I want to go home

di Tawariell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
2010, New York, Other Side
 
Un giovane uomo, piuttosto alto e con dei profondi occhi azzurri, stava studiando gli schemi di un misterioso progetto, la cosa lo intrigava parecchio anche perché ci teneva molto ad aiutare il suo mondo d’origine, vedere tutte quelle zone in quarantena lo avevano fatto star male, migliaia di persone morte imprigionate nell’ambra a causa degli squarci che Walter aveva creato aprendo il portale.
Walter…
Il giovane deglutì cercando di non pensare a quell’uomo, all’uomo che aveva considerato suo padre e con cui negli ultimi due anni aveva creato un rapporto solido ed affettuoso, basato sulla sincerità ed il rispetto reciproci od almeno così credeva fino a che non aveva scoperto la verità.
Allora tutto gli era crollato addosso.
Si era sentito manipolato e preso in giro, provava ancora quelle sensazioni ed ormai credeva che il rapporto con quell’uomo fosse stata solo una terrificante bugia, che ogni gesto di quell’uomo nei suoi confronti fosse stata solo una bugia.
Scosse la testa e si concentrò di nuovo sugli schemi: davvero quel misterioso aggeggio avrebbe potuto curare il suo mondo? Lo sperava di tutto cuore anche perché lo avrebbe aiutato a mitigare i sensi di colpa che sentiva per essere vivo. Tutta quella gente era morta perché Walter voleva salvare lui.
Scosse ancora la testa pensando all’abbraccio triste e disperato di sua madre, era invecchiata precocemente aspettandolo per venticinque lunghissimi anni, avevano parlato a lungo sulla terrazza ed aveva scoperto una donna forte e determinata che era riuscita a sopravvivere al suo rapimento ed alla dissoluzione del proprio matrimonio, andato in pezzi poco dopo che Walter lo aveva rapito.
Walter… Walter. Sempre Walter.
Sospirò fissando gli schemi mentre passava distrattamente la mano su alcuni pezzi che presero vita e si attaccarono alle sue mani.
Allibito li guardò per un lungo istante poi comprese. Velocemente montò una parte del progetto e si avvicinò di nuovo con le mani “Il dispositivo è di natura simbiotica e risponde ad una sola persona. A me” balbettò fissando la propria mano imprigionata in quell’aggeggio.
Deglutì a vuoto quando sentì suonare il campanello, così levò di scatto la mano ed andò ad aprire trovandosi di fronte Charlie Francis ed Olivia Dunham di quell’universo che poche ore prima lo aveva accompagnato proprio in quell’appartamento.
Francis gli strinse la mano presentandosi “Charlie Francis” e subito Peter sorrise, era una gioia rivederlo vivo, soprattutto dopo aver assistito al dolore della sua Olivia. Sua Olivia? Il giovane Bishop si concentrò su Charlie e gli strinse la mano “Peter Bishop. E’ un vero piacere conoscerti. Entrate pure ragazzi. Di cosa avete bisogno?”
Olivia aprì un piccolo foglio e glielo mostrò “Un amico di suo padre voleva che le mostrassi questo signor Bishop” Peter lo prese subito in mano e lo guardò, vi era disegnata la sua faccia e dai suoi occhi uscivano fiamme infernali, si voltò di scatto verso di lei, guardandola negli occhi. “Che amico?” balbettò. La giovane rispose prontamente “Un osservatore. Voleva avvertirci dei rischi che correva tornando qui e vogliamo farle capire che i suoi amici sono qui e sono venuti per la sua sicurezza”
Charlie, intanto, fissava la scena sconcertato “Liv che sta succedendo?” Olivia prese in mano un bicchiere e glielo spaccò in testa “Peter sono io” Il giovane si era tirato indietro di scatto ed aveva sorriso “Grazie credo di averlo appena capito” balbettò dirigendosi verso la cucina dove Olivia subito lo raggiunse.
Peter si lasciò cadere su una sedia osservando meglio il disegno. Era dentro la Macchina. E suo padre sapeva. Sapeva tutto. “Mi ha mentito” disse in un soffio “Mio padre aveva detto che tornando qui avrei potuto guarire il mio mondo, ma non ha mai avuto intenzione di farla. Mi ha riportato qui per distruggere il vostro”
Olivia lo fissò con una tristezza infinita “Mi dispiace” Il ragazzo chinò la testa, era esausto, ovunque andasse suo padre non faceva altro che mentirgli e cercare di manipolarlo. Alzò lo sguardo verso l’agente Dunham e notandone la tristezza sussurrò “Non preoccuparti, non gli permetterò di farlo” Lei subito scosse il capo “Non può farlo senza di te”.
Improvvisamente al giovane Bishop venne un’idea “Da… da quanto lo sapevi?” Era sicuro che lei avrebbe capito e infatti lei prontamente rispose “Poche settimane”. Una parte di lui era arrabbiata anche con lei, non la credeva capace di mentirgli e si chiedeva perché l’avesse fatto. Non vi era un motivo logico. Oppure sì?
La ragazza riprese a parlare “Peter, il tuo posto non è qui” L’uomo scosse il capo “Infatti non è qui, ma non è neanche di là” incredibilmente lei rispose “Invece sì” e questo lo colpì. Possibile che?
Olivia lo fissò per un lungo istante. Era così triste, quasi annientato. Non l’aveva mai visto così fragile. Era sempre stato forte. Era sempre stato la sua forza. La certezza a cui aggrapparsi. E quando lei aveva intravisto la possibilità di perderlo aveva deciso di mentirgli e poi di venirlo a cercare“Ho pensato a migliaia di ragioni perché tu debba tornare. Fermare i mutaforma. Stare accanto a Walter. Salvare il mondo. Ma in realtà tu devi tornare perché il tuo posto è accanto a me”
Aveva parlato a fatica, sussurrando quasi le parole e poi si era avvicinata. Si guardarono. Lui era davvero stupito di quella dichiarazione, era realmente convinto che lei lo considerasse solo un amico. Si avvicinò ancora e finirono per baciarsi dolcemente. Un bacio tenero che suggellava un’unione nata giorno per giorno, non frutto solo dell’attrazione provata fin dal primo istante in cui si erano visti. Lui le cinse la vita quasi per accertarsi che il suo appiglio fosse davvero lì ed Olivia pensò che per una volta sarebbe stata lei la sua certezza.
Rimasero abbracciati a lungo finché lui sussurrò “Torniamo a casa”.
Uscirono dall’appartamento in silenzio sperando di poter rientrare in fretta nell’altro universo, sembrava non ci fosse anima viva e ciò li confortò.
Varcarono il portone d’ingresso lentamente, con aria guardinga, sperando di non trovare nessuno neanche lì, ma purtroppo per loro dai due lati spuntarono due guarnigioni della Fringe Division, Olivia e Peter provarono a correre verso l’auto, riuscendo a raggiungerla; tuttavia la loro fu una vittoria temporanea dato che sentirono degli aghi conficcarsi nel collo ed un secondo dopo crollarono a terra svenuti. Erano stati colpiti con dei dardi di sonnifero.
Peter si risvegliò poco dopo in una piccola cella trovandosi di fronte suo padre. Lo fissò con rabbia
“Vedo che ovunque vado Walter Bishop è un bugiardo e un manipolatore” Il segretario si avvicinò a lui con molta calma, lo fissò glaciale gli tirò un violento schiaffo che lo fece sanguinare “Non azzardarti mai più a paragonarmi a quel rapitore di bambini” Peter, nonostante il dolore che provava, non si scompose “La verità brucia, eh? Entrambi giocate a manipolare il vostro ragazzino, chi con modi affettuosi, chi con i regali ed io come un idiota ci casco sempre” Walternate sospirò e provò a raddolcire il tono di voce “Non volevo manipolarti, solo salvare il mio mondo… il nostro mondo” Il giovane Bishop ridacchiò “E hai pensato bene di recitare la parte del padre amorevole che vuole riportare a casa il figlio rapito” L’uomo si passò le mani sui capelli “Non era una recita. Questa è casa tua ed io sono tuo padre” Peter provò ad alzarsi “Né tu né lui meritate l’appellativo di padre, mettitelo in testa” si guardò poi intorno spaesato “Dov’è Olivia?” Il segretario sospirò “Al sicuro, non le ho fatto niente. Ora ti condurremo in un luogo sicuro in modo che quei mostri non possano trovarti” Peter chinò il capo “E’ proprio vero che mi consideri un burattino” Suo padre si inginocchiò e gli levò le manette “Figliolo, quella gente è pericolosa, se ti tendo lontano da loro è per proteggerti. Ricordati che ti hanno mentito per anni” Vedendosi libero il giovane Bishop fu tentato di scappare, fissò la porta davanti a se, non era lontana, ma Walternate gli impediva metà della visuale così decise di usare un’altra carta “D’accordo, voglio provare a crederti” replicò in tono calmo e quasi remissivo.
Il segretario si alzò e diede ordine ai suoi agenti di condurlo nel luogo prestabilito, Peter non fece una piega, sperando in cuor suo che Olivia stesse davvero bene, così come Walter perché sapeva che c’era anche lui, lo sapeva fin troppo bene.
In poche ore si ritrovò in un isolato chalet di montagna dove vi era un grande recinto di filo spinato e svariati agenti di guardia, Peter sospirò lasciandosi tuttavia sfuggire un sorriso: era fuggito da luoghi peggiori di quello.
E non poteva permettere a nessuno di fare del male alla sua Olivia.
Tantomeno a quell’uomo che diceva di essere suo padre.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Aspen, Other Side
 
Peter fu svegliato di soprassalto da alcuni rumori provenienti dall'ingresso, si rivestì di corsa e vi trovò Olivia rannicchiata in un angolo e tremante di paura, subito la abbracciò
“Liv, cos'è successo?”
Lei scosse la testa
“Non lo so di preciso, so che dopo che ci hanno assaliti mi sono ritrovata in una piccola cella, mi hanno drogato di nuovo e poi mi son ritrovata qui”
Peter le accarezzò i capelli
“Mi spiace, è colpa mia. Lui vuole usarti per farmi cedere”
La ragazza lo fissò senza capire
“Lui chi? Ah il segretario, il tuo vero padre”
Il giovane la prese per mano e la condusse in cucina dove si mise a rovinare nel frigo
“Beh a quanto pare abbiamo scorte in abbondanza. Senti che ne dici di fare colazione? Poi cercheremo di fuggire da qui”
Olivia parve rianimarsi e sorrise
“Mi pare un'ottima idea. Ti spiace se vado a darmi una risciacquata? Torno subito”
Lui scosse il capo
“Vai intanto preparo uova con bacon” replicò il giovane Bishop cercando di mostrare una serenità che non provava. Detestava l'idea di dover essere prigioniero nel suo stesso mondo. Sospirò e si mise a preparare la colazione più che altro per tenere la mente occupata dato che non aveva molta fame.
Olivia rientrò poco dopo cercando di sorridergli
“Peter” sussurrò andandolo ad abbracciare “Non è colpa tua”
“Lo è invece, ma ti ringrazio per cercare di farmi sentire meglio”rispose mentre finiva di cucinare
“Su vieni a mangiare e non fare come tuo solito”
L'agente Dunham ridacchiò
“E come farei sentiamo?”
“Di solito mangi come un uccellino”
“Va bene, va bene mister Bishop, farò la brava”fece lei in tono scherzoso.
I due giovani iniziarono a mangiare in silenzio, con aria spaesata, temendo di vedersi piombare da un momento all'altro il signor segretario o qualche suo tirapiedi.
Terminata la colazione Peter fece una doccia veloce, si vestì e raggiunse il salotto dove trovò gli schemi della Macchina con un biglietto, lo prese in mano trovandovi vergate sopra poche parole
Non tutto è come sembra”
Rilesse il biglietto varie volte cercando di capire se ci fosse altro scritto, ma non vi era niente, così suo malgrado decise di concentrarsi sulla Macchina, aveva il presentimento che in quell'aggeggio infernale ci fossero davvero delle risposte.
“Credevo avessi detto di voler scappare” disse, a voce bassa, Olivia raggiungendolo.
Peter gli fece un piccolo cenno e lei si avvicinò ancora di più “Infatti, solo che sono sicuro che questo luogo è sorvegliato, quindi cerchiamo di dare al signore ciò che vuole, intanto se riesci vorrei che mi facessi la planimetria della casa.”
L'agente Dunham gli accarezzò la guancia “Quell'affare ti affascina, vero?”
Il giovane Bishop fece una smorfia “Tu che penseresti di un dispositivo che rispondesse solo a te?”
Olivia sorrise malinconicamente “Vorrei studiarlo più a fondo”
Peter annuì e la ragazza gli diede un piccolo bacio cosa che lo lasciò interdetto “Non... non ti facevo così...” balbettò lui arrossendo “Sfacciata? Niente è come sembra” replicò lei in tono scherzoso.
Il giovane si alzò di scatto “Cos'hai detto?” Olivia lo fissò senza capire “Niente è come sembra” ripeté e subito lui le porse il biglietto trovato insieme agli schemi della Macchina, lei lo lesse e lo fissò sconvolta “Non è la mia scrittura” Peter si lasciò cadere sulla sedia “Scusami, sono molto nervoso, lo so che non è la tua scrittura, sembra più quella di Walter o quantomeno di un mancino come lui o come me” Olivia annuì “Sì, infatti. Senti fossi in te mi farei una passeggiata in giardino prima di tornare a studiare quel coso. Non credo che tuo padre si arrabbierà per questo. Hai bisogno d'aria” Peter fece un cenno di assenso con il capo ed uscì in veranda mentre la ragazza iniziò a vagare per la casa per studiarsela attentamente, purtroppo il giovane aveva ragione, vi erano telecamere dappertutto e trovare una falla non sarebbe stato facile, ma lei era un'agente ben addestrata e l'avrebbe trovata. Lo doveva al suo mondo.
In un boschetto non lontano un uomo si avvicinò alla casa, indossava un abito elegante tipico degli anni 50 e un cappello e stava osservando la scena con aria apparentemente indifferente, anche se i suoi occhi tradivano un po' di paura, sentimento per lui insolito. Lui non provava paura. Non provava nessuna emozione. Sentì trillare il suo speciale telefono e rispose meccanicamente “Sì, ho raggiunto il ragazzo, lo so che non dovevo intervenire, ma era l'unico modo per sbloccare la situazione” Una voce rispose dall'altro capo “Stai attento September, potresti provocare altri danni come avvenne al laboratorio del dottor Bishop 23 anni fa” l'uomo rispose con molta calma “Ormai la linea temporale ha subito troppi danni, ciò che conta è altro” ed attaccò il telefono senza dare tempo di replicare al suo superiore. Fece un lungo sospiro, attraverso lo spazio tempo e si ritrovò di fianco a Peter che sussultò non appena lo vide “Avrei dovuto immaginarlo che ci fossi di mezzo tu o qualche tuo amico” September lo fissò “Non è tutta opera mia. Debbo solo assicurarmi che tutto vada bene, ma non so cosa potresti fare” Peter scosse la testa “Che vuoi dire? Il biglietto non è forse tuo?” L'osservatore scosse il capo “No, il mio scopo è un altro” Il giovane Bishop spalancò le palpebre “Ed allora di chi è?” domandò esterrefatto e subito l'uomo calvo rispose “Avevi ragione prima. E' di Walter Bishop” Peter insistette “Quale dei due?” September fece un'espressione enigmatica “Lo scoprirai da solo, ora debbo andare. Su una cosa hai ragione: quegli schemi ti possono aiutare, però neanche io so come” e sparì lasciandolo solo sotto la neve che aveva iniziato a cadere da qualche minuto.
Peter scosse il capo irritato e per qualche strana ragione iniziò a fare un pupazzo di neve, forse sperava solo di calmarsi oppure di raccogliere le idee, Olivia lo raggiunse e vedendo ciò che stava facendo si lasciò sfuggire una piccola risata “Siamo tornati bambini, mister Bishop?” domandò lanciandogli una palla di neve, lui rispose alla provocazione lanciandole una palla anche lui ed in pochi minuti scoppiò una battaglia a palle di neve che si concluse senza vinti né vincitori visto che i due finirono per rotolarsi sul prato a baciarsi dolcemente. E quando avvenne Peter ringraziò il cielo di non essere da solo in quella strana avventura anche se continuava a sentirsi braccato.
 
New York, Other Side
 
Un uomo apparve nella camera d'albergo dove si erano rifugiati William Bell e Walter Bishop, Bell tirò fuori un'arma e gliela puntò, ma quando lo riconobbe sorrise “Bentornato, allora?” September mosse il capo come una civetta “Ha ricevuto il vostro messaggio, ma non sa ancora cosa deve fare” Walter guardò i due uomini “Di che parlate? E dove sono Peter ed Olivia?” l'osservatore si avvicinò ai due “In un luogo molto lontano da qui, ma credo che se la possano cavare, solo che debbono fare in fretta” Bell a quelle parole tirò fuori di nuovo la pistola, era una pistola particolare e la puntò verso September “Che diamine state combinando? Avete anticipato i tempi, non è così?” l'osservatore rimase impassibile “Non sono io che guido i loro piani e purtroppo non li conosco tutti, so solo che c'è un gran fermento nel tempo da cui vengo” Walter rabbrividì “Non potete portarmi via mio figlio” September lo fissò con una punta di malinconia “Non dipende più da me” replicò in tono impassibile. Bell si alzò di scatto dalla poltrona “Walter, ho bisogno del tuo aiuto, Peter se la caverà, vedrai” il dottor Bishop cercò di rianimarsi “Cosa te lo fa credere? E' prigioniero di un pazzo chissà dove” William sorrise “E' interessante che tu dia del pazzo all'uomo a cui hai rapito il figlio” Walter lo fissò irritato “Peter è mio figlio” Bell scosse la testa “Sì e no. Ora andiamo, ho bisogno che mi aiuti a replicare queste pistole” lo scienziato era pieno di rabbia e paura. Paura di perdere suo figlio e rabbia verso Bell. Si scrollò le spalle e cercò di pensare a quello che gli aveva chiesto il suo amico “Non pensavo che sarebbero arrivati così presto”September dietro di loro disse “Neanche io”
 
Aspen, Other Side
 
Olivia stava facendo l'ennesima ispezione nella speranza di trovare qualcosa che non aveva notato le altre volte nel frattempo Peter studiava gli schemi della Macchina e la planimetria che la giovane agente aveva disegnato, era sempre più frustrato da quella situazione e si chiedeva se davvero quegli schemi potessero aiutarlo in qualche modo. Li aveva studiati a fondo iniziando a scrivere lunghe equazioni che gli potessero dare un risultato inaspettato, equazioni che si basavano su quegli schemi, ma era come se qualcosa gli sfuggisse. Furente si lasciò cadere all'indietro sul divano quando lo sguardo gli cadde sulla planimetria della casa. C'era qualcosa che...
“Peter...” fece la voce di Olivia dietro di lui. “Ho trovato...” i due ragazzi iniziarono a parlare insieme a voce bassa e sorrisero, Peter scosse il capo “Scusa dimmi, Liv” la giovane sorrise di nuovo “Credo di aver trovato qualcosa” Bishop Junior annuì “Bene, allora proviamo ad andare via, ma prima vorrei prendere gli schemi” replicò sempre a voce bassa, lei assentì ed insieme raccolsero i fogli e li misero in un zaino che riempirono di provviste, dopodiché raggiunsero la falla che la ragazza aveva trovato. In pochi minuti si ritrovarono in una galleria sotterranea scarsamente illuminata da una luce molto lontana.
Entrambi temevano di andare a ficcarsi in un gran casino.
“Ho il sospetto che sia stato September a creare questa falla” disse improvvisamente il giovane per cercare di spezzare la tensione.
Olivia lo guardò “Chi?”
Peter replicò “Pensavo sapessi che si chiamava September, il nostro amico osservatore sai quello che ti ha fatto trovare la profezia su di me e quella Macchina”
L'agente Dunham annuì “Ah sì, scusami. No, non mi ricordavo il suo nome. A che scopo lo avrebbe fatto?”
Il giovane Bishop scosse la testa “Non ne ho la minima idea, anche se...”
“Anche se?” chiese Olivia.
“So che ti sembrerà folle, ma forse vuole che io raggiunga quella Macchina”
Olivia lo fissò sconcertata “Così distruggerai l'altro universo.. però...”
“Però?”
“Niente pensavo a quel biglietto”
Peter lo riaprì “Lui dice che lo ha scritto Walter Bishop.”
L'agente Dunham glielo prese dalle mani “Quale dei due?”
Il ragazzo sospirò irritato “Dice che lo scoprirò presto da solo”
“Capisco... ma un momento... quando lo avresti visto?” chiese la ragazza mentre si avvicinavano sempre di più all'uscita della galleria.
“Prima in giardino. E' apparso dal nulla come suo solito. Immagino abbia fatto lo stesso quando ti lasciò la profezia su di me”
Olivia parve imbarazzata “Infatti”
Peter la guardò per un lungo istante, poi gli fece una carezza “Su andiamo, siamo vicini all'uscita”
La ragazza assentì con un cenno del capo mentre la luce si faceva sempre più forte cosa che fece aumentare il passo ad entrambi e una volta che furono all'esterno si fermarono di botto.
Erano circondati da montagne coperte di neve e non si vedeva l'ombra di una casa o di una capanna.
Si erano proprio ficcati in un gran casino.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


 

New York, Other Side


 

Elizabeth Bishop l'ex moglie del segretario della difesa,Walter Bishop, varcò la soglia del suo ufficio senza farsi annunciare proprio mentre lui stava studiando alcuni atti del governo “Walter Bishop” esordì in tono duro la donna subito il segretario alzò il capo e la squadrò mostrandosi glaciale come sempre “Elizabeth, buongiorno” la sua ex moglie lo fissò con una certa rabbia “Risparmiami i convenevoli. Dov'è mio figlio?” l'uomo si alzò dalla sedia e raddolcì l'espressione “L'ho dovuto portare in luogo sicuro, stavano per rapirlo di nuovo”. Quelle parole allarmarono Elizabeth “E perché mai?” Walternate sospirò “Non ne ho idea”, ma Elizabeth non se la bevve “C'è qualcosa che mi stai nascondendo, non è così?” l'uomo annuì “E' innamorato di una donna del loro mondo, stava per tornare di là per lei” l'ex signora Bishop scosse la testa “Quindi non lo stavano rapendo. Stava tornando di là per sua volontà perché...” Walternate la interruppe bruscamente “Quella donna lo ha plagiato, lei come tutti gli altri, a cominciare dal mio doppio, il quale, ti ricordo, ingannò pure te” Elizabeth, mortificata da quelle parole, non sapeva cosa rispondere così lasciò continuare il suo ex marito “E poi saresti disposta a perderlo di nuovo per loro senza nemmeno lottare?” la donna si lasciò cadere su una sedia “Sai benissimo che non voglio perderlo. Sai quanto ho sofferto per tutti questi anni, ma è la sua vita Walter! Peter è un uomo adulto ed ha diritto a fare le sue scelte!” Il segretario si avvicinò a grandi passi verso di lei “Lo hanno plagiato, te l'ho detto. Forse lei non lo ama davvero, lo vogliono solo tenere di là per continuare ad usarlo contro il suo mondo! Ti ricordo che siamo in guerra con quella gente” Elizabeth chinò la testa “Guerra che tu hai cominciato..” Walternate era furioso, le prese le spalle e la scosse “Sono loro che l'hanno cominciata 23 anni fa rapendo nostro figlio e causando tutti quei morti! Sai quanta persone del nostro mondo sono morte a causa di quello che fece quell'uomo, non puoi dimenticare questo” La sua ex moglie sorrise amara “Non lo dimentico, ma davvero ci avresti pensato se quell'uomo ci avesse riportato indietro nostro figlio subito dopo averlo guarito?” l'uomo chinò la testa “Pensi sul serio che lui volesse guarirlo?” Elizabeth gli mise un dito sotto il mento e glielo fece alzare dolcemente “Peter sta bene, lo hai visto anche tu. Non penso che sia guarito da solo.. Walter, io non voglio perderlo di nuovo, ma non posso credere che quell'uomo che lo venne a prendere volesse sul serio fargli del male. E riguardo a quella donna, nessuno può dirci se non ami davvero nostro figlio” Walternate le sorrise amaro, voleva risponderle, ma per una volta lei era riuscita a spiazzarlo così cambiò radicalmente discorso “Scusami, ho una riunione con il presidente fra poco. Stiamo discutendo dell'invasione dei nostri nemici” la donna annuì preferendo non insistere anche perché si era accorta di una piccola ombra nello sguardo dell'ex marito. Forse le sue parole avevano fatto centro. “Spero di poter vedere presto Peter” disse mentre usciva dall'ufficio, l'uomo annuì e tornò alle sue carte.


 

Boston, This Side


 

Un uomo di circa quarant'anni stava leggendo alcune pergamene piuttosto antiche nella sala da Bowling, ormai vuota, che gestiva da anni come copertura, era assai preoccupato e ciò si capiva da molti suoi gesti, stava mangiucchiando una matita e si mordicchiava le labbra, inoltre le rughe sul suo volto erano come accentuate da tale preoccupazione perciò non si accorse della presenza di un uomo calvo, ben vestito, che lo stava osservando da un po' ; fu solo quando si alzò per andare a prendersi da bere che se ne avvide e subito indietreggiò tirando fuori un'arma che teneva nascosta sotto il bancone “Chi diavolo sei?” domandò spaventato. L'osservatore si avvicinò “Non avere paura Sam Weiss, studi da anni la nostra civiltà” esordì indicando le pergamene “Dovresti conoscerci piuttosto bene” Weiss lo guardò di sbieco “Ammettendo che ciò che dici sia vero, come diavolo hai fatto ad entrare?” September scosse il capo “Credevo che tu più di chiunque altro sapessi che non ci sono limiti di spazio tempo” Sam alzò gli occhi al soffitto “Touche! Bene ora mi potresti dire che cosa vuoi?” L'osservatore si avvicinò ancora “Ho un messaggio del tuo amico William Bell. Penso che ti sarai accorto della precarietà della situazione a causa della guerra tra gli universi” Sam fece una smorfia sprezzante “Certo altrimenti non starei a studiare notte e giorni i vostri scritti, ma c'è dell'altro, vero?” September annuì “Da quello che abbiamo capito questi due mondi sono legati, però questo lo sai anche tu, nessuno di noi sa come potremo salvarci. Il problema tuttavia non è solo quello. Vedi io vengo dal futuro, da un futuro incerto dove esattamente come qui ci sono due mondi in lotta, due universi in lotta, solo che entrambi quei mondi stanno morendo e tutti e due stanno puntando al passato per sopravvivere, chi in un modo chi in un altro”

Weiss lo fissò interdetto “Chi in un modo e chi in un altro? Intendi dire che qualcuno di voi sta cercando di invaderci?” September mosse il capo come una civetta “In realtà lo hanno già fatto, solo sono stati bravi a farlo in maniera molto sottile tanto che neanche noi ce ne siamo accorti per diverso tempo” Sam prese in mano una delle pergamene “Non dirmi che sono stati loro a dare uno di questi fogli ad Olivia.” September annuì “Esatto. Loro non vogliono che Peter entri nella Macchina, ne hanno paura, credono che li distruggerà, per questo l'hanno fatta sparire per secoli”

Weiss sospirò “Non è la Macchina per la distruzione finale. E il messaggio di Bell sarebbe quello di trovare chi è schierato con queste persone, giusto? Ne parlerò con Nina Sharp” L'osservatore scosse il capo “No. “ Lo studioso sospirò “Come vuoi.” l'osservatore fece un piccolo cenno con la testa in segno di saluto e sparì, quando Sam si ritrovò da solo prese il telefono e digitò un numero “Il giovane Bishop è prigioniero nell'altro universo e potrebbe usare la Macchina da un momento all'altro. Se l'attiveranno dall'altra parte sarà la fine” una voce femminile replicò “D'accordo. Grazie per l'avviso” Sam terminò la chiamata e si mise a sistemare la sala da bowling.


 

New York, Manhatan, Other Side


 

William Bell e Walter Bishop erano impegnati nella costruzione delle armi anti-osservatori in uno dei laboratori delle Torri Gemelle, con loro vi erano diversi collaboratori del fondatore della Massive Dynamic che lavoravano con una certa solerzia, Bishop Senior era agitato e non faceva nulla per nasconderlo, tanto che mangiava una Red Vines dopo l'altra nel tentativo vano di calmarsi “Belly, mi levasti i pezzi di cervello per questa storia dell'invasione non perché avessi aperto il portale, vero?” William replicò con molta calma “Le due cose sono legate, Walter” lo scienziato borbottò “Mi stai dicendo che se non avessi aperto il portale ora quella gente non verrebbe a cercarci dal futuro? Avrei dovuto capirlo quando mi chiedesti di rafforzare il legame … “ Bell lo zittì “L'idea fu tua Walter e non è il caso di parlarne qui, davanti agli altri. Speriamo solo che ci raggiungano presto: September ha detto di averli visti in una galleria” Walter sospirò “Fantastico mio figlio che passeggia in un galleria d'alta montagna coperta di neve” Bell alzò gli occhi verso il soffitto “Peter non è un bambino e in molti casi ha dimostrato di sapersela cavare meglio di te”

Dopo aver finito di parlare il capo della Massive Dynamic si allontanò verso il suo ufficio dove campeggiava una copia del libro de “Il Primo Popolo” , Walter lo raggiunse e non appena vide quello strano libro si oscurò “Mi è assai famigliare anche se non capisco perché” Bell glielo porse “Leggilo Walter, è importante” Il dottor Bishop annuì prendendo in mano il libro, si andò a sedere nella poltrona del suo amico ed iniziò la lettura.


 

Dintorni di Aspen, Other Side


 

Peter ed Olivia dopo l'iniziale smarrimento si erano ripresi d'animo e si erano messi a camminare in mezzo alla neve, per fortuna erano indossavano dei pesanti scarponi, quindi la cosa si rivelò più semplice del previsto ed in poche ore avevano raggiunto una piccola casa abbandonata, il giovane, tuttavia, era inquieto cosa che all'agente Dunham non era affatto sfuggita “Cosa c'è?” Bishop Junior sospirò “Non ti sembra strano che i potenti mezzi di mio padre non siano già sulle nostre tracce?” la ragazza sorrise “In effetti sì, ma vedrai che presto ci troveranno” Peter si oscurò in volto “Lo dici come se vorresti davvero che ci trovassero. E non è la prima cosa strana che noto” Olivia sussultò “Che vuoi dire?” per tutta risposta il ragazzo tirò fuori un coltello e glielo puntò alla gola “Chi diavolo sei? Sei la loro Olivia, vero? Oppure uno stramaledetto mutaforma?” la giovane deglutì a vuoto, non sapeva cosa dire, non si aspettava una simile reazione “Peter, sei molto nervoso. Sono io, la tua Olivia” Peter scosse il capo “Non ti credo, provamelo” lei sorrise, spingendo via piano il coltello e lo guardò “Qualunque cosa io dicessi so che non mi crederesti, tuo padre ti sta facendo impazzire con questa storia della Macchina con cui dovresti distruggere l'altro universo” Peter scosse il capo “Non accadrà mai, non distruggerò mai nessuno dei due universi” la giovane spalancò gli occhi “Ed allora perché continui a studiare quegli schemi? Hai voluto persino portateli dietro! Sei ossessionato da quella cosa!” il giovane Bishop scosse di nuovo la testa “Perché a quanto pare sono al centro di questa dannata storia che io lo voglia oppure no e quindi è mio dovere trovare un'altra via a questa maledetta guerra. La devo trovare per entrambi i miei mondi. Non posso lasciare che vengano distrutti a causa della follia dei miei padri” replicò in tono risoluto. Sentendolo parlare così l'agente Dunham raddolcì l'espressione, si avvicinò a lui e lo baciò dolcemente, Peter ricambiò il bacio, aveva tanto bisogno di aggrapparsi a lei, era l'unica sua certezza in quella follia, quando si staccò sospirò “Enai Kalytero Antropo apo patera toy” Olivia lo fissò e domandò incuriosita “Che significa?” questa volta fu Peter a deglutire “Allora avevo ragione. Non sei la mia Olivia” replicò in tono triste e questa volta l'agente Dunham non riuscì più a mentire “Hai ragione, anche se in teoria dovrei esserlo. In fondo sei nato qui”








 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Liberty Island, Other Side

Walternate accese la luce nella cella di detenzione dove era tenuta Olivia Dunham dell'altro universo, la ragazza indossava una tuta grigia ed era rannicchiata in un angolo e non appena lo vide si mise a gridare “Ti prego, fammi uscire di qui, ti prego” il segretario la fissò a lungo impietrito, in un altro momento il dolore e lo smarrimento della donna non lo avrebbero toccato, ma la discussione con l'ex moglie lo aveva colpito anche se cercava di non darlo a vedere. Inaspettatamente cercò di intavolare una discussione con la ragazza “Da quando conosci mio figlio?”domandò in tono glaciale, l'agente Dunham avrebbe urlargli dietro di tutto, non era mai stata una persona razionale e pacata e per lei non sarebbe stato facile provare a discutere con calma, sorrise ripensando alle sue litigate con Harris, con Broyles, con Charlie e persino con Peter e quando il nome di quest'ultimo le passò per la mente si decise a parlare “Da quasi due anni” Walternate la fissò prima di continuare “Posso chiederti perché?” Olivia chinò la testa “Lavora come consulente civile dell'FBI insieme a suo...” l'uomo la interruppe bruscamente “Sono io suo padre, quell'uomo lo ha rapito alla sua vera famiglia facendoci impazzire di dolore e causando degli squarci così grandi nel nostro mondo da portarlo alla rovina, ma immagino che questo non te lo abbia detto. Immagino che si sia presentato come uno scienziato immacolato” l'agente Dunham sorrise amara “Il nostro Walter è stato rinchiuso in manicomio per diciassette anni dopo l'incendio al suo laboratorio che causò la morte della sua assistente Carla Warren. Non ho mai pensato che Walter fosse uno scienziato immacolato, ha fatto degli esperimenti su di me, su altri bambini e da quello che ne so anche... “ si fermò di botto rendendosi conto che se avesse proseguito avrebbe peggiorato la situazione, ma ormai era troppo tardi. Walternate aveva capito “Ha osato fare degli esperimenti su mio figlio???” La ragazza annuì mestamente “Come vede non siete molto diversi”a quelle parole il segretario ringhiò “Come osi paragonarmi a quel mostro?” Olivia ritrovò la sua sfrontatezza tutta d'un botto “I suoi soldatini hanno lanciato delle droghe a me e a suo figlio che chissà che fine ha fatto! Mi ha sedato per giorni in questa dannata cella! Mi spiega che differenza c'è tra lei e l'altro Walter? Perché io non la vedo” l'uomo si sentì pungere sul vivo, era riuscita a spiazzarlo così non avendo altri argomenti, spense di nuovo la luce e se ne andò lasciandola da sola.
Olivia sospirò pensando amaramente che la diplomazia non era davvero il suo forte, ma d'altro canto non si pentiva affatto di quello che aveva detto, tornò a rannicchiarsi in un angolo della cella cercando di concentrare la sua mente su qualcosa di piacevole e subito le apparve l'immagine di Peter. Sorrise e si aggrappò a lui, ai ricordi, a tutti ricordi che condividevano insieme.



Dintorni di Aspen, Other Side

Peter ed Alt Liv erano ancora l'uno di fronte all'altra, lui la fissava con una certa rabbia e lei ne era quasi intimidita, il giovane infine si decise a parlare “Che intendi dire che saresti tu la mia Olivia? Non venirmi a dire che ti sei innamorata di me dopo così pochi giorni, confessa che invece fa parte tutto di questa bella comeddiola che il grande segretario ti ha ordinato di imbastire” la ragazza scosse la testa “A dire il vero lui ritiene che sia la tua Olivia quella che recita. Dice che ti sta manipolando per metterti contro il tuo vero mondo” Peter ringhiò “Il mio vero mondo? Ma che diavolo ne sai tu di me? Ah certo, ora il grand’uomo si permette persino di insultare Olivia, di insultare la mia intelligenza credendo che non mi sarei mai accorto dell’inganno. Né tu né lui sapete niente di me e di lei! Niente!” Alt Liv lo guardò spaesata “Sì, hai ragione, ma di sicuro se ci mettiamo a litigare non riusciremo mai a trovare la via verso la città” Il giovane Bishop scoppiò a ridere “Come se non sapessi che hai il tuo telefono da cui puoi chiamare il tuo capo quando vuoi per farci venire a prendere” la ragazza per tutta risposta si levò l'auricolare, lo buttò per terra e lo schiacciò con i piedi “Soddisfatto?” Peter rimase davvero stupito del gesto “Cosa vorresti dimostrare con questo?” la giovane sorrise amara “Solo che non ho nessuna voglia di combattere una stupida guerra e voglio credere alla tua altra via, ma ti prego di trovarla in fretta perché sto iniziando ad aver freddo” Bishop Junior non potè non sorridere alla battuta “D'accordo” Alt Liv sorrise di rimando “Certo che ci sai fare con le donne, chiunque altro al tuo posto sarebbe stato felice di vedere che una donna cerchi di sedurlo, tu invece te la prendi” il giovane scosse il capo “Devi conoscere degli uomini da poco allora, Dunham, uomini che preferiscono accontentare il loro ego invece di avere rispetto di se stessi e della propria compagna di vita. E poi io non sono niente di speciale” terminò mentre riprendeva il cammino verso la città, Alt Liv si decise a seguirlo dopo qualche secondo di incertezza non potendo fare a meno di replicare “Questo è tutto da vedere Bishop”


Manhatan, Other Side

Walter aveva appena finito di leggere per la quarta volta il libro del Primo Popolo ed era sempre più sconvolto, tuttavia c'era qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa che sembrava legato al particolare rapporto che legava Peter e Liv, in preda al nervosismo si mise a cercare nei cassetti della scrivania e dopo qualche minuto trovò alcune cartine e foglie scure, tagliate a pezzi, in silenzio si preparò la sigaretta ed iniziò a fumarla sperando che potesse schiarirgli le idee, solo che a metà fu interrotto dall'arrivo improvviso di September “Potresti arrivare in maniera più normale, mi hai fatto spaventare” l'osservatore fece una mezza smorfia “Non è il momento di usare dei farmaci, Walter. Devi mantenerti lucido e calmo” Il dottor Bishop si alzò e lo squadrò “Questa mi aiuta a mantenermi lucido e calmo, va bene? E non accetto lezioni di vita da un pezzo di ghiaccio” l'osservatore, imperturbabile come sempre, si sedette su una sedia “So che anche tu conosci Sam Weiss” a quel punto lo scienziato si irritò “C'è qualcos altro che sai della mia vita? Tipo quante volte vado a cagare?” September rispose in tono meccanico “Non è molto rilevante ai fini della mia inchiesta” Bishop Senior puntò il dito verso di lui “No, infatti, è più rilevante pedinare mio figlio ed Olivia da quando hanno cominciato a muovere i primi passi!” l'osservatore sospirò “Walter, perdere la testa non ti aiuterà e non aiuterà Peter. E' importante quello che debbo dirti su Weiss” Walter alzò gli occhi verso il soffitto “Sai benissimo che conosco quell'uomo da quando Belly ed io lo incontrammo ad un convegno su alcune civiltà sconosciute” September annuì “So che è in buona fede, ha un sacro timore della Macchina, come lo abbiamo tutti. Dopotutto si tratta di un dispositivo antico mai usato e non condanno quelli della mia razza che la pensano come lui, voglio solo impedire loro di invadere questo mondo e temo che lui possa dar loro informazioni su Peter ed Olivia.” Walter si alzò di scatto “Li stanno per rapire, vero?” September annuì di nuovo “Il problema è che Peter è con l'Olivia di questo universo e loro non so quanto siano in grado di capire la differenza” Bishop Senior ringhiò “Il problema sarebbe questo? Non che mio figlio possa essere rapito da una banda di scienziati con l'emotività di un ghiacciolo e la morale di Gengis Khan?” l'osservatore scosse il capo  dicendo in tono serafico“Il problema è anche che tu e l'altro Walter non fate altro che contendervi Peter come fanno due cani con un osso” quelle parole colpirono lo scienziato come uno schiaffo “D'accordo e mi dici cosa potrei fare?” September disse ancora in tono calmo “E' molto semplice, provare a cercare a dialogare” Walter sospirò “Con quel mostro?” Bell entrò in quel momento nella stanza “Perché no? Dite le stesse cose!” il suo amico lo squadrò “E perché dovrei?” Bell alzò un sopracciglio “Pensa a cosa farebbe Peter”

Boston, Massive Dynamic, This Side

Nina Sharp leggeva e rileggeva il rapporto che Bell le aveva mandato qualche giorno prima, la situazione era sempre più precaria, i due universi erano entrati in rotta di collisione e forse Peter sarebbe stato costretto ad usare la Macchina per distruggere uno dei due; la donna si passò la mano sulla fronte, bevve un bicchiere stracolmo di acqua e provò a calmarsi, forse Sam aveva ragione, forse dovevano accettare l'aiuto di quelle persone. Prese un telefono un po' particolare che invece dei numeri aveva dei segni antichi, li digitò e poco dopo dietro di lei comparve un uomo tarchiato in completo scuro “December, ho deciso di accettare la vostra collaborazione” il capo degli osservatori  si mise una mano sul cappello ed annuì “Grazie signora Sharp. Ha fatto una scelta saggia” Nina si alzò ed andò a stringergli la mano “Da quello che ho capito non siete in grado di trovare Peter Bishop ed Olivia Dunham senza il vostro collaboratore September. Io posso dirvi dove sono, ma deve darvi la sua parola che non farà loro del male” December annuì “Certamente” La Sharp sorrise “Da quello che ne so sono nei dintorni di Aspen nell'altro universo, ma è possibile che quella che è  Peter non sia l'Olivia che cercate. E' possibile che la nostra Olivia Dunham sia prigioniera a Liberty Island” December assentì “Grazie”replicò in tono glaciale, si voltò ed attraversò  lo spazio tempo.

Dintorni di Aspen, Other Side

Peter ed AltLiv erano ormai arrivati alle pendici della montagna, erano sfiniti e una parte di loro avrebbe voluto chiamare Walternate per usare i suoi potenti mezzi per arrivare a Liberty Island, il giovane si lasciò cadere su una panchina ghiacciata “Forse non è stata una grande idea distruggere quell'auricolare. Dimmi che ne hai una di scorta” la ragazza scosse la testa “Temo di no” ma non appena finì di parlare vide spuntare davanti a se svariati uomini in completo anni 50 che si dirigevano con fare minaccioso verso di loro, subito si voltò verso Peter “Amici tuoi?” Bishop Junior assentì “Temo di sì, anche se non so per...” le ultime parole gli morirono in gola dato che sia lui che l'agente Dunham di quell'universo furono colpiti da due dardi.

Liberty Island, Other Side

Walternate, dopo una lunga riflessione, aveva deciso di tornare a parlare con Olivia Dunham dell'altro universo, era un uomo orgoglioso e testardo però sapevano riconoscere quando gli altri avevano ragione così stava tornando verso la sua cella solo che quando stava attraversando il corridoio vide spuntare dal nulla molti uomini vestiti in stile anni 50, provò a chiamare la sicurezza, ma fu colpito dal calcio di una pistola e crollò esanime a terra mentre quegli uomini prelevavano Olivia dalla sua cella stordendola anche lei con un sonnifero.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Liberty Island, Other Side
 
Walter Bishop e William Bell entrarono nell'edificio, tenendo le mani alzate, mentre venivano scortati dalle guardie del segretario che non appena li aveva visti arrivare, tramite una delle telecamere di sorveglianza, aveva fatto scattare l'allarme, i due amici vennero portati nell'ufficio dell'uomo che poi diede ordine ai suoi soldati di ritirarsi.
“Hai un bel fegato a presentarti qui” esordì in tono furente Walternate rivolgendosi al suo doppio che non faceva nulla per celare la sua ira e la sua paura, ma ebbe comunque il coraggio di rispondergli “Mio figlio è nei guai”
A quelle parole il segretario ringhiò di rabbia “Mio figlio che tu rapisti ventitré anni fa spacciandoti per me” e subito Walter rispose “Non volevo rapirlo, volevo curarlo dato che tu non eri..” Walternate lo interruppe bruscamente “Taci!” Bell guardò Walter facendogli cenno di dare retta al segretario, poi si decise a parlare “Il giovane Bishop è stato rapito, insieme alla vostra Olivia, da alcune persone che purtroppo noi conosciamo bene” Walternate fissò William con uno sguardo glaciale “Immagino siano persone vestite in stile anni 50 senza capelli” Walter intervenne di nuovo “Esatto, uno di loro lo conosco molto bene, conosce Peter meglio di noi due” il suo doppio stava per rispondergli di nuovo in tono brusco ma le ultime parole riuscono a colpirlo “Come sarebbe a dire?” Il dottor Bishop gli porse il foglio della profezia “Questa me l'ha data lui”.
Il padre naturale di Peter andò a sedersi dietro la scrivania e fece loro cenno di accomodarsi “Questa ce l'ho anche io, ma è diversa, invece del DNA vi sono delle scritte antiche” disse infine porgendo loro l'antica pergamena che custodiva da tempo, Bell la intercettò prima di Walter e, non appena lesse quelle scritte, sorrise“E' la scrittura degli osservatori questa” il segretario alzò il sopracciglio “Di chi?” stavolta fu Walter il più veloce “Così noi chiamiamo quella gente che ha rapito Peter e la vostra Olivia” Walternate scosse il capo “Hanno preso anche la vostra, non so cosa diamine vogliano. Che sapete di loro? E perché sarebbero legati a mio figlio?” i due scienziati fecero per rispondere quando alle loro spalle spuntò September, ciò fece allarmare il segretario che, tuttavia, non ebbe il tempo di chiamare l'allarme dato che l'osservatore lo bloccò “Non si preoccupi dottor Bishop, non sono qui per nuocerle. L'ho già fatto in passato e me ne scuso” Walternate lo riconobbe all'istante “Tu, sei stato tu a distrarmi quel maledetto giorno!” September annuì “Sì, ma non è il caso di parlarne ora, dottor Bishop” il segretario ringhiò “Che ci facevi lì?” l'osservatore rispose con molta calma “Dovevo assistere al momento della scoperta della cura. Era un momento importante. Peter è importante” Walternate insistette “Per cosa?” September replicò, di nuovo, in tono pacato “Per la sopravvivenza della mia e della vostra razza. Non posso dirvi di più ora dovete agire” e nel dire questo porse loro un piccolo aggeggio fluorescente a forma di cilindro e poi sparì lasciandoli sbalorditi.
 
 
Boston, 2300.
 
Un uomo calvo e molto alto si aggirava tra i corridoi di un grande palazzo di vetro dalla forma esagonale, passeggiava con molta calma, osservando il panorama tetro e scuro che si intravedeva dalle grandi vetrate. Non vi erano alberi, non vi erano fiori, non vi era erba. Non vi erano piante di nessun genere. Il sole si intravedeva a malapena, anche se era mezzogiorno, perché era coperto da una fitta coltre di smog nero. Il suo mondo stava morendo.
Quella visione gli provocava strane sensazioni, gli umani le chiamavano emozioni, ma lui non amava dar loro retta, preferiva essere pragmatico.
Attraversò il corridoio ed entrò in una stanza dove un giovane dai capelli scuri era tenuto legato e sedato da diversi giorni.
Lo conosceva da diversi anni. Ne aveva sentito parlare tramite quella profezia dove era disegnato insieme a quella ragazza, ma non era mai riuscito ad avvicinarlo perché uno di loro, in qualche modo, li aveva protetti anche se doveva limitarsi a tenerli d'occhio.
Poco male, pensò, in fondo non aveva mai voluto che si facessero male.
Gli poggiò una mano sulla fronte e subito il giovane aprì gli occhi
“Chi sei?” domandò Peter provando a liberarsi anche se per qualche oscuro motivo non provava nessuna paura. Quella situazione gli era stranamente famigliare. Era forse per gli esperimenti che aveva subito da Walter quando era bambino? Probabile.
“La mia gente mi chiama il grande capo. Sono io che controllo questo mondo. Od almeno ci provo. Stiamo lottando per la sopravvivenza”
Il giovane Bishop alzò il sopracciglio
“Mi spiace per voi, ma non credo di essere molto incline a volervi aiutare” replicò sarcasticamente indicando le manette che lo tenevano bloccato.
L'uomo calvo schiacciò un pulsante e le manette si aprirono.
“Tu e quelle due donne dovete vedere il nostro mondo prima di poter giudicare le nostre azioni”
Peter si alzò a sedere massaggiandosi i polsi
“Quali donne?” domandò preoccupato “Olivia?”
L'uomo calvo annuì ed instante dopo la porta si aprì e due osservatori stavano scortando le due agenti Dunham
“Venite, vi faccio strada”
Alt Liv chinò la testa non appena vide Peter, si sentiva ancora in imbarazzo per averlo ingannato, mentre Olivia gli corse incontro e lo abbracciò, il giovane ricambiò, ma si sentiva a disagio per quei pochi baciati scambiati con Alt Liv“Stai bene?” sussurrò lei. Il ragazzo annuì “E tu?” Olivia annuì ed insieme si misero a seguire quel misterioso individuo che li aveva rapiti.
Visitarono la città ormai semi abbandonata ed avvolta nell'oscurità scortati da quegli uomini, temevano che quella gita si sarebbe presto rivelata un'esecuzione anche perché si sentivano sempre più contagiare dall'atmosfera lugubre della città. Peter era poi teso dalla presenza delle due donne, entrambe, senza volerlo, avevano il potere di metterlo a disagio.
Olivia gli strinse la mano e gli sorrise “Cosa c'è?” il ragazzo scosse la testa “Odio questo posto. Credevo che il mio mondo fosse ridotto male, ma qui è peggio” la donna annuì “Chissà cos'è successo.” il giovane Bishop si voltò, faceva fatica a guardarla in faccia “Io... Liv...” farfugliò a voce bassa, voleva raccontarle la verità quando Alt Liv intervenne “Mi sono spacciata per te e ho approfittato del momento” Olivia sbiancò a quelle parole. Non sapeva cosa dire. Il suo primo istinto fu quello di scagliarsi contro il suo doppio, ma era come bloccata, in tono glaciale disse “Capisco” e si allontanò da entrambi.
Peter, con le lacrime agli occhi per la rabbia e per il dolore, fissò per un istante Alt Liv e poi si allontanò anche lui riprendendo a seguire gli uomini che li stavano scortando.
Alcune ore più tardi erano rientrati nel quartier generale degli osservatori, ognuno nelle proprie stanze, ma liberi di muoversi, anche se non potevano lasciare l'edificio, Peter non riusciva a comprendere l'atteggiamento di quella gente, però iniziava a provare per loro una certa pena, quella città buia, senza nessuna pianta, dal terreno pietroso e secco gli aveva fatto un'impressione orribile. Chissà cosa era successo.
Olivia, nella sua stanza, continuava a ripensare a quello che aveva detto il suo doppio, era piena di rabbia, si sentiva tradita, non riusciva a credere che Peter non avesse visto la differenza, uscì dalla camera decisa a raggiungerlo nella sua, ma mentre camminava nei corridoi lo vide fermo vicino alle vetrate. Stava osservando il panorama desolante dalla finestra ed aveva uno sguardo molto malinconico.
Anche lei era rimasta colpita da quella città, tutto era morte e desolazione, aveva sperato di veder spuntare qualche cane o qualche gatto, ma non vi era nulla, solo case diroccate e una terra scura e secca.
Si avvicinò a lui in silenzio, ma Peter se ne accorse
“Mi spiace, io mi sono comportato come un idiota...” iniziò il giovane.
Olivia era indecisa sul da farsi e mantenne un atteggiamento un po' distaccato “Posso... posso sapere cos'è successo?”
Il giovane Bishop aveva voglia di voltarsi per non guardarla negli occhi e non vedere la sofferenza che le aveva causato dopo che lei aveva rischiato il tutto per tutto per lui
“Mio padre mi ha fatto portare in alta montagna. Lei si è presentata come te dicendo che lui aveva drogata, era spaventata a morte, io non so mi sono fatto ingannare anche se sentivo che c'era qualcosa di strano”
L'agente Dunham insistette “Siete andati a letto insieme?”
Peter scosse la testa “Per fortuna no, ma non cambia molto”
La donna sospirò “Non so cosa dire. Io capisco... capisco che lei era così simile a me, ma lei non era me”
Il ragazzo chinò la testa e non disse nulla lasciando che lei si allontanasse in silenzio come era arrivata, ma mentre rientrava nella sua stanza fu bloccata dal suo doppio che le prese il braccio
“Sai Olivia... lui si era accorto che non fossi tu. Ha notato varie differenze, ma non riusciva a fidarsi, solo alla fine è riuscito a farmi tradire” Olivia la fissò con rabbia, si divincolò e rientrò nella piccola stanza che le avevano assegnato dove iniziò a piangere di rabbia, paura e dolore.
Si sentiva dannatamente sola in quel posto così tetro, asettico e buio, avrebbe tanto voluto aggrapparsi a Peter, ma in quel momento si sentiva tradita anche da lui sebbene, dentro di se, si stesse facendo strada la consapevolezza che lui fosse stata una vittima quanto lei.
Durante la notte dopo una cena molto frugale uscì di nuovo nel corridoio trovandovi ancora Peter che fissava quella terribile desolazione, per qualche oscuro motivo erano stati portati lì da quella gente ed ora anche Olivia iniziava ad avere il sospetto che dovessero aiutarli benché non ne comprendesse la ragione.
Si avvicinò di nuovo all'uomo
“Non riesco a farmela passare così in fretta, non sono un robot, avrei voglia di mettermi ad urlare contro di lei e contro di te, ma so che è soprattutto colpa di lei e di tuo padre. Volevo che lo sapessi”
Peter sorrise mestamente senza neanche voltarsi
“In qualunque universo vado mio padre riesce sempre a rovinarmi la vita, ma è anche colpa mia avrei dovuto...”
Olivia lo interruppe
“Non è il caso di pensarci ora. Dobbiamo trovare il modo di tornare a casa e credo che tu sappia quanto me che dovremmo trovare il modo di aiutarli altrimenti resteremo sempre bloccati qui”
Il giovane Bishop si voltò stupito
“Vuoi aiutarli? Non sappiamo neanche cosa vogliono. Né io né te siamo in grado di riportare in vita questo mondo morente e neanche i miei due padri ci riuscirebbero”
Olivia si sforzò di sorridere, ma anche lei non era molto ottimista ma in loro aiuto venne Alt Liv, che, non molto lontano da loro, stava fissando anche lei quella città morta
“Che ne è stata dell'altra via, Bishop?” domandò in tono ironico.
Peter si grattò la testa imbarazzato e non riuscì a rispondere, ma quella battuta ebbe il potere di far sorridere quanto lui tanto Olivia, tuttavia quel sorriso durò poco perché il loro rapitore si materializzò davanti a loro
“Infatti, dovete aiutarci, dobbiamo vincere questa guerra altrimenti non credo che rivederete più i vostri mondi”
E a quel punto il giovane Bishop e le due agenti Dunham avevano perso tutto il loro ottimismo.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
Una donna bionda entrò nella stanza dove stava riposando Peter, il giovane era girato supino e si  muoveva in continuazione come se stesse avendo un incubo, la donna si avvicinò e gli prese le mani, non l'aveva mai visto così bello, così fragile e così indifeso. Gli baciò la fronte. Era calda, ma non aveva la febbre. Piano piano scese e gli baciò il naso e la bocca.
Era così morbida e voluttuosa, lo voleva disperatamente, l'aveva voluto fin dalla prima volta in cui l'aveva visto, ma era stata troppo vigliacca per avvicinarsi davvero a lui, sotto sotto le faceva paura.
Il giovane lentamente si svegliò ricambiando il bacio dolcemente, era lei, la sua Olivia, era tornata da lui nonostante i suoi errori madornali?
“ Liv... io... “balbettò imbarazzato. Era così confuso e non voleva fare di nuovo lo stesso errore. Accese la luce per guardarla meglio negli occhi. Lei stava sorridendo.
“Scusami volevo essere sicuro” disse Peter chinando la testa. Olivia allargò il sorriso “No, lo capisco” replicò arrossendo.
“Non è da te comportarti così” disse ancora lui. “Pensavo mi avresti tenuto...” lei gli mise un dito sulle labbra “Fossimo stati in un'altra situazione sicuramente l'avrei fatto, ma ecco ora... ora non so nemmeno se torneremo a casa e se avremo ancora una casa. Ho bisogno di aggrapparmi all'unica cosa reale e solida che ho”
Peter spalancò gli occhi
“Di che parli?”
“Di te” sussurrò lei abbracciandolo. Amava così tanto il calore di lui. L'aveva sempre fatta sentire protetta. Peter la strinse forte baciandole i capelli dolcemente. Avrebbe voluto tenerla così per sempre.
 
Over There, Liberty Island
 
William Bell osservava dalla finestra il panorama con una certa inquietudine, aveva preparato per anni il suo piano ed ora stava accadendo tutto velocemente, troppo velocemente, pensava che avrebbe avuto più tempo, certo il suo schema era nato insieme a Jones e alla sua ZFT, ma c’erano state troppe incomprensioni tra lui ed il suo allievo un po’ troppo indipendente.
Sospirò mentre udiva in lontananza il battibeccare dei due Walter, aveva pensato di lasciarli soli in modo che potessero risolvere le loro divergenze anche se temeva che si sarebbero uccisi a vicenda ed in quel caso non sarebbero stati utili né a lui né al suo piano.
Aprì un minuscolo tablet di quell’universo ed iniziò a digitare qualche parola “Sam che diavolo stai combinando?” subito Weiss rispose “Nulla di che, dottor Bell. Ero in attesa di un suo ordine” William alzò gli occhi verso il soffitto “Non provare a pigliarmi per il culo. So che September è venuto da te. E so che sei in contatto con altri, inoltre hai scritto tu quel dannato libro sul primo popolo”.
Sam si prese il lusso di guardarsi in giro nel suo bowling prima di rispondere “Non è esatto che l’abbia scritto io” Bell digitò ancora “Non esiste nessun Primo Sam Weiss, nessuno Secondo Sam Weiss e nessun Terzo Sam Weiss. C’è soltanto un Sam Weiss e vorrei sapere a che gioco sta giocando”
Weiss si guardò di nuovo intorno. La sala era gremita, ma nessuno sembrava accorgersi di lui anche se era il proprietario. Era situazione piacevole quella di essere invisibile.
“Lo vorrei tanto sapere anche io. Non temere, terrò d’occhio Bishop e l’agente Dunham” e chiuse la connessione senza aspettare la risposta di Bell.
Quest’ultimo provò a scrivergli altre volte, ma non ottenendo risposta contattò qualcun altro di this side.
“Thomas Jerome Newton è il tuo creatore che ti parla, ho bisogno del tuo aiuto al più presto”
Newton che era rimasto nell’universo blu rispose alla chiamata tramite un piccolo comunicatore che Bell gli aveva fornito
“Comandate, Signore”
Bell era agitato e non si dava la pena di nasconderlo
“Sta per accadere”
Newton con la sua solita impassibilità rispose
“L’invasione?”
Belly sorrise mestamente
“Non solo. Hanno rapito il giovane Bishop, come sai lui è il solo che possa usare la Macchina, solo lui può creare e distruggere”
Il mutaforma annuì
“Ed avete deciso quale dei due universi debba sopravvivere?”
Il fondatore della Massive Dynamics sospirò di nuovo
“Non ancora. Ma un giorno dovrò farlo e convincere il giovane Bishop che sia la scelta più appropriata”
Thomas Jerome si concesse una risata
“State sottovalutando alcune cose, Signore. Comunque posso provare ad andare a cercarlo nel futuro, userò uno dei vostri dispositivi che avete creato sul modello degli invasori”
Stavolta fu Bell a scoppiare a ridere
“E chi ti dice che non siano loro ad aver copiato da me?”
Newton sorrise concludendo la comunicazione, uscì di casa e raggiunse il negozio di macchine da scrivere, dove si fece dare la solita chiave ed entrò nella stanzetta osservando con noncuranza la macchina che usavano di solito per comunicare con il segretario; la ignorò e si avvicinò all’angolo più remoto, aprì un porticina nascosta nel muro, dove trovò un minuscolo cilindro azzurro, sorrise e lo girò sparendo all’istante.
 
Ufficio del segretario della difesa, Over There.
 
Walternate passeggiava avanti ed indietro osservando il suo doppio che lo fissava con altrettanto odio
“A che gioco stai giocando con i tuoi amici? Pure quel tizio pelato che viene dal futuro, quel maledetto che mi distrasse apposta per chissà quale motivo” ringhiò mentre scuoteva il piccolo cilindro fluorescente.
Il dottor Bishop sospirò
“Non penserai sul serio che mi sia inventato tutto per tenermi Peter? E tu che lo vuoi far entrare in quella dannata Macchina per vendicarti di me? Se vuoi uccidi me, ma il mio universo non centra!”
Il segretario si avvicinò a lui a grandi passi
“E chi me lo garantisce? Tu? A quel tizio pelato io credo. Credo che mio figlio sia importante e forse per questo che lo rapisti per sottoporlo ai vostri dannati esperimenti e poi attaccarci no? Per usarlo contro il suo mondo di origine!”
Walter lo guardò furioso
“Con quale coraggio ci accusi di questo? Stai farneticando! L’unico motivo per cui rapii Peter fu per salvargli la vita, solo dopo scoprii che era legato al futuro dei nostri mondi”
Walternate scoppiò in una risata sarcastica
“Ti aspetti che ti creda?”
“Non mi pare che tu abbia molta scelta se vuoi riportare indietro Peter sano e salvo. Sempre che ti importi di lui” rispose in tono pacato lo scienziato
Il segretario era furente
“Peter è mio figlio. Certo che mi importa di lui. Cosa stai insinuando?”
“Io non lo farei mai entrare in quella Macchina” replicò Walter indicando la profezia che l’uomo teneva sulla scrivania.
“Non credevo gli potesse succedere nulla di male” affermò Walternate in tono risoluto “Non sono io che ho distrutto questo mondo”
“E’ stato un incidente. Io volevo salvare mio figlio” fece in tono angosciato il dottor Bishop.
Mio figlio” replicò arrabbiato il suo doppio.
“Non cambia la sostanza. Ora sei disposto a collaborare per salvarlo o no? Oppure vuoi continuare questa stupida guerra?”
Walternate andò a sedersi alla scrivania, una parte di lui voleva ancora uccidere il suo doppio, lo odiava con tutto se stesso per avergli rubato il figlio e gli anni che avrebbe potuto passare con lui.
“Sarà solo una tregua. Le nostre questioni non sono risolte” disse infine guardandolo con un odio terrificante.
 
 
Boston 2300.
 
Un uomo calvo si avvicinò a Peter che era tornato a fissare la vetrata su quel mondo desolato “Sentiamo cosa volete da me?” domandò in tono sarcastico.
“Come se fossi disposto davvero a collaborare” replicò l’uomo mettendo una certa emozione nella voce cosa che colpì il giovane Bishop che si voltò subito verso di lui, riconoscendolo all’istante
“Sei l’altro osservatore… l’amico di September… August?”
“Come mi conosci giovane Bishop?” chiese l’osservatore stupito.
“Alcuni mesi fa venisti nel mio tempo e salvasti una ragazza da morte certa. Chrtistina”
L’uomo calvo sorrise
“Christina Hollider. La osservo da tutta una vita”
Peter si avvicinò all’uomo
“Perché tu e September siete diversi dagli altri?”
August si guardò in giro
“E’ una lunga storia, legata ad una persona che conosci anche tu, credo. Sam Weiss”
Peter annuì “Sì, lo conosco è mio amico, anche se Olivia non lo sa.”
“E’ strano che sia tuo amico ma non ti abbia mai mostrato la profezia su di te. Viene dal nostro mondo, lo sapevi?” chiese August in tono gioviale.
“Lo immaginavo” replicò Peter cercando di ostentare una tranquillità che non provava. Parlare di quella profezia lo agitava molto. Non si sentiva all’altezza.
August stava per continuare quando si accorse, con la coda dell’occhio, dell’arrivo del loro capo e si smaterializzò lasciando il giovane Bishop interdetto.
Il capo degli osservatori non era solo, con lui c’erano le due Olivia che facevano il possibile per non guardarsi negli occhi, ognuna delle due provava un certo imbarazzo nei confronti dell’altra, l’Olivia bionda, in qualche modo, stava iniziando a provare pena per il suo doppio, si rendeva conto che era stata mandata per una missione per salvare il suo mondo e che, probabilmente, si stava legando a Peter, cosa che le provocava una malcelata gelosia. L’Olivia rossa, d’altro canto, si sentiva in colpa nei confronti del suo doppio e di Peter e cercava, in qualche modo, di rimediare anche se non poteva negare che una parte di lei avrebbe tanto voluto continuare la sua farsa con il giovane Bishop da cui era sempre più attratta. Cosa poteva fare? Guardò l’uomo che era di fianco a lei provando una certa paura e desiderando ardentemente di essere protetta da Peter. Arrossì per questo pensiero, dopotutto era sempre stata una donna indipendente, aveva salvato tante persone da morte certa, era un’eroina nel suo mondo, eppure ora si sentiva dannatamente fragile.
Il capo degli osservatori, nel frattempo, si era avvicinato al giovane Bishop e lo stava scrutando
“Dovete venire con me. Subito” disse in tono glaciale.
L’uomo e le due donne non replicarono e lo seguirono in un lunghissimo corridoio. Era tetro, stretto, immenso. Sembrava non finire mai. Camminarono per quasi mezz’ora fino a che non raggiunsero un portone gigantesco.
L’osservatore lo aprì tramite un minuscolo telecomando ed, insieme ai suoi ospiti, oltrepassò la soglia, ma subito si fermò indicando qualcosa nel buio.
Peter e le due Olivia non riuscivano a capire in che punto della stanza avrebbero dovuto guardare, dato che era avvolta nell’oscurità, poi qualcosa li colpì.
Era la Macchina.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
2300, Boston
 
Peter e le due Olivia erano letteralmente sconvolti.
Quell’infernale aggeggio non faceva altro che perseguitarli.
Il giovane Bishop si avvicinò al misterioso capo degli osservatori e provò a parlargli
“Come fate ad averla? Siete voi ad aver scritto la profezia?”
L’uomo sospirò
“Non proprio. E’ solo che c’è sempre stata nel nostro tempo. Non sappiamo di preciso chi la scrisse”
Peter sospirò non sapendo cosa dire, così fu Alt Liv a prendere la parola
“Ma non avete ancora risposto alla prima domanda: come fate ad averla?”
L’osservatore fece una smorfia
“Ce l’abbiamo perché l’ha costruita Peter insieme ai suoi due figli Henry ed Henrietta”
Bishop Junior deglutì. Era allibito.
“La costruirò io? E a quale scopo?”
L’uomo puntò il suo sguardo verso il macchinario
“Non ne siamo ancora sicuri”
Peter si girò anche lui verso la Macchina. Ne era affascinato, doveva ammetterlo.
Improvvisamente qualcosa si mosse nell’aria e lui sentì uno strano formicolio al naso, se lo toccò trovandosi le mani sporche di sangue.
Alt Liv ed Olivia lo fissavano preoccupate mentre si avvicinava al monumentale marchingegno.
Improvvisamente il giovane si voltò verso l’osservatore e chiese
“Quali figli?”
L’osservatore mosse la testa quasi come una civetta per guardarlo meglio
“I figli che hai avuto da queste due donne”
Peter era ormai bianco come un panno lavato. Non amava per nulla che i suoi fatti personali venissero spiattellati in quel modo, inoltre lui aveva fatto l’amore solo con la sua Olivia.
Il capo degli osservatori si avvicinò ad Alt Liv squadrandola da capo a piedi poi fece lo stesso con Peter
“Per qualche misteriosa ragione uno dei nostri vi ha cancellato la memoria”
Olivia, intanto, aveva iniziato a tremare. Il pensiero del suo Peter a letto con quella le faceva venire il voltastomaco, ma non poteva permettersi di perdere il controllo davanti a quel tipo che pareva freddo come il marmo e nel contempo aveva la capacità di leggere dentro di loro.
Il giovane Bishop si era accorto subito del turbamento della donna ed in silenzio si era accostato a lei mormorando “Olive… io …”
Lei era rigida e non riusciva a reagire, era convinta che non fossero arrivati fino in fondo, quello, in qualche modo l’aveva confortata, così come aveva compreso che Peter era stato una vittima quanto lei.
Si voltò verso il suo doppio fissandola gelida “Vedo che non fai mai le cose a metà nel tuo lavoro” e senza dire altro uscì dalla stanza.
Peter la seguì trovandola seduta per terra, con il viso coperto dalle mani, il giovane chinò la testa, annientato dai sensi di colpa. Si sentiva un vero idiota per essersi fatto ingannare da Alt Liv.
Fissò la donna che amava per un lungo istante poi andò ad abbracciarla, lei non si scostò, ma neanche ricambiò l’abbraccio. Era ancora rigida.
“Mi spiace” mormorò il giovane.
 
2010, Villa Bishop, Over There
 
Walternate era seduto su una veranda che dava sull’immenso giardino della villa e sul mare, si era fatto costruire quel posto per creare un porto sicuro per se e per la sua famiglia, ma ora quella famiglia non c’era più. Da anni.
Distrutta dal dolore e dai rancori reciproci.
Non avrebbe mai dimenticato per tutta la vita la sera in cui era tornato a casa e non aveva più trovato suo figlio.
 
Era stanco e sfinito, aveva passato la giornata a cercare la cura per il suo piccolo, ma non aveva trovato niente e per di più era stato distratto da quel dannato tipo pelato che, lo avrebbe scoperto anni dopo, lo aveva distratto deliberatamente per i suoi scopi.
Aveva aperto la porta di casa trovandovi Elizabeth alla finestra e subito l’aveva colpito l’espressione speranzosa della donna.
Si era avvicinato a lei e l’aveva baciata sulla fronte
“Walter… come sta Peter? Allora ha funzionato la cura?”
Lui l’aveva guardata confuso
“Di che stai parlando cara?”
Sua moglie aveva sbattuto gli occhi incredula
“Due ore fa sei tornato a casa dicendo di aver trovato una cura per il piccolo e poi te lo sei portato via”
A quel punto aveva spalancato le palpebre
“Avrai sognato, Liz. Non mi sono mosso dal laboratorio per tutto il giorno”
Elizabeth l’aveva preso per mano e l’aveva trascinato in camera
“Come vedi Peter non c’è! Sei venuto a prenderlo due ore fa. Non mentirmi! E’ morto, vero? Ecco perché stai recitando questa farsa? Il mio piccolo è morto!”
Sconvolto e spaventato le aveva preso i polsi cercando di calmarla
“Giuro di no Liz! Non sono venuto a casa! Non sono venuto a casa!”
La donna era crollata sul letto
“No, eri tu. Non mi sono sbagliata! Eri tu!”
“Non ero io Liz! Era un impostore! Ha rapito nostro figlio!” aveva urlato con tutta la sua rabbia “Come hai fatto a farti ingannare da un impostore! Come hai fatto!”
Elizabeth era indietreggiata spingendo via le mani dell’uomo.
“Lasciami Walter! Mi fai male!”gridò iniziando a piangere “Il mio bambino! Che fine ha fatto il mio bambino!”
 
Il segretario prese un bicchiere dal tavolino, se lo riempì di whisky e lo bevve tutto d’un fiato.
“Credevo avessi smesso di bere” fece la sua ex moglie dietro di lui.
“Ogni tanto mi concedo una ricaduta in nome dei vecchi tempi” rispose gelido l’uomo.
“Lo rifaresti, vero? Mi accuseresti ancora ed ancora di essermi fatta ingannare da un impostore a cui regalai nostro figlio”
“Sì. E quel maledetto mi ha portato via tutto. Ora Peter considera lui suo padre”
Elizabeth si sedette su una sedia e gli domandò in tono glaciale
“Ed è per avere il suo affetto che lo hai fatto rinchiudere in una casa circondato da mille guardie e gli hai mandato la nostra Olivia spacciandola per la donna che amava?”
“Liz! Volevo proteggerlo da tutti loro! Cosa ne sai tu che la loro Olivia non finga di provare qualcosa per lui per usarlo chissà quale scopo?”
“E tu non volevi usarlo, vero Walter? Non volevi davvero usarlo!”replicò la donna buttando sul tavolino il disegno della profezia.
“D’accordo. Su questo punto hai ragione, ma credimi  volevo davvero proteggerlo da loro” affermò l’uomo mettendoci per la prima volta un po’ di emozione nella voce.
“Forse sì, Walter, ma a quanto pare non è servito a nulla. Ora lui e quelle due donne sono nelle mani di quegli strani uomini ed ora noi possiamo solo affidarci all’uomo che ha rapito Peter ed ai suoi amici”
Walternate sorrise amaro e mormorò
“Purtroppo è così. Vorrei solo sapere che mio figlio sta bene”
La sua ex moglie gli sfiorò le mani in un gesto fuggevole
“Anche io”
 
 
2300, Boston
 
Peter aveva tenuto stretta Olivia per quasi un’ora, i due non avevano parlato, erano entrambi troppo addolorati e sconvolti, sapevano che in questi casi le parole sarebbero state fuori luogo.
Quando aveva sentito che si era calmata l’aveva portata a letto e si era coricato anche lui, sfinito, anche se sapeva che non sarebbe durato molto quel sonno.
Non appena chiuse gli occhi uno strano incubo lo avvolse.
Sentiva delle urla provenire da una stanza, urla di dolore e di rabbia.
 
“Come vedi Peter non c’è! Sei venuto a prenderlo due ore fa. Non mentirmi! E’ morto, vero? Ecco perché stai recitando questa farsa? Il mio piccolo è morto!”
 “Giuro di no Liz! Non sono venuto a casa! Non sono venuto a casa!”
 “No, eri tu. Non mi sono sbagliata! Eri tu!”
“Non ero io Liz! Era un impostore! Ha rapito nostro figlio! Come hai fatto a farti ingannare da un impostore! Come hai fatto!”
 “Lasciami Walter! Mi fai male! Il mio bambino! Che fine ha fatto il mio bambino!”
Improvvisamente gridò anche lui
“Mamma! Papà voglio tornare a casa!”
 
Si alzò di scatto madido di sudore. Era solo in una stanza totalmente bianca.
Si asciugò la fronte esausto quando un uomo pelato gli apparve di fronte.
“Devi dirci come funziona quella Macchina. Vogliamo capire se è un modo per distruggerci” disse il capo degli osservatori.
“Ammesso che io sappia come funzioni, perché dovrei aiutarvi? Cosa avete in comune con me?”
“Molte cose giovane Bishop” rispose l’uomo
“Ad esempio?”
“Vedi Peter. La tua nascita era programmata da tempo, solo non sapevamo dove saresti riuscito a sopravvivere e la natura ha deciso di fregarci facendoti diventare adulto in uno degli universi più arretrati”
Peter lo prese per il collo
“Di che diavolo stai parlando dannato pelato? Programmata in che senso?”
L’osservatore scostò le mani del giovane con una calma impressionante e poi si decise a rispondere
“In tutti gli universi che conosciamo Walter ed Elizabeth Bishop sono sterili”
Il ragazzo crollò sul letto mettendosi le mani sulla faccia.
Era stato una cavia prima ancora di nascere.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
2300 – Boston
 
Peter stava eseguendo varie diagnosi sulla Macchina e su se stesso, con l’aiuto degli Osservatori,  da svariate ore, ignorando tutto il resto, compresa Olivia.
Voleva scoprire la verità su quel misterioso dispositivo, ne era letteralmente ossessionato e niente e nessuno lo avrebbe distratto.
Se l’aveva creata lui in un lontano futuro, poteva anche capire come attivarla.
Malgrado tutto non voleva distruggere quei misteriosi esseri.
Doveva a loro la sua vita.
Loro lo avevano creato e uno di loro l’aveva salvato.
Non potevano essere così malvagi.
Oppure si stava auto convincendo di questo perché stava diventando come loro?
Era affascinato da tutto il loro sapere, non poteva negarlo.
E nel contempo era disgustato dal pensiero di come avevano ridotto la Terra.
Era colpa sua?
In qualche lontano futuro aveva attivato la Macchina mandando in rovina il pianeta?
Ne aveva il tremendo sospetto.
Una mano gli sfiorò la spalla e lui subito si voltò trovandosi di fronte August
“Cosa c’è? Ho da fare.” Replicò in tono stizzoso.
“Peter, mi dispiace sul serio per quello che ti sta succedendo.”
“Voi non avete nessun tipo di sentimento. Non prendermi in giro.”
August fece una strana smorfia.
“Ne sei così sicuro?”
Il giovane Bishop lo sfidò
“Che tipo di sentimenti dovrebbero avere delle persone che manipolano geneticamente gli altri per far nascere un bambino che serve ai loro scopi?”
“Peter. C’erano dei genitori disperati che volevano un figlio.”
“Lo potevano adottare.” Ringhiò il ragazzo voltandosi verso il Vacuum.
“Ci tieni così tanto a sapere come tutto è iniziato, vero? Così magari fermeresti ogni cosa e tu non nasceresti: è questo che vuoi?”
Il ragazzo fece un lungo respiro.
“Non lo so cosa voglio davvero. So solo che sono stanco di bugie. Ovunque vado la gente mi mente. Siete persino arrivati a manipolare i miei ricordi, come Walter.”
“E questo non ti fa pensare?”
“Cosa mi dovrebbe far pensare?”
“Walter ti manipolò mentalmente per farti credere di essere suo figlio. Perché ti amava. E ti ama ancora più di ogni altra cosa al mondo.”
Peter lo fissò sbalordito e balbettò:
“Mi stai dicendo che anche voi mi state mentendo perché mi amate?”
“Non siamo stati noi a manipolare il tuo ricordo con Alt Liv. E’ stato September d’accordo con William Bell e Nina Sharp”
Il giovane deglutì a vuoto.
“Cosa vogliono da me quelle persone?”
“Non ne siamo ancora sicuri, ma…” le ultime parole gli si fermarono in gola perché sentì la Macchina attivarsi di nuovo e poi la vide sparire insieme a Peter.
Sbalordito uscì verso i corridoi dove incontrò il suo capo.
“Ha attivato la Macchina e poi l’ha portata con se.”
Il misterioso uomo fece un mezzo sorriso
“Bene. Il dottor Bell ne sarà lieto. Così scoprirà finalmente la verità e magari troverà il modo di salvarci tutti.”
 
2000 a. C. – Mesopotamia.
 
Peter e la Macchina erano caduti in una piccola porzione del deserto non lontano dalle oasi.
Per fortuna era notte fonda e non vi era nessuno ad assistere alla scena.
Il giovane si guardò in giro con aria spaesata.
Dove diavolo era finito?
“All’inizio di tutto” fece Sam Weiss alle sue spalle.
Peter si girò di scatto spaventato.
“Che vuoi dire?”
“E’ da qui che vengono loro. Gli osservatori. Ed è da qui che vengo io.”
“Non credo di capire. Avete migliaia di anni.”
“Io sì. Sono una sorta di guardiano del tempo. Loro no, vengono dal futuro, ma derivano dalla gente di questa terra.”
Peter non si lasciò del tutto sorprendere.
“Siamo in Mesopotamia, vero? La mia mente mi ha portato qui perché la loro lingua è cuneiforme.”
“Esatto. Vedo che sai usare la tua intelligenza.”
“Come fai ad essere un guardiano del tempo, Sam?”
L’uomo sorrise
“E’ una lunga storia. So solo da anni che qualcuno, prima o poi, avrebbe dovuto prendere il mio posto, ma non sapevo dove trovarlo.”
“Non mi dire che ti manda Dio o qualunque altra assurda entità superiore?”
“A dire il vero non proprio. Sono nato anche io in un laboratorio da queste parti però. Hanno seguito alcune particolari istruzioni mandate da un lontano futuro.”
“E chi le ha mandate?”
“Tu ed Olivia”
Peter si lasciò cadere sulla sabbia.
“A questo punto sarei tanto curioso di parlare con il mio futuro me stesso.”
“Non puoi.”
“Perché?”
“Vedi, Peter. E’ morto.”
“In che modo?”
Sam lo fece alzare e lo condusse verso l’oasi
“Ora dissetati amico mio e mangia qualcosa. So che hai lavorato senza nutrirti su quella Macchina, poi ti prometto ti parlerò di ogni cosa.”
Il ragazzo lo squadrò di bieco
“E spero che nelle spiegazioni vi siano inclusi il dottor Bell e Nina Sharp”
Weiss scoppiò a ridere mentre Peter tagliava con il suo coltellino un cactus e lo usava per dissetarsi.
“Quella è la parte più facile, mio giovane amico.”
“Che vuoi dire?”
“Beh. Sai. I geni di Elizabeth e Walter Bishop non erano così forti, anche se avevano quel qualcosa che li legava a loro, agli osservatori intendo. Servivano altri geni e il dottor Bell e la signora Sharp si sono offerti.”
Sentendo quelle parole Peter sputò il cactus e fissò sconvolto Sam mormorando
“Oh no. Non bastavano 2 padri sociopatici. Ora ne ho un terzo con annessa madre squilibrata!”
 
Over There – Liberty Island 2010.
 
Walternate aveva perso il suo naturale aplomb ed aveva appeso al muro William Bell
“Maledetto! Ecco perché eri tanto interessato! Come diavolo ti sei permesso di manipolare la nascita di mio figlio?”
“Senza di me non sarebbe mai nato!” rispose Bell in tono glaciale nonostante stesse rischiando di soffocare.
“Dovrei ammazzarti seduta stante. Tu e quel dannato bastardo del mio doppio!” ringhiò il segretario.
Elizabeth, per una volta, non aveva nessuna voglia di fermare il marito. Aveva riposto molta fiducia nel dottor Bell ed ora scoprire tutte quelle cose sulla nascita di suo figlio l’aveva letteralmente sconvolta.
“Allora ci può dire la verità una volta per tutte? Che vuole da nostro figlio?” chiese fissandolo di sbieco.
Walter, intanto, osservava la scena annichilito. Neanche lui si aspettava così tanti segreti.
Bell, a fatica, riuscì a liberarsi.
“L’unica cosa che so è che anni fa conobbi un Peter Bishop quarantenne che mi confidò di ritrovarsi in mezzo ad una guerra tra i due universi, entrambi dominati da due tipi diversi di osservatori. Non vi era nessuna speranza in quel mondo. Entrambe le razze erano dovuti tornare indietro a causa di quello che io avevo attivato tramite la Macchina. Ero convinto che fosse destinata a me, l’avevo manipolata per poter viaggiare nel tempo e conoscere le origini del mondo, ma quella Macchina non era per me e reagì male, finendo per portare in rovina i due mondi.”
Walternate si decise a mollarlo perché colpito da quelle affermazioni. Stava per fare la stessa cosa.
“Quella Macchina è solo per mio figlio. E lui è il nuovo guardiano del tempo, non è così?”
Bell non fece in tempo a rispondere a quelle parole perché qualcuno lo fece al suo posto.
“Esatto, padre” disse infatti Peter.
Elizabeth gli corse incontro, abbracciandolo.
“Tesoro, stai bene?”
Il giovane annuì sorridendole.
Quando si staccò indicò Olivia ed Alt Liv
“Siamo riusciti a tornare. Ed ora abbiamo capito come risolvere questo gran casino” fece la prima.
“Torniamo alla Macchina” concluse il suo doppio sorridendole per la prima volta.
Walter si rabbuiò
“Peter ti ucciderà.”
Il ragazzo si avvicinò all’uomo e gli accarezzò la guancia
“Non credo, papà. E’ stata creata per me. Andiamo”
Il dottor Bishop si commosse sentendosi chiamare così e mormorò
“Mi hai perdonato, allora?”
“Credo che il fatto che tu abbia attraversato due volte gli universi per salvarmi la vita significa pur qualcosa, no?”
“E’ colpa mia se il tuo mondo è in rovina”replicò a voce bassa Walter.
Peter gli prese il viso tra le mani e bisbigliò
“Non mi importa di chi sia la colpa. Tu sei mio papà”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Mesopotamia – 2000 a.C.-  Tre del mattino.

Sam Weiss e Peter Bishop camminavano da ore nel deserto, fermandosi solo qualche minuto, ogni tanto, per riprendere fiato ed energie.

Ormai erano vicini alla meta e Weiss non vedeva l’ora perché era stanco del suo compito che aveva pesato sulla sua vita in maniera esagerata.

Arrivarono ad una gigantesca costruzione bianca dove, a fatica, trovarono un altrettanto enorme laboratorio

“In teoria sono nato qui”

“Non mi hai spiegato come fai a viaggiare nel tempo…”

Weiss tirò fuori un grosso cilindro azzurro

“Regalo di un mio amico”

“E chi sarebbe?”

“Thomas Jerome Newton”

“Capisco.” replicò Peter andandosi a sedere su una poltrona mezza rotta. “Ti ascolto.”

“Io non so bene come userai la Macchina, ma come vedi sia nel 2300 che nel 2010 i due universi sono in guerra, in qualche modo.”

“E sono legati.”

“Cosa te lo fa credere?”

“Lo so è basta. Forse perché, perdona la presunzione, sono legati a me.”

Sam sorrise compiaciuto

“Non è un’idea da scartare”

“Le due razze da chi derivano?”

“Da uno scienziato. Ad Oslo. Nel 2167”

“E chi è lo scienziato?”

“Dipende.”

Peter alzò il sopracciglio “Arriva al dunque, Sam. Non mi sto divertendo”

“Sei arrabbiato?”

“Tu cosa penseresti del fatto che il tuo migliore amico sapeva tutto sulle tue origini e te lo ha tenuto nascosto?”chiese in tono sarcastico il giovane Bishop.

“Touchè!”

“Prosegui, grazie. Lo scienziato chi è?”

“In universo sono Bell e tuo padre, quello vero intendo. Nell’altro sei tu”

Il ragazzo si lasciò scappare una risata amara affermando: “Vedo che gli universi sono un affare della famiglia Bishop/Bell”

“E non sai il resto. Vedi ho conosciuto l’uomo che saresti diventato vivendo con tuo padre, il segretario. Non era molto diverso da quello che sei ora. Il suo mondo era sano, ma a causa di Bell e del suo uso della Macchina, finì per andare in rovina lo stesso. I due universi entrarono lo stesso in rotta di collisione, ma in maniera diversa, si fusero in alcune parti. Alcune persone impazzirono, altre resistettero e fu in quelle circostanze che conoscesti la tua Olivia.”

“Era fusa anche lei?”

Weiss scosse il capo “No perché l’Olivia del tuo mondo non si trovava nello stesso luogo. Era altrove, al funerale di sua sorella”

“Capisco. Eppure mi hanno detto che ho avuto dei figli da entrambe”

“Sì, per un po’ hai frequentato l’Olivia del tuo mondo, tuttavia non durò. Tu cercavi altro.”

“Prosegui. Come sono morto?”

“La fusione aveva provocato danni terrificanti come ti ho detto. La tua Olivia aveva dovuto sedare varie rivolte. Non amava fare cose del genere, però non poteva abbandonare il suo amico Charlie. Era il suo migliore amico lo sai. Fu così che un giorno, per errore, finì per uccidere una delle persone fuse. Voleva solo salvare Charlie. Non voleva uccidere. Da qui si scatenò un’altra rivolta durante la quale provarono ad ucciderla e tu le facesti da scudo”

Peter annuì “E’ sensato. E dopo?”

Sam sospirò “Dopo il tuo vero padre creò gli osservatori, lo fece ad Oslo, dove si era rifugiato per fuggire alle rivolte. Con lui c’era Bell. Non questo Bell. Tuo padre li creò perché erano stati i sentimenti per Olivia a spingerti a morire per lei. La odiava. Finì per ucciderla, ovviamente. E lei non fece niente per difendersi. Era annientata dai sensi di colpa”

Il giovane Bishop chinò la testa mentre gli occhi si riempirono di lacrime. “Perché non hai provato a fermare tutto questo?”

Stavolta fu Sam a scoppiare in una risata sarcastica “Cosa credi che abbia fatto per tutti questi anni? Ma non c’era modo di fermare nulla. Ero entrato in un loop temporale che continuava a ripetersi all’infinito finché non mi venne un’idea.”

“Dovevi trovare una variabile e fu così che mandasti September.”

“Più o meno. Lo incontrai durante uno dei miei viaggi. Era simile agli osservatori che conoscevo e nel contempo non lo era”

“Era uno di quelli che ho creato io?” domandò Peter.

“A dire il vero no. August lo era, ma lui no”

“Come? Ma… ma…  allora perché portano quei nomi?” il ragazzo chiese incredulo. Sam non gli rispose, limitandosi a sorridere e quel sorriso ebbe il potere di fargli capire ogni cosa. “Glieli avete dati tu, Nina e Bell quei nomi insieme al Walter del futuro. Avete creato questa task force per cercare di trovare una soluzione. E la Macchina?”

“La Macchina come ha detto il grande capo la creasti tu insieme ai tuoi figli. Era quasi pronta quando venisti ucciso. Si basa sugli scritti di questa antica terra Peter. Creazione e distruzione. Vacuum. Tu puoi farlo, noi no”

“Ma sei anche tu un guardiano del tempo. E dopotutto io sono importante per quegli osservatori sono stati creati da mio padre o da me stesso”

“Sì e no.”

“Mi stai mandando in confusione, ora. Lo hai detto tu che…”

Sam sorrise “C’è qualcos’altro, Peter. Qualcosa che mi ha fatto capire che tu sei importante oltre questo. Vedi nessuno di quegli osservatori ha dentro di se il tuo dna. Nessuno. E a nessuno di loro è stato ordinato di proteggerti”

“Hai detto che è stata creata la task force per creare una soluzione”

“Esatto. E’ stata quella task force a creare la profezia su di te. Solo nel futuro. Nel futuro che noi stiamo cercando di impedire e tu stai agendo in maniera strana.”

“Mi stai dicendo che sono una variabile non prevista?”

Sam annuì allugandogli la profezia con sopra le scritte antiche “Sì neanche quella task force ha previsto i tuoi passi. Hanno solo scritto chiaramente il tuo nome dicendo che tu eri la crepa da cui entra luce e scaccia l’oscurità. “

Peter lo fissò dubbioso per qualche minuto poi, all’improvviso, comparve un sorriso timido “Allora forse ho trovato l’altra via. Torniamo a casa”

 


Liberty Island – Other Side


Peter entrò nella stanza dove era tenuta la Macchina. L'idea di entrare in quell'affare gli piaceva poco, ma sapeva che era l'unica soluzione.

September si avvicinò a lui “Abbiamo portato le altre Macchine nei punti da te indicati.”

Il giovane Bishop si voltò “Quante sono?”

“In teoria sono due, due nel futuro e due qui nel presente”

Il ragazzo sorrise “Bene. Speriamo che funzioni.”

Olivia scansò delicatamente l’osservatore “Non mi hai ancora detto che hai in mente”

Peter la guardò un po’ confuso e imbarazzato. Detestava dover spiegare i propri processi mentali.

“Vedi hon, è complicato da spiegare persino a me stesso… Diciamo che voglio aiutare quella task force a trovare una soluzione.”

“E sei sicuro di quello che stai facendo?” chiese lei divertita.

“No e tu come ti senti?”

“Un po’ di nausea ma potrebbe essere la nausea mattutina”

Il giovane le sorrise intenerito “La nostra piccola inizia già a farsi sentire. Senti ma sul serio vuoi chiamarla Henrietta?”

“No, tuttavia…”

“Tuttavia?”

“E’ l’unica cosa su cui sono d’accordo i tuoi amabili padri. I loro nipoti si devono chiamare Henry ed Henrietta”

Peter alzò gli occhi verso il soffitto

“Va bene, non ci voglio pensare. Ora riesci a spegnerla? Debbo trovare il modo di entrarci.”

Stavolta fu Olivia ad alzare gli occhi verso il soffitto.

“Ci provo.”

“Sei sicura?”

“No” ridacchiò lei per poi avvicinarsi alla Macchina che continuava a fare degli strani rumori.

Concentrò ogni pensiero sul quel gigantesco meccanismo sperando di poterlo fermare.

Doveva farlo.

Si udì un altro forte rumore e la Macchina si spense.

Il giovane Bishop sorrise mormorando: “Ce l’hai fatta”

Lentamente si avviò verso il Vacuum non senza aver prima dato un piccolo bacio ad Olivia.

Sentiva che lei lo aiutava a tranquillizzarsi.

Iniziò a salire mentre tutti gli altri lo stavano ad osservare.

I suoi due padri, sua madre, September, Bell e la stessa Olivia.

Doveva trovare un’altra via.

Doveva trovarla.

Lo doveva a tutti in qualche modo dato che ognuno di loro aveva lottato per lui.

Aveva sempre detestato quell’assurda guerra e sapere che ce ne sarebbe stata un’altra in futuro, ancora più terribile e per di più combattuta da due supposte razze superiori lo spaventava a morte.

In silenzio si concentrò sul destino di quei due mondi.

Nel presente e nel passato.

Chiamò a raccolta ogni ricordo felice e anche ogni dolore.

Persino la paura di essere considerato pazzo e di avere perso tutto.

Per tanto tempo aveva desiderato di trovare il suo posto.

Ripensò a Mathis, a quella poliziotta di provincia tosta e un po’ permalosa.

Anche lei aveva parlato di trovare la crepa nell’oscurità.

E ora si trovava nella difficile situazione di dover essere lui quella crepa.

Chiuse gli occhi entrando nella Macchina mentre altre immagini scorrevano nella sua mente.

Il suo mondo in rovina.

Il mondo del futuro in rovina.

Due mondi che si distruggevano a vicenda.

Doveva finire.

Adesso.

Il Vacuum fece un rumore violentissimo mentre le forze gli vennero improvvisamente meno.

Era come se quell’aggeggio gliele stesse risucchiando, ma non poteva uscire.

Non ancora.

Un’altra scossa violenta. Stavolta investì l’intero edificio facendolo tremare.

Un’altra ancora.

E un’altra ancora.

Non aveva bisogno di aprire gli occhi per capire cosa era avvenuto.

I due mondi si erano uniti.

Nel presente e nel futuro.

Tramite un ponte che lui aveva creato.

Intravide da lontano lo sguardo del grande capo degli osservatori.

Stava sorridendo. Era un mezzo sorriso, ma era pur sempre un sorriso.

E aveva i capelli.

Peter sorrise riaprendo gli occhi trovandosi di fronte una nuova Liberty Island.

Erano due in una.

Scese lentamente le scale andando incontro ad Olivia che, ancora interdetta, gli chiese.

“Ho creato un ponte tra i nostri universi. Ho visto che sono legato e se uno muore, muore anche l’altro.”

Davanti a loro vi erano il segretario Bishop, Elizabeth, Walter, Bell, Nina, i due Broyles, Sam Weiss, l’altra Olivia, l’altro Charlie e un Settembre un po’ cambiato. Anche lui aveva i capelli.

Il suo vero padre gli si accostò, mormorando:

“Non puoi chiedermi di…”

Subito Peter lo zittì

“Posso e devo, padre. Questa guerra deve finire. Ora! In questi giorni avete saputo mettere da parte le vostre divergenze e adesso che sono tornato volete ricominciare? Sono dunque io il problema? Se sapevo mi sarei…”

Stavolta fu September a fermarlo

“Giovane Peter, non dirlo. Ho visto il futuro senza di te. E vi era più desolazione che nelle teste vuote dei tuoi padri. Parlo di tutti e tre.”

Olivia e Alt Liv furono le prime a scoppiare a ridere insieme a Peter, seguiti poi da tutti gli altri.

Quando si ripresero dal momento di ilarità, il primo a parlare fu di nuovo Walternate

“Ma sia chiaro. Esigo che vivi di qua. E celebrerai le nozze con la tua fidanzata di qua”

Walter subito lo interruppe “Non esiste. Tu non puoi pretendere di…”

Peter li fissò con aria gelida zittendo entrambi “Basta! Vi assicuro che se non la finite risalgo sulla Macchina con Olivia e andiamo a sposarci in Mesopotamia nel 2000 Avanti Cristo il tutto officiato da Sam Weiss!”

Quest’ultimo ridacchiò “L’idea mi piace.”

Nina si intromise “Ora sarebbe il caso di iniziare a firmare qualche documento che attesti la pace, che dite?”

“Per una volta sono d’accordo con lei” rispose Olivia mentre Peter annuiva.

E a fatica sia Walternate che Broyles di side side si convinsero ad andare a chiamare i loro presidenti per firmare un accordo.

Quello che Peter non sapeva era che i due Obama avrebbero presto preteso di conoscerlo.

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