Capitolo
2
Si
risvegliò su qualcosa di morbido e soffocante. Aprì uno squarcio d’aria con le
mani, scostando quel qualcosa che impediva all’aria di passare. Quando rivide
quello che gli sembrò il mondo esterno, si prese un attimo per osservare meglio
dov’era.
Non
c’era dubbio, il fondo su cui camminava era senz’altro morbidissimo. E, ora che
ci pensava, da qualche parte veniva su un tanfo di sudore.
Ma
dove sono capitato?
Fece
qualche passo in quella landa morbida e oscura, finché non si fermò, scioccato.
Sotto
i suoi piedi, quel qualcosa di morbido aveva la stessa identica fantasia dei
suoi boxer. Si chiese se per caso non fosse impazzito.
Da
quando i suoi boxer avevano sostituito la crosta terrestre?
Ma
osservando con un’occhiata più attenta, ritrovò su quel manto anche la sua
camicia preferita, nonché i suoi jeans scoloriti.
Solo
in quel momento capì che stava camminando sui suoi panni sporchi.
E
allora, si voltò verso la sorgente di luce che illuminava quel ‘terreno’.
Davanti a sé vide l’oblò della lavatrice, e ci spiaccicò la faccia sopra, nel
tentativo di vedere cosa ci fosse fuori.
E la
riconobbe: era la lavanderia.
Per
caso sono finito… dentro la lavatrice?
Non
gli ci volle molto per capire che era proprio così. Ma come avrebbe fatto a
uscirne?
Non
ebbe tempo di pensarci, perché il rumore dei tubi che succhiano l’acqua lo
costrinse a voltarsi.
Inorridì
quando avvertì i suoi piedi sommersi dall’acqua. E si fece prendere ancora di
più dal panico quando sentì che anche i pantaloni, a poco a poco, si stavano
mezzando.
Sperò
solo che quella fosse una lavatrice di ultima generazione, che per risparmio
energetico di acqua ne usa poca.
In
mezzo alle sue speranze, anche la t-shirt che indossava si stava bagnando. Il
livello dell’acqua saliva sempre più: se avesse aspettato ancora sarebbe
annegato!
Si
voltò indietro, verso il cumulo di panni ormai anch’essi bagnati. Nuotò fino a
quella che gli parve essere la montagna più alta, e si arrampicò. Si fermò
sulla sommità, bagnato ma libero da quei tentacoli d’acqua.
Ma
non era certo finita.
Una
serie di pallottole bianche gli vennero sparate a raffica dietro la testa. Si
voltò, e se ne beccò una in pieno viso, sparpagliandosi su di esso.
Daniel
leccò impaurito il materiale schizzato sulla sua faccia, e capì che era solo
sapone. Pallottole antipatiche, ma non letali.
Tirò
quasi un sospiro di sollievo, ma sapeva bene che cosa sarebbe accaduto in quel
momento.
E
così, la terra sotto di lui cominciò a tremare, a muoversi e a ruotare.
Daniel
tentò con tutte le sue forze di aggrapparsi ai panni, ma, inevitabilmente, fu
scaraventato a terra quando la ruota della lavatrice ebbe compiuto almeno mezzo
giro.
Si
ritrovò immerso sott’acqua, ma la forza del getto lo spinse nuovamente su,
mentre il sapone cominciava ad attaccarsi alla sua pelle provocandogli un
fastidioso prurito.
Girava
e cadeva, si aggrappava e capitolava. Almeno la caduta era sul morbido.
Ogni
tanto sputava un po’ d’acqua, per poi inalarla ancora, essere sul punto di
soffocare e sputarla di nuovo.
Il
lavaggio durò almeno mezz’ora, durante il quale Daniel fu spesso sul punto di
annegare o perdere i sensi.
Quando
pensò che la lavatrice gli stesse dando un attimo di tregua, ecco un nuovo
agguato. Un altro spruzzo a raffica, stavolta liquido, gli impiastricciò tutti
i capelli, rendendoli più simili a una pappa.
L’odore
però era buono, e gli ricordò tanto quello del suo ammorbidente low-cost
venduto dal suo negozio afgano di fiducia.
Quantomeno,
la puzza di sudore non c’era più.
Il
vano della lavatrice prese a girare ancora, e ancora, stavolta con un nemico
ancora più subdolo. Se l’ammorbidente gli fosse andato negli occhi, sarebbe
stato un vero problema.
Fu
così che allora li tenne chiusi, continuando a portare avanti la sua strategia
dell’arreggersi al capo che sembrava meglio incastrato.
La
nuova esperienza durò solo, per fortuna, dieci minuti scarsi.
Ma
poi una lampadina si accese nella sua testa.
Il
suo sapone, il suo ammorbidente.
E
poi, ricordò cos’altro aveva selezionato.
Mille
giri di centrifuga.
Mille.
Se non
avesse trovato in fretta una soluzione, non ne sarebbe uscito vivo.
Perché
cavolo non ne ho messi un po’ meno?
Trasse
un respiro profondo.
Doveva
fare qualcosa.
-------------------------------------------------------
Ta-dan! Come promesso, ecco il secondo capitolo XD Alla fine penso che ne verranno solo tre, e non quattro come anticipato ^^ In ogni caso, la terribile centrifuga sta per abbattersi sul nostro Daniel: cosa potrà fare per salvarsi la pelle? Lo scoprirete domani XD Anche se, e ve lo dico, non aspettatevi qualcosa di sensato XD
Ah, ovviamente ringrazio Alleru per la recensione e tutti gli altri lettori silenziosi ^^ A domani!