Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris di NCSP (/viewuser.php?uid=307310)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma perchè? ***
Capitolo 2: *** Che ho fatto di male? ***
Capitolo 3: *** Favori ***
Capitolo 4: *** Anche il ragazzo d'oro no! ***
Capitolo 5: *** Alcolisti (non tanto) Anonimi ***
Capitolo 6: *** I fancy you ***
Capitolo 7: *** After party ***
Capitolo 8: *** Questioni di guardaroba ***
Capitolo 9: *** Incomprensioni idiote ***
Capitolo 10: *** Coperte e zucchero, con un po'di pepe ***
Capitolo 11: *** Voglia di giocare ***
Capitolo 12: *** Sushi, o meglio quella cosa portatrice di malattie ***
Capitolo 13: *** Problemi di coscienza e problemi con un occhio solo ***
Capitolo 14: *** Dove sei? ***
Capitolo 15: *** Fuori ***
Capitolo 16: *** Paure dal passato ***
Capitolo 17: *** Di ospiti sul divano e difficili colazioni ***
Capitolo 18: *** Di parole sbagliate e tentativi di dormire ***
Capitolo 19: *** Visite ***
Capitolo 20: *** Creature blu ***
Capitolo 21: *** Dei che riflettono poco e riflessioni difficili ***
Capitolo 22: *** Lo sgabello maledetto ***
Capitolo 23: *** Scelte ***
Capitolo 24: *** Addio ***
Capitolo 25: *** A casa ***
Capitolo 26: *** Come due adolescenti ***
Capitolo 27: *** Due parole ***
Capitolo 1 *** Ma perchè? ***
- ‘Sera .- scocca
un’occhiata alla figura sdraiata sul suo
divano e lo vede
impassibile, con
un’aria che sottintende il suo solito
“’fanculo, Stark”.
- Sempre un piacere trovarti qui,
piccolo cervo. -
Sbuffa per il nomignolo ma non gli
rivolge la parola.
- E dai, piantala di ignorarmi. - si
versa un bicchiere di
bourbon e va a sedersi sul divano, costringendolo a ritrarre le gambe -
Pensavo
avessimo bypassato la fase in cui tu mi tratti come se non esistessi
nemmeno. -
- Impiccati. - si alza e si dirige
verso la sua stanza.
“Sempre meglio che
niente.” Prende un sorso, lievemente
infastidito. Ok che è costretto a restare lì con
lui, ma non lo sta trattando
male anche se è stato responsabile della morte di centinaia
di persone, anzi,
si sta occupando di lui decisamente con i guanti. Non che
l’idea di iniziare a
trattarlo con il guanto della Mark VIII non gli abbia sfiorato la
mente, ma non
lo ha mai fatto. Gli ha riservato una stanza e un bagno invece dello
sgabuzzino
di due metri per due che aveva proposto Steve, e avendo visto che in
quella
stanza si era comportato bene aveva deciso di ordinare a Jarvis di non
fulminarlo all’istante se avesse messo piede fuori dalla
porta della sua
camera.
Mossa del cazzo, a ripensarci. Ora
è costretto ad averlo
sempre tra i piedi ovunque vada, e non lo infastidiscono tanto le sue
battutine
sarcastiche che gli rivolge solo di una volta ogni tanto, ma
più che altro il
suo ostinato silenzio, come se lo detestasse dal profondo.
Insomma, è un prigioniero,
un po’ di rispetto potrebbe anche
mostrarlo!
Ride da solo. Come è
potuto anche solo passargli per
l’anticamera del cervello che il Dio dell’Inganno
potesse portare rispetto a
qualcuno che lo sta tenendo imprigionato?
- Oltre che essere fastidiosamente
ubriaco sei anche
impazzito? -
Sobbalza. Non lo aveva sentito
entrare.
- Ma che…!? Che ci fai
qui? Non ti eri volontariamente
esiliato in camera tua?-
- Non sono lunatico come voi umani ma
anche io cambio idea
ogni tanto. -, si siede su uno sgabello accanto all’isola
della cucina alias
piano-bar considerando l’elevato numero di bottiglie, vuote e
non, che
ricoprono quasi ogni superficie disponibile.
- Ma che fortuna… -
- Qualcosa in contrario alla mia
presenza? -
- Vuoi una lista in ordine alfabetico
o temporale? -
Sbuffa alzando al cielo gli occhi
color smeraldo - Ci tieni
davvero a spappolarti il fegato? -
- Scusa? – svuota il
bicchiere che ha in mano.
- Ecco, appunto. Il tuo cuore
sarà pure quella cosa che hai
nel petto, ma ci tieni davvero a diventare Iron Man in tutto e per
tutto, cambiando
ogni parte mal funzionante del tuo corpo con un pezzo di metallo?
Perché in tal
caso proporrei di iniziare dal cervello. -
Si maledice mentalmente.
Perché, perché ha accettato di
tenere quella creatura fastidiosa in casa sua?
- Da quando te ne frega qualcosa
della mia salute? – giusto
per farlo innervosire si versa un altro generoso bicchiere di bourbon -
Sembri
quasi Pepper. -
- Non scambiare per preoccupazione la
noia, Stark. -
- Non fare tanto la vittima, piccolo
cervo. Se non fosse per
me non vedresti nemmeno la luce del sole. –
- Sopportare la tua presenza mi
sembra un prezzo alto per un
po’ di luce. -
- Allora non avrai nulla in contrario
se chiamo il guercio,
il Direttore o tuo padre, non fa differenza, e dico di portarti via da
casa
mia, dato che sua altezza preferisce un buco di qualche centimetro
quadrato
piuttosto che vivere in un attico in compagnia del sottoscritto. -
- Spero che ti ci strangoli con
quella roba. - gli volta le
spalle e con un movimento sinuoso torna nella sua stanza.
Non riesce a trattenere
l’irritazione e scaglia il bicchiere
di cristallo dall’altra parte della stanza, dove il
contenitore si disintegra
nello schianto contro un pilastro. Ferro-Vecchio accorre subito, e nei
suoi
cigolii riesce quasi a percepire un qualcosa di gongolante per non
essere,
almeno quella volta, l’artefice del disastro.
Non sa nemmeno bene cosa lo irriti
tanto. Dovrebbe essere
abituato a quelle continue provocazioni di Loki, ormai vive
lì da quasi due
mesi, eppure la sua freddezza e insolenza lo turbano più di
quanto non voglia
ammettere.
Si sta comportando bene con lui,
certo, non gli porta la
colazione a letto ma ci mancherebbe altro.
Stupido dio fastidioso. Ma chi si
crede di essere? Beh, sì,
certo, un dio.
In effetti potrebbe ripagarlo con la
sua stessa moneta…
- Stark? Che sta succedendo? - si
riaffaccia dal corridoio.
- Fila in camera tua se non vuoi che
Jarvis ti faccia
friggere il cervello. -
- Cosa? -
- In camera tua. Ora. -
- Ma che ho fatto? - allarga le
braccia, senza capire.
- Ora! -
Lo fulmina con lo sguardo ma alla
fine ubbidisce,
confermando la propria resa con il rumore secco della porta che sbatte.
Ecco, finalmente. Su butta sul divano
con la bottiglia di
bourbon in mano, rinunciando al bicchiere considerandolo solo una
perdita di
tempo.
Prova a riconsiderare la decisione
appena presa. Ok, lo
ammette, si è comportato come un bambino, ma lui
è Tony Stark, dannazione, lo
sanno tutti che non è famoso per le sue scelte ponderate e
razionali.
E poi Loki lo fa ammattire. Lo tratta
come se gli stesse
facendo un favore a restare lì nella Tower mentre
è proprio il contrario. Non
che l’idea di fargli un favore sia stata il propulsore
dell’attuale situazione,
ma il concetto alla fine è sempre quello: se non si trova a
marcire in una
qualche cella ad Asgard o dello S.H.I.E.L.D. è solo grazie a
lui. E a Fury, che
ha minacciato di congelargli tutti i conti se non avesse ubbidito.
Il perché si preoccupi
tanto del dio nordico sfugge anche
persino a lui. Si lambicca il cervello ancore per qualche minuto, poi
si
abbandona alla dolce compagnia della bottiglia e dopo un po’
crolla
addormentato, i pensieri messi a tacere dall’alcol.
Nota della Vecchia Volpe
Prima IronFrost pubblicata, hurra!
Lo ammetto, questo capitolo è piuttosto confuso e privo di
tutto lo slash che voi piccole menti perverse come me vi aspettavate,
ma mi serviva per creare la TSI per i prossimi capitoli e le varie
incomprensioni tra i due.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui a leggere e che
avrà anche voglia di leggere i prossimi capitoli/scleri che
pubblicherò.
Un grazie speciale alle mie editors <3 e a MelaChan che mi ha
dato una mano per il titolo (sì, siamo delle inguaribili
classiciste e senza un po'di latino non viviamo. Nei miei piani
c'è l'idea di reinserire il caro Catullo prima o poi, ma la
trama si sta scrivendo da sola e non so ancora come andrà
avanti)
Baci e alla prossima follia
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Capitolo 2 *** Che ho fatto di male? ***
Non capisce cosa possa avergli fatto.
Anche rianalizzando le
proprie parole non riesce proprio a trovare cosa possa averlo fatto
scattare a
quel modo. Lo ha sfottuto, è vero, ma è sempre
stato così fin da quando è
arrivato lì.
Arrivato forse è una
parola un po’grossa. Sarebbe meglio
dire che Thor lo aveva schiaffato sul pavimento della sala senza troppi
complimenti e che Stark si era svegliato imprecando e maledicendo tutto
e
tutti, per poi avere una qualche chiacchierata con il Direttore Fury,
tornare
nel salone e indicargli con un gesto secco una stanza sul fondo del
corridoio.
Non aveva nemmeno provato a scappare,
lì fuori c’era Banner
ad aspettarli e la sola idea di risvegliare la cosa verde lo
terrorizzava.
Aveva optato per una politica di non
belligeranza vigile:
nel caso ci fosse stata un’occasione se ne sarebbe andato
sparendo in una
nuvola di fumo verde, così, solo per fare un po’di
scena.
Ma di occasioni se ne erano
presentate parecchie, e lui era
ancora lì, seduto sul proprio letto a chiedersi cosa avesse
sbagliato con
quell’umano.
Si stringe le ginocchia al petto,
infastidito da se stesso.
Quel noioso mortale sta rendendo le cose più difficili di
quanto non siano, e
per quanto noioso possa essere purtroppo ora è tutto
ciò che ha. È stato
l’unico a mostrargli un po’di gentilezza, anche se
accuratamente mascherata,
non trattandolo come un mostro, garantendogli di vivere in un posto
decente e
di avere ogni tanto una conversazione quasi stimolante.
Si alza e si dirige verso la porta.
- Signore, mi spiace informarla che
se oltrepasserà la porta
sarò costretto a… -
- Zitto, barattolo. Devo parlare con
Stark. Se non posso
andare io fa’venire lui qui. -
- In questo momento il signor Stark
non è nelle condizioni
di avere una discussione. -
- Cosa ha combinato quel coglione? -
- Il solito, signore. -
- È di nuovo ubriaco
perso, eh? -
- Esatto. -
- Allora quando si sveglia ricordagli
di farmi uscire da
qui. -
- Sì signore. -
Va a sedersi su una poltrona di pelle
scura e scruta fuori
dalla vetrata.
Manhattan gli si presenta in tutta la
sua magnificenza di
città che non dorme mai, abbagliandolo con le tutte quelle
luci al neon, chiaro
segno di quanto gli umani abbiano bisogno di vedere e di controllare
ciò che li
circonda e li spaventa, in questo caso il buio, in altri lui.
Tutte quelle luminarie
però soffocano la luce delle stelle
che, nonostante siano diverse da quelle di Asgard, gli mancano.
Note della
Vecchia
Volpe
Wow, grazie! Non credevo che questa
accozzaglia di scleri
mattutini/pomeridiani/serali avesse tanto seguito!
Grazie mille a chi segue e recensisce
(neurodramaticfool la
tua recensione è assolutamente fantastica), vi adoro
<3
Un grazie speciale alle mie editors,
che sono fantastiche e
commentano praticamente ogni frase che scrivo.
Spero vi piaccia questa specie di POV
Loki J
Scusate per la brevità del
capitolo, ma il prossimo sarà
molto più lungo :D
Baci.
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Capitolo 3 *** Favori ***
« Loki! Dove ti sei
cacciato? »
« Qui Direttore.
» accavalla le gambe e si appoggia più
comodamente allo schienale della poltrona, sistemandosi la cravatta
verde.
« Che ci fai qui?
» entra nella stanza.
« Come? Non è
mica stato un mio ordine quello di farmi
rinchiudere qui con un bambino piagnucoloso. »
« A proposito di Stark: che
gli è successo? »
« E tu saresti la migliore
spia di Midgard? Possibile che il
tanfo di alcol che arriva fin qui non ti abbia detto nulla? »
« Perché non lo
hai fermato? »
« Per chi mi hai preso?
» lo inchioda al muro serrandogli
una mano attorno al collo « Sono un prigioniero, non la balia
del mio
carceriere. »
Lo allontana da sé con una
scossa elettrica che scaturisce
da una piccola pistola che aveva nascosto in tasca «
Riformulo: perché non lo
hai ammazzato e non te ne sei andato? »
Già, perché?
« Mi aveva segregato qui,
se fossi uscito quel marchingegno
infernale mi avrebbe…» guarda
in aria,
alla ricerca della parola giusta « Fulminato. »
« Tecnicamente signore si
sarebbe trattato di una scossa
elettrica…»
« Jarvis, muto! »
esclamano nello stesso istante Loki e un
barcollante Stark che si affaccia nella stanza.
« Ti sembra il caso di
ubriacarti mentre sei in servizio? »
lo aggredisce Fury.
« Io non sono in servizio.
Sono a casa mia, nel mio tempo
libero e faccio quel che cazzo mi pare. » si massaggia le
tempie, nel tentativo
di calmare il coniglio che gli sta saltando nella testa come Tamburino,
l’amico
del piccolo cervo che sta guardando fuori dalla finestra.
« Sei sempre in servizio,
fai parte degli Avengers, non puoi
prenderti una pausa e ubriacarti. Cosa sarebbe successo se altri
Chitauri
avessero invaso Manhattan ieri sera? Avresti chiesto loro di tornare
più tardi
e di aspettare che la sbronza ti fosse passata? »
« Non sarebbe successo. Il
loro mandante è chiuso qui a
cercare di farmi impazzire. » fissa gli occhi
sull’elegante figura di Loki che
sta studiando da lontano la piccola pistola ancora in mano a Fury, nel
tentativo di trovare un modo per impadronirsene.
« Era solo un esempio e tu
hai capito cosa intendo. Secondo
te perché l’ho mandato qui e non l’ho
chiuso in una cella? »
« Voglia di darmi fastidio?
Sadismo? Masochismo? Pazzia?
Carità cristiana’ »
« Per responsabilizzarti un
po’. »
« Potevi darmi un cucciolo
per responsabilizzarmi, non un
pazzo psicopatico assassino! »
Sbotta mentre Loki sorride beffardo.
« Se non sei
all’altezza e vuoi che me lo porti via basta
dirlo. »
Loki si volta verso di loro, gli
occhi color acquamarina
sgranati puntati in quelli scuri di Stark.
« Lo posso mandare ad
Asgard dove sono sicuro che ci sia
molta gente felice di dargli una lezione, Thor compreso. »
Fissa incuriosito il dio «
Nah, per il momento lascialo qui,
come soprammobile è carino, tutti mi chiedono dove lo abbia
preso. »
Conduce il direttore sulla terrazza,
dove quest’ultimo sale
su un flyer e scompare poco dopo.
« Jarvis, lascialo uscire
da quella stanza. » si volta e nel
salone trova Loki « Che ci fai qui? » sobbalza.
« Hai detto che potevo
uscire…»
«L’ho detto un
secondo e quaranta fa, non mi aspettavo che
saresti uscito così in fretta dalla stanza. Se proprio ti fa
così schifo puoi
prenderne un’altra. » rientra in casa sorpassando
l’algida creatura al suo
interno.
« No, mi piace la mia
stanza, è solo che non sopporto di
stare rinchiuso…»
abbassa lo sguardo,
perso in qualche lontano ricordo.
Quell’espressione triste
gli farebbe venire voglia di
abbracciarlo se non sapesse chi è e cosa ha fatto. Si
avvicina all’isola che
supporta le bottiglie ma Loki si frappone tra lui e la sua meta.
« Ehi! » prova ad
aggirarlo ma l’altro approfitta della
propria superiorità fisica e gli blocca le braccia lungo i
fianchi.
« Lo sto facendo per il tuo
bene. »
« Agivi sempre mosso dal
mio bene quando mi hai
defenestrato? » accenna con il mento alla vetrata da cui
è precipitato appena
due mesi prima.
Lo lascia andare, esasperato
« E va bene, ubriacati alle
otto di mattina, fa’ quel che vuoi. »
« Sono le otto di mattina?
» consulta scioccato un orologio
che si rende conto di non avere.
« Idiota. » gi
volta le spalle con l’intenzione di infilarsi
di nuovo nel corridoio.
« Non avevi detto che non
ti piace stare rinchiuso? »
« Non se mi rinchiudo
volontariamente. »
« Ah… Come vuoi.
Speravo di poter fare due chiacchiere ma
non importa. »
« Non sono la tua dama da
compagnia, Stark. » a dispetto
delle proprie parole si lascia cadere sul divano.
« I costumi di Midgard
» gli fa il verso « Ti fanno male. » gli
si siede accanto.
« Scusa? »
« Una volta ti sedevi
elegantemente, quasi ti facesse schifo
il divano, ora ti ci butti sopra come me. » si stravacca
appoggiando i piedi
alle sue gambe, e resta confuso quando il dio non lo scaccia con uno
scatto.
« Mi spiace ammetterlo ma
è comodo. » abbandona la testa
all’indietro e Tony si perde a studiare le ombre che le
ciglia gli proiettano
sulle guance diafane.
« Posso considerarlo come
un complimento o hai solo paura
che ti rispedisca di là, principino? »
Non gli risponde ma chiude gli occhi
« Grazie. » sussurra.
Si alza a sedere di scatto,
incredulo. Lo ha davvero ringraziato?
« Per cosa? »
« Per avermi tenuto qui e
non avermi spedito via come un
pacco indesiderato. »
Nelle sue parole riesce a leggere una
tristezza antica.
« Posso chiederti
perché non vuoi tornare a casa? » gli si
siede più vicino, ritraendo le gambe dalle sue.
« Perché non ho
una casa ad Asgard. Il posto che più posso
chiamare così è la mia prigione. »
indica intorno con un cenno del capo.
« Oh. »
« Non dispiacerti per me,
dopo secoli si fa l’abitudine a
non essere voluti. »
« Mi sembra una cosa
triste. »
« Lo è, ma non
sono fatti tuoi. Ti sono solo grato per non
avermi mandato via. » riapre quei magnetici occhi verdi e li
fissa nei suoi.
Si massaggia le tempie, intontito da
quelle rivelazioni e
dai postumi della sbornia.
« Posso fare una cosa per
te? » domanda Loki dopo un paio di
minuti di silente osservazione.
« Vuoi trasformarmi in un
rospo? »
« Pensavo di farti passare
l’emicrania, ma se nel tuo mondo
essere un rospo è così…»
Lo zittisce ridendo « Il
sarcasmo proprio non lo capisci,
eh? »
Lo fissa truce ma poi lo costringe a
sdraiarsi sulle sue
gambe, tenendogli la testa in grembo e stringendogli le tempie con le
dita.
« Che diavolo stai facendo?
» si dimena per liberarsi da
quella posizione un po’troppo intima ma il dio lo placa con
una mossa del gomito,
o forse sono quelle penetranti iridi verdi a inchiodarlo.
« Zitto. E fermo.
» si china ulteriormente su di lui mentre
Tony continua a contorcersi, e improvvisamente dalle dita pallide e
affusolate
scaturisce una nebbiolina di un colore simile a quello dei suoi occhi
che
avvolge la testa del moro e fa sparire la martellante emicrania in un
baleno.
« Che hai fatto?
» domanda incredulo.
« Magia. »
sussurra criptico e entrambi scoppiano a ridere «
Non stavi cercando disperatamente di alzarti un attimo fa? »
Sussulta e si rende conto di essere
ancora sdraiato su di
lui, ma non accenna a muoversi « Mi è venuto
sonno. »
« Mi sembra che tu abbia un
letto. »
« Ora sono qui. »
sbadiglia e chiude gli occhi, strusciando
una guancia contro la sua gamba.
« Non mi sembra che nelle
condizioni della mia prigionia ci
fosse una clausola che prevedesse un uso da parte tua di me come
cuscino. »
« Da quando tutti questi
paroloni? »
« L’unico libro
che ho trovato qui è un manuale di legge. »
« Quindi ti piace leggere?
»
« Molto. » si
pente subito di ciò che ha detto. Ora gli
toglierà anche quel manualetto che gli ha tenuto compagnia
nelle ultime
settimane?
« E non potevi dirlo prima?
»
Addio libricino rosso, fedele
compagno di ore di noia.
« Più tardi ti
insegno a usare Amazon, così potrai comprare
i libri che vuoi. »
Cosa?
« D-davvero? »
mormora incredulo.
« Sì, ma adesso
lasciami dormire un po’. » si rannicchia su
se stesso e il dio gli stende una coperta addosso.
«
Cos’è Amazon? »
« Un sito Internet.
»
« Inter…net?
»
« Ne riparliamo
più tardi, ok? »
« Ma io voglio saperlo
adesso! »
« Lo so, cara la mia diva,
ma per una volta in vita tua
sarai costretto ad aspettare. »
« E dai! »
« No-ne. »
« Dai, Tony, fammi felice.
»
Sussulta. È la prima volta
che lo chiama per nome. Appoggia
le spalle alle sue gambe in modo da poterlo guardare negli occhi, pur
sapendo
che si pentirà presto di quella mossa.
« Che ti prende oggi?
»
« Perché?
»
« Beh, mi hai quasi
ignorato per due mesi, se mi rivolgevi
la parola mi insultavi, poi ti sei autonominato mio consulente degli
Alcolisti
Anonimi, » alza un dito per prevenire la domanda «
oggi mi hai fatto da
aspirina, » blocca un’altra domanda « poi
mi fai da cuscino e mi metti addosso
una coperta perché io non prenda freddo, chiedere mi sembra
lecito. »
« Nessuno aveva mai
dimostrato di volermi tenere con sé…»
distoglie lo sguardo e fissa un punto imprecisato tra le piastrelle.
Quella risposta lo zittisce. Non si
immaginava qualcosa di
simile, non credeva che la vita di quel dio, di quell’uomo,
potesse essere
stata così triste.
« Se
c’è qualcosa che posso fare…»
« Non lasciarti impietosire
da me, solo perché ti ho
raccontato qualcosa di me e questo ti fa trovare la mia vita orribile
non vuol
dire che ci siano stati solo questi momenti. »
« Allora parlami degli
altri. »
«
Ehm…» anche volendo sarebbe difficile trovare un
attimi di
gioia che non sia sfociato in tragedia. Le iridi smeraldine si velano,
assumendo un colore verde foglia.
« Vuoi che ti spieghi
cos’è Internet? » prova a distrarlo e
Loki annuisce, grato per il cambio di argomento. « Ok,
» Tony sfila il palmare
dalla tasca dei pantaloni e si tira a sedere accanto a lui, la testa
quasi
appoggiata alla sua spalla in modo che possa vedere bene. Si lancia in
una
lunga e complicata spiegazione, ma Loki sembra capire tutto, tanto da
diventare
impaziente per la voglia di provare da solo.
« Se aspetti un attimo vado
a prenderti una cosa. » si alza
dal divano ma il dio lo blocca afferrandogli il braccio.
« Lasciami il palmare.
» sbatte le ciglia in modo inconsapevolmente
seducente.
« Scordatelo. »
si libera e sparisce nell’ascensore,
riuscendo a scorgere nello specchio la smorfia contrariata di Loki.
Torna dopo un attimo con un qualcosa
tra le mani e Loki
sgrana gli occhi.
«
Cos’è? » indica quello che gli sembra un
libro
sottilissimo.
Tony gli si siede accanto. Gli sembra
di avere a che fare
con un bambino impaziente. « È un computer
portatile, con questo potrai andare
su Internet. » gli appoggia lo strumento sulle ginocchia e lo
accendo; lo
schermo si illumina proprio come gli occhi di Loki e dopo poco
quest’ultimo ha
digitato “Amazon” su Google e sta selezionando ogni
libro che gli capiti
davanti.
« Ora posso andare a
dormire? »
Annuisce senza distogliere lo sguardo
dal portatile.
« Non
comprare…» pensa di dirgli di non comprare armi o
cose
simili ma si tappa la bocca. Finché crederà che
quella sia solo una grande
libreria non gli verrà nemmeno in mente di provarci.
« Niente, a dopo.
»
Note della
Vecchia
Volpe
I’m back, bitches!
Sono tornata con questo nuovo
capitolo un po’prima del
previsto dato che contavo di pubblicarlo domani, ma domani è
il Gran Giorno e
sarò al cinema a vedere Iron Man 3 non appena mi apriranno
le porte, quindi
visto che dopodomani parto avevo paura di non riuscire a pubblicare
prima di
lunedì.
Tornando al capitolo: spero che vi
piaccia questa parte che
apre le porte a parecchi discorsi che si svilupperanno nei prossimi
capitoli e…no,
niente “e”, voglio sentire i vostri pareri :D
Grazie mille a chi recensisce e
segue, siete adorabili <3
Mela Chan, Resha_Stark inutile dire
che siete le mie
editors/ pazze preferite <3
Baci e a presto.
|
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Capitolo 4 *** Anche il ragazzo d'oro no! ***
Si lascia cedere sul letto, confuso.
Non ha la minima idea
di cosa stia succedendo.
Perché non ha detto a Fury
di portarsi via Loki? Insomma,
avrebbe riavuto casa sua, un’indipendenza e non ci sarebbe
più stato nessun
alieno/dio/psicopatico sul suo divano a consumargli il soffitto con lo
sguardo.
Avrebbe potuto liberarsi di quella
presenza inquietante e
onnipresente, ma quando Loki lo ha guardato con quegli occhi disperati
ogni
pensiero di sbarazzarsi di lui si è volatilizzato.
E poi il nuovo comportamento di Loki:
che gli è preso? È
davvero così felice di essere accettato o sta tramando
qualcosa?
Non ha il tempo di rifletterci che il
sonno prende il
sopravvento e le sue palpebre si chiudono.
* * *
Le porte dell’ascensore
scorrono, rivelando il biondo
occupane al suo interno.
Steve si fa strada nel loft quasi
uccidendosi su una
bottiglia vuota lasciata a terra ; lancia un ben poco virile urletto
che
richiama l’attenzione del dio sul divano.
« Buonasera Rogers.
»
« Non potevi togliere
quella bottiglia di mezzo?! »
« Non mi occupo delle
pulizie di questo posto. »
« Potresti, non ti farebbe
certo male. » torna a fissare lo
schermo.
« Prigioniero, non donna
delle pulizie. »
Sbuffa « E quello?
» fissa allarmato il computer sulle gambe
di Loki.
« Me l’ha dato
Stark. »
« E
dov’è?
« Chi? »
« Stark. »
« Perché dovrei
saperlo? »
« Perché vivi
con lui. »
« E perché
dovrei dirtelo? »
« Perché sei un
prigioniero…» inizia a tentennare.
« E quindi? » non
si è ancora degnato di guardarlo negli
occhi.
« Quindi te lo ordino!
»
Scoppia a ridere e finalmente alza lo
sguardo « Tu? Ordini?
A me? Sul serio, soldatino? »
« Esatto, e in quanto
prigioniero devi ubbidire. »
« Aspetta, fammi valutare
questa gentile proposta. » si
porta una mano al mento come se stesse riflettendo « No.
» lo fissa con un
sorrisetto strafottente.
« Dannazione a te!
» lo afferra per il collo sollevandolo
dal divano « Ma chi ti credi di essere? »
« Un
dio…» rantola cercando di forzare con le dita la
mano
del Capitano.
« Di Dio ce
n’è uno solo, e di certo non sei tu. Mettitelo
in quella testa malata: qui non conti nulla, non sei nessuno.
» lo scuote
crudelmente.
« Non che io lo sia mai
stato…»
« Steve! Ma che cazzo stai
facendo?! » Stark esce dal
corridoio e si allunga verso il punto quasi fuori dalla sua portata in
cui si
trova la mano del biondo « Mettilo giù! »
Lo lascia andare ma lo scaraventa
dall’altra parte della
stanza, schiaffandolo contro un muro. Loki si rialza a fatica,
massaggiandosi
la gola.
« Ma che ti è
preso? » Tony si frappone previdentemente tra
i due.
« Mi ha provocato.
»
« E ti sembra un motivo
valido per tenerlo come un
palloncino? »
« Ma…»
« Ragiona: chi è
il pazzo qui dentro? »
« Lui. »
« Appunto. Quindi siamo noi
a dover mantenere la calma.
Comunque se io avessi dato retta a tutte le sue provocazioni a questo
punto
sarei ammattito o lui si sarebbe trovato con almeno il naso rotto. Su,
Rogers,
non far passare me per quello maturo. »
Loki cerca di defilarsi
silenziosamente ma Tony lo ferma
posandogli una mano sulla spalla e facendolo sussultare.
« Tutto ok? »
Annuisce debolmente e si rifugia
nella propria stanza.
Il moro non può trattenere
un’aria di compassione.
« Oh, insomma, Stark! Anche
se fa quell’aria da cucciolo
ferito sappiamo chi è, non può farti pena.
»
« Forse un po’
sì. »
« Ma piantala! »
« Che ti ha fatto? Ti ha
attaccato? Non credo, Jarvis mi
avrebbe avvertito. »
« Te l’ho detto,
mi ha provocato. »
« A parole? »
« Certo. »
« Cosa ti aspettavi dal dio
dell’Inganno? Complimenti e
convenevoli? »
« Non è un dio.
»
« Piantala con questa
questione di semantica e piantala di
tirarlo contro i muri, mi rovini casa. » si avvicina
all’isola/spappola-fegato
e si versa un bicchiere.
« Comunque sono venuto qui
per conto di Fury. »
« Non poteva alzare il
telefono invece che mandare il ragazzone
d’oro? »
« Passavo di qui e mi ha
detto di dirti che domani alle nove
e mezza ci dobbiamo trovare alla base, tarda un minuto e ti licenzia.
»
« Sarebbe davvero un
peccato…»
« Ha detto che
l’avresti detto, e ha detto di dirti che se
l’avessi detto non solo ti licenzia, ma ti congela anche i
conti. »
« Stupido
guercio. » svuota il
bicchiere con un sorso « Bene, torna a casa Lessie, e
dì al tuo padrone che se
gli va bene verso le dieci e mezza sarò lì.
» prima che il biondo possa
ribattere lo spinge nell’ascensore e preme il pulsante per il
piano terra;
nell’istante in cui le porte stanno per chiudersi balza fuori e saluta
l’altro con una mano.
Ma perché
il circolo delle turbe
mentali deve sempre riunirsi a casa sua?
A proposito di
pazzi… Posa il bicchiere
e si dirige verso la stanza di Loki. La porta è socchiusa.
« Ehi.
» bussa piano « Posso? »
Nessuna risposta.
Si affaccia sulla
soglia. Il dio è
sdraiato sul letto, le mani allacciate dietro la nuca e lo sguardo
perso verso
il soffitto.
« Posso
entrare? »
Ancora nulla.
« Ok, chi
tace acconsente. » entra
nella stanza e si siede sulla scrivania di legno scuro « Che
gli hai detto per
farlo scattare? Insomma, li è Capitan Pazienza, non riesco
nemmeno io a farlo
incazzare, come ci sei riuscito? »
« Non lo
so. »
« Allora
non ti ha mangiato la
lingua. »
« Il
computer…»
« Cosa?
»
« Lo ha
fatto cadere. » mugugna
come un bambino.
«
Ferro-Vecchio, porta qui il suo
computer. » il robottino si avvia cigolando e torna dopo poco
con il portatile
tra le pinze. È integro. Tony lo prende e si avvicina a
Loki, che intanto i è
tirato a sedere; il dio si avventa sul computer e lo stringe a
sé, come se in
quelle poche ore fosse diventato il suo compagno di vita.
« Se hai
questa reazione per una
macchina chissà cosa faresti con un cucciolo. »
« Un
cucciolo? » inclina la testa
di lato imitando l’espressione di un gattino.
« No, me ne
basta uno. »
« Cosa?
»
« Niente.
»
« E dai.
» posa il computer,
curioso.
« No.
» incrocia le braccia.
« Tanto
questo gioco lo vinco io. »
sistema la sciarpa verde sul collo e solo in quel momento Tony si
accorge della
sparizione della cravatta.
« Non
è necessario che ti cambi
così di sovente, sei in casa, non devi andare da nessuna
parte. »
Lo fulmina con lo
sguardo.
Bravo Stark,
complimenti.
«
È la verità, non sono solo
indorare la pillola. Comunque perché la sciarpa? Hai freddo?
»
« No.
»
« Quindi
perché? » lo incalza.
« Dato il
tuo comportamento non
credevo che in questa casa vigesse un codice d’abbigliamento.
»
Alza gli occhi al
cielo e gli
strappa via la sciarpa per dispetto, ma poi nota dei segni violacei
sulla sua
gola « E quelli? » domanda sgranando gli occhi.
« Pensi che
faccia bene venire
appesi per il collo? » prova a riprendersi la sciarpa ma
Stark lo allontana.
«
Perché non ti sei curato? »
chiede dopo un attimo di silenzio.
«
Perché non posso. »
« Come no?
Prima hai curato me.
« Posso
fare solo una piccola
magia al giorno, non di più. »
« Jarvis!
»
« Lascia
stare il barattolo, non
ci può fare nulla. Vedi questo? » scosta il
polsino della camicia e mostra un
sottile braccialetto nero « È un dispositivo
asgardiano che controlla i miei
poteri. Se usassi la magia più di quanto mi è
concesso assorbirebbe
completamente i miei poteri e mi ucciderebbe. »
«
Perché non lo sapevo? Sei sotto
la mia custodia, avrebbero dovuto dirmelo. »
« Sono cose
che non comprendi,
sarebbe stato inutile. »
« Ma che
simpatici. »
« Non
è un insulto verso le tue
capacità intellettuali. La nostra magia è
qualcosa che qui su Midgard è ignota,
quindi non ti stanno denigrando. Darebbe come insultare un cane
perché non sa
volare. »
« Sempre
più simpatici. »
« Oh,
piantala, Stark! »
Restano seduti a
guardarsi in
cagnesco ma dopo un attimo gli occhi di Tony si illuminano e si alza,
avviandosi verso la porta.
« Dove stai
andando? »
« Mi
è venuta un’idea. »
Loki resta a fissare
la porta,
incuriosito e tentato di seguirlo anche se poi preferisce continuare a
fare la
vittima e restarsene sul proprio letto. Si guarda intorno e non sa per
quale
motivo, dopo due mesi, quel posto non gli sembra più
così male; forse è vero,
forse l’avere finalmente un posto dove il primo desiderio
alla sua vista non è
quello di cacciarlo è quasi piacevole. Non che avere Stark
continuamente
intorno sia la sua massima aspirazione, ma è pur sempre
meglio che starsene da
solo chiuso in una cella con delle guardie terrorizzate che lo sfottono
e lo
insultano per scacciare la paura. Perlomeno Stark il ruolo di
carceriere lo
prende abbastanza alla leggera; certo, sfotte, è fastidioso,
petulante, si
ubriaca e dopo essersi scolato una buona metà del suo piano
bar si mette a
urlare e imprecare contro tutto e tutti, ma in fondo in fondo, molto in
fondo,
non è così male.
Note
della Vecchia Volpe
Rieccomi! So di
essermi fatta
desiderare, ma ero in viaggio e non potevo copiare il capitolo, scusate.
Non mi convince molto
la
conclusione di questo capitolo, lo ammetto, ma ho dovuto tagliare a
metà una
parte che altrimenti sarebbe diventata troppo lunga, fatemi sapere che
ne
pensate :D
Grazie mille a tutte
quelle che
recensiscono, mettono tra le seguite, le preferite e le ricordate
<3
Sempre il solito
grazie speciale a
MelaChan e
Resha_Stark che mi aiutano a
trovare idee e leggono pazientemente e avidamente ogni parola che
scrivo.
Baci.
|
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Capitolo 5 *** Alcolisti (non tanto) Anonimi ***
Tony torna nella stanza con un
tubetto in man, per poi
andarsi a sedere accanto a lui.
«
Cos’è? »
« Una crema. Visto che al
momento non puoi curarti perché mi
hai fatto passare un mal di testa che sarebbe andato via con
un’aspirina e un
po’di caffè ora provo a farti andare via quei
lividi. » svita il tappino e
porge il tubetto a Loki, che lo afferra di scatto, come uno scoiattolo
con una
nocciolina, e lo annusa. Arriccia il naso.
« Che
cos’è? » gli rende il tubetto quasi
disgustato.
« Arnica. Fa bene.
» gli porge di nuovo la confezione ma
l’altro si ritrae « Su Loki, non fare il bambino.
»
« Scordatelo. Quella cosa
puzza. »
« Che dio
coraggioso…»
«Non so nemmeno cosa sia
l’armica! »
« Arnica.
» lo
corregge con un sorrisetto.
« Quel che è!
»
« Su, da bravo bambino,
metti la cremina che lo zio Tony ha
portato. »
« Dacci un taglio.
» sibila, gli occhi ridotti a due
fessure.
« Mettila e la smetto.
»
« Nemmeno se me lo
chiedessero tutti i Nove Regni. »
« E dai. » prova a
fare un’imitazione degli occhi da cucciolo
dell’altro ma fallisce miseramente.
« No, no e ancora no. Devo
ripetertelo anche in asgardiano o
in qualche altra lingua per fartelo capire? »
« Sono conosciuto per la
mia testardaggine, non cambio idea.
»
« Nemmeno io. »
incrocia le braccia e alza il mento con aria
di sfida.
« Ok, lo hai voluto tu.
» con uno scatto improvviso gli è
addosso e lo spinge contro la testiera del letto, impedendogli di
scappare.
Loki si divincola, ma essendo stato colto di sorpresa non riesce a
impedire
all’umano di salire a cavalcioni su di lui e di spalmargli un
po’ di quella
crema viscida sul collo.
Prova a disarcionarlo con un colpo di
reni ma dopo un attimo
desiste, non più così sicuro di volerlo
allontanare.
Intanto Tony con un ghigno vittorioso
termina la propria
opera d’arte che è finita per la maggior parte sul
colletto della camicia di
Loki.
« Ho vinto io, piccolo
cervo. »
« Solo perché ti
ho lasciato vincere. »
« Certo, credi quello che
vuoi. »
Restano un attimo a fissarsi negli
occhi, nessuno dei due
interessato a fare una mossa qualsiasi; Tony prova a staccare lo
sguardo da
quegli immensi fari verdi che lo stanno risucchiando come un vortice,
con il
solo risultato di trovarsi ancora più vicino al volto
dell’altro per cogliere
meglio ogni minima sfumatura o variazione di quelle iridi smeraldine.
Loki non
muove un muscolo, gli permette di usarlo come poltrona e di studiarlo
come più
preferisce, del tutto incurante di quale interesse spinga questo esame.
« Signore, non vorrei
disturbarla, ma c’è la signorina Potts
in linea. »
Tony sbatte più volte e
palpebre, come riscuotendosi
dall’ipnosi, e balza giù da Loki, lasciando uno
stinco contro lo spigolo della
scrivania e tirando giù tutto il pantheon midgardiano.
« Potrebbe servirti questo
schifosissimo intruglio. » Loki
non riesce a trattenere le risate alla vista dell’altro che
saltella per la
stanza come un fenicottero ubriaco.
« Non sei divertente.
»
« Forse io no, ma tu
dovresti vederti. » prova a
controllarsi ma l’espressione indignata sul viso di Tony gli
scatena un altro
attacco di risate.
« Signore, la signorina
Potts…»
« Sì,
sì, mettila in linea. Ciao Pepper, come va? » si
lascia cadere sulla poltrona di pelle scura mentre Loki si siede sul
letto e
incrocia le gambe, fermando il fiume di risate che lo ha scosso fino a
un
momento prima.
« Bene. Che sta succedendo
lì? »
« Nulla, perché?
»
« Mi sembrava di sentire
dei rumori strani, come di risate.
»
Filmina Loki con lo sguardo
« Deve essere stata
un’interferenza. »
« Loki non ti sta dando
problemi? »
“ Più di quanto
immagini, ma non proprio quelli che credi.”
« No, cosa te lo fa pensare? »
« Mi ha chiamata Steve.
»
Loki si irrigidisce e istintivamente
si porta una mano alla
gola.
« Ha detto che aveva un
computer e che secondo lui non
dovrebbe averlo. »
« Quel computer
gliel’ho dato io, quindi non c’è nulla
di
cui preoccuparsi. »
« Secondo lui non
è sicuro, e ha detto che gliel’hai
lasciato usare da solo, senza controllare cosa facesse. »
« Immagino che il caro
soldatino abbia omesso la parte in
cui ha quasi strangolato Loki. » risponde piccato, ignorando
l’ultima
asserzione della donna.
Il chiamato in causa alza gli occhi,
stupito. Non è mai
stato difeso da qualcuno, di certo non si aspettava che Stark prendesse
le sue
parti.
« Che cosa? »
« Sì, sono
arrivato in sala e ho trovato una strana scultura
di arte contemporanea, con il biondone che teneva sollevato da terra
per il
collo il nostro dio mingherlino. A proposito, chiama un imbianchino,
quando lo
ha lanciato dall’altra parte della stanza la parete si
è rovinata. »
Silenzio.
Loki appoggia il gomito al proprio
ginocchio, avvolgendosi
la guancia con la mano, e osserva la scena incuriosito.
« Di sicuro lo ha
provocato. »
Alza le iridi color acquamarina al
cielo.
« Senti, Pepper, ne o
già discusso con entrambi loro e sai
che non mi piace ripetermi, quindi ora basta. Ci sono
novità? »
La donna parte a stilare un lungo
elenco di impegni e Loki
smette di ascoltare. Perché Stark lo ha difeso? Cosa lo sta
spingendo a tenerlo
con sé e a prendersi cura di lui tanto da preoccuparsi
così per un paio di
lividi? Non riesce a comprendere il concetto di affetto disinteressato,
non lo
conosce, l’unica che gliene abbia mai dimostrato è
Frigga, ma anche lei in
fondo lo faceva solo per tenerlo buono.
« Ehi, principino, sei
ancora qui? » la mano di Stark che va
su e giù di fronte alla sua faccia lo fa riemergere dalle
proprie riflessioni.
« Considerando che se metto
piede fuori da questo posto
finisco cotto come un arrosto prima di un banchetto direi di
sì. » si alza
abbandonando la stanza e un assai confuso Tony al suo interno.
« Ehi, che ti prende?
» lo rincorre e lo trova seduto a uno
sgabello piano bar/isola di cucina/ distruttore del fegato del
proprietario di
casa, intento a versarsi il primo bicchiere in due mesi. Lancia uno
sguardo
alla bottiglia che sta velocemente venendo svuotata: mica scemo il dio,
quello
è un whisky invecchiato cinquant’anni.
« Che ti prende? La morale
del supporter dell’Alcolisti
Anonimi è andata a farsi fottere? » si siede su
uno sgabello accanto al suo e
gli porge il proprio bicchiere, che viene distrattamente riempito.
« Dopo che è
stata quasi strangolata ha deciso di prendersi
una pausa. »
« Vuoi parlarne’
»
« Ma anche no. »
Alza gli occhi al cielo «
Secondo me avresti bisogno di uno
psicologo. »
« Di un cosa? »
si versa un altro bicchiere.
« Un dottore per i pazzi,
ma te ne serve uno bravo. »
« In tal caso tu vieni con
me. »
« Penso che dopo un paio di
domande strapperebbe la laurea e
andrebbe a pescare gamberi. » richiede un altro bicchiere che
l’altro non tarda
a versare.
« Non dovresti bere
così tanto. »
« No! Di nuovo! Comunque
faccio fatica a prenderti sul serio
dopo che ti sei scolato mezza bottiglia di whisky. »
« Sono un dio,
l’alcol non corrompe il mio corpo. »
« Ma ti ubriachi proprio
come noi comuni mortali, a quanto
vedo. » accenna al rossore che gli anima le guance.
« Non sono ubriaco, ho solo
bevuto un po’.» svuota il
proprio bicchiere e poi barcolla rischiando di cadere dallo sgabello.
« Ok, principino, andiamo a
sederci dove tu non rischi di
spezzarti l’osso del collo. » scende dallo sgabello
e aiuta l’altro a fare
altrettanto, per poi condurlo sul divano dove Loki si lascia cadere.
« Voglio il mio bicchiere.
» mugugna provando a rialzarsi.
« Basta così,
per stasera hai bevuto abbastanza. » si siede
anche lui, continuando malignamene a sorseggiare il liquido ambrato, la
cui
bottiglia è tenuta giusto fuori dalla portata di Loki.
« E dai! » si
allunga su di lui per raggiungerla ma Tony lo
tiene indietro con una mano.
« No, sono stato incaricato
di occuparmi di te, non ti
lascio ubriacare. »
« Ma non è
giusto, tu stai continuando a bere. »
« Nessun gigante biondo con
un ridicolo martello verrà a
cercarmi se alzerò un po’il gomito. »
« E
dai…» insiste con fare sempre più da
ubriaco, segno che
l’alcol è entrato in circolo.
« possibile che tu ti sia
ubriacato con tre bicchieri di
whisky? »
« Non bevevo molto ad
Asgard. »
« Perché? Da voi
l’alcol non esiste? »
« No, è che odio
bere da solo. » un lembo di tristezza si
posa sui suoi occhi e Tony non riesce a trattenere l’impulso
di stringerlo a
sé.
Loki resta un attimo perplesso, ma
poi si abbandona
all’abbraccio dell’altro.
« Penso che una sbronza
ogni qualche secolo non ti faccia
male. » gli porge il proprio bicchiere in cui è
rimasto un dito di liquore.
« Mi stai prendendo in
giro? »
« E va bene, alcolizzato.
» svita il tappo di cristallo e
colma il bicchiere fino alla metà, ma poi allunga il braccio
verso sinistra,
sottraendolo alla portata di Loki.
« No, così non
vale! » si allunga su di lui e, manco a farlo
apposta, cade, le labbra che vanno a scontrarsi con quelle
dell’altro.
Restano entrambi immobili, ma dopo un
attimo il dio sembra
riprendersi e inizia ad accarezzare la bocca di Tony quasi dolcemente,
mentre
il bicchiere cade dalla mano dell’uomo allagando il pavimento
con un centinaio
di dollari di liquore.
Il rumore delle porte
dell’ascensore che si aprono li fa
trasalire e Loki si scosta subito, andando velocemente a sedersi
dall’altra
parte del divano nonostante gli sembri che nella sua testa stiano
danzando tre
ninfe.
« Che sta succedendo qui?!
» la voce di Rogers, più alta di
alcune ottave per lo stupore, fa balzare Stark in piedi e irrigidire
Loki.
Note della
Vecchia
Volpe (che dovrebbe trovarsi un altro nome)
*compare timidamente da dietro un
angolo nella paura che le
sparino* ok, interrompere qui il capitolo è stato cattivo,
ma potete insultarmi
commentando xD
Grazie mille a tutti coloro che hanno
messo tra le seguite,
preferite, ricordate e chi recensisce, siete adorabili e mi motivate ad
andare
avanti <3
Grazie anche alle mie editors che
continuano a commentare
ogni riga del manoscritto che faccio girare in classe come se fosse
droga <3
Ci vediamo al prossimo capitolo in
cui…nah, non ve lo dico
Baci.
|
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Capitolo 6 *** I fancy you ***
«Ciao Steve, che ci fai
qui?»
Già il solo fatto che lo
chiami con il suo vero nome e non
con qualche stupido appellativo conferma i suoi sospetti.
«Allora?» lo
squadra da capo a piedi, il tono sempre più
inquisitorio.
«Siamo a casa mia, in
teoria dovresti rispondere alla mia
domanda.»
«Piantala Stark! Non serve
a nulla cambiare discorso, voglio
una risposta.»
«Tu cosa credi sia
successo?»
Tecnica numero uno: mai scoprire le
proprie carte con
l’avversario, soprattutto se questo è
più stupido di te.
«Non ne ho la minima idea,
ma perché stai bevendo come una
spugna insieme al nostro prigioniero?»
«Perché…»
Mmh, già,
perché? Non può certo dirgli che Loki ci
è rimasto
male per come è stato trattato e che aveva bisogno di
conforto.
«Perché non ci
vedo nulla di male e nessuno mi ha detto che
tra i miei ruoli da babysitter ci fosse quello di tenerlo lontano dagli
alcolici, anche perché se così fosse avete scelto
il posto sbagliato in cui
mandarlo.»
«A questo si può
porre rimedio. Chiamerò il Direttore e gli
dirò di portarlo via domattina, la sua influenza non ti fa
bene.»
Loki si irrigidisce
nell’angolo di divano in cui è nascosto
e Stark gonfia il petto.
«Cosa intendi?»
«Quello psicopatico che si
crede un dio ma non è altro che
una nullità ti sta cambiando, sei sempre più
spesso ubriaco, e questo non va
bene.»
«Ascolta un po’,
soldatino» Loki si avvicina, ritrovando in
qualche modo l’equilibrio e un barlume di lucidità
«Tu non hai nemmeno idea di
chi io sia, quindi porta un po’di rispetto e chiudi quella
bocca.»
«Sei un pazzo sociopatico
megalomane che si crede un dio, ma
a quanto pare come dio non vali nulla, ti abbiamo catturato e ora sei
chiuso
qui.»
«Non criticherei tanto al
posto tuo: se non sbaglio anche il
tuo dio è stato catturato e poi ucciso, mentre io sono
ancora qui.»
Ahia. Ha appena toccato il tasto
sbagliato, e Tony sa già
che casa sua dovrà nuovamente ospitare dei muratori, ma
forse per la quantità
di alcol che ha in corpo la scena lo diverte.
«Tu! Razza di depravato,
viscido…» non finisce a frase,
incapace di trovare altri insulti che non lo facciano pentire del
proprio
linguaggio.
«Che
c’è, soldatino? Ho toccato un nervo
scoperto?»
Gli mancano solo i pop-corn e una
birra per assistere allo
spettacolo.
«Sai una cosa? Capisco
perché tutti ad Asgard ti evitano.»
Lo sguardo di Loki si gela,
diventando improvvisamente
pericoloso; quelle parole hanno fatto scattare qualcosa di nascosto
dentro di
lui, qualcosa che brama di strappare la giugulare al biondo e di
vederlo
agonizzare ai suoi piedi.
«Fermo.» Tony si
frappone tra i due, intuendo la voglia
assassina dell’altro dal contrarsi delle sue mani affusolate
e bianche «Steve,
fuori.»
«Cosa?»
«Fuori. Adesso.»
«Ma che stai
dicendo?»
«Fuori da casa
mia.» lancia preoccupato un’occhiata al
bracciale al polso di Loki.
«Stark,
che…?»
«Fuori!» esclama
spingendolo nell’ascensore.
«Che ti prende?»
non si oppone ma lo fissa confuso e
irritato.
«Hai passato il
segno.»
Le porte si chiudono e Tony si volta,
cercando Loki con lo
sguardo.
È ancora in mezzo alla
sale, le mani chiuse a pugno, gli
occhi liquidi che hanno perso ogni traccia di aggressività
ma sono rimasti
tristi e persi.
Si avvicina e gli posa una mano sul
braccio che Loki guarda
con diffidenza.
«Ehi. Vieni con
me.» lo conduce verso il divano ad isola in
pelle bianca e ci si siede portandolo con sé.
Il dio resta seduto fermo, immobile,
la schiena tesa come la
corda di un violino, fino a quando Tony non gli fa passare un braccio
attorno
alle spalle e lo fa appoggiare al proprio petto.
«Vuoi? Aiuta.»
gli porge un altro bicchiere colmo di whisky
che l’altro sorseggia avidamente e con gratitudine
«Ignoralo, è solo che quando
si toccano certi argomenti non pensa più a quello che
dice.»
«Invece lo pensava e ha
ragione.» cerca di scacciare il nodo
che gli stringe la gola.
«Non ha ragione.»
«Sì che ce
l’ha. Non sei mai stato ad Asgard, non sai cosa
dicono di me.» prova a nascondere una lacrima che scivola
lungo la guancia di
alabastro come un piccolo diamante ma non ci riesce
«È tanto chiedere qualcuno
che mi apprezzi?!» esplode.
«Forse non mi
importa.» asciuga imbarazzato la lacrima con
il pollice «E io ti apprezzo.»
Loki si volta lentamente, incredulo
delle sue parole,
poggiandogli una guancia sul petto; resta a fissarlo con gli occhioni
verdi
sgranati sempre più simili a due smeraldi per poi spostarsi
lentamente verso
l’altro e incontrare di nuovo le sue labbra.
E di nuovo Stark resta fermo come una
statua di sale; in
effetti il riferimento a Sodoma e Gomorra è più
che azzeccato.
Resta immobile per circa due secondi
in cui tutta la sua
parte razionale cerca di allontanarlo da quella bocca morbida e calda
sulla
sua, ma poi la vera parte Made in Stark
prende il sopravvento sparando una cannonata al plasma in faccia
all’altra e
spedendola in un angolino nascosto, lasciandolo rispondere al bacio.
Loki resta stupito da questo
improvviso cambio di
atteggiamento ma ci si abita subito, mordicchiando il labbro inferiore
dell’altro e lasciando che con una mano gli stringa le
ciocche corvine.
Si perdono a lungo in quel contatto,
poi la mano di Loki finisce
per insinuarsi sotto la maglia di Tony, che si blocca di colpo.
«Aspetta, principino,
questo non è il momento per…»
«Sì che lo
è.» riprende possessivamente il controllo della
sua bocca ma viene nuovamente fermato.
«Non, sei scosso, non
ora.»
«Ah, certo,
perché sono scosso, non perché sono un
uomo.»
«Di quello non me ne frega
assolutamente nulla.» e per
dimostrarglielo questa volta è lui a baciarlo e a creare un
passaggio che gli
consenta di raggiungere la lingua dell’altro.
La mano di Loki non trova
più nessuna opposizione mentre
scivola di nuovo verso il basso per infiltrarsi tra il tessuto e la
pelle, e
Tony sussulta quando l’altro gli si siede sulla vita e lo fa
cadere
all’indietro, stendendosi su di lui.
La parte razionale prova a rialzarsi
e a fargli allontanare
Loki da sé, ma forse l’alcol o forse semplicemente
il corpo sinuoso dell’altro
sopra di lui la rispediscono nel buio.
Passa una mano sulla schiena di Loki
che gli si struscia
contro come un gatto e poi raggiunge i lembi della sua giacca,
iniziando
freneticamente a sfilargliela e gettandola per terra. A questo
esplicito
permesso il dio si avventa sul suo collo riempendolo di morsi e di baci
che gli
stappano un gemito di approvazione.
Dopo un attimo lo costringe a
rialzarsi ricevendo uno sguardo
di delusione e disappunto che viene subito stemperato dalle dita di
Tony che
aggrediscono i bottoni della sua camicia che dopo pochi attimi in cui
vengono
gentilmente sfilati finiscono strappati sul pavimento insieme alla
camicia.
Il miliardario gli passa un braccio
attorno alla vita e lo
fa cadere sotto di sé, appropriandosi di quella pelle
diafana che quasi si
confonde con il divano chiaro, lasciandoci dei segni rossi che non
spariranno
facilmente.
«No…»
mormora piano Loki, non riuscendo quasi più a
sopportare quella bocca che lo stuzzica e gioca con lui senza
permettergli di
opporsi.
A quella parola appena sussurrata
Tony risale lentamente
verso l’alto fino a incontrare le sue labbra che lo reclamano
avidamente, il
dio mormora qualcosa con voce roca e completa la propria opera facendo
presa
sulla cintura dell’altro e sfilando con una lentezza
esasperante l’accessorio
dai passanti mentre Stark si lamenta per quelle mani che a malapena
sfiorano la
zona così sensibile.
Loki sogghigna per
quell’espressione lussuriosamente
infastidita e passa alla cerniera dei pantaloni, aprendola come se non
avesse
fatto altro in vita sua.
Tony si libera
dell’indumento con un calcio e si concentra
sui pantaloni dell’altro, ma viene subito distratto da un
paio di mani che
iniziano a disegnargli con le unghie ghirigori immaginari sulla
schiena,
ghirigori che sembrano prendere fuoco tanto quelle dita sono ghiacciate
e
carezzevoli; lascia perdere la propria impresa rendendosi conto che le
sue mani
al momento non hanno alcuna intenzione di collaborare e torna alle
labbra di
Loki, ancora piacevolmente piegate all’insù in un
ghigno compiaciuto.
Quell’espressione irritante
gli ricorda quella di quando ha
provato a farlo spiaccicare sul marciapiede cento piani più
in basso, e avverte
la voglia improvvisa di cancellarla, anche a costo di mordere quelle
meravigliose labbra scure fino a quando non lo implorerà di
smettere.
Ma non lo fa.
Si limita a coprire la bocca
dell’altro con la propria,
sfiorandolo appena, ritraendosi quando Loki cerca di approfondire il
contatto,
e ripete il proprio perfido gioco fino a che i mugolii
dell’altro non diventano
così strazianti e insistenti da convincerlo a concedergli
ciò che vuole.
Note della
Vecchia
Volpe
Ok, sopravvissute? (leggete come:
posso uscire di casa senza
rischiare il linciaggio?)
Allora, come avrete capito questo
capitolo segna un punto di
svolta, bisogna ancora vedere in che senso ma a quello provvederanno le
Parche.
Ditemi se la parte vi piace, se è andata troppo in
là, se è andata troppo poco
in là (vi conosco, piccole pervertite <3), se
qualcosa o se qualcos’altro,
insomma, ditemi voi.
Un grazie speciale alle mie editors,
ma se pensate che sia
andata troppo poco in là pensate che MelaChan voleva
fermarmi prima…
Un grazie non meno speciale a tutte
le mie adorabili recen…
coloro che recensiscono xD e a tutte quelle folli persone che seguono,
ricordano e mettono tra le preferite <3
Baci.
P.S neurodramaticfool, per farti
felice non ho cambiato nome
|
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Capitolo 7 *** After party ***
Sbatte le palpebre, accecato dalla
luce che proviene dalle
vetrate non oscurate.
Che ci fa in salotto?
Soprattutto, che ci fa in salotto,
sul divano e nudo come il
culo di un macaco?
Si guarda intorno spaesato, la testa
che pulsa per il
classico mal di testa
post-più-di-metà-bottiglia-di-whisky, e scorge
una sagoma
rannicchiata al suo fianco.
Strano, non ricorda di essersi
portato una ragazza a casa,
preferisce uscire lui da circa due mesi, da quando è
arrivato L…
Sgrana gli occhi nel riconoscere
nella sagoma il dio,
palesemente nudo a sua volta sotto la coperta stesa su di loro.
“Oh merda.”
Deglutisce a vuoto. Si è
fatto Loki?!
Tutti gli indizi sembrano portare a
quella conclusione:
vestiti ovunque, bottoni strappati, bottiglia vuota in un angolo, corpi
quasi
abbracciati… Sì, ottima deduzione Holmes.
Come gli è saltato in
mente?!
Insomma, passi il fatto che ha
provato a conquistare il
mondo e a ucciderlo, ma è un uomo!
Lui è Anthony Edward
Stark, lui non si porta a letto nessun
uomo, anche se questo è un dio e quando dorme la sua bocca
assume una forma
dannatamente sensuale.
No, no, no. Erano ubriachi
e… avevano caldo, sì,
ecco,avevano caldo e hanno deciso di levarsi reciprocamente i vestiti,
solo che
poi hanno preso freddo ma non avevano voglia di andare a riprenderli,
così
hanno deciso di restare sul divano sotto quella coperta.
“Molto plausibile,
certo.” commenta sarcastica la vocina
della sua parte razionale, massaggiandosi i lividi causati dalla
cannonata
ricevuta la sera prima “Questo spiega anche i segni rossi che
ha un po’ovunque,
vero Stark?”
Si dà una manata in fronte
sperando di zittire la vocina ma
questa continua imperterrita.
“Chissà come
sarà felice Fury a sapere che ti sei scopato il
vostro prigioniero. Sicuramente sarà proprio convinto a
lasciarlo qui.”
Ma perché la sua parte
razionale deve essere stronza quanto
lui?
Basta. Al diavolo la vocina, al
diavolo tutto, al diavolo
Loki.
Soprattutto Loki.
Ma poi lo sguardo gli cade sul suo
viso addormentato e non
può fare a meno di sorridere.
No, tutto ma Loki no.
Nel sonno ha abbandonato
quell’aria crudele e ingannatrice
che lo accompagna sempre, ora la sua espressione è calma e
rilassata, le labbra
sono leggermente gonfie, segno che la notte prima non si sono solo
addormentati
sul divano, le lunghe ciglia nere proiettano strani giochi
d’ombre sui suoi
zigomi chiari e i capelli corvini gli incorniciano delicatamente il
volto.
Ora capisce cosa lo abbia spinto la
sera prima a portarlo su
quel divano e a combinare quel macello con i bottoni della sua
camicia…
Si riscuote sbattendo le palpebre ma
lo sguardo gli ricade
sulla spalla dell’altro, lasciata scoperta, e vi nota sopra
un paio di segni
rossi che si accompagnano ad altri sul petto candido rimasto esposto.
A quanto pare non ci è
andato piano…
Ha bisogno di un caffè.
Subito.
Si alza con calma, provando a non
svegliarlo e ci riesce,
trovandosi in piedi completamente nudo nel mezzo della sala; lancia
un’occhiata
in giro e scopre i propri boxer sul tavolino lì accanto.
Dopo averli recuperati
e indossati si cimenta nella caccia ai pantaloni, che trova poco dopo
sullo
schienale del divano.
Ha sempre più bisogno di
quel caffè.
Si accorge che nello spostarsi ha
lasciato scoperto il
fianco di Loki e si china per rimboccargli la coperta; non
può impedire alle
proprie labbra di curvarsi verso l’alto quando
l’altro sorride per il rinnovato
calore.
Si avvia verso la cucina e si versa
una tazza di caffè
bollente per poi mandare giù la bevanda amara in un unico
sorso che
contribuisce a rendergli un po’di lucidità, tale
da permettergli di ricordare
dove si trovi l’aspirina e di pensare di prenderne una anche
per Loki; a quanto
ricorda era parecchio ubriaco la sera prima e non molto avvezzo alle
sbronze.
Riporta lo sguardo sul divano e vi
trova l’altro ancora
addormentato. Se vuole avere delle risposte deve svegliarlo, ma visto
che dopo
ciò che è successo non gli sembra il caso di
andare là e di scuoterlo per una
spalla si scervella per trovare un’altra idea.
Chiedere a Jarvis di far partire gli
AC/DC a palla è fuori
discussione come l’idea di tirargli una secchiata
d’acqua, e alla fine opta per
versare altre due tazze di caffè e andarsi a sedere sul
divano come se nulla
fosse.
Sorseggia con calma la bevanda fino a
svuotare la tazza e
finalmente l’ispirazione lo fulmina; dopo aver posato la
propria tazza afferra
l’altra ancora colma e, quasi sdraiandosi alle spalle di
Loki, la posiziona
sotto il naso del dio.
Attende pazientemente che
l’odore del caffè gli raggiunga le
narici fissando intensamente la schiena celata dalla coperta; dopo
qualche
istante Loki arriccia il naso in un’espressione tenerissima e
apre gli occhi.
«Buongiorno
principino.»
Volta la testa in direzione della
voce tenendo gli occhi
socchiusi per la troppa luce.
«Ero quasi stufo della
recita del Bell’Addormentato
nell’Attico.»
Torna ad appoggiare la guancia al
divano ma la tazza resta
sospesa di fronte a lui.
«Cos’è?»
borbotta, la voce impastata dal sonno.
«Caffè.»
«Non lo voglio.»
gli scansa la mano con la propria ma Stark
non si lascia intimorire.
«Invece dovresti berlo.
Sentirai un po’meno confusione in
testa.»
«Come fai a
sapere…?»
«Sono il re del
dopo-sbronza. Tieni.» gli porge ancora la
tazza ma in tutta risposta l’altro si avvolge a bozzolo nella
coperta.
«Non voglio
quell’intruglio amaro che bevi tutti i giorni
come se da quello dipendesse la tua vita.»
«Dai, Loki, prendi il
caffè.»
«Non sei obbligato a
prenderti cura di me solo per cosa è
successo stanotte.»
Si blocca. Sperava in un attimo di
confusione in più.
«Non c’entra con
stanotte, bevi il caffè.»
Qualcosa di simile a un lampo di
delusione sfiora le iridi
smeraldine, e chissà come Stark se ne accorge.
«Ok, c’entra
anche con stanotte. Ora, prima che mi vada in
cancrena il braccio, prendi questa fottutissima tazza.»
Incapace di trattenere un sorrisetto
compiaciuto Loki
esegue, e nel prendere il contenitore le sue dita sfiorano
involontariamente
quelle dell’altro, che sussulta.
«Prima volta con un
uomo?» domanda puntellandosi contro lo
schienale e tirandosi a sedere.
Stark annuisce, poi si alza e va a
prendersi un altro caffè.
Forse più che di
caffè avrebbe bisogno di alcol, molto
alcol, ma non è in grado di reggere una lezioncina di
moralità dal tizio nudo
sul suo divano.
«Ammetto che non
è una cosa molto gentile da chiedere, ma
cos’è successo stanotte? Non mi ricordo
nulla.»
Si gira e resta a fissare con la
mascella quasi all’altezza
delle ginocchia la figura di Loki in piedi a pochi metri da lui, la
coperta
legata intorno alla vita alla bell’e meglio.
«Ehm…»
sbatte le palpebre provando
a darsi un contegno e si volta per
non venire distratto «Speravo che tu potessi spiegarmi
qualcosa.»
«Eccellente, quindi nessuno
dei due ha la minima idea di
cosa sia successo.» si siede cautamente su uno sgabello
«Ma abbiamo parecchi
indizi…»
Vorrebbe prendere una pala e
seppellirsi nel mezzo della
cucina.
Loki sbatte la tazza sul marmo
dell’isola «Un altro.»
«Scusa?»
«Mi dai
dell’altro caffè?»
«Ti prego, non prendere le
abitudini di Thor iniziando a
demolirmi casa.» si volta con la caffettiera e riempie
nuovamente la tazza
«Meno male che non lo volevi.»
«È amaro, ma mi
piace.»
«Noi qui lo chiamiamo
zucchero.» gli porge un barattolo che
Loki guarda con sospetto Si usa per rendere più dolci le
cose.»
Loki immerge un dito nel barattolo e
ne assaggia un po’;
dall’espressione piacevolmente stupita che si dipinge sul suo
volto Stark
deduce che è di suo gradimento.
«Tieni, così non
sembri più un orsetto lavatore.» gli lancia
un cucchiaino che l’altro afferra al volo.
«Un cosa?»
domanda iniziando a mangiare lo zucchero con l’espressione
di un bambino felice.
«Un… lasciamo
perdere, ti farò vedere un documentario.»
«Un documentario?»
«Ma cosa hai fatto in
questi due mesi?»
«Niente. Pensavo che il
barattolo mi avrebbe fulminato se
avessi fatto qualcosa e non avevo idea di cosa fare.»
«Quindi cosa
facevi?»
«Guardavo fuori anche se
non potevo uscire sulla terrazza.»
Il tono da cane bastonato che viene
malamente nascosto lo fa
sentire in colpa «Non puoi uscire fuori anche se non
è una mia disposizione; secondo
Fury nessuno deve sapere che sei qui. Oh merda, la riunione!»
esclama
consultando un orologio che non ha.
«Sono le otto e mezza, devi
essere là tra un’ora.»
«Come fai a
saperlo?»
«Il soldatino come spia fa
schifo.» continua a prendere cucchiaiate di
zucchero.
«In effetti la tutina
luccicante non passa molto inosservata…»
Gli fa strano vedere Loki seduto
tranquillamente lì, a mangiare
zucchero come un bimbo di cinque anni , con addosso solo quella coperta
che,
guarda caso, è verde.
«Mentre svuoti la
zuccheriera prendi anche questa.» gli
porge una pastiglia bianca.
«Che roba
è?»
«Un’aspirina. Ti
farà passare il mal di testa.»
«Non la voglio.»
«Si può sapere
perché sua maestà non gradisce questo
preparato medicamentoso midgardiano?»
«Non so cosa sia.»
«Quindi è
perché non ti fidi?»
«Esatto.»
«Non fare la ragazzina
spaventata, non ho bisogno di
drogarti per farti venire a letto con me.»
Lo fulmina con lo sguardo
«Ieri sera ero ubriaco.»
«Chi è che ha
baciato chi ieri sera?»
«Chi è che mi ha
dato da bere?»
«Chi e che si è
sdraiato su di me continuando a baciarmi e a
mugolare perché lo spogliassi?»
«Chi è
che…»
«Ok, basta, anche
perché non mi ricordo molto altro.»
conclude sedendosi accanto a lui «Ora prendi
l’aspirina.»
«No.»
Alza gli occhi al cielo
«Prendi questa fottutissima
aspirina. Subito.»
«No.» incrocia le
braccia sul petto nascondendo qualche
segno rosso.
«Bene, lo hai voluto
tu.» gli si getta contro facendolo
cadere sul pavimento e bloccandolo a terra.
«Lasciami!»
«Non finché non
hai preso l’aspirina.» si siede a cavalcioni
su di lui e dopo aver evitato qualche calcio riesce a fargli
inghiottire la
pastiglia «Visto? Ci voleva tanto?» si rialza e lo
aiuta a tirarsi in piedi.
«Perché non la
pianti di prenderti maldestramente cura di
me? Te ne sei completamente fregato di me fino adesso, non sei
credibile.»
sibila.
Lo fissa stupito «Che ti
prende?»
«Non voglio essere preso in
giro. Smettila con questa
sceneggiata.»
«Quindi sarei io a star
facendo una sceneggiata?» esclama
irritato.
«Sì, e sono
stufo della gente che mi mente.»
«Oh, certo, il povero dio
degli Inganni che viene preso in
giro. Non me la bevo. Qualunque cosa ti sia presa è un
problema tuo, io ho
fatto di tutto perché stamattina non ci fosse una scenata
come questa, quindi
dacci un taglio.» lascia la sala e dopo poco Loki sente la
porta della sua
camera sbattere, seguita dal rumore dell’acqua nella doccia
che scorre.
Note della
Vecchia
Volpe
Non uccidetemi, non potevo far andare
tutto bene, va contro
la mia natura che è ormai unita inscindibilmente al vortice
dell’angst, quindi
non posso farci nulla, questa parte mi si è proposta da sola
senza che io
potessi fare qualcosa per darci un freno, non è colpa mia.
Capitolo un
po’più lungo, ma volevo premiarvi per come mi
seguite e come recensite, vi adoro.
Sempre il solito grazie speciale a
Resha_Stark e MelaChan che
leggono questi scleri prima che giungano a voi.
Baci.
|
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Capitolo 8 *** Questioni di guardaroba ***
Lascia che l’acqua gli
scorra sul viso, svegliandoli e
facendo sbollire la rabbia.
Ma che è successo?
Perché Loki è scattato così contro di
lui?
Ha fatto di tutto per svegliarlo con
delicatezza e non
irritarlo, conscio che l’esperienza della sera prima era del
tutto inattesa
anche da lui, lo ha persino svegliato con il profumo del
caffè, cosa che non ha
mai fatto per nessuno, cosa vuole di più?
Certo il metodo che ha usato per
fargli prendere l’aspirina
non è stato molto ortodosso, ma in fondo era per il suo
bene. E poi lui è Iron
Man, non l’Orso Abbraccia-Tutti.
Resta a lungo nella doccia, un
po’ per cercare di recuperare
qualche ricordo e un po’perché non ha nessuna
voglia di andare ad affrontare un
pazzo in preda alle sue crisi esistenziali.
«Jarvis, che ore
sono?»
«Le nove e
ventitré, signore.»
Decide che è abbastanza
tardi per andare alla riunione e
stupire tutti con il proprio arrivo in orario.
Esce dalla doccia, si infila
nell’accappatoio e nello
specchio scopre il riflesso di qualcuno alle proprie spalle.
«Ma che…?! Loki,
che ci fai qui?»
«Volevo parlarti e tu eri
qui.»
Alza gli occhi al cielo «Ad
Asgard il concetto di privacy
non è contemplato?»
«Non farmi passare la
voglia di dirti ciò per cui sono
venuto qui.»
«E sarebbe?»
«Mi dispiace.»
«Cosa?» lo fissa
come se avesse un fantasma materializzarsi
nel suo bagno e mettersi a ballare la lambada «P-per
cosa?»
«Per prima. Anche se i tuoi
modi sono stati infantili e
rozzi in fondo in fondo le motivazioni erano gentili.»
«Direi che questo
è il miglior complimento che potrò mai
ottenere da te, quindi scuse accettate.» li tende una mano ma
l’altro non si
limita ad afferrarla, e dopo che lo ha fatto lo stringe in un abbraccio.
“Ma che…?!
Oh…” si lasca stringere e ricambia
l’abbraccio,
intuendo che Loki non considererà accettate quelle scuse che
gli sono costate
così tanto finché non avrà ricevuto
quell’abbraccio di cui è stato l’autore.
Si lasciano andare dopo un istante,
rendendosi conto della
stranezza della situazione: sono in piedi al centro del bagno offuscato
dal
vapore della doccia, uno con addosso un accappatoio chiuso in fretta e
furia e
l’altro avvolto in una coperta che minaccia di cadergli dai
fianchi magri da un
momento all’altro, consci di cosa è successo nella
notte anche se non si
ricordano quasi nulla.
«Io, ehm, dovrei andare a
quella riunione…» distoglie lo
sguardo da quegli enormi occhi verdi che lo stavano catturando.
«Sì,
dovresti.»
«Se vuoi prima ti insegno
come usare la tv, almeno sai come
passare la giornata.»
«No, magari quando torni,
ora voglio dormire un po’. Vai,
tra un po’sarai in ritardo e si chiederanno
perché.»
«Più
probabilmente si chiederanno perché sono in orario, ma
va bene mamma, vado a vestirmi.» entra nella propria stanza
mentre Loki esce
dalla porta.
Probabilmente la prigionia lo ha
fatto impazzire, prima non
si sarebbe mai sognato di scusarsi con qualcuno, e soprattutto per una
cosa
simile.
«Quella cravatta fa a pugni
con quella camicia.»
Sobbalza nuovamente al suono di
quella voce melliflua e
quasi si strozza con il nodo della cravatta «Ti fa
così schifo bussare?»
«Mi fa schifo quella
cravatta.»
«E cosa propone
l’uomo che andava in giro con un elmo da
mucca?»
Ignora bellamente il commento e si
dirige verso l’armadio,
disseppellendo una cravatta blu scura «Questa.»
Lo fissa con un sopracciglio
inarcato. Perché la stessa
persona che lo ha scaraventato giù da una finestra gli sta
scegliendo i
vestiti?
«Sono mesi che non metto
quella cravatta.»
«Solo perché il
tuo gusto nel vestire è degno di un
pentapalmo.»
«Ma perché ti
sto ad ascoltare?»
«Perché sai che
ho ragione.»
«Non hai
ragione.» nonostante le proprie parole cambia la
cravatta e getta quella rossa a elefantini arancioni sul fondo
dell’armadio.
«Non sei nemmeno capace a
fare il nodo.»
«La smetti?»
«No.» gli si
avvicina e disfa il nodo per poi rifarlo in
fretta, le lunghe dita affusolate che danzano sui lembi di tessuto.
Tony si irrigidisce. È
troppo vicino, riesce a percepire il
suo respiro sul collo, e qualcosa dentro di lui scalpita per passare le
dita in
quei capelli corvini, morbidi e setosi anche se ancora arruffati, per
scendere
con le labbra lungo quel collo pallido, per lasciare dei baci su quei
segno
rossi disseminati qua e là…
Sbatte precipitosamente le palpebre e
fa un passo indietro
«Beh, grazie, ma sono capace.»
«Non si direbbe.»
«Dove hai imparato ad
annodare cravatte? Non mi sembra che
ne abbiate su Asgard, altrimenti Thor ci si sarebbe già
impiccato ancora prima
di tirarla fuori dall’armadio.»
Sogghigna «Ho imparato
stando sul vostro pianeta. Ci tengo a
un abbigliamento elegante.»
«A proposito di
abbigliamento: non è per girare il coltello
nella piaga, ma devi restare qui dentro, non è necessario
che tu stia sempre in
giacca e cravatta o con a malapena un coperta addosso, qui da noi lo
chiamiamo
casual.»
«Casual?»
«Sì, hai
presente come sono vestito io quando sono qui?»
«Male?»
Socchiude gli occhi sbuffando
«Con una maglia e dei
pantaloni comodi.»
«Ah sì, come
quegli…ehm…lavoratori sudaticci che erano qui
qualche settimana fa.»
«C’è
parecchia differenza tra me e quei… Oh, va beh,
lasciamo perdere.» si infila la giacca con un movimento
rapido «Jarvis, che ore
sono?»
«Le nove e quaranta,
signore.»
«Sei
in ritardo.»
«Nah, sono più
che in anticipo.»
«Ma
se…»
«Adesso ti spiego,
principino. La mia idea di “arrivare in orario”
corrisponde con quella del “dovevi essere qui almeno
un’ora fa” del resto del
mondo.»
«Perché fai
così?»
«Non so, mi
diverte.»
«Menti semplici si
divertono con cose semplici…»
«Scusa?»
«Nulla. Ora vai a
lavorare.» lo spinge verso la sala e
l’ascensore.
«Ehi! E se non
volessi?»
«Da quando credi di avere
possibilità di scelta?» con un
ultimo spintone lo spedisce nell’ascensore.
«Ma…»
«Buona giornata.»
Le porte dell’ascensore si
chiudono sul sogghigno divertito
di Loki.
Note della
Vecchia
Volpe
Lo so, lo so, è un
capitolo corto e dovrei vergognarmi per
pubblicare questo sputo di lettere, ma non ne posso molto, prendetevela
con le
miei editors che ieri mi hanno portata a bere.
Presto arriverà il
prossimo capitolo con una notevole dose
di scervellamenti, quindi non partite con torce e forconi per venire a
cercarmi
perché altrimenti non riesco a scrivere xD
Grazie mille a tutte quelle che
seguono e recensiscono, vi
adoro <3
MelaChan, Resha_Stark, siete speciali
<3
A presto
|
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Capitolo 9 *** Incomprensioni idiote ***
Noia, noia, noia.
Sospira stravaccato sul tavolo, il
naso nell’incavo del
gomito.
Perché non è
rimasto a casa? Lì chiaramente non c’è
bisogno
di lui, gli unici a parlare sono la Romanoff, Rogers, la Hill e il
Guercio. Ah
già, il suo prigioniero non che avventura della notte lo ha
sbattuto fuori.
Chiude gli occhi e per la prima volta
si rende conto di aver
bisogno di una dormita.
Magari abbracciato a Loki.
Scaccia subito il pensiero come se
questo potesse diventare
un’icona lampeggiante con scritto “Il qui presente
Tony Stark si è scopato il
vostro prigioniero. P. s. Thor, sì, puoi mjolnirargli il
cranio”.
Deve provare almeno a capire cosa
è successo. Ricorda che
Loki lo ha baciato e lui subito è rimasto immobile, ma poi
ha ricambiato e le
cose sono degenerate… Forse cercare di ricostruire la serata
è il modo migliore
per scoprire la cosa, e nel caso non ci riuscisse ci sono anche i
filmati di
sicurezza; potrebbe consultarli subito invece che lambiccarsi il
cervello, ma
non gli sembra il caso di guardare un porno amatoriale con protagonisti
lui e
il cattivo di turno in una stanza piena di gente.
Allora… Rogers! Ecco,
è stato da lui la sera prima e ha
detto… qualcosa che ha fatto scattare Loki, tanto da fargli
temere che avrebbe
usato la magia uccidendosi.
Un’espressione triste,
persa.
Ecco cosa c’era sul volto
di Loki dopo l’incontro con
Capitan Gentilezza, ecco cosa lo ha spinto a portarlo sul divano e a
consolarlo.
Bene, almeno una parte l’ha
trovata.
Si prende la testa tra le mani e in
breve una serie di immagini
gli compare dietro le palpebre abbassate: un corpo niveo che si inarca
sotto di
lui, due occhi color smeraldo liquidi per il piacere, delle ciocche
corvine che
in netto contrasto con il volto pallido e la pelle del divano su cui
sono
sparpagliate…
Deve ammettere che anche ora, da
sobrio, quei ricordi gli
scatenano dei brividi che si irradiano verso il basso, facendogli
venire voglia
di tornare subito a casa.
Ricorda delle braccia che lo
stringono, una bocca che lo
reclama imperiosamente e una gamba attorno alla sua vita in modo da
tenero
vicino…
“No,
ahi, fermo, mi
fai male.” una voce roca ma carica
d’urgenza.
«Oh merda!»
esclama.
No, non è possibile.
Loki non voleva e lui ha proseguito
imperterrito per la sua
strada, senza dar retta ad altro se non alla zona compresa tra il suo
ombelico
e le sue ginocchia.
Ora si spiega il comportamento
lunatico di quella mattina,
l’irritazione… Oh merda.
«Stark, che
succede?»
Non si era accorto di aver parlato ad
alta voce.
«Io, ehm… penso
di aver lasciato la fiamma ossidrica
accesa…» si alza precipitosamente.
«Sono sei ore che siamo
qui, ormai è tardi per andare a
spegnerla, quindi torna al tuo posto.» lo riprende Fury.
«Ma io
devo…»
«Seduto.»
E da bravo, stupido
cagnolino
ubbidiente esegue.
Passano altre due ore
d’inferno in
cui Stark cerca ogni possibile scenario per quelle parole ma gliene si
presenta
sempre solo uno alla mente, e da lì passa in rassegna i vari
metodi di suicidio
possibili.
«Ehi,
Stark, prima avevi tanta
voglia di andartene, ora vuoi stare qui?» Clint gli poggia un
braccio sulla
spalla e lui sobbalza, strappato dalla fantasia di lanciarsi dal
palazzo,
stavolta senza la Mark VII a recuperarlo a circa due metri dal suolo.
«Cosa? Ah,
sì, vado.» si alza e
velocemente infila la porta, per poi percorrere a velocità
supersonica i
corridoi e fiondarsi in un taxi.
«Alla Stark
Tower, subito.»
«Ma lei
è…?»
«Sì,
sono io, e ora se non vuoi
che rilevi la società per cui lavori e ti faccia licenziare
sbrigati.»
L’autista
si lancia nel traffico e
dopo poco si trovano di fronte al palazzo.
Dopo aver pagato e
scarabocchiato
un autografo si precipito nell’atrio e poi nel suo ascensore
privato, diretto
all’attico.
Non ha bene idea di
cosa fare una
volta arrivato, ma probabilmente ciò che sta cercando
è una risposta, e non
vuole che a fornirgliela sia un palmare.
Le porte si aprono.
Chiude gli occhi e
prende un
respiro, poi entra nell’attico.
«Sono
torna… Ma che cazzo è
successo qui?!» esclama vedendo la sala inondata di libri.
Sono accatastati per
terra un po’ovunque, tanto che non si vede quasi
più il pavimento e Tony si
ritrova a domandarsi se riuscirà mai a muoversi da
quell’angolino in cui si
trova.
«Ehi!»
urla «Loki, dove sei
finito?! Vieni subito qui!»
Nessuna risposta,
solo pile di
libri alte quanto lui che minacciano di seppellirlo.
«Loki!»
Nulla.
Ha decisamente perso
la calma. Non
sopporta di non essere padrone della situazione, di nuovo
«Porca
puttana, Loki, vieni
immediatamente qui!»
Niente.
Con il volto
contratto per l’ira
inizia a farsi strada tra i volumi, causando la caduta di intere
colonne che
gli intralciano il cammino.
“Il Grande
Gatsby(¹)” finisce sul
tavolino dopo un triplo carpiato in volo.
“Tenera
è la notte(¹)”si schianta
contro una vetrata.
“The Hunger
Games” falcia via tre
bottiglie.
“Harry
Potter e la Pietra
Filosofale” causa una frana sulla destra.
“La Storia
Infinita” provoca
infiniti danni a una collezione di Swarosky.
Il “De
Profundis” vola a posarsi
su una pila che miracolosamente resta in piedi.
«Ah, sei
tornato. Ma che stai
facendo?»
Vorrebbe insultarlo e
urlargli
contro, ma quando alza gli occhi su di lui ogni istinto deicida viene
sopito da
quell’espressione tipica di un bimbo la mattina di Natale,
gli occhi verdi
brillano di pura gioia, e sulle labbra regna incontrastato un sorriso
che non gli
aveva mai visto prima.
«Sto
cercando di entrare in casa
mia se non si fosse notato.»
«E ti
sembra il caso di lanciare
via i libri?»
«Dato che
non sono ancora in grado
di smaterializzarmi da una parte all’altra della stanza direi
proprio di sì.»
incrocia le braccia sul petto e si ferma in mezzo a quella devastazione.
«Aspetta,
vengo ad aiutarti.» con
grazia e leggerezza sguscia tra le pile e crea un passaggio anche per
l’altro,
che si fionda verso uno sgabello accanto all’isola.
«Finalmente.»
si versa un bicchiere
di bourbon sotto lo sguardo di rimprovero di Loki «Aspetta,
tu che mi aiuti,
perché?»
«Perché
non sopportavo di vederti
avanzare come un pentapalmo tra i miei volumi.»
«Ok. Ora
vuoi spiegarmi che è
successo?» si indica intorno con la mano.
«Ieri mi
hai detto di ordinare dei
libri e oggi li hanno consegnati.»
Si passa una mano sul
volto «Ma
non intendevo dirti di ricreare la Biblioteca di Alessandria qui. Con
la
fortuna che ho tra qualche ora arriveranno dei monaci pazzi e daranno
fuoco a
tutto.»
«Oh, io
credevo…» l’espressione
entusiasta si spegne.
«No, no, va
bene così. Sono solo
stato sorpreso da questa… valanga.» gli poggia una
mano sul braccio e l’altro
gli si siede accanto «Ne vuoi un po’» fa
un cenno con la bottiglia.
«Preferirei
di no.
«Oh,
vero.» la posa ma svuota il
proprio bicchiere.
«Devi
proprio continuare a bere?»
«Oggi
sì.» si versa un’altra dose
di liquore.
«Giusto per
sapere, ma che avete
fatto oggi? Non mi sembrava che ci fosse il mondo da salvare.»
«Adesso
vuoi spiarci in modo da attaccarci
conoscendo i nostri piani?»
«Cercavo di
intavolare una
conversazione educata, ma a quanto pare ogni mia mossa viene
interpretata come
un tentativo di scappare o di uccidere qualcuno, quindi possiamo anche
finirla
qui.» si alza imbronciato ma viene fermato da un braccio di
Tony.
«Scusa,
è che l’abitudine è dura a
morire. Comunque una riunione, credo, non ero molto presente.»
«Perché?»
acconsente a risedersi.
«Ecco…»
abbassa lo sguardo sul
bicchiere «Mi sono tornate in mente varie
cose…»
«Anche a
me.»
Si irrigidisce
«Oh.»
Così non
vale. Tony Stark non
rimane mai senza parole. Mai.
«Quindi…
Posso farti qualche
domanda?» chiede titubante.
«No.»
«Come
no?»
«No.»
Lo fissa spiazzato
«E dai.»
«Non sei
capace a imitare quel
tono.»
Dannatamente vero.
«Solo un
paio di domande e poi ti
lascio in pace, promesso.»
«Scordatelo.»
«Ti
prego…»
«Nemmeno se
me lo chiedessi in
aramaico antico.» si alza e inizia a sfogliare un libro
proveniente dalla cima
di una catasta.
«Facciamo
un patto: tu mi rispondi
e io ti concedo una stanza e ti costruisco degli scaffali per mettere a
posto
quei libri.»
«intendi
creare una piccola
biblioteca qui dentro?» gli occhi tornano a scintillargli.
«Esatto.
Puoi scegliere una
stanza, basta che sia su questo piano e non sia la mia.»
previene conoscendo il
dio davanti a lui.
«Andata.»
si fa cadere sul divano
e gli fa cenno di avvicinarsi, mentre un lieve rossore gli colora gli
zigomi al
pensiero di cosa quel mobile abbia visto.
Lo raggiunge subito,
prendendo
posto sul bracciolo opposto al lato su cui si trova Loki.
«Cosa vuoi
sapere?»
«Speravo in
una ricostruzione e in
un chiarimento generale.» mormora,
guardandolo sempre più preoccupato
«Non ci ho capito molto.»
Tra un
po’inizierà a mangiarsi le
unghie.
«Ci sei
fino al fatto che eravamo
ubriachi?»
«Mi avrebbe
stupito il contrario.»
«Ottimo.
Non so bene come ma siamo
finiti su questo divano e abbiamo iniziato a…»
«Questa
parte me la ricordo!» lo
interrompe precipitosamente.
«Bene.
Nella parte dopo del mio
ricordo ogni vestito era sparito e tu eri sopra di me, mi accarezzavi
piuttosto
intensamente.» suo malgrado gli si imporporano lievemente le
guance.
«A tal
proposito…» deglutisce a
vuoto «Ho avuto come un flash…» si agita
nervosamente sul bracciolo rischiando
di cadere «Di te sdraiato sotto di me che mi chiedevi di
fermarmi perché ti
stavo facendo male…»
E per la prima volta
in vita sua
Tony Stark, il famoso playboy che ogni notte si porta orgogliosamente a
letto
una o due donne diverse, arrossisce.
Scoppia a ridere
«So a cosa stai
pensando e non è stato uno stupro, ero più
che… consenziente. Ciò che ti
ricordi è stato un attimo prima di quello, e mi stavi
piantando un gomito nello
stomaco.» non riesce a trattenere le risate alla vista della
sua espressione
che passa da terrorizzata a confusa a sollevata a indignata nel giro di
circa
tre nanosecondi.
«Quindi mi
sono preoccupato come
un idiota per tutto questo tempo mentre tu sapevi benissimo
che…?!» esclama
stizzito.
«Sì,
direi che “idiota” è la
parola che riassume meglio il concetto.» continua a
sghignazzare, incapace di
fermarsi.
«Tu!»
approfittando della
posizione elevata gli si lancia contro, sorprendendolo ancora una volta
e
riuscendo a inchiodarlo contro il bracciolo del divano
«Smettila di ridere di
me.»
«se ti
vedessi in faccia tu non ci
riusciresti.» si contorce nel tentativo di liberarsi ma le
mani dell’altro
restano serrate attorno ai suoi polsi.
«Smettila.»
«Pensi di
convincermi con la
forza, stupido umano?» gli assesta un calcio nello stomaco
che lo fa volare
contro un paio di pile di libri che si trasformano in una catasta
informe, ma
dopo un secondo Loki si prende la testa tra le mani, gemendo per il
dolore.
«Processo
di protezione ed
eliminazione attivato.» annuncia la voce neutra di Jarvis.
Stark si alza
puntellandosi a vari
libri che crollano rallentandolo e si precipita verso il dio, che
intanto è
caduto dal divano per le convulsioni che la scarica elettrica gli ha
provocato.
«Jarvis,
basta! Spegni subito
tutto!» prova a tener fermo Loki mentre un sottile filo di
fumo si alza dal suo
corpo.
«Ma
signore…»
«Ora!»
Le convulsioni nel
corpo del dio
cessano all’istante, sostituite da un violento tremore che
continua a
scuoterlo.
«Loki? Mi
senti?» gli stringe
piano le spalle, ma questo non basta a fargli aprire gli occhi
«Loki, forza,
svegliati.»
Niente, nemmeno una
contrazione
muscolare che faccia intuire che riesca a udire i richiami di Stark.
«Loki, apri
gli occhi, subito.»
inizia a scuoterlo, spaventato all’idea che non si svegli
più «Forza, apri gli
occhi!» lo scrolla violentemente, iniziando a disperare
«Apri gli occhi razza
di bastardo!»
Note
della Vecchia Volpe
(¹) No, non
potevo non mettere un
riferimento a Tom che interpretava Scott Fitzgerald xD
Vi prego, non
uccidetemi, il
capitolo doveva finire così e così è
finito, quindi vi toccherà aspettare per
sapere.
Un grandissimo grazie
a che segue,
legge e recensisce (spererei di sentire più commenti ma non
si può avere tutto
dalla vita) <3
Un abbraccio alle mie
editors
<3
Baci e a presto
|
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Capitolo 10 *** Coperte e zucchero, con un po'di pepe ***
Un impercettibile tremore delle
palpebre.
«Loki, segui la mia voce.
Apri gli occhi, va tutto bene.
Loki, la mia voce, ascolta la mia voce, ci sei quasi, forza, solo un
piccolo
sforzo, Loki, apri gli occhi.» continua a ripetere il nome
del dio nella
speranza che quelle quattro lettere lo riportino alla realtà
e, anche se fatica
ad ammetterlo, a lui.
Due iridi smeraldine si fissano su di
lui, terrorizzate.
«Bravo. Va tutto bene ora,
sta tranquillo.» lo stringe
inconsciamente a sé ringraziando mentalmente tutti i
pantheon di sua
conoscenza, e Loki gli si rannicchia contro, cercando istintivamente
una
protezione.
«Vieni con me, non ti
lascio restare su pavimento.» lo
solleva quasi di peso e lo aiuta a stendersi sul divano, ma il dio non
lascia la
presa sulla sua mano, stritolandogli le dita e costringendolo a non
allontanarsi.
«Signore, devo riprendere
la procedura?»
«Provaci e ti smonto,
Jarvis.» si rivolge a Loki «Mi spiace,
non ho pensato che comportandomi da cretino tu saresti scattato e
Jarvis ti
avrebbe dato la scossa.»
Non risponde, resta solo con quelle
meravigliose iridi
verdi-azzurrine incatenate alle sue color caffè, le dita
saldamente intrecciate
alle sue.
«Ora stai meglio?»
Annuisce debolmente.
«Se smetti per un paio di
secondi di provare a ridurmi in
polpette le dita vado a prendere una cosa.»
Allenta con riluttanza la presa sulla
sua mano.
«Torno subito.»
Sparisce dalla sua visuale per un
momento, per poi
ricomparire con la stessa coperta che Loki aveva quella mattina intorno
alla
vita tra le mani; gliela stende addosso.
«Ecco, così
dovresti smettere di tremare.»
Non se n’era accorto.
«Ti porto qualcosa?
Tè? Caffè? Vodka?»
«Z-zucchero.»
sussurra.
«Va bene,
principino.» si avvia verso la cucina e torna dopo
un attimo con la zuccheriera e un cucchiaino.
«Tieni.»
Afferra il contenitore ma alla prima
cucchiaiata rischia di
versare tutto per il tremore delle mani; appoggia deluso la zuccheriera
per
terra e le sue labbra sui atteggiano a un grazioso e triste broncio.
Stark si sta maledicendo da solo, non
riesce a credere cosa
sta per dire «Posso aiutarti?»
Loki lo fissa stupito, ma dopo un
attimo di incredulità
annuisce.
Tony si siede accanto a lui,
recuperando la zuccheriera
dalla confusione del pavimento e immergendovi il cucchiaino.
Sono la scena più stramba
del mondo: il famoso genio,
miliardario, playboy, filantropo e accidentalmente Iron Man, eroe
nazionale,
che imbocca con delle cucchiaiate di zucchero l’uomo avvolto
in una coperta sul
suo divano, lo stesso uomo che circa due mesi prima ha provato a
ucciderlo e,
già che c’era, a conquistare la Terra.
«Basta.»
allontana la mano con il cucchiaino e chiude gli
occhi appoggiando la testa al bracciolo.
«Ehi! Non provarci nemmeno,
svegliati.» lo scuote per una
spalla.
«Che
c’è? Voglio dormire..» borbotta.
«È meglio di no,
almeno per il momento.»
«Perché
no?»
«Perché ho paura
che non ti risvegli più.» ammette.
«Ma io voglio
dormire…»
«Non ora. Tra un
po’sì, ma per il momento tieni gli occhi
aperti.»
«Ma…»
«Shh.» gli poggia
un dito sulle labbra, stupendo entrambi.
Mugola qualcosa ma poi rinuncia,
stringendosi meglio nella
coperta.
«Hai freddo?»
«Un
po’.»
E lasciando di nuovo stupiti
entrambi, e forse anche
Ferro-Vecchio che sta cercando una via d’uscita da quel
labirinto di libri, si
stende alle sue spalle e lo avvolge tra le proprie braccia.
«Che stai
facendo?»
«Hai detto che avevi
freddo.»
«E allora?»
«Allora ti tengo
caldo.» si sistema meglio facendogli
appoggiare la nuca alla propria spalla.
«Puoi prendere
un’altra coperta.»
«Non ho voglia di tornare
di là e qui sono comodo.»
«Io no.»
«Balle, stai quasi facendo
le fusa.» si diverte a passargli
il naso tra i capelli corvini che sembrano effettivamente il pelo
morbido di un
gatto.
«Smettila, e poi non
è vero.» il modo in cui rilassa le
spalle e la schiena lo tradisce.
«Smettere cosa?»
continua a fargli il solletico
ridacchiando, senza rendersi conto della situazione in cui si trovano.
«Lo sai benissimo, e se non
la pianti…»
«Che fai? Mi tiri
giù dalla finestra?» lo schernisce.
«Molto divertente, Stark,
davvero.» commenta acido.
«Fai il bravo per una
volta.»
«Sono qui perché
sono il cattivo, ricordi?»
«Solo per questo? Puoi
ritenermi stupido quanto vuoi ma qui
sono considerato un genio.»
«Solo perché gli
standard midgardiani sono bassi.»
«E mi sono accorto che
saresti potuto scappare almeno una
decina di volte, ma non l’hai fatto.» prosegue
imperterrito.
Resta in silenzio.
«Perché sei
rimasto?»
«Dove altro sarei potuto
andare?» mormora triste.
«A casa?»
«Se ne avessi una credi che
sarei ancora qui?»
Questa volta è Tony a
tacere «Pensavo che ad Asgard…»
«Sbagli, ad agar non mi
vuole nessuno, mi hanno esiliato qui
e non c’è uno che senta la mia mancanza.»
Si limita a stringerlo più
forte.
«Il soldatino ha ragione,
là tutti mi evitano.»
«Quando lo ha
detto?»
«Ieri sera, prima
che…»
Ecco cosa ha detto quello stupido
biondone! Ecco perché ha
voluto consolare Loki, lasciando poi che la situazione degenerasse.
«Oh. Sono sicuro che Thor
ti voglia bene, qualcuno che ti
apprezza c’è.»
«Thor? Lo hai visto venire
qui per salutarmi una sola volta
in questi due mesi?» deglutisce provando a scacciare il
groppo che ha in gola.
«È offeso, tutto
qui. La Terra è sotto la sua protezione, è
come se avessi provato a rompere il suo giocattolo preferito, ma
è tuo fratello
e…»
«Non è mio
fratello!» esplode voltandosi per guardarlo negli
occhi «Non sono figlio di Odino, mio padre è
Laufey, uno Jotun.» sputa la
parola con disprezzo «Odino si è limitato a
raccogliermi da terra per
sfruttarmi per i suoi piani.»
Non si lascia intimorire
«Intendo che siete cresciuti
insieme come fratelli, avete giocato insieme, vi volete bene.»
«Sono cresciuto nella sua
ombra, c’è differenza.» gli occhi
gli lampeggiano per la rabbia e il dolore.
«Non credo
che…»
«Tu non c’eri,
non sai cosa voglia dire crescere senza
essere amati da chi ritieni essere tuo padre.»
«Sbagli, ma io me ne sono
fatto una ragione in molto meno
tempo di te.»
Si ritrova a seguire più
il movimento delle sue labbra che
le sue parole, difatti non scatta come Tony si aspetterebbe.
«Ora dormi, ne hai
bisogno.»
«Prima hai detto che era
meglio di no.»
«Da quando in qua fai
quello che ti dico?»
«Da quando ne ho
voglia.» chiude gli occhi in un’espressione
altezzosa.
«Certo, certo. Quindi ora
hai intenzione di fare il bravo e
di dormire?»
«Te l’ho detto,
io sono il cattivo.»
«Va bene, come
vuoi.» gli passa una mano tra i capelli «Vuoi
un cuscino?»
«Qui sono
comodo.» appoggia meglio la guancia al suo petto
con gli occhi sempre chiusi.
Tony sospira, non riesce a capire
perché quella posizione,
con Loki rannicchiato addosso, lo faccia sentire così bene.
«Stai fermo, non riesco ad
addormentarmi.» borbotta.
«Se vuoi che smetta di
respirare chiedi, dopotutto è una
cosa tralasciabile, non necessaria.»
«Idiota.» con
quest’ultimo insulto cade nel sonno.
Resta ad osservarlo, affascinato
dalle ombre delle ciglia
sulle guance, la punta degli zigomi che accoglie l’ultimo
protendersi
dell’ombra, dalle labbra che ancora riportano qualche traccia
di tristezza che
però sta evaporando mentre le sue lunghe dita pallide si
stringono attorno al
tessuto della camicia vicino al reattore Arc.
Si rende conto di non essersi ancora
cambiato, ma alzarsi
ora per uno stupido cambio di vestiti è un’opzione
improponibile; valuta l’idea
di sfilarsi almeno le scarpe, ma la possibilità di svegliare
Loki lo fa subito
desistere. Rinunciare a quell’espressione quasi rilassata per
riavere quella
triste e disperata non è nemmeno un’alternativa
valutabile.
Chiude gli occhi, la stanchezza della
giornata che si fa
sentire solo in quel momento, ora che il pericolo è passato.
Ha davvero avuto
paura quando lo ha visto cadere dal divano in preda alle convulsioni,
ma ora è
lì, sta bene e dorme pacifico.
Si sta addormentando e stranamente
non gli sembra una cosa
sbagliata starsene lì sul divano con Loki, colui che ha
provato a ucciderlo e a
conquistare il mondo, tra le braccia.
Il rumore delle porte
dell’ascensore.
«Tony? Tutto bene? Ma che
è successo qui dentro?!» la voce
di Pepper gli giunge lievemente ovattata dal sonno, ma il pensiero che
possa
vederlo lì avvinghiato come una piovra a Loki lo sveglia del
tutto e,
ringraziando mentalmente Loki per aver fatto arrivare tutta la New York
Public
Library, compie un balzo olimpionico degno di medaglia d’oro
e di menzione
d’onore scavalcando lo schienale del divano e atterrando
dall’altra parte in
un’esplosione di libri.
«Pepper, qual buon
vento?» si chiude la giacca e ne liscia
il tessuto.
«Cosa è successo
qui?»
«Niente,
un’alluvione cartacea. Che ci fai qui?»
«Da dove sbuchi?»
«Non importa, che ci fai
qui?»
Lo guarda perplessa ma poi lascia
perdere: con gli anni ha
imparato che chiedere una spiegazione a Tony Stark è la cosa
più inutile che
possa esistere.
«Ho visto che il
dispositivo di sicurezza è scattato e sono
corsa a vedere se era tutto s posto.»
«Non è successo
nulla di cui il mio amministratore delegato
preferito debba preoccuparsi.»
«Se è partito ci
deve essere stato un motivo.»
«È stato un
motivo stupido.»
«E cioè? Se ha
provato a ucciderti pur sapendo che il
dispositivo sarebbe scattato ci deve essere stato un vero
motivo.»
«Stavamo
giocando.»
«Giocando?»
esclama stridula.
«Sì, giocando.
L’ho provocato e mi sono beccato un calcio
più che meritato.» si siede sul suo sgabello
accanto all’isola e invita Pepper
a fare altrettanto.
«Cosa gli hai fatto per
fargli rischiare di ammazzarsi?»
«Perché deve
sempre essere colpa mia?»
«Perché sappiamo
che Loki è tutt’altro che stupido, quindi
non avrebbe tentato il suicidio per niente.»
Sbuffa irritato da quella conclusione
fin troppo logica per
i suoi gusti «Non gli ho fatto nulla, e non credevamo che il
dispositivo
sarebbe scattato per così poco, dopotutto ne aveva il
diritto.»
«Signore, non ho ricevuto
l’aggiornamento necessario per
poter distinguere…»
«Jarvis, muto. Se di oggi
ti sento ancora una volta ti
resetto.»
«Perché ce
l’hai con Jarvis?»
«Non ce l’ho con
Jarvis, sono solo stanco.»
«Non hai dormito
stanotte?»
«Non
proprio…» lancia involontariamente
un’occhiata al
divano nascosto dai libri “Ero
impegnato a
dare una ripassata
all’asgardiano che è
sotto la mia custodia, ma questi sono dettagli.”.
«Dov’è
Loki adesso?»
Manco a farlo apposta.
«Sta riposando, quella
scossa non gli ha fatto bene.»
«Teoricamente,
signore…»
«Jarvis!» tuona.
«;Mi scusi,
signore.»
«Nervoso, eh?»
«Lascia stare,
Pepper.» si versa un bicchiere di bourbon.
«Non dovresti bere
così tanto.»
La fissa scocciato. Non
può sopportare di sentirsi fare la
morale come ha fatto Loki la sera prima. Solo per poi finire nudi e
ubriachi
sul divano, ma questi sono altri dettagli.
«Ti fai i fatti
tuoi?»
Alza gli occhi al cielo
«Ok, se non vuoi che mi preoccupi
per il tuo fegato che collasserà a breve dimmi perche ha
provato a ucciderti.»
«Non ha provato a
uccidermi.»
«Voglio anche sapere
perché lo stai difendendo.»
Punta lo sguardo sul bicchiere. Odia
mentire a Pepper, lo odia
non solo perché un piccolo rimasuglio della sua coscienza
gli dice che è
sbagliato e che non dovrebbe ingannare quella donna che fa di tutto per
lui,
per esaudire ogni suo più piccolo capriccio, ma anche
perché Pepper è fin
troppo brava ad accorgersi quando mente e si mette ad indagare come il
miglior
agente della CIA.
Gli serve una balla credibile, e
subito.
«Stavamo discutendo e siamo
finiti col parlare del bosone di
Higgs; lui sosteneva che Asgard fosse una specie di pianeta simile a
una stella
mentre io dicevo che non era possibile perché altrimenti
l’avremmo già vista,
allora Loki si è messo a denigrare i nostri scienziati e i
nostri studi, poi le
cose sono degenerate, gli ho tirato un pugno e lui si è
difeso.»
«Come ti è
venuto in mente sapendo cosa poteva succedere?»
«Ma non lo
sapevo!»
«Vado a vedere se sta
bene.» prima che Tony riesca a
fermarla si alza e si dirige verso il corridoio, ma il suo movimento
provoca
una valanga di libri nella direzione del divano. Si volta da quella
parte
«Tony, dovresti… Oh.» lo sguardo le cade
sulla figura addormentata di Loki, con
un braccio che penzola giù dal divano in direzione di una
zuccheriera
semi-vuota. «Che ci fa qui?» domanda stridula.
«Ecco…»
«Si può sapere
che cosa ci fa Loki sul tuo divano avvolto in
una coperta?!» esclama quasi in preda a una crisi isterica.
Ha detto di voler
andare a vedere se stava bene, ma intendeva condurre questo esame da
dietro una
porta blindata, con il dio a debita distanza e non a una manciata di
passi da
lei senza alcuna barriera n mezzo.
«Non urlare, lo svegli.
È qui perché stavamo parlando qui,
quando il dispositivo è scattato è caduto per
terra e non mi sembrava il caso
di lasciarlo sul pavimento.»
«Come sarebbe a dire
“non urlare lo svegli”? che ti ha
fatto? Pensavo che lo avessero privato dei suoi poteri e che non
potesse
ipnotizzare nessuno, tanto meno te. Che è successo
?»
«Mi sento in colpa, va
bene?» ammette più a se stesso che
alla donna.
«Che cosa? Tu? No, Tony,
non stai bene.»
«Pepper, se sei qui per
farmi la morale puoi anche
andartene.
«Non finché non
mi spieghi cosa ci fanno qui tutti questi
libri, perché immagino che abbiano a che fare con
lui.» indica Loki che sta
ancora dormendo con una mano stretta a pugno intorno al bordo della
coperta.
«Non puoi semplicemente
accertarti che io sia vivo?»
«No, voglio una
spiegazione.»
«Bene. Me lo sono portato a
letto e ora cerco di farlo
felice.»
«Certo, come no. Allora,
perché sono qui questi libri?»
«Sono qui
perché…» la voce di Loki viene
interrotta da uno
sbadiglio «Mi annoiavo.» si stropiccia gli occhi.
Pepper sobbalza mentre Stark non
può fare a meno di
sorridere come un cretino alla vista dell’altro che si
sveglia stiracchiandosi
come un gatto.
«Signorina Potts, lieto di
rivederla.» riprende tutto il suo
perfetto charme gettando da una parte la coperta e lisciandosi i
vestiti «Le
chiedo scusa se non mi alzo ma al momento non sto molto bene. Conclude
sembrando un gentiluomo appena uscito dal Parlamento inglese se non
fosse per
la presenza di qualche granello di zucchero sul suo completo scuro.
«Torna a
dormire.» interviene Stark.
«Ma…»
«A nanna, piccolo
cervo.» il comando secco viene smorzato da
una sfumatura di preoccupazione nella voce.
«Tony, possiamo parlare un
attimo?» Pepper gli posa una mano
sulla spalla, stringendo le dita in un suo tipico atto di nervosismo.
«Certo, dimmi.»
fatica a staccare gli occhi da Loki che si
sta esibendo in un’adorabile espressione imbronciata con
tanto di braccia
incrociate sul petto.
«Da soli.»
«Possiamo
benissimo… Va bene.» concede voltandosi e intuendo
dalla luce nelle sue iride chiare che sta per perdere il controllo. Si
concede
un ultimo sguardo in direzione di Loki e poi accompagna la donna nella
stanza
accanto.
«Bene, ora che siamo qui
per cosa devo subirmi la ramanzina?»
«Che cavolo ti è
saltato in mente?!»
«Io...»
Già, che gli è
saltato in mente? Avrebbe potuto lasciar Loki rinchiuso nella
cella che gli avevano preparato oppure a essere proprio gentili e degni
di
santificazione concedergli lo spazio di una stanza e un letto ma no,
lui aveva
voluto fare l'innovativo e gli aveva permesso di girare indisturbato
per quel
piano della Tower, fino a finire su quello stramaledettissimo divano,
stamaledettissimo perché per quanto riesce a ricordare
è stata un'esperienza
dannatamente piacevole, e lui è Tony Stark, non gli piace
andare a letto con
degli uomini, in particolar modo con uomini con evidenti turbe
psichiche.
Eppure non riesce proprio a levarsi dalla mente il corpo chi sinuoso e
perfetto
del dio, quegli occhi smeraldini che sembrano poterti leggere dentro al
primo
sguardo e quell'espressione comicamente imbronciata di poco prima.
Si riscuote e porta lo sguardo su
Pepper «Pensavo che fosse meglio trovargli
qualcosa da fare.»
«Si può sapere
perché?»
«Si annoiava e...»
«Si annoiava? Ma ti ha dato
di volta il cervello? Non è qui in vacanza, è qui
perché ha ucciso delle persone e ha provato a conquistare il
nostro pianeta,
cosa ti fa pensare che si debba divertire?» esplode.
«E se ha qualcosa di meglio
da fare come leggere non proverà a invadere di
nuovo il mondo.»
Pepper resta in silenzio. Non sapeva
cosa aspettarsi, come al solito quando si
parla di Tony Stark, ma di sicuro non si aspettava una conclusione
razionale.
Note della
Vecchia
Volpe
Lo so, sono in un ritardo
imperdonabile ma prendetevela con
gli Antichi Romani che mi hanno costretta a studiare qualche centinaio
d’anni
della loro storia e tutte le loro fottutissime regole di grammatica che
abbiamo
fatto da gennaio.
Ora non voglio tanto stare a parlare
del capitolo, che è un po’più
lungo proprio per fari perdonare, ma voglio cogliere
l’occasione di questo
decimo capitolo per fare un po’ di ringraziamenti:
MelaChan
sei
sempre la prima a leggere le mie follie e a incoraggiarmi a proseguire
con i
tuoi commentino a matita sul manoscritto, anche se ho deciso di
renderti la
vita difficile non saltando più quadretti tra una riga e
l’altra. Grazie per
sopportarmi sempre, anche quando faccio scenate isteriche o ti tiro il
squadernino o i post-it per le idee.
Resha_Stark
non
lo hai letto per prima solo perché sei pigra e o dovuto
supplicarti per almeno
quattro giorni prima che ti mettessi a leggere e anche tu a commentare
con la
mia/tua matita.
neurodramaticfool
anche
se non ti ho più sentita da un po’ ti ringrazio
per tutte le recensioni
precedenti, mi tira su di morale sapere che c’è
qualcuno matto quanto me xD
spero di sentirti presto, mi mancano i tuoi pareri smattosi <3
Chiby
Rie_chan non preoccuparti di essere
sempre di fretta, so cosa vuol dire, e le tue recensioni mi fanno
sempre
piacere, davvero. Grazie per seguire così assiduamente la
pubblicazione.
Ghia 9614 adoro le tue recensioni, mi
incoraggiano
ogni volta che le leggo perché vedo proprio che la trama ti
appassiona e questo
mi rende davvero felice.
Ora le new entry:
Philosophe sono felice che ti piaccia, e anche in
queste poche recensioni mi sono accorta che segui molto la storia e ne
sono
davvero contenta, è sempre un piacere quando un lettore
trova la trama così
avvincente da lasciare un commento.
deathnote96 contenta che la coppia ti
piaccia, spero che
anche questo capitolo si meriti un tuo commento
Ok, penso di aver ringraziato
tutti, ma ancora un grazie speciale a tutte
quelle che preferiscono, ricordano e seguono, vi adoro <3
Spero di non avervi deluso con
questo sclero di capitolo e mi scuso
ancora per il ritardo.
|
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Capitolo 11 *** Voglia di giocare ***
Gira svogliatamente la
pagina
prendendo una cucchiaiata di zucchero. Forse dovrebbe smettere di
mangiare
quella polvere dolce, ma gli piace come la sostanza granulosa gli si
scioglie
sulla lingua e decide che potrà smettere più
tardi.
«Signore, so che
non dovrei disturbare, ma le procedure di sicurezza sono state
violate.»
Anche se il messaggio non
è rivolto a lui Loki risponde « Da quando ti curi
di
annunciarti?»
«Da quando il
signor Stark ha minacciato di smontarmi, signore.»
«Perché
lo ha fatto?»
«Dai dati che ho
raccolto deduco che si sia arrabbiato perché ho attivato il
dispositivo di sicurezza.»
Resta sbigottito. Stark si
è davvero arrabbiato per quello? Non credeva che la
cosa lo avesse anche solo lievemente scosso, e invece si é
infuriato con il suo
servo nascosto nei muri?
«Stark, devo
parlarti.»
Loki si gira verso
l'ascensore da cui esce un piuttosto alterato Phil Coulson.
«Buonasera Agente
Coulson.» saluta educatamente.
«Che ci fai
qui?» trasale.
«Strano. Ieri Fury
mi ha chiesto cosa ci facessi nella mia stanza e ora tu mi
chiedi cosa ci faccio qui. Posso sapere dove volete che stia, di
grazia?»
«In una cella
piccola e buia nel mezzo del nulla.»
«Ancora offeso con
me?» lo prende in giro con una smorfia.
«Mi hai ucciso!
»
«Che cosa sciocca.
Voi umani siete così ossessionati dalla morte da non
accorgervi nemmeno di quanto sia transitoria e
sopravvalutata.»
«Finiamo questa
lezioncina di filosofia e dimmi dov'é Stark.»
«Non ne ho
voglia.» torna a immergersi nella lettura con un ghigno
divertito
allo sbuffo infastidito dell'altro, sistemandosi la coperta sulle gambe.
L'agente Coulson ammicca
nella sua direzione.
«Beh?»
lo richiama Loki chiudendo il libro.
«Senti i millenni
scorrerti nelle vene?» si mette le mani in tasca «
Sembri un
vecchietto.»
«Perchè
tu te ne intendi di copertine, libri e vecchietti?»
Smette di sorridere
«Cosa intendi?»
«Oh nulla,
nulla.» riapre il libro e sembra riprendere a leggere.
«Ora me lo
dici.» si avvicina nervoso.
«Ho toccato
qualche nervo scoperto?»
«No. Ora dimmi
cosa stavi insinuando.»
«Non credo che lo
farò, questo libro è piuttosto
interessante.»
«Dimmelo.»
tira fuori dalla tasca una piccola pistola simile a quella con cui
Fury gli ha dato la scossa il giorno prima.
Alza le mani, memore del
dolore precedente «Va bene, va bene, ma metti via
quel...coso.» lancia uno sguardo di sfuggita al libro,
infastidito per il fatto
di aver perso la pagina.
L'agente Coulson abbassa
l'arma «Hai trenta secondi.»
Loki deglutisce
«Tu e il soldato.»
Coulson sgrana gli occhi
«Come...?»
«Si vede lontano
tre miglia.» riprende il volume lasciato aperto sul divano
accanto a lui.
«Cosa?»
Il dio si limita ad
aggrottare la fronte nel tentativo di ritrovare il segno.
«Dimmelo!»
scuote l'arma sempre più intenzionato a usarla
«Ho già
parlato.»
Ringhia per il fastidio e
gli punta contro il teaser, mentre Loki si limita a
indietreggiare contro lo schienale del divano conscio che quella
scossa, per
quanto dolorosa, non é nulla in confronto a quella che
potrebbe dargli Jarvis
se provasse a difendersi.
«Ehi, ehi, ehi!
Fermo, di scosse ne ha ricevute abbastanza oggi.» Stark
arriva
di corsa e si affretta a frapporsi tra i due.
Coulson fa correre lo
sguardo da lui a Loki, confuso. Quindi rimette in tasca
l'arma «Stark.» fa un cenno con la testa e l'altro
strizza un occhio.
«Agente.»
sfiora con una mano il ginocchio del dio.
«Mi spieghi poi
perché la feccia nordica è ancora qui.»
Loki abbassa lo sguardo e
Stark aumenta la stretta sulla sua gamba, nascondendo
la mano dall'Agente e da Pepper con il proprio corpo.
«Se ha finito di
insultare gli occupanti di casa mia mi dice che ci fa qui?»
«Voglio parlare di
come ha trattato Rogers ieri sera.»
Stark alza gli occhi al
cielo «Doveva mandare lei a farmi il caziatone? É
abbastanza grande da cavarsela da solo.»
Un leggero rossore corre
sulle guance dell'agente «Ha inoltrato la richiesta a
me personalmente.»
Stark e Loki alzano le
sopracciglia all'unisono mentre è il turno di Pepper di
abbassare lo sguardo.
«Beh, comunque
è Rogers che deve delle spiegazioni a Loki per il suo
comportamento
e per il suo scatto d'ira.»
«Stai
scherzando.» interviene Pepper smettendo di fissare il
pavimento.
«Assolutamente
no.»
Loki fissa esterrefatto la
sua schiena. Che sta facendo? Perché lo sta
difendendo? Perché sta continuando a stringergli il
ginocchio con fare così
confortante? Non riesce bene a capire e si limita a guardare la scena
con la
testa inclinata da una parte.
Stark, dal canto suo, si
aggrappa al ginocchio della divinità per confortarlo,
ma anche per confortare inconsciamente se stesso, per darsi la
sicurezza che
l’altro è lì, dietro di lui, ad
osservare la scena.
«Ho qui le
prove.» punta un dito al soffitto e tutti alzano lo sguardo.
Stark
rotea gli occhi «Nella memoria di Jarvis...» Tutti
abbassano il capo, chi più
imbarazzato chi meno.
«Jarvis, il video.»
«No...»
sussurra Loki, ma la mano sul suo ginocchio lo zittisce.
«Jarvis?»
chiama spazientito.
«Sí,
signore?»
«Ti ci vuole
ancora molto?»
«Scusi signore,
pensavo che non volesse piú sentirmi per tutto il
giorno.»
«Non comportarti
come un adolescente incazzato e fa partire quel video.»
«Certo signore. Lo
faccio partire da quando lei e il signor Loki...»
«No!»
esclamano all'unisono il chiamato in causa e il genio ideatore
dell'intelligenza artificiale.
Loki si spalma una mano sul
viso leggermente imporporato e Stark maledice
mentalmente il barattolo; si stupisce ad averlo chiamato come Loki.
«Fallo partire dal
minuto 15, secondo 47.»
«Subito,
signore.» risponde il fedele computer.
Dal soffitto esce uno
schermo di qualcosa come mille pollici che si ferma a
pochi metri da loro con un cigolio appena percettibile.
«Ricordati di
oliare lo schermo.»
«Certo signore.
Tra cinque secondi partirà il video.»
«Bene.»
incrocia le braccia sul petto attendendo l'inizio della proiezione.
Si vedono subito proiettati
sullo schermo Loki con il computer sulle gambe e
poi Steve che quasi si ammazza su una bottiglia.
“Buonasera Rogers.”
“Non
potevi togliere
quella bottiglia di mezzo?!”
“
Non mi occupo delle
pulizie di questo posto”
“Potresti,
non ti
farebbe certo male.”
“Prigioniero,
non
donna delle pulizie.”
“E
quello?”
“Me
l’ha dato Stark.”
“E
dov’è?”
“Chi?”
“Stark.”
“Perché
dovrei
saperlo?”
“Perché
vivi con lui.”
“E
perché dovrei
dirtelo?”
“Perché
sei un
prigioniero…”
“E
quindi?”
“Quindi
te lo ordino!”
“Tu?
Ordini? A me? Sul
serio, soldatino?”
“Esatto,
e in quanto
prigioniero devi ubbidire.”
“Aspetta,
fammi valutare
questa gentile proposta. No.”
“Dannazione
a te!Ma
chi ti credi di essere?!”
e il biondo solleva Loki dal divano tenendolo per la gola.
«Va bene, Jarvis,
stoppa pure.»
Il video si stoppa
sull'immagine del capitano Rogers che tiene per il collo il
dio. Sente il respiro di Loki accelerare leggermente e poi lui che
cerca di
trattenerlo. Si volta di poco verso di lui. «Ehi,»
sussurra «Tutto bene?»
Il dio accenna un sorrisino
tirato «Non é stata proprio un'esperienza
felice.»
Gli stringe ancora una volta
il ginocchio poi si volta verso gli altri due che
stanno guardando esterrefatti la scena sullo schermo senza badare al
loro
scambio di sussurri.
Allarga le braccia, nel
gesto universale del
che-vuoi-di-piú «Visto? Chi aveva
ragione?»
Pepper non risponde,
stringendo maggiormente il tablet contro il proprio petto.
Coulson scuote lentamente la testa in un gesto di diniego.
«Ci deve
sicuramente essere una spiegazione logica per questo.»
«Logica, dice,
Agente?» sorride enigmatico «Oh no, non
c'è.»
«Lo ha sicuramente
provocato.»
«E quando? Il
filmato lo ha visto anche lei.»
«Magari
prima...» tenta incerto.
«Non
c'é nessun "prima".»
«Beh, tutti
perdono le staffe ogni tanto.»
«Oh, certo, ma non
si mettono a sollevare la gente per il collo.»
«Insomma Stark,
che cosa vuole?»
Tony solleva un sopracciglio
«Le scuse dell'Attempato a Loki.»
Lo fissano tutti allibito.
«Beh? Che
c'è?» si guarda intorno «Ho qualcosa tra
i denti?»
Coulson alza una mano, la
punta verso il dio dell'Inganno e apre la bocca, ma
non ne esce nessuna parola. Quindi scuote la testa e abbassa il braccio
ancora
sospeso a mezz'aria «Buona serata a tutti.»
«Riferirà
il messaggio?» chiede a un lembo di giacca, unico rimasuglio
di
Coulson.
«Tony...?»
la voce di Pepper é
esitante.
«Sì?»
«Sei per caso
impazzito?»
«Perché
dovrei?»
«Insomma, ma ti
sei ascoltato?»
«Certo, e
allora?»
«E
allora?» la voce le sale di alcune ottave.
L'uomo si esibisce nella sua
consueta smorfia da “perchè constatare
l'ovvio?” e
Pepper sgrana se possibile ancora di più gli occhi.
«Beh non ho
sentito nulla di male, Pep.»
«Tony.»
socchiude le palpebre «Tony.» ripete e lo tira
lontano da Loki per un
braccio, ma l'uomo ha ben sentito una mano di quest'ultimo sfiorargli
sfuggevole il polso.
«Tony non sei
normale, che cosa ti ha fatto per renderti cosí?»
domanda con un
tono preoccupato.
«Non sono mai
stato normale Pepper, lo sappiamo entrambi. Ora solo perchè
mostro un minimo senso di responsabilità e di
pietà vi chiedete tutti cosa
abbia che non va?»
«Ma...»
«Niente ma,
é proprio ció che state facendo.»
Pepper prova a ribattere ma
Stark le posa un dito sulle labbra sottili «Ssh. So
cosa fare. Datemi un po' di fiducia.»
Mentre arrossisce
vistosamente scuote con forza la testa e si allontana
velocemente dall'uomo «Va bene, come vuoi tu, ti assumi tutte
le responsabilità
di possibili omicidi, genocidi, catastrofi...»
«Certo,
Pep!» le risponde afferrando un libro e non prestandole
più attenzione.
«Davvero Tony,
sarà tutta colpa tua se...»
«Ciao.
Pep.» scandisce con forza le parole e la donna alla fine si
convince a
entrare nell'ascensore.
«Finalmente.»
mormora esasperato gettandosi sul divano. Loki lo guarda
intensamente, stupito. Perchè ha deciso di prendersi cura di
lui? Perchè lo sta
proteggendo cosí, tanto da minacciare il barattolo?
Corruccia le sopracciglia
«Perchè?» riesce a dire dopo un lasso di
tempo per
lui infinito, nel quale ha rivissuto tutte le singole battute di quel
dialogo
così singolare per lui.
Stark alza le spalle per poi
lasciarle ricadere pesantemente «Mi andava di
farlo.»
«Ti andava di
farlo?!» ripete incredula la divinità.
«Si, che
c'é, mai sentito parlare di decisioni prese senza il minimo
ragionamento?»
«Sí, ma
perché?»
«Perché
era giusto cosi, non sopporto certe cose.»
«E quindi hai
deciso di difendermi e tradire i tuoi compagni?»
«Non ho tradito
proprio nessuno, mi sono limitato a esprimere la mia opinione.
E comunque tu sei il dio dell'Inganno, il tradimento dovrebbe essere il
tuo
forte.»
«Ma tu non sei me,
Tony.»
Resta sbalordito. Lo ha
chiamato per la seconda volta per nome. Seconda volta
contando quelle in cui era sobrio e conscio delle proprie azioni.
«Stai dicendo che
ho fatto una cazzata?» si puntella con un braccio sopra la
spalliera del divano e si volta verso di lui.
«Non con questi
termini ma sí.»
Stark si ferma per un attimo
e Loki riesce a capire che sta rianalizzando tutto
il discorso parola per parola.
«Oh
merda.» sussurra alla fine del suo primo esame di coscienza.
«Ecco, bravo, ci
sei arrivato anche tu.»
«Oh
merda.»
«Ho capito che hai
capito, ora puoi anche...»
«Oh
merda.»
«Stai diventando
ripetitivo, sai?»
«Oh m...»
«Ora
basta.» gli mette una mano sulla bocca, esasperato.
Tony si irrigidisce al
contatto di quella pelle fresca e sgrana gli occhi,
finché Loki non si allontana con un sospiro.
«Forse non avrei
dovuto.»
«Esatto.»
un'ombra di delusione vela lo splendore dei suoi occhi che passano a
una tonalità verde foglia.
«Ehi, non
intendevo dire che non avrei dovuto difenderti, ma che avrei dovuto
farlo in modo piú intelligente.» gli poggia di
nuovo la mano sul ginocchio.
Loki alza lo sguardo per poi
posarlo sulla mano dell'altro «Perché hai voluto
difendermi?»
«Perché,
lo so che mi pentirò di averlo detto e che questo
potrá essere usato
come prova per confermare la mia infermitá mentale, per me
non ne potevi
nulla.»
Il dio rialza gli occhi,
confuso.
«Non farci
l'abitudine, non ho intenzione di passare il mio tempo a tirarti
fuori dai casini.» si ritrae spalmandosi contro lo schienale
«Coulson ce l'ha
ancora con te, eh?»
«Parecchio. Lo
hanno riportato indietro, non capisco perché si arrabbi
tanto.
Non era una questione personale, era solo una pedina che andava
eliminata per
vincere il gioco.»
«Primo: chiamare
qualcuno "pedina" non é molto gentile, quindi non
stupirti se si incazza. Secondo: non ho capito molto bene la faccenda
ma non lo
hanno portato indietro per merito tuo o sbaglio?»
«Non mi abbasso a
simili
faccende.»
Stark rotea gli occhi verso
l'alto «Mi spieghi come lo hanno riportato
indietro?»
«Non é
una procedura abituale, é stata un'eccezione alla regola, ma
Thor é
tornato ad Asgard ed era a dir poco esasperante con i suoi capricci sul
fatto
che avessi ucciso un agente innocente proprio davanti ai suoi occhi,
cosí
quando i Maghi si sono stufati hanno deciso di fare uno strappo alla
regola
purché l'ammasso di muscoli erede al trono la smettesse di
rugnare.»
«Quindi non
é stato un atto nobile da parte del popolo asgardiano verso
di
noi?»
«No, é
stato un atto di noia e di disprezzo nei miei confronti.»
Tony gli fa cenno di
spiegarsi.
«Non mi hanno
nemmeno consentito di uccidere un insulso umano.»
«Ricapitolando:
non riesci nemmeno a uccidere qualcuno e a farlo restare
morto.» gli scoppia a ridere in faccia.
«Scommettiamo?»
assume un'aria truce e Stark alza le mani in segno di resa.
«Solo
perché non ho voglia che tu ti prende un'altra
scossa.»
«Posso correre il
rischio.» i muscoli gli si tendono sotto i vestiti mentre una
luce mai vista gli si accende negli occhi. Ha voglia di giocare.
E Stark lo ha capito.
Si fissano per un attimo, il
desiderio di gioco che si risveglia anche negli
occhi di Tony.
«Jarvis, disattiva
il dispositivo di sicurezza. Ora.»
Note della Vecchia Volpe
Per questo capitolo devo un grazie specialissimo a MelaChan, che ha
scritto con
me a quattro mani i primi tre quarti del capitolo distogliendomi dalla
noia del
viaggio, quindi se vi è piaciuto questo capitolo vi
consiglio di andare a
leggere le sue FF, perché meritano davvero.
So che questo capitolo è
un po'di transizione, ma mi serviva per andare avanti.
Piccola nota: l'espressione "rugnare"
è un po' dialettale, comunque significa qualcosa di simile a
un lamentarsi molo petulante, o al comportarsi come una piattola.
Spero che questo capitolo vi
piaccia, e mi farebbe piacere sentire qualche vostro parere in
più, così posso
regolarmi anche sul come andare avanti e sapere se apprezzate lo
svolgimento
della trama.
Grazie a tutti quelli che
dedicano la loro attenzione a queste demenzialità, vi adoro
<3
Baci, a presto
|
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Capitolo 12 *** Sushi, o meglio quella cosa portatrice di malattie ***
«Dispositivo disattivato,
signore.»
Stark gli salta addosso cogliendolo
di sorpresa e facendolo cadere all'indietro
con la schiena sul divano; Loki si riscuote dallo stupore e risponde
all'attacco, respingendo il moro e divincolandosi dalla sua presa che
tenta di
intrappolargli le mani, ma una ginocchiata in un fianco lo fa scansare
di lato
e quasi cadere se non fosse per il tempestivo intervento di Tony che lo
riporta
al centro del divano. Loki non concede una tregua per il salvataggio e,
una
volta sfilatosi le scarpe con un gesto veloce, fa leva con un piede sul
reattore Arc e lo getta all'indietro, per poi salire a cavalcioni su di
lui e
immobilizzargli le mani sopra la testa.
«Ora saresti
morto.» ghigna trionfante.
«Sbagliato, piccolo
cervo.» con un violento colpo di reni lo disarciona per poi
voltarsi, minacciare di dargli una testata e riuscire a liberare le
mani giusto
in tempo per far intendere un colpo con i gomiti sul corpo del dio che
intanto
si é lasciato andare all'indietro.
Tony scarta l'opzione di fracassargli
lo sterno e gli si getta addosso,
cercando nuovamente di intrappolargli le mani mentre l'altro ride per
la sua
espressione concentrata e si lascia imprigionare contro i cuscini.
«Ho vinto io.»
mormora ansante.
«Ti ho lasciato
vincere.» replica Loki provando a riprendere fiato.
«Certo, è
perchè mi hai lasciato vincere, non perchè sei il
dio più gracile che
abbia mai visto.»
«Non hai visto molte
divinità, midgardiano.»
«Tuo fratello, che
è il doppio di te, vorrei far notare, mi basta e
avanza.»
«Non è mio
fratello.»
«Sì, va bene,
come vuoi.»
Restano un attimo in silenzio alla
ricerca di ossigeno, anche se Stark non ha
ancora liberato le mani del dio e lui non ha accennato a volersi
liberare.
«Perchè lo hai
fatto?» sussurra Loki dopo un attimo.
«Cosa?»
«Disattivare il
dispositivo. Perchè ti sei fidato di me a tal
punto?»
«Perchè avevo
voglia di dimostrarti che sono più forte di te e di
accrescere il
mio mastodontico ego.»
«Ma perchè ti
sei fidato? Avrei potuto andarmene. O ucciderti.»
«Avresti potuto andartene o
uccidermi in un sacco di situazioni, causando la
mia morte con un incidente in modo che il dispositivo non scattasse, ma
non
l'hai fatto, quindi sapevo che non lo avresti fatto nemmeno
ora.»
«Ma avrei potuto.»
«Ho deciso di
fidarmi.»
Sul viso di Loki si dipinge
un'espressione stupita, le labbra leggermente
dischiuse per la sorpresa.
«Che
c'è?»
«Nessuno sano di mente mi
ha mai ritenuto degno di fiducia...»
«Ma io non sono sano di
mente.» si alza lasciando la presa sui suoi polsi
«Facciamo cena?»
«Cena?»
«Sì, preferirei
che mangiassi dopo che la scossa ti ha quasi ammazzato, e io
non metto qualcosa sotto i denti da almeno un paio di giorni. Jarvis,
ordina
del sushi.»
«Subito, signore.»
«Cos'è il
sushi?»
«Pesce con riso,
è buono.»
«Se lo dici
tu...» accenna sarcastico.
«Lo zucchero ti piace, no?
Fidati dei miei gusti.»
«Devo proprio?»
«Sarebbe
gradito.» si siede sul proprio sgabello che ultimamente
è stato
occupato da Loki e si versa un bicchiere di bourbon.
«Quello è il mio
posto.» si lamenta Loki dal divano.
«Sbagliato, principino.
Questo è sempre stato il mio posto che tu hai usurpato
negli ultimi giorni.»
«Beh, adesso è
il mio posto.»
«Vogliamo stabilire con uno
scontro fisico a chi spetta?» sogghigna con fare
cattivo.
«Stronzo.»
«Allora non sei scomparso.
Sai, mi manca un po' quel prigioniero che mi
insultava a ogni piè sospinto.»
Non gli risponde ma si avvolge nella
coperta.
«Hai ancora
freddo?»
«Un po'.»
«Jarvis, alza il
riscaldamento di un paio di gradi.»
«Subito, signore.
È arrivata la cena, la faccio salire?»
«Di' di lasciarla
nell'ascensore.»
«Eseguo.»
Sentono il rumore delle porte che si
aprono rivelando un paio di sacchetti di
carta.
«Ferro-Vecchio, prima che
ti resetti e usi la tua scheda madre per giocare a
tiro al piattello, prendi la roba.»
Un cigolio ansioso rivela il
ricevimento dell'ordine e dopo poco il robottino
si avvicina all'isola facendo cadere le due uniche pile di libri ancora
in
piedi.
Stark si passa una mano sulla faccia
«Devo ricalibrarlo... Che stai aspettando,
un invito scritto per venire a mangiare?»
«Arrivo, arrivo.»
si alza lentamente, tendendosi la coperta sulle spalle e
sorreggendosi al divano per poi avviarsi cautamente verso l'altro.
«Ce la fai?»
domanda cercando di mascherare con l'ironia la preoccupazione nella
voce.
«Dammi un
attimo.» compie gli ultimi passi e caracolla su uno sgabello
sul
quale Tony lo aiuta a salire.
«Bene, e ora la
cena.» allunga una mano verso i sacchetti e ne tira fuori
vari
contenitori neri con coperchi trasparenti che rivelano diverse
varietà di
sushi.
«Cosa sono?»
«Immagino che il sushi non
esista su Asgard, quindi ti spiego nel dettaglio.
Questi,» indica del riso avvolto a forma di cilindro in
un'alga «sono Hoso Maki
e dentro hanno del pesce o delle verdure. Quelli,» mostra del
riso coperto da
quella che sembra una foglia di pesce crudo «sono Nigiri.
Questi qui,» prende
un vassoietto nero su cui sono posati altri cilindretti di riso
«sono Ura Maki
e sono simili agli Hoso Maki, ma senza l'alga. I Green Maki che penso
ti
piaceranno per il colore sono quelli laggiù, e la copertura
è a base di
insalata o foglia di riso. Domande?»
«Quel pesce è
crudo?!» esclama scandalizzato.
«Sì, non lo
sapevi?»
«Non ho intenzione di
mangiare una cosa cruda e portatrice di malattie!»
Alza gli occhi al cielo
«Non è un'arma batteriologica, è pesce
fresco. Su,
mangia.» gli sporge una delle vaschette.
«No.»
«Mangia.»
«No.» incrocia le
braccia sul petto e serra le labbra.
«Dai, per favore.»
«No.»
«A costo di imboccarti ti
farò mangiare cena.»
Inarca un sopracciglio.
«E va bene, non lo farei
perchè non ho voglia di assistere alla scenata
isterica di stamattina, ma mangia»
Scuote il capo.
«Dai...»
«No.»
«Ti prego, ti prego, ti
prego, ti prego.» assume un tono stridulo e sbatte le
ciglia.
«E va bene. Ma solo
perchè mi stai tartassando i timpani.»
«Ottimo, due a zero per
me.»
«Cosa?»
«Nulla.» sfodera
un'aria innocente «Sai come si usano le bacchette?»
«Che bacchette?»
«Quelle per mangiare il
sushi, non si usano le posate normali.»
«Allora no.»
«Questo significa che
dovrò insegnarti, vero?»
«Direi di
sì.»
«E va bene. Prendi le
bacchette.» gli porge la bustina che le contiene e Loki
le sfila dalla carta «Ok, ora dividile.» prende le
proprie e le separa con un
gesto che produce un rumore secco; il dio lo imita.
«Non mi sembra molto
difficile.»
«Aspetta. Ora prendine una
tra pollice e indice e l'altra appoggiala
all'anulare e falla passare sotto il medio.»
Loki aggrotta la fronte e ci prova
varie volte, finendo per
gettarle con stizza sul marmo dell'isola «Non ci
riesco!»
«Ho capito, ci penso
io.» scende dallo sgabello e si porta dietro di lui,
appoggiandogli il mento sulla spalla «Prendile
così.» sussurra al suo orecchio
mettendo le mani sulle sue «Ecco, bravo.» mormora
una volta che le bacchette
sono nella giusta posizione per poi allontanarsi e tornare al proprio
sgabello.
Loki rabbrividisce per quel contatto
così casuale che però sembra studiato nei
minimi dettagli e si stringe nella coperta, un po' per il freddo che
gli
stringe le ossa in una morsa di ghiaccio e un po' per mascherare il
brivido.
«Hai ancora così
freddo? Sembra di stare in una serra ad agosto.»
«Sì, ma
è strano, io non ho mai freddo.» posa le bacchette
per sfregare una
mano contro l'altra e poi avvolgersi a bozzolo nella coperta.
«È per la
scossa. Avrebbe ucciso un essere umano, ma con te si è
limitata a
causare parecchi danni, tra cui credo quello di alterarti la
circolazione;
mangiando e tornando a dormire dovresti stare meglio.»
«Non ho fame, ho solo
bisogno di scaldarmi.»
«Troviamo un compromesso,
ok?»
«Dipende.»
Rotea gli occhi «Fidati per
una volta.»
Lo guarda per un attimo negli occhi
scuri e alla fine si arrende «Che devo
fare?»
«Torna sul
divano.»
Si alza ed esegue vagamente confuso,
ma prima di raggiungere la propria meta si
inciampa in un cumulo di libri e riesce a tenersi in piedi solo grazie
al
proprio equilibrio felino.
«Magari domani cerchiamo un
posto a tutta questa roba, che ne dici?» Tony
sopraggiunge con tra le braccia le varie vaschette di cibo.
«Posso scegliere una
stanza?»
«Basta che sia su questo
piano e, ribadisco, non la mia.» si lascia andare sul
divano accanto a Loki «Ferro-Vecchio, porta due bicchieri,
dell'acqua e la mia
bottiglia di bourbon.»
Loki lo fulmina con lo sguardo.
«E va bene, porta solo
dell'acqua. Si può sapere perchè ce l'hai
così con le
mie bottiglie?»
«Se muori mi spostano e non
ho voglia di acclimatarmi a un altro luogo.»
«Ma che gentile... Ora
vieni qui, inizia la seconda parte del mio piano.» si
appoggia
contro l'angolo dell'isola del divano e spalanca le braccia.
«Che stai
facendo?»
«Prima ha funzionato, no?
Eri al caldo e ti sei addormentato, magari così
riesco a costringerti a fare cena.»
«Non mi serve
che...» viene interrotto dalla mano di Stark che lo trascina
sul
proprio petto e poi lo avvolge tra le braccia.
Loki a suo malgrado deve ammettere
che l'umano è decisamente
caldo, e che rimanere semi-sdraiato su una fonte di calore costante
è piuttosto
piacevole «Lasciami andare.» protesta poco convinto.
«Hai proprio l'aspetto di
uno che non vuole stare qui.» ridacchia muovendo la
spalla e facendolo scivolare dalla clavicola a cui ha appoggiato la
testa.
«Solo perchè
tieni caldo.»
«Certo, principino, come
vuoi.»
«La smetti di chiamarmi
"principino"?»
«Ti sta a pennello, quindi
penso proprio di no.»
«Potrei spezzarti un osso
ogni volta che lo dici.»
«Potresti ma non lo farai,
e se ci provassi riattiverei il dispositivo e tu
finiresti fritto come una mosca su una racchetta insetticida.»
«Vuoi almeno spiegarmi
perchè devo subire questo insulso nomignolo?»
«Dovrei farti vedere un
film per fartelo capire. Jarvis, abbiamo Bambi?»
«No, signore.»
«Allora entra nel server
della Disney e copia la pellicola originale.»
«Potrebbero volerci tra i
cinque e i sette minuti, signore.»
«Bene, io intanto
mangio.» con le bacchette afferra un Ura Maki dalla vaschetta
sul bracciolo.
«Come sarebbe a dire che tu mangi?»
«Che adesso ho intenzione
di mangiare mentre aspettiamo che Jarvis si procuri
molto legalmente il film.»
«E io?» mugola
sentendo il proprio stomaco brontolare.
«Tu no, hai detto che non
ne volevi.» prende un altro boccone.
«Ma ho fame.»
«Mi sembravi piuttosto
intenzionato a evitare ogni contatto con "quella
cosa cruda e portatrice di malattie".»
«Ho cambiato idea, dammi da
mangiare.»
«No.» afferra
un'altra porzioncina con le bacchette.
«E dai...» sbatte
le ciglia, le pupille che si allargano e inghiottono l'oceano
verde-azzurro intorno a esse.
Tony deglutisce a fatica
«Resta comunque un no.»
«Ho fame.» mugola
nuovamente; avvolto così nella coperta sembra un pulcino nel
proprio nido.
«Sai, è proprio
buono.» ignora bellamente la sua voce morbida e porta un
altro
boccone alle labbra, accentuando l'espressione compiaciuta quando il
riso gli
si disperde sulla lingua.
«Ti detesto.»
«Non sembra
proprio.» si sporge di nuovo dalla parte opposta rispetto a
Loki,
verso il bracciolo e afferra un'altra porzione con le bacchette; quando
sta per
portarla alla bocca dal basso spunta qualcosa che si frappone tra lui e
le
bacchette e che come un piccolo squalo dei cartoni animati divora sia
riso che pesce.
Tony scoppia a ridere quando il dio
si riappoggia al suo petto masticando
soddisfatto «Va bene, hai fame. Ecco.» posa la
vaschetta sullo stomaco del dio
e gli porge un paio di bacchette.
«Non le so usare.»
Sospira e le posiziona nel modo
giusto tra le sue dita
«Adesso puoi
farcela.»
«Signore, il film
é pronto per la riproduzione.»
«Fallo partire. E adesso
sta zitto per un po', così ci capisci qualcosa.»
«Va bene.»
borbotta con la bocca piena e Stark ridacchia nuovamente.
Il film parte e illumina la sala;
Loki si ritrova subito incantato dai disegni
del bosco e degli animali, per poi fissarsi sul cerbiatto con gli
occhioni
dolci e sobbalzare quando un gufo chiama quest'ultimo "principino".
«Quindi...?»
«Sì, mi ricordi
tanto un cerbiatto qualche volta.»
«Ecco cosa voleva dire
"piccolo cervo"...»
«No, lì ti
sfottevo per l'elmo.»
«È un simbolo di
onore su Asgard.» replica piccato.
«Ma qui è
ridicolo.»
«Disse colui che voleva
indossare una cravatta con degli elefantini...»
«Torna a guardare il
film.» gli appoggia il mento sulla testa e allunga le
bacchette verso la vaschetta.
«Ehi! Non sono il tuo
poggiatesta!» si divincola e cerca di far scivolare Stark
di lato, ma questo non accenna a muoversi. Dopo qualche tentativo di
liberarsi
ci rinuncia e si limita a mettersi più comodo appoggiando
una guancia al petto
dell'altro e a concentrarsi sul film.
Tony sorride rendendosi conto di aver
vinto e si concede di guardare per una
sera un film per bambini, senza curarsi di cosa potrebbe pensare il
mondo se in
quel momento entrasse un giornalista; dopotutto il mondo non resterebbe
scandalizzato perchè sta guardando un film per bambini, ma
perché lo sta
facendo con accoccolato addosso l'uomo che ha provato a conquistare il
pianeta
non molto tempo prima.
Non molto dopo la morte della madre
di Bambi Loki si addormenta, lasciando
cadere le bacchette a terra, e dopo poco anche le palpebre di Tony si
chiudono,
risentendo della stanchezza e della preoccupazione della giornata.
Note della
Vecchia
Volpe
Eccomi qui con un nuovo capitolo, che
spero vi sia piaciuto.
Ringrazio tutte quelle che seguono,
preferiscono, ricordano
e che recensiscono, anche se purtroppo non siete tante come
all’inizio, ma vi
capisco, al momento sono anche io presissima dalle ultime
interrogazioni, ma
spero che tra qualche giorno tornerete tante come prima <3
Baci e a presto
|
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Capitolo 13 *** Problemi di coscienza e problemi con un occhio solo ***
Si stiracchia debolmente,
rendendosi conto di essere stretto a qualcuno di caldo che ha le
braccia
avvolte intorno a lui e poggiate sul suo petto. Sbatte le palpebre
provando ad
abituarsi alla luce forte che proviene dalle finestre.
Ecco dov'è: nel
salone sul divano di pelle bianca. Quel
divano di pelle bianca.
Si tasta velocemente il
corpo controllando di avere dei vestiti addosso e con
sua sorpresa li trova al loro posto. Strano.
Che cosa è
successo allora?
Si muove per provare a
scivolare fuori dalla calda presa di Stark e una
vaschetta nera cade per terra; fissa lo sguardo sul contenitore e
accanto ad
esso trova un paio di bacchette di legno.
Quei due oggetti gli
riportano alla mente un nome, o parte di esso:
su...sa...susk...suski...sushi!
Ecco: sushi!
Pesce crudo che contro ogni
aspettativa era buono e appetitoso. Gli spiace
ammetterlo ma questo punto va a favore di Stark, concedendogli un
umiliante tre
a zero.
Ora ciò che gli
serve è svegliarsi del tutto e capire cosa sia successo;
nonostante non riconosca i sintomi di quelli che Stark definisce "i
postumi della sbornia", non riesce assolutamente a ricostruire cosa sia
successo la sera prima.
Si alza cautamente,
scostando le braccia di Stark con delicatezza per non
svegliarlo e si dirige verso la cucina scavalcando le cataste di libri,
con
l'intenzione di procurarsi un po'di quella bevanda scura che Stark
tracanna di
solito come se fosse acqua.
Trova la caraffa che di
solito contiene il caffè sotto quella che gli sembra
una strana macchinetta piena di pulsanti di cui non riconosce la
funzione; la
scuote sperando che la bevanda appaia da sola ma non ottiene alcun
risultato.
Fissa infastidito il contenitore e lo sbatte sul ripiano.
«Mi scusi se mi
intrometto, signore, ma se lo desidera posso prepararle il
caffè.»
la voce meccanica di Jarvis lo fa trasalire.
«Ma che...?
Sì, bravo barattolo.» va a sedersi su quello che
è diventato il suo
sgabello e attende fino a quando il profumo del caffè non
permea l'aria
solleticandogli le narici proprio come la mattina prima; gli sembra che
sia
passato un secolo da allora.
Si alza e si versa il
caffè, e dopo un attimo i suoi pensieri si schiariscono,
permettendogli di ricordare la scossa della sera prima e di come Stark
si sia
preso cura di lui, mettendolo a dormire e poi difendendolo di fronte
alla sua
segretaria e alla pedina che aveva ucciso, procurandogli la cena e
insegnandogli a mangiarla, per poi fargli vedere quel film che lo ha
distratto
dalle parole di quei midgardiani.
Lancia uno sguardo all'uomo
addormentato sul divano: ha la testa reclinata da
una parte, un braccio abbandonato verso il pavimento e una gamba che
penzola
oltre il bordo del divano fino a poggiare il piede per terra.
Si massaggia istintivamente
il fianco dolorante e subito questo gesto gli
restituisce il ricordo della lotta svoltasi la sera prima, subito dopo
che
Stark ha disattivato il dispositivo.
Ha. Disattivato. Il.
Dispositivo.
Loki sgrana gli occhi, e nel
giro di un nanosecondo due pensieri gli si
affacciano alla mente. Si è fidato di lui.
Può andarsene ora.
Non riesce a capire quale
dei due sia apparso prima, ma per evitare il rischio
di venire fulminato non si precipita verso la terrazza.
«Barattolo?»
«Sì,
signore?»
«Il dispositivo
è ancora spento?»
«Sì,
signore.»
È spento,
è libero di andarsene,
non glielo impedisce nessuno.
«Non vorrei
disturbare
ulteriormente, signore, ma il Direttore Fury si trova a pochi isolati
da qui e
sembra intenzionato a salire nell’attico.»
Sbuffa.
L’alternativa
migliore sarebbe
quella di dileguarsi subito, passando attraverso un buco se necessario,
ma
senza che lui lo voglia lo sguardo gli cade su Stark addormentato sul
divano.
Se se ne andasse ora, mentre
sta
dormendo e mentre sta arrivando Fury potrebbe considerarlo
tranquillamente
morto, ma testa infilzata su una picca ed esposta sulla terrazza come
monito
per gli altri a non fidarsi di lui e a non trattarlo gentilmente.
Sbuffa di nuovo.
Non può
andarsene, non può farlo
così, scappando come un ladro mentre l’unica
persona che si sia mai fidata di
lui dorme placidamente, ignara di tutto e convinta che lui stia ancora
l’ a
dormire tra le sue braccia.
Sospira
«barattolo, riaccendi il
dispositivo.»
«Fatto,
signore.»
Ecco, la sua unica
possibilità
di fuga si è appena eclissata, può salutarla con
la mano mentre questa corre
via ghignando beffarda.
“Tanto non avresti
avuto un altro posto dove andare” insinua una vocina nella
sua mente.
La scaccia scuotendo la
testa e,
dopo aver svuotato la sua tazza di caffè, si alza per poi
dirigersi verso il
divano e afferrare un lembo della coperta in cui Stark è
avvolto; gliela
strappa via con un gesto secco, facendolo rotolare per terra dove
sbatte
malamente contro il pavimento e si sveglia.
«Ma che
cazzo…?!» borbotta
aprendo gli occhi e mettendo a fuoco la figura di Loki in piedi davanti
a lui
con la coperta tra le mani a mo’ di torero.
«Alzati.»
«Non mi sembrava
di aver
richiesto il servizio sveglia.»
«In
piedi.» gli tende la mano
per aiutarlo ad alzarsi.
«Non sapevo
neanche di essere
entrato nell’esercito.»
«Piantala di fare
l’idiota e
alzati, Fury sta arrivando.»
«Cosa?»
scatta in piedi
afferrandogli la mano.
«Lo ha detto il
barattolo.
Dobbiamo far sparire la cena e i libri.»
«Perché?»
Alza gli occhi al cielo,
esasperato «Lì c’è del
caffè, bevilo, poi forse mi sembrerà di parlare
con una
persona di media intelligenza e non con mio fratello.»
«Mi hai preparato
il caffè?»
domanda sconvolto sedendosi all’isola e versandosi una tazza
dalla caffettiera
piena per metà.
«No, il barattolo
ha preparato
il caffè per me, te ne ho lasciato un
po’.»
«Perché
tutta questa
gentilezza?»
«Non è
gentilezza, è che io a
differenza tua non bevo come se mi trovassi a un simposio.»
«Certo, certo.
Cos’è, Bambi ti
ha intenerito?»
«Bevi quel
caffè e aiutami.»
sbuffa raccogliendo un paio di vaschette da terra.
«Ferro-Vecchio
può farlo al
posto mio.»
«Allora fagli
spostare i
libri, il Direttore
sta arrivando e
sinceramente non so quanto sarebbe felice di trovarli tutti
qui.»
«Jarvis,
dov’è il guercio?
«Mi è
concesso parlare?»
«Piantala di fare
la ragazzina
offesa e rispondimi.»
«Il Direttore
è a tre passi
dall’ascensore.»
«Bene, fallo
salire e poi
bloccalo, così avremo un po’ di tempo.
Ferro-Vecchio, aiuta Loki e non
distruggermi casa. Io vado a cambiarmi.»
«Come sarebbe a
dire che vai a
cambiarti? Sembra che in questa stanza sia passato un pentapalmo in
corsa,
dobbiamo mettere a osto altrimenti Fury potrebbe capire
qualcosa.»
«Cosa credi che
potrebbe
capire?»
«Beh, non lo so,
ma di sicuro
qualcosa che non gli piacerà e…» una
sensazione dal gusto amaro inizia a farsi
strada dentro di lui.
«E?»
«Niente, se
proprio devi
cambiarti vai a farlo, non puoi lasciarlo nell’ascensore a
lungo.»
«Sì,
signore.» scatta in un
saluto militare che gli costa un’occhiataccia
«Negli anni ’40 in Germania ti
avrebbero apprezzato.» si dirige velocemente verso la propria
camera.
«Scusa?»
«Nulla.»
urla ridendo da dietro
la porta.
«Stark!»
la voce che proviene
dagli altoparlanti li fa sussultare «Sono chiuso nel tuo
ascensore!»
«Che lieta nuova
averla qui,
Direttore.» lo sfotte infilando velocemente una tuta e
tornando di là, solo per
venire travolto da Ferro-Vecchio che, tirata fuori quella che sembra la
pala di
uno spazzaneve , sta spingendo parte della valanga di libri nella sua
stanza.
Si limita a un’occhiataccia incazzata verso il robottino
traditore e a cercare
Loki con lo sguardo, trattenendo le
varie bestemmie che gli vengono in mente
«C’è stato un guasto, Direttore la
libero subito.» chiude la comunicazione e trova Loki intento
a costruire una pila
ordinata di libri in un angolo.
«Tu!»
ringhia «Razza di
dio infido e…» non riesce a terminare,
bloccato da un paio di grandi occhi verdi che lo fissano incuriositi.
«Che ho
fatto?»
«I libri. Avevo
detto ovunque ma
non nella mia stanza.»
«Ops.»
mima con le labbra, per
poi andarsi a sedere su quello che è diventato il suo
sgabello.
Alza gli occhi al cielo,
conscio
di aver perso, e quando si volta dopo aver premuto il pulsante di
risalita
lenta nota nella sua espressione qualcosa di strano.
«Che
c’è?»
«Niente…»
mormora guardando
verso il basso, le spalle incurvate.
«Parlami.»
«No…»
«Allora
fa’ un po’ quello che ti
pare.» sbotta facendo per andarsene.
«Tony?»
lo richiama
precipitosamente «Non voglio che mi portino via…
Perché potrebbero farlo, vero?
Fury è qui per questo?» il tono è
sempre più concitato «Insomma, non sto male
qui, e dopo tutto ciò che è successo…
Non voglio che mi chiudano in una cella…»
Stark si avvicina a grandi
passi.
«Voglio restare
qui e…»
Gli infila una mano tra i
capelli, facendogli inclinare la testa verso l’alto, e lo
bacia con forza,
zittendolo.
Indugia per un attimo in
quel
contatto a cui l’altro risponde subito, aggrappandosi a lui
come se stesse
precipitando.
«Andrà
tutto bene.» mormora
contro le sue labbra prima di staccarsi da lui e di avvicinarsi alle
porte che
si aprono un attimo dopo.
«Direttore, ho
risolto.» si
morde il labbro inferiore, ancora incredulo del proprio gesto che
prò gli è
sembrato del tutto naturale.
«Vedo.»
replica gelido facendosi
strada nell’attico.
«Che cosa ci fa
qui nella mia
umile dimora?»
«Vengo come al
solito a
piantarti il culo perché come al solito non ti si
può affidare un compito senza
che tu, come al solito, rischi di mandare tutto a puttane.»
indica con una mano
Loki che intanto ha rindossato la sua maschera di patinata indifferenza
e scherno.
«Cosa?»
«il dispositivo
è scattato e tu
non hai nemmeno fatto rapporto.» esclama esasperato.
«Oh,
già, quello.»
«Eh sì,
quello.»
«Beh, ero un
po’ occupato a
vedere che sopravvivesse, chiedo scusa se non mi sono messo a scrivere
un
rapporto mentre mi si contorceva sul tappeto.»
«Piantala con le
battute, Stark.
Mi sono stufato di questi giochetti e lo ammetto, ho sbagliato. Non
avrei mai
dovuto affidarti un compito di tale importanza anche se così
speravo di
renderti una persona più affidabile e matura, ma a quanto
pare ti ho
sopravvalutato, sei e rimarrai sempre un ragazzino egoista troppo
cresciuto che
continua a considerarsi il centro dell’universo solo
perché è riuscito a
costruirsi un’armatura pacchiana.»
«Hai finito di
insultarmi?»
abbandona definitivamente la forma di cortesia a cui aveva deciso di
ricorrere.
«Sì.»
«Bene, cosa
intendi fare?»
domanda fingendosi interessato.
«Sollevarti
dall’incarico. Da
adesso non dovrai più preoccuparti di badare al prigioniero,
gli troveremo
un’altra sistemazione.»
Un lampo del terrore di
prima
incrina la maschera di Loki.
«Dove intendi
mandarlo?» non si
scompone nemmeno «Se lo consegnassi a Rogers lo ammazzerebbe
a suon di botte
dopo cinque minuti, Banner anche facendo tecniche a tutte le tecniche
zen o
yoga o quel che diavolo è perderebbe il controllo e ci
troveremmo di nuovo
mezza New York distrutta, Barton e la Romanoff sono sempre in giro per
il mondo
a ficcare il naso in qualche traffico d’armi o di droga e non
hanno tempo per
badare a un pazzo psicolabile, mentre consegnarlo a Thor non mi sembra
proprio
una grande idea, visto che lo porterebbe su Asgard e potremmo anche
dire addio
al fatto di avere un prigioniero perché lo metterebbero
fuori in un niente.»
conclude come se avesse appena spiegato le addizioni a un bambino.
A un bambino molto grosso,
incazzato e privo di un occhio, quindi a dir poco inquietante.
«Non mi serve che
uno di voi gli
faccia da babysitter, ho a disposizione agenti veri che possono
svolgere questo
compito al meglio.»
Resta in silenzio, cercando
una
via di fuga a quel piano senza che il guercio si insospettisca.
«Da oggi
resterà chiuso in una
vera cella, il fatto che il dispositivo sia scattato dimostra che non
merita la
pietà che gli stiamo concedendo.»
«Non ha fatto
niente per farlo scattare,
è stato un incidente. L’ho provocato e mi sono
beccato un calcio, nessuno
pensava che bastasse questo per azionarlo.»
«Ma guarda, Tony
Stark che
difende qualcuno che non è lui stesso.»
«Non lo sto
difendendo, ti sto
solo spiegando cosa è successo.»
«Anche se i fatti
stessero così,
probabile visto quanto sei irritante, il dispositivo è stato
calibrato apposta
così, quindi non ho intenzione di cambiare la mia decisione.
Agenti.»
Due energumeni in giacca e
cravatta sbucano dall’ascensore e sorpassano i due uomini,
per poi afferrare
Loki per le braccia e costringerlo ad alzarsi.
Tony porta lo sguardo su di
lui,
e i suoi occhi incrociano quelli dell’altro, spaventati,
simili a due boschi
durante una tempesta estiva.
«Ascolta un
po’, guercio, tu non
vieni in casa mia a insultarmi e a portarne via gli occupanti, quindi
voi due
fuori.» indica i due giganti in completo scuro.
«Tranquillo, ce ne
stiamo
andando.» risponde il Direttore scortando i due e Loki verso
l’ascensore.
«Scordatelo.»
Stark lo insegue e
lo afferra per un braccio, ma tutto ciò che ottiene
è un colpo sparato dal
teaser nella mano di Fury.
Barcolla
all’indietro, e le
ultimi immagini che riesce a vedere sono l’espressione
indignata sul volto di
Loki, che per stizza – o forse per scappare, fa fatica ad
ammettere che il suo
gesto sia provocato dal colpo che ha ricevuto – fa cadere la
catasta di libri
precedentemente impilata addosso a Fury, per poi ricevere da
quest’ultimo un
violento pugno sul naso che produce uno schiocco inquietante.
Dopo, buio.
Note della
Vecchia
Volpe
*parla da dietro un vetro
antiproiettile verde*
Ecco, come dire, non uccidetemi.
Questo è un punto
importante della storia che segnerà molti avvenimenti,
perciò deve essere
proprio così come è venuta. So che in alcune
parti avrei potuto migliorare la
descrizione dei loro pensieri, ma ho preferito lasciarla
così perché i loro
pensieri sono confusi, non sanno cosa sta succedendo, e così
ognuno di vuoi può
immaginarseli come più preferisce finché non
leggerà il seguito con le dovute
spiegazioni.
Grazie mille a quelle dolcissime
persone che recensiscono
nonostante gli ultimi sforzi della scuola, spero che adesso avrete
tutti più
tempo proprio come me <3
Grazie ancora alle mie editors, a ci
preferisce, ricorda e segue
<3
Baci e a presto (se non mi uccidete
prima)
|
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Capitolo 14 *** Dove sei? ***
Si risveglia lentamente, domandandosi
cosa stia succedendo.
Non ricorda di essersi ubriacato
e… Loki!
Scatta a sedere, la stanza che ruota
intorno a lui, e si
rende conto di essere per terra; Fury, quel bastardo, gli ha portato
via Loki
subito dopo che gli aveva promesso che sarebbe andato tutto bene, che
nulla di
ciò che in quel momento lo spaventava sarebbe accaduto,
mentre è proprio ciò
che è successo.
Cerca di tirarsi in piedi, ma
barcolla ed è costretto a
gattonare fino al bancone della cucina, dove riesce faticosamente a
tirarsi su
uno sgabello. Si guarda intorno prendendosi la testa tra le mani.
Quel bastardo lo ha colpito con il
teaser e quando Loki ha
reagito per questo – sì, lo ammette a se stesso,
lo ha fatto per quello – gli
ha rotto il naso con un pugno.
«Jarvis, la Mark VII,
subito.»
Silenzio.
«Jarvis?»
Nulla.
«Jarvis, cazzo!»
esclama dando un pugno al ripiano.
«Signore?»
«Alla buon’ora,
razza di rottame! Dammi la Mark VII,
subito.»
«Non posso,
signore.»
«Cosa?!»
«Il Direttore Fury mi ha
impostato in modo da non
consentirle l’accesso a nessuna delle sue armature.»
«Io lo ammazzo quel
bastardo.»
«La vedo difficile senza la
sua armatura, signore.»
«Smettila di prendermi per
il culo e trova un modo per
aggirare i suoi ordini.» inizia ad armeggiare con il palmare
scorrendo ogni
alternativa possibile.
«Mi spiace, signore, ma non
trovo alternative.»
«Bene.» ringhia
«Nulla mi impedisce di costruirne
un’altra.»
«Non posso nemmeno farla
accedere al laboratorio, signore.»
Ringhia qualcosa di inarticolato e si
alza barcollando,
iniziando a percorrere la stanza a grandi passi. Deve ritrovarlo, non
può
lasciarlo andare così, non dopo avergli promesso che non lo
avrebbero portato
via. E deve ammetterlo: si è affezionato a Loki nonostante o
forse anche per i
suoi modi così freddi che poi si sono sciolti fino a
mostrargli un lato ferito
e bisognoso di affetto che non aveva mai immaginato potesse esistere.
«Jarvis, cerca tutti i
possedimenti, anche solo presunti,
dello SHIELD, e individua quelli che potrebbero nascondere delle celle
o
qualcosa di simile, poi prova a infiltrarti nel database centrale e
dammi
accesso a tutti i file. Io intanto mi faccio un caffè e
tento di non
impazzire.»
«Temo che sia troppo tardi,
signore.»
«Molto divertente. Mettiti
al lavoro prima che ti smonti.»
«Subito, signore.»
Si avvicina alla macchinetta del
caffè con ancora qualche
goccia di quello preparato prima da Loki; anche se ha voluto fargli
credere che
il fatto di avergliene lasciato un
po’in
caldo fosse puramente casuale Tony sa che non si tratta di questo ma di
un moto
di gentilezza, anche se inconscio.
Trangugia la prima di quelle che
saranno molte tazze e si
mette al lavoro anche lui, attivando le telecamere che ha installato di
nascosto nelle case dei compagni, ma tutte si dimostrano essere vuote e
prive
di ogni traccia di un dio spaventato.
«Jarvis,
risultati?» domanda dopo qualche ora e qualche
litro di caffè.
«Ho la lista dei
possedimenti dello SHIELD, signore, per
quanto riguarda il database non sono ancora riuscito ad
accedervi.»
«Dammi una schermata con i
luoghi, a quello ci penso io, tu
vedi di riuscire a oltrepassare i sistemi di sicurezza di quei
bastardi.»
«Sì, signore, ma
le consiglierei di ordinare la cena, sono
le ventitré passate.»
Guarda fuori dalla vetrata rendendosi
conto che il sole su
Manhattan deve essere calato da parecchio, e che lui non ha ancora
concluso
niente «Non ho fame e devo continuare qui, non ho tempo per
mangiare.»
«Ne deduco che nemmeno
stanotte andrà a dormire.»
«Bravo Holmes, ottima
deduzione. Torna a lavorare.»
Proseguono fino a che i primi raggi
dell’alba non illuminano
l’attico, e allora Tony si concede esattamente cinque minuti
per una doccia
veloce che lo tenga sveglio.
«Jarvis,
novità?»
«No signore, come continuo
a ripeterle ogni cinque o sei
minuti da ormai tre ore.» sembra esserci
un’impossibile note di stanchezza in
quella voce elettronica.
È vero, sta andando in
paranoia, il non riuscire a
controllare ciò che lo circonda lo fa impazzire, e non vuole
nemmeno immaginare
cosa possano aver fatto a Loki, che anche se proverà a non
dimostrarlo sarà
spaventato. Deglutisce a vuoto e torna a esaminare la varie
località trovate da
Jarvis, senza trovare nulla di soddisfacente proprio come il giorno
prima; sono
tutti edifici e tropo piccoli o troppo poco difesi, e da quanto ha
potuto
vedere tramite delle ricerche incrociate non ci sono stati spostamenti
significativi di uomini che possano indicare la presenza di un
prigioniero
pericoloso.
«Jarvis?»
«No, nessuna
novità proprio come tre minuti fa, ma la signorina
Potts è in linea.»
No, anche Pepper no.
«Dille che sono
morto.»
«Come morto sei piuttosto
loquace.»
«Ciao Pepper.»
ringhia maledicendo mentalmente Jarvis.
«Sei in ritardo per la
riunione con gli azionisti europei.»
«Non sono in ritardo,
quella riunione è stata cancellata.»
seleziona un’altra località che sembra promettente.
«Perché non ne
sapevo niente?»
«Perché
l’ho deciso ora. A proposito, i miei appuntamenti
sono cancellati fino a data da destinarsi.»
«Scusa?» urla
dagli altoparlanti.
«Hai capito, Pepper, ora
lasciami lavorare.»
«Il tuo lavoro è
qui, non posso fare tutto io!»
«Ne sei più che
in grado, e ora ho da fare.»
«Posso sapere cosa
c’è di tanto importante da far saltare
questi incontri?»
«Una questione di
principio. Ciao Pepper.» chiude la
conversazione «Non passarmi nessuno, nemmeno il presidente
nel caso chiamasse.»
«Certo, signore.»
Lavorano per tutta la notte e il
giorno successivi, con il
solo risultato che Tony pensa che gli salteranno le coronarie da un
minuto all’altro.
Non hanno trovato nulla, gli edifici si rivelano tutti piste cieche, i
database
dello SHIELD sono sempre più inaccessibili di ora in ora,
ogni tentativo di
aggirare gli ordini di Fury fallisce, e ormai il livello di caffeina
nelle sue
vene sembra aver superato quello dei globuli rossi.
All’alba dopo la terza
notte insonne inizia a credere che
ormai non lo troverà più e potrà solo
più sentirsi in colpa perché, nonostante
abbia studiato e rivoltato informaticamente ogni edificio dello SHIELD,
non è
riuscito a rintracciarlo e lo ha abbandonato a essere rinchiuso da
qualche
parte.
Improvvisamente lo coglie
un’illuminazione.
Un posto in cui non ha guardato
c’è, ma gli era sembrato
talmente stupido da non prenderlo nemmeno in considerazione.
Si precipita verso
l’ascensore travolgendo vari ologrammi e preme
il tasto per il piano più basso, sotto i garage e il
seminterrato, un piano
costruito di recente, meno di due mesi prima.
Cammina nervosamente per tutta la
durata della discesa e
quando le porte si aprono corre fuori lungo un corridoio fino
all’estremità di
questo, dove si trova una piccola cella buia; si avvicina alla porta in
cui è
incassata una minuscola finestrella in cui guarda attentamente,
cercando di
distinguere qualcosa nel buio.
Subito gli sembra vuota, ma dopo poco
i suoi occhi si
abituano all’oscurità e una figura emerge da nero
fitto che la circonda.
Note della
Vecchia
Volpe
È uno sputo di lettere, lo
so, ma non potevo allungarlo
altrimenti sarebbe venuto più noioso di così e
avrei rovinato maggiormente l’atmosfera.
Cosa dire… Ditemelo voi,
io ho già scritto per oggi, ora
tocca a voi.
Grazie a tutte come al solito, vi
adoro <3
Baci e a davvero presto per farmi
perdonare
|
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Capitolo 15 *** Fuori ***
«Loki?»
Un mugolio in risposta.
Cerca freneticamente una maniglia,
senza trovarla «Jarvis,
la porta, aprila.»
«Non posso,
signore.»
«Apri subito questa
fottutissima porta!»
«Va contro le mie
impostazioni, signore, se prova a forzarla
dovrò dare la scossa a chi si trova
all’interno.»
«Jarvis,
spegniti.» ordina con tono freddo.
«Ma
signore…»
«Spegniti, ti
riaccenderò al momento più opportuno.»
«Signore…»
Afferra con rabbia il palmare e lo
disattiva.
Il campo magnetico attorno alla porta
scompare e Tony è libero
di spalancarla con un calcio. Arrivato all’interno un brivido
di freddo lo
scuote a causa della temperatura polare della cella, poi prova a farsi
luce con
il palmare, e ciò che vede lo fa bloccare di colpo: non si
sono limitati a
chiudere Loki lì dentro, ma gli hanno anche legato le mani
con delle manette
che pendono dal soffitto consentendogli di sfiorare il pavimento solo
con le
punte dei piedi e gli hanno tappato la bocca con una specie di maschera.
«Adesso ti tiro
giù.» mormora scioccato. Gli cinge la vita
con un braccio sostenendolo e concedendogli un po’ di riposo,
ma quando prova a
strappare via la maschera che gli fa da bavaglio viene fermato da un
altro
mugolio che gli suggerisce di fare piano. Percorre con la mano il
contorno
della maschera fino a trovare il gancio che la chiude; facendo
attenzione a non
tirargli i capelli la apre e accompagna il movimento di questa con la
mano,
fino ad arrivare alle labbra dell’altro e a sfilarla
cautamente.
Loki prende una gran boccata
d’aria e all’improvviso Tony si
ricorda del naso rotto e della conseguente difficoltà a
respirare.
«Quei bastardi.»
ringhia aumentando la presa.
Dopo aver ripreso almeno un barlume
di salma si mette a
studiare l’attacco delle manette, e una volta trovato il loro
punto debole, con
la prima botta di fortuna da parecchi giorni si ritrova un cacciavite
in tasca,
con cui riesca a far leva e a farle saltare.
Loki gli di accascia addosso,
stremato, e Tony non può fare
a meno di stringerlo forte a sé, sentendo quella sensazione
di vuoto sparire.
«Andiamo via.»
gli prende un braccio e se lo fa passare
sulle spalle, poi quasi trascinandolo lo fa sedere
nell’ascensore privo di
luce.
«Ci vuole un attimo prima
di poter salire, devo riaccendere
Jarvis.» gli si siede accanto per poi cercare il palmare e
riattivare la fedele
intelligenza elettronica «Mi spiace, Jar, ma era
necessario.»
«Capisco, signore. Ci tengo
ad informarla che le
impostazioni impartite dal Direttore Fury sono saltate.»
«Bene. Ora puoi accendere
le luci e portarci su?» domanda con
più gentilezza del solito.
Le porte si chiudono e la luce invade
la cabina, facendo
gemere Loki che serra gli occhi e se li copre con una mano.
«Oh, scusa, non ci ho
pensato.» gli passa un braccio attorno
alle spalle e gli fa nascondere il viso contro di sé, in
modo che i suoi occhi
non vengano feriti dalla luce dopo tre giorni di buio.
«Hai freddo,
vero?» chiede ripensando al
gelo di quella cella quando lo sente tremare.
Annuisce.
«Siamo arrivato, ora ti
porto al caldo. Tieni gli occhi
chiusi.» lo aiuta a rialzarsi e sempre sostenendolo lo
conduce vero la propria
camera ancora invasa dai libri, dove lo fa sdraiare sul letto
«Puoi aprire gli
occhi , è l’alba e qui non arriva la
luce.» lo aiuta a infilarsi sotto le
lenzuola per poi cercare il piumino nell’armadio e
stenderglielo addosso. Gli
sistema un paio di cuscini in modo che possa stare seduto e per la
prima volta
nota i tagli ancora rossi attorno alla sua bocca.
«Quella…cosa
aveva delle punte, vero?»
Annuisce cercando di riattivare la
circolazione delle
braccia.
Un lampo di rabbia attraversa le
iridi scure.
Trattiene
l’imprecazione che gli
affiora alle labbra e si limita a fissare il suo sguardo ancora
terrorizzato
che cerca di adattarsi alla luce.
«Va tutto
bene, non ti porteranno
più là dentro, resterai qui.» gli si
siede accanto e gli avvolge nuovamente le
spalle con un braccio, per poi farlo appoggiare al proprio petto, ma
nonostante
questo il tremore che lo scuote non accenna a quietarsi.
Tony decide che
parlare è meglio,
forse così riuscirà a distrarlo e a portarlo del
tutto fuori da quella cella
«Grazie per quello che hai fatto, tirare i libri addosso a
Fury, ma è stata una
mossa azzardata,anche io al posto suo ti avrei tirato un pugno, anche
se non
avrei rovinato questo bel naso.» gli bacia una tempia
sorprendendo entrambi, ma
il comportamento di Loki non cambia e questo continua a tenere le
spalle rigide
in un atteggiamento freddo e lontano.
«Potremmo
metterci un cerotto, ho
qualcosa che potrebbe fare al caso tuo.» si alza decidendo di
ignorare questo
comportamento e torna dopo aver prelevato dall’armadietto del
pronto-soccorso
una scatola di cerotti «Guarda: ci sono disegnati cavalli e
mucche.»
Riesce a suscitare
uno sguardo di
rimprovero ma niente di più.
«Un giorno
mi spiegherai la
faccenda del cavallo.» gli si siede accanto e applica
cautamente il cerotto
sulla ferita ancora aperta sul naso «Ecco fatto. Non hai
potuto dormire
immagino.»
Non riceve risposta.
«Ti hanno
portato da mangiare?»
Nulla.
«Sì?»
Silenzio.
«No?»
Niente.
«Vuoi
rispondermi?»
Resta in silenzio, lo
sguardo
fisso davanti a sé.
«Jarvis,
è passato qualcuno a
portargli da mangiare?»
«No,
signore. Dopo che lo hanno
portato nella cella non ci sono più stati accessi a quel
piano.»
«Loki, hai
fame?»
Non risponde.
«Non vuoi
parlarmi?»
L’ennesimo
silenzio.
«Va bene,
non parlarmi, ma fammi
capire se hai fame.»
Guarda
dall’altra parte della
stanza.
Sbuffa «Non
fare il bambino e
parlami.»
Gira la testa
dall’altra parte.
«Okay, ma
lo hai voluto tu.» sale
completamente sul letto e gli si posiziona davanti «Capisco
che tu sia scosso,
lo sarebbe chiunque,» addolcisce la voce «ma sto
cercando di capire come stai,
non ti sto chiedendo che tempo fa fuori, rispondermi è nel
tuo interesse.»
Alza lo sguardo su di
lui.
«Allora,
hai fame?»
Un brontolio dello
stomaco
risponde al posto suo.
«Ecco
qualcuno collaborativo,
cosa vuoi mangiare?»
Resta di nuovo in
silenzio ma
quando Tony sta per ringhiargli contro per l’esasperazione
mima la parola
“sushi” con le labbra.
«Sushi?
Parvi, ordinalo e fallo
arrivare in fretta.»
«Subito,
signore.»
«Bene, tra
poco avrai da
mangiare. Posso sapere perché non vuoi parlarmi?»
Distoglie di nuovo lo
sguardo.
«Va bene,
non importa, me lo
dirai poi.» gli torna accanto riprendendo ad abbracciarlo e a
farlo appoggiare
a sé, e a questo Loki non si oppone.
Restano un
po’ in silenzio,
mentre Tony gli fa passare una mano sui capelli e lui si avvolge nel
piumino.
«Signore,
il sushi è qui. Il
fattorino si chiedeva chi potesse volerne a quest’ora, ma
quando ha letto il
suo nome ha smesso di farsi domande.»
«Simpatico.
Fallo portare qui da
Ferro-Vecchio.»
«Sicuro,
signore?»
«Solo io
posso criticarlo,
Jarvis, ricordatelo.»
«Chiedo
scusa.»
Dopo qualche momento
e qualche
rumore di oggetti infranti il robottino si affaccia nella stanza con
una busta
tra le pinze.
«Vieni qua
senza distruggere
niente, da bravo.»
Cigolando si avvicina
e lascia
cadere la busta nel vuoto, ma Tony la recupera al volo.
«Ora vai e
sistema ciò che hai
rotto senza distruggere altro.»
Si avvia e il suono
dei suoi
cigolii sembra quasi un cigolio irritato.
«Devo
ricalibrarlo…» tira fuori
una vaschetta dalla busta e la apre «Non ti dico nemmeno di
prendere le
bacchette; da come le usavi l’altra sera ora rischieresti di
cavarti un occhio»
quando nota che il suo tentativo di sdrammatizzare non viene apprezzato
gli
passa di nuovo una mano sui capelli «Non volevo offenderti,
ma è vero che non
riusciresti a tenerle in mano. Ecco perché sono
qui.» prende una porzioncina
tra le dita e gliela avvicina alla bocca «Mangia.»
Non se lo fa ripetere
due volte e
ben presto la vaschetta è vuota.
«Ne vuoi
ancora?»
Scuote la testa e si
appoggia
meglio contro di lui.
«Sicuro? Ti
farebbe bene.»
«Perché?»
sussurra
all’improvviso, la voce roca per il silenzio e la tristezza.
«Cosa?»
«Perché
mi hai lasciato là
dentro?»
«Cosa? No!
No, non ti ho lasciato
lì, non volevo lasciarti lì, ma non riuscivo a
trovarti! Ho cercato dove
potessero averti portato ma non avevo risultati, Jarvis è
stato hackerato dal
guercio e io sono stato uno stupido a non pensare alla cella qui
sotto.» lo fa
voltare in modo da poterlo guardare negli occhi e nota che il dolore
sta
venendo sfumato dalla sorpresa «Non appena ho realizzato che
potevi essere là
sotto sono venuto a cercarti.»
«D-davvero?»
mormora a fatica.
«Certo.
Perché avrei dovuto
lasciarti chiuso in una cella?»
Distoglie ancora una
volta lo
sguardo «Avevi detto che sarebbe andato tutto
bene…» biascica a causa dei tagli
alla bocca.
«Lo so, mi
dispiace, davvero.
Avrei dovuto chiamare l’armatura e sbatterli fuori, ma non
credevo che ti
avrebbero portato via, insomma, non ce n’era motivo, e quando
ho realizzato che
non si trattava solo di una minaccia era tardi. Eri convinto che ti
avessi
lasciato lì di proposito?»
Annuisce, sempre
semi-sdraiato
sul suo petto e sempre con lo sguardo rivolto altrove.
«Era per
questo che non volevi
parlarmi?»
Altro cenno di
assenso con il
capo.
«Ora
capisco. Hai male a parlare,
vero?»
Ennesimo movimento
della testa.
«Se non
fosse per quello ora mi
parleresti?»
Si stringe nelle
spalle e poi
soffoca uno sbadiglio che gli provoca un’espressione di
dolore.
Sorride «Va
bene, principino,
dormi.»
Questa volta fa cenno
di no.
«Senti, non
hai dormito per tre
giorni perché quei bastardi non si sono accontentati di
chiuderti in un buco ma
hanno anche avuto la bella idea di appenderti al soffitto, non hai
mangiato e
sei più debole del solito – non guardarmi
così, dio gracile – quindi hai
bisogno di riposo, e se sarò costretto a farlo ti
darò dei sonniferi, che tu
voglia prenderli o no.»
Sbuffa e rotea gli
occhi, ma le
palpebre stanno iniziando a farsi pesanti.
«Dormi, se
arriverà qualcuno gli
manderò contro Ferro-Vecchio ad accoglierli.» gli
passa le dita tra i capelli
in una morbida carezza.
Nonostante non voglia
accontentarlo i suoi occhi sono di un parere differente e ben presto si
chiudono, concedendogli il primo momento di pace dopo tre giorni.
Tony resta a
guardarlo per
qualche attimo, ma poi il bisogno di alcol si fa sempre più
impellente e allora
si costringe ad alzarsi con cautela per non svegliare Loki e a partire
alla
ricerca di una bottiglia.
Una volta arrivato
nella sala la
visione del piano bar alias spappola fegato gli fa lo stesso effetto
che
un’oasi con palme e ruscelli farebbe a un beduino sporco e
accaldato dopo
settimane senz’acqua; si versa freneticamente un bicchiere e
lo butta giù in un
solo sorso. È andato avanti a caffè senza una
sola goccia d’alcol per tre
giorni, ritenendo lo scopo della sua ricerca più importante
delle sue ambrate
compagne di vita; porta una di queste bottiglie con sé sul
divano senza badare
tanto a cosa contenga e lascia perdere il bicchiere, ben sapendo che
tanto non
lo userà.
Si sente finalmente
sollevato, lì
sul suo divano con una bottiglia in mano e con la certezza che Loki sta
dormendo tranquillo nel suo letto; riesce finalmente ad ammettere a se
stesso
quanto il non sapere dove fosse lo
abbia
preoccupato e spaventato al pensiero di non vederlo più.
Non pensava che lo
avrebbe mai
detti ma si è affezionato a lui, a quel modo di fare
così austero che però
nasconde solo il bisogno di affetto e di considerazione; riesce a
capire cosa
possa aver significato per lui venire rinchiuso in quel modo dopo aver
ricevuto
la rassicurazione che nulla sarebbe andato storto, che nessuno lo
avrebbe
portato via all’unica persona che gli si era dimostrata
amica, o forse persino
qualcosa di più.
A questo pensiero lo
assale un
forte mal di testa e decide che ora che tutto è sotto
controllo può concedersi
un attimo di riposo.
«Jarvis,
blocca l’ascensore e
oscura le vetrate con le saracinesche in modo che nessuno possa
entrare. Se
dovessero provarci lo stesso sparagli contro. Sono stato
chiaro?»
«Sì,
signore.»
«Ottimo.»
chiude le palpebre e si
abbandona al sonno.
Note
della Vecchia Volpe
Rieccomi qui da voi
con questo
capitolo che spero vi abbia fatto tirare un sospiro di sollievo.
Vi annuncio che per
le prossime
due settimane la pubblicazione potrebbe essere sospesa se non contiamo
un
capitolino piccolo piccolo che ho intenzione di postare, mi scuso con
tutte voi
ma così hanno deciso e allora andrò al mare.
Un grazie speciale a
tutti come
sempre <3
Baci e a presto,
spero senza
questa carnagione bianco-cadavere
|
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Capitolo 16 *** Paure dal passato ***
Il naso pulsa, i polsi bruciano per
il continuo sfregamento
delle manette di metallo sulla pelle già irritata, le punte
della maschera
continuano a tagliargli le labbra e la bocca ogni volta che prova a
deglutire o
a dire una parola, ma non è questo a fare più
male.
Lo ha lasciato lì.
Ha ormai perso il conto del tempo
passato lì sotto al buio,
ma sa che è tanto. Ha freddo, ha fame, teme che lo lascino
lì e la parte più
irrazionale di lui ha paura che si ripeta ciò che
è successo nelle segrete di
Asgard quando era poco più che un bambino.
Nessuno lo aveva riconosciuto,
nessuno aveva capito che era
il presunto figlio di Odino, nessuno avrebbe mai fatto ciò
che era stato fatto
se lo avesse saputo, ma nessuno lo sapeva ed era successo
ciò che era successo;
si era imbattuto in delle guardie annoiate durante uno dei suoi
solitari giri
di perlustrazione mentre Thor giocava alla guerra con i suoi amici, e
per
quanto le urla potessero essere alte e disperate dalle mura dei
sotterranei non
era uscito un solo suono. Lo avevano poi chiuso in una cella fredda e
buia come
quella in cui è ora, tormentandolo ancora, fino a che non
era riuscito a
fuggire.
Non ne aveva fatto parola con
nessuno, troppo imbarazzato e
terrorizzato da cosa avrebbero potuto fargli ancora, ma non appena
aveva
imparato a sfruttare al meglio la sua magia quelle guardie erano morte
tra le
più atroci sofferenze.
La paura per i luoghi angusti e bui
però non gli è mai
passata, e se a questo si aggiunge che lo hanno chiuso lì
con la forza,
legandolo e impedendogli anche solo di parlare, si può
davvero dire che è
terrorizzato e si sente tradito.
Tradito, sì.
Tony gli aveva detto che sarebbe
andato tutto bene e che non
lo avrebbero rinchiuso, e da come aveva chiuso la frase aveva davvero
voluto
credergli, ma gli ha mentito, non è nemmeno venuto a
cercarlo, forse era
d’accordo con Fury e lui non si è accorto della
menzogna – lui, il dio
dell’Inganno – accecato dalla speranza di poter
aver trovato qualcuno che lo
apprezzasse davvero.
Si è sbagliato.
Per la prima volta ha voluto
concedere fiducia e esserne
degno, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato il
concretizzarsi delle due più
profonde paure.
Trema, facendo tintinnare le catene
ai suoi polsi, un po’
per il freddo e per la febbre che sa di e un po’ per la paura
del buio così
fitto che ha fin da piccolo, fin da quel giorno.
Sa di essere sul
punto di
crollare quando sente una voce dall’altra parte del corridoio.
«Loki?»
Tony.
Prova a rispondere,
anche
se lo ha tradito è lì, ma ciò che gli
esce dalla bocca è un gemito di dolore.
La porta non si apre.
È davvero
venuto fin lì
per fargli provare quell’effimera speranza e illuderlo?
«Jarvis, la
porta,
aprila.»
Allora vuole davvero
portarlo via!
«Non posso,
signore.» la
voce del barattolo gli trapassa i timpani sensibili, abituati al
silenzio,
proprio come la voce di Stark subito dopo.
«Apri
subito questa
fottutissima porta!»
Sembra davvero
infuriato e
scosso, ma potrebbe star solo mentendo come ha fatto per tutto il tempo.
L’intelligenza
artificiale
risponde qualcosa che non riesce a capire, ma le parole di Tony gli
giungono
perfettamente alle orecchie.
«Jarvis,
spegniti.»
Cosa? Vuole davvero
rinunciare al suo fedele servitore?
Dopo un ultimo
scambio di
battute la porta si apre con un calcio e viene accecato dalla luce del
palmare
in mano a Tony, che vede in che condizioni è ridotto e
sgrana gli occhi,
scioccato.
«Adesso ti
tiro giù.» lo
stringe con un braccio e Loki non può far a meno di andare
incontro a quel
contatto.
Tepore.
Morbido.
Soffice.
Si sente la testa
pesante e
non sa dove si trova, ma sa di non essere più in quella
cella e questo gli
basta.
Apre cautamente gli
occhi
ricordando cosa è successo prima e non riesce a trattenere
un’espressione
sollevata: Tony non lo ha tradito, era preoccupato per lui e a vedere
dalle sue
occhiaie non deve aver dormito molto negli ultimi giorni.
Lo cerca accanto a
sé ma
il letto è vuoto. Alza la testa dal cuscino e prova a
districarsi dalle
lenzuola di seta grigia, con il solo risultato di finire sul pavimento
aggrovigliato nel piumino; si tira in piedi sulle gambe malferme per il
poco
uso e per la debolezza e puntellandosi contro i mobili riesce a
raggiungere la
porta. Fortunatamente la stanza è vicina al salone e non
deve faticare molto
per trascinare se stesso e il piumino fin lì; lo sforzo
viene ripagato dal
trovare il motivo della sua ricerca. Stark sta dormendo sul divano, la
testa
abbandonata contro lo schienale e le gambe scomposte allungate fin
quasi a
toccare i piedi del tavolino.
Compie quella che gli
sembra la tredicesima fatica di Ercole – anche se a ben
pensarci un piumino è
un po’ diverso da un mantello ricavato dalla pelliccia di un
leone strangolato
con le tue mani – e si lascia cedere sul divano accanto a
lui. Gli sfila la
bottiglia dalle dita e la appoggia sul pavimento, per poi tirargli le
gambe sul
divano e rannicchiarsi tra lui e lo schienale, coprendo entrambi con il
piumino.
Non sa quale sia il
motivo
del proprio gesto, ma riconosce che non aveva alcuna voglia di stare di
nuovo
da solo, soprattutto non in quel momento.
Si accomoda meglio
contro
il fianco di Tony e si riaddormenta.
Note
della Vecchia Volpe
Ecco il capitolo
cortissimo che avevo detto che avrei postato.
So che è
corto e mi
vergogno come una ladra sia per la trama che per la brevità,
ma spero che vogliate
scusarmi.
La prossima settimana
non
so cosa riuscirò a pubblicare, ma è possibile che
arrivi una shot come la Stony
di qualche giorno fa, quindi non sarò del tutto inattiva;
dovrei tornare il
prossimo fine settimana e cercherò di pubblicare due
capitoli quella settimana,
visto che le due dopo sarò in Grecia senza nessuna
possibilità di pubblicare.
Grazie come sempre a
tutte
<3
Baci e a presto
|
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Capitolo 17 *** Di ospiti sul divano e difficili colazioni ***
Qualcosa di caldo è
rannicchiato contro il suo fianco.
Si sveglia in fretta, cercando di
capire chi sia questo
intruso e un modo per scacciarlo, ma poi riconosce che la figura
accanto a sé è
Loki avvolto in un piumino.
Che ci fa lì? Lo aveva
lasciato nel suo letto perché potesse
stare più comodo, perché adesso è sul
divano?
Lo osserva dormire: con quel cerotto
sul naso e
quell’espressione bisognosa di protezione non sembra proprio
la persona che ha
provato a conquistare il mondo due mesi prima. Gli sposta una ciocca di
capelli
corvini dietro l’orecchio, rivelando i tagli che ha sulla
bocca; sono profondi,
rossi, la pelle è lacerata, e non riesce a fare a meno di
avvicinarsi a quella
bocca martoriata con l’intento di accarezzarla con la
propria, ma in quel momento
Loki apre gli occhi e lo fissa terrorizzato, alzandosi di scatto e
balzando
all’indietro fino a scontrarsi con il bracciolo.
«Ehi, calma, va tutto
bene.» si tira a sedere anche lui,
allungando una mano nella sua direzione, ma Loki gli tira la coperta
contro.
«Calmati, non voglio farti
niente.» capisce che l’altro
mentalmente non è lì ma perso in qualche ricordo
lontano; lo vede dai suoi
occhi, lontani, le pupille dilatate all’inverosimile che non
lo mettono a fuoco.
«Loki, sono io,
calmati.» allarga le braccia e
improvvisamente l’altro lo riconosce e si accascia contro il
bracciolo.
«Che succede?»
Tony si avvicina cautamente nel tentativo di
non spaventarlo.
Scuote il capo, prendendosi la testa
tra le mani.
«Non so a cosa stessi
pensando, ma ora va tutto bene,
qualunque cosa fosse è passata e non è
qui.» non si vede bene nel ruolo di
consolatore, ma in quel momento le parole sgorgano da sole e gli viene
istintivo abbracciarlo, lasciando che si nasconda contro di lui.
Sta tremando, scosso da violenti
brividi, e Tony lo avvolge
nel piumino oltre che tra le proprie braccia.
«Va tutto bene.»
Annuisce e pian piano si rilassa,
cedendo all’abbraccio.
«Vuoi parlarne?»
Si tocca le labbra con uno sguardo di
rammarico.
«Oh, già, scusa.
Vuoi scrivermelo?»
Alza una mano tremante, il polso
solcato da altri segni
rossi.
«Okay, lasciamo
perdere.» inghiotte la voglia di indossare
l’armatura per andare a fare una visitina a Fury e lo fa di
nuovo sdraiare.
«Ho un’idea: io
provo a indovinare e tu mi dici sì o no.»
propone con un’espressione giocosa.
Sospira esasperato come se avesse a
che fare con un bambino
ma alla fine acconsente.
«Era un ricordo?»
Annuisce.
«Di cosa è
successo prima?»
Scuote la testa.
«Di tanto tempo
fa?»
Annuisce di nuovo.
«Di quando eri
ragazzo?»
Nega.
«Di quando eri un
bambino?»
Fa cenno di sì.
«Posso andare avanti a
chiederti cosa è successo?»
«No.» sussurra.
«Come vuoi. Che ne dici di
fare colazione?» cambia
stranamente argomento, soffocando la propria curiosità e non
dimostrandosi per
nulla offeso per la chiusura dell’altro.
Lo fissa interrogativo.
«Sono quasi le dieci di
mattina e abbiamo entrambi fame.
Jarvis, ordina la colazione.»
«Che cosa,
signore?»
«Fai tu.
Sorprendimi.» torna a dedicare la propria
attenzione a Loki che sta fissando stranito le saracinesche abbassate.
«Sono un sistema di
sicurezza, non possono entrare in nessun
modo senza che gli vanga sparato contro e l’ascensore che
conduce qui è
bloccato, proprio come le porte delle scale.»
La tensione che irrigidiva le sue
spalle si scioglie e si
concede di chiudere gli occhi godendosi quell’abbraccio e
quell’insolito
cuscino.
«A cosa pensavi? A una
prigione?»
Annuisce senza aprire gli occhi,
è talmente stanco che non
gli importa se avrà nuovamente degli incubi legati a quella
parola perché tanto
sa di avere qualcuno accanto che al suo risveglio lo tirerà
su di morale o
semplicemente lo distrarrà.
«Non è per
tenere te dentro, o meglio, sì, lo è, ma nel
senso che è per impedire loro di portarti via.» si
siede più all’indietro per
stare più comodo, riuscendo a strappare a Loki un sorrisino
per la frase
sconclusionata; il suo respiro si fa pian piano più lento e
Tony lo guarda
affascinato scivolare nel sonno, quando
la voce di Jarvis interrompe l’idillio facendo
sobbalzare Loki.
«Signore, la colazione
è arrivata.»
«Va bene. Ferro-Vecchio,
portala sul bancone senza rompere
nulla.» poi rivolgendosi a Loki «Se vuoi continua a
dormire, puoi mangiare più
tardi.»
Scuote la testa e si dirige verso
l’isola e lo sgabello,
stupendo Stark con la sua determinazione nel trascinarsi fin
là quando
avrebbero benissimo potuto far colazione sul divano.
Riflettendoci sembra che ci vivano su
quel divano.
Si alza e lo raggiunge in fretta
nella paura che cada,
affiancandolo negli ultimi passi fino allo sgabello sul quale sale a
fatica.
«Vediamo cosa ha preso.
Jarvis, ti riterrò responsabile del
nostro avvelenamento.»
«Va bene,
signore.»
Inizia ad aprire le due buste sul
bancone rivelando una
quantità mostruosa di cibo: varie brioche, ciambelle e
contenitori chiusi si
riversano sul ripiano in una nuvola di zucchero che fa starnutire Loki.
«Jarvis, dobbiamo mangiare
in due, non ho invitato tutti i
dipendenti delle Stark Industries.»
«Chiedo scusa,
signore.»
«Non importa, lasciamo
perdere. Cosa vuoi?» si rivolge a
Loki che nel frattempo ha già addentato una ciambella
sporcandosi la punta del
naso con la glassa e ora lo sta guardando con uno sguardo colpevole.
«Va bene,»
scoppia a ridere «Come non detto.» prende una
brioche e dopo porta la caraffa del caffè sul ripiano,
versandone due tazze e
ricordandosi all’ultimo la zuccheriera e un cucchiaino.
Loki allunga la mano verso la tazza
che Tony gli porge ma
rischia di rovesciarla a causa del tremore alla mano e con
un’espressione
delusa gliela rende.
«Ti arrendi così
presto?»
Sbuffa tornando alla sua ciambella.
«Dov’è
finito l’uomo che ha provato a conquistare il mondo
con una lampadina blu e un branco di mostriciattoli?»
Lo fulmina con lo sguardo, ma la
ciambella che ha in mano,
la macchia di glassa di cioccolato e il cerotto con i disegnini
annullano del
tutto la sua aria minacciosa, facendolo apparire buffo.
«Forza,
riprovaci.»
Gli mostra esasperato il tremore
della mano, afferrando il
cucchiaino che subito sfugge a quelle dita pallide.
«Ho capito, ho capito.
Forse ho un’idea.» si avvicina ai
cassetti pieni di strumenti per la cucina mai utilizzati e inizia ad
aprirli
tutti, frugando al loro interno; ritorna poco dopo con una cannuccia
verde che
mostra vittorioso.
«Ta da! Prova
così.» immerge la cannuccia nella tazza e
gliela mette davanti «Immagino di doverci mettere lo
zucchero.»
Annuisce cercando di mascherare
l’espressione felice per la
possibilità di fare una colazione decente.
«Quando ti hanno portato
qui avevo paura che mi ammazzassi,
non di doverti fare da cameriere.» lascia scivolare qualche
granello di
zucchero nel liquido nero «Ancora?»
Annuisce con forza.
«Okay, fammi un cenno
quando basta.» inizia a svuotare vari
cucchiaini nella tazza ma il cenno non arriva «Dimmi un
po’ ci vuoi del caffè
nel tuo zucchero?»
Sbuffa di nuovo, ma il suo
è uno sbuffo divertito, di quelli
che non credeva esistere. Gli fa cenno di fermarsi con lo zucchero e
dopo un
attimo si trova la tazza davanti, già opportunamente
mescolata. Soffoca uno
sbadiglio.
«Avresti dovuto ritornare a
dormire.»
Scuote la testa attaccandosi alla
cannuccia e iniziando
finalmente a bere qualcosa.
«Non hai bevuto nulla per
tre giorni?» domanda allarmato in
reazione alla foga con cui Loki si è buttato sulla bevanda.
Scrolla nuovamente la testa.
«Perché non me
l’hai detto? Ti avrei dato subito da bere
prima di metterti a letto.» si precipita a prendere un
bicchiere d’acqua e una
cannuccia pulita «Finisci il caffè e poi bevi
questo.»
Sbadiglia.
«Prima bevi poi dormi,
l’ordine delle priorità è
cambiato.»
gli si siede accanto accertandosi che finisca il caffè
«Mi spieghi come faccio
a prendermi cura di te se non mi dici le cose?» domanda con
un tono più dolce.
Sgrana gli occhi, stupito. Nessuno si
è mai preso cura di
lui e ora lo sta facendo quest’uomo che dovrebbe essere il
suo carceriere.
«Che
c’è? Tutto bene?»
Annuisce nascondendo gli occhi nel
bicchiere che svuota
avidamente, per quanto si possa svuotare avidamente un bicchiere con
una
cannuccia.
«Ne vuoi ancora?»
Fa cenno di no ma Tony si alza lo
stesso per riempire il
bicchiere.
«Forza, ora a
nanna.» lo aiuta a scendere dallo sgabello
come se fosse un bambino stanco e lo conduce verso la propria camera,
ma
arrivati all’imboccatura del corridoio Loki si ribella.
«Che
c’è che non va?»
«Divano.»
sussurra.
«Cosa? No, non ti faccio
dormire sul divano. Adesso vai a
dormire nel mio letto che è più al buio, io ti
porto il piumino e poi vengo di
qua a lavorare un po’. Su, muoviti.»
«No.»
«Si può sapere
perché?»
«Non voglio stare da
solo.» trova la forza di dire per poi
guardarlo di sottecchi con un misto di imbarazzo e di richiesta nelle
iridi
smeraldine.
«Oh.» resta un
attimo in silenzio, stupito da
quell’affermazione mentre Loki si appoggia la muro per stare
in piedi «Va bene,
andiamo sul divano.» lo aiuta ad arrivarci e poi si stende
accanto a lui, non
prima di averlo avvolto nella coperta.
Loki si stringe nel piumino
appoggiando la testa al corpo
dell’altro e dopo un momento ha già gli occhi
chiusi.
«Stai già
dormendo?»
Scrolla debolmente la testa.
«Allora vado a prenderti un
cuscino, io devo alzarmi e
sbrigare un po’ di lavoro, ho parecchie scartoffie
arretrate.»
Mugola contrariato.
«Guarda che se fai
così potrei iniziare a pensare che ti
stai affezionando a me.» gli scompiglia i capelli
approfittando del fatto che
da quella posizione Loki non può ribellarsi più
di tanto.
Emette un brontolio ma poi desiste,
lasciandolo giocare con
i suoi capelli visto che questo sembra trattenerlo lì.
«Vuoi proprio che resti
qui, eh?»
Annuisce.
«E va bene, principino,
come vuoi tu.» si stende più comodamente
mentre Loki si accoccola contro il suo petto, gongolando.
«Non credere che si faccia
sempre a modo tuo, oggi è
un’eccezione.»
Nonostante il sonno gli lancia uno
sguardo che sottintende
un “seh, certo, come credi tu”.
Gli tira un buffetto sulla fronte
«Ora dormi, io lavorerò
qui. Jarvis, mandami gli ologrammi.»
«Subito, signore.»
Davanti agli occhi gli compaiono vari
documenti che inizia a
leggere e successivamente a scartare o ad approvare, mentre Loki si
rivolta nel
sonno finendo con una guancia e un braccio sul suo petto.
È una situazione strana,
solitamente non sopporta nessuno
quando è costretto a lavorare e non può delegare
tutto a Pepper, ma ora avere
Loki addormentato addosso non gli dà fastidio, anzi, sentire
il suo corpo
leggero sul proprio lo rassicura e il giocherellare con i suoi capelli
lo
rilassa.
«Jarvis, riattiva il
telefono.»
«Subito, signore, ma ci
sono molti messaggi in segreteria e
chiamate senza risposta.»
«Cancella tutto, non mi
importa.»
«Va bene,
signore.»
Non ha nemmeno il tempo di leggere
una riga del documento
che sta esaminando che il telefono inizia a suonare.
«Jarvis, non metterlo in
linea se è F-…»
«Stark, porca puttana, ti
sei deciso a rispondere?!» la voce
di Fury gli esplode nei timpani.
«Direttore.»
ringhia passando un braccio attorno alle spalle
di Loki.
«Si può sapere
perché hai staccato il telefono, razza di
stupido irresponsabile?»
«Quello irresponsabile
sarei io?» si alza perché sa che
presto si metterà a sbraitare e non vuole svegliare Loki.
«Cosa stai
insinuando?»
«Ti sembra responsabile
quello che hai fatto l’altro giorno?
Portare via Loki così dopo avermi sparato con il teaser.
Dico, ma sei
impazzito?»
«Non venire a farmi la
morale, Stark. Tu sei stato un
irresponsabile a non fare rapporto, quindi portare Loki in un luogo
più sicuro
è stata la scelta giusta.»
«Più sicuro?
Stai scherzando? A momenti lo ammazzi!»
«Scusa?» domanda
stupito.
«Lo hai lasciato per tre
giorni senza né cibo né acqua né la
possibilità di dormire, legato al buio e al
freddo!» esclama infuriato.
«E tu come fai a
saperlo?»
«Adesso sta dormendo sul
mio divano.»
«Che cosa?!»
«Lo ammetto, ci ho messo un
po’ con le ricerche ma qualche
ora fa l’ho ritrovato.»
«Lo hai portato fuori dalla
cella?» il tono si fa più
allarmato.
«Certo che l’ho
tirato fuori! Sta male, non riesce nemmeno a
parlare perché per colpa di quella specie di museruola che
gli avete messo è
pieno di tagli intorno alla bocca. Ho dovuto farlo bere con una
cannuccia!»
«Mando subito degli
agenti.»
«Non provarci nemmeno,
potresti trovarti con degli uomini in
meno.»
«Sei impazzito?»
«No, ho solo ordinato a
Jarvis di sparare contro chiunque
provasse a entrare.»
«Ma…»
«Ma lo avevi hackerato? Lo
so, ma quando l’ho spento in modo
da riuscire ad aprire quella porta le sue impostazioni sono
saltate.»
«Hai intenzione di sparare
contro i miei uomini?»
«Ho intenzione di sparare
contro chiunque provi a entrare in
casa mia senza il mio consenso, e dopo che mi hai sparato con il teaser
tu e i
tuoi uomini non siete i benvenuti.» si volta per controllare
che l’ascensore
sia bloccato e gli occhi gli cadono sul divano; Loki lo sta fissando,
il mento
appoggiato alle braccia incrociate sul bracciolo, tanto da farlo
sembrare un
gatto allungato e incuriosito dalla scena.
«È tutto a
posto, Monocolo. Torna a occuparti del tuo branco
di pinguini assassini, qui ci penso io.» chiude la
comunicazione senza
aspettare una risposta e torna al divano, dove Loki si sposta per
fargli posto.
«Scusa, non volevo
svegliarti.»
«Non importa.»
«Sei tornato a
parlare?»
«Un po’ ma non
molto, non posso usare la mia magia così a
lungo da curarmi del tutto.»
«Forse
posso…»
«Oh no! L’arnica
te la scordi.»
«Non è una
panacea, abbiamo anche altre medicine.»
«Sto bene
così.»
«I tuoi polsi sembrano dire
il contrario.» indica i segni
rossi che solcano la pelle.
«Perché non ti
fai i fatti tuoi?» tira giù i polsini della
camicia sdrucita.
«Mi sembrava che prima non
ti dispiacesse così tanto che mi
prendessi cura di te.»
Resta in silenzio e sdraiandosi gli
appoggia la testa sulle
gambe «Vero.»
«Stai davvero male per
darmi ragione.» ridacchia facendo
sorridere anche l’altro.
«Solo perché
ogni tanto ti sbagli e dici qualcosa di
sensato. Avresti davvero mandato via gli agenti del
Direttore?» cambia
bruscamente argomento, rendendo di nuovo tesa l’atmosfera.
«Sì, non voglio
vedere nessuno di quei bastardi qui.»
ringhia ricominciando a giocherellare nervosamente con i suoi capelli.
«Perché?»
«Sai benissimo
perché.» gli dà un colpetto sulla
fronte
«Ehi, ma tu scotti.»
«Non te ne eri
accorto?»
«No. Torna al
caldo.» lo infagotta nuovamente nel piumino,
nonostante l’altro stia provando a liberarsi ferocemente.
«Così non
vale.» si lamenta cercando di liberare le braccia
intrappolate nel bozzolo.
«Stai bravo, principino. Se
proprio non vuoi prendere niente
che ti faccia passare la febbre almeno stai qui al caldo.»
«Perché non la
smetti e non torni a leggere quei disegni
volanti?»
«Perché sei
sotto la mia responsabilità e se tuo fratello
scopre che non ho fatto di tutto per farti stare bene mi spezza le
gambe a
forza di martellate e sinceramente non è la mia massima
ambizione, quindi fai
il bravo. Comunque si chiamano ologrammi.»
«Quel che è. E
lui non è mio fratello.»
«Va bene, principino, come
vuoi, ora dormi.»
«Smettila di dirmi di
dormire. Se proprio non volevi
parlarmi potevi lasciarmi giù.» borbotta stizzito.
«Ti sto dicendo di dormire
perché non ti reggi in piedi,
fosse per me potremmo fare altro.»
Inarca un sopracciglio.
«Tipo questo.» si
china su di lui e poggia le labbra sulle
sue in un gesto che sente il bisogno di compiere fin da quando lo ha
visto
nella cella. Loki resta per un attimo interdetto ma poi socchiude le
labbra
permettendo l’intrusione della lingua dell’altro
che si mette a lottare con la
sua in un combattimento sensuale e appassionato che tende a stabilire
la
supremazia in quel bacio.
Nonostante i suoi sforzi Stark ha la
meglio, avvantaggiato
dal fatto di essergli salito addosso e di essersi sdraiato su di lui,
ed è
costretto ad arrendersi al ritmo dell’altro che non gli
concede un attimo di
pausa.
Quando Tony alza il viso dal suo
hanno entrambi il respiro
affannato.
«Questa è la
dimostrazione del fatto che non cerco di farti
dormire per evitarti.» scivola al suo fianco e riprende a
baciarlo con la
stessa intensità di prima, una mano sulla nuca per tenerlo
più vicino.
Note della
Vecchia
Volpe
Rieccomi! Ecco qui, questo capitolo
è un po’ più lungo ma
spero che compensi il ritardo dovuto alle due settimane al mare.
Non se cosa dire, fatemi sapere voi, sono davvero curiosa
di sentire un po’
di pareri visto che ultimamente siete un po’ mute…
Grazie a tutte come sempre, mi
aiutate ad andare aventi con
questo progetto folle <3
Baci e a presto
|
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Capitolo 18 *** Di parole sbagliate e tentativi di dormire ***
Non se lo aspettava, deve ammetterlo.
Credeva davvero che volesse farlo
dormire perché nonostante
tutto non aveva intenzione di sopportarlo di più, ma non
è stato così.
Ora se ne sta sdraiato su quel divano
con la testa
appoggiata al petto dell’altro liberato dalla solita
canottiera nera visto che
aveva deciso che così sarebbe stato più al caldo.
«Hai avuto abbastanza
attenzioni per metterti a dormire?»
Stark gli passa di nuovo le dita tra i capelli ma lui scuote la testa.
«Non fare il broncio, non
sei solo tu che non sei del tutto
soddisfatto, ma ora hai bisogno di dormire.»
«Sempre con questa
storia…»
Sospira «Non mi darai mai
ragione, vero?»
«Non penso
proprio.»
«Va bene. Ho capito che se
continuo a stare qui tu non
dormi, quindi a dopo.» fa cenno di alzarsi ma viene fermato
dalla mano tremante
di Loki sul suo braccio.
«Resta qui.»
«Solo se dormi.»
«No.»
«Allora vado di
là, devo consultare i “disegni
volanti”.» lo
prende in giro.
«Molto spiritoso. Non puoi
guardare gli ologrammi»
scandisce bene la parola «qui come prima?»
«No, perché
parli, non dormi e io mi distraggo.»
«E il cattivo sarei
io…»
«Cosa?»
«Nulla.» incrocia
le braccia abbandonando la testa sul
cuscino appoggiato al bracciolo.
«Non fare
l’offeso, cerco solo di farti stare meglio, non
farmene una colpa.» gli si siede accanto ma viene ignorato.
«Se mi prometti di dormire
resto qui.»
Silenzio glaciale.
«Che
c’è? Adesso fai il bambino e non mi parli
più? Il gioco
del silenzio possiamo farlo in due.»
«Non ti rivolgo la parola
perché mi fa male la bocca a
parlare, cretino.» sbotta tirandoselo addosso.
«Oh, scusa.»
risponde sollevato sistemando la coperta che
nella caduta è scivolata.
«Mmh.» ringhia
sommessamente costringendo Tony a ospitarlo
sul suo petto.
«te lo ha mai detto nessuno
che sei un po’ dispotico.»
«Il mondo intero
chiudendomi qui.»
«Dai, non è pi
così male.»
«Una gabbia dorata
è pur sempre una gabbia, Tony.»
«Ma la compagnia
è la migliore.» si diverte a passargli una
mano tra i capelli e a mandare al diavolo l’apparente ordine
che Loki aveva
creato.
«La miglior tortura, questo
è certo.» sbuffa accantonando
l’idea di pettinarsi.
«Cosa devo fare per farti
dormire? Darti una botta i testa?»
«Come sei
ripetitivo.»
«Tra un po’ ti
rimando di sotto.»
Alza su di lui gli occhi terrorizzati
e traditi.
«Ehi, no,
scherzavo.» non lo lascia allontanare come Loki
vorrebbe «Stavo scherzando, non dicevo sul serio, non ti
chiuderei mai là
sotto, stai tranquillo.»
Lo guarda poco convinto e con
diffidenza si stende di fianco
a lui, trovando stancante anche solo restare seduto. Se ci ripensa non
ha idea
di come abbia fatto ad arrivare allo sgabello.
«Davvero non lo
faresti?»
«Quante volte devo
ripetertelo? No. Non ti chiuderei mai là
sotto.»
«Quando sono arrivato qui
mi hai chiuso in una stanza.»
«Avevo paura che mi
uccidessi, ovvio che ti ho chiuso in una
stanza, ma quella era una stanza comoda, non una cella.»
«Cosa ti fa credere che non
potrei ucciderti ora?»
«Vari elementi. Uno: fai
fatica persino a stare seduto,
escludo che tu abbia la forza per farmi del male. Due: hai un disperato
bisogno
di qualcuno che ti abbracci, come dimostra il fatto che te ne stai
rannicchiato
contro di me mentre minacci di uccidermi. Tre: se mi uccidessi ti
sbatterebbero
davvero in quella cella, e questa volta non ci sarebbe nessuno a
tirarti fuori.
Quattro: non sei credibile con un cerotto con gli animaletti sul
naso.» durante
tutta la sia constatazione non ha smesso per un attimo di passargli le
dita tra
i capelli.
«Il cerotto me lo hai dato
tu, non vale.»
«certo, come vuoi,
principino. Ora mi fai il piacere di
dormire e lasciarmi lavorare senza crisi isteriche da diva megalomane o
minacce
di uccidermi?»
«Devo proprio?»
«Sarebbe gradito.»
Sospira e chiude gli occhi
«Contento?»
«abbastanza. Se mi cerchi
sono seduto dall’altra parte del divano.»
«Ma avevi
detto…»
«Difatti resto qui, ma se
lavoro da sdraiato rischio di
addormentarmi.»
«Cosa devi fare?»
«Qualunque cosa pur di non
dormire, eh? Mi sembra di avere a
che fare con un bambino.» si alza e raggiunge il bracciolo
opposto; sfila un paio
di cuffie da una tasca del divano che Loki non aveva mai notato e le
infila
«parvi, mandami i documenti e metti il volume al
massimo.»
«Subito, signore.»
«Che cosa hai
fatto?» chiede Loki dal suo angolino senza
ricevere risposta.
«Tony?»
Lo sguardo dell’uomo resta
fisso sulle proiezioni.
«Stark!»
Non si volta.
«Razza di idiota, come ti
permetti di ignorarmi?» gli urla
senza che l’altro nemmeno si degni di guardarlo.
«Signore, mi permetto di
dirle che il signor Stark in questo
momento non riesce a sentirla, la musica è troppo
forte.»
«Musica? Da dove
proviene?» si guarda intorno alla ricerca
di un’orchestra o almeno di quelle casse scure da cui di
solito proviene quel
frastuono infernale che sembra rilassare in qualche modo Stark, mentre
tutte le
volte Loki prova l’impulso di tapparsi le orecchie con le
dita.
«Dalle cuffie,
signore.»
Lo sguardo gli cade sugli auricolari
e nei suoi occhi passa
un lampo di confusione.
«voleva ascoltare della
musica ma non voleva disturbarla,
signore.»
«Oh. Grazie,
barattolo.»
«Di niente,
signore.»
Osserva attentamente Stark e si
accorge che mentre legge
tiene il tempo con un piede. Decide che forse la sua decisione di farlo
dormire
non è del tutto insensata e si appoggia al cuscino,
chiudendo gli occhi senza
però riuscire a prendere sonno; il divano gli sembra
scomodo, freddo nonostante
il piumino, e continua a rigirarsi alla ricerca di una posizione comoda
che non
trova, quando viene colto da un’idea.
Qualcosa gli si appoggia alla gamba,
seguito da un altro
qualcosa più pesante.
Abbassa lo sguardo e intercetta Loki
che, dopo avergli
posizionato un cuscino sulle ginocchia, si è sdraiato con la
testa sulle gambe
e gli occhi finalmente chiusi.
«Ti ho chiesto di dormire e
di lasciarmi lavorare, non mi
sembrava molto.» i sfila un auricolare.
«Tu continua a lavorare e
io dormo.» Borbotta assonnato.
Fa per ribattere ma poi capisce che
si è addormentato e
lascia perdere, giochicchiando con una ciocca corvina e riprendendo il
proprio
lavoro.
«Ehi, Stark. Ma che
cazzo…?!»
Tony sobbalza svegliando Loki che si
guarda intorno
spaesato.
Note della
Vecchia
Volpe
A-rieccomi! Dopo due bellissime
settimane sono tornata da
voi con questo capitolo che so essere cortissimo, ma non volevo farvi
aspettare
ancora e se lo avessi unito a quello dopo avreste dovuto attendere
almeno due o
tre giorni, mentre così potete avere questo schifio.
Annuncio che a breve
aggiornerò anche l’altra Ironfrost e
pubblicherò qualche shot, se vi interessasse J
Fatemi sapere che ne pensate.
Grazie a tutte come sempre <3
Baci e a presto.
Seconda nota
Visto che il seguito, soprattutto per
quanto riguarda le
recensioni, è piuttosto scarso negli ultimi tempi,
interromperò la
pubblicazione fino a settembre a meno di vedere cambiamenti.
|
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Capitolo 19 *** Visite ***
Si sfila rapidamente le cuffie e si
volta, incrociando lo
sguardo scoccato di Clint.
«Che ci fai qui?
Jarvis!»
«Tra i due sei tu quello a
dovere una spiegazione.» indica
Loki ancora sdraiato sulle gambe del moro mentre sta cercando di darsi
un po’
di contegno senza riuscirci visto che ha i capelli tutti arruffati per
il gioco
dell’altro.
«Jarvis! Che diavolo ci fai
lui qui?» urla alzandosi di
scatto in piedi.
«Ha oltrepassato i sistemi
di sicurezza, signore.»
«Grandioso. Ora,»
stende il braccio e dopo un secondo gli si
monta sulla mano il guanto dell’armatura «Dimmi che
ci fai qui.»
«Ehi, ehi, calma,
amico.» alza le mani davanti al proprio
petto «Sono solo passato a vedere se eri ancora vivo, non ti
si sente più da
giorni.»
«Non ti ha mandato il
guercio?»
«No.» lancia
un’occhiata ancora scioccata a Loki che sta
provando a defilarsi silenziosamente ,a che barcolla dopo pochi passi
venendo
costretto ad appoggiarsi al muro.
«Davvero?»
«Non sento il Direttore da
un paio di giorni, se vuoi ti do
il mio cellulare così controlli.»
«No, mi fido.»
abbassa il braccio ma tiene il guanto sulla
mano.
«Ora mi spieghi.»
indica Loki che intento si è seduto per
terra con la schiena appoggiata al muro, l’espressione stanca
di chi non ce la
fa a muovere un passo in più.
«Mmh…
Ecco… Jarvis, tira su le saracinesche.» rimanda il
guanto nella teca con il resto dell’armatura.
Con un rumore metallico la luce del
pomeriggio invade
l’attico.
«Perché erano
giù?»
«Pensavo che Fury volesse
fare un salto e che non avrebbe
usato la porta.»
«Ora spiegami cosa ci
faceva lui sul tuo divano, o meglio
sulle tue gambe, cosa che sinceramente mi interessa di
più.» va a sedersi su
una poltrona dove si accomoda come se fosse a casa sua e li squadra.
«Aspetta un
attimo.» si avvicina a Loki e gli porge una mano
per aiutarlo a rialzarsi «Va’ di
là.»
Scuote la testa tirandosi in piedi.
«Non puoi fare almeno per
una volta ciò che ti chiedo?»
«No.» si volta e
sorreggendosi alle pareti raggiunge la
vetrata.
«Giuro che un giorno lo
strozzo.» ringhia tra i denti, non
abbastanza piano perché Clint non lo senta e non si metta a
ridere.
«Ma che simpatica
coppiettina.»
«Barton, continua
così e non esci di qui vivo, chiaro?»
prende due bicchieri e una bottiglia per poi lasciarsi cadere nella
poltrona di
fronte a quella dell’amico
«Che
c’è? Vi ho interrotti mentre stavate facendo
qualcosa
di divertente?» continua a ghignare accennando alla posizione
molto
fraintendibile di prima.
«Piantala, stava
dormendo.»
«Sì,
perché la gente è solita dormire sulle gambe di
Tony
Stark. È così che lo chiami adesso per sembrare
meno volgare?»
«Smettila o ti defenestro.
Ho qualcuno di molto bravo nel
farlo.»
«Defenestrare la gente
o…» inarca le sopracciglia con fare
allusivo.
«Dacci un
taglio!» svuota il bicchiere appena riempito.
«E va bene, smetto con le
battute. Voglio sapere cosa ci
faceva sul tuo…» lascia la frase in sospeso
ghignando «divano.»
«La sintesi è
che dopo che i nostri simpatici colleghi lo
hanno chiuso al freddo senza né cibo né acqua per
tre giorni aveva bisogno di
un posto per dormire che fosse abbastanza vicino al frigo.»
«Perché ha
l’aspetto di uno zombie stanco?» domanda
prendendo il primo sorso dal suo bicchiere.
«Persino io fatico a stare
sveglio per tre giorni, figurati
se dovessi provare a farlo senza caffè e senza poterti
sedere.»
«Scusa?»
«Non hai notati i bei segni
rossi che ha sui polsi?»
«Ero distratto dal cerotto
sul naso. Ehi, Psycho, fai
ridere.»
Loki si volta e lo scarnifica con lo
sguardo.
«Mi spiace, con un cerotto
con gli animaletti non fai
paura.»
«Posso sempre manipolarti
affinché lo pensi.» replica mellifluo.
«Bastardo. Stark,
perché non lo hai lasciato chiuso di
sotto?» domanda sospirando e spostando l’attenzione
da un bastardo all’altro.
«Ho affittato la cella e
gli inquilini arrivano domani, non
mi sembrava carino fargliela trovare occupata.»
Ignora la risposta
«Perché lo hanno chiuso lì
sotto?»
«Stai conducendo un
interrogatorio per la C.I.A.?»
«No, tengo
d’occhio le mosse di chi mi ha rivoltato la mente
come un calzino.» nel suo campo visivo compare il sogghigno
di Loki.
«Non
c’è stato alcun motivo.»
«Stai scherzando?
È più facile che si ghiacci il Sahara
piuttosto che lui non combini qualcosa.»
«Stavolta è
stata colpa mia, me la sono cercata.»
Gli fa cenno di proseguire.
«Mi sono preso un calcio
più che meritato, il dispositivo di
sicurezza è scattato, Loki si è beccato una
scossa che credevo lo lasciasse
secco e poi è arrivato Monocolo con i suoi uomini e lo ha
portato via.»
«Secondo il barattolo,
“fritto”.» si intromette Loki
sopraggiungendo con un bicchiere vuoto che porge a Stark.
«No, tu non bevi.»
«Perché
no?»
«Perché non
reggi l’alcol nemmeno quando stai bene,
figuriamoci adesso.»
«Non
tanto…» chiede mugugnando come un bambino,
sporgendo di
nuovo il bicchiere.
«No.»
«Ti detesto.» va
a sedersi sul divano.
«Anche io,
tanto.» replica facendo malignamente sparire il
liquido ambrato dal proprio bicchiere con un lungo sorso.
«Sapete che siete
carini?»
«Sei venuto qui per
sfottere, Clint? Non hai di meglio da
fare?»
«Nah, il cerotto con gli
animaletti mi diverte.»
«A mia discolpa quando me
lo ha messo non sapevo nemmeno
dove mi trovassi.» Loki allunga le gambe sul divano,
lasciando andare la testa
all’indietro contro lo schienale.
«Ma dai, è
carino.» si lamenta Tony dalla sua poltrona.
«Il tuo concetto di
“carino” è discutibile. Vogliamo parlare
della cravatta con gli elefantini nel tuo armadio?»
«Hai una cravatta con gli
elefantini?»
«Beh? È
bella.» esclama offeso.
«Mmh, certo, come vuoi. Ora
torna a giocare con i tuoi
giocattoli e lascia parlare i grandi.»
«Loki, ti
defenestro.»
«Non sei capace.»
«Scommettiamo?»
«Non sei capace di farlo
con classe.» incrocia le braccia
con un’espressione altezzosa.
«Mi spiace Star, vince
lui.»
«Si può sapere
da che parte stai?»
«Mai dalla tua.»
sogghigna «Fury sa qualcosa di quanto è
successo qui?»
«Sa che l’ho
riportato qui, nient’altro.»
«Sai che io dovrei fare un
rapporto, vero?»
Lo fissa allarmato «Non
starai dicendo sul serio?»
«Lavoro per Fury, Stark,
è mio dovere.»
Resta in silenzio, finché
il telefono di Clint non si mette
a squillare.
«Jarvis,
vivavoce.»
«Ciao
amore, dove
sei?» la voce di Natasha risuona nella sala.
«Buonasera, Romanoff, che
piacere sentirti.»
«Stark?»
la voce
le si alza di alcune ottave.
«Esatto. A quanto pare
c’è qualcosa che non ci avete detto.»
si rivolge a Clint.
«Nat, ne parliamo dopo,
okay?» chiude la conversazione senza
nemmeno aspettare una risposta «Cosa vuoi?» si
rivolge al ghigno furbo di
Stark.
«Quindi tu e la
Romanoff…»
«Sì, non ho
voglia di perdere tempo negandolo. Cosa vuoi?»
«Sai che se Fury lo sapesse
licenzierebbe uno di voi due,
vero?»
«Sì, ecco
perché non abbiamo detto niente. Cosa vuoi?»
«Fare un accordo. Tu non
fai rapporto su cosa hai visto e io
non dico niente.»
Lo guarda storto «Va
bene.» concede con un sospiro.
«Sappi che questa
conversazione è registrata, nel caso in
cui cambi idea. Se affondo io affondi anche tu, chiaro?»
«Bene, ora me ne posso
anche andare.» si alza
frettolosamente e accenna a malapena un saluto prima di scomparire
nell’ascensore.
«Ci è andata
bene.» si rivolge a Loki che per tutta la
discussione è rimasto in silenzio.
«Se l’avesse
detto a Fury non avrei potuto rimanere qui,
vero?»
«Non penso.» va a
sedersi accanto a lui «Non glielo dirà,
sta’ tranquillo.»
«Voglio finire di vedere
Bambi.» annuncia dopo qualche
minuto di silenzio avvicinandosi all’altro.
«Chi avrebbe mai detto che
al cattivo di turno piacessero i
cartoni della Disney.»
«Beh? Ad Asgard il massimo
di intrattenimento è qualcuno che
si prende a botte, questo almeno ha un senso.»
«Okay, smetto di prenderti
in giro per questo, ho capito.
Prima però facciamo cena, devi mangiare.»
Si ricorda solo in quel momento di
avere uno stomaco che
richiede più attenzioni di quanto non facciano i suoi
capelli che Stark sta
torturando «Ho fame…»
«Ma che bravo, hai capito
che se non mangi per tre giorni
poi hai fame. Complimenti.»
«Molto
divertente.» si sottrae alla sua mano, ma le dita
dell’altro restano intrecciate nei suoi capelli aggrovigliati.
«Non provare ad andartene,
prendo molto sul serio il mio
ruolo di carceriere.»
«Non mi sembrava di aver
commesso crimini così gravi da
dover rimanere a meno di un metro da te.»
«Ma piantala.»
districa le dita dai suoi capelli e lo
costringe ad avvicinarsi fino a ritrovarsi con le labbra sulle sue.
Loki
dapprima si finge infastidito, ma dopo un attimo non riesce a resistere
a quel
tocco caldo e ci si abbandona contro, lasciando che Tony disegni il
contorno
della sua bocca con la lingua prima di approfondire il bacio.
«Stai ancora
tremando.» constata dopo qualche momento.
«Provare a curarmi mi ha
indebolito maggiormente, ma almeno
posso mangiare e… altro.» gli lancia uno sguardo
malizioso.
Sorride «Tipo mangiare.
Forza, alzati.» lascia la presa e
quando si alza di scatto l’altro cade sdraiato sul divano
«Beh? Ti sono sparite
le ossa?»
«Non avrei dovuto andarmene
quando è arrivato Barton e poi
starmene in piedi in disparte, ora non riesco quasi più a
muovermi e ho di
nuovo freddo.» assume un tono piagnucoloso che lo fa
assomigliare a un bambino.
«Ho capito. Smettila di
lamentarti, porto la pizza sul
divano.»
«Piz-za?» sillaba.
«Mai mangiata? Si
può sapere di cosa ti sei nutrito in
questi due mesi?»
«Mi sembra che si chiamino
cereali.»
Sgrana gli occhi «Hai
mangiato cereali per due mesi?»
«Non ho trovato
altro…»
Il senso di colpa gli morde la gola:
lo ha davvero
trascurato così, senza nemmeno curarsi se avesse da mangiare
o meno, per due
mesi? «Jarvis, di’ a Pepper di fare la
spesa.»
«Certo signore, anche se
non credo che sarà molto felice di
farlo.»
«La pago, no? Fa’
quello che dico.»
«Come vuole,
signore.»
«Perfetto. Ora inizia il
fantastico viaggio nel panorama
culinario midgardiano. Per fortuna Jarvis li ha messi al caldo, sono
arrivate
quando dormivi ancora.» si ributta sul divano con i cartoni
della pizza tra le
mani.
Si spalma una mano sulla faccia
«Non puoi proprio evitare
questi effetti teatrali, vero?»
«Disse quello che
pretendeva che una folla si inginocchiasse
al suo cospetto.»
«Lo hanno fatto, si sono
sottomessi.»
«Ma ti hanno anche molto
sottomessamente mandato al diavolo
non appena siamo arrivati noi.»
«Sembravate dei
giullari.»
«Scusa?»
«Ma vi siete visti? Tu con
la pacchiana armatura splendente
e l’altro con una tutina luccicante, siete
ridicoli.»
«Vogliamo parlare
dell’elmo dorato da mucca e dello scettro
del destino?»
«Ho fame, dammi da
mangiare.» tronca il discorso.
«Sei sempre più
dispotico.» finge un tono disperato
portandosi il dorso della mano alla fronte.
Ringhia qualcosa di incomprensibile e
si avventa sui cartoni
caldi da cui sale un profumo invitante.
«Va bene, ho
capito.» lo ferma porgendogli uno dei due
cartoni.
Loki solleva la parte superiore con
le mani ancora tremanti
e osserva curioso il disco colorato all’interno
«Come si mangia?»
«Con le mani. È
già tagliata, dovresti riuscirci.»
Lo fissa schifato.
«Che
c’è adesso?»
«Io non mangio con le mani
come un rozzo incivile.»
«È
così che si mangia la pizza.»
«Nemmeno per
sogno.»
«Va bene. Le posate sono in
quel cassetto laggiù.» indica un
punto oltre l’isola della cucina «Vai pure a
prendertele.»
«Ti odio.» sibila.
«Anche io, ora
mangia.» prende una fetta di pizza e ne
stacca la punta con un morso «Dai, provaci.»
«È un modo
schifoso di mangiare.»
«Allora resta pure a
digiuno.» continua a mangiare
distogliendo lo sguardo dall’altro.
Dopo qualche momento in cui lo guarda
schifato mentre
continua a ingozzarsi decide che visto il tremendo vuoto allo stomaco
può
permettersi di abbassarsi a quell’insulso rituale
midgardiano; con riluttanza
prende una fetta in mano e ne addenta la punta come ha visto fare
all’altro.
Tony si volta quando sente un leggero
gemito di dolore.
«Che hai fatto?»
«Mi sono bruciato la
lingua…» mugugna.
Scoppia a ridere «Non
è possibile.» si copre gli occhi con
una mano, senza riuscire a frenare le risate.
«Smettila, non è
divertente.» si imbroncia.
«Oh sì che lo
è.»
«No, smettila.»
incrocia le braccia sul petto.
«Ma sei buffo!»
indica il cerotto che ha sul naso, con
qualche piega a causa del broncio che gli si è dipinto in
faccia.
«Piantala. Mi sono fatto
male perché non mi hai detto che
scottava, è colpa tua, quindi non ridere di me.»
replica offeso.
«Va bene, principino, come
vuoi.» soffoca le ultime risate
con la mano «Ferro-Vecchio, portaci qualcosa da bere, senza
inondare la stanza,
se possibile.» si rivolge a Loki «Altro tuffo nella
cultura terrestre: la
Coca-Cola.» come in un’opera teatrale non appena
pronuncia il nome della
bevanda entra in scena il robottino con due bottigliette di vetro tra
le pinze.
«Sembra
caffè.»
«C’è
dentro la caffeina, ma è un discorso lungo.» gli
porge
una delle due bottigliette ma l’altro non la porta alla bocca
per bere anche se
la sete gli sta infiammando la gola.
«Che stai aspettando? Che
esca dalla bottiglia e ti salti in
bocca?»
«Più
semplicemente un bicchiere.»
«Questa si beve dalla
bottiglia, principino.»
«Ma che schifo! Qui su
Midgard avete delle abitudini
rivoltanti.»
«dacci un taglio e bevi,
hai bisogno di liquidi.»
«dammi una tazza, un
bicchiere, un corno, una coppa, quel
che ti pare e lo farò.»
«Fingi che sia un
particolare tipo di coppa e bevi.» sbuffa
a metà tra il divertito e l’irritato.
Lo guarda storto ma alla fine si
arrende e avvicina le
labbra al collo della bottiglia, inclinandola in modo che il liquido
scuro
raggiunga la gola riarsa. Tossisce per la sorpresa delle bollicine
«Per gli
Dèi, cos’è?» ha gli occhi
sgranati e Tony per la seconda volta non riesce a
trattenere una risata.
«È gasata,
probabilmente ti sono andate di traverso le
bollicine.»
«Le cosa?»
«Le bollicine. Mettono
dell’anidride carbonica nella bevanda
perché il gusto frizzante piace di più, e questa
causa le bollicine.»
«Voi non siete
normali.»
«Da che pulpito.»
«Ti rendi conto che la tua
cena mi ha quasi ucciso?»
«Come sei
melodrammatico.» gli passa un braccio attorno alle
spalle e lo fa appoggiare a sé, togliendogli la bottiglietta
dalle mani «Vuoi
qualcos’altro?»
«No, mi piace.»
gliela strappa dalle dita.
«Sei davvero
dispotico.» ridacchia osservandolo bere
soddisfatto, questa volta senza soffocarsi «Mi sa che stai
diventando
dipendente dalla caffeina.»
«Io non sono dipendente
proprio da niente, ho solo sete
perché non ho bevuto per tre giorni e ho parlato con te fino
ad ora.»
«Povera vittima.»
lo prende in giro.
«Tu al mio posto saresti
morto.» replica offeso,
allontanandosi dall’altro che però lo blocca con
un braccio.
«Non volevo offenderti,
volevo solo scherzare.» lo fa
voltare verso di sé.
«Non sono
dell’umore.»
«Lo so, cercavo solo di
distrarti. Di solito quando anche
solo ti parlo vieni colto dal desiderio di uccidermi.»
Qualcosa di molto simile a un sorriso
passa come una nuvola
estiva spinta dal vento sulle labbra di Loki.
«A quanto pare ora non
funziona.» gli intreccia le dita tra
i capelli «Finiamo di vedere il film?»
Annuisce anche se la mano
dell’altro gli impedisce in parte
il movimento.
«Jarvis, fai patire
Bambi.» ordina facendo fatica a credere
alle proprie parole. Non avrebbe mai pensato di guardare per due volte
di fila
un cartone animato. Soprattutto con Loki quasi in braccio.
«Lo guardiamo
dall’inizio?» domanda speranzoso il dio mentre
si avvolge nel piumino per scacciare il freddo che ha ripreso a
irradiarsi fin
dal centro delle sue ossa.
«No, perché ti
addormenterai prima della fine e poi mi
costringerai a vederlo un’altra volta. Vuoi
un’altra coperta?»
«No, voglio rivedere il
film dall’inizio.»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«Dai, non sto bene, fammi
fare quello che voglio.»
«Non sei un malato
terminale e io non faccio parte
dell’associazione “Make a
Wish”.»
«E dai.» mormora
con voce suadente e il suo solito sguardo
di quando sta chiedendo e non ordinando qualcosa, sguardo che
è diventato
ancora più irresistibile da quando ha visto quello adorabile
di Bambi.
«No, se proprio vuoi
guardarlo lo guardiamo da dove eravamo
arrivati.»
«Sei
insopportabile.» sibila.
«Ora zitto e guarda il
film.» risponde come se stesse
parlando a un bambino petulante.
Borbotta qualcosa ma poi prende
un’altra fetta di pizza e se
ne sta bravo con gli occhi incollati allo schermo.
Passano la serata così,
semi-sdraiati sul divano a
mangiucchiare pizza e a bere Coca-Cola, Loki accoccolato sul petto di
Tony che
sta facendo di tutto per distrarlo dal ricordo di quella cella buia e
fredda.
Come previsto il dio si addormenta
presto, causa la
stanchezza, lo stomaco pieno e il calore che finalmente sta iniziando a
diffondersi nel suo corpo, mentre l’altro spegne il cartone
per passare a
qualcosa di decente, ovvero “Il Corvo” con Brandon
Lee; si ricorda di abbassare
il volume per non svegliare Loki, che a ben guardarlo sarebbe perfetto
per il
remake (¹).
Dopo qualche minuto di film sente le
palpebre farsi pesanti
nonostante il sangue che sta scorrendo sullo schermo, così
si lascia scivolare
accanto a Loki facendolo appoggiare a sé per poi rubargli
una parte del
piumino.
Il dio addormentato borbotta nel
sonno e sembra svegliarsi,
ma si limita a muoversi e a cercare una posizione comoda sul petto di
Tony, che
lo avvolge tra le braccia sfiorandogli i capelli con le labbra.
«Non allargarti
troppo.» poco più di un sospiro ma ben
udibile nel buio.
«Piantala di fare il
sostenuto.» lo riprende strappandogli
un bacio e poi scivolando nel sonno.
(¹)
Come molte di voi
avranno sentito era stato proposto proprio il nostro caro Tom per il
remake del
film, ma un certo Mr. Nessuno (senza offesa, ma in confronto a Tom per
me è Mr.
Nessuno u.u) è stato scelto al suo posto. Da un certo punto
di vista meglio, si
scongiura il rischio di ripetere cosa è successo
nell’originale…
Note della
Vecchia
Volpe
Sì, sono tornata.
Devo ringraziare tutte coloro che mi
hanno sostenuta e che
mi hanno aiutata a superare questa crisi di abbandono, grazie ragazze
<3 se
ho continuato a pubblicare è per merito vostro <3
Spero che continuiate a farmi sapere
cosa ne pensate, perché
mi rendete felicissima anche se mi insultate xD
Non dico nulla del capitolo, ho
già scritto un sacco, ora
tocca a voi.
Baci e a presto.
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Capitolo 20 *** Creature blu ***
«Sono le dieci e venti,
signore, la informo che tra dieci
minuti ha una riunione.»
Apre gli occhi confuso, senza nemmeno
sapere dove si trovi
«Riunione? Non le avevo annullate tutte?»
«La signorina Potts non ha
voluto sentir ragioni, signore.»
»Se solo non mi servisse la
licenzierei…» abbassa lo sguardo
fino a incontrare il volto pallido di Loki, che sta beatamente dormendo
tra lui
e lo schienale del divano «Svegliati, pigrone.» lo
scuote per una spalla
ritrovandosi di fronte uno sguardo molto confuso.
«Che succede?»
borbotta sbadigliando «C’è qualche
agente
dello S.H.I.E.L.D. fuori dalla porta?» domanda allarmandosi.
«No, sono sveglio e mi
annoiavo.»
«Deve esserti piaciuto
parecchio volare giù da quella
finestra…» sibila stringendosi nella coperta e
richiudendo gli occhi.
«Dai, sveglia, tra un
attimo me ne vado, puoi tornare a
dormire dopo.»
«Te ne vai?»
riapre gli occhi senza riuscire a nascondere la
paura.
«Non posso saltare questa
riunione, ma non credo che durerà
a lungo.»
«Se arrivasse
qualcuno?»
«Non credo che verranno
qui, e comunque Jarvis ha le stesse
impostazioni di ieri.»
«Barton è
entrato lo stesso.»
«Vero, ma non lo
rifarà. Nel caso in cui però riuscisse a
entrare qualcuno puoi sempre difenderti.»
«Non ci tengo a beccarmi
un’altra scossa.»
«Puoi tornare di
sotto…»
Si irrigidisce e nelle sue iridi
color smeraldo appare il
dolore del tradimento.
«No, lasciamo spiegare:
potresti andare di sotto e io
cambiare le impostazioni della stanza in modo che sia calda, ci sia
luce e che
la porta si apra dall’interno. Potresti chiuderti dentro e
nessuno potrebbe
entrare a meno che non sia tu ad aprire.»
«Non voglio tornare in quel
posto.» mugugna stringendosi a
lui, mettendo da parte ogni traccia di orgoglio.
«Sarebbe diverso, ci
andresti di tua volontà, non legato.»
«Non voglio
tornarci.»
«Allora resta qui, fa
quello che ti pare. Io vado a farmi
una doccia, e ne avresti bisogno anche tu.»
Inarca un sopracciglio.
«Intendo dopo,
pervertito.»
«Ah, io? Vogliamo parlare
dell’altra notte?»
«No.» lo blocca
lapidario «Se vuoi da mangiare dovrebbe
esserci qualcosa di là.» si alza lasciandogli la
coperta e sparisce nel
corridoio.
Si guarda intorno spaesato, la mente
ancora annebbiata dal
sonno e dalla febbre, cercando di capire cosa sia “di
là”. Una ciambella
ricoperta di glassa al cioccolato attira la sua attenzione, tanto da
farlo
alzare per raggiungerla e attaccare il cartone che contiene le altre.
«A occhio direi che hai
un’insana mania per i dolci.» Tony
gli si siede accanto, scuotendo i capelli come un cane e schizzandolo.
«Hanno messo una qualche
sostanza nell’acqua che ti ha fatto
rincretinire?» si scrolla infastidito le gocce di dosso.
«Come sei scontroso la
mattina.» commenta rubandogli la
ciambella dalle mani e posando sul suo palmo una pastiglia bianca.
«Ehi! La stavo mangiando
io!»
«Dici bene:
stavi.» addenta il dolce.
«Tu invece sei
insopportabile non solo la mattina, ma
durante tutto il giorno.» sibila guardandolo storto
«cos’è questa?» prende la
pastiglia tra il pollice e l’indice e se la porta davanti
agli occhi
rigirandola per osservarla meglio.
«Una tachipirina, ti
farà passare la febbre.»
«Devo proprio
prenderla?»
«La pastiglia
dell’altro giorno ti ha fatto passare il mal
di testa, no? Fidati e prendila, starai meglio.»
La fissa ancora per un attimo
indeciso.
«Qui
c’è la scatola, se vuoi leggere
cos’è.»
«Non importa. Mi dai un
bicchiere d’acqua?»
Tony fa un gesto e dopo un attimo
Ferro-Vecchio gli porge un
bicchiere.
«Strano, non l’ha
fatto cadere.» commenta mettendosi la
pastiglia sulla lingua e inghiottendola con l’aiuto di un
sorso d’acqua.
«L’hai presa sul
serio?»
«Se mi farà
stare meglio…»
«Vorrei godermi questo
momento in cui ti fidi di me, ma se
ritardo questa volta Pepper mi taglia a tranci e mi vende alla
Findus.» si alza
andando verso l’ascensore.
«Fermo lì. Pensi
di andare a una riunione che mi pare di
capire sia piuttosto importante conciato come un mendicante
vagabondo?» rivolge
la schiena all’isola per concentrarsi sullo spettacolo osceno
offerto
dall’uomo.
«Ma
che…oh.» abbassa gli occhi sui propri vestiti e si
rende
conto di avere addosso una tuta stropicciata «Vorrei potermi
cambiare, ma i
tuoi fottutissimi libri non mi lasciano arrivare
all’armadio.»
«Come sei noioso. Sono
più che sicuro che tu stia
esagerando.» si volta nuovamente e si versa una tazza di
caffè, accompagnato
dalla solita ventina di cucchiaini colmi di zucchero.
Sente uno sbuffo scocciato ma non gli
giunge nessun insulto,
quindi continua a sorseggiare tranquillamente il proprio
caffè.
«Così va meglio,
genio dello stile?»
Gli rivolge a malapena
un’occhiata «Passabile.»
«Guarda che tu sei conciato
peggio.»
«Io sono stato chiuso per
tre giorni in una cella e sto
male, ho una scusa.» non si scompone e si porta di nuovo la
tazza alle labbra.
«È inutile
discutere con te, vero?»
«Esatto.»
«Bene, a dopo.»
fa un cenno con la mano.
«Aspetta.» lo
ferma per la seconda volta «Io cosa faccio?»
«Una
passeggiata?» lo sfotte con un ghigno.
«Molto spiritoso.»
«Una gita al mare?
Deltaplano? Bunjie jumping? Magari si
rompe l’elastico e mi libero di te. Oppure jogging, puoi
andare a nuotare in un
fiume, o giocare con un aquilone, o…»
«Dacci un taglio.»
«Sei davvero suscettibile.
A dopo.» lo saluta con una mano
entrando nell’ascensore.
«Non tornare.»
«Ti annoieresti senza di
me.»
«Forse non rischierei di
farmi ammazzare un giorno sì e
l’altro pure.»
«Ma ti
annoieresti.»
«Non avevi una riunione
dieci minuti fa?»
«In effetti
sì.»
«Allora vacci!»
sbotta facendo cenno di tirargli contro la
scatola delle ciambelle.
«E va bene, principino, me
ne vado.» preme il pulsante
dell’ascensore.
«Non chiamarmi
così!»
Le porte si chiudono
sull’espressione sghignazzante di
Stark.
La riunione con gli investitori
cinesi si trascina più a
lungo di quanto si aspettasse, tenendolo lontano dall’attico
e dal suo
malaticcio occupante.
Getta un’ennesima occhiata
al palmare per controllare che
nessuno sia entrato di sopra, accampando come scusa quella di
consultare il
traduttore. È stufo di starsene lì a osservare
Pepper discutere in cinese con
quei musi gialli che la fissano assorti pendendo dalle sue labbra
mentre
potrebbe essere al piano di sopra a pungolare Loki, non solo per
l’innato gusto
di dargli fastidio, ma anche per distrarlo dal ricordo di quella cella
che
continua a tormentarlo anche se non vuole darlo a vedere.
Gli torna in mente
l’immagine di Loki in quella
stanzetta, così indifeso e diverso dalla
persona di due mesi prima, e viene colto dalla voglia di tornare su
solo per
accertarsi che stia bene.
«Tony? Pensi di stare qui
tutto il giorno e di non
salutare?» Pepper lo distoglie dai suoi pensieri posandogli
una mano sulla
spalla.
«Eh? Cosa?»
sobbalza.
«Abbiamo. Finito. La.
Riunione.» scandisce quasi sillabando
le parole.
«Davvero? Bene.»
scatta in piedi «Signori, è stato un
piacere. Ora ho di meglio da fare.» li saluta con un cenno
del capo ma viene
intercettato da Pepper.
«Cosa sarebbe questo
“meglio”?»
«Fatti miei. Ora lasciami
andare, ho da fare.»
«Immagino. Ti rendi conto
di non poter lasciare da sola una
persona con Loki, soprattutto considerando che nessuno deve sapere che
si trova
qui?»
«È piuttosto
inoffensivo al momento, comunque non c’è
nessuno di sopra.»
«Inoffensivo? Stiamo
parlando dello stessa pazzo
psicopatico?»
«Sì, stiamo
parlando dello stesso pazzo psicopatico che dopo
tre giorni passati in una cella sta a malapena in piedi.»
incrocia le braccia.
«Cosa?»
«Sì, lo hanno
chiuso al freddo, legato e senza mangiare per
tre giorni, quindi ora se non tti spiace vado a controllare che stia
bene.»
«Certo, certo,
va’ pure.» inizia a gesticolare, sorpresa.
Tony sparisce
nell’ascensore senza nemmeno rispondere,
impaziente di tornare al piano di sopra.
Le porte si aprono rivelando uno
spettacolo a dir poco
strano: Loki, con addosso una tuta da ginnastica nera e verde, sta
disteso a
pancia in giù sotto una vetrata, immerso nella luce del sole
leggendo un libro
che tiene sul pavimento.
Si blocca per un momento, stupito da
quella vista
inaspettata. Deve ammettere di avere voglia di saltargli addosso.
Si schiarisce la voce, un
po’ per ritrovare la facoltà di
parola e un po’ per attirare la sua attenzione, ma
è come insegnare a un
pinguino a fare il giocoliere mentre si arrampica su un cactus.
Loki continua a leggere
tranquillamente, del tutto incurante
dell’altro, lasciando Tony davanti all’ascensore a
fissarlo imbambolato.
Stark non ha bene idea di cosa fare,
ma qualcosa, forse
quella strana voglia di saltargli addosso favorita dalla posizione del
dio, lo
spinge ad avvicinarsi cautamente in modo da non fare rumore e da non
distrarlo,
fino a trovarsi proprio sopra di lui, l’ombra nascosta dalla
luce del sole che
gli illumina il viso.
Loki continua a sfogliare le pagine
che scorrono con il loro
solito dolce fruscio, poi decide finalmente di palesare la propria
presenza in
perfetto stile Stark; si china sull’altro e con
un’elegante pacca sul culo lo
fa sobbalzare e voltare.
«Ciao.» saluta
con un sorrisino angelico che non viene preso
così bene dal dio che con un calcio nelle caviglie lo fa
cadere per terra e poi
gli sale addosso, pronto a prenderlo a pugni.
«Ehi, calma, non
uccidermi.» alza le mani in segno di resa.
«Non provarci mai
più.» sibila.
«E io che mi preoccupavo
che tu non stessi bene.» si lamenta
mentre le mani gli vengono intrappolate ai lati della testa.
«Non farlo mai
più.» si avvicina minacciosamente al suo
volto.
«Guarda che così
non è che mi convinci…»
«Cosa? Oh.» si
blocca rendendosi conto di essere seduto a
cavalcioni sulla sua vita e di avere la bocca a un niente dalla sua.
«Esatto.» ribalta
le loro posizioni con un colpo di reni,
liberandosi le mani e intrappolando quelle dell’altro contro
il pavimento.
«Mollami.» si
lamenta debolmente.
«Sembri molto convinto,
davvero.» lo prende in giro.
«Mi stai facendo male ai
polsi, lasciamo.» mugola.
«Oh, scusa.»
allenta la presa osservando i segni rossi che
gli solcano la pelle «Penso che potremmo metterci
qualcosa.»
«Sopravvivrò
così.» si stringe nelle spalle per quanto possa
riuscirci da sdraiato per terra.
Gli prende delicatamente un polso e
se lo porta al viso,
osservando i tagli sulla pelle candida e aggrottando la fronte.
«Che
c’è?» domanda Loki che ha deciso di non
ribellarsi più
di tanto.
«Niente, stavo solo
pensando.»
«Inarca un sopracciglio
«Tu?»
«Sai che qui sono
considerato un genio, vero?»
«Te l’ho detto,
solo perché gli standard midgardiani sono
bassi.»
«Che simpatico.»
struscia il naso contro il suo solo per il
gusto di vederlo contorcersi per evitare quel contatto.
«Questa stanza è
piena di mobili, devi proprio sederti su di
me?»
«Sì, sei
comodo.»
«Perché non ti
ho ancora ucciso?»
«Perché mi vuoi
bene?» azzarda ridendo.
«Perché non ho
voglia di prendermi la scossa di nuovo.» lo
corregge «Posso riavere il mio braccio, ora?»
«Cosa? Ah,
sì.» lascia andare il polso che stava ancora
esaminando ma una strana luce gli si accende negli occhi e si
irrigidisce.
«Che ti prende?»
«Niente, non
importa.»
«Adesso me lo
dici.»
«Non è
nulla.»
«Come tua poltrona esigo
saperlo.» scherza cercando di
addolcire la luce fredda negli occhi dell’altro.
Sorride «Stavo solo
pensando a cosa ti hanno fatto.»
ammette.
«Sono un prigioniero qui,
mi stanno ancora trattando bene se
escludiamo l’atroce tortura di avere te come carceriere. Sai
qual era il bello
di quella cella? Il silenzio.»
«Ma piantala, quando ti ho
tirato fuori tremavi come una
foglia e non volevi nemmeno che ti lasciassi a dormire da
solo.»
«È stato un
attimo di debolezza.»
«Dacci un
taglio.» si china su di lui e gli chiude la bocca
con la propria, venendo accolto con un inaspettato entusiasmo. Loki lo
afferra
per la camicia, tirandolo ancora più vicino senza lasciarlo
allontanare nemmeno
per un momento.
«Signore, devo far partire
la procedura di sicurezza?»
«Jarvis, tu non capisci
proprio un cazzo.» sbotta
separandosi per un attimo dalle labbra di Loki che ridacchia.
«Mi scusi, signore, ho
visto che la stava trattenendo e ho pensato
che potesse essere in pericolo.»
«Pensa meno e
sparisci.»
«Certo signore, ma in caso
che…»
«Jarvis, muto.»
L’intelligenza artificiale
si zittisce e Tony può tornare a
dedicare tutta la sua attenzione a Loki, che sta ancora sogghignando.
«Perché
ridi?» domanda mordicchiandogli il collo.
«È divertente
vedere come i tuoi piani vengano rovinati da
quello che hai progettato perché ti aiuti. Ora levati di
dosso, voglio
leggere.» riesce a sgusciare via e torna a dedicare tutta la
sua attenzione al
libro.
«Stai
scherzando?» domanda spiazzato, trovandosi sul
pavimento.
«Sto leggendo, non ti
sento.»
«Mica leggi con le
orecchie.»
«Si chiama concentrazione,
geniaccio.» torna al libro senza
più nemmeno voltarsi per rispondergli.
«E
dai…» si lamenta senza nemmeno un cenno di
risposta «Sai
che sei davvero insopportabile?»
«Non più di te.
Ora vattene.»
«È casa mia
questa, vado dove mi pare!»
«È possibile che
“dove ti pare” coincida con un luogo
lontano da me?»
«Davvero non so cosa mi
trattenga dal prenderti a calci.»
«Il mio adorabile
visino?» domanda scoccandogli un
sorrisetto strafottente che però riuscirebbe a far
rispondere affermativamente
anche un nazista.
«La paura di essere preso a
martellate da tuo fratello è più
convincente.»
«Mi lasci
leggere?»
«Giuro che un giorno, fosse
anche l’ultima cosa che faccio,
ti tirerò giù dalla finestra.»
«Se vuoi ti
insegno.» tiene gli occhi sul libro.
«Penso che quel giorno
arriverà presto…» ringhia tra i denti
dirigendosi verso la propria stanza per andarsi a cambiare.
Loki sussurra un
“finalmente” e torna a concentrarsi sul
libro, venendo assorbito dalle avventure del maghetto con gli occhiali.
Un respiro pesante accanto alla sua
spalla.
Riesce a non sobbalzare come il suo
corpo vorrebbe, e con la
coda dell’occhio intercetta il profilo di Tony. Trattiene uno
sbuffo
infastidito che gli viene spontaneo e torna a leggere, ma sente gli
occhi
dell’altro fissi sul libro da dietro la sua spalla;
è sdraiato sul pavimento
proprio come lui, ma si tiene sdraiato sui gomiti per poter avere la
testa
sopra la sua e riuscire a respirargli nell’orecchio.
Resta immobile fingendo di leggere,
infastidito dallo
sguardo fisso dell’altro che non accenna a palesare la sua
presenza a parole.
«Ora basta.» si
volta di scatto appoggiandogli le mani sul
petto e spingendolo via «Sei davvero l’essere
più fastidioso di tutti i Nove
Regni.» sibila ricadendo all’indietro,
già stanco per lo sforzo.
«Allora ti sei accorto di
me.» sogghigna.
«È difficile non
accorgersi di qualcuno con la grazia di un
pentapalmo ubriaco.» incrocia le braccia sul petto, non
volendo dimostrargli la
propria debolezza e il giramento di testa che gli vedere il volto
dell’altro
oscillare.
«Molto gentile. Ma stai
bene? Sei più pallido del solito,
quasi verde, e non mi sembra per un incantesimo o per dei raggi
gamma.» gli
posa una mano sul braccio sedendosi sui talloni per guardarlo meglio.
Annuisce debolmente, ma i suoi occhi
non riescono a metterlo
a fuoco.
«No, non stai bene, e come
dio degli Inganni fai schifo.
Dai, alzati.»
Se ci riuscisse lo prenderebbe a
calci, ma fa fatica persino
a capire dov’è la vera copia di Tony che gli si
propone davanti agli occhi,
quindi lascia perdere e resta sul pavimento.
«Okay, ti aiuto.»
lo afferra per un braccio e lo tira in
piedi, sorreggendolo quando rischia di schiantarsi sul pavimento
lasciandovi
una simpatica decalcomania.
«Meno male che stai
bene.» commenta facendosi passare un suo
braccio attorno alle spalle per la seconda volta in due giorni. Lo
trascina nel
corridoio con l’intenzione di portarlo nella sua stanza, ma
quando si accorge
che probabilmente gli sverrà addosso prima di riuscire a
percorrere quei pochi
metri opta per portarlo nella propria. Apre la porta con una spallata e
riesce
a farlo sdraiare sul letto prima che perda i sensi, ma Loki non
allontana il
braccio e Tony gli cade accanto.
«Hai davvero
l’aria di uno che sta bene.» commenta
sarcastico ma anche preoccupato dal suo respiro pesante, chiaro segno
della
difficoltà a respirare.
«L’incantesimo di
ieri…» sussurra «Non ha funzionato
bene…»
«In che senso?»
«Il naso
è… di nuovo…rotto.»
è costretto a interrompersi per
respirare con la bocca.
«Come è
possibile?» lo fa appoggiare ai cuscini in modo che
l’aria gli arrivi meglio ai polmoni.
«A quanto pere…
ad Asgard… non vogliono che io mi curi.»
conclude cercando di inspirare.
«Perché non
dovrebbero?»
Si stringe nelle spalle.
«Quindi si è
rotto di nuovo, così, per magia?»
Annuisce portandosi una mano al naso,
nella speranza che
stringendolo il dolore cali.
«Per tua fortuna stai
facendo cenni a qualcuno che si è
preso parecchi pugni, anche se nessuno ha mai osato rompermi il naso.
Ci penso
io.»
«Ci terrei ad avere ancora
il naso e a non sembrare
Voldemort.»» commenta con un lamento soffocato.
«Come fai a sapere chi
è Voldemort?» si ferma nel vano della
porta.
«I libri, prima stavo
leggendo quello.»
Distoglie divertito lo sguardo e
torna dopo un attimo con un
sacchetto di ghiaccio «Tieni.»
«No.»
«Che
c’è, il Gigante del Ghiaccio ha paura del
freddo?»
«Non voglio diventare
blu.»
«Blu?»
Annuisce arretrando per allontanarsi.
«Diventi blu a contatto con
il freddo?» domanda
con una luce pericolosa che si
accende negli occhi.
«Sì, stammi
lontano.» usa la mano che non sta tenendo sul
naso per farsi da scudo.
«Oh no, adesso voglio
vederti diventare un ghiacciolo.»
sogghigna avvicinandosi, e con uno scatto rapido riesce ad appoggiargli
il
sacchetto sulla pelle nuda del collo che velocemente muta prima ad un
azzurrino
pallido e poi a un blu più deciso, accompagnato da alcune
linee più scure che
gli solcano tutto il corpo.
«Figo… Sembri un
puffo!» scoppia a ridere nonostante l’altro
stia cercando di dargli fuoco con lo sguardo color brace.
«Non vorrei offenderti, ma
a quanto ho letto gli jotun sono
alti almeno tre metri, tu, ecco, non sei un po’
gracilino?»
«Ma ti sei visto? Sei alto
poco più di un bambino.» ribatte.
«Ho toccato un nervo
scoperto?»
«No, vattene.»
«No, sono curioso. Sei
anche freddo?» allunga una mano verso
la sua a non appena lo sfiora la ritrae «Sei
gelato!»
«”Gigante del
Ghiaccio” non ti ha suggerito niente?» domanda
scocciato.
«Visto che la parte del
gigante non era proprio corrette
volevo verificare. Sogghigna balzando all’indietro prima di
prendersi un calcio
«Cosa sono le linee?»
«Queste?» posa un
dito su uno dei segni scuri «Non lo so.»
«Non te lo sei mai
chiesto?»
«No, non lo so,
è diverso.»
chiude gli occhi e con fatica torna al colore originale
«Non avvicinarmi
mai più a del ghiaccio.» ordina categoricamente.
«Ero curioso.»
«Ma a me non piace
trasformarmi.»
«Non sei così
male, sei quasi buffo.»
«Dovrei apparire
minaccioso, non buffo.» lo corregge
stringendosi nella giacca della tuta «Ora per colpa tua ho
freddo.» si lamenta.
«Sei un Gigante del
Ghiaccio, come fai ad avere freddo?»
«Prima lo ero, ora ho una
forma umana, ergo ho freddo.» si
passa la mano che non sta tenendo sul naso sulle braccia per scaldarsi.
«Mettiti sotto le coperte,
io vado a prendere… ehm, il
ghiaccio caldo esiste?»
«Non conosco molto bene la
vostra tecnologia ma non credo.»
«Okay, puoi scegliere. Puoi
tornare a sembrare il Grande
Puffo e farti passare il male oppure restare così e tenerti
il naso rotto.»
«Non
c’è qualche pastiglia che faccia passare il
dolore?»
«Pensavo di non
drogarti ma se è quello che
vuoi…»
«Lascia perdere, mi
arrangio.»
«Come, di grazia?»
«Vai via e io uso il
ghiaccio.» si infila sotto le lenzuola
con qualche problema visto che continua a tenersi la mano sul naso.
«Mi hai appena detto che
non ti piace trasformarti…»
«Non mi piace se ho
qualcuno intorno, se sono solo mi dà
fastidio ma lo sopporto.»
«In pratica ti
vergogni.»
«Crescere considerando gli
jotun dei mostri non aiuta a
sentirsi a proprio agio con un corpo che non riconosci come
tuo.» ammette con
voce lontana.
«beh, io sono cresciuto con
l’idea che non esistessero altri
universi abitati da creature più o meno blu, quindi non ci
trovo niente di
male.» si avvicina porgendogli il ghiaccio, lasciando che sia
lui a decidere
cosa fare.
Loki lo fissa incerto. Non sa se
fidarsi e mostrarsi con
quell’aspetto che tanto odia, lo ha sempre ritenuto, da
quando lo ha scoperto,
essere qualcosa di cui vergognarsi, da tenere nascosto e da non
rivelare a
nessuno.
Già solo
l’esistenza di questo dubbio lo confonde, non ha
mai voluto mostrarsi a nessuno con quell’aspetto, e non sa
nemmeno perché si
sta ponendo il problema.
Guarda ancora una volta
l’espressione incoraggiante
dell’altro, e alla fine con un sospiro rassegnato prende il
sacchetto di
ghiaccio e se lo posiziona sul naso mentre la pelle torna al blu di
prima.
Stark sorride per quel gesto che
capisce essergli costato
molto «Devo dire che la cosa inquietante non è la
pelle azzurra, ma gli occhi.
È quasi comico che tu di solito li abbia di un colore
così contrastante come il
verde.»
Non gli risponde ma chiude gli occhi,
celando con le
palpebre blu le iridi scarlatte.
«Vado a prenderti un altro
cerotto?»
«Se stai zitto mi curo da
solo.»
«Ma hai
detto…»
«Non posso curarmi le
ferite con la magia, ma la mia natura
di jotun mi aiuta a guarire in fretta se riesco a concentrarmi
abbastanza.»
«Va bene.» si
sdraia accanto a lui allacciandosi le mani
dietro la nuca e restando a fissarlo dal basso.
Un freddo intenso invade la stanza,
poi Loki torna al suo
colore normale e gli si sdraia di fianco.
«Tutto qui? Nessuna
formula, nessun abracadabra, nessuna
strana luce?» si volta di lato appoggiandosi su un gomito.
«Non sono un prestigiatore,
e comunque devo pronunciare
delle formule solo per usare la magia, ecco perché mi hanno
messo quella specie
di maschera.»
«Non hai già
quel braccialetto che controlla i tuoi poteri?»
«Solo parzialmente, mi
permette quel tanto che mi sarebbe
bastato non a uscire ma almeno a liberarmi le mani.
«Ora ti sei guarito anche i
polsi?»
«Quasi del tutto, non posso
restare uno jotun troppo a lungo
o se ne accorgerebbero, ecco perché non mi sono trasformato
per resistere al
freddo della cella.»
«Visto che sei tornato
uman-… di-… del tuo colore normale
hai di nuovo freddo?» si sostiene la testa con la mano,
curioso.
«Un po’,
ma…» non riesce a finire la frase che viene
interrotto.
«Oh bene.» si
volta del tutto e si stende su di lui, le mani
appoggiate ai lati del suo viso e le labbra premute contro le sue,
coinvolgendolo in un bacio piuttosto impegnativo che gli fa subito
passare il
freddo. Gli passa per la mente d informare Tony di questo cambiamento,
ma poi
si abbandona al suo tocco insistente, infilando una mano tra i loro
corpi per
poter afferrare la sua canottiera nera in modo che se anche volesse
allontanarlo non ci riuscirebbe, ma questo si libera agilmente
dell’indumento,
lasciandolo privo di quell’appiglio.
Loki resta per un attimo
disorientato, ma quando Tony torna
a dedicargli la sua completa attenzione e posa la mano sulla chiusura
della
felpa per aprirla chiude gli occhi, lasciando che gliela sfili dalle
spalle e
che torni alle sua labbra, con una dolcezza che non ha mai conosciuto.
Stark non capisce bene il
perché di questo abbandono, ma non
se ne cura più di tanto e infila le mani sotto la T-shirt
verde dell’altro,
saggiando con le dita la sua pelle fresca che freme a quel contatto ;
risale
fino alle spalle e sfila la maglia separandosi per un secondo dalle sue
labbra
ma tornandoci subito, richiamato da un suo gemito soffocato che ha ben
poco
dell’ordine imperioso che vorrebbe essere.
Infila una mano nei suoi lunghi
capelli corvini e li tira
leggermente per fargli inclinare la testa e poter raggiungere la sua
gola,
iniziando a mordicchiarla seguendo il percorso bluastro delle vene,
così simile
al colore che ha assunto prima. Ritorna al suo mento affilato e presto
alle
labbra pallide che stanno sussurrando il suo nome; non riesce a
separarsi da
quel corpo candido che negli ultimi giorni gli ha mostrato tutta la sua
debolezza e il suo bisogno di essere amato, non riesce a dimenticare
come era
ridotto in quella cella, non riesce a dimenticare
l’espressione tradita che
aveva in volto e il tono triste della sua voce quando gli ha chiesto il
perché
di quei tre giorni passati da solo credendo di essere stato abbandonato.
Porta le mani ai lati del suo viso e
riprende a baciarlo con
più dolcezza, stupendolo per quell’improvviso
cambio di ritmo.
A dirla tutta il dio non si aspettava
nemmeno tutti quei
baci, era pronto a qualcosa di più brutale e più
privo di sentimenti, ma era
disposto ad accettarlo, troppo bisognoso di quella che avrebbe finto
essere una
dimostrazione d’affetto per potersi rifiutare.
Loki si abbandona subito a quei baci
così delicati,
decidendo che se poteva fingere che una scopata e via potesse essere un
gesto
di affetto, per quanto esistente solo nella sua testa, può
esserlo anche questo
che sembra così sincero, la lingua di Tony che accarezza la
sua, ma che non può
esserlo, nessuno lo ha mai trattato con dolcezza, con affetto, o con
anche solo
un barlume di compassione, perché dovrebbe farlo
quest’uomo che in fin dei
conti è il suo carceriere? In effetti ammansirlo
così è una tattica come
un’altra per tenerlo buono.
Nonostante questo pensiero che
riempie di amarezza i baci
che sta dando e ricevendo gli lascia sfilare i pantaloni della tuta,
trovandosi
a diretto contatto con la sua pelle.
Inghiotte il groppo di lacrime che ha
in gola e lascia che
Stark prenda il controllo.
Note della
Vecchia
Volpe
*getta qualche vestito in valigia e
scappa per non ritornare
mai più*
Ehm salve, lo so, il finale di questo
capitolo è orribile,
ma verrà tutto spiegato nel prossimo, ve lo prometto.
Mi scuso per il ritardo ma ho avuto
la brutta idea di
impelagarmi in un’altra long e quella mi ha assorbito, spero
che mi perdoniate
quando la pubblicherò.
Visto che siamo al ventesimo capitolo
colgo l’occasione per
ringraziarvi tutte. Un grandissimo grazie a: caledo82, CamigovE, deathnote96,
Delfino97,
Fuckthishit,
Ghia9614,
La
Morte fidanzata, Lauren333bs,
Lilith Evans,loki_1D, Lucky_Lucy,
Madama Pigna,
Philosophe,
Scorpius_M1,
Valery_Snape,
Aika_falti,
alena90,
Annalisa153,
aubry, Black ace,
BlackCoffinDoor,
blackwhiteeli,
caledo82,
chiasmo85,
Destiel_Doped,
Eleonoraa11,
Eride, ero io, FelpataMalandrina94,
Finesis, Flam92, GiadaJoestar,
Gwenz, IsyMiscy, Lady_Jadjye,
LightCross,
livingfiamme,
MartySmile12,
Mashi,
nakimire, neurodramaticfool,b Nihiliz, obiwankenobi,
Panchan, Princess of Guns,
qwer1991, Sarah
del mondo antico, Selvy,
Sharleen, sickgirl78,
simo95, Smith
of lies, Sunight, TAKeRu_ECHY,
WordsLuver,
xAlisx, _Lenalee_
.
Eccovi qui, tutte citate, in
grassetto chi ha deciso di
lasciare anche una sola piccola recensione perché come loro
si sono impegnate a
scrivermi un commento io l’ho fatto evidenziandole,
Grazie ancora <3
Un bacio alla mia editor che mi ruba
sempre un sacco di
tempo facendomi pubblicare la sua roba (ti voglio bene mamma <3)
Baci e a presto.
|
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Capitolo 21 *** Dei che riflettono poco e riflessioni difficili ***
Osserva la schiena nuda di Loki con
un misto di
soddisfazione e confusione.
Non appena si è separato
da lui il dio si è allontanato e
gli ha dato le spalle, senza rivolgergli nemmeno una parola.
Resta a fissarlo ancora per un
momento, poi decide di fare
il primo passo e si avvicina, notando che se ne sta raggomitolato su se
stesso,
avvolto nelle lenzuola che fasciano il suo corpo perfetto.
«Ehi, hai deciso di non
parlarmi più o stai dormendo?» gli
poggia con delicatezza una mano sulla spalla.
«Nessuna delle
due.» risponde atono senza voltarsi.
Inarca un sopracciglio
«C’è qualcosa che non va?»
«No.»
«Davvero? Parlami, se
c’è qualcosa che non va puoi dirmelo.»
aumenta la stretta sulla spalla.
«Non
c’è nulla.»
E invece non è vero.
C’è qualcosa che
non va, c’è che quella convinzione di prima
che andava tutto bene pur di ricevere qualcosa di simile
all’affetto è
crollata, o meglio, si è ridimensionata, e lui stesso no
crede più al proprio
inganno.
Quello che è successo non
ha significato nulla, almeno per
Tony, perché per lui ha significato molto, ha significato la
perdita di ogni
illusione che si era creato in quegli ultimi giorni, illusioni in cui
Stark si
preoccupava davvero per lui e in qualche modo teneva a lui.
Trattiene il singhiozzo che vorrebbe
uscire dalla sua gola,
campana a morto di un’ultima speranza infranta.
«Loki, stai tremando, non
ci casco.»
«Perché non mi
lasci in pace?» sussurra con voce strozzata.
Sgrana gli occhi, allarmato. No, deve
aver sentito male,
Loki non è sul punto di mettersi a piangere. Eppure la sua
voce dice il
contrario.
Gli appoggia il mento sulla spalla,
cercando di vedere
l’espressine sul suo viso «Dai, dimmi cosa
c’è che non va, non ci credo che sia
tutto a posto.»
«Invece lo
è.» replica ostinato, la voce sempre
più flebile.
«No che non lo
è.» lo costringe con la forza a voltarsi e
per l’istante in cui Loki gli concede di vedere i suoi occhi
questi gli
sembrano lucidi «Non va tutto bene, non faresti
così altrimenti.» prova a
fargli sollevare il viso in modo da poter incrociare il suo sguardo e
confermare i propri sospetti, ma non appena le dita gli sfiorano il
mento Loki
si ritrae.
«Per favore, lasciami
stare.» bisbiglia.
«Tu che chiedi qualcosa per
favore, questo è il chiaro segno
che c’è qualcosa che non va. Cosa non mi stai
dicendo?»
«Nulla che ti interessi.
Ora vattene, o almeno non parlarmi,
voglio dormire.» nonostante la decisione della frase il tono
è sempre poco più
che un sussurro.
«Tu non vuoi dormire, vuoi
evitarmi. Mi vuoi dire cosa ho
fatto?» inizia a spazientirsi.
«Niente, non
preoccuparti.»
«Ora mi dici cosa cazzo
c’è che non va.» sbraita
poggiandogli entrambe le mani sulle spalle e inchiodandolo contro il
materasso.
Loki volta il viso di lato, sempre
più ferito, e questa
volta gli sfugge un singhiozzo.
«Ehi, no. No, non fare
così, non so perché tu lo stia
facendo ma non fare così.» molla subito la presa.
Anche se prima sospettava che
avesse gli occhi lucidi vederlo reagire così lo sciocca
«Dimmi che sta
succedendo, se ti ho fatto male non volevo, mi dispiace.»
torna con la mano
sulla sua spalla, facendola scorrere dall’alto verso il basso
per calmarlo, ma
non serve a nulla e l’altro si rannicchia di nuovo nelle
lenzuola, stringendole
convulsamente.
Tony capisce che non
otterrà nessuna risposta in quel modo,
così decide di lasciar perdere e si sdraia alle sue spalle e
lo abbraccia,
appoggiando di nuovo il mento al suo braccio.
Loki non lo scaccia e lo lascia fare.
«Mi dici che ti
prende?» mormora al suo orecchio.
«Non ti importa, lasciami
dormire.»
«Ti lascio dormire solo
dopo che mi hai risposto.» stringe
la presa su di lui.
«Perché non mi
lasci in pace?»
«Perché voglio
sapere perché ti comporti così dopo quello
che è successo.» spiega semplicemente.
«Perché ho
pensato di poter convincere me stesso ma non ci
sono riuscito.» ammette in un sospiro.
«Convincerti?»
Si decide a capitolare
«Convincermi che ci fosse un qualche
aspetto affettivo in ciò che è successo, ma non
ci riesco, non riesco a
ingannare me stesso, non ora.» stringe con più
forza le lenzuola tra le dita,
il dolore psicologico reso più acuto dall’averlo
ammesso.
«Cosa? No, ehi,
aspetta.» lo costringe a voltarsi «Cosa stai
dicendo?»
«Niente, ho sbagliato anche
solo a provare a convincermi di
questo, non avrei dovuto.»
«Aspetta, zitto un attimo.
Mi spieghi cosa intendi con
“convincerti”?»
«Devo proprio? Non possiamo
solo lasciarci questo alle
spalle, fingendo che non ti abbia detto nulla e che tu non te ne sia
accorto?»
«No, voglio sapere se
quello che intendi tu è quello che
penso io.»
Sospira di nuovo «Ho
provato a convincermi che dietro a
questo ci fosse un sentimento di affetto, di qualcosa di simile, volevo
riuscire a convincermi di questo almeno per un momento, ma alla fine
non ci
sono riuscito, non ce l’ho fatta a ingannare me stesso fino a
questo punto.»
Gli chiude le labbra con le proprie,
accarezzandole
delicatamente, provando a tranquillizzarlo «Cosa ti ha fatto
pensare che non ci
fosse niente dietro?» mormora contro le sue labbra,
stringendolo a sé.
«Che…
cosa?» domanda incredulo, avvolto tra le sue braccia.
«Sei davvero convinto che
io non tenga a te nemmeno un po’?
Potrei quasi offendermi.» lo prende in giro per smorzare
almeno un po’ la
tensione.
«Aspetta.
Mi stai
dicendo che…» non conclude la frase per paura di
sbagliarsi.
«Se non tenessi a te pensi
che avrei visto per due volte
Bambi?»
«Quindi la tua non
è stata tutta una tattica per tenermi
buono e far sì che non scappassi?» un barlume di
speranza si accende nelle sue
iridi smeraldine.
«Tattica? Ma che diavolo
stai dicendo?» si puntella sui
gomiti per poter restare su di lui e guardarlo meglio negli occhi.
«Mentre io stavo cercando
di convincermi che tu provassi un
qualsiasi qualcosa nei miei confronti era proprio
così?» la voce, seppur ancora
flebile, ha ripreso un po’ di colore.
«Quando dicono dio del Caos
intendono quello che hai in
testa, vero?» ridacchia lasciandogli un altro bacio sulle
labbra.
«Penso di non aver capito
qualcosa…»
«Ti basti sapere che non
devi convincerti proprio di nulla.»
Ed è così che
tornano a rotolarsi tra le lenzuola, i loro
baci dominati dal sorriso estasiato di Loki.
Si stiracchia entrando nel salone,
diretto all’isola della
cucina per un bicchiere; è l’eccezione alla regola
dell’uomo che dopo una bella
scopata si fuma una sigaretta, lui odia il fumo; le sigarette puzzano,
e
preferisce decisamente il gusto vellutato e bruciante di un bicchiere
di
bourbon che difatti si sta versando.
Ripensa per un attimo al
comportamento di Loki e questo lo
fa sorridere, ma non ha tempo di realizzare cosa è successo
che una voce grave
lo fa sobbalzare, rischiando di fargli rompere il bicchiere di prezioso
cristallo.
«Buonasera
Stark.» lo saluta Thor, con addosso il suo solito
mantello rosso e in mano il ridicolo martello.
«Oh, Point Break. Sai che
di solito si bussa prima di
entrare?» prova a ridarsi un contegno, ringraziando di avere
addosso almeno un
paio di pantaloni.
«Mi scuso per la mia
intrusione non annunciata, ma devo
vedere immediatamente mio fratello.»
Deglutisce a vuoto «In
questo momento non è possibile.»
«Perché?»
“Perché sta
dormendo dopo essere stato a letto con me, prova
a disturbarlo e ti ammazzo” non gli sembra la risposta giusta.
«Perché sta
riposando, non si ancora molto bene.» taglia
corto.
«A questo proposito, mi
scuso per il suo comportamento, ti
prometto che non la passerà liscia ad Asgard.» gli
occhi gli si raggelano per
il disappunto.
«Cosa stai dicendo,
biondone? È stato tutto un malinteso,
Loki non mi ha fatto del male e ciò che ha fatto non
l’ha fatto con
l’intenzione di farmene, inoltre ci ha già pensalo
lo SHIELD a punirlo, non ci
serve l’intervento di voi megalomani nordici.» si
para involontariamente tra il
dio del Tuono e il corridoio, pronto a chiamare l’armatura.
«Loki rientra sotto la
giurisdizione asgardiana, siamo noi a
decidere.» incrocia le braccia, risoluto.
«Ma quanti paroloni,
fratello, potrei quasi pensare che hai
anche imparato a leggere.» Loki sbuca dal corridoio,
miracolosamente rivestito
e con i capelli quasi in ordine.
Tony si volta a guardarlo, stupito da
quel cambiamento; da
dolce e bisognoso di affetto è tornato il bastardo che era
quando è arrivato
lì.
«Stai bene, vedo. Vieni con
me.» Thor
si avvicina per afferrarlo per un
braccio ma il moro lo schiva con un elegante passo di lato.
«Scordatelo. Mi avete
esiliato qui e qui resto.» senza farsi
notare dal fratello lancia un’occhiata a Tony, che
immediatamente capisce.
Non ha finto tutta la scenata di
prima, è solo che quello è
il suo modo di rapportarsi con il fratello, e questo non
potrà cambiare
facilmente a dispetto di tutto il resto.
«Hai usato la magia e ti
sei trasformato in… jotun.»
pronuncia la parola con
malcelato disprezzo «Quindi ora vieni con me e sottostarai
alla decisione di
Padre.»
«Oh no, la sua, testuali
parole, irrevocabile decisione di
esiliarmi qui, per definizione non può essere ritrattata,
quindi ora sparisci,
qui sei inutile.» sibila cercando di nascondere il senso di
offesa per le
parole del fratello.
«Non puoi cavartela sempre
con i tuoi giochetti di parole,
Loki.»
«Forse no, ma questa volta
ha ragione.» interviene Tony
provando a fare da paciere «Torna a casa, qui ci penso
io.»
«È un gesto
gentile da parte tua, Stark, ma qui si tratta di
questioni che vanno al di là della comprensione
umana.» fa un sorriso di scuse.
«Ma piantala, se ci arrivi
tu ci arriva di sicuro anche
lui.» Loki si butta sul divano recuperando Harry Potter e
tornando a leggere.
«Ti converrà
abbandonare questo atteggiamento quando ti
troverai davanti ai nobili per essere giudicato, io sono indulgente con
te ma
loro non lo saranno altrettanto.»
«Indulgente? Con me? Stai
scherzando o ti sei fulminato
anche quell’ultimo rimasuglio di cervello che ti rimaneva?
Non sei mai stato
indulgente con me, qualunque cosa facessi me la facevi pagare cara, a
partire
da quando ti sei offeso per una battuta sulla tua scarsa intelligenza e
mi hai
fatto cucire le labbra con del fil di ferro!» il volume della
sua voce aumenta
mentre si alza in piedi lanciando il libro per terra.
«Te le sei cercate. Ora
basta, adesso vieni con me e poi
vedremo cosa decideranno a casa.»
«Asgard non è
casa mia! Mi avete cacciato, esiliato, non
potete mandarmi via e riprendermi a vostro piacimento.»
indietreggia, gli occhi
fiammeggianti per la rabbia.
«Sei un prigioniero,
facciamo quello che vogliamo, quindi
ora vieni con me.» prova di nuovo ad afferrarlo ma viene
bloccato
dall’intervento di Tony che si frappone tra loro.
«Calma, biondo, ragiona. Se
tu lo riportassi ad Asgard quel
congegno che ha al polso smetterebbe di funzionare, e tu non avresti
nemmeno il
tempo di dire “Mjolnir” che il tuo caro fratellino
sarebbe già scomparso. Tu
non vuoi che si liberi, vero?»
Scuote la testa.
«Bene, allora lascialo in
una prigione che è stata in grado
di contenerlo per due mesi.» spiega come se stesse parlando a
un bambino
ostinato.
«Quello che ha
fatto…»
«È stato un
incidente che non si ripeterà più,
vero?» si
rivolge a Loki che annuisce anche se restio a rivolgersi al fratello
persino
indirettamente.
«Ma non può
usare la magia e nemmeno trasformarsi in…»
«Forza, dillo che ti faccio
schifo, su.» lo esorta Loki, gli
occhi lucidi per la rabbia e per qualcos’altro che Thor non
riesce a
riconoscere «Dillo che l’aver scoperto cosa sono
realmente ti ripugna.» le sue
iridi iniziano a tingersi di rosso.
«Io…»
questa volta è Thor a indietreggiare, inorridito dalla
trasformazione del fratello.
«Senti, Thor, che ne dici
di tornare poi, così ne parliamo
con un po’ più di calma?» chiede Tony
fissando preoccupato Loki.
Annuisce scioccato e sparisce in una
forte luce bianca,
lasciandoli soli.
«Loki, ti spiace tornare
normale?» domanda avvicinandosi con
cautela all’altro che ormai è completamente blu,
facendogli segno di sedersi
sul divano.
«Quindi in questa forma
ripugno anche te.» mormora triste
rannicchiandosi in un angolo del divano.
«No, ma sei gelato e non
proprio piacevole da abbracciare.»
gli si siede accanto e dopo averlo avvolto nel piumino ancora
lì per non
congelarsi lo stringe a sé.
Accenna un sorrisino tornando al suo
colore normale «Solo
per questo?»
«No, lo ammetto, ti
chiamerei Grande Puffo e non mi sembri
proprio dell’umore.»
«In effetti no.»
ridacchia liberandosi del piumino.
«Hai voglia di
parlarne?»
«Solo questo: te
l’avevo detto.»
«Scusa?»
«Te l’avevo detto
che è insopportabile e che non è mio
fratello.»
«Sul fatto che sia
insopportabile hai ragione, sul resto
no.»
«Ah no? Ti sembra per caso
il comportamento di un fratello
il suo?»
«Mi sembra solo il
comportamento di un fratello stupido e
confuso, sono sicuro che gli passerà.»
«Si è sempre
comportato così, solo che adesso ha scoperto
cosa sono realmente.» abbassa gli occhi lasciando che
l’altro lo stringa.
«Quello che dicevi
prima… è vero?» domanda esitante.
«L’avermi fatto
cucire la bocca è solo un episodio dei
tanti.» rialza il viso.
«Questa bella
bocca…» sussurra inconsciamente chinandosi per
un bacio che Loki non tarda a ricambiare.
Si lasciano trasportare
l’uno dalle labbra dell’altro e si
rendono conto solo dopo un po’ di essere finiti sdraiati sul
divano avvinghiati
come piovre in calore.
«Come siamo finiti
qui?»
chiede Tony separandosi da lui e lasciando che gli si
sdrai accanto, la
testa mollemente abbandonata sul suo petto.
«Non ne ho la minima
idea.» chiude gli occhi, stanco.
«Cosa stavamo dicendo prima
di interromperci? Ah sì. Beh,
forse è un modo strano di dimostrare affetto.»
tenta giocherellando con una
ciocca dei suoi capelli.
«No, è
disprezzo, ma penso che dovrò farmene una ragione.
Ora posso dormire un po’? Non lo stavo dicendo solo per non
parlarti, prima.»
soffoca uno sbadiglio.
«Avrei anche parlato un
po’ ma abbiamo tempo dopo.» si alza
scatenando uno sguardo irritato che si addolcisce quando Tony gli
stende il
piumino addosso «Ora, se nessun altro dio nordico con le
paturnie richiede le
mie attenzioni vado a lavorare fino all’ora di
cena.»
«Come vuoi.»
borbotta rigirandosi «Perché non mi sono
accorto che manca un cuscino, qui?»
«Perché hai
sempre usato me
come cuscino. Tieni.» gliene lancia uno in faccia ma Loki lo
afferra in tempo
«Ci vediamo dopo.»
«A dopo.» lo
saluta rilassato mentre Tony entra
nell’ascensore, poi si stringe nella coperta, si rigira un
paio di volte per
trovare una posizione comoda e infine di addormenta, scaldato
più dal gesto che
gli ha fatto arrivare la coperta che dalla coperta stessa.
Non ha idea di cosa gli sia preso,
letteralmente. Sembra che
nella sua testa tutto vortichi a una velocità spaventosa, e
non riesce a
mettere un pensiero in fila all’altro.
Sa soltanto che il punto focale di
quel non-ragionamento è
Loki.
Loki e i suoi atteggiamenti da pazzo.
Loki e il suo bisogno
d’affetto.
Loki e le sue scenate.
Loki e i suoi occhi verdi.
Loki e le sue battute.
Loki e il suo fare da bastardo.
Semplicemente Loki, nella sua
interezza, capace di farlo
impazzire.
Sospira, abbandonando la testa contro
lo schienale della
poltrona.
Non sa cosa fare, non sa cosa
pensare, e ogni tentativo di
ragionamento viene stroncato dall’immagine di due occhi color
smeraldo che
cambiano tonalità a seconda del sentimento che li anima.
Si è cacciato in un casino
e lo sa, ma non riesce a
pentirsene perché quando il suo cervello prova a
focalizzarsi sull’idea di
mandarlo via per risolvere tutti i suoi problemi gli occhi traditi e
tristi di
Loki gli tornano in mente, ed è costretto a maledirsi
silenziosamente per
tutto, sia per l’aver pensato di mandarlo al diavolo e
consegnarlo a Thor che per
trovare mostruosa questa idea.
Tra tutte le persone al mondo,
proprio lui doveva portarsi a
letto?
Passi la prima volta in cui erano
ubriachi e che ricordano a
malapena, ma prima? Prima è stato diverso, e per quanto
diverso da quella notte
sul divano entrambe le volte di prima sono state diverse tra loro;
ciò che è
successo subito è stato uno sfogo di ormoni, sesso allo
stato puro, ma dopo no,
è stato fare l’amore con una persona, e non farci
sesso, e in questo caso il
significato delle parole conta, perché sebbene a volte
questi due termini siano
usati come interscambiabili e usati indiscriminatamente per lui non lo
sono.
Tutti quei baci, teneri a smorzare il gesto, non sono tipici di lui,
eppure gli
sono sembrati così naturali, così spontanei,
tanto da non lasciare le labbra
dell’altro nemmeno per un momento.
Appoggia la testa alla scrivania,
piantandosi la punta di
una matita in una tempia, ma non ci bada e resta lì, senza
sapere bene cosa
fare. Ha sì voglia di tornare su per poter stare con quello
che presume ora
essere il bell’addormentato, ma ha anche paura di cosa
può succedere.
Sì, Tony Stark ha paura.
Ha paura di tornare in casa sua e non
sapere come
comportarsi, perché Loki gli fa quell’effetto, lo
priva del suo solito modo di
fare e lo fa sentire come un ragazzino.
Lui, Tony Stark.
«Tony? Stai
bene?» Pepper bussa gentilmente alla porta.
Solleva a malapena lo sguardo, stanco
«Insomma…»
«Che succede?» si
siede davanti a lui dall’altra parte della
scrivania.
«Niente, ho solo bisogno di
dormire un po’.» non solleva la
testa dalle braccia.
«Loki non ti lascia
dormire?»
«Non
proprio…»
«Ha combinato di nuovo
qualcosa?» appoggia anche lei i mento
al ripiano in modo da avere la possibilità di guardarlo
negli occhi.
«No, niente, è
solo che mi manda in crisi, non so cosa
pensare.»
«In che senso?»
«Non so, mi sembra
cambiato, è diverso da quando è arrivato,
ma ho paura di sbagliarmi.»
«Cosa ti fa pensare che sia
cambiato?»
«Tutto.» ammette
in un sospiro.
Lo fissa incuriosita e decide di
cambiare argomento visto
che il suo capo ed ex le sembra distrutto «Che ci fai qui a
quest’ora senza che
io ti abbia costretto?»
«Avevo bisogno di stare un
po’ lontano dal casino di casa.»
«O lontano da
Loki.»
«Anche.»
«Che ha fatto per dare da
pensare al grande Tony Stark?» si
getta i capelli dietro le spalle e accavalla le gambe.
«Se lo sapessi non sarei
qui, comunque credo che l’arrivo di
Thor abbia aiutato.»
«Thor?
Perché?»
«Voleva riportare Loki ad
Asgard.»
«Oh bene. Quando passa a
prenderselo?» chiede sollevata.
«Quando sentirai delle
esplosioni provenire dall’attico, non
glielo lascio portare via.»
«Ti sei bevuto una
bottiglia di liquore o il cervello? Lo
rivogliono ad Asgard e noi non dovremo più preoccuparcene,
perché non dovresti
lasciare che lo porti via?» la voce le si alza di un paio di
ottave.
«Perché non
sarebbe giusto.»
«Non sarebbe giusto? Ha
ucciso centinaia di persone, come
puoi dire una cosa simile? Qualunque decisone prendano su di lui
è più che
giusta.»
«No, non lo sarebbe.
Vogliono punirlo non per cosa è successo
qui, per quello lo hanno già esiliato, ma perché
ha usato la magia e si è
trasformato in uno jotun per curarsi.» torna a sedersi quasi
composto.
«Non lo avevano privato dei
suoi poteri?»
«Non del tutto, ma ne ha
pochi e non è riuscito a curarsi
del tutto, così ha dovuto trasformarsi.»
«Cosa vuoi che gli facciano
se per la morte di centinaia di
persone innocenti lo hanno solo mandato qui?» sbuffa seccata.
«Da quanto ho capito si
tratterebbe di una punizione
esemplare, e ultimamente ne ha passate abbastanza per colpa di qualche
cazzata.»
«Okay, lasciamo stare, non
ho voglia di stare a discutere
del perché tu lo stia difendendo, ma ti dico solo di
dormirci su, domattina
mandarlo via ti sembrerà la scelta migliore.
Buonanotte.» si congeda alzandosi
e richiudendosi la porta alle spalle.
Si copre gli occhi con una mano e
resta un attimo a
riflettere, poi arriva a un conclusione, o almeno la conclusione si
para
davanti ai suoi occhi come un fulmine, sotto la forma di due occhi
verdi che lo
fissano supplicanti.
No.
Note della
Vecchia
Volpe
Scusate per il ritardo, ero in
Bretagna e non potevo copiare
il manoscritto. Per fortuna siamo alle ultime pagine cartacee e non
dovrò più
mettermi a copiare ogni volta.
Non picchiatemi per aver interrotto
qui il capitolo,
diversamente sarebbe venuto troppo lungo.
Un grazie a tutte, siete speciali
<3 (P.S. Madama Pigna
volevi Thor? Eccolo xD)
Baci e a presto.
Nota nella
nota
A breve pubblicherò una
nuova long, sempre Ironfrost, ormai
è una mania, spero che qualcuna di voi sia incuriosita, vi
anticipo che sarà un
po’…strana.
|
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Capitolo 22 *** Lo sgabello maledetto ***
Brucia la distanza che separa le
porte dell’ascensore dal
divano dove Loki sta leggendo in pochi passi concitati, gli toglie il
libro
dalle mani e lo bacia rudemente, forzando le sue labbra per poter
raggiungere
la sua lingua.
Loki in un primo istante tentenna,
poi si stringe nelle
spalle e si lascia schiacciare contro i cuscini del divano dal peso
insistente
dell’altro.
«Ciao anche a
te.» ansima quando riesce a levarselo di dosso
«Posso sapere perché ho rischiato di essere
soffocato dal tuo molto aggraziato
approccio?» domanda con sarcasmo «Era forse un
bacio d’addio?» ora la sua voce
è tinta da una cupa nota di paura e abbandono, che
conferisce a quel suono
solitamente melodioso un qualcosa di cupo.
«Perché
dovrebbe?» si tira a sedere liberando Loki.
«Non prendermi per stupido.
Non sei andato a lavorare, ti
conosco, volevi startene da solo a pensare. Guarda che se non mi volevi
tra i
piedi per un po’ avrei capito, tanto ho dormito, non ti avrei
dato fastidio.»
cerca di addolcire la frase.
«Okay, non lo nego
perché tanto sarebbe inutile. Ero
indeciso. Non sapevo se consegnarti a tuo fratello e liberarmi la mente
da
tutto ciò che ci hai portato o mandare affanculo il mio
orgoglio e la mia
sanità mentale saltellando insieme a braccetto, e averti
intorno non mi avrebbe
aiutato nella scelta.»
«Non avrei detto nulla,
avrei anche fatto finta di dormire
se fosse stato necessario.» sembra quasi che stia supplicando.
«Mi distrai sempre quando
dormi, sei affascinante. Comunque
è vero, avevo bisogno di pensare senza di te.»
Chiude gli occhi e sospira, per poi
alzarsi in piedi «Fammi
solo questo favore: Thor chiamalo tu, io non ce la faccio. Digli di
darmi
cinque minuti per prendere la mia roba, poi andrò con lui
senza oppormi.» si
morde le labbra e si dirige verso il corridoio, ma una mano sul polso
lo
blocca.
«Tu non vai a prendere
proprio niente e io non chiamo
proprio nessuno. Devo ricordarti che sei un prigioniero e che non puoi
andare
da nessuna parte?» quella che normalmente suonerebbe come una
condanna fa
rialzare gli occhi a Loki.
«Tu
non…» sussurra lasciando che lo riconduca sul
divano.
«Io non ho intenzione di
lasciare che ti riporti ad Asgard
per farti subire qualche pena medievale, esatto.»
Ha a malapena il tempo di finire di
parlare che le sue
labbra si ritrovano impegnate da quelle di Loki, che lo spinge contro
lo
schienale e sale a cavalcioni su di lui, lasciandosi passare le braccia
attorno
ai fianchi.
«Vuoi tenermi
qui?» soffia speranzoso contro la sua bocca.
«Come intelligenza di oggi
ti classifichi giusto un pelino
più su di Thor, ma nemmeno di tanto.» lo prende in
giro.
«Rispondimi.»
«Sì,
sì, voglio tenerti qui, te l’ho detto.»
sospira
passandogli una mano sulla schiena.
Sorride «Grazie.»
«Sicuro che il freddo della
trasformazione non ti abbia
danneggiato il cervello?»
«No, davvero, grazie. Anche
per prima. Thor avrebbe potuto
portarmi via subito e io ero troppo arrabbiato per pensare, fargli
credere che
sarei scappato è stato gentile.»
«Parli come se nessuno ti
avesse mai fatto un favore.»
«Difatti è
così.»
«Oh.» aumenta la
presa su di lui «Questo è anche uno dei
motivi per cui ti tengo qui.»
Sorride di nuovo e gli si siede
accanto, facendosi avvolgere
da un suo braccio.
«È strano, sei
quasi affettuoso, che ti prende?»
«Fino a un secondo fa
pensavo che mi spedissi a marcire in
una cella o peggio dopo avermi detto che almeno un po’ tieni
a me, non è stato
piacevole.» ammette appoggiando la schiena al suo petto.
Lo lascia fare «Solo
perché pensi sempre al peggio.»
«Abitudine.»
«Hai delle pessime
abitudini.»
«Da che pulpito.»
cerca di liberarsi dal mento di Tony
appoggiato alla sua testa.
«Oh, dai,
smettila.» lo inchioda a sé con le braccia, senza
lasciarlo muovere.
Sbuffa ma poi lo lascia stare
lì e prende il telecomando
«Questo cos’è?»
«No, principino,
scordatelo. Non guardiamo Beautiful.» si
affretta a strappargli il telecomando dalle mani e a cambiare canale.
«Perché
no?»
«Perché
è una telenovela, e già questo basterebbe a farlo
escludere dai programmi guardabili, inoltre va avanti da più
di vent’anni,
quindi non se ne parla nemmeno.»
«Sembrava
interessante.» si lamenta.
«Sembrava ma non lo
è, fidati di qualcuno che conosce il
panorama televisivo da parecchio tempo. Se vuoi ci sono un sacco di
cose più
interessanti.» scorre per un attimo i canali fino a
soffermarsi su uno in
particolare «Ecco, Top Gear, questo è
divertente.»
«Tre uomini che guidano tre
scatole che si muovono? Che ci
trovi di divertente?»
«Si chiamano automobili
e… beh, i conduttori sono
simpatici.»
«Ciò non toglie
che il programma sia stupido. Già muoversi
in quelle scatole…»
«Automobili,
Loki,
si chiamano automobili.»
«Come vuoi. Già
muoversi un quelle automobili è
ridicolo, figuriamoci guardare delle persone con uno
scarso senso dell’umorismo che ne guidano tre per puro
esibizionismo.»
«Disse l’uomo che
odiava l’esibizionismo a tal punto da
ordinare a una folla di inginocchiarsi al suo cospetto.»
«È del tutto
diverso.» incrocia le braccia sul petto,
fingendosi offeso perché, almeno per quella sera, non riesce
proprio ad
arrabbiarsi con l’uomo che lo ha fatto sentire
così leggero e sollevato per due
volte nel giro di poche ore.
«Ehi, non mi hai ancora
minacciato di morte. Non è che ti
stai arrugginendo?» gli scompiglia i capelli per provocarlo
ancora.
«La chiamo convivenza
pacifica, ma se preferisci che ti urli
contro non hai che da chiedere.»
«Preferisco altre
urla.» accenna malizioso meritandosi una
gomitata tra le costole «Facciamo cena? Sono quasi le nove e
avrei piuttosto
fame.»
«Chissà
perché…» questa volta è lui
a esibirsi in un
sorrisino lascivo giusto prima di alzarsi e dirigersi verso
l’isola per poi
appollaiarsi sullo sgabello divenuto di sua proprietà.
«Principino, sei
inquietante a volte.» afferma sedendoglisi
accanto, solo per dargli uno spintone e rischiare di farlo cadere.
«Sei impazzito?»
esclama indignato ritrovando l’equilibrio
solo grazie al suo solito portamento felino.
«No, quello è il
mio posto e lo rivoglio, quindi scendi di
lì e poche storie.»
«Era
il tuo posto,
ora è mio.»
«Sbagliato.»
prova a spingerlo di nuovo ma si ritrova a
lottare contro le mani dell’altro che cercano di bloccarlo.
«Signore, la cena
è arrivata.»
«Falla portare
qui.» ringhia per lo sforzo di contrastare
Loki; anche se il dio sembra minuto e gracilino è capace di
tirare fuori una
forza incredibile, soprattutto in frangenti inutili come quello.
Abbandona la lotta per appropriarsi
della busta con il cibo,
rinunciando apparentemente allo scontro «Hai fame?»
chiede con un’aria da
santarellino che insospettisce subito il dio degli Inganni.
«Sì…»
lo fissa incuriosito, con un sopracciglio inarcato.
«Bene. Se vuoi mangiare
togliti dal mo posto.»
Sospira e si esibisce in uno dei suoi
più meravigliosi
“facepalm”.
«Forza, scendi.»
lo sprona muovendo le dita a scatti verso
di lui, nel gesto universale del “togliti dalle
palle”.
«Per le Norne, proprio in
te mi dovevo imbattere? Ne ho già
avuto abbastanza di sfortuna in generale, mi doveva proprio toccare di
andare a
vivere da un dodicenne troppo, ma nemmeno tanto, cresciuto?»
«Hai finito di sfottermi
per la mia statura, scricciolo?»
«No.» ghigna.
«Perfetto, vai pure a
dormire, tanto non fai cena.» gli
volta le spalle chinandosi sulla busta.
«Cosa? No, ho fame quanto
te.» protesta allungando un
braccio e provando ad aggirare la sua schiena muscolosa per raggiungere
la misteriosa
cena.
«Non mi interessa,
buonanotte.» sta facendo una fatica del
diavolo a trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Non sono un bambino, non
puoi mandarmi a letto senza cena.»
«Da come piagnucoli lo
sembri.»
«Anche tu sembri una
persona adulta e matura, ma non lo
sei.» si alza per potergli sottrarre la busta e Tony
approfitta di quel momento
per poter andare sullo sgabello lasciato libero.
«Ah-ah, fregato.»
scoppia a ridere, lasciando la busta sul
ripiano di marmo.
L’espressione di Loki
è indescrivibile. È un misto di
stupore, divertimento, incredulità ed esasperazione, tutto
racchiuso sul suo
adorabile viso pallido.
«Sei
un…» non trova l’insulto giusto per
descriverlo nella
lingua del mortale e si limita a ringhiare qualcosa in asgardiano.
«Che tradotto
sarebbe?»
«Non avete insulti
abbastanza pesanti per potertelo
tradurre.» si siede di malavoglia sullo sgabello abbandonato
da Tony.
«Come sei
permaloso.» lo prende in giro scompigliandoli i
capelli in quel modo che lo fa andare su tutte le furie.
Soffia come un gatto ma non tenta di
ucciderlo come l’altro
si aspetterebbe.
«Beh? Niente minacce di
morte, niente calci, niente
defenestramenti?»
«Per stasera no.»
mormora guardando il ripiano.
«Mi dici
perché?»
«Sei più che in
grado di arrivarci.»
Resta un attimo in silenzio
«Questo era un complimento?»
«Quasi.»
Gli mette il palmo della mano sulla
fronte «Strano, non mi
sembra che tu abbia la febbre.»
«Smettila. Non posso per
una volta aver voglia di deporre le
armi e di rilassarmi un po’?» sbotta voltandosi e
fronteggiandolo.
«Certo, è solo
strano. Per due mesi non mi hai nemmeno
parlato e se lo facevi mi insultavi o mi minacciavi, ora ti comporti
così, da
persona civile e quasi normale, il cambiamento è evidente.
Non sei più quella
persona folle che ha cercato di conquistare il mondo solo per vendetta
e per
ripicca, sei cambiato, non riconosco più in te quel pazzo;
certo, mantieni
degli atteggiamenti particolari, che non sono comunemente riconosciuti
come
normali, ma questo sei tu,
è il tuo
carattere che è riuscito a venire fuori dopo essere stato
sotterrato dall’odio
e dalla rabbia, un carattere interessante e divertente, il carattere di
qualcuno che sono convinto che non tornerà più a
quei livelli di follia.» dice
tutto in un fiato, senza riuscire a fermare le parole in nessun modo.
Lo fissa con gli occhi sgranati,
incapace di proferire suono
dopo quell’analisi così attenta e così giusta.
Non credeva che potesse arrivare a conoscerlo così a fondo,
ma è così, e si
stupisce di quanto abbia potuto leggere di lui, pagine del suo
carattere
nascoste a lui stesso, righe mai analizzate che aspettavano solo che
qualcuno
le sottolineasse con un dito per metterle sotto l’attenzione
dell’autore
stesso.
Abbassa lo sguardo per nascondere il
leggero rossore che gli
anima le guance «Facciamo cena.» sussurra con un
fil di voce.
Tony annuisce, intuendo
dall’abbassarsi frettoloso del capo
di Loki che le sue parole non sono passate inosservate al suo
interlocutore
«Come vuoi.» non lo costringe a rialzare la testa
per vedere cosa si cela nei
suoi occhi, sapendo che forzandolo otterrebbe l’effetto
contrario rispetto a
quello che sta cercando di ottenere.
«Cosa
c’è nella busta?»
«Spaghetti alle vongole, e
per la tua felicità dobbiamo
usare le posate.» gli porge coltello e forchetta.
«Non farmi passare per
quello schizzinoso, non è colpa mia
se avete delle abitudini rivoltanti e io sono abituato a comportarmi
come una
persona civile.»
Alza gli occhi al cielo, poi
abbandona lo sgabello per
andare ad aprire lo sportello del frigo. Quando chiude la porte e
riporta lo
sguardo su Loki questo gli ha appena rubato il posto. Sbuffa divertito
«Ehi,
persona civile, prendi almeno i piatti.»
«Dove?»
«Secondo te dove potrebbero
trovarsi dei piatti in una
cucina?»
«E io che ne so? Ad Asgard
non sarò stato benvoluto ma ero
comunque un principe e così mi trattavano.»
«Se sua maestà
ha voglia di sollevare le sue regali terga
dal mio umilissimo sgabello potrebbe trovare delle stoviglie, mi scuso
per la
loro infima fattura, in quel misero mobile accanto al non adeguato
lavandino.»
spiega con un tono affettato esibendosi in un inchino.
«Piantala di prendermi per
il culo.»
«Me le offri su un piatto
d’argento, principino.»
Stupendo il padrone di casa
effettivamente si alza e torna
con due piatti in mano, e quando fa per risedersi al suo posto lo trova
occupato «Sul serio?» domanda esasperato.
«Sì. Ora siediti
in un qualunque posto che non sia il mio
prima che gli spaghetti si raffreddino e che il vino si
scaldi.»
«Vino con il pesce? Ma che
schifo.» si lamenta dopo essersi
rassegnato a uno sgabello identico all’altro che
però non ha il fascino di
quello rubato.
«Il vino bianco va
benissimo con il pesce.» spiega
pazientemente riempiendo i bicchieri con il liquido chiaro.
«Ti sei deciso a non
trattarmi come un bambino e a lasciarmi
accesso anche agli alcolici?»
«In Italia questo viene
fatto bere anche ai bambini, quindi
sì.» ghigna trionfante.
«Non ti ha mai sfiorato
l’idea che ho giusto qualche
millennio più di te e che sei tu ad essere un bambino in
confronto a me?»
«Che pignolo. A conti fatti
sei più giovane di me a quanto
mi sembra.»
«Sono sempiterno, Tony,
cosa ti sfugge di questo?»
«Non so, la paura del
ghiaccio e del buio aiutano a non
farti proprio vedere come un potente dio immortale.»
«Come lo hai
scoperto?» domanda allarmato che anche quel
segreto di cui ha sempre voluto celare la vergogna sia stato rivelato.
«Del buio? Deduzione. Anche
se hai passato dei giorni nella
più completa oscurità quando ti ho riportato qui
ti sei rifiutato di dormire al
buio, tanto da venire a dormire sul divano perché
lì c’era un po’di penombra.»
«Veramente non avevo voglia
di stare da solo…» confessa.
«Oh.» gli posa
una mano sul braccio «Però mi sembra di aver
indovinato lo stesso.»
«Forse.» riprende
il suo contegno.
«Dai, ora si mangia, sto
morendo di fame.» solleva un
contenitore termo-riscaldato dalla busta e lo apre, rivelando il suo
contenuto
di pasta e molluschi in gran quantità. Divide a
metà la porzione e la impiatta,
dando a Loki la sua parte.
Il dio affonda la forchetta
nell’ammasso di pasta, ma quando
prova a sollevarla tutto il contenuto scivola nel piatto. Ci riprova un
paio di
volte poi Tony lo ferma prima di mettersi a ridergli in faccia.
«Devi arrotolarla sulla
forchetta altrimenti non ci
riuscirai mai.» gli prende la mano e lo aiuta a compiere il
movimento rotatorio
che gli consente di iniziare a mangiare, fino a quando non viene
fermato da un
guscio di vongola.
«Spero che tu sappia come
toglierli.»
«Non sono vissuto in una
caverna, so come sgusciare un
mollusco.» sbuffa mentre prova a liberare la vongola dal
guscio, finendo con
l’avere uno schizzo di prezzemolo e olio sul naso.
«Certo, certo.»
commenta distrattamente rimuovendo la
macchia con il proprio tovagliolo.
Finiscono di mangiare prendendosi
reciprocamente per il culo
a causa dell’olio e dei gusci che volano un
po’ovunque, poi, fortunatamente per
Ferro-Vecchio a cui toccherà pulire, i piatti si svuotano e
i due decidono di
passare il resto della serata sul divano.
«Che film guardiamo? Se mi
dici “Bambi” ti annodo le corde
vocali.»
Con un sorriso accenna la lettera
“b” con le labbra ma poi
lascia perdere «Non lo so, non ho visto molti film.»
«Mi sembra che il numero si
fermi a uno.»
«In
effetti…»
«Bene, millenaria creatura
che ha visto solo un film in vita
sua, che ne dici di Harry Potter? Lo stavi leggendo prima,
no?»
«Esiste anche una versione
uguale per lo schermo?» domanda
incuriosito.
«Non proprio uguale, le
battute cambiano un po’ma la trama è
sempre la stessa.»
«Che senso ha farlo come il
libro?»
«È un libro per
pigri, puoi guardarlo in meno tempo e non
devi prestarci la massima attenzione.» spiega mentre Loki gli
si siede accanto
«Mi sembra che tu non abbia molta voglia di concentrarti su
qualcosa.» azzarda.
«In effetti no.»
abbandona la testa contro lo schienale «Ho
solo voglia di distrarmi un po’.»
«Secondo me questo
funziona.» preme il pulsante play e il
film parte, affascinando Loki nonostante gli scarsi effetti speciali.
Quando ormai il maghetto ha scoperto
dell’esistenza di un
mondo diverso da quello che credeva le porte dell’ascensore
si aprono facendo
entrare Fury, sobbalzare Loki e bestemmiare Stark.
Note della
Vecchia
Volpe
La smetterò mai con le
stupide note e lo stupido soprannome?
Non so, firmate una petizione e fatemi sapere che ne pensate.
Altro capitolo che non so definire,
spero che il finale vi
abbia lasciato in sospeso (sono crudele, lo so), visto che la suspense
nei
finali mi piace sempre molto.
Angolo ringraziamenti: grazie a voi
che seguite e recensite,
e un grazie speciale a chi è andato a dare
un’occhiata anche all’altra
Ironfrost che ho pubblicato <3
Baci e a presto <3
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Capitolo 23 *** Scelte ***
«Fury, che diavolo ci fai
qui? Jarvis!» esclama balzando in
piedi, ringraziando che Loki non gli si sia sdraiato anche addosso,
anche se
quando non lo aveva fatto ed era restato al suo posto era rimasto quasi
deluso.
«Sono passato a controllare
cosa sta succedendo e a vedere
se riportare il prigioniero nella cella prima che lo portino ad
Asgard.»
Loki si irrigidisce.
«Cosa? No, scordatelo, lui
resta qui, e non te lo lascio
riportare in quel buco freddo.» si frappone tra il Direttore
e il divano.
«Forse non hai capito,
Stark. Non ti ho mandato un ospite,
ma un criminale che va punito e che quindi tornerà a casa
sua se lo rivogliono;
inoltre, tu non decidi proprio niente.»
«Col cazzo, Monocolo. Hai
deciso di affidarmelo, no? Bene,
ora sono io a decidere.»
«Le tue decisioni rischiano
di farlo scappare, ergo ci penso
io.» si avvicina facendo cenno di sfilare il teaser dalla
tasca.
«Direttore,» Loki
esce dal suo nascondiglio, volendo evitare
all’altro una scossa che sa non essere per niente piacevole
«Posso assicurarle
che non scapperò. So che non ci si può fidare
della mia parola, ma si può
riflettere sui fatti: se resto qui gli Asi, che potrebbero punirmi in
modi
peggiori, non mi daranno la caccia e io sarò al sicuro,
perché dovrei voler
fuggire dall’unico posto in cui so che nessuno mi
farà del male?»
«Perché sei
pazzo, Loki. Comunque non si tratta solo più del
fatto che tu potresti scappare, ma a quanto mi ha riferito Thor devi
tornare ad
Asgard per qualcos’altro che hai commesso, se ho capito
perché ti sei trasformato
in un mostro blu o qualcosa di simile.»
«Si chiamano jotun,
Monocolo, e lo ha fatto solo a causa della tua brillante idea di
chiuderlo in
una cella gelida per tre giorni.» ringhia Tony sul punto di
perdere gli ultimi
rimasugli di pazienza.
«Non voglio nemmeno sapere
perché lo stai difendendo, ma non
ho nessuna voglia di scatenare una guerra con una stirpe di dei a causa
di un
tuo capriccio, perciò quando Thor passerà a
prenderlo tu glielo lascerai.»
«Ma…»
«Buonanotte Stark.
Pazzo.» saluta entrambi tornando
nell’ascensore.
Tony e Loki restano a guardarsi, gli
occhi castani e
infuriati dell’uno fissi in quelli verdi e rassegnati
dell’altro.
«Vado a radunare le mie
cose, è meglio così.» si decide a
dire con un sospiro voltandosi verso il corridoio.
«No.» lo ferma di
nuovo per un polso, facendolo girare e
scontrare contro di sé, per poi baciarlo con forza
«Ti ho detto che resterai
qui e tu resterai qui.»
«Ragiona. Non
potrò restare qui se Fury non vuole, e al più
tardi domani mattina Thor sarà qui intenzionato a portarmi
via, non puoi
opporti. Non fare quella faccia, sono felice di cosa tu stia provando
ad
architettare, ti sto solo esponendo i fatti in modo da non correre
rischi
inutili.»
«Ti stai preoccupando per
me?» domanda piano.
«Beh,
sì…»
Lo attira di nuovo a sé ma
questa volta lo spinge sul
divano, sempre restando attaccato a lui, fino a cadere contro i cuscini
dove
può finalmente baciarlo come si deve.
«Tu non vai proprio da
nessuna parte.» soffia contro le sue
labbra socchiuse alla ricerca d’aria.
«Sii
realista…»
«No.» gli chiude
la bocca con la propria «Se fossi stato
realista sarei morto nel covo di quei terroristi, non avrei mai
costruito tutto
ciò che ho, quindi no, non sarò realista, a costo
di dovermene pentire.»
Sorride passandogli le braccia
attorno al busto «Non hai
idea di quanto io voglia restare qui.»
«E lo farai, non accetto
repliche.»
Si arrende alle sue labbra avide che
lo reclamano per sé.
«Forse…»
mormora separandosi brevemente da lui «Ho trovato.»
«Mi fa piacere sapere che
stai pensando ad altro.» borbotta
sarcastico strusciandosi volutamente contro di lui.
«Gne. Stavo pensando che se
la cella di sotto, aspetta, non
guardarmi così, è stata progettata per contenere
te, sono sicuro che nessuno, e
dico proprio nessuno, possa entrarci dall’esterno.»
«Tu hai abbattuto la porta
con un calcio.» gli fa notare.
«Dettagli. È
successo solo perché ho tolto la corrente e non
funzionava più il campo di energia, ma domani non
succederà. Tu entrerai in
quella cella dopo che io avrò cambiato i comandi in modo che
solo tu possa
aprirla, e solo dall’interno, e quando arriveranno per
portarti via non ci
riusciranno.»
«Non voglio tornare in
quella cella.» si lamenta debolmente.
«Sarebbe il male minore
visto che l’alternativa è quella di
essere portato ad Asgard senza nemmeno sapere se potrai
tornare.»
«Molto probabilmente non
potrò.»
«E allora cosa preferisci?
Passare qualche ora in un posto
che cercherò di rendere il più sicuro possibile
oppure essere portato via?»
«È solo che
quella cella…»
«Per favore.»
sussurra prendendogli il viso tra le mani e
incatenando lo sguardo al suo.
«Va bene.» si
arrende dopo un attimo, vinto da quegli occhi
scuri così carichi di promesse.
«Bravo.» torna
alle sue labbra, questa volta con dolcezza,
quella dolcezza che ha scoperto di possedere solo poche ore prima
«Ora in
teoria dovrei andare di sotto a invertire gli impulsi dei circuiti,
ma» lo
interrompe con un dito sulle labbra prima che possa ribattere
«per tua fortuna
era stata progettata anche come rifugio, quindi» sfila il
palmare dalla tasca
dei pantaloni «mi basta premere qui ed ecco fatto.»
«Devo ammettere che questa
tecnologia si sta rivelando
comoda.» pretende un altro contatto con le sue labbra
intrecciando le dita nei
suoi capelli corti.
«Non ti piace solo
perché non la sia usare.» lo rende in
giro scendendo finalmente da lui e scivolando al suo fianco.
«Non è vero, e
comunque è solo perché ad Asgard non esiste e
tu non mi hai mai spiegato come funzionano questi
marchingegni.»
«Avevo paura che mi
prendessi a calci e non mi sembravi
molto disposto ad abbassarti a tal punto da imparare qualcosa da un
comune
mortale.»
«Se riuscirò a
rimanere qui mi insegnerai almeno a farmi un
caffè?»
«Certo.»
Quella domanda e la sua rispettiva
risposta, apparentemente
banali e prive di qualunque particolare significato, vengono
pronunciate con un
tono talmente intenso da assumere un nuovo senso più
profondo, che porta
entrambi a un nuovo bacio.
Si stringono con forza,
finché Tony non si alza prendendolo
per un polso e conducendolo verso la camera da letto, anche se non
riescono ad
arrivarci come vorrebbero, finendo con lo sbattere svariate volte
contro i muri
e scandalizzando il povero Ferro-Vecchio che si affretta a scansarsi
prima di
essere travolto dai due che stanno disperatamente cercando una
superficie piana
a cui appoggiarsi.
Riescono miracolosamente a
raggiungere la stanza prima di
arrendersi al pavimento, e senza quasi il tempo di varcare la soglia
finiscono
sul letto appena rifatto dal fedele robottino, che vede mandato al
diavolo il
lavoro a cui aveva dedicato tanta fatica; i vestiti sembrano sparire
quasi come
per magia, ma proprio quando Loki si aspetterebbe la mossa
dell’altro questo
inizia a mordicchiargli il collo. Decide di partecipare a quel gioco e
inverte
le loro posizioni, scendendo con le labbra lungo il petto del
miliardario che
geme sorpreso dal momento che non si aspettava qualcosa di simile da
lui; lo
lascia fare, lascia che lo torturi lentamente, che segua le linee
definite dei
muscoli con le labbra, che morda ciò che incontra e che vi
passi languidamente
la lingua subito dopo, come per lenire il leggero dolore causato dai
denti.
Tony gli intreccia una mano nei capelli, sentendolo scendere sempre
più
pericolosamente verso il basso, e quando pensa che scenderà
proprio lì dove sta
aspettando che scenda con
impazienza, risale diabolicamente andando a mordergli un fianco e
facendolo
sussultare.
«Sei…uno…stronzo.»
soffia con difficoltà a causa della sua
bocca che sta continuando a muoversi lungo tutto il suo torace.
«Lo so.» mormora
contro la sua pelle senza interrompere la
successione di morsi e leggeri baci che sta lasciando sulla sua
clavicola
sinistra e che lo stanno mandando in estasi.
«Ma ora basta.»
lo fa cadere sotto di sé e, sorprendendolo
un’altra volta per la sua delicatezza, inizia a compiere lo
stesso gioco sulla
sua pelle, solo che la sua, nivea e candida, si arrossa subito,
lasciando già
intuire quali saranno i segni che avrà la mattina dopo.
«Non sul collo.»
sussurra scostandosi prima che sia troppo
tardi.
«Non vedo perché
no.» cerca di tornare al punto che aveva
preso di mira ma Loki continua a impedirglielo.
«Perché domani
mattina si vedrà il segno e faranno delle
domande a cui non vogliamo rispondere.» spiega semplicemente,
fissandolo con
occhi che contengono una sincerità disarmante, una
sincerità che non si sarebbe
mai immaginato in lui.
«Forse sarebbe
meglio.» mormora sovrappensiero.
«No, non lo sarebbe. Ti
chiedo solo di lasciar perdere il
collo.» stranamente nella sua voce non si legge nulla della
solita imperiosità.
«Va bene,
ma…»
«Ma niente, lasciami godere
l’ultima notte che passerò qui.»
cerca le sue labbra dopo avergli appoggiato una mano sulla schiena nuda
per
avvicinarlo.
«Non è
l’ultima.» lo zittisce mordendogli un labbro e
percorrendo con le dita un suo fianco, sentendolo fremere.
«Solo perché non
sei bravo con gli addii.» lo prende in giro
cercando di smorzare l’atmosfera.
«Solo perché
questo non è un addio.»
soffia nel suo orecchio e torna a baciarlo,
non lasciando spazio ad altre parole.
Fissa il suo amante –
perché sì, lo deve ammettere, è quello
che è diventato – languidamente addormentato
addosso a lui.
Ha un’espressione
rilassata, anche se sotto quella prima
impressione di pace riesce a leggere quella malinconica che lo
caratterizza
sempre negli ultimi giorni; gli porta una ciocca arruffata dietro un
orecchio.
Non ce la fa a svegliarlo, non ce la fa a dirgli che è ora
di giocare secondo
un piano che ha più falle che certezze. Non
ce la fa a distruggere quell'espressione indifesa per consegnarlo alla
realtà.
Inoltre non capisce per cosa deve
essere punito; insomma, ha usato la magia per
curare le proprie ferite, non per scappare o per conquistare il mondo,
cosa c'è
di male?
Consulta la sveglia, più che altro decorativa visto che di
solito si serve di
Jarvis per sapere l'ora, sul comodino; non è tardi ma Thor
potrebbe arrivare da
un momento all'altro per portarselo via. Forse sarebbe un bene se li
vedesse
così, forse non proverebbero a portarglielo via. O forse non
lo vedrebbe mai
più.
Posa lo sguardo sulle dita di Loki
intrecciate alle sue. Sono così dalla sera
prima, da quando Tony le aveva strette prima di spingersi in lui con
delicatezza e con una paura di fargli male che non lo aveva mai
caratterizzato,
prima non si era mai curato di cosa potesse sentire l'altra persona con
cui
stava dividendo il letto (o privè, o divano, o prima
superficie piana
disponibile), ma quella sera sì.
Si rende conto di doverlo svegliare,
ma in fondo spera che lo faccia da solo e
che non lo costringa anche a questo.
Le palpebre di Loki non accennano a
sollevarsi, allora si decide a scuoterlo
leggermente per una spalla, sperando di non apparire troppo rude almeno
per una
volta in vita sua.
«Sveglia.»
sussurra quando vede che sta iniziando ad aprire gli occhi.
«È
già...?» domanda assonnato, preoccupandosi.
«Credi che avrei ancora una
mascella per parlare se tuo fratello ci avesse
visti insieme a letto nudi?»
«In effetti no.»
si stropiccia gli occhi in un tenerissimo gesto infantile.
«Anche se non è
qui ci conviene iniziare a scendere se non vogliamo che ci
sorprendano a metà strada.»
«Dobbiamo
proprio?» si riavvolge nelle coperte e prova a riappropriarsi
del
posto sul suo petto.
«Direi di
sì.» nonostante le proprie parole passa le braccia
attorno al suo
corpo.
«Ma qui sto bene...»
«Come sei diventato
tenero.» lo prende in giro strusciando il naso contro il
suo e ridendo per la sua espressione schifata.
«Era solo una
constatazione.»
«Certo, va bene.»
lo accontenta non volendo, almeno per quella volta, dargli
troppo fastidio «Ci alziamo? Più stiamo qui
più rischiamo che il piano vada a
puttane.»
«L’eleganza delle
tue parole mi stupisce sempre.» chiude gli
occhi godendosi l’abbraccio caldo in cui è avvolto.
«Chiedo venia se ho turbato
le sentibili orecchie di vostra
grazia.»
«Cretino.»
Lo osserva per un paio di minuti
mentre finge di dormire
nella speranza che si intenerisca e lo lasci lì
«Sai che se fosse per me
potresti stare qui finché vuoi, vero? Sto dicendo di alzarci
solo perché il
piano è già precario di suo, non vorrei dargli la
spinta definitiva,» si passa
una mano in faccia, tra il divertito e l’esasperato, al
sogghigno malizioso
dell’altro «e farlo precipitare.»
«Va bene.» si
districa di malavoglia dalle sue braccia e
dalle lenzuola, per poi afferrare qualche vestito e infilarlo in fretta.
«Aspetta.» si
tira anche lui a sedere e gli stampa un bacio
sulle labbra, facendolo sussultare «Okay, andiamo.»
si alza a sua volta afferrando
i boxer lasciati poco più in là «Doccia
e poi andiamo?»
«Non avevamo
fretta?»
«Non così
fretta…» si avvicina lentamente prima di essere
fermato da un’occhiataccia.
«Quindi io non avevo tempo
per dormire ma per questo c’è
tutto il tempo?» incrocia le braccia sul petto che mostra
ancora i segni del
gioco del miliardario.
«E va bene, principino, ci
vediamo tra dieci minuti.»
sparisce nel bagno a fianco mentre Loki si dirige verso la sua camera
ultimamente inutilizzata per fare altrettanto.
Esattamente nove minuti e
cinquantotto secondi dopo Loki si
siede sul suo sgabello accanto
all’isola; fissa intensamente una bottiglia colma di liquido
ambrato, indeciso.
Affogare ciò che sta per succedere nell’alcol o
avere il coraggio di viverlo
appieno?
Svita lentamente il tappo avvicinando
il bicchiere al collo
inclinato della bottiglia.
«Ehi, che stai facendo? Non
ti lascio bere alle sette di
mattina.» gli toglie il bicchiere dalle mani con un gesto
secco che provoca un
lamento.
«Perché
no?»
«Perché ti
ubriachi come niente e hai bisogno di un po’ di
lucidità in questo momento.» gli si siede accanto
allontanando la bottiglia.
«Forse sarebbe meglio di
no.» mormora triste.
«Si tratta solo di qualche
ora, okay?» gli posa un braccio
sulle spalle.
«Mmh…»
«Bene, facciamo colazione e
poi scendiamo. Caffè?» gli porge
una tazza colma del liquido bollente «Ah, già, la
valanga di zucchero, quasi
dimenticavo.» con uno schiocco di dita arriva Ferro-Vecchio
con la zuccheriera
miracolosamente intatta e un cucchiaino.
«Non capisco come tu faccia
a berlo così.»
«Semplicemente non ho una
malsana dipendenza dallo
zucchero.» gli dà una gomitata scherzosa che gli
fa rovesciare qualche granello
bianco sul ripiano di marmo.
Sospira portando gli occhi al cielo e
finiscono la loro
veloce colazione in un paio di minuti.
«Andiamo?»
domanda Loki con riluttanza,.
«Sì, dovremmo
farcela.» si alza e si dirigono verso
l’ascensore.
«Promettimi solo una
cosa.» esordisce una volta che le porte
si sono chiuse «Quello sgabello, quando tornerò,
sarà mio.»
Scoppia a ridere, sollevato da quella
semplice battuta «Va
bene, mi arrendo, ti cedo lo sgabello.»
Passano il resto della discesa in
silenzio, evitando di dire
stupide parole che non servirebbero a niente.
Una volta arrivati davanti alla porta
della cella Tony la
apre e ci entra, facendo cenno a Loki di seguirlo; esegue con
riluttanza,
ricordando come ci è stato portato pochi giorni prima, ma
poi viene afferrato
per un polso e lo lascia fare a modo suo.
«Forza, devo spiegarti come
funziona, anche se mi conviene
saltare la parte di spiegazione elettrica perché non ne
usciremmo più. Allora,
vedi questo pannello? Ci sono vari tasti, per chiudere devi usare
quello verde,
per aprire quello rosso, dovresti farcela.»
«Non sembra
difficile.»
«Non lo è
difatti. Ora io esco, non posso restare qui.
Adesso c’è la luce e lo spazio è
riscaldato tramite il pavimento. Non ci sono
sedie ma penso che non sia un così grande
problema.»
«No, va bene. Quindi adesso
vai?»
«Devono pur trovare
qualcuno quando arriveranno.»
«Va bene, a
dopo.» tenta un sorrisino in una ventata di
ottimismo, sorrisino stentato che viene nascosto dalle labbra di Tony
sulle
sue.
«A dopo.»
Note della
Vecchia
Volpe
Ecco qui il nuovo capitolo, spero di
riuscire ad aggiornare
con regolarità ora.
So che è un capitolo un
po’ di passaggio, ma spero che
vogliate perdonarmi.
Un grazie speciale a tutte, come
sempre siete adorabili
<3
Baci e a presto.
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Capitolo 24 *** Addio ***
«Stark, è
inutile che ti nasconda dietro la porta, Jarvis ci
ha detto dove siete entrambi.»
«Schifoso
traditore.» sputa tra i denti.
«Mi spiace, signore, ma non
ho ricevuto ordini che dicessero
il contrario.»
«Sta’
zitto.»
Sente dei passi avvicinarsi. Non
è ancora uscito dal
corridoio e si trova a pochi passi dalla porta della cella, senza
sapere bene
cosa fare.
Fury gli si para davanti
«Fa’ uscire Loki di lì.»
«Non posso.»
«Devo riportarlo ad Asgard,
Stark, e devo farlo ora.» Thor
sopraggiunge con in mano lo stupido martello.
«Non posso.» si
stringe nelle spalle.
«Cosa diavolo vuol dire che
non puoi?» la voce di Fury si fa
carica di minaccia.
«Vuol dire che non posso
aprire la porta della cella, quindi
potete ripassare un’altra volta.»
«Stai scherzando.»
«No, assolutamente. Non ho
alcun modo di aprire la porta.»
«Spero per il tuo bene che
tu stia scherzando.» ripete.
«Ribadisco, Monocolo: non
sto scherzando e non posso aprire
la porta.»
«Ascoltami bene,
mortale.» Thor lo solleva per il colletto
della maglia facendolo sbattere contro il muro a poca distanza dalla
porta
della cella «Ora tu trovi un modo di aprire quella porta e di
tirare fuori mio
fratello in modo che io possa consegnarlo alla giustizia
asgardiana.» lo lascia
ricadere e Tony si appoggia alla parete per restare in piedi.
«Ve l’ho detto:
non posso aprire la porta, la cosa non
dipende da me.»
«A costo di farti
supplicare ti farò aprire la porta.»
Il suono del teaser che si carica
riempie l’aria.
«Non è
necessario.» la porta si apre lasciando uscire Loki,
le mani sollevate che dichiarano la sua resa «Non mi
opporrò.»
«Sei impazzito?»
esclama Tony cercando di impedire che Thor
lo afferri per un braccio.
«No, addio.»
Spariscono in un lampo di luce.
L’ultima cosa che
è riuscito a vedere è stata
l’espressione
rassegnata di Loki, trista ma consapevole di aver fatto la cosa giusta.
«Stark, noi andiamo alla
base.» Fury approfitta dell’attimo
di shock del moro per spingerlo fuori e farlo salire in macchina.
Per tutto il viaggio Stark si chiude
nel mutismo, ma Fury sa
che si tratta solo di una bomba pronta ad esplodere, come dimostrano i
minuti
seguenti in cui si trova insieme agli altri Avengers nella sala
riunioni.
«Fury, salutali pure tutti.
Non ho intenzione di finanziare
ancora questa tua trovata, visto che non vengo nemmeno consultato sulle
decisioni da prendere: prima decidete che casa mia venga trasformata in
una
prigione, poi quando vi dimostro che quello che avete rinchiuso non
è un mostro
lo trattate peggio e ora, ora che sembrava davvero essere cambiato, lo
consegnate a un branco di dei che lo hanno condotto alla pazzia
già una volta.
Ora basta. Signori, il progetto per mancanza di fondi è
sospeso a tempo
indeterminato.»
«Cambiato? Stark, non
scherzare.» commenta Rogers.
«Sono stufo di sentirmi
dire di non scherzare quando non lo
sto facendo! Sì, è cambiato. Pensate forse che
due mesi fa si sarebbe
volontariamente consegnato a Thor pur sapendo che le conseguenze per
lui
sarebbero state gravi per risparmiarmi un colpo con il teaser sparato
dal caro
Direttore qui presente?»
«Che ha fatto?»
domanda Clint abbandonando il suo stato di
noia perenne.
«Lo avevo fatto chiudere
nella cella in cui lo avevano
sbattuto qualche giorno fa, modificando i comandi in modo che solo lui,
dall’interno, potesse aprire la porta. Thor non sarebbe
riuscito a riportarlo
ad Asgard se non avesse deciso di consegnarsi per evitare che io fossi
fulminato.»
«Lo avrà fatto
per un suo tornaconto personale.» liquida la
faccenda Steve.
«E quale sarebbe?
Sentiamo.»
«Ehm, ecco…
magari ad Asgard lo lasciano andare.»
«No Rogers, su questo non
mente, sarà processato e
probabilmente punito duramente per le sue azioni.» spiega
Fury, zittendo ogni
protesta da parte del biondo.
«Se lo merita.»
commenta Coulson abbandonando la sua solita
imparzialità.
«Vogliono punirlo
perché si è curato dopo che è stato
male a
causa vostra, non c’era alcun bisogno di punizione.»
«Da quanto mi ha spiegato
Thor gli avevano assolutamente
vietato di trasformarsi in uno jotun, è per questo che
vogliono punirlo.»
«È la cosa
più stupida che si sia mai sentita! Non ha fatto
nulla di male questa volta e vogliono condannarlo a qualcosa di
peggiore
rispetto a quando ha ucciso delle persone!»
«L’altra volta
è stato Odino a pronunciare la sentenza,
questa volta si deve esprimere, anche se l’ha già
fatto, tutto l’insieme dei
nobili.»
«Perché?»
si decide a sedersi e a smettere di consumare il
pavimento camminando avanti e indietro infuriato.
«Odino è caduto
nel Sonno, una specie di morte temporanea
anche se non si tratta di una vera e propria morte ma più di
un ricaricare le
energie, quindi in questo momento la Reggenza è affidata a
Thor, ma per poter
governare ha bisogno di ascoltare il parere di questa specie di senato.
Il
problema per Loki, perché sì, Stark, sono
d’accordo con te nel dire che questa
volta non si meritava qualcosa di così pesante, è
che Thor non è in grado di
tenere testa ai nobili che odiano Loki con tutti loro stessi, sia per
cosa ha
combinato in passato sia per il fatto che non è veramente un
asgardiano;
quindi, in sostanza, saranno loro a decidere.»
«Non se ne parla
nemmeno.»
«Cosa credi di
fare?»
«Andarmelo a
riprendere.» spiega risoluto.
«Serve l’energia
del Mjolnir per poter viaggiare da un
pianeta all’altro, e dubito che Thor sia disposto a darti un
passaggio.»
«Quindi lo stai condannando
a morte.»
«Non io, nella peggiore
delle ipotesi loro.»
«Se tu non avessi permesso
a Thor di venire a prenderlo per
portarlo davanti al boia...» ringhia a denti stretti.
«Te l’ho
già detto: non sono d’accordo con loro e con le
loro decisioni questa volta, ma non posso permettermi di andare contro
le
decisioni di una stirpe di dei, non posso scatenare una guerra solo per
questo,
soprattutto sapendo che la perderemmo.»
«In pratica Loki
farà da vittima sacrificale per la pace tra
i mondi. Che ironia.» commenta acido, cercando di scacciare
quel sentimento di
vuoto e disperazione che sta cercando di farsi strada a unghiate nella
sua
gola.
«Non è detto che
lo uccidano, è un dio, ma non credo che
saranno gentili.» decide di usare termini neutri per non
irritare maggiormente
Stark, che capisce essere talmente infuriato da non riuscire a mettere
un
pensiero in fila all’altro, tanto che non ha ancora
richiamato l’armatura.
«Perché mai
dovrebbero essere gentili, Direttore? Mi ha
ucciso, ha ucciso centinaia di persone e adesso dovrebbe ancora
aspettarsi di
essere trattato con gentilezza?» Coulson abbandona
definitivamente il suo
solito contegno a favore di uno più attivo.
«Non in generale, ma in
questo caso non c’è nessun motivo
per giustificare una punizione così severa.»
«Appunto.»
borbotta Stark, che sembra privato di ogni
energia.
«Vediamo se ho capito
bene.» Clint decide di prendere parte
alla conversazione «Lo vogliono punire e forse uccidere solo
perché si è
trasformato in qualcosa che gli ha permesso di curarsi?»
Annuiscono.
«Phil, io dovrei avercela
con lui quasi quanto te, ma questo
mi sembra ingiusto. Se non ha fatto del male a nessuno non
c’è bisogno di
punirlo e non vedo perché Thor glielo permetta, se il potere
è nelle sue mani
deve essere lui a decidere, o sbaglio?»
«In linea puramente
teorica, Barton, hai ragione, ma qui si
tratta di intrighi di palazzo che non seguono mai una logica o la
ragione: Thor
non è abbastanza intelligente da tenerli a bada, quindi deve
accondiscendere
alla loro decisione.»
«Inoltre non si
è mai comportato come un fratello con Loki,
da quanto ne ho saputo non sono mai andati molto d’accordo,
quindi questo
potrebbe anche essere un modo per vendicarsi.»
«Stark, si può
sapere perché te la prendi tanto? Capisco che
possa darti fastidio che ci sia qualcosa di ingiusto, ma fino a questo
punto?
Non sei proprio una persona con dei così alti principi
morali.»
«Ricordi chi è
che ha rischiato di lasciarci le penne
salvando tutta New York? Ecco.»
«Non mi sembra solo una
questione di ideali.»
«È una questione
principio, va bene?» sbotta allungandosi
sulla sedia.
Clint lo fissa incuriosito da
quell’espressione distrutta
che gli si è dipinta sul volto.
«Okay, potete andare, la
riunione è sciolta, ma non
abbandonate la base.» li congeda Fury lasciando la stanza.
Se ne vanno tutti alla spicciolata,
finché nella stanza
rimangono solo più l’arciere e il miliardario.
«Stark, che sta
succedendo?» domanda sedendosi accanto a
lui.
«Sono incazzato.»
«Tutto qui?»
«Sì.»
«Davvero?»
«No.» sussurra
appoggiando la testa al tavolo.
Reprime l’espressione da
“lo sapevo” che vorrebbe esibire
«Ne parliamo?»
«Da quando sei diventato il
mio consulente psicologico?»
«Da quando mi sembra che tu
sia disperato dopo che ti hanno
portato via quello che in teoria dovrebbe essere solo il tuo
prigioniero ma non
lo è.»
«Sì che lo
è.»
«Ah davvero?»
inarca un sopracciglio appoggiando un gomito
al tavolo.
«Mmh…»
«Che tradotto in una lingua
comprensibile sarebbe…»
«No.»
«Cosa è successo
veramente?»
«Aspetta che spengo
telecamere e microfoni e poi forse ti
rispondo.» tocca qualche pulsante sul palmare e poi lo
rimette via, cercando di
eliminare il ricordo della sera prima, quando grazie a quel palmare
aveva
tranquillizzato Loki e non era stato costretto ad allontanarsi da lui.
«Forza, mi rispondi o
no?»
«Non sono proprio
dell’umore di parlarne.»
«Ma se non lo farai ti
verrà un aneurisma, e l’unico con cui
puoi parlare sono io perché sai che non dirò
niente.»
«Non per amicizia ma per
ricatto.»
«Anche per amicizia, Stark,
puoi non crederlo ma è così.»
«Grazie.»
sussurra, senza però accennare a dire una parola
in più.
«Perché hai
deciso di farlo chiudere in quella cella?»
«Non volevo che lo
portassero via.» ammette con un filo di
voce.
«Perché?»
«Perché era
spaventato e non volevo lasciarlo andare via.»
«Cosa stava succedendo
davvero l’altro giorno?» chiede
incuriosito.
«Non quello che
credi.» si stringe la fronte con una mano.
«Ah no? Non credo che ti
stesse semplicemente dormendo sulle
gambe.»
«Lo stava facendo invece,
dopo che l’ho portato fuori da
quella cella l’ho messo a dormire e io sono andato sul
divano, poi quando mi
sono svegliato era lì anche lui e non voleva che me ne
andassi, allora mi sono
messo a lavorare e lui si è addormentato addosso a
me.»
«Te lo sei portato a
letto?»
«Sì.»
Tace.
«Dimmi almeno che eri
ubriaco.» mormora prendendosi anche
lui la testa tra le mani.
«La prima volta
sì.»
«La prima volta?!»
«Sì, ieri ero
più che sobrio.» ormai ha deciso di ammettere
tutto, rendendosi conto che ha bisogno di qualcuno con cui sfogarsi e
confidarsi.
«Penso di avere bisogno di
bere…»
«L’aneurisma mi
sa che stai per averlo tu.» gli dà una pacca
sulla spalla.
«Beh, mi pare normale. Mi
stai dicendo che non te lo sei
portato a letto una sola volta per sbaglio ma svariate e mentre eri
più che
consapevole di cosa stavi facendo?»
«Esatto.»
«Non hai una qualche
fiaschetta dietro?»
«Se ce l’avessi a
quest’ora sarebbe vuota, fidati.» si
lascia andare contro lo schienale della poltrona.
«Cosa pensi di fare
ora?»
«Non lo so…
Vorrei poterlo portare indietro, ma non posso e
non so come fare, odio non avere il controllo sulle situazioni, e tutto
questo
rischia di farmi impazzire sul serio.
«C’è
qualcosa di più rispetto a essertelo portato a letto
qualche volta, vero?»
Tace.
«Stark? Mi
rispondi?»
«Non lo so, va
bene?» scatta un’altra volta in piedi,
riprendendo a camminare da una parte all’altra della stanza.
«So che la cosa
può sembrare assurda, e lo è, ma se ci stai
così male perché lo hanno portato via e non sai
se lo rivedrai o no ci deve
essere per forza qualcosa di più.»
Note della
Vecchia
Volpe
Vi chiedo scusa per questo ritardo
nella pubblicazione, ma
sono stata impegnata nella creazione del gruppo su face book per
lettori e
autori di Efp (se qualcuno volesse entrare il gruppo si chiama Efp Madness e questo è il link
https://www.facebook.com/groups/210697422424586/
)
Lo
so, sono davvero cattiva, ma un
po’ di angst ci voleva, stavo cadendo nel miele.
Vi
informo che mancano pochi
capitoli alla fine, tre o quattro, non so ancora.
Grazie
mille a tutte <3
Baci
e a presto <3
|
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Capitolo 25 *** A casa ***
Sono passate due settimane.
Due settimane d’inferno per
Stark, che si è ritrovato a
girare per una casa vuota per la prima volta dopo più di due
mesi.
Due settimane in cui non ha quasi
dormito, il letto troppo
freddo per concedergli di non pensare anche solo per un attimo a chi
avrebbe
potuto riempirlo e scaldarlo.
Due settimane in cui le sue riserve
d’alcol hanno toccato i
minimi storici.
Due settimane in cui non si
è presentato al lavoro e ha
urlato contro Pepper più volte.
Due settimane in cui si è
recato allo SHIELD ogni giorno per
sapere se quel dannato dio con il martello era tornato almeno a portare
qualche
notizia.
Due settimane in cui non è
successo niente.
Niente notizie, niente accenni,
niente.
Niente a parte Tony che sta
impazzendo per quell’assenza di
informazioni e per l’impossibilità di fare
qualcosa.
Nessun alieno si è atto
vedere, nessun terrorista ha
minacciato il Paese, e lui non ha trovato nulla con cui distrarsi dal
pensiero
di Loki chiuso da qualche parte o forse morto.
Se ne sta sul divano, su quel
divano, in una mano una bottiglia di whiskey e nell’altra il
telecomando
puntato verso il televisore che trasmette un qualche programma che non
sa
nemmeno cosa sia, senza sapere bene cosa fare. Potrebbe tornare ancora
allo
SHIELD nella speranza di sapere qualcosa dopo che Fury gli ha promesso
per la
centesima volta di cercare di contattare Thor, oppure restare
lì a deprimersi e
a consumarsi il fegato.
Tanto non c’è
nessuno a dirgli di non bere.
Prende un altro sorso, notando che la
bottiglia è già quasi
a metà. E sono le nove di mattina.
Suona il telefono.
«Jarvis, se è
Pepper dille che sono in coma etilico e che
non chiami un’ambulanza.»
«È il Direttore
Fury, signore.»
«Passamelo.» si
tira a sedere «Direttore, quale scusa per
temporeggiare ti sei inventato questa volta?» domanda
stancamente.
«Nessuna. Ho sentito Thor,
stanno arrivando.»
«C-cosa?» scatta
in piedi prendendo la giacca abbandonata
sullo schienale del divano da almeno due giorni.
«Mi ha contattato qualche
minuto fa, a quanto a detto deve
ancora sbrigare qualche questione ad Asgard e poi torneranno qui in
pochi
minuti.»
«Davvero?» quasi
non osa sperare dopo quelle settimane di
ansia e angoscia.
«Sì,
dovreb-»
«Arrivo.» chiude
la comunicazione mentre sta già uscendo
sulla terrazza e l’armatura gli si sta montando addosso.
Sfreccia per i cieli di New York
provocando l’alzarsi di
parecchie teste e in pochi istanti atterra alla base.
«Dove sono?»
chiede impaziente mentre l’armatura si smonta.
«Ho detto qualche minuto,
sei arrivato in circa venti
secondi. Se lo avessi saputo prima avrei usato questo metodo per farti
arrivare
in orario.» Fury scansa un braccio dell’armatura
che sta andando a riporsi
nella sua speciale custodia nella sala riunioni in cui si trovano anche
gli
altri membri degli Avengers che li raggiungono subito.
«Molto spiritoso. Dove
sono?» ripete quasi ringhiando mentre
anche il resto della squadra li raggiunge.
«Te l’ho detto,
devono ancora arrivare, ma non qui, dobbiamo
scendere sotto.»
«Perché?»
«Loki è un
prigioniero, non lo lascio in giro dove può
tranquillamente uscire dalla porta e andarsene.»
Alza gli occhi al cielo «Va
bene, ma andiamo.»
Scendono in ascensore mentre
l’ansia continua a crescere
dentro di lui, impaziente di rivedere il suo amante che gli
è mancato più di quanto
non voglia ammettere.
Clint gli poggia una mano sulla
spalla e gli sorride
incoraggiante, capendo cosa si agita nell’animo
dell’amico.
Arrivano in quello che sembra essere
il corridoio di un
seminterrato, illuminato da qualche scarsa luce al neon che fa male
agli occhi
per la sua luminescenza artificiale.
«Beh? Dove sono?»
esclama dopo un paio di minuti Tony, che
sembra sul punto di uccidere qualcuno.
«Non lo so, Stark, e
calmati. Sei davvero così impaziente di
riavere un pazzo che gira per casa?»
Non gli risponde ma si limita a
camminare da una parte all’altra
del piccolo corridoio, come se così facendo riuscisse a far
scorrere il tempo
più in fretta.
Un lampo di luce alle loro spalle.
Si voltano tutti di scatto,
intravedendo due figure, una
alta e massiccia e una più esile, rannicchiata su se stessa.
«Direttore,
amici.» saluta Thor strattonando Loki per un
braccio.
Tony resta a fissare la figura
pallida ed emaciata che
sembra stare in piedi per miracolo solo grazie alla stretta rude del
fratello.
Ha gli occhi contornati da lividi violacei, il volto è
coperto di tagli e
graffi che però lasciano vedere il suo pallore mortale, e
non sembra in grado
di reggere gli strati di pelle e metallo che costituiscono il suo abito
asgardiano.
Loki con uno sforzo che tutti vedono
costargli una
grandissima fatica alza gli occhi; le iridi verdi, di solito brillanti
e
affascinanti sono opache, lontane, e anche se scorrono sui loro volti
non li
riconoscono, non li vedono, finché non mettono a fuoco la
figura di Tony, che
lo sta fissando scioccato.
Prova a liberarsi dalla presa del
fratello che lo allontana
con un violento spintone, e cadrebbe a terra se non fosse per
l’intervento di
Tony che prontamente lo afferra e lo stringe a sé, tenendolo
in piedi.
«Mi dispiace Stark, se
fosse stato per la decisione dei
nobili non avrebbe più rimesso piede qui e tu non saresti
stato costretto a
sopportarlo ancora, ma Loki ha scelto di sottostare a una pena
più dura pur di
tornare, quindi nonostante le sue colpe non ho potuto fare a meno di
rispettare
la parola data.»
«Che cosa?»
domanda sgranando gli occhi mentre Loki cerca di
tenersi in piedi aggrappandosi alla sua maglia.
«So che non avremmo dovuto
dargli la possibilità di
scegliere, ma se per te è un problema lo porto indietro, la
decisione e tua.»
si avvicina per riafferrare il fratello ma Tony fa un passo indietro e
richiama
un braccio dell’armatura.
«Non provarci
nemmeno.» ringhia pronto a far partire un
colpo se si avvicinasse di più.
«Calma, calma.»
si frappone Fury «Thor, tu non lo porterai
via, e tu, Stark, non sparerai a Thor.»
«Tony… Voglio
tornare a casa…» sussurra Loki con una voce
debolissima, che più che altro sembra un pigolio stentato.
«Ecco cosa ripeteva
continuamente mentre lo colpivano…»
mormora Thor sovrappensiero, abbastanza forte perché Tony lo
senta e gli salga
un groppo in gola.
«Adesso torniamo a
casa.» lo rassicura passandogli una mano
sulla schiena per tranquillizzarlo, ma smettendo non appena
l’altro si lamenta.
«Ti consiglierei di non
toccarlo molto sulla schiena, almeno
per il suo bene.»
Stark ringhia qualcosa di
incomprensibile, poi si fa passare
un braccio di Loki attorno alle spalle e si dirige verso
l’ascensore; potrebbe
benissimo portarlo via in braccio e non costringerlo a camminare quando
sembra
che faccia fatica persino a respirare, ma non vuole umiliarlo e
attirare troppo
l’attenzione degli altri, che già lo stanno
fissando stupiti per il modo in cui
lo sta abbracciando, anche se tutti, tranne Clint, credono che sia solo
per non
farlo cadere e non ridurlo peggio.
«Dove credi di
andare?» lo richiama Rogers fermandolo con
una mano sulla spalla.
«A casa. Fa attenzione,
Rogers, mi è stato detto di non
sparare all’altro biondo, su di te non ho ricevuto
ordini.» ringhia liberandosi
della presa cercando di non scuotere troppo Loki
«Stark, non sparare a
nessuno dei presenti.» ordina
esasperato Fury.
«Questo lo
vedremo.» preme il pulsante di chiamata
dell’ascensore e poi sfila il palmare dalla tasca
«Jarvis, mandami una
macchina, e in fretta.»
«Scordatelo, tu non vai via
di qui in macchina. Sai quanto
ci metterebbe a scappare? Niente.» interviene Natasha che
fino a quel momento
aveva preferito rimanere neutrale.
«Scappare? Sai scherzando?
Non sta nemmeno in piedi e sembra
più un ammasso di lividi che altro, non riuscirebbe a
scappare nemmeno se lo
volesse.» sorregge meglio Loki che sembra sul punto di
svenire da un momento
all’altro.
«In effetti, Nat, mi sembra
abbastanza difficile che riesca
a scappare.» lo sostiene Clint, vedendo
dall’espressione dell’amico che se
qualcuno proverà ancora a contraddirlo e a impedirgli di
portare via Loki darà
di matto.
«Non andrai via in
macchina, Stark, non mi fido. Se proprio
vuoi tornare a casa ci andrai con il flyer, così non
proverà a saltare di sotto
per scappare.»
«Non
prover-…»
«Anche se non lo dimostra
è d’accordo.» interviene Clint
«Dai, saliamo su così potete andare.» li
accompagna nell’ascensore dove Loki si
addossa alla parete per tenersi in equilibrio e presto li raggiungono
anche gli
altri. Salgono con Stark che li guarda tutti in cagnesco mentre Loki
tenta il
tutto e per tutto per non svenire.
Arrivati sul tetto si avvicinano al
flyer pronto a
decollare, ma Thor si frappone tra loro e il mezzo di trasporto,
facendo
sobbalzare Loki che si rifugia con il viso contro la sua spalla.
«Andrà tutto
bene.» sussurra Tony al suo orecchio,
approfittando dell’occasione per baciarne discretamente il
lobo.
Sembra rilassarsi leggermente ma
resta sempre teso.
«Se dovesse commettere
qualcosa di sbagliato devi solo
chiamarmi, Stark, e ci penserò io.»
«Ascoltami bene,
biondone,» lo aggira e aiuta Loki a salire
sull’elicottero dove l’agente Hill lo lega
saldamente a un sedile «prova a
mettere ancora piede a casa mia e dopo averti colpito con il teaser o
con la
prima arma che mi capita in mano ti faccio precipitare di sotto,
chiaro?»
Lo fissa interdetto, ma non ha tempo
per chiedere
spiegazioni perché il portellone si chiude e il flyer si
alza in volo,
dirigendosi alla Stark Tower.
Per tutta la durata del viaggio Tony
fissa intensamente Loki,
che sembra quasi svenuto ma che grazie a qualche smorfia di dolore
rivela la
propria lucidità.
«Signore, le serve aiuto
per portare dentro il prigioniero?»
domanda uno dei piloti una volta atterrati sulla terrazza.
«No, sparite.» fa
scendere Loki quasi di peso e lo aiuta a
rientrare nell’attico che ha abbandonato due settimane prima
«Vieni, ti porto a
riposare, ne hai bisogno.» deve quasi trascinarlo per fargli
raggiungere il
primo letto disponibile, ovvero quello della sua camera ancora invasa
dai libri.
Con non poche difficoltà
riesce a sfilargli il pesante
mantello e il resto dell’armatura, rivelando molteplici
ferite che lo fanno
infuriare per la crudeltà con cui sembrano essere state
inferte.
«Hai freddo, vero?
Tremi.» gli porge una delle sue magliette
e lo aiuta a infilarla, notando ancora altre ferite «E hai di
nuovo la febbre.
Che ti hanno fatto?» domanda infagottandolo in una coperta.
Scuote la testa chiudendo gli occhi.
«Okay, non importa, me lo
dirai poi. Ora hai bisogno di
dormire, di mangiare e di sistemare un po’ queste ferite,
sembri un livido
ambulante.» lo prende in giro sperando di tranquillizzarlo un
po’; rispetto a
ora quando lo ha portato fuori da quella cella era allegro e rilassato.
Prova a contrarre le labbra per
sorridere, ma sembra aver
dimenticato come si fa.
Sospira, preso dalla voglia di
spaccare qualcosa o di
trasformarsi in un mostro verde per scaricare la rabbia, ma alla fine
si
accontenta di alzarsi per svuotare l’armadietto delle
medicine e portare tutto
il contenuto sul letto.
«Sul numero qualcosa di
utile dovrei averlo preso, ma ci
serve del ghiaccio.»
«No.» sussurra
con voce fioca ma terrorizzata.
«Perché?»
«Se mi trasformo
sarà peggio, e torneranno per portarmi
indietro.»
«Okay, bocciato. Sai se a
contatto con qualcosa di freddo
che non sia ghiaccio diventi blu lo stesso?»
«Non ne ho
idea…»
«Ci proviamo?»
«No, non voglio tornare
là.»
«Va bene. Poi, quando
starai meglio, mi devi spiegare
parecchie cose.»
Annuisce, cercando la sua mano.
«Vediamo un
po’,» gli si sdraia accanto e lo fa appoggiare
al proprio petto, capendo che in quel momento ha bisogno di sentirsi
protetto e
eventualmente abbracciato da qualcuno «Questa fa passare la
febbre, quindi la
mettiamo nel mucchio di quelle che servono. Questa serve per
l’acidità di stomaco,
quindi via.» la lancia dall’altra parte della
stanza colpendo sulla presunta
“testa” Ferro-Vecchio «Questa
è arnica, ma guarda un po’.» ride
mettendogli
sotto il naso il tubetto dall’odore mefitico.
Sorride. Ecco per cosa ha lottato,
ecco per cosa ha fatto di
tutto pur di tornare indietro. Per sentirsi a casa, con qualcuno che
riesce a
fargli scordare cosa ha fatto in passato, per poter vivere altri
momenti come
quello.
Tony continua a dividere le presunte
medicine utili dalle
altre, giocando al tiro al bersaglio con Ferro-Vecchio che protesta ma
non se
ne va, troppo indaffarato a riordinare il casino creato dal suo padrone.
«Inizierei
dall’arnica.» sogghigna prendendo minacciosamente
il tubetto in mano.
«Veramente avrei bisogno di
una doccia.» mugola.
«Una doccia? Sul serio?
Pensi di riuscire a reggerti in
piedi abbastanza a lungo? Jarvis, riempi la vasca da bagno con
dell’acqua
calda.»
Presto sentono dell’acqua
scrosciare nella stanza a fianco,
e Tony lo aiuta ancora una volta ad alzarsi, sorreggendolo fino al
bagno dove
la vasca gli si presenta come una visione calda e fumante.
Si siede sul bordo e inizia a
spogliarsi, facendo attenzione
a non rivolgere la schiena a Tony, ma quando si lascia scivolare
nell’acqua
calda questo riesce a intravederne una parte.
«Voltati un
attimo…» mormora provando a non credere a cosa
gli sembra di aver visto.
«No…»
«Voltati.» ordina
con una voce più dura.
Esegue sospirando, mostrando la
schiena martoriata da
profondi tagli in diagonale.
«Dimmi che non è
quello che penso.»
Volta la testa per osservarlo da
dietro la spalla, e non può
negare.
Si sfila velocemente gli abiti e si
infila anche lui nella
vasca, stringendolo a sé dopo avergli passato le braccia
attorno alla vita
«Intendeva questo con “ha scelto di sottostare a
una pena più dura”?»
Annuisce, rilassandosi contro il suo
petto nonostante il
dolore alla schiena.
«Tutto per poter tornare
qui?» chiede appoggiandogli il
mento a una spalla
«Sì.»
sussurra per la paura di essersi reso ridicolo
inseguendo una stupida speranza.
«Tu sei pazzo.»
lo costringe a voltare la testa e posa le
labbra sulle sue, in un bacio dolce che gli comunica tutto il suo
sollievo per
riaverlo lì «Bentornato.» mormora contro
le sue labbra, mentre lo vede
sorridere rendendosi conto di non aver seguito un fuoco fatuo.
Si prepara un caffè,
pensando di portarne una tazza anche
all'attuale occupante del suo letto, ma visto che sta dormendo come un
bambino
decide di rimandare e di lasciarglielo in caldo.
Lo ha portato sotto le coperte dopo
il bagno caldo in cui si
è quasi
addormentato tra le sue braccia, cullato dal suo respiro e dai baci con
cui lo
ha accolto, e anche se avrebbe voluto andare molto più oltre
visto quanto gli è
mancato in quelle due settimane ha resistito e ha lasciato che Loki si
accoccolasse
contro di lui, godendosi il calore che ha capito essergli mancato tanto
a
lungo.
Non aveva pensato di affezionarsi a
lui fino a quel punto, ma adesso
è
costretto ad ammettere che proprio come ha detto Clint c'è
qualcosa di più.
Non si sarebbe mai nemmeno aspettato di trovarsi in una vasca a
coccolare
qualcuno. Tanto meno un uomo. Tanto meno Loki.
Si avvia lungo il corridoio per
andare finalmente a dormire un po'anche
lui,
preferibilmente accanto al suo ritrovato ospite, quando le porte
dell'ascensore
che si aprono lo fanno sobbalzare e richiamare in fretta l'armatura,
puntando
il guanto contro... Clint.
Abbassa l'arma, sollevato che si
tratti dell'amico e non di qualcuno
che
potrebbe portargli via Loki.
«Ehi, amico, sono io.
Calma.» alza le mani e va a
sedersi su una poltrona «Sono
qui per parlare, non per altro.»
Sospira e rimanda a posto l'armatura,
avvicinandosi e accomodandosi su
un'altra
poltrona «Scusa, ho i nervi a pezzi.»
«Da quanto non dormi
decentemente?»
«Specifica
decentemente.»
«Almeno tre ore.»
«Allora da due
settimane.»
Resta in silenzio, senza dar voce ai
propri pensieri.
«Di cosa vuoi parlare?
Stavo quasi andando a
dormire.»
«Con del caffè
alle undici di mattina?»
domanda inarcando un sopracciglio.
«Non dormo da due settimane
e sono andato avanti a vodka e
whiskey, la
considero una cosa salutare.» prende un sorso dalla tazza che
ha in mano «Vuoi
qualcosa?»
«No, grazie, sto bene così. Sono venuto per
informarti di cosa ci ha detto
Thor, ma magari lo sai già.»
«Cosa vi ha
detto?»
«Ci ha raccontato cosa
hanno fatto a Loki su Asgard. Per
prima cosa, se non
vuoi che lo ammazzino davvero sta volta, non metterlo assolutamente a
contatto
con del ghiaccio.»
«Questo me lo ha detto
anche lui, solo che ne avrebbe
bisogno. Il biondo
stupido, non quello surgelato, l'altro, ha detto qualcosa riguardo ad
altre
cose fredde che non siano ghiaccio?»
«No, ma prima di provare
è meglio chiedergli.
Dimmi che non ci hai già
provato.»
«No, l'ho tenuto al caldo,
ma è distrutto,
é tutto lividi e tagli e penso che
abbia qualche osso rotto, oltre che la febbre. Come cazzo faccio a
farlo stare
meglio se non posso usare il ghiaccio?» esclama esasperato.
«Inventati qualcosa,
mamma.» lo prende in giro
sperando che non lo ammazzi dopo
che gli avrà raccontato tutto.
«Simpatico. Vuoi dirmi
quello che sei venuto a dirmi
così posso andare a
dormire?»
Deglutisce «Ricordati solo
che ambasciator non porta
pena.»
«Sbagliato Clint,
l'ambasciatore porta sempre pena,
perché l'ambasciatore porta
un messaggio, ma tu sei mio amico, e mi servi come tramite con il
mondo, quindi
parla.»
«Ecco... Non ti ha detto
nulla Loki?» spera di essere
risparmiato da almeno una parte del racconto.
«No, non ha voluto ancora
parlarne, penso anche per
orgoglio.»
Impreca mentalmente «Allora
devo partire dall'inizio. Come
sai già lo hanno
portato ad Asgard perchè gli avevano proibito di
trasformarsi e quindi volevano
punirlo per questo, oltre che per una loro vendetta personale che si
è rivelata
nei metodi che hanno usato. Ora, da bravo, posa la tazza e siediti,
Rogers
prima è quasi svenuto. Bene, in sostanza quando è
arrivato gli hanno detto che
lo avrebbero punito e lo avrebbero poi chiuso nelle prigioni fino a
data da
destinarsi, quindi sempre a voler essere sinceri, ma a quanto pare lui
ha
chiesto qualunque cosa pur di poter tornare qui. Ci hanno riflettuto un
po' e
alla fine hanno accettato, ma alle loro condizioni.»
«Immagino quali.»
ringhia tra i denti.
«Sì, hanno
inasprito la punizione che avevano
pensato, e da quanto ci ha detto
Thor neanche prima ci erano andati piano. In sostanza lo hanno tenuto
al freddo
e ogni volta che si trasformava per stare un po' meglio o
perchè non riusciva a
fare altrimenti lo prendevano a calci o a frustate, Thor ha anche
parlato di
una mazza...» si interrompe, vedendo che l'altro ha serrato
talmente forte le
mani a pugno che gli sono sbiancate le nocche.
«Stark, respira, non lo
stai facendo.» gli
consiglia visto che è da un po' che
non vede il suo petto sollevarsi «Non vorrei doverti
rianimare e non ho finito
di raccontare.» sa di girare il coltello nella piaga ma non
può farci niente.
«Ancora?»
ringhia. Se gli avesse tirato un pugno
avrebbe la stessa espressione.
«Ehm, sì... Se
ti sembra terrorizzato è
normale, per quanto possa essere
normale una situazione come questa, hanno scoperto che la tortura
psicologica è
un ottimo mezzo e lo hanno utilizzato, inoltre non farlo camminare, per
immobilizzarlo hanno usato delle catene che ho capito avessero una
qualche
specie di incantesimo, quindi lo hanno indebolito oltre che ferito alle
caviglie e ai polsi. A quanto ha detto Thor ogni tanto mentre lo
colpivano ti
chiamava e diceva di voler tornare a casa...» si interrompe
visto che l'altro
si è alzato ed è andato verso il corridoio quasi
di corsa.
Brucia la distanza che lo separa dalla sua camera in pochi passi in cui
non
vede quasi dove si trova, spalanca la porta senza curarsi di fare
rumore e si
precipita verso il letto in cui Loki sta dormendo, chinandosi su di lui
e
baciandolo con forza, una mano infilata nei suoi capelli scuri ancora
umidi.
Loki spalanca gli occhi, svegliato da
quel contatto brutale che per la
sua
rapidità gli ricorda i risvegli dei giorni prima,
solitamente accompagnati da
una mazza di ferro, e scatta indietro per quanto glielo consentano le
sue
forze.
Tony si separa da lui per un attimo,
stupito da quel rifiuto, ma poi
legge nei
suoi occhi un'espressione di assoluto terrore che gli fa capire tutto.
«Sono io, Loki, sei a casa
adesso, va tutto bene.»
si riavvicina al suo viso,
questa volta lentamente, e posa con delicatezza le labbra sulle sue
«Sei a
casa, va tutto bene.» continua a ripetergli per un po',
intervallando le parole
con altri baci che hanno il potere di tranquillizzarlo.
«Perché mi hai
svegliato
così?» domanda confuso, tornando ad avvolgersi
nelle
coperte che gli sono scivolate di dosso.
«Te lo spiego dopo, va
bene? Ora torna a dormire.»
gli sistema meglio le
lenzuola e si alza, tornando verso la porta.
Vorrebbe ribattere, ma è
troppo stanco anche solo per alzare
la testa dal
cuscino, quindi decide di lasciar stare e si riaddormenta.
Torna nel salone dove Clint sta seduto sulla sua poltrona con
un'espressione
serafica in viso.
«Scusa, io...»
cerca di giustificarsi, sorprendendo
l'altro per la mancanza di
parole e per le scuse.
«Figurati, non importa.
Bene, ti ho detto sommariamente
ciò che dovevi sapere,
i dettagli non devo essere io a riferirteli, ci penserà
qualcun altro. Vai a
dormire, ci vediamo.» lo saluta con un cenno della mano e
prende l'ascensore
per scendere.
Tony aspetta che le porte si chiudano
dietro l'amico, poi torna nella
stanza
dove Loki sta dormendo, ma non appena oltrepassa la soglia apre gli
occhi.
«Adesso ti spiego
tutto.» promette sedendosi
accanto a lui.
Note della
Vecchia
Volpe
Eh sì, non sono cattiva
solo nell’altra long.
Lo tratto male, povero cucciolo, ma
non fatemene una colpa,
o almeno non troppa.
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra
varie cosa tra cui il
gruppo Efp Madness (in cui siete
tutte invitate) ho perso tempo.
Un grazie a tutte <3
Baci <3
|
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Capitolo 26 *** Come due adolescenti ***
«So che non è
stato un modo molto ortodosso di svegliarti,
ma ho parlato con Clint, che in sintesi mi ha detto cosa ti hanno
fatto, e...»
non riesce a concludere la frase e si limita a infilarsi sotto le
coperte accanto
a lui, stringendolo a sé.
Sorride premuto contro la sua
maglietta.
«Avrei dovuto lasciarti
dormire, in effetti.» riflette.
«Non importa, è
piacevole essere svegliati così.» decide di
abbandonare ogni
maschera di orgoglio che ha voluto ancora indossare nei giorni
precedenti,
stanco di nascondere ciò per cui ha combattuto tanto.
«Non sembrava che ti
facesse così piacere.» gli sposta i capelli umidi
in modo
che non siano a contatto con la pelle.
«È stato solo un
momento in cui non mi sono reso conto di essere tornato qui, e
non credevo che fossi tu; anche l'avermi svegliato in fretta mi ha
fatto
pensare a come sono stato svegliato ultimamente, e beh, pensare di
avere uno
dei miei carcerieri così vicino mi ha spaventato.»
ammette.
«Clint mi ha accennato
qualcosa, ma cosa è successo di preciso?» scivola
con la
testa sul cuscino in modo da guardarlo negli occhi.
«Da dove vuoi che
inizi?» domanda stanco, ma si vede dalla sua espressione che
vuole provare a parlarne con lui, per il semplice motivo che lui
gliel'ha
chiesto.
«L'inizio mi sembra un buon
punto per iniziare.» sorride incoraggiante.
«Quando mi hanno portato
via...»
«Grazie.» lo
interrompe «Non avresti dovuto uscire solo per quello, potevo
sopportare un colpo con il teaser, mi sarei ripreso subito.»
«Si trattava solo di
rimandare l'inevitabile, per una volta ho scelto di fare
qualcosa di altruista.»
«Con un ottimo tempismo,
devo dire.» lo prende in giro e struscia il naso
contro il suo; questa volta Loki non si ritrae ma si limita a guardarlo
male.
«Si sono divertiti a
rompermi il naso quando hanno visto che mi ero trasformato
per guarirlo, potresti evitare?»
«Oh.» poggia le
labbra sul setto spaccato ma che non ne dà segni
«Perché ce
l'hanno tutti con questo naso?» domanda tra sé e
sé.
«Non starai diventando una
persona romantica, spero.»
«Mi sono solo preoccupato
un po', e a quanto pare ne avevo tutte le ragioni.»
«Se taci per un po' ti
spiego cosa è successo.»
Finge di chiudersi le labbra con un
lucchetto e di gettare via la chiave.
Loki alza gli occhi al cielo, ma
l'effetto non é quello voluto visto che questi
sono neri e gonfi «Prima che mi interrompessi stavo dicendo
che mi hanno
portato ad Asgard, dove i nobili mi hanno sottoposto a un processo
anche se
avevano già deciso, e la sentenza è stata di
punirmi e poi tenermi là, solo che
non volevo. La punizione di per sé non era un problema, ma
non volevo restare,
volevo tornare qui; allora ho chiesto di cambiare la mia pena, di
decidere loro
qualcosa ma di lasciarmi tornare, e visto che avevano scelto la Terra
come
luogo del mio esilio non ci hanno visto nulla di male, ma questo non li
ha dissuasi
dall'inasprire la pena.» il tono si affievolisce ma si fa
coraggio e prosegue,
aiutato anche dalla mano di Tony sul suo braccio «Mi hanno
portato subito nelle
prigioni, nella cella più fredda e riempita di ghiaccio, e
mi costringevano a
trasformarmi per poi punirmi se lo facevo...» la voce gli
muore in gola e
abbassa lo sguardo, perso nei ricordi di pochi giorni prima. Risente
sulla
pelle il gelo della cella, l'odore di umido e chiuso gli dà
alla testa, e le
risate di scherno e le urla infuriate dei suoi carcerieri gli
rimbombano nelle
orecchie, finché Tony non lo stringe a sé
facendogli appoggiare la testa al
proprio petto e non inizia a sussurrargli qualcosa all'orecchio che non
riesce
a riconoscere, ma il tono è talmente diverso da quello che
lo stava opprimendo
che riesce a calmarsi.
«Non raccontarmelo ora, lo
farai poi. Sei appena tornato, hai bisogno di
magiare e bere. Cosa vuoi?»
«Il sushi e qualcosa di
alcolico.»
«Sì alla prima,
no alla seconda. Alcol e medicine non vanno molto d'accordo. A
ben pensarci nemmeno il pesce crudo è la migliore delle
scelte se è parecchio
che non mangi.»
«Potevi anche non
chiedermelo, allora.» borbotta.
«Ci ho pensato dopo. Vado a
vedere cosa ho che tu possa
considerare commestibile.» fa per alzarsi ma la mano di Loki
si serra attorno
al tessuto della sua maglietta.
«Posso aspettare a
mangiare, non ho così fame.» mente
spudoratamente.
«Non mi inganni, dio degli
Inganni, vado a cercarti da
mangiare e poche storie.»
Sbatte le ciglia e lo fissa con
quelle enormi iridi verdi a
cui non riesce a dire di no.
«Ne hai bisogno, non
guardarmi così.» allenta la presa delle
sue dita con una mano, ma si ferma a osservare i tagli che le ricoprono.
«Posso mangiare
poi.» propone approfittando dell’occasione.
«Non se ne parla
nemmeno.» si risiede accanto a lui quasi
tirandoselo addosso «Jarvis, che c’è in
frigo?»
«Quasi nulla,signore, se
escludiamo del vino bianco.» sembra
ci sia una nota di rimprovero nella voce dell’intelligenza
artificiale.
«A parte il vino?»
«Sei lattine di Coca Cola,
due uova e un’arancia, signore.»
«Però…
Loki, qualunque cosa basta che non sia cruda.»
«Mmh…»
farfuglia, quasi addormentato contro il suo fianco.
«Scelgo io?»
«Mmh…»
«Va bene.»
sorride passandogli le dita tra i capelli ancora
umidi «Jarvis, ordina due pizze e quando arrivano falle
portare qui da
Ferro-Vecchio insieme alle lattine di Coca Cola, due bicchieri e una
cannuccia
verde.» non ascolta nemmeno la risposta
dell’intelligenza artificiale
concentrandosi sulla figura placidamente sdraiata su di lui
«Sei ancora
sveglio?»
«Mmh…»
«Direi di
sì.»
«È strano, sono
talmente stanco che non riesco a dormire.»
biascica.
«Hai fame, dopo aver
mangiato starai meglio e potrai
dormire. L’altro giorno stavamo guardando Harry Potter, vuoi
che lo finiamo?»
Annuisce provando a tirarsi a sedere
ma i suoi muscoli non
si mostrano d’accordo e ricade sdraiato.
«Che stai cercando di
fare?»
«Alzarmi per andare sul
divano.» spiega riprovandoci.
«Non se ne parla nemmeno,
mi hanno detto di non farti camminare, quindi tu non
ti muovi di qui.» sfiorandogli appena la spalla riesce a
respingerlo contro i
cuscini.
«E come lo guardiamo il
film?» domanda irritato per essere stato neutralizzato
da un dito.
Batte le mani e uno schermo scende
dal soffitto «Ta-da. Ecco come guardiamo il
film.»
«Comodo.»
commenta riprovando a sedersi, facendocela solo
grazie al braccio di Tony attorno alla sua vita che gli consente di
appoggiare
la schiena al suo petto.
«Signore, la pizza e le
bevande dovrebbero arrivare a meno che non subiscano
danneggiamenti durante il percorso.» allude a Ferro-Vecchio
che arriva
cigolando e deposita il carico inaspettatamente intatto accanto a Tony.
«Bravo
robottino.» allunga una mano per accarezzarlo come se fosse
un
cagnolino, e questo sembra quasi agitare un paio di cavi
nell'imitazione di uno
scodinzolio.
«Strano, non lo
insulti?»
«Non oggi.» gli
posa un cartone già aperto sulle ginocchia «Mi
spiace, ti tocca
usare le mani, ma abbiamo i bicchieri.»
«Bene, ho sete.»
allunga una mano, anche se questo gli costa un certo sforzo, e
afferra una lattina.
«Fermo, è
gelata!» prova a intercettarlo ma non ci riesce e le sue dita
pallide
si chiudono sul metallo freddo.
Si guardano con gli occhi sgranati,
aspettando che la sua pelle diventi blu e
che in pochi minuti qualcuno venga a prenderlo, ma il suo colorito
rimane solo
mortalmente pallido, senza nessuna traccia di quel pericoloso celeste
che li
minaccia.
«Ti...ti sembro
blu?» domanda dopo un attimo Loki con un fil di voce.
«No, sembri solo il solito
anemico che non vede un raggio di sole da qualche
anno. Ora dammi la lattina.»
«Perché?»
«Stai fermo.» gli
fa reclinare la testa all'indietro in modo che appoggi la
nuca alla sua spalla e appoggia la lattina fredda a uno dei due occhi
gonfi «Se
questo funziona lo posso usare al posto del ghiaccio e sistemarti la
faccia in
modo che tu non sembri uscito da una rissa.» tampona
delicatamente il livido e
Loki sembra quasi fare le fusa per il sollievo del metallo freddo sulla
pelle
ancora pulsante.
«Va un po’
meglio?» domanda dopo qualche istante.
«Mmh…»
«Sei sempre più
loquace e di compagnia.» lo prende in giro.
«È
piacevole…» farfuglia con una voce morbida che
sembra una
carezza che percorre l’aria.
«Capisco, ma adesso
mangiamo, dopo ti faccio due paraocchi
con le lattine. Jarvis, procurane altre e mettile in frigo.»
continua per
qualche minuto la sua opera ma il profumo della pizza che pervade
l’aria lo
convince a smettere per dedicarsi ad altro.
«Ehi!»
«Cibo.» afferra
una fetta della propria pizza e inizia a
sbranarla, poi per dissuaderlo dal prendere la lattina e riposarsela
sull’occhio la apre e la svuota nel bicchiere che contiene la
cannuccia verde
«Tieni, e cerca di non soffocarti.»
Sbuffa infastidito ma alla fine si
arrende e consuma il
primo pasto decente dopo due settimane di roba che definire
commestibile è
tanto.
Una volta con lo stomaco pieno
abbandona la testa contro il
petto di Tony e chiude gli occhi, sperando che riprenda a usare la
lattina
fredda per alleviare il dolore insistente in ogni parte del suo corpo;
ora che ci
pensa la stretta di Tony si sta via via intensificando ora che ha
smesso di
mangiare e non è più distratto da una fetta di
pizza che sembrava essere
diventata la sua più intima amica, così da
trovare un nuovo passatempo nello
stringerlo.
Mugola per la fitta al fianco che il
braccio gli provoca.
«Che
c’è?» domanda preoccupato, distogliendo
gli occhi dallo
schermo che sta proiettando le scene iniziali di Harry Potter e La
Camera dei
Segreti.
«Nulla.» mente
provando a sorridere nonostante il dolore.
Inarca un sopracciglio.
«Va bene, mi stai facendo
male con il braccio.»
«Oh, scusa.»
lascia subito la presa.
«No, non era
così fastidioso.» rimette il braccio al suo
posto, sentendosi rassicurato da quel contatto così caldo e
piacevole.
«Giuro
che…» soffoca il resto della minaccia verso gli
asgardiani in un ringhio, non riuscendo a esprimerla bene a parole.
«Mi spieghi
perché te la prendi tanto?»
Fa un sorrisino tirato e poi guarda
in basso.
«Beh?» inarca un
sopracciglio.
«Hai bisogno di
dormire.» taglia corto «Forza, a nanna.»
lo
fa scivolare sui cuscini e nonostante Loki non voglia cedere i suoi
occhi gonfi
complottano contro di lui e ben presto si chiudono. Tony lo osserva per
un
attimo, poi gli si stende accanto, e dopo averlo avvolto tra le proprie
braccia
si addormenta anche lui, esausto per tutto ciò che ha
scoperto e passato.
Clint infila le chiavi nella toppa della porta del piccolo alloggetto
ch divide
con Natasha, e trova quest'ultima seduta sul divano ad aspettarlo.
«Ciao.» si alza
per accoglierlo con un bacio, stravolgendo del tutto il suo
profilo di spietata assassina «Dove sei stato?»
«Da Stark, dovevo
riferirgli cosa ci ha detto Thor.» ricambia il bacio e poi va
a sedersi sul divano, dove la rossa gli si siede sulle ginocchia.
«Perché?»
«Doveva saperlo anche lui,
soprattutto visto che deve prendersi cura di Loki.»
spiega passandole una mano tra i capelli.
«Non deve prendersi cura di
lui, già solo dargli una stanza per potersi leccare
le ferite è fin troppo gentile.» liquida
freddamente la faccenda.
«Sai perché Loki
è tornato conciato così?»
«Perché ha
accettato di subire una pena più dura. Dimmi un po', Stark
ti ha
dato da bere?»
«No. Intendevo se sai la
motivazione che lo ha spinto a sopportare tutto quello
pur di tornare indietro.»
«È pazzo?
Masochista?»
«Stark se lo è
portato a letto.»
«Cosa?!» esclama,
la voce acuta che sembra quasi uno stridio di unghie su una
lavagna.
«Sì, me lo ha
detto lui.»
«No, no, aspetta. Stai
parlando di Stark, dello stesso Stark che conosciamo
tutti? Non ci credo.»
«Invece è
così, quando mi hai chiamato mentre ero a casa sua avevo
appena
trovato Loki addormentato sulle sue gambe.»
«Seh, certo,
addormentato.» sbuffa sarcastica alzandosi in piedi e
iniziando a
camminare come per smaltire la notizia.
«No, a quanto pare dormiva
sul serio, ma se lo era già portato a letto prima,
quando erano ubriachi.»
«Grazie a Dio.»
si passa una mano tra i capelli.
«La prima volta erano
ubriachi, dopo no.»
«D-dopo?»
balbetta incredula.
«Sì, e sono
sicuro che non ci sia solo una storia di sesso tra quei due.
Insomma, analizza il comportamento di Stark nelle ultime due settimane
alla
luce di quanto ti ho detto: ti sembra il comportamento di qualcuno che
ha solo
perso il suo giocattolo?»
«No, in effetti no,
sembrava disposto a dichiarare guerra a tutta Asgard, ma ho
pensato fosse colpa dell'alcol.»
«In parte, ma penso che lo
rivolesse accanto a sé a ogni costo, anche se se ne
sta rendendo conto solo ora. Prima gli ho raccontato cosa hanno fatto a
Loki, e
non appena sono sceso un po' nei dettagli è corso via,
allora l'ho seguito: è
andato in camera sua dove Loki dormiva nel suo letto e l'ha svegliato
baciandolo in un modo che sembrava dovesse soffocarlo, poi Loki si
è svegliato
terrorizzato probabilmente credendosi ancora nelle prigioni e Stark ha
iniziato
a consolarlo, baciandolo e coccolandolo fino a quando non si
è addormentato.
Cara, stai bene?» poggia una mano sul braccio della compagna
che lo sta
fissando sconvolta.
«Mi
stai dicendo che quei due si...?»
«No, non sono a quei punti,
o almeno non lo sanno o non vogliono ammetterlo,
non lo so.»
«Bisogna portare via
Loki.» riprende il suo contegno da spia russa e inizia a
cercare il cellulare.
«No, non chiamare proprio
nessuno, non lo possiamo portare via. Stark ti
ucciderebbe se solo provassi ad avvicinarti, prima ha provato a
spararmi solo
perché sono entrato in casa sua, e mentre aspettavamo nel
seminterrato stava
impazzendo, poi quando ha visto come era conciato Loki sembrava che
volesse
sgozzare Thor con le sue mani, quindi lascia perdere.» le
sfila il cellulare
dalle dita.
«Da quanto mi hai detto
Stark è cotto di lui, quindi non è abbastanza
lucido da
non permettergli di scappare.»
«Nat, dopo quello che ha
passato pur di tornare da lui, ti sembra che Loki
voglia scappare?»
«Non lo so, è
pazzo.» cerca di riappropriarsi del telefono.
«Non fino a questo punto.
Si è quasi fatto ammazzare per tornare qui, ora non
proverà a scappare dal posto per cui ha lottato
tanto.»
«A proposito di lottare: ti
ricordi perché lo abbiamo
mandato da Stark? Non perché scopassero come conigli, ma
perché avesse una
prigione dopo aver provato a conquistare la Terra. Non possiamo
lasciarlo lì,
dobbiamo chiamare Fury.» incrocia le braccia come per
sottolineare la propria
risolutezza.
«Non possiamo per due
motivi: ho promesso a Stark che non l'avrei fatto, e se
lo facessi lui direbbe a Fury di noi.»
«Cosa? E come lo
sa?» scatta sulla difensiva, vedendo crollare la sua facciata
di donna di ghiaccio priva di sentimenti.
«Quella telefonata.
È registrata se pensassimo di rivelare qualcosa.»
«Non voglio che Loki resti
lì ma non voglio nemmeno separarmi da te.» si fa
stringere tra le sue braccia muscolose.
«Ascolta, amore: nulla ci
impedisce di stare insieme, e non
ci vedo nulla di male a lasciare anche quei due insieme. Stanno bene
uno
insieme all'altro e sono felici, anche se tutto va contro di loro,
perché non
vuoi che stiano bene?»
«Perché non mi
fido di nessuno di due.»
«Ecco perché
stanno bene insieme: sono in grado di non farsi fregare a vicenda.
Ora facciamo così: andiamo da loro e ne parliamo.»
«Va bene.» si
arrende e lascia che l'uomo la accompagni alla
macchina.
Dopo pochi minuti prendono
l'ascensore per l'attico di Stark, e quando entrano
nel salone al posto di trovarvi varie armi spianate sono accolti da uno
strano
silenzio.
Clint si poggia un dito sulle labbra e la conduce nella stanza di
Stark, dove
trovano uno spettacolo stranissimo: Loki che dorme tra le braccia di
Stark,
addormentato a sua volta, in mezzo a lattine di Coca Cola e cartoni
della pizza
vuoti.
Clint le sorride indicandole i due e
poi la conduce fuori.
«Se me l'avessero detto due
mesi fa non ci avrei creduto.» commenta bisbigliando mentre
tornano all'ascensore.
«Sì, è strano.»
«E sembrano due adolescenti
considerando il casino che c'è di là.»
Note della
Vecchia
Volpe
Chiedo venia, ma l’altra
long mi sta assorbendo.
Rinnovo ancora l’invito per
il gruppo Efp Madness J
Questo è il penultimo
capitolo, spero che vi sia piaciuto.
Baci <3
|
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Capitolo 27 *** Due parole ***
«Signore, ci tengo a
informarla che c'é stata un'intrusione
a questo piano.»
Viene svegliato dalla voce
artificialmente educata di Jarvis, che lo fa
sussultare.
«Chi? Cosa?»
domanda ritrovando improvvisamente la lucidità, pensando
già al
peggio «Dammi l'armatura.»
«Non è
necessaria, signore, gli intrusi erano l'agente Barton e l'agente
Romanoff, se ne sono appena andati.»
«Cosa?»
«Devo ripetere,
signore?»
«No, ma che ci facevano
qui?» si rende conto di avere Loki aggrappato addosso
come una cozza e non si alza per non svegliarlo «Sono stati
in questa camera?»
«Sì
signore.»
«Cristo.» impreca
«Stanno chiamando Fury?»
«Non penso signore, non
hanno dato nessun segno di volerlo fare, anzi,
sembravano contenti.»
«Contenti?»
sgrana gli occhi.
«Sì
signore.»
«Chiama Barton, voglio
parlargli subito.» cerca il palmare nei pantaloni della
tuta per non disturbare Loki con il vivavoce.
«Stark? Non stavi
dormendo?» chiede la voce confusa di Clint.
«Che ci facevate tu e la
tua non adorabile metà in camera mia?» ignora
platealmente
la domanda.
«Dimostrazioni.»
«Dimostrazioni?»
«Clint mi stava convincendo
a non chiamare Fury seduta stante.» si intromette
la voce di Natasha.
«Non avete intenzione di
chiamarlo?»
«No, noi non...»
«Bene, buona
giornata.» chiude la telefonata senza considerare degna della
sua
attenzione la rimanente risposta.
Porta lo sguardo su Loki, ancora
abbarbicato al suo corpo come se dovesse
trarne tutto il calore possibile; persino le gambe sono intrecciate
alle sue, e
questo gli porta alla mente l'immagine di un tenero koala con il suo
eucalipto.
«Principino, è
ora di andare a scuola.» lo scuote leggermente per una spalla
«Dai che perdi il pull...cocchio.» conclude
rendendosi conto dell'inesistenza
di pullman su Asgard.
Mugugna qualcosa e si decide ad
aprire un occhi «Avevo un precettore e le
lezioni iniziavano quando volevo io.» farfuglia tornando ad
arrotolarsi nelle
coperte.
«Beh, allora sveglia lo
stesso.»
«Non ho passato due
settimane d'inferno per farmi svegliare da uno che
solitamente si alza alle dieci.»
«Sono le tre e mezza di
pomeriggio.»
«Eh?»
«Hai capito bene, ma in
effetti potresti dormire ancora.»
«E perché mi hai
svegliato allora?» domanda esasperato.
«Non lo so, volevo
assicurarmi che stessi bene.»
«Stavo bene mentre
dormivo.» mette il broncio, quell'adorabile broncio che
farebbe sciogliere i ghiacciai dell'Antartide. In inverno.
«Su, non fare
così, l’ho fatto per una buona causa.»
«Sarebbe?»
«Metterti le lattine fredde
sui lividi senza che tu ti
svegliassi magari trasformandoti per la sorpresa.»
«Ha senso.»
ammette rigirandosi nelle lenzuola alla ricerca
di qualcosa di caldo a cui appoggiare la testa, nella fattispecie il
petto di
Tony.
«Guarda che non sono un
cuscino.» gli fa notare infilandogli
una lattina fredda appena portata da Ferro-Vecchio nel collo.
«Stronzo.» sibila
sgusciando via.
«Ecco, ora ti
riconosco.» lo prende in giro, spostando la
lattina sul suo occhio sinistro «Pulsa ancora?»
«Un po’ meno di
prima.»
«È una
novità nel campo medico, la famosa lattina di Coca
Cola medicamentosa.» ride usandola di nuovo come impacco.
«Piantala e prendine
un’altra.» lo riprende con un tono che
vorrebbe essere imperioso ma non riesce a esserlo.
«Pensavo che fossi tornato
un po’ meno dispotico rispetto a
prima.» fa come gli dice e usa un’altra lattina per
l’occhio destro.
«Non mi hanno fatto il
lavaggio del cervello, solo…» riprova
a raccontare, ma viene frenato da qualcosa di simile a un blocco
psicologico
che non gli vuole permettere di rivivere quei momenti.
«Me ne parlerai poi, ora
sta fermo o le mie abilità mediche
saranno sprecate.»
Lo ringrazia mentalmente per aver
cambiato discorso e non
aver preteso un resoconto che vorrebbe ma non riesce a fornirgli
«Abilità? Tu?»
«Guarda che
smetto.» minaccia allontanando la lattina.
Mugugna e si rannicchia meglio contro
di lui, appoggiandosi
del tutto al suo corpo per riceverne il sostegno e il calore.
«Il letto è
grande, non serve che tu stia così attaccato.»
«Ho passato quello che ho
passato per questo, lasciami stare
qui.» si lamenta chiudendo gli occhi.
Sorride lievemente e gli posa un
leggerissimo bacio sulle
labbra, quasi impalpabile ma che fa aprire gli occhi a Loki.
«E questo?»
«Sono contento che tu sia
tornato.» ammette con un sorrisino
imbarazzato.
Tace, chiudendo di nuovo gli occhi e
sorridendo a sua volta
«Anche io. Posso chiederti una cosa?»
«Dimmi.»
«Cos’hai fatto in
queste due settimane?»
«Senza la tua ingombrante
ed egocentrica presenza? Sono
uscito, mi sono portato a casa una dozzina di modelle… Ehi,
no stavo
scherzando.» aggiunge frettolosamente alla comparsa della sua
smorfia di
disappunto «Non sono uscito e non mi sono portato nessuna
modella a casa, a voler
essere sinceri ho passato il tempo sul divano a deprimermi e
ubriacarmi,
speravo di addormentarmi a causa dell’alcol ma non ci
riuscivo…»
«Per quanto non hai
dormito?»
«Da quando te ne sei andato
ho dormito circa tre ore ogni
due o tre giorni…»
«Oh.» gli passa
le braccia dietro il collo e gli si sdraia
addosso, la testa appoggiata all’incavo del suo collo.
«Che stai
facendo?»
«Nulla,
credevo…» si sposta imbarazzato, spaventato
all’idea
di aver rivelato troppo le proprie carte e di essersi reso ridicolo.
«Ora torni qui e me lo
spieghi.» approfitta della sua
debolezza per riportarlo su di sé e alzargli il mento con le
dita in modo da
poter rivedere chiaramente quegli occhi smeraldini che tanto gli sono
mancati.
«Ho
sonno…»
«Non ci credo.»
ghigna.
«Beh, mi sembrava che la
cosa ti avesse un po’ turbato,
quindi ho pensato che potesse farti piacere, ma
mi…»
«Non ti
sbagliavi.» lo coinvolge in un bacio che fuga tutti
i suoi dubbi e le sue paure di non essere voluto «Vuoi
tornare a dormire?»
«Sì…»
non accenna a muoversi ma tiene lo sguardo basso.
«Vuoi dormire
qui?» ridacchia visto che Loki sembra essersi
messo a considerarlo al pari di un materasso.
«Posso?»
«Da quando tu mi chiedi il
permesso per qualcosa?» lo prende
in giro passandogli le dita tra i capelli.
«Non lo so, mi è
venuto naturale.» ammette rialzando gli
occhi su di lui, trovandosi con le labbra a un soffio dalle sue.
«Chi sei tu? Dove hai messo
il mio Loki, quello spocchioso
che ho voglia di strangolare ogni volta che apre bocca?»
«Al momento dorme, se stai
zitto un momento magari posso
raggiungerlo.»
«Eccolo che sta
tornando.» lo bacia di nuovo con dolcezza
«In effetti mi mancava anche quel
Loki, il mio Loki.»
Restano in silenzio sorridendosi a
vicenda, finalmente
rilassati e tranquilli, senza la paura del non sapere dove si trovi
l’altro,
cosa stia facendo, se stia ancora respirando.
Anche se non riesce a esprimerlo a
parole Tony non si è mai
sentito così sollevato come in quel momento, con il suo Loki tra le braccia;
perché sì, è suo, e Loki non ha fatto
nulla per negarlo perché quella sensazione che ha provato
quando Tony ha detto
“il mio Loki” non l’ha mai provata prima
e mai pensava che la avrebbe provata.
«Devo dirti una
cosa.» inizia Tony.
«Anche io.»
«Prima io.»
«No, io.»
«Ti amo.»
sussurrano all’unisono.
Note della
Vecchia
Volpe
Eccoci, qui, è finita.
Sono commossa, dico sul serio, questa
è la mia prima long e
la mia prima Ironfrost, e concluderla mi commuove davvero.
Vi ringrazio tutte, siete state
adorabili in ogni momento e
mi avete aiutata a proseguire quando volevo smettere, grazie <3. Un grazie anche alle ragazze di Efp Madness, in cui tutti lettori sono i benvenuti <3
Un grazie particolare alla mia beta
MelaChan che mi ha
aiutata in mille modi, e alla mia dolcissima stalker chiasmo85 <3
È finita, ma sto pensando
a un seguito… Se vi facesse
piacere leggere questo seguito fatemelo sapere qui sotto nelle
recensioni, ma
vi voglio sentire in tante, almeno una decina, perché
iniziarne una nuova long
è un impegno, e poi dai, dopo 27 capitoli potete farmi
sapere cosa ne pensate
di tutta questa storia :D
Baci.
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