Moon

di jujusvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


  Non sempre le cose vanno come vorresti. Non sempre sei in grado di controllare gli eventi. Il mondo gira e con esso la fortuna: ci saranno momenti belli in cui tutto va per il meglio ed altri in cui la sfiga ti prende di mira e sembra non finire mai di lanciarti merda addosso. In questi momenti non sempre puoi aspettare che cambi bersaglio, ma devi agire e a volte non puoi farlo da sola, hai bisogno di tutto l’ aiuto possibile e per ottenerlo sei costretta a fare sacrifici. Più grande è il casino in cui ti metti, più alto sarà il prezzo da pagare per uscirne senza conseguenze. Devi mettere da parte te stesso e pensare agli altri, a cosa vanno incontro a causa delle tue azione, come puoi proteggerli, prenderti le tue responsabilità e a volte le loro. C’è da dire però che da una cosa brutta può nascerne una meravigliosa, una per la quale pensi che è valsa la pena di sopportare tutti i momenti tragici, una specie di ricompensa alle tue fatiche che ti fa sentire orgogliosa di te e di ciò che hai fatto. Per farvi capire il senso di tutto ciò, racconterò la mia storia…
Tutto è iniziato cinque anni fa quando ero una sedicenne come tutte le altre: andavo a scuola, avevo una famiglia bella e unita, una casa, facevo la cheerleader, uscivo con le amiche, danzavo, passavo i sabato sera in discoteca a divertirmi. Tutto questo cambiò all’ improvviso, quando la sfiga di cui ho parlato prima decise di scatenare tutto il suo potere su di me e sulla mia vita sconvolgendola per sempre. Nulla fu più come prima. In breve due giorni prima di Natale, mio padre si recò al lavoro come duo solito, ma la sera non tornò, mai più, di lui si perse ogni traccia. Non sapevamo se era fuggito di casa, se era stato rapito o ucciso. La polizia dopo sei mesi di ricerche un po’ in tutto il mondo decise di archiviare il caso e di abbandonarci al nostro destino. Solo mio padre infatti lavorava, mia madre, fu costretta a trovare un lavoro per mantenerci, ed io dovetti fare lo stesso dato che i soldi scarseggiavano in ogni modo. La povertà ci portò a dover vendere la nostra amata casa, costruita dal nostro bisnonno e a trasferirci in un bilocale. Tutto questo nel giro di un anno e mezzo. Le cose sembrarono migliorare, io e mia madre aprimmo un bar nostro, pur richiedendo un enorme prestito alla banca: gli affari andavano alla grande e divenne presto uno dei locali più mondani della città. Una sera d’estate, mentre eravamo in vacanza, ricevemmo una chiamata: il nostro bar era andato in fiamme: avevamo perduto tutto. Mia madre fu sommersa di debiti. Dovetti  lasciare la scuola, le amiche e tutto il resto per cercare più di un lavoro e così sia io che lei ci trovammo ad averne tre a testa. Risanammo i debiti, completamente: i nostri sforzi però non furono ripagati. A mia madre fu diagnosticato un cancro al seno. Le cure erano molto costose: lavoravo tutto il giorno, ma i soldi non sarebbero mai bastati, avrei dovuto cercare un’altra occupazione, ma mi rimaneva libera solo la notte. Così io, Selena Marie Gomez, facevo la barista, la maestra d’ asilo e la libraia e di notte la prostituta.
Non chiamatemi troia, puttana, zoccola o battona. Non era un divertimento per me, lo facevo per vivere, per far vivere mia madre che era legata a quel letto d’ospedale da ormai due anni, solo così potevo darle un futuro. Aveva fatto così tanto per me… Facevo anche danza: mia madre mi tolse la scuola, ma non la danza, una delle altre cose che mi dava la forza di proseguire, di non cadere in possesso di cose peggiori come la droga, di restare fedele a me stessa e che mi ricordava i tempi in cui tutto era perfetto e non ero costretta a vendermi così schifosamente. Potreste pensare “ che vita da schifo! Che sfigata! Io non l’avrei mai fatto” eppure se no l’avessi mai fatto non avrei vissuto l’esperienza più incredibile e allo stesso tempo bella di tutta la mia vita, quella che mi ha portato alla felicità attuale, che mi ha insegnato che gli sforzi di ciascuno di noi presto o tardi vengono sempre in qualche modo ripagati, che mi ha portato ad essere chi sono ora.
 
 
 
“ Sei fantastica piccola” Moshe mi diede una pacca sulla spalla dopo aver contato le banconote che gli lanciai sul tavolo “ non ho mai visto ragazze tanto desiderate e che guadagnano così tanto come fai tu, si può sapere che cazzo fai agli uomini tu?”
“Solite cose” risposi fredda “pompini, seghe, spagnole, qualche parola arrapante e il gioco è fatto”
 “tu mi nascondi qualcosa” disse alzandosi dalla sedia e camminando con aria pensierosa sfregandosi il mento “lo fanno anche le altre, ma tutti vogliono te e davvero mi chiedo come mai, vabbè non conta questo, conta che tu porti il denaro a casa, giusto?”
 “ certo Moshe, è l’unica cosa che importa”
 “brava ragazza, a questo proposito, c’ è qui una persona che vorrebbe parlarti”
“di chi si tratta?”
“ogni cosa a tempo debito piccola, vai pure a riposarti di là, quando sarà il momento lo scoprirai”
Uscì dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle e raggiunsi le altre ragazze.
“Che ti ha detto Moshe questa volta?” chiese Allison gettando fuori il fumo che aveva poco prima aspirato dalla sigaretta che teneva in mano.
“solite cose” risposi non guardandola nemmeno
“ Selena”
“non mi chiamo Selena quando sono in questo posto, mi pare di averlo già chiarito più di una volta”
“oh scusa ‘Moon’ . Si può sapere che vi siete detti?”
“non sono cazzi tuoi” risposi scocciata
 “non usare quel tono con me, ti ricordo che sei nel giro solo grazie alla sottoscritta, che se non fosse per me tua madre sarebbe già crepata da mesi, ok? Quindi rispondi”
Mi limitai ad girare i tacchi (nel vero senso della parola) e ad avviarmi all’ uscita del Blocco lasciando Allison con la sigaretta ormai finita in mano e il volto pieno di rabbia.
Vi starete di certo chiedendo di cosa sto parlando. Ebbene io non sono una che batte le strade da sola, faccio parte di un’associazione, in cui ti vengono garantiti clienti in cambio di una parte dello stipendio percepito da ciascuna. In città ce n’ è solo una chiamata appunto “il Blocco” perché ha sede in un vecchio night club chiamato così. Il capo è Moshe, un uomo burbero che si sarà scopato come minimo cinquanta volte tutte le ragazze ad eccezione di me. E’ un uomo sulla cinquantina, alto, pelato e magro con un filo di barba e degli occhi neri come la morte. Noi ragazze siamo in sette: Allison, Margaret, Demi, Elizabeth, Angela, Lola ed io. Ci dividiamo i quartieri della città e ogni mese ce li scambiamo tra di noi. Diciamo che non andiamo esattamente d’ accordo, siamo molto diverse, soprattutto io ed Allison che non fa questo lavoro per vivere, ma per puro bisogno di godere come una cagna tutte le sante sere, ma è grazie a lei che sono entrata nel giro e che sono diventata la più voluta tra le sette. E’ anche per questo motivo che ci scontriamo spesso, posso dire di averle tolto il trono di “troia della città” e questo lei non lo accetterà mai, soprattutto perché rispetto alle altre sono una novellina.
Tornata a casa mi sdraiai sul letto,e, senza nemmeno sfilare il corto vestito che indossavo, mi addormentai.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


“Selena…Selena…Selena…SELENA”
“WHOAH” cascai dal letto urlando “che cazzo succede?”
“succede che farai tardi al lavoro se non muovi il culo” disse Demi in tono dolce ridacchiando per la buffa scena di poco prima. Adoravo quando rideva,  anzi la adoravo in generale. Demi era così spontanea e diversa dalle altre del Blocco. Faceva la prostituta perché Moshe l’ aveva fatta scagionare dopo che era finita in prigione per una rapina che non aveva mai commesso. Ci eravamo conosciute sul lavoro, ed essendo in cerca di un appartamento le avevo proposto di stare con me finchè mia madre non fosse stata dimessa. Mi faceva sentire meno sola ed era la mia migliore amica. Con lei potevo essere me stessa a 360 gradi perché non conosceva solo Selena, ma anche Moon e viceversa. Demi non faceva affari al Blocco, i clienti la chiamavano “la santarellina” e questo le rendeva difficile saldare il debito. Moshe, che non era così cattivo come voleva far credere, aveva quindi deciso di farla lavorare in un night club come ballerina di lap dance, e devo dire che solo sul palo faceva venire fuori la troia che era in lei, sembrava volare ed era stupenda da vedere. Quando si esibiva tutti stavano a guardarla con gli occhi spalancati, stupiti del suo talento. Inoltre era bellissima, aveva dei capelli marrone/rossiccio che le arrivavano alle spalle e le incorniciavano perfettamente il viso rotondo e gli occhi nocciola. Non si truccava molto, era una ragazza semplice e beneducata, ancora oggi non capisco come potessero averla dichiarata colpevole per la storia della rapina.
Guardai l’ora 9.17.
“Cazzo”
Urlai alzandomi da terra, infilai le scarpe, presi la borsa e corsi via
“Selena, ti stai dimentican….”
“non ho tempo Demi” la interruppi “ non posso arrivare in ritardo o rischio di essere licenziata”
Arrivai al bar appena in tempo
“ e quello cos’è?” chiede Dylan, il mio capo indicando il modo in cui ero vestita
CAZZO AVEVO INDOSSO IL VESTITINO CORTO DI IERI SERA “…questo? Mmm questo è.. il vestito per la comunione di mia cugina! Sai è questo pomeriggio e, ecco vedi, non passo da casa, quindi l’ ho dovuto mettere subito”
“e tu andresti in chiesa con la minigonna?”
“nono, vado solo al ricevimento, ho preso un permesso solo da quello”
“ah, capisco” disse con aria perplessa “bene comincia a lavorare su”
“l’ho scampata per un pelo cazzo” dissi tra me e me mentre mi allacciavo il grembiule nero.
La mattina passò veloce dietro il bancone, passai da casa, mi cambiai e andai in libreria pronta per il prossimo turno.
“Ciao Moon”
“zitta Lola” esclamai
“oh scusa tanto” disse annoiata “sistema questi libri e ricordati che stasera c’è la riunione”
“come stasera?!” esclamai “non era domani”
“no cara la mia Selena, è oggi! Quindi vedi di presentarti o Moshe…”
“…potrebbe incazzarsi, lo so, lo so”
Lola era la proprietaria della libreria, mi aveva assunta lo stesso giorno che iniziai a lavorare per il Blocco, ed incontrarci pure lì fu una sorpresa inaspettata e inizialmente sgradevole per entrambe. Successivamente si rivelò un vantaggio e legammo molto passando gran parte della giornata insieme, bisogna dire che la Lola di giorno e la Lola di notte fossero più diverse di Selena e Moon, tipo polo Nord e polo Sud, due figure in forte contrasto, due anime diverse che condividevano lo stesso sinuoso e attraente corpo. Lola era l’unica di noi fidanzata. Il suo ragazzo ovviamente non sapeva nulla del Blocco. Non seppi mai perché Lola ne entrò a fare parte.
Sistemando i libri ne afferrai uno intitolato “il potere della musica”. Lessi la trama che lo descriveva come una storia drammatica di come una ragazza senza un braccio riuscì a divenire una ballerina di successo grazie alla forza e la fiducia che la gente infondeva a lei e al potere della musica.
“posso tenerlo?” chiesi a Lola
“conosci le regole…” mi disse con tono di rimprovero
“eddai, ti prego” la scongiurai
“tienilo dai, ma solo per questa volta”
“dici sempre così ahaah”
“vuoi che me lo riprenda?”
“scherzavo dai”
Tornai a casa con una gioia interiore strana, era da tanto che non ero così felice senza un motivo preciso, forse lo ero perché il sole splendeva, la primavera si mostrava in tutta la sua bellezza e nessuno mi aveva ancora particolarmente  rotto le scatole, non ancora.
Mi preparai per la notte, era sabato, il giorno della super affluenza. Mi truccai abbondantemente concentrandomi sugli occhi, mi misi un paio di pantaloncini cortissimi, una fascia per reggere il seno e dei tacchi smisurati, la consideravo la mia “divisa forte”.
“Ti ho fatto un regalo” Demi irruppe nella stanza abbagliandola con la sua allegria.
“cos’ è?” afferrai la minuscola scatolina che teneva tra le mani
“aprila no?”
Slegai il fiocco, aprì il coperchio ed estrassi una bellissima collana argentata che aveva come ciondolo la scritta ‘Moon’
“E’ bellissima” dissi senza parole
“lascia che te l’ allacci”
Mi voltai, alzai i capelli e lasciai che le mani di Demi mi sfiorassero il collo. “grazie, non dovevi”
“dopo tutto quello che hai fatto per me è il minimo”
“sei la migliore” dissi abbracciandola
“lo so”
Uscimmo poco dopo di casa e andammo al Blocco.
“Ok ragazze” esordì Moshe nel salotto principale “ci sono tanti fustacci già in fila per voi quindi andate lì, metteteci grinta e passione e ricordatevi siate sporche, siate troie e ricordatevi di non fare quella cosa”
“innamorarci?” disse Elizabeth
“non devi mai pronunciare quel verbo o la parola ‘amore’ in mia presenza, sono stato chiaro?” disse prendendola per il collo in modo che i suoi occhi non potessero fissare altro che i suoi nero pece. Beth annuì senza fiato e Moshe lasciò la presa
“bene andate” esclamò.
Ci alzammo
“ferma lì signorina” disse indicandomi prima che potessi dargli le spalle “ho qualcosa di speciale per te stasera”.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


3.Probabilmente avevo un punto interrogativo disegnato in fronte visto che Moshe mi disse “è inutile che mi guardi così, non te lo dico ora. Ogni cosa a tempo debito, ricordi?”
“ma certo! La storia di ieri prima che me ne andassi” realizzai tra me e me.
Seguii Moshe fino all’ uscita sul retro, dove c’ era la sua Lamborghini nera perfetta come sempre. Mi fece segno di salire in auto ed ubbidii, una volta in macchina, mi offrì una sigaretta che accettai volentieri e mise in moto il bolide, amavo il rumore del motore di quel coso.
Uscì dal vicolo e svoltò a destra. Guidò per circa venti minuti finchè non parcheggiò la macchina ai piedi dell’ Empire, l’hotel più lussuoso dell’ intera città.
“che ci facciamo qui?” chiesi perplessa. Moshe si limitò ad entrare facendomi segno di seguirlo e così feci. La hall dell’albergo era un qualcosa di spettacolare, un enorme lampadario illuminava le nostre teste arricchito da minimo un centinaio di cristalli che pendevano da ogni dove, le pareti dorate e la moquette rossa ricordavano molto Hollywood vecchio stile. Delle piccole aree relax con tanto di divani e poltroncine arricchivano l’enorme salone d’ingresso dove un’inserviente, dopo aver parlato con Moshe nel mentre in cui ero troppo stupefatta dalla bellezza del luogo, ci fece accomodare.
“Quanto lusso!” esclamai “hai ragione, mi hai sorpresa” dissi
“non si tratta di questo ragazza” mi disse in tono malizioso “siamo qui per far visita a un amico”
“e che amico!” esclamai ironicamente. Dopo una breve pausa l’ inserviente tornò verso di noi invitandoci verso l’ascensore. Giunti al secondo piano le porte si aprirono e ci ritrovammo davanti a un’altra area relax più piccola ed intima circondata da quattro porte.
“ti piace la suite?” mi chiese Moshe
“perché è una stanza sola?” chiesi stupefatta
“ovvio! Pensavi che fosse un corridoio con più stanze?”
“beh in realtà sì..”
Scoppiò in una sonora risata “ti si può sorprendere davvero con poco” disse “e ora vorrei presentarti Derek Marvin” una porta si aprì e ne uscì lui in tutto il suo splendore. Derek Marvin non era niente meno che l’attore più sexy del pianeta, adoravo il suo modo di recitare, l’ho sempre ammirato molto e lo ritenevo l’uomo perfetto per ogni donna”
“ehi Moshe” gli tirò una pacca sulla spalla. Aveva dei corti capelli neri, una carnagione abbronzata, degli occhi azzurri come il mare, un sorriso abbagliante, alto circa un metro e 85, magro e palestrato; sulla trentina: semplicemente perfetto.
“e tu chi sei?” disse abbassandosi e avvicinando il suo volto al mio “molto piacere signor Marvin, sono Selena Gomez”
“incantato” disse baciandomi la mano che gli avevo teso con l’intenzione che la stringesse. Non potei trattenere una risata maliziosa.
“allora caro Moshe” disse riempiendo il bicchierino di Brandy e porgendomelo “è lei la ragazza?”
“Sì Derek, è proprio lei”
“bel lavoro amico, davvero un bel lavoro, ora se vuoi scusarci, io e la qui presente signorina Gomez dovremmo discutere di alcune cose.
Moshe si alzò e riprese l’ascensore “ ti aspetto giù” disse rivolto a me sventolando la mano.
“allora cara Gomez, avrei un’allettante proposta per te”
“sono tutt’orecchi” non avevo la minima idea del perché mi trovassi lì, di che cosa volesse quell’uomo da me o del perché Moshe se ne fosse andato, ma stetti al gioco.
“il tuo amico mi ha detto che sei una specie di bomba sexy qui in città”
“ti ha detto bene” volevo farlo arrivare fino in fondo senza esitazioni.
“bene avrei bisogno di un favoruccio. Avrai saputo dai giornali di gossip che ho deciso di prendere una pausa, di staccarmi dai riflettori e dal mondo dello spettacolo per..” gli feci cenno di continuare e subito lo fece “…divertirmi”
“E io cosa c’ entrerei con tutto ciò?”
“ma è ovvio!” rise “mi divertirò con te”
“in che senso?” non capivo la sua richiesta
“nel senso che sarai la mia puttanella personale, non la mia fidanzata, non pensare male.”
“continuo a non capirti…”
“La MIA scopamica”
“beh non ci trovo nulla di strano, sai com’è questo è il mio lavoro”
“certo, lo so, ma ti vorrei solo per me. Vedi passerò questo anno nella lussuosissima villa che ho affittato alle Seicelle e beh dovresti stare lì con me e…”
“…lasciare qui i miei lavori, mia madre, danza e la mia vita” finii la frase. Ci fu un attimo di silenzio in cui l’aria si fece tesa e pesante. Derek spezzò l’ imbarazzo che si era creato “tutto questo per un’allettante ricompensa, ovviamente”
“che sarebbe?”
“Sarebbe che pagherò personalmente tutte le cure di tua madre affinchè guarisca, e inoltre assicurerò a entrambe una vita più serena con qualche soldo extra.” Calò nuovamente il silenzio “pensaci bene Selena, smetteresti di lavorare al Blocco e raggiungeresti il tuo scopo, non serve che tu mi risponda adesso, prenditi un paio di mesi per pensarci.” Prese dalle mie mani il bicchierino di brandy e lo bevve “sai dove trovarmi” disse leccandosi le labbra. 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Pochi minuti dopo mi ritrovai sconvolta e pensierosa nella Lamborghini di Moshe “non capita a tutti una fortuna simile” mi disse
“sei l’ultima persona a cui chiederei un consiglio” ribattei
“ehi piccola calmati, non ho detto nulla di male. E ad ogni modo non devi azzardarti a rispondermi così” disse tirandomi un sonoro schiaffo “sono io che comando qui ok? Sono io che ti ho scelta per Marvin, se hai questa occasione è solo grazie a ME, sporca lurida TROIA”
La macchina fortunatamente si fermò poco dopo di fronte a casa
“scendi”
 feci come mi fu ordinato, salii nell’ appartamento e scoppiai in lacrime. Mi ero cacciata nei guai con Moshe, potevo ancora sentire la sua incrociare con forza il mio volto, potevo sentire anche il disgusto e la rabbia che aveva messo nel suo tono di voce quando mi aveva chiamata ‘troia’. E poi la proposta di Marvin....
La felicità che fino a poco prima riempiva ogni mio singolo gesto scomparve come la nebbia all’ arrivo del sole. Ero stata forte troppo a lungo, avevo passato gli ultimi anni a infondere speranza a mia madre e a me stessa, ma ora stavo crollando nell’oblio e continuavo a piangere per tutti i motivi che in quel momento mi passavano per la mente. Avevo una vita di merda, il più grande incubo di ogni ragazza era la mia realtà ed ero costretta a fronteggiarla ogni giorno. Mi sentivo impotente di fronte al destino e stavo per mollare tutto quando inavvertitamente  toccando il mio collo, mi accorsi di indossare il regalo di Demi, stringendolo sussurrai “vorrei tanto che Selena fosse come Moon” ma Moon non era un’altra persona, semplicemente era la parte più forte di Selena, non solo la sgualdrina che batteva di notte, ma anche la ragazza determinata, estroversa e coraggiosa che Selena non era in grado di essere: ero io.
Erano circa le due del mattino. Stavo da poco più di un’ora affacciata alla finestra continuando a consumare sigarette e a pensare, quando improvvisamente la porta si spalancò ed entrò Demi limonando un ragazzo.
“Demi!” esclamai “ti ho detto che non devi portarli a casa”
Staccò le sue labbra da quelle del tipo e mi osservò dubbiosa “che ci fai qui?”
“ti ricordo che io vivo qui”
“nel senso, non eri con Moshe”
“ero come tu eri per strada a fare affari e ora sono qui e lo sei anche tu. Chi è quello?” dissi accennando con la testa al tipo completamente fatto e ubriaco che si reggeva in piedi a malapena accanto a lei
“questo? Ehm questo è Alex… Alex, Selena; Selena, Alex”
“intendo che ci fa qui?”
“indovina”
“Demi, te l’ho già detto non puoi portare qui la clientela!”
“era sbronzo, dai”
“e tu stai per diventare con un occhio nero se non lo porti subito fuori di qui” in quel momento, per la prima volta da quando era entrato, mi misi ad osservare Alex. Era alto, piuttosto ben piazzato con un crestina bionda perfetta e gli occhi castani. Un filo di barba evidenziava i suoi lineamenti perfetti: era bellissimo. Il cuore mi iniziò a battere all’ impazzata. Sembrava voler uscire dalla cassa toracica, i batti si fecero sempre più netti non appena mi si avvicinò con Demi che tentava di farlo sedere sul divano per fargli passare lo stato d’ ebrezza. Lo stomaco iniziò a contorcersi, sembrava stesse facendo capriole e salti mortali e che non intendesse finire lo spettacolo. Mi salì un nodo in gola che mi rendeva difficile pronunciare qualsiasi parola. Cosa mi stava succedendo? Chi era quel ragazzo e perché mi causava tutto ciò? Provavo una serie di indescrivibili emozioni di cui avevo letto la descrizione solo in alcuni libri, di solito, in quelle storie, quelle sensazioni erano tutte sintomo di una sola letale quanto meravigliosa e sublime malattia: l’ amore.
“ehm… fallo restare, almeno finchè non si rimette” dissi balbettando
“stai bene? Mi sembri nervosa” chiese Demi
“s..ss..sì, sì tranquilla”
Andai in cucina e bevvi un bicchier d’acqua. “CHE CAZZO MI SUCCEDE?” mi chiesi tra me e me, il cuore non smetteva di correre e il iniziai a respirare lentamente assumendo in corpo tutta l’aria che riuscivo a catturare nonostante le pessime condizioni in cui i miei polmoni erano ridotti a causa del fumo.
“vado a dormire” disse Demi passando di fronte alla porta
“e di quel tipo cosa me ne faccio, scusa?”
“non lo so Selena, lascialo lì, tanto ha talmente bevuto che come minimo si sveglierà a mezzogiorno”
“e una volta sveglio cosa gli diremo?”
“lo porteremo da qualche parte domani mattina, tranquilla”
“e se vomita?”
“pulisci”
“io? Ti ricordo che sei sotto il mio tetto e che quell’essere ce l’hai portato tu qui dentro”
“si ok ciao” disse Demi andandosene. Era ovvio che fosse più fatta del tipo, così lasciai correre la spiacevole conversazione.
Andai in sala dove Alex dormiva pesantemente sul divano. Decisi di osservarlo più da vicino dopo avergli messo una coperta sul corpo perfetto e leggermente abbronzato. Non ero solita spiare i bei fusti sconosciuti che dormivano sul divano, ma c’ è sempre una prima volta. Dopo cinque minuti passati ad osservare ogni suo dettaglio quasi mi sentii svenire per quanto fosse maledettamente bello e sexy. Mentirei se dicessi che non mi sarebbe piaciuto averlo come cliente fisso. Avevo una voglia matta di pettinare con le mie mani i suoi capelli e di accarezzare la sua fronte sudata, per non parlare del desiderio che ebbi di baciare quelle labbra rosee e fottutamente perfette. Mi alzai dal divano prima che tutto ciò prendesse la meglio su di me. Presi una sigaretta dal pacchetto che c’ era sul tavolino e tornai a fumare alla finestra persa nei miei pensieri.

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