Amore sotto il Big Ben

di Piccola_stella1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una sorpresa indesiderata ***
Capitolo 3: *** L'infanzia di Gwen ***
Capitolo 4: *** La festa ***
Capitolo 5: *** La notte con Duncan, quasi perfetta! ***
Capitolo 6: *** L'ultimo giorno alle Hawaii ***
Capitolo 7: *** L'arrivo a Londra ***
Capitolo 8: *** Una nuova vita a Londra! ***
Capitolo 9: *** Sono incinta? ***
Capitolo 10: *** E poi tutto cambia ***
Capitolo 11: *** Il ballo a Toronto ***
Capitolo 12: *** Un dolore forte, un dolore intenso, un dolore dentro di me! ***
Capitolo 13: *** Perdonare oppure no? ***
Capitolo 14: *** Finalmente 18 anni... ***
Capitolo 15: *** Ma io lo amo ancora?! ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Era il 24 dicembre, tutto è successo il 24 dicembre, finalmente ho parlato con qualcuno della mia storia, una storia che tenevo rinchiusa nella mia mente....

-nonna apparecchio la tavola, o è ancora presto?- urlò Sara dalla camera da pranzo
-tesoro, penso sia meglio cominciare, sono le 7.30 e arriveranno tutti alle 8, devi apparecchiare per 21 persone- la mia famiglia è sempre stata molto numerosa, ho avuto quattro figli e tanti nipoti, ho anche una pronipote, era dalle quattro del pomeriggio che le mie figlie stanno cucinando per la cena di Natale, antipasti, pesce e tantissime altre cose, io per i miei 80 anni sono seduta su una sedia in cucina e controllo ogni loro passo.
-mamma il campanello, potresti andare tu per favore?- disse Courtnay la mia figlia più grande. Feci per alzarmi ma Clare, un'altra mia nipote, mi disse
-tranquilla nonna vado io- quella sera Clare era strana, avevo un muso lungo, e non si degnava di parole, lei e suo padre, vivono con me da 12 anni, cioè da quando sua madre è morta, e tra di noi c'è una complicità unica, ci capiamo solamente guardandoci, lei si confida sempre con me e io le do molti consigli, la conosco molto bene e sono sicura che qualcosa non va, presi il mio bastone e la raggiunsi in camera da pranzo dove aveva fatto entrare alcuni mie nipoti.
-ciao ragazzi, posate i regali sotto l'albero- dissi sorridendo e subito dopo mi sedetti vicino Clare sul divano
-tesoro tutto a posto?- le chiesi
-si si nonna- mi disse con un sorriso forzato, lasciai stare e tornai in cucina.
Alle 8 arrivarono tutti gli altri e cominciammo la cena, le mie nipoti chiacchieravamo fra loro, mentre i più piccoli a volte si alzavano dalla tavola per andare a vedere i regali sotto l'albero di Natale e provare a indovinare quale era il loro. Ma dopo un po' notai che, tra le urla, Clare era l'unica che non parlava, e la cosa che mi fece preoccupare fu che lei si massaggiava le tempie con le dita mentre fissava il vuoto.
-abbassate un po' la voce- urlai -non vedete che Clare ha il mal di testa- sentendo nominare il suo nome alzò la testa
-tranquilla nonna sto bene, continuate a parlare- e subito dopo si alzò, allora anche io presi il mio bastone e la raggiunsi in cucina
-Clare, dimmi la verità che ti è successo??-
-niente nonna, ho solo litigato con Jack, tranquilla-
-io lo sapevo che quel Jack non ti voleva abbastanza bene, è solamente un ragazzo egoista e prepotente, ma perchè avete litigato?-
-adesso non mi va di parlarne-
-ok tesoro, ma torniamo in camera da pranzo-
Dopo il dolce ci alzammo dalla tavola e ci sedemmo sui divani i più piccoli insistevano per aprire i regali senza aspettare la mezzanotte, fortunatamente alla mezzanotte mancavano pochi minuti e dopo gli auguri cominciammo a scartare i regali. All'una tutti andarono via e rimanemmo mio figlio, Clare ed io. Con tutte quelle urla che si erano sentite fino a poche ora prima mi addormentai subito profondamente.
-nonna, nonna puoi svegliarti una attimo? Per favore- sentivo qualcuno parlare, ma ero troppo stanca per aprire gli occhi -nonna svegliati- aprì gli occhi e accesi la lampadina
-che vuoi Clare- dissi ancora con gli occhi mezzi chiusi, ma quando focalizzai la scena vidi una Clare in lacrime che cercava di asciugare le lacrime con le maniche del pigiama. -che ti è successo?-
-sai perchè Jack mi ha lasciata?-
-perchè?-
-perchè ho un ritardo, di due settimane, quasi tre, e so che non dovrei dirtelo, tu sei mia nonna, queste cose si dicono alle amiche, alle cugine invece io mi ritrovo a dirlo a te perchè sei la persona di cui mi fido di più- disse in singhiozzi.
-cosa? E sei sicura, forse ti tornerà a poco- lei scosse la testa -o tesoro, ma come è successo, potevate essere più attenti-
-eravamo ubriachi-
-cosa? Quando è successo?-
-quando sono andata a quella festa e sono rimasta a dormire da lui-
-e come pensi di fare?-
-io non lo so, ho solamente 16 anni, dai chi rimarrebbe incinta a 16 anni?-
-io- dissi a bassa voce ripensando al mio passato, che ormai pensavo di aver dimenticato per sempre.
-cosa? Che dici? Zia Courtnay l'hai avuta a 21-22 anni facendo i calcoli-
-tu non sai niente del mio passato vero?-
-non dirmi che hai un'altra figlia con un altro uomo che tieni nascosta a tutti-
-no tesoro, ti ho mai detto dove ho conosciuto tuo nonno?-
-si a un programma televisivo, ma di solito non vuoi parlare del tuo passato con nonno, e anche lui quando era ancora vivo provava sempre a cambiare discorso quando gli facevo domande-
-almeno a te devo raccontarti com'è andata-
-ok, ma la figlia che hai detto di aver avuto a 16 anni?-
-con calma, il racconto comincia da quando io e Duncan eravamo al reality si chiama a tutto reality-
-va bene- disse asciugandosi le ultime lacrime che ormai erano cessate di scendere -vai!-
-allora in quegli anni ero una sedicenne dark con i capelli neri con alcune ciocche tinte di blu, rossetto verde e vestiti neri. Quando arrivai nel reality, a tutto reality l'isola mi innamorai subito di un ragazzo, il solito ragazzo di buona famiglia con il sogno nel cassetto di diventare un chitarrista, aveva occhi verdi e capelli neri e si chiamava Trent, facendola breve ci fidanzammo, intanto tuo nonno, che a quel tempo era un ragazzo punk con piercing, cresta verde e con una maglia con il teschio, si era fidanzato con un'altra ragazza Courtnay capelli e occhi castani, solita ragazza viziata. Nella seconda stagione del reality, a tutto reality azione il fidanzamento fra me e Trent andò a rotoli perché Chris (il conduttore del reality) ci aveva messo in squadre differenti, lui mi faceva vincere le sfide e io mi stavo avvicinando sempre di più a Duncan. Infatti un giorno decisi di rompere questa storia che ormai era appesa ad un filo. La sera stessa lui venne eliminato e il giorno dopo io. Ormai ero sola, non ero più fidanzata e Duncan era stracotto di Courtnay anche perché lei rientrò nel gioco. Nella terza stagione, visto che Duncan non si era presentato cercavo in ogni modo a non pensare a lui anche se sentivo che provavo un piccolo sentimento, che piano piano cresceva per lui, io e Courtnay, nel frattempo eravamo diventate amiche, ma sfortunatamente ritrovarono Duncan e lo costrinsero a tornare nel gioco e proprio la stessa sera del suo ritorno, nel confessionale, Duncan entrò siccome c'era la serratura rotta e mi baciò, fu il bacio più bello della mia vita, il problema è che ci vide tutto il mondo più Tailer un tipo sfigato che però voleva farsi vedere come uno tutto sport e muscoli (senza nessun risultato positivo) che non resistendo lo disse a Courtnay che incavola mi dichiarò guerra, e ci riuscì facendomi eliminare poco dopo. Arrivata nell'aereo dei perdenti (così lo chiamavano tutti) mi vennero incontro alcuni miei amici e passarono giorni fino a che non arrivò la finale, intanto anche Duncan era stato eliminato. La finale si svolse alle Hawaii e qui inizia la storia, l'aereo era rotto e noi eravamo bloccati e dovevamo aspettare tre settimane prima che arrivassero alcune barche per portarci a Toronto, dove vivevamo tutti noi. Quelle furono le settimane più belle della mia vita, ci divertimmo tantissimo fino a quando un giorno...-
-tu vivevi a Toronto, America, ma davvero? E perchè ti sei trasferita a Londra? Com'erano le Hawaii? Di sicuro un bel posto vero?-
-tesoro vuoi che ti racconto questa storia o no?-
-ok scusa continua non ti interromperò più-

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Capitolo 2
*** Una sorpresa indesiderata ***


-Chris ti prego posso usare il telefono, devo chiamare mia madre- dissi.

-e va bene ma solo per 5 minuti- mi rispose il conduttore più antipatico fra tutti.

-ok grazie mille- feci il numero che sapevo a memoria e dopo tre squilli rispose mia madre, che bella la sua voce, mamma è molto giovane ha solo 36 anni, si chiama Jane, ha dei fantastici capelli neri mossi e dei bellissimi occhi azzurri. Io vivo a Toronto con lei e mio fratello Marc, 8 anni capelli e occhi castani e anche se a volte mi fa incavolare gli voglio un mondo di bene.

-mamma ciao, sono contentissima di sentirti-

-anche io tesoro, devo dirti un sacco di cose, indovina un po'... ho conosciuto un uomo-

-veramente?- va bene ero un po' gelosa, da quando mio padre ci aveva abbandonate lei non si era messa mai con nessuno, e ce ne stavano tanti che le facevano la corte, ma la sua risposta era sempre “no ho molte altre cose da fare che stare con te”!!!! invece finalmente si era decisa ad amare di nuovo un uomo, a fidarsi di nuovo di una persona di sesso maschile. -dai mamma raccontami!-

-allora era all'inizio del reality e io stavo al parco, stavo facendo un messaggio quando vado addosso a questo signore... Franc che stava correndo, lui si scusò e se ne andò come niente fosse, poi il giorno dopo, sarà il destino, stavo facendo la spesa quando sentì lui che stava alla cassa con tutti che urlavano e strillavano, aveva in mano 10 dollari 1 dollaro 2 dollari e non sapeva quanti e quali soldi dare, allora io mi avvicinai e lo aiutai, sai lui è di Londra, allora usciti mi ringraziò, mi diede l'indirizzo del suo albergo e mi disse che se volevo fare quattro chiacchiere potevo andare da lui-

-mamma respira! Dai continua-

-allora il giorno dopo sono andata e abbiamo fatto una passeggiata, mi ha detto che lui è divorziato e ha due figlie, una di 8 anni e una di 14 eccetera, allora poi mi ha invitata ad uscire una sera siamo usciti e ta da, ci siamo baciati-

-bhle!!- dissi scherzando .

-tu non parlare, che ho dovuto vedere in TV tutti i tuoi bacetti con il signorino Duncan-

-mamma!!!-

-comunque abbiamo deciso di vivere insieme, sai ormai è da un bel po' di mesi che lo conosco quasi un anno, e quindi... abbiamo deciso...-

-mamma vai al dunque- quando faceva così voleva dire che non era una cosa bella quello che stava per dire .

-ok, ci trasferiamo a Londra a casa sua- disse tutto d'un fiato.

-cosa????????-

-si, sai, cioé, io sono incinta quindi avevo pensato che il bambino-

-sei incinta?-

-si Marc è d'accordo e sai per ora lui sta a casa nostra poi giovedì veniamo a prenderti, sai vivrà con noi anche Mary- Mary era la mia migliore amica, anche lei Dark e aveva i capelli a volte rosa a volte viola.

-non me ne frega niente se viene anche Mary, potevi avvertirmi prima, io sono fidanzata con Duncan ora come farò a dirglielo cavolo-

-tesoro calmati, scusa ma..-

-non fa niente non è colpa tua, va bene ok vivremo a Londra iuppi, ora ti saluto che Chris rivuole il telefono ciao-

-ciao tesoro, e scusa-

Corsi subito sul molo, erano le 7 di sera e c'era un bellissimo tramonto, iniziai a piangere, ero incavolata nera con quella persona che con 3 mesi si era follemente innamorato di mamma e l'aveva costretta ad andare a Londra con lui, poi Marc che era d'accordo era di sicuro una cavolata, mi ricordo una volta che mamma aveva invitato un suo amico a casa lui aveva tenuto il broncio tutta la sera. A un tratto sentì dei passi avvicinarsi sempre di più. Era Duncan

-ciao bellezza!-

-ciao-

-ma che ti è successo? Perché piangi?-

-niente di importante-

-ma che niente di importante, raccontami-

-e va bene, ho chiamato mia madre, e mi ha detto che ha conosciuto un uomo.... e.... lui è di Londra e hanno deciso di andare a vivere li-

-cosa??? no non devono decidere loro la tua vita, hai 17 anni, vieni a vivere da me-

-no mi dispiace ma vedi mia madre è incinta e io non me la sento di lasciarla-

-allora vengo con te-

-no tranquillo, mia madre può fare quello che vuole è solo che mi avrebbe dovuto avvertire prima, mi mancherai!-

-anche tu piccola!- a un tratto un ticchettio ci fece sobbalzare, era Courtnay, aveva stranamente una faccia tranquilla!

-ciao- disse.

-ciao Courtnay-

-che avete? Va beh vado al dunque, ormai essere incavolata con voi due non serve più a niente, ho capito che noi due non eravamo destinati a stare insieme e volevo scusarmi per quello che vi ho fatto passare-

-non ti devi scusare, più che altro noi dobbiamo scusarci- dissi io

-comunque spero che torneremo ad essere amiche Gwen-

-certo, mi piacerebbe molto anche a me- mi alzai e l'abbracciai.

-sono contenta che ci hai perdonati-

-e allora mi vuoi dire perché piangevi?-

Io guardai Duncan -beh mi devo trasferire a Londra-

-cosa?-

-lo so anche io ho risposto così quando mamma me lo ha detto! Lei si è fidanzata con uno di Londra, è rimasta incinta e hanno deciso di vivere insieme, da lui!-

-no proprio ora che eravamo tornate amiche e quando partirai?

-giovedì mamma mi viene a prendere poi non lo so!-

-o mio dio mi dispiace!-

-vabbé io vado in stanza ciao-

-ciao- dissero tutti e due.

Andai in camera. Uffa uffa uffa non ci credo che me ne andrò da Toronto, ok erano solamente 3 anni che ci stavo siccome prima vivevo a New York però era casa mia. Duncan entrò in stanza.

-devi dirlo agli altri-

-cosa?-

-vieni- mi prese per mano e mi porto in spiaggia dove tutti prendevano il sole, facevano il bagno o si sbaciucchiavano.

A un tratto urlò -ragazzi Gwen vi deve dire una cosa importantissima!!!-

-cosa dici?-

-diglielo-

-ok sentite io mi trasferisco a Londra, mamma si è fidanzata con uno ed è rimasta incinta e ha deciso di andare a vivere da lui con me e mio fratello.-

-cosa?- urlarono un po' tutti

-no non può essere ragazza- mi disse Leshana la mia migliore amica per tutto il reality. Uau erano tutti dispiaciuti.

-e ora, che faremo, noi viviamo tutti a Toronto avevamo anche organizzato la pizza tutti insieme- disse Geoff, il solito ragazzo festaiolo

-lo so e mi dispiace tantissimo- scappai via piangendo. Mi seguì Courtnay che mi consolò per un po'. 

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Capitolo 3
*** L'infanzia di Gwen ***


Il giorno dopo verso le 10.00 di mattina stavo ancora nel mio letto a dormire quando sentì bussare, pensando fosse solo un rumore del vento lasciai perdere ma quando quel qualcuno dietro la porta continuò a bussare dissi di entrare, era Courtnay già tutta pronta
-ehi ma ancora dormi?-
-si, e non voglio alzarmi ora dal letto!- dissi mettendomi sotto le coperte.
-senti ma per la storia di Londra, non potresti andare a vivere dai tuoi nonni o da tuo padre?- a quella parola abbassai lo sguardo, i miei nonni erano morti e mio padre chissà dov'era
-che ti succede? Ho detto qualche cosa di sbagliato?-
-SI!!!!- dissi seccata -allora 1 io non lascerei mai mia madre che è incinta, si mi dispiace di andarmene da Toronto ma mamma non la lascio da sola 2 i miei nonni materni sono morti e quelli paterni sono in una casa di riposo!-
-mi dispiace, non pensavo...! scusa, beh allora non fa niente, ma tuo padre?-
-ah non te l'ho mai raccontato? Mio padre ha abbandonato me e mia madre quando io avevo 8 anni.-
-o mio dio mi dispiace, se vuoi parla con me, sfogati!- a quelle parole iniziai a piangere.
-mio padre è sempre stato cattivo con mia madre e con me, ma mamma rimaneva con lui, perché non riusciva a trovare un lavoro e da sola non sarebbe riuscita a crescermi, mio padre era molto violento, se la prendeva con me per stupidaggini, anche se solamente facevo cadere una tazza lui prendeva il primo oggetto colpendomi dove capitava, fortunatamente il suo lavoro lo occupava dalla mattina alla sera, almeno era quello che capivo io, molte sere lo sentivo ritornare tardi, quasi sempre mezzanotte, e appena entrava, subito litigava con mia madre, anche per niente ma le urlava quasi ogni notte, a volte io ero già a dormire e non sentivo niente ma quando non mi veniva sonno sentivo tutte le loro litigate- Courtnay aveva una faccia dispiaciuta, non avevo detto a nessuno questa cosa, a parte Mary e Duncan.
-una notte, non riuscendo a dormire, all'una mi alzai dal letto per andare nel lettone con mia madre, ma la vedevo preoccupata, e le chiesi il perché, e il suo malcontento era che papà non era ancora tornato a casa, senza ancora farle mai una telefonata, io ero piccola, avevo appena 8 anni, e mi addormentai nelle braccia di mia madre mentre mi raccontava una storia, dopo pochi minuti senti sbattere la porta, di sicuro era mio padre, infatti mia madre mi prese in braccio e mi portò nel mio letto, spense la luce e chiuse la porta, da quel momento sentì solo urla, molto più forti di quelle delle altre sere, poi sentì urlare mia madre, di solito era mio padre che alzava la voce, ma quello era di sicuramente un urlo di dolore, e io mi alzai dal letto, fu la cosa peggiore, perchè mio padre era ubriaco fradicio, e mia madre era stesa sul letto con un grosso taglio lungo la schiena, quando mi vide mi disse che non mi dovevo intromettere, e mi lanciò la bottiglia con cui aveva colpito mia madre, mi prese sul petto, ancora troppo piccolo per sentire dolore, ma uscì molto sangue che cominciai a piangere, e corsi in camera, mio padre dopo un pò si addormentò, affianco a mia madre. Io ero terrorizzata, vedevo troppo sangue, troppo rosso, le prime persone che mi vennero in mente di chiamare furono i miei nonni materni, presi l'agenda in soggiorno con tutti i numeri di telefono e trovai alla prima pagina il numero e li chiamai, dopo tanti squilli risposero, io con una voce strozzante dissi loro di venire subito, fortunatamente i miei nonni non abitavano molto lontano da casa mia, dovevano solamente attraversare la strada, arrivarono dopo 15 minuti. Arrivati mia nonna mi prese in braccio calmando il mio pianto mentre nonno si fiondò verso la camera da letto e si bloccò impressionato anche lui da quell'immagine, papà dormiva e lo lasciarono sul letto mentre a noi ci portarono subito al pronto soccorso, fortunatamente il taglio a tutte e due non era grave, e dopo pochi giorni tornammo a casa, mio padre non lo ritrovammo, di sicuro era scappato, e ancora ora non si sa dov'è, i dottori scoprirono inoltre che mia madre era incinta, e questo fu un grande problema, perché mia madre non doveva crescere me, ma anche un altro figlio, per un primo periodo alloggiammo dai miei nonni, mentre mamma cercava un lavoro e una casa, e fortunatamente li trovò, non avevo intenzione di chiamarlo o vederlo mio padre, e anche ora il mio parere non è cambiato, mi ha distrutto l'infanzia, avevo paura, non mi fidavo della gente e a scuola ero sempre sola, ho solamente una nostra foto sempre vicino al letto, l'unica rimasta tra tutte quelle che mamma strappò per la rabbia.-
Courtnay mi abbracciò -o mamma mia, mi dispiace, è la storia più triste che io abbia mai sentito!-
-ora però sto bene!-
-sicura?-
-certo, dai oggi pomeriggio ci andiamo a mangiare un gelato?-
-ok!-
-allora a dopo!- mi ero sfogata con Courtany e mi sentivo bene. Dopo tutto Courtnay è una persona fantastica, quando non urla o non minaccia di chiamare i suoi avvocati! Sa ascoltare, e sono stata proprio una stupida ad averla ferita, fortunatamente si è tutto risolto con lei!



Ciao sono Flavia, non avevo ancora scritto nulla su di me, ma devo, anche per scusarmi visto il ritardo con cui sto mettendo questi capitoli! Ma dovete capirmi, faccio il liceo scientifico e i compiti sono sempre di più!! Mi farò perdonare! Mi raccomando mandatemi molte recensioni facenodmi notare degli eventuali errori! Anche perchè ne avrò fatti sicuramente! *apre l'ombrello per coprirsi dai pomodori che sono lanciati!! ahahaha ciao ciao! <3

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Capitolo 4
*** La festa ***


I giorni passarono e la mattina del mercoledì Courtney mi disse
-che ne dici di andare a farci un trattamento di bellezza?-
-cosa?- io odiavo i trattamenti di bellezza, o i parrucchieri, tutti sanno lavarsi i capelli che serve pagare altre persone perché te lo facciano.
-si dai andiamo dal parrucchiere ti fai i capelli tutti neri e ti fai togliere quelle ciocche orrende, ti fai truccare-
-grazie Courtney, sei molto gentile, ti annuncio che le mie ciocche verdi non le toccherà mai nessuno, io le adoro, e poi non mi va-
-ok scusa, ma almeno ti fai fare la piastra, guarda, hai i capelli tutti rovinati-
-non sapevo di interessavi così alla bellezza, ti prego, sai che il mio ideale è tutto nero, un quaderno e una matita, non vestitini corti, piastre, trucchi e smalti, bleah- dissi facendo il gesto del vomito
-ok, come vuoi, io ci ho provato, se non vuoi curarti fai come vuoi!-
-ed è tornata la vera Courtney, sapevo che non sarebbe durato a lungo, siamo troppo diverse-
-Gwen, io l'ho detto per il tuo bene, e comunque sto cercando di cambiare, te l'ho detto del corso che c'è qui sull'isola per calmare la mia rabbia, lo sto seguendo benissimo, e ogni volta sto meglio-
-sono contenta, ma la mia risposta è no!-
-ok, fai come vuoi ciao!-
-ciao miss scontrosa, sei così viziata da voler ricevere sempre risposte positive!- Lo sapevo, ne ero certa, forse la colpa era un po' anche mia, ma era tremenda delle volte, se a me non va di cambiare, non vedo perchè devo farlo per lei!
Il pomeriggio passò velocemente, rimasi in stanza, e stranamente nessuno si fece vedere, nemmeno Duncan, ma non mi importava, non eravamo come Brigette e Geoff, sempre appiccicati a baciarsi, iniziai un nuovo disegno, un tramonto, con una piccola barca, con dentro due ragazzi!
Verso le 9 sentì bussare alla porta, finalmente qualcuno che mi considerata, ah no era solo un cameriere dell'albergo
-non ho ordinato nulla, la ringrazio-
-le devo solamente dare un foglietto, ecco tenga-
-grazie- dissi incerta -da chi è mandato il biglietto?- ma il cameriere era già andato via
Mi rigirai il bigliettino nelle mani, fino a quando decisi di aprirlo, diceva “mettiti il costume se ti vuoi divertire, e per la festa più bella da noi devi venire” uno scherzo di pessimo gusto, una festa, io che odio le feste, decisi lo stesso però di indagare, mi misi una tuta che era poggiata sulla sedia e uscì, fuori on faceva freddo, anzi si stata proprio bene, mi incamminai verso la piscina, ma non c'era nessuno, tranne le addette alle pulizie che toglievano bicchieri rimasti dalla giornata, beh allora mi recai in spiaggia, ma dove di preciso? Come pensavo in spiaggia non c'era nessuno, o almeno dove ero andata io, forse dovevo andare in altro stabilimento, fu in quel momento che notai un tizio che mi fissava, chi era? E che voleva da me? Si avvicinò, all'inizio cercai di andare da un'altra parte, forse era un malintenzionato, invece mi prese, riuscì però a raggiungermi, senza dirmi niente, prese la mia mano e ci mise dentro qualcosa, per poi scappare via
-ehi che vuoi? Mi rispondi??- guardai la mia mano, un altro bigliettino, mi misi a ridere, e forse capì il motivo! “Ti manca poco per arrivare, basta che vai allo stabilimento BLU MARE” mi ero stufata di quella cosa, però ero troppo curiosa, quindi cercai il posto, entrai nel bar prima della spiaggia, un signore dietro al bancone appena mi vide prese un cellulare, bah sarà una coincidenza, ma uscita in spiaggia
-SORPRESAAAAAA-
-ma c-cosa?- tutti si erano organizzati per farmi una festa d'addio?? a me? Che avevo legato con nemmeno la metà del gruppo?? Ora capì perchè Courtney voleva che mi facessi bella, e mi sentì terribilmente in colpa, non sapevo che dire, era così imbarazzante, tutti mi guardavano sorridendo ed io ero diventata rossa come un pomodoro
-g-grazie a tutti!- e fecero tutti un applauso, andai subito da Courtney per scusarmi
-ciao, scusa per prima, se sapevo che il motivo era questo avrei accettato di sicuro, o forse no! Ahahah sai come sono fatta!- non la vedevo convinta
-non fa niente- ma poi mi sorrise -e mi sono divertita tantissimo nel vedere Heather che fa qualcosa per te, ogni tanto sbuffava, o si lamentava dicendo, “guarda te se sono ridotta a organizzare una festa per la darkettona”!- disse imitando la sua voce, subito mi venne incontro Duncan
-sei contenta di questa festa!-
-si ma il pensiero che domani andrò via mi uccide!- Duncan mi abbracciò
-nessuno riesce a stare senza di me vero pupa??-
Iniziai a ballare, certo non era il mio forte, odiavo ballare, soprattutto in coppia, mi capitava sempre di pestare i piedi del mio accompagnatore, ma Duncan non ci fece caso, e nemmneo Trent, si ballai anche con lui, in fondo eravamo amici
Mentre ballavamo mi chiese -allora... Gwen, come va con Duncan?-
-bene grazie-
-ti va di andare a bere qualche cosa?-
-si per me un bicchiere di vino rosso-
-ottimo, è molto buono, molto meglio del bianco!-
-aspetta ma tu non sei astemio ?-
-lo ero... poi.. ho.. assaggiato il vino.. e mi è piaciuto!-
-quanto sei strano! Ma sono contenta di essere tua amica!-
-anche io... beh allora siccome siamo amici posso chiederti..-
-cosa?- dissi prima di dare una sorsata al vino
-se lo avete già fatto!- sputai quello che avevo in bocca. Come si permetteva di farmi quelle domande??
-ehi ma come ti permetti di farmi questa domanda, è una cosa riservata!- e me ne andai, intanto Duncan stava chiacchierando con Geoff, arrivai e lui mi prese in braccio e mi baciò -dove eri finita?-
-ero andata a bermi un bicchiere di vino, ma qualcuno me lo ha fatto andare di traverso!-
-ehi ragazzi è una festa dobbiamo divertirci che ne dite di fare un gioco? Bene mettiamoci in cerchio seduti- poi prese una bottiglia e disse -chi vuole giocare allora al gioco della bottiglia?-
-buona idea- disse Leshana
-ehi aspettate cos'è il gioco della bottiglia?- chiese Lindsay ingenuamente
-ma come non sai cos'è?- chiesi stupita -io non ci ho mai giocato perché ho sempre pensato che fosse un gioco da stupidi ma so come si gioca!-
-io non lo so!- continuava Lindsay
-lo capirai mentre giochiamo!- le disse Beth
-ah ok, e grazie Beth!- Disse Linsday abbracciando l'amica.
-allora iniziamo- urlò Geoff passandomi la bottiglia.
Girai la bottiglia e puntò Justin poi la rigirai e puntò Beth. -ok Justin dai un bacio a Beth-
-e che sarà mai!- disse Justin ma più di avvicinava alle labbra di Beth e più faceva una faccia disgustata
-non ce la faccio mi si rovinerebbero le labbra-
-oddio Justin è un semplice bacietto sulle labbra- dissi.
E finalmente diede il bacio. Dopo pochi minuti quasi tutti avevano dato un bacio a qualcuno, anche Duncan, ma non ci feci caso, mancavo solo io, la bottiglia girò e si fermò davanti a Sierra.
-non è possibile- disse Geoff -a te non è mai capitato dai, facciamo finta che era diretta a te la bottiglia-
-no tranquillo, non fa niente- ma Geoff aveva fatto girare la bottiglia di nuovo e si fermò proprio davanti a Trent. Spalancai la bocca.
-ok, un bacetto, un solo piccolo bacetto sulle labbra- dissi a bassa voce.
Trent si avvicinò mi prese il volto chiuse gli occhi e mi baciò, anche io chiusi gli occhi cercando di immaginarmi Duncan, era un semplice bacio ma era fantastico dopo un po' mi accorsi che stava aggiungendo la lingua
-ok ora può bastare- urlò Duncan io mi staccai, non me lo immaginavo geloso
-eh si può bastare- dissi io a bassa voce, lo guardai in faccia, aveva gli occhi lucidi.
-io devo andare- e corse via
-aspettami Duncan!- corsi sulla sabbia verso di lui. Si era seduto a guardare il mare
-Duncan dai, non dirmi che sei geloso?!?!-
-non sono geloso mi ha dato solamente fastidio il bacio!-
-dai calmati!-
-calmarmi? Calmarmi? Mi sembrato che ti piacesse il bacio o sbaglio, io quando ho dato il bacio a Sierra mi pare che è stato un semplice bacio a stampo, è durato due secondi, il tuo stava diventando una pomiciata!- disse alzando la voce
-beh perchè ti è capitata Sierra, non penso che se ti capitava Courtney anche il tuo fosse un semplice bacio a stampo-
-ma cosa stai dicendo?? Io ti amo, sto cambiando con te, sei così semplice, che mi fai diventare semplice anche a me, e con Courtney non mi sarei nemmeno azzardato a baciarmi-
-Duncan ti prego, è un gioco, uno stupido gioco!- Si alzò di scatto
-lo spero!- il suo sguardo mi gelò il sangue, non potevo litigare con lui la nostra ultima sera insieme, tornammo comunque dagli altri che si stavano preparando per il bagno di mezzanotte, non avevo proprio voglia di farlo, e non avevo neanche il costume, il mio umore era diventato cupo così all'improvviso, quindi presi un pezzo di pizza, mi sedetti su un gradino che portava al bar e iniziai a mangiare
-tutto a posto con Duncan?- mi disse premurosa Brigette
-diciamo di si-
-dai vieni a fare il bagno!-
-no grazie non ne ho voglia, e non ho neanche il costume!-
-noi lo avevamo scritto sul biglietto di portartelo, ma se non vuoi non fa niente, noi andiamo o ti dispiace?-
-certo andate, non fate caso a me, non sono molto esperta di queste cose lo sai?- mi sorrise e corse in mare dagli altri.
Dopo pochi minuti Duncan si avvicinò
-sono uno stronzo, mi metto a litigare con te l'ultima sera in cui possiamo stare insieme! Scusami- io sorrisi
-scusa te- ci abbracciammo
-vuoi passare la tua ultima notte alle Hawaii con me?- disse con un'aria maliziosa
-ahaha certo!-
-ok, allora ti porto in un posto bellissimo-
-dove?-
-è una sorpresa!-





Salveee, sono di nuovo io!!! Ultimamente sto mettendo nuovi capitoli in tempi normali, ma purtroppo domani si ricomincia scuola, e avrò poco tempo, ma ne troverò di sicuro per mettere nuovi capitoli, anche se questo succederà a mezzanotte state tranquilli! Ma può essere che a voi non interessa nulla e io mi sto facendo problemi per nulla, spero non sia così!!! Un bacione
Flavia97_gatti

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Capitolo 5
*** La notte con Duncan, quasi perfetta! ***


Duncan prese un sacco a pelo e un telo da mare mi prese per mano e mi portò in un posto della spiaggia che non avevo mai visto, era una spiaggia libera, ma stranamente era pulita, quasi di più di quella in cui stavamo sempre noi! Posò il telo sulla sabbia e mi fece il segno di sedermi, io poggiai la mia testa sulla sua spalla. Era bellissimo stare li con lui, con il mio DUNCAN, dopo un po' mi disse
-lo sai come sarebbe perfetto questo momento?-
-come?-
-con un bacio- le nostre labbra si stavano per sfiorare quando sentii una goccia, poi un'altra e un'altra ancora. Duncan si alzò
-sta piovendo, vieni- prese il telo e me lo poggiò sulla testa per ripararmi ma io lo fermai.
-aspetta!-
-che c'è?-
-lo sai che non mi hai mai detto due paroline?-
-quali?-
-non vale se te le suggerisco-
-dai non fa niente e baciami!-
-DUNCAN!!!!!- non volevo farmi baciare, era sempre così, ci baciavamo e basta, mai che mi abbracciava solamente, o mi accarezzava i capelli o mi diceva TI AMO, ecco sono quelle le paroline che una donna vuole sentire dal proprio uomo -basta!- mi staccai dalle sue labbra ed entrai in una grotta.
-ma cos'hai?- mi chiese preoccupato.
-niente!-
-certo, niente, non dirmi mai niente, come può durare una relazione se non parli con me- disse mentre poggiava il sacco a pelo per terra
-la smetti? Stai sempre a rispondermi male! Sei arrabbiato? Perchè, perchè sei sempre arrabbiato?-
-Lo vuoi sapere? Perchè l'idea che te ne andrai mi distrugge! E cerco sempre di fare il duro, dicendomi, Duncan, ma che ti succede, sei sempre stato un uomo di ghiaccio, ma con te tutto è diverso, tu mi migliori di giorno in giorno!- mi venne una fitta al cuore, lo amavo, e non potevo pensare che ci saremmo divisi, così presto, lo abbracciai, ma non era il solito abbraccio, ma pieno di amore.
-come farò senza di te!- dissi, mi prese il mento col l'indice per farci guardare negli occhi, vide nei miei un velo di tristezza.
-non piangere!-
Passarono dei minuti, la pioggia non smetteva e noi eravamo abbracciati, per darci caldo l'una con l'altro!
-beh penso proprio che dovremo dormire qui, menomale che ho portato un sacco a pelo!-
Forse era arrivato in momento! Avrei fatto l'amore, per la prima volta, con Duncan! Non mi sentivo del tutto pronta, ma lui era esperto, avrebbe saputo trasportarmi. Cominciò infatti a baciarmi sulle labbra poi sul collo fino ad arrivare al petto, mi alzò i capelli da dietro, e cominciò a baciarmi sulle spalle mentre con le mani cercava di sganciarmi il reggiseno, passò qualche secondo e lui era concentrato dietro la mia schiena
-Duncan che stai facendo?- dissi un po' irritata
-ma come si apre questo coso???-
-non riesci ad aprire un reggiseno?-
-ci riesco eccome, ma non è questo il problema, si è fatto un nodo e non riesco a scioglierlo-
-da qua- con pochi secondi riuscì a sciogliere il nodo, e le spalline caddero giù dalle mie spalle, e subito dopo Duncan le abbassò del tutto, principalmente mi coprì con le braccia, forse mi vergognavo della cicatrice ancora visibile sotto il mio piccolo petto, o forse ancora non mi fidavo bene degli uomini.
-che ti succede?-
-mi vergogno!-
-è una cosa normale, ti do un consiglio, chiudi gli occhi-
-la fai facile te, chissà con quante lo avrai già fatto!-
-sssssshhhhhhhh- aprì per un attimo gli occhi, e mi ritrovai davanti Duncan nudo, in tutta la sua bellezza
-mai visto un bel ragazzo nudo?-
-ma stai zitto!! eheheh, certo che l'ho già visto-
-e chi sarebbe?-
-beh, conta se dico mio fratello??- il resto si può immaginare! Ero felice, con il mio Duncan, forse la nostra storia sarebbe continuata, o forse no?
-allora? Com'è stato?-
-per essere stata la mia prima volta.. fantastico-
-quindi fammi capire!!!! il musicista babbeo non si è dato da fare!?!?- finì la frase e notai un'ombra, certo avevamo fatto le nostre cose sicuri che nessuno fosse stato li, sotto la pioggia a spiarci, ci eravamo sbagliati! Urlai!
-Trent che ci fai qui? Non dirmi che ci hai spiati tutto il tempo!-
-Gwen io lo faccio solo per te, non lo capisci? Io ce l'ho con Duncan!-
-ti prego Trent calmati!-
-no io non mi calmo!- e tirò un pugno sull'occhio destro di Duncan
-DUNCAN!- ma lui si alzò pronto per dare anche lui un pugno, e questo fece, ma Trent gli puntò un vetro appuntito di una bottiglia alla gola e Duncan si immobilizzò
-Trent ti prego non farlo!- gridavo io, e senza pensare che ero in reggiseno e mutande mi alzai -non fare pazzie Trent, tranquillo!-
-non mi parlare come un malato di mente ok?-
-lo so, tu non sei un malato di mente, tu non lo sei- ma Duncan gli diede un pugno facendo aumentare l'ira di Trent, il quale puntò il vetro verso il petto di Duncan quando io presa dalla rabbia scansai Duncan facendomi prendere dal coltello sulla guancia, caddi a terra, il taglio non era profondo ma mi venne un forte giramento di tetsa
-Gwen!- sentì urlare da Duncan
-sto bene, tranquillo!-
Trent era sconvolto, mi avrebbe potuto far del male sul serio, Duncan non ce la fece più e cominciò a dare pugni sulla pancia sul petto sul volto di Trent, e io per terra vedevo tutto sfocato, sentivo solo urli, mi ricordò un po' la sera della litigata di mamma e papà, non ce la facevo più, mi si chiusero gli occhi e svenni.





Salve a tutti! Eccomi con un altro capitolo di questa storia! Avete visto che carini GWEN e DUNCAN!!!! Volevo ringraziare brughy98, Anaa84266 e Dalhia_Gwen! é sempre un piacere ricevere le vostre recensioni! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! un bacione <3

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Capitolo 6
*** L'ultimo giorno alle Hawaii ***


Mi risvegliai con un forte mal di testa, ero nella mia stanza, Duncan mi teneva la mano, aveva un grande livido sull'occhio destro, poi c'erano Brigette, Courtany, Leshana, Geoff.
-Gwen ti sei svegliata finalmente!- mi disse Duncan
-ma che è successo, ai che male la testa-
-non ti ricordi?-
-si ricordo noi due nella grotta, poi era arrivato Trent, ti ha dato un pugno io mi sono intromessa nella vostra discussione, e poi niente, poi il buio.-
-quello stronzo ti ha ferita sulla guancia, tu sei caduta e hai sbattuto la testa su un masso, ti è uscito tanto sangue, ti ho subito portata qui e fortunatamente un medico alloggia in questo albergo e ti ha potuta aiutare!-
-veramente? Ora sono un po' frastornata, la guancia mi brucia un pochino ma la testa mi sta scoppiando!- non ci potevo credere! Perchè Trent ha fatto quel gesto! È sempre stato un ragazzo tranquillo, anche troppo! Dopo un po' Courtney disse
-ok ora dovete lasciarci soleeeeeee!!!- e cacciò via dalla camera Duncan e Geoff
-che succede ragazze?-
-come che succede?- disse Leshana -è successa tutta questa cosa! Ma voi stavate nella grotta, da soli! Dai dicci che avete fatto?- era strano per me! Dire che non ero più vergine, che avevo fatto l'amore!
-beh diciamo che, è stato proprio dolce e...-
-lo avete fatto?- dissero spazientite loro, ma era il modo di dirlo!
-si, lo ammetto, lo abbiamo fatto!- certo, forse Courtney non era felicissima per me, lo vedevo nei suoi occhi, ecco anche perchè non volevo dirlo davanti a lei, ma poi mi guardò, e con un sorriso mi fece capire che era tutto ok!
-sono contenta!- disse Brigette
-si ma è come non ricordassi qualcosa, un particolare importante!- cercai di ripensare a quello che era successo, comincia a tremare, non ero esperta su queste cose
-cosa succede se lo abbiamo fatto senza preservativo?- dissi ingenuamente
-ma siete pazziii!- urlarono all'unisono.
-oddio non mi dite così, ok cerchiamo una farmacia, se prendo una pillola del giorno dopo che succede?-
-beh la scamperesti, basta che non superi le 72 ore, ma qui non c'è nessuna farmacia!-
-e come faccio!! oddio come faccio???- dissi sempre più agitata
-ioo!-
-tu cosa?-
-io ho una pillola del giorno dopo, penso che sia rimasta l'ultima, ma tanto con tutte le feste che ci sono, la sera siamo stanchissimi! Sarà da mesi che non lo facciamo, ma anche di più!- disse Brigette!
-dici davvero, mi salveresti la vita, grazie grazie!- appena la presi mi sentì sollevata, il pericolo era scampato...o almeno pensavo!
Verso le 12 arrivò mamma, non volevo dirle dell'incidente di ieri sera quindi le avrei detto che mi ero abbassata l'altra sera sotto il tavolo perché mi era caduto il fazzoletto e per rialzarmi avevo sbattuto molto forte la testa, il problema è che non mi veniva in mente nulla sulla guancia, e anche Trent e Duncan pieni di lividi non migliorava la situazione, mi sarebbe venuta in mente qualche scusa nel momento stesso. Arrivò e appena mi vide mi abbracciò, più in la vidi Marc e gli corsi in contro, lo presi in braccio dicendogli quanto mi era mancato, mamma si accorse subito delle garze, tanto che subito dopo l'abbraccio, un bacio, e un “mi sei mancata tantissimo”.
-ma che ti è successo sulla testa, e sulla guancia?-
-mi sono abbassata per prendere un fazzoletto sotto al tavolo, mi sono rialzata di scatto e bum!-
-aia e alla guancia?-
-alla guancia....- in quel momento arrivò Duncan
-alla guancia, niente signora, uno stupido, ha cominciato a lanciare oggetti dalla finestra, non può capire, proprio un pazzo, e a lei l'hanno presa sulla guancia e me sull'occhio vede?-
-si vedo! Ehi ma tu sei Duncan?-
-si proprio io.. è un piacere conoscerla!-
-anche per me!- il Duncan gentile con la mamma della fidanzata mi fece ridere! Ma cercai di nascondere la risata!
-allora Gwen vuoi conoscere Franc?- arrivò un uomo sulla quarantina, con i capelli neri, gli occhi verdi, e per la sua età si teneva molto bene, ci credo che mamma si era impazzita per lui.
-ciao Gwen, sono contento di conoscerti, tua madre mi ha detto tutto su di te!- non sapevo se comportami bene con lui, oppure essere me stessa, Gwen, la ragazza scontrosa che tutti evitano! Optai per la seconda.
-ciao Franc, uau sai tutto su di me, ma proprio tutto!??!?!?, beh allora, visto che sai tutto su di me, dimmi a che età mi è venuto il ciclo?... non sai rispondere??, beh allora non sai proprio tutto su di me!- dissi bruscamente, e me ne andai seguita da mio fratello e da Duncan.
-grazie Duncan per avermi “salvata prima”-
-di niente però secondo me devi dare una possibilità a quell'uomo!-
-no grazie! Scusa ma proprio non sono in vena di diventare la migliore amica di Franc, ora devo andare in camera, devo finire la valigia-
-Gwenny posso venire con te?- disse dolcemente mio fratello, ma io ero troppo snervata, che risposi male anche a lui, senza pensarci
-no Mark, staremo insieme dopo ok? Voglio stare da sola!-
Andai in stanza per prendere le ultime cose da mettere in valigie quando entrò Trent sbattendo la porta, io mi girai di scatto e feci una smorfia quando lo vidi.
-che vuoi?- dissi mentre chiudevo l'ultima valigia
-volevo solamente chiederti scusa-
-per cosa, che ci hai spiati per tutta la notte o che ci stavi quasi per uccidere?-
-ecco, io volevo spiegarti com'è andata-
-si ma in fretta ok? Che non è giornata!-
-si te lo prometto, allora quando voi siete andati via dalla festa ho bevuto un po', non so bene il motivo, so solo che da quando stai con Duncan mi sento talmente solo, certo molte ragazze pagherebbero per stare con me, ma sono tutte diverse, diverse dall'unica persona che ho amato, cioè tu! Per questo me ne sono andato via dalla festa, si con tre bottiglie belle piene di vino, e non so che mi è preso ma l'ho finite tutte, poi ha iniziato a piovere, ma sono rimasto in spiaggia e ho sentito te e Duncan, essendo ubriaco pensavo che ti stesse facendo del male e ho rotto la bottiglia prendendo un coccio molto affilato, poi non mi ricordo più niente perchè il vino stava facendo sempre di più effetto, mi sono risvegliato in quella grotta pieno di lividi e mi sono ricordato, ma io non l'ho fatto apposta, io mi sono reso conto che ho fatto l'errore più grande della mia vita, e ho perso anche la piccola amicizia che avevamo instaurato- mi fece un piccolo sorrise talmente dolce che mi fece tenerezza, mi avvicinai a lui e l'abbracciai.
-lo so che tu non mi avresti mai fatto del male, e ti perdono- dopo tutto Trent era sempre stato un ragazzo dolce, ed essere sua amica era bello!
-grazie Gwen- e detto questo uscì dalla stanza. E quella fu l'ultima volta che lo vidi.
Poco dopo feci vedere a mamma l'albergo, dove dormivo, e parlammo del più e del meno.
-alloraaaa.... lo avete fatto?-
-ma che vi prende a tutti!?!? e poi mamma, non sono queste le domande da fare a una figlia!-
-ma dai lo sai che per te sono una mamma amica!-
-e va bene, si, lo abbiamo fatto!-
-e fammi indovinare una cosa... non hai sbattuto la testa sotto al tavolo, e di certo nessuno si è impazzito e ha cominciato a lanciare oggetti.. vero?-
-chi te lo ha detto!!?!?-
-intuito delle mamme, dai raccontami la verità!-
-è che non volevo farti spaventare, è stato Trent, stava litigando con Duncan ieri sera e per sbaglio mi ha ferita sulla guancia e io ho sbattuto la testa per terra, ma tranquilla, ho chiarito con Trent, e non voleva farmi del male-
-basta che so che Duncan ti vuole bene-
-si certo, grazie per aver capito, sei la migliore-
-e scusami per la cosa di Londra!-
-beh l'unica cosa è che sono contenta che finalmente hai trovato una persona che ti ama!-
-su andiamo che tra un po' si parte!- uscimmo dalla stanza e arrivammo sul molo, una nave era pronta per trasportarci fino a Toronto, da dove poi saremmo andati a Londra! Salutai tutti, abbracciando forte le persone con cui avevo instaurato un rapporto più profondo!
Duncan mi diede un leggero bacio, e mi porse una busta!
-per non dimenticarti di me!-
-non mi dimenticherò, mi mancherai tantissimo!- ecco era il momento perfetto per Duncan, poteva dirmelo un ti amo
-anche tu piccola!- piccola? Io me ne vado in un altro continente e nemmeno mi dici ti amo, ora era meglio non pensarci salì sulla nave, ma non mi girai, sarebbe stato peggio. Stavo pe iniziare una nuova vita a Londra, con la mia famiglia e con la mia migliore amica.




Salve...ti nuovo! Non ci credo, due capitoli in un giorno! é un record per me!! ahahaha! beh che dire, mi era venuta l'ispirazione mentre facevo latino, tanto che non riuscivo a studiarlo e l'ho lasciato stare e mi sono messa a scrivere! ma ora mi tocca riprendere i libri! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! :D

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Capitolo 7
*** L'arrivo a Londra ***


Sulla nave non feci altro che pensare, pensare ai miei errori, alle mie vittorie, alle mie sconfitte, questo reality mi aveva fatto diventare più matura, più di come lo ero prima, avevo conosciuto persone fantastiche, come persone antipatiche che non mi dispiaceva non rivedere più, continuavo a rigirami nelle mani la scatoletta che mi aveva dato Duncan, mi venne una forte fitta al cuore quando ripensai a lui, con la sua cresta e i piercing da duro che nascondono un persona da un cuore d'oro! Una lacrima mi bagnò una guancia e in quel momento entrò nella cabina Marc.
-ehi Gwenny perché piangi?-
-non piango tranquillo, è solo che mi mancherà Duncan-
-cos'è?- mi disse indicando la scatoletta che ancora non avevo aperto
-un regalo, ma devo ancora aprirlo!-
-e che aspetti?!??! dai aprilo!-
-ahahah, ok ok- pensai fra me e me, un anello è impossibile, è più da grandi, o almeno credo! E allora un bracciale, vabbè faccio prima ad aprire, aprì e mi trovai d'avanti una collana con un ciondolo a forma di cuore con incise le nostre iniziali DXG, uau Duncan oltre ad essere tenero era anche romantico, non me l'aspettavo!
-che bella! Aspetta te la metto ok?-
-si!- toccai il ciondolo e lo strinsi, ero certa che non potevo dimenticarmi di lui, come lui non poteva dimenticarsi di me! Era quella la mia paura, un giorno a Toronto si sarebbe dimenticato di me, e avrebbe ricominciato a provarci con tutte!
Passarono un po' di giorni e finalmente arrivammo a Toronto dove mi stava aspettando Mary. Non vedevo l'ora di rincontrarla, era da otto mesi che non la vedevo. Io lei a altri nostri amici facevamo parte del Durk Club, ma insieme stavamo bene, eravamo uguali, ci capivamo, ma più di tutti Mary ed io e questa era la prova della nostra amicizia. Avrebbe lasciato la zia con cui viveva, visto che i genitori erano morti in un incidente quando era piccola, per venire a Londra con me. Arrivammo e lei stava al porto, non era cambiata molto, aveva solamente i capelli poco più lunghi e di un blu chiaro, il rossetto nero, matita nera molto calcata sugli occhi ed indossava delle leggins fucsia, una maglia lunga tutta nera a mezze maniche e le Al stars nere che avevamo comprato insieme pochi anni fa. Beh si era proprio la mia Mary. Scesi dalla barca e le saltai addosso, la abbracciai mentre urlavo di gioia. Lei anche mi stringeva e urlava GWEN GWEN GWEN.
-Gwen, finalmente non sai quanto mi sei mancata, facevo sempre il tifo per te, e per Duncan e mi fece l'occhiolino -ti devo raccontare tantissime cose, mi sono fatta un tatuaggio, e un piercing, anche se mia zia mi stava quasi per uccidere, e mi sono messa per un periodo con Charlie!- mi misi a ridere, era sempre piena di vita, e insieme ci completavamo.
-ehi anche tu mi devi assolutamente raccontare tutto, ma che taglio che hai sulla guancia!- -poi ti racconto!- anche mia madre e mio fratello salutarono Mary, e anche Franc. Dovevamo prima andare a casa nostra fare le valigie e prendere le cose più importanti poi il giorno dopo saremmo andate a casa di sua zia, lei avrebbe fatto le valigie salutato la zia e saremmo andati il aeroporto per partire per Londra. Tutto andò secondo i piani. L'aereo partiva alle 16 e noi alle 15 stavamo all'aeroporto. Salimmo sull'aereo, avrei approfittato di tutto quel tempo per chiacchierare con Mary e dirle tutti i particolari del mio rapporto con Duncan ma Marc si mise vicino a noi e addio chiacchierata fra amiche. Alle 11 di sera arrivammo, avevamo dormito un po' sull'aereo ma eravamo stanchi lo stesso per il lungo viaggio che avevamo fatto. L'aeroporto era strapieno, gente che si salutava, altri con cartelli con il nome della persone che sarebbe uscita dall'aereo, con la mia valigia mi incamminai verso l'uscita, ma mamma mi chiamò dicendomi di tornare indietro, una donna con due bambine stavano salutando Franc, sicuramente la ex-moglie e le figlie. La più piccola aveva dei bellissimi capelli biondi mossi e degli occhi azzurri simili a quelli di Duncan, l'altra invece aveva i capelli castani chiari e gli occhi neri uguali ai miei.
-BRIGETTE, ROSIE quanto mi siete mancate!!!!!-
-anche tu papà!- disse la più piccola!
-si anche a me, ma se ripenso al motivo cambio idea!- disse l'altra.
-Allora Jane, Gwen e Marc loro sono le mie due figlie e lei è la mia ex moglie Kassy-
-tu sei Gwen!!!!!!!!!!! quella di a tutto reality??- disse Rosie, la più piccola
-si, sono io- risposi un po' fredda, beh avevo però trovato una mia fan!
-io ti adoro, sei la mia preferita, tu e Duncan siete i miei preferiti, o questo è tuo fratello so tutto anche su di lui, con tutti i fan club che ci sono su di te so più cose della tua vita che della mia!-
-come fa a piacerti quel reality proprio non lo so, è solo uno stupido programma con uno stupido conduttore e con delle stupide persone che ci partecipano!>> disse seccata Brigette di certo non l'aveva presa bene la nuova famiglia del padre, si capiva da come ci guardava e aveva ragione in pieno.
-Brigette non fare così, allora lei è Rosie, e ha 9 anni, e lei Brigette e ne ha 13- disse Franc
-guarda che so presentarmi anche da sola- beh era il mio tipo quella ragazza!
-Franc allora le ragazze staranno da te giusto?-
-si certo puoi anche andare, c'è Martin con la macchina!- chi era Martin? La famiglia era diventata già troppo numerosa, non mi ricordavo neanche più i nomi, e un Martin ora non ci voleva proprio. Uscimmo dall'aeroporto e trovai davanti a me una macchina gigante, con penso Martin alla guida, uscì per prendere i bagagli, ci aprì lo sportello e partimmo, ok Franc era sicuramente un uomo ricco, con maggiordomo, villa, cameriera, se l'era scelto proprio perfetto mia madre!
In macchina tanti pensieri oscurarono la mia mente “cosa starà facendo ora Duncan, come sarà la casa, cosa succederà in futuro? Poi vedevo Brigette, povera si vedeva che soffriva per questa cosa, e non si sa come mai ma ce l'aveva con me. Mi immedesimo tantissimo, il padre se ne va per 3 settimane a Toronto per una vacanza e ne ritorna dopo 3 mesi con una famiglia e con una fidanzata incinta. Ora sta guardando il finestrino come me. Mamma mi sta chiamando ma sono troppo occupata a pensare per sentire quello che dice”. Dopo un po' sento le mani di Marc sul mio braccio
-Gwen!!! Dobbiamo scendere! Svegliati!- mi ritrovai davanti una villa gigantesca, eravamo passati davanti a case del genere durante il tragitto ma non immaginavo che anche lui avesse una casa così. Già dal cancello si poteva immaginare il contenuto della villa, un cancello di acciaio con fiorellini viola e rosa tutti intorno, appena dentro un grande parcheggio, con una fontana, e un giardino che continuava fino a dietro la casa, la facciata era di un colore aranciato, quasi salmone, una porta color mandorla era aperta con una signora bassina e paffutella con la carnagione chiara, i capelli bianchi e uno strano vestito, e un signore altissimo e magro come un chiodo con giacca e camicia, uscimmo dalla macchina, e Franc e le ragazze andarono a salutare i due! Io mi guardai in torno, tutto così grande per me abituata a vivere in un appartamentino con tre camere. Franc ci presentò Addie, la cameriera/cuoca, e Richard il maggiordomo.
Finalmente ci fecero entrare. Rimasi a bocca aperta, la casa era gigantesca, a sinistra c'era la cucina rossa e bianca, e a destra il salotto con tre divani rossi una televisione gigante al plasmo e dall'altra parte un tavolo marrone chiaro con tante sedie , poi d'avanti c'erano le scale e dietro altre camere.
-allora questa è la mia casetta!- disse sarcastico Franc
-UAU- dissi io, dando una gomitata a Mary che si era imbambolata a fissare la televisione
-la tv nella mia casa è una scatoletta infernale, che non fa alzare volume, e a volte nemmeno cambiare canale!- mi disse Mary
-e dov'è la mia camera?- disse Marc.
-una cosa per volta, primo Brigette, Rosie a voi vi ho trasferite sotto nella stanza degli ospiti se non vi dispiace!-
-non fa niente- disse ingenuamente la più piccola
-cosa? Non solo qui ci verranno a vivere persone per me sconosciute ma a noi ci sfratti di sotto dando loro le nostre camere? No non è giusto!-
-Brigette non sei cortese, loro dovranno viverci qui, voi invece venite solamente per il week-end.-
-a allora noi per te siamo solamente due che vengono a rompere nel week-end. Ok grazie Franc!- e andò nella sua nuova camera in lacrime, il padre cercò di seguirla ma lei si girò dicendo che voleva stare sola.
-vado io se vuoi?- dissi io
-no tranquilla, ha detto che vuole stare da sola- mi ripose Franc
-va bene ma se tra un'ora non viene vado a vedere come sta- la capivo e mi dispiaceva vederla così! Si, sarei andata da lei il primo possibile!
-allora saliamo che vi faccio vedere le vostre camere-
-secondo te come sarà la nostra camera?- mi disse Mary prendendomi il braccio
-bo spero carina-
-no beh io la vostra camera non l'ho arredata potete farlo voi e decidere voi i mobili-
-ah grazie!- dissi, mentre Mary saltava di gioia!
-ma ci credi avremo una stanza tutta per noi e possiamo arredarla come più di piace!- Arrivammo al secondo piano e d'avanti c'era un divanetto con un mobiletto e vicino la camera di mamma e Franc
-questa tesoro sarà la nostra camera- entrammo, era bellissima, le pareti erano di un marroncino chiaro uguale al colore delle lenzuola, poi c'erano dei comodini, un armadio e un divanetto bianchi con la televisione al plasmo e avevano il bagno in camera.
Mamma era a bocca aperta e mi disse urlando e saltellando -tesoro ho il bagno in camera, il bagno in cameraaaaaaaa-
-mamma calmati!- a fianco c'era un'altra camera con la porta bianca chiusa
-in questa camera ci sarà il bambino!- disse Franc accarezzando la pancia di mia madre, io feci una faccia disgustata
-quando sapremmo il sesso potremmo iniziare a decorarla, poi vicino la camera di Marc-
-la mia cameraaaa!- anche la stanza di mio fratello era molto bella, pareti azzurre, con un letto a una piazza e mezzo con una scrivania con sopra la tv e il computer. -il computer??? che bellooooooo!-
-e in fondo c'è il bagno, comunque la stanza che penso sia molto bella dove prima c'era Brigette è la vostra futura stanza- aveva ragione, penso che sia la stanza più grande della casa, con anch'essa il bagno! Guardai sorridendo Mary che saltellava di gioia come una bambina!
-quando volete potrete decorarla, come vedete li ci sono un po' di secchi con i vostri colori preferiti, i mobili potremmo andarci domani a comprarli che ne dite?-
-ok, e oggi dove dormiremo?-
-per una sera non vi dispiacerà dormire sul divano letto spero!-
-nessun problema!- dicemmo Mary ed io
-dai vi faccio vedere meglio il piano di sotto-
-allora vado da Brigette- e corsi giù per le scale, dietro l'inizio delle scale notai altre camere tra cui una con appeso i due nomi delle ragazze -Brigette sei qui!?!?!- dissi bussando
-non rompere- mi rispose Brigette -e non entrare-
-perché non dovrei farlo? Se vuoi tanto stare sola chiudi la porta a chiave- dissi spalancando la porta che si aprì dopo averla sfiorata
-non c'è la serratura- la stanza era piccolina ma confortevole, c'erano due mobili, due scrivanie, due sedie e due letti, tutto appiccicato. Un letto aveva le lenzuola nere ed era il letto di Brigette e l'altro rosa ovviamente di Rosie. Stava sdraiata sul suo letto a leggere un libro con le lacrime che le rigavano le guance.
-dai non piangere-

-non dirmi che tu quando l'hai saputo non ti sei messa a piangere!-
-io ho dovuto lasciare amici e fidanzato a Toronto, in America per venire qui a Londra cioè Europa solo perché mamma si è invaghita per tuo padre. Allora dimmi chi tra noi due deve soffrire di più?-
-beh forse hai ragione! Ma mi stai antipatica lo stesso!-
-faccio questo effetto un po' a tutti ormai non ci faccio più caso, è per i miei capelli, trucco e vestiti così cupi giusto?-
-forse!-
-sai anche tu non mi stai molto simpatica!- dissi per scherzare ma Brigette ci cascò
-e perchè sei venuta a vedere come stavo?-
-perchè ti capisco, e so che stai soffrendo!- fece una faccia strana
-che c'è? Una dark non può capire una persona?- fece un leggero sorriso, quello che volevo vedere.
-è solo che, mio padre prima era tutto per me e per mia sorella, ora invece con una nuova moglie, e un figlio che sta per nascere si dimenticherà di noi, ne sono certa!-
-ma che dici, vi vorrà bene lo stesso! Ne sono sicura!-
-lo spero, avevamo un bel rapporto mio padre ed io!-
-e continuerete ad averlo, stanne certa, ora esci dalla camera e vai a dare un bell'abbraccio a tuo padre, almeno tu che puoi farlo?-
in che senso?-
-niente lascia perdere!-
-ok uscirò ma non ora, forse dopo, o stasera, devo ancora decidere, ma grazie della chiacchierata!-
-prego, a che servono altrimenti le quasi sorellastre durk!- si asciugò le lacrime e fece una piccola risata! Stavo diventando stranamente dolce ultimamente chissà perchè!



Ciao!! Eccomi con un nuovo capitolo...Forse più lungo degli altri! Spero sia stato di vostro gradimento! un bacionee
Flavia97_gatti

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Capitolo 8
*** Una nuova vita a Londra! ***


La giornata passò velocemente, anche se mi annoiai a morte a vedere Franc che faceva vedere anche il minimo particolare a mia madre e Mark e Mery interessatissimi! Io, stufa di tutte quelle chiacchiere uscì! Volevo stare un po' da sola, volevo essere Gwen! Uscita fuori dalla villa andai nel giardino, pieno di fiori di tutti i colori! Quando all'improvviso mi venne una forte fame, forse perchè non mangiavo da un po', sta di fatto che entrai immediatamente in casa per sbirciare nelle credenze delle cucine, optai però alla fine per una mela anche se la torta al cioccolato a bella vista sul tavolo mi aveva incuriosita da subito!

-Gwen dove eri finita?- mi girai ritrovandomi la mia amica davanti

-volevo vedere il giardino!-

-Indovina??? Franc domani ci porta da Harrods, possiamo comprare quello che vogliamo per la nostra camera!-

-beh basta che ci sia un letto!- dissi con la mia solita allegria, Mary mi fece una pernacchia.

-allora se non ti importa così tanto, le pareti saranno fucsia giusto?!-

-stai scherzando? Saranno nere!-

-non voglio dormire in una camera nera, senza vita!-

-beh allora dormirai nella camera di sotto, se proprio non vuoi stare con il “nero”!- dissi facendo le virgolette con le dita

-viola! È una via di mezzo giusto? È perfetto!-

-ok, e viola sia!- Mary mi abbracciò, odiavo le amiche troppo appiccicose, e lei lo sapeva benissimo, lo faceva solo per stuzzicarmi, mi allontanai dal suo abbraccio ma nel farlo mi girò la testa, mi poggiai sul tavolo per non cadere e Mary prese un bicchiere d'acqua!

-ehi che succede?-

-tutto a posto, ho avuto solo un giramento di testa!-

La sera Addy ci preparò una grandissima cena, con tacchino e patate al forno.

-Allora Rosie, Brigette che mi raccontate?- Rosie iniziò a parlare, sembrava una macchinetta, non si fermava mai, mi venne un mal di testa che finito di mangiare mi alzai da tavola e andai in camera! So che poteva sembrare scortese ma io ero fatta così, o mi accettavano o potevo tranquillamente tornare a Toronto! Arrivata in camera cercai nella borsa il mio diario, non ci scrivevo da molto, e quello era il momento perfetto per ricominciare! Non mi accorsi che nello scrivere si erano fatte le 11, scesi di sotto e trovai Franc che sistemava il divano-letto aiutando Addy! In cucina ci trovai invece mia madre

-o Gwen, chi si rivede, ti stai comportando da immatura lo sai? Tranquilla quando avrai 18 anni portai fare come vuoi, e andartene da questa casa e tornare a Toronto se è proprio quello che vuoi, se proprio non ce la fai ad essere gentile ed educata!-

-smettila mamma, che qui non sono io nella parte del torto!-

-vorresti dire che è un errore innamorarsi?- mi allontanai dalla cucina, lasciando quella domanda in sospeso nell'aria!

Non mi addormentai facilmente, troppo presa dai miei stupidi pensieri! E anche Mary con il suo russare non mi aiutava! Decisi di alzarmi, andando nella camera di Marc.

Feci il più piano possibile ma Marc si svegliò all'improvviso urlando! Corsi per tappargli la bocca!

-Marc non urlare sono io!-

-ho avuto paura, non lo fare mai più!-

-ok, scusa mi fai dormire con te?- dissi sedendomi sul letto

-sii, ti avrei chiamata comunque, sai che non mi abituo subito alle nuove camere!- feci un leggero sorriso ripensando a quella volta in cui in una vacanza, aveva fatto svegliare tutto l'albergo con le sue urla!

-buona notte piccolo!-

-notte Gwenny!- e ci addormentammo. Sognai io e Duncan, sotto il Big Ben che ci baciavamo, un sogno così realistico che quando mi svegliai pensai di averlo al mio fianco, ma ci trovai mio fratello, con il dito in bocca! Glielo tolsi dandogli un bacio sulla fronte. Erano solamente le 6 del mattino ma non avevo più sonno quindi scesi con l'intensione di farmi del caffè. Andai in cucina e ci trovai Addy che preparava la colazione.

-ciao- dissi aprendo la credenza dove il giorno prima avevo visto una macchinetta per il caffè

-signorina, a quest'ora già sveglia? Scusa ma non mi ricordo il tuo nome-

-allora: uno decido io a che ora mi sveglio due mi chiamo Gwen- dissi toccandomi prima il pollice e poi l'indice!

-scusami! Volevi un caffè?-

-si ma me lo posso preparare anche da sola, grazie!- mi odiavo da sola quando davo quelle risposte, ne ero consapevole, ma proprio non riuscivo ad essere gentile, soprattutto di prima mattina! Ok non potevo prepararmi il caffè, decisi allora di andare in bagno per lavarmi e vestirmi, subito dopo tornai in cucina per prendermi una fetta biscottata e iniziai a mangiarla

-scusa Gwen, ma non si mangia da soli il sabato o la domenica>> disse gentilmente Addy, posai la fetta biscottata sul tavolo e mi sedetti sul divano dove Mary ancora dormiva.

Solo verso le 9 si svegliarono tutti e scesero per fare colazione, Addy aveva preparato bekon, uova caffè e aveva messo tutto sul tavolo in camera da pranzo, dopo la colazione verso le 12 Mary, Franc ed io andammo a fare compere per la camera, ci portammo anche Brigette e Rosie. Alle 11 di sera la camera era pronta ed era bellissima. Avevamo colorato le pareti di un viola brillante, avevamo messo due letti matrimoniali uno con le lenzuola nere con i teschi e l'altro (quello di Mary) con le lenzuola fucsia almeno per quelli potevamo scegliere il colore che preferivamo. Due comodini bianchi erano poggiati vicino ai letti e un grandissimo armadio alla parete più grande conteneva alcuni nostri vestiti! Avevamo aggiunto poi un divano nero con la televisione e due scrivanie! Anche il bagno era molto bello, di un colore lilla tendente al viola. Eravamo molto entusiaste di quello che avevamo fatto e anche molto stanche.

Il giorno dopo andammo con mia madre a fare l'iscrizione a scuola, andando di pomeriggio non vidi molta gente, solo alcune ragazza pon-pon che si esercitavano nella palestra, e alcuni nella biblioteca! Avremmo iniziato il giorno successivo, agitatissime più che mai, e passammo tutta la sera ad immaginarci i professori e i compagni. Avremmo avuto io in prima ora matematica e lei lettere, mentre nell'ora successiva ci saremmo rincontrate nell'aula di arte.

La mattina mi svegliai prestissimo, saranno state le 5 del mattino, neanche Addy era sveglia. Ero sempre più agitata, quindi decisi di fare un bel bagno e lavarmi i capelli nella nostra fantastica doccia con il vetro viola e bianco. Ci rimasi almeno un'ora sotto la doccia, era come se l'acqua mi levasse i pensieri. Mi asciugai e con i capelli ancora bagnati mi sdraiai sul letto, sul cuscino intanto si formava un alone bagnato. Mary dormiva beatamente e io intanto pensavo al mio primo giorno di liceo. Ecco avevo deciso, mi sarei messa i pantaloni neri stretti, la mia maglia nera con sopra il copri spalle blu, e ai piedi i miei stivali preferiti, quelli neri. Per il trucco una semplice matita nera sugli occhi e un semplice lucidalabbra. Mi alzai dal letto e cominciai ad asciugarmi i capelli, vestirmi e truccarmi. Scesi giù, nel frattempo si erano già fatte le 7, ed Addy era intenta nel preparare la colazione. Non avevo molta voglia di uscire, di conoscere nuova gente, soprattutto se si trattava di ragazze pon-pon che ballano e cantano come se fossero nel film “High school musical” ragazze di quel genere le avevo conosciute anche nel mio vecchio liceo di Toronto e dal giorno in cui mi fecero un terribile scherzo le odiai con tutta me stessa, così tanto che non potevo sopportare nessuna ragazza con la gonnella e la maglia col numero della squadra di calcio della scuola! Tutto era successo nel mio primo anno di liceo, snobbata da tutti per il mio modo di vestirmi e di truccarmi, ero sempre sola, e la pausa pranzo la passavo nell'aula di arte, in disparte a mangiare il mio panino! Un giorno di pioggia arrivai un po' in ritardo a scuola, preoccupatissima perchè la professoressa di arte mi avrebbe dovuta interrogare proprio in mattinata, mentre correvo ormai senza fiato per i corridoi del liceo mi fermai un attimo, toccandomi la milza che mi faceva un dolore atroce, ero tutta bagnata per colpa della pioggia e dell'ombrello che proprio a metà strada aveva deciso di rompersi, e precisamente alle 8.30, stavo per aprire la porta quando mi sentì tirare da dietro, una mano mi tappò la bocca, un'altra gli occhi, fui trascinata in bagno, sentivo voci di femmine parlottare ma non capivo nulla per il trambusto che stava succedendo, provavo a tirarmi in dietro ma non ci riuscivo per quante persone mi stavano trattenendo, poi sentì qualcosa sporcarmi tutta, sentivo puzza di uova, di farina, non era possibile, cosa avevo fatto per meritarmi questo! Dopo pochi minuti quelle mani mi liberarono buttandomi per terra, quando finalmente aprì gli occhi mi ritrovai sporca di uova, e di farina, e di vernice. Non potevo entrare così in classe, come non potevo rimanere li impalata a piangermi addosso, mi venne una tale rabbia, che sapevo già come calmarla, mi sciacquai la faccia e le braccia, corsi vicino al mio armadietto dove per fortuna avevo un cambio che usavo di solito per ginnastica e mi diressi in palestra dove le bastarde stavano ridendo come delle galline, appena mi videro risero ancora di più dicendomi frasi come “ti è piaciuta la frittata?” o “ma non ti lavi prima di venire a scuola? Puzzi di uova e farina” non ce la facevo più, non bastavano gli insulti che ogni giorni dovevo sentirmi dire da quelle ora arrivavano persino ai fatti, saltai su di loro, con una forza che non sapevo di avere, mentre ero sopra di una a tirarle i capelli pieni di extension, le altre urlavano e cercavano di aiutare l'amica, dopo pochi minuti arrivò la preside e la colpa ovviamente andò alla sottoscritta, e non si limitò a una nota, o alla convocazione di mia madre, ma mi sospese per tre giorni senza sentire alcuna scusa! Ok, forse non tutte le cheerleaders sono così, ma ero rimasta talmente scioccata da quell'episodio che non potevo neanche pensarci! Sperano con tutto il cuore di trovare persone più carine e non odiose come tutti i miei ex compagni di Toronto!

Verso le 7.30, quando ormai anche Mary era pronta, Franc si propose di accompagnarci a scuola ma decidemmo di andare con l'autobus che portava proprio davanti il liceo! Dopo 25 minuti, un po' anche per colpa del traffico, arrivammo a scuola, era diversa da ieri, forse perchè ci stavo per entrare come alunna, o perchè era stapiena di ragazzi che aspettavano un po' assonnati il rumore della campanella, mi sarei persa in quella scuola così grande, e non avrei avuto neanche Mary al mio fianco avendo lezioni differenti. Verso le 8 un rumore assordante ci fece capire che potevamo entrare, e le nostre strade si divisero.

Dopo pochi minuti i corridoi si svuotarono e rimasi l'unica insieme ad alcuni ritardatari a vagare per la scuola, guardavo a destra a sinistra in cerca di un foglio appeso al muro con il numero delle classi, ma niente! Mentre camminavo sentì un ragazzo chiamarmi

-ehi, tu, sei nuova?- mi rigirai trovandomi davanti un ragazzo alto, moro, con gli occhi verdi, una copia impressionante di Trent.

-ehm-m si, e non so proprio dove andare- dissi un po' in imbarazzo

-dove devi andare?-

-aula di matematica!-

-dovrei andarci anche io, ma a chi va di andarci! Comunque piacere sono Thomas!-

-Gwen- dissi con la mia solita allegria

-Aspetta un attimo. Hai una faccia conosciuta! Ti ho vista sicuramente da qualche parte, e poi questo nome!- disse mentre camminavamo

-mi chiamo Gwen, tanti si chiamano Gwen, ora puoi portarmi nell'aula di matematica?-

-ok ti ci porto, ma dovrò capire dove ti ho vista!- non volevo essere conosciuta, apprezzata, o odiata per colpa di quel reality, speravo con tutto il mio cuore che non si sarebbe ricordato e avrebbe lasciato perdere! Finalmente mi ritrovai davanti alla classe dove sentivo la professoressa parlare, odiavo entrare quando la lezione era già iniziata, troppo umiliante, mi avrebbe chiesto di presentarmi alla classe.

-ciao!- mi disse Thomas a bassa voce allontanandosi, feci un segno con la mano, mi feci forza ed entrai!

-allora vediamo oggi chi interrogare, vediamo, vediam..- beh almeno stavo per salvare qualcuno dall'interrogazione di matematica

-buongiorno, sono la nuova alunna Gwen Smith-

-ok buongiorno, trovati un posto che stavo per interrogare!- sentì delle risatine, ed io che pensavo che avrei dovuto fare una lunga presentazione, e invece mi aveva liquidata in quel modo! Mi sedetti all'ultimo banco vicino a una ragazza grossa, robusta, mora con gli occhi neri che stava messaggiando tranquillamente col cellulare quando all'improvviso posa velocemente il telefono per alzare la testa

-vuoi venire tu Hallen? O sei troppo indaffarata a mandare un sms?- imbarazzata la ragazza cercò di negare e andò alla lavagna, per ritornare subito dopo a posto con un bel tre. L'ora passò velocemente e appena suonata la campanella mi alzai velocemente dal posto, ma fui fermata da due ragazzi, una ragazza con una lunga treccia rossa e le lentiggini e un ragazzo che appena notai fissai insistentemente trovandoci molte caratteristiche simile alle mie

-ciao, Gwen Smith giusto?- disse lui guardandomi anche lui stranamente

-si!- dissi prendendo le ultime cose sul banco

-toglimi una curiosità- cominciò invece lei -hai fatto a tutto reality giusto?- ecco, se ne erano accorti, e ora non potevo dire di no

-si sono io, perchè?-

-come perchè, io ho visto tutte le stagioni, amavo quel reality, e tu sei stata una dei miei concorrenti preferiti, prima Trent, poi Duncan, e ora con chi stai? Non ci sono molte news su internet, perchè sei qui a Londra? Vuol dire che non stai più con Duncan? O anche lui è qui?- il ragazzo la guardò male, come per farle capire che sembrava una pazza

-è un interrogatorio? Sto con Duncan ma lui non è qui, io invece ho dovuto seguire mia madre, ora ti prego basta domande-

-ok scusami tanto, comunque io sono Scarlett e lui è Oscar- disse indicando il ragazzo a cui teneva la mano

-siete fidanzati?-

-nooo, siamo solo molto amici, stiamo sempre insieme, vero Oscar?- mi scappò un sorriso erano così carini -ehii, ma voi vi assomigliate molto, diglielo Oscar, digli un po'!- che intendeva la rossa?

-ma dai sarà una coincidenza- non ci mancava quello uguale a Trent, ma anche quello uguale a me -comunque è solo che anche io faccio di cognome Smith, ma sai quanti Smith esisteranno in questo mondo!-

-infatti- dissi io però un po' perplessa, durante la nostra chiacchierata eravamo arrivati davanti all'aula di storia, ma io dovevo andare a quella di arte! Avrei dovuto farmi una piantina

-io ho arte ora!- dissi un po' scocciata

-devi andare dritta per il corridoio, poi giri a destra, sali le scale fino al terzo piano, e li troverai l'aula di arte, sai è molto grande questa scuola!- disse Scarlett sorridendo -e dopo che hai?-

-storia- dissi indicando la porta

-beh allora sai la strada, ci vediamo al cambio dell'ora ciao- si se ci arrivavo, visto che già mi ero dimenticata dov'era l'aula di arte! Ci mancava solo che..

-ehi Gwen- incontrassi Thomas di nuovo -ti sei persa di nuovo?-

-no, non mi sono persa di nuovo, so perfettamente dove andare, aula di arte secondo piano, a destra-

-ti do un consiglio, è al terzo piano!- disse facendomi l'occhiolino -io ho storia, che palle, che ne dici, vorresti fartelo un giro turistico per la scuola con me, ora?-

-no, ho arte ora, la mia materia preferita, e non ci tengo a perderla per colpa tua-

-scusami dolcezza!- aspettate un attimo, è la perfetta combinazione di Trent e Duncan questo Thomas, l'aspetto di Trent e il carattere di Duncan, mi fa quasi paura. Mi girai di scatto e camminai velocemente verso le scale -ah comunque, ho capito dove ti ho vista!- urlò -a tutto reality!- cavolo, pensai fra me e me.

La giornata dopo questi piccoli inconvenienti passò velocemente, e mi ritrovai con Mary a fine scuola davanti il cancello del liceo, e dopo un po' di minuti finalmente tornammo a casa.

-che dici, facciamo un giro per Londra?- mi disse tutta euforica Mary verso il tardo pomeriggio

-si aspetta devo andare un attimo in bagno, mi fa un po' male la pancia!-

-ti sarà venuto il ciclo!-

-lo spero, mi sarebbe dovuto venire l'altro ieri, mi sto preoccupando!-

-per tre giorni non farne un dramma!-

-ma il mio è sempre puntuale ogni 28 giorni, né un giorno di più, né un giorno di meno!-

-forse devi fare solamente pipì!-

-forse, o mio dio, devo...!- non feci in tempo a finire la frase che corsi in bagno e mi accasciai sul water, Mary entrò preoccupata, e mi prese i capelli. Io mi alzai con la mano sulla bocca

-come ti senti?-

-male non si vede?-

-chiamo tua madre?-

-non c'è, non hai sentito che usciva con Franc e Marc-

-allora la chiamo al telefono-

-no no chiama Addy! Anzi no, tranquilla sto meglio, ma ti prego, non dirlo a nessuno, ok?-

-va bene! Ora però stenditi sul letto!-

-ma sto meglio, forse il latte era scaduto!-

-stamattina non hai bevuto il latte e mettiti lo stesso sul letto!- mi spogliai, e mi misi un paio di pantaloni di una vecchia tuta, mi sdraiai sul letto e iniziai a piangere.

-Gwen, perché piangi?-

-mi manca Duncan!- e mentre dissi quelle parole presi una bustina dove avevo lasciato la scatolina che conteneva la collana che mi aveva regalato Duncan e la scatola delle pilloli, non so perchè, forse per ricordo -non ti ho fatto vedere ancora questo-

-cos'è?-

-questa è la scatola con dentro la pillola che usato dopo... vabbè hai capito!-

-ahahah si si ho capito benissimo- disse ridendo la mia amica con in mano la scatolina -aspetta ma quando l'hai usata?-

-come quando? Alle Hawaii!- dissi sorridendo

-il giorno preciso!- perchè lo voleva sapere!?!?

-non me lo ricordo, sarà stato il 21/22 novembre-

-oddio davvero? allora mi sa che..... è come se non tu non l'abbia presa!-

-ma che stai dicendo?- dissi scattando in piedi

-non hai avuto mal di pancia, un malore dopo averla presa?-

-si vabbè, ma sono i sintomi che vengono quando la prendi sta scritto qui!- e indicai una scritta

-si proprio vicino alla data di scadenza!-

-cosa?-

-sono scadute il 5 novembre!-sbiancai, no, non può essere, Brigette non può avermi dato delle pillole scadute! O mio dio, si, lei aveva detto che non le usava da tanto, quindi, nel frattempo sono scadute! -allora vuol dire...-

-...che posso essere rimasta incinta!- dissi amareggiata, con il cuore che mi batteva a mille!






Ciao a tutti!!! Scusatemi tanto per il ritardo di questo capitolo! Ma a scuola, compiti, interrogazioni, non ho tempo neanche di respirare, per fortuna questi giorni ci sono le elezioni e sto a casa fino a martedì! :D *esulta come una bambina* 
Comunque, scusate di nuovo, dai, mi sono fatta perdonare con questo capitolo??? (più lungo del solito)???? 
Tan Tan Tan Taaaaaaaaaaaaan! Gwen forse è incinta!?!?!?!??!?! Lo sarà davvero? Oppure no? Ma domanda più importante, cosa vuole questo Thomas! Lo scoprirete nella prossima puntat....ehm nel prossimo capitolo!!!! ahahahha ok, basta, sto dando troppo alla luce la mia pazzia!!
Un bacione, e spero vi piaccia :D

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Capitolo 9
*** Sono incinta? ***


Mi tremavano le gambe, le mani, la voce, non riuscivo a parlare, c'era la possibilità che io fossi incinta! Non ci credevo, non ci volevo credere, andavo avanti e indietro per la stanza pensando e ripensando a quella notte.

-allora, ragioniamo, eravamo nella grotta, e ci siamo stati almeno delle orette, poi è arrivato Trent!-

-è arrivato Trent?- disse ingenuamente Mary ancora ignara di tutto quello che era successo dopo la bella nottata con Duncan

-vabbè poi ti racconterò- dissi per tornare subito all'argomento principale - ma noi avevamo già smesso di farlo. Oddio non ci capisco più niente!- dissi sedendomi sul letto e massaggiandomi le tempie con gli occhi chiusi.

-beh l'unico modo per capire se sei incinta è andare in una farmacia e fare il test di gravidanza!- azzardò Mary, la guardai per un secondo e feci segno di si con la testa, anche se non mi sentivo bene dovevo agire!

Corremmo fuori casa, decise a trovare una farmacia il primo possibile, anche se non avevamo idea di dove andare

-hai mai notato una farmacia qui in giro?-

-no, o almeno non ricordo!-

-chiedo a quella signora!- una donna stava infatti venendo nella nostra direzione, accompagnata da un cagnolino con uno strano vestitino rosa, subito mi avvicinai, sicuramente non avevo un bell'aspetto perchè la signora cominciò a scrutarmi con una strana faccia

-mi scusi ci può indicare la farmacia più vicina per favore?- dissi quasi implorandola

-è successo qualcosa, non sta bene, è tutta bianca, vi serve aiuto?- disse tutto d'un fiato guardandomi dall'alto al basso, ma ora la cosa più importante per me era fare quel maledetto test

-le ho chiesto solamente dov'è la farmacia, ce la può indicare per favore?- quasi urlai, la sua espressione cambiò immediatamente, e prendendo in braccio la sua cagnolina se ne andò lasciandoci li a guardarla mentre si allontanava.

-GRAZIE MILLE, LE HO CHIESTO SOLO UN'INDICAZIONE POTEVA ANCHE ESSERE PIU' GENTILE! MAMMA MIA MA CHE HANNO QUESTI INGLESI!!- cominciai ad urlare diventando tutta rossa

-ehi ehi Gwen calmati, chiederemo a qualcun altro, ma calmati, o scoppierai!- disse Mary, forse aveva ragione, avevo esagerato, ma l'ansia mi stava dando al cervello -ecco ora chiedo a quel ragazzo, stai qui- andò meglio e dopo aver preso l'indirizzo ci incamminammo verso la farmacia.

Entrammo di corsa nella farmacia, se non fossi così fuori di senno mi sarei vergognata a chiedere cosi apertamente un test per la gravidanza, anche perchè non avevo nemmeno 17 anni, e perchè in quel momento non ero sicuramente molto presentabile

-dammi subito un test di gravidanza!- quasi urlai in faccia la farmacista il quale cambiò la sua espressione, guardandomi malissimo, subito Mary cercò di calmare la situazione

-mi scusi è che la mia amica è molto preoccupata, se potremmo usufruire del bagno le saremo molte grate!- guardai la mia amica che mai aveva usato parole così raffinate, e mai avrei pensato le usasse.

Il farmacista continuò a guardarci socchiudendo gli occhi, come per leggerci nel pensiero, non sarebbe stato carino, anche perchè nel mio avrebbe sentito parolacce su parolacce.

-il bagno è qui dietro- pagammo ed entrai come un fulmine nella toilette.

Il mio cuore batteva all'impazzata, avevo le mani sudate, le gambe mi tremavano e il peggio era che non mi usciva nemmeno un goccio di pipi

-hai fatto?- disse impaziente Mary

-non sei tu quella che sta per scoprire se è o no incinta- tenevo quella specie di termometro elettronico in mano e cominciai a dire a bassa voce “ti prego solo una striscia, ti prego solo una striscia” guardai Mary, fissava il pavimento, era impotente, poteva solamente starmi vicina. Poi il test si illuminò, era il momento della verità, due strisce incinta, una striscia non incinta, passarono alcuni secondi, i più terrificanti della mia vita, avevo più paura di quando venni sepolta viva in a tutto reality l'isola, non riuscivo a tenerlo in mano, lo passai a Mary, mi chiusi gli occhi con me mani, li riaprì, Mary mi fissava, fece si con la testa. Scossi la testa, stava scherzando?? si sicuramente stava scherzando, le strappai il test dalle mani, no no no non stava scherzando. ERO INCINTA.

Cominciai a piangere, mi sedetti poggiando la testa sulle ginocchia, singhiozzando e ripetendo nella testa “no no no no”, Mary mi toccava la spalla, cercando di tirarmi su di morale, ben sapendo che in quel momento nulla mi avrebbe tirato su di morale.

Dopo che il farmacista ci cacciò dal bagno ci incamminammo verso casa, per tutto il tragitto fissai il marciapiede, mentre nella mia mente si creavano domande su domande, cosa avrei fatto? Come l'avrebbe presa mia madre? E Duncan? Fino a poco tempo fa era un criminale con un cuore di ghiaccio, avrebbe accettato un bambino a soli 17 anni? Dopo un lunghissimo silenzio alzai il capo

-come farò Mary?- lei mi guardò, mi sorrise, un sorriso che mi rassicurò, che mi fece capire che non ero sola, mi prese la mano e disse

-non ti lascerò mai da sola, tu ce la farai!- e forse proprio per questo qualcosa dentro di me mi disse che in fin dei conti non era una tragedia, avevo la mia migliore amica, mia madre e se Duncan avesse deciso di lasciarmi avrei avuto sempre un aiuto.

Quando arrivammo sotto casa Mary notò il mascara colato fin sotto il mento e cercò di toglierlo senza un buon risultato quindi per non fare ancora più tardi entrammo.

La tavola era già apparecchiata e appena entrai mia madre mi venne in corso tutta preoccupata

-cosa vi è successo? Perchè non rispondevate ai cellulari? Sono le 9, Gwen perchè hai pianto?- cercai di calmare mamma che riprese il fiato dopo tutte quelle domande una dopo l'altra

-mamma potresti venire in camera nostra per favore?-

-prima mi rispondi! Perchè hai pianto, centra Duncan-

-in un certo senso!-

-in che senso??-

Finalmente entrammo in camera, con mia madre che continuava a fare domande.

-ti spiegherò tutto, però ti prego, non ti arrabbiare!- guardai Mary che tutto questo tempo era stata in silenzio -ti prego dillo tu non ce la faccio-

-è una cosa grave? Per favore ditemi mi sto preoccupando!- disse spazientita mia madre, Mary mi guardò, poi guardò mia madre

-Gwen è, è-

-è cosa??-

-INCINTA! Sono incinta mamma, ho fatto il test, è risultato positivo, sono incinta!- mia madre spalancò la bocca, poi la richiuse come se non riuscisse a far uscire le parole

-c-cosa? Sei sicura? Dai quei test sono sempre scadenti, e poi perchè dovresti esserlo? Non avete usato nulla?-

-si, cioè Brigette mi aveva prestato delle pillole, ma erano scadute, sono stata un'incoscente, dovevamo essere più responsabile-

-si dovevi essere più responsabile, assolutamente, Gwen! Non sei nemmeno maggiorenne, ma cosa vi è saltato in mente!- non pensavo la prendesse in quel modo, subito i miei occhi diventarono lucidi, e li chiusi con le mie mani

-oddio scusa Gwen, so che stai passando un brutto momento, perdonami! Non piangere- mia madre mi abbracciò tendendomi stretta a se, come quando ero piccola e mi disse frasi rassicuranti che mi tirarono subito su di morale.




Ciao a tutti dalla vostra scrittrice sparita! Ora mi ucciderete vi ho fatto aspettare tantissimo! Scusate!!! E' solo che d'estate uno pensa di avere così tanto tempo libero ma alla fine tra mare piscina....ok vorrei dare la colpa a tutto questo, oppure potevo inventarmi la connessione a internet rotta, la verità è che per un periodo mi ero proprio bloccata, appena mi veniva la voglia di scrivere, aprivo la pagina e fissavo lo schermo bianco senza idee! Ma per fortuna è passato ed  ora mi dedicherò di più alla mia storia..non però nella prossima settimana (vacanzaaa al mare!!! *-*) ora vi saluto e spero che questo capitolo, anche se corto, e anche se avete dovuto aspettare anni per leggerlo, vi sia piaciuto! Un bacione enorme <3 <3 <3

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Capitolo 10
*** E poi tutto cambia ***


Quella sera non mi addormentai facilmente, pensavo e ripensavo a quel minuscolo bambino che sarebbe stato 9 mesi nella mia pancia, pensavo alla scuola, avrei dovuto lasciarla, ma più di tutti pensavo a Duncan, lontano 6000kilometri da me ignaro di tutto, e forse ora si era già dimenticato di me. Tutti questi pensieri mi fecero addormentare solamente alle 5 di notte per poi svegliarmi di mala voglia poche ore dopo. Dovevo andare a scuola, erano i miei primi giorni di scuola non potevo assentarmi da subito, e poi non era neanche sicuro che io fossi incinta, o almeno quello era la mia speranza. Sarei andata di pomeriggio con mia madre e Mary a fare le analisi, molto più sicure e da li avrei avuto notizie molto più precise.

A scuola cercai di non farmi notare, come se avessi già il pancione e un bambino di 9 mesi che sta per nascere, con le braccia incrociate come per difendermi corsi nell'aula di lettere che fortunatamente trovai subito, mi sedetti all'ultimo banco e sospirai accucciandomi sul banco. Entrò una professoressa con dei capelli grigi a caschetto e dei buffi occhiali sul naso, bassa e magrolina con una maglietta rosso fuoco e una gonnella blu, di primo impatto, a vederla entrare nella classe con a tracolla una grande borsa, forse più grande di lei mi fece scappare una risatina che per fortuna nessuno sentì, ma appena arrivò alla cattedra tutti i presenti si alzarono dicendo in coro 'buongiorno' per poi sedersi dopo il suo cenno. Eppure dall'aspetto non sembrava una professoressa temuta da tutti, per gli altri professori che avevo visto nessuna si era mai alzato o augurato un buongiorno.

-Gwen Smith- per un attimo il cuore perse un battito, per poi cominciare a battere all'impazzata, odiavo parlare con la gente, preferivo starmene in disparte e al massimo parlare solamente nelle interrogazioni -Gwen Smith è presente?-

mi alzai dal banco tremando, con una mano che continuava a coprire la pancia come inconsciamente

-s-sono io- dissi con voce tremante, tutti si girarono e vidi alcune ragazze che guardandosi si misero a ridere

-perfetto, benvenuta in questa scuola, vuoi raccontarci qualcosa della tua vita?- era la prima che me lo chiedeva eppure non mi faceva molto piacere, le avrei risposto molto volentieri di no

-ehm, allora, io, io mi chiamo Gwen-

-lo abbiamo capito!- disse una di quelle ragazze di prima, già la odiavo

-zitti!- disse la professoressa e tutti si misero composti sulla sedia

-prima di venire in questa scuola vivevo a Toronto, ma per problemi familiari mi sono dovuta trasferire qui a Londra, amo disegnare e ho avuto negli anni precedenti voti abbastan..-

-ok, basta così, io sono la professoressa Stander e insegno lettere e psicologia- feci un timido sorriso e lei cominciò la lezione.

-Che imbarazzo, non puoi capire Mary!- dissi alla mia amica durante la pausa pranzo mentre cercavo di mangiare un hamburger con una strana sostanza dentro -tutti che mi guardavano, e alcune ragazze si sono messe anche a ridere, e continuavo a coprirmi la pancia, io non so che mi succede-

-stai calma Gwen, oggi farai le analisi e scopriremo tutto, sei solo nervosa tutto qui-

-non sei di aiuto!-

-si molto nervosa!- disse ridendo prima di addentare una mela.

Dopo il suono della campanella mi alzai velocemente dalla sedia cercando di arrivare nell'aula di scienze prima di ritrovarmi sola nei corridoi senza sapere dove andare, più avanti per fortuna scorsi una lunga massa di capelli rossi, corsi da Scarlett che come sempre era vicino a Oscar

-ragazzi, aula di scienze?-

-ehi Gwen. Ci stiamo andando anche noi seguici!- disse sorridendo la ragazza.

Dopo le lunghe ore a scuola finalmente l'ultima campanella della giornata mi faceva capire che potevo avviarmi fuori, Mary mi venne vicina e mi prese una mano, insieme entrammo nella macchina che Franc aveva comprato a mia madre e andammo dirette all'ospedale.

Essendo molto amante dell'horror un piccolo ago nella mia vena non mi ha mai spaventata più di tanto, eppure quel giorno comincia a tremare, tanto che la dottoressa dovette mettermi sdraiata, dopo pochi secondi il mio sangue era stato preso e l'ansia cresceva a dismisura.

-potrete venire a ritirare le analisi fra pochi giorni!- disse la ragazza a mia madre che annuì.

Sapevo che quelli sarebbero stati i giorni più lunghi della mia vita, e l'idea che in quel momento stavano analizzando il mio sangue mi terrorizzava, non volevo andare a scuola ma mia madre mi costrinse ad andarci.

 

-Ragazzi fate silenzio- cercava di urlare il professore di informatica mentre tutti i ragazzi facevano tutto tranne che stare attenti.

-se non fate silenzio vi mando subito dal preside, per favore!- si decisero almeno a girarsi verso il professore -finalmente, allora ragazzi ho deciso che come compito per casa dovrete fare tutti un progetto a coppie per il prossimo mese, ho scritto alcuni argomenti e ho già formato le coppie quindi niente litigi, a sorteggio sceglierete l'argomento-

Cominciò ad elencare tutte le coppie e ogni volta i due si alzavano per pescare argomenti come, la globalizzazione, i rischi di internet, anoressia, non capivo perchè un professore di informatica faceva lavorare su quelle cose!

-so che non sono inerenti all'informatica- disse come leggendomi nella mente il professore -però l'importante è lavorare bene col computer, quindi fare una bella presentazione, mettere immagini, comunque Smith con-

Sentito il mio cognome mi allarmai un secondo, chissà con chi mi avrebbe messo, non mi piaceva nessuno del corso di informatica, tutte snob altezzose, mentre diceva il secondo cognome qualcuno bussò alla porta, era Thomas, che tranquillamente si sedette al suo banco

-potrebbe anche scusarsi del ritardo Stander, non sta in casa sua che entra e esce come le pare e piace, mi dispiace Smith ma starete insieme- no no no tutti tranne lui, si guardò in torno non sapendo ancora il mio cognome fino a trovare la mia faccia disperata che lo fissava e mi fece l'occhiolino, mi alzai solo io e presi uno dei pochi bigliettini rimasti “la gravidanza nell'adolescenza”, era uno scherzo del destino? Thomas e un argomento che mi riguardava alla grande, fissavo il foglio incredula

-deve leggerlo ad alta voce signorina!-

-oh si mi scusi, la gravidanza nell'adolescenza-

-perfetto, continuiamo- l'ora continuò con alcuni accorgimenti sul progetto ed io mi accorsi che Thomas continuava a fissarmi, già lo detestavo. Finita l'ora corse subito vicino a me

-allora casa mia o casa tua?- disse facendomi saltare i nervi

-nessuna delle due!-

-senti so che non sono molto presente nelle lezioni, e la mia media dei voti non è altissima, però ho fatto una scommessa con un mio amico, in informatica devo riuscire a prendere B, o devo prestargli il motorino per tre mesi, e lui non è un fenomeno e ho paura che-

-senti, a me non va di lavorare con me penso quanto a te di lavorare e basta, quindi prima finiamo questo progetto e meglio è, quindi se vuoi domani pomeriggio vieni da me cerchiamo di fare il meglio possibile hai capito?-

-ok, ma non te lo dice nessuno che sei un po' acida, datti una calmata!-

-io acida? Ahahaha no tesoro sei tu che rompi-

-adoro la tua risata finta!-

-e io adoro il fatto che ora te ne vai- ok forse ero stata un po' troppo dura, ma ha iniziato lui col dirmi che ero acida, però forse un po' lo ero.

La giornata continuò lentamente, non vedevo l'ora di uscire, avevo deciso che sarei andata all'ospedale a vedere se le risposte dell'analisi fossero pronte e appena suonata l'ultima campanella scattai fuori! Mandai un messaggio a Mary che non sarei tornata a pranzo e presi il primo autobus per l'ospedale, avevo ragione, erano già pronte. Quando mi ritrovai tutti quei fogli in mano cominciai a tremare, entrai nell'Hyde Park, il parco più grande di Londra, ancora non ci ero mai andata, e avevo un po' il terrore di perdermi, a quell'ora il parco era deserto, solo qualche coppietta che si teneva per mano, o qualche vecchietta seduta sulle panchine che dava da mangiare ai scoiattoli, trovai una panchina vuota e mi ci buttai posando la borsa per terra, comincia a sfogliare tutte quelle carte, non capendo nulla di quelle scritte e numeri, finalmente nell'ultimo foglio c'era scritto, finalmente per modo di dire, come mi sentivo da quando avevo vomitato la prima volta, su quel foglio, c'era scritto che il test era risultato positivo. Non mi venne da piangere, ormai quella era solamente una sicurezza, mi incamminai lentamente perso l'uscita del parco e strascicando tornai a casa.

La reazione di mia madre non cambiò, mi abbracciò dicendomi che sarebbe andato tutto bene.

Il giorno dopo sarebbe venuto a casa Thomas, quando lo raccontai a Mary scoppiò a ridere, dicendo che ci avrebbe lasciato la camera visto che voleva farsi un giro per Londra. Durante il tragitto verso casa cercai di rivolgere il meno possibile la parola a Thomas, anche se con lui era impossibile, continuava a farmi domande e non la smetteva anche se io rispondevo con monosillabi, in casa c'era solo Addy che ma senza voltarmi corsi in camera con dietro Thomas che guardava a bocca aperta la casa

-la tua casa è immensa-

-non è casa mia, è del compagno di mia madre-

-ah capisco, e tuo padre?-

-non mi va di parlarne, dai cominciamo, non siamo venuti qui per chiacchierare!-

-ok, cominciamo prendendo qualche spunto su internet che ne dici?-

-ottimo, accendo il computer!- eravamo tutti e due imbarazzati, questo era palese, strano però che lui non facesse le sue solite battutine

-allora avevo chiesto un consiglio a mia sorella, e lei mi ha detto che potremmo iniziare parlando appunto del rischio sempre più comune nelle adolescenti di diventare mamme, i pro e i contro di una gravidanza a questa età, e di intervistare ragazze che hanno vissuto o stanno vivendo questa esperienza- non riuscivo a concentrarmi, a parte il fatto che i suoi occhi verdi mi avevano come rapita, ma cosa più importante io potevo essere intervistata e questo mi faceva stare molto a disagio, abbassai il capo

-tutto bene? Dimmi se quello che dico va bene oppure no-

-va benissimo, è un'ottima idea-

-ok e poi possiamo trovare foto di ragazze incinte e

-e potremmo fare una statistica tra le ragazze che dopo aver scoperto di essere incinte hanno avuto il supporto della famiglia, degli amici del padre del figlio oppure no-

-si anche, ok abbiamo un sacco di idee possiamo iniziare!- avevo un peso sul cuore, mi sentivo male e tenere questo segreto mi stava distruggendo, soprattutto il quel momento

-scusami ma non mi sento tanto bene!- perchè l'avevo detto?? le parole mi erano come uscite da sole dalla bocca

-cos'hai che non va?-

-penso.che.devo.andare a vomitare!- dissi prima a scatti e poi tutto d'un fiato, come l'altra volta con Mary corsi in bagno, Thomas rimase seduto per un attimo ma poi si alzò per aiutarmi

-stai bene Gwen?- disse tutto allarmato, forse anche un po' troppo

-si non ti preoccupare!-

-sei sicura? Per favore dimmelo se hai qualcosa! Stai bene?- disse cominciando a tremare, ma cosa stava succedendo?

-si Thomas, ma perchè ti stai agitando così?- subito si alzò calmandosi

-no niente, lascia perdere-

-no, dai, cioè, se vuoi parlare- mi faceva pena con quel muso lungo, chissà cosa gli girava per la testa

-ti annoierei solamente!-

-ok se proprio non..-

-mia madre è morta, e per colpa della sua malattia non faceva altro che rimettere e io non posso vedere gente che lo fa, mi preoccupo e penso che potrebbe succedere la stessa cosa di mia madre-

-oh non lo sapevo, mi dispiace io, io non vomito perchè sto male o non ho digerito il pranzo, ecco vedi, sono incinta!- rimase sconvolto quasi quanto mia madre, e mi abbracciò, fu un abbraccio dolce, sincero, caldo e da quel giorno io e Thomas diventammo amici.




Ciao ragazzuoli! Che dite sempre in ritardo questi capitoli?? Ok ok avete ragione, però in Grecia non potevo scrivere!! Eh si sono stata proprio in Grecia, ancora non ci credo, che posti stupendi. Comunque avete visto che sotto sotto Thomas nascondeva qualcosa?? Ma non preouccupatevi presto si sentirà parlare di Duncan, forse nel prossimo capitolo o forse no! Devo ancora decidere, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! Bacioni <3

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Capitolo 11
*** Il ballo a Toronto ***


Passarono alcuni mesi da quel giorno in cui Thomas ed io diventammo amici, il nostro progetto andò alla grande ma io non fui presente il giorno della consegna, lui venne subito dopo scuola a farmi visita per dirmi che avevamo preso una bella A. Notò subito che non stavo molto bene, ero bianca cadaverica per tutte le volte che correvo in bagno, ma non mi scoraggiai, avevo deciso che avrei continuato la scuola, almeno fino a quando la pancia non sarebbe diventata molto visibile e il bimbo mi avrebbe fatta rimanere al letto. Thomas era un amico fantastico, sapeva farmi ridere anche nei momenti più bui, come quando aspettavo paziente la telefonata di Duncan che però non arrivava mai, e anche quando ero io a provare a chiamarlo ma diceva che il suo telefono era spento. Da quando ero li lo avevo sentito più o meno tre volte e non riuscivo a capire il motivo. Si era forse stufato della nosta distanza? Avrei dovuto dirglielo da subito del bambino?

Un giorno decisi di chiamare Courtney, forse lei mi avrebbe dato delle spiegazioni. Non pensai al fuso orario, solo quando mi rispose con una voce impastata dal sonno capì che li erano le 3 di notte.

-pronto chi è?- fortunatamente aveva il cellulare acceso

-Courtney scusami per l'orario sono Gwen- passarono alcuni secondi, forse si era riaddormentata

-Gwen?? ciao come stai? Scusa se non ti ho chiamata ma qui a Toronto Chris ci ha fatto partecipare a un sacco di programmi televisivi non ho avuto un secondo libero, anche Duncan, però ti pensa sempre, lo sto aiutando con lo studio, ha detto che vuole finire la scuola per poi trovare un lavoro e venire da te. Io invece ho fatto un corso per la rabbia, ora sono molto più calma, non mi vengono più quegli attacchi di ira! Sai mi sono fidanzata, con un ragazzo fantastico. Però questo corso mi fa parlare a macchinetta quando inizio non smetto più!- “ho notato” pensai fra me e me anche se la mia mente era rimasta nelle sue parole VENIRE DA TE, quindi Duncan ancora mi amava

-sono contenta, infatti mi ero un po' preoccupata, ogni volta che lo chiamavo mi dava spento, e non ho ricevuto nessuna sua telefonata-

-non ti preoccupare, parla sempre di te!-

-grazie, ora sono molto più risollevata!-

Per la sua forte stanchezza la telefonata finì li anche se volevo dirle un sacco di cose. Il giorno dopo fortunatamente mi richiamò e mi confidai con lei, parlando soprattutto del bambino. Saputa la notizia la sentì molto felice, voleva subito dirlo a Duncan ma poi le venne in mente una cosa, quanto avrei voluto dirle di no.

 

-allora Gwen, mi raccomando stai tranquilla che penso a tutto io, Duncan non sa nulla, e forse è solo quello il problema, è da giorni che mi sta dicendo di quanto ti avrebbe voluta li, ma non posso dirgli che tu ci sarai-

-quindi è arrabbiato? Non verrà?-

-certo che ci andrà, o lo andrò a prendere a casa con le mie mani, avrò anche fatto un corso per la rabbia ma se le cose non vanno come dico io ancora non mi va giù- mi faceva quasi paura, io ero comunque agitata, ecco il piano di Courtney, sarei andata a Toronto per il ballo che fanno nella loro scuola, e li mi sarei fatta notare da Duncan che vedendomi con la mia pancia ormai visibilissima mi avrebbe abbracciata e detto quanto mi amava, o almeno lo speravo.

-ma come sei organizzata? Parti con Mary giusto?- continuò Courtney

-si, come hai deciso tu, dormiremo a casa di una nostra amica e..-

-il giorno dopo, verso la sera di passerò a prendere, se vuoi ti porto un vestito-

-no, io con un vestito, quando mai, mi metterò la mia comoda gonna nera con i miei anfibi-

-no per favore! Almeno una maglia carina, elegante, stai andando a un ballo!-

-vedo quello che ho!-

-con te non si può ragionare!- e attaccò, ma che ci posso fare se odio i vestiti, se mai dovrò sposarmi lo farò in gonna e stivali!

La partenza era vicina, Mary ed io preparammo uno zaino con il minimo indispensabile, non saremmo rimaste li a lungo, soldi, un cambio e qualcosa da sgranocchiare nel lungo viaggio in aereo, presi le mie cuffiette e il mio blocco da disegno.

Mia madre prima della partenza ci fece un sacco di raccomandazioni e l'avrei dovuta chiamare appena atterrate.

Salimmo sull'aereo e partì, ormai era andata, dovevo dirlo a Duncan, e finalmente lo avrei rivisto, erano mesi che non mi perdevo in quegli occhi di ghiaccio, ormai mi ero abituata a quelli di Thomas, ma lui lo ritenevo come un fratello, il fratello maggiore che non ho. Giocherellone, divertente, simpatico....ehi ehi cosa mi prendeva, devo pensare a Duncan, eppure mi addormentai pensando a due occhi, non erano azzurri, ma verdi

-Gwen siamo arrivate!- disse euforica Mary con lo sguardo fisso verso in finestrino con un'aria sognante -siamo tornate nella nostra Toronto!-

Ad aspettarci in aeroporto c'era la nostra amica, quella di sempre, quella che ti vuole sempre bene, anche dopo quasi un anno che non ci sentiamo più. Jennifer ci venne incontro, non era cambiata, aveva i suoi soliti tatuaggi sulle braccia, e forse due, tre nuovi, jeans attillati e felpa nera, aveva un cartellone con scritto i nostri nomi

-ahaha in caso non vi riconosca, Londra a volte fa brutti scherzi- sapevo bene a cosa si riferiva, anni fa era partita con sua madre per Londra, ma proprio durante la vacanza la madre aveva avuto un incidente e quando Jennifer era tornata non sembrava più lei, cupa, silenziosa, scavata in viso. Ecco cosa univa tutte e tre, la consapevolezza di aver sofferto, ci teneva strette più che mai.

Respirai bene l'aria canadese, ancora non ci credevo di essere tornata nel mio paese. Arrivammo a casa di Jennifer dopo pochi minuti, e passammo la serata come quando stavamo tutte e tre insieme, raccontandoci storie dell'orrore e vedendo film horror.

Il giorno dopo pensai esclusivamente al ballo, forse Courtney aveva ragione, mi sarei dovuta vestire un po' più elegante, però Duncan se era stato con me vestita sempre con gonna e stivali era giusto rimetterli anche per il ballo.

Quindi avevo deciso, il mio solito trucco nero e gonna nera, stivali, e maglia verde non troppo elegante o non sarei stata me stessa. Courtney arrivò in serata, lei al contrario mio era elegantissima, con un vestitino azzurro e i capelli castani raccolti da una parte da una spilla bianca, il suo sguardo oltre a puntarsi sulla mia pancia si fermò sulla mia maglia

-e questa secondo te è elegante? Una semplice maglietta a mezze maniche verde è elegante?-

-ciao Courtney anche tu mi sei mancata!- ma era troppo scandalizzata per come ero vestita per salutarmi come si deve.

Alle 9 precise arrivammo alla festa e io cominciai a tremare

-oddio Courtney ho paura!-

-hai paura che Duncan non accetti vostro figlio o che appena ti vede vestita così gli venga da vomitare?-

-la puoi smettere! Non sei di aiuto!-

-ok scusa, stai tranquilla! Inspira, espira, inspira, espira! Io vado li che ci sono delle mie amiche, buona fortuna!-

-come te ne..- non finì la frase che sia per colpa della folla che della musica assordante persi di vista Courtney, me la sarei dovuta cavare da sola, mi immersi nella folla di gente impegnati a ballare o a ubriacarsi, più che ballo scolastico sembrava una discoteca, più in la, intravidi una cresta, un ragazzo ballava con una ragazza e le cingeva i fianchi mentre si baciavano, assomigliava moltissimo a Duncan, mi girai dalla parte opposta, non poteva essere lui, oppure si! Mi rigirai dalla sua direzione e focalizzai bene, era proprio Duncan, come aveva potuto? Una lacrima rigò la mia guancia, volevo scomparire da quel posto, volevo tornare a Londra, da Thomas, però una parte di me diceva “affronta i problemi, vai e fagliela pagare”, mi avvicinai, disgustata. Vederlo baciare con un'altra mi faceva venire il voltastomaco, feci la prima cosa che mi venne in mente, presi un bicchiere che stava sul bancone e glielo buttai addosso, subito si girò con una faccia che voleva dire ''chi cazzo sei? E come ti permetti di buttarmi addosso dello champagne'' ma quando mi vide cambiò espressione.

<>

<>

<> corsi via inseguita da lui, uscì dalla scuola e cominciai a correre, non sapevo dove andare correvo solo per non sentire le sue urla . <> piangevo in silenzio ma tanto non si sarebbe sentito tra i suoi urli e la pioggia che aveva cominciato a bagnarmi dalla testa ai piedi<> continuava lui. Avevo attraversato un piccolo parco e mi ritrovai in una strada grande e buia, sentivo ancora dietro Duncan, corsi per la strada, quando vidi un camion sempre più vicino a me, ero paralizzata, non sapevo se andare a destra o a sinistra, i piedi erano come incollati alla strada, ora Duncan non mi chiedeva più scusa.

<> tutto sembrò andare più lento, mi girai verso Duncan e subito dopo verso il camion, poi subito dopo pensai al bambino. Vidi una luce bianca, forse ero morta, invece era il camion che mi stava per venire addosso per poi fortunatamente fermarsi. Duncan corse verso di me come il camionista non riuscivo a tenermi in piedi vidi tutto sbiadito, sentivo parlare ma non riuscivo a muovere la bocca o ad emettere nessun suono e subito dopo il buio.




Ciao!! Strano eh, due capitoli in due giorni! Ecco avevate detto che volevate Duncan, ecco Duncan! Forse non lo volevate così...scusate! :/ ahahaha un bacio, e spero vi sia piaciuto! Al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 12
*** Un dolore forte, un dolore intenso, un dolore dentro di me! ***


-Duncan è il nostro bambino, perchè non lo vuoi? Per favore dimmi che scherzi?-

-no, non sto scherzando. Io non voglio né questo bambino né te. Puoi anche tornartene a Londra io sto tanto bene qui da solo- cominciai a piangere, portai le mani sul mio volto, non volevo farmi vedere debole davanti a Duncan

-e smettila di piangere, non sei una bambina- urlava sempre di più, mi avvicinai a lui e lo presi per un braccio

-per favore vieni anche tu con me- ma lui mi spingeva con odio

-non ti voglio, sparisci va via!- mi spinse e persi l'equilibrio, e cominciai a cadere, ma il pavimento non arrivava, andavo giù giù giù.......

Mi svegliai con il fiatone, non riuscivo a calmarlo, ero tutta sudata o forse stavo veramente piangendo. Non ero con Duncan, mi trovavo in una stanza tutta bianca, sicuramente ero in ospedale, non riuscivo a muovere un muscolo, ero ancora troppo stordita per l'incubo. Ma avevo veramente vissuto un incubo...subito l'immagine di Duncan abbracciato a un'altra mi tornò nella mente, e io che correvo e il camion.

-signorina finalmente si è risvegliata, stia tranquilla, ha avuto poche ferite dall'incidente- non mi ero nemmeno accorta che nel frattempo era arrivata un'infermiera

-c-cosa è successo?- dissi balbettando quando un brivido mi passò lungo tutta la schiena, come un brutto presentimento che mi balenava in testa.

-il camion non l'ha investita, fortunatamente si è fermato, ma lei è caduta a terra. Non ricorda nulla?-

-si mi ricordo, ma il bambino?- il viso dell'infermiera si fece scuro

-mi scusi ma non possiamo dirle ancora nulla, qui fuori ci sono delle persone posso farle entrare?-

-NO, IO VOGLIO SAPERE IMMEDIATAMENTE COSA E' SUCCESSO AL MIO BAMBINO!!!- urlai presa dal panico

-signorina si calmi per favore, ora arriva il dottore che saprà spiegarle bene tutto- dopo pochi attimi quella stanza mi divenne molto familiare, ma si, era l'ospedale dove ero nata, dove mi avevano operata di appendicite quando ero piccola, dove avevamo portato mamma dopo la litigata con papà, quindi sicuramente anche il dottore era sempre il solito, quello di famiglia

-Gwen...ma cosa mi combini? Ma lo sai che correndo sotto un temporale ti sei presa una brutta polmonite!?!-

-dottor Brown..finalmente una faccia conosciuta, la prego mi dica cosa è successo al bambino! Sta bene vero?-

-Gwen mi dispiace molto ma non ce l'ha fatta!- mi servì questo, il dottore continuò a parlare ma divenne tutto più silenzioso, come se dalla sua bocca non usciva alcun suono, guardai il vuoto, non piansi, decisi di tenermi tutto dentro, cominciai però a tremare, pensare che il bambino che fino a poco tempo fa stava piano piano formandosi della mia pancia non c'era più mi fece rabbrividire. Ne ero stufa di Toronto, tutti i fatti infelici della mia vita accadevano a Toronto, volevo subito tornare a Londra, da mamma, tra le sue braccia calde e con la sua voce rassicurante che sapeva sempre farmi stare meglio

-Gwen, fuori ci sono delle persone che vorrebbero vederti!- feci cenno di si con la testa, ed entrarono Courtney e Mary ma non le guardai, ero immobile sul letto consapevole che tra un momento all'altro sarei scoppiata.

Duncan non lo vidi, l'unica cosa buona che fece. Non volevo vederlo, né sentirlo nominare. Dopo pochi giorni nei quali il dottore decise di farmi rimanere il ospedale Mary ed io tornammo a Londra, in silenzio una per conto suo, io occupata dai miei pensieri lei forse perchè sapeva che non avrebbe saputo dire almeno in quel momento la cosa giusta.

Arrivate a destinazione vidi mia madre da sola ad aspettarci, corsi da lei l'abbracciai e piansi, il pianto che non avevo fatto in ospedale, lo liberai tra le braccia di mia madre

-ora sei a casa tesoro!- le uniche parole che disse mia madre, semplici parole ma lei sapeva che era quello che volevo sentirmi dire.

In macchina notai che ogni tanto mamma mi lanciava delle occhiate di compassione e quando incrociai il suo sguardo provai a farle un sorriso, un sorriso che mascherava il mio vero stato d'animo.

A casa corsi subito nella mia camera e nella disperazione mi buttai sul letto, con le gambe stanche e sentivo il mio cuore battere forte, era un suono triste ma mi martellava nella testa, così veloce, feci un forte respiro anche se sapevo che non avrebbe aiutato molto.

-Gwenny?- Marc si avvicinò al mio letto, timidamente -tutto bene?- mi sedetti sul letto

-si Marc, sono solo molto triste! Ma non ti devi preoccupare, starò meglio-

-ma io voglio vederti stare meglio ora!- disse facendosi triste...non volevo, e non dovevo rattristare il mio fratellino per cose mie, ma non dissi nulla. Come potevo rassicurare una persona se non riuscivo a rassicurare me stessa, Marc si staccò dal mio abbraccio e uscì dalla camera non il capo abbassato e mi si strinse il cuore nel vederlo in quello stato per colpa mia.

Cominciai a mangiare poco, parlare poco, non andavo a scuola, a volte rimanevo nel letto tutto il giorno, ero in depressione, i medici lo avevano detto chiaro e tondo, forse mi serviva lo psicologo ma ne avevo visti a migliaia da piccola e mi bastavano per tutta la vita.

Un giorno mi venne a trovare Thomas, io ero come al solito nel letto con gli occhi stanchi e i capelli arruffati, quando lo vidi entrare in camera lo trovai diverso, era sorridente come sempre ma qualcosa mi diceva che era cambiato, anche se non riuscivo a capire dove. Si inginocchio e mi accarezzò delicatamente il viso, poi mi guardò, ma non un semplice sguardo, lui mi vide dentro gli occhi, ma io mi girai dall'altra parte

-oh Gwen, Gwen quanto ti capisco!- sempre la solita frase, certo forse lui poteva capirmi veramente ma mi dava fastidio sentire quella frase da tutti, anche dalle amiche della mamma che parlavano con lei sotto nel salone

-Gwen, anche se non parli, non piangi, non ti sfoghi e ti ostini a soffrire in silenzio io la vedo! Sai? Riesco a vederla benissimo la solitudine nei tuoi occhi, i tuoi occhi parlano, cercano aiuto in modo disperato, fatti aiutare Gwen, non rimanere qui rintanata nel tuo letto- dopo tanti giorni una lacrima rigò la mia guancia, e dopo quella altre, altre, altre, Thomas mi abbracciò, con le sue braccia che mi facevano sentire al sicuro

-si Gwen sfogati, non tenerti tutto dentro!-

-io volevo quel bambino come nessun altro al mondo, e poi Duncan abbracciato a quella, la festa, la pioggia il camion, sono troppo fragile per reggere tutto questo- quasi urlai tra i singhiozzi

-tu non sei fragile, tu riuscirai a superare tutto questo, questo è il momento di essere di nuovo felici!- guardai di nuovo Thomas negli occhi dopo il nostro lungo abbraccio, con poche parole mi aveva aiutata tantissimo.

Dopo il pomeriggio con Thomas dissi a me stessa che dovevo reagire, alzarmi e smetterla di essere una bambina, io ero una donna, forse cresciuta troppo presto.

Non stavo ancora del tutto bene quindi decisi, anche se non molto sicura, di andare dal tanto temuto strizzacervelli. Dopo poche settimane di visite la mia vita cambiò del tutto, ricominciai a sorridere, e dopo la nascita della mia sorellina Julia aiutai molto mia madre, tra pannolini, biberon, era come se Julia fosse mia figlia, le volevo un mondo di bene e riuscì ad uscire dalla depressione.




Ciao a tutti!!! Povera Gwen, non solo ha scoperto il tradimento di Duncan, ma ha anche perso il bambino....scusate! Per favore non lanciatemi pomodori *apre l'ombrello* perchè so che questo capitolo non è un gran che...ditemi voi che ne pensate...ultimamente ho poche idee! Vedete che nel prossimo ci saranno delle novità però..un bacione <3 Grazie a tutti quelli che recensiscono...ah e se avete dei consigli scrivetemeli...sono qui apposta! 

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Capitolo 13
*** Perdonare oppure no? ***


La mia vita era tornata normale, erano iniziate le vacanze estive, Mary aveva finito il quarto anno di liceo, quello che avrei dovuto riprendere il prossimo anno, Julia era una bambina dolcissima, con i suoi occhi verdi identici a Franc e deliziosi ciuffi neri, ero sempre attaccata a lei, ci giocavo, le davo da mangiare, la cambiavo.

Pensavo di essermi dimenticata di Duncan, o almeno ci speravo, forse usavo Thomas per dimenticarlo, gli chiedevo sempre di uscire, o di venire a casa, eravamo migliori amici, il fratello maggiore che non avevo mai avuto. Certo ogni tanto avevo quegli attacchi di pianto, all'improvviso, a volte non me ne accorgevo e mi ritrovavo le guance bagnate ma dopo un lungo pianto accompagnato da lunghi singhiozzi mi sentivo meglio, più sollevata.

Un giorno ero a casa da sola, Mary in giro con Marc, Franc e la mamma dal pediatra con la piccola, per una semplice visita quando verso le 12 suonarono alla porta, non mi andava molto di alzarmi, si erano portati tutti le chiavi, ma il campanello continuava sempre più forte, decisi di lasciare il libro che stavo leggendo e di mala voglia scesi le scale.

-ehi la prossima volta portatevi con voi le chiavi- dissi mentre spalancavo la porta, feci per tornare in camera ma mi accorsi che non era mamma, né Franc, né Mary, mi rigirai lentamente -Courtney??-

-sono proprio io! Scusa se non mi sono mai fatta sentire, volevo calmare le acque, spero che tu stia meglio ora- mi lanciai su di lei, abbracciandola stretta, non mi importava che non la sentivo da mesi la cosa più importante era che lei stava qui, davanti casa mia e non desideravo altro che abbracciarla.

-mi sei mancata tantissimo!- la guardai bene, non era cambiata per niente, come forse era successo a me, ero dimagrita, sciupata, bianca, anche se quello lo ero da sempre.

-quando sei arrivata? E dove dormirai?-

-stamattina presto, e alloggeremo in un alberghetto al- non la feci finire

-alloggerete? Chi c'è con te?-

-scusami Gwen ma è voluto tanto venire, io glielo avevo detto, forse non era il caso-

-Duncan è qui?- dissi facendo i pugni con le mani

-si ma non ti arrabbiare-

-ma come si permette di venire qui dopo tutto questo tempo, che faccia tosta, dov'è? È qui? Dimmi di no o lo ammazzo!-

-Gwen calmati!-

-no io non mi calmo, io non lo voglio vedere ok? Hai capito? Fallo stare lontano da questa casa- Courtney mi guardò con compassione

-Gwen, dagli una seconda opportunità, anche vederlo per un attimo, per chiarirvi-

-se sei venuta qui per questo motivo puoi anche tornartene a Toronto!- dissi sbattendole la porta il faccia, forse ero stata troppo dura ma non potevo neanche immaginarmi che quell'essere era nella mia stessa città.

Avevo cercato di dimenticarlo, e dopo mesi l'incubo era tornato, non poteva rimanere a baciarsi con quella a Toronto? Dopo pochi minuti sentì bussare alla porta della mia camera, era mia madre

-Gwen. Posso? Quando sono tornata qui ho visto Coutney, o mi sono sbagliata?-

-no era proprio lei, e indovina con chi sta qui a Londra, con Duncan!-

-Courtney è in casa!-

-che cosa? Perchè?-

-l'ho vista andare via infuriata, e l'ho invitata a entrare!-

-no mamma, non ti devi intromettere nella mia vita, mandala via!-

-e no signorina, non bisogna fuggire dai problemi!- uscì dalla camera e subito dopo mi ci trovai dentro Courtney

-ti capisco, ho capito la tua reazione, ti perdono!-

-tu mi perdoni? Dovrei perdonarti io per avermi portato qui Duncan!-

-dai Gwen non fare la bambina, parlaci ok?-

-perchè dovrei?-

-perchè lui era ubriaco, e poi io quando ho scoperto che lui ti aveva baciata, ho cercato di fare pace con tutti e due, dopo un po', o sbaglio!?-

-non è la stessa cosa, voi due ormai non vi amavate più!-

-lui forse, ma io lo amavo, lo amavo tantissimo, e anche a me mi si è spezzato il cuore lo sai? Eppure ora sono qui con te, sono tornata amica di Duncan, ho superato le difficoltà!-

-quindi tu sei qui per rinfacciarmi quello che hai fatto?-

-no sono qui per dirti che domani tornerò qui, e questa volta con Duncan, ciao Gwen!- si alzò dal letto e andò via lasciandomi con mille domande nella testa!

Non lo volevo vedere, e Courtney me lo obbligava. Non era cambiata per niente, tutto andava fatto come diceva lei, anche le relazioni dei suoi amici, ma non potevo farci nulla, mia madre sembrava dalla parte del diavolo invece di sua figlia e domani mi sarei ritrovata Duncan in casa. La giornata passò velocemente anche se ero agitatissima e dopo essermi rigirata per una buon'ora mi addormentai.

-Gwen, sono arrivati?- ditemi che è un incubo, un brutto sogno dal quale ti svegli tutto sudato e con il cuore che batte all'impazzata.

-al diavolo tutti- dissi aprendo gli occhi -mamma?-

-si tesoro?-

-perchè lo stai facendo entrare in casa nostra?-

-perchè Gwen la vita mi ha insegnato a non perdere le opportunità, Duncan ha fatto un errore, uno stupido errore, sai quanti errori ho fatto anche io con tuo padre, che forse ora poteva stare ancora qui-

-che cosa stai dicendo mamma?-

-niente lascia perdere!- non me la raccontava giusta! Ora era lei la colpevole di quello che era successo con il papà? Non riuscì a dire nient'altro, era scappata dalla camera.

Scesi di mala voglia le scale e trovai quella faccia da schiaffi davanti la porta con Courtney la quale parlò per prima

-io vi lascio da soli, Gwen non posso fermarmi troppo, domani ripartirò per Toronto, voglio il meglio per te, mi raccomando non fare sciocchezze- rimasi impassibile alle sue parole, mentre usciva diede una pacca sulle spalle a Duncan, mi fece un ultimo sorriso e quello, fu l'ultimo giorno che la vidi.

-ciao Gwen- disse Duncan sotto voce, troppa la rabbia mi voltai e feci per andare via ma lui mi prese per il braccio girandomi e mi ritrovai a fissare i suoi occhi che mi erano così mancati, presi un po' di forza e dopo alcuni secondi parlai

-io non volevo neanche vederti!-

-Gwen per favore fammi spiegare!-

-ah la storia la so benissimo, ero ubriaco, non sapevo quello che facevo- dissi imitando la sua voce

-ma è la verità!-

-mi lasci il BRACCIO!!!- subito si allontanò -sai l'unica verità, l'unica verità è che dopo averti visto ubriaco, mentre baciavi la puttanella di turno, ho perso il NOSTRO BAMBINO!!- rimase zitto -ah non sai che dire? Beh io invece si, vattene da questa casa, per sempre! Non ti voglio più vedere! Hai capito?-

-no dai Gwen, non fare così!- lo spinsi verso la porta con la poca forza che mi lasciavano tutte le lacrime che mi offuscavano gli occhi -Gwen per favore!-

-per favore lo dico io!-

-ok, ma non è finita qui!- disse prima che chiudessi la porta!

In quel momento scese giù in soggiorno Mary e io l'unica cosa che riuscì a fare è abbracciarla, e lei mi capì, non volevo parlare, volevo solo affetto, quell'affetto che solo una vera amica sa darti!

 

Non sentì parlare di Duncan per una settimana, forse era ripartito, o era ancora nell'albergo, ma non mi importava, il problema era che in ogni istante pensavo a lui, Thomas non poteva aiutarmi, visto che era partito per una vacanza studio in Italia, e mia madre la sentivo sempre più lontana dopo quella specie di rivelazione che ancora non avevo afferrato. Ero in camera a riordinare quando vidi mia madre sedersi sul letto

-Duncan è qui!- feci un lungo respiro

-mamma ti prego-

-no, fammi parlare, non ha molti soldi con se, ma non vuole tornare a Toronto, giorni fa è passato e ci ho fatto una lunga chiacchierata e con Franc abbiamo deciso di farlo sistemare nella casetta degli attrezzi dietro casa, l'abbiamo sgomberata e ora è quasi abitabile-

-che cosa avete fatto? Mamma la smetti di intrometterti, tu non capisci nulla, avevamo un bel rapporto ed ora sembriamo madre e figlia dell'800. Cavolo, basta, ci sono stata io con Duncan, devo decidere io se può rimanere o no!-

-Gwen, lui non ha fatto nulla, era ubriaco, non era in se!-

-aah, ora capisco perchè lo difendi tanto, perchè anche quando papà era ubriaco tu non dicevi nulla, tu subivi e stavi zitta, facevi la sua puttanella e basta!- mi diede un grande schiaffo sulla guancia e mi guardò con un sguardo severo ma io non mi sentì in colpa, era la verità, mi toccai la guancia rossa e mia madre scoppiò a piangere

-oddio scusa Gwen, sono una stupida, è tutta colpa mia!- mi abbracciò e autonomamente mi misi a piangere anche io -ok ora ti dirò tutta la verità, basta bugie, tenute nascoste per troppo tempo-

-che intendi dire mamma?- dissi asciugandomi le lacrime

-ecco la vera storia, che ti ho sempre tenuta nascosta, tuo padre quando l'ho conosciuto era una persona dolcissima, non beveva, non fumava, non alzava le mani, non litigavamo mai, e quando avevamo piccole discussione finiva sempre che lui dava ragione a me e mi baciava chiedendomi perdono, poco prima che nascesti tu io tradì tuo padre, fu un errore madornale, e lui mi scoprì in flagrante, ci fu una lunga discussione, nella quale gli dissi però che ero incinta, ma lui non credette che lo ero di lui, e non volle fare accertamenti, né test del sangue, ma non volle divorziare, diceva che avrebbe perso la casa e avrebbe dato dei soldi a una bambina non sua, per quello è sempre stato cattivo, non si rendeva conto che tu eri sua figlia, nemmeno vedendo quanto gli assomigliavi, scusami Gwen per averti nascosto tutto per troppo tempo- questa verità buttata li dopo quasi 18 anni mi fece crollare e dopo alcuni secondi di silenzio in cui mia madre cercava di sorridermi mi alzai dal letto e corsi in bagno a vomitare, non so cosa centrava con la rabbia, la frustrazione, l'odio ma dopo mi sentì come più leggera.



Eccomi di nuovo qui! Con un nuovo capitolo fresco di stampa...ok è vero l'ho scritto tutto oggi, avrei potuto farlo nei giorni successivi ma "non ho avuto tempo" sapete è ricominciata la scuola, e tra un impegno e un altro mi sono come dimenticata di questa storia "vomitevole" (spero di no)!!!! Dite voi come sta venendo questa mia storia!!! Un bacio a tuttiiii <3

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Capitolo 14
*** Finalmente 18 anni... ***


Era una di quelle giornate afose, molto strano per Londra, che l'unica cosa che ti andava di fare era startene sul divano a leggere un libro. L'idea di Duncan a pochi passi da casa ancora non mi andava giù, e per questo cercavo il meno possibile di uscire per la paura di incrociarlo, e a questo si aggiungeva il rapporto con mia madre che ormai era appeso a un filo, e al massimo ci degnavamo di uno sguardo. Erano quei momenti in cui riflettevo sulle cose, se mia madre non avesse fatto quell'errore forse non avrei conosciuto né Mary né Duncan, adesso sarei una semplice ragazza americana, magari una di quelle che tanto odio, snob e con la puzza sotto il naso.

All'improvviso sentì suonare la porta, ovviamente sperai con tutto il cuore di non vedermi davanti persone indesiderate

-ehi Gwen cos'è quella faccia?? Non sei felice che io sia tornato?- feci un sospiro di sollievo, era Thomas e vederlo e sentire la sua voce mi rallegrò molto

-Thomas, fatti abbracciare!-

-ehi ehi, cos'è tutto questo affetto, non mi abbracci mai con quest'enfasi!?-

-perchè mi sei mancato...com'è l'Italia? Dai dai entra!- dissi entusiasma di rivedere il mio migliore amico

-ti ho preso un pensierino!-

-ma no, non dovevi!-

-guarda che è una sciocchezza- presi il pacchetto che conteneva un portafoto a forma di Colosseo

-grazie, ci metterò una nostra foto!- si scapicollò in cucina e cominciò a aprire tutte le credenze come il suo solito

-ehi non ti sei abbuffato già in Italia, so che li si mangia bene!-

-aah si non sai che mangiate che mi sono fatto, pizza, pasta, devi imparare a farla così buona-

-e perchè proprio io! Potresti cucinare tu per me visto che Addie non c'è, sai è partita!-

-ok, ma non so se verrà bene, non so come fanno a farla né troppo al dente né scotta, sarà un'abilità degli italiani-

-Beh si sa che gli italiani sono bravi nella cucina, vabbè dai raccontami altro. Che hai visto di bello, oltre al cibo?-

-davvero posti magnifici, Roma è una città meravigliosa, mi faceva un po' strano la guida a sinistra, ma dopo un paio di giorni mi ero già abituato, poi ho conosciuto tantissime persone da tutto il mondo-

-ragazze carine??- dissi io maliziosa

-beh allora vuoi proprio tutti i particolari?-

-ma certo!- e iniziò a raccontarmi della sua esperienza in Italia, della ragazza italiana del sud che non sapeva nemmeno una parola inglese, quindi lui faceva a lei lezioni di inglese e lei gli faceva lezioni di italiano, del ragazzo strambo che tutti prendevano in giro, e di una ragazza, in particolare, che quando nominava mi faceva infuriare, ero forse gelosa?

-ehi Gwen tutto bene? Hai una faccia!- scossi un attimo la testa per togliermi il pensiero di Thomas più che migliore amico e sorrisi

-no no tutto bene, continua!-

-purtroppo però siamo stati “insieme” negli ultimi giorni e lei è dovuta tornare in America- stranamente mi sentì più sollevata.

Finito di raccontarmi prese un muffin e cominciò ad addentarlo

-comunque sbaglio o ho visto davvero una cresta verde?- subito cambiai espressione

-non ti sbagli!-

E la giornata finì con i miei singhiozzi abbracciata da Thomas.

L'estate passò velocemente ed io avrei dovuto cominciare il quarto anno, di nuovo. Non ne avevo molta voglia, avrei preferito trovarmi un lavoro e comprarmi con Mary un appartamento, anche perchè stare in casa e parlare con la metà degli abitanti non era l'opzione migliore, ma non eravamo ancora maggiorenni e Mary sarebbe stata troppo impegnata nei corsi per i crediti per il diploma.

Duncan invece sembrava aver capito che non volevo degnarlo di uno sguardo e dopo essersi trovato un lavoro aveva preso abbastanza soldi per mangiare e comprarsi nuovi vestiti, soprattutto per l'inverno che era arrivato troppo presto in questa grande città, di cui non conoscevo quasi nulla.

Purtroppo dovetti tornare a scuola, in una nuova classe e mi accorsi che la mia vita era diventata stranamente monotona, la mattina andavo a scuola con Mary, cercavo di resistere a quelle ore di lezione per poi tornare a casa il più presto possibile per non far coincidere con gli orari di ritorno di Duncan.

Ed arrivò velocemente anche il giorno del mio diciottesimo compleanno, non ero una da feste, avrei preferito di gran lunga festeggiare a casa con Mary e Thomas, ma lui insistette, e alla fine mi organizzò un mega party.

-Gwen dai che è tardi, sai che Thomas è sempre in orario- mi urlò Mary che si stava già truccando, era bellissima quella sera, con un vestito scollato fucsia lungo fino a sopra il ginocchio, con una fascia viola sotto il seno e dei tacchi altissimi neri, la osservavo mentre era intenta a mettersi l'eyeliner, ma io non pensavo alla festa, né a come vestirmi, né a come truccarmi, pensavo a Duncan, e sapevo che mi faceva solo male, ma ci pensavo, e dovevo ammettere che mi mancava, fissavo un punto della stanza immobile tanto che Mary dovette darmi una spinta

-Gwen vestiti, su che è il tuo compleanno!- già il mio compleanno, forse il più brutto, con mia madre che la mattina mi aveva solamente augurato buon compleanno dandomi una busta con all'interno 100sterline, e si vedeva che in realtà voleva abbracciarmi e darmi un grande bacio ma non ci riusciva, ancora troppo in colpa, ed io anche, ma ero troppo orgogliosa per farlo. Mi alzai dal letto, e presi il mio vestito dall'armadio, un vestito nero lungo dietro e corto davanti, anch'esso come quello di Mary, con una fascia sotto il seno, però di color argento, cominciai a vestirmi lentamente, mentre la voglia di andare a questa mia festa diminuiva sempre di più.

Dopo una mezz'oretta eravamo pronte, e devo dire che eravamo davvero belle, e mamma non riuscì a resistere, ci fermò prima che uscissimo, e mi diede un bacio quasi con le lacrime agli occhi, e mi chiese se poteva farci una foto, rimasi fredda, ma dentro il cuore si stava sciogliendo, e quello era l'importante.

Come previsto mi ritrovai in un locale immenso, pieno di gente che già stava ballando, incurante che la festeggiata era appena entrata, Thomas mi guardò e capì che non era quello che desideravo

-scusami davvero Gwen!-

-ormai è fatta, proverò a divertirmi!- mi sorrise e mi porse la mano, e anche se la musica era una di quelle spacca timpano, noi abbracciati cominciammo a ballare un lento.

Si stava davvero bene tra le sue braccia, mi sentivo protetta da tutto e tutti, dopo alcuni minuti che però mi sembrarono un'eternità ci staccammo, e andammo a prendere un drink

-un brindisi a questa bellissima ragazza, che oggi compie 18 anni, scusami di nuovo!- urlò Thomas per farsi sentire, ma quasi non lo sentì io, lo abbracciai e gli diedi un leggero bacio sulla guancia e la serata, anche se non era una delle migliori, passò velocemente.

Alle 2 di notte tornammo a casa, Thomas era divertito dalle cavolate che sparava Mary, che sdraiata nei sedili dietro, ubriaca come non mai, cantava, stonata come una campana

-Mary siamo arrivate!-

-sciamo già arrivati? Ahahahaha non eravamo a ballare! Ahaha- e continuò a cantare

-no Mary, siamo fuori casa, ora ti accompagno dentro ok?- la feci alzare, e piano piano ci avvicinammo alla porta, Thomas era affianco a lei, attendo a non farla cadere

-non ti sei proprio regolata!- rise Thomas

-ma ho bevuto poco poco poco!-

-si si, si vede, dai andiamo!- accesi le luci di casa e la feci sedere sul divano -grazie per averci accompagnata, ora la metto a letto, ho un sonno!-

-aspetta, ti devo ancora dare il mio regalo, ho un idea, tu mettila a letto, io ti aspetto fuori ok?-

-darmelo ora no? Davvero ho proprio sonno!-

-e dai, 5 minuti!- sbuffai, e feci cenno di si con la testa, dopo di che Thomas uscì di casa facendo il più piano possibile, ed io svegliai Mary che si era già addormentata sul divano

-Mary dai, andiamo a dormire!- ma non c'era modo di svegliarla, dovetti alzarla con la forza e dopo alcuni minuti arrivammo in camera

-dove sono?- disse con la voce impastata dal sonno

-in camera nostra, mi sa che ti devi dare una sciacquata-

Dopo mezz'ora riuscì a farla rinsavire, e si mise subito sotto le coperte, scesi le scale di corsa e mi catapultai fuori casa per fare il più presto possibile

-eccoti!- disse infreddolito fuori dalla porta, buttando la sigaretta che aveva appena smesso di fumare

-mamma mia che freddo!-

-vero, però guarda- indicò il cielo -è pieno di stelle- e in effetti era uno spettacolo, tutti quei puntini bianchi che ricoprivano il blu del cielo

-dai dammi il regalo, fa davvero freddo!-

-sei impaziente, ok però andiamoci a sedere sulla panchina che hai dietro casa-

-uffa dai fa freddo!- ma lui mi ci trascinò, finalmente però appena seduti ricevetti il suo regalo, una collana che come ciondolo aveva le nostre iniziali una G e una T

-ma è bellissima! Grazie Thomas- l'abbracciai e mi alzai i capelli per farmela mettere

-davvero Thomas in questo periodo sei diventato una persona importante della mia vita, ti ringrazio, ti ringr..- non mi fece finire, all'improvviso mi ritrovai le sue morbide labbra sulle mie, aprì gli occhi, ma lui continuava e dopo alcuni secondi mi abbandonai al bacio, dolce e sincero che ci stavamo dando, sapeva di menta e fumo, e questo mi piaceva, non riuscivo più a staccarmi da lui, e infatti fu lui per primo a terminare il bacio

-scusa, sono stato uno stupido- si alzò dalla panchina

-Thomas, no no, perchè lo dici?-

-perchè so che tu appartieni a un altro uomo- era la verità, o forse no, sta di fatto che in quel momento desideravo solamente baciarlo, gli strinsi il polso e quando si girò gli diedi un altro bacio, più intenso, più passionale, le sue mani si muovevano prima tra i miei capelli, poi forti sulla schiena, quando all'improvviso una goccia ci fece staccare, e subito dopo un'altra, continuando con un forte temporale

-non sono ancora abituata a questi sbalzi di tempo!- dissi ridendo, e piano piano il trucco mi calò tutto fino al mento

-sei bellissima! Ahahahahha- disse lui accarezzandomi, toccai la sua mano e lo abbracciai e fu in quel momento che lo vidi, immobile che ci fissava, e mi fece sentire terribilmente in colpa

-che succede?- mi disse Thomas quando bruscamente mi staccai

-meglio rientrare se non ci vogliamo beccare una polmonite!-

-forse hai ragione- fece per darmi un altro bacio sulle labbra ma io scossi il capo e quel bacio andò a finire invece sulla guancia, impastate di mascara

-scusami, davvero, ma non mi meriti- e corsi in casa, chiusi la porta sbattendo e mi accasciai fino a diventare minuscola con buio della casa che mi proteggeva.

Dopo alcuni minuti mi alzai barcollando andai in bagno per una doccia, rimasi sotto l'acqua a lungo, a ripensare e ripensare a Duncan, la sua faccia così sbattuta, aveva qualcosa in mano, ma con la pioggia non riuscì a capire bene cosa, volevo andare da lui, dovevo andarci, ma perchè era così complicato?

Finalmente decisi di chiudere l'acqua che scorreva ormai da troppo tempo, mi misi il pigiama, un giacchetto, gli stivali e decisa uscì di casa. Aveva smesso di piovere, ma il freddo di Londra mi colpì appena misi piede fuori, cercai di coprirmi il più possibile con la giacca e mi avvicinai alla “casa” di Duncan.

Mi chiesi come faceva a vivere li, in una stanza con un letto e un lavandino, mi era capitata di vederla un giorno che non c'era, ero così curiosa che aprì la porta e subito mi venne una forte tristezza che dovetti chiudere immediatamente la porta e correre a casa, dopo alcuni minuti mi decisi a bussare, forse Duncan era sveglio visto che lo sentì alzare dal letto subito dopo e aprirmi con un muso lungo, aveva addosso una canotta nera e i boxer

-c-ciao Duncan-

-raggio di luna, auguri anche se in ritardo!-

-non chiamarmi così- mi arrossì in un attimo e Duncan mi fece una leggera carezza

-scusami tanto!- gli occhi mi finirono sui suoi addominali visibili anche con la canottiera ma mi tolsi subito dalla mente quel pensiero

-ma non hai freddo?-

-Duncan non ha paura di nulla, nemmeno del gelo di Londra-

-che temerario!- feci un leggero sorriso

-solo di una cosa ho paura, ma lasciamo perdere, stanotte volevo portarti il mio regalo ma ti ho vista in bella compagnia-

-Duncan non fare l'ipocrita!-

-non faccio l'ipocrita, ho solo pensato che hai fatto presto a dimenticarmi, chi era?-

-non sono affari tuoi, volevo solamente dirti che....- mi bloccai, in realtà non sapevo cosa dirgli, non mi ero preparata un discorso da fare, e rimasi quindi imbambolata senza dire nulla, imbarazzata più che mai

-cosa? Che volevi dirmi?-

-che ti ho visto, sai mentre, vabbè e-

-tranquilla Gwen, non devi darmi spiegazioni- abbassai lo sguardo e fu in quel momento che notai un mazzo di rose bagnato, buttato per terra -era il tuo regalo, ma si sono rovinate- disse sbuffando

-non ti preoccupare- ci fissammo per qualche istante, come per vedere il primo che non reggeva a avrebbe abbassato lo sguardo ma fu un tuono che ci fece sobbalzare

-io torno a casa! Mi sto congelando, ci vediamo ok?-

-e la cosa più bella che tu mi abbia detto ultimamente!- disse ridendo

-buonanotte- e senza sentire la sua risposta chiusi la porta e rientrai in casa





CIAO A TUTTI!!!!!! scusatemi scusatemi scusatemi per il super ritardo di questo capitolo, lo so non ho scusanti, sono passati mesi, quindi mi son voluta far perdonare mettendo questo capitolo abbastanza lungo e con colpi di scena!! EEEEEEE CHI SA CHE SUCCEDERà TRA GWEN E THOMAS!!! ahahaha
comunque commentate in tanti, e fatemi sapere se vi piace oppure no! aspetto le vostre recensioni! Un bacio

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Capitolo 15
*** Ma io lo amo ancora?! ***


Il lunedì la voglia di andare a scuola era sparita, non mi volevo proprio alzare dal letto, forse per paura della reazione di Thomas dopo il bacio della sera precedente, ero così codarda delle volte. Mary nel frattempo era già a fare colazione e mi accorsi che non potevo fare ritardo, per riperdere poi un altro anno. Di malavoglia mi alzai e velocemente mi vestì, senza fare colazione presi la borsa e uscì, il freddo di Londra mi rilassava certe mattine e decisi quindi di farmela a piedi. Arrivai fortunatamente in orario e corsi subito al corso di biologia, mentre entravo notai Thomas con una ragazza, non l'avevo mai vista in giro, aveva anche lei dei capelli neri, erano così lisci e lucenti che sembravano finti, e occhi verdi, talmente verdi che si potevano notare anche in lontananza. Non seguì molto le parole della professoressa, la quale mi rimproverò diverse volte, ero troppo sovrappensiero “chi era quella ragazza?” “che ci faceva con Thomas?” erano le mie domande a cui non riuscivo a dare una risposta, chiesi velocemente anche ad alcune ragazze che seguivano il mio corso ma nessuna riuscì a darmi una risposta.

Subito dopo il suono della campanella corsi fuori la porta del corso di matematica dove prima erano entrati Thomas e la ragazza misteriosa, e infatti li vidi uscire insieme

-ehi Thomas ciao!- dissi imbarazzata, come se non lo conoscessi

-Gwen ciao, ti presento Izzy è nuova-

-piacere, e vi conoscete?-

-certo, stiamo insieme!- disse velocemente lui, poggiandole una mano sulla spalla, come per dirle “dai andiamo via” e quasi la trascinò via da me -ciao Gwen, ci becchiamo-

Ci becchiamo? Quando mai mi aveva detto CI BECCHIAMO, e poi la sua ragazza? Rimasi impietrita alla sua risposta, quando si erano fidanzati? Che significava allora quel bacio?

Troppe domande per la mia mente, dovevo capirci qualcosa, e di sicuro stare imbambolata a fissare il vuoto non era l'opzione migliore, mi ricordai dell'interrogazione di matematica, ma non ero nelle condizioni giuste, quindi dissi al professore che non mi sentivo bene, e stranamente consentì a farmi uscire.

Fuori dall'aula però incontrai Oscar, che girava anche lui come in cerca di qualcuno, appena mi vide infatti fece un sospiro e mi fermò

-Gwen, finalmente ti ho trovata, devi vedere questa foto, devo capire davvero dov'è mio padre-

-aspetta che centro io con tuo padre?- iniziai a preoccuparmi, un campanellino d'allarme cominciò a suonare nella mia testa, come se avessi già capito tutto

-centra che sei identica a lui- disse mentre mi mostrò quella foto, un colpo al cuore, una fitta, un forte dolore, quello nella foto, era mio padre -che succede?- mi disse Oscar vedendomi pietrificata davanti quella foto

-è mio padre- dissi con un filo di voce -dove hai trovato questa foto? Perchè hai una foto di mio padre? Tu chi sei?-

-Gwen, calmati, io mi sento come te, non ci sto capendo più nulla, sono nato senza la figura di un padre, e mia madre non voleva mai dirmi nulla su di lui, solo pochi giorni fa ho trovato questa foto e mi sei venuta in mente tu, siete identici-

-come fai a sapere che è tuo padre?-

-sono subito corso da mia madre, volevo capire chi fosse quest'uomo che tanto ti assomiglia e alla fine mia madre non ce l'ha fatta più e mi ha raccontato tutto-

-usciamo da questa scuola- lo presi per un polso e lo trascinai fuori da quell'edificio che tanto odiavo, e che mi stava sembrando solamente una prigione

-Gwen, il polso, mi fai male!- solo dopo avermi urlato queste parole allentai la presa, ero troppo impegnata a pensare a mio padre

-scusa, dai, andiamo a sederci su quella panchina-

Oscar iniziò a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che gli aveva detto la madre, beh la storia potevo immaginarmela, mio padre dopo aver scoperto appunto mia madre tra le braccia di un altro aveva cominciato a frequentare, quasi per ripicca, un'altra donna, ma non provava amore, facevano sesso, subito dopo si alzava dal letto e tornava a casa da mia madre, senza nessuna colpa, anche con le camicie sporche di rossetto. Questa storia andò avanti per ben tre mesi, quando lei un giorno gli disse che era incinta, mio padre allora non volle avere responsabilità, di punto in bianco scomparse dalla vita di lei lasciandola sola e con un bambino in grembo, lei decise allora di trasferirsi a Londra, dove abitavano alcuni suoi lontani parenti, li riuscì a comprarsi una casa e a crescere suo figlio, nascondendogli però per 18 anni la verità su suo padre, un po' come mia madre.

Il quel momento ci sentivano così vicini che le nostre braccia quasi si unirono da sole, in un abbraccio sincero accompagnato dalle nostre lacrime.

Oscar mi guardò negli occhi e mi asciugò le lacrime

-ecco che i tasselli del puzzle hanno preso il loro posto- dissi sorridendo

-non so se essere felice o triste!-

-felice Oscar, hai scoperto la verità finalmente-

 

Dopo la lunga chiacchierata con Oscar lui decise di rientrare a scuola mentre io presi una mappa della città e cominciai a girarmi per bene Londra, ancora non l'avevo mai fatto, sempre nei posti più vicini alla scuola e a casa.

Mi precipitai quindi al Big Ben, vederlo da vicino mi faceva uno strano effetto, poi il London Eye, resistere alla tentazione di salirci fu difficile ma dopo aver visto i prezzi decisi che era meglio spenderli per qualcos'altro, e infatti entrai in un negozio e comprai una bella coperta di lana pesante. Presi la metro per la prima volta, e fortunatamente riuscì a trovare la linea giusta per il Buckingham Palace, e poi per il Tower Bridge. Mi sentivo così bene a girare da sola in quella immensa città che non mi accorsi che si erano fatte le sei ed era ora di rientrare a casa, quando all'improvviso mi tornò in mente Thomas, ero vicina a casa sua e dovevo capirci qualcosa, quindi mandai un sms a Mary e corsi verso l'abitazione.

Quando mi ritrovai sotto casa sua cominciò a diluviare, quindi cercai il più possibile di ripararmi sotto il piccolo balconcino che sporgeva mentre suonavo insistentemente al campanello, ma nessuno veniva ad aprirmi, ero completamente bagnata quando finalmente sentì aprire la porta

-si si sono andata io Thomas- non era Thomas, né il padre, ma era la sua ragazza -c-ciao- mi disse timidamente, girando lo sguardo verso le scale come in cerca di aiuto

-Thomas è in casa?- quasi urlai mentre entrai bruscamente dentro casa, ma subito dopo lo vidi scendere dalle scale, con una bella camicia profumata e dei jeans perfettamente attillati

-ehi Gwen ciao-

-ok, forse puoi esserti arrabbiato, tu mi hai baciata, poi io ti ho baciato e quando tu hai voluto ridarmi un altro bacio io mi sono scansata dicendoti che non mi meritavi, ma perchè metterti da un momento all'altro con un'altra ragazza, senza dirmi niente, senza aver né parlato né chiarito, che senso ha? Dimmelo perchè io davvero non l'ho capito-

-Gwen, scusami davvero tanto, sono uno sciocco, ma ti ho preso in giro, lei non è la mia ragazza-

-c-cosa? E chi è? Chi ci fa in casa tua?-

-è mia cugina- disse con un filo di voce, cominciai a ridere, non potevo crederci che era arrivato a mezzucci da bambini -ti diverte la cosa?-

-no è solo che, ma dai, abbiamo 18 anni e ancora fai credere che sei fidanzato solo per ripicca, queste cose si facevano da bambini non adesso-

-lo so Gwen e infatti mi dispiace se ci sei stata male, io volevo parlare, poi però ho pensato a te con Duncan, perchè Gwen io so che lo ami, quindi ho capito che con te non potrò mai avere una possibilità- disse tutto d'un fiato, mi avvicinai lentamente a lui e lo abbracciai, non volevo litigare, avevo così tanti problemi

-sei sicuro che potrai continuare ad essere mio amico- dissi accarezzandogli una guancia

-si Gwen, non ti preoccupare, ti voglio troppo bene per perderti, e ora va da lui, i tuoi occhi brillano anche solo sentendo il suo nome- gli feci un grande sorriso e cominciai a correre diretta verso casa.

Avevo in mano la grande busta contenente la coperta che avevo comprato proprio per lui e mi impediva di correre più velocemente ma cercai con tutta me stessa di accelerare, non sapevo perchè correvo, forse perchè non vedevo l'ora di dargli un bacio.

Finalmente arrivai davanti la sua “casa” e comincia a bussare, felice come non mai, più bussavo, e più cresceva la voglia di vederlo, ma lui non apriva, decisi quindi di aprire io ma appena aperta mi trovai davanti solamente il letto vuoto. Lasciai la coperta ed entrai in casa, mamma era sul divano con il telefono in mano e appena mi vide balzò in alto e mi venne ad abbracciare

-oh Gwen finalmente sei tornata, è da ore che ti chiamo, ma dove hai il telefono?-

-mamma non è il momento, mamma dov'è Duncan?-

-Gwen- mi guardò dritta negli occhi, era da così tanto che non avevamo un contatto così vicino

-é? sai dov'è?-

-Duncan è partito, è venuto a salutarci e voleva vederti ma non ti ha trovata in casa e non rispondevi alle chiamate-

-come è partito? Non può essere partito? Io io io lo amo, io voglio dirglielo-

-Gwen, io so che lo ami, e so che lo hai sempre amato-

-mamma si, io voglio andare da lui, dov'è Franc, mi faccio portare da lui-

-non c'è tesoro, ma, posso accompagnarti io, c'è la macchina qui fuori, andiamo-

-ma mamma, non hai mai guidato qui, con la guida a destra-

-ci proverò!- in quel momento capì il bene che mi voleva mia madre, le sorrisi come non avevo più fatto ormai da mesi e l'abbracciai con tutte le forze che avevo.

In realtà non so come mia madre riuscì a portare la macchina fino all'aeroporto, avevo un po' di terrore, soprattutto durante le curve o mentre frenava all'improvviso, ma ci riuscì e mi ritrovai davanti l'entrata, quel posto immenso, pieno di gente con valigie, persone che partivano, per vacanza o per lavoro, e gente che invece era appena scesa da un aereo. Mi concentrai a vedere tra la folla in cerca di una cresta verde, ma ferma li davanti capì che non avrei risolto nulla.

Non sapevo bene a chi chiedere e soprattutto cosa, mi precipitai quindi verso una signora che stava in un ufficio e le chiesi l'orario del primo volo per Toronto, sarebbe partito tra un quarto d'ora.

Questo voleva dire che Duncan stava già facendo la fila per imbarcarsi, e io non sapevo proprio come arrivarci fin li, la signora di prima mi vide sperduta che guardano prima a destra e sinistra e mi chiese

-ehi ma cerchi qualcuno?-

-devo assolutamente arrivare alla fila per l'imbarco, non devo prendere l'aereo devo solamente fermare una persona- dissi ingenuamente

-non possiamo farla passare, non ha biglietti, passaporti, e potrebbe avere cattive intenzioni-

-cattive intenzioni? Cazzo, lei pensa che voglia sparare alle persone che stanno per partire? Voglio solamente fermare Duncan, voglio solamente questo, sono arrivata fino a qui, con mia madre che ha cercato di guidare a destra abituata invece alla guida a sinistra, non ho cattive intenzioni signora la prego mi faccia passare!-

-mi dispiace ma non posso- quelle parole mi trafissero il cuore, non poteva fermarmi, non dovevo fermarmi, mi guardai di nuovo intorno quando vidi finalmente l'indicazione per l'imbarcazione e girandomi di scatto mi diressi li, la signora mi vide correre e mi urlò dietro che non potevo passare, non mi avrebbero fatto passare ma in quel momento sentivo solo il mio cuore battere all'impazzata, vidi la fila per i controlli di sicurezza, c'erano poche persone, le solite ritardatarie, poi mi fermai, una voce disse che c'era un ritardo di un quarto d'ora per il volo diretto a Toronto, forse era un segno, un aiuto, potevo farcela, dovevo farcela, ma c'erano ancora i controllori che mi avrebbero vista senza biglietto, senza passaporto, senza carta d'identità.

In realtà però era da così tanto che volevo infrangere le regole, e infatti appena la signora davanti a me passò il controllo di sicurezza, mi scansai dai controllori a corsi fino alla fila per l'imbarco, certo non passai inosservata e cominciarono a rincorrermi, ma ormai mancava così poco al mio obbiettivo, tutti si girarono verso la mia parte visto le urla, ma a me non importava io dovevo vedere Duncan, ma fu lui il primo a vedermi, e infatti sentì urlare il mio nome, l'avevo trovato.

-DUNCAN- urlai anche io, nel frattempo le guardie mi avevano quasi raggiunta, ma io dovevo abbracciarlo, anche lui corse verso di me, e finalmente ci raggiungemmo

-Gwen che ci fai qui?-

-Duncan scusami davvero tanto, scusami per non averti perdonato subito, dopo tutti i tuoi sforzi, ma ora l'ho capito, finalmente, ti amo e ti amerò sempre- dissi tutto di un fiato

-Gwen ti amo anche io, ti amo e non smetterò mai di amarti- mi abbracciò, mi alzò e mi fece fare un giro, e subito dopo mi baciò, mi erano così mancati i suoi baci, così dolci e sensuali allo stesso tempo.

Le guardie si erano fermate a vederci, forse le avevo anche commosse visto che mi lasciarono in pace dicendo solo “che non succeda più, prossima volta si compri un biglietto”

-Ricominciamo tutto da capo, facciamo finta che il reality non sia esistito- allungai la mia mano -piacere sono Gwen, e sono ancora bagnata per la pioggia che mi sono beccata prima e il mio cuore batte a mille per la pazzia che ho appena fatto per la persona che più amo al mondo- Duncan sorrise, quei sorrisi che mi mancavano così tanto

-ed io sono Duncan, io invece ho appena perso una aereo che mi è costato all'incirca 500 sterline per la persona che più amo al mondo- e scoppiò a ridere seguito da me.

 



CIAOOOO!!!!!! Scusate il mega ritardo di questo capitolo, le scuse sono sempre quelle, troppo studio (e ora si è aggiunta anche la palestra) quindi dovete proprio capirmi, comunque ecco che la fine è arrivata, questo non è l'ultimo capitolo...non vi preoccupate arriverà a breve...ma vi dico solamente che il racconto delle nonna Gwen è finito. Oh mio dio quanto sono antisgamo, non vi tengo neanche la sorpresa, vabbe dai si capiva, avete visto che carini???? Non potevo far succedere altre peripezie alla mia coppia preferita! Quindi si, la storia sta quasi finendo *piange* e mi sono divertita molto a scriverla...ci sentiamo al prossimo (ultimo) capitolo!! Un bacione 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


-nonna che bella storia- Clare aveva di nuovo gli occhi lucidi, e alcune lacrime bagnarono le sue guance, il mio cuore batteva molto forte, ripensare al mio passato non mi faceva molto bene.

-questa è stata la mia vita, a volte triste a volte allegra- il battito era sempre più accelerato.

-ma perchè non ci hai mai raccontato tutto questo? perchè tu e il nonno avete cercato di dimenticare il passato? Vi siete amati così tanto.-

-perchè provo a dimenticare, voglio dimenticare tutto il dolore che ho provato negli anni, la perdita di una mia figlia, tutti i segreti tenuti nascosti da mia madre e scoprire un fratello, nascosto per 18 anni- tutte le immagini che piano piano si stavano oscurando, dopo il racconto a mia nipote tornarono vivide come non mai, Clare mi abbracciò, un abbraccio sincero che riuscì a farmi calmare un pò

-sai non voglio perderlo questo bambino, ho sbagliato e quindi dovrò pagarne le conseguenze- io le sorrisi

-Clare l'unica cosa che posso dirti è che io sarò al tuo fianco, sempre, in ogni modo, da tutte le parti, so cosa si passa, non voglio lasciarti sola- il battito divenne più forte, ma che mi stava succedendo

-domani lo dirò a papà- cominciai a vedere tutto sfocato

-ora devo riposare- dissi balbettando

-certo, certo nonna, ma mi aiuterai vero?- forse era arrivata la mia ora, ma perchè oggi? Perchè dopo il racconto? Mi reggevo il cuore come se così lo avrei fatto calmare -nonna che ti succede?- iniziai a sudare freddo, la voce di Clare si allontanava sempre di più, si alzò dal letto e corse fuori, si era arrivato il momento, ora potrò rincontrare Duncan, riabbracciarlo, chiuderò gli occhi e non li aprirò più, il mio cuore che ora batte all'impazzata si fermerà, e smetterà per sempre di battere. Quando mio figlio corse nella mia camera, ormai era troppo tardi, lo sentì solamente urlare e poi tutto si fece silenzioso e buio.

Avevo sempre detto che al mio funerale non avrei voluto troppa gente, ogni volta che lo dicevo le mie figlie si mettevano a ridere, cercando di cambiare argomento, ero sempre così pimpante, forse nessuno si aspettava che un infarto mi avrebbe presa all'improvviso.

Avevano mantenuto la mi promessa, il funerale si svolse in una giornata di pioggia, e i miei familiari erano raccolti con tanti ombrelli che li copriva dalla pioggia, la cerimonia durò poco, a differenza delle lacrime di Clare, che continuò a piangere per quasi tutto il giorno, vedere quella bara era la certezza che ormai non c'ero più.

Aveva detto del bambino al padre, e in fin dei conti non l'aveva presa male, io e Duncan siamo di nuovo insieme ed è questo quello che conta, e tutti i miei figli, nipoti e pronipoti devono sapere che io veglierò sempre su di loro e non li abbandonerò mai.

 

Ciao a tutti *si nasconde dietro un angolino per paura di qualche pomodoro, o pentola, o qualsiasi oggetto che le potrebbero arrivare addosso* scusate scusate scusate, vi ho fatto aspettare troppo e il capitolo è anche abbastanza corto, ma la storia era finita, Gwen e Duncan stavano finalmente insieme dopo tante peripezie, l'epilogo è un pò tristarello ne sono consapevole, ma dopo un anno, o forse di più sono arrivata alla fine, e sono contenta del lavoro che ho ottenuto
Allooooora iniziamo i ringraziamenti
Ringrazio Euly_Chan, da cui ho ricevuto un pò di critiche, ma anche consigli davvero graditi
SmileSmoke, che ha sempre recensito i miei capitoli, e mi ha sempre fatto molto piacere! :D
Dalhia_Gwen, sempre molto dolce nelle sue recensioni <3
brughy98, sempre presente nelle recensioni 
Angel_chan_ e marshi123, da cui ho ricevuto recensioni molto divertenti
Grazie veramente a tutti
spero di non avervi delusi, ma ultimamente sono stata impegnata con un altro racconto che presto pubblicherò, non su a tutto reality ma un semplice romanzo, se vorrete leggerlo mi farebbe davvero molto piacere. un bacione a tutti <3

 

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