Se si potesse non morire.

di xhelloidols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** First day in NY. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***
Capitolo 6: *** Chapter six. ***
Capitolo 7: *** Chapter seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter nine. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


Accesi un' altra sigaretta, lasciando che la cenere di un grigio spento cadesse sull'asfalto, dello stesso colore.
Mia madre odiava vedermi fumare, per questo mi rifugiavo tra le immense boscaglie che costeggiavano l'ospedale, e fumavo di nascosto, appoggiata all'imponente roccia di fianco al piccolo fiumiciattolo che scorreva nei pressi della campagna londinese. Una leggera brina ricopriva Londra quella mattina, ma il freddo di novembre non sembrava scalfirmi.
I momenti in cui potevo fuggire dall'ospedale erano i migliori, là dentro tutto era così cupo e quell'ambiente mi metteva una paura di disumana, perché mi faceva sentire come se la morte fosse tanto vicina da potermi sfiorare. Da un anno a questa parte però, l'ospedale era diventato il mio triste rifugio, la condanna che avrei dovuto scontare per chissà ancora quanto.
Ma lasciare l'ospedale avrebbe significato il peggio: avrebbe voluto dire che Emily non ce l'aveva fatta e che quindi aveva perso la sua battaglia contro il cancro.
Esatto: a mia sorella Emily, da circa un anno, avevano diagnosticato un tumore al cervello. Gli avevano dato due mesi, massimo tre. Ma lei era ancora lì, a lottare in quel letto d'ospedale, sopportando i tremendi effetti collaterali di chemio strazianti. La sua criniera bionda era stata spazzata via, così come il brillio di vita nei suoi occhi.
Ma mia sorella era il mio idolo. La mia guerriera, la roccia che nessuno avrebbe mai potuto spezzare.
Lanciai la sigaretta ormai spenta ai bordi del fiume e richiamai dentro me la forza di rientrare tra quelle pareti, tentando di eliminare l'odore del fumo, invano.
Rientrai tra quei corridoi, persino l'odore acre del disinfettante era diventato familiare e cosa di tutti i giorni.
Le infermiere mi salutavano con cenni complici, ormai era come se vivessi tra quelle mura.
Poi arrivai nel reparto di oncologia, dove Michelle lucidava una superficie bianca, perfettamente in simbiosi con il colore della sua divisa e la carnagione delle persone che vagavano in vestaglia per i corridoi.
'Oh, ciao Hope, come stai oggi?' mi chiese sempre con quel suo sorriso accogliente stampato sul suo volto paffuto. Michelle era l'infermiera fissa del reparto di oncologia, nonché una specie di zia da ormai un anno.
'Una meraviglia.' dissi, visibilmente ironica. 'Mia madre è ancora nella stanza?' gli chiesi, sapendo già la risposta, ormai scontata. Ma mi andava di chiederglielo, così, tanto per coprire il silenzio.
'Certo, come sempre.' mi comunicò, per poi lanciare uno sguardo triste verso il basso. 'Ma ti devo dare una bella notizia!' disse, facendo risplendere nuovamente il sorriso sulle sue labbra di un rosa antico.
'Dimmi.' le dissi, non mostrando un particolare entusiasmo.
'Verranno dei ragazzi fighissimi e famosissimi qui in ospedale, per fare beneficenza a favore di un'associazione per i malati di cancro. Emily è emozionatissima, mi ha detto che sono la sua band preferita!'
'Oh, gli One Direction?' dissi sorridendo. Prima di ammalarsi, Emily aveva le pareti della sua camera completamente tappezzate dai poster di quei cinque ragazzi anglo-irlandesi. Vederli sarebbe stato un sogno che si realizza e lei meritava tutta la felicità di questo mondo. Ma la malattia la stava divorando, e avevo l'impressione che il cancro stesse per averla vinta sul suo esile corpo, ormai deteriorato dalle cure. Salutai Michelle con un cenno del capo ed entrai nella stanza di Emily, lei giaceva stanca sul materasso di un bianco gelido e mia madre se ne stava seduta al suo fianco, delle occhiaie violacee le circondavano le pupille.
'Sei andata di nuovo a fumare?' mi disse, lo sguardo carico d'odio.
'Non sono affari tuoi.' dissi rivolgendo la mia attenzione su Emily.
'Vi prego non litigate, non ancora.' disse lei, la sua voce quasi trasformata in un lieve sussurro.
'Tranquilla, stavamo solo parlando.' mentii, accarezzandole una guancia.
'Hope, hai saputo la grande novità?' mi chiese e sulle sue labbra violacee si dipinse un meraviglioso sorriso, carico di vita. Un sorriso che non vedevo da tempo sul suo volto, un sorriso che mi riempì il cuore di gioia.
'Si tesoro, me lo ha detto Michelle. Sei emozionata?' le chiesi rispondendole con un altro sorriso.
'Moltissimo. Dopo tutte le sedute di chemioterapia m'infilo le cuffie ed ascolto le loro voci, sono molto importanti per me. Ma..' disse, un lampo di tristezza si dipinse nelle sue iridi blu.
'Ma cosa?' le chiesi preoccupata.
'Non voglio che mi vedano in questo stato..' disse sfiorandosi la testa, ricoperta da un sottilissimo strato di capelli. 'Faccio schifo.' disse abbassando poi lo sguardo.
'Non dire mai più una cosa del genere, Emily.' disse duramente mia madre.
'Tesoro.' dissi risollevandole il viso con due dita. 'Tu sei la ragazza più bella che io abbia mai visto. Sei la creatura migliore della terra,ok? Se vuoi stasera giro per qualche negozio alla ricerca di qualche vestito carino da indossare per stendere quei ragazzoni, ti va?' le proposi e tutte e tre scoppiammo a ridere.
Non avevo più certezze nella vita. O forse una ce l'avevo: un cancro non poteva deturpare così il sorriso di una meravigliosa quindicenne.



Ciao ragazze, eccomi qui con una nuova storia, molto triste ma vi assicuro che non sarà deprimente.
Nel prossimo capitolo avverrà l'incontro con i ragazzi e spero che in tante seguano questa storia, è davvero importante per me.
Alla prossima e mi raccomando, ditemi che ne pensate. <3

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


'Ho un ansia terribile, non sono pronta!' disse Emily sistemandosi per bene il cappellino di lana rossa sulla testa.
'Tranquilla Emily, vedrai, saranno dei ragazzi normalissimi,ne sono certa.' le dissi, tentando in qualche modo di rassicurarla.
'E se non riuscirò a spiaccicare parola?' disse, notai che le sue labbra erano dominate da un leggero tremolio.
'Non farti queste inutili paranoie, sarà una giornata indimenticabile. Te lo prometto.' le dissi schioccandole un bacio sulla fronte.
Lei sorrise e sembrò tranquillizzarsi.
'Vado a vedere se sono arrivati, tu aspettami qui.' le dissi e poi mi ritrovai nuovamente per quei corridoi bianchi.
'Michelle, sono arrivati ?'
'Oh sì, sono un po' giovani per i miei cinquant'anni ma sono dei bei ragazzuoli.' disse e a quelle parole scoppiai a ridere. 'Comunque sì, ora sono all'inizio del reparto. Non hanno portato telecamere o giornalisti, nessuno sa della loro visita. Doneranno 5OO.OOO dollari per la ricerca sul cancro.'
Rimasi allibita a quelle parole, finalmente delle star con dei cuori, dei cuori grandi. Molti loro colleghi si portavano intere troupe di giornalisti durante le loro visite di beneficenza, e gli One Direction invece, stavano facendo tutto in segreto, lontani dalle pubblicità e dalle luci dei media. Sorrisi a Michelle e poi li vidi arrivare tutti e cinque, in fila indiana, avvolti in delle tute grigie praticamente uguali tra loro. Mi sentivo una teenager in preda ad un attacco di panico quando tutti e cinque si avvicinarono a Michelle, dandole uno per uno un 'cinque'.
'Ciao ragazzi!' disse lei trionfante. La guardai con aria interrogativa, che cos'era tutta quella confidenza? Io mi limitavo a squadrarli senza nemmeno respirare. Ero rigida e immobile quando improvvisamente Michelle sembrò ritornare sul pianeta Terra e si ricordò della mia presenza.
'Oh, scusami Hope. Ragazzi, sono felice di presentarvi Hope, la sorella di Emily, la vostra più grande fan in assoluto.'
Tutti e cinque sghignazzarono e poi, cordialmente, si presentarono uno per volta.
L'ultimo a tendermi la mano, fu un riccio dai capelli scompigliati e uno strano brillio negli occhi, di un verde ipnotizzante. Quando le nostre mani s'incontrarono sentii una scossa, probabilmente anche per lui non fu una semplice stretta di mano: lo vidi sobbalzare e poi sorridere subito dopo, io ricambiai il sorriso, quasi senza accorgermene. Emily mi aveva parlato di ognuno di loro, il riccio rispondeva al nome di Harry, Harry Styles. Avevamo praticamente passato la serata ad analizzare le loro biografie su Wikipedia, per evitare che facessi brutta figura.
'Michelle ci ha parlato molto di tua sorella Emily, Hope.' disse il ragazzo al centro dagli occhi azzurri. Tomlinson. Louis Tomlinson.
'Potresti portarci nella sua stanza? Non vediamo l'ora di conoscerla.' disse un biondino visibilmente tinto. Horan, Niall Horan.
'Certo ragazzi, seguitemi.' gli dissi facendogli strada. Harry continuava a sorridere ad ogni mia parola, mi metteva a disagio.
Bussai ripetutamente sulla porta di legno bianco, poi la aprii cautamente, infilando la testa nella stanza.
'Emily, ci sono visite.' le annunciai sorridendo. I suoi occhi blu si dipinsero di un emozione che non vedevo da tempo sul suo volto: la gioia. La gioia di vivere, di scoprire il domani, il futuro.
E se quei ragazzi erano in grado di renderla così felice, bhe, non erano una band, ma bensì dei maghi.
'Entrate ragazzi.' dissi loro sorridendo. Tutti e cinque entrarono nella stanza, in fila indiana, dei megasorrisi dipinti sui loro volti. Di scatto Emily si portò le mani alla bocca, incredula a quello che si stava presentando di fronte ai suoi occhi.
'Ciao ragazzi, ciao.' disse con le lacrime agli occhi, mentre tutti e cinque l'abbracciavano con affetto.
'Hei Emily, sei felice di vederci?' chiese il riccio, anche lui con le lacrime agli occhi.
'Troppo, è un sogno che si realizza.' disse, asciugandosi una lacrima che furtiva era scesa sulla sua guancia.
Io li guardavo, la schiena appoggiata alla porta. Emily si meritava tutto quello che stava vivendo quel giorno. Una piccola rivincita in mezzo a tutta quella disperazione.
Passarono circa un' ora a giocare e scherzare.
'Ragazzi, devo uscire un secondo.'
Mi salutarono con un cenno e un sorriso, ed io uscii dall'ospedale, per rifugiarmi alla mia solita roccia, di fianco al solito fiume, con la mia solita sigaretta tra le mani.
Guardavo il fumo volteggiare per aria, facendo dei piccoli cerchiolini nel cielo. Poi , d'un tratto, una mano si poggiò sulla mia spalla, facendomi voltare di scatto.
'Hei.' disse Harry Styles sorridendo.
'Hei, come hai fatto a trovarmi?' gli chiesi nascondendo la sigaretta dietro alla schiena.
'Ehm..diciamo che conosco questo posto,ecco.' disse, lo sguardo d'un tratto triste verso l'asfalto. 'Posso fare un tiro?' disse, indicando con l'indice la sigaretta.
Gliela porsi, diventando d'un tratto rossa in viso. Lui la prese tra le mani e poi la schiacciò contro la roccia, spegnendola.
'Sei completamente impazzito? Era l'ultima del pacchetto!' Ma era normale? Dio, cosa voleva?
'Fumare fa male.' disse semplicemente, accennando un sorriso.. mozzafiato.
'Mia sorella non ha mai fumato, eppure guarda come sta.'
'In quel caso le sigarette non c'entrano. Quello che agisce in questi casi è solo il destino.' il suo sguardo era perso nel vuoto.
'Bhe, allora il destino è un grandissimo figlio di puttana.' conclusi malinconica.
'Tutto avviene per un motivo, Hope.'
'Credevo che facessi il cantante, non lo scrittore.' dissi sghignazzando e lui mi seguii.
'A volte bisogna saper unire le due cose.' disse , puntandomi le sue iridi verdi dritte nei miei occhi. 'Ora devo scappare, scusami Hope. A domani.' disse allontanandosi tra gli alberi.
'A domani?'
'Oh sì, ho promesso a Emily che sarei tornato a trovarla.' poi scomparve, nel verde delle piante.



Ciao bellezze, eccomi qui abbastanza puntuale con il secondo capitolo. Non sono soddisfattissima, spero che non vi annoierà! c:
Attendo vostre recensioni :D

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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


Corri, corri più forte del vento, Hope. Puoi fuggire da qui. Basta correre solo un po' più veloce e tutto tornerà come prima. Corri, Hope.
Un immensa distesa di alberi attorno, un laghetto limpido incorniciato da un paesaggio montano.
Sentivo l'aria sulla pelle, come tanti piccoli aghi trafiggermi le braccia. Correvo, correvo forte, fino a sentire il fiato sciogliersi nell'aria.
Poi la vidi. L'esile corpo inginocchiato sulle rive del fiume, aveva una conchiglia rosa tra le mani. Mi chinai al suo fianco e sorridendole presi parola.
'Emily, che ci fai qui, dovresti essere in ospedale.' le dissi, prendendola per un braccio e tentando di riportarla alla realtà. Ma il suo sguardo non si smuoveva dall'acqua, era come perso, perso in un punto non preciso della distesa cristallina.
'Sono stanca, Hope. Non voglio più curarmi. Voglio solo andarmene da qui. Dio mi ha detto che tra quelle montagne c'è un posto migliore dove abitare.'
La guardavo incredula, mentre una lacrima ghiacciata percorreva la mia guancia. Poi la vidi alzarsi, sorridermi e poi incamminarsi verso l'acqua, fino a sprofondare nel lago d'un tratto nero, mentre fulmini abbaglianti sovrastavano la baia. 'Emily, Emily!' cominciai ad urlare, fiondandomi nell'oscurità dell'acqua.



Poi d'un tratto mi ritrovai rannicchiata in una scomoda poltrona d'ospedale, in un bagno di sudore, il cuore a mille e le lacrime bollenti lungo le guance.
Spalancai per bene gli occhi ed Harry Styles se ne stava esattamente chinato di fronte a me, la sua mano posizionata sulla mia guancia.
'Hope, stai bene?' mi chiese visibilmente preoccupato.
'Io-io- credo di sì.' dissi balbettando e cominciando a guardarmi intorno, come per accertarmi che l'incubo si fosse finalmente concluso. Sì, probabilmente ero ritornata alla realtà di quei bianchi corridoi. Avevo bisogno di fumare sulla mia roccia.
'Devi aver fatto un brutto sogno, ora però è tutto apposto,ok?' disse accarezzandomi i capelli.
Annuii con un cenno fulmineo del capo.
'Ho appena concluso la mia visita da Emily. Ti andrebbe di venire a fare quattro passi..con me? Ora c'è tua madre al suo fianco.' mi propose, mentre un leggero sorriso compariva timidamente sul suo volto, fino ad illuminare i suoi occhi color smeraldo.
'Si, credo che prendere un po' d'aria non mi farà male.' gli risposi accennando un sorriso.
Ci trovammo qualche minuto dopo in un parco immerso nel verde, l'aria era fresca ed Harry mi camminava in parte, lo sguardo perso nel vuoto.
'Non credevo che l'avresti fatto.'
'A cosa ti riferisci, Hope?' mi chiese sorridendo.
'Non credevo che saresti ritornato a trovarla, ecco.' ammisi, lo sguardo rivolto verso la ghiaia.
'E perché non avrei dovuto farlo?'
'Perché..voi star..avete i vostri impegni..ed Emily non rientra nei tuoi impegni, ecco.'
'Non fare di tutta l'erba un fascio, Hope. Io non mi sento una star.'
'Ma tu sei una star.'
'Intendi una di quelle che frequentano feste su feste, cambiando milioni di ragazze per festa e ubriacandosi fino allo sfinimento?' disse, per poi scoppiare a ridere.
'Io non sono così, Hope. Certo devo comparire a qualche festa, non rinuncio a qualche buon bicchiere di vino ma.. le cose importanti nella vita sono altre.'
'E quali sono?' chiesi, incuriosita dall'andamento della conversazione.
'Il saper apprezzare le bellezze della vita, anche quelle più semplici. Soprattutto quelle più semplici. E sapersi godere ogni attimo. Domani potrebbe essere troppo tardi.'
'Non sai quanto ti capisco, Harry.'
'E' per questo che ti devo fare una proposta, Hope.'
'Dimmi tutto.' chiesi incuriosita.
'Ti va di venire per una settimana a New York, con me e la band?' Era serio. Nonostante la cazzata colossale che aveva appena sparato Harry Styles era serio.
'Tu sei pazzo!' dissi sghignazzando.
'No, io sono serissimo, mia cara Hope. Tu hai bisogno di cambiare aria, o sbaglio?'
'Io sto benissimo qui.' mentii, spostando lo sguardo altrove. Ma ponendomi due dita sotto al mento, lui riportò i miei occhi nei suoi.
'Hope. Credi che io non abbia proprio capito nulla?'
'Si. Perché tu non mi conosci, Harry. E non so cosa ti spinga a farmi questa proposta, visto che sono praticamente una sconosciuta per te.'
'Mi è bastato guardarti negli occhi, Hope. E ho capito tutto quello che dovevo capire su di te. E tu rischierai di impazzire stando qui. Hai diciotto anni, Hope. Live While We're Young, no?'
'No. Può valere per le altre adolescenti della mia età, ma non per me. Io ho delle responsabilità qui.'
'Sì, forse è vero. Tu qui hai delle grosse faccende da sbrigare. Ma posso dirti una cosa? Emily è felice se tu sei felice. E purtroppo non sarai tu a guarirla dal cancro.'
A quelle parole due lacrime mi caddero fredde sulle guance. Spostai lo sguardo a terra, per poi riportarlo su Harry.
'Parti con me, Hope?' disse accarezzandomi la guancia inondata di lacrime.
'Parto con te Harry.' annunciai dopo un lungo silenzio. 'Parto con te.'


Ciao bellezze, aggiorno solo ora, ieri sono stata tutto il giorno a casa dei nonni. Ho mangiato come una bestia, ahaha! Voi, avete trascorso una bella Pasqua? Spero di sì! Ma tornando a noi.. che ne pensate del capitolo? Io sono abbastanza soddisfatta dai. E' il momento che Hope riprovi a tornare a vivere, non pensate? Vedrete come si evolverà la storia. Continuate a seguirmi, mi raccomando! Baci e buona lettura xx

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Capitolo 4
*** First day in NY. ***


'Tu sei proprio un incosciente!' ripetè per la terza volta mia madre dal fondo della stanza, mentre un mucchio di vestiti si rannicchiavano nella valigia, sempre più piena.
'Che cazzo faccio di sbagliato? Dimmelo, mamma, dimmelo!'
'Abbandoni qui tua sorella, lei ha un cancro, te ne rendi conto?' A quelle parole tutto apparve nero ai miei occhi. Così gettai a terra la valigia e le corsi incontro, posizionandomi esattamente sotto al suo viso e la afferrai per il colletto della camicia.
'Come cazzo puoi dirmi una cosa del genere? Da quando Emily è malata io non vivo più. Non te ne sei accorta, mamma? Forse sei troppo occupata a startene in quel cazzo di ufficio dodici ore al giorno, mentre io sono barricata in un fottuto ospedale. Ho rinunciato agli studi, ho rinunciato agli amici, ho rinunciato a me stessa per la malattia di Emily. E tu mi chiedi se io mi rendo conto che lei abbia un tumore?! Si cazzo, me ne sono resa conto. Perché é come se anche le mie cellule siano infettate di un cancro maligno da un anno a questa parte!' lo dissi urlando, tutto d'un fiato.Era come se avessi recuperato la capacità di parlare, dopo lunghi mesi di silenzio. Quelle parole contenevano tutte le sensazioni orribili che avevo dentro. Ma ora ero riuscita ad esternarle e mi sentivo sollevata di un enorme macigno.
'Sei un'egoista del cazzo.' Quelle furono le ultime graffianti parole di mia madre, mentre sbattendo la porta, uscii di casa con la valigia tra le mani.
'Partiamo,subito.' dissi ad Harry salendo in macchina, destinazione ospedale. Dovevo salutare Emily e sapevo che sarebbe stata dura. E se mia madre avesse avuto ragione? Forse ero davvero un'egoista del cazzo. Forse davvero dovrei rimanere di fianco ad Emily. Insomma, i forse navigavano sperduti tra le pagine bianche della mia mente.
'Harry, ho paura.' dissi d'un tratto, mentre la macchina si fermò d'innanzi ad uno stop.
'Di cosa?' mi chiese Harry togliendo lo sguardo dalla strada, per immergerlo nei miei occhi.
'Di sbagliare. Di non essere all'altezza. Di fallire. Di deludere le aspettative. Della morte. Tu di che hai paura, Harry?' che stavo dicendo? Non era un discorso da fare con una popstar di fama mondiale, probabilmente Harry si stava domandando se la mia sanità mentale fosse delle migliori.
'Della vita. Io ho paura della vita.' disse, il tono freddo, lo sguardo dello stesso tono.
'Della vita? Non avevo mai sentito una cosa del genere.' dissi sorridendo.
'Perché é la vita che ci mette alla prova. E' la vita che ci posiziona di fronte a delle scelte. E' la vita che stabilisce chi sia il più forte e chi sia il più debole, e se rientri nella seconda categoria, bhe, la vita ti mette ko. La morte invece è bianca: nel senso che non presenta colori o difficoltà, ma solo.. riposo.'
Ascoltavo le sue parole come se fossero una melodia piacevolissima, mentre l'auto veniva parcheggiata di fronte all'ospedale.
Cominciammo a vagare per gli immensi corridoi, poi arrivammo nel reparto oncologia e poi di fronte alla stanza duecentotredici.
'Permesso?' dissi entrando nella stanza. Emily se ne stava con le gambe incrociate sul letto, insieme a lei Michelle.
'Che fate bellezze, giocate a dama?' chiese Harry entrando a sua volta con un sorriso meraviglioso stampato sulle labbra.
'Oh, ciao Harry, ciao sorellona!' disse Emily sorridendo. 'Siete in partenza?'
'Si, tesoro. Ma prima devo chiederti una cosa.'  le dissi accomodandomi al suo fianco.
'Dimmi tutto, Hoppy.' sorrisi a quel soprannome.
'Sei sicura che io possa partire?' le chiesi, tentando di trattenere le lacrime.
'Certamente, non devi nemmeno fare certe domande, Hope. Ma tu, riccio, mi devi promettere una cosa.' disse sghignazzando rivolgendosi ad Harry, che scoppiò a ridere a sua volta.
''Tutto quello che vuoi, principessa.'
'Abbi cura della mia sorellona, o dovrai vedertela con me!'
Tutti scoppiamo in sonore risate, passò una mezz'ora e ci accorgemmo che era tempo di partire.
'Piccola mia, ora dobbiamo andare. Qualunque cosa succeda chiamami, il mio numero è salvato in rubrica. Filmerò tutto e una volta tornata, ti mostrerò New York. Ci stai?' dissi dandole il cinque.
'Ci sto sorellona! A presto! Divertitevi, mi raccomando!' disse salutandoci con ampi cenni della mano. Poi uscii dalla stanza con le lacrime agli occhi.
'Mi sembra tutto così ingiusto.' dissi ad Harry appena entrammo in auto.
'Tutto questo è ingiusto,Hope. Ma il tuo nome significa Speranza e non credo che sia un caso.' disse sorridendo e avvolgendomi in un abbraccio pieno di calore, da cui, lo ammetto, non volevo più uscire.


Dopo sette ore la luna di New York splendeva abbagliante sopra ai nostri occhi.
'Non è bellissima?' chiese Louis ammirando quell'immensa sfera bianca appesa nel bel mezzo del cielo.
'Oh sì.' annuii Zayn incantato da quel bagliore.
Poi con una specie di pulmino fummo scortati in un hotel, anche se 'hotel' era un termine riduttivo: 'reggia' si avvicinava molto di più per quanto riguardava la bellezza di quell'immenso edificio.
''Ecco le chiavi delle vostre rispettive camere. Vi auguro una buona permanenza e una buona notte.' disse una signorina bionda porgendoci un mazzo di chiavi ciascuno.
'Notte a tutti!' gridò Niall una volta entrato nella sua camera, e così i restanti quattro lo imitarono.
'Oh ma la mia camera?' chiesi io notando che eravamo rimasti solo io ed Harry.
'Oh dovremo condividerla.' rispose lui facendosi strada nell'immensa suite.
'Ma non preoccuparti.' disse accendendo la luce. 'Dormo io sul divano!' disse lanciandosi sulla superficie rossa di velluto.
'Nemmeno per scherzo, dormo io sul divano, è il minimo.' dissi io a mia volta.
'Io sono un gentiluomo, signorina Hope. Quindi, vada a coricarsi nella sua stanza e sogni d'oro.' mi disse, schioccandomi un bacio caldo sulla guancia.
'Tu sei tutto matto, Styles!'
'Lo prendo come un complimento.' disse lui sghignazzando.
Poi un tuono spaventoso spezzò la nostra conversazione. No. Il temporale no.
'Perché sei sbiancata, Hope?'
'Ehm..io..sto bene..è solo che..' un altro tuono illuminò la stanza.
'Vado a dormire, ciao Harry!' dissi rifugiandomi nella stanza. Mi misi la trapunta fin sopra la testa, ma i tuoni non si placavano e continuavano ad illuminare il buio della stanza.
Tremavo. Così decisi di fare una cazzata, probabilmente Harry mi avrebbe sputtanato per tutta la vita.
'Hei..Harry..' dissi recandomi in salotto avvolta dalla trapunta di seta.
'Dimmi Hope c'è qualcosa che non va?' disse alzandosi dal divano, in boxer.
'Emh..' persi le parole a quella visione paradisiaca.
'Sì?' chiese lui avvicinandosi.
'Ecco, mi chiedevo se volessi dormire nel letto con me, sai magari sei scomodo.' dissi mentre le guancie erano diventate di una sgargiante tonalità di viola.
'Non avrai mica paura del temporale?' disse lui scoppiando a ridere.
'No. Però vieni, ti prego.'
'Ok. Ci sono io.'
Ci posizionammo entrambi nel letto e all'ennesimo tuono cominciai ad urlare come una cretina. Fu a quel punto che Harry mi circondò con un abbraccio e facendomi appoggiare il viso sul suo petto sussurrò: 'Shh, ci sono io, sei al sicuro.. Tenta di riposare.' E così chiusi gli occhi, cullata dal suono dei suoi battiti.


Lo ammetto, sono fiera di me, questo capitolo mi piace sjh **
Spero che piaccia anche a voi. Vi auguro una dolcenotte e una buona lettura, bellizzime **

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


Un leggero raggio di sole penetrava dalle ante di legno. Mi stiracchiai pigramente e sbadigliando rivolsi il mio sguardo ad Harry, che come la sera precedente, mi circondava la vita con un braccio.
La bocca semi-aperta e gli occhi totalmente sigillati indicavano che era ancora immerso nel mondo dei sogni.
Non volevo svegliarlo, non per il momento: volevo rimanere ancora qualche minuto a guardarlo, nei suoi lineamenti squadrati e dolci allo stesso tempo e il suo temperamento tipicamente inglese.
Mi sollevai lentamente per osservarlo meglio e notai che anche mentre dormiva le sue fossette erano leggermente accentuate dalla sue espressioni, assumendo l'aspetto di due virgole.
E in effetti mi auguravo che il mio rapporto con Harry continuasse ad essere raccontato utilizzando delle virgole: niente punti per il momento.
Solo immense virgole, che avrebbero significato che tutto questo non avrebbe avuto presto fine.
Osservandolo per bene constatai che Harry Styles non era solo bello: Harry Styles era luminoso, il che era diverso.
Esistono milioni di bellissimi ragazzi sul pianeta Terra, ma in nessuno avevo mai visto l'immenso bagliore che Harry possedeva nel sorridere, nel camminare, o semplicemente nello starsene in silenzio.
Mi sentivo coinvolta in quello che stavo vivendo con Harry e una terribile sensazione nacque in me: probabilmente mi stavo innamorando. No, sarà solo un' impressione.
'Hei..' esordì Harry svegliandosi, massaggiandosi per bene le palpebre ed esplodendo in un enorme sorriso.
'Come iniziare bene la giornata, ' pensai.
'Hei.' ricambiai, sentendo improvvisamente le guance tingersi di un rosso fuoco.
'Dormito bene, principessa?' disse sorridendo nuovamente.
'Come mi hai chiamata?' dissi sghignazzando ed appoggiandomi per bene sui gomiti. 'Principessa? Oh, io sono tutt'altro, fidati Styles'. A quelle parole scoppiò a ridere.
'Non è possibile che tu non ti renda conto di quanto tu sia principessa, sai? Saranno quegli occhi verdi, o quei capelli neri come la pece, ma tu mi sembri una principessa.'
'Io mi sento una scaricatrice di porto, pensa un po'. dissi ridendo e tentando di alzarmi dal letto.
Ma quando Harry mi prese per un braccio e mi fece ricadere sul materasso, non ebbi la forza di reagire, e mi lasciai ricadere pesantemente tra le sue braccia.
'Su è presto, rimaniamo qui ancora per un po'. disse brontolando come un bimbo di cinque anni.
'Ma Harry, sono quasi le dieci! Hai promesso di mostrarmi la Grande Mela oggi!' dissi assumendo la stessa espressione infantile.
'Prima dobbiamo andare a fare colazione con i ragazzi e le loro fidanzate!' disse trovando la forza di alzarsi. A quelle parole venni assalita da una tristezza infinita, cosa c'entravo io con quelle creature tipicamente da copertina?
'Oddio, non me la sento.' dissi a mia volta, alzandomi di scatto.
'Che c'è che non va?' mi chiese Harry preoccupato.
'Insomma, cosa c'entro io con le ragazze dei tuoi amici? Insomma, guardami!' dissi reggendomi ben dritta e squadrandomi da capo a piedi.
'Vieni con me.' disse prendendomi per mano e conducendomi di fronte ad un enorme specchio in salotto.
Non capivo le sue intenzioni, perciò lo fissavo con aria interrogativa.
'Vedi?' disse indicando il riflesso che dominava tutta la superficie dello specchio. 'Guardati, guardati per bene. Sei bellissima. Vedi?' disse sfiorandomi i lati del viso.
Sentii di nuovo un rossore caldo invadermi le guance, così tolsi lo sguardo dal riflesso. Harry notò il mio imbarazzo e così si posizionò esattamente di fronte a me e così prendendomi il volto tra le mani prese parola: 'Hope, non credere mai di non essere abbastanza, di non essere all'altezza o di deludere le aspettative. Tu sei immensa, nel cuore e negli occhi. Fidati di me, per una volta.'
'Tu sei un angelo, Harry.' dissi sprofondando tra le sue braccia.
'Forza, ora vestiamoci e andiamo a fare colazione, i ragazzi ci stanno aspettando.' concluse così svanendo dietro l'angolo della stanza.
Mi rifugiai in bagno, acchiappai un paio di jeans neri e una maglietta di un blu elettrico e lasciai che i lunghi capelli neri cadessero ordinatamente sulle spalle.
'Sono pronta!' esordii poi una volta di fronte ad Harry.


Breakfast.

Raggiugemmo i ragazzi, tutti attorno ad un enorme tavolo ricco di frutta, varie marmellate e termos pieni zeppi di caffè.
'Finalmente!' esordì Zayn correndoci incontro.
'Ciao bella, vogliamo presentarti le nostre ragazze.' disse Louis con un megasorriso. 'Lei è Eleanor, la pantera rosa è Perrie e la leonessa laggiù è Danielle.'
'Louis, sei sempre il solito demente.' disse Perrie venendomi incontro sghignazzando. 'Tu devi essere Hope, è davvero un piacere conoscerti.' esordì abbracciandomi di scatto.
'Il piacere è tutto mio, Perrie, adoro la vostra musica!'
'Oddio grazie mille. La amo già!' disse poi rivolgendosi ad Harry. Tutti scoppiammo a ridere e poi le presentazioni proseguirono con Eleanor e Danielle, che si dimostrarono anche loro molto gentili e alla mano.
'Così tu sei la nuova fiamma di Harry.' chiese Danielle abbozzando un sorriso divertito.
Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere, mentre io ed Harry abbassammo lo sguardo contemporaneamente, abbozzando due sorrisi imbarazzati.
'Oh no, io ed Harry siamo solo amici.' le risposi cordialmente e subito dopo sentii Liam schiarirsi la voce; così Harry cominciò a picchiarlo con delle rumorose pacche sulla schiena, facendo così scoppiare tutti i presenti in sonore risate.
'Prima del nostro ritorno in Inghilerra voi due sarete già sulla via del matrimonio, scommettiamo Zayn?' disse Louis a gran voce.
'Io non vi tartasso mai i coglioni con queste stupidaggini, comincerò anchio a fare scommesse sulle vostre vite private.' disse Harry divertito.
'Hei ragazzi!' annunciò Niall staccando gli occhi dal suo iPhone. 'Stasera si festeggia al Chloe.'


Ciao belle, con questo capitolo sono stata abbastanza rapida, dai :3
Con questo capitolo volevo trasmettervi un messaggio, lo stesso che Harry invia ad Hope nelle righe sopra.
 Non pensate mai di non essere abbastanza: belle abbastanza o magre abbastanza.
Voi siete belle, con le vostre paranoie, con i vostri brufoletti sulla fronte o i vostri chili in più, insomma con le vostre little things.
Non scordatelo mai.

Con questo vi auguro la dolcenotte, sperando che questo capitolo vi piaccia e vi emozioni.
abbraccii **

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Capitolo 6
*** Chapter six. ***


Harry.
La leggera brina della sera ammantava New York lasciando leggere striscioline sull'asfalto.
Era una di quelle sere in cui l'aria non è fredda e non è nemmeno calda, è solo aria, si limita a posarsi sulla pelle e a scompigliare i capelli.
Ed Hope camminava al mio fianco, i capelli neri come il cielo notturno di New York raccolti in una rigida crocchia sulla nuca e il corpo ammantato da un abito di stoffa blu.
Tutte le citazioni sulla mancata esistenza della perfezione perdevano di significato di fronte ai suoi occhi, verdi come i miei, solo di un verde che mi piaceva di più.
Mi guardava, sorrideva e poi proseguiva il suo cammino verso il locale, di fianco a lei i miei cinque soci e le loro rispettive ragazze.
Anche se non lo volevo ammettere avrei voluto essere Zayn, che poteva ammettere il suo amore per Perrie; Louis che poteva baciare la sua Eleanor e Liam, che poteva sfiorare Danielle come e quando voleva.  Insomma, avrei voluto urlare al mondo che una perla rara come Hope avesse scelto di stare al mio fianco, ma ancora, purtroppo non era andata così. L'avevo capito quella notte, quando svegliato di soprassalto, mi ero ritrovato a guardarla, i capelli spettinati sulla fronte e le palpebre chiuse, come a proteggere due perle preziosissime: i suoi occhi. E quando mi ero ritrovato a sorridere guardando la sua bocca socchiusa o a sfiorarle leggermente le guance, l'avevo capito: Hope mi aveva stregato, con tutti gli incantesimi esistenti su questo pianeta. Non avevo mai provato un sentimento simile, quel sentimento che i romanzi rosa e i magazine chiamavano amore. Era un termine che mi attraeva, ma allo stesso tempo mi spaventava: ero abbastanza forte? Sì, ero abbastanza forte per amare? Questo quesito non aveva ancora trovato risposta, volevo solamente che Hope mi aiutasse a trovarla.
'Hei, che c'è da guardare?' chiese poi lei preoccupata lasciando che i suoi occhi si immergessero nei miei. 'Oddio, ho qualcosa in faccia, vero?' disse toccandosi istericamente tutti i punti del viso, alla ricerca di un' imperfezione che non esisteva.
'Oh no.' le dissi ridendo e acchiappandole la mano. 'Sei perfetta, dico davvero.'
Notai le sue guance colorarsi di un rosso del colore del fuoco,che tentò di nascondere volgendo lo sguardo verso l'asfalto.
'Wow, siamo arrivati!' annunciò Perrie festaiola.
'Wow!' ripetè a sua volta Hope, cogliendo d'un tratto le luci che provenivano dal locale.
Entrammo in gruppo e fummo investiti da luci e ammassi di persone con drink e bottiglie tra le mani, il tutto accompagnato da una musica assordante.
'Hei, tienimi la mano.' dissi ad Hope notando quella confusione.
'Sì, papà.' disse lei ridendo e appoggiando il suo viso sulla mia spalla.
'Sei proprio idiota, sai?' le risposi ridendo a mia volta e spettinandole i capelli con un movimento scherzoso della mano.
La presi per mano e fu un uragano di brividi quello che investì la mia schiena.
'Forza, che prendi da bere?'  le dissi appoggiando i gomiti al bancone dei drink.
'Oh io non bevo.' disse arrossendo di nuovo ed accennando un sorriso imbarazzato.
'Piantala di fare la brava ragazza per una sera, il convento non ti espellerà per un bicchiere di vodka.' dissi scoppiando a ridere, avevo colpito nel segno.
'Stai per caso insinuando che io sia una suora, Styles?' disse posizionandosi esattamente al di sotto del mio mento ad una distanza pericolosa, veramente pericolosa. 'Mh, perfetto. Scusi?' disse rivolgendosi al barista. 'Una vodka con ghiaccio, grazie!'
Se volevo una sua reazione l'avevo avuta, eccome se l'avevo avuta. Cominciai a ridere quando la vidi sorseggiare con grande velocità il suo drink, cominciando a tossire subito dopo.
La invitai a fermarsi, mi aveva dimostrato quello che mi voleva mostrare. Ma lei no, continuava ad ordinare una vodka, seguita da un'altra, un' altra ancora.
Finché cominciò a traballare, dicendo frasi senza senso, era come se non si fosse mai divertita, mai come quella sera.
Così mi prese con sè e mi portò al centro della pista da ballo, cominciando a danzare senza una coreografia ben precisa. Finché la sentii barcollare e allora la portai fuori dal locale, lei continuava a ridere e io allora la seguii.
'Ciao Harold, io vado a casaa.' continuava a cantare, danzando per la strada.
'Oddio, fermati.' le dissi rincorrendola e continuando a ridere.
'Harry, sai che gli ubriachi dicono sempre la verità no?' disse avvicinandosi a me e allacciandosi le mie braccia attorno alla sua vita.
'Sì, ne ho sentito parlare.'
'Ecco, allora ti devo confessare una cosa, se fossi sobria non potrei mai dirtelo.' disse puntando i suoi fari verdi dritti nei miei occhi.
'Tu non mi piaci,Harry. Io mi sto tipo innamorando di te, o meglio, io non ti voglio sposare, non stasera, ma sei importante ok?'
A quelle parole rimasi spiazzato, non sapevo se mi stesse prendendo per il culo oppure se fosse seria.
'Ok.' mi limitai a risponderle, prima di appoggiare le mie labbra sulle sue, umide e di un rosa acceso e prezioso.
Poi la presi in braccio, come i principi fanno con le loro principesse e le riportai in albergo.
Aveva la testa appoggiata tra la mia spalla e il mio viso, sentivo il suo respiro caldo battere sul mio collo. Infilai la chiave nella serratura e richiusi la porta alle mie spalle, poi mi incamminai verso il letto e feci stendere Hope sul materasso, togliendole le scarpe ed avvolgendola con una trapunta di seta. La osservai dormire, mentre un lieve sorriso compariva sulle sue labbra impregnate di rossetto.


Ciao bellissime, effettivamente questa volta ho messo un po' di più ad aggiornare, perdonatemi.
E' solo che stavo lavorando bene a questo nuovo capitolo, ho eliminato ed eliminato 67 fogli di wordpad, alla ricerca del capitolo perfetto.
Ecco, questo era quello che mi convinceva di più, che ne pensate? Sono molto puntigliosa nei miei scritti, nel senso che non mi accontento che un capitolo sia decente, voglio sempre fare di più, perché voi vi meritate una storia fatta come si deve.
Insomma, mi dileguo augurandovi una dolcissima notte e una buona lettura.
Ciao bellezze, continuate a seguirmi. x

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Capitolo 7
*** Chapter seven. ***


Hope.

Avevo la sensazione che tanti piccoli alieni bastardi avessero invaso il mio cranio e si divertissero a saltellare sopra di esso, facendomi esplodere piano piano il cervello.
E invece no, era solo l'effetto di una sbornia esemplare, una di quelle senza precedenti.
Tentai di aprire debolmente le palpebre, e una volta trovato il coraggio di farlo, notai che indossavo ancora il vestito della sera precedente, mentre le scarpe erano ordinatamente poggiate di fianco al comodino. Non ricordavo nulla della sera appena vissuta e il terribile mal di testa che avvolgeva le mie tempie non aiutava la concentrazione.
Mi voltai verso destra e sempre mezza assonnata notai una figura di spalle, il volto immerso nella profondità paradisiaca del cuscino, il corpo avvolto fino al collo da un lenzuolo di seta bianca. Poi d'un tratto l'individuo si voltò, anche lui nel bel mezzo del sonno e mi sorrise, scoprendo l'angelico volto di Harry. Quel ragazzo in un certo senso mi faceva incazzare, perché era dannatamente perfetto seppur fosse sveglio da qualche secondo, insomma, di profonde occhiaie nemmeno l'ombra  e i suoi occhi, a contatto da poco con la luce del giorno, erano sempre verdi e luminosi, senza alcun segno di stanchezza o dell'alcol. Probabilmente io invece, dovevo avere l'aspetto di un panda cinese, non ricordavo di essermi struccata prima di crollare sul materasso e quindi il trucco doveva essermi colato sulle guance, facendomi assumere un aspetto inquietante, che indica tutto tranne che quello fosse un buongiorno.
'Hei tesoro, dormito bene?' mi chiese Harry gettando il lenzuolo sul pavimento, scoprendo il suo corpo coperto solo da un paio di boxer.
Di scatto mi portai le mani agli occhi e mi voltai dall'altra parte, sentendo le sue risate inondare la stanza.
'Tu non hai tutte le rotelle apposto.' commentò poi sarcasticamente.
'Non sono io quella che dorme solo con un paio di boxer in presenza di sconosciuti, caro il mio Harold.' dissi a mia volta, accennando un sorriso divertito.
'Ma tu non sei una sconosciuta, tu sei la mia principessa.' disse sporgendosi verso la mia parte del letto ed afferrandomi per la vita.
'Io sono la tua cosa?' dissi ridendo e staccandomi dalla sua presa, pur controvoglia. 'Devo essermi presa una bella sbornia ieri sera.' dissi massaggiandomi le tempie.
'Oh sì, è stata una serata divertente.' commentò Harry sghignazzando.
'Oddio, ho fatto qualche cazzata?' gli chiesi io seriamente preoccupata. Oddio, magari avevo cominciato a ballare nuda per le vie di New York, oppure, cosa ben peggiore, avevo dichiarato i miei sentimenti ad Harry e lui era scoppiato a ridere come un pazzo, divertendosi delle mie altrettanto pazze teorie.
'No, sei stata semplicemente te stessa, non aspettavo altro.' disse piazzandosi esattamente di fronte a me, a una distanza pericolosa.
D' un tratto mi ritrovai a fissare le sue labbra che si stringevano in un sorriso e ricordai tutto. Ma sopratutto ricordai il momento in cui le nostre labbra si unirono in un bacio, annullando le distanze e spezzando le barriere create dall'aria. Sentii le guance dipingersi di un rosso sgargiante, così balbettando, presi parola.
'Oh, capisco. Ora vado a fare una doccia, poi devo assolutamente chiamare Emily.' dissi sorridendo e chiudendomi la porta del bagno alle spalle, facendo dei respiri profondi.
Lasciai che l'acqua calda della doccia corresse sul mio corpo, cancellando le macchie di eyeliner colate sulle guance e cancellando insieme ad esse anche i dubbi e le paure. Da quel poco che ricordavo, Harry aveva ricambiato i miei sentimenti ed ero felice, Dio solo sa quanto la cosa mi potesse rendere felice.
Ma da una parte i dubbi lottavano contro la felicità, bucherellando le mie speranze come sottili aghi. Perché Harry Styles, voleva me  quando poteva avere immensi oceani di ragazze ben migliori di me? I pensieri correvano via con le gocce d'acqua, fino a sparire del tutto.
Infilai una maglietta, i pantaloni grigi della tuta e sorridendo ad Harry ancora disteso sul letto con l'iPhone tra le mani, uscii sul balcone, con il telefono tra le mani.
'Hei, sorellina, come stai?' dissi ad Emily quando finalmente la sua voce si presentò dall'altro capo del telefono.
'Sorellona, io sto bene e tu? Come prosegue la tua avventura a New York?'
'Molto bene, New York è una città splendida.. sto filmando e facendo foto a dei monumenti meravigliosi, una volta tornata te li mostrerò tutti, così sarà come se anche tu avessi visitato la Grande Mela.' scorsi una risata dall'altra parte.
'Oh, sarà fighissimo! Ed Harry e i ragazzi come stanno?'
'Stanno bene, sono delle persone davvero meravigliose. Ho conosciuto le loro fidanzate e sono squisite, mi sto divertendo tantissimo. Le cure come proseguono?'
'Oh, va tutto come al solito..Non peggioro e non miglioro, ma non parliamo di questo..sento un'insolita felicità nella tua voce.. sarà merito del nostro riccio di Holmes Chapel?'
'Piantala Emily, non essere idiota!' dissi scoppiando a ridere.
Poi sentii un tonfo dall'altra parte seguito subito dopo dalla voce di mia madre.
'Quando hai intenzione di tornare, Hope? Non ti vergogni nemmeno un po'?' La odiavo.
'Io mi farei schifo se fossi in te. Se non fosse per Emily non tornerei mai più, ma lo faccio solo per lei.' e poi attaccai, infilando il telefono nella tasca.
'Hai sentito Emily?' mi chiese Harry.
'Si, oh ti saluta!'
'Ah, oggi non prenderti impegni. Vieni con me, non accetto un no come risposta.'
'Accetto l'offerta, Styles, accetto l'offerta!' dissi sghignazzando.



Qualche ora dopo eravamo esattamente sotto alla Statua della Libertà.
'Dio mio, ma è enorme.' dissi io con gli occhi sgranati, ammirando l'indescrivibile mastuosità di quel monumento.
'E' bellissima non trovi?' mi chiese Harry con gli occhi sognanti, mentre la gente lo squadrava incredula e lui non si rifiutava certo di fare una foto o un autografo.
'Sai perché ti ho portato qui?' mi chiese poi stringendomi all'altezza della vita.
'Perché questo è il simbolo di New York?'
'Anche.' disse lui sorridendo. ' 'Ma il punto è un altro. Questa è la Statua della Libertà, qualcosa che indica appunto questo stato, quello della libertà. E in qualche modo è come se tu fossi la mia Statua della Libertà, perchè con te mi sento libero. Tutti m'impongono di essere perfetto sai?' disse lasciando che lo sguardo si perdesse nell'orizzonte. 'Harry, sorridi! Harry fammi un autografo! Harry fai il faccino da badboy! E poi ci sei tu, ed io con te mi sento la persona più libera del pianeta, è come se finalmente potessi essere me stesso, senza giudizi. E con tutto questo giro di parole voglio chiederti se stasera vuoi essere nel backstage del concerto al Madison Square Garden, sarebbe veramente importante avere il tuo appoggio.'
Avevo le lacrime agli occhi, nessuno mi aveva mai detto delle cose del genere. Così, per tutta risposta, mi limitai ad appoggiare le mie labbra sulle sue, mentre la Statua della Libertà dominava imponente il cielo della Grande Mela.


Ciao ragazze, scusatemi se ci ho messo un po' ad aggiornare, ma lo sapete, sono una perfettina haha.
Che ne pensate di questo capitolo ? Spero che vi piaccia.
Alla prossima belle **

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Capitolo 8
*** Chapter eight. ***


Harry.

Le urla inondavano il Madison Square Garden e le voci impregnate di gioia si diffondevano nell'aria.
Venti mila persone stavano aspettando il nostro arrivo sul palco.
Erano trascorsi circa due anni da xfactor, ma non mi ero ancora abituato al fatto che per la gente i One Direction fossero degli idoli, dei motivi per cui alzarsi la mattina e coricarsi la sera. Era strano come nel giro di due anni avessi realizzato il mio sogno e in un battibaleno fossi diventato, insieme ai miei compagni, il sogno di milioni di persone, sparse in ogni angolo del pianeta. Insomma, io non credevo di essere tanto speciale, e nemmeno meritevole di un titolo del genere. 'Idolo'. Quella parola risuonava prepotentemente nella mia testa e mi domandavo se fossi all'altezza di vestire un ruolo del genere, se Harry Styles, il ragazzo riccio che si rifletteva nello specchio, poteva essere talmente luminoso e grande da poter essere considerato la salvezza di un numero infinito di persone. Sentivo le mani tremare e le ginocchia cedere,venni d'un tratto avvolto da un manto di sudore gelido. Insomma, ci stavamo per esibire al Madison Square Garden e io mi sentivo piccolo, come se una formica in confronto a me, fosse una creatura gigantesca, pronta a schiacciarmi da un momento all'altro. Poi la vidi, farsi spazio tra i lunghi corridoi, i capelli neri avvolti in uno chignon e il corpo coperto da un cappotto color crema. Le sorrisi inconsapevolmente, perché quando le mie iridi entravamo a contatto con le sue, non potevo fare a meno di sorridere.
'Hei tesoro.' le dissi avvolgendola in un abbraccio e sentendola mia, solo per qualche secondo.
'Hei, come ti senti superstar?' disse sorridendo, e con quel sorriso mi mandò in panico. Era bella, ma la sua bellezza non era un semplice fattore fisico: lei era bella come il sole che spunta dopo una giornata di pioggia, lei era bella come le stelle, la luna, lei era bella e mi sembrava di non aver mai visto una creatura nemmeno lontanamente paragonabile alla sua bellezza.
 Volevo dirle che stavo bene, per non farla preoccupare, per farle credere che possedevo un animo da soldato, ma i suoi occhi erano pozze verdi che contenevano acque sincere, ed io non potevo permettermi di inquinarle di menzogne.
'Sto malissimo,Hope, voglio scappare.' dissi lasciandomi andare totalmente.
'Cosa c'è che non va?' disse lei, evidentemente preoccupata.
'Guarda.' le dissi spostando lievemente il sipario con due dita e scoprendo l'immensità del pubblico che ci stava attendendo.
E d'istinto scappai, cominciai a correre per i corridoi, poi aprii una porta a caso, in preda all'ansia e mi ritrovai finalmente fuori.
Là dentro era come se avessi perso la capacità di respirare e all'esterno l'aria mi sembrava pulita, respirabile.
Poi la porta si spalancò di nuovo scoprendo Hope.
'Che cazzo stai facendo?' disse piazzandosi esattamente sotto al mio viso.
'La cosa giusta, farei solamente una figura orribile salendo là sopra, non ce la faccio.'
'Harry, cosa ti sei fumato? Dimmelo.' aveva gli occhi fuori dalle orbite, urlava. 'Riconnettiti con la realtà, ti prego. Ti rendi conto di quello che stai facendo? Quel palco è il tuo sogno.' disse indicando un punto non preciso nell'aria. 'E tu stai fuggendo dal tuo sogno,Harry.'
'Io non sono all'altezza, lo capisci, Hope?' dissi scoppiando a piangere, non ebbi la forza di trattenermi, non di fronte a lei. M'inginocchiai a terra e lasciai che le lacrime inondarono la terra.
'Harry, guardami, guardami negli occhi.' disse piegandosi alla mia altezza e puntandomi le sue iridi verdi negli occhi. 'Io non ho mai conosciuto una persona più umile, pazza, insopportabile, meravigliosa, idiota e intelligente come te. Tu non hai idea di quello che hai dentro Harry, non ne hai idea. Ma io quella luce l'ho vista, mi ha letteralmente investita, ok?' disse ridendo. 'E ora voglio che tu faccia una cosa per me. Togli queste lacrime dai tuoi bellissimi occhi, alzati, prendi quel microfono tra le mani e dimostra a tutti che tu hai realizzato il tuo sogno e che ora sei diventato il loro, il tutto in modo meritevole. Ok Harry?'
A quelle parole mi alzai di scatto, mi pulii con la manica del maglione le lacrime rimaste sulle guance e la guardai dritta negli occhi, e in uno sguardo tentai di trasmetterle tutto l'amore, tutte le emozioni che mi suscitava.
'Ti amo, Hope.' lo dissi e la mia voce si perse nell'aria come un sussurro.
'Anche io.' disse mordendosi il labbro inferiore, prima di annullare ogni distanza con un bacio.
Poi rientrammo nell'arena mano nella mano e tornammo dai ragazzi e dalle loro fidanzate, tutti uniti in uno stanzino.
La tensione era palpabile, si poteva tagliare con un coltello.
Poi d'un tratto degli uomini ci avvisarono del fatto che il concerto doveva iniziare, così ci lasciammo trasportare verso il palco.
D'improvviso mi bloccai, mi voltai verso Hope e la baciai ed in quel momento capii che io l'amavo, che io avrei dato la mia vita per lei, che avrei dato tutto per lei.
Poi salii sul palco e fui investito da luci ed urla mischiate insieme.
Cantammo, forse meglio di sempre, mi accorsi che in ogni canzone avevamo messo un po' di voce e un po' di cuore, rendendo il mix esplosivo.
Poi arrivo la canzone, quella canzone. Zayn annunciò Little Things ed io presi parola, schiarendomi la voce, mentre le urla si facevano sempre più assordanti.
'Hei, vorrei dire due parole prima di Little Things. Vorrei dedicare ogni singola di questa canzone ad una persona molto importante per me. Lei deve sapere che è perfetta, per il semplice fatto che lei, ai miei occhi, lo è. Questa è per te, Hope.' dissi trattenendo le lacrime, mentre le note della chitarra si diffondevano nell'Arena.
Poi il concerto finì ed uscimmo di scena, tutti e cinque con le lacrime agli occhi.
Zayn, Louis e Liam si fiondarono tra le braccia delle loro rispettive ragazze, ed io, ero pronto per fare lo stesso.
Ma Hope non c'era. Spostavo lo sguardo in ogni angolo ma Hope non c'era.
'

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Capitolo 9
*** Chapter nine. ***


Hope.

Avevo viaggiato per tutta la notte ed ora, l'alba stava per splendere lasciando che un debole sole illuminasse il grigiore pallido di Londra. Ricontrollai il display del cellulare e le chiamate perse di Harry erano salite a sessantadue. Ma le mani mi tremavano talmente che non riuscivo a chiamarlo, nemmeno a scrivergli un messaggio. Potevo solamente immaginare quanto fosse preoccupato per me, ma era accaduto tutto così velocemente, era come se fossi stata balzata da una parte all'altra del globo in pochi secondi.
Qualche minuto prima ero la ragazza più felice del mondo, qualche minuto dopo mi ero ritrovata a correre per le strade buie di New York, mentre il mondo si era trasformato in un enorme palla di ghiaccio pronta ad investirmi. Mentre il tassista guidava verso l'ospedale ripensavo alle parole di Harry prima di Little Things e una lacrima silenziosa sgorgava fuori dal mio occhio destro, per poi ricadere sul sedile in pelle nera. Proprio ora che tutto si stava evolvendo come in una meravigliosa favola, ecco che il lietofine si allontanava sempre di più, fino a svanire dietro all'orizzonte.
Proprio in quell'istante il cellulare squillò e la fotografia di Harry lampeggiava insistente sul display, per la sessantatreesima volta in sette ore.
Respirai a fondo, poi premetti il tasto di sblocco ed ecco che la voce di Harry m'investì come un tram?
'Hope, dove sei? Ti è successo qualcosa? Hope, parlami, ti prego, non ho chiuso occhio per tutta la notte, dove ti trovi?'
La sua parlantina lenta aveva lasciato il posto ad una voce isterica ed impregnata di paura ed ansia.
'Hei.' mi limitai a dire mentre le lacrime scorrevano silenziose sulle mie guance. Non riuscii a trattenere un singhiozzo, che rumorosamente, Harry notò.
'Hope, tesoro mio, perché piangi? Ti prego, dimmi dove sei, ho fatto qualcosa di sbagliato?' chiese lui lasciandosi trascinare in un pianto sommesso.
'No, tu sei perfetto.' dissi singhiozzando, parlare era diventato una fatica immensa, una capacità che sentivo di aver perso. 'Non dovevo andarmene così, è solo che..' scoppiai il lacrime, desideravo solo che lui fosse di fianco a me, ad abbracciarmi, a dirmi che tutto sarebbe andato per il meglio.
'Che è successo Hope?'
'Poco dopo la tua dedica il cellulare ha cominciato a vibrare e sul display è apparso un messaggio di mia madre.' le lacrime spezzavano le mie parole come lame affilate. 'C'era scritto che Emily stava morendo . Sono andata nel panico, sono corsa via e ho preso il primo aereo per Londra, ora mi trovo qui, sto andando in ospedale in taxi, mia madre non risponde alle mie chiamate, non so se Emily sia ancora viva, ho una paura fottuta.' lo dissi tutto d'un fiato.
Avevo paura, avevo una paura immensa. Quel tipo di paura che ti entra nelle vene e le blocca, fermando il sangue, fermando il cervello, mozzando il respiro.
Avevo la sensazione di avere il corpo dominato da brividi incontrollabili, pensavo che quando sarei dovuta scendere dal taxi sarei caduta per terra, immobile.
Poi la voce di Harry si presentò dall'altro capo del telefono e per un attimo pensai che sarebbe andato tutto bene, ma fu solo un attimo.
'Oddio, sii forte Hope. Non preoccuparti, dammi il tempo di mettere due vestiti in valigia e prendo il primo aereo per Londra.' disse sempre velocemente, il respiro mozzato dall'ansia.
'Non dire stupidaggini Harry, sei nel bel mezzo della tourneè, non puoi abbandonare i ragazzi ora, no, non te lo permetto.'
'Tu vieni prima di tutto,Hope. Tu ora hai bisogno di aiuto, ed io devo essere al tuo fianco. Promettimi di stare tranquilla qualunque cosa succeda, ok? Io sarò lì tra qualche ora.'
'Harry..?'
'Sì?'
'Ti amo. Ti amo con tutto il cuore.' dissi con la voce tremante.
'Anchio, principessa, anche io.' poi attaccò e qualche secondo dopo mi ritrovai di fronte all'ospedale.
Salii per le scale correndo, sentii il fiato annullarsi, ma non potevo fermarmi, dovevo correre sempre più veloce e così feci.
Sentii l'odore acre del disinfettante pungermi le narici e realizzai di essere nel reparto di oncologia quando vidi Michelle, in fondo al corridoio, compilare uno dei soliti moduli d'ospedale.
Era come se la principessa del castello, dopo aver vissuto in una favola senza precedenti, fosse ritornata alla cruda realtà.
'Michelle, come sta Emily?'  le dissi correndole in contro, avevo paura della risposta che poteva darmi.
'Ciao Hope, vedi..Emily sta peggiorando molto velocemente..' annunciò, mentre una lacrima fredda le corse sulla guancia.
'Quanto le rimane?' dissi in tono freddo, senza lasciar trasparire alcune emozioni.
'Non lo sappiamo...' disse Michelle, mentendo spudoratamente, lo lessi nei suoi occhi.
'Quanto le rimane?' ribattei scandendo meglio le parole.
'Giorni, forse ore..però devi prepararti Hope, siamo alla fine.'
Una lacrima non ebbe tempo di percorrere la mia guancia che dalla stanza di Emily uscì mia madre, aveva assunto le sembianze di un essere disumano.
Cominciò a battere le mani istericamente ed io la guardavo impietrita.
'Brava, eccola qui la nostra ragazzetta newyorchese che si è degnata di tornare indietro.. ti sei divertita con quella banda di ragazzetti mentre tua sorella soffriva come un cane?' lo disse con gli occhi fuori dalle orbite, leggevo solo odio nei miei confronti nelle sue iridi grigie.
'E tu ti sei divertita a scopare con quell'impiegato della banca mentre a tua figlia diagnosticavano un cancro?'
Non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che una sberla urtò la mia guancia destra. La pelle era rigida e bruciava, ma non sentivo il dolore, provavo solo odio.
Odio per quella donna che pur avendomi messo al mondo mi stava rovinando la vita.
Le diedi uno spintone ed entrai nella stanza di Emily, mia madre fu invece bloccata dalle forti braccia di Michelle.
La vidi nel solito letto d'ospedale, il viso immerso nel cuscino e gli occhi semichiusi.
Poi mi vide ed alzò lo sguardo sorridendo.
'Oddio che ci fai qui?' disse poi debolmente.
'La mamma mi ha mandato un messaggio, mi ha detto che non stavi tanto bene, allora mi sono fiondata qui.' le dissi accarezzandole la guancia.
'Sono arrabbiata con te, e anche con la mamma.' disse mettendo il broncio.
'Che abbiamo fatto?' le chiesi con aria interrogativa.
'Non dovevi tornare qui, ti stavi divertendo così tanto con Harry e i ragazzi.'
'Non dire stupidaggini, tu avevi bisogno di me ed eccomi qui.' le risposi sorridendo.
'Non è vero, io ti ho rovinato la vita, ti ho costretto a trascorrere le tue giornate chiusa qui dentro.'
'Non dire stupidaggini Emily, tu sei la mia sorellina, io ti adoro.'
'Puoi mostrarmi i monumenti della Grande Mela, ora?' chiese lei sorridendo.
'Certamente.' e cominciammo a sfogliare foto, video, di monumenti, teatri, statue, Harry..
Vidi un bagliore nei suoi occhi e quella fu la miglior vittoria per me.

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