Spies in Love - The difficulty of being insensitive

di bubi90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era da un po' che non mi cimentavo negli originali, ed è effettivamente la prima volta che provo con una "long" perchè presumo sarà più lunga di 4 o 5 capitoli. La cosa mi spaventa non poco, devo ammetterlo, perché sono un'appassionata delle storie brevi, brevissime, ma voglio provare!
Spero che mi sosterrete se vi piacerà, ma potete anche demoralizzarmi, almeno forse la smetto prima di intrigarmici troppo ;) Però se lasciate un commentino magari trovo la forza per scrivere più in fretta!
Ah ho i miei due pg belli in testa, e li metto qua sotto, se comunque siete interessati a capire a chi mi sono inspirata sono Ash Stymest e Sky Ferreira!

Spies in love
-The difficulty of being insensitive-


Prologo

Numero 333, niente nome, nient altro che questo per identificarla.

Due occhi color ambra, più simili a quelli di un gatto che a quelli di una donna.

Capelli biondi, ma non biondissimi, una strana tonalità scura, quasi dello stesso colore delle iridi.

Un esserino alto poco più di un metro e cinquanta di solo spirito omicida.

Agente speciale 333, orfana, cresciuta per questo lavoro, il coltello e la pistola in mano dai 3 anni di vita.

Numero 666, alto quasi un metro e ottanta, il suo compagno da quando sono arrivati al centro.

Capelli scuri come pece e occhi chiarissimi, quasi vitrei, freddi come il suo animo.

La sua pelle così bianca quasi non avesse mai visto il sole ricoperta da una miriade di neri tatuaggi.

Agente 666, orfano, esperto di arco e siringhe, perfidia è il suo secondo nome, amore il suo nemico.

La coppia più temuta di killer ha appena 18 anni e non ha altro scopo nella vita se non uccidere e portare a termine le proprie missioni.

Camminano uno di fianco all'altro, suscitando quasi lo stupore di chi se li trova di fronte.

Anche in borghese il loro spirito pare brillare attorno a loro, terrificanti in tutto il loro aspetto.

Non si guardano neanche in viso, non ne hanno bisogno.

Sono come macchine, unite da un cavo invisibile, sanno esattamente come muoversi, e non hanno neanche da toccarsi per capire cosa fare.

Sono cresciuti insieme, sono stati addestrati insieme, nati come partner e cresciuti come sicari.

“6, ti va un caffè?”

“3, abbiamo 5 minuti, ce la dovremmo fare”

Niente più di questo, in missione non ci si può permettere altro, non si può lasciare niente al caso, almeno non per loro.

“Due espressi. Ristretti. Senza zucchero”

L'ordine è come loro, conciso e senza sentimento.

Tutto questo è nella norma, solita routine della vita di due assassini.

Ma qualcosa sta per cambiare, e non saranno solo le pistole a sparare e i coltelli a far sentire caldo.

Qualcosa sta per succedere, qualcosa che farà battere per la prima volta il cuore pietrificato di due gelidi assassini.

“È il momento”

Bisogna andare, è il lavoro che chiama.

Non si guardano, neanche stavolta, non lo fanno mai, non lo fanno più da quando avevano cinque anni.

Chissà perché non si sono mai azzardati a farlo ancora, ad andare contro alle regole del centro.

Non ce n'è mai stato motivo, mai stata voglia o bisogno.

Ma chissà....

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***








CAPITOLO 1


Il vento soffia leggero sul tetto del palazzo, muovendo i capelli mossi della giovane assassina.

Gli occhi di lei sono attentamente puntati sulle vetrate del grattacielo di fronte, intenti a studiare l’ingresso per cogliere l’istante perfetto.

“Hai fermato la corda?”

La voce del compagno arriva in un sussurro al suo orecchio, mentre il ragazzo sistema il mirino della balestra che ha posizionato sul cavalletto.

“Bloccata. Appena esce mi butto.”

“Io blocco le guardie. Sono tre.”

Sincronia come sempre perfetta, il tutto per uccidere uno dei soliti imprenditori che l’agenzia ha bisogno di eliminare.
Un momento in più ed ecco che le porte del palazzo si aprono riflesse sulla vetrata, dando il via all’operazione.

“Via.”

La ragazza si lancia nel vuoto appesa alla corda, senza neanche chiudere gli occhi, senza neppure guardare in basso, nulla, gli occhi semplicemente fissi sulla vetrata e le gambe dritte contro il terreno.
L’uomo appena uscito dalla porta sembra ancora non essersi accorto di nulla, mentre le guardie man mano si rendono conto della persona che sta rapidamente picchiando verso il suolo.
Il primo che alza lo sguardo neanche riesce a finire il primo passo che una freccia gli perfora il petto, trapassando il cuore come fosse burro.

“Meno uno.”

Conta semplicemente il ragazzo, risistemando la seconda freccia rapidamente, controllando dalla vetrata la propria partner appena atterrata, già priva della corda.
Ed ecco che la seconda guardia fa per correre in contro all’industriale, notata la figura femminile, ma anche lui non può sfuggire alla mira del sicario meglio addestrato del centro, e la seconda freccia finisce dritta in mezzo ai suoi occhi, facendolo collassare a terra.

“Meno due.”

Intanto il coltello ancora nascosto sotto l’impermeabile di 3 tintinna mosso dalle sue dita agili, mentre si avvicina alle spalle del proprio bersaglio, pronta a non fallire anche stavolta.

“Miriam vuoi davvero farlo?”

Un soffio, un alito di vento.
La voce roca dell’uomo dietro cui si trova fa fermare repentinamente la ragazza, colpita dall’uso di un nome nei suoi confronti, anziché di un numero. Osserva la nuca che ha di fronte, appena sopra la propria testa e assottiglia di nuovo gli occhi.
Non può farsi fermare da un bersaglio, specialmente per un motivo stupido come l’uso di un nome.
Stringe maggiormente fra le dita il coltello e lo affonda nel fianco dell’uomo, senza un attimo di esitazione, solo lo sguardo freddo di un killer.

“Meno tre.”

Conclude intanto dalla cima del tetto l’altro agente, bloccando la balestra ancora fumante per il lancio della freccia che ha spezzato al muro l’ultima delle guardie del corpo, trapassandogli il collo, senza il minimo errore.
Il vento scompone i capelli corvini del ragazzo, già con la propria attrezzatura rinfoderata nelle apposite custodie mimetiche.

“Brava…sei diventata forte.”

Con l’ultimo respiro l’uomo cade a terra sotto il colpo millimetrico e cruciale della ragazza, riuscendo a guardarla in volto seppur per un attimo.

“E sei bellissima…”

Un impercettibile esulo e la vita abbandona il corpo dell’ennesimo bersaglio che però stavolta pare abbia colpito nel profondo la propria assassina.
Pochi attimi dopo però la ragazza già ha abbandonato il luogo, mentre le volanti della polizia sfrecciano dirette al luogo del crimine, ignari del proprio tardivo intervento.

“Tutto bene?”

La domanda arriva dal vicolo, proveniente ovviamente dal ragazzo appena sceso dal palazzo utilizzando la scala antincendio, preoccupato per il minimo ritardo della propria compagna.

“Perfetto. Andiamo.”

Puntuale, fredda, sintetica, ma falsa. La risposta che riceve non è esattamente la verità, perché una cosa come quella appena successa mai era capitata.
Il bersaglio non parla e non comunica con il sicario, ma soprattutto il bersaglio non conosce il sicario.

E allora perché chiamarla Miriam? Chi era Miriam?
E chi era davvero quell’uomo?

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