Come Bolle Multicolore

di sistolina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come Bolle Multicolore (Teddy) ***
Capitolo 2: *** Affinità Elettive (Teddy/Albus) ***
Capitolo 3: *** Passaporte Chiuse (Teddy/James Sirius) ***
Capitolo 4: *** La memoria del pesce rosso (Teddy/James Sirius) ***



Capitolo 1
*** Come Bolle Multicolore (Teddy) ***


A Luke Newberry,
e il suo Teddy Lupin custodito in un cassetto.
A Spleen e Snow.
A Neve e Milza, i cugini pesci.
A Elle♥


Come Bolle Multicolore



 
"Sorry I will never know him... but he will know why I died 
and I hope he will understand I was trying to make a world 
in which he could live a happier life."
(The spirit of Remus Lupin to Harry Potter)
 
 
 
 
Blu. Rossi. Verdi.
E' una giornata così. Odia tutto questo. 
Neri.
E tutto il mondo lo sa.
Evaristo, il suo barbagianni dalle piume nere, semplicemente becchetta la carcassa di un topo puzzolente sul fondo della sua gabbia.
“Grazie eh, sei d'aiuto come sempre”
Rossi. 
Non il rosso irlandese dei Weasley; il rosso fragola di sua madre.
Azzurro cielo, e verde. Il viola che faceva ridere Ginny in quelle vacanze di Natale dove il respiro si condensava in paura, in sguardi furtivi, nel cieco, sordo e muto toccarsi solo per essere sicuri che tutto fosse ancora lì, nonostante le urla, il panico e le vetrine in frantumi di Diagon Alley.
Padre, madre. 
Leggende, storie, occhi lucidi contro caminetti accessi. Voci smorzate e sorrisi grondanti d'affetto. Parole accurate a disegnare idee e tratteggiare ricordi.
Esistono, reali e vivi contro la pelle dello stomaco e i muscoli del cuore. 
Nessuno muore davvero a casa Potter. Tutto è lì, sempre, vaporizzato nell'aria come l'odore della cena bruciacchiata, appoggiato per caso ad una pila di libri accanto agli occhiali rotondi di Harry, sgangherati e con le lenti opache, marchiati a fuoco in lui esattamente come la cicatrice.
Le cicatrici. Tutte. Nomi, volti, voci. Persone da amare.
E Teddy resta solo in silenzio, a trasfigurare quella carcassa di ratto in una mela succulenta, incastrata fra il becco sottile di Evaristo e le morbide piume del collo. 
Snow lo fissa pallido e abbacinante dal suo acquario fresco di incantesimo Engorgio. Bianco, con i suoi occhi neri silenziosi, si muove nell'acqua con piccoli movimenti circolari, solleticandosi le squame con le alghe del fondale sabbioso.
Lontano da Spleen e il suo rosso accecante, rosso come i capelli folli e schizofrenici di Teddy.
A volte hai solo bisogno di qualcosa che non sia un colore, nella vita.
Io, il mio colore, non posso spegnerlo.
Appartiene a loro, e riempie lo spazio fra le ciglia di Molly e Arthur quando sbucano dal camino con la fuliggine sui vestiti e quel sorriso enorme che sembra poter contenere tutto il Mondo Magico.
Neri.
Come l'umore di Teddy, e le piume di Evaristo. E il colore che associa a quel buco nero riempito di ricordi di altri, che ancora sgomita contro le tempie.
Bianchi.
“Somigli tanto a...” le parole si attorcigliano come una Mou Mollelingua, e il silenzio striscia oleoso negli anfratti di quelle conversazioni casuali e sterili.
A lui, a lei.
Alla mia immagine riflessa negli occhi socchiusi di un pesce bianco.
Ai miei occhi che cambiano colore nelle bolle d'aria di un pesce rosso.
“Erano...” eroici, innamorati, felici, stanchi.
“Erano” amici fedeli, maghi potenti, genitori amorevoli.
“Erano”.
Erano. Le innumerevoli ramificazioni di un imperfetto.
Ogni tanto vorrei solo sapere chi sono io.
 
***
 
**Note**: non mi dilungherò. E' una flash come mille altre ne avete lette, e mille altre ne leggerete. Ma avevo promesso a Elle Sinclaire, ai suoi pesci rossi e i suoi amabili Spleen e Snow, qualcosa su Teddy e sui pesci. Qualcosa su Luke Newberry, e le sue lentiggini, e i suoi capelli rossi, e i suoi occhi grandi, e la sua bocca gentile, il Teddy Lupin che mai ha visto la luce, ma che è l'unico e l'inimitabile.
Se ci fosse un pairing sarebbe un threesome Teddy/Pesci/Mogwai, che hanno accompagnato, coi colori accecanti che talvolta portano le note, la stesura di questa flashfic.

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Capitolo 2
*** Affinità Elettive (Teddy/Albus) ***


A Ellina,
A Teddy,
A Giuls,
A questa benedetta Next Generation
che merita un finale più
di ogni altra cosa al mondo.
Ad Albus Severus,
che meriterebbe lo spin-off
che già esiste nella mia mente.
Alle proprietà combinatorie
del Potterverse.
A zia Row,
che ce la fa comunque ad
ossessionarmi,
anche se non scrive più mezza
parola su di loro.

 




Affinità Elettive



È impazienza quella che ci coglie di tanto in tanto
e allora ci compiacciamo di sentirci infelici.
(Affinità Elettive, Johann Wolfgang Goethe)

 

Se ne stava lì, i suoi occhiali dalla sottile montatura quadrata che non riuscivano comunque a nascondere la somiglianza con Harry, un capello blu elettrico di Teddy attorcigliato nel pugno e una copia sgualcita delle Fiabe di Beda il Bardo intrappolata sotto il ginocchio ossuto. 
Lily si lamentava, cercando di artigliare la copertina rigida e sbiadita, per leggere quella storia vaneggiante che Albus odiava, quella a lieto fine.
Non era mai stato un bambino ingenuo, Albus Severus Potter. 
Amaro, brillante, caustico. 
Insicuro, generoso, testardo. 
Ma non ingenuo.
E Teddy si lasciava semplicemente avvolgere da quell'intesa speciale e silenziosa, da quel capello incastrato malamente fra le sue dita che tamburellavano distratte sul tappeto sferruzzato da nonna Molly al centro della stanza.
Una pergamena nuova che emanava odore di carta intonsa.
Una macchia d'inchiostro che si seccava velocemente sul dorso della mano.
La voce un po' strascicata di Harry che si alternava alle domande pressanti di James sul ritiro di Viktor Krum dal Quidditch.
Il prurito che risaliva lungo il naso, mentre Ginny si scrollava di dosso la cenere della Metropolvere, con la solita rassegna stampa della domenica mattina in casa Potter: La Gazzetta del Profeta e il nuovo numero del Cavillo. 
Armonia stropicciata di un risveglio lento e pigro.
Albus e il suo capelli blu elettrico attorcigliato al polso.
Un momento per sistemarsi nella poltrona molle vicino al caminetto spento, e lisciare la superficie della pergamena per scrivere a Victoire.
Albus che si alzava e si accovacciava ai suoi piedi, districando il suo capello blu dall'indice e il medio, per adagiarlo nella piega dei suoi jeans con il risvolto.
Teddy restava zitto ad osservare quei movimenti innaturalmente precisi per un ragazzino della sua età, mentre grattava con l'unghia del mignolo il libro di Storia della Magia che aveva sgraffignato dalla libreria in soffitta rischiando di sfracellarsi a terra cadendo dal treppiedi. L'aveva trovato lì, sulle punto dei piedi, la mandibola serrata e la mano che si protendeva senza successo verso il dorso del volume impolverato. L'amore di Harry per Storia della Magia era rimasto tale e quale.
Un amore così intenso da relegare il libro alla scaffalatura più lontana della libreria più lontana della soffitta delle cianfrusaglie.
Ma Albus non era Harry, e divorava con una determinazione quasi giubilare ogni singola rivolta dei Goblin, ogni Trattato, ogni Guerra con la curiosità un po' preoccupata di un'intelligenza sensibile e acuta.
E non è Harry nemmeno ora, la busta degli esiti dei GUFO distrattamente infilata fra le pagine di un Manuale di Trasfigurazione Parziale, mentre si sforza di fingere che non gli importi davvero di cosa una commissione di “megere e burocrati del Ministero pensa che io sia in grado di fare con una bacchetta in mano”.
E Teddy lo osserva di nuovo, ancora, sempre, gettandosi addosso il mantello sfilacciato sui bordi, solo per riavere di nuovo quella vecchia e molle poltrona, e Albus Severus Potter accovacciato contro le caviglie.
Io non sono Harry.
Tu non sei Harry.
Cosa siamo noi?






**Note sparse: fu così che un'innocua OS su Teddy Lupin si trasformò in una raccolta.
Mi dovete capire, io sono frustrata dall'impossibilità materiale di stare tutto il giorno davanti al pc a delirare su tutto. 
Devo laurearmi, il più presto possibilmente, devo scrivere una tesi che mi farà squagliare prematuramente il cervello, e vorrei solo fangirlare 24/7 sulle serie tv, i libri e le mie personali ossessioni.
Quindi chiedo scusa, se alla fine della giornata, ho bisogno di un po' di sano fangirlaggio potteriano sulla NG, su quello che magari, non si sa, forse potrebbe essere successo.
Io non lo so se riesco a rendere vagamente l'idea, ma ci provo^^
Se vi pare che possa andare, mi trovate qui^^

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Capitolo 3
*** Passaporte Chiuse (Teddy/James Sirius) ***


A Elle 
Con amore, e contro il parere dell'autrice, e di Elia .



Passaporte Chiuse

 
 


Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, 
che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, 
tanto più effimera - quanto più intensa.
(Gabriel Garcia Marquez)


Lo strappo all'ombelico di una Passaporta. A James non avrebbe mai davvero associato nient'altro.
Non l'odore del lucidante per le scope da corsa, o la consistenza pungente dei rametti spezzati in giardino, sotto la gommosa consistenza delle sue ciabatte dalla fantasia scozzese. Nemmeno la sua voce, che sovrastava sempre di un'ottava qualsiasi altra. O i suoi capelli neri, disordinati, accuratamente ribelli e studiatamente indomabili. Non era il James dei racconti di Harry, che affettato e un po' inconsciamente titubante sfruttava il vento per scarmigliargli, e nemmeno il suo padrino, che affondava le dita fra i ricci imprecando silenziosamente contro le Ribellioni dei Troll. Era il James Sirius Potter cresciuto gomito a gomito con lui, che si svegliava di notte per allenarsi a Quidditch di nascosto nel cortile sul retro, che convinceva le ragazze innamorate a scrivere decine di centimetri di pergamene al posto suo, che si fissava allo specchio ore intere per catturare le somiglianze, le differenze, a tratteggiare fermamente le mancanze per soffocarle prima che tutti gli altri si accorgessero che nascevano, sgomitavano, spiccavano fra le sopracciglia inarcate e il naso diritto.
Era il maggiore, era il primo, aveva imparato a convivere con i suoi nomi, la loro leggenda, le aspettative. Con il nome di suo padre, sussurrato da ogni bocca mentre camminava, attraverso denti d'oro, denti da latte, incisivi scheggiati e canini traballanti. Fra i denti del giudizio e i molari cariati.
Fra gli incantesimi e le fatture, i saluti e gli addii. Harry Potter, il Prescelto, il Ragazzo Sopravvissuto, l'Auror, veniva sempre prima. Anche prima dei momenti personali, della solitaria e intima necessità di privacy. Era Harry Potter, senza di lui non sarebbe esistita privacy, o un domani, o la realtà.
La vita intera.
Teddy aveva scavalcato l'adolescenza con una sfumatura punk nei capelli cangianti, Evaristo e due pesci in un acquario. 
E James. In qualche modo, James Sirius Potter nel letto accanto al suo.
A volte vicino, altre quasi in un'altra dimensione.
Altre in una concezione di vicino che l'intero Mondo Magico avrebbe quantomeno giudicato sconveniente. 
Ma a James non importava di niente. James aveva ovattato il rumore dell'inadeguatezza riempiendosi le orecchie di urla, di applausi, del sibilare del Boccino d'Oro in un campo di Quidditch. Dell'ovazione terrorizzata di chi lo vedeva avvitarsi a due centimetri dal prato, e invocava tutti e quattro i fondatori, indifferenziatamente. 
E James era anche uno stronzo.
Con Scorpius Malfoy, con Albus, con Harry. Ignorava le lettere, rimandava a casa i gufi a zampe vuote, e lasciava scorrere i silenzi pesanti di suo padre e le strigliate isteriche di Ginny. 
E le sue.
Perché Teddy non aveva più un posto dove stiracchiarsi, dove accoccolarsi, dove espirare e lasciar fluire la stanchezza dalle tempie, i pensieri dalle pergamene da consegnare al Ministero, i progetti di viaggio, la ricerca dell'identità, la semplice esistenza, se James Sirius Potter era lì.
Non dopo le occhiate di Lily dall'altra parte del tavolo. Non dopo quei sentimenti pesanti e impastati che si incastravano alle maniglie delle porte e le crepe sui piatti.
C'era stato un pomeriggio, una volta, prima della fascia di capitano di James e la specializzazione di Teddy, in cui Spleen e Snow non erano soli nell'acquario ingrandito da un perfetto incantesimo Engorgio, e i loro sguardi si sbirciavano da dietro un'alga o un corallo di plastica. C'era stato il silenzio giusto e la giusta attesa, e Teddy aveva sentito di potergli parlare davvero, senza il ruggito degli spalti e il frusciare sincopato delle ali di Evaristo.
Ma James era stato James, e aveva liquidato tutto con quel suo tic persistente e snervante, quella stupida scrollata di spalle, e lo schiocco della lingua e il mento in fuori.
Niente sulla cotta di Lily per Teddy, niente Victoire tornata in Francia per fare chissà che Merlino. Niente di niente.
Niente a proposito della Festa di Halloween ad Hogwarts organizzata da Madame Maxime per il suo decennale da Preside della Scuola. Nemmeno un veloce scontrarsi sugli addobbi, la band, il coprifuoco che avrebbe fatto rizzare i capelli severamente acconciati di Minerva McGranitt.
Niente sul Whisky Incendiario, sul costume da Sole di James, sul casuale mantello nero di Teddy, appartato e silenzioso al lato opposto della sala. 
Solo una copia abusata del Quidditch Attraverso i Secoli e uno dei vecchissimi vinili delle Sorelle Stravagarie a volume indecente come unica risposta all'imbarazzo.
James Sirius Potter non aveva mai amato nessun tipo di silenzio, lo rifuggiva alla velocità che la sua scopa Firebolt Special Edition gli permetteva, e anche quando non glielo permetteva. Nuotava nel Lago Nero quando la temperatura esterna rasentava l'assideramento, e parlava più forte, si arrampicava più in alto sul Platano Picchiatore, e rideva più sguaiatamente ad ogni stupida battuta da idiota di amici pecoroni e ragazze adoranti.
Cercava di infilarsi sotto ogni gonna dozzinalmente cucita con un orlo di cinque centimetri più corto del regolamentare, e si ascoltava ciarlare senza sosta, ogni giorno nei corridoi, ogni sera in Sala Comune, e spingeva lontano Teddy con la tenace determinazione di chi aveva sempre fatto tutto per non restare indietro.
Albus sprofondava in un tomo da mille pagine in biblioteca, cullato amorevolmente dallo stesso silenzio cartaceo in cui si rifugiava Teddy, e lo comprendeva silenzioso e concentrato senza sollevare nemmeno lo sguardo dal carattere minuscolo con cui era stato stampato il libro.
James sfrecciava via, sfrecciava in alto, sfrecciava lontano. Anche se in un campo di Quidditch delimitato dagli spalti e le tribune, James Sirius Potter evadeva dallo stesso ozono pur di scappare dal silenzio.
Un silenzio che costringeva la sua mente a ricordare.
Un Halloween grondante di whisky e traballante di corpi ubriachi su per le scale. L'odore di Teddy, il mantello nero lavato con Ammorbidente Per Pelo di Puffola Pigmea, il suo digrignare un po' i denti, come tutte le volte che era nervoso. O stanco, o disperato. O tutto insieme, che era la cifra di Teddy più di quanto lui stesso non fosse disposto ad ammettere.
Stupide battute, stupido sarcasmo, stupide stilettate fra le costole, stupido dissimulare.
Stupide ragazze che razzolavano davanti al ritratto della Signora Grassa per assicurarsi una palpatina sbronza prima di andare a letto.
Stupidi compagni di dormitorio a pomiciare in qualche sgabuzzino delle scope.
Stupido silenzio deserto e caldo di un letto colmo di stupidi accessori per la manutenzione della scopa da corsa.
Stupido caderci sopra. Stupido non riuscire più a lasciarlo.
Stupido James, e stupido lui.
Una Passaporta lo ha riportato ad Hogwarts, immerso nella corrente alternata disordinatamente da centinaia di studenti vocianti, immerso nel ricordo di una bottiglia di Whisky Incendiario che si frantuma a terra, di un manico di scopa che scivola lungo il muro, di una pergamena accartocciata con venti centimetri di calligrafia femminile e adorante, e del bubolare di Elle, la civetta rossiccia di James, in un canto inconfondibile e tetramente gioioso. Una civetta elevata a coscienza morale di due maghi nemmeno adulti. 
Una Passaporta creata in fretta per scappare via, chissà dove, chissà perché. Una Passaporta alla settimana per spostarsi ovunque, e forse scappare più lontano di James.
Una Passaporta persa per tornare a Natale, una evitata con una scusa traballante e tossica per Capodanno.
Passaporte su Passaporte accumulate e strappate via come il suo ombelico, uno strappo dopo l'altro da James Sirius Potter e il suo fiato roco al Whisky Incendiario.
Ma il mondo ha i suoi spalti, e le sue tribune, ed è finito quanto un campo da Quidditch.
Una Passaporta per tornare ad Hogwarts, e spiarlo mentre ritira i suoi MAGO di cui non gli importa davvero. Una Passaporta per vederlo sollevare una coppa che quasi gli strappa le lacrime dalle ciglia.
Una Passaporta per riaverlo indietro poco più di una manciata di secondi, il mantello nero sulle spalle e la successiva a mezz'ora di cammino dalla Scuola.
Uno strappo all'ombelico, James Sirius Potter, senza che nessun incantesimo curativo possa rimarginarlo.













Note, molto molto importanti.
L'autrice non li shippa, l'autrice non sapeva nemmeno da dove cominciare, ma l'autrice DOVEVA necessariamente fare qualcosa, perchè oggi la nostra amata Elle Sinclaire è entrata ufficialmente nel Limbo dei laureati senza sbocchi professionali, e come potrei io rendere questo "trapasso" meno doloroso, se non mettendo insieme un'insensata quantità di sostantivi, aggettivi, congiunzioni e figure retoriche tirate per i capelli senza un senso logico, creando questa cosa assurda e competamente crack solo per lei???
Non potrei.
Vorrei essere capace ad usare Photoshop, così che la sua storia d'amore con tutti e gli 11 Inches di c...uore di noi sappiamo chi possa essere documentata, ma non sono in grado. Io deliro, principalmente. 
Quindi ecco qui^^
Come sempre potete trovarci entrambe allo zoo, e DOVETE passare, perchè si è laureata e dovete farle come minimo le congratulazioni!
 

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Capitolo 4
*** La memoria del pesce rosso (Teddy/James Sirius) ***


Buon Compleanno 

 


La memoria del pesce rosso.



 
I'm thinking of friends that I used to know
Who lived and suffered in this world below
But they're gone off to heaven, but I want to know
What are they doing there now? 
(What Are They Doing In Heaven Today?, Mogwai)


Snow è quasi morto quando lo ha spostato dall'acquario. Crudele, sadico e meccanico, quel gesto ha spaventato Teddy. Perché Spleen e Snow potevano nuotare insieme e dimenticare il mondo ogni cinque minuti e Teddy no, la sua umana memoria abbarbicata fra le sfumature di cenere grigiastra dei suoi capelli che non poteva nascondere niente, nemmeno un niente.
Snow si stava lasciando morire piano piano, come nuotava, piano e flemmatico, indifferente al mondo.
Non c'era Spleen.
Spleen era rosso e beffardo, nascosto fra le alghe, in agguato, tramava vendetta contro il suo sadico padrone patetico, che disponeva dell'unica infelicità possibile e la infliggeva ad altri.
Teddy aveva osservato Snow lasciar ammonticchiare il cibo sul fondo dell'acquario, incastonato nell'angolo di sole della mansarda. Era grande e spaziosa la sua bolla, immersa nella luce che a volte sa essere pietosa anche in Scozia, ma Snow voleva la neve e il freddo, e Spleen.
Non saprà mai, Teddy, se Snow sarebbe morto davvero, perché lui è tornato. 
Sarebbe morto anche Spleen in quelle alghe, nascosto, senza fare rumore, perché le bolle sorde che sgattaiolavano dalla sua bocca di pesce avevano senso solo per Snow.
La stanza sembrava più piccola, soffocante, i dettagli e la gradazione degli angoli erano sbagliati e volevano solo affondare nella schiena di Teddy ad ogni movimento. 
Una scopa da corsa, biancheria sporca e il letto disfatto.
James.
Prima di ogni cosa, Snow era tornato nell'acquario, bianco e abbacinante.
James.
Mentre Teddy riempiva a caso il baule delle sue piccole cose inutili e svuotava la stanza che era stata sua per 24 anni, James riempiva la stanza solo di James, odori che Teddy riconosceva nel pulviscolo e scacciava dalla polvere. 
Pergamene accartocciate a terra, perché a James delle cose di Teddy non era mai importato niente, se non quelle che riguardavano James, e c'era veramente troppo, fra le cose di Teddy, che riguardava James. 
Non le ha raccolte, singhiozzi di carta appallottolata sulle assi del pavimento, nemmeno le ha guardate. Ha visto solo Snow scivolare fra le alghe nell'acquario, e Spleen lasciargli quello spazio infinitesimale per nuotare insieme.
È stato arrabbiato e stanco, insoddisfatto e sollevato. Incarnato in strati di pelle fatta di carta straccia e inchiostro sbavato.
James Sirius Potter lo ha visto andare via anche se non era lì, il letto disfatto e il baule spalancato, e ha scaraventato fuori pezzi di Teddy, per sfida, per sfizio, per sfinimento. Come sempre, come se tutto lo riguardasse.
Ma non c'era nessuno in quella stanza, solo Snow e Spleen in due acquari diversi che si lasciavano galleggiare inerti.
Perdere la memoria ogni 5 minuti per ritrovarsi ininterrottamente soli.
Il mantello nero di Teddy, il suo costume da Notte ad Halloween, il solito tetro, casuale, distratto accostamento di piccole oscurità, gettato dalla finestra. La corazza dorata di James e del suo costume da Sole ammaccato dai pugni stupidi di un bambino viziato.
James.

“James è vivo solo nel movimento. Più che nella confusione egocentrica dei suoi monologhi spacconi, esiste nel movimento degli arti da Cercatore, nello scheletro affusolato ereditato dai Weasley, che ha temprato di allenamenti notturni e bracciate testare nel Lago Nero pur di non dover niente a nessuno, nemmeno l'amalgama discontinua dei suoi geni.
Ogni spigolo che James Sirius Potter ha ammorbidito con la solita testarda resilienza dei suoi occhi scuri mai davvero chiusi gli sbatte contro sui gradini della rampa che porta alla Sala Comune di Grifondoro.
“Tua madre appenderà alla zampa di quel povero gufo un baule di Strilettere, Potter” il suo fiato che sa di Whisky Incendiario e menta piperita si condensa nella percezione di Teddy come se potesse impacchettarlo e spedirselo, aprire quella scatola una volta ogni tanto, conservare il momento in un pensiero filamentoso da lasciar cadere nel Pensatoio, e contemplarlo.
James emette un suono in bilico fra un lamento, un conato di vomito e una pernacchia. 
Mancano ancora dieci gradini.
“Che c'è?”
“Mi fa ridere come dici -tua madre-” cerca di imitare la sua voce cadenzata e spigolosa a tratti, come un borbottio di scuse e un'imprecazione “come se non fosse anche la tua”
Quel silenzio ubriaco e pieno di suoni che Teddy ha imparato ad associare al dormiveglia di James, il bubolare di Elle e gli schizzi di Spleen e Snow nell'acquario, un movimento che è silenzioso solo quando nessuno lo ascolta.
“Ha mandato qualche Strilettera anche a me” ma entrambi sanno che non è vero. È stato Harry, sempre Harry, come se quell'orfano dai capelli cangianti fosse solo la sua promessa da mantenere. La parola data ad un fantasma di mille Natali passati di cui nessuno conosce le esatte parole. Il figlio di un solo padre, eppure di tutti.
“Seh, il tuo periodo punk” 
La Signora Grassa li squadra con i due menti che vibrano di disapprovazione materna.
Sono tutti genitori in questo posto, dannata Morgana.
“Parola d'Ordine?”
-Le vedo le tue manacce Teddy Remus Lupin- sembrano dire i suoi occhietti tremolanti -le vedono tutti- 
Teddy quasi lo lascia cadere a terra per la foga di ritrarsi, il braccio di James avvinghiato al suo collo
Stupido, stupido, stupido.
“Gliel'ha detto qualcuno, scavalcando il suo vestito nuovo, quant'è bella Signora? Perché Cosetta Corvonero La Bella ha una rivale stanotte” biascica come un troll di montagna, trascina le vocali più del solito, più del suo accento marcato da scozzese impenitente, ma James riuscirebbe a portarsi a letto anche un maledettissimo dipinto appeso alla parete
“Signor Potter” lo rimprovera come se stesse per staccarsi dalla cornice e saltargli addosso.
Teddy sbuffa
“James, mi si sta dislocando una clavicola”
“Teddy Lupin, ti pare educato interrompere il romantico interludio di due amanti?” 
La Signora Grassa potrebbe liquefarsi sul pavimento
“La prossima volta che affoghi nel Whisky Incendiario in Sala Grande mandalo a lei un gufo per venirti a raccattare” sibila nel suo orecchio, fra ricci indomabili e l'odore della vernice d'oro spruzzata all'ultimo minuto
“Nervosetto?” distanze irrisorie in cui non riuscire a muoversi.
“Potter”
Momenti di strano silenzio prima che la risata roca di James lasci defluire parole, discorsi di ore su cosa non possono essere.
“Gorgosprizzo” 
“Oh, guastafeste” la Signora Grassa si scansa, ma promette vendetta.”


“Se avessi saputo che volevi nasconderti nel baule tutta la notte per evitare di incontrarmi, sarei tornato domani” 
Lo ha sentito arrivare, i passi strascicati di chi sa sempre come farsi notare, annoiati e aritmici su per le scale scricchiolanti di chi vive in una casa senza muri, ma con i soffitti troppo bassi per non sbattere la testa ovunque fra i vuoti. 
Lo ha sentito e si è lasciato galleggiare nell'attesa.
“Vado a stare a Grimmauld Place” ma poi lontano, più lontano, una Passaporta dopo l'altra.
Grimmauld Place non è abbastanza lontano, nessun posto dove esista ossigeno da respirare o acqua da bere.
“E' diventato l'Ostello della Gioventù Repressa?” chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Pur di non riempire le distanze, ancora chiacchiere.
“Ti piace proprio tanto ascoltarti parlare eh?” scrolla le spalle, un tic infinito
“Nemmeno la metà di quanto piace a te”
Figlio di una Rivolta dei Troll.
Il mantello crivellato di squarci che Teddy ha recuperato dal cortile li osserva arrotolato accanto alla pettorina dorata e piena di gibboni. Trascorrono lunghe ore formicolanti in quei pochi secondi.
Com'era il cielo, se la luna era piena, l'odore della brace nelle stufe a legna del dormitorio, quella calda consistenza di calore e vapore soffuso, sospensione dell'incredulità e del senso.
Spleen e Snow non nuotano più quando c'è Teddy. Restano rintanati fra le alghe, un minuto di amnesia dopo l'altro, a fagocitare dall'acqua il ricordo di lui, di un altro acquario, di quel tempo lontano che è sembrato un ciclo intero di reincarnazioni.
James scavalca pezzi di sé abbandonati sul pavimento, e si lascia cadere sul letto ad una piazza da cui sporgono i piedi.
Le Sorelle Stravagarie si lamentano contro la puntina che gratta sul vinile, senza che Teddy sappia quale delle due sta soffrendo di più.
“Potresti partire domani. Sai, cenare, dormire qui, fare colazione...” James non lo guarda. Sfoglia una rivista a caso sul Quidditch vecchia di mesi.
“E poi?”
E poi? E poi James? 
“E poi andare dove dannato Merlino vuoi. In Thailandia o dove ti pare a fare le tue ricerche da Metamorfomagus con i capelli rosa cicca. Puoi scappare dove ti pare”
E tu? Quanto veloce scappi sulla tua scopa da corsa maledetto idiota? Fino al cielo? Nel centro esatto della Bocca di Morgana? 
“Però domani”
Potrebbe essere troppo maledettamente tardi domani.
“Vado a stare da Nikki per un po', in Francia. Devo dire qualcosa a-”
“Se devo dire qualcosa a Victoire le mando un gufo, grazie tante”
“Nervosetto?”
“James Sirius”
“Teddy Remus” echi di Potter.
James lascia cadere la Gazzetta del Profeta di due anni prima in un tripudio di gesti da primadonna confusa. 
Ma c'è quel lampo di Sirius, in lui, ad un certo punto. Un'inspiegabile eredità che non può appartenergli se non coltivata nella placenta del ricordo e della nostalgia. L'amore amaro che esiste solo per le persone morte. Intoccato, nutrito di ricordi che diventano solo bellezze scomparse e dolore.
“Perché li hai separati? Snow stava morendo”
Perché Teddy? Sembra dire. Perché?
“L'ho messo in acquario più grande, alla luce...”
Scuse.
“Stava morendo”
Ma non possono stare insieme se io non-
“Poteva stare bene da solo, tutta la vasca per lui. Nuove alghe, il castello...C'era-”
“Stava morendo”
James. Ridondante ridondanza.
“LO SO, FOTTUTO IPPOGRIFO IPERATTIVO! Lo so che stava morendo! Ma non doveva morire, perché era libero, poteva fare tutto quello che voleva, maledetto Merlino! Vedere il mondo, ed essere felice, e dimenticare tutto ogni 5 minuti!”
E io? Fin dove posso scappare io?
“Non Spleen”
“Non Spleen, infatti”
Resta il silenzio dell'interdizione, fra il legno, la carta, l'acqua e la memoria a breve termine.
Le Sorelle Stravagarie hanno smesso di smembrare il muro del suono e la puntina gratta a vuoto.
“Fa schifo dimenticare ogni 5 minuti Teddy. Non so perché ne fai questa gran cosa”
Teddy non vorrebbe dimenticare. Non James. Nemmeno la Parola d'Ordine del ritratto della Signora Grassa che sguscia fra i denti di James come Whisky Incendiario e menta.
Forse non vorrebbe dimenticare davvero. Ma è il peso delle cose che ricorda che vorrebbe barattare per un succo di zucca o una Burrobirra. E' la consistenza delle immagini, sono i contorni delle conseguenze. Non vorrebbe ricordare l'esattezza e la compattezza.
I suoni e le frizioni.
Non sono le forme e i colori che vorrebbe dimenticare, ma rivestirli di gomma e di bolle, così che quegli spigoli non possano più ferirlo.
“Lo dici tu? Te lo ricordi almeno come si chiama l'ultima con cui ti sei rotolato nello sgabuzzino delle scope del quarto piano?”
James sporge sempre il mento in avanti, quando Teddy lo punzecchia sulle ragazze
“Ricordo quello che serve”
“Hai facoltà di cernita considerevoli” ricomincia a mettere in ordine, ripescando come nel Pozzo dei Desideri pezzi di Teddy nelle pergamene e fra i vestiti monocromatici e quasi stinti.
“Non fare il Prefetto con me Lupin. Pensi sempre di conoscere tutti, e di capire tutti. Forse funziona con Albus, perché siete sempre lì a borbottare di libri e note a pié di pagina...e forse funziona anche con Lily, perché lei pensa tu sia il migliore nella storia della magia mai scritta, ma il Lupin “prefettino” mi ha sempre fatto girare le palle”
Li getta a caso alla rinfusa, quei pezzi, perché ormai tutto puzza di James.
“Non sono mai stato il Lupin Prefettino con te, razza di troll”
“Io non lo so cosa sei! Ultimamente ho visto solo il tuo mantello scomparire nel camino e cadere dall'appendiabiti in corridoio.”
“Non potevo restare”
C'è stata una volta in cui Teddy ha saputo davvero di che colore sarebbero diventati i suoi capelli. Di un castano Foresta proibita, un verde sottobosco sconfitto dal legno e la corteccia. Il verde smeraldo dei Potter irrorato del rosso caldo dei Weasley fra capelli neri e disordinati. 
I colori di James.
“Ti sei bevuto troppe pozioni Confondenti secondo me.” quasi cade dal letto solo per alzarsi.
James Sirius Potter, che sempre precipita solo per camminare. “E non iniziare con i drammi alla Rita Skeeter sbattendo le tue ciglia che arrivano fino a Durmstrang con me, perché non me la farai bere questa...”
Dimenticare ogni cinque minuti James Sirius Potter e i suoi colori violenti.
“Vuoi sapere davvero cosa-?”
“No”
Spingere e sgomitare fino al limite, e poi abbandonare.
“James”
Una bolla sfugge dalla bocca di Snow e sembra frantumare ogni corteccia di senso galleggiante nella stanza. Niente Cercatore Potter, Coppa del Quidditch Potter e Gran Scopatore Potter.
Se Teddy dimenticasse ogni cinque minuti, quel James non saprebbe riconoscerlo.
“Parti quando fottuto Salazar ti pare Teddy. Parti ora, và a chiedere a Madame Maxime la Giratempo e parti ieri. Fatti riportare indietro di un anno così questa conversazione nemmeno esisterà”
Ma Teddy non dimentica niente.
“Lo vorresti?” non gli piace nemmeno il suono patetico che gli barcolla dalle labbra “Perché sarebbe la cosa più giusta...”
Sono esistiti i calzini di James, le lacrime di James, l'odore del lucidante per la scopa di James. Le pagine di pergamena scritte da altri per James, le gonne corte di James e le punizioni di James. Il tempo di James condensato in pollici di distanza fra la sua faccia e il prato del campo da Quidditch. James è esistito sempre attorno a Teddy.
Un anno. 
James sbuffa
“E la cosa giusta è sempre la migliore per te, Prefettino”
La cosa giusta non esiste.
I capelli di Teddy diventano neri, poi un blu scuro, una notte logora e stinta come il suo mantello. Un grigio tenue, un baluginare chiaro e bianchiccio di luna.
Lo guarda inventare stralci di conversazioni e incipit di storielle da ubriachi fradici dietro un falò e un boccale di Burrobirra. Guarda nel suo futuro al sapore di erba bagnata e fango, flash e profumi di donne.
Non lo guarda più, perché lo ha visto davvero, in uno strano amalgamarsi e disarcionarsi, cicatrici di cadute come di un testamento, capelli che cambiavano e si mescolavano alla follia psichedelica di senso di colpa e piacere, verdi, rossi, neri. 
Se qualcuno li avesse visti, forse, ma solo forse, avrebbe pensato che si stavano picchiando. O cadendo a terra. Teddy non guarda sotto il suo letto, perché c'è un James lì sotto, da qualche parte. Ancora lì.
“So quello che non è meglio”
Il mantello, logoro e fradicio nel suo baule. La corazza del sole, ammaccata e stinta.
Halloween a Hogwarts.
Un anno intero.
James sbuffa col mento in avanti, tutti i colori del mondo che si spintonano fra i suoi lineamenti.
“Non sai una palla secca di gufo, Prefettino. Non sai niente”
E forse Teddy non guarderà nemmeno più fuori dalla finestra, perché la luna è bianchiccia e molle, e il cielo è troppo scuro.
Vorrebbe dimenticare, fra cinque minuti, quante notti tutte uguali ha visto scomparire.
Vorrebbe nuotare all'indietro fra memorie perdute, dissezionarle senza farle sanguinare, pescare la carta di un momento a caso nella vita e toglierla dal mazzo. Vorrebbe strappare la figurina delle Cioccorane di “James Sirius Potter ubriaco sotto di lui, fra le molle di un materasso gibboso e l'odore di Whisky Incendiario”, farne tanti quadratini e gettarli in aria come coriandoli, senza che facciano male mentre precipitano.
Non sai quante volte sono partito e tornato, Jimmy, una Passaporta e un'altra, e un'altra ancora. Quante volte ti ho lasciato indietro, e quante ti ho inseguito.
Forse sono ancora fermo davanti al ritratto della Signora Grassa, ad aspettare che ricordi la parola d'ordine per cadere nel pozzo.
Un anno, questo deve bastare.
Un anno. La loro memoria del pesce rosso.

 
There's some whose hearts were burdened with care
They pay for their moment with fighting and tears
But they clung to the cross with trembling and fear
What are they doing there now?


























 
Note: questa OS ha un dovere molto speciale, perchè oggi, il 28 luglio 2014, la mia amabile former flatmate e roomate telematica Elle Sinclaire compie gli anni^^ Sono auguri modesti, la OS è anche abbastanza banale e noiosa, l'ho riscritta dodici volte e comunque non mi piace, ma è il suo regalo di compleanno, perchè ci sono Spleen e Snow, e c'è la civetta Elle, e ci sono Teddy e James Sirius, che lei shippa e alla fine, prima o poi, shipperò anche io^^
Se fossi una che sa usare photoshop avrei fatto qualcosa di meglio, ma sono invece solo una scribacchina del sabato pomeriggio, quindi faccio questo, perchè questo mi riesce di fare...Abbiamo festeggiato in questo week end, in anticipo sui tempi perchè i tempi erano quelli, ma va da sè che un regalo io volevo farglielo comunque, a modo mio, con disagio, nostalgia e la memoria corta.
Buon Compleanno Ellina 

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