Phantàsma e Gòria

di LovelyWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 - La Valle del Non Ritorno ***
Capitolo 2: *** 1 - Giudizio ***
Capitolo 3: *** 2/3 - ? ***



Capitolo 1
*** 0 - La Valle del Non Ritorno ***


Era una fioca luce quella del 1 novembre nella Valle del Non Ritorno,
si sentiva un mormorio in sottofondo, delle voci che pregavano,
la nebbia era fitta e l'aria era umida.

Era una fioca luce quella del 1 novembre nella Valle del Non Ritorno,
dove qualcuno aveva appena abbandonato la via di casa.

Aveva gli occhi chiusi, camminava lentamente, barcollando, senza vestiti, la pelle pallida come il cielo coperto,
i capelli leggeri e limpidi come la nebbia, le labbra socchiuse, si vedevano in esse delle parole rubate, rapite dal destino.

Quel corpo così privo di vita camminava, camminava, per chissà quali mete, con la flemma di un corteo funebre
s'apprestava a dire addio alla Valle del Non Ritorno.

Passò molto tempo, forse ore, forse anni, forse un'eternità,
forse anche solo l'attimo di distrazione necessario al più totale sconvolgimento delle cose.

Quel qualcuno aprì gli occhi e da quello stesso istante cominciò la sua nuova esistenza.



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Capitolo 2
*** 1 - Giudizio ***


"Nome e Cognome"

Aprì gli occhi ancora stanchi, la pelle bagnata dall'umidità, le labbra ancor socchiuse.

"Nome e Cognome"

Non capiva bene dov'era, aveva i piedi scalzi sporchi di terra ma era sopra a un pavimento di marmo lucente,
bianco e nero, come una scacchiera.

"Nome e Cognome"

Alzò lo sguardo, rendendosi conto che forse qualcuno era alla sua ricerca,
aveva davanti un trono e sopra v'era una figura indistinta.

"Nome e Cognome"

Doveva rispondere, sentiva le labbra molto secche, sapeva parlare?
Provò a parlare, un'unica parola, pronunciata come un fatale sospiro:

"Aiuto."

"Il suo nome è Aiuto?"

"N...No..."

"Nome e Cognome"

Non sapeva come si chiamava, poteva forse dirlo?
No, cos'avrebbero pensato? A cosa stava pensando?
All'improvviso, pronunciò l'ennesima singola parola:

"Gòria"

"Il suo nome è Gòria?"

"Sì..."

"Cognome?"

"...Gòria..."

"Lei sta forse dicendo che ha lo stesso nome come cognome o che ha soltanto il nome?"

"...Non lo so..." Disse Gòria, in tono di rassegnazione.

"Il mio tempo è limitato, sarai Gòria. La tua condanna è..."

L'essere prese un grosso almanacco, sfogliò per pochi attimi le pagine e pronunciò:

"L'Eternità."

Gòria ebbe un sussulto. Che reato aveva potuto commettere?
Dove si trovava? Perché questa condanna? Chi era Gòria?
Chi era quell'essere?

"Comincerai a scontare la tua infinita pena a partire da adesso."

L'essere diede un colpo di martello, qualcosa dentro Gòria sembrò cambiare,
si sentiva come dentro ad un banco di nebbia, sprofondando lentamente,
Gòria perse i sensi.

...

...

Ebbe un sogno, un bellissimo sogno.
Quale?
Al risveglio se lo scordò.

Era in un antro buio, riusciva a vedere che le pareti e il pavimento erano completamente grigi,
tutto ciò sembrava un incubo, un sogno da cui non si sarebbe più svegliato,

"Ma non è così, questo non è un sogno, è la pura verità"

Gòria si girò di colpo, ma non c'era nessuno.

"E' inutile che tenti di vedermi se prima non mi cerchi, sono molto difficile da trovare"

Gòria si guardo intorno, cercando di capire da dove potesse provenire quella voce,
non c'era nessun altro in quella stanza.

"Forse dovresti provare ad aprire quella porta, le porte conducono a nuove avventure..."

"Ma non c'è nessuna porta qui!"

"E' inutile che tenti di vederla se prima non la cerchi, non tutti desiderano il futuro."

"Devo forse desiderare di trovare la porta per poterla vedere?"

"O forse avresti dovuto desiderarlo, forse è già troppo tardi."

"Ma come potevo desiderare di trovare la porta se prima non sapevo neanche della sua esistenza?"

"E quanta intelligenza risiede nell'essere umano che rinuncia alla speranza di trovare la porta?"

"Nessuna ma mi pare di non aver mai rinunciato!"

"Ti pare, l'apparenza inganna. Chi sei, Gòria?"

"Da come parli mi pare che tu lo sappia molto meglio di me!"

"Allora? Non vuoi forse saperlo?"

"Certo che lo voglio!"

"Bramami, brama la verità!"

Gòria era su tutte le furie quando sentì da dietro lo scricchiolare di una porta di legno,
aveva la più completa sicurezza della sua precedente assenza,
Gòria ci si catapultò, si ritrovava in un grande spazio pieno di fogli che volavano,
Gòria notò soltanto dopo un particolare, su ogni foglio c'era un punto interrogativo.


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Capitolo 3
*** 2/3 - ? ***


"Punti interrogativi?"
 
"Esatto, Gòria, sono punti interrogativi."
 
"Ma come mai? Perché ci sono tutti questi fogli?"
 
Gòria stava prendendo i fogli, uno ad uno, nella speranza forse di trovare qualcosa di diverso dei soliti punti interrogativi,
forse banalmente un'altra lettera o un disegno,
ogni volta che ne vedeva uno sentiva la pressione di una domanda sorgere dentro sé,
sentiva un grande malessere, percepiva nel suo animo troppe domande senza risposta.
 
"Rispondimi, tu! Non lasciarmi qui!"
 
"Ti vedevo poco disponibile al dialogo."
 
"Tu non mi vedi! Io non ti vedo!"
 
"Avrei qualcosa da ridire riguardo alla prima asserzione, sulla seconda dipende tutto da te, in fondo, io sono alla fine della stanza."
 
"E come si esce da qui?"
 
"Dalla porta di servizio, Gòria,
non confonderti però con la porta che hai appena
varcato.
Anche se ormai... Si è vanificata."
 
Gòria si girò e vide che non v'era altro che fogli che svolazzavano, non c'era la porta che aveva attraversato,
non c'era una porta per uscire.
 
"Ma presta bene attenzione, Gòria, a volte ci si impiega un'eternità a trovarla, la porta...
A volte, non la si trova per nulla..."
 
"Ti prego, chiunque tu sia, dimmi che questo è soltanto un incubo,
un sogno molto brutto..."
 
"Perché no? Potrei anche dirtelo, in fondo potrebbe essere
anche così... Da un certo punto di vista."
 
"Ti prego, spiegati!"
 
"Solo quando saremo faccia a faccia, suvvia, adesso
ti lascio in pace così potrai trovar la porta, add-"
 
"Aspetta! Non andartene! Dimmi cosa devo fare!"
 
"Ah non lo so, di certo però tutti questi interrogativi t'oscurano l'orizzonte. Addio. O chissà..."
 
"No! Aspetta! Ti prego!"
 
Una violenta folata di vento fece volare molti dei fogli in faccia a Gòria, disorientando i suoi sensi.
 
Finita la folata, Gòria rimase in attesa di una risposta ma tutto ciò che sentì fu lo sfruscìo di carta dei fogli.
 
Gòria abbassò lo sguardo, in rassegnazione, i suoi occhi incontrarono di nuovo l'abbagliante nero dei punti interrogativi sui candidi fogli bianchi.
 
C'erano così tanti interrogativi che Gòria pensava che forse anche altri li stavano vedendo, data l'abbondanza dei fogli.
 
Ma dove si trovava al momento Gòria?
Prima quel pavimento a scacchi... Chi era quella persona che aveva pronunciato quella pena?
E la stanza grigia? Come ci era arrivato?
E la voce fuori campo?
E questi punti interrogativi? 
 
Più Gòria ci pensava, più vedeva fogli,
sentendo dentro sé un ignoto peso crescere,
diventare sempre più grande.
 
"Io sono Gòria... Ma chi è Gòria?..." Sussurrava fra sé,
"Io non ho le risposte a queste domande...
Forse non ancora, forse mai...
Forse... Dovrei semplicemente..."
Gòria alzò lentamente lo sguardo,
facendo un bieco sorriso,
"Non chiedermele."
 
Gli occhi di Gòria stavano guardando qualcosa di diverso dal solito ma la sua mente impiegò alcuni istanti per elaborare l'evento: c'era una porta.
 
"Quella porta...!"
Esclamò Gòria, in estasi
"E i fogli! Sono scomparsi tutti!"
Tutti i fogli erano scomparsi, lasciando soltanto la porta, Gòria e il suo sguardo esterefatto.

Ricomponendosi, Gòria si avvio verso la porta, così vicina che bastarono soltanto pochi passi,
la osservò per bene, era di un legno marrone molto chiaro con alcuni ornamenti spigolosi,
la maniglia era un pomello rotondo d'ottone, che stava per essere afferrato dalla mano destra di Gòria,
prima però c'era la mano sinistra che aveva ancora qualcosa da ridire:

Gorìa stava stringendo nella sua mano sinistra un foglio, uno dei tanti,
ma non conteneva un punto interrogativo, conteneva un punto esclamativo.

"Come ci è finito questo nella mia mano?...
Ma non posso fare altre domande, constato che è così e vado avanti!"

Gòria aprì lentamente la porta,
un raggio di luce radioso proveniva dal suo interno,
bastarono pochi centimetri di apertura
per abbagliare Gòria di un immenso bianco.

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