Proteggerò chi amo

di heartprincipess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La malinconia di un temporale ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un piano di due settimane ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Goten no. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Dividi con me questo peso ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Finirà tutto bene? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Tutto il mio amore ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La malinconia di un temporale ***


La malinconia di un temporale

Gocce di pioggia cadevano sulla sua pelle, non lasciando in tutto il suo corpo una minima parte non soggetta a quel gettito d’acqua che tralasciava scorgere le giovani forme.
Correva nel bosco in preda alla paura che l’assaliva, il suo jet l’aveva abbandonata proprio a pochi metri dalla casa dei Son, sentiva il suo corpo tremare al ricordo di ciò da cui fuggiva.
Cadde tra l’erba bagnata, imbrattando di fango la t-shirt, strappò con ferocia un fascio d’erba, l’acqua piovana che percorreva il suo viso si mescolava alle lacrime amare che esprimevano la sua pena.
“Dannazione!”, sbraitò la ragazza.
Lasciò che il dolore si sfogasse in quel pianto rumoroso, mentre i suoi singhiozzi si facevano via via più intensi, appoggiò la fronte sulla terra fredda, ciò che era accaduto qualche ora prima ritornò insistente nella sua mente.

Chiacchierava al telefono con la sua amica Pan, discorrendo sulla sua prima giornata di lavoro come assistente alla Capsule Corporation, quel lavoro non faceva per lei, ma in mancanza di altro aveva dovuto accettare di buon grado la proposta del fratello, inoltre Trunks la pagava lautamente e questo le permetteva di soddisfare i suoi piccoli sfizi.
Il fragore di un tuono, la destò dalle sue lamentele, “Credo che dovremmo rimandare la nostra uscita. Il tempo non promette bene.”, commentò Bra, osservando le nubi nere che oscuravano il cielo.
Ma l’amica non rispondeva, “Pan?”, nessuna risposta: solo un silenzio inquietante.
Agganciò la cornetta del telefono, notando che intorno a lei si era creato il buio totale, “Giusto a titolo informativo, c’è qualcuno che si è accorto che è andata via la corrente?”, domandò Bra, infastidita per aver interrotto la telefonata con la figlia di Gohan e Videl.
Ignorata dalla sua famiglia, l’ira crebbe, “E’ inutile che facciate finta di niente! Lo so che siete tutti occupati a fare qualcosa di meglio, anch’io lo ero fino a quando improvvisamente c’è stato questo black-out!”
Le risposte si facevano attendere, e Bra percorrendo il corridoio che portava alla camera da letto della madre cominciava a preoccuparsi, poteva comprendere il silenzio del padre che non dava peso a tali piccolezze, ma sua madre e suo fratello le avevano sempre dato ascolto, “Mamma, insomma, non puoi fare nulla?”
La porta della stanza venne spalancata, la sua vista poté spaziare su delle figure distese sul pavimento, un brivido la percorse quando riconobbe i suoi genitori stesi nella camera, privi di sensi.
Il suo primo istinto fu quello di raggiungere suo padre e sua madre, cercando di scuoterli da quel torpore da cui erano stati colti, “Mamma! Papà!”, la sua voce risuonava nella stanza, l’apprensione cresceva nel momento in cui si accorse che non davano segni di risposta.
“Divertente, vero?”, una figura avanzò verso la ragazza: non era un terrestre, aveva delle sembianze che non riconosceva.
“Chi sei tu?! Sei stato tu a far del male ai miei genitori?”, strepitò Bra, provando un rancore mai provato per quel individuo che sghignazzava davanti alla giovane.
“Oh, ma non ci sono solo loro.”, la schernì, mentre richiudeva la porta, facendo cadere a terra il corpo di Trunks.
La ragazza accorse dal fratello, strisciando verso di lui, “Trunks! Ti prego, svegliati!”, lo pregò Bra, sentendo per la prima volta il desiderio che suo fratello si svegliasse solo per dirle qualche parola di presa in giro.
Ma non successe. Il ragazzo non si mosse.
Una lacrima bagnò il viso di Bra, il sangue prese a scorrere nelle sue vene con velocità, i suoi occhi dipingevano la rabbia, “Non dovevi farlo!!”, urlò Bra, scatenando con quella reazione il ghigno dell’alieno.
“Sentiamo, cosa vorresti farmi? Non hai la minima speranza di vincere contro di me, ed anche se ci riuscissi, avresti perso l’unico modo per risvegliare i tuoi familiari.”, concluse, lasciando che la giovane mezzosangue si calmasse.
“Vuol dire che puoi risvegliarli?”, gli domandò speranzosa.
“Certamente, ma solo se tu farai quello che ti dico.”, annunciò l’alieno.
Bra si inginocchiò ai piedi di quel extra-terrestre, che aveva tra le mani la vita delle persone a lei più care, “Farò quello che vuoi, ma risvegliali!”
Sorrise malignamente, ormai la vendetta era pronta, avrebbe potuto punire colui che aveva ucciso i suoi fratelli, “Uccidi Goku e i suoi figli.”, le ordinò.

Aveva provato a convincerlo a cambiare idea, a dirgli che lei non era un’assassina, che non poteva far morire un uomo che le aveva fatto quasi da nonno e padre, salvando più volte la Terra da minacce negative, non poteva uccidere Goku né tanto meno Gohan, il padre della sua migliore amica, e poi c’era Goten. Già, Goten. Quel ragazzo così disperato da cercare una fidanzata in qualsiasi momento, che l’aveva vista crescere e diventare una donna matura, ma che conosceva di lei ogni sua debolezza, riuscendo a strapparle un sorriso quando un ragazzo la lasciava, usando sempre la scusa che lei pretendesse troppo.
Ma lui non aveva sentito ragioni, voleva la morte di quei uomini a tutti i costi.
Corse sconsolata verso l’unica porta che le era amica: casa Son.
Il cuore le batteva forte, non riusciva a contenere la tristezza di dover mentire, eppure c’era in gioco la vita della sua famiglia.
La porta si spalancò, lasciando un Goten sorpreso a quella visita, “Bra!”
La ragazza rabbrividì alla voce dell’amico che aveva pronunciato il suo nome con tanta innocenza e tanto stupore, ma l’immagine di suo fratello steso sul pavimento la scosse dai suoi pensieri, “Posso entrare?”



Sono qui con una nuova storia, non so neanche io perché ho cominciato a scrivere questa nuova fanfiction visto che non so quando potrò continuare a scriverla considerati i miei impegni, però avevo questa immagine in mente e non ho resistito. Voi che ne dite? Ne vale la pena di proseguire, cercando di trovare un po' di tempo per scriverla?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Un piano di due settimane ***


Un piano di due settimane

Le gocce d’acqua scivolava sulla sua pelle, evidenziando il suo stato disordinato, i capelli completamente bagnati che le adornavano il viso, le davano un aspetto selvaggio, che Goten colse immediatamente, rimanendo stordito davanti a lei.
“Goten, chi è?”, la voce della madre lo scosse dalle sue fantasie, arrossì, si vergognava dei pensieri che gli vennero in mente in quel momento così inappropriato.
Si sbrigò a risponderle, “E’ Bra.”
Chichi raggiunse il figlio, rimanendo sbalordita alla vista della ragazza, “Bra! Come sei zuppa!”, affermò Chichi, invitandola ad entrare.
Bra, ostacolata dai suoi vestiti impregnati d’acqua, seguì goffamente la madre di Goten che la condusse nella sua stanza.
“Prima di tutto, ci vuole qualcosa di asciutto.”, prospettò la donna, aprendo le ante dell’armadio.
Esaminò con attenzione il suo guardaroba, “Hmm..non credo che i miei vestiti ti possano stare bene.”, concluse Chichi, continuando a scrutare tra i suoi abiti.
“Chichi, non preoccuparti. Mi va benissimo qualsiasi cosa.”, rispose Bra, percependo l’affanno della donna.
Le si illuminarono gli occhi alla vista di una veste ripiegata in un angolino dell’armadio, “Questo è di Pan.”, proferì, porgendole un pigiama rosa decorato da orsetti.
In una situazione diversa, avrebbe sicuramente rifiutato quel indumento, troppo infantile per il suo senso estetico, eppure in quel momento avrebbe veramente indossato qualsiasi vestito le fosse capitato sott’occhio, poiché ciò che portava era la veste di un indebito supplizio.
Le aderì perfettamente alle sue affascinanti curve, Goten dovette trattenersi dal commentare, ingoiando la saliva con fatica, cercando una qualche sorta di refrigerio dal caldo che percepiva.
“Ti calza a pennello!”, commentò soddisfatta Chichi.
Bra si guardava nello specchio, volteggiando su sé stessa, sorrise: non era così male come aveva pensato qualche istante prima. Alzò lo sguardo verso la porta, dove era rimasto Goten ad osservarla, il ragazzo era stato rapito dai suoi leggiadri movimenti, ma nel momento in cui fu scoperto non poté che cercar di nascondere il suo comportamento, sillabando una scusa credibile, “Eh..sì, ti sta molto bene. Pan..cioè, è una fortuna che Pan l’abbia lasciato qui.”
Un complimento simile in un’altra circostanza non le sarebbe sfuggito, aveva ascoltato tante volte tali adulazioni da ragazzi passati, ma quando era Goten ad ammirarla era completamente differente la sua reazione, ogni sua parola rivolta specificamente a lei le suscitava un emozione sincera, però ora aveva sulle spalle delle responsabilità che non poteva dimenticare.
Chichi la fece accomodare sul letto, desiderava sapere cosa aveva spinto la figlia della sua migliore amica a raggiungere quel posto isolato nel bel mezzo di un temporale serale, “Cara, allora?”
La ragazza fissava un punto indefinito nella stanza, sapeva cosa dovesse dire, l’alieno le aveva spiegato il piano per filo e per segno, ma le mancava il coraggio di attuarlo.

Si appoggiò sul davanzale della finestra, respirando l’odore della pioggia, “I miei fratelli sono morti qui, sai?”, le rivelò l’extra-terrestre.
Percepì una nota di tristezza in quelle parole, ma si accorse ben presto che la sua mente era oscurata da una sola parola: vendetta.
“Chi sei?”, gli domandò, stanca di dover combattere con dei dubbi impellenti che le colmavano la mente.
“Il mio nome?”, la guardò con uno sguardo gelante, pieno di disprezzo, “Mi chiamo Freezer Junior.”
Quel nome penetrò a fondo i meandri del suo cuore, quel individuo era un discendente di una di quelle stirpi sanguinarie, avevano distrutto pianeti e pianeti, schiavizzando popolazioni intere, per poi uccidere anche loro, servi fedeli.
Lo guardò con disgusto, ripugnata dalla sua sola presenza,“Cosa vuoi? Sei venuto a finire il lavoro dei tuoi fratelli?”
Un ghigno si dipinse sul volto dell’alieno, “Se pensi che mi interessi distruggere la misera razza dei Saiyan, ti sbagli!”
Si stiracchiò, lasciando libera la finestra, avvicinandosi alla figlia di Vegeta, le sollevò con la mano il mento, “Non fare quella faccia. Non ti farò del male se farai quello che ti dico.”
Bra gli sputò senza remore, “Mi fai schifo!”
Quel gesto lo innervosì, Freezer Jr. la scaraventò con violenza sul pavimento, “Non hai capito bene, carina. Qui, comando io. E se vuoi riavere i tuoi genitori sani e salvi dovrai seguire i miei ordini.”
La ragazza si rialzò, massaggiandosi il braccio, “Io non sono una guerriera o cose simili come mio padre o Goku..non avrei speranze di ucciderli.”, gli fece presente Bra.
Ridacchiò, scatenando lo stupore di Bra, ma cosa voleva fare? Quali erano le intenzioni di quel extra-terrestre, che non conosceva cosa volesse dire avere un cuore?
“Pensi che sia così stupido?”, le domandò.
Freezer Junior sfilò dal suo mantello una lunga siringa, la porse alla ragazza, che esitò a riceverla, “Non farmi arrabbiare di nuovo.”, le consigliò l’alieno, consegnandole quel oggetto, “Vi è contenuto un liquido speciale, frutto di ricerche e studi sul vostro DNA. Una sola goccia iniettata nelle vostre vene vi farà capitolare.”

La voce di Chichi la risvegliò dai suoi tormentati ricordi, “Bra, stai bene?”, si preoccupò la donna.
Bra si affrettò a cancellare i timori della madre di Goten, “Sono solo un po’ stanca..è stata una giornata lunga quella di oggi.”
La donna si rilassò, e anche Goten che era rimasto turbato dal comportamento della ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Bra prese coraggio, cercando di non tradire le sue menzogne con un tono di voce insicuro, “Chichi, i miei genitori ed anche Trunks sono partiti! Hanno deciso di farsi una bella vacanza.”, scusa poco credibile, ma non aveva saputo inventarsi niente di meglio.
Goten avanzò nella stanza, incuriosito dall’informazione ricevuta, “Strano. Trunks, non mi aveva detto niente.”
“E’ stata una decisione improvvisa! Ma sai che Trunks e la mamma si sono impegnati tanto per l’azienda recentemente..era ora che si godessero un po’ di pace.”, finse nuovamente.
Chichi sorvolò sulla stranezza della decisione che aveva preso parte della famiglia Briefs, sapeva che l’amica amava vivere qualche imprevisto ogni tanto, “Bella idea che ha avuto Bulma! Ma come mai non sei partita anche tu, cara?”
“Beh, ho da poco iniziato il lavoro alla Capsule Corporation..”, spiegò Bra.
Chichi la interruppe entusiasta del comportamento della ragazza, “Hai proprio la testa sulle spalle! Non come qualcuno che conosco che non riesce ancora a trovare una moglie.”
Goten colse l’allusione della madre, “Ancora con questa storia?”, si indispettì il ragazzo, assumendo un colore roseo sulle guance.
Chichi rise di gusto all’espressione del figlio, rivolgendosi poi di nuovo a Bra, “Resta da noi quanto vuoi, cara.”
“Grazie. Resterò giusto due settimane.”, proferì la ragazza, rammentandosi delle parole di Freezer Jr., “Ti dò due settimane di tempo, se non riuscirai nell’obiettivo entro questo termine, dì addio alla tua preziosa famiglia.”



Ringrazio di cuore Pink_Videl e Angela3 che hanno lasciato il loro parere, mi è di grande aiuto e di incoraggiamento. Ancora adesso infatti mi trovo in difficoltà a scrivere questa fanfiction, a causa di impegni universitari, ma la consapevolezza di sapere che c'è qualcuno che vuole leggere la mia storia mi porta a cercar di trovare del tempo libero per scrivere e proseguire.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Goten no. ***


Goten no.

L’oscurità della camera, illuminata dalla sola luce lunare, le diede la possibilità di ritornare sé stessa, senza alcuna maschera.
Sospirò. Era riuscita a mantenere in piedi quella messa in scena, ma ora che era sola in quella stanza sentiva il duro peso delle sue menzogne.
Lo sguardo si posò sul letto, dove aveva posato la sua borsetta, la aprì con un gesto indifferente, soffermandosi alla vista di quel oggetto che le era stato consegnato dall’alieno.
Gli ordini impartiti erano ancora freschi nella sua mente, nessun dubbio su come agire o cosa dire: era stato pianificato tutto.

Il sangue le si era raggelato a quelle parole, lui poteva ucciderli, sapeva però che mostrarsi spaventata non sarebbe servito a nulla, avrebbe solo aumentato la presunzione di quel essere, “Se sei così preparato, perché non compi la tua vendetta con le tue stesse mani?!”
Freezer Jr. mostrò un ghigno sul volto, “Non mi crederai davvero così ingenuo? Mi offendi con queste tue parole.”
Bra non comprese le insinuazioni di Freezer Jr., ma quest’ultimo fu pronto a rispondere ai suoi dubbi: “I miei fratelli, Freezer e Cooler, hanno sottovalutato la forza dei Saiyan e hanno perso miseramente contro Kakaroth.”
Fissò la ragazza con malevolenza, “Anche se ho i mezzi per eliminarli, non ho nessuna possibilità di potermi avvicinare a loro.”
Le sfiorò le labbra con un dito, Bra rabbrividì a quel contatto, avrebbe voluto ribellarsi a quel subdolo alieno, eppure la ragione le consigliava di sopportare la sua presenza per amore dei suoi familiari, “Ma tu..loro si fidano di te. Sei una di loro. Non sarà difficile per te, colpirli in un momento di debolezza.”
Lo disprezzò con tutta sé stessa, come poteva sfruttare la fiducia che nutrivano i Son nei suo confronti per danneggiarli così amaramente?
“Comincerai con il più piccolo dei figli di Goku.”, progettò Freezer Jr., assaporando in quei attimi il momento in cui avrebbe potuto osservare il volto di Kakaroth distorcersi dal dolore.
La ragazza non poté non reagire d’istinto, “No! Goten, no!”, il suo cuore aveva parlato per lei, sapeva che non sarebbe riuscita a muovere neanche un dito contro di lui.
L’alieno scosse la testa in segno di biasimo, “No, no. Ancora con questo atteggiamento impertinente?”, la afferrò per un braccio, incutendole terrore con il suo gelido sguardo.
“Dimmi, perché lui? Tu vuoi uccidere Goku, cosa c’entrano i suoi figli?”, gli domandò insistentemente Bra, mantenendo lo sguardo fisso alla sua imperturbabilità.
La caparbietà della ragazza lo disorientò per un breve istante, per molti anni aveva dovuto trattare con la razza dei Saiyan, conosceva bene il loro orgoglio e la loro tenacia sino al punto di morte, però quella ragazza non era altro che una mezzosangue, eppure possedeva la stessa fierezza e combattività degna di chi possedeva lo spirito della stirpe di quei guerrieri nelle vene.
“Voglio che Goku soffra! Deve comprendere cosa vuol dire perdere il sangue del suo sangue! Sarà una vendetta lenta e dolorosa.”, sghignazzò Freezer Jr.

Ed ora si ritrovava a sottostare ai comandi di un alieno che la disgustava, costretta a scegliere tra una famiglia che era quasi la sua ed una che le apparteneva dalla nascita, “Non potrò mai farlo.”, riconobbe Bra, lasciando che le parole cadessero nella vuota stanza.
Ma il rumore della tenda che si discostava smentì la sua solitudine, coprì la bocca con una mano alla vista del ragazzo che entrava nella camera, quel gesto inconsueto non la sorprese, però la sua apparizione era avvenuto nel momento più inadatto, “Ma cosa fai qui?”
Goten avanzò di qualche passo verso la sua figura, lasciando che la luna si riflettesse delicatamente sulla sua pelle, “Tu ci hai nascosto qualcosa.”, affermò serio.
La ragazza si sentì tentennare a quelle parole, possibile che la sua sceneggiata fosse stata già scoperta?
Cercò di rimediare, “No..ti sbagli. Non vi ho nascosto nulla. Tu non sai nulla della vacanza, perché Trunks non voleva che tu lo seguissi..sai, una crociera è il luogo ideale per trovare nuove ragazze. Per una volta voleva riposarsi, senza sentirti parlare di una nuova conquista.”, il suo tono si faceva sempre più lieve, trasformando il dubbio del ragazzo in una certezza convinta.
Goten la prese per un braccio, lo stesso braccio con cui l’aveva afferrata bruscamente Freezer Jr., a quel contatto non poté fare a meno di scostarsi repentinamente.
Quel piccolo gesto bastò a fargli capire che le sue supposizioni fossero fondate, non era stata solo un impressione, “Bra, non hai capito che non mi importa sapere dove sia andato a spassarsela Trunks? Ora c’è un’unica persona che mi importi veramente. E quella persona sei tu.”, disse Goten preoccupato per la ragazza.
Bra sussultò a quelle parole, le erano arrivate dritte al cuore, ferendola ad ogni ricordo che l’aveva portata a casa Son, la voce non accennava a farsi sentire, non aveva il coraggio di confessargli il piano in cui era stata intrappolata.
Il ragazzo, constatando che la giovane non aveva nessuna intenzione di svelargli il suo malessere, la incitò: “Dimmi la verità, Bra. Ti ascolterò.”



Devo dire che sono rimasta sorpresa dalla tua recensione, Lorigeta. Sono onorata ad essere riuscita ad incuriosirti con la mia fanfiction, questo perché io seguo le fanfiction che scrivi ed ammiro il tuo modo di scrivere, la trama di ogni tua storia, i tuoi personaggi così fedeli all'anime e al manga, ti considero una delle migliori scrittrici.. Spero che continuerai a seguirla, come spero che chi ha cominciato a seguirmi continui a farlo. Alla prossima.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Dividi con me questo peso ***


“Dividi con me questo peso”

“Dimmi la verità, Bra. Ti ascolterò.”, le parole riecheggiavano con persistenza nella sua mente, confessargli la verità avrebbe trasformato la realtà in un presente ancor più pericoloso di quanto lo fosse in quel momento, eppure una parte di lei, nei meandri del suo cuore pulsava velocemente, tentandola a rivelargli ciò che nascondeva.
“Bra.”, la richiamò il ragazzo, attendendo la sua decisione.
La osservò nell’oscurità della stanza, quel viso tormentato dai suoi problemi non poteva rimanere insensibile al grido silenzioso d’aiuto reclamato dalla giovane. Lei, la piccola Bra, l’unica ad aver intenerito il più duro dei cuori, quello del principe dei Saiyan, ed aver ammaliato con un solo sguardo lui stesso, Goten, il ragazzo che batteva tutti i record in fatto di ragazze frequentate, ma nonostante la forte attrazione che provava nei suoi confronti non si era mai permesso di toccarla, provava un immenso rispetto, la conosceva bene e si conosceva bene, per questo non voleva imbarcarsi in una storia che avrebbe potuto ferirla. Gli piaceva il suo volto spensierato, l’allegria di una donna che ancora conserva in sé la ragazzina di un tempo, però quando coglieva in lei un minimo di tristezza, non riusciva a fare a meno di intromettersi, come in quel momento.
“Non si tratta di un ragazzo..”, tentò ad indovinare, stando attento alle sue reazioni, “Hai litigato con i tuoi? Magari, volevi andare con loro.”
Quelle parole la colpirono duramente, avrebbe preferito che i suoi genitori fossero partiti per una vacanza, che piuttosto l’amara realtà che Goten non riusciva ad immaginare.
“Conoscendoti, però, non è neanche questo..è qualcosa di più grave.”, concluse, donandole un sorriso rassicurante, lei era cosciente di potersi fidare di Goten, ma quello che non sapeva era se fosse giusto coinvolgerlo in quella lotta che stava combattendo lei in prima persona.
La ragazza indietreggiò di qualche passo, aveva bisogno di aiuto, eppure c’era qualcosa dentro di lei che le impediva di confessargli la verità, “No, Goten. Non è niente.”
Mentì di nuovo, quanto le pesavano quelle bugie, quanto avrebbe voluto rifugiarsi in delle braccia sicure che le avrebbero dato la forza per combattere in nome di quella giustizia che le aveva insegnato la madre sin da quando era bambina.
Il ragazzo le si avvicinò, scuotendola da quello stato di trans, “Basta con le bugie! Sei fin troppo brava a mentire, ma con me non attacca!”
Il blu dei suoi occhi si perse nelle sue iridi scure quanto l’oscurità di quella stanza, ma un attimo di razionalità la fece rinsavire, a cosa serviva metterlo al corrente della sua morte? Voltò il viso, lasciando che il ragazzo rinunciasse al suo scopo, era duro agire in quel modo, però sapeva che era con le spalle al muro, non aveva altre vie per salvare la sua famiglia.
Goten la lasciò libera dalla sua presa, costringerla a farsi aiutare non serviva a nulla, probabilmente Bra non si fidava abbastanza per dividere il suo fardello con lui.
Si mosse verso l’uscio, incrociando ancora una volta il suo sguardo, “Trunks probabilmente farebbe di meglio.”
Il suono di quel nome la devastò, crollò seduta sul pavimento, lasciò che il suo cuore trovasse uno sfogo a quel dolore che la stava lacerando.
Non avrebbe mai sospettato che le sue parole le avrebbero provocato quel effetto, eppure non era sorpreso, si inginocchiò di fronte a lei, scostando le sue mani dal viso, anche con quel faccino spaurito e distrutto la trovava immensamente bella, più affascinante di qualsiasi ragazza che aveva mai frequentato, perché lei non chiedeva aiuto, forse per orgoglio o per questione ereditaria, ma lei era solita combattere da sola, anche nella sofferenza, la sua ostinazione era lodevole.
Le asciugò una lacrima, sfiorando la guancia umida, “Dividi con me questo peso.”
Non ci riusciva, questa volta non era in grado di sopportare tutto da sola, aveva bisogno di contare su qualcuno.
Si aggrappò alla manica della felpa che lui indossava, lo scrutò, raccogliendo il coraggio che le rimaneva, “I miei non sono partiti..e neanche Trunks.”, confessò, “Un alieno..”
Il ragazzo non riuscì a non interromperla per lo sbalordimento, “Un alieno?”, non credeva che dopo l’ultimo combattimento avrebbe ancora sentito parlare di forze malvagie, forse si erano goduti troppo a lungo quella pace apparente.
“Il fratello di Cooler e Freezer: Freezer Junior.”, si strinse ancora di più alla stoffa di quel indumento, cercando in quel contatto, che non voleva perdere, il sostegno che le mancava.
Non credeva a quello che stava ascoltando, erano ancora vivi i discendenti di quella stirpe sanguinaria, ancora più spietata dei Saiyan?
“Non so bene come abbia fatto..ma..”, una lacrima solcò la sua gota, ogni parola le risultava un immagine chiara e viva nella sua mente.
Aveva saputo più del necessario, ora sapeva cosa tormentasse la ragazza, “Vuole noi. Andremo, allora, nella tana del lupo.”, concluse, alzandosi da terra e dirigendosi verso l’uscita.
“Goten!”, gridò ancora inconsapevole di ciò che stesse succedendo.
Il ragazzo si voltò, sorridendole, “Tranquilla. Noi, Saiyan, siamo duri a morire.”
Quelle parole la lasciarono spiazzata, non aveva il coraggio di confessargli il piano di Freezer Jr., non poteva dirgli che avrebbe dovuto ucciderlo, la vergogna le impediva di proferir altro, c’erano stati momenti in cui aveva preso la decisione di sottostare agli ordini di quel perfido alieno.
Goten lasciò la stanza, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso, batté il pavimento con i suoi piccoli pugni, “Che vigliacca! Vigliacca..non sono altro che una vigliacca!”


Grazie a tutti quelli che hanno recensito, specialmente Lorigeta, ancora non mi sembra vero che tu stia seguendo questa fanfiction.
Ps. angela3, non ti preoccupare. Hai recensito nel capitolo precedente a questo e questo è l’importante. ^__^ No, scherzo! L’importante è che ti piaccia e che voglia seguire ancora questa mia storia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Finirà tutto bene? ***


Finirà tutto bene?

Attraversava il corridoio della casa in cui era nata e cresciuta, accompagnata dal battito insistente del suo cuore, sarebbe davvero finita bene?
Poteva scrutare con la coda dell’occhio i visi seri e determinati dei Son, e non da meno era la giovane Pan, che si era intestardita a venire con loro, appresa la notizia.
Aveva nascosto la verità anche alla sua migliore amica, la ragazza che le era stata spesso accanto, anche nei momenti più difficili, ma ancora adesso non riusciva a mostrarsi per quello che era: la ragazza che aveva avuto l’intenzione di uccidere quei Saiyan che le avevano porto la propria mano senza pretendere nulla in cambio se non un sorriso.
Se suo padre fosse venuto a conoscenza di quei fatti, l’avrebbe rinnegata come figlia, avrebbe preteso che Bra risolvesse la situazione con le sue stesse forze, senza andare a mendicare aiuto, specialmente da Kakaroth.
Deglutì a fatica a quel pensiero, la verità era che non aveva potuto fare a meno di aggrapparsi al solido sostegno che le aveva offerto Goten, non desiderava nient’altro che quella storia finisse al più presto.
Il cigolio della porta che si apriva al tocco di Goku, la rese nervosa, più di quanto lo era qualche istante prima, e se qualcosa fosse andato storto? Cosa ne sarebbe stato dei suoi genitori?
Il terrore si insidiò nel suo cuore alla vista dei genitori distesi sul letto, mentre suo fratello era adagiato ad una poltrona, in un angolo della stanza.
I richiami dei suoi amici nei confronti dei familiari, privi di sensi, non ebbero nessun effetto, era stata un’ingenua a pensare che Freezer Jr. si sarebbe potuto arrendere ad un suo volta faccia.
Nella sua mente ritornò viva la minaccia che le aveva proferito l’alieno: “Qui, comando io. E se vuoi riavere i tuoi genitori sani e salvi dovrai seguire i miei ordini.
Un brivido la percorse, si avvicinò con foga ai suoi genitori, “Dimmi che sono ancora vivi.”, pregò Gohan che era avanzato verso di loro per accertarsene.
Il suo sorriso la rassicurò, “E’ tutto a posto. Sembra che stiano facendo un lungo sonno.”, commentò Gohan.
Poté tirare un sospiro di sollievo, a quanto pareva lui non si era ancora accorto della loro presenza.
“Sarà meglio perlustrare tutta la casa.”, propose Pan, appoggiando una mano sulla spalla dell‘amica, in segno di conforto.
Goten le lanciò un ultimo sguardo, prima di lasciare la stanza, non avrebbe voluto lasciarla sola, ma c’erano delle priorità che si era promesso a sé stesso: avrebbe salvato la sua famiglia.
L’arietta che penetrava nella camera dalla finestra, le scompigliava leggermente i capelli, sarebbe finita bene, era questo il pensiero a cui si imponeva di credere.
Ma un brutto presentimento le si era attanagliato nella mente, e non le permetteva di riacquistare il suo solito ottimismo.
Una mano le afferrò il collo, sbattendola alla parete, non poté non riconoscere quello sguardo freddo.
Distinse un evidente ghigno dipinto tra le sue labbra, “La principessina voleva tradirmi.”
Cercò di divincolarsi dalla stretta presa, ma la sua forza non poteva superare quella di Freezer Jr., sussurrò con voce flebile, “Hai fatto male a mostrarti.”
La coda di Freezer Jr. le sfiorò il suo viso, provocandole una sensazione di ripugnanza, “Non mi crederai così stupido?”, le domandò, senza lasciarle il tempo di rispondere, “No, non lo credi. Altrimenti, non saresti ricorsa all’aiuto di quei Saiyan, avresti risolto la faccenda di persona. Ma loro non mi possono fare niente. Spiacente per te, ma ho organizzato questo piano fin ai minimi dettagli e tu lo porterai a termine.”
La presa si allentò, Bra si toccò la gola, percependo ancora la sua pelle su di lei, “Non dovresti esserne così sicuro. Ti ho ingannato già una volta, niente può impedirmi dal farlo di nuovo.”
L’alieno scosse la testa, “No, no. Sono sicuro che veder morire uno dei tuoi familiari ti convincerà.”, gli disse, avanzando verso Trunks.
L’istinto prevaricò sulla razionalità, l’amore che provava per suo fratello le diede la forza di reagire, “No!”, strinse i denti, trattenendo le lacrime che erano sul punto di bagnarle il viso, “Okay, farò come vuoi tu. Eseguirò i tuoi ordini.”, si rassegnò Bra, disobbedendo all’orgoglio che l’aveva pregata di non cedere.
Freezer Jr. sorrise compiaciuto, “Non ti darò un’altra possibilità, quindi farai bene a non tradire una seconda volta la mia fiducia.”
Bra annuì amareggiata, non aveva alternative d’uscita, non poteva opporsi, si sarebbe odiata per tutta la vita ma almeno avrebbe saputo che la sua famiglia era fuori pericolo.
L’alieno le si avvicinò con uno sguardo malizioso, “Non ti sarà difficile sedurre Goten. E quando lo avrai sotto il tuo controllo lo colpirai alle spalle.”
Dei passi veloci gli fecero capire che era il momento di scomparire, “Niente trucchetti, principessa.”, le disse prima di dissolversi in una nube scura.
Goten apparse, lasciando trasparire sul suo volto un velo di preoccupazione, “Ti ho sentita urlare.”, ammise.
Era inutile raccontare una sola bugia con lui, avrebbe capito all’istante che nascondeva la verità, così si limitò ad esprimere solo ciò che veramente desiderava, “Voglio tornare a casa. Non ce la faccio a restare qui.”
Il ragazzo assentì, le porse la sua mano, ma Bra sembrò colta da uno stato di inquietudine, nella sua mente continuavano a ripetersi senza fine le parole di Freezer Jr., “Non ti sarà difficile sedurre Goten..Non ti sarà difficile sedurre Goten..Non ti sarà difficile sedurre Goten.
“Bra, stai bene?”, le chiese Goten, sporgendosi verso di lei.
Poteva rispecchiarsi nei suoi occhi, e ciò che vedeva la spaventava: una ragazza pronta a calpestare i suoi principi.
Cercò di non farsi scrupoli, considerando Goten un ragazzo qualsiasi, uno dei tanti che aveva avuto solo per farsi bella di fronte alle sue amiche, un ragazzo per cui non provava nulla, si ripeté a sé stessa.
Lo baciò, assaporando in quelle labbra una dolce sensazione: appagamento, eppure non poteva abbandonarsi a quelle emozioni che le battevano contrastanti nel suo cuore.
Si staccò da quel contatto, osservandolo guardarla con incredulità, leggeva nei suoi occhi sentimenti sinceri, mentre nella sua mente la sua parte innamorata gridava a squarciagola, “Non fidarti di me, Goten.”


Sono dispiaciuta di non aver aggiornato prima d’ora, ma l’università e l’esame di teoria di lunedì della patente (passato tra l’altro, e ne sono veramente felice) mi hanno impedito di continuarla, comunque ringrazio di cuore tutti coloro che stanno seguendo questa fanfiction, mi hanno fatto estremamente piacere le vostre recensioni, davvero. Spero che continuerete a seguirmi. Un bacione.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Tutto il mio amore ***


Tutto il mio amore

Scrutava il cielo notturno, cercando di cogliere una luminescenza maggiore di quella che le offriva la luna, così bianca in tutta quel oscurità.
Con un gesto spontaneo, pigiò sul tasto per accendere la radio, era solita ascoltare della musica quando sentiva che un peso la stava per schiacciare.

Io ci sarò, quando vorrai
Sarò nascosto tra mille ricordi ma non mi vedrai

Socchiuse gli occhi, ricordando le piacevoli ore che avevano trascorso insieme in passato, mentre le lacrime offuscarono la vista. Quanto si sarebbe disprezzata dopo aver attuato quel maledetto piano?
Strinse leggermente la stoffa del vestito che indossava, lasciando intravedere la pelle rosea delle sue gambe.
I passi che provenirono da un angolo della casa, la risvegliarono, coprendosi con pudore, la parte che poco prima era più visibile.
Goten si sedette accanto a Bra, non la guardò neanche per un istante, rapito dall’immensità di quel cielo.
“Bra, quello che è successo..”, proferì Goten con l’intenzione di chiarire i suoi sentimenti una volta per tutte.
Aveva nascosto, soppresso con tutte le sue forze quel ostinato pensiero che lo tormentava, assillato da ostacoli come la differenza d’età che vacillava tra i due, dodici anni che avevano fatto da cuscinetto in ogni occasione in cui il suo istinto di uomo si presentava.
Ma quel bacio, quel breve contatto, aveva mandato all’aria ogni buon proposito che in tutti quei anni aveva con insistenza riproposto a sé stesso, ripetendo a sé stesso il legame che li univa: l’amica di sua nipote, la sorella del suo migliore amico, una ragazza che era praticamente di famiglia, non avrebbe mai potuto svelare i suoi sentimenti alla luce di quei fatti precedenti.

Ti parlerò, mi penserai

Ma ora la situazione era cambiata. Non aveva la forza per resistere ancora a quella ragazza che lo aveva ammaliato da tempo.
“Bra, dobbiamo parlare.”, disse determinato.
Rabbrividì a quelle parole, illuderlo, ingannarlo, sapeva che le sarebbe costato caro.
Si allontanò da lui, facendo qualche passo in più, quello che provava nei confronti di sé stessa era un odio profondo, non aveva mai visto così nettamente ciò che era giusto da ciò che era sbagliato. Adescarlo in quella trappola, avrebbe infranto ogni piccola briciola di rispetto che provava per sé stessa. Ma come poteva salvare in altro modo la sua famiglia?
Gli porse la mano verso la sua direzione, un gesto che le aveva evitato di parlare, di mentirgli, sperando disperatamente che ciò alleviasse la sua colpa.
Il ragazzo strinse la sua mano, afferrandola con una mossa rapida per i fianchi.
Avrebbe mandato al diavolo ogni logica razionale per ascoltare solo quella del suo cuore, sapeva bene che l’emozione che percepiva, avvertendo la pelle di Bra a stretto contatto con la sua, non l’avesse mai provata. Non si sarebbe tirato indietro, avrebbe affrontato ogni avversità che si fosse posta davanti a loro con la consapevolezza che avrebbe vissuto a pieno quel sentimento, che lo lasciava senza fiato ad ogni suo lieve tocco.
I baci di Goten, passionali ed ardenti, la disorientarono, come sarebbe riuscita a far tacere quel batticuore?
“Lasciati andare.”, le sussurrò Goten all’orecchio, provocandole un forte brivido.
L’avrebbe amato, si sarebbe illusa di vivere in quel amore sincero, dimenticando che ci sarebbe stato un dopo, delle conseguenze.
Gli avrebbe donato tutta sé stessa, senza timori, perché quella era l’unica cosa che avrebbe potuto dargli prima di morire.


Si mosse in punta di piedi, raccogliendo i vestiti che erano sparsi sul pavimento della camera di Goten.
Spostò il suo sguardo verso la luna che ancora illuminava quel cielo notturno, l’unica testimone alla manifestazione dei loro sentimenti.
Si rivestì in fretta, stando attenta a non svegliare il ragazzo, che aveva un espressione serena sul suo viso.
Non era riuscita a dimostrarsi fredda, a non farsi coinvolgere in quel amore, che l’aveva colta alla sprovvista, non era riuscita a sedurlo come aveva voluto. Ora, il suo cuore gli apparteneva, non avrebbe dovuto far l’amore con lui, si ripeté mentalmente, rimproverandosi al gesto sconsiderato che aveva compiuto.
Sollevò la borsetta, osservando per un istante quel arma che le era stata consegnata. Scosse la testa, non avrebbe potuto farlo. Non ne era in grado.
Impresse il suo volto per l’ultima volta, prima di scomparire dalla sua vita e da quella di qualsiasi altra persona che la conoscesse. Stava scappando dai suoi problemi, era vero. Ma non poteva agire altrimenti, non avrebbe potuto uccidere il ragazzo che amava dal profondo del cuore. Non sapeva cosa sarebbe successo con quella sua decisione, eppure era sicura che quella fosse la scelta più giusta che poteva prendere, i suoi familiari ne sarebbero stati fieri, lo sapeva.
Si allontanò a passi leggeri da quella casa, che le aveva mostrato il vero amore, accompagnata dalla luce lunare di quella notte.

E nel silenzio di un ultimo istante lontana sarai.




*crediti testo della canzone: Manuel Aspidi - Soli a metà

Mi scuso del mostruoso ritardo che ho fatto questa volta, purtroppo un po’ la stanchezza che ne deriva in questo periodo, un po’ gli impegni che mi hanno assorbito completamente, mi hanno preso ogni possibile tempo libero, e così mi sono ridotta a scrivere nei piccoli momenti di tempo che avevo..quindi, se vi sembra discontinuo, mi dispiace.
Comunque sia, rinnovo i miei ringraziamenti verso chi avrà ancora voglia di recensire e commentare nonostante il capitolo che ne è uscito.

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