The magic of Flowers;

di _echo of lost voices
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione. Ciao Capra! ***
Capitolo 2: *** Chapter one; Mc Donald's. ***
Capitolo 3: *** Chapter two. “Hi, I’m Tommo! Si, Tonno Rio Mare.” ***
Capitolo 4: *** Chapter four. “The answer.” ***
Capitolo 5: *** Chapter three. “Zoey, I love him?” ***
Capitolo 6: *** Chapter five. “You’re a bastard.” ***
Capitolo 7: *** Chapter six. “Are you ready?” ***
Capitolo 8: *** Chapter seven. “Thank you, best friend.” ***
Capitolo 9: *** Chapter nine. “You're perfect to me.” ***
Capitolo 10: *** Chapter eight. “Two week, and I’ll start to smile. (Maybe)” ***
Capitolo 11: *** Chapter ten. “Welcome to London.” ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven. “Water.” ***
Capitolo 13: *** Chapter twelve. “College?” ***
Capitolo 14: *** Chapter tirtheen. “Christmas decorations.” ***
Capitolo 15: *** Chapter fourteen. “I’m just a bitch.” ***
Capitolo 16: *** Chapter fifteen. “Party!” ***
Capitolo 17: *** Chapter sixteen. “Because she’s mine.” ***
Capitolo 18: *** Chapter seventeen. “Sorry…” ***
Capitolo 19: *** Chapter eighteen. “Our little secret.” ***
Capitolo 20: *** Chapter nineteen. “Louis, please.” ***
Capitolo 21: *** Chapter twenty. “America.” ***
Capitolo 22: *** Chapter twenty-one. “Return back, please.” ***
Capitolo 23: *** Chapter twenty-two. “I don’t remember.” ***



Capitolo 1
*** Prefazione. Ciao Capra! ***





 The magic of Flowers;
  

Prefazione.
“Ciao, capra!”

 

Pov Charlene.
 
Il leggero venticello di settembre mi scompigliava dolcemente i capelli, lasciandomi addosso una sensazione di fresco. Chiusi gli occhi per godermi l’aria fresca, dopo tutto quel calore estivo.
«Charlene, hei, Charlene!» Mi girai di scatto verso il punto da cui proveniva la voce, e sorrisi alla vista della mia migliore amica che si affannava a raggiungermi nella calca di studenti.
«Hei, Zoey!» le risposi, prima di essere avvolta in un abbraccio stritolatore.
«Dio, quanto mi sei mancata!» mi disse fra le lacrime. Era impossibile quella ragazza!
«Anche tu, Zoey.» Le dissi sorridendole.
«Allora, pronta per andare al patibolo?» disse con aria scocciata. Bé, questa è una delle cose che dovete sapere per conoscere Zoey. Lei odia la scuola. Passa la maggior parte delle ore in presidenza! Una volta passai davanti a quest’ultima, e la vidi ridere e scherzare con il preside. Roba da pazzi! Comunque, lei si ostinava a frequentare il liceo linguistico. Diceva che voleva prendere il diploma in lingue, perché altrimenti le sarebbe stato più difficile ambientarsi a Londra. Già, Londra… i nostri genitori ci avevano già comprato una casa, e la stavano già pagando. Poi, quando avremmo finito il liceo, saremmo potute andare a vivere lì, solo io e lei. Non aspettavamo altro, in fondo, mancavano solo due anni!
Mi ridestai dai miei pensieri, e scrollai le spalle a mo’ di risposta. In fondo, nemmeno io ero amante della scuola, ma non avevo tutti i problemi di Zoey con la disciplina.
«Hei, Charlie, Zoey!» Ci voltammo di scatto al suono di quella voce. Jack, il ragazzo più popolare della scuola, il più bello, il più affascinante, il più muscoloso e il più desiderato da ogni essere umano possedente una vagina in quella scuola, si stava avvicinando a noi con quella sua camminata da star del cinema. Sorridemmo entrambe incantate da quello spettacolo. Appena fu abbastanza vicino a noi, mi baciò con uno di quei suoi baci passionali. Oh, dimenticavo… Jack era il mio ragazzo.
«Passato una bella estate?» Chiese ad entrambe, e Zoey si tuffò in un resoconto della sua vacanza a Barcellona, e parlò per almeno dieci minuti.
«E’ stata una vacanza da urlo!» concluse con il tono di chi è fra le nuvole, ed io alzai gli occhi al cielo.
«E tu, Charlie? Cosa hai fatto?» Feci una smorfia al suono di quel nomignolo fastidioso. Gli sembravo un cane per caso?!
«Niente che possa rientrare in una “vacanza da urlo”» dissi mimando le virgolette con le dita nell’ultima parte della frase.
La campanella suonò, e centinaia di ragazzi si cominciarono a spingere fra di loro per entrare nell’edificio. Vidi Zoey farsi il segno della croce, e a quel gesto scoppiai a ridere.
«Dai Zoey, non può essere così male!» Disse Jack divertito, e lei lo guardò con una smorfia scettica dipinta sul viso. Scossi la testa esasperata, e la presi per mano. Ci affrettammo ad entrare nell’edificio, e, una volta dentro, cominciammo a cercare la nostra aula.
«Eccola! Oh no, è affianco al bagno dei maschi!» Disse Zoey con una smorfia disgustata, ed io alzai gli occhi al cielo. Entrammo in classe e trovammo la professoressa di Inglese, la Jackson, già pronta alla sua postazione. Io e Zoey sbuffammo in contemporanea, e ci andammo a sedere in fondo all’aula. Quello era il nostro posto da ormai tre anni, nessuno ce lo avrebbe potuto togliere.
«No no, Bladerck, Austen, preferirei vi sedeste qui. Si, avete capito bene, quest’anno vi voglio in prima fila.» disse con quella sua vocina odiosa, e sentii Zoey borbottare al mio fianco.
«Vuole dire qualcosa, signorina Bladerck?» disse la capra, rivolta alla mia migliore amica.
«No no, per carità!» disse in tono ironico, e metà classe scoppiò a ridere.
Ci alzammo e ci sedemmo al primo banco, proprio come voleva la vecchia capra puzzolente.
«Bene, altri dieci minuti e si comincia. Ho da dirvi delle cose importanti.» Disse ancora la capra, e i ragazzi cominciarono a chiacchierare. Questo era il bello dei dieci minuti della capra, potevamo parlare tranquillamente!
«Come mai tutta quella freddezza con Jack, Charlie?» mi chiese, accentuando il nomignolo che sapeva benissimo che io odiavo.
«Zoey, non è cambiato niente fra me e Jack, ok?» dissi freddamente, ma Zoey non ebbe il tempo di ribattere dato che la capra si schiarì la voce, nell’intento di attirare l’attenzione della classe.
«Bene, chiariamo prima di tutto che io quest’anno non ho intenzione di perdere tempo con chi non ha voglia di fare niente!» e qui lanciò un’occhiata trucidatrice a Zoey, che non si fece problemi a ricambiarla, «Chiarito questo, invito chi non ha voglia di fare nulla ad uscire ora da questa classe, perché quest’anno faremo una cosa particolare, che è realizzabile solo per chi ha buona volontà!» continuò. Osservando l’immobilità della classe, fece un sorrisetto che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque.
«Prendo il vostro silenzio come una conferma del fatto che avete tutti voglia di studiare. Speriamo che sia davvero così. Allora, la novità di quest’anno sono gli amici di penna!» un mormorio eccitato percorse la classe. «Silenzio!» sibilò la capra, e tutti tacquero all’istante.
«I paesi presi in considerazione sono la Germania, la Spagna, l’Inghilterra e il Giappone. Ora vi distribuirò la vostra scheda personale, e lì troverete il nome del vostro compagno di scambio, e il suo paese. Siete pregati di fare silenzio mentre ve le distribuisco.» Cominciò a fare il giro della classe, ed esclamazioni come ‘Cavolo, andrò in Spagna!’ oppure ‘Oh no, il Giappone no!’ cominciarono ad accerchiarmi. Aspettai con impazienza l’arrivo della capra, e quando arrivò a me e Zoey, ci guardò con uno sguardo strano.
«Austen, Bladerck… questi sono i vostri. Vedete di non deludermi.» E se ne andò. Sbirciai sulla scheda e lessi:
 
-         Louis William Tomlinson.
-         Nato il 24 Dicembre 1991 a Doncaster, Inghilterra.
-         Residente a  Londra, Inghilterra.
-         20 anni.
-         Maschio.
 
«Porca puzzola!» esclamai sgranando gli occhi, e sentii Zoey accanto a me trattenere il fiato.
«Charl, Charl leggi quà!» Disse passandomi il foglio e tremando per l’eccitazione. Io le passai il mio e lessi i dati del compagno di Zoey.
 
-         Niall James Horan.
-         Nato il 13 Settembre 1993 a Mullingar, Irlanda.
-         Residente a Londra, Inghilterra.
-         18 anni.
-         Maschio.
 
Ci guardammo per un attimo, e poi non potemmo più trattenere la gioia.
«Andremo a Londra!» urlammo in contemporanea, e attirammo l’attenzione di tutta la classe, compresa la capra.
«Austen, Bladerck! Contenetevi!» ma non l’ascoltammo minimamente. Ci alzammo ed improvvisammo una specie di trenino fra i banchi, e cantammo la tipica canzoncina da trenino. Forse –ma dico forse- avevamo un po’ esagerato.
«Dal preside, tutt’e due! ORA!» urlò la capra, e ci aprì la porta invitandoci ad uscire. Noi uscimmo, senza smettere però di saltellare a festeggiare.
 
 
La passeggiatina dal preside durò poco, dato ch quest’ultimo ci lasciò andare senza nemmeno la solita ramanzina, con un semplice ‘è comprensibile, sarebbe ingiusto punirvi!’ e un ‘Buon anno scolastico, ragazze!’. Ma quanto potevamo amarlo?! Subito dopo rientrammo in classe, e la Jackson ci guardò in tralice.
«Ha detto che è comprensibile, e che sarebbe ingiusto punirci!» Disse Zoey strafottente, e il viso della capra cambiò da un rosa pallido ad un rosso fuoco. La campanella suonò, e la capra ci informò che come compito per casa dovevamo scrivere una lettera ognuno al proprio compagno di scambio –nella sua lingua, ovviamente- in cui ci presentavamo per poi spedirgliela.
 
 
Le ore passarono in fretta, e, al suono dell’ultima campanella, tutti ci precipitammo all’uscita dell’edificio.
«Allora ci sentiamo nel pomeriggio?» chiese Zoey, ed io annuii.
«Pomeriggio tardo però! Abbiamo una lettera da scrivere!» Le feci l’occhiolino e lei mi rispose con un sorriso eccitato. Ci salutammo con un bacio sulla guancia, e ci avviammo ognuno verso casa propria.
Chissà com’era questo Louis!






Le mucche fanno mu, ma una fa mu mu!

Macciao mie belle donzelle! (?)
Allooora, questa è la mia prima FF *applausi*
grazie, grazie u.u
lol, tornando serie...
questa è la mia prima FF, e finalmente, sono riuscita a pubblicare il 
prologo *yeeeeee*
Ora... cosa ne pensate? Cosa vi piace? Cosa non vi piace? c:
Ecco che inizio a fare domande e non la smetto più lol
Anyway, sono seria u.u cosa ve ne pare dei personaggi, per quel poco che avete letto? :)
Io, sinceramente, adoro Zoey *u*
Cioè, lei è aisfas *o*
Vabbè, rimandiamo questi tipi di discorsi a quando conoscerete bene i personaggi u.u
*che schifo, il mio cane ha appena scorreggiato e.e*
Tornando a noi, nel prossimo capitolo troverete una sorpresa *spero* C:
Ma non ve lo dico cos'è, dovete aspettare u.u
Per chi volesse seguirmi, questo è il mio profilo
Twitter :)
Bene, io mi dileguo (?)
Adios chicas!


-Zia Roby
 


Dimenticavo, un ringraziamento speciale va a xhazzascurls, che è in pratica la mia musa ispiratrice u.u lol
Inoltre, vi consiglio di passare a leggere le sue FF, sono davvero uasdfhaf *o*
Ciao, Mari c':


 

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Capitolo 2
*** Chapter one; Mc Donald's. ***





The magic of Flowers;


 


It's so easy now, cos you got friends you can trust,
Friends will be friends,
When you're in need of love they give you care and attention,
Friends will be friends,
When you're through with life and all hope is lost,
Hold out your hand cos friends will be friends
 







Chapter one.
“Mc Donald’s”

 
Pov Charlene.
 
Ciao Louis William, il mio nome è…
 
No! Diamine, non andava bene nemmeno così!
 
Ciao Tomlinson…
 
Ma no, non potevo mica chiamarlo per cognome! Mi arresi, e decisi di iniziare quella maledetta lettera in modo semplice, senza trucidarmi il cervello.
 

Ciao Louis, –ecco, così va bene.-
Il mio nome è Charlene, e sono la tua compagna di penna.
Sono italiana, ma ho origini inglesi –mia madre è nata a Canterbury-, perciò ho questo nome strano!
Comunque, per gli amici sono Charl.

Questa “cosa” serve a conoscerci, quindi…
La mia passione è la musica, il mio sogno è quello di diventare una cantante.
Non di fama internazionale, solo vorrei far emozionare qualcuno al suono della mia voce. Tutto qui.

Mi piace scrivere, ma non eccessivamente.
Ascolto vari generi di musica, esclusi il metal ed il rock. Quelli proprio non li sopporto!

La mia migliore amica si chiama Zoey, siamo amiche da più di tredici anni e siamo intenzionate a prolungare questa amicizia finchè il nostro cuore batte. Ok, forse quest’ultima frase è un po’ ridicola, ma è la verità.
Perché ti parlo di lei? Perché per conoscermi davvero, è necessario che tu conosca ogni parte di me, e lei… bè lei fa parte di me.

Tornando a me, non aspettarti che io sia la tipica secchiona che va bene a scuola e che pensa solo al suo “principe azzurro”.
E’ tutto il contrario. Io e Zoey a scuola abbiamo ormai fatto il record di gite dal preside, anche se lei è un caso eccezionale.
Cioè, la maggior parte del lavoro è suo! Haha, comunque… Sono una tipa a cui piace divertirsi!
Uscire il sabato sera, andare in qualche discoteca, scatenarsi a ballare con la propria migliore amica…
queste sono le cose che amo fare. Divertirmi.

E poi, io il mio principe azzurro l’ho giù trovato, e si chiama Jack.
Anche se ultimamente le cose fra noi due non vanno molto bene…
non so, è
distaccato, è come se mi stesse nascondendo qualcosa.
Davvero, io non capisco. E’ bastata una sola estate a fargli dimenticare di me?

Ma ok, non è giusto che io ti deprima con le mie pene d’amore!
Ora davvero non so più cosa dirti, perciò…

A presto Louis,
spero che diventeremo buoni amici.
Charlene xx

 
Ripiegai con cura quella lettera, e la infilai nella busta.  Ci attaccai il francobollo e sospirai. Che impressione gli avrei fatto?
Pazienza, se non gli sarei piaciuta, problemi suoi!
Decisi di chiamare Zoey e chiederle per che ora sarebbe venuta. Digitai il suo numero, che ormai conoscevo a memoria e mi rispose al terzo squillo.
 
-         Hei Charl!- Mi urlò nell’orecchio.
-         Zoey, non urlare!- Protestai, e la sentii ridacchiare.
-         Allora, scritta la lettera?- chiese.
-         Mh mh, tu?-
-         Si!- Rispose tutta eccitata, facendomi ridere.
-         Hei, non è che mi tradisci con l’irlandese?- Dissi con tono scioccato.
-         Mannò, lo sai che non potrei mai! Al massimo prima ti lascio, e poi mi metto con lui!- concluse scoppiando a ridere.
-         Stronza!- Risposi ridacchiando.
-         Allora, che si fa?- chiese.
-         Mi va di fare un giro, che ne dici? Così magari imbuchiamo anche le lettere!- proposi, e lei acconsentì entusiasta.
-         Certo! Cinque minuti e sono da te, ok?-
-         Ok, a dopo!- E riattaccai.
 
Scesi in cucina e aprii il frigorifero. Lo osservai accigliata.
«Mamma!» Urlai, e sentii dei passi scendere veloci le scale. La testa bionda di mia madre sbucò da dietro la porta della cucina.
«Si?» chiese.
«Il frigo è vuoto! Zoey mi ucciderà!» Sibilai, e mia madre rise divertita.
«Bè, è stata lei che l’ha svaligiato! Comunque, la spesa è accanto al lavandino!» Detto questo, sparì di nuovo oltre la porta. Presi le buste della spesa, e cominciai a sistemare tutto al proprio posto. Dopo qualche minuto, sentii il campanello suonare.
«Vado io!» urlai, e mi precipitai ad aprire la porta.
«Hola chica!» Esclamò Zoey, con un perfetto accento spagnolo, facendomi ridere.
«Hola. Has estudiado español?» chiesi imitando il suo accento. E lei sorrise luminosa.
« Sí, chica. Te recuerdo que mañana tenemos la prueba oral de español.» Disse con quel suo sorrisetto da istinto omicida.
Dopodomani. Spagnolo. Interrogazione.
«Mierda!» Esclamai, facendo scoppiare a ridere Zoey.
«Eres un caso perdido.» Disse alzando gli occhi al cielo.
«Muoviti, entra.» Dissi sempre ridendo, e lei si catapultò dentro, andando a passo spedito verso la cucina. Sempre la solita!
«Allora, dove andiamo?» Chiese rovistando nella credenza, per poi cacciare fuori un pacchetto di patatine.
«Mmh, Mc Donald’s?» Chiesi nonostante sapessi già la sua risposta.
«Si!» Esclamò eccitata battendo le mani come una bambina il giorno di Natale. Alzai gli occhi al cielo, quando si trattava di cibo, Zoey diventava una psicopatica.
«Continuo a chiedermi come cavolo fai a non ingrassare con tutte quelle schifezze che mangi!» Esclamai divertita.
«Mi dispiace babe, è top secret!» Disse incamminandosi impettita verso la porta, e scoppiai a ridere.
«Ciao, Zoey!» Salutò mia madre.
«Salve, Chaterine!» Rispose al saluto la mia migliore amica. Si, la chiamava per nome. Ma per mia madre lei era come una figlia, e dato che ormai stava 23 ore su 24 a casa mia, era giusto mettere da parte quelle ridicole restrizioni. Lei faceva parte della mia famiglia!
«Uscite?» Chiese mia madre, e noi annuimmo in contemporanea.
«Fatemi indovinare… andate in un posto dove si mangia!» Disse mia madre, e noi scoppiammo in una fragorosa risata.
«Lei mi conosce troppo bene, Chaterine!» Disse Zoey dandole una spinta amichevole.
«Divertitevi!» Disse mia madre, regalandoci un sorriso.
«Grazie, ciao!» La ringraziai, e poi trascinai Zoey fuori di casa.
«Passiamo prima ad imbucare queste?» Chiesi cacciando fuori dalla tasca del giubbino la lettera.
«Certo!» Acconsentì Zoey, facendo altrettanto.
Imbucammo le lettere, e ci avviammo verso il Mc Donald’s. Zoey fremeva dall’eccitazione. Già, il suo idolo era il cibo! Bella storia d’amore, vero?
 

 **

«E arriva lui e dice: “Hei Zoey, che ne dici di una nottata focosa?” con quel suo tono maledettamente sexy!» Raccontò Zoey imitando quella che doveva essere una “voce sexy”.
«Noo!» Esclamai sorpresa, e, ridacchiando, mangiai un’altra patatina.
«E tu cosa gli hai detto?» Chiesi curiosa.
« “Hei bello, mi dispiace, ma io ho da fare. La vedi quella biondona laggiù? Bè, stanotte ci daremo da fare!”» Disse scoppiando a ridere.
«Oh mio dio!» Esclamai scoppiando a ridere. Solo lei poteva fare una cosa del genere!
«Il tizio è rimasto scioccato!» Disse Zoey, e scoppiammo nuovamente a ridere. Controllai l’orario sul mio orologio, e sgranai gli occhi per la sorpresa.
«Zoey, sono le nove!» Esclamai, e lei sgranò gli occhi.
«Di già?! Ma io ho ancora fame!» Si lagnò, ed io lanciai un’occhiata esasperata al cielo.
«Muoviti, chiederò a mia madre se ci può preparare qualcosa.» Ok, eravamo dei pozzi senza fondo. Ma quella era l’influenza di Zoey, sicuramente, perché io non ero così maiala!
«Resti da me stasera?» Le chiesi, e lei annuì.
«Ce l’hai ancora il mio pigiama di scorta, vero?» mi chiese, ed io annuii.
Arrivammo a casa mia, e mia madre ci salutò dal salotto.
«Bentornate!» Ci disse con un sorriso, che noi ricambiammo.
«Grazie. Mamma, non è che ci potresti preparare qualcosina da mangiare?» Chiesi facendo gli occhioni dolci, e lei alzò esasperata gli occhi al cielo.
«Va bene!» E si alzò, dirigendosi in cucina.
Io e Zoey salimmo al piano di sopra e ci infilammo il pigiama, e, quando tornammo di sotto, due wurstel dall’aspetto invitante ci aspettavano sul tavolo della cucina. Divorammo la nostra cena, e demmo la buonanotte a mia madre. Una volta arrivate in camera, ci infilammo sotto le coperte.
«Hai avvisato i tuoi?» Chiesi a Zoey, e lei annuì.
«Gli ho mandato un messaggio. Domani mattina ci dobbiamo alzare un po’ prima, devo passare a prendere lo zaino.» Mi informò, ed io annuii.
«’Notte, Zoey.»
«’Notte, Charl.» Detto questo, ci sistemammo meglio sotto le coperte, e ci abbandonammo alle braccia di Morfeo.





Yo, yo, yo, yomino! Yo frà, Yomino ci stà!

Buenos dias, chicas! lol
Oggi mi sono fissata con lo Spagnolo, si. Problemi? ewe
Questo capitolo... bé, questo capitolo è un'emerita cacca di procione
schiacciata da un'elefantessa in calore.
VERO?

Si, è vero. lol
Vi starete chiedendo dov'è quella sorpresa che vi avevo promesso...
Bé, non c'è! u.u *applausi* 
Allora, in pratica io non avrei dovuto postare stasera, 
ma domani sera, in modo che la sorpresa fosse già pronta,
ma per chissà quale motivo, il mio diavoletto interiore (?)
mi ha indotto a pubblicarlo stasera *yeeee*
Quindi, la sopresa sarà per la prossima volta *risata malefica*
Nonostante io sappia molto bene quanto faccia schifo questa cosa 
(non ho il coraggio di chiamarla "capitolo"),
vi chiedo un vostro parere, perciò...

RECENSITE!  

*perfavore*
lol, perdonatemi, stasera mi vanno a genio le scritte enormi :')
Anyway, parlando di recensioni...
7 RECENSIONI AL PRIMO CAPITOLO?
No, ma io vi amo! :')
Sul serio, eh ewe
Continuate così, siete delle prafe bfambfine (?)
La canzone che ho messo lì sopra *sì, lì in alto! la vedi?*, 
è "Friends Will Be Friends" dei Queen.
Se ve lo state chiedendo, si, l'ho messo a caso.
NON CENTRA NIENTE CON IL CAPITOLO. lol
Come sempre, se mi volete contattare su Twittah,
questo è il mio account!
Ah, salutate la mia
musa ispiratrice!
*coro di ''Ciao, Mari''* 

CIAO MARI! :D
So che lo stai leggendo. Ricordati di lasciare 
una recensione. u.u lol
Passate a leggere le sue FF, sono asiasfsa *u*
Okaaay, mi dileguo. u.u
Adiosa chicas!


-Zia Roby

 

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Capitolo 3
*** Chapter two. “Hi, I’m Tommo! Si, Tonno Rio Mare.” ***






The magic of Flowers;


 

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Is it too late to remind you how we were 
But not our last days of silence, screaming, blur


-Snow Patrol, You Could Be Happy

 
Chapter two.
“Hi, I’m Tommo! Si, Tonno Rio Mare.”
 

Pov Charlene.
 
«La lezione oggi è stata una palla.» Esclamò Zoey appena fummo uscite dall’aula di storia.
«Cioè, è un miracolo che sia rimasta sveglia!» Continuò, facendomi sospirare.
«Oh, guarda chi sta arrivando.» Disse all’improvviso, fissando lo sguardo in un punto impreciso oltre le mie spalle. Mi girai confusa e vidi Jack avanzare a passo svelto fra la calca di studenti. Strinsi i denti involontariamente, cosa che fortunatamente Zoey non notò.
«Hei ragazze!» Ci salutò, prima di posare svelto le sue labbra sulle mie. Troppo svelto.
«Hei Jack.» Rispondemmo in coro.
«Che fate ora? Tornate direttamente a casa?» Chiese.
«Credo di si. Vieni con noi?» Chiesi, e lui storse le labbra in un’espressione di dispiacere palesemente finta.
«Oh, no mi dispiace, ma Daphne mi ha chiesto ripetizioni in Greco, quindi...» Disse in modo sbrigativo, e fece per andarsene quando gli bloccai il braccio con una mano, e lui si girò confuso.
«Aspetta un attimo… Daphne? Daphne Oubrige?!» Chiesi con tono crescente.
«Si, Daphne Oubrige! Perché?» Chiese Jack innocente, e sentii lo stomaco ribollire dalla rabbia.
«Perché? Perché? Da quand’è che tu dai ripetizioni di greco? Per di più alla Oubridge!» Cominciai ad urlare, e lui mi guardò scioccato.
«Ma si può sapere che ti prende?!» Esclamò sovrastando le mie urla.
«Che mi prende? Piuttosto che ti prende a te! Sei diventato freddo all’improvviso, sempre di fretta! Non mi chiami più, non mi mandi più nemmeno un messaggio! Sei completamente sparito dalla mia vita, Jack, se non per quei cinque minuti che ci vediamo la mattina! Si può sapere che diavolo sta succedendo? Credevo che mi amassi!» Sbottai, ormai sull’orlo delle lacrime.
«Non è successo niente, ok? Non è cambiato nulla. Io ti amo ancora, sei tu che ti stai facendo film mentali!»
«Si, certo! Film mentali! E allora come me la spieghi questa cosa della Oubrige? Non sarai così idiota da pensare che io possa credere alla storia delle ripetizioni! Mi dispiace Jack, ma noi due non siamo più quelli di una volta. Tu, non sei più quello di una volta.» Conclusi asciugandomi con una mano le lacrime che ormai avevano abbattuto ogni barriera, e scappai via da quel corridoio, da quella scuola, dal mio Jack. Mi fermai solo quando sentii di essermi allontanata abbastanza in modo che nessuno mi potesse raggiungere, ma ovviamente mi sbagliavo.
«Charlene…» Sentii sussurrare, e mi girai di scatto, trovandomi di fronte il viso sofferente della mia migliore amica, che mi guardava con aria dispiaciuta. Corsi fra le sue braccia e diedi il via libera alle lacrime.
«Mi dispiace, non meriti tutto questo…» Continuava a sussurrarmi mentre mi passavo dolcemente la mano sulla schiena.
«Io non riesco a capire. Perché sta succedendo tutto questo? Io lo amo Zoey, credevo fosse diverso.» Sussurrai ancora fra le sue braccia. Un altro singhiozzo mi fece tremare.
«Charlene…lui non ti merita, ok? Tu sei una ragazza meravigliosa, meriti di meglio che uno stupido scimpanzè sciupa femmine!» Disse prendendomi per le spalle e guardandomi dritta negli occhi.
«Mi sento così sbagliata…» Sussurrai abbassando lo sguardo, non ce la facevo a sostenere il suo.
«Tu non sei sbagliata, Charlene. E’ lui che non ha capito cosa si sta facendo sfuggire dalle mani! Dov’è finita la mia Charl guerriera? Non ti sarai mica trasformata nella principessa da salvare?! Ricordi? Noi siamo le guerriere che si salvano da sé! Perciò fuori le armi, Charl! Fa vedere a tutti come si sorride!» Disse scrollandomi leggermente le spalle. Ecco perché l’amavo. Le sorrisi e asciugai le poche lacrime rimaste. Lei mi sorrise di rimando e mi scompigliò leggermente i capelli. La presi per mano e la trascinai verso casa. Quando arrivammo davanti alla porta di casa, sbirciai nella cassetta della posta. Sgranai gli occhi per la sorpresa quando vidi una busta bianca spiccare fra le altre. Erano passati solo cinque giorni, e Louis mi aveva già risposta?
«Zoey, Zoey! E’ arrivata la risposta di Louis! Guarda!» Gioii mostrandole la busta bianca, e le luccicarono gli occhi.
«Oh mamma, allora deve essere arrivata anche quella di Niall! Corro a vedere, ciao! Ti voglio bene!» Mi posò frettolosamente un bacio sulla guancia e scappò via, in direzione di casa sua, che poi era a dieci metri da casa mia, ma vabbè sono dettagli.
Mi catapultai in casa, e senza sentire davvero il “bentornata” di mia madre mi catapultai in camera mia, aprendo frettolosamente la busta.
Una calligrafia lunga e un po’ infantile si presentò ai miei occhi, suscitandomi simpatia.
Cominciai a leggere con il cuore in gola.
 
Ciao Charl, - mi scappò un sorriso nel veder scritto il mio diminuitivo-
Il mio nome è Louis, come avrai ben capito! 
Ma per gli amici sono Tommo – “Tommo?!” pensai. “E cos’è, il Tonno Rio Mare?”-. Leggendo la tua lettera ho scoperto che abbiamo molte cose in comune! Per esempio, anche io amo la musica! Anche io sogno di diventare un cantante di fama internazionale, un giorno.
Visto che tu mi hai parlato della tua migliore amica –che io credo di adorare haha- io ti parlo dei miei quattro migliori amici!
Loro sono Harry, Liam, Niall e Zayn. Viviamo assieme da quasi quattro anni ormai, e siamo praticamente inseparabili.
Credo che tu conosca Niall, in un certo senso. La fortuna ha voluto che la tua amica Zoey fosse l’amica di penna di Niall. –“Oh, ma allora è quel Niall!” pensai.- Sinceramente, vedo Niall fin troppo preso dalla tua amica. Credo che si sia preso una cotta il piccolo Horan! Haha
Comunque, siccome sono quasi sicuro che sarà la tua amica Zoey a parlarti di lui, lo salto direttamente nelle presentazioni. lol
Harry è un tipo particolare, ha un cuore profondo ed è molto sensibile. Ama le donne e tutto ciò che abbia a che fare con il loro corpo. Questo, è uno dei suoi difetti. Ma ha tanti pregi, il nostro piccolo Harold. Cerca sempre di non ferire il cuore di una donna, anche a costo di fare del male a se stesso. Spero davvero che un giorno trovi la ragazza giusta per lui.
Zayn è un ragazzo difficile, non saprei descrivertelo molto  bene. Lui è un ottimo osservatore, e pensa molto. E’ profondo, e la cosa più importante per lui è la sua famiglia. Ha origini Pakistane, viene da Bradford! Non ha mai avuto una ragazza fissa, solo una botta e via. “L’amore è una cosa inutile, un’arma ancora più potente della solitudine. Prima di illude, e poi ti fotte!” dice sempre. Saggio il nostro Malik, eh? Naturalmente, un giorno troverà anche lui l’amore. E’ solo questione di tempo, tutti hanno la propria anima gemella, da qualche parte.
Infine c’è Liam, quello tenero. Lui è sempre lì a prendersi cura degli altri e a preoccuparsi che tutto vada perfettamente. Liam è quello più responsabile del gruppo, dato che non può né bere né fumare. Lui è nato con un solo rene, quindi deve stare molto attento.
Liam è scapolo, come tutti gli altri! Haha
Nella lettera che mi hai scritto, mi hai detto che il tuo ragazzo è strano ultimamente. Scoperto qualcosa? Ti va di parlarne? Se vuoi, io sono qui! Quale modo migliore per conoscerci, se non sfogarci fra di noi?
E ora ti saluto, piccola Charl (posso chiamarti così, vero?)
A presto,
Tommo. xx

Sorrisi rileggendo quelle parole. Ora, ero sicura che Louis sarebbe potuto essere un ottimo amico. Amava i suoi amici proprio come io amavo la mia Zoey, si poteva capire dall’affetto con cui parlava di loro. E poi, si era offerto di aiutarmi con Jack. Non mi aspettavo di trovare una persona così speciale. Sorrisi nuovamente e constatai che in quel momento non mi andava affatto di parlare di Jack, perciò ripiegai con cura la lettera e la infilai sotto al cuscino. Gli avrei risposto appena mi fossi sentita in vena di parlarne, perché certo non volevo sprecare l’occasione di sfogarmi con qualcuno a me estraneo.
Decisi di fare un sonnellino, la discussione con Jack e l’emozione per la lettera mi avevano completamente chiuso lo stomaco. Non mi andava proprio di pranzare. Mi buttai letteralmente sul letto, e sospirai ripensando a tutto quello che era successo in quelle poche ore.
Il telefono vibrò, e sbirciai sul display, dove regnava la scritta “Un nuovo messaggio. Da: Amore”. Fissai confusa lo schermo. Infine mi decisi ad aprire il messaggio.
 
Hei Charl, mi dispiace per quello che è successo poco fa. Tu sai che sei l’unica, perdonami per come mi sono comportato. Ti amo, sempre tuo.
-Jack xx
 
Sospirai alla vista di quelle parole, e non potei evitare che un sorriso si facesse strada sul volto.
 
Ti amo anche io.
-Charl xx
 
Digitai nuovamente, prima di sprofondare la testa nel cuscino. Mi abbandonai alle braccia di Morfeo, con mille preoccupazioni e mille emozioni nella testa e nel cuore. Perché era così difficile la vita di un’adolescente?!



Uuuh, una nuvoletta di zucchero rosa! *o*

Ccccciao bella gente!
*yo bro* lol
Come vaa?
Si, sto cercando di fare l'indifferente
nonostante la sorpresa che vi ho fatto 
mi ha fatto esaltare più del dovuto hahaha
Bbbè, che ne pensate? :D
Oggi non parlerò molto, strano ma vero uu
Lascerò la parola a loro, le creatrici del video.
A voi la parola, belle!
*passa il microfono*


-Zia Roby


Mariachiara's words;

Bbbbuonpomeriggio! smile
Non so perchè ho messo tutte queste B, però vabbè uu
Okaay, per chi mi conoscesse già (dubito, peró vabbè!)
sono xhazzascurls 
smilee quindi conoscerete anche i miei
sproloqui che durano infinità,
e che adesso approdano qui, nella FF di Roberta! 
grin
Anyway, io non posso pubblicare perchè il mio pc è rotto, soooob D:
E quindi scriverò un piccolo spazietto qui,
anche perchè me l'ha chiesto Robi 
smile
By the way, il video l'abbiamo realizzato da me e altre due mie amiche!
(trovate i nostri nick di twitter alla fine del video uu)
Se avete bisogno di video per le vostre ff,
basta che lo scriviate a una delle tre su twitter o al mio account di efp! 
smile
Cccomunque, credo di aver scritto troppo!
Enjoy your self with this chapter! 
grin
Hasta luuegoo! grin


xhazzascurls



Michela's words;

hoooola belliiii:3
io sono Michela, ed è la prima volta che
scrivo un angolo autrice quindi se fa’ schifo.. ciao :c
cooooomunque sono qui perché ho realizzato
il video insieme a due mie amiche e
Roberta ci ha chiesto di scrivere un piccolo angolo qui,
quindi.. NICE TO MEET YOU! AHAHA
se avete bisogno di qualche video menzionate una
delle tre su twitter (i nick sono alla fine del video uu.)
e noi faremo il possibile per realizzare i vostri sogni(?) lool
un salutoo a tuttttttiii e alla prossima,
yo!


 


*lasciate una piccola recensione, please, zia Roby ne ha bisogno* ok, ok! vado! ee

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Capitolo 4
*** Chapter four. “The answer.” ***





The magic of Flowers;

*Attenzione, capitolo un pò forte.
Non so se si può definire a rating rosso,
ma arancione lo è di sicuro. lol*

Chapter four.
“The answer.”
 

Pov Charlene.
 
 
Picchiettavo nervosamente il piede sul pavimento e muovevo la gamba su e giù. Erano esattamente le quindici e quindici. Fra circa mezzora Jack si sarebbe presentato alla mia porta, e mi avrebbe portato nel suo “posto speciale”. Lo ammetto, la curiosità mi stava mangiando viva.
Mi ero lavata, vestita truccata e preparata mentalmente. Ero pronta, e mancavano ancora circa quaranta minuti.
Continuai a picchiettare il piede per terra ed a fissare imperterrita la porta d’ingresso per tutto il tempo, finchè finalmente il campanello si decise a suonare. Mi passai nervosamente una mano nei capelli, e feci un grande respiro, prima di aprire la porta con uno dei miei migliori sorrisi stampato sulla faccia.
«Charlie!» Mi salutò Jack con un sorriso a trentadue denti, e posò dolcemente le sue labbra sulle mie. Cominciavo ad apprezzare quel nomignolo. Forse.
«Jack!» Risposi al saluto mordendomi il labbro inferiore.
«Allora, sei pronta?» Mi chiese ed io annuii euforica.
«Sono nata pronta!» Buttai lì, e mi pentii subito di averlo fatto perché era davvero banale come frase. Lui scoppiò a ridere e mi scompigliò i capelli.
«Allora, andiamo?» Mi chiese poi.
«Certo!» Risposi e mi chiusi la porta alle spalle. Ci infilammo nella sua Porche nera, e cominciammo a parlare del più e del meno, come è solito fare fra una coppia.
Dopo circa venti minuti di viaggio, cominciai a diventare davvero impaziente.
«Quanto manca?» Scoppiai, facendolo ridere.
«Siamo quasi arrivati. Guarda lì, c’è il mare!» Disse indicandomi una grande distesa blu, che scintillava sotto i raggi del sole, ed io l’ammirai estasiata da quello spettacolo.
«E’ bellissimo.» Sussurrai. Avevo sempre amato il mare, sin da piccola.
Dopo circa dieci minuti il paesaggio cambiò, lasciando posto prima ad una grande distesa di verde, poi ad una fitta boscaglia. Jack fermò la macchina, e mi sorrise felice.
«Eccoci arrivati!» Io gli sorrisi, e scesi dalla macchina. Lui mi raggiunse e mi prese per mano, conducendomi lungo un sentiero che portava nel fitto del bosco. Per un po’ rimasi stordita dall’improvvisa oscurità, ma dopo qualche minuto mi abituai e cominciai a godermi lo spettacolo.
Piccoli, scintillanti raggi di luce filtravano da qualche buco fra gli alberi, puntandoci come dei riflettori.
Risi senza riuscire a contenere la mia felicità, contagiando anche il mio ragazzo.
Ci fermammo dopo qualche metro, e lui mi bendò gli occhi con una sciarpa, facendo crescere la mia curiosità. Mi guidò per qualche altro metro, poggiando le sue mani sui miei fianchi, facendomi rabbrividire per quel contatto. All’improvviso  mi fece fermare.
«Pronta?» Mi sussurrò nell’orecchio, ed io annuii impaziente. Sciolse il nodo, e ciò che si presentò ai miei occhi mi fece spalancare la bocca fino a formare una perfetta ‘O’.
Un grande telo era poggiato su due alberi, legato ai rami e su di esso, era protagonista la scritta “Ti amo. Tu sei unica. Solo ed esclusivamente mia.” Sorrisi come un’ebete, e mi girai per allacciargli le braccia al collo. Lo bacia con tutta l’amore possibile, per poi sussurrargli sulle labbra un ‘Solo ed esclusivamente tua’. Lui mi sorrise e poggiò nuovamente le sue labbra sulle mie. Poi all’improvviso si staccò, contro la mia volontà e mi guardo divertito.
«Non è finita qui!» Esclamò, ed io sollevai le sopracciglia sorpresa.
«Vieni con me.» Mi prese per mano e mi portò a qualche metro di distanza, e puntò il dito in alto. Lì, fra i rami di un albero, faceva da protagonista una bellissima casetta in legno, color mogano. Sgranai gli occhi sorpresa e mi portai le mani alla bocca.
«Oh mio Dio!» Sussurrai con le lacrime agli occhi, e lui sorrise compiaciuto.
«Dai, vieni!» Mi spronò e mi aiutò a salire su per la scaletta. Una volta dentro, potei studiare per bene l’interno della casetta. Era semplice, con alcune frasi particolari dipinte sulle pareti ed una finestrella che si affacciava su un altro albero.
Mi voltai e trovai il viso del mio ragazzo a poche spanne di distanza. Fissai il mio sguardo nel suo, e vidi il cioccolato dei suoi occhi sciogliersi nei miei del medesimo colore. Mi baciò con passione, ed io scossa da quella scarica di emozioni ricambiai il bacio, intrecciando le mie mani nei suoi capelli in modo da approfondirlo ancora di più.
«Ti voglio.» Mi sussurrò, e allora il mio cuore si fermò per un attimo.
Lui mi voleva, mi voleva davvero. Ed io? Io lo volevo? Quella famosa risposta era arrivata? Bè, in quel momento pensai che fosse giunto il momento.
Si, lo amavo. E si, lo volevo.
Lo baciai, e lui pensò che gli avessi dato il permesso. E si, era la verità.
Mi fece sdraiare dolcemente sul pavimento, e mi accarezzò il volto. Lui lo sapeva, lo sapeva che era la mia prima volta. In due anni di fidanzamento, mai mi era venuto in mente di farlo. Eppure, il momento era arrivato, ed io avevo una paura incredibile.
Mi sfilò delicatamente la maglia, e la getto sul pavimento accanto a noi.
Feci lo stesso con lui, tracciando delicatamente una linea con l’indice sui suoi pettorali.
In pochi secondi, ci ritrovammo entrambi in intimo, l’uno ad assaporare la visione dell’altra. Cominciò a giocare con i ferretti del mio reggiseno, mentre le mie labbra assaporavano le sue, che avevano il sapore d’amore, di felicità.
Capii che era riuscito a slacciarlo quando non sentii più nessuno tessuto che mi divideva dal suo petto. Cominciò a lasciarmi una lunga scia di baci lungo il collo, per poi scendere sempre più giù, fino a raggiungere uno dei miei due seni. Cominciò a giocarci con una mano, e circondò il capezzolo di umidi baci, mentre dei piccoli gemiti uscivano dalla mia bocca. Poi passò all’altro, ripetendo lo stesso movimento. Accarezzò con le mani i miei fianchi, e sfiorò il bordo della mia mutanda. Il mio cuore, ancora una volta, andò in tilt e cominciò a battere forte, troppo forte.
Lentamente, sfilò quell’ultimo indumento, e così feci anch’io con il suo.
Ora, nulla ci divideva. Potevamo essere un’unica persona, per sempre. Un unico cuore, un unico amore.
Mi guardò negli occhi, e una lacrima mi rigò il viso. Lui l’asciugò con un bacio, e con un’unica, decisa spinta entrò in me, facendomi gemere di dolore e piacere allo stesso tempo. Si mosse leggermente dentro di me per farmi abituare, e, lentamente, continuò a spingere, mentre pian piano il dolore lasciava lo spazio al piacere. Mi aggrappai con tutta la forza alle sue spalle, graffiandole con le mie unghie, e questo parve eccitarlo ancora di più. Cercai di trattenere i miei gemiti, ma quell’impresa risultò davvero difficile.
«Voglio sentirti» sussurrò lui, e fu lì che mi lasciai andare. I miei gemiti riempirono l’ambiente, mandando in tilt il ragazzo, che si unì a me, spingendo sempre più. Venni, e con me anche lui e cadde esausto al mio fianco. Rimanemmo così, entrambi con il fiatone, l’uno perso negli occhi dell’altra. Lo amavo, si.


Yoooo belle!

Okaaay, forse in questo momento mi starete odiando,
o forse amando per chi è pro-Jack :')
Anyway, questo capitolo è un pò cortino,
ed è per questo che l'ho pubblicato così presto. uu
*sono cattiva, lo so*
Si, sembra strano, vero?
CIOE', HO AGGIORNATO COSì PRESTO.
E' DA FESTEGGIARE HAHAHAHA

Tornando seri...
a me boh, non piace. Non ne sono sicura, non era previsto.
Mi è uscito di getto, e l'ho pubblicato.
E so che me ne pentirò amaramente.
Ma vabbè, ormai quel che fatto è fatto :')
Peeeerciò, MI ODIATE O MI AMATE? lol
Apparte gli scherzi, cosa ne pensate? Ho fatto una cazzata?
Si, forse. 
Ma è stato così doooolce C':
Anyway, i ragazzi arriveranno presto,
molto presto.
*muahahahha*
Vabbè, volevo ringraziarvi per le 17 recensioni,
gli 8 preferiti (**),
le 4 ricordate,
e le 8 seguite c:
Davvero, io vi amo.
Ora scappo, 
e mi raccomando...
recensitee c:
ADIOOOS, CHICAS!

-Zia Roby

*questo angolo sclero è stranamente corto. E' tutto troppo corto in questo capitolo D:*

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Capitolo 5
*** Chapter three. “Zoey, I love him?” ***






The magic of Flowers;

 

*niente canzone oggi,
mi scoccio a cercarne una ee lol*


Chapter three.
“Zoey, I love him?”

 
Pov Charlene.
 
«Charlene, sveglia! Devi andare a scuola!» Sentii urlare dal piano di sotto, e mugugnai infastidita.
«Oggi non ci vado!» urlai di risposta, e sentii i passi frettolosi di mia madre salire le scale. La porta si spalancò, mostrando il viso deformato dalla rabbia di mia madre.
«Che vuol dire che non ci vai? Muovi quel bel culo che ti ho dato, e va’ a prepararti. E non fare storie!» Detto questo, uscì dalla camera sbattendo la porta, ed io rimasi a fissare il vuoto scioccata.
Mi alzai di scatto e corsi giù in cucina, dove trovai la donna intenta a prepararmi la colazione.
«Davvero pensi che io abbia un bel culo?» Le chiesi scioccata, con la voce ancora impastata dal sonno. Lei rise, tornando serena e mi fece l’occhiolino.
«Te l’ho fatto io, è scontato che sia bello!» Esclamò vantandosi, ed io scoppiai a ridere.
«Comunque sia, io non vado oggi a scuola. Ho sonno, e non mi perdo niente di che.» Le dissi in tono sbrigativo. Non avevo certo voglia di incontrare Zoey dopo quello che era successo ieri, peggio ancora Jack. Avevo bisogno di pensare, di stare da sola.
Mia madre sbuffò rassegnata, ed annuì leggermente. Io le sorrisi e mi avviai sulle scale, prendendo al volo una merendina.
Mi chiusi la porta della mia cameretta alle spalle, e mi buttai letteralmente sul letto. Il cellulare vibrò, ed io mi alzai sulle mani per vedere chi fosse che mi chiamava alle 7:45 del mattino. Naturalmente, si trattava di Zoey. E chi poteva essere!?
 
-         Pronto?- Dissi.
-         Dove diavolo sei, Charlene Alice Austen?!- Mi urlò nell’orecchio, e non potei non notare la messa in causa del mio nome intero.
-         Zoey, calmati! Sono a casa, oggi non vengo.- La informai, e la sentii sbuffare.
-         E per quale oscuro motivo? Non mi dire che è per quell’idiota di Jack!- esclamò infuriata, ed io alzai gli occhi al cielo.
-         Abbiamo fatto pace, mi ha chiesto scusa ed io l’ho perdonato.-
-         Cosa?!- Sputò presa alla sprovvista, ed io corrucciai le labbra.
-         Hai capito bene. E’ tutto ok fra me e Jack.- Dissi con tono atono.
-         Continui a ripeterlo, ma allora perché quando lo dici hai sempre quel tono sofferente?! Senti, non ti muovere da lì, sono a casa tua nel giro di cinque minuti.- concluse sbrigativa, ed io storsi le labbra. Il mio piano per avere un colloquio con me stessa, era andato in fumo.
-         Va bene.- Risposi e riagganciai.
 
Non la sopportavo quando faceva così! Voleva saperlo meglio di me se io amavo o no Jack?! Ero più che convinta del mio amore, e per nulla al mondo l’avrei lasciato andare. Lui era il mio “principe azzurro”…
Il mio sguardo si posò su una angolo di carta rosa che fuoriusciva da sotto il mio comodino, e mi chinai per raccoglierlo. Osservai la carta lucida fra le mie mani, e non potei fare a meno di sentirmi una stretta al cuore guardando quella foto. Eravamo noi due, io e Jack, due anni prima. Felicemente innamorati.
Accarezzai lievemente il viso del mio Jack, e una lacrima mi rigò il viso.
“E’ inutile continuare a mentire a me stessa, Zoey ha ragione. Qualcosa è cambiato. Lo amo ancora, ma qualcosa mi impedisce di sentire il cuore esplodere al solo pensiero del suo volto, dei suoi occhi. Qualcosa è cambiato, perché le farfalle hanno abbandonato il mio stomaco da un bel po’, ormai. Qualcosa è cambiato, perché non sento più il bisogno della sua presenza costante accanto al mio cuore. Qualcosa è cambiato, perché è da tempo ormai che non ricevo il messaggio della buona notte. Qualcosa è cambiato, perché lui ora dovrebbe essere qui, mentre ora è a scuola, e se ne frega di me. Qualcosa è cambiato, perché le nostre strade si stanno dividendo, ed è per questo che non abbiamo più bisogno l’un dell’altra.” Mi ritrovai a pensare. Era quella la verità? Il nostro amore era finito, per sempre?
Il suono del campanello mi fece distogliere i pensieri da quel triste argomento, e mi affrettai ad aprire la porta.
Una Zoey dal volto completamente diverso da come me l’aspettavo, mi si presentò davanti. Delle occhiaie le circondavano gli occhi, dandogli un’aria stanca, e il suo viso era colorato di un pallore davvero preoccupante.
«Zoey..? Ma cosa ti è successo?» Le chiesi allarmata, e lei sospirò stancamente.
«Ho passato tutta la notte in piedi per finire di scrivere quella fottuta lettera ad Horan.» Disse in tono scocciato, anche se la sua voce si ammorbidì nel pronunciare quel nome. Questi cosa mi insospettì, e non poco. Alzai un sopracciglio e la guardai con sguardo inquisitorio.
«Togliti quel sorrisetto snervante dalla faccia, Austen. Non siamo qui per parlare dell’irlandese, ma di quel coglione di Jack e della vostra storia.» Esclamò passando sotto il mio braccio per entrare in casa. Naturalmente, andò direttamente in cucina, ed io la seguii senza nemmeno stupirmi. Ormai, ci avevo fatto l’abitudine.
«Non c’è niente da dire sulla nostra storia, è tutto esattamente come due anni fa.» Dissi, e lei mi guardò scettica.
«Charlene, non sei mai riuscita a nascondermi la verità, e non vedo il perché dovresti riuscirci proprio ora. Continuo a chiedermi cosa ti spinga a provarci ancora. Tu lo sai che per me sei un libro aperto, è inutile che ci provi.» Disse con tono tranquillo, ed io sbuffai infastidita.
«Okay, okay! E’ cambiato qualcosa, va bene? E non chiedermi cos’è, perché non lo so nemmeno io! Sono così confusa. Zoey, io lo amo ancora?» Le chiesi infine, sperando con tutto il cuore che lei potesse darmi una risposta. Lei sospirò, e mi guardò con tutto l’affetto che poteva avere in corpo.
«Charl, io… io non posso risponderti, mi dispiace. Solo il tempo potrà dare una risposta alla tua domanda. E diciamolo, Jack è un ragazzo davvero poco serio, è completamente il tuo opposto!» Mi disse, ed io abbassai lo sguardo avvilita. Tempo, tempo, tempo e sempre e solo tempo!
«Oh mio dio, ci sono le cipster!» Esclamò Zoey raffiorando dalla mia dispensa, ed io scoppiai a ridere.
«Okaaay, aprilo!» Le dissi, anche se la cosa era completamente inutile, dato che il pacchetto era già mezzo vuoto. Quella ragazza, era davvero impressionante. E non poteva nemmeno essere incinta, dato che era così da una vita. I misteri della vita…
Il telefono vibrò, ed io fissai il display incuriosita.
La scritta “Amore” occupava gran parte dello schermo, ed io schiacciai titubante il tasto verde.
 
-         Pronto?- Dissi.
-         Hei Charlie! Dove sei? Ti ho cercata per tutti i corridoi, ma non sono riuscito a trovarti! E’ successo qualcosa?- Mi chiese Jack.
-         Oh, no, no. Non è successo nulla. Solo oggi non mi andava di venire.- Lo informai, e lo sentii sospirare di sollievo.
-         Oh, okay. Comunque, volevo chiederti se ti andava di uscire, oggi. Sai, volevo portarti in un posto speciale, per… bé, per farmi perdonare come si deve!- esclamò entusiasta, ed io sorrisi inconsciamente.
-         Certo, per me va bene!- Risposi entusiasta.
-         Bene! Ti passo a prendere oggi per le quattro, fatti trovare pronta.- Mi disse.
-         Okay, ciao Jack.- Dissi con tono allegro.
-         Ciao Charlie, ti amo.- mi salutò dolcemente, ed io mi morsi il labbro superiore mentre un sorriso si disegnava lentamente sulle mie labbra.
-         Ti amo anch’io.- Risposi e riagganciai.
 
Zoey mi guardava con un punto interrogativo disegnato in faccia.
«Era Jack.» La informai.
«Lo avevo capito.» Rispose, scoppiando a ridere per la mia espressione irritata.
«Allora?» Chiese infine.
«Oggi mi ha chiesto di uscire, ha detto che mi vuole portare in un posto speciale per “farsi perdonare per bene”.» Lei sgranò gli occhi e sorrise.
«Ma è grandioso! Questa potrebbe essere la prova decisiva per il tuo cuore!» Esclamò, ed io sorrisi contenta ma allo stesso tempo spaventata. Cosa riservava per me il mio cuore?
Passammo qualche minuto in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri, finchè Zoey non si alzò, attirando la mia attenzione.
«Charl, non dirmi niente, ma io vado a casa. Ho davvero bisogno di dormire.» Mi informò stropicciandosi stancamente gli occhi, ed io annuii.
«Certo, vai pure! Tanto avevo in mente di scrivere una lettera a Louis, e dato che non ho nient’altro da fare mi dedicherò alla scrittura!» Dissi e lei annuì. La accompagnai alla porta e la salutai con un bacio sulla guancia.
Quando Zoey fu sparita dalla mia visuale, mi affrettai ad andare in camera e poggiai il foglio sulla scrivania. Per ben dieci minuti osservai il foglio bianco, senza la minima idea di come iniziare quella lettera. Cosa avrei dovuto dirgli? “Hei Louis, lo so che sono una rompipalle ma ho deciso di romperti lo stesso con i miei pensieri contorti!”? Bé, fatto sta che lui era l’unica persona che mi era venuta in mente quando avevo bisogno di sfogarmi, anche se non c’era nessun motivo logico. Sospirai e decisi di seguire il mio istinto. Presi la penna e cominciai a scrivere.
 
Hei Lou,
Sono ancora io, Charlene.
Scusa se non ti ho risposto subito, ma ho avuto la testa da tutt’altra parte.
Come va lì da te? Niall, Harry, Liam e Zayn come se la passano?

Sai, ho una voglia matta di conoscerli meglio.
Non so il perché, forse perché da come ne parli tu sembrano davvero dei soggetti interessanti.

Di Niall però conosco ben poco, Zoey si ostina a non parlarmene, perciò non conosco altro che il suo nome.
Pensa che l’altra notte Zoey è rimasta sveglia tutto il tempo per finire di scrivere una lettera a lui.
Forse l’irlandese sarà molto contento! Haha

Comunque, tornando a noi… nell’ultima lettera mi hai proposto di sfogarmi con te, ed io ho colto la palla al balzo.
Chi meglio di un estraneo può capirmi? E’ strano detto così, ma sento che tu sei la persona con cui ho bisogno di parlare.

In questi ultimi giorni sono successe un po’ di cose…
Ti ricordi quando ti ho detto che Jack ultimamente era un po’ strano?
Bé, ora ho scoperto che passa i suoi pomeriggi a “dare ripetizioni di Greco” all’oca della scuola.
Ho paura Lou, e non per il fatto che lui possa tradirmi con l’oca, ma per il fatto che io non riesco a fidarmi di lui.
Cioè, l’amore non dovrebbe essere cieco di fiducia?
Non dovrebbe esserci quel filo di sintonia che lega l’uno all’altra, e che ti da tutta la fiducia di cui hai bisogno?


Ho paura, Lou.

Ho paura che lui possa andare via, che lui mi abbandoni.
Ma soprattutto, ho paura che sia io ad abbandonarlo.

Ultimamente faccio pensieri strani del tipo “Oddio, non mi manca. Perché non sento la sua mancanza?”.
Io non so che fare, davvero.

La domanda che mi tortura ogni giorno è: Io, lo amo ancora?
Oppure tutto questo, è stato una bellissima bugia sin dall’inizio?
Qual è la risposta a tutto ciò?
Zoey dice di aspettare, dice che sarà il tempo a darmi la risposta.
Ma come farò a sapere quando questa risposta è arrivata? Sarà il mio cuore a dirmelo?

So solo che sto diventando matta, appresso a questa storia.
A te non è mai capitato, Lou? Non è mai capitato di innamorarti, e di avere paura?
Non ti è mai capitato di sentire quel peso nello stomaco quando lei è lontana? Quando non puoi vederla, sentirla?

 
Ti prego Louis, aiutami.
 
Poco fa mi ha chiamata. Ha detto che mi vuole vedere, e che vuole farsi perdonare.
Zoey dice che questa sarà la prova finale, dice che finalmente riuscirò a comprendere i miei sentimenti nei suoi confronti.

E se lo amo davvero, Lou?
Voglio dire, lui un giorno andrà via, non potrò tenerlo stretto a me per sempre…
ma se io lo amo, vale la pena soffrire così tanto?
E se lasciassi perdere tutto quanto? E se dissi addio a tutti?
Vorrei scappare Lou, la paura mi sta corrodendo l’anima.

L’unica che mi è ancora vicina è Zoey.
La mia famiglia non c’è più, ormai. Mio padre è morto tempo fa, era malato di cancro.
Mia madre non riesce a comprendermi. Lei crede che la mia sia una vita tutta rose e fiori. Lei non mi capisce, lei non vuole capirmi.

Io e Zoey abbiamo dei progetti, sai? Abbiamo comprato una casa lì a Londra, ed una volta finito il liceo, potremo trasferirci lì.
E’ il nostro sogno, da sempre.
Finalmente potremo dire addio a tutto questo, a questa nostra stupida città, a questi nostri stupidi compagni, e questa nostra stupida scuola.

Tu mi aspetterai, vero? Io ti troverò lì all’aeroporto, ad aspettarmi con un sorriso stampato sulle labbra, giusto?
Perché io lo so, lo so che noi diventeremo buoni amici.
Non mi rimani che tu, piccolo ingenuo ragazzo che vive in un’altra realtà, per tornare a sorridere.
Ti voglio bene Lou,
la tua “piccola Charl”. –adoro questo soprannome-.
 
Rilessi sconvolta quella lettera, assaporando la verità di ogni singola parola. Non potevo crederci, non potevo credere che tutte le mie insicurezze, tutti i miei dubbi fossero stati scritti su carta. E tutto grazie a lui, quel ragazzo londinese che ancora non conoscevo fino in fondo.
Presi la busta da lettere, e decisi di infilarci una mia foto, in modo che lui potesse immaginare il mio volto. Scelsi una foto dal mio book, e scrissi una piccola dedica dietro. La infilai nella busta assieme alla lettera e chiusi il tutto, appiccicandoci il francobollo. Scesi giù in salotto, e trovai mia madre intenta a infilarsi dei tacchi a spillo vertiginosi.
«Hei mamma, stai per uscire?» Le chiesi, e lei annuì sorridendomi.
«Oh, okay. Ehm, senti… non è che potresti farmi un favore?» Lei mi guardò incuriosita.
«Certo, di che si tratta?» Chiese.
«Oh, vedi… io dovrei consegnare una lettera, non è che potresti imbucarmela tu?» Le chiesi facendole un timido sorriso, che lei ricambiò.
«Certo!» Rispose, ed io le passai la lettera.
«Grazie. Buona giornata.» Mi congedai, dirigendomi in cucina per prepararmi qualcosa da stuzzicare. Sentii la porta d’ingresso chiudersi, portando via il rumore fastidioso dei tacchi di mia madre.
Notai il telefono sul tavolo, dove l’avevo lasciato un’oretta prima.
Lo guardai diffidente, e pensai a ciò che era accaduto proprio poco prima. Fra qualche ora avrei dovuto vedermi con Jack, e le gambe mi tremavano al solo pensiero.
Fra qualche ora, il mio cuore mi avrebbe finalmente detto la verità.


LET'S GO CRAZY CRAZY CRAZY TILL WE SEE THE SUN!

*oddio, che cosa fleshosa o: (?)*
HOOOOOLA AMIGOS!
ZIA ROBY IS BACK!
Hehe, voi credevate di esservi sbarazzati di me, ma...
IO SONO ANCORA QUì, E VI STO OSSERVANDO.
lol
No ma che tipo LWWY è qualcosa di unico? *^*
Sono caduta dalla sedia appena l'ho finita di sentire la prima volta, giuro.
HAHAHAHAHA
Anyway, parlando del capitolo...
STRANO MA VERO, QUESTO MI PIACE.
Cioè dai, ammettetelo, Charl è così auifgasf nella sua insicurezza *u*
E poi, quì il rapporto tra Lou e Charl ha una svolta molto importante uu
NON SIETE CONTENTE? DAI, SI CHE LO SIETE. c:
Lo siete? Oddio, mi stanno venendo i dubbi HAHAHAHA
Babbè (?), io ho fame, e sto parlando troppo.
Ssssso
questo è il mio account twitter,
questo è l'account EFP della mia musa ispiratrice asfasiofsa c:
(passate a leggere le sue storie, sono a dir poco fantastiche *u*)
e questo,
*lol, vi ho fatto uno scherzetto*
è il mio incitamento (?) a lasciare una recensioncina piccina picciò (?)
Bieeeen, ADIOS AMIGOS.

-Zia Roby


*ma quanto è colorato questo angolo sclero *o* Sembra un arcobaleno. lol*

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Capitolo 6
*** Chapter five. “You’re a bastard.” ***




The magic of Flowers;



Avete presente quei momenti in cui pensate che tutto stia andando nel verso sbagliato?
Quei momenti in cui pensate “Ma che cavolo sta succedendo?”,
quei momenti in cui ricordare fa davvero male? Quei momenti in cui siete
alla ricerca della felicità?
Bé, quello, era uno di quei momenti. Quel giorno, cambiò per sempre la mia vita.
Forse in bene, forse in peggio. Ma dimenticare è impossibile.

 



Chapter five.
“You’re a bastard.”


Pov Charlene.
 
Hei piccola Charl,
Sono io, Lou.
Volevo farti una domanda… esisti? Perché davvero, tu sei speciale.
Non ho mai conosciuto una ragazza come te.
Tu sei sincera, ti preoccupi degli altri. Tu hai paura, Charl.
E questo ti rende umana più di qualunque altra ragazza io abbia mai conosciuta.
Sei forte nella tua debolezza, fragile nel tuo amare.

Tu mi hai chiesto se tutto questo mi sia mai capitato. Voglio dire, quello che sta succedendo a te.
E la risposta è no, Charl. Mi dispiace, ma io non ho mai amato davvero.
Devo ancora trovarla, è lì da qualche parte, ad aspettarmi. Devo solo trovarla.

Ma ciò che posso dirti Charl, è che io ti sono vicino, e che tu ami o no Jack, non cambia nulla.
Zoey ti ha detto che solo il tempo può darti una risposta. Non c’è verità più giusta, Charl.
Solo il tempo potrà aiutarti, perché né io, né Zoey e né la tua mente possiamo inventare una risposta alla tua domanda.
L’amore non è sentire o meno la mancanza del proprio amato, l’amore è sorridere nel sentire la sua voce.

L’amore non è tremare al suo tocco, ma gioire al pensiero dei suoi occhi. Perché tu lo sai, piccola Charl, gli occhi sono lo specchio dell’anima.
L’amore, non è ripetersi sempre come una mantra ‘io lo amo, io lo amo’, ma è essere convinti di amarlo. E se una persona è convinta dei propri sentimenti, non ha bisogno di ripeterseli continuamente.
Posso consigliarti una cosa, Charl? Perché non provi a parlarne con lui?
Magari, ponendoti quella domanda dinanzi ai suoi occhi, potrai trovare la risposta che cerchi.

Sai, scrivere questa lettera mi sta risultando davvero molto difficile! Ho paura anchio… visto Charl?

Siamo uguali anche in questo!


Tu ora ti starai chiedendo “Ma di cosa ha paura questo coglione?”.
Bè, ho paura di sbagliare. Ho paura di darti consigli sbagliati, di far peggiorare ancora di più il tuo morale,
ho paura di risultarti “fastidioso”. E sai perché, piccola Charl?
Perché sono poche settimane che ci “conosciamo”, e già mi sono fottutamente affezionato a te.

E nonostante io abbia paura di sbagliare Charl, continuo a scrivere questo sciame di parole,
perché ho bisogno di aiutarti, ed ho bisogno che tu senta che ti sono vicino.
Prova a chiudere gli occhi, e prova ad immaginarmi lì, accanto a te.
Ti sto abbracciando, e ti sto sussurrando un sacco di ‘Ti voglio bene”.
Fatto? Sei riuscita ad immaginarlo?

Bé, io si. E ci ho aggiunto anche una bella dose di sorrisi.
Vedi Charl? Hai un potere speciale, perché ora sto sorridendo come un cretino davanti a questo foglio,
e c’è Hazza che mi guarda male. Ma io lo faccio, perché mi viene spontaneo essere felice con te.

Ora devo andare, piccola Charl.
Ti lascio con la promessa che un giorno noi due ci incontreremo,
e potremo finalmente abbracciarci,
come solo due amici possono fare.
Ti voglio bene,
Lou.
 
P.s. Sei davvero carina, la foto è bellissima!
Ora tocca a me mandarti una mia foto, giusto?
Bé, la trovi nella busta! Un bacio.
 
 
Sorrisi stringendo forte al mio petto il foglio di carta. Quel ragazzo era speciale, davvero. Sbirciai nella busta e trovai una foto.
Ritraeva un ragazzo bellissimo, dagli occhi color oceano e i lineamenti dolci e delicati. Aveva un sorriso bellissimo, un sorriso che esprimeva gioia e voglia di vivere.
Un sorriso alla Peter Pan, avrebbe detto Zoey.
Ed era vero, Louis era un Peter Pan un po’ cresciuto.
Poggiai la lettera sotto il cuscino, assieme alle altre. Mi piaceva tenerle lì sotto, perché la sera, prima di addormentarmi, mi sentivo più vicina a lui. Forse era una cosa stupida, ma io in fondo, credevo solo nelle cose stupide.
Erano passati otto giorni da quel pomeriggio, otto giorni da quando Jack mi aveva resa sua, otto giorni da quando ero tornata ad essere serena e felice, otto giorni da quando avevo avuta la mia risposta.
Scesi in cucina a prendermi un bicchiere di succo, e trovai un bigliettino attaccato all’anta del frigorifero.
Lo staccai curiosa e lessi cosa c’era scritto.
Charl, io sono a lavoro. Purtroppo una paziente si è sentita male, e sono dovuta correre in ospedale. Ci vediamo stasera, forse. Nel caso non facessi in tempo a tornare per la cena, la trovi nel fornetto.
Ti voglio bene,
Mamma. xx”
Sospirai e lo riattaccai al frigo. Il lavoro di mia madre era molto impegnativo, la capivo, ma passava davvero poco tempo in casa. Ormai non riuscivamo più nemmeno a parlare per più di due secondi che subito doveva correre in ospedale. Mia madre faceva la psichiatra infantile, e c’era bisogno costante di lei in ospedale.
Amava il suo lavoro, e ci metteva tutta se stessa in ogni singolo paziente.
Andai in salotto e mi sdraiai sul divano, feci un pò di zapping con il telecomando alla ricerca di qualche film carino, e la mia ricerca terminò quando vidi “Lilo e Stitch” e cominciai a saltellare per tutta la casa. Amavo quel cartone, soprattutto quanto Stitch diceva la frase "Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato." Dio, ma quanta verità poteva esserci in quel piccolo esserino blu?!
Una volta finito il cartone, si erano fatte le nove di sera, e mia madre non era ancora tornata, così decisi di prendere una pizza.
Presi il cellulare e digitai il numero della pizzeria vicino casa, ordinai una quattro formaggi e aspettai il suo arrivo mentre il mio stomaco protestava imbizzarrito. Il campanello suonò ed io scattai in piedi felice. Aprii la porta con una faccia famelica, tanto che il tizio della pizza mi guardò storto. Pagai il tutto e im accomodai in cucina, gustando la mia pizza con un pò di coca che avevo trovato nel frigo.
Il cellulare vibrò sopra il tavolo, ed io guardai curiosa il display.

Era un numero sconosciuto, e mostrava una foto di una coppia che si baciava. All’inizio non capii cosa volesse significare, ma pian piano riuscii a distinguere i lineamenti dei due giovani. La ragazza, aveva lunghi capelli ricci e biondi, le labbra contornate da un vivace color rosso e dei lineamenti fini, con delle ciglia abbastanza lunghe.
Lui, invece, aveva dei corti capelli ribelli sul colore del rame, e mi ci volle poco tempo per riconoscerlo. Era lui, era il mio Jack. E quella ragazza, era quella troia della Oubrige. Sentii il cuore stringersi in una stretta soffocante. I battiti cardiaci aumentarono, e cominciai a sudare. Le lacrime spingevano per uscire, ma non avevo nemmeno la forza di dargli il via libera.
Lui, il mio Jack, il ragazzo che tanto amavo, mi aveva tradita. Mi aveva usata. Il cellulare cadde con un tonfo a terra, e mi portai una mano alla bocca. A quel punto, le lacrime cominciarono ad inumidire il mio volto. Le immagini di quel pomeriggio di otto giorni prima passato insieme cominciarono a scorrere nella mia mente, ed il pensiero che io, mi ero concessa a lui, mi dava il volta stomaco. Quel bastardo si era solo divertito a giocare con il corpo, ma soprattutto con il mio cuore.
 Reagii d’istinto, e corsi in camera a prendere una valigia. Ci infilai dentro l’essenziale, e scesi di corsa le scale rischiando di cadere per l’enorme peso. Presi il cellulare, mentre le lacrime continuavano a bagnarmi il viso.
Composi velocemente il numero di Zoey, e lei rispose al terzo squillo.
 
 
-         Charl?- Esclamò lei dall’altro lato.
-         Zoey, prepara le valigie. Oggi partiamo, andiamo via, lontano. Come abbiamo sempre desiderato, no?- Dissi scossa dai singhiozzi, e sentii l’agitazione crescere in Zoey.
-         Charl, ma cosa…?- Mi chiese confusa.
-         Ho detto prepara quella cazzo di valigia, Cristo!- Urlai innervosita, e mi meravigliai del mio tono.
-         O-okay. V-vado.- Rispose Zoey confusa.
-         Ti passo a prendere fra cinque minuti, fatti trovare pronta. Ti racconterò tutto una volta che saremo sull’aereo. Ho bisogno di andare via da questa cazzo di città.- Sputai le ultime parole.
-         Va bene, ci vediamo dopo Charl.- Mi rispose e chiuse la chiamata.
 
Era infastidita dal mio tono di voce, lo avevo capito, ma in quel momento non riuscivo e non volevo controllarmi. Presi il manico della valigia e mi catapultai fuori alla porta, senza preoccuparmi di chiudere tutto mi avviai verso casa di Zoey. Dopo cinque minuti, ero dietro la porta di casa Bladerck. Suonai ripetutamente il campanello, e una Zoey completamente sconvolta venne ad aprirmi.
Non appena la vidi, mi catapultai fra le sue braccia, lasciando che i singhiozzi si spezzassero il respiro.
Era la seconda volta che mi riducevo in quello stato davanti a lei, era la seconda volta che soffrivo per Jack Thurder. Seconda, ed ultima volta.
«Charlene… ma cosa ti è successo?» Sussurrò stringendomi a sé.
Cacciai il cellulare dalla tasca e le mostrai la foto. Lei sgranò gli occhi e la sua bocca prese una forma simile ad una ‘O’.
«Quel bastardo figlio di puttana!» Zoey e la sua finezza.
«Zoey, io ho bisogno di andare via, lontano da tutto questo. Vieni con me a Londra, ti prego. Andremo a stare da Louis e i suoi amici, per lui sicuramente non sarà un problema! Ci troveremo un lavoro e gli pagheremo l’affitto! Tutto pur di andare lontano da lui.» La implorai, e lei assunse un’area pensierosa.
«Non lo so… Io credo che non servirebbe a niente fuggire. E se provassimo a vendicarci?» Propose mentre le si illuminarono gli occhi.
«Ve-vendicarci?» Balbettai.
«Massì, gliela faremo pagare a quel figlio di…» Non riuscì a finire la frase perché Charlene le poggiò una mano sulla bocca.
«Zoey, contieniti!» Sibilò, facendola ridere.
«Cosa intendi fare?» Sospirò.
«Prima di tutto, porta questa valigia dentro, il tuo Louis può aspettare qualche altro mese. E poi, ho un piano geniale.» Esclamò con un’espressione da psicopatica, facendomi scoppiare a ridere.
A noi due, Jack Thurder.


UN ELEFANTE SI DONDOLAVA SOPRA AL FILO DI UNA RAGNATELA!

Yoooo belle!
Ma che tipo ora vi immagino tutte contente a saltare su e giù per la casa? 
looool ho indovinato, vero? :'D
Anyway, visto che nel capitolo precedente mi sono fatta odiare,
in questo mi sono fatta amare.
Uno scambio equo, no? u.u
*si scrive così?*
Ora io non voglio prolungare tanto il mio sproloquio,
perchè ho sonno e mia mamma rompe ee
Peeeerciò, mi scuso per il capitolo che è uscito MOLTO corto,
ma è di passaggio quindi è più che normale u.u
Voglio dedicare cinque secondi al nuovo banner,
che a parer mio è davvero spettacolare!
Dovete ringraziare la mia Greta per quello splendore ahfhsaohfa
Per info contattate me, io contatterò lei (?)
lol
Il mio profilo twitter lo conoscete ormai :'D
Quindi, vi saluto belle!
E recensite, mi raccomando!
Voglio sapere se siete contente u.u
*se avete qualche supposizione sul piano di Zoey, dite pure c:*
Un bacio,

-Zia Roby

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Capitolo 7
*** Chapter six. “Are you ready?” ***




The magic of Flowers;

Chapter six.
“Are you ready?”

 
Pov Charlene.
 
Avanzai verso i corridoi della scuola, dritta verso l’aula di diritto. Era la prima ora ed avevo ancora gli occhi appiccicati per il sonno. Aprii la porta dell’aula, e notai che la professoressa non era ancora arrivata. Mi sedetti accanto a Zoey, gettando senza nessun ritegno lo zaino a tre metri di distanza.
Zoey non si era nemmeno girata a guardarmi, e continuava a sussurrare qualcosa d’indefinito mentre scriveva chissà cosa su un foglio azzurro.
«Che stai facendo?» Le chiesi curiosa, e lei mi guardò di sfuggita, indicando con il dito un cartellone appeso alle nostre spalle.
Lessi incuriosita il grande titolo scritto a lettere cubitali, e guardai Zoey non riuscendo a contenere le risate.
«Gara di rime?» Le chiesi continuando a ridere come un’ossessa, e lei fece una buffa smorfia con la bocca.
«Ho scoperto di avere un talento innaturale.» Mi informò pavoneggiandosi, e io le tolsi il foglio dalle mani.
 
Francesco, lui vende pesce fresco.
 
Dana, a letto ti sbrana.
 
Antonino, il re del pompino.
 
Martina ha perso la mutandina.
 
Lentamente, mangia l’assorbente.
 
Il francese con le palle appese.
 
Ehi spagnola, cosa fai sotto le lenzuola?
 
L’Italiana, lei lo fa con perlana.
 
Non ce la feci più e scoppiai a ridere, ancora più forte di prima e parecchi ragazzi si girarono e mi guardarono storto.
«Ma…che…cavolo...?» Riuscii a dire fra le risate, e Zoey mi guardò indignata.
«Ehi donna, questa è arte.» Disse prima di strapparmi il foglio dalle mani e conservarlo in mezzo al quaderno.
«Si certo, ti prenderanno per una pervertita!» Dissi asciugandomi le lacrime provocate dalle troppe risate.
«Comunque, ce li ho. Sono riuscita a prenderli dalla borsa della Oubrige prima di entrare in classe. Ora è tutto pronto per mettere in atto il nostro piano!» Disse poggiando sul banco una piccola scatoletta bianca con su scritto ‘estrogeni’.
«Io rimango dell’opinione che prima o poi le crescerà il cetriolo a quella ragazza a furia di ingerire questa roba.» Esclamò poi, guardando con disgusto la scatoletta.
«Zoey, io non so se…» Tentennai, ma lei mi trucidò con lo sguardo.
«Mi dispiace bella, ma ormai ci siamo dentro. E’ tutto pronto, e presto Jack Thurder starà scorazzando per tutta la scuola in tutù.»
«Lo dovremo chiamare Jackie?» Dissi ridendo, e lei fece lo stesso.
Fummo interrotte dallo sbattere di una mano sulla cattedra, e presto ci accorgemmo dell’arrivo della prof.
E così passò la prima ora, e la seconda, ed infine, anche la terza.
Ci avviammo a passo spedito verso la mensa, io un po’ titubante, Zoey alquanto impaziente di mettere in atto il suo piano.
Ci sedemmo ad uno dei tavoli in fondo, e cominciammo a perlustrare la mensa con lo sguardo, alla ricerca di Jackie.
«Eccolo!» Mi sussurrò Zoey, strattonandomi appena il braccio. Guardai nella direzione che mi stava indicando, e lo vidi seduto al solito tavolo con la sua comitiva (tutta la squadra di basket e delle cheerleader, naturalmente). Zoey mi aprì la mano e ci poggiò dentro sei pillole. La guardai scettica e lei mi sorrise incoraggiante.
«Sei? Non saranno un po’ troppe, Zoey?» Le chiesi preoccupata e lei alzò gli occhi al cielo con fare esasperato.
«No, no! Ora vai, e fà veloce, non vedo l’ora di godermi lo spettacolo!» Disse spingendomi per farmi alzare. Sospirai e mi avviai verso il tavolo di Jack, con le pillole ben strette in mano.
«Jack!» Lo salutai con uno dei miei migliori sorrisi, anche se alla vista del suo viso mi veniva solo da vomitare.
«Charlie! Vieni qui, siediti insieme a noi!» Disse spostando la sedia accanto a lui. Mi accomodai leggermente in soggezione, dato che gli occhi di tutti erano puntati su di me.
Jack mi baciò, e poi mi sorrise. Cercai di ricambiare il sorriso nel miglior modo possibile, e poi presi il suo bicchiere.
«Ti va un po’ di coca?» Gli chiesi prendendo la bottiglia della coca cola, e lui annuì sorridente, per poi girarsi a parlare con una delle cheerleader.
Buttai velocemente le sei pillole nella bevanda, cercando di non farmi vedere da nessuno e cercai di mescolare bene il liquido. Glielo porsi, e lui bevve tutto d’un sorso. Sorrisi, e gli diedi un bacio a stampo.
«Vado, Zoey mi sta aspettando. Ci vediamo più tardi.» Lo informai prima di alzarmi. Lui annuì e mi prese una mano.
«Ti amo, piccola.» Mi sussurrò, ed io inghiottii le lacrime. Era un bravo attore, davvero.
«Ehm, si. Anche io, certo.» Cercai di formulare una risposta decente, e strattonai leggermente la mano per liberarmi dalla sua presa. Mi avviai a passo spedito verso l’uscita della mensa, avevo bisogno di aria.
«Charl?» Mi sentii chiamare, e mi girai di scatto.
«Tutto okay?» Mi chiese Zoey, ed io annuii sorridendole.
«Certo. Comunque, ho fatto tutto quello che  dovevo fare! Ora non resta che aspettare!» Dissi sogghignando, e lei fece lo stesso.
Sentimmo un grande trambusto provenire dalla mensa, e ci affacciamo alla porta incuriosite. La scena che ci si presentò davanti, era una delle più esilaranti a cui si potesse assistere.
Jack, o meglio Jackie, era in piedi, appiccicato con le spalle al muro e una faccia traumatizzata, mentre Carth, uno dei giocatori di basket, era in piedi davanti a lui con un’aria davvero arrabbiata.
«Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio.» Sputò Carth, e Jack scrollò le spalle.
«Ho solo detto che con questa acconciatura sei fa-vo-lo-so!» Disse con tono ovvio, ed io e mezza mensa scoppiammo a ridere.
«Sei finito, Thurder!» Esclamò Carth, avventandosi su Jack. Iniziò a prendere a pugni il petto muscoloso di quest’ultimo, che si scostò quasi subito.
«Ehi, i miei capezzoli sono sensibili!» Esclamò massaggiandosi i capezzoli, ed io quasi non respiravo più per le risate.
«E ora dove sta andando?» Chiese Zoey, ormai sull’orlo delle lacrime. Infatti, Jack, si stava dirigendo al tavolo delle cheerleader. Si sedette accanto a Daphne, e le sorrise. Si avvicinò lentamente a lei, e il mio cuore si chiuse in una stretta micidiale. Lo sentivo pulsare in un modo incredibile.
«Ehi Daph, mi presti il tuo cerchietto? E’ davvero carino!» Esclamò poi Jack, osservando il cerchietto della troia. Scoppiai nuovamente a ridere, e presi Zoey per un braccio.
«Okay, basta. Usciamo di quì, prima che io muoia per le troppe risate!» Le dissi prima di trascinarmela fuori dall’edificio.
«Dio, è stato incredibile!» Esclamò Zoey su di giri, e ridemmo nuovamente.
«La sa fare bene, la checca!» Dissi senza fiato, e lei annuì ridendo.
Continuammo a camminare, e fra una risata e l’altra arrivammo davanti casa mia. Mi fermai e mi girai a guardarla, e, improvvisamente, le buttai le braccia al collo, stringendola forte al mio petto.
«Grazie.» Le sussurrai, e lei mi sorrise.
«Non c’è di che!» Disse dandomi qualche colpetto in testa, ed io risi.
«Oh merda.» Esclamò poi all’improvviso, ed io la guardai confusa.
«Mi sono dimenticata di scrivere la risposta a Niall!» Mi informò portandosi le mani alla bocca.
All’improvviso, mi tornò il mente il volto di Louis, e mi diedi uno schiaffo sulla fronte.
«Siamo due coglione.» Dissi infine, e lei mi guardò divertita.
«Anche tu?» Chiese, ed io annuii facendo una smorfia con la bocca.
«Bene, allora mettiamoci al lavoro. Ci vediamo stasera per la seconda parte del piano! Mi raccomando, fatti trovare pronta. Alle undici ti passo a prendere» Disse facendomi l’occhiolino, ed io annuii.
«Ciao Charl.» Mi salutò sorridendo, ed io ricambiai il sorriso.
«Ciao bella.» Detto questo, entrai in casa e mi precipitai sulle scale. Dovevo scrivere quella lettera, assolutamente.
«Non mangi?» Mi chiese mia madre, spuntando da chissà dove.
«No, devo finire un compito di arte. Magari mangio qualcosa dopo.» Risposi, e lei annuì. Mi chiusi la porta della camera alle spalle, e mi precipitai sul letto. Presi un foglio ed una penna, e cominciai a scrivere.
 
Hei Louis,
sono sempre io, Charl.
Ho fatto una cazzata. Lo amo, Louis.
Lo amo con tutta me stessa, ma tutto questo è errato, mi sto facendo del male.

Ho bisogno di parlare con qualcuno, ho bisogno di confidarmi, di cacciare fuori tutto il veleno che ho dentro.
L’ho fatto Louis, mi sono concessa a lui. Per la prima volta.

Aiutami Louis, perché io non so più che fare.

Jack mi tradisce.

Sento il cuore piangere, tremare al suono del suo nome, della sua voce.
Ho paura, ancora una volta. Ho paura di me stessa.
Ho paura della mia testa, del mio cuore, di tutto.
Sono una cogliona, perché ho paura di potermi fare del male, più di quanto non stia già facendo.
Zoey mi sta aiutando, mi è accanto. Sta cercando di farmi tornare il sorriso, e ci sta riuscendo, davvero.
Ma sento comunque di star pian piano perdendo la Charl che ero un tempo.
C’è qualcosa che luccica, lì nel bagno.
E’ una lametta, ed io ho paura.

Ho paura di (ri)fare ciò che sicuramente starai pensando. Non riesco a controllarmi,
è come se qualcuno stesse controllando la mia testa da un macchinario potentissimo.  

Non lo dirò a Zoey, perché so che ci rimarrebbe male, troppo male.
Mi odierebbe a vita, se lo venisse a sapere.
L’ho già fatto una volta –si Louis, mi sono tagliata-, ed è stato…strano?
Per un momento ho sentito tutto il dolore scivolarmi via, come se un uragano avesse spazzato via tutta la tristezza del mondo.
Non soffrivo più Lou, o almeno emotivamente. Tutto il dolore era concentrato su quella piccola strisciolina color rosso vivo.
E’ successo due giorni fa, subito dopo che sono tornata a casa.
Ero andata da Zoey perché volevo partire, venire lì a Londra, da te.
Ma poi tutto è cambiato, io sono rimasta qui, Zoey si è fatta venire un piano davvero imbecille –anche se divertente- per vendicarsi di Jack, e tu sei rimasto lontano da me.
E se capita di nuovo, Lou?
Se decidessi di nuovo di fare quest’idiozia?
Tu non mi odierai dopo aver letto tutto questo, vero? Non andrai via?
Non farlo ti prego, perché io ho bisogno di te.
Sei l’unico che potrebbe capirmi, io lo so.

 
Ora vado, con la speranza di non perderti.
Ti voglio bene Louis,
la tua piccola Charl.
 
P.s. Tu mi hai chiesto se esisto. Si Louis, io esisto.
E no, non sono perfetta, tantomeno speciale.
Come puoi ben vedere, anche io ho i miei punti deboli.
Scusa se ti ho deluso, ma ricorda, io ti amo di bene.

 
Ripiegai quella lettera con mani tremanti, e mi asciugai una lacrima che aveva appena rigato la mia guancia. E’ strano come da un minuto all’altro il mondo possa caderti addosso, e renderti la vita un inferno.
Mi alzai di scatto, con la lettera stretta in una mano chiusa a pugno, e mi avviai verso la porta d’ingresso. Non feci caso a mia madre che mi chiese dove stessi andando, e mi catapultai fuori di casa, dirigendomi quasi di corsa alla prima cassetta della posta della zona. Una volta arrivata, imbucai la lettera e sospirai, alzando gli occhi al cielo, mentre una leggera pioggerella bagnava le strade di Bologna.
Tremante, mi alzai la manica destra, e vidi quel segno rosso sul mio braccio. Ero stata un’incosciente, non l’avrei più rifatto. Forse.
Me lo accarezzai leggermente, e le gambe cedettero sotto il peso di quell’immensa tristezza. Appoggiai la testa alla cassetta, e lasciai che la pioggia mi bagnasse, portando con sé, oltre quel vicolo, oltre quella strada, oltre quella città tutti i pensieri che si accavallavano nella mia testa. Fu così che mi addormentai, e per un attimo, per un solo miserabile secondo, mi sentii libera.



CIAPPA LA GALLINA, CIAPPA LA GALLINA, CIAPPA LA GALLINA COCCODE'!

Ciaaaaao gente!
Avete visto? Sono tornata. u.u
No ma che tipo io nella prima parte stavo morendo
dalle risate HAHAHAHAHA
Ma voi sapete cosa sono estrogeni, si? e.e
Vabbè, comunque sono tipo gli steroidi però per le femmine (?)
lol
Comunque, per quella parte ho preso spunto dal film 
"Il mio ragazzo è un Bastardo" uu
ahfsidhfds è faigo lol
La cosa delle barzellette, è una cosa accaduta realmente
HAHAHAHAHA
si, le ho inventate io, e si, mi sono divertita lol
Tipo che la mia migliore amica stava morendo quando
gliele stavo scrivendo? HAHAHAHA
Anywaaay, la seconda parte del capitolo è un pò...
"çç" ecco. lol
So che mi starete odiando,
ma ho una scaletta ben precisa, e questo mi è indispensabile...
Poi capirete perchè! ;)
Babbè, io vi lascio c:
Un bacio,
alla prossima e...
RECENSITE, PLEASE.
Byeee


-ZIA ROBY.





P.s. Stavo per dimenticarmente! La mia migliore amica, ha appena pubblicato la sua prima storia! c:
Non è che vi andrebbe di passare, e lasciare una recensioncina piccina picciò? cc:
Grazie a chi lo fa! :) Bye

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Capitolo 8
*** Chapter seven. “Thank you, best friend.” ***




The magic of Flowers;

Chapter seven.

“Thank you, best friend.”
 
Pov Charlene.
 
Ero appena uscita dalla doccia, ed erano le dieci di sera. Avevo ancora un’ora di tempo, prima che Zoey mi venisse a prendere.
Sinceramente, non ero molto convinta del suo piano. Certo, ci godevo a ridicolizzare Jack, ma alla fine, io cosa ci guadagnavo? Nulla.
Continuavo ad amarlo, e continuavo a soffrire.
Sbuffai e mi passai una mano fra i capelli, dirigendomi verso l’armadio.
Tirai fuori un semplice jeans e una felpa viola presa ad Oxford qualche anno prima. Li indossai, assieme alle scarpe, ed andai a pettinarmi.
Scesi al piano di sotto, cercando di non far rumore per non destare sospetti in mia madre, e controllai l’orario. Le 22:50.
Aprii il frigo e mi versai un po’ di succo in un bicchiere di carta, bevvi e mi sedetti, in attesa dell’arrivo di Zoey.
Il cellulare vibrò nella mia tasca, e controllai il display: era arrivato un messaggio da Zoey. Lo aprii e lessi velocemente.
 
“Sono sotto la finestra della tua camera, scendi giù!”
 
Corsi in camera, ed aprii di scatto la finestra.
«Zoey?» Sussurrai, e il mio sussurro si disperse nell’aria fredda della notte.
«Sono qui giù, cerca di arrampicarti sull’albero senza fare rumore.» Sussurrò lei in risposa, ed io guardai il terreno con aria preoccupata.
Sospira, ancora una volta e mi arrampicai sui rami della Quercia secolare che era stata piantata accanto alla mia finestra.
Scesi giù, cercando di non cadere rovinosamente e far svegliare tutto il vicinato, e cercai Zoey con lo sguardo nel buio più totale.
«Sono quì» Sentii sussurrare alle mie spalle, e mi girai di scatto.
Intravidi una chioma bionda, e sorrisi tra me e me.
«Okay, possiamo andare.» Sussurrai ancora, e lei annuì. Ci avviammo a piedi in direzione della casa di Jack, che non abitava molto lontano da noi. Più ci allontanavamo dalla mia abitazione, e più le strade prendevano vita, illuminate da una grande fila di lampioni. Parecchi ragazzi alquanto ubriachi vagano per queste strade, e io cominciai ad avere un po’ paura. Solo allora, notai l’abbigliamento di Zoey.
Alzai un sopracciglio scettica: aveva la tipica tuta da militare. Manco dovessimo andare in guerra!
«Ma cosa ti sei messa?» Dissi scoppiando a ridere, e lei mi guardò infastidita.
«Ehi, mi sono immedesimata nel personaggio, io!» Esclamò infastidita, ed io scoppiai a ridere nuovamente.
«Siamo arrivate.» Dissi poi, e cominciai a frugare nella mia borsa in cerca delle chiavi. Si, era comodo avere una copia delle chiavi di casa del proprio (ex) ragazzo.
Le infilai delicatamente nella serratura, cercando di non fare rumore, e girai lentamente. La porta si aprì con uno scatto, ed io e Zoey entrammo furtive. Salimmo le scale e ci fermammo davanti la porta della camera di Jack.
«Hai portato tutto?» Sussurrai, e lei annuì con un ghigno soddisfatto sul volto.
Feci un sospiro, ed aprii la porta.
La stanza era illuminata dalla leggera luce della luna, e tutto pareva tranquillo. Tutto era immerso in un silenzio opprimente, interrotto solo dal leggero respiro di Jack.
Ci avvicinammo al suo letto, e ci guardammo in faccia, entrambe ghignando.
«Che il gioco abbia inizio.» Sussurrò Zoey, sfregandosi le mani.
Prese lo zaino che portava in spalla, e cacciò la sua trousse. Prese un rossetto color rosso acceso, il mascara, la matita nera, l’ombretto viola, il fondotinta e il lucidalabbra.
Passò il rossetto sulle labbra di Jack, che non mosse un dito, continuando a dormire. Io presi l’ombretto e glielo passai sulle palpebre chiuse, mentre Zoey passava il lucidalabbra sul rossetto.
Una volta steso l’ombretto, feci una leggera linea con la matita nera e passai il mascara sulle sue lunghe ciglia.
Zoey, nel frattempo, lo stava riempiendo di fondotinta, con un ghigno divertito in faccia.
Finita la nostra opera, ci allontanammo un po’ per ammirare il nostro lavoro, e facemmo fatica a trattenere le risate. Era davvero ridicolo conciato così.
«Make up, fatto. Ora tocca ai capelli.» Sussurrò Zoey, ed io mi morsi un labbro insicura.
«Ci odierà a vita per questo.» Le sussurrai, e lei scrollò le spalle per sminuire la cosa.
Prese lo zaino e cacciò fuori la macchinetta per la rasatura, ed io mi passai la mano fra i capelli.
«Non farà rumore, vero?» Le chiesi sussurrando, e lei scosse la testa. Io annuii e mi scostai per lasciarle fare il suo lavoro.
Dopo circa cinque minuti, si scostò trattenendo a stento le risate.
Mi avvicinai curiosa alla testa di Jack, e notai che ci aveva disegnato un… bè, un “cetriolo”, ecco.
«Ma sei impazzita!?» Le sussurrai, e lei scoppiò in una silenziosa risata.
Scossi la testa esasperata, e presi la crema per il depilè. Tanto valeva farle per bene le cose.
Zoey mi aiutò a spalmarla su tutte le gambe e sul torace di Jack, mentre quest’ultimo sussultò appena nel sonno al contatto con la fredda crema.
Aspettammo qualche minuto, in modo che la crema facesse effetto e poi cominciammo a togliere la pasta con la spatolina.
«Liscia come la pelle di un neonato!» Sussurrò Zoey, facendomi scoppiare a ridere. Lei mi tappò la bocca appena in tempo, e mi sussurrò uno ‘ssh, manderai tutto a monte così!’.
«Bene, abbiamo fatto tutto. Possiamo andare!» Mi sussurrò, ed io annuii sorridendo.
«Buonanotte, Jackie.» Sussurrammo in contemporanea, prima di chiuderci la porta alle spalle e catapultarci fuori di casa. Una volta fuori, scoppiammo in una sonora risata.
«Oddio, siamo state forti! Potremmo entrare nel campo dell’estetica, Charl!» Esclamò Zoey con le lacrime agli occhi, ed io annuii.
«Si, potrei farci su un pensierino.» Risposi asciugandomi le lacrime.
Arrivammo davanti casa mia, e ci salutammo.
«’Notte Charl, ci vediamo domani. Sarà sicuramente una giornata interessante!» Disse Zoey, assumendo un’aria da furba.
«Già! –risi-, ‘notte Zoey.» Detto questo, entrai in casa. Mi catapultai in camera mia, e mi buttai letteralmente sul letto.
E, come tutte le sere, mi addormentai con il cuore in pace, grazie ad un’amica speciale, che mai, mai, mi avrebbe abbandonata.


BUM BUM CLAP, BUM BUM CLAPPI CLAP!

Ssssalve gente!
Avete visto? HO GIA' AGGIORNATO! yeee c':
So che è corto, ma è di passaggio, quindi...
DON'T KILL ME.
lol
Apparte il fatto che è uscito sicuramente un obrobrio, *si scrive così? ee*
dato che non l'ho nemmeno riletto *applausi*
IO SONO MORTA DALLE RISATE, GIURO.
Me lo immaginavo lì, disteso su quel letto,
nelle mani di quelle due psicopatiche HAHAHAHAHA
#poveroJackie.
Fondiamo l'associazione #salvailpoveroJackie,
ja? facciamo una buona azione, daje. uu
Anyway, ieri c'è stato il battesimo del mio cuginetto asudgau **
*so che non ve ne frega un cazzo, ma volevo dirvelo lo stesso lol*
Era così dooooolce *u*
Okay, basta parlare di mio cugino ee
Parliamo di mia cugina. lol
Dio santo, sono rimasta scandalizzata.
Non la vedo da tipo tre mesi, ed è diventata una metallara non so cosa ee
E' MATTA, BOH.
 Non che io abbia qualcosa contro i metallari (?)
ma non è normale che una dica che vuole sterminare gli ebrei
perchè sente il sangue tedesco che le scorre nelle vene e.e
e tutto questo solo perchè il gruppo che ascolta ora è tedesco D:
A volte penso 'Ma io vivo in una gabbia di matti?'
MA BOH.
Vabbè che io sono la prima ad essere fuori di testa,
ma questi sono dettagli. u.u
Okay, basta parlare altrimenti questo angolo sclero mi esce
più lungo del capitolo e.e
CIAO GENTEEE
.
*e lasciatemi una piccola recensione, please c:*


-Zia Roby

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Capitolo 9
*** Chapter nine. “You're perfect to me.” ***




The magic of Flowers;

Chapter nine. 
“You're perfect to me.”


Charlene.
 
Un fastidioso “beep” riempiva la stanza, mandando in tilt la mia pazienza. Zoey era seduta al tavolino accanto alla porta, e picchiettava fastidiosamente le dita sul legno, con lo sguardo perso nel vuoto.
Tutto in quella stanza mi innervosiva, perfino il ticchettare così freddo dell’orologio. Il tempo passava, ed io ero ancora incatenata a quel letto.
Portai nervosamente una ciocca ribelle dietro l’orecchio, e sbuffai incrociando le braccia al petto. Qualcosa mi tirò la pelle, e solo allora mi ricordai di tutti quei tubicini infilzati nelle mie braccia.
Sbuffai nuovamente, odiavo gli ospedali, e soprattutto, odiavo le flebo.
«La smetteresti di fare rumore, per piacere?» Esclamai nervosa, rivolgendomi a Zoey, e lei fece una smorfia con la bocca, fermando le dita.
Una settimana e mezzo, era da una settimana e mezzo che ero chiusa lì dentro, isolata dal resto del mondo. Gli infermieri mi odiavano, prendevo a parole chiunque mi capitasse a tiro, perfino Zoey.
Ero nervosa, il ragazzo che amavo mi aveva lasciata morente in mezzo alla strada, il mio cuore ed il mio orgoglio erano spezzati in mille pezzi, Louis non mi aveva ancora risposto e la mia partenza per Londra si avvicinava sempre di più. Ed io, ero ancora rinchiusa lì dentro.
Avevo fatto di tutto per ottenere il permesso per uscire da quel carcere, e ci ero riuscita. Quello era il mio ultimo giorno lì dentro, presto sarei tornata all’aria aperta.
Jack mi aveva incrinato due costole, procurato un ematoma interno sul fianco destro e tanti altri traumi lungo tutto il corpo. Il danno peggiore, erano le due dita slogate della mia mano destra, niente di che.
Mia madre avevo sporto denuncia contro la famiglia di Jack, e lui aveva cambiato scuola a causa della brutta reputazione che gli avevo causato. Tutti avevano paura di lui, “il mostro senza cuore”.
La cosa più odiosa però, era la compassione che la gente provava nei miei confronti. Non era questo ciò di cui avevo bisogno, ma un semplice “andrà tutto bene”. Non un “mi dispiace”, ma un semplice abbraccio. Tutto quì.
Improvvisamente la porta si aprì, mostrando il volto allegro di mia mamma. Io e Zoey la salutammo con un sorriso.
«Allora?» Chiesi.
«Fra qualche minuto verranno a preparare il tutto, e fra un’oretta sarai a casa.» Mi informò sorridendo, ed io annuii ricambiando il sorriso.
Era raro veder sorridere mia madre, in quei giorni.
Naturalmente, i dottori non avevano mancato di notare la mia cicatrice sul polso, e non hanno aspettato ad informare mia madre.
Lei aveva paura, paura che io fossi malata. Ma non era così, sapevo controllarmi, non sentivo il bisogno di tagliarmi, tutt’altro.
L’avevo fatto una volta, okay, e mi era bastata.
Entrò l’infermiera che odiavo di più –naturalmente l’odio era reciproco-, e cominciò a sistemare il tutto.
Dopo una ventina di minuti, ero in sala d’attesa assieme a Zoey, ad aspettare il certificato con un sorrisone enorme stampato sul volto.
Quando mia mamma ci venne incontro, presi le stampelle e mi diressi verso l’uscita con l’aiuto della mia migliore amica. Odiavo quelle cose, erano scomode, sembravo una demente.
Strizzai gli occhi quando il sole colpì in pieno il mio viso, che coprii con una mano facendo scoppiare a ridere Zoey.
Mia madre scosse la testa ridendo e mi aprì la portiera dell’auto, aiutandomi ad entrare.
In poco meno di un secondo, il mio sguardo si perse aldilà del finestrino, ad osservare i bimbi giocare al parco, le mamme mentre stendevano i panni, i ragazzi che portavano a spasso il cane. Tutte cose che rientravano in quella che io definivo “quotidianità”, e che mi erano terribilmente mancate in quella settimana e mezzo.
Improvvisamente, la macchina si fermò facendomi tornare alla realtà. Mi guardai intorno stordita, e poi mi accorsi di essere arrivata a casa.
Zoey mi aiutò a scendere dall’auto, ed entrammo in casa. Feci per avviarmi con Zoey in camera mia, quando mia madre mi chiamò dall’ingresso. Mi avvicinai incuriosita, e notai una busta azzurra fra le sue mani. In meno di due secondi, riconobbi la sua scrittura. Il mio cuore cominciò a battere forte, quasi volesse uscire dalla gabbia toracica.
Sorrisi involontariamente, e mi buttai sulla busta.
«Eccoti.» Sussurrai stringendola al mio petto e continuando a sorridere. Mia mamma sorrise, e fece cenno a Zoey di accompagnarmi in camera.
Zoey mi prese sottobraccio, felice di vedermi di nuovo sorridente.
«Ti lascio sola con il tuo Boo Bear!» Esclamò Zoey una volta in camera, facendomi scoppiare a ridere.
Uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle, ed io mi appoggiai delicatamente sul letto evitando di farmi male.
Aprii la busta con le mani tremanti, e sfilai lentamente la lettera.
Cinque semplici parole erano intrappolato nel bianco del foglio, cinque semplici parole che arrivarono dritte al mio cuore. Cinque semplici parole, che per me, significavano tutto:
 


You’re perfect to me.


 
Una lacrima mi rigò il volto, e subito dopo arrivarono i singhiozzi. Strinsi quel foglio a me, quasi volessi abbracciarlo. E forse era davvero così, forse abbracciando quel foglio speravo che il mio amore arrivasse al ragazzo che mi aspettava a Londra, forse speravo che lui potesse sentire la grandezza del mio affetto nei suoi confronti.
E forse, era davvero così.
Notai una piccola nota infondo alla pagina, e sorrisi leggendola.
 

Ti aspetto a Londra, piccola Charl. Ti voglio bene.
 

Mi alzai di scatto, provocandomi dolore lungo tutto il corpo. Strinsi i denti per non scoppiare in un lamento, e mi diressi zoppicante verso il mio armadio. Mi arrampicai su di esso, e cercai di prendere la valigia che mi regalò mia madre anni prima, con il risultato di buttarmela in testa. Mi massaggiai quest’ultima indolenzita per la botta, e buttai la valigia sul letto aprendola il più in fretta possibile.
Iniziai ad infilarci dentro il minimo indispensabile, anche se dovevo stare a Londra per un mese. Avrei comprato il necessario lì!
Mi buttai di peso sulla valigia, facendomi nuovamente male e cercai di appiattirla il più possibile per chiudere la cerniera.
In quel momento, la porta si aprì mostrando una Zoey non poco sorpresa.
«Stai amoreggiando con la valigia?» Esclamò scandalizzata, ed io scoppiai a ridere.
«Oh certo, lei si che sa come soddisfare le mie voglie.» Le risposi stando al gioco, poi scossi la testa e le diedi uno scappellotto in testa.
«Piuttosto che sparare cazzate, aiutami a chiudere questa maledetta valigia!» Dissi indicando la valigia con un gesto della mano, e lei ci si buttò letteralmente sopra, cominciando a lottare con la cerniera.
Qualche minuto dopo, si rialzò sconvolta e sbuffo come per riprendere fiato. Si aggiustò i capelli e mi guardo con aria da smorfiosa.
«Ecco a lei, madame.» Mi disse con un sorrisino soddisfatto sul volto, e si spostò per farmi passare. Presi la valigia dal manico e l’appoggiai accanto alla porta. Nel frattempo, Zoey si era avvicinata al mio letto ed ora aveva una serie di buste azzurre fra le mani.
«E queste che sono? Oddio, tutte le lettere di Louis!» Esclamò con gli occhi che gli luccicavano come un bambino il giorno di Natale.
«Che tu non puoi leggere!» Esclamai togliendole dalle mani, e lei mi guardò delusa.
«Ma come? Sono la tua migliore amica!» Esclamò indignata, mettendo il finto broncio.
«E lui è il mio migliore amico. Ad ognuno la sua fetta, babe. Come credi che ti sentiresti se gli mostrassi le lettere che mi scrivevi quando avevamo cinque anni?» Le chiesi stuzzicandola, e lei mi guardò con una faccia terrorizzata.
«Quelle su nonna rotella? Oh mio dio, no non lo fare. Ti scongiuro, sarà tua serva a vita, ma non fargli leggere le mie fantasie su nonna rotella!» Mi pregò mettendosi in ginocchio, ed io scoppiai a ridere.
«Ci penserò, ma non ti prometto niente! Eri davvero una mente diabolica da piccola!» Dissi sfottendola, e lei fece una smorfia con la bocca.
«Oh andiamo, l’hai ammesso anche tu che le sue rotelle erano i dolci migliori di tutta Bologna! Chi non avrebbe ficcato sotto il suo gatto con il proprio triciclo per distrarla ed intrufolarsi in casa sua per rubarle?» Domandò ovvia, ed io alzai gli occhi al cielo.
«Lasciamo perdere, va’.» Dissi scuotendo la testa e ridendo.
Scendemmo giù per la cena, e infine andammo a dormire.
Inutile dire, che quella notte fu una delle peggiori notti che avessi mai passato. Fra tre giorni sarei partita per Londra, e avrei incontrato Louis.
Ero davvero pronta a ritrovare il sorriso?
 
 
***


Una leggera pioggerella cominciò a bagnare l’aeroporto di Bologna, ed io, mia mamma, Zoey, e i genitori di quest’ultima ci stringemmo nelle nostre giacche.
Un voce metallica chiamò i passeggeri del nostro volo, ed io e Zoey sorridemmo in contemporanea.
Mia mamma mi saltò al collo cominciando a piangere. Mi strinse talmente forse da togliermi il respiro.
«Mamma, non respiro!» Dissi spingendola, e lei mi lasciò andare asciugandosi le lacrime.
«E’ che… è che… non vedrò la mia bambina per un mese! E lei sarà tutta sola in un altro paese! In Inghilterra, a Londra!» Esclamò cominciando nuovamente a piangere, ed io alzai gli occhi al cielo.
«Ti prometto che ti chiamerò ogni giorno, e che starò attenta e che farò la brava. C’è Zoey a controllarmi! Ora però lasciami andare, altrimenti perdo l’aereo! Ciao, ti voglio bene mamma.» Dissi abbracciandola, e lei singhiozzò ancora.
Sciolsi l’abbraccio e presi per mano Zoey, guardandola negli occhi.
«Pronta?» Mi chiese allegramente, ed io le sorrisi.
«Come non mai.» Le sussurrai in risposta, e ci avviammo verso l’aereo, mano nella mano.
Prendemmo posto fra i passeggeri, e, una volta sistemate, ci perdemmo ognuna nei propri pensieri.
L’aereo decollo, ed io non potei fare a meno di sentire una stretta al cuore nel lasciare la mia amata Bologna.
Guardai oltre le nuvole, nel cielo azzurro.
Cosa mi aspettava aldilà della mura della mia città?
Una cosa era certa: Louis mi stava aspettando, pronto ad accogliermi fra le sue braccia, e questo, mi diede la forza di sorridere,
ancora una volta.


YOU CAN'T GO TO BEEEED, WITHOUT A CUP OF  TEEEEEA. (?)

No ma ce, vogliamo parlarne? *o*
Quella canzone è assolutamente perfetta asuidgfsd
per non parlare del video *u*
Anyway, Charl è finita in ospedale, poverina çç
Jack, sei un bastardo. Punto.
Vabbè, però è arrivato il momento tanto atteso:
LA PARTENZA!
*yeeee*
Forza, come vi immaginate l'incontro tra Lou
e Charl? :))
Romantico? Comico? 
Forza, voglio sapere le vostre idee. uu
Io ho già programmato tutto, però è sempre bello 
vedervi personalizzare la mia storia c:
Oggi sono di poche parole, dato che devo correre
a fare una caricatura per la mia migliore amica,
che è per DOMANI.
Buccia, sappi che ti odio. ee
Anyway, voi siete riuscite a prendere il biglietto per
il concerto?
Io no çç
A parte che non ci potevo andare in principio,
ma ci sto male il doppio, se è per questo.
Sto iniziando a perdere le speranze, davvero.
E' una cosa orrenda :c
Vaabbè, ora vi lascio. 
Recensite e non drogatevi (?)
Un bacio,

-Zia Roby

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Capitolo 10
*** Chapter eight. “Two week, and I’ll start to smile. (Maybe)” ***





The magic of Flowers;

 

Chapter eight. 
“Two week, and I’ll start to smile. (Maybe)”


Pov Charlene.
 
«Sono assolutamente sconcertato dal vostro comportamento, signorine.» Disse ancora una volta il preside, guardandoci con cipiglio severo. Si, eravamo in presidenza, di nuovo.
Cosa era successo? Bé, quella cretina di Zoey aveva preso sul serio la storia delle rime, ed aveva presentato il suo foglio al concorso.
La professoressa si era incazzata, e l’aveva sbattuta in presidenza. Io avevo cercato di difenderla, così ci ha sbattuto anche me.
«Ci dispiace…» Dissi con tono pentito. Ormai ero esperta in queste cose.
Zoey fece una smorfia con la bocca, ed io la trucidai con lo sguardo.
«’Sta zitta!» Sibilai, e lei distolse lo sguardo dal mio volto.
«E’ la stessa cosa che mi avete ripetuto circa ventisei volte da quando siete in questo istituto, e sinceramente comincio a non credervi più. Era da tempo che meritavate una punizione, e credo che il momento sia arrivato. Avete davvero superato il limite questa volta!» Sbraitò l’uomo, ed io mi feci sempre più piccola nella sedia.
«Dateci un’ultima possibilità! Faremo tutto quello che vuole, puliremo i bagni, le aule, il cortile, tutto. Ma non sospendeteci, vi prego!» Implorò infine Zoey, mettendosi in ginocchio. Il preside alzò gli occhi al cielo.
«Su, su, si alzi signorina Bladerck! Per questa volta la passate liscia, ma vedete di non mettervi più in una situazione del genere, perché tutto ha un limite, la mia pazienza compresa. E ora, fuori di qui e tornate in classe!» Disse agitando la mano, ed io e Zoey ci catapultammo fuori dall’aula, con un sorrisetto soddisfatto stampato sul volto.
«Sei una cogliona, davvero.» Dissi alla mia amica, e lei mi guardò storto.
«Seh, vabbè, sono loro che non capiscono il mio genio!» Disse indignata, ed io scoppiai a ridere.
«Cosa abbiamo ora?» Chiese Zoey, ed io controllai velocemente sull’orario.
«Inglese.» Dissi con tono disgustato. Avrei dovuto sopportare ancora la vecchia capra.
«Perché, che diavolo ti ho fatto per meritare questo!?» Esclamò Zoey rivolta al cielo, facendomi ridere.
«Dai, muoviamoci. Per oggi abbiamo combinato già abbastanza casini!» Dissi spintonandola verso la porta dell’aula, e lei ci entrò sbuffando e sbattendo i piedi per terra.
«Ma guarda un po’ chi si vede! Austen, Bladerck! Vi ringrazio per averci degnato della vostra presenza!» Esclamò quella vocetta fastidiosa, ed io mi trattenei dallo sputargli in faccia.
«Non c’è di che, prof.»  Sibilò in risposta Zoey, con un sorrisetto strafottente stampato in faccia.
Ci sedemmo al primo banco, e cominciammo a sfogliare il libro di inglese per ripetere.
«Bene, via i libri.» Disse improvvisamente la capra, e noi ubbidimmo con sguardo sorpreso.
«Come va con i vostri compagni di penna?» Ci chiese poi con quel suo sorrisetto strafottente. Subito la classe si animò, e cominciò a raccontare dei propri compagni di penna.
Ed io? Io cosa avrei dovuto dire?
Louis era speciale, era unico. Era impossibile da descrivere con una semplice frase, impossibile.
Ma forse Louis in quel momento mi stava schifando, forse era disgustato dalla persona che ero. Ed in fondo, aveva ragione, no? Quel che avevo fatto era semplicemente disgustoso, imperdonabile.
Louis forse non c’era più, era andato via, era scappato.
Non una risposta, non una parola, niente. Era sparito nel nulla, proprio come tutte le persone a cui volevo bene.
«Bene.» Mi limitai a dire. Mentire ormai era diventata una sciocchezza per me, ne ero diventata esperta.
«Bene, perché fra due settimane si parte. Ci siamo messi d’accordo con le scuole dei vostri compagni di penna, e abbiamo deciso di farvi partire fra due settimane. Alloggerete nella casa del vostro rispettivo compagno per un mese, e frequenterete la sua scuola. Successivamente, verranno stabilite le date nel loro arrivo qui in Italia. Questo è tutto, non mi resta che dirvi: Buona fortuna!» Concluse il suo discorso, nello stupore più assoluto di noi alunni.
Due settimane.
Due settimane.
Due fottute settimane.
Due settimane, ed avrei incontrato Louis. Due settimane, e lo avrei potuto abbracciare. Due settimane, e avrei potuto riconquistare la sua fiducia. Due settimane, ed avrei ricominciato a sorridere.    
La lezione passò in fretta, ed io mantenni la mia espressione shockata. Non riuscivo ancora a crederci.
«Dio, non posso crederci!» Esultò Zoey, appena uscita dall’aula, ed io le sorrisi felice.
«Finalmente potrai incontrare il tuo Niallino!» La scimmiottò, e lei mi spintonò leggermente arrossendo in viso.
«E tu finalmente incontrerai il tuo Boo Bear! Che sia lodato il cielo, finalmente smetterai di piagnucolare!» Mi prese in giro, ed io misi su un finto broncio. Improvvisamente suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, ed io e Zoey ci catapultammo fuori dall’edificio.
«Ci sentiamo per messaggio, ciao Charl!» Mi salutò Zoey, ed io ricambiai il saluto con la mano.
Mi aggiustai la sciarpa attorno al collo, e cominciai a camminare per le strade di Bologna, mentre l’ennesimo brivido di freddo mi percorreva il corpo. Strofinai le mani tra loro, in cerca di calore, e notai che la strada era completamente deserta. Inarcai un sopracciglio sorpresa, ma non ci feci molto caso. Continuai a camminare, quando improvvisamente, sentii qualcuno ghignare.
«Ehi, Charlene.» Mi girai di scatto, ma non vidi nessuno.
«Sono qui.» Sentii sussurrare alle mie spalle, ma ancora una volta, non vidi nessuno.
«Oh, andiamo. Non mi saluti nemmeno?» Sussurrò infine la voce, ed io mi girai velocemente, trovandomi davanti l’ultima persona al mondo che avrei voluto incontrare in quel momento: Jack.
«J-jack.» Balbettai stringendomi nelle spalle.
«Si, sono proprio io. Sai, non mi è piaciuto per niente lo scherzetto che mi avete fatto tu e la tua amica.» Disse ghignando, ed io cercai di ingoiare il magone che mi si era formato in gola.
«No?» Risposi ingenuamente, e lui ghignò di nuovo.
«No. Sai, non ho mai permesso a nessuno di prendersi gioco di me, e voi non sarete certo le prime.» Disse facendo qualche passo avanti, mentre io indietreggiavo velocemente.
«E cosa hai intenzione di fare?» Chiesi provocatoria, pentendomene quasi subito. In un attimo, mi fu addosso e cominciò a colpire violentemente il mio stomaco. Mi piegai in due per il dolore, ma lui non mi lasciò in pace. Continuò a colpirmi sulle braccia, sulle gambe, e ad ogni colpo era una scarica di dolore. Ormai non sentivo più niente, le gambe erano sparite, le braccia e il resto del corpo erano completamente addormentati, scossi da quei colpi che ormai parevan solo formicolii. L’unica cosa che doleva ancora, era il mio cuore, completamente umiliato, completamente distrutto.
Solo dopo qualche altro minuto di dolore, le scosse terminarono, ed il silenzio tornò protagonista di quella piccola stradina di Bologna.
La pioggia cominciò a scendere, bagnando il mio corpo completamente inerme, immerso in quel silenzio colmo di dolore.



TU PENSI CHE IO SIA UNA SELVAGGIAAA

Okaay, come al solito, non sono stata in grado di scrivere 
un capitolo tranquillo.
Ma ormai lo sapete, non è nei miei standard. lol
Anyway, avete visto? Il momento della partenza è arrivato!
yeeeeee
Ma è arrivata anche la vendetta di Jack,
ed è alquanto sporca e da vigliacchi.
Che schifo di uomo, oh.
Povera Charl, gliene sto facendo passare di tutti i colori D:
Ma vedreto, presto tornerà la tranquillità,
e tutto sarà più bello e più piacevole da leggere! uu
*lo spero, lol*
Bene, io ho sonno quindi non mi allungo più di tanto ee
Mi raccomando, recensite!
Mi va di leggere le vostre opinioni c:
Un bacio, 

-Zia Roby

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Capitolo 11
*** Chapter ten. “Welcome to London.” ***





The magic of Flowers;


Chapter ten.         
“Welcome to London.”

 
 

La cosa più bella di quando si parte, è che si cambia.
Insomma, chi è mai tornato a casa uguale a quando è partito?

C’è chi cambia radicalmente, chi in parte, o chi al massimo cambia solo taglio di capelli.
Ma alla fine, non si è mai uguali a prima.

Ed era questo ciò che cercavo, un’altra parte di me stessa.
Una parte di me stessa che non avevo ancora scoperto,
una parte di me stessa che magari mi avrebbe resa migliore, o peggiore.

E Louis, era compreso in quella parte.

 

Pov Charlene
 
La lancetta sul mio orologio sembrava aver preso la rincorsa, per tutto il viaggio mi era parsa lenta come una lumaca, ed ora, più si avvicinava l’aeroporto di Londra, e più andava veloce.
Avevo il cuore a mille, facevo fatica persino a respirare. Per non parlare di Zoey, che mancava poco e le sarebbe venuto un infarto.
Continuava a cambiare posizione su quel maledetto sedile, e non la smetteva di sbuffare e picchiettare quel maledetto piede su quel maledetto pavimento.
«Si pregano i signori passeggeri di allacciare le cinture: l’aereo sta per atterrare. Ripeto: si pregano i signori passeggeri di allacciare le cinture: l’aereo sta per atterrare.» tuonò una voce metallica, e mi si mozzò il respiro. Zoey mi guardò con gli occhi sbarrati, e potei giurare di aver sentito il suo cuore battere freneticamente.
Allacciammo entrambe le cinture, e l’aereo subito cominciò a scendere.
Dovevo ammetterlo, il viaggio in aereo era stato piacevole: amavo volare!
In pochi minuti, le grandi ruote sfiorarono il terreno, e tutti i passeggeri cominciarono a sistemare le proprie cose, pronti per tuffarsi nella caotica Londra.
Presi il manico della mia valigia con mano tremante, e con l’altra presi al volo le mie stampelle. Zoey infilò un braccio sotto il mio, per farmi da sostegno. Tutto questo, in un silenzio tombale.
Arrivammo davanti alle porte dell’aereo, e sospirammo in contemporanea.
«Pronta?» Mi chiese Zoey guardandomi negli occhi, proprio come prima di partire.
«Forse.» Risposi semplicemente, e lei fece un mezzo sorriso. E fu così, che i nostri piedi toccarono terra.
Subito fummo immerse nel caos dell’aeroporto di Londra: gente che chiamava altra gente, cani che abbaiavano, microfoni che annunciavano le prossime partenze, persone che ti sballottavano a destra e sinistra.
Benvenuta a Londra” pensai con entusiasmo, e sorrisi inconsapevolmente, accorgendomi che Zoey stava facendo la stessa identica cosa.
«Tu li vedi?» Chiese poi, cominciando a scrutare fra la folla, alla ricerca dei due. Io negai con la testa, ed una nuova ansia si fece spazio nella mia testa. E se non fosse venuto? E se avesse deciso di lasciarmi perdere?
E, quando ormai stavo per convincermi della cosa, riuscii a scorgere una testa castano-rossastra fra la folla, con accanto un bel biondo dagli occhi azzurri.
«E’ lui il tuo Niall?» Chiesi alla mia migliore amica, indicando il biondo con un sorrisetto compiaciuto. Lei seguì il mio dito con lo sguardo, e quando lo vide, si portò le mani alla bocca.
«Oddio, eccolo!» Esclamò eccitata, facendomi ridere. Poi il mio sguardo cadde nuovamente sul ragazzo accanto al biondo, ed il mio cuore perse un battito. Eccolo lì, il mio Louis.
«Bé, che dici? Li lasciamo lì a marcire, o li andiamo a salutare?» Esclamò impaziente Zoey, ed io risi alzando gli occhi al cielo.
«Direi di andarli a salutare.» Risposi, e lei mi prese nuovamente sottobraccio, con l’intento di aiutarmi a camminare.
«Aspetta…» La bloccai, e lei mi guardò incuriosita. «…lui non deve sapere.» Continuai, e un lampo di luce illuminò i suoi occhi.
«Lo sai che non potrai nasconderglielo a vita, vero? Lo sai che lo capirà quasi subito?» Sbottò, ed io feci una smorfia con la bocca.
«Si, solo… non ora.» Risposi, e lei sbuffò. Mi prese per mano, e ci avviammo lentamente verso i due ragazzi. Ad ogni passo, sentivo il battito aumentare pericolosamente. La testa cominciò a girarmi, era questo l’effetto della felicità?
Un passo. Eccolo, si avvicina sempre di più.
Due passi. Sta scrutando la folla, il suo volto è corrucciato in un’espressione davvero buffa.
Tre passi. E’ felice, è agitato. Anche lui non vede l’ora di incontrarmi.
Quattro passi. Posso sentire il suo profumo. Sa di lavanda.
Cinque passi. Riesco a scorgere i suoi occhi, sono di un azzurro profondo.
Sei passi. Un brivido mi percorre lungo tutta la schiena.
Sette passi. Eccolo, potrei sfiorarlo.
Otto passi. Ecco la felicità.
«Ehi, occhi azzurri!» Esclamai sorridendo come un’ebete, e lui si girò di scatto, incrociando il mio sguardo.
«Charlene!» Esclamò catapultandosi fra le mie braccia, e stringendomi talmente forse da mozzarmi il respiro.
Inevitabilmente, le lacrime cominciarono a rigare il mio viso, e le mie braccia si strinsero attorno alla sua vita, stringendolo spasmodicamente al mio corpo. Qualcosa mi bagnò il capo, e, alzando lo sguardo, notai che anche lui stava piangendo. Lo strinsi ancora più forte, fino a farmi dolere le braccia.
«Ehi, se continuiamo così non ne usciamo vivi!» Esclamò lui ridendo, e la sua risata suonò come la melodia più bella che avessi mai sentito.
Nell’esatto istante in cui le sue braccia lasciarono il mio corpo, un dolore acuto mi colpì in pieno. Mi piegai in due per il dolore, e strinsi forte i denti per non emettere nessun lamento. Ecco, mi aveva scoperta.
«Charl! Che ti succede!?» Esclamò lui nel panico totale, ed io scossi veemente la testa.
«Niente, lascia stare.» Dissi portandomi i capelli dietro le spalle. Brutta mossa: proprio lì, accanto al collo, avevo uno dei lividi che mi avevano procurato le mani di Jack, e gli occhi di Louis non fecero a meno di notarlo.
«Charl, che ti è successo? Chi è stato?» Chiese poi più deciso, ed io serrai gli occhi cercando di trattenere le lacrime.
«Niente di importante, sono caduta.» Risposi vaga, e lui mi guardò poco convinto. Improvvisamente, la sua mano si poggiò su uno dei miei fianchi, e mi scoprì leggermente, alzando il maglione e mettendo in bella mostra la lunga serie di lividi.
«Tu ora mi dici chi è stato!» Esclamò digrignando i denti e guardandomi negli occhi. Io distolsi lo sguardo con la paura che potesse leggermi dentro.
«E’ stato Jack, vero? E’ stato lui?!» Chiese poi alzando il tono della voce, ed io non riuscii a trattenere un singhiozzo.
«Dio Charlene, parlami!» Esclamò su tutte le furie, ed io cominciai ad essere scossa da migliaia di singhiozzi. Mi portai le mani sul volto, cercando di coprire la mia debolezza.
«Si Louis, è stato lui! E’ stato Jack, ma ora basta, calmati! La stai spaventando, smettila!» Intervenì Zoey, guardandolo dritto negli occhi.
Gli occhi azzurri di Louis guizzarono immediatamente sul mio volto, e si passò una mano fra i capelli. Improvvisamente, mi sentii circondare in un dolce abbraccio, pieno di tutto quello che la gente comune chiama affetto. Alzai lentamente gli occhi, e notai che lui aveva gli occhi lucidi.
«Scusa, scusa, scusa, non volevo, perdonami.» Continuava a ripetermi nell’orecchio, ed io sorrisi involontariamente.
«Non preoccuparti, non è successo niente. Piuttosto, voi due come ce le spiegate le vostre labbra arrossate?» Domandai ai due biondi, cercando di cambiare argomento. Avevo bisogno di dimenticare.
«Noi… ehm…» sussurrò Niall imbarazzato, portandosi una mano dietro il capo.
«Noi stiamo insieme.» Finì la frase Zoey, evitando il mio sguardo con un sorrisetto compiaciuto sul volto.
«Che cosa?» Esclamammo io e Louis in contemporanea, e i due si baciarono dolcemente, dandoci prova di quello che ci avevano appena detto. Io e Louis spalancammo le nostre bocche fino a formare due grandi ‘O’.
«Ma…ma… tu non mi hai detto niente!» Dissi puntando un dito contro Zoey, e lei scrollò le spalle.
«Era un nostro piccolo segreto. Ora che dite, ci portate in questa vostra bella casa? Sapete, qui fuori fa un po’ freddo, e non è il massimo parlare nel bel mezzo dell’aeroporto di Londra.» Disse sbrigativa Zoey, e Louis e Niall annuirono.
«Zoey… le… le stampelle.» Dissi imbarazzata, e lei mi sorrise porgendomi le stampelle. Io le inforcai, ma prima che potessi ricominciare a camminare, mi sentii mancare la terra sotto i piedi. Lanciai un urlo terrorizzato, prima di rendermi conto che Louis mi aveva presa in braccio.
«Idiota!» Dissi ridendo, e lui mi sorrise.
I due ragazzi ci portarono alla loro auto, appena fuori all’aeroporto. Louis mi aiutò ed entrare, e poi corse alla guida, mentre Niall si sedeva al suo fianco e Zoey si appoggiava con la testa al finestrino nel posto accanto al mio. Le piaceva guardare ciò che accadeva attorno al suo piccolo mondo privato, era una cosa che aveva sin da quando era piccola. Ormai avevo imparato a conoscerla, e questo era uno dei suoi più strani vizi. Improvvisamente, mi ricordai dell’esistenza degli altri tre ragazzi, e non potei fare a meno di notare la loro assenza.
«Louis.» lo chiamai, e lui mi guardò interrogativo dalle specchietto.
«E i tuoi ehm… amici?» Chiesi timidamente, e lui mi sorrise.
«Ci stanno aspettando a casa, sono rimasti per preparare una bella cena in onore del vostro arrivo! Vedrai, si mangerò da dio!» Disse il ragazzo sfregandosi le mani, e Niall scoppiò a ridere.
«Si certo, Nando’s fa le migliori patatine del mondo!» Disse il biondo, ed io e Zoey scoppiammo a ridere mentre Louis lo guardava storto.
«Ehi, io mi fido del mio Hazza. Lui è un ottimo cuoco!» Esclamò indignato, e Niall scoppiò nuovamente in una fragorosa risata. Il breve viaggio passo così, fra una risata e l’altra e tanti, tanti, battibecchi fra i due ragazzi. Dopo circa un quarto d’ora, arrivammo a destinazione. Ciò che mi si presentò davanti era qualcosa di spettacolare, unico. Una grande casa a tre piani, si affacciava su un grande prato con vari tipi di siepi e fiori. Al centro del parco, faceva da protagonista una grande fontana con un folletto ed un centauro di marmo sulla scena, da cui uscivano gli spruzzi d’acqua. Tutt’attorno, c’erano decine di cespugli di rose rosse, che davano un pizzico di magia al tutto.
Delle scalette di marmo conducevano alla porta, protetta da una grande veranda in legno compresa di sedie, tavolo e dondolo. Era la perfezione, decisamente.  Louis inserì le chiavi nella toppa e spinse allegramente la porta, facendosi poi da parte per far entrare me e Zoey. Se l’esterno era la perfezione, l’interno era senz’altro il paradiso. Avete presente quelle ville che si vedono solo nei film americani? Quelle dei ricconi dove si danno delle mega feste? Ecco, quei cinque ragazzi, vivevano in una di quelle case. Io e Zoey ci guardammo, decisamente spaesate da tutto quel lusso.
«Welcome to London!» Esclamò Louis in un perfetto Inglese, allargando le braccia con fare teatrale.
«Yeah, thank you.» Risposi cercando di imitare il suo accento, cosa che naturalmente fallì, facendomi fare una figura di cacca.
«Il tuo accento fa pena, davvero.» Disse Niall scoppiando a ridere, ed io diventai rossa per l’imbarazzo, ma poi risi anch’io. In fondo, lo avevo sempre saputo di essere negata per l’inglese.
«Boo beaaar!» Urlò qualcuno, ed io mi guardai intorno spaesata. Non era stato nessuno dei presenti ad urlare. Corrucciai la fronte, decisamente confusa, poi, improvvisamente, un cespuglio di capelli ricci spuntò da una porta che intuii portasse alla cucina, ed un ragazzo decisamente bello (ma che dico? Meraviglioso, splendido, sexy), apparve davanti ai nostri occhi. Saltò in braccio a Louis che lo prese al volo, ed entrambi scoppiarono a ridere.
«Harold!» Lo salutò lui, e poi lascio la presa sul suo corpo, facendolo cascare di sedere a terra. Scoppiammo tutti a ridere, e Zoey rideva talmente tanto che si era buttata a terra ed era diventata tutta rossa. Niall corse in suo aiuto, cercando di farla calmare. Mi avvicinai e le diedi uno schiaffo abbastanza forte, e lei improvvisamente si riprese. Yeah, quello era il mio metodo per farla riprendere.
«Grazie sorella, come farei senza di te io?» Mi ringraziò Zoey, ed io scossi la testa esasperata.
«Harry, loro sono Charlene e Zoey! Ragazze, lui è Harry, niente di meno che il mio migliore amico.» Fece le presentazioni Louis, ed io salutai timidamente con una mano, mentre lui si buttò senza nessun complimento sulla mia guancia, schioccandomi un sonoro bacio, e fece lo stesso con Zoey, che gli sorrise stordita, per poi essere strattonata da un Niall geloso. Sorrisi alla scena, quei due erano dolcissimi insieme.
«Dio, finalmente ci conosciamo! Louis ci aveva fatto una testa enorme, parlava continuamente di te! Dovevi vederlo quando ti scriveva le lettere! Si isolava dal mondo, e non permetteva a nessuno di entrare in camera! Si concentrava talmente tanto da diventare rosso e…» Cominciò Harry, ma fu interrotto da un Louis rosso di vergogna.
«Smettila, gattomane!» Esclamò cercando di nascondere il rossore, ed io scoppiai a ridere. Altri due ragazzi fecero il loro ingresso nella stanza, uno alto con i capelli su castano-biondo, e l’altro moro. Il primo aveva dei lineamenti dolci, e due occhi color cioccolato che avrebbero fatto sciogliere qualsiasi ragazza. La sua muscolatura possente era ben evidenziata dalla maglia attillata che indossava, e sentii io mio stomaco annodarsi e girare su se stesso. L’altro… bé, l’altro era qualcosa di unico. Di ragazzi belli ne avevo visti parecchi, e i quattro ragazzi precedenti ne erano la prova. Ma lui… lui aveva qualcosa di speciale. Forse erano i suoi capelli corvini alzati in un gran ciuffo a renderlo così maledettamente bello, o la sua mascella quadrata, o il suo pettorale pomposo, o la sua pelle color del cappuccino, o semplicemente i suoi occhi.
Non cioccolato, non oro fuso, ma miele. Dolce e caldo miele.
Era come se dietro a quelle iridi color del miele si nascondesse un qualcosa, un segreto irraggiungibile. Si poteva quasi percepire la corazza che si era costruito attorno al suo cuore, magari dal suo atteggiamento brusco, o dal suo sguardo diffidente, o dalla sua andatura così strascinata. Ma di una cosa ero del tutto certa, dal primo momento, dal primo istante in cui i miei occhi avevano incrociato i suoi, il mio cuore aveva cominciato a battere freneticamente, e non si era più fermato.
Il ragazzo castano mi sorrise, e mi porse la mano.
«Tu devi essere la famosa Charlene!» Mi disse sorridendomi, ed io annuii ricambiando il sorriso e stringendogli la mano.
«E tu sei…?» Chiesi titubante, e lui sorrise, ancora.
«Liam.» Rispose semplicemente, prima di lasciare il posto al moro. Cercai di ingoiare il groppo che mi si era formato in gola, e tentai di non arrossire al suo sguardo indagatore.
«Ciao!» Tentai, visto che non si decideva a parlare.
«Ciao.» Rispose freddamente, ed il mio cuore sussultò leggermente.
«Tu devi essere Zayn.» Costatai, leggermente in imbarazzo, e lui mosse lievemente la testa.
«Si, sono Zayn. Ciao.» Rispose brusco, prima di sparire oltre la porta d’ingresso. Potei giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi in tanti piccoli pezzettini, un rumore sordo alle orecchie altrui ma fastidioso alle mie.
«Che gli ho fatto!?» Chiesi agli altri, in cerca di spiegazioni, e loro scrollarono le spalle.
«Non preoccuparti, lui fa sempre così. Non ce l’ha con te, ce l’ha con il mondo intero. Credo che il vostro arrivo gli abbia dato fastidio perché è andato ad intaccare la sua “quotidianità”, ma non preoccupatevi, gli passera.» Spiegò Liam, ed io annuii poco convinta. Il comportamento del ragazzo mi aveva ferita, e non poco…
«Bé, si mangia!» Esclamò allegro Niall, facendo tornare in casa l’atmosfera allegra. I ragazzi cominciarono ad urlare esaltati, ed io e Zoey scuotemmo la testa con fare esasperato.
Quella sera, mangiammo tutti assieme, come una grande famiglia. Ridemmo, scherzammo, ci conoscemmo. Quei ragazzi sapevano metterti a tuo agio come nessun’altro, e con loro era davvero facile fare amicizia. Ti facevano sentire una di loro, ecco. Erano poche ore che ci conoscevamo, ed io già sentivo di provare un grande affetto nei loro confronti. E Louis, bé, Louis era come me l’ero sempre immaginato: bello, simpatico, dolce… un migliore amico perfetto, in poche parole. Non avevamo smesso di parlare un attimo, avevamo quel bisogno spasmodico di raccontarci di noi, delle nostre vite, e di tutto quello che non sapevamo. Avevamo bisogno di conoscerci, semplicemente.
Quella sera Zayn non tornò, quella notte la sua stanza rimase vuota, e qualcosa, nei meandri della mia mente, mi disse che qualcuna quella notte stava godendo del suo corpo perfetto.
Forse, anche lui come me aveva bisogno di dimenticare.
Improvvisamente, mi tornarono in mente le parole di Louis, quelle parole che mi scrisse nella sua prima lettera:

“Zayn è un ragazzo difficile, non saprei descrivertelo molto  bene. Lui è un ottimo osservatore, e pensa molto.
Non ha mai avuto una ragazza fissa, solo una botta e via.
“L’amore è una cosa inutile, un’arma ancora più potente della solitudine.
Prima di illude, e poi ti fotte!” dice sempre.”


Forse, alla fine, non eravamo così diversi. Anche io avevo smesso di credere nell’amore, e forse, questo, ci avrebbe avvicinato più di quanto avrei mai immaginato.




DONNEE E' ARRIVATO L'ARROTINOOOO.

Buooonsalve belle signorine °u°
Como estas?
Io male, decisamente male. çç
Questa settimana sono piena di verifiche, e mi manca
il tempo materiale per studiare come si deve D:
Che poi, tra scout, ortopedico, scuola e quant'altro
davvero devo elemosianare il tempo per respirare ee
Ma vabbè, lasciamo perdere i miei problemi da
malata mentale, e passiamo al capitolo! c':
TADAAAAAAAN.
Questo mi è uscito lungo, yo. Sette pagine di Word. °u°
Lodatemi, ora. #lool
Okay, Charlene è arrivata a Londra.
Okay, Charlene si è vista con Louis.
Okay, Zoey sta con Niall.
Okay, Harry ha chiamato Nando's per farsi portare la cena (lol)
Okay, Liam è uno strafigo.
Okay, Zayn è...
okay, non ve lo dico cos'è Zayn °u°
AHAHAHAHA
Sinceramente, vi è piaciuto l'incontro? uu
ahsiadfhis ci ho messo tutta me stessa c':
okay, è uscito una cacca, lo so.
*si ritira in un angolino*
MA GEEEENTE, QUESTA SONO IO. °u°
Va bene, vogliamo parlare delle 11 recensioni allo scorso capitolo?
Ceh *o*
Ora però dovete chiedere scusa alla mia migliore amica
SamanthaCollin che si è dovuta subire il mio sclero c':
HAHAAHHAHA
vabbè oh, non capita tutti i giorni di ricevere 11 recension. uu
Non mi aspetto di certo di ricevere altrettante recensioni
anche a questo capitolo ma mi farebbe piacere se lasciasse
un segno del vostro passaggio c':
ora vi lascio, non vi scasso più i coglioni.
#peaceloveandnondrogatevi.
CIAAAAAO. °U°

-ZIA ROBY



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Capitolo 12
*** Chapter eleven. “Water.” ***





The magic of Flowers;



Chapter eleven.     
“Water.”

 
Pov Charlene.

Un forte tuono mi svegliò nel cuore della notte, facendomi sussultare dallo spavento. La pioggia continuava a scendere, facendo rumore contro i vetri e i tuoni si facevano sempre più forti, sempre più minacciosi. Ed io, non riuscivo a dormire.
Si, odiavo i temporali, e di certo il clima di Londra non aiutava affatto. Era passato un giorno dal mio arrivo, ed erano già due notti in bianco.
Mi alzai sbuffando, e mi avviai verso la porta della camera, cercando di non svegliare Zoey. Quando fui fuori, chiusi delicatamente la porta e mi avviai verso la cucina. Naturalmente, era tutto buio, ed io oltre ad avere una fifa tremenda dei temporali, avevo paura anche del buio. Di male in peggio. Arrivai a stentoni in cucina, e presi un bicchiere per poi versarci dell’acqua. Stavo tranquillamente bevendo, quando qualcuno parlò facendomi andare di traverso l’acqua per lo spavento.
«E tu che ci fai qui?» sbottò infastidita una voce maschile, mi girai e riuscii a distinguere due occhi color miele nel buio, ed il mio cuore perse un battito.
«Potrei farti la stessa domanda.» Risposi a tono, e lui alzò gli occhi al cielo. Come lo avevo visto? Semplice, avevo lasciato il frigorifero aperto in modo che la luce della lampadina illuminasse un po’ la stanza.
«Prima rispondi tu.» Rispose provocatorio, ed io feci una smorfia di disapprovazione. Non volevo certo che pensasse che io fossi una fifona.
Avrei mentito, se non si fosse avvicinato pericolosamente a me, fissando i suoi occhi nei miei, ad una spanna di distanza dal mio viso. Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola, e risposi automaticamente.
«Ho paura dei temporali, e sono scesa a prendere un bicchiere d’acqua per tranquillizzarmi un pò.» Lui ridacchiò nel buio. Ecco, avevo fatto la figura della fifona. Ma brava Charlene, continua così!
«E perché non sei andata nel letto del tuo Louis, piccola Charl?» Mi scimmiottò, ed io distolsi lo sguardo. Odiavo quando la gente mi provocava, non ero in grado di ribattere.
«Forse perché il tuo amico è ancora più fifone di me, e si prenderebbe un infarto nel vedere qualcuno nel bel mezzo della notte infilarsi nel suo letto, con un temporale micidiale di sottofondo.» Sbottai, e lui ridacchiò ancora.
«Passerai la notte in cucina davanti alla lampadina del frigorifero? Non mi dire che hai paura del buio, Austen.» Ribatté ancora, ed io sbuffai scocciata. Ma che diavolo gli era preso? Prima mi rivolgeva a malapena la parola, ed ora mi provocava insistentemente.
«Ma una manciata di cazzi tuoi, Malik?» Risposi scocciata, e lui scrollò le spalle.
«Come vuoi. Ciao.» E fece per andarsene, ma la mia mano scatto sul suo polso, bloccandolo, e venne a sbattere contro il mio corpo. Solo in quel momento mi accorsi che era completamente nudo, tranne per i boxer neri che coprivano la sua intimità.
«D-dove vai?» Tentai di chiedere, mentre i miei ormoni si risvegliavano. Cavolo, se aveva un bel fisico.
«Una manciata di cazzi tuoi, Austen?» Mi rispose scimmiottandomi, ed io sbuffai.
«Puoi… puoi rimanere con me, per favore?» Gli chiesi con grande difficoltà, avvampando quasi immediatamente, e lui ridacchiò per l’ennesima volta.
«Ma che sia chiaro, questo non cambia le cose fra di noi.» Mi informò divertito, ed io potei sentire il mio cuore sprofondare.
«Ma che hai contro di me? Che ti ho fatto!?» Gli chiesi arrabbiata, e lui alzò un sopracciglio.
«Calma gli animi, babe. Ho sonno, e non ho voglia di chiacchierare. Perciò, se non vuoi rimanere da sola, seguimi e non fiatare.» Rispose stiracchiando le braccia, ed io sbuffai.
Lui si avviò sulle scale, ed io lo seguii impacciata. Aprì la porta della sua camera, ed io sentii i battiti del mio cuore accelerare. Avremmo dormito insieme?
Lui prese un cuscino dal suo letto e lo buttò sul tappeto accanto a quest’ultimo, sistemandosi sopra, pronto per dormire.
Ecco, non avremmo dormito insieme.
«Zayn…» lo chiamai, e lui aprì un occhio infastidito.
«Che c’è?» chiese, ed io mi passai una mano dietro il capo.
«Non voglio che tu dorma sul tappeto a causa mia, fa freddo ed è scomodo.» Dissi in colpa, e lui sbuffò.
«’Sta zitta e dormi.» Rispose, ed io sospirai. Mi sdraiai nel letto, e mi tirai la coperta fin sopra il capo, notando che faceva davvero freddo. Subito fui investita dall’odore del ragazzo, sapeva di miele, come avevo immaginato sin dall’inizio. Sorrisi inconsapevolmente. Un lampo riempì la stanza, facendomi tremare da capo a piedi.
«Zayn...» lo chiamai nuovamente, impaurita dalla sua possibile reazione. Lo sentii sbuffare, e si alzò sulle braccia, guardandomi in volto.
«Che c’è ancora?» chiese esasperato, ed io risi sotto i baffi.
«Non… non riesco a dormire.» Dissi timidamente, e lui alzò gli occhi al cielo, infilandosi improvvisamente sotto le coperte, inondando il mio corpo di un calore piacevole. Sbarrai gli occhi per la sorpresa quando le sue braccia circondarono la mia vita.
«Va meglio così?» Chiese, ed io sorrisi leggermente. Certo che va meglio, sono in paradiso!
Lui sospirò a chiuse gli occhi, nell’intento di dormire.
«’Notte Zayn.» sussurrai nel buio, e potei giurare di aver visto le sue labbra curvarsi in un sorriso divertito.
«’Notte Charlene.» E fu così, che mi addormentai con il suono della sua buonanotte nella testa.
 
 


Quando, quella mattina mi svegliai, non trovai nessuno al mio fianco nel letto. In un primo momento pensai di essermi immaginata tutto e di trovarmi ancora nella mia camera, ma poi il mio sguardo si posò sulle pareti azzurrine, e capii di trovarmi nella stanza del moro. Mi stiracchiai leggermente, e poi scrutai l’ambiente. No, non c’era proprio nessuno.
Mi alzai velocemente, tanto da avere un giramento di testa e ricadere sul letto. Mi alzai più lentamente, e poi andai in bagno a lavarmi la faccia. Di prima mattina, ero davvero spaventosa. Cercai di sistemare un po’ il mio aspetto, e poi scesi giù in cucina, dove trovai i sei tutti seduti a gustarsi la colazione.
«’Giorno.» Mi annunciai, con la voce ancora impastata dal sonno.
«’Giorno.» Risposero in coro, ed io sorrisi.
«Dormito bene, principessa?» Mi chiese Louis, ed io arrossii leggermente per il nomignolo che mi aveva attribuito.
«Non posso lamentarmi.» Risposi lanciando uno sguardo divertito al moro, che nel frattempo rideva sotto i baffi.
«Bene, perché oggi ti porto a fare un giretto per Londra!» Mi informò entusiasta, e i miei occhi si illuminarono. Cavolo, se non vedevo l’ora!
«Certo!» Risposi allegra, e lui mi sorrise.
«Voi che fate?» Chiese poi agli altri.
«Io… io volevo portare Zoey a fare un giro sulla London Eye, sempre se a lei va bene…» Rispose un Niall rosso dalla testa ai piedi. Conoscevo fin troppo bene la mia amica, e dallo sguardo che gli rivolse capii che era stra cotta del ragazzo.
«Certo che mi va bene!» Esclamò lei sorridente, e Niall le stampò un bacio sulle labbra.
«Okay, quindi siamo rimasti tre.» Disse Liam, circondando le spalle di Zayn ed Harry.
«Potremmo andare al bowling!» Esclamò Harry, e Liam approvò entusiasta. Zayn strinse i denti, ed io lo guardai curiosa.
«Perché invece non ci aggreghiamo a Louis e Charlene? E’ da un sacco che non ci giriamo Londra!» Chiese agli altri due, e loro lo guardarono titubante.
«Sai, io non ho questa grande voglia di assistere a delle probabili scene tremendamente sdolcinate dei due piccioncini.» Rispose Harry fintamente disgustato, e Liam scoppiò a ridere. Io e Louis ci guardammo negli occhi, e sorridemmo maleficamente.
«Al mio tre.» Disse semplicemente, ed io gli feci l’occhiolino. Gli altri ci guardarono incuriositi, e preoccupati allo stesso tempo.
«Uno… due… TRE!» E ci buttammo entrambi sopra ad Harry, che urlò spaventato. Lo prendemmo in braccio, e lo portammo con una certa fatica nel bagno al piano di sopra, mentre lui si dimenava urlando come un bambino.
Louis aprì la porta con un calcio ed entrammo in bagno, buttammo Harry nella vasca, ed io, guardandolo maleficamente, presi il doccino.
«AIUTO!» Urlò Harry, e gli altri scoppiarono a ridere, non cogliendo la sua richiesta d’aiuto. Lo guardai negli occhi, e sorrisi malefica.
«Goodbye, Harold.» E fu così che si ritrovò completamente fradicio.
«Aspettate che riesco a prendervi!» Urlò, ed io presi Louis per mano, iniziando a correre per tutta la casa, mentre Harry ci rincorreva gettando schizzi d’acqua ovunque. Arrivammo nel salotto, e ci trovammo la strada sbarrata dal divano. Harry e gli altri ci furono addosso, ed io e Louis fummo sommersi dall’acqua. Quei coglioni di Niall e Zoey avevano riempito una bacinella d’acqua e ce l’avevano buttata addosso.
«Acqua party!» Urlò Liam, ed io lo guardai preoccupata.
«Oh oh.» Sussurrò Louis, e da lì fu il caos. Bacinelle d’acqua volavano a destra e sinistra, il pavimento si allagava sempre di più, e noi… bé, noi diventavamo sempre più bagnati.
Erano passate circa due ore quando finimmo il nostro “acqua party”, e cominciammo un’altra lotta per chi doveva andare a farsi per primo la doccia. Naturalmente, vinse Zoey.
Mi buttai sfinita sul divano, e Louis mi imitò. Prese fra le mani una mia ciocca completamente bagnata, e rise, contagiandomi con la sua risata.
«E’ ancora valida la tua proposta? Non sono ancora KO, credo di poter sostenere un giretto per Londra.» Gli chiesi, e lui mi fece l’occhiolino.
«Certo, principessa.» Disse, prima di dirigersi in cucina a far chissà cosa. Improvvisamente, notai che il salotto era completamente inabitato, se non per il moro che mi guardava di sottecchi.
«Ma guarda il tuo ciuffo, è tutto afflosciato!» Esclamai prendendolo in giro, e scoppiai a ridere. Lui mi guardò spaventato, e sbirciò nello specchio. Spalancò la bocca, e corse al piano di sopra, probabilmente in camera a cercar di rimediare al danno.
Un’oretta dopo, mi ritrovavo per le strade di Londra, con la mano intrecciata a quella di Louis. Quel contatto non mi provocava nessun disagio, mi faceva sentire più vicina a lui, semplicemente.
«Ti va un gelato?» Mi chiese improvvisamente, ed io annuii entusiasta. Cominciò a correre in direzione di un carretto non molto distante da noi, trainandomi con se. Quel ragazzo aveva la forza di un bufalo, davvero.
«Due gelati, grazie.» Disse all’uomo vestito di bianco, e lui ci sorrise.
«Gusto?» Chiese.
«Carota e vaniglia, e tu, Charl?» Mi chiese Louis, ed io alzai le sopracciglia guardandolo divertita.
«Carota?» Chiesi sorpresa, e lui annuì come se fosse la cosa più naturale al mondo.
«Certo, in Italia non c’è il gusto alla carota?» Chiese sbalordito.
«No!» Risposi ovvia, e scoppiammo a ridere in contemporanea.
«Comunque, per me pistacchio e nocciola.» Dissi al gelataio, e lui mi fece l’occhiolino, cominciando a riempire i coni.
«Louis, posso farti una domanda?» Gli chiesi, mentre l’uomo ci porgeva i gelati e lui lasciava una banconota sul carretto. “Sono in debito, ora.” pensai, alludendo al gelato.          
«Certo!» rispose lui, ed io sorrisi titubante.
«Zayn… è sempre così, come dire… lunatico?» Gli chiesi, e lui aggrottò le sopracciglia sorpreso.
«Cioè, voglio dire… l’altro giorno quando sono arrivata quasi mi uccideva con lo sguardo, ed oggi invece voleva uscire con noi. Si può sapere cos’ha di sbagliato quel ragazzo?» Esclamai esasperata, e Louis ridacchiò.
«Zayn non ha nulla di sbagliato, solo non è abituato ai cambiamenti. E tu, sei un grande cambiamento. Non so se l’hai notato, ma i ragazzi si sono già incredibilmente affezionati a te e Zoey. Niall è perfino innamorato, pensa un po’! E’ di questo che ha paura Zayn, ha paura di arrivare al punto di non ritorno, ha paura di affezionarsi a te, perché lui è abituato a veder andar via le persone che ama. Sta solo cercando di evitare una sofferenza in più, ma come è possibile con questo carattere che ti ritrovi? Perfino uno scoiattolo si affezionerebbe a te!» Esclamò scompigliandomi i capelli, ed io arrossii leggermente.
«Perciò… non ho fatto nulla di sbagliato? Perché se è così… bé, mi sento molto meglio.» Dissi, e lui ridacchiò.
«No, non hai fatto nulla di sbagliato.» Rispose passandomi un braccio attorno alle spalle, ed io lo strinsi a me. Improvvisamente, il dolore alle costole si fece risentire, ed io mi fermai, gemendo leggermente. Avevo messo da parte le stampelle, ora riuscivo a camminare senza il loro aiuto, ma ogni tanto il dolore si faceva risentire.
«Tutto ok?» Chiese Louis preoccupato, ed io annuii sorridendo leggermente.
«Le solite fitte. Non posso pretendere di guarire da un giorno all’altro…» Risposi, gustandomi il mio gelato e riprendendo a camminare.
«Charlene, io so che tu non vuoi parlarne, ma io ho bisogno di saperlo… cosa è successo con Jack? Cosa ti ha fatto?» Mi chiese guardandomi negli occhi, ed io mi morsi il labbro inferiore.
«Scusa Lou, ma io… non ce la faccio. Ho bisogno di dimenticare, capisci?» Gli dissi in tono implorante, e lui annuì leggermente deluso.
«Prometto che un giorno, quando sarò pronta, ti spiegherò tutto. Ma ora fra troppo male, perdonami…» Sussurrai, e lui mi strinse in un dolce abbraccio. Ancora una volta, il forte profumo di lavanda mi colpì in pieno, scaldandomi il cuore.
«Ti voglio bene,Lou.» Gli sussurrai nell’orecchio, e lui sorrise.
«Anch’io, piccola Charl.» Sussurrò di rimando, ed io gli stampai un bacio sulla guancia.
«Forza, torniamo a casa.» Mi disse prendendomi per mano, ed io annuii.
Guardai le nostre mani intrecciate, e sorrisi: eccola, la parte di me stessa che stavo cercando. Louis.
 
Ma io lo avevo sempre saputo, sin dall’inizio, che era lui ciò di cui avevo bisogno. Il mio migliore amico.



BABY SAY YEAH YEAH YEEEEAH

Macciaaao! Como estas, chicas? °u°
Finalmente ho aggiornato c':
Ed ecco la nostra Charl alle prese con quei cinque coglioni :')
Don't worry babe, we are with you.
No ma voi non potete nemmeno immaginare cosa ho trovato qualche
giorno fa.  °u°
stavo tipo cercando qualche libro da leggere,
e mi capita fra le mani "Passioni di una Geisha".
Mi sembra carino, e allora comincio a leggerlo.
DEL TIPO CHE ALLA PRIMA PAGINA C'ERA UNA TIZIA
CHE SI MASTURBAVA CON UN PENE DI CUOIO HAHAHAHAHAAH
ora sto leggendo "Memorie di una Geisha", che è decisamente
meglio. c':
Si, sto diventando giapponese HAHAHHA
Ma che tipo sto facendo tutto di corsa perchè devo correre a votare
agli EMA? :')
HAHAHAHAHAHAHAHA
save me, please.
sono entrata in limit due volte çç
Anyway, farò una cosa veloce. uu
vi amo tutte, 
ditemi che ne pensate con una recensione c:
#peaceloveandnondrogatevi

-Zia Roby

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Capitolo 13
*** Chapter twelve. “College?” ***




The magic of Flowers;



Chapter twelve.     
“College?”


Pov Charlene.
 
«SVEGLIAAA» Urlò quel coglione del mio migliore amico, saltandomi addosso. Sbarrai gli occhi, e lo guardai in cagnesco.
«Fanculizzati, coglione.» Esclamai, coprendomi la faccia con il cuscino e lui sghignazzò.
«Sempre di cattivo umore la mattina tu, eh?» Mi prese in giro, ed io mi trattenni dal picchiarlo violentemente. Poteva essere dolce, tenero e tutto quello che volete, ma a volte, era davvero un rompipalle.
«Si può sapere che diavolo vuoi alle 7:30 del mattino, Tomlinson?!» Sbottai infastidita, e lui ghignò.
«Ecco, appunto: sono le 7:30 del mattino, ed oggi è lunedì. Ciò significa, che oggi è il tuo primo giorno al college di Londra, mia cara Charlene.» Spiegò lui con un tono divertito, ed io sbarrai gli occhi fino a sembrare uno di quei cani che aveva mia zia, come si chiamavano? Ah, si, quella sottospecie di alieni a quattro zampe… i pincer.
«Porca puzzola!» Esclamai scattando in piedi, e Louis scoppiò a ridere. Ma chi gliela dava tutta quell’energia alle 7 e mezza del lunedì mattina?
Una testa bionda fece capolino nella stanza, ed io guardai incuriosita Niall, che mi sorrise timidamente.
«Io… io volevo svegliare Zoey.» Disse, diventando sempre più rosso. Feci un cenno con la mano, e lui entrò in camera. Si avvicinò al letto di Zoey, e la scosse leggermente chiamandola dolcemente. Per intenderci, suonava tipo ‘Zooooey, amoooore’. Alzai un sopracciglio, Zoey non si sarebbe mai alzata con tutte quelle cose dolci. La bionda mugugnò infastidita, e si girò dal lato opposto, lasciando il biondo un po’ incerto. Ecco, appunto.
«Lascia fare a me.» Dissi scostando leggermente il biondo. Mi avvicinai all’orecchio di Zoey, e sogghignai.
«Alza quel tuo grosso culo che ti ritrovi Zoey Bladerck, altrimenti troverai il frigorifero vuoto per le prossime tre settimane. Si hai capito bene, niente cipster!» Le urlai nell’orecchio, e lei scattò in piedi con gli occhi sbarrati dalla paura.
«Oddio no, le cipster no!» Urlò correndo in bagno e chiudendosi a chiave. Sorrisi soddisfatta, mentre i due ragazzi mi guardavano con le bocche aperte a ‘o’.
«Bé? Che c’è? Ognuno ha i suoi metodi.» Dissi quando capii che non avevano nessun intendo di spiccicare parola.
«Le hai detto che ha il culo grosso!» Esclamò Louis scandalizzato, ed io inarcai un sopracciglio.
«E che il frigorifero sarà vuoto per le prossime tre settimane!» Esclamò con ancora più scandalizzato Niall. Io li guardai come se fossero alieni, e poi alzai gli occhi al cielo.
«Dio, quanto potete essere coglioni!» Esclamai alzando le braccia al cielo, prima di volatilizzarmi al piano di sotto, dove trovai Harry, Liam e Zayn intenti a gustare la loro colazione.
«Buongiorno, inglesi.» Li salutai, e loro mi sorrisero. Naturalmente Zayn non è compreso in quel ‘loro’.
«’Giorno splendore.» Mi salutò Harry ammiccando, ed io arrossii leggermente.
«Ehilà, dormito bene?» Fu invece il saluto di Liam, ed io annuii sorridendogli. Zayn invece, si limitò a muovere leggermente il capo, tutto qui. Sospirai affranta, e mi preparai la mia rituale tazza di latte con cereali.
«Liam, perché stai usando una forchetta per bere il latte?» Chiesi confusa e corrugando le sopracciglia, e Harry ridacchiò.
«Liam ha paura dei cucchiai.» Mi informò prima di scoppiare a ridere, seguito a ruota da me.
«Hai paura dei cucchiai?» Chiesi incredula, e vidi Zayn ridacchiare sotto i baffi.
«Bé? Tu hai paura del buio, e dei temporali.» Mi prese in giro lui, ed io lo guardai fintamente offesa.
«Ah, la vuoi mettere così? Che ti pensi, che non l’ho vista la lucina in camera tua? Anche tu hai paura del buio, quindi, taci!» Risposi spavalda, e lui scoppiò a ridere arrossendo leggermente.
«Bè, io almeno non vado girovagando per la casa alle quattro di notte rischiando di far venire un infarto alle persone! E non mi infilo nemmeno nei letti altrui perché mi faccio sotto al minimo tuono!» Mi scimmiottò lui, ridacchiando ed io lo colpii leggermente sulla spalla, ridendo. Solo in quel momento ci accorgemmo di quello che era successo, e del fatto che Harry e Liam ci guardavano a bocca aperta.
«Ma che diavolo…?» Esclamò Liam, ma non fece in tempo a finire di formulare la frase perché Louis, Niall e Zoey fecero il loro ingresso nella cucina. Bevvi velocemente il mio latte, e corsi a lavarmi i denti e a vestirmi.
Alle 8:10, eravamo tutti pronti, e Louis prese le chiavi della sua macchina. Ci infilammo a stento tutti quanti nell’auto, e partimmo alla volta del College.
Quando arrivammo, io e Zoey sgranammo gli occhi per lo stupore. Sembrava una di quelle scuole dei film americani, quelle con un mega cortile che è grande quanto un quartiere intero, le fontane, i cespugli, le panchine e tutte quelle cose lì. Poi, al centro del cortile, si alzava un grande edificio con su appeso un cartello con la scritta “School Canteen”. Accanto, un altro edificio dai mattoni rossi –era tipo il doppio della mensa-, si presentava con una grande scritta: MORLEY COLLEGE.
Dietro quest’ultimo, accanto ad un grande campo da football, c’era un edificio leggermente più piccolo. Louis mi disse che era la palestra, e che dietro ad essa c’erano gli spogliatoi divisi per sesso.
Zoey mi guardò con le sopracciglia aggrottate, ed io capii al volo cosa stava pensando. La nostra scuola, in confronto al Morley College, era una vera e propria catapecchia.
«Ragazze, prima di entrare vi dobbiamo accompagnare in segreteria, dovete ritirare i vostri orari.» Ci informò Harry, ed io e Zoey annuimmo.
I ragazzi ci accompagnarono in segreteria, dove una signora sulla cinquantina ci accolse con un sorriso. La sua rossa chioma metteva in risalto i suoi occhi azzurri, e il primo bottone della camicetta sbottonato le sue grandi tette –naturalmente rifatte. Si vedeva lontano un miglio.-
«Siete del corso degli scambi?» Chiese, e noi annuimmo tutti insieme.
«Voi siete…?» Chiese alludendo a me e Zoey.
«Charlene Austen.» Risposi, e lei annuì controllando varie schede.
«…e Zoey Bladerck.» Aggiunse Zoey, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
La donna ci passò due schede, con su scritti i nostri dati e i nostri orari. La ringraziammo prima di uscire, e iniziammo a controllare i nostri orari.
«Dio santo, sette ore!» Sibilò Zoey sconvolta, ed io alzai gli occhi al cielo.
«Perché, da voi quante ore fanno?» Chiese confuso Liam.
«Cinque, noi non abbiamo la mensa.» Risposi, e lui annuì.
«Cosa avete alla prima ora?» Chiese Louis, ed io controllai sul foglio.
«Fotografia.» Risposi entusiasta, amavo fare le foto!
«Educazione Artistica.» Rispose terrorizzata Zoey. –lei era uno vero schifo nel disegno-.
«Oh, Charl sei capitata con Niall.» Mi informò Harry, ed io guardai sorridente il ragazzo.
«Zoey invece è con me!» Rispose Liam, prima di scompigliare i capelli alla bionda, che lo trucidò con lo sguardo.
«Cosa hai le altre ore?» Chiese Harry, ed io controllai l’orario.
«Inglese, Filosofia, Recitazione, Educazione Artistica e Chimica.» Risposi, facendo una smorfia quando arrivai all’ultima ora. La Chimica ed io eravamo due cose completamente diverse…
«Ci troviamo solo a Chimica.» Mi informò con una smorfia Zoey, ed io sbuffai.
«E a Inglese sei con me, Liam ed Harry.» Disse con un sorriso Louis, ed io ricambiai.
«Zayn, tu non ti ritrovi con nessuna materia?» Chiese Louis al moro, e lui lo guardò con una smorfia.
«Filosofia, Recitazione e Educazione Artistica.» Sgranai gli occhi, mentre lui portava lo sguardo altrove. Tre materie, diamine!
Sospirai chiedendo aiuto al cielo, e presi Niall per mano.
«Forza, muoviamoci. Sperimentiamo un po’ ‘sta scuola inglese!» Dissi prima di trascinarmelo dentro l’edificio più grande. Una volta dentro, mi guardai intorno disorientata.
«Di quà.» Disse Niall ridendo, prima di trascinarmi lungo vari corridoi. Infine, arrivammo in un’aula, se così si può chiamare. Era a cielo aperto, se non per un grande gazebo che probabilmente serviva a coprire gli studenti nei giorni di pioggia –molto frequenti a Londra-. Varie panchine e fiori di tutti i tipi decoravano l’ambiente, e cespugli e piante di vario tipo si arrampicavano lungo i muri e sui banconi. Un piccolo laghetto con due papere era situato al centro dell’ambiente, e una fontanella non molto grande riempiva l’aria con il suo scrosciare leggero e rilassante, accanto ad una grande Quercia. Sorrisi stupefatta, e Niall rise della mia espressione.
«Bello, vero?» Chiese, ed io annuii ammaliata.
«Credo che serva a “dare ispirazione”, o almeno così dice la professoressa Dawson, che dovrebbe arrivare a momenti.» Infatti, qualche secondo dopo, una donna sulla quarantina dall’aria sbarazzina fece capolino da dietro la porta, e salutò allegra gli studenti, che ricambiarono con lo stesso entusiasmo.
«Oh, voi dovete essere i ragazzi degli scambi.» Esclamò alludendo a me e altri due ragazzi seduti accanto a me. Noi annuimmo, e lei sorrise sorniona.
«E venite…?» Chiese.
«Dall’Italia, professoressa Dawson.» Risposi io, e le si illuminarono gli occhi.
«Oh, io amo l’Italia! Anche io da ragazza ho passato un mese lì, mi sono divertita un sacco! E voialtri?» Chiese ai due ragazzi.
«Polonia.» Rispose uno dei due. Era biondo, ed aveva due occhi color cielo, ma nulla a che fare con Niall. Era cento volte più bello, e tenero.
«Germania.» Rispose l’altro, con un’evidente accento tedesco. Aveva dei capelli color rame che gli davano un’aria sbarazzina, ed era pieno di lentiggini. I suoi occhi erano di un colore simile alle castagne, ed erano davvero affascinanti.
«Bene, bene.» Mormorò la professoressa, prima di cacciare qualcosa dal cassetto di un bancone. Era una bellissima Nikon.
«Allora, visto che siete nuovi… benvenuti al corso di fotografia! Quì vi sarà insegnata l’arte della fotografia, in tutti i suoi aspetti. Che ne dite di cominciare facendo un po’ di pratica con questo gioiellino? –E mise in mostra la Nikon-, lì ne ho altre due. Sceglietevi un compagno e fategli un set fotografico. Voialtri invece, sistemate il vostro album per la consegna della prossima settimana.» Conculse, prima di dirigersi verso l’armadietto. Cacciò altre due Nikon, e rimasi sorpresa nel vedere tre Nikon nello stesso posto. Insomma, non costavano certo un euro!
“Non sei in Italia, Charl” mi mormorò la mia coscienza, ed io scrollai le spalle. Mi girai verso di Niall con uno sguardo da psicopatica, sorridendo malefica.
«Che c’è?» Chiese spaventato, ed io alzai gli occhi al cielo.
«Non vuoi mica farmi fare un set fotografico a persone che non conosco! Mi servi tu, perciò preparati!» Dissi prima di impugnare una delle Nikon e trasportare il biondo accanto alla Quercia.
«Dai, lascia stare…» Si lamentò, ed io lo zittii con la mano.
«Fa’ quello che ti dico io e ‘sta zitto, a Zoey farà piacere avere queste foto!» Esclamai su di giri, e il suo volto si illuminò di un’improvvisa gioia.
«Niall, ce la fai ad arrampicarti su quel ramo? E’ abbastanza spesso, dovrebbe reggerti. Ecco si, così. Bene, ora guarda in alto. Ecco, così. Presi quel ramo, tira le foglie verso di te. Perfetto, rimani così, non muoverti!» E scattai la foto. Era bellissima! I suoi occhi erano di un color simile ai diamanti grazie ai giochi di luce causati dal sole, e la posizione era perfetta.
«Okay, ora scendi. Mettiti seduto per terra, nell’incavo del tronco. Ecco, fra le radici. Fammi un sorriso!» E scattai ancora, e ancora, e ancora. E fu così che passo l’ora, fra una posizione e l’altra, e alla fine Niall era stanco morto.
«Hai una fantasia immane!» Esclamò Niall esausto, ed io scoppiai a ridere.
«Tutto merito del soggetto!» Risposi facendogli l’occhiolino. Mi avvicinai alla professoressa, per farle vedere il set, e lei sorrise entusiasta.
«Bene, benissimo signorina Austen! Una bella A non te la toglie nessuno!» Sorrisi entusiasta, e schioccai un bacio sulla guancia a Niall.
Mi accompagnò fuori dall’aula, dove trovammo il resto del gruppo.
«Allora, com’è andata?» Chiese allegro Liam, e Niall si lanciò in un resoconto della lezione, definendomi come un essere spregevole maneggia-irlandesi. Scossi la testa divertita, prima di spingerlo amichevolmente.
«E a te, Zoey?» Chiese Louis, e lei fece una smorfia con la bocca. La guardai preoccupata, prima di capire cosa aveva combinato.
«Male! Ho rovesciato tutto il tubetto del blu acrilico in testa alla prof, e lei si è incazzata come una bestia! E poi, quel tuo bell’amichetto, Liam, non è che mi ha aiutata a ripulire a terra, no! Si è messo a ridere! Sei uno stronzo, Payne.» Sbottò la bionda, e lui le fece l’occhiolino. Risi scuotendo la testa, non sarebbe mai cambiata.
«Louis, Harry, Liam, sarebbe meglio avviarci ad inglese. Non voglio fare tardi il mio primo giorno di scuola!» Li presi per le orecchie e li trascinai per i corridoi, salutando il resto del gruppo.
L’ora passò tra una risata e l’altra, e fu davvero piacevole. In un batter d’occhio, mi ritrovai in classe con Zayn, mentre la professoressa di Filosofia faceva il suo ingresso nell’aula. Ero a disagio, molto a disagio. Per chissà quale motivo ero capitata affianco a Zayn, e la sua vicinanza mi metteva in soggezione: non riuscivo a concentrarmi con il suo profumo di miele, mi mandava il tilt la testa, e pure il cuore.
Lui non mi aveva degnata di uno sguardo, era come se non ci fossi.
Sbuffai infastidita, e mi sistemai nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Ragazzi, cacciate fuori Cime Tempestose, forza.» Disse sbrigativa la prof, ed io mi guardai intorno confusa. Io non ce l’avevo, Cime Tempestose. Zayn mi toccò con qualcosa il gomito, e quando mi girai, vidi che mi porgeva il libro con un sorrisetto sul volto. Lo presi e lo ringraziai.
«Dove eravamo arrivati? Malik, saresti così gentile da riprendere la lettura da dove l’avevamo lasciata?» Chiese la prof al moro, e lui scrollò le spalle. Gli porsi il libro, e lui lo aprì e lo sfogliò fino alla pagina che cercava. Si schiarì la voce prima di cominciare a leggere:
 
«Gli ho dato il mio cuore e lui lo ha preso soltanto per stritolarlo a morte e scagliarmelo sulla faccia... Gli esseri umani sentono con il cuore, Ellen, e poiché lui il mio lo ha distrutto, non posso più provare alcun sentimento nei suoi riguardi; né vorrei provarlo, nemmeno se lo vedessi gemente a patire da questo momento fino al giorno in cui morirà, e anche se versasse lacrime di sangue per Catherine!»
 
Zayn lesse qualcos’altro dopo, ma il mio cervello registrò solo quelle poche parole. Era come se qualcosa si fosse attanagliato contro il mio cuore, stringendolo in una stretta micidiale. Quelle parole, quelle poche parole, mi avevano ricordato il mio Jack, mi avevano ricordato quanto stessi soffrendo, e quanto straziante era il dolore. Zayn sembrò accorgersene, dato che avevo preso un colorito bianco perla, e il mio respiro era spezzato. Sentivo le barriere indebolirsi sempre più, e presto avrei perso il controllo. Il ricordo di tutte le nostre carezze, dei suoi “ti amo” sussurrati mi strinse lo stomaco. Qualcosa successe dopo, perché Zayn improvvisamente smise di leggere, e nel giro di due secondi mi ritrovai fuori dall’aula. Zayn mi aveva praticamente trascinata fuori dall’aula sotto lo sguardo sconvolto dell’insegnante e degli altri studenti.
«Che diavolo stai facendo?» Urlai sull’orlo di una crisi di nervi, e lui mi guardò con sguardo freddo.
«Che ti è preso là dentro? Va tutto bene?» Chiese con tono indifferente, ed io lo guardai sconvolta.
«Niente, assolutamente niente! Io sto bene, non vedi? Ho l’allegria a mille, è tutto perfetto nella mia vita, non ho bisogno di nessuno con cui sfogarmi! Bé, tutto perfetto a parte il fatto che il ragazzo che amavo mi ha schifosamente scopata, e poi mi ha tradita! Oh, dimenticavo, mi ha anche lasciata mezza morta in mezzo alla strada! Ma tralasciando queste cose… oh si, va tutto bene!» Sputai tutto, liberandomi completamente. Forse Zayn non centrava niente in quella storia, forse non era giusto scontarmela con lui, forse avrei dovuto rispondere semplicemente “si, sto bene”, ma ero stanca! Ero stanca di mentire, ero stanca di lottare per essere rivolta la parola da qualcuno che non conoscevo nemmeno, ero stanca del suo essere così lunatico, e soprattutto, ero stanca di trovare ovunque quel fottuto ragazzo che mi aveva rovinato la vita!
Ero nel pieno di una crisi isterica, ecco.
Lui sgranò gli occhi, che per la prima volta da quando li avevo visti la prima volta, si colorarono di un caldo riflesso color oro.
Improvvisamente, fui circondata da un paio di braccia forti e calde. Sgranai gli occhi sorpresa, mi stava davvero abbracciando?
«Mi dispiace…» Mi sussurrò, ed io mi staccai bruscamente.
«Si, anche a me. Ma non è di compassione che ho bisogno, ma non preoccuparti, ti capisco. Non sei la persona adatta, non so nemmeno perché ti ho detto tutto questo. Dimentica tutto ciò che ti ho detto, okay? Fa’ finta che quest’ora non sia mai passata. Fingi, fallo per me.» E me ne andai, lasciandolo solo, leggermente intontito.
Mi avviai a passo spedito verso il cortile della scuola, lottando con tutte le forze per non far cadere l’ennesima lacrima. Presi un pezzo di vetro da terra, lo guardai, guardai i suoi riflessi taglienti, lo strinsi forte e ringhiai rabbiosa, gettandolo all’aria. Non mi riconoscevo più, qualcosa mi aveva fatta scattare. Mi stavo sfogando urlando parole a chissà chi e lanciando in aria qualsiasi cosa mi capitasse fra le mani.
Poi, all’improvviso, mi calmai, e cominciai a piangere, e qualcuno mi chiamò con voce tremante alle mie spalle. Mi girai di scatto, incrociando gli occhi azzurri di Louis, che mi osservava preoccupato.
«Charl, che ti è successo?» Esclamò avvolgendomi fra le sue braccia, ed io strinsi la sua maglia in un pugno, cominciando a singhiozzare sempre più forte.
«Non…non c-ce la f-faccio, Lou.» Sussurrai fra i singhiozzi, e lui parve capire subito a cosa alludessi.
«Sii forte, Charl. Lui non merita tutte queste tue lacrime. Sii forte, fallo per me.» Mi pregò stringendomi più forte, ed io singhiozzai ancora di più.
«Non ce la faccio, cazzo, non ce la faccio! Lo vuoi capire?! Io non riesco a dimenticarlo, a dimenticare quello che mi ha fatto! Io lo amo ancora, Lou.» Urlai iniziando a gesticolare, e lui fissò il suo sguardo sul mio braccio, su cui scorreva un rivolo di sangue. Vidi la sua mascella indurirsi, e puntò gli occhi nei miei, guardandomi in modo intenso, facendomi venire i brividi.
«Lo hai fatto di nuovo? La vuoi smettere di farti del male, cazzo?! Quando lo capirai che sei troppo importante per me, e che non voglio perderti? Smettila di fare la bambina, affronta i tuoi problemi a testa alta, e lascialo stare quel coglione! Lui non è niente, niente, cazzo!» Urlò gettando le braccia al cielo nell’ultima parte della frase, ed io lo guardai con il viso completamente bagnato.
«Tu non capisci, Lou. Lui era tutto per me.» Dissi con voce tremante, prima di voltarmi e correre via da quel cortile, via da Louis, via da Zayn, via da tutto.
 
Ancora una volta, mi ritrovavo a scappare da me stessa. Ancora una volta, mi ero dimostrata debole.
Forse io non sarei mai cambiata, Londra non mi avrebbe cambiata.

Forse, non era vero che lì avrei trovato la felicità, perché i miei mostri personali non erano lì,
in quella maledetta città d’Italia, ma semplicemente erano dentro di me.
Ed io, non sarei mai potuta scappare da me stessa.

 
O forse si?




YOU ALWAYS WILL BE MIIIIIIIIINE SUMMER LO-O-OVE.

Ebbene si, ho aggiornato. :')
per fortuna gli alieni mi hanno liberata, 
la loro navicella spaziale è figa °u°
ora sarete tipo #whatthefuck?
looool lunga storia :')
Anyway, ecco qui il capitolo. (capitan ovvio)
Bé, che dire? Charl non l'ha ancora dimenticato,
quello stronzo di Jack. :s
Del tipo che quel "o forse si?" alla fine vi starà facendo 
esplodere la testa HAHAHAHAHA
okay, no.
vabbè, lo so, sono cattiva, vi sto confondendo un casino °-°
vabbbè, spero che il chap (?) vi sia piaciuto c:
Ora, vorrei chiedervi un vostro parere uu
Stavo pensando di fare una serie di OS
sulle canzoni di Take Me Home c:
Cioè, una OS ogni canzone,
naturalmente su tutti e 5 i nostri fruttivendoli (?) uu
Voi che ne pensate? E se le facessi, le leggereste? c:
Aspetto il vostro consiglio uu
Buuut, volevo ringraziarvi per le 79 recensioni
alla storia (*u*),
per le 38 preferite, 
per le 16 ricordate,
per le 56 seguite
e per i 3 che mi hanno messa negli autori preferiti c:
Non sapete quanto mi rendete felice, davvero *o*
Bene, ora vi lascio! 
Un bacio, e
#peaceloveandnondrogatevi



-ZIA ROBY
*si, oggi l'ho voluto mettere gigante e color pipì (?) Problemi? tzè ee*

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Capitolo 14
*** Chapter tirtheen. “Christmas decorations.” ***






The magic of Flowers;


Chapter tirtheen.    
“Christmas decorations.”

 
Pov Charlene.

«Allora, state bene attenti alla pronuncia… Ciao!» Ripetei per la centesima volta ai tre ragazzi che mi guardavano concentrati.
«Cheao!» Ripetè Liam, diventando rosso per lo sforzo. Io sbuffai e alzai le braccia al cielo.
«Dio, se esisti, aiutami tu! Ciao, Liam, ciao! Non è così difficile!» Sbottai, e lui sbuffò.
«Cihao!» Se ne uscì Harry, ed io lo guardai scettica.
«Meglio, ma devi ancora perfezionarlo. Niall, manchi te.» Dissi rivolgendomi al biondo, e lui sorrise.
«Ciao!» Esclamò con una perfetta pronuncia, ed io mi inginocchiai per terra ringraziando chiunque abiti al piano superiore.
«Grazie, Dio, grazie! Almeno uno me lo hai mandato buono!» Esclamai facendo ridere i tre, ed io li guardai con sguardo assassino.
Maledetta a me e quando avevo accettato di fargli lezioni di italiano quella mattina. Insomma, era un bel sabato mattina, il college era chiuso, ed io, anziché dormire, mi mettevo a dare lezioni di italiano. Ditemi voi se non sono cogliona.
«Bene, per oggi basta così. Sono esausta.» Annunciai sdraiandomi per terra, e Harry sbuffò.
«Ma se abbiamo imparato a dire solo Grazie Ciao!» Esclamò, ed io scrollai le spalle.
«Niall sa dire persino Grazie mille. Siete voi due che non vi applicate!» Dissi minacciando con il dito il riccio e Liam, e quest’ultimo scoppio a ridere.
«Ciao principessa!» Esclamò qualcuno alle mie spalle in un perfetto italiano, ed io mi girai scandalizzata. Da quando Louis sapeva parlare l’italiano? Cioè, non era male a scrivere, ma a parlare era una vera cippa…
«Google traduttore. Ho sentito lì la pronuncia.» Spiegò, ed io annuii. Ecco svelato il mistero.
«Comunque, sono qui perché volevo ricordarvi che oggi è 8 Dicembre, e che quindi oggi avremmo dovuto accendere tutte le lucine di Natale, e invece non l’abbiamo nemmeno fatto, l’albero.» Annunciò, ed io sgranai gli occhi. Possibile che eravamo arrivati già all’8 dicembre?
Non erano passati molti giorni da quando ero atterrata a Londra, solo una settimana!
«Evviva, si addobba la casa!» Esclamò un Niall su di giri, facendoci ridere tutti quanti.
«Zayn e Zoey?» Chiesi non vedendoli in giro per casa. I miei rapporti con Zayn non erano affatti migliorati, anzi, tutto il contrario… da quando gli avevo“raccontato” cosa mi è successo non ci siamo quasi più parlati, se non per darci il buongiorno o la buonanotte.
«Sono su in soffitta a prendere le decorazioni.» Disse Louis, e infatti dopo qualche minuto vedemmo i due scendere con un mucchio di scatoloni fra le braccia. Niall si catapultò da Zoey e le stampò un bacio sulle labbra, che la bionda ricambiò con passione.
«Non in pubblico.» Sogghignò Liam, andando a prendere uno scatolone con su scritto “Christmas tree”, da cui caccio dei grandi pezzi verdi con tante foglioline finte. Montò l’albero con l’aiuto di Harry e Louis, e poi prese la prima pallina, rossa. Ci guardò tutti sorridente e poi l’appese in alto, dove sicuramente io e Zoey non saremmo mai arrivate. Quei ragazzi erano tutti dei giganti, cavolo.
Iniziammo a decorare l’albero tutti insieme, cantando qualche tema natalizio e divertendoci come matti. Louis continuava a far cadere palline, facendo scoppiare l’ilarità del gruppetto. Era bello passare del tempo insieme, proprio come una famiglia. Da quando mio padre era andato via con la sua nuova compagna, lasciando sole me e mia madre, la mia concezione di famiglia unita era del tutto mutata, se non sparita. Ora eravamo solo io e lei, ed erano minimo otto anni che non festeggiavamo più il Natale come una vera famiglia. Niente più decorazioni, niente più cenone della Vigilia, niente più regali di Natale. Niente di niente. Ed era per questo che in quel momento stavo amando più di chiunque altro quei sei ragazzi –contando anche Zoey-, semplicemente stavano diventando la mia famiglia, ed era da un bel po’ che io non avevo più una famiglia.
Presi la stella, quella che andava in alto, sulla punta dell’albero, e cercai di metterla, arrampicandomi su quest’ultimo, rischiando di far cadere tutto. Per fortuna nessuno si era accorto della mia gaffe, dato che Zoey e Niall erano impegnati a pomiciare accanto al caminetto e gli altri stavano addobbando il resto della casa.
Qualcuno mi prese per i fianchi ridacchiando, ed io mi girai di scatto. Zayn era davanti a me, che mi guardava divertito.
«Vuoi un aiuto?» Mi chiese sorridendo, ed io ricambiai il sorriso.
«Se ti va’... Qua è tutto a misura vostra, e noi poveri nani dove ci mettete?!» Esclamai facendolo ridere, e quella risata mi scaldò il cuore.
Mi fece girare, e si avvicinò al mio corpo, facendo sfiorare la mia schiena con il suo petto. Un brivido mi percorse la schiena, ed un calore improvviso si impossessò di me.
Mi prese le mani, e le portò in alto, fin sopra la punta dell’albero. Posizionammo la stella, e lui sorrise, contagiando anche me.
«Grazie…» Sussurrai guardandolo negli occhi, e lui mi fece l’occhiolino.
Cosa era successo? Non ne avevo la più pallida idea, qualcosa lo aveva fatto avvicinare, gli aveva fatto mettere da parte i suoi rancori, i suoi dubbi o qualsiasi cosa gli sia passato per la testa, e mi aveva dato la possibilità di guardarlo sorridere.
«Ragazzi, mancano i festoni sulle scale! Louis, Charl, ci pensate voi?» Chiese Liam, ed io e Occhi-azzurri annuimmo in contemporanea.
Louis prese il festone ed io lo aiutai a portarlo sulle scale. Attaccammo le due estremità al corrimano ed appendemmo tutte le palline, prima di avvolgere le lucine.
Erano ormai le cinque del pomeriggio quando tutta la casa era stata addobbata a dovere, e fuori il cielo era già scuro: tipico delle giornate invernali, soprattutto a Londra poi.
Rabbrividii per il freddo, e Zoey scattò in piedi. Noi la guardammo tutti confusi, ma lei sparì al piano superiore senza spiccicare parola. Dopo qualche secondo scese con una miriade di coperte e cuscini fra le mani, e i capelli tutti arruffati. Alzai un sopracciglio guardandola confusa.
«Che stai facendo?» Chiese Harry, e lei sorrise.
«Pigiama Party!» Esclamò lei lanciando una coperta e un cuscino ad ognuno di noi.
«Domani è domenica quindi non si va a scuola, perciò possiamo rimanere svegli finchè vogliamo!» Disse allegra, e noi approvammo allegri.
«Niall, aiutami ad accendere il camino!» Disse Liam rivolgendosi al biondo, che annuì e si posizionò accanto al camino, maneggiando con i ceppi di legno e un accendino insieme a Liam.
Nel frattempo Louis e Zoey erano corsi in cucina a prendere qualcosa da mangiare, non prima di urlare un “andate a cercare qualche gioco in soffitta!” rivolto sicuramente a me e Zayn. Lui scrollò le spalle e mi disse di seguirlo al piano di sopra. Aprì una porta in cima alla seconda rampa di scale, ed accese la luce. Una stanza non più grande del salotto si presentò ai miei occhi, con un disordine incredibile. Scaffali su scaffali di scatoloni, e sicuramente non ci entravano da un bel po’ lì dentro. Zayn sospirò, grattandosi imbarazzato la nuca.
«Forse c’è un po’ di disordine...» Disse, ed io ridacchiai alzando gli occhi al cielo.
«Vi avevo immaginati più perfettini, voi inglesi. Bé, al lavoro, Pakistano!» Esclamai battendo le mani, e lui mi sorrise. Si avvicinò ad uno scaffale e ne tirò fuori un cartone.
«Iniziamo da qui, vediamo se riusciamo a trovare qualcosa di divertente.» Disse, ed io annuii. Mi avvicinai al cartone e cominciai a frugare fra tutte quelle cianfrusaglie, in cerca di qualche gioco.
I miei occhi si posarono su un album rilegato in pelle nera, ed io lo presi curiosa. Zayn se ne accorse ed indurì la mascella. Io lo guardai curiosa, accarezzando leggermente la copertina dell’album.
«Cos’è?» Gli chiesi, e lui guardò di sfuggita l’oggetto.
«Un album delle foto.» Rispose freddo, ed io annuii. Lo aprii e lui si posizionò subito al mio fianco, bloccando la mia mano, ed io alzai un sopracciglio.
«Che c’è?» Chiesi, e lui spostò il suo sguardo altrove, in modo che io non potessi guardarlo negli occhi.
«E’ che... lì ci sono le foto della mia famiglia, e loro fanno parte del mio passato. Non mi piace sfogliare le pagine del passato, altrimenti quest’album non sarebbe qui in soffitta a marcire assieme agli altri oggetti del mio passato.» Spiegò a disagio, ed io posai il mio sguardo sul suo viso.
«Zayn, dov’è la tua famiglia?» Chiesi con delicatezza, e lui posò il suo sguardo nel mio.
«Ho detto che non mi piace parlare di loro.» Sibilò, ed io lo guardai dispiaciuta… non volevo essere invadente, ero solo curiosa.
«Oh, va bene. Tu continua a cercare, io vedo in quell’altro scatolone.» Dissi a voce bassa, prima di dirigermi verso lo scaffale e tirarne fuori un’altra scatola. Passarono alcuni minuti in silenzio, e poi lui parlò.
«Sono morti.» Un sussurro, ma io riuscii a percepirlo ugualmente. Mi girai verso di lui, e puntai il mio sguardo nel suo.
«Come è successo? Se posso saperlo, naturalmente.» Gli chiesi, e lui ricambiò il mio sguardo.
«Un incidente stradale. Mio padre ha perso il controllo dell’auto, e sono finiti fuori strada. Sono morti tutti sul colpo… mia madre, mio padre, le mie sorelle. Ho perso tutta la mia vita in un solo attimo.» Spiegò con la mente altrove, ed io feci un passo verso di lui.
«L’ho fatto anch’io, sai?» Disse poi, ed io lo guardai confusa.
«Cosa?» Chiesi.
«Questo.» E si alzò la manica sinistra, mettendo in bella mostra due lunghe cicatrici color ambra, come la sua pelle. Io sgranai gli occhi, prima di fissarli nuovamente nei suoi.
«Zayn, io...» Dissi a disagio, sia per lui che per me stessa. Come aveva fatto a sapere che mi ero tagliata?
«Charlene, io ho sbagliato a farlo, e anche tu. Lo sai cosa ci ho guadagnato da tutto questo? Niente, assolutamente niente. La mia famiglia non è tornata indietro, io non sono tornato ad essere felice. Ho capito una cosa, sai? La vita è come le montagne russe, ha i suoi alti e i suoi bassi. Ma sei tu a scegliere se urlare, o goderti il viaggio. Ed io ho scelto di godermi il viaggio quando ho incontrato quei quattro ragazzi, che mi hanno totalmente stravolto la vita. Ora capisci Charlene? Tu devi smetterla di farti del male per quel ragazzo, fa parte del tuo passato ormai. Volta pagina, e comincia a guardarti intorno: troverai gente che ti ama per davvero.» E mi sorrise, abbassandosi la manica. Mi asciugai una lacrima che era appena scesa, e mi alzai la mia, di manica.
Mi avvicinai a lui e gli mostrai i miei tagli, e lui li sfiorò delicatamente con un dito, prima di posarvi un bacio. Sorrisi, prima di stringerlo fra le mie braccia. Dopo qualche minuto riprendemmo a frugare fra gli scatoloni, ma poi mi venne in mente una frase che mi aveva scritto Louis in una delle nostre lettere, la prima se la memoria non m’ingannava.
“La cosa più importante per lui è la sua famiglia”.
Mi girai a guardarlo, e lui ricambiò il mio sguardo incuriosito.
«Zayn… tempo fa, Louis mi scrisse una cosa in una delle nostre lettere. Mi scrisse che la cosa più importante per te è la tua famiglia, ma…» Lui mi sorrise, notando il mio disagio a tornare su quell’argomento.
«Molto probabilmente Louis intendeva il ricordo della mia famiglia. E bé… si è vero, quel ricordo è la cosa più importante per me. E credo sia tutto lì, in quell’album che hai visto prima.» Mi sorrise e tornò a cercare negli scatoloni, ed io annuii più a me stessa che a lui. Qualche minuto dopo sorrise trionfante, e mi mostro una grande scatola con su scritto “Twister”.
«Vuoi giocare a Twister?» Chiesi divertita, e lui annuì. Io alzai gli occhi al cielo, prima di prendere la scatola in mano.
«Forza, andiamo. Abbiamo passato fin troppo tempo qui sopra, e chissà cosa staranno sfornando le menti perverse di quei cinque.» Dissi prima di trascinarlo con me al piano di sotto, dove trovammo i ragazzi seduti per terra davanti al camino a chiacchierare tranquillamente.
«Ce l’avete fatta, finalmente!» Esclamò Louis prima di prendere la scatola in mano e cominciando a stendere il telone per terra.
«Diciamo che siete poco ordinati.» Mi giustificai, facendoli ridere.
Cominciammo a giocare, assumendo tutte le pose più strane mentre Zoey ci diceva che posizioni prendere. Ridemmo come matti quando Liam cascò di sedere all’aria trascinandosi un Harry tutto rosso per lo sforzo di rimanere in piedi, ma la scena più bella fu quella dove Louis cadde come un sacco di patate rotolando per tutta la stanza.
Passammo quasi tutta la serata a giocare a Twister, e mettemmo a posto solo verso le undici di sera. A quel punto, ci fiondammo sul cibo, mangiando come degli assatanati. Naturalmente, Niall batteva tutti, mentre Zoey lo guardava scandalizzata.
Quando ci sdraiammo per terra con le coperte e i cuscini, erano già le due di notte, ed eravamo tutti stanchi morti. Niall e Zoey si addormentarono abbracciati, e Louis, Harry e Liam erano spiaccicati contro il pavimento e russavano come degli assatanati. Gli unici ancora svegli eravamo io e Zayn, e facemmo una foto ai due piccioncini caricandola su twitter e menzionandoli.
“Dolci loro.” Scrissi, e Zayn ridacchiò.
Infine, ci sdraiammo anche noi, l’uno accanto all’altra, ed io feci per addormentarmi, quando due braccia mi circondarono la vita. Aprii gli occhi di scatto e guardai Zayn, che ridacchiava divertito.
«Non mi sembra ci sia un temporale in corso.» Lo scimmiottai, e lui mi guardò fintamente offeso.
«Babe, non sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto in questo momento. Perciò, taci e dormi.» Ridacchiò, ed io alzai gli occhi al cielo, sistemandomi meglio fra le sue braccia.
«’Notte Zayn.» Sussurrai.
«’Notte Charl.» Mi sussurrò, stringendomi più forte, e per la seconda volta, mi addormentai nel calore delle sue braccia.



EEEEEEEE SEXY LADY OP OP OP OPPA GANGNAM STYLE!

Macciaaao mie belle donzelle! (?)
Coome va? c:
asufdg ho un sacco di cose da dirvi! uu
Allora, inanzitutto un enorme 
GRAZIE va a Elena, (oddio, è questo il tuo account, vero? °-°)
ovvero l'autrice del banner uu
dire che io l'adoro è dire poco ahsueds
ma passiamo al capitolo! :)
Quì si viene a conoscenza della storia di Zayn, che diciamo non è molto...
tranquilla? 
e non so se avete notato, ma si è avvicinato tantissimo
a Charl asiugd *o*
*mannòò, capitan ovvio è fra noi!*
Bene, volevo solo dirvi una cosa uu
Mi sono stancata del mio 'Payne di stelle', e volevo cambiarlo in 
qualcos'altro. ee
Per ora mi viene in mente solo 
haroldsaveme cc
Voi avete qualche nome da consigliarmi? c:
Aspetto i vostri consigli, eh uu
Ora, volevo parlarvi di una cosa...
Ho notato che il mio modo di scrivere sta diventando
un pò pesante e ripetitivo (si, me ne sono accorta persino da sola)
e volevo chiedervi se lo avevate notato anche voi, 
e cosa ne pensate a riguardo... 
sinceramente, mi annoio da sola quando rileggo i capitoli,
sul serio cc
E non vorrei che succedesse la stessa cosa con voi :c
Anyway, ora devo scappare! :)
Un bacione,

#peaceloveandnondrogatevi

-Zia Roby

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Capitolo 15
*** Chapter fourteen. “I’m just a bitch.” ***





The magic of Flowers;


Chapter fourteen.   
“I’m just a bitch.”

 
Pov Charlene.
 
La campanella suonò, segnando la fine dell’ora di Filosofia. Quella giornata si stava risultando estenuante: alla prima ora, Fotografia, la professoressa aveva controllato i nostri album fotografici ed il mio era più incasinato di quello di Niall, che era tutto il contrario dell’ordine, ed avevo quindi ottenuto un brutto voto. Alla seconda ora, Inglese, quei tre deficienti di Louis, Liam e Harry mi avevano fatto rimproverare dalla prof perché continuavano a punzecchiarmi i fianchi ed io saltellavo sulla sedia a causa del solletico, disturbando la lezione. Alla terza ora –ovvero quella che era appena terminata-, Zayn non aveva fatto altro che ridacchiare e sfottere i più importanti scrittori, coinvolgendomi in questo stupido gioco, e così non avevo capito una cippa della lezione.
Odiavo queste giornate così, rendevano il mio umore tremendamente cattivo.
«Cosa abbiamo ora?» Chiese Zayn, uscendo dall’aula.
«Recitazione.» Risposi seguendolo, e lui sbuffò.
Ci avviammo verso il teatro, il luogo in cui si svolgevano le lezioni di Recitazione, e ci sedemmo ai nostri posti, ovvero in fondo alla stanza.
Zayn cominciò a giocherellare con i miei capelli, e a parlare a vanvera. In realtà, non lo stavo ascoltando, ma stavo pensando a come fosse cambiato il nostro rapporto in due giorni. Due giorni prima, era tutto un caos nella mia testa: non riuscivo a capire Zayn, e questo mi dava tremendamente fastidio. Ora, invece, eravamo diventati come due vecchi amici che si ritrovano dopo anni: con tante cose da raccontare, e troppo poco tempo. Perché si, io lo sapevo, quel mese non era infinito, e sarebbe passato in un lampo. In fondo, mi rimanevano solo tre settimane. Tre settimane, e sarei tornata in Italia, e forse non avrei più visto quei quattro ragazzi. Louis, molto probabilmente sarebbe venuto in Italia per un mese, come avevo fatto io, e questo mi rincuorava un po’.
Ed era per questo che io e Zayn stavamo sfruttando tutto il tempo che avevamo a disposizione per raccontarci di noi, del nostro passato e delle nostre vite.
A Zayn piaceva suonare la chitarra, cantare –non avevo mai sentito la sua voce, ma un giorno lo avrei colto in fallo, questa era una promessa-, disegnare e a volte scrivere. Amava il calcio e il basket, ma la sua passione più grande rimaneva comunque la musica. Non sapeva nuotare –mi fece promettere che un giorno glielo avrei insegnato-, e non aveva la patente. Amava le moto, e a casa ne aveva due.  Il suo colore preferito era l’arancione, e amava mangiare da Nando’s, come Niall.
Queste, erano tutte cose futili, ma che comunque mi aiutarono a capirlo. Zayn non era il ragazzo che poteva sembrare all’apparenza, lui era molto di più. La cosa più bella, era che lui aveva paura, proprio come me. Di cosa? Bé, lui aveva paura del mondo in generale, e della gente.
Ecco perché all’inizio esitava a mostrarsi affettuoso nei miei confronti, e questo me lo aveva spiegato anche Louis in quella nostra passeggiata per Londra. E questo, mi piaceva terribilmente, perché mi aveva fatto capire che noi eravamo più simili di quanto avessi mai potuto immaginare.
Insieme, avremmo imparato a superare questa paura, ad essere più forti del mondo.
La voce della professoressa mi ridestò dai miei pensieri, e mi guardai attorno. La stanza si era riempita, ed ora decine di studenti leggevano su dei blocchetti, intenti a ripetere chissà cosa.
L’ora passò allegra, tra una battuta e l’altra. La professoressa voleva farci fare uno spettacolo su Giulietta e Romeo, e mi ero divertita un sacco a vedere due nostri compagni litigarsi la parte di Romeo, perché la ragazza più bella del corso –la puttanella del college- era stata scelta per la parte di Giulietta (nel copione era incluso anche un bacio passionale). Alla fine, la parte non era andata a nessuno dei due, e la prof aveva scelto un ragazzo alquanto timido, e che molto probabilmente se ne sarebbe scappato a gambe levate il giorno prima dello spettacolo.
Quando uscimmo dalla Sala, sopirai passandomi stancamente le mani sul volto.
«Stanca?» Chiese Zayn, ed io annuii lentamente. Lui mi diede un buffetto sulla guancia, prima di prendermi per mano e trascinarmi nell’aula di Arte.
La prof era già posizionata davanti alla sua tela, e ci guardava impaziente. Quando prendemmo posto dietro alle nostre tele, sorrise entusiasta.
«Bene, oggi faremo una cosa un po’ particolare! Dovrete rappresentare cosa vi rende felici. Potrà essere qualsiasi cosa: una persona, un oggetto, un animale, un luogo. Qualsiasi cosa! Good job.» E si sedette dietro la cattedra, leggendo chissà cosa. Guardai corrucciata la mia tela, e mi grattai il mento pensierosa. Cosa mi rendeva felice?
Subito mi venne in mente il viso di Louis, e sorrisi entusiasta. Presi la matita, e tracciai il contorno di due bellissimi occhi, molto simili a quelli del mio migliore amico. Presi un blu acceso e cominciai a dipingerli, mischiandolo con un azzurro intenso, dando quell’effetto di profondità che avevano solo gli occhi di Louis. Presi un po’ di verde acqua e feci qualche sfumatura, passando poi un po’ di nero sulle lunghe ciglia del mio migliore amico. Dopo circa mezz’ora, avevo finito la mia “opera d’arte”, e cominciai a rimirarla. Non era male, ma sentivo che mancava ancora qualcosa. Mi guardai intorno, e vidi Zayn intento a dipingere qualcosa con un rosso acceso. Sorrisi, e capii cosa mancava. Presi la matita, e tracciai un altro paia di occhi, questa volta con i lineamenti un po’ più marcati. Presi il tubetto color oro e lo mischiai ad un marrone simile alla cioccolata. Una volta finito l’impasto, cominciai a dipingere quei due paia di occhi, e sorrisi inconsapevolmente. Presi il marroncino chiaro e feci qualche sfumatura, poi ricalcai le ciglia e le sopracciglia con la tempera nera, accentuando quei tratti Pakistani. Una volta finito, osservai il mio lavoro al completo. Sorrisi, sentendomi felice: eccola la mia felicità, quei due coglioncelli.
La professoressa si schiarì la voce, cercando l’attenzione della classe, e noi tutti poggiammo i pennelli e le tempere. Lei ci sorrise allegra, prima di battere le mani.
«Bene, Malik, comincerò da te! Cosa hai rappresentato?» Chiese rivolgendosi a Zayn, ed io lo guardai curiosa. Lui girò la tela, mostrando il suo disegno. Tante piccole gocce di pioggia facevano da sfondo ad una camera piccola ma dai colori caldi. Al centro della stanza, un letto faceva da protagonista, e, sotto le lenzuola blu, un ragazzo ed una ragazza dormivano abbracciati. Il volto della ragazza era nascosto nell’ombra, ma io capii chi era. Sorrisi felice, e lo guardai negli occhi. Lui mi sorrise e si passò una mano fra i capelli: segno che era nervoso.
La prof guardò confusa il dipinto, prima di guardare il ragazzo.
«Malik, potresti… spiegarmelo?» Chiese confusa, ed il ragazzo le sorrise.
«Professoressa, sono i ricordi, la mia felicità. E l’affetto, credo.» Spiegò più confuso della prof, e lei annuì non del tutto convinta. Passò al mio dipinto, guardandomi curiosa.
«Perché siete tutti così complicati voi ragazzi?» Chiese a chissà chi, facendo scoppiare a ridere tutta la classe. Io le sorrisi, mentre osservava il mio dipinto.
«Austen, perdonami, ma non riesco a cogliere il significato di questo dipinto. Di chi sono questi occhi?» Mi chiese, ed io sospirai.
«Lui –e sfiorai la figura dagli occhi color oceano-, è il mio migliore amico. Questi sono i suoi occhi, la cosa che mi rendono felice. A volte ho paura di smarrire la strada, perché spesso ho la sensazione di cadere il quel mare blu che si ritrova al posto degli occhi. Lui è importante, perché mi ha aiutata nei momenti più difficili. Lui è importante, perché è sempre lì, pronto a donarmi un sorriso. Ed è per questo che ho dipinto i suoi occhi, perché lui è la mia felicità.» Finii la mia spiegazione, e la prof annuì entusiasta.
«E questi?» Chiese indicando l’altro paia di occhi, ed il mio sorriso scomparve. Mi girai verso di Zayn, che guardava come paralizzato il dipinto.
«Questi… non lo so. Non so lui chi è, o meglio, non so cos’è per me. Non so perché ho deciso di inserirlo in questo dipinto. So solo che questi occhi mi rendono felice, perché ogni volta che si posano su di me, provo un brivido, un brivido di felicità, calore. E’ come un bisogno spasmodico, un bisogno primario. E’ come aria, è come respirare. Non lo conosco, ma ne ho un disperato bisogno.» Forse ero andata oltre, forse non avrei mai dovuto dire tutte quelle cose davanti a tutto il corso di Educazione Artistica, ma soprattutto, forse non avrei dovuto dire quelle cose davanti a lui. Già, proprio lui, che in ora stringeva la mascella, con la mente chissà dove, e lo sguardo perso nel mio dipinto. Proprio lui, che forse sarebbe scappato a gambe levate. Guardai la mia prof, che nel frattempo mi osservava pensierosa, e mi schiarii la voce nel silenzio dell’aula.
«Scusi, io… devo andare.» Farfugliai, e mi catapultai fuori dall’aula, non riuscendo a sostenere il peso del suo sguardo. Corsi verso il cortile, aspettando che l’ennesima ora passasse, osservando tutti i ragazzi dirigersi verso la mensa. Non avevo fame, il mio stomaco era completamente chiuso, perciò decisi di aspettare lì, all’ombra di un grande Salice Piangente. Un’ora dopo, la campanella suonò nuovamente, ed io entrai nell’aula di Chimica catapultandomi al mio banco, al fianco di Zoey che mi guardò confusa.
«Tutto okay? Oggi non sei venuta nella Mensa.» Mi chiese, ed io annuii stanca.
«Ti spiego a casa.» Risposi facendo cadere il discorso, e lei annuì prestando attenzione alla lezione. L’ora passò velocemente, ed io mi avviai a passo stanco verso l’uscita, con Zoey al mio fianco.
Louis, Liam, Harry e Niall ci aspettavano allegri davanti al cancello, mentre Zayn se ne stava appoggiato al muro con sguardo pensieroso.
Salutai Louis con un bacio sulla guancia, e quando mi chiese com’era andata, io scrollai le spalle fintamente indifferente.
Ci infilammo nella macchina di Louis, e tornammo a casa. Appena misi piede nel salotto, corsi in camera, per poi buttarmi sul letto e sospirare stancamente. Avevo bisogno di riposo, assolutamente. E fu così che mi addormentai.
 
 
Quando mi svegliai, erano le cinque del pomeriggio, e fuori –stranamente- splendeva il sole. Mi diressi assonnata in cucina, dove trovai Zoey e Harry intenti a preparare chissà quale schifezza. Li salutai con la mano, e loro mi sorrisero. Presi il cartone del succo e ne bevvi un pò, mangiando un biscotto che mi aveva offerto Harry.
«Ciao gente!» Esclamò qualcuno facendomi sussultare, ed io guardai scandalizzata Louis, che saltellava allegro da una stanza all’altra.
«Che hai?» Gli chiesi, e lui scrollò le spalle.
«Ti va di uscire? Ho bisogno di parlarti.» Mi chiese, ed io annuii confusa.
«Si, mi do una sistemata e vengo.» Risposi, e lui sorrise allegro. Andai in camera e indossai le prime cose che mi erano capitate fra le mani. Misi un pò di matita e mi piastrai i capelli. Quando scesi al piano di sotto, Louis e Liam si stavano prendendo a parole mentre giocavano alla play. Sospirai esasperata e alzai gli occhi al cielo. Maschi.
«Louis, io sono pronta. Andiamo?» Chiesi, e lui annuì, improvvisamente agitato. Prese il cappotto e salutò i ragazzi. Io mi limitai a sorridere a tutti, prima di chiudermi la porta alle spalle.
«Dove andiamo?» Chiesi curiosa, e lui sorrise.
«Hyde Park!» Rispose entusiasta, e i miei occhi si illuminarono. Emisi un gridolino eccitato, e lui rise.
Ci incamminammo mano nella mano, parlando del più e del meno.
Arrivammo al grande parco, e ci stendemmo per terra, bagnandoci un pò a causa dell’umidità dell’erba.
«Louis… cosa dovevi dirmi?» Chiesi curiosa, e lui, improvvisamente, si incupì. Io lo guardai, in attesa di una risposta e lui si portò una mano dietro il capo, leggermente in imbarazzo. Mi chiesi cosa dovesse mai dirmi di così... strano?
«Charlene, io…» Disse lasciando la frase in sospeso, ed io lo spronai a continuare con un gesto della mano. Lui mi guardò negli occhi, incatenandomi in quel mare blu, e mi sorrise. Io ricambiai confusa, ma improvvisamente Louis mi tirò a sé, poggiando le sue labbra sulle mie.
Sgranai gli occhi sorpresa, mentre le sue labbra premevano avide sulle mie, e il mio respiro si bloccò.
La mia bocca si inondò di un sapore dolce, caldo. Chiusi gli occhi, e ricambiai il bacio, aggrappandomi al mio migliore amico. Lui sorrise sulle mie labbra, accarezzandomi dolcemente un fianco. Poi, improvvisamente, mi resi conto di cosa stava accadendo, e mi staccai bruscamente.
«Ma che diavolo fai, Louis?!» Urlai, e lui mi guardò confuso.
«Che ti prende?!» Chiese confuso, ed io lo trucidai con lo sguardo.
«Louis, tu mi hai baciata.» Sibilai, e lui mi guardò negli occhi.
«Io credevo che… che tu fossi d’accordo.» Disse in imbarazzo, ed io lo guardai delusa.
«Louis, sei il mio migliore amico, cazzo!» Esclamai esasperata. Ma che stava succedendo? Perchè il mio migliore amico mi aveva appena baciata? E soprattutto, perchè mi era piaciuto? Perchè il mio cuore non accennava a rallentare e il mio respiro a regolarizzarsi? Perchè?
Lui era il mio migliore amico, diamine!
«Cazzo Charlene, io ti amo! Perchè diavolo non lo capisci?» Mi urlò in faccia, ed io lo guardai negli occhi, mentre una lacrima mi rigò il volto.
Lui mi amava, mi amava. Aveva appena detto che mi amava.
Il mio migliore amico si era innamorato di me.
«Credevo fossi diverso.» Sussurrai mentre le lacrime scorrevano sempre più veloci, e lui mi guardò malinconico.
«Diverso? Charlene, io ti amo, cazzo! Ti amo! Perchè non riesci a capirlo? Sono fottutamente innamorato di te, ho un fottuto bisogno di sentirti mia,solo mia.» Urlò mentre sul suo volto scendeva una lacrima cristallina, ed il mio cuore perse un battito. Lui non doveva soffrire, no.
«Louis, sei tu che non capisci! Non è di questo che ho bisogno, tu sai cosa ho passato! Io non ci credo più nell’amore, Lou. Non voglio ferirti. Se tu mi vuoi davvero bene, non potrai mai innamorarti di me. Non è vero che mi ami, è solo l’ennesima bugia. Dimenticami Louis, non voglio che tu soffra.» Sussurrai accarezzandogli una guancia, e lui mi strinse a sè.
«Io non posso dimenticarti. Sei una stronza, Charlene.» E se ne andò, lasciandomi sola con il mio dolore.
 
Sei una stronza, Charlene. 
 
Io non posso dimenticarti.
 
Io ti amo.
 
Quelle parole rimbombavano nella mia mente, struggendomi come non mai. Non potevo crederci che era successo davvero, Louis si era innamorato di me, ed era andato via. Louis stava soffrendo a causa mia.
Louis, quel Louis, quel ragazzo che io definivo il mio migliore amico, la mia ragione di vita, era andato via, proprio come tutti gli altri.
Il mio Louis in quel momento stava soffrendo per colpa mia, ed io non potevo accettarlo.
Sei una stronza, Charlene.” Pensai, lasciandomi cadere sulle ginocchia.
Ormai, odiare me stessa, sembrava essere l’unica soluzione rimasta.
Perchè era vero, io ero un mostro: ecco perchè le persone a cui volevo bene andavano sempre via, io ero solo una stronza.



BIDIDIDIDA DIDI DIDU BIDIDIDA DIDI DUU

Aloah, chicas. °u°
Ebbene eccomi quì, con un'altra cacchetta che voi comunemente
chiamate "capitolo".
Eh bé, che dire... questo capitolo, è il capitolo. (?)
Cioè, quì succedono un sacco di cose asidhfid
Prima di tutto, i Zarlene (Zayn+Charl lol),
che all'inizio si avvicinano un pò, poi però sapete cosa succede (?)
e Zayn è un pò confuso. Insomma, 'sti due non lo sanno nemmeno
loro cosa vogliono. ee
Poi, i Chouis (Charl+Louis °u°),
che vanno in crisi (?)
LOUIS SI E' INNAMORATO DI CHARL.
Ma lei, non ricambia. :c povero...
cioè, lei non sa cosa prova, ma non vuole, il che è diverso.
Lei lo vede più come migliore amico, le pare troppo strano pensarlo in 
un altro modo. Per lei è semplicemente l'immagine dell'amicizia eterna,
ed è per questo che non riesce ad accettare il fatto che lui si sia innamorato di lei.
Comunque, questa povera crista non ha un attimo di pace HAHAHAHA
#sonocattivaeloso
anyway, volevo avvisarvi che ho creato un account facebook solo per voi,
così potete contattarmi anche lì se vi va c:
*lo trovate nella mia descrizione*
vaabbè, ora vi lascio và, che sono le undici e mezza di sera
e c'ho sonno °-°
se si va, lasciatemi una recensione per dirmi che ve ne pare :)
#peaceloveandnondrogatevi.


-Zia Roby
*quanto mi piace sflesciarvi (?) con 'sti colori lol*

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Capitolo 16
*** Chapter fifteen. “Party!” ***





The magic of Flowers;

*prima che cominciate a leggere, volevo avvisarvi che questo
è un capitolo a rating ROSSO, perciò se non vi va di 
leggere scene molto "hot", potete saltare la scena compresa
fra i due asterischi c: (**)
beeene, ci vediamo giù! e non mi morite ahaha* 

 

Chapter fifteen.       
“Party!”

 
Pov Charlene.
 
Rientrai in casa sbattendo violentemente la porta, e tutti si girarono a guardarmi.
«Che ti è successo?!» Esclamò Liam, notando i miei occhi lucidi ed il mio trucco sciolto. Io scossi la testa, asciugandomi il volto con una mano e feci per andarmene, ma lui mi bloccò il braccio.
«Charlene, che diavolo è successo?! E dov’è Louis? Non eri con lui?» Cominciò a chiedere, ed io lo guardai mentre la mia rabbia incrementava.
«Niente, diamine, non è successo niente! Non lo so dov’è Louis, cazzo!» Urlai, e lui mi guardò sorpreso.
«Charl... Dicci cosa ti è successo, mi stai facendo preoccupare.» Intervenne Harry, ed io lo trucidai con lo sguardo.
«Volete sapere cosa mi è successo? E’ successo che la mia vita è una merda, ecco cosa è successo! Quel coglione di Louis si è innamorato di me, ed io sono una fottutissima stronza!» Urlai ricominciando a piangere, e scappai al piano di sopra. Mi diressi a passo svelto verso la mia camera, ma qualcosa attirò la mia attenzione. La porta della stanza di Louis era socchiusa e lasciava filtrare uno spicchio di luce. Aprii cautamente la porta, e vidi che la luce era accesa, ma Louis non era in casa. Notai una scatola scoperchiata nell’angolo della stanza, e mi avvicinai curiosa. Tanti fogli erano piegati a malo modo nel contenitore, ed io li presi osservandoli da vicino. Subito riconobbi la mia scrittura, e allora capii. Fu come se qualcuno mi avesse frantumato il cuore: quelle erano le mie lettere, quelle lettere che io gli avevo scritto fino a qualche settimana prima. C’erano tutte, dalla prima all’ultima.
Cominciai a leggerle, rileggendo di quei momenti tristi in cui gli avevo chiesto disperatamente aiuto, di quei momenti in cui pensavo che lui fosse l’unica persona al mondo in grado di capirmi, di quei momenti in cui parlare con lui sembrava essere l’unica via d’uscita.
Ed ora? Che fine aveva fatto tutto quello? Era stato tutto inutile?
Perché deve sempre andare a finire così? Perché uno dei due deve sempre innamorarsi dell’altro? Non può esserci semplicemente quell’amore che potrebbe esserci tra fratello e sorella?
“Sei un coglione, Lou. Hai rovinato tutto.” Pensai, lasciando cadere quei fogli colmi di parole sul pavimento.
Singhiozzi, ancora singhiozzi. E, per l’ennesima vola, mi rialzai dal mio stato comatoso, e uscii fuori da quella stanza, così piena di ricordi ormai dolorosi.
«Charl…» Mi chiamò qualcuno alle mie spalle, ed io mi bloccai nel corridoio. Quella voce… lui, in quel momento, sembrava l’unica persona che avrebbe potuto salvarmi da quel burrone che era diventata la mia vita. Mi girai lentamente, incatenando i miei occhi nei suoi color miele, e le lacrime tornarono a rigarmi il volto.
«Aiutami, Zayn.» Sussurrai stringendomi al suo petto, e lui cominciò ad accarezzarmi lentamente la schiena, affondando il viso nei miei capelli.
«Non sei sola.» Sussurrò, ed io emisi un mugolio straziato, bagnando di lacrime la sua felpa.
«Sono solo una stronza.» Sussurrai ancora, e lui indurì la mascella.
«Tu non sei una stronza.» Sibilò guardandomi negli occhi.
«Si che lo sono. Lui sta soffrendo a causa mia, sono una stronza.» Affermai decisa, e lui mi trascinò in camera sua, chiudendo la porta a chiave.
«Tu. Non. Sei. Una. Stronza.» Ripetè, ed io portai il mio sguardo altrove, nell’intento di scappare da quegli occhi color miele.
«Guardami.» Disse deciso, ed io non potei fare a meno di disubbidire.
«Stasera, usciamo. Andiamo in discoteca, hai bisogno di distrarti. Ti farà bene un po’ di divertimento.» Disse sorridendo, ed io lo abbracciai.
«Grazie, Zayn.» Dissi decisa, prima di schioccarli un sonoro bacio sulla guancia. Lui sorrise, leggermente a disagio.
«Forza, va’ a prepararti.» Mi incitò, ed io gli feci l’occhiolino. Un po’ di divertimento era tutto quello di cui avevo bisogno, per dimenticare.
Andai in camera e spalancai l’armadio, in cerca di qualche vestito decente. Tirai fuori un tubino nero abbastanza corto –diciamo che lasciava poco spazio all’immaginazione-. Presi due tacchi a spillo cm 10, e li guardai corrucciata. Forse stavo esagerando, ma quella sera volevo divertirmi, e per divertirmi, avevo bisogno di un po’ di malizia. Perciò, scrollai le spalle e mi infilai i tacchi. Passai un filo di matita e un po’ di ombretto marroncino chiaro sugli occhi, e allungai le ciglia con un po’ di mascara. Arricciai leggermente i capelli e sorrisi soddisfatta.
Buon divertimento, Charlene.” Pensai soddisfatta, prima di scendere al piano di sotto, per andare via con Zayn.
 
 
Pov Zayn.
 
Bevvi l’ennesimo bicchiere di succo, guardandomi stordito in giro. Mi ero imposto di non bere alcolici, per tenere sotto controllo Charlene, ma l’avevo comunque persa di vista a causa del caos e della musica assordante. Sospirai stancamente, prima di alzarmi e cominciare a perlustrare la sala in cerca di quei ricci ribelli. Quella sera, era davvero bella, con quel vestitino alquanto corto a fasciargli il corpo e i capelli fatti a ricci a contornarle il viso. Il mio sguardo, finalmente, si posò su una figura snella e… ubriaca. Stava ballando –o per meglio dire si stava strusciando-, con un biondino alto e muscoloso. Mi avvicinai a passo svelto, mentre un qualcosa di inspiegabile montava in me, facendomi provare un odio cieco verso il biondo. Appena fui abbastanza vicino ai due, circondai il polso di Charlene con una mano, e l’attirai a me. Lei mi guardò confusa, prima di ridere senza nessun motivo. L’odore di alcool mi invase le narici, provocandomi una forte nausea. Era ubriaca, eccome se era ubriaca!
«Ehi amico, lei è mia.» Disse il biondo avvicinandosi barcollante, ed io alzai un sopracciglio.
«Credo che tu ti sia sbagliato, lei non è di nessuno.» Risposi irritandomi, prima di trascinarmela via, lontano da quel ragazzo sicuramente più ubriaco di lei.
«Ehi, io stavo ballando! Si può sapere che diavolo vuoi?» Mi chiese ridacchiando e guardandomi con sguardo vacuo, ed io mi passai le mani sul volto esasperato.
«Charl, forza, andiamo a casa. Sei ubriaca fradicia!» Mi lagnai, prendendole una mano. Feci per portarla fuori, ma lei si impuntò assumendo un’espressione corrucciata.
«Ma come, di già? Dai, vieni qui, divertiamoci un po’!» Esclamò ridendo ed attirandomi a sé, e i nostri petti si scontrarono. Qualcosa scattò dentro di me nel vedere i suoi occhi così vicini, lasciandomi confuso. Che cosa mi stava succedendo? Lei sorrise, avvicinando lentamente il suo volto al mio, ed io la guardai allarmato.
«Charl, sei ubriaca.» Ripetei cercando di controllarmi, ma lei rise guardandomi scettica.
«Oh, andiamo, fammi divertire.» Disse avvicinandosi ancora di più e poggiando una mano appena più sopra del mio cavallo, facendomi strozzare con la mia stessa saliva.
All’improvviso, le sue labbra si scontrarono con le mie, inondandomi di un piacere improvviso e di un forte sapore di alcool. La spinsi contro il muro, avvicinando il più possibile il mio corpo al suo e baciandola con foga. La sua lingua esplorava la mia bocca chiedendo sempre di più, ed io credevo di stare per impazzire. Poggiai le mie mani sui suoi fianchi stringendoli spasmodicamente. La volevo, eccome se la volevo!
Poi, improvvisamente, mi resi conto di quello che stavo facendo, e mi staccai contro ogni mia volontà.
«Charl…» Sussurrai cercando di allontanarla, ma lei mi avvicinò a sé, torturando i miei capelli dietro la nuca.
«Ssh, io ti amo Zayn, fammi tua.» Mi sussurrò sulle labbra, e tutta la mia volontà andò a farsi fottere. Mi fiondai sulle sue labbra, cercando avidamente il contatto con la sua lingua.
Lei esplorò con foga il mio petto infilando le mani sotto la felpa, ed io decisi che il momento era arrivato. Dovevo farla mia, assolutamente.
*La presi in braccio, portandola in una delle stanze al piano di sopra, baciandola avidamente. Aprii una porta a caso e la buttai sul letto, spingendo via le lenzuola. Mi sfilai velocemente la felpa, e lei sorrise cominciando a lasciare dei piccoli umidi baci lungo tutta la lunghezza del mio busto. Per chissà quale strano motivo, il mio cuore non accennava a smettere di battere più veloce di un corridore alle olimpiadi.
E’ solo sesso, Zayn.
Pensai in mente, ma le parole della ragazza di cui ora stavo per godere mi tornarono in mente.
Io ti amo Zayn, fammi tua.
Migliaia di pensieri mi vorticavano in mente. Era giusto quello che stavo facendo? Avrei dovuto fermarmi? Avrei dovuto crederle? Lei mi amava davvero?
«Oh, fanculo.» Sussurrai prima di sfilarle avidamente il tubino, ammirando poi la bellezza unica di quel corpo. Lei sorrise, abbassando soddisfatta la cerniera dei miei jeans. Me li sfilai frettolosamente, prima di stendermi su di lei, sfilando il suo reggiseno. Cominciai a baciarle i capezzoli, mordicchiandoli ogni tanto, e presi a palpargli avidamente il seno. Lei, nel frattempo, si tratteneva dall’emettere gemiti di piacere, mentre io le premevo la mia intimità già bell’eccitata contro la coscia. Presi a baciarle dolcemente un seno, tracciando tutta la lunghezza del suo ventre, prima di fermarmi appena più sopra dell’elastico del suo slip.
«Dio, Zayn. Mi stai facendo impazzire.» Gemette, ed io chiusi gli occhi eccitato al massimo. Mi sfilai velocemente i boxer, rimanendo completamente nudo, e cominciai a giocare con l’elastico dei suoi slip. Lei sospirò pesantemente, prima di sfilarseli impaziente. All’improvviso, la situazione si capovolse, e lei si sdraiò su di me premendo sul mio corpo. Poggiò le sue labbra sulle mie, giocando avidamente con la mia lingua e portò una mano sul mio membro, cominciando a muoverla su e giù, provocandomi un piacere immane. Mi lasciai sfuggire dei gemiti di piacere assoluto. Decisi che non avrei più resistito, e capovolsi nuovamente la situazione. La guardai negli occhi, premendo sul suo interno coscia, e lei mi sorrise. Ricambiai il sorriso, mentre con molta delicatezza entravo in lei, facendola gemere di piacere. Strinse spasmodicamente le lenzuola fra le mani, respirando affannosamente, mentre le mie spinte aumentavano.
«Zayn.» Gemette, ed io mi lasciai trasportare, godendo più di lei.
«Charlene.» Gemetti in risposta, prima di dare l’ultima spinta. E poi venni, e lei insieme a me. Mi buttai sfinito al suo fianco, respirando affannosamente mentre i nostri petti si muovevano in contemporanea.
*Lei mi guardò negli occhi, sorridendomi. E poi, si addormentò, senza dire una parola. Sorrisi nel vederla così, nel vederla mia, e mi addormentai anch’io, stringendola a me.
Forse, non era stato solo sesso.
Mi sussurrò una vocina nella testa, ed io mi addormentai più confuso che mai, con una paura nella testa ed un’emozione indescrivibile nel cuore.



D-D-D-D-D-N-A!

Aloha, chicas c:
Oggi mi sono fissata con DNA, boh °-°
Anywaaay, siete ancora vive? HAHAHAHA
non ve lo aspettavate, vero? uu
nemmeno io HAHAHAHA
okay, state calme, respirate con me!
*respirate tutte come delle coglione lool*
okay, ricapitolando. 
ZaynCharlDiscoteca. SESSO.
asiuhfudf
secondo voi è stato solo sesso o amore? uu
via al televoto!
okay, torniamo serie.
AVETE VISTO? VI HO MESSO IL POV ZAYN! c':
aisfug *o*
avrete sicuramente notato che ho cambiato nick uu
ebbene si, ora sono _rollercoaster!
*capitan ovvio*
che ne dite, vi piace? uu io lo amo uiasgf
bene, non so più che dirvi se non...
me la lasciate una recensioncina? c: 
HAHAHAHAHAHA stop.
Questo è il mio account twittah,
questo il mio account facebook. c:
Un bacio,
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby

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Capitolo 17
*** Chapter sixteen. “Because she’s mine.” ***




The magic of Flowers;



Chapter sixteen.
“Because she’s mine.”

 
Pov Charlene.
 
Scostai infastidita le coperte, mi sentivo strana. La testa mi girava pericolosamente, e avevo un peso all’altezza dello stomaco. Il tipico post-sbronza, insomma. Sospirai stancamente, passandomi una mano sul volto. Aprii lentamente gli occhi, beandomi del calore tipico dei piumoni. Mi alzai facendo leva sulle braccia, e solo allora mi accorsi di essere completamente nuda. Sgranai gli occhi, e poi mi guardai spaventata al mio fianco, notando un Zayn completamente addormentato. Mi andò di traverso la saliva, e urlai spaventata. Che diavolo era successo quella notte?!
Zayn saltò in piedi spaventato, ed io mi coprii il volto con le mani, completamente rossa. Bé, diciamo che io non ero l’unica nuda in quella stanza.
«Dio Charl, che diavolo ti urli?!» Sibilò con tono lamentoso, ed io spalancai la bocca con aria scioccata.
«Zayn, tu… io… Cavolo Zayn, non so se te ne sei reso conto ma siamo completamente nudi, nello stesso letto!» Urlai in preda al nervosismo, e lui alzò un sopracciglio.
«Charl, tu... tu non ti ricordi nulla di ieri sera?» Mi chiese con un filo di voce, ed io potei giurare di aver visto una scia di delusione nei suoi occhi. Io scossi lentamente la testa, sempre più confusa. Deglutii a fatica, trattenendo sulla punta della lingua la fatidica domanda.
«Zayn, noi...?» Sussurrai e la mia voce si incrinò verso la fine della domanda, lasciandola in sospeso. Lui abbassò gli occhi, evitando in tutti i modi il contatto visivo. Cercai di ingoiare il groppo che mi si era formato in gola, mentre lui annuì lentamente. Sentii gli occhi inumidirsi, e l’orgoglio frantumarsi pezzo dopo pezzo.
«Zayn, io... io ero ubriaca, diamine! Come hai potuto farmi questo?» Urlai, e lui fissò lo sguardo oltre la finestra, serrando la mascella.
«Rispondimi, cazzo!» Continuai ad urlare, e lui, improvvisamente, si girò verso di me, fissando i suoi occhi nei miei. Un brivido mi corse sulla schiena a contatto con il suo sguardo pieno d’odio.
«Io ci ho provato, cazzo! Ci ho provato! Ma tu continuavi, insistevi! Io non volevo Charl, ma tu sei così fottutamente perfetta! Io… io non ce l’ho fatta, perdonami.» Urlò di rimando, ed io lo guardai con disprezzo.
«Sapevi che non era di questo che avevo bisogno. Ti sei approfittato di me, credevo che almeno tu mi avresti capita. Mi hai delusa, Zayn.» Sussurrai con voce rotta dal pianto, e cominciai a rivestirmi velocemente, mentre lui mi osservava, la sua mascella sempre più serrata. Una volta vestita, mi diressi velocemente fuori la stanza, sbattendomi la porta alle spalle. Mi asciugai le lacrime che mi stavano bagnando il viso, e continuai a camminare con passo svelto, diretta chissà dove.
Mi sentivo sporca, usata. Io avevo creduto in lui, nella sua amicizia, e lui mi aveva usata nel momento in cui non ero in me.
Una voce femminile mi distrasse dai miei pensieri, e mi girai nella direzione da cui proveniva. Vidi una ragazza dai capelli di un fucsia/violetto acceso, che urlava come una pazza mentre correva da un lato all’altro della strada gettando volantini a chiunque capitasse, rischiando di essere investita. Alzai un sopracciglio curiosa, notando che era infilata in un vestito da hot dog gigante –con tanto di maionese e ketchup disegnati sulla pancia-. Risi divertita da quella scena, e quando passai affianco a lei, mi guardò con un sorrisetto divertito dipinto sul volto.
«Ehi tu!» Urlò sbracciandosi nella mia direzione, ed io la guardai alzando un sopracciglio.
«Dici a me?» Le chiesi, e lei annuì affannandosi a prendere un volantino da una tasca del suo vestito da hot dog.
«Carino il costume.» Le dissi ridendo, mentre lei mi passava il volantino. Alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
«Non l’ho mica deciso io di infilarmi in questo coso gigante. Comunque, sono costretta a farlo altrimenti il mio capo non mi da la paga, perciò: Ucci ucci, sento odor di paninucci! Da dove vien questo odor di wrusterucci? Ma certo, dal panificio Kimblerucci! Sono buonucci, saporitucci ed economucci! Vieni a trovarci, siamo tutti impazientucci!» La guardai seria, trattenendo a stento una risata. Poi non ce la feci più, e le scoppiai a ridere in faccia. Lei mi guardò con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi, mentre io mi asciugavo le lacrime causate dalle troppe risate.
«Scusa, è-è… che… e-era… così…» Cercai di dire fra una risata e l’altra, ma non ne uscì nulla di sensato. La ragazza sospirò, sorridendo leggermente.
«Non preoccuparti, non sei la prima e nemmeno l’ultima. Comunque piacere, io sono Violet.» Disse porgendomi una mano, ed io gliela strinsi sorridendole.
«Charlene.» Risposi, e lei annuì.
«Allora Charlene, che ne dici di un caffè? Ho bisogno di una pausa» Disse buttandosi all’indietro il ciuffo viola. Io annuii, non mi avrebbe fatto male passare un po’ di tempo in compagnia. Soprattutto, non mi avrebbe fatto male dimenticare per un po’.
Violet mi sorrise radiosa, spostando poi la sua attenzione su un vecchietto che passeggiava tranquillamente in bicicletta. Si strofinò le mani, ridacchiando malefica e cominciò a correre in direzione del pover mal capitato. Il vecchio cominciò a pedalare più velocemente, con sguardo spaventato, ma Violet fu più veloce e saltò sul sellino di dietro, rischiando di far cadere entrambi.
«Ci faccia visita al panificio Klimberucci, sarà servito in modo impeccabile, glielo prometto! Gli faremo uno sconto, ma per favore, vada a quel fottuto panificio!» Continuava ad urlare, mentre il povero vecchietto sbandava a destra e sinistra cercando di riprendere l’equilibro.
«Scenda subito, o chiamo la polizia!» Urlò il vecchio, e Violet sbuffò saltando giù dal veicolo.
«Come siete pignolo! Il carma si vendicherà, non ti conviene trattarmi così! Sa quanto cavolo è pesante questo vestito? Sa quanto è umiliante andare in giro vestita da hot dog gigante? Ah? Lo sa?!» Continuò ad urlare la ragazza, nonostante il vecchietto era scappato via a tutta velocità.
Scossi la testa scioccata, per poi scoppiare a ridere –ancora una volta-. Violet tornò sbraitando, e poi sembrò ricordarsi della mia presenza. Mi sorrise allegra, sfilandosi l’enorme vestito, e poi si sistemò i capelli. Erano davvero belli, di un fucsia intenso, mischiato al viola. Lei era davvero bella.
Ci dirigemmo verso il primo bar dell’angolo, e ci prendemmo un caffè, parlando delle nostre vite, per conoscerci un po’.
Violet aveva appena finito gli studi, aveva studiato al linguistico come me, ed ora era in cerca di lavoro. Nel frattempo, lavorava in questo panificio come volantinaia, ed era costretta ad andare in giro con indosso quel costume ed a recitare quella cosa ridicola a tutti i passanti.
Era una ragazza davvero simpatica, era estroversa e le piaceva parlare, tanto.
«Allora, come va la tua vita sentimentale?» Mi chiese all’improvviso, ridestandomi dalla mia marea di pensieri. Io storsi la bocca in una smorfia di disappunto, cominciando a giocare con la tazzina del caffè.
«Il mio migliore amico è innamorato di me, e in questo momento mi odia perché io non ricambio, e ieri sera mi sono ubriacata ed ho fatto sesso con un ragazzo che fino a qualche giorno fa mi odiava. Oh, dimenticavo… viviamo tutti insieme. Quindi sarò costretta a vederli entrambi tutti i giorni.»
«Bella merda, eh?» Mi domandò lei, ed io annuii leggermente. Sospirai, per poi tornare a prestare attenzione al suo volto.
«E a te, come va?» Le chiesi, e lei sospirò pesantemente.
«Non va’… certo andare in giro vestita da hot dog gigante non aiuta affatto.» Borbotto, ed io risi.
«Se vuoi posso farti conoscere qualche ragazzo carino. Sai, dove abito io ce ne sono un bel po’ niente male.» Dissi facendole l’occhiolino, e lei ricambiò.
«Il biondo però ti conviene lasciarlo perdere, è follemente innamorato della mia migliore amica, e lei sarebbe capace di staccarti una tetta a morsi se solo provassi ad avvicinarti.» L’avvisai, e lei scoppiò a ridere.
Pagammo il conto e ci avviammo verso casa mia, io con le mani in tasca immersa nei miei pensieri, e lei che giocava con una sua ciocca viola.
Quando arrivammo, delle urla provenienti dall’interno dell’abitazione attirarono la mia attenzione. Aprii la porta confusa, e quello che vidi non fu certo piacevole. Al centro del salotto, Zayn e Louis si stavano prendendo a pugni, urlando frasi del tipo “Lei è mia, stronzo!” o “Tu non la ami, sei solo un puttaniere!”. Spalancai la bocca, guardandoli scandalizzata. Liam, Harry e Niall stavano tentando di separarli, mentre Zoey guardava la scena pietrificata dalla paura.
«Oh, basta!» Urlai buttandomi fra i due, e mi beccai un pugno sull’occhio da parte di Louis. Mi portai una mano sull’occhio, gemendo dal dolore, e subito altre urla ricominciarono a farsi spazio nel salone, solo che questa volta i due litigavano su chi era più coglione: se Louis che mi aveva appena tirato un cazzotto, o Zayn che gli aveva tirato un calcio nelle palle.
«Volete finirla, porca puttana?!» Urlai, e il silenzio scese nel salotto, mentre tutti mi guardavano silenziosi.
«Che diavolo sta succedendo qui?!» Continuai ad urlare, e un Louis con un occhio nero e gonfio ed il labbro spaccato mi guardò digrignando i denti.
«Succede che quel coglione di Zayn si ostina a dire che io non ti amo sul serio, mentre lui non sa un cazzo!» Sbraitò, e Zayn fece per avventarsi su di lui, ma fu prontamente bloccato da un Liam rosso per lo sforzo di trattenerlo.
«Perché è la verità, tu non la ami. Tu non puoi amarla!» Sibilò Zayn, e Louis lo guardò con sguardo feroce.
«Chi sei tu per decidere dei miei sentimenti?! Perché non potrei amarla?!» Urlò Louis, e Zayn gli si parò davanti con sguardo minaccioso.
«Perché lei è mia.» Sibilò, e tutti lo guardammo sconvolti. Che diavolo significava?
«Siete due stupidi, io non sono di nessuno, io non sono un oggetto.» Sibilai, prima di girarmi e correre fuori di casa, chiudendomi alle spalle quella situazione davvero problematica, che mi stava letteralmente mandando fuori di testa.
Li odiavo, li odiavo entrambi. Mi stavano facendo più male loro, che Jack quando mi ha completamente umiliata picchiandomi senza pudore.
E, ancora una volta, il problema principale di tutta quella storia, era l’amore.
L’unica domanda che riuscivo a pormi in quel momento era: Perché?
 
 
Pov Zayn.
 
 
Sentii la porta sbattere violentemente, e aguzzai le orecchie, sentendo poi la voce di Louis. Mi alzai dal letto, sospirando lentamente. Il momento era arrivato.
Scesi velocemente le scale, trovando Louis stravaccato sul divano, intento a guardare la tv.
«Louis.» Lo chiamai, e lui mi guardò curioso.
«Possiamo parlare?» Chiesi, e lui annuì sempre più confuso. Si alzò dal divano e mi fronteggiò, le mani sui fianchi e le gambe leggermente divaricate.
«Si?» Mi incitò a parlare, ed io sospirai nuovamente.
«Si tratta di… Charlene.» Dissi titubante, e la sua espressione subito cambiò. Assunse un’espressione dura, tagliente, ed io ebbi quasi l’impulso di tirarmi indietro.
«Che centra Charlene?» Mi chiese, ed io fissai il mio sguardo nel suo. “Forza, Zayn, puoi farcela.”
«Siamo andati a letto insieme.» “Ecco, bravo. Diretto, così ti voglio.” Mi pentii quasi subito della mia schiettezza, perché vidi il viso di Louis contrarsi in una smorfia alquanto arrabbiata, e poi si avventò su di me, cominciando a buttarmi cazzotti ovunque arrivasse il suo pugno. Mi allontanai spaventato, cercando di fermarlo, ma Louis era davvero scatenato.
«Sei un bastardo, un puttaniere!» Continuava ad urlare, ed io cominciai ad incazzarmi a mia volta.
«Ha parlato quello che mente persino a se stesso!» Sbottai, e lui si calmò per un attimo, fissando i suoi occhi nei miei, mentre io sentivo dolore dappertutto.
«Che vorresti dire?» Sibilò, ed io gli sorrisi strafottente.
«Che non è vero che sei innamorato di Charlene.» Lo provocai, e lui digrignò i denti.
«Sei un coglione, Malik!» Urlò, e ricominciò a darmi colpi. La mia rabbia si scatenò, e cominciai a ricambiare i colpi, mentre gli altri ragazzi correvano a separarci.
«Lei è mia, stronzo!» Urlai, e lui mi tirò un pungo dritto nelle mie parti basse. Mi piegai in due per il dolore, mandandogli tutte le maledizioni possibili.
«Io la amo, sei solo un puttaniere!» Urlò lui, e feci per tirargli un altro pugno, quando Harry mi bloccò le spalle. Sentimmo la porta sbattere, ma non ci girammo per vedere chi fosse entrato.
Feci per riprendere la scazzottata, quando qualcuno si mise in mezzo, urlando un “Oh, basta!” e mi accorsi che era Charlene, così fermai il mio pugno, ma Louis fu meno sveglio e glielo stampò dritto nell’occhio. Qualcosa montò dentro di me, e mi avventai sul moro.
Nessuno non doveva nemmeno permettersi di sfiorarla o di torcerle un capello.
«Volete finirla, porca puttana?!» Urlò la ragazza, e tutto si fermò. Anche il tempo parve fermarsi nel momento in cui i miei occhi incontrarono i suoi. Sentii un peso all’altezza dello stomaco: diamine, se era bellissima.
«Che diavolo sta succedendo qui?!» Continuò, ed io deglutii, guardando Louis. Era conciato davvero male.
«Succede che quel coglione di Zayn si ostina a dire che io non ti amo sul serio, mentre lui non sa un cazzo!» Sbraitò, ed io feci per avventarsi su di lui, ma fui bloccato da Liam che mi ringhiò di calmarmi nell’orecchio.
«Perché è la verità, tu non la ami. Tu non puoi amarla!» Sibilai, e Louis mi guardò con sguardo feroce.
«Chi sei tu per decidere dei miei sentimenti?! Perché non potrei amarla?!» Urlò Louis, ed io mi posizionai davanti a lui, fissandolo con sguardo minaccioso.
«Perché lei è mia.»  Sibilai senza rendermi conto di quello che stavo dicendo, e solo allora il mio stomaco si liberò da quel terribile peso.
Tutti mi guardarono sorpresi, ed io deglutii a disagio.
«Siete due stupidi, io non sono di nessuno, io non sono un oggetto.» Sibilò Charlene, ed io potei sentire il mio cuore sprofondare sempre più giù. Si girò di scatto, catapultandosi fuori dall’abitazione. Sospirai pesantemente, passandomi piano una mano sul volto dolorante.
Solo allora mi accorsi della presenza di una ragazza dai capelli di un fucsia intenso, che ci guardava a bocca aperta.
«Ciao.» La salutai freddo, senza avere la minima idea di chi fosse, e me ne andai in camera, con il cuore a pezzi ed un nuovo pensiero nella testa: io ero davvero innamorato di Charlene.






HOLAAAAAA CHICAS!

come va? uu SI, SONO ANCORA VIVA, YEEEP!
ahahah lo so, sono in un terribile riardo, but...
sono ancora quà, eeeh già uu lol
bé, questo capitolo... è un pò SPLAAASH (?)
sinceramente, a me fa cagare, fin troppo.
Ma quì arriva Violet, ed io AMO Violet asufgsu
della serie che io amo le scazzottate, e quindi non poteva non esserci
HAHAHAHAHA
bé? che ne pensate? uu
aspetto i vostri pareri, eh!
Ho dovuto rimettere il banner vecchio perchè
quello nuovo non me lo leggeva più cc
vabbuò, pazienza c:
AAAAAAH dimenticavo, l'altro giorno ho pubblicato la
mia prima OS ausdgua
vi andrebbe di andare a dare un'occhiata? uu
sotto trovate il banner <3
okay, è ora di andare a dormire °u° 
noche
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby

P.s. Violet non è altro che Jade Thirlwall (l'ho scritto bene? lol) delle Little Mix c:







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Capitolo 18
*** Chapter seventeen. “Sorry…” ***




The magic of Flowers;

 

Chapter seventeen.
“Sorry…”

 
Pov Violet.
 
Guardai leggermente a disagio i quattro ragazzi e la bionda, che ricambiavano il mio sguardo curiosi e storditi allo stesso tempo. La bionda sospirò, passandosi una mano sul volto e poi guardò il riccio.
«Zoey…» Iniziò quest’ultimo, ma la bionda lo zittì subito.
«No Harry, questa è una faccenda tra Louis, Zayn e Charl, io non posso mettermi in mezzo, e tantomeno posso fare qualcosa per sistemare la situazione. Charl ha bisogno di stare un po’ da sola, non di qualcuno che le dica cosa fare, comandandola come una marionetta.» Disse velocemente, e poi strinse la mano del biondo, che le sorrise rassicurante. Supposi che la bionda era Zoey, la migliore amica di cui mi aveva parlato Charlene quella mattina.
«Io vado.» Sibilò il ragazzo moro con gli occhi azzurri, che supposi fosse Louis. Si alzò di scatto, uscendo poi di corsa dalla porta d’ingresso.
Il ragazzo riccio guardò dispiaciuto la porta da cui poco prima era uscito l’amico, e poi sospirò.
«Bé, che ne dite di un bel tè?» Se ne uscì il ragazzo moro con i lineamenti dolci, e il biondo annuì entusiasta.
«Aspetta un attimo… ma tu chi sei?» Mi chiese quest’ultimo, ed io sorrisi sotto i baffi.
«Piacere, Violet. Un’amica di Charlene.» Mi presentai porgendogli la mano, e lui la strinse.
«Niall, e loro sono Zoey, la mia ragazza, -ed indicò la bionda-, Liam –il ragazzo con i lineamenti dolci-, Harry, -il riccio- e quello che è appena uscito era Louis, e il moro Zayn.» Mi presentò tutti, ed io sorrisi ad ognuno di loro.
«Oddio, i tuoi capelli sono troppo fighi.» Esclamò la bionda esaminando le mie ciocche viola, ed io risi.
«Vado a preparare il tè.» Disse Liam, prima di sparire in cucina.
«Allora, da quanto tempo vi conoscete tu e Charl?» Chiese Harry, ed io scrollai le spalle.
«Tre ora circa.» Dissi, e lui mi guardò con un sopracciglio inarcato.
«Ah… e come vi siete conosciute?» Chiese ancora.
«Io ero vestita da hot dog gigante e lei mi è capitata fra le mani, e non so come siamo finite in un bar a bere un caffè.» Spiegai, e lui annuì soprappensiero.
«Ragazzi, il tè.» Spuntò Liam con un vassoio pieno di tazze di tè. Presi la mia, e cominciai a sorseggiarlo, decisamente a disagio.
«Niall, ti prego… sii più umano.» Esclamò disgustata Zoey, guardando il biondo. In effetti, si era praticamente tuffato sulla tazzina e stava bevendo come uno che non vedeva il tè da chissà quanto tempo, ed era tutto sporco in faccia. Scoppiai a ridere, e con me gli altri.
«Ha parlato…» Si lamentò imbronciato Niall, riferendosi a Zoey, che effettivamente non era da meno. Pensai che erano fatti l’uno per l’altra, quei due.
«’Sta zitto, biondo tinto.» Ghignò in risposta Zoey, e lui le fece la linguaccia, prima di baciarla dolcemente.
«Vi prego, non in pubblico.» Esclamò disgustato Liam, ed io risi, cominciando a sentirmi più a mio agio. In fondo, non erano poi così male. Girai la testa, e notai che Harry, il riccio, mi stava osservando attentamente. Gli sorrisi, e lui ricambiò, mostrandomi due fossette adorabili.
Fu un attimo, e il mio sguardo si perse nel suo, color verde speranza. Non so per quanto tempo rimasi incantata nei suoi occhi, ma quando mi risvegliai, ebbi la certezza che qualcosa era successo, lì, nelle parti del mio cuore, perché ora batteva all’impazzata, e non accennava a calmarsi. Diamine, non lo conoscevo nemmeno!
 
 
Pov Charlene.
 
 
Quando rientrai a casa, erano le otto di sera, e tutto era immerso nel silenzio più assoluto. Niall e Zoey avevano lasciato un biglietto sulla porta, in cui ci avvisavano che erano usciti a cena, e che sarebbero tornati tardi. Di Harry, Liam e Violet non c’era nemmeno l’ombra. Mi sentii in colpa al pensiero della ragazza, che aveva assistito a tutto quel casino e alla fine era rimasta in casa con sei persone completamente sconosciute.
Entrai nel salotto, e vidi coloro che avevo più paura di incontrare in quel momento.
Louis e Zayn, erano entrambi seduti sul divano, uno da un lato, e uno dall’altro. Sospirai vedendo i loro volti sfigurati, concentrati ad osservare le venature del pavimento di legno. Mi avvicinai lentamente a loro, e mi sedetti in mezzo. L’aria sembrò diventare ancora più fendente di prima, ed entrambi sembrarono paralizzarsi.
Rimanemmo così, ognuno perso nel proprio silenzio, per più di un’ora. Poi, improvvisamente, Louis si alzò, incamminandosi verso la porta. Si infilò il giubbino, ed uscì nell’aria fredda di Londra, lasciando un piccolo vuoto nel mio cuore.
Cercai di trattenere una lacrima che lottava per uscire, sentendo improvvisamente la mancanza del mio migliore amico al mio fianco, e, quando quella lacrima ebbe la meglio su di me e cominciò a scorrere lentamente sul mio volto, una mano si intrecciò perfettamente con la mia, mandandomi una sicurezza ed una stabilità immane. Guardai con gli occhi appannati quella mano dalla pelle ambrata, e la strinsi più forte, cercando la forza di cui avevo bisogno.
«Scusa…» Sussurròquella voce, quella voce che mi provocava sempre dei brividi lungo la schiena, quella voce che fino a pochi minuti prima avevo odiato, ma che in quel momento agognavo come l’aria. Alzai il mio sguardo, spostandolo dalla sua mano al suo viso. Osservai le sue labbra piene, carnose, di un colore simile al caramello, per poi passare al suo naso, così perfetto. Infine, i miei occhi si piantarono nei suoi, in quegli occhi color caramello che la notte prima mi avevano fatta sognare. E ricordai, ricordai tutto di quella notte. Il modo in cui le sue mani avevano accarezzato il mio corpo, il modo in cui le sue labbra avevano baciato le mie, il modo in cui i suoi occhi avevano cercato i miei, il modo in cui la sua voce aveva reso speciale il mio nome, il modo in cui semplicemente mi aveva resa sua. E allora capii, capii che non aveva abusato del mio corpo, capii che non l’aveva fatto solo per semplice divertimento. Capii che io e Zayn, seppur non consapevolmente, quella notte, avevamo fatto l’amore. Non del sesso, non una semplice scopata da ubriachi, ma l’amore.
Strinsi la sua mano fra le mie, sorridendo beata, e lo trascinai con me in bagno, senza spiccicar parola. Lo feci sedere sul bordo della vasca, mentre lui mi guardava confuso. Lasciai la sua mano, ed andai a cercare il necessario per curare le sue ferite nello stipetto delle medicine. Presi il disinfettante e l’ovatta, e mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe, perdendomi ancora una volta nei suoi occhi, che mi guardavano confusi, ma innamorati. Perché si, io lo sapevo, lo avevo capito, Zayn era innamorato di me, ed io, nonostante tutto, avevo capito d’amarlo con tutta me stessa.
Bagnai l’ovatta con il disinfettante, e premetti delicatamente sul suo labbro spaccato. Lui strinse gli occhi, lamentandosi per il dolore, ed io gli strinsi una mano, infondendogli forza, proprio come aveva fatto lui poco prima. Poggiai ancora una volta l’ovatta sul suo labbro, e lui sorrise leggermente, poggiando la sua fronte contro la mia. Il mio respirò si mozzò quando il mio cervello registrò la poca lontananza dai nostri visi, e prima che potessi ragionare, lui mi tolse l’ovatta dalle mani, prese il mio viso fra le sue mani e poggio le sue labbra sulle mie. Sentii le labbra bagnarsi di lui, ed assaporai la sua saliva, il suo sapore. La mia lingua cominciò ad esplorare la sua bocca, in cerca della sua lingua, e lui le fece incontrare, cominciando così quella danza piena d’amore. Quello, fu il bacio più bello della mia vita, perché in quel momento, capii di essere amata sul serio. In quel momento capii che qualcuno mi desiderava più dell’aria, ed io, non potei fare altro che piangere, perché ero stata un ingenua. Avrei dovuto capirlo prima, Zayn mi amava, ed io ero sempre stata così ottusa da non capirlo. Lui era innamorato di me sin dal momento in cui mi vide la prima volta, lo avevamo sempre saputo, entrambi. Solo, avevamo bisogno di qualcosa che ce lo facesse capire.
«Perdonami, ti prego.» Sussurrò lui con voce rotta tra un bacio e l’altro, ed io scossi la testa, le guance inumidite dalle lacrime.
«Perdonami tu, perché non ho mai capito quanto ti amassi, nonostante il mio cuore mi ha sempre portata da te.» Sussurrai in risposta, prima di catturarlo in un altro bacio pieno di passione, di voglia di incontrarsi nuovamente.
Lui sorrise beato, prima di porgermi nuovamente il pezzo d’ovatta bagnato di disinfettante. Notai che era ridotto proprio male, e sicuramente doveva sentire un dolore cane.
Continuai a disinfettarlo con cura, mentre lui osservava ogni singolo dettaglio del mio volto.
«Cosa farai con Louis?» Mi chiese quando ebbi finito di disinfettare il tutto.
«Capirà. Se davvero mi vuole bene come dice –perché io lo so che non è amore quello che prova nei miei confronti-, capirà.» Dissi sicura, e lui annuì soprappensiero.
«Tieni, poggia questo sull’occhio. Deve farti un male cane…» Gli dissi porgendogli un impacco di ghiaccio, e lui fece come gli avevo detto, assumendo una smorfia dolorante.
Mi passai una mano sul volto stanco, mi sentivo a pezzi.
«Vieni quì…» Disse lui, aprendo le braccia in un chiaro invito ad immergermi in esse. Mi avvicinai a lui, stringendomi al suo petto, e sospirai pesantemente.
«E’ tutta colpa mia…» Sussurrai, e lui mi guardò corrucciato.
«No invece…» Mi contraddisse lui, ma io scossi la testa.
«Si che è colpa mia, Zayn. Se io non fossi mai venuta quì a Londra, se io fossi rimasta in Italia, fuori dalle vostre vite, tutto questo non sarebbe mai successo. Per colpa mia l’amicizia che c’era fra te e Louis è andata a puttane, e tutto sta cadendo a pezzi. Non posso permettere che tutto questo succeda, a causa mia.» Dissi strofinandomi le mani sul volto, ma lui le prese allontanandole da quest’ultimo, e mi guardò dritto negli occhi.
«Se tu fossi rimasta in Italia, io non ti avrei mai conosciuta, e avrei continuato a girare in tondo alla ricerca di qualcosa che non avrei mai trovato, e la mia vita sarebbe stata completamente vuota. Charl, sei tu quella che ho cercato per tutto questo tempo. Sei sempre stata tu!» Disse tutto d’un fiato, ed io lo baciai, bramosa di assaporare ancora una volta le sue labbra al sapor del miele.
«Ti amo.» Sussurrò, e mi baciò ancora.
«Ti amo.» Ripetei, e lo strinsi forte fra le mie braccia, con la convinzione che tutto quello di cui avevo bisogno, lo avevo fra le mie braccia. Ma, in un angolino del mio cuore, c’era la consapevolezza che la mia vita, sarebbe stata completamente inutile senza Louis, perché infondo, lui era sempre il mio migliore amico, ed io, non ero nulla senza di lui.  



DEAR JOO-O-OHN, I SEE IT ALL NOW THAT YOU'RE GOO-O-ONE

lol, in questo periodo mi sono fissata con Dear John di Taylor °-°
Vaaabbuò, ce li avete i fazzoletti, si? uu ahaha
ecco a voi il capitolo taaanto atteso :')
Si okay, lo so, fa cagare, ma comprendetemi cc
Tra gli scout, le feste natalizie e compagnia bella non
sono riuscita a scrivere niente di decente, perdonatemi D:
Poi, se ci mettiamo pure mia madre che continua ad illudermi
di un possibile viaggio a Londra... cc
Ce, secondo voi è normale che se ne viene da me, mi da cinque euro,
e dice "Possono sempre servire, non si sa mai mi viene una botta
di pazzia e ti porto all'aeroporto e ce ne andiamo insieme a vedere il Big Ben per due giorni"
oppure "Don't worry, da mo a Maggio (riferendosi al concerto dei Oned), ne deve passare di tempo!
chi te lo dice che non ci vai a 'sto concerto?"
e non è finita quà! ieri se ne viene e dice:
"Oh Rò, quand'è che fanno il concerto a Londra? Sai, non è una cattiva idea."
CE, QUESTA DONNA MI VUOLE MALE, PERCHE' IO LO SO CHE POI
NON FACCIAMO UN CAZZO çç
vabbè, tralasciando i miei drammi, avete passato bene il Natale? :')
Che regali avete ricevuto? uu
Io un cazzo, ma vabbuò. lol
No sul serio, l'unico regalo che ho ricevuto è quello che mi ha 
fatto la mia migliore amica, 50 Sfumature di Nero mlmlml *sguardo pervy* lol c':
A proposito, Buccia, lo so che stai leggendo.
MUOVITI A LEGGERE QUEL CAZZO DI LIBRO, VOGLIO 
LEGGERLO PURE IO
çç
trololol ti amo, eh.
ahaha okay, non sto bene, non so se l'avete notato D:
Anyway, il 25 o il 24 (non mi ricordo lol) ho pubblicato un'altra OS uu
Sotto trovate il banner di entrambe c:
Oddio, questo angolo sclero sta uscendo più lungo del capitolo AHAHAHAH
tutta colpa tua, madre.
Okay, ora mi ritiro c':
Questo è il mio account facebook,
questo è il mio account twitter,
e questo è il mio account ask c:
Potete contattarmi dove volete asfuih
Un bacio, e buon anno nuovo! c:

-Zia Roby









 

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Capitolo 19
*** Chapter eighteen. “Our little secret.” ***




The magic of Flowers;


*capitolo fottutamente rosso*


Chapter eighteen.
“Our little secret.”

 
Pov Charlene.
 
 
Un rumore stridulo e fastidioso mi fece svegliare di soprassalto. Cercai di capire da dove provenisse, ed infine capii che proveniva dalla finestra. Mi avvicinai lentamente, inarcando un sopracciglio, e quando fui vicina, riuscii a vedere due occhi color miele che mi osservavano divertiti dall’altro lato del vetro. Aprii di corsa la finestra, e Zayn entrò agilmente in camera.
«Ma che... Zayn Malik, si può sapere che diavolo ci facevi appeso alla mia finestra?!» Esclamai sbigottita, e lui ghignò.
«Sono venuto a trovare la mia ragazza.» Sussurrò prendendomi per i fianchi, ed io sentii il mio cuore perdere un battito al suono di quella parola.
«Ti sei per caso dimenticato che abitiamo nella stessa casa e che potevi tranquillamente entrare dalla porta, scimmia?» Chiesi ghignando, e lui poggiò la sua fronte contro la mia.
«I ragazzi avrebbero potuto vedermi.» Sussurrò nel buio della mia stanza, ed io lasciai un bacio all’angolo della sua bocca.
«Ah, si? E perché non dovrebbero vederti?» Chiesi provocatoria.
«Bé, perché questo è un nostro piccolo segreto.» Rispose ovvio, ed io gli sorrisi, spingendolo poi sul mio letto. Cominciai a baciarlo con passione, affondando la mia mano nei suoi capelli corvini. Lui ricambiò il bacio, poggiando le sue mani sui miei fianchi.
Ci staccammo solo quando rimanemmo entrambi senza fiato, e dopo avergli lasciato un ultimo bacio sul naso, spostai il mio peso da sopra il suo corpo a sotto le coperte, accanto a lui. Lo strinsi a me, assaporando quel momento di pace e serenità. Un lampo illuminò il cielo al di fuori della finestra, ed io e Zayn ci guardammo sorridendo.
«Mi sembra di aver già vissuto questa scena.» Sussurrò divertito, ed io risi.
«Mmh, forse.» Risposi, prima di baciarlo dolcemente. E, ancora una volta, mi addormentai beata fra le braccia di Zayn Malik, con l’unica differenza, che questa volta ero consapevole di amarlo alla follia.
 
 
Quando mi svegliai la mattina dopo, il posto accanto a me era vuoto, se non per un biglietto poggiato sul cuscino. Lo presi curiosa, e lessi cosa c’era scritto.
 
Quando ti sveglierai, non mi troverai al tuo fianco. Non preoccuparti, semplicemente non volevo rischiare che gli altri scoprissero il “nostro piccolo segreto”.
Buongiorno, scimmia. Ti amo.
-Zayn
 
Sorrisi euforica, e saltai giù dal letto. Corsi in bagno a sciacquarmi il viso e scesi di corsa le scale.
«Buongiorno!» Urlai euforica, entrando in cucina. I ragazzi e Zoey mi guardarono tutti sbalorditi, tutti tranne Zayn che rideva sotto i baffi.
«Ti vedo euforica stamattina.» Constatò Liam, ed io gli sorrisi.
«Mi sono svegliata nel verso giusto.» Ribattei, prendendo una ciotola ed il cartone del latte. Mi sedetti a tavola, fra Niall e Zayn –quest’ultimo mi rivolse un sorriso malizioso, che io ricambiai con un occhiolino cercando di non farmi notare dagli altri-.
«Allora, che si fa oggi?» Chiesi gustandomi la mia colazione.
«Bé, non c’è scuola dato che siamo nelle festività Natalizie, quindi possiamo fare quello che vogliamo.»
«Che ne dite dell’Hyde Park? Così magari chiamo anche Violet e ci incontriamo lì.» Propose Harry, ed io quasi mi strozzai con la mia stessa saliva, e Zayn mi diede dei colpetti dietro la schiena per farmi ripetere.
«Hyde Park?» Sibilai. Diciamo che non avevo un bel ricordo di quel posto.
«Si, perché?» Mi chiese confuso Harry, ed io guardai di sottecchi Louis, che stava giocando in modo nervoso con un cucchiaio.
«Io… ecco… non sarebbe meglio… che ne so, farci qualche giro per i negozi? Avrei bisogno di comprare un po’ di roba nuova!» Inventai al momento, ed i ragazzi mi guardarono inarcando un sopracciglio.
«Scusate, io ho un appuntamento. Ci si vede.» Se ne uscì Louis, alzandosi di scatto con uno sguardo leggermente arrabbiato, e se ne andò senza nemmeno aspettare una risposta.
«Ma che gli è preso?» Chiese confuso Niall, ed io sospirai.
«L’Hyde Park è il posto in cui si è dichiarato e… e mi ha baciata.» Spiegai con voce tremante. Ricordare faceva male.
«Cosa? Vi siete baciati?!» Urlò Zayn, ed io sbiancai.
«Si, cioè… no! Lui mi ha baciata!» Cercai di giustificarmi, ma Zayn non accennava a rilassare la mascella contratta.
«Zayn, è passato, okay?» Dissi decisa, e lui sospirò passandosi una mano sul volto.
«Si, scusa. E’ che… mi da terribilmente fastidio il pensiero che lui abbia toccato le tue labbra.» Sussurrò leggermente rosso viso, ed io gli sorrisi rassicurante.
«Ehm... uno di voi due potrebbe gentilmente spiegarci che sta succedendo?» Chiese Zoey, ed io guardai i ragazzi rossa in volto. Che coglioni, ci eravamo completamente dimenticati della loro presenza. Guardai Zayn esasperata, e lui trattenne a stento una risata.
«Noi, ecco...» Tentai a disagio, ma le parole mi rimasero incastrate in gola.
«...stiamo insieme.» Concluse per me Zayn, stringendo una mia mano nella sua, inondandomi di quel calore così piacevole. Sorrisi leggermente. I ragazzi ci guardavano con sguardo sbalordito, ed il silenzio si prolungò per circa cinque minuti, ed io ero sempre più a disagio con tutti quegli sguardi puntati addosso.
«Ma è fantastico!» Urlò Harry, e la tensione si sciolse all’improvviso. Tutti cominciarono a congratularsi con noi, ed io guardai sbalordita e allo stesso tempo divertita Zayn, che rideva mentre ringraziava i suoi amici.
«Ora però vogliamo un bacio!» Esclamò Niall, ed io lo trucidai con lo sguardo. Non ebbi il tempo di ribattere che Zayn mi aveva già preso il volto fra le mani, fissando i suoi occhi nei miei. Poggiò le sue labbra sulle mie, ed ancora una volta quel calore che sapeva tanto d’amore mi invase il corpo. Mi aggrappai con le dita ai suoi capelli corvini, sorridendo mentre lui giocava con la mia lingua. Ci staccammo, e solo dopo essermi ripresa notai gli sguardi maliziosi che ci stavano lanciando i nostri amici. Alzai gli occhi al cielo, scuotendo esasperata la testa. Erano sempre i soliti!
Finimmo velocemente la colazione, e, dopo aver sciacquato le tazze dei ragazzi con l’aiuto di Zoey, mi avviai in camera mia, nell’intento di prepararmi.
Feci per prendere un maglione dall’armadio, ma qualcuno mi bloccò avvolgendo le braccia attorno al mio bacino e tirandomi indietro. Sussultai spaventata prima di notare le mani dalla pelle scura di Zayn, e sospirai tranquilla.
«Mi hai fatta spaventare.» Dissi ridendo, e lui mi baciò il collo, provocandomi una scia di brividi lungo la schiena.
«Sei sicura di voler uscire?» Mi chiese lui continuando a baciarmi sotto l’orecchio, ed io repressi l’ennesimo brivido.
«Non ti va?» Cercai di dire con voce stabile, cosa che naturalmente non mi riuscì.
«Mmh.» Mormorò sfiorandomi con il naso tutta la lunghezza del collo, per poi passare alla mascella.
«E cosa vorresti fare?» Chiesi ancora, e lui ghignò leggermente.
«Stare con te. Da soli.» Sussurrò nel mio orecchio, accarezzando la mia coscia al di sotto della felpa che portavo come pigiama. Maledizione a me ed al mio vizio di dormire senza pantaloni. Cercai di ignorare il groppo che mi si era formato in gola, e mi girai a guardarlo negli occhi, ma il mio sguardo fu catturato dalle sue labbra fin troppo vicine: riuscivo a sentire il suo fiato infrangersi sul mio viso.
«Chiudi la porta a chiave.» Sussurrai prima di sfiorare le sue labbra con le mie, e lui mi obbedì all’istante, urlando un frettoloso “Noi rimaniamo qui” ai ragazzi. Poggiò avido le sue labbra sulle mie, spingendomi verso il letto. Mi aggrappai alla sua camicia e mi buttai sul materasso di schiena, tirandolo con me. Ci staccammo per riprendere fiato, ed io gli sbottonai la camicia, mentre lui continuava a lasciarmi una lunga scia di baci lungo il collo.
Gli sfilai l’indumento, e lui fece lo stesso con la felpa. Poggiai nuovamente le mie labbra sulle sue, mordendogli il labbro inferiore, avida del suo contatto.
Lui mi massaggiò una coscia, ed io chiusi gli occhi godendo di quel brivido che era corso lungo la mia schiena. Capovolsi la situazione, e lo schiacciai contro il materasso con il mio peso. Lui rise divertito, ed io gli sorrisi maliziosa. Imitai i suoi gesti, prendendo a baciarlo lungo il collo, prima di passare sul suo petto. Era la perfezione quel ragazzo. Arrivai alla base del cavallo, e ci lasciai un bacio delicato, mentre lui tratteneva un gemito. Gli slacciai la cintura, e lasciai scivolare lentamente i suoi jeans lungo le sue gambe, con il suo aiuto.
Gli baciai le labbra premendo il mio bacino sul suo, e lui mi morse un labbro, stringendomi i fianchi. Lui si sfilò i boxer neri, ed io portai una mano sulla sua intimità e cominciai ad accarezzarla lentamente, e lui si lascio sfuggire un gemito. Aumentai il ritmo, e lui chiuse gli occhi annegando nel piacere.
«Charl.» Sussurrò, ed io mi avventai sulle sue labbra. Lui capovolse ancora una volta la situazione, e sentii la sua intimità premere nel mio interno coscia, procurandomi l’ennesimo brivido.
«Diamine, ti amo.» Mi lasciai sfuggire mentre lui mi slacciava il reggiseno, mordendo leggermente i miei capezzoli.
«Non sono mai stato così felice in vita mia. Ti amo anch’io, Charlene.» Sussurrò lui in risposta, ed io mi sfilai velocemente le mutande, avida di sentirlo in me.
Mi aggrappai con le unghie alla sua schiena, spingendo il mio bacino contro il suo e lui parve capire. Entrò in me con una delicatezza immane, ed io strinsi la presa sulle sue spalle, graffiandole leggermente. Prese a spingere sempre più forte, mentre entrambi cercavano di trattenere dei gemiti.
«Voglio sentirti.» Sussurrò spingendo più forte, ed il primo gemito sfuggì dal mio controllo, e lui mi imitò.
«Zayn.» Urlai, e lui chiuse gli occhi, evidentemente estasiato dal suono della mia voce in balia dell’eccitazione.
«Charlene!» Urlò anche lui, ed entrambi venimmo. Si buttò sfinito al mio fianco, lasciando scontrare i nostri nasi. Mi sorrise fissando i suoi occhi nei miei, mentre i petti di entrambi si alzavano e si abbassavano sempre più lentamente. E fu così che ci addormentammo, l’uno fra le braccia dell’altra.

 


OMMALLE' SIMPALLA' PESCE SPADA E BACCALA'!

Okay, quà il pesce spada ce sta veramente HAAHAHAHAH
Ebbene si, è successo ancora.
Ceh, amatemi HAHAHAHA
lo so, è uscito una merda, ma accontentatevi èé
E ZAYN E CHARL FANNO SEEEEESSO.
E LOUIS SI E' INCAZZAAAAAAAATO.
okay, la finisco ee
anyway, 'sti due so troppo dolci c':
ma godetevi questi ultimi momenti di pace, 
presto cambierà tutto uu muahahah
MA TIPO CHE DEVO DARVI UNA NOTIZIA SAUIFDG?
ebbene si, forse pubblico un libro c':
ceh, sono troppo contenta sauggdf
per ora ho scritto solo il prologo, il primo ed il secondo capitolo c':
si chiama Le stelle dicevano così.
Pregate per me che qualche casa editrice di buon animo accetti questa merda c':
HAHAHAHAHAHA
vabbuò, io mi dileguo èé
un besssos (?)

-Zia Roby

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Capitolo 20
*** Chapter nineteen. “Louis, please.” ***


The magic of Flowers;



Chapter nineteen.
“Louis, please.”

 

Pov Charlene.
  
Mi sistemai meglio sul letto, stringendomi di più al corpo del ragazzo sdraiato accanto a me, in cerca di calore. Era la tipica domenica passiva, una di quelle giornate in cui non si fa niente per tutto il tempo, tranne che starsene sdraiati sul divano o sul letto, appunto a fare niente.
Ed era proprio quello che stavamo facendo io e Zayn: eravamo sdraiati sul mio letto da più di due ore, i nostri sguardi persi nel vuoto.
«Ehi, e questo cos’è?» Chiese all’improvviso Zayn, prendendo un libro in mano. O meglio, il libro. Lo conoscevo a memoria, parola per parola, ed era il mio libro preferito da quando avevo più o meno otto anni.
«Un libro forse?» Risposi ironica, e il ragazzo ridacchiò. Aprì una pagina a caso, ed il mio sguardo cadde su una frase sottolineata da me molto tempo prima. Sorrisi leggermente.
«“E se un giorno ti ferirà, gridagli America. Gli ricorderai che un tempo siete Stati Uniti, e che l’amore non si Usa.”» Lessi sussurrando, e lui fissò il suo sguardo nel mio.
«L’unica cosa che mi dovrai mai urlare tu è “ti amo”.» Sussurrò lasciandomi un dolce bacio sulle labbra, ed io sorrisi leggermente.
«Ti amo.» Dissi semplicemente, e lui mi strinse al suo petto.
La stanza cadde nuovamente in un profondo silenzio, interrotto solo dai nostri respiri regolari.
«Zayn, pensi che dovrei provare a chiarire con Louis? Voglio dire, è il mio migliore amico…» Gli chiesi incerta, e lui sospirò soprappensiero.
«Si, direi di si.» Disse infine, con tono rassegnato, ed io gli sorrisi felice, ma mio malgrado insicura di come sarebbe andata a finire quella storia.
Mi alzai traballante dal letto, lo sguardo fisso sulla porta. Mi avvicinai incerta, prima di abbassare lentamente la maniglia. Diedi un ultimo sguardo a Zayn, che ora mi osservava pensieroso, prima di voltarmi e dirigermi verso la camera del mio ex migliore amico, pronta a dare una svolta a quella faccenda.
 
Pov Louis.
 
 
Ero comodamente sdraiato sul mio letto, i pensieri altrove, quando sentii bussare timidamente alla mia porta. Sussurrai un “Avanti” strascicato, decisamente poco interessato al visitatore.
Quando però vidi chi era il proprietario di quel tocco timido e impacciato contro la porta, scattai in piedi, mentre il cuore prese a battere freneticamente.
«C-ciao…» Sussurrò Charlene, soffermando il suo sguardo sui lividi ancora leggermente evidenti sul mio viso, frutto della mia scazzottata con il Pakistano.
«Ciao.» Risposi cercando di assumere un tono freddo, cosa che non mi riusciva facilmente nei suoi confronti. Passarono circa dieci minuti immersi nel silenzio prima che uno dei due aprisse bocca.
«Louis, io…» Tentò di iniziare lei, ma io la bloccai subito.
«Se sei venuta qui per raccontarmi l’ennesima stronzata, puoi anche uscire così come sei entrata.» Le dissi freddo, e all’improvviso il suo sguardo cambiò radicalmente. Non era più dolce ed insicuro, ma freddo, e probabilmente era anche parecchio infastidito. Ecco, riuscivo a leggere il suo stato d’animo solo guardandola negli occhi. Perché diavolo era andata a finire così?!
«Sono venuta qui per sistemare questa situazione del cazzo, quindi sta’ zitto, ascoltami e non interrompermi.» Mi disse con voce decisa, ed io sospirai sedendomi sul mio letto.
«Louis, -riprese con voce nuovamente traballante- io e Zayn stiamo insieme.» Disse portando il suo sguardo altrove, lontano dal mio. Ed io sentii come se qualcosa mi si stesse bruciando dentro, nelle parti del cuore. Non ne sarebbe rimasto altro che cenere.
«Louis, è così che doveva andare.» Disse decisa dopo attimi infiniti di silenzio.
«No, per l’amor di Dio, no! Non era affatto così che doveva andare a finire! Altrimenti su quel foglio che ti hanno distribuito a scuola mesi fa, ci sarebbe stato il suo nome, e non il mio! In quelle lettere, ci sarebbe stato il suo cuore, la sua anima, il suo amore, non il mio! E a quell’aeroporto ci sarebbero stati i suoi occhi ansiosi, il suo battito cardiaco frenetico, le sue braccia ad aspettarti, non le mie! Non era assolutamente così che doveva andare!» Sbottai lasciando che le lacrime mi rigassero il volto, ancora una volta, facendo compagnia alle sue che ora scorrevano veloci sulle sue guance.
«Io lo amo.» Sussurrò debolmente, scossa dai singhiozzi, ed io digrignai i denti furioso.
«Anche io ti amo.» Risposi duro, pentendomi quasi subito di quello che avevo detto.
Le sue ginocchia cedettero facendola rovinare a terra, il viso sepolto nelle sue mani umide delle sue lacrime. Il cuore –o i suoi resti- mi si strinse nel petto a vederla in quello stato, a causa mia.
«Louis, ti prego... sei il mio migliore amico.» Mi implorò, ma io distolsi lo sguardo, mentre il mio respiro diventava irregolare.
«Mi dispiace Charlene, è troppo tardi per essere semplici amici.» Le sussurrai deciso in un orecchio, prima di correre via, lontano da quella stanza, lontano da quella casa, lontano da Zayn, ma soprattutto, lontano dalla mia Charlene.
 
Pov Zayn.
 
Calciai per l’ennesima volta la piccola pietrolina lungo la strada, immerso nei miei pensieri. Ero uscito poco dopo che Charl era entrata nella stanza di Louis, quindi non avevo sentito nulla della loro conversazione, se non qualche tentativo di lei di farsi ascoltare. Poi mi ero sentito troppo debole, ed ero corso via, immergendomi nel sole di quella domenica mattina.
Erano più o meno una ventina di minuti che camminavo senza sosta, e senza una meta precisa. Prima che potessi calciare ancora una volta la piccola pietrolina mal capitata, qualcuno mi picchiettò sulla spalla. Mi girai confuso, guardando il ragazzo che mi si era presentato davanti con un chiaro punto di domanda sul volto. Non lo conoscevo affatto, non l’avevo mai visto in vita mia.
«Tu devi essere Zayn Malik.» Disse con un ghigno sul volto, ed io annuii incerto, stando sulle mie.
«Bé, allora ho qualcosa da dirti che credo potrebbe interessarti molto.» Ghignò pronunciando quella frase, ed io inarcai un sopracciglio confuso.
«Sulla tua Charlene.» Aggiunse poi, ed io mi feci subito più attento, guardandolo con occhi di ghiaccio.
«E tu chi saresti?» Gli chiesi diffidente, e lui ghignò ancora una volta. Avrei voluto prenderglielo a punti quel ghigno odioso.
«Jack, Jack Thurder. Ed ora vieni con me, ciò che ho da dirti ti interesserà davvero molto, credimi.» Disse con un tono che non ammetteva repliche.
Annuii leggermente, e lo seguii lungo un viale stretto, decisamente in ansia per quello che mi avrebbe detto di lì a poco.



CHIEDO UMILMENTE PERDONO, POTETE MANDARMI ALL'ERGASTOLO SE VOLETE!

Cioè, sono davvero uno schifo. 
TRE MESI.
Ho fatto passare quasi TRE MESI prima di aggiornare questo
schifo di storia.
Voi lettrici siete libere di uccidermi con le vostre stesse mani,
me lo merito çç
Proverò a farmi perdonare, in ogni modo. :')
E' inutile che vi spieghi cosa mi è successo, posso riassumerlo in
tre semplici parole:
blocco dello scrittore.
A dire il vero ci aggiungerei anche un "grave", ma vabbè, son dettagli :')
Quindi vi chiedo umilmente perdono, davvero cc
e spero solo che sia rimasto qualcuno a leggere questa cacchetta D:
Anyway, passiamo al capitolo (anch'esso schifoso, ma son dettagli OuO)
la situazione con Louis sembra peggiorare sempre di più.. :/
voi che ne pensate? Secondo voi torneranno ad essere amici (o qualcosa di più)?
e come vedete la coppia Zarlene? io la amo skdhghfjh
okay si, so che io dovrei essere neutrale, come la Svizzera,
ma è più forte di me. c':
Anyway, quel nome alla fine vi ricorda qualcuuuuno? uu
Credo di si, dài. Lo avete odiato fino allo sfinimento quel tizio :c
AHAHAHAHAHAHAHA
si, anche io lo odio.
E ne combinerà ancora tante, ma davvero taaaaante (?)
Ora, vi ricordate che qualche capitolo fa Charl ha parlato di Jack a Zayn,
senza però fare il suo nome? (fuori dall'aula di letteratura se vi può aiutare)
ecco, appunto. Non gli ha detto il suo nome, 
quindi Zayn non può sapere che Jack è il ragazzo che ha 
sverginato (?), tradito, picchiato e umiliato la sua Charl.
SONO APERTE LE VOTAZIONI.
Secondo voi cosa succederà? OuO
TA TA TA TAAAA (pubblicità)
#feellikeBaz
OKAY, STO SCLERANDO TROPPO. 
QUEST'ANGOLO SCLERO E' PIU' LUNGO DEL CAPITOLO STESSO AHAHAHAHA
beeene, lasciatemi qualche recensioncina, pls. :c 
e rispondete alle mie domande èé
AH, DIMENTICAVO:
da poco ho iniziato una nuova ff c:
sotto vi lascio il banner!
un besossss,
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby
*che burlona dehehehe*











Ecco la ff:
(passate, pls. cc Non se la caga nessuno :c lool)

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Capitolo 21
*** Chapter twenty. “America.” ***




The magic of Flowers;



Chapter twenty.
“America.”

 
Pov Harry.

 
Rigirai ansioso il cellulare fra le mani, attendendo impaziente quel messaggio. Osservai nervoso per l’ennesima volta il messaggio in cima alla lista dei messaggi inviati, mangiucchiandomi le unghie ormai inesistenti.
 
Ehi Violet, sono Harry. Ti volevo chiedere se ti andava di uscire stasera… solo io e te, intendo. Se non ti va non è un problema! A presto.

-Hazza. x

 
 
Sospirai sconfitto quando scoccò l’ennesimo minuto, cinque per l’esattezza da quando avevo inviato il messaggio. Lasciai cadere le spalle deluso, ormai convinto che non sarebbe arrivata alcuna risposta. Stavo per poggiare il cellulare sul tavolo, quando quest’ultimo vibrò, mandando in tilt il mio battito cardiaco.
Presi tremante il cellulare, osservando lo schermo su cui lampeggiava luminosa la scritta:
 
1 Nuovo Messaggio.
Da: Violet.
 
Lo aprii insicuro, mentre il cuore continuava a battere frenetico, e lessi il messaggio con il respiro mozzato.

 
Ehi riccio, certo che mi va! Allora a stasera? ;)
 

-Violet. X

 
 
Cominciai ad esultare saltando per tutta la casa, con il cuore pieno di gioia. L’avrei portata in un posto speciale, le avrei fatto passare una serata indimenticabile, le avrei fatto scoprire il vero Harry Styles. Perché in cuor mio lo sapevo, sapevo che lei era quella giusta sin dal primo momento che i miei occhi avevano incrociato i suoi, ed avrei fatto di tutto per conquistarla.
 

Certo, ti passo a prendere io alle sette. A stasera!
 

-Hazza. x

 
Pov Charlene.
 
 
Sbuffai entrando in cucina, gli occhi ancora chiusi per il sonno. Erano le sette e dieci del mattino, ed io non avevo nessuna voglia di stare in piedi, ma la mia mente mi aveva costretta ad abbandonare il mio sonno perché fin troppo attiva.
Trovai un Louis assorto nel rigirare il cucchiaio nella tazza del latte, gli occhi vuoti persi nel liquido bianco, e Liam che mangiucchiava pensieroso una barretta al cioccolato.
«’Giorno.» Salutai Liam con un bacio sulla guancia, ignorando Louis che sembrò non accorgersi nemmeno della mia presenza.
«Ehilà, come mai già sveglia?» Mi chiese Liam, ed io scrollai le spalle.
«Non ho chiuso occhio tutta la notte.» Risposi semplicemente, e Liam annuì comprensivo. Mi sedetti a capotavola, al lato opposto di Louis, e versai un po’ di latte nella mia tazza.
«Mi passi i cereali, per favore?» Chiesi a Louis senza rendermene conto, e lui alzò incerto il suo sguardo di ghiaccio, piantandolo nel mio. Un silenzio imbarazzante cadde nella stanza.
Louis mi passò la scatola senza dire una parola, ed io versai una manciata di cereali nel latte, rossa per l’imbarazzo.
«Liam, hai visto Zayn? Stanotte non è tornato a casa.» Chiesi preoccupata al ragazzo, che scosse la testa confuso.
«Che vuol dire che non è tornato a casa?» Mi chiese preoccupato, ed io scrollai le spalle sempre più confusa.
«L’ho aspettato sveglia fino a notte tarda, ma non è rientrato. Stamattina non era nemmeno nella sua stanza.» Risposi cominciando ad agitarmi sul serio, e lui mi guardò con un sopracciglio inarcato. Prese al volo il cellulare e compose il numero del moro, ma il telefono squillò a vuoto. Il mio cuore perse un battito. E se gli era successo qualcosa?
«E’ staccato.» Mi informò Liam, ed io lo guardai preoccupata. Mi alzai di scatto e mi infilai in fretta il giubbino.
«Dove stai andando?!» Mi chiese Liam, ed io posai il mio sguardo preoccupato nel suo ansioso.
«A cercare il mio ragazzo.» Risposi decisa, e lui sgranò gli occhi.
«Cosa?! Ma sono le sette e mezza di mattina, non puoi andare in giro da sola!» Esclamò alzando le braccia al cielo, ed io sbuffai.
«L’accompagno io.» Disse improvvisamente Louis, sorprendendo me e Liam. Ed eccolo di nuovo, quel silenzio imbarazzante.
«O-okay…» Rispose confuso Liam, ed io feci cenno a Louis di muoversi. Si infilò il giubbino ed uscimmo nell’aria fredda di Londra. Come al solito un’umidità fastidiosa aleggiava nell’aria, appiccicandomi i capelli sulla fronte. Me li scostai infastidita.
«Da dove iniziamo?» Mi chiese Louis, ed io pensai freneticamente ad un posto dove avrei potuto trovare Zayn.
«Al parco?» Proposi incerta, e lui scrollò le spalle. Cominciammo a camminare in direzione del parco dietro casa, ognuno perso nel suo silenzio. Mi feci più vigile quando arrivammo davanti al piccolo spiazzo verde, ma il mio cuore perse un battito quando notai che non c’era nemmeno l’ombra di Zayn. Sospirai scoraggiata.
«Qui non c’è...» Risposi con voce ansiosa.
«Potremmo andare a vedere allo Starbucks di fronte casa…» Propose lui, ed io annuii con vigore. Presi a camminare velocemente verso la caffetteria, con il cuore che mi martellava nelle tempie. Entrai spingendo con vigore la porta, vagai con lo sguardo lungo tutti i tavoli dello Starbucks, ma niente, Zayn non era nemmeno lì.
«Dio santo, dove diavolo si è cacciato?!» Esclamai esasperata portandomi le mani nei capelli. Presi a respirare velocemente.
«Dài, stai calma. Vedrai che lo troveremo.» Mi consolò Louis sentendosi a disagio, ed io scossi la testa sconsolata.
«Non ho la più pallida idea di dove possa essere.» Ammisi trattenendo le lacrime dovute al nervosismo, e Louis sospirò, prima di sgranare gli occhi mentre un’idea faceva capolino nella sua mente.
«Potremmo vedere al bar a due isolati da qui!» Esclamò, ed io annuii ormai pronta ad andare pure dall’altro lato della città, pur di trovarlo. Tornai sulla strada, questa volta correndo, mentre Louis mi teneva a fatica il passo. Arrivammo al bar dopo circa dieci minuti di corsa, ed io aprii la porta con il respiro affannato. E sorrisi felice quando vidi la figura massiccia del moro appoggiata al bancone del bar, gli occhi chiusi ed il respiro tranquillo. Si era addormentato, si era addormentato al bar.
«Oddio, Zayn!» Esclamai buttandomi su di lui, e lo strinsi forte al mio petto. Subito un forte odore di alcol mi colpì il naso, facendomelo storcere infastidita.
«Ahh, Charrrrlene!» Mugugnò Zayn, strascicando le parole. Era decisamente ubriaco.
«Zayn, ma… quanto cavolo hai bevuto?!» Esclamai notando una quindicina di bicchieri vuoti posti sul bancone, davanti al ragazzo. Lui ridacchiò ragionando ben poco.
«Giusto un pppo’.» Mugugnò ancora, ed io lo guardai arrabbiata.
«Mi spieghi che diavolo ti è passato per quella testa di merda che ti ritrovi? Ho passato tutta la notte in piedi ad aspettarti, tutta la notte! E stamattina mi sono preoccupata a morte quando non ti ho visto nel tuo letto, e ti ho cercato per tutto il quartiere! Mi hai fatto quasi venire un infarto, idiota!» Cominciai ad urlare, e lui mi guardò stordito, capendo solo la metà delle mie parole.
«Che cazzo ti urli, eh?! Lasciami in pace, è solo a causa tua se ora mi ritrovo in questo stato!» Sbraitò, ed io lo guardai ferita. Qualcosa era successo, qualcosa lo aveva cambiato quella notte. Non avrei mai pensato che si sarebbe mai rivolto in quel modo alla sottoscritta.
«Zayn, sei ubriaco, non ragioni. Ora torniamo a casa, e quando riuscirai a ragionare lucidamente faremo i conti.» Dissi fredda, e portai un suo braccio sulla mia spalla. Lo aiutai ad alzarsi, e lo trascinai a casa con l’aiuto di Louis, ora più silenzioso di prima.
Quando arrivammo a casa, aprii furiosa la porta e lo trascinai al piano di sopra, nella sua stanza. Lo aiutai a stendersi sul suo letto, prima di andarmene sbattendo i piedi a terra e chiudendomi la porta della sua stanza alle spalle.
Mi chiusi a chiave nella mia stanza, meditando su quello che era appena accaduto. Ed una strana sensazione di angoscia e paura prese a farsi spazio nella mia mente: Zayn aveva qualcosa da dirmi, qualcosa di molto grave, qualcosa che avrebbe stravolto completamente la situazione.
 
 
 
 
 
Erano le sei del pomeriggio quando uscii dalla mia stanza, e delle occhiaie tremendi mi solcavano il viso, rendendolo ancora più orribile del solito. Scesi al piano di sotto, e trovai Liam, Niall e Harry intenti a cucinare chissà cosa fra risate e battutine, mentre Louis se ne stava appoggiato al muro, giocando con il cellulare, e Zayn era seduto sul divano, lo sguardo fisso sulla tv. C’era un unico particolare decisamente inquietante: la tv era spenta.
«Bentornata fra noi vivi.» Mi salutò ironico Niall, ed io ridacchiai leggermente. Zayn si girò di scatto, e si alzò correndo goffamente nella mia direzione.
«Charl, io…» Iniziò, ma io lo bloccai con un cenno della mano.
«Zayn, dobbiamo parlare… da soli.» Sussurrai, e lui annuì desolato.
Lo guidai nel cortile della villetta, ed aprii il cancello, posizionandomi sul marciapiede. Lui si fermò davanti a me.
«Zayn, perché… perché mi hai detto quelle cose orribili, al bar?» Gli chiesi con voce rotta, e lui spostò il suo sguardo sul marciapiede. Passarono alcuni minuti infiniti di silenzio, prima che lui lo rompesse con voce instabile.
«Charl, io… io non ti amo, non più. O forse non ti ho mai amata. Non voglio continuare con questa sceneggiata, rischierei di ferirti ancora di più, ed è davvero l’ultima cosa che vorrei.» Sussurrò tutto d’un fiato, ed io sentii la terra crollarmi sotto i piedi. Non era possibile, non poteva essere. Non poteva dire sul serio.
Il respiro si bloccò, il cuore cominciò a battere freneticamente e la vista si appannò. E di nuovo cadde quel silenzio opprimente, mentre le lacrime cominciavano a scendermi lungo le guance, sempre più numerose e colme di dolore.
«Charl ti prego, dì qualcosa.» Mi implorò lui con gli occhi rossi, ed io scossi la testa mentre i singhiozzi mi scuotevano il petto. Feci un passò all’indietro.
«Charl…» Sussurrò lui in balia delle lacrime, ed io scossi ancora la testa, singhiozzando più forte. E feci un altro passo, aumentando la distanza fra i nostri corpi.
«Ti prego…» L’ennesimo sussurro, ma io feci un altro passo all’indietro, il corpo percosso dai miei singhiozzi colmi di dolore.
«America.» Sussurrai, ma non feci in tempo a pensare ad altro, che un forte botto rimbombò nell’aria, ed il mio corpo fu scosso da un dolore straziante. Un urlo, l’ennesimo, ed il buio cadde su di me, come un velo scuro, un velo che sembrò voler porre fine a tutto quel dolore che provavo dentro.
«CHARLENE!» La sua voce, la voce del ragazzo che avevo amato più di me stessa, la voce del ragazzo che mi aveva appena spezzato il cuore.
Era piena di morte, quella voce.
E forse era meglio così, forse morire era davvero la via più facile: quel dolore immenso che tenevo rinchiuso dentro, sarebbe potuto scivolare via, ed andare lontano, lontano da me stessa, lontano dal mio cuore. Ed allora avrei ripreso a respirare.




Okay, bé... wow.

Vi giuro che sto tremando.
Cioè, sono sull'orlo delle lacrime, davvero.
Mi ha fatto uno strano effetto scrivere questo capitolo...
Zayn che dice a Charl di non amarla (e qualcosa mi dice che quì c'è lo zampetto
di uno stronzetto che voi odiate taaaaaanto. ehm...),
e poi la parte finale...
oddio, non ce la posso fare.
Sono troppo affezionata a questi personaggi çç
Questa scena ce l'ho in mente dall'inizio della storia,
e spero di essere riuscita a scriverla decentemente.
Oddio, lo so che ora mi state odiando.
Chi aveva pensato ad un'incidente? uu
Le cose nei prossimi capitoli andranno sempre peggio, le sorprese non sono finite D:
E ora ditemi una cosa, ce lo volete l'happy ending oppure no? uu
sono nelle vostre mani. c':
e voglio una risposta, sooooo...
recensite èé lol
(se ve lo state chiedendo... si, questa è una minaccia OuO)
Ah, e fra qualche capitolo entreranno in scena i fiori! yeeee (lol)
Devo dirvi una cosa, e non so se vi farà piacere o meno c':
...
...
...
Mancano pochi capitoli alla fine di The magic of Flowers. ç__ç
cioè boh, io non riesco a pensare che questa storia possa finire! 
E' la mia prima ff, comprendetemi. çç
Zayn, Charl, Louis, Liam, Niall, Harry, Violet, Zoey, Jack...
non può avere una fine tutto questo, non può. çwç
ma voi probabilmente siete contente che finalmente mi tolga dalle palle c':
AHAHAHAHAHAHA
vabbè, stasera sono di poche parole, sono scossa a causa del capitolo cwc
a presto!
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby.



 

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Capitolo 22
*** Chapter twenty-one. “Return back, please.” ***




The magic of Flowers;



Chapter twenty-one.
“Return back, please.”

 
Pov Charlene.
 
Un giorno o un’eternità, quanto tempo era che ero intrappolata dietro quelle sbarre invisibili?
Avevo perso la cognizione del tempo, ormai. Le voci andavano e venivano, racconti e aneddoti su persone che non mi interessavano davvero scandivano il mio tempo.
Erano successe un po’ di cose, da quando ero intrappolata lì.
Primo, avevo perso l’uso del mio corpo. Cioè, non sapevo dove ero, non sentivo niente che potesse collegarmi al mio  corpo, galleggiavo nel nulla con il pensiero, ero nel vuoto assoluto.
Secondo, sentivo le loro voci: le voci di tutte le persone che mi venivano a trovare nel luogo in cui si trovava il mio corpo. Mi raccontavano di tutto, spesso piangevano, e le loro voci erano stanche, come se non dormissero da tempo. Non mi piaceva pensare che la ragione di quel dolore fossi io.
Terzo, ero sempre più convinta di essere in una specie di coma, da cui purtroppo non riuscivo a vedere alcuna via d’uscita. Non c’era luce, non c’era buio. Non c’era nulla, non ero nemmeno sicura di esistere ancora.
Quarto, mi sentivo terribilmente sola. Le voci non bastavano, avevo bisogno di stringere la mano a qualcuno, di sentire il calore di un corpo accanto al mio. Ma non credevo fosse possibile, dal momento che non riuscivo a sentire nemmeno il mio, di corpo.
Quinto, Harry e Violet facevano coppia fissa. Erano così dolci: quando mi venivano a trovare, entrambi non facevano altro che parlare l’uno dell’altro. Zoey e Niall invece continuavano con la loro favola, sempre più innamorati. In un certo senso invidiavo i loro amori così "tranquilli", cosa che sicuramente non erano i miei.
All’improvviso, sentii una porta sbattere. Qualcuno si sedette accanto a me, e di nuovo sentii quel brivido di freddo correre nel vuoto in cui mi trovavo. Avevo un’ipotesi: forse quei brividi erano le mie emozioni, non del tutto irraggiungibili. Forse il mio corpo provava inconsciamente delle emozioni al tocco di qualcuno. Da quel brivido capivo che nella stanza erano entrati o Zayn, o Louis. O magari entrambi. Accadeva solo con loro.
«Charl…» Sussurrò una voce. La sua voce.
“Si Zayn?” Avrei voluto rispondere, ma purtroppo non mi era possibile, così mi arresi all’ennesima tortura a cui ero sottoposta da quando mi trovavo in quello stato.
«Amore mio...» Sussurrò ancora con voce tremante. Ecco, stava piangendo, di nuovo. Non potevo più reggere quella situazione. Non riuscivo a rimanere con le mani in mano sentendo Zayn piangere, mi distruggeva il cuore.
«C-come stai, eh?» Mi chiese balbettando a causa del singhiozzi, ed io avrei voluto urlargli “Bene Zayn, sto bene!” per fermare le sue lacrime. Ma ancora dovetti lasciar perdere.
«Quì è tutto una merda… I ragazzi stanno impazzendo. Nessuno parla più, nessuno osa nemmeno respirare, quasi se questo silenzio fosse una cosa sacra. Ci manchi Charl, manchi a tutti. L-Louis non esce dalla sua stanza da giorni, mangia il minimo indispensabile e beve giusto la quantità per non rimanerci stecchito.» Cominciò a raccontare, mentre il mio cuore si sgretolava sempre di più ad ogni parola. Loro non meritavano tutto quel dolore, e soprattutto non a causa mia.
“E tu Zayn, come stai?” Lasciai cadere quella domanda nel vuoto, ormai arresa al fatto che quelle mie parole non sarebbero mai arrivate al ragazzo.
«C’è… c’è una cosa che devo dirti.» Sussurrò il ragazzo, prima di essere interrotto dall’ennesimo singhiozzo, ed io mi agitai, improvvisamente preoccupata. Di certo non portava buone notizie.
«T-tua madre ha chiesto di trasferirti all’ospedale di Bologna, ed hanno accettato. T-torni in Italia, Charl. Torni a casa.» Disse prima di arrendersi alle lacrime e lanciarmi una scarica ancora più forte di brividi. Mi stava abbracciando, forse.
E desiderai poter piangere anch’io, in quel momento. Non potevano trasferirmi d’ospedale, non potevano mandarmi in Italia, non potevano portarmi via da Zayn e Louis! Loro avevano bisogno di me, non potevano impedirmi di rimanere a Londra!
«Io ti amo, Charl! Non è vero tutto quello che ti ho detto prima dell’incidente, non è assolutamente vero! Sono stato un cretino! Mi ha costretto Jack, il tuo ex! Non volevo che ti facesse del male. Lo so, sono stato uno stupido: avrei dovuto ammazzarlo di botte, avrei dovuto proteggerti, ed invece sono solo stato un vigliacco! Ti prego perdonami, io non posso vivere senza di te. Torna indietro Charl, apri quei tuoi stramaledetti occhi! Non lasciare che ti portino via da me, per favore!» Gettò fuori tutto d’un fiato, scoppiando in un pianto liberatorio. Non l’avevo mai sentito piangere così da quando ero lì dentro. Provai con tutte le forze a fare quello che mi aveva chiesto, provai fino allo sfinimento a risvegliarmi per poterlo abbracciare e per potergli dire “Non fa niente Zayn, ti amo anch’io.” Ma semplicemente non ci riuscii.
Improvvisamente quel brivido freddo scivolò via, e il silenzio calò sulla mia mente. Zayn era andato via, probabilmente questa volta per sempre.
 
 
 
 
Un vociare concitato attirò la mia attenzione, e cercai in tutti i modi di captare il senso del discorso.
«Che vuol dire che torna in Italia?!» Esclamò vivacemente un ragazzo, che riconobbi come Louis. Subito mi feci più vigile.
«Charlene ha bisogno di aria nuova, Louis. Restare qui a Londra non può farle che male! Vedrai, tornare in Italia, a casa sua, l’aiuterà a risvegliarsi dal coma!» Spiegò debolmente mia madre. Bloccai un impeto di rabbia a quelle parole. Cazzate, erano tutte cazzate. Io volevo rimanere a Londra. Io dovevo rimanere a Londra.
«Bé, si vede che lei non ha capito un emerito cazzo di sua figlia, signora! L’unico modo per farla risvegliare da quel fottuto coma è farla stare qui, con le persone che ama!» Urlò fuori di se, e mia madre schioccò la bocca indignata.
«Tu non sei di certo d’aiuto con questi tuoi atteggiamenti, signorino! Charlene torna in Italia, e non si discute!» Esclamò mia madre perdendo il controllo, ed io sentii una porta sbattere. Subito il brivido freddo tornò a farmi compagnia.
«Tua madre è fuori di testa, Charlene.» Esclamò il ragazzo, facendomi venire voglia di ridere, cosa che nessuno era stato capace di fare da un bel po’ di tempo.
«Tu non vuoi tornare in Italia, vero? Io lo so che tu non vuoi.» Mi sussurrò improvvisamente serio, e mi venne da piangere per quanto quel ragazzo mi potesse conoscere bene.
«Non ce la faccio più Charl, torna quì, ti prego.» Mi sussurrò mandandomi una scarica di freddo. Aveva appoggiato il capo accanto al mio.
“Non ci riesco Louis, non ci riesco.” Sussurrai invano. Lui non mi avrebbe sentito.
«Mi perdonerai mai per tutto quello che ti ho fatto?» Sussurrò ancora.
“L’ho già fatto.” Pensai.
«Charl, puoi raccontare balle a chi vuoi, ma non a me. Puoi ingannare Zayn, tua madre, tuo padre, i dottori, i ragazzi, Violet, Zoey, ma non me. Io so che tu puoi farcela, so che puoi riuscirci. Impegnati Charl, torna indietro prima che sia troppo tardi.» Sussurrò prima di allentare la presa, ed andarsene via, portandosi con sé tutte le mie emozioni.
“Forse è già troppo tardi, Louis.”



SCIALLAAAAAA.
Okaaay, questo capitolo è solo di passaggio, 
giusto per far capire un pò la situazione di Charl.
è in coma çwwwç
Zayn e Louis mi fanno una tenerezza immane.
Soprattutto i loro due modi diversi di reagire alla cosa:
Louis, chiuso come al solito, non lascia uscire le sue emozioni
e preferisce chiudersi in camera ed esternarsi dal mondo,
lasciando che il dolore lo distrugga dentro.
Zayn, invece, caccia fuori tutto il suo dolore attraverso le lacrime,
e lo trovo davvero... emozionante.
E alla fine, si è scoperto anche il perchè delle sue parole:
lo aveva fatto per paura, perchè Jack lo aveva costretto, 
ed in un certo senso  Zayn pensava che in quel modo 
potesse "proteggere" Charlene.
Ma lui la aaaaaaama, e lei lo aaaaaaama. (?)
E Louis è un forever aloooooooone AHAHAHAH
no dai, scherzo. E' naturale che c'è qualcosa anche fra lui e Charl èé
E trovo estremamente bello il fatto che lui creda tanto in Charl,
lui ci crede davvero che un giorno lei si risveglierà.
E la madre fa una grande bastardata: se la vuole riportare in Italia. cc
Stronza.
Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto
tanto quanto è piaciuto a me scriverlo,
perchè amo questa parte della storia fhdjhgfdhf
Ah, volevo avvisarvi che ho iniziato una nuova ff! :)
lasciatemi una piiiiccola recensioncina al prologo per farmi sapere che ne pensate, pls uu
Sooooo, ho detto tutto. :')
Un bacio,
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby

 

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Capitolo 23
*** Chapter twenty-two. “I don’t remember.” ***




The magic of Flowers;


 

Chapter twenty-two.
“I don’t remember.”

 
Pov Charlene.
 
Ventisei giorni. Erano passati ventisei giorni da quando il mio corpo mi aveva abbandonata. L’avevo sentito dire da mia madre quella mattina. C’era qualcosa che non andava… perché non riuscivo ad aprire gli occhi? Perché non riuscivo a tornare indietro? Loro continuavano a supplicarmi, continuavano a piangere, a disperarsi, ma io non riuscivo ad accontentarli. C’era come una barriera che mi impediva di ricongiungermi al mio corpo, una barriera che mi teneva lì, schiacciata nel vuoto ad un passo dalla vita e dalla morte.
«Charl…» Mi chiamò una voce. Zoey?
«Charl, ascoltami… Io… io non ce la faccio più. Giuro… giuro che se non apri immediatamente quei tuoi fottuti occhi… Torno anch’io in Italia con te. Lascio Niall, lascio i ragazzi, lascio Londra… lascio tutto, e torno in Italia. Non riesco più a vivere così… Niall è cambiato, sembra vuoto, spento, e mi concede rari momenti della sua vecchia personalità. Non ride più, non scherza più… non parla quasi più. Liam e Harry sono dei fantasmi, vagano per casa con un silenzio immane: te li ritrovi davanti e neanche te ne sei accorta! Sono silenziosi, ancora più di Niall, e ormai stanno diventando dei vegetali. Gli manchi, Charl. Manchi a tutti. Louis passa tutte le sue sere in locali poco affidabili ad ubriacarsi e scoparsi troie. Dice che lo fa per dimenticare. Forse lui soffre più di tutti noi, ed è per questo che reagisce in questo modo. E Zayn… Zayn non vive più, Charl. Zayn è morto dentro. Vaga per casa con la mente altrove, e spesso va a finire anche contro le porte e i mobili talmente è distratto. L’altra mattina sono passata davanti alla sua camera, e la porta era socchiusa. L’ho aperta, e l’ho trovato seduto sul letto, e stava… stava piangendo. I suoi occhi… Dio Charl, i suoi occhi… non ho mai visto occhi così… vuoti. E… manchi anche a me, Charl. Mi manca la mia migliore amica. Io davvero non ce la faccio più ad andare avanti così… torna da me…» Prese a singhiozzare, e qualcosa scattò nel meccanismo complicato del mio coma. Improvvisamente mi sentii attratta dalla voce di Zoey, sentivo di non star più vagando nel vuoto, ma stavo lentamente andando incontro alla realtà.
E poi li sentii, forti e chiari: i miei sentimenti.
C’erano malinconia, tristezza, dolore, rabbia, delusione. Erano tutti concentrati in una stretta attorno al mio cuore… il mio cuore, che il quel momento sentivo pulsare frenetico nel mio petto. Ce l’avevo fatta, ero sveglia. Ero tornata da loro.
Finalmente avevo ripreso a respirare.
 
 
Pov Zoey.
 
Una stretta ferrea attorno al mio polso attirò la mia attenzione, ed alzai di scatto il capo, che avevo poggiato sul materasso quando le lacrime avevano cominciato a decorarmi il viso. Inaspettatamente, due occhi di un verde acceso si incastrarono nei miei, ed il mio cuore prese a battere frenetico. Non riuscivo a crederci. Era successo davvero.
Charlene si era svegliata, Charlene respirava, Charlene… mi stava guardando confusa.
«Charl!» Urlai buttandole le braccia al collo, e la strinsi forte a me, riprendendo a piangere freneticamente.
«C-chi sei?» Mi chiese lei incerta dopo qualche istante di silenzio, ed il mio cuore perse uno, due, tre battiti!
Allentai la presa, fissando nuovamente il mio sguardo nel suo.
«N-non ti ricordi di me?» Chiesi con un groppo in gola. Lei negò incerta con il capo. Il mio labbro inferiore prese a tremare freneticamente, prima di essere sommerso dalle mie lacrime.
«C-come ti chiami?» Le chiesi balbettando, e lei mi guardò incerta, pensandoci su.
«Io… io non lo so.» Disse con voce spaventata, ed io la guardai scandalizzata. Mi alzai di scatto e corsi fuori da quella stanza. Vagai freneticamente con lo sguardo lungo il corridoio, e quando individuai un’infermiere che parlava con un dottore, corsi da loro con le lacrime che scorrevano lungo le mie guance.
«Signorina Bladerck, cosa le è successo?» Mi chiese il dottore inarcando un sopracciglio, ed io scossi la testa in modo agitato.
«Si è svegliata, Charlene Austen si è svegliata! Non ricorda più niente, non ricorda più nemmeno il suo nome!» Gettai fuori tutto d’un fiato prima che i singhiozzi me lo impedissero, ed il dottore sgranò gli occhi.
«Oh no, era prevedibile.» Sussurrò all’infermiere, prima di cominciare a correre verso la stanza di Charl. Entrò bussando alla porta, e quando la vide sveglia, non potè fare a meno di lasciarsi scappare un sorrisetto sollevato.
«S-salve.» Lo salutò Charlene incerta, e lui ricambiò il saluto con un sorriso rassicurante.
«Ciao, come ti chiami?» Chiese l’uomo guardandola con occhi tranquilli. Come faceva, non riuscivo a capirlo: io avevo la tempesta dentro.
«N-non lo so.» Rispose lei ancora una volta.
«Quando sei nata?» Continuò lui imperterrito.
«Non lo so.» Rispose lei questa volta leggermente più irritata.
«Come si chiamano i tuoi genitori?» Chiese lui appuntando qualcosa su un foglio.
«Non lo so, diamine, non lo so! Non mi ricordo un cazzo!» Sbottò lei, arrossendo subito dopo per aver alzato i toni. L’uomo annuì appuntando l’ultima cosa sul foglio.
«Bene, temo di doverti informare che sei vittima di una forte perdita di memoria. Con il tempo potresti uscirne, magari chiedi a qualcuno di portarti nei posti che prima erano più significativi per te, o di ascoltare delle canzoni, leggere dei libri, tutto quello che vuoi. Ma, la cosa più importante, -e qui mi rivolgo soprattutto ai tuoi familiari ed ai tuoi amici-, nessuno deve raccontarti assolutamente niente della tua vita, altrimenti rischiamo di peggiorare la situazione. Devi essere tu a ricordare, devi farlo da sola. Tutto chiaro? So che ce la farai, non sei una che molla.» Detto questo, lasciò la stanza, lasciandosi dietro un silenzio pesante. Io guardavo lei, lei guardava il vuoto.
Non c’era più niente, niente. Non c’erano più i nostri ricordi, le nostre parole, le nostre cazzate, il nostro affetto. Niente più di tutto questo. Tutto svanito nell’aria.
«Posso sapere almeno come mi chiamo?» Chiese lei dopo un po’ con voce tagliente.
«Charlene Austen, sei nata in Italia da una famiglia Italiana e ci troviamo qui a Londra per un viaggio studio.» Spiegai con voce tremante, e lei annuì lentamente.
«E tu come ti chiami?» Mi chiese dopo un po’, e fu come se qualcuno mi avesse lanciato un pugno mortale nello stomaco.
«Z-zoey Bladerck.» Risposi tremante, e lei annuì ancora una volta.
«E sei qui perché…?» Mi chiese alludendo ad un punto di domanda alla fine della frase.
«Sono qui perché… sono la tua migliore amica.» Risposi respirando lentamente, e lei spostò velocemente il suo sguardo su di me.
«Davvero?» Chiese sgranando gli occhi, ed io annuii lentamente in risposta.
«Posso abbracciarti?» Chiese dopo due minuti e trentasette secondi di silenzio. Si, stavo contando il tempo.
Mi avvicinai lentamente a lei, prima di essere avvolta da una stretta ferrea, piena di paura, angoscia, tristezza. E, in quel momento, mi sembrò che per un attimo tutto fosse tornato al suo posto. Ma poi la realtà tornò a schiacciarmi come una misera formica. Lei non ricordava, era inutile illudersi.
«Io… io devo fare una telefonata. Torno subito…» La informai, e lei annuì guardandomi preoccupata. Mi avviai con passo tremante verso la porta della stanza, l’aprii, e mi sedetti sui sediolini posti davanti alle camere nel corridoio, curandomi bene di chiudermi la porta alle spalle. Cacciai il cellulare dalla tasca, digitai quel numero, e lo guardai incerta prima di schiacciare il tasto verde. Alla fine del secondo squillo, una voce ansiosa raggiunse le mie orecchie.
«Zoey? E’ successo qualcosa? Sei stanca? Vuoi darmi il cambio? Stavo giusto venendo lì in ospedale!» Mi chiese tutto d’un fiato, ed il mio respirò si bloccò in gola.
«No Zayn, n-non venire qui.» Gli dissi cadendo nel panico, e lui smise di respirare assieme a me. Iniziai a contare: uno, due, tre, quattro…
«Che vuol dire che non devo venire lì?!» Sbottò cominciando ad infastidirsi.
«Zayn…» cinque, sei, sette…
«Zayn, accosta. Ferma quella maledetta macchina.» Gli dissi, e sentii un rumore di freni dall’altro lato del telefono. Otto, nove, dieci…
«Mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?!» Urlò, ed io chiusi gli occhi, cominciando a piangere, ancora una volta. Undici, dodici, tredici…
«Zayn, Charlene si è risvegliata.» Potei giurare di aver sentito il suo cuore cominciare a battere frenetico, nonostante la distanza.
Quattordici, quindici, sedici…
«Ha perso la memoria, Zayn. Non ricorda più niente. E’ tutto finito, tutto. Non c’è più niente di tutto quello che c’era prima! Non ricorda più nemmeno il suo nome!»
Silenzio.
Un rumore di ruote sull’asfalto, un grido disperato, e poi il silenzio.
Zayn, non sarebbe mai più tornato in quell’ospedale.
Zayn, non avrebbe mai più incontrato gli occhi verdi della sua Charlene.
Zayn... avrebbe dimenticato anche lui, con il tempo. Oh si, lui voleva dimenticare.
Zayn, non avrebbe più amato.
Zayn… Zayn stava per prendere il primo volo per un posto lontano, il Messico forse, o la Florida. Nessuno poteva saperlo: Zayn stava scappando da tutti, persino da se stesso.
Ed ora toccava a me, riprendere in mano la situazione.
Dei passi frettolosi attirarono la mia attenzione, e appena vidi i genitori di Charlene correre nella sua stanza, il cellulare mi cadde dalle mani. La chiamata terminò.
Delle urla provenivano dall’interno della stanza, la madre di Charlene stava urlando disperata mentre il marito cercava di calmarla, nonostante le lacrime stessero rigando anche il suo viso.
Riuscii a cogliere solo una frase in tutto quel caos, una frase che mi fermò il cuore.
«Prepara le valigie, oggi torniamo in Italia!»
Mi lasciai scivolare lungo il muro, coprendomi la bocca con una mano, mentre i singhiozzi mi percuotevano il petto.
Era tutto finito, tutto.


Give me looooove, like her!

Ebbene si, sono riuscita a pubblicare!
*stappa lo spumante*
Okay, so che ad ogni capitolo mi state odiando sempre di più,
ma io vi avevo avvisati che i tempi belli erano finiti D:
e le sorprese non sono ancora finiiiite uu
Preparatevi, lol.
Sinceramente non ho molto da dire su questo capitolo,
spero che vi sia piaciuto, davvero.
E' uno dei miei passaggi preferiti della storia c:
Come spero che abbiate capito (lol), Zayn non è andato in ospedale
quando ha saputo la notizia, ma è partito direttamente verso l'aereoporto.
Si, va via.
No, non credo che tornerà.
Almeno non per ora (?)
Bah, io non vi dico niente. uù
Vaaaaabbuò, scappo altrimenti mia madre mi lincia lol
E' mezz'ora che mi dice di spolverare la sala, ed io le rispondo sempre:
tra cinque minuti, ma'.
loooool
Vi lovvo tutti (?)
#peaceloveandnondrogatevi.

-Zia Roby
*giallo piscio il ritorno :')*

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