la spinta giusta

di Melinda2606
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** l'arrivo ***
Capitolo 3: *** la storia di akane ***
Capitolo 4: *** in piazza ***
Capitolo 5: *** la prima notte ***
Capitolo 6: *** dubbi ***
Capitolo 7: *** motivazioni ***
Capitolo 8: *** tutto in un secondo ***
Capitolo 9: *** l'appuntamento ***
Capitolo 10: *** un natale perfetto ***
Capitolo 11: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


- Accidenti, si congela! Tutta colpa tua, maschiaccio! – esclamò Ranma sfilandosi le scarpe ed entrando nell’ingresso caldo.
- Cosa? Adesso anche se fa freddo è colpa mia? – lo ribeccò Akane, appendendo il cappotto.
- Chi ha insistito per uscire a guardare le vetrine nonostante non si raggiunga il grado di temperatura? –
- Quanto sei antipatico! Ma non lo senti il clima natalizio? La gente che esce a fare acquisti, le luci, i canti… È tutto così romantico! –
- Romantico? Un maschiaccio con il sex appeal di un surgelato non sa cosa significhi essere romantici! – Ranma scoppiò a ridere come se il gelo gli avesse congelato i neuroni nel cervello, ma quel momento di ilarità durò poco, perché Akane lo spedì a rinfrescarsi le idee sul tetto.
- Stupido! –
E lei che voleva passare un pomeriggio tranquillo con lui!
Ranma rimase qualche minuto a testa all’ingiù: possibile che almeno una volta al giorno la sua “dolce” fidanzata gli dovesse far fare un viaggetto non desiderato?
Certo che doveva ammettere che avevano passato un bel pomeriggio insieme.
Per una volta nessuno li aveva interrotti ed erano potuti andare fuori senza impicci.
Sorrise, pensando che a quel maschiaccio l’aria natalizia donava: diventava più luminosa e le poteva vedere più spesso sul volto quel sorriso che tanto gli piaceva.
La dolce voce di Kasumi che annunciava la cena lo distolse dai suoi pensieri, così intirizzito tornò in casa.
La famiglia era già riunita intorno al fumante stufato che la maggiore delle sorelle Tendo aveva preparato.
Soun prese la parola: - Nabiki, quando iniziano le vacanze di natale? –
- Tra due giorni, perché? –
L’uomo sorrise: - Oggi abbiamo ricevuto un invito speciale per natale, andremo fuori città! –
Tutta la famiglia s’illuminò: - E dove andiamo? Alle terme? – chiese Akane eccitata.
- No figliola, indovina? Andremo dalla nonna! –
Ranma notò una cosa strana: a quelle parole il sorriso di Akane si incrinò, Nabiki guardò subito la sorella, come aspettandosi una reazione particolare, e anche Kasumi per un momento abbandonò quella sua aria dolce per sostituirla con una preoccupata.
Nodoka e Genma cominciarono a parlare di quello che avrebbero fatto in questa vacanza, Soun dava loro informazioni sul luogo di villeggiatura, così nessuno degli adulti si accorse della reazione delle tre giovani.
Dopo cena Akane andò in camera sua, pensierosa.
Andare dalla nonna…
Lei l’adorava, si vedevano così poco, però avrebbe preferito che fosse stata lei a raggiungerla…
E se…
I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
Ranma.
Il ragazzo entrò e le chiese: - Cosa è successo a tavola? Non ti va di vedere tua nonna? –
Akane scosse la testa: - Certo che mi va di vederla! Sai, lei è la mamma della mia mamma, e la vedo talmente poco! Ha un negozio di fiori, ma spesso ci lascia i suoi collaboratori per intraprendere dei piccoli viaggi con le sue amiche! –
- E allora perché tu e le tue sorelle avete fatto quelle facce? – il ragazzo ancora non capiva.
- Noi non abbiamo fatto nessuna faccia! Te lo devi essere immaginato! – ma Akane non era brava a dire le bugie, e Ranma lo sapeva bene, ma preferì non insistere: aveva troppo freddo per andare a trovare la carpa nel laghetto!
Fissandola storto, come a farle capire che non le credeva ma che comunque per ora avrebbe lasciato perdere, le augurò la buonanotte e uscì.
Akane sospirò, infilandosi sotto le coperte.
“ Speriamo che non ci siano problemi… “ pensò, prima di addormentarsi.

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Capitolo 2
*** l'arrivo ***


Akane dormì male quella notte, mille pensieri le affollarono la mente.
Si alzò dal letto di malavoglia, e quando Kasumi le ricordò di andare a svegliare il fidanzato, ci andò borbottando.
Spalancò la porta della sua stanza quasi come se volesse sradicarla, ma l’urlo che voleva fargli per svegliarlo le morì in gola.
Ranma era così… dolce!
Non c’erano altri termini per descrivere il ragazzo in quel momento.
Dormiva profondamente su un fianco, una mano stringeva forte il piumone: quella notte era stata glaciale, quindi il ragazzo si era rannicchiato su se stesso, evitando di dormire in maniera scomposta come al suo solito.
Si accucciò accanto a Ranma, riflettendo: in fondo, dato il viaggio che dovevano fare di lì a un paio di giorni, forse era meglio che lei cambiasse atteggiamento nei suoi confronti.
Doveva cercare di essere più dolce, almeno in alcuni momenti della giornata, non sempre naturalmente, ma qualche volta si.
Insomma, lei non voleva che Ranma fraintendesse una volta arrivati dalla nonna…
Gli appoggiò una mano sul braccio caldo e iniziò a scuoterlo leggermente: - Ranma, svegliati dai, faremo tardi a scuola… Ranma! – lo chiamò, alzando la voce.
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, guardandola storto: - Akane, cosa hai da strillare… Ehi, un momento, come mai sono ancora un uomo? E perché sono ancora asciutto? –
- Ti ho risparmiato il secchio d’acqua stamani, ok? Adesso alzati! –
- E come mai? Ti senti male per caso? – 
- Stupido, volevo solo essere un po’ più carina con te! Me ne sto già pentendo! – sbraitò la ragazza, mollandogli un pugno sulla testa.
Accidenti, lei voleva essere carina, ma non poteva fare tutto da sola, aveva bisogno di un po’ di collaborazione!
Mentre tornava in sala da pranzo, incrociò Nabiki: - Ehi, sorellina, sei in pensiero per la partenza? –
- In pensiero? Certo che no! Io sono la ragazza più tranquilla del mondo! – esclamò Akane, cercando di dissimulare il vago senso di nervosismo che la attanagliava, ma senza successo.
- Vedremo… Non so come farai ad affrontare la situazione! –
- Ma non c’è niente da affrontare! Stiamo parlando di una cosa successa quando avevo quindici anni, adesso ne ho diciotto, mi sembra stupido farmene un problema! E poi magari non c’è da temere, insomma, magari non lo vedrò nemmeno! –
- Akane, la nonna non abita in una metropoli! Comunque se la cosa non ti interessa, non importa nemmeno a me! –
La piccola Tendo, per evitare un ulteriore chiacchierata con Kasumi e non volendo sentire il resto della famiglia parlare entusiasta delle vacanze, uscì presto per andare a scuola.
Camminò con la testa tra le nuvole, poi sentì la voce del fidanzato chiamarla.
- Ehi, maschiaccio, come mai non mi hai aspettato? – le domandò, saltando giù dalla ringhiera.
- Sei proprio un’idiota! Io sto cercando di essere più carina con te, perché non collabori? – sbottò la ragazza.
Ranma la fissò: - Hai qualcosa di davvero strano oggi… Comunque dai, non ti arrabbiare, hai ragione, ok? È solo che mi hai stupito, stamattina, però mi piace, preferisco il risveglio di oggi rispetto a quelli che mi riservi di solito! – le disse sorridendo.
Akane arrossì, leggermente compiaciuta, e il suo umore migliorò nettamente.
Durante la pausa pranzo, partirono le urla che da due anni a quella parte durante il periodo natalizio si susseguivano.
- Ranma passerà il natale con me! – 
- Non credo proprio, chi vorrebbe passare le vacanze a mangiare okonomiyaki? Il mio amore resterà con me, staremo soli soletti! – 
- Povere illuse, il mio adorato Ranma starà con me per le feste! –
Shampoo, Ukyo e Kodachi, incuranti del fatto di trovarsi a scuola, avevano preso a litigare furiosamente.
Ranma naturalmente non riusciva a calmarle, borbottava incapace di mettere un punto a quella lite infinita.
Finalmente, aiutato anche dall’area furente della fidanzata, riuscì a dire: - Non litigate, è inutile! Non passerò le vacanze con nessuna di voi, non le passerò nemmeno a Nerima, fatela finita! –
- Cosa vuol dire che non sarai qui a natale? – esclamò stupita Ukyo.
- Io… io andrò fuori città, passerò le vacanze di natale dai nonni di Akane! –
A quelle parole Akane sentì il cuore perderle un colpo: ma perché quello stupido non teneva mai la bocca chiusa?
Adesso come minimo…
- Vengo anche io! – esclamarono contemporaneamente le tre ragazze.
Akane scosse la testa: lo sapeva che sarebbe andata a finire così.
Ranma scosse la testa: - Ma che scemenze dite, non potete venire, non siete state invitate! –
- Tranquillo, amore, io e la nonna prenderemo una stanza in un albergo! – cinguettò Shampoo.
- Lo stesso farò io! – esclamò Ukyo.
- Io invece comprerò una casa, almeno potrai venire da me quando vuoi! – disse Kodachi.
Niente di quello che Ranma disse in seguito fece cambiare idea alle tre ragazze.
Quella sera Akane cercò di convincere il padre a rinunciare alle vacanze: - Papà, perché non invitiamo la nonna qui? Sarebbe più facile, non credi? –
- Ma figliola, tua nonna ha chiesto espressamente di raggiungerla! Lo sai come è brava a decorare la casa a natale! E poi lei non vede l’ora di conoscere Nodoka e Ranma! Genma lo ha già visto quando io e tua madre ancora non eravamo sposati! – ricordò l’uomo, leggermente malinconico.
Kasumi e Nabiki assistettero ai vani tentativi di Akane di dissuadere il padre, ma non ci riuscì.
Forse se avesse detto a Soun la verità l’uomo non avrebbe esitato a cancellare i loro progetti, ma Akane non se la sentiva, così si arrese.
Mentre era in bagno a lavarsi i denti, la ragazza fu raggiunta da Nodoka.
- Cara, va tutto bene? – le chiese la donna.
Akane si sciacquò velocemente la bocca.
- No, va tutto benissimo, non si preoccupi! –
- Akane, tu un giorno sarai mia nuora, vorrei che tu sapessi che puoi fidarti di me e che puoi raccontarmi tutto, ok? – le disse dolcemente Nodoka, accarezzandole una guancia.
La ragazza fu tentata di dire tutto a quella donna così dolce, ma Ranma scelse proprio quel momento per chiamarla, così lei sorrise e prima di raggiungerlo disse: - La ringrazio, le prometto che lo farò! – poi corse incontro al fidanzato.
- Cosa vuoi? –
- Volevo sapere se hai preparato la valigia! Sbadata come sei non vorrei che tu ti dimenticassi qualcosa! Partiamo dopo le lezioni, quindi poi non avrai tempo di aggiungere qualcosa! -
- Certo che l'ho preparata! E poi guarda che sei tu che di solito fai le cose all'ultimo minuto! - lo rimbeccò lei.
Ranma sorrise: - Non mi hai detto di tuo nonno.... Che tipo è? -
- Oh, lui è il più classico dei nonni. Quando eravamo piccole e andavamo li per le vacanze lui accendeva il camino e ci raccontava un sacco di favole, interrotte solo dal rumore delle tazze di cioccolata calda che ci preparava! Vedrai, ti piacerà un sacco! L'unica cosa è che non hanno una palestra, quindi dovrai trovare un altro posto se vorrai allenarti! -
- Non importa; ti ricordo che io sono abituato agli allenamenti all'aria aperta! -
- Già... Ranma, secondo te ci saranno tutti i problemi degli scorsi anni il giorno della vigilia? - chiese Akane titubante.
Ranma incrociò le mani dietro la testa: - Non lo so, ma tanto cosa ti importa? Sono io che devo decidere con chi passare le feste, e la mia scelta l'ho già fatta mi sembra, no? Altrimenti non avrei accettato di partire! -
Akane lo fissò, stupita da quelle parole così dirette; il ragazzo arrossì vistosamente, poi se ne andò borbottando parole incomprensibili.
L'ultimo giorno di scuola passò velocemente, Akane fece gli auguri a tutte le sue amiche e poi insieme a Ranma e a Nabiki si diresse verso l'uscita, dove ad attenderli, presi da un'eccitazione per l'imminente partenza trovarono i loro genitori e Kasumi, accompagnati dai bagagli di tutta la famiglia.
Si diressero verso la stazione di Nerima, parlando animatamente del viaggio, di quello che avrebbero voluto comprare ( Kasumi aveva raccontato a Nodoka che suo nonno conosceva i migliori negozi di porcellana), mangiare ( Soun aveva illustrato talmente bene i manicaretti della suocera che Ranma e Genma avevano già l'acquolina in bocca ) e venduto ( Nabiki già sapeva che avrebbe fatto ottimi affari).
Il cuore di Akane batteva fortissimo : era molto emozionata, non vedeva i nonni da così tanto tempo! 
L'ultima volta che era andata da loro era stata l'estate di due anni prima; pochi mesi dopo, ricordò, era arrivato Ranma.
Al pensiero di quella vacanza il battito cardiaco le aumentò ancora di più, ma cercò in tutti i modi di non pensarci.
Non le fu molto difficile pensare ad altro, una volta arrivati alla stazione.
Sul binario del loro treno trovarono ad aspettarli una piccola folla.
Shampoo sventolò una mano verso Ranma, mentre sua nonna picchiava Mousse per averla scambiata per la nipote.
Kodachi aveva già cosparso la stazione con i petali delle sue adorate rose nere, il fratello Kuno alla vista di Akane e Nabiki aveva tirato fuori dal nulla un enorme mazzo di fiori e il portafogli per comprare qualche nuova foto della piccola Tendo.
Ukyo stava spiegando a uno spaesato Ryoga che non si trovava a Hokkaido, ma a Nerima.
Tutti erano caratterizzati dallo stesso particolare: delle grosse valigie colorate.
- E voi che ci fate qui? - chiese Nabiki, vedendo davanti a sè ancora più ampie possibilità di guadagno.
- Partiamo tutti! Io e la nonna abbiamo preso una stanza in un piccolo albergo, è molto che non ci prendiamo una vacanza! - esclamò allegra Shampoo.
- Dove va Shampoo vado io! - dichiarò Mousse, sistemandosi gli occhiali.
- Ah ah ah, io ho comprato una villa perfetta per le vacanze! - rise Kodachi, facendo roteare il suo nastro.
- Ho visto che mia sorella ha comprato una casa, volevo capire perchè... Ma ora che ti ho visto Akane Tendo non mi interessa più! - strillò Kuno, ricevendo in cambio del suo abbraccio un pugno dalla ragazza.
- Non mi andava di stare sola per natale, e visto che voi andate via ho trovato un piccolo locale di okonomiyaki che cercava qualcuno per il periodo festivo! - disse Ukyo.
- Io credevo di essere ad Hokkaido... - borbottò Ryoga.
- Che bello, passeremo il natale insieme! - Kasumi era felice come sempre.
Non poterono commentare ulteriormente quella scena, perchè una voce meccanica annunciò che il loro treno era in arrivo.
Con un sospiro, Akane e Ranma salirono sul treno.
Riuscirono a trovare uno scompartimento vuoto in cui sedersi tutti insieme, poi con un ultimo fidchio il treno partì.
Fu il viaggio più lungo che Akane avesse mai fatto.
Shampoo, Ukyo e Kodachi la assalivano ogni volta che lei provava a dire due parole al fidanzato, e quando non erano impegnate a fare ciò si battevano tra i sedili del treno.
Soun e Genma si erano portati dietro la scacchiera, Nodoka e Kasumi chicchieravano amabilmente di alcune ricette.
Nabiki era già riuscita a spillare una discreta somma di denaro a Kuno, vendendogli nuove foto della sorella e della ragazza con il codino, Ryoga era impegnato a minacciare di morte Ranma senza un motivo chiaro.
Akane appoggiò la fronte al finestrino, facendo vagare i suoi pensieri, estraniandosi dal mondo circostante.
Una piccola mano morbida la fece ridestare.
- Andrà tutto bene sorellina, stai tranquilla - disse dolcemente Kasumi.
- Si, lo so... Ma se papà lo scoprisse? -
- Non ha mai sospettato di niente, lo sai. Anche se sai che non mi piace che tu gli abbia nascosto tutto ciò - la voce della ragazza si incrinò leggermente.
- Non sgridarmi, dai... - Akane le sorrise conciliante, così Kasumi le diede un bacio e ritornò da Nodoka.
Dopo tre ore di viaggio ( che a Ranma sembrarono almeno il doppio ), il treno si fermò sferragliando alla loro fermata.
- Andiamo, ragazzi, la casa di mia suocera è qui a due passi! - esclamò Soun.
Tutto il gruppetto si mise in marcia, anche gli 'invasori', perchè i loro alloggi si trovavano tuti da quelle parti.
Il paese aveva un'aria da cartolina: i tetti erano bianchi, tutto era illuminato, vari Babbo Natale distribuivano caramelle.
Ranma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma adorava quel clima familiare e romantico.
Notò che quella che stranamente non sembrava assorbita da quell'aria natalizia era Akane: la fidanzata si guardava intorno nervosa.
Ma che diavolo stava succedendo?
Arrivarono in una piccola piazza, in cui troneggiava un enorme abete carico di luci e decorazioni.
Proprio lì accanto era stato montato un piccolo palco su cui un gruppo di cinque ragazzi stava facendo delle prove per qullo che sembrava un concerto.
- Che bello, c'è la musica! - esclamò Soun allegro.
Kasumi lanciò un'occhiata al palco, poi una ad Akane: - Papà, andiamo, la nonna ci sta aspettando...-
Ripresero a camminare, ma si fermarono quando si accorsero che la piccola Tendo non si era mossa.
Era immobile e fissava qualcosa sul palco; Ranma cercò di capire cosa le fosse preso, così seguì il suo sguardo e si accorse che la fidanzata stava guardando uno dei ragazzi.
E la cosa più strana era che anche questo ragazzo la stava fissando.
Ranma sentì qualcosa di strano muoversi dentro di sè.
Le altre due Tendo gli si avvicinarono: - Oh no... - mormorò Nabiki.
Intanto il ragazzo sul palco si tolse la chitarra che aveva a tracolla e lentamente scese giù.
Akane fece un passo avanti con titubanza, poi sempre con maggiore sicurezza, copiata da quel ragazzo.
- Ma dove vai, Akane? - la richiamò indietro Ranma, ma la ragazza non lo ascoltò.
Una mano si pose sul suo avambraccio: - Ranma, ti prego, non fraintendere... - gli sussurrò Kasumi.
- Cosa... - il resto della frase gli morì in gola.
Akane si era lanciata tra le braccia di quel ragazzo, e lui la stringeva forte.
- Che diavolo sta succedendo? Chi è quel tipo? - chiese bruscamente a Kasumi, sentendo il cuore accelerare notevolmente.
Kasumi sospirò: - Lui è Tai. Vedi, quello è... è l'ex ragazzo di Akane-

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Capitolo 3
*** la storia di akane ***


Se lo era ripromesso.
Si era ripromessa di non farlo, per nessuna ragione al mondo.
E invece niente.
Non appena aveva visto Tai, le sue gambe si erano mosse da sole e le sue braccia non avevano esitato ad abbracciarlo.
I suoi arti sembravano incuranti del fatto che la sua famiglia, i suoi amici e il suo pseudo fidanzato la stessero guardando.
La voce dolce di Tai gli sfiorò l’orecchio: - Da quanto tempo Akane… -
Due anni.
Erano già passati due anni dall’ultima volta che si erano visti.
Due anni da quando si erano lasciati.
Akane si sciolse dall’abbraccio, ma lo tenne comunque per mano, fissandolo negli occhi, sorridendo; dopo circa cinque secondi, il suo cervello si riprese dal torpore, così riuscì a notare lo sguardo spiazzato di suo padre e dei suoi amici e quello indispettito di Ranma, così trascinò il ragazzo davanti al gruppetto.
- Papà, lui è Tai, un… un mio amico. L’ho conosciuto quando io, Kasumi e Nabiki siamo venuti dalla nonna l’ultima volta. Tai, lui è mio padre Soun, le mie sorelle le conosci, poi ci sono Kodachi, suo fratello Kuno, Ryoga, Mousse, Shampoo, sua nonna Obaba, Ukyo, il signor Genma Saootome, sua moglie Nodoka e… Ranma – il nome del suo fidanzato quasi lo sussurrò, evitando di guardarlo negli occhi.
Ranma notò questo atteggiamento e si irritò; la sua irritazione aumentò quando quel Tai (“Che nome stupido!” pensò) sorrise a tutti, presentandosi educatamente e strappando l’entusiasmo di Soun, che per fortuna di Akane si era bevuto la frottola del “vecchio amico”.
Akane aveva le guance arrossate, era felice, ma non poteva evitare di sentire su di sé gli occhi accusatori di Ranma.
Tai resse benissimo il gioco: non accennò minimamente al fatto che loro due erano stati molto più che amici, ma riuscì a notare che l’ultimo ragazzo che Akane gli aveva presentato, Ranma, gli aveva lanciato più volte sguardi feroci, come se volesse ucciderlo seduta stante.
Che fosse…
- Allora, Tai, come vedo suoni ancora! – esclamò Kasumi: non sopportava quell’aria tesa che si stava creando.
- Oh, sì, e ancora con il solito gruppo. Siamo riusciti a trovare dei piccoli ingaggi, sai? E stasera suoniamo qui in piazza! Vostra nonna lo sa, ha regalato dei fiori per addobbare il palco! Perché non venite? Ci saranno delle bancarelle, dei giocolieri… Una vera festa! – esclamò gioviale.
Tutti furono più che d’ccordo.
Quasi tutti.
Ranma avrebbe preferito ingoiare qualche intruglio di Akane che accettare  quell’invito.
Che razza di ragazzo era, quello lì?
Sorridente, gentile…
Quanta falsità!
- Ok, ora devo andare, ci vediamo stasera! Ciao a tutti! – Tai, quasi istintivamente, si avvicinò per dare un bacio sulla guancia ad Akane, ma sentendosi pesantemente osservato da tre ragazzi si interruppe e se ne andò.
Shampoo, Ukyo e Kodachi  si scambiarono un’occhiata: forse quel ragazzo era l’occasione giusta per togliere Akane di mezzo, loro non avevano creduto alla storia dell’amico conosciuto in vacanza.
Ryoga si avvicinò a Ranma: - Ehi! Non pensi di fare niente? –
- Che devo fare? – sbottò il ragazzo.
- Ma non hai visto quel tipo? Stava mangiando con gli occhi Akane! –
- Lascia stare! – gli ringhiò contro, allontanandosi, mentre Kuno lanciava un’invettiva pregando qualche strambo dio di fulminare quel tipo che aveva osato sfiorare la dolce Akane.
Il gruppetto si divise, dandosi appuntamento per quella sera, mentre la famiglia Tendo e quella Saotoome continuò a camminare per ancora pochi minuti, fino ad arrivare a una piccola villetta.
Aveva le pareti bianche ed era decorata con ghirlande verdi e oro e centinaia di luci.
La porta si spalancò all’improvviso e apparve una donna minuta, con grandi occhi castani e un sorriso dolce stampato sul viso.
- Nonna! – urlarono le tre sorelle Tendo, lanciandosi tra le braccia della donna.
- Le mie bambine! Come siete cresciute… Kasumi, ormai sei una donna bellissima. Nabiki, guardati, hai un volto così rilassato! E Akane, santo cielo, sei irriconoscibile, sei ancora più meravigliosa dell’ultima volta che ti ho visto! –
La donna si asciugò una lacrima di commozione e poi fissò il resto del gruppo: - Soun, che gioia vederti! Sei bello come quando eri più giovane! Ah, Genma, quanto tempo! Sono davvero secoli! Oh, ma che scortese, non mi sono presentata, io sono Saori Fujima, piacere di conoscervi! – aggiunse, inchinandosi leggermente verso Nodoka e Ranma.
- Il piacere è tutto nostro, signora. Io sono Nodoka Saotoome e lui è mio figlio Ranma.  Grazie mille per l’invito, è stata molto gentile – rispose Nodoka.
- La prego, diamoci del tu! Sono così contenta di avervi qui! Dai, entriamo, sarete stanchi, la cena è quasi pronta!! – Saori fece accomodare i suoi ospiti, lanciando un’occhiata curiosa al ragazzo con il codino, notando la sua buffa espressione, un misto tra gentilezza e irritazione.
L’interno della villetta era divino: tutto era agghindato a festa, piante di agrifoglio e vischio addobbavano il corrimano delle scale e il bordo del camino era percorso da una corona di pigne dorate.
 In piedi accanto a una poltrona c’era un uomo con una faccia allegra e gioviale, le braccia spalancate e un sorriso gioioso: - Dove sono le mie principesse? –
Le tre ragazze corsero incontro al nonno, come avevano fatto poco prima con Saori.
Ranma guardò Akane: era così splendente, così felice, così… bella.
Non c’erano altre parole per descriverla.
Il ragazzo si riscosse non appena ci furono le solite presentazioni, e capì giusto per un pelo che l’uomo si chiamava Momoru.
- Bene, andiamo vi faccio vedere le vostre stanze, potete rilassarvi un attimo e poi scendere per la cena! – esclamò Saori, precedendoli lungo le scale.
C’era un lungo corridoio a L, con molte porte di legno scuro.
Nel piano di sopra aleggiava un leggero profumo di menta: Akane passò le mani sulle pareti, sorridendo leggermente ai ricordi che le affioravano nella mente.
Ranma si accigliò, vedendola sorridere: possibile che stesse pensando a quel Tai?
Saori accompagnò Soun in una stanza e i coniugi Saotoome in un’altra, poi aprì una terza porta.
- Qui dormirete voi, KAsumi e Nabiki. Scusate se vi ho messo nella stessa camera, ma se ci stringiamo un po’ staremo tutti benissimo! – esclamò allegra la donna.
- Va benissimo nonna, tranquilla! Ci vediamo tra poco, disfiamo i bagagli e scendiamo! – le rispose Kasumi, abbracciandola.
Ranma e Akane continuarono a seguire la donna, che si fermò davanti a un’altra porta.
La stanza era molto accogliente: aveva le pareti aranciate, affrescate con dei girasoli, i mobili erano lucidi, sulla scrivania era posato un vaso con una bellissima composizione floreale.
Quello che fece accigliare Akane fu il letto matrimoniale che troneggiava grazie al suo piumone giallo tenue.
- Nonna ma… Come mai mi fai dormire in una camera con il letto matrimoniale? – chiese dubbiosa.
- Ma tesoro, che domande mi fai? Sareste stati troppo stretti in un letto a una piazza! –
- Che… che vuol dire che saremmo stati stretti? –
Dentro Ranma un dubbio atroce si stava facendo strada.
- Bè, tu e Ranma dormirete insieme, no? –
Akane avvampò.
- Nonna, come ti è venuto in mente! –
- Piccola, siete fidanzati, me lo ha detto tuo padre, lo sapevo, sai? Ho pensato che a Natale avreste preferito trascorrere ogni momento insieme! –
- Ma… Papà ti ha spiegato come mai siamo fidanzati? Hanno deciso tutto loro! Non è stata una scelta nostra! Io… -
Ranma la interruppe: - Oh, avanti Akane, entra in camera e non tirarla troppo per le lunghe, ok? La stanza è grande, c’è posto per entrambi! Grazie, signora, la camera è bellissima –
Ranma aveva provato una rabbia incomprensibile: vedere Akane rifiutarsi quasi categoricamente di dividere la camera con lui gli aveva fatto più male di quello che avrebbe mai ammesso.
In fondo lei non si era fatta problemi a correre ad abbracciare quel Tai davanti a tutti…
Saori sorrise: - È un piacere, caro. Ma ti prego, chiamami nonna! Ci vediamo di sotto – disse chiudendosi la porta alle spalle.
Ranma posò il suo borsone per terra, poi si sdraiò sul letto, incrociando le braccia dietro la testa e guardando Akane camminare su e giù, svuotando la valigia.
Non riuscì a reggere al clima teso che c’era, così sbottò: - Sai, neanche a me va di dormire con un maschiaccio come te, ma mi sembrava scortese fare tante polemiche dopo che tua nonna è stata così gentile –
- Immaginavo che non avevi accettato per me, sai? Ormai ho capito che mi consideri solo una racchia dai fianchi larghi eccetera eccetera – rispose lei, tremando leggermente.
Quel tono non piacque a Ranma: - Be’, tanto non ti interessa quello che penso, no? Tu hai Tai… - disse quel nome quasi come se fosse una parolaccia.
- Tai? Cosa centra adesso? –
- Me lo ha detto Kasumi, sai? Lo so che non è un tuo amico. E menomale che odiavi gli uomini – il suo tono era sempre più irritato.
- Se vuoi trarre da solo le tu conclusioni fai pure! – anche Akane stava iniziando a scaldarsi.
- Va bene, allora dai, spiegami tu! –
La ragazza sospirò: si era aspettata di dover sostenere questa conversazione.
- Ok. Ti racconterò tutto. Vedi, quando l’ultima volta sono venuta dalla nonna, sono andata con Kasumi e Nabiki in piscina. È lì che ho conosciuto Tai. Lo hai visto, è sempre così sorridente, dolce, e soprattutto lui mi ascoltava. Non come quegli idioti a scuola che mi sfidavano ogni mattina. Mi ricopriva di attenzioni, cercava di capire di cosa avessi bisogno. Siamo stati insieme per tre mesi. Il giorno che dovevo prendere il treno per Nerima, io e Tai decidemmo di lasciarci. Sarebbe stato troppo difficile. Ci siamo sentiti per telefono per due settimane, ma poi preferii troncare anche quel tipo di contatto. Era troppo doloroso. E poi… dopo un mese sei arrivato tu. Mio padre mi ha detto che sarei stata la tua fidanzata, lui non ha mai saputo niente di Tai. Kasumi e Nabiki hanno proposto subito il mio nome, sapevano quanto stessi soffrendo. Credevano che un altro ragazzo mi avrebbe aiutata –
Akane terminò il suo racconto tenendo gli occhi bassi, sentendo le emozioni alternarsi dentro al suo cuore.
- Lo ami ancora? – mormorò Ranma, cercando di mantenere un tono neutro, ma sentendo il sangue scorrergli velocemente.
- Io… Non credo. Gli voglio molto bene, quello si. Stai tranquillo – rispose lei sorridendo.
- E chi si preoccupa… - Ranma comunque sorrise, alzandosi e tendendole una mano per aiutarla a tirarsi su.
 
 

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Capitolo 4
*** in piazza ***


La cucina di Kasumi era ottima.
Amava preparare manicaretti per i suoi cari ed era molto brava a mescolare ingredienti e tirarne fuori piccoli capolavori.
Ma non aveva assolutamente niente a che fare con la cucina di Saori.
Quella donna doveva avere qualche potere magico.
Ranma osservò quelle pietanze a bocca aperta: tutto era divino, i piatti erano presentati elegantemente e decorati con cura e amore.
Tutti mangiarono abbondantemente, complimentandosi con la cuoca, che si preoccupò che Ranma si riempisse il piatto di ogni pietanza almeno quattro volte.
Arrivati al dessert, una magnifica crostata alla crema e con la frutta, Momoru chiese: - Avete dei programmi per questa sera? O preferite rimanere in casa? –
- Oh, no, andiamo alla festa in piazza! – esclamò Nabiki.
- Come fate a sapere della festa? –
- Abbiamo incontrato Tai, te lo ricordi, nonna? –
Saori annuì, guardando Akane: la donna sapeva tutto di quella storia, ma non aveva detto niente al genero, in fondo la sua nipotina aveva tutto il diritto di fare le sue esperienze in santa pace.
La nonna notò ancora una volta quell’espressione irritata sul volto di Ranma.
Certo che quel ragazzo doveva avere una cotta gigantesca per Akane!
Dopo cena, tutti tornarono in camera per cambiarsi.
Akane si rintanò nel bagno che aveva in camera: di cambiarsi proprio davanti a Ranma non se ne parlava nemmeno!
Stette chiusa nel bagno quella che parve un’eternità, tanto che Ranma iniziò a sbuffare: - Si può sapere quanto ci metti? Tanto per quanto tu possa sistemarti non cambia molto la situazione! –
Sentì la ragazza borbottare qualcosa furente, ma non capì bene quello che disse, era come se parlasse cercando di non muovere la bocca.
- Dai, Akane, esci, ci aspettano tutti! Un maschiaccio come te non può diventare carina anche se sta una giornata a prepararsi! Io… -
Al ragazzo morirono le parole in bocca quando la ragazza aprì la porta, tirandogli un pugno in testa per quello che le aveva urlato.
Ranma però quel pugno non lo sentì nemmeno, era troppo impegnato ad osservarla.
Akane aveva indossato un vestito grigio con un fiocco di raso che si chiudeva con un fiocco sotto al seno e bordato da un ricamo sull’orlo, aveva delle calze color carne e un paio di stivali bianchi con un morbido risvolto.
La guardò attentamente: il suo viso aveva qualcosa di diverso, così si avvicinò per capire meglio.
- Cosa… cosa c’è? – borbottò Akane, avvampando nel vederlo così vicino.
Ranma si illuminò quando lo colpì una consapevolezza, per poi rabbuiarsi subito dopo: - Ti sei truccata! –
- Be’, e allora? Non hai mai visto una ragazza truccarsi? – Akane arrossì ancora di più, accentuando notevolmente l’ombretto bianco con i brillantini sugli occhi, il fard sulle guance e il lipgloss sulla bocca.
- Una ragazza sì, ma te no! –
Quella frase costò molto a Ranma.
Akane lo colpì, mandandolo a spiaccicarsi contro il muro, urlandogli mentre usciva: - Stupido! Mai un complimento, eh! –
Quando raggiunse il pianerottolo, dove trovò la famiglia riunita, Saori si illuminò: - Tesoro, ma sei bellissima! Cosa è successo? Ho sentito degli strani rumori! –
La ragazza evitò di rispondere, anche perché l’apparizione di Ranma con un grosso bernoccolo sulla fronte fu una spiegazione più che sufficiente.
La piazza era gremita di gente, tra cui i loro amici, che si presentarono cordialmente ai due nonni.
Ogni passo che facevano si dovevano fermare, perché qualcuno riconosceva le ragazze Tendo, perché volevano guardare delle bancarelle o perché li attirava qualche spettacolo.
Era tutto molto allegro e colorato: si respirava un clima allegro e felice, i bambini correvano con in mano mele caramellate, i giovani sposi sceglievano nuove palline per l’albero nei vari banchi e gli anziani si intrattenevano giocando a scacchi sui tavoli messi a disposizione da un piccolo bar, a cui si unirono anche Genma, Soun e Momoru.
Kasumi e Nabiki si intrattennero a guardare un illusionista veramente bravo, mentre Nodoka e Saori iniziarono a cercare delle stoffe particolari per confezionare qualcosa di natalizio.
Intorno alle dieci, la maggior parte della gente si rivolse verso il palco, dove la band stava per iniziare a suonare.
Shampoo, Ukyo e Kodachi si avvicinarono alla piccola Tendo: - Akane, sei molto carina stasera, lo sai? – le disse la cinese.
Akane la fissò come se la vedesse per la prima volta: - Dove vuoi andare a parare? –
- Da nessuna parte, volevo solo farti un complimento! Senti, io e le altre ne abbiamo parlato… Perché non proviamo a essere amiche? Almeno in questi giorni… Non roviniamo ancora il Natale, che ne dici? –
Kodachi e Ukyo si unirono a quella richiesta, sorridendole.
Akane se ne stupì molto, ma ne fu anche contenta, così annuì allegramente.
Era in momenti come quelli che Akane dimostrava tutta la sua ingenuità: se fosse stata un po’ più maliziosa, si sarebbe sicuramente accorta che quei sorrisi non erano sinceri.
Le tre ragazze infatti avevano parlato, decidendo di sfruttare la situazione Tai a loro vantaggio: si sarebbero finte amiche di Akane, evitando di importunare Ranma per non irritarla, ma nel contempo avrebbero spinto la giovane Tendo tra le braccia di quel ragazzo.
Ranma avrebbe potuto metterla in guardia, ma non sentì niente di quel discorso, poiché era troppo impegnato a cercare un modo per far prendere fuoco a quel ragazzo che sistemava la chitarra.
Il cantante del gruppo afferrò il microfono, dando la buonasera a tutti e ringraziando chi aveva permesso quella serata, tra cui Saori, poi passò la parola a Tai.
- Grazie a tutti di essere qui, spero che il concerto sia di vostro gradimento! Vorrei dedicare la prima canzone a un’amica speciale che ho ritrovato oggi. Buona serata! –
Quando il gruppo partì a suonare, le guance di Akane si imporporarono, mentre il bicchiere che conteneva il caffè caldo di Ranma esplose in mano al ragazzo.
” Che faccia tosta… “ pensò, furioso.
- Come è stato carino! – esclamò Ukyo, cogliendo la palla al balzo, mentre nell’aria risuonava la canzone “Everything I do” di Bryan Adams.
Il concerto durò un’ora e mezzo, furono molto bravi, tanto che il pubblico applaudì per più di cinque minuti quando la band suonò l’ultima nota.
Tai scese dal palco e si avvicinò ad Akane: - Ehi! Ma sei uno spettacolo! Mi meraviglio che la gente abbia ascoltato noi, così bella mi distrai tutto il pubblico! –
La ragazza sorrise, imbarazzata.
Tai era sempre stato così: spontaneo, diretto, sempre pieno di complimenti da farle.
Tutto il contrario di qualcuno di sua conoscenza…
Qualcuno che in quel momento confermò quella sua idea: - Si, distrae il pubblico perché è la ragazza con meno sex appeal di tutto il mondo! –
Akane gli lanciò contro la mela caramellata che stava mangiando: possibile che fosse così irritante?
Il chitarrista si accorse del clima che si stava creando e dello sguardo affranto di Akane, così pose una mano sul braccio del ragazzo, che si irrigidì all’istante.
- Vieni, posso offrirti qualcosa di caldo? Ragazze, aspettateci lì sedute, portiamo qualcosa anche a voi! – aggiunse, come per sottolineare cortesemente che voleva parlare da solo con il ragazzo.
Ranma lo seguì, rigido come un ceppo di legno, per poi fermarsi davanti al bancone del bar.
- Amico, fattelo dire, ti conosco da poco, ma una cosa di te l’ho capita. Sei un completo idiota – esclamò Tai, senza tanti preaboli.
- Ehi! Come ti permetti! Avanti, fatti sotto! – a quelle parole il sottile equilibrio emotivo di Ranma si frantumò.
Tai sorrise leggermente: - Oh, no. Vedo che sei allenato, sicuramente sei un artista marziale come Akane. Mi faresti a pezzi in un nanosecondo. Non prendertela, ti ho dato dello stupido perché hai offeso Akane. Cos’è, una nuova tecnica di conquista? –
- Io… io non voglio conquistare proprio nessuno! – Ranma diventò di una notevole sfumatura rossa.
- Ah no? E come mai da quando ci siamo conosciuti non fai che cercare un modo di farmi morire in modo lento e doloroso? –
Ranma non riuscì a rispondere, così Tai lo incalzò: - Appunto. Ranma, devi trattarla bene, accidenti. Akane se lo merita. Io le voglio bene, e non mi piace che qualcuno la tratti così –
Ranma si infiammò nuovamente: - Chi sei per farmi la paternale, eh? –
- Non sono nessuno, ma te lo dico. Non sono disposto a lasciartela se questo è il tuo atteggiamento –
- Lasciarmela? –
- Sì. Lo vedo che Akane tiene moltissimo a te. Cerca continuamente la tua approvazione e tu non te ne accorgi nemmeno. Non ti permetterò di farla soffrire. L’ho già fatto io quando ho deciso di lasciarla invece che seguirla a Nerima. Se tu non la rispetti, io lotterò per riprendermela –
- È una minaccia? – ringhiò Ranma tra i denti.
- No, un avvertimento – rispose semplicemente Tai, afferrando il vassoio con i bicchieri da portare alle ragazze.
 
 

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Capitolo 5
*** la prima notte ***


Tai sorrise.
Aveva visto la confusione e un accenno di paura nell’espressione spavalda di quel ragazzo.
Non voleva essere maleducato, ma non poteva permettere che Akane fosse trattata in quel modo.
Erano stati insieme per poco, ma lui l’aveva amata profondamente.
Lei era diversa dalle altre: sincera, ingenua, spontanea, timida, dolce e semplice
L’immagine della purezza.
Aveva un disperato bisogno di essere amata, e dentro il suo cuore aveva un mare d’amore da donare.
Lui però se l’era fatta sfuggire, quel giorno aveva accettato di restare amici, ma alla fine non era nemmeno riuscito a fare quello.
Era consapevole di averla persa, aveva notato come i suoi occhi luminosi ne cercavano sempre e solo un paio blu.
Che puntualmente non riuscivano a darle calore.
Tai non voleva davvero provarci con Akane, voleva solo far vedere a Ranma come si doveva comportare.
Certo, se poi Akane avesse deciso di cambiare idea lui non avrebbe detto no…
Dal canto suo, Ranma non aprì bocca per tutto il resto della serata.
Era irritato perché Mister Perfettino si era permesso di fargli la paternale.
E poi, oltre a questo affronto, si permetteva anche di parlare con Akane come se la vedesse tutti i giorni.
Ma non c’era un limite alla decenza?
Come se non bastasse Shampoo, Ukyo e Kodachi non lo avevano considerato da quando si erano visti.
Non si erano azzuffate per lui, non avevano litigato e non lo avevano nemmeno stritolato.
Non che la cosa di per sé fosse negativa, era la conseguenza a quell’atteggiamento che lo irritava.
Il fatto era semplice: se quelle tre non provavano a saltargli addosso, Akane non si ingelosiva.
Avrebbe fatto in tempo a congelare l’inferno prima che lui lo ammettesse, ma le volte in cui Akane si arrabbiava o lo picchiava mossa dalla gelosia erano i momenti in cui si accorgeva che la ragazza ci teneva davvero a lui.
E invece quelle psicopatiche avevano deciso di ridere insieme a Mister “so io come si trattano le donne”.
 Era talmente nervoso che non si prese nemmeno la briga di prendere in giro Ryoga quando sbucò coperto di foglie e rami da un cespuglio, trascinandosi dietro un semisvenuto Kuno.
A quanto pare, Ryoga si era perso come sempre, e Kuno, vedendolo da lontano, aveva deciso di seguirlo, convinto che stesse per incontrarsi segretamente con Akane.
Finalmente, dopo quella che pareva un’eternità, gli adulti vennero a chiamarli, così si salutarono e ognuno si diresse verso il proprio alloggio, Ryoga ancorato disperatamente a Ukyo.
Tai si limitò a fare una carezza sui capelli di Akane, guardando Ranma con un’aria di sfida, ma per il resto non cercò di mettere in atto particolari tipi di approcci.
Erano tutti molto soddisfatti della serata, ma anche molto stanchi, così si salutarono velocemente e ognuno si diresse nella propria stanza.
- Chi va in bagno? – domandò Akane, e Ranma, con un gesto secco della mano, la invitò ad accomodarsi per prima.
La ragazza entrò nel piccolo bagno, si struccò accuratamente, si lavò i denti con più attenzione del solito e dopo aver indossato un pigiama di seta viola, afferrò la spazzola e si pettinò i capelli, una ciocca alla volta.
Il suo cuore cominciò a battere furiosamente e le sue guance si tinsero di rosso, come se avesse rimesso ancora una volta il fard.
Stava per andare a dormire con Ranma.
Non che la cosa portasse chissà dove.
Ma avrebbero diviso lo stesso letto con lui.
Era agitata, nervosa, spaventata e tremendamente imbarazzata.
Respirando profondamente, tornò nella camera, dove trovò Ranma già in pigiama, che senza dire una parola andò in bagno, restandoci appena cinque minuti.
- Allora, da che parte vuoi stare? – le chiese fissandola.
- Bene. Allora andiamo, è tardi – Ranma cercò di mantenere il suo freddo controllo, ma il pensiero di stare con lei per tutta la notte lo agitava incredibilmente.
Si stesero entrambi nel letto morbido, con le lenzuola che profumavano di fresco e avevano un vago sentore di lavanda.
Erano distesi sul bordo del materasso, in modo da evitare qualsiasi contatto.
Akane non riusciva più a sentire la stanchezza, era troppo agitata per pensare di riuscire a chiudere gli occhi.
Prese a respirare profondamente, ma proprio nel momento in cui il suo cuore sembrava che avesse preso a battere più normalmente, Ranma le fece una domanda.
- Ti ha fatto piacere che… Tai… ti abbia dedicato quella canzone? – mormorò.
- Oh, quella è una canzone che mi piace molto… Lo ha fatto per amicizia, nient’altro –
- Certo… Quello ha ben altro in mente che l’amicizia –
Akane si puntellò su un gomito: - Non è vero! Non fare l’idiota… -
- Non sono idiota, sono solo sincero! Come fai a fingere con me? – Ranma alzò la voce.
- Fingere? Ma cosa stai dicendo? – Akane era sempre più confusa.
- Con me fai la parte della santarellina, della ragazza ingenua caduta dalle nuvole… E con Tai invece? Sempre dolce e mai violenta! –
La ragazza sentì il sangue confluirle velocemente lungo il viso, così si alzò di scatto e scappò fuori dalla stanza, sentendo le lacrime pungerle gli occhi per quella rabbia che le era stata lanciata contro.
Avrebbe voluto colpirlo, urlargli contro, fargli provare un decimo del dolore che lui gli aveva provocato con quelle sue insinuazioni.
E invece si rifugiò nell’accogliente salotto, dove, con stupore, trovò suo nonno.
L’uomo, notando le sue lacrime, le sorrise dolcemente e lei, con un piccolo singhiozzo, gli si buttò tra le braccia.
Il nonno la strinse forse, accarezzandole i capelli per cercare di farla calmare.
Passarono diversi minuti prima che la ragazza riuscisse a smettere di piangere e a chiedere all’uomo come mai fosse ancora sveglio.
- Ho notato che Ranma quando siamo tornati a casa era molto nervoso. Ho pensato che avresti avuto bisogno di me – le rispose semplicemente, per poi invitarla a sedersi sulla morbida poltrona.
Akane si sedette, appoggiando il mento sulle ginocchia, come a volersi proteggere da ulteriori attacchi esterni.
Il nonno la raggiunse dopo pochi minuti, allungandole una tazza piena di cioccolata calda.
- Allora, tesoro, ti va di raccontarmi cosa è successo? –
- Ho solo litigato con Ranma, nonno. Succede sempre, ogni singolo giorno. Solo che stavolta ha esagerato. Mi ha detto che io mi fingo una ragazza ingenua e violenta con lui, mentre con Tai sono dolce e carina. Ma non è così nonno! È solo che Tai non mi offende continuamente, non mi scatena mille dubbi e non mi fa sentire sempre inadeguata –
L’uomo le pose un caldo plaid sulle spalle: - E tu glielo hai mai detto quello che senti? –
- Oh, a che scopo? Non mi interessa quello che pensa di me quell’idiota – esclamò amaramente.
- Scusami, principessa, ma a me non sembra che sia così. Se non ti interessasse non saresti scappata piangendo –
Akane se lo dimenticava spesso: non poteva nascondere i suoi sentimenti al nonno, lui era capace di leggere dentro alle persone.
Persa nei suoi pensieri, continuò a sorseggiare la sua cioccolata, e una volta finita, l’uomo le tolse la tazza di mano, posandole poi dolcemente le labbra sulla fronte: - Vai a dormire, piccola. E stai tranquilla. L’amore trionfa sempre –
Akane non riuscì a rispondere a quella affermazione, si limitò a ripiegare la coperta e a dirigersi lentamente nella sua stanza.
Ranma era immobile, così la ragazza, per non svegliarlo, si stese nel modo più silenzioso possibile, chiudendo in modo deciso gli occhi, ma sentendo altre lacrime pungerle gli occhi.
Se fosse stata più attenta, si sarebbe accorta che il respiro di Ranma non era regolare, segno che era ancora sveglio.
Il ragazzo sentiva un profondo senso di colpa bruciargli nel petto per quell’esclamazione che l’aveva fatta scappare.
Avrebbe voluto scusarsi, ma il suo orgoglio glielo impediva.
E poi non era colpa sua.
Era Mister “io non faccio minacce ma do avvertimenti” che lo aveva fatto innervosire, e lui si era sfogato su Akane.
Si voltò dalla parte della ragazza, guardandole le spalle, poi lentamente allungò una mano verso di lei.
Un’immagine gli si parò davanti: Akane che lo svegliava tirandogli secchi pieni di acqua fredda, Akane che lo colpiva in ogni occasione, Akane che correva ad abbracciare Tai, sorridendogli dolcemente.
Ritirò velocemente la mano, come se si fosse scottato, si rigirò e si addormentò definitivamente.
 

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Capitolo 6
*** dubbi ***


- Ma hai pianto? – Tai si chinò verso Akane, guardandola attentamente, notando che aveva gli occhi arrossati.
- No, che dici… Deve essere il vento che mi ha irritato un po’! – esclamò la ragazza, evitando di guardarlo per non fargli capire che stava mentendo.
Tai si accigliò leggermente, volgendo il suo sguardo verso Ranma, che si mosse sulla sedia, sentendosi colpevole.
Akane si era svegliata presto quella mattina, sentendo altre lacrime scenderle lungo le guance vedendo il fidanzato.
Era andata in bagno per lavarsi e cambiarsi, sentendo l’urgenza di uscire per vedere i posti che avevano caratterizzato per lei un’estate particolare e felice.
Quando però era tornata in camera, aveva trovato Ranma sveglio, e le aveva chiesto di portarlo a fare un giro per il paese.
Akane aveva accettato, anche se avrebbe preferito riprendere il discorso della sera prima, in modo da mettere in atto i consigli di suo nonno, ma Ranma sembrava fermamente intenzionato a fare finta di niente.
Dopo una colazione veloce erano usciti e avevano iniziato a passeggiare; Akane aveva incontrato varie persone che conosceva, le avevano fatto un sacco di complimenti e poi si erano dedicate a Ranma, facendolo arrossire più volte.
La ragazza lo aveva portato nel negozio della nonna, dove la donna li accolse con gioia, presentandogli la sua nuova assistente, una ragazza di circa venticinque anni, poi, mentre erano diretti verso un bar per un caffè avevano incontrato Shampoo e Kodachi che camminavano borbottando tra di loro.
Appena vide la coppia di fidanzati, Shampoo fece cenno di tacere a Kodachi, poi fece loro un enorme sorriso, salutando appena Ranma per poi dedicarsi completamente ad Akane.
Essendo più lucido della sera precedente, il ragazzo si era accigliato: come mai quelle due erano gentili con Akane?
Sicuramente ci doveva essere qualcosa sotto.
Quando poi Shampoo gli aveva proposto di andare nel locale in cui aveva preso a lavorare Ukyo lui si era distratto e non aveva più pensato a quello strano comportamento.
Il gestore del locale era un uomo panciuto che in un solo giorno aveva capito di aver fatto un affare assumendo la cuoca: c’era stato un passaparola così rapido che in meno di due ore metà del paese era già stato lì per assaggiare gli ottimi okonomiyaki di Ukyo.
Ranma aveva salutato appena la sua amica d’infanzia, perché aveva notato che seduto al bancone c’era Tai.
Che senza nemmeno salutare aveva chiesto ad Akane se avesse pianto.
Ranma si era sentito in colpa, ma il suo orgoglio non gli permise di abbassare lo sguardo, anche se sapeva di non avere pienamente ragione.
Ukyo allungò loro dei menù, in modo da far vedere le specialità della casa; Tai si sporse verso Akane, sfiorando con la guancia i morbidi capelli della ragazza, indicando con una mano vari piatti e poggiandogli delicatamente l’altra sulla gamba.
Shampoo, Ukyo e Kodachi sorrisero trionfanti davanti a quel gesto, ma non fecero nessun genere di commento.
Ranma invece sentì il sangue ribollirgli.
Quel Tai non scherzava, aveva capito subito che era stato Ranma a farla piangere ed era passato all’attacco.
Come osava sfidarlo?
E Akane perché non allontanava quella mano dalla sua gamba?
Decise tutto in un secondo: afferrò la fidanzata per un braccio, strappandola bruscamente dal tocco gentile di Tai, poi le mormorò nell’orecchio: - Mi dispiace per ieri sera, sono stato uno stupido… Ah, sei molto carina vestita così –
Se Ranma dopo aver detto quelle parole era arrossito, Akane, sentendo quel piccolo discorso, aveva sentito la sua temperatura corporea alzarsi notevolmente.
Gli rivolse un sorriso luminoso, notando all’improvviso che era una bella giornata e che tutto aveva un colore più che brillante.
Tai aveva incurvato leggermente le labbra, soddisfatto, poi aveva chiesto ad Ukyo, leggermente scossa per quel repentino cambiamento, di preparargli qualcosa di speciale.
Quando tornarono a casa, Akane camminava quasi svolazzando, talmente era contenta.
Ranma la guardava, perso nei suoi pensieri: bastava davvero così poco per renderla felice?
Doveva ammetterlo: era davvero bellissima, quel sorriso gioioso la illuminava tutta.
Avrebbe voluto vederla sempre così, serena, allegra, e non arrabbiata e aggressiva.
Che dipendesse davvero da lui e dal suo comportamento?
C’era da dire che Akane si era dimostrata subito più gioviale quando lui le aveva detto quelle semplici parole, quindi probabilmente per lei il suo giudizio era importante.
Questa costatazione lo fece sorridere.
Una volta rientrati, trovarono la casa vuota, ma sul tavolo erano posati due bigliettini: uno del nonno e uno del resto della famiglia, in cui dicevano che erano usciti per delle commissioni e che sarebbero rientrati nel tardo pomeriggio.
- Che facciamo? – chiese Ranma.
- Mmm… Che ne dici se accendiamo il fuoco e ci guardiamo un film? Il nonno ha una videoteca molto ampia! –
- Ok, ci sto! Io accendo il fuoco, tu scegli il film. Ma niente cose sdolcinate, ok? Ci tengo a non cariarmi tutti i denti – commentò il ragazzo.
Avendo viaggiato con il padre per anni e essendosi spesso accampato all’aperto, Ranma impiegò solo pochi minuti per far spuntare dal camino un fuoco scoppiettante, mentre Akane ci mise molto di più per scegliere un dvd.
Finalmente afferrò un film, infilò il dischetto nel lettore e si sedette sul divano, afferrando il plaid che la sera prima le aveva dato il nonno e condividendolo con Ranma.
Fuori erano cominciati a cadere piccoli fiocchi di neve e l’aria era davvero gelata.
Schiacciò il tasto per far partire il film, ma alla prima scena Ranma parlò subito: - Cosa stiamo guardando? –
- Jane Eyre – rispose lei, già concentrata.
- Stai scherzando? Ti avevo detto che non volevo niente di smielato! –
- Non è affatto smielato, te lo assicuro! Ho letto il libro, sai? Niente di troppo romantico, i tuoi denti sono salvi. E ora zitto e fammi vedere il film –
Ranma sbuffò: accidenti a lui e a quando aveva mandato Akane a scegliere il film!
Mezz’ora dopo aveva già fatto una serie di sbadigli degni di nota, ma non aveva fiatato: Akane era talmente presa da quelle immagini che non se l’era sentita di disturbarla, anche se quello non era esattamente il suo genere.
Certo che in quella stanza c’era un’atmosfera così rilassante: il fuoco scoppiettava, la neve cadeva, il plaid era caldo, il film era lento e lui aveva dormito così poco…
Sentì le palpebre farsi pesanti, così decise di chiudere gli occhi solo un momento, giusto per riposarsi un attimo.
Li riaprì di scatto quello che gli parve un secondo dopo: in realtà lo schermo della televisione era blu, segno che il film era finito, quindi doveva essere passata almeno un’ora.
Ma come mai si era svegliato improvvisamente?
Ah, perché aveva sentito un peso vicino al collo, ma cosa poteva essere?
Quando abbassò lo sguardo per capire, si ritrovò a diventare più caldo del fuoco che lentamente stava morendo nel camino.
Anche Akane si era addormentata, ma nel sonno lo aveva cercato, infatti era appoggiata al suo petto, con le braccia che si erano intrecciate dietro alla nuca del ragazzo.
Ranma ebbe l’istinto di allontanarla da sé, ma solo per una questione di sopravvivenza: aveva paura che se lei si fosse svegliata e ritrovata in quella posizione compromettente gli avrebbe dato la colpa, chiamandolo pervertito.
Subito dopo però capì che lui stava bene in quel modo: sentire il corpo della ragazza contro il suo trasmettergli un calore talmente grande che nemmeno cento coperte avrebbero potuto dargli era una sensazione meravigliosa, troppo bella per rinunciarci.
Ne ebbe una paura matta.
Quelle per lui, abituato a lottare, sopravvivere nei paesaggi più inospitali, ricevere tutto tranne che amore dal padre per la maggior parte dei suoi anni erano emozioni nuove e difficili da gestire.
Gli venne in mente che forse Tai aveva ragione: e se lui non fosse riuscito a rendere felice Akane?
Nessuno glielo aveva mai insegnato, suo padre non gli aveva mai spiegato cosa volesse dire essere innamorati.
Amore.
 Era quello che stava provando in quel momento?
Non ne era certo, sapeva solo che era qualcosa di talmente forte che non sapeva come contenerlo.
Lentamente sfilò le braccia di Akane dal suo collo, poi le mise una mano dietro la testa e una dietro alla schiena, in modo da riuscire a sdraiarla sul divano senza svegliarla.
Nel fare quel movimento gli venne spontaneo abbassarsi con lei, così si ritrovò a sovrastarla. Con il viso a pochi centimetri dal suo.
Ma cos’era quella specie di forza di gravità che lo stava spingendo ad annullare la distanza tra loro?
Non poteva farlo, Akane lo vrebbe ucciso…
Ma in fondo stava dormendo…
No, sarebbe stato come se l’avesse costretta con la forza…
Magari non se ne sarebb accorta, dormiva così profondamente…
Prima che potesse muoversi, sentì la porta dell’ingresso aprirsi.
In una frazione di secondo, con il cuore che batteva velocissimo, salì le scale di corsa, chiudendosi nel bagno della sua stanza per farsi una doccia.
Fredda, possibilmente.
E al diavolo la trasformazione che ne sarebbe derivata.
Era un altro tipo di trasformazione, quella che stava avvenendo all’interno del suo corpo, che lo faceva preoccupare di più.
Akane aprì gli occhi: Ranma la stava per baciare.
Lo aveva sentito chinarsi su di lei, aveva sentito il suo respiro caldo solleticargli le labbra.
E non si era mossa.
Non lo aveva preso a pugni, non lo aveva chiamato pervertito.
Era stata ferma.
Che lo volesse davvero, quel bacio?
Probabilmente sì.
In quel momento però sentì che aveva bisogno di fare una cosa.
Doveva parlare con Tai.
 

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Capitolo 7
*** motivazioni ***


- Ma perchè? Cosa ti è saltato in mente adesso? -
Ranma trottolava intorno ad Akane da un paio di ore, cercando di comprendere come mai quella ragazza fosse così imprevedibile.
Quella mattina a colazione Ranma l'aveva fissata ininterrottamente, causando anche un certo numero di battutine da parte di buona parte della famiglia.
Eppure non era riuscito a farne a meno, le emozioni che aveva provato il pomeriggio precedente erano state troppo forti perchè lui potesse ignorarle.
Aveva passato la notte in bianco, fissando la fidanzata che dormiva quasi nervosamente, come se stesse avvertendo la presenza agitata del ragazzo accanto a lei.
Aveva notato cose che prima non aveva visto: Akane aveva delle ciglia lunghe, le sue mani, nonostante fossero usate spesso per prendere a pugni qualcosa o qualcuno, erano curate, le dita erano sottili, le guance avevano un naturale colore rosato.
Insomma, in quelle ore non gli era sembrato così strano che moltissimi ragazzi la corteggiassero, e nello stesso momento aveva sentito l'esigenza di marcare il suo territorio.
Anche se probabilmente Akane non glielo avrebbe mai permesso, lei era una ragazza che se la cavava benissimo da sola.
Quella mattina aveva avuto però una pessima sorpresa.
Mentre era intenta a sorseggiare il suo tè, Akane aveva detto: - Nonna, stasera non ci sarò per cena. Esco con Tai -
Quelle parole avevano causato varie reazioni.
Ranma aveva sputato metà del tè nella tazza, Genma si era strozzato con un biscotto e Soun aveva cominciato subito a piangere.
- Bambina mia, perchè fai questo al tuo povero padre? -
- Che ti ho fatto, papà? -
- Esci con un ragazzo da sola! Non mi abbandonare Akane! E poi non pensi a Ranma? - 
Akane aveva sbuffato: - Oh, come sei tragico! Guarda che è un mio amico, mangiamo qualcosa di veloce, giusto per fare due chiacchiere, mica ti abbandono! E poi ti sembra che a Ranma sia mai interessato dove vado? -
Il ragazzo, dopo un attimo di smarrimento, si era ripreso subito: - Infatti, chi se ne importa dove va il maschiaccio! Divertiti Akane! -
Poi si era alzato ed era andato in camera.
Avrebbe voluto avere la palestra per allenarsi un po', spostando così la sua attenzione su qualcos'altro.
Ma Akane non gli aveva tregua, perché dopo pochi minuti lo aveva raggiunto nella loro stanza.
- Cosa significa “divertiti”? – gli aveva chiesto senza tanti preamboli.
- Non vuol dire niente, solo quello che ho detto – aveva borbottato il ragazzo, afferrando un libro a caso e sparendoci dietro.
Akane era salita sul letto e gli aveva strappato il libro di mano, facendolo volare attraverso la stanza: - Non essere sciocco, è solo una cena, ho solo bisogno di fargli una domanda –
Ranma, accaldato dalla presenza della fidanzata, così vicina a lui, memore di quello che stava per fare la sera prima quando l’aveva distesa sul divano, era scattato in piedi: - Ti ho già detto che non mi interessa! Ora… ora esco, vado da Ryoga, ho bisogno di allenarmi! – ed era corso via lasciando Akane sbalordita.
Era arrivato nel piccolo appartamento che il padrone del locale aveva dato ad Ukyo e dove lei aveva ospitato anche Ryoga, per evitare che si perdesse.
La ragazza lo aveva salutato allegramente, poi gli aveva chiesto come mai avesse il volto arrossato.
Ranma aveva bofonchiato parole incomprensibili, per poi afferrare Ryoga, trascinarlo nel minuscolo giardino e iniziare a prenderlo a pugni, mentre il ragazzo aveva iniziato subito a contrattaccare.
Erano andati avanti per quasi tre ore, fino a che erano crollati a terra esausti ed Ukyo aveva offerto loro il pranzo premurosamente.
- Ranma, che ne dite se stasera ceniamo tutti insieme? Venite al locale, posso avvertire anche Shampoo, Kodachi e gli altri! –
Il ragazzo si era quasi strozzato, sentendo un formicolio strano salirgli sul petto: - Per me va bene, ma… Akane non c’è –
Ryoga e Ukyo si erano voltati per fissarlo, invitandolo a continuare: - Esce a cena con quel tizio, Tai –
- Cosa? Stai scherzando? Saotoome, ma come hai fatto a portarla a fare una scelta del genere? – Ryoga era furente.
Ranma aveva sentito l’orgoglio muoversi: - Ehi, stupido suino, Akane ha deciso da sola, io non ho fatto niente! –
- Certo, come no, l’avrai maltrattata, come al tuo solito! Ma perché non sei capace di tenertela stretta! E lo dico a mio svantaggio! –
Ukyo era intervenuta, con gli occhi scintillanti: - Ah, non litigate, su. Rimettetevi seduti, ho detto seduti, non a pugni, che vi porto il dolce – ed era corsa nella cucina.
Lì però aveva afferrato il telefono per avvertire le sue nuove alleate delle novità e delle cena al locale.
Ranma aveva passato buona parte del pomeriggio gironzolando per il paese, con la speranza inconscia di trovare Tai per cambiargli i connotati, ma la fortuna non aveva girato dalla sua parte, così era tornato a casa.
E da due ore stava girando attorno ad Akane chiedendole se fosse ammattita.
La ragazza  uscì dal bagno, fulminandolo con lo sguardo, mentre lui la rimbeccò: - Ehi, lo sai che ce le abbiamo tutti? –
- Ma cosa? –
- Le gambe. Mi sembra che tu ultimamente le metta molto in mostra, eh? –
Akane arrossì, sentendosi in imbarazzo, anche se non ce ne era ragione.
Aveva indossato un bustino panna con dei ricami dorati, abbinato a un coprispalle bianco con le spalle a palloncino, una minigonna di jeans, e ai piedi un paio di ballerine con un fiocchetto sul lato.
Ranma l’aveva trovata bellissima, ma la gelosia che provava gli aveva impedito di farle un complimento.
Non si capacitava che lei fosse così bella per un altro.
- Smettila. Io adesso… vado, ok? Ci vediamo dopo, salutami gli altri! –
Akane avrebbe voluto fargli una carezza per tranquillizzarlo, ma qualcosa la trattenne.
Perché avrebbe dovuto tranquillizzarlo?
Lei non era sicura che a Ranma interessasse quello che faceva.
Insomma, invece di fermarla, di dirle di non andare, le aveva solo detto che era matta.
Forse aveva frainteso le intenzioni del ragazzo la sera precedente, forse lui era stato preso solamente da un istinto maschile e non era veramente interessato a lei.
Chiuse piano la porta, ancora più ansiosa di vedere Tai.
Ranma rimase sdraiato sul letto con un senso di oppressione nel cuore.
Avrebbe voluto fare mille cose, ma non aveva la forza per fare niente.
La fatica di pensare a qualcosa gli fu risparmiata dal bussare alla porta.
Il ragazzo mormorò un avanti svogliato, per poi saltare in aria come un tappo, perché nella camera entrò nonno Momoru.
Quell’uomo, nonostante l’espressione serena e gentile, gli metteva una certa soggezione, emanava un’aurea di saggezza che non tutti potevano vantare.
- Posso aiutarti, nonno? – chiese timidamente Ranma, usando il nome che l’uomo gli aveva offerto di adoperare.
- Oh, no, ma posso farlo io. Sbaglio o non sei molto felice del fatto che Akane sia uscita? –
- Sì, nonno, ti sbagli, non mi interessa! – disse subito il ragazzo.
Momoru sorrise astutamente: - Peccato… - mormorò, prima di aprire la porta per andarsene, ma Ranma lo fermò.
- Aspetta! Cosa vuoi dire? –
- Be’, per mia nipote il tuo giudizio è molto importante, sai? Me lo ha detto la prima sera che siete arrivati qui –
Ranma si morse un labbro: - Se ci tiene così tanto, perché è uscita con Tai? –
- Glielo hai chiesto? –
- Io… no, non l’ho fatto –
L’uomo lo fissò comprendente, aspettando che il ragazzo gli ponesse la domanda cruciale.
Che non tardò ad arrivare.
- Cosa devo fare, nonno? –
- E me lo chiedi? Mettiti le scarpe e corrile dietro! -  
Ranma lo guardò un attimo negli occhi, poi cominciò a correre, sperando di essere sempre in tempo.
 

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Capitolo 8
*** tutto in un secondo ***


Ranma corse come non aveva mai fatto nella sua vita.
I muscoli delle gambe bruciavano, ma era più caldo il desiderio di fare presto.
Girò a vuoto per la città svariati minuti, prima di comprendere che non aveva idea di dove fosse Akane.
Il ragazzo si guardò un po’ intorno, cercando di orientarsi, quando una voce lo salvò da quell’oblio.
Nonna Saori.
La donna era in piedi davanti alla saracinesca del suo negozio, aveva appena chiuso, e sorrideva compiaciuta, come se sapesse perfettamente come mai il ragazzo apparisse affannato e scalpitante.
Decise comunque di fare finta di niente.
- Ranma, cosa ci fai qui? – chiese con noncuranza.
Il ragazzo si imporporò immediatamente, ma, con uno sforzo immane, chiese: - Ehm, io… Io stavo cercando Akane. Tu sai dove è andata? –
Il sorriso della donna si fece ancora più grande, ma a parte questo, non tradì altra emozione, così spiegò in pochi passaggi come raggiungere il ristorante.
Ranma la ringraziò a malapena borbottando parole sconnesse, poi ricominciò a correre nella direzione che gli aveva indicato la donna.
Non si accorse nemmeno di essere passato davanti al locale dove lavorava Ukyo talmente tanta era la sua fretta.
E nemmeno di aver urtato qualcosa che era caduto pesantemente.
Il cuore gli batteva forte contro il petto.
Era come se sapesse che sarebbe potuto morire quel giorno, nel caso Akane avesse fatto una scelta che includeva Tai, perciò sembrava che volesse terminare tutti i battiti della vita in quei pochi momenti.
Ranma non si capacitava: come era possibile che l’avesse lasciata andare così, senza dire niente?
Ma soprattutto, come mai stava correndo come un matto per lei?
In fondo era solo un maschiaccio violento, senza la minima traccia di sex appeal…
Eppure, mentre correva, queste caratteristiche che aveva sempre affibbiato alla ragazza gli parvero irreali, sembrava che non fossero mai uscite dalla sua bocca.
La verità era che lui quelle cose non le pensava minimamente.
E se si fosse svegliato troppo tardi?
E se Akane avesse veramente scelto di stare con Tai?
E se…
Il cervello, le gambe, il cuore di Ranma si fermarono in quel preciso istante.
Tutto intorno si immobilizzò, come se uno stregone avesse fatto un incantesimo.
Le persone, i suoni, gli odori sparirono.
Davanti a lui rimase solo l’immagine di Akane.
Akane che aveva posato le sua labbra su quelle di Tai.
 
 
- Sei sicura che sia uscita con quel tipo? – chiese Shampoo.
- Ma certo, me lo ha detto Ranma – rispose Ukyo spazientita.
- Se lo ha detto il mio amore sarà più che vero! – commentò Kodachi.
Le tre ragazze erano nel locale di okonomiyaki, in attesa che il loro amato Ranma arrivasse.
Stavano discutendo sul piano d’attacco, alzandosi solamente per dividere Ryoga, Kuno e Mousse  che litigavano tra loro.
- Basta! Dobbiamo fermare questo appuntamento, Akane deve stare con Ranma! – aveva urlato Mousse, uscendo fuori dal locale prima che qualcuno riuscisse a fermarlo.
Aveva appena messo un piede fuori quando una sagoma indistinta lo investì in pieno, facendolo cadere per terra.
Maledicendo il mondo intero, si rialzò, giusto in tempo per vedere un codino nero girare un angolo.
- Saotoome! – strillò, per poi mettersi a rincorrere il ragazzo.
Sentito quel richiamo, le ragazze si alzarono di scatto, Ukyo abbandonò anche il posto di lavoro, e si misero a inseguirlo per capire cosa stesse succedendo.
Rimasti soli, Kuno e Ryoga si guardarono un momento, poi uscirono anche loro.
Volarono papere, spatole, clavette, colpi di spada, ognuno cercava di fermare l’altro, era un vero e proprio delirio.
La gente del paese li fissava stralunati, non sapendo bene se quel gruppetto strambo non fosse per caso scappato da qualche reparto psichiatrico.
All’improvviso Mousse si fermò, tanto che tutti quelli che gli correvano dietro gli finirono addosso.
-  Cosa fai, Mousse? Perché ti sei fermato? Dobbiamo trovare Ranma, stupido papero! – urlò Shampoo.
Mousse, con un gemito, indicò davanti a sé.
Le tre ragazze seguirono il dito, videro Ranma, poi seguirono lo sguardo del ragazzo.
Ed esultarono.
Ryoga e Kuno rimasero basiti.
Akane stava baciando Tai.
 
 
Akane si sedette di fronte a Tai.
Erano andati a cena in un piccolo ristorante, lei aveva sempre amato quel posto.
Era accogliente, molto familiare, con le pareti rosa antico e le tovaglie arancioni.
E poi ci si mangiava benissimo.
Tai le sorrideva come sempre, dolce e sempre pieno di complimenti da farle.
Chiacchierarono di cose futili, aggiornandosi sulle rispettive vite, e Akane capì quanto fosse bello e semplice parlare con lui, fatto che la fece stare più tranquilla, visto quello che doveva chiedergli.
Tai all’improvviso le sfiorò una mano, chiedendole: - Allora, Akane, me lo dici il vero motivo per cui sei voluta uscire con me? –
La ragazza arrossì, senza comunque ritrarre la mano, poi mormorò: - Io… io devo chiederti una cosa –
Tai la invitò con lo sguardo a continuare, ma non disse niente per non metterle fretta.
- Tai, senti… Rispondi sinceramente però… Ecco, io volevo sapere se… se tu credi che sia possibile… insomma, volevo sapere se tu credi che sia possibile innamorarsi di me –
Il ragazzo rimase qualche secondo spiazzato, non si aspettava certo una domanda del genere.
- Akane, ma cosa ti viene in mente? Perché questa domanda? –
- Non lo so… È da un po’ che ci penso… Insomma, io sono violenta, rozza, non ho sex appeal… Tu come mai sei stato con me? –
Tai chiuse gli occhi sospirando, poi, stringendole più forte la mano, le disse: - Tesoro, tu non sei violenta, non sei rozza, e di sicuro non è vero che non hai sex appeal. So che è stato Ranma a metterti in testa queste cose, ma non sono assolutamente vere. Sono sicuro che neanche lui le pensa, è solo che le dice perché per qualche stupido motivo non riesce a mostrarti quello che prova. Akane, certo che ci si può innamorare di te, è la cosa più semplice del mondo –
La ragazza alzò lo sguardo: - Tai, Ranma non prova niente per me. Ci sono stati un sacco di momenti in cui avrebbe potuto dirmelo, e invece niente –
- E tu? Tu provi qualcosa per lui? –
Akane non rispose, ma le sue guance si tinsero ancora di più di un bel rosso papavero.
- Appunto. Akane, tu sei una ragazza forte, indipendente, fai il primo passo con lui! Nessuno ti rifiuterebbe, tanto meno Ranma, fidati! –
Per Tai era molto difficile fare quel discorso.
Una parte di lui era tentato di dirle di lasciar perdere Ranma, ti tornare con lui, di non andarsene più, ma sapeva che sarebbe stato sbagliato.
Akane non sarebbe stata mai più sua.
- Non lo so, Tai… E se… E se in realtà io stessi solo cercando di sostituirti con qualcun altro? –
Tai la fissò intensamente: - Akane, non è così. Lo sai benissimo. Io… Cielo, è difficile per me. Akane, da quando te ne sei andata non è passato un momento senza che io non ti abbia pensata. Ogni singolo giorno. Poi ti ho rivista, e ho visto che nei tuoi occhi c’era già una scintilla ogni volta che il tuo sguardo si posava su Ranma. Tu lo ami. Lui ama te. Non c’è niente di più semplice. Non sei legata a me, tu sei libera –
Akane sentiva le lacrime premerle contro gli occhi.
Era stata così male per Tai, ma da quando era arrivato Ranma, lei non aveva pensato più così spesso all’ex fidanzato.
Era vero.
Lei era libera.
Aveva paura, molta paura.
Tai era un porto sicuro, qualcuno su cui fare sempre affidamento, qualcuno che c’era sempre per lei.
Ranma era scostante, il giorno prima la maltrattava, il giorno dopo l’aiutava, preferiva sempre le altre a lei e non perdeva occasione per prenderla in giro davanti a tutti.
Però…
Akane non riusciva più a immaginarsi la sua vita senza di lui.
Quella consapevolezza la colpì in pieno.
Si perse un momento negli occhi verdi di Tai, poi, senza pensarci neanche un momento, sancì il taglio che l’aveva divisa per sempre da lui.
Gli posò delicatamente le labbra sulle sua.
Un bacio lieve, dolce.
Un bacio d’addio.
Quando riaprì gli occhi, qualcosa le fece morire il respiro in gola.
Ranma era fuori dalla finestra e la stava fissando con un’espressione che lei non gli aveva mai visto.
Un’espressione sconfitta.
Ranma la guardò un ultimo momento, poi corse via.
Akane saltò su, chiese scusa con lo sguardo a Tai e poi si precipitò fuori dal ristorante, rincorrendo quel ragazzo che lei aveva ferito.
 
 
 
 
Scusate per il ritardo ma l’influenza mi ha messo ko per più di una settimana, una cosa assurda!
Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che recensiscono la mia piccola storia e anche chi la legge soltanto!

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Capitolo 9
*** l'appuntamento ***


Tutte le volte che Ranma la batteva durante un allenamento Akane sentiva un profondo senso di irritazione.
Prima di conoscerlo, nessuno era riuscito a batterla, e di questo lei ne andava molto fiera.
E invece lui evitava i suoi colpi come se niente fosse, senza neanche mantenere l’adeguata concentrazione.
Nonostante ciò, era sicura che prima o poi sarebbe riuscita a passare sopra a questa fastidiosissima situazione.
Ma ora che lei lo rincorreva senza riuscire a raggiungerlo, sentì che il farsi battere da lui continuamente era una cosa da eliminare.
Troppi problemi.
Eppure lei voleva raggiungerlo con tutte le sue forze, voleva fermarlo, dirgli che quello che aveva visto non significava niente, dirgli quello che provava veramente, la consapevolezza che aveva raggiunto.
Anche se questo avrebbe significato gettare alle ortiche il suo orgoglio femminile.
Akane corse disperatamente,  senza riuscire comunque a raggiungere il fidanzato, così, accelerando la sua andatura, decise di tornare a casa, sperando di trovarli lì.
Spalancò la porta con forza, rischiando quasi di farla cedere, e trovò la famiglia al completo leggermente scombussolata.
- Ra-ranma è tornato? – chiese ansimante.
La nonna la fissò: - Sì, tesoro, è salito in camera vostra, non ha voluto cenare… Per caso è successo qualcosa? –
- No, niente! – esclamò, poi riprese a correre per le scale, spalancando la porta della stanza che condivideva con il fidanzato.
Ranma era sdraiato sul letto, al buio, con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.
Ma lei sapeva che lui era sveglio.
Nelle notti che avevano dormito insieme si era accorta che il ragazzo tendeva a stare in una particolare posizione e che il suo respiro si faceva sempre più profondo.
Si tolse le scarpe e si arrampicò sul letto, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sul braccio.
La ragazza sentì sotto le dita il muscolo del fidanzato irrigidirsi.
- Ranma, aprì gli occhi, ti prego, devo parlarti… Ranma… -
IL ragazzo non diede segno di averla sentita, ma Akane non si arrese.
Spostò la mano dal braccio al volto del ragazzo, ma lui con un gesto brusco la spinse via, rifiutando quella carezza.
Akane ci rimase malissimo.
- Ranma, tu… tu hai capito male. Non è come sembra… -
Il ragazzo si tirò su di scatto: - Non è come sembra? Tu stavi baciando Tai. Punto. Era questo che volevi chiedergli? Di tornare insieme? Potevi dirmelo subito, essere sincera invece di fare il doppio gioco –
Ranma le riversò addosso tutta la delusione che aveva provato in quel momento tremendo.
Quel momento in cui aveva pensato di aver perso la ragazza che amava solo perché era stato troppo orgoglioso e stupido per dirglielo.
- Non è così! Non gli ho chiesto questo, te lo giuro! Io… Ok, Ranma sei troppo arrabbiato adesso per parlare. Ti prego, calmati, poi ti spiegherò tutto –
Il ragazzo non le rispose, ma dopo averla fissata qualche secondo negli occhi, si voltò e richiuse gli occhi.
Non era arrabbiato.
Stava soffrendo.
 
Il mattino seguente Ranma si svegliò di buon’ora.
Si era addormentato presto la sera precedente, non aveva nemmeno sentito Akane stendersi accanto a lui.
E non la sentiva nemmeno adesso.
Si voltò lentamente, appurando che i suoi sensi non si erano sbagliati: la ragazza non c’era, ma sul cuscino trovò un bigliettino dove Akane aveva disegnato una specie di piccola mappa.
Girando il foglietto, Ranma notò che la ragazza aveva scritto poche parole: Raggiungimi a questo indirizzo alle otto di stasera, ti aspetto.
Trovò quelle parole sconvolgenti.
Eppure lui nella sua vita, nonostante fosse molto giovane, ne aveva viste di tutti i colori, quindi non capiva come fosse possibile che semplici parole scarabocchiate velocemente potessero smuovergli migliaia di sensazioni.
Per la prima volta aveva paura.
Paura che Akane gli dicesse che era finita per davvero tra di loro, prima che iniziasse seriamente.
Paura che lo guardasse con disprezzo, o con pietà.
Paura di vederla tra le braccia di un altro.
Si vestì lentamente, andando in bagno per sciacquarsi il viso nel vano tentativo di calmarsi almeno un po’.
Per le scale sentì le note di una vecchia canzone risuonare nell’aria e delle risate invadere la casa.
La scena che gli si parò davanti aveva dell’incredibile.
Nonna Saori e nonno Momoru erano davanti a un gigantesco albero di natale, mentre un antico giradischi emetteva delle noti allegre.
L’uomo stringeva la moglie che sorrideva, facendo quelli che sembravano passi di valzer.
Il nonno cantava allegro la canzone alla donna, guardandola con occhi talmente innamorati che sembrava volesse far sciogliere la moglie.
Ranma non aveva mai visto una cosa così dolce nella sua vita.
Era un momento così magico che cercò di andarsene nel modo più silenzioso possibile, ma durante una piroetta Saori lo vide e lo fermò: - Ranma, vieni, non andartene caro! Ti piace l’albero di natale? Vedrai, staserà sarà una festa meravigliosa! –
Ranma se ne era completamente dimenticato.
Era la Vigilia di Natale.
Anche Akane lo aveva scordato, visto che gli aveva dato appuntamento proprio per quella sera?
- Sì, è bellissimo, davvero… Ehm… dove sono tutti? –
- Sono usciti per comprare gli ultimi regali! Vedrai, sarà una festa meravigliosa, ci saranno tutti i vostri amici, Tai e degli abitanti del paese! –
Quel nome lo avrebbe tormentato tutta la vita.
Ranma cercò di mantenere un certo contegno, poi borbottando scuse frettolose uscì di casa.
Vagò per i vari negozi del paese, riflettendo sulla svolta che quella sera avrebbe potuto prendere la sua vita.
Pranzò in una panineria, non aveva voglia di vedere nessuno dei suoi amici, sapeva già come sarebbe finita.
Ukyo, Shampoo e Kodachi avrebbero cominciato a litigare per passare la sera di natale con lui, Mousse l’avrebbe accusato di volergli rubare la cinesina, Kuno avrebbe cercato di malmenarlo per far spuntare fuori la ragazza con il codino o Akane e Ryoga lo avrebbe minacciato di morte.
Girò per tutta l’intera giornata, senza sentire la stanchezza nelle gambe, senza controllare l’orologio, meditando solo sul da farsi.
Dopo ore e ore di riflessioni arrivò a un’unica conclusione: non sarebbe andato all’appuntamento.
Non voleva sentire quello che lei aveva da dirgli, soprattutto perché aveva la certezza che sarebbero state parole dure che gli avrebbero straziato il cuore.
Con sgomento, notò che erano già le sette e mezza, così corse a casa, dove trovò il salotto già gremito di gente.
Tutti chiacchieravano allegramente, tenendo in mano piatti colmi di ogni genere di prelibatezza.
C’erano tavoli apparecchiati elegantemente e carichi di ogni genere di pietanza e candele rosse e oro rendevano l’atmosfera già natalizia ancora più festosa.
Scusandosi velocemente con la madre che lo rimproverava per il ritardo, corse nella sua stanza per lavarsi e cambiarsi per festeggiare la vigilia di natale.
Senza Akane.
Quando scese, fu subito circondato dalle sue spasimanti, che gli si attaccarono alle braccia, trionfi per il fatto di non avere Akane tra i piedi.
Lui cercò di scrollarsele di dosso, in modo da poter andare a bere qualcosa, visto che un’ulteriore occhiata all’orologio aveva confermato che era in ritardo per l’appuntamento con Akane, facendogli seccare la gola.
Cercò di sorridere a tutti, ma i muscoli facciali sembravano essersi congelati.
Poi lo vide. Davanti a sé.
L’avversario più temibile che aveva mai affrontato.
Tai.
Ranma cercò di evitarlo, non voleva vederlo, probabilmente avrebbe perso il controllo e non voleva rovinare la magnifica festa dei nonni.
Tai però lo raggiunse e lo afferrò per un braccio, trascinandolo con forza sul grande balcone.
- Che diavolo fai qui? – sbraitò, perdendo tutta la sua calma e la sua dolcezza.
- Io sono ospite qui, dove dovrei essere? – ringhiò Ranma, sentendo la collera montare.
- Akane ti sta aspettando, razza di idiota! Corri da lei, sei già in ritardo! –
- Non voglio andare! Se vuole stare con te non importa che organizzi tutta questa scena per dirmelo, non mi interessa! –
Tai sbuffò: - Sapevo che eri un po’ lento, ma non credevo fino a questo punto! Lei non vuole me, lo capisci! Vuole te! Vai, prima che sia tardi, Akane non ti aspetterà tutta la vita! –
Ranma lo fissò: - Vuole me? E allora perché ti ha baciato? –
- Chiedilo a lei. Vedrai che capirai varie cose. Coraggio, se chiedono di te ci penso io! –
Ranma lo guardò solo per ancora pochi secondi, poi saltando direttamente giù dal balcone, si mise a correre, seguendo le indicazioni di quel pezzo di carta che si era tenuto vicino.
Sentiva il cuore battergli veloce, mentre cercava di decifrare quelle indicazioni.
Era tardi, lo sapeva, aveva come minimo due ore di ritardo, ma non riusciva a capire dove andare tanto era l’agitazione.
Finalmente davanti a sé vide la porta di quello che sembrava essere un capannone con inciso sulla porta il simbolo che Akane aveva disegnato sul foglio.
Respirando profondamente, spinse la porta ed entrò dentro.
 

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Capitolo 10
*** un natale perfetto ***


Quella che si presentò di fronte agli occhi di Ranma fu un’immagine che non si sarebbe mai dimenticato.
Una scena così dolce che lo colpì al cuore.
La stanza era semibuia, c’erano solo delle candele che mandavano una luce tremula tutto intorno e un minuscolo albero di natale che emetteva luce a intermittenza.
L’aria era fredda e umida, tanto che il ragazzo si ritrovò a rabbrividire.
Nel mezzo della stanza c’era un tavolo quadrato, apparecchiato con una tovaglia rossa e tovaglioli bianchi.
Ma niente di tutto questo lo colpì, anzi, lo notò appena.
Con la testa tra le braccia, addormentata placidamente contro il tavolo, c’era Akane.
Vederla così fragile e innocente gli sciolse il cuore, così, cercando di non svegliarla, le si avvicinò.
Aveva indosso un vestito che gli fece salire notevolmente la temperatura corporea: un abito rosso con alcuni cristalli che formavano un ghirigoro sul seno, lungo fino alle ginocchia con stretta in vita una fusciacca nera e le scarpe con il tacco coordinate.
Era bellissima: l’unica pecca che aveva era un segno nero che le colava sulla guancia, il segno del passaggio di una lacrima che le aveva fatto sciogliere il trucco.
Ranma, quasi tremando, allungò una mano verso il suo volto, togliendole quel segno.
Akane si svegliò di soprassalto, perdendosi immediatamente nel paio di occhi blu che aveva davanti, chiedendosi se stesse ancora sognando.
Eppure quel calore che sentiva sulla guancia era così reale…
- Ranma… - mormorò, senza muoversi.
- Sono arrivato… - sussurrò lui, continuando a tenerle la mano sul volto.
- Ranma tu… Tu sei uno stupido! – esclamò la ragazza, alzando la voce con rabbia – Un idiota, scemo, cretino, imbecille! Sai da quanto ti sto aspettando? Sei in ritardo! Si è tutto freddato, hai rovinato tutto! –
Il ragazzo rimase un attimo interdetto, sorpreso da quella furia improvvisa, poi qualcosa dentro di sé lo spinse a rispondere: - Vacci piano con le offese! Tu non puoi organizzare qualcosa e non dirmelo! Ti ho visto baciare TAi e allora ho pensato che tu… -
- Che io? – chiese Akane, curiosa.
- Ecco, che tu… insomma… che tu volessi lasciarmi –
Akane rimase in silenzio qualche secondo, poi mormorò: - Come faccio a lascarti, Ranma? In realtà io e te non siamo mai stati insieme. Non per davvero, solo per forma –
- Che… che vuoi dire? – il ragazzo era stralunato.
Akane si alzò in piedi, camminando con noncuranza sulle scarpe alte, facendo perdere a Ranma qualche battito.
- Insomma, Ranma, è vero, io non ho avuto molte esperienze con i ragazzi, ma sicuramente più di te, giusto? Quando sono stata con Tai lui era gentile, non mi offendeva, non mi prendeva in giro davanti alle altre ragazze facendomi sentire inappropriata in qualsiasi situazione, era carino, gentile e dolce. So che ognuno ha il suo carattere, ma c’è un limite a tutto… Quante volte le tue spasimanti hanno rovinato momenti che potevano servirci a creare qualcosa insieme? Quante volte li hai rovinati tu? È vero, ho baciato Tai, ma per dirgli addio per sempre. Io so cosa voglio, perfettamente.  Ora tocca a te, devi essere sincero Ranma: cosa vuoi davvero? Io non reggo più questa situazione di stallo –
Ranma abbassò lo sguardo, colpito profondamente da quelle parole.
Akane lo aveva umiliato.
Profondamente.
Gli aveva fatto notare tutte le sue mancanze, tutti gli atteggiamenti che a causa del suo orgoglio aveva tenuto, quasi importandosene della sua sofferenza.
E la cosa più imbarazzante era che gli aveva fatto un elenco infinito dei pregi di Tai, e per ogni parola carina che lei aveva speso per quel ragazzo, Ranma aveva sentito una pugnalata al cuore.
Adesso Akane gli aveva rivolto una semplice domanda: che cosa voleva?
Non sapeva cosa risponderle, sentiva l’imbarazzo colorargli le guance, ma all’improvviso si ricordò le parole di una canzone che aveva sentito molto tempo prima.
Sei innamorato di lei
Allora diglielo che la vuoi
Non stare lì, rinchiuso in te
Vai all’assalto del cielo più alto che c’è
- Te – mormorò impercettibilmente.
Akane si fermò: - Co-cosa? –
Ranma alzò gli occhi e incatenò il mare con il cioccolato: - Te, Akane, voglio te –
- Me in che senso? –
- In tutti i sensi –
Lo sguardo di Akane era troppo intenso, troppo profondo, Ranma non riuscì a sostenerlo.
Era immobile, aspettava una reazione da parte della ragazza.
Qualsiasi reazione.
Certo non si sarebbe mai aspettato di vederla avvicinarsi, splendida nel suo vestito, una principessa fatata senza la minima traccia di insicurezza.
Non si sarebbe mai aspettato che gli mettesse una delle sue morbide mani sul volto, accarezzandogli la guancia come se fosse fatta di cristallo.
Non si aspettava che Akane lo baciasse.
Eppure, quando lei lo fece, Ranma si accorse che probabilmente era venuto al mondo per quello.
Per baciare Akane, per tenerla stretta contro di sé, per sentire i suoi battiti del cuore accelerare con quelli della ragazza.
L’impaccio e l’imbarazzo iniziale si dissolsero quasi subito, sostituiti dal desiderio di provarle quanto stesse bene in quel momento.
Si staccarono a causa del fiato corto, ma Ranma la tenne comunque, come se non volesse lasciarla andare.
- Fai sul serio, Ranma? Sei davvero innamorato di me? – gli chiese Akane, premendo la sua fronte contro quella del ragazzo.
- Faccio sul serio –
- Non mi hai ancora detto se sei innamorato di me –
Nonostante l’avesse appena baciata, Ranma avvampò, non capacitandosi per quanto Akane fosse diventata sfacciata.
- Accidenti, Akane, è difficile per me, lo sai… -
- Non è difficile, sono solo due parole – la ragazza si accigliò, sciogliendosi dall’abbraccio e voltandogli le spalle.
Passarono pochi secondi, durante i quali Akane si sentì morire dentro, poi all’improvviso avvertì Ranma dietro di sé posarle il suo cappotto sulle spalle: - Ti amo… - le mormorò, posandole il mento nell’incavo del collo.
Akane sorrise, stringendosi il cappotto impregnato dell’odore tanto amato: - Andiamo a casa… -
I due tornarono in silenzio alla casa dei nonni, dove la festa di natale stava proseguendo a gonfie vele.
O quasi.
Shampoo, Kodachi e Ukyo stavano sbraitando contro il povero Tai, chiedendogli dove fosse Ranma.
Kuno stava farfugliando qualcosa a proposito di un complotto per portargli via la ragazza con il codino e Akane Tendo, Mousse era stato trasformato in una papera da Shampoo e Ryoga non si vedeva da quando si era allontanato per andare in bagno.
- State calme, ragazze, Ranma aveva da fare e… Oh… - Tai si bloccò, lo sguardo fisso davanti a sé.
Un dolce sorriso gli illuminò il viso quando vide Ranma stringere forte la mano ad Akane, bellissima e radiosa, anche se sentì un profondo dolore squarciargli il petto.
Era difficile dimenticarsi di Akane.
Shampoo quasi urlò, catturando l’attenzione di molti invitati: - Ranma! Cosa fai mano nella mano con quella ragazzina? –
Akane fissò il ragazzo, aspettandosi di vederlo arrossire, lasciarle la mano e dire qualche cattiveria.
Ma ciò non accadde.
Lui anzi strinse ancora più forte le sue piccole dita, poi guardò tutte e tre le sue corteggiatrici: - Akane non è una ragazzina. Lei è la mia ragazza. Prima lo accetterete, prima sarà meglio per tutti. Vi voglio bene, davvero, ma è lei che amo. Non osate toccarla, o provare a dividerci, potrei non rispondere delle mie azioni, davvero –
Nessuno rispose, ma all’improvviso nella sala si alzò un applauso: Ranma non si era accorto di aver alzato tanto la voce, ma tutti avevano sentito le sue parole e si erano entusiasmati per quella dichiarazione così semplice e profonda.
Akane si guardò intorno: suo padre e il signor Gemma piangevano abbracciati, e anche Kasumi e la signora Nodoka erano visibilmente emozionate, Nabiki scattava foto calcolando già mentalmente i vari profitti, i nonni la guardavano felici, come se non aspettassero altro che vederla così radiosa.
La ragazza però cercò gli occhi verdi di Tai, così dolci, così comprensivi; sicura che Ranma avrebbe compreso, gli lasciò la mano e corse dal ragazzo che l’aveva aiutata a capire come essere davvero felice.
Akane lo abbracciò, sentendo la gratitudine scorrergli nelle vene: - Grazie… - mormorò.
- Sii felice, piccola – le sussurrò Tai, poi entrambi si voltarono, sorridendo davanti alla scena di Ranma che cercava di placare gli animi surriscaldati di Shampoo, Ukyo, Kodachi e Kuno e che tentava di rispondere alle domande invadenti di Soun, di suo padre e di Nabiki.
 
 
 

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Capitolo 11
*** epilogo ***


Akane era emozionatissima.
Stringeva quasi convulsamente in piccolo mazzo di orchidee che teneva tra le mani.
La chiesa era gremita di gente, tutti ammiravano estasiati gli archi di rose rosse e le corone dei fiori di arancio e di ciliegio.
Akane si lisciò nervosamente il vestito, lanciando un sorriso alle sue sorelle, in piedi accanto a lei.
Dall’altra parte dell’altare, Tai sembrava completamente a proprio agio, mentre Ranma si muoveva sul posto con agitazione.
La ragazza lanciò a entrambi uno sguardo dolce.
Erano così diversi…
L’inizio della marcia nuziale allontanò ogni pensiero  dalla sua mente e si concentrò su quello che doveva fare.
La tensione e il nervosismo sparì quando Akane la vide.
Sua nonna era bellissima nel tailleur color crema, i capelli raccolti in una crocchia e i fiori bianchi nell’acconciatura.
Il nonno fissò la moglie cose se avesse una visione.
Il loro era un amore talmente forte che tutti gli ospiti sentirono un senso di pace nel cuore.
Soun posò la mano della suocera su quella del suocero, baciandola sulla guancia.
Il prete, un uomo stempiato e rotondo, sorrise agli sposi e a tutti i loro ospiti: - Amici, siamo qui riuniti oggi per rinnovare i voti di matrimonio di Saori e Momoru in occasione del loro cinquantesimo anniversario. Entrambi hanno portato come testimoni del loro amore… - il prete si voltò verso le tre sorelle Tendo, che a turno dissero il loro nome, poi toccò a Tai, Ranma e al dotto.r Tofu
La cerimonia fu molto toccante, tutti si commossero e alla fine gli invitati scoppiarono in un fragoroso applauso.
Dopo le foto, tutti si diressero verso il ristorante che i nonni avevano scelto per il ricevimento, un luogo magnifico da cui era possibile ammirare una pianura verdeggiante ricoperta da profumate margherite.
Il buffet era ricco, tutti erano impegnati a riempirsi più e più volte il piatto delle leccornie che il banchetto offriva.
Ranma sgomitò tra la folla per raggiungere la fidanzata: - Finalmente sono riuscito ad arrivare da te. Hai finito di parlare con tutti e di ignorarmi? – disse, con una punta di amarezza nella voce.
Akane sorrise indulgente, come davanti a un bambino capriccioso: - Mi dispiace, non posso ignorare le persone che mi fanno delle domande, non ti arrabbiare –
- Non sono arrabbiato. Ti sta bene questo vestito, sai? Il lilla è il tuo colore, sembri un po’ meno maschiaccio – commentò il ragazzo.
- Scemo! – lo sgridò lei, ma sapeva che stava scherzando, ormai lo aveva capito.
Erano due anni che stavano insieme, insieme per davvero, e anche se Ranma non aveva fatto più dichiarazioni come quella che aveva fatto la sera della vigilia di natale, il suo atteggiamento nei confronti di Akane era cambiato, era più dolce, più sensibile, ma non aveva smesso di farle quelle battutine giocose.
E lei non aveva smesso di prenderlo a pugni, anche se lo faceva più amorevolmente.
- Dov’è Tai? Lo hai visto?  - domandò Akane.
- Dove vuoi che sia secondo te? Quei due mi danno quasi il mal di stomaco! –
- Smetti, sono così carini! – la ragazza ridacchiò allegra.
Chi lo avrebbe mai detto che il suo migliore amico si sarebbe fidanzato con la migliore amica di Ranma?
Eppure lei non aveva mai visto una coppia più funzionale come quella formata da Tai e Ukyo.
Si era fatta spiegare un centinaio di volte come il tutto era nato, e Tai non aveva mai smesso di rispiegarglielo pazientemente.
Dopo che la sera della vigilia di natale Ranma aveva fatto quella piazzata, Ukyo ne era uscita distrutta.
Era uscita sul balcone e Tai l’aveva seguita per consolarla, la capiva benissimo, lui si sentiva nello stesso modo.
Fatto sta che avevano fatto amicizia, si erano sentiti spesso per telefono, si erano visti, e alla fine si erano innamorati l’uno dell’altro, così Ukyo aveva aperto un negozio di okonomiyaki vicino casa di Tai, in modo da stargli vicino.
Shampoo non era stata altrettanto ragionevole.
Era andata fuori di testa, tanto che Mousse era stato costretto a portarla via di peso e ad allontanarsi da Nerima.
Dopo due anni ancora non li avevano rivisti.
Ryoga era partito per un viaggio consolatorio, e ogni tanto mandava a casa Tendo delle cartoline in cui diceva di aver trovato la felicità come volontario in un canile.
Gli unici che ancora non si erano arresi erano Kuno e Kodachi, ma Ranma e Akane riuscivano a gestirli senza problemi.
Momoru fece tintinnare con delicatezza  un cucchiaino contro un fruite in modo da richiamare l’attenzione degli invitati.
- Grazie a tutti per essere qui. Vorrei dire solo poche parole, non è mia intenzione annoiarvi. Auguro a tutti la felicità che ho avuto ed ho tutt’ora con mia moglie, spero che viviate circondati da un amore sincero e profondo e che tutti vostri sogni si realizzino. Alziamo i bicchieri e brindiamo alla cosa più bella del mondo, l’amore –
- All’amore! – dissero in coro gli ospiti.
- All’amore – sussurrarono Ranma e Akane, sorridendosi dolcemente, poi il ragazzo la stupì, dandole un veloce bacio sulle labbra.
Era sempre molto restio a dimostrare i suoi sentimenti in pubblico.
Le mise una mano sulla vita e la fece posizionare davanti a lui di schiena, in modo che potesse chinarsi per mormorarle nell’orecchio.
- Tutto ciò è… meraviglioso. Non  ero mai stato ad un matrimonio del genere. L’unico a cui sono stato è quello di Kasumi e del dottore, ma non è stato così emozionante. Dovremmo farlo anche noi –
- In che senso? –
- Sarebbe bello fare una cerimonia così, avere i nostri amici intorno, il banchetto, la musica… -
Akane si girò di scatto: - Vuoi chiedermi qualcosa per caso? – domandò con il cuore impazzito.
Ranma si grattò la testa imbarazzato.
- Hai capito, dai… -
- No – ribatté lei.
Voleva sentirselo chiedere.
Ne aveva bisogno.
- Ok. Non ho niente però, ma prometto che rimedierò… insomma, non ho un anello, né un mazzo di fiori e ti garantisco che non ho nessuna intenzione di inginocchiarmi ma… ecco… Akane, vuoi… vuoi spo-sposarmi? –
Akane gli lanciò le braccia al collo: - Sì, sì, sì! Un milione di sì! Oh, Ranma, ti amo così tanto! –
Ranma le accarezzò la schiena sentendo la temperatura corporea salire: - Anche io, piccola. Direi di dirlo stasera agli altri, non vorrei che andassero in sovraeccitamento! –
La ragazza annuì, senza smettere di stare abbracciata al fidanzato.
Ranma la coccolò qualche minuto, poi si staccò dolcemente da lei, dandole un piccolo bacio sul naso: - Devo fare una cosa, Akane, torno subito, ok? –
Il ragazzo si districò dalla folla che ballava e raggiunse Tai, che stava parlando amorevolmente con Ukyo.
- Tai, posso parlarti un attimo? – chiese, e il ragazzo lo seguì stupito.
Uscirono sul balcone, e Ranma gli tese una mano: - Volevo ringraziarti, Tai. Sono stato maleducato con te quando ci siamo conosciuti, ma senza il tuo aiuto, senza la spinta che mi hai dato, il discorso che ha fatto il nonno prima per me non avrebbe avuto valore. E invece ce l’ha, tantissimo. Ti auguro ogni bene, Tai –
Il ragazzo sorrise e gli strinse la mano: - Anche io ti devo ringraziare. Senza di te non avrei conosciuto Ukyo e non avrei dimenticato seriamente Akane –
I due si guardarono un minuto negli occhi, poi rientrarono, afferrarono due bicchieri a testa e recuperarono le rispettive fidanzate.
- Brindiamo? – propose Ranma.
- All’amore, all’amicizia e alla felicità – propose Tai, alzando il bicchiere, e gli altri lo imitarono.
Ranma afferrò la mano morbida di Akane e le sorrise.
Sì, lui aveva tutto.
Amore, amicizia e felicità.
Tutto grazie alla spinta giusta.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci arrivati alla fine!
Grazie davvero a chi ha seguito la storia, spero che sia piaciuta, anche perché le mie idee non sono finite!
Un milione di grazie a
ran_ko
xingchan
Stellina_chan
Super_fan00
Zonami84
Dark Knight
Shiori_
Lallywhite
Bulma e Vegeta
Rain Princess
Elisa nico
Spirit99
RanmaAkane
Alile
Ilary91
Apple92
Saratbelieber
Kohchan
Julius CX
Gattina04
E mille grazie anche a chi non ha recensito ma ha letto la mia storia!
                                          Melinda

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