Che Dio ci aiuti (molto)

di felpa_fan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Angolo Divino, prospettive umane ***
Capitolo 3: *** 7 giugno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Che Dio ci aiuti (molto)

Prologo

Caro angelo custode,
Hai finalmente esaudito i miei desideri.
Ieri è stata una giornata pazzesca: Margherita si è sposata con Emilio e durante la cerimonia Azzurra e Guido sono stati sempre vicini ed io con loro.
Azzurra ha dormito nella nostra casa mentre suor Angela mi ha portato a letto con lei: non sono sicuro del perché ma credo che Azzurra e Guido volessero restare da soli, e a me questo non dispiace affatto!
 
Driiiiiiin driiiiiiiiiiiin driiiiiiiiiiiiiin!
Le ormai tantissime collaudate sveglie erano riuscite a far alzare Suor Angela. Era tutta dolorante avendo riposato sulla poltrona accanto al suo letto, dove aveva dormito Davide. Il letto era già sfatto e le lenzuola tutte spiegazzate, ma lei durante la notte non aveva sentito niente. Anche un bambino di otto anni dormiva meno di lei. Si vestì in fretta e corse giù in cappella per le Lodi. Sperava di passare inosservata ma la vista vigile della sua madre superiora non la mancò neanche stavolta.
- Suor Angela, riuscirò mai a vederti arrivare puntuale prima di fare zac? – entrambe sapevano già la risposta, ormai quello era diventato il loro modo un po’ insolito di augurarsi una buona giornata.
Suor Costanza, pur apparendo più severa e ligia alle regole del convento, aveva lo stesso spirito altruista e libero di Suor Angela, e rivedeva molto di se stessa in lei.
L’Angolo Divino era in subbuglio, Margherita ed Emilio stavano per partire per il loro viaggio di nozze: avrebbero visitato Roma, la città eterna. Quello che aveva sempre sognato la ragazza, anche se in un modo diverso da quello che si aspettava, adesso ce l’aveva: un ragazzo che l’amava e quell’amore che pareva invincibile. Era giunto il momento dei saluti: Nina li salutò col suo solito modo sbrigativo, non era certo per lei tutto quello zucchero, mentre Chiara augurò ai novelli sposini ogni bene e rivolse a Margherita un enorme sorriso. Tante volte si era immaginata il momento della partenza sua e di Riccardo, il loro viaggio di nozze, suo padre che le avrebbe telefonato ogni giorno. Invece il destino le aveva riservato qualcosa di diverso; pochi giorni dopo avrebbe iniziato il percorso per diventare una novizia e l’idea di poter aiutare gli altri la esaltava.
- Coraggio Margherita, adesso comincia la nostra vita insieme! – Emilio era raggiante.
- Non posso partire senza prima aver salutato Suor Angela e Azzurra!
In quel momento arrivò al bar la prima delle due donne che aveva nominato. Per ben due anni non era stata soltanto una delle suore che l’ospitavano al convitto, ma una seconda mamma, comprensiva e generosa. L’aveva aiutata nei momenti più difficili, in quei momenti dove aveva desiderato di mollare tutto, ed anche rimproverata quando commetteva errori; proprio come un genitore.
- Margherita, divertitevi e tornate presto, non vedo l’ora di riabbracciarvi, mi mancate già. – esclamò suor Angela commossa mentre abbracciava la sua dolce dottoressa.
- Anche voi mi mancherete tanto! – Margherita era sicuramente la più espansiva nei sentimenti di tutte le sue ragazze. – Ma Azzurra dov’è? Devo salutarla!
- Beh dovrebbe essere con… Guido! – l’uomo era appena entrato nel bar.
- Ah no suor Angela, questa mattina mi sono svegliato e Azzurra non c’era. Non so dov’è, magari lei con il suo intuito da Sherlock Holmes…
- Ma cosa ne posso sapere io!
Guido si avvicinò al bancone e per una volta riuscì a bere un caffè senza che qualcuno all’ultimo momento lo bevesse al posto suo. Ma non un qualcuno generico, ma quel qualcuno, Azzurra. Quella notte l’avevano trascorsa insieme, ed era stato tutto perfetto, se non fosse che quella mattina al risveglio si era ritrovato solo; solo come quando aveva lasciato Manuela, solo come ogni mattina che si risvegliava accanto a Beatrice.
Immerso nei suoi pensieri non si accorse dell’arrivo di Davide: - E Azzurra dov’è?
- Eccomi qua! Sono certa di essere mancata a tutti, ma non poteva perdermi il gusto di vedere l’espressione di Margherita quando avrebbe visto questo. – il volto e quasi tutto il corpo di Azzurra era coperto da un grosso cane labrador di peluche che stava trasportando allegra. – Questo è per te.
Il cucciolone passò tra le braccia di Margherita: - Oh mio Dio, è stupendo. È quello che avevamo visto in quel negozio che mi piaceva tanto, grazie! – se qualcuno chiedesse che cosa sia la gioia in quel moment l’avrebbe scoperto osservando gli occhi di Margherita mentre stringeva il suo regalo.
 
- Che bello il cucciole che hai regalato a Margherita. – diceva Davide mentre Azzurra finiva di vestirlo.
- Si nano era davvero un bel peluche, ma noi abbiamo di meglio!
- Cosa vorresti dire? – il bambino guardò incuriosito la tata mentre si sistema gli occhiali rotondi.
- Avremo un cane vero. Non mi ringraziare, l’ho sempre desiderato anche io, e adesso è arrivato il momento di prenderlo. – disse Azzurra decisa e soddisfatta mentre il bimbo la osservava stupefatto.
- E cosa dirà suor Costanza? Non credo accetterà anche che un animale viva in convento…
- A forza di stare con Guido stai invecchiando prima del tempo sai? – rispose Azzurra ironicamente contrariata – non ci sarà alcun bisogno di chiedere a suor Costanza, il cane vivrà in casa con te e Guido!
- E Guido è d’accordo?
- È il nostro segreto!
 
[Spazio Autrice]
Il prologo è solo un assaggio di quello che avverrà tra le mura del convento degli Angeli Custodi.
Vi aspetto numerosi, recensite!
Un bacio

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Capitolo 2
*** Angolo Divino, prospettive umane ***



Capitolo 1
Angolo Divino, prospettive umane



Caro angelo custode, 
sono molto contento che Azzurra voglia prendere un cane, ma non vorrei che Guido si arrabbiasse. Io voglio bene ad Azzurra, ma Guido resta sempre il mio papà e quel principe che la mia mamma mi aveva promesso si sarebbe preso cura di me; non vorrei mai farlo arrabbiare. 
 
Si era svegliata con la sensazione di aver perso qualcosa di importante, speciale, per lei. Le pareva che le fosse stato sottratto un pezzo fondamentale della sua persona, quel tassello mancante per farla sorridere di nuovo. Da quel giorno lo studio legale avrebbe ospitato soltanto una praticante della professione, lei. Era quello che aveva desiderato dal primo momento che aveva cominciato a lavorare: nessuno con cui dover competere e litigare, una vera opportunità da non condividere con nessuno per mostrare le proprie capacità. Ma insieme alla gioia per essere diventata l’assistente di uno dei più stimati avvocati modenesi era giunta l’indignazione per dover condividere il ruolo con una raccomandata qualunque, la figlia del dottor Alfieri, nonché sua coinquilina al convento dove si era trasferita. 
L’anno prima non avrebbe mai pensato che avrebbe rimpianto quella condivisione, quella compagnia, quell’amicizia. Finalmente aveva trovato un’amica sincera, ma il destino le aveva voluto sottrarre anche lei. Non l’avrebbe mai ammesso a nessuno ma Chiara le mancava, le mancava tanto. 
 
Dopo una frettolosa colazione all’angolo divino e un giro completo quanto veloce di saluti, si era avviata allo studio legale. Lei non era mai in ritardo, ma preferiva ad ogni modo sbrigarsi visto che non c’era nessun motivo al convento che la trattenesse: Margherita era partita per il suo viaggio di nozze e Azzurra era diventata un uragano di felicità; mentre Chiara la vedeva sempre di meno. Le persone che più si erano avvicinate a diventare sua amiche, le sorelle che non aveva mai avuto, avevano travato la loro strada ed involontariamente si stavano allontanando da lei. Era abituata a quelle situazioni, e pure a non affezionarsi a nessuno, ma da quando si era trasferita al convento qualcosa era cambiato, ed aveva riscoperto quella parte più fragile ma anche più sensibile di sé. Grazie alle parole ed alle azioni di Guido, aveva infine capito che anche per un avvocato, un vero avvocato, quelle qualità erano un pregio. Aveva quindi deciso di proseguire la professione con un nuovo spirito altruista, oltre alla ligia osservazione delle leggi, punto cardine della sua formazione e coscienza.
 
Arrivò in ufficio dove la attendeva l’avvocato Fernandi *. Dalla sua espressione capì che voleva parlarle. 
L’uomo salutò cortesemente la sua assistente e la fece accomodare nel suo ufficio, dove Nina vi trovò un ragazzo suo coetaneo seduto in una posizione alquanto informale. 
“Perfetto un altro caso disperato, come Sergio.  Speriamo solamente che almeno questo sia innocente, altrimenti non riuscirò mai a vincere una causa. Capisco di essere un’assistente, ma possibile che ad un avvocato di questa fama arrivino anche casi d’ufficio che potrebbero essere tranquillamente assegnati ad altri avvocati penalisti?” Nina, immersa nei suoi pensieri, non si accorse di ciò che le avveniva intorno. 
-… quindi spero che tra di voi si creerà un bell’affiatamento. – l’avvocato parlò in maniera sbrigativa e concisa. Ma, osservando l’espressione assorta della ragazza, divenne consapevole di dover ripetere ciò che aveva detto. 
- Signorina Cristaldi, mi stava ascoltando?
Nina non era una persona che veniva richiamata spesso; persino a scuola raramente i professori dovevano riprenderla: sapeva con quanti sacrifici sua madre le aveva regalato la possibilità di studiare e lei non voleva deluderla. 
- Oh, mi scusi avvocato… - le sue guance divennero subito dello stesso colore del divanetto in fondo all’ufficio: all’incirca rosso Ferrari.
L’avvocato le riserbò un’occhiata mista tra rimprovero e rimpianto per quell’età spensierata e divertente che sia lei che quel ragazzo stavano vivendo
- Le presento mio nipote Fabrizio Fernandi, avvocato proprio come lei, che da oggi lavorerà insieme a noi. Dividerete l’ufficio, spero che facciate un ottimo lavoro. – così dicendo lasciò delle pratiche sulla scrivania per gli ormai due assistenti e li congedò. 
Nina, confusa dalla sorpresa e l’indignazione uscì dall’ufficio ancora basita e soltanto quando si sedette al suo posto osservò lo sfortunato che avrebbe condiviso con lei i futuri casi penali: un ragazzo alto, moro, forma fisica perfetta, sguardo fin troppo magnetico.  
Nina ripensò al suo percorso scolastico: conosceva fin troppo bene studenti di quel tipo; persone assolutamente disinteressate allo studio o al lavoro, che riuscivano ad ottenere ottimi risultati grazie alla loro capacità di saper mentire, una larga dose di fortuna e un buon cognome. Lei che invece aveva fatto tutto da sola, e indipendentemente dalla sua condizione sociale era riuscita ad arrivare a laurearsi con il massimo dei voti, si ritrovava a dover accettare la collaborazione del nipote del suo capo, che almeno a prima vista sembrava rientrare nella categoria sopraelencata. 
 
- Vabè, piacere Fabrizio, avrai modo di conoscermi meglio. Ma adesso devo scappare, ho una commissione urgente da svolgere. – il ragazzo si alzò per uscire velocemente ma fu richiamato da Nina
- Scusa ma i fascicoli che ci ha assegnato tuo zio? – sottolineò con asprezza le ultime due parole.
-Sono certo che riuscirai benissimo a farcela da sola. Ciao bella!
Doveva essere un brutto scherzo, come avrebbe potuto lei, Nina Cristaldi, lavorare con un soggetto del genere?
 
***
 
L’Angolo Divino non sembrava neanche lontanamente un bar dentro un convento. Quando una persona si immagina la dimora delle suore, è inevitabile immaginare un luogo tranquillo e calmo. Il convento degli Angeli Custodi poteva essere definito da cento aggettivi differenti, ma neanche uno richiamava alla quiete. 
- Ma come hai fatto a mandare a scuola Davide senza i compiti svolti? – il piano terra dell’edificio fu invaso dalla voce di Guido che, esterrefatto chiedeva spiegazioni ad una alquanto contrariata Azzurra.
- Oh insomma, ieri era il matrimonio di Margherita, vorrai lasciare questo bambino libero dal giogo dei compiti almeno per un week-end? – la ragazza era realmente convinta della sue affermazioni e riteneva il suo interlocutore in degno svantaggio.
- Dovrei essere felice per il tuo vocabolario che finalmente ha scoperto parole nuove o posso lasciarmi cadere in depressione pensando ai metodi piuttosto discutibili, degni delle Malebolge dantesche, con i quali stai educando Davide? – Guido si sedette, passandosi una mano tra i capelli in segno di disperazione, anche se era consapevole che quella non era una vera discussione, ma uno strano modo di comunicazione.
- Starai scherzando vero? Queste Malebolge proprio non le conosco, sono delle malattie gravi?
- Citavo Dante, ignorante! 
Azzurra si avvicinò al professore molto lentamente e fissando i suoi occhi: - Professor Corsi, mi dispiace, mi sono persa quella lezione, mica vuole darmi delle ripetizioni? – lo sguardo di lei esprimeva una dolcezza condita con quel pizzico di maliziosità che la caratterizzava. Mai avrebbe pensato di potersi innamorare di una persona così diversa da lei, dal suo modo di essere; in realtà, mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe innamorata. 
Si avvicinò sempre di più a Guido, le sue labbra stavano per sfiorare quelle dell’uomo ma lui si ritrasse: - Ma sei impazzita? – la guardò stralunato – qui davanti a tutti? In convento?
- Ah non vi preoccupate, non mi scandalizzo mica. – suor Angela era appena arrivata, sorridente. 
Guido, leggermente rosso in volto la guardò. Non poteva continuare così. Adesso non era più lo stesso uomo che aveva accettato l’incarico di tutor un anno prima. La sua vita si era totalmente trasformata: aveva trovato un figlio, e forse una compagna; il convento, per quanto ormai anche lui ci fosse affezionato, stava diventando una dimora un po’ insolita, e stava arrivando il momento di diventare una vera famiglia. 
“È arrivato il momento di diventare una famiglia.” 


 
Spazio Autrice
* non sono riuscita a trovare il nome dell’avvocato dello studio legale dove lavorano Chiara e Nina, quindi l’ho inventato di mia fantasia. (Chiunque ne conosca il nome me lo dica pure che modifico la storia :)
 
{Momento immobile di fronte al pc} Oltre 600 visite, tanti tanti preferiti/seguiti e 8 recensioni! Ma siete davvero pazzeschissimi! Grazie mille!
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, anche se non succede nulla di particolare… arriveranno anche i capitoli più sconvolgenti, per adesso questi capitoli iniziali mi servono per allacciare la serie a ciò che voglio raccontare e per delineare nuovi personaggi. Spero comunque che non vi abbia annoiato, fatemi sapere! 
Grazie ancora,
Barbara

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Capitolo 3
*** 7 giugno ***





Caro Angelo Custode,
oggi sarebbe stato il compleanno della mia mamma. Lei non c’è più, adesso è in cielo insieme a te, ma se fosse stata con me le avrei fatto spegnere le candeline. Mi manca tanto, anche se cerco di non essere triste perché mi dispiace far stare male Azzurra e Guido; ma in giorni speciali come il compleanno della mamma, non posso non pensare a lei. Perché gli angeli custodi hanno proprio  voluto chiamare vicino a loro la mia mamma?
 
7 giugno
 
Il giudice si alzò in piedi per decretare la sentenza riguardo l’affidamento di un giovane ragazzo che aspettava inquieto e preoccupato. Quando le parole del magistrato dichiararono che il minore sarebbe stato affidato alla nuova famiglia che sedeva dall’altro lato della stanza, il ragazzo chiuse immediatamente gli occhi e si sedette nuovamente al suo posto, stavolta rassegnato e deluso. Neanche un anno lo separava dalla maggiore età e si ritrovava di nuovo a dover condividere la sua vita con quella di altre persone, di altri estranei. Poteva vivere tranquillamente la sua vita senza bisogno di genitori fittizi. Sua madre non era morta, e lui aveva le capacità per occuparsi da solo della sua vita. 
 
***
Le lodi mattutine erano terminate ma ancora suor Angela non era completamente sveglia quando le si presentò davanti agli occhi il sorriso di Nina che scendeva dalla sua camera.
- Buongiorno suor Angela. – le volteggiò attorno più dolcemente del solito. 
- Oh buongiorno, devo aspettarmi un guaio? – pronunciò la suora intervallando le sue parole con un innocente sbadiglio.
- No
- Ah, mi sembrava strano che fossi cambiata così radicalmente anche tu. 
- Cioè, in realtà si. Dovrei parlare con Chiara, mi potrebbe dire dove posso trovarla o diventerà una monaca di clausura? – dichiarò pungente come sempre. 
- Nina, Chiara in questo momento ha bisogno di raccoglimento e tranquillità; ormai ha fatto la sua scelta e mi sembrava che l’avessi accettata anche tu.
- Ma stavolta non si tratta di lei! Devo parlarle e basta. – e se ne andò indispettita. 
Suor Angela la guardò allontanarsi finché non riuscì più a scorgerla: “Sono riuscita a raggiungere qualcosa anche con questa ragazza; quando Nina è arrivata nelle nostre poche conversazioni i suoi contributi erano soltanto delle secche sillabe di dissenso, oggi si sono trasformati in conversazioni.”
 
Azzurra fece il suo ingresso nel bar seguita da Davide. Guido frettolosamente si diresse senza prendere il suo caffè verso l’uscita. 
- Se Davide va a letto tardi è colpa mia, se non fa i compiti è colpa mia, se tu non ti svegli la mattina è colpa mia; hai mai pensato che forse dovresti guardare le cose da una diversa prospettiva? 
Corsi non poté far altro che tornare sui suoi passi e ribattere: - Davide deve essere educato con delle regole, e se abbiamo stabilito un orario, non puoi trasgredirlo tu per prima; visto che anche tu ti occupi di lui è presumibile che i suoi compiti scolastici ti debbano interessare; non posso certo indovinare che cambi l’orario alla sveglia che io avevo precedentemente predisposto; inoltre si, mi hai anche fatto fare tardi, ed è colpa tua! – questa volta uscì seriamente dall’Angolo Divino per andare all’università. 
Davide stava facendo silenziosamente colazione e suor Angela assisteva divertita alla scenetta che vedeva come protagonisti Azzurra e Guido. 
- È il suo modo per augurarmi una buona giornata. – scherzò teneramente Azzurra – tanto lo sa anche lui che ho ragione io. Andiamo nano, altrimenti faccio fare tardi anche a te.
Il bambino guardò tristemente il suo bicchiere di latte e poi fissò la sua tata. 
- Che hai qualche interrogazione per la quale non sei preparato? Coraggio, è uno degli ultimi giorni, poi quest’incubo sarà finito. – la ragazza accettò di buon grado l’occhiataccia che le aveva rivolto suor Angela. – Nano, mi stai facendo preoccupare, la vicinanza con Guido ti deve aver fatto proprio male: non sarai mica triste per la fine dell’incubo chiamato dai più ingenui scuola? 
L’espressione di Davide cambiò per un momento, illuminandosi alle parole della tata, poi si rabbuiò e tornò nella tempesta dove si trovava prima. Qualcosa lo angosciava e intristiva e Azzurra non riusciva a percepirlo. 
Pensò alla sua mamma, a quanto era bella e dolce, ai momenti trascorsi con lei, alle giornate al mare, ai castelli di sabbia, alle maschere di Carnevale, al suo sorriso. 
Azzurra lo prese per mano ed insieme si avviarono verso scuola. Durante il tragitto il bambino restò in silenzio. 
- Davide che cos’hai? Stai male sul serio? – solitamente aveva sempre la battuta pronta, rideva,scherzava; invece quel giorno era serio e taciturno e lei, così estroversa ed apparentemente frivola, riusciva a capirlo profondamente.
- Sto bene… è soltanto il compleanno della mia mamma. – rispose con voce flebile.
Azzurra realizzò soltanto in quel momento quanto fosse stata inopportuna e superficiale. Quello era uno dei giorni che per tutta la vita avrebbero ricordato al bambino l’assenza della madre. Lei che lo poteva capire più di chiunque altro, lei che per anni aveva negato la mancanza di affetto che la circondava, per cercare di dimenticare che gli altri bambini avevano la loro mamma per giocare, ridere, piangere, per essere aiutati senza il bisogno di chiedere niente mentre lei doveva farcela da sola. Adesso non sapeva cosa dire, cosa rispondere; semplicemente si ricordò il modo in cui suo padre la trattava quando lei chiedeva dei ricordi che aveva dimenticato. Pensò a Davide: probabilmente si sentiva in colpa per essere felice, per essere andato avanti e giorno per giorno dimenticarsi dei ricordi e dei giorni trascorsi con la sua mamma, forse il timbro di voce di Manuela si stava sbiadendo tra i suoi ricordi fino a perdersi nei meandri del suo cuore. 
Lei non aveva conosciuto Manuela, non sapeva che tipo di persona fosse, non era in grado di soddisfare quello di cui aveva bisogno Davide. Ma era arrivato il momento di affrontare il problema. 
Erano giunti all’entrata della scuola elementare ma Azzurra si fermò e si abbassò per essere all’altezza del bambino: - Ti prometto che stasera saluterai la mamma, ti ci porterò io… o Guido. Qualunque cosa succeda, la mamma è davvero fiera di te. – la ragazza notò che la frase che aveva appena pronunciato sembrava tanto un modo di dire senza vero significato, così aggiunse – So come ti senti, ti manca tua mamma, oggi più che mai. Ma lei vorrebbe che tu fossi felice, che ti divertissi. Lei è lontana, ma la lontananza non è mai stata un problema per il vero amore, per la vera amicizia, no? – abbracciò Davide che le restituì l’abbraccio e corse fino all’ingresso della scuola, si voltò un’ultima volta per farle un cenno della mano.
“Adesso mi sente!” La vena guerriera e vendicativa non si era placata in lei. 
 
Azzurra arrivò all’università di Modena e chiese al punto informazioni della sede della facoltà di giurisprudenza in quale aula stesse tenendo la lezione il professor Corsi; così si incamminò spedita verso l’aula 2. 
La sua entrata non passò assolutamente inosservata: - Buongiorno, scusate futuri avvocati, notai etc., per oggi la vostra lezione è terminata, il professore ha un grave problema familiare. – si avvicinò a Guido con un’espressione mista tra l’essere sconvolta e arrabbiata.
Il sexy prof, imbarazzato per la situazione, si scusò con i suoi studenti e chiese sottovoce: - È successo qualcosa a Davide? 
- Si! – rispose Azzurra sbrigativa ed indispettita.
I ragazzi del corso di diritto penale tenuto dal professore furono colpiti dal fascino e dalla bellezza della ragazza appena entrata: il tanto amato sexy prof aveva una tanto sexy ragazza che lo superava, una piccola rivincita della studentesca maschile che doveva sopportare ogni giorno i commenti sdolcinati delle studentesse adoranti il professore. 
I due uscirono dall’aula; lei non attese neanche le domande dell’uomo che lo travolse arrivando subito al cuore del problema: - Hai vagamente ricordo di che giorno è oggi? 
- Mi hai detto che si trattava di Davide! – rispose Guido irritato. 
- Si tratta di Davide! Se lasciassi di parte i tuoi rancori riusciresti a comprendere che Davide è un bambino e che non sta attraversando un periodo facile. 
Guido rimase in silenzio per qualche secondo ma subito dopo ricollegò i vari frammenti che formavano il problema: - Il 7 giugno…
- Me lo dovevi dire, me lo dovevi. Davide non si merita il silenzio, si merita di potersi ricordare la sua mamma e l’unica persona che lo può aiutare sei tu. Non si tratta più di te, di perdonarla, si tratta del bene di un bambino, del nostro bambino. – lo disse decisa, convinta. Quasi non credeva alle sue parole; a volte si stupiva di essere così cresciuta da quando abitava in convento. 
Guido la guardò intensamente: - Hai ragione. Dobbiamo accompagnarlo da Manuela.
 
***
Suor Angela stava aiutando a smistare tutti i vestiti usati che erano arrivati al convento quella settimana quando di sentì chiamare da una voce stranamente familiare: - Angela, quanto tempo che non ci vediamo! – la suora si voltò verso quella donna che aveva pronunciato il suo nome e riconobbe in quella fisionomia, un volto che era rimasto legato ai suoi primi anni di noviziato. Ludovica era una ragazza che Angela aveva cresciuto quando svolgeva servizio in una casa famiglia. I genitori erano morti in un incidente d’auto e purtroppo la bimba non aveva parenti che si potessero occupare di lei. Tra le due si era subito instaurato un rapporto speciale e mai dimenticato: Angela era diventata la sorella maggiore che Ludovica non aveva mai avuto. 
- Ludovica, ma guardati, sei uno splendore. Come stai?
La donna, una signora sorridente sulla quarantina, rispose: - Tutto benissimo. Io e mio marito siamo tornati a vivere a Modena dopo una lunga trasferta negli Stati Uniti e finalmente, proprio oggi, abbiamo ottenuto l’affidamento di un ragazzo, Edoardo. 
[to be continued]
 
{Spazio Autrice}
Buonasera a tutti, e scusate il grande ritardo, ma a mia discolpa posso soltanto utilizzare la realtà dei fatti: quest’anno ho la maturità e sinceramente mi sta portando via parecchio tempo (oltre che tantissimi anni di vita per la preoccupazione) ma tralasciando questo che non interessa a nessuno…
Ancora una volta 8 recensioni? E tantissimi preferiti/seguiti? Volete farmi impazzire? Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!
Grazie infinite! 
Spero che si sia capito tutto in questo capitolo… L’inizio e la conclusione del capitolo sono una nuova story-line, di mia invenzione, che spero vi abbia incuriosito! 
A voi i commenti, 
baci 
Barbara

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