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di y0unghope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Mi chiamo Alessia, ho 14 anni, ho una mamma e non un padre… o meglio dire lo ho ma non so chi sia, mia mamma non me ne ha mai voluto parlare, ma penso che ormai dovrà farlo. E’ malata di leucemia e il dottore dice che le resta poco da vivere. Gli assistenti sociali sono già venuti più volte a farmi visita e a chiedermi se ho ancora qualche familiare vivo. Sono in ospedale e sono le 15.00, sono qui con una mia amica, Chiara. Mia madre è da più di un’ora dentro una camera, ci sono un po’ di medici, che continuano ad entrare ed uscire, dottoresse che chiamano qua e là altri dottori. Non so cosa sta succedendo lì dentro, ogni volta che provo chiedere qualcosa non mi risponde nessuno, mi dicono solamente “stai tranquilla è tutto ok”… e mi risiedevo.
Chiara. Ehi Alessia, sta tranquilla vedrai che è tutto ok – le faccio un sorrisetto e mi calmo, per modo di dire.
Sono già le 17.30 e ho una fame della madonna… così vado alle macchinette a prendermi qualcosa, ho preso un pacchetto di patatine, mentre Chiara si è presa un tè. Ritorniamo a sederci e finalmente un dottore si degna a dirmi qualcosa.
Dott. E’ lei la signorina Alessia Brown? -  dice indicandomi           
Io. Si si sono io, mia madre?
Dott. La vuole vedere mi segua.
Chiara. Io rimango qui
Seguo il dottore ed entro nella stanza, ci sono due armadi, due poltrone, una finestra e un letto su cui è sdraiata mia madre. C’è una puzza nauseante, e vedo sangue sul letto. Mi avvicino a mia madre, è pallida, molto pallida, i suoi capelli biondi lunghi ormai stanno perdendo pure il colore.
Mamma. Alessia vieni qui…
Mi avvicino a lei
Mamma. Alessia ascoltami bene, prendi un foglio e una penna – tossisce
Io. Perché mamma?
Mamma. Fai come ti dico! – Prendo un foglio e una penna
Mamma. Scrivi… Austin Carter Mahone…
Io. Chi è?
Mamma. È tuo padre… - A quello parole rimango immobile per qualche secondo – Allora Alessia vai avanti a scrivere…
Io. Perché?
Mamma. Cosa perché? – tossisce
Io. Perché me lo dici ora?
Mamma. Per non lasciarti sola – a quelle parole crollai…
Io. Mamma perché dici questo? – Iniziarono a scendere le lacrime
Mamma. No tesoro, non piangere ti prego. Promettimi una cosa, che sarai sempre forte!
Io. Perché dici così – dico singhiozzando
Mamma. Vedi… ormai per me è arrivato il momento.
A quelle parole crollai, il mio cuore andò in mille pezzettini, le gambe non mi reggevano più così mi misi seduta sulla poltrona ed ebbi la forza di chiedere “Quanto?”
Mamma. Dicono ore, minuti, ma giorni no.
Mi alzai e dissi va bene mamma, rimarrò forte per te, solo per te.
Mamma. Brava tesoro così ti voglio, ricordati che ti amo.
Io. Mamma anche io ti amo – la abbraccio
Mamma. Dai Alessia, scrivi prima che poi è troppo tardi – e con le lacrime agli occhi continuai a scrivere ciò che mi diceva -  S. Antonio, Texas
Io. E l’indirizzo?
Mamma. Non lo so, ma sicuramente qualcuno lo conos… - e dopo quelle parole il suo cuore smise di battere, non era neanche riuscita a finire la frase, mi buttai su di lei e mille dottori entrarono nella stanza, mi allontanarono e cercarono di rianimarla ma niente… era giunta la sua ora. Esco dalla camera e mi dirigo verso Chiara in lacrime…
Chiara. Ehi Alessia, come sta? – e scoppio in un pianto abbondante
Io. Le ho promesso di rimanere forte, non devo piangere. – A quelle parole Chiara capì cos’era successo e mi abbracciò fortissimo, appoggia la mia testa sulla sua spalla, rimaniamo in quella posizione per circa 10 minuti. E proprio in quel momento arrivano gli assistenti sociali, non vedevano l’ora di portarmi via.
Ass. Sociale. Allora Alessia? Hai qualcuno con cui stare da d’ora in avanti?
Chiara. Alessia, ti farei venire a vivere da me ma nelle condizioni in cui viviamo i miei non potrebbero adottarti anche se sai benissimo che ti voglio molto bene.
Io. Lo so Chiara, comunque ho ancora vivo mio padre…  Si chiama Austin Carter Mahone e abita a San Antonio in Texas.
Ass. Sociale. Benissimo cercheremo l’indirizzo di casa e partiremo dopo il funerale.
Mi lasciarono li… Chiara mi accompagnò a casa e rimase con me per la notte, il giorno dopo si sarebbero svolti i funerali e fu un’associazione a pagarlo, era molto amata mia mamma.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Dopo il funerale tutti vennero a farmi le condoglianze, io cercai di rimanere forte e di trattenere le lacrime ma non c’era niente di più difficili, caddi nelle braccia di Chiara e scoppia in un pianto.
Chiara. Ehi tesoro, ricordati una cosa… Non sarai mai sola! Su di me potrai sempre contare.
Le sorrisi ma sapeva benissimo che non poteva bastarmi quella frase per farmi cambiare d’umore. Io l’amavo quella ragazza, anche se ero invidiosa del fatto che lei aveva una mamma e un papà.
Ass. Sociale. Alessia dobbiamo partire.
Annuii
Io. Ciao Chiara, non ti dimenticherò mai.
Chiara. Chiamami, tutti i giorni!
Io. Certo.
#1 ora dopo
Siamo qui all’aeroporto e stiamo aspettando che arrivi l’aereo , chissà se mi accetterà questo Austin… chissà com’è… speriamo sia una brava persona… uffa però poteva dirmi qualcosa di più mia madre… non mi ha mai parlato di lui, non è mai stato il suo argomento preferito… ma perché? Se non voleva che io stessi con lui perché allora non mi ha lasciato agli assistenti sociali… ho mille pensieri per la testa e neanche mi ero accorta che uno dei due assistenti mi stava chiamando.
Ass. Sociale. Allora?? Ti muovi?? Perdiamo il volo se no.
Io. Si si scusa.
Ass. Sociale. Dai muoviti *dice prendendo la sua borsa di roba e lasciandomi lì come una cogliona*
Bastardo!!! Prendo la mia borsa da tenere in aereo e seguo l’assistente,  saliamo e ci mettiamo subito a sedere. Il viaggio hanno detto che durerà per ben 8 ore infatti mi sono caricata al massimo il mio Ipod spero che si potrà usare. L’assistente già dorme, uau appena partiti, ma grazie della compagnia. Prendo l’Ipod.
x. Mi scusi signorina non è ancora concesso utilizzare oggetti elettronici.
Io. Mi scusi non lo sapevo *era un hostess*
Hostess. Stai tranquilla te lo vengo a dire io quando puoi usarlo, piacere io sono Annalisa se hai bisogno di qualcosa chiamami *sorride e se ne va*
Qualcuno di gentile allora esiste su questo mondo. L’aereo è già partito da circa un quarto d’oro mi sto annoiando un casino…
x. Ehi, non ci siamo presentate bene mi chiamo Annalisa e tu? *era l’hostess*
Io. Ehi… ehm… si mi chiamo Alessia.
Annalisa. E’ tuo papà quello?
Io. Ahah no per fortuna.
Annalisa. E allora dove sono i tuoi genitori viaggi da sola?
Io. Ehm no, questo signore è un assistente sociale mi sta portando da mio padre *mi stava guardando in un modo un po’ confuso, beh l’avrei capita, a quel punto mi iniziò a venire il magone, non posso ancora crederci che mi madre sia morta… una lacrime iniziò a scendermi ma la tirai via subito con il palmo della mano* perché mia madre… beh…
Annalisa. Si si ho capito, mi dispiace molto, tieni questo libricino ci sono un po’ di giochi tanto per passare il tempo, tra un po’ potrai usare il tuo Ipod *si gira e se ne va*
Questa signora è come se la conoscessi da tutta la vita, mi sta simpatica… però è ancora presto giudicare la conosco da non meno di 20 minuti. Apro il libro prendo la penna e inizio a fare un po’ di cruciverba, rebus ecc. Sono le otto e mancano ancora 7 ore, non ce la posso fare. Proprio mentre stavo per crollare ritorna Annalisa.
Annalisa. Se vuoi puoi usare il tuo Ipod, se hai bisogno di qualcosa chiedi pure *sorride e se ne va*
Io. Ehm… grazie.
A quel punto prendo il mio Ipod e accendo la musica, ascolto “As long as you love me” di Justin Bieber, e poi diciamo anche tutto il resto della playlist. Penso che dopo 2/3 canzoni mi addormentai… quando mi risvegliai eravamo già arrivati. Quando scesi dall’aereo Annalisa mi salutò.
Annalisa. Spero di rivederti presto Alessia, e buona fortuna per tutto.
Io. Grazie anche a te. *sono molto fredda con le persone, non so perché… non sono mai stata così*
Andati a prendere le valigie usciamo dall’aeroporto e chiamiamo un taxi. E ci dirigiamo per San Antonio, arrivati andiamo ad alloggiare in un albergo, sistemiamo i bagagli e ci mettiamo a letto. Mi addormento praticamente subito.
#7 di mattina
x. Forza sveglia!
Spalancai gli occhi dallo spavento, era l’assistente sociale
Ass. Sociale. Forza Alessia, dai… che dobbiamo cercare tuo padre.
A quelle parole mi bloccai… appena aprì gli occhi vidi 5 messaggi nuovi sul telefono, tutti da parte di Chiara. Cazzo mi sono dimenticata di dirle che ero arrivata, oddio mi fucilerà. Sono tutti uguali ‘Allora Alessia sei arrivata?’ ‘Alessia…’ ‘Alessia mi stai facendo preoccupare tutto ok?’ ‘Alessia rispondi…’ finalmente poi le rispondo ‘Ciao Chiara, scusami…. Mi sono completamente dimenticata del messaggio, comunque tutto a posto, ora vado alla ricerca di mio padre… mi manca mia madre’
Mamma… ma perché proprio tu… ho bisogno di te. 

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Lo so che questo capitolo è un po' noiosetto, ma dal prossimo cambierà tutto. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Ass.Sociale. Allora Alessia dai.
Affrettai il passo e uscimmo dall’albergo in cui alloggiavamo.
Entrammo nel comune della città per informazioni.. Una ragazza sui 25 anni si avvicinò a noi
Girl. buongiorno, avete bisogno? - l’assistente sociale si girò verso la ragazza
Ass. Sociale.  si grazie, sono un assistente sociale e sono in cerca del padre di questa ragazza - mi indica con la mano e la donna mi sorride teneramente .
Girl. Bene vediamo cosa possiamo fare.. come si chiama il padre?
Ass. Sociale. Allora.. – tira fuori un foglio
Io. Austin Carter Mahone – interrompo la ricerca dell’assistente sociale.
La ragazza a quelle parole si bloccò per poi riniziare a parlare “e tu saresti la figlia del signor Mahone allora” sorrise poco convinta.
Rimasi stupita dalla sua reazione.. magari conosceva mio padre, chi lo sa..
Ass. Sociale. Allora lo conosce?
Girl. Si lo conosco e chi non lo conosce qui.. – ride sarcasticamente
La guardai confusa.
Ass. Sociale. Bene – sorrise soddisfatto, era evidente che voleva liberarsi di me al più presto – dove lo possiamo trovare?
La ragazza scrisse su un foglietto l’indirizzo di casa, ringraziammo la ragazza ed uscimmo dal comune.
Ass. Sociale. Allora secondo l’indirizzo che ci ha dato la ragazza tuo padre abita poco fuori città,
Sorrisi nervosa e pensierosa.. e se non mi accetta?
#30 minuti dopo
Il taxi si fermò davanti alla casa e scendemmo, ogni passo che facevo mi sentivo sempre più senza via d’uscita.. Questo Austin Carter Mahone ovvero mio padre è l’unico che può salvarmi dall’orfanotrofio.. qualche secondo dopo fummo davanti alla porta di una casa enorme.. non potevo dire che mio padre era povero, il contrario di come vivevamo io e mia madre.. 
L’ Ass.Sociale suonò al campanello e venne ad aprire un signore.. doveva essere il maggiordomo.
x. Desiderate?
Ass. Sociale. Buongiorno, sono un assistente sociale e desidererei parlare con il signor Mahone, è in casa in questo momento?
x. Vado a vedere se è disponibile in questo momento – il maggiordomo ci fece entrare.
Rimasi a bocca aperta nel vedere la grandezza della casa.. era arredata con mobili moderni e al muro c’erano un sacco di foto.. Mi cadde lo sguardo su una foto c’era un ragazzo sui 18 anni e una signora sui 50 anni. Quello doveva essere mio padre e lei.. penso la madre ovvero mia nonna. Qualche minuto dopo ritornò il maggiordomo che ci fece cenno di seguirlo, entrammo in una stanza abbastanza grande, sembrava un ufficio e al tavolo c’era uno che guardava al computer.. il mio cuore era a mille. Il maggiordomo uscì dalla stanza lasciando noi tre soli.
Il signore nascosto dal computer si alzo e con un sorriso sforzato si avvicinò a noi, ci allungò la mano per presentarsi.
x. Piacere sono Austin bla bla ma chiamatemi Aus – Sorride e guardò me.. come se già mi avesse visto.
Ass. Sociale. Piacere signor Mahone sono l’assistente sociale e mi è stata affidata questa ragazza – m’indica. – potrei parlarle qualche minuto?
Austin. Certamente – allungò la mano verso di me – Piacere tu sei?
Io. Mi chiamo Alessia – gli strinsi la mano per poi lasciare la presa, ci fece segno di sederci sul divanetto e lui si avvicinò con una sedia e noi..
Austin. Ditemi pure – sorride – come si chiama il padre? Potrei aiutarvi a cercarlo.
Ass. Sociale. E’ lei il padre.

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