15' minuti più 30' al triplice fischio

di SenzaPH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Correre ***
Capitolo 2: *** Cosa Vuol Dire Juventus ***
Capitolo 3: *** Senza Fiato ***



Capitolo 1
*** Correre ***


CORRERE





Il fiatone mi stava uccidendo e l'affanno era insopportabile << Avanti lumaca corri, hai cinque anni! Anche la nonna sarebbe più veloce di te! >> la mia sorellona mi incitava a corre eppure non ce la facevo a raggiungerla, lei aveva dieci anni!
 
<< Serena aspettami! >> piagnucolai un paio di metri indietro, lei si fermò tenendo tra i piedi il pallone, come faceva a non essere stanca?
<< Avanti Icaro, non corri nemmeno da tre minuti >> mi sorrise comprensiva << Ma io sono piccolo >> protestai << E cosa dovrebbe essere questa una scusa? Avanti pigrone, sai benissimo che il dottore ha detto che devi correre quindici minuti al giorno per tutti i giorni >> disse lei con seccenza passandomi la palla, mi arrivò dritta sui piedi e la osservai: che gusto ci provava a correre dietro ad una sfera?
 
La osservai ripensando a quello che mi aveva detto ieri " Devo allenarmi, Icaro... O non riuscirò mai a segnare un goal nella prossima partita! ", non riuscivo proprio a capire quale fosse il piacere di calciare un pallone e mandarlo in porta "Cosa vorrebbe dire che il calcio è un gioco stupido? Oh Icaro, sei ancora cosi piccolo per capire... Il calcio non è semplicemente calciare un pallone, il calcio è molto più di questo. Si tratta di guardare in faccia i tuoi compagni e vedere la determinazione nei loro occhi, di sapere che se dovessi sbagliare un passaggio o un tiro loro saranno lì a sostenerti e a rimediare al tuo errore, si tratta di dare tutto te stesso per portare alla vittoria la tua squadra, di dimostrare di essere i più in gamba! Ricorda Icaro, non si tratta di segnare una valanga di goal, ma bensì di dimostrare la determinazione e la forza della tua volontà, vince la squadra che ha il coraggio di credere di poter vincere anche se sta sotto di tre goal a cinque minuti dalla fine" mi aveva sorriso e poi era corsa in strada con quel suo pallone sporco di fango.
 
<< Forza! Tira di collo! >> mi urlò destandomi dai miei pensieri << Di collo? E come dovrei fare? Sopra al collo ci sta la testa! >> protestai all'insensatezza delle sue parole, lei scoppiò a ridere.
 
* * *
 
<< Cosa fai sorellona? >> le chiesi osservandola tanto concentrata davanti allo schermo della televisione << Oh niente, cerco il canale dove daranno la partita >> rispose leggendo attentamente il televideo << Chi gioca sorellona? >> lei si voltò sorridendo come se le avessero regalato una tonnellata di caramelle e dolciumi vari << La Juventus! >>.
 
Un'ora dopo eravamo seduti sul comodo divano ad ascoltare il telecronista che annunciava l'imminenza dell'inizio della partita, pochi minuti dopo citò undici nomi che non avevo mai sentito << Sorellona chi sono? >> chiesi osservandola << Sono i giocatori che disputeranno questa partita, ogni squadra deve schierare undici calciatori che giocano in ruoli differenti: il portiere si occupa di non far fare goal agli avversari, i difensori cercano di impedire che gli avversari entrino in area e che tirino in porta, poi ci sono i centro campisti che giocano al centro, si occupano di sviluppare il gioco e servire le punte, poi ci sono gli attaccanti il cui compito è fare goal. Grosso modo funziona cosi, ma ti prometto che un giorno ti spiegherò meglio >> mi sorrise osservandomi poi tornò alla partita, si sentì un fischio e i giocatori in televisione iniziarono a muoversi.
 
Vane furono le domande che le feci nel corso della partita, lei non mi ascoltava. Il suo viso passava da attimi di rabbia ad attimi di ansia, imprecava contro il tizio che fischiava e tirava fuori dal taschino cartellini gialli e rossi contro vari giocatori dalla maglia bianca e nera << Era in fuorigioco stupido! Era in palese fuorigioco! >> non osai neanche chiederle cosa fosse un fuorigioco, sicuro che mi avrebbe come minimo sbranato tanto era arrabbiata!
 
Il suo viso era tanto cupo e triste, mancavano cinque minuti alla fine ed i giocatori in maglia bianca e nera stavano perdendo per quattro a zero, credevo che tra un pò si mettesse a piangere, si mordeva il labbro inferiore stringendo i pugni, notai che tremava un pò. Che strana malattia il calcio, forse avrei dovuto chiamare papà, magari la sorellona aveva male allo stomaco o cose del genere, feci per alzarmi ma fu in quel momento che vidi il suo volto rilassarsi, in pochi secondi i suoi occhi sembrarono brillare di una forte luce così bella e luccicante che rimasi lì incantato ad osservare quei suoi occhi cosi verdi ingrandirsi dalla gioia, sul suo volto comparve il sorriso più bello che avessi mai visto!
 
Sul serio, non l'avevo vista tanto felice neanche quando, per il suo compleanno, papà le aveva regalato la Play Station 2 con il gioco PES! Rimasi stupito di tale reazione, fino a pochi secondi prima stava veramente malissimo ed ora stava urlando "goal" a squarcia gola, esultando come se lo avesse fatto lei, oppure come se la mamma fosse resuscitata o come se avesse vinto un mare di soldi. Mi voltai alla televisione notando un giocatore con la maglia bianca e nera che correva verso i suoi compagni, abbracciandoli. Non riuscivo proprio a capire come la mia sorellona potesse essere tanto felice. 
 
Subito dopo sentii tre fischi e lei tornò seduta con una strana espressione in volto come se avesse mangiato qualcosa di tanto amaro << Abbiamo vinto? >> chiesi osservandola << No, ma torneremo a farlo perchè alla Juve vincere non è importante, è l'unica cosa che conta... >> sorrise tristemente poi andò in strada e subito sentii il pallone che con forza sbatteva contro i garage.

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Salve a tutti gente :D! Che ve ne pare di questo primo capitolo?
Spero di aver spiegato le parti tecniche nel giusto modo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Con affetto,
SenzaPH

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Capitolo 2
*** Cosa Vuol Dire Juventus ***


Cosa Vuol Dire Juventus


Aprii gli occhi debolmente ritrovandomi in una stanza bianchissima << Serena...? >> la chiamai in un sussurro << Hey pigrone! Ti sei svegliato finalmente! >> mi voltai trovando gli occhi verdi della sorellona ad osservarmi << Ho sognato la mamma >> lei sembrò stupirsi << E cosa ti ha detto? >> cercai di ricordare e con successo ci riuscii << Ha detto che il goal era in fuorigioco >> la sentii ridere e subito il dolore al petto passò.
 
<< Come stai piccolino? >> mi chiese il babbo, osservai i tanti tubicini che sembravano passarmi da una parte all'altra << Bene >> cercai di sorridere ma ero tanto stanco, probabilmente avevo avuto un altro mmmh come lo chiamava papà? Calasso? Camasso? Ah ecco collasso!
Dicevano che il mio cuoricino non stava bene e che si stancava di più rispetto ai cuoricini degli altri bambini, ecco perchè il dottore diceva che dovevo correre massimo per quindici minuti, la sorellona lo diceva sempre ma io non riuscivo per più di tre.
 
Chissà perchè il mio cuoricino non andava bene, dicevano che ne avevo bisogno uno nuovo e che dovevo aspettare un poco ma io ero tanto stanco di aspettare, ero tanto stanco di stare quasi sempre in ospedale, ero semplicemente stanco.
Mi sentivo tanto triste a non poter giocare con gli altri bambini ma la sorellona mi tirava subito su di morale, era sempre lì ad incitarmi, a starmi accanto e a sostenermi, lei c'era sempre per me ed io ero tanto felice.
 
<< Hey bradipo, hanno detto che domani ti dimettono, sai dove ci porterà papà? >> era tanto allegra << No, dove? >> lei sembrò rallegrasi ancora di più, un sorrisone si fece largo sul suo viso andando da un orecchio all'altro, roba che neanche il Grinch riuscirebbe a batterla!
 
<< Ci porterà allo Juventus Stadium. Andremo a vedere la nostra prima partita! OOOH non sto più nella pelle, non vedo l'ora che sia domani cosi finalmente anche tu capirai cosa voglia dire "Juventus!" >> scalpitò con i piedi e fu in quel momento che notai la sua tenuta da calcetto bianca e blue, gli scarpini e una bella fascia gialla al braccio con una C stampata sopra << Hai una partita? >> le chiesi felice per lei, la mia sorellona amava tanto il calcio, più delle caramelle o della cioccolata, era il capitano della squadra di calcio femminile nella scuola elementare che frequentava, non sono mai potuto andare a vederla giocare ma papà mi raccontava che è una piccola tigre, gioca come punta il più delle volte ed è l'unica che riesce a fare avanti e indietro dalla difesa all'attacco per tutta la partita. Lei si che è resistente!
 
Papà diceva che doveva solo preoccuparsi di fare goal ma la mia sorellona,se necessario, andava ad aiutare la difesa lasciando la gloria del goal alla seconda punta, papà diceva anche che la sorellona sapeva giocare bene come centro avanti, che offriva molte palle goal alla punta e che con lei il centro campo era quasi invalicabile! E' proprio un mito la mia sorellona!
 
<< Si, oggi giochiamo contro la 5°C, è molto forte e non sarà semplice ma darò tutta me stessa per far vincere la mia squadra! >> i suoi occhi ardevano di una strana passione e la sua voce era tanto entusiasta quanto determinata << Allora va e segna un bel goal! >> lei sorrise << E tu riposati e tieniti pronto per domani! >> disse dandomi un bacio sulla guancia e correndo fuori dalla stanza per raggiungere la zia che l'avrebbe accompagnata alla partita.
 
* * *
 
<< Siamo pronti? >> chiedeva praticamente saltando sulla sedia << No Serena, un pò di pazienza >> rispose il babbo sospirando e continuando a compilare i moduli per la mia dimissione << E adesso siamo pronti? >> chiese dopo pochi secondi suscitando la risata divertita del babbo.
 
Finalmente dopo un bel pezzo eravamo sull'auto verso lo Juventus Stadium e la mia sorellona non riusciva proprio a stare ferma, fremeva e si agitava sul sedile << Avanti papà va più veloce o la partita inizierà senza di noi! >> si lamentava fissando la strada << Sta tranquilla Serena, vedrai che arriveremo in tempo >> la rassicurò papà e infatti, dopo un paio di minuti eravamo arrivati, fatto la fila per entrare e poi andammo a posizionarci sulla curva sud ai nostri posti.
 
Per la verità la curva sud era veramente vuota, c'erano giusto dieci persone massimo venti mentre la curva nord quasi straripava << Sorellona, perchè non c'è nessuno nella nostra parte? >> lei mi osservò pensando a cosa dire << Perchè cosi stiamo più comodi >> ma che razza di risposta era? Prendemmo posto andando a finire accanto ad  una bambina seguita da un bambino più grande e poi dal loro papà.
 
<< Ciao >> sorrisi alla bambina salutandola, era proprio una bella bambina con i suoi occhietti neri che sembravano tanto vivaci e i corti capelli biondicci, praticamente l'opposto di me: occhi azzurri e capelli neri.
<< Ciao, mi chiamo Chiara >> rispose lei sorridendomi << Io mi chiamo Icaro, lei è la mia sorellona Serena e lui il mio babbo Claudio >> dissi felice << Anche il mio babbo si chiama Claudio! E invece lui è il mio fratellone Gabriele >> esultò felice, il ragazzo mi guardò salutandomi poi si presentò << Hey mi aiuteresti a legare questo telo? >> chiese Gabriele alla mia sorellona, lei scattò subito e l'aiutò a legare un lungo striscione " Drughi Ultrà - Curva Sud" non ho mai capito cosa volesse dire.
 
Subito dopo arrivò il loro papà che si mise a parlare amichevolmente con il nostro, Gabriele e Serena parlavano di calcio mentre io chiacchieravo con Chiara << Guarda Icaro sta per iniziare! Forza dobbiamo fare un forte tifo e far sentire loro il nostro calore! >> disse con determinazione la sorellona facendo suscitare un moto di ammirazione negli occhi di Gabriele e subito iniziarono ad urlare cori di incitamento.
 
La partita andò avanti, la seguii attentamente ma ancora non riuscivo a capire cosa ci fosse di bello, la Juventus perdeva tre a zero al primo tempo ed ecco il fischio dell'arbitro << Sorellona ma stiamo perdendo? >> lei mi osservò furiosa << No, è l'arbitro venduto ma purtroppo quando vieni etichettato in un certo modo... Non ti danno neanche il modo per riscattarti, ma non importa dobbiamo continuare ad incitarli, pensate a come si debbano sentire! Saranno demoralizzati! Dobbiamo urlare tutti insieme, dobbiamo sostenerli, dobbiamo far capire loro che non li abbiamo abbandonati, che loro possono ancora essere la Gran Signora! >> mi gridava, o forse gridava agli altri pochi spettatori della curva sud, era incredibile come i suoi occhi brillassero, il modo in cui parlava e la determinazione dei suoi gesti riuscirono a convincere gli altri, tutti gli spettatori della curva sud si riunirono formando un unico blocco, poi Gabriele e Serena iniziarono a creare degli slogan designandosi come capi tifoseria.
 
Passarono quindici minuti credo, poi i giocatori tornarono in campo e fu in quel momento che alle mie spalle esplosero le urla della compatta compagine di tifosi juventini, tutti urlavano la stessa cosa: " Noi crediamo ancora in te, Juventus sei parte di me!", non so dove ma qualcuno ero riuscito a procurarsi uno o due megafoni per amplificare le urla, i giocatori della Juventus si voltarono verso la curva sud, per un momento le nostre urla avevano sovrastato quelle degli altri tifosi, fummo inquadrati e proiettati su di un gran schermo, i giocatori in maglia bianca e nera iniziarono ad applaudire.
 
La partita ricominciò mai noi non smettemmo anzi continuavamo sempre più forte, la partita prese una strana svolta, all'improvviso la Juventus si trovavano in possesso palla e gli avversari non riuscivano a prenderla << Ecco Icaro... Guarda bene Icaro sta per iniziare, sta per iniziare un momento magico, guarda Icaro e vedrai ciò che vuol dire Juventus >> la sorellona sussurrò appena quelle parole come rapita da un sogno, osservai attentamente i giocatori e finalmente lo vidi, vidi il fattore Juventus, vidi la magia.
 
Finalmente capii cosa volesse dire il calcio, finalmente capii perchè la mia sorellona amava tanto questo sport e perchè fosse una fan sfegatata proprio di quella squadra, vidi una rete di passaggi fitta come la trama di un maglione, vidi un centro avanti creare il gioco perfetto liberandosi degli avversari, non riuscivo a seguirlo che mi girava la testa, vidi il miglior passaggio filtrante verso l'ala destra e poi un cross che era una pennellata, vidi l'attaccante calciare con forza, con rabbia, vidi una strana aura che lo avvolgeva, il pallone partì come un missile sollevandosi da terra e sbattendo violentemente contro la traversa.
 
" Si tratta di guardare in faccia i tuoi compagni e vedere la determinazione nei loro occhi, di sapere che se dovessi sbagliare un passaggio o un tiro loro saranno lì a sostenerti e a rimediare al tuo errore ", finalmente capii il significato di quelle parole, vidi un giocatore tuffarsi, come un angelo in volo, colpendo la palla di testa e mettendola in rete.
 
Esplosi dalla gioia in un sonorosissimo "goal" assieme agli altri tifosi, mi sentivo gli occhi lucidi, il cuore a mille e lo stomaco contorto per l'emozione. Finalmente avevo capito cosa volesse dire Juventus, cosa volesse dire calcio e in quel momento decisi: sarei diventato il miglior giocatore della Juventus.

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Ecco qua un nuovo capitolo, spero si capisca che stia parlando un bambino di 5 anni XD
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Con affetto,
SenzaPH

P.S non sono mai stata allo stadio, quindi le emozioni provate da Icaro sono le stesse che proverei io :3

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Capitolo 3
*** Senza Fiato ***



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La ragazza alzò gli occhi al cielo facendosi bagnare il volto dall’anomala  pioggia di maggio. I suoi occhi neri come la notte facevano pandan con il tempestoso cielo oscurato da nubi cariche di pioggia -ansimò pesantemente-. Aveva corso fino a farsi venire i crampi e nonostante tutto stavano ancora zero a zero. Si voltò verso l’allenatore vedendo Ilaria pronta per il cambio, doveva uscire e lasciare la squadra da sola in una situazione tanto difficile: e chi se lo aspettava che il Catania potesse essere così forte?

 

Se avessero vinto quella partita sarebbero andati in finale contro la F.C.F. Juventus e lei doveva uscire, era senza fiato. La ragazza iniziò a camminare verso la panchina cercando di integrare ossigeno e subito vide arrivare Serena alle sue spalle. La ragazza sembrava non essere minimamente affaticata nonostante avesse corso più di tutte, poteva ancora vedere il salvataggio dall’uno a zero: Barbara era scattata in avanti lasciando la porta vuota, l’attaccante del Catania l’aveva gabbata con un pallonetto ma Serena, non sapeva ancora spiegare come, dal centro campo era arrivata alla porta e con una rovesciata perfetta aveva respinto il pallonetto.

 

Serena le andò a dare una pacca sulla spalla rassicurandola e Morena non ebbe dubbi: si sfilò la fascia da capitano e la inserì nel braccio sinistro della compagna, la numero dieci le sorrise osservando lo sguardo incredulo e basito della numero otto << Serena, lascio tutto nelle tue mani >> così dicendo la numero dieci uscì dal campo dando un cinque alla compagna che l’avrebbe sostituita. Serena rimase immobile ancora incredula dell’accaduto fin quando Ilaria non le diede uno scossone << Forza capitano, abbiamo una partita da vincere! >>.

 

Capitano, la parola le sembrava così strana… Serena si mosse tornando alla posizione, spettava al Torino battere.

Il fischio dell’arbitro le fece realizzare che adesso era veramente tutto nelle sue mani, scattò prendendo la palla che la punta le aveva passato: era il momento di creare l’azione vincente…

* * *

La pioggia batteva forte sulla sua testa. Aveva corso tanto ma non aveva combinato nulla ed i quindici minuti stavano per scadere. Come avrebbe voluto essere Serena ed avere il cuore d’atleta che gli avrebbe permesso di correre, correre e correre ancora. Guardò l’allenatore che gli faceva già segno di uscire, era solo un allenamento ed il mister non voleva rischiare di perdere il suo attaccante proprio in quel momento delicato del campionato. Il ragazzo si portò la mano al petto che iniziava già a dar fastidio, prese un respiro profondo e ricominciò a correre, doveva solo correre…

* * *

Cadde a terra sporcandosi di fango e subito l’arbitro fischiò il fallo: l’avversaria le aveva praticamente falciato le gambe in scivolata facendole fare un volo di  parecchi centimetri.

Si rialzò barcollante << Chiara! Presto batti la punizione non abbiamo molto tempo! >> urlò esasperata poiché, ovunque guardasse vedeva le sue compagne piegate sulle ginocchia senza fiato: possibile fosse l’unica a voler vincere quella partita a tutti i costi? Chiara raggiunse il punto della punizione con fatica << Abbiamo il tempo per una sola azione, calcia con tutta l’energia che hai in corpo! >> le ordinò con fare così determinato da non accettare replicazioni. Corse poi ad incitare le altre mentre il capitano, dalla panchina, cercava di comunicare con loro ma il rumore della pioggia era troppo forte.

<< Ma cosa state facendo! >> urlò alle compagne che la osservavano distrutte: era stata la partita più faticosa di tutte. << Ascoltatemi bene! Abbiamo dato tutte noi stesse per arrivare fin qui! Abbiamo sputato sangue in allenamento, superato infortuni e influenze impedenti, abbiamo lottato con le unghia e con i denti per essere in semifinale e adesso non voglio perdere! Non quando sono così vicina alla finale! Non permetterò che la fatica mi impedisca di realizzare il nostro sogno ma non posso lottare da sola contro undici giocatrici: ho bisogno di voi e del vostro aiuto. Quindi prendete un bel respiro e stringete i denti questa è l’ultima azione, l’ultima azione che ci separa dalla finale, l’ultima azione che decreterà la squadra più coraggiosa, l’ultima azione e la nostra vita cambierà per sempre, è l’ultima azione. Per favore aiutatemi a realizzare il nostro sogno… Vincere non è importante ma in questo momento è l’unica cosa che conta! >> iniziò ad ansimare anche lei avendo pronunciato quelle parole con troppo impeto, ma non voleva perdere.

 

Il fischio dell’arbitro la fece subito scattare e sperò che le sue compagne reagissero e l’appoggiassero nell’impresa. Scartò un’avversaria che la marcava stretta, in fondo anche loro dovevano essere stanche! La Rodrigetz le passò la palle e lei la stoppò iniziando la sua corsa verso la porta, si guardò ai lati notando la punta che la seguiva poco distante: non poteva sbagliare quel passaggio. Le suggerì di allargarsi sulla destra mentre lei con un’abile dribling superava l’ala sinistra e, arrivata all’angolo, eseguì un cross alla punta che la fece cadere al suolo. Il cross fu perfetto e l’amica lo colpì al volo senza pensarci…

* * *

Doveva correre di più, era una punta e le punte segnano ad ogni costo! Scattò fulmineo ignorando il dolore al petto che si faceva più acuto, voleva dimostrare al mister di essere in grado di segnare in soli quindici minuti, voleva dimostragli di poter essere incisivo e di rilevante importanza anche in un lasso di tempo così ridotto. Ecco adesso vedeva il numero undici servire l’ala sinistra, ora doveva solo farsi trovare in posizione e mettere quella palla in rete. Il cross partì con un arco perfetto e lui doveva solo calciare ma l’avversario colpì la palla con la testa facendola finire sui piedi della seconda punta che calciò senza pensare: la palla colpì il difensore e con violenza si alzò in alto nel cielo. Quella era la sua occasione, non potevo sbagliare…

* * *

La palla volò come un missile verso la porta: B A N G !

Il sordo rumore del palo fece calare un velo di delusione sul volto della punta. Sembrava tutto finito ma Serena non era ancora pronta ad arrendersi, era già in corsa verso la palla ancora in volo, cadde e si rialzò poi si tuffò librandosi nell’aria come un angelo in volo: B A N G !

Traversa, rete, goal… Serena rotolò fin dentro la porta avversaria e poi udì il triplice fischio. Per pochi secondi tutto lo stadio fu immerso in un totale silenzio poi i tifosi del Torino Femminile esplose in cori d’esultanza: avevano vinto.

* * *

Icaro saltò ignorando il dolore lancinante al petto, strinse i denti e chiuse gli occhi, poi calciò in rovesciata: B A N G !

Traversa.

Infine ricadde al suolo senza più rialzarsi…

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