Breaking the Habit

di LoryFoxie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Castle of Glass ***
Capitolo 2: *** What I've done ***
Capitolo 3: *** Leave out all the rest ***
Capitolo 4: *** Numb ***
Capitolo 5: *** In the End ***



Capitolo 1
*** Castle of Glass ***


Ci sono pochi modi di far diventare una persona, di natura buona, completamente l'opposto: uno può essere farle perdere la pazienza, un altro puo' essere portarle via tutto quello che ama, distruggere il suo mondo, lasciarla senza speranza, ed immagino ci siano altri modi, piu' o meno crudeli, che mi sfuggono.
Prendiamo dunque in esame il secondo caso, ed applichiamolo alla signorina Nael.
Per chi non la conoscesse, la ragazza era una sirena finita per caso su Supiria, un'isola che fluttuava su un Mondo di Sotto (o Etheria), dove le Capitali spadroneggiavano.
A Suspiria era anche presente un'accademia militare, AngelDust, che accoglieva naufraghi di ogni dimensione, li proteggeva e dava loro vitto ed alloggio, in cambio di servizi militari, qualora fosse possibile. Insomma, concedeva un luogo sicuro dove dormire la notte, lontano dai mostri, ed in cambio alla persona veniva richiesto di arruolarsi nell'esercito.
Sebbene il nemico principale - Tifereth - fosse stato sconfitto dopo una sanguinosa guerra fra gli eserciti dei due schieramenti, non era ancora giunto il momento di abbassare la guardia e potersi credere al sicuro; difatti, dopo Tifereth, era saltata fuori una storia quantomeno originale su Divinità e viaggi indietro nel tempo. Insomma, la lotta non era finita.
In tutto questo, cosa c'entrava Crystal? In realtà nulla, si era ritrovata a seguire e venire investita dagli avvenimenti, perdendo tutto ciò che riteneva caro, come molti altri. Sua madre, ed altri del suo villaggio, erano rimasti bloccati in un futuro in cui non avrebbe mai piu' potuto far ritorno, ed a ricordarglielo era stata una tomba con il nome della donna, ritrovata in quella che era una Capitale prima d'essere abbandonata per molto tempo. Accanto alla lapide della madre, il destino aveva voluto farle trovare anche la tomba del padre, perso anni prima in uno scontro con i soldati di tale Capitale.
Per assurdo, la sirena era comunque riuscita a superare questa fase di depressione, tirando avanti, trovando poi qualcosa per cui valesse ancora la pena di combattere: una squadra, tutta sua, a cui dedicarsi ventiquattro ore su ventiquattro; aiutare persone giunte da poco ad orientarsi, a migliorarsi e garantire loro una vita piu' lunga.
Crystal adorava aiutare le persone e, quando erano quelle a cui tiene davvero, avrebbe fatto di tutto, persino sacrificare la propria vita, per difenderle. Chi non lo farebbe?
Ma, come al solito, il destino decise di portargliele via tutte, una ad una, per i motivi piu' svariati: scomparse, uccise, allontanate - lei si ritrovava sempre da sola, alla fine dei conti.
Per un periodo restava a galla, poi sprofondava, poi qualcosa o qualcuno la riportava a galla, la faceva sperare ancora ed ancora, prima di lasciarla affondare nuovamente.
Situazione che, dopo la terza volta consecutiva, cominciò a far cambiare il modo di pensare della ragazza: fu durante una missione, che la sirena crollò del tutto.
Perche', altruista o meno, c'era un limite anche alla sua pazienza. Un limite messo molto in alto, ma comunque raggiungibile, prima o poi, ed il tempo passava per tutti.
Forse sarebbe resistita piu' a lungo, ma quando si vede in faccia la morte, e' difficile non esserne toccati.
Dicevo, accadde durante una missione: missione affrontata con delle persone a cui teneva, con la consapevolezza che vi erano dei rischi molto elevati.
Fatta eccezione per la potenza del nemico che dovevano affrontare, non era neanche stata un incarico difficile: dovevano trovare e salvare la figlia del capo di una delle Capitali, tenuta in ostaggio da una Divinità.
Sul cosa farne della Divinità non era stato detto nulla, e quindi si era dato per scontato che andasse uccisa, visto che difficilmente la si poteva catturare. Il dio, pero', si era rivelato piu' potente di quel che ci si aspettava, e presto le cose si erano messe male...

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Capitolo 2
*** What I've done ***



« Hahahahaha. Sciocchi, pensavate di potermi sconfiggere così? Me? Un DIO? »
Disse tale divinità, tenendo per il collo, sollevato da terra, un ragazzino dai capelli verdi e corti, amico della sirena.
« Lascialo andare! »
Urlò subito dopo le sue parole la ragazza, con le lacrime agli occhi: si trovava seduta a terra, schiacciata al suolo dalla forza di gravità, così come altri due compagni: uno era un angelo dai capelli biondi, di nome Marcus; l'altra era una ragazza dai lunghi capelli corvini, con la coda e le orecchie da gatto, di nome Sylvia. Il ragazzino dai capelli verdi, invece, si chiamava Kyle.
« Perche', altrimenti cosa mi fai? »
Chiese ironico il dio, avvicinandosi al burrone: si trovavano, infatti, nella cima di una montagna parecchio alta, dove sorgeva il tempio creato dalla divinità per se stesso. Si indicò il petto, dove al centro brillava una gemma rossa molto simile ad un cuore: sembrava parecchio fragile, e facilmente rimuovibile; il problema, era che l'uomo non aveva mai abbassato la guardia o permesso loro di avvicinarsi di un solo centimetro.
« Alzati, ragazza. »
Ordinò a Crystal, togliendole di dosso l'incanto della gravità, permettendole così di tornare in piedi.
« Ne hai fegato da vendere, uh? Facciamo così... »
Cominciò poi, mentre la ragazza gli si avvicinava, guardando preoccupata l'amico, che cominciava a diventare estremamente rosso in volto.
« Non ci guadagno nulla, ma mi annoio parecchio, quindi stavo pensando.. »
Continuò, tendendo sempre di piu' il braccio, che reggeva il ragazzo, verso il precipizio.
« Uno scambio ed un patto. Tu ti lanci di sotto, ed io lascio andare tutti i tuoi amici. Ovviamente, Claire rimane con me, ma sopravvivono tutti. Magari potete riprovare. »
Fu questo che le propose: la sua vita, in cambio della vita di tutti. Missione fallita, ma comunque tutti sarebbero tornati a casa sani e salvi.
« Cosa ti fa pensare che io ti creda? Una volta che sarò morta, probabilmente ucciderai tutti comunque! »
Gli rispose con foga la ragazza, guardando preoccupata l'amico: il cuore le batteva velocissimo nelle orecchie, sembrava volerle sfondare il cervello. Paura, tanta, insieme alla speranza di poter comunque salvare i presenti, in cambio del suo sacrificio. Come poteva, pero', fidarsi?
« Ti do la mia parola, e nonostante io non sia un personaggio esattamente "buono", rispetto sempre le promesse. »
Così dicendo, il dio porse la mano libera alla ragazza, attendendo che la prendesse.
Cosa poteva fare? Sarebbero morti comunque, allora tanto valeva provare. Almeno avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere, per cercare di salvare i propri amici.
Accettò la mano della divinità, facendo un passo avanti e prendendola come dovessero mettersi a danzare: nello stesso istante, l'uomo spostò il braccio occupato nuovamente verso il terreno, e con forza sovraumana lanciò il ragazzo contro gli altri due; botta o meno, Kyle era vivo e stava tossendo, prendendo aria come poteva, riguadagnando colore.
Crystal osservò sollevata la scena, sentendo il proprio cuore accelerare ancora i battiti, mentre sentiva la presa stringere sulla sua mano e si sentiva guidare verso il precipizio.
Al limite, la presa venne meno, e la sirena fu libera di guardare di sotto. Non c'era nessun lago ad attenderla, solo rocce appuntite e letali, che non sembravano altro che bramare il suo sangue.
Sentì l'uomo ridere, di fianco a sé, probabilmente diverito dall'espressione sul proprio volto, e si voltò a regalargli un'occhiataccia, prima di voltarsi ancora, stavolta verso i tre amici.
Lo faceva per loro, solo per loro. Per regalargli un altro giorno da vivere, per regalarsi una fine da eroina. Non che le interessasse molto questa seconda faccia della situazione, ma in effetti si stava per sacrificare. Il problema, forse, era che lo stava facendo consciamente, di sua spontanea volontà.
Sorrise ai tre, tristemente, prima di tornare a voltarsi verso il precipizio, ed il nulla che l'attendeva: prima di raggiungere le rocce, ne sarebbero passati di secondi interminabili. Era così lontano, il terreno sotto i suoi piedi, da sembrare irragiungibile. Sarebbe morta prima, di paura?
Crystal prese un ultimo, profondo, respiro e poi fece un passo avanti, sentendo solo alcune urla ed una risata, alle proprie spalle.
Cominciò a cadere, cadere giù, giù, sempre piu' giù, mentre la consapevolezza di quello che aveva scelto si faceva strada in lei: si era suicidata, in pratica, per salvare la vita di tre persone che comunque, prima o dopo, sarebbero morte; ma, tanto, sarebbe morta anche lei, se non lo avesse fatto. Quindi dov'era la differenza? Comunque fosse andata, sembrava che il destino avesse deciso che doveva morire.
Il destino si divertiva a farla soffrire, e piu' lei si comportava bene, piu' veniva derisa e punita. Più sperava, più le toglieva la speranza. Piu' amava, e piu' le portava via le persone amate.
Avrebbe dovuto smettere.
L'amore, la speranza, l'altruismo.. cosa le avevano dato? Solo tristezza, tanta tristezza e disperazione.
La bontà a cosa l'aveva portata? Ad uccidersi, a lanciarsi da quel precipizio, con il dubbio che forse, qualcun'altro, non l'avrebbe fatto per lei. Non ci avrebbe fatto caso, forse, se non fosse per il fatto che sembrava che il mondo continuasse ad odiarla e respingerla, facendola soffrire.
Ma che importanza poteva avere tutto quello, mentre cadeva?
Ormai la sua fine era vicina, il fiato cominciava a mancarle, la paura la stava distruggendo, le rocce lontane erano sempre piu' vicine.
Che importanza poteva avere mentre il vento le scompigliava i capelli, ricordandole che stava cadendo ad una velocità tale da non lasciarle alcuna speranza?
Non ne aveva piu', e, per quanto potesse amare le persone appena salvate, i dubbi la tormentavano.
E' incredibile quanto si possa pensare, nel giro di qualche secondo.
E' incredibile quanto si possa cambiare il modo di farlo, radicalmente.
Da bianco a nero, da buono a cattivo.
Chiuse gli occhi, la sirena, e qualche attimo dopo perse conoscenza.
Ma, sebbene lei pensasse che comunque fosse andata, stava per morire, il destino ancora una volta le riservò un finale a sorpresa: Marcus, con uno sforzo sovraumano, era riuscito a liberarsi dell'incantesimo che lo teneva bloccato a terra, e si era fiondato giù dal precipizio, chiudendo le ali per riuscire a cadere piu' velocemente, come un missile.
Raggiunse la ragazza, la prese, e spalancò le ali per frenare la caduta, cominciando poi a risalire.
Di sopra, intanto, i suoi compagni si erano a loro volta ripresi, spinti da una nuova forza, dopo aver visto l'amica sacrificarsi per loro: avevano fatto arretrare la Divinità, che ora era arretrata di diversi metri verso la zona "sicura".
Marcus atterrò poco distante dagli altri due, che gli si fiondarono accanto per vedere le condizioni dell'amica, pur tenendo sotto controllo le mosse del dio.
« Sarà morta di paura, e' tutto inutile. Hahahaha! »
Disse l'uomo, osservando divertito la scenetta che gli si era dipinta di fronte.
« Crystal! Crystal, rispondici! »
« Il battito e' debole, dobbiamo fare qualcosa. »
Dissero in coro Kyle e Sylvia, mentre Marcus era andato a mettersi di fronte ai tre per far loro da scudo in caso il dio decidesse di attaccare, cosa che pero' non sembrava aver intenzione di fare.
Lasciamo un attimo perdere il "presente", per andare a vedere cosa stava accadendo nella mente della giovane ragazza svenuta.

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Capitolo 3
*** Leave out all the rest ***


Si trovava in un sogno, e stava percorrendo un lungo corridoio buio, con una luce bianca ed eterea alla fine di esso: la luce le trasmetteva una sensazione di calma e pace, calore, eternità. Qualcosa di meraviglioso che Crystal avrebbe raggiunto ben volentieri, non fosse stato per la mostruosa creatura che le si parò di fronte.
Non riusciva a vederla, in realtà, notando solo una sorta di distorsione in cui vedeva qualcosa di grosso e sformato, sfocato al punto che ne vedeva il contorno ma non i dettagli; non era pero' l'aspetto a farle vedere che la creatura era orrenda, ma ciò che le veniva trasmesso e la colpiva come un pugno in un occhio.
Così come la luce le trasmetteva un senso di pace e calore, la creatura le trasmetteva paura, orrore e gelo: sensazioni che la fecero arretrare, che la costrinsero a cercare una via di fuga nella direzione opposta alla luce; e corse, corse a fino a rimanere senza fiato, ritrovandosi in un'area circolare, dove intravedeva in un certo senso il pavimento nero, riuscendo anche a vedere il proprio corpo. Un po' come se lei fosse illuminata, in tutto quel buio.
Si guardò alle spalle, cercando la creatura spaventosa, ma non la trovò: tuttavia, quando tornò a guardare di fronte a sé, vide uno specchio.
Lo raggiunse e quando vide il suo riflesso sorridergli gentilmente, ricambiò confusa. Il riflesso si muoveva come fosse qualcosa a sé stante, differente da Crystal, pero' era lei, e nel suo sguardo la ragazza poteva vedere la persona gentile e premurosa che era stata.
Poteva rivedere tutto quello che aveva passato e le persone che aveva amato; le piaceva specchiarsi, le piaceva rivedere tutti quei ricordi passati. Le era piaciuta la sua vita, tutto sommato, ma..
Improvvisamente, quando la sua mente aveva formulato quel "ma", la figura nello specchio si era rimpicciolita, ed era stata circondata dall'ombra di persone senza volto.
Persone a cui aveva voluto bene, che pero' l'avevano abbandonata, usata, ignorata. Persone a cui aveva tenuto, ma che non avevano mai ricambiato i suoi sentimenti. Persone che preferivano stare con altre persone, lasciandola da sola, con le sue paure. Persone che ridevano alle sue spalle della sua bontà, che si chiedevano se fosse stupida o se semplicemente fingesse.
Le ombre sembrarono circondare la Crystal rimpicciolita, avvolgersi attorno al suo collo e soffocarla: e quella sensazione venne riflessa sulla vera sirena, che si sentì mancare l'aria ed avvertì chiaramente qualcosa stringerlesi al collo e cercare di ucciderla.
Mentre il fascio si stringeva attorno al suo collo, emozioni negative le piombarono addosso come macigni: solitudine, paura, rabbia, invidia. Sensazioni che in vita aveva provato e che aveva sempre combattuto, rifiutandosi di accettarle come proprie.
Ora quelle sensazioni la stavano uccidendo una seconda volta, e Crystal sembrava non riuscire a far nulla per fermarle: ma la soluzione arrivò, nello specchio; bianche spirali di ghiaccio volteggiavano attorno alla ragazza riflessa, attendendo un semplice segnale per andare a catturare le persone divenute ombre e distruggerle.
Un semplice segnale, e tutto quel dolore sarebbe svanito, salvandola, scambiando la propria vita con quella di quegli individui che non l'avevano mai voluta.
Cosa ne sarebbe stato di quelle persone?
Che importanza poteva mai avere, se così poteva salvare se stessa?
Tanto cosa aveva guadagnato dopo una vita passata ad aiutare gli altri? Era morta, ora lo ricordava. Tanta fatica, tanto tempo buttato via, tante lacrime e sogni infranti.
Basta, non voleva piu' continuare così.
Voleva cancellare tutto quello che era stato, voleva cominciare daccapo ed essere una persona del tutto diversa. Pensare a sé prima degli altri, seguire i propri interessi.
Le venne da sorridere, mentre le spirali prendevano a roteare velocemente ed 'aspirare' le ombre attorno al collo della sirena, pensando che quella strada avrebbe potuto intraprenderla un paio d'anni prima.
Avrebbe dovuto lasciar vincere la sirena e prenderne tutto il carattere, cominciando a comportarsi come era giusto che fosse. Nessuno si preoccupava delle persone altruiste, allora a che serviva esserlo?
Tutti troppo egoisti per guardarsi attorno ed accorgersi delle urla silenziose di chi soffriva di una solitudine talmente profonda da non vedere mai la luce del sole.
Tutti troppo presi dai propri problemi per decidere di allungare una mano verso una persona che avevano la faccia tosta di chiamare "amica".
Crystal chiuse gli occhi, sentì un'ultima e solitaria lacrima andare a rigarle il volto, lasciando una scia calda al suo passaggio: lacrima che brillò, rischiarando tutto il buio che la circondava, per poi sollevarsi dalla pelle ed allungarsi nel vuoto, diramandosi.
Dalla lacrima partirono diverse scie di ghiaccio, che si avvolsero attorno al corpo della ragazza, sollevandola dal pavimento. L'avvolsero, imprigionandola in un groviglio di rovi di ghiaccio che pero' non la stavano ferendo, ma semplicemente la tenevano bloccata.
La stanza cambiò completamente colore, divenendo tutta bianca e senza pareti, ed al suo centro era presente questa piccola torre di cristallo e ghiaccio che intrappolava il vero cuore della sirena. Mai piu' gentile, mai piu' altruista, quei ricordi andavano sigillati per sempre ed era stata lei stessa a volerlo.
Intanto, nello specchio, l'altra Crystal era tornata in dimensioni naturali, ed osservava la scena senza una vera espressione: non rideva, non piangeva, semplicemente non le importava.
Fece un lungo passo ed attraversò lo specchio, che si frantumò alle sue spalle, rimanendo in silenzio ad osservare se stessa dal basso.
Non l'avevano voluta per quello che era, e da ora in poi lei non avrebbe accettato loro.
Non pianificava chissà quale vendetta, non voleva fare chissà quale brutto scherzo.
Semplicemente... non le interessava.
I loro problemi non sarebbero piu' stati i suoi, le loro storie non l'avrebbero coinvolta, e se finivano nei guai lei non avrebbe mosso un dito per aiutarli (a meno di non avere dei motivi per farlo).
Tutto aveva perso colore, ai suoi occhi: era diventato bianco come quella stanza, freddo e distaccato.
Si sentiva distaccata al punto di non riconoscersi neanche, mentre guardava l'altra sé: sentiva che tutti i ricordi stavano scivolando via, fra le proprie dita, andando a raccogliersi nella cima della prigione di rovi di cristallo.
Crystal non lottò, anzi: lasciò fare, dando le spalle all'altra ed osservando il portale che era appena apparso di fronte a lei. Un arco creato con il ghiaccio, che a prima vista non conduceva da nessuna parte.
Vi si avvicinò comunque, e lo attraversò: subito una sensazione di stanchezza la invase, costringendola a chiudere gli occhi proprio mentre gli ultimi ricordi la abbandonavano.
Le ultime cose che vide, prima che tutto si facesse nuovamente buio, furono dei volti: i suoi genitori, Alyah, Céline, Noam, Ibis, John, Jessica, Giulius, Ashe, Madranog, Akesi, Tiresia, Jeral, e tanti altri; in rapidissima successione, come se qualcuno avesse messo la velocità quadruplicata ad una pellicola.
Poi il mondo si fece nero, e lei cadde nuovamente nell'oblio che gia' non molto tempo prima l'aveva accolta.
Crystal non era piu' Crystal. Non ricordava piu' nulla, ormai.
Questo, pero', quelli che l'attendevano dall'altra parte non potevano ancora saperlo...

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Capitolo 4
*** Numb ***


Dall'altra parte, intanto, le cose erano cambiate: la divinità si trovava in ginocchio, finalmente sopraffatto dagli attacchi continui dei tre soldati, incapace di potersi muovere; profonde ferite, da cui sangue scarlatto colava, erano presenti nel petto e lungo gli arti.
Anche Marcus e Kyle erano visibilmente esausti, mentre invece Sylvia era rimasta con Crystal, tenendola fra le proprie braccia per riscaldarla.
Quando la sirena aprì gli occhi, la nekomimi le regalò il suo miglior sorriso, mentre gli occhi brillavano di felicità: ma la ragazza non reagì, mettendosi seduta piuttosto, e guardandosi intorno confusa.
Quando vide il dio, le tornò alla mente chi era e cosa le aveva fatto: non ricordava esattamente cosa fosse o il motivo per cui si trovava lì, ma sapeva che per colpa sua era quasi morta.
« Crystal! Per fortuna stai bene, ci siamo così preoccupati! »
Le disse Sylvia, stringendole le mani, che subito dopo l'altra ragazza andòa guardare.
« ...Crystal? »
Chiese, capendo ovviamente che doveva trattarsi del suo nome. Chissà qual'era il suo cognome? Chissà se quei ragazzi erano suoi amici?
Non le interessava.
« Bentornata nel mondo dei vivi. »
L'accolse beffardo il dio, sputando sangue e ridendo. Sembrava piu' morto che vivo, ma ancora non voleva cedere, e la ragazza lo guardò a lungo, mentre si alzava.
« Crys, ti senti bene? »
Chiese Kyle, che, come Marcus, si era avvicinato alla coppia di ragazze. Preoccupato, il verde osservava la sirena in cerca di ferite visibili, senza trovarle. Se avesse potuto sapere ciò che era accaduto nella sua mente, allora forse avrebbe cercato di intervenire, in qualche modo.
« Sta seduta, non ti sei ancora ripresa. »
La rimproverò invece Marcus, senza pero' ottenere la reazione sperata: Crystal guardò i tre, e scosse la testa, prima di parlare.
« Io non vi conosco. Non ricordo... »
Cominciò, a stento, portando la mano sinistra alla tempia e chiudendo gli occhi per un istante, prima di riaprirli: indicò la divinità con l'indice della destra, prima di parlare ancora.
« ...non ricordo chi sono, ma so chi e' lui. »
Alla parola "lui", la ragazza emise una specie di ringhio sussurrato, lasciando che tutto il suo odio fuoriuscisse con quella parola.
Fece un paio di passi, lentamente, testando la propria resistenza e le condizioni del suo fisico: non era messa male, se vogliamo escludere il fatto che era quasi morta ed aveva perso la memoria.
Dopo i primi passi, ne seguirono altri, ed in breve la donna annullò la distanza fra sé e l'uomo in ginocchio.
« Cosa vuoi fare? Che significa che non ricordi? Crys? »
Chiese Sylvia, confusa, alzandosi ed avviandosi verso la sirena. Non fece in tempo a raggiungerla, pero', prima che la ragazza portasse le dita della mancina a chiudersi attorno alla gemma cremisi, per poi tirarle indietro con forza e trascinare la pietra con sé.
Il dio non morì, ma digrignò i denti dal dolore, guardando con rinnovato odio l'altra, negli occhi.
Occhi color zaffiro di lui, puntati in quelli rubino e smeraldo di lei.
« Cosa vuoi fare? Uccidermi? »
Il sorriso sul volto della ragazza, che apparì nel sentire pronunciare quella frase, rispose da solo alla domanda che le era appena stata fatta.
« Dobbiamo chiedergli qualcosa in particolare? »
Non sapeva il perchè, ma l'intuito le diceva che non era il caso di ucciderlo subito, e la domanda era unicamente indirizzata ai tre alle sue spalle, che ancora fissavano confusi la scena, mentre il dio cercava di muoversi invano: evidentemente era troppo dolorante, per poter anche solo pensare di alzare un braccio.
« ...cosa vuoi fare Crys? Che ti prende? Lascialo, torna qui! »
Cominciò Kyle, venendo però interrotto da Marcus un secondo dopo, che prese parola e rispose alla giovane amica, conscio che qualcosa in lei non andava.
« Dobbiamo sapere dov'e' Claire. »
Ricevuta risposta, la sirena tornò a fissare il dio, e visto che era china verso di lui, si drizzò, reggendo la gemma-cuore con estrema attenzione.
« L'hai sentito, no? Dov'e' Claire? »
Chiese, ricevendo pero' in cambio solo una risata di scherno: ma non demorse, andando a stringere la presa attorno alla gemma, causando nell'uomo solo tanto dolore, osservandolo mentre finiva supino di fronte a lei e tossiva sangue.
« Tanto mi... ucciderai comunque! »
Sputò dunque la divinità, osservando la ragazza dal basso con odio. Crystal, in risposta, sospirò, scuotendo la testa ed allentando la presa sulla pietra.
« Tu hai mantenuto la tua parola, perchè dovrei avercela con te? »
Chiese con tono estremamente gentile, assumendo - per quell'istante - la sua vecchia personalità. Ricordava la promessa? Evidentemente, i ricordi degli ultimi avvenimenti, soprattutto quello che era accaduto con la divinità in questione, non erano stati sigillati con il resto della sua memoria.
La divinità guardò Crystal, a lungo, come volesse scavare nella sua anima e trovare la risposta a ciò che stava davvero a cuore a tutti loro: cosa stava accadendo?
Fallì, evidentemente, perchè, dopo aver sputato ancora una volta sangue, il dio tornò a parlare a fatica. Anche lui, apparentemente, non era immune alla paura di morire.
« Dopo avermi strappato la gemma, la porta della torre dove la tenevo rinchiusa si e' aperta. Probabilmente e' già tornata da papino. »
Confessò, con riluttanza: subito, Marcus accese il sistema di comunicazione e si mise in contatto con uno dei superiori, trovando conferma alle parole del dio; infatti, prima di arrivare in quel punto della montagna, i quattro ragazzi erano stati accompagnati fino al tempio da un piccolo manipolo di soldati della Capitale. Tali soldati, mentre loro lottavano, non erano rimasti con le mani in mano, ed avevano messo sottosopra il tempio, trovando alla fine il punto in cui Claire era rinchiusa, senza pero' riuscire a liberarla.
Ora che il sigillo era stato sciolto (mentre un altro era stato creato), la ragazza era nuovamente sana e salva fra le braccia di papà.
Crystal, sentendo le parole di Marcus alle proprie spalle, sorrise: la divinità, a fatica, si rimise in piedi, quindi. Insomma, pian piano si rigenerava, dopotutto era una divinità.
« Ho detto la verità: ora ridammi il mio cuore e me ne andrò per sempre. »
La ragazza fece un passo indietro, guardando l'altro divertita, scuotendo poi la testa.
« Ho mantenuto la mia parola! »
Urlò quindi il dio, facendo un passo avanti: nello stesso istante, Crystal strinse la presa attorno al cuore del dio, rispondendo subito alle sue lamentele, ignorando il suo contorcersi, nuovamente supino nel terreno.
« Diciamo che forse un motivo per avercela con te, effettivamente, ce l'ho. Fra l'altro, non ti ho mai promesso che non ti avrei ucciso. »
Non era presente traccia di pazzia, nel suo sguardo. Nessun pensiero folle stava attraversando la mente della sirena, solo un chiaro senso di vendetta.
L'aveva quasi uccisa, come altro avrebbe potuto reagire?
E continuò a stringere la presa sulla pietra, sentendo le urla dell'uomo che aveva di fronte e guardandolo contorcersi senza distogliere lo sguardo.
Probabilmente Kyle, Marcus e Sylvia le si stavano fiondando addosso per interromperla, ma non fecero in tempo, perchè un sonoro *crack* annunciò la distruzione della gemma cremisi, e con essa il termine della vita della divinità.
Dopo un ultimo spasmo, infatti, l'uomo divenne immobile, gli occhi spenti fissarono il vuoto di fronte a sé, mentre la ragazza tornava ad aprire il palmo e lasciava cadere i frammenti ai suoi piedi, rivelando anche dei graffi piu' o meno gravi nel palmo della sua mano. Non vi era soddisfazione nel suo sguardo, ma neanche pentimento, rabbia, tristezza. Nulla.
« Perchè l'hai fatto!? »
Chiese Sylvia, chinandosi accanto all'uomo per verificarne la morte.
« Basta, Syl. Non e' la prima volta che uccidiamo un nemico, e ti ricordo che siamo quasi morti noi, poco fa. »
La interruppe subito Marcus, che pero', successivamente, si portò di fronte alla sirena e cercò il suo sguardo, senza trovarlo.
« Davvero non ricordi nulla, Crystal? Non e' uno scherzo, vero? Sai chi siamo noi? »
La ragazza, in tutta risposta, si voltò e si chinò sui frammenti color rubino, prendendone uno abbastanza grande e mettendolo in tasca. Quando si rialzò, si limitò a scuotere la testa, senza voltarsi nuovamente verso l'angelo alle sue spalle.
« E' un bel guaio. »
Commentò Kyle, accanto alla nekomimi, guardando il cadavere del dio. Marcus, sospirando, si protese verso il cadavere e lo prese, sfruttando la propria forza fisica e tenendolo come un sacco di patate, in spalla.
« Torniamo a palazzo, dobbiamo fare rapporto. »

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Capitolo 5
*** In the End ***


Il viaggio di ritorno fu estremamente silenzioso, e mentre i tre amici di Crystal si chiedevano cosa le fosse accaduto e perchè la ragazza non dava segni di preoccupazione, all'idea di aver perso la memoria, quest'ultima semplicemente guardava fuori dal finestrino della jeep, osservando ogni strada come fosse la prima volta che la vedesse.
Arrivati all'Hangar, dove l'ufficiale che aveva loro assegnato la missione li attendeva, i quattro vennero scortati in una stanza a parte, dove finalmente Marcus poté liberarsi del cadavere del dio.
Fatto ciò, vennero raggiunti da suddetto ufficiale, che guardò i quattro con l'aria di chi sta per licenziare qualcuno ed e' fuori di sé dalla rabbia.
« Si può sapere perche' l'avete ucciso? Potevamo chiedergli molte altre cose, e visto che era stato indebolito, catturarlo non sarebbe stato un problema! »
Si lamentò l'uomo, puntando l'indice contro il corpo della divinità, muovendo l'altro braccio come volesse colpire qualcuno, invce.
Sylvia e Kyle, dunque, si guardarono negli occhi e poi abbassarono lo sguardo, evidentemente mortificati da quello che era accaduto. Marcus si limitò a sospirare, mentre Crystal puntò lo sguardo dritto negli occhi dell'ufficiale e prese parola.
« Ci era stato detto di non ucciderlo? »
Chiese, senza ironia, visto che effettivamente lei non poteva ricordare quel dettaglio a causa della recente perdita di memoria: era pero' convinta che, se così fosse stato, i compagni l'avrebbero fermata ad ogni costo.
L'ufficiale, dunque, si sentì colpire nell'orgoglio dalla domanda della ragazza, ed il suo volto divenne ancor piu' paonazzo.
« Non pensavo vi fosse motivo di dirvelo, perchè credevo che aveste abbastanza cervello da capirlo da soli! Che insolenza, poi, come ti permetti? Qual'e' il tuo nome e grado?! »
Chiese dunque l'altro, ancora infuriato, mentre Crystal rimaneva ancora impassibile e semplicemente si voltava verso Marcus - che, a dirla tutta, era l'unico che non le avesse fatto venire il voltastomaco con la sua preoccupazione per la sua salute.
« Uhm, Crystal come? »
Gli chiese, quindi, senza particolari cadenze nella propria voce; l'angelo sospirò, prima di rispondere al posto suo, guardando l'ufficiale.
« Il suo nome e' Crystal Nael, ed e' un sergente. Ha perso la memoria dopo che l'angelo ha cercato di ucciderla. Pensiamo sia dovuto allo shock.. »
Spiegò all'uomo, che da paonazzo divenne palesemente confuso, mentre spostava lo sguardo su tutti i presenti, come a cercare di capire cosa stesse accadendo.
La sirena, intanto, riprese parola approfittando del silenzio che si era creato, e tornò a guardare l'ufficiale, avvicinandoglisi giusto di un passo.
« E' così, apparentemente. Dunque, mi chiamo Crystal Nael, e, se mi permette signore, le sue dimenticanze non sono affar nostro. »
Cominciò, del tutto conscia che quelle frasi probabilmente avrebbero fatto andare su tutte le furie l'uomo: ma non stava sorridendo - per quanto avrebbe voluto farlo - né era ironica: gli stava sbattendo i fatti in faccia, costringendolo a prendersi le sue responsabilità.
« Ha cercato di ucciderci e ci siamo difesi, nulla di piu', nulla di meno. Se ci tenevate così tanto, alla sua vita, allora perchè non ci avete chiaramente detto di riportarlo vivo? O, ancora meglio, perchè non avete preso parte alla spedizione voi stesso? »
Prese fiato, concedendosi un mezzo sorriso indirizzato all'uomo, guardandolo dal basso all'alto come se in realtà le posizioni fossero invertite.
« Io rispetto il suo lavoro, signore, e sono ben consapevole che tutti possono sbagliare, lei compreso. Ci e' stato chiesto di salvare Claire, e l'abbiamo fatto: nient'altro, e quindi e' solo colpa sua se non abbiamo eseguito altri, eventuali, ordini dall'alto. »
Concluse la sirena, voltandosi e lasciando l'uomo alla sua confusione e rabbia, avviandosi verso la porta. Nella propria mente, la ragazza si stava divertendo; non ricordava chi fosse, ma quella situazione creatasi le stava dimostrando come, a non essere buoni, le cose potevano volgersi a suo favore.
O meglio: non aveva insultato l'uomo direttamente, ma al tempo stesso non aveva accettato il rimprovero come la vecchia sé avrebbe fatto, pur di non mettersi a discutere.
Ora, invece, poteva uscire di lì con la consapevolezza di aver messo in chiaro che non aveva nulla a che vedere con l'errore di qualcun'altro, e quindi non doveva rischiare di beccarsi qualche punizione.
Mancanza di rispetto ad un superiore, forse? No, perchè non gli aveva detto apertamente "lei e' un idiota", per quanto fosse stata tentata di farlo.
Raggiunta la porta, Crystal si voltò giusto un attimo a guardare i presenti, prima di accennare ad un sorriso divertito.
« Per vostra informazione, io sto bene. Non cercate di cambiarmi, perchè non mi interessa. Da come vi comportate ho capito che prima ero una persona del tutto diversa, ma sto bene così, grazie. Arrivederci. »
Concluse, facendo l'occhiolino ai presenti ed uscendo dalla stanza, per dirigersi... in giro.
Prima o poi avrebbero mandato qualcuno a spiegarle cos'era lì e dove si trovava casa sua, ma per il momento la ragazza voleva solo curiosare in giro, magari trovare qualche bel ragazzo da importunare e da cui farsi offrire un drink. Una cosa che non aveva dimenticato, da quando si era svegliata, era la sua natura: sentiva il suo essere sirena ed ora lo accettava più di prima, decidendo di abbracciare ogni aspetto della sua vera natura.
Era una sirena senza piu' limite alcuno, con una visione del tutto diversa della sua vita ed un modo di fare che sembrava essere l'esatto contrario del precedente.
A coronare il tutto, lei stava benissimo così e non aveva la minima intenzione di tornare indietro, quindi... Poteva morire in una qualsiasi missione, e quindi voleva godersi la vita giorno per giorno, senza preoccuparsi piu' per nessuno ma solo per se stessa.

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