have you ever tried to dream?

di heiscodelario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** capitolo due. ***
Capitolo 4: *** capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** capitolo ventitre. ***
Capitolo 25: *** capitolo ventiquattro. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Have you ever tried to dream?
prologo.




Guardavo il bambino dai boccoli biondi giocare con la bambina dai grandi occhi verdi nel prato, lanciavano la palla al papà che a sua volta la lanciava sempre più lontana e i bambini correvano spensierati per prenderla.
A un tratto il piccolo afferrò la palla e si sedette a terra a gambe incrociate.
-Hei Tom, non hai più voglia di giocare?- disse il padre guardando il bambino che scosse la testa in segno di risposta. La piccola Sofia si sedette accanto al fratellino e spostandosi i lunghi capelli castani dagli occhi disse -hey papà, come vi siete conosciuti tu e la mamma?-
A quella domanda Harry mi guardò, vidi nei suoi occhi passare 16 anni di vita insieme, dall'inizio di tutto fino a oggi, tutte le litigate, le delusione, i pianti soffocati in quel cuscino, quell'amore impedito, perso e conquistato. Dai suoi occhi si potevano vedere la malinconia di quegli anni, la gioia e l'amore che non era mai svanito.
-E' una lunga storia- dissi alzandomi dalla panchina su cui ero seduta e avvinandomi al loro
-Raccontacela, dai- disse Tom con gli occhi che gli brillavano.
-Inizi tu?- mi disse Harry guardandomi con gli occhi che sorridevano.
Mi sedetti vicino a loro, afferai la mano di Harry e incominciai a ripercorrere i ricordi.

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Capitolo 2
*** capitolo uno. ***


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Capitolo uno.

-Aaaaaaaaamy svegliati- mugugnai e mi tirai la coperta sopra la testa -Amy svegliati o farai tardi- sempre più giù sotto le coperte; ogni mattina era sempre la stessa storia, le urla di mia madre che cercava di farmi svegliare e io che sprofondavo nelle coperte e nel pensiero di una giornata al liceo. Sentivo il rumore dei tacchi di mia madre salire le scale e avvicinarsi alla porta, la spalancò e mi tolse le coperta da doosso urlando -Amelia Alison Morris hai due secondi per alzarti o la bacinella con l'acqua congelata viene a farti visita-
-va bene, va bene mi alzo- dissi trascinandomi giù dal letto
-ti aspetto sotto con la colazione- disse allontanandosi.
Io mi trascinai in bagno, mi lavai velocemente, mi infilai i jeans e una maglia, passare dal pigiama caldo ai jeans freddi era sempre un trauma. Scesi in cucina dove mia madre mi aspettava con una tazza di caffè che accettai volentieri.
Io e la mamma vivevamo sole da quando ero piccola, mio padre l'aveva ferita ed era andato via di casa senza ritegno di me o sua moglie. Meglio così forse, non avrei accettato in casa la presenza di un uomo che era stato capace di spezzare il cuore di mia madre e disinteressarsi del tutto di sua figlia e poi io con la mamma stavo bene, avevamo un bel rapporto.
-Ricordati che oggi devi aiutarmi in libreria- mi disse
-certo, dopo scuola vengo- risposi finendo l'ultimo goccio di caffè.
La mamma aveva una libreria e io quando potevo l'aiutavo, mi piaceva lavorare con i libri, certo avrei preferito leggerli che sistemarli ma andava bene così. Afferrai la mia borsa, salutai mia madre, mi misi le cuffie nelle orecchie e mi incamminai verso scuola.

Davanti scuola trovai Liv, la mia migliore amica, che mi aspettava come ogni mattina:
-Hey Amy-
-Ciao Liv-
Io e Olivia ci conosciamo praticamente da quando eravamo nate, era la sorella che non avevo mai avuto, sua madre faceva le pulizie a casa nostra ed eravamo cresciute insieme.
-usciamo oggi, vero?- 
-Liv devo lavorare, lo sai-
-che palle, ma puoi respirare ogni tanto?-
-dai domani vieni da me e dormiamo insieme, ok?-
-va bene, sopporterò e resisterò fino a domani- 
In quel momento suonò la campanella -vado Liv, letteratura mi aspetta- dissi allontanandomi velocemente
-a dopo bellezza-


Dopo 7 interminabili ore uscì da quel carcere e mi incamminai verso la libreria dove come al solito trovai Niall, l'aiutante che mia madre aveva assunta ormai da un paio d'anni.
-Hey Horan, come ti va?-
-Morris tutto bene e a lei?- disse con un sorriso enorme
-stanca, voglio finire qui e andare a casa-
-e allora rimbocchiamoci le mani-
Conoscevo Niall ormai da tanto, era un bravo ragazzo, eravamo nella stessa classe di matematica, uno di quelli che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, un sorriso stampato in faccia in ogni momento.
Incominciammo a riordinare i libri mentre mia madre si occupava dei clienti.
-Amy hai gli appunti di matematica per caso?- mi disse a un tratto
-certo, perchè?-
-settimana prossima abbiamo la verifica e non ho scritto niente, potresti passarmeli?-
-certo, vengo a portarteli a casa stasera?-
-va benissimo, ti aspetto allora-
Finimmo di sistemare, alle 7:00 tornai a casa, feci una doccia velocemente e alle 8:00 mi incamminai verso casa di Niall per portargli gli appunti. Viveva in un appartamento non molto distante dal mio, non ci misi molto ma dovetti suonare il campanello due volte prima che qualcuno mi venisse ad aprire; un ragazzo dai capelli ricci scompigliati mi guardava dall'uscio della porta, quello non era Niall.

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Capitolo 3
*** capitolo due. ***


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Capitolo due.

-Scusa cercavo Ni….aspetta ma tu chi sei?- dissi con voce confusa
-Harry, Harry Styles- rispose con aria spavalda
-ah beh allora dopo questa scenetta ridicola alla James Bond capisco tutto-
-ah beh mi scusi, lei sarebbe?-
-sono A..-
-Amyyyyyyyy- vidi Niall corrermi incontro con quel suo solito sorriso spiaccicato in faccia, dove la trovava quella continua voglia di sorridere?
-Niall ti ho portato gli appunti-
-grazie mille, entra dai-
-no da..- non feci in tempo a finire la frase che mi aveva preso per un braccio e trascinato fino in salotto, se si poteva definire così. C’erano patatine ovunque, bottiglie di birra vuote e tre ragazzi erano straboccati sul divano.
-Amy questi sono i miei amici, Liam, Louis e Zayn- mi disse Niall indicandomi i tre ragazzi che mi salutarono allegri –e questo è Harry-
-si ho avuto il piacere di conoscerlo sulla porta- dissi guardando il riccio
-rimani con noi?-
-Si dai vieni- disse quello che doveva essere Liam
-no ragazzi vado è già tardi-
-forza Amy, rimani, non ti stupriamo mica- aggiunse Harry con un sorriso fastidioso stampato in faccia
-5 ragazzi ubriachi e una povera ragazza indifesa? Dovrò essere pazza a voler restare- dissi avvicinandomi al divano e trovandomi un posto tra di loro.
Infondo non c’era niente di male, sembrano bravi ragazzi e avevo voglia di divertirmi.
Louis mi passò una birra, feci un sorso e dissi –Voi non siete alla Bromley come Niall, vero?-
-no, siamo alla Camden- rispose Zayn
-figli di papà- risposi strafottente. In fondo era vero, quella scuola era davvero piena di figli di papà.
-non provare mai più a dirlo- rispose subito Louis
–non ti conosco ma non ci metto niente a tirarti uno schiaffo- aggiunse Harry
-non si picchia una donna, dovresti saperlo Bond- provocai la risata di tutti mentre Harry mi guardava con sguardo assassino, voleva uccidermi in quel momento.

La serata passò tra una birre e risate, sembravamo amici d’infanzia, giocammo ad obbligò, giudizio, verità e mi trovai anche a dover scontare qualche obbligo sgradevole ma non mi interessava, mi sentivo stranamente bene e non era da me sentirmi a mio agio con dei ragazzi, ero sempre stata timida e mentre le mie amiche scherzavano e avevano mille amici maschi io non riuscivo a spiaccicare una parola  in presenza di un ragazzo, cosa che quella sera non successe con loro.

2 mesi dopo.

A Londra stava arrivando l’autunno, le strade erano coperte dall’arancione delle foglie, adoravo la città in questo periodo. Da un po’ avevo preso l’abitudine di uscire con i ragazzi, la nostra amicizia si era rafforzata tanto, stavo bene con loro, facevamo piccole festicciole o semplicemente andavamo al cinema oppure ci rintanavamo in casa di uno di noi a guardare film, le loro risate mi alleggerivano le giornate. In poco tempo scoprii l’infinita dolcezza di Liam, la finta timidezza di Zayn che quando si scatenava faceva morire tutti dalle risate o dalla dolcezza, la voglia di vivere di Louis e quel carattere strano e misterioso di Harry che mi incuriosiva tanto.
Quel giorno erano le 10 di mattina, non avevo scuola ed ero rimasta nel letto fissando il soffitto, a un tratto sentii il telefono squillare e senza nemmeno guardare il nome sullo schermo risposi
-pronto?-
-bellezza sono Niall-
-Niall tutto bene?-
-perfettamente, ti va di andare a fare un giro oggi?-
-certo che si, dimmi dove e quando e sarò da te-
-nel parco vicino al cinema, alle 5-
-perfetto, a  dopo-
-a dopo splendore-

Arrivai al parco in perfetto orario, Niall era già là ad aspettarmi mentre giocherellava con una foglia secca, gli arrivai da dietro silenziosamente per farlo spaventare
-Amy ti ho visto è inutile- mi disse senza nemmeno girarsi
-come accidenti hai fatto?- dissi delusa mentre lui scoppiò in una risata rumorosa –e non ridere, stronzo-
-ho sentito delle scarpe, non sei brava a camminare silenziosamente, lo sai?-
-se prima non lo sapevo ora l’ho scoperto- risposi ancora delusa
-dai , andiamo a fare un giro-
-dove mi porti?-
-non saprei, ti va un una cioccolata?-
-volentieri-
Andammo in un bar nelle vicinanze, ci sedammo al tavolo e ordinammo due cioccolate che ci arrivarono stranamente in fretta.
Incominciammo a chiacchierare e scherzare, scoprii cose su Niall che nemmeno immaginavo, come ad esempio che ascoltavamo la stessa musica o che volevamo visitare le stesse città, mi raccontò delle sue vecchie ragazze e di quante gli avessero spezzato il cuore o del fatto che voleva una famiglia e che avrebbe chiamato suo figlia Beatrice come il personaggio del suo libro preferito. Era davvero un ragazzo dolcissimo e a un tratto pensai a quanto sarebbe stata fortunata una ragazza ad averlo al suo fianco.
Il pomeriggio passò fin troppo in fretta, quell’allegria mi aveva del tutto trascinata senza farmi accorgere che il tempo era passato.
-Niall devo andare, è tardi-
-certo ti riaccompagno a casa-
Uscimmo dal bar e ci incamminammo verso casa mia. Arrivati alla porta calò quel silenzio fastidiosamente imbarazzante che avrei evitato volentieri e che non sarebbe dovuto crollare visto che la nostra era solo amicizia.
Aveva le mani dietro la schiena e si dondolava in avanti come un bambino  -mi sono divertito- disse con un sorriso colmo di dolcezza
-anche io-
-la prossima volta so dove portarti-
Prossima volta? Quale prossima volta? Noi avremmo continuato ad uscire in gruppo, la prossima volta non era proprio nei miei pensieri. Senza che me ne accorsi si slanciò verso di me stampandomi un bacio sulla bocca. Rimasi come un ebete la lasciando che lui prolungasse il bacio, non avevo il coraggio di muovermi, forse perché non volevo deluderlo o forse perché ero troppo stupida, non capivo niente, vedevo solo le sue labbra sulle mie incollate come se ci fosse stato dell’attack. 

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Capitolo 4
*** capitolo tre. ***


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Capitolo tre.
Cercavo di concentrarmi su quelle maledette pagine di chimica ma niente, non ci riuscivo, continuavo a pensare a quel pomeriggio con Niall. Erano passati tre giorni ormai e io ancora non ci potevo credere, dopo essersi finalmente staccato mi aveva salutato sorridendo ed era tornato a casa saltellando di gioia.
“Dai Amy studia” continuavo a ripetermi in testa “una pagina sola”. Niente tutto inutile, fissavo le foto del libro senza nemmeno provare a leggere. Non ci potevo credere, mi stavo scervellando per una storia del genere quando magari lui non ci stava nemmeno pensando.
Presi il giacchetto, infilandomelo scesi le scale ed uscì, avevo bisogno d’aria, le pareti di quella camera non non riuscivano più a contenere i miei pensieri.
Incominciai a passeggiare a zonzo, attraversai il parco, mi incamminai verso il centro senza capire dove stavo andando, erano i piedi che si muovevano mentre la testa era da tutt’altra parte.
-lo sai che le ragazze non dovrebbero girare da sole con il buio?- saltai dalla paura emettendo un piccolo urlo e mi girai per vedere chi aveva appena interrotto i miei pensieri.
-e tu lo sai che non dovresti far venire gli infarti alle persone?-
Harry scoppiò a ridere di gusto mentre io lo guardavo innervosita –scusami, non volevo- mi disse continuando ancora a ridere
-stronzo-
-gentilissima come sempre Amy-
-è una mia dote- dissi con aria spavalda
-zitta Morris e vieni con me-
-che ne sai che voglio venire con te e che non ho niente da fare?-
-lo so, Styles sa sempre tutto- mi prese per un braccio e mi trascinò verso il parco
-dimmi almeno dove stiamo andando-
-dove ci porta il cuore-
-sei anche un poeta ora?-
-io sono tutto-
-problemi nel pulire i pavimenti? Volete far venire un infarto a qualcuno? Volete farvi una risata? Chiamate Styles, a soli 500 sterline- dissi con voce da venditore mentre lui scoppiò a ridere continuando a trascinarmi.
Camminammo per 10 minuti buoni, arrivammo fino alla fine del parco ed entrammo nel bosco dove incominciai ad avere paura –Styles mi stai portando nel bosco per stuprarmi e lasciare il mio corpo in qualche parte nascosta?-
-no cretina, guarda- mi disse indicando un punto verso l’altro.
Sopra un albero c’era una piccola casetta di legno coperta dalle foglie dell’albero tra cui spuntava una scaletta che molto probabilmente serviva per salire. Aveva un piccolo balconcino e sulle due finestre c’erano delle tendine di pizzo bianco. Era la cosa più bella che avessi mai visto.
-ti piace?- mi disse guardando la mia espressione stupita e meravigliata
-Harry è bellissima-
-l’abbiamo costruita io e mio padre quando ero piccolo, è sempre stato il mio rifugio segreto-
-quante ragazze ci hai portato?- dissi squadrandolo male
-nessuna, sei la prima e non so nemmeno perché te la sto facendo vedere- disse abbandonando quella sua espressione dolce
-sono onorata-
-devi sentirti onorata. Dai saliamo- mi prese il braccio e mi aiutò a salire.
Dentro non c’era assolutamente niente, solo qualche grumolo di polvere qua e là –come mai non c’è niente?- chiesi stupita
-è piena dei miei pensieri. Vengo qui per riflettere e prima che tu te lo chieda, si so riflettere.-
Sorrisi e incrociai i suoi occhi verde smeraldo. Erano bellissimi.
Si sdraiò a terra e io feci lo stesso vicino a lui –Vengo qui quando Londra incomincia a pesarmi, c’è tranquillità a volte mi ci addormento pure- disse fissando il sorriso
-io ho sempre desiderato una casa sull’albero ma non c’era mai nessuno che mi aiutava a costruirla. Questa è davvero bellissima-
-Hai fame?- mi disse guardandomi
Stavo morendo di fame, non avevo mangiato a pranzo e ora sentivo il mio stomaco combattere per avere del cibo –se devo essere sincera si-
Lui prese un pacco di biscotti dallo zaino che aveva con se, lo aprì e lo posò sul pavimento e incominciammo a dividerli tra una chiacchiera e l’altra.
Quel giorno scoprì un altro Harry, uno diverso da quello strafottente che si era dimostrato nei giorni in cui eravamo usciti in gruppo. Era molto dolce e anche divertente se voleva, mi raccontò di quando aveva conosciuto i ragazzi a una festa o di sua sorella Gemma e del rapporto meraviglioso che aveva con lei o della sua passione mai coltivata per il canto, gli avevo chiesto anche di cantare ma non si era fatto convincere. Si era poggiato con la testa sulla mie gambe e mentre io giocavo con i suoi riccioli gli raccontavo di mia madre. Non avevo mai pensato di riuscire ad aprirmi con qualcuno che non conoscevo.
-Harry- dissi sottovoce
-mh..-
-che ore sono?-
prese il cellulare e controllò –le 7:00-
-dannazione devo andare-
-ti accompagno aspetta-
Non volevo andarmene da quel paradiso naturale, volevo continuare a sentire la testa di Harry sulle mie gambe e scavare sempre più in fondo al suo carattere.
Mi accompagnò fino all’uscio di casa e mi salutò con un bacio sulla guancia –ci si vede in giro Amy-
-ciao Harry- entrai in casa con un sorriso enorme spiaccicato in faccia, salii direttamente in camera e mi buttai sul letto con addosso ancora i vestiti e quella felicità estrema che mi era piombata contro da quando avevo visto Harry.

Il giorno dopo quando tornai da scuola aprii la casella delle lettere per controllare la posta e tra le lettere trovai un bigliettino piegato in due, con una scrittura un po’ storpia c’era scritto ‘Amy’ sul davanti, lo aprii e lessi  ‘Poiché quei tasti audaci son così fortunati, dà a loro le tue dita, e a me le labbra, da baciare (Sheakspeare)’ alzai la testa dal foglio incredula, cos’era quello ora? 

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Capitolo 5
*** capitolo quattro. ***


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Capitolo quattro.
Rigirai il biglietto tra le mani e lessi la scritta più volte. Cosa voleva dire? E soprattutto chi me l'aveva scritto? Rilessi di nuovo la scritta ma niente, non capivo, mi metteva solo in confusione. 'Sarà lo scherzo di qualche cretino' pensai lanciando il biglietto a terra con disinteresse mentre mi dirigevo verso la libreria.
Anche quel giorno dovevo aiutare mia madre e l'idea di stare da sola con Niall mi spaventava un po'. Chi sa se sapeva di quel pomeriggio con Harry. Harry. L'avevo rivisto fuori da scuola quel giorno, mi aveva sorriso con quegli occhi verdi che gli brillavano e le fossette che gli davano tanta dolcezza. La stessa dolcezza che quel pomeriggio mi aveva fatto dimenticare quel maledetto bacio e trasportato in un mondo diverso. Avevo scavato dentro di lui e trovato un po' di dolcezza ma sapevo che, in fondo a quel carattere di pietra, c'è n'era ancora. Volevo trovarla, non so perchè, non era da me, ma c'era qualcosa che mi spingesse a voler togliere quel masso e far sgorgare quel fiume di sentimenti.
Arrivata in libreria posai la borsa dietro il bancone e mi misi il cartellino con il nome per poi avvicinarmi verso gli scaffali dove c'era Niall. Stranamente non mi disse niente del bacio o dell'uscita, continuava a parlarmi e sorridere normalmente. Meglio così.
-Amy vieni a casa mia stasera, ci sono anche gli altri- mi disse mentre sistevavamo manuali di storia nello scaffale
-che si fa?-
-ho affittato un film horror, sempre se non hai troppa paura, bambola-
-uno, bambola ci chiami tua madre, due, ricorda, Amelia non ha paura di niente- dissi con le mani sui fianchi guardandolo negli occhi
-va bene va bene, bambola- rispose scoppiando in una risata rumorosa
-Horan smettila di chiamarmi così- dissi alzando le mani per colpirlo sulla testa, ma non feci nemmeno in tempo ad avvicinarle che lui me le bloccò e me le fermò dietro la schiena come un carcerato
-non si fa Morris- disse con voce tranquilla.
Si avvicinò sempre di più a me continuando a tenermi le mani ferme. Sentivo il suo respiro tanto era vicino e continuavo a guardarlo in quegli occhi azzurri che sembrava ci fosse caduto un pezzo di cielo dentro. A un tratto si sporse in avanti e mi diede un bacio sulla fronte. Uno di quei baci che lasciano le mamme ai bambini malati prima di uscire di casa, uno di quelli che si da al proprio migliore amico o al ragazzo che ti piace che non sa il tuo segreto. Un bacio dolce che mi provocò un brivido dalla punta dei piedi alle punte dei capelli.
-Ci vediamo dopo Amy- disse lasciandomi le mani e allontanandosi.
Mi appoggiai allo scaffale massaggiandomi i polsi con la testa ancora a quel bacio. Non ci capivo niente.


L'appuntamento era a casa di Niall alle 10:00. Tornai a casa dopo il lavoro, feci una doccia, mi cambiai optando per una camicetta nera lunga e un jeans e uscì di casa.
Mi venne ad aprire Louis alla porta dandomi un abbraccio. Avevo incominciato ad adorare i suoi abbracci, era un ragazzo davvero straordinario, tanto dolce quanto simpatico.
-allora, come si chiama il film?- gli chiesi togliendomi il giacchetto eppendendolo
-stay alive- disse con voce cupa per terrorizzarmi
-Lou non mi fai paura e già dal titolo mi sembra uno schifo-
-tranquilla ti piacerà e se hai tanta paura ti puoi attaccare a uno di noi. Evita Zayn però, non ti sarebbe di aiuto-
-perchè?-
-perchè passerà il film a urlare 'voglio la mamma'-
Scoppiai a ridere e lui mi mise un braccio intorno al collo -dai andiamo-
In sala i ragazzi erano già pronti, mi sedetti tra Louis e Niall a terra mentre sul divano c'erano Liam, Zayn ed Harry sopra di me.
-Faccio partire il film- disse Liam
-Zayn non urlare troppo forte, vorrei capire qualcosa- disse Louis provocando la risata di tutti tranne di Zayn che si portò le gambe al petto offeso.
La storia parlava di un gruppo di amici entrati in possesso di un videogioco maledetto: chiunque ci giocasse moriva. Il gruppo di amici si trova a dover risolere il mistero che gli mise a repentaglio la vita. Non faceva tanto paura, Zayn continuava a tremare, si sentiva il rumore dei suoi denti che sbattevano per la paura mentre io ogni tanto avevo tirato qualche urlo catturando l'attenzione di Niall che aveva provato a mettermi un braccio intorno al collo e io l'avevo evitato.
A un tratto Liam aveva messo in pausa e io mi ero alzata per andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua dove avevo trovato Harry alle prese con un pacco di pop-corn da micronte.
-Harry- dissi allegra
-ciao Amy, ti sta piacendo il film?-
-una po' una cagata- dissi alzando le spalle e avvicinandomi al frigo
-ma stai zitta che gli ho sentito i tuoi urli-
-almeno non sono come Zayn che continua a tremare-
lui scoppiò a ridere -fa sempre così, peggio di una bambina-
Gli sorrisi guardandolo in quegli occhi che mi piacevano tanto -ascolta, mi sono divertita ieri-
-anch'io, un giorno magari ti ci riporto- disse sorridendo e tirando fuori le fossette
-va benissimo- posai il bicchiere in cui avevo bevuto e tornai in sala sorridendo seguita da Harry.
Il film era continuato con urli da parte di tutti e Niall aveva riprovato a mettere il braccio intorno al collo e questa volta l'avevo lasciato fare per non farlo rimanere male per quanto a me infastidisse.
-Bella cagata di film- dissi alla fine
-in effetti- rispose Zayn
-tu non fai testo- aggiunse Harry ridendo e provocando l'offesa di Zayn
Niall aveva continuato a tenermi il braccio sulla spalla disinteressandosi degli altri mentre io stranamente sentivo uno sguardo su noi, mi girai per vedere e incrociai gli occhi di Harry che sfuggirono subito.
Chiaccherammo ancora del film quando a un tratto Louis si alzò -ragazzi vado, domani abbiamo scuola-
-veniamo con te- dissero Liam, Zayn ed Harry. Ci salutarono dicendo che la prossima volta avrebbero preso un film decente ed uscirono lasciando me e Niall soli.
-Niall vado anch'io- dissi cercando di evitare il suo sguardo
-Ti accompagno alla porta-
-Ci ved..- anche quella volta non riuscii a finire la frase che Niall si era attaccato alle mie labbra.
-Niall mi spieghi perchè questi continui baci?- dissi spostandolo
-non credo servano domande- disse e si ravvicinò alle mie labbra per baciarmi.
In quel bacio sentii il suo sorriso e il suo cuore battere sempre più veloce mentre nella mia testa si alzava una nube di confusione e complessi.

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Capitolo 6
*** capitolo cinque. ***


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Capitolo cinque.
Ore 1:30.
Ero sdraiata sul letto nel buio della mia camera. La testa mi scoppiava ancora ferma a quel bacio a cui ero scappata lasciando Niall sulla porta come un ebete. Mi sentivo in colpa. Ma perché? Non avevo un ragazzo da dovermici sentire, eppure mi sentivo come se un pezzo di mondo mi fosse caduto addosso e io dovessi trascinarlo con tutte le forze del mio gracile corpo.
Ore 2:00
Mi misi il cuscino sulla faccia cercando di affogare i pensieri. La camera stava diventando un piccolo carcere, tutte quelle emozioni senza un nome stavano diventando un grande tornado pronto a risucchiarmi.
Ore 2:30
Amy cerca di dormire dannazione.
Ore 3:00
Sentivo ancora su di me le sue labbra al gusto di pop-corn mangiati durante il film.
Ore 4:00
Niente sonno, un misto di insonnia ed emozioni mi stava distruggendo.
Niall era molto tenero, gli volevo bene ma non così tanto da permettergli di baciarmi. Ancora quei sensi di colpa devastanti.
 
Quando la sveglia vivente, o anche chiamata mia madre, venne a svegliarmi erano le 7:00 e io ero riuscita a prendere sonno appena un’ora prima.
-Stai bene?- mi disse mentre cercavo di non affogare nella tazza di latte e cereali
-si perché?-
-hai gli occhi gonfi e le occhiaie. Cosa è successo Amy?-
Ci riusciva sempre, riusciva sempre a capire se stavo bene o no.
-niente mamma tranquilla- dissi mentre prendevo la borsa –ci vediamo dopo, corro o faccio tardi- Uscii correndo per scappare da tutte quelle domande.
 
-Ma che cera- mi disse Liv mentre prendevo i libri dall’armadietto
-non ho chiuso occhio-
-l’avevo capito dalle occhiaie. Stai bene?-
-certo-
-no, hai mentito, lo so-
-come lo sai?-
-l’hai detto con voce stridula, ti succede sempre quando menti-
-dannazione-
Quello ero un mio problema fin da piccola, non potevo mentire che la voce mi diventava stridula. Una volta avevo provato a mascherare un brutto voto ma mia madre l’aveva scoperto subito.
-Che ti succede?-
A quella domanda non risposi, la guardai alzando le spalle.
-Ok ho capito, stasera dormi da me, letto, cioccolata, biscotti e film- disse sorridendo
-lo sai che sei la migliore?- risposi stampandogli un bacio sulla fronte. Era davvero la migliore.
-si e so anche di essere la tua migliore amica- allungò le braccia e mi strinse in un grande abbraccio
-grazie Liv-
-sono sempre qui per te-
-vado, mi aspetta Dover e il suo lungo poema sui Romani-
Presi la borsa e corsi verso l’aula di storia certa che in quella lunga giornata non sarebbero stati i Romani ad occupare i miei pensieri.
 
Quella sera a casa di Liv eravamo sole, i genitori erano usciti con il fratello più piccolo. Preparammo due cioccolate che bevemmo sotto le coperte del suo letto mangiando biscotti mentre io le raccontavo di Niall, dei suoi baci e della confusione che mi stava distruggendo.
 
-Sai cosa ci vuole qui?- mi disse alla fine
La guardai con un’espressione interrogativa –no, cosa?-
-me-
Gli sorrisi e l’abbracciai stretta, quanto le volevo bene.
 –Grazie Liv-
-hei tranquilla, si aggiusterà tutto, farai pace con queste emozioni-
Quella sera ci addormentammo così, abbracciate strette, con i visi ancora sporchi di cioccolata e panna.
 
Harry’s pov.
 
Eravamo tutti sdraiati sul pavimento della camera di Louis circondati da birre mentre Liam continuava a parlare di una certa Rose conosciuta in discoteca e di come l’aveva facilmente portata a letto.
-Ho in pugno Amy ragazzi- disse a un certo punto Niall con quell’espressione da bambino felice
-l’hai ribaciata?- chiese Zayn
-puoi dirlo forte, ieri dopo il film-
-e bravo Horan- disse Zayn dandogli una pacca sulla spalla
In quel momento sentii un pugile dentro il mio stomaco. Niall non doveva saperlo, non doveva sapere del bigliettino anonimo che gli avevo lasciato nella casella della posta e quelli che ancora volevo lascargli, non doveva sapere che l’avevo portata nella casa sul l’albero o di quella tempesta di emozioni che provavo solo a sentire il suo nome da quando, qualche mese prima, ero andato ad aprire la porta e l’avevo trovata fuori. Volevo bene a Niall, era un mio grande amico, ormai era preso da Amy e non volevo farlo soffrire ma non potevo farci niente, quegli occhi castani sbiaditi, quel sorriso dolce e quella grande strafottenza erano ormai entrati nella mia vita, non potevo farli uscire così facilmente.
-Amy è mia, guai a chi me la tocca- disse Niall con aria severa.
Deglutii rumorosamente a quelle parole. Prevedevo grandi casini.

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Capitolo 7
*** capitolo sei. ***


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Capitolo sei.
Quel giorno a scuola avevo un solo obiettivo: evitare Niall.
Andai verso l’armadietto per prendere i libri ma quando l’aprii vidi qualcosa svolazzare cadendo a terra, lo raccolsi e notai che era un biglietto proprio come quello dell’altra volta: carta colorata, il mio nome scritto sul davanti e una scritta dentro che recitava “Così bramo un tuo bacio o divina fanciulla: come chi è stanco riposare su prato molle, o chi assetato bere acqua fresca e limpida che sgorga da bianca roccia.” Lo rigirai tra le mani tremanti e sudate. Un’altra frase d’amore e questa volta non era uno scherzo, non di nuovo, quindi chi poteva essere? Incominciai a pensare a tutti i ragazzi che conoscevo e che sarebbero potuti essere gli autori di quei messaggi. “uno dei ragazzi no, forse Niall, ma lui era stato abbastanza esplicito, perché inviare messaggi anonimi? Forse Jack della classe di filosofia..no impossibile ci ho parlato una sola volta”. In quel momento suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni. Alla prima ora avevo matematica e quindi ero costretta a vedere Niall.
Misi il biglietto nella tasca della felpa e mi diressi verso l’aula. “Testa bassa Amy, cammina senza guardarti intorno” continuavo a ripetermi mentre entravo e prendevo posto “non alzare la testa, cammina, vai dritto, prendi posto in sil..”
-Amy!- chiamò la voce squillante di Niall dietro di me. Ecco tutto inutile, ero costretta a parlarci e a scusarmi con lui.
-Ciao Niall- dissi ancora con la testa bassa
-tutto bene?-
Niente. Non era arrabbiato. Alzai la testa e lo guardai negli occhi. Nessun segno di rabbia, solo il suo solito enorme sorriso spiaccicato in testa.
-Niall ma non sei arrabbiato?- dissi con la voce tremolante
-per cosa?-
-ti ho lasciato solo nel mezzo di un bacio-
-ma figurati, va tutto bene. Ora vado a prendermi un posto prima che arrivi il prof- disse e si incamminò verso i primi banchi.
Si, Niall James Horan aveva la capacità di confondere le persone.
 
 
“Tanti auguri a te, tanti aguri a te, tanti auguri ad Amy, tanti auguri a te”
Mi strofinai gli occhi e mi guardai intorno. Allora quelle voci non le avevo immaginate, intorno al mio letto c’erano i ragazzi a canticchiare.
-Oh guardate, si è svegliata la festeggiata- disse Zayn scompigliandomi i capelli, come se non fossero stati già abbastanza incasinati di loro.
-Buongiorno 17enne- mi disse Louis sedendosi sul mio letto –dai vestiti e scendi che abbiamo delle sorprese per te-
-sorprese, che sorprese?-
Avevo sempre odiato le sorprese, fin da piccola. Da quando mia madre mi disse che mio padre era andato via di casa avevo cancellato la parola ‘sorpresa’ dal mio vocabolario.
-Vedrai, ti piacerà. Noi scendiamo, muoviti- così detto aprirono la porta e scesero in cucina lasciandomi sola.
Io mi alzai di corsa tirando dall’armadio le prime cose, un jeans e maglioncino color crema, andai in bagno e mi lavai velocemente raccogliendo i capelli in una treccia.
Quando scesi in cucina Harry e Liam stavano versando del caffè dentro delle tazze mentre Niall e Louis mi vennero incontro con una torta ricoperta di panna e abbellita con delle fragole.
-La tua preferita, l’abbiamo fatta noi- disse Niall –no non è vero, l’abbiamo comprata ma credo che valga il pensiero-
Sorrisi guardandola e pensando a tutto quello che avevano fatto per me –certo che vale, grazie davvero-
-17enne per te abbiamo in programma una giornata molto lunga-
-cioè?- dissi mentre mettevo la torta sul tavolo e la tagliavo
-una giornata a Legoland, il parco divertimenti a mezz’ora di macchina- disse Zayn con voce allegra
-voi siete completamente pazzi- risposi mentre distribuivo le fette di torta.
In quel parco c’ero stata una sola volta con mia madre quando avevo 5 anni, l’avevo costretta a portar mici ma poi ero rimasta delusa perché non potevo salire sulla maggior parte delle giostre visto l’altezza.
-niente storie, finiamo questa torta e il caffè e si parte- disse Louis porgendomi una tazza di caffè.
Finimmo velocemente torta e caffè e ci dirigemmo verso il parco con la macchina di Louis.
Per tutto il viaggio cantammo a squarciagola canzoni rap di Eminem, per poi passare alle canzoni rock dei Paramore. Sembravamo 6 ubriachi, se in quel momento la polizia ci avesse fermati e fatto l’alcol test non ci avrebbe trovato etanolo nel sangue, ma tanta felicità.
Il parco era un vero e proprio paradiso del divertimento, dentro c’erano attrazioni ad acqua, horror, montagne russe di ogni genere e altre ancora.
-Io voglio fare le montagne russe- disse Niall mentre prendevamo i biglietti per entrare
-morirai dalla paura- aggiunse Zayn
-ti ricordo che non mi chiamo Zayn Malik- disse il biondo provocando la risata di tutti.
Provammo le montagne russe che voleva fare Niall in cui Zayn urlò come un pazzo per poi essere trascinati da Harry sullo scivolo ad acqua in cui fummo io e Liam ad urlare. Provammo anche la girandola, un giostra che ti fa girare velocemente in tutti i modi, la casa degli specchi tanto desiderata da Zayn e altri tipi di montagne russe.
-Proviamo il labirinto dell’orrore- disse a un tratto Liam mentre sgranocchiavamo un panino
-tu sei pazzo- dissi urlando
-dai Amy, non avrai mica paura?-
-no ma..-  In realtà avevo paura, mi avevano sempre terrorizzato i labirinti e gli spazi chiusi, figuriamoci quell’orrore.
-niente ma, entriamo-
-io ci sto- disse Louis
-l’ultimo che arriva paga un gelato a tutti- aggiunse Niall
-perfetto, entriamo- disse Liam.
Entrai maledicendo Liam e questa idea stupida. Dentro era completamente buio, c’era un silenzio da far venire la pelle d’oca e l’odore di muffa e di vecchio mi entrò subito nel naso. Le pareti erano coperte di quadri raffiguranti donne anziane o bambini impiccati. Avevo davvero paura.
Incominciai a camminare senza sapere dove andare e al primo incrocio presi la strada che mi sembrava più illuminata. Scelta sbagliata, proprio quella che sembrava avere un filo di luce in realtà era la più scura si sentivano suoni spettrali come urla, ululati, tutti versi che mi portarono a brividi e pelle d’oca e come se non bastasse dalla parete ogni tanto uscivano fantasmi o scheletri di plastica che mi facevano urlare.
Mi ritrovai al terzo, quarto, quinto incrocio e ogni volta mi sembrava di essere sempre allo stesso punto. Cercavo di seguire la luce ma non serviva perché subito spariva in un corridoio buio. Mi stavo davvero stancando, volevo uscire, l’odore di muffa mi faceva venire voglia di vomitare.
A un tratto vidi qualcosa urlare e venirmi contro, cercai di mettere a fuoco ma il buio mi impediva di vedere. Senza pensarci incominciai ad urlare e correre. Correvo nel buio senza capire dove stavo andando, girai in un corridoio e poi in un altro.
-Dannazione vuoi stare attento?- ero caduta a terra sbattendo contro qualcuno
-io? Stai attenta tu- disse una voce davanti a me. Era una voce familiare, profonda, l’avrei riconosciuta fra tante.
-Harry ma sei tu?-
-Amy sei tu, meno male- disse alzandosi e porgendomi una mano.
-Non sei riuscito a trovare l’uscita, eh?- 
-no è un casino che cerco, mi sembra sempre di finire allo stesso punto-
-siamo in due allora-
-continuiamo insieme?- disse sorridendomi
-certo, però scelgo io che le strade da prendere agli incroci-
-te lo concedo perché è il tuo compleanno-
Incominciammo a camminare cercando qualche indizio per uscire, un po’ inutile con il buio.
-Ci sarà un modo per uscire da maledetta attrazione- disse a un certo punto esasperato
-che idea di merda che ha avuto Liam-
-le montagne russe non andavano bene?-
Scoppiai a ridere –dai, almeno ci stiamo divertendo..o forse no-
-decisamente la seconda-
-Harry guarda, c’è un po’ di luce di là- dissi indicando un corridoio che sembrava leggermente più illuminato
-proviamo ad andare-
Il corridoio era davvero illuminato da una luce azzurra che rischiarava il pavimento e i quadri appesi.
-Forse ci siamo- disse guardandosi intorno
-magari siamo arrivati anche primi-
-ne dubito, Louis è bravo in queste cose-
-mi immagino Zayn, poverino- dissi provocando la sua risata.
Improvvisamente vidi qualcosa venirmi incontro dal muro e tirai un urlo buttandomi contro Harry.
-Amy ti credevo una tosta- disse scoppiando a ridere
-maledetti pupazzi-
-dai tranquilla, li fanno proprio per spaventare, ci sono io con te-
Notai che ero ancora attaccata alla sua spalla e lo guardai sorridendo. Lui mi prese per i fianchi e mi avvicinò verso di lui guardandomi con quegli occhi verdi che per un attimo mi portarono alla tachicardia. Mi avvicinò sempre di più e posò le sue labbra sulle mie.
Dicono che quando si riceve un vero bacio bisogna alzare la gamba, beh, io in quel momento avrei dovuto alzare tutte le parti del corpo possibili. Continuava a baciarmi liberando dentro ogni parte del mio corpo uno sciame di farfalle.
A un tratto si staccò e guardò a terra –dai andiamo a trovare questa maledetta uscita-
Stava scoppiando di felicità e timidezza ma non lo disse, mi prese per la mano e mi trascinò il mio corpo morto di emozioni per i corridoi.
Per tutto il tempo che camminammo non dicemmo una parola, io scoppiavo di emozioni, felicità, timidezza. Se qualcuno mi avesse visto in quel momento avrebbe potuto dire che mi ero appena drogata.
Trovammo l’uscita dopo 10 minuti buoni e fuori ad aspettarci c’erano già Louis, che era arrivato primo, seguito da Liam e Zayn.
-Eccoli, finalmente- disse Louis venendoci incontro –ci dovete un gelato-
-lo sappiamo, lo sappiamo- dissi
Quei minuti spesi in quel bacio ripagarono i soldi di quei gelati che comprammo prima di metterci in macchina stanchi.
Per il viaggio di ritorno continuai a guardare Harry che ogni tanto mi sorrideva senza farsi vedere mentre Niall tirava occhiate prima a me e poi a lui. Stavo creando un grande casino.

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Capitolo 8
*** capitolo sette. ***


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Capitolo sette.
Era passata più di una settimana dal mio compleanno e dopo la giornata al parco e il bacio, Harry si era comportato normalmente con me, continuava a sorridermi e a scherzare quando eravamo in gruppo. Niall, invece, cercava scuse per stare con me da solo, situazioni che cercavo di evitare in tutti i modi.
Dopo quella giornata avevo trovato altri 4 biglietti anonimi, uno nel mio libro di storia, uno sul bancone della libreria, uno nella mia borsa, un altro nella casella della posta e uno sull’uscio di casa.
Quel giorno avevo appena finito le lezioni e me ne stavo sulle scale della scuola a rigirarmi tra le mani l’ultimo biglietto ricevuto. L’avevo trovato incollato sulla copertina del libro di matematica.
7 biglietti in totale, 7 dediche d’amore, tutti scritti con la stessa calligrafia e io non capivo chi fosse a inviarmeli. Avevo osservato i ragazzi per assicurarmi che non fosse uno di loro, ma non avevo notato nessun comportamento che mi potesse portare a pensare che l’autore fosse uno dei cinque. Allora avevo incominciato ad osservare i miei compagni, ma nessuno di loro era mi era così amico da volermi inviare biglietti sdolcinati. Forse era qualcuno che mi osservava da lontano e allora la situazione diventava terrificante e complicata.
“Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci” recitava l’ultimo biglietto. “Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno..” era di sicuro qualcuno che mi osservava in silenzio, qualcuno che avrebbe voluto possedermi ma aveva paura degli ostacoli. Era qualcuno della mia scuola o di un’altra? Era un cliente che mi aveva visto di sfuggita o qualcuno con cui prendevo l’autobus per tornare a casa? Non ci capivo assolutamente niente.
-Che fai qui tutta pensierosa?- disse a un tratto qualcuno dietro di me riportandomi alla realtà.
Mi girai e vidi due grandi occhi azzurri  che mi sorridevano.
-Hei Louis-
-ciao Amy- disse sedendo misi vicino e sporgendosi per vedere cosa avevo in mano –che hai là?-
Strinsi il biglietto nelle mani, non volevo che sapesse qualcosa –niente niente, tranquillo-
-dai Amy dammi qua- senza riuscire a opporre resistenza mi strappò le mani e lesse la scritta –chi è questo romanticone che ti invia frasi di Shakespeare?- disse ridacchiando
-non lo so, so solo che è il settimo che ricevo-
-7 biglietti anonimi con frasi sdolcinate e non muori dalla voglia di scoprire chi è?-
-forse si, forse no, forse ho solo paura di scoprire chi è-
-sicura di essere una ragazza?- disse ridendo
Lo fulminai con lo sguardo –che vorresti dire?-                                       
-se fosse stata un’altra ragazza a quest’ora sarebbe andata a raccontarlo a tutti vantandosene-
-la trovo una cosa stupida, perché non può venire a dirmelo in faccia invece di inviarmi foglietti anonimi? Non siamo alle elementari- dissi alzando le spalle
Lui non rispose, si alzò e mi prese per un braccio –dai, andiamo a fare un giro, hai bisogno di distrarti-
Non so come riuscì a capire che avevo bisogno di sfogarmi e distogliere la mente da quell’enigma ma mi fece salire in macchina e incominciò a guidare a vuoto.
-Ma tu che facevi davanti alla mia scuola?- dissi a un tratto mentre imboccava la strada per la periferia
-ero venuto per prendere Niall ma lui può aspettare- disse sorridendomi
Sapete quei migliori amici che vorrebbero avere tutti? Louis era proprio così, aveva la capacità di farti sentire al sicuro con un solo sorriso.
Incominciò a girare tra vie che non avevo mai visto –Lou dove stiamo andando?-
-stai buona e lo scoprirai-
Guidò per altri 10 minuti buoni, passò prima per delle strade di campagna per poi attraversare un piccolo paese e poi di nuovo strade di campagna e piccole viuzze. A un trattò parcheggiò e mi fece scendere: mi aveva portato al mare.
-Lou che ci facciamo al mare a fine novembre?-
-aspettami qui, arrivo-
Corse verso un bar e ne uscì dopo qualche minuto con due cioccolate calde.
-Vieni con me- disse porgendomi una delle due tazze
Ci sedemmo sulla sabbia sorseggiando la bevanda calda che scontrandosi con il freddo del mio corpo mi provocò due guance rosse; per qualche minuto non parlammo ma ebbi l’impressione che fosse il silenzio a parlare al posto nostro.
-Mi piace il mare in inverno, è calmo e ho pensato che un po’ di tranquillità ti potesse far bene- disse a un tratto rompendo il silenzio
-come hai fatto a capirlo?-
-hai gli occhi che parlano al posto tuo, sai?-
Lo guardai stupita e lo abbracciai, in quell’abbraccio c’erano tutte le parole che avrei voluto dirgli e che lui capì stringendomi a se.
-che è successo tra te e Harry nel labirinto?- disse ridacchiando
-niente-
-non mentire, lo so che è successo qualcosa-
-perché dovrebbe essere successo qualcosa?-
-perché tu non facevi che guardarlo e non avevo mai visto Harry sorridere così tanto-
Allora era stato contento di quel bacio, un minimo di gioia l’aveva provata anche lui. –Niente Lou, davvero-
-faccio finta di crederci- disse scompigliandomi i capelli.
Rimanemmo tutto il pomeriggio in quel modo, appoggiati l’uno a l’altro a chiacchierare. Louis aveva la capacità di ascoltare, riusciva a farti sentire incredibilmente a tuo agio. Per un attimo mi chiesi come avevo fatto tutto quel tempo senza di lui.
 
 
Niall’s pov.
 
Eravamo sul divano di casa mia ad aspettare Louis mangiando popcorn e patatine.
-Ma dove cazzo è quel bastardo?- disse a un tratto Liam esasperato picchiettando le dita sul telecomando.
-Che finezza Payne- gli rispose Zayn che giocherellava con la cerniera della sua felpa rossa.
Eravamo là da ben due ore ad aspettarlo, per vedere il film che avevo affittato, e non si era degnato di presentarsi o fare una chiamata.
-Giuro che lo ammazzo- urlò Harry.
In quel momento si aprì la porta ed entrò Louis sorridendo –ragazzi scusate il ritardo-
-ritardo? Cazzo Louis sono due ore che ti aspettiamo- dissi
-scusatemi, ero in giro-
-con chi?- gli chiese Liam
-Amy, abbiamo fatto una passeggiata-
-che cazzo ci facevi con la mia Amy?- sbraitai
-tanto tua non credo, mio caro Horan- disse buttandosi sul divano con un sorriso maligno stampato in faccia
-cosa vorresti dire?-
-dai Liam metti play-
-no Liam stai fermo. Louis che cavolo vuoi dire?- ringhiai
-niente tranquillo-
Non sopportavo quel sorriso beffardo stampato sul viso, mi sporsi verso di lui per guardarlo negli occhi –parla, ora-
-riceve dei biglietti anonimi da qualcuno che sembra innamorato di lei-
Lo guardai incredulo mettendomi una mano tra i capelli –chi cazzo è sto bastardo?-
-quale lato della parola ‘anonimi’ non capisci Niall? Dai Liam metti play- disse mentre Liam obbediva ai suoi ordini –rilassati e guardati il film-
Mi sedetti sul tappeto fissando lo schermo della televisione, sicuro che rapine e scontri tra macchine non avrebbero occupato la mia mente in quell’ora e mezza di film. Chi si stava mettendo tra me e Amy stava facendo un grosso errore, lei era mia e quel tipo sarebbe presto saltato in aria con i suoi messaggi.

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Capitolo 9
*** capitolo otto. ***


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Capitolo otto.
-Niall non sapevo avessi una cotta per la mamma- Tom si era seduto sulle gambe di Niall e lo guardava sorridendo.
Era entrato silenziosamente e si era seduto vicino a noi, quando aveva capito di cosa stavamo parlando aveva lasciato che finissi di parlare per poi attaccare la sua versione. Abitava vicino a noi e, dopo aver finito il liceo, avevamo continuato a mantenere i rapporti. Liam e Zayn, invece, erano partiti per New York alla ricerca di un lavoro e un’opportunità per realizzare il loro sogno, diventare cantanti. Di Louis invece non si sapeva più niente, dopo il mio matrimonio con Harry, a cui aveva fatto da testimone, era partito per l’Italia senza farne più ritorno e non aveva dato notizie. Louis, quanto mi mancavano i suoi abbracci e i suoi sorrisi in grado di colmare vuoti immensi.
-Ciao Niall- disse Harry dandogli una pacca sulla spalla
-ciao ragazzi-
-siamo contenti di vederti- dissi sorridendogli e stringendo la mano di Harry –continui tu la storia?-
 
 
Niall’s Pov.
 
Quella fottutissima stanza puzzava di fumo e pensieri che avevano fatto la muffa nella mia testa e che la musica ad alto volume non riusciva a placare. Fuori diluviava e per quanto Zayn avesse cercato di convincermi ad andare a casa sua io avevo preferito starmene nel mio letto.
L’idea che qualcuno mandasse bigliettini anonimi ad Amy mi faceva imbestialire, in quella rabbia c’era un misto di gelosia che mi faceva venire voglia di andare da lei in quel momento e rapirla per tenerla con me sempre.
La conoscevo da tanto, l’avevo vista crescere, trasformarsi dalla 13enne con il viso paffuto e la frangetta sopra gli occhi, alla 17enne con i capelli lunghi e ondulati e gli occhi grandi. L’avevo vista costruirsi un muro, mutare quella timidezza, che la colpiva all’inizio e che le faceva venire la guance rosse come un peperone, in una finta e solida strafottenza che evitava ogni mio gesto di affettività.
Il sorriso che le nasceva sul viso ogni volta che si divertiva, il modo in cui si spostava la ciocca di capelli dietro l’orecchio, il movimento veloce con le dita che faceva ogni volta che finiva di riordinare i libri nello scaffale, le unghie rosicchiate a causa del nervosismo erano tutte cose che avevo osservato e mi avevano fatto nascere dentro di me un vortice di emozioni ogni volta che sentivo il suo nome. Ma quale vortice? Quelle emozioni non erano paragonabili a nessun vortice, terremoto, uragano, tempesta, eruzione del mondo. Erano emozioni inspiegabili, che mi lasciavano la voglia di sorridere per ore dopo averla vista.
Abbassai la musica e incominciai a pensare a un piano per conquistarla, era passato troppo tempo, troppe azioni affettive mandate all’aria, era il momento di agire. Avrei dovuto sabotare i bigliettini di quel tipo, farla stupire, renderla mia.
 
La mattina dopo me ne stavo appoggiato al cancello della scuola con una cuffia nell’orecchio e una che cadeva sul giubbino di pelle. Avevo programmato tutto, sapevo gli orari di Amy a memoria, alle 7:50 sarebbe arrivata a scuola, si sarebbe avvicinata all’armadietto per prendere i libri e in quel momento avrei messo in atto il mio piano.
7: 46, mancavano pochi minuti, stringevo il biglietto in una mano e con l’altra picchiettavo le dita sul ferro nervosamente.
Vidi Amy avvicinarsi da lontano, il cappuccio della felpa rosa in testa, le mani nelle tasche e un’aria distratta. Era bellissima come sempre.
Come avevo programmato entrai dalla porta di dietro, quell’entrata era vietata agli studenti, ma corrompendo il bidello con dei dolci l’avevo convinto a farmi entrare. Quella porta sbucava nel mezzo del corridoio principale, proprio vicino all’armadietto di Amy.
Mi immischiai tra gli studenti in cerca di un cappuccio rosa. Quando la vidi ero ormai vicino all’armadietto, presi il bigliettino e lo infilai nel buco della maniglia perdendo tempo in modo che lei mi vedesse.
-Niall che stai facendo qui?- urlò quando mi vide
-Amy non ti avevo visto scusa-
Il suo viso aveva attraversato tutti i colori dell’arcobaleno, mi guardava stupita, non sapeva che dire.
-Allora sei tu a mandarmi i bigliettini?- disse strappandomi di mano il foglietto.

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Capitolo 10
*** capitolo nove. ***


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Capitolo nove.

Amy’s pov.
 
-Niall te lo ripeto, sei tu ad inviarmi i biglietti?- dissi serrando i pugni.
Lui farfugliò qualcosa mettendosi le mani nei capelli –si..ma devo spiegarti-
Non gli diedi il tempo di parlare, presi la borsa e scappai. Sentii la voce di Niall chiamare il mio nome dietro ma non gli diedi peso e lasciai che si immischiasse con le urla degli altri studenti.
Mi precipitai fuori da scuola, non volevo pensare, volevo scappare da quella situazione e dalle domande che mi sarei posta in testa. Arrivai nel parco vicino alla scuola e mi lanciai sotto un albero sprofondando la testa nelle mani.
Come avevo fatto a non accorge mene? Niall, chi altro avrebbe potuto inviarmi biglietti? Niall, con quel sorriso sempre stampato in faccia che mi faceva chiedere se non si facesse male alla mascella a stare sempre in quel modo. Niall con quella sua dolcezza e gli occhi azzurri in grado di darti ipnosi. Niall che mi aveva rubato dei baci e cercato la mia attenzione.
Adoravo Niall e la paura di ferirlo mi faceva male, non avrei resistito al pensiero che potesse soffrire per una stupida come me, ma ero scappata di nuovo, l’avevo lasciato là, come uno stupido.
“Amy sei sempre la solita cretina” mi dissi strappando un pezzo d’erba e distruggendola.
Rimasi là, sotto quell’albero, per una mezz’ora a lasciare che l’immagine di Niall con il bigliettino, impressa nella mia testa, e tutti i pensieri ad esso collegati mi controllassero.
Non volevo andare scuola e mi diressi a casa. Mamma era in libreria tutto il giorno quindi sarei stata sola tutto il giorno.
Arrivata riempii la vasca di acqua calda e mi ci immersi dentro annegando un’esplosione di emozioni e pensieri. Dovevo affrontare Niall, dovevo sentire cosa aveva da dirmi e sarei andata io da lui.
Uscita dalla vasca preparai una tazza di thè e ci immersi dentro qualche biscotto per poi addormentarmi sul divano.
Quando mi svegliati era l’1:00, ciò stava a significare che le lezioni erano finite. Mi infilai gli stivali e il giubbotto ed uscii, dovevo andare da Niall.
 
Lo stupore di Niall quando mi vide fuori dalla sua porta fu enorme –Amy, entra- balbettò diventando tutto rosso.
-Niall devo parlarti di oggi- dissi mentre ci sedevamo sul divano
-parla pure-
Scaricai tutto velocemente, senza nemmeno pensare alle parole che mi stavano uscendo, ogni tanto mi fermavo per la vergogna, ma ricominciavo subito –Niall mi dispiace davvero tanto di essere scappata, ero terrorizzata e imbarazzata. Nessuno si è mai aperto così a me, non ne sono abituata, io ci tengo davvero a te-
-Amy devo chiederti scusa anch’io, di averti confuso con quei biglietti, avrei dovuto dirti tutto in faccia, non attraverso dei pezzi di carta. Sei davvero speciale ma credo che tu l’abbia capito.-
Rimasi stupita da come pronunciò quelle parole, si sentiva l’imbarazzo ma anche la dolcezza nella sua voce, i suoi occhi brillavano e il rossore sulle guance era aumentato. Era davvero bellissimo.
-E ora cosa facciamo?- farfugliai torturando le maniche della felpa.
-lasciamo che sia-
Non capii l’ultima frase, lo guardai confuso e lui si avvicinò a me rompendo lo spazio tra le mie labbra e le sue.

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Capitolo 11
*** capitolo dieci. ***


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Capitolo dieci.

Un mese dopo.

Il cellulare vibrò all’ennesimo messaggio di Niall, lo buttai nella borsa senza nemmeno guardarlo, presi gli stivaletti e li indossai velocemente.
Quella sera eravamo tutti invitati a casa di Harry che, avendo casa libera, ne aveva approfittato per organizzare una festa. Io e Niall ci saremmo presentati un’altra volta come fidanzati. Fidanzati. Ogni volta che pensavo a lui e pronunciavo ‘il mio ragazzo’ un brivido mi passava per la schiena. Non sapevo quando lo eravamo diventati davvero, avevamo incominciato a frequentarci e un giorno, alla domanda ‘siete fidanzati?’, rispondemmo di si.
Niall era il ragazzo perfetto.  Con Niall facevo lunghe passeggiate a lasciare che il silenzio parlasse al posto nostro, con Niall potevo parlare di qualsiasi cosa, con Niall andavo in posti strani e romantici, con Niall avevo fatto l’amore ubriachi di follia dopo una festa, con Niall mi rannicchiavo sotto una coperta a parlare del nostro futuro mangiando popcorn.  Con Niall mi sentivo bene e sicura. Ma nonostante tutto, se mi chiedevano ‘lo ami?’  io rimanevo in silenzio e lasciavo che quella domanda mi provocasse uno strano amaro in bocca e facevo di tutto per non pensarci.
Mi precipitai fuori e lo trovai appoggiato alla sua macchina, con le mani nella tasca dei jeans ad aspettarmi.
-Andiamo bellezza?- disse lasciandomi un bacio sulla fronte e aprendomi la portiera
-andiamo a riempirci di alcool- esaltai buttandomi sul sedile di pelle nera.
Erano appena le 11:00 ma la casa era già piena e la musica si sentiva da fuori. Mi infilai tra la folla tenendo la mano a Niall. Era poca la gente che conoscevo, la maggior parte non era della mia scuola, alcuni anche più grandi e molti accompagnati da ragazze messe in tiro per farsi guardare e toccare.
-Niall cerco Liv, ci vediamo dopo- urlai cercando di sovrastare la musica
-va bene, a dopo- disse stampandomi un bacio sulla guancia per poi allontanarsi verso la sala.
Incominciai a farmi spazio tra i ragazzi decisa di trovare la mia amica.  Zayn mi aveva costretta ad invitarla e quando le avevo detto che l’invito era da parte del moro lei era completamente impazzita al telefono. Da un periodo avevano incominciato a notarsi sguardi di intesta tra i quei due e, nonostante lei se lo divorasse con lo sguardo, alla domanda  ‘ti piace Zayn?’ rispondeva acida. Trovarla non fu difficile, la vidi venirmi incontro con una bottiglia di vodka –ce l’hai fatta ad arrivare, dov’è il tuo bel biondo?-
-credo sia con gli amici, e tu, con zayn?- dissi con un sorriso beffardo strappandogli di mano la bottiglia
-zitta e andiamo a ballare-
Mi trascinò al centro della sala e, in mezzo a tutta quella gente, tra una bottiglia di vodka e un bicchiere di birra, iniziammo a ballare senza controllo.
Un’ora dopo eravamo ancora là in mezzo, sudate, completamente ubriache, con i piedi che gemevano per il peso dei tacchi.
-Liv vado in bagno un attimo- dissi allontanandomi da quella gente per prendere aria.
Salire le scale per andare al secondo piano fu una vera impresa: la testa mi scoppiava a causa dell’alcool e della musica e i gradini sembrarono infiniti.
-Hai bisogno di aiuto?- mi dissero due occhi verdi e una testa riccia alla fine di quei gradini eterni.
-Grazie mille Harry ce la faccio-
-sei ubriaca-
-non è vero- urlai acidamente
Lui scoppiò a ridere e mi prese per un braccio –come dici tu Amy, dai vieni con me-
Mi trascinò in quella che doveva essere la sua stanza, visto i poster dei Pink Floyd appesi al muro, e mi aiutò a sedermi su una poltroncina. Sembrava che fossi stata appena bastonata a sangue, non avevo mai bevuto così tanto.
-Perché mi hai portato qui?- dissi rilassando il corpo sul velluto della poltrona
-Perché qui c’è silenzio e tranquillità e sembra proprio che tu ne abbia bisogno-
Non risposi e lasciai penzolare le gambe distrutte. –Ma tu non dovresti essere con i tuoi amici, che ci fai qui?-
-ero venuto a prendere la riserva- disse mostrandomi una bottiglia di rum.
Euforica allungai le braccia come una bambina alla quale le si sta mostrando un giocattolo -dammene un goccio-
-non se ne parla, sei conciata già per bene-
-allora me ne vado-
Mi alzai velocemente decisa di andarmene ma il movimento improvvisò mi provocò un giramento di testa e Harry fu costretto ad afferrarmi per non farmi cadere.
-Stai tranquilla qui- mi ordinò facendomi risedere
-grazie mille- dissi arrendendomi.
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi accarezzò una guancia lasciando che mi perdessi nel suo sorriso mentre una voglia di baciarlo e riscoprire il gusto delle sue labbra, che quel pomeriggio nel labirinto mi avevano fatto impazzire, mi colpiva.
Forse riuscì a capire i miei pensieri, forse sentì i brividi che continuavano a travolgermi  e congiunse le sue labbra alle mie e lasciò che le nostre lingue si studiassero a vicenda.  In quel bacio, che si prolungò ancora e ancora, fui sicura di sentire il suo sorriso. Cinsi le braccia intorno al suo collo e sprofondai le mani nei suoi ricci mentre le sue mani percorrevano la mia pelle sotto la maglietta.
Mentre i baci si spostavano sul mio collo, le nostre magliette caddero sulla moquette, lui mi prese in braccio, mi posò sul letto e incominciò ad operare sul gancetto del mio reggiseno mentre io combattevo con i bottoni del suo jeans.
Quella notte fu l’alcool ad agire su di noi, fu l’alcool a far combaciare i nostri corpi e ad unire perfettamente le sue labbra alle mie come nessun’altro paio di labbra avesse mai fatto.

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Capitolo 12
*** capitolo undici. ***


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Capitolo undici.

Harry’s pov.
Aprii  gli occhi e la vidi là, vicino a me, rannicchiata per il freddo, ancora in biancheria intima, i capelli disordinati e il trucco sbavato.
Forse, dopo quella notte, avrei perso uno dei migliori amici e molto probabilmente anche quel poco di rapporto che c’era tra me e Amy, ma in quel momento non riuscivo a smettere di sorridere guardandola e pensando a quello che era successo un’ora prima. Il modo in cui si era lasciata andare e aveva stretto le sue braccia intorno al mio collo. I baci, i tocchi, le mie mani, le sue, i nostri respiri, sembrava che ogni parte del nostro corpo si fosse fusa in un’anima sola. Due anime che si stavano cercando da tempo per completarsi.
Cercando di non svegliarla la strinsi a me e chiusi gli occhi,  godendomi gli ultimi attimi di calore che quel corpo esile riusciva a mandarmi.

Amy’s pov.

Cercavo la maglietta sul pavimento, intenta a non incontrare lo sguardo di Harry e quegli occhi verdi che quella notte erano stati la mia trappola.
 –Harry ascolta..- divulgai infilandomi la maglietta che avevo trovato ai piedi della poltrona di velluto.
-Tranquilla Amy, come se non fosse successo niente- continuò lui senza permettermi di finire la frase.
Alzai la testa e, facendo svanire ogni mio tentativo, incontrai il suo sguardo.
Mi torturai il labbro inferiore guardando il corpo che quella notte era stato mio. Gli addominali perfetti, i ricci scompigliati e quegli occhi verdi. Quegli smeraldi profondi che, la sera prima, erano riusciti a confondermi e, immischiandosi a quel sorriso perfetto e tanto dolce, avevano aperto la porta del mio autocontrollo.
-Ora è meglio che io vada..- farfugliai uscendo dalla sua camera, senza guardarlo o permettergli di accompagnarmi alla porta.
Sapevo bene che sarei dovuta tornare a casa ma presi la strada inversa. In quel momento avevo solo bisogno del mio diario segreto.

-Tu ti sei portata a letto Harry Styles?- urlò Liv, cambiando sul suo viso tutti i colori dell’arcobaleno per poi trasformare l’espressione stupita in un sorriso malizioso –Com’è il riccio a letto?-
-Liv, non mi sembra il momento di pensare a come sia a letto Harry- risposi lanciandomi sul suo letto –quello che conta davvero ora è che  ho tradito il mio ragazzo con uno dei suoi migliori amici-
-Che ti ha detto Harry alla fine?-
-Che nessuno avrebbe saputo niente, di stare tranquilla, ma di sicuro queste parole non mi tranquillizzano- dissi sprofondando il viso nel cuscino.
-Allora stai tranquilla, se te l’ha detto lui-
-Non posso Liv, se viene a scoprirlo? Non voglio rovinare tutto con Niall-
-Amy dimmi la verità, tu ami Niall?-
Eccola la domanda fatidica, quella che ogni volta scuoteva di me una nube di dubbi. –Certo- mentii
-Puoi mentire a tutti ma non a me, ricordatelo- Liv mi strinse a se e io affondai il viso nei suoi ricci inalando il profumo di albicocca che l’aveva sempre caratterizzata e che mi faceva sentire a casa.
Niall era un ragazzo meraviglioso, il fidanzato perfetto. Avevo provato ad auto convincermi di amalo, avevo costretto il mio cuore a battere per una persona di cui non era attratto, forse perché mi sembrava giusto in quel modo e perché non volevo veder soffrire Niall. Per quanto avrei voluto davvero innamorarmi di lui non potevo. Amavo Niall come si ama il proprio fratello maggiore o il proprio migliore amico e c’era voluta una notte con Harry per farmelo capire.
-Liv sono nei casini- 

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Capitolo 13
*** capitolo dodici. ***


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Capitolo dodici.

-Niall un giorno devi cucinare quella pasta con le verdure-
-Sarò felice di fartela quando vorrai- ridacchiò Niall intrecciando i capelli a Sofia.
-Niall lo sai che il mio stomaco è sempre aperto alle tue squisitezze- si intromise Harry facendo salire Tom sulle sua gambe.
-Di cosa parlate papà?- chiese guardandoci senza capire.
-Dai Amy, riprendi a raccontare- disse Niall finendo la treccia a Sofia.
-Ora ti racconto amore-


-Liam mettila qui questa-
-C’è anche questo- mi disse Zayn passandomi un angioletto di ceramica.
-Ragazzi ho trovato una scatola con altra roba- urlò dall’altra camera Harry.
-Portala qui- risposi mettendo sull’albero una pallina color oro.
Eravamo era sotto il periodo di Natale e c’eravamo ritrovati a casa di Liam per aiutarlo ad addobbare l’albero e passare un pomeriggio tranquilli. Amavo quella festività, fin da piccola avevo sostenuto che fosse il periodo migliore dell’anno. Mi piacevano le luci nelle vetrine, la gente con le mani piene di regali, le canzoni natalizie da ogni parte, le palline con dentro la neve da scuotere, i regali sotto l’albero, la neve la mattina di Natale e quell’atmosfera che avrebbe sciolto il cuore anche alla persona più rude e cattiva.
Harry posò a terra uno scatolone pieno di palline e addobbi per la casa –Eccola qui-
-Io aggiusto gli addobbi per casa, Louis aiutami- disse Niall prendendo dalla scatola qualche schiaccia noce e dei carillon e trascinando Louis con se.
Io e Zayn finimmo di mettere le palline sull’albero e Liam e Harry costruirono il presepe, mentre delle canzoni di Natale ci accompagnavano nei nostri lavori.
-Guarda, questo pupazzo di neve è senza un braccio- dissi mostrando a Zayn un pupazzetto a cui mancava un pezzo.
-E’ andato in cancrena a furia di stare nello scatolone e l’hanno imputato- scherzò provocando la mia risata.
-Amy è ora di mettere la stella- annunciò Liam quando le decorazioni furono complete.
L’albero era alto quindi Zayn e Louis furono costretti a prendermi in braccio per farmi arrivare alla punta dove infilzai una stella color oro.
-E’ bellissimo caspita- disse Louis poggiandomi a terra.
-Tutta la casa lo è, abbiamo fatto un attimo lavoro- rispose Liam euforico.
L’albero era grandissimo, completamente addobbato con decorazioni bianche con qualche tocco di rosso e oro ogni tanto. Mobili e davanzali erano stati addobbati con pupazzi di neve, schiaccia noci, befane, babbi natale in tutte le posizioni e il presepe costruito da Liam e Harry completava il tutto rendendo ogni cosa perfetta.
Niall si avvicinò e mi cinse un braccio sulla spalla –brava bellezza- mi disse mostrandomi un sorriso che ricambiai senza rispondere.
Con Niall non avevo concluso niente, avevo provato a prenderlo da parte per parlargli ma, ogni volta che iniziavo a dire una parola, uno dei suoi amici se lo trascinava dietro o io venivo travolta dalla paura. Al solo pensiero di farlo soffrire o di perderlo anche come amico stavo male anch’io.
-Che ne dite se faccio i biscotti?- dissi evitando un bacio di Niall.
-Ottima idea, ti aiuto- mi disse Liam.
-Io cucino la cena- annunciò Niall avvicinandosi ai fornelli seguito da Louis che si era proposto di aiutarlo.
-Bene amico mio, credo che noi due dovremmo trovare qualcosa da fare- disse Zayn circondando il collo di Harry con un braccio.
-Si credo proprio che dovremmo darci da fare-
-Pensi quello che penso io?-
Non fu necessaria la risposta di Harry per vedere i due ragazzi buttarsi sul divano e prendere in mano il joystick provacando la risata di tutti.
-Che biscotti hai intenzione di fare?- disse Liam porgendomi una ciotola e delle uova.
-Avevo intenzione di farli a tema natalizio, magari con del cioccolato-
-Perfetto, gli ingredienti ci sono, iniziamo allora-
Avevo imparato quella ricetta da mia nonna, ogni anno l’aiutavo a farli e sapevo dosi e passaggi a memoria.
-Ti piace cucinare?- mi chiese Liam versando dello zucchero nel mio impasto.
-Oh si, lo faccio da quando sono piccola, ho sempre aiutato mia madre e mia nonna-
-Io amo cucinare i dolci, sono la mia passione. Ci ritroviamo sempre in casa di uno di noi e mentre io faccio i dolci Niall cucina, è un bravissimo, vedrai, mangerai da Dio- disse sfoderando un sorriso che considerai bellissimo.
Dopo un’oretta i nostri biscotti erano in forno a cuocersi e Zayn e Harry, che continuavano chiedersi rivincite su rivincite a PES, si lamentavano sul divano affamati.
-Dai ragazzi sedetevi a tavola- annunciò Louis mentre Niall appoggiava sul tavolo due pentole bollenti.
-Con cosa ci stupirai questa volta irlandese?- disse Harry impaziente.
-Calmati riccio e vedrai-
Tolse prima il coperchio a una pentola, che mostrò della pasta con della verdura, e poi all’altra al cui interno c’era del pollo con paprika.
-Diamoci sotto- urlò Zayn.
Niall cucinava davvero bene e dopo un piatto di pasta e due pezzi di pollo sentivo di star per scoppiare.
-Niall sei un ottimo cuoco-
-Concordo- aggiunse Harry con la bocca piena di pollo.
-Un po’ di merito anche a me ragazzi, io ho aiutato- disse Louis.
-Hai ragione Lou, sei bravissima anche tu- gli dissi facendo nascere sul suo viso un sorriso soddisfatto.
-Approposito Amy, dal forno arriva un buon odore, vai a controllare- mi ricordò Liam.
-Giusto-
Corsi verso il forno e tirai fuori i biscotti che si erano cotti alla perfezione. Gli avevamo modellati a forma di alberi di natale o pacchi regali con della glassa colorata, erano bellissimi e invitanti.
-Chi vuole un biscotto?- annunciai posando il vassoio sul tavolo.
-Dai a me bionda, ci penso io- disse Zayn lanciandosi sui dolci.
In men che non si dica gli spazzarono via –Vedo che avete gradito- dissi guardando il vassoio vuoto coperto di briciole.
-Abbiamo una coppia di cuochi qui- mi sorrise Louis.
Niall soddisfatto mi strinse a se, mentre due occhi verdi mi trapassarono, facendo sparire dalla mia bocca il gusto dei biscotti per sostituirlo con un amaro che sapeva di sensi di colpa.
Avendo casa libera decidemmo di rimanere a casa di Liam a dormire e dopo aver visto un film spargemmo dei materassi per la casa.
Liam andò a dormire in camera sua, in una battaglia tra Louis e Zayn per il divano vinse Louis e Zayn si trovò a dormire ai piedi del letto di Liam. Io mi sistemai su un materasso in sala e Niall affiancò il suo al mio mentre Harry, dalla parte apposta della sala, si era rannicchiato con delle coperte e dei cuscini.
Quella notte fu difficile addormentarsi. Niall si era addormentato stringendomi la mano, cosa che fece aumentare i miei sensi di colpa, e io passai due ore a spostare il mio sguardo dal suo petto che si muoveva lentamente, alla chioma riccia dall’altra parte della camera. 

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Capitolo 14
*** capitolo tredici. ***


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Capitolo tredici.

Harry’s Pov.

Mi  precipitai giù dalle scale infilandomi la felpa e uscii entrando in macchina nel minor tempo possibile.
La mia sveglia, quella mattina, aveva deciso di rimanere in silenzio ed ero in un ritardo pazzesco.
La prima ora era iniziata da una mezz’ora e io già immaginavo le urla di rimprovero di Stander, il prof di letteratura.
Fuori diluviava e i tergicristalli mal funzionanti di quel catorcio rendevano ogni cosa complicata. Ero costretto a tenere il viso incollato al vetro per vedere qualcosa ed evitare di sbandare, mentre maledicevo la sveglia, la scuola, la pioggia e quella macchina.
Arrivato a metà di quella impresa notai una figura famigliare, sotto la pioggia, alla fermata dell’autobus.
-Qualcuno ha bisogno di un passaggio?- dissi accostando la macchina e aprendole la portiera.
Senza nemmeno rispondere, Amy si infilò dentro rannicchiandosi contro il sedile.
-Grazie- balbettò sbattendo i denti.
Era completamente bagnata, il trucco le era scolato sul viso, lasciandole delle tracce nere sulle guance diventate rosse per il freddo, il tutto, poi, era accompagnato da un forte tremolio.
-Che ci facevi là al freddo sotto la pioggia?- chiesi accendendo i riscaldamenti.
-Aspettavo in un miracolo- mi disse stringendosi nel cappotto bagnato.
-E’ in inutile che cerchi di coprirti con quello, sei bagnata. Ora ti porto a casa e ti faccio cambiare-
-Tu sei pazzo, portami a scuola- urlò scattando sul sedile.
Scoppiai in una risata e, senza nemmeno risponderle, mi girai verso casa mia.

-Vai in bagno e inizia ad asciugarti, io ora ti porto dei vestiti asciutti e un phono- le dissi girando la chiave nella toppa e spalancando la porta.
La vidi scattare al piano di sopra continuando a tremare e trascinarsi i vestiti bagnati e ancora ridacchiando, andai in camera mia e afferrai una maglia dall’armadio e il phono da un cassetto .
-Amy posso entrare?- dissi bussando alla porta del bagno.
-Vieni, tranquillo-
La trovai appoggiata al lavello con le mani sotto l’acqua calda.
-Ti ho preso una maglia e qui c’è il phono, asciugati e poi vieni in camera, ti aspetto là-
-Ma i tuoi genitori non ci sono?- mi disse togliendo le mani dall’acqua.
-Tranquilla, lavorano, puoi fare con comodo-
Mi ricambiò un sorriso e mi allontanai dal bagno lanciandomi sul letto per aspettarla.

-Questa me la regali, vero?- mi disse muovendosi nella maglietta fin troppo larga.
Si era rinchiusa nel bagno per dieci minuti buoni e ne era tornata con i capelli, ancora umidi, legati in una treccia e la maglietta che le scopriva le ginocchia nude.
-Se ci tieni-
-Si ci tengo perché profuma- dichiarò decisa sedendosi a terra contro il letto.
-Voi ragazze siete strane- dissi scoppiando in una risata -aspettami qui, vado a prendere qualcosa da mangiare-
Scesi in cucina, misi due pezzi di torta in un piatto e risalii in camera dove trovai Amy che si era coperta con il plaid che tenevo sul bordo del letto.
-Hai freddo?-
-Ora sto decisamente meglio- disse portando il dito, che aveva appena immerso nella panna della torta, alla bocca –ma tu non dovresti essere a scuola?-
-Non mi è suonata la sveglia- dissi sedendomi vicino a lei –Allora, come va con Niall?-
-Oh, bene- farfugliò.
-Lo ami?- chiesi senza essere sicuro di voler sentire la risposta.
Vidi i suoi occhi spostarsi dal mio viso, al vuoto della stanza e creare un silenzio tagliente in cui nessuno provò a parlare, forse per i troppi pensieri che in quel momento riempivano le nostre teste.
Iniziai a lanciarle sguardi veloci e studiare ogni minimo dettaglio del suo viso come le tracce di trucco rimaste sotto gli occhi o la ciocca di capelli che le si era staccata dalla treccia.
-Da piccola facevo le tende con le coperte, diventavano le mie tane per giornate intere dopo che avevo litigato con mia madre, ci potevo entrare solo io- disse a un tratto rompendo il silenzio.
Mi lasciai scappare un sorriso e istintivamente mi alzai e tirai il copriletto dal letto per poi lanciarglielo addosso e crearci una capanna.
-Tu sei pazzo- sogghignò una volta che mi ero infilato sotto le coperte con lei.
-Questa ora è la nostra capanna, qui dentro sono vietati i brutti pensieri e le preoccupazioni, solo felicità-
-Harry abbiamo 17 anni, smettila- disse cercando di uscire.
La presi per un braccio e la riportai dentro –Smettila di essere così negativa, non pensare a niente, svuota la mente di ogni cosa-
Vidi un sorriso enorme nascere sul viso mentre mi studiava divertita –Ti va di fare un gioco?-
-Cioè?-
Velocemente infilò un dito nella panna e, senza darmi il tempo di opporre resistenza, me la spalmò sul naso.
-Poi sono io quello pazzo, vero?- urlai cercando di pulirmi.
-Stai fermo, non ti muovere-
Mi tenne fermo le mani e si sporse verso il mio naso leccando la panna con dei baci. Quel minimo contatto scatenò dentro di me uno zoo di animali scalpitanti, una sensazione che mi era proibita, mentre il mio cuore perdeva un tacca.
-Ora tocca a me- dissi sorridendo e immergendo le dita nel dolce, per poi sporcarle la guancia e perdere un’altra tacca.
Tra il fondersi di risate e sorrisi, il gioco andò avanti fino a quando non le sporcai le labbra di panna.
Le lessi negli occhi la preoccupazione e i sensi di colpa misti alla gioia e alla voglia di lasciarsi andare.
Unii le nostre labbra, godendomi il sapore di quel bacio che avevo tanto desiderato riprovare dopo quella notte, che avevo cercato e trovato, felice come un disperso che nel deserto trova l’acqua.
Divisi le nostre labbra e, giusto il tempo di respirare, che queste subito si ricercano in baci che sapevano di panna, felicità, libertà e trasgressione.
Il mio cuore perse tre tacche. 

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Capitolo 15
*** capitolo quattordici. ***


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Capitolo quattordici.

Sofia mi guardava con gli occhi verdi spalancati. Era incredibile quanto somigliasse a Harry: i lunghi capelli le circondavano il viso delicato dagli stessi tratti del padre, aveva le stesse fossette agli angoli della bocca e gli occhi profondi si erano illuminati al sentir raccontare la mia storia. 
Tom era diverso, aveva i ricci di Harry ma il colore dei miei capelli, i miei occhi, ma il naso di Harry e un caratterino che era la fusione di tutti e due.
-Ma poi Niall non ti ha scoperto?- chiese Sofia.
-Troppo presto per questa domanda- risposi guardando Niall che sorrideva amaramente –Forse è meglio se continuo a raccontare.-


Sbattei l’anta dell’armadio e mi buttai sul letto esasperata. La mezz’ora passata a fissare il mio armadio in cerca di un vestito da mettere quella sera era stata inutile e mi ha aveva provocato solo una confusione in testa.
Quello era il giorno in cui io e Niall facevamo due mesi e lui aveva deciso di portarmi in un ristorante per festeggiare. Non solo mi ritrovavo su un letto circondata da vestiti che non avrei voluto indossare, ma in quel momento i sensi di colpa mi stavano mangiando viva. Niall ci teneva a me, organizzava serate meravigliose come queste mentre e io lo prendevo solo in giro, fingendo un amore inesistente e per di più passando pomeriggi sdolcinati con uno dei suoi migliori amici. Avrei voluto tanto lasciarlo, togliermi quel peso enorme dallo stomaco ma non ci riuscivo: appena cercavo di spiaccicare una parola sull’argomento mi trovavo a cambiare discorso, usando anche la più stupida delle scuse. Ma quando ero diventata così stupida?
Niall passò a prendermi alle 8:00 e mi portò in un ristorante in centro.
-Ma quanto hai intenzione di spendere?- chiesi guardando il menù stupita.
Era un ristorante elegante e sfarzoso e i prezzi esagerati sul listino erano da far girare la testa.
Lui scoppiò a ridere –Tranquilla Amy, prendi quello che vuoi-
-Niall potevi portarmi al McDonald’s, sono due mesi, non un anno-
-Non preoccuparti, voglio il meglio per noi e per te. Farò di tutto per renderti felice- disse afferrando la mia mano e portandola alla sua bocca.
Lo guardai negli occhi e ci lessi dentro tanto amore e felicità da farmi stare male. Gli sorrisi e mi concentrai sul menù per evitare di aumentare i sensi di colpa: più lo guardavo e più mi sentivo schifosa.
All’arrivo del cameriere cercai di ordinare ciò che sembrava avere prezzo più basso ma Niall non me lo permise e ordinò più pietanze.
-Tu sei pazzo- dissi quando ci trovammo davanti due pezzi di lasagna fumanti e tanti altri piatti invitanti.
-Perché? Te l’ho detto Amy, spenderei tutti i soldi del mondo per te-
Ed ecco una fitta allo stomaco.
-Niall ascolta..- balbettai.
-No Amy ascoltami tu, questa è la storia migliore che abbia mai avuto, ti amo e voglio solo essere felice con te-
Ecco un’altra fitta, due, tre. Mi aveva appena detto che mi amava e io me ne stavo a fissarlo senza avere il coraggio di dire una parola con i sensi di colpa che mi scuotevano ogni minimo organo.
-Sono davvero felice e fortunata di averti con me- riuscii a dire sforzando un sorriso sul viso che lui ricambiò dolcemente.
Il resto della serata la passammo a chiacchierare, o meglio, lui parlava e io ascoltavo sforzandomi di mangiare e fingere che tutto andasse bene.
-Ti va di andare a casa mia?- chiese mentre pagava il conto.
-Volentieri-
-E allora andiamo- sorrise tendendomi la mano.
 Fuori dal ristorante c’era una sorpresa ad aspettarmi. Ci scontrammo con colui che avrei voluto evitare in ogni modo, colui che fece partire una centrifuga nel mio stomaco, in cui a lavare nei sensi di colpa c’erano sentimenti contrastanti.
Se ne andava in giro a maniche corte, le mani nelle tasche dei jeans chiari e un cappello di lana verde in testa.
-Harry- urlò Niall felice alla vista del suo amico.
Lui non degnò di uno sguardo nessuno dei due, ci sorpasso indifferente guardando la strada e limitandosi a un –Niall.-
-Che ha?- mi chiese Niall mentre guardavamo la sagoma di Harry scomparire nel buio.
-Non me lo chiedere- mentii con un filo di voce.
In realtà sapevo che la ragione di quel comportamento era la presenza di me e Niall insieme, soprattutto dopo quel pomeriggio e tutti quei baci che mi aveva rubato dolcemente, ma feci finta di non sapere niente, o forse non volevo saperlo, e mi limitai ad alzare le spalle.
-Va beh, andiamo- disse Niall aprendomi lo sportello della macchina per farmi salire –Salga mademoiselle-
-Che gentile, grazie mille-

-Altri due minuti con quelle cazzo di scarpe e sarei crepata- sospirai sollevata dal dolore scaraventando i tacchi sul pavimento della camera Niall.
Lui scoppiò a ridere e si avvicinò a me afferrandomi per i fianchi –La prima ragazza che odia i tacchi, sono stupito-
-Se devo essere sincera odio anche questo vestito ma l’ho messo solo per non venire in felpa e jeans al ristorante- dichiarai guardando il vestito che mi ero costretta ad indossare.
-Sei bellissima in ogni modo- disse baciandomi una guancia.
Arrossii timidamente mentre lui spostava i baci dalla guancia al collo, fino a congiungere le nostre labbra e senza che ce ne rendemmo conto ci ritrovammo senza vestiti sul suo letto.
Quella notte avrei voluto amare con tutta me stessa, abbandonare, non solo il corpo, ma anche il cuore a lui, ai suoi baci e alle sue carezze, ma una testa riccia e due occhi verdi rimbombavano nella mia testa.

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Capitolo 16
*** capitolo quindici. ***


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Capitolo quindici.

Amy’s Pov.

-Niall ti prego, ascoltami- urlavo tra le lacrime.
-No, mi hai deluso, non me lo aspettavo da te, sei proprio come tutte le altre- diceva rosso in viso –Perché proprio con lui? Perché con uno dei miei migliori amici?- aggiungeva indicando Harry che se ne stava a tessa bassa nell’angolo della camera.
-Mi dispiace- balbettavo tremante  afferrandogli un braccio.
Mi guardò con occhi doloranti e, con violenza, strappò il braccio dalla mia presa  –Mi fai schifo.-

Mi svegliai urlando e, tremante e confusa, incominciai a tastare tutto ciò che mi circondava. Ero nella mia stanza, quello era il mio letto e con sollievo capii che quello era stato tutto un incubo. Portai il lenzuolo freddo sul viso per dare sollievo alle mie guance rosse e calde, bagnate da qualche lacrime che era scesa involontariamente.
“Amy tranquilla, è solo un sogno” iniziai a ripetermi accucciandomi tra le coperte, “Va tutto bene Amy, stavi solo sognando.”
Non provai nemmeno a trattenere le lacrime, l’avevo già fatto troppe volte, e iniziai a piangere tutti i sensi di colpa, la paura e il dolore ma soprattutto piansi perché sapevo che quello non sarebbe stato un sogno per sempre.

Harry’s  Pov.

-Hai due opzioni Malik, o ti decidi a lanciare una carta o ti arrendi- imprecava Louis davanti a un mazzo di carte in attesa che Zayn facesse una mossa.
-Tomlinson non mi arrenderò mai-
-E allora muoviti a lanciare cazzo-
Stavo incominciando ad odiare quei ritrovi, ce ne stavamo chiusi in casa di uno di noi a cercare un modo per divertirci. Quel pomeriggio Liam mi aveva costretto a guardare un film ma, mentre lui sembrava entusiasta di macchine che esplodevano, io lo schermo non lo guardavo proprio, ben si ero concentrato a fissare Niall e Amy impegnati a ricambiarsi gesti affettuosi dall’altra parte della camera.
Sapevo che Niall l’avrebbe portata ovunque e io, ogni volta, mi prefissavo di non guardarla, ma ogni volta i miei occhi la cercavano. Rimanevano incantati su quel corpo esile, sugli occhi color nocciola, i lunghi capelli biondi, le labbra sottili, le leggere lentiggini sulle guance, tutto ciò che volevo diventasse mio.
Avevo lasciato che Niall si prendesse il merito per i biglietti anonimi ma non gli avrei lasciato lei, almeno non così facilmente.
Nessuna ragazza mi aveva mai fatto questo effetto, erano sempre state tutte storielle con ragazze che sembravano essere uscite tutte dalla stessa fabbrica. Il mio cuore era sempre stato un giardino segreto circondato da mura molto alte e lei era riuscita a scavalcarle. Perché lei era diversa, lei aveva la capacità di stravolgermi con un sorriso e io avevo bisogno di lei. Ogni mia minima cellula aveva bisogno di lei, perché in mezzo alla strada ogni testa bionda mi faceva impazzire, perché la notte prima di dormire stringevo a me il plaid conservante ancora il suo profumo, perché ogni ragazza che mi passava davanti non mi sembrava nemmeno degna di essere paragonata a lei, perché le mie labbra disidratate cercavano le sue per dissetarsi.
-Harry cazzo hai visto che scena?- urlò Liam indicando lo schermo della TV.
-Hem, si bellissima- borbottai.
-Harold ma stai guardando?-
-Certo- mentii.
Lui alzò le spalle e torno al suo film mentre io ricominciai a fissare Niall e Amy senza dare troppo nell’occhio.
C’era da venire il diabete: lui la stringeva, la baciava e le faceva il solletico e lei rideva, gli riempiva le guance di baci e gli spettinava i capelli.  Tutti quei sorrisi e quelle risate sarebbero dovuti essere destinati a me e sapere che lei era felice con lui mi uccideva.
-Dove vai?- mi chiese Liam vedendomi alzare dal divano.
-Vado a prendere dell’acqua, arrivo subito-
Per entrare in cucina fui costretto a passare davanti a Amy e Niall e, proprio nel momento in cui stavo per oltrepassarli, sentii Niall dire –Ti amo-
Due parole, cinque lettere in grado di mettermi al tappeto. Era come essere trafitti da milioni di spade che girano lacerandoti pelle, carne e ossa.
Aprii il rubinetto e mi lanciai l’acqua fredda sul viso cercando sollievo e attenuando i giramenti di testa che mi stavano travolengo.
Prima di incontrarla non avrei mai pensato di poter stare così male per una ragazza e di poter provare disprezzo per un mio amico, ma ora lo stavo facendo.
Non mi sarei fatto abbattere così facilmente, avrei continuato a combattere per lei ma l’avrei fatto in modo diverso. Il dolore è inevitabile ma la sofferenza facoltativa e io, quella sofferenza, non l’avrei scelta. 




Spazio autrice.

Ciao belle, allora prima di tutto grazie a tutte quelle che stanno seguendo la mia storia. Certo non sono una scrittrice bravissima ma voi continuate a leggerla e scrivermi recensioni che sono il massimo della dolcezza, quindi grazie davvero.
Mi dispiace molto che questo capitolo sia abbastanza corto ma è uno di quei capitoli fondamentali utili a far capire cosa succederà dopo e credetemi, succederanno tante cose intriganti. Spero comunque vi piaccia, aspetto qualche recensione o commento su twitter (sono @selenasspickle).
Grazie ancora a tutte.
-Francesca :)

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Capitolo 17
*** capitolo sedici. ***


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Capitolo sedici.

Harry’s Pov.

Le bollicine di una bevanda gasata si creano, si disperdono nel liquido e poi scoppiano. Gli uomini non sono tanto diversi, si disperdono in situazioni strane e poi, quando capiscono che i problemi sono troppo grandi e insostenibili, scappano.
Muovevo la cannuccia in un bicchiere di coca cola guardando le mille bolle d’aria crearsi e poi scomparire e, in quel momento, proprio come loro, sarei voluto scappare anch’io.
Brienne continuava a parlare con enfasi agitando le mani, cosa che tra l’altro odiavo,  di suo padre e dei suoi soldi.
-Harry mi ascolti?- chiese notando, forse, il mio comportamento distratto.
-Certo, continua pure- mentii.
Lei annui e riprese il discorso allegramente. Eravamo insieme da mezz’ora e già avevo voglia di alzarmi da quella sedia e andarmene.
L’avevo conosciuta a una festa qualche giorno prima e, dopo essermela portata a letto da ubriaca, lei si era appiccicata a me senza la minima intenzione di lasciarmi. Non che fisicamente mi dispiacesse, il fisico alto e magro, i capelli ricci e neri e gli occhi azzurri la rendevano una bella ragazza, peccato che sembrava non avere niente nel cervello e il comportamento da reginetta premestruata la rendevano una delle tante barbie da fabbrica.
Guardai per l’ennesima volta l’ora sullo schermo del telefono chiedendomi quanto sarebbe durata quella tortura.

Amy’s Pov.

-Quel fottutissimo bastardo- urlai precipitandomi fuori dalla classe di matematica, seguita da Liv che rideva divertita. –Come cazzo si permette di darmi della maleducata?-
Due ore di algebra con il Barker erano riusciti a rovinare il mio umore e a mandare a puttane la mia finezza. Era incredibile come, dopo tre anni in quel liceo, non era riuscito a placare il suo odio verso di me. Ogni anno mi prendeva di mira e ogni anno il mio odio verso di lui e la sua materia aumentava.
-Dai Amy non pensarci e andiamo in mensa, muoio di fame- disse Liv portandosi le mani sulla pancia.
-Forse è meglio-
Mi prese da un braccio e mi trascinò con lei, mentre borbottavo ancora amari insulti verso il signor Barker.
La mensa, in Inghilterra era il ritrovo di tutti gli studenti e ottimo luogo se si vuole osservare i ragazzi o fare commenti con le amiche, ma un vero inferno per me. Odiavo le ‘galline’ e le loro occhiatacce, i giocatori di football e la loro tendenza a mettere in mostra i muscoli e a rimorchiare ragazze nel peggiore dei modi, il cibo, che ogni volta era un mistero, e la confusione troppo eccessiva per i miei gusti.
Dopo la lunga fila, che ci toccava ogni volta, posammo sul vassoio le pietanze che sembravano essere meno sospettose e ci sedemmo a un tavolo.
-Dio questo pasticcio è orribile- si lamentò Liv dopo aver assaggiato il pasticcio di verdure.
Io guardai la mia porzione e disgustata allontanai il vassoio.
-Hei Morris- disse Will, un ragazzo biondo e palestrato, che si era avvicinato al nostro tavolo.
-Ragers- risposi addentando una mela.
-Ho un’idea, io e te, stasera, al cinema- disse mostrando un sorriso malizioso.
-Divertente, ma no grazie-
-Dai perché? La dai a Horan e non a me?-
-Ragers, se non vuoi diventare impotente a soli 17 anni ti conviene levarti dalle palle, ora- ringhiai serrando i pugni.
-Va bene, me ne vado, non ti scaldare piccolina- mi fece l’occhiolino e come se niente fosse tornò al suo tavolo dagli amici, tutti giocatori di football, famosi per la loro carriera da Casa Nova.
-Che faccia tosta- sbuffai.
-Però devi dire che è carino- commentò Liv che aveva osservato la scena divertita.
-Questo non giustifica la sua intelligenza paragonabile a quella di un carciofo e poi io sono fidanzata, ricordatelo-
-Giusto, con il tuo Niall che ami tanto- disse alzando un sopracciglio e mostrando un sorriso sagace a cui risposi con un’alzata di spalle.
Dopo scuola fui trascinata a fare shopping da Liv e, dopo che fu uscita da tutti i negozi con una busta, decidemmo di fare una passeggiata.
-Amy ma quello non è Harry?- chiese a un tratto mentre passavamo davanti a un bar.
Io seguii con gli occhi la direzione del suo dito e vidi una ragazza intenta ad esplorare la bocca di Harry.

Harry’s Pov.

Mi buttai sul letto sprofondando il viso nel cuscino. Non c’era niente di più terribile  del dover ascoltare per ore una ragazza, senza poter intervenire e fingendosi interessati dei suoi monologhi su come un vero ragazzo dovrebbe essere.
Quando poi Brienne si era attaccata a me e mi aveva baciato avevo sentito un brivido di disprezzo percorrermi la schiena. Una cosa era certa, non l’avrei più rivista.
Ah Amy, guarda cosa mi tocca fare per te” sussurrai prima di addormentarmi.

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Capitolo 18
*** capitolo diciassette. ***


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Capitolo diciassette.

Amy’s Pov.

-Liv, andiamocene ti prego- dissi fingendomi tranquilla davanti a quella scena.
Lei non disse niente e, prendendomi la mano, mi accompagnò a casa.
-Allora?- mi disse una volta che ci fummo messe comode in camera mia.
-Cosa?- dissi vaga.
-Dai Amy, sembra che tu abbia appena visto un fantasma-
-Che dici? Io sto benissimo!-
Stavo mentendo all’unica persona di cui mi potevo fidare solo perchè volevo convincere me stessa di essere rimasta indifferente davanti a quella scena. La verità era che, quando avevo visto Harry baciare quella ragazza, un pezzo del mio cuore era crollato, trascinando via anche la felicità rimasta dei momenti passati con lui, che gelosamente avevo nascosto al suo interno.
-Ti frega lo sguardo Amy, andiamo che succede?- disse Liv abbracciandomi.
Sospirai rumorosamente e portai le mani sul viso –Non so, io non dovrei stare così, insomma è un mio amico-
-Un amico verso cui hai un’attrazione-
-Tu sei pazza!- urlai sgranando gli occhi –Attrazione verso Styles?-
Lei sfoderò un sorriso beffardo –Si, proprio verso Harry Styles-
-No e no Liv, io sto con Niall, ricordatelo- dissi decisa.
-Allora hai un’attrazione verso due occhi verdi, dei ricci castani, un sorriso che toglie il fiato e un fisico da paura-
-Liv smettila- sbuffai –Io e Harry siamo solo amici, finisce qua-
-Sei la persona più testarda che io conosca ma prima o poi ti renderai conto dei tuoi sentimenti.-
Ignorai l’ultima affermazione di Liv e alzai gli occhi al soffitto facendo capire che ero stanca di quella conversazione. Provare un’attrazione verso Harry? Impossibile. Certo, c’erano stati dei momenti particolari tra noi due e, per quanto mi fossero piaciuti, non sarebbero più ricapitati.
A ripescarmi dai miei pensieri ci pensò il cellulare che suonò all’arrivo di un messaggio.
-Di chi è?- chiese Liv mentre leggevo.
-Niall, vuole che lo raggiungo al parco, ci sono anche gli altri-
-Vai allora-
-Non voglio- sbuffai.
-Ah certo, perché c’è Harry- disse lei alzando un sopracciglio.
-Liv smettila- la fulminai con lo sguardo –Non è assolutamente per questo-
-Ah si giusto scusa, è perché ci saranno sia Harry che Niall. Dai ti accompagno io-
L’idea che ci fosse Liv con me, in qualche modo, mi rassicurava -Sicura?-
-Certo così vedo quel gran figo di Malik-
La guardai e scoppiai a ridere –Ti piace Zayn?-
-Diciamo che ci sto facendo un pensierino-  mi disse buttando il suo braccio intorno al mio collo –Su andiamo, non vorremmo farli aspettare.-

Harry’s Pov.

Niall aveva interrotto il mio meritato riposo e, quando allegro mi aveva detto di raggiungerlo al parco con gli altri, avevo sbuffato. Dopo una mattina con una gallina da quattro soldi l’idea di sedermi al freddo, in un parco, con quattro cretini non mi allettava molto.
-Niall non ho voglia- avevo farfugliato al telefono.
-Dai Harry non vorrai passare la giornata chiuso in casa?-
Ci pensai su qualche minuto, alla fine aveva ragione, perché passare la giornata a marcire in casa quando potevo divertirmi con i miei amici? –Va bene vengo-
-Bravo amico, ci vediamo fra poco- squillò prima di attaccare.
Mi alzai dai letto e mi vestii. Non sarebbe stata una ragazza a rovinare la mia vita, questo era sicuro.

Amy’s Pov.

Vidi i ragazzi da lontano:  Niall si sbracciava per salutarmi mostrandomi un sorriso enorme a cui risposi con un cenno della mano.
Il mio sguardo cadde subito su una figura leggermente isolata dal gruppo. Un maglione marrone, nonostante il freddo, le gambe, coperte dai jeans scuri, portate al petto e un cappello di lana che portava indietro i capelli.

Harry’s Pov.
Con la coda dell’occhio la vidi arrivare da lontano accompagnata dall’amica Liv. Cappotto blu in cui si stringeva per il freddo, i capelli biondi legati in una coda e le guance, ben visibili da lontano, rosse per il freddo.

Amy’s Pov.

Era bellissimo.

Harry’s Pov.
Era bellissima.

Amy’s Pov.

“Cazzo Amy smettila” mi rimproverai dopo l’ultimo pensiero.

Harry’s Pov.

“Cazzo Harry smettila” mi riproverai dopo l’ultimo pensiero.

Amy’s Pov.

-Ciao ragazzi- salutai sedendomi vicino a Niall che mi circondò la vita con un braccio.
-Bene, ora che ci siamo tutti decidiamo cosa fare- disse Louis.
-Siamo seduti in un parco a gennaio, al freddo, cosa vorremmo fare?- disse Liam che, evidentemente, moriva di freddo.
-Cinema?- propose Zayn mentre accendeva una sigaretta.
-Forse è la cosa migliore- intervenne Niall –Ma che film vediamo?-
-Lo troveremo, andiamo prima che Liam va in cancrena- disse Louis guardando il diretto interessato tremare e facendo scoppiare tutti a ridere.

Il cinema non era molto lontano e riuscimmo ad arrivare in tempo per l’inizio di un film comico.
L’idea non mi aveva entusiasmato molto e Niall si era appiccicato a me, ma almeno dentro faceva caldo e riuscii a dare sollievo alle mie gambe congelate.
A metà film non ce la facevo più, il film era inguardabile e il caldo, che avevo chiesto, eccessivo visto il braccio di Niall che non voleva staccarsi dal mio collo. Avevo bisogno d’aria.
-Niall arrivo subito, vado in bagno- sussurrai prima di sgattaiolare fuori dalla sala e dirigermi in bagno.
Provai un certo sollievo a bagnarmi il viso con l’acqua e, per un attimo, pensai di volermi rinchiudere là fino alla fine del film.
Dopo cinque minuti passati a fissare il soffitto, controvoglia, decisi di uscire dal bagno, ma un ostacolo mi impedii di entrare in sala.
-Che cazzo fai?- sbottai.
-Niente- disse Harry prendendomi per i fianchi e spingendomi verso il muro.
-Harry lasciami, ora- ringhiai.
Lui avvicinò il suo viso al mio e sfoderò un sorriso sagace –Non ci penso nemmeno-
-Perché non vai dalla mora?-
Lui scoppiò a ridere e avvicinò ancora di più il viso al mio.
-Cosa vuoi da me Harry?- chiesi diretta.
-Vieni domani alle quattro alla casa sull’albero e lo scoprirai- sussurrò prima di andarsene e lasciarmi sola con una massa scatenata di pensieri.

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Capitolo 19
*** capitolo diciotto. ***


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Capitolo diciotto. 

-Che uomo misterioso- rise Sofia guardando Harry –Davi appuntamenti segreti-
-Guarda che io ero molto romantico- rispose con tono sarcastico Harry passandosi le mani tra i capelli in un gesto vanitoso.
Negli anni non era cambiato per niente, i ricci erano rimasti indomabili, gli occhi di quel verde lucente che amavo tanto, sulla fronte era comparsa qualche ruga dovuta all’età e ogni tanto, intorno alla bocca, si vedeva una leggera peluria, ma per il resto era uguale a quando l’avevo conosciuto: quel sorriso dolce e misterioso sempre sul viso, uno sguardo in grado di nascondere ogni sentimento e, soprattutto, non era scomparsa la capacità di amare con tutto se stesso.
-Ehy mamma, sei andata sulla casa sull’albero?- disse Tom portandomi a distogliere lo sguardo da Harry.
-Oh beh, qui c’è tanto da raccontare- dissi mentre un sorriso nasceva sul mio volto.

Amy’s Pov.

La mattina seguente la passai distesa sul letto in attesa di prendere una decisione sulla proposta di Harry, andare all’appuntamento o non andare? Una parte di me moriva da voglia di scoprire cosa aveva in mente Harry, ma un’altra sapeva che avrebbe portato solo guai.
Dopo aver ascoltato il Cd di Ed Sheeran tre volte saltai giù dal letto e aprii l’armadio da cui tirai fuori un jeans e una maglia che sostituii alla tuta casalinga. La sveglia sul comodino segnava le 3:30, giusto in tempo, tra mezz’ora avrei scoperto davvero Harry.
Infilai l’essenziale in una borsa e, dopo aver salutato mia madre che era impegnata nelle sue pulizie, scesi giù. Uscii così velocemente che non mi accorsi di sbattere contro qualcuno, appena varcata la porta.
-Ehy ehy, dove vai così velocemente?- ridacchiò Niall.
-Niall, hem, beh, da Liv- mentii con la prima scusa che mi saltò in mente –Tu invece?-
-Da te. Ho pensato che volessi passare un po’ di tempo con il tuo ragazzo- un sorriso dolce si aprii sul suo viso togliendomi ogni parola dalla bocca.
-Oh, ma io…- non sapevo davvero cosa dire, non potevo di certo evitare un suo invito per andare a incontrarmi segretamente con uno dei suoi migliori amici, non avevo alcuna scelta. –Dove si va?- chiesi fingendomi entusiasta.
Due occhi blu si illuminarono e una mano afferrò la mia –Forza, so io dove andare.-

Andammo a passeggiare sul Tamigi, lui per tutto il tempo mi strinse la mano e parlò allegramente, senza, però, ricevere la mia attenzione. Passai, infatti, tutto il pomeriggio a controllare l’ora sul telefono fingendo di aspettare una chiamata da mia madre.
Mi sentivo in colpa verso Harry e desideravo di poter trovare un modo per raggiungerlo, ma questo faceva aumentare i miei sensi di colpa verso Niall. Mentre parlava lo guardavo sorridere, traspariva gioia da ogni parte del suo corpo e sapevo bene che la causa ero io, continuava a ripetermelo, ma lui non sapeva che io sarei stata, anche, la causa del suo dolore.
 Quando lo schermò mostrò le 5:30 incominciai ad innervosirmi, mi chiedevo se Harry fosse ancora là, se fosse nervoso o arrabbiato o tranquillo. Lo immaginavo seduto sul pavimento della casetta a fissare l’entrata deluso. Sicuramente non mi avrebbe parlato per un po’.

Harry’s Pov.

Seduto a gambe distese sul pavimento di legno rigiravo tra le dita una margherita precedentemente raccolta. Era così semplice, non aveva bisogno di colori sgargianti o forme particolari per essere bellissima. Proprio come Amy. Dov’era in quel momento? Era in ritardo da più di mezz’ora e io non ce la facevo più ad aspettare.
Ero, però, certo che sarebbe arrivata, l’avevo capito da come era rimasta in silenzio dopo che le avevo dato l’appuntamento, lo si capiva da quegli sguardi profondi che mi lanciava timidamente. Sguardi che cercavano di guardarmi dentro. Lei voleva scoprirmi, conoscermi a fondo, io la incuriosivo, ecco perché sarebbe venuta, dovevo solo aspettare. Per lei l’avrei fatto.

Normalmente non avrei mai aspettato una ragazza per ore intere, dopo 10 minuti di ritardo me ne sarei andato evitando ogni suo messaggio di scuse, ma quel giorno avevo aspettato Amy pazientemente. Dopo 2 ore su quel pavimento freddo, di non lei non c’era stata traccia. Il sole stava sparendo in mezzo alle nuvole, così come la mia pazienza e le mie speranze. L’imminente buio e il freddo mi costrinsero ad andarmene. Una volta sceso mi guardai intorno in cerca di una testa bionda e di un’ultima speranza ma, una straziante delusione, dopo aver visto solo alberi, mi portò ad incamminarmi verso casa.
Non feci, però, nemmeno un metro che una voce mi fece girare. Davanti a me c’erano un viso rosso, dovuto molto probabilmente a una corsa veloce, e un sorriso che sembrava chiedere scusa.
-Sono un po’ in ritardo ma mi perdoni lo stesso, vero?- disse Amy quando riuscì a prendere fiato.
Sorrisi involontariamente davanti a quella scena e, senza pensare, corsi da lei per impropri armi delle sue labbra.


Spazio autrice.

Hei gente, allora due paroline. Prima di tutto mi dispiace molto di star aggiornando molto lentamente ma questo è un periodo difficilotto a scuola, non ho debiti da recuperare ma ci fanno ammazzare lo stesso, per di più ho gli allenamenti e l'altra ff da scrivere (per chi non la stesse leggendo la consiglio, essendo la mia seconda ff è molto molto meglio, anche la storia è completamente diversa e originale, è su Selena, Demi, Justin e Taylor) e, non so come, mi madre se ne esce sempre con qualcosa da farmi fare. Comunque spero che la storia vi piaccia lo stesso, lo so che è banale come storia ma capitemi, è la mia prima ff, sto cercando di migliorare. Spero continuiate a leggere e recensire.

Se vi interessa questa è la mia pagina facebook dei ragazzi: http://www.facebook.com/pages/Five-is-the-perfect-number%CF%9F/243936265679767?ref=hl ci sono scritte due OS e presto, appena finisco questa (si, è quasi giunta al termine) pubblicherò una ff molto particolare.
Grazie ancora a tutti, un bacio.


-Francesca. 

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Capitolo 20
*** capitolo diciannove. ***


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Capitolo diciannove.

1 mese e mezzo dopo.

Amy’s Pov.

Quella mattina fui svegliata dai raggi di sole che trapassavano le tende. Ancora ad occhi chiusi feci vagare la mano tra le coperte finche non arrivai alla pelle nuda che stavo cercando. Era sveglio, lo capii dalla risatina che risuonò nel suo petto al mio tocco.
-Buongiorno bellissima- disse con voce roca spostandomi i capelli dal viso.
Strofinai le mani sugli occhi finche non riuscii ad aprirli. –Ehi- sorrisi ai suoi occhi verdi. –Che ore sono?-
Harry cerco il telefono sul comodino e quando lo trovò illuminò lo schermo per guardare l’orario -12:00-
Quelle parole scacciarono ogni mio segno di sonnolenza facendomi sobbalzare–Oh madonna, io devo andare- dissi alzandomi frettolosamente dal letto  -Niall  mi starà starà sicuramente cercando…ma dove cavolo è il mio cellulare?-
La sua risata riempì la stanza e un suo braccio mi trascinò tra le coperte –Tu non vai da nessuna parte.-
-Harry devo andare- sospirai.
Lui si distese su di me appoggiandosi sugli avambracci –Ti piacerebbe ma no grazie, Niall può aspettare.-
-Ma si starà..- Le mie parole furono subito interrotte da tanti veloci baci lasciati sulle mie labbra.
-Harry non possiamo continuare così- dissi senza riuscire a trattenere il sorriso provocato dallo sfregare del suo naso contro il mio.
A quelle parole l’espressione di Harry mutò da felice a cupa e, dopo aver piantato i suoi occhi verdi nei miei intensamente, si distese al mio fianco. Vari sospiri uscirono dalla sua bocca mentre con le dita tracciava cerchi invisibili sul palmo della mia mano ben agganciata alla sua.
-Harry..- dissi con voce supplichevole sperando di sentire qualcosa che non comprendesse sospiri o sbuffi da parte sua.
-Amy ti dico solo una cosa, non ho intenzione di rinunciare a te- pronunciò quelle parole in modo duro per poi alzarsi dal letto –vado a farmi una doccia ora- uscì dalla camera sbattendo la porta dietro di lui.
Ascoltai il rumore dei suoi passi dirigersi in bagno e poi l’acqua scrosciare. Mi rigirai sul fianco e portai il cuscino, che ancora conservava il profumo dei suoi ricci, al petto.
Un mese e mezzo fa mi ero immersa in quella che mi era sembrata una buona idea ma, che ora, si stava rivelando un inferno. La sera in cui avevo raggiunto Harry nella casa sull’albero l’avevamo passata abbracciati a parlare. Gli avevo raccontato ogni cosa, di Niall, di come mi sentivo male nei suoi confronti, dei sensi di colpa che provavo e lui si era aperto, rivelandomi i suoi sentimenti.
“Vediamoci, di nascosto, senza farlo sapere a nessuno” mi aveva proposto mentre giocherellavo con i suoi ricci. Io ero rimasta colpita dalla quella proposta ma per qualche ragione, senza nemmeno pensarci, avevo detto di si.
 In poco tempo ero diventata la sua amante, ci incontravamo di nascosto, passavo i pomeriggi con Niall a pensare a Harry e, appena lui andava via, io scappavo dal mio riccio amante.
Non mi piaceva la parole ‘amante’, aumentava i miei sensi di colpa, e, nonostante non sapessi cosa provavo per Harry, stare con lui mi faceva dimenticare di ogni cosa e una volta, una mattina dopo aver passato la notte insieme, avevo giurato anche di essere felice.
Ma che felicità era quella se ferivo le persone a cui tenevo? Che senso aveva quella felicità se, mentre il mio ragazzo mi parlava allegramente, io passavo il tempo a pensare a un suo amico? Cosa c’era di bello nel nascondere tutto alla propria migliore amica e nel mentire spudoratamente a tutti?
“Sei solo una vigliacca Amy, solo questo” sussurrai a me stessa scivolando sotto le coperte.

Harry’s Pov.

Lasciai che l’acqua bollente mi scorresse sul corpo, mentre le parole di Amy punzecchiavano la mia mente.  Aveva ragione, non potevamo continuare in quel modo, non ce la facevo più nemmeno io.
Gli incontri segreti, il dover passare le notti insieme perché di giorni ci avrebbero scoperto, il doverci comportare da estranei in gruppo, erano stati comportamenti ben fattibili all’inizio e anche divertenti, all’inizio l’idea di trasgredire era anche bella ma ora stava diventando pesante.
Proprio come a Amy, nemmeno a me piaceva l’idea di fare del male a un mio amico, ma il mio cuore, la mia testa e, ne ero convinto, anche tutti gli altri organi del mio corpo, avevano bisogno di lei.
Ogni volta che ci rinchiudevamo in camera mia, il mondo fuori scompariva. Non importava cosa facessimo insieme, potevamo fare l’amore o anche semplicemente starcene sdraiati sul letto ad ascoltare la musica, che ogni cosa per me prendeva senso.
Mi rendeva felice, ogni cosa di lei mi faceva sentire incredibilmente e indescrivibilmente felice. Mi ero quasi abituato alla felicità e alla gioia che provavo solo nel sentire pronunciare il suo nome e di certo non ne avrei fatto più a meno, solo dovevo trovare una soluzione.

Niall’s Pov.

Dopo l’ennesima telefonata senza risposta lanciai il telefono sul letto esasperato. Dove si era andata a cacciare Amy? Non la vedevo dal pomeriggio precedente e volevo portarla fuori ma non c’era tracce di lei. Al telefono non rispondeva, la madre mi aveva detto che era uscita ma da Liv non c’era e nessuno dei ragazzi non l’aveva vista, stavo davvero incominciando a preoccuparmi e ad innervosirmi.
Mi stava nascondendo qualcosa, questo l’avevo capito, come avevo capito, già dall’inizio della relazione, che lei non era felice. Si sforzava di esserlo quando era con me, quasi come se volesse costringere se stessa ad amarmi. Questo all’inizio mi aveva fatto stare male ma poi avevo convinto me stesso che era una mia impressione, ora, però, tutti i miei piani di auto convincimento si stavano distruggendo.
Digitai l’ennesimo messaggio convinto che anche quello sarebbe stato inutile. In qualche strano modo e per qualche strana ragione lei già mi mancava. Ma poteva mancarmi una persona che non era mai stata mia? 

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Capitolo 21
*** capitolo venti. ***


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Capitolo venti.

Sdraiata comodamente sul divano cercavo qualcosa da guardare in Tv che non comprendesse film romantici o cartoni. Dopo aver scartato numerosi canali, attirata dalla top hits, mi fermai su MTV.
‘Pefect’ dei Simple Plan spezzò il silenzio che in quella mattina dominava casa mia. Mia madre era a lavoro e io avevo deciso di regalarmi un giorno di vacanza non andando a scuola.
Servirono, però, due canzoni che amavo e una coperta a farmi addormentare.

La suoneria del mio telefono interruppe il mio sogno profondo. Ancora con il viso schiacciato nel cuscino feci vagare la mano alla ricerca del cellulare.
-Pronto?- risposi dopo aver trovato il telefono incastrato tra i cuscini del divano.
-Ehi addormentata- mi salutò Harry forse notando il mio tono assonnato.
-Harry- esclamai mentre mi alzavo dalla mia comoda posizione per sedermi a schiena eretta.
Di colpo ebbi l’impressione che la sua voce fosse diventata più dura -Ho bisogno di parlarti, sei a casa?- domandò.
-Si, vieni pure, ma è successo qualcosa?-
-Ti spiego appena sono là- disse e senza darmi il tempo di rispondere attaccò.
Fissai lo schermo segnalare la chiamata terminata e poi oscurarsi chiedendomi se fosse successo qualcosa di cui preoccuparsi. Decisa a non pensare al peggio mi alzai per dirigermi in camera e cambiarmi. Sfilai un jeans e una camicia e li indossai e pettinai i capelli con movimenti distratti e veloci.
Il suono del campanello mi portò a precipitarmi giù dalle scale. Ci aveva messo troppo poco tempo , non era da lui, c’era davvero qualcosa che non andava.
-Harry- lo salutai aprendo la porta.
-Amy- un sorriso debole caratterizzava il viso.
-Beh dimmi- balbettai invitandolo, con un gesto della mano, a sedersi sul divano.
La rigidità era ben evidente, il suo viso si oscurò e mentre giocava con le mani cercava di evitare il mio sguardo.
-Harry- sussurrai intimorita da ciò che mi avrebbe potuto dirmi.
I suoi occhi vagarono per qualche minuto nel vuoto e poi velocemente scattarono per incastrarsi ai miei. –Finisce qui Amy- sputò amaramente –finiscono i nostri incontri, il nostro rapporto, tutto.-
Riuscii debolmente a reggere il suo sguardo duro mentre parlava. Ogni parola si infilzò dentro di me, in ogni parte del mio corpo, ma per quanto ne sentissi il fastidio non ero cosciente del dolore. Non capivo il perché di quel comportamento improvviso.
-Perché?- riuscii a dire con un filo di voce.
Harry sembrava insofferente e sicuro di ciò che stava dicendo -E’ una cosa folle, facciamo del male a noi stessi e a persone a cui vogliamo bene.-
Non so con quale forza ma riuscii ad alzarmi e ad avvicinarmi a lui. –Ti prego- sussurrai poggiando le mani sul suo petto.
Lui accolse il suo sguardo per qualche secondo. Ero sempre riuscita a capire Harry dai suoi occhi ma in quel momento sembrava che lui e i suoi occhi fossero ben protetti da una porta sigillata e l’unica cosa che vedevo era il buio.
Indietreggiò dal mio tocco spostando lo sguardo su un punto a caso.  –Non peggiorare, ti prego- in quel momento il tono sembrò quasi disperato ma tornò, poi, duro. –Vado via, è meglio.-
-No ti prego Harry parliamo almeno- la mia voce uscì avvilita e implorante mentre lo seguivo verso porta.
Si fermo sull’uscio e mi guardò per l’ultima volta. –Stammi bene Amy- disse prima di correre sotto la pioggia e raggiungere la sua macchina, lasciando me a guardarlo scappare con la mia felicità.

Niall’s Pov.

Appena avevo sentito la porta aprirsi e le voci di Amy e Harry avvicinarsi mi ero nascosto nel cespuglio stando attento a non farmi vedere. Osservai Harry scappare e Amy urlare qualcosa che non riuscii a comprendere e quando fui sicuro che non ci fosse più nessuno nei paraggi e che Amy fosse rientrata in casa uscii dal mio nascondiglio pungente e mi accasciai contro il muro. Se quella mattina non mi fossi deciso a fare una sorpresa a Amy e non li avessi visti insieme dalla finestra non avrei mai scoperto la verità: per tre mesi di relazione  lei li aveva passati con uno dei miei migliori amici. Pensai a tutti i momenti in cui Amy era mi era sembrata strana, in cui era scappata senza alcuna spiegazione o non aveva risposto al telefono per ore, tutto ora era chiaro.
Sentii una scarica di odio scacciare la tristezza che inizialmente si era impossessato di me, mi diressi verso la porta e iniziai a bussare rumorosamente fin che lei non venne ad aprirmi.
-Niall- esclamò con un sorriso appena mi vide. Un sorriso, non si poteva nemmeno chiamare così. Era lo stesso che aveva sfoderato per tre mesi ogni volta che eravamo stati insieme. Beffardo, ingannevole, falso.
-Come hai potuto?- urlai superandola ed entrando in casa.
Lei chiuse la porta e si girò a guardarmi con un’espressione interrogativa in volto. –Di cosa stai parlando?- farfugliò.
-Lo sai benissimo Amy, non fare la finta tonta con me, non attacca, non più.- la rabbia si stava ormai impossessata di me e il mio tono di voce era aumentato notevolmente.
-Niall, io…ascolta- aveva capito di cosa stessi parlando, il viso le si era colorato di un bianco cadaverico e lo sguardo aveva incontrato un punto a caso per non guardarmi.
-Ascolta un cazzo Amy, ti sei scopata il mio migliore amico per tre mesi fingendo di essere felice e contenta con me- le parole uscivano senza controllo guidate dalla rabbia, in quel momento avrei potuto dire qualsiasi cosa.
Amy sembrò quasi spaventata da me, si poggiò contro il muro guardandomi con occhi pieni di lacrime. –Mi dispiace- sussurrò debolmente.
La guardai con disprezzo e odio e per un attimo tutti i momenti passati con lei non ebbero alcun senso. –Non servono le scuse, mi fate schifo.- le parole uscirono con un tono di voce più basso ma rigide e taglienti prima che spalancassi la porta e uscissi di corsa sentendo il suo pianto iniziare.
 

Spazio autrice.

Inizio scusandomi per alcune parole non molto belle, ho provato a metterne altre ma non c’era, poi, la stessa enfasi. Non sto qua a dirmi le solite cose, spero solo vi piaccia e mi scuso per l’immenso ritardo, la scuola mi uccide davvero. Lasciatemi qualche recensione, voglio sapere davvero cosa ne pensate.
Un bacio a tutte.

-Francesca

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Capitolo 22
*** capitolo ventuno. ***


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Capitolo ventuno.

Harry’s pov.

-Cazzo Styles se non vuoi che ti castri tira subito quella fottutissima palla- sbraitò Zayn dall’altra parte del campo.
Guardai il colosso numero dodici che dall’inizio della partita mi stava addosso e poi la situazione intorno a me, niente da fare, se non mi muovevo a tirare qualcuno della squadra avversaria mi sarebbe venuto incontro rubandomi la palla. E fu proprio così, non feci nemmeno in tempo a muovermi che Niall si lanciò verso di me e con una grande rapidità si impadronì della palla.
-Styles ci vediamo dopo negli spogliatoi- urlò Zayn evidentemente furioso  mentre scattava verso l’irlandese nel tentativo di riconquistare la palla.
Senza dare peso alla sue parole mi misi a correre sapendo, però, di non poter fare più niente. Niall, infatti, si era avvicinato alla porta evitando gli avversari con una facilità impressionante,  riuscendo, poi, a lanciare la palla in rete.
Urla ed esulti riempirono il campo e vidi gli avversari lanciarsi uno sopra l’altro e poi prendere Niall sulle spalle per festeggiare la vittoria. 6-0, una sconfitta di cui doversi vergognare.
-Si puoi sapere che cazzo ti prende?- Zayn si era velocemente avvicinato a me seguito dal resto della squadra. –Sembravi una ballerina che si è confusa e si è ritrovata in un campo da calcio invece che in un teatro, hai lasciato la testa a casa oggi?-
Il rossore in viso e la meravigliosa finezza con cui aveva parlato fecero scoppiare a ridere quasi tutta la squadra, aumentando, invece, il mio nervosismo.
-Se provassi a non spaccarmi i timpani mi faresti un gran favore- sbuffai fissando un punto a caso nel cielo.
-Io ti spacco qualcos’altro, hai capito? Vorrei sapere che cos’hai in questi giorni, sei sempre distratto e non spiaccichi una parola, è per una ragazza?-
L’ultima frase fece salire alle stelle il mio nervosismo –Non rompere il cazzo Zayn, non sono affari tuoi-  ringhiai.
A interrompere quella pacifica conversazione ci pensò Niall, che seguito dalla sua squadra, si era avvicinato a noi –Ehi Malik ti conviene arrenderti già da adesso e non giocare la partita.-
Zayn si girò di scatto e lo fulminò con lo sguardo per poi parlare con aria vanitosa –Mi dispiace per te Horan ma noi verremo e vi batteremo pure.-
Per quanto fossimo migliori amici in campo da calcio non c’erano scuse, tutti erano contro tutti e i rapporti affettivi non esistevano.
Niall scoppiò a ridere all’affermazione di Zayn e poi puntò gli occhi su di me –Styles, qualche problema?- ridacchiò –Ti turba qualcosa? Sei dispiaciuto? Almeno io fotto palle e non ragazze.-
Se per tutto il tempo in cui avevo parlato avevo fissato il vuoto sbuffando, all’ultima frase avevo velocemente spostato gli occhi su di lui con un’espressione interrogativa e omicida in viso e questo sembrò far divertire Niall che scoppiò a ridere prima di salutarci con un –Ci si vede perdenti- e andarsene.
Stufo di quelle situazione e sicuro che Zayn avrebbe continuato la sua ramanzina, lanciai un’ultima occhiata ai miei compagni e me ne andai sbuffando.

Scaraventai la maglietta sudata a terra prima di buttarmi di peso sugli armadietti in metallo che rimbombarono nel silenzio degli spogliatoi. Mi lasciai scivolare a terra e portai le ginocchia al petto. Se mi fossi alzato, in quel momento, avrei spaccato qualcosa.
Avevano ragione, in quelle ultime settimane non ero stato lo stesso. Le mie ore di sonno e i miei pasti erano diminuiti, la media scolastica abbassatasi e il mio malumore aumentato. Evitavo ogni proposta di uscita inventandomi le scuse più banali e mi rinchiudevo in casa ad oziare per ore.  La causa di tutto questo? Due occhi marroni e dei capelli lisci biondi.
Quel pomeriggio, a casa sua, avevo dovuto e  mi ero finto indifferente nel lasciarla ma in realtà dentro stavo crollando. Nei giorni seguenti i pezzi avevano continuate a rompersi trascinando via ogni sensazione felice fino a rendermi irriconoscibile.
Non avevo più saputo niente di lei, l’avevo evitata in ogni modo, avevo cercato di cancellarne ogni traccia, non sapevo se stesse ancora con Niall, non avevo più parlato nemmeno con lui, fino a quel battibecco di quel pomeriggio nel campo. Non sapevo perché mi avesse risposto in quel modo, non riuscivo a trovarne dei motivi  e non mi ci ero scervellato più di tanto, quello che passava nella testa di Niall Horan non erano di sicuro miei problemi.

Dopo aver fatto una doccia nello squallido bagno della palestra ed essermi vestito uscii dalla scuola deciso a evitare i miei compagni.
 Per quanto la primavera fosse vicina, Londra sembrava essere rimasta in inverno con la sua nebbia e le temperature che richiedevano abiti pesanti. Mi strinsi nel cappotto e reggendo con una mano il borsone mi incamminai verso parcheggio vuoto per raggiungere la mia macchina.
-Già fuori Harold?- una voce alle mie spalle mi fece girare.
-Louis- accennai un sorriso alla mio amico che seduto sulla scala antincendio, ancora in divisa da calcio, giocherellava con il telefono. Feci cadere il borsone a terra con un tonfo e mi sedetti vicino a lui. –Non vai a cambiarti?-
-Preferisco fare la doccia a casa, là dentro è una tortura-
Annuii all’affermazione di Louis creando, poi,un silenzio che venne interrotto solo dopo qualche minuto da lui. –Dovresti parlarci sai?-
Il mio sguardo scattò verso di lui in un’espressione interrogativa.
-Oh dai Harry, sai di chi sto parlando- continuò lui.
-Mi dispiace contraddirti ma no-
-Occhi marroni, capelli lunghi biondi, magra, alta, un carattere indecifrabile, la chiamano Amy, la conosci o vuoi che ti faccio un disegno?-
Lo fissai per poi sforzare una risata –E cosa dovrei dirle?-
Lui si portò le mani in fronte in un gesto esasperato -Oh dai Harold si vede lontano un miglio che siete cotti l’uno dell’altro. Avrete anche imbrogliato gli altri ma non ci siete riusciti con me-
-Louis, dimmi, Zayn ti ha passato della roba o è la stanchezza post allenamento?- dissi ridendo.
-Ridi pure ma tanto non mi freghi, non mi fregate entrambi. Ogni volta che siete insieme sembrate tutte e due affetti da una grave patologia mentale che vi porta a sembrare due ebeti. Sei innamorato caro mio Harold.-
Più continuava a parlare e più mi chiedevo se Louis avesse qualche tipo di marchingegno in testa che gli permettesse di leggermi dentro. –Io? Innamorato? Ritenta Louis, sarai più fortunato.-
Lui ruotò gli occhi e continuò a parlare –Non so cosa sia successo tra di voi ma so che ora dovresti andare da lei e parlarci, lei con Niall non ci vuole stare, lei vuole stare con te, si vede da come ti guarda.-
Mi alzai dalla scala e ricupererai il borsone – Louis ti ringrazio per questo discorso filosofico ma hai capito tutto il contrario. Io e Amy non abbiamo nessun tipo di rapporto e di sicuro io non sono innamorato.-
Lui ridacchiò prima di parlare –Pensa come vuoi, io continuerò a pensare che tu debba fare qualcosa prima che sia troppo tardi.-
 Lo fissai in modo strano  per poi salutarlo –Ci si vede Louis.-
Mi diressi verso l’auto pensando alle parole di Louis “Io continuerò a pensare che tu debba fare qualcosa prima che sia troppo tardi”.
Louis aveva stranamente capito tutto di me e Amy ma su una cosa aveva sbagliato: non c’era più niente da fare, ormai avevo perso tutto.


Spazio autrice.

Eccomi finalmente qui con il capitolo 21, sono in un enorme ritardo lo so ma ho passato le due settimane peggiori a scuola e il tempo per scrivere era pochissimo, mi dispiace tanto. Beh, non c'è molto da dire, questo è un capitolo di passaggio il bello arriverà negli altri che spero di riuscire a pubblicare presto. Spero di ricevere qualche recensione in più, mi piace sapere i vostri pareri.
Un bacio a tutte.

-Francesca

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Capitolo 23
*** capitolo ventidue. ***


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Capitolo ventidue.

Amy’s Pov.

-Amy sei ancora viva?- Liv agitò le mani davanti alla mia faccia ripescandomi dal mio stato di trance.
-Eh...cosa…dimmi-  farfugliai evidentemente ignara di quello che stava succedendo intorno a me.
-Coleridge ti ricorda qualcosa? Dobbiamo fare una ricerca- ridacchiò Holly.
-Stai bene? Da un periodo sei sempre distratta e assente- continuò Cathy.
-Certo, state tranquille- dissi sfregando le mani sul viso per riprendermi –cosa ha spiegato di Coleridge?-
-Niente di che, ma in compenso vuole almeno cinque pagine di relazione- disse Cathy con voce calma.
-Che fottutissimo figlio di puttana- sputò Holly passando le dita tra i capelli corti neri.
Liv scoppiò a ridere e diede una pacca sulla spalla della mora mentre Cathy ruotò gli occhi in un segno di disapprovazione.
-Cerchiamo prima qualcosa sulla vita poi passiamo alle opere- proposi.
Holly annuì e aprì il computer che si era portata da casa e dopo qualche bestemmia, sempre per seguire lo stile della sua finezza, riuscì a collegarsi alla debole Wi-fi della scuola ed aprire Wikipedia. 
Liv intanto si era incamminata verso gli scaffali della biblioteca per cercare qualche libro utile e Cathy aveva incominciato ad alternare i suoi appunti ordinati al libro ben sottolineato.
 Fin da quando la conoscevo avevo sempre invidiato il suo ordine impeccabile, con i suoi modi  eleganti si comportava da vera signorina. Ciò si riversava anche sul suo aspetto, le camicette tenute sotto le gonne a fiori nascondevano un fisico leggermente rotondo e i boccoli d’orati erano tenuti fermi da fiocchi in tinta con il resto dei vestiti. Rappresentava la signorina che tutte le madri avrebbero voluto come figlia.
Holly era l’esatto contrario, il suo fisico minuto e la statura bassa contraddicevano il carattere mascolino.
Fin dall’inizio del liceo eravamo nella stessa classe di letteratura e tra noi era una nata una bell’amicizia. Qualche giorno prima il professor Patel ci aveva inflitto una lunga ricerca e avevamo così deciso di ritrovarci in biblioteca per lavorarci. Peccato che quel pomeriggio la poesia era l’ultimo dei miei pensieri.
Infatti, dopo aver troncato i rapporti con Harry e Niall, avevo trovato nello studio una scusa per chiudermi in camera e versare più lacrime possibili. Di colpo ogni cosa sembrava essere diventata inutile e il dolore e i sensi di colpa mi governavano.
Nelle ultime settimane, invece, la mia apatia era diventata irreversibile. Ero sempre distratta e, le uniche volte che riuscivo a sopportare qualcuno vicino a me, rispondevo male. Le lacrime erano sparite ma il dolore persisteva logorante.
A scuola mi ero imposta la regola del ‘cammina a testa bassa’ per evitare Niall. Infatti neanche la forza di volontà più grande mi avrebbe aiutato a sostenere il suo sguardo.  A un certo punto mi ero anche chiesta perché avevo deciso di tradirlo e non ero riuscita a darmi una risposta valida. Tutto ciò che avevo trovato era il rimorso mischiato alla pena. Provavo pena verso me stessa.
Una domanda di Holly interruppe i miei pensieri -Amy vieni alla festa di Jolanda?-
-Quale festa?- chiesi senza smettere di girare le pagine di un quaderno.
-Non sai niente? Sarà la festa migliore del secolo- si intromise Liv poggiando sul tavolo una pila di libri polverosi.
Io negai con un cenno del capo e Holly mi spiegò –Jolanda Bennet da una festa per i suoi diciotto anni, ha invitato quasi tutta la scuola, non puoi non venire-
-Ma io non la conosco, non posso infiltrarmi-
-Perché secondo te noi la conosciamo?- rise Cathy –Dai vieni, ci divertiamo-
-Quand’è?- chiesi titubante.
-Sabato sera, a casa sua- rispose Holly.
A dir la verità non avevo molta voglia di andare a una festa, per un po’ di tempo avevo evitato situazioni in cui ci fosse troppa gente e avevo preferito starmene in casa a chiacchierare con mia madre o a leggere libri, ma,  dopo aver valutato la situazione e aver guardato le espressioni di supplica delle tre ragazze avevo accettato.
-Va bene- annui ricevendo così delle pacche sulla spalla e dei sorrisi soddisfatti.

Harry’s Pov.

Louis si mise in mezzo a  me e Niall e dopo essersi schiarito la voce con fare ironico parlò -Bene ragazzi, eccoci qua riuniti per parlare di motivi molto seri-
Quello che doveva essere un discorso sembrò far divertire già dall’inizio i presenti, Zayn in un angolo della stanza faticava a trattenere le risate e Liam, vicino a lui, nascondeva i sorrisi dietro un libro, mentre Niall, straboccato comodamente sulla poltrona di casa Tomlinson, ruotava gli occhi in segno di noia.
Louis sembrò accorgersi del divertimento generale e fece prendere un’altra piega al discorso –Oh fanculo, si può sapere che cazzo avete voi due? Anzi no guardate, non mi interessa, quelli sono affari vostri, ma sono…siamo stanchi  di questa freddezza-
Il mio sguardo si scontrò per qualche minuto con quello di Niall però poi andarsi a perdere in un angolo della stanza.
-Non volete proprio parlare, vero?- continuò Louis.
-Io non ho niente da dire, lui dovrebbe scusarsi- intervenne Niall.
-Allora fallo Harry, scusati- si rivolse a me Louis.
-Devo ricordati il sabotaggio dei miei biglietti? Dovresti scusarti anche tu- sbruffai guadagnandomi così un’occhiataccia da Niall.
-Ragazzi perché non vi scusate entrambi e la facciamo finita?- si intromise Liam con il suo solito fare pacifico.
-Si ragazzi, non vogliamo rovinare un’amicizia per una ragazza?- aggiunse Louis.
Per quanto Louis avesse raggio il mio stupido orgoglio maschile mi portò a stare zitto, chi doveva scusarsi era Niall.
Ci furono così parecchi minuti di silenzio in cui l’unico suono era il picchiettare degli anelli di Zayn su una sedia e il mio sguardo si incontrò con quello di Niall per molte volte.
-Va bene, basta- disse a un tratto l’irlandese –mi dispiace-
Nonostante nella sua voce ci fosse un filo di noia convinse me a parlare –Scusami tanto-
-Oh bravi ragazzi, così vi voglio- esultò Louis mettendo un braccio sul mio collo e l’altro su quello di Niall. –La nostra grande amicizia non poteva finire per una cazzata, giusto?-
Annuimmo e lui continuò –Bene,sabato possiamo sballarci alla grande alla festa di Jolanda Bennet-
-La festa migliore del secolo- aggiunse Zayn che intanto si era avvicinato con Liam a noi.

Dopo qualche chiarimento e degli abbracci voluti da Louis ci sdraiammo sul divano e guardammo un film per poi gustarci la cena offertaci dalla mamma di Louis.
Verso le dieci Liam e Zayn ricevettero una chiamata dalle madri e andarono via e io li seguii a ruota.
Mi alzai dal divano e mi stiracchiai -Ragazzi sarà meglio che vada-
-Vengo con te, aspettami- disse Niall alzandosi e cercando la felpa che aveva lanciato da qualche parte della camera.
Louis ci accompagnò ala porta e per l’ennesima volta ci ricordò di quanto fosse felice che la situazione si fosse aggiustata e ci salutò poi con una pacca sulla spalla.
-Io ho la macchina qui- annunciai quando fummo in mezzo alla strada.
-A me tocca andare a piedi- rispose Niall.
-Vuoi un passaggio?-
-No figurati, faccio due passi- disse lui indicando la strada con un dito.
Io annui e lo salutai –Beh, ci vediamo in giro-
Per quanto avessimo chiarito la freddezza non era sparita del tutto e qualcosa mi diceva che anche lui si era scusato soprattutto per l’amicizia con i ragazzi.
Lui stiracchiò un sorriso in viso e si incamminò verso casa ma a un tratto si fermò e mi richiamò. –Ah Harry-
-Dimmi- dissi mentre aprivo la portiera della macchina.
-Lei ti ama.- 


Spazio autrice.

Ringraziamo tutti la mia preside che ci ha dato una settimana di vacanze in più e ho avuto la possibilità di scrivere tranquillamente. Beh ragazzi, finalmente non avete dovuto aspettare gli anni per un nuovo capitolo (amatemi), però vi dico già che sabato parto per Amsterdam, in questi giorni devo scrivere il capitolo dell'altra ff e proverò a scrivere anche il 23 ma non vi assicurò che riuscirò a postarlo prima di sabato, dovete aspettare un pochino, mi dispiace.
Beh sul capitolo non c'è tanto da dire, spero solo che vi piaccia. Aspetto recensioni, un bacio a tutte.

-Francesca


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Capitolo 24
*** capitolo ventitre. ***


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Capitolo ventitre.

Il pomeriggio prima della festa lo passai al telefono con Liv per una consulenza di moda.
-Allora, metto il tubino nero o il vestito a balze?- chiese nuovamente con un leggero filo di esasperazione nella voce.
Immaginai Liv con i due vestiti e scelsi–Il tubino, ma non mettere i tacchi troppo alti, non ho alcuna intenzione di reggerti-
-Va bene, va bene- sbuffò lei ironica –tu cosa metti?-
-Non lo so- risposi guardando l’armadio ancora chiuso –troverò qualcosa-
-Ti prego, non presentarti in felpa-
Ridacchiai mentre mi alzavo dal letto per aprire l’armadio –Non ti preoccupare, ci sentiamo dopo-
Mi salutò con alcune delle sue solite e noiose raccomandazioni del tipo ‘truccati’ e ‘non metterti e le scarpe da ginnastica’ e poi riattaccò.
Iniziai a perlustrare il mio armadio facendo scivolare distrattamente le mani sulle stampelle e alla fine sfilai un jeans stretto e un top nero, poi aprii la scarpiera e ne estrassi le scarpe delle occasioni speciali.
Quando il campanello suonò annunciando l’arrivo delle mie amiche ero perfettamente pronta. Scesi le scale facendo attenzione a non inciampare sui tacchi, salutai mia madre e uscii.
-Eccoti qui- cantilenò, fuori dalla porta, Cathy muovendo le balze del vestito di pizzo rosa.
-Donna, salta su- urlò Liv dalla postazione di guida di una macchina nera, mentre Holly, salutandomi con un sorriso, apriva la portiera posteriore.
Accennai un saluto con la mano ed entrai in macchina mettendomi comoda e quando anche Cathy ebbe preso posizione davanti, Liv partì.
-Liv dove hai preso questa macchina?-  chiesi ammirando l’interno in pelle nera.
-Diciamo che mio padre si è addormentato e ha lasciato le chiavi sul tavolo, quindi..-
-L’hai rubata?- esclamai.
-Rubata, una parola grossa. Direi più che altro “presa in prestito di nascosto”- disse lei calma mentre Holly, al mio fianco, rideva di gusto.
-Dai non ti preoccupare Amy, ci divertiamo stasera- mi rassicurò Liv.
Diedi poca fede alle sue ultime parole e sprofondai nel sedile. Qualcosa mi diceva che non sarebbe stata una bella serata.
Solo dopo che Liv ebbe parcheggiato tra le numerose macchine lasciate in strane posizioni davanti alla casa e noi fummo scese, riuscì a vedere quanto meravigliose erano le ragazze. Il tubino nero di Liv esaltava il suo fisico magro, mentre Holly si muoveva goffamente in una gonna blu e un top bianco.
Si accorse che la stavo guardando e mi fissò minacciandomi ironicamente con lo sguardo –Non farti strane idee, se fosse stato per me sarei venuta in felpa, è stata Cathy a costringermi-
Scoppiai a ridere e le circondai il collo con un braccio –Non sei l’unica, credimi. Dai entriamo-
Già da fuori la porta si sentiva la musica ad alto volume ma dentro regnava la confusione. Per quanto fosse presto molti ragazzi si reggevano a stento in piedi, altri, arrampicati sui tavoli, urlavano esibendosi in movimenti provocatori nel tentativo di attirare ragazze schiamazzanti, alcuni giocavano a calcio con bicchieri vuoti. In ogni angolo c’era qualcuno impegnato in qualcosa.
-E’ un casino- urlai alle ragazze cercando di sovrastare la musica.
-Andiamo a fare un giro, vediamo di trovare qualcosa di interessante- propose Liv.
Le altre annuirono e Holly mi prese per la mano tirandomi tra la gente.
Dopo numerose spinte e ‘spostati grazie’ o in modo meno fine ‘muovi il culo’, arrivammo in quello che sarebbe dovuto essere un salotto. Bottiglie di birra e alcolici decoravano il tappeto, ragazzi sul divano limonavano con ragazze delle quali, molto probabilmente,  non conoscevano nemmeno il nome, un Dj con dei lunghi dred alternava canzoni ad alto volume su cui molti si scatenavano.
All’improvviso mi sentii piccola al centro di quella stanza. Non conoscevo nessuno e mi sentivo del tutto fuori luogo. Non era la mia prima festa, certo, ma per la prima volta mi sentii inadatta.
-Che dici, andiamo a ballare?- mi chiese Liv porgendomi un bicchiere con dentro un liquido indefinito.
Guardai distrattamente lei e poi la situazione intorno a me –No grazie, vi aspetto là- risposi indicando con il dito un angolo che sembrava vuoto.
Liv mi guardò in modo strano -Sei sicura?-
-Sisi certo, andate a divertirvi, vi aspetto qui-
Lei annui e raggiunse Cathy e Holly che intanto si erano già immischiate tra la gente sulla pista da ballo.
Io raggiunsi  l’angolo che avevo individuato prima e mi poggiai con la schiena contro il muro. Bevvi un sorso dal bicchiere che Liv mi aveva dato e sentii un brivido percorrermi la schiena. Non avevo capito cosa fosse ma era freddo e buono.
Continuando a sorseggiare la bevanda guardai le mie amiche ballare allegramente al centro della camera, sorrisi quando Liv fece girare Cathy fino a farla arrivare tra le braccia di Holly.
Non sapevo per quale motivo non ero anch’io là a ballare e divertirmi, mi sarebbe piaciuto, l’avevo sempre fatto alle altre feste, ma in quel momento, in quell’angolo, stavo solo desiderando di tornare a casa.
Svuotai il bicchiere con un ultimo sorso e feci per andare verso il tavolo delle bevande ma mi bloccai. Di colpo tutto intorno a me sparii, il silenzio si impadronì della casa. Davanti a me, Niall stava entrando con una ragazza dai lunghi capelli neri con indosso un vestito corto e attillato di un rosso acceso, dietro di loro Harry teneva il braccio intorno al collo di quella che doveva essere la gemella della prima. Aveva gli stessi capelli lunghi e lisci tinti, però, di biondo, vista l’evidente ricrescita. Lo stesso opulento vestito della prima, ce l’aveva addosso anche lei ma in versione nero e metteva in evidenza il seno prosperoso. Dove erano andate a trovarle, in mezzo a una strada?
Indietreggiai senza girarmi fino a poggiare la schiena contro il muro. Se prima mi ero sentita piccola, ora sentivo come se anche il mio stupido oggetto di quella camera avesse più importanza di me.
Non tolsi lo sguardo dalle due coppie. Niall aveva preso due bicchieri e si era poi appoggiato con il fianco a un muro della camera, davanti a lei la ragazza schiamazzava in modo patetico.
Dall’altra parte Harry stava di fronte all’altra gemella che con un dito arricciava una ciocca di capelli. Non sembra stessero parlando, ma di certo i loro sguardi comunicavano meglio delle parole.
Senza che me ne resi conto schiacciai il cartone rosso del bicchiere tra le mie mani facendolo poi cadere a terra. Stavo letteralmente arrossando di tristezza, rabbia, delusione. Gelosia anche?  Di sicuro.
Quanto ci avevano messo tutti e due a dimenticarmi? Una settimana, due? Due giorni? Avevo passato le mie ultime settimane con l’aspetto simile a quello di un vegetale appassito, mangiata dai sensi di colpa, dal disprezzo che provavo verso me stessa, chiedendomi se loro due fossero arrabbiati con me, se mi avessero mai perdonata. Invece sembrava che se ne fossero proprio fregati.
Guardai le due ragazze e poi me. Mi sentii così patetica e stupida. Per quanto avessero l’aspetto da sgualdrine, loro due, erano vero oggetto desiderio, un motivo per cui litigare e stare male. Non io. Quale malato di mente sarebbe mai stato male, o comunque avrebbe litigato con l’amico, per una complessata come me? Nessuno.
Guardai Harry. La ragazza sorrideva in modo malizioso mentre lui le accarezzava la guancia.
Qualche settimana prima ero io ad essere accarezzata in quel modo.
Ebbi la tentazione di avvicinarmi a loro, di strappare la ragazza da lui, ma invece scappai. Uscii fuori spingendo chiunque ostacolasse la mia corsa, disinteressandomene di quelli che mi urlavano di stare attenta. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi, avevo il fiato corto. Caddi senza forza sul ciglio della strada.
Le lacrime incominciarono a tagliare il mio viso, presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi. Volevo sparire.

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Capitolo 25
*** capitolo ventiquattro. ***


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Capitolo ventiquattro.

Stranamente, appena sveglia, ci metto sempre qualche minuto per capire la situazione.
Quella mattina mi svegliai e faticosamente mi rigirai su un lato. Con gli occhi ancora socchiusi, guardai la mia camera cercando di mettere a fuoco e il mio sguardo cadde sul top nero e i jeans lanciati a terra. Fu allora che mi ricordai della sera precedente, di come ero tornata a casa senza dire niente a nessuno e del pianto prima di addormentarmi.
Sospirai rumorosamente all’immagine vivida nella mia testa di Harry con quella ragazza e mi alzai  per mettermi seduta. Strofinai con le nocche gli occhi impastati di sonno e scesi giù dal letto.
Non sapevo che ora fosse, ma la poca luce proveniente dalla finestra suggeriva che fosse molto presto.
Sfilai la maglia e il pantalone con cui dormivo e indossai un paio di calzoncini e una canottiera e presi dall’armadio una felpa vecchia che legai in vita.
Evitando di fare rumore e non svegliare mia madre uscii. Fuori un leggero venticello scuoteva gli alberi rendendo la strada vuota meno silenziosa.
Accesi l’ipod e spensi la mente e iniziai a correre. Lasciai che i problemi mi scivolassero addosso e venissero calpestati dai miei piedi.
Corsi fino a un parco non molto lontano e lo percorsi più volte fino a quando fui sicura che l’unico dolore del mio corpo fosse quello delle gambe affaticate.
Dopo un’ora, stanca e senza fiato mi lasciai cadere su una panchina e portai la testa all’indietro per calmarmi e prendere fiato.
Ancora con gli occhi chiusi, distratta dal cinguettio di un uccello ai piedi di un albero, non mi accorsi che qualcuno si era seduto al mio fianco. Sussultai quando posò la mano sulla mia spalla.
-Buongiorno Amy- mi salutò il radioso sorriso di Louis.
-Louis mi hai fatto prendere un infarto- dissi tirando un sospiro con la mano poggiata su petto.
-Scusami non volevo- ridacchiò divertito della mia espressione –tieni ti ho preso questa, ho pensato che ne avessi bisogno-
Mi porse una bottiglietta d’acqua che accettai volentieri –Grazie, ma come facevi a sapere che avevo bisogno di bere?-
-Ti ho vista da lontano. Sono abituato a correre anch’io la mattina-
Guardai i pantaloncini da calcio e la maglietta larga che indossava e annuii.
-E di solito corro quando ho bisogno di dimenticare qualcosa- continuò scrutandomi in viso con un sopracciglio alzato.
-Cosa vorresti dire?-
-Lo sai bene. Perché ci state girando attorno?-
Sapevo benissimo di cosa stesse parlando e anche che fingere di non capire fosse stupido ma continuai a farlo -Louis davvero, non capisco di cosa stai parlando-
-Oh Santo Dio, perché fate tutti i finti tonti? Parlo di te e quel cretino di Edward-
-Cullen?-
-Sei molto simpatica Amy ma no, parlo di te e Harry Styles. Avete reso complicato ciò che invece era semplice-
Sospirai prima di parlare –Cosa c’era di semplice?-
-Tutto! Ascolta, se parli di Niall, beh allora fottitene e basta. Loro hanno chiarito, ma per quello stupido orgoglio maschile che si ritrova, Harry non verrà mai a chiederti scusa. Ma sono più che sicuro, anzi scommetto, che lui ti ama. Da quando avete chiusi i rapporti sembra un cavernicolo risvegliatosi negli anni 2000-
Per quanto fosse pessima, sorrisi all’ultima battuta di Louis e risposi –Cosa dici di fare?-
-Quello che credi sia la cosa giusta, tutto ciò che può rendere felice te e lui. Io ora vado, tu pensa a quello che ti ho detto- disse alzandosi.
-Grazie-
Lui annuii e mi rivolse un sorriso dolce e comprensivo prima di correre verso l’uscita del parco.
 
Ero uscita per calmare i pensieri e invece ero tornata a casa con la testa che ne straboccava.
Immobile nella doccia, con lo sguardo perso nel vuoto, lasciavo che l’acqua mi cadesse addosso.
La conversazione di Louis mi aveva del tutto scossa. Secondo lui dovevo fare qualcosa che potesse sistemare la situazione, ma cosa? Parlare sarebbe stato di sicuro un buono inizio ma mi mancava il coraggio.
Stupida e vulnerabile. Ecco come mi sentivo.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’accappatoio per poi chiudermi in casa e lanciarmi sul letto.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò e la voce dolce di mia madre parlò da dietro la porta -Amy vuoi qualcosa da mangiare?-
Guardai l’orario sulla sveglia. Per quanto fosse ora di pranzo e avessi saltato colazione e cena precedente il mio stomaco era completamente chiuso. –No grazie mamma, magari dopo-
-Sei sicura di stare bene?-
-Certo-
-Va bene tesoro, se hai bisogno di qualcosa sono al piano di sotto-
Sentii il rumore dei suoi tacchi sfumare sempre di più man mano che si allontanava e poi il silenzio.
Mi accucciai tra i cuscini, le parole di Louis rimbombavano ancora nella mia testa vivide e chiare.
Tutto ciò che può rendere felice te e lui.
Se Louis diceva la verità sul comportamento freddo e sofferente di Harry dopo la nostra fine, non capivo perché presentarsi a una festa con una sgualdrina da tre soldi, ma quello era di sicuro un momento in cui dovevo cacciare via il mio orgoglio.
Presi il cellulare dal comodino, aprii la rubrica e scesi fino al nome di Harry. Era arrivato il momento di chiarire tutto e essere finalmente felice.

Harry’s Pov.

-Si mamma tranquilla, ho già preso il pane- sbuffai facendomi strada tra i passanti all’uscita della metro. –Si tranquilla, ho preso anche il latte. Certo che sto attento-
Lei e le sue stupide raccomandazione nei momenti meno opportuni, ma credeva che avessi 5 anni?
-Ora vado, sono in metro-  riuscii finalmente a terminare la chiamata e continuai lo slogan tra i pendolari che riempivano la stazione. Sbattei contro una signora dalla corporatura molto robusta provocando la sua ira e la liquidai con un ‘mi scusi’.
Ora di punta, la peggiore.
Quando finalmente fui all’aria aperta non mi sembrava vero.  Mi incamminai verso casa reggendo le buste cariche di cibo, dovendomi scusare tutte le volte che urtavano qualche passante.
Tra il vociare delle persone sentii distintamente la suoneria del telefono e lo estrassi dalla tasca dietro del jeans. Sicuramente era mia madre con qualche raccomandazione dell’ultimo minuto.
-Pronto?- brontolai reggendo il telefono con la testa.
-Harry?-
Mi bloccai di botto in mezzo alla strada. Quella non era di sicuro la voce di mia madre.
-Amy?- balbettai stupito.
-Si, sono io- rispose la sua voce calma dall’altra parte –Ho bisogno di parlarti-
-Non sono nella situazione migliore del mondo ora ma non fa niente, dimmi-
-Vedi, come dire..-
Riuscii quasi a immaginarmi il rossore sulle sue guance mentre parlava agitando le mani con ansia. Non sapevo cosa stesse per dirmi, ma sorrisi incondizionatamente. Mi era mancata.
-Io voglio chiarire Harry, sono stanca di questa situazione- riuscì a dire dopo aver rigirato le parole più volte.
Un sorriso accompagnò le parole –Vediamoci a casa mia fra poco, va bene?-
-Va bene, allora a fra poco-
-A fra poco-
-Ah Harry..- aggiunse prima di attaccare.
-Dimmi-
Ero diventato così felice quel pomeriggio, solo grazie a due parole dette dalla persona giusta. Mancava una piccolo pezzo di strada per arrivare a casa. Attraversai la strada senza dare conto alle macchine troppo impegnato ad aspettare che Amy rispondesse.
Ricordo di aver sentito, a un tratto, un forte suono di clacson avvicinarsi, poi un urlo di una donna. Quando mi girai per vedere quello che stava successo, Amy stava sussurrando qualcosa ma io non riuscii a sentirlo. Il mio telefono era volato dall’altra parte della strada e io ero caduto a terra.
Ricordo il freddo pavimento di pietra e un altro urlo indistinto.
Poi il buio.

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