Un Vortice di passione

di Naruto89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Namikaze Minato ***
Capitolo 2: *** Uzumaki Kushina ***
Capitolo 3: *** Rasengan ***
Capitolo 4: *** Illogica allegria ***
Capitolo 5: *** La guerra è finita ***



Capitolo 1
*** Namikaze Minato ***


UN VORTICE DI PASSIONE

Capitolo 001 – Namikaze Minato

Namikaze Minato, ragazzo alto e dal portamento regale, con un sorriso bello e frequente sulla sua bocca, era il candidato numero per diventare Hokage: la missione che andava a fare sarebbe stata l’ultima da semplice juonin. Lui, che era stato allievo di uno dei leggendari sannin, ormai aveva superato in abilità il suo maestro. Quei piccoli, ma penetranti, occhi azzurri e quei capelli color del grano portati lunghi, ma che si ribellavano sempre ad ogni tipo di pettinatura facevano di quello shinobi un uomo bellissimo. Inoltre era un talento unico, tale che se ne vede uno così ogni cent’anni. Quel ragazzo, alla sua ultima missione come semplice shinobi di Konoha, è colui che le generazioni posteriore avrebbero chiamato “Quarto Hokage”.
“Minato-san, mi ripeteresti l’obiettivo della missione?”
chiese, per la terza volta, un giovane Ibiki Morino.
Minato scosse la testa.
“Va bene… allora, stammi bene a sentire: noi adesso andremo al Villaggio del Vortice per aiutare gli shinobi del posto. Quello è l’ultimo baluardo di difesa prima che le truppe del paese del Fulmine assieme a quelle di Suna arrivino a Konoha. Ormai la nostra cara Terra del Fuoco è il pericolo, siccome siamo attaccati in basso dal Paese dell’Acqua, e da sopra dai Paesi già citati. L’unico stato, ormai, neutrale a questa guerra è il Paese della Roccia, che abbiamo già sconfitto in precedenza.”
“E’ stata quella volta, vero?”
“Sì, è stato quando il piccolo Uchiha ci ha lasciati, soccombendo per la patria e per i suoi amici.”
Quel fatto che sembrava così lontano nel tempo, era successo solo due settimane prima. Da quel giorno Minato si era ripromesso che non sarebbe mai più capitato: nessuno dei suoi compagni doveva più rimanere ferito in combattimento. A fargli fare questa promessa con sé stesso, erano state le lacrime di Kakashi e di Rin, i suoi ex-allievi. Ormai quei ragazzi erano diventati juonin e non avevano più bisogno del loro maestro… ma rimanevano comunque dei ragazzi di soli dodici anni. Lo stesso Minato, all’epoca, ne aveva solamente ventisette. Un giovane shinobi, capace di diventare Hokage in brevissimo tempo, anche grazie alle esperienze vissute. Ogni tanto ci ripensava, e riviveva le tappe della sua esistenza: la morte dei suoi genitori per mano degli shinobi di Suna, la perdita in combattimento della sua compagna di team quando aveva solo quindici anni e, ultimo solo in ordine di tempo, la morte di Obito Uchiha. Si ricordava troppo bene della disperazione di Rin, abbracciata ad un Kakashi shockato. Quel bambino di dodici anni era riuscito a cambiare nel profondo il figlio della “Zanna Bianca” di Konoha.
Assieme a Minato, nella missione, c’erano anche Ibiki Morino, grande shinobi dal fisico grosso e robusto e dalla famosa pelata, e un ninja medico che sarebbe deceduto per malattia solo dopo aver visto la nascita della sua unica figlia. Il nome di questo ninja era Satomi Haruno. Minato, Ibiki e Satomi erano gli shinobi d’élite del tempo, e solo a loro poteva essere affidata una missione così importante.
“Quando credi che possa mancare al Villaggio?” chiese Satomi-san.
“Non te lo so dire… la nebbia e la pioggia mi impediscono di capire esattamente a che punto del tragitto siamo arrivati.”
“Sono due giorni che camminiamo, senza quasi mai riposare… ormai dovrebbero mancare poche ore, credo.” disse Ibiki.
I due altri ninja si trovarono d’accordo con la constatazione fatta dal loro compagno, e continuarono speranzosi il viaggio. Il Villaggio che andavano ad aiutare era il miglior alleato di Konoha, anche se era nato solo da una decina di anni. Lì viveva un vivaio di giovani shinobi che poteva far invidia al grande Villaggio della Foglia, se non fosse che lo shinobi più forte del tempo era proprio quel Namikaze Minato tanto invocato dagli assediati. La squadra d’appoggio non era sicura di trovare il villaggio ancora in piedi, quando sarebbe arrivata… ma non per questo potevano prendersela comoda, anzi. Il tempo non era dalla loro parte, e mai lo era stato… erano ormai anni che la guerra andava avanti e quello sarebbe potuto essere lo scontro decisivo… ma se i ninja del Paese del Fuoco avessero perso anche questa volta, avrebbero dovuto giocarsi il tutto per tutto nel fulcro della nazione: il villaggio di Konoha. Minato era consapevole, forse più di chiunque altro, dell’importanza vitale di quella missione. Era impaziente di arrivare, anche se manteneva la calma come sempre nelle situazioni di emergenza. Era una persona calma, paziente e gentile… ma sul campo sapeva essere senza pietà, ed era in grado di mantenere il pugno di ferro in qualunque situazione: grazie a questi grandi pregi, aveva sempre avuto la fiducia incondizionata di tutti i suoi compagni. C’era solo un difetto che aveva accompagnato, con non pochi problemi, l’esistenza di Minato: la misoginia. Lui odiava le donne, e non le credeva in grado di battersi. La sua idea, una volta, diventato Hokage, era di escludere le donne dall’attività di ninja: pensava che il genere femminile sarebbe dovuto essere relegato all’unico compito di procreare e di crescere la prole, che poi sarebbe diventata la difesa della patria. Vedeva le donne come fabbriche di guerrieri, e come persone che non dovevano allontanarsi dal focolare domestico… però lo Yondaime che si conosce ai giorni nostri è una figura completamente diversa… e infatti oltre i confini del Villaggio lo avrebbe aspettato una sorpresa e un incontro che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.
Ibiki si stava sbracciando come un bambino, quando si mise richiamare l’attenzione dei suoi compagni: davanti a loro c’era la sagoma del tanto desiderato villaggio. Era poco più di un paesotto con qualche casa fatta in materiale ben poco resistente, e con una recinzione in legno… ma, malgrado l’aspetto malandato, era il villaggio più temibile delle Terre del Fuoco, dopo Konoha ovviamente. Più si avvicinavano, e più i ninja si accorgevano dell’effettiva altezza delle costruzioni del villaggio: alcuno sfioravano sicuramente i venti metri d’altezza, misura impensabile per l’epoca e per le condizioni di vita.
“Ma… è fenomenale!” esclamò Haruno-san.
In quel momenti gli shinobi sentirono dei movimenti dell’erba e scorsero poco distanti dei ninja con il coprifronte del Villaggio della Sabbia.
“Veloci!” ordinò Minato
“Corriamo al villaggio… i nemici non devono sapere dell’invio di truppe alleate! Se no non avremo il tempo di organizzarci e studiare una strategia assieme al generale del Villaggio del Vortice.”
I due compagno di Namikaze annuirono, e seguirono il loro capitano fino alle mura del paese che li avrebbe ospitati fino alla fine della battaglia. I tre shinobi cercarono l’entrata, che si trovava dall’altra parte precisa della recinzione. Percorrendo la circonferenza dell’intero villaggio, si accorsero con sommo stupore che quello era pure un villaggio decisamente ampio, era davvero grande. All’apparenza è un paesotto senza troppe pretese, ma una volta che ti ci trovi di fianco è realmente impressionante… Con questi pensieri, i tre shinobi entrarono finalmente nel Villaggio del Vortice…

Prossimo capitolo: “Il capitano del villaggio”

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Nel mentre che pensavo, senza successo, a come continuare i capitoli delle mie altre fanfic su Naruto mi sono messo a leggere gli ultimi capitoli spoiler del manga… e mi è caduto l’occhio nuovamente sul pezzo dove vengono rivelati i nomi dei genitori di Naruto-kun… e lì mi è venuta l’idea di dedicare loro una fanfic! Infatti volevo dire la mia su questa nuova coppia, e raccontare come penso che potrebbe essere avvenuto il loro incontro e come può essere nato il loro amore! Più in la ci saranno scene parecchio piccanti (infatti ho già messo la dicitura “Lemon” rispetto alla fic), bambino avvisato, mezzo salvato! XD
Grazie per aver passato del tempo a leggere questo delirio della mia mente, e spero che seguirete questa breve fic in 5 capitoli (anche se potrei riprendere in mano questi personaggi più in la, vedrò cosa partorirà il mio cervello!) ^_^
Gia’ ne, by Naru-kun!

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Capitolo 2
*** Uzumaki Kushina ***


Capitolo 002 – Uzumaki Kushina

I tre ninja, una volta entrati nel villaggio, furono accolti a braccia aperte dagli alleati e da qualche compagno che li aveva preceduti. L’unico shinobi che mancava era il capo dell’esercito del Villaggio del Vortice. L’uomo misterioso aveva dato disposizione di inviare in nuovi arrivati nel suo ufficio, appena si fossero sistemati. Quindi Minato all’inizio discusse solamente con alcuni ninja di rango inferiore, che gli spiegarono in maniera dettagliata la situazione: i nemici attaccavano la porta principale, anche se nella pratica circondavano tutto il paese. Pensando alla grandezza del villaggio, e al numero di uomini che ci vuole per poterlo assediare nel caso in cui servisse, il futuro Yondaime Hokage dedusse che l’esercito nemico doveva vantare una quantità di unità davvero temibile. Inoltre le potenzialità belliche e tecniche a disposizione dei Paesi del Fulmine e del Vento era nettamente superiore a quanto questo paese potesse sopportare. La situazione, indubbiamente, era tutt’altro che facile… e Minato-kun cercava di districarsi e liberarsi dall’inarrestabile parlantina degli abitanti del posto, per riuscire a raggiungere l’abitazione del capo degli shinobi: urgeva quanto prima una riunione chiarificatrice sulle strategie di guerra da utilizzare in questa partita quasi senza speranza.
Dopo parecchi minuti passati a parlare, finalmente Namikaze riuscì a farsi portare fino all’ufficio tanto desiderato: le riunioni strategiche con uomini forti, preparati e dalla mente tattica lo avevano sempre esaltato… ma le cose non andarono esattamente come avrebbe voluto. Ad accoglierlo c’era una ragazza che aveva pressappoco la stessa età di Minato, i capelli rossi portati a caschetto, gli occhi azzurri e dal taglio affascinante, i lineamenti delicati e un bellissimo fisico: alta poco meno del futuro Yondaime, era molto slanciata ai fianchi e aveva un bel seno messo in risalto dall’ampia scollatura così come la gonna corta, che le facilitava i movimenti, metteva in mostra un paio di bellissime gambe. Persino Minato rimase un attimo sconcertato ed imbarazzato da cotanta bellezza… fino a quando lei non iniziò a parlare, presentandosi.
“Salve. Sono il capo degli Shinobi del Villaggio del Vortice, Kushina Uzumaki. Tu devi essere… Namikaze Minato, giusto? La tua fama è giunta fino in queste terre dimenticate da Dio.”
Il biondo la squadrò completamente, inorridito dalla sua posizione di comando all’interno di una società militare. Con una certa prepotenza e ostilità, tagliò decisamente corto:
“Dobbiamo preparare una strategia difensiva efficace, se non vogliamo farci schiacciare.”
“Ma stai scherzando, ragazzino? Il nostro esercito è abbastanza forte da combattere come al solito: diamo mazzate a non finire, finché non si ritirano! E’ per questo che ho chiesto il vostro aiuto, di certo non per assurdi piani strategici congiunti!”
“La strategia è importante in guerra.”
“Ne ho sempre fatto a meno, da quando mi sono diplomata all’accademia!”
“Posso immaginare che livello di preparazione possa offrire un’accademia di un posto del genere…” disse, sfacciato e provocatore, Minato.
Kushina fece un rapido movimento che il biondo non riuscì a percepire, e si ritrovò la ragazza dietro che gli puntava un kunai alla gola.
“Questa è la nostra preparazione… ti basta o devo andare fino in fondo?”
“Solo io ho notato una palese metafora sessuale nelle tue parole?” chiese il ragazzo.
In tutta risposta, Kushina gli tirò uno schiaffo che gli lasciò le cinque dita rosse in volto.
“Razza di ero-juonin!”
Minato si massaggiò, infastidito, la guancia colpita.
“Lo prendo come un: sì, lo hai notato solo te…”
“Bravo…” rispose lei.
Il viso della ragazza era rosso, e sembrava imbarazzata dall’atteggiamento che il suo alleato aveva appena avuto. Il loro rapporto non era iniziato nel migliore dei modi, anche se la Uzumaki non sembrava del tutto indifferente al bel giovane con il quale stava parlando. Il silenzio che invase la stanza imbarazzò anche Minato, che si scoprì essere anche comprensivo e gentile.
“Scusa per la battuta… non volevo infastidirti.”
Il suo tono era neutro, ma il gesto che aveva fatto era molto significativo… in quel momento nasceva un alleanza condita dall’inizio di un’amicizia tenera e complice. I due ninja parlarono per ore, a tratti della guerra e a tratti di loro stessi. Il loro non poteva essere considerato un puro e semplice rapporto di lavoro… tra di loro c’era attrazione sia fisica, che alchemica. Quando si vedevano, avevano sempre il sorriso stampato sul volto e un’illogica allegria li prendeva nell’intimo della loro anima e del loro corpo. Pian piano passarono i giorni, senza che accadessero attacchi così violenti da essere degni di nota: sembrava quasi che il nemico li stesse studiando… ma Minato, che aveva la testa completamente altrove, non se n’era accorto. Le battute e gli sguardi maliziosi degli amici dei due stavano diventando più importanti della missione stessa… Spesso quei guerrieri senza macchia e senza paura si confidavano fra loro e si chiedevano quale fosse il vero rapporto tra i due capi… fino a quando non decisero di parlare con Minato.
“Namikaze-san…” esordì uno del gruppo
“cosa provi per Kushina-san?”
“Cosa intendi dire?”
“Beh… insomma… state insieme, o no?”
“Ovviamente no!”
Minato sembrava imbarazzato dal discorso, e dietro la tenda dove i ragazzi erano accampati a discutere, Kushina origliava e sorrideva sentendo il tono alterato del ragazzo di cui ormai era perdutamente innamorata.
“Ma…” riprese lo shinobi di prima
“perché? Non ne sei innamorato?”
Il cuore di Kushina-chan, in segreta attesa di una risposta, batteva all’impazzata… così tanto che ormai aveva paura che la potessero sentire.
“No, affatto.”
Il tono di Minato era calmo e deciso… razionale e veritiero… una pugnalata per il giovane comandante ninja che stava ascoltando la conversazione. Fece cadere un piccolo vassoio che aveva in mano, e corse via. Sentendo quel rumore, Minato si precipito fuori dalla tenda in tempo per vedere la ragazza che tanto amava andarsene via in lacrime.
“Kushina-chan!!” provò a chiamare, ma lei nemmeno si voltò.
Namikaze-san si lanciò al suo inseguimento, tentando di raggiungerla prima che sparisse dalla sua visuale. Per fortuna era più veloce, e stava guadagnando velocemente terreno… pochi metri fuori dalle mura della cittadina, la raggiunse e la prese per un braccio, fermandola.

Prossimo capitolo: “Attacco a sorpresa”

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Ed ecco il secondo capitolo! Un rapporto non idilliaco tra i due, era diventata una bella amicizia… fino a quando l’orgoglio maschile e maschilista di Minato non aveva rovinato tutto! Chissà cosa dirà adesso a Kushina… si dichiarerà, finalmente? Ce la farà, o no? Passiamo alle recensioni:
Kabubi: Argh!! Ecco cosa succede a non rileggere i testi appena scritti… e dire che “shinobi” lo utilizzavo per evitare di ripetere troppo la parola “ninja”! XD
terrastoria: Anche a me piacciono molto Naruto e Yondaime (Yondaime trovo che sia il personaggio più affascinante del manga… sia d’aspetto che di temperamento!) e poi questa fanfic è uscita dalla mia testa bacata anche grazie ad una fanart che ho visto dove c’erano Yondaime e un’ipotetica (ovviamente inventata dall’autore) Kushina Uzumaki… troppo bella! *_*
Gia’ ne, by Naru-kun.

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Capitolo 3
*** Rasengan ***


Capitolo 003 – Rasengan

La stretta di Minato sul braccio della ragazza era poderosa, ma anche gentile. Lei si voltò, e vide lo sguardo deciso, ma implorante del ninja biondo. I suoi occhi azzurri si rispecchiavano penetranti in quelli di Kushina, bagnati dalle lacrime. La passione e il sentimento che univa i due giovani li stava tenendo uniti, in quella posizione, per svariati minuti. Namikaze-san avrebbe voluto parlare, ma le parole non gli uscivano e le corde vocali non sembravano aver l’intenzione di vibrare da sole. Neanche un soffio d’aria le percuoteva, facendo uscire quel “scusa” o quel “ti amo” che tanto lo shinobi sperava di dire alla sua compagna per consolidare il loro rapporto. Avrebbe voluto avvicinare la sua bocca alle labbra di lei e darle un bacio chiarificatore… ma non riusciva nemmeno a muovere un muscolo.
Kushina, dal canto suo, sembrava anch’essa paralizzata. Rimaneva lì, con quel ragazzo che la teneva per un braccio e la guardava intensamente negli occhi, e non diceva nulla né si muoveva di un passo. La stretta era fastidiosa, ma non voleva liberarsene per alcun motivo. Il tempo passava, e nessuno dei due si decideva a fare una mossa che li avesse liberati dallo stallo di quella situazione, portata dall’incoscienza e dai pochi attimi di spensieratezza che i due giovani si erano concessi nella loro vita costellata di violenza e di conflitti.
I genitori di lei erano morti durante un attacco: non erano dei ninja, ma le case vennero assaltate e le persone uccise. La Uzumaki si ricorda perfettamente che sua madre le aveva ordinato di scappare, e lei si era persa nella foresta che circondava il Villaggio, fino a che non aveva trovato la patria da cui veniva Minato: ironia della sorte, anche quella volta era stata Konoha a dare aiuto al suo paese. Però i suoi genitori non c’erano più: sua madre violentata e poi uccisa con un colpo di spada nel costato, suo padre decapitato in maniera decisa da un colpo d’ascia.
I genitori di Namikaze, invece, erano ancora vivi però non li sentiva da molto tempo. Il suo paese natale era Kiri, ma la guerra civile che scoppiò in quel piccolo villaggio lo costrinse a fuggire e a chiedere asilo politico alla Foglia. Dopo cinque anni ebbe notizia che i suoi parenti erano ancora vivi, ma lo ripudiavano in quanto traditore della loro causa. Paradossalmente, Minato non aveva mai amato le armi e la guerra… ma dopo quell’episodio, decise di mettere tutta la sua anima e tutto il suo corpo a servizio del paese che l’aveva salvato da morte certa.
Mentre i due giovani erano assorti nei loro pensieri, e sentirono la terra tremare: era arrivato l’esercito nemico, con a capo un Tanuki appena evocato. Quel terribile mostro, simbolo di Suna, stava seminando distruzione nella foresta e puntava dritto verso i due ragazzi. Minato lasciò il braccio della ragazza e i due si lanciarono all’attacco, sperando di poter fermare quell’animale gigantesco.
Minato si spostò con una rapidità incredibile, e usò un jutsu d’acqua potentissimo.
“Suiton: Suiryuudan no Jutsu”
Un drago d’acqua si diresse verso la bestia sabbiosa, ma fu del tutto inutile: venne respinta dalla ruvida pelle di quell’essere inarrestabile. A quel punto Minato si accorse che Kushina stava preparando qualcosa.
“Kage Bushin No Jutsu!”
La ragazza creò una copia corporea di sé stessa, cosa che fece storcere il naso a Namikaze-kun: era solo un grandissimo spreco di chakra. Però quella si rivelò soltanto una parte della strategia: la copia creata si sistemò di fianco alla ragazza e cominciò a muovere le mani in corrispondenza del palmo della mano dell’originale. Dopo poco, in quel punto, si creò una piccola sfera azzurra che teneva compressa attorno ad un ideale strato invisibile un mini tornado composto unicamente da chakra. Una mossa temibile, che poteva essere letale per chiunque, se usata nella maniera appropriata. Minato intuì subito che quella non era la mossa di una principiante e che, non avendola mai vista prima, era possibile che fosse stata inventata dalla stessa Uzumaki… dopo tutto il suo cognome vuol dire proprio “mulinello”, “vortice”.
“Rasengan!”
Era il nome della mossa. La ragazza si lanciò sulla bestia nemica, e le trafisse completamente con il suo colpo a base di chakra azzurrissimo. Quello che prima era un Tanuki, diventò un ammasso di sabbia che cadde a terra sollevando un polverone accecante.
Minato raggiunse la sua amica, per sapere come stava… e non si accorse che era stata evocata un’altra creatura. Un serpente agitò violentemente la coda e fece cadere i due giovani giù da un burrone molto profondo.

La ragazza, alzandosi, si accorse che qualcosa le aveva sicuramente attenuato la caduta… e poi si accorse che Minato era esattamente sotto di lei. Kushina tentò di alzarsi, ma si accorse che si era fatta male ad una caviglia.
“Tutto bene?” chiese il biondo.
“No… non riesco a camminare, mi fa male la caviglia.”
Minato prese la ragazza sulle spalle, malgrado le sue proteste, e iniziò a scalare la parete ripida del burrone. Quel compito, già difficile di suo, venne reso impossibile dall’arrivo di un acquazzone. A quel punto, il ragazzo fu costretto a rinunciare e a cercare un riparo. Kushina se ne stava appollaiata sulle sue spalle, ad osservare la faccia seria del ragazzo che tentava di farli uscire da quella situazione tutt’altro che piacevole. Senza pensarci, lei sorrise dolcemente. Era davvero innamorata di lui, e non vedeva l’ora di dirglielo… ma poi si ricordò delle sue parole prima che venissero attaccati e si incupì nuovamente. Sarebbe voluta scendere dalle sue spalle, ma ormai non poteva fare più niente e rimase lì, sperando di non dover stare troppo in sua compagnia.
Minato, tutto ad un tratto, si mise a correre velocemente: aveva trovato una piccola grotta che poteva offrire loro riparo dall’alluvione. Avevano i vestiti fradici, e il calore delle pareti di quella piccola rientranza nella roccia li fecero sospirare e sentire bene. Adesso potevano solo aspettare i loro compagni, ma nel mentre Namikaze si strappò un lembo della manica del vestito bianco che portava, e lo usò per stringere bene la caviglia di lei. Mentre faceva questo gesto, il viso della ragazza arrossì lievemente. Avrebbe voluto che quello non fosse qualcosa dettato dalla necessità e del codice dei ninja, ma solo un atto d’amore verso di lei.
Appena finito il lavoro, Minato alzò la testa e riuscì a dire ciò che prima non era in grado di fare:
“Scusa, per quello che ho detto.”
Kushina sorrise.
“Perché ti scusi? Mica hai detto nulla di male!”
“Non è vero… io ho mentito.”
Il battito della ragazza accelerò.
“Io ti amo.” concluse, rosso in volto ma con un espressione dolcissima, il ninja dai capelli color del grano.

Prossimo capitolo: “Gli amanti”

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L’altro ieri non ho aggiornato perché non c’ero, e ieri perché avevo mal di testa… mi ero anche messo a scrivere ma avevo buttato giù un testo brutto, scritto male, e completamente privo di sentimento e alcuna emozione: uno schifo. Questa mattina, però, dopo essermi fatto una passeggiata all’aria fresca (che tra poco replicherò, siccome non ho trovato quello che cercavo e allora devo andare in fumetteria che prima era chiusa!), mi sono schiarito le idee ed ecco un capitolo che, personalmente, mi è piaciuto molto fare. Ho aggiunto introspezione ai personaggi, andando a scavare nel loro passato legato alla guerra… e poi sono arrivato al punto critico della storia: la dichiarazione di Yondaime! Tutto questo perché domani e dopodomani sarà alla fiera di Lucca e quindi non potrà aggiornare: gomennasai! Ma passiamo alle recensioni:
Tsuki no Hana: Hola, “fiore della luna”! XD Sono contento che la storia ti appassioni, anche perché tengo molto a questa fanfic e sapere che piace mi riempie di gioia!
Irene Adler: Sono contento di aver centrato la caratterizzazione un po’ azzardata dei protagonisti, e sono anche contento che piaccia il modo in cui scrivo… a volte lo trovo un po’ troppo “narrativo” e “orale”… ma, a quanto pare, va bene così! ^_^
terrastoria: Mi dispiace che questo capitolo (e forse anche il prossimo) non lo leggerai appena uscito, ma l’importante è che non ti dimentichi di questa fanfic, eh! XD Grazie davvero per i complimenti! ^________^
Gia’ ne, by Naru-kun!

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Capitolo 4
*** Illogica allegria ***


Capitolo 004 – Illogica allegria

“Ti amo.”
La ragazza si fermò ad osservare il giovane, mentre il suo cuore accelerò i battiti. Era ormai troppo tempo che desiderava sentire quelle parole da quel ragazzo che, in quel momento, era seduto davanti a lei. Kushina non sapeva cosa fare, e restava immobile come trattenuta da una forza misteriosa… e, infatti, fu Minato a fare il primo, significativo, gesto della loro vita da coppia: la baciò, dolcemente, sulle labbra… un bacio che valeva molto di più di tutte le miriadi di lettere mette in ordine logico durante quel giorno, e anche in quelli precedenti. Un bacio caldo dentro, ma molto freddo fuori: le labbra di entrambi erano ormai congelate. Minato aveva gli occhi chiusi, Kushina li serrò appena sentì il contatto con il giovane.
Quando, dopo qualche eterno secondo, i due riaprirono gli occhi un’illogica allegria invase i loro corpi che furono caldi come non mai. Un braciere perennemente alimentato dal semplice sguardo del compagno ardeva nei cuori, ormai incatenati, dei due giovani.
“Anche io.”
Finalmente, dopo qualche minuto dal bacio, la ragazza rispose alle parole, e ai sentimenti, di Namikaze-kun.
Il ragazzo, preso da un’improvvisa, ma dolce, passione iniziò a spogliare la sua amante. Le sfilò, delicatamente, la maglia e le tolse il reggipetto. A quel punto, senza nemmeno portare a termine l’opera appena iniziata, cominciò a baciarle il seno mentre lei, già ansimante, gli accarezzava i capelli color del grano, abbastanza crespi.
La realizzazione ultima, e più primordiale, dell’amore: l’unione dei corpi. In una grotta gelata, i due amanti iniziarono a premere i loro corpi, ancora mezzi vestiti, uno contro l’altro. Lentamente iniziarono a spogliarsi a vicenda, mentre le rocce fredde gli graffiavano la pelle, ormai nuda. Ma i due non sentivano nulla, poiché aiutati dall’anestetico più potente del mondo: l’amore.
Un amore vero, puro, semplice di due persone che si sono incontrate per caso, o per volere del Destino, e che hanno saputo seguire ciecamente il cuore piuttosto che la razionalità imposta dalla ragione e dalla mente, entità intransigente. Un amore che li guidava attraverso un turbinio di emozione troppo intense, e troppo vicine… un turbinio proprio di tutti gli amanti, persino quelli illegittimi dell’Inferno dantesco. Un amore platonico ed aulico, ma anche un amore sporco e carnale.
Dolore, un piacevole ed ardente dolore. Accompagnata da questa sensazione, Kushina capì che ormai non si poteva più tornare indietro, e ne fu felice. Non era mai stata tanto felice di provare dolore, quel lieve dolore che provano le vergini quando abbandonano la loro condizione di castità pura e santa. Accompagnò quella sensazione da un piccolo gemito, e poi osservò il suo compagno negli occhi. Erano entrambi sudati, e felici. Anche Minato sorrideva, e stava sorridendo solo ed unicamente a lei... come, da quel momento in poi, avrebbe sempre fatto.
I due ragazzi si baciarono, e si guardarono fissi negli iridi, reciprocamente. Passione e sentimento si stavano mischiando in un sublime atto che, dietro ad un bisogno naturale di procreazione, nascondeva la più grande delle meraviglie che erano concesse alla specie umana. Un calore incandescente, che contrastava in maniera netta con il freddo gelido delle rocce appuntite che, ormai, avevano ricoperto di graffi e ferite i due giovani innamorati.
Esattamente in quel momento, un impulso vitale investì i due ragazzi e il rapporto ebbe fine. Quando Minato si spostò dal corpo della ragazza, una goccia di sudore cadde dal seno di lei e le solcò tutto il corpo, per poi finire nel suo rotondissimo ombelico. Lei sorrise, e lui anche. Era la prima volta, per entrambi, ed erano contenti ed orgogliosi di averlo fatto con la persona che più amavano… oltre ad essere l’unica che avessero mai amato. Una volta che la guerra avesse udito la parola fine, i due sarebbero stati separati… ma erano troppo felici per pensarci.
Un’illogica allegria riempì le loro membra: era quella stessa sensazione che li aveva condotti fino a lì, fino al compimento del loro primo atto sessuale. Quella felicità traspariva chiaramente dai loro occhi, anch’essi sudati. Il sentimento che provavano era così forte, che i loro occhi sudavano e non riuscivano a smettere di farlo. Erano occhi, quelli dei due innamorati, che non erano abituati a questo tipo di reazione e, senza conoscere la verità, credevano che fosse un segno di tristezza e pentimento…
“Non piangere, amore mio.”
“Nemmeno te.”
“Io ti amo…”
“Pure io…”
Le paure erano ormai state cancellate e, in una notte miracolosa, il loro amore era venuto fuori nella maniera più pura e primordiale. La natura aveva accompagnato il percorso di due giovani amanti che, adesso, si sarebbero trovati davanti un percorso pieno di insidie dovute al compimento della loro passione. Adesso erano una coppia, e non dovevano più nascondersi agli occhi del mondo dietro silenzi e frasi dette a metà. La vita non sarebbe stata facile, d’ora in poi. C’era la guerra, e la lontananza; erano entrambi shinobi che sarebbero potuti morire da un momento all’altro sul campo. La loro era, senza dubbio, una storia destinata a crescere in mezzo a mille impedimenti e fatiche… ma loro due non lo sapevano, o forse non ci volevano pensare… e infatti, tranquilli come due bambini appena nati, si addormentarono sopra le dure rocce di quella grotta che era stata il loro primo nido d’amore.
La pioggia, fuori, era finita e la luce della luna risplendeva bianca ed immobile, nel cielo. Il dolce suono del vento accompagnava i sogni dei due ragazzi, e la brezza che entrava scompigliava i capelli ad entrambi. Ma i due giovani dormivano, abbracciati, come a volersi proteggere reciprocamente da ogni male che esisteva al mondo. Un obiettivo irrealizzabile, ma che sicuramente non rendeva vano il loro amore nato sotto maligna stella. Un amore destinato a finire tragicamente, ma che avrebbe lasciato dietro di sé un frutto piccolo, piagnucolone, dagli arruffati capelli biondi e dai grandi occhi azzurri. Durante quella notte speciale, era stato concepita una creatura che avrebbe deciso le sorti del Villaggio della Foglia da lì a tredici anni: quella era la notte che aveva visto il concepimento del futuro Hokage di Konoha, Naruto Uzumaki.
Ma, tutto questo, fa parte del futuro e non sfiorava minimamente le menti dei due giovani. Due giovani legati dal destino e dalle persone incontrate… infatti la prima persona che Kushina conobbe a Konoha, quando ci finì da bambina, era un ninja dai capelli bianchi e con degli strani segni in faccia, con il quale aveva mantenuto i contatti per molto tempo: egli era il grande Jiraiya. Ma, i due amanti, non sapevano nemmeno questo… non erano a conoscenza di quanto il Destino aveva messo piede nelle loro vite. E, quindi, continuavano pacatamente a dormire in attesa di un nuovo giorno.

Ultimo capitolo: “Ritorno a casa”

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Devo ammettere che ho avuto molte difficoltà nello scrivere questo capitolo: l’ho scritto e cancellato più volte! Non avevo mai scritto un pezzo Lemon, e non ero sicuro di essere in grado di farlo… e, in effetti, ho tenuto i toni molto pacati e non sono riuscito a fare un vero e proprio Lemon…! In compenso, però, ho messo in mezzo citazioni a Gaber e paragoni con Dante… il che mi ha aiutato molto ad arrivare alla fine di questo capitolo! E’ decisamente il più difficile da scrivere di tutta la fanfic e, infatti, trovo che sia quello venuto peggio… ma passiamo alle recensioni, nell’attesa dell’ultimo capitolo:
Romance: Ti ringrazio per tutte e tre le recensioni: sei davvero gentile, ma non mi sembra di meritare tutti questi elogi! Anche se, in effetti, ho notato anche io che questa fanfic l’ho scritta molto meglio che le altre… chissà perché, poi! Anche se con questo capitolo, sono tornato a dei livelli più bassi…!
Irene Alder: In effetti era semplice intuire cosa potesse succedere in questo capitolo… anche se sono sicuro che gli amanti del Lemon ne sono rimasti parecchio delusi…
Tsuki no Hana: No, non parlo giapponese! Semplicemente so un po’ di parole (anche grazie alla visione imperterrita di anime in lingua originale, con i sottotitoli!), ma non sarei in grado di parlarlo… o almeno, non ancora… anche se ho l’intenzione, il prossimo anno, di fare Lingue Orientali e di studiare proprio la lingua del Sol Levante!!
MoonCristal: Ti ringrazio… e posso darti una news che, almeno spero, ti farà piacere: ho l’intenzione di scrivere una mini-fic anche su Gaara-kun, siccome è un personaggio stupendo!
terrastoria: Lucca è stata fantastica!! Soprattutto sapere che Naruto tornerà ad essere bimestrale… e anche l’annuncio della licenza da parte di Panini di “Eyeshield 21” mi ha fatto piacere! Comunque… no, quella del Rasengan è stata una mia trovata! Nel manga viene sempre trattato come la mossa dello Yondaime, non si fa parola di una possibile appartenenza di essa a Kushina-san!
Gia’ ne, by Naru-kun!

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Capitolo 5
*** La guerra è finita ***


Capitolo 005 – La guerra è finita

I tiepidi raggi solari entravano dalla stretta apertura nella roccia che aveva permesso ai due giovani di entrare in quella grotta, che era stata spettatrice della più grande meraviglia di cui è capace il genere umano: l’amore.
Kushina si era svegliata ormai da una decina di minuti, ma stava immobile e sorridente a vedere il viso addormentato di colui che aveva risvegliato in lei il piacere dei sensi. Lo osservava e cercava di trattenere una risata che, probabilmente, lo avrebbe svegliato: era appoggiato con la testa sopra ad un roccia e i capelli lunghi e sudati gli erano caduti tutti sul volto solo che lui, con il suo respiro, li sollevava ogni volta che espirava dalla bocca.
Presa da un momento di pazzia, la ragazza iniziò a divertirsi torturando il povero viso dell’amato: lo punzecchiava con le unghie in punti diversi della faccia, osservano la varietà di espressioni infastidite che faceva. Erano gli ultimi attimi che sarebbero potuti stare insieme, e lei voleva goderseli fino in fondo, anche se con dei giochetti a sfondo decisamente sadico.
Dopo pochi minuti di tortura, Minato aprì gli occhi e si alzò, strofinandoseli. Appena si rese conto di dove era e che quello che era successo quella notte non era un sogno, baciò la sua amante. Tastò il terreno alla ricerca dei suoi vestiti, quando si accorse che era la ragazza a tenerli nascosti. A quel punto iniziò a rincorrerla per tutta la grotta, gemendo ogni volta che il suo piede urtava o si feriva con qualche roccia appuntita. Ogni tanto Kushina lanciava al suo uomo un indumento, e lui si vestiva nel mentre che correva: quella era la spensieratezza di due ragazzi che avevano avuto la fortuna di dimenticarsi di essere degli shinobi.
Ad un certo punto, una voce li colse impreparati.
“Ma bene… fuori c’è la guerra e voi state qui a divertirvi!”
Era Ibiki.
“Ehm… no… è che lei si era fatta male ad una caviglia!”
“Vedo che adesso, però, sta molto meglio!”
Ibiki rideva e, appena si resero conto della scena, risero anche i due amanti: Morino stava osservando il suo compagno di squadra quasi completamente nudo che stava rincorrendo una ragazza che, in teoria, doveva essersi fatta male ad una caviglia. A quel punto, come due bravi bambini, Minato e Kushina si misero in riga davanti al loro amico e Namikaze-kun finì di vestirsi. Dopo quella manovra, Ibiki si fece improvvisamente serio.
“Ragazzi… ho una buona notizia che, però, potrebbe non farvi molto contenti…”
I due intuirono subito di che si trattava: la guerra era finita.
“Abbiamo vinto, e il conflitto è giunto al termine… però questo vuol dire che noi, adesso, dovremo tornare a Konoha…”
Il viso dei due ragazzi si rabbuiò, e Minato uscì dalla grotta lentamente e con la testa bassa. Nella sua mente passavano le immagini della notte appena passata, e tratteneva le lacrime per non far intristire ancora di più la ragazza che amava: sarebbe stato straziante per entrambi una scena del genere. Ormai erano destinati a dirsi addio, anche se non volevano.
Ibiki raggiunse il suo compagno, ma non disse nulla: nessuno parlava, e Kushina camminava qualche passo dietro i due uomini, cercando le parole più giuste per un addio che non fosse bagnato dalle lacrime. Ma era una missione impossibile, perché ormai si erano scottati con il fuoco dell’amore…

Il sole era alto nel cielo, quando Minato stava raccogliendo le sue ultime cose nella stanza nella quale aveva pernottato per tutto il periodo bellico appena finito. Prendeva i vestiti e li metteva in una piccola borsa, assieme a delle armi di emergenza e alcuni rotoli che ormai sapeva a memoria, ma che rimanevano comunque un caro ricordo. Una lacrima solcò il suo viso, pensando a chi avrebbe lasciato, a ciò che non era possibile mettere nella valigia e portare via con sé.
E, nello stesso tempo, Kushina si era chiusa nella sua camera a pensare a Namikaze-san: non voleva lasciarlo, e non voleva nemmeno andare a salutarlo… stava già soffrendo abbastanza e sapeva che, se per caso avesse visto il viso del giovane sofferente e la sua schiena che si allontanava per sempre dal suo villaggio, non avrebbe resistito a piangere e a lasciarsi andare completamente disperata e succube degli eventi.
Minato aveva lo zaino in spalla, e i suoi compagni lo stavano aspettando fuori dalle mura. Il ragazzo stava salutando gli abitanti del villaggio, sperando di veder spuntare la figura della Uzumaki che lo abbracciava e lo baciava per l’ultima volta. Malgrado la tristezza che gli avrebbe procurato questa scena, non voleva andarsene senza salutare colei che amava. E, infatti, aspettava e ritardava il momento della partenza intrattenendosi in discorsi senza senso, assieme agli anziani del villaggio. Nell’assoluta inutilità delle parole che stava dicendo in quel momento c’era tutto il suo desiderio di rivedere per un’ultima volta la ragazza con la quale aveva passato il periodo più bello di tutta la sua vita.
Passò mezz’ora, ma non si vide arrivare nessuno e Minato fu costretto a partire. I suoi compagni erano contrariati dall’atteggiamento del ninja, ma in fondo lo comprendevano e non se la sentirono di rimproverarlo. Ogni tanto il biondo si guardava indietro e rallentava l’andatura, con la speranza di veder spuntare quei capelli rossi e sentire quella voce roca e impertinente che lo chiamava ripetutamente.
“Minato-kun! Minato-kun!”
Gli sembrava quasi di sentirla.
“Minato-kuuuuun! O’ stordito!!!”
A quelle parole, non esattamente gentili, si voltò e la vide: i corti capelli rossi che si muovevano contro il vento e uno zaino troppo grande per il suo fisico piccolo, anche se era tutt’altro che debole. Lo shinobi restò esterrefatto dalla visione, e abbracciò il suo amore appena ella fu alla sua portata. I due erano senza parole, ma Namikaze-sama ruppe il silenzio:
“Perché sei qui? Cos’è quello zaino?”
“Vengo… con… voi…” disse lei, con il fiatone per la corsa.
I due compagni di team sorridevano, mentre i due ragazzi si prendevano per mano. In quel momento stavano entrando nella foresta che era giusto fuori dal Paese del Vortice ed entrambi guardavano davanti a loro. Finalmente potevano guardare al futuro senza pene o pensieri cattivi e tristi per la testa. E per questo sorridevano… sorridevano, come sa sorridere soltanto chi non ha più paura del domani…

FINE

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Ed eccoci arrivati alla fine di questa fanfic: non vi immaginerete mai che sforzo immane è stato lasciare la mia lettura dei numeri arretrati di “Gantz” (*_*) per venire a computer e scrivere questo ultimo capitolo! Ma mi sono impegnato, e alla fine questa ultima fatica non mi ha dato troppi problemi a livello di stesura… spero che anche questo ultimo atto piaccia, anche se non succede nulla di che! XD A questo punto mi potrò impegnare per trovare idee per un’altra mini-fic, stavolta su Gaara! Grazie per avermi seguito sino ad ora, e passiamo alle recensioni:
MoonCristal: Ebbene sì, questo è l’ultimo capitolo! Sono contento che tu abbia apprezzato, malgrado la mia incapacità a scrivere delle lemon! XD
terrastoria: Sono felice che la mia incapacità di calcare su argomenti sessuali si sia rivelata proficua… anche se una lemon è ben altra cosa =(
princess of angel: Grazie mille! ^_^
_The Darkness_: Ancora una volta mi stupisco che la mia inettitudine verso le lemon abbia colpito in positivo! XD Grazie!
Romance: Ulala (Tobi rulezzz!) che commentone! Beh, come sopra… sono felice che il non aver calcato sull’argomento sessuale sia stata una scelta acclamata dal pueblo (XD)! E, in effetti, hai centrato il punto… riguardo all’entrare nel vivo di certi argomenti, divento timido (anche se ne parlo sovente, quando si tratta di descrivere un rapporto sessuale… beh… >/// Thank you so much a tutti! Gia’ ne, by Naru-kun!!

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