Il dolce bacio della Morte

di crazygurl91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro...e sangue ***
Capitolo 2: *** In trappola ***
Capitolo 3: *** Emozioni in una notte d'estate ***
Capitolo 4: *** Lacrime di Natale ***
Capitolo 5: *** L'ultimo ostacolo ***



Capitolo 1
*** Incontro...e sangue ***


Non so il motivo che mi spinge a scrivere le mie memorie, come se stessi per esalare l’ultimo respiro…divertente! Forse il passare troppo tempo con lui mi ha fatto diventare pazza, oppure le lunghe notti, quando lui non c’è, sono troppo noiose per me. Mi chiedo se mai qualcuno leggerà, veramente, la mia storia; d’altronde chi mi crederebbe mai? Chiunque resterebbe perplesso leggendo il mio diario, sicuramente penseranno che sia tutta fantasia…ma questa è una storia vera: la mia!

In una calda notte d’estate, in circa quaranta anni fa, mi trovavo a Riccione con le amiche e i nostri rispettivi fidanzati, per le vacanze estive.
Io ero la più piccola del gruppo, avevo compiuto da poco sedici anni, ma ero fidanzata con Claudio che aveva quasi venticinque anni. Tra noi non c’era mai stato un vero rapporto d’ amore, erano stati i nostri genitori a volere il nostro fidanzamento, ma ci volevamo lo stesso bene, però come due amici.
Quella notte erano tutti alticci, tranne io che ero la “bambina”, come loro mi chiamavano, tra vino e super-alcolici il mio ragazzo si senti male, cosi mi accinsi a riportarlo in albergo. Per fortuna non ebbi nessun tipo di problema al ritorno, quindi entrai nella hale dell’hotel, ma appena entrai senti uno sguardo di fuoco che si soffermava, insistentemente, su di me. Entrai nella camera, sempre con la sensazione di essere osservata, e adagiai Claudio sul suo letto; lo guarda teneramente per qualche minuto: gli alcolici non li reggeva proprio! Li beve perché cosi, crede, di dimostrarsi uomo. Era proprio uno sciocco! Un tenero sciocco!
Non appena raddrizzai la schiena, per andare nella mia camera, sentii un lieve fruscio dietro di me, feci per voltarmi, ma fui afferrata da due braccia dure come l’accaglio. Ero spaventata a morte, ma al tempo stesso mi sentivo al sicuro: avevo la sensazione che quelle braccia non mi avrebbero mai fatto del male. L’uomo dietro di me, con il mento, mi scanso un ciocca ramata dall’orecchio e mi sussurro di stare calma, immobile. Io, più ammaliata dalla sua voce, profonda e melodiosa, che terrorizzata da lui, obbedii.


<< Bene >>

 

Disse lui con la sua voce suadente. Mi libero dalla sua morsa d’accaglio, in cui stavo quasi soffocando, e con un gesto spazientito, mi lancio sulla poltroncina, unico oggetto che era più vicino a noi.
Fu allora che lo vidi per quello che era veramente, non per quello che sembrava: non era un uomo, ma un essere sopranaturale. 
Era la cosa più bella che avessi mai visto, che superava ogni giudizio mortale. Ero talmente incantata che, nonostante sono passati tutti questi anni, ricordo ancora cosa indossava: una giacca nera sopra una candida camicia e dei jeans lacerati in più punti. Intorno a lui era presente un vago alone che, di solito, contorna e differenza ciò che è reale da quello che non lo è. I suoi occhi sembravano azzurri, ma guardandoli meglio mi accorsi che erano d’argento, un argento freddo, capace di incatenarmi. Mentre fissavano la figura indifesa e debole di Claudio, quei occhi freddi ardevano di bramosia, come se un affamato vede una tavolata di cibo. Si passo una mano sui folti capelli castani e si avvicino a lui. Dapprima non riuscivo a capire che intenzione avesse, così rimasi seduta. Ma se anche avessi capito i tempo cosa realmente volesse fare, non mi sarei alzata lo stesso da quella, maledetta, poltroncina. 
Ancora oggi, se ripenso a quella dannata notte, mi sento in colpa verso Claudio: se fossi intervenuta forse lui sarebbe ancora vivo, si sarebbe sposato, non con me, visto come sono andate le cose, ma si sarebbe fatto una famiglia.
Se io solo…ma all’epoca, nel preciso istante in cui il vampiro si avvento sulla gola di Claudio mostrando le zanne, io non riuscii a fare nient’altro che rimanere immobile, con il cullo incollato in quella stupida sedia, a fissare il mio fidanzato che moriva.


 

 

 

 

 

 


Note dell'Autrice: Lo so...è cortissima, ma il pezzo forte lo devo ancora crearlo...x ora accontentatevi, di certo non ve ne pentirete...spero ^^' 

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Capitolo 2
*** In trappola ***


Claudio moriva d'avanti hai miei occhi, ed io me ne stavo ferma a guardare.
Se non altro, ad alleviare il mio senso di colpa, fu la convenzione che la sua morte fosse stata indolore: era troppo ubriaco per sentire il morso del vampiro. Mori nel sonno, dissanguato da quella creatura che, nonostante avessi visto quello che aveva fatto, mi appariva sempre più bello. Avvertii le prime lacrime farsi largo e comincia a chiamare Claudio con insistenza e disperazione, ma lui non poteva più rispondermi. 
Il vampiro si stacco da lui e, sentendo il mio richiamo folle, butto indietro la testa e scoppio a ridere, rideva di me. Quel suono basso mi fece rabbrividire, non per la paura, ma per l’eccitazione. Volevo odiarlo per aver ucciso il mio migliore amico e fidanzato, ma non ci riuscivo, più lo guardavo e più desideravo di essere di nuovo stretta tra le sue braccia. Ero completamente in balia del vampiro. Ma trovai il coraggio di urlare, anche se ero attratta da lui, mi aveva distrutto psicologicamente e lui lo sapeva. Ne traeva godimento in tutto questo, tanto che mi si avvicinò sorridente e leggermente arrossato in viso. L’orribile convinzione che, quel bel colore sulle guance, era la vita di Claudio, che gli infondeva vigore in tutto il suo, splendido, corpo mi fece esplodere. Noncurante che quel essere potesse cibarsi pure di me, mi avventai contro di lui tempestandolo di pugni. Nessuno dei miei colpi riuscii a scalfirlo, anzi ad ogni colpo lui rideva sempre più forte.
Mi butto a terra con un ceffone, talmente forte che quasi mi spacco la mascella. La vista mi si offuscò per un istante, ma quando ritrovai la vista, mi ricordai del coltellino che mio nonno mi aveva dato prima di partire, temeva che potessi trovarmi in qualche situazione di pericolo. Da quando ero arrivata lo portavo sempre con me, di solito lo tenevo dentro alla borsetta, ma questa volta, non so perché, l’avevo infilato nella tasca del vestito.
Frugai dentro alla tasca, facendo finta di rialzarmi, e quando lo trovai aprii. Il vampiro mi guardava ancora sorridente. Odiai e amai, allo stesso tempo, quel suo seducente sorriso da angelo maledetto.
Mossa dalla disperazione e dall’istinto di sopravivenza, vibrai il colpo sfregiando sul suo delicato viso di angelo dell’inferno; un secondo dopo sulla sua guancia era impresso un profondo taglio, che comincia a gocciolare di un sangue nero. Mi spaventai della mia stessa azione, arretrai, pian piano, verso la porta. La apri e, come una saetta, volai fuori, ignorando che il vampiro aveva perso il suo sorriso smagliate e tastava la guancia alla ricerca del taglio che gli avevo inferto.
Iniziai a correre più velocemente che potevo, e ben presto mi ritrovai in mezzo alla strada. Non sapevo dove andare, volevo solo andare il più lontano possibile dal vampiro, che mi faceva provare due sentimenti differenti: paura e passione. Non avevo più il controllo delle mie gambe e corsi fino all’esaurimento fisico, ero troppo sconvolta per pensare. Ero quasi arrivata all’entrata di un parco, quando quel essere stereo mi si parò davanti. Notai immediatamente che non aveva più il taglio sulla guancia. Il panico mi colse in pieno, mi volsi di scatto e ricominciai la mia fuga…inutile, mi sembrava una caccia al topo, destinata a finire male per la sottoscritta. Mentre fuggivo, senza più aria in corpo, mi domandavo il perché stava succedendo tutto questo. Perché una bella vacanza era finita in tragedia?
Le gambe cominciarono a diventare di piombo, non ero mai stata un asso nello sport, ed avevo raggiunto il mio limite. Mi fermai, consapevole che il vampiro era dietro di me lo guardai, camminava tranquillo e spensierato fischiettava, a dirittura, un motivetto. Un groppo allo gola mi impediva di parlare, ma non potevo morire in quel modo, come Claudio, senza combattere. Mi feci coraggio e lo affrontai.


<< Per quale motivo mi segui? Che cosa vuoi da me? Non ti è bastato Claudio? Vuoi pure il mio sangue? >>


Cercai di sembrargli il più possibile forte, ma i miei occhi cominciarono a luccicare per le lacrime, mentre il vampiro mi guardava sorridendo.

 

<>


La tranquillità con cui parlava mi irritava, ma allo stesso tempo mi spaventava. Due lacrime solcarono il mio viso, mentre cercavo, inutilmente, di non scoppiare in un violento singhiozzo. Credevo seriamente che mi avrebbe uccisa; forse non adesso, ma prima o poi l’avrebbe fatto, se non per quale motivo mi avrebbe inseguita? 
Vedendo le mie lacrime, mi si avvicinò pericolosamente e io arretrai, ma lui ero troppo veloce e io troppo stanca. Il contatto delle sue gelide dita sulla mia pelle mi fece rabbrividire, mi vergogno, di piacere, intanto i mie occhi verdi si perdevano nei suoi d’argento.
Finalmente ritrovai la voce. Volevo sapere che intenzioni aveva su di me.

 

<< Poso sapere che diavolo vuoi da me? >>

 

Senza smettere di guardarmi, il vampiro si accese una sigaretta e mi rispose.

 

<< Il mio nome è Daniel, e ciò che voglio se tu mi cara…perdonami ma non conosco il tuo nome >>


<< Gemma >>

 

Gli risposi meccanica.
Daniel fece un altro sorriso.

 

<< Un nome che ti calza, perfettamente, a pennello >>

 

Mi accarezzo di novo, e di nuovo fui pressa dalla passione.

 

<< Sei bellissima come una pietra preziosa >>


Non ho la più pallida idea di come, all’ora, trovai la forza di scansare la sua mano, nonostante la forte attrazione che provavo per quella creatura , ma lo feci. Daniel mi guardo, per qualche secondo, con stupore, ma ritorno subito a sorridermi e guardarmi.

 

<< Sei proprio una vera donna e questo mi piace molto, mia piccola Gemma. Ma ritorniamo a noi. È da molte notti che ti osservo e ti studio; ormai sono convito che tu sei la persona più adatta per insegnarmi ciò che devo sapere. la vita di questo secolo è troppo confusionaria per un uomo della mia età! Non conosco niente di tutto ciò che mi circonda, per questo ho bisogno di te. Di una bella ragazza acuta, intelligente e schietta. Tu mi farai da Cicerone in questa lurida città >>


La sua spiegazione mi spiazzo in pieno. Non appena ripresi il controllo del mio corpo gli domandai, se ripenso a quella domanda mi do ancora della stupida, ma ero troppo scioccata da tutti i fatti che erano accaduti quella dannata notte.


<< Che cosa sei? >>


Lui, sempre sorridendo, diede un tiro di sigaretta poi, in mezzo al fumo di tabacco, apri la bocca mettendo in mostra, fra i denti bianchissimi come perle, i due lunghi canini aguzzi.
Sia le mani che le gambe cominciarono a tremare, e un nodo alla gola mi impediva di respirare correttamente. Daniel si avvicinò ancora di più, mi abbraccio dolcemente e mi sussurro, delicatamente, all’orecchio:

 

<< Non avere paure di me, non ti farei mai e poi mai del male, per nulla al mondo. Mia piccola e dorata gemma preziosa >>


Quel che accade dopo quelle splendide parole, non so dirlo con chiarezza, visto che mi ritrovai sorretta tra le sue forti braccia d’acciaio priva di sensi.

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: questa fanfic l'ho scritta quando andavo in terzo liceo...quindi è molto vecchia XD...spero che vi sia piaciuta e al prossimo capitolo.

Un Bacio.

Very.

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Capitolo 3
*** Emozioni in una notte d'estate ***


In seguito vissi insieme a lui, in una piccolo villino abbandonato. Le nostre erano notti fatte di discussioni e litigi violenti sui vari argomenti che interessavano a Daniel: filosofia, scienza, storia e politica; non eravamo mai d’accordo su niente, non che le cose siano cambiate più di tanto, ma almeno adesso facciamo sempre pace…a modo suo! La convivenza con un vampiro era estenuante: non mi lasciava mai dormire, la sua smania di conoscere tutto ciò che riguardasse quel secolo era troppa, così dovetti cominciare a dormire di giorno. Per un anno intero ho vissuto con lui da umana, ormai per la mia famiglia e per i miei amici ero morta. All’inizio ero triste, perché avevo rinunciato a una vita che, all’epoca, mi piaceva, ma Daniel quando voleva sapeva essere dolce e comprensivo, cosi tanto che mi faceva passare tutta la tristezza. Alla fine mi affezionai alla sua compagnia…o meglio, m’innamorai completamente di lui. Più stavo assieme a lui, più il mio amore si faceva intenso, finché divenne anche carnale: ogni scusa era buona per ritrovarmi tra le sue braccia, smaniavo per una sua carezza. Lo desideravo al tal punto che, una notte, feci una cosa troppo audace e folle che, se ci ripenso, mi sconvolge ancora. Quella notte mi alzai troppo presto, erano le otto e mezza di sera e di solito Daniel si alza alle dieci e mezza, era una estate torrida, infatti avevo peso l’abitudine di dormire solo con la biancheria intima. Senza rivestirmi mi misi a guardare Daniel, che dormiva tranquillo sul divano, mi aveva spiegato che le bare erano troppo scomode per lui, addosso aveva solo i pantaloni e io guardavo ammirata il suo torace scolpito, assomigliava ad una opera d’arte. Dormiva disteso sulla schiena, come al solito, le mani incrociate sul ventre e la bocca leggermente aperta, rimasi a guardarlo ancora per qualche minuto, piena di una passione indescrivibile, alla fine presi una decisione che, all’epoca ancora non lo sapevo, porto una fine e un inizio. Muovendomi il più silenziosamente possibile, mi distesi accanto a lui sul divano e mi rannicchiai accanto al suo gelido, e immobile, corpo. Con le dita mi misi a giocare con i suoi capelli, mentre il mio battito cardiaco aumentava sempre di più, temendo che in qualsiasi momento avrei avuto un infarto. L’amore e il desiderio che provavo per lui, mi fecero diventare più audace; mi sollevai sul gomito e, sempre lentamente, mi avvicinai alle sue labbra color rubino, finché non si fossero unite con le mie in un innocente, casto, bacio. Avrei dovuto staccarmi da lui immediatamente, ma qualcosa dentro di me non me lo permisi, e quando Daniel, ancora mezzo addormentato, mi mise una mano dietro alla nuca spingendomi ancora di più a lui, infilandomi la lingua in bocca, capi che sia per me sia per il mio cuore era troppo tardi, ormai ero una sua proprietà. La mano di Daniel si fece più decisa e mi afferro, facendomi anche male, il seno. Non riuscivo quasi più a respirare e il mio battito cardiaco andava all’impazzata, ma ignorai entrambi. Il piacere che lui mi dava mi mandava al settimo cielo, i suoi baci di fuoco sembravano catene, delle pesanti catene che mi legavano a lui per sempre. Mi sentivo come se fossi la sua schiava e la cosa mi eccitava non poco. Sotto di lui fremevo dal desiderio, mentre la sua mano esplorava ogni singola parte di me.

<< Daniel! >>

Non ero riuscita a soffocare quel gemito di piacere, e come potevo? Sopra di me, mezzo nudo, c’era una bomba sexy. Purtroppo, quel mio gemito, spezzo la magica atmosfera che sia era creata, improvvisamene, r noi due. Daniel, sbarrando gli occhi, si allontano velocissimo da me, mentre io,ancora spaesata, ero rimasta come una stupida sul divano. Lo sguardo di del mio amato vampiro era di ghiaccio, tanto che provai seriamente terrore di lui, anche se ero sicura che non mi avrebbe mai fatto del male, avevo una paura blu. Non riuscendo più a sostenere quello sguardo magnetico, abbassai il mio morsicandomi il labbro inferiore.

<< Ti rendi conto di quello che hai fatto, Gemma? >>

Senza guardarlo negli occhi, feci segno di no. Ero confusa: perché era così serio e arrabbiato? Non gli piacevo neanche un pochino? Ma se era così perché mi aveva baciata e toccata con cosi tanta passione?





Note dell'Autrice: lo so questa scena non è per nulla erotica, lo so non sono capace a scrivere scene erotiche...ma almeno ciò ho provato :P Un Bacio. Very

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Capitolo 4
*** Lacrime di Natale ***




Dopo quella maledetta notte, ne io e ne Daniel ci parlammo per giorni.
Poi i giorni divennero settimane e infine le settimane mesi, fin che non arrivammo il giorno della Vigilia di Natale senza aver mai parlato: le nostre continue discussioni su ciò che accadeva nel mondo, le sue domande bramose di conoscenza, era tutto svanito a causa di un momento di follia.
Per Daniel non esistevo più! Non ero più la sua piccola gemma preziosa, mi ero tramutata in un fantasma: senti la sua presenza, ma non lo vedi. Ero diventata invisibile ai suoi occhi di ghiaccio e la cosa mi faceva impazzire di dolore. Alla fine caddi in depressione.
Passavo notti d’inferno , tormentandomi sui miei errori e su ciò che avevo rinunciato per lui; comincia a odiarlo come non mai: mi aveva incantata a tal punto che non riuscivo più a distinguere il bene dal male, a causa sua avevo rinunciato a una vita normale e tranquilla, certo senza amore, ma pur sempre sicura. Ma più mi ripetevo che l’odiavo, più capivo che l’amavo: di cosa me ne sarei fatta di una vita monotona? Come avrei potuto vivere un’altra vita senza di lui? Ma soprattutto, potevo chiamare vita quella?

Ero seduta d’avanti al caminetto accesso, il tepore del fuoco mi rilassava mentre sorseggiavo il mio calice di vino, ricordo alla perfezione quella notte, ogni particolare è marchiato ha fuoco nella mia memoria. Quella sera del 24 Dicembre del anno 1972, indossavo solo una camicia di Daniel, che era tre volte più di me, stavo facendo di tutto per impregnare la mia pelle del suo profumo, hai piedi solo un palio di calzettoni di lana grigia, i capelli, che ora mi arrivavano fino ai fianchi, era un anno intero che on andavo più dal parrucchiere, erano scompigliati e spettinati. Dopo che Daniel aveva cominciato a ignorarmi, avevo perso qualsiasi attenzione nel curarmi.
Mi guardai intorno: ero in un vecchio villino abbandonato, da sola, il giorno della vigilia d natale. Cominciai a pensare alla mia famiglia: casa staranno facendo adesso? Mi penseranno almeno un poco? che regali avranno trovato, domani mattina, i miei fratelli? e mia sorella si sarà finalmente sposata? 
Senza rendermene conto le lacrime iniziarono a scendere, e i poco tempo mi ritrovai a piangere come una bambina. Mi sentivo terribilmente sola, avevo un disperato bisogno di qualcuno…avevo bisogno di Daniel!
Un vento gelato in rupe nella stanza, rischiando di spegnere il fuoco che, con molta fatica, avevo accesso. Il vampiro comparse da dietro la porta con la camicia sporca di sangue e le gotte colorite vivacemente. Oramai avevo fatto l’abitudine alla sua alimentazione, e non mi scandalizzavo più per qualche goccia di sangue, come una volta; dopo aver chiuso la porta, si volse a guardarmi e, dopo qualche minuto d’incertezza, mi si avvicino.


<< Hai pianto? >>

 

Mi domando, posandomi la sua gelida mano sulla guancia.
Dovrei essere contenta, dopo molto tempo finalmente mi rivolgeva la parola, mostrandosi persino affettuosa, ma invece non lo ero; ero furiosa! Indignata, mi sottrassi da quelle carezze. Daniel rimase basito, non si aspettava quel gesto, ma io mi ero stancata di essere la sua bambolina: io ero una persona!
Capendo che aria tirava, il vampiro si mise, spazientito, seduto di fronte a me come se mi stette facendo un favore, avevo una voglia matti riprenderlo a schiaffi, e l’avrei fatto se non fosse stato il perché mi sarei fatta più male io di lui.


<< Posso sapere cos’hai? Non ti ho mai vista in questo stato >>


<< Tu osi chiedermi come sto? >>

 

La voce mi tremava dall’ira.

 

<< Dopo mesi e mesi che mi tratti come se io fossi invisibile, hai pure la faccia tosta di farmi una domanda talmente stupida? >>


Mi ritornarono in mente quei giorni assordati dal dolore, senza accorgermene mi ero rizzata in piedi, ero talmente arrabbiata che non avevo più controllo sulla mia mente, ne sul mio corpo. Ero furente, faticavo a respirare, la rabbia mi scoppiava in petto come un fulmine.
La voce di Daniel era tranquilla.

 

<< Gemma, per quanto può importare, tu sei la prima. La prima per cui provo qualcosa >>


Sbattei le palpebre. La prima? C’erano state altre donne nella sua vita immortale? E se si, quante?
Mi voltai dall’altra parte, ero troppo fuori di me per guardarlo.

 

<< La prima, che onore >>

Esclamai inferocita.

 

<< È una bella sensazione essere in cima al harem >>

Lo guardai dritta negli minacciosa, ma era difficile; avevo cominciato a piangere talmente tanto, che era difficile vedere qualcosa.
 

<< Piantala di comportarti come una ragazzina viziata >>

Commentò Daniel.

 

<< Comincia a comportarti da donna Gemma! >>


<< Non ti azzardare a usare quel tono con me. C’è solamente uno tra noi due che ha il diritto di essere arrabbiato , in questo momento e, mi dispiace dirtelo, ma quello non sei tu. Ma ti rendi conto che per mesi… >>


Daniel si chinò in avanti e mi sfioro la spalla. Il tempo morì sotto il tocco delle sue dita e io mi trovai bloccata dalle sue mani, come un idiota mi ero lasciata incantare nuovamente da lui.


<< Non iniziare con le tue storielle tristi, Gemma. E ho già vissute tutte sulla mia pelle. Ok? >>

 

Piegò la testa di lato e strinse le labbra: era la sua solita espressione di quando stava cominciando ad arrabbiarsi seriamente.

 

<< Credi di essere speciale? >>


Mi serrò delicatamente, o almeno per lui all’epoca, la gola per impedirmi di parlare, ma per la prima volta in vita mia non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, cercai di parlare lo stesso.

 

<< Non voglio sentire quello ce hai da dirmi>>

 

Sibilai. Sentendo dentro di me una rabbia grande come il cielo. Ma anche una solitudine immensa come l’oceano, in cui potevo affogare.
Daniel mi sollevo il mento, come se volesse vedere meglio il mio dolore, come se non volesse perdersi quel meraviglioso spettacolo.

 

<< Per secoli ho trovato giovani ragazze che mi hanno aiutato, proprio come te. Non tutte si sono innamorate di me, ma a causa mia hanno sofferto. Alla fine non ho potuto fare altro che abbandonarle a loro stesse >>


<< Ti prego, basta >>

 

Sussurrai tappandomi le orecchie con le mani, non potevo sopportare lui che parlava delle sue altre donne.
Erra straziante!


<< E tu vuoi parlarmi del tuo dolore? Ascolta, Gemma. Un giorno imparerai che il tempo non fa altro che creare ferite, e non è in grado di rimettere le cose a posto. Mi ero ripromesso che non avrei mai più permesso a me stesso di fare del male, di nuovo, a un’altra fanciulla innocente. Ma poi se comparsa tu, che con la tua pura innocenza, mi hai stregato talmente tanto che ti volevo tutta per me >>


<< Allora perché quella notte, quella maledettissima note del cavolo, mi hai respinta? >>


Le lacrime si erano trasformate in violenti singhiozzi, non riuscivo a respirare tale era la violenza del mio dolore.


<< Vuoi sapere il perché? >>

 

La sua voce assomigliava sempre di più al ruggito di una belva feroce.

 

<< Perché, guardiamo i faccia la realtà, io sono un vampiro e tu un semplice essere umano. Io vivrò per molti secoli, tu invece sei fortunata se arriverai agli ottanta anni. Si, posso benissimo tramutarti in un vampiro, ma non ne ho voglia! >>


<< Per favore, smettila! >>

 

Gemetti, le lacrime mi sgorgavano dagli occhi come una ferita, lasciandomi debole e nauseata. Mi sentivo come se avessi continuato a piangere fino alla morte.
 

<< Cosa c’è la verità fa troppo male per te, mi dispiace dolcezza, ma questa è la realtà >>


Non ne potevo più. Non volevo più ascoltare quelle parole orribili che mi laceravano, ogni singola parte del mio corpo e della mia anima. Riuscì a liberarmi dalla sua presa e cominciai a correre fuori dal villino, volevo stare il più lontano da lui e dalla sua lingua affilata.
Fuori nevicava e faceva un freddo cane, ed io ero mezza nuda, ma non mi importava nulla. Ciò che realmente contava, in quel momento, era correre fin che le gambe duravano.
Dietro alle mie spalle sentivo Daniel che mi chiamava, la sua voce sembrava preoccupata…quasi spaventata. I voltai per vedere cosa stava succedendo e fu proprio lì che la vidi: una luce immensa che mi travolgeva e poi più niente: niente dolore, niente sofferenza, niente Daniel, solo pace e tranquillità.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: proprio della serie se non sono cattivi non ci piacciono...va bhe...comunque per favore potete fare una recensione? Mi va bene anche una piccola piccola...sono curiosa di sapere se quel che scrivo vi piaccia.

Un Bacio.

Very.

 

P.S. Mi sono accorta troppo tardi: nel capitolo 2 manca un dialogo, ciò la risposta di Daniel che è:

 

<< No. Il tuo fidanzato mi ha saziato a sufficienza, anche se era troppo dolce per i miei gusti >>

 

cosi almeno vi sarà più chiaro tutto il discorso che viene dopo.

XD

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Capitolo 5
*** L'ultimo ostacolo ***



Ora capivo cos’erano quelle forti luci, i fari di un camion. E quella sensazione magnifica di pace, l’avevo provata perché ero morta, o almeno perché stavo morendo.


<< Ho cercato in tutti i modi di tenerti in vita, con i metodi umani, ma ogni mio tentativo sembrava inutile. Cosi, preso dalla disperazione, ho preso una decisione drastica; io…io ti ho donato il mio bacio mortale. Ora sei un mostro come me >>


Non riuscii a crederci. I primi cinque minuti rimasi sotto shock, passati quelli comincia ad urlare come una pazza.


<< NON TI BASTAVA AVERMI ROVINATO LA VITA, PORTANDOMI VIA CON TE. ORA HAI VOLUTO COMPLETARE LA TUA OPERA, TRAMUTANDOMI IN UN MOSTRO NOTTURNO, CHE SI NUTRE DELLA VITA ALTRUI! >>


Ero talmente fuori di me, che non sapevo neanche io cosa stavo dicendo. Se potessi tornare indietro, cancellerei dalla faccia della terre quelle frasi blasfeme, che l’hanno tanto ferito.


<< AVRESTI DOVUTO LASCIARMI CREPARE, COSI SAREI STATA FINLMENTE LIBERA DA TE E DALLA TUA PRESENZA. SAREI POTUTA RITORNARE DALLA MIA FAMIGLIA, INNAMORAMI DI UNA PERSONA NORMALE E AVERE UNA FAMIGLIA; MA ORA TUMI HAI CONDANATTA A UNA VITA ETERNA E OSCURA. TI ODIO! TI ODIO DAL PROFONDO DEL CUORE, SE MAI ME NE è RIMASTO UNO! >>


E mentre io blateravo quelle parole piene di veleno, Daniel se ne rimase in silenzio con il capo chino e quando, consumato tutto il mio veleno, mi buttai dall’altro capo del letto, disgustata dalla sua vista, che un tempo mi aveva portato ad una folle passione. Se ne andò senza dirmi una parola. Ma forse era stato meglio così, in quel momento non ragionavo, e se lui avesse provato a consolarmi non avrei fatto altro che ferirlo di più.

Passarono quattro ore da quando Daniel mi aveva comunicato che ero diventata una vampira, e avevo riflettuto al lungo sulle sue parole. Prima ero troppo disperata e scioccata per comprenderle,ma adesso avevo riacquistato un po’ del mio sangue freddo, e stavo cominciando a capire molte cose.
Come avevo potuto essere tanto sciocca?
Scattai giù dal letto, pregando che non fosse troppo tardi per rimediare, mi infila una lunga vestaglia, e scesi a piedi nudi la lunga scalinata. Dalla notevole numerosità delle stanze,capii che mi trovavo in una specie di reggia, e trovarlo no sarebbe stato tanto semplice, anche se adesso ero rapida e agile come una gazzella. Entrai in qualsiasi stanza mi capitava a tiro. Finche non vidi un tenue luce, la luce di un fuoco.
Daniel si trovava in quello che aveva tutta l’aria di sembrare un piccolo salotto. Stava sorseggiando ancora il suo vino, con un braccio appoggiato al camino. Mi avvicinai a lui con cautela, temevo che fosse furente e si stava sbollendo. Ma a un certo punto vidi una cosa che mi sconvolse di nuovo, ma che contemporaneamente mi intenerì: Daniel stava piangendo! Le sue lacrime sembravano piccoli pezzi di ghiaccio e aveva un’aria tanto triste, tanto sola che non potei guardarmi a non fare quello che stavo per fare.
Gli circondai la vita con le braccia e appoggiai il viso sulla sua ampia schiena, mormorando più volte il suo nome.
Quello era il Daniel che amavo e che avrei continuata ad amare per l’eternità. Lui, posando il bicchiere, mi prese le mani e le bacio dolcemente.


<< La mia piccola, dolce, Gemma. Tanto indifesa quanto fragile. Non ho il diritto di ricevere il tuo perdono >>


Mi misi in punta di piedi e strofinai la mia guancia conto la sua spalla.
 

<< Ma cosa dici, sono io quella che non merita nulla. Tu mi hai salvato ed io…AHI! >>


Daniel mi aveva scaraventato contro il muro, con tutta la sua forza. In quel momento ringrazia di essermi notevolmente irrobustita, perché sarei sicuramente morta, ma il dolore lo percepii ugualmente.
 

<< Salvata? Da cosa? L’hai detto persino tu: io ti ho condannata a una vita fata di tenebre, ti ho fatto diventare come me: un mostro privo di scrupoli >>


Mi rimisi in piedi, non volevo arrendermi, anche se lui era notevolmente più forte di me, non intendevo dargliela vinta.


<>


Mi meravigliai di quanta fermezza e sicurezza avevo parlato, io che sono sempre stata paragonata a u timido topolino, stavo trovando la forza di contrastare un vampiro. Mi sentii più viva adesso che, in un certo senso, ero morta che prima che ero viva.
Ma neanche Daniel aveva intenzione di lasciarmela vinta:

 

<< Tu non capisci. Io ho fatto sempre soffrire la gente, anche quando ero un uomo, non merito la pietà di nessuno. Soprattutto la tua >>


Pietà? Non riuscii a trattenermi, caricai con tutta la forza il braccio indietro e lo schiaffeggia, la prima volta lui mi lasci fare, ma quando lo stavo per colpirlo nuovamente, lui mi bloccò il braccio.
 

<< Tu osi chiamare pietà ciò che provo per te? È possibile che non hai capito nulla, dopo tutto questo tempo passato assieme? Sarai pure un vampiro millenario, ma per quanto riguarda il tuo intelletto sei un idiota! >>


Chi mai avrebbe creduto che io la tenera, timida, indifesa Gemma potevo parlare in quel modo. Se mia madre mi avrebbe ascoltato gli sarebbe sicuramente venuto un infarto: ha passato gran parte della sua vita a insegnarmi le buone maniere, facendomi diventare una pappa molle.
Anche Daniel sembrava sorpreso dalla mia reazione, ma ciò che aveva detto era troppo grave per me. Sono pure diventata una vampira, ma i miei sentimenti sono ancora quelli di una volta.
Lui se ne stava lì, in piedi, impalato non sapendo cosa dire. Mi sentivo una perfetta illusa, come poteva uno come lui innamorarsi, o almeno provare il minimo affetto, per una come me. 
Mi voltai dall’altra parte per andarmene, pentendomi di essermi innamorata fino alla pazzia di un vampiro lento di comprendonio come lui. La fuga fu impossibile, Daniel mi afferrò il braccio, facendomi anche abbastanza male, ma all’epoca ero troppo furente per rendermene conto.


<< È questo quello che pensi? Credi davvero che io non ho capito niente? >>


Non riuscivo a capire cosa gli prendeva, quella che doveva essere arrabbiata o quanto meno offesa. Era la prima, e ultima, volta che vedevo tutta la sua rabbia esplodere. Mi afferro anche l’altro braccio e mi sbatte, con violenza al muro, ero spaventata, ma allo stesso tempo affascinata da cosi tanta bellezza. Ormai ero talmente succube di lui, che vedevo il bello anche quando lui mi trattava male.
Nonostante questo cercai di ribellarmi e a liberarmi da quelle mani che sembravano fatte d’accaglio, anche se ero diventata come lui, anche se ora eravamo alla pari, la sua forza era ancora superiore alla mia.


<< Ora basta! >>

 

Tiro un pugno alla parete, con l’unico risultato di farci un enorme buco, per un pelo aveva mancato la mia faccia. Ma ciò che mi spaventava di più non era la sua furia, o la sua incredibile forza, ma i suoi occhi glaciali.


<< Sei proprio una ragazza senza cuore! Davvero non comprendi quanto ti desideri? >>


Spalancai gli occhi sorpresa e il cuore cominciò a battermi velocemente…peccato che io non avevo più un cuore, o almeno si era fermato; ma in quel momento risentivo proprio come se, per magia, avesse ripreso a battere e adesso voleva farsi sentire da tutti.


<< Mi desideri? Ma se non mi hai mai sfiorato, o baciato, per tutto l’anno che siamo stati assieme >>


Ero troppo confusa e lui di certo non mi aiutava rimanendo zitto. Il suo silenzio continuo per molto tempo, mentre io, che da fuori sembravo talmente calma, ma che dentro risentivo sinceramente male. A parte il fatto che il cuore non mi batteva più e che sentivo una sete tremenda che mi bruciava la gola, la mia vita non era cambiata più di tanto. Finalmente Daniel si decise a parlare.


<< Credevo che tu avessi capito. Io che solitamente sono sempre stato molto diretto, nell’esprimere i miei desideri, no ho mai trovato il coraggio di fare ciò che più sentivo. Ma ho fatto troppi sbagli e adesso, ne sono certo, ho perso per sempre il tuo amore. Ti sei fatta quasi uccider per scappare da me! >>


Mi accarezzo dolcemente la guancia mentre il suo sguardo, prima freddo e glaciale, diventava tenero e caldo.


<< Bhe fa niente! Tu sei la prima che voglio davvero, da non so da quanto tempo. Volevo conquistarti dolcemente, ma come ho detto prima, ho sbagliato tutto. Ma starne certa, ora abbiamo tutta un eternità d’avanti, un giorno ti arrenderai >>


Non so perché lo feci, forse per la stranezza della situazione o forse perché ero impazzita del tutto, ma scoppiai a ridere e mi lanciai tra le sue braccia.


<< Ma tu possiedi già il mio cuore, nonostante gli sbagli! >>


Quella volta non riuscii a vedere il suo volto, ma quando mi circondo le braccia sulla vita ero certa che stesse sorridendo, chiamatelo pure intuito femminile. Mi sollevo il mento con una nocca, e i suoi occhi azzurri sembravano bruciare nei miei, le sue labbra si abbassarono lentamente sulle mie unendole, infine, in un lungo e appassionato bacio.

Sono passati molti anni da quel giorno tanto bello, quanto strano e folle, ci sono stati alcuni momenti di insicurezza da parte mia, ma lui mi è sempre rimasto acanto senza lasciarmi mai la mano. La nostra storia d'amore durerà per sempre .
Sono contenta di aver scritto questa storia, era molto tempo che non tenevo un diario, lo sempre creduto una cosa da ragazzine, ma adesso capisco che tutti, anche i vampiri, hanno bisogno di sfogare i propri segreti.
Ora non ci resta che salutarci...alla prossima storia.

Gemma

 

 

 

 

Note dell'Autrice: fine...semo arrivati alla fine...spero che vi sia piaciuta.

Un Bacio.

Very

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