I'm nothing without you

di PandoraGroovesnore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I'm nothing without you

I’m nothing without you

Capitolo 1

 

Sono arrabbiato. Le parole di Ren ancora mi rimbombano in testa e questo non lo sopporto perché mi succede quando mi sento in colpa, mi rendo conto che ha ragione ed io sono nel torto. Ecco perché stò venendo da te.

“Sei schifosamente freddo con lei  e questo non se lo merita! Ammettilo Takumi!”

Si è curato di calcare bene schifosamente freddo quando me l’ha detto. Ma ha fatto bene perchè ha parlato nella

mia lingua. Diretta e senza mezzi termini.

Busso delicatamente contro la porta di cedro pregiato ma entro senza attendere risposta.

Tu sei lì, adagiata su quel grande letto di piume d’oca e lino, candido e soffice come le nuovole che sorvolano questa città.

Il tuo viso piccolo e minuto spunta dai tessuti bianchi e sembri un bocciolo di rosa, contornato da tanti petali che ti proteggono. Sai,  ho sempre voluto questo.  Ho sempre voluto proteggerti. Perché tu, non sei fatta per vivere in questo mondo crudele  e spietato. Chi è forte sopravvive mentre chi è debole cade. Non ci sono alternative.

Vedo una salvietta ed una bacinella di metallo contenente dell’ acqua e qualche cubetto di ghiaccio. Immergo il pezzo di stoffa nel liquido gelido e poi la strizzo con cura.

Sento lo sguardo di Mari alle mie spalle e mi giro verso di lei. E’ gentile, premurosa e paziente. Ma soprattutto ti vuole bene. Sono contento che hai trovato almeno una specie di amica.

“Grazie Mari, puoi andare. Resto io con lei.” Sussurro.

Lei, veloce, capisce e con un lieve sorriso scompare dietro la porta.

Appoggio con una mano la salvietta sulla tua fronte, scostando i riccioli dall’altra.

Al contatto con il freddo il tuo viso assume un espressione buffa, dici qualche parola incomprensibile e tiri fuori una mano per toccarti la testa.

Trattengo il respiro mentre guardo il tuo viso rilassarsi nuovamente e la mano stendersi sul cuscino. Ti lasci scappare un sospiro.

Mi siedo su una sedia accanto a te. Hai le guance rosse e le labbra un po’ screpolate a causa del freddo, ma sei bellissima lo stesso, ed avvolta in quell’ involucro bianco sembri un angelo. L’ho sempre pensato, fin da quando ero bambino.

Ricordo perfettamente la prima volta che ti incontrai.

Come al solito faceva freddo e la neve si depositava instancabilmente su ogni singola tegola delle case. Io mi trovavo in soggiorno e giocavo con delle macchinine ed un treniro elettrico. O meglio, mi divertivo  a farli scontrare. Quello fu l’ultimo regalo che ricevetti da mio padre.

Da un po’ di giorni girava la voce che, nella villetta all’inizio della via si sarebbero trasferite due nuove vicine, una mamma con sua figlia dall’America.

L’avevo sentito dalla signora Fujikawa, una vecchia zitella che abitava disgraziatamente di fronte a noi e che, non ho mai saputo come, sapeva tutto di tutti e ,come se non bastasse, raccontava tutto a tutti.

Si era presentata, come al solito, con i suoi biscotti intrisi di miele,  e da questa sua visita “casuale” si capiva che aveva saputo qualche pettegolezzo scottante o delle novità sul quartiere.

Solitamente preferivo stare vivamente alla larga dal salotto quando c’era lei, ma mio padre mi aveva detto di ripulirgli immediatamente la sua collezione di coltellini tascabili e come sai, una sua richiesta è semplicemente un obbligo.

“Sai cara, l’agente immobiliare Midohiji mi ha riferito che l’appartamento all’inizio della via é stato preso da una vedova e la sua bambina, sembra che lei sia originaria di quà.. mi pare che si chiami, Serizawa.. ah poi lo sai che Tastuya, il figlio di Yukiko è stato bocciato, beh, dopotutto si vedeva che..”

  La sua voce era noiosa e petulante, davvero insopportabile, ma fortunatamente mia madre non gli dava corda, così dopo 20 minuti già era andata a raccontare le novità a qualcun altro.

Io pensai che non c’era niente di eccitante in quella notizia, anzi, avevo sempre immaginato che le bambine fossero solo una seccatura: non facevano altro che piangere o lamentarsi quelle che vedevo ai giardini pubblici, e poi, io non volevo una bambina che mi stesse sempre appicicata, l’unica femmina che poteva starmi vicino era la mia mamma e.. qualche volta anche mia sorella.

Quattro giorni dopo il campanello suonò nuovamente, ma stavolta non era la signora Fujikawa o il postino come mi aspettavo, bensì davanti ai miei occhi compariste tu e tua madre che, con un inchino, si presentò alla mia.

Ero imbarazzato, perché, come sai, non mi sentivo proprio a mio agio con le persone estranee e soprattutto la tua vista aveva superato ogni mia aspettativa. Te ne stavi in silenzio, con gli occhi attenti ad ogni gesto e parola di tua madre, il naso all’insù e quel tuo sorriso stampato sulle labbra.

“Ciao Takumi, mi farebbe molto piacere se tu e mia figlia diventaste amici, sai lei è nata a New York quindi non capisce bene la nostra lingua.”

Io ero rimasto impalato e non sapevo cosa rispondere; in più mia sorella mi spingeva verso di te che mi guardavi incuriosita. Ad un tratto t’immaginai come una bambola francese, o meglio americana, simile a quelle che mia madre teneva nel salone sulla libreria di legno; viso minuto, occhi incredibilmente grandi e vivaci, le guance leggermente colorite, un sorriso smagliante e due piccoli orecchini rossi. Avevi già i capelli molto lunghi, boccoli soffici e morbidi legati con dei graziosi nastrini color crema, abinati alla sciarpa e ai guanti.

“Mi chiamo L-A-Y-L-A”

Mi feci lo spelling in inglese ed io ovviamente non capì niente, così visto che non ricevevi risposta, ti rifugiasti dietro a tua madre, lanciandogli uno sguardo preoccupato, timorosa di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato.

Stavo ancora pensando se eri  una di quelle bambine rompiscatole che chiedevano sempre attenzioni e premure, o come una di quelle bambole francesi della mamma, preziose e delicate, che solo pochi hanno il privilegio di avere su degli scaffali. Optai per la seconda.

Addrizzai le spalle, misi le mani in tasca e guardai tua madre dritta negli occhi rispondendo:

“Va bene.”

                                                                                                                                           (continua)

Salve a tutti, lo so ho in corso l’altra fic ma ho avuto dei problemi con il PC (ecco perché sono stata così assente) e mi si sono cancella ti tutti i capitoli quindi dovrete avere un po’ di pazienza >__< Comunque ho notato con piacere che la sezione si stà riempiendo sempre di più e con storie davvero belle (specialmente quelle di Kuri, SakiJune e Alina83^^) spreo di ricevere qualche commentuccio, anche per migliorare il mio stile di scrittura! Un kiss vostra Mommika ^w^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


I'm nothing without you

I'm nothing without you

Capitolo 2

Ricordo quando due bulletti della tua sezione, ti prendevano in giro perché parlavi in modo strano e delle volte non capivi il significato di determinati  vocaboli ed eri di nazionalità diversa. Ovviamente tu non me ne feci mai parola, e, quel giorno, io passavo per caso nel cortile, saltando una noiosissima lezione di matematica. Stavo andando come al solito nel capanno della palestra, dove vi tenevano tutti gli attrezzi sportivi; quel posto puzzava di chiuso e se non facevi attenzione potevi ferirti con quegli aggeggi scheggiati e smussati.  Il cortile era deserto ma quei due ti portarono fuori con una scusa e tu, ingenua li seguivi, con le mani dietro la schiena ed i codini che ondeggiavano sulle spalle. Sfortunatamente la nostra era una piccola città nella quale non c’erano scuole per bambini stranieri e tu dovevi subirti assurde prese in giro ed ogni sorta di discriminazione.

Spostando un attimo lo sguardo li vidi: uno con un berretto in testa aveva il piede sul tuo zaino e tirava calci dicendo in modo maligno

“Dicci qualche parola in inglese!”

Tu te ne stavi immobile e tremante come le foglie in autunno, raggomitolata su te stessa per farti scudo, con lo zaino sulle spalle e le braccia piegate sopra la testa.   L’altro, invece, se la prendeva con i tuoi capelli ondulati  tirandoli verso di se.

Ed in quel momento, le tue lacrime che rigavano le guancie arrossate mi sembrarono come delle tracce di un pennarello indelebile che rovinavano l’immagine della tua figura radiosa nella mia mente.  Fu una questione di un secondo e già gli ero addosso. Li picchiai con tanta rabbia che fino a quel momento non sapevo nemmeno di avere. Non riuscivo a capire come potessero prendersela con te, bambina graziosa e solare, a cui piaceva la compagnia e  disegnare con i pastelli. Solo degli stupidi potevano fare una cosa del genere.

I due si misero a frignare scappando e proprio in quel momento arrivò il vecchiaccio che tanto per cambiare mi mise in punizione, dicendo che non si doveva mai usare la violenza anche se si aveva subito un torto, specialmente con le persone più piccole. Tutte idiozie. Quell’odioso professore doveva conoscere mio padre prima di aprir bocca.

Mentre tornavamo a  casa, mano nella mano mi ringraziasti dicendomi che mi volevi bene, e io risposi che non dovevi piangere perché altrimenti ti mostravi debole e venivi presa ancora più di mira. Poi mi voltai verso di te guardando il tuo bel sorriso, sentendomi sollevato di non vedere più quelle lacrime.

Da quel giorno non ti vidi più piangere.

Così, passavo il mio tempo  insieme a te, insegnandoti i vocaboli in giapponese e imparando da te, quelli inglesi. Stare in tua compagnia fu la cosa più piacevole che ricordo della mia infanzia.

Già da quando eri piccola ti piaceva intonare melodie inglesi o americane, molto probabilmente la maggior parte insegnate da tuo padre; con gli occhi chiusi il naso rivolto verso l’alto e la bocca che emetteva suoni dolci o corposi, ed io adoravo ascoltarti, rapito dalla tua voce unica che era in grado di placare le mie angosce.

Ricordo i soffici cuscini in camoscio a forma di cuore che aveva comprato tua madre e quell’ odore di vaniglia che si sentiva nel soggiorno di casa tua. L’arredamento rigorosamente occidentale, i tappeti persiani colorati,  i centrini ricamati a mano e i  fiocchi di raso dominavano la scena facendo sembrare quell’appartamento come una casa surreale o almeno, insolita per le casalinghe giapponesi. Durante il periodo natalizio ci tenevi molto ad aiutare tua madre ad addobbarla con gli oggetti a tema, come le ghirlande di agrifoglio o le calze di lana, per non parlare poi di tutti i Babbo natale che spargevi qua e la per la casa. Adoravi quel vecchietto con la barba bianca, e mi ripetevi sempre “ lui è un papà buono, ed è il papà di tutti, basta che si è buoni e gentili”

Io tra me e me mi ripetevo che purtroppo si ha solo un papà e non sempre è buono, però non te lo dicevo mai perché avevo intuito che il tuo era un modo di colmare quel vuoto incomprensibile per te che tuo padre aveva lasciato nella tua vita.

Palline colorate, nastrini scarlatti, campanellini argentarti e luci elettriche invadevano il tappeto  color lavanda mentre tu  decoravi un piccolo abete . Io me ne stavo seduto sul divano a leggere un rivista dove lessi che una canzone molto in voga era Twinkle Twinkle Little Star. Automaticamente ti chiesi se la conoscevi e tu annuisti felice cominciasti a cantarla, dondolando con la testa mentre i tuoi occhi erano impegnati ad controllare che ogni decorazione era fissata bene agli esili rami dell’ abete. Se ci penso adesso mi verrebbe da dire che era una sciocca canzonetta ma cantata da te, e con quel sentimento era tutta un’altra cosa.

“Allora ti piace Takumi?”

Mi chiedesti mostrandomi l’alberello addobbato con il puntale a stella un po’ storto

“Si, è molto bello Layla”

Appoggio piano la mia mano contro la tua, sopra il soffice cuscino di piume. Le punte delle dita sono fredde mentre il palmo è molto caldo. Un’ altro brivido mi percorre la schiena. Era da tanto che non mi venivano in mente queste cose. Probabilmente, soprattutto in questo periodo sto facendo davvero di tutto per non pensarci.

 

Note:

SakiJune: *__* CaVa grassHie tu sei troppo gentile >//< come al solito epr aggiornare ci metto un’ eternità (non è colpa mia se già al secondo liceo ho i prof che parlano e ci fanno lavorare sul programma del quinto >__>”) spero che questo capitolo ti soddisfi come il primo (anche se l’ho scritto di fretta, sorry) e che questo font vada meglio ^^ un kiss

NanaOsaki: No, Takumi non stà con Reira, stò semplicemente cercando di raccontare cosa prova lui nei suoi confronti,  attraverso anche la loro infanzia ed adolescenza^^

Bellislady: grazie XD anche se io ho il terrore di farlo troppo “cucciolosissimo” perché andrebbe visibilmente OOC ><” spero che anche questo Chappy ti piaccia!

 

Un ringraziamento anche a tutti quelli che leggono la storia, ci sentiamo al prossimo capitolo (chissà magari per Pasqua ci riesco XD) un bacione vostra Mommika ^w^

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