Remember us, for we'll always remember you

di Ninalily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ai Nuovi Arrivati ***
Capitolo 2: *** Not alone ***



Capitolo 1
*** Ai Nuovi Arrivati ***


Gli occhi di Elinor spaziavano lungo la grande sala affollata davanti a lei e ogni volta che si fermavano su uno sguardo o su una guancia rosata si riempivano di tenerezza, orgoglio e soddisfazione.
La Sala era tutto un turbinio di treccine, lentiggini, manine, zainetti e occhialini, di occhietti vispi ed eccitati, di rosa e di blu. Tra i più piccoli c'erano bimbi vestiti con divise scolastiche semplici e sobrie, altri con colori sgargianti e male accostati; bimbi somiglianti a piccoli cowboy e astronauti e bimbe agghindate da vere principesse o ballerine.
Tra quelli un pò più grandi, bambini con i capelli ingellati e occhiali a fondo di bottiglia, visetti brufolosi e apparecchi per i denti.
La fantasia che non ha confini... erano visioni come quella che rendevano il suo ruolo di Prima Amica degno di tutti gli sforzi che faceva.
Ogni anno Elinor era sempre più felice nel vedere come la Sala degli Incontri si riempisse di cosi tanti Amici durante la Cerimonia di Benvenuto.
Segno che i bambini, almeno finchè ancora tali, riuscivano ancora ad immaginare e sopratutto avevano ancora bisogno di loro. 
Si alzò in piedi, scostando da un lato il lungo vestito di tessuto antico che indossava e si avvicinò al piccolo piedistallo posto al centro della pedana e immediatamente il brusio nella Sala andò a scemare fino ad esaurursi, venendo sostituito da un silenzio reverenziale e pieno di aspettative.
Posò ancora una volta velocemente lo sguardo sulla piccola folla, poi si aprì in un largo sorriso rassicurante e cominciò a parlare.
 
"Amici e Amiche!
Benvenuti alla Annuale Cerimonia di Benvenuto. 
Ogni anno veniamo creati a decine, a volte a centinaia e oggi potremmo festeggiare insieme e imparare a conoscerci tra di noi, prima di tornare dai nostri Bambini."
 
Non appena ebbe pronunciata quella parola vide come molti dei piccoli volti di fronte a lei si erano illuminati, convincendola a saltare ulteriori frasi generiche di benvenuto - che erano state scritte in modo alquanto meccanico anni e anni prima, con l'idea di dover essere ripetute ogni anno nello stesso modo - e ad andare subito al punto più importante, alla questione che, per Elinor, era molto importante tutti capissero. 
 
"Il rapporto che ognuno di voi ha col proprio Bambino è speciale.
Siete stati creati da loro, dalla loro immaginazione, perchè hanno bisogno di qualcuno che stia loro accanto, che li ascolti, che li comprenda e che giochi con loro.
Perciò come prima cosa ricordate: il vostro Bambino viene prima di tutto, dovete proteggerlo, confortarlo e aiutarlo, sempre.
Godete di ogni momento passato con loro e fatene tesoro, e fate in modo che diventi un bellissimo ricordo per entrambi.. 
Perchè non durerà per sempre."
 
Aveva sempre odiato quella parte del discorso.
Ogni anno combatteva con se stessa perchè una parte di lei avrebbe voluto preservare l'immensa felicità che sapeva ognuno di quei bambini stava provando, la loro emozione e la loro eccitazione per ciò che li aspettava.
Ma non poteva evitare di dire loro tutta la verità. Doveva prepararli a quello che avrebbero dovuto 
affrontare, anche se in modo decisamente superficiale rispetto a quando avrebbero dovuto davvero affrontarlo.
Non le piaceva, ma doveva farlo.
 
"I Bambini crescono e cambiano.
La vita li mette davanti a sfide che dovranno imparare ad affrontare da soli, dalle più piccole alle più grandi, e impareranno a farlo sempre meglio fino a che noi diventeremmo inutili per loro.
Ma non abbiate paura per quel momento. Vi assicuro che guardare il vostro Bambino crescere e aiutarlo a diventare una brava persona è davvero una delle cose più belle che esistano. Ricordate che sarete in parte voi gli artefici della loro felicità, delle scelte che faranno; queste sono cose che dovete ricordare sempre, anche quando saranno loro a non ricordarlo più."
 
Quelle sue ultime parole sembrarono aver risollevato il morale dei presenti e Elinor fu grata per questo. 
I bambini dovevano essere cosi emozionati da quello che li aspettava che non sprecavano tempo a pensare alla parte negativa.
Con alcune altre parole concluse il discorso e invitò tutti a passare il pomeriggio insieme, mangiando, bevendo e parlando, cosi da conoscersi tra di loro.
Stava per scendere dalla pedana quando lo sguardo le si posò alla sua destra.
Nell'angolo, vicino l'uno all'altro come per sostenersi a vicenda, c'era un gruppetto di ragazzi decisamente più grandi rispetto ai bambini presenti nella Sala.
Avevano dai 18 ai 20 anni ed erano gli Amici più grandi che esistevano.
Lo sguardo di Elinor si rattristò quando incrociò i loro. A differenza degli altri bambini nei loro occhi non si leggevano emozione, eccitazione o felicità, ma solo tristezza, rassegnazione e al centempo decisione, come se sapessero di aver intrapreso un percorso dal quale vi erano poche possibilità di tornare.
Ed in effetti era proprio cosi.
Quei ragazzi erano cresciuti cosi tanto, perchè avevano deciso di non cambiare bambino, avevano deciso di continuare a seguire il proprio, anche quando si era dimenticato di loro.
Un gesto che aveva scladato il cuore di Elinor, perchè significava che essi amavano il loro Bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Più della loro stessa vita.
La Clausola di Sparizione si era attivata non appena ognuno di essi aveva dichiarato di non voler affiancare un altro Bambino e da allora per loro l'orologio aveva cominciato a ticchettare.
Scese dalla pedana, andando incontro al gruppo, mentre la Sala cominciava a svuotarsi lasciando cosi più privacy a loro.
Nel suo discorso non aveva parlato della Clausola di Sparizione - era un avvenimento molto raro la sua attivazione e non voleva dare quella prospettiva ai nuovi arrivati - e non avrebbe voluto che qualcuno li sentisse per sbaglio.
 
"Salve ragazzi.."
 
Disse, rivolgendosi a quegli occhi che già la guardavano con aria abbattuta.
 
"Come state?"
 
Una domanda davvero stupida, ma che non potè fare a meno di porre.
Una ragazza nel gruppo distolse lo sguardo, aveva gli occhi lucidi e le labbra le tremavano.
Un'altra ragazza, minuta e con un grosso paio di occhiali le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla, poi si volse verso Elinor.
 
"Siamo sempre allo stesso punto, Elinor..le cose non sembrano cambiare.."
 
Una risposta precisa che riassumeva alla perfezione qualsiasi altra che ognuno di loro avrebbe potuto darle.
ELinor sentì di ammirare profondamente quei ragazzi. Nonostante la condiserasse una missione suicida, il loro desiderio di restare accanto al loro Bambino, anche dopo che questi non si ricorda più di loro, nè li vede, nè li sente, faceva loro onore e dimostrava quanto fosse grande e buono il loro cuore.
Avrebbe davvero voluto fare qualcosa per loro, aiutarli, fare in modo che i loro Bambini si ricordassero di loro...ma non poteva.
Dovevano riuscirci da soli, ma nella mente di Elinor non si delineava nessuna situazione nella quale essi avrebbero potuto riuscirci, perchè per esperienza, quando un bambino cresce e dimentica, ha dimenticato per sempre.
Sperava però con tutto il cuore che riuscissero, sarebbe stata la cosa più triste nella sua lunga vita dover vedere quei ragazzi scomparire per sempre e non poter più fare quello per cui erano stati creati.
Le rivolsero alcuni debolissimi sorrisini rassegnati e fecero per andarsene, evidentemente nessuno di loro aveva molta voglia di parlare..e come biasimarli.
Prima che tutto il gruppo sparisse dietro la porta, Elinor portò la voce fino a loro, cosi che la sentissero.
 
"E' evitabile sapete!
La Clausola...non dovete farlo per forza."
 
Le teste dei ragazzi si voltarono verso di lei, prima quasi increduli, poi assumendo una forte sfumatura di decisione e determinazione.
Pensò che per loro quella frase fosse quasi offensiva, come se avesse detto la cosa più incredibilmente stupida e illogica del mondo, ma lo sguardo gentile ma deciso di un ragazzo la rassicurò, mentre le rispondeva.
 
"Lo sappiamo Elinor...ma non abbiamo intenzione di tornare indietro...non vogliamo, non possiamo farlo.
Qualsiasi cosa accada."
 
Detto questo si voltarono e scomparvero dietro la porta.
Elinor sospirò. 
Quei ragazzi sapevano quello che stavano facendo, sapevano a cosa andavano incontro.
Li guardò allontanarsi e sperò vivamente di poter incontrarli di nuovo.
 
"Vi prego, ricordatevi di loro..loro si ricorderanno sempre di voi."





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Buonasera! :)
Questa è la prima storia originale che pubblico quindi...siate clementi! 
Non mi dilungherò molto, recensite e se avete domande, dubbi o proprio non ci capite niente, ponetele pure nella recensione e vi risponderò con piacere :))
Passo e chiudo, per ora...
Ninalily! :3

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Capitolo 2
*** Not alone ***


Allison camminava e il rumore dei piccoli tacchetti sul marciapiede rieccheggiava intorno a lei, l'unico rumore nella strada praticamente deserta.
Con i capelli rossastri legati in una alta coda un pò spettinata e il grembiule del bar ancora legato in vita si avvicinava isolato dopo isolato al piccolo condominio dove abitava.
Aveva rifiutato più volte la proposta di un passaggio in macchina del signore che gestiva il locale dove lavorava, un gentile vecchietto; aveva bisogno di pensare, ogni giorno di più, e camminare per i sei isolati che separavano il Joey's Bar da casa sua erano quasi l'ideale.
Pensare a cosa, poi, non lo sapeva neanche lei. 
La sua vita non era niente di eccezionale, anzi, e di sicuro non era il tipo di vita che ti da tanti pensieri allegri e positivi a cui pensare andando a casa.
Gli unici pensieri che affollavano spesso la sua mente erano quanti turni in più fare per poter pagare la retta del college e continuare a studiare o quanti soldi rimanevano per fare la spesa quella settimana.
Allison salì le due rampe di scale che conducevano all'appartamento in cui viveva e, avvicinandosi lentamente, si fermò davanti alla porta e rimase ferma cercando di percepire qualche rumore dall'interno.
Sentì le voci concitate e urlanti della partita alla televisione e capì che suo padre era in casa, ancora sveglio. 
Se mai avesse potuto avere qualche dubbio a riguardo, a smentirli arrivarono le sue urla di protesta e il rumore di bottiglie e bicchieri di vetro posati sul tavolino, scontrati le une contro gli altri, appoggiati con poca delicatezza dove capitava.
Chiuse gli occhi e sospirò piano, girando su se stessa, e scendendo di nuovo le scale.
Quella sera era stanca, davvero stanca, e non ce l'avrebbe fatta a sopportare il padre ubriaco per l'ennesima volta.
Da quando la madre di Allison era morta il signor Alfred Cole si era a dir poco lasciato andare, ignorando quasi completamente la figlia e iniziando una nuova e potenzialmente distruttiva relazione con il bar all'angolo.
Si sedette sui primi scalini, pensando a cosa potessero fare i ragazzi e le ragazze normali della sua età il sabato sera. 
Caroline, a conti fatti la sua unica amica, o meglio l'unica persona che conosceva che mostrava interesse nella sua malinconica e silenziosa persona, le diceva spesso:
"Alli, dovresti uscire, farti degli amici, divertirti..!", ma la ragazza sorrideva sempre gentilmente a quelle frasi, rispondendo che si, prima o poi lo avrebbe fatto.
Ma non lo faceva mai.
La sua vita era abbastanza incasinata di suo, per complicare ancora di più le cose con spese per uscire a bere o mangiare insieme a persone che non conosceva e che probabilmente si sarebbero a malapena accorti della sua presenza.
E poi, in realtà, Allison, proprio completamente sola non si sentiva.
Alle volte, non sempre, ma quando sembrava averne più bisogno, sentiva come una presenza vicino a lei.
Non come un fantasma, o uno spettro, niente correnti d'aria fredda o strani rumori, solo...una sensazione.
Una bella sensazione, la sensazione di avere, anche solo per qualche secondo, qualcuno accanto, qualcuno di invisibile, qualcuno che molto probabilmente non esisteva nemmeno, ma che la faceva sentire un pò meno disastrata per qualche prezioso momento.
Cosa fosse, non lo sapeva, nè aveva indizi validi per formulare qualche ipotesi.
A volte aveva pensato potesse essere sua madre, ma poi pensava che sua madre faceva già un ottimo lavoro di protezione dalla cornice sul suo comodino accanto al letto, non avrebbe avuto bisogno di altri metodi per farsi sentire.
In ogni caso, certo quella sensazione non bastava per farle sopportare con un sorriso tutto quello che doveva sopportare, ma la aiutava a non cedere troppo in fretta.
Seduta sugli scalini del portone, rigirava e rigirava le chiavi tra le mani, aspettando il momento più opportuno per poter entrare in casa, quando suo padre si sarebbe addormentato. 
Da sola.
Come sempre.




 
 
Matthew era seduto sugli scalini e osservava il volto di Alli, quel volto bellissimo, gentile e triste che ormai conosceva a memoria. 
E' inevitabile ricordarsi ogni dettaglio del volto di una persona, quando si sta spesso insieme.
Il forma degli zigomi, del naso, la curva quasi perfetta delle sopracciglia, il colore degli occhi - castano chiaro con alcune sfumature di verde, sopratutto in estate -, le onde dei capelli...
E Matthew stava con Alli molto spesso.
Ci stava sempre, ogni giorno. Mentre studiava, quando andava al lavoro, quando tornava a casa, mentre dormiva.
Le era sempre accanto, anche se, ovviamente, lei non lo sapeva.
Alli aveva quasi 21 anni e ormai Matthew aveva rinunciato alla possibilità che potesse ricordarsi di lui.
Di tutti i ricordi che sapevano affollavano la sua mente, sapeva che quello di lui e di tutto il tempo passato insieme era il meno importante, tanto da essere stato cancellato.  
Cancellato proprio come, tra pochi mesi, sarebbe stato cancellato lui.
Ma Matthew non perdeva tempo a rimuginare troppo su quello che gli sarebbe successo, voleva solo passare il più tempo possibile con Allison e assicurarsi, anche dopo che lui se ne fosse andato definitivamente, che lei se la sarebbe cavata.
Che sarebbe stata bene.
L'idea di non vederla più gli faceva terribilmente male, ma non lo dava mai a vedere.
Di tutti i ragazzi nella sua stessa situazione, lui era sempre il più composto e non voleva far loro vedere quanto la prospettiva di quello che sarebbe accaduto lo terrorizzasse; non voleva spaventarli più di quanto già non fossero.
Voltò di nuovo gli ozzhi azzurri verso la ragazza, ignara della sua presenza.
Non le parlava quasi mai, inutile dato che non poteva nè sentirlo nè vederlo, ma, quando lo faceva, le diceva le uniche cose che sentiva veramente, quello che sapeva essere la verità e quello che avrebbe voluto disperamente che lei sapesse.
 
"Non sei sola. Ci sono io con te". 










Buondì! :) Ecco il primo capitolo della prima storia della ff intitolata "Remember us, for we will always remeber you".
Ho scritto questo capitolino di getto, presa da ispirazione improvvisa post esami, spero vi piaccia, anche se si limita a descrivere i personaggi e la situazione, poi la storia si evolverà prometto! :3

Un bacio e un grazie a tutti quelli che mi leggono, aspetto vostri consigli, critiche o complimenti! :)
Ninalily

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