It never ends.

di NoiseQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Home Sweet Hole. ***
Capitolo 2: *** Patience. ***
Capitolo 3: *** Breathless. ***
Capitolo 4: *** You, what? ***



Capitolo 1
*** Home Sweet Hole. ***


Home Sweet Hole.


Quante volte mi sono detta di cancellare quella canzone dalla playlist del mio iPod?
Home Sweet Hole mi ricorda sempre la nostra storia, non so in realtà perché, ma meglio di tutte le altre loro canzoni mi faceva tornare in mente quei bellissimi momenti .
Ormai sono passati quasi 9 mesi da quando io ed Oliver ci siamo lasciati, il suo tour non ci ha dato molto modo di incontrarci, nemmeno per caso. Non che mi farebbe del bene rivederlo!
L’ultima volta ho passato il resto della nottata a divorare una vaschetta intera di gelato alla stracciatella.
Non dovrei nemmeno lamentarmi, la mia vita è abbastanza perfetta anche senza di lui: ho un lavoro molto buono e che mi piace, i ragazzi con cui uscire non mi mancano, ma sento sempre la sua mancanza.
Abbiamo passato molto tempo assieme e mi sono abituata a lui, ai suoi stili di vita e ci siamo modellati l’uno con l’altro.
"Sarah, siamo quasi arrivate. Mi senti?" Helen, mia sorella, seduta al mio fianco mi riporta alla realtà.
Il treno si stava fermando piano piano alla stazione di Waterloo, stavamo tornando a casa dopo essere state a trovare i nostri genitori in Scozia.
Ci alziamo nello stesso momento e ci mettiamo le nostre felpe addosso, il tempo è nuvoloso come al solito e sembra stia per piovere.
"Tutto bene? Ti vedo pensierosa. Hai fame?" Mia sorella allunga il braccio dietro la mia schiena.
"Stavo solo ripensando ad Oliver, ma non parliamone." Rispondo frugando dentro la borsa alla ricerca del mio portafoglio per prendere un caffè da Starbucks nella stazione.
"So che non è facile per te, ma forse dovresti chiamarlo, sentire come sta." Helen continua a parlare mentre ordino. "Magari pensa la tua stessa cosa, non puoi saperlo!"
Dopo tutto non ha proprio torto, non so cosa pensa di me ora.
Siamo rimasti conoscenti, certo non si può pretendere di tornare amici con la persona a cui hai dato l’anima come fidanzato. Non l’ho mai considerato amico e mai lo sarà.
"Non so, sorellina, forse era ovvio che le nostre strade si dovevano dividere." Rispondo versando dello zucchero nel bicchiere.
"Non vi siete mica detti che non vi volevate mai più rivedere perché vi siete fatti un torto!"
Decido di non risponderle, aveva ragione, ma il mio orgoglio mi impedisce di dirglielo in modo diretto.
Sono certa l’abbia capito da sola.
Prendiamo la metropolitana e in 10 minuti siamo arrivate a casa nostra.
Una volta abitavo con Oliver, ma da quando ci siamo lasciati mia sorella ha deciso di non lasciarmi vivere da sola ed è venuta qui a Camden da me.
Salgo al piano di sopra nella mia stanza e, dopo aver rimuginato per mezz’ora, di scatto prendo il telefono e compongo il numero del mio ex ragazzo.
Dopo pochi squilli mi risponde:
"Ciao Sarah! E’ successo qualcosa?" Mi risponde quasi allarmato.
"Oli, ehm no! Volevo solo sentirti." Le mie gambe tremano e sento le famosissime farfalle nello stomaco.
Pensavo di essere superiore a queste cose, invece l’amore ci rende uguali.
"Meglio così! Come stai?" Mi mancava la sua voce più di ogni altra cosa.
"Bene, sto bene. Sono appena tornata a casa dopo un week end dai miei." Non so perché glielo sto dicendo, ma per me è così normale.
"Come sta Anne? E Georg?" Sento un po’ di felicità nella sua voce, perché vuole sapere dei miei genitori? Per fare il carino o perché gli interessa davvero?
Quante domande.
"Stanno benissimo, si sono comprati un terreno per piantare qualche ortaggio; erano molto contenti delle loro creaturine, dovevi vedere! Ne parlavano come se fossero i loro bambini." Lo sento ridacchiare e faccio lo stesso.
Inizio ad alleggerirmi, avevo paura di affrontare questa conversazione?
"Mi piacerebbe assaggiarli, sicuramente sono verdure molto buone e salutari senza tutte quelle cose chimiche."
"L’insalata era molto buona in effetti."
"Mi stai facendo venire fame, ho saltato il pranzo oggi, avevamo il soundcheck, ma l’abbiamo dovuto interrompere perché è andata via la corrente ed ancora non sappiamo nulla."
"Matt ancora non reclama un Hamburger? Strano!" Lo sento ridere a crepapelle e mi rende felicissima.
"Lo sta facendo eccome, è qui sdraiato a terra raggomitolato che impreca.."
Ridiamo ancora ed ancora. Vorrei non finisse mai, ma:
"Sarah, devo andare. Mi stanno chiamando. Grazie per esserti fatta sentire, significa molto per me!
Spero passino velocemente queste ultime due settimane di tour così potrò tornare in Inghilterra e magari ci possiamo vedere..qualche volta."
"Certamente, mi farebbe molto piacere! Ciao Oli." Dico con un po’ di tristezza prima di chiudere la telefonata.
Mi giro verso la porta e vedo mia sorella sorridermi.
"Te l’avevo detto che lo dovevi chiamare!" Mi dice.
Corro verso di lei e l’abbraccio.
"Mi manca e penso sia lo stesso per lui ."

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Capitolo 2
*** Patience. ***


Patience.


E così fu.
Le due settimane furono velocissime tra lavoro e serate con gli amici.
Sto tornando a casa dopo un pomeriggio passato a fare un photoshoot, sono stanca morta, ma soddisfatta del lavoro fatto. Sono certa che William riuscirà a creare un video bellissimo.
Helen sta uscendo proprio in questo momento da casa freneticamente, il suo ragazzo l’aspetta da più di mezz’ora al bar. E’ perennemente in ritardo!
Non ho ancora detto quant’è bella, vero?
E’ alta più o meno quanto me, sarà circa 1.75, mora, occhi marroni ed un sorriso da far mozzare il fiato!
Molti la definiscono una mia piccola copia e me lo auguro, è così bella!
Chiudo la porta e lancio la mia borsa sul divano, senza curarmi molto su come è messa e se magari fosse caduta, e vado dritta in cucina.
Mia sorella ha lasciato una tazza ancora fumante di thè sul davanzale, non esito e lo porto in camera mia.
Aspettando che si raffreddi un po’ decido di accendere lo stereo, ovviamente all’interno c’è sempre lo stesso album da almeno un mese.. la discografia dei Take That.
Si, lo so, non sembro affatto un tipo da gruppetti pop, ma le loro canzoni hanno qualcosa di speciale.

 
“Voglio veramente ricominciare tutto da capo, 
so che vuoi essere la mia salvezza, 
l
’unica su cui potrò sempre contare. 
Proverò ad essere forte, credimi 
sto provando ad andare avanti, 
è complicato comprendermi”

 
La sentivo mia.
Bevo un sorso di thè, ma finisco per scottarmi e mi lascio cadere sul letto ancora disfatto dalla mattina.
"Forse dovrei  rifarlo, anche se dopotutto tra qualche ora lo risfascerò.." Dico tra me e me.
Proprio nel momento in cui mi sono decisa di alzarmi e lasciare da parte la mia pigrizia per sistemare la stanza sento squillare il mio telefono.
Abbasso la musica e rispondo.
"Pronto?" Dico con quasi il fiatone.
"Sarah.. ".
"Ah, Helen, dimmi!" Rispondo sorpresa, chi pensavo fosse? Babbo Natale?
"Stasera non torno a casa, rimango a dormire da Mark.".
Ovviamente la lascio fare ed apprezzo che me lo ha fatto sapere, mi avrebbe preso un colpo non vederla tornare. E’ sempre la mia piccola!
Chiudo la chiamata e mi siedo sul profilo del letto a guardare la parete rosa davanti a me.
“Chi credevi fosse?” Si chiede la vocina dentro di me.
Forse mi sono impersonata troppo nella canzone. Dovrei spegnerla?
“Non penso cambierebbe molto” Risponde risuonando nel mio cervello e di scatto mi alzo per fare il letto, almeno faccio qualcosa al posto di fantasticare.

Sono circa le 22, sono sdraiata sul divano con una vaschetta di gelato davanti, quando squilla di nuovo il telefono e preoccupata corro a rispondere.
Non sarà successo qualcosa? Mi scorrono in mente tutte le volte che Helen mi raccontava dei litigi con il suo ragazzo, niente di grave, ma..
“ Pronto?” Rispondo schietta.
“Sarah?” Sento proprio gli occhi spalancarsi per la sorpresa, la sua voce mi riempie i polmoni e quasi sospiro rumorosamente.
Ammetto che l’idea di mia sorella con qualche problema ora non mi passa nemmeno più per la testa.
Quanti secondi sono passati da quando mi ha risposto?
“Ehm, Oliver, ciao!” Rispondo cercando di sembrare il più naturale possibile.
“Sono appena tornato dagli US e..” lo fermo fingendo.
“Giusto, ieri era l’ultima data!” Mi sento le gambe tremare e quasi ho mal di collo per quanto sono rigida.
Decido di sedermi sul divano e tranquillizzarmi, ma non penso di esserci riuscita.
“Si, ieri a Nashville. Mi chiedevo se hai da fare..” Riconosco il suo tono di voce, non è sicuro di questa mossa, ma ci ha voluto provare comunque.
“Stavo giusto guardando una cosa importantissima alla televisione, mandano proprio ‘Walker, Texas Ranger’! Non posso permettermi di perdere questa orrida puntata!” Rispondo e so che ha capito la mia ironia, sa bene quanto è inutile per me quel telefilm.
“Ah, se vuoi te lo lascio guardare in pace, so che è il tuo preferito!” Afferma.
“Guarda, giusto perché sei tu, sennò non avrei mai preferito un frappè!”.

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Capitolo 3
*** Breathless. ***


Breathless.


Chiudiamo la chiamata dopo esserci messi d’accordo: mi verrà a prendere tra circa una mezz’oretta e andiamo nel nostro solito locale a prenderci il dannato frappè al cioccolato.
Il mio cuore riprende a battere fortissimo appena mi rendo conto di quello che è successo.
Sono mesi che non usciamo assieme.
Corro nella mia camera e metto dei leggins e sopra la maglietta un maglione scuro dato che farà sicuramente freddo fuori.
Mi trucco e mi sistemo i capelli giusto in tempo e poi esco dal portone.
Oliver è già ad aspettarmi dentro la sua Cadillac nera parcheggiata a fianco del marciapiede.
Abbasso lo sguardo e sorrido tra me e me.
Questa scena l’ho vista così tante volte, ma quasi mi sento come se fosse il nostro primo appuntamento.
Ricordo quando mi venne a prendere e mi portò al cinema a vedere una replica di Saw.
Passammo il resto della nottata ad inventare meccanismi strani per uccidere in modo lento e divertente le persone.
Sì, magari è un po’ macraba come cosa, ma quel momento era stato veramente perfetto.
Il suo viso è illuminato dallo schermo del cellulare acceso con cui sta giocando.
Busso sul finestrino e di colpo si gira a guardarmi come non se lo aspettasse.
Gli sorrido ed apro lo sportello.
“Così presto? Non pensavo ci mettessi così poco a prepararti.” Mi dice sarcastico sorridendo.
“Anche io sono felice di rivederti, Oli” Gli rispondo.
Ridacchia ed accende la macchina.
Il lettore cd parte automaticamente e riprende la canzone dove si era fermata:

 
“Passo i miei giorni sfogliando pagine,
cercando di trovare un modo per scappare da me stesso.
Come amore da dare, che ti lascia senza respiro.
Ora tutto c’ho che mi serve è una strada per capire cosa c’è nella mia testa.”

 
“Dovrei comprarmi l’album degli Asking Alexandria, mi piacciono molto.” Penso.
Il silenzio ci invade.
Parlare di silenzio con dell’Hardcore è strano, ma sento la tensione.
Guardo fuori dal finestrino, le case scorrono velocemente al mio fianco e le strade sono vuote; solo la nostra macchina sfreccia nel quartiere dove ormai vivo da qualche anno.
A metà strada decido di iniziare un discorso.
Rimango appoggiata al finestrino con la testa sorretta dal mio braccio:
“Non so se prendere il frappè al cioccolato o alla fragola..” Ammetto il più convinta possibile.
“Sei seria, Sa?” Mi risponde spostando per un secondo lo sguardo dalla strada per guardarmi.
“Si, perché?” “Non è da te non prendere il cioccolato!”
In effetti non ho mai preso nessun frappè alla fragola nella mia vita.
La cosa mi rende un po’ contenta. Dopotutto si ricorda anche delle mie minime cose.
“Oggi mi andava di cambiare gusto..” cerco di riprendermi.
Si rigira verso di me e mi sorride.
“Come va il tuo lavoro?” Mi chiede, sembra interessato.
Gli racconto gli ultimi risvolti tra cui il mio contratto con una nota  marca di Intimo Inglese e sembra molto contento che vada tutto a gonfie vele.
Parcheggiamo a pochi metri dall’entrata del locale.
Scendiamo dalla macchina e mi raggiunge sul marciapiede.
L’aria è gelida e tira un bel vento. Mi stringo nel mio cappotto.
“E’ davvero freddissimo” Dichiaro affondando metà del viso nella grande sciarpa.
“Dai, ora entriamo.” Si avvicina e mi stringe a se con un braccio dietro la schiena.
Mi irrigidisco, ma non se ne rende conto, lo ero già abbastanza per il freddo. Rimango con lo sguardo basso, mi lascio affondare nel calore del mio cuore e d’un tratto non sento più nemmeno un po’ di freddo, mi sento perfettamente bene.
Entriamo e siamo subito accolti da Claire, la cameriera ormai storica di questo posto.
“Ragazzi, da quanto non vi vedevo qui! Come state?” La donnona  bionda con il suo camice celeste e bianco ci fa strada verso il tavolino più vicino alle finestre, come piace a noi.
Ci sediamo uno di fronte all’altra e ci togliamo i cappotti.
“Va meglio qui dentro?” Si preoccupa.
“Certamente.” Gli sorrido sistemandomi i capelli all’indietro dopo che il vento me li ha scompigliati tutti.
Il locale è sempre rimasto uguale: pareti rosse con il soffitto di legno, le tovaglie bianche con il tavolino rosso e le poltroncine al posto delle sedie.
Ma la cosa che amo di più sono queste grandi finestre che si affacciano su un grande prato.
“Se tu prendi il frappè alla fragola, io lo prendo al cappuccino” Dice Oliver scappando fuori da dietro il quaderno del menù.
“Sei sicuro ti piacerà?” Lo guardo scettica.
“Non lo so, ma proviamo qualcosa di nuovo insieme!” Mi risponde chiudendo ed appoggiando il menù sul tavolo, sicuro.
Lo guardo e accetto, ma, non perché ho voglia di assaggiare quel frappè alla fragola, per ricominciare ad avere dei ricordi con lui.
Non so cosa si aspetta da questa serata assieme, ma, qualsiasi cosa sia, io voglio poterla ricordare al meglio.
 
“Il tour è andato bene?” Decido finalmente di chiedergli dopo aver ordinato i nostri nuovi frappè.
“Si, molto! Jona si è impazzito questa volta, dovevi vederlo!” Si sistema sulla sedia per raccontarmi meglio e continua: “Una sera eravamo ubriachi persi, eravamo a Franklin se non sbaglio, ed ha iniziato a togliersi la maglia e l’ha lanciata in mezzo alla strada. Ma fin lì tutto bene, poco dopo ha iniziato a sbottonarsi i pantaloni e stavo ridendo come un pazzo! Ricordo il tutto a pezzi, ma Matty è corso a fermarlo e Jona si è lamentato rumorosamente nel bel mezzo della notte. E’ stato bellissimo.” Sta morendo dalle risate e mi è riuscito a trasmettere tutta l’ironia della scena.
Non vedo i ragazzi da tanto tempo e un po’ mi mancano, mi mancano quelle serate a scazzo passate assieme. Magari a bere fino a che il nostro corpo non si rifiuta di buttare giù più niente, ma sono pur sempre delle bellissime serate.
“Nessuna foto? Avrei voluto vederlo!” Rispondo ridendo quasi quanto lui, ma d’un tratto si ferma e compre la risata con il suo splendido sorriso.
“Ah, Sarah, sai che non ci so fare con le cose sdolcinate.” Abbassa lo sguardo e poi immerge il suo viso tra le mani.
“Lo so bene, Oli, ma va bene così, che succede?” Allungo le mani fino alle sue braccia e lo accarezzo.
Sospira e poi si rialza.
“Mi sei mancata. E’ così strano essere qui con te, ma allo stesso tempo è normale. Non lo so, capisci? Io e te abbiamo passato una gran parte della vita assieme, questi mesi sono stati difficili. Ho dovuto lasciare le abitudini che avevo prima con te e probabilmente ancora non ci sono riuscito. Quando mi hai chiamato dopo tanto tempo è stato come un risveglio, come se qualcuno mi ha aperto il petto e mi ha rimesso il cuore dentro.” Si è fermato aspettando una mia risposta, ma ho veramente poco da dire.
“Oli, mi sei mancato tantissimo anche tu. Avevo bisogno di rivederti.”
“Ma devo dirti una cosa, penso sia giusto dirtelo.” Oliver si fa ancora più serio.
Mi irrigidisco.
 

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Capitolo 4
*** You, what? ***


You, what?


Oliver sposta lo sguardo fuori dalla finestra cercando un punto da focalizzare, come per riuscire a trovare la forza di dirmi quello che ha in testa.
Continuo a guardarlo, tante idee passano per la mia testa, le più disparate.
Avrà un bambino? O magari ha una malattia molto grave?!
"Ragazzi ecco i vostri frappè!" Compare dal nulla la cameriera tutta sorridente ed entrambi scattiamo a prendere i bicchieroni dal suo vassoio.
Le faccio un mezzo sorriso e la mia attenzione torna su di lui.
"Non so se dire che ho sbagliato, ma devo dirtelo se voglio che tu ti fidi di me." Decide di dirmi qualcosa.
"Vai avanti, non ti mangio mica.. che succede?" uso la cannuccia per mescolare il milkshake ancora un po’, magari se faccio vedere un comportamento tranquillo si tranquillizza anche lui.
"Eravamo a Denver, concerto fantastico, siamo andati a bere e sai che quando lo facciamo per bene poi non si sa come va a finire. Non ricordo molto in realtà, eravamo in un bar fantastico, musica dubstep ed un sacco di gente." Prende un sorso di milkshake.
"E che è successo?" Gli chiedo.
"Non è male questo milkshake!" Cerca di cambiare discorso guardando il suo bicchiere con ammirazione.
Gli tiro un piccolo calcio da sotto il tavolo e lo obbligo a continuare la storia.
"Se mi uccidi poi non lo saprai mai!" Sorride, ma subito dopo torna serio.
"Mi sono svegliato con accanto una ragazza che non conoscevo e bhè, ho immaginato cosa potesse essere accaduto dato che eravamo nudi." Mi sputa tutta la vicenda in pochi secondi.
"Ah, ok." Gli dico con voce ferma.
Lui sgrana gli occhi. Bevo il milkshake guardando fuori, non so bene cosa dire.
Non siamo fidanzati, non lo eravamo durante quel periodo, non posso dire nulla.
"Niente da dire?" Mi chiede.
"No, puoi fare quello che vuoi, Oli. Non stiamo insieme.." Dico l’ultima frase quasi senza fiato. L’avrà sentita?
Cala il silenzio e finiamo il milkshake.
"Cosa provi, Sarah?" Mi coglie di sorpresa.
Lo guardo senza capire cosa intendesse.
"A cosa stai pensando?" Si appoggia al tavolo con i gomiti e appoggia la testa sulle sue mani guardandomi.
"Sto pensando a tante cose contemporaneamente. Vorrei non pensare in questo momento, ma non mi è possibile." Gli sorrido.
"Non ero in me quando l’ho fatto." Si scusa.
"Oli, non ti devi scusare di niente, non stavamo assieme. Quello che hai fatto hai fatto." Ripeto.
"Per me è come se non ci fossimo mai lasciati. Sono stati alcuni mesi strani, sono passati così velocemente tra il tour ed il resto. Non mi sono accorto di nulla." Mordicchia la cannuccia ansiosamente.
Gliela tolgo dalla bocca ed inizio a giocarci arrotolandola attorno alle mie dita.
"Basta che ti sei divertito. Sono contenta che me l’hai detto, comunque.".
 
I camerieri iniziano a sistemare prima di chiudere il locale e quindi decidiamo di alzarci ed uscire.
Fuori si è fatto buio ed ancora più freddo. Mi copro per bene con il cappotto ed infilo il più che posso la testa al suo interno per riscaldarmi.
"Corriamo in macchina, sto morendo!" Oliver urla iniziando a correre.
La scena è fantastica. "Stambecco, dove corri! Aspettami!" Gli rispondo affrettando il passo ed arrivo alla macchina quando lui è già dentro.
Accende in fretta il riscaldamento e facciamo un sospiro appena sentiamo un po’ di calore.
"Per fortuna era vicina la macchina!" Dice agganciandosi la cintura e poi continua: "Dove la porto, signorina?".
Ci guardiamo per pochi secondi e poi scoppiamo a ridere dicendo nello stesso istante: "Su una stella.".
"Ok, dopo questa cazzata.. non so proprio dove possiamo andare, va tutto benissimo." Rispondo seriamente.
"Lo so io!" Parte in quarta senza dirmi dove stiamo andando.
"Quindi?" Domando.
"Non ti bendo gli occhi perché è troppo sdolcinato, ma fai finta che l’ho fatto! S-O-R-P-R-E-S-A!".
Mi fido, affondo la testa sul comodo sedile di pelle e mi lascio trasportare dalle note di  
If it means a lot to you degli A Day To Remember.
Veramente non mi interessa quello che ha fatto?

 
 

“Hey cara, spero sei stata bene stanotte
e so che non starai bene quando me ne vado.
Sì, lo voglio, ma non ne ho bisogno.
Dimmi qualcosa di dolce per avermi,
perchè non posso tornare a casa finchè loro non canteranno.”

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