Quando le favole esistono

di Kiki_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Naruko: la principessa dalla doppia identità ***
Capitolo 2: *** Naruto Sasuke e Naruko ***
Capitolo 3: *** Flashback ***



Capitolo 1
*** Naruko: la principessa dalla doppia identità ***


 

Naruko: la principessa dalla doppia identità

 

 

 

I suoi capelli possedevano lo stesso scintillio del sole. Raccolti in due lunghe code raggiungevano metà schiena, come una cascata di seta dorata.

 

I suoi occhi, azzurri e animati da una deliziosa scintilla, amavano incatenare a se quelli dell’interlocutore, con una magia inspiegabile. E brillavano con un suo sorriso, mentre parlava o semplicemente camminava.

 

Le sue movenze possedevano tutta l’eleganza e la malizia involontaria derivata da un corpo longilineo, ogni suo movimento era armonia. Amici e pretendenti affermavano che lei era irresistibilmente attraente, come un dolce alla panna.

 

La sua risata era cristallina e rinfrescante, sapeva spazzare via tristezza e rancore, e nel momento stesso in cui affiorava sulle sue labbra, catturava il cuore di ognuno.

 

Lei è… la ragazza perfetta.

 

Il suo nome è Naruko, sedici anni, trasferitasi da poco nel liceo Dakuon.

 

Naruko, camminava a passo svelto verso casa sua, lo sguardo rivolto al sole che andava tramontando, trasformando l’orizzonte lontano in una lingua infuocata. Era circondata da uno stuolo di ragazzi che avevano insistito per accompagnarla a casa.

 

Il cielo già cominciava a perdere il cremisi del tramonto, per lasciar posto al blu, dapprima solo accennato e via via sempre più intenso, in maniera non uniforme, come le pennellate di un pittore maldestro. Adesso Naruko si era abbastanza innervosita. Era tardi e doveva sbrigarsi a tornare a casa o sarebbero stati guai. Tentò così di liquidare il gruppetto di ragazzi con uno dei suoi migliori sorrisi accompagnato dall’invito a lasciarla andare da sola, invito che non ebbe però l’effetto sperato.

 

All’ennesima negazione da parte dei ragazzi di lasciarla andare Naruko (a cui era comparso un inquietante tic al sopracciglio sinistro XD) senza una parola di più si voltò di scatto e cominciò a correre a perdifiato lasciando indietro i ragazzi sbalorditi. Superato il primo momento di shock quelli cominciarono ad inseguirla veloci, molto più di lei. Finché, infilatasi in un vicolo, non sparì alla loro vista.

 

Nascosta in un angolo, dietro i secchioni della spazzatura, Naruko chiuse gli occhi cingendosi le ginocchia con le braccia, la testa poggiata ad esse. Lentamente i capelli si accorciarono, gli occhi persero il taglio aggraziato e sottile, il seno scomparve rimpiazzato da un torace muscoloso e contemporaneamente tutto il corpo perse la sua eleganza e sottilizza tipicamente femminile.

 

Finita la trasformazione, Naruto era stravolto. Goccioline di sudore gli imperlavano la fronte, scivolando poi sulle guance come lacrime. Il sole era infine tramontato.

 

Naruto sentiva l’uniforme scolastica femminile ridicolmente stretta e scomoda per il suo nuovo corpo, la gonna gli arrivava appena a metà della coscia. Tenendosi la testa con una mano si convinse a rialzarsi per tornarsene a casa Naruto fece leva su un secchio, ma alzatosi solo di pochi centimetri si quello si rovesciò sotto il peso del corpo, riversando il suo puzzolente contenuto sul ragazzo.

 

Uscendo dal vicolo, i capelli scompigliati, la divisa stropicciata e sporca si maledì ancora una volta per la sua goffaggine in quella forma. Così abile come un ninja giocò a mimetizzarsi all’ombra delle macchine fino a che, nella sua disperata corsa per non farsi scoprire con una divisa femminile e truccato come uno scemo, non andò a sbattere proprio contro l’unica persona che incontrò lungo il tragitto. E alzando la testa metà scioccato, metà inorridito e forse anche spaventato chi incontrò? Kakashi? Naa siete fuori strada. Sakura? No, non sarebbe vivo per poterlo raccontare. Mi sembra che qualcuno dal pubblico abbia già capito. Ma certo! Chi se non l’affascinante, incredibile, ineguagliabile… Rock Lee <3[un cuscino comparso dal nulla vola e colpisce in faccia l’autrice]nono scherzo. Ma si so cosa state aspettando e fremete a sapere, si, va a sbattere proprio contro lui, il glaciale Sasuke Uchiha!

Perso alla sprovvista Naruto calcolò le sue possibilità che egli non lo riconoscesse e poi ricordando la sua forma optò per tramortire il poveretto con la cartella e defilarsi velocità super, gli occhi annebbiati dalle lacrime.

Osservando la furia che in meno di un secondo era andata a sbattere contro di lui, si era disperata ed era fuggita Sasuke non poté trattenersi dal pensare che oggigiorno le ragazze sono proprio strane.
 
 

 
Ciao vi ricordate di me(che domande-.-)? Allora mi presento. Questa è la seconda fanfic qui a efp, anche se *ehm*ne ho pubblicata un'altra.
Sono una scrittrice(<-è così che mi definisco ora?) che tende al demenziale, ma ho deciso di rendere questa storia un po' seria (forse).
E inoltre con questa fic sugello una promessa. Prometto che, comunque vada, riuscirò a finirla(forse).
Secondo capitolo già pronto quindi restate in linea per i prossimi aggiornamenti!
Ah si dimenticavo. Commentate. Sono psicologicamente dipendente dai vostri commenti.
Kiss

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Capitolo 2
*** Naruto Sasuke e Naruko ***


 

Naruto, Naruko  e Sasuke

 

Impopolare. Disprezzato. Spesso odiato. Naruto Uzumaki non possedeva nessuna delle qualità fisiche da attacco cardiaco di Naruko. Era impossibile definirli anche solo lontani parenti. Eppure in entrambi gli occhi era possibile ammirare quella luce, inconfondibile. Per questo quando Naruto usciva nella sua forma “normale” portava occhiali con una spessa montatura, per paura che qualcuno lo riconoscesse, che qualcuno lo osservasse.

Il padre di Naruto si chiamava Yodaime ed era un uomo di straordinario coraggio, solo il suo nome era fonte di adorazione. Quando Naruto aveva solo 5 anni suo padre venne assassinato dalla moglie, la madre di Naruto, Kyuubi, un’affascinante spia di un’organizzazione segreta, che venne in seguito catturata e giustiziata.

Così Naruto si era ritrovato solo in un mondo che lo ricordava solo per quella madre demoniaca, che rivedeva nei suoi occhi quelli della madre, che provava paura in lui, quel tipo di paura che in fretta si trasforma in diffidenza e disprezzo. Aveva passato i suoi primi anni di vita passando da un parente all’altro, sempre rifiutato però per la sua violenza, isolenza e continua ricerca di attenzioni, che richiamava su di se attraverso pesanti scherzi. Tutti dicevano che non portava che guai e sfortuna a ogni persona che lo accoglieva nella propria casa.

Si era sempre ritenuto fortunato ad essere stato adottato da Tsunade.

Tsunade era una donna che aveva superato da un po’ la cinquantina. Il suo rifiuto di invecchiare però si tramutava anno dopo anno a una maggiore cura al trucco che usava abbondantemente e con maestria, per sembrare una fresca ventenne. Era una scenziata, ma lei preferiva definirsi dottoressa e passava ore nel suo laboratorio a studiare nuove cure.

 

Ancora con la testa tra le nuvole Naruto quasi si sorprese di essere già giunto davanti alla porta di casa.  Inserì le chiavi nella serratura e spinse la porta. La stanza era di un’essenzialità deprimente. Mobili e pareti erano color crema, nell’aria vagheggiava l’odore di disinfettante come in un ospedale.

-Sei in ritardo oggi ragazzino- sospirò Tsunade comparendo all’improvviso, facendo sussultare Naruto.

-ho avuto da fare- troncò la conversazione Naruto sospirando, troppo stanco per discutere.

Naruto cominciò a scaldarsi il ramen, assorto nei suoi pensieri. Lo smalto si era scheggiato, più tardi avrebbe dovuto dargli una ripassatina.

-Quel ragazzo- ruppe ancora una volta il silenzio Tsunade – Sasuke Uchiha. Ha chiamato anche oggi-

Naruto abbassò gli occhi senza dar segno di avere sentito.

-Gli ho detto di non sapere dove fossi, come al solito- trovò comunque giusto informarlo.

-Naruto non esiste più, lo sai. Dovresti dirgli di smettere di chiamare una buona volta-

 

 

Naruko non era nella stessa classe di Sasuke. Essendo però capoclasse come lui non era raro per lei incontrarlo alle riunioni scolastiche. Qualche volta si erano addirittura scambiati un paio di parole, ma mai niente di più. Però lei aveva notato che quando si incociavano lungo i corridoi Sasuke la guardava, senza battere ciglio, seguendola con gli occhi finchè non spariva dietro un angolo. Quando ci ripensava Naruko non poteva fare a meno di arrossire lusingata delle sue attenzioni.

 

Naruto era amico d’infanzia, rivale, fratello e prima cotta per Sasuke. Due tipi così diversi sembrava fossero incompatibili, eppure continuavano inconsciamente a cercarsi e a stare assieme.

A Sasuke e Naruto piaceva osservarsi l’un l’altro, a turno uno gustava il volto dell’altro quando era sicuro che quello non lo notasse. Quando i loro sguardi alla lunga finivano per incrociarsi, questo gioco terminava con una smorfia dalle due parti e un “cerchi rogne, teme?”. Però mentre volgeva il capo Naruto non poteva fare a meno di arrossire, ancora una volta, per la sua stupidità.

 

 

Sasuke, nonostante fosse costantemente circonato di gente, sembrava essere sempre solo. Non parlava se non quando direttamente interpellato e risponeva a monosillabi.

Anche Naruko era circondata dal suo gruppetto di ragazzi e ragazze, ma al contrario di Sasuke lei si godeva tutta la sua popolarità, fino all’ultima goccia.

 

Entrambi belli, popolari e intelligenti, una loquace l’altro silenzioso. Insomma una coppia perfetta.

 

 

-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-

 

Naruko si svegliò nel suo letto, mandida di sudore. La notte prima era andato a dormire pensando a quello scemo di Sasuke e alla fine aveva finito davvero per sognarselo. Dannazione, perché non smetteva di cercare Naruto? Perché non si dimenticava di quel ragazzino, con cui nessuno voleva avere niente a che fare?

Fece una rapida doccia, scelse gli abiti con cura e poi li indossò prima di fare colazione.

-Buongiorno nonnina!- salutò Tsunade energica mentre entrava in cucina

-Ti ho detto mille volte di non chiamarimi così, Naruto- Tuonò lei

-E io duemila volte che il mio nome è Naruko- ribattè lei senza perdere il suo buonumore

-Scusa, sono un po di fretta quindi vado, ciaoo- continò afferrando un toast al volo e precipitandosi verso la porta.

 

A Naruko piaceva arrivare in classe con un certo anticipo, per avere il tempo di ripassare o magari scambiare due chiacchiere con qualche sempai.

Quel giorno in classe trovò le sue due migliori amiche già in classe, tutte prese da una discussione sulla moda. I primi tempi come Naruko era stata dura affrontare questi argomenti, perché come ragazzo non ne era molto esperto. Col tempo però si sorprese di quanto fosse facile dare la propria opinione semplicemente documentandosi sui giornali di moda.

Sakura e Ino erano entrambe graziose e gentili, forse un po oche, ma niente di strano per due liceali.

In particolare Naruto era attratto da Sakura, dai suoi dolci occhi verdi e dal suo carattere brillante. Ogni volta che la incontrava ne rimaneva abbagliato. Però su Naruko la sua bellezza perdeva parte del suo effetto e quel sentimento sfumava più in una sorta di vaga ammirazione.

Accortasi che Naruko stava entrando in classe Sakura la prese per mano e tirandola a se disse:

-Oggi ho una missione per te!-

-eh?- fu la profonda espressione della sua confusione di Naruko

-Conosci Sasuke Uchiha?- intervenne Ino

-Si, più o meno…di vista-

-Perfetto, così non ci sarà nemmeno il problema di presentartelo-

“la faccenda comincia a puzzarmi”pensò Naruko storcendo il naso poco elegantemente

-Sai devo dire che è proprio un figo assurdo, il ragazzo giusto per te-

-Già, dovresti chiedergli di uscire-

-Lo diciamo per te, eh- Finirono di dire le ragazze alternandosi, dicendo una frase per una.

-Aspettate un attimo…Da quando vi preoccupate in questa maniera della mia vita sentimentale? Non ci sara mica un’altra ragione- rispose Naruko sottolineando il mica con una punta di pura ironia.

-Non so di cosa tu stia parlando-

- è veramente spregevole da parte tua pensare questo di noi-cinguettarono fuggenti le due

-Già…- sospirò Naruko dirigendosi verso il suo banco

-Ok. Forse, e dico forse, può darsi che suo fratello sia un figone assurdo, e… beh se esci col fratellino già che ci sei ce lo presenti ne Naruko-chan?- fece la faccia supplichevole Sakura

“lo dicevo io che c’era la fregatura” pensò allora Naruko

-Pensavo a voi due piacesse Sasuke-

-Nah era tutta una tecnica per arrivare a Itachi-

-Non mi sembra abbia funzionato granchè-

-…-

-…-

-Quindi accetti? Brava Naruko!-

-Non ho mai detto ques…-

-Sono entrata in classe, ragazze! In piedi!-

-Si, Kurenai-sensei!-

 

Nell’intervallo tra la terza e la quarta ora Naruko fu portata di peso davanti alla classe di Sasuke. E, resasi conto di non avere scampo, messa alle strette dalle minacce di due ragazze molto pericolose, decise di affrontare la situazione di pieno petto con freddezza e coraggio.

 

/Naruko POV/

Ok ok ok calma Naruko, respira respira. Un passo, due passi sono vicina, vado li e glielo dico. Ma si, un attimo, e via come un cerotto. Ma che fa ora? Mi guarda? Oddi no, così mi mette in difficoltà! Devo apparire normale. Pensa ad un prato, un prato fiorito il cielo sereno e tanti uccelli /no, non il suo!/.Naruko un po di contegno! Da quand’è che chiedere ad un ragazzo di uscire ti mette così in sogezione? Va bene, basta. Il momeno di panico è passato /o mio Dio mio Dio mio come faccio ora?/, no ecco, adesso è passato.

Non importa, tanto non c’è da preoccuparsi /Non ho alcuna intenzione di uscire con quel temee!/ vado li, gli faccio questa stupida domanda, tanto dirà di no. Figuriamoci se un bastardo come quello non ha almeno una decina di appuntamenti per questo sabato. Figuriamoci se ha tempo da perdere con me!

 

-Ehi Sasuke, hai da fare Sabato? Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me- azzardò Naruko inceppandosi sulle ultime parole, ma riuscendo tuttavia a dare una totale impressione di tranquillità.

Sasuke la guardò con sufficenza

-ok-rispose alla fine

-COSA?- pensò allora un po’ più forte di quanto avrebbe voluto

-Ho detto che accetto. Tanto questo sabato non ho niente da fare-

In quel momento suonò la campanella e Sasuke si diresse sbuffando verso la sua aula, mentre Ino e Sakura trascinavano Naruko via affinchè non cercasse di protestare e gridavano tutte contente– Missione compiuta!-

 

 

Sasuke all’ora di pranzo si sedeva ad un capo del tavolo, appoggiando i libri sulla sedia accanto alla sua. Tutt’attorno poi si radunava il suo grupo di fan. Quel giorno Naruko gli si avvicinò spavalda diretta a quel posto vuoto, l’unico in tutto il tavolo. Sicura sfoderò uno dei suoi sorrisi

-Ciao Sasuke! Mangiamo assieme? Posso sedermi qui vero?

-No, non puoi-

-Eh? Perché scusa?-domandò confusa

-Non vedi che c’è la mia roba, baka?Sei stupida o cosa?-

Forse Naruto non avrebbe voluto arrabbiarsi così tanto. Magari era solo un po nervosa in vista dell’imminente appuntamento. Fatto stà che quel Sasuke era così dannatamente antipatico e strafottente che non potè farne a meno. Così prese la sedia in questione per lo schienale e la inclinò, buttando a terra tutti i libri. Poi girò sui tacchi e se ne tornò al suo tavolo, non prima di avergli restituito un sorrisetto ironico. Ancora scioccato Sasuke fissava i libri sul pavimento. Per un momento aveva avuto veramente paura le rovesciasse il vassoio in testa.

 

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Per prima cosa mi inginocchio e chiedo il vostro perdono. Mi è andato in palla il computer e i miei hanno deciso che chiameranno il tecnico solo dopo aver visto il pagellino(cavolo). Quindi in sostanza non potrò aggiornare (oggi sono a casa di zia ecco perchè vi porto il nuovo capitolo)

Beh ditemi cosa ne pensate ciao ciao

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Capitolo 3
*** Flashback ***


Attenzione: capitolo flash back. Andrebbe scritto in corsivo, ma personalmente è un sistema di scrittura che mi snerva perché tutte le a mi sembrano o e quindi sbrocco. Voi però siete liberi d’immaginarvela scritta su una pagina seppiata e in corsivo(auguri!).

Scusate il ritardo ma pigrizia+scuola+perdita d’ispirazione= mesi e mesi di ritardo

 

 

 

 

Quella si che era stato una giornata fredda. Maledettamente fredda, di quello che ti paralizza quasi e punge con mille aghi di ghiaccio la pelle che fa capolino oltre la stoffa.

Probabilmente, se il tempo fosse stato tiepido come previsto dal meteo le cose sarebbero andate diversamente.

 

Passeggiavano l’uno accanto all’altro, ragazzo biondo e ragazzo moro, l’uno saltellando, mentre assaggiava gli ultimi fiocchi di neve che si scioglievano appena scesi dal cielo, l’altro a passo regolare, lo sguardo un po’ chino, il viso sepolto nella sciarpa e sulle guance un tiepido rossore dovuto al freddo. Il biondino doveva correre per non rimanere indietro perché ogni passo si soffermava su qualche particolare: un obliquo raggio di sole, una foglia, uno scoiattolo…

-Ehi Sasuke-teme guarda, uno scoiattolo!-

-Hn-

Poi ad un certo punto aveva preso l’altro ragazzo per un braccio, strattonandolo perché trotterellasse con lui, mostrandogli le sue scoperte, gli occhi sfuggenti, affamati di tutta quella magia.

-Di là, di là guarda!-

-La neve, ci credi? Brilla!-

-Fermiamoci a mangiare Naruto- questa volta era il moro ad interrompere il monologo che quello aveva intrapreso. Era la prima volta che parlava senza essere interpellato. La sua pallida mano indicava un chiosco di ramen.

Al ragazzo biondo s’illuminarono gli occhi, mentre il volto gli si apriva maggiormente, se possibile, in un largo sorriso.

-Allora TI PIACE il ramen!- lo guardava soddisfatto con uno sguardo sornione, ma non ne sembrava sorpreso, era come se avesse vinto la sua personalissima battaglia.

-Farebbe differenza se dicessi il contrario?- il moro aveva mosso un passo verso il chioschetto spingendo lo sguardo verso quel luogo caldo e accogliente.

-Certo che farebbe differenza…-e a questo punto era rimasto in silenzio, a pensare.

-…come potresti essere sano di mente e non amare il ramen?- E la conversazione li fu chiusa, nonostante una risposta già ronzasse nella gola del ragazzo.

 

-Haha come sei buffo- La sua copertura era saltata, era stato inevitabile togliersi la sciarpa per mangiare. Aveva le guance vermiglie e il naso arrossato, il che gli conferiva un’aria veramente poco elegante, come un pagliaccio imbronciato. Tutta colpa della sua pelle sempre troppo chiara e sensibile al freddo-.

-Smettila. Di. Ridere. Dobe.- era la risposta mormorata tra i denti, lievemente alterata per la presa in giro. E, per dar maggior credito alla sua minaccia aveva alzato un pugno, dando a intendere le sue cattive intenzioni.

-Non. Cercare. Di minaciarmi. Con quelle mani. Da ragazza che ti ritrovi.- era la risposta a tono, che sfociava man mano in una risata, da parte dell’altro, mentre allungava le sue per carpire le due piccole figure strette in un pugno.

-Caspita, sono proprio fredde quanto sembrano. Sono quasi viola! Ma i guanti mai, eh?- Il moretto aveva storto la bocca, poco contento di quel contatto e visibilmente alterato.

-Hm.- perché… solo questo c’era da dire.

Il biondo quasi si fosse accorto solo a quel suono della scena sorrise. S’inginocchiò.

-Sasuke-chan, vuoi sposarmi?- e, lasciate andare le sue mani, fece il gesto teatrale di tirar fuori dalla tasca un anello immaginario e infilarlo al medio del ragazzo cui aveva chiesto la mano.

-Smettila di fare l’idiota- occhi di onice guardarono seri un paio azzurrissimi, mentre si scansava, questa volta definitivamente.

-Fa niente, l’importante è che lo tieni-

-Hn?-

-L’anello invisibile intendo-

-Oggi sei proprio strano.-

E, poiché non sembrava esserci altro da aggiungere la conversazione terminò li.

 

La passeggiata continuò anche dopo pranzo. La prima cosa che fece il biondo appena usciti dal ristorante fu intrecciare le sue dita con quelle del ragazzo pallido, che in tutta risposta lo scansò senza tanti complimenti e le infilò in tasca.

Fu solo quando il biondo con mossa agile tentò di infilare la propria mano nelle stesse tasche che questi lo colpì davvero forte.

 

Il biondino sembrava annoiarsi. Il tiepido sole che aveva infuso vita al mattino annegava già all’orizzonte, tagliato dalle montagne. Così, alla luce grigia le foglie e la neve non apparivano più tanto interessanti. Inoltre cominciava a fioccare più forte e la neve, che sciogliendosi s’insinavano sotto i vestiti, non risultava più tanto amabile.

Alla fine, quando in un tratto particolarmente isolato incontrarono un negozietto, vi entrarono, indecisi sull’esito di quel repentino cambio climatico.

Quello in cui erano entrati si scoprì essere un bar, inondato dall’irresistibile profumo della cioccolata calda.

Il goloso biondo si sedette al bancone leccandosi i baffi, ordinandone una per sé.

La cioccolata arrivò in un attimo, zuccherina e fumante, coperta di panna. Lui la girò col cucchiaino, l’assaggiò e, provata la sua bontà prese a bere direttamente dalla tazza scottandosi come prevedibile, la lingua. Intanto il ragazzo dai capelli corvini gli aveva sottratto il cucchiaino e lo intingeva con un sorriso sghembo nel liquido fumante.

-Asukeh zu he mani! Oddinatea se la vuoi. E poi thu non eri utto “a he on piaccioo i docci, bla bla”eh?-

Lo suguardo del moro si era fatto canzonatore-A quello? Cazzate- e così dicendo eluse le difese del suo interlocutore e artigliò la tazza portandosela alla bocca. Si scottò ancher lui, ma non lo diede a vedere.

 

Più tardi aveva cominciato a nevicare sul serio. Aquistarono quindi un ombrello, non potendo più rimandare il rientro.

Era il biondo, già tornato allegro, a tenere l’ogetto in mano e ci faceva giravolte e acrobazie, rendendolo alquanto inutile. Con il pieno possesso del comando si diresse con convinzione verso casa sua, perché tanto l’altro era silenzioso e non protestava. I loro piedi sondavano la neve, lasciando tracce completamente diverse tra loro, le une erano lievi e regolari, le altre schizzavano da tutte le parti e cercavano dei cumuli più soffici in cui affondare. Eppure erano vicine, come tutte quelle di due persone che condividono un ombrello.

Erano arrivati assieme sotto il portico della casa.

Con una mano alle chiavi il padrone propose

-Entri?-

-è tardi- e come per provare le sue parole gettò uno sguardo nero al cielo più nero.

- Appunto- il viso del ragazzo segnato dalla malizia suggeriva accuratamente il modo d’interpretare la parola, quindi il moro si limitò a stendere la mano

“la mano con l’anello”ricordò Naruto,

segno che voleva il suo ombrello.

Il biondo sembrò ponderare la questione, ghignando. La sua espressione si distese. Poi prima che potesse reagire il ragazzo pallido si ritrovò le labbra calde del compagno, la sua mano ancora tesa mentre pretendeva l’ombrello, quella del compagno attorcigliata alla sua vita, per trarlo a se. Quando si separarono ci fu un piccolo schiocco, come in un bacio tra bambini.

IL ragazzo dai capelli mori era perfettamente immobile e non dava segno di vita. Non era arrossito, anzi semmai era divenuto ancora più pallido e indossava l’espressione più ebete che si fosse mai vista sul volto di un Uchiha.

Il biondo aveva invece il viso chino, mentre le braccia tornavano lente al loro posto, distese lungo i fianchi.

 

Quando ormai sembrava non doversi muovere mai più, il moro fece la cosa più stupida, ma anche l’unica, che gli suggerisse il cervello. Afferrò il pomello della porta e, dando all’amico appena il tempo di scansarsi per non essere travolto, gli chiuse, si chise, la porta in faccia, mormorando un po’ più forte del solito

-Ciao, ci vediamo domani-

 

Si ridestò dalla sua trance solo nel momento in cui la porta si chiuse, quindi si voltò per tornare a casa, trattenendo il respiro.

In quel momento la mente del ragazzo entrò in un interessante stato di contemplazione.

Contemplazione numero uno: nevicava più di prima.

Il che lo portò per forza di cose alla contemplazione numero due: quello scemo si era tirato dentro anche l’ombrello.

Il che non sarebbe stato niente se la sua mente non fosse giunta alla contemplazione numero tre: devo tornare a prenderlo.

Si era fermato, una diversa area del suo cervello gridava disperatamente: “Fottitene! È solo un po’ di neve, tornatene a casa!”.

Ma fu il suo corpo a fare dietrofront e tendere la mano, perché picchiasse sulla porta. Esitò, ripensò, si convinse che era una sciocchezza e poi bussò.

L’amico doveva essere impalato dietro la porta, perché in meno di un secondo la aprì e gli lanciò letteralmente l’ombrello in testa.

-L’hai dimenticato- gemette apprestandosi a richiudere la porta, quando il braccio del moro glielo impedì.

-Posso entrare?-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.--.--.-.-.-.-.-.-.-END

 

Noticina finale: ci tengo a precisare che questo capitoletto l’ho scritto tutto tutto di seguito ieri in uno stato tipo trance mistico, o forse sotto dettatura di una forza maggiore (anche se non è sto granchè), e ho finito alle 2 di notte(e oggi avevo scuola, doh!). L’ho riletto questo pomeriggio e il primo pensiero è stato: che è sta roba? Ma l’ho davvero scritto io? Che senso ha? Naru non è troppo gaio?

Comunque ora ho deciso ed è una promessa: prima di cominciare la prossima fic devo terminare questa, anche a costo di sterminare i personaggi uno a uno >_<’’…
 

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