Civico 89

di RedHair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** aria di cambiamento ***
Capitolo 2: *** Un'umile dimora universitaria ***
Capitolo 3: *** Finalmente libera! ***
Capitolo 4: *** Ginocchia sanguinanti ***
Capitolo 5: *** Il concerto ***
Capitolo 6: *** FlashBack & BlackOut ***
Capitolo 7: *** La saggezza di Ino ***
Capitolo 8: *** Relazione clandestina? ***
Capitolo 9: *** Non si portano estranei in casa senza permesso! ***
Capitolo 10: *** Equivoci del Sabato sera ***
Capitolo 11: *** come farsi perdonare ***
Capitolo 12: *** il momento delle spiegazioni ***
Capitolo 13: *** Un inquilino e mezzo in più ***
Capitolo 14: *** Amiche, nonostante tutto ***
Capitolo 15: *** Festa in costume ***
Capitolo 16: *** Femmine contro maschi ***



Capitolo 1
*** aria di cambiamento ***


questa è la prima storia che pubblico, perciò mi scuso in anticipo se dovessero esserci errori di ortografia o se i personaggi dovessero risultare troppo OC. Vi prego di recensire numerosi, soprattutto se avete consigli da darmi, buona lettura!

CAPITOLO 1          

Quando Sakura percorse a grandi falcate l'enorme atrio della facoltà di medicina, sentì un grosso peso opprimente scivolarle via dal petto minuto.
Mentre si affrettava a raggiungere l'uscita dell'edificio, una bacheca affissa al muro ricoperta di volantini attirò la sua attenzione.
"Ma certo" pensò "se vengo ammessa al corso di medicina qui dovrò per forza trovarmi un appartamento, sono più di 4 ore di treno da casa!"
Così si avvicinò a quella bacheca stracolma e cominciò a leggere gli annunci. Non si stupì nel vedere che i prezzi degli appartamenti erano a dir poco esorbitanti, in fondo lo sapeva bene che Akatsuki era una città molto cara.
Gli stessi soldi che sarebbero a stento bastati per coprire un mese di affitto in un misero appartamento diviso con altre tre persone, le avrebbero tranquillamente permesso di pagare l'affitto di 2 mesi in un attico nella sua città natale.
Ad un tratto un volantino attirò la sua attenzione:
"Offro camera singola per ragazzo/a in grazioso appartamento con terrazzo, da dividere con due simpatici coinquilini. Il prezzo include tutte le spese. X info chiamare il numero sottostante."
A destare interesse nella giovane ragazza fu il costo dell'affitto, decisamente basso se confrontato con gli altri.
Sakura strappò il fogliettino con riportato il numero di cellulare, osservò ancora altri annunci e prese nota di altri numeri telefonici; dopodiché si affrettò a raggiungere la stazione dei treni, desiderosa di ritornare a casa.


"Allora fronte-spaziosa, come è andato il test d'ingresso?" chiese Ino Yamanaka, ventenne tutto pepe dai lunghi capelli biondi e occhi chiarissimi, distendendosi nel letto di Sakura accanto all'amica.
"Credo bene.Spero bene. Non so cosa farei se mi rifiutassero" le rispose questa, giocherellando con i corti capelli color confetto.
"Non possono rifiutarti! Tu meriti di entrare più di chiunque altro, soprattutto dopo quello che hai passato!"
Sakura ridacchiò "Andiamo, Ino! Non mi prenderanno solo perché faccio loro pena! L'Akatsuki University è una delle scuole più prestigiose del paese, non possono mica ammettere chiunque."
Ino si accovacciò accanto alla rosa e le diede un buffetto sulla fronte "ma tu non sei chiunque, sei Sakura Haruno! L'eterna prima della classe del Liceo assieme a...a...Sasuke." La bionda pronunciò le ultime parole con un sussurro, incupendosi.
Sakura si alzò dal letto e andò alla finestra della sua camera, sbirciando il cielo notturno senza guardarlo veramente.
"Mi dispiace..." bisbigliò Ino, avvicinandosi alla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla. "Non fa nulla" disse Sakura "comunque hai ragione tu, devo essere positiva, sento che questa potrebbe essere la mia grande occasione per ricominciare a vivere! E se alla AU non mi accetteranno, pazienza, proverò da un'altra parte."
"Così si parla sorella!" esclamò la Yamanaka agitando un pugno in aria "e vedrai che ti prenderanno di certo, tu sei intelligente, per questo hai la fronte tanto spaziosa, altro che la sottoscritta..." "Smettila di sfottere la mia fronte!" disse Sakura voltandosi di scatto verso la biondina "e comunque anche tu hai un cervello davvero niente male, non a caso sei stata ammessa al corso di fisioterapia."
"Capirai" sospirò Ino lisciandosi la lunga chioma platinata "cosa vuoi che sia essere ammessi all'univerità di Suna, lì si che prendono chiunque. Almeno è la stessa scuola di Shikamaru, così riusciamo a vederci ogni giorno, anche se lui frequenta il corso di matematica."
"A proposito come vanno le cose fra di voi?" chiese Sakura curiosa.
"Alla grande"lo sguardo di ino si accese "Non deve mai studiare perché è così disgustosamente genio che gli basta solamente seguire le lezioni per capire tutto e passare lisci tutti gli esami. Ma così abbiamo più tempo per stare assieme, anche se facciamo praticamente sempre le stesse cose: sesso sul divano del suo appartamento quando sono libera da impegni scolastici; oppure sessioni intensive di studio quando sono sotto esame, dove io sclero nel tentativo di memorizzare appunti e lui dorme tranquillo e beato nel mio salotto."
Sakura ascoltò i racconti entusiastici dell'amica con un sorriso sincero stampato sulle labbra: era contenta che Ino avesse finalmente trovato la stabilità con un ragazzo, dopo che in passato aveva passato periodi travagliati passando da una storia all'altra, recitando la parte della bad-girl quando in realtà, Sakura lo sapeva benissimo, cercava solamente qualcuno che la amasse veramente e la accettasse per quello che era.
Ma in quel momento la rosa non potè fare a meno di provare anche una punta di gelosia, poiché lei stessa desiderava accadesse qualcosa di simile nella sua vita; ormai si era stancata del buio profondo nel quale viveva da ormai un anno a quella parte, e pensava che cambiare casa, città ed iniziare a frequentare l'università fosse un buon punto di partenza per iniziare una nuova vita.
Ino sembrò averle letto nel pensiero, perché esclamò: "Vedrai Sakura, sono sicura che ad Akatsuki ti troverai benissimo, ti farai tanti nuovi amici e tornerai ad essere quella di un tempo!"
"Lo spero..." sospirò l'Haruno sognante "Lo spero tanto."






Spero di avervi incuriosito almeno un po' con questo capitolo anche se un po' corto (è più un introduzione che un capitolo vero e proprio)...mi auguro di riuscire a pubblicare presto anche gli altri capitoli! Un grazie a tutti quelli che leggeranno questa storia!

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Capitolo 2
*** Un'umile dimora universitaria ***


Quel mattino Sakura si destò dal suo sonno leggero alle 7 precise e subito si precipitò alla sua scrivania, accendendo il computer.
Aspettò per le successive 2 ore l’arrivo della tanto attesa mail, visitando il sito dell’Akatsuki University e curiosando gli annunci dei siti delle agenzie immobiliari locali.
Quando finalmente sullo schermo si aprì una piccola finestrella con la scritta “un nuovo messaggio ricevuto”, il suo cuore fece un triplo salto mortale con avvitamento.
Subito la ragazza afferrò il cellulare sopra la scrivania e d’istinto compose il numero della sua migliore amica.
Il telefono squillò a vuoto per un po’, ma poi una voce assonnata rispose: “Mmmmh…Sakura che vuoi? Non lo sai che svegliarmi prima delle 11 è contro la legge?”
“Sono usciti gli esiti del test di ingresso” replicò la rosa senza ascoltarla.
“Cosa?! Di già?! E allora come è andata?” chiese Ino, svegliandosi del tutto.
“Non lo so…sto per aprire ora la mail, sei pronta?” la voce di Sakura tremava.
“Credo…credo di sì. Coraggio fronte spaziosa, via il dente via il dolore.” Rispose l’amica altrettanto emozionata.
Sakura aprì la mail e cominciò a scorrere la lista della graduatoria degli ammessi, mentre la sua fronte, eterna vittima degli scherzi di Ino, cominciò a sudare.
Ad un tratto si bloccò e lo stesso fece il suo cuore, che improvvisamente smise di battere.
“Allora, sei viva?” domandò ino, preoccupata dal silenzio proveniente dall’altro capo del telefono.
“Mi hanno presa! Mi hanno presa!!” urlò Sakura costringendo Ino ad allontanare il cellulare dall’orecchio per evitare seri danni ai timpani.
“Io te l’avevo detto! Lo sapevo che ce l’avresti fatta! Propongo di festeggiare andando a fare colazione al bar vicino a casa mia!”
Sakura scoppiò a ridere, una risata un po’ isterica e liberatoria, ma pur sempre sincera, di quelle che ormai non si concedeva più da troppo tempo.
Si preparò in fretta e raggiunse l’amica davanti al bar dove si erano date appuntamento.
Le ragazze chiacchierarono del futuro, si divorarono 2 ciambelle a testa e risero e scherzarono fino all’ora di pranzo. A Sakura sembrava quasi di essere tornata ai tempi del liceo, a quei tempi spensierati dove con Ino si comportava da ragazzina felice e un po’ sciocca, prima che arrivasse Sasuke, prima della depressione.

Tornata a casa Sakura diede la notizia ai genitori, i quali reagirono con spropositato entusiasmo.
“Papà ti prego, non piangere, dovresti essere felice per me” “Ma io sono felice!” esclamò il signor Haruno stropicciandosi gli occhi arrossati “solo che non riesco ad immaginare la mia piccola che va a vivere via da casa”
“Ancora non ci credo…devo subito cercarmi un appartamento! E vi prometto che mi troverò anche un lavoretto part-time, così vi aiuterò nelle spese.” Proclamò Sakura solenne.
“Non ce ne sarà bisogno, tesoro. Io e tuo padre risparmiamo da una vita per questo momento, e poi tu dovrai concentrarti sullo studio” obiettò la madre.
“Suvvia, se a Sakura fa piacere emanciparsi un po’, lasciamola fare” intervenne il signor Haruno “Sono sicuro che è abbastanza in gamba da poter conciliare scuola e lavoro”
La rosa sorrise al padre, mentre la signora Haruno annuì anche se non del tutto convinta. Dopodiché quest’ultima entrò in modalità “telefoniamo a tutti i parenti e amici per vantarci della nostra bambina” e Sakura ne approfittò per rintanarsi in camera.

Durante il pomeriggio mandò dei messaggi a tutti i numeri telefonici degli affittuari che aveva raccolto il giorno del test, così si fece fissare degli appuntamenti per visitare gli appartamenti il giorno seguente.
Naturalmente quando avvisò i genitori della cosa, questi insistettero per poterla accompagnare, ma Sakura chiese con fermezza il permesso di poterci andare da sola, liquidandoli con un “farò delle foto per voi”.
Normalmente tutta quell’esultanza e apprensione da parte dei genitori l’avrebbero infastidita di certo; ma doveva tenere conto che durante l’ultimo anno i signori Haruno avevano visto i suoi coetanei iniziare le loro brillanti carriere universitarie o lavorative, mentre la loro unica bambina, diplomata con il massimo dei voti, passava intere giornate sul divano fingendo di guardare la tv o in camera a piangere.
Sakura sapeva di aver causato loro dolore e preoccupazione, perciò doveva comprendere se ora reagivano in quel modo.

Il mattino seguente prese il treno di buon’ora e dopo circa 4 ore giunse finalmente alla sua meta.
Appena scesa alla stazione si guardò intorno e sospirò: la prima volta in cui aveva messo piede ad Akatsuki era talmente occupata a pensare al test, da non aver minimamente notato quanto la città fosse grande, caotica e minacciosa.
Imponenti grattacieli svettavano maestosi, uomini in giacca e cravatta camminavano con passo spedito impugnando i loro blackberry, barboni ubriachi dormivano sui marciapiedi, mentre pallidi ragazzi punk fumavano ai lati delle strade.
Sakura, ragazza nata e cresciuta in un piccolo paesino, avrebbe dovuto imparare presto a nuotare in quel mare di squali.
Iniziò subito il suo tour degli appartamenti, impresa che si rivelò tanto stancante quanto deludente: i posti più carini avevano un prezzo veramente eccessivo per le sue finanze, mentre quelli meno costosi erano spaziosi e accoglienti quanto scatole di scarpe. In uno addirittura avevano adibito quello che prima era il ripostiglio delle scope a camera da letto per due persone. Per non parlare degli inquilini (nonché suoi futuri colleghi, visto che frequentavano tutti la A.U.) tutti figli di papà strafottenti e qualche nerd sociopatico.
Alle 5 del pomeriggio Sakura era praticamente distrutta e a stomaco vuoto, per fortuna le rimaneva un solo appartamento da visitare. Guarda caso era proprio quello dell’annuncio che tanto l’aveva colpita il giorno del test. Sicuramente si sarebbe rivelato un’altra sgradevole sorpresa.
Prese in mano il cellulare e lesse il messaggio che Karin, l’autrice dell’annuncio, le aveva mandato il giorno precedente: “Kitsune Street, n°89, Distretto 13”. Chiese informazioni ad un passante, che le disse di prendere la metro, linea verde, e scendere alla penultima fermata.
Sakura seguì le indicazioni e arrivò a destinazione dopo venti minuti di viaggio. “Lo sapevo che c’era la fregatura” pensò “il posto è decisamente fuori mano.”
Non appena risalì in superficie, la ragazza ebbe come l’impressione di trovarsi in un’altra città. I moderni grattacieli avevano lasciato posto a vecchi palazzoni, non c’erano negozi alla moda ma solo piccole botteghe etniche e nei vecchi bar un po’ kitsch anziani signori giocavano a carte fianco a fianco a giovani vestiti alternativi intenti a prendere l’aperitivo.
Sakura chiese ancora informazioni e finalmente trovò l’edificio che stava cercando, un’antica palazzina un po’ mal messa.
L’appartamento era al nono e ultimo piano, ma non c’era l’ascensore, così quando arrivò in cima dovette fermarsi un attimo a riprendere fiato.
Suonò il campanello e attese.

“Arrivo!” rispose una voce squillante. La porta si aprì e Sakura si ritrovò di fronte ad una ragazza graziosa, con i capelli scalati di un rosso acceso, un paio di occhiali dalla montatura nera ed un corpo snello e muscoloso. Doveva avere circa la sua età.
“Ciao! Tu devi essere Sakura Haruno, giusto? Piacere, io sono Karin.” Allungò la mano per stringere quella di Sakura “Prego, accomodati pure” disse gentilmente.
Sakura entrò timidamente in casa, Karin le sorrise affabile, dopodiché cambiò completamente tono ed espressione e iniziò a sbraitare “Naruto muovi il culo e vieni subito qui, è arrivata la nostra ospite! E cerca di essere presentabile!”
Sakura rimase alquanto scioccata, la ragazza che un attimo prima l’aveva accolta tanto gentilmente si era improvvisamente trasformata in un agguerrito scaricatore di porto.
“Vieni, ti faccio vedere il soggiorno!” le disse karin, ritornando di nuovo a comportarsi da perfetta padrona di casa.
Sakura la seguì subito, con quella era meglio non obiettare.
“Uau, che posto carino!” esclamò la rosa.
La stanza era rettangolare e molto spaziosa. Nell’angolo destro vie era la zona cottura con un piccolo tavolino rotondo, mentre il lato sinistro era adibito a salotto, con una vecchia tv, una piccola credenza e un grosso divano arancione. La parete vicino al divano era occupata da un’ampia vetrata che si apriva su un grandissimo terrazzo, con tanto di tavolino, un dondolo e vasi di fiori.
Sakura rimase molto colpita dal modo in cui la casa era stata decorata: le pareti erano di un vivace color giallo e tappezzate di poster di vecchi film e rock band, al centro del tavolo da pranzo vi era un grosso vaso a forma di rana pieno di caramelle, il vecchio frigo era ricoperto da calamite di ogni forma e colore.
Gli altri posti che la ragazza aveva visitato erano decisamente più anonimi.
Per la prima volta da quella mattina, Sakura si sentì a casa.
“L’appartamento è di mio zio, quindi io e Naruto abbiamo avuto il permesso di personalizzarlo come ci pare” disse Karin, intuendo i pensieri della ragazza.
“Hei là!” esclamò una voce allegra alle loro spalle. Sakura si voltò di scatto e si ritrovò davanti ad un ragazzo alto e muscoloso,  con capelli color grano un po’ arruffati, occhi cerulei e profondi e la pelle abbronzata.
“Piacere, sono Naruto Uzumaki” disse quello, “piacere, Sakura” rispose la rosa stringendo la calda mano del ragazzo. “Spero che Karin non ti abbia spaventato troppo, questa settimana ha già fatto scappare 6 possibili affittuari, è un nuovo record!”
“Idiota non è colpa mia, ma di questo appartamento!” sbottò la rossa offesa.
“Perché cos’ha che non va? A me sembra carino” chiese Sakura.
“Il problema è che è un po’ distante dalla zona universitaria, in un quartiere non proprio alla moda. Prendere la metro o l’autobus tutti i giorni è stancante e costoso, senza contare che la metropolitana dopo le 8 di sera non è uno dei posti più sicuri del mondo. Io e Karin abbiamo cercato di far presente che esistono mezzi economici come la bicicletta (noi due infatti usiamo quella) ma a quanto pare gli idioti che sono venuti fino ad ora a visitare l’appartamento sono i re e le regine dei pigroni” spiegò Naruto con faccia seria.
“Oh, non sanno cosa si perdono” sospirò Karin “ andare in bici per la città completamente ubriachi è una delle cose più belle del mondo!”
“Per una volta sono d’accordo con te! Ti ricordi quella volta, tornando a casa dal Sangria Party con il tandem, quando siamo finiti dritti dentro il laghetto nel parco del distretto 10?” chiese tutto contento il biondino rivolgendosi alla sua co-inquilina.
I due cominciarono a ridacchiare, darsi spintoni e scambiarsi battutine incomprensibili, mentre Sakura li osservava con sguardo perplesso. “questi due sono completamente fuori” pensò.
“Scusaci Sakura” disse poi la rossa cercando di riprendersi dalle risate “e prima che tu ti faccia strane idee, vorrei specificare che io e Naruto siamo soltanto cugini”.
“Ah, bene!” sospirò l’Haruno contenta, visto che la prospettiva di andare a vivere da sola con due fidanzatini non era delle migliori.
“Questo significa anche che forse Naruto è single” disse una vocina proveniente dalle parti più recondite delle sue viscere, ma Sakura la mise subito a tacere.
“Nii-chan potresti portare in terrazzo 3 birre e qualcosa da stuzzicare, mentre io faccio vedere a Sakura la camera da letto?”
“Agli ordini!” esclamò Naruto mettendosi sull’attenti.
Karin guidò Sakura verso la zona notte, entrò in una stanza e accese la luce.
“Oooh…” la rosa rimase di nuovo colpita. La stanza era spaziosa, pulita, con letto ad una piazza e mezza ed una scrivania.
“Come vedi il letto è bello grande. Quindi se qualche sera vuoi portare qui il tuo ragazzo, basta che avvisi. Io e Naruto ci chiuderemo nelle nostre stanze con le cuffie addosso e faremo finta di non sentire.” Karin sorrise maliziosa ma cambiò subito espressione quando vide la faccia di Sakura incupirsi.
“Beh, ma anche se non hai un ragazzo, non fa nulla” cercò di rimediare “l’A.U. è piena di bei fustacchioni, vedrai che non faticherai molto a riempire quel letto.”
Sakura scoppiò a ridere “Per carità, in questo periodo non voglio proprio pensare agli uomini! Credo che cercherò di concentrarmi di più sullo studio.”
Le ragazze raggiunsero Naruto sul terrazzo e i 3 rimasero lì a bere birra e a mangiare patatine, chiacchierando finché non si fece sera.
“Cavoli sono già le sette! Devo correre, ho l’ultimo treno fra un’ora.” Esclamò Sakura, guardando l’ora sul cellulare.
“Ti accompagno alla stazione allora” disse Naruto alzandosi.
“Oh no, non serve” rispose la rosa arrossendo.
“Insisto, non ho intenzione di lasciare che una bella ragazza come te prenda la metro tutta da sola quando comincia a fare buio”
“Naruto ha ragione” aggiunse Karin “la metro in questo buco di quartiere si riempie di drogati non appena cala il sole”
Sakura si arrese e accettò, salutò e ringraziò Karin dell’ospitalità e poi scese le scale della palazzina insieme a Naruto.
Quando furono fuori, Sakura fece per dirigersi verso la fermata della metropolitana, ma il ragazzo la fermò afferrandola per un braccio. “Hei! Niente metro…andiamo con il mio bolide!”
Sakura lo guardò perplessa, Naruto le sorrise e ritornò dentro l’androne del palazzo. Ne uscì fuori con una bicicletta rossa un po’ arrugginita. “Forza Sakura-chan, in sella!”

La giovane avrebbe dovuto sentirsi a disagio, girando per le strade di una grossa città sul portapacchi di una bici, per di più aggrappata ai fianchi di uno sconosciuto, ma c’era qualcosa di molto famigliare in quel ragazzo e questo le dava un profondo senso di sicurezza.
“Tutto a posto lì dietro?” Le chiese Naruto voltandosi verso di lei, “Sì, signor Capitano!” gli rispose con un sorriso “Ma cerca di guardare avanti!”
Arrivati alla stazione, i due giovani parcheggiarono la bici e raggiunsero il binario 5, dove il treno di Sakura era già fermo in sosta.
“Grazie mille per il passaggio, Naruto.” “è stato un piacere, Sakura-chan. Non so che impressione ti abbiamo fatto io e Karin, ma spero sceglierai il nostro appartamento come tua umile dimora universitaria. Anche perché, tra tutti gli aspiranti affittuari venuti in visita, tu sei la più carina.”
Sakura arrossì e abbassò la testa “Beh, allora ciao.” “Ciao” le rispose il biondino.
Sakura salì sul treno, si sedette vicino al finestrino e guardando Naruto allontanarsi non poté fare a meno di trattenere un sorriso.




ANGOLO AUTRICE
Sono stranamente riuscita a pubblicare il nuovo capitolo prima di quanto pensassi!! Miracolo!!! Ringrazio tutti coloro che hanno messo questa storia fra le seguite, ricordate o preferite e chi ha commentato la scorsa volta ^^
Spero continuerete a seguire questa ff
Purtroppo nei prossimi giorni sarò un po' impegnata, perciò non so quando riuscirò ad aggiornare.
Ciao a tutti - RedHair

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Capitolo 3
*** Finalmente libera! ***


“Wow, Sakura! Non mi avevi detto che saresti andata a vivere con un fusto del genere!” esclamò Ino ridacchiando.
Le due ragazze si trovavano distese sul divano nel salotto di casa Yamanaka e Ino stava guardando le foto che Sakura aveva fatto agli appartamenti visitati, mentre quest’ultima guardava la tv.
“Fa vedere” chiese Sakura sporgendosi verso l’amica.
Ino allungò il braccio col quale reggeva il cellulare e Sakura si ritrovò davanti una foto del salone nell’appartamento di kitsune Street.
Nell’immagine si intravedeva Naruto intento a prendere una birra dal frigo.
“Ah, è Naruto. Si, è carino…” commentò Sakura tornando a fare zapping.
“Bene! Quindi lui è carino…tu sei carina…andate a vivere insieme…” guardò l’amica con malizia, attendendo la sua reazione.
“Niente da fare!” sbottò Sakura “Saremo due semplici coinquilini, due amici. Ho detto che è carino, ma non è il mio tipo.”
“Andiamo fronte spaziosa, mica te lo devi sposare! Ascolta quello che ti dico: ciò di cui tu ora hai bisogno per dimenticare le tue pene d’amore è di una sana scopata. Chiodo scaccia chiodo
Sakura spense la tv e si voltò decisa verso la bionda.
“Ascolta invece quello che IO ho da dire: dalla prima impressione che ho avuto, Naruto mi sembra un ragazzo molto dolce e sensibile! Non mi va di fare questi giochi con lui e non vorrei mai illuderlo inutilmente.
Non voglio rischiare di rovinare il rapporto con lui per queste sciocchezze, anche perché così poi la convivenza diventerebbe impossibile. Quindi no, Ino, Naruto è off-limits!”
“Va bene…” sospirò Ino “come vuoi tu” e ritornò a guardare le foto sul cellulare.
 
 
Erano ormai quasi le due del mattino e Sakura continuava a rigirarsi nel suo letto, senza riuscire ad addormentarsi.
Sebbene fossero quasi ad ottobre, le notti erano ancora afose e la ragazza continuava a scrollare via i capelli appiccicati alla fronte sudata.
Alla fine si alzò sbuffando, accese la luce e cominciò a tirare fuori ogni sorta di vestiario dall’armadio, infilando tutto nella grossa valigia ai piedi del letto.
Le venne da sorridere mentre ripensava alle urla festanti di Karin e Naruto quando aveva telefonato per dire loro di voler affittare l’appartamento.
Certo era stata un po’ dura convincere i suoi genitori, i quali avevano storto il naso quando gli aveva avvisati che l’appartamento si trovava in un quartiere di periferia un po’ malfamato.
Ma poi si erano tranquillizzati sapendo che insieme a Karin e alla figlia ci sarebbe stato anche un ragazzone alto e robusto.
Mentre rovistava nel cassetto delle T-shirt fece scivolare sul pavimento a faccia in giù una foto.
La raccolse e la girò.
Quando la vide senti il cuore salirle in gola di colpo e le viscere contrarsi.
Quella foto era stata scattata il giorno del suo diploma, più di un anno prima.
Raffigurava una Sakura sorridente, con il braccio sinistro stretto intorno al collo di Ino, che faceva la linguaccia e le dita della mano destra intrecciate a quelle di un ragazzo moro e attraente.
L’ultimo giorno felice della sua spensierata adolescenza.
Si soffermò ad osservare meglio il volto di Sasuke.
Gli angoli della sua bocca sottile erano tesi in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso, ma i suoi occhi erano freddi e privi di emozione, due piccole perle nere incastonate in un volto pallido e perfetto, perse a fissare un orizzonte visibile solo a lui.
“Come ho fatto a non accorgermene?” pensò Sakura, mentre sentiva le spalle che iniziavano a tremare e gli occhi riempirsi di lacrime.
“Come ho fatto a fingere di non vedere nulla?” scoppiò in singhiozzi e scaraventò la foto nel fondo del cassetto.
Cercando di fare il meno rumore possibile si precipitò nel bagno del piano di sotto. Lì iniziò a spogliarsi quasi meccanicamente, senza pensarci, dopodiché entrò nella doccia, accese l’acqua fredda e rimase così, a piangere e singhiozzare finché non fu esausta.
 
 
“Ecco, lo sapevo, hai di nuovo sbagliato strada! Te l’avevo detto che dovevi andare dritto!”
“No cara, ho seguito esattamente le indicazioni del navigatore. Lui diceva di svoltare alla seconda a destra.”
“Appunto! In una rotonda seconda a destra significa vai dritto! Ora girati e torniamo indietro.”
“No, bisogna proseguire per questa strada, ora il navigatore ha appena ricalcolato il percorso.”
Sakura sbuffò stizzita e appoggiò la testa contro il finestrino dell’auto.
Odiava andare in giro con i suoi genitori, non facevano altro che bisticciare, discutere e parlare per tutto il tempo.
Per fortuna quel giorno c’era anche Ino, che però sembrava trovare divertente il teatrino messo su dai signori Haruno, perché non la smetteva di ridacchiare sotto i baffi.
“Per fortuna tra un po’ ci saluteremo e fino alle vacanze di Natale non li rivedrò più” sussurrò all’amica.
“Oooh, andiamo! Non dire così! Ci scommetto le mie Jimmy Choo che tra meno di una settimana ti verrà nostalgia di casa, e che magari ti farai consolare da Naruto…”
“Shhhh…Ino, cretina! Abbassa la voce!”
“Hey, ragazze! Che avete da confabulare lì dietro?” chiese il signor Haruno.
“Niente papi, niente!”
“Mi ricordo quando eravate piccole e Ino veniva in gita con noi in montagna. Passavate tutto il tempo del tragitto a scambiarvi segreti, eravate così carine! Che bei tempi…” aggiunse la madre di Sakura.
Il viaggio proseguì più o meno tranquillamente e riuscirono ad arrivare ad Akatsuki senza problemi.
I guai iniziarono una volta immessi nel traffico cittadino, perché non riuscivano a trovare Kitsune Street.
Naturalmente i genitori se la presero con la figlia, visto che lei c’era già stata ma non si ricordava la strada.
“Uffi! Quante volte ve lo devo dire?! Ci sono arrivata con la metro all’andata e al ritorno era buio pesto! Come faccio a ricordare?!”
“Già, e poi eri troppo impegnata a stringerti contro Naruto dietro alla sua bici, vero fronte spaziosa?” bisbigliò Ino sottovoce.
Sakura si voltò di scatto verso l’amica e la fulminò con un occhiataccia che non ammetteva repliche.
“Potremmo lasciare qui l’auto e prendere la metropolitana” suggerì la madre di Sakura.
Il signor Haruno sbuffò “Si certo, e con le valige come facciamo? Ti ricordo che tua figlia si è portata dietro mezza casa!”
Così dopo un’ora e mezza passata a girare in tondo, chiedere informazioni e bisticciare, i quattro riuscirono finalmente a giungere a destinazione.
Non fecero in tempo a parcheggiare l’auto che si videro arrivare incontro un esaltatissimo Naruto, con indosso una maglietta nera degli AC/DC e un paio di bermuda color sabbia.
“Sakura-chan, finalmente sei arrivata!” disse non appena vide la rosa scendere dall’auto. La ragazza gli rivolse un sorriso cordiale e lo presentò ai suoi genitori, cercando di ignorare Ino alle loro spalle che con le labbra mimava la parola “Sakura-CHAN?!?”
“Questa invece è Ino, in teoria la mia migliore amica” disse Sakura indicando la bionda e pregando che quest’ultima non le facesse fare figuracce.
“è un piacere Naruto! Mi raccomando, tratta bene la nostra Sakura-chan
“Sicuro” rispose innocentemente “le farò da Cicerone in questa grande città e baderò che nessuno le faccia male…hey, signor Haruno! Aspetti, vengo a darle una mano!” e corse verso il padre di Sakura alle prese con le voluminose valige della figlia.
La ragazza ne approfittò per dare uno strattone alla coda di cavallo di Ino.
 
Non si sa come, ma alla fine riuscirono a trasportare tutti i bagagli ( cinque pesantissimi trolley) per nove rampe di scale, aiutati anche da Karin e da un inquilino del 6° piano, messi in allarme dalle imprecazioni del signor Haruno.
“Una bella bibita fresca è proprio quello che ci vuole ora” ansimò Karin asciugandosi la fronte.
Dopo essersi scolati 4 bicchieri di thè, aver fatto il tour della casa e aver tartassato Naruto e Karin di inutili domande, i signori Haruno decisero che era giunto il momento di levare le tende.
“Mamma, papà…vi prego…ho vent’anni e non sto partendo per il fronte” disse Sakura a denti stretti, vedendo gli occhi dei genitori farsi lucidi.
La madre annuì, tirando fuori un fazzolettino dalla borsa “beh, allora ci sentiamo, tesoro. Cerca di studiare e di mangiare in modo regolare.”
“Ok mami. Ciao, a presto.”
“Mi raccomando Sakura-chan fai la brava bambina!” aggiunse Ino facendo l’occhiolino all’amica.
Sakura fece in tempo a mostrare il dito medio alla bionda, prima che questa si chiudesse il portoncino alle spalle.
Sentendo il rumore dei passi che scendevano giù per le scale, la giovane tirò un lungo sospiro di sollievo e si lasciò cadere sul morbido divano arancione.
“Perdonateli” disse rivolta ai suoi due compagni.
“Eh? Chi? Perché?” chiese Naruto confuso.
“I miei genitori ed Ino, per essere dei rompiscatole!”
Karin sorrise “Ma figurati Sakura! Ti vogliono bene, è normale che si preoccupino per te”
“Però a volte sono un po’ stressanti” sospirò la rosa “ma perlomeno ora non me li sorbirò più tutti i giorni. Sono libera finalmente!” Sakura si alzò in piedi ed afferrò uno dei suoi trolley.
“Vado a sistemarmi la roba in camera”
“Hey, Sakura-chan! Aspetta un attimo…ho avuto un’idea!” esclamò Naruto con gli occhi che brillavano.
Karin lo guardò scettica “E quale sarebbe?”
“Propongo di festeggiare l’arrivo di Sakura-chan andando al Sunshine Rock Cafè! Stasera è la Mojito Night.” Annunciò solenne il biondo.
“Hai ragione!” ora anche gli occhi di Karin brillavano “Alla mojito night paghi 10 sacchi e poi puoi bere tutti i mojito che vuoi. Ed il locale è bellissimo…devi venire!”
“Non lo so…” mormorò Sakura incerta “…domani inizio le lezioni.”
“Ti prego Sakura-chan” implorò Naruto “ Anche Karin inizia le lezioni domani. Ti prometto che non faremo tardi.”
La rosa fissò per un po’ i cugini mentre le facevano gli occhioni dolci e alla fine cedette.
“Oh, e va bene! Lasciatemi sistemare un po’ di roba e fatemi fare una doccia.”
“Evvai!!” esclamarono all’unisono i due Uzumaki battendosi il cinque.




Ciao a tutti ragazzi! Ringrazio quanti hanno recensito e seguito la storia fino ad ora e mi scuso se in quest'ultimo capitolo non succede sostanzialmente nulla di particolare.
prometto che mi rifarò con i prossimi cap non appena riuscirò a pubblicarli ;-)
A presto! (si spera)

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Capitolo 4
*** Ginocchia sanguinanti ***


Quando fu pronta Sakura uscì dalla sua camera e trovò gli altri già pronti ad aspettarla.
Indossava una minigonna a balze nera, le sue amate converse verde acido e una felpa dello stesso colore.
Naruto la contemplava estasiato: “Stai benissimo Sakura-chan!”
La ragazza arrossì. “Ma che dici?! Mi sono messa su le prime cose che ho trovato!”
“Smettila, infoiato che non sei altro!” esclamò Karin mollando un pugno sopra la testa del biondo. “Tu piuttosto, potevi almeno cambiarti la maglietta, no?!” Fissò con rimprovero la t-shirt stropicciata del cugino.
“Stasera suonerà una cover band degli AC/DC, è perfetta! E poi mi sono cambiato i pantaloni e ho messo i jeans, di che ti lamenti?”
La rossa alzò gli occhi al cielo rassegnata e i tre uscirono di casa.
Si recarono al locale in bici, con Sakura appollaiata dietro al portapacchi di Naruto ( si pentì amaramente di essersi messa in minigonna) e pensò che avrebbe dovuto procurarsene una anche lei il prima possibile.
Il Sunshine Rock Café si trovava vicino al centro, ma in una viuzza un po’ stretta e poco in vista.
All’interno era molto grande, arredato in stile pub inglese, con mobili di legno scuro, luci soffuse, poster di concerti e qualche chitarra elettrica appesi alle pareti.
C’era anche un giardinetto interno, con qualche posto a sedere sotto un piccolo porticato.
Quella sera il locale era piuttosto affollato.
“Allora, dove ci sediamo?” chiese Karin.
“Mettiamoci fuori, tanto non fa freddo.”
Occuparono un tavolino all’aperto e subito arrivò un cameriere a prendere l’ordinazione.
Sakura sorrise “tre toast e tre mojito per favore”.
“Quattro” la corresse Naruto.
Le due ragazze lo fissarono perplesse.
“Mi prendo già avanti…” si giustificò con aria compiaciuta.
“Vi porto tutto subito!” disse il cameriere dirigendosi verso il piano bar.
Naruto nel frattempo tirò fuori dalle tasche un pacchetto di sigarette e se ne accese una.
La rosa vedendolo fece altrettanto, tirandone fuori una dalla sua borsa.
Il ragazzo la guardò sbigottito. “Sakura-chan, a vederti non si direbbe che sei una fumatrice!”
“Uno dei tanti brutti vizi che mi ha trasmesso la mia amica Ino…ma non mi definirei una vera fumatrice, riesco a farmi durare un pacchetto anche per più di un mese!”
“Preparati, perché le cose cambieranno” osservò Naruto con aria saggia “frequentare l’università significa molto stress e molto stress significa mooolte sigarette.”
In quel momento arrivò il cameriere.
“Ecco qui i vostri toast e i vostri cocktail, ragazzi.”
Naruto si fiondò sul suo bicchiere. “Grazie mille Obito!”
“A proposito, forse l’ultima volta che ci siamo visti me ne avevate parlato, ma non ricordo. Voi cosa studiate?” Chiese Sakura.
“Scienze politiche.” Rispose Karin.
“Anche io!”
Sakura lo guardò perplessa.
“Perché tutti fanno quella faccia quando dico cosa studio?!” Esclamò sbattendo la testa sul tavolino. “Io ho grandi capacità oratorie e persuasive! Ho convinto Sakura-chan a venire ad abitare nel nostro appartamento e ad uscire stasera.”
“Forse le tue arti comunicative sono efficaci solo con me…” azzardò la rosa.
“Aaaaah, quindi ammetti di essere rimasta colpita dal mio irresistibile fascino?”
“Non farti troppe illusioni, biondino! Tra di noi non potrebbe mai funzionare…hai dei gusti cinematografici pessimi.”
Il ragazzo la fissò confuso inarcando le sopracciglia.
“Passano davanti alla tua camera ho notato un poster di Inglorious Bastards appeso al muro.” Spiegò Sakura.
“Non ti piace Tarantino?!?” Naruto era scandalizzato.
Sakura fece una smorfia arricciano il naso.
“Oh, no! Mi dispiace, ma tra noi è finita!” Annunciò il giovane con aria melodrammatica, alzandosi in piedi sulla sedia.
Le due ragazze scoppiarono a ridere e anche Naruto si unì a loro, prima di avventarsi sul suo toast.
“Mmmh…uaae fe fia!” Borbottò sputacchiando qua e là pezzetti di prosciutto.
“Ma che schifo! Manda giù il boccone prima di parlare, idiota!” Lo rimproverò Karin.
Il Biondo deglutì. “Guardate c’è Kiba!” ed indicò un ragazzo bruno ed atletico intento a giocare a biliardo all’interno della sala.
“Vado a salutarlo.” E così dicendo prese quel che restava del suo toast e del suo bicchiere di mojito (l’altro se l’era già scolato) e lasciò sole le due ragazze.
 
“Allora Sakura, come ti sembra Akatsuki?”
La giovane mescolò il suo drink nervosa. “A dirti la verità, mi è sembrata…ecco…molto grande e un po’ spaventosa. Io sono nata e cresciuta in una città piccola. Ritrovarmi in un posto totalmente sconosciuto, a più di 300km da casa, mi fa paura.”
“Stai tranquilla, è comprensibile.” La rassicurò Karin. “Io e Naruto veniamo da un paesino di campagna, dove tutti si conoscono. I primi mesi qui sono stati a dir poco traumatici. Per fortuna eravamo in due e ci davamo sostegno a vicenda…ma vedrai che, non appena avrai avuto modo di conoscere meglio la città, imparerai ad amarla!”
Sakura rivolse un sorriso di gratitudine a Karin, poi entrambe si voltarono a guardare l’interno del locale, dove Naruto faceva il giocoliere con le palle da biliardo sotto gli applausi di Kiba.
Ad un certo punto perse il controllo delle palline ed una volò direttamente in testa ad Obito, il cameriere, che fece cadere a terra un intero vassoio di cocktail.
“Deve essere dura vivere da sola con lui.” Osservò Sakura.
“Mah…io ci sono abituata, viviamo insieme da più di dieci anni. Quand’ero piccola ho perso i miei genitori in un incidente d’auto e sono stata adottata dal padre di Naruto, mio zio.”
“Oh, mi dispiace!” Sakura abbassò lo sguardo sui resti del suo toast, ripensando a quando, quel pomeriggio, si era lamentata dei propri genitori proprio davanti alla giovane.
La rossa bevve un lungo sorso di mojito. “Sta tranquilla, è passato molto tempo.”
“E la madre di Naruto?”
“Morta di parto, quando nacque Naruto.” Sakura si sentì sprofondare, accidenti a lei e alla sua lingua. Karin fece un sorriso amaro notando l’espressione cupa della rosa.
“Si, lo so, siamo una famiglia di sfigati. E pensa che l’anno scorso anche mio zio stava per lasciarci le penne se non fosse stato per…”
“Ragazze! Ragazze!! Venite dentro, la band sta per cominciare a suonare!” urlò Naruto iper-eccitato, correndo verso il tavolo e interrompendo Karin.
La cugina lo fissò torva. “Quanti mojito hai bevuto?”
“Quattro”
Lo sguardo della rossa si fece più minaccioso.
“V-va bene, cinque. E ne ho ordinato un altro…ma prometto che è l’ultimo!”
 
 
 
A circa mezzanotte Karin e Sakura dovettero letteralmente trascinare via naruto per poter tornare a casa.
Dopo il decimo mojito aveva cominciato a ballare come un cretino e ad arrampicarsi sul palco dove la band si stava esibendo.
Una volta fuori lo convinsero a mettersi in sella alla bici e a seguirle.
Miracolosamente riusciva a stare in equilibrio, ma Sakura decise che era meglio sedersi dietro la bici di Karin per quella volta volta.
“Vedo la luceeeee!!” Urlò il biondo in mezzo alla strada.
“Testa di cazzo, è un autobus! Togliti di lì!”
Si scansò subito tornando sopra la pista ciclabile, ma l’autista del bus non gli risparmiò una bella suonata di clacson.
Arrivati a casa, non si sa come, Naruto riuscì a fare tutte le scale da solo, nonostante fosse ubriaco marcio.
“Per fortuna…” pensò Sakura “…già è faticoso farle normalmente, se poi mi devo anche trascinare 70 chili sulle spalle rischio di non alzarmi più dal letto domani!”
Una volta entrati in casa, Naruto si gettò a capofitto sopra il divano e cominciò a ronfare.
Karin guardò la compagna con compassione “Mi dispiace, è ogni volta così. Comunque preparati a vedere anche di peggio…”
Sakura ridacchiò nervosa sperando che scherzasse, ma purtroppo aveva forti dubbi.


 

 
Oggetto: Sei ancora viva?!?
Da:InoIno@gmail.com
A: SakuraH@gmail.com
Carissima fronte spaziosa,
che fine hai fatto­­?!?
È da un mese che non ti vedo più e che non ho più tue notizie…e come al solito tu al cell non rispondi mai L
Ti sei già dimenticata della tua amicona?
Spero tu stia bene e che lo studio non ti impegni troppo!
Qui da noi non succede nulla di interessante, come al solito.
Ah già, dimenticavo! Lo sai cosa mi ha regalato la scorsa settimana Shikamaru? Un paio di orecchini! Non so se ricordi, ma l’ultimo regalo che mi ha fatto è stato quel terribile puzzle di 3000 pezzi raffigurante un quadro di Pollock, che tra l’altro ho anche dovuto buttare perché è stato attaccato dalle tarme LOL.
La cosa scioccante è che questi orecchini sono pure belli! Cioè, ha avuto pure BUON GUSTO, non so se te ne rendi conto?!
Forse sono riuscita finalmente a fargli il lavaggio del cervello J
Tu piuttosto, vedi di rispondere al più presto e di raccontarmi tutto, in particolare se ti sei già trovata un bel ragazzo o se sei la solita acidona J
Un bacione
La tua Ino-Pig


 
 
Oggetto: Re: Sei ancora viva?!?
Da: SakuraH@gmail.com
A: InoIno@gmail.com
 
Ciao Ino-pig!!!!!
Scusami se non mi sono fatta sentire per tutto questo tempo!
Purtroppo all’Università continuano a riempirmi di roba difficilissima da studiare, ho lezione quasi tutti i giorni, pomeriggi compresi e ho sempre il cell senza soldi L
Comunque me la passo abbastanza bene, nonostante tutto.
Per quanto riguarda “l’altro sesso” devo dire che fra i mie compagni di corso ci sono alcuni tipi davvero carini, peccato siano tutti antipatici, vedessi quante arie si danno!
Nel “mio” appartamento mi trovo benissimo, Naruto e Karin sono diventati la mia seconda famiglia.
Naruto si è rivelato un tipo tanto dolce e premuroso quanto ingenuo, sciocco ed infantile. Davvero non so come abbia fatto Karin a gestirlo da sola per tutto questo tempo.
Per fortuna adesso ci sono anche io a darle man forte J
Ti racconto un po’ di aneddoti, tanto per darti un’idea:
La settimana scorsa è andato a portare i suoi vestiti a lavare, soltanto che, in mezzo alle sue stupide magliette c’erano anche i miei amati pantaloncini di seta, che si sono inesorabilmente rovinati, visto che andavano lavati a mano.
Quando gli ho chiesto perché cavolo li avesse presi, sai cosa mi ha risposto?! “Pensavo fosse roba mia…”
Ma santo cielo, sono degli short rosa fucsia, come fanno ad essere tuoi?!? LOL
Tempo fa invece si è “dimenticato” di spegnere il gas del fornello dopo aver scaldato l’acqua per il suo amato ramen.
Ci siamo svegliate io e Karin in piena notte con una puzza terribile! Abbiamo rischiato di far saltare per aria l’intera palazzina!
Quanto lo abbiamo insultato quella volta XD
Karin invece è davvero super! È tosta e determinata, a te piacerebbe un sacco.
Comunque non ti preoccupare, tu sei sempre al primo posto nel mio cuore J
Tra un mesetto tornerò a casa per le vacanze di Natale, non vedo l’ora di rivederti e di raccontarti tutto di persona.
Un abbraccio
La tua fronte spaziosa.
 
P.S. Sono contenta che finalmente Shika ti abbia fatto un regalo decente! Lo so che è il pensiero quello che conta, ma quel puzzle era veramente terribile XD
Per fortuna le tarme se lo sono divorato LOL



 

 
Quel giorno Sakura uscì da lezione decisa ad andare a casa per riposarsi un po’, prima che cominciassero i corsi pomeridiani.
La sua insegnante di anatomia, la professoressa Tsunade, aveva tenuto come al solito una lezione di 4 ore senza pause e aveva aggiunto un altro libro, un mattone di 600 pagine, alla lista dei testi da studiare.
La ragazza si stava dirigendo verso il parcheggio bici quando sentì una voce familiare che la chiamava:
“Sakura-chan! Hey, Sakura-chan!”
Si voltò  e vide Naruto correre verso di lei con uno dei suoi soliti mega-sorrisi stampato in faccia.
“Ciao Naruto!” Esclamò sorpresa “Che ci fai qui? La facoltà di scienze politiche è da tutt’altra parte.”
Il ragazzo divenne improvvisamente rosso e cominciò a balbettare.
“Ah…hem…è che oggi ho finito prima e così ho deciso di farmi una passeggiata. Che coincidenza che ci siamo trovati!” Si portò un braccio dietro alla nuca, gesto che faceva sempre quando era nervoso.
“Senti, che ne dici di andare a mangiare un boccone insieme? Conosco un posto dove fanno un ramen buonissimo qui vicino.” Le chiese.
“Perché no? Ho una fame!” Rispose Sakura sorridendo. In fondo affrontare le lezioni del pomeriggio a stomaco vuoto non era una buona idea.
I due giovani si diressero insieme verso la locanda, chiacchierando allegramente come facevano sempre.
Ad un certo punto un ragazzo che passava di lì correndo all’impazzata diede uno spintone a Sakura, gettandola a terra.
Dopo un attimo iniziale di sorpresa, stava per rialzarsi e dire a Naruto che era tutto ok, quando notò che il biondo non si trovava più al suo fianco.
Alzò lo sguardo e ciò che vide la lasciò talmente di stucco da dimenticarsi completamente del dolore al ginocchio sinistro.
Naruto era riuscito ad afferrare il ragazzo prima che se la filasse e lo aveva inchiodato al muro tenendolo per il collo.
La gente che passava di lì accelerava il passo, fingendo di non vedere la scena per non immischiarsi.
Ciò che colpì di più Sakura fu l’atteggiamento di Naruto: il suo volto sempre dolce e allegro era teso in una smorfia di rabbia, i suoi occhi azzurro cielo erano diventati di ghiaccio, i suoi muscoli erano in tensione e la sua povera vittima tremava terrorizzata.
“Ti sembra questo il modo di correre per strada, stronzo?! Almeno fermati a chiedere scusa!” Anche la sua voce era diversa, metteva i brividi.
“S-scusa…m-mi dispiace…” il ragazzo sembrava così piccolo in confronto a Naruto che lo sovrastava.
Sakura provò a calmarlo: “Naruto…lascia perdere. Non mi sono fatta nulla, davvero.”
Il biondo scaraventò via il giovane, che non ci pensò due volte ad allontanarsi velocemente.
Si girò verso Sakura e il suo volto collerico cambiò di nuovo espressione, lasciando posto alla preoccupazione.
“Sakura-chan, stai bene?”
“S-si…è solo una piccola escoriazione.” Disse guardandosi il ginocchio sanguinante.
“Aspetta qui un attimo solo.” Le ordinò il ragazzo, dirigendosi verso una fontanella dall’altro lato della strada.
Tornò con un fazzolettino bagnato e si accovacciò verso la rosa per pulirle la ferita.
A quel tocco leggero e delicato Sakura sentì dei brividi percorrerle la schiena.
Poteva sentire il respiro un po’ affannato di Naruto, i suoi biondi capelli che le sfioravano il naso, l’odore della sua pelle…
“Oh, ma cosa vai a fantasticare? È solo Naruto!” pensò.
“Sicura che va tutto bene? Se vuoi posso portarti a casa in bici” le chiese premuroso.
“Assolutamente no! Te l’ho già detto, non è niente. È solo una ferita superficiale…piuttosto mi preoccupa il mio stomaco, ho una fame da lupi.”
Il biondino finalmente tornò a sorriderle e l’aiutò ad alzarsi prendendola per mano (un’altra scarica di brividi).
Quando fece per muovere il primo passo, prontamente le cinse i fianchi con un braccio.
“N-Naruto, ma che fai?!” Protestò Sakura arrossendo. “guarda che non mi sono mica rotta una gamba! Posso benissimo camminare da sola.”
Il ragazzo, imbarazzato e forse un po’ deluso, mollò subito la presa. “Scusami Sakura-chan…”
Fortuna che Sakura indossava una maglia a maniche lunghe, altrimenti anche un ingenuo come Naruto avrebbe potuto notare la pelle d’oca sulle esili braccia della ragazza. E non era certo dovuta al freddo.

 




Nonostante impedimenti vari (Tra cui una stupida influenza) sono riuscita a pubblicare senza grossi ritardi, evvai!!!
Ho scelto Obito per l'infausto ruolo del cameriere come mia piccola vendetta personale (chi ha letto gli ultimi capitoli del manga capirà...)
Non che abbia nulla contro i camerieri, anzi, io stessa faccio parte della categoria! Proprio per questo so come possa essere un lavoro stressante, palloso e a volte denigrante.
Non ho nulla nemmeno contro Pollock e Tarantino (che adoro)!
Ringrazio come sempre quanti hanno seguito finora la storia e chi ha recensito!
A presto...
RedHair

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Capitolo 5
*** Il concerto ***


Naruto portò Sakura in un piccolo ristorante, l’Ichiraku.
All’interno era molto affollato, pieno di studenti della AU che si recavano lì per un pranzo veloce.
Naruto e Sakura riuscirono  per miracolo a trovare un tavolino libero e vi presero subito posto.
Dovettero aspettare non poco prima che un omone alto e robusto vestito da cuoco giungesse al loro tavolo per prendere l’ordinazione.
“Hei là, Naruto! Era da un bel po’ che non venivi più a trovarmi, iniziavo ad essere preoccupato! Vedo che sei in dolce compagnia oggi…”
“Oh, Teuchi, questa è Sakura.” Disse il biondo passandosi una mano tra i capelli. “è la nuova inquilina dell’appartamento.”
“Piacere Sakura! Ogni studente affamato è il benvenuto qui e se sei amica di Naruto, il nostro miglior cliente, lo sei ancora di più! Allora, cosa vi porto?”
“Due ciotole di ramen, ovviamente!” Esclamò Naruto.
“Benissimo.” Teuchi prese nota dell’ordinazione. “Mi dispiace se ci sarà un po’ da aspettare, ma siamo a corto di personale. Misaki si è laureata quest’autunno e ha lasciato il lavoro. Ora torno alla mia postazione, qualcuno dovrà pur sfamare questi poveri ragazzi!” Così tornò sorridendo verso la cucina .
A Sakurà balenò subito un’idea.
“Hei Naruto…tu credi che Teuchi mi assumerebbe qui come cameriera?”
Il ragazzo la guardò un po’ confuso.
“Beh, penso di sì…ma perché? Cerchi lavoro?
“Diciamo che mi farebbe comodo”
Naruto sorrise con malizia “Mi piacerebbe averti qui come cameriera, ci verrei ancora piùvolentieri. E poi dovresti soddisfare ogni mia richiesta, perché il cliente ha sempre ragione…”
Fulminea, Sakura si sporse verso di lui e lo colpìalla testa.
“Ahi!”
“Attento idiota, potrei mettere del veleno nel tuo ramen!” Commentòsarcastica.
Afferrò il listino dei dolci dal tavolo e finse di leggerlo per coprire il volto leggermente arrossato.
Ogni volta che Naruto faceva battutine o apprezzamenti sul suo conto non sapeva mai a cosa pensare: forse era veramente interessato a lei e quello era il suo goffo modo di dimostrarlo…oppure era solamente un suo giochetto infantile, che probabilmente usava con tutte le ragazze, facendo la figura dello scemo. Sì di certo si trattava di quest’ultima opzione, ciò spiegava anche perché Naruto non avesse una fidanzata, nonostante fosse piuttosto attraente.
Quando arrivò il cibo, i due ragazzi presero a mangiare in silenzio, rotto solamente dai rumori poco educati che Naruto emetteva succhiando gli spaghetti.
“Avevi proprio ragione, questo è il miglior ramen che abbia mai assaggiato!”
Il giovane sorrise soddisfatto. “Che ti dicevo? Devi sempre fidarti del sottoscritto, Sakura-chan.” E così dicendo tracannò l’ultimo goccio di brodo rimasto nella sua ciotola.
“Ora che ci penso, c’è una cosa che devo chiederti…”
La ragazza lo guardò incuriosita. “Dimmi pure.”
“Un mio compagno di corso mi ha informato che il prossimo fine settimana al Green Park, vicino alla mia sede universitaria, ci sarà un concerto gratuito degli L.D.M. Sono un gruppo rock-alternativo ancora poco conosciuto, non so se ne hai mai sentito parlare…”
“Oh, sì li conosco! Cioè, non ho mai ascoltato un loro pezzo, ma ne ho sentito parlare. Si dice siano molto bravi.”
“Beh, mi chiedevo se ti andava di andarci insieme…anche con Karin, naturalmente!” Si affrettò a precisare.
Sakura ci pensò un attimo.
“Ma sì, dai! Non ne posso più di passare i week-end a studiare.” Esclamò alla fine.
Alla notizia Naruto reagì con un’espressione di autentica felicità, sembrava un bambino a cui hanno appena regalato un intero negozio di giocattoli. Nel vederlo Sakura non riuscì a trattenere una risata.
“Uhm? Che c’è da ridere?” Le chiese guardandosi intorno.
“Oh, niente, niente.” Rispose cercando di trattenersi, “è che hai fatto una faccia così tenera, scusami!”
“Ah, ok.” Disse il ragazzo ridacchiando e arrossendo lievemente. “Non ti devi scusare…sei molto bella quando ridi.”
Questa volta fu il turno di Sakura di arrossire.
“Beh, io dovrei andare a casa a prendere alcuni libri, andiamo?” Chiese imbarazzata.
I due si alzarono e andarono verso la cassa, ma quando Sakura fece per estrarre il portafogli dalla borsa, il compagno la fermò.
“Lascia stare Sakura-chan, pago io.” La rosa fece per protestare, ma Naruto la guardò intensamente e serio disse: “davvero, vorrei offrire io.”
Sakura si arrese e mise via il portafoglio, pensando che, infondo, Naruto certe volte sapeva essere  molto affascinante.
Dovette ricredersi quando, alla cassa, il ragazzo scoprì di essere a corto di denaro.
“Oh, che stupido! Mi dispiace Sakura-chan, giuro che la prossima volta offro tutto io! E ti porto anche in un ristorante a 5 stelle!”
“Sei molto gentile Naruto, ma sul serio, non importa.” La ragazza guardò con affetto l’amico, il quale pareva profondamente desolato.
Prima di uscire dal locale, Sakura chiese di poter parlare con il titolare per chiedergli se cercava aspiranti cameriere.
Si aspettava un rifiuto, qualcosa tipo “cerchiamo gente con esperienza”, invece Teuchi scoppiò in una grassa risata ed esclamò: “Ma certo bambina! Dimmi solo quando vuoi cominciare!”
La rosa, colta alla sprovvista, rifletté un attimo.
“Ummmh…venerdì sera andrebbe bene?”
“Perfetto! Venerdì, 18:00 in punto; gonna o pantaloni neri, la maglietta te la diamo noi, tutto chiaro?”
“S-sì, certo!” Balbettò Sakura, ancora incredula di aver appena trovato un impiego.
“Allora a venerdì!”Teuchi sorrise gioviale e scomparve di nuovo in cucina.
“Santi numi! Non posso crederci, ho un lavoro!” Urlò Sakura appena fuori dal ristorante. Guardò Naruto sorridendo e lui le sorrise di rimando.
“Grazie Naruto per avermi portato qui.” E lo abbracciò in uno slancio di affetto.
Il ragazzo prima si irrigidì, ma poi si sciolse, passando una mano sulla schiena dell’amica.
“Figurati” le bisbigliò all’orecchio.
Sakura si staccò dall’abbraccio e si ricompose.
“beh, io vado! Grazie mille per la compagnia Naruto, ci vediamo stasera!”
“C-certo, a stasera.” La salutò con la mano, ancora leggermente rosso in volto.
 
 
La prima sera di lavoro Sakura era agitatissima. Sicuramente avrebbe combinato qualche irrimediabile pasticcio e il signor Teuchi l’avrebbe licenziata in tronco.
Arrivò con mezz’ora di anticipo, passeggiò su e giù lungo il viale dove si trovava il ristorante e si fumò tre sigarette di fila prima di trovare il coraggio ed entrare.
Quando varcò la soglia ciò che vide la lasciò letteralmente a bocca aperta:
“Che diavolo ci fai tu qui?!”
Naruto, tirato a puntino con la divisa dell’Ichiraku, reggeva un vassoio di bicchieri in equilibrio precario.
“Lavoro qui.” Rispose con tutta calma.
“Ma…ma…da quando?!”
“Hem…da stasera!”
“Naruto, muoviti a sistemare i bicchieri, che tra un po’ cominciano ad arrivare i clienti!” Gli urlò contro un cameriere passando di lì con un minaccioso mazzo di coltelli fra le mani.
“S-scusa Sakura-chan, devo andare.” E filò via come il vento facendo tintinnare pericolosamente i bicchieri.
Sakura era spiazzata. Cosa saltava in mente a quello stupido? Perché non le aveva detto che anche lui cercava lavoro? Quando aveva chiesto al signor Teuchi se poteva essere preso anche lui? Si era forse fatto assumere come cameriere per controllarla? Naah…era troppo paranoica!
Certo però che quel ragazzo era davvero strano…
Sakura scacciò via i pensieri dalla testa e cercò di concentrarsi solo sul lavoro.
Andò dal signor Teuchi in cucina, il quale le diede la divisa e la affidò ad Akito, un cameriere veterano, affinché le spiegasse il lavoro e la tenesse d’occhio.
Dopo l’impaccio iniziale con i primi clienti iniziò a procedere più sciolta e spedita mano a mano che la serata si animava.
Dovette in parte ringraziare Naruto, visto che i pasticci che combinava mettevano in secondo piano i suoi piccoli errori di distrazione: il ragazzo rovesciò una bottiglia d’acqua proprio in mezzo alla sala e portò due volte l’ordinazione al tavolo sbagliato.
A fine serata Sakura, nonostante fosse sfinita, si divertì molto a sistemare tavoli e bicchieri insieme a Naruto, ridendo come matti sulle figuracce che avevano fatto e sugli strani clienti che avevano servito.
Il signor Teuchi sbucò fuori dalla cucina mentre i due giovani si preparavano per tornare a casa.
“Bene ragazzi…direi che come prima serata non è andata affatto male, nonostante qualche piccolo errore…” e posò lo sguardo su Naruto, il quale chinò la testa portandosi una mano dietro alla nuca.
“Mi dispiace…” borbottò.
“Oh, non è nulla! Cose che capitano durante il primo giorno di lavoro! Comunque sia, sono contento di voi due, siete ufficialmente assunti!”
Sakura e Naruto si scambiarono un’occhiata raggiante.
“Avrei bisogno che uno di voi venisse ogni mercoledì, un altro al giovedì ed entrambi al venerdì. Vi è possibile?”
“Per me venerdì e mercoledì sarebbe perfetto. A te va bene Naruto?” Chiese Sakura.
“Si certo. Allora io verrò al giovedì”
“Perfetto! Alla prossima fanciulli.” E dopo aver battuto un colpo sulle spalle dei due ragazzi ritornò nella sua amata cucina.
 
 
“Allora Naruto, mi vuoi dire perché non mi hai detto niente? Parlo del lavoro…” Chiese Sakura mentre i due pedalavano per strada in sella alle loro bici.
Il ragazzo stette in silenzio per qualche secondo, pedalando a zig-zag lungo la pista ciclabile.
“Uhmmm…è che, quel giorno in cui hai chiesto a Teuchi di assumerti, mi è venuto in mente che anche a me farebbe comodo qualche spicciolo in più. Così ho provato a chiedere anch’io, ma non ti ho detto nulla perché volevo farti una sorpresa.”
“Ah, ok! Quindi non l’hai fatto solo per passare più tempo con me…”
Il biondo frenò di colpo e quasi cadde dalla bici. Si girò verso Sakura rosso in volto.
“Cosa?! No no…figurati! Cioè…non sono mica uno stalker!” Balbettò agitato.
Sakura scoppiò a ridere. “Calmati scemo! Stavo solo scherzando.” E gli sfrecciò accanto superandolo a tutta velocità.
 
 
 
“Sbrigatevi ragazzeeee!” Sennò troviamo casino!” Si lagnò Naruto, appoggiando la testa sul portoncino d’entrata.
“Io sarei già pronta…” si giustificò  Sakura “…se solo Karin uscisse dal bagno!” e batté due pugni contro la porta.
“Ho quasi finito! Che palleeee!” Urlò la rossa da dentro la stanza.
I ragazzi si stavano preparando per andare al concerto degli L.D.M.
Quando due giorni prima, mentre cenavano davanti alla TV, Naruto e Sakura avevano parlato a Karin del concerto, lei si era mostrata stranamente entusiasta.
Sakura aveva poi scoperto che c’era di mezzo un ragazzo carino del suo corso.
Quel pomeriggio Karin aveva trascinato la co-inquilina a fare shopping e  appena tornate a casa si era chiusa in bagno, dove si trovava da più di un’ora.
Quando finalmente uscì, sia Sakura che Naruto rimasero senza fiato: indossava un abito blu al ginocchio con decori dorati comprato quel pomeriggio, una giacca di pelle e un paio di stivali con tacco. Si era inoltre arricciata i capelli in morbidi boccoli rossi e aveva messo le lenti a contatto.
Era veramente bellissima.
“Uau Karin…sei stupenda!” Esclamò Sakura.
“Già, se non fossi mia cugina ci farei un pensierino.” Commentò Naruto.
La ragazza arrossì imbarazzata “ma smettetela!”
Purtroppo Sakura, avendo il bagno occupato, non aveva potuto agghindarsi più di tanto: aveva indossato un paio di jeans e un maglioncino scollato. Aveva poi legato i capelli in due codini bassi ai lati della testa.
 
Come Naruto aveva previsto, arrivati al Green Park il posto era già affollatissimo.
Sakura si stupì di trovare così tanta gente ad un concerto di una band praticamente semi-sconosciuta, ma a quanto pareva per gli studenti della AU ogni pretesto era buono per far festa.
Individuarono subito Kiba e un gruppetto di compagni di corso di Karin e Naruto, ma la rossa ben presto scomparve assieme alla sua “preda”
 
“Sakura-chan, prendi qualcosa da bere?” chiese Naruto.
“Si, certo! Una bionda media, grazie.”
“Anche a me fratello!” Aggiunse Kiba, aria trasognata e un vago puzzo di canna addosso.
Naruto si diresse verso il chiosco delle bevande mentre Sakura e Kiba andarono a prendere posto vicino al palco, visto che la band era già arrivata ed iniziava a scaldarsi.
Naruto arrivò con il bere appena in tempo, subito dopo l’L.D.M. cominciò a suonare e Sakura si ritrovò gettata in mezzo alla calca.
Ragazzi che urlavano, si spingevano e saltavano, zaffate di fumo e bicchieri di birra rovesciati.
A metà concerto, dopo tre birre e tre rum e pera, la rosa si sentiva su di giri e con la mente piacevolmente annebbiata. Non aveva tirato fuori neanche un centesimo, Naruto questa volta le aveva pagato tutto (“Se avessi anche io un buco in mezzo alle gambe, forse offrirebbe anche a me!” Protestò Kiba)
“Cazzo, non vedo niente!” Si lamentò Sakura mentre si toglieva il maglioncino rimanendo in canotta. Detto fatto Naruto se la issò sulle spalle.
“Meglio ora?”
“Perfettooo!!” Gridò alzando le mani verso il cielo.
Si divertì un mondo, ballando con Naruto e Kiba e cantando a squarciagola inventandosi le parole, fino a restare senza voce.
Quando il concerto finì e il parco cominciò a svuotarsi Sakura, ora che aveva smaltito gli effetti dell’alcol, cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di Karin.
“Naruto, non riesco a vedere Karin da nessuna parte!”
“Oh, lasciatela in pace…è adulta e la strada per tornare a casa la conosce, perché invece non andiamo a berci qualcos’altro?” Suggerì Kiba.
Naruto non lo ascoltò nemmeno, sembrava molto preoccupato.
“Dividiamoci” Ordinò all’amica.
Sakura cominciò a gironzolare per i dintorni, ora che erano rimaste poche persone sarebbe stato facile trovarla, ma purtroppo non scorgeva nessuna testolina rossa.
Stava per arrendersi e tornare indietro quando scorse una sagoma famigliare, lì dove iniziava un piccolo boschetto.
Partì spedita in quella direzione e quando Naruto la vide le corse subito dietro.
Karin era accovacciata dietro ad un grosso pino, con il volto nascosto fra le ginocchia.
“Oddio Karin! Ti senti male?” Urlò Naruto gettandosi verso la cugina.
Sakura lo bloccò subito con un braccio.
“Karin, cosa c’è che non va?” Le chiese dolcemente.
“Gli uomini…” rispose alzando il volto bagnato di lacrime e mascara colato “…sono tutti STRONZI!” E nascose di nuovo la testa, scoppiando in singhiozzi.
“Cosa?! Se quel maiale ha provato a toccarti contro la tua volontà…”Naruto era fuori di sé, i pugni stretti lungo i fianchi.
“Naruto, calmati. Raggiungi Kiba e lascia fare a me, questa è una faccenda da donne.”
Il biondo sbuffò ma seguì il suggerimento di Sakura e si allontanò.
“Ascoltami tesoro…” bisbigliò la rosa accovacciandosi accanto all’amica “…stasera eri praticamente la ragazza  più affascinante fra tutte le presenti al concerto, senza contare che tu, a differenza del 90% di quelle stupide ochette della AU, sei una fra le persone più in gamba ed intelligenti che abbia mai incontrato. Perciò ti prego, non ridurti in questo stato per colpa di un coglioncello probabilmente troppo stupido per apprezzarti. Ora ci diamo una sistemata e raggiungiamo Naruto e Kiba, concluderemo questa serata come si deve, ok?”
Finalmente la rossa smise di piangere, alzò lo sguardo verso l’amica ed annuì silenziosamente.
Sakura l’aiutò a pulirsi il viso e, con un po’ dei trucchi che aveva in borsa, la fece tornare come nuova.
Andarono verso il chiosco delle bevande, dove gli altri le attendevano con delle birre in mano.
“Tutto ok?” Chiese Naruto serio, lanciando a Sakura uno sguardo eloquente.
“Tutto ok!” Sorrise alzando il pollice.
“Bene, bene. Allora, siccome ìNaruto ha fatto il galantuomo con Sakura per tutta la serata, ora è arrivato il mio turno di offrire da bere a queste due splendide signorine!” Esclamò Kiba “Un altro giro di Jack per favore!”
 
 
Erano ormai quasi le quattro del mattino quando il proprietario del chiosco cacciò i ragazzi (gli unici rimasti) e chiuse baracca.
Completamente ubriachi si diressero verso il parcheggio delle bici, dopo aver salutato Kiba.
“Cazzo, cazzo, cazzo! Non ce la farò mai a guidare la bici fino a casa!” Urlò Sakura. Stentava a reggersi in piedi e non sapeva più nemmeno dove si trovava.
Karin e Naruto, che erano stati assaliti da un attacco di ridarella ancora mezz’ora prima e non avevano più smesso, iniziarono a ridere ancora più forte, coinvolgendo anche Sakura.
Il tragitto di ritorno verso l’appartamento fu uno dei momenti più divertenti e memorabili della vita universitaria di Sakura, almeno da quel poco che riesce a ricordare.
Urlarono e risero come matti, sostarono due volte per far vomitare Naruto e, quando si trovarono ad attraversare il piccolo parco dietro casa loro, fecero un testa coda cozzando per terra, trovandosi fra un groviglio di gambe, braccia e ferraglia arrugginita.
Sakura, non sa se per effetto dell’alcol o per la felicità che provava in quel momento, non sentiva affatto dolore (nonostante si fosse slogata un polso, come scoprì il giorno seguente) e scoppiò a ridere come una pazza, seguita dagli amici.
Rimasero così per non si sa quanto, poi  Naruto, che dopo aver vomitato era riuscito a riprendersi un po’, aiutò le due ragazze, ancora in preda alle risate, ad alzarsi e a sedersi su una panchina.
Quello che successe in seguito fu buio totale nella mente di Sakura.
Si risvegliò nel suo letto quando fuori cominciava ad albeggiare, ancora completamente vestita.
Aveva un forte mal di testa, una mano gonfia e dolorante ed una fame da lupi, così si alzò lentamente e barcollando si diresse verso la cucina.
Dopo aver preso una confezione di biscotti al cioccolato stava per ritornarsene in stanza quando notò Karin fuori in terrazzo, seduta sopra il dondolo con una tazza di tè caldo fumante fra le mani.
 
“Hei, anche tu sveglia?” Chiese Sakura uscendo.
“Si…troppi pensieri per la testa.” Karin le fece un po’ di posto sul dondolo.
“Immagino per quello che è successo stasera…ti va di parlarne?”
La ragazza stette un attimo in silenzio.
“Si, perché no?”
La rosa le passò un biscotto.
“Ogni volta è sempre la solita storia, non so cos’abbia di sbagliato, ma ogni volta gli uomini vogliono da me una cosa sola…e per carità, mi piace divertirmi, però vorrei anche qualcosa di più.
Non ho mai avuto un ragazzo vero in tutta la mia vita, mai nessuno che mi amasse profondamente per ciò che sono.
Cerco di non pensarci, di convincermi che non ho bisogno di un ragazzo, ma ha volte mi sento sola…e ci sto male.
Io cerco di sforzarmi di sembrare più carina, intelligente e simpatica, ma pare che questo non basti…”
“Karin, tu non devi sforzarti di essere carina, intelligente e simpatica. Tu lo sei già.
Certo, a volte sei un po’ rompi scatole, ma tutte le persone hanno pregi e difetti e chi ti ama impara a voler bene sia agli uni che agli altri, perché fanno parte di te.
Smettila di fingere di essere ciò che non sei e smettila di cercare a tutti i costi un fidanzato. Sii te stessa e vedrai che prima o poi quello giusto arriverà.
E comunque tu non sei sola, ci sono molte persone che ti amano. Naruto tiene molto a te. Sei come una sorella per lui.”
Karin annuì e sorrise.
“E tu, Sakura, hai mai avuto un ragazzo?”
Sakura volse gli occhi al cielo ormai chiaro.
Da quando si trovava ad Akatsuki non aveva più pensato a lui, se non alcune volte prima di addormentarsi, e questo era un bene.
Ma ora tutti i ricordi si riaffacciarono prepotentemente e dolorosamente nel suo cuore.
“Si, ho avuto un ragazzo…”
“E ti va di parlarne?”
Ecco, il momento era arrivato dunque.
Se qualcuno glielo avesse chiesto pochi mesi prima avrebbe cercato di cambiare discorso, di scappare o sarebbe scoppiata in lacrime.
Ma ora, nonostante la ferita fosse ancora aperta, sentiva come il bisogno di vomitare fuori tutto quel dolore, di liberarsi di quel macigno sul cuore, di sfogarsi su qualcuno.
Prese un lungo respiro e guardò Karin negli occhi.
“Si, perché no?”
 
 
 
 
 
 

Ciao a tutti e scusate per il ritardo! So di averci messo un bel po’ di tempo ma ho avuto un sacco di problemi: ripresa dei corsi all’università, pc rotto, un trasloco…
Purtroppo mi sa che anche per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’, perché l’università mi occupa davvero un sacco di tempo…siate pazienti! ;)
Ringrazio tutti coloro che seguono e recensiscono questa storia!
Grazie mille e alla prossima!!

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Capitolo 6
*** FlashBack & BlackOut ***


Sakura prese fiato ed iniziò a raccontare.
“Si chiamava Sasuke Uchiha, lo conobbi durante il primo anno di liceo.
Allora ero ancora soltanto una bambina, non mi ero mai innamorata di nessuno, né avevo avuto alcuna cotta. La mia amica Ino, in classe con me, aveva già avuto i suoi primi fidanzatini alle medie e aveva già iniziato a truccarsi, interessarsi di moda e altre sciocchezze che piacciono tanto alle adolescenti; io invece me ne fregavo altamente, preferivo essere una brava studentessa e giocare in cortile durante la ricreazione.
Lo vidi per la prima volta il primo giorno di scuola, quando il professore fece l’appello e chiamò il suo nome.
Me ne sono innamorata nell’istante stesso in cui l’ho guardato negli occhi.
So che può sembrare una stronzata, me ne rendo perfettamente conto, visto che anche io, già da allora, nonostante fossi immatura e inesperta, ero profondamente convinta che l’amore vero fosse un sentimento profondo, che giunge con il tempo e si manifesta solo fra persone adulte.
Ma davvero, quello che provai in quel momento era talmente forte che non riesco a spiegarlo a parole.
Naturalmente lui era ricco, bello e perfetto e come ogni studente del liceo con queste caratteristiche fu ben presto contornato da uno sciame di ragazzine adulanti.
Ino continuava a dirmi di cominciare a truccarmi, di cambiare look e smetterla di fare la brava bambina.
Io invece non ne volevo assolutamente sapere. Odiavo quelle ragazzine che gli ronzavano sempre intorno, non sarei mai diventata come loro. Si interessavano a lui solo perché era figo e pieno di soldi; io allora neanche lo sapevo che era benestante, mi piaceva per la sua intelligenza, per il suo fascino e per la tristezza e il dolore che esprimevano i suoi occhi.
Avevo sempre avuto una vita felice, buoni amici e una famiglia che mi amava, forse proprio per questo quella sua aria malinconica mi affascinava tanto.
Ma come potevo farmi notare, visto che non ero né carina, né intraprendente?
Decisi allora di farlo facendo quello che meglio mi riusciva: prendere ottimi voti e diventare la studentessa più brillante della classe.
Lui ovviamente era il migliore ed eccelleva in tutto. Il mio sogno era quello di superarlo, così finalmente si sarebbe accorto di me. Senza contare che ero, e sono tutt’ora, una persona molto orgogliosa e competitiva.
Ino continuava a ripetermi che ero una sciocca, che Sasuke non avrebbe mai considerato una povera secchiona. Ma io ero testarda.
 
Finalmente, in quarta, riuscii per la prima volta a superarlo in un difficile test di fisica. Nessuno in classe era riuscito a raggiungere la sufficienza, tranne noi due. Ma io avevo ottenuto un voto più alto del suo.
Ricordo come fosse ieri il modo in cui mi guardò quando il professore mi fece alzare in piedi davanti a tutti per elogiare la mia bravura: fu come se mi vedesse per la prima volta.
Quel giorno, dopo scuola, pioveva a dirotto e io aspettavo l’autobus schiacciata sotto il mio ombrello.
Ad un certo punto un’auto scura molto lussuosa accostò vicino a me e il finestrino posteriore scese giù: era lui!
Mi chiese se volevo un passaggio fino a casa.
Inutile dire che ero al settimo cielo!
In tre anni, nonostante fossimo in classe insieme, non mi aveva mai rivolto la parola, se non per salutarmi o chiedermi l’ora. Ma non avevamo mai fatto un discorso vero e proprio.
Durante il tragitto parlammo un po’ della scuola e lui mi chiese se potevamo trovarci qualche pomeriggio per studiare insieme.
Naturalmente accettai e cominciammo a fare i compiti insieme ogni mercoledì a casa mia.
All’inizio lo facevamo solo per studio, ma poi questa scusa divenne solo un pretesto per vederci.
Un giorno ci scappò anche un bacio.
Ricordo che passai tutta la notte sveglia, al telefono con Ino.
Lei era già andata oltre il livello del bacio da un bel pezzo e aveva già collezionato svariati ragazzi, ma mi ascoltò lo stesso con pazienza, condividendo la mia gioia.
Io l’avevo sempre invidiata per il suo fascino e per la sua sicurezza, ma forse in quel periodo era lei ad invidiare me: ero finalmente riuscita a conquistare il ragazzo che amavo, mentre lei l’amore, per quanto lo cercasse, anche se fingeva il contrario, non l’aveva mai incontrato.
Soltanto ora mi rendo conto di quanto sia stata poco sensibile con lei.
Ben presto io e Sasuke ci mettemmo insieme ed iniziò il periodo più bello della mia vita: avevo un ragazzo che amavo e che  mi amava, due genitori un po’ rompiscatole ma affettuosi, una migliore amica leale e sincera e degli ottimi voti a scuola.
Ma non era tutto così perfetto e idilliaco come me lo dipingevo e ben presto dovetti fare i conti con la dura realtà.
 
Un giorno, poco dopo il diploma, Ino mi telefonò disperata, mi disse di accendere subito la TV e di guardare il notiziario.
Feci quello che chiedeva e la notizia che appresi mi fece crollare il mondo addosso: Fugaku Uchiha, pezzo grosso nell’industria dei quotidiani del paese e padre di Sasuke, era stato trovato morto impiccato nella sua villa dal figlio, quella stessa mattina.
A quanto pareva soffriva già da tempo di depressione, da quando il figlio maggiore Itachi, giovane  promettente e brillante, aveva cominciato a soffrire di problemi legati alla droga.
Itachi, nonostante fosse stato ospite di diverse cliniche tra le più prestigiose del paese, non era mai riuscito a sconfiggere il suo demone ed era morto poche settimane prima a causa di un’ overdose.
 
Disperata, cercai subito di contattare Sasuke, ma non rispondeva né alle chiamate, né ai messaggi.
I miei genitori provarono a tranquillizzarmi e , nonostante fossero anche loro molto preoccupati, mi consigliarono di lasciargli un po’ di spazio per smaltire il lutto da solo. Quando fosse stato pronto, sarebbe stato lui a cercarmi.
Pochi giorni dopo andai al funerale di Fugaku, ma c’era talmente tanta gente che non riuscii nemmeno a scorgere Sasuke.
Passarono altri giorni ma lui non si fece mai sentire, provai a mandargli qualche messaggio, ma niente.
Dopo due settimane, esausta, decisi di andare da lui.
Lo so che può sembrare strano, ma in un anno e mezzo di relazione non ero mai stata nemmeno una volta a casa sua.
Buffo, no? Ami una persona, gli apri il tuo cuore, gli doni tutta te stessa, ci passi insieme intere giornate e poi improvvisamente ti accorgi di non sapere niente di lei…
 
Mi recai alla sua villa e fui accolta dalla governante…”
Sakura si portò una mano alla bocca e i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi.
“Ricordo ogni singolo particolare di quel giorno…io che chiedo alla governante di poter parlare con Sasuke…lei che risponde che lui non c’è più, che è partito pochi giorni prima per l’Inghilterra, per andare a vivere presso dei suoi lontani parenti. Gli unici che gli rimangono, visto che la madre era venuta a mancare molti anni prima…”
Ora la voce di Sakura era tremula ed incrinata. Calde lacrime rigavano le guance pallide. Karin le si avvicinò e le cinse le spalle con un braccio.
“Quel giorno io sono morta. La Sakura sciocca, ingenua, spensierata e felice se n’era andata per sempre, insieme a lui.
Cominciai a rifiutare tutto e tutti: gli amici, la mia famiglia, Ino, il mio talento, i miei sogni…”
Sakura cominciò a piangere a dirotto e Karin le si strinse contro più forte, lasciandola sfogare.
“Oh Karin, che stupida sono stata! Pensavo di essere una persona forte, invece mi è bastato venire mollata dal mio ragazzo per far crollare tutto il mio mondo!
Ho deluso tutti, Ino e i miei genitori in primis, gli unici che continuavano a lottare per cercare di scalfire il grosso muro che mi ero costruita intorno, senza risultati…
Ma lo sai qual è la cosa peggiore? La cosa che mi faceva stare davvero male?!”
Sakura urlava e piangeva.
“Non è stato scoprire che Sasuke mi aveva sempre tenuta esclusa dal suo mondo! E nemmeno essere stata abbandonata da lui!
La cosa peggiore è stata rendermi conto che io l’avevo sempre saputo che c’era qualcosa che non andava, sempre!
Fingevo che tutto andasse bene ma lo sapevo benissimo che non era così, vedevo che Sasuke stava male, mi bastava guardarlo negli occhi per capirlo.
Ma ci tenevo troppo alla mia vita perfetta…
Ero troppo impegnata a fingere che tutto fosse splendido e felice per dar retta ai problemi del mio ragazzo, troppo impegnata a far funzionare il mio allegro spettacolino teatrale per dar retta ai problemi della mia migliore amica, che passava da un ragazzo all’altro a velocità supersonica e tornava a casa ubriaca ogni santissima notte !!
Non era Sasuke lo stronzo che mi aveva mollato senza spiegazioni, ero io ad avere torto! IO, che non l’avevo mai ascoltato, IO che avevo paura di guardare in faccia la realtà perché temevo che il dolore che portava dentro avrebbe fatto crollare tutti i castelli in aria che mi ero costruita! Ero IO l’egoista! Tutto il mondo ruotava sempre intorno a me! ME! ME! ME! ME!...”
Sakura scoppiò in singhiozzi e nascose il volto fra le braccia di Karin, che iniziò ad accarezzarle la testa.
“Shhhh…Sakura, stai tranquilla.” Le sussurrò dolcemente all’orecchio.
Ma Sakura continuava a piangere, disperata.
“Hai passato un brutto periodo e hai sofferto molto, ma sono sicura che prima o poi ti riprenderai.
Già il fatto che tu abbia trovato il coraggio di ammettere i tuoi errori, di lasciare la tua casa per venire qui, a studiare e iniziare una nuova vita, è un grande passo in avanti.
L’esperienza che hai vissuto ti ha lasciato profonde ferite, ma ti ha aiutato a diventare la persona che sei ora: più matura e più adulta.
Ciò che non ci uccide ci fortifica, è solo una frase fatta ma è la pura verità.”    
Sakura smise di piangere, si asciugò gli occhi con le maniche del pigiama e rivolse a Karin uno sguardo pieno di gratitudine.
Si sentiva un po’ in colpa: Karin ne aveva sicuramente passate di peggiori, quando aveva perso i genitori, ma non si era di certo lasciata andare. Con che coraggio poteva lei piangere sulla sua spalla, gridando la sua frustrazione per le sue stupide crisi adolescenziali?
Ma non vi era traccia di rimprovero nello sguardo dell’amica, anzi, era carico di affetto e comprensione.
 
Quel momento così intimo e delicato fu improvvisamente interrotto da un ignaro Naruto.
“Hey, ragazze! Che ci fate qui fuori a quest’ora?” Bisbigliò affacciandosi sul terrazzo con solo i pantaloni della tuta addosso.
“Niente…che vuoi?” Rispose Karin brusca.
“Mi era parso di sentire qualcuno gridare…”
“Oh, sì…i due del piano di sotto hanno litigato di nuovo! Spero che sta volta si siano mollati per sempre! Non ne posso più dei loro battibecchi.” Spiegò la rossa con disinvoltura.
“Ah ok…sicure che vada tutto bene?” Naruto guardò Sakura di traverso, la quale tentò di nascondere i segni del pianto coprendosi gli occhi con i capelli.
“Si certo…hem…cavolo, il doposbornia è proprio devastante, eh?” Balbettò imbarazzata.
Naruto rimase ancora per qualche secondo a scrutarle con sguardo indagatorio, poi l’espressione sul suo volto si rilassò.
“Sono biscotti al cioccolato quelli?”
 
 
 
“Ciaoooo! Sono tornato!” Esclamò Naruto varcando la soglia di casa e levandosi il cappotto.
Ad attenderlo in salotto trovò Sakura, alle prese con un piccolo abete sintetico e una marea di decorazioni natalizie sparse sul pavimento.
“Oh, finalmente siete tornati!...ma dov’è Karin?”
“Come, non te l’ha detto?”
Sakura lo guardò perplessa, scuotendo lievemente il capo.
“Karin è rientrata a casa con una settimana di anticipo. Una sua amica l’ha invitata a passare le vacanze nella sua casa in montagna e tornerà il dieci di gennaio.”
“Uffi!” sbuffò la ragazza “E io che speravo di decorare la casa tutti insieme!”
“Oh, ma per questo basto io!” Sorrise Naruto, rimboccandosi le maniche e cercando di raddrizzare al meglio l’albero natalizio.
Sakura però continuava a tenere il broncio.
“Ho anche passato tutta la mattinata a preparare quintali di biscotti alla cannella…”
“Beh, anche per questo non c’è problema. Ce li sbaferemo noi stasera…ho noleggiato qualche DVD.”
Sakura fissò l’amico.
“Quindi, passeremo la prossima settimana solo noi due…”
Naruto fece uno strano sorriso compiaciuto.
“Pare proprio di sì! Lo so che non vedevi l’ora.”
La ragazza scoppiò a ridere, ma un po’ si sentiva in ansia.
Non riusciva a capire il perché: aveva passato tanti momenti sola con Naruto e si era sempre divertita molto, era un buon amico. Ma non aveva mai passato una serata sola con lui a casa e questo un po’ l’agitava.
Ormai non negava più a se stessa di aver un po’ fantasticato su Naruto, infondo era un bel pezzo di ragazzo e lei era da troppo tempo in…astinenza.
Ma non era per nulla pronta ad avere una relazione seria (e nemmeno la voleva!) e neppure poteva pretendere di “usare” il suo coinquilino per sfogare i propri bisogni sessuali.
“Una botta e via” era proprio da escludere visto che vivevano insieme, senza contare che ormai era troppo affezionata all’amico per potergli fare una cosa del genere.
“Aaaah! Guardati: sei diventata tutta rossa! Allora avevo ragione!” Naruto le puntò l’indice contro e scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con un braccio e interrompendo le pare mentali di Sakura.
“Vaffanculo Naruto!” Sbottò, iniziando a tirargli pugni sulla schiena, con il solo risultato di farlo ridere ancora più forte. “Invece di fare lo scemo, vedi di aiutarmi con questo cavolo di albero!”
“Va bene, va bene.” Tossichiò il biondo, asciugandosi le lacrime agli occhi.
Ci volle un intero pomeriggio per sistemare tutti i decori natalizi; i due persero un sacco di tempo con delle stupide lucette colorate che non volevano saperne di funzionare, Naruto rimase quasi fulminato per riuscire a farle partire.
Erano anche musicali, ma dovevano proprio essere tarocche, perché emettevano un suono strano, simile ad una lagna. A Sakura ricordavano il vecchio carillon che possedeva da piccola, quando aveva le pile quasi scariche.
“Ma è natale o halloween? Questa musichetta è inquietante.” Commentò sarcastico Naruto.
“Cosa pretendevi? Le ho prese al Gran Risparmio , mica vado a spendere una tombola per comprare i decori nei negozietti del centro!” Protestò la rosa.
 
Quando finirono era ora di cena e i due erano stanchi morti.
“Al diavolo il Natale!” esclamò Naruto massaggiandosi la schiena.
Sakura si gettò sul divano, fissando il soffitto.
“Avevo progettato questa giornata nei minimi dettagli. Secondo il mio programma ora dovremmo metterci in cucina a preparare deliziosi manicaretti natalizi.” Disse con voce atona.
I due si fissarono negli occhi.
“Dammi il telefono che ordino una pizza.”
“Vedo che mi leggi nel pensiero…però prendimela con i gamberetti, che fa moltoNatale.
“Perché dei gamberetti dovrebberofar Natale?
Chiese Naruto guardandola sconcertato.
Sakura scrollò le spalle.
“Non lo so, mia madre prepara sempre un antipasto di gamberetti il giorno della vigilia.”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, poi prese il telefono e ordinò le pizze.
Mentre aspettavano, prepararono qualche spuntino veloce da mangiare davanti alla Tv con le pizze: pop-corn cotti nel microonde, i biscotti di Sakura, succo di frutta e un bel po’ di birre.
“Che film hai preso?” Chiese la giovane.
Naruto tirò fuori un paio di DVD dalla sua tracolla e glieli porse.
“Ma…ma questi sono film horror!”
“Eh, già”
“Io odio i film horror, mi mettono ansia e poi faccio brutti incubi alla notte!”
“Suvvia Sakura-chan…ci sono qui io!”
“Si certo, e cosa potresti fare contro un’orda di zombie immortali?”
Naruto stava aprendo bocca per replicare quando il fattorino delle pizze suonò il campanello e i ragazzi, che stavano morendo di fame, corsero ad aprire.
 
Il mix cibo spazzatura-birra-TV di solito avevano su Sakura un effetto rilassante e soporifero.
Ma quei stupidi film horror le mettevano un’ansia terribile e a metà del primo film fu costretta ad afferrare un cuscino e stringerselo al petto.
A Naruto, seduto sul divano accanto a lei, evidentemente la cosa non sfuggì, perché furbescamente allungò piano piano un braccio cingendole le spalle e avvicinando il suo corpo a quello di lei.
Sakura cominciò ad agitarsi.
“La vecchia tattica del film dell’orrore per spaventare le ragazze e poterle consolare…avrei dovuto prevederlo, accidenti!” Pensò.
Irrigidì il corpo al suo tocco, non sapendo come reagire.
Una parte di lei, quella razionale, le suggeriva di sottrarsi a quel contatto; l’altra, quella istintiva, le diceva invece di rilassarsi e lasciarsi andare.
Alla fine, aiutata dall’alcol della birra, fu quest’ultima a prevalere.
Così Sakura si rilassò e appoggiò la testa sulla spalla del compagno.
Infondo, non stava facendo nulla di male…stare abbracciati davanti alla tv era un comportamento che poteva benissimo rientrare nella sfera della pura e semplice amicizia, no?
Naruto cominciò ad accarezzarle una ciocca di capelli e fu proprio in quel momento che si udì un forte botto e tutto si fece buio.
 
Sakura urlò e Naruto si strinse più forte a lei.
“Ma…c-che è successo?” Chiese spaventata.
“Quelle stupide lucette difettose!” Esclamò il biondo.
“Accidenti, giuro che non comprerò mai più niente al Gran risparmio ! E adesso cosa facciamo?”
“Aspettiamo un attimo per abituare gli occhi al buio, poi scenderò giù in cantina per vedere di far ripartire il contatore.”
Stettero in silenzio per quelle che a Sakura parvero ore, poteva sentire il suo cuore che ancora batteva velocemente per lo spavento appena preso.
Poi ad un tratto sentì qualcosa di caldo, una mano, sfiorarle la coscia, ma non disse nulla, né si mosse di un millimetro.
Piccoli brividi le risalirono lungo la schiena quando sentì il fiato tiepido di Naruto solleticarle il collo ed una mano, la stessa che prima le aveva sfiorato la gamba, spostarle delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Alzò lentamente il suo esile braccio e protese le dita davanti a sé, ritrovandosi a sfiorare le guance bollenti del ragazzo.
 
Improvvisamente la stanza fu illuminata dall’asettica luce della lampada d’emergenza e Sakura si ritrovò a fissare gli occhi limpidi di Naruto a pochi millimetri dal suo volto.
In concomitanza con il ritorno dell’illuminazione, parve anche ritornare il lume della ragione alla ragazza.
Fece un piccolo balzo all’indietro, abbracciandosi al bracciolo del divano e, rossa in volto, disse la prima cosa che le veniva in mente: “Naruto, usciamo!”
Il biondo, anche lui rosso come un peperone, la guardò perplesso.
“Cosa…come scusa?”
“Ecco…mi è improvvisamente venuta voglia di uscire! Potremmo…chessò…andare a bere qualcosa in un bar, per esempio!” Farfugliò.
Naruto parve pensarci su, poi scrollò le spalle ed esclamò: “Si, perché no? Vado un attimo a sistemare la questione delle luci e poi andiamo. Tu preparati intanto.” Si alzò fischiettando, come se nulla fosse successo e uscì dal portoncino.
Sakura si mise una mano sul cuore e fece un profondo sospiro di sollievo.
Quello che era appena successo, e soprattutto quello che sarebbe potuto accadere se la luce non fosse tornata, NON rientrava affatto nella sfera della pura e semplice amicizia.
 
 

 
 
 
Eccoci qua, anche questa volta ce l’ho fatta!
Sicuramente alcuni di voi vorranno strangolarmi perché ho praticamente interrotto Sakura e Naruto sul più bello, quindi vi dico: abbiate pietà e un po’ di pazienza.
Tuttavia non voglio neanche illudervi inutilmente e vi avviso anche che non sono ancora sicura al 100% delle coppie.
Spero che nonostante tutto il capitolo sia stato di vostro gradimento…alla prossima!
RedHair

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** La saggezza di Ino ***


Sakura si preparò in fretta e furia, continuando a rimuginare su quello che era accaduto poco prima e sul “pericolo” che aveva appena scampato.
Perché aveva così tanta paura a lasciarsi andare? Infondo Naruto un po’ le piaceva, nonostante a volte fosse piuttosto stupido…era solo per la faccenda di essere coinquilini? O forse la storia con Sasuke l’aveva talmente ferita che ora non riusciva più a stringere un rapporto serio con un rappresentante del sesso opposto?
 
Naruto ritornò in casa, dopo aver sistemato le luci, e i due si affrettarono ad uscire, visto che era già quasi mezzanotte.
Optarono per andare al Sunshine Rock Café, sperando di trovare una serata tranquilla, ma purtroppo un gruppetto di ragazzi era intento a festeggiare una laurea, facendo una confusione terribile.
Naruto e Sakura riuscirono a consumare un paio di drink in santa pace, prima di venir coinvolti anche loro nei festeggiamenti.
“A lei, signorina!” Urlò un giovane visibilmente ubriaco, sbattendo davanti alla faccia di Sakura un bicchiere pieno fino all’orlo di vodka.
“Naruto, così non va bene…” bisbigliò “…non possiamo finire per ubriacarci ogni volta che usciamo!”
“Ti capisco Sakura-chan…ma non si può rifiutare un drink se ti viene offerto, è maleducazione!” Esclamò il giovane.
Gli altri ragazzi annuirono e batterono le mani a Naruto, poi tutti in coro cominciarono ad urlare: “Giù! Giù! Giù! Giù!”
Sakura sospirò, chiuse gli occhi e buttò giù quella roba, facendo una smorfia quando sentì il liquido bruciante scenderle lungo l’esofago.
“Questa è l’ultima volta che bevo, almeno fino a capodanno!” Pensò.
 
Se ne andarono all’ora di chiusura del locale, sia Sakura che Naruto erano euforicamente sbronzi, ma per fortuna anche abbastanza sani da reggersi in piedi, guidare una bici e avere un minimo di senso dell’orientamento.
Come al solito non riuscivano a smettere di ridere, facendo una gran confusione in giro per le strade.
Quando attraversarono il solito parco vicino a casa, Sakura frenò di colpo e a momenti Naruto non le piombò addosso.
“Uuuh…guarda! Il laghetto delle anatre!”
Buttò a terra la bici e corse giù per il prato.
“Sakura-chan…aspetta! Che vuoi fare?” Anche Naruto buttò a terra la bici e corse dietro alla ragazza.
Arrivata a pochi metri dal lago Sakura si tolse i guanti ed il pesante cappotto. “Mi faccio un bel bagno!”
“Sei pazza? Fa un freddo cane…e poi in quell’acqua ci nuotano le nutrie!”
La rosa scoppiò a ridere e fece per prendere la rincorsa e buttarsi, ma Naruto fu più veloce di lei, l’afferrò da dietro e riuscì a bloccarla.
Sakura cominciò a dimenarsi, facendo scivolare Naruto e cadendoci sopra.
Rideva come una pazza, asciugandosi le lacrime dagli occhi e cercando a fatica di respirare, ma smise subito quando notò che Naruto, sul quale stava comodamente seduta sopra, la fissava in silenzio.
Sakura non seppe per quanto tempo rimasero così, a fissarsi reciprocamente negli occhi, né ricorda l’attimo in cui accorciarono le distanze fra loro o chi fu a prendere l’iniziativa.
Ricorda solo che un attimo prima erano fermi in silenzio a guardarsi con intensità negli occhi e l’attimo dopo si baciavano con passione, quasi con rabbia, toccandosi i capelli a vicenda, infilando le mani calde e sudate sotto i vestiti, desiderosi di esplorare i reciproci misteri.
A nessuno dei due importava di essere all’aperto, con la temperatura che toccava a stento i 3 gradi, perché l’unico calore di cui necessitavano in quel momento non era quello di un cappotto, di una coperta o di un camino, ma solamente quello che potevano trovare nel corpo della persona che stringevano fra le braccia.
 
Nonostante tutti i suoi buoni propositi, i tentativi di soffocare le sue pulsioni, la cieca obbedienza al suo raziocinio, Sakura alla fine aveva dovuto cedere ai suoi istinti e alle sue emozioni.
Forse il giorno dopo avrebbe potuto dare la colpa di tutto ciò ad un bicchiere di troppo, ma in cuor suo la ragazza sapeva che non l’avrebbe mai fatto, perché persino la sua parte razionale, che ora si era fatta piccola e che l’alcol aveva leggermente assopita, le sussurrava pian piano “stai facendo la cosa giusta.”
 
 
 
Il giorno seguente Sakura fu svegliata da un tiepido raggio di sole che continuava a punzecchiarle fastidiosamente gli occhi; meccanicamente sprofondò ancora di più tra le coperte, lasciando fuori solo un ciuffo di capelli color confetto.
Si stava quasi per riassopire quando i fatti della sera precedente vennero improvvisamente a galla, facendola svegliare di botto, come una secchiata di acqua gelida.
Si alzò a sedere sul letto e si guardò intorno: come ci era arrivata in camera sua? Chi le aveva messo il pigiama? Perché i suoi capelli erano umidi?
Ma non erano queste le questioni importanti ora.
Quello che più la preoccupava non era ciò che non riusciva a rammentare della notte appena trascorsa, ma quello che invece ricordava piuttosto bene: aveva baciato Naruto.
No, non lo aveva semplicemente baciato.
Avevano amoreggiato alla grande.
In un parco pubblico.
Saltò giù dal letto, si infilò le pantofole e si diresse furtiva in salone, dal quale proveniva un profumino invitante.
Rimase nascosta dietro alla parete, spiando Naruto intento ad armeggiare con pentole e fornelli.
“E adesso che cosa diavolo devo fare?” Pensò agitata.
Non sapeva proprio come comportarsi, nella sua vita era entrata in intimità solamente con un ragazzo, Sasuke.
Ma quella era tutta un’altra storia. Lei e Sasuke stavano insieme e si amavano. O almeno, lei lo amava.
Ma lei e Naruto invece cos’erano? Perché lo avevano fatto? Doveva forse entrare lì in cucina e comportarsi come se nulla fosse successo?
Si lasciò scappare un piccolo starnuto che tradì la sua posizione. Naruto si voltò di scatto e vedendola sulla soglia le fece un sorriso imbarazzato.
“Buongiorno Sakura-chan. Dormito bene?” Le chiese con tono lievemente teso, diverso dal solito.
La rosa annuì.
Silenzio…
“Mi sono appena fatto un toast, ne vuoi un pezzo?”
“No grazie. Sono a posto così.”
Silenzio…
Sakura si voltò e fece un profondo respiro senza farsi notare. Non le piaceva come si stavano mettendo le cose, fare finta di nulla non sembrava funzionare un gran ché.
Per quanto fosse imbarazzante e difficile dovevano parlare di ciò che era accaduto poche ore prima.
Ma come?
“Hem…Naruto?”
Doveva assolutamente chiarire la faccenda. Doveva!
“Si?”
Il biondino si fermò a fissarla.
“Ecco…io…sai per caso perché diamine ho i capelli tutti bagnati?”
Merda. Non era questo quello che avrebbe dovuto dire.
Il ragazzo arrossì, abbassò lo sguardo e si scompigliò i capelli con una mano.
“Oh già, quello… il fatto è che ieri sera ad un certo punto ti sei come assopita di colpo giù al parco. Sono riuscito in qualche modo a farti camminare fino a casa ma poi sei crollata.
Ti ho aiutato a lavarti e a metterti il pigiama perché eri tutta sporca di terra e sterpaglie.
Poi ti ho messa a letto…”
Sakura distolse lo sguardo da quello di Naruto e prese a fissarsi le punte dei piedi, avvertendo la sgradevole quanto famigliare sensazione di bruciore alle gote.
“Però non ti preoccupare, non ho abusato di te!” La rassicurò il giovane ridacchiando nervosamente.
Sakura provò ad abbozzare un sorriso, ma ritornò subito con lo sguardo al pavimento.
Di nuovo quel silenzio imbarazzante.
“Sakura-chan…” Naruto appoggiò su di un piattino il sandwich che stava per addentare.
“…per quello che è successo la scorsa notte, quando eri ancora, hem, pseudo-cosciente…mi dispiace.”
Sakura alzò la testa e lo fissò stupita.
“Ti dispiace?”
“Si, cioè…tu eri ubriaca e io…ho come la sensazione di aver approfittato di te!” Abbassò lo sguardo affranto.
La ragazza sbuffò e si mosse in sua direzione, con un’ espressione dura sul volto.
Naruto strinse la testa fra le spalle e chiuse gli occhi, pronto a ricevere uno dei soliti pugni.
Ma quello che avvertì non fu un dolore lancinante alla testa, bensì qualcosa di caldo e umido solleticargli le labbra.
Aprì gli occhi e fissò interrogativo quelli color prato della donna a pochi centimetri dal suo volto.
Sebbene gli avesse appena dato un delicato bacio, la sua espressione non era affatto dolce, ma dura e fiera. Teneva le braccia incrociate al petto e aveva il viso lievemente arrossato.
“Senti un po’ Naruto…ieri sera forse ho alzato un po’ il gomito, non lo nego, ma ero perfettamente in grado di intendere e di volere.
Certo, se non fosse stato per la spinta dell’alcol forse non sarebbe successo nulla, ma…ti giuro che se non avessi voluto farlo sarei stata in grado di fermarmi benissimo da sola.
Perciò ti prego, non dire che ti dispiace o che ti senti in colpa se non vuoi farmi arrabbiare sul serio!
Ieri notte ho fatto esattamente quello che mi andava di fare.”
Naruto sgranò i limpidi occhi cerulei e senza pensarci su la strinse forte a sé, buttandosi subito sulle sue labbra.
Sakura rimase un attimo interdetta ma poi dischiuse la bocca, lasciando libero spazio alla lingua del giovane.
Cominciò ad accarezzargli i folti capelli biondi mentre le mani di lui scesero a solleticarle i fianchi.
Smise di baciarla sulla bocca per concentrarsi sul suo sottile e candido collo, provocandole piccoli brividi di piacere.
Tutta la tensione accumulata quel mattino scivolò via dal corpo e dalla mente della ragazza che si abbandonò completamente alle mani del compagno.
Naruto l’afferrò deciso per le natiche sollevandola da terra e facendola sussultare, ma poi ripresero subito a baciarsi con foga e Sakura si ancorò saldamente con le gambe ai fianchi muscolosi del biondino. Naruto cominciò a muoversi con decisione verso la propria camera, senza mai staccarsi dalle labbra della ragazza e chiudendosi con un calcio deciso la porta alle spalle.
 
 
 
“Ok, ok, non ti dirò te l’avevo detto però…LO SAPEVO!”
Ino cominciò a ridacchiare come una ragazzina e a saltellare per tutta la camera.
Era il pomeriggio di Natale, Sakura aveva fatto ritorno a casa dai suoi il giorno precedente e subito Ino aveva approfittato della scusa degli auguri per recarsi dall’amica e farsi dare tutti gli ultimi aggiornamenti.
Sakura le aveva appena raccontato di Naruto e già iniziava a pentirsene. Ma doveva per forza sfogarsi con qualcuno e Ino purtroppo era la sua unica migliore amica.
“Ino, ti prego abbassa la voce! Ci sono i miei di sotto!” La rimproverò la rosa.
Ino non l’ascoltò neppure e continuò a ridacchiare e a sfregarsi le mani, si lanciò sul letto dell’amica e strinse forte un cuscino al petto.
“Tu però non mi sembri al settimo cielo.” Le fece notare.
“C’è per caso qualche problema?”
Sakura la guardò contrariata: possibile che non ci arrivasse da sola?
“Come sarebbe a dire? Certo che c’è qualche problema!”
Ino alzò gli occhi al cielo, scostando il ciuffo biondo che le copriva parte del volto.
Conosceva troppo bene quella ragazza da non sapere che ora avrebbe dovuto sorbirsi un’interminabile serie di assurde quanto inutili seghe mentali di Sakura Haruno.
“Avanti, spara!” La incitò con un sospiro.
“Beh, tanto per cominciare non so quello che sto facendo! Io sono abituata ad avere sempre il controllo della situazione e questa…questa cosa…mi confonde parecchio!
Insomma, mettiamolo in chiaro, io non sono innamorata di Naruto.
Ma non posso nemmeno dire che lo considero un semplice amico!
Non siamo amici, non siamo fidanzati…allora cosa siamo? Amanti? Scopamici?”
Ino guardò l’amica e sbuffò, portandosi  le mani in testa.
“Fronte-spaziosa, tesoro mio…” iniziò parlando lentamente, come se si stesse rivolgendo ad una bambina “…perché cavolo senti sempre quest’impellente bisogno di catalogare tutto? Perché non puoi prendere le cose così come vengono e godertele?”
“Forse potrei…ma se poi lui la pensa diversamente da me? Magari è innamorato di me per davvero e vuole fare sul serio!” Gemette Sakura.
Ino la fissò un po’ confusa.
“ma scusa, da quanto è iniziata questa specie di storia?”
Sakura si soffermò qualche secondo a pensarci, premendosi l’indice sulla bocca.
“Vediamo…circa due settimane fa, più o meno.”
“E in tutto questo tempo non ne avete mai parlato fra di voi?”
“Hem…non proprio.”
“Cavolo Sakura! Che cazzo avete fatto durante tutti questi giorni?”
La rosa le lanciò uno sguardo eloquente.
“Oddio no…non lo voglio più sapere!” Esclamò Ino scuotendo una mano davanti al volto.
“Oh, Ino-pig! Non ci credo neanche io…nelle ultime due settimane era come se fossi stata un’altra persona.
Facevo solo sesso e non pensavo a niente!
Sesso in appartamento, sesso in pausa pranzo, sesso nei bagni dell’università, perfino nel ristorante dove lavoriamo una volta ci siamo appartati di nascosto in magazzino per…”
“Ok, ok! Ti avevo detto che non ne volevo sapere niente!” Gridò Ino coprendosi le orecchie con le mani.
Ma Sakura sembrava non sentirla e continuò a parlare.
“Il punto è che quando sono sola con Naruto il mio cervello va in tilt e non ragiono più.
Ma ora che lui non c’è mi rendo sempre più conto in che razza di situazione mi sono cacciata!
Ino, tu che sei stata con un sacco di ragazzi a random, cosa mi consigli di fare? “
La bionda la guardò con disappunto.
“Beh, tanto per cominciare ti ringrazio per avermi appena dato della puttana.
In secondo luogo i ragazzi con cui sono stata in passato erano tutti degli idioti di cui non me ne fregava niente.
Tu invece sembri tenerci molto a Naruto, quindi la questione è un tantino diversa.
L’unico consiglio che posso darti è parlarne con lui e capire cosa ne pensa della vostra…chiamiamola storia.
Dovrai farlo, che tu lo voglia o no, perché prima o poi la fase del sesso-sesso-solo sesso finirà”
Sakura afferrò un cuscino vicino a lei e vi affondò il viso con fare melodrammatico.
“E se le cose si mettessero male? Se ad esempio dovessi scoprire che lui vuole qualcosa di più e io fossi costretta a troncare il nostro rapporto? Non possiamo semplicemente dirci addio, viviamo insieme!” Borbottò con la voce ovattata dal cuscino.
“Beh il contratto d’affitto ti scade a giugno, giusto?”
Il volto di Sakura fece capolino da dietro il cuscino e la ragazza annuì fissando l’amica negli occhi cristallini.
“Quindi se le cose dovessero proprio mettersi male, ed ho i miei dubbi, potresti sempre tenere duro fino a giugno e poi cercarti un altro posto dove stare.
Ma il problema non è questo…”
La rosa fissò Ino con aria interrogativa, aggrottando le sopracciglia.
“Tu parti già dal presupposto di non volere una storia seria con Naruto…” Disse la Yamanaka con fare saccente, mettendosi a gambe incrociate sopra il letto di Sakura e appoggiando il mento sulle mani.
“Se io o qualsiasi altra ragazza con un po’ di sale in zucca fosse al posto tuo ci proverebbe, proverebbe a frequentare questo ragazzo, a dargli una chance.
Ma tu no, non ne vuoi sapere. La cosa sembra spaventarti parecchio e ti vuoi tirare indietro ancora prima di metterti in gioco.
Ed entrambe sappiamo benissimo qual è il vero motivo, il vero ostacolo che ti blocca emotivamente, non giriamoci troppo intorno…”
Sakura sospirò e distolse gli occhi smeraldini da quelli dell’amica.
“Sasuke…”
 






Ok,premetto che neppure io sono soddisfatta di questo capitolo, non lo so, ha qualcosa che non mi convince.
Ma pazienza, la vita è fatta di alti e bassi, speriamo la prossima volta riesca a scrivere qualcosa di decente!
Ringrazio comunque tutti coloro che leggeranno questa robaccia! :)
Alla prossima
RedHair

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Capitolo 8
*** Relazione clandestina? ***


Sakura appoggiò l’ampia fronte contro il freddo finestrino del treno, mentre candidi paesaggi innevati scorrevano veloci davanti ai suoi grandi occhi verdi.
Sebbene fosse piuttosto stanca per la levataccia a cui era stata costretta quel mattino, i pensieri che le ronzavano in testa e l’agitazione che le faceva palpitare il cuore le impedivano di schiacciare anche il più breve e tormentato pisolino.
Le parole di Ino, dette durante il loro incontro pochi giorni prima, continuavano a tornarle in mente e l’idea che di lì a poco avrebbe affrontato Naruto la mettevano in uno stato tale di ansia che aveva perfino ricominciato a mordicchiarsi le unghie, cosa che non faceva ormai da un po’ di anni.
 
Si era preparata un bel discorso da fare al biondo, lo aveva addirittura messo per iscritto e se l’era imparato a memoria.
Una cosa assurda, se ne rendeva conto, come se il parlare di sentimenti ad una persona con la quale hai condiviso il letto più di una volta fosse paragonabile ad un compito da fare per la scuola; ma lei era fatta così, estremamente razionale, troppo razionale.
 
I giorni passati con Naruto erano stati bellissimi, avevano insegnato a Sakura l’arte del vivere alla giornata, senza farsi troppi problemi, divertendosi.
Ma il gioco è bello quando dura poco, era giunto il momento di chiudere quella parentesi di ordinaria follia e chiarire la faccenda una volta per tutte.
Nei giorni passati aveva avuto modo di riflettere a fondo sui suoi sentimenti ed era giunta ad una conclusione: Teneva a Naruto molto più di quello che credeva.
Ino, che più di chiunque altro conosceva la rosa, se n’era resa conto molto prima di lei.
Ma non erano state le parole dell’amica a farle prendere coscienza di ciò che realmente si celava nel suo cuore, per quanto fossero state influenti.
La lampadina le si era accesa la notte di capodanno, quando ad una festa con la Yamanaka aveva gentilmente respinto tutti i ragazzi, alcuni dei quali decisamente carini, che ci avevano provato con lei.
Il punto è che  aveva rifiutato non perché non se la sentisse, in fondo, che problema c’era nel dare un semplice bacio ad un tizio carino che tanto dopo quella sera non avrebbe mai più rivisto?
No, non era per quello, aveva rifiutato perché ogni qual volta un ragazzo le si avvicinava per offrirle da bere, lei non lo vedeva affatto, lei vedeva Naruto, pensava a Naruto, si sentiva in colpa per Naruto.
E questo non ti succede con una persona verso la quale provi solo una forte attrazione sessuale o una sincera amicizia.
Stava cominciando a provare qualcosa di più verso quello stupido ragazzino.
 
Fece un profondo respiro e socchiuse le palpebre, sforzandosi di liberare la mente, ma continuare a rimuginare sui suoi problemi era più forte di lei.
 
Se era vero che Naruto, con la sua dolcezza e la sua irruenza le aveva acceso una piccola fiammella nelle cavità del cuore, era anche vero che tutto il resto rimaneva ancora oscurato dall’ombra persistente di Sasuke.
Ed era questo ciò di cui voleva parlare con Naruto: lei non era pronta a buttarsi a capofitto in una storia seria, ma volendo ci avrebbe provato, procedendo a piccoli passi.
E se anche lui provava qualcosa di forte per lei avrebbe dovuto armarsi di una grossa dose di pazienza e aspettarla, sopportarla e comprenderla.
Se invece per Naruto Sakura era stata solamente un gioco, allora avrebbero fatto meglio a  troncare tutto subito, tornando, se possibile, ad essere amici come prima.
Il pensiero che il ragazzo avrebbe potuto non provare nulla per lei un po’ la faceva soffrire, ma d’altro canto doveva ammettere che l’idea di chiudere tutta quella faccenda prima che potesse diventare seria, così da permetterle di tornare nel suo piccolo mondo a occuparsi delle sue faccende (che consistevano nello studiare medicina e nel crogiolarsi nei vecchi ricordi di lei e Sasuke, autopunendosi per tutto ciò che era successo) l’attirava parecchio.
 
Senza neanche accorgersene arrivò alla stazione di Akatsuki, dove nevicava copiosamente.
Maledicendosi per non essersi portata dietro un ombrello, si affrettò a raggiungere la fermata della metro.
 
 
Giunta davanti al portoncino di casa infilò la chiave nella toppa con mano tremante.
“Calmati, Sakura, non è mica un esame!” Pensò tra sé.
“Permesso! Sono tornata!” Si annunciò varcando la soglia.
Ma nessuno le rispose.
Probabilmente gli altri dovevano ancora arrivare.
Posò le valige in entrata, si levò il cappotto e andò in cucina con l’intenzione di bersi un po’ d’acqua.
Stava per accendere il rubinetto quando sentì qualcuno dietro di lei afferrarla saldamente per i fianchi e sollevarla da terra.
Presa alla sprovvista, urlò facendo cadere il bicchiere, per fortuna di plastica, sul pavimento.
“Ti ho presa, Sakura chan.” Le bisbigliò Naruto all’orecchio con voce roca, tuffando il volto nell’incavo del suo collo.
“Lasciami andare, imbecille!”
La rosa cominciò a tirargli pizzicotti sul braccio e a dimenarsi, finché lui  non mollò la presa.
Si voltò di scatto furente, mentre il giovane le sorrideva malizioso.
“Non fare mai più una cosa del genere! Mi hai fatto prendere uno spavento!” Lo rimproverò.
“Scusa, Sakura chan…volevo solo farti una sorpresa.” Si giustificò Naruto facendo la faccia da cucciolo bastonato.
Sakura si voltò, appoggiando le mani sul bancone della cucina e tentando di riprendere fiato.
Naruto si avvicinò silenziosamente dietro di lei e fece aderire il proprio corpo a quello della ragazza.
Le infilò una mano sotto il maglioncino accarezzandole la pelle morbida e calda, mentre con l’altra le scostò i capelli da un lato per poterle baciare il collo.
“Mi sei mancata…” le sussurrò.
Sakura socchiuse gli occhi e fece un lungo respiro.
No, non doveva assolutamente cedere.
“Naruto…fermati!” Disse mentre si voltava, ritrovandosi faccia a faccia con il biondo.
“Dobbiamo parlare.”
“P-parlare?”
“Si, scimmione, p-a-r-l-a-r-e. Tu capire mia lingua?”
“ha-ha, molto divertente.” Rispose Naruto sarcastico. “Ho capito. E credo anche di aver capito di cosa vuoi parlare.” Il suo sguardo si incupì e abbassò la testa.
“Naruto, ascoltami…” sussurrò Sakura afferrando il volto del ragazzo in modo da guardarlo bene negli occhi e iniziando ad accarezzargli dolcemente le guance.
“I giorni che ho passato con te sono stati bellissimi, credimi. Era da molto che non stavo così bene e te ne sono grata. Però ora sento l’esigenza di parlarne, di mettere in chiaro il nostro rapporto. Mi capisci?”
Naruto annuì lentamente, ma c’era ancora un velo di tristezza ad oscurare i suoi limpidi occhi azzurri.
Sakura lo prese per mano e lo condusse verso il divano dove i due ragazzi si sedettero uno di fronte all’altro.
Sakura era piuttosto nervosa e a quanto pare lo era anche Naruto, visto le sue mani sudate.
Ma era ora di levarsi quel peso di dosso e di dissipare i suoi dubbi. Per il bene suo e del ragazzo.
“Naruto…io ho bisogno di sapere quello che senti. Ho bisogno di sapere ciò che pensi riguardo tutta questa storia e soprattutto ho bisogno di sapere quello che provi per me, perché io…”
“Tu mi piaci Sakura-chan.” La interruppe il biondino.
Sakura sentì il cuore fermarsi e sussultò.
Naruto la guardava serio. I suoi occhi, la sua voce, tutto di lui esprimeva decisione.
“Mi sei piaciuta fin dalla prima volta che ti ho incontrata.
E più ti conoscevo, più mi sentivo coinvolto da te.
Mi piaci quando arrossisci, quando ti arrabbi, quando sorridi, quando ti agiti, quando sei ubriaca, mi piaci anche al mattino appena ti alzi, quando ti lamenti perché la sera prima ti sei scordata di levarti il mascara prima di andare a letto, qualunque cosa sia.”
Naruto non stava mentendo. Sakura ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Le parole che uscivano dalla sua bocca venivano direttamente dall’anima, lo si poteva capire dal suo sguardo così limpido, carico di gentilezza ed affetto.
“Mi piace quando studi e tieni gli occhi troppo vicini al libro, quando ti nascondi dietro il cuscino mentre guardiamo i film horror, quando mi rubi di nascosto le croste della pizza perché a te piacciono tanto, quando fai schioccare le dita prima di darmi un pugno, quando mi accarezzi le mani dopo che abbiamo fatto l’amore…oh, potrei andare avanti all’infinito!”
Sakura arrossì, non sapendo cosa dire.
Non le sembrava possibile che il ragazzo potesse provare così tanto affetto per lei.
Poteva dire di provare lo stesso per lui?
Al diavolo il suo discorsetto preparato ad hoc!
Se l’era completamente scordato…
“Naruto…io…”
“Aspetta Sakura-chan, lasciami finire.” Le disse posandole un dito sulle labbra.
“Sono stato con molte ragazze in passato, non sono di certo mai stato un ragazzo affidabile e con la testa sulle spalle. Ma con te, sento qualcosa di diverso…anche se ci conosciamo solo da pochi mesi.”
Abbassò lo sguardo arrossendo e sorrise.
“Scusami, non sono molto bravo con le parole.”
Sakura cercò di parlare nonostante la morsa che sentiva al cuore e al forte groppo in gola.
“No, Naruto, ho capito benissimo. E mi lusinga che tu tenga a me così tanto.
Però, vedi, io…”
“Tu non provi lo stesso per me, lo immaginavo.”
Sussurrò malinconico il ragazzo.
Sakura abbassò gli occhi.  
Era più forte di lei, non riusciva a reggere quello sguardo, che fino a pochi attimi prima brillava mentre il suo proprietario parlava di tutto ciò che amava di lei e che ora, sempre a causa sua, si stava spegnendo e caricando di tristezza e rassegnazione.
“Non mi fraintendere. Io ti voglio bene, Naruto, sul serio. E forse quello che provo per te va oltre l’amicizia. Ma vedi, io faccio un po’ fatica a relazionarmi con i ragazzi.
Non mi sento pronta a passare al livello successivo.
Ho…ho paura.”
Sakura cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime, ma alcune sfuggirono al suo controllo.
“Vorrei poter provare a fidarmi di te, a vedere come vanno le cose.
Ma ho bisogno di tempo.
Se tu avrai così tanta pazienza da reggere tutte le mie paranoie, te ne sarò grata, ma non pretendo che tu rimanga sempre qui ad aspettarmi.”
Naruto la guardò un po’ confuso, non riusciva a capire perché la sua compagna fosse così terrorizzata all’idea di accettarlo come suo ragazzo…aveva forse fatto qualcosa di sbagliato?
Tuttavia la strinse forte a sé, accarezzandole i capelli.
“Tranquilla Sakura-chan…se ti senti ancora così insicura, faremo tutto con calma.
Non voglio farti pressioni in alcun modo.”
“Grazie…” bisbigliò Sakura stretta contro il petto del giovane.
Stettero per un po’ così in silenzio, la rosa accoccolata fra le braccia di Naruto mentre lui giocherellava con i suoi capelli, dandole ogni tanto qualche bacio sulla fronte.
“Allora, hai sentito la mia mancanza durante le vacanze?” Esordì ad un tratto il ragazzo.
“Non particolarmente. C’era Ino a rompermi le scatole al posto tuo!” Scherzò Sakura. “E tu invece, passato un buon Natale?”
“Non me ne parlare!” Sbuffò Naruto “il peggiore della mia vita. Soli io e mio padre a casa…e ha voluto cucinare lui. Uno schifo! Mi sono dovuto nascondere i pezzi di quell’immangiabile arrosto dentro le mutande, solo che c’era in mezzo anche del peperoncino!”
Sakura scoppiò a ridere.
“Non vedo cosa ci sia di tanto divertente!” Protestò Naruto indignato. “Non hai idea di che male faccia! Uffi!
Almeno una volta tanto ho sentito la mancanza di Karin. Di solito cucina lei per il pranzo natalizio; non è una cuoca provetta, ma  le cose che prepara sono commestibili!”
Improvvisamente Sakura si liberò dall’abbraccio del compagno, si mise a sedere dritta con la schiena e sbarrò gli occhi fissando il vuoto.
“Sakura-chan, che ti prende? Stai male?” Chiese Naruto preoccupato.
“Oh, santo cielo! Karin!” Urlò la ragazza.
“Karin cosa?” Naruto era sempre più confuso.
“Karin non sa nulla di…di noi! Tu non le hai detto nulla, vero?” Sakura, in preda al panico, tornò a posare lo sguardo sul biondo.
“Certo che no! L’ho sentita qualche volta per telefono, ma non le ho detto niente.” La tranquillizzò.
“Oh, meno male...” disse la ragazza con un sospiro di sollievo, mettendosi una mano sul cuore “…perché sai, per ora non mi va di parlarne con nessuno di quello che sta succedendo, almeno finché il nostro rapporto non si sarà evoluto in qualcosa di più stabile. È già tanto che ne abbia parlato con Ino.”
“Va bene, se la cosa ti mette a disagio, manterremo per un po’ il segreto.” Le disse Naruto sorridendole dolcemente. Sakura però sembrava ancora pensierosa.
“Sarà ancora più difficile parlarne con Karin. È tua cugina, e per di più vive con noi, non voglio che si senta come un terzo incomodo in casa propria…d’ora in avanti, Naruto, niente più effusioni qui in appartamento!” Sentenziò.
“C-cosa?!” il giovane ora non sembrava più molto d’accordo con le richieste di Sakura.
“neppure quando ci siamo solo io e te?”
“Certo che no! Karin potrebbe rientrare a casa in qualsiasi momento e coglierci in flagrante!”
“Oh…va bene…” Naruto abbassò la testa profondamente affranto.
Sakura si sforzò di rimanere seria, era proprio un bambinone!
Non lo avrebbe mai ammesso, ma in fondo in fondo, amava anche questo aspetto del suo carattere.
“Suvvia non fare così” gli disse battendogli un colpo sulla spalla “avremo modo di avere un po’ di intimità anche al di fuori di qui, lo abbiamo già provato!
E poi guarda il lato positivo della cosa: una relazione clandestina è molto più eccitante!”
Le parole di Sakura parvero avere l’effetto che sperava sul ragazzo, perché quest’ultimo alzò la testa e il suo volto le parve un po’ più rincuorato.
“sai una cosa, Sakura-chan? Forse hai ragione.
Ed ora che ci penso,m i è venuta in mente un’altra cosa positiva…”
“Cioè?” Chiese la rosa un po’ titubante.
C’era sempre da preoccuparsi quando Naruto  faceva quella faccia furbetta.
“Allora, Karin mi ha mandato un messaggio poco prima che tu arrivassi per dirmi di aver appena preso il treno e che arriverà qui alle 18 in punto. Questo significa che abbiamo esattamente…” Finse di controllare un immaginario orologio da polso “…4 ore di tempo per rifarci di tutti questi giorni in cui non ci siamo visti e per fare il pieno prima che il nuovo regime di austerity, da te imposto, cominci…” fece un sorrisetto malizioso e Sakura non ebbe neanche il tempo  di protestare che il giovane le era già saltato addosso.
 
 
 
I giorni seguenti passarono velocemente, tranquilli e senza particolari problemi.
Sakura e Naruto riuscirono a tenere nascosta la loro tresca a Karin con estrema facilità, diversamente da quanto si aspettava la cinica Haruno.
A casa si comportavano normalmente, ridendo, scherzando e qualche volta bisticciando, proprio come ai vecchi tempi.
Erano tuttavia riusciti anche a ritagliarsi un po’ di tempo e spazio solo per loro due: quando finivano le lezioni a pranzo uscivano a mangiare insieme; all’Ichiraku facevano in modo di avere tutti e due la pausa alla stessa ora (e Sakura cominciava a pensare che Teuchi sospettasse qualcosa, perché ridacchiava ogni volta che li vedeva rientrare dal retrobottega un po’ affannati) e quando finivano il turno di lavoro a tarda sera, durante il tragitto di ritorno a casa  si fermavano ogni volta per un po’ al parco, sedendosi a riva di quello stesso laghetto che aveva fatto da sfondo al loro primo bacio.
Sakura era felicissima di come stavano andando le cose fra lei e Naruto: grazie a lui si sentiva ogni giorno più sicura di sé, era più rilassata e non pensava quasi più a Sasuke.
Anche Naruto stava cambiando: si era fatto un po’ più maturo e responsabile, pur restando il solito tontolone di sempre.
 
 
Purtroppo il periodo di pace e felicità durò poco, a causa dell’inarrestabile avvicinarsi della sessione d’esame invernale.
Ben presto sul civico 89 calò una pesante cupola di tensione, che colpì tutti e tre gli abitanti dell’appartamento.
Gli incontri clandestini tra Sakura e Naruto finirono per farsi sempre più rari fino a cessare del tutto, visto che la rosa preferiva passare ogni minuto libero della giornata sui libri.
Un po’ le dispiaceva dover trascurare così il ragazzo, ma al momento la sua istruzione aveva la priorità e l’unico modo per concentrarsi meglio sullo studio era quello di eliminare ogni distrazione.
Peccato che la cosa non avesse lo stesso effetto su Naruto: il biondo era sempre più irrequieto e frustrato, litigava con Karin sempre più spesso, facendo esasperare sia la cugina che la povera Sakura.
 
Una sera i tre giovani, stanchi dal troppo studiare, decisero di prendersi un piccolo break e di rilassarsi guardando un dvd.
 
“Bello questo film!” Commentò Naruto stiracchiandosi e appoggiando i piedi sopra il tavolino di fronte al divano.
“Si, certo. Lo dici solo perché c’è Megan Fox. E togli quelle cose puzzolenti da lì, che ci appoggiamo sopra la roba da mangiare!” Brontolò Karin.
“Ooooh…senti chi parla! Quella che si guarda un’intera serie televisiva  orrenda solo perché ci sono degli attori fighi.”
The Vampire Diaries non è una serie orrenda! È stupenda, con o senza attori fighi. E non è vero che è uguale a twilight!”
“è un telefilm da bimbeminkia!”
“Non è vero!”
“Ora basta!” Sbuffò Sakura spazientita, interrompendo l’insulso bisticcio. “Abbiamo deciso di guardare un film per staccare un po’ la spina, ma con voi due che litigate forse era meglio se me ne restavo in camera a studiare!”
I due cugini se ne stettero in silenzio con aria colpevole, come due fratellini che vengono rimproverati dai genitori.
“Scusate, pausa toilette.” Annunciò la rossa. Mise in stand-by il film e se ne andò in bagno, lasciando Sakura e Naruto da soli sul divano.
“Scusa, Sakura-chan. Non volevamo farti arrabbiare.”
La ragazza gli sorrise dolcemente. “Tranquillo, non sono arrabbiata.”
Si avvicinò al compagno appoggiandogli la testa su una spalla e cominciando ad accarezzargli con lentezza una coscia, salendo sempre più su con la mano…
“S-Sakura-chan! Che fai?!” Esclamò Naruto stupito. “C’è Karin nell’altra stanza, potrebbe vederci!”
Sakura ridacchiò.
“Sì, hai ragione. Volevo solo giocare un po’…” sussurrò maliziosa.
 
“Cosa state complottando voi due?”
Karin comparve in salone. Aveva le mani sui fianchi e lo sguardo severo.
“N-niente! Niente!” Esclamarono i due amici all’unisono.
Sakura si allontanò da Naruto, ritornando al suo angolino di divano.
Karin li fissava ancora diffidente, si avvicinò e ritornò a sedersi fra i due.
Prese in mano il suo bicchiere, che stava sopra il tavolino, lo fissò con attenzione e poi ci annusò dentro.
“Oddio! Naruto, stupido, hai di nuovo buttato del tabasco nel mio succo?”
“No! Non è vero!” Esclamò il ragazzo offeso.
“E tu gli hai fatto da complice?” Chiese Karin rivolgendo un’occhiataccia a Sakura.
“Certo che no…non lo farei mai! È uno scherzo stupido.” Si giustificò la rosa mettendo avanti le mani.
“E allora cosa stavate tramando?”
“Ecco, noi…” Sakura cercò di trovare velocemente una scusa. “…la verità è che noi questo film lo abbiamo già visto. E Naruto voleva farti un dispetto e dirti il finale, ma io l’ho convinto a non farlo.”
Karin sbuffò. “Tipico! Naruto, sei proprio un bambino!”
Il ragazzo lanciò uno sguardo assassino a Sakura, ma stette al gioco.
 
Finalmente si calmarono e Sakura fece ripartire il film. Ma neanche due minuti e il silenzio fu nuovamente interrotto da Karin.
“Cavoli, Naruto, sei uno schifo!”
Sakura alzò gli occhi al cielo esasperata. “Che c’è ora?”
“Guarda!” Karin indicò scioccata il cavallo dei pantaloni del cugino. Era gonfio in modo piuttosto imbarazzante.
“Voi uomini siete proprio dei maiali! Vi basta vedere una donna in minigonna alla tv, ed ecco il risultato!”
Naruto divenne rosso come un peperone, iniziò a balbettare coprendosi le parti basse con le mani, poi si alzò e scappò via dalla stanza.
“Ecco, sì! Vai in bagno a sfogare i tuoi istinti animali.” Commentò acida la cugina.
Sakura intanto si stava rotolando per terra dal ridere.
“Hei, guarda che mi sembra di aver sentito il tuo cellulare squillare.” La interruppe Karin.
La ragazza smise di ridere e stette in silenzio.
Sì, quella che si sentiva era proprio la suoneria del suo telefono.
Ma chi poteva chiamarla alle 11 di sera? Che fosse successo qualcosa a casa?
Si precipitò di corsa in camera sua, ma quando arrivò il cellulare aveva già smesso di squillare.
Lo afferrò da sopra il comodino per vedere chi l’avesse cercata.
“No, non è possibile. Che vuole quell’idiota?”
Era stato Naruto.
Il bagno però era vuoto, così andò titubante verso la sua stanza.
Bussò alla porta ma non rispose nessuno.
La aprì piano. “Hei…Naruto? Posso entrare?”
Dentro era buio e pareva non esserci anima viva.
Fece un passo avanti entrando nella camera.
Ma dove diavolo si era cacciato quel cretino?
Stava per fare dietro-front quando qualcosa di parecchio pesante le balzò addosso, scaraventandola sopra il letto e mettendosi poi sopra di lei.
“Che ingenua, Sakura-chan. Sei caduta nella mia trappola.” Le sussurrò all’orecchio.
“Ma ti sei fottuto il cervello?! E alzati, che mi stai schiacciando!” Protestò la rosa.
Naruto si posizionò a cavalcioni sopra di lei, con le braccia ai lati della sua testa per bloccarle i polsi.
Era buio, ma Sakura riusciva ad intravedere i lineamenti del suo volto e a sentire il suo fiato caldo accarezzarle il viso.
“Ora me la paghi per lo scherzetto di prima.” Bisbigliò il ragazzo.
“Lasciami subito!” Sakura provò a divincolarsi, ma Naruto era decisamente più forte di lei.
“Karin potrebbe scoprirci…finiremo nei guai!”
Ma il biondo non la stava ascoltando e prese a succhiarle il collo con lentezza.
A quel contatto le difese di Sakura cominciarono a cedere, avvertì un famigliare senso di formicolio fra le gambe che si espanse, fino ad arrivare al cervello. Chiuse gli occhi e il suo respiro si fece più profondo.
Naruto cominciò a baciarla in bocca, senza incontrare resistenza, le lasciò andare un polso per poterle infilare una mano sotto la maglietta.
Con il braccio finalmente libero, Sakura cominciò ad accarezzare i morbidi e biondi capelli del giovane, tirandolo poi con forza più vicino a sé.
Naruto stava quasi per infilarle prepotentemente una mano dentro i pantaloncini, quando d’improvviso la luce si accese, accecando i due ragazzi.
“Bene, bene, bene.” Karin stava dritta sulla soglia, braccia incrociate e sguardo di ghiaccio. “Mi dispiace avervi interrotto sul più bello. Vi prego, continuate pure. Fate come se io non esistessi.”
Sakura si levò Naruto di dosso con un colpo secco, senza che quest’ultimo si opponesse, visto che era impegnato a fissare la cugina come sotto shock.
Karin si lanciò come un fulmine fuori dalla stanza.
La rosa scattò in piedi e fece per seguirla, ma l’altra si era già fiondata in camera sua, sbattendosi la porta alle spalle con violenza e chiudendola a chiave.
“Karin, aspetta! Non fare così, lascia che ti spieghi!” Urlò la giovane disperata.
Poteva sentire l’amica singhiozzare oltre la porta.
“Non mi interessa sapere niente!” Le rispose con voce rotta dal pianto.
“Karin…dai, non fare così. Per favore, esci.” La supplicò Naruto, comparso alle spalle di Sakura.
La rosa, disperata e con le lacrime agli occhi, cominciò a scuotere la maniglia della porta, senza successo.
“Lo so, abbiamo fatto una cosa orribile. Ma ti prego, non reagire così, lascia che ti spieghi!”
“Ti ho già detto che non mi interessa! Lasciatemi in pace! Non ho voglia di vedervi, NESSUNO DEI DUE!” Urlò furiosa la rossa.
Sakura mollò la presa dalla maniglia della porta e cominciò a piangere in silenzio, chinando il capo.
“Sakura-chan…” sussurrò piano Naruto dietro di lei “…lasciamola sola per un po’. Vedrai che dopo essersi sfogata ci ascolterà.” Fece per posarle una mano sulla spalla, ma la ragazza si voltò di scatto furiosa, colpendogliela violentemente con uno schiaffo.
“Non mi toccare!”
“M-ma, Sakura-chan io…” balbettò sorpreso.
“ TI ODIO!” Gli urlò contro  con gli occhi carichi di rabbia e disprezzo.
“Hai rovinato tutto…sei uno stupido!
E io lo sono ancora più di te, che mi sono lasciata intrappolare in questa storia assurda!
Sapevo che era sbagliato, sapevo che non dovevo farlo. LO SAPEVO!
Ora…vedi di lasciarmi in pace!”
Scoppiò in singhiozzi e si precipitò anche lei nella sua camera, chiudendosi con un tonfo la porta alle spalle.
Naruto non ebbe neppure il coraggio di fermarla e se ne restò lì, imbambolato nella penombra del corridoio, troppo ferito e affranto per poter reagire.







Ciao a tutti! Sono un pochino in ritardo con la pubblicazione, ma ho fatto il capitolo leggermente più lungo.
Spero sia di vostro gradimento e che continuiate a seguire la storia.
Grazie mille a tutti!
RedHair

 

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Capitolo 9
*** Non si portano estranei in casa senza permesso! ***


Dopo quella fatidica sera, oltre allo stress dovuto agli esami, Sakura dovette fare i conti anche con la tensione che si era creata con i suoi coinquilini.
Karin non rivolgeva più la parola né a lei, né a Naruto.
Le possibilità di provare a parlarle non esistevano neppure: la ragazza usciva di casa al mattino presto e, quando rientrava, alla sera, si chiudeva in camera sua e se ne restava lì fino al giorno dopo.
Anche Sakura inizialmente aveva adottato la stessa tattica con Naruto. Poi però, rendendosi conto che non era stata solamente colpa del ragazzo ma anche sua, aveva ripreso a parlargli, seppur in modo freddo e distaccato.
 
Tuttavia, quando finalmente la sessione d’esame finì, la situazione parve un pochino migliorare.
Karin cominciò a farsi vedere più spesso in casa e a rivolgere qualche parola a Sakura e a Naruto ( anche se solamente frasi come “ti serve il bagno?” “è finita la carta igienica” “ qualcuno vuole caffè?”, però era pur sempre un miglioramento.)
 
 
“Forse il momento buono per un confronto è arrivato.” Suggerì un giorno Naruto mentre si preparava per uscire, osservando di nascosto la cugina che si preparava la colazione fischiettando.
“Già, hai ragione. Ma è meglio se lasci fare a me, tu vai pure a lezione.” Commentò Sakura al suo fianco.
“Sì, sei decisamente più brava tu con le parole. Buona fortuna allora.”
Le diede un bacio sulla guancia ma la ragazza si voltò di scatto, a disagio.
Naruto rimase per un secondo a fissarle la nuca con sguardo triste.
“Beh, ci vediamo più tardi.” Disse infine afferrando l’ombrello e uscendo di casa.
 
Sakura prese coraggio ed entrò in sala, dove Karin, seduta al tavolo, si stava spalmando una dose generosa di marmellata sulle fette biscottate.
Prese posto di fronte a lei.
“Hem, Karin?” iniziò timidamente.
“Sì?” Le rispose la ragazza senza neppure guardarla, continuando ad armeggiare con il cibo.
“Non so se per te è lo stesso, ma io non credo che riuscirò ad andare avanti così ancora per molto” disse Sakura con sincerità.
Karin si bloccò, interrompendo ciò che stava facendo, e finalmente alzò lo sguardo incontrando gli occhi smeraldini dell’amica.
“Avanti parla, ti ascolto.”
La rosa, fece finta di nulla, ma dentro di sé tirò un profondo sospiro di sollievo.
“ti chiedo scusa dal più profondo del cuore per quello che è successo.
Mi rendo conto di averti messo in una situazione spiacevole: Naruto è come un fratello per te, viviamo tutti e tre sotto lo stesso tetto…non oso immaginare come sia stato brutto per te scoprire che io e tuo cugino avevamo…hem…”
“Ci davate dentro alla grande mentre io non c’ero?”
“Sì, ecco…”Sakura arrossì imbarazzata “…però ti prometto che non accadrà più niente!
A me Naruto piace molto, non chiedermi perché, sinceramente fatico anche io a spiegarmelo, però la nostra amicizia e il legame che si è creato fra noi tre è più importante e ci tengo molto a non rompere questo equilibrio e a non rovinare tutto!”
Karin fissò Sakura con uno sguardo molto strano, chiuse gli occhi e cominciò a borbottare fra sé.
La rosa non sapeva come reagire: insomma, si era scusata, aveva ammesso le proprie colpe e aveva giurato che tra lei e Naruto non sarebbe più successo nulla; che altro pretendeva Karin?
“Sakura tu…tu non hai capito niente!” Sbottò alla fine esterrefatta. “Non mi interessa cosa facciate tu e Naruto! Siete tutti e due adulti ed indipendenti, fate ciò che vi pare, non voglio di certo ostacolare la vostra…storia, o quel diavolo che è!
Quello che mi ha dato fastidio è che me lo abbiate tenuto nascosto; dici che tieni tanto alla nostra amicizia, però alla fine non vi siete fidati di me.
Mi sono sentita tradita e offesa…”
Sakura fu colta di sorpresa da quella reazione. Come aveva fatto a non pensarci prima?
“Oh, Karin, è stata tutta colpa mia! Naruto non c’entra nulla…sono stata io a chiedergli di tenerti all’oscuro di tutto.
Ma non è perché non mi fido di te…è perché non mi fido ancora di quello che c’è tra me e lui.
È un po’ complicato da spiegare, io volevo essere sicura al 100% della nostra relazione prima di parlarne con qualcuno e ufficializzare la cosa.
Ma non parlarne con te è stato un errore, ora me ne rendo conto…”
Karin alzò lo sguardo al cielo.
“Ok…per questa volta vi perdono.”
Sakura le gettò le braccia al collo.
“Ferma! Attenta agli occhiali, così  me li rompi!”
“Ops, scusami!” Sciolse l’abbraccio e tornò a guardare l’amica sorridendo.
“Ora tu e Naruto potete pure tornare a fare la pace e chissà quali altre porcate…avete la mia benedizione.”
Per un momento Sakura si rabbuiò.
“Non credo sarà così facile, ho trattato Naruto proprio di merda ultimamente.”
“Che sciocchezza! Il ragazzo è cotto di te come una pera. Credimi, non l’ho mai visto così.
In questi ultimi giorni l’ho osservato: come fai a non vedere come ti guarda quando gli passi vicino o gli rivolgi la parola? Quello aspetta solo un tuo cenno per ricadere ai tuoi piedi.”
Sakura sorrise dolcemente pensando a lui.
“A proposito…non per farmi gli affari tuoi…ma quando dici di non essere sicura della vostra storia, è sempre per via del tuo ex?”
Sakura fissò stupita la rossa.
Non le sfuggiva proprio niente, eh?
Annuì sommessamente .   
“E Naruto lo sa…di lui?”
Scosse la testa chinando il capo.
“Sakura, sai vero che glielo devi dire? Insomma, è vero che ho detto di non voler mettermi in mezzo, però Naruto è pur sempre la persona più cara che ho al mondo e, per quanto a volte sia stupido e irritante, è buono e sincero e non si merita certo di venire preso in giro.”
Sakura rimase in silenzio fissando il vuoto davanti a sé.
Non sapeva che dire, Karin non aveva affatto torto: come poteva pretendere che le cose tra lei e il biondo funzionassero se poi era la prima a non essere sincera con lui?
Sasuke era per lei il tasto più dolente di tutti, ma questo non era una scusa per tenerlo nascosto a Naruto.
Doveva dirglielo, almeno per rispetto.
“Si, hai ragione.” Ammise alla fine. “Gli dirò tutto, non appena avrò fatto pace con lui.”
“Brava ragazza.” Karin le diede un colpetto su una spalla, poi si affrettò ad addentare la sua fetta biscottata.
Sakura sorrise compiaciuta: finalmente le cose iniziavano a girare per il verso giusto!
 
 
 
Al ritorno dalle lezioni quel pomeriggio Sakura salì le rampe delle scale della sua palazzina a tutta velocità.
Naruto probabilmente era già rientrato a casa e lei non vedeva l’ora di raccontargli del suo discorso fatto con Karin e di riaggiustare le cose con lui.
Forse avrebbe dovuto anche scusarsi per il comportamento troppo duro avuto negli ultimi giorni, ma dubitava di farcela: era troppo orgogliosa e poi quello sciocco si sarebbe di sicuro montato la testa!
 
Era quasi arrivata al pianerottolo del suo appartamento quando sentì una porta aprirsi e la voce di Naruto che conversava con qualcuno, qualcuno con una voce femminile molto delicata.
Si bloccò lungo le scale e si appiattì contro il muro, in ascolto.
 
“Grazie mille Naruto, sei stato molto gentile.”
“Figurati! Mi ha fatto piacere rivederti, dovremmo farlo più spesso”
“Hai ragione. Un tempo uscivamo quasi sempre insieme, con la vecchia compagnia.”
“Già, che bei tempi…”
“Senti, se ti va potremmo andare al cinema a vedere quel film che ti dicevo.”
“Ma certo! Ne sarei felice! Si potrebbe fare al CityCinema questo sabato alle 20:00…che ne dici?”
“è perfetto! Teniamoci in contatto.”
“Contaci! Ci vediamo allora…e fammi un favore, mettiti su quel piumino, fuori fa freddissimo e tu sei vestita così leggera!”
“Ma come? Sarà almeno di tre taglie più grande, sembrerei ridicola.”
“Non dire così, tu saresti carina anche con addosso un sacco di patate!”
La ragazza scoppiò in una risatina stridula che diede profondamente sui nervi a Sakura.
“Va bene, se avrò freddo lo indosserò. A presto Naruto.”
“Ciao.”
Rumore di uno scambio di baci e di una porta che si chiude.
Sakura fece finta di star risalendo le scale, mentre la ragazza a cui apparteneva la voce che aveva udito le scendeva.
“Salve” la salutò.
Sakura non le rispose neppure, troppo concentrata ad osservarla: aveva capelli lisci e scurissimi lunghi fino a metà schiena, una frangia perfettamente rifinita, grandi occhi chiari e pelle diafana.
Indossava un lungo e candido cappotto bianco, un cappello di lana dello stesso colore, calze scure e un paio di ballerine.
Doveva avere all’incirca 16-17 anni.
Ma quello che più la colpì fu il giubbotto che stringeva fra le piccole mani: un giubbotto molto famigliare, il giubbotto di Naruto!
 
La ragazza misteriosa lanciò un’occhiata perplessa a Sakura, ma continuò a scendere le scale tranquilla.
 
Arrivata al pianerottolo la rosa si bloccò, appoggiandosi con una mano al muro. Era sconvolta.
Come aveva fatto a pensare di potersi fidare di Naruto?
Karin si sbagliava: Il biondo non provava niente di speciale per lei, probabilmente la considerava soltanto un divertimento, una bambolina con due tette troppo piccole ed un buco fra le gambe con cui giocare. Un giocattolo da sostituire con uno nuovo non appena smetteva di soddisfarlo.
Certo, non poteva fargliene chissà quale colpa, lo aveva trattato malissimo e poi non erano neanche mai stati fidanzati: era liberissimo di fare e vedere chi gli pareva.
Però tutte quelle cose belle che le aveva detto, le promesse, il modo dolce in cui la guardava…l’aveva soltanto presa in giro!
Cercò di trattenere le lacrime: non doveva piangere per uno come lui!
Si fece coraggio, prese in mano le chiavi ed entrò in casa.
 
“Ciao Sakura-chan! Ben tornata! L’accolse Naruto sorridendo.
Che razza di falso!
“Ciao” Rispose atona.
“Allora, parlato con Karin?”
“Si.”
Appese brusca il cappotto all’appendiabiti e lo superò senza guardarlo, entrando in sala.
“beh…allora come è andata?” Chiese correndogli dietro come un cagnolino.
“Bene.” Si buttò distesa sul divano e accese la tv con fare annoiato.
“Ha detto che non le ha dato fastidio vederci insieme. Quello che l’ha fatta incazzare è stato il fatto di averla tenuta all’oscuro di tutto.
Mi sono presa tutta la responsabilità e mi sono scusata.
Ora è tutto ok.”
“Hem…quindi non le dispiace se stiamo insieme?” Chiese Naruto timidamente.
“No.” Sakura continuava a fare zapping nervosa, senza mai guardare il suo interlocutore negli occhi.
Il ragazzo capì che c’era qualcosa che non andava. Sakura si comportava in modo strano, sembrava arrabbiata con lui, anche se cercava di nasconderlo.
Ma se la questione di Karin era stata risolta, cos’altro poteva essere?
“Sakura-chan…tutto ok?”
La rosa scattò a sedersi di colpo, spense la tv e finalmente si voltò a guardarlo, piuttosto adirata.
“Se c’è qualcosa che non va? Certo che c’è!
C’è che degli estranei entrano in casa mia e io non ne so niente!”
Il biondo la guardò perplesso.
“Ma di che parli?”
“Parlo di poco fa: rientro dopo mezza giornata di snervanti lezioni e vedo una ragazzina, una perfetta sconosciuta, che esce da qui come se niente fosse!” Sbottò.
Il volto di Naruto finalmente si illuminò.
“Oh…quella! È soltanto Hinata, una mia vecchia amica.”
“Beh, per me è soltanto un’estranea! Avresti dovuto avvisare di volerla portare in casa, qui non vivi soltanto tu!” Sakura si stava infervorando sempre di più, lasciando di stucco il povero Naruto.
“S-scusami, non pensavo ti desse così fastidio. La prossima volta ti avviserò, ok?”
“Non sarà necessario! Io quella là non la voglio più vedere in casa…ha un’aria sospetta.”
“Chi? Hinata?!”
“Certo, chi altro? Ha tanto una faccia da santarellina, ma scommetto che è solo una copertura.
Spero solo che il mio portatile sia ancora al suo posto in camera mia…”
“Sakura-chan, ora basta!” Protestò duramente Naruto.
La ragazza rimase per un attimo spiazzata: Il biondo non si era mai rivolto a lei in quel modo feroce. La guardava con occhi gelidi e sembrava molto arrabbiato.
“Non ti permetto di parlare in questo modo delle persone a cui voglio bene!
Conosco Hinata da tempo, è la ragazza più gentile ed affidabile del mondo!
Non provare mai più ad insinuare che sia una ladra!”
Quelle parole dure furono una pugnalata al petto per Sakura.
Doveva immediatamente andare via da quella stanza, le veniva da piangere, ma non poteva assolutamente farlo davanti a lui.
“Fai come ti pare…” sospirò alla fine “…ora scusami, ho un sacco di appunti da ripassare.”
Si alzò di scatto e partì veloce diretta in camera sua.
 
 
 
“Cavolo…e così ha alzato la voce con te pur di difendere questa tizia?” Domandò Ino curiosa dall’altro capo del telefono.
“Si! Te lo giuro, non lo aveva mai fatto prima.”
Sakura si sistemò meglio gli auricolari mentre camminava spedita per le vie affollate di Akatsuki.
“Però forse sei stata un po’ precipitosa nel trarre conclusioni, forsei lei è veramente soltanto una vecchia amica. Magari potresti provare a chiedere a Karin, se la conosce Naruto, probabilmente la conosce anche lei…”
“Non se ne parla neppure! Karin non vuole essere messa in mezzo tra le faccende mie e di Naruto.
E poi insomma, Ino, le ha prestato il suo giubbotto e sabato andranno al cinema insieme, da soli.
“hai ragione, è un comportamento molto sospetto, ma non una prova schiacciante.
Comunque, lei com’è? È carina?”
“è odiosa!”
Ino scoppiò a ridere. “Andiamo fronte spaziosa! L’hai solamente intravista una volta, come fai già a giudicarla odiosa?”
“Devi credermi! Ha una vocetta insopportabile, si veste da perfettina, sembra appena uscita da un collegio di suore svizzere.
Scommetto che è una di quelle classiche personcine tutte buone, carine, maniache dell’ordine, con la cameretta dipinta di rosa…e smettila di ridere, lo penseresti anche tu al posto mio!” Sbottò nervosa Sakura, attirando gli sguardi curiosi di alcuni passanti.
Ino cercò di trattenere le risate.
“Certoo che penserei lo stesso al posto tuo, è normale, sei gelosa!”
Sakura ringraziò il cielo di essere al telefono, almeno così l’amica non l’avrebbe vista arrossire.
“Non sono gelosa!” Sibilò a denti stretti.
“Mi da solamente fastidio l’idea che Naruto pensi di avermi presa in giro e messa da parte così facilmente, con una come quella poi…”
“Se lo dici tu…”
“Ora ti lascio Ino pig, sono arrivata alla biblioteca.”
“Ma come? Di già? E io che avevo delle novità succulente da raccontarti…”
“Senti, ti richiamo io più tardi, ok?”
“Va bene…ciao, buono studio!”
“A dopo.”
Sakura chiuse la chiamata e mise il cellulare in modalità silenziosa, prima di entrare nell’immensa e antica biblioteca di Akatsuki.
 
Sperava che una bella chiacchierata con Ino le avrebbe tirato su il morale, invece non aveva fatto altro che innervosirla ancora di più.
Raggiunse velocemente l’aula di consultazione dei testi e gioì nel vedere che c’erano pochissime persone.
Così si scelse la poltroncina più comoda e si mise al suo posto preferito, accanto ad una grande finestra, e cominciò a tirare fuori dalla borsa i suoi appunti .
Adorava studiare in quel posto: l’odore di libri vecchi, il silenzio, la maestosità di quelle aule avevano l’effetto di rilassarla, facendola estraniare completamente da tutti i problemi del mondo esterno.
Stava per immergersi nei sui studi quando una voce vagamente famigliare alle sue spalle la fece sobbalzare.
“Ma guarda un po’ chi si vede, la piccola Sakura!
Deve essere proprio il mio giorno fortunato oggi.”
La rosa si voltò di scatto, ritrovandosi davanti ad un giovane alto, biondo e carino, che la osservava con un ghigno compiaciuto sul volto.
“Oh, Deidara, sei tu…” disse con tono deluso.
Deidara era uno studente della prestigiosa scuola d’arte di Akatsuki, che si trovava accanto alla facoltà di medicina.
Godeva di una certa popolarità in città, sia tra le ragazze, grazie al suo indiscutibile fascino, ma anche tra i ragazzi, visto che le feste che organizzava nei locali più esclusivi del centro erano fra le più chiacchierate nell’ambiente universitario, e solamente chi rientrava nelle sue grazie poteva ottenere il pass per parteciparvi.
Però, oltre ad essere bello e ricco, era anche arrogante, superficiale, presuntuoso e maleducato.
Già una volta ci aveva provato spudoratamente con Sakura, ottenendo, forse per la prima volta in vita sua, un sonoro due di picche.
 
La rosa imprecò in silenzio, addio tranquillo pomeriggio di studio!
“Ma come, non sei contenta di vedermi?” la provocò sedendosi accanto a lei.
Alcune ragazze poco distanti interruppero le loro faccende per osservarli curiose.
“Scusami Deidara, non vorrei essere scortese, ma io qui avrei da fare” Disse stizzita la rosa.
“Tranquilla zuccherino, ho solamente tre parole da dirti: esci con me.”
Non suonava affatto come una domanda.
“E io ti risponderò con una parola soltanto: no.” Lo liquidò brusca.
Il ragazzo, invece di darsi per vinto, sorrise divertito, avvicinandosi con il viso alla giovane.
“Non accetterò un altro no come risposta.” Disse con voce soave.
Sakura allontanò il proprio corpo e la propria roba dal biondo.
“Sul serio Deidara, non sto scherzando…ho un sacco di cose da studiare in questo periodo.”
“Si certo, è la stessa scusa che hai usato l’ultima volta. Guarda che non ti fa bene studiare così tanto!”
Sakura si voltò verso di lui, fissandolo nervosa negli occhi chiari.
“Va bene!” Sbottò acida. Alzò gli occhi e si portò l’indice alle labbra, fingendo di pensare.
“Vediamo un po’…ah,si! Devo partecipare ad un torneo di scacchi con un branco di gibboni e di cavie da laboratorio. Ti piace di più questa scusa?”
Deidara sospirò, continuando a sorridere malizioso.
“Va bene adorabile testarda. La battaglia questa volta la vinci tu, ma la guerra non è ancora finita. Ci vediamo presto!”
Finalmente si alzò e se ne andò, curandosi bene di passare davanti alle ragazze sedute poco distante, che lo salutarono con fare provocante.
Sakura tirò un sospiro di sollievo.
Accidenti, ma perché con tutte le tipe carine che poteva farsi, aveva deciso di impuntarsi proprio su di lei?
Forse, per uno che è abituato ad ottenere sempre ciò che vuole, trovare qualcuno in grado di resistergli rappresentava una specie di sfida.
La rosa stava per ritornare a concentrarsi sui suoi appunti quando, di punto in bianco, un’idea tanto malsana quanto assurda le balenò in mente.
Senza perdere tempo a rifletterci su, si alzò di scatto in piedi.
“Deidara, aspetta!” Gridò, attirando su di sé gli sguardi indignati degli altri presenti nel salone.
Il ragazzo, che stava per uscire, si fermò di colpo e si girò verso la ragazza che si affrettava a raggiungerlo.
“Già cambiato idea, Haruno?” La punzecchiò compiaciuto.
“Ecco…forse sono stata un po’ troppo precipitosa prima. Vorrei darti una possibilità: che ne dici di andare al cinema questo sabato? Sempre che tu non abbia già altri impegni…”
Deidara alzò gli occhi al cielo portandosi l’indice alle labbra, come aveva fatto Sakura poco prima, fingendo di pensarci su.
“A dirti la verità avrei dei programmi per questo sabato, ma per te Haruno posso liberarmi facilmente.”
Sakura chinò lievemente il capo, cercando di ignorare il senso di umiliazione dentro di lei.
“Ok, allora, ci vediamo alle otto in punto davanti al CityCinema.”
“Perfetto bellezza, a presto.” Si chinò per darle un bacio sulla guancia, sfiorandole volutamente le labbra.
Sakura dovette usare tutta la propria forza di volontà per trattenersi dal tirargli un pugno in faccia.
Il ragazzo indossò il suo costoso cappotto e uscì, lasciando Sakura impalata sulla soglia, ancora incredula per ciò che aveva appena fatto.
Ritornò al suo posto, ignorando le occhiate maligne di alcune ragazze che bisbigliavano tra loro.
Non era stato bello dare soddisfazione a quel presuntuoso di Deidara, ma di certo sarebbe stata più grande la sua di soddisfazione nel vedere la reazione di Naruto quando l’avrebbe vista in dolce compagnia di uno fra i ragazzi più popolari di Akatsuki.
 

 
 
 
 
Ciao a tutti! Questa volta sono riuscita ad aggiornare presto, anche se con fatica.
Che ne pensate di questo capitolo?
Io mi sono divertita molto a scriverlo…chissà cosa combinerà la nostra Sakura? XD
E cosa accadrà fra Naruto e Hinata?
Continuate a seguire la storia e fatemi sapere i vostri pareri!
RedHair  

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Capitolo 10
*** Equivoci del Sabato sera ***


“Tu hai fatto cosa?!” Ino per poco non si strozzò con il the che stava sorseggiando mentre conversava al telefono con la sua migliore amica.
“Hai capito benissimo…ho invitato Deidara ad uscire.” Spiegò calma Sakura, seduta su una panchina nel parco.
“Ma…perché?!”
“Beh, perché è molto bello, affascinante e…”
“Ma se l’ultima volta che me ne hai parlato hai detto che era un coglione!” La interruppe Ino.
Sakura, colta alla sprovvista, balbettò un po’, incerta su cosa dire.
“Però forse ho sbagliato a giudicarlo così in fretta…magari è un tipo interessante!” Si giustificò.
“Sakura?”
“Che c’è?”
“Da quanto tempo io e te ci conosciamo?”
“Circa 15 anni mi pare…ma questo che c’entra ora?” Sbottò.
“Credi che dopo 15 anni che ci conosciamo io non abbia ancora imparato a capire quand’è che racconti bugie?”
Sakura rimase per un attimo in silenzio, tanto che l’amica pensò le avesse buttato giù il telefono in faccia.
Poi però sospirò rumorosamente.
“E va bene, hai vinto! Lo faccio solo per fargliela pagare a Naruto…contenta?”
“Si!” Le rispose Ino ridacchiando. “Oh, fronte spaziosa, vorrei tanto essere lì con te ora! Chi l’avrebbe mai detto che la responsabile Sakura Haruno avrebbe ceduto a questi giochetti così subdoli?”
“Non me lo dire, me ne sto già pentendo. Però si sa…in guerra o in amore tutto è concesso.”
“Ah, allora lo ammetti che lo fai per amore!”
“Veramente, io mi riferivo alla guerra.” Replicò acida Sakura. “Comunque cambiamo argomento, che forse è meglio. Quali erano le importanti novità che mi volevi raccontare?”
“Oh già è vero!” Esclamò la bionda tutta eccitata. “Oddio non ci crederai mai! Tieniti forte…io e Shikamaru ci siamo trovati un bilocale a Suna e ora viviamo insieme!”
“Cosa?!” Questa volta fu Sakura ad avere quasi un mezzo infarto. “E i tuoi come l’hanno presa?”
“Si sono messi l’animo in pace. Infondo ho vent’anni suonati e io e Shika stiamo assieme da più di due ormai.” Disse soddisfatta. “Oh, Sakura, devi venire al più presto a trovarmi, non vedo l’ora di farti vedere la casa…certo è un buco ed è in un quartiere fuori dal centro, però è pur sempre casa mia e di Shikamaru! La nostra prima casa!
L’abbiamo anche arredata noi…cioè, io l’ho arredata , a quel pigrone non interessano queste cose e mi ha praticamente dato carta bianca.”
Sakura rimase per un po’ in silenzio ad ascoltare l’amica, era così felice per lei che quasi le veniva da piangere.
“Sai Ino-pig, faccio fatica a dirlo , ma sento tanto la tua mancanza.” Disse alla fine.
“Anche io fronte spaziosa.”  Ammise l’altra.
“Sappi che anche per te le porte del mio appartamento sono sempre aperte. Vieni pure quando vuoi, un week-end magari. Il mio letto è abbastanza grande per due e poi vedrai, con Karin ti divertirai un sacco!”
“E con Naruto no?” La punzecchiò Ino.
Sakura sbuffò “Non credo…sarà troppo impegnato a ricamare centrini con la sua amichetta Hinata.”
La bionda scoppiò a ridere.
“Eh sì, questa si chiama proprio gelosia!”
“Non è vero!”
“Certo, certo…senti, ora ti abbandono perché credo mi stia finendo il credito. Fammi sapere della tua fantastica uscita a quattro, mi raccomando!”
“Contaci, sarà sicuramente una serata memorabile” commentò sarcastica Sakura “A presto Ino-pig.”
Chiuse la chiamata e gettò il mozzicone della sigaretta che si era appena fumata a terra, calpestandola con un piede.
Negli ultimi giorni era stata talmente nervosa che aveva cominciato a fumare molto più di quel che era abituata.
Questo non andava affatto bene.
Ma ora, dopo la bella notizia che le aveva dato Ino, il suo buon umore era decisamente risalito.
Si alzò dalla panchina e si diresse verso casa.



“Uau, Sakura! Dov’è che vai di bello stasera?” Chiese Karin appoggiata contro lo stipite della porta del bagno, osservando la rosa mentre finiva di truccarsi.
Era sabato sera e Sakura si preparava per andare al cinema con Deidara.
“vado a vedere un film…con un’amica.” Mentì.
“Sì, certo.” Sorrise maliziosa la rossa. “Vestito corto e scollato, tacchi, trucco da sera…deve essere proprio un’amica speciale.”
“Che cosa cerchi di insinuare?”
“Niente…ma so che anche Naruto va al cinema stasera, che strana coincidenza.”
Sakura sospirò: non aveva voglia di raccontare a Karin tutto il casino che si era creato fra lei e Naruto, così preferì far finta di niente.
Dopo aver finito di prepararsi uscì velocemente di casa, dato che era già in ritardo. 



Arrivata davanti al cinema, Sakura trovò subito Deidara fuori ad attenderla. Indossava il suo solito cappotto scuro, i lunghi capelli dorati sciolti sulle spalle e una sciarpa elegante a coprirgli bocca e collo.
“Finalmente sei arrivata, stavo per congelare.” Le disse con una punta di rimprovero.
“Scusami, sai come siamo fatte noi donne: ci vuole un po’ per prepararci.” Cercò di giustificarsi.
“Beh, comunque hai fatto un bel lavoro, sei uno schianto!”
Sakura si sforzò di sorridere.
“Forza entriamo che fa freddo.”

Appena varcata la soglia, senza rendersene conto la giovane cominciò a guardarsi intorno nervosa.
“Che c’è piccola? Cerchi qualcuno?” le chiese Deidara notando il suo strano comportamento.
“No-no.” Rispose l’altra arrossendo e distogliendo lo sguardo dalla folla di persone accodate intorno alle casse.
Poi finalmente vide ciò che stava cercando: Naruto e Hinata erano sul lato opposto della sala, intenti a chiacchierare spensierati mentre facevano la fila per prendersi i pop-corn.
“Hem…senti Deidara, che ne dici di andare a prendere i biglietti mentre io vado a comprarmi qualcosa per dopo?” Chiese al suo accompagnatore indicando il reparto snack/bibite.
“Fai pure, ti raggiungo dopo. Che film vogliamo vedere?”
Sakura si morse il labbro nervosa. Voleva a tutti i costi continuare a tenere d’occhio Naruto ed Hinata, ma non aveva idea di quale fosse il film che i due andavano a vedere.
“Vediamo…quello che inizia alle 20:30, ora non ricordo bene il titolo.” Rispose alla fine rammentando la conversazione avvenuta fra i due piccioncini pochi giorni prima.
“Agli ordini.” Disse Deidara prima di mettersi in coda alla cassa lanciando però uno sguardo un po’ perplesso verso la rosa.

Appena fu sola Sakura partì con cipiglio deciso verso Naruto e Hinata.
“Ragazzi! Ragazzi!” Gridò con finto entusiasmo agitando in aria una mano.
I due si voltarono guardandola con un certo stupore, soprattutto Naruto.
Ma d’altra parte, chi poteva dargli torto?
Passi lo stupore nel ritrovarsi li Sakura quando meno se lo aspettava, ma vederla così sorridente e affabile dopo che aveva passato l’ultima settimana a tenergli il muso lo lasciava piuttosto perplesso.
“S-Sakura-chan. Che ci fai tu qui?” Chiese incerto.
“Beh, sono venuta a vedere un film, ovvio no?” Rispose lei con un sorriso.
“Oh, tu devi essere Sakura! Naruto-kun mi ha parlato molto di te…piacere, io sono Hinata Hyuuga.” Si presentò gentile la mora allungandole una mano.
“Piacere mio. Spero che Naruto ti abbia raccontato cose positive sul mio conto! Di te invece non parla affatto…siete vecchi amici?”
SakuraVSHinata  1-0
“Si, andavamo a scuola insieme. Veniamo dallo stesso paese.”
“Andavate a scuola insieme? Ma quanti anni hai? Sembri così giovane…”
La ragazza arrossì imbarazzata. “Si, beh, me lo dicono tutti. In realtà ho 20 anni. Sono al secondo anno del corso di veterinaria della A.U. Tu invece frequenti medicina, giusto?”
Sakura annuì. “Ma tu come lo sai?”
Hinata lanciò un’occhiata affettuosa al suo accompagnatore. “è stato Naruto-kun a dirmelo. Credimi, mi ha raccontato praticamente tutto di te!”
“Però a quanto pare, non ti ha detto proprio tutto sul mio conto…” disse Sakura lanciando al suo coinquilino uno sguardo malizioso.
Naruto ridacchiò nervoso guardandosi le scarpe, mentre Hinata spostava lo sguardo dall’uno all’altra con aria confusa.
SakuraVSHinata  2-0
In quel momento giunse anche Deidara, che circondò le spalle della rosa con un braccio.
“Fatto piccola! Due biglietti per Warm Bodies.”
“Perfetto.” Sakura concentrò furtiva la propria attenzione su Naruto, così da poter osservare la sua reazione.
Si riempì di gioia nel vedere lo shock iniziale dipinto sul volto del ragazzo trasformarsi pian piano in uno sguardo omicida.
SakuraVSNaruto  1000-0
“Deidara, ti presento Naruto,il mio coinquilino, e la sua amica Hinata.”
“Ci conosciamo già.” Rispose freddo Naruto, fissando furente il braccio con cui Deidara avvolgeva le spalle di Sakura.
L’altro non lo calcolò neppure, concentrando le proprie attenzioni su Hinata.
“è un piacere conoscerti bellezza.” Sussurrò piegandosi lievemente verso di lei.
Hinata divenne rossa come un peperone e cominciò a balbettare.
“Sarà meglio andare, il film comincia fra poco.” Disse bruscamente Naruto prima di afferrare la moretta per un braccio e trascinarla via, piantando in asso Sakura e Deidara.
La rosa lo guardò allontanarsi con aria soddisfatta: il suo piano stava funzionando alla grande.

“carina quella ragazza.” Disse Deidara distogliendo Sakura dai suoi pensieri.
“Tu dici? Non mi sembra questa gran bellezza…forse lo sarebbe se si curasse un po’ di più e non si vestisse come una cresimanda di dodici anni.” Commentò acida.
Il ragazzo sorrise, interpretando la stizza di Sakura come gelosia nei suoi confronti.
“Non preoccuparti, tu sei mille volte più bella.
Ora andiamo, il film inizia fra pochi minuti.”
Entrarono nella sala di proiezione e si sedettero nei posti a loro assegnati.
La posizione era perfetta per osservare Naruto e Hinata, seduti solo poche file più avanti.

Per tutta la durata del film Sakura non fece altro che lanciare occhiate furtive in loro direzione, ringraziando il cielo per il fatto che non si lasciarono mai andare a qualche forma di effusione.
Lo stesso non poté dire di Deidara, che continuò a provarci con lei per due ore filate usando il trucco della mano morta, costringendo Sakura a prendere il più possibile le distanze da lui.

Quando finalmente il film finì, la rosa cercò di raggiungere Naruto e la Hyuuga ma, con suo profondo rammarico, li perse di vista a causa della folla di persone che si erano alzate per andarsene.

“Allora, ce ne andiamo a bere qualcosa?” Suggerì Deidara non appena furono fuori dal cinema.
“Hem…veramente ho un po’ di mal di testa. È dalle sei di questa mattina che sono in piedi e l’unica cosa che voglio è farmi una bella dormita!” Mentì la ragazza.
Il biondo sospirò. “Va bene tesoro, per questa volta non insisto. Ora vieni con me, ho l’auto parcheggiata dall’altra parte della strada.”
Sakura arrossi . “Non è necessario! Casa mia è solo a dieci minuti da qui, vado a piedi.”
“Non voglio sentire scuse. Sono le undici di sera passate, è pericoloso per una ragazza andarsene in giro da sola. Forza, vieni.” Replicò serio.
Sakura ci pensò un attimo: tornare a casa da sola era pericoloso tanto quanto salire in macchina con Deidara.
Però l’auto aveva il riscaldamento, mentre fuori faceva molto freddo.
E poi doveva ammettere che quella sera, mano morta a parte, Deidara si era comportato abbastanza bene.
“D’accordo, vengo.” Disse alla fine.
Il ragazzo soddisfatto la condusse alla sua Porsche scura, aprendole la portiera.
“Prego signorina.”
“Grazie.” Rispose secca Sakura, lasciandosi cadere con un tonfo sul morbido sedile in pelle.
Stettero per tutto il viaggio in silenzio, finché non giunsero davanti all’89 di Kitsune Street.
“Grazie mille per la serata e per il passaggio Deidara. Ci vediamo.”
Sakura fece per scendere dall’auto ma il ragazzo la bloccò afferrandola per un braccio e tirandola a sé, appropriandosi subito delle sue labbra.
La rosa, colta alla sprovvista, si irrigidì tenendo la bocca ben chiusa, ma poi lasciò che Deidara approfondisse il bacio.
Infondo non era poi così  male…
Questo pensò, almeno fino a quando il giovane non si fece più audace e prepotente, spingendo il suo corpo contro quello della ragazza e stringendole un seno con la mano.
Senza neanche rendersene conto, Sakura fece partire in avanti un braccio, colpendo Deidara in pieno viso con un pugno.
“Aaaaaaah!” Urlò il biondo tornando a sedersi al posto del guidatore e coprendosi l’occhio sinistro con le mani.
“Oddio, scusa!” Esclamò d’istinto Sakura.
Poi però rifletté meglio su ciò che aveva appena fatto.
“Anzi no…scusa un corno! Come ti sei permesso di mettermi le mani addosso?!”
Il giovane la guardò furioso con l’unico occhio sano.
“Ma sei impazzita?! Potevi anche dirmelo se non ti andava! Cristo santo che male…”
Appoggiò il volto sopra il volante.
Sakura sospirò.
“Dai avanti…fammi vedere.”
“Col cazzo! Lasciami in pace!”
“Deidara, non fare il bambino. Sarò anche al primo anno di medicina, ma sono perfettamente in grado di cavarmela con una piccola botta.”
“Piccola botta?!” Brontolò. “Porca troia, mi hai quasi cavato un occhio!”
La rosa alzò gli occhi al cielo e afferrò decisa il volto del ragazzo, sollevandolo.
L’altro si arrese, togliendo finalmente la mano dall’occhio e lasciando che Sakura lo guardasse meglio.
Era fortemente arrosato e lacrimante, tanto che Deidara non riusciva a tenerlo aperto.
Tra non molto avrebbe iniziato a gonfiarsi, ma fortunatamente non c’erano lesioni al bulbo oculare.
“è meglio metterci subito del ghiaccio. Forza, saliamo in casa.” Esclamò la rosa decisa.
Il biondo si ritrasse bruscamente.
“Si, certo! Così  potrai farmi a pezzi e mettere i resti del mio cadavere nel freezer.”
Sakura stava cominciando a perdere la pazienza.
“Senti, se non mettiamo subito del ghiaccio quest’occhietto si gonfierà come una palla da tennis, e noi non vogliamo che questo bel faccino si rovini, vero tesoro?”
Deidara la scrutò torvo.
“Va bene.” Borbottò.


Quando furono in casa trovarono Naruto in cucina intento a bersi una birra.
“Accidenti, ci mancava solo questa!” Pensò Sakura.
Nel vederli entrare mano nella mano (la rosa era stata costretta a farlo per aiutare Deidara a non inciampare sulle scale, visto che non vedeva molto bene) si alzò di scatto piuttosto alterato.
“Hei! Che cazzo ci fa lui qui?! Non ho capito, io non posso invitare i miei amici in casa ma tu puoi portarci chiunque?”
“Si può sapere qual è il tuo problema amico?” Chiese Deidara con disappunto.
“Dovresti chiederlo alla tua ragazza!” Rispose l’altro puntando il dito su Sakura.
“Smettila Naruto! Questa è un’emergenza.”
La ragazza prese dal freezer una bistecca congelata e la lanciò verso Deidara.
Il giovane fece per afferrarla ma sbagliò mira, prendendosela in faccia.
“Aaaaaaaaah! Cazzo…dillo che mi vuoi uccidere!”
Naruto scoppiò in una risata crudele.
“Scusa, scusa, scusa! Pensavo la prendessi…” Si giustificò Sakura affranta.
“Ho un solo occhio buono! Non percepisco la profondità!”
“Ti sei fatto male?”
“Questa volta no, per fortuna!” Le rispose massaggiandosi il naso.
“Oh, menomale! Beh, mettiti quella bistecca sulla botta.”
Naruto finalmente notò l’occhio nero del ragazzo.
“Ma che diavolo è successo?”
“A quanto pare la tua coinquilina è una tipa difficile da domare…ma a me piacciono le ragazze che reagiscono con le maniere forti.” Scherzò Deidara.
Naruto scattò come una furia.
“Che cazzo le hai fatto?! Le hai messo le mani addosso?!” Urlò prendendolo per il colletto.
“Smettila Naruto!” Sakura lo allontanò dall’altro ragazzo con uno spintone. “Questi non sono affari tuoi. Lasciaci in pace.”
Poi la giovane afferrò Deidara per un braccio e lo trascinò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
“Cavoli! Questa è proprio una casa di pazzi.” Commentò il biondo sarcastico.
“Taci tu, se non vuoi che ti faccia nero anche l’altro occhio!”
Il ragazzo ignorò la sua risposta.
“Comunque sia…” disse guardandosi intorno “…perché mi hai portato qui? Vuoi giocare a fare l’infermiera sexy?”
“Scordatelo!”
Accidenti com’era stupido quel tipo! La prossima volta avrebbe fatto bene a colpirlo nelle parti basse.
“Continua a tenere quella bistecca premuta sull’occhio. Io vado in bagno a vedere se trovo qualche crema per le ecchimosi, dopodiché tu te ne vai a casa.” Ordinò Sakura.


Dopo aver medicato Deidara lo accompagnò all’uscio, scusandosi ancora per il pugno (non che se ne pentisse molto però).
Il ragazzo provò a baciarla e lei lo lasciò fare, badando però di tenere la bocca ben chiusa.
Quando se ne fu andato si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi andare contro di essa con un sospiro.
Sussultò non appena vide Naruto fissarla serio a braccia incrociate, appoggiato contro la parete all’entrata della cucina.
“Non posso crederci che esci con quell’idiota di Deidara.” Sibilò guardandola in cagnesco.
“Te l’ho già detto Naruto” replicò spazientita “Non sono affari tuoi.”
Il ragazzo le si avvicinò deciso, bloccandola contro la porta con le braccia.
“Certo che sono affari miei.” Sussurrò guardandola con intensità negli occhi, a pochi centimetri dal suo volto. “Sono affari miei se la ragazza che mi piace e con la quale uscivo fino a poche settimane fa ora se la fa con un altro, senza neppure avermi dato prima qualche spiegazione.”
Sakura sbuffò. Non poteva credere alle sue orecchie.
“Come fai ad essere così  ipocrita?”
Tentò di allontanarlo da sé provando a spingerlo, senza riuscire a smuoverlo di un millimetro.
“Tu puoi uscire e divertirti con la tua piccola Hinata, ma poi te la prendi se io esco con qualcuno? Sei proprio uno stronzo!”
Naruto scosse la testa.
“Quante volte te lo devo dire che Hinata è solo un’amica?”
“Non prendermi in giro!” Sakura cominciava a perdere la pazienza e ad alzare la voce. “Vi siete dati appuntamento tu e lei qui in casa da soli, le hai prestato il tuo giubbotto, siete andati al cinema solo voi due…mi sembra un po’ strano per due che sono solo amici!”
Il biondo scoppiò in una risata fredda, allontanandosi dalla ragazza.
“Oh, Sakura-chan! Hai frainteso tutto…Hinata ce l’ha già un ragazzo e non sono io.
Sta con Kiba da qualche anno ormai.
Quel giubbotto lo aveva dimenticato lui qui ancora secoli fa ed Hinata era solamente venuta a riprenderglielo.
Per quel che riguarda il cinema, siamo andati a vedere un film che piaceva a lei, ma non a Kiba, così  ha chiesto a me di accompagnarla…”
Sakura lo fissò sbarrando gli occhi.
“…tu invece puoi darmi una giustificazione soddisfacente per spiegarmi il motivo per cui un minuto fa avevi le labbra incollate a quelle di Deidara?”
La rosa continuava a fissarlo come sotto shock, in silenzio.
Aveva momentaneamente perso l’uso della parola.
“Come immaginavo.” Bisbigliò Naruto chinando il capo.
“Beh, se le cose stanno così …buonanotte Sakura-chan.”
Se ne andò in camera sua, lasciando sola la ragazza.

Sakura si accovacciò a terra, tenendosi la testa fra le mani.
In che razza di situazione si era cacciata?






Ciao a tutti!
Ecco a voi un altro capitolo di Civico 89!
Spero vi piaccia :)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito le scorse volte, in particolare Soly Dea, che recensisce sempre ogni cap! Grazie di cuore!
Naturalmente ringrazio anche tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/ricordate/seguite e anche chi, semplicemente, ha deciso di perdere un po’ del suo tempo per leggere questo racconto.
Un bacio e alla prossima!
RedHair

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Capitolo 11
*** come farsi perdonare ***


Sakura si svegliò di soprassalto sentendo la sveglia trillare.
La spense e fece per alzarsi, ma tornò a distendersi sotto le coperte quando udì le voci di Naruto e Karin che chiacchieravano in cucina.
Aspettò finché non senti il ragazzo salutare ed uscire di casa, dopodiché sgattaiolò fuori dalla sua stanza.
"Si può sapere cosa succede?"
Chiese Karin vedendola entrare in salone, senza neanche darle il buongiorno.
"Eh?" Mugolò la rosa stropicciandosi gli occhi.
"Sparisce Naruto e sbuchi fuori te, appare Naruto e sparisci tu, è da un po' di giorni che va avanti così, non ci vuole un genio per capire che vi state evitando."
Sakura si lasciò cadere su una sedia, distendendo le braccia sopra il tavolo.
"è successo un gran casino."
"Spara, cos'ha combinato questa volta quel deficiente?" Chiese karin con aria di chi la sa lunga.
“Non ci crederai, ma questa volta il guaio l’ho combinato io. E non mi va molto di parlarne ora…”
La rossa corrugò le sopracciglia fissando l’amica con aria sorpresa.
“Come vuoi.” Sospirò passandole una tazza di caffè prima di alzarsi dal tavolo.
“Ma spero che le cose si risolvano presto, perché qui c’è un clima da guerra fredda terribile.”
Uscì dalla stanza lasciando Sakura sola con i suoi pensieri.
 
Ormai era passato un mese da quando lei e Naruto avevano ‘rotto’.
Recentemente però le cose erano un pochino cambiate: all’inizio era Sakura ad essere arrabbiata con Naruto (prima per la faccenda di Karin, poi per il disguido con Hinata), ma ora, dopo quello che aveva combinato con Deidara, era il biondo a non volerla più guardare in faccia.
Ma d’altra parte non poteva di certo biasimarlo.
Era stata tutta colpa sua!
Aveva subito pensato al peggio quando aveva visto Hinata e Naruto insieme e non aveva dato retta al suo coinquilino quando le aveva spiegato che loro due erano semplici amici.
Ora spettava a lei risolvere la faccenda e sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare.
Doveva chiedere scusa a Naruto per non essersi fidata di lui, dirgli che a lei non importava nulla di Deidara, anzi, le stava pure antipatico, e che aveva organizzato tutta quella messinscena dell’appuntamento solo per farlo ingelosire.
Per fargli provare le stesse cose che aveva provato lei nel vederlo con Hinata…perché si, cavoli, era gelosa!
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: come avrebbe fatto a scusarsi con Naruto e a dirgli di aver sofferto di gelosia se aveva fatto fatica perfino ad ammetterlo con sé stessa?
No, non poteva farlo, sarebbe stato troppo umiliante per lei.
Ma non voleva neppure perdere per sempre Naruto solo per colpa del suo stupido orgoglio.
Buttò giù controvoglia un po’ di cereali insieme al caffè e si preparò per andare a lezione.
 
 
 
“Pssssss…Mina!” Sussurrò Sakura rivolta alla collega seduta accanto a lei, nel bel mezzo di una lezione di biologia molecolare.
La ragazza accanto a lei ruotò lievemente la testa in sua direzione, rivolgendole un’occhiata vagamente perplessa.
“Che c’è Sakura?” Chiese con un sussurro quasi impercettibile.
Minako Nakamura era una delle studentesse più brillanti del corso, forse la migliore in assoluto.
Era incredibilmente intelligente, sicura di sé e orgogliosa, oltre ad essere oggettivamente bellissima, con i suoi luminosi capelli color cioccolato che le ricadevano sulle spalle in morbidi e perfetti boccoli, la pelle nivea e liscissima, il volto pulito messo in risalto da due grandi occhi di un blu intenso e le labbra color pesca.
Minako aveva una personalità molto forte, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e lottava con le unghie per ottenere ciò che voleva, badando però a mantenere sempre e comunque quell’aria elegante e pacata che la contraddistingueva.
A molti stava antipatica per via del suo carattere freddo e forse un po’ troppo altezzoso; altri la invidiavano per via dei suoi successi accademici; Sakura ne era però inspiegabilmente affascinata, forse perché le ricordava una versione femminile di Sasuke, pensò una volta con un moto di nostalgia.
 
In quel momento la ritenne forse la persona più adatta per aiutarla a risolvere il suo problema.
“Senti mina, tu ce l’hai un ragazzo?”
La giovane inarcò lievemente le sopracciglia
“Si, al momento…perché? Sei lesbica?” Le chiese con naturalezza.
“Cosa…no. No!” A Sakura venne quasi un colpo e arrossì imbarazzata. “è solo che, mi chiedevo…cosa faresti tu se, dopo una lite con il tuo ragazzo, ti rendessi conto di essere nel torto, ma fossi troppo orgogliosa per chiedergli scusa?”
Minako, dopo aver fissato per un attimo la rosa con aria impassibile, si voltò a guardare il professore senza degnarla di una risposta, facendola sentire una povera sfigata.
Poi però cominciò a parlare.
“Io non sono mai dalla parte del torto. Mai.”
Ecco, ti pareva.
“Però, se lo fossi, non mi scuserei di certo. Non bisogna mai mostrarsi deboli con gli uomini.
Piuttosto cercherei di comportarmi in maniera estremamente carina con il ragazzo in questione, in questo modo gli farei capire di essere dispiaciuta, senza dovergli chiedere effettivamente scusa.”
“Grazie Minako.” Sussurrò Sakura.
L’altra non si voltò nemmeno a guardarla, continuando a prestare attenzione alle spiegazioni del professore con aria vagamente interessata.
“Ma certo, Mina ha ragione!” pensò Sakura. “Farò la carina con Naruto, così lui capirà che mi dispiace per quello che è successo e mi perdonerà. E io non dovrò neanche chiedergli scusa coprendomi di imbarazzo.”
Sorrise soddisfatta mentre alzava la mano in contemporanea con Minako per rispondere ad una domanda che il professor Orochimaru aveva appena posto alla classe.
 
 
 
“Mi vuoi spiegare perché cavolo ti vuoi cimentare con la preparazione del ramen?”
Chiese Karin un filino preoccupata mentre Sakura versava un intero pacco di farina sopra la spianatoia nella loro cucina, sollevando un gran polverone.
“Perché voglio preparare qualcosa di buono e speciale per noi tre. È da tanto che non ceniamo tutti insieme.” Disse l’altra con un sorriso, allacciandosi meglio il grembiule dietro la schiena.
“E mi vuoi spiegare perché cavolo io ti devo aiutare?”
“Perché mi vuoi bene.” Rispose Sakura con ovvietà, pizzicando una guancia alla rossa.
“Devi smetterla di drogarti Sakura. Sei sicura che sia farina quella?”
La rosa scoppiò a ridere. “avanti scema, passami le uova!”
Karin obbedì e porse all’amica un piccolo sacchetto di carta.
“Non capisco perché dobbiamo fare tutta questa fatica quando possiamo tranquillamente mangiarci del ramen istantaneo o andare in un ristorante. Tu ci lavori pure in un locale dove cucinano ramen, scommetto ci farebbero un bello sconto!”
Sakura scosse la testa.
“Karin, tu non capisci. Quando si mangia un buon piatto fatto in casa, si può sentire dentro tutto l’amore di chi l’ha preparato! Guarda, è scritto tutto qui.” Sbatté davanti agli occhi della rossa il suo volumetto de ‘L’arte culinaria per principianti’
“Non ne dubito.” Disse l’altra posando sul tavolo il libro con aria scettica.
“Ed il fatto che tu abbia deciso di mettere tutto il tuo amore nella preparazione di un piatto che, guarda un po’, è anche il preferito del nostro caro coinquilino, è solamente una pura coincidenza?”
Sakura arrossì lievemente iniziando a lavorare l’impasto con le mani.
“Può darsi di no.” Bisbigliò piano.
“Ah, ecco spiegata la faccenda!” Karin sorrise soddisfatta. “Così hai deciso di prenderlo per la gola. Bella mossa!”
Sakura la ignorò continuando ad impastare con vigore.
“Forza, meno chiacchiere in cucina! Comincia piuttosto a tagliare la carne per il brodo.”
Karin sbuffò e si mise anche lei un grembiule, pronta per mettersi a lavoro.
 
 
Un’ora dopo rientrò in casa Naruto, portando dentro con sé una ventata di aria fredda.
“Fuori si gela!” Si lamentò togliendosi sciarpa e piumino.
“Ma che diavolo sta succedendo qui?” Chiese allarmato non appena notò la confusione in cucina.
“Sakura sta preparando il ramen e io le do una mano!” Spiegò Karin agitando in aria un coltellaccio.
Naruto guardò le ragazze con aria perplessa.
Sakura gli andò incontro sorridendo, un po’ in ansia.
“Volevo preparare qualcosa da mangiare tutti insieme questa sera, magari davanti alla tv oppure tutti intorno al tavolo come una vera famiglia. Ho pensato subito al ramen perché so che a te piace tanto.” Disse tutto d’un fiato.
Il biondo distolse gli occhi dalla ragazza e fissò il pavimento.
“Mi dispiace molto, ma purtroppo questa sera ho già un impegno.” Disse serio.
Sakura ci rimase così male che non riuscì a proferire parola.
Al contrario di Karin.
“Cosa?!” Esclamò scandalizzata. “Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto! E si può sapere dov’è che vai di così importante?”
“Devo andare a casa di Kiba e Hinata. Stiamo organizzando una festa a sorpresa per Neji che si laurea ad aprile.” Spiegò alla cugina.
“Ma che cavolo, non puoi rimandare?! Mancano ancora due mesi ad aprile! Insomma, Sakura ha fatto tutta questa fatica solo per te e tu…”
“Basta Karin!” La bloccò Sakura rossa in viso.
Si voltò verso Naruto, senza però riuscire a guardarlo negli occhi.
“Se hai già preso un impegno, vai pure, non ti preoccupare. Sarà per un’altra volta…” Bisbigliò triste.
“Mi dispiace davvero tanto. Tenetemi un po’ di ramen da parte.” Disse con un finto sorriso di circostanza. “Ora scusatemi ma vado subito a farmi una doccia, sono già in ritardo. Buona serata.”
E se ne andò dalla sala come se niente fosse, lasciando ammutolite le due giovani.
Sakura avanzò lentamente verso il tavolo, guardando tristemente il frutto delle sue fatiche. Come aveva potuto pensare che preparare del ramen sarebbe bastato a far riappacificare lei e Naruto?
“è normale che la vista di una matassa di tagliolini mi faccia venire voglia di piangere?”
Karin la fissò socchiudendo gli occhi.
“Non è da Naruto comportarsi così…si può sapere cos’è che gli hai fatto?” Domandò acida.
Sakura alzò il viso con espressione sorpresa.
“Ma come, Karin! Dovresti consolarmi, invece ce l’hai anche tu con me…”
“Non ce l’ho con te.” Disse l’altra sedendosi. “è che normalmente Naruto avrebbe rimandato la serata con gli altri, oppure gli avrebbe invitati qui; insomma, avrebbe cercato di far contenti tutti. Invece si è comportato un po’ da stronzo, non è da lui. Devi avergli giocato proprio un brutto tiro.”
Sakura sospirò sedendosi accanto all’amica.
“Sono andata con un altro.” Ammise cupa.
“Cosa?!” Karin fece un balzo dalla sedia. “Ma sei impazzita?!”
“Calmati Karin.” La tranquillizzò. “Non ci sono andata a letto. L’ho solamente baciato, per errore. È una storia lunga…”
La rossa incrociò le braccia al petto. “Avanti, ti ascolto.”
“Un giorno ho beccato Naruto ed Hinata insieme e ho frainteso tutto. Così ho accettato di uscire con quell’idiota di Deidara solo per ripicca e lui…”
“Aspetta, aspetta, aspetta!” La interruppe Karin con occhi sbarrati. “Sei uscita con Deidara?”
Sakura annuì imbarazzata.
“Proprio quel Deidara?”
“Credo…credo di si.”
“Il figo dell’accademia di arte?”
“Si”
“Quello che guida una Porsche scura e per il quale qualsiasi ragazza farebbe carte false pur di uscirci insieme?”
“Si”
“Quello che l’anno scorso ha organizzato la più favolosa festa di capodanno che Akatsuki abbia mai visto, alla quale naturalmente io non sono stata invitata?”
“Oddio Karin, si! Si cazzo! Quello!” Urlò nervosa Sakura.
La rossa fissò l’amica con profonda ammirazione.
“Sei una grande!” le disse stringendole una mano.
Sakura si scansò disgustata.
“Ma che diavolo fai? Ti sto dicendo che ho spezzato il cuore al tuo amato cugino e tu reagisci così?”
“oh già, è vero.” Disse la ragazza ricomponendosi. “Quindi tu per Deidara non provi niente?”
“Certo che no! Insomma, sarà anche un bel ragazzo, però è un arrogante bambino viziato del cavolo e non lo sopporto.
A me piace Naruto. Sono uscita con Deidara solo perché ho visto Naruto e Hinata insieme e…forse mi sono lasciata prendere da un piccolo attacco di gelosia.” Sakura bisbigliò le ultime parole sottovoce, chinando il capo in imbarazzo.
Karin sorrise. “Beh, in questo caso basterà spiegare a Naruto tutta la faccenda e chiedergli scusa! Vedrai che ti perdonerà.”
“la fai facile tu!” Sbottò Sakura. “Hai mai provato a chiedere scusa a Naruto?”
“Certo che no! Si monterebbe la testa.”
“Ecco, appunto.”
“Ma la tua situazione è diversa. Se neppure preparargli del ramen ha funzionato, credo proprio che tu non abbia altra scelta: dovrai scusarti se vuoi recuperare il tuo rapporto con lui.” Spiegò saggiamente Karin.
La rosa sbatté la testa sul tavolo scoraggiata.
“E adesso cosa ce ne facciamo di tutti questi spaghetti?” Chiese.
“Che domande, ce li mangiamo noi! Serata fra donne!” Esclamò Karin battendo le mani.
 
 
 
Quella sera Sakura riuscì per un po’ a dimenticare la sua triste situazione sentimentale ea divertirsi grazie alla sua coinquilina.
Quando Naruto uscì di casa, le due prepararono la tavola e accesero le candele, pronte a gustarsi il frutto delle loro fatiche.
 
“cazzo, questo brodo è salatissimo!” Si lamentò Karin.
“Tesoro, lo hai fatto tu.” Le fece notare la rosa.
L’altra si alzò dal tavolo con un sorriso e andò verso la dispensa.
Ne tirò fuori una grossa bottiglia che posò con delicatezza sopra il tavolo.
“Questo è vino buono. L’ho fregato dalle scorte di mio zio, costa una tombola.”
Lo stappò prima che Sakura potesse protestare, versandone una generosa dose in entrambi i loro bicchieri.
“Alla sfortuna in amore!” Esclamò alzando in aria il calice.
Sakura sorrise alzando il suo. “Cin-cin!”
Buttò giù un sorso di vino, era lievemente dolce e frizzantino, come piaceva a lei.
“è proprio quello che ci vuole per sciacquarsi la bocca da questo brodo salatissimo!”
 
 
Quando Naruto fece ritorno a casa, a l’una passata di notte, trovò le due ragazze sul divano in preda alle risate intente a passarsi una grossa bottiglia di vino ormai vuota.
Erano nel pieno di una fase “insultiamo tutti gli uomini del mondo. Sono tutti stronzi”. Perciò il ragazzo pensò bene di sgattaiolare in camera sua prima che le due ubriache lo notassero.
Giurò a sé stesso che quella era l’ultima volta in vita sua che andava a convivere da solo con delle donne.
 
 
 
Il mattino seguente Karin e Sakura fecero un pezzo di strada insieme per recarsi a lezione.
Erano entrambe abbastanza stanche e rintronate per colpa della sera precedente.
“Che schifo, oggi è San Valentino.” Commentò la rossa di punto in bianco.
“Eh, già.” Asserì cupa Sakura.
“Visto che siamo entrambe single, stasera potremmo uscire e andare da qualche parte a divertirci e ubriacarci, alla faccia dei fidanzatini!”
“ma Karin, ci siamo già ubriacate ieri sera, finiremo per stare male andando avanti così!”
“Ieri sera non eravamo ubriache, eravamo brille, è diverso. Sei ubriaca quando vomiti e ti risvegli non-sai-bene-dove con affianco non-sai-bene-chi completamente nudo, oppure in ospedale.”
“Uau. Che divertimento.” Commentò sarcastica Sakura. “Comunque sia, ti devo dare buca. Stasera lavoro.”
Karin sbuffò. “Che palle! Almeno vedi di sputare dentro i piatti delle coppiette che verranno a cena.”
La rosa scoppiò a ridere. “Ok, anche se non credo che l’Ichiraku sia il tipo di locale in cui le coppiette vanno a trascorrere la serata di San Valentino.”
Le due ragazze giunsero davanti ad un incrocio.
“Ok, allora io vado a sinistra. Ci vediamo oggi pomeriggio?” Chiese la rossa.
“No, ho lezione fino a tardi. Mi sono portata dietro la divisa e appena finisco filo dritta al ristorante.” Rispose l’altra indicando la sua grossa borsa.
“va bene allora. Mi sa che quando tornerai a casa da lavoro io sarò già sotto le coperte, perciò ci vediamo domani. Buona giornata.” Karin la salutò agitando una mano e Sakura fece altrettanto, prendendo la strada opposta a quella dell’amica.
 
 
 
Al termine delle lezioni, quando ormai fuori era buio pesto, la rosa si diresse controvoglia verso l’Ichiraku.
Arrivò al ristorante in contemporanea con Naruto, che la salutò con un tetro “Ciao.”
La serata cominciava proprio bene.
Quando i due giovani finirono di cambiarsi, vennero chiamati da Teuchi, che li prese un attimo in disparte.
“Ragazzi miei.” Disse serio. “Questa sera purtroppo ci sarete solo voi due ad occuparvi della sala, perché quel mascalzone di Akito si è preso la serata libera per portare fuori a cena la sua nuova fiamma.
Perciò mi raccomando, occhi bene aperti e cercate di collaborare al massimo.”
“Si” Risposero in coro i due con scarsissimo entusiasmo.
Sakura sospirò lanciando di sottecchi un’occhiata a Naruto.
Collaborare con lui non sarebbe stato facile, le rivolgeva a stento la parola.
 
Tuttavia la giovane riuscì ad ignorare i cattivi pensieri e la stanchezza, tanto che per un po’ la serata proseguì abbastanza tranquillamente.
Ad un certo punto però, mentre Sakura si trovava in cucina in attesa che uscissero le pietanze da portare al tavolo, Naruto fece irruzione con viso furente cacciando fra le mani della ragazza una manciata di Menù.
“Ci sono dei clienti per te.” Sbottò brusco.
La giovane, piuttosto confusa, lanciò un’occhiata a Teuchi, che alzò le spalle, anche lui perplesso.
Dato che non aveva voglia di mettersi a discutere con il suo coinquilino durante il turno di lavoro, lo ignorò scuotendo la testa e si diresse fuori, verso la sala.
Si bloccò non appena vide un gruppetto di persone sedute ad un tavolo e capì subito a chi si stava riferendo Naruto un attimo prima.
Erano Deidara in compagnia di tre dei suoi amici/leccapiedi.
Partì in loro direzione con aria decisa.
“Che ci fai tu qui?” Domandò agitata.
Deidara si voltò in sua direzione, rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisetti maliziosi.
“Mi è giunta voce che tu presti servizio in questo, hem, locale, così ho deciso di venire a trovarti. Non sei contenta?” i suoi amici ridacchiarono.
Sakura sbuffò, rossa in volto. Il modo in cui aveva pronunciato la parola ‘locale’, con un’aria piena di disgusto, le aveva dato parecchio sui nervi.
Gioì nel vedere che il segno nero sotto il suo occhio non era ancora completamente guarito. 
“Se sei venuto qui solo per disturbarmi, te ne puoi anche andare.” Disse secca.
“Ma certo che no!” Le rispose il biondo fingendosi offeso. “Sono venuto qui solo per mangiare un boccone in compagnia. E aspettare che tu finisca il tuo turno per portarti fuori da qualche parte. Oggi è San Valentino.”
“Te lo puoi scordare!” Rispose acida la rosa.
Gli altri ragazzi scoppiarono a ridere e Deidara rimase leggermente spiazzato.
“Senti, mi dispiace.” Riprese a parlare Sakura con tono più gentile. In fondo, erano pur sempre clienti.
“Uscire con te la scorsa volta è stato un errore. A me piace un’altra persona, perciò per favore, non continuare ad insistere. Mi dispiace…”
Lasciò i menù sopra il tavolo e si allontanò in fretta, prima che il ragazzo potesse replicare.
Si precipitò in cucina con il volto in fiamme.
E ora cosa avrebbe fatto?
Non aveva affatto intenzione di tornare ancora al tavolo di Deidara, sarebbe stata una tortura.
Ma non poteva neanche lasciare a Naruto il compito di occuparsi di lui, c’era il rischio che scoppiasse una rissa.
“Allora, c’è qualche problema?” Chiese Teuchi da dietro i fornelli, facendo sobbalzare la ragazza.
Naruto, che si trovava anche lui in cucina, la fissò torvo.
“Niente, niente!” Mentì con un sorriso. “Sono solo arrivate un paio di persone che conosco.”
Uscì di nuovo in sala per far accomodare alcuni clienti, pensando a come affrontare la situazione.
Le venne un tuffo al cuore quando vide Naruto avanzare verso il tavolo di Deidara per prendere l’ordinazione.
Come un fulmine si precipitò verso di lui, strattonandolo per un braccio.
“Hei, ma che diavolo fai?!” le chiese confuso.
“Senti Naruto…” cominciò la ragazza cercando di nascondere la sua ansia. “…so che odi Deidara, ma ti prego, comportati bene con lui stasera.”
Il giovane la fissò duramente, prima di liberarsi dalla sua presa.
“Non lo odio, mi sta solo antipatico. E comunque sono perfettamente capace di tenere a freno le mie emozioni quando sto lavorando, non sono un bambino Sakura-chan.”
La rosa tentò di abbozzare un sorriso. “Si, lo so. Scusami.” Disse battendogli con delicatezza una mano sulla spalla.
Naruto la ignorò e si voltò di scatto, continuando ad avanzare verso il tavolo di Deidara.
 
Mentre la rosa portava avanti e indietro vassoi carichi di bevande, continuò ad osservare Naruto con la coda dell’occhio.
Il ragazzo si comportò in modo molto professionale: prese l’ordinazione di Deidara e dei suoi amici senza batter ciglio, addirittura sorridendo.
Sakura tirò un sospiro di sollievo.
Mezz’ora più tardi, quando Sakura stava servendo le pietanze ad una tavolata di bambini scalmanati, ormai tranquilla, fu distratta dal rumore di un piatto che andava in frantumi e da un urlo alterato.
“Razza di idiota! Guarda cosa hai fatto! Hai idea di quanto costi questo maglione?!”
Si voltò di scatto e sussultò alla scena che le si presentò davanti: Naruto, accovacciato a terra, raccoglieva i cocci di una ciotola ormai distrutta, mentre Deidara, in piedi davanti a lui completamente ricoperto di brodo e tagliolini, lo guardava furente.
Sakura si precipitò da loro.
“Che succede qui?” Chiese preoccupata.
“Questo stupido incompetente…” Sbottò Deidara indicando Naruto “…mi ha appena rovesciato addosso quell’intruglio! Tra l’altro non era neanche quello che avevo ordinato, si può essere più deficienti?!”
La ragazza si voltò verso il suo collega, che la guardò con aria profondamente dispiaciuta.
“Scusami Sakura-chan, te lo giuro, non l’ho fatto apposta! È che…sono…sono scivolato. Mi dispiace tanto, davvero.”
Non c’era ombra di bugia nei suoi occhi.
“Si, ti credo. Sono cose che succedono.” Gli rispose calma nel tentativo di tranquillizzarlo. “Forza ora, vai a prendere qualcosa per pulire questo disastro.”
Il ragazzo obbedì in silenzio.
“Sperando che quel pezzente non si perda nello sgabuzzino delle scope.” Commentò acido Deidara scatenando le risa dei suoi compari.
BAM!
Il gruppo di ragazzi si zittì subito quando Sakura mollò un forte pugno sopra il loro tavolo.
“Tu!” Gridò furiosa puntando l’indice contro Deidara. “Non osare mai più insultare Naruto davanti a me. Mai più!”
“Ma-ma…” il ragazzo sembrava piuttosto sorpreso “…andiamo, Haruno, lo hai visto anche tu il casino che ha combinato!”
“Non l’ha fatto apposta, è stato un incidente! Questo non ti da il diritto di comportarti come un maleducato. E poi ti ha chiesto scusa, mi pare.”
Deidara sorrise, ancora confuso.
“Ok, sta calma. Non capisco perché te la prendi tanto per quello li.”
“Me la prendo perché è una persona importante per me e tu l’hai appena trattato come se fosse un tuo schiavo.”
Tutta la sala fissava la scena ammutolita, ma Sakura non se ne accorse: in quel momento esistevano solo lei, Deidara e la sua rabbia crescente.
Il ragazzo sgranò gli occhi. “Oh, ora capisco!” Disse illuminandosi “è lui il tipo che ti piace!”
Sakura si ritrasse un attimo imbarazzata, ma poi un’ondata di coraggio le diede la forza di reagire.
“Si, è lui il ragazzo che mi piace, problemi?” Chiese con aria di sfida.
Il giovane scoppiò in una risata di scherno. “Non posso crederci…e tu preferiresti quell’imbecille a me?”
“Certo!” Gridò Sakura. “Tu non lo conosci, non puoi giudicarlo. Naruto vale mille volte più di te. E ricorda: ti ho già pestato una volta, posso farlo ancora, se non la smetti di insultarlo.”
Questa volta la sicurezza di Deidara parve vacillare. I suoi amici si scambiarono occhiate perplesse: a quanto pareva non aveva detto loro che a fargli un occhio nero era stata una povera ragazza indifesa.
“E ora…” Continuò Sakura “…Avete due possibilità: uno” alzò il pollice in aria “Chiedete scusa al mio ragazzo, aspettate con calma che arrivi la vostra ordinazione e iniziate a comportarvi da persone civili. Oppure due…” Alzò anche l’indice “…levate subito le tende e non vi fate più vedere!”
I ragazzi la fissarono in silenzio per una manciata di secondi, poi Deidara prese la parola.
“Se le cose stanno così, me ne vado senza problemi. Ti credevo una persona migliore, ragazzina. E ringrazia se non faccio pagare al tuo bello i danni per il mio maglione rovinato. Con una paga da cameriere, non potrebbe ripagarmelo neanche fra dieci anni.”
Detto questo fece la sua uscita teatrale seguito dai suoi amici, che lanciarono a Sakura occhiate di fuoco.
 
Non appena se ne furono andati, tutti i clienti in sala cominciarono ad applaudire, gettando Sakura nel panico.
Si girò di scatto incontrando lo sguardo di Naruto, a pochi metri da lei, che la fissava inebetito con una scopa in mano.
La ragazza, con le lacrime agli occhi per l’imbarazzo, partì di corsa per scappare fuori dalla sala.
“Sakura-chan…aspetta!” Naruto provò a fermarla, ma lei lo scansò.
“Scusami Teuchi…ho bisogno di prendermi una boccata d’aria.” Balbettò attraversando veloce la cucina.
Il cuoco la fissò preoccupato “va bene tesoro. Sei sicura di stare bene?”
La ragazza non gli rispose, finalmente raggiunse l’esterno del retrobottega e li scoppiò a piangere, accovacciandosi in un angolo con il volto fra le gambe.
 
Pochi minuti dopo sentì una porta aprirsi e qualcuno avvicinarsi e sedersi accanto a lei.
Una mano calda e famigliare prese ad accarezzarle i capelli.
“Su Sakura-chan, va tutto bene.” Le sussurrò Naruto con voce dolce.
“No!” Farfugliò la ragazza fra le lacrime. “non va per niente bene! Ho fatto una cazzata, ho perso il controllo per niente. Ora Teuchi mi licenzierà e non posso di certo dargli torto.”
Naruto ridacchiò piano.
“Non dire così. Ho raccontato tutto a Teuchi. Ha detto che sei stata un po’ troppo avventata, ma che hai fatto bene.
Non vuole gente come Deidara nel suo locale. E poi i clienti in sala sono rimasti entusiasti: sono tutti li che invocano la ‘pantera rosa, paladina dei camerieri’!”
Sakura finalmente smise di piangere e alzò il volto, incontrando il dolce sorriso di Naruto.
“M-ma, se tu sei qui, chi c’è in sala?” Chiese allarmata.
“Tranquilla, Akito è tornato. A quanto pare la sua ‘ragazza’ gli ha dato buca.”
La rosa appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo.
“Naruto, mi dispiace davvero tanto per tutto quello che è successo con Deidara.” Bisbigliò.
Il ragazzo le cinse i fianchi con un braccio.
“Che vuoi dire?”
Sakura sospirò.
Al diavolo il suo orgoglio, tanto per quella sera era già andato a farsi fottere.
“Vederti insieme a Hinata mi ha fatto perdere la testa. Ero così arrabbiata e delusa che ho invitato Deidara ad uscire solo per ripicca.
Sono stata una stupida, mi sono lasciata prendere dalla gelosia. E pensare che avrei potuto evitare tutto questo casino se solo ti avessi creduto quando hai provato a spiegarmi che Hinata era solo un’amica.
E per la cronaca Deidara non mi piace, neanche un po’.”
Naruto ridacchiò. “ Si lo so. Immaginavo già tutto. Volevo solo sentirtelo dire.”
Sakura gli diede un leggero schiaffo sulla fronte.
“Stronzo.”
Rimasero per un po’ li fuori abbracciati.
“Comunque…” bisbigliò Naruto interrompendo il silenzio “…prima con Deidara mi hai chiamato ‘il mio ragazzo’. Lo…lo pensi davvero?”
Sakura alzò lo sguardo incontrando gli occhi cerulei del compagno.
Arrossì leggermente e il cuore prese a battergli forte.
“Penso…penso proprio di si. Se tu lo vuoi.”
Il biondo sorrise. “è da mesi che lo voglio.”
I due ragazzi si baciarono e solo in quel momento Sakura si rese veramente conto di quanto Naruto le fosse mancato.
“D’ora in poi saremo sinceri e ci fideremo l’uno dell’altra.” Sussurrò il biondo staccandosi dal bacio e appoggiando la fronte contro quella della ragazza.
Sakura annuì piano.
Si strinsero più forte.
In quel momento qualcuno uscì fuori dove si trovavano i due giovani.
“hei ragazzi! Hem…scusate se vi interrompo…” Era Akito e sembrava un po’ imbarazzato.
“C’è qualche problema?” Chiese Naruto rosso in viso.
“c’è una chiamata per te…dalla centrale della polizia.” Spiegò l’altro nervoso.
Naruto e Sakura si alzarono di scatto preoccupati.
Il biondo corse subito dentro e raggiunse il telefono del ristorante.
La rosa si precipitò dietro di lui e lo osservò mentre afferrava nervoso la cornetta e se la portava all’orecchio.
Lo vide annuire piano e sbarrare gli occhi preoccupato.
“Si certo. Arrivo subito.” Disse alla fine prima di chiudere la chiamata.
“che-che cosa è successo?!” Chiese la rosa in preda al panico.
“Dobbiamo subito andare.” Rispose Naruto guardandola serio. “Si tratta di Karin.”
 
 

 
 
 
Ciao a tutti! Se state leggendo queste righe, significa che la profezia dei Maya non si è avverata e che io sono finalmente riuscita a pubblicare il nuovo capitolo.
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito la scorsa volta, il vostro sostegno significa molto per me.
Purtroppo in questo periodo sarò molto impegnata per via degli esami universitari, quindi non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo.
Per ora auguro un buon Natale a tutti voi! J
RedHair

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Capitolo 12
*** il momento delle spiegazioni ***


Ciao a tutti!!! Si sono ancora viva XD
Scusate il ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma tra varie feste e libri da studiare, ho avuto veramente poco tempo per scrivere.
Lo so che è piuttosto corto, avrei voluto farlo più lungo, ma chissà quando sarei riuscita a pubblicarlo XD
Spero sia comunque di vostro gradimento.
Buona lettura e alla prossima
RedHair




Sakura e Naruto uscirono dal ristorante indossando ancora le loro divise, dopo aver avvisato Teuchi, e subito presero un taxi per dirigersi verso la stazione di polizia.
Il biondo dopo la telefonata non aveva più spiccato parola, era pallidissimo e sembrava sul punto di vomitare.
Guardava fuori dal finestrino del taxi nervoso e continuava a battersi una mano sopra la gamba.
Sakura posò la propria sopra quella del ragazzo, nel tentativo di tranquillizzarlo.
“Vedrai che non è nulla di grave…” sussurrò più a sé stessa che al compagno.
Naruto si voltò a guardarla e abbozzò un sorriso tirato, stringendole la mano.
 
Dopo un tempo che ai due giovani parve interminabile, finalmente arrivarono a destinazione.
Subito Naruto si precipitò come un fulmine dentro l’imponente edificio, seguito a ruota da Sakura, e lì furono accolti da un agente in divisa.
“Buona sera, sono qui per Uzumaki Karin, sono il cugino.” Disse il biondo tutto d’un fiato.
L’agente scrutò per un secondo i due ragazzi.
“Bene, venga con me nel mio ufficio.” Si voltò dirigendosi verso un piccolo corridoio.
Naruto e Sakura fecero per seguirlo, ma lui subito li bloccò alzando una mano.
“Lei chi è?” Chiese rivolto alla rosa.
“Sono Haruno Sakura, condivido un appartamento con Karin. Sono una sua amica.”
“Mi dispiace ma può venire con me solo un parente stretto che sia maggiorenne.”
Sakura annuì in silenzio e scambiò una breve occhiata con Naruto, andando poi a sedersi nella saletta d’attesa, guardando gli altri due allontanarsi.
 
Dopo più di un ora, che Sakura trascorse tormentando le sue povere unghie, finalmente Naruto uscì dall’ufficio dell’agente e si diresse verso la compagna, reggendo con una mano alcune carte e passandosi l’altra sul viso stanco.
“Allora? Sta bene?” Chiese precipitandosi verso di lui.
“Si…sta bene.” Rispose l’altro con un sospiro.
Sakura si sentì immensamente sollevata.
“Oddio, menomale…ma si può sapere cosa diavolo è successo?!”
Naruto socchiuse gli occhi e prese un bel respiro.
“Hanno beccato Karin ubriaca fradicia nel parco vicino a casa, intenta a lanciare sassetti alle coppiette che pomiciavano…”
La rosa rimase un attimo in silenzio, pensando di non aver capito bene, poi non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risatina nervosa.
“Cosa?!”
Naruto distolse lo sguardo dalla ragazza e tentò di rimanere serio.
“So che sembra una cosa buffa, ma non c’è niente da ridere. Karin dovrà andare in tribunale il mese prossimo, dove decideranno che pena infliggerle.
Molto probabilmente dovrà svolgere qualche mese di servizi alla comunità e frequentare per un po’ gli incontri degli Alcolisti Anonimi.”
Sakura smise di ridere e fissò il biondo a bocca aperta.
“Scherzi? Ma Karin non è un’alcolizzata, vero?”
“No, no! Certo che no!” Le rispose il ragazzo scandalizzato. “ Penso sia la prassi. Comunque, come se non bastasse, ho dovuto usare tutti i miei risparmi per pagarle la cauzione. Sono completamente al verde!”
La rosa si avvicinò posandogli una mano sul braccio.
“Stai tranquillo, vedrò di darti una mano come posso. Oppure potresti provare a chiedere un po’ di soldi a tuo padre…”
“Non se ne parla nemmeno. Meno mio padre sa di questa storia meglio è.
L’idea di me e Karin che viviamo soli in una grande città lo ha sempre spaventato; abbiamo dovuto faticare non poco per ottenere il permesso di trasferirci qui e non voglio dargli una scusa buona per costringerci a tornare a casa da lui.”
 
In quel momento entrò nella sala d’attesa un agente scortando Karin.
Era in condizioni pietose: il volto pallido, il trucco colato a causa del pianto che le rigava le guance, gli occhi arrossati, i vestiti sgualciti, le labbra screpolate e bianchissime, i capelli completamente arruffati…
Sakura si precipitò verso la giovane, cingendola con le braccia.
“oddio Karin, che spavento ci hai fatto prendere! Come ti senti?”
La rossa non ebbe neppure il coraggio di guardarla in viso e abbassò lo sguardo al pavimento.
“Sto…sto meglio, grazie. Ho solo un po’ di nausea…” bisbigliò piano.
“Stai tranquilla. Ora ce ne andiamo a casa e vedrai che con una doccia, un tè caldo e una bella dormita ritornerai come nuova!” La rassicurò Sakura con un sorriso.
Naruto scambiò qualche altra parola con l’agente, dopodiché fu dato loro il permesso di andarsene.
 
 
Appena furono a casa, Karin si precipitò subito al bagno, da dove Naruto e Sakura la sentirono vomitare.
“Sarà meglio prepararle un caffè bello forte.” Suggerì la rosa portandosi le mani ai fianchi.
Naruto le si avvicinò prendendole il volto fra le mani e baciandole la fronte.
“Tesoro, vai a letto, ci penso io. Devi essere stanchissima, hai anche avuto lezione tutto il giorno oggi all’università…”
La ragazza sorrise.
“Va bene…comunque, ti va dopo di dormire con me? Solo dormire però! Siamo troppo stanchi…”
Il biondo rispose al sorriso di Sakura.
“Contaci.” Disse dandole un altro bacio.
 
 
Sakura si spogliò e si mise velocemente il suo pigiama, dopodiché si buttò fra le lenzuola del suo letto, dove si addormentò quasi all’ istante.
 
Fu svegliata poco dopo da Naruto, che si infilò piano fra le coperte e la abbracciò da dietro.
Sakura si stiracchiò piano.
“Scusami, non volevo svegliarti” Le bisbigliò all’orecchio.
“Tranquillo…lei come sta?” Mugolò senza aprire gli occhi.
“Meglio. Ha bevuto il caffè e ha anche mangiato qualche biscotto. Ora sta dormendo. Però credo che si senta molto in colpa…ed è giusto così. Si è comportata da vera irresponsabile.”
“Domani sono a casa tutto il giorno, proverò a parlarle…ma non dobbiamo essere troppo duri con lei.” Suggerì la rosa.
Naruto annuì piano appoggiando il mento sull’incavo del collo della ragazza.
“Ora però dormiamo, siamo tutti e due molto stanchi.”
Sakura non se lo fece ripetere due volte e ben presto sprofondò di nuovo in un lungo sonno ristoratore.
 
 
 
Quando si svegliò il mattino seguente Naruto se n’era già andato da un pezzo e il sole era alto nel cielo.
Guardò la sveglia sopra il suo comodino.
Cavoli, era quasi mezzogiorno!
Si alzò di scatto e fece per uscire dalla stanza quando notò una lettera posata sopra la sua scrivania.
 
Ho lezione fino al pomeriggio, tornerò a casa per cena.
Cerca di prenderti cura di Karin e di non viziarla troppo!
Naruto
 
La rosa sorrise e poi andò in camera di Karin, molto probabilmente ancora addormentata.
“Svegliati pigrona, è mezzogiorno! Ho intenzione di preparare un brunch con i fiocchi, perciò vedi di alzare quelle chiappette sode e venire a darmi una mano!” Esclamò bussando forte sulla porta chiusa.
Dall’interno della stanza si sentì un lamento straziante, segno che la rossa si era svegliata.
Soddisfatta, Sakura andò in bagno per darsi una sistemata ai capelli e pulirsi il viso.
 
 
“Aaaaaaaaarghh!!!! Che diavolo è quest’orrore?!”
Un urlo spaventoso fece sobbalzare Sakura, che si precipitò in cucina per vedere cosa fosse successo.
Trovò Karin impalata davanti al frigo mentre lo fissava sotto shock.
Si sporse per vedere cosa ci fosse di così terribile e quando vide le due foto attaccate al frigo con delle calamite non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
“Chi diavolo ha appeso le mie foto segnaletiche al frigorifero?!” Sbraitò Karin furibonda.
“Non lo so…credo sia stato Naruto.” Rispose Sakura asciugandosi gli occhi e cercando di smettere di ride. “Sono bellissime!”
“Sono orrende! Sembro un cadavere…toglile subito.”
Karin fece per strapparle via dal frigo, ma subito Sakura le bloccò le braccia.
“No ti prego. Lasciale. Sono troppo divertenti! Considerala la tua punizione per lo spavento che ci hai fatto prendere ieri.”
La rossa si arrese e tornò seria.
“Va bene, hai vinto. Comunque, sicura di non essere arrabbiata per quello che è successo ieri?”
Sakura scosse la testa abbozzando un sorriso.
“Tranquilla. Basta che mi prometti di non fare mai più una cosa del genere. O almeno, falla quando ci sono anche io!”
Karin scoppiò a ridere.
“Va bene promesso!”
“Comunque mi piacerebbe sapere perché hai deciso di ubriacarti tutta da sola!”
La rossa sbuffò e si sedette sopra il bancone della cucina.
“Perché per la ventesima volta nei miei vent’anni di vita ho passato il San Valentino a casa da sola! Sono arcistufa! Perché non posso avere anch’io uno straccio di ragazzo?”
“Ancora con questa storia? Santo cielo Karin, non riesco a capire perché tu sia così fissata! Sei scaltra e intelligente, non hai bisogno di un uomo per essere felice.”
“La fai facile tu! Hai il tuo Naruto! Prima ancora avevi un altro ragazzo…”
“Prima ancora avevo un altro ragazzo  per il quale sono stata malissimo e tu lo sai!” La interruppe Sakura sentendo la rabbia salire. “E anche con Naruto, non credere sia tutto rosa e fiori! Devo ancora parlargli di Sasuke…”
 
Per un attimo nella sala calò il silenzio.
“Scusa, non volevo farti innervosire…” Borbottò Karin abbassando lo sguardo.
“Ah, non fa niente.” La tranquillizzò Sakura. “Piuttosto, che ne dici se ora ce ne andiamo al minimarket qui all’angolo e compriamo un po’ di uova, pancetta, muffin e ci facciamo una bella colazione da post sbornia?”
 
 
 
Sakura e Karin passarono tutta la giornata a casa a chiacchierare ed ascoltare musica.
Era bello vedere che, nonostante tutto quello che era successo appena il giorno prima, Karin non si era lasciata prendere dallo sconforto ma dimostrava di essere la ragazza allegra e un po’ chiassosa di sempre.
 
La giornata si chiuse in bellezza alla sera, quando Naruto rientrò a casa portando con sé delle pizze, e i tre coinquilini cenarono insieme davanti alla tv come non facevano più da un sacco di tempo.
Sakura si sentiva felice e finalmente soddisfatta della sua vita: viveva in una nuova città, aveva un lavoro, ottimi amici, un ragazzo dolce e divertente, inseguiva il suo sogno di diventare chirurgo frequentando una prestigiosa università con ottimi risultati…
Se qualcuno l’avesse informata un anno prima non ci avrebbe mai creduto!
Rimaneva un solo ostacolo da superare: doveva parlare a Naruto di Sasuke, sentiva l’esigenza di farlo per sentirsi finalmente in pace con sé stessa.
 
 
 
Il giorno seguente, quando Sakura fece ritorno dalle lezioni del mattino, trovò Naruto nell’appartamento intento a giocare con il suo notebook stravaccato sul divano.
“Ciao Naruto! Karin è in casa?”
“Oh…no, è andata in biblioteca a studiare.” Rispose senza distogliere gli occhi dallo schermo.
 
Bene, era arrivato il momento. In casa c’erano solamente lei e Naruto, erano entrambi di buon umore e avevano da poco fatto pace.
Ora se voleva veramente far funzionare le cose con lui ed essere sincera, doveva solamente fare una cosa: parargli di Sasuke.
 
Prese un bel respiro e si avvicinò al divano, torcendosi le mani.
“Naruto, dobbiamo parlare.” Disse seria.
Il ragazzo finalmente alzò lo sguardo e la fissò preoccupato.
“Oh, cavoli. Di solito i discorsi iniziati così non vanno mai a finire bene…”
La rosa si sforzò di fare un sorriso.
“Beh, io spero che questo vada a finire bene, invece.”
Il ragazzo chiuse il notebook e si sistemò meglio sul divano facendo posto a Sakura, che si sedette accanto a lui.
“Ricordi quando mi hai detto che avremo cercato sempre di essere sinceri l’uno con l’altra?”
Naruto annuì piano.
“Bene, penso che tu abbia il diritto di sapere il motivo per il quale ho avuto così tanta paura ad aprirti il mio cuore. Ad accettare di avere una relazione seria con te…” 

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Capitolo 13
*** Un inquilino e mezzo in più ***






Sakura iniziò a raccontare la propria storia, esattamente come fece tempo addietro con Karin.
Solo che questa volta non si mise a piangere e neppure le tremò la voce.
Quei ricordi le mettevano malinconia ma, si rese conto mentre parlava con calma, ormai non erano nient’altro che quello: dei ricordi.
Qualcosa che ormai apparteneva al passato.
Ed era giunto il momento per lei di guardare al futuro.
 
L’unica cosa di cui aveva timore era che Naruto potesse reagire male alla scoperta del suo passato, che potesse sentirsi niente più di uno strumento da lei usato per dimenticare il suo grande amore Sasuke.
Ma non poteva continuare a stare con Naruto tenendogli nascosta una parte della sua vita così importante.
 
Il giovane ascoltò in silenzio tutto il racconto della ragazza, poi, quando terminò, Sakura alzò il volto e i loro sguardi si incrociarono.
Gli occhi di Sakura esprimevano tristezza, quelli di Naruto erano indecifrabili.
“Beh, questo è quanto. Mi dispiace davvero di non averti mai detto nulla finora, ma ho faticato molto a trovare il coraggio. Non è facile per me mettere a nudo i miei sentimenti…spero tu non ti sia arrabbiato.”
Naruto fece una piccola smorfia. “No, non sono arrabbiato. Certo, un po’ mi dispiace che tu non me l’abbia detto prima, ma posso comprendere le tue difficoltà Sakura-chan.
E, anche se ti ci è voluto un po’, sono felice che tu mi abbia dato fiducia.
Ma il punto è…cosa provi tu ora per questo Sasuke?”
Sakura sussultò e abbassò lo sguardo, tentando di trovare parole adatte ad esprimere ciò che provava.
“Sasuke…” cominciò “…è qualcosa di importante per me e per sempre lo sarà.
È stato il mio primo amore, la mia prima volta, la mia prima delusione.
Nel bene e nel male ha giocato un ruolo fondamentale nella storia della mia vita, mi ha fatto crescere e se ora sono ciò che sono, in parte lo devo anche a lui.
Ma fa parte del passato.
E io mi sono stancata di vivere nel passato.
Non ora che ho finalmente aperto gli occhi e visto il futuro che potrei avere:
amici che mi amano, una splendida carriera, una vita piena di esperienze nuove e, soprattutto…tu.”
Naruto sgranò gli occhi e sul suo volto si aprì un luminoso sorriso.
Tese le braccia verso Sakura che si abbandonò nel suo abbraccio.
“Quindi, non mi vuoi lasciare?” chiese speranzosa.
“Sakura-chan, io non ti abbandonerò mai.” Le rispose accarezzandole la testa.
La giovane si strinse a lui più forte.
“E io ti prometto che mi lascerò il passato alle spalle.” Gli sussurrò all’orecchio.
 
“Però…” il ragazzo sciolse l’abbraccio “…c’è una cosa che mi piacerebbe sapere.”
Sakura lo guardò incuriosita.
“ Dopo la fuga di Sasuke, hai detto di aver passato un periodo buio, di depressione, in cui nulla ti motivava ad andare avanti.
Cos’è che ti ha spinto a reagire, a cominciare a frequentare l’università e a cercare di voltare pagina?”
La ragazza sorrise, ricordando un episodio successo la scorsa primavera.
“Diciamo che, è stato come un segno del destino.” Cominciò a raccontare.
“Una sera i miei genitori mi costrinsero ad uscire per portare fuori la spazzatura.
Dato che passavo tutte le giornate segregata in casa, quella era una delle tante scuse che usavano per farmi prendere una boccata d’aria.
Camminavo lungo il marciapiede del viale nel mio quartiere, per strada non c’era anima viva. Io abito in una cittadina tranquilla, perciò già alle nove di sera  in giro non c’è nessuno.
Ad un tratto mi parve di sentire qualcuno o qualcosa lamentarsi e notai una sagoma all’altro lato della strada.
Spinta dalla curiosità, corsi a vedere di cosa si trattasse, convinta fosse probabilmente qualche animale appena investito.
Invece non era un animale: era una persona!
Un uomo sulla quarantina era stato travolto da un pirata della strada, la sua moto giaceva come un rottame dentro un fossato lì di fianco.
Aveva una forte emorragia ad una gamba, era sveglio ma in stato confusionale.
Dopo aver chiamato l’ospedale perché mandassero un’ambulanza, con una freddezza che sorprese perfino me stessa, tamponai la fuoriuscita di sangue con dei fazzoletti e riuscii a realizzare una fasciatura decente con la mia sciarpetta.
Quando arrivarono i soccorritori, mi dissero che probabilmente l’uomo sarebbe morto dissanguato se non fossi intervenuta io.
Quella sera, per la prima volta, mi sentii di nuovo viva, utile.
Fu come risvegliarsi da un incubo: mi resi finalmente conto di come stavo buttando via il mio futuro, del potenziale che avevo, di ciò che avrei potuto fare se solo avessi smesso di piangermi addosso.
E se salvare una vita poteva darmi quelle emozioni, allora a quello mi sarei dedicata.
Mi sarei impegnata per diventare un chirurgo.”
Naruto fissava la ragazza a bocca aperta.
“Si lo so, sembra una storia da telefilm, ma è proprio così che è andata” ammise Sakura.
Il biondo continuava a tacere e a guardarla come incantato.
“Hem, Naruto? Tutto ok?” Sakura gli sventolò una mano davanti gli occhi.
“Sakura-chan…” esclamò con le lacrime agli occhi prima di buttarsi su di lei e stringerla tanto forte da farle male.
La ragazza, colta alla sprovvista da quel gesto, tentò di divincolarsi.
“Ma che ti prende?! Mi stai soffocando!”
Finalmente Naruto mollò la presa, guardandola con qualcosa di simile alla devozione.
“Tu abiti in un paese vicino a Suna, vero?” Chiese con entusiasmo.
“Io…sì. Ma non capisco cosa centri questo ora.” Sakura si sentiva sempre più confusa.
“Oh, Sakura-chan.” Tornò di nuovo ad abbracciarla e baciarle la fronte.
La povera ragazza cominciava a temere per la sua sanità mentale.
“Quell’uomo era mio padre!” Esclamò alla fine prendendole il volto fra le mani.
“C-cosa? Tuo padre?”
“Sì! La scorsa primavera andò a trovare alcuni vecchi amici a Suna e durante il viaggio di ritorno subì un brutto incidente!  Quando si risvegliò in ospedale i medici gli dissero che una giovane ragazza lo aveva salvato, ma lui purtroppo non ricordava nulla…”
Sakura non riusciva a crederci.
 Tutto quello che riuscì a dire fu:“Uau, che coincidenza.”
 
Naruto tornò a prenderle il volto fra le mani.
“Hai salvato mio padre Sakura-chan…io ti amo!”
La giovane lo baciò con trasporto prima che lui potesse aggiungere altro.
 
Naruto le aveva detto “ti amo”…ma lei?
 
 
 
Quando quella sera rientrò Karin, Naruto non perse tempo e le raccontò subito dell’ ”eroica” impresa di Sakura.
Inutile dire che la rossa reagì con lo stesso entusiasmo del cugino.
“Oh Sakura, sei la nostra salvatrice! Dobbiamo festeggiare…prepariamole una torta!” Disse rivolta a Naruto, gli occhi che brillavano.
Il ragazzo annuì con entusiasmo. “Sì! Idea grandiosa Karin! Facciamo la millefoglie, a lei piace tanto…e poi con il topping al cioccolato ci scriviamo sopra A Sakura-chan, il miglior chirurgo del mondo .”
“Invitiamo anche Kiba e Hinata…facciamo una festa! Appendiamo dei festoni qui…e qui…”
 
Sakura fissava i due coinquilini a bocca aperta: erano forse impazziti?
“Stop! Fermi! Basta così…” Esordì con tono autoritario.
Naruto e Karin si voltarono a guardarla, ricordandosi all’improvviso della sua esistenza.
“State ingigantendo un po’ troppo la cosa. Tanto per cominciare, non sono un chirurgo. Se tutto va bene lo diventerò, fra qualcosa come 10 anni.
Secondo, non ho fatto niente di così speciale: ho semplicemente bloccato un’emorragia, cosa che mi è stata insegnata ad uno stupido corso di primo soccorso ai tempi del liceo.
Probabilmente chiunque sarebbe stato in grado di farlo.
Nessuna operazione alla Grey’s Anatomy, ve lo garantisco.”
L’espressione di puro entusiasmo sul volto dei due cugini scivolò via lasciando il posto alla delusione.
“Ma Sakura-chan, io voglio la torta!” La implorò Naruto con lo sguardo da cane bastonato.
La rosa sbuffò. “E va bene, fate questa cavolo di torta! Ma niente festa.”
 
 
Così trascorsero la serata tra farina, uova, cioccolato fuso e sac à poche, finché non si sedettero tutti attorno al tavolo per gustarsi il loro bel dolce.
 
“Credo sia stato proprio un segno del destino a farci incontrare…” Commentò Karin leccandosi via un po’ di crema pasticcera dalla mano “…insomma, la ragazza che ha salvato mio zio dalla fossa è diventata la coinquilina di suo figlio e sua nipote, senza neppure saperlo. Quante probabilità ci sono?”
Sakura ci pensò su e annuì.
“Già, hai ragione. Non ho mai creduto troppo al destino, ma direi che questa è stata proprio una strana coincidenza.”
Naruto, seduto di fianco a Sakura, sorrise malizioso. “È stato il destino a voler far mettere insieme me e Sakura-chan. E stanotte noi due renderemo omaggio al destino…”
Disse punzecchiando il fianco della ragazza con l’indice.
“Naruto!! Che dici?!” Sakura gli mollò uno scappellotto dietro la testa.
“Ahia! Sakura-chan…”
Karin li fissò senza trattenere una smorfia di disgusto. “A proposito di questo, quando volete fare le vostre cose, potreste per favore andare in camera di Sakura? Perché le molle del letto di Naruto cigolano da morire e io da una settimana fatico ogni sera a prendere sonno.”
“Karin!!” Sakura era rossa come un peperone. “Accidenti a voi Uzumaki! Passatemi un’altra fetta di dolce, che è meglio…”
 
 
 
 
Il giorno dopo, finiti i corsi pomeridiani, Sakura trascinò Naruto a fare shopping per i negozietti del centro, visto che i saldi erano cominciati da un po’.
Si sentiva così felice e libera da quando aveva parlato con Naruto di Sasuke, che neppure si arrabbiò di fronte alle lamentele del ragazzo.
“Sakura-chan, ti prego, andiamo a casa! Non ho bisogno di vestiti nuovi.”
“Ah no? Porti sempre quelle felpe sformate! Non hai neanche una camicia elegante.”
“Non mi servono le camicie eleganti.” Protestò il biondo facendo sbatacchiare le borse contenenti gli acquisti di Sakura.
“Non mi dirai che ti presenti agli esami orali conciato così?” Guardò con disprezzo il piumino scolorito e i jeans consunti del suo ragazzo.
L’altro fece spallucce.
Sakura sospirò e scosse la testa. “ Su, vieni per di qua. Infondo a quella via c’è un negozio di abiti da uomo.”
Naruto emise un lamento simile a quello di un gatto che sta per tirare le cuoia, infastidendo la ragazza.
“Non ti lamentavi così tanto quando mi hai scelto un completino da Victoria’s Secret, poco fa.” Osservò acida.
Il biondo non la degnò di una risposta, ma almeno la smise di piagnucolare.
 
Dopo circa un’ora, uscirono dal negozio  con una sporta della spesa in più.
Sakura si sentiva davvero soddisfatta, era riuscita a far comprare a Naruto un po’ di vestiti decenti, anche se dubitava sarebbero mai stati indossati.
Il che era davvero un peccato, perché, doveva ammetterlo, con una camicia di lino scuro leggermente sbottonata e quel suo broncio annoiato, era davvero uno schianto.
Alcune commesse si erano perfino incantate a guardarlo, mentre si provava vestiti davanti allo specchio con aria poco convinta.
 
“Ora possiamo andare a casa?” Chiese esasperato.
“Volevo prima fare un salto al negozio di bigiotteria, poi ti prometto che ce ne andiamo a casa.”
“No, no e no! Avevi detto la stessa cosa quando siamo andati a comprare le scarpe, io non ne posso più!” Sbraitò mollando giù le borse e cacciandosi le mani in tasca.
Sakura sorrise e si sporse verso di lui alzandosi sulle punte dei piedi, in modo da potergli parlare vicino all’orecchio.
“Se mi accompagni al negozio di bigiotteria…” sussurrò con voce roca “…ti prometto che io e il mio completino intimo nuovo ci faremo perdonare più tardi.”
Naruto sgranò gli occhi, che brillarono animati da una nuova vitalità, afferrò le borse della spesa con decisione e prese a camminare veloce lungo il marciapiede.
“Forza Sakura-chan, andiamo a fare compere! Cosa stiamo aspettando?” Esclamò con entusiasmo facendo ridere di gusto la ragazza.
 
Erano quasi arrivati al negozio quando una voce alle loro spalle li fece voltare.
“Naruto! Sakura!”
Kiba li salutava da infondo la strada agitando una mano, mentre con l’altra teneva un grosso cane bianco al guinzaglio.
Dietro di lui Hinata camminava veloce per tenere il passo con gli altri due.
Naruto sorrise. “Ciao ragazzi, anche voi in giro?”
“Oggi pomeriggio non avevamo lezione, così ne abbiamo approfittato per portare un po’ a spasso Akamaru.” Spiegò accarezzando la testa al cane.
“E visto che abbiamo corso su e giù per il parco per più di un’ora, pensavamo di andare a rilassarci un po’ ad un bar qui vicino. Vi va di venire con noi?” Chiese Hinata con gentilezza.
Naruto colse al volo l’occasione. “Certo! Che bella idea!”
Sakura si voltò guardando con tristezza il negozio di bigiotteria all’altro lato della strada.
“Sì dai, facciamo una pausa. Infondo sono abbastanza stanca anche io.” Acconsentì alla fine.
 
 
 
I quattro ragazzi andarono in un’elegante bar e presero posto vicino alla finestra, lasciando il povero Akamaru ad aspettarli fuori.
“Io prendo un milkshake alla vaniglia.” Disse Naruto alla cameriera.
Kiba annuì. “Sì uno anche per me.”
“Io prendo una cioccolata calda senza panna, grazie.” Ordinò Sakura.
Hinata continuava a guardare il listino nervosa.
“Io invece…una coppa gelato deluxe gusto cioccolato, gianduia e mascarpone, con aggiunta di panna montata e granella alla nocciola…e a-anche salsa al caramello.”
I tre ragazzi la fissarono a bocca aperta.
“C-che c’è? Ho…ho fame!” Bisbigliò nascondendo il volto dietro il listino.
 
Dopo che ebbero finito di mangiare e pagato il conto, i giovani uscirono fuori.
“Allora che si fa? Andiamo a casa?” Chiese Naruto rivolto a Sakura.
“Veramente, io avrei l’impellente bisogno di comprarmi un paio di orecchini nuovi e anche qualche collana.”
“Uffa!” Sbuffò il biondo chinando il capo.
“Se ti va Sakura, posso accompagnarti io.” Si propose gentilmente Hinata.
Sakura rimase colpita da quell’offerta da parte della timida Hyuga, ma pensò che, in fondo, sarebbe stato più appagante fare compere con un’altra ragazza anziché quella lagna di Naruto.
“Ok, perché no?”
Naruto sorrise, felice come una pasqua.
“Perfetto allora! Noi ce ne andiamo a casa, divertitevi ragazze.”
Kiba afferrò il guinzaglio del suo grosso cane. “A dopo Hina…ci vediamo Sakura!”
Le due giovani salutarono i ragazzi e si diressero verso il negozio.
 
 
“Allora Hinata, tu e Kiba frequentate entrambi veterinaria, giusto?” Domandò Sakura tanto per fare un po’ di conversazione.
“Oh, sì. Ci piacerebbe aprire una clinica nel nostro paese natale in futuro…lo so, è un sogno un po’ impossibile.” Disse arrossendo.
“Ma no, perché dici questo? Se vi impegnate sono sicura che potete farcela!” la rassicurò.
Si sentiva un po’ in colpa per aver pensato male di lei quando credeva uscisse insieme a Naruto.
È vero, avevano un carattere diverso, ma questo non voleva dire che lei fosse una cattiva ragazza o che non potessero andare d’accordo.
“Invece, tu e Naruto-kun…s-state insieme giusto?” Chiese titubante.
“Sì, diciamo che ci stiamo provando, siamo appena all’inizio.” Ridacchiò nervosa Sakura.
Le faceva ancora effetto ammettere che lei e Naruto facevano coppia fissa.
Hinata sorrise dolcemente. “Vedrai che sarete felici…Naruto-kun è davvero un ragazzo d’oro.”
“Lo conosci da molto?”
“Dalle elementari! Mi ha aiutato molto in passato. Mi difendeva dai ragazzini che mi prendevano in giro e con il suo sorriso e il suo modo di fare allegro mi ha aiutato ad uscire un po’ dal mio guscio di timidezza e a credere di più in me stessa.
Se non fosse stato per lui, probabilmente ora sarei in qualche college inglese a studiare economia su raccomandazione di mio padre.” Spiegò con voce carica d’affetto.
Sakura ebbe un’intuizione. “Amavi Naruto, vero?” Chiese piano.
“C-cosa?” Hinata la guardò spaventata diventando rossa come un peperone. “Io…lui…f-forse avevo una cotta, sì! M-ma, lui non mi ha mai guardata in quel modo…come guarda te! E poi ora c’è Kiba…abbiamo lo stesso sogno, lui crede in me e mi vuole bene per quello che sono, per me ora esiste solo lui…t-te lo giuro!”
Sakura scoppiò a ridere. “Tranquilla Hinata! Non volevo spaventarti!”
 
 
Comprarono un bel po’ di roba al negozio di bigiotteria, dopodiché si fermarono in uno di vestiti, dove Sakura praticamente costrinse Hinata a comprarsi un abitino con scollo a cuore che le stava d’incanto, e che probabilmente la timida ragazza non si sarebbe mai presa senza la spinta di qualcuno.
 
Terminati gli acquisti le due ragazze si diressero chiacchierando verso la fermata dell’autobus, quando il cellulare di Sakura cominciò a squillare.
Guardò il display: era Naruto.
“Pronto, che c’è? Sto tornando a casa ora.” Rispose brusca.
“Sakura-chan! Un’emergenza, un’emergenza!” Piagnucolò il ragazzo dall’altro capo del telefono.
La rosa scosse la testa confusa. “Datti una calmata! Mi vuoi dire che succede?!”
“Sono tornato a casa e ho trovato davanti al portoncino la tua amica Ino seduta sopra un grosso trolley.” Spiegò agitato.
Sakura era sempre più confusa: Ino? Che diavolo ci faceva Ino ad Akatsuki? Perché non l’aveva avvisata se voleva andare a trovarla?
Provò a porre quelle domande a Naruto.
“Non lo so Sakura-chan, non lo so! Quando sono arrivato qui stava piangendo come una fontana, non mi parla e non mi dice niente! Continua a piangere e a gridare come una pazza…ti prego Sakura-chan, vieni a casa…h-ho paura!”
“Va bene, cerco di arrivare il prima possibile.” Rispose preoccupata prima di chiudere la chiamata.
 
“Qualcosa non va?” Chiese Hinata.
“Si purtroppo…un’amica in crisi. Mi dispiace ma devo correre subito a casa. Grazie per la compagnia Hinata.”
 
 
 
Arrivata in appartamento, Sakura trovò Ino accovacciata sul divano nel pieno di una crisi di pianto, mentre un imbarazzatissimo Naruto le porgeva titubante un pacchetto di fazzoletti.
“Sono tornata.”
“Oh, grazie al cielo!” Esclamò sollevato. Stava quasi per mettersi a piangere anche lui.
“Vi lascio sole.” Disse scappando fuori dalla stanza.
 
Sakura si sedette accanto all’amica accarezzandole i lunghi capelli biondi.
“Hei…si può sapere cosa ti succede? Mi hai fatto prendere uno spavento.”
L’altra non le rispose, continuando a piangere e coprendosi il volto con le mani.
“È successo qualcosa con Shikamaru?” Chiese con dolcezza.
Ino non disse niente, ma annuì piano con la testa.
“Lo immaginavo! Ti ha tradita, vero? Uomini…che razza di maiali!” Sbottò furiosa alzandosi in piedi.
“No…no!” Disse finalmente la bionda, la voce rotta dalle lacrime.
“Allora che ti ha fatto? Ti ha mollata? Si droga? Ti ha picchiata? È un alcolizzato?”
L’altra scosse la testa con forza, scoppiando di nuovo a piangere.
“Insomma, si può sapere che ti ha fatto?” Domandò Sakura spazientita.
Ino non rispose, ma indicò la sua borsa ai piedi del divano.
Sakura l’afferrò e gliela porse, piuttosto confusa.
Ino, continuando a piangere come un’isterica, vi frugò dentro, tirando fuori un oggetto simile ad un termometro e porgendolo a Sakura.
La rosa lo afferrò curiosa, non capendo di cosa si trattasse.
Finché non lo osservò da vicino…
“Oddio, Ino…” Disse con voce tremante facendo cadere l’oggetto a terra. “Sei incinta!”
 
 
 
 
 
 
 

 
Ciao a tutti!!
Finalmente ho finito gli esami di gennaio e come promesso mi sono messa sotto con questo nuovo capitolo.
Come avrete capito Ino è in grossi guai XD
Spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso!
Vi ringrazio di cuore per le splendide recensioni, mi hanno fatto davvero piacere :’)
Alla prossima!!
RedHair

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Capitolo 14
*** Amiche, nonostante tutto ***


Mi scuso davvero tanto per il ritardo. Il problema è che quando sono sotto esami avrei voglia di fare mille cose, come scrivere, disegnare o fare bricolage, solo che non posso. Quando poi finisco gli esami e sono finalmente libera, boh, non ho  più voglia di fare una mazza. Capita anche a voi?

Comunque sia, in questo capitolo non succede niente di particolare, penso sia un po' noioso ed è focalizzato principalmente su Sakura ed Ino.
Fatemi sapere i vostri pareri! :)
RedHair 








“Sei incinta.” Sakura pronunciò quelle parole con voce tremante e il mondo parve cominciare a girare vorticosamente intorno a lei.
Si sedette accanto all’amica, che continuava a singhiozzare tenendo il volto coperto fra le mani.
“Ma…ma com’è possibile?” Chiese con un sussurro.
Ino alzò il viso quel tanto che bastava per fissare la rosa con gli occhi sbarrati e velati di lacrime. “E secondo te, com’è stato possibile?! Grazie alla cicogna?” Replicò indignata.
Sakura scosse la testa. “No, questo l’avevo capito. Quello che intendevo è…pensavo tu prendessi precauzioni, giusto?”
“Sì!” Singhiozzò asciugandosi le lagrime con il dorso della mano. “Solo che, a capodanno ho fatto un casino! Non ho preso la pillola perché le avevo finite e il giorno dopo le farmacie erano tutte chiuse…e poi mi è arrivato il ciclo e io ho pensato fosse tutto ok, invece…oddio! Che cazzo ho fatto?” Scoppiò di nuovo a piangere disperata.
Sakura le batté una mano sulla spalla con fare materno.
“Suvvia Ino, smettila di piangere per favore. Shika come l’ha presa?”
Le spalle della bionda cominciarono a tremare, tanto che per un attimo Sakura temette le fossero venute le convulsioni.
“Io…i-io…n-non…” Cominciò a balbettare a corto di fiato.
La rosa sbarrò gli occhi, colta da un lampo di comprensione.
“Tu non glielo hai detto, vero?”
Ino non rispose e questo non fece altro che confermare i dubbi di Sakura.
“Cavolo Ino, tu sei venuta qui senza dire niente a nessuno, giusto? Sei scappata di casa!”
La bionda le lanciò un’occhiata carica di astio. “Cazzo…ho vent’anni, non dodici! Faccio quello che mi pare!”
Sakura si portò le mani ai fianchi e si alzò in piedi, incombendo sull’amica con cipiglio deciso.
“Certo hai vent’anni. Ma questo a quanto pare non ti ha impedito di comportarti come un’immatura e di andartene da casa tua senza avvisare Shikamaru o qualcun altro. Immagina quanto saranno preoccupati lui o i tuoi genitori in questo momento…”
La bionda la fissò a bocca aperta, il volto rosso dalla rabbia. Sembrava sul punto di saltarle addosso e sbranarla.
“OH-MIO-DIO! Ma non capisci?! Non riesci a capire come mi sono sentita dopo aver fatto quel fottuto test di gravidanza?! Tu cosa avresti fatto al posto mio?!”
“Avrei cercato di parlarne con qualcuno e…”
“APPUNTO! Ed è quello che ho fatto io!” Urlò Ino come una furia, mentre nuove lacrime riprendevano a rigarle le guance arrossate. “Sono venuta fin qui perché volevo parlare con te! Perché l’unica cosa che mi andava di fare era piangere come una bambina e l’unica cosa che volevo era che qualcuno mi stringesse forte e che mi dicesse che andrà tutto bene…”
Portò le ginocchia al petto e vi tuffò dentro il viso, scoppiando di nuovo in singhiozzi.
E d’un tratto Sakura capì quanto fosse stata una stupida.
Tornò a sedersi sul divano e abbracciò l’amica con forza, accarezzandole la schiena e i capelli con la mano, mentre quest’ultima le affondò il viso nell’incavo del collo.
“Certo che andrà tutto bene.” Le sussurrò ad un orecchio. “Tu sei Ino Yamanaka!”
 
Sakura non era mai stata una buona amica per Ino.
Questo era uno dei suoi più grandi rimpianti.
C’era stato quel periodo in cui non faceva altro che pensare a Sasuke, fregandosene del resto del mondo, migliore amica compresa.
E poi c’era stato il periodo post-Sasuke, in cui ancora una volta nulla contava se non i suoi stessi problemi.
Insomma, Sakura e il suo piccolo mondo erano sempre stati al centro dell’attenzione.
Eppure Ino, nonostante il suo caratteraccio, c’era sempre stata per lei nel momento del bisogno.
 
Era stata Ino, in quarta elementare, a picchiare quei bambini che continuavano a prendere in giro Sakura e a finire in punizione per questo.
Era stata Ino a rinunciare al campo estivo in seconda media per poter restare a casa con lei perché si era presa gli orecchioni.
Era stata Ino a tenerle i capelli dietro la testa mentre vomitava dopo la sua prima sbronza.
Era stata Ino a tener nascosti in casa sua i suo primi pacchetti di sigarette perché la madre di Sakura ficcanasava dappertutto.
Era stata Ino ad ascoltare con pazienza i suoi infiniti monologhi telefonici sui mille pregi di Sasuke per ore intere.
Era stata Ino ad ascoltare con pazienza i suoi monologhi isterici sulla stronzaggine di Sasuke e sull’ingiustizia della vita dopo che lui l’aveva lasciata.
Ed era stata Ino l’unica a continuare ad andare a trovarla a casa dopo che aveva tagliato i ponti con tutto il resto del mondo. E che continuava a rimanere sdraiata per ore accanto a lei sul letto, anche se Sakura non le rivolgeva la parola o tentava di cacciarla via perché voleva essere lasciata sola.
 
E Sakura per Ino che cosa aveva fatto? Assolutamente niente, se non passarle qualche volta il compito di latino durante gli anni di liceo.
Ma era ancora in tempo per recuperare.
Questa volta sarebbe stata lei di sostegno alla sua migliore amica.

 
“Coraggio Ino, fatti forza, non ti riconosco.” Le disse dolcemente tenendola stretta, incurante del fatto che la bionda le stesse inzuppando la felpa di lacrime e bava.
Dato che Ino non accennava a calmarsi, Sakura si alzò dal divano e andò ad armeggiare fra le mensole della cucina, ritornando dall’amica con una pastiglia verdastra in una mano e un bicchiere d’acqua nell’altra.
“Prendi questa, ti aiuterà a riposarti.” Le disse.
Ino la guardò confusa “Ma…io…”
“Sta tranquilla, è tutto naturale, l’ho preso in erboristeria quando non riuscivo a dormire durante la notte per via degli esami.” Le spiegò. “E ho controllato che non abbia controindicazioni per le donne in stato di gravidanza. Ora manda giù e cerca di dormire un po’. Vedrai che dopo starai meglio.”
Ino annuì e prese la pastiglia, dopodiché Sakura si distese con lei sul divano e rimase lì in silenzio finché non avvertì il respiro dell’amica farsi più lento e profondo.
Si alzò senza fare rumore e la coprì con un vecchio plaid per non farle prendere freddo.
 
Poco più tardi fece ritorno a casa Karin, trascinandosi dietro una grossa borsa della spesa.
“Ragazzi, sono tornata!” Si annunciò con voce squillante posando la sporta sopra il tavolo in cucina.
Sakura si portò l’indice alla bocca, facendole intendere di far silenzio, dopodiché indicò Ino addormentata sul divano.
Karin la fissò con stupore.
“Ma quella non è la tua amica? Che ci fa qui?” Chiese a bassa voce.
Sakura le si avvicinò.
“È arrivata poco fa completamente sconvolta…ha scoperto di essere incinta.” Spiegò.
Karin si coprì la bocca con una mano. “Oddio, che guaio! E cosa ha intenzione di fare ora?”
“Non ne ho idea. Se avesse intenzione di rimanere qui per qualche giorno, per voi sarebbe un problema?”
La rossa scosse la testa. “No, certo che no, figurati! Ma questo vale per me, non so se Naruto…”
Proprio in quel momento il ragazzo, che si era rifugiato in camera sua, fece capolino nella stanza, sorseggiando acqua da una bottiglietta.
“Oh, la pazzoide si è calmata finalmente!” Commentò guardando Ino appisolata. “Si può sapere cosa le è preso? Problemi con il ragazzo?”
Sakura sospirò. “Magari fosse solo quello. La situazione è molto più complicata…”
“È incinta!” Concluse Karin.
Naruto per poco non si strozzò con una sorsata d’acqua, sputacchiando qua e là.
“Cosa?!” Gemette non appena riuscì a prendere fiato. “ È proprio una bella gatta da pelare!”
“Si lo so. Stavo appunto chiedendo a Karin se può rimanere qui per qualche giorno. Non me la sento di mandarla via finché non si sarà un po’ ripresa…per te è ok? Dormirà in camera mia.”
Naruto rimase in silenzio per qualche secondo, ma poi rivolse alla rosa un caldo sorriso.
“Ma certo Sakura-chan! Nessun problema! Stringendoci un po’ penso che sul tuo letto potremo benissimo starci anche in tre!”
SLAM! Sakura gli mollò un sonoro ceffone proprio in pieno volto.
“Idiota! Te lo puoi scordare, tu dormirai in camera tua!”
Karin rincarò la dose tirandogli una gomitata nello stomaco.
“Naruto, sei proprio uno sporco maiale!”
“Ok, ok! Perdono!” Gracchiò il ragazzo piegato in due dal dolore.
 
La confusione creata dai tre coinquilini fece svegliare Ino, che si tirò su a sedere guardandosi intorno con aria spaesata.
Quando posò gli occhi su Naruto e Karin arrossì leggermente e scattò in piedi.
“Oddio! Sono piombata qui in casa vostra come una pazza senza dire niente, mi dispiace, mi dispiace molto!” Borbottò con la voce ancora impastata dal sonno.
Karin le sorrise gentile. “Tranquilla, non c’è problema. Puoi rimanere qui quanto vuoi. Piuttosto, hai fame per caso?”
Ino la fissò con uno sguardo colmo di gratitudine e rispose al sorriso annuendo piano.
“Allora datemi una mano, prepariamo da mangiare!”
 

Si misero tutti e quattro all’opera: Karin si occupò della carne, Ino e Sakura pulirono e tagliarono le verdure, mentre Naruto preparò la tavola.
Sakura osservò per tutto il tempo Ino con la coda dell’occhio: parlava e scherzava con loro come se nulla fosse successo. Forse avrebbe dovuto sentirsi sollevata per questo, vederla sorridere era di certo meglio che vederla piangere e urlare, ma in realtà questa sua improvvisa indifferenza riguardo alla sua situazione la spaventava parecchio.
Il suo non era di certo un problema che poteva essere messo da parte tanto facilmente, anzi, andava affrontato il prima possibile.
E non era in ballo solo il suo futuro: la questione riguardava anche Shikamaru, le loro famiglie e, soprattutto, la piccola ed innocente vita che portava in grembo.
 
Così Sakura decise di prendere la faccenda di petto, toccando l’argomento di punto in bianco quando avevano quasi finito di cenare.
 
“Allora, che cosa hai intenzione di fare con il bambino?” Chiese con finta disinvoltura.
Ino, che fino ad un attimo prima stava ridendo di gusto per una delle battute idiote di Naruto, si irrigidì di colpo ed un’atmosfera tesa si propagò all’interno della sala da pranzo.
“Non mi va di parlarne ora.” Sibilò fredda.
“Ah, sì? E quando avresti intenzione di parlarne? Fra sette mesi? Ino, questo non è un gioco.” Le rispose cercando di tenere i nervi sotto controllo.
La bionda sbuffò e abbassò lo sguardo. “Lo so che non è un gioco.” Rimase in silenzio per qualche secondo. “Comunque, credo proprio che terrò il bambino.”
“Allora lo devi dire a Shikamaru e anche ai tuoi genitori.”
“Lo farò.”
“Quando?”
“Dio mio Sakura! Smettila di rompermi, non sei mica mia madre!” Sbottò stizzita.
Naruto e Karin se ne stavano seduti in silenzio fra le due giovani a capotavola, muovendo la testa da un lato all’altro per seguire il battibecco quasi fosse una partita di ping-pong.
 
Il cellulare di Sakura iniziò a squillare, interrompendo la discussione.
La ragazza si alzò e lo afferrò da sopra la credenza.
“Oh, ecco! È Shikamaru.” Rivolse il display verso Ino in modo che potesse vedere.
La bionda si alzò in piedi di colpo, facendo quasi cadere la sedia alle sue spalle.
“Non provare a rispondere!” La minacciò.
“Certo che rispondo! Ino, lo vuoi capire che te ne sei andata via di casa senza dire niente a nessuno? Vuoi lasciare che chiamino la polizia? Che ai tuoi genitori venga un infarto pensando che qualcuno ti abbia rapita o fatto del male?”
Ino parve tentennare e Sakura ne approfittò per rispondere subito alla chiamata.
“Pronto? Shikamaru?”
“Ti prego, dimmi che è lì da te.”
Nell’udire quelle parole Sakura sentì una forte fitta al petto.
Era abituata alla perenne calma e tranquillità che sempre le infondeva la voce pacata di Shikamaru, per questo si sentì particolarmente straziata nel sentirlo per la prima volta così vivamente agitato e preoccupato.
Fissò per un attimo Ino prima di rispondere. “Sì, è qui, sta bene.”
“Oh, grazie a Dio!” Sospirò il ragazzo dall’altro capo del telefono. “Ma si può sapere che cavolo le salta in mente?! Arrivo a casa e non la trovo, provo a chiamarla sul cellulare ma è spento, stavo quasi per avvisare la polizia, o peggio, i suoi genitori! È per qualcosa che ho fatto io?”
Sakura cominciò a balbettare, non sapendo come rispondere. Lanciò un’altra occhiata a Ino in cerca d’aiuto e quest’ultima le fece segno di no scuotendo con forza la testa.
“Ecco…più o meno sì, però…io non posso dirti niente! Quando sarà pronta sarà lei a spiegarti tutto.”
Shikamaru sbuffò spazientito. “Diavolo, perché deve sempre essere così complicata? Senti, domani mattina mi sveglio presto e prima di mezzogiorno sono lì da te, ok?”
Ino, che si era avvicinata a Sakura e ora le stava praticamente appiccicata addosso per sentire la conversazione, cominciò a gesticolare in silenzio con una faccia da disperata.
“No! Shikamaru…è meglio di no!” Esclamò la rosa. “Senti, lasciale un po’ di tempo e vedrai che tutto si sistemerà.” Provò a consolarlo.
Il ragazzo fece un lungo sospiro. “Va bene, l’importante è che stia bene e che ritrovi il lume della ragione al più presto. Dille che se è ancora incazzata perché a San Valentino ho organizzato quel torneo di poker invece di uscire con lei, pensavo avessimo già chiarito la faccenda.”
“Non credo sia per quello Shika…”
“E allora dille che si faccia sentire al più presto, che la smetta di fare la bambina viziata e che sono molto arrabbiato.”
“Ricevuto.” Rispose Sakura abbozzando un sorriso. “Non ti preoccupare per lei, qui è in buone mani.”
Chiuse la chiamata e in sala tornò a calare il silenzio.
“Allora che ti ha detto? Non ho sentito bene.” Chiese tristemente Ino, sedendosi al suo posto.
“Qualcosa su un torneo di poker e San Valentino…e che è arrabbiato con te.”
La bionda accennò un sorriso sghembo, ma i suoi occhi rimasero cupi e abbassati. “Idiota.” Mormorò.
“Glielo dovrai dire, al più presto.”
“Cazzo Sakura, falla finita!” Tuonò alzando di nuovo la voce. “Non fai che ripeterlo da quando sono entrata in questa casa, lasciami respirare un po’! Avrei voluto vedere te al posto mio, se per esempio fossi rimasta incinta di Sasuke…”
Naruto fece cadere il suo bicchiere d’acqua bagnando tutta la tavola, il volto completamente paonazzo.
Sakura lanciò ad Ino un’occhiata assassina, stringendo i pugni lungo i fianchi tanto da conficcarsi le unghie nei palmi.
Karin intuì che di lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno, perciò, saggiamente, decise di intervenire e salvare la situazione.
“Ok, ragazzi, è stata una giornata pesante per tutti.” Esordì alzandosi in piedi. “Propongo di guardarci un film e di andare a letto presto. I piatti li laviamo domani.”
I ragazzi annuirono e la tensione parve calare.
 
 
Guardarono il film in silenzio, le ragazze sul divano (con Karin seduta fra le due leonesse) e Naruto per terra su di un cuscino, ma nessuno prestò davvero attenzione alla trama.
 
Quando arrivò il momento di andare a dormire, Ino si buttò subito sotto le coperte, voltando le spalle a Sakura.
La rosa le si distese accanto e rimase per un bel pezzo a fissarle la schiena illuminata dalla tenue luce lunare; una parte di lei avrebbe voluto allungare il braccio e accarezzarle la schiena, l’altra avrebbe voluto strappare tutti quei suoi stupidi capelli biondi, uno per uno.
 Dopo quelle che le parvero ore, sospirò esausta. “Ino, lo sai che ti voglio bene, vero? È solo che sono davvero preoccupata e non so come aiutarti…”
L’altra non rispose né si mosse e Sakura pensò si fosse ormai addormentata, quando lentamente tese una delle sue candide mani oltre la spalla.
Sakura allungò la sua e gliela afferrò, sentendosi rassicurare dalla forte stretta della sua amica.
Così capì che tra loro non c’era più bisogno di parole, almeno per ora, e finalmente riuscirono ad addormentarsi entrambe.
 

 
 
“Sei sicura che posso venire a lezione con te?” Chiese allegra Ino passeggiando accanto a Sakura lungo le vie affollate della città.
“Ma certo che puoi. Siamo circa un centinaio nel mio corso, figurati se i professori si accorgono che c’è una persona in più.” Rispose la rosa svoltando l’angolo.
“Bene. Almeno imparerò qualcosa di nuovo.”
Sakura osservò l’amica, intenta a leccare un grosso lecca lecca con gusto, attirando gli sguardi compiaciuti di alcuni pervertiti lungo la strada.
“Era proprio necessario fermarci al negozio di dolciumi per prendere quella roba? Siamo anche in ritardo adesso.”
“Certo che era necessario!” Protestò Ino. “Non voglio che mio figlio nasca con una voglia orribile sopra una chiappa.”
Sakura arrossì e guardò Ino offesa. “La mia non è una voglia! È un neo! C’è chi li chiama segni di bellezza.”
“Se lo dici tu…” Sospirò poco convinta. “…e Naruto cosa ne pensa dei tuoi segni di bellezza?”
“Che vuoi dire?” Domandò brusca.
La bionda fece un sorriso malizioso e le diede una piccola gomitata sul fianco. “Sai cosa voglio dire…come vanno fra voi le cose, sessualmente parlando?”
Sakura si bloccò in mezzo al marciapiede, diventando rossa come un peperone.
“Ino non mi va di parlare di queste cose!” Sibilò imbarazzata.
“Andiamo, non fare la santarellina con me! L’ultima volta sei stata proprio tu a tirare in ballo l’argomento.”
“Sì, ma non eravamo in mezzo ad una strada!”
“E allora? Chi vuoi che ci ascolti? Parliamo piano.”
“E va bene!” Si arrese Sakura.
Si avvicinò di più a Ino continuando a camminare. “Le cose filano lisce anche da quel punto di vista, direi che non posso di certo lamentarmi.” Disse cercando di tenere un tono di voce piuttosto basso.
“È  meglio o peggio di Sasuke?”
Sakura sbarrò gli occhi diventando ancora più rossa. “Ma che dici?! Non mi va di fare questi stupidi paragoni!”
“Avanti, dimmelo! Ti prego!” Cominciò a piagnucolare Ino come una bambina.
La rosa sospirò. “È…diverso! Non ce n’è uno migliore o peggiore. Sono tutti e due ok, ma in maniera diversa.” Tentò di spiegare.
“Ho capito. Scopava meglio Sasuke.” Concluse la bionda con tono saggio.
Sakura stava quasi per ammazzarla, ma fu trattenuta a stento dai suoi principi morali, i quali le impedivano di trucidare brutalmente le donne gravide nel bel mezzo di un marciapiede affollato.
Finalmente le due giovani giunsero davanti ai cancelli della facoltà di medicina, e mai come allora Sakura fu più felice di vedere l’imponente edificio davanti a sé.


 
Dopo cinque interminabili ore di lezione, durante le quali  Sakura si logorò i muscoli della mano destra a forza di prendere appunti e Ino civettò con dieci ragazzi diversi, finalmente tornarono a casa.
 
In appartamento trovarono Naruto ad aspettarle e poco dopo arrivò anche Karin.
“Ino, Sakura, per fortuna siete già arrivate! Ho una notiziona da darvi!” Esclamò tutta eccitata sventolando in aria tre pezzi di carta.
“Sono riuscita a procurarmi tre biglietti per la festa in maschera che organizzano al Vogue questo fine settimana! Vi va di andare?”
Sakura la guardò perplessa. “Che roba è il Vogue ?”
Karin le scoccò un’occhiataccia indignata. “Come sarebbe a dire cos’è il Vogue? È uno dei locali più fighi che ci siano in città!”
“Che stronza, hai preso i biglietti per loro due ma non per me!” Protestò Naruto offeso.
“Io con te non ci vengo! Non ti ricordi la figuraccia dell’anno scorso? Ti sei presentato vestito da rotolo di carta igienica e non solo non ci hanno fatto entrare, ma Deidara e i suoi amici ti hanno pure fatto rotolare in mezzo alla strada! Avrei voluto morire…”
Naruto mise il broncio e si stravaccò sul divano borbottando qualcosa del tipo “Che manica di stronzi…”
Poi fissò Karin con aria di sfida. “Comunque sia, avevo già chiesto a Kiba di procurare dei biglietti per me, te e Sakura-chan, visto che ci andrà anche lui. Vorrà dire che gli dirò di procurarne uno solo per me, non vi libererete così facilmente del sottoscritto.”
 
Sakura non era molto entusiasta della cosa. Non le sembrava il caso che Ino partecipasse ad una festa di quel genere, non nelle sue condizioni per lo meno.
“Non lo so, forse sarebbe meglio per Ino se io e lei rimanessimo a casa.” Disse alla fine.
“Cosa?!” Protestò la bionda. “Ma non è giusto! Non ho mica qualche malattia contagiosa!”
“Certo che no! Ma so bene quello che di solito combini alle feste e non mi sembra molto sano per il bambino.”
Ino mise il broncio. “Credi che sia così irresponsabile? Giuro che non toccherò una goccia di alcol. E poi chi sei tu per fermarmi? Posso fare quello che voglio!”
Karin si mise in mezzo spalleggiando Ino.
“Andiamo Sakura, non fare la guastafeste! Il Vogue è una figata! E non vi ho ancora detto la parte migliore: ci sarà un concorso per la maschera più bella! Si può partecipare come singoli o in coppia. Alla coppia con il miglior costume verrà dato in premio un week-end per due alle terme, al vincitore singolo un buono per trenta pizze da “FlashPizza”. Allora che ne dici?”
Sakura sospirò. Sia Ino che Karin pendevano dalle sue labbra. In effetti, l’idea del concorso non era così male…
“E va bene, avete vinto! Verrò con voi, parteciperò al concorso e straccerò tutti!”
Le altre due ragazze cominciarono a saltellare felici per casa.
“Aspetta un momento!” Gridò Ino ad un certo punto. “Io non ce l’ho un costume! Come diavolo faccio?”
“Tranquilla, nemmeno io ce l’ho.” Disse Karin battendole una mano sulla spalla. “Ma c’è un negozio appena fuori città dove vendono solo costumi da carnevale. Possiamo farci un salto domani.”
Ripresero di nuovo a saltellare e a ridacchiare felici come delle sceme.
 
Sakura si gettò sul divano in braccio a Naruto.
“Questo sai cosa significa, vero? Che verrai alla festa con me, parteciperai alla gara in coppia con me e vinceremo.” Gli sussurrò decisa all’orecchio.
Lui la guardò male. “Non lo so Sakura-chan…tu da cosa ti vuoi vestire?”
La rosa ci pensò un attimo su. “Non ne ho idea, ma credo che i nostri costumi debbano avere  lo stesso tema se decidiamo di partecipare come coppia.”
“Tipo principe azzurro e bella addormentata?” Chiese con un po’ di disgusto.
“Più o meno…anche se preferirei qualcosa di un po’ più originale. Jack e Rose?”
Naruto scosse la testa. “Men in black!”
“Angelo e diavolo.”
“Leila e Han Solo.”
“Homer e Marge.”
“Batterio della sifilide e clamidia.”
“E come diavolo sarebbero fatti questi batteri?”
“E io che ne so? Sei tu che studi medicina!”
Sakura sbuffò affranta, ma poi le venne un’idea geniale.
“Aspetta, ho deciso! Ci vestiremo da Sailor Moon e Milord, niente obiezioni!” Proclamò solenne.
L’espressione di Naruto ricordava quella di un pover’uomo appena condannato a morte.
“Suvvia, sorridi!” Esclamò felice Sakura tirandogli la pelle ai lati della bocca e dandogli un piccolo bacio.
“Pensa a quando vinceremo e andremo alle terme!”
 
Si prospettava una pessima serata per il povero Naruto.

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Capitolo 15
*** Festa in costume ***


Ciao! Sono tornata, in ritardo come sempre, ma con un capitolo un po' più lungo del solito.
Sfortunatamente si tratta anche di un capitolo un po' strambo.
Cioè, non ha senso.
Non odiatemi se niente andrà come ve lo aspettavate, però io mi sono divertita un mondo a scriverlo XD
Buona lettura
RedHair











Karin si tormentò un ciuffo di capelli nervosamente, poi, dopo aver estirpato tutte le doppie punte, cominciò a battere un piede per terra, fissando l’orologio sulla parete del salotto a braccia incrociate.
“È in ritardo.” Sbottò rompendo il silenzio.
“Sì…” Confermò distrattamente Sakura, seduta accanto a lei sul divano, senza distogliere gli occhi dalla sua rivista.
“E se si è persa?”
“Non si è persa.” Rispose voltando la pagina del giornale.
“Come fai ad esserne così sicura?”
“Perché le ho dato una cartina di Akatsuki, le ho spiegato quali autobus e linee della metro prendere per tornare a casa e le ho dato il libretto con tutti gli orari.
E poi perché se si fosse persa mi avrebbe telefonato.”
“Oddio!” Karin si portò una mano alla bocca soffocando un gemito. “E se si fosse sentita male? Se fosse svenuta in mezzo alla strada? Può capitare alle donne incinta!”
“Nah, non credo…uuuh, senti qua! Johnny Depp è di nuovo single!”
“Cazzo Sakura! Lascia perdere quella merda! Non capisco come fai ad essere così tranquilla.”
La rosa sospirò e distolse finalmente l’attenzione dalla sua rivista, posandola sul tavolino.
“Karin, io conosco Ino. Lasciala libera in una città completamente nuova e piena di negozi, e stai pur certa che non farà ritorno a casa molto presto.”
La rossa parve calmarsi e accese la tv stravaccandosi meglio sul divano.
 
Finalmente, dopo un altro quarto d’ora, Ino fece il suo ingresso trionfale in appartamento, trascinandosi dietro più borse di quanto un paio di comuni mani umane potessero trasportare.
“Scusatemi ragazze per avervi fatto aspettare! Solo che passando per strada ho visto questo splendido negozio di scarpe con degli splendidi stivali in vetrina e non ho saputo resistere!”
Sakura lanciò a Karin un’occhiata alla “che-ti-dicevo?” prima di alzarsi dal divano.
“Bene, allora direi che possiamo andare.”
“Aspetta, Naruto non viene con noi? Non deve prendersi anche lui un costume?” Chiese Karin.
Sakura scosse la testa. “No, ha detto che oggi ha lezione fino a tardi. Ci penserò io al suo costume.”
La rossa però non pareva molto convinta.
“Strano, non mi sembrava ci fossero corsi al giovedì nel tardo pomeriggio.”
La rosa diede una scrollata di spalle.
In effetti, neppure lei aveva creduto molto alle parole di Naruto, quando le aveva parlato quella mattina.
Non ci voleva un genio per capire quando il ragazzo mentiva, ma lei aveva comunque fatto finta di nulla.
Sapeva benissimo quanto Naruto odiasse fare shopping e, ad essere sinceri, neppure a lei piaceva molto fare compere accompagnata da qualcuno che, oltre a lamentarsi di continuo, le metteva pure ansia per tornare a casa.
Sì, sarebbe stato decisamente meglio andare solo con le ragazze.
Si sarebbe occupata lei di acquistare il costume per il suo compagno, sperando di azzeccarci con la taglia e, in caso contrario, Naruto avrebbe avuto due giorni di tempo per ingrassare o dimagrire a seconda delle esigenze.
 
Prese le loro borse, le ragazze si affrettarono a raggiungere la fermata dell’autobus che le avrebbe portate allo spaccio di costumi e maschere.
 
 
 
 
Il negozio si trovava nella zona industriale di Akatsuki, a 20 minuti circa dal centro.
Sakura sperò di riuscire a schiacciare un pisolino durante il tragitto, dato che aveva un fastidioso mal di testa da quando si era alzata quella mattina, ma purtroppo non aveva tenuto conto delle persone con le quali viaggiava,  ovvero Karin e Ino.
Entrambe la torturarono per avere informazioni sul costume che aveva intenzione di prendere per lei e Naruto; così alla fine cedette, tanto di lì a poco lo avrebbero visto, non aveva senso tenerlo segreto.
E almeno in quel modo forse sarebbe riuscita a farle tacere per un po’.
 
“Ci vestiremo da Sailor Moon e Milord!” Annunciò solenne.
Le altre due si guardarono per un momento in silenzio, con espressione perplessa; poi Ino scoppiò in una fragorosa risata.
“Santo cielo, fronte-spaziosa!  Non puoi parlare sul serio! È un travestimento ridicolo!”
“Ma che dici, maiala! È un’idea carina invece. Se riesco a trovare un costume fatto come si deve, ci sono buone probabilità che possa vincere.”
Ino scoppiò di nuovo a ridere, facendo diventare Sakura rossa dal nervoso.
“È inutile Sakura, tu non potresti mai vincere un concorso a cui partecipa anche la sottoscritta!”
La rosa incrociò le braccia al petto e fissò l’amica con aria ostile.
“Certo che posso! E per la cronaca, non saremo neppure avversarie alla festa. Ricordi? Io parteciperò alla gara a coppie, tu a quella individuale.”
“Oh, cazzo, è vero!” Si colpì la fronte con una mano. “Karin, ti prego, partecipiamo insieme alla gara come coppia!”
La rossa, che nel frattempo si era persa a guardare fuori dal finestrino, tornò giù dalle nuvole e disse “Sì” senza pensarci troppo su.
“Perfetto!” Ino si sfregò le mani con un bagliore di eccitazione negli occhi. “Ora saremo avversarie e io ti batterò!”
Sakura non poteva crederci.
“Ma…perché? Partecipando alla gara individuale avremo la possibilità di vincere entrambe! E poi me lo spieghi cosa ci andate a fare dopo alle terme tu e Karin?”
“Paura di perdere, fronte-spaziosa?”
“Assolutamente no.” Rispose decisa.
 
Finalmente arrivarono a destinazione, un’enorme struttura bassa e larga che assomigliava ad una fabbrica, piuttosto che ad un negozio.
All’interno sembrava ancora più grande: un gigantesco open-space con centinaia, anzi no, migliaia di costumi colorati, vestiti normali, parrucche, scarpe e accessori.
Un vero paradiso.
 
Sakura riuscì subito a trovare ciò che stava cercando, grazie all’aiuto della commessa, ma si divertì lo stesso a provare tutti i costumi più strambi che scovava insieme a Karin ed Ino.
 
Dopo circa due ore, quando fuori cominciava a fare buio, le tre amiche uscirono dal negozio felici e soddisfatte dei loro acquisti.
Ino aveva scelto un costume da poliziotta, mentre Karin uno da carcerata.
Chiamarli “vestiti” era un eufemismo bello e buono, pensò Sakura, visto che ciò che coprivano era giusto lo stretto indispensabile per non essere cacciate da un luogo pubblico.
 
 
“Visto Sakura? Questi sì che sono costumi da vincenti, altro che la tua palandrana!”
Commentò allegra Ino una volta salite sull’autobus
“Vorrei ricordarti, Ino-pig, che il concorso premia la maschera più bella, non chi assomiglia di più ad una prostituta di poco conto.”
Quello parve zittire la bionda almeno per un po’.
 
 
 
Arrivate a destinazione, Karin propose di fermarsi a bere qualcosa, prima di tornare in appartamento.
“Mi dispiace, io preferisco andare a casa. Sono un po’ stanca e mi sta tornando il mal di testa.” Spiegò Sakura. “Ma voi andate pure se ne avete voglia!”
Così le tre ragazze si salutarono prima di dividersi.
 
 
 
 
Tornata a casa, Sakura trovò Naruto seduto sul divano intento a leggere un libro.
“Sakura-chan, sei tornata! Ma dove sono le altre?”
“Si sono fermate ad un bar.” Spiegò massaggiandosi la fronte.
“C’è qualcosa che non va?” Le chiese il ragazzo appoggiando il libro sul comodino e fissandola preoccupato.
“Oh, no, non è nulla. Solo un po’ di mal di testa. Se entro due ore non mi passa prenderò un’aspirina.”
Naruto alzò un braccio, permettendo alla ragazza di accoccolarsi accanto a lui sul divano.
Appoggiò la testa vicino alla sua spalla e iniziò ad accarezzargli il petto con una mano, mentre lui giocherellava con i suoi capelli.
“Lo sai cosa mi farebbe felice ora?” Gli chiese chiudendo gli occhi e facendo un lungo respiro.
“Non ne ho idea, ma spero sia quello che farebbe felice anche me.”
Sakura gli tirò una piccola sberla sullo stomaco.
“No, non intendevo quello! Mi piacerebbe che tu provassi il costume che ti ho preso.”
Sentì il petto del giovane gonfiarsi sotto la sua testa, quando sbuffò contrariato.
“Non lo so Sakura-chan…io, ecco, non sono…”
Prima che potesse aggiungere altro, gli chiuse la bocca con un piccolo e delicato bacio.
Naturalmente Naruto si dimostrò molto ricettivo, rispondendo subito a quel gesto con più decisione.
Sakura sentì il suo corpo vibrare mentre le loro lingue si accarezzavano a vicenda con lentezza.
Si strinse più forte contro di lui, premendo i seni piccoli e sodi contro il suo braccio, facendolo gemere contro la sua bocca.
Avvertì la sua mano calda mentre cominciava ad accarezzarle con delicatezza una coscia, salendo con lentezza fino a fermarsi appena oltre l’orlo delle sue minigonne.
Gli facilitò quel compito mettendosi a cavalcioni attorno alla sua gamba, premendosi contro di lui più che poteva e appoggiandogli il ginocchio contro il cavallo dei pantaloni, constatando la sua eccitazione.
A quel punto il giovane staccò la bocca da quella della ragazza.
“Questo si chiama corruzione.” Le sussurrò a pochi millimetri dalle sue labbra.
“E sta funzionando?”
Naruto sospirò, togliendosi Sakura di dosso e alzandosi per andare a prendere la borsa con gli acquisti che la rosa aveva lasciato in entrata.
“È questa cosa nera e bianca?” Le chiese sollevando il costume, tenendolo come se fosse stato infetto da qualche batterio mortale.
Sakura annuì e Naruto iniziò a spogliarsi, sbuffando e imprecando di tanto in tanto.
 
“Allora come mi sta?” Domandò piazzandosi davanti alla ragazza con il broncio.
Gli occhi di Sakura brillarono.
“Stai benissimo! Girati un po’.”
Controvoglia, fece come aveva chiesto.
“Perfetto, perfetto, perfetto!” Sakura batté le mani tutta felice.
“C’è solo qualche piccolo particolare che andrebbe modificato…”
Naruto la guardò curioso.
“Tanto per cominciare, smettila di tenere il muso e fai un bel sorriso! Seconda cosa, per la sera della festa, cerca di venirci col tuo amichetto addormentato.” Indicò un punto esatto fra le sue gambe, da cui un’evidente erezione faceva mostra di sé attraverso i pantaloni di tela neri.
Il ragazzo arrossì imbarazzato. “Sei stata tu a svegliarlo!” Borbottò.
Si levò via il costume buttandolo con poca grazia sopra il tavolo della cucina, dopodiché torno a sedersi sul divano accanto a Sakura, indossando solo i boxer.
“Si può sapere che intenzioni hai?” Chiese al ragazzo quando quest’ultimo  la prese con forza mettendola a cavalcioni su di lui.
“ Secondo te? Voglio la mia ricompensa per essere stato bravo e aver provato il costume.” Disse cominciando a solleticarle lentamente i fianchi con i pollici.
Sakura sorrise maliziosa, gettandogli le braccia intorno al collo.
“Lo sai che Karin e Ino potrebbero rientrare da un momento all’altro, vero?”
Il biondo la tirò più vicino, fino a far toccare le loro fronti.
Istintivamente, Sakura strinse più forte le gambe del ragazzo fra le sue, avvicinandosi di più con il bacino, finché non sentì una piacevole sensazione di calore e brividi al basso ventre, quando avvertì la sua erezione a contatto contro il suo interno coscia.
Il respiro caldo di Naruto contro il suo collo le fece socchiudere gli occhi.
“Manda…” sospirò il ragazzo con voce roca. “…manda loro un messaggio. Di’ che stiano fuori dalle palle ancora per un’oretta.”
 
 
 
 
 
 
“Sakura, la tua cavolo di parrucca sta attirando un sacco di occhiatacce su di noi!” Si lamentò Ino.
Era sabato sera e le tre ragazze si trovavano all’interno della metro dirette alVogue.
Naruto non era con loro; aveva telefonato a Sakura un’ora prima per dirle che si sarebbe fermato da Kiba per un po’ e che le avrebbe raggiunte più tardi al locale.
Così Sakura gli aveva lasciato il costume ed un biglietto sopra il tavolo in cucina, sperando riuscisse a prepararsi come si deve da solo.
“Ragazze, siamo arrivate!” Annunciò Karin.
 
Scesero dalla metro e risalirono in superficie.
Il Vogue si trovava al lato opposto della strada, al pian terreno di un grande e vecchio palazzone. Le vetrate erano tutte oscurate, perciò non si vedeva nulla dell’interno.
Una lunga fila di giovani in attesa di entrare si diramava per una decina di metri lungo il marciapiede e, sbuffando, le tre amiche si misero anche loro in fondo alla coda.
 
Dopo mezz’ora passata al freddo, finalmente riuscirono ad entrare.
“Uau!” Esclamò Sakura levandosi il cappotto e guardandosi intorno.
Il locale era veramente grande e spazioso, arredato in stile minimal, con divanetti in pelle bianca e piccoli tavolini rotondi e neri sparsi qua e là.
Al centro vi era la pista da ballo con la postazione per il dj.
Come in ogni disco-pub, le luci erano soffuse e colorate.
 
“Guardate, penso che le iscrizioni al concorso si facciano lì!” Esclamò Ino, indicando un angolo dove una marea di ragazzi in costume si ammassavano attorno ad un piccolo bancone.
Le ragazze si unirono anche loro alla folla e, quando fu il turno di Sakura, chiese di potersi iscrivere alla gara a coppie.
“Va bene! Mi serve solo nome e cognome di te e il tuo compagno e le vostre firme su questo foglio.” Le spiegò gentilmente la ragazza al bancone.
“Hem, purtroppo il mio compagno deve ancora arrivare.”
“Mi dispiace molto, ma abbiamo bisogno di entrambe le firme dei partecipanti per poter fare l’iscrizione. Comunque non preoccuparti, c’è tempo fino a mezzanotte e mezzo.”
Sakura annuì abbozzando un sorriso e si mise in disparte, attendendo che Ino e Karin finissero di fare la loro iscrizione.
 
“Allora, si va a ballare?” Chiese Ino eccitata, fissando con entusiasmo la pista da ballo che cominciava a riempirsi di gente.
Le altre due annuirono, così si gettarono fra la calca e diedero via alle danze.
 
 
Dopo circa un’ora, durante la quale il culo di Sakura fu palpeggiato da sei persone diverse, Ino ballò con uno sconosciuto e un tizio bruttissimo vestito da superman ci provò con Karin; le tre amiche, completamente sudate, si diressero verso il bancone del bar.
 
Sakura guardò velocemente l’ora sul suo cellulare.
Le undici esatte. Dove diavolo era quell’idiota di Naruto? Avrebbe dovuto già essere lì.
 
“Toh, ma guarda un po’ chi si vede! Il mio bel zuccherino.”
Sakura si voltò, ritrovandosi di fronte l’ultima persona al mondo che voleva vedere: Deidara.
Ma cavoli, non era incazzato con lei? Che diavolo voleva ora?
“Ciao Deidara.” Lo salutò con freddezza.
“Che c’è? Non mi presenti le tue amiche?” Chiese malizioso.
Karin si sporse in avanti allungando la mano. “Piacere, io sono Karin.” Cinguettò.
Il giovane le prese la mano e le diede un lieve bacio sul dorso, tenendo gli occhi azzurro ghiaccio puntati su quelli di lei.
Il volto della ragazza divenne dello stesso colore dei suoi capelli.
“Piacere io sono Ino, sono incinta.” Esclamò la bionda tirandogli una pacca sulla spalla e sorridendo come se nulla fosse.
Il sorriso di Deidara si congelò all’istante sulla sua faccia.
“Beh…auguri…” Borbottò in imbarazzo.
 
“Allora, come mai non sei in costume?” Chiese Sakura, notando che il ragazzo era vestito come al solito.
“Non amo molto  mettermi in costume, preferisco guardare le ragazze che lo fanno.” Spiegò. “A proposito, i vostri sono bellissimi.”
“Grazie.” Karin lo guardò sbattendo le ciglia.
“E il tuo ragazzo dov’è finito?”
“Non lo so…e non so se sarà il mio ragazzo ancora per molto.” Sospirò e guardò di nuovo l’ora: le undici e un quarto.
Deidara sorrise “Buono a sapersi…” Poi si rivolse al barista. “Akira, facci quattro  gin-tonic!”
“Aspetta, un analcolico per favore!” Lo fermò Sakura lanciando un’occhiata a Ino.
“Oh, già…fermo Akira. Tre gin-tonic e un tropicale.” Ordinò strizzandogli l’occhio.
Quando i loro drink furono pronti, Deidara si allontanò per andare a salutare alcuni amici.
 
 
“Così quello sarebbe il famoso Deidara?” Chiese Ino sorseggiando il suo succo. “Cavoli, avevi detto che era carino, ma non immaginavo così tanto. Perché non te lo sei scopato?”
“Ino!”
 
“Ciao Sakura-san, Karin-san!” Le ragazze si voltarono e videro Hinata che veniva loro incontro con un bellissimo vestito da cappuccetto rosso.
“Anche voi qui alla festa?”
Le amiche la salutarono con gioia e Sakura le presentò Ino.
“Oh, e tu invece sei la famosa Hinata!”
“F-famosa?”
Un giorno o l’altro Sakura avrebbe tagliato a Ino quella sua lingua biforcuta e l’avrebbe lasciata morire dissanguata.
“Lascia perdere tutto quello che dice la mia amica, Hinata. Piuttosto, sai dov’è Kiba? Perché Naruto mi aveva detto che si sarebbe fermato un momento a casa sua prima di venire qui, ma ormai è tardissimo e lui deve ancora arrivare! Dobbiamo iscriverci alla gara a coppie…”
Hinata sbarrò gli occhi chiari confusa e cominciò a tormentarsi le mani.
“N-non lo so…io…Kiba mi ha praticamente detto la stessa cosa. Che si sarebbe fermato da Naruto-kun prima di venire qui, ma deve ancora arrivare. Adesso sono qui con mio cugino Neji, ma ho bisogno di Kiba per iscriverci alla gara!”
Sakura sentì la rabbia montarle nel petto e strinse forte i pugni lungo i fianchi.
Gatta ci covava, senza ombra di dubbio.
Afferrò Hinata per un braccio e la trascinò dietro di sé.
“Vieni, andiamo a cercarli! Ci vediamo dopo ragazze!”
 
 
Sakura e Hinata cercarono i due deficienti per tutto il locale: nella pista da ballo, nel privé, vicino al bar, in entrata…ma di loro, nessuna traccia.
“Che ore sono?” Chiese Hinata in preda alla disperazione.
“Meno un quarto a mezzanotte.” Sibilò frustrata.
Rimase un attimo ferma a pensare, finché non ebbe un’idea.
“Senti Hinata, torniamo un attimo da Karin. Mi farò dare le chiavi del nostro appartamento e tornerò a casa per vedere se sono lì. Se mi sbrigo, dovrei farcela a portarli qui in tempo.”
Hinata annuì. “Buona idea Sakura! Io allora tornerò a casa mia e di Kiba e controllerò che non siano lì.”
 
 
Partirono alla ricerca di Karin, ma trovarono solamente Ino che ballava come una spogliarellista in mezzo alla pista da ballo, circondata da un branco di ragazzi in calore.
 
“Ino, che diavolo fai?!” La rimproverò Sakura trascinandola via.
“Oddio Sakura, mi sto divertendo un mondoooooooo!” Urlò quella buttandosi di peso addosso a lei.
“Non ci posso credere, sei ubriaca! Cos’hai bevuto?!”
Ino la guardò con  occhi vitrei.
“Niente…solo quel succo tropicale che mi ha dato Deidara.”
 
Sakura imprecò: ora aveva un altro nome da aggiungere alla lista delle persone da uccidere quella sera.
 
“Sai dov’è finita Karin?” Chiese freddamente.
La bionda parve pensarci un po’ su.
“Boh…non era qui insieme a me?”
Sakura le lanciò un’occhiata esasperata. “Certo che era qui con te! Ma ora non c’è più! Non hai visto dov’è andata?”
Ino scosse la testa triste, ma poi un lampo di pura follia le accese lo sguardo. “Però so dove si trova un tizio che riesce a starnutire dagli occhi, lo vuoi vedere? Vieni è laggiù.” Prese con forza Sakura per un braccio e provò a trascinarla nel centro della pista.
“No, aspetta! Ino…fermati!” Con quanta più dolcezza possibile, Sakura bloccò l’amica e la fece sedere su un divanetto libero lì vicino.
“Ora ascoltami.” Le disse con lentezza tenendole le spalle. “Tu adesso resti qui buona con Hinata, mentre io vado a cercare Karin, ok?”
Ino annuì sorridendo felice verso Hinata, la quale pareva un topolino appena gettato in una fossa di serpenti.
 
La rosa si allontanò in fretta e, facendo finta di nulla, salì in piedi su uno dei bassi ed eleganti tavolini neri, in modo da avere una visuale dall’alto del locale.
Individuare Karin avrebbe dovuto essere un compito facile, visto che non molte persone avevano una testolina rossa come la sua, ma Sakura gemette quando non la vide da nessuna parte.
“Forse è andata in bagno.” Pensò disperata.
Scese dal tavolino e corse verso la toilette delle donne.
Naturalmente, la porta era bloccata.
Sakura imprecò e riprovò ad aprirla senza alcun risultato.
Provò a bussare ma non rispose nessuno.
Stanca e arrabbiata, diede un forte colpo al pomello e, finalmente, la porta si aprì.
 
“Cosa cazzo succede qui?!” Gridò scioccata.
Non poteva credere alla scena che le stava di fronte:  Karin era avvinghiata come una piovra attorno a Deidara, con le braccia intrecciate intorno al suo collo, le gambe attorno ai fianchi e la schiena appoggiata contro le fredde mattonelle della parete del bagno.
Ci stavano dando dentro alla grande, ma la rossa si staccò subito dalle labbra del ragazzo non appena vide la coinquilina, sistemandosi alla meglio il corto vestitino.
“S-Sakura! Che ci fai qui?”
“Cercavo te!” Esclamò portandosi le mani ai fianchi.
Deidara la guardò sorridendo. “Volevi unirti a noi, ciliegina?”
“Tu…” sibilò minacciosa puntandogli l’indice contro. “Più tardi faremo i conti! Ora vattene, devo parlare con Karin!”
Il biondo però non si mosse. “Hei, non darmi ordini bellezza!”
Prima che Sakura potesse perdere il controllo e prenderlo di nuovo a pugni, Karin intervenne facendo gli occhi dolci al ragazzo.
“Deidara-kun potresti per favore aspettare qui fuori solo per cinque minuti? Poi ti prometto che riprenderemo da dove abbiamo lasciato…”
Il giovane la guardò con malizia. “Se me lo chiedi in questo modo, non posso far altro che obbedire. A dopo…” Le fece l’occhiolino prima di uscire.
Sakura ringraziò il fatto di trovarsi all’interno di un bagno, così avrebbe potuto vomitare senza problemi.
 
Non appena Deidara si chiuse la porta alle spalle, Karin si gettò fra le braccia dell’amica, iniziando a piagnucolare.
“Oh, Sakura, mi dispiace così tanto! So che è sbagliato andare con l’ex ragazzo di una tua amica, ma non è stata colpa mia! È che lui è così figo e io penso di essere un po’ ubriaca.
Scusa, davvero, scusa!”
“ Chi se ne frega di Deidara! Non è neppure un mio ex, facci quello che ti pare!” Sbottò Sakura scrollandosela di dosso. “Ti cercavo perché quell’idiota di tuo cugino deve ancora arrivare e io voglio scovarlo e portarlo qui, possibilmente prima che le iscrizioni alla gara chiudano. Perciò mi servono le tue chiavi di casa!”
Karin sapeva bene che quando Naruto diventava “tuo cugino” o “il tuo coinquilino” le cose si mettevano male sul serio; perciò diede subito le chiavi a Sakura, senza obiettare e senza chiedere nient’altro.
La rosa corse subito fuori da bagno, sbattendo a porta con poca grazia.
“Puoi rientrare, coglione!” Gridò sfrecciando di fianco a Deidara senza neppure guardarlo in faccia.
 
Tornò dove aveva lasciato le altre.
Ino dormiva a pancia all’aria distesa sul divanetto.
“Hinata, ho preso le chiavi! Andiamo?”
Ma la ragazza non le rispose.
Guardava verso l’entrata del locale con occhi sbarrati e lucidi, l’espressione completamente scioccata.
Sakura puntò lo sguardo nella sua stessa direzione…e per poco non le venne un infarto!
 
Naruto e Kiba stavano avanzando all’interno del disco-pub con aria titubante.
Indossavano entrambi un costume osceno, una specie di involucro bianco con la sommità di un rosso scarlatto che li faceva assomigliare a delle supposte umane.
I ragazzi intorno a loro li indicavano ridacchiando.
 
Hinata si lasciò cadere affianco ad Ino sul divanetto: sembrava sul punto di svenire. O vomitare. O entrambe le cose.
Sakura sentì un misto di rabbia e umiliazione torcerle le budella e strinse forte i pugni lungo i fianchi, prima di partire come un toro scatenato in direzione dei due ragazzi.
 
 
“Si può sapere cosa diavolo state facendo?!” Gridò furiosa.
Naruto si voltò verso di lei, sorridendo nervoso.
“Oh, ciao Sakura chan! Hem…come va?”
“Come va?! MALE! Che cos’è questa storia?”
“C-ci siamo vestiti da tampax usati…ti piace?”
“NO! Per niente! Mi spieghi dove cazzo è il costume che ti avevo preso?”
Il biondo cominciò a piagnucolare.
“Ti prego Sakura-chan, non ti arrabbiare…ma io quel costume proprio non lo sopportavo, davvero.”
“E perché non me lo hai detto prima?!”
“Io ci ho provato…ma tu non me ne hai dato l’occasione! Sembravi così felice…non ne ho avuto il coraggio. Invoco clemenza!”
“Clemenza un par di palle!...e tu…” Lanciò a Kiba un’occhiata di fuoco, puntandogli l’indice contro. “…sentiamo, qual è la tua giustificazione? Spero sia migliore di quella del tuo compare, perché la tua povera ragazza ha appena perso dieci anni di vita, come minimo!”
Kiba deglutì spaventato.
“Sakura, cerca di capire! Voleva vestirmi da lupo cattivo! Ti rendi conto? Da lupo cattivo! Sarebbe stato così imbarazzante…”
Sakura non poteva credere alle proprie orecchie.
“Ah, perché indossare un costume da tampax usato non lo è, vero?”
Fece qualche respiro profondo, cercando di calmarsi un po’.
Commettere un omicidio avrebbe compromesso per sempre la sua futura carriera come medico, quindi doveva cercare di evitarlo a tutti i costi.
“Sparite…” sibilò chiudendo gli occhi e portandosi una mano alla tempia “…sparite subito dalla mia vista, prima che finisca per macchiare i vostri costumi con del VERO sangue!”
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e si allontanarono in fretta, lasciandola sola.
Imprecò ad alta voce attirando qualche sguardo su di sé, poi ritornò dalle ragazze col fumo che le usciva dalle orecchie.
 
 
“Mi spieghi che cavolo sta succedendo qui?!”
Karin era tornata dal suo rendez-vous con Deidara e ora sventolava un pezzo di carta davanti ai volti di Hinata e Ino, ancora addormentata.
“Kiba e Naruto si sono presentati con un costume da tampax usato e Deidara ha fatto mettere dell’alcol nel drink di Ino.”
“Cosa?! Che brutto bastardo, sapeva che lei era incinta! E io che ci ho anche scopato…”
“Beh, io ti avevo avvisato che era un coglione.”
Si lasciò cadere sul divanetto accanto ad Hinata, che aveva cominciato a piagnucolare “Perché, Kiba-kun?...”
 
Ad un tratto la musica in sala fu spenta e il dj cominciò a parlare al microfono.
“BUONASERA  RAGAZZI E RAGAZZE, SPERO VI STIATE TUTTI DIVERTENDO!
LE ISCRIZIONI AL CONCORSO DI MASCHERA PiU’ BELLA DELLA SERATA SI SONO CONCLUSE E LA NOSTRA GIURIA HA APPENA EMESSO IL VERDETTO. ORA VI ANNUNCERO’ I VINCITORI DI QUEST’ANNO!”
Iniziarono dal concorso individuale, che fu vinto dal tipo strambo vestito da superman che ci aveva provato con Karin a inizio serata, con grande disappunto di quest’ultima.
 
“ED ORA PASSIAMO AL CONCORSO A COPPIE!”
“Sveglia Ino.” Karin diede una scrollata alla bionda. “Stanno per dire chi ha vinto la gara!”
“Cosa?...d-dove sono? Oh…già…la gara…” Borbottò sbadigliando e alzandosi a sedere.
 
“E I DUE FORTUNATI CHE QUEST’ANNO VINCONO UN FANTASTICO FINE SETTIMANA ALLE TERME SONO…NARUTO E KIBA, CON I LORO SIMPATICI COSTUMI DA TAMPAX USATI!”
 
Un fascio di luce illuminò i due sorridenti ragazzi al centro della pista, circondati da gente che applaudiva e li incitava.
 
Le ragazze invece rimasero ammutolite, completamente confuse e scioccate.
Quello era un incubo. Doveva per forza essere un incubo.
 
“S-Sakura…” balbettò Ino “…vi prego, portatemi fuori di qui. Sto per sentirmi male.”
Le tre amiche si ripresero in fretta dallo shock e si affrettarono ad aiutare la bionda ad alzarsi.
 
Fecero appena in tempo a portarla nel giardino sul retro, prima che cominciasse a vomitare contro una siepe.
 
“Come va? Ti senti meglio ora?” Le chiese Sakura quando ebbe finito.
Ino annuì piano, prima di sedersi su una panchina con lo sguardo perso nel vuoto.
Le altre la imitarono e rimasero così in silenzio per alcuni minuti.
 
 
Fu la bionda a rompere quella tetra atmosfera.
“Oddio! Oddio! Cosa cavolo sto facendo?!” Urlò agitata.
Le amiche le rivolsero un’occhiata confusa ma lei parve non notarle.
“Sono incinta…e sono ad una festa…in una città che non conosco!
Dovrei essere a casa mia, con Shikamaru…oh, cazzo, lui non sa niente! Devo dirglielo! SUBITO!”
Si alzò in piedi e rientrò nel locale correndo come una pazza.
 
 
 
Sakura puntò lo sguardo verso l’alto, rivolgendo al cielo stellato una preghiera di ringraziamento.
 
Almeno quella sera qualcosa era andato per il verso giusto.
 
 
 

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Capitolo 16
*** Femmine contro maschi ***


“Ino, non puoi chiamarlo adesso!”
“Ma io DEVO chiamarlo adesso!”
“Sei ubriaca…”
“Non è vero!”
“Ma se lo chiami a quest’ora gli farai venire un colpo! Si spaventerà e verrà qui di corsa in macchina…potrebbe rischiare di avere un incidente.”
“Karin, tu non lo conosci. Non alzerebbe il culo dal letto neanche se ci fosse un terremoto.”
“Lo sai che non è così quando si tratta di te…”
“Sciocchezze!”
“Ino-san…perché non aspetti un po’, fino a domani mattina? Sai…per fare tutto con più calma…”
“Non posso aspettare, Hinata. Devo farlo adesso perché entro domani  potrei aver già cambiato idea!”
 
Quattro giovani donne se ne stavano sedute attorno ad un tavolo, nel piccolo soggiorno del civico 89 di Kitsune Street, con altrettante tazze di tè davanti a loro.
Il resto della superficie era occupato da sacchetti di patatine mezzi vuoti, un pacco di biscotti al miele e dagli avanzi di una pizza cotta al microonde.
 
Erano quasi le quattro del mattino.
 
Ino appoggiò la fronte sopra il tavolo e sospirò.
“Io non vi capisco, ragazze…avete rotto per giorni, cercando di convincermi a parlare con Shikamaru e ora che mi sono finalmente decisa fate un mucchio di storie!”
“Ehi, guarda che noi siamo contente della decisione che hai preso.” Spiegò Sakura.
“Solo che ora non mi sembra il momento adatto! Prima di tutto sono le quattro del mattino e tu sei sconvolta; seconda cosa, mi sembra una questione un po’ troppo delicata per essere discussa al telefono.
Se ora lo chiami, Shikamaru verrà di corsa qui e, come ha detto Karin, guidare nel cuore della notte, mezzo assonato e mezzo scioccato, potrebbe essere pericoloso.”
Ino rimase in silenzio, pensando a quelle parole.
“ Potresti mandargli un messaggio, dicendogli che ti sei schiarita le idee e chiedendogli se in giornata può venire qui così potrai parlargli. In questo modo, non potrai più cambiare idea e accampare scuse per evitarlo.” Suggerì Hinata.
La bionda si portò una mano al mento, soppesando le parole della ragazza.
“Sì, mi sembra un buon compromesso.” Ammise alla fine.
Le altre tirarono un silenzioso sospiro di sollievo.
 
“Ed ora occupiamoci del problema secondario…” esclamò Sakura assumendo un tono duro “…è con immenso onore che do inizio alla prima riunione del Club `Puniamo Kiba e Naruto per le loro Malefatte´ abbreviato con P.K.N.M.”
“Che nome di merda…” commentò Ino con la sua solita grazia “…che ne dite invece del Club `si Fotta Uzumaki Con Kiba´? Abbreviato verrebbe fuori F.U.C.K.”
“Io voto questo!” Karin alzò la mano con entusiasmo.
“S-sì, anche io.” Hinata si aggiunse alla rossa stendendo timidamente il braccio.
“Oh, va bene, tanto non ha importanza il nome! Anche se `si Fotta Uzumaki Con Kiba´ non mi pare abbia molto senso.”
La rosa prese un pezzo di pizza ormai fredda e le diede un morso.
“Allora, come procediamo?”
Gli occhi di Karin brillarono malefici.
“Prima di uscire dal Vogue, nel guardaroba, ho fatto accidentalmente scivolare le chiavi di casa di Naruto dalla sua giacca alla mia.”
Fece dondolare il mazzo davanti agli occhi entusiasti delle amiche.
“Fantastico, così ora è praticamente chiuso fuori!” Sakura lanciò un gridolino.
“I-io, prima di venire qui, sono passata a casa e ho rubato il telecomando della tv. Ora Kiba può solo accenderla ma non cambiare canale…”
“Wow, Hinata! Ma che cosa crudele!” Commentò sarcastica Karin.
Ino annuì. “Dovrai impegnarti di più tesoro, se vuoi continuare a far parte del gruppo.”
La ragazza abbassò lo sguardo e arrossì mortificata.
“M-ma domani ci sono le partite alla tv…questo lo farà arrabbiare.” Bisbigliò.
 
Sakura si portò una mano alla bocca, sopprimendo uno sbadiglio.
“Propongo di proseguire domani la nostra riunione. È parecchio tardi e io sono stanca morta…”
Le altre furono d’accordo e così andarono tutte a prepararsi per la notte.
Quando ad Hinata fu proposto di dormire nel letto di Naruto per poco non si sentì male, così nella camera del ragazzo ci andò Sakura, Ino in quella della rosa ed Hinata si prese il divano in salotto.
 
Sakura stava quasi per addormentarsi quando le parve di sentire un rumore di colpi.
Convinta che fosse stata solo la sua immaginazione, si girò dall’altra parte e chiuse di nuovo gli occhi.
Ma Karin piombò in camera.
“Sakura! Svegliati subito!” La chiamò a bassa voce.
“Mmmmh…” Mugugnò la ragazza.
“Ci sono Kiba e Naruto fuori dalla porta!”
 
In un attimo, Sakura era in piedi, completamente sveglia.
Lei e Karin si recarono furtive verso l’ingresso, dove trovarono Ino e Hinata con le orecchie protese verso la porta.
 
“Avanti, ragazze! Lo so che siete in casa.” Implorò Naruto dall’altra parte.
“Apritemi, ho perso le chiavi!”
Karin emise un basso ringhio.
“Non le hai perse, razza di stupido, te le ho prese io!”
“Karin? Ma perché diavolo lo hai fatto?”
“Per punirti per aver rovinato la nostra serata! E puoi star certo che questo è solo l’inizio!” Intervenne Sakura.
“Sakura-chan…ti prego! Mi dispiace molto. Fammi entrare così ne parliamo!”
“Te lo puoi scordare!”
“Karin! Tu sei mia cugina, dovresti stare dalla mia parte.”
La rossa sbuffò. “Sì, sarò anche tua cugina, ma Sakura è una mia amica…e tu sei un coglione!”
“Ino, almeno tu! Che ti ho fatto di male? Dopo che ti ho ospitato in casa mia!”
“Tanto per cominciare, questa è anche casa di Sakura e Karin…” sibilò la bionda “…secondo, per colpa vostra ho perso la gara! La vittoria sarebbe stata mia e di Karin se non fosse stato per voi due idioti!”
“Basta Naruto, lascia fare a me.” Sentirono Kiba agitarsi dall’altra parte del portoncino.
“Hinata, so che sei lì…”
La mora sussultò.
“…non dar retta a quelle pazze isteriche, ti stanno solo facendo il lavaggio del cervello! Io lo so che tu sei una ragazza dolce e comprensiva…perciò apri questa porta, così Naruto può rientrare e io e te ce ne possiamo tornare a casa.”
Tre teste femminili si voltarono a fissare Hinata.
La ragazza chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
“No, Kiba-kun, questa volta avete esagerato! Tornaci tu a casa e portati dietro anche Naruto! Visto che siete una così bella coppia e che tra un po’ andrete anche a godervi un fine settimana alle terme insieme, non dovrebbe essere un problema per voi condividere lo stesso letto!”
Guardò le amiche in cerca di approvazione e queste alzarono i pollici sorridendole.
 
“Hinata-chan…” Kiba non poteva credere alle proprie orecchie.
 
“E allora, la vogliamo finire con questa confusione?!? Sono quasi le cinque del mattino, santo cielo!!” Sentirono sbraitare la vecchia signora del piano di sotto.
 
“Forza Naruto, andiamocene…” Esclamò Kiba badando bene di farsi sentire dalle ragazze
“…vedrai, ce la spasseremo! Passeremo tutta la giornata a guardare le partite alla TV e a bere birra con i piedi sul tavolino!”
Li sentirono allontanarsi giù per le scale.
 
“Ve l’avevo detto che era una buona idea rubare il telecomando.” Bisbigliò Hinata.
 
Soddisfatte della loro impresa, le quattro giovani tornarono a dormire.
 
 
 
Sakura questa volta fece molta fatica a prendere sonno, nonostante la stanchezza.
Continuava a ripensare a Naruto e alla cavolata che aveva fatto, questo la rendeva parecchio nervosa.
 
Perché finivano sempre per litigare?
Cosa l’aveva spinta fra le braccia di quell’idiota, casinista e immaturo?
Era praticamente l’esatto opposto del suo uomo ideale!
 
Sasuke non l’avrebbe mai fatta irritare così tanto…
“Se è per quello, se avessi proposto a Sasuke di andare ad una festa in maschera e vestirsi da Milord, ti avrebbe elegantemente mandato a cagare…” le sussurrò una vocina nella sua testa.
 
Sapeva che era stupido fare paragoni tra i due ragazzi, ma le veniva quasi spontaneo a volte.
 
Sasuke era il classico principe azzurro, almeno per lei, quello che pensava sarebbe stato il suo ragazzo per la vita.
Naruto invece era…beh, l’esatto opposto!
Ma allora perché si sentiva così attaccata a lui?
 
Probabilmente perché era stato il primo ragazzo che l’aveva fatta sentire bene, dopo Sasuke.
La faceva ridere, la faceva sentire al sicuro, era dolce e comprensivo, aveva sempre una parola gentile per lei, credeva nelle sue capacità e la stimava.
 
Perché la persona che più di tutte riusciva a farla stare bene, quella che era riuscita a riportare l’allegria nella sua vita, era anche quella che più di tutte riusciva a farla incazzare come una belva?
Avrebbe voluto strangolarlo con le sue mani!
Ma stringendo forte il cuscino fra le braccia, il suo cuscino, poteva sentire il suo odore, quello che lei aveva imparato a conoscere ed amare, e un po’ la rabbia le passava…
 
Decise di lasciare da parte quei pensieri e finalmente, quando ormai il sole aveva fatto capolino all’orizzonte, riuscì ad addormentarsi.
 
 
 
 
 
 
“Che cos’è questa puzza di bruciato?” Chiese Sakura ancora semi addormentata entrando in cucina.
“Era ora che ti svegliassi, dormigliona! Lo sai che ore sono? Le due del pomeriggio!”
Ino, con un grembiule legato intorno alla vita, le rivolse un sorriso raggiante, prima di ritornare a trafficare con i fornelli.
“Ma senti chi parla! Quella che prima di mezzogiorno non mette fuori piede dal letto…piuttosto, te lo chiedo di nuovo, cos’è questa puzza?”
Ino le lanciò un’occhiataccia offesa. “Non è puzza! Ho preparato i brownies!”
Indicò un vassoio sopra il tavolo ricolmo di dolcetti.
“Sono bruciati.” Constatò Karin, seduta a tavola, esaminandone uno da vicino.
“Non sono bruciati…sono così scuri solo perché ci ho messo un sacco di cioccolata!”
Hinata ne prese uno e gli diede un morso.
“Mmmm…sono davvero buoni Ino-san.” Ma la smorfia sul suo volto e gli occhi lucidi di lacrime dicevano tutt’altro.
 
Sakura sbuffò e si precipitò a fianco della Hyuga.
“Dammi qua, Hinata!” Esclamò strappandole il dolce dalle mani.
“Morirai avvelenata se mangi questa roba!”
 
“Ehi! Bel ringraziamento dopo tutto il lavoro che ho fatto!” Protestò Ino indignata.
“Almeno assaggiate  i muffin e la torta allo yogurt!”
Tirò fuori dal forno dei dolcetti piatti e pesanti come dischi da hockey e una torta dal colore e odore vagamente simili al vomito.
 
“Tesoro…” Sakura guardò le discutibili cibarie con aria disgustata “…quand’è che ti sei alzata per preparare queste, hem, cose?”
“Alzata?” La bionda sospirò e divenne improvvisamente seria, sedendosi al tavolo.
“Diciamo che non sono proprio andata a dormire. Shikamaru ha risposto al mio messaggio questa mattina…dice che arriverà qui verso sera.”
Calò un silenzio carico di tensione.
“Che cosa gli dirò? Come reagirà? Cosa farò se mi molla? Oddio…devo assolutamente tenere la mente occupata in qualche modo, o finirò per impazzire!” Gemette.
 
Sakura le passò un braccio attorno alle spalle.
“Ehi ragazze, che ne dite di andare a mangiare qualcosa fuori e riprendere la riunione del F.U.C.K. da dove l’avevamo lasciata?”
Gli occhi delle altre ragazze si illuminarono e accettarono la proposta senza esitazioni.
 
 
 
 
Sakura, Hinata e Karin si impegnarono a tenere occupata Ino per tutto il giorno: dopo pranzo, andarono un po’ per negozi e poi a farsi coccolare in un centro estetico.
 
Ma quando tornarono a casa, all’ora di cena, Ino ricevette un messaggio da Shikamaru, in cui diceva che avrebbe ritardato un po’ per via del traffico, così la ragazza ricominciò ad agitarsi.
Karin allora propose di fare un gioco:
Verità o penitenza? È un classico! Si sceglie se rispondere ad una domanda dicendo la verità, oppure si subisce una penitenza, ovvero bersi uno shot di tequila!
Ino invece, che non può bere alcolici, dovrà mangiarsi uno dei suoi merdosi brownies.”
“I miei brownies non sono merdosi!” Protestò la bionda.
“Sì, certo! Tu però non li hai neppure assaggiati…chiedilo ad Hinata! È quasi morta!”
“I-io…io non bevo tequila.” Disse la Hyuga spaventata.
Karin la fulminò con lo sguardo, facendola tremare.
“Tu fai parte del nostro gruppo ora! Perciò, berrai eccome!”
“Suvvia ragazze, non litigate!” Intervenne Sakura. “Facciamo questo gioco e basta.”
Ino si sedette al tavolo con un sorriso. “Comincio io allora! Vediamo un po’…ah, ci sono! Chi è il vostro sogno erotico? Comincia tu Karin.”
 
La rossa fece un sorriso malizioso e arrossì leggermente.
“Beh, a dir la verità, è da un po’ che fantasticavo su Deidara…e finalmente la scorsa sera me lo sono fatto!”
“Ma Karin! Dopo che ha fatto ubriacare Ino ancora gli sbavi dietro?”
“Mica me lo voglio sposare! Lo so bene che è un deficiente. Però fa certe cose con quelle mani…Sakura, non sai cosa ti sei persa!”
La rosa fece una smorfia di disgusto, prima di voltarsi verso la mora.
“Hinata, tocca a te.”
“Io…ecco…” Era diventata rossa come un peperone e le tre amiche si avvicinarono per poter sentire meglio ciò che stava per dire.
“…io penso solo a Kiba, non c’è nessun altro.”
“Eh, no! I fidanzati non valgono!” Protestò Ino riempendo un bicchierino di tequila fino all’orlo. “O ci dici chi è il tuo sogno erotico oppure bevi.”
Hinata tremò leggermente, chiuse gli occhi ed esclamò tutto d’un fiato:
“OgnitantopensoaNejinudo!”
Dopodiché, prese lo shot e lo buttò giù in un sorso.
“Tesoro, non serviva che lo bevessi. È solo per quando non vuoi rispondere alla domanda.” Spiegò Sakura.
“Lo so, ma ne avevo bisogno. Ho sentito dire che l’alcol aiuta a dimenticare.”
Karin era a metà fra il divertito e lo sconvolto. “Non posso crederci, Hinata! Neji è tuo cugino.”
“Ma davvero?” Ino rivolse alla povera Hinata un sorriso complice. “Un bel incesto! E bravo il nostro piccolo angioletto! Sakura, tocca a te.”
La rosa chinò il capo un po’ in imbarazzo.
“Ecco…io al liceo ho un po’ fantasticato sul nostro professore di matematica.” Ammise.
“Chi? Il professor Kakashi? Ci credo, era un tale figo!” Concordò Ino. “Facciamo che è anche il mio sogno erotico.”
“Non vale, Ino-pig! L’ho detto prima io!”
“Mica hai l’esclusiva! E poi io, volendolo, me lo sarei potuto anche fare! Per un po’ sono andata a ripetizioni da lui.”
“Anche io  avrei preso ripetizioni da lui se fossi stata una schiappa come te in matematica. Peccato però che a differenza tua sono intelligente…”
“Non atteggiarti tanto a secchiona, fronte-spaziosa!”
Karin sospirò stizzita. “Tocca a me adesso fare una domanda. Allora: ditemi una vostra fantasia a luci rosse! Ino, comincia tu.”
“Certo!” Esclamò la bionda pimpante, scostandosi un lungo ciuffo di capelli dal viso.
“Uno dei miei sogni erotici è quello di fare sesso dentro ad un ascensore. Devo riuscire a farlo, prima o poi!”
“Che schifo! Gli ascensori sono sempre così sporchi e puzzolenti.” Commentò Sakura storcendo il naso.
“Taci fronte-spaziosa! Sentiamo un po’ la tua, visto che parli tanto.”
La rosa prese un lungo respiro e gonfiò il petto.
“A me piacerebbe farlo dentro ad un ufficio! Avete presente quei palazzoni moderni tutti di vetro? Ecco, all’ultimo piano di uno di quelli, completamente nuda e spiaccicata contro una vetrata…con il rischio che qualcuno da fuori mi possa vedere.”
Le altre ragazze la fissarono a bocca aperta, tranne Hinata che pareva persa nel suo mondo e faceva finta di nulla.
“Cavoli fronte-spaziosa…ti faccio i miei complimenti!”
“G-Grazie.” Rispose la rosa arrossendo.
Fu poi il turno di Karin.
“Sarò un po’ banale, ma mi ha sempre affascinato il sado-maso. Manette, tute in latex, frustini, cose così…” deglutì a disagio e si tormentò le mani “…beh, Hinata tocca a te!”
 
La mora avrebbe preferito buttarsi dal balcone piuttosto che continuare quel gioco.
“N-non ho mai pensato a queste…cose.” Balbettò.
Ino non disse nulla, ma riempì il bicchiere della mora con aria minacciosa, tenendole gli occhi puntati addosso.
Hinata deglutì. Non voleva bere di nuovo quella cosa disgustosa.
“E va bene…” sospirò “…io…una volta h-ho sognato…di me, Kiba e Neji tutti insieme.”
A Sakura sembrava quasi di veder uscire del fumo dalle sue orecchie.
Le altre ragazze parvero soddisfatte di quella risposta, con sollievo di Hinata.
 
Il gioco andò avanti ancora per un’ora.
Alla domanda “Avete mai usato un vibratore?” Hinata scelse di bersi lo shot piuttosto che dire la verità, il che in pratica equivaleva ad ammettere che la risposta era affermativa.
 
Stavano ridendo tutte di gusto, quando il cellulare di Ino prese a squillare smorzando di colpo tutta l’atmosfera di ilarità che si era creata.
Ino l’afferrò e lesse il messaggio, mentre le altre ragazze la guardavano tese e in silenzio.
“È arrivato…è qui fuori.” Disse sbarrando gli occhi.
Sakura si alzò in piedi.
“Ino, comunque vadano le cose, sappi che io ci sarò. Sempre.”
La bionda accennò un debole sorriso di gratitudine.
 
 
 
Fecero salire in casa Shikamaru.
Salutò freddamente Sakura e le altre per poi rivolgere a Ino un’occhiata gelida.
“Ehilà!” lo salutò lei, con tono poco convincente.
“Ehilà?” il ragazzo aggrottò la fronte.
“Sparisci senza dire niente a nessuno, te ne stai via una settimana senza farti vedere e tutto quello che sai dire è ehilà?”
Sakura diede un lieve colpetto di tosse.
“Ragazze, forse è meglio andare in camera mia a farci una partitina a carte.”
Hinata e Karin annuirono.
 
Passando di fianco ad Ino, Sakura le diede una breve stretta al braccio ed un sorriso rassicurante.
Se si sentiva così agitata lei, figuriamoci la bionda.
 
Le tre giovani uscirono dalla cucina e si chiusero la porta alle spalle.
 
“Sakura! Ma dove vai? Non mi dire che parlavi sul serio quando hai detto di voler giocare a carte!” Karin la bloccò a metà corridoio.
“Beh, non è mica una cattiva idea. Tu che proponi?”
“Origliare! Ovvio no?”
Sakura si portò le mani ai fianchi, minacciosa.
“Uzumaki Karin, non parlerai sul serio, vero?”
La rossa alzò le spalle.
“Non ci pensare nemmeno! Avanti ora: in camera mia!”
Ma né la sua coinquilina, né Hinata si mossero, anzi, si voltarono di colpo verso la porta chiusa del soggiorno quando sentirono Shikamaru urlare “COSAAA?!”
“Ragazze, mi meraviglio di voi. Soprattutto di te, Hinata!” Le rimproverò.
La mora chinò il capo affranta.
“Questo è un momento delicato per Ino. Dobbiamo rispettarla.”
Le due amiche cedettero e si diressero deluse verso la camera di Sakura.
“Fai tanto la moralista solo perché Ino è la tua migliore amica e sai che dopo ti dirà tutto.” Brontolò Karin.
 
 
Ma non fu necessario origliare di nascosto.
Dato che Shikamaru e Ino non si preoccupavano molto di tenere il tono di voce basso, ogni tanto potevano sentire sprazzi di conversazione.
Cose come: “Perché non me l’hai detto subito?!” “La dovrai smettere di spendere soldi per cose come rifarti le unghie!” “Non fumare davanti a me, sconsiderato!” “Femmina?! Oddio, col cavolo che sarà una femmina!”
 
Dopo venti minuti fu silenzio totale.
Ino fece capolino nella camera di Sakura con un’espressione sconvolta.
“Fronte-spaziosa, puoi venire con me?”
 
Sakura la seguì senza fare domande e le due amiche tornarono in salotto.
 
Shikamaru aveva aperto la porta che dava sul terrazzo e se ne stava lì, fermo sulla soglia in silenzio, mentre fumava una sigaretta e scrutava il cielo con aria assorta.
 
“Beh, allora? Vuole tenere il bambino?” Bisbigliò Sakura all’orecchio della bionda.
“Non lo so, non ho capito molto delle sue intenzioni. Ha cominciato a delirare subito dopo che gli ho dato la notizia, ti giuro, non l’ho mai visto così. Poi è uscito a fumare e da allora non ha più detto niente.”
 
Il ragazzo interruppe il silenzio improvvisamente.
“Tuo padre mi ucciderà.” Commentò piatto senza distogliere gli occhi dalle nuvole.
“Oh, non credo. Sarebbe troppo facile. Credo piuttosto che farà qualcosa come amputarti gli arti e lasciarti storpio per il resto della vita…oppure castrarti.”
“Ino! Così non sei d’aiuto!” La rimproverò Sakura.
“Ma è la verità! Mio padre mi crede ancora illibata! Sono la sua unica bambina…pensa un po’, è convinto che io e Shikamaru nel nostro appartamento dormiamo in due camere separate!”
 
Shikamaru non diede retta al loro discorso, gettò via il mozzicone e tornò dentro, sbuffando seccato.
“Forza, prepara le tue cose, ce ne torniamo subito a casa. Avremo un sacco da fare nei prossimi giorni: dirlo ai nostri genitori, prenderti appuntamento per quelle cavolo di visite mediche, cercare una casa più grande…che palle.”
Ino lo fissò a bocca aperta.
“Vuoi dire che…sei d’accordo sul tenere il bambino?”
“Certo che sono d’accordo!”
“E non intendi mollarmi?”
Shikamaru sospirò, si avvicinò alla sua ragazza  e le posò le mani sulle spalle.
“Ino, tu sei una gran seccatura…e io odio le seccature. Ma questa volta è diverso: me lo sono autoimposto da solo questo supplizio, dio solo sa il perché, e non mi tirerò indietro proprio ora.
In qualche modo, insieme, tireremo su questo bambino e vedrai che andrà tutto bene.”
Ino annuì lievemente.
“Non ho capito se è una cosa bella o se mi stai insultando, ma va bene. Sarai un pessimo padre.”
“E tu una madre snaturata. Chissà quanti mesi dureremo prima che i servizi sociali arrivino a portarci via il bambino.”
La bionda sbuffò.
“Vado a prendere la mia roba. Torniamo a casa.”
“Aspetta!” Shikamaru la fermò afferrandola per un braccio, un po’ a disagio.
“Non puoi trasportare pesi! Insomma…non nelle tue condizioni. Ci penso io.”
Ino sorrise, il primo sorriso sincero e divertito da quando Shikamaru era arrivato.
 
 
 
 
Quando Ino era giunta ad Akatsuki, aveva portato con sé solo un trolley.
Ma durante il suo soggiorno aveva fatto un po’ di quelle che lei definì “piccole spese indispensabili”, così ora alla valigia si erano aggiunte anche una ventina circa di borse piene di cose inutili.
Shikamaru si rifiutò di portarle giù, costringendo Hinata, Karin e Sakura a caricare tutta quella roba in macchina.
 
 
 
 
“Beh, ragazze, non so che dirvi…grazie mille di tutto.”
Le quattro ragazze si trovavano ora lungo il marciapiede davanti all’appartamento, mentre Shikamaru tentava di chiudere la portiera del bagagliaio stracolmo a suon di imprecazioni.
Karin sorrise.
“Ma figurati, Ino! È stato un piacere conoscerti e averti con noi per un po’.”
“Torna di nuovo a trovarci con il tuo bambino Ino-san.”
“Oddio…” Gli occhi della bionda si fecero lucidi di lacrime.
Hinata cominciò ad agitarsi. “C-che cosa c’è?! Stai male?! Ho detto qualcosa di sbagliato?”
Ma Ino stava sorridendo, fra le lacrime.
“Non posso crederci” singhiozzò. “Sarò madre! Ma vi rendete conto? Io! Una mamma!”
“Oh, Ino-pig.” Sakura l’abbracciò forte.
“Sarai una madre meravigliosa. Un po’ stramba, ma meravigliosa.”
Sentì l’amica sussultare contro di lei.
“Grazie fronte-spaziosa. Sono così contenta di averti rivisto. Ma soprattutto sono contenta di averti trovata così felice e serena, dopo tanto tempo.”
Sakura sciolse l’abbraccio e guardò l’altra sorridendo.
“Lo sono, finalmente.”
“Allora ringrazia tanto Naruto da parte mia e non tenergli il broncio ancora per molto. Credo che il tuo cambiamento sia un po’ merito suo.”
“In parte sì. Ma è anche merito di Karin, di questa città, dell’università…e anche merito tuo, Pig. Mi sei sempre stata vicina, anche nei momenti peggiori. E io ho intenzione di fare lo stesso con te, perciò non esitare a chiamarmi se hai bisogno di qualcosa.”
Ino annuì, tirando su con il naso e asciugandosi gli occhi.
“Cazzo, questi maledetti ormoni…mi fanno frignare come una ragazzina!”
“Dai seccatura, sbrigati! Vorrei tornare a casa ad un orario decente, se è possibile.”
La bionda andò verso il suo ragazzo sbuffando.
“Mamma mia, che palloso che sei!”
“Senti chi parla.”
“Non provarci neppure ad accendere quella cazzo di sigaretta quando ci sono anch’io in macchina!”
“Ma tengo i finestrini abbassati!”
“Me ne frego…e poi vuoi che mi becchi una polmonite?”
La coppia salì nella vettura, insultandosi a vicenda, e partirono in direzione di casa.
 
 
 
“Secondo voi se la caveranno?” Chiese dubbiosa Karin osservando l’auto sparire dietro l’angolo.
Sakura sorrise. “Certo che se la caveranno! Quel bambino sarà il marmocchio più fortunato del mondo.”
 
 
 
 
 
 
Il giorno seguente Sakura, terminate le lezioni del mattino, decise di fermarsi in un nuovo negozio di musica che avevano aperto vicino alla sua facoltà.
 
“Ti piace Billy Joel? Mio padre dovrebbe avere qualche CD a casa.”
La ragazza si voltò di scatto al suono di quella voce famigliare.
“Ah, sei tu.” Disse freddamente, tornando poi a frugare fra i CD.
 
Naruto si grattò il capo nervosamente.
“Sakura-chan…sei ancora arrabbiata con me, vero?”
“Certo che sono ancora arrabbiata! Sei proprio uno stupido.”
“Mi dispiace così tanto. Non so che altro fare se non scusarmi.”
Sakura si girò di nuovo, posando gli occhi su quelli del ragazzo.
“Avresti dovuto pensarci prima. Ma ti rendi conto della cazzata che avete fatto tu e Kiba?”
Naruto sembrava parecchio affranto.
“ Lo so di aver sbagliato. Se solo potessi tornare indietro…”
“Già, peccato che non si può. Tu lo sai perché sono tanto arrabbiata?”
La guardò un po’ confuso.
“Beh…perché non sono venuto alla festa con te vestito da Milord.”
Sakura sospirò.
“Non è solo per quello…perché non mi hai detto che non volevi vestirti da Milord? Perché mi hai detto che saresti venuto alla festa e che avresti partecipato alla gara con me, per poi presentarti lì a fine serata con Kiba? Ho passato tutto il tempo a cercarti quando mi sarei potuta divertire con le mie amiche!”
“Io…non volevo che tu ti arrabbiassi con me Sakura-chan!”
“Ah, certo. Ci sei riuscito alla grande! Ma non capisci, Naruto? Io non voglio che tu faccia delle cose che non ti piacciono solo per farmi contenta! Se mi avessi detto che il costume da Milord non ti piaceva, chissene, avremmo cercato qualcos’altro. Qualcosa che potesse piacere ad entrambi.
Se tu mi avessi detto che avevi in programma di venire alla festa con Kiba, me ne sarei fatta una ragione e basta.
Ma quello che hai fatto tu…mi sono sentita presa in giro.”
Il biondo annuì serio.
“Io sarei voluto venire con te…ma Kiba ha insistito tanto, mi ha convinto e…”
“Non dare la colpa a Kiba, Naruto. Non cercare giustificazioni.”
“No, non voglio giustificarmi. È solo che io e lui ci siamo un po’ fatti prendere la mano dalle nostre idee strampalate e non abbiamo pensato a voi ragazze. Mi dispiace davvero, sono stato proprio uno stupido. Avrei dovuto essere sincero con te…”
“Ok. L’importante è che tu l’abbia capito.”
“Allora non sei più arrabbiata con me?” I suoi occhi azzurri si illuminarono speranzosi.
Sakura sorrise avvolgendogli le braccia intorno al collo.
“Un po’ sì. Ma forse ti ho punito abbastanza.”
Gli posò un lieve bacio sulle labbra.
Naruto ridacchiò felice afferrandole delicatamente i fianchi e posando la fronte sulla sua.
“Ti adoro Sakura-chan. Mi sei mancata tanto.”
La ragazza lo zittì con un altro bacio, questa volta più profondo.
In realtà anche a lei era mancato molto, nonostante non si vedessero da appena due giorni.
Si rese conto di essere ormai sempre più dipendente da Naruto e dalle sue attenzioni.
Anche se era un po’ sciocco, la faceva sentire bene come nessun altro.
 
“Pensi che anche Hinata sia disposta a perdonare Kiba?” Le chiese accarezzandole un braccio.
“Credo che non aspetti altro. Oggi l’ho vista un po’ giù di morale.”
“Oh bene! Perché Kiba ormai non ce la fa più, non riesce neppure a prepararsi un toast da solo. Quella ragazza è proprio una santa…”
Sakura ridacchiò stringendosi più forte a lui.
 
 
 
Uscirono dal negozio mano nella mano.
“Che programmi hai ora?”
Sakura scrollò le spalle.
“Pensavo di andare a fare la spesa e poi a casa. Non ho lezione oggi pomeriggio.”
“Ti va allora di accompagnarmi in facoltà?”
“Volentieri!”
 
 
 
 
Quando giunsero di fronte all’edificio, videro Karin correre loro incontro tutta esaltata.
“Oddio ragazzi, proprio voi cercavo! Non sapete che casino sta succedendo!”
Cacciò fra le mani di Naruto un volantino.
“Cosa diavolo è?” Chiese guardandolo curioso.
L’orrore puro comparve sul suo viso.
“Karin, dove diavolo hai trovato questa roba?”
La rossa sghignazzò.
“Sono affissi su ogni bacheca dell’edificio e, da quello che ho sentito, non solo in questa facoltà.”
“Fa vedere!” Sakura strappò il foglio dalle mani del biondo.
“Santo cielo!” Si portò una mano alla bocca, sconvolta. “Chi può essere stato a fare questo scempio?”
Sul volantino era stampata una foto in bianco e nero.
Raffigurava Kiba e Naruto, in quelle che parevano essere le docce di uno spogliatoio maschile, completamente nudi e intenti a lanciarsi dietro una saponetta con aria giocosa.
“Non lo so, ma chiunque sia stato la pagherà cara!” Esclamò Naruto furioso.
Prese il foglio e lo accartocciò bene, prima di tirargli un calcio.
“Aspettate un momento” Karin li guardò in cagnesco. “Voi due…insieme…non mi dite che avete fatto pace?!”
La rosa sorrise. “Sì, più o meno.”
“Ma Sakura! E la nostra causa?!”
“Si fotta la causa! Chiunque abbia appeso in giro quei volantini gli ha puniti a dovere al posto nostro.”
“Ma io so chi è stato” disse Karin con un ghigno compiaciuto “Ho incontrato Kiba prima. Il poveraccio stava scappando a casa pieno di vergogna. Da quello che ho capito, la foto è stata scattata da un vostro compagno della squadra di basket ai tempi del liceo, giusto?”
Naruto annuì. “Cazzo, è successo secoli fa! Pensavo che quella stupida foto fosse stata cancellata!”
“A quanto pare no, invece. Kiba ne teneva una copia sul computer a casa sua. E, indovinate un po’? C’è una sola persona oltre a lui che conosce la sua password e che possiede le chiavi di casa.”
 
Naruto e Sakura si scambiarono una rapida occhiata confusa.
“No…no, no può essere.” Il biondo scoppiò in una risatina forzata, ma Sakura rimase seria, rivolgendo la sua attenzione alla coinquilina.
“Karin, non starai mica suggerendo che è stata Hinata, vero?”
“Io non sto suggerendo proprio niente…è stata Hinata.
 







Ciao!
Dopo un mese, finalmente aggiorno.
Capitolo incentrato principalmente sulle ragazze, spero sia piaciuto.
Mi rattrista che Ino sia tornata a casa, adoravo scrivere sul quartetto Sakura-Ino-Karin-Hinata :(
Però vabbé...prima o poi doveva succedere.

So che non c'è molto NaruSaku in questo capitolo, ma mi annoia un po' incentrare tutto sempre e solo su una coppia, mi piace parlare anche di altre situazioni e personaggi.
Ma nei prossimi capitoli potrebbero esserci delle sorprese :)

Grazie a tutti quanti! :)

RedHair

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