This is my war.

di staygood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Chapter ***
Capitolo 2: *** 2. Chapter ***
Capitolo 3: *** 3. Chapter ***
Capitolo 4: *** Chapter. 4 ***



Capitolo 1
*** 1.Chapter ***


Chapter 1

Mi allacciai le scarpe pronta per affrontare un'altra giornata di duro allena­mento. Tre ore di straziante allenamento di atletica.

Uscii di casa con addosso felpa e leggins. Chiusi dietro di me la porta di casa e mi avviai verso il centro sportivo in macchina.

 

Arrivai e, come al solito, dovetti aspettare qualche misuto prima di entrare nel grande centro. Ero stufa dell'attesa così
cercai di farmi spazio tra ragazzi pieni di sudore e accaldati a causa dell'intenso allenamento.

 

Dopo alcuni minuti riuscii a sorpassare la massa di corpi sudati. Mi diressi verso lo spogliatoio riponendo la borsa e
le chiavi sopra una panchina per poi andarmi ad allenare.

George, il mio allenatore, un uomo alto e muscoloso, capelli neri con qualche sfumatura di grigio e occhi nero scuro,
mi stava squadrando da capo a piendi con fare inquisitorio. Alzai gli occhi al cielo. Non ero mai andata a genio a
Geor­ge, mi aveva sempre parlato con riuttanza e ogni volta che gli porgevo una do­manda cercava sempre di dare una risposta vaga.

 

'Ana' gridò con tono infuriato.

 

Corsi verso di lui quando quel suono acuto mi riportò alla realtà,mi piantai da­vanti a lui assumendo una posizione
eretta e decisa. Una figura alta e muscolosa fece ombra su di me.

 

'Ana ti presento Harry, è nuovo e vorrei che tu gli mostri cosa facciamo noi per allenarci.'

 

Allungò la mano, io feci lo stesso rispondendo al suo gesto di cortesia strin­gendo la sua mano alla mia.
Mi sorsprese grande diffeenza di grandezza tra la mia mano e la sua, la mia era nettamente più piccola
e fredda mentre la sua era grande calda e morbida. Harry sfoggiò un sorriso mostrando due tenerissimi
sol­chi che incorniciavano le sue guance. Io feci un sorriso timido, tingendo leg­germente di rosa le mie guance.

 

'Piacere' dissi quasi sotto voce.

'Il piacere è tutto mio.' disse spostando un ciuffo riccio falla sua fronte. Di­schiusi leggermente la bocca notando
le iridi verde smeraldo che mi stavano fis­sando, sentii il battito cardiaco rallentare poco a poco e il respiro bloccarsi.

 

'Respira' disse avvicinandosi pericolosamente al mio viso. 
 
Seguii il suo consiglio ricominciando a respirare provocando un sorriso soddi­sfatto e sfacciato nel suo viso. Dalla sua reazione
 dedussi che la reazione che avevo avuto per lui era completamente normale, segno certo di un notevole numero di ragazze ai suoi piedi.
 
Cominciai a correre senza avvertirlo dell'inizio del giro, cercando così di evi­tare il suo sguardo agghiacciante.
Pochi minuti dopo, sentii dei pesanti passi venire verso di me, sapevo che, data la sua altezza avrebbe avuto un vantaggio su di me,
 le mie esili gambe non avrebbero retto il confronto con le sue nettamente più toniche e lunghe. 
Cercai di seminarlo accelerando il passo, con scarso risultato però, sentii die­tro di me il suo respiro corto e affannato sempre più
 vicino a me. La sua stan­chezza era evidente, dato il suo fiato. In questi casi ringraziavo George di avermi dato delle lezioni in più 
sulla resistenza della corsa, così cominciai a correre più intensamente finché non sentii finalmente il suo passo rallentare dietro di
 me 'così si fa' disse la mia vocina interiore compiacendosi con me della missione riuscita. 
 
'Aspetta' supplicó. 
 

Mi girai e vidi che si manteneva in equilibrio poggiando le mani sulle cosce, facendo scorrere le goccie di sudore su tutto il suo viso.
'Ma quanto cazzo corri?' disse con tono scherzoso ma ancora affannato. 
'La delicatezza  non è il tuo forte, eh?' domandai incrociando le braccia al petto. 
'Non quando una ragazza mi fa correre per 10 Km senza nemmeno fermarsi un minu­to.' 
Cavolo avevamo davvero fatto 10 km senza che me ne accorgessi? 'Sempre la solita imbranata' in quel momento avrei voluto sotterrare
 quella vocina stridula che rimbombava nella mia testa, non facendo altro che insultarmi e conplimentarsi di se stessa,era irritante. 
Mi guardai intorno notando che ci eravamo allontanati un bel po' dal campo spor­tivo. Mi girai verso Harry , il quale stava 
cominciando a riacquistare un respi­ro regolare e meno affannato, alzò lo sguardo verso di me facendo cadere qualche ciuffo
 bagnato di sudore sulla sua fronte,delle piccole goccie cristalline riga­vano il suo viso facendo risplendere quei bellissimi
 occhi verdi incorniciati da lunghe e folte ciglia nere. 
 
'S-scusa non pensavo di arrivare così lontano in così p-poco tempo' dissi minac­ciata dal silenzio assordante della natura che ci circondava. 
'A me sinceramente non dispiace affatto' disse alzando il sopracciglio destro. 
Distolsi lo sguardo dal suo viso, dirigendolo verso le mie mani intrecciate. Mi sentivo così piccola, nonostante il mio
 metro e sessantasette, rispetto a lui e alla sua muscolatura possente mi sentivo come un piccolo ramo sotto un salice. 
Vidi che la mia mano fu afferrata dalla sua posandoci le sue carnose e rosee labbra, ritrassi immediatamente la mano dalle
 sue labbra impaurita dalle sue in­tenzioni. 
 
'Cosa c'è? Non ti voglio fare del male, voglio impedirti di farti del male.' 
Quella sua affermazione mi spinse a guardare la mia mano, la quale era completa­mente rossa e segnata da graffi contornati
 da una riga scarlatta. Nascosi la mano ferita dietro la schiena mostrando diffidenza al suo gesto. 
 
'Quanti anni hai?' chiese con garbatezza. 
'Ne ho diciassette' risposi quasi in un sussurro. 
Spalancó le sue grandi iridi verdi squadrandomi da capo a piedi. 
'Wow, sei una ragazza giovane e sportiva e soprattutto competitiva a quanto pare.' disse stupito.
'Anche tu sei uno sportivo, si vede, ma per quanto riguarda la resistenza, sei leggermente scarso.' dissi soddisfatta
 delle parole che erano uscite senza pre­avviso dalla mia bocca.
'Non è che sono scarso, è che mi sono fermato a guardare il tuo splendido fondo­schiena. Hai dei glutei molto tonici.' 
Gli rifilai uno schiaffo sulla guancia provocandogli un notevole arrossamento, si strofino la parte arrossata mostrando il viso imbronciato.
'Era solo un complimento, non avevo intenzione di farti arrabbiare.' disse fa­cendo la vittima.
'Non fare la vittima, so come siete fatti voi uomini.' 
'E dimmi come sono.' disse ironico.
'Lo sai come sono, tu sei uno di loro e ti comporti tale e quale. Non fare il finto tonto.' dissi con tono alterato.
'Aspetta un attimo, tu staresti dicendo che io sono uguale a tutti gli altri? Tutti quanti ti fanno bloccare il respiro 
e ti fanno arrossire? Cavolo allora mi ero illuso, pensavo di poterti provocare tutto questo' disse con tono leggermen­te offeso.' 
'Ma come ti permetti, potrei anche avere problemi respiratori e la pelle arros­sata' dissi infuriata.
'Beh per quanto riguarda il problema respiratorio, sarebbe davvero il colmo dato che fai atletica e il secondo punto,
 in fondo potrebbe essere anche vero,dato che le tue guance sono ancora arrossate.' 
Feci un passo indietro vedendo la sua possente figura avvicinarsi sempre più percolosamente verso di me.
'Hai paura?'disse con voce roca. 
'S-si sta facendo t-tardi. Forse è meglio che torniamo al campo.'
dissi girandomi dando le spalle ad Harry. Fui bloccata da una mano che stringeva saldamente la mia felpa. 
'Guardami negli occhi.' disse con voce dura e leggermente preoccupata di qualco­sa che non riuscivo a capire.
Mi girai con lo sguardo fisso verso il basso, ma una mano calda e morbida solle­vó all'insù il mento così da indurmi a
 guardarlo negli occhi. Notai che il colo­re dei suoi occhi non erano più splendenti come la prima volta che li avevo vi­sto,
 bensì erano opachi e scuri, la bocca formó una linea dura come anche i suoi lineamenti. Spalancai gli occhi, impaurita da
 ciò che mi avrebbe potuto fare. 
'Allora è vero, hai paura di me.'
Mandai giù il groppo che mi si era formato in gola e annuii alla sua affermazio­ne.
In seguito al mio gesto allentò la presa dalla mia felpa, abbassando lo sguardo e girandosi verso il grande campo.

Questo è la mia seconda Fan Fiction, la prima non è stata molto apprezzata, spe­ro che questa dato che è di un'altro genere vi piaccia. 
Vi prego non mi deludete a 2 recensioni aggiorno.
Baci Eli. x 

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Capitolo 2
*** 2. Chapter ***


Chapter 2






Non appena arrivammo davanti alla grande struttura entrammo dai cancelli senza nemmeno rivolgerci una parola o uno sguardo. Mi avviai verso il centro del campo ormai isolato dato l'orario. Raccolsi  la bottiglietta d'acqua che avevo di­strattamente buttato a terra per poi dirigermi verso gli spogliatoi.
Presi velocemente la borsa e le chiavi da sopra la panca per poi uscire. Anche se leggermente spaventata aspettai Harry che uscisse per dargli gli orari delle prossime lezioni ma invano, probabilmente se ne era già andato.
Entrai a casa, sbattendo violentemente la porta di legno dietro di me e mi in­camminai goffamente verso il bagno per farmi una doccia.
Il giorno seguente mi svegliai con un terribile mal di testa, causato probabil­mente dal fatto che la sera prima ero andata a dormire senza aver toccato cibo. Cercai di rimediare alzandomi faticosamente dal letto e mi diressi verso il fri­go, lo aprii e notai che c'era solo un succo di frutta e delle uova. Presi le uova e dell'uva passa da aggiungere alla frittata,ma quando ebbi tutto quel cibo davanti agli occhi mi resi conto che non avevo voglia di cucinare,così decisi di andare in un bar a prendere un cappuccino ed una brioches.
Entrai nel bar facendo suonare dietro di me una squillante campanella di ferro per poi sedermi su di uno sgabello davanti al bancone.
< Cosa gradisce? > disse il barista da dietro il bancone.
< Un cappuccino e una brioches. > dissi mostrando un timido sorriso. Il barista annuì per poi scomparire dietro le rumorose macchine di ferro.
Mentre aspettavo tirai fuori il telefono guardando che ore erano, il cellulare segnava le 10.00 dopo feci per riporlo all'interno della borsa.
Un ragazzo moro accanto a me mi dava le spalle cercando di coprire il suono del­la sua voce che pian piano diventava sempre più irritata mentre parlava a tele­fono.
< Non me ne frega un cazzo se ti piace quella ragazza, devi portarmi quei fottuti soldi entro domani mattina. > sbottò alla fine attaccando il telefono e infilandoselo nella tasca posteriore dei Jeans. Si girò verso il bancone come se nulla fosse, in seguito mi squadrò con fare inquisitorio con i suoi occhi blu, oscurati dalla luce fioca del bar. Mi rivolse un sorriso debole per poi andarsene totalmente disinvolto.
Dopo qualche minuto il barista arrivò porgendomi la brioches e il cappuccino che avevo ordinato. Delle immagini del pomeriggio precedente cominciarono a scorrere nella mia testa: le sue mani, i suoi capelli, i suoi muscoli e... i suoi occhi. Presi un morso della brioches, ma a fatica riuscivo a mandarlo giù, un blocco mi si era formato nello stomaco e un vortice di emozioni si stava aprendo all'in­terno di esso. Scacciai immediatamente quei pensieri e decisi di tornare a casa a piedi, così che avrei avuto l'opportunità di rimettere a posto le idee all'a­ria aperta.
Mi avviai nel vialetto dietro al bar, presi la scorciatoia così sarei potuta ar­rivare prima e sarei passata anche dalla mia migliore amica,Jen.
Suonai il campanello della casa di Jen due o tre volte, per poi vedere il suo viso apparire dalla finestra facendo cadere davanti ai suoi occhi qualche ciocca ribelle. Mi fece cenno di salire cosa che io feci di conseguenza.
Jen mi aprì la porta di casa facendomi entrare nella sua piccola dimora. Viveva in una casa ad un piano composta da un salone abbastanza spazioso, una piccola cucina affiancata alla camera da letto e un piccolo bagno.
Mi accomodai su uno dei suoi divani rustici, sprofondando la testa tra i cusci­ni, ne presi uno tra le mani e me lo portai al viso così da poterlo coprire.
< Ciao Ana. Mi sei mancata. > disse sedendosi vicino a me e poggiandomi un braccio su una spalla.
Spostai il cuscino dal mio viso e abbracciai senza preavviso Jen, la quale ini­zialmente esitó a ricambiare l'abbraccio per poi aumentare la stretta.
< Cosa c'è? > disse in tono rassicurante.
< Ho paura. > dissi mentre le lacrime minacciavano di scorrere sul mio viso.
< Di cosa? > chiese aggrottando le sopracciglia.
< Il punto è questo, è che non so cosa sia. >
Passammo tutto il pomeriggio ad analizzare la situazione senza trarne alcuna so­luzione. Lei era felice, sembrava che si fosse innamorata di un nuovo ragazzo che da poco si era trasferito nel suo palazzo. Mi incuriosì, così la supplicai di farmi vedere chi fosse il ragazzo che era riuscito finalmente a farle battere il cuore. Inizialmente non era favorevole alla mia proposta, ma dopo numerevoli suppliche si arrese e mi accompagnò al piano superiore .
< Cosa gli dico? Non so nemmeno come si chiama. > disse agitata.
< Gli diremo che siamo del piano di sotto e che ci è giunta voce che sarebbero arrivati dei nuovi coinquilini e abbiamo deciso di fare conoscenza con loro. > dissi sfoggiando un sorriso compiaciuto dell'ottima idea appena proposta. Lei fece un verso gutturale per poi annuire e girarsi verso la porta. Bussò freneti­camente per tre volte per poi aspettare che il padrone aprisse la porta.
Quei occhi, li avrei riconosciuti ovunque, quel blu acceso mi era rimasto im­presso come un ricordo d'infanzia nitido. Dischiusi la bocca leggermente ester­refatta e allo stesso tempo impaurita.
< Chi sono queste belle principesse? > disse con tono seducente.
Jen cominciò a parlare fermandosi di tanto in tanto a causa della sua evidente agitazione. Lui fece gesto di accomodarci, quando mi avvicinai di più alla luce, mi resi conto che mi aveva riconosciuto dati i suoi occhi spalancati e la sua bocca dischiusa.
< Prego, accomodatevi. > ci offrì garbatamente.
La casa era completamente moderna rispetto a quella di Jen. Le pareti bianche erano decorate da quadri astratti e qualche foto in bianco e nero. La casa era prevalente bianca a eccezione del bagno, il quale sembrava volesse far contrasto con il resto della casa.
Cominciai a sentirmi in soggezione, il suo sguardo blu non smetteva mai di con­trollarmi, decisi di andarmene dando la possibilità a Jen di avere un po' di in­timità con Louis, così si chiamava.
Quei occhi verdi continuavano a invadere i miei pensieri e non riuscivo a scac­ciarli. Camminavo distrattamente finché non andai a sbattere contro una persona la quale stava correndo freneticamente. Alzai lo sguardo e per un momento pensa­vo che le mie gambe non avrevbbero retto ma con mia sorpresa riuscii a rimanere in equilibrio.
Il mio respiro si bloccò di colpo mentre quei due occhi smeraldo mi squadravano severamente, aveva una maglia scollava la quale lasciava intravedere i suoi pet­torali bagnati a causa del sudore, portava dei pantaloni grigi i quali gli cade­vano perfettamente sui suoi fianchi. Cercai inutilmente di riacquistare un re­spiro regolare.
< Cavolo Ana, respira > disse con tono autoritario.
Al quanto sorpresa riuscii a regolarizzare il mio respiro, di conseguenza lui accennó un sorriso facendomi arrossire violentemente.
Prese la mia mano e sentii il suo tocco dolce e delicato sfiorarmi il palmo, non ebbi la forza di ritirare la mia mano, ma a dire la verità non ne avevo nemmeno l'intenzione, quelle morbide dita affusolate erano così confortanti.
< Volevo chiederti scusa > disse leggermente a disagio.
< Per cosa in particolare? > ' per il fatto che mi fai quasi morire ogni volta che mi guardi o per il fatto che mi fai leggermente paura? '
< Per ieri, non volevo spaventarti, non volevo, veramente. > disse lasciando le mie mani e dirigendo lo sguardo verso il basso.
< Lo so che non era tua intenzione. >
< Davvero? > chiese stranamente sorpreso.
< Si, il punto è che non mi sono mai ritrovata da sola con un ragazzo > cavolo i miei pensieri sono andati oltre la scatola cranica, ma perché gliel'ho detto? ' Stupida ' mi rimproverò la mia vocina.
< Veramente? non me lo sarei mai aspettato. > disse sfoggiando un sorriso malizioso.
< Quanto sei superficiale. > dissi voltandomi e camminando dalla parte opposta.
La sua mano mi afferró e mi giró, le mie gambe non ressero così caddi a peso morto sulle sue possenti braccia, mentre le mie gli circondavano il collo. Il mio sguardo era fisso su di lui, ammirai da vicino ogni piccolo dettaglio, sof­fermendomi sulle sue rosee e carnose labbra. Il mio respiro si bloccò inalando di tanto in tanto il suo inebriante profumo. Le mie labbra sembravano pulsare vogliose di un suo bacio, le sue labbra si piegarono in un sorriso per poi po­sarsi sulle mie.  Le sue labbra morbide accarezzavano le mie, dischiusi legger­mente la bocca dando la possibilità alla sua lingua di esplorare la mia, lui in tutta risposta fece entrare a contatto la sua lingua esperta con la mia facendo­le danza in una passionale danza. Mi morse infine il labbro facendomi gemere. Entrambi avevamo un respiro pesante e affannato, come se avessimo appena finito di correre in una maratona. Lo guardai leggermente imbarazzata, i nostri sguardi si incrociarono facendomi avvampare, le mie guance si colorarono di un rosa ac­ceso.
< Questo colore ti dona. > disse accarezzandomi le guance.
< Questa cosa è sbagliata. >



SPAZIO AUTRICE:
Macciao bellissime, come state?
Spero che questo capitolo vi piaccia anche se so che molto probabilmente vorreste uccidermi, ma No problem prestissimo aggiornerò e saprete come continuerà la storia tra Ana e Harry.
Recensite in tanti.
Baci Eli















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Capitolo 3
*** 3. Chapter ***


Chapter 3




< Questa cosa è sbagliata. >
' ma cosa stai dicendo stupida, lo sai benissimo che non è vero. '
< Cosa?No,non è vero. > disse alzando di qualche tono la sua voce.
< E invece si. Scusa ma ora devo andare. > dissi leggermente delusa di me stessa.
Sbattei la porta dietro di me, buttai la borsa a terra e scivolai a terra esau­sta e confusa. Nascosi il viso tra le mani sentendo che piano piano si bagnavano di dolorose lacrime. Sentii dietro di me dei colpi decisi che battevano contro la porta di legno, stentai ad aprire poi una voce alterata gridó.
< Cazzo Ana, apri questa stramaledetta porta o la butto giù! >.
Afferrai la maniglia e la girai. Entrò freneticamente all'interno della casa dandomi le spalle e passandosi ripetutamente le mani tra i capelli.
< Perché hai detto in quel modo prima? Voglio una motivazione valida. > affermò con tono eccessivamente autoritario.
Si giró a guardarmi e notó i miei occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime precedentemente versate.
< N-no-no-non... > non riuscii a pronunciare quella frase ricominciando a piangere come una bambina spaventata. Le sue morbide mani mi carezzarono i capelli per poi posarsi sul mio mento sollevandolo.
< Non voglio che tu pianga, hai un viso così bello. Soprattutto non voglio che tu pianga per causa mia. > disse con tono dispiaciuto.
< Non so perché ma ho la sensazione che devo proteggerti da qualcosa o qualcuno, sento il bisogno di averti accanto, sento il bisogno che tu sia MIA. >
< TUA? > dissi allontanandomi da lui.
< Come puoi pretendere che io sia tua? Non sono un oggetto, non sono di proprietà di nessuno, se hai bisogno di proteggermi da qualcosa allora faresti bene ad an­dartene perché l'unica cosa da cui sono in pericolo è la tua vicinanza, perciò sparisci. >
Sentii dalle sue labbra uscire un grugnito, mi fulminó con lo sguardo per poi avvicinandosi minacciosamente a me.
< Davvero pensi questo? Anche quando faccio così? > disse sussurrandomi all'orecchio per poi leccarmi il lobo. Un gemito involontario uscì dalla mia bocca, lui lo fermo posando le sue carnose labbra sulle mie. Posai le mani sul suo petto ancora sudato per respingelrlo, ma quando la sua lingua si insinuo nella mia bocca afferrai la sua maglia cercando di attirarlo a me. Afferró le mie mani dirigendole verso la folta chioma riccioluta, sentii i suoi morbidi capelli accarezzarmi i palmi. Quel bacio passionale mi fece venire i brividi, lo guardai e suoi occhi ardevano, il verde si era fatto piu verde e l'iride si era ingrandita e le sue labbra sembravano essersi leggemente confiate ed arrossate. Mi morsi il labbro inferiore e guardai le mani intrecciare,la sua mano passò sopra il mio labbro liberandolo dalla presa dei miei denti e con molta dolcezza mi disse:
« Posso? ».
Rimasi letteralmente stordita quando la sua lingua passò lentamente sulle sue labbra. Si avvicinò a me e afferrò tra i suoi denti il labbro tirandolo,sussul­tai ma successivamente lo baciò in segno di scusa per il dolore che mi aveva provocato, ma sinceramente non c'era dolore solo piacere. Le sue grandi mani mi afferrarono i fianchi attirandomi a sé, sentii che la sua erezione pulsava sul mio ventre, sussultai nuovamente stringendo involontariatamente le sue natiche sode, dalla sua bocca uscì un gemito, un sorriso seducende spuntò dalle sue lab­bra.
Ormai ero convinta che lui aveva un effetto molto forte su di me, non potevo evitarlo, anche solo i suoi occhi mi facevano tremare, la sua bocca era così se­ducente, per non parlare delle sue fossette.
« Allora,hai ancora paura di me? » disse con tono sfacciato.
« Non saprei. » dissi cercando si assumere il suo stesso tono.
« Mi piace il fatto che ora non parli più balbettando, adesso la risposta è molto più chiara. »
Aveva ragione, la paura era sparita, di lui ma qualcosa dentro di me si era scatenata e ogni volta che mi trovavo in uno spazio chiuso o isolato con questo ragazzo, il mio corpo veniva percosso da un'infinità di emozioni mai provate.
Rimasi lì a guardarlo in tutta la sua immensa bellezza, i suoi piccoli movimenti mi facevano capire che in quello spazio stranamente silenzioso, non ero l'unica a sentirsi a disagio.
Sussultai non appena sentii battere contro la porta di legno tre volte. Senza alcuno scrupolo Jen si intromise nella mia piccola dimora inciampando goffamente su un pezzo di legno. Mi guardò alzando il sopracciglio sinistro, poi il suo sguardo passò da me alla mia mano la quale era stretta nella sua. Ritrassi la mano e mi avvicinai a Jen e decisi di presentargli Harry.
« Jen vorrei presentarti Harry un nuovo allievo della nostra società di atletica. »
Harry si avvicinò allungando la mano, ma Jen sembrava non voler accettare di stringergli la mano. Gli rifilai una gomitata sullo stomaco facendola piegare leggerente in avanti, cercò di nascondere il gesto allungando la mano e stringendogliela. La ritirò immediatamente mostrando un'estrema diffindenza nei confronti di Harry. Jen pur essendo la mia migliore amica,se non unica, era estremamente testarda e cocciuta, determinata e persuasiva, nonostante ciò era la persona a cui tenevo più al mondo perciò io l'accettavo così com'era perchè pur avendo i suoi momenti di testardaggine era una ragazza dolcissima ed estremamente affascinante. Il detto 'gli opposti si attraggono' ci descriveva alla perfezione, lei alta, capelli color biondo cenere con tanto di extescion(?), occhi blu cobalto e fisico perfetto, nonostante il fatto che mangia come un pellegrino dopo giorni di digiuno, io invece di statura media, castana con capelli mossi ed eccessivamente lunghi, occhi marroni tendenti al verde e un fisico muscoloso.
Cominciò a giocare con i suoi capelli finti, segno che l'irritazione era alle stelle. Per il bene di Harry gli chiesi gentilmente di andarsene, dato il nervosismo di Jen, lui aveva già capito la situazione andando direttamente verso la porta.
Mi diede un bacio casto sulla bocca e mi sussurrò all'orecchio:
« Ho occhi solo per te. »
Aveva sicuramente capito che io mi ero sentita un po' a disagio davanti a Jen e a tutto il suo immenso fascino e la conferma che il suo interesse era limitato a me mi diede un senso di sollievo.
Vidi gli occhi di Jen incupirsi.
« Da quand'è che non mi dici più cosa ti succede? Sai che voglio sapere e tu cosa fai? Non mi dici che ti frequenti con questo essere? »
« Quello che tu chiami 'essere' ha un nome e si chiama Harry! » dissi infuriata, quando Jen faceva così mi mandava su tutti i nervi, non lo conoscieva e già lo giudicava.
« Anastasia Fray che protegge un ragazzo? Questa mi è nuova. Di la verità ti sei innamorata di quell'essere? » disse pronunciando l'ultima parola con disprezzo. Arrossii violentemente e ripensai immediatamente ai suoi occhi splendenti e lucidi, le sue carnose labbra e alle sue dolci fossette. Oh.Mio.Dio. Allora è sono queste le emozioni di cui tutti parlano quando una persona si innamora? È davvero così complicato e confuso quando sei innamorato?


SPAZIO AUTRICE:
Buonsalve bellissimi come state? Ho pubblicato questo capitolo ma non credo sia molto bello, giudicate voi aspetto le vostre recensioni. Dimenticavo se volete seguirmi su Twitter questo è il mio nick @vogliadiunkoala.
Baci Eli.












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Capitolo 4
*** Chapter. 4 ***


CHAPTER 4

Oh.Mio.Dio. Allora è sono queste le emozioni di cui tutti parlano quando una persona si innamora? È davvero così complicato e confuso quando sei innamorato?
« Provo delle emozioni forti quando lo vedo, quando penso a lui mi si contorce lo stomaco ma non so se vuol dire che mi sia innamorata. Non mi sono mai innamorata,questa sarebbe la prima volta. » dissi un po' a disagio.
«Devo dire che è un bel vedere quel ragazzo, hai dei buoni gusti, ma la sua reputazione non è una delle migliori.» disse prndendomi per braccio e facendomi sedere sul divano. « Perchè? Cosa ha fatto? » chiesi preoccupata.
Jen mi spiegò che lui era un ragazzo con problemi economici e aveva una fissa per i giochi d'azzardo ed era per questo che era in debito con molte persone. Quando Jen mi informò di ciò ebbi un flashback.
«Non me ne frega un cazzo se ti piace quella ragazza, devi portarmi quei fottuti soldi entro domani mattina.» così aveva detto Louis quella mattina al bar. Chiesi gentilmente a Jen se poteva lasciarmi a casa per ragionare, anche se la mia intenzione non era quella, ma bensì andare da Louis e chiedergli se ciò che pensavo era vero cioè se Harry era nel suo stesso giro.
Arrivai davanti alla sua porta, bussai più volte finchè non mi accorsi che la porta era stata distrattamente lasciata aperta. Entrai e immediatamente fui inondata da un forte odore di fumo, tossii ancora non abituata a quel forte odore per poi andare verso il salotto. Mi girai e vidi che Louis era seduto in un tavolo circondato da uomini grossi e pelosi, tranne uno più giovane e magro rispetto a loro. Quel ragazzo era la causa del forte odore di fumo, infatti portava in bocca una sigaretta quasi finita ed in mano reggeva un bicchiere di wisky(?) mentre gli altri avevano soltanto delle carte tra le mani e avanti a loro una grande quantità di oggetti di valore.
« Vuoi unirti a noi dolcezza? » chiese il ragazzo con la sigaretta, spostando dalla fronte un ciuffo che gli era caduto.
« Chiudi il becco Zayn, non è qui per giocare. » disse Louis in tono severo.
Si avvicinò a me e mi prese per il braccio stringendomelo dolorosamente e portandomi in cucina.
« Cosa diavolo ci fai a casa mia? »
« Sono qui per chiederti una cosa importante. » dissi strofinandomi il braccio ancora dolorante.
« Cioè? »chiese incitandomi.
Feci un lungo respiro e mi decisi a parlare.
« Ricordi quando ti ho incontrato al bar la prima volta? Stavi parlando al telefono con una persona, quella persona era Harry? »
La sua espressione si fece vaga, guardò ovunque tranne che dalla mia parte, poi rivolse lo sguardo verso di me.
« Sai quanti Harry abitino a Londra? E quanti ne conosca? Qualche indizio? »
« Moro, capelli ricci, occhi smeraldo, fossette, atletico. »
« Ah, quel bastardo intendi? Si,era lui al telefono. Come fai a conoscerlo? »
« Non credo siano affari tuoi come e se io lo conosca ciò che voglio sapere è se è nel tuo stesso giro. »
« No, neanche per sogno vorrei una schiappa come lui nel mio giro, creerebbe solo debiti e guai e gli unici a rimetterci saremmo noi. Comunque come sta la tua amica? Le potresti chiedere se uno di questi giorni usciamo insieme? »
« Cos'è non hai le palle per chiedere ad una ragazza di uscire? »
« Non è per questo, il fatto è che per colpa tua lei è scappata e non mi ha dato il tempo di chiederlo, ecco il punto. »


Tornai a casa e mi misi nel letto a dormire dato che negli ultimi giorni avevo passato notti quasi completamente insonni.
Mi infilai sotto le coperte sprofondando la faccia nel morbido cuscino cadendo immediatamente in un sonno profondo.
< Lasciami stare, fermo cosa fai! No,no ti prego no! Vattene! > sentii una voce familiare gridare dall'altra parte della porta di legno. Ero piccola, spaventata, indifesa, in un buio angolo di quella fredda casa. Il legno invece di trasmettere calore sembrava marmo freddo e il contatto faceva venire i brividi, l'atmosfera era gelida come al solito e le grida di supplica ormai erano una musica che facevano parte della casa.


< Aiuto! Ahhh! > gridò supplichevole la voce di una donna.
Spalancai la porta, oltre la soglia vidi quella stessa donna che stava gridando a squarciagola a terra rannicchiata piena di lividi e vicino a lei una pozza scarlatta, il sangue provaniva dal braccio dove vi era infilato un pezzo di vetro che teneva stretta in mano. Il viso della donna non era completamente visibile, ma non appena girò il viso un groppo mi si formò in gola, cercavo di urlare ma sembrava che la voce mi si vosse bloccata e tutto ciò che riuscii a fare fu piangere, singhiozzando ripetutamente. L'uomo con la bottiglia in mano si girò verso di me e punto la parte tagliata della bottiglia verso di me, il suo viso era coperto da un cappello nero perciò non riuscii a distinguere chi fosse, l'unica cosa che riuscii a fare fu scappare... < Ana,Ana,torna qui,Ana, non te ne andare.. >


< Ana, svegliati, Ana > sentii qualcuno squotermi sempre più energicamente, alla fine mi sveglia sbattebdo più volte le palpebre. Guardai in su e per un attimo stentai a credere a ciò o per meglio dire chi avevo davanti, arricciai il naso cercando di rendere ancora più nitida l'immagine che avevo davanti agli occhi.
< Ana non sono un miraggio, sono davvero io. > disse sfoggiando uno dei suoi sorrisi ipnotici.
< Dimostramelo non ci credo. > dissi con tono provocatorio.
Alzò il sopracciglio destro, poi si strinse le spalle come per acconsentire a ciò che gli avevo chiesto,senza nemmeno accorgermene due morbide labbra stavano accarezzando le mie, dischiusi la bocca dando spazio alla sua lingua di entrare nella mia bocca e unirla alla mia in una danza passionale. Si staccò dalle mie labbra lasciando baci umidi intorno alla mia bocca per poi arrivare alle lacrime le quali, molto probabilmente mi erano scese durante quel sogno terribile, al solo pensiero mi venivano i brividi.
< Perchè stavi piangendo nel sonno? Hai fatto un incubo? > chiese preoccupato.
< Peggio. > dissi quasi in un bisbiglio.
< Cosa c'è peggio di un incubo? >
< Un ricordo. >




SPAZIO AUTRICE



*SBADABAAAAAAAM*
SIGNORE E SIGNORI ECCO A VOI IL CAPITOLO NUMERO QUATTRO.
Okkey ora basta fare la scema, allora prima di tutto vorrei ringraziare le 13 recensioni fatte al terzo capitolo e poi mi vorrei scusare di non aver più aggiornato ma sapete ho avuto il blocco dello scrittore.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e recensite in tante.
Vi ricordo il mio nick di twitter @vogliadiunkoala.
Baci Eli. :*
















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