Come organizzare il matrimonio perfetto

di Sammy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 3: *** Salve ***
Capitolo 4: *** NUOVAAA ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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COME ORGANIZZARE IL MATRIMONIO PERFETTO



PROLOGO:
 
 CARLY’S POV – Holmes Chapel, ore 11:30

 
 
C’erano voluti tre giorni, sei ore e quindici estenuanti minuti ma finalmente avevo finito di svuotare tutti gli scatoloni.
La mia nuova casa, un piccolo cottage situato nella periferia di Holmes Chapel, era tanto piccolo quanto grazioso e io non avrei mai potuto desiderare di meglio.
Quando spalancavo le finestre del salone subito la stanza veniva inondata di luce, un elemento per me importantissimo che mi faceva pensare alle giornate di sole in California, dove avevo passato l’estate precedente insieme ai miei amici.
Doncaster, il mio paesino d’origine, mi sarebbe mancato davvero, così come tutte le persone che ero stata costretta a salutare, ma almeno lì a Holmes Chapel avrei potuto dare inizio a una nuova vita.
E poi per fortuna c’era mio cugino Louis che mi aveva accolto calorosamente alla stazione, nonostante ci fossimo sempre frequentati molto poco.
Come se non bastasse, quell’angelo mi aveva già trovato un lavoro. O meglio, un colloquio di lavoro per essere precisi.
Mi aveva parlato di un certo … uhm, Neil? Insomma, un suo amico che aveva un ristorante in cui avrei potuto trovare impiego come pasticcera.
Dopotutto i dolci erano la cosa che sapevo fare meglio, tutti quanti adoravano la mia famosa cheesecake con i frutti di bosco, quindi perché non avrebbe dovuto assumermi?
Ecco il motivo per cui quel giorno mi alzai di buon ora, mi misi un vestito carino e raggiunsi in bicicletta la piazzetta principale di Holmes Chapel.
Una volta arrivata lì, non fu affatto difficile individuare il ristorante Black Rose date le sue fattezze.
Lasciai la bici poggiata contro un lampione lì davanti poi, poco prima di entrare, diedi una veloce controllata al mio aspetto con un piccolo specchio rotondo che tenevo nella borsa.
I capelli erano piuttosto scompigliati dal vento e non avevo di certo un aspetto riposato ma … pazienza!
D’altra parte Niall avrebbe dato più importanza alle mie doti culinarie che alle mie occhiaie, giusto?
Quando finalmente mi decisi ad entrare, rimasi piacevolmente sorpresa: il locale era molto ampio e reso elegante da un pavimento di marmo così lucido che mi ci potevo specchiare dentro.
La cosa che mi colpì più di tutte però, fu la grande vetrata che affacciava sulla cattedrale in stile gotico della piazza.
 
-          C’è nessuno? – domandai ad alta voce mentre camminavo tra le file di tavoli già apparecchiati di tutto punto.
-          Arrivo subito! – esclamò una voce proveniente dall’altra parte di quella che doveva essere la porta d’accesso per la cucina.
 
 
Qualche secondo dopo, le ante si spalancarono e venne fuori un ragazzo dai capelli biondo platino, alto e con un bel sorriso gioviale.
Solo quando mi fu abbastanza  vicino, ebbi la certezza che si trattasse del proprietario del ristorante: esattamente come aveva detto Louis, aveva due grandi occhi blu come l’oceano, davvero incredibili.
 
 
-          Ciao, tu devi essere Carly – esclamò stringendomi la mano con vigore – piacere di conoscerti, io sono Niall Horan!
-          Piacere mio! Louis mi ha parlato tanto di lei – risposi sorridendo cordialmente.
-          Scommetto che ti ha detto solo cose orribili sul mio conto – scherzò – ma prego, non startene lì in piedi, siediti pure – aggiunse poi invitandomi a prendere posto a uno dei tavoli.
 
 
Feci come mi aveva detto, così scostai la sedia dal tavolo e, dopo aver lisciato con cura la gonna del vestito, mi sedetti.
Niall prese posto esattamente di fronte a me, mentre tirava fuori un piccolo block notes e una penna.
 
 
-          Cominciamo pure – disse scribacchiando qualcosa in cima a un foglio a quadretti – non ti preoccupare, sarà un colloquio del tutto informale. Allora, puoi dirmi il tuo nome per intero per favore?
-          Carlisa Tomlinson – mormorai arrossendo – ma per favore, mi chiami sempre e solo Carly. Carlisa è a dir poco imbarazzante!
-          Tranquilla, Carly andrà benissimo – mi tranquillizzò lui facendomi l’occhiolino – Louis mi ha detto che sai fare dolci, è vero?
-          Esatto – confermai annuendo. In quel campo ero preparatissima quindi non potevo fallire – ho lavorato per tre anni nella pasticceria principale di Doncaster. So fare torte, biscotti, mousse, cupcake … tutto insomma! Ma la mia specialità è la cheesecake.
-          Sai fare il crumble di mele? Non so perché ma tutti gli abitanti di Holmes Chapel impazziscono per il crumble di mele! – esclamò Niall come se trovasse la cosa assolutamente assurda.
-          Ma certo, so tutte le ricette a memoria! – risposi con una punta d’orgoglio – per il crumble ci vogliono otto mele di grandezza media, 150 grammi di farina, mezzo cucchiaio di cannella in polvere …
-          Va bene, va bene – mi interruppe Niall con espressione divertita – mi hai convinto, se ci mettiamo a elencare tutte le ricette però rischiamo di terminare entro domani mattina.
-          Chiedo scusa – mormorai mortificata – è che sono parecchio nervosa.
-          Non ti preoccupare. Io credo che basti così.
-          Vuol dire che … - azzardai – insomma che sono …
-          Sei ufficialmente assunta! – annunciò Niall a gran voce spalancando le braccia come se volesse stringermi in un grande abbraccio – era da tempo che cercavo una pasticcera dato che il punto debole del mio ristorante sono sempre stati i dessert. Tu mi sembri la ragazza giusta quindi – e qui si alzò in piedi porgendomi la mano – benvenuta al Black Rose Carly Tomlinson!
-          Oh mio Dio!
 
 
Invece che stringergli la mano, scattai in piedi a mia volta e gli gettai le braccia al collo stringendolo così forte da rischiare di soffocarlo.
 
 
-          Oh cavolo, sono così felice!
-          Mi fa piacere – bofonchiò Niall che era diventato viola a causa della mancanza di ossigeno – ma uccidere il tuo datore di lavoro non sarebbe una mossa consigliata per il tuo primo giorno.
-          Mi perdoni – esclamai scostandomi velocemente da lui lasciandolo libero di respirare – è che sono davvero emozionata. La cosa che mi preoccupava di più del mio trasferimento era proprio non riuscire a trovare un lavoro e invece è stato più facile del previsto. Le prometto che non la deluderò signor Horan.
-          Ti prego, chiamami pure Niall. Sarebbe ridicolo darmi del lei, in fondo abbiamo più o meno la stessa età.
-          Okay Niall e … grazie ancora per questa grande opportunità!
 
 
Ero davvero al settimo cielo. Lavorare in un vero ristorante era ciò che avevo sempre desiderato.
Certo, Holmes Chapel era un piccolo paesino in cui era quasi impossibile intraprendere una brillante carriera, ma quel nuovo lavoro poteva essere un trampolino di lancio per obbiettivi ben più altri: Londra, per esempio.
 
 
MELANIE’S POV – Londra, ore 16:15

 
 
Non avevo nessuna ragione per cui essere nervosa, dopotutto ero già stata chiamata altre volte dal “grande capo” e questo non voleva dire che volesse farmi un rimprovero.
Eppure, mentre attendevo pazientemente fuori dalla sala riunioni, seduta su un alquanto scomodo divano di pelle, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo quando a scuola, per via della mia pessima condotta, venivo convocata nell’ufficio del preside.
Ma no, Steven non voleva licenziarmi, anche perché non avevo fatto nulla di male, giusto?
 
 
-          Signorina Gibson? – mi richiamò la segretaria dalla sua piccola scrivania all’angolo – la riunione è finita, il signor Lawson l’aspetta nel suo ufficio.
-          Uhm, grazie mille Dorota … - mormorai scattando in piedi nervosamente.
 
 
Per l’amor del cielo Mel, stai calma” dissi tra me e me “non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi, sei sempre stata un’impiegata modello!”
Okay, forse proprio “modello” no. Arrivavo spesso in ritardo e perdevo più tempo a controllare le vendite delle scarpe su eBay che altro, ma a parte questo nessuno si era mai lamentato più di tanto.
Che ansia!
Bussai alla porta dell’ufficio di Steven e immediatamente una voce severa mi diede il permesso di entrare.
Lo studio era buio e dall’aspetto vagamente sinistro. Steven era in piedi aldilà della sua grande scrivania ma non mi invitò a sedermi come faceva di solito.
Pessimo presagio …
 
 
-          Salve signor Lawson, come mai ha voluto vedermi? – chiesi ostentando una certa tranquillità.
-          Venga pure avanti signorina Gibson – rispose lui in tono grave. Non l’avevo mai visto rabbuiarsi così, di solito era tanto gentile – abbiamo parecchie cose di cui discutere.
 
 
Mi feci avanti come mi aveva chiesto ma non mi sedetti temendo una sua spiacevole reazione.
Steven era uno di quei pochi uomini che riuscivano a mettermi in soggezione.
 
 
-          Signorina Gibson – esordì – è da un po’ di tempo che mi giungono alcune singolari voci su di lei. All’inizio ho pensato fosse meglio lasciar correre ma temo che adesso la situazione sia diventata insostenibile.
 
 
Ma di cosa cavolo stava parlando? Aiuto! Che avevo fatto di male?
Aveva forse scoperto che un giorno mi ero data malata quando in realtà dovevo solo andare a quella favolosa svendita da Harrods?
Mi schiarii la voce per parlare e tentare di ottenere qualche spiegazione ma Steven parlò prima che potessi farlo.
 
 
-          Signorina Gibson … lei è andata a letto con tutti gli uomini del reparto marketing, si rende conto? Senza contare quei due o tre individui della contabilità e … perfino il ragazzo che porta la posta!
-          Ma … ma io …
 
 
Cosa? Era uno scherzo? Mi aveva davvero chiamato lì per discutere delle mie attitudini sessuali?
Non era di certo colpa mia se quel maledetto ufficio era strapieno di uomini affascinanti e assolutamente irresistibili.
Esatto, perfino il fattorino era riuscito a tentarmi!
 
 
-          Spero che lei sia consapevole che questo non è assolutamente un comportamento professionale – continuò Steven puntando i palmi contro la superficie legnosa della scrivania e lanciandomi un’occhiata piuttosto torva - tra l’altro ho saputo che per lo stesso motivo era già stata richiamata da altri supervisori. A questo punto allora non ho più scelta. Sono costretto a licenziarla.
-          No! La prego signor Lawson non mi faccia questo! – esclamai scattando in avanti con le mani giunte come in preghiera – faccio già fatica a pagare l’affitto, se lei mi licenzia perderò tutto! Non c’è nessun modo perché io possa tenermi il posto?
 
 
A quella domanda, il volto di Steven si illuminò leggermente e notai un bizzarro barlume nelle sue iridi color caffé.
Sospirò varie volte, poi fece il giro della scrivania fino a quando non si ritrovò più vicino a me.
Un po’ troppo vicino a dire il vero …
 
 
-          Ehm … signor Lawson?
 
 
Steven mi ignorò e senza dire nulla allungò le mani verso i miei fianchi, attirandomi verso di se.
Cosa diavolo stava facendo?
All’improvviso notai con orrore che i suoi occhi erano fissi sulla scollatura del mio top mentre si leccava le labbra con la punta delle lingua.
 
 
-          Mettiamola così signorina Gibson – sussurrò senza dare cenno di alzare di nuovo lo sguardo verso il mio viso – dato che ormai l’ha data a tutti, potrei ripensarci sul suo licenziamento se solo lei decidesse di “prestare servizio” anche a me. A quel punto lei potrebbe resta ….
 
 
Non gli diedi nemmeno il tempo di terminare la frase.
Senza quasi rendermene conto, la mia mano partì colpendo la guancia di Steven con una forza che neanche immaginavo di avere.
Lui mugolò dal dolore e si allontanò da me liberandomi dalla sua viscida stretta.
 
 
-          Lei! – urlai puntandogli contro un dito accusatore – lurido, schifoso verme che non è altro!
-          Io? – ribatté Steven – ha parlato la puttana!
 
 
Okay. Quello era davvero troppo.
Per ben due anni avevo lavorato in quella maledetta azienda in cui non capivo neanche che mansioni dovessi svolgere esattamente, circondata da colleghe odiose e colleghi marpioni, costretta a sopportare le continue e irritanti prediche dei miei supervisori ogni santo giorno.
Ma darmi della puttana … no, quello non l’avrei mai potuto accettare!
 
 
-          Sa cosa le dico signor Lawson? Vada pure a farsi sfottere, io non voglio rimanere in questo ufficio un solo minuto di più!
 
 
Detto questo, lasciai il suo studio alla velocità della luce richiudendomi la porta alle spalle con veemenza.
Sotto gli sguardi basiti di tutti i presenti, raggiunsi la mia scrivania e infilai nella borsa tutti i miei effetti personali indispensabili: presi cellulare, agenda e qualche penna, poi mi diressi verso l’ascensore.
 
 
-          Ah, un’ultima cosa gente – strillai diretta al mio pubblico indesiderato – siete tutti porci e troie! Vi odio, odio questo posto e odio questa città! Io me ne vado!
 
 
Entrai in ascensore e, poco prima che le porte si richiudessero, sentii qualcuno bisbigliare una frase che suonava come “l’ho sempre detto io che quella era matta!”.
Pazienza, meglio matta che vittima.
Mentre scendevo verso il piano terra, carica di roba e con un espressione sconvolta, mi chiesi cosa ne sarebbe stato di me.
Senza un lavoro non avrei più avuto i soldi necessari per pagare l’affitto.
Senza una casa sarei stata costretta a lasciare Londra o ad andare a vivere sotto i ponti.
Entrambe le soluzioni mi spaventavano a morte …
La cosa peggiore, era che riuscivo a vedere un’unica via di fuga.
In effetti, non ero completamente sola a quel mondo. C’era una persona da cui potevo andare.
Una persona che avevo sposato qualche hanno prima solo ed esclusivamente per fargli un favore, altrimenti avrebbe perso il permesso di soggiorno per stare in Inghilterra.
Io e Zayn Malik non ci eravamo mai amati, anzi, non eravamo neanche amici ma … si, lui era mio marito a tutti gli effetti!
 
 
NATALIE’S POV – New York, ore 21:00

 
 
Indossavo un completino intimo di pizzo bianco e un completino da infermiera sexy.
Perché?
Perché era completamente scema e agivo sempre di impulso, ecco perché!
Quando ero entrata in quel sexy shop (giuro che non l’avevo mai fatto prima d’ora) non ero riuscita a resistere alla tentazione di fare una bella sorpresa al mio fidanzato Harry.
Quel ragazzo meraviglioso era stato così gentile da venire con me a New York per prendere le ultime cose prima che mi trasferissi definitivamente a Londra, quindi avevo pensato che meritasse un bel premio.
Ora però, cominciavo a pentirmi della mia scelta. Avrei potuto preparargli una bella cenetta invece di conciarmi in quel modo a dir poco ridicolo!
Pazienza, ormai quel che era fatto non si poteva cambiare, tanto valeva aspettare che tornasse dalla sua corsetta serale per i sentieri di Central Park.
Lo aspettavo stesa sul divano, sentendomi terribilmente a disagio per via delle mia quasi completa nudità.
Come se non bastasse quel maledetto perizoma di pizzo mi impediva qualsiasi tipo di movimento!
Poi sentii dei passi sul pianerottolo e poco dopo qualcuno girò la chiave nella toppa.
Cercai di sistemarmi meglio sui cuscini assumendo una posizione sexy anche se ero abbastanza sicura di assomigliare vagamente a una salsiccia appesa nella vetrina di un macellaio.
 
 
-          Amore? Sono tornato! – esclamò Harry dall’ingresso.
 
 
Quando entrò in salone, ci mise un po’ prima di individuarmi, ma poi quando finalmente mi individuò, resto letteralmente a bocca aperta.
Non sapevo esattamente come interpretare la sua espressione sconcertata. Era indignato o piacevolmente sorpreso?
La risposta ai miei dubbi arrivò poco dopo: Harry infatti scoppiò a ridere sguaiatamente.
 
 
-          Oddio … Nat! Ma che cosa stai facendo? – esclamò tra una risata e l’altra.
 
 
Ecco, lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea.
Sentendomi offesa e frustrata, mi alzai in piedi e raccolsi la vestaglia di seta che avevo lasciato a terra per rimettermela addosso.
 
 
-          Bel modo di reagire davanti a una sorpresa – borbottai mettendo su il broncio e incrociando le braccia al petto – sei uno stronzo Harry!
-          No, amore, non fraintendere! – si giustificò lui tentando inutilmente di ritornare serio – sei terribilmente sexy ma … non me l’aspettavo proprio!
 
 
Sapevo che stava facendo del suo meglio per riparare la situazione ma solo dopo qualche secondo riprese a sghignazzare a più non posso.
D’altro canto però, anche io risi sotto i baffi. Vedere Harry felice mi riempiva sempre il cuore di allegria. Forse come infermierina sexy non ero un granché ma come clown non avevo rivali!
Solo allora notai che Harry era vestito normale, non in tuta, e perfettamente riposato.
Insomma, non sembrava proprio che fosse appena tornato da una corsa.
 
 
-          Dove sei stato? – chiesi insospettita.
-          A fare quattro passi per la Fifth Avenue – rispose lui con una scrollata di spalla.
 
 
Lo osservai attentamente mentre si sfilava la giacca per poi prendere posto sul divano. Aveva uno strano sorrisetto stampato in faccia che non prometteva nulla di buono.
 
 
-          Ah si? Hai comprato qualcosa per caso? – domandai ancora con fare circospetto.
-          In effetti si …
-          Cosa?
-          Nulla di che – rispose lui scrollando di nuovo le spalle.
-          E dai!
-          Ho detto nulla!
-          Harry non mi mentire! – lo avvisai lanciandogli uno sguardo minaccioso – sai che odio quando mi nascondi le cose!
-          Ma amore …
-          Amore un corno! – strillai – tu non vuoi dirmi la verità. Cosa c’è? Sei andato a comprare un regalo alla tua amante per caso?
-          Ma no Natalie! – esclamò lui esasperato. Poi sospirò sconfitto – e va bene, avrei voluto aspettare di dartelo dopo cena ma a quanto pare non mi lasci altra scelta.
 
 
Frugò nella tasca della sua giacca a vento e ne tirò fuori una bustina color verde acqua, che riconobbi subito come oggetto proveniente dalla gioielleria Tiffany.
Da quella stessa busta, tirò fuori una scatoletta di velluto blu, poi si alzò e venne verso di me.
Oh cazzo …
 
 
-          Harry … - mormorai sentendomi mancare – cosa sta succedendo?
 
 
Lui non disse nulla ma si limitò a inginocchiarsi proprio davanti a me.
Oh cazzo, cazzo, cazzo!
Aprì la scatoletta di velluto e davanti ai miei occhi apparve il diamante più grande che avessi mai visto. Un anello di quel genere non lo avevo mai neanche potuto sfiorare, figuriamoci possederlo!
 
 
-          Natalie – esordì Harry con gli occhi verdi lucidi per l’emozione fissi nei miei – non stiamo insieme da tantissimo, me ne rendo conto, ma io sono innamorato di te da sempre, fin dai tempi del liceo. Sei stata, sei e sarai sempre la mia migliore amica ma oggi vorrei chiederti di essere anche qualcosa di più. Mia moglie.
-          Oh Harry … - sussurrai con le guance già rigate di lacrime.
-          Natalie Jones, amore della mia vita … mi vuoi sposare?
-          Cazzo, si! Centomila volte si! – strillai al culmine della gioia.
 
 
Non diedi a Harry neanche il tempo di infilarmi l’anello al dito ma gli saltai letteralmente addosso facendo rotolare entrambi a terra.
Quella sua proposta era stata una sorpresa di gran lunga migliore della mia e mai e poi mai avrei creduto fosse possibile sentirsi così maledettamente felici.
Baciai Harry, che rideva di gioia come me.
Non importava quante ne avessimo passate. Si, c’erano stati parecchi momenti bui ma il nostro amore alla fine aveva resistito a tutto.
Una parte di me aveva sempre saputo, o perlomeno sperato, che un giorno Harry sarebbe diventato mio marito.
Bèh, finalmente quel momento era arrivato, il mio più grande sogno si stava realizzando!
 
 
SAMMY’S CORNER

Oddiooooooooooooooooooooooo!!!!
Non ci credo ragazze, sono troppo felice!
Quando ho finito di scrivere “Come sabotare il matrimonio del tuo migliore amico”, non avrei mai pensato che ci sarebbe stato un sequel ma poi mi sono accorta che Harry, Nat e tutti gli altri mi mancavano troppo!
Per le vecchie lettrici: ben tornate amori miei!
Per le nuove lettrici: spero che la storia vi piaccia lo stesso anche se non avete letto la prima parte (non sarà del tutto necessario ma se volete questo è il link del prequel: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1303118&i=1 )
Adesso devo andare, la prossima volta vi lascerò anche le foto di Natalie, Carly e Melanie.
Qualcuno disposto a fare banner per caso? Fatemi sapere!
A presto!
Con affetto,
Baci Sam 

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Capitolo 2
*** Ritorno a casa ***


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CAPITOLO 1: RITORNO A CASA
 
NATALIE’S POV

 
Dire addio era qualcosa a cui ormai sarei dovuta essere abituata.
Nel corso della mia vita, e soprattutto negli ultimi tempi, non avevo fatto altro che trasferirmi dall’Inghilterra all’America e viceversa.
Stavolta però, sarebbe stato tutto diverso poiché sposando Harry mi sarei definitivamente stabilita a Londra.
La cosa non mi dispiaceva naturalmente, in fondo avevo sempre sentito la mancanza della mia madre patria, ma lasciando New York avrei chiuso per sempre un importante capitolo della mia vita.
Addio al mio bell’appartamento nel Midtown Center.
Addio al mio prestigioso posto di lavoro presso la redazione del New York Times.
E infine, ma non per questo meno importante, addio alla persona che mi era sempre stata accanto in tutti quegli anni,alla mia ancora di salvezza, alla mia migliore amica: Valerie Morrow.
 
Quel giorno in aeroporto, mentre Harry faceva la fila per il check-in, io e Valerie ci appartammo verso un piccolo bar, pieno di gente che si concedeva il lusso di un ultimo caffè prima di imbarcarsi.
Nessuna delle due parlava, a malapena riuscivamo a guardarci negli occhi.
Per diversi anni, io e lei avevamo condiviso tutto, dalla camera del college al primo appartamentino squallido nel Bronx, poi ci eravamo fatte forza l’un l’altra per trovare un lavoro e dato com’erano andate le cose alla fine, non avremmo potuto chiedere di meglio.
Ma ora? Cosa ne sarebbe stato del nostro rapporto?
Come accettare il fatto che non ci sarebbero state più colazioni insieme da Starbucks, né sessioni di shopping intensivo per i negozi della Fifth Avenue?
Niente più serate passate tra film strappalacrime, kleenex e gelato alla fragola, niente più domeniche al Met per fingerci intellettuali al solo scopo di rimorchiare bei ragazzi.
Amavo ogni singola sfaccettatura della nostra amicizia e sicuramente il mio trasferimento non avrebbe determinato la sua fine. Mai.
Anche se separate da oceani e kilometri di distanza, io e Valerie saremmo rimaste unite come due sorelle, sempre.
Ma non sarebbe stata comunque la stessa cosa e di questo ce ne rendevamo entrambe conto molto bene.
 
-      E così … - esordì lei dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio – oggi è il grande giorno. Tornerai definitivamente a vivere in Inghilterra.
-      Eh già – mormorai non riuscendo a trovare nient’altro da dire.
-      Come farai col lavoro?
-      Sto già inviando curriculum ad alcune redazioni di Londra – risposi – ma per adesso non ci voglio pensare. In questi giorni staremo ad Holmes Chapel per organizzare il matrimonio. Voglio che sia tutto perfetto perciò sarà la mia unica priorità.
-      E Harry? Come farà col suo di lavoro?
-      Si è preso un piccolo periodo di ferie ma ogni tanto dovrà tornare a Londra. Dopotutto mi ha lasciato carta bianca per i preparativi quindi l’unica cosa a cui dovrà pensare sarà il suo smoking.
-      Ah … - fu la semplice risposta di Valerie.
 
Quei discorsi al momento alquanto futili, erano solo un diversivo per evitare l’argomento che realmente interessava ad entrambe ma che al tempo stesso ci spaventava a morte: la nostra separazione.
Osservai Valerie di sottecchi che a sua volta teneva lo sguardo fisso sulla tazza di camomilla che stringeva tra le mani affusolate.
Lei, che era sempre stata la più forte tra le due, caratterialmente parlando, improvvisamente mi sembrava piccola e indifesa.
Mi distruggeva vederla così e, se non fosse stato per quel terribile senso di oppressione che sentivo caricarmi sulle spalle, mi sarei alzata per stringerla forte tra le mie braccia.
Alla fine, mi limitai a far scivolare le mani lungo il tavolino per prendere le sue.
Solo allora lei alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi lacrimosi nei miei.
 
-      Oh Valerie … - la mia voce si spezzò a causa di un singhiozzo che non riuscii a reprimere.
-      Mi mancherai tanto Nat – sussurrò lei stringendomi un po’ più forte le mani.
-      Anche tu Val, mi mancherai da morire e non sono proprio come farò senza di te!
 
Abbassai la testa sconsolata, interrompendo il nostro contatto visivo per celare il mio viso ormai rigato di lacrime.
 
-      Ehi! – mi richiamò lei dandomi una leggera scrollata – non fare così. È vero che da oggi in poi saremo più lontane fisicamente ma mentalmente io ti rimarrò sempre vicina, come un angelo custode.
-      Lo prometti? – domandai alzando timidamente lo sguardo quel poco che bastava per incrociare i suoi dolci occhioni grigi.
-      Te lo giuro. E poi non dimenticarti che sarò la tua damigella d’onore al matrimonio. Avverti chiunque che nessuno potrà soffiarmi quel posto!
-      Mai! – esclamai accennando a un sorriso – damigella d’onore e madrina dei miei figli – aggiunsi.
-      Oh – Valerie, colpita da quell’ultima affermazione, si portò una mano all’altezza del cuore – grazie …
 
Non avevamo più bisogno di dirci altro.
Ci bastava sapere che l’una avrebbe sempre potuto contare sull’appoggio dell’altra, a prescindere dalla distanza, dai diversi fusi orari e dai ritmi di vita sempre più caotici.
Assicurai a Valerie che avrebbe potuto chiamarmi anche nel cuore della notte se ne avesse avuto bisogno, così come lei mi confermò che, in caso di crisi, sarebbe salita sul primo aereo diretto a Londra per accorrere in mio aiuto.
 
Harry mi venne a chiamare dopo qualche minuto.
Sembrava impaziente di tornare a casa ma si rendeva conto che per me sarebbe stato molto più difficile partire.
Abbracciò Valerie con grande affetto, promettendo di portare i suoi saluti anche a Liam, Zayn, Louis e Niall, poi ci lasciò qualche altro secondo da sole per darci il tempo di salutarci per bene.
Gettai le braccia al collo della mia migliore amica e la strinsi fortissimo, come per comunicarle tutto il bene che le volevo.
 
-      Fa buon viaggio Nat – mi augurò lei affondando il viso tra i miei capelli biondi, ormai lunghi molto oltre le spalle – e buona fortuna per tutto.
-      Anche a te – le dissi scostandomi leggermente per guardarla negli occhi e sorriderle – ci vediamo al matrimonio.
-      Ci sarò, puoi contarci – esclamò facendomi l’occhiolino.
 
Decisi che era meglio non prolungare ancora a lungo quell’addio, o meglio quell’arrivederci, così mi sciolsi del tutto dall’abbraccio, presi la valigia e mi diressi verso Harry, mio futuro sposo, che mi tendeva la mano.
L’afferrai subito in cerca del suo appoggio che lui non perse tempo a trasmettermi attraverso la sua stretta calda e rassicurante.
Salutai Valerie un’ultima volta con un goffo cenno della mano. Poi lei se ne andò.
 
PARECCHIE ORE PIU’ TARDI
 
-      Spoon, maledetto gattaccio, scendi dalla mia valigia! – strillai.
 
Vi ricordate di Spoon, l’enorme gatto grigio che Valerie aveva deciso di adottare solo ed esclusivamente per recarsi più spesso nello studio veterinario di Liam, di cui era innamorata?
Bene, dovete sapere che alla fine, gira che ti rigira, quella creatura diabolica (perché non esagero nel dire che mai avevo conosciuto un animale più dispettoso) era rimasta a casa dei miei genitori facendo perdere la testa alla mia povera madre.
Queste in pratica erano le sue uniche attività:
·         Mangiare
·         Poltrire sul divano
·         Mangiare
·         Poltrire tra le aiuole del giardino
·         Mangiare
·         Strappare le tende del salone (per poi poltrire)
·         Mangiare
·         Poltrire sulla tavoletta del water impedendo agli abitanti della casa di fare i propri bisogni
·         Mangiare
·         Poltrire (al momento) sulla mia valigia che avrei dovuto svuotare per mettere le cose a posto.
 
-      Lascialo stare! – mi gridò papà dal piano di sotto – è adorabile, non da fastidio a nessuno!
 
Mio padre era l’unico a difendere Spoon, forse perché a lungo andare non erano poi così diversi. In fondo anche a lui piaceva mangiare, poltrire, mangiare … insomma, avete capito!
 
-      Giuro che adesso spedisco quel gattaccio in America da Valerie, così impara! – gridò invece  mia madre dalla cucina.
 
Harry, che era beatamente sdraiato sul mio vecchio letto di adolescente, scoppiò a ridere divertito.
Bella la vita per lui! In casa sua era tutto più tranquillo, non era abituato a certi “drammi familiari”.
 
-      Spoon adesso io … - afferrai un cuscino e mi diressi minacciosa verso il gatto obeso che non appena mi vide fuggì a gambe levate, probabilmente per cercare riparo tra le braccia di mio padre – ecco, ho vinto io! – esclamai trionfante.
-      Ti senti realizzata ad avere vinto una battaglia contro … il gatto? – domandò Harry alzando le sopracciglia in un espressione perplessa.
-      In effetti si – affermai con aria di sfida – e adesso signorino Styles mi faccia il piacere di cominciare a disfare anche le sue di valigie.
-      Ma … sono stanco! – piagnucolò lui come un bambino.
-      Non mi interessa, ti do tre secondi per …
 
No feci neanche in tempo a terminare la frase perché fui interrotta dal suono improvviso di un cellulare, quello di Harry a giudicare dalla sua espressione sollevata.
Il mio fidanzato balzò giù dal letto e corse a recuperare il telefono dalla tasca della giacca.
 
-      E’ Zayn – annunciò dopo aver controllato il nome apparso sul display – torno subito amore.
 
Detto questo, uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
 
-      Non pensare di essere scampato alle tue mansioni! – gli urlai dietro.
 
Ma ormai non poteva più sentirmi.
Rimasta sola, cominciai a disfare la valigia riponendo le magliette nei cassetti e appendendo pantaloni e vestiti nell’armadio.
Per fortuna non mi ero portata tanta roba poiché la maggior parte dei miei bagagli erano rimasti nell’appartamento di Harry a Londra.
Trovarmi di nuovo in quella camera piena di ricordi mi fece un effetto diverso dal solito.
L’ultima volta che ero tornata a Holmes Chapel portavo ancora molto rancore per il mio passato tutt’altro che semplice.
Adesso però non c’erano più perfide cheerleader pronte a stracciare la mia autostima.
Ero forte, sicura di me … felice.
E per di pù in procinto di sposarmi con l’amore della mia vita. Insomma, non potevo proprio lamentarmi!
 
-      Natalie – esordì Harry rientrando in camera – ho buone nuove.
-      Dimmi – mormorai continuando a dargli le spalle mentre riponevo la biancheria intima nell’ultimo cassetto.
-      Naturalmente non sei costretta a dire di si – riprese lui con tono incerto – però mi farebbe piacere andare … nel senso che sarebbe carino …
-      Harry, cosa vuoi chiedermi? – esclamai spazientita voltandomi verso di lui con le mani sui fianchi.
-      Zayn ci ha invitati a cena a casa sua – rispose lui tutto d’un fiato – possiamo andare? Ti prego! – concluse rivolgendomi un irresistibile sguardo da cucciolo.
-      Ma certo che possiamo andare – esclamai subito euforica – mi farebbe molto piacere rivedere Zayn e tutti gli altri!
-      Perfetto! Allora andiamo lì alle otto, okay?
-      Certo ma … non devi confermare a Zayn?
-      Ehm, no, gli avevo già assicurato che saremmo andati.
-      Senza prima consultarmi? – gli domandai contraddetta – e se fossi stata troppo stanca per andarci?
-      Scusa … - mormorò mortificato - dai vieni qui che ti faccio un po’ di coccole!
 
Secondo Harry, bastava un’offerta affettuosa come quella per farmi sbollire la rabbia … e purtroppo aveva ragione!
Non esitai infatti a fiondarmi su di lui stringendolo forte e affondando il viso contro il suo petto.
Harry mi circondò la vita con le braccia alzandomi leggermente de terra mentre mi lasciava una scia di teneri baci lungo il collo.
 
-      Al liceo non sarei mai riuscito a prenderti in braccio – osservò divertito – eri troppo pesante!
-      Eh già … - commentai. Solo poco dopo mi resi pienamente conto di ciò che aveva appena detto e allora divenni livida di rabbia – Oh Harry, sei proprio uno stronzo!
-      No, io volevo dire che … insomma io …
 
Non volli sentire ragione e mi divincolai per liberarmi dalla sua stretta costringendolo a rimettermi a terra.
Fare riferimento al mio passato da balenottera azzurra … che gesto vile da parte sua!
Harry però sembrava davvero dispiaciuto, probabilmente non intendeva offendermi.
Mise su il broncio mentre i suoi occhi supplichevoli chiedevano il mio perdono.
Oltre che meschino, bisognava riconoscere che quel ragazzo sapeva essere anche infinitamente dolce ma non sarebbe bastati un paio di occhioni dolci a farmi cedere.
 
-      Oh pulcina – Harry venne verso di me a braccia spalancate offrendomi l’opportunità  di un abbraccio che però rifiutai, al che lui le fece ricadere lungo i fianchi  – sei arrabbiata con me adesso?
-      Non chiamarmi pulcina! – ribattei infuriata.  Tra l’altro non mi avevano mai rifilato un nomignolo così ridicolo.
-      Ehm, allora … cucciolo di gallina?
-      Ma no cretino! – esclamai esasperata. Harry a volte era terribilmente ottuso. Poi però sorrisi rendendomi conto che non lo avrei voluto diverso di una sola virgola – sei assolutamente pentito di quello che hai detto, vero?
-      Assolutamente si! – giurò lui portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore – pentito … all’ennesima potenza!
-      Va bene … sbaglio o mi dovevi ancora un po’ di coccole?
-      Tutto tuo baby! – esclamò lui stendendo di nuovo le braccia verso di me.
 
Ci stendemmo entrambi sul letto e rimanemmo lì, aggrovigliati l’uno all’altro, per qualche minuti, crogiolandoci nel piacere di stare finalmente insieme senza alcuna complicazione.
Tra me e Harry era così: non avremmo mai smesso di battibeccare perché sarebbe stato inevitabile date le nostre teste dure e cocciute. L’importante era che bastasse poco per farci fare pace, e anche in quell’occasione la rabbia che provavo nei suoi confronti si dissolse con la stessa velocità con la quale si era andata a creare.
 
-      Nat …
-      Si?
 
Alzai la testa verso di Harry che in quel momento mi stava osservando in un modo del tutto nuovo. I suoi occhi erano così carichi di dolcezza che mi sentii arrossire.
 
-      Ti amo lo sai? E non mi importa quanto pesi. Tu sei perfetta, lo sei sempre stata, perché sei bella sia fuori – mi diede un bacio sulle labbra – che dentro – aggiunse prima di approfondire il contatto tra le nostre bocche.
 
Avrei voluto rispondere in un qualsiasi modo ma non mi fu possibile dal momento che la mia lingua era troppo impegnata a fare altro.
Affondai le mani tra i capelli di Harry, intrecciando le dita tra quei morbidi riccioli color cioccolato mentre lui mi accarezzava dolcemente la schiena da sotto la maglietta.
Ogni volta che mi toccava in quel modo andavo in iperventilazione, anche se ormai avrei dovuto esserci abituata.
E poi il cuore! Avrebbe continuato a battermi sempre così forte anche a distanza di anni?
 Probabilmente si.
 
***
 
-      Ai novelli sposi! – esclamò Louis Tomlinson alzando in alto il suo calice di vino rosso – per un matrimonio perfetto e del sesso da favola!
-      Lou! – esclamammo io e Harry in coro fulminandolo con lo sguardo.
-      A Nat e Harry – ripeterono invece tutti gli altri.
 
Il gruppo al completo si era riunito nel loft di Zayn, attorno a quella che era una tavola piuttosto improvvisata. Io e Niall per esempio, ci poggiavamo su un’asse da stiro!
A parte questo, era davvero bello stare di nuovo tutti insieme.
 
Zayn non era cambiato di una virgola e nel preciso istante in cui l’avevo rivisto, mi ero resa conto che avevo sentito terribilmente la sua mancanza.
Di ciò che entrambi avevamo provato, ovvero un sentimento che andava oltre l’amicizia, sembrava non esserci più traccia. Perlomeno per me era così dato che non riuscivo più a immaginarmi accanto a una persona che non fosse Harry.
Quanto a lui … bèh, speravo con tutto il cuore che l’avesse superata e che provasse per me solo un profondo affetto.
 
Poi c’era Liam, il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto e che mi ero divertita a strapazzare come un peluche riempiendolo di baci.
Harry mi aveva raccontato che in quel periodo si stava frequentando con una ballerina, tale Danielle Peazar, ma dal modo in cui mi aveva chiesto notizie di Valerie, avevo il sospetto che pensasse ancora a lei.
 
Louis inizialmente mi era sembrato più maturo.
Ci aveva parlato del suo progetto di aprire un grande ospedale pediatrico in Kenya, dove avrebbe potuto aiutare tutti quei bambini meno fortunati, un gesto davvero nobile da parte sua.
Poi però, quando aveva proposto di rivestire di nuovo i panni del reverendo Carlson per celebrare il nostro matrimonio, avevo capito che sotto sotto era lo stesso Louis di sempre, quel giovane uomo straordinario dal cuore d’oro a cui volevo davvero molto bene.
 
Infine, anche Niall era sempre il solito ragazzo sorridente, allegro, spensierato e perennemente affamato.
Sebbene non l’avrei mai ammesso, ero felice di poter ascoltare di nuovo i suoi racconti interminabili, ricchi di dettagli assolutamente inutili e che alla fine non avevano neanche una conclusione.
E si, purtroppo aveva ancora quella sua strana fissazione per la mafia cinese!
Ci parlò però anche di una certa Carly che, a quanto avevo capito, era la cugina di Louis, appena trasferitasi da Doncaster per lavorare come pasticcera nel ristornate del biondino irlandese.
 
-      Potevate invitare anche lei a cena – osservai – mi sarebbe piaciuto conoscerla.
-      Ma perché poverina? – ribatté Liam corrugando la fronte – per farla avvelenare con la pessima cucina di Malik?
-      Ehi! Come ti permetti?– esclamò Zayn offeso – la mia cucina è sublime!
-      Amico, non ti offendere – tentò di consolarlo Niall dandogli qualche affettuosa pacca sulla spalla – ma in qualità di esperto ti assicuro che non ho mai mangiato tanto male quanto a casa tua.
-      Ma … ma … - Zayn tentò in tutti i modi di difendersi – vuoi dire che cucino peggio di Natalie?
-      E adesso io cosa c’entro? – sbottai sentendomi chiamare in causa.
-      Mmmh … devo dire che la scelta è ardua – osservò Harry pensieroso – senza offesa amore ma l’omelette che mi hai cucinato l’altro giorno dava davvero il voltastomaco!
 
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, fatta eccezione per me e Zayn che rimanemmo imbronciati e in silenzio.
 
Dopo cena, fu davvero difficile trovare un posto dove sistemarci tutti quanti.
Alla fine, gli altri si sacrificarono cedendo il divano a me e a Harry, dato che eravamo gli ospiti d’onore, per poi sedersi a terra tutti intorno a noi.
Non so perché ma quella scena faceva tanto “Biancaneve e i cinque nani”!
 
Parlammo del più e del meno, raccontandoci a vicenda degli ultimi avvenimenti importanti nelle nostre vite.
In realtà non era passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che ci eravamo visti eppure ognuno di noi aveva qualche novità interessante.
Ad un certo punto però, le nostre ciarle furono interrotte dal suono del campanello.
Tutti gli sguardi si spostarono subito su Zayn, il padrone di casa, che però non dava cenno di voler muovere un muscolo.
 
-      Devo proprio andare io? – si lamentò.
-      Certo che si! – esclamò Liam spingendolo ad alzarsi – un po’ di buone maniere, per cortesia!
 
Zayn sbuffò mentre si rimetteva in piedi per poi raggiungere la porta a passo lento e strascicato.
Nel frattempo noi avevamo ripreso a parlare (Niall ci stava raccontando di quanto avesse gradito la deliziosa cheesecake preparata da Carly), perciò nessuno di noi fece  caso a ciò che stava accadendo nell’ingresso almeno fino a quando non udimmo un urlo soffocato.
Zayn era in piedi davanti alla porta spalancata, con le braccia inerti lungo i fianchi e la bocca che si apriva e richiudeva ripetutamente senza emettere alcun suono.
 
-      Oddio, cosa succede? – esclamai preoccupata.
 
Lo raggiunsi di corsa e solo quando fui al suo fianco notai la ragazza alta e bruna che attendeva sul pianerottolo il permesso per entrare.
Non aveva un’aria familiare, fatto sta che se non fosse stata per l’espressione altamente infastidita che aveva in quel momento, sarebbe stata davvero molto bella.
 
-      Possiamo aiutarla? – le chiesi cortesemente.
-      E tu chi sei? – sbottò lei in tono piuttosto acido.
-      Potrei farti la stessa domanda – ribattei altrettanto bruscamente.
-      Nat lei è … è …- balbettò Zayn sconcertato - … è mia moglie!
 
SAMMY’S CORNER
Salve girls!
Che bello sapere che molte di voi stanno continuando a seguirmi!
Però mi chiedevo, c’è anche qualche lettrice nuova?
Come vi è sembrato questo capitolo? Magari è un po’ noioso ma era necessario scriverlo per introdurre la storia vera e propria che dal prossimo capitolo comincerà a farsi sempre più intrigante.
Come già sapevate, Melanie (la ragazza bruna alla porta naturalmente) è la moglie di Zayn ma non si sono sposati per amore. Cosa succederà tra di loro? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! (oddio hahahaha sembra davvero ridicolo detto così).
E che dire di Valerie? Povera cucciolaaaaaaaaa!!!!
Però vi assicuro che più avanti tornerà a essere un personaggio importante per questa storia.
Sapete che ho anche avuto l’idea di uno spin-off? Avevo in mente di descrivere il viaggio in Kenya di Louis dove naturalmente conoscerebbe qualcuno e poi… okay, meglio non montarsi troppo la testa per ora, anche perché ho già questa e un’altra storia a cui pensare. A proposito, vi andrebbe di leggerla? È su Zayn e inizialmente sarà un po’ drammatica, si chiama “True. Absolute. Eternal.”, se vi interessa questo è il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1755027&i=1
Bene, adesso vado, sotto vi lascio le foto delle tre protagoniste.
In ordine sono: Natalie (alias Emilie Nereng), Carly (alias Cintia Dicker) e Melanie (alias Emmy Rossum).
A presto splendori, recensite in tante!
Baci Sam 

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Capitolo 3
*** Salve ***


Ehm ... salve!
Okay, so che probabilmente molte di voi mi vorranno strangolare ma sono qui per dirvi (anche se ormai lo avrete intutito da sole) che, almeno per il momento, non andrò avanti con questa storia a causa di una serie di motivi che non starò a spiegare per non annoiarvi.
Tuttavia  non penso che la cancellerò perchè, nonostante sia composta da solo due capitoli, vi sono affezionata così come al suo prequel.
In questo periodo sto lavorando su qualcosa di diverso, una storia originale per la precisione, ma ancora non so quando e soprattutto se la pubblicherò.
Mi dispiace tanto per tutte le splendide lettrici che seguivano questa storia. Chissà, forse un giorno cambierò idea e farò tornare alla luce Natalie e le sue avventure.
Vi saluto con la speranza di risentirvi al più presto. Siete fantastiche ragazze, dico sul serio.
Baci Sam 

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Capitolo 4
*** NUOVAAA ***


SAMMY E' TORNATA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per chi fosse interessata, ho pubblicato una storia originale (già completa) : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2188621&i=1 
dal titolo TEENAGE DIRTBAG.
Baci Sam
p.s. mi siete mancate!!!


 

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