Swimming Lessons

di svegliaminiall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L'orgoglio che va subito a farsi fottere ***
Capitolo 2: *** 2. Sei già cotto, amico ***
Capitolo 3: *** 3. Ti piace? ***



Capitolo 1
*** 1. L'orgoglio che va subito a farsi fottere ***





Capitolo 1: L'orgoglio che va subito a farsi fottere



Perché non ho imparato a nuotare da piccolo, come fanno tutti i bambini di questo mondo?
Perché i miei genitori non mi hanno mai iscritto ad un fottuto corso di nuoto, di quelli dove all'inizio impari solo a stare a galla e a fare le bollicine mettendo la testa sott'acqua? Insomma, quegli insulsi corsi che fanno tutti i bambini! O meglio: tutti tranne il sottoscritto.
Perché non è normale che io, alla veneranda età di 20 anni, non sappia nuotare, e - peggio ancora - abbia paura dell'acqua.
Già quando ero un piccolo dodicenne mi sarei vergognato a prendere lezioni - e più il tempo passava, più la cosa mi imbarazzava - figurarsi adesso che sono un ragazzo adulto! E come se non bastasse il mio fisico è così esile che rischierò di affogare non appena metterò un solo dito in acqua, sarò lo zimbello di tutti, già lo so.
Il problema è che ora sono stato costretto ad iscrivermi in questa fottuta piscina a causa dei management per un “corso accelerato” di nuoto.
Non potevo restare estraneo alle attività subacquee ancora per...un centinaio d'anni? Nemmeno le fans si lamentano, la trovano una caratteristica carina (anche se io non ne capisco il motivo); allora perché cavolo vogliono sottopormi a questa tortura?!
Ah, già, forse perché quell'idiota di Payne ha accettato di partecipare a quella stupida gara di beneficenza. E sarei anche stato d'accordo se si fosse trattato di una partita di calcio – quelle che organizzano tra di loro le star e i vari ricconi del mondo – o di rugby – avrei accettato pure quello, nonostante la mia magrezza - ma perché vogliono farci attraversare lo Stretto della Manica a nuoto? Nemmeno Liam ne è in grado (è da qualche settimana infatti che lo vedo allenarsi), figurarsi io.
Spero solo che ci seguano con delle barchette, anche di legno; ma all'occorrenza esigo qualcosa di solido a cui potermi arpionare, che sia una botte, una boa o un pezzo del Titanic. Qualsiasi cosa.


Insomma, ecco perché mi trovo qui, davanti a questa segretaria orribilmente lampadata che non smette di staccarmi gli occhi di dosso, ad aspettare l'arrivo del mio nuovo istruttore. Privato, ovviamente. Non avrei mai accettato di essere messo nello stesso corso frequentato da bambini di quattro anni, già è abbastanza umiliante così.
«Direi che possiamo entrare» mi dice esitante Harry, ovvero l'idiota che ha insistito per accompagnarmi alla mia prima lezione, giusto per farmi sentire ancora più in imbarazzo.
«La tizia ci ha detto di aspettare qui» rispondo io tornando a guardare la ragazza dietro al bancone.
«L'ha detto solo per poterti ammirare ancora un po', amico» risponde sottovoce Harry, con l'aria di chi la sa lunga, «Fidati, io le capisco le donne».
Sorrido, pensando a quanto sia alto il livello di idiozia del mio amico, ma decido di seguirlo negli spogliatoi dopo aver ringraziato la segretaria.
Dire che vorrei non dover seguire Harry verso la mia tortura personale è riduttivo, sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di darmela a gambe. Cazzo, me la sto letteralmente facendo sotto.
Appoggio il mio borsone verde su una panca di plastica e comincio a tirare fuori il necessario per riuscire a superare indenne questo dannato corso.
I braccioli li ho lasciati a casa (anche se mi sarebbero stati utili), sarebbero serviti solo a farmi sembrare ancora più ridicolo di quello che già sono. Gli occhialini da idiota, il tappa-naso da deficiente e il costume da pirla non sono però riuscito ad escluderli dal mio armamentario. Solo a pensare a tutta l'acqua e cloro che potrebbe finirmi negli occhi o nel setto nasale mi vengono i brividi.
Dopo essermi cambiato sotto lo sguardo divertito del mio “amico” - se così può essere chiamato il coglione che non smette di ridermi in faccia – sono pronto, e decido di darmi un'occhiata allo specchio, sperando che il risultato non sia penoso come temo. Prendo coraggio, mi affaccio alla cornice riflettente e...orrore! Chi è quell'alieno che mi sta guardando? Perché quella cosa non posso essere io, membro degli One Direction e sex symbol delle ragazzine.
«Io da qui non esco» affermo incrociando le braccia al petto e tornando a guardare Harry, terrorizzato.
«Coraggio Zayn, non fare la femminuccia» ridacchia Hazza. Che ottimo amico che ho, ride anziché aiutarmi nel momento del bisogno, il bastardo.
«Vaffanculo Styles, ora ti faccio vedere io chi è la femminuccia» ribatto apparentemente deciso, ferito nell'orgoglio.
«Così si fa!» mi incita Harry chiudendo il mio borsone dopo avermi lanciato le ciabatte. Tutto ciò senza smettere di ridere, sia chiaro.
Così marcio fuori dallo spogliatoio, come se stessi andando in guerra, e mi dirigo verso le vasche, seguito dal cretino già pronto ad umiliarmi.
Cosa che fa non appena raggiungo il centro dell'edificio.
«Zayn, voltati un secondo» mi dice con finto tono indifferente. E...clic. Un flash improvviso mi abbaglia. Ma che cazz...?
«Harry metti subito via quel dannato telefono!» comincio ad urlare «E cancella quella foto!» lo minaccio cercando di impossessarmi di quell'aggeggio. Santo cielo, sono sempre più patetico, per fortuna la piscina è quasi deserta.
«Questa la metto subito su Twitter» ride lui invece.
Ma io lo uccido. In fin dei conti chi mai potrebbe notare la sua scomparsa? Solo mezzo mondo, già, proprio nessuno. «Non oseresti, brutto pezzo di mer...».
«Zayn Malik?» una giovane voce femminile ma autoritaria richiama la nostra attenzione.
«Si» rispondo io senza smettere di fissare Harry e il suo maledetto telefono.
«Bene. Stefania Allegri, istruttrice di nuoto» si presenta la voce con uno strano accento straniero, anche se poco accentuato. E solo ora, sentite queste parole, decido di voltarmi a guardare la proprietaria della voce sconosciuta.
Oh.
Porca.
Troia.
Questa è la mia istruttrice. La mia istruttrice. Femmina.
E semplicemente indescrivibile.
Il mio sguardo percorre la sua figura a partire dalla punta dei piedi e pian piano si alza, analizzando tutto il suo corpo, fasciato da un aderente costume intero rosso. Un fischietto giallo è appeso al suo collo e la sua estremità è appoggiata proprio...sul suo seno. Oh santo cazzo. Alzo subito lo sguardo sul suo viso per evitare figure imbarazzanti.
Sono letteralmente sotto shock, completamente abbagliato da questa figura. Da questa dea mora dagli occhi azzurri, dall'aria mediterranea e dall'aspetto perfetto per causare pensieri sconci.
E poi sono gli uomini ad essere dei maiali? Cazzo se esistono ragazze così la cosa mi pare giustificata!

Santo cielo Zayn, controllati!” Ecco, questa mi mancava: la parte razionale del mio cervello che mi critica. Insomma, parlo anche da solo, ottimo.
La parte idiota del mio cervello non riesce però a staccare gli occhi di dosso alla ragazza sconosciuta. O forse non proprio sconosciuta, visto che si è appena presentata. Un momento, come ha detto che si chiama? Torno a posare il mio sguardo sul suo viso perfetto e mi accorgo così che le sue labbra – e che labbra! - si stanno muovendo. Un momento. Di solito quando delle labbra si muovono vuol dire che il loro proprietario sta parlando, allora perché io non sento niente?
«Malik? Mi sta ascoltando?» una mano mi passa davanti agli occhi, come per farmi tornare in me.
«Come? Cosa?» mi risveglio, rendendomi conto della pessima figura che ho appena fatto. Con la coda dell'occhio noto Harry che, spostatosi dietro alla ragazza, ride senza contegno.
«Stavo dicendo che verrà qui due ore al giorno per tutti i giorni della prossima settimana, in base ai suoi progressi decideremo se sarà il caso di prolungare gli allenamenti» mi spiega la dea con aria professionale.
«Oh c-certo» annuisco come un ebete. Santo cielo ma cosa mi sta succedendo?

Tira fuori le palle Zayn!” Perfetto, la mia mente malata è tornata. Perché?! Cazzo, io sono quello che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, io sono quello che incanta la gente, io sono il ragazzo di pietra che non si fa scalfire.
«Come hai detto di chiamarti?» chiedo cercando di tornare in me e ostentando indifferenza e spavalderia, anche se un po' ridicolizzata dalla voce nasale che ho, dovuta dal tappa-naso.
«Stefania» risponde lei sbuffando.
«Non sei inglese» noto cercando di fare un po' di conversazione.
«Esatto» sbuffa nuovamente «Ora, se hai finito con le domande, cominciamo».
Okay, non è molto socievole la ragazza. E il mio approccio non ha funzionato.
D'altra parte, conciato in questo modo ridicolo, con ancora il tappa-naso e gli occhialini, chi mai vorrebbe conversare con me? Però...okay che sembro un idiota, ma sono comunque Zayn Malik, cazzo!
A testa bassa seguo Stefania verso la piscina...olimpionica? Ma lo sa che non so nuotare, vero? Sa che non so nemmeno stare a galla? E mi porta già dove non si tocca? Questa è pazza!
Comincio a sudare freddo, invidiando Harry che se ne sta bellamente seduto sulla gradinata degli spalti.
Una volta raggiunto il bordo-vasca Stefania si rivolge a me senza abbandonare la sua aria professionale. Quanto è fredda e seria questa ragazza? Bah.
«Ora tu aspettami qui che vado a prendere un po' di tavolette e tubi di gomma galleggianti per non farti affogare» mi annuncia. Ma potrei giurare di aver intravisto un sorriso divertito, dietro a quegli occhi di ghiaccio. Ecco, perfetto, manca solo che anche l'istruttrice si prenda gioco di me e poi posso dire addio alla mia dignità. «Nel frattempo togli pure gli occhialini e il tappa-naso, finché sei fuori dall'acqua non ti servono» continua. Cos'è questa improvvisa loquacità? E perché io devo risultare sempre più patetico? Penso di aver fatto più figure di merda negli ultimi quindici minuti che in tutto il resto della mia vita.
Ad ogni modo, tolgo gli aggeggi inutili che mi stavano spappolando il viso e mi volto verso Harry che – ma guarda un po' – sta stranamente flirtando con una ragazza bionda; meglio così, almeno non vedrà le mie fantastiche performances da nuotatore provetto.
Mi avvicino al terzo degli otto trampolini che costeggiano il bordo-vasca e faccio per lasciarvi affianco le ciabatte, quando, anziché appoggiare il piede sinistro sulle mattonelle del pavimento, lo metto inavvertitamente su una...papera di gomma? Comunque sia, non ho il tempo di realizzare su cosa il mio dannato piede sia scivolato, perché in meno di due secondi mi ritrovo con un dolore immane alla testa e...in acqua.
Il mio cervello non connette, la botta che ho preso in testa deve essere stata ben forte perché non vedo e non capisco più niente. Una strana pressione mi martella i timpani e il mio corpo non reagisce agli ordini che la mia mente cerca di dargli. “Muovi le braccia”, “Muovi le gambe”, “Non ingoiare acqua”. Ma ormai l'acqua è stata ingoiata e ha invaso anche il mio naso impedendomi di respirare. Merda. Morirò. Non riesco a pensare ad altro. Non capisco se sono immobile, non capisco se mi sto dimenando; il mio corpo non mi appartiene e la testa mi scoppia.
Poi avverto una strana pressione attorno al braccio destro e non capisco come ma una forza diversa da quella opprimente dell'acqua, mi trascina verso l'alto, o forse è il basso, non capisco più niente.
L'ultima cosa che riesco a notare prima di perdere i sensi definitivamente sono due bellissimi occhi di ghiaccio.


* * *


Hola bellezze! Si, lo so, nelle mie storie sviene sempre qualcuno! AHAHAH. Okay, infatti so di avere già un'altra storia in corso, e che è già difficile aggiornarne costantemente una, ma mi è venuta questa idea e ho detto: proviamo! Allora, vi spiego un po' di cose: la prima è che questa fanfiction sarà piuttosto corta (8-12 capitoli al massimo); la seconda è che non sarà una storia impegnativa, ma una semplice commedia per chi vuole rilassarsi un po'; la terza è che so che è alquanto improbabile la gara nello stretto della manica, ma facciamo finta che lo sia; la quarta è che...boh direi che posso fermarmi a tre :)
Come al solito ecco qui l'abbigliamento dei protagonisti e di Hazza:
Zayn, Stefania e Harry.
E se vi và questa è l'altra mia storia (un po' più impegnativa, sul riccio e che procede più a rilento), ma se volete passare mi farebbe molto piacere
: Father?

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Al prossimo capitolo! Un abbraccio,
Vostra, Kerzu.

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Capitolo 2
*** 2. Sei già cotto, amico ***


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Capitolo 2: Sei già cotto, amico

Il nero che mi offuscava il cervello comincia a rischiararsi, la mia mente è sempre più sveglia e cosciente e riesco così a percepire il mio corpo, seppur limitatamente. Perciò, oltre a prendere coscienza di me, riesco a sentire uno strano fastidio alla gola, un forte bruciore che mi tormenta.
Il tutto è accompagnato da un'altrettanta strana pressione che sento sul naso, come se mi stessero impedendo di respirare. Già faccio fatica ad immettere aria nei polmoni tramite la bocca, chi è che mi tappa il naso?
Poi percepisco un'ulteriore pressione...sulle labbra. Una pressione non fastidiosa, anzi. Una pressione...
Apro di scatto gli occhi, mi sollevo alla velocità della luce e comincio a tossire sputacchiando acqua che sa di cloro. Porca miseria che schifo! E che male alla testa! La sento girare, come impazzita, e i miei occhi non riescono ancora a mettere a fuoco la situazione.
Dopo pochi secondi riesco però ad intravedere una figura davanti a me e...oh santo cazzo.
Perché l'unica cosa che riesco a vedere è uno – splendido – paio di tette?
E perché, pur avendo la mente ancora annebbiata, il mio amichetto laggiù si è già ben svegliato?
Distolgo immediatamente lo sguardo per evitare figure imbarazzanti, lo rivolgo sul viso della mia istruttrice che mi guarda preoccupata e poi lo sposto ancora su...Harry?
«Amico, come stai?» chiede quest'ultimo.
Come sto? Beh, mi gira la testa, rischiando di affogare ho fatto la figura di merda peggiore della mia vita, sono eccitato per aver visto solo un fottuto paio di tette – coperte, per di più – e mi brucia la gola. «Bene» rispondo invece incerto.
Una risata fuoriesce dalla bocca di Harry, che comincia a prendermi in giro, ci mancava soltanto questa. «Ti giuro, vederti cadere come un'idiota è stata la scena più esilarante alla quale io abbia mai assistito in vita mia!» ride nuovamente il mio “amico”.
«Si, bene, tornatene dalla tua bionda» rispondo io in malo modo. Non poteva evitare di ridicolizzarmi davanti a tutti?
Non appena si volta per andarsene l'istruttrice si rivolge a me. «Sei sicuro di stare bene? Se vuoi posso portarti all'infermeria» propone leggermente preoccupata.
«No, davvero, sto ben...» sto per rassicurarla ma vengo interrotto da una voce maschile.
«Signor Malik! Finalmente la conosco» un omone enorme mi si avvicina per stringermi la mano. Santo cielo, perché mi da del Lei? Mi mette in soggezione. «Sono il direttore di questa piscina, non capita spesso di avere una star tra i nostri clienti» si presenta.
Gli porgo la mano, facendo il modesto per non attirare ulteriormente l'attenzione delle altre persone presenti nella struttura.
Poi lo vedo rivolgersi a Stefania. «Signorina Allegri, esigo una spiegazione, ha per caso lasciato il nostro cliente senza soccorso in caso di necessità?».
Vedo Stefania farsi seria. «Beh, Direttore, io stavo prendendo il materiale e...».
«E hai pensato bene di lasciare il signor Malik da solo?»
«No, cioè...io...». La vedo in difficoltà, probabilmente se mi fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe stata sua.
«No, Signore, Stefania era accanto a me quando sono scivolato, è stata una mia sciocca svista, perdoni questo piccolo imprevisto» mi intrometto io, capendo che il direttore non l'avrebbe presa bene.
«Oh, d'accordo, come si sente adesso? Signorina, accompagni il nostro cliente all'ospedale, meglio non rischiare» decreta il direttore.
«No guardi, davvero, sto bene» ribatto io.
«Si lasci almeno accompagnare nell'infermeria e salti la lezione di oggi» continua imperterrito, per poi ordinare a Stefania di accompagnarmi.
Ci guardiamo entrambi con aria rassegnata, ma poi la ragazza mi fa segno di seguirla, saluto il direttore e mi avvio verso l'infermeria.
I primi minuti sono quelli più imbarazzanti: camminiamo per i corridoi deserti e né io né Stefania apriamo bocca. Mi sento davvero idiota, ma non so cosa dire.
La prima ad interrompere quel silenzio imbarazzante è lei. «Grazie per avermi coperta, prima» sussurra «il capo sarebbe stato capace di licenziarmi».
«Figurati» rispondo soltanto, infondo non ho fatto niente di così importante.
«E scusa, probabilmente non sarebbe successo nulla di tutto ciò se fossi rimasta» continua però lei.
«Davvero, non è un problema, anzi! Così oggi salto la lezione» rispondo entusiasta, ricordandomi questo piccolo – e favoloso – dettaglio.
Lei ride, e giuro di non aver mai sentito una risata così bella in vita mia. «Tranquillo, ci sono ancora quasi due ore, volendo fai in tempo a riprendere l'allenamento» sorride beffarda, spalancando una porta gialla.
Io la guardo sorpreso, stupito per il fatto che sto riuscendo a dialogare con lei, inizialmente mi era sembrata così
distaccata e fredda. «Ora che ci penso, non mi sento ancora molto bene» fingo, sdraiandomi sul lettino dell'infermeria e causando un'altra risata da parte della ragazza.
«Perché non vuoi imparare a nuotare?» chiede poi curiosa, sedendosi accanto a me e porgendomi un borsa di ghiaccio prelevata dal freezer.
Rimango sorpreso da quella domanda, sembra davvero interessata e non so cosa rispondere.
«Beh, io...» comincio imbarazzato «io ho paura dell'acqua. E ho paura dell'acqua perché non so nuotare. E non so nuotare perché ho paura dell'acqua. È un circolo vizioso che devo spezzare, ma non voglio» spiego sorridendo.
«Come fai ad averne paura? L'acqua è...fresca, avvolgente, rilassante» mi contraddice lei.
«Forse perché tu la vedi da un altro punto di vista, ma ognuno ha le sue paure. Magari tu sei cresciuta nuotando, da bambina. I miei invece non mi hanno mai insegnato» ribatto.
«Credo di aver imparato a nuotare a due anni» sorride, pensando al passato «vivevo in Italia, in un paesino sulla costa Toscana, era bellissimo».
Sorrido a mia volta, vedendola persa nei suoi ricordi, serena e bellissima.
Oddio, perché faccio questi pensieri sdolcinati? Cosa mi sta succedendo?
«Ci sono stato in Italia!» dico per non pensare «ma non al mare, tu come mai sei venuta a vivere a Londra?» chiedo.
«Volevo cambiare aria, essere indipendente. Ho tre fratelli maggiori che vivono ancora in casa dei miei genitori e l'ho sempre trovato squallido. Al liceo ho studiato lingue e amavo l'inglese, ho sempre voluto trasferirmi in Inghilterra, così, finite le superiori, sono venuta qui» spiega come se niente fosse.
«Insomma, eri la ribelle della famiglia» sorrido «da quanto sei qui?»
«Quattro anni» risponde lei sicura.
Quattro anni? Un momento, le superiori si finiscono a diciotto o diciannove quindi Stefania ha...ventidue-ventitré anni? Wow è più grande di me, non avrei mai pensato di poter stare con una ragazza più grand...”
Zayn, dannazione, cosa c'entra questo?! Tu non starai con lei, perché semplicemente non ti interessa. La conosci da mezz'ora e già pensi a queste cose? Idiota.” Ecco la mia metà di cervello razionale che torna a rompere i coglioni.
«Togli pure il ghiaccio, ora ti metto uno spray che fa miracoli» mi dice sorridendomi e avvicinandosi per studiare bene il bernoccolo. «Hai preso una gran bella botta, come cavolo hai fatto a cedere?» chiede poi ridacchiando.
E io cosa faccio? Continuo a guardarla incantato, ora che mi è così vicina non riesco a staccarle gli occhi di dosso. «Emm» balbetto «sono inciampato su una papera di gomma» spiego senza smettere di guardarla.
«Su una papera? Cosa?!» e la sua risata non tarda ad arrivare. Mi piace tantissimo il modo in cui ride, gli si forma una fossetta sulla guancia destra, solo su quella, le brillano gli occhi e posso vedere i denti perfetti e bianchissimi che compongono il suo sorriso.
Subito comincio a ridere con lei che poi si ferma e mi guarda. «Come si fa ad inciampare su una papera e a rischiare l'osso del collo per esseri inciampati in un modo tanto ridicolo?» ride.
«Senti, Miss» mi fingo offeso «non siamo tutti come te».
«Certo, se fossimo tutti come me, il mondo sarebbe perfetto» scherza, strappandomi un sorriso. Non pensavo che potesse rivelarsi tanto simpatica, sono piacevolmente sorpreso.

Una volta messo lo spray sulla mia – gigantesca – botta, Stefania mi propone di tornare in piscina a cominciare questo maledetto corso. E io, davvero, provo a convincerla a non sottopormi a quella tortura, la imploro in ogni modo possibile – beh, forse non proprio ogni – ma ugualmente non riesco a convincerla, così poco dopo sono costretto a seguirla nuovamente verso le vasche.
«Almeno non andiamo nella piscina olimpionica ma in quella dove si tocca!» gioco la mia ultima carta «infondo sono ancora sotto shock per l'accaduto» sorrido furbescamente.
Lei mi guarda alzando un sopracciglio e senza – ahimè – credermi, ma – non so per quale oscuro motivo - accetta ugualmente la mia proposta, ridendo ovviamente, e dirigendosi verso la piscina per bambini. Che imbarazzo.

Okay Zayn, calmati. Non sembri un deficiente, no. Sembri solo un pirla. Perfetto.
Mi sento come un bambino che non sa nuotare, con la mamma che gli insegna. Perché in questo momento Stefania mi sta tenendo a galla reggendomi con le mani sul torace e la pancia, mentre io, a pancia in giù sull'acqua (dove
dovrei galleggiare) sbatto i piedi provocando una miriade di schizzi e cerco di muovere le mani in contemporanea. In poche parole: lei mi tiene su e io mi muovo a caso. Non mi sono mai sentito più in imbarazzo in tutta la mia vita, davvero. Voi non avete idea di quanto sia alto il livello di vergogna che sto provando in questo momento.
Anche perché – come se la situazione non fosse abbastanza disperata – Stefania non fa che ridere. È più di mezz'ora che stiamo “nuotando” e lei non ha smesso un secondo di ridere di me, facendomi sentire una femminuccia incapace.
«Okay, basta così, Zayn. Sei un caso perso!» sorride.
«Senti, non ho mai nuotato in vita mia, cosa ci posso fare?» chiedo retoricamente, scherzando anche se mi sento un idiota.
«Per oggi può bastare, ci vediamo domani» mi sorride lei.
La saluto e poi mi dirigo verso Harry che, già pronto, mi sta aspettando all'ingresso degli spogliatoi.
«Malik, permettimi di dire una cosa» comincia subito Hazza non appena mi vede avvicinarsi a lui «lei è una figa e tu sei già cotto, amico».


***


Si, lo so, questo capitolo non convince neppure me. Si prendono subito troppa confidenza l'uno con l'altra, vero? Boh. E poi non l'ho neanche riletto perciò perdonate gli eventuali errori.
Comunque sia, eccomi qua con questo capitolo che spero vi sia piaciuto, magari ditemi una vostra opinione, ditemi se cancellare questo scempio o se continuare questo scritto. Insomma: fatevi sentire! Ahahah.
L'abbigliamento è ovviamente lo stesso del capitolo precedente, quindi niente link.
Detto ciò vi saluto e spero di risentirvi al prossimo capitolo!
Un abbraccio a voi che recensite, che mettete tra le preferite (grazie *-*), o che leggete in silenzio!
A presto,
Lucia.
P.S: Vi lascio con questa gif che AMO.


(guardate come sono bello)
- Z.

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Capitolo 3
*** 3. Ti piace? ***


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Capitolo 3: «Ti piace?»


Esco dallo spogliatoio alle 5 in punto e mi dirigo verso le vasche, pronto per la mia seconda lezione di nuoto. Subito cerco con lo sguardo Stefania e dopo qualche secondo la vedo, intenta a parlare con un bagnino. Ma non un bagnino qualsiasi. Avete presente quelli dei film, biondi, occhi azzurri, con i capelli sempre perfetti e i muscoli che sembrano disegnati da uno scultore? Ecco, uno così.
Lo vedo guardare Stefania ammiccando e posarle una mano sul braccio. Che cazzo fa? Come si permette? Ma è la reazione di lei che mi lascia ancora più sorpreso: lo guarda sorridendo, come un dodicenne innamorata.
Perfetto. Come ho mai potuto pensare di avere una possibilità con lei? Perché ormai è inutile negare: lei mi piace. Non vivo per lei, però...diciamo che non è male. Ecco, così va meglio. Anche perché la conosco da ieri! Non può piacermi in tutti i sensi, non sarebbe una cosa normale.

Ma se hai passato tutto ieri sera a pensare a lei”. Ehmm, taci coscienza di merda, non è vero.
Però il mio cervello non ha tutti i torti, perché non è una cosa normale passare ore a guardare le sua firma sulla ricevuta dell'iscrizione del corso di nuoto, fantasticando sulle sue dita, sulle sue mani, e su quello che
potrebbero fare – ma che, purtroppo, non faranno mai – per poi maledirmi per aver soltanto pensato cose così perverse su una ragazza sì bella e provocante ma allo stesso tempo dall'aria innocente. Non so se mi spiego, è che la mia mente non riesce a connettere.
Perché quel cazzo di bagnino le ha preso la mano?!
E perché lei non la ritira?!

È un'ora ormai che “nuoto” con Stefania che mi dà istruzioni distrattamente. In compenso io credo di non essermi mai annoiato tanto in vita mia. La vedo girarsi in continuazione verso quello stupido bagnino palestrato, e questa situazione sta diventando insostenibile.
«Ti piace?» le chiedo, prima ancora di rendermi conto di aver davvero pronunciato queste parole ad alta voce.
In risposta lei mi guarda sorpresa e arrossisce vistosamente. In altre circostanze l'avrei trovata una cosa dolce, in questo momento invece, sento solo la rabbia che mi invade, come se l'arrossarsi delle su guance fosse direttamente proporzionale alla mia gelosia.
«Steve? Beh» balbetta «noi...usciamo da un po'» conclude facendomi rabbuiare.
«Ah» dico semplicemente. Complimenti per la rispostona, Zayn!
«C'è qualcosa che non va?» mi chiede lei dopo qualche secondo, probabilmente notando la mia espressione corrucciata.
«No, solo...devo andare, ci vediamo domani» rispondo uscendo dalla vasca.
«Zayn?» chiama lei «Zayn, ma la lezione non è finita!». Io però ignoro le sue parole e mi dirigo verso l'uscita senza voltarmi indietro.
C'è un unico posto dove posso andare: casa di Liam. Ed è proprio li che mi dirigo subito dopo aver lasciato quello stupido edificio azzurro.
Non appena il mio amico apre la porta di casa sua lo guardo senza parlare, e lui capisce tutto subito. Non dice niente, come me. Semplicemente ci sediamo sul divano e dopo interminabili minuti di assoluto silenzio comincio a raccontare tutto per filo e per segno.

«...e la cosa più assurda è che la conosco da soli due giorni! Due giorni, hai capito?» concludo riprendendo fiato dopo questo mio monologo.
Liam sta zitto ancora per qualche minuto, e io aspetto che se ne esca fuori con usa delle sue solite perle di saggezza, cosa che infatti succede.
«Non importa se la conosci da due giorni. Ti piace, Zayn, e si vede» sorride «e adesso, mio caro, torni in quella piscina del cavolo e le fai vedere di che pasta sei fatto, dimostrale che sei meglio di quel bagnino pompato».
E mi sorprendo a pensare che Liam ha ragione. Devo farlo perché sotto sotto – ma molto sotto - so di essere meglio di quello Steve. Ed è strano, perché non sono come i giornali e le fans mi dipingono. Non sono sicuro di me, affatto. So di essere bello, quello si, ma caratterialmente mi ritengo una nullità. Noioso, depresso, antipatico. Ma se Liam e i ragazzi riescono a sopportarmi...forse allora non sono così male, forse riuscirà a sopportarmi anche Stefania.
D'altronde è vero che tentar non nuoce. Allora perché non provare?
Devo essere più istintivo, e lo sarò. Devo essere più come Harry, che si butta, che ci prova, che viene rifiutato ma che non si arrende. Devo essere più come Liam, che ha fatto di tutto per convincere Danielle a uscire con lui e che adesso sta assieme a lei da anni. Devo essere più come Louis che, pur stando con Eleanor, non smette mai di cercare di far capire ad Harry i suoi sentimenti verso di lui, anche se quest'ultimo non se ne accorge mai. Devo essere più come Niall, che è solo, ma che non gli interessa perché è fortissimo anche se non accompagnato.
Devo essere più come loro, devo imparare dai miei fratelli. Devo essere più forte.
«Liam, se non fossi impegnato con Danielle, ti sposerei. Sappilo» dico ora sorridendo.
Lui in risposta mi tira una sberla sulla nuca e «Corri, cretino» mi incoraggia.

Salgo in macchina e mi dirigo nuovamente verso quella stramaledetta piscina. È passata esattamente un'ora da quando me ne sono andato, quindi, se non sbaglio, ora Stefania dovrebbe essere in pausa.
Parcheggio con calma sotto l'ombra di un albero e mi dirigo a piedi verso l'entrata. Sto per mettere piede nell'ingresso quando sento delle voci ovattate, lontane.
«No...» la prima è un lamento, strascicato, emesso da una voce femminile.
«Coraggio, piccola» una risata maschile. Un tono di voce profondo, insistente, sporco.
Ma cosa...?
Mi dirigo verso il deposito dal quale provengono quelle voci e solo quando sono a pochi passi da esso capisco a chi appartiene la foce femminile. È Stefania. Ne sono certo.
In pochi secondi raggiungo la porta e la spalanco, trovandomi davanti una scena pietosa: quello schifoso bagnino, Steve, che tiene stretti i polsi di Stefania e quest'ultima che, rimasta soltanto in intimo, cerca di liberarsi dalla sua presa.
Io lo ammazzo.

***


SCUSATE. Sono imperdonabile, lo so. Ho aggiornato con un ritardo IMMENSO e vi chiedo scusa. Come se non bastasse, inoltre, non sono affatto soddisfatta di questo capitolo – a mio parere orrendo - quindi - ripeto – scusate.
Questo capitolo è stato il più difficile da scrivere e vi prometto che non tarderò mai più così tanto con gli aggiornamenti, giuro. Per giunta non l'ho neanche riletto, quindi perdonate eventuali errori.
Spero comunque che vi sia piaciuto e che mi lascerete qualche recensione.
Ricordatevi che vi adoro, un abbraccio,
Luci.

P.S: Una bella gif per voooi *-*


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