. - Io sono il caposquadra tuo e delle tue due compagne che troverai nella tua camera. Adesso ti accompagnerò nella tua camera, per qualunque cosa dovrai fare riferimento a me, e dovrai fare alla lettera quello che ti dico. Tutto chiaro novellina? – mi domandò.

Annuii. Lei si alzò e con un cenno della mano mi fece fare altrettanto. – Ti ho dato un enorme occasione Giulia, convincendo i tuoi genitori… qui potrai avere tutte le avventure che vorrai ma devi giocare bene le tue carte. – non aggiunse altro, e salimmo le scale fino al secondo piano. Aprì la porta della mia stanza dove vidi che c’erano due ragazze: una era Clitennestra, e non sapevo se essere felice o no di questa cosa (speravo solo che Elena non venisse a trovare spesso l’amica), e l’altra invece era alta poco più di me, ed era magra, aveva il viso a punta, i capelli rossi lisci che le arrivavano a metà schiena, e lo sguardo apatico e sarcastico. – Giulia! – esclamò Clitennestra, vedendomi. – Allora sarai tu che dormirai con noi per un mese! -.

-         Così sembra. – ero stupita dal suo entusiasmo.

Quanto alla ragazza con i capelli rossi non fece una piega,  non alzò il suo sguardo verso di me, e continuò a rovistare nel suo armadio. – Ciao. – la salutai. – Io sono… -.

-         So chi sei. – rispose lei secca voltandosi verso di me. – Io sono Cassandra, e se non ti dispiace adesso sto cercando la mia pompetta per l’asma! -.

Clitennestra si buttò sul letto. – Cassandra rilassati, santo Zeus. Dopo chiedi a Eris… -.

Mi guardai intorno. La camera era accogliente: c’erano tre letti e davanti ognuna di noi aveva un armadio a quattro ante, stracolmo di vestiti. – Cambiati. – mi ordinò Cassandra.

In effetti notai che sia lei sia Cassandra si erano vestite da antiche greche, con i pepli. Così posai lo zaino sul letto, e lo aprii. – Che… che cosa??? – domandai, allarmata. – Il mio cellulare!!! Il mio i-pod!!! E soprattutto il mio borsellino!!! Dove sono? Chi li ha rubati??? – pensai ad Achille, ma non lo credevo capace di una cosa de genere. Cassandra lanciò un’occhiata sarcastica dentro il mio zaino, poi fece spallucce. – Tipico di Eris. Te li ha presi. -.

-         Ma come? Perché? -.

Aprì il mio armadio. – Vuoi vivere come una greca per un mese? E allora scordati la tecnologia. – mi guardò, e prese quello che sembrava un peplo azzurro. – Togliti quei jeans e indossalo. – me lo lanciò, e lo presi al volo.

Osservai il peplo. Interessante. Come si metteva un peplo???… i misteri della vita. Clitennestra era uscita per raggiungere Elena e quello che considerava il suo Agamennone, mentre Cassandra era andata a cercare Andromaca, che poveretta, a sentire Cassandra era finita con Elena e Penelope. Non conoscevo Andromaca ma già mi dispiaceva per lei.

Così mi sistemai il peplo alla bell’è meglio e andai nel giardino sul retro, dovrei trovai il terribile trio che confabulava. Quando mi videro arrivare Achille e Odisseo scoppiarono a ridere, Ettore mi si avvicinò. – Hai avuto problemi col peplo? – mi domandò, cercando di rimanere serio.

-         Ahah. – commentai. – Che divertente! – lo guardai offesissima.

Achille si alzò e mi aiutò a sistemarlo. Loro avevano indossato le armature, ed sembravano veramente usciti dall’Iliade. Mi sedetti accanto a loro. – Che fate? – domandai, curiosa.

-         Complottiamo. – mi rispose Odisseo. – Contro Elena , è ovvio. Stanotte gli faremo un bello scherzetto. -.

-         Ma il regolamento… - cominciai.

Loro scoppiarono a ridere un’altra volta. – Simpatica la ragazza. Il regolamento! – sembrava che loro fossero superiori al regolamento…

Achille mi lanciò un’occhiata complice. – Sei dei nostri? – mi domandò. Uno scherzo ad Elena la cornacchia? Subito e senza rimorsi. Annuii.

Si sputarono sulle mani e le batterono tutti insieme. Ettore mi fece segno di fare lo stesso. Sputai sulla mia mano e la poggiai sulle loro.

-         Bella spada, Giulia. – sorrisero.

Ero entrata nel loro gruppo… l’avventura era cominciata.

 

 

 

Mi raccomando commentate, commenti belli e brutti... voglio sapere che ne pensate!!! @matrix@

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Capitolo 3
*** Caccia al Tesoro ***


Capitolo 3

 

Capitolo 3:
Caccia al Tesoro
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A pranzo stavamo continuando ad architettare l’ NPD (ovvero il Nostro Piano Diabolico buahahahahahah), seduti ad un tavolo, quando qualcosa, o meglio qualcuno attirò la nostra attenzione: un ragazzo di bell’aspetto, alto, magro, non molti muscoli, con il viso affusolato e i capelli mori ricci era con un vassoio in mano a prendere il pranzo, ma qualcuno gli aveva rovesciato addosso del sugo.

-         Cassandra!!! – esclamò il ragazzo accidentato. – La mia armatura Grucci!!! Sai quanto l’ho pagata??? -.

Cassandra lo guardò con aria dubbiosa e di sufficienza. – Oh mi dispiace, non potrai farti la permanente questo mese. – rispose lei con tono apatico.

Il ragazzo che rispondeva la nome di Paride diventò rosso fuoco. – Come ti permetti? I miei ricci sono veri!!! -.

-         Se lo dici tu… - replicò lei, mentre continuava a prendere il pranzo.

Non riuscivo a capire cosa desse più fastidio a Paride: il fatto che Cassandra gli avesse rovesciato addosso il sugo o il fatto che si permetteva di dire che i suoi riccioli erano finti… però sapevo quello che dava fastidio a me. Elena. Che proprio in quel momento intervenne, abbracciando un braccio di Paride. – Povero Pariduccio, la sfigata ti ha rovinato la tua bella armatura di Grucci… vieni a sederti che la tua bella Elena ti ripulisce… - stava per voltarlo quando le arrivò alle orecchie il commento di Cassandra. – Tipico delle civette… -.

-         Come scusa? – si rivolse a lei con un tono come se volesse ucciderla. – Ripeti… -.

Cassandra adesso stava prendendo la frutta, e non aveva intenzione di distrarsi dalla scelta delle mele, quindi non si disturbò nel guardare Elena mentre rispondeva. – Ho detto che un tale atteggiamento è tipico delle civette. -.

-         Io-non-sono-una-civetta! – scandì bene tutte le parole.

-         Come preferisci. – replicò Cassandra, che adesso stava studiando se fosse meglio prendere una mela rossa o una gialla. – Se vuoi posso anche paragonarti all’oca, decidi tu il paragone che più ti fa piacere. – decise per la rossa e la fece rotolare sulla mano.

Elena a quel punto era diventata paonazza e a Cassandra non sfuggì questa sua espressione. – Anche se adesso sei più simile a un maiale… - lasciò la frase in sospeso come se ci fosse sottinteso qualcosa. Intervenne Paride. – Andiamo Elena… la sua è soltanto invidia. -.

Cassandra nel frattempo li aveva già lasciati e si era seduta al tavolo con Andromaca. - È una forza tua sorella. – dissi ad Ettore, quando tutta la scena fu finita.

Achille sorrise, malizioso. – Già… ma sai che cosa la renderebbe davvero una forza agli occhi di Ettore? – domandò, avvicinandosi in modo complice. – Se la sua cara sorellina gli presentasse la cara e bella Andromaca. – sorrise ancora di più. – Vero, Ettore? -.

-         Ti odio. – replicò Ettore.

Achille sorrise soddisfatto con Odisseo che limitava a guardare e a sorridere, scotendo la testa… non avrebbe mai finito di divertirsi con quei due. – Arriverà il giorno in cui anche tu ti innamorerai Achille. – sentenziò Ettore con fare solenne. – E quel giorno sarò io che riderò di te fino a che non mi troverai più sopportabile. -.

-         Aspetta e spera. – commentò Odisseo.

Poi ci dedicammo al pranzo.

 

Nel pomeriggio ci fecero radunare tutti nel piazzale davanti alla scuola. Eravamo tutti in cerchio. Al centro del cerchio c’erano quelli che consideravamo 4 professori: una era Eris. Poi c’era un’altra donna, bionda ossigenata, il rossetto che il rosso acceso in confronto è sbiadito, e un abito altrettanto rosso. La riconobbi come Era. Poi un uomo, capelli e occhi scuri, sguardo fiero, aveva una spada e uno scudo, e il corpo era caratterizzato dai muscoli. Ares. E infine uno moro che aveva il gel tra i capelli, un sorriso stampato in faccia, la giacca in pelle marrone, e un paio di jeans (mi chiesi come mai non era vestito da antico greco…) … Poteva essere Apollo.

-         Anche quest’anno c’è Grease. – sentii dire ad Ettore.

-         Come scusa? – supponevo si stesse riferendo ad Apollo.

-         È il professore Apollo. – mi spiegò quando si accorse che avevo sentito il suo pensiero. – Ma noi lo chiamiamo Grease. Il perché non è difficile da indovinare… -.

Non lo era davvero… e mistero dei misteri fu proprio lui che venne in avanti, al centro. Si schiarì la voce e cominciò a parlare. – Bene. Come ben sapete all’interno del campus potete svolgere diverse attività, quali sport e attività culturali, nel corso della mattinata. Quando rientrerete nelle vostre camere troverete i moduli per l’iscrizioni alle attività che più vi aggradano. – fece una pausa. – Quello che mi interessa, è l’attività che voi solitamente amate più di tutte le altre: la caccia al tesoro. Come sapete la caccia al tesoro da noi organizzata è un po’… estrema, ecco, così si può definire… quindi invito sempre tutti alla massima prudenza. Ares adesso vi mostrerà le modalità delle attività mattutine. -.

E così mentre Grease rientrava in riga Ares si fece avanti. – Molto bene. – disse. Oddio!!! Aveva la voce a checca, acutissima, quasi come quella di Elena. E ora che lo vedevo meglio… aveva i tratti del viso effeminati, nonché due canotti che in confronto le labbra di Angelina Jolie potevano definirsi minuscole! Odisseo, mi guardava sorridendo. – Vuoi davvero saperlo? – mi domandò. Annuii. Volevo sapere perché Ares era in quelle condizioni. Odisseo sorrise ancora di più. – Voleva diventare una donna, solo che l’intervento purtroppo è andato male, ha funzionato solamente per il volto e per la voce… - lasciò la frase in sospeso… o mamma povero Ares… insomma, voleva trovare un po’ di femminilità, nulla di male, ma bisex in quel modo…

Ares tuttavia sembrò non farci caso e cominciò il suo discorso. – Le attività di quest’anno saranno gestite da me, gioie. Cominceranno da domattina alle 9 fino alle 12:30, quando ci sarà il pranzo e dopo potrete dedicarvi all’emozionante caccia al tesoro (e sull’emozionante si preoccupò di aprire bene il suono, nda) . Ricordo che ogni categoria ha ben 5 posti disponibili, e se più di questo numero vorrà praticare una determinata attività si passerà a tirare a sorte, quindi tesori mi raccomando di avere deciso attività diverse. Oh! – sussultò vedendo le mie unghie… me le mordevo… - Amore, no! Quelle unghie non vanno bene, sarò felice di farti una manicure più tardi. -.

Impallidii. – Io… veramente… - ma Ares non mi diede tempo. – Eccellente amore! Verrai con me ed Era alle 8 nel mio ufficio. Ci divertiremo. -.

Achille stava rischiando la morte, sia per lo sforzo di non scoppiare a ridere sia perché lo stavo per uccidere per quel suo modo di tenere gli occhi fissi verso il cielo e di dondolare avanti e indietro per non scoppiare a ridermi in faccia… Poi Ares tornò in linea e si fece avanti Eris. Il suo aspetto inquietava tutti, persino Achille assunse un’espressione seria. Eris cominciò a parlare.

-         Come ogni anno ci sarà uno di noi che dovrà supervisionare la vostra caccia al tesoro. Ora la cosa non è che mi è emozioni troppo, però quest’anno mi è toccato, e se volete farla dovete farl alle mie condizioni… quindi voi fate quello che vi dico e vedrete che non ci saranno problemi. Il secondo punto della caccia… ecco di solito era organizzata all’interno dell’edificio o comunque nel giardino: cercate di capire, per me è già una noia star dietro a voi pupazzoli mentre cercate di dare un senso ai vostri neuroni dietro a degli indizi, motivo per cui ho deciso di movimentare un po’ la cosa. – indicò i limiti della foresta, e ci voltammo. – Le ultime due settimane le passerete accampate lì dentro. – ci annunciò.

La foresta era completamente buia, non riuscivano a vedere la seconda fila di alberi: il sole non passava. La voce di Elena echeggiò. - È uno scherzo? – domandò. – Che schifo! -.

-         Povera Elena! – esclamò Ares. – Ha ragione Eris è una schifezza… pensa a tutti i capelli impolverati… e poi niente bagno, puzzeranno come capre. -.

Eris invocò pazienza, e si voltò. – Fratellino. – trasse un sospiro. – Queste sono le nuove disposizioni della caccia… non puzzeranno come capre… ci sono i fiumi nella foresta! -.

All’inizio l’idea mi faceva schifo… poi pensai che in fondo io sputavo mettendo la mia mano sopra gli sputi di altre persone… e poi 2 settimane in campeggio nella foresta sarebbe stato veramente veramente avventuroso. Comunque Eris non diede possibilità di replica. – Tuttavia capisco le motivazioni serie… pertanto non siete obbligati a partecipare forzatamente, accetto giustificazioni valide… queste due motivazioni valide che potrebbero accadere nello spazio di tempo che vi divide dalla caccia sono la vostra morte oppure la mia. Se non avverrà nessuna delle due cose niente e nessuno potrà salvarvi dalla caccia. – fece una pausa. – Capite bene che la foresta è piena di pericoli… io non sono la vostra balia e quindi non ho nessuna intenzione di ridurli, né tanto meno di venire a salvarvi se qualcuno di voi sarà tanto imprudente da dover mettersi nelle condizioni di rischiare la vita. Però omero mi ha costretto almeno ad addestrarvi… quindi domani pomeriggio alle 3 vi voglio qui, per cominciare l’addestramento! E con questo ho finito. -.

Apollo fece un piccolo discorso di commiato e poi fummo lasciati liberi. Cassandra e Andromaca si unirono a noi, che però stavamo complottando.

-         Il trio è rientrato in azione. – commentò sarcastica Cassandra. Mi guardò. – E hanno un nuovo acquisto. Chi è il poveretto che questa volta pagherà per i vostri scherzi? -.

Achille sorrise enigmatico. – Lo vedrai Cass. A proposito noi dobbiamo andare. –.

-         Sono sicuro che potrete fare a meno di me. – disse Ettore. Andromaca sorrise ad Ettore.

-         Lo sostituisco io. – si offrì Cassandra con l’entusiasmo di un bradipo. – Tanto lo so che non ne verrà fuori nulla di buono. -.

Odisseo disse che per lui andava bene, e per me non c’erano problemi. Achille guardò Ettore incerto, e vidi balenare qualcosa nei suoi occhi. – Andiamo da Patty. – concluse in fine. – Ci vediamo in camera Ettore. -.

E cos’ ce ne andammo, a procurarci il materiale per lo scherzo di quella notte… da rizzare i capelli.

 

Rientrammo nell’edificio. Eravamo diretti alla camera di Patroclo, di Aiace e di Menelao. Bussammo e fu Aiace ad aprire la porta. Appena ci vide, ci domandò. – Venite per Patty? -.

Achille annuì. E se Odisseo sembrava reggere il gioco ad Achille e Cassandra aveva sempre la stessa espressione annoiata, come se non si sorprendesse io ero curiosissima di vedere chi fosse questa Patty. Aiace cui fece dunque entrare e prese le spade ad Achille e ad Odisseo, poi si avvicinò a me e a Cassandra. Lo guardai: era molto imponente Aiace, alto alto, grosso grosso, con gli occhi scuri scuri che sembravano perforarti, e i capelli lunghi portati selvaggiamente. Cassandra lo liquidò con un’occhiata. – Non pensare neppure di provare a toccarci per vedere se siamo disarmate, Patty dovrà fidarsi. -.

Aiace la guardò storto per niente convinto, ma per noi garantì Odisseo. Quindi Aiace spostò il letto di Patroclo e aprì una botola che si trovava sotto. Achille fu il primo a scendere seguito a ruota da Cassandra, poi io e infine a chiudere la sfilata Odisseo. Aiace chiuse la botola dietro di noi. Entrammo dentro quella specie di studio segreto, dove c’era luce elettrica, una scrivania in legno, e dietro la scrivania un quadro molto grande raffigurante Patroclo… non ci credevo: Patty era il nomignolo di Patroclo… Achille proprio non conosceva moderazione… e poi notai un altro piccolo quadro raffigurante Omero, con cui Patroclo aveva l’accordo di avere ogni anno la stessa camera da letto, in modo che potesse sempre accedere al suo ufficio.

-         Achille sei tu? – sentii emergere la voce di Patroclo dalla poltrona girevole che era girata verso il quadro. Parlava strano.

Achille e Cassandra si sedettero sulle due sedie, io mi misi in piedi dietro ad Achille e Odisseo dietro a Cassandra. – Io, Giulia, Odisseo e Cassandra. – fece una pausa e cambiò accento. – Baciamo le mani. -.

Patroclo si voltò. Aveva lo smoking, con un fiore sul taschino, e stava fumando un sigaro. – E così avresti bisogno del mio aiuto Achille? Lo sai che i miei aiuti costano e tu hai già dei debiti. -.

-         Vogliamo fare uno scherzo ad Elena. – spiegò Odisseo. – Qualsiasi cifra non ci spaventa. -.

-         Ah, capisco. – annuì Patroclo. – Bene, in questo caso vi fornirò del necessario… in cambio però voglio delle informazioni più precise su questa caccia al tesoro. Lo sai Achille, a me non piace essere colto impreparato. -.

Non aveva più l’aspetto tanto angelico di quella mattina, mentre stava dormendo. Capii che quella era soltanto una copertura… Patroclo era un mafioso. Volle ascoltare prima quello che le nostre menti malvagie avevano concepito, e poi aprendo un altro passaggio segreto nel quadro e tornò con un impianto di luci psichedeliche, un programma per il cambio della tonalità di voce e tintura arancione brillante. Achille e Odisseo la presero, e il primo si alzò insieme a Cassandra perché ormai avevamo finito. – Grazie Patty. – ringraziò Odisseo.

-         Di nulla… voglio quelle informazioni al massimo tra due settimane, e Achille! – chiamò aspirando dal sigaro. – I miei amici sono stanchi di aspettare. LA foresta è un posto molto pericoloso, se capisci cosa intendo. -.

Achille annuì, e non tentennò, come se volesse nascondere qualcosa. – Dì ai tuoi amici che posso stare tranquillo. -.

Uscimmo, e mentre lo facevamo vidi di sfuggita che il colore degli occhi del quadro di Omero era cambiato.

 

Verso le 8 avevo la manicure con Ares, o meglio con Aressa, come Cassandra mi aveva detto che Ares voleva essere chiamato. Nei corridoi non c’era nessuno, e mi faceva quasi impressione dopo i passaggi segreti che avevo visto quel giorno camminare da sola e sentire il suono dei miei passi echeggiare nell’ombra. Ripensavo ai debiti di Achille… io e Odisseo avevamo cercato di farlo parlare, ma non aveva voluto aprire bocca al riguardo. Diceva che erano problemi suoi, ma tutti avevamo capito il messaggio di Patty: Achille aveva 2 settimane per saldare quei debiti altrimenti gli avrebbero fatto la festa. Che Achille si metteva spesso nei guai per le bravate che combinava lo sapevo, ma non immaginavo fino a quel punto. Certo, dopo quel pomeriggio avevo capito che si serviva di attrezzature costose, attrezzature moderne che nel campus non avrebbero dovuto esserci, infatti Patroclo le nascondeva bene e le portava qui in periodo invernale, quando nessuno poteva vederlo. Ero tutta presa così dai miei pensieri che sussultai quando mi sentii afferrare e tirare in un corridoio buio laterale. Davanti a me c’era una figura completamente avvolta in un mantello rosso sangue, e addosso aveva una maschera che copriva l’intero volto. – Giulia. – pronunciò il mio nome con voce spettrale.

-         Chi sei? – domandai, cercando di trovare in lui qualcosa che tradisse il suo aspetto.

-         Non è affar tuo. – mi rispose.

Notai che aveva due fessure per gli occhi e li riconobbi. Erano gli occhi che aveva il quadro di Omero quando eravamo entrati nello studio di Patty. Lui sembrò accorgersi che lo avevo riconosciuto. – Achille è nei guai fino al collo. – mi disse. Non era una domanda e sapevo che aveva ragione. Lasciai che la strana figura proseguisse per vedere dove voleva arrivare. Mi porse dei fogli. – Porta questo a Patroclo, sono le informazioni che vuole. – mi disse.

Lo guardai con sospetto. – E tu in cambio che vuoi? -.

Mi porse un’antica pergamena. La presi. – Aprila. – mi ordinò. Obbedii. Era una mappa. Mi spiegò. – Quella che vedi è la mappa di un tesoro. Non il tesoro della caccia, un tesoro più prezioso. Voglio che tu trovi quel tesoro. –.

Guardavo la mappa sospettosa, e poi di nuovo la strana figura. – Sembra pericoloso. – osservai. – C’è un teschio nel punto dove è indicato il tesoro. -.

-         Pagherò tutti i debiti di Achille. – acconsentì. – Se non troverai il tesoro sarete in due a morire. – mi minacciò. Poi mi si avvicinò e la sua voce fu solo un sussurro nelle mie orecchie. – Riceverai informazioni nei prossimi giorni. – e detto questo sembrò dissolversi nell’ombra.

Rimasi lì impalata. Avevo in mano la soluzione che poteva risolvere i problemi di Achille, e anche i miei in quel momento. Gettai uno sguardo alla mappa: cos’era quel tesoro?

 

 

Ecco finito il terzo capitolo. Sì in effetti è un po’ lungo… Mi raccomando lasciate commenti (COMMENTATECOMMENTATECOMMENTATE!!!!!!) e nel frattempo ringrazio quelli che hanno commentato:

Nathan: no tranquillo… credo che avrai capito che Patty non è interessato ad Achille in questa storia… almeno non in quel senso xD

Ilaria: cos’è ‘sta storia di griffin signorinella??? No, dai scherzo XD…. Comunque dai, le descrizioni: lo sai che non sono esattamente il mio stile…

Tigerlily: mi dispiace, per sapere cosa combineremo ad Elena dovrai attendere il prossimo capitolo… buahahahahahah

Unintended: grazie mille!!! Sono contenta che la trovi interessante!!! J Mi dispiace ma anche tu dovrai attendere il prossimo capitolo per sapere cosa mai faremo alla povera piccola dolce cara (sì, ma dove?) Elena… spero in ogni modo di non aver deluso le tue aspettative… attendo un tuo nuovo commento!!!

 

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Capitolo 4
*** Lo Scherzo per Elena ***


 

Capitolo 4:
Lo Scherzo per Elena 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Ok, lo ammetto… ero rimasta shockata per quell’incontro. Ero ancora lì, ferma immobile a fissare l’oscurità, quando vidi che qualcuno mi si stava avvicinando.

-         Giulia stai tremando. – sentii una voce familiare.

-         Achille. – dissi soltanto.

Il ragazzo mi prese tornammo alle luci delle fiaccole. – Che è successo ad Achille? – domandò. Velocemente raccontai tutto ad Ettore. Non avrei voluto dirglielo, ma mi rendevo conto che non ce l’avrei mai fatta da sola, e non volevo dire ad Achille che qualcuno gli stava dando una possibilità. Ettore ascoltò tutto in silenzio. – Tranquilla. – cercò di rassicurarmi. – Hai un’idea di chi sia? -.

Scossi vigorosamente la testa. Non sapevo chi fosse quella strana figura che mi aveva messa alle strette. Ettore ricominciò a parlare. – Vedrai che andrò tutto bene. Adesso informo Odisseo di questa faccenda. Tu intanto ora hai bisogno di rilassarti. Vai da Aressa, e mentre ti fa la manicure cerca di indagare su questa mappa, senza mostrargliela. Aressa praticamente è un’enciclopedia sulla storia di questa storia. -.

Annuii. D’altronde in quella circostanza avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse detto, stavo ripensando a tutte le cose che mi erano successe quel giorno. – Rilassati. – sentii la sua voce. – Ci vediamo in camera nostra a mezzanotte. Mi raccomando puntuale. -. E di nuovo diedi una risposta positiva. Mi fidavo di Ettore. Ma dentro di me c’era il suo nome che mi rimbombava dentro “Achille” sempre, come un martello che mi stava tartassando il cervello. Lo conoscevo da 24 ore, come poteva essere possibile pensare ad una persona in quel modo dopo solamente 24 ore?

Aressa mi aprì la porta, sorridendo. – Gioiello!!! – esclamò sorridendo. Non seppi il perché, ma il sorriso sincero di Aressa mi tirò un po’ su il morale. Nel suo studio oltre alla solita scrivania c’era un divanetto, e anche un letto. Sul divanetto c’era Era. Mi guardò le mani. – Che unghie disastrose. – commentò. – Dobbiamo proprio darci da fare, per rimediare. -.

-         Dopo dopo Era. – disse Aressa, prendendo una poltrona. – La cosa migliore che possiamo fare adesso è una bella maschera facciale. -.

-         Ma non ho i brufoli. – obiettai.

Aressa mi scrutò. - È vero, ma le maschere sono sempre così rilassanti. E poi servono a combattere le rughe causate dallo stress. -.

“Pensa che lo stai facendo per salvarti la vita” pensai dentro di me. Achille mi doveva un grande grande favore. Quindi Aressa sulla poltrona, io ed Era sul divano, facemmo la nostra maschera facciale. C’era anche una piccola televisione, e mi domandai perché noi nelle camere non avevamo neppure la corrente elettrica e invece loro avevano tutte le comodità. Era l’aveva accesa.

-         Mi piace sapere quello che succede fuori dalle nostre mura. – spiegò.

Sembrava che la notizia del giorno fosse quella di un cacciatore di tesori che finanziava attività mafiose con i soldi ricavati. Questo destò la mia attenzione… una strana coincidenza…

Aressa si dimostrò interessata. – La località in cui è avvenuto l’ultimo furto non è poi molto lontana da qui. – fece osservare. E io continuavo a pensare che la coincidenza fosse davvero strana. – Speriamo solo che il ladro non sappia del Tesoro di Pisistrato. -.

Adesso dubitavo seriamente che fosse una coincidenza, tuttavia cercai di nascondere quello che stavo pensando in quel momento, e ringraziai che il verde della maschera coprisse il rosso del mio viso. Mi sforzai di assumere una voce indifferente. – Tesoro di Pisistrato? – domandai, incuriosita.

Aressa non seppe trattenersi. – Oh, sì. Niente denaro, è ovvio. Sono solo dei documenti. Riguardanti una certa guerra di Troia, di cui la prima testimonianza scritta fu fatta su ordine di Pisistrato. – fece una pausa, e non avevo bisogno di chiedere altro, sapevo la storia di Pisistrato. Aressa continuò col suo racconto, mentre Era fu presa da un piccolo attacco di tosse. – Beh, si dice che ci siano dei fantomatici documenti riguardanti la stessa storia scritti prima dell’epoca di Pisistrato. -.

-         È impossibile. Lo sanno tutti che fu Pisistrato… - non feci in tempo a finire il mio discorso, perché Aressa volle continuare con le sue opinioni, con quella sua vocina acuta.

-         Che poi non vedo l’utilità di fare un poema interamente sulla guerra. Insomma, siamo uomini, si vive una volta sola, tanto vale goderci questa vita, e lasciare godere la vita agli altri. Mettete dei fiori nei vostri cannoni. – a quell’esclamazione mi riuscì difficile pensare che quello era il dio della guerra… quello avrebbe dovuto essere il dio della guerra???

Era fu colta da un attacco di tosse più forte. Aressa si zittì. – Grazie. – la ringraziò Era. – E tu dimmi Aressa pensi che quei rompiscatole di poliziotti potrebbero venire qui? -.

-         Non lo so. – rispose Aressa. – Santo cielo spero di no, rovinerebbe tutto. E poi amore sai che stress… altro che maschere, non basterebbe un lifting. -.

-         Hai ragione. – Era si scosse i biondi capelli. – Hai proprio ragione cara. -.

-         Io continuo a dubitare dell’esistenza di quei documenti. – espressi la mia opinione, che fu immediatamente contraddetta da Aressa.

-         No no esistono. Si dice che ci sia anche un guardiano, che impedisce che i ladri lo trovino. -.

-         Quindi è imprendibile? – cercavo di far sembrare la cosa casuale.

-         Come mai tanto interesse? – Era si insospettì.

Mi affrettai a rispondere. – Niente, così per fare conversazione. – sapevo abbastanza. Sapevo quello che stavo cercando, sapevo che probabilmente era implicato anche Patroclo, sapevo che il cacciatore era nella scuola e sapevo che c’era un guardiano che doveva proteggere quel tesoro.

La serata finì facendo la manicure, e poi mi affrettai ad andare in camera mia, per darmi un aspetto decente. Cassandra era seduta sul letto per guardarmi con sguardo inquisitorio. – Come è andata? -.

-         La manicure? – domandai. - È stata… illuminante. – decisi che quell’aggettivo era quello giusto.

Cassandra si limitò ad annuire e a sorridere. – E adesso viene lo scherzo di Elena, giusto? -.

Annuii. Cass sorrise ancora di più. – Se riuscite a scamparla senza farvi beccare vi pago. -.

Sorrisi anch’io. – Allora mi tengo pronta a riscuotere. – dissi prima di uscire.

 

Quando arrivai in camera c’erano solo Ettore e Odisseo, e qualcosa dalla faccia di quest’ultimo mi fece capire che era stato informato sui recenti avvenimenti. Quindi li aggiornai su quello che era venuto fuori dalla serata fra “donne”. Ettore guardò Odisseo. – Credi che dovremmo dire a Patroclo che qualcuno lo spia? – domandò.

Odisseo scosse la testa e io gli diedi ragione. – No. – rispose risoluto. – Hai sentito Giulia. Ha detto che i soldi che si procura il Cacciatore li usa per finanziare la mafia. Patroclo non ha molti “clienti” e Achille è sempre in debito. Può darsi che sia proprio il Cacciatore a finanziare Patroclo. -.

-         Quindi nulla di male. – concluse Ettore. – In fondo si tratta solamente di aiutare Patroclo. -.

Scossi la testa. – No, c’è qualcosa di più sotto, altrimenti perché saldare i debiti di Achille… non ha niente a che fare con Patroclo. Non c’è Patroclo dietro tutto questo. Però c’è qualcun altro, che collabora con Patroclo e col Cacciatore. -.

-         Stai pensando agli “amici” di Patty? – mi domandò Ettore.

Annuii. Avrei voluto proseguire quel ragionamento quando Achille entrò nella camera. Scese il silenzio. Fu spiazzato. - È successo qualcosa? – domandò.

Scotemmo la testa. Lui non sembrava convinto. Decisi di cambiare argomento. – Dobbiamo andare. – ricordai.

 

In una stanza buia dell’edificio c’erano due persone che discutevano tra loro. – Allora è deciso. – fece una voce femminile. – Riuscirai a tenere quei ragazzi nella foresta per la caccia. -.

Eris annuì. – Sì. – rispose.

-         Molto bene. – la voce di donna sembrava soddisfatta. – Non li voglio tra i piedi. -.

-         Li seguirò nella foresta. -.

-         Ottimo. – ancora più soddisfatta. – E tieni d’occhio Giulia e i tre tremendi… devono trovare quel tesoro. -.

Eris assentì. – Certo. – e dette queste persone se ne andò, per ritornare nel suo ufficio.

 

Achille aveva già sistemato tutto il materiale. Penelope e Andromaca erano state avvertite ed erano uscite dalla stanza. E se Andromaca non vedeva l’ora che lo scherzo fosse compiuto, Penelope invece era preoccupata. Odisseo ed Ettore erano con loro, fuori in giardino, pronti a godersi la scena. Nel frattempo due sagome scivolavano nell’ombra.

-         Sei sicuro che faremo in tempo a fuggire? – domandai ad Achille, mentre andavamo nel posto dov’era l’attrezzatura. Dannatamente era in un posto in discesa, e nel buio inciampai in un sasso cadendo. Achille scoppiò a ridere.

-         Ma ce la fai a stare più di 5 ore senza cadere? – mi chiese lui.

-         Ehy, non è colpa mia! Non vedo niente con questo buio. – mi misi sulla difensiva.

-         Anche cieca! – esclamò tendendomi la mano.

-         Ah, è questo che pensi?  - presi la mano e lo feci cadere, solo che fece un tentativo di riprendersi mi trascinò ancora più giù e alla fine cadde in una pozza di fango.

Si rialzò, con il volto completamente infangato. Scoppiai a ridere vedendolo. – Ah, è questo che pensi? – ripeté lui. Mi tirò una palla di fango in faccia. Che schifo! – Ne ho anche altre. – mi informò.

-         No grazie! – rifiutai. – Basta questo. -.

-         Tu dici? – me ne tirò delle altre, finché non fui infangata come e peggio di lui.

Sorrisi dolcemente, e mi avvicinai. Lui mi guardò sospettoso. – Che vuoi fare adesso? -.

-         Vieni qui, fatti abbracciare. -.

-         Ah, no! – esclamò e cominciò a correre e io dietro a inseguirlo. Ma facemmo pochi passi e per il ridere cademmo nuovamente tutti e due, rotolando giù per quella discesa.

Non avrei mai pensato che fare palle di fango fosse così divertente… non mi ero mai ridotta in quelle condizioni. Eppure ero stranamente felice. – Sei proprio una frana. – mi disse. La luna gli illuminava i bei capelli biondi, che al momento erano infangati.Lo disse senza cattiveria. Lo guardai. Lui mi guardò. Mi prese per mano… - Lo scherzo! – mi ricordò.

Lo scherzo! Oddio! Me n’ero scordata. Ci pulimmo alla bell’è meglio e corremmo alle postazioni. Achille accese le luci psichedeliche.

Odisseo era rimasto dentro, nella camera nascosto dall’ombra. Le luci psichedeliche entravamo in quella camera, ma Elena non si svegliò. O almeno finché Odisseo non fece partire il congegno del cambio della voce. Ettore cominciò a parlare, mentre la sua voce venne resa spettrale. – Elena… - faceva la voce che sembrava provenire dall’oltretomba. – Elena… svegliati… Elena… -.

La povera dolce, innocente (si fa per dire) Elena si svegliò, e immaginate la sua sorpresa nel vedere quelle luci psichedeliche, che Achille stava cercando di dirigere verso di lei controllandola con un binocolo. – Elena… - continuava a fare la voce di Ettore.

La voce di Elena risuonò impaurita. – Chi sei tu? – domandò lei.

-         Un fantasma. – rispose Ettore. Adesso Odisseo si stava divertendo a cambiare la tonalità di voce di Ettore mentre parlava.

Elena era troppo spaventata per urlare. – Dove sono Andromaca e Penelope. ANDRY! – chiamò. – PENNY!!! – ma nessuna delle due le rispose.

-         Non risponderanno. – Odisseo aveva deciso stavolta per una voce abbastanza acuta, una voce di quelle che di solito nei film vengono date alle bambole. – Le ho già portate via. -.

Achille poteva vedere addirittura il tremore di Elena col binocolo. Ettore, intanto, ci stava prendendo gusto. – Le ho squartate… - disse. – E poi verranno usate per fare quel phard che a te piace tanto mettere… è polvere umana, quella, sai? -.

Odisseo guardò perplesso Ettore… neppure Elena poteva credere ad una scemenza del genere. – NO!!! NON VOGLIO FINIRE IN PHARD!!! SONO TROPPO BELLA PER MORIRE!!! -.

Odisseo fu costretto a ricredersi: Elena era stupida e questo fatto lo dimostrava… come se ci fosse bisogno di dimostrarlo. Fece segno ad Ettore che era venuto il momento della parte più divertente dello scherzo. Così Ettore ricominciò a parlare. – Allora ti darò un modo per salvarti. – fece una pausa. Avvicinati alla finestra, e affacciati. -.

Achille sentì queste parole grazie alla ricetrasmittente che Patroclo gli aveva fornito qualche anno prima, e con una mano mi fece cenno di avvicinarmi ad una pompa a lunga gittata, anche quella presa un anno prima. Le luci psichedeliche, nel loro danzare, si ridussero solamente allo spazio tra lei e la finestra. Achille mi fece il segnale. Azionai la pompa. E quella sparò in aria in direzione della faccia di Elena tutta la tintura arancione, prendendole il viso, appiccicando i capelli che divennero molto simili ad un faro di un automobile. Poi ci furono le sue urla perché a quell’impasto mi ero presa la liberta di aggiungere un po’ di quell’intruglio che avevamo usato per fare la maschera. Dopodiché fuggimmo. Io e Achille ci cambiammo velocemente e nascondemmo i vestiti fangosi, per poi accorrere alle grida di Elena. La prima insegnante ad entrare nella stanza fu Eris. Appena vide Elena guardò me, Achille, Ettore e Odisseo, con sguardo severo. – Voi quattro con me! – esclamò.

La seguimmo nel suo ufficio. Ma l’immagine di Elena in quel modo non ce la saremmo mai dimenticata, eravamo troppo impegnati a ridere, persino Clitennestra non poteva trattenersi e anche Menelao dovette ammettere che era una vera schifezza… l’unico che si mostrò un po’ più solidale fu Paride. Ma come facevamo a non ridere vedendola col pigiama rosa fucsia, già appariscente di suo, i capelli arancioni accesi, appiccicati per l’intruglio della maschera con qualche cetriolo qua e là, e il volto a metà tra il verde e l’arancione?… la bocca spalancata, urlante, con il fango che da me era passato alla pompa e dalla pompa ad Elena che ogni tanto le scivolava in bocca… se a questo aggiungiamo il mascara completamente sbavato abbiamo quello che era il ritratto di Elena… un vero orrore. E come se non bastasse Achille, prima di andare con Eris non poté trattenersi, si avvicinò e le spalmò con un pennellino qualcosa sulle gote. – Ecco qui il tuo phard. -.

 

I RINGRAZIAMENTI IN ARANCIONE MI SEMBRANO D’OBBLIGO… INUTILE DIRE DI COMMENTARE PER FAVORE SE  QUESTO CAPITOLO VI E’ PIACIUTO MA ANCHE SE NON VI E’ PIACIUTO. NEL FRATTEMPO RISPONDO A TUTTE LE PERSONE CHE MI HANNO COMMENTATA:

TIGERLILY: SI’, IN EFFETTI ANCH’IO PENSO CHE LA CITTA’ SIA DIVENTATA “TROIA” PER QUELLO… COMUNQUE ECCO LO SCHERZO!!! SPERO TI SIA PIACIUTO, ANCHE SE NON ERA L’ACIDO COME MI AVEVI CONSIGLIATO TU…

KABUBI: GRAZIEEEEEEEEE!!!! ECCO IL NUOVO CAPITOLO, SPERO CHE ABBIA RISPETTATO LE TUE ASPETTATIVE!!!

EWIN: TU 6 TROPPO GENTILE! COMUNQUE NO, DAI, NON MI MORIRE, SPERO CHE ALMENO QUESTO CAPITOLO NON TI ABBIA FATTO RIDERE COME GLI ALTRI… J

UNINTENDED: BEH SI’, DICIAMO CHE ERO IN SPIRITO PARTICOLARMENTE CINEMATOGRAFICO QUANDO L’HO SCRITTO… IN EFFETTI LA TROVATA DI ARES E’ UN PO’ PARTICOLARE, PERO’ TI INVITO A FARE ATTENZIONE, PERCHE’ SCOPRIRAI CHE MOLTI DEI PERSONAGGI DI QUESTA FIC NON SONO QUELLI CHE SEMBRANO… PS: PIACIUTO LO SCHERZO???

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Notturno ***


Capitolo 4

Capitolo 5:
Notturno 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Eris ci trascinò quasi di forza nel suo ufficio, e dietro di lei Era e Grease ci impedivano la fuga, mentre invece Omero non aveva considerato la faccenda abbastanza importante da degnarsi di venire. Elena era in lacrime, con Aressa che tentava di consolarla. – Via, via tesoro, è tutto finito… la tintura non è indelebile e i fanghi e la maschera fanno bene, anche se sparati con una pompa… vedrai che ti ritroverai con la pelle del viso vellutata come non mai. -.

-         Non è vero! – sbraitava Elena. – Sono orribile… ma me la pagheranno quei 4, me la pagheranno molto cara! -.

E mentre Cassandra osservava la scena chiedendosi dentro di sé in che modo si sarebbe vendicata Elena, Menelao era con un asciugamano che cercava di aiutare l’amata. Le porse l’asciugamano. – Asciugati Elena, e non temere, sei sempre tu la più bella. -.

Elena lo guardò dall’alto in basso. – Sparisci Menelao… non vedi che sono afflitta? Non rompere con la tua presenza! -.

Menelao si intristì un po’ a quell’affermazione, Paride ne approfittò per prendere l’asciugamano e lo porse alla Fontana. - Asciugati Elena, e non temere, sei sempre tu la più bella. -.

Elena lo guardò commossa. – Grazie Paride. – prese l’asciugamano. – Tu sì che sai tirarmi su! -.

Menelao si scambiò una veloce occhiata con Cassandra, che osservava tutto con la sua stessa aria apatica e sarcastica. Fece spallucce come a dire “Non prendertela Menelao”. Elena intanto si era rannicchiata tra le braccia di Paride. – Oh, Paride… voglio vendetta. -.

-         Ma certo mia cara. – le accarezzava i capelli.

-         Sfiderai Achille a duello per me? – lo guardò dolcemente.

-         Ma certo mia car… CHE COSA? – la spinse via. – Io contro Achille? Ma quella tinture ti ha causato più problemi di quello che pensi! -.

Elena lo fulminò con lo sguardo contrariata. – Paride… -.

Menelao non perse l’occasione. – Non preoccuparti Elena! Sfiderò io Achille! -.

Tutti si voltarono verso di lui. Sapevano che Menelao era valoroso, molto più di Paride e di Agamennone, ma Achille era il più forte. – Tu? – Elena era quasi impietosita. – Non farmi ridere! -.

Aressa ne approfittò per dire la sua. – Ma non c’è bisogno di fare nessun duello… non c’è niente che non si possa risolvere con una giornata di shopping! – sorrise entusiasta… ma lo era solo lei.

Elena non la considerò neppure di striscio, nel suo cervello si era innescato un meccanismo di vendetta… - Agamennone! – esclamò. – Non avevi detto che avresti tenuto d’occhio Achille? Beh, fallo! -.

Agamennone annuì. – Se è la vendetta che vuoi, vendetta avrai! -.

 

Ci sbatterono sulle sedie. – Che vi è saltato in mente? – Era sbatté la mano con forza sulla scrivania.

-         Era solo un piccolo scherzo. – cercò di giustificarci Achille.

-         Poteva buttarsi dalla finestra per la paura! – Era schiumava di rabbia. – E poteva andarle tutto quel miscuglio in bocca e sarebbe morta soffocata. E poi quella faccenda del phard… si è mai sentita una cosa più sciocca? -.

-         No. – rispose secco Achille. – Però Elena è stata abbastanza stupida da crederci. – sorrise al ricordo.

Era non sapeva più cosa fare: Achille era peggio di un muro di gomma. Eris decise di uscire dal suo angolino buio. – Era esageri. Elena non si sarebbe mai gettata dalla finestra col rischio di graffiarsi lo smalto. – si voltò verso di noi. – Quello che mi fa imbestialire è il fatto che di solito a quest’ora voi dovreste dormire. Non ci si aggira di notte per l’edificio. – fece una pausa. – Potrebbe essere pericoloso. -.

Io, Ettore e Odisseo ci lanciammo un’occhiata complice. Perché pericoloso? Per il cacciatore?

-         Forse sarebbe saggio cambiare stanza… Patroclo potrebbe cambiare. – propose Era.

-         No. – replicò Grease. – Non devono pagare gli altri per loro colpe. Patroclo resta nella sua stanza. -.

Era si rivolse nuovamente a noi . – Quello che dovete fare è imparare a crescere. – guardò Achille. – Devi imparare a essere più responsabile, Achille. E voi altri con lui. – fece una pausa. – Sempre pronti a fare scherzi e bravate, sempre insieme… vorrei vedervi davanti ad una minima responsabilità da soli… sareste come tanti bambini sperduti. -.

“E Achille sarebbe stato Peter Pan” pensai tra me e me. Comunque dovevo ammettere che aveva ragione. Si era preso degli impegni con Patroclo e non gli aveva mantenuti. Proprio quando formulavo quel pensiero Achille si alzò e lasciò la stanza senza dire una parola. – Achille! – esclamai.

-         Giulia no! – Ettore fece per fermarmi ma corsi dietro ad Achille, che aveva deciso di uscire dal campus. Si era levato un vento pungente. Achille corse fin dentro la foresta e io lo seguii. Brava idiota!

La foresta era totalmente buia e non vedevo niente. Sentii un rumore molto sospetto alle mie spalle. – Achille? – domandai mentre mi giravo. Non ottenni risposta. Poi sentii la sua voce provenire nuovamente da dietro le mie spalle. – Giulia! – aveva una fiaccola. Illuminò. Davanti a me non c’era nulla. Ma allora cosa era stato quel rumore? – Giulia, sei impazzita a seguirmi fin qui? -.

-         Io… - non sapevo trovare una motivazione valida.

-         Lascia perdere. – mi afferrò per il braccio. – Ormai ci sei, vieni con me. -.

-         Aspetta! – esclamai. – Non hai sentito niente? -.

Scosse la testa. Poi vedemmo un riflesso nel buio, come se fossero stati degli occhi. Achille mi si mise davanti, sfoderando la spada. – C’è qualcuno? – domandò. Nessuno rispose. Mi riafferrò per il braccio. – Vieni via. -.

Non chiesi dove mi stava portando. E nessuno di noi due fece parola finché non giungemmo a destinazione. Sembrava che Achille conoscesse perfettamente quella foresta, si muoveva come se ci vivesse. Poi arrivammo ad una radura, con una cascata, e un lago, da cui continuava il fiume. Era pieno di lucciole. E la vidi, una piccola casetta in legno, sulle rive del lago.

-         È splendido. – era l’unica cosa che riuscii a dire.

-         Già. – concordò Achille. Poi si guardò intorno e mi fece entrare nella casetta. Attaccò la fiaccola al muro. – Ci ho messo un po’ per costruire questa casetta, però alla fine ce l’ho fatta. Benvenuto nel mio rifugio segreto… che adesso non è più segreto. -.

Guardavo ammirata i mobili in legno, e il lettino che Achille aveva costruito da solo. Lui continuò. – A volte vengo qui, quando ho bisogno di pensare. -.

Annuii. Era davvero incantevole. – E ora hai bisogno di pensare. -.

Annuì. – Vuoi che ti lasci solo? -.

-         No! – mi fermò. – Non è sicuro girovagare per la foresta da sola. Resta. – guardò fuori dalla finestra.

Fuori cominciò a piovere, piuttosto forte. Achille sbarrò la porta e chiuse le finestre. – Ormai non possiamo tornare indietro. – mi informò. Si assicurò che tutto fosse chiuso bene. – Pensi che possa entrare acqua? – domandai preoccupandomi per la sua attenzione.

-         No, qualcosa di più pericoloso. – mi guardò. – Non sei la sola che si è accorta degli occhi nella foresta… né di quelli nel quadro dell’ufficio di Patroclo. -.

-         Non credo che ci sia pericolo. – non ce n’era se era il cacciatore… non aveva intenzione di uccidere Achille, e me meno che mai.

-         Non erano gli stessi. – mi informò. – Te ne sarai accorta spero. -.

Non erano gli stessi. E se non era il cacciatore allora chi poteva essere? Achille aprì un cassetto e tirò fuori un spada, non molto lunga, maneggevole. L’afferrai. Una spada… io adoravo le spade. – Sai usarla? – mi domandò. Scossi la testa. – Perfetto! Adesso ci divertiamo un po’. –  si mise in guardia. – Imita la mia posizione. – cercai di imitarlo, senza riuscirci molto bene.

-         Imbranata. – commentò lui.

-         Oh mi scusi, mister perfezione. Ma sa, di solito non mi trovo ad usare le spade. -.

Sorrise malizioso. – Idiota. – commentai. Assunsi la posizione in modo perfetto. Era diventata una questione di principio dopo quel sorrisetto malizioso… ma come di permetteva di pensare cose del genere????? Quindi mi attaccò, ma non ce la feci a bloccarlo, e fermò la sua lama appena in tempo sul mio collo. – Siamo anche lenti di riflessi, vedo. -.

-         E va bene adesso basta! – esclamai arrabbiata e mi misi a parare i suoi colpi, finché non provai ad attaccare, e non so per quale strano passo mi ritrovai per terra.

Achille sorrideva sempre. – Certo a te piace proprio il pavimento, vero? – mi domandò.

Lo fulminai con lo sguardo. Mi aiutò a rialzarmi per circa la 50ma volta in una giornata. Poi ricominciammo a combattere e anche se lui era sempre più bravo di me, comunque facevo dei progressi. Incrociammo le spade, eravamo vicinissimi, i volti quasi si toccavano. – Stai diventando brava. – mi disse.

-         Grazie! – lo spinsi via. – Dai, ormai è da un’ora che ci stiamo esercitando… io direi anche di andare a dormire. -.

Rinfoderò la spada, e io pure, rimettendola nel cassetto. – Forse è meglio tenerla a portata di mano. – mi suggerì, bloccandomi.

-         Fammi capire dovrei dormire con una spada? – domandai incredula.

-         Sì. – mi disse. – Dai, vai a letto adesso. – mi buttò giù.

-         E tu dove dormi? – domandai mettendomi seduta sul letto. – Sul pavimento? -.

Achille annuì, sorridendo. – Beh, forse visto i tuoi rapporti con lui preferisci dormirci tu sul pavimento… -.

Scossi la testa. – No grazie. – mi ridistesi… era così morbido quel letto… Achille spense la fiaccola. Il pavimento sembrava così duro… presi una coperta e mi alzai, lo coprii. – Ehy… - sentii la sua voce, ancora mezza addormentata. – Grazie Giulia. – sorrise beato. Cercai di raggiungere nuovamente il letto quando sentii che si stava voltando verso di me. – Tu pensi che io non sappia assumermi le mie responsabilità? -.

-         No. – risposi sincera. – Ti sei offeso per quello che ti ha detto Era? -.

-         Sì… - ammise. – Che c’è di male nel volersi divertire? – mi domandò. – Per le cose serie me le so assumere le mie responsabilità. -.

Stava pensando a Patroclo. – Qualcuno ha pagato i miei debiti… e io non so chi sia. – sembrava che questo pensiero lo assillasse.

-         Io sono sicura che tu sappia prenderti le tue responsabilità… e sai perché? – domandai. – Perché sei tornato qui, con Patroclo, e non hai detto nulla quando ti ha ricordato l’ultimatum, perché Odisseo mi ha detto che lavori per ottenere quei soldi, perché mi hai insegnato a combattere… o almeno a tenere in mano una spada… perché non mi hai mollata nella foresta anche se la mia presenza ti ha disturbato. -.

Lo sentii sogghignare. – Vieni qui. – mi disse. Mi avvicinai, e mi stesi accanto a lui sotto la coperta. Mi stesi accanto a lui dandogli le spalle. Sentii che mi stava abbracciando. – Grazie Giulia. -.

Scossi la testa. – Buonanotte Achille. -.

-         Buonanotte. -.

Io caddi nel mondo dei sogni. Achille non dormiva, pensava solamente a stringermi. Un fulmine illuminò anche l’interno, e Achille vide che c’era una sagoma fuori. Afferrò la spada, si alzò. Aprì la porta e rimase sull’uscio. Vide un mantello nero e uno rosso sangue, entrambi tenevano delle spade sguainate. Appena lo videro le due sagome si voltarono. Achille sguainò la spada, chiudendo la porta dietro di sé. Il mantello rosso sangue approfittò di quell’attimo per dileguarsi. Achille bloccò la figura col mantello nero. Cominciarono a combattere. Achille era fortissimo, più di una volta mise in difficoltà quello strano essere con la maschera e il mantello. Alla fine Achille riuscì a portarlo contro un albero e gli puntò la spada alla gola.

-         Chi sei? – domandò.

-         Non voglio farti del male. – fece una voce che si sentiva, era in falsetto, come per voler nascondere la voce vera. – Ma guardati dall’uomo col mantello rosso, Achille. -.

-         Come sai il mio nome? – domandò Achille. – Ti conosco non è vero? -.

La figura non rispose. Achille fece un minuscolo taglio, sulla gola, e uscì pochissimo sangue. – Così domani potrò riconoscerti. -.

Lasciò andare la strana figura, e si voltò. Vide che la porta era aperta. – GIULIA! – urlò. Si precipitò dentro. Quando entrò, la figura dal mantello rosso uscì, mentre io lo guardavo con gli occhi spaventati. – Giulia, stai bene? – mi domandò.

No, per niente… il cacciatore aveva cambiato i patti, e io mi ero trovata nuovamente le mani legate. – Sì… credo. – fu quello che risposi. – Solo lo… spavento. -.

Achille mi coprì con la coperta e si stese anche lui nella stessa posizione. – Adesso dormi Giulia, ci penseremo domattina. -.

Annuii, e mi riaddormentai stringendo la mano di Achille, perché con i nuovi patti probabilmente lo avrei perso presto.

 

Prima di tutto mi scuso per il ritardo… scusateeee!!!

Spero che questo quinto capitolo vi sia piaciuto anche se non succede un granché, ma spero apprezzerete per la sua semplicità… vedrete che prossimamente ci saranno diversi colpi di scena… presto comincerà la caccia…

Poi passo a ringraziare tutti coloro che hanno commentato:

-         Kabubi: grazieeeee!!! Sono contentissima che lo scherzo ti sia piaciuto e sì, Elena è stupida, che ci vuoi fare???… bellissima l’espressione holy lollata!!! J… fammi sapere la tua opinione anche su questo capitolo!!!

-         Lallix: mille grazie anche a te, sono contenta che ti piaccia e continuerò a scriverla non temere… ma tu mi raccomando, continua a farmi sapere che ne pensi!

-         Unintended: ho visto che hai lasciato il commento in arancione!!! Che grande che sei!!! Sì, ho avuto qualche ritardo nell’aggiornamento, perché mi stavo incasinando con la trama… a proposito, non puoi lasciarmi col fiato sospeso così, ti prego dimmi come credi che si evolverà la storia, sono curiosissima!!!

-         Ewin: sempre troppo gentile!!! Eh, ti piacerebbero le risposte alle domande sul Cacciatore…

Al prossimo capitolo, vostra @matrix@

 

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Capitolo 6
*** Nuovi Patti ***


Capitolo 6:
Nuovi Patti
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Non fu il sole a svegliarmi quella mattina, probabilmente mi svegliai per l’abitudine di svegliarmi presto… peccato che non fosse presto per niente! Guardai l’orologio che Eris non era riuscita a sottrarmi.

-         Achille! – chiamai. A quell’ora avremmo già dovuto essere alle nostre attività, e non a dormire in una capanna in mezzo al bosco… oddio… a dormire in una capanna in mezzo al bosco, chissà cosa avrebbero pensato gli altri non vedendo tornare me e Achille… potevano pensare che ci fosse successo qualcosa, oppure peggio, potevano pensare che fosse successo qualcosa…

Achille ronfava beatamente, solo che era sul letto. Mi aveva mollata sul pavimento, mi aveva fatta addormentare e si era sistemato sul letto… lo guardai, offesa… vendetta tremenda vendetta! In fondo sarebbe bastata anche una cosa più semplice rispetto allo scherzo di Elena… lì vicino c’era un secchio, e lentamente senza farmi sentire uscii fuori. Anche di giorno quel luogo era magico: quando uscii un cervo mi guardò, per poi perdersi tra gli alberi della foresta. Gli uccellini elevavano felici il loro canto al cielo… mi sentivo molto Aurora, dovevo ammetterlo, e forse mi calai un po’ troppo nella parte, col secchio d’acqua in mano. Cominciai a roteare, sempre sulle sponde del fiume.

-         So chi sei, vicino al mio cuor ogn’or sei tu. So chi sei di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu. Anche se nei sogni è tutta illusione e nulla più, il mio cuore sa che nella realtà a me tu verrai e che mi amerai ancor di più. -.

Sentii che qualcuno mi prendeva da dietro… proprio da bella addormentata. – So chi sei vicino al mio cuor ogn’or sei tu. So chi sei di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu. Anche se nei sogni è tutta illusione e nulla più, il mio cuore sa che nella realtà a me tu verrai e che mi amerai ancor di più. -.

Mi voltai precipitosamente. – Achille. – ecco, il colore del mio volto sfiorava veramente il rossore di Elena dopo lo scherzo. Lui sorrise… ma come faceva ad avere sempre quel sorriso?

-         Ci divertiamo a fare gli scherzi, vedo. – lanciò un’occhiata al secchio dell’acqua.

Mi ricordai perché ero lì. – Mi hai mollata sul pavimento! – lo accusai.                                            

Assunse un’aria falsamente innocente. – Dormivi così bene… - usò come scusa. - … sarebbe stato un peccato svegliarti per farti andare sul letto… e poi sembravi così felice sul tuo amato pavimento. -.

Feci per rovesciare il secchio addosso a lui, si scansò e io caddi dentro il fiume. Sentii dentro di me aumentare la rabbia, cominciai a schizzarlo, e quando finalmente tra “smettila!” e “basta!” e dopo che quasi morì per le risate si tuffò con me nel torrente.

-         Dovremmo essere al campus a quest’ora. – gli ricordai.

-         Già. – uscì dal torrente, strizzandosi i capelli. – Immagino che ci aspetti una bella ramanzina. -.

Era vero… come se non fosse bastata quella della sera prima… Achille evidentemente stava pensando le stesse cose.

-         Ehy, Eris non sarà arrabbiata più di tanto… - cercai di tirarlo su, e feci una buffa capriola in acqua. Riuscii a strappargli un sorriso. Poi mi rialzai. – Dai andiamo. -.

E così tornammo al campus, passeggiando nella foresta sempre tenendo le spade a portata di mano, anche se dubitavo che il cacciatore e mantello nero si aggirassero di giorno per la foresta… però la prudenza non era mai troppa.

Achille mi guardò incerto. – Sei sicura che non sia meglio eclissarci per stamattina, per evitare ire… -.

-         No, vedrai che non si saranno neppure accorti della nostra mancanza. – e poi avevo urgente bisogno di parlare ad Ettore e ad Odisseo, per avvisarli che i patti erano cambiati e per chiedere se erano pronti ad aiutarmi.

Entrammo. Aressa ci stava aspettando appena dopo l’entrata, e il suo sguardo non era molto… ehm… comprensivo. – Dove siete stati? – sibilò con quella sua vocetta acuta… faceva quasi paura, nei suoi occhi si poteva scorgere l’antico sguardo del dio della guerra… peccato per l’ombretto fucsia e i 3 chili di mascara che si era messa in faccia. – Non è successo nulla. – rispose Achille. – Fra di noi intendo. – mi indicò.

Aressa lo squadrò male. – Omero ti sta aspettando. -.

Achille assunse un’aria preoccupata. – Mi espellerà? -.

Aressa fece spallucce. – Non lo so tesoro. -.

-         No! – esclamai. – Non è successo nulla! – appoggiai Achille. Decisi che era arrivato il momento di mentire. – Ieri è corso via nella foresta. Io l’ho seguito, mi sono addormentata nella foresta e stamattina ci siamo ritrovati. -.

-         Credete che regga come scusa? -.

-         È la verità. – mentire mentire mentire spudoratamente.

Aressa fece solamente segno ad Achille di andare da Omero, e ci andò a testa bassa. – E tu signorina con me! – mi disse. La seguii. Percorrevamo uno dei viali.

-         Io dovrei andare alle mie attività. – le feci notare.

-         Giustificata. – sorrise Aressa.

Non sembrava arrabbiata. – Allora sei la ragazza di Achille? – mi domandò senza girarci intorno.

-         Magari. – questo è quello che avrei voluto rispondere. – No. – questo è quello che effettivamente risposi.

La sua faccia si piegò in un’espressione incredula. – Non è possibile. – mi fissò. Non so che faccia feci in quel momento, ma qualcosa che la convinse evidentemente, perché sembrò credermi. – Però ti piacerebbe esserlo. – capì all’istante… sarà anche stata un trans, o un tentato tale, ma l’intuito femminile non le mancava di certo. Decisi che quell’argomento era un po’ pericoloso, e d’altronde a me servivano delle informazioni, che lei poteva darmi.

-         Senti, ho ripensato a quello che hai detto sul tesoro di Pisistrato. Perché c’è un guardiano che lo protegge? Non ti sembra un po’ strano? -.

Si guardò intorno furtiva. – In realtà è un segreto. – mi disse. – E non dovrei dirtelo… - sorrise. - Quindi se qualcuno te lo chiede tu non sai nulla. -.

Aressa spiegò che cos’era. – È la stesura originale dell’Iliade. Ti è stato detto di non parlare a nessuno di loro di quel libro: se quei documenti venissero ritrovati si ristabilirebbe la storia. -.

-         Cosa vuoi dire? – domandai.

-         Che entrerebbero nella storia e tornerebbero a Troia: si dice che la stesura originale sia diversa rispetto a quella di Pisistrato, ma Omero si rifiuta di dire che ci ha scritto, e neppure lui sa dov’è nascosto questo tesoro, in quale punto della foresta. Solo il guardiano lo sa, e nessuno sa chi sia il guardiano. -.

Annuii. Avevo capito. – Questa leggenda la conoscete tutti? – domandai.

-         Direi di sì. Noi siamo gli addetti alla sicurezza di quei ragazzi. Abbiamo trovato loro delle famiglie, abbiamo cambiato i loro veri nomi: credono che quelli con li chiami tu siano soprannomi. -.

-         È terribile. – commentai.

-         Ma necessario. Non possiamo mandarli allo sbaraglio. Quei documenti non devono essere trovati. -.

-         Perché qualcuno vorrebbe trovarli?. -.

Aressa non si preoccupò di dire troppe cose. In un certo senso sembrava quasi che volesse condividere quel peso con qualcuno. Era strana Aressa ti dava sicurezza… sembrava che potesse capire qualunque cosa. – Quei documenti cambierebbero molte cose, e valgono molti molti soldi. Ecco perché. -.

Annuii. Decisi che non era il caso di indagare oltre, non volevo si insospettisse. Però un’ultima domanda gliela feci. – E che succederebbe se dovessero tornare a Troia? -.

Aressa mi lanciò un’occhiata preoccupata. – Solo Zeus lo sa… -.

Abbassai lo sguardo. Fortunatamente non ebbe tempo per rispondere. – Ti aspetto stasera all’ora di ieri. – mi disse soltanto e andò via. Circa 2 secondi dopo fui raggiunta da Cassandra e Clitennestra. Quest’ultima aveva un sorrisetto soddisfatto. – Si è molto arrabbiata Elena… ve la farà pagare. -.

Scossi la testa. Quella gallina era l’ultimo dei miei pensieri al momento. Cass sembrò scrutarmi dentro. – Ora di pranzo. – mi avvertì. – Inoltre c’è il mio caro fratellino che voleva parlarti. -.

-         Sai di cosa? – chiesi.

-         Ovviamente. – rispose lei.

Clitennestra si fece stranamente attenta. Cassandra la guardò in modo strano. – Giulia, Ettore ha veramente bisogno di parlarti. – disse con quella sua voce, sempre un po’ apatica. – Vieni. – mi afferrò per il braccio e mi trascinò via. – Ma sei matta ad andare di notte nella foresta col Cacciatore che si aggira? L’hai incontrato? -.

-         Come fai a sapere del Cacciatore? –.

-         Io so tutto di quasi tutti. – rispose. – Dovresti saperlo che ho le visioni. -.

-         Cassandra… - mi venne un dubbio. – Cosa sai di preciso? -.

-         Dell’Iliade e di tutta la storia di Pisistrato. – rispose secca lei, sapendo che mi stavo riferendo a quello.

Cass sapeva… Cassandra sapeva e non aveva detto niente a nessuno. Ma lei non si fece problemi. – So delle nuove condizioni del patto. Dobbiamo dirle ad Ettore e Odisseo. -.

Era arrivata la pausa pranzo, ed Ettore e Achille ci aspettavano in camera sua, mentre Cassandra teneva impegnato Achille.

-         Ci sono nuove condizioni? – Ettore non poteva crederci. – Come se non fosse stato già abbastanza difficile con le vecchie. -.

-         Non si fida. – spiegai. – Ha detto che pagherà la metà adesso, e la seconda quando avremo trovato il tesoro. -.

Odisseo saltò subito su. – Non è possibile! – esclamò. – Non ce la facciamo ad accontentare Patroclo. -.

-         Patroclo non è un problema. – replicai. – Sono sicura che il Cacciatore saprà tenerlo a bada, lui e suoi amici… hanno aspettato tanto possono aspettare ancora 2 settimane. -.

-         E allora qual è il problema? – Ettore si fece sospettoso.

Sospirai. – Il problema è che il Cacciatore non era solo stanotte… qualcuno lo sta ostacolando, e visto che noi lavoriamo per il Cacciatore, tenterà di ostacolare anche noi. -.

Odisseo si batté una mano in fronte. - È morto. – concluse. – Non ce la faremo mai. Faremmo prima a pagare noi il debito. -.

-         Certo. – annuì Ettore. – Sai tu dove trovare la somma di 500000. -.

-         500000 lire spero. – mi aggrappai alla speranza dell’uso della vecchia moneta.

-         Euro. – Ettore ruppe le mie vane speranze.

Credevo che Odisseo si sarebbe messo a urlare, invece ridusse la sua voce ad un sibilo. – Si può sapere come ha fatto ad indebitarsi così tanto? -.

Ettore alzò le spalle, e io ne sapevo meno che mai… - Ragazzi non siete obbligati. – ricordai. – Se volete aiutarmi… -.

-         Certo che ti aiutiamo! – esclamò Ettore, lanciando un’occhiata a Odisseo come per dire “e-guai-a-te-se-provi-a-dire-il-contrario”.

Sputò sulla sua mano e la mise al centro e io seguii il suo esempio. Odisseo ci guardò un po’ contrariato.

-         Odisseo! – lo sollecitò Ettore.

E quello, alzando gli occhi al cielo, mise la mano sopra le nostre. – Adesso posso andare da Penelope? – domandò.

-         E io da Andromaca. -.

Uscirono e io li seguii, con una domanda che avevo in mente: “Perché sembrava che Clitennestra sapesse?”.

 

Ecco così terminato anche questo capitolo che spero che almeno a voi abbia chiarito le idee su quello che succederà… o forse ve le ha confuse ancora di più… in ogni caso fatemi sapere che ne pensate!!!

Passiamo adesso ai ringraziamenti:

-         Kabubi: holy lollata è stupenderrimo!!!J eh… il fascino di Achille… chissà come si evolverà la storia… Comunque hai ragione ho lasciato un po’ di personaggi per strada, spero che Polissena, Criseide e Briseide mi perdoneranno per non averle messe nella storia…

-         LizzieMalfoy_Dracolover: addirittura un genio? Grazie!!! Così mi fai arrossire però… Beh per lo scherzo ad Elena avrei voluto architettare qualcosa si più divertente, ma sul momento non mi veniva in mente nulla di meglio… comunque sono contenta che ti sia piaciuto!!!  Sì beh, credo di non essere stata nelle mie piene facoltà mentali quando mi sono inventata Aressa xD

-         Lallix: mille grazie anche a te!!! Sono contenta che ti sia piaciuto!!! Fammi sapere che ne pensi anche dei prossimi!!!

-         Unintended: Grazie… anche per te sono teneri Giulia e Achille: sono curiosa di sapere come li definisci adesso che hai letto della scena alla Bella Addormentata… xD! Comunque come vedi il mistero continua… e devi ancora dirmi come pensi che si evolverà la storia… non pensare di sfuggire…J

-         Ewin: indovina che sta succedendo con Achille, Ewin… pieno di complotti, eccellente davvero!!!

Grazie inoltre a Ewin, Tigerlily, LizzieMalfoy_Dracolover, Lallix e Laurelin per avermi aggiunta tra i preferiti!!!

Graziegraziegrazie a tutte voi!!!

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Capitolo 7
*** Achille VS Menelao ***


Capitolo 7

 

Capitolo 7:
Achille VS Menelao
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Passò una settimana da quel giorno, una settimana in cui Odisseo aveva deciso di tenere il muso ad Achille, come se fosse servito a qualcosa, una settimana passata con Ettore a cercare di dare un senso a quello che ci stava accadendo, una settimana durante la quale avevo stretto il mio rapporto con Cassandra e Clitennestra sembrava prestare molta più attenzione a quello che ci dicevamo. Una settimana in cui Elena ci stava alla larga (non che questo avesse comportato una grande perdita, sia chiaro) sempre col suo Paride, causando crisi a Menelao che rodeva sempre di rabbia. Agamennone era sempre il solito strafottente e appena poteva litigava con Achille, che dal canto suo non era stato espulso… sembrava che avessero creduto alla storiellina che mi ero inventata lì per lì… mi ero inoltre resa conto che Aressa spiava interessata ogni movimento mio e di Achille e ogni tanto ne parlava con Era, sottovoce alle nostre spalle… che pettegole!

 

Ma la cosa più tremenda di quella settimana che tutto sommato in fondo non era stata così diversa dalle altre, era Eris. Eris che aveva deciso di darci un vero addestramento per la caccia al tesoro, nemmeno avessimo dovuto affrontare leoni.

 

-         40 FLESSIONI! – ordinò facendo rimbombare la voce. – Muoversi! Siete forse donnicciole? -.

 

E mentre i maschi, Cassandra e Clitennestra si buttarono subito per terra a farle, e io cercavo almeno di fare qualcosa di simile a delle flessioni, Penelope, Andromaca ed Elena rimasero ferme in piedi. Eris si avvicinò a loro con fare alquanto minaccioso.

 

-         Sentiamo… - cominciò, con la voce di una tranquillità che faceva paura. - … quale scusa mai potreste voi addurre per sottrarvi alle flessioni? -.

 

Elena guardò disgustata il campo dove ci stavamo esercitando. Per terra naturalmente c’era la terra. Terra equivaleva a sporco. E per Elena sporco equivaleva a schifezza… e poi poteva forse la divina Elena abbassarsi al livello di fare qualcosa che tutti noi comuni mortali stavamo facendo? Certo che no. Penelope era troppo debole per fare delle flessioni, un po’ come me, solamente che almeno io ci provavo anche se rischiavo di rendermi ridicola… non avevo mai capito la meccanica, ero incapace di farle. Andromaca invece le avrebbe fatte volentieri, ma poco prima si era fatta male ad un braccio, e quindi Eris non la rimproverò, limitandosi ad annuire quando Andromaca spiegò che si era fatta male. E dopo aver costretto Penelope almeno a provarci, con esiti che definirei disastrosi dal momento che la povera ragazza si era ritrovata con le braccia incastrate intorno alle gambe, raggiunse Elena, che si stava studiando le unghie perfette.

 

-         Magari ti occorre una manicure… - le disse Eris, sorprendendola.

 

Elena si riprese subito dalla sorpresa. – In effetti non sarebbe male, è da circa 3 giorni che non ne faccio una. -.

 

-         Povera cara. – commentò Eris, con falsa comprensione. – Non possiamo mica permettere che le tue belle unghie si sporchino di terra. -.

 

Elena sorrise, felice che Eris comprendesse le sue ragioni. Non sapeva la poveretta che Eris non solo non comprendeva le sue ragioni, ma aveva in mente un’altra cosa per Elena. – E quanto a gambe che mi dici? -.

 

-         Perfette. – Elena sfoggiò un sorriso. – Perfettamente depilate. – sorrise ammiccante a Paride che aveva finito le uniche 10 flessioni che si era preso la briga di fare.

 

Eris annuì. – Bene. Però capisci Elena che non posso mandarti nella foresta completamente indifesa. – cercò di farsi comprendere. – Quindi visto che tu sembri la più perfetta farò di te un esempio per gli altri. -.

 

Elena sorrise gaia: amava essere al centro dell’attenzione, soprattutto quando riconoscevano la sua perfezione. Finite le flessioni ci portò in una parte del giardino che lei aveva adibito a percorso: c’era un lago da attraversare, degli alberi su cui arrampicarsi, liane, poi mazze ferrate su un’asta che si muovevano avanti e indietro e altre cose ancora. Sorrise soddisfatta guardando il suo percorso-mostro. – Questo è un percorso che fa parte dell’addestramento. Non ci sarà necessità di sporcarsi. Elena, visto che ti senti così pronta, a te l’onore di far questo percorso per prima. -.

 

Elena lo guardò terrorizzata. - È uno scherzo vero? -.

 

-         No. – rispose Eris sempre sorridendo. - È il tuo percorso. E hai due modi per cominciare a farlo: o di tua spontanea volontà oppure ti ci spingo io dentro. -.

 

-         Non puoi obbligarla se non vuole! – Menelao intervenne in aiuto di Elena, che come al solito lo guardò sprezzante.

 

-         Non ci sarai sempre tu a difenderla, Menelao. – replicò Achille. – In quella foresta ci sono dei pericoli, se dobbiamo passarci due settimane sarò bene che la signorina si abitui ad affrontarli. È inutile che tu giochi a fare l’eroe. -.

 

Menelao lo guardò truce sfoderando la spada. – Tu pensi che io mi diverta a fare l’eroe Achille? -.

 

-         Sei troppo impulsivo Menelao. – Achille non sfoderò la sua. – Stai giocando col fuoco. -.

 

Menelao fece roteare la spada. – Che c’è hai paura Aki? Pensi di essere grande solo perché la prima che passa decide di passare fuori la notte con te? – accennò a me.

 

Achille estrasse in un lampo la spada. Tutti erano eccitati dal duello, la stessa Eris non stava facendo niente per fermarlo mentre Elena invece continuava a guardare. Poggiai una mano sulla spalla di Achille. – No fermo. Lascia perdere. -.

 

Si voltò verso di me. – Ti ha insultata. – mi fece notare. – Solamente perché ho detto una cosa che non è altro che il bene di Elena. -.

 

-         E da quando vuoi il bene di Elena, tu che hai osato insultarla con quello scherzo idiota? – Menelao si era messo in guardia.

 

Achille fece roteare la spada. – E ha dato dell’idiota al nostro scherzo… - aggiunse risentito. – Fatti da parte Giulia. Non permetto che ti si offenda in questo modo -.

 

-         No! – mi opposi. – Rifletti Achille. Cosa hai da guadagnare? Rischiate solo di farvi male e tra una settimana saremo nella foresta, non potete permettervi di essere feriti. -.

                                                                                                                                                    

Ettore venne in mio aiuto. – Giulia ha ragione Achille. Non ci serve Menelao a metà nella foresta. -.

 

-         Perché date per scontato che sia io a rimetterci? – si intromise Menelao, che si era sentito escluso dalla conversazione.

 

Omero decise che quella situazione non andava presa di punta come stavamo facendo, quindi prese la parola facendo cadere nel vuoto la domanda di Menelao, cercando con lo sguardo l’appoggio di Cassandra che si limitò a sospirare e a farsi avanti con lui.

 

-         Odisseo avrebbe un’idea. – borbottò Cassandra.

 

Odisseo sorrise quando tutta la nostra attenzione si concentrò su di lui. Non so perché ma per la prima volta notai veramente lo sguardo furbo di Odisseo, notai per la prima volta che sembrava realmente un leader. Mi chiesi cosa si fosse inventato quella volta, e non dovetti aspettare molto. – Andiamo fratelli, il duelli sono roba da Medioevo. – commentò.

 

-         E allora proponi di lasciar perdere? – Agamennone si fece minaccioso.

 

Odisseo sorrise felice di farci restare tutti in quella attesa. Mamma mia, come se la tirava… guardai Ettore visibilmente scocciata, ma lui si limitava a sorridere e a scrollare le spalle. Nel frattempo l’altro aveva deciso di rivelare al mondo la sua idea geniale. – Una sfida. Il percorso. -.

 

-         Spiegati. – Agamennone si fece interessato.

 

-         Chi di voi riuscirà a finirlo nel minor tempo, e colui che Eris giudicherà averlo finito nel modo migliore, vincerà. -.

 

-         Vincerà cosa? – domandò Cassandra, sfidando Odisseo. Sapeva che non aveva risposte.

 

Ettore ampliò il suo sorriso quando vide che la sorella era riuscita a mettere in crisi Odisseo, facendolo smettere di pavoneggiarsi. In effetti avevano litigato ma non c’era un reale motivo per fare una cosa del genere, erano solamente troppo impulsivi. Achille rinfoderò la spada. – Non spreco le mie energie per nulla. -.

 

-         Perché no? – Menelao aveva capito dove fare leva. – Si tratta solo di un piccolo percorso per decretare chi sia il migliore. -.

 

-         Io sono il migliore. – Paride si fece avanti, sfoderando il suo sorriso da modello.

 

-         Sì, il miglior galletto. – concordò Achille.

 

E tutto quello solamente perché Elena non aveva fatto le flessioni. Cassandra mi fece cenno di lasciar perdere, e poi si rivolse a Paride. – Ehy, fratellino! Non metterti contro i giganti. Sono entrambi molto più forti di te. -.

 

-         Lascia che gareggi, Cassandra. – sembrava piacere l’idea a Menelao.

 

Eris scosse la testa, si alzò e parlò, sorprendendo tutti. – Come siete noiosi. – commentò. – Non riuscite neppure a mettervi d’accordo su come risolvere una semplice situazione come questa, siete ridicoli. – guardò Achille, Menelao e Paride. – Quello è il percorso, che vi attende. Decido io chi è che vince. Muoversi. -.

 

Il primo ad entrare fu Menelao. Era davanti al piccolo lago e cominciò a saltare sui sassi scivolosi, facendo attenzione a come posizionava i piedi, cercando sempre stabilità. Riuscì a superare il lago senza bagnarsi, e Agamennone si lasciò sfuggire un grido di incoraggiamento per il fratello, al cui, in fin dei conti, voleva bene. Si arrampicò sugli alberi, e con l’aiuto delle liane passò da un albero all’altro. Purtroppo non fece in tempo a prendere al volo l’ultima liana e cadde. Dovette proseguire a piedi. Arrivò ad essere su un’asta di legno sospesa dopo aver salito una scala. Sopra di lui un’asta, dove pendevano mazze ferrate che si muovevano: era poco lo spazio tra quelle, e non si muovevano tutte insieme, bensì a caso, il che rendeva tutto più difficile. Trasse un respiro profondo. Doveva farcela per la sua Elena. Quindi cominciò e superò la prima. Erano 7 in tutto. Riuscì a superarle anche se si procurò una feritala sangue. Solo dopo averle superate si preoccupò del sangue che gli sgorgava a fiotti dalla ferita. Poi due lastre infuocate che si muovevano su e giù, e oltre a quelle un palo. Menelao doveva saltarle senza scottarsi e afferrarsi al palo. Prese una piccola rincorsa e saltò. Prese il palo appena in tempo e cercò di fare attrito con l’unico braccio che gli era rimasto e con le gambe: il palo infatti portava dritto dentro una macchina con dei denti di ferro che si aprivano e si chiudevano. Quindi raggiunse terra evitando i denti. Pensavate che il percorso fosse finito? Lui pensava che fosse finito… lui non conosceva gli addestramenti di Eris. Infatti di rese conto che prima della bandierina di fine percorso c’era un ultimo piccolo ostacolo da superare: infatti davanti a lui si accorse di avere una specie di discesa con sotto un burrone. Come attraversare quel burrone? Si avvicinò a studiare la situazione. Cosa aveva a disposizione per attraversarlo? Un arco. Si prese una liana tagliandola con la spada e la lanciò al di là del burrone. Legò ad un albero l’altra estremità e poi con cautela cominciò a scivolare sulla liana con l’arco. Ci raggiunse appena finito, sotto gli applausi di tutti.

 

-         Bravo fratellino. – si congratulò Agamennone.

 

Eris sorrise, soddisfatta del lavoro di Menelao. – Molto bene Menelao. – poi guardò Paride. – Vuoi provare tu? -.

 

Paride fissò il percorso, e il braccio ancora sanguinante di Menelao. Paride sembrava averci ripensato. – No. – si trasse indietro.

 

Lo guardammo tutti come se fosse un codardo. Elena compresa, che a sua malapena aveva dovuto applaudire a Menelao. – No? – ripeté. – Paride… -.

 

-         Mi dispiace Elena. Sei impazzita? Fare una cosa del genere? Ci tengo a vivere. – pensai che fosse un vigliacco.

 

-         Ne ero sicura. – annuì Eris. – Allora Achille. – gli fece cenno di accomodarsi.

 

-         Certo. – Achille non si tirò indietro. – Tanto prima o poi dovremo farlo tutti. -.

 

Osservai il percorso a quelle sue parole. Se non avessi saputo che Eris era una dea non avrei mai immaginato in che modo avesse potuto creare quel burrone.

 

Achille sorrideva mentre si avvicinava. Affrontò il lago più velocemente di Menelao: non si fermava cercando la stabilità su ogni sasso, poggiava solamente il piede sopra quel poco che bastava per dargli la spinta. Più di una volta pensai che fosse sul punto di cadere in acqua, ma non fu così. Le liane non rappresentarono un problema, sembrava un scimmia… inteso nel senso buono naturalmente. La stessa Eris era accigliata con la facilità con cui Achille saltava da una liana all’altra con estrema facilità. Odisseo sorrise. – Lo chiameremo Tarzan d’ora in poi. -.

 

Saltò sull’asse e osservò il moto delle mazze ferrate che si facevano sempre più vicine a lui. Sembrava che stesse cercando come di capire il ritmo, la cadenza del rumore che causavano spostando l’aria… non saprei dire con precisione quello che fece in quel momento, quello che di certo so è che ce la fece. Le aveva superate, senza ferirsi. Quindi prese la rincorsa e saltò tra le lastre di fuoco, aggrappandosi al palo e fermandosi. Non se li aspettava quei denti per frenare in tempo aveva esercitato un tale attrito sulle mani che si gli fecero male. Lui non pensò neppure che il percorso potesse essere solamente quello. Sarebbe stato troppo semplice. Non si stupì di vedere il burrone con la collina. Con sé non aveva nessun arco. Però vide che c’era un tronco d’albero, non molto grosso, ma quando bastava per quello che voleva fare lui. Ci salì sopra si diede la spinta e cominciò a muoversi come se stesse usando uno skate board. Quando fu prossimo al burrone si piegò sulle ginocchia, si diede una spinta, afferrò il tronco con le mani e saltò. Restammo tutti col fiato sospeso, esattamente come lui in quel momento. Per un istante pensai che sarebbe precipitato. Eris si mise sugli attenti. Ettore e Odisseo lo guardavano mentre si stava alzando sempre reggendo con la mano il tronco. Achille riusciva a vederci, riuscì a vedere l’espressione sconfitta di Menelao, come se ormai avesse già perso, e incontrò lo sguardo adorante di Elena. Durò molto meno di un minuto, ma ci sembrò molto di più.

 

-         ACHILLE! – urlai.

 

Achille era precipitato. Non ce l’aveva fatta. Ci precipitammo tutti al burrone, per vedere che Achille si era aggrappato ad una sporgenza.

 

-         Sapete – cominciò. – una corda non sarebbe sgradita. -.

 

Eris lanciò la corda che si era portata dietro, Achille l’afferrò e lo tirammo su. Sentiva male a muovere la gamba.

 

-         È rotta? – domandò.

 

-         No. – rispose Eris. – Non è rotta. Però sarò meglio rientrare. Voialtri lo farete domani. –.

 

Achille guardò Ettore. - È stato divertente, dovete provarlo… dà molta adrenalina. – Aiace lo stava sorreggendo, insieme a Patroclo.

 

-         Grazie. – li ringraziò. Poi sorrise in direzione di Menelao. – Bravo Menelao. Hai vinto. -.

 

E a quelle parole per una volta Menelao fu al centro dell’attenzione, soprattutto per Elena.

 

Achille fu sistemato in infermeria.

 

-         È stato… wow. – riuscì solamente a dire steso sul lettino dell’infermeria. Alzammo gli occhi al cielo. – Dovete provare assolutamente. -.

 

-         Probabilmente nella foresta ci troveremo davanti a prove del genere. – fece notare Ettore.

 

-         Non essere ridicolo. – commentò Achille. – Non c’è niente di pericoloso in quella foresta. -.

 

-         Forse non lo fa per la foresta. – pensò Cassandra a voce alta.

 

Bastò uno sguardo per capire di cosa stava parlando… dei tranelli che probabilmente si trovavano tra noi e il tesoro di Pisistrato. Poi sentimmo la porta dell’infermeria sbattere. Entrò una ragazza con i capelli corvini. – Clitennestra! – esclamammo. Lei scosse la testa come per allontanare da lei quell’esclamazione.

 

-         Io non sono stupida come Elena. – disse. – Non ho l’ego spropositato di Agamennone, né l’arroganza di Paride e non sono illusa come Menelao. Che ti è saltato in mente di sbagliare quel salto di proposito? Potevi ucciderti! -.

 

-         Rilassati. – replicò Achille. – Ho fatto quello che ha fatto Menelao e quello che domani pomeriggio farete voi. Nulla di più. -.

 

-         Achille ho visto come hai cominciato a saltare! – esclamò lei. – Devo ricordarti che sono stata io l’anno scorso che ti ho insegnato a fare skate? Hai sbagliato di proposito. -.

 

Capì che era inutile quindi confessò. – E va bene. – ammise. – Ho sbagliato di proposito. Scusami ma non ce l’ho fatta… ma hai visto come lo tratta quella strega? Per una volta volevo che fosse apprezzato, perché Menelao è forte, e non è un burattino nelle mani di Elena. Eppure è sempre coperto dalla mia ombra e da quella di Paride. – fece una pausa. – Senza offesa, ma il fratello di Ettore è un codardo, e io non ci tengo ad avere le attenzioni di Elena. Lei non mi guarderà più e finalmente Menelao ha avuto il suo momento di gloria. -.

 

-         Appunto è solamente un momento. Lo stai illudendo. -.

 

Achille provò ad alzarsi, ma non ce la fece. – Beh, se nella foresta si comporterà come oggi non avrà problemi. Non ci sarà nessuno che potrà metterlo in ombra. -.

 

-         Quello sicuramente! – esclamò lei. – Ti sei giocato la caccia. -.

 

-         Che cosa? – domandai.

 

Clitennestra mi guardò. – Ho sentito Eris, Era ed Aressa che discutevano. Achille non parteciperò alla caccia, preferiscono tenerlo qui. -.

 

-         E per quale motivo? – domandò Ettore. – Ce la farà a riprendersi prima dell’inizio. -.

 

Lei guardò me e Cassandra. – Dobbiamo parlare. – disse solamente. – Da sole. -.

 

Io e Cass ci lanciammo uno sguardo d’intesa, poi uscimmo, chiedendoci cosa mai volesse dirci Clitennestra. – Inutile continuare a fingere ragazze. – ci disse senza esitazione. – Io so del tesoro di Pisistrato. – la cosa non sorprese nessuna delle due.

 

Nel frattempo due sagome stavano discorrendo tra di loro. – Il piano è cominciato? – domandò una voce.

 

-         Clitennestra è già entrata in azione… e Achille non sarà tra i piedi. – disse una figura col lungo mantello rosso sangue. – Tra una settimana conoscendo Eris saranno pronti. -.

 

-         Lo penso anch’io. – la voce era compiaciuta. Sorrise malignamente, rivelando una dentatura perfetta.

 

 

Ciao a tutti!!!!

Volevo assolutamente scusarmi per il ritardo ma ho un buon motivo per giustificarlo, che comincia con la S e finisce con CUOLA… quindi scusate scusate scusate!!!

In questo capitolo di ha dunque una sorta di addestramento per quello che attenderà i nostri eroi alla ricerca del tesoro di Pisistrato… ma come farà Clitennestra a sapere dell’esistenza del tesoro??? E soprattutto chi si cela sotto il mantello rosso sangue e a chi appartiene la voce che dà ordini? E Clitennestra che ha a che fare con loro??? Beh… ovviamente leggete e commentare e magari lasciate una risposta alle domande sono curiosa di conoscere le vostre opinioni!!! Bacioni a tutti!!!

 

Last but not least i ringraziamenti ai raggi di sole che mi illuminano la giornata con i loro commenti:

-         Lallix: Grazieeeee!!! ok, mi hai beccata… lo ammetto era un po’ di stallo, dovevo chiarirmi anch’io un po’ le idee riguardo a questa storia… xD.  Come avrai notato però sono uscita da questo stallo e adesso non resta che far tornare tutti i pezzi al loro posto… aspetto un tuo nuovo commento!!!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: mi sono lasciata trascinare un po’ troppo dalla musica che stavo ascoltando quando ho scritto la scena delle Bella Addormentata, in effetti… ^_^. Grazie, spero che anche questo capitolo ti piaccia… quanto alla faccenda del ritorno dell’Iliade, così rispondo anche a Lallix, non posso darvi una risposta concreta… torneranno o non torneranno??? Mi sa che non lo saprete fino all’ultimo capitolo… buahahahahaha (me perfida xD)… spero che continuerai a seguire!!!

-         myki: grazie mille marty!!! Ma come siamo curiose… dunque vediamo: Cassandra parla, non sta sempre zitta, sono usciti dal libro perché dovevano essere protetti (insomma Marty, vivono la stessa storia da secoli e secoli… si saranno annoiati un po’ anche loro no?), poi no, Zeus non c’entra niente, e sì, le loro spade sono vere… spero di aver soddisfatto la tua curiosità… aspetto un tuo nuovo commento!!!

-         Ewin: evvai!!! L’unica persona a cui ho chiarito le idee… Grazie tante per il commento Ewin!!! Beh, non posso chiarirti ancora le idee sul Cacciatore… mi sa che dovrai continuare a leggere se vorrai venirne a capo…

GRAZIE A TUTTI (anche a quelli che hanno letto senza recensire)!!!!

 

@matrix@

 

 

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Capitolo 8
*** Il furbo, il malato e l'eroe ***


Capitolo 8

 

Capitolo 8: Il furbo, il malato e l’eroe

 

Giunse così il giorno della nostra partenza per la caccia, terminato il percorso con Eris. Io ed Ettore ce l’eravamo cavata discretamente insieme, mentre Odisseo aveva voluto puntare tutto sulle sue capacità intellettive: la furbizia. Beh, solo una mente come Odisseo poteva trovare una scusa diversa valida per ogni giorno: bisognava avere un cervello come il suo per riuscirci. Lunedì era andata come era andata. Martedì si era inventato di avere mal di testa e aveva saltato tutto l’addestramento. Mercoledì era corso in mutande da Eris dicendole che qualcuno gli aveva preso i vestiti (ci era voluta tutta la sera per trovarli… li aveva nascosti bene). Giovedì era saltata fuori un’allergia, e venerdì invece aveva ammesso che soffriva di vertigini... Tutte balle ovviamente… non so se Eris ci aveva creduto o no, ma sembrò decidere di mandare ugualmente Odisseo nella foresta, pur senza allenamento.

-         Sei stato un incosciente. – lo rimproverai. – Voglio proprio vedere come te la caverai nella foresta, senza aver avuto un addestramento. -.

-         Oh, tranquilla ragazza! – mi rispose Odisseo. – Non avrò avuto un addestramento ma sono furbo, e me la posso cavare in qualsiasi situazione. -.

-         Già. – confermò Ettore, guardandomi. – Magari se si trova in difficoltà potrà applicare alla sua soluzione la fantasia che ha messo nelle scuse per Eris. -.

-         Sono state belle quelle, vero? – Odisseo sorrise orgoglioso.

Arrivammo così in quella specie di infermeria, e Achille sorrise vedendoci arrivare. – Beati voi che domani partite. -.

-         Hai un bel dire tu. – replicò Ettore. – Nessuno ti ha obbligato a farti male. -.

Achille sgruntò sonoramente. – Uffa! – esclamò. – Io volevo venire. -.

-         È soltanto una caccia. -.

Guardò Odisseo come se fosse impazzito. – Solo una caccia Odisseo? Il fatto che tu non l’abbia presa nemmeno in considerazione, visto le scuse che non hai fatto altro che inventare per tutta la settimana, non significa che per gli altri sia solo una caccia senza senso! -.

-         Mi sfugge il senso… - Odisseo si sorprese alla reazione di Achille.

-         È l’avventura, Odisseo. È il fatto che voi potrete stare insieme e raccontarvi storie di paura intorno al fuoco, e io invece starò qui da solo a immaginare i canti che intonerete quando sarete nella foresta, le difficoltà che affronterete giorno per giorno, gli scherzi che farete, le battute che scambierete, e risate… -.

-         Ho afferrato il concetto. – lo interruppe Odisseo. - È un campeggio, in pratica. -.

-         Ogni anno passiamo insieme un mese. – Achille sospirò. – E io di questo mese mi gioco due settimane. -.

-         Smettila di fare il bambino. – lo riprese Ettore.

-         Io non faccio il bambino. Uffa! -.

Ettore alzò gli occhi al cielo, e poi mi guardò. – Parlaci tu che è meglio. -.

Achille mi guardò con sguardo di sfida. Non mi feci intimidire. – Dai, Achille, è solamente una caccia. Tu devi solamente pensare a stare bene. -.

-         Io sto già benissimo! – sbottò lui.

-         Certo. – annuii. – E allora com’è che sei sempre in infermeria? -.

-         Io potrei anche alzarmi subito. – fece per alzarsi, ma gemette subito e si ributtò sul letto.

-         Vedo. – commentai. – Adesso noi andiamo a prepararci. Domattina partiamo, e al nostro ritorno vogliamo trovarti qui. Giusto ragazzi? -.

Annuirono. Achille scosse i capelli biondi, con i suoi occhi azzurri che mi scrutavano torvi. – Sgrunt! E va bene. -.

Sorridemmo. Quindi lo salutammo e uscimmo velocemente, parlando della vera caccia al tesoro. – Grazie a Dio non viene. – osservò Ettore. – Sarebbe stato difficile allontanarsi dagli altri senza che Achille se ne accorgesse. -.

-         Vero. – confermò Odisseo. – Ma adesso abbiamo bisogno di un piano di battaglia. -.

-         Ci ho già pensato. – lo informai. – Non è conveniente vagare di notte per la foresta, le nostre ricerche si dovranno svolgere di giorno. -.

-         Di giorno abbiamo l’altra caccia… - mi fece osservare Ettore.

-         Tua sorella e Clitennestra sanno tutto, ci copriranno loro. – lo interruppi. – La caccia è a gruppi. Saremo io, tu, Odisseo e loro due. Loro due faranno la caccia normale e noi tre cercheremo l’altro tesoro. – arrivai alla mia stanza. – Adesso devo preparare le mie cose. Ci vediamo domattina ragazzi. -.

Entrai nella stanza. Clitennestra e Cassandra si stavano preparando uno zaino con acqua e qualche vestito. Al cibo avrebbe provveduto la stessa foresta. Guardai Clitennestra. – Ancora non ho capito bene come hai fatto tu a capire del tesoro di Pisistrato. – c’era qualcosa che non mi convinceva in lei.

Scosse la testa, i capelli che le si mossero. Li scostò con una mano. – Ho sentito dei vostri discorsi, e poi Giulia, non sei l’unica che parla con Aressa. -.

Afferrai il concetto. La lingua di Aressa era davvero lunga… ma Aressa non sarebbe stata un problema per quelle due settimane. Presi la mappa e la misi nel mio zaino, in pelle… non era particolarmente comodo ma era il massimo che Eris ci aveva concesso. Poi andammo a dormire, aspettando l’indomani, che sarebbe stato l’inizio delle risposte.

Non sapevamo perché l’appuntamento era in infermeria, e la mattina dopo, puntuali, eravamo tutti lì, tutti intorno al letto di Achille. Elena non lo degnò di uno sguardo, era troppo impegnata a strusciarsi su Menelao. Achille vedendo lo sguardo soddisfatto di Menelao, non poté fare a meno di increspare le labbra in un sorriso.

Entrarono Eris con tutto il resto del corpo insegnante. Apollo aveva un macchina fotografica con l’autoscatto. – Su! – ci incitò. – Sistematevi per fare la foto! -.

Ci mettemmo intorno al lettino di Achille, per scattare quella foto, tutti insieme, forse l’unico momento di tutta l’avventura in cui potevamo dire di essere stati per davvero insieme… ma l’incanto finì con lo scatto della foto. Ci separammo, sparirono i sorrisi che per una volta sembravano tutti sinceri. poi finalmente partimmo, lasciandoci il campus alle spalle.

 

Procedemmo insieme per la foresta per un po’, poi facemmo tutti insieme un campo base… tutti insieme si fa per dire. Indovina indovinello, chi è che non mosse un dito? Elena, Paride, e Agamennone, poveretti, mica poteva accadere che una goccia di sudore facesse capolino sui loro bei volti. Penelope invece in tanti anni di campeggio non aveva ancora imparato a montare una tenda: c’era da dire a suo favore che però la tenda l’aveva cucita lei. Quindi Menelao per amore di Elena aveva accettato di fare il lavoro per tutti loro. Guardai Ettore… mi dispiaceva per Menelao. Ettore e Odisseo si voltarono verso di lui interessati.

-         Mi dispiace per Menelao. – commentò Odisseo.

-         Beh, fatti venire i dispiaceri in un altro momento! – esclamò Clitennestra. – Non quando stai lavorando col martello e a reggere i pioli ci sono io. -.

Ettore con qualche parola di scusa tornò a concentrarsi sul martello. Invece a Menelao si avvicinò Andromaca. Ettore alzò immediatamente lo sguardo.

-         Non è bellissima? – domandò a mezza voce, osservando i morbidi capelli che le ricadevano sulle spalle. E nel sollevare lo sguardo colpì il dito a di Clitennestra.

-         AHIA! – urlò lei, piegandosi per il male. – ETTORE PORCA MISERIA!!! VUOI FARE ATTENZIONE O NO? – era furiosa. Si alzò.

Lui la guardò mortificato. – Scusami Clitennestra, mi dispiace davvero tanto. Ti sei fatta male? – domandò.

-         E MI CHIEDI ANCHE SE MI SONO FATTA MALE????? – era piùcchefuriosa. – RAZZA DI… - e si lasciò andare in una serie di insulti su Ettore, che non posso riportare. Sorridevamo a quella scena.

Quando Clitennestra finì di apostrofarlo, Ettore sorrise. – Però c’è un lato positivo. – fece osservare. – Almeno Andromaca si è divertita. -.

Io e Odisseo scoppiamo a ridere a quelle parole, invece Clitennestra si sbatté l’altra mano sulla fronte. – E il bello è che io ci parlo anche con questo qui… - pensò tra sé e sé.

-         Vedi che succede a stare con gli imbranati? – domandò Elena, avvicinandosi a Clitennestra. – Finisce che ci si fa male. -.

-         Beh tu certo non puoi farti male. – intervenne Odisseo.

-         Che vuoi dire? – domandò Elena.

-         Che sarebbe difficile che tu ti facessi male, non stai facendo nulla. Il massimo dolore che puoi provare è un formicolio alle gambe, perché stai ferma. -.

Menelao si sentì tirato in causa. – Non l’ascoltare amor mio! C’è il tuo Menelao che lavora per te. -.

Elena sorrise nella sua direzione. – Come è giusto che sia. -.

Ecco, in quell’istante l’unica cosa che mi trattenne dall’afferrare il martello da terra e scagliarlo addosso alla biondina presuntuosa fu Odisseo, che con la collaborazione di Aiace tirò delle corde e da terra di sollevò una rete. Elena rimase sospesa per aria. Imprigionata in quella rete.

-         AAAAAAH!!! – urlò. – Lasciatemi andare, brutti manigoldi! Mettetemi giù. -.

Patty andò davanti a lei. – Elena, Elena. Dovresti saperlo che niente è dovuto a questo mondo. -.

-         Patroclo giuro che quando scendo te la faccio vedere io! -.

-         Punto primo: resterai lì appesa finché io non dirò ad Odisseo e a Aiace di lasciarti andare. Punto secondo: che cosa avresti intenzione di farmi sentiamo? Dipingermi la faccia con i tuoi smalti? E punto terzo: non ci piace per niente come tratti Menelao. -.

-         Oh andiamo Patty! Non farmi la predica sul come trattare le persone, da uno come te non l’accetto! -.

Gli occhi di Patroclo si ridussero a fessure. – Questa potrei fartela pagare Elena. -.

-         Sono sempre io che ti ho in pugno. -.

Mi sembrava che la conversazione fosse degenerata in qualcosa che solo Patroclo ed Elena potevano capire. Elena lo guardava torva. – Te lo dirò una volta sola, Patroclo: mettimi giù. – sibilò.

Patroclo sorresse il suo sguardo. – Prometti di trattare meglio Menelao. -.

-         Patroclo… - la voce di Elena era un sibilo. - … fammi scendere. -.

Lui si voltò verso Aiace e Odisseo. – Mettetela giù. – ordinò.

-         Ma la pignatta? – obiettò Odisseo, agitando il martello in direzione di Elena, visibilmente deluso.

Patroclo ripeté nuovamente l’ordine. Aiace e Odisseo smisero di tenere le funi e da circa 3 metri Elena cadde a terra con un grande tonfo. Patroclo si avvicinò per darle la mano. – Te ne pentirai. -.

La loro conversazione finì lì. Elena accompagnò al fiume Clitennestra, che ancora gemeva per il dito, che si era gonfiato. Anche Patroclo si allontanò. Lo seguii.

-         Patty! – lo chiamai. Lui si voltò verso di me.

-         Dimmi Giulia. -.

Sembrava così angelico… così bambino in un certo senso. – Che significa che Elena ti ha in pugno? -.

Patty mi sorrise. – Non puoi capire. -.

-         Minaccia di denunciarti per le tue attività? – domandai.

-         No. – rispose. – Non è nulla del genere. Però adesso sarà meglio che continui a cercare della legna se vogliamo accendere il fuoco. Anzi mandami Aiace e Odisseo, adesso che torni all’accampamento. –.

Poteva dirmi “Giulia togliti di mezzo!” in un modo più esplicito senza sembrare maleducato? Direi anche no. Quindi tornai all’accampamento togliendo il disturbo e riferii ad Aiace e ad Odisseo il messaggio. Io invece andai da Ettore. – Cominciamo? – domandai.

-         Non vuoi aspettare Odisseo? – domandò lui di rimando.

-         Non voglio aspettare un momento di più. – risposi.

Ettore sospirò rassegnato, e prese la mappa. Indicò alle sue spalle. – Da quella parte. – mi informò.

Non disse nient’altro, e ci avviammo in quella direzione, inghiottiti dalla folta vegetazione.

-         Sai in realtà avrei sempre voluto un’avventura così. – ammise Ettore.

-         Davvero? – mi stupii. Era esattamente quello che pensavo anch’io.

-         Sì… sempre sognato di vivere un’avventura così e di fare la parte dell’eroe. – fece una giravolta intorno ad un albero.

Sorrisi. – Fammi indovinare: e la tua principessa sarebbe stata Andromaca, vero? -.

Ettore annuì. – Andromaca è speciale. – e si lasciò andare ad elogiare tutte le qualità della sua Andromaca. Poi si interruppe.

Non mi piaceva l’atmosfera che si era creata: era tesa, e persino Ettore non riusciva a dire niente e si guardava intorno, stando sugli attenti, le orecchie tese per percepire anche il rumore di un terzo respiro che non fosse né il mio né il suo. Camminavamo vicini, ed era incredibile la somiglianza di ogni singolo luogo. Il sole stava cominciando a calare (o erano gli alberi che lo stavano oscurando?), e le ombre che si abbassavano irrefrenabili sul nostro cammino insinuarono dentro di noi un dubbio orribile. Lanciai uno sguardo preoccupato ad Ettore, che tentava di mantenere uno sguardo calmo. – Tranquilla Giulia. – tentò di sorridere. – Non ci siamo persi. -.

-         Se lo dici tu… - decisi di fidarmi di Ettore.

-         Credo, però, forse sarebbe meglio tornare indietro. – aggiunse subito dopo, fermandosi. Si voltò. – Da quella parte. – aveva una voce incerta. – O forse da quest’altra… - altro silenzio. – Ora che ci penso il campo potrebbe essere anche di là. -.

-         “Tranquilla Giulia non ci siamo persi”. – gli feci il verso. – No, abbiamo solamente perso la cognizione di dove siamo! – sbottai.

-         Giulia rilassati. – cercò di assumere un suono rassicurante. – In fondo è solo un bosco… quanto mai sarà grande? -.

Sentimmo degli ululati. – Quanto mai sarà pericoloso? – domandai di rimando, poco convinta. Sentimmo degli scricchiolii intorno a noi. Seguiti a ruota da minacciosi occhi gialli.

-         Dov’è Odisseo quando serve? – imprecò Ettore.

-         Ehm… io una mezza idea ce l’avrei. -.

-         Sei pregata di esporla prima di passare all’al-di-là. -.

-         Non è molto eroica in realtà. – ammisi.

-         Non importa, per questa volta non faccio lo schizzinoso, Andromaca non c’è. -.

-         Ok… - stavamo sempre più indietreggiando, mentre i lupi si avvicinavano mostrando i denti. – GAMBE!!! – urlai.

Ci voltammo e forza alle gambe, fiato ai polmoni, cominciammo a correre per la foresta inseguiti dai lupi, poco intenzionati a cercarsi altre prede. Avevano il pelo bianco, erano animali magnifici, e sicuramente mi sarei fermata ad studiare meglio questa loro bellezza se non avessero avuto i denti pronti ad azzannarci incrostati del sangue di qualche preda precedente. Ormai i raggi del sole che riuscivano ad illuminarci la strada erano pochissimi. Guardai Ettore: che senso aveva correre? Sfoderammo le spade contemporaneamente. I lupi ci attaccarono senza esitazione, e riuscimmo sicuramente ad ucciderne due, o anche tre. Però uno ferì Ettore al ventre. – ETTORE! – esclamai. Cadde in ginocchio, con lo sguardo dolorante. Mi fiondai davanti a lui. No, non lui, non Ettore! E adesso? Mi guardai intorno in cerca di ispirazione… ma dove cavolo era Odisseo quando serviva? Notai un piccolo fiume poco più in là… in fondo era semplice. Dovevo solamente prendere Ettore, trascinarlo fino a quel fiume, attraversare il fiume e forse sarei stata al riparo. Sempre non abbassando la spada cercai di abbassarmi. – Ettore… ce la fai un’ultima corsa? – domandai.

-         Ma che sia l’ultima. – mi rispose.

Oh, beh, su quello ne ero quasi sicura. Si alzò, e ricominciammo a correre verso il fiume. Un lupo mi saltò addosso, e mi ritrovai con i suoi brutti dentacci cariati a mezzo centimetri dal mio viso. Ettore se ne liberò. Mi rialzai e raggiungemmo il fiume. Entrammo nell’acqua: c’era solamente una cosa che non avevo previsto: la corrente; cominciò a trascinarci via, mentre Ettore aveva ormai perso abbastanza sangue per fargli perdere i sensi. Lo afferrai per la mano e cercai di raggiungere la riva opposta. Inutilmente. Guardai quello che ci aspettava dopo quelle specie di rapide… beh, non sarebbe stata jella se non ci fosse stata una bella cascata a concludere il tutto. Abbracciai Ettore, rifugiai la mia faccia nel suo petto, e poi giù, via nel turbinio vorticoso delle acque in discesa.

 

Scusate per il ritardo, ma davvero, non ce la faccio ad aggiornare più velocemente L… per farmi perdonare ho cercato di fare questo capitolo un po’ più lungo, e spero che vi sia piaciuto: la caccia al tesoro è cominciata, Elena e Patroclo hanno un segreto ed Ettore, sarà vivo o sarà morto dopo l’incontro ravvicinato con i lupi? A proposito si questi animali, volevo scusarmi con gli amanti dei lupi per averli raffigurati ecco… non molto bene, insomma. Sappiate che non ho niente contro i lupi, trovo che siano animali bellissimi!

Ma passiamo adesso ai ringraziamenti:

-         Kabubi: eheh, anche a me piaceva tantissimo Cassandra in quel cartone xD… sono contenta che ti sia piaciuta l’immagine di Achille, spero ti piaccia anche quella di Ettore che emerge da questo capitolo… a presto!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: sono contentissima che ti sia piaciuto… ehm… sento di dovermi scusare per il mio ritardo… però scommetto che adesso sei ancora più curiosa di sapere quello che succede, non è vero? Spero ti sia piaciuto anche questo (e scusa per i lupi… mi sembrava ci stessero bene in una scena del genere… sorry…)…

-         Lallix: beh, ecco in realtà non posso dirti esattamente come vanno le cose… però forse con questo capitolo ti sei chiarita un po’ le idee, spero J.

GRAZIE A TUTTE VOI!!!

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Capitolo 9
*** Ettore e Andromaca ***


Capitolo 9: Ettore e Andromaca

 

Dedicato alla mia amica Martina, che teneva particolarmente all’evoluzione di questa storia… bacione Marty!!!

 

 

Un lupo mi saltò addosso, e mi ritrovai con i suoi brutti dentacci cariati a mezzo centimetri dal mio viso. Ettore se ne liberò. Mi rialzai e raggiungemmo il fiume. Entrammo nell’acqua: c’era solamente una cosa che non avevo previsto: la corrente; cominciò a trascinarci via, mentre Ettore aveva ormai perso abbastanza sangue per fargli perdere i sensi. Lo afferrai per la mano e cercai di raggiungere la riva opposta. Inutilmente. Guardai quello che ci aspettava dopo quelle specie di rapide… beh, non sarebbe stata jella se non ci fosse stata una bella cascata a concludere il tutto. Abbracciai Ettore, rifugiai la mia faccia nel suo petto, e poi giù, via nel turbinio vorticoso delle acque in discesa.

 

Eravamo in balia dell’acqua, che ci sbatteva a suo piacimento dove voleva, e non valevano tutti i miei sforzi per cercare di raggiungere una qualsiasi delle due rive. Quale non era importante, l’importante era smettere di essere sbatacchiati di qua e di là. Mi resi conto di avere il vestito stappato, il labbro inferiore rotto per la terza volta e il braccio sanguinante. Ettore aveva fatto prima, aveva direttamente perso i sensi. E così dovevo anche evitare che sbattesse la testa da qualche parte, mentre il sangue che perdeva mi preoccupava sempre di più. Era svenuto o morto? Non avevo tempo di badare a queste sottigliezze.

Sentii qualcuno chiamarmi. Riuscì a sollevare la testa abbastanza per vedere di chi si trattasse. Era Odisseo, con Andromaca. – Afferra questa. – mi lanciò una corda. Allungai una mano e la presi al volo. Andromaca guardava Ettore con apprensione.

-         Ettore! – esclamò.

-         Tira Andromaca, tira! – le ordinò Odisseo.

Tirarono la corda, e ci avvicinammo alla riva. “Resisti Ettore” pensai “Siamo quasi arrivati”. Odisseo prese Ettore e lo tirò su e io mi tirai su da sola. Lo poggiò per terra.

-         Ehi amico! – esclamò Odisseo.

-         Ettore! – lo chiamava Andromaca con il volto segnato dalle lacrime.

-         Ha bisogno di una fasciatura. – constatai, osservando il ventre che continuava a perdere sangue. – Sempre che sia vivo. -.

Andromaca poggiò il cuore sul suo petto per controllare che fosse ancora vivo, e rimase come incantata dal tepore che sprigionava la forte cassa toracica del bel guerriero. - È vivo. – ci informò alla fine.

Presi in mano la situazione. – Odisseo quanto dista di qui l’accampamento? -.

-         Ettore non può farcela a raggiungerlo, se è questo che vuoi sapere. – mi rispose.

In effetti lo vedevo parecchio agonizzante… e come avrebbe potuto non esserlo. Poi mi ricordai della casetta nel bosco di Achille… non poteva essere lontana. – Andromaca, Ettore ha bisogno di una cucitura. Subito! -.

-         Ho la roba. – si affrettò a dire lei, tirando fuori ago e filo, e una fasciatura da una borsa che si era portata.

-         Odisseo ti aiuterà. – la informai.

-         Ehy, un momento! – mi richiamò lui. – E tu dove credi di andare? -.

-         A trovare un posto per la notte. -.

-         Hai un labbro rotto e il braccio che sanguina. -.

-         Non è mai morto nessuno per due graffi. – volevo andare a trovare la capanna di Achille. Non poteva essere molto lontana.

Però Odisseo non me ne diede il tempo, mi afferrò e prese ago e filo.

-         Devo sistemarti quel labbro e quel braccio. -.

Lo guardai spaventata. No, al labbro no. Ci ero già passata due volte e faceva male quando cucivano il labbro. Odisseo mi fece tuttavia distendere, senza ascoltar ragioni, e mi disse di pensare a qualcosa di veramente bello. Provai, ma a nulla servì e dalla mia bocca uscirono fuori urla spaventose, tanto che tutti gli uccelli nei paraggi presero il volo spaventati. Finalmente sentii che rompeva il filo e che toglieva l’ago dalle mie labbra. – Brava Giulia. -.

Poi passò al braccio. Fece male anche lì, ma le urla furono più contenute e qualche uccellino coraggioso tornò a posarsi sul suo nido. Dolore. Era quello che provavo in quel momento. Avrei preferito rimanere con le labbra che perdevano sangue…

Andromaca nel frattempo aveva ricucito Ettore, come se non avesse sentito le mie urla. Ettore però non si era ripreso, e lei continuava a piangere, anche se silenziosamente. Io e Odisseo ci lanciammo un’occhiata e poi ci inginocchiammo accanto a lei. – Vedrai che andrà tutto bene. -.

-         Già, Ettore è forte. – Odisseo mi diede man forte. – E poi non è la prima volta che rischia in questo modo, d’estate. -.

Andromaca lo guardò malissimo. - È per questo che mi preoccupo ogni qual volta sta con te e con Achille. Quest’anno si era unita Giulia a voi, e speravo nel suo buon senso. Buon senso che invece le è mancato a quanto pare! Cosa vi è saltato in mente di andare da soli in giro per la foresta? -.

Mi alzai. - È lungo da spiegare Andromaca. Ma sappi che Ettore è capace di fare le sue scelte, e sono altrettanto sicura che ce la farà. -.

-         Ha perso molto sangue… - era sconvolta e riusciva a malapena a respirare per i singhiozzi.

-         Ha solo bisogno di riposo. Di stare disteso da qualche parte. Di un rifugio. -.

Avevo appena riconosciuto il posto. Dovevamo solamente scendere per la cascata dopo e lì c’era la casetta di Achille. – Seguitemi. – dissi solamente. Odisseo prese in braccio Ettore e costrinse Andromaca ad alzarsi e a seguirmi. – Sai dove stiamo andando vero? -.

-         Sì. – risposi. – Ed è un posto sicuro. -.

Dopo circa mezz’ora che scendevamo seguendo il corso della cascata arrivammo alla vallata. E lì c’era la casetta che mi aveva ospitata l’ultima volta che mi ero avventurata nella foresta. Odisseo spalancò gli occhi. – Come… -.

-         Achille. – risposi solamente. – L’ha costruita lui. -.

-         Allora è qui che si nasconde a volte. -.

-         Esatto. -.

Aprii la porta e Odisseo posò Ettore sul letto. Poi mi fece segno di andare fuori e capii che doveva parlarmi. Andromaca non ci fece caso, si era inginocchiata accanto a lui e gli teneva la mano, parlandogli. Riuscii a capire qualche parola prima che Odisseo mi trascinasse via di forza dalla capanna dicendomi di lasciarla da sola. Gli stava dicendo che l’amava. E per un istante mi parve di sentire Ettore che rispondeva “anch’io”.

Odisseo mi trascinò fin sulla riva. – Grazie. – lo ringraziai. – Non ce l’avrei fatta senza di te. -.

-         Di nulla. -.

-         Chi ti ha avvertito? -.

-         Cassandra. – mi rispose lui. – Ha avuto una visione. Io non ci credevo, ma Andromaca non vi ha visti tornare ed è stata irremovibile. Minacciava di andare a cercare Ettore da sola, e ci mancava solamente che si perdesse anche lei. -.

Sospirai. – Mi dispiace. Siamo stati degli incoscienti. -.

-         Non ti preoccupare. – mi disse. – Domattina rientreremo al campo in ogni modo. -.

Pensai ad Achille… non avevamo più molto tempo. Ma d’altra parte non c’era altro da fare per Ettore. Al campo poteva ricevere più cure e attenzioni, e adesso l’importante era quello. Annuii di malavoglia… non mi andava di abbandonare la missione. – Sai io credo che andrò avanti. – dissi alla fine, ripensandoci.

Odisseo mi guardò stranamente. – Da sola? Non ne sei assolutamente in grado. -.

-         Grazie per la fiducia. – commentai.

Lui sorrise beffardo. – Hai visto oggi… non ne sei in grado. -.

-         Oggi dovevo assicurarmi che delle rapide indemoniate non mi portassero via Ettore. -.

-         Già perché immagino che avresti fatto meglio da sola… -.

Gli lanciai uno sguardo stortissimo. Come si permetteva??? Proprio lui che non si era degnato di seguire nemmeno un addestramento! E nonostante questo era stato lui a cacciarci fuori dai guai. Ricominciò a parlare prima che potessi dire qualsiasi altra cosa. – Non posso lasciare Andromaca ed Ettore andare da soli all’accampamento. – non gradì il mio sguardo. – Lo sai anche tu che Ettore non può rimanere qui. E nemmeno Andromaca. -.

La luce nei miei occhi si spense appena mi resi conto che aveva ragione lui. E con quello mi fece intendere che la discussione finiva lì, e che non ci sarebbe stato modo di cambiare lo stato delle cose. Fece per rientrare dentro, ma lo fermai.

-         Lasciali soli. – gli dissi.

E infatti dentro Ettore finalmente si era risvegliato. Il suo volto si aprì in un sorriso molto più raggiante di quello che il dolore che provava poteva permettergli. Andromaca sentì che una mano si posava sui suoi capelli e lentamente lasciava la scia di una carezza sulla sua testa. Alzò lentamente lo sguardo su di lui.

-         Ettore… - sussurrò lei.

-         Andromaca… mi hai trovato… -.

-         Certo che ti ho trovato. -.

Ettore sorrideva ancora. Eppure leggeva negli occhi di Andromaca che probabilmente non ce l’avrebbe fatta… aveva perso troppo sangue.

-         Domani andremo al campus… - cercò di rassicurarla lui. - … vedrai che Eris saprà cosa fare. -.

Andromaca annuì, non troppo convinta. – Ho paura… -.

-         Io no. – replicò lui. – Non si può aver paura con un angelo accanto. -.

Andromaca esplose nuovamente in lacrime e appoggiò la testa sul petto di Ettore che la strinse a sé, chiudendo gli occhi. Andromaca lo amava. E in quel momento trovò la sua pace.

 

Nel frattempo nell’accampamento Cassandra e Clitennestra cercavano di intravederci mentre tornavamo. Clitennestra stava cominciando a perdere la pazienza, mentre il cervello di Cassandra stava quasi fumando per l’impegno che stava mettendo nel formulare i suoi pensieri.

-         Dove accidenti sono? – domandò Clitennestra. – Avrebbero dovuto essere qui di nuovo da un pezzo! -.

-         Ettore si è fatto male. – replicò Cassandra. – L’ho visto in una visione. -.

-         Lo so… è per questa visione che oltre a Giulia e ad Ettore adesso non si trovano più né Andromaca né Odisseo. – fece una pausa. – E dimmi un po’ Cass, se dovesse arrivare Eris cosa le racconteremo? -.

-         Eris non arriverà. – rispose Cass in tono asciutto. – Non è il tipo. -.

Clitennestra imprecò, e si lasciò andare ad una serie di epiteti su di noi, che secondo lei eravamo i disturbatori della sua quiete pubblica. Poi sbuffò, e si sistemò il mantello. Si voltò. – Dove vai? – le chiese Cassandra.

-         A chiedere aiuto a qualcuno che sa cosa fare. – e se ne andò, lasciando Cassandra da sola, che poco dopo se ne andò a dormire nella sua tranquillità.

Clitennestra invece non aveva la sua stessa calma, odiava quando qualcuno non rispettava i piani. Entrò in una tenda.

-         Patroclo! – lo buttò giù dal letto senza usare troppa delicatezza. – Patroclo, svegliati! -.

Patroclo si rialzò da terra fulminandola con lo sguardo. – Clitennestra, per Zeus! Non potevi aspettare domattina. -.

-         Io e te dobbiamo fare due chiacchiere Patroclo. – lo prese per il bavero e lo sollevò. – Subito. – sibilò, sbattendolo fuori.

Poi lo spinse in direzione del campus. – Cammina. -.

-         Dove mi stai portando? – domandò Patty.

-         Da Achille. – rispose lei.

Lui la guardò malissimo… era ancora convinto che potesse aspettare domattina. Lei sollevò gli occhi al cielo. – Ettore e gli altri non sono rientrati. – fece una pausa. – Non mi interessa quello che mi dirai, io non ci sto più. Abbiamo ufficialmente un nemico Patty. Un nemico grande… abbiamo bisogno di un eroe ancora più grande. -.

E senza aggiungere altro lo spinse in direzione del campus, sperando che nessuno a parte Achille si accorgesse della loro presenza.

 

Scusate immensamente per il ritardo!!! La scuola e i compiti sono un motivo sufficiente? Per favore ditemi di sì, perché è l’unico motivo per cui non sono riuscita a postare prima… scusateeee.

Spero in ogni modo che questo capitolo vi sia piaciuto, e come al solito sarei ben felice di leggere i vostri commenti.

A proposito, BUON NATALEEEE!!

E adesso i ringraziamenti:

-         Myki: beh, spero di averti accontentata con questo capitolo… qualcosa di più su Ettore e Andromaca c’è!!! J Aspetto il tuo prossimo commento… con la canzoncina… xD

-         Lallix: Grazie!!!! Mi fa piacere che tu lo consideri sempre più bello e interessante!!! Ettore non morirà dici? Vedremo nel prossimo capitolo… buahahahaha come sono perfida!!! xDxDxD … e anche della tresca, credo che nel prossimo capitolo ci capirai di più… a presto!!!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: Grazie tantissimo anche a te, che concordi con Lallix… è vero Achille c’è poco, però è fermo in infermeria… chissà che succederà adesso che parlerà con Patty e Clitennestra però…

Ringrazio anche tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra i loro preferiti!!!

Al prossimo capitolo, @matrix@

 

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Capitolo 10
*** Mitologia ***


Capitolo 10

Capitolo 10: Mitologia

 

 

Lui la guardò malissimo… era ancora convinto che potesse aspettare domattina. Lei sollevò gli occhi al cielo. – Ettore e gli altri non sono rientrati. – fece una pausa. – Non mi interessa quello che mi dirai, io non ci sto più. Abbiamo ufficialmente un nemico Patty. Un nemico grande… abbiamo bisogno di un eroe ancora più grande. -.

E senza aggiungere altro lo spinse in direzione del campus, sperando che nessuno a parte Achille si accorgesse della loro presenza.

 

 

Clitennestra e Patroclo raggiunsero il campus, facendo molta attenzione a non provocare altro rumore rispetto a quello che derivava dai loro stessi respiri. Loro avrebbero dovuto essere nella foresta, sarebbe stato divertente spiegare a Omero come mai quell’incursione notturna. Fortunatamente sembrava che tutti stessero dormendo e quindi Clitennestra cominciò a pensare che forse non avrebbe dovuto inventarsi scuse e che forse ce l’avrebbero fatta sul serio a non farsi beccare.

Scivolarono come ombre silenziose fino al portone, e lo trovarono chiuso. Patroclo provò a spingere con tutta la sua forza, e poi gli venne in mente di fare un tentativo per sfondarlo. Bastò uno sguardo di Clitennestra per fargli cambiare idea.

-         E allora cosa proponi di fare? – domandò lui sarcastico.

Lei non rispose, fece il giro del campus fino ad arrivare sotto la finestra dell’infermeria. Lo diede a Patroclo. – Colpisci la finestra Patty! -.

Patroclo lanciò il sasso, che andò dritto a colpire la finestra dell’infermeria, e sfondò il vetro. Una luce si accese da quello che Clitennestra sapeva benissimo essere l’ufficio di Aressa.

-         Merda! – imprecò Clitennestra e afferrato Patroclo si slanciò contro il muro, sperando che l’oscurità bastasse per coprire le loro figure.

E poi videro Aressa affacciarsi alla finestra. Eppure era diversa da com’era di solito.

-         È una maschera quella? – domandò Patroclo.

Anche Clitennestra stava osservando quella strana maschera di ferro che si trovava sul volto di Aressa. Si vedeva che aveva i nervi tesi, aveva uno sguardo attento, e circospetto, quasi come se si aspettasse qualcosa. In effetti era stata velocissima a venire a controllare alla finestra. Poi un altro rumore catturò la sua attenzione. Un altro sasso che si infrangeva contro una finestra dall’altra parte dell’edificio. E veloce andò via dalla finestra per andare a controllare dall’altro lato del campus. Chi aveva lanciato il sasso dall’altra parte del campus. Qualcuno che sapeva che erano lì. E infatti furono raggiunti subito dopo da una figura che riconobbero come Cassandra.

-         Cass! – esclamò Patroclo. – Che ci fai qui? -.

-         Vi salvo. – rispose con tono laconico.

E poco dopo si accese una luce anche dall’infermeria e videro alzarsi Achille, che nel frattempo aveva recuperato tutte le forze. Ci voleva altro per demolire quel ragazzo. Si affacciò alla finestra, e si sorprese nel vedere i tre lì che lo aspettavano.

-         Vi mancavo? – domandò con gli occhi che brillavano, sorridendo.

-         Achille! – lo chiamò Patroclo. – Dai, vieni giù. -.

-         E come? Volo? -.

-         Questo e altro può fare il grande Achille o no? – domandò Cassandra, con tono di sfida.

Achille la fulminò con lo sguardo, poi tornò dentro, prese delle lenzuola, la annodò tra loro e poi si calò giù, facendo attenzione… un altro volo non era esattamente quello di cui aveva bisogno. – Allora, si può sapere perché mi avete fatto calare come un ladro nel bel mezzo della notte? Stavo facendo un bel sogno. -.

-         Giulia è in pericolo. – lo avvertì subito Patroclo, che sapeva come prendere l’amico.

-         Cosa? – Achille estrasse la spada. – Dove? Quando? Come? -.

Clitennestra stava cominciando seriamente a perdere a pazienza, senza contare che stavano perdendo anche tempo. Si prese quindi la briga di rispondere alle sue domande anche se in modo diverso da quello che lui si aspettava. – Tu! Qui! Adesso! Zitto! – ecco, aveva risposto in ordine a tutte le domande del bel biondo. - È giunto il momento che tu riceva delle spiegazioni! -.

-         Spiegazioni al riguardo di cosa? – domandò lui.

-         Non qui. – lo riprese subito Patroclo. – Potrebbero beccarci dobbiamo tornare all’accampamento. -.

-         Quando non troveranno Achille sarà il primo posto in cui lo verranno a cercare, testa a pinolo! – lo rimproverò Clitennestra. – C’è un altro posto sicuro? -.

-         Per la verità sì. – rispose Cassandra, scrutando Achille. – Quello dove in questo momento sono Giulia e gli altri. Tu lo sai dove sono Achille. – indicò la foresta. – Guidaci. -.

Capì dove voleva che andassero… ed ecco che il suo bellissimo posto sicuro e segreto era diventato di pubblico dominio… questa cosa gli bruciava. E si accorse che ancora di più gli bruciavano le gambe. Si rese conto che forse non era del tutto vero che stava benissimo. Ma decise di non fare domande: sapeva che né Cassandra né Patroclo si sarebbero disturbati di fare un’incursione notturna al campus senza un motivo più che grave. Quindi decise di non chiedere e cominciò a dirigersi velocemente in direzione della foresta, deciso a raggiungere la sua casetta nel bosco, senza passare dall’accampamento.

Dopo 40 minuti buoni di cammino la raggiunsero.

Io e Odisseo eravamo ancora fuori, quando sentimmo dei passi. Qualcuno che si stava avvicinando. Estraemmo entrambi le spade, aspettando che quel qualcuno venisse fuori. – Se succede qualcosa – cominciai a parlare. – vai e porta in salvo Ettore e Andromaca. -.

-         Sei impazzita? -.

-         Io non posso proteggerli. – spiegai, mantenendo la calma. – Ma chiunque sia posso trattenerlo. Hanno bisogno di te, non di me. -.

Odisseo dovette ammettere che il mio ragionamento non faceva una grinza e quindi accettò e condizioni che gli ponevo. Poi aspettammo stando sugli attenti, che succedesse qualcosa, che qualcuno arrivasse. E poi vedemmo quattro sagome stagliarsi nell’ombra, e trattenemmo il fiato.

-         E posate quelle spade, idioti! – sentimmo levarsi una voce.

Io e Odisseo sorridemmo. Il tono, la voce, il modo di rivolgersi lasciava pochi dubbi su chi fosse. Clitennestra. E poi riconoscemmo Patroclo e Cassandra. E poi un’altra persona dai biondi capelli. Mi slanciai su di lui, abbracciandolo. Indietreggiò, perché non se l’aspettava, poi ricambiò l’abbraccio. – Che ci fai qui? Dovresti essere in infermeria. -.

-         Mi avevano detto che eri in pericolo. – mi rispose sorridendo. – Ma per quanto poco piacevole possa essere a volte non sapevo che la presenza di Odisseo fosse un “pericolo”. – si rivolse a lui. – Complimenti amico! -.

Scossi la testa. E Clitennestra si intromise. – In realtà siamo tutti in pericolo. E adesso vi sarei molto grata se potessimo entrare in quella capanna… -.

-         … che io ho costruito da solo interamente… - la interruppe Achille, e lei diede segno di non aver gradito quell’interruzione, indicandola con fare imperativo e uno sguardo che lasciava ben pochi dubbi su quello che dovevamo fare.

Entrammo dentro, per trovare Andromaca che si era assopita sul petto di Ettore e quest’ultimo che dormiva beato. Odisseo mi fulminò. – E noi siamo stati più di un’ora fuori al freddo per permettere a questi due solamente di dormire. -.

-         Che ti aspettavi, scusa? – domandai, fingendomi offesa.

Ma tutti erano preoccupati per i tagli di Ettore e per le sue condizioni di salute. Così raccontammo dell’avventura dei lupi. Achille era davvero preoccupato per l’amico, anche se Andromaca l’aveva curato, e l’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di riposare.

-         Non ne avrai tempo. – replicò Clitennestra. – Io e Patroclo dobbiamo raccontarvi una cosa. Dobbiamo raccontarvi del Cacciatore. -.

-         Che sapete voi del Cacciatore? – saltai su.

-         Tutto. – rispose Clitennestra. – E adesso per favore non interrompetemi. -.

E cominciò a raccontare del Cacciatore. Faccenda in cui ovviamente era implicato anche Patroclo. – Elena ha sempre avuto un ego smisurato, e questo lo sapete tutti. Tuttavia aveva bisogno di soldi, voleva diventare ricca, e sentiva che i soldi dei genitori non le bastavano. Non erano sufficienti per le uscite in discoteca, per il cinema, per gli alcolici, per le spese nei vestiti firmati, nei trucchi e nei profumi… capitava a fagiolo Patroclo. -.

-         Qui racconto io Clitennestra. Mio padre era indebitato e dovevo trovare un modo per pagare la scuola, i libri e tutto il resto. Così incontrai Elena. E lei mi disse di stare tranquillo… poteva rifornirmi della roba che volevo purché le dessi parte dei guadagni. -.

-         Perché non me ne hai parlato? – domandò Achille. – Ti avrei aiutato io. -.

-         Tu non avevi nemmeno i soldi per pagare i tuoi di debiti. -.

-         Non avrei avuto debiti se tu non avessi ascoltato Elena. -.

E quindi c’era Elena dietro Patroclo. – Fammi indovinare. – si intromise Ettore. – Il Cacciatore procurava la roba che Elena poi dava a Patroclo rubandola… sempre in cambio di una parte del compenso. -.

-         Sei una cima. – commentò Clitennestra. – Noi lo sapevamo. Io, tuo fratello, Aiace, Menelao, Agamennone. Ma non avevamo mai detto niente, perché sapevamo che Achille non era in reale pericolo. Elena aveva una cotta troppo grande per lui per poter fargli pagare i suoi ritardi nel saldo dei debiti. Ma il Cacciatore non poteva aspettare. Così ha parlato ad Elena del tesoro di Pisistrato. E le ha raccontato della storia dell’Iliade: un libro da cui tutti noi proveniamo, eccetto Giulia. Un libro dove lei è la più bella del mondo. Un libro dove si scatena una guerra per lei. Giulia tu lo hai letto quel libro. -.

Si voltarono tutti verso di me. Patroclo mi squadrava. – Che succede in quel libro. -.

Li guardai uno per uno. – Sono sicura che nessuno di voi vuole realmente sapere che succede in quel libro. – scossi la testa convinta.

-         I fatti salienti. – insistette Cassandra. – Dai, diglielo, che succede. – lei lo sapeva, ovviamente.

Sospirai. E va bene. Tanto a quel punto che poteva succedere?

-         In breve: Clitennestra è sposata ad Agamennone, ed Elena a Menalao, solo che fugge con Paride nella città di Troia, dove Paride è il principe. E dove anche tu sei principe Ettore. Greci contro gli abitanti di Troia. Odisseo, Patroclo, Odisseo, voi siete Greci sotto il comando di Agamennone. Ettore, tu sei Troiano. Siete contro. Durante un combattimento Ettore uccide Patroclo, che, a proposito, è l’amante di Achille. Poi Achille vendica Patroclo, uccidendo Ettore. Solo che poco dopo Achille, ti uccide Paride con una freccia. E le tue armi vengono contese da Odisseo e Aiace, e attribuite ad Odisseo, motivo per cui Aiace si suicida. Successivamente Elena tornerà con Menelao, e tu Clitennestra ucciderai Agamennone e Cassandra che sarà ridotta a schiava da lui, dopo che lo avrai tradito con Egisto. Ma morirai a tua volta per mano di tuo figlio. Andromaca diventerà schiava di tuo figlio, Achille, che sarà la causa della morte del bambino di Ettore e Andromaca. E infine tu Odisseo non rivedrai Penelope per 20 anni: 10 di guerra, appunto, e 10 sperduto in mezzo al mare, e passerai un po’ di tempo con una ninfa, affronterai mostri come Poliremo, Scilla e Cariddi, ed entrerai in contatto con i morti, poi finalmente arriverai dai Feaci che ti riporteranno a Itaca, dove tu sei il re, e vivrai per sempre felice e contento. – feci una pausa. – Ecco, queste sono le vostre storie nella mitologia greca. -.

Era sceso il silenzio assoluto. Tutti meno Cassandra mi guardarono con sguardo truce. A rompere il silenzio fu Ettore. – Tu mi ucciderai! – accusò Achille.

Lo sapevo che sarebbe successo. Sarebbe stato troppo bello se non fosse successa una cosa del genere. Troppo inverosimile. Achille stava stringendo i pugni. – Non è vero. -.

Scossi la testa, fulminando Ettore con lo sguardo. - È stato il passato Achille. Questa guerra è avvenuta molti secoli prima della nascita di Cristo, prima ancora che fiorisse la civiltà greca… le cose cambiano. -.

-         Ma il passato non si può cambiare. -.

Mi faceva male vedere come si guardavano in quel momento Ettore e Achille. – Ma adesso siamo qui. – mi frapposi fra i due. – E siamo tutti in pericolo. Achille ascoltami. È stato il Cacciatore a pagare i tuoi debiti! E in cambio ha voluto che io, Ettore e Odisseo trovassimo il tesoro di Pisistrato. Elena vuole tornare in quei giorni, perché possa essere riconosciuta come la più bella. E allora tornati lì, potrete cambiare le cose. -.

Mi guardò severamente. – Allora state cercando quel libro? – domandò lui. – Per tornare indietro. -.

Annuii. – Per cambiare il passato. -.

Ettore guardò Achille. – Siamo amici Aki. Perché non provarci? -.

-         Come fai a chiamarmi amico? – le sue parole erano piene di disprezzo.

-         Achille! – questa volta il mio tono si fece calmo. – Il tuo nome sarà inciso a fuoco nella storia. Fuori di qui non c’è persona che non conosce i vostri nomi e le vostre avventure. Rendete queste avventure positive! -.

Mi guardò. Stava pensando. Lo si capiva dai suoi occhi, che un istante dopo ridevano. E anche la sua bocca decise di assecondare quel sorriso, per poi rivolgersi ad Ettore. – Ci sto! -.

-         Perfetto! – esclamò Patroclo. – Allora potremo anche rivedere un po’ questa cosa degli amanti? -.

Scoppiammo tutti a ridere. – Ma certo, amore! – Achille lo abbracciò. – Vieni qui discolaccio! -.

-         Ad ogni modo. – ricominciò Clitennestra. – Elena capirà tutto. Tutti capiranno quello che sta succedendo quando non ci vedranno. Ora il tesoro non va trovato e per questo è stato posto un guardiano. Non sappiamo chi sia. E non sappiamo neppure chi sia il poliziotto in borghese che dà la caccia al Cacciatore per tutti i suoi furti. -.

Io e Achille intuimmo che quel poliziotto doveva essere quello che aveva attaccato il Cacciatore fuori da questa capanna… ed entrambi sapevano dell’esistenza della capanna. Achille informò gli altri di questa cosa.

-         Per il Cacciatore non mi preoccuperei. – disse Patroclo. – Sappiamo chi è? -.

-         Chi è? – domandammo tutti.

Patroclo sorrise. – Grease. – rispose.

Scoppiammo a ridere. Ci saremmo aspettati di tutto ma assolutamente non Grease. Ecco perché voleva che Patroclo rimanesse in quella camera. Voleva tenere sottocontrollo i suoi traffici. Ecco a chi appartenevano gli occhi dietro il quadro… ma allora chi era nella foresta quella notte? Chi c’era oltre a me, ad Achille e al Cacciatore? Il poliziotto… e chi poteva essere?

Andromaca prese la cartina del tesoro. Quel posto non era sicuro. Dovevamo partire subito.

Ettore fece uno sforzo, e si alzò. Lo avremmo aiutato noi. Uno per tutti e tutti per uno.

E ci allontanammo nell’oscurità notturna, alla ricerca del passato.

 

Va bene, questo capitolo serve più che altro per spiegare un po’ di cose… una spiegazione mi sembrava d’obbligo, sarebbe stato difficile senza rivelare almeno un nome. Ma per gli altri due voglio sentire il vostro parere: chi si nasconde secondo voi dietro il poliziotto e dietro il Guardiano???

Come vedete Ettore non è morto, un po’ perché mi dispiaceva farlo morire (ci sono affezionata ad Ettore, mi sarebbe piaciuto avere un fratello maggiore come lui), un po’ per la paura di ricevere dei pacchi bomba a casa da parte vostra.

Passo adesso ai ringraziamenti:

-         Kabubi: Grazie! beh, fa male, ti assicuro! Ci sono passata due volte sotto la ricucitura del labbro, e non è una bella esperienza. Comunque non preoccuparti per esserti persa gli aggiornamenti, l’importante è che tu abbia recuperato xD. Spero che ti sia piaciuto questo capitolo! Fammi sapere!

-         Lallix: grazie! Hai visto? Ettore salvo!!! E ti ho anche svelato il nemico… chissà che succederà adesso…

-         Myki: addirittura mi adori? Grazie Marty!!! Ettore e Andromaca forever allora! Stai tranquillo, probabilmente ne farò un altro su di loro… o almeno il matrimonio… ma forse ho detto troppo sulla fine… ops…

-         LizzieMalfoy_Dracolover: grazie mille anche a te! E tranquilla… le tue minacce hanno avuto successo, Ettore è ancora vivo!!! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!!!

Grazie ancora a quelli che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e che la leggono!!!

E a tutti BUON 2008!!!!

@matrix@

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Capitolo 11
*** Trappola Mortale ***


Capitolo 11

Capitolo 11: Trappola Mortale

 

Beh che dire? A parte le solite scuse per il mio solito ritardo, dico solamente che da qui in poi si aprirà una parte della storia che sarà molto avventurosa… BUONA LETTURA!!!

 

 

Andromaca prese la cartina del tesoro. Quel posto non era sicuro. Dovevamo partire subito.

Ettore fece uno sforzo, e si alzò. Lo avremmo aiutato noi. Uno per tutti e tutti per uno.

E ci allontanammo nell’oscurità notturna, alla ricerca del passato.

 

 

Ormai quella notte era quasi finita, si vedevano già i primi albori, e sapevamo che il tempo stringeva: si sarebbero subito accorti dell’assenza di Achille nell’infermeria, e sarebbero venuti a cercarci, e il Custode ci avrebbe trovati. Non doveva succedere. Sbuffai sonoramente.

-         Andry, manca molto? -.

Andromaca alzò lo sguardo dalla cartina a me. – No. Ormai dovremmo quasi… - ma si fermò.

E noi con lei. Davanti a noi c’era un enorme parete di roccia che ostruiva il passaggio. Odisseo si avvicinò alla parete e con le mani provò a battere diverse volte sopra, probabilmente per sapere se era vuoto. E infatti il suono che produsse riecheggiò leggero, tornando indietro. - È vuota dentro. – constatò. - È stata messa apposta. -.

-         Credi che dentro ci sia il tesoro? – domandò Patty.

-         Può essere. – fu Andromaca a rispondere. – Sulla cartina è segnato esattamente oltre questa parete. -.

La osservammo, ma non c’era niente che poteva assomigliare ad una porta nascosta, nessuna roccia che sembrava removibile, nulla di nulla. Clitennestra si avvicinò. – Bene, mi sa tanto che dovremo arrampicarci. – e detto questo cominciò subito a posizionare mani e piedi.

-         Secondo me non ne verrà niente di buono. – commentò Cassandra prima di seguire Clitennestra.

Guardai Odisseo, e poi Ettore. Non potevamo certo lasciarlo lì, ma era ancora troppo debole per affrontare una scalata del genere. Alzai lo sguardo verso le altre, sorprendendomi per la loro agilità, soprattutto da Clitennestra non me lo sarei mai aspettata. Si lasciò andare con una gamba e con una mano, indicandoci. – Allora poltroni, ce la vogliamo dare una mossa sì o no? – e restò in quella posizione precaria, tuttavia sembrava non avere paura. Sembrava perfettamente a suo agio. E la sua risata esplose sonora, riecheggiando, quando Patroclo provò a salire senza grandi risultati.

-         Non c’è niente da ridere! – osservò Patroclo.

-         Oh, sì che c’è! – replicò quella.

Cassandra ormai l’aveva superata: si muoveva leggera, con dei movimenti continui, tanto che sembrava un serpente. Clitennestra però la raggiunse quasi subito. E se Patroclo ormai aveva raggiunto l’altezza dei raggi del sole che avevano cominciato a levarsi in cielo, io e gli altri eravamo ancora giù.

-         Sono il più forte. – decretò Achille. - È giusto che tocchi a me. -.

-         Sei ancora debole. – osservò Odisseo.

-         Pinzillacchere. – ribatté Achille, offeso. – Ettore sali. -.

Ettore salì sulla schiena di Achille, passandogli le braccia sulle spalle. – Sei sicuro Achille? – domandò.

-         Sicurissimo. – poi si rivolse ad Odisseo, e mi indicò. – Tienila d’occhio. È la prima volta che lo fa. -.

-         Perché voi di solito lo fate spesso? – domandai sarcastica.

-         No, ma siamo più pronti di te ad arrangiarci all’impossibile. – mi rispose Achille.

E cominciò a salire senza aggiungere altro. Odisseo provò a prendermi, ma respinsi malamente la sua mano, sbuffando, e cominciai la salita, con Odisseo dietro di me. In fondo non era difficile. Sembrava essere fatta apposta per essere scalata, c’erano un sacco di appigli, e dove non c’erano la parete non era liscia comunque. Sembrava si scalare uno scoglio gigantesco, quindi mi sembrava di cavarmela abbastanza bene. Sentivo gli occhi di Clitennestra che mi scrutavano dalla cima. Era esattamente come l’avevo immaginata. Fiera e tuttavia con qualcosa di selvaggio e indipendente. E in quel momento Clitennestra mi sembrava la Signora delle Montagne.

Poi per caso il mio sguardo cadde in basso. Quel poco che bastava per rendermi conto che io ero molto in alto. E sentii venirmi le vertigini. Non soffrivo spesso di vertigini, era piuttosto raro, eppure sentii una sensazione fastidiosa alla testa. “Non guardare giù” continuavo a ripetermi. Eppure più dicevo di non guardare giù più mi veniva da allungare l’occhio sotto di me. Mi fermai, pensando che al momento fosse la cosa migliore da fare.

-         Tutto a posto? – mi domandò Odisseo, che si era a sua volta fermato, accanto a me.

-         Sì. – mentii. – Non c’è nessun problema… solo, ho messo male la mano, e mi sono fermata. -.

Anche Achille si era fermato. – Qualche problema? – chiese, evitando però di sbilanciarsi. Doveva fare il doppio della fatica, dovendo sostenere anche il peso di Ettore.

-         No! – risposi. – Tranquillo Aki. -.

-         Come vuoi! – e ricominciò a salire.

Odisseo rimase accanto a me, e mi resi conto che non mi credeva, e che l’unico modo per far reggere un po’ la mia bugia era quello di fare un altro piccolo passo, solo un altro piccolo, minuscolo, passo. Solo che qualcosa nell’appiglio si spostò. CLANK.

-         Cos’è stato? – mi domandò Odisseo.

-         Non… - non feci in tempo a finire di formulare la risposta perché la parete cominciò a tremare.

Achille fece appena in tempo a raggiungere la cima. Le mie gambe invece non ne volevano sapere di muoversi. Odisseo era sempre accanto a me. – MUOVITI GIULIA! – esclamò.

Ma non mi mossi. E lui neppure. Non riuscii a dire una sola parola. Sentii solamente che la porzione di roccia dove eravamo attaccati si stava staccando. Odisseo prese la mia mano. E la roccia si staccò.

-         GIULIA! ODISSEO! – urlò Achille, mollando Ettore per terra.

Patroclo si lanciò su di lui, bloccandolo. – Calmati… Achille… basta! -.

Achille si calmò. E si allontanò dalla rupe, a testa bassa. Non voleva far vedere che piangeva. Clitennestra guardava la roccia, che ormai aveva avuto l’impatto col terreno, che mai come in quel momento era sembrato così distante da quella cima. Patroclo era rimasto in rispettoso silenzio. Ettore abbracciò Andromaca, perché doveva farsi forza. Cassandra si avvicinò ad Achille. – Dobbiamo andare avanti. – gli disse.

-         Sono morti? – la sua era una domanda. Cass capì subito a cosa si stava riferendo.

-         Se non lo sono avrò una visione su di loro. Adesso l’unica cosa che possiamo fare è continuare. -.

-         Tutto questo è ingiusto! – sbottò.

-         È il destino Achille. -.

-         Il destino non poteva volere questo. -.

-         Il destino vuole che noi troviamo quel libro. È il nostro destino. C’è la nostra vita dentro quel libro. -.

-         La vita di Odisseo adesso non c’è più. E nemmeno quella di Giulia. Come può il destino volere questo? – fece una pausa. – Non esiste il destino, Cass. Esiste solamente la libera scelta. -.

-         E allora se così ti piace pensarla Achille, scegli. Scegli di andare avanti o di tornare indietro? Stare qui a piangere non è altro che un passo indietro rispetto a dove eravamo arrivati. In entrambi i casi… non puoi cambiare il passato Achille. -.

Achille annuì, e si fece forza. Si girò verso Clitennestra, e la voce di lei si levò acuta. – Andiamo! -.

Procedettero di poco, perché Andromaca aveva fatto fermare tutti, osservando con sguardo perplesso la cartina, e annunciando che secondo quella l’entrata era esattamente sotto di loro. Come poi potesse esserlo davvero non riusciva a capire. Annunciò agli altri la sua scoperta, e allora tutti cominciarono a mettersi in ginocchio e a controllare con le mani il pavimento per cercare qualche segno particolare, un simbolo, una botola, un qualcosa che potesse essere un passaggio segreto per l’interno del dirupo.

Poi finalmente Patroclo trovò qualcosa. Tutti gli si fecero intorno. Era un grande teschio di argilla, sollevato rispetto alla terra, le due ossa incrociate sotto il teschio sembravano quasi maniglie da quanto erano sollevate. Il teschio li guardava con aria minacciosa, e loro ricambiarono il suo sguardo con aria spaventata. Sentirono il vento levarsi, oppure semplicemente parve loro che davanti a quel teschio il suo ululato si facesse più forte. Tendendo meglio le orecchie però si poté constatare che quello che si librava nell’aria era qualcosa di più concreto dell’ululato del vento, assomigliava molto di più ad un ululato che per Ettore era familiare. Troppo familiare. Terribilmente familiare. Lupi.

Li stavano accerchiando. Un lupo bianco, che sembrava essere il capo branco li stava fissando con occhi minacciosi come quelli del teschio. Solo che sapevano che a differenza del lupo, il teschio non stava per attaccarli. O forse sì.

Accadde tutto in un momento. Patroclo in un estremo tentativo di salvare tutti tirò le tibie incrociate. Il teschio si aprì verso l’interno, e tutti loro, che erano sopra una specie di piattaforma senza essersene resi conto caddero giù per quello che sembrava un enorme scivolo. Urlavano, non sapendo che cosa gli avrebbe attesi. Poi videro che lo scivolo si divideva in 3 altri scivoli. Si sarebbero divisi, e sarebbe stato inevitabile. Clitennestra afferrò Achille.

E precipitarono nel vuoto apparente.

STONF.

Achille si alzò per primo e andò a prendere Clitennestra. – Stai bene? – le domandò.

Lei si alzò. – Tutto a posto. – si scosse i capelli. – Ci siamo divisi. -.

-         Non è buono. – rifletté Achille. – La cartina ce l’ha Andromaca. -.

-         Quanto scommetti che Ettore è finito con lei? -.

-         Io cambierei la domanda. È Andromaca che è finita con Ettore. – e dicendo questo accese la torcia che Clitennestra gli aveva passato. Lei accese la sua.

Si trovavano in un corridoio stretto, umido, vuoto, con qualche orribile topolino che faceva capolino dalle mura.

-         Bel posto per un tesoro. – commentò Clitennestra.

-         È già tanto se non siamo morti. – fece una pausa. – ETTORE! PATTY! -.

Ma l’unica risposta che ebbe fu il suo eco provenire dalle sue spalle. – Di là. – si voltò Clitennestra indicando la direzione. Achille annuì. Di là proveniva l’eco, quindi sicuramente il corridoio continuava in quella direzione. E poi i topi andavano in quella direzione, allontanandosi dall’altra.

Camminavano accanto, guardandosi intorno circospetti, come se si aspettassero di vedere comparire un mostro all’improvviso. Erano in silenzio, pronti a scattare al minimo rumore sospetto. Ma invece del rumore Clitennestra notò che dalla direzione opposta stava provenendo dell’acqua: aveva i piedi bagnati.

-         Aki. – lo fermò. E con le luci illuminarono il livello dell’acqua che piano piano cresceva dietro di loro, e che lento e inesorabile procedeva nella loro stessa direzione.

-         Muoviti! – la incitò Achille, afferrandole il braccio e cominciando a camminare veloce.

L’acqua non solo stava aumentando di livello, ma anche di rumore, e Achille non dubitava che di lì a poco ci sarebbe stata un’onda.

-         Dobbiamo trovare il modo di salire. – disse. – E in fretta. -.

-         Proviamo qui. – Clitennestra indicò un corridoio alla loro sinistra.

Si infilarono in quel corridoio che aveva delle scale. Achille la fermò. – No! -.

-         Ma che stai dicendo? -.

-         Non hai visto cosa succede? Avevamo bisogno di scale per salire, ed ecco che ci sono. Prima eravamo spaventati dai rumori, ed è cominciato il rumore dell’acqua. Poi avevamo paura dell’acqua e questa è diventata pericolosa. -.

Lei lo fissò perplessa. – Stai dicendo che questo luogo interpreta le nostre paure? -.

-         No. – Achille scosse la testa. – Trasforma in trappole le paure che riesce a suscitare. È astuto il Guardiano. Non c’è modo di scampare. In una situazione del genere è normale avere paura che accada qualcosa. E fa accadere esattamente quel qualcosa che la mente immagina. È un circolo: per fare in modo che non interpreti i nostri pensieri dovremmo smettere di pensare. -.

-         Ma si smette di pensare solamente quando si muore. -.

-          Esatto Clitennestra. – annuì Achille. – Esatto. Il teschio in superficie ricordi? Il simbolo di morte. -.

Clitennestra sbarrò gli occhi a quella rivelazione. Erano in una trappola mortale, e si erano infilati lì da soli. E non c’era nessuna possibilità di fuggire.

-         Che cosa facciamo adesso? – la domanda si affacciò spontanea alla bocca di Clitennestra.

Achille sentì che i suoi piedi cominciavano a bagnarsi. Si voltò e vide che se anche avessero voluto ormai sarebbe stato troppo tardi per tornare sui loro passi. In tutta risposta afferrò la mano di lei e cominciò a salire le scale molto lentamente, tastando prima col piede ogni scalino.

-         Arriveremo domattina se ci metti così tanto. – osservò ironica Clitennestra, che aveva ritirato fuori la sua grinta, e quindi cominciò a salire le scale molto più decisa.

-         Dobbiamo essere cauti. – la rimproverò Achille.

-         Oh, andiamo Achille, sii ragionevole. Cosa vuoi che possa succedere? Che cambino forma? -.

E come lo disse ecco che le scale da verso l’alto si rivolsero verso il basso. Verso l’acqua. Si voltarono, ma dietro di loro solamente un muro di pietra.

-         Esattamente. – rispose Achille, sospirando. – Mi verrà un raffreddore. -.

E andarono in acqua. Questa arrivava al bacino di Achille e un po’ più in su a Clitennestra, tuttavia non impediva loro di camminare mantenendo un andatura dignitosa.

Clitennestra sembrava essere assorta nei suoi pensieri, e Achille le lanciò un’occhiata inquisitoria.

-         Quello che non mi spiego. – cominciò lei. - È da dove proviene tutta quest’acqua. -.

-          Dal fiume. – liquidò la faccenda Achille, visto che quello era l’ultimo dei suoi pensieri al momento.

-          Beh, dubito che il fiume possa procurare un’onda come quella di prima. -.

-          Allora sarà la cascata. -.

-          Se la cascata fosse vicina ne sentiremmo il rumore, ti pare? Non è che il rumore dello scroscio d’acqua passa molto molto inosservato. -.

-          Un rumore che passa inosservato, questa non l’avevo mai sentita. – la riprese Achille illuminando un corridoio sulla loro sinistra. – Andiamo di qua. -.

Si avviarono per il nuovo corridoio con Achille che illuminava, stando davanti a Clitennestra, che tra un’imprecazione e l’altra continuava a esprimere i suoi punti di vista sul perché di tutta quell’acqua.

-         Nastrina! – esclamò Achille ad un certo punto. – Chiudi quel boccaporto! -.

Clitennestra restò interdetta. – Nastrina? – arrossì fino alla punta dei capelli sentendo il nome che Achille le aveva affibbiato quando erano piccoli. La chiamavano Clitennestrina, e di lì lui lo aveva storpiato in “Nastrina”. – Ehy! – si arrabbiò anche per non essere stata presa sul serio. – L’acqua arriva da fuori. Quindi dove c’è l’acqua c’è l’uscita! -.

Achille a quelle parole si fermò. - È più o meno un suicidio quello che mi stai proponendo. – ricominciò ad avanzare. – E credo che ormai siamo gli unici che possono prendere il tesoro. -.

-         Gli altri non sono morti! -.

-          Ne hai le prove, Nastrina? -.

-          Hmpf… no. – fu costretta ad ammettere.

-          Ecco, allora prima vediamo di trovare quel tesoro, e poi usciamo di qui. -.

Clitennestra dovette correre per raggiungerlo.

Adesso le pareti sembravano essere più chiare, i profili si stagliavano in lontananza molto più distintamente, e il corridoio era illuminato da una luce che non proveniva dalle loro pile.

-          Sarà sicuro? – domandò lei, accennando a quel corridoio.

-          C’è solo un modo per scoprirlo. – rispose Achille. – Andiamo a vedere. -.

 

 

Allora, come vedete stiamo entrando nel vivo dell’azione… ho voluto lasciare questo capitolo a questo punto per riprenderlo nel prossimo e aggiungerci un altro episodio, con Cassandra e Patroclo (dal momento che casualmente ettore e Andromaca sono finiti nello stesso scivolo xD)… quanto a sapere le altre identità ci siete andate vicine, ma nessuna ha indovinato… e dovrete aspettare ancora un po’ temo…

Nel frattempo però i ringraziamenti, alle mie lettrici preferite!!!

-        Lallix: Grazie!!! Grazie per avermi segnalato l’errore, provvederò il prima possibile… come sono pigra… spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Aspetto una tua opinione!

-        Lizziemalfoy_Dracolover: mille grazie anche a te!!! Buon 2008!!! Aspetto un tuo commento anche su questo capitolo, mi piacerebbe sapere che ne pensi!!!

-        Myki: sì, matrimonio, hai capito benissimo… ma devi aspettare ancora un pochino… eheh… ci vediamo domani a scuola carissima. Ciaoooo!!!!

E un grande ciao anche a tutti voi, sempre vostra

@matrix@

 

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Capitolo 12
*** Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (I Parte) ***


Capitolo 12

Capitolo 12: Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (I Parte)

 

Io e Odisseo urlammo, prima di arrivare dentro la parete.

Pensavamo come gli altri che saremmo rimasti spiaccicati contro la parete rocciosa, e invece quella si aprì, lasciandoci cadere dentro, mentre quella dove poco prima eravamo appesi si sgretolava per terra.

La guardai sfracellarsi. – E pensare che potevamo essere noi. – pensai a voce alta.

-         E pensare che sarebbe stato quasi meglio. – pensò Odisseo a voce alta.

Mi voltai a guardare quello che appariva ai suoi occhi: un corridoio sterminato che sembrava finire nel buio.

-         Dannazione! – imprecai.

-         Calmati. -.

-         Calmarmi? Calmarmi? – mi infuriai ancora di più. – Siamo bloccati qui dentro, la mappa ce l’ha Andromaca e tu dici di calmarmi? -.

-         Dovresti fidarti di più. – mi suggerì lui.

-         Io mi fido! – replicai.

-         Non di me, dovresti fidarti del fatto che tutti mi ritengono il più furbo. – precisò, mentre allungava le mani dentro il suo zaino nero ed estraeva fuori un foglio di carta. – Signorina Giulia, la mappa! -.

Rimasi a bocca aperta. – La mappa? Ma… ma Andromaca… -.

Sorrideva del mio stupore e si affrettò a spiegare. – Andry ha la mappa vera. Questa è solamente una fotocopia. -.

-         Hai fotocopiato la mappa? – ancora non ci credevo.

-         Certo: sono previdente io. – mi rispose. – Finalmente una delle tante attrezzature moderne di Patty si è rivelata utile. Mi sono intrufolato di nascosto nel suo ufficio, e ho fatto la fotocopia. Ma non dirlo ad Aiace… ci resterebbe malissimo se sapesse che ho eluso la sua sorveglianza. -.

Lo guardai. – Te l’ho mai detto che sei un genio? -.

-         No. -.

-         Sei un genio. -.

Poi rivolsi il mio sguardo alla mappa. Da quella sembrava che il tesoro fosse di un bel po’ più in alto rispetto al livello pensavamo di trovarci. Pertanto urgeva la necessità di trovare un modo di salire.

Avanzammo un po’ finché non fummo inghiottiti dal buio, e allora tirai fuori la torcia, per cercare di vedere il fondo. Inutilmente.

-         Andiamo? – domandai ad Odisseo.

-         No, se preferisci restare qui a fare la bella statuina. -.

-         Andiamo. -.

E cominciamo ad avanzare verso il buio.

Il panorama era sempre il solito, e non c’era traccia di scale che in qualche modo potessero permetterci di salire.

Stava diventando banale. Eppure in quella banalità non riuscivo a rilassarmi. Mantenevo i sensi attenti ad ogni minimo rumore, eppure la mia mente era persa nei miei pensieri. E mi chiesi dove fosse Achille in quel momento.

-         È l’effetto che fa. – la voce di Odisseo mi riportò alla realtà.

-         Come scusa? – domandai. – Stavo… -.

-         … pensando ad Achille. – concluse lui per me. - Sì, te l’ho detto, è l’effetto che fa. -.

Cominciavo a capire, ma volevo capirci di più. – Che intendi di preciso? -.

-         Intendo che io passo con Achille 12 mesi su 12 e lo vedo che effetto fa alle ragazze. Piace a tutte, o perlomeno, tutte lo notano. Tu non sei un’eccezione. -.

Non so perché ma questo mi suonò vagamente offensivo. – E con questo? -.

Sorrise. – Niente. E’ solo che è divertente vedervi perse a pensare a lui, mentre lui probabilmente pensa al cibo. -.

-         Achille non pensa sempre al cibo! -.

-         Se se, come no. – si fermò. – Tu non hai fame? – prese un panino dallo zaino.

-         Certo Achille… - commentai sarcastica.

-         Ehy! – questa volta fu lui a offendersi.

Sorridemmo entrambi prima che lui azzannasse il panino col salame che aveva scelto. E mentre lui si divertiva a riempirsi la pancia, io invece cercavo di interpretare la mappa, rigirandola tra le mie mani, un po’ su, un po’ giù, un po’ a destra, un po’ a sinistra. La mia attenta contemplazione… si fa per dire… fu interrotta da un rumore di passi che provenivano da sopra di noi.

-         Li senti anche tu? – domandai.

-         Sì. – rispose lui. – Cosa pensi che sia? -.

-         Forse sono gli altri. -.

Ma non ne eravamo per niente convinti. Anzi. Arretrammo, come se fossimo stati sicuri che ci sarebbe crollato in testa un mostro con 5 teste gialle gommose. Che poi era anche stupido come pensiero: voglio dire, eravamo dentro roccia, non c’era niente e nessuno a parte noi. Ma allora a chi appartenevano quei passi. Davvero agli altri?

-         Achille? – chiamai a voce alta. – Ettore? -.

Il mio eco rimbombò fino in fondo al corridoio, ma non ottenni risposta. E sarebbe stato meglio se non avessi mai fatto una cosa del genere. Infatti non so per quale accidenti di comando vocale le pareti cominciarono a chiudersi su di noi.

Odisseo lanciò un’occhiata alla cartina. – Ci sono delle scale più avanti sulla destra. -.

-         Corri! – esclamai.

Ci lanciammo in una corsa a perdifiato, che in confronto le mie corse per prendere il treno la mattina per andare a scuola non erano niente. a dire la verità non ero mai stata molto veloce a correre ma mai quanto in quel momento avrei voluto fermarmi, mai come in quel momento sentivo il dolore che mi attanagliava la pancia. Le pareti erano ormai molto vicine. Troppo vicine.

-         Corsa laterale! – urlai, prima di continuare a correre su di un lato.

Davanti a noi le scale. Odisseo salì velocemente per i primi 2 due scalini. Io inciampai e caddi. Poi sentii due braccia che mi tiravano sulle scale.

Ero rossissima e avevo il fiatone e come me Odisseo, che era crollato seduto. – Ce la … siamo … vista … brutta. -.

Le pareti dietro di noi erano chiuse, e le scale ormai davano su un muro. Avevamo solamente una direzione da prendere. Quindi dopo aver ripreso fiato ricominciammo a salire le scale fino all’ultimo scalino. Si apriva così una specie di terrazzo ovale senza parapetto su circa… sì direi su un vuoto senza fondo. Circa 3 metri più in alto e 5 metri più avanti c’era l’altro piano.

-         Va bene. – intercalò Odisseo. – Non possiamo saltare. -.

-         Tu dici? -.

-         Possiamo provare con una corda. – propose lui prendendone una.

Gli porsi l’arco e lui tirò la corda. La freccia si conficcò. Odisseo tirò un po’ per controllare la tenuta in modo che potesse reggere.

-         Vado prima io. – sentenziò.

Guardai dubbiosa la corda. – Come hai intenzione di attraversare? – domandai.

-         Appeso per le mani. – mi rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-         Permettimi di ricordarti una cosa che può sembrare una sciocchezza: la forza di gravità. -.

Mi guardò dubbioso. – Ce la posso fare. -.

-         Sì. Ce la puoi fare a precipitare nel vuoto e a mollarmi qui da sola. – afferrai l’arco e scoccai una freccia a cui avevo legato la mia corda. Questa andò a conficcarsi un po’ più in basso rispetto a quella di Odisseo. – Appoggia i piedi e fa’ attenzione. -.

Sorrise a quella mia trovata e si lasciò andare, reggendosi con le mani alla sua corda, e con i piedi sulla mia. arrivò così tranquillamente fino a metà del percorso. Poi di fermò.

-         Tutto bene? – urlai.

-         Sì. Ma mi è sembrato di sentire un rumore provenire da lassù. – e indicò appunto il piano dov’era diretto lui.

-         Ricevuto! Do un’occhiata. Non muoverti! – e afferrai il mio binocolo. Smisi di illuminare Odisseo, per condurre la luce un po’ più in su. Guardai dentro il binocolo per esplorare ogni singolo angolo. Ma non ce ne fu bisogno. Un cane a 3 teste non passa inosservato. Soprattutto se le 3 teste sono rabbiose. Lanciai un urlo.

-         Che c’è? – sentii la voce di Odisseo levarsi dall’ombra.

Tornai a puntare la luce su di lui, sospeso al buio nel vuoto. – C’è… c’è… Cerbero! – esclamai.

-         Cosa? – Odisseo non sapeva chi fosse. E come avrebbe potuto? Lui era stato tenuto lontano da tutto ciò che era mitologico.

Non potevo creder che Cerbero fosse lì. Ma era lì… il mitologico cane a 3 teste era davanti ai miei occhi, e proprio in quell’occasione in cui non avrei mai voluto trovarmelo davanti. Quella cosa non aveva senso.

Una voce dentro di me mi domandò se davvero pensavo che essere in quel momento con una persona uscita direttamente da un libro come l’Iliade avesse molto più senso. In effetti dovetti ammettere di no.

Inutile dire che Cerbero aveva notato la mia presenza… sarebbe stata difficile non notarla dopo averlo quasi accecato con la pila. E spiccò il salto. Salto che se per noi due sarebbe stato impossibile per lui fu un giochetto.

-         Giulia! – urlò Odisseo.

Ero immobile: la cosa intelligente da fare sarebbe stata quella di afferrarsi alle due corde e fuggire. Tanto più che vidi che oltre a un piano superiore c’era un piano inferiore. Mi venne un’idea. Folle. Ma in quel momento non si rifiutava nulla.

-         Odisseo. – esclamai. – Vedi quel corridoio in basso? -.

Sapevo che aveva capito. E se non aveva capito lo intuì quando con la spada tagliai la fune con cui si stava tenendo con le mani. Si lasciò quindi cadere per saltare dentro quel corridoio appena gli fu vicino. La mia pila era puntata contro il corridoio, e lui lo vedeva bene.

Eravamo rimasti solamente io e Cerbero, tutti e 6 gli occhi puntati su di me, la bava che colava dalla bocca e l’aria veramente poco amichevole. Si slanciò su di me, sentii il suo alito distruttore di rocce sul viso, prima che i suoi denti invece di affondare sulla mia testa affondassero sull’altra corda, tagliandola. E io precipitai, sperando che la freccia reggesse. Arrivai in prossimità del corridoio, e vidi Odisseo che mi tendeva la mano.

-         Afferra la mia mano! – esclamò.

La presi, e saltai. Ero proprio sulla punta del corridoio, mi spinsi in avanti con un ultimo sforzo e cademmo per terra tutti e due. Ci rialzammo quasi subito, non prima di aver visto dove Cerbero aveva fatto cadere la mia torcia. E scoprimmo che il vuoto non era vuoto per niente. Sotto scorreva un fiume. Cerbero. Un fiume. Mi ci volle poco per collegare. Eravamo nell’Ade.

 

Salve a tutti!!!

Eccomi con un nuovo capitolo. Allora prima di tutto mi scuso ancora per il ritardo, con tre validi motivi. Il primo è la scuola che stressa. Il secondo è che immaginare queste cose non è per niente facile, e scriverle è peggio. E terzo è che sto scrivendo un’altra fic in contemporanea…

Inoltre lo so che avevo scritto che in questo capitolo si sarebbe parlato di Cassandra e Patroclo, ma era necessario introdurre questo capitolo prima… almeno la prima parte di questo capitolo.

Ma bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti!

-         Myki: sono contenta di aver soddisfatto le tue richieste… però sono perfida e quindi ti faccio aspettare ancora un po’… muahahahah!!! Comunque ho commentato Fin’amour, vai a vedere appena puoi… ci si vede domani.

-         LizzieMalfoy_Dracolover: Grazie! Spero che tu abbia trovato questo capitolo altrettanto coinvolgente… il problema è che tutta quest’azione è difficile da descrivere… migliorerò comunque col tempo. In attesa, spero che ti piaccia questo capitolo!

-         Lallix: Grazie! Stai leggendo queste righe? Non va bene. Fila a scrivere “Una tassorosso da evitare”!!! Eheh… dai scherzo. Spero che ti sia piaciuto questo capitolo e per favore no, non morire d’ansia. Spero di risentirti presto!

Grazie anche a coloro che mi hanno aggiunta tra i preferiti!

@matrix@

 

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Capitolo 13
*** Prisencolinensonainciusol ***


Capitolo 13

WARNING!!!!

La matrix è tornata!!!

Allora prima di leggere questo nuovo capitolo mi sembra necessario dare delle informazioni per l’uso. Rileggendo i capitoli passati mi sembrava che il tutto stesse prendendo una piega troppo seria, e io volevo scrivere qualcosa di leggero, qualcosa di inaspettato. Quindi ho deciso di costruire questo capitolo in modo più leggero. Come? L’ho reso un capitolo musical!!! Mi spiego. In questo capitolo alcuni dei personaggi canteranno, e quindi sarà riportato il testo della canzone. Contemporaneamente qualche volta saranno spiegati anche i movimenti dei personaggi stessi… l’obbiettivo sarebbe stato quello di ricreare nelle vostre menti le immagini, come se nella vostra mente ci fosse veramente la proiezione di un musical. È superfluo dire che è il primo esperimento e quindi non sono sicura della sua riuscita, quindi vi prego e sollecito vivamente a dirmi cosa ne pensate: lo trovate simpatico? Bello? Fa schifo? Dovrei scrivere più spesso cosi? Dovrei dare fuoco a me e al file su cui l’ho salvato (xD)?

Aggiungo brevemente anche il titolo della canzone, in modo che possiate ascoltarla quando la troverete nel testo, anche perché senza ascoltarla vi sarà difficile cantarla e capirla: “Prisencolinensonainciusol” di Adriano Celentano. È una canzone in falso inglese, è per questo che l’ho scelta: a metà tra una lingua viva e una lingua inventata, di persone inventate… quasi morte. Come il personaggio che usa questa canzone come inno.

Ah, non fatevi spaventare dalla lunghezza del capitolo… è così perché la canzone prende un sacco di posto.

Un bacio a tutti!!!

 

Capitolo 13:

Prisencolinensonainciusol

 

 

Andromaca era caduta prima di Ettore, e con un braccio lo cercò. Era sicura di averlo afferrato alla divisione degli scivoli, ma era tutto buio intorno a lei, non vedeva niente, ed era la più grande paura di Andromaca: il buio. Era da quando era piccola che aveva paura del buio: tutta colpa di suo padre… ma non poteva raccontarle le storie della Disney come facevano tutti gli altri genitori? No. Doveva leggerle Stephen King prima di andare a dormire! Non che le facesse paura Stephen King, ormai era grande, solo che di solito “Shining” non è la lettura raccomandata alle bambine di tre anni.

Poi con la sua mano arrivò a toccare qualcosa, qualcosa che assomigliava ad un vestito. – Ettore! – esclamò. – Ettore! -.

Ettore si alzò facendo più fatica di quello che la sua soglia del dolore gli permetteva. – Andri. – la chiamò. Con la mano arrivò fino al suo zaino.

-         Ettore ho paura. – sentiva che quello non era il momento più adatto per giocare a fare la coraggiosa… anzi se Ettore la amava quello era il momento per lui di proteggerla.

-         Di cosa? -.

-         È ridicolo. – non voleva ammettere la sua paura.

-         Andri! -.

-         Ok… ho paura del buio. – ammise alla fine.

Andromaca sentì un rumore soffocato, che piano piano lasciò il posto ad una sonora risata aperta, e ai singhiozzi di chi sta quasi per soffocare dal ridere. – Ettore! Non è carino! -.

Lui cercò di darsi un contegno. – Sì… scusa… è che… paura del buio… -.

-         Hai finito!? Ti vuoi sbrigare a prendere una torcia? -.

Ettore afferrò la torcia e la accese. La diresse direttamente in faccia a lei, che chiuse gli occhi. Ed Ettore la vide con i capelli mori tutti scompigliati, e gli occhi chiusi, aggomitolata su se stessa, le mani sul volto per impedire a quella luce accecante di accecarla. Un secondo dopo la luce era già rivolta altrove.

-         Tutto bene? – domandò lui.

Lei annuì, togliendosi le mani dal volto. Lui le porse una mano e la aiutò ad alzarsi, rabbrividendo al tocco della sua mano. Ma anche quella volta il fisico di lui era ben più debole di quello che voleva ammettere. Piegò un po’ le ginocchia per sostenersi meglio. Cavolo! Era tutta la vita che aspettava un’occasione per rimanere finalmente solo con Andromaca senza quei due rompiscatole di Achille e Odisseo, e quando finalmente era solo con lei l’unica cosa che voleva era proprio uno di loro due che lo aiutasse sorreggendolo. Guardò l’esile figura di Andromaca… non ce l’avrebbe fatta a sorreggerlo figurarsi a portarla in braccio. Quindi strinse i denti raccogliendo tutta la forza che aveva. “Pensa che sei solo con lei” continuava a ripetersi.

Ma la sua attenzione fu ben presto catturata dall’osservare il territorio in cui si trovavano. Una stanza. Una stanza chiusa. Una stanza interamente dorata dove geroglifici colorati risplendevano sgargianti.

-         Dove siamo? – domandò Andromaca. – È bellissimo. -.

-         Sarà anche bellissimo, ma io non mi fido. – replicò Ettore.

Si avvicinarono cautamente alle pareti. Quei colori erano ipnotici e rappresentavano figure e immagini di dei e dee cadute ormai nel dimenticatoio della cultura popolare. E quei colori, facevano sembrare tutto così vero.

-         Forse siamo dentro una piramide. – ipotizzò Ettore. – Può essere, ci sono i geroglifici. E stiamo cercando un tesoro. E ci sono trabocchetti nascosti. -.

-         In effetti… - confermò Andromaca, che posò lo zaino.

-         Che fai? – domandò Ettore.

-         Mi sono appena ricordata che ho la mappa. – sorrise Andromaca.

Ettore la guardò stupito. Com’era possibile che se ne fossero dimenticati? Lei aprì la mappa e cominciò a cercare il punto in cui erano. – Allora… uhm… ehm… -.

-         La sai leggere? -.

-         Certo! – sbottò lei. – Ma non è segnato il luogo dove siamo adesso. -.

-         È impossibile. – afferrò la mappa, rigirandosela tra le mani.

Per quanto quella cosa non gli andasse a genio fu costretto ad ammettere che lei aveva ragione. quella stanza non era segnata… perso chissà dove, ferito, con una ragazza che aveva paura del buio da proteggere.

“Se alla fine di questa storia non mi fanno Santo Ettore da Troia potrei arrabbiarmi sul serio” pensò.

Si voltarono per osservare anche quello che trovava alle loro spalle… e avrebbero quasi preferito non farlo. C’era un’immagine gigantesca rappresentante una ragazza, di profilo, con i lunghi capelli neri voluminosi (per quanto possa definirsi voluminosa un’immagine in 2D), gli occhi così neri da far fatica a distinguere le pupille, se non fosse stato per quel bagliore di malizia che gettavano su tutta la figura, soprattutto sul sorriso, così misterioso e criptico, un po’ invitante, un po’ diabolico. Il vestito era bianco di lino, semplice, che metteva in risalto le morbide forme. Persino Andromaca si incantò davanti a quella figura…

-         Tu dici che è esistita? – domandò ad Ettore.

Lui scosse la testa. – C’è qualcosa in lei… qualcosa nel suo sorriso… qualcosa nel suo sguardo… -.

-         Sembra che sia saltata fuori da un incubo. – concordò Andromaca.

Ettore allungò la mano verso quella figura, ma qualcosa lo fermò. Un profumo. Un profumo dolce e soave, quasi caramelloso che si faceva strada nelle sue narici, inebriandolo e annullando il suo controllo sui 5 sensi. Un profumo che neppure Andromaca era in grado di riconoscere: non era un Valentino, non era lo Chanel n.5. era qualcosa di diverso rispetto ai profumi che invece era solita utilizzare lei. E forse fu anche per questo che lei stessa ne rimase completamente inebriata perdendo la facoltà dei sensi, perdendo la percezione di quello che la circondava… l’ultima cosa che sentì fu la mano di Ettore che si abbandonava nella sua.

A risvegliarla fu un rumore che le sembrava provenisse da lontano. Da molto lontano. Sicuramente più lontano del tamburo che in quel momento le stava battendo in testa. Non riusciva ad aprire gli occhi perché sapeva che tutto intorno a lei era pieno di luce, e i suoi occhi avevano bisogno di buio. Per una volta avevano bisogno di buio. La sua mano era libera, e provò a muoverla, scoprendo di toccarsi la schiena. Cercava di non fare caso al rosso delle luci che le perforava le palpebre, prestando la sua attenzione ritrovata alle voci che sentiva sempre più vicine, sempre più vicine.

 

UlaUlaWagaWagaBulaBulaWagaBU!!!

 

Era questo il ritornello che sentiva, che le perforava le orecchie. Si chiese se quelle parole avessero un senso o se fossero solamente accozzaglie di parole inventante messe insieme per cercare di ricreare una certa melodia. Certo che però era molto inquietante la cosa.

Finalmente le sua palpebre sembrarono decidersi ad obbedire ai suoi comandi, per spalancarsi e rivelarle la scena che aveva già preso forma nella sua immaginazione.

La prima cosa che vide fu una moltitudine di persone, tutte con i capelli lunghi e neri. Lei era sicura. Erano egizi quelle persone che erano davanti a lei e che si erano lanciati in una furiosa danza al ritmo scandito da quelle parole.

E subito dopo si accorse di essere legata ad un palo. E accanto a lei, legato, Ettore, che si stava guardando intorno con la stessa aria sperduta di lei. Cercò di assumere un’espressione più decisa non appena si accorse che Andromaca lo stava guardando.

La stanza era illuminata da fiaccole fissate sulle pareti, profumava con quello stesso profumo inebriante capace di far perdere i sensi.

-         Ettore! – chiamò sottovoce, anche se quel rumore e quei tamburi avrebbero coperto il rumore della sua voce anche se avesse urlato. – Dove siamo? -.

-         Non lo so. – scosse la testa lui… avrebbe tanto voluto rispondere in modo diverso a quella domanda.

Poi intorno a loro calò il silenzio, e la folla si dispose in modo da lasciar libero un corridoio centrale. E dalla parte opposta della stanza si avvicinò loro quella stessa ragazza che avevano vista raffigurata, la ragazza del profumo. Scoprirono che i suoi capelli erano davvero voluminosi, e che dal vivo profumava ancora di più. Era quasi nauseante. Il suo sguardo e il suo sorriso erano mantenuti.

-         Umani! – esclamò. – Vivi nel regno dei morti. – scosse la testa.

Ettore la interruppe subito. – Regno dei Morti? -.

Quel suo sorriso era ancora più inquietante alla luce del fuoco ballerino. – Questo è il regno dei morti. Chi è qui dentro è morto. Gli unici segni che restano di noi sono questi disegni, che testimoniano che un giorno anche noi siamo stati fuori da questo mondo. E adesso siamo rinchiusi qui. Nell’Ade. -.

Andromaca lanciò uno sguardo di pura paura ad Ettore, che capì la situazione, e stava facendo fumare il cervello per trovare un modo per uscire. Allora cosa sapeva? Che era nel regno dei morti, ma era vivo… per quanto tempo ancora non era dato sapere ma quello gli parve un dato secondario al momento. Poi sapeva che quella ragazza era una specie di capo… o comunque qualcosa che gli si avvicinava molto.

-         Ehy! – esclamò. Voleva mostrarsi sicuro. – Tu! Qual è il tuo nome? Sei tu che comandi qui? -.

Lei esplose in una sonora risata. – Mi chiamo Saramestris. No. – scosse la testa. – No, non sono io. -.

-         Voglio parlare con chi comanda. -.

Sorrise misteriosa la ragazza. – Lei è la regina dei morti, e la principessa dei vivi. Simbolo vivente che la vita e la morte sono entrambe condizioni precarie. Lei è… -.

Lasciò la frase in sospeso perché in lontananza si sentivano dei rumori. La ragazza cominciò a schioccare le dita a tempo. E il fuoco si spense per lasciar posto a delle fiammelle colorate per tutta la stanza, che ad Andromaca venne spontaneo paragonare a luci quasi psichedeliche. -… Persefone. – finì di dire Saramestris. – Che canta il suo inno. -.

Tutta la folla cominciò a ballare a tempo, tutta insieme, secondo quello che sembrava un ballo di gruppo, mentre Saramestris cominciò a cantare:

 

uis de seim cius nau
op de seim ol ualt
men in de
colobos dai
tr... ciak is e
maind beghin de col
bebi stei ye
push yo oh

 

Tutti intorno a lei muovevano le braccia alzandole e abbassandole nello stesso tempo in cui allargavano e chiudevano le gambe, mentre Saramestris continuava a cantare, scotendo la testa e facendo ondeggiare i capelli in modo mistico.


uis de seim cius nau
op de seim ol
ualt men in de
colobos dai


not is de seim
laikiu de promisdin
iu nau in trabol
lovgial ciu gen


in do camo not clus
no bal for lov
so op giast cam
lau ue cam lov ai


oping to stein
laik cius go mo men
iu bicos tue mer
cold dobrei gorls
oh spandei

 

E questa volta furono le voci della folla stessa a sostituire quella di Saramestris, che continuava a schioccare le dita.


ai ai smai sesler
eni els so co
uil piso ai
in de col men seivuan
prisencoli
nensinainciusol
ol rait

 

E all’improvviso si fece avanti una donna, alta e slanciata, con gli occhi viola e i capelli neri e morbidi raccolti in una treccia che arrivava fino a metà schiena. Fece svolazzare il vestito che alla luce di quelle lucine sembrava azzurro. E la sua voce riempì la stanza.


ai ai smals senflecs
eni go for dong
peso ai

 

E di nuovo fece coro tutta la folla.


prisencoli
nensinainciusol
ol rait

 

Saramestris recuperò il suo posto centrale, e questa volta i suoi occhi sorridevano… erano gli occhi di una folle. E Andromaca aveva paura, ma le note uscenti dalla bocca della ragazza le impedirono di parlare con Ettore.


uel ai sint no ai giv
de sint laik de cius
nobodi gud tim
lev feis go
uis de seim et
seim cius
go no ben
let de cius
end kal for not
de gais giast stei
ai ai smai senflecs
eni go for doing
peso ai
in de col mein
seivuan
prisencoli
nensinainciusol
ol rait
lu noi sicodor
ah es la bebi
la dal big lour

 

Era tutto uno schiocco di dita, accompagnato dalle voci di quei morti.


ai ai smai senflecs
eni go for doing
peso ai
in de col mein
seivuan
prisencoli
nensinainciusol
ol rait

 

E la canzone finì con Saramestris.


iu nei si not sicodor
ah es la bebi la dal big lour

 

E tutti caddero in ginocchio. Le luci sparirono e le fiaccole come per magia si riaccesero. Andromaca era veramente veramente spaventata. Ettore invece sembrava quasi divertito da quella performance. Pensava che i morti fossero più tristi. E invece avevano il tempo anche di preparare coreografie… beh per forza avevano il tempo, non pensava che i morti avessero molto altro da fare in realtà.

Videro che tutti si erano inchinati, tutti meno la donna con la lunga treccia e gli occhi viola. Persefone. Andromaca si sentiva il viola di quegli occhi addosso. Ettore invece ricambiò lo sguardo di Persefone con tutta la dignità che riuscì a trovare. E strinse i denti, perché le sue ferite non gli permettevano di ergersi in tutto il suo splendore come stava facendo in quel momento.

Persefone si avvicinò loro. – Bene, ben, bene. – fece Persefone. – Due vivi. Ma che cosa ci fanno due vivi come voi qui? -.

Sembrava che non fosse una domanda retorica. Allora a rispondere fu Ettore. – Tu non sai chi sono io! – ostentò sicurezza.

E se la ragazza dai mori capelli lo fulminò con lo sguardo, Persefone sembrava divertita. – No, in effetti. Chi sei tu, mortale? -.

Ettore sapeva che se la doveva giocare bene. Quella era una dea. – Il mio nome è Ettore. – disse. – Ettore di Troia. -.

Aspettò che le sue parole facessero effetto. E infatti gli occhi di tutti si spalancarono. – E lei è Andromaca. –.

-         Liberateli. – fu l’unica parola di Persefone.

Aspettò che fossero liberi entrambi. Squadrava soprattutto Ettore, e non le ci volle molto per intuire che non era nel pieno delle sue forze. E tuttavia sembrava essere forte abbastanza da apparire bello e orgoglioso, e calmo sufficientemente per organizzare un discorso di senso compiuto, che, sapeva, voleva arrivare ad una trattativa.

-         Sto cercando il tesoro di Pisistrato. – disse subito lui. – Sappiamo che è qui. Abbiamo una mappa. Possiamo trovarlo. -.

-         Perché pensi che questo mi possa interessare? – domandò Persefone.

-         Tu sei una dea greca! – esclamò Ettore. – Insomma non avrò letto il mito che parla di me e di Andromaca, ma qualcosa degli antichi greci so… e poi da piccolo guardavo Pollon! -.

Come motivazione gli sembrava abbastanza stupida, però era disposto a tutto pur di rendere la sua tesi credibile. Voleva che Persefone li aiutasse, o che perlomeno li mettesse sulla giusta strada.

Lei infatti sorrise. – Ero una dea, coperta di onori e gloria, molto molto tempo fa. Erano allestiti sacrifici per me, i miei miti erano sulle bocche di tutti, il mondo dei morti era molto più semplice da gestire quando la gente credeva in me, e in mio marito. Ade. Non avevamo bisogno di nasconderci, tutti sapevano che le acque dello Stige erano i confini della nostra tetra città! -.

-         Tempi gloriosi. -.

-         Gloriosi davvero. – Persefone diede ragione ad Andromaca. – Ma purtroppo finiti e passati. -.

-         Possono ricominciare. Se troviamo il tesoro. – ricordò Andromaca.

Persefone si tolse una delle sue grandi collane e la porse ad Andromaca. – E sia. Prendi questa collana principessa troiana, e quando troverete guardiani o ostacoli mostrala. Tutti riconosceranno il simbolo della propria signora. E nessuno oserà opporsi al vostro cammino. -.

Sorrise nuovamente in direzione di Ettore. - È stato un piacere parlare con te, principe troiano. Non dimenticherò la tua determinazione. Persefone non dimentica. E adesso… via! – aprì il suo mantello e si levò lo stesso profumo nauseante.

Le danze ripresero. Ed Ettore e Andromaca di nuovo ripiombarono nel sonno.

 

Letto???

Bene!!!

Allora se vi va come ho detto prima, lasciate un commento, sarò ben lieta di leggere cosa ne pensate di questa trovata…

Per adesso passiamo ai ringraziamenti per quelle persone da cui terrei tantissimo avere un parere su questo capitolo:

-         Lallix: come siamo entusiasta!!! Mi ha fatto davvero piacere la tua ultima recensione, e non avevo dubbi sul tuo alto livello di QI… leggi la mia ff, come potrebbe essere diversamente? XD no, dai, scherzo, sono contenta per te!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: Fuffi??? Ti prego, il mio Cerbero non chiamarlo Fuffi… sono nell’Ade, un po’ di dignità… anche se con questo capitolo non so quanta dignità è rimasta a Persefone… mah… spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto!

-         Myki: rullo di tamburi… ecco il “tuo” capitolo su Ettore e Andromaca!!! Appena ricomincerà la scuola lo so, mi prenderai, aprirai la finestra e mi butterai di sotto… vero? Probabilmente ti aspettavi una cosa romantica e invece ti ritrovi dei geroglifici che cantano una canzone senza senso… eheheheh… però aspetta, ti ho promesso il matrimonio, fammi divertire finché posso!!!

Un abbraccio a tutte!!!

o.O°@matrix@°O.o

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Capitolo 14
*** I verdi prati della verità ***


Capitolo 14

Capitolo 14:

I verdi prati della verità

 

Cassandra cadde perfettamente in piedi e il suo vestito non si era sgualcito neppure di mezzo centimetro. Patroclo fece lo stesso.

Furono stupiti di trovare sotto i loro piedi della morbida erbetta fresca e verdolina, bagnata di rugiada. E davanti a loro tutta una grande radura. Cassandra lanciò intorno occhiate scettiche, Patroclo sospettose.

-         Non mi fido. – constatò lui.

-         Già. – asserì lei con tono laconico. – Il mondo è pieno di gente morta uccisa dall’erba. -.

Patroclo le lanciò un’occhiata contrariata. – Non so se tu lo hai notato, ma siamo entrati dentro una rupe e uno scivolo ci ha divisi. Dovremmo essere al buio in questo momento. Al buio, con tante trappole apposta per noi. Non con erbetta e fiorellini colorati. Ci manca solamente qualche capretta! -.

-         Beeeee. – sentì fare alle sue spalle.

Entrambi si voltarono e videro una pecorella rosa che li guardava con occhi umidi mentre mangiava l’erba.

-         Fantastico! – esclamò Cass. – Adesso posso direttamente mettermi a cantare Heidi e poi chiamare un centro per farmi ricoverare. -.

Patroclo invece aveva sorriso e si era chinato ad accarezzare la pecorella, che si godeva beata quelle coccole inusuali e inaspettate. Il disgusto negli occhi di Cassandra commentava da solo la scena. – Che stai facendo? -.

-         Accarezzo la pecora. – rispose Patty come se fosse la cosa più banale di questo mondo.

-         Ma sei impazzito? – non era da Patty quel comportamento. – Non eri tu quello che diceva che non si fidava? -.

-         Ma guardala Cass, è così carina. È rosa! -.

Se possibile il disgusto negli occhi di Cassandra aumentò ancora di più.

– La chiamerò Zucchero. – sentenziò lui. – Perché mi ricorda lo zucchero filato. -.

Cass scosse la testa, portandosi una mano sulla fronte e alzando gli occhi al cielo. Sospirò. – Ci mancava solamente che desse ad una pecora il nome di un cantante. – borbottò a bassa voce.

-         Ehy! – Patty l’aveva sentita. – Guarda che a me piace ascoltare Zucchero! -.

-         Anche a me. – replicò quella. - È per questo che alzo gli occhi al cielo. Ora mi dispiace interrompere le moine tra te e la capra… -.

-         È una pecora! -.

-         Come ti pare. Abbiamo un tesoro da trovare. -.

Patty la guardò stupito. – E come? Non abbiamo una mappa! -.

E quella era una cosa sensata. Non avevano la mappa. Però sapevano che il tesoro sicuramente non era in quel prato… però come facevano ad esserne sicuri? Certo non potevano mettersi a scavare tutta quella radura. No, era impossibile che fosse sepolto lì… o almeno lei lo sperava. Patroclo aveva smesso di accarezzare Zucchero e si era alzato in piedi. Sperò Cass, per trovare una soluzione.

E invece quello si limitò ad indicare un punto dietro le spalle di lei che con mossa fulminea si girò, e se avesse avuto una spada probabilmente l’avrebbe sfoderata, come se dietro le sue spalle ci fosse stato un pericolo.

Ma non c’era nulla di pericoloso. C’era solo una persona anziana, che guardava verso l’alto, verso il cielo e sembrava esserne assorta. Era un uomo, vestito con una lunga tunica bianca. Zucchero si diresse trotterellando verso di lui, che però non voleva dar segno di prestar attenzione alla pecora. Patroclo era corso ad inseguirla e Cassandra dopo aver urlato 3 o 4 volte il nome di lui si era messa ad inseguirlo. Ma non poteva capitare con qualcun altro??? Doveva badare a Patroclo come di solito si badava ai bambini di 3 anni…

Il vecchio aveva una lunga barba e se ne stava pensieroso a fissare il cielo. Patroclo si avvicinò cercando di non disturbare quella che aveva l’aria di essere un’intensa meditazione. Cassandra lo raggiunse trafelata e lo afferrò per l’orecchio.

-         Non osare mai più allontanarti da me in quel modo! – sbottò mentre Patroclo urlava “Ahi, Uhi” a ripetizione. – Ci manca solamente che ci perdiamo noi due e poi siamo a posto, possiamo dire addio per sempre alla luce del sole. E tutto questo perché? Per una capra! -.

Patroclo riuscì alla liberarsi dalla presa di ferro di lei. – Per l’ennesima volta… è una pecora! -.

-         Quello che ti pare! -.

-         Oh, ma insomma Cass, te ne vuoi decidere a stare tranquilla?! -.

Lei alzò gli occhi al cielo. E probabilmente avrebbe replicato qualcosa di piuttosto tagliente.

Ma non ne ebbe il tempo.

Sentirono che il vecchio stava parlando a loro.

-         È inutile che litighiate se volete uscire da questo regno di morti. -.

-         Morti? – ripeté Patroclo.

-         Morti. – ripeté il vecchio. – Qui siamo tutti morti, poveri noi. Ma voi no. Voi siete vivi. E voi potete raggiungere la strada. -.

Cass e Patty quella volta si mostrarono interessati. Il vecchio però sembrava non guardarli. Fissava il cielo.

-         Che strada? – domandò Patty.

-         Non la sa. – fu Cass a rispondere. – Se la sapesse a quest’ora non sarebbe qui. -.

Il vecchio annuì. – Per trovare la strada si devono percorrere i verdi prati della verità. Sono su. In cielo. -.

-         Entusiasmante. – commentò Cass.

Patty invece lo guardava serissimo. – Cass, è il mito della biga alata. – il cervello di Patty era tornato a funzionare.

-         Platone? – domandò Cass.

-         È il mio nome. Chi mi chiama? – rispose il vecchio, togliendo gli occhi dal cielo e osservando per la prima volta quell’insolita coppia con una pecora. – Da quanto tempo non sentivo il mio nome. Chi siete, voi vivi, che venite qui tra i morti? -.

Patroclo si avvicinò al filosofo. – Siamo qui per cercare la strada per il tesoro di Pisistrato. -.

-         Se volete trovare la strada dovete percorrere i verdi prati della verità. Se volete percorrerli vi servono due cavalli alati e la vostra capacità di equilibrio. -.

-         E dove troviamo i cavalli alati? – chiese Cassandra.

-         Nella fattoria in fondo al campo. – e indicò un punto sperduto davanti a loro. - Che c’è ma non si vede. – e detto questo tornò a guardare il cielo.

Patty e Cass si lanciarono sguardi interrogativi. Che significava? Che voleva dire con quella frase?

-         Platone. – chiamò Cassandra.

-         È il mio nome. Chi mi chiama? – rispose il vecchio.  – Da quanto tempo non sentivo il mio nome. Chi siete, voi vivi, che venite qui tra i morti? -.

Loro due si allontanarono spaventati, mentre Platone tornò a guardare il cielo. Cassandra aveva capito cos’era successo a Platone: ormai era troppo tempo che era morto, e l’unica cosa che voleva era rivivere, ma la morte lo aveva tenuto in sé troppo a lungo, e dalla morte non si fugge. Desiderare di trovare la vita era stata la sua maledizione, che lo teneva incollato a sognare e a dimenticarsi di tutto ciò che lo circonda.

Patroclo aveva preso in braccio Zucchero, e stava scrutando l’orizzonte in cerca di quella fattoria misteriosa. – Io propongo di andare avanti finché non ci sbattiamo contro. – propose lui.

Cass lo guardò. – Di tutte le idee che hai avuto questa è in assoluto la più idiota. -.

-         E quindi è quella che funzionerà meglio. – replicò lui.

E lo disse con lo stesso tono con cui parlava quando trattava di affari nel suo ufficio. Serio. Professionale. Sicuro di sé. Non aveva senso contraddirlo… solamente Odisseo lo faceva, ma Odisseo in genere era quello che proponeva le cose più sensate di tutti loro. Tanto più che Cass non aveva un’idea migliore da suggerire. Cass sorrise, guardandolo mentre fissava il vuoto davanti a lei.

Poi si voltò. – Che hai da sogghignare? -.

-         È che accarezzando Zucchero in quel modo sembri il cattivo dell’ispettore Gadget. -.

Scoppiarono a ridere tutti e due. E si diressero verso la fattoria. O almeno verso la direzione che aveva indicato Platone. Patroclo lasciò libera Zucchero: Cassandra aveva pensato che essendo una pecora probabilmente sapeva dove trovare la fattoria. E infatti non passò nemmeno mezz’ora che Patroclo andò a sbattere contro qualcosa. Era una casa invisibile. Ma al contatto di Zucchero diventò visibile. Era una semplice casetta in legno,  con le finestrelle gialle e verdi, e tanti adorabili animali. Uno di quelli era strano: aveva le zampe posteriori da capra, era eretto e le zampe anteriori invece erano braccia, e sulla testa aveva le corna.

-         Che brutto caprone! – commentò Patroclo.

-         BRUTTO CAPRONE A CHI? – saltò su quello.

Patty sobbalzò. – Lui parla! -.

-         Certo che parlo, razza di idiota al cubo! – sbottò quello strano essere. – Io sono Pan! Dio dell’Arcadia! -.

-         Tu sei Pan? Quello stesso Pan di… - Cassandra non ci credeva.

-         Sì, Virgilio. Quello stesso Pan che Virgilio ha utilizzato per scrivere le sue ecloghe. -.

Patroclo di rese conto della gaffe. Si trovava davanti ad un Dio e lo aveva offeso, e adesso si sentiva terribilmente mortificato… e in colpa verso Cassandra. Probabilmente il Dio non gli avrebbe dato più il suo aiuto. Ma Cassandra era direttamente passata la piano B.

-         Chiedo scusa per l’impertinenza del mio servo. – indicò Patroclo, e gli tirò un ceffone. – Stupido! Ti avrò detto mille volte che davanti agli estranei devi stare zitto! -.

-         Ma… - tentò di ribellarsi Patroclo, che non aveva capito dove Cass volesse arrivare. Ma lei lo zittì con un’occhiata.

-         Il fatto è che – disse lei rivolgendosi a Pan. – non sa quello che dice. È pazzo. Purtroppo era stato abbandonato dai suoi genitori, e i miei genitori decisero di tenerlo. Ora il problema è che io stavo andando ad un appuntamento e lui mi ha seguita. Me ne sono accorta e ho cominciato a correre e lui mi seguiva. Ci siamo persi e non sappiamo come ci siamo ritrovati qui. Un vecchio, lassù ci ha parlato di verdi prati della verità… -.

Pan la osservò dubbioso. Cassandra lo guardava con la sua solita aria imperturbabile e un’espressione talmente seccata stampata in faccia mentre guardava Patroclo, che nel frattempo pensava che l’amica fosse un genio.

Ma il dio non era del tutto convinto. – Perché dovrei crederti ragazzina? -.

Cassandra indicò la pecora. – L’ha chiamata Zucchero… -.

Pan lanciò uno sguardo obliquo a Patroclo. – Questo spiega molte cose… - sospirò. – In questo caso mi sembra doveroso per un dio aiutare una povera ragazza e un… lui. – non voleva essere scortese. – Seguitemi. -.

Li portò in una stalla, e lì vi era una biga con due cavalli, uno nero e uno bianco. Pan spiegò che il cavallo nero li avrebbe trascinati sempre più giù, invece quello bianco verso i verdi prati eccetera eccetera. Stava al loro intelletto fare in modo di raggiungere la conoscenza, e quindi i verdi prati.

Pan gettò un’occhiata a Patroclo. – Non credo che con lui ce la farai. – disse alla ragazza. – Perché non lo lasci qui con me? -.

Patty la guardò come per dirle di no. Non voleva restare da solo nella terra dei morti. Cassandra non sapeva a cosa stava andando incontro, poteva benissimo non tornare, e allora lui che avrebbe fatto?

Cassandra lo afferrò per un braccio. – No. Sono sicura che ce la faremo. Grazie di tutto, Pan. -.

-         Buon viaggio! – augurò lui.

Così il calesse cominciò a salire, e Pan e Zucchero diventarono solamente dei pentolini. – Mi mancherà Zucchero. – disse Patty, lanciandole un’ultima occhiata.

-         Certo. – commentò Cassandra. – Adesso prendi le redini di questo affare, non so come si conduce. -.

Patroclo scoppiò a ridere e prese le redini, per condurre i due cavalli che per ora andavano nella stessa direzione. – Sei stata brava ad inventarti quella scusa. -.

-         Che ci vuoi fare? – replicò lei. – Dopo anni che conosci Achille qualcosa dovrai pur imparare, no? -.

Era vero, e Patty lo sapeva. Probabilmente avrebbero cominciato a parlare di Achille e degli altri se il cavallo nero non avesse cominciato a dirigersi verso il basso.

-         NO! – esclamò Patroclo. – Cavallino non ci siamo capiti proprio per niente. Vai su! -.

Cercò di rimetterlo sulla giusta via. Ma quello continuava a spingere verso il basso.

-         Non otterrai nulla. – commentò Cassandra. – Non puoi controllare il cavallo nero. Ci porterà verso il basso. è più forte di quello bianco. -.

-         Lo so. – sbottò di nuovo lui. – Ma cosa pretendi che facciamo? L’uomo non può raggiungere la conoscenza assoluta. Dovremmo essere Dei per farlo. E non lo siamo Cass! -.

-         No. – ribatté lei. – Ma abbiamo una cosa che gli Dei non hanno. – sorrise, mettendo la mano nel suo zainetto.

-         Che cosa? – si incuriosì Patroclo.

-         Il coltellino svizzero! – esclamò lei, tirandolo fuori con gli occhi che le brillavano. – Togliti di mezzo Patty, fa’ passare la dea. -.

Patroclo la osservava terrorizzato mentre tagliava la briglia del cavallo nero. – Sei impazzita? Cadremo! La biga si ribalterà a sinistra! -.

-         E chi ha mai parlato di restare sulla biga? -.

Le briglie si spezzarono. Il cavallo nero precipitò verso il basso. La biga si ribaltò a sinistra, e Cassandra velocemente saltò sul cavallo bianco. Patroclo si afferrò alla biga, che era trascinata dal cavallo bianco.

-         CASS! – urlò. – CASS, MALEDIZIONE, AIUTAMI! -.

Cassandra aveva l’aria di divertirsi un sacco. Afferrò una mano a Patroclo e lo tirò sul cavallo. Poi gli porse il coltellino svizzero. – Taglia anche l’altra briglia. Il cavallo andrà più veloce senza il peso della biga. -.

Patroclo obbedì, e non appena fu libero della biga il cavallo bianco fece uno scatto improvviso verso l’alto sfiorando la velocità della luce. Patroclo si afferrò a Cassandra, chiudendo gli occhi. Cassandra invece con una mano reggeva la redine, e l’altra invece era sollevata in alto, chiusa a pugno.

-         VERSO I VERDI PRATI DELLA VERITA’ E OLTRE! -.

 

Perdonatemi per la trovata di Platone e di Pan, ma in questo momento Virgilio e Platone sono i miei due problemi principali.

Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto.

Non temete… i nostri eroi stanno per ritrovarsi tutti insieme, i nemici stanno per sferrare il loro attacco, e finalmente le lovestories Achille/Giulia e Ettore/Andromaca si svilupperanno… per la gioia di qualcuno (ogni riferimento a myki è puramente casuale… xD).

Quindi a risentirci al prossimo capitolo, e nel frattempo i ringraziamenti… ragazze siete fantastiche mi lasciate delle recensioni bellissime! Le apprezzo molto!

-         Lallix: grazie 1000!!! eheh… sono contenta che ti sia piaciuta la mia trovata di Persefone... no, perché triste… in fondo è la boss dell’Oltretomba, perché dovrebbe essere triste? L’Egitto l’ho messo in mezzo perché mi piace la cultura dei morti che avevano: il mito del cuore e della bilancia, hai presente? E poi quei geroglifici mi hanno sempre fatto un po’ paura, non avrei potuto vivere in una casa con delle pareti tutte piene di geroglifici… sembra che siano vivi… Spero che anche questo capitolo con Patty pazzo per una capra… ops, pecora… e Cass versione Buzz ti sia piaciuta! Bacione!!!

-         Giulin Giulina (alias Tigerlily): sei perseguitata dallo Chanel n.5? Non lo sapevo… scusaaaaa. Sono contenta che tu abbia gradito “Persefone dopata all’ennesima potenza”… eheh… ho riso un casino leggendo la tua recensione, ma da dove ti vengono queste idee? Thank you very much!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! Kiss!!!

-         Myki: grazissime!!! Però c’è una cosa della tua recensione che non ho capito molto bene: cosa intendi di preciso con “razionalmente creata dal tuo cervello”? xD Certo che apprezzo la tua sincerità!!! Infatti ho tenuto conto del tuo parere e in questo capitolo nemmeno una piccola canzone (volevo mettere Heidi… xD). Comunque no… se mi lanci dalla finestra niente matrimonio… dovrai sopportarmi ancora per qualche capitolo… dai Marty, ormai non manca molto… e infine, ti voglio bene anch’io… Bacione!!

@matrix@

 

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Capitolo 15
*** Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (II Parte) ***


Capitolo 15

Capitolo 15

Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente (II Parte)

 

Un cane. Un grosso cane nero a 3 teste era davanti a loro. E loro erano rimasti senza parole. Mai avrebbero infatti pensato di trovare un mostro del genere. Achille e Clitennestra erano davanti a Cerbero.

Come era stato possibile?

I passi che avevamo sentito io e Odisseo erano i loro, che si trovavano al piano superiore, e Cerbero, dopo aver finito con noi, era tornato nella sua stanza, illuminata.

La stessa stanza dove avevano deciso di andare Achille e Clitennestra.

-         Sta’ dietro di me, Nastrina. – Achille la spinse un po’ indietro rispetto a lui, e brandì la spada.

-         Fermo! – esclamò lei, abbassandogli il braccio.

Achille la guardò interrogativo, ma lei non lo stava guardando. I suoi occhi scrutavano quell’enorme cane nero, che aveva l’aspetto così minaccioso. Quindi fece cautamente tre passi avanti.

-         È una pessima, pessima idea. – le disse Achille.

-         Sta’ zitto tu! – lo zittì lei.

Non voleva risolvere le cose nel modo di Achille, una volta tanto voleva risolverle a modo suo. Era inoltre convinta che tentare di fare alla io-Achille non avrebbe aiutato assolutamente. Anzi. Non credeva minimamente che due ragazzi di 17 anni avrebbero avuto così tanta fortuna da farcela a battere un mostro del genere. E se non puoi batterlo… beh, unisciti a lui.

Il cane adesso aveva abbandonato l’aria minacciosa, e le tre teste guardavano incuriosite quella giovane ragazza che si stava avvicinando a lui apparentemente senza avere cattive intenzioni. Poi lei posò per terra il suo zaino, e prese un pacchetto di Fonzies. Non sapeva se ai cani piacessero i Fonzies. A lei piacevano.

Quindi aprì la confezione grande e si avvicinò ancora di più, porgendogliela. Achille la stava seguendo, sempre impugnando la spada, pronto ad agire se solo il mostro avesse provato ad azzannarla. Cerbero avvicinò una delle due teste nel pacchetto, annusando, incuriosito. Una testa era a meno di due centimetri dal viso di lei, e l’altra dal volto di lui. Poi addentò i Fonzies, e sembrò gradire.

Si leccò i baffi, e poi leccò Clitennestra, che cominciò a ridere e ad accarezzare due delle tre teste.

-         Sei una maga. – commentò Achille. – Come hai fatto? -.

-         Fonzies. – rispose lei, facendo l’occhiolino. – Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà. -.

Achille sorrise, e diede un buffetto all’altra testa di Cerbero, rinfoderando la spada. Era un cagnone gioviale.

-         Non è poi così cattivo. – osservò Achille, mentre lo grattava dietro le orecchie.

-         Non sono cattiva. Sono gli altri che mi descrivono così. -.

-         Che fai Nastrina, adesso tenti anche di imitare Jessica Rabbit? – domandò Achille.

Ma Clitennestra lo stava guardando interrogativa. Non era stata lei a parlare.

-         Sono stata io, biondino. Qui, proprio sotto la tua mano. -.

Achille guardò la testa del cane. – Tu parli! – esclamò.

-         Anche noi. – replicarono le altre due teste.

Avevano una voce diversa da quella della prima testa che aveva parlato, e diversa anche tra di loro. Erano, sì, entrambe maschili, al contrario della prima che era femminile, ma una sembrava appartenere ad un adulto, l’altra invece ad un bambino.

Clitennestra si ritrasse, un po’ spaventata. Non se lo aspettava.

-         Che cosa…? -.

La voce femminile che aveva parlato per prima di nuovo parlò per dare una spiegazione ai nostri eroi.

        Io mi chiamo Cerena. Lui, è mio marito, Besso. E nel mezzo è nostro figlio, Rododaktulos. Eravamo una famiglia prima. Una famiglia felice e semplice. -.

Clitennestra stava concentrando le sue carezze su Rododaktulos.

-         E poi cosa è successo? – domandò Achille.

-         È successo che nostro figlio ha scoperto, giocando con il nostro cane, il luogo dove il dio Apollo teneva il sole quando non era in cielo a brillare. Decise quindi di punirci: ci trasformò in questa orribile bestia, esattamente la stessa razza di cane che accompagnò nostro figlio nelle sue scelleratezze, e come nome unì tra di loro le sillabe iniziali dei nostri nomi. E adesso eccoci qui. Guardiani degli Inferi. – sospirò.

Rododactulos gemette. – Tutto quello che cerchiamo è qualcuno che possa liberarci. Qualcuno che riporti indietro il tempo, in modo da non compiere quest’azione di nuovo. Ma tutte le volte che ci avviciniamo a qualcuno, quel qualcuno scappa, cercando di aggredirci. Anche prima una ragazza ha tentato di aggredirci. -.

-         Una ragazza? – domandò Clitennestra. – Che ragazza? -.

Le dispiaceva per quella storia triste, ma c’era qualcun altro oltre a loro in quel regno in quel momento. Amici o nemici?

-         Non era molto alta… aveva i capelli biondo scuro, e la spada. E con lei c’era un ragazzo, moro... -.

-         Giulia! – esclamarono entrambi. – E Odisseo. -.

Achille e Clitennestra si guardarono. Cerbero avrebbe potuto aiutarli. E loro potevano aiutare quella famiglia. Clitennestra parlò del tesoro di Pisistrato. Propose l’accordo. Cerbero accettò.

Achille salì in groppa cercando di fare il più piano possibile per non far male, e dopo aiutò Clitennestra a issarsi sulla schiena del cane.

-         Sapete dove sono andati? – domandò Achille.

-         Certo. – rispose Besso. – Tenetevi forte umani. -.

 

Io ero rimasta folgorata dalla vista del fiume.

-         Che hai? – mi domandò Odisseo.

Non riuscivo a parlare. Lo presi per un braccio e lo trascinai via. – Si può sapere che ti prende? -.

-         Odisseo… - come dirglielo? - … siamo nel mondo dei morti. – decisi per la via più diretta.

-         Siamo nel cosa? -.

-         Nel mondo dei morti! – esclamai. – Quel fiume era l’Acheronte. È il fiume che divide il mondo dei vivi dal mondo dei morti. E quel cane… quel cane è un guardiano infernale. -.

-         Della Divina Commedia. – si ricordò Odisseo.

-         Di un tradizione ben più lunga. – specificai. – Dai tempi dell’Antica Grecia. -.

Odisseo mi lanciò un’occhiata obliqua. – Quindi in pratica dai nostri tempi. – poi fece una pausa di riflessione. – La cosa da chiarire Giulia, se questo è veramente quello che tu dici che sia, è se noi… insomma… -.

-         … siamo morti, Odisseo? – terminai la domanda per lui. - Può essere. – risposi.

Non potevamo essere sicuri con certezza di essere ancora vivi, dopotutto. Insomma eravamo andati a sbattere contro una parete rocciosa… era improbabile che si fosse aperta… era molto più probabile che fossimo morti senza rendercene conto. La morte era indolore? Boh… come potevamo saperlo? Non eravamo mai morti.

Ma poteva esserci quel vuoto una volta morti? Dov’erano l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso? Poteva esserci solamente altra roccia?

-         Cosa pensi? – mi domandò Odisseo.

-         Tu? – domandai a mia volta.

Nessuno di noi due aveva una risposta. – Credo che ci sia solamente un modo per saperlo con certezza. -.

Lo guardai. – Quale? -.

-         Andare al fiume. – mi rispose Odisseo. – Ci dovrebbe essere Caronte. Lui potrà dirci se siamo morti o no. -.

Era macabra la situazione. Insomma, era dubbiosa… come poteva una persona non sapere se era viva o morta? Mi sembrava di vivere un incubo. Era meglio avere una risposta, anche se quella fosse stata “sei morta” sarebbe stato meglio di quel dubbio.

Così prendemmo le corde e tornammo sul precipizio. – Io avrei un metodo più veloce. – suggerì Odisseo. – Invece di usare le corde, tuffiamoci! -.

Lo guardai come se venisse da un altro pianeta.

        Tu sei fuori come i balconi. – commentai. – Tuffarci da quest’altezza!? Per chi mi hai presa per un’aspirante suicida? -.

Battuta macabra. Che mi era uscita senza volere. Odisseo sorrise. – Beh… se siamo morti non ci faremo nulla. -.

-         Ehy, calma… non abbiamo la certezza di essere morti… - replicai.

-         È acqua. – replicò. – Non moriremo per un tuffo. Prendi fiato. Pronta, attenta, giù! -.

Afferrò la mia mano e si buttò di sotto. Urlai il suo nome, maledicendolo in tutte le lingue che conoscevo.

-         @£*^#§€&ç!!! -.

Ma non toccammo mai lo specchio d’acqua. Sentii il mio di dietro battere su un qualcosa di solido, e peloso. Aprii gli occhi, che avevo chiuso. Poi sentii qualcuno che mi teneva stretta.

-         Non ti azzardare a rapirmi brutto pezzo d’idiota! – urlai tirando una gomitata all’indietro senza nemmeno pensare a chi potesse essere. Prendendolo in pancia. – Sono già abbastanza isterica di mio senza che tu debba rapirmi su un cane volante! -.

Mi resi conto di quello che avevo detto. Un cane volante? Non esistevano i cani volanti. E allora come…? Mi voltai all’indietro. E vidi Achille che si massaggiava la pancia dove avevo mollato la gomitata.

-         Vedo che fai progressi. – commentò, tentando un sorriso.

Rimasi senza parole. Poi la mia espressione si aprì in un’esplosione di gioia, e mi lanciai al collo di lui. – Achille! -.

Ricambiò l’abbraccio.

Intanto Cerbero era atterrato in un corridoio. Raccontammo quello che ci era successo, e Cerbero ci assicurò che eravamo ancora vivi. Il come rimane un mistero…

-         Ma che vi è saltato in mente di saltare? – domandò Clitennestra.

-         Sua idea. – indicai Odisseo. – Tra noi funzionava così. Le buone idee erano mie. Le cattive sue. -.

-         Complimenti allora. – commentò Odisseo. – Sono contento che tu abbia fotocopiato la mappa. -.

Achille e Clitennestra spostarono automaticamente lo sguardo su di lui. – Hai fotocopiato la mappa? – domandarono in coro.

-         Sì lo so… sono un genio… non adoratemi per questo. -.

-         Mio eroe! – esclamò Clitennestra, battendogli una pacca sulla spalla.

-         Siamo a posto. – commentò Achille. – Abbiamo la mappa, e abbiamo Cerbero. -.

Io sentivo di dovere delle scuse a quel cagnone. – Ehm… mi dispiace di aver reagito in quel modo… ma pensavo che voleste aggredirmi. -.

-         Non preoccuparti cara. – mi rispose Cerena. – Tutti cercano o di ucciderci oppure fuggono. – poi notò il mio silenzio contrariato. – Non intendo dire che tu sia codarda. Era logico che tu ti comportassi così. Ti avremmo battuta in un sol morso, e tu dovevi salvare te e il tuo amico. -.

-         Prometto che la prossima volta che vedrò un cane di 5 m a 3 teste mi fermerò a parlarci invece di trovare un modo per fuggire tentando di ucciderlo. – promisi.

… oddio… mi sentivo scema a dire quelle cose, come mi sento a volte scema a scrivere questi ricordi…

Oltre ad avere la mappa, la nostra fortuna fu quella che Cerbero conosceva benissimo tutti i cunicoli di quello strano mondo sotterraneo. Dopo circa due ore di marcia, mentre Clitennestra ogni tanto dava a Rododaktulos qualche patatina, Achille avvistò la stanza X.

-         Eccola! – esclamò.

Come aveva fatto a notarla? Brillava. E poi sentimmo che qualcosa stava andando in frantumi all’interno. Sembrava che ci fosse stato un grosso impatto. Cerbero ringhiò e si precipitò dentro.

 

Cass stava guidando il bianco cavallo tra tutte quelle nuvole che erano talmente fitte da poter dire che fosse stato il cavallo a guidare Cass, e non lei, in quanto la visibilità era ridotta al minimo.

Patroclo si reggeva a lei. perché già non si fidava di quel cavallo, poi se si aggiungeva anche la nebbia, allora Patroclo vedeva un potenziale pericolo da ogni parte. Si sarebbe sentito molto più tranquillo se avesse avuto con sé Zucchero.

-         Mi manca già. – commentò a voce alta.

Cassandra alzò gli occhi al cielo esasperata. – Per l’ultima volta Patty, era solamente una capra!!! -.

-         Era una pecora! Una pecora Cass! Possibile che alla tua età tu non sappia fare una semplice distinzione tra una pecora e una capra? -.

Cassandra si voltò, lo sguardo molto poco amichevole. – Cosa stai cercando di dire, pidocchio? -.

Patty la guardò, ancora più maestosa con quell’aria accigliata.

-         Nulla. – borbottò lui in risposta. – Guarda la strada. -.

Lei si rivoltò, ma era inutile. Dovevano raggiungere i verdi prati, ma davanti a loro il colore che dominava non era il verde, bensì il grigio di quella nebbia impenetrabile a tal punto che anche il cavallo aveva rallentato la sua andatura.

-         È strano. – osservò Cass.

-         Cosa? – domandò Patroclo.

-         Non abbiamo trovato ostacoli. – rispose lei. – Noi non siamo dei. Non posso credere che non abbiano messo ostacoli per permettere il passaggio solamente a loro. -.

-         Ti stai lamentando perché tutto sta andando bene? -.

-         Mi sto lamentando perché tutto sta andando troppo bene. Qualcosa sarebbe dovuto accadere già da un pezzo. -.

Patroclo si soffermò a pensare alle parole di Cassandra. Che l’amica avesse ragione? Lui sapeva perfettamente lo sforzo che si doveva fare per mantenere nascosto qualcosa… ripensava a tutte le volte che doveva mantenere nascosti i suoi traffici. Quindi non poteva essere finita lì. Trovare il cavallo non poteva essere l’unica difficoltà sulla loro strada.

Sentì poi un fruscio, un soffio di vento, uno spostamento d’aria.

-         Accelera. – ordinò a Cass.

-         Che cosa? -.

-         Non ne sono sicuro, ma credo che tra le nuvole qualcuno ci stia seguendo. -.

Lei si voltò, ma non riusciva a scorgere niente. Spronò il cavallo che però non sembrava avere nessuna intenzione di aumentare la velocità.

-         Non sarà nulla. – cercò di tranquillizzarsi Patroclo.

-         E invece mi sa che è qualcosa. -.

E Cassandra aveva ragione. Quell’attesa durò poco. Una manciata di minuti dopo infatti videro qualcosa stagliarsi all’orizzonte. Erano 5 figure blu scure, quasi nere, ma con riflessi metallici. Erano magre, si vedevano benissimo le ossa. La testa aveva 5 punte sopra gli occhi, e grandi ali nere spuntavano da dietro la schiena di quei mostri.

-         Amici o nemici? – domandò Patty.

-         Non lo so. – rispose Cassandra. – Vuoi andare a chiederglielo tu? -.

Lui scosse la testa. Non ci teneva; sembrava però che quei demoni tenessero particolarmente ad incontrarli.

-         Esiste la possibilità che siano lì per gestire un autogrill? –.

-         Certo Patroclo. – rispose Cassandra. – L’Oltretomba è pieno di autogrill. -.

Volenti o nolenti però si dovettero fermare a quel posto di blocco forzato.

-         Altolà! Chi va là? – domandò uno dei 5. – Umani? Umani vivi? Qui? -.

Cassandra stava seriamente cominciando a seccarsi della storia che ogni volta che incontravano qualcuno quel qualcuno doveva sottolineare il fatto che erano vivi. – Il mio nome è Cassandra. – rispose. – Sono la sorella di Ettore di Troia! -.

-         Ah… - fece uno di quei diavoli. - È una creatura mitologica. -.

E adesso si passava dall’essere vivi ad essere creature mitologiche… che poi, ma si erano visti? Se lei e Patroclo erano creature mitologiche come dovevano essere classificati quei diavoli?

-         Avremo una certa fretta. – replicò Cassandra.

-         Beh, dolcezza, noi non possiamo farti passare. -.

-         Dolcezza a chi? – Cass lo guardò piena di disprezzo. – Dolcezza lo dici a qualcun altro, razza di demone anoressico che non sei altro! -.

Patroclo le mise una mano sulla bocca, e continuò lui per lei. – Tu non ci sai fare. – le bisbigliò all’orecchio. – Signori. Sono sicuri che si può arrivare ad un accordo. Si può arrivare sempre ad accontentare entrambe le parti. -.

-         Non puoi offrirci nulla, essere mitologico. – ribatté uno dei 5.

Patroclo aprì lo zaino e tirò fuori il borsellino. – Sono i guadagni di quest’estate… - spiegò, mentre tirava fuori due banconote di grosso taglio. – Sono 1000 €… credo che possano bastare. -.

-         Noi non accettiamo denaro umano. -.

-         Sono disposto a salire a 2000. 2500 se ci fate da guida. – insistette lui.

Uno di quei 5 prese una banconota da 500 e ci soffiò sopra. Dalle sue narici uscì del fuoco, che bruciarono la banconota. Patroclo spalancò gli occhi.

– Ma… ma… ma… - non riusciva a mettere insieme due parole.

Cassandra si liberò dalla sua stretta e si rivolse ai diavoli. – Va bene, abbiamo afferrato il concetto. Facciamo dietro front. – afferrò Patty per un braccio e lo trascinò via, fino a tornare al cavallo.

-         Non possiamo tornare indietro. – si oppose Patty.

-         Vuoi decidere a fare quello che ti dico sì o no? -.

Patroclo salì sul cavallo di malavoglia, e Cassandra sedette davanti a lui, afferrando le briglie.

-         Tieniti forte. – disse a Patroclo, prima di lanciare il cavallo al galoppo, sfondando il posto di blocco dei diavoli.

Questi rimasero sorpresi in un primo momento.

-         SEI IMPAZZITA??? – urlò Patroclo, che si era coperto la testa al momento dell’impatto.

-         Ci inseguono? – Cassandra ignorò volutamente la sua domanda.

Patroclo si voltò. – Ehm… sicura di volerlo sapere? -.

Ripresi dalla sorpresa iniziale di quello che quella giovane creatura mitologica era riuscita a fare i diavoli si erano lanciati all’inseguimento, lanciando raffiche di fuoco dalle loro bocche. Cassandra spronava il cavallo, facendo virate improvvise, e cercando di non mantenere la stessa direzione.

-         Diamine Patroclo, fa’ qualcosa! -.

-         Io? – saltò su lui.

-         MUOVITI! -.

Patroclo si voltò sul cavallo, e reggendosi saldamente alla parte posteriore per evitare di essere sbalzato di sotto. Sbirciò nello zaino.

-         PATROCLO! – urlò Cassandra.

Patroclo vedeva che nello zaino non c’era nulla che poteva essere d’aiuto per rallentare quei demoni che volevano dietro di loro.

Una fiammata passò proprio accanto a Patroclo… l’unica cosa buona era che finalmente c’era abbastanza luce per vedere in tutta quella nebbia.

-         Perché non abbiamo portato un superliquidator? – domandò lui.

Cassandra si rifiutò di rispondere ad una tale sciocca domanda. Patty sapeva che doveva trovare qualcosa prima che fosse troppo tardi. E poi finalmente trovò qualcosa che forse faceva al caso suo.

-         Cass ce l’ho! -.

-         Cosa ? -.

Aveva portato la sua attrezzatura da scherzi, sapendo che probabilmente Odisseo e gli altri l’avrebbero utilizzata. Bombe colorate: erano bolle con dentro del colore che scoppiavano non appena venivano in contatto con qualcosa.

Stava per lanciarle, quando Cassandra lo fermò. – Aspetta. C’è una specie di grotta a circa 2 km. Lanciale quando te lo dirò io! Così non potranno vedere dove andiamo, e io con le loro fiammate potrò vedere la direzione. -.

Quindi Patroclo stava dietro parando con lo scudo le fiammate che arrivavano troppo, pericolosamente vicine.

E poi sentì che qualcosa lo afferrava sotto il piede. Era uno di quei demoni.

-         CASS! – esclamò.

Tirò lo scudo in testa al demonio e questo mollò la presa, stordito, cadendo nel vuoto, ma un altro gli era addosso.

-         CASS! -.

-         ORA! – esclamò lei, virando all’improvviso.

Patroclo lanciò le bombe di colore, che crearono un bel po’ di scompiglio. E il cavallo velocissimo si rifugiò nella grotta. La attraversarono.

E il panorama diventò verde.

-         I verdi prati! – esclamò Cassandra, mentre il cavallo si posava sull’erba.

-         Per fortuna. – commentò Patty. – E siamo vivi. E interi. E non ci accadrà più niente! -.

L’erba fece uno strano scricchiolio. Patty e Cass si guardarono.

-         Oh oh. – e la porzione di terra dov’erano loro cominciò a precipitare. – AAAAAAH! -.

Sfondarono diversi piani, mentre urlavano.

Uno di quei piani era quello dove si trovavano Ettore e Andromaca, che, appena ripresi dallo shock post Persefone, videro una porzione di terra precipitare, con abbracciati Patroclo e Cassandra che urlavano. Scena da cartone animato.

Andromaca guardò Ettore. – Hai visto anche tu quello che ho visto io? -.

-         E non sai quanto avrei preferito non vederlo… - rispose Ettore, guardando il buco del pavimento da dove erano precipitati.

Poi guardò Andromaca. Le prese la mano. E saltarono di sotto, per raggiungere Cassandra e Patroclo.

 

Eccomi qui, tornata con una nuova avventura (il giorno del mio compleanno… buoni 17 anni a me!!!) dentro l’Ade, che a differenza di quello che molti credono non è assolutamente un posto noioso… soprattutto quando dentro ci siamo noi xD

Ormai siamo davvero vicini a scoprire il tesoro… eheh… e purtroppo (per me… forse per voi è una fortuna) questa ff sta per finire… non sono in grado di dirvi tra quanti capitoli… forse 2, o 3 … non più di 4 a meno che non mi venga un’illuminazione dell’ultimo momento… ma non credo.

Quindi bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti!!!

-         Myki: dimmi Marti, questo ti sembra razionalmente creato dalla mia mente? XD Dimmi che ne pensi… mentre lo scrivevo ho pensato alla tua faccia quando l’avresti letto… ahahahahah!!! Bacione!!!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: eh no… non va bene… saltare una recensione è un errore gravissimo… xD… Dai, non importa!!! L’importante è che la storia continui a piacerti!! Sono contenta che lo scorso capitolo ti abbia fatto ridere!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo. Bacione!!!

E grazie anche a tutti coloro che mi hanno tra i preferiti!!!

@matrix@

 

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Capitolo 16
*** Kiss the Girl ***


Capitolo 16

Ciao a tutti!!!

Prima di tutto volevo specificare un equivoco che ha avuto origine nell’altro capitolo: la leggenda di Cerbero NON è vera. È puramente frutto della mia fantasia. Cerena e Besso sono dei nomi inventati da me con la prima sillaba appartenente al nome Cerbero (CER = Cerena, BE = Besso). Quanto a Rododaktulos, è un epiteto omerico riferito all’alba, e significa “dalle rosee dita”: ho scelto questo nome sia per il RO finale di Cerbero, sia perché appunto quello che il giovane Rododaktulos fa è scoprire dove il nostro Grease tiene il sole prima che sorga… e quindi all’alba.

Scusate per questo chiarimento ma non voglio che magari consideriate vera la storia… avrei dovuto specificarlo prima… scusate!!!

Adesso vi lascio alla storia; i ringraziamenti sono in fondo, come al solito.

Bacio!

PS: nella seconda parte ascoltate “Baciala” di Sebastian, della Sirenetta.

 

Capitolo 16

Kiss the Girl

 

Dedicato alla Marty…

 

Potete immaginare facilmente le facce mia, di Achille, di Clitennestra e di Odisseo nel vedere gli altri piombati dal cielo insieme ad una porzione di terreno con erba verde. Ci vollero un po’ di secondi prima di renderci conto che eravamo tutti lì, tutti insieme e tutti vivi, soprattutto considerando che eravamo nel regno dei morti.

Solo dopo ci concentrammo sulla stanza in cui ci trovavamo.

-         Ragazzi che roba. – fu l’unico commento.

-         L’hai detto Patroclo. – confermai. – L’hai detto. -.

Oro.

Tanto oro.

E gioielli: scettri, corone, bracciali, collane, anelli.

Ovunque brillava l’oro, il rosso dei rubini era mescolato al verde degli smeraldi, in un mare di riflessi di zaffiro. Stoffe preziose purpuree abbracciavano nobili perle candidissime.

Non avevo mai visto tanta ricchezza in vita mia, nemmeno nei film.

Ci lanciammo su quelle ricchezze.

-         Mi comprerò uno yacht! – decisi prendendo un diamante dai mille riflessi colorati. – E lo terrò a Dubai o a Montecarlo. -.

-         Uno yacht? – Clitennestra mi guardò interrogativa. – Altro che yacht! Ci compri direttamente tutti gli Emirati Arabi più Montecarlo e la Francia con solo un quarto di questo tesoro. -.

Beh… in effetti aveva ragione. Mi guardai intorno. Achille aveva messo in test una grande corona, e aveva preso uno scettro a forma di serpente con incastonato un rubino tra le fauci.

Gli unici che non si erano fatti prendere dall’allegria generale erano Odisseo e Cassandra, che stavano in piedi al centro della stanza.

-         Guardate che il denaro non morde. – gli fece notare Patroclo.

-         Sicuro? – domandò di rimando Cassandra.

-         Che vuoi dire? – Ettore posò le collane che stava scegliendo per Andromaca.

Odisseo sospirò. – Quello che stiamo cercando di dirvi è che non siamo qui per prendere questo tesoro. Stiamo perdendo tempo. -.

-         Siamo stanchi, Odisseo. – replicò Andromaca. – Forse è il caso di montare un accampamento e di metterci a dormire qui. -.

Ci guardammo tutti. E ci sorprendemmo nel vedere che Andromaca aveva ragione, che avevamo delle grandi occhiaie, e che l’unica cosa che volevamo in quel momento era dormire.

Quindi mollammo subito quello che avevamo in mano e ci mettemmo all’opera per costruire un accampamento decente, preparare da mangiare per noi e per Cerbero.

Poi ci sedemmo intorno al fuoco, tutti insieme, mentre mangiavamo gli spiedini che ci eravamo portati dietro, e ciascuno di noi raccontò le proprie avventure. E ci ridevamo sopra, come se quelle cose non fossero realmente successe a noi. Come se fosse stato solamente un sogno. Ma non era un sogno: era la realtà. E quella realtà tornò da noi non appena Odisseo ci ricordò che forse sarebbe stato meglio per noi fare dei turni di guardia mentre gli altri dormivano.

-         Chi fa il primo turno? – domandò Odisseo.

-         L’idea è stata tua. – disse Patroclo. - Io quindi propongo te. -.

-         Non ce la faccio. – scosse la testa Odisseo. – Ho bisogno di almeno mezz’ora di sonno. -.

-         Io. – mi alzai. – Faccio io il primo turno. Due ore. -.

Mi guardarono tutti, stupiti. E accettarono subito: loro non volevano proprio fare il turno. Quindi tutti si sdraiarono nei sacchi a pelo e caddero tra le braccia di Morfeo prima ancora che io riuscissi a prendere l’i-pod. Anche Cerbero aveva sbadigliato sonoramente e poi si era accucciato, e addormentato.

E così mi ritrovavo sola. Sola per pensare. Quanto tempo era passato da quando eravamo entrati lì? Ore? Giorni? Sembravano così lontani i tempi del campus. E i tempi prima del campus ancora più lontani, come se fossero appartenuti ad un’altra vita. Mi sedetti sul tesoro osservando i gioielli per tenermi sveglia.

Nel frattempo la riproduzione casuale dell’i-pod aveva fatto cominciare a suonare una delle mie canzoni preferite, di Billy Joel: She’s always a Woman to me.

Notai un anello tra gli altri. Era una serpentina. Adoravo quegli anelli. Erano semplici. Aveva 4 giri, era tutta d’oro e nella testa del serpente c’era fissato non un rubino ma un diamante. Un diamante molto particolare, che aveva tanti riflessi. Pensai che colui che mi avrebbe sposata mi avrebbe regalato quell’anello.

 

She can wait if she wants, she's ahead of her time.
Oooooh, and she never gives out, and she never gives in

 

Cominciai a cantare mentre mi rigiravo tra le mani quell’anello. Poi sentii la mano di qualcuno sulla mia spalla. Sobbalzai. Ma c’era un sorriso ad attendermi quando mi voltai.

Achille.

Si sedette accanto a me. Mi tolsi le cuffie.

-         Non sei a dormire? – domandai.

Scosse la testa, e passò una mano sulle mie spalle tirandomi a lui, e abbracciandomi. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla, mentre mi accarezzava i capelli.

-         Ho pensato che sarebbe stato più semplice per te restare sveglia con qualcuno con cui parlare. -.

Sorrisi.

-         Ho fatto male? – mi domandò.

Scossi la testa. – No. -.

Vide quello che stavo ascoltando prima. - È una bellissima canzone. -.

E poi notò l’anello. – Ti piace? – mi domandò.

Lo prese e lo osservò. Sorrise. Sembrava piacergli. Ma in quel momento ero troppo impegnata ad assopirmi sulla sua spalla per concentrarmi sulle sue espressioni facciali.

Aspettammo il resto delle due ore in quel modo, e io mi addormentai mentre lui ascoltava il mio i-pod.

                                                                                            

And the most she will do is throw shadows at you

But she’s always a woman to me.

 

Mi ero addormentata. Mi stampò un bacio sulla testa e poi continuò a vegliare sul mio sonno.

 

E mentre io mi godevo quel momento di Paradiso in quel regno di morti, qualcuno tramava all’interno dell’accampamento che avevamo lasciato nella foresta.

-         Stanno per trovare il tesoro. – annunciò Grease, presentandosi lì quella mattina. – Credo proprio che dovremo andare a prenderli all’uscita. -.

-          Sperando che escano. – osservò Elena. – Da quello che mi risulta non è semplice uscire. -.

Menelao e Agamennone annuirono. Aiace scosse la testa. – Conosco Patroclo, e so con certezza che sono ancora vivi. Non si sarà lasciato scoraggiare davanti a nulla -.

-         E Odisseo? – Penelope era preoccupata. – Se voi me lo aveste detto, avrei potuto andare anch’io. -.

Penelope stava piangendo. Era preoccupata per Odisseo. Elena le aveva raccontato tutto con disprezzo, e adesso era in piena crisi.

-          Ad ogni modo Grease ha ragione. – confermò Elena. – Sarà meglio aspettarli all’uscita. Dobbiamo mettere le mani su quel tesoro prima che lo faccia il Guardiano. – fece una pausa. – Chiunque sia. -.

Non sapevano chi fosse. E non sapevano neppure chi fosse il poliziotto in borghese.

Paride stava guardando dubbioso verso la foresta. – Non è saggio. – constatò. – Io aspetterei il giorno. -.

-          Non possiamo aspettare! – sbottò Agamennone. – Se aspettiamo qualcun altro prenderà quel tesoro e sarà stato tutto inutile. -.

E allora presero gli zaini e si avviarono verso l’ingresso al mondo dei morti. Lì ci avrebbero aspettati.

 

Nello stesso istante c’era qualcun altro interessato al tesoro. Tre figure stavano parlando tra loro, nascoste nel campus.

-         L’hanno trovato? – domandò Eris.

-          No. – rispose il Guardiano. – Non ancora. L’avrei saputo se lo avessero trovato. -.

-          Non pensate che sarebbe il caso di andare a prenderli? Prima che il Cacciatore li… -.

-          No! – questa volta era stato il poliziotto a parlare. – 17 anni di vergognosa copertura non possono essere buttati al vento così, Eris. So per certo che il Cacciatore tenterà di prenderli quando usciranno. Non dobbiamo intervenire prima che lui intervenga. Voglio prenderlo. -.

Eris scosse la testa contrariata. – Spero ce la facciano. -.

-         Li hai addestrati bene. – sorrise il Guardiano. – Inoltra ormai hanno superato metà percorso. -.

-         L’ultimo quarto è il più difficile. – fece notare Eris.

-         L’ho detto e lo ripeto. Non butterò via 17 anni di copertura. Non li farò tornare indietro adesso. – replicò il poliziotto.

Eris si alzò, e prese il suo zaino.

-         Dove vai? – domandò il Guardiano alzando la testa verso di lei.

Lei ricambiò il suo sguardo.

-         A salvare quei ragazzi prima che si facciano male. -.

Uscì, sbattendo la porta.

 

Ci svegliammo che mezzogiorno era passato da un pezzo: Ettore stava facendo la guardia, era il suo turno, e vidi Achille addormentato accanto a me. Odisseo ci stava scotendo per svegliarci. Gli arrivò un pugno in pancia.

-         Togliti di mezzo Odisseo. – biascicò Achille. – Lasciami dormire. -.

Odisseo si massaggiò la pancia per il pugno appena ricevuto, poi però tornò a cercare di svegliarlo. Senza risultato.

-         Togliti di mezzo! – Nastrina buttò Odisseo da una parte, chinandosi su Achille, fino ad arrivare al suo orecchio.

Patroclo intuì quello che voleva fare lei, mi prese e mi tirò indietro.

-         Achille. – lei gli sussurrava il suo nome nell’orecchio. – Achille. -.

-         Gn… Mamma… - biascicò lui.

Vidi che Clitennestra prendeva fiato, e che Ettore stava per scoppiare a ridere.

-         ACHILLE! – urlò Clitennestra nel suo orecchio. – RAZZA DI EROE BUONO A NULLA!!! CE LA DIAMO UNA MOSSA SI’ O NO???? -.

Achille balzò in piedi prima ancora che Nastrina finisse di urlare.

-         MA TI SEI BEVUTA IL CERVELLO? – urlò lui di rimando.

Lei sorrise. – Scusa Achille. Dovevi svegliarti. -.

Già. Doveva svegliarsi. Tutti noi dovevamo svegliarci per proseguire quella marcia verso il tesoro di Pisistrato.

Andromaca ci guidava, avendo lei la mappa, e Odisseo controllava il percorso sulla sua fotocopia. Arrivammo ad una specie di tunnel, molto piccolo e stretto, e soprattutto buio.

Cassandra arretrò. – Io non credo che dovremmo entrare. –.

-         Come mai no? – domandò Ettore voltandosi verso di lei.

-         Sarebbe troppo prevedibile. -.

-         E forse è perché è troppo prevedibile che nessuno penserebbe che il tesoro si trovi realmente qui dentro. – osservò Achille, illuminando quel tunnel con la torcia, ma non riuscendo a vederne la fine.

La luce della sua torcia ballava sulle pareti umide della galleria.

-         Propongo di andare a vedere. – dissi.

-         Io invece concordo con Cass, per una volta. – replicò Patty. – Non è sicuro. -.

Lo illuminai con la torcia. – Fantastico. Allora dividiamoci. Io, Achille e chi vuol venire andiamo a dare un’occhiata. Il resto di voi non si muove da qui. -.

Calò il silenzio.

-         Per me va bene. – fu Achille a romperlo. – Basta che non vi muoviate di qui. -.

-         Vengo con voi. – si offrì Ettore.

-         E che quartetto dello sputo sarebbe senza quella volpe di Odisseo? – Odisseo si avvicinò a noi.

Ci capimmo la volo con uno sguardo. Sputammo sulla mano destra e battemmo le mani tutti insieme.  come il secondo giorno in cui ci eravamo conosciuti.

-         Bella spada fratelli! -.

Le ragazze ci guardavano disgustate, Patroclo invece ci guardava come se avessimo perso il cervello.

-         E io dovrei restare qui da solo con loro? – le indicò.

-         Esatto Patty. – rispose Ettore. - E se Andromaca si rompe anche solo un’unghia sappi che ti riterrò il diretto responsabile. -.

-         Dovrei fare il baby-sitter? -.

Cass lo guardò incredula. – Tu il baby-sitter? Dì, stai scherzando vero? Pericolo pubblico piuttosto. -.

Patty si voltò di scatto verso di lei. – Hai finito di scassare Cass? – poi tornò a rivolgersi a noi. – Perché non posso venire io al posto di Giulia? -.

-         Hai detto che non ti sembrava sicuro. – gli ricordò Odisseo.

-         E allora? È vietato cambiare opinione? -.

-         Patty, Giulia viene. – fu Achille a parlare e il suo tono non lasciava possibilità di replica. – Non possiamo lasciare le ragazze da sole, ci vuole almeno qualcuno di forte che stia con loro. -.

-         Non stai parlando di lui, vero? – lo interruppe Clitennestra.

Achille stava per perdere la pazienza, ma fu Ettore a riportare la calma, guardando Andromaca.

        Non ce la farei a perderti. – si lasciò sfuggire.

Poi si accorse che tutti noi lo stavamo guardando. – Cioè, non ce la faremo a perdervi ragazze. È meglio che andiamo noi a controllare se va tutto bene. Patroclo resterà qui non per farvi da balia, solamente perché pensiamo che una spada in più possa farvi comodo. Inoltre lasciamo Cerbero. Se per lui va bene. -.

Le tre teste annuirono. – Ettore e Achille hanno ragione. Qui nell’Ade non si può mai sapere… meglio essere di più. -.

Andromaca sospirò. – Ragazze forse è meglio aspettare qui. – si rassegnò.

Cassandra guardò scettica Patroclo. – Beh… in fondo sono sopravvissuta l’ultima volta. Basta che non ci siano capre di mezzo. -.

Patty stava già per correggerla, quando Clitennestra lo fulminò con lo sguardo. Poi si rivolse ad Achille. – Vi diamo 2 ore Achille. Se entro 2 ore non sarete di nuovo qui giuro che quanto è vero che mi chiamo Clitennestra vi molliamo qui dentro e torniamo al campus. -.

Achille sorrise, ed entrò dentro il tunnel. Io lo seguii, dietro di me Odisseo, e per ultimo Ettore.

Poi Achille si fermò. – Ettore – si voltò illuminandolo con la torcia. – guarda questo tunnel. È tutto buio. Non sappiamo quello che ci aspetta: di nuovo verso l’ignoto, e non sappiamo se torneremo. -.

-         Achille certo che torneremo. – dicemmo insieme io e Odisseo.

Ma ci parve evidente che non era quello il problema di Ettore e Achille. E quest’ultimo cominciò a cantare, un riadattamento della canzone di Sebastian della Sirenetta.

 

Questo è il momento

Forse non torniamo più

Ora devi muoverti

E questo è il momento clou

 

Ettore aveva capito quello che Achille intendeva e gli sorrise riconoscente. Quindi tornò indietro di corsa.

Patroclo si spaventò nel vederlo tornare in quel modo.

-         Ett, che cosa…? -.

Ma lui non lo considerò nemmeno, andò da Andromaca, sbalordita, la prese per i fianchi, le fece fare una giravolta in aria e…

 

Achille, io, Odisseo

Sha lalalalala

Ora vai, c’è l’atmosfera giusta, avanti baciala

 

Patroclo e Cassandra

Wo-wo

 

Clitennestra

Avanti, baciala!

 

… Ettore la guardò per un istante lungo un secolo negli occhi… e poi finalmente… un morbido bacio sulle morbide labbra di lei…

Achille aveva capito quello che Ettore avrebbe voluto fare prima di avventurarsi nuovamente verso l’ignoto.

Andromaca lo guardò sorridendo, e gli spostò un ricciolo. – Credevo non l’avresti mai fatto. -.

Ettore la strinse a sé. – Devo andare. – le sussurrò all’orecchio.

-         Va’, mio eroe. – lo incoraggiò lei.

E lui tornò nel tunnel. Nel buio. Nell’ignoto.

 

E finalmente il tanto atteso, desiderato, sospirato bacio tra Ettore e Andromaca è avvenuto… magari non come ve lo immaginavate voi ma dalla vita non si può avere tutto, no? No. Soprattutto se a scrivere sono io.

Bacio a parte, spero che questo capitolo vi sia piaciuto… e il tesoro è sempre più vicino, sempre più prossimo, tanto che anche Elena e le figure misteriose si sono date una mossa per prenderlo…

Ok… basta così con queste parole senza senso, passiamo ai ringraziamenti per le mie fedelissime!! Vi voglio bene!!

-         Lallix: grazieeeeeee!!! Sono contenta che Cass ti piaccia. Piace anche a me, moltissimo… credo che la mia passione per Cassandra sia nata con la serie animata di Hercules… ma suppongo non te ne importi nulla. Allora dicevo… dicevo? Ah sì… grazie anche per gli auguri di compleanno!!! Quanto a Persefone è vero, sua madre è triste, ma lei me la sono sempre immaginata felice… voglio dire è la boss dell’Ade che ha da essere triste??? Spero che ti sia piaciuto anche questo chappy. Bacione!!!

-         Myki: sono o non sono brava? Allora? Allora? Alloraaaaa? Ti è piaciuto???? Spero di sì!!! E grazie mille per la scorsa recensione, mi ha fatto davvero piacere!!! Sei sempre troppo gentile! Bacione!!!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: grazie 1000 (anche per gli auguri… comunque non ti aspettare molto dai 17 anni… ci si sente esattamente come a 15… forse solo un po’ più stressati…)!!! L’espressione “bellissimo e biondissimo Achille” mi è piaciuta un sacco, ti dispiace se magari la inserisco in un capitolo? Quanto alla fine della fan fic, eh sì, è prossima… un capitolo o 2 e poi l’epilogo… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Bacione!!!

-         Aila: grazie mille!!! Sono contenta che la storia ti piaccia!!! Spero di non averti delusa con questo capitolo. Bacione!!!

E grazie anche a coloro che mi hanno aggiunta tra i preferiti!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Remember Me ***


Capitolo 17

Capitolo 17

Remember Me

 

Quel lungo corridoio buio non poteva certo durare in eterno. Ma da quanto ormai eravamo chiusi lì? Tanto.

Achille continuava a guardare in avanti per vedere se riusciva a scorgere uno squarcio di luce o una qualsiasi altra cosa che potesse far supporre la presenza di un’uscita.

Ma della luce, nemmeno l’ombra.

-         Secondo me stiamo sbagliando qualcosa. – protestò Odisseo.

-         Ma davvero? – domandai tirando fuori un sarcasmo che di solito non avevo. – Non ci sarei mai arrivata da sola. -.

-         È per questo che ci sono io. – sorrise raggiante.

Achille invece stava per spazientirsi. – E sentiamo Odisseo, tu che proponi di fare? -.

Achille che zittisce Odisseo, questa me la dovevo segnare. Tuttavia questo non ci aiutava molto. Se neppure Odisseo aveva un’idea voleva dire che la situazione era davvero disperata.

-         Calmati Achille. – gli misi una mano sulla spalla. – I tunnel non sono infiniti. – l’unica cosa che potevo fare era calmarlo, non volevo che diventasse una furia. Eppure quello che avevo appena detto suonava stupido persino a me.

Infatti lui scosse i biondi capelli e continuò a procedere, mentre io lanciai un’occhiata ad Odisseo per fargli capire che quello non era un buon momento per fare battute e che un Achille arrabbiato era l’ultima cosa che ci serviva.

Oltre ad essere buio quel tunnel era basso e stretto: avanzavamo praticamente in ginocchio e con le mani ci tenevamo ai muri per migliorare l’equilibrio. Questi ultimi erano di roccia liscia levigata, e infatti le mani scorrevano sopra molto bene, senza riportare ferite di nessun tipo.

Ad un certo punto sentii con la mano sinistra una specie di dislivello, quindi mi voltai automaticamente per vedere meglio. Scoprii che quel dislivello era lungo fino al pavimento, in basso, e fino al soffitto, in alto. Casuale crepa? No. Era un dislivello, non una crepa.

-         Fermi! – esclamai.

Obbedirono automaticamente, e di fermarono all’istante. – Che c’è? – domandò Achille.

-         Guardate! – indicai il dislivello e lo feci illuminare da Achille. – Non è casuale. -.

Odisseo mi guardò pensieroso. – Pensi che potrebbe essere una porta? -.

-         Sì. – fu Ettore a rispondere. – Qui ce n’è un altro. -.

E infatti proprio lì accanto a lui un altro dislivello arrivava dal pavimento al soffitto. Ci lanciammo un’occhiata e quella fu più che sufficiente per capirci: cominciammo a spingere con tutte le nostre forze quella parte di parete.

Fu uno sforzo inutile: la parete continuava ad ergersi vittoriosa e intatta davanti a noi, stanchi e oltretutto in quella specie di buco per topi cominciava a scarseggiare l’ossigeno.

Per Achille quello era troppo.

-         Questo giochino è andato avanti fin troppo. – commentò, e poi mi chiamò. – Giulia, slacciami lo scudo. -.

Lo aiutai a slacciarsi lo scudo dal braccio e glielo porsi.

Non avevo mai visto così da vicino il suo scudo. Era bellissimo. Era diviso a fasce: la prima fascia era dorata e dominata da figure nere rappresentanti chimere, che sfumavano nella selva rappresentata nella seconda fascia. A sua volta la selva di piante esotiche si capovolgeva e la terra diventava sabbia nella terza fascia, e dalla sabbia la spuma del mare era gonfia e soffice sul materasso azzurro del mare. Mare che circondava la “A” gigantesca troneggiante sul cerchio centrale.

Rimasi per un attimo incantata a vederlo, poi lui lo prese, accennando un sorriso.

Aveva in mente qualcosa, tanto che Ettore e Odisseo ci guardavano interrogativi e curiosi. Achille sorrise ai loro sguardi poi d’improvviso tornò serissimo.

-         Paratevi la testa. – suonava più come un ordine che come un consiglio. – Mi sono stancato di usare le buone maniere e non voglio avervi sulla coscienza. -.

Non controllò neppure che avessimo fatto quello che ci aveva detto di fare: teneva lo scudo nella mano destra, caricò il colpo e allo scudo, già pesante di suo, si aggiunse la forza di Achille. Ci fu l’impatto con la parete. E questa si sfondò.

Achille si scosse di dosso la polvere e qualche detrito e poi si rifissò lo scudo al braccio.

Eravamo rimasti senza parole.

-         Wow. – commentò Odisseo. – Veloce e semplice come sempre, Achille. -.

-         Tu hai i tuoi trucchetti intelligenti, io ho la mia semplicità Odisseo. – non lo stava guardando. – Che il futuro premi chi più gli aggrada. -.

E poi salì in quel passaggio ancora più stretto che la parete aveva rivelato. Questo nuovo passaggio era buio, ma più largo dell’altro (infatti eravamo in 4 sulla stessa fila) solo che era anche molto più basso: stavamo strisciando.

-         Credete che ci sia il tesoro dopo di questo? – domandò Ettore per ingannare il tempo.

-         Mi ha già stancato questo tesoro. – commentò Odisseo.

Achille chiuse gli occhi e continuò a proseguire. Io e Ettore ci voltammo verso Odisseo.

-         Era indispensabile? – domandò Ettore.

-         Scusate… -.

-         Non è a noi che devi chiedere scusa. – gli bisbigliai, prima di continuare ad andare avanti.

Il silenzio era calato, e insieme al silenzio anche la quantità di ossigeno. Traevo lunghi respiri per prendere meno aria possibile. E poi vedemmo la luce, che sembrava vicina a noi. in un quarto d’ora di strisciamento, rincuorati, la raggiungemmo e scendemmo.

Finalmente la luce.

-         Ci siamo! – esclamò Odisseo appena i suoi piedi toccarono il pavimento. – Di nuovo con i piedi per terra. -.

-         Non credo sia finita. – osservò Ettore. – Sarebbe stato troppo semplice. -.

-         E chi ha mai detto di pensare che sia finita? – domandò Odisseo.

Era una stanza larga, illuminata, da torce. La cosa che colpiva di più era il pavimento.

-         Opus spicatum! – sentenziò Odisseo.

-         Volgarmente conosciuto tra i comuni mortali come parquet. – tradusse Ettore.

Stavamo per fare un passo in avanti quando Achille ci fermò con un semplice gesto della mano.

-         Cosa c’è? – domandò Odisseo.

-         Vado prima io. – sentenziò lui.

Gli chiedemmo come mai e lui rispose che aveva buoni motivi per credere che in realtà quella fosse una trappola. – Riflettete. Perché mettere una stanza illuminata senza tesoro qui? Non diamo troppo le cose per scontate: credo che potremo allentare la guardia solamente quando avremo le mani sul tesoro, e probabilmente anche allora. -.

-         Ma se è una trappola… -.

In quel momento finalmente riconobbi l’Achille dell’Iliade, l’Achille che si spinge oltre, l’Achille che sfida gli dei perché crede di poter fare ogni cosa.

-         È con me che stai parlando Ettore. – gli disse. – Se c’è un ostacolo tra me e il tesoro farò bene a farsi da parte perché di certo io non mi sposterò. -.

Mise una mano sull’elsa della spada, pronta ad estrarla non appena ce ne fosse stato bisogno. Ettore e Odisseo fecero lo stesso, e io seguii il loro esempio. Non chiedete perché non l’avevamo estratta, la risposta mi sembra abbastanza scontata in quelle circostanze: se ce ne fosse stato bisogno avremmo potuto estrarla senza problemi, ma se dovevamo evitare ostacoli in cui occorreva una certa agilità la spada estratta ci sarebbe stata solamente d’intralcio. E infatti questa scelta si rivelò felice. Achille fece appena in tempo a fare 5 passi che dalla parete di sinistra uscì una mazza ferrata gigantesca, lunga fino a terra, che lo avrebbe tagliato in due se non si fosse buttato in avanti. La mazza andò a sinistra poi tornò a destra e il muro di richiuse. Achille si alzò attento a non fare un altro passo. Si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte.

-         Che vi avevo detto? – ci domandò dandoci le spalle.

Adesso sapeva cosa aspettarsi. E infatti questa volta vedemmo che il suo passo era più lento, più sospettoso e più pronto a scattare. Altri 4 passi e partì la seconda mazza. E contemporaneamente partirono due asce un passo indietro e un passo avanti.

Fu una frazione di secondo. Pensai che quella sarebbe stata la sua fine. Ma dovevo immaginare che così non sarebbe stato. Spiccò un salto e si aggrappò al manico della mazza centrale e di lì si diede una spinta in avanti. Ma così non andava: l’altra parte della sala sembrava ancora lontana. Così cambiò tattica e cominciò a correre tentando di evitare le altre 4 mazze in velocità.

Noi restammo col fiato sospeso per tutto il tempo, preoccupati per lui e per il fatto che dopo sarebbe toccato a noi. Mi scambiai un’occhiata con Ettore.

-         Ce la fai? – mi chiese, gentile.

-         Non lo so. – risposi onestamente. – Non credo. -.

-         Beh se pensi di non esserne in grado resta qui. – mi suggerì Odisseo.

Non mi piacque nemmeno un po’ il tono con cui me lo disse. Sembrava più un tono di sfida. Potevo essere così stupida da accettarla? Certo che sì.

Ma mi maledissi non appena avanzai di un passo. Mi gettai per terra e rotolai. Mi fermai appena a pelo della seconda mazza. Adesso veniva il difficile. Cominciai ad dondolare distesa in pancia in su e poi feci due rotolamenti laterali più veloce che potevo. Tirai un sospiro di sollievo nel momento in cui sentii la terza mazza della serie tornare in dietro e farmi il pelo al braccio. Ero viva. La serie di mazze più difficile era finita. E la mia tattica aveva funzionato. Quando finii c’era ad attendermi il sorriso di Achille.

-         Tutto bene? – mi domandò.

Annuii. – Lei lo sapeva. -.

-         Eris. – specificò Achille. – Credo anch’io. -.

Aspettammo che gli altri due passassero. Ognuno di loro utilizzò la tattica che aveva messo a punto nell’addestramento di Eris. Ettore se la cavò senza problemi. Odisseo fu costretto ad adottare la mia tattica non avendo mai provato durante l’addestramento.

-         E brava Giulia. – si complimentò. – Dovremo ascoltare più spesso i consigli di questa ragazza. -.

-         Vorrei che tu lo avessi fatto quando insistevo perché partecipassi agli allenamenti. – replicai.

Ettore scosse la testa e fu il primo ad entrare nella nuova stanza. E questa era la volta delle lastre infuocate. Proprio come nell’addestramento. In quel contesto non c’erano molte tattiche… o sapevi saltare o nulla. E io non sapevo saltare. Ma non mi arresi al nulla.

Avevo provato e riprovato quella parte del percorso e finiva sempre che mi prendevo almeno una scottatura. E queste lastre andavano ancora più veloci. Odisseo fu il primo a passare e Achille andò dietro di lui.

Ettore mi guardava dubbioso. E io cercavo di apparire più sicura possibile. Mi si avvicinò e si abbassò. – Sali. – mi disse.

-         Cosa? -.

-         Sali. – mi ripeté. – Achille non vorrebbe che tu ti bruciassi. E men che meno che tu restassi da sola qui. -.

-         E tu cosa vuoi Ettore? -.

-         Giulia sei mia amica. Se un mio amico è in difficoltà io lo aiuto. -.

Lo guardai dubbiosa. Non volevo essere un peso per lui. E vista la situazione in tutti i sensi. E quindi anche in quel momento seguii l’istinto. E saltai. Ettore rimase senza parole. le lastre si chiusero. Saltai, ma la gamba mi restò dentro. Urlai. Achille e Odisseo mi tirarono via di lì. Avevo una bruciatura sulla gamba. E faceva male. Molto male. Achille mi stava reggendo. Ettore fu lì un secondo dopo.

-         Giulia! – esclamò.

Scossi la testa. Il piede destro mi faceva male, quasi non potevo appoggiarmi. Avevo gli occhi lucidi, mentre mi sforzavo di rimanere impassibile quando l’unica cosa che avevo voglia di fare era piangere.

-         Tranquilla. – cercò di rassicurarmi Achille, mentre mi stendeva per terra.

-         Mi fa male. – ammisi.

-         Ci credo. – mi disse Odisseo. - È già tanto se non l’hai persa quella gamba. -.

Ed era già tanto che Odisseo non avesse preso fuoco all’istante per l’occhiata che Achille gli lanciò. Ettore invece aveva tirato fuori delle medicine e delle bende.

-         Odisseo sei tu l’esperto, no? – gliele porse. – Facci vedere come si fa. -.

Era tornato seria. E si chinò accanto a me e prese a passarmi il disinfettante sulla gamba. Bruciava da morire. Urlai mentre stringevo la mano di Achille. Odisseo si era fatto stranamente serio.

-         Che c’è? – domandò Ettore.

-         Io… credo che vada amputata. – ammise.

-         EH? – urlai.

-         Stai scherzando? – domandò Achille.

-         No. – scosse la testa Odisseo. – Si è bruciata parecchio. Dovremmo portarla in ospedale. Inoltre si è ferita, col ferro. Si è bruciata qualche tessuto dentro. -.

-         Stai scherzando. – Achille mise mano alla spada.

Odisseo la guardò preoccupato. – Ovviamente sì. – cambiò subito idea.

E si limitò a fare la fasciatura. - È l’unica cosa che posso fare. -.

-         Grazie. – lo ringraziai.

Mi alzai con l’aiuto di Achille. – Andiamo. – sentenziai.

-         Non se ne parla. – si oppose Achille. – Per questo tesoro abbiamo già sofferto tutti abbastanza. Adesso basta. Me la vedrò io con chi devo. -.

-         Achille. – lo chiamai. – Questa è avventura. È tutto quello che avevo sempre sognato. Certo non una cosa del genere alla gamba. Ma sono con voi. E questo mi basta. -.

Scosse la testa irremovibile.

-         Ascoltala. – gli suggerì Ettore. – Ha ragione. Non ha senso mollare adesso. Andremo avanti. Insieme. – prese per una mano me e per l’altra Odisseo. Io stringevo quella di Achille, che annuì controvoglia.

Insieme varcammo quella porta.

Era una stanza buia. Odisseo accese una torcia e illuminò un baule. Un baule di legno. Semplice. Non decorato, non intarsiato. Avanzammo verso quel baule.

Questa volta ne eravamo sicuri. Era il tesoro di Pisistrato.

Achille si chinò per toccare la serratura e aprirla col passe par tout. La stanza si illuminò, mostrando le sue pareti spoglie. E davanti al forziere comparve un uomo né giovane né anziano, con un nuvoletta grigia per capelli, i lineamenti appuntiti e una luna casacca blu.

-         Ma bene bene bene chi sono costoro che hanno saputo attraversare il mio regno e le prove che portano al tesoro? Giovani eroi sicuramente. -.

Ci guardò uno per uno. – Sì, siete proprio voi gli eroi di cui si parla nel libro nascosto qui dentro. Le vostre vere vite dentro questo forziere. Achille, Ettore, Odisseo e una nuova giovane eroina non prevista dal copione. – si avvicinò a me. – Come ti chiami? -.

Quell’Ade mi ricordava molto quello di Hercules. Sembravano fatti con lo stampino. – Giulia, molto bene. -.

Mi spaventò. – Come l’ha saputo? – domandai sussurrando ad Achille.

-         L’ha letto sul braccialetto. – mi rispose lui, non riuscendo a trattenere un sorriso.

-         Precisamente! – confermò Ade. – Molto utili quei bracciali. -.

Passò in rassegna ognuno di noi. – Visto che voi giovani eroi siete arrivati alla meta suppongo di dovervi consegnare personalmente il tesoro, bacino bacino e poi via, sciò, bye bye, a casa. – ci illustrò questa possibilità. – Ma sapete qui nell’Ade è tutto così terribilmente terribilmente noioso… praticamente un mortorio. Quindi potremo movimentare un po’ la cosa! -.

-         Ma anche no. – commentò Odisseo sottovoce. Ma non abbastanza.

-         Beh Odisseo ha ragione… sarà già divertente annunciarvi la condizione per la quale vi darò il tesoro. -.

Condizioni. La parola non mi piaceva. – Quali sarebbero le tue condizioni? – domandò Ettore.

-         Sono molto semplici principe: qui dentro ho le vite per tutti voi. Una grande perdita per me in effetti. Che però so perfettamente come compensare. Con la vita dell’eroe più grande! -.

I 3 si guardarono interrogativi. Mi offesi perché mi avevano escluso a priori in quel modo dalla scelta dell’eroe… non avevo forse dimostrato anch’io di saper essere coraggiosa?

Però non potevo competere. Non con il fuoriclasse. Non con l’eroe.

Achille lasciò la mia mano. L’eroe più grande.

-         Sono io. – fece un passo avanti. – Sono io quello che vuoi. -.

Ade sorrise. – Lo so. -.

Se c’è una cosa che non mi piaceva di Ade era la velocità con cui faceva tutto. Schioccò immediatamente le dita. Vedemmo gli occhi di Achille spalancarsi. E poi lui cadere in ginocchio. E stramazzare a terra. Non ci aveva dato nemmeno il tempo di salutarlo.

Dalla sua bocca uscì uno spirito blu, un’anima incorporea di quello che colui che era stato e da quel momento non fu più. Quello che sembrava un semplice filo di luce argentea assunse definitivamente le sembianze di Achille. Sorrideva. Con lo stesso sorriso scanzonato di sempre. I suoi occhi brillavano come quando organizzava uno scherzo, di luce monellesca. Per un momento pensai che era ancora vivo. Si avvicinò a me. Mi guardò. Mi tese la mano.

-         Ricordati di me. – mi disse solamente la sua anima. – Tramandate il nome di Achille. -.

Mi passò la sua mano sulla mia guancia. E poi si dissolse nel nulla.

Ettore e Odisseo erano rimasti troppo di sasso, troppo sbalorditi. Io seppi solamente che la felicità raggiunta in quelle poche settimane andò completamente distrutta. Caddi accanto al corpo Achille. Urlai per il dolore alla gamba e per il dolore che provavo dentro di me… e quella volta non feci nessuno sforzo per trattenermi dal piangere.

Ade guardava soddisfatto il corpo di Achille prima di metterselo sulle spalle. – Il tesoro è vostro. -.

Ci fu una nuvola di fumo blu. Ade e il corpo di Achille sparirono.

E con loro la luce.

E noi restammo al buio.

Della stanza.

E della nostra anima.

 

Ehm… come posso dire che mi dispiace immensamente per il ritardo? Ci sono! Mi dispiace immensamente per il ritardo!!!

Non è geniale???

Ok, la smetto di sparare sciocchezze.

Scusate seriamente è che davvero tra scuola e gita non ho avuto tempo di dedicarmi a scrivere.

Come avete visto in questo capitolo c’è stato un colpo di scena… un colpo di scena abbastanza grosso in effetti… e abbastanza triste… L… non uccidetemi… pietàààà!!!

Passo velocemente ai ringraziamenti di voi fantastiche che avete la pazienza di attendere i miei capitoli… non me lo merito.

-         Lallix: grazieeee!!! Sei troppo buona!!! Sì ci saranno altre storie d’amore in questa storia, tranquilla ;)… anch’io sono triste che finisca… ormai manc un capitolo più l’epilogo… Bacione!

-         Myki: ahahahahahahahah!!! Non sai che risate a leggere la prima parte del tuo commento!!! In effetti è vero… senza di te anch’io pensavo che Ettore non l’avrebbe mai fatto… xD. E stai tranquilla lo chiamano proprio così… insomma è un nome pronunciabile senza fatica: pre-oddiopotreimorireèmegliononavererimpianti… sì è un classico… ma nei classici di solito non c’è la canzoncina di Sebastian… ho dovuto metterla… se no non fa matrix… :D. Comunque grazie mille… addirittura un piccolo capolavoro di narrazione… guarda che arrossisco! Bacione!

-         LizzieMalfoy_Dracolover: spero che tu abbia trovato anche questo capitolo monotono… xD. Graziegraziegrazie!!! Sono contenta che il capitolo scorso sia capitato a fagiolo! Ti auguro di essere felice col tuo ragazzo!!! E tranquilla… userò “bellissimo e biondissimo Achille” in seguito… non dovevo fare questo spoiler? Bacione!

-         Aila: guarda che a me piace molto la tua fan fiction… a proposito… non fare come me… aggiorna! Comunque sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e grazie mille per lo splendido complimento sulla capacità narrativa!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo! Bacione!

Beh, ora che ho fatto i ringraziamenti direi proprio che posso rileggere tutto e postare… al prossimo capitolo (il penultimo… sob)!!!

@matrix@

 

 

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Capitolo 18
*** Il Tesoro di Pisistrato ***


Capitolo 18

 

Capitolo 18
Il Tesoro di Pisistrato 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


-         Bene. – fui la prima a riprendere in mano la situazione. Mi asciugai le lacrime e mi alzai, sforzandomi di non sentire il dolore. Quello non era decisamente il momento adatto per fare storie per una bruciatura, né per piangere. – Ettore aiutami. Prendiamo il forziere. -.

Odisseo mi lanciò un’occhiata interrogativa. – Achille è morto. -.

Lo guardai, ma era come se non lo vedessi. – Lo so. – dissi solamente. - È per questo che dobbiamo prendere il forziere. L’abbiamo pagato a caro prezzo per permetterci di lasciarlo qui, in questo modo, inutilizzato. -.

-         Non sono sicuro di volere una vita da eroe. – confessò Ettore. – Io stavo bene prima. Non avevo una vita da eroe ma Achille era vivo. -.

-         Avrebbe dovuto morire comunque prima o poi. – da dove trovassi tanta freddezza non lo sapevo. Il mio tono di voce poi dall’atono passò all’imperativo. Allungai una mano verso il forziere afferrandolo. – Odisseo, aiutami! -.

Odisseo mi guardava storto. – Credevo che tu fra tutte saresti stata distrutta dalla sua morte. -.

Ettore lo guardò male e lo superò avvicinandosi a me e mi afferrò per sorreggermi. – Non abbiamo nient’altro da perdere. -.

-         E da guadagnare che abbiamo Ettore? -.

-         La speranza. – rispose Ettore. – La speranza di trovare un futuro migliore. -.

-         Non c’è nessun futuro migliore!  - sbottò Odisseo. – Solo gloria in cambio di morte! -.

-         E cos’è la morte paragonata alla gloria? – domandammo in coro io e Ettore.

Odisseo si sorprese. E anche noi ci sorprendemmo.

Una terza voce si sera unita alla nostra. L’eco della voce di Achille. Io e Ettore sorridemmo speranzosi. Sentire la voce di Achille era stato rincuorante.

Era stato un conferma alla speranza mia e di Ettore.

Era quello che serviva a Odisseo per capire che prendere il forziere a quel punto era l’unica cosa che potevamo fare.

-         È leggero. – si arrese. – Ettore tu aiuta lei. Io porto il forziere. -.

 

Non trovammo ostacoli durante il percorso di ritorno. Tutto era sparito. Anche i corridoi che fino a quel momento erano stati bui e stretti erano tornati normali. Ci saremmo persi se non ci fosse stata un’unica direzione possibile.

Dopo circa 20 minuti comparve davanti a noi la stanza dove gli altri ci aspettavano. Entrammo. Ma sebbene le loro espressioni fossero allegre le nostre non erano affatto. Cassandra ci guardò interrogativa.

-         Dov’è Achille? – domandò.

La guardammo tutti e tre contemporaneamente e ancora abbassammo lo sguardo.

Calò il silenzio.

Salirono le lacrime agli occhi di Andromaca.

Clitennestra abbassò lo sguardo. Era una ragazza forte. Non si sarebbe mai messa a piangere. Mai. Odiava le lacrime e odiava mostrare la sua debolezza, e questo lo sapevamo tutti. Quindi la lasciammo al suo pianto interno.

Patroclo ci guardò interrogativo. – Morto? – chiese. – Achille è morto? -.

Ettore annuì. Era inutile girarci intorno. Patroclo lanciò un urlo. Un urlo di cui non lo credevo capace. E stava per mollare un pugno alla parete in pietra quando il suo braccio fu bloccato da Cass. – Ma bravo Patty. Rompiti la mano così saremo a posto. -.

Non aveva fatto una piega lei a quella notizia. Era rimasta impassibile come sempre. Poi mi osservò e non le sfuggì la fasciatura. – E tu che hai fatto? -.

-         Ho la gamba bruciata. – risposi cercando di minimizzare.

Lei si avvicinò, mi scostò la benda. Era diventata nera la mia gamba. Richiuse subito la benda, perché le faceva abbastanza schifo vedere una cosa del genere. E onestamente anche a me. Apprezzavo il sangue freddo di Cassandra: non si lasciava trascinare e una persona completamente concentrata era quella di cui avevamo bisogno.

-         È quello il tesoro? – domandò lei.

-         Sì. – rispose Cerbero che nel frattempo si era avvicinato. – Il fantomatico tesoro di Pisistrato. -.

Annuii anche se tutto mi sembrava meno che fantomatico. All’improvviso sentimmo dei passi. Che si fermarono proprio sulla porta della stanza. – Tesoro che deve uscire di qui. E subito. -.

Ci voltammo tutti verso l’entrata. Eris era appoggiata alla porta. – Salve ragazzi! -.

-         Eris! – esclamò Odisseo.

Lei annuì. – Siete in pericolo. – ci disse senza mezzi termini. – Tutti quanti. -.

-         Tu sei il Guardiano? – domandò Ettore.

-         No Ettore. – rispose lei. – Ma so con certezza che il Guardiano non ha ancora deciso di far nulla per aiutarvi. E il poliziotto che dovrebbe catturare Apollo interverrà solamente col Guardiano. -.

-         E Grease? – domandò Clitennestra.

-         È con tua sorella. – rispose Eris. – Vi stanno aspettando all’uscita. Per prendere il tesoro. -.

Si era accorta della mancanza di Achille. – Com’è morto? – domandò senza che neppure uno di noi gli avesse accennato la sua morte.

-         Ade. – risposi.

-         Ah. – fu il suo unico commento. Poi mi squadrò. – E quando tutto questo sarà finito vedremo di risistemarti la gamba. -.

Si avvicinò al forziere. Tutti noi, compreso Cerbero, ci facemmo più vicini per osservare quel tesoro che ci aveva fatti dannare. Dentro c’era un altro baule più piccolo. Eris aprì anche quello scrigno sotto lo sguardo attento di tutti. Persino Andry si era asciugata le lacrime smettendo di piangere per vedere per bene il tesoro. Uscirono fuori dei fogli di papiro rilegati l’uno con l’altro che formavano un libro. Un libro scritto in greco antico, con qualche rappresentazione di tanto in tanto. E tutti si stupivano nel vedersi raffigurati. Patroclo, Odisseo, Ettore, Andromaca, Cassandra. Clitennestra non c’era e le spiegai il perché. Io non c’ero… non che mi aspettassi di esserci…

Eris lo chiuse all’improvviso. – Dobbiamo uscire da qui. – concluse velocemente. – Come vi ho detto fuori ci aspettano per prendere questo manoscritto. Non dobbiamo permetterglielo. – me lo porse. – La tua fasciatura capita a proposito. Nascondilo tra le bende. Ettore, Patroclo voi porterete il forziere grosso. Appena usciti ci divideremo. Seguiranno voi. Giulia raggiungerà Omero all’interno del palazzo. E aspetteremo che il Guardiano faccia la sua parte. È tutto chiaro? – domandò lei.

Cerbero abbaiò. – Che c’è? – domandò Eris.

-         E noi? – domandò Besso.

-         La vostra maledizione si infrangerà non appena il Guardiano avrà fatto quello che deve. Allora tornerete nel passato e vivrete la vostra vita, felici. -.

Besso sembrava soddisfatto. Così Cerbero ci fece salire tutti sulla sua groppa e ci condusse all’entrata dell’Ade… che per noi, ma solo in via esclusiva, sarebbe stata l’uscita.

Tutti meno Eris. Lei ci aveva solamente dato delle disposizioni, ma era rimasta lì. Aveva detto che prima di andare via doveva fare una cosa.

 

Ade osservava con piacere l’anima di Achille che girovagava per il suo regno da una stanza della sua casa. Pensava con piacere di aver fatto un bell’affare. L’anima del grande Achille nel suo regno! Posò sul tavolo il bicchiere da cui stava bevendo dello spumante facendo schioccare le labbra.

Per poi accorgersi che c’era una ragazza seduta a quello stesso tavolo. – Ciao Ade. -.

Lui sussultò. – Saramestris! – esclamò. – Non devi farmi questi scherzi! -.

-         Qual è il tuo problema Ade? – domandò lei. – Se anche fosse un malintenzionato cosa potrebbe fare contro di te? Spedirti nel regno dei morti?  -.

Ade non rispose. L’umorismo della ragazza non gli piaceva. Non temeva i malintenzionati. Temeva solamente una persona. E di solito quando Saramestris usava quel tono con lui voleva dire che quella persona era di cattivo, pessimo, cattivissimo umore.

Saramestris si scosse indietro i capelli. – Sta arrivando. – lo informò infatti la ragazza.

Ade si sedette accanto a Saramestris. – Quanto è arrabbiata da 1 a 10? -.

-         11. – rispose lei. – Ho cercato di calmarla un po’, ma è stato inutile. Lo sai com’è quando a darle le cattive notizie è Eris. -.

-         Eris! Quella piccola misera dea della Discordia! Di nome e di fatto! – sbottò Ade.

Sentirono dei passi provenire dall’ingresso. Saramestris si alzò. Ade fece cadere la testa sulle braccia appoggiate sul tavolo.

        Buona fortuna Ade. – gli augurò Saramestris.

E andò via prima che con passo di furia entrasse lei, Persefone.

-         ADE! – urlò.

-         Mogliettina cara adorata… - tentò di calmarla lui.

-         ZITTO! – la voce di Persefone sovrastò quella di lui. – Eris mi ha detto che tu hai preteso la vita di Achille in cambio del tesoro. È vero? -.

-         Tecnicamente non è andata così teso… - fu interrotto.

-         ADE! E’ vero o no? – i suoi occhi viola lanciavano fulmini.

Ade cominciò a far battere tra di loro i suoi due indici. – Ehm… sì. – ammise alla fine.

-         Tu hai abusato dei tuoi poteri! – sentenziò lei, sempre sbraitando, come figura demoniaca. – Fai tornare immediatamente quell’anima nel suo corpo! Achille è destinato ad avere una vita breve ma gloriosa! Mi spieghi che razza di vita gloriosa è quella di un ragazzino morto durante un campo estivo? -.

-         Ma… ma…. Persy… -.

Persefone sapeva perfettamente che Ade aveva sbagliato. Inoltre aveva detto ad Ettore che non avrebbe dimenticato la sua determinazione. Ed era vero: era del tutto intenzionata a restituire al principe di Troia il suo migliore amico. – Non volevo arrivare a questo… ma tu mi ci costringi. -.

-         Che cosa vuoi fare zucchero? – lui non si fidava.

-         Da oggi sono in sciopero! – sbottò. – Da oggi non godrai più del mio amore! -.

Fece per andarsene quando sentì che Ade la stava richiamando. – Hai vinto, strega! – sbuffò. – Achille tornerà nel suo corpo e continuerà a vivere. -.

Persefone sorrise. – In fondo amore, Achille ha tutta l’eternità da passare qui con noi. – sorrise e leggiadra, uscì dalla porta.

Ade non sorrideva più. Persefone l’aveva avuta vinta anche stavolta.

 

Arrivammo alle porte nell’Ade senza problemi, in quanto Andromaca al minimo ostacolo tirava fuori il sigillo di Persefone e più nulla osava mettersi sulla nostra strada.

        Dovremo dividerci subito. – ci ricordò Odisseo.

-         Ne vale ancora la pena? – domandò Patroclo.

Nessuno rispose. Neppure io avevo la voglia né la forza di rispondere quella volta. A che sarebbe servito? Forse avevano ragione quelli che dicevano che ormai era finito tutto. Era incredibile: Achille era morto e sembrava che tutto si stesse sgretolando intorno a noi. Come se Achille fosse stato il collante capace di tenere unito il mondo in cui vivevamo. Il mondo che credevo magnifico.

Il modo in cui poi era morto mi lasciava senza parole: all’improvviso, per sua scelta. Avrebbe potuto mandare Ettore o Odisseo. Ma lui era fatto così: era l’eroe e in più credeva nell’amicizia. Più degli altri. E voleva dimostrare di sapersi prendere le sue responsabilità. Sembrava così lontana la notte in cui ci eravamo addormentati insieme, la notte in cui per la prima volta avevo imparato a combattere. Il giorno in cui ci eravamo conosciuti. Lui con quel suo bellissimo sorriso. Come era potuto accadere una cosa del genere? Era stata per colpa di noi 3: eravamo troppo attaccati alle nostre vite. Eravamo troppo attaccati alla vita, e la nostra voglia di vivere ci ha resi ciechi. Per Achille vivere o morire non faceva molta differenza, l’unica cosa che gli interessava era che il suo nome fosse ricordato. Non avevamo fatto nulla per fermarlo. Avevamo infranto il giuramento dello sputo.

Achille era morto. Ed era solamente colpa nostra.

Mi salirono le lacrime agli occhi. Forse era qualcosa di più di una semplice lacrima, perché sentii Andromaca abbracciarmi. – Sii forte. – mi disse.

Annuii e asciugai il mio volto segnato dalle lacrime. Poi le porte dell’Ade si aprirono. E noi uscimmo.

Andò tutto come previsto. Gli altri, infide serpi, erano lì ad aspettarci. Anche Grease che se ne stava lì con aria innocente.

-         Ci eravamo preoccupati per voi. – ci disse col miglior tono preoccupato che riuscisse a tirar fuori.

Sentii Ettore che mi afferrava per il braccio. – Corri! –.

Gli altri si erano già sparpagliati. Strinsi i denti e cominciai a correre nonostante la gamba. Sperai che nessuno mi stesse inseguendo. Sbagliato. C’era Grease dietro di me. Arrivammo nel folto della foresta e fu in quel momento che sentii una fitta fortissima alla gamba. Continuare a correre non aveva senso. Estrassi la spada.

-         Giulia! Sei proprio sicura di voler sfidare un dio? – mi domandò lui, con tono di sfida. Mi stava sbeffeggiando.

-         Ho avuto il maestro migliore. – replicai. Onore alla memoria di Achille.

-         Ma non è riuscito a battere la morte, eh, Giulia? -.

Feci roteare la spada. – Chiacchieri troppo Apollo. Fai vibrare meno la lingua e più la spada. – volevo aggiungerci un “Se hai coraggio” ma sarebbe stato troppo. E quindi cominciammo a combattere. Non sentivo niente. Non mi importava di niente. Sembrava che la spada e il braccio facessero tutto da soli, come guidati da una forza invisibile. La spada roteava e colpiva tra le mie mani con la velocità di una saetta e la potenza di un tornado, e più di una volta Apollo fu costretto ad indietreggiare. Ma non potevo reggere a lungo con la gamba in quelle condizioni.

Lo sapevo.

Lo sapeva.

Entrambi lo sapevamo. E infatti guidai il duello, sporca di sangue, il mio, il suo, non lo sapevo e non mi importava, almeno fino a che non mi accorsi che dietro di me si ergeva una grande quercia. Mi ero distratta. Sentii la fredda lama della spada di Apollo entrare nella pelle della mia gamba. Credo di non aver mai urlato così tanto. Ma piangere no. Piangere mai. Non gli avrei dato questa soddisfazione. Però caddi per terra, e volente o nolente ero in sua balia. Sorrideva trionfante.

Non lo degnai di uno sguardo. Non meritava neppure quello.

-         Lo so che hai tu il tesoro. Dammelo. – allungò una mano verso di me.

-         Non hai il coraggio di prendertelo? – l’occhiata che gli rivolsi era di sfida unita a disprezzo. Rimase fermo qualche istante.

Poi sollevò la sua spada su di me. Era la fine. Quella volta ero sicura. Io non potevo salvarmi. Nessuno poteva salvarmi.

Ma vidi che qualcuno stava picchiettando il dito sulla spalla di Apollo.

Grase si voltò. – Che c’è? – domandò scocciato.

-         Giù le mani dalla mia ragazza! – era una voce molto arrabbiata.

E subito dopo fu colpito da un gancio destro dritto sul naso. Setto nasale andato. Cadde per terra.

I miei occhi si illuminarono. Come potevano non illuminarsi alla vista di quel bellissimo sorriso. Il bellissimo e biondissimo Achille mi tese la mano.

-         Sei vivo. – riuscii solamente a dire, mentre mi prendeva in braccio.

-         Già. – era felicissimo. – E anche tu. -.

Apollo nel frattempo si era ripreso. – Ma che bel quadretto! – commentò.

Achille lo gelò con lo sguardo. Si afferrò a quella che sembrava essere una liana. – Reggiti forte. – mi consigliò.

E si lanciò tipo Tarzan a saltare sulle liane con io aggrappata al suo torace. Lì per lì mi venne l’idea di chiedergli da quando in qua io ero diventata la sua ragazza. Poi sentii uno sparo. E conclusi che decisamente quello era il momento meno adatto per fare domande sceme. Una domanda intelligente sarebbe stata chiedere ad Apollo dove accidenti aveva preso la Magnum che stava utilizzando.

Fummo inseguiti dai proiettili ma Achille si fermò non appena vide Aressa. Allora scese dalle liane.

Aressa aveva usato i suoi poteri da dea per fare un campo di forza. – Venite qui! – ci ordinò. – Subito. -.

Obbedimmo. Apollo arrivò poco dopo. – Aressa! – esclamò. – Io stavo cercando di… -.

-         Zitto Apollo. – lo interruppe. - È finita. – fece una pausa e poi esplose in una terribile risata liberatoria. – 17 anni passati in questa ridicola copertura. Io il dio della guerra. ARES! -.

A quelle parole fu avvolto dal fuoco. Fiamme dorate e sanguigne sfavillavano intorno al suo corpo. E quando la danza delle lingue infuocate fu finita al posto di Aressa si ergeva Ares, in tutta la sua lucentezza. Brillava la corazza dorata con scene di guerra, la lama della sua spada che scuote la terra, i capelli neri sciolti, fissati all’indietro e sul volto dipinto l’espressione più bellica che io avessi mai visto fare. – Di nuovo me! Finalmente! – esclamò.

Ecco perché di notte Aressa portava la maschera: per non mostrare di essere Ares in realtà. E quindi era lui il poliziotto sotto copertura.

-         Tu sei… tu sei… -.

-         Sì. – rispose Ares. – E tu, Apollo, sei nel più grosso guaio della tua vita. -.

Aveva una voce terribilmente virile. – Vuoi sfidare il dio della guerra o ti catturo così? -.

Apollo gli lanciò un’occhiata contrariata, ma tese le mani, in attesa che Ares gliele legasse con catene di ferro. Sapeva di non avere speranze contro il dio della guerra. Che dopo aver sistemato Apollo si voltò verso di noi. – Torniamo al campus! – ci annunciò. – E non voglio più sentire nominare le parole vestiti, scarpe e trucchi per almeno 30 anni! – sbottò con voce burbera.

Tirò fuori la frusta. – Cammina! – minacciò Apollo, che cominciò a camminare.

Ares era veramente bello. Alto, possente, maestoso, forte. Il dio della guerra. E che dio.

Achille mi stava portando in braccio e procedeva dietro Ares che era visibilmente soddisfatto di aver riacquistato il suo aspetto virile. E finalmente gli alberi cominciarono a diradarsi intorno a noi fino a sparire del tutto.

E davanti a noi il campus e tutti quanti.

Che si stupirono nel vedere Ares. Eris lo guardò accennando appena un sorriso. Allargò le braccia.

-         Fratello! – esclamò.

-         Sorellina! – replicò lui.

Lei gli corse incontro e lui la sollevò in aria, abbracciandola. – D’ora in poi sarò sempre il fratello che non hai mai potuto avere in questi 17 anni. -.

-         L’importante è che adesso siamo insieme. – rispose Eris.

L’attenzione degli altri invece era ricaduta su Achille.

-         Sei vivo! – esclamò Andromaca, stringendolo forte.

Odisseo ed Ettore gli tirarono una sonora pacca sulla schiena ciascuno.

-         Chi non muore si rivede. – commentò Clitennestra. – E chi muore si rivede lo stesso se il morto sei tu. -.

Achille sfoggiò il suo miglior sorriso a 52000 denti. – Dovresti saperlo Nastrina. Nessuno può nulla contro il grande Achille. -.

Cassandra inarcò le sopracciglia dubbiosa. E allora lui si rivolse a lei. – E dai Cass. Non l’abbracci il tuo amico tornato or ora dal mondo dei morti? -.

-         Dopo aver parlato di te in terza persona, Achille, l’unica cosa che ti puoi aspettare da me è un “bentornato”. – replicò lei serissima. E poi entrambi scoppiarono a ridere.

E poi gli si parò davanti Patroclo. – Non farlo mai più. – gli disse.

-         Tranquillo Patty. Non ci tengo a tornare nell’Ade. -.

-         Come hai fatto a tornare? – domandò Ettore.

-         Merito tuo. – rispose. – Persefone ti doveva un favore e ha pensato che avresti gradito riavermi in vita. -.

Si voltò indietro perché qualcuno gli aveva appoggiato una mano sulla spalla. Si voltò. Il volto grave di Menelao era davanti a lui.

-         Sono contento di scoprire che stai bene. – disse solamente. – E mi dispiace per quello che è successo. -.

Achille sorrise benevolo. – Eri solamente innamorato Menelao. Non ho certo intenzione di incolparti per quello che è successo. -.

Menelao aveva sempre la sinistra appoggiata sulla spalla di Achille, e gli strinse la mano.

-         È un onore per me conoscerti. – disse infine.

Achille questa volta era serio. – Anche per me. – ricambiò la stretta di mano. E per la prima volta li vidi sorridersi come veri amici.

Nel frattempo Ares ed Eris si erano ripresi da quel bel momento di riunione di famiglia.

-         Dov’è la mamma? – domandò Ares.

Ares ed Eris. Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci prima? Erano figli di Era. Era passava molto del suo tempo con Aressa. Soprattutto la sera! A conferma dei miei sospetti i bianchi cancelli del campus si aprirono. Calò il silenzio intorno a noi. Omero era sulla soglia del cancello e con lui vi era una persona col mantello rosso.

Il Guardiano. Aveva il cappuccio tirato giù sul volto quindi non potevamo vedere chi fosse. Poi delle bianche braccia spuntarono da sotto il mantello e liberarono il volto dal cappuccio. E il volto ovviamente era quello di Era.

Apollo rimase molto sorpreso. – Era? – domandò.

-         Non l’avresti mai detto, vero? – sorrise trionfante.

-         E cosa vorresti fare adesso Guardiano? – domandò Apollo.

-         Credo proprio che… sì… lo dirò a tuo padre. – Era concluse la sua sentenza. – E niente gelatina per 10 anni! -.

Febo Apollo impallidì. – Che cosa? Lo dirai a papà? Non puoi dirlo a papà! E non puoi togliermi la gelatina! -.

-         Oh, io invece direi proprio che posso. – replicò lei, mentre Apollo continuava a scongiurarla.

Poi si voltò verso di noi e ci scrutò bene uno per uno. Ogni minima ferita o danno che avevamo riportato, comprese le occhiaie. Poi mi tese la mano.

-         Il manoscritto. -.

Mi feci aiutare da Eris a toglierlo. Meglio non descrivere le condizioni della mia gamba. Adesso era veramente da amputare: il piede non me lo sentivo più e mi chiesi se ci fosse ancora o se fosse completamente andato in cenere. Non avevo il coraggio di controllare.

E non ne avevo modo. Avevo la versione originale dell’Iliade tra le mani. Il mio poema epico preferito era nelle mie mani e stavo per passarlo nelle mani di una dea. E intorno a me c’erano i personaggi mitologici che facevano parte di quel poema. Vi sembrerà strano… ma era la prima volta che ci pensavo. Non avevo mai seriamente pensato di considerare tutti quelli che avevo intorno come personaggi frutto della fantasia.

Loro non esistevano. Esistevano solo tra le pagine di quel libro che avevo in mano.

Per un momento mi passò per la testa che tutto quello che avevo passato nelle ultime settimane fosse un sogno. Un lungo sogno. Avevo paura a consegnare il manoscritto nelle mani di Era. Temevo che sarebbero scomparsi tutti.

Ma lei aveva ancora la mano tesa. Strinsi la mano di Achille e glielo porsi. Lei lo prese. E loro non sparirono.

-         Stanotte a mezzanotte venite qui ai cancelli. – ci informò. – E prendete la vostra roba. Tornate nella vostra vera casa. -.

-         E loro non li punisci? – Ares indicò Elena e gli altri del suo gruppo.

Era lo guardò sorridendo. – Avranno quello che spetta loro, tranquillo. -.

Sparì non appena varcò la soglia del cancello. Come un fantasma. Sentii una mano sulla mia spalla, una mano ruvida e forte. – Non succederà anche a loro. – cercò di rassicurarmi Ares. - È tutto vero. Adesso vieni, dobbiamo pensare alla tua gamba. -.

E senza aggiungere altro mi portò dentro il campus mentre Omero aveva preso la parola e spiegava quello che avrebbero trovato dentro al libro. E annunciando il ballo di quella sera. Il ballo d’addio. L’ultima sera nel XXI secolo.

Con Ares andammo fino all’infermeria, e mi sedetti su un lettino. – Ti fa male? – mi domandò mentre mi sfasciava la gamba.

Annuii. Era vero. Mi faceva male. Quando tolse la fascia vidi la mia gamba completamente nera. Molle. Pelle bruciata e anche le ossa probabilmente. Sperai che Ares facesse in fretta a fare qualunque cosa dovesse fare. Ma lui invece sembrava non avere nessuna fretta.

-         Devo ammettere Giulia che mai mi sarei aspettato che tu ti spingessi a tanto. -.

-         Credevi fossi una debole, Ares? – domandai.

-         No, ma non credevo che fossi in grado di affrontare una cosa del genere. Osservavo le prove a cui vi sottoponeva Eris, e certo tu non brillavi. Ma questo ci fa capire una cosa. -.

Lo guardai interrogativa. – Che avrei fatto meglio a non immischiarmi? -.

-         No. – ribatté lui. – Che quando sei in pericolo tu riesci a fare cose che mai avresti fatto prima. E tutto questo per cosa? Per amicizia. -.

-         E tu sai cos’è l’amicizia, dio della guerra? -.

Sorrise, un sorriso aperto. – Certo che lo so cos’è l’amicizia. Non sono il dio cattivo e codardo che tutti pensano. -.

-         Mai pensato che tu fossi un codardo. – replicai. – Solo che non ce lo vedo il dio della guerra a parlare di amore e amicizia. -.

Scoppiò a ridere. – Scommetto che non ce lo vedevi nemmeno alle prese con smalti e profumi. – continuò a ridere. – Eppure a volte la vita mette davanti a queste situazioni nuove e bisogna avere sempre il coraggio per affrontarle. E tu ce l’hai avuto quel coraggio. Saresti una guerriera magnifica. È per questo che – cambiò la sua voce in quella di Aressa. – il dio più fashion di tutto il mondo farà una cosa che nessuno ha mai fatto prima. -.

Mi appoggiò una mano sulla gamba. Ci fu un lampo di luce. E la mia gamba era di nuovo una gamba. Come se non fosse mai stata bruciata. Ero senza parole. – Io… grazie. – lo ringraziai solamente.

-         Prego. – si alzò e fece per uscire. – Dormi adesso. – mi suggerì. – Stasera c’è la festa. -.

Mi intristii. – Stasera torneranno tutti nell’Iliade. Sarà come se non vi avessi mai conosciuti. -.

- Ma dentro di te saprai sempre che ci hai conosciuti. Ti riporterò a casa tua stasera e spiegherò tutto ai tuoi genitori. – concluse.

Non feci in tempo a fermarlo per chiedergli spiegazioni, per parlare con l’unica persona che si era mostrata disposta a darmi delle informazioni fin dall’inizio… decisi che da quel giorno codardo o no avrei preso le difese di Ares sempre e comunque.

Quello che mi importava era che avevo vissuto un sogno fino a quel momento e non me ne ero mai resa conto bene prima di allora, ma di lì a poche ore quel sogno si sarebbe rotto per sempre.

Non pensai per molto altro tempo ancora: Ares doveva avermi fatto anche un incantesimo per farmi addormentare, quindi affondai la mia testa nel cuscino e chiusi gli occhi per rifugiarmi in altri sogni. La realtà sempre e comunque faceva male.

 

Quella sera erano già tutti nel salone quando scesi le scale che vi portavano. Tutti eccitati che banchettavano. Tutti che pensavano alla partenza verso quel nuovo mondo che Omero aveva loro illustrato. Un viaggio verso l’immortalità. Un viaggio che li avrebbe portati via da me per sempre. Non riuscivo a divertirmi. C’era musica, tutti ballavano, tutti mangiavano. Ero io il fantasma tra loro. Ero io di troppo. Quello era il loro mondo e io non ne facevo parte. E questo mi faceva male.

Non mangiai nulla, parlai poco e solo quando si chiedeva la mia opinione su qualcosa di quel fantastico nuovo mondo.

Sorrisi forzati.

Sorrisi e finzione.

Ad un certo punto vidi Achille che mi si avvicinò.

-         Ti diverti? – mi domandò.

-         Sì. – sorriso.

Sorriso forzato.

Sorrisi e finzione.

-         Dovrei parlarti. – mi disse solamente. Sul suo volto non c’era la traccia del minimo imbarazzo. Perché dopotutto avrebbe dovuto essere imbarazzato lui? lui stava per entrare in quel mondo dove lui era il grande eroe.

Annuii. Mi prese per mano e uscimmo dal campus, verso la foresta. Sentivamo gli ululati dei lupi venire dal folto. Il buio che ci avvolgeva abbracciandoci, la melodia del fruscio delle foglie che si fondeva con la sinfonia proveniente dalla sala. Eravamo tornati alla casa che lui aveva costruito, ma non aveva nessuna intenzione di entrare lì dentro. Eravamo sulle rive del lago. Era come la prima sera che ci eravamo stati. C’erano le lucciole.

-         Allora? – cercai di rompere il silenzio che si era fermato intorno a noi.

-         È per quello che ho detto oggi. – mi spiegò.

Capii quello a cui si riferiva. – Già… in effetti me lo sono chiesta. – ammisi. – Quand’è che avresti deciso che sarei stata la tua ragazza? – domandai.

-         Quando hai letto il tuo nome sul braccialetto. – scoppiò a ridere.

Proprio non aveva capito quanto mi ero sentita imbarazzata quella volta. Comunque in quel momento capii che mi aveva dato un po’ fastidio il fatto che avesse dato per scontato che io volessi essere la sua ragazza. Ok, volevo diventarlo… però poteva anche chiedere prima. Gli lanciai uno sguardo di rimprovero.

-         Partiamo. – mi annunciò.

Annuii.

-         Non ci rivedremo più. – continuò lui. – Tu andrai per la tua strada e io andrò per la mia. E saranno strade che probabilmente mai si incroceranno di nuovo. -.

-         Già. – tentai un sorriso. – Credo che ci siano giusto una trentina di secoli di distanza fra noi. – feci una pausa. - Mi hai dato la più bella estate della mia vita. -.

Scosse la testa. – Avrei voluto che fosse più di un’estate. – ammise.

-         Achille fidati. Tornerai nel passato, sarai un eroe famoso e acclamato e schiere di principesse vorranno sposarti, re di Ftia. Non penserai più a me. -.

-         Vieni con me. – mi propose.

-         Che cosa? Non posso lasciare tutto per seguire voi? -.

-         Avventura. Amicizia. Amore. Non puoi lasciare tutto quello che hai qui per questo? – non ci credeva.

Ecco. Mi conosceva. Aveva fatto leva su delle ottime argomentazioni. Ma non potevo andare. Non potevo seguire né lui né gli altri. Lasciare la scuola, lasciare i miei genitori, lasciare i miei amici per andare nel passato. Per poi fare cosa? Per tessere. Perché ero realista e non credevo che avrei potuto fare molto altro in quella società. Tessere e pochi altri lavori femminili, e se c’erano cose che non mi riuscivano, per mille balene, quelli erano proprio i lavori femminili. Ci stavo pensando fissando il lago davanti a noi.

Vidi che teneva in mano qualcosa. Era un anello. Era la serpentina che aveva preso dall’Ade.

-         Achille… - ero rimasta senza parole.

-         Zitta! – esclamò. – Non importa quello che succederà. – prese la mia mano. – Almeno per quello che mi riguarda tu sarai sempre la mia ragazza. – mi infilò l’anello al dito e fui colpita dal suo brillare.

Sentii la sua mano sulla mia schiena che mi tirava verso di lui e riconobbi la musica che proveniva dalla festa nel campus. Sentirlo così vicino quasi mi convinse che quello che mi aveva detto era vero, che sarei stata sempre la sua ragazza. Misi la mia mano sinistra sul suo fianco e lui mi prese la destra: cominciammo a ballare come un valzer.

E la voce di Billy Joel di sottofondo.

She can kill with a smile
She can wound with her eyes
She can ruin your faith with her casual lies
And she only reveals what she wants you to see
She hides like a child,
But she's always a woman to me

She can lead you to love
She can take you or leave you
She can ask for the truth
But she'll never believe
And she'll take what you give her, as long as it's free
Yeah, she steals like a thief
But she's always a woman to me

Oh--she takes care of herself
She can wait if she wants
She's ahead of her time
Oh--and she never gives out
And she never gives in
She just changes her mind

And she'll promise you more
Than the Garden of Eden
Then she'll carelessly cut you
And laugh while you're bleedin'
But she'll bring out the best
And the worst you can be
Blame it all on yourself
Cause she's always a woman to me
--Mhmm—

 

Sentimmo un fruscio tra le foglie ma non ce ne curammo. In quel momento c’era solamente una cosa che ci interessava e quella cosa era ballare come stavamo facendo. Eravamo come un principe e una principessa durante il loro primo ballo. Mi sembrava che tutto l’ambiente intorno a noi rispecchiasse il nostro stato d’animo. Le lucciole si posarono sul mio peplo rendendomi più luminosa di come già mi sentissi e quando gli apparvi come una stella cadente esplose nella sua bellissima risata. Mi sollevò da terra facendomi fare un giro in aria. Le lucciole volarono via. E poi riprendemmo a ballare.

-         Ragazzi! – comparve Cassandra. – Venite c’è il dolce e… - vide proprio mentre Achille mi stava sollevando in aria. - … e immagino che a voi non interessi minimamente. – Alzò gli occhi al cielo, scotendo la testa. Per poi lasciarci soli. Ce lo meritavamo.

 

Oh--she takes care of herself
She can wait if she wants
She's ahead of her time
Oh--and she never gives out
And she never gives in
She just changes her mind

She is frequently kind
And she's suddenly cruel
She can do as she pleases
She's nobody's fool
And she can't be convicted
She's earned her degree

 

Mi fece fare una giravolta terminata con un casquet. Mi tenne in quella posizione.

- And the most she will do
Is throw shadows at you
But she's always a woman to me – cantò a voce bassissima.

E mentre il pianoforte suonava le ultime note finali mi guardò negli occhi. Si abbassò. Chiusi i miei occhi. E mi baciò.

Poi mi rialzò. Stavo sorridendo. Lui era serio, terribilmente serio. Mi abbracciò.

E avvinghiata a lui vidi Ares che sorrideva ammiccando come se si fosse immaginato una cosa del genere. E incontrando il suo sguardo capii quello che dovevo fare.

Presi la mia decisione.

 

Ciaooooo a tutti!!!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto… tra parentesi questo è l’ultimo vero capitolo… il prossimo sarà l’epilogo e questa storia finirà… sigh.. sob..

Ad ogni modo, passando al capitolo, volevo scusarmi per l’accidente che vi ho fatto prendere l’altra volta con la morta di Achille… ho provato a lasciarvi dei segni nelle risposte alle recensioni del fatto che Achille non era morto in realtà, ma evidentemente erano un po’ troppo criptati… per i credits la canzone in questo capitolo è "She's always a woman to me" di Billy Joel.

        Myki: ma sempre a pensare ai matrimoni tu, eh? XD Sì sì, senza secondi fini… eheh… grazie mille per la recensione! Però una cosa… pena? Compassione? Se c’è una cosa che Giulia odia è essere oggetto di pena e compassione! È troppo orgogliosa per esserlo!!! Bacione!

        Lallix: grazie mille per la recensione! Non odiarmi. Come hai visto tutto si è sistemato! Ho provato ad avvertirti la settimana scorsa che tutto si sarebbe risolto promettendoti altre storie d’amore… quella tra Giulia e Achille, che come hai visto qui ha preso una piega un po’ più esplicita finalmente. Mi ha fatto davvero piacere leggere che lo trovi sempre più bello… grazie! Bacione!

        Aila: grazieeee!!! No, Orfeo e Euridice non è nel mio stile… spero comunque che questo escamotage di Ade e Persefone ti sia piaciuto lo stesso!!! Quanto al fatto della vita breve ma gloriosa ha ragione la nostra Persefone… che vita gloriosa è quello di un diciassettenne morto in un campo estivo? Ah, addirittura ho fatto sciogliere un cuore di pietra? Grazie! Troppo gentile! Bacione!

        LizzieMalfoy_Dracolover: grazie per la recensione!!! Spero che questo capitolo sia stato abbastanza romantico per tirarti su di morale, e ovviamente spero che tutto abbia ricominciato ad andare meglio tra te e il ragazzo che ti piace. In effetti Stephen King non è la classica lettura che mette il buon umore… io personalmente mi addormento a leggere i suoi libri… Fammi sapere che ne pensi anche su questo capitolo!!! Bacione!

Alla prossima e ultima puntata…

@matrix@

 

 

 

 



 

 

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Capitolo 19
*** In the Summertime ***


 

Capitolo 19
Epilogo:
In the Summertime
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Sorrido adesso guardando la storia che ho scritto.

La mia storia.

Sono passati 10 anni da quella fatidica sera in cui espressi il mio desiderio a quella stella cadente.

Quel mio sogno si era realizzato e non mi ero più svegliata.

Raggruppo i fogli sparsi per quel semplice tavolo in legno che ho esatto nella mia nuova camera. E sorrido quando percepisco una mano che si appoggia sulla mia spalla.

-         Stai ancora scrivendo? – sento la sua voce.

-         Ho finito. – rispondo prendendo la sua mano e sorridendo. E come posso non sorridere?

Il bel ragazzo è diventato un bellissimo uomo e io sono diventata una bella donna all’età di 27 anni.

Achille mi abbraccia. – Ettore ci sta aspettando. – mi ricorda. Annuisco.

Alla fine quella sera al campus avevo deciso che la mia strada sarebbe stata nell’Iliade insieme agli altri. Eris si era presa la responsabilità di dirlo ai miei genitori, che rimasero sorpresi, ma non più di tanto. Probabilmente se l’erano immaginato che sarebbe finita in quel modo: l’avventura era o non era quello che la loro bambina aveva sempre sognato? E avventura era esattamente quello che aveva avuto.

Ci eravamo divisi ovviamente. Achille, io e Patroclo a Ftia, Penelope e Odisseo a Itaca, Menelao ed Elena a Sparta, Agamennone e Clitennestra a Micene, Ettore, Cass, Paride e Andromaca a Troia.

E una volta arrivati a Ftia non ci volle molto a nessuno per capire che un telaio nelle mie mani poteva diventare una micidiale arma impropria.

Achille rideva della mia imbranataggine. Sbeffeggiò molto meno quando si scoprì il mio vero talento. E nemmeno a farlo apposta a scoprirlo fu Ares.

Ricordo ancora un pomeriggio dopo circa 2 mesi che ero arrivata in cui mentre ero nel gineceo a cercare di dare un senso a quello strumento sfiorando la crisi isterica  la porta si aprì d’un tratto.

-         Ciao Iulia. – sentii salutarmi.

Iulia sono io… disgraziatamente i Greci antichi non hanno il suono della “g” dolce e quindi mi hanno messo davanti alla scelta se farmi chiamare “Iulia” o “Ghiulia”…  e Iulia fu.

Mi alzai in piedi, troppo arrabbiata con me stessa per rispondere. Ares scoppiò in una risata bellica quando mi vide tutta spettinata incastrata nel telaio.

-         Ma come hai fatto a rimanere incastrata? – domandò ridendo.

-         Ci stendiamo sopra un velo pietoso, Ares? – domandai ironica.

-         Meglio. – con uno schiocco di dita riuscì a liberarmi dal telaio malefico.

Scoteva la testa sconsolato vedendo in che condizioni erano i lavori affidati a me.

-         È inutile che provi. – mi disse. – Non ci riuscirai mai. -.

-         Ho forse alternativa Ares. Tutti si aspettano che mi comporti come una vera donna greca! Beh io sono una ragazza del XXI secolo dopo Cristo, santo cielo, è così difficile da capire? – afferrai la spada presa da un attacco d’ira e spezzai di netto in due il telaio.

Ares mi guardò vagamente interessato. Mi stava fissando.

-         Che hai da guardare? – sbottai.

-         Niente. – si mise sulla difensiva lui. – Stavo solamente pensando… tu sei venuta qui per l’avventura. E stando chiusa qui nel gineceo… -.

-         … al quale comunque tu non potresti accedere… - lo interruppi.

-         Perché no? -.

-         Sei un uomo. – risposi.

Si scosse i capelli all’indietro. – E che uomo. – commentò lui. – Bello come un dio. – sfoderò un sorriso a 52 denti.

Scoppiammo a ridere entrambi. Era così Ares: bello, forte e vanitoso. Comunque uno spasso. Ma sapeva essere anche serio, come quella volta. – E se ti insegnassi a combattere? Se ti facessi diventare una Mirmidone? – mi propose.

Gli occhi mi si illuminarono. – Tu potresti…? – ero speranzosa.

Annuì. – Il tuo addestramento comincia domattina all’alba. – mi informò. E sparì, senza darmi possibilità di risposta.

Ne parlai con Achille e lui mi incoraggiò. La mattina dopo mi presentai agli allenamenti e in meno di un anno Ares aveva fatto di me una vera guerriera. E allora tutti cominciarono a guardarmi con più rispetto… persino Agamennone quando intraprende una guerra tira sempre fuori un pretesto per avere nel suo esercito me ed Achille. Che puntualmente risponde no, per poi cedere dopo molto tempo. E allora partiamo con i Mirmidoni. Mi chiamano la Signora delle Battaglie.

Con gli altri ci vediamo spesso, perché abbiamo buoni rapporti… e la guerra di Troia ancora non è scoppiata. Ettore fa controllare Paride a vista e Menelao fa lo stesso con Elena… che a proposito non è più la donna più bella di tutta la Grecia.

Era non aveva lasciato le cose a metà e l’aveva punita duramente: le aveva tolto la bellezza. Non che Elena fosse diventata brutta… era solamente diventata banale e mediocre. E Paride non la considera più. Menelao invece continua ad amarla… mi chiedo se smetterà mai di amarla.

E Cassandra? Beh mettiamola così… ha una relazione con Patroclo… una coppia che scoppia, litigano 5 volte al giorno ma poi fanno sempre pace. E sono rimasti esattamente com’erano 10 anni prima: lei imperturbabile, che non fa mai una piega, distaccata, apatica, lui invece che si fa coinvolgere in qualsiasi cosa.

Clitennestra… Clitennestra è diventata la mia migliore amica. Nessuna è come lei, così sarcastica e decisa… inoltre non si sa come era sempre informata su tutto e su tutti e spesso organizza serate tra noi ragazze per aggiornarci sui pettegolezzi di tutta la Grecia. E inoltre forse lei è quella che si è abituata peggio a questo secolo. Spesso capita che porta le mani in tasca per prendere il cellulare, per poi ricordarsi che i cellulari non sono ancora stati inventati. A dire il vero non ha nemmeno le tasche, né i pantaloni dove di solito sono cucite le tasche. Questo non è del tutto vero… si era portata un bel po’ di roba del nostro secolo: gonne, magliette, pantaloni, trucchi, elastici per capelli, scarpe. Durante le nostre serate di solito indossiamo jeans e Nike. E a volte ci divertiamo anche ad andare in giro in quel modo, solamente per vedere la faccia della maggior parte della popolazione.

Odisseo ha sposato la sua Penelope e sta per nascere il loro figlio. Telemaco.

Ed Ettore e Andromaca? Beh… è per loro che Achille mi ha detto che Ettore ci sta aspettando.

Lascio tutto così com’è e faccio una giravolta davanti ad Achille. – Come sto? – domando.

-         La mia guerriera… - risponde, prendendomi in braccio.

E possiamo forse io e lui uscire dalla porta come due comuni mortali? No. Primo perché lui non è un comune mortale. E secondo perché le cose da comuni mortali sono terribilmente banali… o almeno lo diventano dopo 10 anni con Achille. Apre la finestra e salta di sotto con me in braccio. Lancio un urletto più per farlo scoppiare a ridere che per altro. E Achille comincia a correre.

-         Corricorricorri!!! – lo incito io. – Faremo tardi! -.

Sempre in ritardo… sempre in ritardo sempre per colpa mia. Cambierò mai?

Arriviamo appena in tempo.

Andromaca è bellissima. Indossa un lungo peplo bianco, che le scende morbido sui fianchi formandole degli sbuffi, ornato di fiori di pesco, appuntati anche nella sua elaborata acconciatura.

Guardo gli occhi di Ettore: esprimono pura felicità, brillano come dei catarifrangenti. Priamo con la sua bianca chioma finì di celebrare il matrimonio.

Andromaca lancia un’occhiata felice ad Ettore che l’abbraccia stringendola a sé e la bacia, mentre lei piange.

-         Fa bene a piangere. – mi dice Clitennestra mentre cerca di tenere a bada Elettra, bambina tutta pepe. – Elettra, porca miseria, vuoi deciderti a stare ferma? -.

Sorrido guardandola. Non ha è proprio riuscita a scordare i modi di dire del futuro. Andromaca ci raggiunge.

-         Principessa troiana. – la salutiamo. – Come ti senti? -.

Piange Andromaca. Credo che nella sua forza quello sia il suo modo di esprimere quello che prova. Un po’ come Penelope, che vecchia volpe, usava spesso le lacrime come ultima risorsa per ottenere quello che voleva.

Andiamo al banchetto ed è una cosa veramente esagerata. Priamo non ha voluto davvero far mancar nulla per il matrimonio del figlio maggiore, come d’altronde il padre di Andromaca aveva contribuito alle spese oltre al fatto che aveva fornito a Priamo una dote davvero considerevole. 

-         Si avvicina mio fratello. – ci avverte Cassandra.

Ettore sorride e ci fa una specie di indovinello. – Indovinate un po’ chi è venuto oggi al mio matrimonio? -.

Lo guardiamo curiose, non sappiamo rispondere, e sentiamo una voce. – Ciao Clitennestra. -.

Una voce giovane. Ci voltiamo indietro e vediamo un ragazzo giovane sui 20 anni, anno più anno meno che ci saluta. – Lo conosci? – domando a Clitennestra.

Lei scuote la testa. Non lo riconosce. Dietro il ragazzo ci sono un uomo e una donna, entrambi mori. I genitori del ragazzo, che sorride. – Sono Rododaktulos. -.

- Rododaktulos… - siamo senza parole.

E allora gli altri due sono…

-         … Cerena! – esclama Clitennestra. – Besso! -.

Cerbero! Non posso crederci. Mangiamo tutti insieme e beviamo, parlando, loro ci raccontano quello che hanno fatto in questi anni da quando sono tornati uomini. Finché Ettore non si alza e comincia a cantare, insieme agli altri.

Sembra proprio una cosa programmata.

Ettore:

In the summertime


Achille, Odisseo, Agamennone, Menelao, Paride, Aiace, Patroclo:
when the weather is high

Ettore:
you can stretch right up

Achille, Odisseo, Agamennone, Menelao, Paride, Aiace, Patroclo

an' touch the sky

Ettore:
when the weather's fine

Achille, Odisseo, Agamennone, Menelao, Paride, Aiace, Patroclo brindando:

you got women
you got women on your mind.

Ettore, prima di bere:

Have a drink
have a drive

Achille, Odisseo, Agamennone, Menelao, Paride, Aiace, Patroclo
go out an' see what you can find.

Achille:
If her daddie's rich

Odisseo:
take her out for a meal

Achille:
if her daddie's poor

Odisseo:
just do as you feel

Ettore:
speed along the lane

Patroclo, Agammennone, Menelao, Paride e Aiace:
do a ton
or a ton an'twenty five

Odisseo:
when the sun goes down

Ettore e Achille:
you can make it
make it good in a lay-by.


Clitennestra si alza sentendosi esclusa da quel coretto:
We're not grey people

Io, Cass, Andromaca, Elena e Penelope:
we're not dirty
we're not mean

Andromaca:
we love everybody

 

Io e Clitennestra mentre battiamo decise un pugno sul tavolo… meglio mettere in chiaro subito come siamo…:

 but we do as we please

Cassandra:
when the weather's fine

Si intromisero Patroclo e gli altri:
we go fishing
or go swimming in the sea.

Penelope:

we're always happy


E nello stesso tempo a me, ad Achille, ad Ettore e a Odisseo venne spontaneo di cantare quella frase tutti insieme:
life's for living
yeah !
That's our philosophy.

 

Cantiamo questo pezzo tutti insieme, mentre Ettore prende in braccio Andromaca e la mette a bordo di un calesse trainato da puledre bianche. È una delle tradizioni che abbiamo deciso di mantenere del futuro: il viaggio di nozze. Infatti sul calesse ci sono già tutti i bagagli che qualche ancella premurosa ha preparato. Ettore sprona i cavalli, che fanno un giro per il banchetto.

 Sing along with us
Dee dee dee dee dee
Dah dah dah dah dah
Yeah we're hap-happy
Dah dah dah
Dee dah do dee dah
do dah do dah
Dah do dah dah dah
Dah dah dah do dah dah


Clitennestra:
When the winter's here

Aiace:
yeah
it's party time

Agamennone:
bring a bottle
wear your bright clothes


Tutti insieme:
it'll soon be summertime

Menelao e Paride:
and we'll sing again

we'll go driving
or maybe we'll settle down

Ettore:
if she's rich
if she's nice

Achille, Odisseo, Agamennone, Menelao, Paride, Aiace, Patroclo:
bring your friends
an' we'll all go into town.

 

È finito il canto. È il momento di partire. Ettore sprona le bianche cavalle che si lanciano al galoppo verso l’orizzonte, verso il sole che risplende sul vestito di Andromaca, verso quello stesso sole che rappresenta la loro vecchia vita che sta tramontando soggiogata dalla forza della notte portatrice di sogni.

Sono stretta tra le braccia di Achille. Che sorride. E mi sorprendo con lo stesso sorriso che avevo la prima volta che lo vidi pensando che il suo sorriso è sole, notte e sogno. È la bellezza devastante di un temporale. Un fulmine luminoso durante una notte buia e tempestosa, potente, sicuro e devastante.

Questa è la mia storia. La storia di come una ragazza normale se crede in una stella e per cui “impossibile” è solamente una questione di punti di vista possa vivere le avventure più emozionanti della sua vita… una vita in compagnia di quei grandi eroi a cui tutti voi in questo momento starete pensando. Quegli eroi che non studiavano la storia. Quegli eroi che hanno fatto la storia.

Si dica dunque di Odisseo che era distruttore di rocche dai mille inganni.

Si dica dunque di Ettore che era un uomo buono e coraggioso, domatore di cavalli.

Si dica dunque di Achille che era leggenda.

 

The End

 

 

E questa è la fine… l’ultimo intervento lo scrivo in arancione e chi ha letto tutta la ff non farà fatica a capire perché.

Devo dire che mi dispiace che sia finita: è stata la mia prima fiction. Inoltre mi ha accompagnata in questi 9 pesantissimi ma forse troppo brevi mesi di scuola… come avete potuto vedere gli epiloghi non sono proprio il mio forte e neppure i saluti finali…  spero comunque che nel complesso la mia ff vi sia piaciuta. Spero che vi abbia fatti sognare. Coinvolti. Trascinati in un mondo in cui gli eroi in fondo sono eroi… ci ho pensato e portando gli eroi dell’Iliade nel nostro tempo credo ch’io abbia voluto lanciare un messaggio: tutti possiamo essere eroi.

Vi sembrerà un messaggio banale e scontato però a volte l’unica cosa che può dare la forza è pensare di essere eroi. Eroi di noi stessi. E un eroe non si tira indietro davanti a nulla.

Ah, la canzone nel capitolo è quella che dà il titolo a questa storia che comincia, si svolge e finisce in estate: “In the Summertime” di Mungo Jerry.

Passiamo adesso ai ringraziamenti ad personam:

  • Lallix: beh sono contenta che tu ti sia immedesimata nella storia. E ottima scelta anche per il personaggio… concordo Cassandra è fantastica. Grazie mille per tutti i complimenti!!! Non sai che piacere leggere la tua recensione, soprattutto le ultime righe… sono veramente contenta! Bacio!
  • Aila: non mancherò di ascoltare la canzone. Sono felice che ti sia piaciuta. Grazie mille anche a te!!! PS: credo però che non pubblicherò altre storie entro la fine delle vacanze…
  • Myki: sei contenta?? Finalmente il tanto desiderato matrimonio!!!  Sì beh… ultimamente mi sento molto romantica… ma non saprai mai il perché quindi non chiedertelo nemmeno Marty… inoltre ho una reputazione da mantenere… quindi non dire in giro che in fondo sono romantica… ci manca solo questo… Spero che ti sia piaciuto il matrimonio… ok, non è come lo volevi, però lo sai che sono fatta così xD e sulle cose romantiche non posso competere con te. E poi pensa io che tesso… io che non so neppure da dove si comincia… quanto alla gamba ehy, stai parlando con una che si è rotta due volte un dito e per due volte non se n’è accorta!! Concordo… Cass è una grande e Ares mi è sempre stato simpatico… Ah, Auguri Marty!!
  • LizzieMalfoy_Dracolover: eheh… sì l’ho usato: mi piaceva troppo “bellissimo e biondissimo Achille”. Addirittura quasi commossa? Grazie!!! No, Giulia non ci pensa nemmeno a tornare alla sua vecchia vita.. ma proprio no! Giulia prende e va via con Achille verso quella vita che può darle tutta l’avventura che le serve! Sono contenta che tutto sia ok col tuo ragazzo… i miei migliori auguri!

E ringrazio anche le persone che hanno commentato ma poi per qualche motivo hanno smesso: Unintended, Tigerlily, Kabubi, Ewin, Nathan e Ilaria.

I miei più cari ringraziamenti vanno anche a coloro che hanno aggiunto questa ff tra le loro preferite:

 

Aila
 eilinn
 Eliatheas
 Ewin
 Fantasy Girl
 fragola1991
 Lallix
 Laurelin
 LizzieMalfoy_Dracolover
 Luce Daitenji
 Pawky Lady
 TheFallenAngel
 Tigerlily

 

Se vi va lasciate un segno del vostro passaggio a quest’ultimo capitolo per dirmi cosa ne pensate dell’intera fan fiction.

Grazie mille!

A presto,

@matrix@

 

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