Warmness on the Soul

di MangakA_BakA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Premetto: perdonate e segnalate eventuali errori per favore.. l’ho riguardata, ma potrebbe essermi sfuggito comunque qualcosa..

 

CHAPTER 1

 

 

Capelli neri tenuti su con la lacca, pelle leggermente ambrata, occhi del colore del miele, sorriso perfetto e fisico da paura. Dio santo, se fossi rimasta a fissare Zayn ancora un po’ avrei probabilmente iniziato a sbavare, ma, davvero, non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Non che facesse cose particolarmente sexy, anzi, stava giocando a calcio, sudava come un maiale e urlava cose insensate. Il problema era proprio che a me sembrava sexy lo stesso. Era come se vedessi ogni scena al rallenty, con i suoi muscoli che si tendevano, i pantaloncini da basket che gli aderivano alle cosce e il sudore che gli imperlava il viso, per poi andare a perdersi nell’accenno di barba che gli colorava la mascella. Era praticamente un porno, dal mio punto di vista.

«Elenoire chiudi quella cazzo di bocca e smettila di sbavare.»

Colta sul fatto. Mi riscossi dai miei pensieri e mi voltai a guardare Claire, una delle mie migliori amiche, con un’espressione da angioletto innocente. «Come? Ma cosa dici? Come sei volgare! Non sto sbavando!» esclamai, fintamente indignata.

Lei inarcò un sopracciglio ed inclinò la testa. Un ciuffo di capelli color mogano le cadde sul viso. «Sul serio, dovresti proprio rivedere il tuo modo di approcciarti ai ragazzi che ti piacciono.. In particolar modo se i poveri disgraziati in questione sono in classe con te.. -si passò una mano tra i capelli, rimettendo la ciocca al proprio posto- La faccenda inizia a farsi seriamente imbarazzante.» concluse, scuotendo leggermente la testa.

Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. «Oh, dai! -mi lamentai- Non è mica colpa mia se quel ragazzo è un fottuto concentrato di ormoni!»

Claire scosse la testa, cercando di trasmettermi tutta la propria disapprovazione, ma non aggiunse altro e si rimise a guardare la partita. Eravamo sedute in palestra, durante la lezione di educazione fisica, e stavamo da circa mezz’ora usando ogni scusa immaginabile per evitare di giocare a calcio. Non che avessimo una qualche particolare avversione nei confronti di quello sport indubbiamente interessante e divertente, ciò di cui avevamo paura era giocare con i nostri compagni. La classe era formata per i tre quarti da ragazzi, e si sa che mettere 15 diciottenni a giocare a calcio tutti insieme non è mai una buona idea. Era come se si trasformassero in una mandria di cinghiali impazziti. Iniziavano a correre, urlare e lanciare calci a destra e a manca, perfettamente incuranti della presenza di altri esseri umani nei dintorni. Esseri umani dotati di ossa rompibili, per l’esattezza.

L’unico che riusciva a sembrare sexy anche mentre si prodigava in questa avvincente pratica era Zayn, ed ancora non riuscivo a spiegarmi come diavolo facesse.

«Ragazze, voi pensate di fare anche educazione fisica ogni tanto, o non se ne parla nemmeno?» chiese la prof con tono scocciato, interrompendo sul nascere un nuovo flusso di pensieri impuri -e di bava che sarebbe andata ad imbrattare la palestra.

«Mi auguro che lei stia scherzando.. -sentii rispondere Claire, leggermente sconvolta- Avrebbe veramente il cuore di piazzare una povera fanciulla indifesa come me in mezzo a quel branco di maiali grufolanti?»

Mi lasciai sfuggire un sorriso divertito. Sapevo benissimo che lei ci sarebbe andata più che volentieri, in mezzo a quel branco di maiali grufolanti, dal momento che adorava giocare a calcio, adorava sudare, e… adorava Niall, il mio migliore amico, che adesso si stava avvicinando a noi con uno dei suoi adorabili sorrisoni stampato in faccia.

«Penso proprio di sì.» rispose la prof, nella sua migliore esibizione di crudele cinismo, per poi voltarsi in direzione del campo da calcio. «Matthews e Byrne fuori, entrano le due veneri arenate!» urlò, facendo simpaticamente scoppiare a ridere la classe.

Ah. Ah. Ah. Ma che simpaticona. La guardai male. Molto male.

«Dai ragazze, venite a giocare..» esclamò la voce di Niall alla mia destra, distraendomi ed impedendomi di mandare a quel paese la prof e la materia del cazzo che insegnava.

Mi voltai verso di lui e vidi che stava sorridendo divertito, cercando di trattenersi il più possibile dallo scoppiarci a ridere in faccia.

«Scusa, sai, ma siamo troppo impegnate ad arenarci qui..» risposi acida, facendo il verso alla prof.

«Dai..» ripeté lui, addolcendo il sorriso e porgendoci le mani.

Sbuffai e ne afferrai una, facendomi tirare su praticamente solo da lui.

«Quindi con chi dovremmo essere in squadra?» chiesi poi, guardandomi intorno con aria perplessa.

La verità era che neanche avevo idea di quali fossero i componenti delle due squadre, dall’inizio della lezione fino a quel momento non avevo fatto altro che osservare adorante Zayn, quindi non avevo seguito minimamente la partita.

«Io voglio Claire. -mi anticipò la voce di Zayn.- Elenoire non sa giocare.»

Inarcai un sopracciglio e mi voltai a guardarlo. «Molto maturo, complimenti..» commentai, con aria di superiorità.

Lui mi mostrò un ghigno divertito. «Ehi, niente rancori, ma è pur sempre una partita.. Vorrei una squadra un minimo competitiva.»

Abbandonai la mia matura superiorità e gli mostrai il dito medio, mandandolo elegantemente a ‘fanculo.

Il resto della partita fu un disastro. Obiettivamente Zayn non aveva tutti i torti: per quanto potessi cavarmela bene nella pallavolo e nel basket, nel calcio facevo veramente schifo. Grazie al cielo ero in squadra con Niall, che cercò in tutti i modi di pararmi il culo ed evitarmi gaffe troppo clamorose. Il culmine lo raggiunsi alla fine, quando fui letteralmente travolta da un certo idiota all’inseguimento della palla e caddi rovinosamente a terra, probabilmente causandomi gravi contusioni all’osso sacro.

«Razza di coglione che non sei altro!» esclamai, strizzando gli occhi per il dolore.

Dannazione, mi ero fatta veramente male. Alzai lo sguardo su di lui, ed ovviamente era ancora lì che se la ghignava felice.

«Se tu non dormissi in mezzo al campo forse non finiresti per terra..» ebbe il coraggio di dire.

«Forse non finirei per terra se tu guardassi dove metti i piedi quando corri..» risposi, tirandomi su a fatica.

Il fatto che quel ragazzo trasudasse sesso da ogni singolo poro del corpo non lo avrebbe salvato dalla mia ira funesta. «Ahia, merda..» mormorai, massaggiandomi il coccige con una mano.

«Ehi, dai, ti sei fatta molto male..?» mi chiese, prendendomi per un braccio.

Me lo scrollai di dosso, guardandolo male. «NON MI TOCCARE porca miseria!» esclamai, sembrando in piena crisi mestruale.

Cosa che non ero, tra l’altro. Non sapevo neanche io perché me la fossi presa tanto per una cavolata del genere, semplicemente mi irritava quel suo modo di fare. Mi prendeva in giro in continuazione. E ogni tanto io davo fuori di matto.

Lui mi osservò per un secondo, perdendo una volta tanto il ghigno che ormai aveva preso residenza fissa sul suo volto. Sembrava.. dispiaciuto? Beh, non me ne fregava niente se ci era rimasto male, dal momento che lui faceva rimanere male me quasi tutti i giorni.

Mi voltai, mandai mentalmente a quel paese tutti quanti, ed andai negli spogliatoi femminili, dove potevo almeno star certa che quell’idiota non mi avrebbe inseguita, e comunque volevo cambiarmi perché mi sentivo il sudore addosso, e la cosa mi faceva abbastanza schifo. Mi sciacquai la faccia al lavandino e mi rimisi i vestiti normali. Stavo per indossare la giacca, quando sentii bussare alla porta.

«Ele..? -era la voce di Niall.- Posso entrare senza rischiare di essere selvaggiamente picchiato da qualche ragazza mezza nuda?»

Sorrisi tra me e me. «Entra, entra.. Ci sono solo io e sono vestita.»

Da dietro lo stipite spuntò la faccia di Niall, che appena mi vide sorrise dolcemente ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Mi sedetti sulla panca e lo guardai avvicinarsi, mettendo su un broncio da bambina. Lui si inginocchiò davanti a me, ancora sorridendo.

«Ti fa tanto male?» mi chiese, appoggiandomi le mani sulle ginocchia.

«Mi sono rotta il culo, ecco.» brontolai, incrociando le braccia.

Lui non disse niente, ma rimase a guardarmi. Lentamente mi sciolsi in un sorriso, perché con lui proprio non riuscivo a tenere il muso: gli volevo troppo bene. Eravamo migliori amici da ormai 11 anni, quando lui si era trasferito nel mio stesso palazzo. Era praticamente una parte di me, avrei fatto qualsiasi cosa per lui.

«Vuoi che vada a picchiare quel deficiente?» mi chiese, dopo qualche secondo, accigliandosi.

Scoppiai a ridere. «Ma non ci pensare neanche! Che poi sei tu quello che fa una brutta fine!» esclamai, tra le risate.

Lui mi guardò indignato. «Beh, stai sottovalutando il mio fisico??»

Sorrisi divertita. «No, solo la tua capacità di far del male a qualcuno..»

«Guarda che io posso essere cattivissimo. E soprattutto posso esserlo con quel deficiente.»

Lo guardai stupita. Non capitava spesso che desse un’opinione così chiaramente negativa su una persona. E poi ero sempre stata convinta che fossero amici, lui ed Zayn. «E tutta questa aggressività? A cosa è dovuta?» gli chiesi, seriamente incuriosita.

Lui abbandonò il sorriso, e tornò serio. «Mi dà fastidio il modo in cui ti tratta. E come.. come ti guarda..»

Perplessità. Grande, gigantesca perplessità. «Come mi guarda??» Ndk. Con gli occhi.

Non rispose. Stavo per chiederglielo di nuovo, quando la porta si aprì e ne entrò Claire.

«Ehi, sei ancora incazzata?» mi chiese, avvicinandosi.

Niall si rialzò, spolverandosi i pantaloni, poi se ne andò, farfugliando qualcosa riguardo il cambiarsi ed il puzzare.

Claire sospirò e mi guardò sconsolata. «Mio Dio, quant‘è carino..» mormorò, mordendosi distrattamente un labbro.

Sorrisi leggermente. Mi avrebbe fatto piacere, se si fossero messi insieme.. Erano i miei migliori amici e sarebbero stati una bella coppia, ma il problema era un altro. «È fidanzato da due anni..» commentai.

Lei scrollò le spalle, rassegnata. «Lo so, è solo che.. Ha quegli occhi..»

Sorrisi dispiaciuta per la sua sfortuna in fatto di ragazzi e le diedi una virile pacca sulla spalla. «Dai, cambiati.. Io intanto vado a fumare una sigaretta.» ed uscii. Quando passai davanti alla porta dello spogliatoio maschile, però, delle voci attirarono la mia attenzione, facendomi fermare.

«Dio, quant‘è figa la Sanders!» questo signor principe azzurro era Coyle, ovviamente. Un idiota cannaiolo patentato che ormai iniziavo a pensare si fosse bruciato anche gli ultimi pochi neuroni che gli erano rimasti.

«Chi è?» questa era la voce di Matthews, ovviamente. “Il ragazzo che non capiva mai una mazza”.

«Quella bionda da urlo della 5° E..»

«Nah, a me non piace un granchè..» Zayn? «Troppo magra per i miei gusti, io preferisco avere un po‘ di forme tra le mani..» aveva sottolineato particolarmente l’ultima frase, ed io potei quasi vedere come se fosse davanti a me il ghigno leggermente perverso che gli doveva essere apparso in viso, nel dirlo.

«Tipo Elenoire?»

Oh porcaccia la miseria! E adesso cosa c’entravo io?

«Beh, non potete dire che non ha un fisico decisamente.. Invitante..»

Spalancai gli occhi. Che diavolo aveva appena detto quel pirla?

«Si, io me la farei decisamente.»

Guardai la porta sconvolta per un secondo, poi mi allontanai, troppo scioccata per essere curiosa di sentire che altro avrebbero detto. Barcollai fino alla porta, ed appena uscii in cortile fui investita da una raffica di vento che mi risvegliò completamente. Tirai fuori una sigaretta e la accesi, seppur con parecchie difficoltà, dal momento che quel vento non era proprio l’ideale a far funzionare un accendino.

«Ehi Ele!»

Sobbalzai, sentendo la voce di Zayn che mi chiamava. Mi voltai a guardarlo. Dannazione, quanto era bello. Non riuscivo neanche a rimanere incazzata con lui. Era davvero una situazione disastrosa. Lo guardai male lo stesso. Anzi, sarebbe meglio dire che provai a guardarlo male lo stesso, ma purtroppo il vento non era a mio favore, e continuava a buttarmi i capelli in faccia, obbligandomi ad espressioni stupide e strane smorfie con la bocca per allontanarli.

Zayn sorrise divertito.

«Mi dispiace per prima, non volevo che ti facessi male.» disse, avvicinandosi pericolosamente.

«Non importa, lascia stare.» borbottai, cercando in ogni modo di non abbassare lo sguardo. Operazione decisamente difficile, quando mi fissava con quegli occhi così fottutamente belli. Erano davvero profondi, per essere dei normalissimi occhi marrone chiaro. E poi aveva questa ciglia.. Nerissime. Folte. Dio santo, sembrava uscito da una pubblicità della Maybelline New York.. E si, nella mia testa questo era un complimento, anche se rivolto ad un ragazzo poteva non sembrarlo.

«Sei ancora incazzata con me?» mi chiese, accennando un mezzo sorriso.

Deglutii, con lo stomaco praticamente in gola. Questo era decisamente un comportamento sleale. Se si fosse avvicinato ancora di anche solo due centimetri l’avrei picchiato. Oppure gli sarei saltata addosso. Più probabilmente la seconda. Non abbassai lo sguardo.

«Non sono incazzata con te.»

Si avvicinò ancora, leggermente. Domai i miei bassi istinti e me ne rimasi ferma al mio posto.

«E allora perché prima mi hai urlato contro, quando ti ho toccata?» mi chiese, ricominciando ad assumere la solita espressione divertita.

Mi stava prendendo in giro. Ovviamente. Di nuovo. Dannazione, avrei dovuto davvero picchiarlo prima o poi. Ma probabilmente non in quel momento, visto che ero ancora parecchio influenzata dal discorso che avevo origliato poco prima, e tutto sommato non era male come presa in giro.

«Perché in quel momento non volevo essere toccata.» risposi d’istinto, senza pensare particolarmente a quello che dicevo e, ovviamente, servendogli la successiva presa in giro su un piatto d’argento.

Il sorriso si allargò sul suo viso, ma adesso sembrava solo malizioso, non più divertito. «Quindi ora posso toccarti..?» sussurrò, avvicinandosi ancora.

Maledizione. Maledizione al quadrato. Boccheggiai per qualche secondo, mentre i miei neuroni si affannavano alla ricerca di qualcosa di sensato da dire, ma quando stavo finalmente per parlare, le mie parole furono interrotte sul nascere.

«Ele!» era Niall, che stava uscendo dalla porta in quel momento.

Mi sporsi a guardarlo oltre la spalla di Zayn, e vidi che mi stava sorridendo. Risposi al sorriso, per poi sorpassare l’idiota che mi stava davanti, e raggiungerlo.

«Non ti sembra di aver dimenticato qualcosa?» mi chiese, osservandomi in attesa.

Aspettò qualche secondo, mentre io mi sforzavo di capire a cosa si riferisse, poi, notando la mia espressione leggermente ebete, scosse la testa, roteando gli occhi.

«Il cellulare..» disse, tirandolo fuori dalla tasca dei pantaloni e porgendomelo. «Non mi sembra una buona idea, lasciarlo in palestra.»

Lo ringraziai con un sorriso, ricongiungendomi finalmente all’oggetto che mi permetteva di avere una vita sociale. Tutto sommato, nonostante cercassi di evitarlo in tutti i modi, ero anch’io schiava della tecnologia come tutta la mia generazione.

Rimanemmo altri cinque minuti a chiacchierare, mentre io finivo di fumare la mia sigaretta. Argomento: il viaggio di istruzione per cui saremmo partiti il giorno dopo con la scuola. A Friburgo. Davvero, fino a quando avevo scoperto che sarebbe stata la meta della nostra gita, neanche sapevo dell’esistenza di quel posto e, a poche ore dalla partenza, ancora non avevo capito cosa ci saremmo andati a fare. Tutto ciò che avevo recepito delle spiegazioni della mia prof era che quel posto fosse una sottospecie di Mecca degli ecologisti, una città completamente votata all’energia pulita e stronzate di questo tipo. Probabilmente doveva essere interessante, ma comunque continuavo ad essere convinta che non c’entrasse niente con il nostro programma scolastico. In ogni caso era comunque una gita di tre giorni con la classe, e una tale occasione non si rifiuta mai.

 

 

***Autrice***

Salve a tutti!

Come ho già detto, è da un sacco che non scrivo una ff het, quindi non sono più abituata, perciò se fa schifo ditemelo, guiro che non mi offenderò..

Ciò detto, vi informo di due cose:

1-      Per i primi due capitoli non succederà niente di particolarmente esaltante, servono solo a presentare un po’ la situation

2-      Non escludo l’ipotesi che in seguito compaiano anche gli altri tre fanciulli, ma per il momento ci saranno solo Niall e Zayn

Quindi… Boh, niente, fatemi sapere cosa ne pensate! RECENSITE RECENSITE! Pleeeeaaaase! *fa gli occhioni dolci*

Un bacio

Ale

 

p.s. per chi volesse aggiungermi su twitter https://twitter.com/AleVenge

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


CHAPTER  2

 

Aprii gli occhi lentamente al suono della sveglia e mi rigirai nel letto per qualche secondo, terribilmente contrariata. Spensi la sveglia, sbadigliai, e mi rimisi a dormire.

«Elenoire alza le chiappe dal letto che è tardi!» la voce di mia madre mi rimbombò nella scatola cranica, aumentando ancora di più il mal di testa che già minacciava di volermi uccidere lentamente e dolorosamente.

Infilai la faccia nel cuscino, soffocando un gemito di dolore e strizzai gli occhi. «Oggi entro un‘ora dopo..» mugugnai, estremamente contraria all’idea di dovermi alzare e vestire.

«Ma che ora dopo e ora dopo! -esclamò mia madre, con tono seccato.- Oggi devi partire per la gita, l‘hai dimenticato?»

Spalancai gli occhi di scatto. Diamine, si che l’avevo dimenticato. Scesi dal letto alla velocità della luce e, inciampando ripetute volte in tutto ciò che incontrai sul mio cammino, mi diressi in bagno per lavarmi. Il fatto che io fossi finalmente riuscita a svegliarmi per davvero e che mi fossi perfino lavata e vestita, però, non impedì a quel dannato mal di testa di continuare ad assillarmi. Mi chiesi distrattamente per quale ragione il pullman dovesse partire da scuola alle 7:00 del mattino, mentre con una mano mi massaggiavo le tempie e con l’altra chiamavo l’ascensore. Davvero, perché questi orari folli? Tanto la giornata l’avremmo persa comunque, perciò cosa cambiava un’ora più o una meno? Mia madre, con lungimiranza, mi fece il favore di rivolgermi la parola solo lo stretto necessario, ben conscia della mia attitudine all’isteria, quando non riuscivo a dormire a sufficienza. Se poi si teneva conto che per me “a sufficienza” equivaleva ad almeno 9 ore di sonno ininterrotto, allora si potevano capire molte cose della mia vita. Ci trovammo nel cortile di casa con Niall, che al contrario di me appariva sveglio e pimpante come al solito. Dal momento che abitava appena due piani sotto il mio, ci eravamo offerte di dargli un passaggio a scuola, in modo che i suoi genitori potessero dormire. Mi salutò con un veloce bacio sulla guancia, attento a non essere troppo espansivo, essendo anche lui a conoscenza dell’avversione nei confronti del mondo che al momento mi contraddistingueva, poi salì in macchina, prendendo a chiacchierare amabilmente con mia madre. Io mi limitai a starmene nel mio cantuccio per tutto il tragitto, con lo sguardo spento proiettato fuori dal finestrino ad osservare le fredde e grigie vie di Londra che si susseguivano ininterrottamente.

Arrivati a scuola ero riuscita un po’ a riprendermi, almeno quanto bastava per concedere un sorriso ed un bacio sulla guancia a mia madre, nel salutarla. Mi trascinai a fatica verso il pullman, trolley alla mano e Niall sorridente appresso. La nostra professoressa di Progettazione Grafica ci raggiunse subito, iniziando a blaterare cose che non ascoltai minimamente. Carissima donna. Era veramente una delle prof più carine che avessi mai avuto, con tutto quel suo essere evanescente e rintronata a livelli epici ed avere quell’inguaribile aria da mamma dolce. Ciò nondimeno, non mi interessava una mazza di quello che stava dicendo. E se fossero state cose importanti me le avrebbe poi ripetute Niall una volta sul pullman. Fumai una sigaretta, mi passai una mano tra i capelli, rendendomi improvvisamente conto di non averli neanche pettinati e maledicendomi per questo, ed entrai all’interno del veicolo, incurante del fatto che tre quarti della gente ancora non fosse neanche arrivata. I posti a sedere erano tutti vuoti, fatta eccezione per uno di quelli davanti, occupato da un ragazzino dell’altra classe dai capelli rossi che se ne stava accoccolato contro il finestrino con la bocca imbronciata in una smorfia infantile. Lo superai ed andai verso i posti in fondo. Appena mi sedetti, chiusi gli occhi, cercando di calmare almeno un po’ quella moltitudine di seghe elettriche che sembrava aver preso gusto a dilaniarmi il cervello nel modo più doloroso immaginabile. Era come se fossi in post sbronza. Una allegra comunione di mal di testa da primato, nausea e stanchezza fisica. L’unica soluzione sembrava rimanere il più possibile ferma, al silenzio, facendo finta di essere ancora a casa, nel letto. Ma, ovviamente, sul pullman di una scuola il silenzio non può mai essere completo, né durare più di tanto, quindi dopo appena qualche minuto fu interrotto dal vociare di ragazzi eccitati che prendevano posto intorno a me. Sbuffai seccata, riaprendo gli occhi e notando che Niall si era seduto al mio fianco. Non me ne ero neanche accorta.

«Ehi, non ti avevo sentito..»

Lui sorrise e scrollò le spalle. «Ho cercato di fare il più piano possibile per non svegliarti.»

Annuii. Quel ragazzo era davvero adorabile. Solo una persona con un carattere come il suo, poteva sopportarmi per undici lunghi anni, senza avere la tentazione di soffocarmi nel sonno neanche una volta.

«Scusa, lo so che ogni tanto sono insopportabile..» dissi, senza avere una vera ragione per farlo.

Lui inarcò le sopracciglia. «Ogni tanto? Oh, no, solo la mattina. Tipo, tutte le mattine. Ma il resto della giornata sei un perfetto esempio di trascinante simpatia.» mi prese in giro, con un sorriso ironico in viso.

«Antipatico..» borbottai, ben conscia che non pensasse realmente quelle cose.

Rimanemmo in silenzio qualche minuto, ed io stavo per riaddormentarmi, quando lui parlò nuovamente.

«Ele, ho bisogno di un consiglio.. -mi riscossi leggermente, voltandomi a guardarlo con espressione ridicolmente addormentata.- Credo.. Credo di avere qualche problema con Chloe.»

Rimasi ad osservarlo, in attesa che continuasse, cercando apparire meno rincoglionita e più attenta a ciò che doveva dirmi. Chloe era la sua ragazza. Ne aveva avute parecchie, nella vita, ma lei era la più importante, quella di cui si era innamorato, e con cui viveva un idillio amoroso da ormai due anni. O almeno, io credevo vivessero un idillio amoroso, ma, a giudicare dalla sua espressione, mi sbagliavo.

«Dunque? Che è successo?» lo incitai, notando che non riprendeva a parlare.

Lui prese a fissarsi le mani, mentre con le dita tirava ed arrotolava su sé stesso il bordo della maglietta. «Credo.. Credo che mi tradisca. O che mi voglia lasciare.»

Spalancai gli occhi. Oh cazzo, questo non me lo aspettavo. E di sicuro, alla stregua di una doccia fredda, era riuscito a svegliarmi del tutto. «Come.. Cosa?? -esclamai.- Perché pensi questo?»

Lui si voltò finalmente a guardarmi, ed i suoi occhi lasciavano trasparire solo tristezza. Tanta, tanta tristezza. Eppure le sue labbra sorridevano mestamente. «Non ne sono sicuro, è solo che.. Sai, non la capisco più come un tempo. È cambiata, e non riesco a capire cosa le sia successo. -le sue mani ripresero a tirare distrattamente la maglietta.- Ultimamente non parliamo quasi più e la nostra relazione si limita quasi unicamente al.. Al sesso.»

Lo guardai sorpresa, allargando leggermente gli occhi. Ecco, quella era una delle cose di cui non parlavamo mai.

Il sesso.

Il sesso che faceva lui con Chloe, o qualsiasi altra ragazza. Non ne avevamo mai parlato, se non qualche accenno, e lui lo chiamava sempre “fare l’amore”. Avevo sempre pensato che gli desse fastidio usare termini più volgari, ma adesso avevo la sensazione che semplicemente lui distinguesse bene le due cose: se c’era l’amore -o qualcosa di simile ad esso- era fare l’amore”, se non c’era, era “fare sesso”.

Ovviamente parlo solo del sesso che faceva lui perché io da qual punto di vista stavo ancora a zero. Del tipo: ciao, sono Elenoire McCallough, ho 18 anni e sono ancora vergine. E smettetela con quelle facce scettiche, è la verità.

«Anche in quei momenti.. -mi riscossi, quando riprese a parlare.- è come se.. Fosse arrabbiata. Come se lo facesse con odio, come se in realtà volesse solo farmi male.»

Sgranai gli occhi. Non ero un’esperta di sentimenti, né men che meno di sessualità, solo… non riuscivo a capire come si potessero provare simili sentimenti. Come si potesse arrivare ad odiare qualcuno che si era amato. O forse, più semplicemente, come si potesse odiare Niall.

«Mi.. Mi dispiace, forse è solo un periodo..» risposi, sebbene queste parole suonassero stupide anche a me.

Non sapevo cosa dirgli. Non ero assolutamente capace di dare consigli. Niall lo sapeva, e probabilmente era questo il motivo per cui non me ne aveva parlato fino a quel momento.

Lui scrollò le spalle, come se non avesse importanza, e sorrise. «Si, forse hai ragione.. -disse, riprendendo il suo solito tono dolce e allegro.- Saranno solo paranoie mie, scusa se ti ho rotto le palle.»

Sorrisi, per poi prendere ad atteggiarmi, stemperando la tensione che quel discorso aveva portato. «Beh, in effetti devo dire che sei un vero scocciatore.. Perché non cambi posto, eh?»

Lui mi guardò fintamente indignato, portandosi una mano alla bocca. «Ah! È così che la mettiamo?? Ed io.. Ed io che pensavo mi amassi!»

Scoppiai a ridere. Avrei volentieri continuato il teatrino, ma era troppo ridicolo, per riuscire a rimanere seri. Con quell’aria da figo e i capelli biondi scompigliati in classico stile sono-appena-sceso-dal-letto, che faceva l’amante delusa e tradita. Semplicemente buffo. E adorabile.

«Ehi McCallough!»

Alzai lo sguardo, sentendomi chiamare, ed incontrai quello di Zayn, che si sporgeva verso di me dal sedile davanti. Accidenti. Tutto quel testosterone sin di prima mattina poteva farmi seriamente male alla salute.

«Che vuoi Malik?» chiesi, cercando di sembrare distaccata e disinteressata, ma risultando solo acida.

Lui sorrise divertito, mostrando una fila di denti perfettamente bianchi. «Niente, volevo solo salutare la mia coppietta preferita..» rispose, passando lo sguardo da me a Niall con espressione esageratamente innocente.

Io alzai gli occhi al cielo. «Zayn, quante volte te lo devo dire, piccolino? Se un maschietto e una femminuccia si parlano, non significa necessariamente che vadano a letto insieme..» dissi, parlandogli come ad un bambino di tre anni.

Un ghigno inquietante si dipinse sul suo viso perfetto. «Non nel mio mondo, bella..» e con questa perla di saggezza si voltò, tornando a sedersi normalmente.

Mi voltai a guardare Niall. «È un deficiente.»

Lui sorrise. «È solo geloso perché non ha amici, poverino.» rispose, con aria di compatimento.

«Guardate che sono ancora qui davanti, vi sento.» ci giunse la voce di Zayn dal sedile anteriore.

Scoppiammo a ridere simultaneamente, poi lasciammo perdere il discorso e ci mettemmo a chiacchierare pacificamente.

Naturalmente, essendo il pullman occupato da una cinquantina di diciottenni esagitati, di cui tre quarti fumavano, la prima sosta avvenne dopo appena un paio d’ore, in Svizzera. Appena fui all’aria aperta una folata di vento gelido mi investì, facendomi rabbrividire e stringere nella felpa. Come diavolo era possibile che facesse così freddo ad Aprile? C’era pure il sole..

«OTARIA!» sentii urlare alla mia destra, mentre cercavo di accendermi una sigaretta, lottando come sempre con il vento.

Mi voltai, e la mia visuale fu riempita da una Claire saltellante ed euforica che mi correva incontro con tutta l’aria di volermi saltare in braccio.

«Non ci provare neanche, razza di dugongo che non sei altro.» la ammonii, fulminandola con un’occhiataccia.

Lei scoppiò a ridere, ma ebbe la decenza di fermarsi prima di travolgermi con il suo dolce peso. “Otaria” e “dugongo” erano i soprannomi che ci eravamo date, in omaggio alla ciccia che rendeva i nostri giovani corpi tanto floridi e simili a vasellame antico. Come probabilmente si è già capito, non eravamo esattamente due principessine educate ed eleganti. Anzi, come modo di esprimerci ricordavamo più due muratori bergamaschi. Riuscii finalmente ad accendere la tanto agognata sigaretta e ne aspirai il fumo denso e graffiante con un sorriso soddisfatto.

«Quando sei arrivata? -chiesi, dopo qualche secondo.- Non ti ho neanche vista salire sul pullman..»

Lei scrollò le spalle. «Sono arrivata un po‘ in ritardo e.. sai, eri troppo occupata a chiacchierare con Niall..» mi rispose, con tono leggermente acido.

In realtà sapevo che stava scherzando, non era certo gelosa di me, men che meno per quanto riguardava Niall, che era il mio migliore amico dall’alba dei tempi. Rimanemmo lì a chiacchierare ancora qualche minuto, comprammo un po’ di cibo-spazzatura all’autogrill, una bottiglia di vino -che provvedemmo a nascondere subito nella mia borsa-, poi tornammo sul pullman.

Il resto del viaggio lo passai per metà a mangiare un po’ delle schifezze assurdamente buone che avevamo comprato, per metà a dormire accoccolata contro il finestrino. Fui svegliata da Niall che ormai eravamo arrivati a destinazione.

Mi stiracchiai, mi stropicciai gli occhi e sbadigliai.

«Buongiorno, eh..» mi salutò il mio migliore amico, osservandomi divertito.

«Ciao… siamo arrivati?» risposi, guardandomi intorno perplessa.

Il pullman era fermo su quella che sembrava una strada di montagna perfettamente in mezzo al nulla. Non potevamo essere arrivati. Dov’erano tutte le case ecologiche, i pannelli solari e l’energia pulita?

«Mi aspettavo qualcosa di un po‘ più civilizzato. E tecnologico.» bofonchiai, continuando a squadrare il paesaggio che mi circondava.

Beh, senza dubbio le mucche che pascolavano alla mia destra potevano essere considerate un ecologico mezzo per falciare il prato. E i cavalli un ecologicissimo mezzo di trasporto. Per non parlare poi dell’orto.. Forse però non potevo dire lo stesso del trattore che scorgevo un po’ più avanti, che probabilmente consumava parecchio.

Mi voltai nuovamente verso Niall. «Questa sarebbe la “famosa“ Friburgo? Una cascina e tre case in mezzo al nulla?»

Lui scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. «Ma tu non l‘hai letto il programma della gita?» mi chiese, e, ovviamente, era una domanda retorica, ma negai lo stesso, scuotendo la testa. Sospirò. «Quella cascina è il nostro Hotel, che si trova a circa una mozz‘ora di strada da Friburgo.» mi spiegò, indicando l’edificio in legno in tipico stile montanaro.

Storsi il naso in una smorfia infastidita. «Ah, che rottura..» commentai, rendendomi conto che avremmo dovuto passare tutta la sera in quel posto tra le mucche e i cavalli, senza poter fare niente.

Scendemmo dal pullman, recuperammo le nostre valigie e, nel momento stesso in cui misi piede nell’ingresso dell’Hotel, dissi mentalmente addio alla vita mondana. Del tipo: “ciao feste, discoteche, locali alla moda, ci rivediamo tra tre giorni.. Mi mancherete. Con affetto, sempre vostra, Ele.”

L’interno dell’Hotel non era male. Certo, niente di pretenzioso, né di particolarmente moderno, però era tutto avvolto da un’atmosfera intima, quasi affettuosa. Ipotizzai che si trattasse di un Hotel a gestione familiare.

Ci divisero in camere, ed io, ovviamente, scelsi come compagna Claire. Niall era in stanza con Matthew Carr, un ragazzo simpatico, molto tranquillo, ed Andrea con i soliti due idioti -Matthews e Coyle.

Eravamo tutti felici ed allegri, completamente pervasi da quella sensazione che solo la gita di classe dell’ultimo anno di liceo può darti. Come se stesse per accadere qualcosa di speciale. Inconsciamente, tutti quanti sapevamo che tre giorni in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini sarebbero bastati a cambiare -non si sa se in meglio o in peggio- i legami che avevamo creato tra di noi negli ultimi 5 anni.

 

 

***Autrice***

 

E finalmente sono riuscita a postare il secondo capitolo!

E anche in questo non succede un cazzo!

Perdonatemi, lo so che è noiosa la faccenda, ma dal prossimo capitolo dovrebbero iniziare a smuoversi le cose… anche perché Ele c’ha un po’ l’ormone impazzito, quindi è inutile cercare di tenerla calma e buona.. u.ù

Quiiiindi, niente, qui finalmente i fanciulli partono per il viaggio, sono tutti felici, Niall è preso male perché la sua tipa non gli fa le coccole ma lo stupra ogni volta che lo vede (???) e la protagonista… dorme, sostanzialmente. E mangia. Credo che questa cosa sia un po’ autobiografica.

Comunque, ringrazio chi ha recensito questa storia, chi la messa tra le seguite/preferite/ricordate, chi lo farà e anche chi semplicemente la leggerà.

Fatemi sapere che ne pensate, per favore, è importante per me. :)

Un bacio

Ale

 

p.s. per chi volesse aggiungermi su twitter https://twitter.com/AleVenge

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