The power of Love

di Inikos DS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - The meeting ***
Capitolo 2: *** Irises ***
Capitolo 3: *** Traces of love ***
Capitolo 4: *** Savory memories ***
Capitolo 5: *** Love between mother and son ***
Capitolo 6: *** Lost Pain ***
Capitolo 7: *** Untamable ***
Capitolo 8: *** (i dont't want to) Fall to pieces ***
Capitolo 9: *** Burn ***
Capitolo 10: *** Thousand Needles ***
Capitolo 11: *** Repent ***
Capitolo 12: *** You are not alone ***
Capitolo 13: *** No Angel ***
Capitolo 14: *** Who knows ***
Capitolo 15: *** Origin ***
Capitolo 16: *** The end of the beginning ***
Capitolo 17: *** The Birthday ***
Capitolo 18: *** The Wedding ***
Capitolo 19: *** Hopeful ***
Capitolo 20: *** Firework ***
Capitolo 21: *** The Change ***
Capitolo 22: *** The Flood ***
Capitolo 23: *** - ***



Capitolo 1
*** Prologo - The meeting ***


Salve a tutti, cari lettori, questa è la prima originale che scrivo, spero possiate apprezzarla.
Buona Lettura.


Raggi di luna filtravano dalla grande vetrata, andando a risplendere sull’imponente pianoforte bianco e lucido, dal quale arrivavano dolci note.
Le mani affusolate si muovevano agilmente sui tasti, andando a creare una lenta ed affascinante sinfonia.
Daniel si voltò, sua madre si era addormentata, sentendolo suonare. Si alzò spostando delicatamente lo sgabello, si avvicinò alla vetrata e la aprì.
Sul vecchio balcone di pietra, erano stati deposti con cura ed eleganza tre vasi di azalee. Si avvicinò alla balaustra e si perse ad ammirare il vuoto, un leggero venticello che sapeva di fiori e erba appena tagliata gli scompigliò i capelli platino.
Il grande salice muoveva delicatamente le lunghe fronde come in preda ad una dolce danza. Dai cespugli di rose si alzò in volo un pipistrello, mentre un gruppo di silenziose lucciole volava attorno ad un vaso di magnolie candide.
Una foglia cadde leggera, dall’antica quercia e si adagiò delicatamente sul terreno erboso.
- Per quanto tempo sarebbe durata ancora sua madre.? – si chiese Daniel, lasciandosi sfuggire una lacrima. – Molto presto la malattia che ormai la corrodeva da anni, l’avrebbe messa ko. E  sarebbe caduta per sempre, come quella foglia. – Perché, perché proprio lei doveva soffrire così? Sarebbe stato di gran lunga meglio, se la malattia avesse colpito lui, che non aveva nessuno. Invece no. Il destino aveva deciso di farlo rimanere lì a guardare sua madre andare via.
Rientrato, la osservò: il viso delicato appariva, dopo molto tempo rilassato. I boccoli dorati erano sparsi sul cuscino. Le labbra rosee lievemente aperte. L’unico rumore era quello del suo leggero respiro.
- Amava sua madre, più di ogni altra persona. E non avrebbe permesso a nessuna malattia di portargliela via. -
 
 
 
 
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Nel pomeriggio, dopo la scuola una volta accertato che sua madre stesse bene, Daniel uscì di casa.
Si avviò di buon passo verso la biblioteca, arrivato, si fiondò nel settore Musica, e scelse un libro sui pianoforti. Prese posto vicino alla poltroncina all’angolo. Lì nessuno lo avrebbe disturbato.
 Accarezzò delicatamente la copertina che ritraeva un’enorme pianoforte onice. Lo aprì ne respirò l’odore, e iniziò a sfogliarlo delicatamente. 
- Amava i pianoforti. Erano la sua passione, e quando suonava riusciva a dare sfogo a tutto quello che si teneva costantemente dentro. -
Dopo circa una mezz’oretta la porta della biblioteca si aprì nuovamente emettendo un leggero scampanellio, Daniel rapito da quel suono si girò a guardare: un ragazzo sulla ventina, dai capelli neri a spazzola e gli occhi ambra fece il suo ingresso.
Daniel rimase completamente  rapito da quella figura ultraterrena. Rimase fermo come una statua a contemplarlo fino a quando, quello si girò verso di lui e lo penetrò con le sue iridi.
Il viso gli si sfumò di rosso, e imbarazzato abbassò subito lo sguardo, ritornando nel mondo dei pianoforti.
Passati un paio di minuti, un profumo di sambuco e vetiver lo inondò, si guardò intorno per cercare di capire da dove provenisse quel delicato aroma, e di fronte a sé, vide il ragazzo dagli occhi color miele, che teneva in mano una copia di “Orgoglio e pregiudizio”.  Si sedette alla poltroncina di fronte alla sua.
Il cuore di Daniel iniziò di battere a mille e il sangue si congelò.
- Cosa gli stava succedendo? -
Alzò nuovamente lo sguardo e si perse per l’ennesima volta a guardarlo: gli occhi si muovevano seguendo la catena d’inchiostro. Le labbra carnose e la leggera barbetta lo rendevano affascinante sopra alla norma. Le spalle larghe, tenute strette da una camicia lasciata in parte sbottonata,  che faceva intravedere un po’ di pettorali leggermente scolpiti. Le gambe lunghe e i polpacci resistenti.
Il moro, chiuse il libro e si stiracchiò le braccia; poi parlò:
<< Sei un appassionato di pianoforti? >> chiese a Daniel indicando il libro che teneva in mano.
La sua voce era forte, calda e rassicurante.
<< Si. >> rispose quello. Abbassando lo sguardo. Non riusciva a guardarlo. Ogni volta che lo penetrava con le sue iridi ambrate era come se riuscisse a vedere dentro di sé.
<< Ah giusto non mi sono ancora presentato. >> disse rivolto più a se stesso che a Daniel.  << Piacere, Brad. >>  esclamò puntando la grande mano verso di lui.
<< Daniel. >> rispose a mezza voce. Porgendogli la sua più delicata.
<<  Allora ci si vede, Daniel. >> concluse con un sorriso, che illuminò la stanza.
<< Ciao. >> rispose Daniel in tono quasi monosillabico.
 
 
 
 
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Tornato a casa Daniel, corse a vedere se sua madre stava bene, la trovò seduta in poltrona a leggere una rivista di moda.
<< Mamma sono tornato. >> annunciò, dandole un bacio sulla guancia, che profumava di pesca.
<< Daniel ! Trovato qualche libro interessante? >> chiese la donna, ricambiando.
<< Si un libro stupendo sui pianoforti. Ecco l’ho preso in prestito per fartelo vedere. >>
 
Mamma e figlio passarono la serata accoccolati uno affianco all’altro, sfogliando il grande libro,  perdendosi nei meandri della musica.
Tuttavia Daniel in cuor suo, stava ancora pensando alle due iridi ambrate.
 
 
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Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto :)

Prossimamente pubblicherò il seguito. Se potete lasciate una recensione per farmi sapere, se ci sono errori, o lasciare un giudizio personale. Un bacio Dominick Ginger Lavigne :D

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Capitolo 2
*** Irises ***


Eccomi con un nuovo capitolo :) Vorrei dare un grazie speciale a tutti quelli che hanno recensito e seguito la mia storia. Allora  questo secondo capitolo è scritto in base al punto di vista di Brad. Quindi da adesso i due Pov si alterneranno. In pratica: un capitolo scritto dal punto di vista di Daniel e quello che segue scritto dal punto di vista di Brad. Buona Lettura.

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Dopo aver passato l’intera serata a limonare con quella scorbutica di Krystal, Brad non ne poteva più di sentire il suo odore stucchevole da far venire la nausea, e di guardare il suo corpo troppo perfetto.
Perciò stufo, verso l’alba si era alzato dal letto, e senza fare il minimo rumore si era rivestito, per poi fuggire con cautela da quell’enorme villa salmone per rifugiarsi a casa sua. Lasciando Krystal nel mondo dei sogni, ignara della sua fuga.
Arrivato davanti al fatiscente edifico, aprì il vecchio portone cigolante, e mentre saliva le scale scrostate, avvertì delle urla lancinanti.
I vicini litigavano di nuovo.
Entrato nell’appartamento il suo cuore si riscaldò un po’. Anche se era composto solo da un bagno, una cucinetta e una camera, Brad lo trovava accogliente, in confronto all’imponente villa di Krystal.
Si avviò verso il piccolo frigo dal quale estrasse una lattina di birra, poi sfilò  una sigaretta dalla tasca, uscì sul piccolo balcone e si sedette sulla vecchia
sedia ad ammirare il sole nascente.
Il cielo terso, l’aria fresca.
Brad inalò profondamente. Il fumo penetrò dentro il suo corpo e sembrò spazzare via un po’ del sapore di Krystal. Bevve un sorso di birra, pungente e un po’ amara. E si immerse nei suoi pensieri:
 
- Odiava Krystal.. Odiava il suo atteggiamento da gran donna, odiava quell’aria maliziosa che assumeva ogni volte che erano insieme. Odiava che andasse in giro a dire che lui era il suo ragazzo. Odiava doverla baciare e toccare.
Ma non poteva farci nulla, lui povero com’era, doveva per forza sottostare a quella gallina smorfiosa e fingersi innamorato, per non finire in completa miseria. -
Inveì contro i suoi genitori  che lo avevano cacciato di casa senza pietà, quando avevano scoperto una bustina di droga nella sua stanza. Brad aveva provato a spiegargli che non era sua, bensì di un suo amico (ora ex amico), ma loro non avevano voluto sentire nessuna ragione e senza pietà lo avevano buttato via, come si fa con un oggetto vecchio. -
E ora era costretto a vivere sotto le dipendenze di quell’arpia, succhiasangue.
L’ultimo tiro, poi il mozzicone si bruciò definitivamente, Brad lo lanciò nel vuoto.
Rientrato andò a cambiarsi, alle 8 avrebbe dovuto attaccare a lavorare, nell’azienda del padre di Krystal che si occupava della produzione di strumenti musicali. A lui era stato affidato “l’egregio” compito di portare i materiali utili per la costruzione, in azienda.
 
 
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Appena finito di lavorare, Brad si precipitò in biblioteca. Il luogo che amava di più. Trovava stupendo immergersi nel mondo dei libri, senza sentire nessun rumore e senza avere pensieri per la testa.
Appena varcata la soglia tuttavia, le sue iridi si posarono su due occhi sfumati di verdi, che lo fissavano, incuriositi.
Ricambiò lo sguardo; chi lo stava fissando era un ragazzo, di sicuro ancora minorenne, dai capelli biondo platino e la corporatura snella e un po’ gracile. Quando quest’ultimo si accorse che Brad lo stava guardando, divenne rosso fuoco e abbassò subito lo sguardo tornando a leggere il libro, che teneva appoggiato sulle ginocchia.
Brad sorridendo si diresse nel reparto dei “Classici” prendendo il suo libro preferito: Orgoglio e pregiudizio.
Senza pensarci troppo andò sedersi nella poltroncina di fronte a quella del biondino.
Aperto il libro iniziò a leggere; tuttavia dopo un po’ avvertì una strana presenza su di se, infatti si accorse che il biondino lo stava fissando di nuovo. Naturalmente lo lasciò fare, non voleva imbarazzarlo nuovamente.
La tasca iniziò a vibrare, prese il telefono un messaggio da Krystal:
< Perché stamattina sei andato via senza dirmi niente? Vieni subito a casa mia devo parlarti. >
- Che palle. Proprio adesso che sto leggendo in santa pace. – pensò infuriato.
Naturalmente non intendeva farsi scappare quel ragazzo così provò ad attaccare discorso:
<< Sei un appassionato di pianoforti? >>  gli chiese, indicando il libro di pianoforti.
<< Si >> rispose, in tono dolce e incerto.
- Che tenero. È così piccolo e indifeso. – pensò Brad continuando a guardarlo. Notando che il suo viso ormai era in fiamme.
Poi si ricordò che avrebbe dovuto presentarsi da subito. Tentò di rimediare, facendo lo sprovveduto:
<< Ah giusto non mi sono ancora presentato. >>
<< Piacere Brad. >> disse porgendogli la mano, nella speranza che ricambiasse.
<< Daniel. >>
Al contatto con la sua mano quasi sussultò, aveva la pelle morbida come la seta e le dita lunghe e affusolate. E poi quel nome Daniel, gli si addiceva proprio.
Il cellulare vibrò per la seconda volta, come un fulmine a ciel sereno e Brad si ricordò di Krystal che lo stava aspettando.
<<  Allora ci si vede, Daniel. >> concluse, avviandosi verso l’uscita.
<< Ciao. >>  sussurrò quello.
 
 
 
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Arrivato davanti alla reggia di Krystal, Brad suonò il campanello,  il grande cancello in ferro battuto si spalancò: sulla terrazza vide la smorfiosa che lo guardava con i suoi occhi azzurri e sorrideva in modo irritante.
<< Brad, amore. Sali su. >> starnazzò agitando la mano.
- Potrei vomitare. – pensò Brad, che aveva tutta la voglia di girare i tacchi e tornare in biblioteca a leggere insieme a Daniel.
Arrivato al piano superiore, Krystal gli si gettò tra le braccia e lo baciò. I lunghi capelli castani gli sfiorarono il viso.
<< Dimmi amore perché stamattina sei fuggito senza dirmi nulla. >> chiese in tono grave.
<< E che stavi dormendo così bene, che non ho voluto disturbarti. >> mentì.
<< Bè, adesso sai già che dovrai farti perdonare. >> disse Krystal facendo scendere la mano verso i suoi genitali.
<< Sinceramente non ne ho voglia, sono stanco. >> esclamò Brad, sperando che la ragazza rinunciasse.
<< Tsk tsk. Non mi interessa, avresti dovuto pensarci prima, quindi adesso dovrai sottostare alle mie richieste. >>
<< E va bene. Hai vinto tu. >> acconsentì Brad abbacchiato.
Pensando alle iridi smeraldine, che lo guardavano con tenerezza.

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Mi auguro che questo secondo capitolo sia stato di vostro gradimento :) Fatemi sapere ;) Dominick Ginger Lavigne
 

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Capitolo 3
*** Traces of love ***


Salve a tutti !
Dopo tanto tempo sono tornato. Scusate la mia lunga assenza ma lo studio mi sta uccidendo… per scrivere questo capitolo ho impiegato tempo, non mi veniva nulla ç.ç per fortuna alla fine c’è l’ho fatta. Mi auguro che sia di vostro gradimento.
Buona Lettura.
 
 
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Appena la campanella che annunciava la ricreazione trillò, tutti i ragazzi si catapultarono fuori dall’aula, con la stessa grazia e signorilità di un’orda di barbari. Tutti tranne Daniel, che rimase seduto al suo banco. Infilò le auricolari nelle orecchie, la musica partì: 

I always needed time on my own
I never thought I'dneed you there when I cry
And the daysfeel like years when I'malone
And the bed where you lie is made up on your side



Pensò che avrebbe dovuto provare quella canzone al piano, sicuramente gli sarebbe riuscita facilmente, lui era un asso al piano.
Chiuse gli occhi, ed immaginò di essere accanto ad Avril, a suonare con lei.
 
Improvvisamente qualcosa gli spettinò i capelli, facendolo sobbalzare.
Una ragazzina minuta dai capelli neri e il trucco pesante gli sorrideva.
<< Alison. >>  esclamò Daniel riaggiustandosi le ciocche platino.
<< Dan. Non sei contento di vedermi? Tutto ok? >> attaccò quella sommergendolo di domande.
<< Si tutto bene, grazie. >>
<< Allora perché sei qui tutto solo ad ascoltare musica deprimente? >>
<< Non sto ascoltando musica deprimente. >> si difese Daniel << E sono da solo, perché non ho bisogno della compagnia di nessuno. >>
<< Ci sono dei problemi con tua mamma? >>
<< No, con lei è sempre il solito. >> 
<< Allora? >>
<< Credo di essermi innamorato. >>  confessò Dan, abbassando lo sguardo.
<< Che cosa meravigliosa. >> squittì Alison saltellando. << Voglio sapere tutto, come si chiama, dove abita, quanti anni ha. >>
<< Calma, calma. Ti dirò tutto ma non adesso, sta per suonare e poi non sono sicuro che sarai contenta. >>
<< Ma…>>
DRIIIIN
La campanella arrivò come un miracolo dal cielo.
<< Mi spiace, Alison ma dovresti tornare in classe. >> la beffeggiò Daniel con un sorissetto ironico sulle labbra.
<< Non finisce qui. >> sbraitò Alison, uscendo dall’aula.
Voleva bene ad Alison, si conoscevano da quando erano piccoli, era la sua amica del cuore. Era lei consolarlo nei momenti difficili, e spesso andava a casa sua per vedere come stesse sua madre. Tuttavia non era sicuro, che sarebbe stata contenta di sapere che il suo amico si fosse innamorato di un ragazzo.
La prof di matematica entrò in classe, Avril intonò l’ultimo pezzo:
 

I can hardly breathe I need to feel you here with me, yeah

 
 
Uscito da scuola Daniel si avviò verso casa, lungo il tragitto si perse ad osservare una coppietta intenta a scambiarsi effusioni.
Rabbia e invidia gli invasero l’anima.
- Anche lui voleva amare, ed essere amato!
Qualcuno al di sopra di lui, invece aveva deciso di farlo rimanere solo, senza nessuno a sostenerlo.
Si accarezzò leggermente il braccio, la pelle era fredda come il ghiaccio che aveva ricoperto il suo cuore. Vagava in una tormenta di disperazione, dove un vento glaciale lo sferzava e lo faceva stare male ogni giorno, sempre più.
 
Arrivato a casa, sua madre lo accolse in modo energetico e caloroso,
come non faceva da molto.
 
<< Bentornato caro. Ti sei divertito a scuola? >>
<< Ciao mamma. >> rispose Dan. Evitando di rispondere alla domanda, dato che divertimento a scuola proprio non c’è n’era stato.
<< Sarebbe questo il modo di salutare la propria madre? >> chiese indispettita.
Daniel alzò gli occhi al cielo, anche se era contento che Gabrielle si stesse rimettendo; forse la malattia stava scomparendo.
Si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia vellutata.
 
<< Cosa ti preparo per il pranzo? >> gli chiese, sorridendole.
<< Non so, quello che vuoi tu. >>
Daniel si mise ai fornelli, se la cavava abbastanza bene a cucinare; ormai era lui quello che svolgeva tutte le faccende domestiche. Dato che sua madre, avendo le gambe paralizzate non poteva fare sforzi.
 
<< Che ne dici se oggi andiamo a fare un giro al parco? >> chiese la donna tra un boccone e l’altro.
<< Va bene, come vuoi tu. >> rispose Daniel con un sorriso. Stupito per l’ennesima volta da sua madre, che pareva essere rinata.
 
 
 
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Nel pomeriggio i due si avviarono nelle strade illuminate dal sole, inondate dal canto degli uccellini.
Gabrielle aveva insistito per indossare un abito elegante, e Daniel all’inizio riluttante, aveva poi deciso di accontentarla, aiutandola ad indossare il suo vestito color lavanda preferito. I boccoli erano stati raccolti in una coda fermata da una molletta di perle.
Mentre Daniel spingeva la carrozzella su cui Gabrielle era costretta a stare, quella continuava a meravigliarsi per ogni cosa che vedeva. Ma era comprensibile erano ormai anni che non usciva a fare un giro.
<< Daniel, Daniel guarda come sono belli quei fiori. E hai visto? Quell’uccellino ha le ali rosse. >>
<< Si mamma è tutto bellissimo. >>
 
Durante il tragitto incontrarono Paddy e Sam, due ex colleghe di lavoro di Gabrielle, che gentilmente li invitarono, ad andare con loro al bar per fare due chiacchiere.
<< Ti trovo molto meglio, e poi hai questo bel giovanotto che si prende cura di te. >> attaccò Paddy, rivolta a madre e figlio.
Daniel ricambiò con un sorriso. Un sorriso finto, come quelli degli attori in tv
E mentre le donne parlavano del più e del meno, Dan si avviò verso la porta a testa china, non voleva intromettersi nelle loro vite.
Tuttavia proprio quando stava per uscire dal bar, andò a sbattere contro una figura, molto più alta e robusta di lui; che lo fece finire a terra.
 
<< Oh scusami. >> disse una voce vagamente famigliare.
Infatti:
<< Brad. >> esclamò Daniel diventando tutto rosso.
<< Daniel ! Scusami, ti sei fatto male?  >> chiese, aiutandolo a rialzarsi.
<< No sto bene. >> farfugliò Dan perdendosi nelle sue iridi ambrate, che parevano ancora più belle, dall’ultima volta.
<< Che ci fai qui tutto solo? >>
<< Sono insieme a mia madre. >> rispose Daniel indicando Gabrielle, che sorrideva spensierata.
<< Ah non lo sapevo, scusami. >>
<< Fa niente. Tu invece? >> chiese Daniel.
<< Io sono solo venuto a prendere dei caffè, devo tornare subito a lavoro. >>
<< Se non sono troppo impiccione, dove lavori? >>
<< In un’azienda che produce strumenti musicali, la Musical notes, forse la conosci. >>
Daniel rimase basito da quella rivelazione.
La Musical notes, era una delle maggiori aziende produttrici di pianoforti. Aveva sempre sognato di comprare un piano lì, ma per carenza di denaro non ne aveva avuto mai l’opportunità.
<< Certo che la conosco. Ho sempre sognato di poterla vedere. >>
<< Se vuoi puoi venire con me. Sarò io la tua “guida turistica”. Che ne dici? >> propose Brad, fissandolo in modo seducente.
<< Non saprei. >> rispose Dan titubante.
Da un lato voleva assolutamente andarci. Erano ormai anni che aspirava di poter visitare la Musical notes, e inoltre avrebbe potuto anche trascorrere del tempo con Brad , ma dall’altro lato, non se la sentiva di lasciare sua madre.
<< Allora hai deciso? >> chiese il moro prendendo lo scontrino e i due caffè.
<< Vengo. >> Affermò Dan. << Aspetta solo un secondo. >>
<< Mamma, io vado insieme ad un mio amico, a vedere un negozio, torno più tardi va bene? >>
<< Si Daniel, vai pure, ma stai attento. Io ti aspetterò qui con Sam e Paddy. >> accettò la donna.
<< A dopo allora. >> la salutò Daniel, avviandosi verso le iridi ambrate.
 
 
 
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Usciti dal bar i due ragazzi si avviarono verso la Musical notes. Durante il tragitto nessuno dei due parlò.
Daniel provava una sensazione stranissima, e capiva che era dovuta alla presenza di Brad. Che a sua volta taceva.
 
<< Eccoci arrivati. >> annunciò Brad, indicando un’enorme edificio stile ottocentesco, che si ergeva in tutta la sua raffinatezza.
Daniel rimase letteralmente basito da quel magnifico palazzo, e quando entrò per poco non gli prese un colpo.
In un’enorme salone illuminato da splendidi lampadari di cristallo, si pavoneggiavano, centinaia di strumenti.
C’erano arpe d’orate, chitarre in mogano, batterie e clarinetti, e persino una cornamusa. Ma il re di tutti, si trovava in mezzo alla sala: un’enorme pianoforte in legno lucido. Nero come la notte, brillante come la luna.
 
<< Allora che ne dici? È all’altezza delle tue aspettative? >> chiese in tono sarcastico Brad, dandogli una pacca sulla schiena per risvegliarlo dall’ipnosi in cui era caduto.
<< Vieni ti faccio visitare il resto dell’azienda. >>
 
Stavano giusto per riprendere il percorso, quando una ragazza dai lunghi capelli castani gli si parò davanti.
 
<< E tu chi saresti? >> chiese rivolta a Daniel.
<< Lui è Daniel, un mio amico che vuole visitare l’azienda. E io mi sono proposto da fargli da guida. >> la risposta arrivo secca e dura, ma non da Daniel, bensì da Brad.
<<  Solitamente non facciamo visitare l’azienda a chi non deve acquistare. O forse l’hai dimenticato? >> lo reguardì la ragazza.
<< Certo che no, ma per una volta potremo fare un’eccezione. >>
<< Oh e va bene, ma che sia una cosa veloce. >> concluse la ragazza strappando il caffè dalle mani di Brad.
Appena il rumore dei tacchi e il profumo dolciastro svanirono, Brad prese parola:
<< Quella che ragazza hai appena conosciuto è Krystal. La figlia del proprietario. >>
<< Ah. Un tipo un po’ suscettibile. >> commentò Daniel.
<< Già. >> confermò l’altro.  << Adesso ti farò vedere il reparto in cui lavoro io. >> concluse infine.
 
I due scesero una lunga scalinata, e un profumo di legno inebriò Dan. Che si ritrovò in una specie di enorme magazzino, colmo di tutti i tipi di legname.
<< Daniel, come avrai capito io trasporto il legname utile per la costruzione. >> disse Brad, non troppo orgoglioso.
<< Guarda che è un lavoro bellissimo. Certo un po’ stancante, ma almeno sai quali sono i legni migliori e le loro caratteristiche. >> lo consolò Dan.
Brad lo osservò in un istante infinito. I loro occhi si unirono, entrambi penetravano nell’altro.
Daniel stava per svenire, il suo sguardo era troppo magnetico e penetrante, da non riuscire a sostenerlo, e come se non bastasse la pancia aveva preso a solleticare, in modo fastidioso.
 
<< Forse è meglio se … >> Daniel non riuscì a terminare la frase, dato che Brad gli si buttò a dosso, prima che una catasta di travi lo seppellisse vivo. 
<< G…grazie. >> sussurrò.
<< E di che? >> chiese Brad. << E’ normale che ti abbia salvato. Non avrei mai permesso che una catasta di legname ti trasformasse in una polpetta umana. >>
Risero insieme, una risata spensierata e viva. Ne seguì una lunga pausa imbarazzante, che aumentò quando i due si accorsero di stare ancora uno sopra all’atro; le guance di entrambi si sfumarono di rosso.
Daniel poteva sentire il suo profumo, pungente e fresco. Osservare le sue labbra carnose e pulsanti. E perdersi nelle sue iridi ambrate.
Brad, si stava avvicinando sempre più, ormai mancavano giusto pochi centimetri a separare le loro labbra, quando una voce stridula echeggiò nel magazzino:
<< Cosa è successo qui dentro? >>
Krystal pareva infuriata, il suo volto era rosso di rabbia e le mani si contorcevano in una morsa assassina, mentre i suoi occhi ghiacciati lo squadravano malamente.
Brad subito si alzò, e si riaggiustò la camicia. 
<< Krystal, queste travi stavano per cadere su Daniel, e io sono riuscito a spostarlo in tempo. >>
<< Ho visto. Ma adesso chi è che rimetterà apposto questo disastro? >> puntualizzò acida.
<< Ci penso io. >>
<< Se vuoi posso aiutarti. >> si propose Dan, rialzandosi a sua volta.
<< No grazie, faccio da solo. >> disse in modo evasivo Brad.
<< Mi sembra che la tua visita qui sia conclusa, non credi anche tu? >> disse Krystal, con tono superiore. << Se vuoi ti accompagno all’uscita. >> propose.
<< No, lo accompagno io. >> esclamò subito Brad.
<< Lo accompagnerò io. Tu pensa a rimettere tutto in ordine. >> concluse.
 
Daniel si girò a guardare un’ultima volta Brad, che lo salutò con un cenno della mano.
 
<< Forza seguimi. >> sbraitò la castana.
Ripercossero tutto il tragitto insieme, e Dan si perse di nuovo ad ammirare il grande pianoforte. Krystal lo notò e diede di nuovo fiato a quella linguaccia velenosa:
<< Uhm, ti piace vero? Tuttavia non credo che uno come te possa permetterselo, quindi vedi di girare al largo da qui. >>
<< E adesso se non ti dispiace fuori.>> concluse aprendo la porta.
Daniel, avrebbe voluto tanto strappargli dalla faccia quell’espressione da superiore che aveva.
<< Ci si vede vecchia befana. >> sussurrò a mezza voce.
Lei lo ignorò, e per tutta risposta una volta uscito gli sbatte le porta contro.
 
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Daniel si riavviò verso il bar dove aveva lasciato Gabrielle, intanto il suo pensiero era rivolto a Brad.
- Ormai ne aveva la certezza, lo amava. Stare con lui gli faceva sentire le farfalle nello stomaco. E la sua presenza gli influiva serenità e protezione. Ed era sicuro, che stava per baciarlo, se non fosse stato per quella cornacchia di Krystal sicuramente lo avrebbe baciato. Chissà che sapore avevano le sue labbra. -
 
Arrivato davanti al bar, Daniel trovò una brutta sorpresa. Infatti vide un’ambulanza e una grande folla intorno. Si avvicinò, il cuore batteva a mille, le gambe diventarono molli, e i piedi di piombo:
Gabrielle giaceva distesa su una barella, inerte, immobile come una bambola di porcellana.
 
<< Fatemi passare! Fatemi passare! Quella è mia mamma. >> urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre lacrime di ghiaccio gli solcavano il viso.
 
 
 
 
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Grazie a tutti quelli che leggono la storia e continuano a seguirla con passione, grazie di cuore. Lasciate anche una piccola recensione per farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto, o meno.
Ci rivedremo prossimamente.
Un abbraccio a tutti  xx Nick

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Capitolo 4
*** Savory memories ***


Eccomi, sono tornato con un nuovo capitolo. Scusate per il ritardo ma sto passando un periodo abbastanza travagliato. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, buona lettura.

 
 
 
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Lo scintillio del sole, lo specchio infinito, il volo di un gabbiano, la sabbia soffice, lo splendore della madreperla.
Brad amava il mare.
La brezza marina gli solleticava i capelli ebano, le iridi ambrate perdute a guardare l’infinito dell’oceano.
- Cosa c’era aldilà del mare? . Si chiese sospirando.
Un nuovo mondo, un mondo nel quale tutti erano trattati alla pari, un mondo dove non esistevano guerre, discriminazioni e tirannie. Un mondo perfetto.
 
Sfortunatamente tutte pure fantasie, fantasie di un ragazzo che aveva perso la voglia di vivere, la voglia di andare avanti.
- Perché ci tocca soffrire così tanto, se il nostro traguardo finale è la morte?
La morte. Paragonabile al nulla, una distesa grigia e infinita. Senza colori, suoni ed emozioni. Già le emozioni…. meglio non provarle. Esse fanno soffrire, e spesso portano all’esasperazione e poi…alla morte.
 IL TRAGUARDO FINALE DI OGNI UOMO.
 
Brad si alzò, pulendo i calzoni dalla sabbia fine, si passò una mano tra i capelli e si incamminò verso la riva. Il suono delle onde lo rapiva, un suono magico, il suono del dio del mare che spinge, trasporta e strattona. Invisibile e suggestivo. Qualcosa luccicò bagnato dai raggi del sole, Brad si chinò a guardare cosa fosse e si trovò davanti una splendida conchiglia immacolata a spirale. La raccolse, e la infilò in tasca.
 
In lontananza vide un pescatore, che aspettava con cautela che qualche pesce abboccasse, attirato dalla sua trappola mortale.
Lui era il pesce, e Krystal la trappola.
Ne era certo, prima o poi, lei lo avrebbe messo KO.
Avrebbe succhiato tutta la sua linfa vitale fino a farlo rimanere, vuoto. Senza speranze, senza sogni.
La voglia di buttarsi in acqua e lasciarsi trasportare dalle onde era tantissima, ma non poteva o forse non voleva farlo.
 Infatti in quel mondo nero che si era formato intorno a lui, uno spiraglio di luce era penetrato squarciando un po’ di quella disperazione che lo aveva trascinato con sé.
Come il sole che filtra con i suoi raggi nel manto di nubi, così Daniel aveva squarciato il suo oblio. Riaccendendo una seppur flebile speranza.
Quelle iridi erbacee avevano riacceso in lui una fiamma ormai spenta molto toppo tempo. Come un fiore che dopo il grande inverno si prepara a rinascere più forte e vigoroso.
Solo ora se ne rendeva conto, ventuno anni passati nella più totale freddezza, vissuti indossando una maschera, passando per qualcuno che non era veramente lui.
La vita trascorreva, lui rimaneva immobile, e la guardava andar via.
 
Il cellulare vibrò: le 15:00 Orario di lavoro. Non aveva proprio voglia di vedere la faccia di Krystal, non aveva voglia di vedere nessuno. Ma doveva andare, lui era succube della sua stessa vita.
 
Durante il tragitto per arrivare alla tanto rinomate e odiosa per lui, azienda Musical Notes, Brad si imbatté in una donna accompagnata da una bambina. Le riconobbe subito, sua madre Julia era sempre la stessa, capelli neri a caschetto, corporatura esile e qualche ruga in più.
Vicino a lei invece c’era sua sorella: la piccola Angy. Molto cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista, gli occhi acquamarina le risaltavano il visino delicato.
Appena si accorse di essere davanti a suo figlio Julia si bloccò, lo guardò per una manciata di secondi e poi tirò dritto. Facendo finta di non aver visto nessuno. Angy invece riconosciuto il fratello gridò:
<< Brad, quindi sei tornato? Hai abbandonato l’università a Londra? >>
<< Angy, piccola mia. Come stai? >> chiese lui a sua volta avvicinandosi alla sorellina, alla quale i genitori avevano raccontato un sacco di frottole.
Julia però fu più rapida di lui, e prese la bambina in braccio:
<< Non provi ad avvicinarsi a mia figlia. >>
Brad non si scompose, sapeva che i suoi lo avevano sconosciuto da ormai 4 anni.
<< Mamma, è Brad non lo riconosci? >> disse Angy nella sua tenera innocenza.
La donna la ignorò, e riprese a camminare trascinandola.
Brad la salutò con un bacio volante, che la sorellina ricambiò.
 
Brad si chiese come dei genitori, potessero odiare il proprio figlio. Frutto del loro amore, della loro passione. In cuor suo sperò che Angy vivesse una vita gioiosa e spensierata. E che una volta cresciuta avrebbe provato ad instaurare un rapporto con lui.
 
Il suo cuore si trovava in un groviglio di rovi selvatici, che lo graffiavano facendo fuoriuscire da esso veleno.
 
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
 
Appena varcata la soglia dell’enorme azienda, Krystal gli si gettò tra le braccia:
<< Brad amoruccio mio. Finalmente sei arrivato.>>
Quest’ultimo si limitò a sorridere, mentre qualcuno nella sua testa gli diceva di scaraventare Krystal addosso all’enorme pianoforte, che incombeva nella sala.
<< Sta sera mio padre ha organizzato una cena, con dei possibili clienti che intendono investire un sacco di soldini per acquistare più di 200 chitarre. >> esclamò sorridendo, << E, naturalmente ci saremo anche noi due. >> concluse.
<< Veramente io…>>
<< No Brad, non osare contraddirmi. E adesso vai a prendermi un caffè. E fai in modo che sia una cosa veloce. >>
<< Va bene. >>
 
Brad uscì dall’azienda più furioso e rassegnato che mai. Krystal lo trattava come il suo schiavetto personale. Avrebbe voluto strozzarla, per poi bruciarla insieme alla sua montagna di soldi.
 
Il groviglio divenne più stretto, le spine si conficcarono, il veleno riprese a sgorgare.
 
Per fortuna il bar si trovava distava solo qualche chilometro, e Brad non impiegò molto ad arrivare. Entrato nel bar tuttavia, urtò qualcuno che andò a cozzare sul pavimento:
 
<< Oh scusami. >> esclamò, pensando alla brutta figura appena fatta.
A rispondergli fu una voce alquanto famigliare.
<< Brad. >> disse un ragazzo dai capelli platino. Che riconobbe all’istante.
<< Daniel ! Scusami, ti sei fatto male?  >> chiese, aiutandolo a rialzarsi.
Era sempre bellissimo, e come la prima volta che si erano incontrati le sue guance erano sfumate di rosso.
<< No sto bene. >> farfugliò, con tenerezza.
Brad non perse tempo e partì all’attacco:
<< Che ci fai qui tutto solo? >>
<< Sono insieme a mia madre. >> rispose Daniel indicandogli una donna dai tratti angelici e i boccoli d’orati.
 Brad notò che la donna era seduta su una carrozzina:
 
<< Ah non lo sapevo, scusami. >>
<< Fa niente. Tu invece? >> gli chiese Daniel, come se cercasse di scacciare quel pensiero.
<< Io sono solo venuto a prendere dei caffè, devo tornare subito a lavoro. >>
<< Se non sono troppo impiccione, dove lavori? >>
Troppo impiccione? Puoi fare tutte le domande che vuoi. Avrebbe voluto dirgli Brad, ma il suo buonsenso glielo impedì.
<< In un’azienda che produce strumenti musicali, la Musical notes, forse la conosci. >>
Daniel parve scioccato da quella risposta, infatti rimase basito per un paio di secondi, poi dal nulla riprese vita:
<< Certo che la conosco. Ho sempre sognato di poterla vedere. >>
Cosa stava scherzando? Voleva visitare la “sua” azienda?  Di certo non poteva farsi scappare questa occasione:
<< Se vuoi puoi venire con me. Sarò io la tua “guida turistica”. Che ne dici? >> propose subito Brad.
 
Daniel parve un po’ titubante da quell’invito. Forse aveva esagerato troppo. Ti prego accetta, accetta. Brad stava per svenire, quell’attesa, lo irritava:
<< Allora hai deciso? >> chiese di nuovo. Prendendo i caffè che il barista gli aveva porso.
<< Vengo. >> Affermò Dan. << Aspetta solo un secondo. >>
 
 Il cuore di Brad esultò, liberandosi dai rovi tramutati in farfalle, che volarono fino allo stomaco.
Vide Daniel avvicinarsi alla madre, per chiederle il permesso di andare con lui. La donna acconsentì con un sorriso. Si vedeva che le voleva un bene dell’anima, il rapporto tra madre e figlio uno dei più belli. Non di sicuro per lui però…
 
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Usciti dal bar i due ragazzi si avviarono verso la Musical notes. Brad taceva, aveva paura di poter dire qualcosa che facesse cambiare idea a Daniel e non intendeva perderlo adesso che lo aveva rincontrato. E come se non bastasse le farfalle battevano le ali sbattendo contro le pareti della pancia, creando un fastidioso solletico.
Anche Daniel taceva, e le guance erano ancora leggermente fiammanti.
 
<< Eccoci arrivati. >> annunciòBrad aprendo il grande portone per far entrare Daniel, che appena varcata la soglia, rimase come pietrificato.
Brad lo vide osservare con attenzione e ammirazione ogni singolo strumento, e quando lo sguardo del biondo si posò sul pianoforte gli occhi gli si illuminarono. Per risvegliarlo da quell’ipnosi Brad, gli diede una leggera pacca sulla schiena delicata e fragile:
<< Allora che ne dici? È all’altezza delle tue aspettative? >>
Daniel annuì.
<< Vieni ti faccio visitare il resto dell’azienda. >>
 
Stavano giusto per continuare il “tour” quando la vipera di Krystal sbucata dal nulla si parò davanti a Daniel, che parve intimorito:
<< E tu chi saresti? >>
Dato che Daniel non rispondeva, Brad prese parola:
<< Lui è Daniel, un mio amico che vuole visitare l’azienda. E io mi sono proposto da fargli da guida. >> spiegò alla vipera, che lo guardò molto male.
<<  Solitamente non facciamo visitare l’azienda a chi non deve acquistare. O forse l’hai dimenticato? >> lo smontò lei, stizzita.
No questa volta non gliela avrebbe data vinta, non davanti a Daniel.
<< Certo che no, ma per una volta potremo fare un’eccezione. >> contrabbatté deciso.
<< Oh e va bene, ma che sia una cosa veloce. >> concluse lei, strappandogli il caffè dalle mani.
 
Quando il suo odioso profumo fu scomparso all’olfatto, Brad provò a rassicurare Daniel:
<< Quella che ragazza hai appena conosciuto è Krystal. La figlia del proprietario. >>
<< Ah. Un tipo un po’ suscettibile. >> commentò Daniel.
A quanto pare, Krystal non era riuscita a metterlo in soggezione.
<< Già. >> confermò Brad.  << Adesso ti farò vedere il reparto in cui lavoro io. >> gli disse, cercando di dimenticare Krystal.
 
Brad scortò Dan fino all’odiato magazzino in cui lavorava, qui erano stipati tutti i tipi di legno, da lui stesso trasportati e accatastati per tipo e qualità.
Dan non sembrava molto entusiasta di quel posto, e Brad si vergognava un po’ di fare un lavoro così misero, ma non riusciva a sopportare quel silenzio:
 
<< Daniel, come avrai capito io trasporto il legname utile per la costruzione. >> gli disse, non troppo orgoglioso.
Con sorpresa di quest’ultimo Daniel rispose con grande rispetto ed empatia:
<< Guarda che è un lavoro bellissimo. Certo un po’ stancante, ma almeno sai quali sono i legni migliori e le loro caratteristiche. >>
Quindi oltre che ad essere carino, era anche gentile e molto maturo per essere solo un’adolescente. Si perse a guardare le sue iridi, che presentavano dei tratti malinconici. Brad sperò che quel momento fosse infinito, ma Daniel interrupe quel momento magico:
<< Forse è meglio se … >>
Proprio in quel momento Brad notò, che il cavo che teneva le travi legate si stava spezzando, senza pensarci due volte si lanciò su Daniel, riuscendo a salvarlo dal fracasso appena in tempo.
<< G…grazie. >> sussurrò quello.
<< E di che? >> gli chiese Brad. << E’ normale che ti abbia salvato. Non avrei mai permesso che una catasta di legname ti trasformasse in una polpetta umana. >> Esclamò stupendosi del suo stesso sarcasmo.
Scoppiarono a ridere. I suoi denti erano bianchi, dritti e lucenti, la sua risata delicata e cristallina.
Una volta finite le risa. Brad si accorse che i loro corpi si percepivano a vicenda. Sentiva il suo calore addosso, osservò i tratti delicati del viso angelico, coronato da splendidi capelli platino.
 Le labbra piccole e rosee, voleva assaggiarle. Forse stava correndo troppo, ma quella figura lo attraeva come una calamita. Ormai mancavano giusto pochi centimetri a separare le loro labbra, quando una voce stridula echeggiò nel magazzino:
 
<< Cosa è successo qui dentro? >>
Krystal pareva infuriata, il suo volto era rosso di rabbia e le mani si contorcevano in una morsa assassina, mentre i suoi occhi ghiacciati lo squadravano malamente.
Brad non poteva crederci, quell’arpia aveva rovinato di nuovo tutto, subito si alzò e cercò di ricomporsi. E  provò a dare una spiegazione plausibile, per calmare l’ira alla quale la castana stava per dar vita:
<< Krystal, queste travi stavano per cadere su Daniel, e io sono riuscito a spostarlo in tempo. >>
<< Ho visto. Ma adesso chi è che rimetterà apposto questo disastro? >> puntualizzò acida.
<< Ci penso io. >>
<< Se vuoi posso aiutarti. >>  Propose Dan, che si era appena rialzato. In tutta la sua fragilità e tenerezza.
Tuttavia con Krystal alle calcagna, Brad voleva che Dan se ne andasse. Così se pur con dispiacere provò a liquidarlo:
<< No grazie, faccio da solo. >> gli disse, mentre le farfalle tornavano ad essere rovi, che lentamente iniziarono ad aggrovigliarsi attorno cuore.
<< Mi sembra che la tua visita qui sia conclusa, non credi anche tu? >> disse Krystal, con tono superiore rivolta a Daniel che continuava a restare muto. << Se vuoi ti accompagno all’uscita. >> propose.
Brad non poteva lasciare Daniel con quell’arpia rugosa. Non l’avrebbe permesso:
<< No, lo accompagno io. >> esclamò subito.
Krystal pareva inviperita, non era solito contraddirla.
<< Lo accompagnerò io. Tu pensa a rimettere tutto in ordine. >> concluse, facendo cenno a Daniel di seguirlo.
Lui la seguì e si girò un’ultima volta a guardarlo, lui lo salutò con un cenno della mano, che ricambiò un po’ titubante.
Brad avrebbe preferito morire più che lasciare Dan con Krystal. Ma non poteva fare nulla. Solo obbedire e sottostare alle regole.
 
Dopo circa 10 minuti Krystal tornò, più furibonda che mai:
<< Per colpa di quel nano adesso faremo tardi alla cena. >> sbraitò. << Vedi di muoverti, e ti avviso. Brad non permetterti mai più di disubbidire alle mie regole, qui sono io che comando. >> concluse.
Brad rimase in silenzio, continuando a rimettere a posto le travi, sapendo che lo aspettava una serata terrificante.
 
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Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, se volete lasciate una recensione, per farmi sapere che ne pensate. Le vostre recensioni mi appagano molto. Sapere che ci sono persone che apprezzano il mio lavoro mi rende felicissimo. Grazie a tutti e ci vediamo con un prossimo capitolo.
Un Bacio.
xx Nick

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Capitolo 5
*** Love between mother and son ***


Un saluto a tutti, cari lettori.
Dobby chiede perdono per la lunga assenza, finalmente la scuola si è chiusa (esulta*) adesso sto aspettando i quadri, speriamo bene….
Ho impiegato tempo a scrivere, lo so, quindi spero che apprezziate il capitolo.
Buona lettura.
 
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Un grido lacerò l’aria.
Rumore di passi.
Il suono di un’ambulanza che si avvicinava sempre più.
Tre uomini in camice bianco.
Il rumore delle ruote di una barella sull’asfalto.
Il tonfo del corpo che viene adagiato sul lettino.
 
Daniel credeva di essere in un incubo.
Sua madre Gabrielle, era lì. Sopra quella barella immobile. Forse morta.
Non muoveva nemmeno un muscolo, la pelle era candida come la neve.
Immacolata, come la Madonna.
 
La corsa in ospedale parve durare un’eternità. I dottori discutevano su cosa fare. Daniel era lì immobile senza saper cosa dire. Si sentiva inutile. Sua madre stava per morire o forse lo era già, e lui rimaneva inerme.
Era come se il suo corpo si fosse pietrificato. Il sangue aveva smesso di scorrere. Il cuore di battere.
Gabrielle era la sua vita. Non poteva nemmeno immaginare una vita senza di lei, e non voleva.
Arrivati, i dottori trascinarono Gabrielle in sala operatoria, lasciando Daniel fuori.
Chiudendolo fuori dal mondo. Perché Gabrielle era il suo mondo.
Lei lo aveva dato alla luce, senza l’aiuto di nessuno lo aveva cresciuto con amore e bontà.
Lei era la sua famiglia, non gli aveva fatto mancare mai niente.
Lei rappresentava la ragione che lo spingeva ad andare avanti, e adesso non poteva lasciarlo. Lui era fragile, come il vetro soffiato, come acqua.
Passarono minuti, che parvero ore, passarono ore che parvero secoli. Poi la maledetta porta si aprì.
Ne uscì un infermiera, giovane e carina. Si rivolse a Daniel con tono dolce ma un po’ insicuro:
 
<< Lei è  Daniel? Il figlio della signora Prince? >>
<< Si sono io. >> rispose Daniel in tono impaziente.
<< Allora la “buona” notizia e che la signora Prince è ancora viva. >>
Daniel tirò un sospiro di sollievo.
<< Ma…è andata in coma. >>
Daniel si paralizzò di nuovo.
<< Non possiamo dire con certezza quando si sveglierà e se si sveglierà. >>
concluse, l’infermiera.
Daniel dovette sedersi.
<< Posso essere d’aiuto in qualche modo? >> chiese la ragazza.
<< No grazie. >> rispose Daniel, anche se non era lui a parlare.
 Il suo “io” era morto nell’istante in cui l’infermiera gli aveva annunciato un possibile “non risveglio” da parte di Gabrielle.
 
E se non si fosse più svegliata? Che avrebbe fato? Sarebbe rimasto solo al mondo. Orfano, senza una famiglia senza nessuno.
Certo c’era Alison, che sicuramente lo avrebbe accolto a braccia aperte, e poi Brad… No, doveva smettere di pensare a lui. Se quel pomeriggio non si fosse allontanato, forse adesso lui e Gabrielle erano a casa, a parlare del più e del meno. Invece per colpa sua, che aveva preferito seguire un ragazzo, più che stare con sua madre,  ora quest’utilma era  a un passo dalla morte. I sensi di colpa lo stavano trascinando in un oblio pieno di malinconie.  Il vortice nero, infinito, avanzava silenzioso, come nebbia sporca.
 
Aveva appena imparato a guardare tutto con positività, cercando di trovare solo luce. Ora il buio era tornato a incombere padrone nella sua vita. Dagli occhi fuoriuscirono lacrime nere, impure, lacrime sofferenti e stanche di vivere.
 
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
 
La luce del sole penetrò nei suoi occhi.
Due occhi verdi chiaro.
Era mattina, non era stato tutto un sogno, ma pura maledetta realtà.
Alzò la testa, gli doleva tutto il corpo. La sedia in ferro sulla quale aveva trascorso la notte, non era molto confortevole. L’unica parte del corpo che stava bene era il viso: lo aveva tenuto poggiato affianco a Gabrielle.
Chissà a cosa stava pensando adesso.
Forse il coma, era come una specie di sogno infinito, nel quale il “protagonista” poteva decidere dove stare, con chi stare e cosa fare.
Il viso di porcellana era privo di espressione, in modo da non lasciar trasparire alcun tipo di emozione.
Le diede un bacio sulla guancia, le accarezzò i capelli, poi scese al viso, fino ad arrivare alle labbra, che lasciavano baci profumati e colmi d’amore. Amore solo per lui. Unico figlio, unica persona che non l’avrebbe mai abbandonata e che l’avrebbe amata per sempre.
Non come suo padre, che non aveva mia conosciuto. Aveva abbandonato Gabrielle quando quest’ultima gli aveva detto di essere incinta.
E così era rimasta sola, con un figlio da crescere. Poi era arrivata anche la malattia che aveva peggiorato le cose, e così adesso era lui che si prendeva cura di lei.
 
Qualcuno bussò, l’infermiera della sera precedente entrò, aveva un caffè in mano.
<< Tieni questo per te. >> disse porgendolo a Daniel. << Immagino che non avrai dormito molto bene su quella sedia. >>
<< Grazie, si in effetti non è il massimo della comodità. >> mormorò accennando un mezzo sorriso.
<< Dovresti andare a casa a riposare. >> gli consigliò la ragazza.
<< Lei è la mia casa. >> rispose Daniel indicando sua madre.
<< Come vuoi tu, se serve qualcosa non esitare a chiamarmi. >> concluse l’infermiera.
<< Grazie. >>
Lei sorrise, poi uscì.
 
Daniel aveva bisogno di sgranchirsi un po’ le ossa, si avvicinò a letto, prese la mano della sua Vita:
<< Torno presto vado a fare un giro, e questa volta non preoccuparti farò subito. >>
 
Il lungo corridoio era completamente deserto.
Erano solo le 7 di mattina.
Daniel si incamminò sbirciando qua e là dove vedeva porte aperte.
Un signore con una gamba gessata, leggeva un libro: Orgoglio e Pregiudizio.
Il libro che leggeva anche Brad!!!
No no, doveva smetterla di pensare a lui.
Più avanti vide una signora intenta a cucire. Aveva la testa fasciata.
In tutti quei volti Daniel leggeva speranza.
 La speranza che alimentava l’animo di quei malcapitati che forse speravano o già sapevano che un giorno sarebbero tornati a vivere la vita di sempre, avendo scoperto cosa si prova ad essere ad un passo dalla morte.
Uscito dal reparto adulti, Daniel salì una scalinata in petrolio e si ritrovò davanti ad una porta ornata da pulcini e farfalline, c’era un cartello affisso che diceva: NIDO.
Senza pensarci due volte l’aprì.
Entrato un profumo di latte e biscottini lo avvolse.
Dietro ad una vetrata, stavano una ventina di culle. Quest’ultime contenevano, nuove vite, nuove speranze. Neonati.
Loro avevano l’arduo compito di portare il mondo avanti una volta cresciuti, loro era il futuro tolto a chi aveva perso la speranza.
Erano bellissimi, tutti paffuti e piccolini. Ce n’erano bianchi come il latte e scuri come il cioccolato, appena abbronzati come il caramello, o giallini come la vaniglia.
Alcuni dormivano beati come angioletti. Altri invece avevano gli occhini spalancati, chiedendosi dove mai fossero, e iniziando ad esplorare l’ambiente che li circondava.
Dan si accorse che una bambina lo fissava, aveva gli occhi neri come l’onice e alcuni fili d’ebano le spuntavano già sul capo liscio e fragile come la porcellana. La tutina rosa, muoveva appena i braccini delicati. Una goccia di rugiada si insinuò nell’occhio di Dan.
Un oscuro pensiero si insinuò nella sua mente.
Non sarebbe mai diventato padre. Non avrebbe avuto qualcuno che continuasse il suo futuro. Ma che poteva farci? A lui piacevano gli uomini e non le donne. Non è una cosa che si decide.
Ma non si disprezzava per questo, anzi si sentiva diverso e non uguale a tutta la massa. Forse anche qualcuno di quei neonati aveva gusti sessuali diversi dalla massa. Forse…
 
 
La vita e la morte. Due facce della stessa medaglia, unite ma separate per sempre.
 
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Nel primo pomeriggio, la porta della stanza si aprì di nuovo, a fare il suo ingresso fu Alison. Il solito trucco dark e l’andatura cool.
Teneva in mano un mazzo di peonie e gigli.
<< Alison, che bello vederti. >> cinguettò Dan appena vide l’amica.
Lei gli corse incontro per lasciarsi andare ad un abbraccio appassionato.
<< Dan, mi dispiace moltissimo. Questi sono per Gabrielle. >> esclamò Al.
<< Grazie sono bellissimi. >> disse Daniel, mettendoli nel  vaso sul comodino.
<< Ha dato cenni di risveglio? >> chiese speranzosa.
<< No, purtroppo no.>>
<< Dan, ti va di parlarne? Com’è successo? >>
<< Va bene Al, tu sei la mia migliore amica e hai diritto di sapere. Ti prego di non interrompermi. >> acconsentì il biondo mettendosi faccia a faccia con la sua amica del cuore, tutta orecchie.
 
Il cielo imbevuto di sangue, stava a significare che l’orizzonte era alle porte.
Il sole stanco del “lavoro” svolto stava per andare a riposare; per lasciar posto all’altezzosa, malinconica e fredda luna.
 
<< Quindi sei gay?  Perché non me l’hai detto prima Dan? Credevo ti fidassi di me. >>
Alison era alquanto contrariata e forse un po’ delusa.
<< Avevo paura. Paura di non essere accettato, di essere respinto, preso in giro, paura di essere trattato come un “malato”. >>  urlò Dan tra le lacrime.
Al, lo strinse forte a sé.
<< Scusami, forse avrei dovuto capirlo da sola. >>
<< Se in questo mondo, venissimo trattati tutti alla pari, non avrei di questi problemi. Invece ci sono persone o meglio “esseri” che ci disprezzano, solo perché abbiamo dei gusti diversi dai vostri. Viviamo con la paura di essere noi stessi! Capisci? Costretti a vivere dietro una maschera solo per essere trattati come “normali”. >> continuò tra i singhiozzi.
<< Shh, stai calmo. Quelle persone sono ottuse, e non devi provare rabbia verso di loro, ma solo compassione. Sono corte di mente e non conosceranno mai la vera vita. >> cercò di tranquillizzarlo Alison.
 
Passarono alcuni minuti di silenzio.
 
<< E ricordati che non è colpa tua, se Gabrielle è andata in coma. Tu hai diritto di vivere la tua vita, e non hai fatto niente di male, solo conoscere meglio il ragazzo che ami. >> concluse la mora.
<< Grazie Alison, veramente grazie di tutto. Mi hai fatto capire un sacco di cose, diciamo che mi hai aperto gli occhi. >> (Open your eyes. Cit Avril Lavigne, Nobody’sHome.)
<< E di che? Gli amici servono a questo. Adesso scusami proprio, ma devo andare, ci vediamo domani. >> disse stampandogli un bacio sui capelli platino.
<< A domani. >>
 
I due avevano passato l’intero pomeriggio a parlare. Era stato confortante, poter raccontare a qualcuno tutti gli episodi  che assalivano Dan.. Adesso erano anche un po’ di Alison e questo aiutava a farlo sentire meno solo.
 
 
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
 
Come previsto, la luna prese il posto dell’irradiescente sole. Insieme a lei arrivarono man a mano le piccole e luminose damigelle: le stelle.
Dan riprese posto sulla sedia gelida, e si perse ad ammirare Gabrielle.
Inesorabili affiorarono i ricordi.
 
Lui piccolo, forse aveva avuto 5 o 6 anni che suonava una pianola a giocattolo. Gabrielle più giovane e solare, che sorrideva e batteva le mani a tempo di musica.
<< Mamma, mamma. Sto suonando bene? >>
<< Si amore. Sei bravissimo. >> diceva lei, mentre lo abbracciava e lo faceva girare.
 
Pomeriggio il sole alto nel cielo.
<< Mamma guarda ho preso una farfalla. >> urlava lui.
<< Ma che bella. >>
<< Ha le ali gialle come i tuoi capelli.>>
<< Adesso dovremo lasciarla andare però. >> diceva Gabrielle in tono dolce.
<< Perché?  E’ nostra. >>
<< Ma lei ha bisogno di volare, libera tra i forellini, non possiamo rinchiuderla dentro casa. Si sentirebbe male. >> gli spiegava in tono paziente.
<< E va bene, farfallina vola libera. >> acconsentì lui, un po’ imbronciato.
 
Sera tardi, temporale.
<< Mamma, ho paura dei tuoni, posso dormire con te? >> chiedeva timoroso.
<< Certo, mio principe. Viene pure, con la tua regina. >> scherzava lei.
<< Adesso va meglio. Sto bene con te, mamma. >>
 Lei che lo coccolava, sotto le coperte mentre fuori infuriava la tempesta.
 
Mamma ti prego non lasciarmi…
 
 
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Volevo dirvi che ho notato con rammarico che circa 20 persone non hanno letto il 4 capitolo…vi prego non abbandonatemi… Io nel scrivere metto l’anima, e spero ve ne rendiate conto.
Grazie a tutti i lettori.
 Se volete, siete i benvenuti a lasciare una recensione, che mi fanno ancora più felice.
Alla prossima (cercherò di pubblicare il prima possibile)
Baci a tutti. Xx Nick
 

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Capitolo 6
*** Lost Pain ***


Pov Daniel.
 
Salve a tutti.
Inizio con il porgere un pensiero a Simone, il ragazzo suicida a Roma. Ennesima vittima dell’omofobia.
 
Inoltre vi porgo le mie scuse per la lunga attesa, ma tra la scuola e la vita privata è tutto un casino.
Buona lettura a tutti.
 
Ps: Questo è il pov di Daniel, per rinfrescarvi le idee fate un salto al cap.5.
 
 
 
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- Ti amo.
Ti amo Daniel.
 
Un sussurro dolce e suadente, due gemme topazio che lo spogliavano con gli occhi, due labbra umide e carnose che si avvicinavano…
Dolci come il nettare del fiore più raro e misterioso dell’intero pianeta terra. Due braccia forti e calde che lo circondavano; soffici capelli ebano tra le sue dita.
 
- Mio. Per sempre…
Sussurrò nuovamente la voce, donandogli un’alta dose di nettare.
 
Daniel si sentiva bene, assaporava la libertà, viveva se stesso.
 

 
Improvvisamente gelo.
 
- Ti prego ancora. Disse implorando il moro, che, per un motivo a lui sconosciuto aveva smesso di donargli le labbra.
 
Ma quest’ultimo contrariamente alla sua richiesta fece un passo indietro, soffermandosi a guardare la figura che andava materializzandosi accanto a lui.
Una donna dal viso alabastro, incorniciato da morbidi ricci biondi.
Il gracile corpo vestito con pura luce, le labbra sottili e docili piegate in un sorriso limpido e luminoso.
Sua madre Gabrielle lo guardava e sorrideva; Brad accanto a lei, faceva altrettanto.
 
Daniel si sentiva confuso ed incerto, sapeva in cuor suo che i due desideravano che lui facesse una scelta e questo lo sconvolgeva, non poco.
Era inverosimile dover scegliere tra sua madre e il suo primo amore!
Entrambi continuavano a guardarlo, tendendo le mani verso di lui.
- Cosa doveva fare?
Prima che il cuore potesse fare una scelta, tutto prese a girare velocemente. Un vortice di paura e tensione, dal quale si udivano le urla disperate di Gabrielle e Brad che urlavano il nome del biondo piangente, che ora vedeva solo un’immagine offuscata delle persone più importanti della sua esistenza.
 
<< Daniel! Svegliati! Svegliati! >>
Una voce familiare trascinò via Daniel dall’incubo in cui era precipitato,
<< Ei, va tutto bene. Era solo un sogno. >> sussurrò Alison accarezzandogli il viso.
Gli occhi erica scattarono, tersi dalla pioggia, il corpo si mise in moto per finire nell’ostile bagno ospedaliero.
Dan si sentiva male, la testa pulsava dolorante, uno strano peso gli schiacciava il cuore, e per finire aveva appena sbattuto la porta in faccia alla sua preoccupata e premurosa migliore amica.
Sciacquato il viso si soffermò a guardare l’immagine di se stesso che lo specchio gli rimandava.
 

You don’t see the world through a mirror…

 
Alcune ciocche dei capelli platino si erano appiccicate sulla fronte imperlata, al di sotto delle sopracciglia semitrasparenti, le iridi apparivano stanche e arrossate.
Mentre una goccia d’acqua gli lambiva il labbro inferiore, scendendo sul mento, un brivido lo percorse…
 
Toc toc…
 
Qualcuno bussò alla porta, sicuramente Alison.
Infatti appena uscito il ragazzo si ritrovò le braccia al collo dell’amica.
<< Lo sa Daniel, lo so, è difficile. Ma tutti sappiamo che ce la farà. E’ forte e tu hai ripreso da lei, quindi ti prego non lasciarti andare. >> sussurrò guardandolo con tenerezza.
<< Grazie. >>
Una sola parola che racchiudeva tutto il profondo legame che univa i due.
 
 
 
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<< Che ore sono? >>
<< Le 5 e dieci, hai dormito poco; l’alba è alle porte. >>
<< Tu come hai fatto ad entrare? >>
<< Oh bè, diciamo che è una storia un po’ complicata. >>
<< Ho tutto il tempo che vuoi.. >>
<< Prima bevi questo: caffè, ti farà stare meglio. >> disse Alison porgendo la calda bevanda all’amico, che contraccambiò con un sorriso.
 
 
Silenzio, interrotto solo dal rumore dello zucchero, che dalla bustina si tuffava nell’oceano amaro.
 
<< Praticamente, ieri sera quando abbiamo finito di parlare, non avevo voglia di tornare a casa, e inoltre dovevo ragionare un po’ su ciò che ci eravamo detti. >>
La ragazza si fermò a guardare Dan, che con un cenno della testa la invitò a continuare.
 
<< Così, dopo aver mangiato un panino al Mac, sono andata al parco. Ma dato l’arrivo improvviso della pioggia mi sono dovuta riparare sotto lo scivolo; fatto sta che qualche minuto dopo, mi sono accorta di non essere sola, infatti sull’unica panchina illuminata ho visto un ragazzo, bagnato fradicio e molto carino devo ammetterlo. >> nel dire l’ultima frase, le labbra della ragazza si piegarono in un sorriso malizioso.
<< Uh, Al fa conquiste. >> disse Dan facendo la voce stupida.
<< Oh, io aspetterei a dirlo, prima lasciami finire. >> controbatté la ragazza.
Daniel simulò un inchino.
Alison sorrise.
<< Così mi sono avvicinata a lui per controllare, in caso avesse avuto bisogno d’aiuto. L’ho salutato, ma lui nemmeno mi ha guardata, così ho deciso di non insistere. Stavo per fare dietro-front, quando l’ho sentito sussurrare qualcosa; non avevo afferrato tutto il senso della frase, tuttavia un nome in particolare mi aveva colpito. >>
Daniel che era nel pieno del racconto quasi urlò dall’impazienza.
<< Quale nome? >>
Alison non rispose subito, inizialmente andò verso la finestra perdendosi ad ammirare i primi raggi di luce rosea che illuminavano il cielo bruno.
<< Il tuo. >> concluse infine voltandosi verso il biondo.
Quest’ultimo quasi cadde dalla sedia sulla quale era seduto.
<< Il mio…cosa? >> Balbettò la maschera dell’incrudelita.
<< Il tuo nome Daniel, il tuo. >> affermò di nuovo Alison, adagiandogli una mano sulla spalla.
<< All’inizio credevo di aver sentito male, ma poi lui a continuato a sussurrare il tuo nome, così mi sono seduta accanto a lui, e con calma gli ho chiesto se il Daniel che conosceva lui, aveva i capelli platino e gli occhi verdi.
La sua reazione a dirla tutta mi ha un po’ spaventata, mi ha preso per le braccia, e mi ha guardata con un’espressione indescrivibile, quasi maniaca.
E lì ho capito, che quel ragazzo era…>>
<< Brad. >> completo il biondo per lei.
 
- Brad. Quattro piccole lettere che rappresentavano ciò che Daniel vedeva in lui:
B, Beatiful. La bellezza di quel ragazzo che toglieva il fiato.
R, Reason. La ragione che lo spingeva a non privarsi all’amore.
A, Addiction. La dipendenza quasi sovraumana, che la sua vicinanza gli provocava.
D, Daydream. I sogni ad occhi aperti che aveva immaginato, pensando a lui.
 
 
<< Ei, ci sei? >> domandò Alison, agitando le braccia davanti al viso spento dell’amico.
 
Quest’ultimo si limitò ad annuire.
 
<< E poi? >> chiese in modo monosillabico.
<< Durante il tragitto per venire qui, mi ha raccontato un paio di cose che non sta a me dirti. L’unica cosa che posso confermarti, e che ci tiene a te. >>
<< Aspetta! Se non sbaglio hai detto “durante il tragitto per venire qui”. Cosa significa? >>
<< Che anche lui è qui. >>
<< Che? Perché mai? >>
<< Non correre a conclusioni affrettate, e qui per stare insieme ad una sua amica, che ha avuto un incidente; tuttavia questo non significa che non…>>
<< No! Al dimmi che non gli hai detto che anch’io sono qui. >> sbraitò il biondo, guardando l’amica in cagnesco.
<< Ops. >>
<< Questa me la paghi. >> sibilò il ragazzo a denti stretti.
<< E perché mai? Ti ho fatto un favore! >> ribatté la ragazza.
<< Alison tu non capisci! Se ora mia madre è lì, in quel letto, è solo ed esclusivamente colpa dell’amore! Si è ammalata per colpa di mio padre che le ha spezzato il cuore; e ora per colpa del mio primo amore è in coma. >>
<< Oh no, mi dispiace dirtelo Daniel, ma ti stai sbagliando di grosso. Se tua madre è in quel letto non è colpa di nessuno, è successo perché doveva succedere. E lo stesso vale per te, ti sei innamorato di Brad, perché il destino ha voluto così! >>
<< Io non posso, non devo amarlo. >> concluse Dan, mentre il timoroso sole prendeva posto nel cielo indefinito.
 
 
 
 
 
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
 
 
 
 
 
Daniel trascorse il pomeriggio a contemplare la figura angelica di sua madre che non dava segni di miglioramento, e ad ascoltare musica.
Alison nel frattempo era scesa nel bar dell’edificio per studiare, aveva detto. Anche se il ragazzo era ben consapevole che l’amica lo avesse lasciato solo per pensare a ciò che si erano detti; ma Dan che non aveva nessuna intenzione di mollare, rimase tutto il tempo nella stanza, col timore di fare incontri sgradevoli.
Come avrebbe voluto avere un pianoforte a portata di mano…
Suonare lo faceva stare bene, la dolce melodia che creava ogni volta che sfiorava un tasto immacolato… Note musicali che partendo dal cuore avvolgevano l’anima, in un vortice di sensazioni.
Come recitava Albus Silente in Harry Potter:
<< La musica, una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui. >>
Una frase di cui si era innamorato fin da piccolo, quando la sera Gabrielle si metteva accanto a lui, e insieme leggevano il capolavoro di J.K. Rowling.
 
 
Gold…
            Red….
Violet…
              Indigo…
Blue…
            Silver…
 
La sera era tornata di nuovo a regnare indisturbata, Alison dopo una lunga disputa aveva acconsentito di tornare a casa per riposare, con la promessa da parte di Daniel, di uscire a prendere una boccata d’aria.
 
Quest’ultimo decise di rifugiarsi clandestinamente sulla terrazza dell’ospedale, sicuramente deserta a quell’ora.
Percorse le innumerevoli scalinate, il biondo si ritrovò davanti ad una porta in ferro battuto, senza sperare troppo abbassò la maniglia, e con suo grande stupore, quest’ultima si aprì sull’ampia terrazza disabitata e mal illuminata.
Indossate per l’ennesima volta le cuffie, Avril intonò il primo pezzo:
 
 

It’s the first time ever felt this lonely
I wish someone could cure this pain

 
I muscoli si rilassarono, le palpebre si chiusero.
L’aria notturna stava rigenerando il biondo, che dalla balaustra osservava le migliaia di lucine che scivolavano lungo la strada, come un gruppo di formiche al lavoro.
La Dea della musica continuava ad inondarlo di brividi:
 

 
Can’t find where i’am, lying here,
alone i fear, afraid of the dark,
no one to…

 
Qualcuno aveva improvvisamente diminuito il volume della canzone, cosicché le parole suonassero come l’eco della lontananza.
O forse no.
Era lui che percepiva Avril distante.
 
Questo perché nella realtà, o forse nel sogno della realtà, qualcuno stava stringendo Daniel, provocandogli forti ondate di brividi, tempeste di farfalle impazzite, fuoco nel cuore, arso dalle fiamme della passione.
E quel profumo inebriante…riconoscibile tra mille.
Forse stava impazzendo.
Ma lo sentiva, Brad era lì.
 
- No!
 
Due ,mani di seta gli sfilarono delicatamente gli auricolari dalle orecchie.
 
- No ti prego…
 
Ora, le stesse mani lo giravano lentamente.
 
- Non farlo.
 
Due gemme ambra illuminate a giorno, il cui oro si mescolava alla madreperla che scendeva silenziosa, lo risucchiavano, al loro interno.
Brad piangeva. Ma non il dolore, bensì la gioia.
Si, piangeva la gioia. Letteralmente.
 
<< Finalmente ti ho trovato. >> Mormorò dolcemente guardandolo come un vagabondo che dopo aver viaggiato per anni, trova la sua casa.
Il cuore di Daniel andava sempre più sciogliendosi, come cera, consumata dalla fiamma dell’amore.
- Resisti. Devi resistere.
La tempesta di ghiaccio soffocò la fiamma, congelò la cera che si solidificò, creando una barriera impenetrabile.
 
Brad riprese a parlare:
<< Sai, ho conosciuto la tua amica Alison. Ma sicuramente te lo avrà già detto lei. >>
….
<< Ieri sera al parco, quando mi ha detto che ti trovavi in ospedale…>> s’interruppe nuovamente, come per non cercare di rievocare quel ricordo.
<< Pensavo si trattasse di uno scherzo, non volevo credere che ti fosse capitato qualcosa di così grave da forti finire qui.
Poi per fortuna, Alison mi ha detto che tu stavi bene e... >>
Brad fece un lungo respiro:
<< Daniel, devi sapere che fino a ieri credevo di averti perso per sempre, credevo che non ti avrei mai più rivisto. E oggi appena sono arrivato ho iniziato a cercarti, ma niente. La tua amica si era rifiutata di dirmi il numero di stanza, e il reparto, quindi era come cercare un ago nel pagliaio
Poi pochi minuti fa ti ho visto. Ed è…>> le lacrime scendevano copiose.
<< E’ stato bellissimo, credevo di averti perso…e invece ora sei qui, tra le mie braccia. >>
 
- Sii crudele! Non cedere non puoi permetterlo!
Sussurrò la parte più oscura dell’anima del biondo.
 
<< Ancora per poco. >> Replicò secco Daniel sciogliendosi dall’abbraccio. << Ho capito solo ora che conoscerti è stato un grandissimo sbaglio. E ora se non ti dispiace, ho cose migliori da fare che perder tempo con un fallito come te. >>
La voce, le parole che come lame d’acciaio ferivano Brad, non provenivano dal vero Daniel, che dentro stava morendo.
 
- Corri Dan, corri e non voltarti. Corri ormai hai rovinato tutto. Corri e non pensare più a niente, corri perché non hai altra scelta.
 
Le lame di ghiaccio squartavano il cuore e laceravano gli occhi.
 
 

RUNAWAY                RUNAWAY            RUNAWAY

 
 
 
 
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Una cosa che non capirò mai dell’essere umano?
Perché deve sempre complicare tutto…
Come la matematica…
E come quest’ultima (anche se non sembra), c’è sempre una soluzione.
 
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Dolore, Lacrime, Sofferenza.
Sofferenza, Dolore, Lacrime.
 
Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
 
Di questo era composto Daniel.
Dopo aver vomitato veleno sul povero Brad, il biondo si era rifugiato in se stesso, per finire a deteriorare la sua anima, ormai prossima alla morte.
 
Avrebbe dovuto chiamare Alison, avrebbe dovuto ascoltare musica…
Ma no, preferiva cadere a pezzi da solo…
 
Era disgustato da se stesso, dal suo forzato sadicismo
Perché continuava a negarsi all’amore?
In lui c’era qualcosa di malato, insano…
Meritava di sprofondare nelle viscere infernali…
Lui era la causa della sua disfatta.
E nessuno meritava di fare la sua stessa fine.
 
- Ora smettila di piangere e… Muori.
                                                            Muori.
                                                                       Muori….
 
 
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Ben arrivati.
Come avrete ben capito, per scrivere questo capitolo mi sono aiutato con la canzone di Avril: Too much to ask.
 
 
Its the first time I ever felt this lonely
I wish someone could cure this pain
Its funny when you think its gonna work out
Til you chose weed over me, you're so lame
I thought you were cool until the point
But up until the point you didnt call me
When you said you would
I finally figured out youre all the same
Always coming up with some kind of story

Everytime I try to make you smile
You're always feeling sorry for yourself
Everytime I try to make you laugh
You can't
Youre too tough
You think you're the best
Is it too much that I'm asking for?

I thought you'd come around when I ignored you
So I thought you'd have the decency to change
But babe, I guess you didn't take that warning
'Cause I'm not about to look at your face again

Can't you see that you lie to yourself
You can't see the world through a mirror
It wont be too late when the smoke clears
'Cause I, I am still here

But everytime I try to make you smile
You'd always grow up feeling sorry for yourself
Everytime I try to make you laugh
You stand like a stone
Alone in your zone
Is it too much that I'm asking for?

Yeah yeah yeah yeah
Can't find where i am
Lying here
Alone I fear
Afraid of the dark
No one to claim
Alone again

Can't you see that you lie to yourself
You can't see the world through a mirror
It wont be too late when the smoke clears
'Cause I, I am still here

Everytime I try to make you smile
You're always feeling sorry for yourself
Everytime I try to make you laugh
You can't
You're too tough
You think you're the best
It was too much that I'm asking for.

Spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro gradimento, aspetto con ansia le vostre recensioni.
Grazie di esserci, per me è importante.
E scusatemi ancora per la lunga attesa; spero di riuscire ad aggiornare nel meno tempo possibile la prossima volta.
Baci Baci.
 
Nick.
xx


 
 
 
 

 

 

 
 

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Capitolo 7
*** Untamable ***


Inizio porgendovi le mie scuse, per la mia lunga assenza. 
Allora sono stato promosso senza debiti (smile) e se penso che tra meno di un mese la scuola si riapre, mi viene da piangere.
Comunque se vi ho fatto aspettare tanto, è colpa del mio pc, che si è rotto (ancora adesso lo è), quindi ho impiegato un'eternità a scrivere il capitolo a mano, e poi non ero mai soddisfatto.
Alla fine però c'è l'ho fatta. (smile)
Voi come state passando l'estate? Io sto sempre in giro con la mia best, (ed è grazie a lei se sto pubblicando il capitolo).
Dai adesso vi lascio leggere in santa pace xD
Buona lettura.
 
ps. Questo è il pov di Brad, per rinfrescarvi la memoria, ridate un'occhiata al capitolo 4.
 
 
 
 
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La lucciola nella nebbia.
La fiamma nel ghiaccio.
La gemma nella pietra.
L'inchiostro nella penna.
Il cuore nella gabbia toracica.
 
Sono in trappola.
Costretti a vivere segregati in un mondo che non è il loro.
 
Così si sentiva Brad.
 
Ma...
 
Il vento soffia via la nebbia. “La lucciola è libera” 
La fiamma divampa. Il ghiaccio si scioglie. “La fiamma arde”
La pietra si frantuma. “La gemma risplende”
Il poeta scrive. “L'inchiostro fuoriesce per dar vita a nuove storie”
 
E il cuore?
 
Lui non può scappare.
Non può essere liberato.
E' in trappola.
La maledizione dell'amore lo ha catturato e preso per sempre con sé.
 
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Il suo sguardo vagava in un'immensa villa, un ragazzo accomodato su una sontuosa sedia in mogano,  resa più accogliente da dei raffinati cuscini di batista. In un salone dal soffitto color avorio, dal quale pendevano gocce di rugiada. Dalle ampie vetrate, abbellite da tende di pizzo.
Davanti a lui si estendeva una lunga tavolata, addobbata da due imponenti candelabri d'argento e arricchita da ogni ben di Dio. Salmoni alla griglia conditi con salse dall'odore raffinato. Caviale deposto su bruschette di pane dorato. Cozze e vongole abbellite da ricci e frutti di mare. Vino dei migliori frantoi francesi e champagne delle marche più costose.
 
Qualunque essere umano di fronte a quella vista, sarebbe stato colto da una profonda sensazione di gioia e infinita felicità. 
 
Ma lui no.
Perché?
 
Era circondato da perfetti estranei.
Krystal e suo padre corrispettivamente a suoi lati, e i signori Clarck di fronte a loro.
 
/ A cosa servono i soldi e il lusso più sfrenato, se poi il cuore è una lapide di ghiaccio?
Sono inutili... \
 
Loro non possono sostituire il vuoto che solo u a persona può colmare.
Meglio essere poveri di beni materiali che di affetto.
 
 
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I quattro continuavano a chiacchierare, o meglio, Krystal e suo padre Alistair (suo padre) un uomo di vecchio stampo: dai capelli brizzolati, la pancia tozza e gli occhialini dai bordi e la catenina d'oro. Non facevano che adulare i signori Clarck, assecondando le loro richieste, ed elogiandoli per imprese mai esistite. Brad intanto, giocherellava con il suo salmone grigliato, non aveva fame, né sete.
Sentiva solo un grande vuoto.
Krystal gli aveva ordinato di tenere la bocca chiusa per paura che rovinasse il suo ruolo da ruffiana.
Quella cena pareva interminabile.
I pensieri volarono svelti al pomeriggio appena trascorso, 
-Chissà se Daniel stava bene. Forse anche lui lo stava pensando.
Certo che no. Chi si sarebbe mai innamorato di di un essere sottomesso e incapace di costruirsi da solo una vita indipendente?
Avrebbe voluto stringerlo tra le braccia, toccare la sua pelle calda, immergersi nei suoi occhi. Una foresta formata da tutte le sfumature di verde. Un prato dai ciuffi d'erica. Lui era lì, voleva rassicurare la sua incertezza fragilità. 
Ma improvvisamente un vento gelido, congelò le foglie degli alberi, e i ciuffi d'erica tramutarono in lame di ghiaccio. Tutto divenne azzurro, opale quasi trasparente. 
Quelli non erano gli occhi di Daniel, ma quelli di Krystal!
Infastidito da quella specie di visione, Brad tornò a prestare attenzione alle persone che lo circondavano, appena in tempo per sentire il Signor Clarck emettere un colorito commento sui “finocchi”, come li aveva definiti lui.
 
Non gli avrebbe permesso di passarla liscia.
 
<< Mi dispiace signore, ma come vede sul tavolo non ce ne sono. Se vuole gliene faccio portare dal cameriere. >> disse più sarcastico che mai.
Krystal lo colpì alla caviglia con la punta del tacco, mentre il signor Clarck imbarazzato prtovà a spiegarsi meglio.
 
<< No caro Brad, forse ha capito male io...>>
 
Non lo lasciò finire, interrompendolo bruscamente.
 
<< Non mi serve spiegazione signor Clarck! Ho capito benissimo, lei sta paragonando delle persone a degli ortaggi, in quanto la sua mente di vedute ristrette non riesce a capire che c'è una netta differenza tra i due! >> sbottò fuori di sé.
La signora Clarck fece cadere la forchetta nel piatto di pregiata porcellana, mentre il signor Clarck sbiancò e rimase zitto, senza sapere cosa controbattere.
Alistair da buon padrone di casa, cercò di giustificarlo.
 
<< Scusatelo, sapete al momento sta passando un brutto periodo con la famiglia ed è un po' nervoso. >>
Poi rivolto alla figlia.
<< Krystal perché non accompagni Brad a prendere una boccata d'aria? >>
<< Certo papà. >> rispose lei, facendogli cenno di alzarsi.
Lo scortò fino al balcone della sua odiosa camera.
<< Brad ti è per caso  saltato il cervello? >> sbraitò con la sua solita “gentilezza”.
Lui non rispose.
Ne aveva abbastanza. Di lei, di suo padre. Di tutti!
Voleva solo andarsene in un posto sconosciuto, in compagnia di qualcuno che lo amasse; e in cuor suo sapeva già la risposta.
 
<< Rispondimi Brad, te lo ordino! >> sibilò di nuovo quella a denti stretti.
Brad iniziò a tremare, il sangue gli ribolliva nelle vene, fino ad arrivare al cervello. La vista annebbiata dalla rabbia e l'odio più puro.
<< Mi ordini cosa? Tu non sei il mio Dio. >> sbraitò guardando Krystal con occhi fiammeggianti.
Quest'ultima incominciò ad arretrare, spaventata e sorpresa allo stesso tempo, dal nuovo lato animalesco di Brad che non conosceva.
Ma prima che potesse fare un altro passo, il ragazzo l'afferrò per la vita e la sbalanzò oltre il parapetto in muratura.
Dopo un attimo eterno attimo, si avverti il rumore dell'acqua, che si increspa. CRSHH
Krystal era precipitata nella piscina al piano terra.
 
Un fremito scosse Brad dalla testa ai piedi.
 
-Cosa aveva fatto? 
Solo ora che la rabbia era svanita si rendeva conto dell'atto appena compiuto.
Senza pensarci due volte si precipitò al piano terra, tuffandosi in piscina senza badare al costoso completo di Calvin Klain prestatogli da Alistair quando era ancora giovane.
Il corpo di Krystal giaceva sul fondo della piscina. I capelli e il vestito in taffetà ondeggiavano come tentacoli di meduse.
Con un po' di fatica, la riportò a galla. Depositata sull'erba tagliata di fresco, urlò per attirare l'attenzione degli ospiti e dei domestici, poi si accovacciò per praticarle la respirazione bocca s bocca.
Il cuore se pur debole batteva ancora.
No, non poteva morire. Non doveva morire!
La sua morte equivaleva alla galera; conoscendo Alistair addirittura all'ergastolo. Certo poteva sempre mentire, ma non era capace di farlo su una cosa così grossa.
Non gli avrebbe permesso di rovinargli quel che della vita gli rimaneva.
 
Subito arrivarono i passi frettolosi di Alistair, seguito dai signori Clarck e dall'intera servitù.
 
<< Tu! Cosa hai fatto alla mia bambina? >> tuonò il capofamiglia, fulminando Brad con lo sguardo.
Scansandolo con una manata si accovacciò vicino alla sua bambina, che non dava segni di riprese. Un'istante dopo arrivò anche l'ambulanza annunciata dalle stridenti sirene oceano. Dal veicolo scesero quattro infermieri che subito calarono la barella sulla quale deposero il corpo esanime di Krystal. Alistair salì con loro, nonostante fosse ben consapevole di dover rinunciare al grosso affare, che stava per riuscire a compiere, tuttavia amava troppo sua figlia per non sostenerla in un momento del genere.
 
<< Con te farò i conti più tardi. >> sibilò a Brad in cagnesco, prima che lo sportello si chiudesse.
Quest'ultimo rimase lì senza sapere che pesci prendere.
I signori Clarck sbigottiti, da tutti quei colpi di scena, se ne andarono senza degnarlo di uno sguardo.
 
Cosa doveva fare?
La polizia lo avrebbe arrestato? 
Scappare era inutile. Qual'era l'ultima cosa che voleva fare prima che la libertà gli fosse stata sottratta?
Il cuore rispose per lui.
Incontrare Daniel.
 
 
 
 
 
 
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La luna era scomparsa, e ora il cielo era nero come pece.
Grossi nuvoloni petrolio avanzavano sempre più, annunciando un temporale con i fiocchi.
Brad si aggirava per le vie della città silenziose e macabre.
Tutto taceva.
-Come avrebbe fatto a trovare Daniel? Non sapeva niente di lui; dove abitasse o che scuola facesse. Gli unici posti in cui l'aveva visto erano la biblioteca e il bar, chiusi a quell'ora. Così decise di prendere la strada per il parco.
Arrivato si sedette sotto la panchina, illuminata dall'unico lampione ancora funzionate.
L'altalena cigolava in modo sinistro, e i rami delle piante frusciavano, emettendo suoni d'oltretomba.
Un gatto nero si aggirava in cerca di un riparo dalla pioggia imminente.
Gli occhi evidenziatore, affascinanti e misteriosi, come la luce del faro per le falene.
Un lampo squarciò il manto ossidiana, dal quale iniziarono a cadere gocce di tempesta, che si andarono ad unire alle calde lacrime di disperazione che solcavano il viso di Brad.
 
-Non voleva più soffrire.
Non voleva più fingere
Non voleva più nascondersi
Bensì
Voleva amare 
Voleva mostrarsi a tutti per quello che era. 
E soprattutto...
Voleva Daniel.
 
Se fosse finito in carcere i suoi genitori cosa avrebbero fatto? Sicuramente niente. Anzi la galera sarebbe stato un pretesto in più per farsi odiare. Povera Angy, chissà come avrebbe reagito sapendo di avere un fratello criminale. Anche lei si sarebbe allontanata ignorando la sua esistenza?
E Daniel? 
 
Il tremore del telefonino (stranamente ancora funzionante) nella tasca dei pantaloni, ormai fradici, interruppe il corso dei pensieri di Brad.
 
<< Pronto. >> esclamò con voce che non era sua.
<< Brad sono Alistair, Krystal ha ripreso conoscenza, vieni subito qui, ho un'accordo da proporti. >>
Non attese nemmeno una sua risposta, riattaccandogli in faccia.
 
-Krystal era ancora viva.
Niente carcere. Forse...
Ma cosa intendeva dire Alistair con la parola “accordo”?
 
 
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Benarrivati alla fine del capitolo. (smile)
mi auguro che vi sia piaciuto. Se volete lasciate una recensione, che è sempre ben accolta fate pure. Sapere se ci sono errori, o che il mio “lavoro” vi ha soddisfatto per me è importantissimo.
Lo so, vi lascio sempre sulle spine, ma è più forte di me.
Ahahahah Dobby è un elfo libero xD
Grazie a tutti.
Alla prossima. (smile)
Baci baci.
xxNick
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** (i dont't want to) Fall to pieces ***


Salve gente.
Sono tornato, si Dominick è ancora vivo.
Le vacanze sono passate purtroppo, il 2014 è iniziato.
Ho dimenticato le persone che andavano dimenticate, ho fatto quello che dovevo fare, quest’anno mi sono ripromesso di essere positivo, e sento che tutto andrà meglio.
All’interno troverete anche un piccolo pov di Krystal.
Mi scuso in anticipo per tutti gli errori grammaticali. Dobby non voleva.
E vi avverto, che in questo capitolo ho utilizzato anche un linguaggio volgare, quindi ricordate “uomo avvisato, mezzo salvato”.
Se volete siete ben accolti a lasciarmi una recensione.
Per sapere che ne pensate del capitolo, se ho commesso errori o ancora se la storia sta prendendo una piega che non vi piace, o al contrario che vi entusiasma.
Un bacio a tutti e buona lettura.
 
Ps: Questo è il pov di Brad, per rinfrescarvi la memoria, date un’occhiata al capitolo 6 e al capitolo 7.
Xx Nick.
 
 
 
 
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 I don’t want to fall to pieces
I just want to sit and stare at you
I don’t want to talk about it
I don’t want a conversation
I just want to cry in front of you
I don’t want to talk about it
‘ cause i’m in love with you.

 
 
 
 
 
Una figura avanzava nel buio della nebbia notturna.
 
<< Daniel, dove sei? >>
<< Ti prego, io devo rivederti! Dio non puoi farmi questo. >>
 
Sussurri deliranti provenivano dal povero Brad, che ormai completamente bagnato, non riusciva ad accettare l’idea che da lì a poche ore, quasi sicuramente non avrebbe più rivisto il suo Dan.
 
La figura si trovava ormai a pochi passi dal moro, incosciente di tutto ciò che si trovava intorno a lui.
 
<< Ei. >> mormorò improvvisamente.
 
Brad alzò lo sguardo verso la voce, ma io suoi occhi parvero trapassare il corpo della minuta ragazza, che lo squadrava con aria investigatrice.
 
<< Piacere di conoscerti, io sono Alison…>> continuò la ragazza, porgendogli la mano.
 
Brad rimase nuovamente immobile, perso nel nulla.
 
La ragazza si schiarì la voce.
<< Tutto ok? Ti vedo un po’ assente, per caso ti senti male? >>
 
Silenzio.
 
<< Ok, ho capito, io vado; magari ci si rivede in giro. >>
 
Il moro la guardò negli occhi, che nascosti dalla maschera di trucco si notavano appena.
 
<< O magari no. >> si affrettò ad aggiungere.
 
Detto così, girò i tacchi e riprese per la sua strada, ma appena Brad parlò quella si fermò immediatamente, come se qualcuno le avesse improvvisamente puntato una pistola al cuore.
 
<< Scusa cos’è che hai detto? >> chiese avvicinandosi di nuovo al moro.
 
Brad non sapeva se poteva fidarsi di quella ragazzina, ma tanto ormai non aveva più niente da perdere quindi…
 
<< Ho detto che ho bisogno di vedere Daniel. >>
<< Daniel. Quindi avevo capito bene. >> confermò l’altra, rivolta a se stessa.
<< Comunque scusami per prima, io sono Brad. >> disse il moro, forzando un sorriso.
<< Alison, piacere mio. >> rispose, accomodandosi sulla banchina fradicia.
<< Giusto per curiosità, ma il Daniel di cui parli tu, ha 17 anni, i capelli biondo platino e gli occhi verdi? >> chiese. Dato che non riusciva a resistere alla tentazione di sapere se entrambi stessero parlando del suo migliore amico.
 
A Brad si congelò il respiro in gola.
- Quella Alison aveva appena fatto una descrizione dettagliata del suo Daniel! Possibile che in quella città esistesse un altro ragazzo dai capelli biondo platino, di 17 anni, con gli occhi verdi e che si chiamasse Daniel?
Si era possibile, ma alquanto strano, e misterioso.
 
<< Si… Ma, non so. Il Daniel che conosci tu, è appassionato di pianoforti? >> domandò Brad, che intendeva far luce su quella faccenda.
<< Si ! Li ama, e intende diventare un pianista! >> urlò Al, quasi eccitata, da quella domanda.
 
- Oddio non è possibile! Questa ragazza conosce Daniel! Il mio Daniel. Forse c’è ancora speranza. Speranza di rivederlo ancora una volta.
 
Quasi senza neanche accorgersene, Brad afferrò Alison iniziando a strattonarla.
<< Ti prego portami da lui, ti supplico. >>
<< Ei, ei, ei. Mi fai male! >> si lamentò la ragazza.
 
- Merda. Che cazzo sto facendo?
Disse il ragazzo ravveduto a se stesso.
 
<< Hai ragione perdonami. Non so cosa mi è preso. >> si scusò, lasciando le braccia doloranti della ragazza.
 
<< Vedi di darti una calmata bello, altrimenti non ti porterò da nessuna parte. >>
<< Ho già chiesto scusa. >>
 
Alison lo incenerì con lo sguardo.
 
<< Ok, ok. Prometto, non ti toccherò più. >>
<< L’importante è chiarirsi da subito. >>
 
- Questa tipetta è veramente un osso duro, se non mi calmo rischio veramente di farla infuriare, e allora addio Daniel.
 
<< Ricapitolando: tu ti chiami Brad e conosci il mio migliore amico.
Be mi sembrano delle basi un po’ troppo misere per farmi un’idea di te. Chi mi assicura che tu in realtà non sia un serial killer, o un malato di mente evaso da qualche casa di cura? >> disse Alison, giocherellando con una ciocca dei capelli ebano.
A Brad cadde la mascella al suolo.
 << Sembro veramente un malato scappato da una clinica strizza cervelli? >> urlò scandalizzato.
Alison fece spallucce.
<< Chi lo sa. >>
 
Il ragazzo sospirò.
 
<< Va bene, cosa vuoi sapere? >>
<< Uhm vediamo, come hai conosciuto Daniel? >>
<< Scusa se te lo dico, ma non avrebbe dovuto raccontartelo lui? Non sei sua amica? O forse mi sbaglio. >> la schernì il moro, che non intendeva rivelare tutto e subito.
<< Migliore per l’esattezza. Migliore amica. >> precisò Al guardando il ragazzo in cagnesco.
<< E per la cronaca, si me l’aveva accennato, ma poi siamo stati interrotti. >> <> concluse accennando un inchino.
 
Brad sorrise.
- Alla fine non è terribile come sembra. O forse si.
 
<< Volevi sapere come ho conosciuto Daniel giusto? >>
 
La ragazza annui.
 
<< In biblioteca, io leggevo Jane Austen, la scrittrice di Orgoglio e Pregiudizio. >>
<< Si, si, so chi è, non soffermarti su queste cose. Non m’interessa cosa leggi. >>
<< Ok, volevo solo essere preciso. >> si giustificò il ragazzo, che sentiva sempre più crescere un sentimento di simpatia verso la “piccoletta”.
<< Tornando a noi, eravamo seduti uno di fronte all’altro, lui sfogliava un libro di pianoforti. Anche se tra una pagina e l’altra si perdeva a guardarmi. Ahahahahahah. >> Brad non riuscì a trattenere le risa.
<< Cosa c’è di tanto divertente? >> lo reguardì Alison.
<< Niente, e solo che…ricordo ancora il suo viso imbarazzato, e niente. E’ strano, nessuno mi aveva mai guardato così, ed è strano che qualcuno mi trovi interessante. >>
 
Alison non disse nulla, ma si limitò a guardare il ragazzo.
 
<< Ascoltami, se Dan ti trova interessante, vuol dire che qualcosa di speciale c’è l’avrai anche tu. >>
 
Le guance di Brad si sfumarono appena.
Non sapendo se ringraziare o meno la piccoletta per il tentativo di conforto continuò il racconto.
 
<< Ho avvertito da subito qualcosa in lui, tra noi c’era un non so che di speciale. Chiamiamolo feeling o come cavolo vuoi... >>
 
Uno sguardo alle gocce di rugiada, tra le foglie del roseto.
 
<< Così, mi sono presentato.... >>
 
Uno sguardo alle nubi che iniziavano a diradarsi, sotto i raggi lunari.
 
<< Ti risparmio il discorso. >>
 
- Daniel…
 
<< Perfetto, ora posso sapere cosa ci fai qui? Al buio, sotto la pioggia e per di più senza un ombrello? >> chiese Alison.
<< Potrei farti la stessa domanda. >> ribatté l’altro.
<< Sono venuta qui, dopo esser stata in ospedale. >>
<< Cosa? Hai per caso qualche parente malato? O forse la malata sei tu! E prima accusavi me. >> cercò di sdrammatizzare Brad, vedendo il viso improvvisamente triste della ragazza.
<< No, nessun parente o quasi. Ero passata a far compagnia a Daniel. >>
 
 
- No. No. No.
 
<< Sta-ai scherzando vero? >> riuscì a balbettare il moro, prima che l’ansia si impossessasse completamente del suo corpo.
 
- Daniel no. No, lui no. Prima Krystal (che se l’era cercata), ma Daniel no.
 
Le spine si conficcarono nella gola, nel cuore.
 
<< Brad per Dio calmati. >> lo rimproverò Alison.
<< Daniel sta bene! E’ in ospedale per via di sua madre, Gabrielle. >>
 
Al ragazzo tornò in mente l’immagine di una donna dai lineamenti delicati e i capelli oro, seduta su una carrozzella.
 
 
La stretta si allentò appena.
 
 
<< Si, mi ricordo di lei, l’ho vista ieri nel primo pomeriggio. >>
<< Come? >>
<< Ah giusto, non ti ho detto che io e Dan, siamo usciti. O meglio ho incontrato lui al bar, era insieme a sua madre e delle amiche.
Così gli ho fatto fare un giro nell’azienda dove lavoro, la Musical Notes e…>>
<< Cosa? Lavori veramente alla Musical Notes? >>
Alison non poteva credere alle proprie orecchie.
Ricordava tutte le volte in cui Dan aveva provato invano a trascinarla dentro con lui, ma non erano mai entrati.
<< Si, ma io non svolgo una delle mansioni più brillanti…sai lavoro nel magazzino. >>
<< E pur sempre un lavoro, quindi evita di fare la vittima. >> dichiarò Alison risoluta.
Quella frase, così a bruciapelo lasciò di stucco Brad.
 
- Devo smetterla di fare la vittima. Quindi è così che mi comporto? Da vittima? Questa ragazza mi sta aprendo gli occhi.
 
<< Hai ragione devo smetterla di fare la vittima. E accettare questa vita. >>
<< Si, ma non devi abbandonarti ad essa. Ricorda sempre che devi essere tu a scrivere il tuo destino e non viceversa. Perlomeno alla fine di tutto, anche se sbagliato avrai qualcosa su cui piangere. >>
Impulsivamente Brad allargò le braccia intorno al gracile corpo di Alison, che sorpresa dall’improvviso atto di affettò, venne presa in pieno.
 
<< Grazie Alison, veramente grazie. Stai facendo molto più di quanto possa fare una sconosciuta, conosciuta soltanto da qualche ora. >>
Confessò, mentre le lacrime riprendevano a scendere.
Alison sorrise:
<< Sono felice anch’io di averti trovato, Brad. Ma cosa avevi promesso prima? >>
<< Oh giusto. >> disse il ragazzo, sciogliendosi subito dall’abbraccio.
<< Mi perdoni? >> chiese timido.
<< Certo che si. >> rispose la mora gentile, porgendogli un fazzoletto.
 
Brad spolverò via  le gemme dal viso.
 
Alison si voltò, e si accovacciò per afferrare qualcosa dalla siepe.
Un gattino nero, dal pelo leggermente umido si dimenava tra le braccia della ragazza.
<< Shh, sta calmo. Ora ti scaldo un po’. >>
 
Brad osservava la scena, la telefonata di Alistair ormai pareva appartenere ad un passato remoto.
 
<< Gabrielle, ha avuto un malore. Ora è caduta in coma. >> Confessò Alison riportando il discorso a prima.
<< Sono anni che la malattia la perseguita. Io spero solo che si riprenda, non riesco ad immaginare Daniel senza di lei. Lui la ama, più della sua stessa vita. Lei è tutto per lui. >>
 
 Il micio giocava con un filo della felpa della ragazza.
 
- Coma? No, non è giusto…
 
<< I medici che dicono? >>
<< Non sanno nemmeno loro cosa dire. Si spera in un risveglio miracoloso. >>
 
< Miao, Miao. >
 
<>
 
<< E Daniel? Lui come sta? >>
<< Sta… Va avanti, ci prova, ci crede, si aggrappa con tutte le sue forze alla speranza. >>
<< Perché devono sempre essere le persone buone a soffrire? Non è giusto.
Anche se conosco appena Daniel, so che lui non si merita tutto questo. >>
<< E’ la vita. >> disse solo Alison.
<< Comunque io ora devo tornare in ospedale da Dan. >> aggiunse adagiando il micio riluttante sulla panchina.
<< Gattino, è stato bello conoscerti, fai il bravo mi raccomando. >>
< Miao. >
 
- Giusto ! L’ospedale! Alistair. Krystal…
 
<< Brad che hai fatto? Hai una faccia… Cioè anche prima era sconvolta, ma adesso. >>
<< Niente, e solo che mi sono appena ricordato il motivo che mi ha spinto fin qui. >>
<< Ah giusto. Prima dovevi dirmelo. >> esclamò Alison ravveduta.
<< Te lo racconto strada facendo. >>
<< Perché vieni anche tu, in ospedale? >>
<< Si credevo l’avessi capito, devo vedere Daniel, e inoltre devo far visita ad una persona. >>
 
- E che persona…
 
 
 
 
 
 
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<< Quindi se ho ben capito, adesso sono in compagnia di un pazzo, che ha tentato di fare fuori la sua aguzzina/fidanzata? >> esclamò Alison ridendo.
 
Una risata amara.
Dato che non c’era nulla di divertente in tutto ciò che Brad le aveva appena raccontato.
Ma doveva ridere.
Le risate avevano il potere di alleggerire il carico depressivo, che si andava accumulando con il passare del tempo.
 
<< Si hai ben capito. Ma sono stato costretto in un certo senso. >>
<< Ed hai fatto bene. >>
 
Brad la guardò stranito.
 
<< Nel senso, hai fatto bene a ribellarti; certo avresti potuto utilizzare una modalità meno aggressiva e rischiosa, ma l’importante è averci provato. >> si affrettò a spiegare la ragazza.
<< Si ma ora… Sono in mezzo ai guai peggio di prima. Verrò sbattuto in galera capisci? E nessuno verrà ad aiutarmi. Nessuno. Sono solo e marcirò in carcere da solo. >> mormorò avvilito.
<< Ecco ora rinizia a fare la vittima. Tu non sei solo. Hai Daniel, hai me, hai tua sorella, che quando crescerà fidati, verrà a cercarti.
E poi meglio piangere in carcere per qualcosa fatta da te ma sbagliata, che piangere immaginando una cosa mai fatta. Afferri ciò che voglio dirti? Mi sto ricollegando al discorso di prima. >>
<< E’ strano. >>
<< Cosa è strano? >>
<< Essere qui con te, sapendo di essere ad un passo dalla galera. E anche tu sei strana, avrai si e no quanto? 13 anni? E ragioni con la testa di una di trenta. >> confessò Brad, guardando Alison che ammirava la punta dei suoi stivaletti borchiati.
<< Ne ho 16. E non so se prendere questa cosa come un complimento, perché in un certo senso stai dicendo che quando avrò 30 anni, ragionerò con la testa di una di 44 anni. >>
<< E come ragionano le donne di 44 anni? >> domandò il ragazzo, guardandola curioso.
<< E io come faccio a saperlo? >> brontolò l’altra.
<< Sei incorreggibile, ma anche matura ed intelligente. >>
<< Oh mi si sta sciogliendo il cuore. >> sussurrò la ragazza con voce sarcastica. << Sei davvero uno che ci sa fare con le dolcezze, ora capisco perché Dan, è caduto ai tuoi piedi. >>
 
Brad sorrise, l’ennesimo sorriso da quando aveva incontrato Alison, ormai sentiva già essere sua.
La sua amica, confidente, o meglio la sua sorellina.
Quella che al momento non poteva né vedere, né sentire.
 
 
 
<< Ecco, siamo arrivati. >> Annunciò Al.
<< Credi ci faranno entrare a quest’ora? >> domandò dubbiosa a Brad.
<< No, ma so che Alistair farà di tutto per farmi passare, quindi stai dietro di me, e fai come ti dico. >>
 
- Ci siamo. Ora saprò cosa ne sarà del mio futuro. Merda, così vicino a Daniel, e non posso nemmeno vederlo. Per il momento.
Ok Brad, rilassati. Una cosa alla volta. Prima vediamo cosa ha in mente Alistair, poi penserò al resto.
 
 
<< Mi dispiace, ma questo non è orario di visite, dovrete pazientare ancora un paio d’ore. >>
Questa fu la risposta che l’infermiera diede ai due ragazzi.
<< La prego, non potrebbe fare un’eccezione? Piccola, piccola? >> chiese Alison in tono supplichevole. << E che dobbiamo vedere assolutamente un nostro caro amico. >>
<< Mi dispiace. Ma ho già detto di no. Tornate più tardi, e ora se non vi dispiace. >> concluse la donna alzandosi << Vado a farmi un caffè. >>
 
<< Vecchia megera. >> sussurrò Alison a denti stretti.
 
<< Brad. >>
Una voce fin troppo famigliare risuonò nelle orecchie del ragazzo, che si voltò all’istante.
Di fronte a lui, trovò la panciuta figura di Alistair, che lo invitava a seguirlo.
<< Veloce. >> sussurrò burbero.
Brad e Alison si affrettarono a seguirlo lungo la rampa di scale petrolio.
<< Chi è quella? >> domandò  girandosi a guardare Alison.
Quest’ultima stava per rispondere, quando Brad la batté sul tempo interrompendola:
<< Non lo so. Credo sia un’aspirante infermiera in prova. >>
Alistair rispose con un verso, poco convinto.
Alison guardò malamente Brad, stava per dire che era una sua amica, prima che lui s’inventasse quella balla.
Ormai era arrivata al suo piano, i due continuarono a salire senza degnarla di uno sguardo.
 
Tuttavia ora capiva, che Brad in un certo senso aveva voluto proteggerla, lasciandola fuori da quella storia.
 
- E’ veramente un bravo ragazzo, spero tanto che Daniel sappia tenerselo stretto.
 
 
 
 
 
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<< Dovresti asciugarti se non vuoi beccarti un malanno. >> disse Alistair, rompendo l’immobile silenzio che racchiudeva l’intero edificio.
 
Cosa? Alistair che si preoccupava per lui? In tutti quegli anni non si era mai rivolto a lui con quel tono.
 
- Qui c’è qualcosa che non quadra.
 
<< Lei sta meglio, i medici hanno detto che si riprenderà subito. E’ forte proprio come suo padre. >> esclamò orgoglioso al riluttante Brad.
<< Ora sta riposando, e voglio anzi esigo che al suo risveglio trovi te. Nonostante quello che le hai fatto, ti ama ancora. Troppo buona la mia bambina; non capirò mai perché si limita a stare con un nullafacente come te. >> confessò guardando il ragazzo con disprezzo.
 
- Ecco ora sta tornando alla normalità.
 
I due arrivarono davanti alla porta, Brad fece per entrare anche se il suo cuore gli diceva di girare i tacchi e seguire Alison.
 
Alistair gli afferrò prontamente la spalla.
<< Ora vai, ma poi noi due dobbiamo fare un bel discorsetto. >>
 
 
La stanza era completamente immersa nell’oscurità, illuminata soltanto dai lievi bagliori lunari.
Lei giaceva addormentata sul letto.
Sul comodino si stagliavano mazzi di fiori e peluche. Questo a dimostrazione di quante persone false aspiravano ad entrare nelle grazie di Alistair.
 
Quanto desiderava averla potuta uccidere.
Si una parte di Brad, forse la più oscura e malvagia voleva aver ucciso Krystal. Per sempre.
Mettere la parola fine al suo superbo cuore.
Ma dall’altro lato era consapevole, che nessuno ad eccezione del Tempo aveva il diritto di togliere la vita ad altri.
Ed il suo “averci provato”, aveva già superato ogni limite.
 
La luna le illuminava il viso e i capelli cioccolato.
Per quanto gli provocasse fastidio, non poteva negare la bellezza, quasi bionica di Krystal.
Purtroppo quest’ultima nel suo caso non serviva a niente.
No.
Poteva fungere da esca, ma poi?
 
Cosa se ne fa il pavone della sua bellezza, se poi non è in grado di volare libero nel cielo?
 
Così era Krystal, bella ma vuota.
 
 
Ma non era sempre stata così.
No.
Ricordava ancora il giorno in cui la conobbe.
Il maledetto giorno.
Lui aveva avuto si e no, 14 – 15 anni.
Era al mare con suo padre Jean, che conversava con degli amici.
Julia era rimasta a casa, per via dell’influenza della piccola Angy.
 
Lei era lì, circondata da tutti i truzzetti che a turno le facevano la corte. Vanitosa come sempre, indossava un custode di Blumarine e gli occhiali da sole di Fendi. 
Tutti la adoravano come una specie di principessa indiana.
Tutti tranne lui.
E fu questo a scaturire l’interesse verso lui in Krystal.
Come mai quel ragazzo non la guardava? Elogiava? Desiderava?
Così senza pensarci due volte si era avvicinato a lui, e dopo un breve attimo di timidezza, era già amicizia.
Lei era ben acculturata, e raccontava a Brad tutti i suoi viaggi nel cuore di Parigi, o sulle raffinate gondole veneziane.
 
Gli anni passarono e l’amicizia tra i due divenne sempre più solida, Brad percepiva già che l’interesse di Krystal verso di lui, si era già spinto oltre l’accettabile.
Ma non aveva idea di come spiegarglielo.
Così lasciava correre.
Ogni volta che Krystal si avvicinava più del dovuto, lui la respingeva educatamente.
 
Poi un giorno arrivò la notizia che cambiò per sempre la ragazza.
Sua madre Eliza, nobildonna, era fuggita di casa con un ricco canadese.
Krystal non resse il colpo.
Sua madre l’aveva abbandonata.
Aveva abbandonato lei. La bella, ricca e corteggiata Krystal, abbandonata dalla propria madre?
Non riuscendo a trovare un modo di sfogarsi, divenne fredda. Rigida. Acida.
Se prima chiedeva ora pretendeva.
Se prima indugiava ora faceva.
Senza chiedere il permesso a nessuno.
E quando i genitori di Brad lo cacciarono di casa, lui solo com’era si rivolse a lei, la sua unica ancora di salvezza dalla miseria.
 
I ricordi facevano male. Bruciavano
Bruciava odiar così tanto una persona alla quale una volta aveva voluto bene.
Bruciava, aver mentito e continuare a mentire a Krystal e a se stesso.
Qualcosa doveva cambiare, e come aveva detto Alison, doveva essere lui a cambiarla.
 
- Perché? Perché? Ho dovuto incontrarti? Perché sei così subdola? Ti odio Krystal, ti odierò per sempre.
L’ultima frase gli scappò in un sussurrò alquanto sonoro.
 
Krystal si girò su un fianco.
<< Brad. >> sussurrò guardandolo con dolcezza.
 
- Cazzo. Perché non sto mai zitto.
 
<< Ei, come stai? >> chiese mentendo, come ormai aveva imparato a fare.
<< Un po’ meglio, grazie. Vieni qui voglio baciarti. >>
Il ragazzo si avvicinò riluttante a lei.
<< Mi sei mancato. >>
 
- Come può dire e fare queste cose, se sono stato io a spedirla qui?
 
<< Senti, riguardo a prima, so che tu non volevi farlo. E mi dispiace forse è colpa mia ti sto pressando troppo. Tuttavia non avresti dovuto… E ora dovrai pagarne le conseguenze. >>
 
- Non si smentisce mai.
 
<< Il carcere vero? Quanti anni? >> chiese Brad.
<< Niente carcere. >> disse quella.
<< Come? >>
<< Ho detto niente carcere. Non sopporterei di starti lontano nemmeno per un giorno figurati per anni. >> ammise sorridendo.
 
- Mi fai schifo.
 
<< Allora? Quale sarà la mia punizione? >>
<< Nessuna punizione. >> annunciò gioiosa quella.
 
- Ma che? Anche lei è strana, cosa stanno architettando?
 
In quel momento la porta si spalancò, fece il suo ingresso Alistair, nascosto da una pianta di lavanda.
<< Tesoro mio. Sei sveglia, ne è arrivato un altro da parte del figlio del nostro caro vecchio amico, Claus il notaio ricordi? >>
<< Si vagamente, ma sinceramente non mi interessa, puoi poggiarla là. >> << A quanto pare, hai già tutto quello di cui hai bisogno. O forse mi sbaglio? >>
<< No papi, non ti sbagli. Ci sei tu e c’è Brad, non manca nessun’altro. >>
 
Entrambi si voltarono a guardare il moro.
Poi Krystal prese nuovamente parola.
<< Sai pa’ stavo  giusto per annunciare a Brad di quella cosa, prima che tu entrassi. >>
<< Ah, allora perdonami piccola mia, tolgo subito il disturbo. >>
<< No, no. Resta anche tu, questo renderà tutto più emozionante per Brad. >> esclamò entusiasta.
 
- Di cosa stanno parlando?
 
Alistair non smetteva di fissarlo , e Krystal di sorridere.
<< Cosa volete da me? >> chiese Brad sulla difensiva.
Il non sapere lo stava irritando.
 
Krystal prese parola:
<< Io e papà, anzi io ho deciso, che dato il nostro rapporto dura da anni, dato che tu non puoi più vivere in quell’appartamentino stantio e pieno di muffa. >> fece un respiro.
<< Ho deciso di…>>
 
- Ti prego non dire quella parola. Ti prego Dio, non dirla.
 
<< Sposarci. >>
 
- Sposarci…
SPO.SAR.CI.
Scannerizzamento della parola in corso.
Legarsi per sempre a Krystal, per tutta la vita.
Avere dei figli da lei.
Subire tutti i giorni, 24 ore su 24 le sue odiose tirannie.
Il privarsi per sempre di un’esistenza da uomo libero.
Da uomo gay.
Da Gay.
 
 
<< Allora che ne dici? Avevo in mente già la data, voglio fare in un periodo invernale tipo dicembre, sotto la neve. Io con un magnifico vestito in pelliccia e raso di Vera Wang, tu in smoking naturalmente non bagnato.>>
Rise come una bambina, che sa di aver trovato il suo giocattolo preferito.
 
Brad non riusciva ad emettere alcun suono.
Questo era molto peggio della galera.
No, non avrebbe mai accettato.
Lui amava gli uomini.
A lui piaceva il cazzo!
Cristo Santo!
No.
Non con Krystal, con tutti fuorché lei.
 
I due continuavano a fissarlo in attesa di una risposta.
 
Solo tre lettere uscirono secche e acide dalla bocca, anzi dal cuore del ragazzo.
<< MAI. >>
 
 
 
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- Quindi quello sarebbe l’accordo di cui gli aveva parlato Alistair per telefono eh?
Il matrimonio.
Che oltraggio. Che schifo.
Fanculo stronzi!
Mi hanno intrappolato.
Si mi hanno incatenato.
Soggiogato come un bambino …
Come sempre manipolato da quei schifosi esseri.
No, non sposerò mai Krystal.
Mai e poi mai, al costo di marcire in carcere per il resto della mia esistenza.
A costo di vendermi l’anima al diavolo in persona.
 
Aperta la porta del gabinetto ospedaliero, Brad si aggrappò al lavabo, aprì il rubinetto e si sciacquò il viso.
Lo specchio lo guardava.
Qualcuno lo guardava dallo specchio.
Se stesso.
Capelli ebano.
Occhi ambra.
Lacrime.
Rabbia.
Dolore.
 
- CAZZO DIO, PERCHE’ MI FAI QUESTO?
 
Smettila di fare la vittima.
 
Le parole di Alison gli risuonavano nella mente come il ritornello di una canzone.
 
- Ma allora che cazzo devo fare? Cosa devo fare. Se questo mondo c’è l’ha con me! Io non ci riesco.
 
I rovi lo stavano distruggendo.
 
- Daniel…aiutami, ti prego.
 
 
 
 
 
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I capelli umidi si erano asciugati ad eccezione di alcune ciocche ancora umide.
La costosa giacca e la camicia erano ancora bagnate, compresi i calzoni, i boxer e i calzini.
La cravatta l’aveva persa, non ricordava dove.
Sicuramente si sarebbe preso un’influenza, ma questo non interessava a Brad.
Perlomeno non in quel momento.
 
L’unica cosa che ora il suo cervello captava era la parola:
Matrimonio.
La faccia di Krystal che gli ripeteva in continuazione:
“Ho deciso di sposarci”
“Ho deciso di sposarci”
 
- Lei lo aveva deciso.
Da sola.
Nella normalità era la coppia a scegliere, di comune accordo di sposarsi.
Ma non con Krystal.
No, la loro non era una coppia “normale”.
No, in una coppia normale il compagno non era gay.
No, in una coppia normale il compagno non odiava la sua donna.
No, in una coppia normale la donna non trattava il suo compagno come un burattino.
No, in una coppia normale non c’erano segreti, inganni, obblighi.
No.
La loro non era una coppia. Era pura finzione, era possessione, malattia, corruzione, paura.
Era una la più tragica delle commedie.
 
Dopo aver passato tutta la mattinata a rimuginare su quelle parole, Brad aveva deciso di intraprendere la ricerca di Daniel.
 
Non era tornato a trovare Krystal, non avrebbe resistito al desiderio di strangolarla in quel letto, fino a sentire il rumore delle ossa che si frantumavano sotto le sue dita, e a scaraventare Alistair lungo le scale, fino a vedere il suo corpo a pezzi.
 
Ammetteva a se stesso di essere un po’ troppo sadico a pensare quelle cose, ma era il buio a pensare per lui.
 
- Ok, ora basta pensare a loro, devo trovare Daniel, prima che sia troppo tardi.
 
 
Non sapeva da dove cominciare.
 Si maledisse per non aver chiesto il numero di telefono ad Alison, e non aveva idea di quale fosse il cognome di Gabrielle.
 
- Certo Alison mi ha detto che è in coma, quindi reparto rianimazione.
 
 
 
Sceso al piano rianimazione iniziò la ricerca.
Controllò stanza per stanza, trovandosi davanti i volti diversi di infiniti sconosciuti.
Quelle persone, erano lì a combattere tra la vita e la morte, attaccate ad un respiratore che le manteneva legate all’anima e al corpo;e lui Brad si lamentava della situazione nella quale si era cacciato.
Da solo.
Alcuni si giravano a guardarlo straniti.
Si chiedevano come mai un ragazzo in smoking zuppo dalla testa ai piedi faceva irruzione nelle loro stanze, per poi chiedere scusa e uscire.
 
Entrato in una stanza trovò una signora sulla sessantina, piangeva accovacciata accanto al corpo di un ragazzo.
Brad fece per uscire, dato che non c’era traccia di Gabrielle, ma improvvisamente la donna alzò il viso.
Gli occhi erano colmi di lacrime, e mal nascondevano una profonda malinconia.
Brad, non riusciva a muoversi era come ipnotizzato da quel dolore, che in parte sentiva suo.
 
Distolto lo sguardo, i suoi occhi si posarono sul ragazzo, il cui petto si alzava e abbassava a ritmo del respiratore.
Dimostrava si è no l’età sua.
Forse qualche anno di più.
 
La donna continuava a guardarlo, prese un fazzoletto e si pulì le lacrime, poi parlò:
<< Ormai sono già 2 anni che è in questo stato. >>
<< Io no-non so più che fare, l-lui è giovane, si sta perdendo i migliori a-anni della sua vita, e D-Dio sta facendo di tutto per portarmelo via. >>
Brad non sapeva che dire.
Come si curava un cuore distrutto quando quello aveva perso la speranza?
Non lo sapeva nemmeno lui…
 
<< Mi dispiace. >> sussurrò solo.
 
La donna continuava a piangere, Brad uscì dalla stanza, ma prima che chiudesse la porta alle sue spalle, la donna lo chiamò:
<< Ragazzo. >>
Brad si voltò dubbioso:
<< Si? >>
La donna si alzò e aperto un armadietto di ferro, ne tirò fuori un paio di jeans e un’anonima maglietta con scollo a v.
<< Tieni. >> disse porgendogli gli indumenti. << Cambiati o rischierai di ammalarti. >>
Brad le sorrise:
<< Grazie, grazie di cuore. Vedrà che suo figlio si riprenderà, finché c’è speranza, c’è vita. >>
<< Io credo di averla persa. >>
<< No, lei non l’ha persa, forse l’ha smarrita. Ma adesso che l’ha fatta ritrovare a me, io la farò ritrovare a lei. E così saremo in due a sperare. >>
 
 
 
 
 
 
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I vestiti gli stavano, a parte per i calzoni che gli andavano un po’ corti.
Quella signora era stata gentilissima e inoltre con il suo gesto aveva riportato in lui un po’ di speranza per andare avanti.
 
Prima di proseguire la ricerca però Brad, stanco e indebolito dagli avvenimenti susseguitesi, decise di fare una pausa e scendere al bar per prendersi un caffè e un cornetto.
 
 
 
 
 
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Nel frattempo.
Nel reparto terapia intensiva, nella stanza n 314, Krystal e suo padre discutevano su quello accaduto poco prima.
<< Non accetto un simile comportamento. >> diceva Alistair alla figlia, stranamente quieta e silenziosa.
<< Hai visto come ti ha trattata? Ti ha urlato contro, mentre tu sei qui. Per causa sua Krystal! Sua! Potevi morire, per colpa di quel ragazzo. >>
<< Papà, smettila di urlare! Ti ho già detto che l’ho perdonato. >> rispose secca. << E non devi preoccuparti, tornerà da me. Non ha nessun posto dove andare, non ha nessuno, è solo. >>
Alistair scosse la testa contrariato.
<< Io non ti capisco. Perché devi limitarti a lui, quando potresti aspirare molto più in alto? >>
<< Tu non capisci papà. Lui è mio. Fine della storia. >>
Concluse Krystal irritata.
 
 
- Brad, non puoi sfuggirmi. Tu sei mio. E di nessun’altro. Noi ci sposeremo.
 
 
 
 
 
 
 
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La sera era ormai arrivata, una volta sceso al bar Brad aveva ordinato un caffè macchiato, nel quale aveva inzuppato un cornetto alla nutella.
Seduto al tavolino era perso nei suoi pensieri, quando improvvisamente una minuta ragazza dai capelli ebano, gli si era seduto di fronte.
Alison.
I due avevano chiacchierato per tutto il pomeriggio, Brad aveva raccontato alla sua nuova confidente tutti i fatti avvenuti, dalla proposta di matrimonio, all’incontro con la gentile signora.
E Alison invece aveva raccontato a Brad, di Daniel, dicendo che al momento non era al massimo del suo umore, e che non era in vena di visite.
<< Quindi stai dicendo, che non dovrei andare a trovarlo? >>
<< Sarebbe meglio di no, l’ho visto molto freddo. >>
<< Rischierò ugualmente,  ho bisogno di vederlo. Dimmi il numero di stanza, e da prima che la sto cercando. >>
Alison però non rispose, non aveva intenzione per quanto lo volesse, di dire a Brad il numero di stanza. Sapeva che Daniel se la sarebbe presa a morte con lei.
<< Io ora vado. In bocca a lupo. >> disse soltanto alzandosi e facendo l’occhiolino a Brad.
<< No Alison aspetta, non mi hai detto il numero di stanza. >> urlò alzandosi a sua volta.
 
Tuttavia uscito fuori, quella si era già volatilizzata nel nulla.
 
 
 
 
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Brad riprese la ricerca.
Per la seconda volta.
 
 
Quella situazione lo stava stressando.
Era dalla mattina che si trovava nella stessa struttura del biondo e ancora era riuscito a trovarlo.
Krystal stava ancora aspettando un suo ritorno.
E forse Alistair gli stava dando la caccia.
Alison non aveva voluto dirgli il numero della stanza, ed ora si trovava di nuovo a punto da capo.
Avrebbe continuato a cercare all’infinito, se non fosse che in quel momento, accanto a lui passò un’infermiera, che stava parlando con qualcuno attraverso un ricevitore:
<< La signora Gabrielle Prince dice? Si è la stanza 256. >>
 
- Gabrielle Prince? Forse è lei.
Senza pensarci due volte il moro si mise alla ricerca della stanza 256.
Impiegò qualche minuto per trovarla, ma alla fine ci riuscì.
La porta era chiusa.
Brad bussò.
Nessuno rispose.
Lentamente abbassò la maniglia ed entrò.
Sul letto posto al centro della stanza, stava adagiata una donna dai capelli d’oro. Gabrielle Prince, la madre del suo Daniel.
Si guardò intorno ma di lui non c’era traccia.
Cercò in bagno, ma anche lì solo buio e silenzio.
 
- Forse è sceso al bar.
Ipotizzò Brad.
- Lo aspetterò qui, prima o poi dovrà tornare.
 
 
Il tempo camminava con la stessa andatura di una tartaruga in salita su una collina.
I secondi parevano minuti.
I minuti parevano ore.
Dopo venti minuti di attesa, la pazienza del ragazzo era già al limite.
 
- Basta, non posso restare qui senza fare niente. Vado a cercarlo.
 
Per prima cosa controllò nel bar, per poi setacciare tutte le sale di attesa.
Ma niente.
 
- Daniel, dove sei finito?
 
Ormai aveva praticamente cercato in tutto l’ospedale, ma niente.
 
Non sapendo dove cercare, Brad prese a salire la lunga scalinata onice. In tutto l’ospedale contava 5 piani
C’era anche la terrazza, ma l’accesso era sicuramente riservato al personale.
Tuttavia fare un tentativo non costava nulla.
 
Arrivato davanti alla porta in ferro battuto vide che era socchiusa.
 
- Forse ci sono quasi.
 
La terrazza era enorme ma mal illuminata.
 
- Possibile che sia venuto qui da solo?
 
Brad si incamminò, guardandosi intorno alla ricerca dei ciuffi biondi.
 
Stava per rinunciare, quando uno scintillio attirò la sua attenzione.
Lentamente si avvicinò, e ora poteva vedere chiaramente il display di un cellulare illuminato.
La figura di un ragazzo appoggiato alla balaustra con gli auricolari alle orecchie.
I capelli platino scompigliati.
 
- Daniel.
Il cuore prese a pulsare ad una velocità impressionante.
Finalmente tornato vivo.
Lentamente si avvicinò alla sua unica ragione di esistenza.
Con delicatezza racchiuse il suo corpo, nelle sue braccia possenti.
La pelle nonostante gli strati di vestiti, prese fuoco.
 
- Daniel, finalmente. Mi sei mancato… Ora basta pensare, voglio stare con te e basta.
 
Il corpo del biondo era come paralizzato.
Brad gli sfilò le auricolari, uno alla volta.
Successivamente, dato che quello non rispondeva, iniziò a voltarlo lentamente.
 
Mentre faceva ciò riusciva a stento a trattenere le lacrime, che già cadevano come foglie in autunno.
 
Finalmente li rivedeva, finalmente poteva immergersi in essi, finalmente.
Gli erano mancate quelle iridi, dolci e confortanti, quei capelli scompigliati e morbidi. Quel viso perfetto nel suo essere.
 
<< Finalmente ti ho trovato. >> sussurrò al biondo, che continuava a guardarlo taciturno.
 
- E ora cuore, parla tu per me.
 
<< Sai, ho conosciuto la tua amica Alison. Ma sicuramente te lo avrà già detto lei. >>
….
<< Ieri sera al parco, quando mi ha detto che ti trovavi in ospedale…>> s’interruppe nuovamente, come per non cercare di rievocare quel ricordo.
<< Pensavo si trattasse di uno scherzo, non volevo credere che ti fosse capitato qualcosa di così grave da farti finire qui.
Poi per fortuna, Alison mi ha detto che tu stavi bene e... >>
Brad fece un lungo respiro:
<< Daniel, devi sapere che fino a ieri credevo di averti perso per sempre, credevo che non ti avrei mai più rivisto. E oggi appena sono arrivato ho iniziato a cercarti, ma niente. La tua amica si era rifiutata di dirmi il numero di stanza, e il reparto, quindi era come cercare un ago nel pagliaio
Poi pochi minuti fa ti ho visto. Ed è…>> le lacrime scendevano copiose.
<< E’ stato bellissimo, credevo di averti perso…e invece ora sei qui, tra le mie braccia. >>
 
- Parlami Daniel, ti prego ho bisogno di sentire la tua voce.
 
 
<< Ancora per poco. >> Replicò secco il biondo sciogliendosi dall’abbraccio. << Ho capito solo ora che conoscerti è stato un grandissimo sbaglio. E ora se non ti dispiace, ho cose migliori da fare che perder tempo con un fallito come te. >>
 
Brad non poteva credere alle proprie orecchie.
Forse stava solo sognando.
Si non era realmente sulla terrazza, ma si trovava ancora nella camera di Gabrielle ad aspettare il ritorno di Daniel, e nell’attesa si era addormentato.
 
- Svegliati! Svegliati Brad!
 
No, quello non poteva essere un sogno, glielo confermava il dolore al petto, glielo confermavano le lacrime, l’aria tra i capelli, il rumore dei passi di Daniel che correva via.
 
 
 
Forse passarono secondi, minuti, ore; forse settimane, mesi, anni.
 
Il tempo in cui Brad rimase immobile esattamente come una statua, era impossibile da calcolare.
Come una statua di marmo.
Il respiro rotto.
Il cuore freddo, duro.
Le lacrime congelate.
I pensieri distrutti.
L’anima evaporata.
 
 
- Questa non può essere la realtà no. Daniel non può aver detto una cosa del genere. No non può.
 
 
 
Ma lo aveva appena fatto.
 
 
 

I don’t want to fall to pieces

 
 
 

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Capitolo 9
*** Burn ***


Buonsalve cari lettori.
Per rinfrescarvi un po’ le idee, questo è il pov di Daniel quindi ridate un’occhiata al cap. 7. Ma aspettate, perché c’è un ma.
Ho aggiunto anche un piccolo pov di Alison, per chiarire meglio la situazione in corso.
Come sempre vi auguro buona lettura, e vi ringrazio per esserci; se lasciate una recensione non fate che rendere il mio “lavoro” ancora più gratificante.
Grazie a tutti.
Alla prossima e di nuovo buona lettura.

Xx Nick.






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Pov Daniel.




“ Like a sad song needs a sea of lighters”





Muori…
          Muori…
                    Muori…


Distrutto.
Tutto Distrutto.
Raso al suolo.
Il kamikaze.
La bomba atomica.
 La radice estirpata dal suolo.
Tutto incendiato.
Come un meteorite che si scaglia al suolo;
 al suo posto lascia solo un’enorme voragine.

Lui, Daniel Prince aveva lanciato la bomba atomica in aria, e questa era ricaduta su se stesso e su Brad, distruggendoli, disintegrando i loro cuori, le loro speranze.
Radendo al suolo la loro nascente attrazione.
La loro piantina che stava pian piano sbocciando, nutrita dal loro amore, dalla luce delle loro anime.
E ora lui doveva assumersene tutte le responsabilità e conseguenze.
In silenzio.
Senza potersi lamentare o ribattere.
No.
Perché la causa di quella calamità era solo ed esclusivamente sua.
Il ragazzino incompreso, che si divertiva a far illudere le persone, per poi mandare tutto al diavolo come se nulla fosse.
Come se Brad non avesse un cuore, dei sentimenti, come se lui non provasse emozioni.

- Sono un mostro. Un mostro! Cosa ho fatto? Non merito questa vita. No, non merito niente…

Lentamente il biondo chiuse la porta alle sue spalle.
Fuori l’anima del buio regnava ancora indisturbata.
Gabrielle dormiva nel sogno del coma.
Brad forse, stava soffrendo per colpa sua.
Il bagno forniva da rifugio.
Era piccolo, freddo, mal illuminato e silenzioso.
Come il purgatorio.
Un posto dove scontare le proprie pene.

A scuola stavano studiando la Divina Commedia.
Stavano studiando proprio il purgatorio.
Rappresentato da Dante come un montagna che erge dalle acque, nel centro dell’emisfero Australe.
Qui le anime dei peccatori scontavano le proprie pene, in base ai peccati commessi in vita, prima di poter accedere al tanto desiderato paradiso.
Daniel ricordava ancora la rabbia provata, quando aveva scoperto che i Simoniaci, nel gergo attuale i cosiddetti Gay, erano stati collocati dal poeta direttamente nell’inferno anziché nel purgatorio.
 
La professoressa stava spiegando che i lussuriosi a differenza dei simoniaci avevano una seconda possibilità, nel purgatorio, e che secondo lei il poeta aveva fatto bene a condannarli all’infinita sofferenza.
Fu allora che Daniel al limite della sopportazione si era alzato in piedi e aveva detto (urlato) a tutti come la pensava, sotto l’influsso dell’impulso. Le parole gli rimbombavano ancora nella mente:
<< Quindi professoressa lei è d’accordo con quello che ha scritto questo tizio giusto? Secondo lei gli etero possono tradire e fare tutte le porcate del mondo senza conseguenze, mentre se due ragazzi dello stesso sesso si amano e decidono di passare il resto della loro vita insieme, una volta morti finiranno tra le fiamme dell’inferno? Ma mi faccia il favore. Credo che al momento sia Dante a sostare all’inferno. Dove finiranno tutti quelli che la pensano come lui. >>
La professoressa era rimasta immobile a fissarlo, con sguardo basito (o meglio scioccato), e con lei tutto il resto della classe.
Daniel era sempre stato un tipo calmo, discreto e solo.
I professori lo avevano sempre visto come un buon elemento e i compagni come il diverso; il ragazzo asociale da sfottere appassionatamente.
Il tutto si era risolto con una nota sul registro e una settimana di continue persecuzioni da parte dei bulletti.
<< E così sei Gay, vero Prince ? >> diceva uno.
<< Ecco sta arrivando il frocio. >> urlava l’altro.
<< Finocchio. >>
<< Quindi lo prendi in culo? Puttana. >>
<< Quanto vuoi a bocchino? >>
E così via.
Lentamente la notizia era scemata fino a scomparire, ma d’allora era stato ribattezzato il “frocio asociale”.
Per fortuna c’era Alison a consolarlo e a difenderlo.
Appena poteva però, dato che lei era in un’altra classe.

Ma perché ora stavo pensando a quelle cose?
Aveva appena distrutto tutto, anche se non c’era mai stato niente.
Meritava di morire.
Di raggiungere Dante, tra le fiamme dell’inferno.
Lentamente si avvicinò allo specchio, con un pugno lo mandò in frantumi.
Il suo viso in mille pezzi.
In mille frammenti di luce.
Le nocche bruciavano.
Caldo sangue scendeva da esse.
Il dolore era insopportabile.
- Soffri. Sconta le pene del purgatorio.
Si sedette sul pavimento e raccolse un pezzo di vetro, abbastanza appuntito da usare come lama.
Per un nano secondo ci si specchiò dentro e si aspettò di vedere la faccia di Alberforth Silente, come in Harry Potter. Ma quello gli rimandò l’immagine di un ragazzo che stava per mettere la parola fine alla sua inutile ed insulsa vita.
Non si sarebbe mai aspettato che fosse finita così.
A 17 anni.
Con sua madre in coma.
Dopo aver distrutto il cuore di un ragazzo.
Dopo aver confessato ad Alison la sua vera natura.
Dopo aver vissuto per così poco.
Si era sempre immaginato di morire ad 80 anni.
Vecchio, stanco ma vissuto.
Non avrebbe mai visto dal vivo il suo idolo Avril Lavigne, provato almeno per una volta l’ebbrezza di vederla cantare davanti a lui e forse con un po’ di fortuna di poterla conoscere.
Non avrebbe mai saputo cosa si prova ad essere amati, e ad condividere con qualcuno la passione dell’amore.
Non avrebbe mai coronato il suo grande sogno, diventare un pianista.
Ma non un pianista qualsiasi.
No.
Un pianista famoso a livello internazionale, ammirato ed elogiato da tutti.
Qualcuno che avrebbe lasciato l’impronta una volta morto.
Daniel Prince, il pianista più bravo del mondo.
Ma anche quello stava per finire.
Tutto stava volgendo al termine.
E la causa era…
SE STESSO.

Lentamente Daniel arrotolò la manica del braccio destro.
Le vene acquamarina pulsavano, sulla pelle alabastro.
Pian piano iniziò a puntare il pezzo di vetro contro l’avambraccio all’altezza del gomito.
Dapprima una pressione lieve, poi sempre più forte.
Il nettare della sua vita, scivolava via marchiandolo di scarlatto.
- Brucia. Queste sono le fiamme del dio del male.
Poi un altro taglio un pochino più giù.
- Brucia. Puttana destinata ad essere punita per l’eternità.
Un altro ancora sopra i due già fatti.
- Brucia. Frocio che gioca con i sentimenti degli altri.
Sempre più vicino al polso.
- Brucia. Tu che sei nato per morire da solo.
Un taglio forte e marchiato sul polso. Il sangue schizzava come una fontana tra dolore e lacrime.
- Brucia. Muori tra le braccia del peccato della tua natura.

Con i sensi annebbiati dal dolore, Daniel arrotolò con fatica l’altra manica della maglietta ormai imbrattata di sangue.
Con debolezza riprese il rito, seguendo lo stesso criterio utilizzato per l’altro braccio.
Dapprima una pressione lieve poi sempre più forte.
- Questo è per non aver avuto il coraggio di rivelare a Gabrielle chi sei veramente.
Poi un altro taglio un pochino più giù.
- Questo è per aver rotto il cuore di Brad.
Un altro ancora sopra i due già fatti.
- Questo è per essere qui ad ucciderti, al posto di sfogarti con Alison.
Sempre più vicino al polso.
- Questo è per esserti arreso alla vita, senza combattere.
Un taglio forte e marchiato sul polso. Anche in questo caso il sangue schizzò ovunque.
- Questo è per essere nato e morto Gay.








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Pov Alison



 Dopo aver chiacchierato al bar con Brad, Alison era dovuta fuggire quando quest’ultimo le aveva chiesto il numero di stanza.
Per quanto avesse voluto dirglielo non poteva.
Daniel era stato chiaro, non voleva vedere nessuno, tantomeno Brad.
E lei non capiva il perché, o forse si lo capiva, ma non riusciva ad accettarlo.
Che senso aveva dare la colpa all’amore, per la malattia di Gabrielle?
Nessuno.
Forse Daniel aveva solo paura di fare nuove esperienze, di accettare a se stesso di essere caduto nella trappola dell’amore.
Forse…

Prima di andarsene però la ragazza era risalita, in camera di Daniel per salutarlo; ma dato che non voleva fare la figura dell’amica stufa che se ne tornava a casa, aveva insistito  per rimanere e alla fine, come previsto da lei Dan l’aveva letteralmente cacciata.
Durante il tragitto per casa, aveva riflettuto su tutte le cose successe.
Troppe cose in poco tempo.
La conoscenza di Brad, e la loro nuova amicizia.
Il fatto che Dan non accettasse di amare.
E poi quella Krystal.
- Come possono esistere persone tanto orribili a questo mondo?
Come avrebbe fatto Brad a liberarsene, non lo sapeva nemmeno lui.
Forse però era un bene che Dan stesse allontanando l’altro.
Come avrebbero fatto a stare insieme, se Brad stava per sposarsi con una vipera succhiasangue?
Tuttavia anche la ragazza sapeva, che il vero amore superava ogni tipo di ostacolo.
- E’ tutto un casino! Cristo Santo! Come faranno a mettersi insieme?
Tra loro c’è di mezzo una voragine strapiena di problemi e casini.
Io dovrò fare da ponte. Lo devo a Dan, lo devo a Brad.
Tutto complicato.
Tutto.
Continuiamo ad incasinarci la vita, quando in realtà vivere non è difficile come sembra.
Tutta colpa dell’essere umano.
Si è creato uno stile di vita, che poi si è autoimposto.
E’ obbligatorio:
Frequentare l’asilo, le elementari, la scuola media e superiore.
Una volta buttati i migliori anni della vita in queste perdite di tempo, è necessario trovarsi un lavoro per sopravvivere e pagare le tasse a un mucchio di stronzi nullafacenti. Poi bisogna trovarsi un ragazzo, sposarsi, farsi una famiglia. (O in alternativa restare zitelli a vita, farsi prete o suora). Invecchiare e morire,
Yeah !!!
Che schifo!
Se questa è la vita che si è imposto l’essere umano, la vita mi fa schifo!!!
Ok.
Alison Forks, calmati.
Dipende tutto da te.
Da adesso in poi sarai tu a prendere la situazione in mano.
Daniel e Brad, riusciranno a coronare il loro sogno d’amore costi quel che costi.
Krystal non fermerà proprio nessuno.
E sarai tu ad occupartene.
Personalmente.

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Capitolo 10
*** Thousand Needles ***


Ciaooo.
Finalmente sono riuscito a completare il capitolo!
In questo periodo sono sempre in mezzo ai libri (di scuola purtroppo) e non ho mai un attimo per dedicarmi alla scrittura…
Inoltre lo studio diciamo che mi soffoca le idee, mi toglie l’ispirazione, tuttavia alla fine sono riuscito a scrivere.
E parte del merito è di Lea Michele (Rachel Berry in Glee), infatti ieri sono state rilasciate tutte le sue canzoni del suo primo album da solista (Louder), le quali mi hanno ispirato in una maniera assurda, ed è così che è nato il capitolo.
Comunque, questo è il pov di Brad, quindi ridate un’occhiata agli ultimi due capitoli.
Bè che altro, buona lettura a tutti, e grazie di esserci sempre e comunque.
Un bacio.
Nick xx
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Fermo.
Fermali. Si,  bloccali ora.
Prima che sia troppo tardi.
 
Ferma i sentimenti, ferma le emozioni Brad.
Ferma il dolore.
Prima che inizi a scorrere nelle tue vene, come un veleno mortale.
Alza le barriere.
Le porte di diamante.
 
< Conoscerti è stato un grandissimo sbaglio. >
 
Chiudi!
Veloce.
Metti le catene alla porta della stanza dei ricordi.
Brucia i ricordi.
Elimina ogni più superflua presenza estranea dal tuo corpo.
Dalla tua mente.
Dal tuo cuore.
 
Smettila di pensare.
Doma le onde della ribellione.
Le fiamme della lotta contro tutti.
Delle valanghe del destino.
Accetta la resa.
Perché ora non c’è niente.
Un vuoto a perdere.
Fascia, cuci le ferite.
E non permettere mai più a nessuno, nemmeno a te stesso di riaprirle.
Chiudi il lucchetto.
Prendi la chiave e lanciala nel più buio dei lieto fine…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Stanza: n 314
 
Due piccoli colpi e la porta bianca si aprì.
Brad entrò; meccanicamente chiuse la porta alle sue spalle.
Krystal era sola.
 
 
Il petalo di una primula rossa si staccò dal bulbo, e dopo una breve piroetta cadde sul pavimento.
 
 
<< Krystal mi dispiace. >> attaccò Brad. << Non avevo intenzione urlarti contro… >>
La ragazza si voltò a guardarlo.
<< E riguardo al matrimonio. Si voglio sposarti. >> concluse, avvicinandosi alla castana, che avvinghiataglisi   al collo, iniziò a baciarlo con ardore.
Il moro rispondeva in modo meccanico.
Finto,
vuoto,
morto.
 
I rovi ormai ridotti in cenere.
Le farfalle polvere nel vento.
 
<< Sono contenta Brad. >> esclamò Krystal. << Contenta che tu alla fine abbia fatto la scelta giusta. >>
Brad sorrise.
Una marionetta.
Ecco cos’era diventato.
<< Sarà un matrimonio stupendo, con oltre cinquecento invitati. Tutti ci acclameranno e forse usciremo anche sui giornali grazie alle conoscenze di papà. Ma te l’immagini? Io e te in prima pagina su una carrozza, mentre la neve scende dal cielo. Come in una fiaba. >>
<< Si amore, sarà tutto perfetto. >> confermò il ragazzo.
<< Brad dimmelo. >>
<< Cosa ? >>
<< Dimmi che mi ami. >>
<< Ti amo. >>
<< Ancora. >>
<< Ti amo Krystal. E ti amerò per sempre. >> pronunciò senza batter ciglio.
 
 
 
 


 
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Il cielo un manto argenteo.
Fiocchi di neve scendevano, adagiandosi sul lungo tappeto scarlatto, ornando fiori candidi, bagnando le schiere di sedie allineate, toccando la sua giacca troppo costosa.
 
Le campane suonavano una melodia così dolce, da straziare il cuore.
Il fiore appuntato sulla sua giacca, pareva già appassito…
Stufo di quella situazione.
Come Brad.
Il quale aspettava impassibile l’arrivo della sposa.
 
Ed eccola lì, la sposa, nel suo candido abito di Vera Wang, il corpetto a cuore tempestato di diamanti, la lunga coda in tulle e pizzo. Il bouquet di rose insanguinate tra le mani.
Il volto coperto dal velo.
 
Avanza lentamente, tra un passo e l’altro candidi fiocchi si adagiano su di essa.
L’incubo sta per avverarsi…
 
Voltati.
Il parroco ti guarda.
La sposa è arrivata al tuo fianco.
 
Però c’è qualcosa di strano nel parroco.
I suoi famigliari capelli corvini.
I suoi occhi circondati da un’eccessiva quantità di matita nera.
Per non parlare dei due rigonfiamenti sul petto.
 
- Ma che?
- Alison, com’è possibile?
Un attimo prima c’era un vecchio calvo con la lunga tunica e ora?
 
La sposa gli tocca delicatamente la spalla.
Brad si volta verso di lei.
Lentamente le alza il velo.
E…
 
 
<< Aih ! >>
 
Il moro aprì gli occhi e si alzò di scatto.
Davanti a lui c’era un ragazzo, che lo guardava sorridendo mentre cercava di infilarsi un paio di jeans.
 
<< Scusa non volevo svegliarti, e solo che questa stanza è così piccola che continuo a sbattere ovunque. >>
 
Il letto era completamente distrutto, e solo ora Brad si rendeva conto di essere  completamente nudo, davanti ad uno sconosciuto.
Quest’ultimo notò la reazione dell’altro:
<< Guarda che non devi vergognarti, questa notte ce la siamo spassata. >>
 
Ecco, ora ricordava!
Quel ragazzo si chiamava Vito, l’aveva incontrato per caso la sera precedente al pub, e dopo un bicchierino di troppo erano finiti nel suo appartamento, nel suo letto a fare…cose da grandi.
 
Brad, si coprì con il lenzuolo e sprofondò la testa nel cuscino.
- Perché l’ho fatto? Chiese a se stesso.
Ma in cuor suo conosceva già la risposta.
Vendetta, ecco cos’era stata quella notte, una specie di vendetta nei confronti del biondo che l’aveva rifiutato, nei confronti di Krystal che avanzava chissà quale diritto su di lui.
Vito si avvicinò lentamente al letto, e si adagiò al fianco di Brad:
<< Che ne dici, doppio round? >> gli sussurrò nell’orecchio, mentre iniziava ad accarezzargli il petto.
Brad, stroncò il tentativo di seduzione sul nascere.
<< No Vito mi dispiace, ma ieri sera non ero in me. >>
Quest’ultimo si alzò indispettito:
<< Quindi stai dicendo che i miei giochetti non ti sono piaciuti? >>
Brad tentennò, ripensando alle sensazione proibite provate la notte precedente.
<< Si, cioè no… Senti è stato bello, ma devo essere sincero con te, a dicembre mi sposo, quindi è meglio finirla qui. >>
Vito sorrise:
<< Perfetto la parte dell’amante mi eccita ancora di più. >>
Brad lo fulminò con lo sguardo.
<< Ok, capito me ne vado. >> si arrese alla fine prendendo la giacca di pelle dall’appendiabiti.
<< Però. >> aggiunse tornando nuovamente da Brad. << Dammi un secondo il tuo tel, così salvo il  mio numero in rubrica. E mi prendo il tuo. >>  << Non si sa mai, in caso tu abbia bisogno di divertirti un po’. >>
Detto ciò, afferrò il moro da dietro la nuca e gli ficco la lingua in gola, godendosi l’attimo di piacere.
Brad ricambiò.
 
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
<< Vado io. >> disse Vito, saltellando nella stanza accanto.
Brad tentò di fermarlo ma ormai era troppo tardi, aveva già aperto la porta.
<< Brad, qui c’è una ragazza che chiede di te. >> urlò.
- Merda. Che sia Krystal, uscita dall’ospedale in anticipo?
 
Il moro sbiancò il volto, e mentre cercava una scusa da raccontare alla sua futura moglie, Alison irruppe nella stanza.
- Oddio adesso mi perseguita anche nella realtà? Non le bastano i sogni?
 
<< Brad Dover, per quanto possano essere attraenti i tuoi mollicci pettorali, vedi di coprirti ho appena fatto colazione. >> Commentò acida.
<< Uh è tu bella lingua chi saresti? >> domandò Vito, tornando in camera da letto.
Alison lo squadrò dall’alto al basso.
<< Mi sto ponendo la stessa domanda, da quando ho visto il tuo docile faccino spuntare da dietro la porta. >>
<< Brad, chi è questo? >> urlò  voltandosi verso il moro intento a rivestirsi.
<< Senti bambolina dark appena uscita da un video degli Evanescence, “questo” ha un nome. Piacere Vito. >> controbatté il ragazzo.
<< Punto primo, il mio stile non è dark ma dark gothic.
Punto secondo, non osare offendere gli Evanescence in mia presenza. Punto terzo, nessuno ha ti ha interpellato; quindi se non ti dispiace tappa quella specie di buco nero succhia tutto. Grazie. >>
<< Volete smetterla? >> sbraitò Brad, (finalmente rivestitosi)
<< Vito, tu non te ne stavi forse andando? E tu Alison, non mi sembra avessimo un appuntamento, quindi non ti pare un po’ invadente presentarti a casa di qualcuno alle 7 e mezzo del mattino? >>
<< Si Brad ora vado, dato che la bambolina di satana ormai ha preso il sopravvento. >> sbottò il ragazzo aprendo la porta.
<< Nessun rimorso Lady Marmelade. >> cinguettò acida Alison.
 
<< Finalmente! Fuori uno. >> sussurrò Brad. << E ora passiamo a te, cosa vuoi ? >>
<< Sei un coglione ! >> urlò la ragazza. << Credevo ci tenessi a Daniel, invece ti ritrovo qui, mentre ti diverti con uno sconosciuto. >>
<< A quanto pare il tuo amichetto non ti ha ancora detto niente, vero?
 E per la cronaca questa è casa mia, e mi diverto con chi voglio quando voglio. Cara Alison, devi capire che non puoi sempre andare in giro a dettare legge. >> la reguardì il moro.
<< Daniel cosa avrebbe dovuto dirmi? E per la cronaca, io ho il diritto di controllare cosa fa il futuro fidanzato del mio migliore amico! >>
Brad prese una sigaretta e uscì sul balcone.
<< Be forse dovresti chiederlo a lui. >>
Alison cercò di ribattere ma l’altro parlò nuovamente.
<< E ora ti prego, anzi ti ordino di andartene. >>
Concluse freddo, con un tono che non ammetteva repliche.
Senza dire niente Alison girò i tacchi e si diresse verso l’uscita.
 
In quel momento il telefono di Brad vibrò.
Era un messaggio da parte di Vito.
 
 
/ Stanotte mentre lo facevamo mi hai chiamato più volte Daniel… Ricorda il mio nome è Vito <3 /
 
 
 
 
Daniel…
 
 
 
C’era lui sotto il velo da sposa…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Repent ***


Pov Brad

Ciao a tutti cari lettori, eccomi tornato con un nuovo capitolo 
Come sempre vi invito a rileggere i capitoli passati e a lasciare una recensione al fine di farmi sapere se il mio lavoro sta proseguendo per il verso giusto. 
Che altro dire? L’estate sta per finire… Lacrimuccia*
Buona lettura.

Ps: perdonate gli errori ma non ho tempo di rileggere, ho rubato illegalmente il pc a mia madre e se mi scopre sono morto. 








Una settimana.
Una settimana era passata da quando Brad aveva sbattuto la porta in faccia ad Alison.
Una settimana da quando aveva consumato una notte di passione con Vito.
Una settimana da quando aveva sognato Daniel.
Una settimana da quando Krystal aveva lasciato l’ospedale.
Una settimana d’inferno che andava sempre più peggiorando… 




<< Ei Brad che ne pensi di questa? >> Chiese Krystal al compagno guardandolo con aria interrogativa.
Brad so voltò verso la castana che teneva in mano una bomboniera stradecorata da pizzi e merletti.
<< E’ carina… >> Disse in tono incerto.
<< Brad !! >> Lo riguardi lei.
<< E va bene, e solo che sembra appena uscita da Capitol City. >> Confessò.
<< Capitol cosa? >> Gracchiò la castana.
<< Niente lascia perdere. >> Sussurrò il moro abbassando appena il capo.
<< Ecco bravo, anche perché a me piace ed intendo comprarla. >> Concluse risoluta dirigendosi verso la cassa.




Da quando era uscita dall’ospedale Krystal aveva continuato a tiranneggiare su tutto e tutti, specialmente su Brad.
Prossima ormai al matrimonio e con la certezza di averlo tutto per se, non si faceva scrupoli a maltrattarlo,
E lui niente,,,
La lasciava fare, ormai deciso che quella fosse l’unica soluzione, la strada giusta da prendere,


<< Oh si è una scelta ottima direi. >> Stava gracchiando la commessa, felice dell’affare concluso.

- Anche lei pareva esser uscita dal libro di Suzanne Collins. Pensò Brad.

I capelli melanzana cotonati, tre chili di trucco e un abito alla pari della bomboniera scelta da Krystal.
Stava giusto pensando a quanto la sua vita assomigliasse agli Hunger Games, quanso dalla vetrina notò una ragazza incappucciata che lo guardava da sotto enormi occhiali da sole che le coprivano quasi tutto il volto.

- Forse sta solo dando un’occhiata alla vetrina. Si disse.
<< Brad! >> Urlò Krystal.
Il ragazzo sobbalzò dallo spavento.
<< Che c’è? >> Chiese voltandosi con i nervi a mille.
Krystal sorrise.
<< Vieni qui, voglio presentarti a Venezuela. >>

- Venezuela? Che what di nome è? 

<< Piacere fortunato. >> disse la donna.
<< Il mio nome è Brad, non fortunato. >> Ribatté lui.
Venezuela scoppiò in una risatina stridula.
<< Ma certo, so che ti chiami Brad ! Fortunato nel senso che lo sei, stai per sposare questa stupenda ragazza. >>
<< Ahah si. >> Confermò ricambiando il sorriso.

- Pare veramente la sorella di Effie Trinket.
 


Dopo esser usciti dal negozio di bomboniere i due si recarono al fioraio, per la scelta del bouquet e dei fiori decorativi.
<< Allora Brad ti dico da subito che voglio dei fiori eleganti e raffinati, in sintonia con l’elemento inverno. Classici, sobri e che siano capaci di rispecchiare la mia anima, far risaltare la mia bellezza e… >>

- Qualcosa mi dice che impiegheremo un’eternità.

Non a caso dopo quasi due interminabili ore, durante le quali anche la dolce fioraia era sul colmo di una crisi di nervi, Krystal, accreditò come vincitori l’orchidea bianca, il bucaneve e la calla.
Mentre Krystal lasciava indirizzo e recapito alla fioraia, Brad si accorse che la ragazza col cappuccio incontrata nel negozio precedente era lì che lo guardava da dietro una pianta rampicante,

- Questa volta non mi sfuggirai. Pensò.

<< Ei tu. >> La chiamò avvicinandosi.
Mossa sbagliata.
La ragazza si voltò e corse via, sgusciando dalla porta.
Nessuno si era accorto di niente.
Eppure la sua andatura gli era familiare.

La prossima tappa consisteva nello scegliere l’abito nuziale di Brad.
<< Ottimo abbiamo ancora due ore prima della mia prova abito. >> Annunciò Krystal, trascinando il compagno nell’atelier di Armani.
Entrati vennero accolti da un uomo sulla quarantina.
<< Buongiorno sono César come posso esservi utile? >> Chiese stringendo la mano ad entrambi.
Brad fece per parlare ma Krystal lo anticipò.
<< Il mio ragazzo deve acquistare un completo per il nostro matrimonio. >> Gracchiò piena di se.
Il fatto che Krystal avesse deciso di fare da per se tutti gli acquisti e i preparativi per il matrimonio nonostante avesse potuto contattare i migliori wedding planner del paese la diceva lunga.
Chi aveva più gusto della grande Krystal? Si era chiesta. 
E la risposta era stata solo una, nessuno.
Questo era bastato quindi a spingerla a fare tutto da sola.

<< Certo Madame seguitemi pure. >> Rispose l’uomo accennando un piccolo inchino.

Passarono minuti che parvero anni, e ore che parvero secoli, Brad non ne poteva più; Krystal continuava a scartare tutti i completi, scuotendo la testa tra un commento e l’altro.
<< No questo è troppo semplice. >>
<< Per carità, odio il bordeaux ! Toglitelo subito. >>

E così ancora per altri 15 completi provati.
Tra un cambio e l’altro Brad era rimasto colpito da un completo argento griffato che gli fasciava alla perfezione le spalle possenti e le braccia muscolose, frutto del duro lavoro alla Musical Notes, ma come previsto, Krystal bocciò anche quello.
Alla fine con l’assiduo aiuto di César, Krystal decise per un completo blu notte con i bottoni onice e camicia ricamata.
Mentre si festeggiava l’acquisto con una bottiglia di champagne (quello si che era un negozio di alta classe), per l’ennesima volta di quella mattinata, Brad scorse la misteriosa ragazza dal cappuccio nero, che lo spiava dalla vetrina e per l’ennesima volta il ragazzo fu preso in contropiede da Krystal che gli piazzò un bicchiere di champagne in mano.
Finalmente quell’odiosa mattinata giunse al termine e Brad dopo esser stato congedato dalla smorfiosa decise di tornare nel suo stantio appartamento per riposare un po’, tuttavia una volta arrivato in prossimità del palazzo una strana sensazione si impossessò di lui:
E se quella ragazza misteriosa ragazza che aveva continuato a pedinarlo lo stava facendo anche adesso?

- No Brad, smetti di farti paranoie! E anche se fosse è solo una ragazzina non c’è motivo di preoccuparsi.
Si disse mentre entrava nell’atrio del palazzo semi buio nonostante la luce che filtrava dal vetro.
L’ascensore era occupato così si affrettò a salire le scale, (le ragazzine nei film horror lo avevano sempre inquietato).
Successe tutto mentre girava la chiave per aprire la porta difettosa,
una presenza dietro di lui,
una lama gelida premuta dietro la schiena,
l’adrenalina nel corpo,
i muscoli tesi… e poi…
Una voce,
quella voce sarcastica.
Quella voce pungente che poteva appartenere soltanto ad una persona: Alison!

<< Sai Brad in caso te ne fossi dimenticato sto aspettando ancora le tue scuse. >> Esordì la ragazza allontanando la lama dal ragazzo che prese a scongelare,
<< Tu! >> Sibilò inviperito verso Alison che sorrideva compiaciuta.
<< Si Brad io. Avevo giurato a me stessa che avrei fatto qualcosa e Alison mantiene sempre le promesse, >> Ribatte risoluta mentre si sfilava gli occhiali da sole e metteva da parte il coltello.
Brad ripreso il controllo della situazione, aperta la porta fece cenno alla bruna di entrare.
Una volta dentro, seduto sul balcone con una sigaretta in bocca, il moro fece cenno ad Alison di poter iniziare il discorso.

<< Allora tralasciando le scuse, capisco che tu ti senta ferito ma… >>
<< Perché mi hai seguito? >> La interruppe Brad gelido,
<< Io dovevo fare qualcosa per… >> Attaccò lei, ma fu nuovamente interrotta dal moro.
<< Perché cazzo Alison? Ti sembra normale mettersi a seguire una persona? >> Ruggì sgretolando la sigaretta tra le dita.
La ragazza parve quasi intimorita da quel Brad ma non si lasciò impressionare.
<< Non c’è bisogno che mi urli in faccia. >> Ribatte risoluta.
Brad ne accese un’altra.
<< Si hai ragione, e solo che tutta questa pressione mi sta facendo impazzire, prima Krystal poi tu. >>
Alison inspirò profondamente.
<< Ok è troppo complicato da spiegare a voce, quindi è meglio se mi segui. >> Concluse risoluta.
<< Senza fare domande. >> Aggiunse subito dopo.
Brad sospirò.












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Ed eccoli di nuovo insieme, di nuovo in ospedale, una storia che si ripeteva, un complicato dejavù…

<< Ti ho già detto che non ho nessuna voglia di vedere Daniel, ci siamo già detti abbastanza la scorsa volta. >> Stava dicendo Brad ad Alison mentre percorrevano il lungo corridoio.

In realtà dentro di lui, la piccola fiamma della speranza era tornata a bruciare, rinata dalle ceneri della delusione.

<< Brad ma tu devi… Capirai quando vedrai. >> rispose l’altra bussando delicatamente alla porta.
Dall’interno non giunse risposta.
Alison spinse delicatamente la porta e a Brad si fermò il cuore in gola: 
Daniel giaceva nel letto immobile, le braccia fasciate, il volto cereo.

<< Ma cosa… ? >> 

Non avrebbe mai immaginato che nel rivederlo si sarebbe sentito così. Dopo che era stato illuso ed offeso da quel ragazzino, ora che c’è l’aveva davanti  il suo cuore aveva ripreso a battere ed una strana sensazione di sinistro benessere si era impossessata della sua anima, al contempo straziata dal dolore che quello spettacolo gli procurava.

- Come ho potuto pensare anche solo per un attimo di poter fare a meno di lui? 
Si chiese mentre di avvicinava al biondo che teneva gli occhi saldamente chiusi.
<< Non so bene perché è successo. >> Dichiarò Alison. << Posso solo dirti che è accaduto dopo che ha parlato con te quella sera; l’infermiera l’ha trovato in fin di vita in bagno, ed è solo grazie a Dio che sono riusciti a salvarlo, avevo perso parecchio sangue. >>
Brad non poteva credere alle proprie orecchie, rimase basito da quella rivelazione scioccante.
E senza nemmeno accorgersene iniziò a piangere…
Silenziosamente Alison uscì dalla stanza, se la sarebbero risolta da soli lei aveva già fatto abbastanza ed inoltre aveva un’altra faccenda da sbrigare; sistemò lo zainetto in spalla e prese a scendere le scale…



<< Daniel svegliati sono io Brad. >>  Disse dolcemente il moro scuotendo il ragazzo.
Daniel non si mosse, i suoi occhi rimasero serrati.
Brad sorrise, un sorriso colmo di amarezza e pentimento.
<< E va bene dormi pure, ma sappi che resterò qui fin quando non ti sveglierai. >> Gli sussurrò ad un orecchio.
Poi prese una sedia e si appostò accanto al letto.
<< Dobbiamo parlare io e te. >> Disse guardando il volto dell’addormentato.
Delicatamente scostò i ciuffi platino dalla fronte, poi fece scorrere le dita verso il basso percorrendo la linea del viso fermandosi in prossimità della guancia sulla quale iniziò a disegnare piccoli cerchi concentrici.

- Mi dispiace non aver capito prima, mi dispiace piccolo.
 
Con leggiadria si alzò e spinto dal cuore in fiamme depose un bacio colmo di tenerezza sulle labbra del biondo.
Erano dolci e calde come il nettare di un fiore riscaldato dal sole.

- Veramente mi dispiace cucciolo.

Dall’anta dell’armadietto semi aperto pendevano delle cuffie, si avvicinò e ne tiro fuori un lettore mp3 bianco, senza pensarci due volte infilò le cuffie nelle orecchie del ragazzo, e poi dopo aver premuto “PLAY” prese la sua mano apparentemente morta e si accovacciò sulla sedia,

- Mi dispiace…



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Capitolo 12
*** You are not alone ***


Cap 11

 

Ciao a tutti gente, so che mi odiate tutti ma veramente sono stato troppo impegnato, inoltre mi si e’ rotto il pc dall’ultima volta che ho pubblicato (secoli fa in pratica) quindi perdonatemi veramente.

Al momento ho un tablet quindi mai piu’ aggiornamenti da casa mia…

Ora sto pubblicando dal pc della mia amica che gentilmente me lo ho prestato (praticamente glielo’ imposto). ahahahah

Comunque tralasciando tutto, questo e’ pov di Daniel e anche di Alison, che ora diciamo avra’ un ruolo piu’ importante.

Quindi per rinfrescarvi la memoria tornate indietro a leggere u.u

 

Buona fortuna, un bacio xx














 

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Pov. Alison



 

Una settimana dopo.

 

Caro diario,

le ferite di Daniel sono guarite completamente; fortunatamente non erano poi cosi’ gravi, e l’intervento tempestivo dei medici e’ stato molto decisivo; non rimarra’ la minima traccia della piu’ piccola cicatrice.

E solo questione di due massimo tre giorni e lo dimetteranno; perfetto no?

Dal momento che Gabrielle si e’ risvegliata dal coma!!!

Capisci finalmente e’ tornata tra noi (o fore non se n’era mai andata) fatto sta che ora sta bene, i medici vogliono tenerla sotto osservazione ancora per un po’ ma e’ solo questione di una settimana.

Inoltre non ti ho ancora detto della ciliegina sulla torta; Brad (si il caro Brad), ha finalmente lasciato Krystal. Basta, chiuso definitivamente, con lei e con suo padre.

Ora e’ libero, finalmente puo’ stare con Daniel, finalmente possono amarsi!

Sono troppo, troppo contenta per loro.

E’ tutto cosi’ perfetto, si cosi’ perfetto da sembrare quasi una storia inventata; un dolce lieto fine da fiaba della Disney, da romanzo rosa, da finto ecco.

Infatti non e’ cosi’,

tutto cio’ che ho scritto, e solo che…

sto mentendo a me stessa…

Mi sto illudendo…

E’ da una settimana che Dan, non mi rivolge la parola… Credo che finga di dormire…

Non vuole dirmi il perche’ di quell’atto cosi’ estremo, non vuole dirmi cosa e’ successo con Brad.

Questo mi fa star male, credevo che ormai non avesse piu’ probblemi ad aprirsi con me, invece…

Eppure in qualche modo devo sperare,

se voglio sopravvivere, se non voglio cadere giu’ devo continuare a sperare che cio’ che ho scritto diventi realta’.

Perche’ non ce la faccio,

Perche’ devo andare avanti,

Perche’ il mio migliore amico ha bisogno di me…











 

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Ed eccoli li’, madre e figlio.

Fermi, immobili nel loro dolore, ognuno bloccato nella proria maledizione.

Due state di cera…

I volti accomunati dagli stessi tratti angelici, i capelli illuminati dall’immenso.

Entrambi vittime del destino…

La prima costretta al deterioramento fisico; come una stalagmite smarrita nel deserto sferzata da venti aridi.

Il secondo un fiore nato in un campo di rovi, costretto a nascondersi, ad essere soffocato, dalle spine dell’ignoranza e della crudelta’.

<< Come sta? >> Chiese una voce.

<< I medici che l’hanno operato, hanno detto che avra’ rimanere sotto osservazione ancora per un po’ Le cicatrici potrebbero riaprirsi, quindi ha bisogno del massimo riposo. >>

<< Certo capisco… Ora che fa? >>

<< Credo stia dormendo. >>

<< Va bene grazie. >>

<< A lei, >>
















 

Pov Daniel.






 

- Eccolo, di nuovo lui…

Di nuvo il fuoco...Brucia da far male, brucia da far perdere i sensi…

Quella luce, quella che ho visto. Sono sicuro: erano le fiamme dell’inferno.

C’ero quasi, mancava poco, eppure no…

Sono ancora qui, mancava poco, eppure no…

Sono ancora qui l’anima nel mio corpo dolorante, rovinato, sferzato, danneggiato dal mio dolore.

Ora riesco a malapena a muovere i muscoli, un movimento leggermente piu’ forte e lo sento, l’inferno in me.

Non posso far nulla, solo aprire gli occhi; ma no  voglio…

Non ce la faccio, non riesco a guardare Alison e’ da una settimana che non le rivolgo la parola…

Ogni volta che viene a farmi visita la ignoro, lei mi parla, vuole sapere il perche’ di tale gesto, vuole sapere cosa e’ successo co Brad, ma per ora non riesco, non saprei cosa dirle…

Come potrei?

Dopo cio’ che ho fatto (quasi)

Merito solo dolore, anzi no, non merito nulla, merito solo il vuoto…

Vorrei ascoltare musica, ma non posso chiederlo ad Alison…

L’unica cosa che mi rimane da fare, e’ abbandonarmi alla tempesta dei ricordi.



 

13 Anni prima.

Ultimo anno di asilo.

~ DRIIIN ~

<< Bambini e’ ora di mangiare, andate a coppie di due in bagno a lavarvi le mani. >>

Un Daniel in miniatura si stava asciugando le mani, accanto a lui, c’era il suo amichetto Alejandro. Questo voltatosi verso di lui, gli stampo’ inaspettatamente un bacino sulla guancia lasciando il biondino di stucco, rosso come un peperone.


7 Anni prima.

Ultimo anno di elementari.

<< Allora bambini dal momento che questo sara’, il vostro ultimo anno insieme voglio che ognuno di voi, scriva una lettera d’addio ad un compagno, a cui tiene in modo particolare. >>

<< Va bene, signora maestra. >>

 

Qualche ora dopo.

Tutti i bambini aspettavano con ansia di ricevere e di consegnare le proprie lettere, anche Daniel che teneva stretto in mano quella per la sua amica Dora.

<< Perfetto, dal momento che tutti avete terminato consegnate le vostre lettere. >>

Tutti i bambini si alzarono e iniziarono a scambiarsi freneticamente le lettere, Daniel consegno’ la propria a Dora, che tuttavia non ricambio’ come previsto dal biondino, che ando’ a sedersi.

E aspetto’, aspetto’ e ancora aspetto’ ma nessuno gli consegno’ niente e lui aspettava, mentre gli altri aprivano emozionati le loro lettere, mentre ridevano, mentre si abbracciavano, lui speranzoso ma niente.

Tutti continuavano gioire e nessuno si curava di lui.

Nessuno.

 

~ Have you forgotten? ~

Nessuna lettera arrvera’ mai…

 

~ Cause’ i’m unwanted. ~

 

5 anni prima.

Secondo anno di scuola media.

 

Un Daniel bassino e impacciato stava al centro del campo della palestra, mentre un’orda di ragazzi correva dietro a un pallone da calcio.

<< Daniel, bloccalo! Veloce corri sulla porta. >> Urlo’ uno di loro.

Il biondo preso a correre, come ordinategli, ma nella foga rovino’ a terra, tra le urla di disappunto dei compagni.

<< Ma no! Che hai fatto? Sei proprio un’idiota, >>

<< Finocchio. Non sei capace nemmeno di  correre. >>
<< Povera feminuccia, ti sei fatta male? >>

 

Lo schernivano in gruppo, mentre coltelli di ghiaccio danneggiavamo gli occhi.

 

I ricordi facevano male, piu delle ferite inflitte dai frammenti di specchio, piu’ di quella volta in cui era caduto, piu’ di quella volta che l’avevano spinto lungo le scali…

Ogni singola parola, impersonificava un ago che andava a conficcarsi nel cuore del ragazzo, che ogni giorno moriva lentamente dentro.

Tante volte aveva proggettato il suo suicidio, ma mai aveva avuto il coraggio di metterlo in atto.

A fermarlo oltre alla codardia, era stata sua madre, Alison e la musica…

Dolce amica, sempre presente, sempre piena di messaggi incoraggianti…

~ Who knows, what could happen… ~

 

Gia’ chi lo sa.

 

Nessuno…

 

Ed era stata quella frase, quel messaggio a spronarlo, a dargli la forza necessaria per andare avanti, quel “Who Konws”.

 

Fino a quando non aveva rovinato tutto con Brad.

L’unico ragazzo per il quale aveva sentito qualcosa di diverso dall’odio e dall’indifferenza, l’unico ragazzo che non l’aveva giudicato, che non l’aveva guardato dall’alto al basso per poi scoppiare a ridere…

Forse anche per quello era rimasto invaghito da lui, forse se lo avesse fatto qualcun’altro prima di Brad, si sarebbe innamorato di quel “qualcun’altro”.

Non lo sapeva…

Non poteva saperlo…

Ma ormai che importanza poteva avere?

Era tutto finito, ancora prima di esser iniziato, ancora prima di aver assaporato un po’ di quell’amore che a lui, il mondo aveva deciso di negare…

 

La nebbia ipnotica di Orfeo, si insinuo’ lentamente nell’animo “dell’indesiderato”, che stanco dei troppi ricordi cadde tra le braccia del dio della notte.












 

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Pov Alison

 

Daniel aveva continuato a dormire o meglio a fingere di farlo per tutto il pomeriggio, a volte si era agitato nel sonno, altre volte, Alison aveva visto piovere lacrime dai suoi occhi.

Dopo 4 ore di vani tentativi di dialogo la ragazza non ne poteva piu’, cosi’ dopo aver stampato un bacio sulla fronte di mamma e figlio era uscita dall’ospedale.

Guidata da un’istinto sconosciuto ed un po’ di malinconia sali’ sul primo bus passato; senza fare il biglietto, senza sapere quale fosse la meta.

L’auto era vuoto ad eccezzione di una vecchietta e di tre uomini di colore che la squadravano dall’alto al basso.

Il cielo iniziava ad imbrunirsi, e nuvole avanzavano minacciose.

- Magnifico non ho neanche l’ombrello- penso’ la ragazza.

Nuovamente guidata dall’istinto, suono’ il campanello, l’auto freno’ in prossimita’ di un cartello arrugginito, segno che quella non doveva essere una zona molto frequentata.

Una volta che fu ripartito, Alison si guardo’ intorno: era finita in aperta campagna.

- Ok, e ora che faccio?

Si chiese stupita dal suo stesso impulso.

Le nuvole intanto continuavano a camminare accompagnate da folate d’aria gelida.

- Sara’ meglio che mi sbrighi a cercare un riparo o mi becchero’ un malanno.

S’incammino’ lungo il marciapiede; la strada era vuota intorno a lei e c’erano solo vasti campi di erba incolta.

Dopo un po’ la ragazza scorse in lontananza una struttura e senza pensarci due volte, si avvio’ verso quella direzione.

Man a mano che si avvicinava poteva vedere come la vegetazione diventasse piu’ fitta, c’era un vialetto costellato da alberi, l’erba era abbastanza alta, ma nulla di insuperabile per una tosta come lei.

Il vento di inizio Novembre nel frattempo era aumentato di intensita’ facendo accarezzare le fronde degli alberi, che iniziarono a chiacchierare tra loro.

La gonnellina di tulle della mora prese a danzare con fili d’erba che venivano scostati lentamente al suo passaggio.

Dopo aver camminato per cinque minuti buoni, lo spettacolo che le si paro’ davanti agli occhi le mozzo’ il respiro.

Dietro ad un’alta cancellata in ferro battuto si ergeva un’antica villa in marmo bianco o forse bugnato, il porticato sorretto da colonne corinzie e una splendida facciata coronata da un rosone.

- Per Christian Dior! Ma e’ stupenda.

Speranzosa la ragazza spinse l’ala del cancello soffocata da rami di edera secca, riuscendo ad aprirlo con un po’ di fatica.

- Un tempo questo doveva essere un giardino stupendo- penso’ tra se e se’.

Lentamente la ragazza inizio’ ad avanzare verso l’enorme edifico dall’aria sinistra.

Saliti lentamente i tre scalini cosparsi di foglie secche e pigne, si trovo’ davanti ad un portone in legno massiccio, intagliato con motivi floreali e sempre con molta prudenza, l’impulsiva provo’ ad aprirla.

Ma non ci fu nulla da fare: era sigillato.

- Forse e’ segno. Un’avviso che devi andartene- suggeri’ la parte razionale della ragazza.

- No Alison, ormai sei arrivata qui, quindi cerca di trovare una soluzione!- disse invece l’impulsiva.

Si mise cosi’ alla ricerca di un’entrata alternativa, aggirando la casa sul retro, vide alcune statue e una fontana, anch’esse soffocate dall’edera; e come sperato scorse una portafinestra, stranamente ancora intatta, la sua mente era gia’ corsa a barboni,  spacciatori o peggio un covo di satanisti.

Afferrata una pietra la ragazza ruppe un pezzo di vetro, grande quanto la sua mano, in modo da poter aprire con la maniglia dall’interno.

La pioggia inizio’ a scendere dal cielo.

Aperta la vetrata, Alison scosto’ la tenda bianca, che impediva di guardare attraverso. Nella stanza era buio, l’unica fonte di luce era quella naturale che andava sempre piu’ scemando.

- Questo doveva essere il salotto- disse osservando l’ambiente intorno a se.

Un crocifisso appeso al muro scrostato, una vecchia lampada all’angolo tra due divani coperti da due veli, un’imponente caminetto sulla parete destra delimitata da due colonnine bianche, come il resto arredamento.

Facendo luce con la pila del cellulare la ragazza avanzo’ nella grande stanza che seppur buia non era poi cosi’ paurosa, superato un’arco si ritrovo’ nell’ingresso, riconoscibile dal portone sprangato  e da un tappeto persiano impolverato.

Tutto taceva in quella casa.

Tutto persino l’anima di Alison restava in silenzio, il vento, la pioggia, tacevano li’ dentro. Tutto era avvolto in una specie di onda ipnotica, sospeso tra realta’ e finzione….

- Qui c’e’ qualcosa di magico, qualcosa di inebriante…

Sulla sinistra si ergeva una scala a chiocciola in ferro battuto, che invitava la ragazza a salire  che pero’ ora non era poi piu’ cosi’ sicura di volerlo fare…

Forse era meglio andare, per quella sera poteva bastare, magari sarebbe tornata di giorno, con un pugnale nascosto nella borsetta e una torcia.

Una volta richiusa la porta-finestra la ragazza prese a correre  sotto la pioggia, ignara dei due occhi che fino a quel momento l’avevano accompagnata silenziosamente…











 

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Eccovi arrivati alla fine, so che mi odiate ma perdonatemi :(

Vorrei solo ringraziare le due muse ispiratrici per questo capitolo, le cantanti Birdy e Gabrielle Aplin, (ringraziatele anche voi xD)

Comunque ora vi lascio, tornero’ a breve promesso.

Un bacio.

xx Nick









 

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Capitolo 13
*** No Angel ***


Cap 13

Sera a tutti.
Lo so, io so che mi odiate, che sono scomparso dalla faccia della terra ma non è colpa mia (o almeno in parte). 
Come alcuni di voi sanno non ho più in pc ormai da molto, e posso pubblicare solo da quello della mia amica ma considerando che lei è una specie di Hermione (Chi ha letto Hp capirà) riusciamo a vederci pochissimo soprattutto per colpa della scuola, il 5 anno è davvero un suicidio, potete credere che ci hanno iniziato a stressare da Settembre? 
Io non ne posso più, grazie a Godric tutto sta per finire (almeno per ora)…
Sotto le vacanze pubblicherò almeno due capitoli, anche perché poi credo ci rivedremo dopo gli esami…
Mi dispiace ma purtroppo io riesco a scrivere solo quando sono completamente rilassato, e considerando che il 90% della mia vita è uno stress (colpa altrui ribadisco) questo è il risultato.
Io ho notato che le visite si sono praticamente non dimezzate, di più, ma non me ne lamento, anzi capisco chi ha smesso di seguire la storia… 
Comprendo che dover aspettare mesi per un capitolo è davvero noioso e insopportabile delle volte, io stesso lo odio (quindi di conseguenza mi odio), ma non posso fare altrimenti.
Sappiate solo che io tengo tantissimo a questa storia, e non ho mai neanche per un attimo pensato di abbandonarla, non lo farei mai, a voi, a me stesso, ai miei “figli”.
Ci sono così ancora tante cose da scoprire e tanto da dire, quindi grazie di cuore a tutti quelli che ancora continuano a seguire questa storia e la mia  incoerenza. Veramente grazie, per me è importante.
Perdonate per il tempo rubatovi, buona lettura a tutti.
Un bacio.
xxNick


Pov Daniel




Passi indistinti,
il rumore della porta che si apre,
il suono di voci,
due voci,
quella voce.



- Cosa ci fa lui qui?

Li sente parlare, parlano di lui.
Poi una voce scompare, ma non quella voce, no lei rimane.
Calore, avverte calore, è dolce, rassicurante…lentamente lo percepisce più vicino e poi…lo sente, inizia ad irradiassi il lui.

Si abbandona così a quel piacere…



Please tell me what is taking place
Cause i can’t seen to find a trace 

Daniel spalancò gli occhi, il soffitto bianco era lo stesso che lo guardava ormai da tempo.
Cosa ci facevano le auricolari nelle sue orecchie?
Non ricordava di averle indossate, eppure erano lì, Avril era lì, nella sua testa ad alleviare il suo dolore.
Fuori la Luna era coperta dalle nuvole pece, sua madre nel letto affianco dormiva ancora nel coma.
Un urgente fastidio gli riportò alla mente il motivo per cui si era destato con tanta prontezza: Madre Natura chiamava.
Il ragazzo fece per mettersi seduto ma la sua mano era bloccata, stupito vide che una figura addormentata la stringeva.

- Alison. Pensò.

Ma scartò subito quell’opzione suggeritagli dall’impulso.
Quella mano era molto più grande della sua e anche la presa era ben salda, delicatamente la tastò, poteva percepirne la leggera peluria e percorrerne il corso delle vene.
Quella era la mano di un uomo.

Come in un sogno la Luna opalescente riemerse da dietro le nubi, e Daniel lo vide.
Brad…
Il ragazzo dormiva accovacciato in una posizione alquanto scomoda sulla sedia in acciaio, il viso però pareva sereno e nel vederlo, al biondo si mozzò il respiro.

- Cosa ci fa lui qui? Si domandò.
Poi la sua mente tornò improvvisamente indietro nel tempo; vedeva, anzi sentiva la voce del moro, percepiva la sensazione di benessere quando…quando le labbra a lungo desiderate avevano incontrato le sue!
Ora era tutto chiaro!
Un brivido lo percorse, aveva baciato Brad, o meglio Brad aveva baciato lui.
Con la mano libera si accarezzò le labbra e una nuova ondata di calore lo avvolse, fece scivolare via la mano dal quella del moro dormiente, e una volta in piedi si avviò verso il bagno, tuttavia nel semibuio della notte andò ad a urtare inavvertitamente la testiera del letto.
Un’imprecazione a mezza voce gli scappò dalle labbra e ciò servì a far sobbalzare Brad che scattò in piedi disorientato.

<< Daniel! >> disse stupito guardando il biondo.
<< Ei..>> sussurrò l’altro. 

- Qualcosa mi dice che anche lui si è dimenticato di dove si trovasse.

Senza aggiungere altro il moro si precipitò sull’altro stringendolo in un abbraccio infinito.

Daniel poteva sentire il calore attorno al suo corpo, il cuore librarsi in aria, il profumo, il calore, la magia che quel corpo infondevano in lui, lo mandavano in estasi. 
Era tutto così surreale, pareva passata un’eternità dall’ultima volta che si erano visti…
Aveva provato a combatterlo con tutte le sue forze, ma niente, non c’era niente da fare, era il cuore a parlare.
Lui era tornato nonostante fosse stato insultato, rifiutato, umiliato…Brad era tornato.
Per lui.

<< Daniel perché? >> gli sussurrò aumentando la stretta. << Perché lo hai fatto? >> questa volta il sussurro era attraversato da una vena di rabbia.
Daniel non riusciva a rispondere, non voleva rispondere…
Perché doveva essere così complicato? Non potevano semplicemente così per l’eternità?
- No, non potete. Rispose la ragione. 

<< Mi dispiace… Io non volevo dirti quelle cose… veramente, e solo che… >> un fremito lo percorse.
<< Sta calmo. >> gli disse dolcemente Brad.
<< Credevo che fosse stata colpa mia…il fatto che mia madre sia finita qui. Se quel giorno fossi rimasto con lei magari… >>
Brad lo interruppe posandogli un dito sulle labbra.
<< Sssh va bene così, ho capito. >>
Daniel fece per voltarsi ma Brad lo bloccò.
<< Tu non capisci Dan! La tua è innocenza, tu sei come un bambino, puro. >>
<< Come posso essere puro dopo che ti ho urlato contro quelle cattiverie? >>  sbottò. << Come posso esserlo dopo che ho tentato di togliermi la vita? >>

Contrariamente a quanto pensato da Daniel, Brad non disse nulla, semplicemente unì le sue labbra a quelle del biondo per la seconda volta in quella giornata, con l’unica differenza che questa volta l’atto fu ricambiato. 
Daniel non aveva mai baciato nessuno nel corso dei suoi quasi 18 anni, spesso si era chiesto che sapore avessero le labbra altrui, cosa si provasse in quell’atto di eterna dolcezza… e ora finalmente aveva la risposta, lì davanti a lui, incastrata tra le sue labbra.

- E’ dolce, è…

La sua mente era bloccata da quel gesto tanto atteso, il cuore era sciolto come cera, e il fuoco si era impossessato di lui; ma un fuoco diverso dal dolore, questo era più simile alla fiamma del focolare che riscalda nei mesi gelidi. 
Sorrise, entrambi sorrisero.
Era impossibile non farlo…
Quella magia che si creava tra loro, quell’aura che li circondava quando erano insieme…non erano cose da nulla, non erano cose da tutti; loro erano fatti per condividersi nel bene e nel male, nel giusto e nello sbagliato, che lo volessero o no…e tale consapevolezza per quanto romantica, spaventava entrambi.














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Pov Alison 

Diverse ore prima.

 

Come promessa a se stessa Alison aveva fatto tutto il possibile per far rincontrare i due sventurati e alla fine come immaginato ci era riuscita.
Avete avuto per caso dubbi? 
Lei era Alison, non una qualunque.
Ed ora minuta di zainetto, felpa, torcia elettrica e coltellino, era pronta a tornare nella villa che tanto l’aveva ammaliata.
Una volta uscita dall’ospedale tornò alla fermata, e grazie alla sua memoria tattile, sapeva quale fosse l’auto da prendere: il numero 7. 
Dopo alcune fermate riconobbe il paesaggio isolato, scese e si ritrovò per la seconda volta a ripercorrere quel sentiero selvaggio.
Ed eccola lì, la villa. Il cancello semi aperto, tutto era come lo ricordava, questa volta l’unica differenza era in lei, decisa a non lasciarsi suggestionare dai troppi libri dell’orrore letti. 
Le sembrava come se avesse premuto START in un videogioco alla play station ed ora si ritrovava a ricominciare da dove aveva stoppato.

- Are you ready? Si disse in prossimità della scalinata che la guardava austera.

Con prudenza iniziò a salire cercando di fare il meno rumore possibile, un passo alla volta, dove tutto taceva.
Con la mano sinistra reggeva la torcia, mentre con l’altra teneva il coltellino seminascosto dalla manica della felpa.
Dopo quella che parve un’eternità arrivò finalmente alla meta; davanti a lei si presentava un lungo corridoio rivestito da un tappeto di polvere in fondo al quale si apriva una grande finestra, ai rispettivi lati delle pareti si aprivano 7 porte, di cui una, quella in mezzo a sinistra, era più grande rispetto alle altre. 

- Non è poi così terribile, darò solo una sbirciata per porta. Sussurrò a se stessa.

Si avvicino alla porta più vicina, quella sulla parete destra, incrociò le dita dei piedi (le mani erano occupate) e con fatica abbassò la maniglia, il fiato sospeso, le gambe tremanti.

“ La più grande paura dell’uomo? L’ignoto”

E…sorpresa delle sorprese in quella stanza non c’era nulla! 
Quasi svenne dal sollievo, tuttavia non fece in tempo a sospirare che un’occhiata più attenta rivelò la presenza di qualcosa di alto e possente coperto da un lenzuolo, in fondo alla parete della stanza. 
Senza pensarci due volte, la ragazza spinta dal sollievo momentaneo si avviò verso quel “coso” e con la torcia in pugnò, scostò il lenzuolo che ondeggiò al suolo accompagnato da una nuvola di particelle polverose.
Alison rimase pietrificata, quello era un armadio !
Si un armadio, proprio come quello trovato dalla piccola Lucy nel romanzo, Le Cronache Di Narnia di C.S. Lewis.
L’eccitazione si impossessò di lei, magari quello era l’ingresso per Narnia, o per un altro mondo magico! Subito girò la chiave  e aprì l’anta dell’armadio; all’interno (neanche a farlo apposta) c’erano niente di meno che…Pellicce !!
Alison a stentò si trattenne dal non urlare e subito entrò nel mobile, prese a percorrerlo spostando le pellicce e sentendosi proprio come la dolce e ignare Lucy, stava giusto pregando di sentire la neve sotto gli stivaletti quando un rumore alle sue spalle la face sobbalzare.
Fece solo in tempo a vedere una sagoma chiudere a chiave l’anta dell’armadio ed esclamava: Presa.
Poi iniziò ad urlare.










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Pov Daniel


Una trapunta di nuvole argento copriva il cielo mattutino, gocce di rugiada si erano depositate sulle foglie arancio – marroni abbandonate al suolo, un passero solitario si abbeverava alla fontana in pietra posta al centro del parco nel quale Daniel e Brad passeggiavano tranquillamente.
Dopo aver ottenuto un permesso dal medico di reparto, il biondo, era stato felicissimo di poter uscire per sgranchirsi un po’ le ossa, soprattutto se con lui c’era Brad. 
Ed è così che i due si erano recati nel parco dietro l’ospedale; a quell’ora del mattino deserto.
Camminavano uno di fianco all’altro, i passi coordinati, le mani che qualche volta si sfioravano, avvolti nei cappotti, in un silenzio che pareva un romanzo in attesa di esser letto. 
Alcune foglie volteggiarono a terra spinte dal vento autunnale, che rappresentava, un vero e proprio toccasana per il biondo in quel momento.

<< Adoro l’autunno…è una morte di colori. >> disse Daniel spezzando il silenzio surreale che l’aveva avvolti. 
Brad annuì, 
<< Già, è uno spettacolo magico…eppure non capisco. >>
<< Cosa? >> chiese Dan guardandolo negli occhi.
<< Se l’autunno rappresenta la morte, come può essere così bello? >>

il biondo rimase colpito da quella frase e impiegò qualche minuto per formulare una risposta sensata, ma alla fine del ragionamento decise di non controbattere.
Brad aveva ragione, come poteva essere bella la morte se gli stava portando via sua madre?
Se stava per potare via lui?

<< Abbiamo così tanto da dirci. >> esordì il moro d’improvviso.

Daniel sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, così onde evitare complicazioni, ebbe un’idea da proporre al suo, come definirlo? Amico? Quasi ragazzo?

<< Che ne dici se ci lasciamo tutto alle spalle e ricominciamo da zero? >>

Brad parve sorpreso da quella richiesta.

<< Se non te la senti…>> riattaccò subito in assenza di una risposta.
<< No Daniel no, io vorrei veramente… e solo che c’è un problema. >> ammise. << Sediamoci. >> suggerì poi indicando una panchina.
Daniel spazzò via alcune foglie secche, poi si accomodò sulla pietra gelida, Brad fece lo stesso sistemandosi accanto a lui; pareva nervoso continuava a tormentarsi il lobo dell’orecchio.

<< Vedi Daniel non te l’ho mai detto ma…io sono fidanzato.>>

Il biondo pietrificò al suono di quelle parole.
- Brad fidanzato? A quale crudele gioco stava partecipando la sua tormentata anima? 

<< Aspetta fammi finire prima di giungere a conclusioni affrettate. >> aggiunse subito l’altro notando la sua espressione indecifrabile.





Words . Words. Words. 

<< Ed è per questo motivo che sono legato a lei. >> concluse il moro dopo una mezzora; durante la quale aveva raccontato al biondo tutto, dai suoi genitori che l’avevano cacciato di casa, alla sua relazione con Krystal da bambino fino ad adesso con il matrimonio alle porte. 
A Daniel pareva esser appena uscito dalla trama di un libro adolescenziale, ma purtroppo quella era la realtà di Brad, del suo Brad.

<< Quindi mi stai dicendo che…la sposerai? >> nel pronunciare quella parola Dan quasi svenne.
Brad annuì addolorato.
<< Mi dispiace Daniel non volevo farti soffrire ulteriormente, ma tu avevi il diritto di sapere… >>
ammise come un condannato al patibolo. 

Daniel annuì, a stento riusciva a controllarsi. 
Un altro sogno distrutto, un’altra illusione…un’altra delusione. 

<< Be adesso che sai chi sono non potrai più essere attratto da un essere meschino come me. >> disse Brad a mo’ di consolazione. 
Il biondo scosse la testa.

- Non piangere, non lasciarti sopraffare, sii forte, per te, per lui.

<< Va bene Brad va bene, ma allora cosa vuoi da me? >> sussurrò a denti stretti. 

Il moro pareva distrutto…
Il biondo era a pezzi…
Il loro sogno d’amore, il loro inizio stroncato…di nuovo…per sempre…
In un impeto di rabbia afferrò con forza il viso dell’altro e depose un bacio violento su quelle labbra fredde ed accoglienti…
I due angeli piangevano e si amavano…
Privati delle proprie ali dal male del mondo…











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Il buio avvolgeva la ragazza rannicchiata contro l’anta di legno…
Quanto tempo era passato? Minuti, ore, magari anni? 
Non lo sapeva neanche lei…sapeva solo che il cellulare lì non dava segnali di vita e che la torcia aveva iniziata a tentennare. 
Le mancava l’ossigeno e se non fosse stato per un piccolo foro sulla parete destra ora sarebbe già svenuta. 
- Perché si era cacciata in quella situazione? Perché doveva essere sempre così curiosa e imprudente? 
La grande Alison ora stava pagando il prezzo della sua avventatezza.
Aveva provato inutilmente a buttare giù l’anta ma il risultato era stato quello di una spalla dolorante…
Non voleva piangere, non voleva urlare aiuto invano, lei era Alison non era una ragazzina qualunque.
- Resisti, qualcuno arriverà.



35 minuti dopo

<< Nonna alors dove sarebbe questa fille? >> disse la voce di un ragazzo dall’accento francese.
<< Là dans le palcard, mais attention ce’n’est pas une fille normale, appartient certainement à un culte satanique. >>*

il ragazzo sbuffò qualcosa che suonò simile a un: certo come no. 
Poi aprì l’anta dell’armadio e sbiancò dallo stupore.
Il corpo esanime di Alison cadde in avanti e lui con prontezza l’afferrò, per poi depositarlo gentilmente a terra; terrorizzato si rivolse alla donna al suo fianco.

<< Grand – Mère que vous avez fait? Vous l’avez assassiné >>**
Subito toccò i polsi a Alison.
<< Il battito è flebile, praticherò la respiration bouche à bouche. >>
<< No ! Elle est toxique. >>*** gracchiò la donna. 
<< Nonna smettila! Elle est en train de mourir, portiamola à la maison vous saurez quoi faire. >>****
<< No, je ne veux pas. >>*****
<< Veloce ho detto ! >> sbraitò il ragazzo impaziente.





Appena arrivati a casa i due si misero all’opera, il ragazzo distese Alison su un tavolo di legno, le adagiò la testa su un cuscino e prese a praticare la respirazione bocca a bocca, nel mentre arrivò la signora con una bacinella in legno e mortaio, depose alcune erbe e dei semi violacei nel contenitore iniziando a tritarli; le sue mani si muovevano agili e sicure nel mentre pronunciava parole in una lingua incomprensibile. Poi si voltò prese una candela accesa e un catino d’acqua, ne versò un po’ nell’impasto  e girò con un cucchiaio il tutto. Poi verso la cera bollente sulla fronte della ragazza, le alzò le maniche della felpa e ne verso una goccia anche sui polsi, infine prese la bacinella e mentre sosteneva il capo di Alison gli versò l’intruglio in bocca.

Improvvisamente il corpo di Alison fu scosso da un brivido, la ragazza spalancò gli occhi e si mise a sedere disorientata.
La donna si voltò, prese le sue cose e si ritirò dietro ad una porta senza dire nulla.
Thomàs guardò Alison:

<< ça va? >>******

Alison restò immutabile. 

<< Excuse – moi tu ne parle pas français. >>******* disse lui sorridendo. << Come ti senti? >>

La mora si porse la stessa domanda, come si sentiva?  Bene non di sicuro, si percepiva vuota, non pensava a nulla, la sua mente era staccata dal mondo, da se stessa.

<< Ok. >> disse la sua voce. 

Il ragazzo le fece l’occhiolino e l’aiutò a scendere dal tavolo.

<< Viene ti aiuto a lavarti via la cera. >>
<< Quale cera? >> chiese Alison stupita.
<< Questa. >> disse il ragazzo toccandole la fronte. 

La mora non rispose, non riusciva a capire cosa stesse succedendo e aveva la netta sensazione di star per svenire, anche Thomàs parve accorgersene perché la prese per le spalle e disse:
<< Oh no je te prie, non di nuovo. >>



Dopo essersi ripulita per bene nel piccolo bagno dalle mattonelle smaltate, Alison fu accompagnata dal ragazzo in un salottino dall’aria misteriosa, qui le furono offerte della cioccolata calda e delle frittelle dall’aroma particolare. 

<< Perché sono qui? >> domandò al ragazzo, seduto di fronte a lei.
I suoi occhi erano così misteriosi, uno nero come la notte e l’altro verde…verde della stessa tonalità degli occhi di Daniel !

<< Stavi per soffocare, ma grazie alla nonna siamo riusciti a salvarti. >> rispose.

Qualcosa colpì improvvisamente la fronte di Alison, ma non un oggetto, no, bensì un ricordo;
lei chiusa in un armadio che gridava aiuto, poi buio. 
Ora ricordava ! 

<< Io ero… >>
<< In un armadio nel quale ti aveva intrappolata mia nonna. >> finì per lei il ragazzo. 

Alison sbarrò gli occhi a quella rivelazione.
L’altro continuò,
<< Be cosa ti aspettavi?  Non mi sembra sia legale intrufolassi in case altrui; tra l’altro arrecando anche danni all’immobile. >>

Alla mora si raggelò il sangue nelle vene, il tono del ragazzo era diventato improvvisamente gelido…
In che situazione si era cacciata? Doveva andar via da lì.

Fece per alzarsi ma qualcuno le depose una mano sulla spalla, si voltò di scatto e vide la famosa vecchia che l’aveva rinchiusa; nella mano teneva un pugnale dalla lama luccicante. 

<< Co – cosa volete farmi? >> balbettò la mora alzandosi di scatto.

La vecchia sorrise, e il ragazzo da dietro le cinse le spalle. 
Alison lo guardò in voltò, sembrava un tipo apposto eppure…

<< Non preoccuparti, non farà male… >>

- Daniel aiuto. 







*Lì nell’armadio, ma sta attento quella non è una ragazza normale, appartiene di sicuro a qualche setta satanica.
**Nonna ma che avete fatto? L’avete uccisa!
***No ti avvelenerà.
****Nonna smettila, sta per morire. Portiamola a casa tu saprai che fare.
*****No, non voglio.
******Tutto ok?
*******Perdonami tu non parli francese. 
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Ben arrivati,
scusate se vi rompo di nuovo, ma volevo fare alcune precisazioni. 
Come avete notato, c’è l’entrata in scena di due nuovi personaggi, nel prossimo capitolo avrete la possibilità di conoscerli meglio. (Parlano per metà francese perché appunto sono stranieri LOL)
E anche nel prossimo ci sarà un Pov dedicato a Alison, e per quanto riguarda le frasi in francese, spero siano grammaticalmente corrette; ho deciso di postare la traduzione per non annoiarvi e farvi andare a tradurre da google. 
Per quanto riguarda Daniel e Brad non giungete a conclusioni affrettate please xD
 Alla prossima.  
Ps: Mi scuso per eventuali errori. 

Xx Nick.

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Capitolo 14
*** Who knows ***




Buone feste a tutti  
Come state passando le vacanze? 
Io benone apparte il fastidioso mal di gola che mi sono preso ma vabbè passerà.
Che avete ricevuto per natale? 
Io i primi tre libri della saga Lux, ieri ho finito Obsidian, poi inizio Onyx *.* Me ne sto innamorando <3
Che farete a capodanno? Ahahah sono un pettegolo xD 
Ora vi lascio leggere, buona lettura a tutti. 
Un bacio. 
Xx Nick











Pov Brad




Le sue labbra, le sue docili labbra ora avvelenavano.
I suoi denti, quei luminosi denti ora ferivano.
Le sue mani, quelle eleganti mani ora graffiavano. 


Con un gesto improvvisò il biondo si staccò dal moro e rimase a fissarlo.

Le sue iridi, le sue luminose iridi ora infiammavano.

<< Perché, dimmi perché Brad! Se sapevi di non poter iniziare questa storia perché cazzo sei tornato? >>  urlò rompendo il silenzio dell’altro.  << Per Dio reagisci! >> aggiunse colpendolo in faccia con una sberla.

Brad scattò in piedi. 

<< Daniel ma cosa cazzo vuoi? Ti ho detto tutto. Lo sai, sai che sono legato per forza a quella troia! >> 
<< Il problema sei tu non lei! Le catene sono nella tua testa. >>
<< No caro, le catene sono lì fuori ad aspettarmi in caso decidessi di non  sposarla. >>
<< Scappiamo allora. >>

Brad sorrise, un sorriso carico di amarezza. 

<< Scappare? Bella questa. >> << E dimmi, dove andremmo? E soprattutto con quali soldi? >>

Il biondo non rispose.

<< Mi spiace Daniel ma la vita non è un film o un romanzo adolescenziale, dal destino non si scappa. >>
<< Parli come un’ottantenne. Potremmo vagabondare all’inizio, poi magari riuscire a trovare un lavoro per permetterci di pagare l’affitto. >>

Brad scosse la testa.

<< E la scuola?  Tua madre, la lasceresti?  Io non credo. Daniel rifletti prima di parlare! A quante cose rinunceresti per me? Alison, la musica e Dio solo sa a quanto altro ancora. >>

Il biondo si portò le mani al volto. 

<< Allora basta, che senso ha stare qui a discutere se entrambi sappiamo già come andrà a finire? >> 
<< Non lo so. >>
<< Odio questa vita ingiusta, odio questa società bigotta, odio l’amore che ci ha trovati ma ora ci impedisce di stare insieme. Odio i  sogni perché ci illudono, odio la realtà perché è troppo crudele… odio te che sei il migliore dei miei mali. >> concluse il ragazzo tra le lacrime mentre il moro lo circondava con le sue braccia. 

- Non piangere cucciolo, per favore. Io non voglio lasciarti… ma che posso fare? Non ho scelta. 
- Certo che c’è l’hai, scappa con lui. Sussurrò il cuore a Brad. 
- Scappare? E dove? 
- Qualunque posto sarà migliore di quello che ti aspetta.
- No, non posso. Lui se ne pentirebbe, ha tanto da perdere.
- Non ha niente e tu lo sai. Soltanto una madre che compatirebbe la sua scelta e un’amica che lo appoggerebbe in ogni caso.
- E la scuola? La musica? 
- Basta! Ti fai troppi problemi, si deve saper sacrificare qualcosa per amore! Concluse il cuore alquanto irritato. 

Il dibattito interiore di Brad fu subito seguito da una voce affannata che urlava; era Ray l’infermiera che si occupava di Daniel. 
<< Signor Prince presto mi segua! Sua madre si sta risvegliando! >>

Daniel in un primo momento sembrò non capire molto bene cosa stesse dicendo la ragazza, poi come rinvenuto da uno svenimento alzò lo sguardo su Brad.

<< Vai. >> gli sussurrò quest’ultimo. 
Il biondo si voltò ed iniziò a correre, ma non una corsa normale, pareva più che volasse; i suoi piedi non arrivavano a toccare terra che già erano di nuovo in aria. 
Ray lo inseguì urlandogli dietro;

<< Signorino non corra così, rischia di farsi male. >>

Brad rimase in piedi immobile osservando i due correre via e vedendo il loro corpi svanire man a mano, fino a diventare spettri una volta svoltato l’angolo.
Poi rivolto al cuore disse; 
- Cosa ti avevo detto? Non potrà mai lasciarla. 

Prese l’accendino dal taschino laterale del giubbino di pelle e si accese una sigaretta, incamminandosi verso il suo ormai deciso, triste destino. 









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Pov Alison



<< Per favore lasciatemi andare. >> disse Alison, mentre l’adrenalina iniziava ad invaderle il corpo.
<< Mi dispiace ma non posso. >> rispose Thomàs.
<< E va bene l’hai voluto tu. >> urlò la mora facendo una piroetta. 

Il ragazzo che non si aspettava nessuna reazione dalla ragazza se la lasciò sgusciare facilmente tra le mani.
Alison si abbassò, e con la mano chiusa a pugno mirò dritto ai gioielli di famiglia; il ragazzo si piegò in due dal dolore, poi la mora si voltò e con un calcio fece cadere il pugnale dalla mano della vecchia, che iniziò a strillare come un’ossessa parole senza un’apparente significato. 
Alison uscì dalla stanza svoltò a destra e si precipitò verso la porta d’ingresso, spinse la maniglia ma…era bloccata. 

- Merda ! Che faccio? Pensa Alison pensa. 
- Il bagno certo ! C’era una porta finestra lì, l’aveva vista poco prima.

Senza pensarci ancora la ragazza corse nel piccolo bagnetto, ma rimase stupita nello scoprire che anche quella era bloccata.
Era in trappola tutte le finestre avevano le inferriate, e le uniche vie di fuga principali erano bloccate. 
In preda al panico aprì la porta nella quale si era ritirata prima la vecchia; c’erano due scalinate, una portava in alto l’altra in basso. 

- Cristo! Quale scelgo? 
- Se vai di sopra anche li le finestre saranno bloccate quindi non avresti via di scampo. Magari sotto c’è un’altra porta che dà sul retro. 

Rassicurata da quella speranza Alison prese a scendere la scalinata semibuia, arrivata una pesante tenda scarlatta le si parò davanti, la scostò e aprì la porticina in legno di frassino (aveva imparato a riconoscerlo dopo aver letto il Diario Del Vampiro di Lisa Jane Smith).
Entrata nella stanza la sua vista venne ostacolata da un’ondata di luce. 
- Libertà. Pensò subito. 
Ma no, non poteva essere; la libertà non era così asfissiante. 
Aprì gli occhi e le si raggelò il sangue nelle vene.
Un centinaio di candele bianche erano poste al centro della stanza a mò di semicerchio, dal soffitto pendevano 7 lanterne e diversi fasci di erbe secche. 
Sulla parete destra c’era una grande libreria stracolma di vecchi volumi polverosi ed erosi dal tempo, sulla sinistra si ergeva invece un lungo tavolo inondato da una miriade di oggetti, visti soltanto nei numerosi film di Tim Burton. 
Nessuna porta. Nessuna finestra. 
- Cazzo, ma dove sono finita? 
Ora si sentiva proprio come una di quelle eroine dei film dell’orrore destinate a soccombere al volere del maligno. 

<< Io guardo di sopra e tu sotto. >>
Era la voce del ragazzo! A quanto pare si era ripreso dal colpo e ora la stavano cercando. 

<< No, non ce ne bisogno; so già dov’è. >> rispose la voce della vecchia. 

- Per Salazar no ! che faccio? 

La porta si spalancò per la seconda volta. 

<< Visto Grand – Mere? Qui non c’è nessuno. >>

La vecchia gli fece cenno di zittirsi. 

<< Ecouté ! >>

Il ragazzo si mise in ascolto.

Miao Miao. 

<< Questo è il miagolio di Nefen. >>
<< Vai a prenderlo. >>

Il ragazzo si lasciò guidare dal suono del gatto e arrivò in prossimità del tavolo, alzò la lunga tovaglia onice, e se non fosse stato per i suoi riflessi pronti si sarebbe ritrovato lo stivaletto borchiato di Alison in faccia. 

<< Piccola pantera, finalmente ti ho presa. >>
<< Lasciami andare bastardo. >> imprecò Alison divincolandosi, mentre Thomàs la trascinava per i piedi. 
<< Ottimo lavoro. >> disse poi rivolto al gatto. 
<< Legala con questa. >> ordinò la donna porgendo al nipote una corda. 

Il ragazzo eseguì il compito mentre Alison iniziava a spegnersi.
L’adrenalina stava lentamente scemando, lasciando spazio a un’infinita stanchezza, i sensi si andavano annebbiando, tutto ciò dovuto anche al forte odore di inceso che stava invadendo la stanza. 

Thomàs si avvicinò al suo viso.
<< Ora chiudi gli occhi e riposa piccola, andrà tutto bene. >>








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Pov Brad









Ecco ormai era fatta, l’aveva perso di nuovo e questa volta per sempre…
Stupido Bras stupido.
Però andava bene così, Daniel aveva riavuto sua madre, non poteva che esserne più felice; in futuro poi si sarebbe fatto una vita con qualcun altro …
Lui invece beh…la sua stava per giungere al termine. 
Si odiava, era stupido, sottomesso e privo di speranza, non riusciva a liberarsi dalle catene e gli spettri di una famiglia che l’aveva ripudiato tornavano a farsi sentire ogni notte, quando poteva dar sfogo a tutti i suoi sentimenti.
La vita era stata crudele con lui, il destino si divertiva a torturarlo e lui continuava a lasciarglielo fare…
Chi era lui?  A chi importava di come stesse? Di cosa si agitava in quell’animo degradato? Nessuno. 
Alla sua famiglia non era fregato, a Krystal bastava tenerlo come schiavetto e farsi scopare quando ne aveva voglia, ma a lui, di lui chi si occupava? Chi si domandava? Nessuno. 
Era solo nella solitudine.. 



Stringi le tue mani Brad, stringile. 
Perfetto, ora riaprile, guardale, cosa c’è dentro? 
Niente.

Voltati Brad, voltati.
Perfetto, cosa vedi? 
Un passato sterile. 

Guarda avanti Brad, guardaci. 
Perfetto, cosa vedi? 
Il nulla. 


Entra, chiudi la porta, apri l’acqua.
Sentila come scorre, inizia a spogliarti, lentamente una cosa alla volta. 
Togli la maglia nera, ora la canottiera neutra. 
Slaccia la cinta, ora apri la cerniera, scalcia via i jeans. 
Elimina anche i calzini e infine togli i boxer blu. 
Sei nudo, solo, come la Natura ti ha fatto, guarda il tuo riflesso sulle piastrelle candide…
Sei bello, maledettamente bello… eppure sei dannato dentro, cosa te ne fai del fuori? 
L’acqua gelida  ti fa sentire vivo, ogni singola parte del tuo corpo chiede calore, ti implora di smettere, ma tu continui perché il ghiaccio ti tiene in vita. Riprendi la tua lucidità. Non riesci più a sentire le dita dei piedi e anche quelle delle mani iniziano ad abbandonarti… Ti siedi sul marmo e lasci che l’inverno cada su di te, ti riscaldi con il suo respiro defunto.
L’acqua ti parla mentre scivola sul tuo corpo. 
Prendi in mano il tuo membro, è gelido anch’esso. 
Alcune gocce si sono depositate sulla sua peluria, inizi a sfregarlo lentamente. 
Non sai perché lo stai facendo… forse vuoi solo un momento di pura estasi.
Man a mano aumenti il ritmo, lui nel mentre si ingrossa.
Il tuo corpo inizia ad accaldarsi e tu continui, continui sempre più veloce.
Ti scappa un gemito e lo senti, senti che stai per arrivare al limite del piacere.
E poi, come previsto esplodi, il liquido del piacere eterno, della sopravvivenza del genere umano fuoriesce da te schizzando sulla mano ancora abbracciata al tuo fulcro vitale. 
Sospiri e ti domandi il perché dell’esistenza. 













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Pov Alison






<< Nonna non avremo forse esagerato? >> chiese Thomàs alla donna, mentre applicava un cerotto sull’avambraccio di Alison. 
<< No, il sangue era necessario per ringraziare i Loa. >>
<< Si, ma l’abbiamo spaventata a morte, ora sarà terrorizzata. >> ribattè l’altro. 
<< Lo sai Thomàs il rito doveva essere ripagato, deve ringraziarci per averla salvata e per la denuncia mancata. >>

Il ragazzo non disse nulla, semplicemente iniziò a pensare ad un modo per calmare la ragazza una volta sveglia. 

<< Io vado ad annullare l’incantesimo di incarcerazione. >> annunciò l’altra uscendo dalla camera da letto del nipote. 

Il ragazzo accese lo stereo e House on Hill dei The Pretty Reckless inondò la stanza; dopo una decina di minuti la ragazza iniziò a riprendere conoscenza, il ragazzo le si avvicinò cauto ma lei appena lo vide iniziò a strillare come un’ossessa. Thomàs provò a calmarla ma invano, quella infatti non volle saperne ragione. 

<< Non provare a toccarmi stronzo. >>
<< Ti prego calmati io…>>
<< Zitto batardo! Cosa mi avete fatto? >>
<< Ti prego di moderare i termini ed ascoltarmi. >>

Alison si calmò un poco.
Era viva e stava apparentemente bene quindi decise di acconsentire.

<< Ti abbiamo soltanto fatto un piccolo taglio sull’avambraccio destro per poter prelevare un po’ del tuo sangue. >> attaccò Thomàs. << Sai è un po’ complicato da spiegare ma mia nonna ti ha salvata con un rito e gli Dei dovevano essere ringraziati con il pegno della persona salvata. >>

Alison non rispose.
Le sembrava tutto così inverosimile, e non il fatto che fosse stata guarita da un rito ( lei stessa era pagana ), ma bensì tutto il casino che aveva fatto per scappare da quei due. 

<< Oh merda.>> si lasciò scappare a mezza voce. << Quindi non volevate uccidermi. >>
Il ragazzo sorrise a quell’affermazione.
<< Oh cazzo oh cazzo, quindi ti ho rotto i gioielli di familia per nulla? >> continuò lei avvampando. 
A quel punto l’altro scoppiò in una fragorosa risata.
Alison sperò che il letto sotto di lei si aprisse e la risucchiasse. 

<< Ahahah no ahahah quelli sono ancora ahahahah  tutti interi ahahah. >> riuscì a dire l’altro tra le risa. 
<< Però anche voi ci siete andati giù pesante eh ! Potevate dirlo da subito che volevate solo il mio sangue invece di fare tutto stile serial killer psicopatici. >> lo accusò la mora, cercando di far scemare il senso di vergogna che la stava attanagliando.
<< Sei tu quella che non ci ha dato il tempo! Sei passata subito all’attacco. >> si giustificò l’altro. 
<< Beh si forse si, ma a mio avviso abbiamo esagerato entrambi. >>
<< Va bene mettiamola così allora e non pensiamoci più. >> accordò il ragazzo. << Comunque io sono Thomàs, piacere. >> aggiunse poi porgendo la mano alla mora. 
<< Alison. >> contracambiò l’altra. 
<< E’ strano pensare che dopo tutto questo disastro ancora ci eravamo presentati. >>
<< Già! Ah io devo assolutamente andare a ringraziare ed a scusarmi con tua nonna. >> disse Alison dandosi un pacca sulla fronte. 
<< Si, ma non preoccuparti, ad ogni cosa il suo tempo, ora…>> 
- Tempo? Oh porco due! Sono in ritardo !

<< Che ore sono chiese allarmata? >>
<< Le 21:40 >>
<< Cooosa? I miei mi uccideranno se non torno subito a casa. >>
La mora saltò giù dal letto, afferrò la felpa e gli stivaletti abbandonati accanto ad una sedia ed inizò ad infilarseli. 
<< Mi dispiace ma devo andare, subito. >>
<< Vieni ti accompagno. >>

Scesi al piano di sotto Alison vide la signora in salotto intenta a ricamare.

<< Buona sera signora. >> disse. 
Ella non rispose. 
<< Volevo  soltanto scusarmi per il terribile equivoco e per averla colpita, veramente mi dispiace. E poi volevo ringraziarla per avermi guarita. >> disse tutto di un fiato facendo un piccolo inchino. 
La vecchia si fermò  dal suo lavoro e si voltò a guardare la ragazza, poi socchiuse gli occhi e riprese a ricamare. 
Thomàs trascinò via Alison prima che quella potesse aggiungere altro.

<< Mia nonna è una donna di poche parole. >>
<< Mi odia. >> disse l’altra. 
<< No veramente, fa così con tutti. >>
<< Vabbè farò finta di crederci, ma ora devo proprio andare. >> ammise davanti alla porta d’ingresso. 
<< Avanti allora vai, hai paura di aprire la porta per caso? >> la schernì il ragazzo.

Alison girò il pomello e quella si aprì.
<< E solo che prima… vabbè lascia stare. >>

La brezza notturna investì Alison con una carezza cristallina. 

<< Be ciao allora. >> disse al ragazzo. 
<< Ci rivedremo? >> chiese lui. 
<< Chissà, magari in giro. >> rispose lei mentre si allontanava sul selciato buio.
<< Vuoi che ti accompagni alla fermata? >> Le urlò dietro.
<< No grazie, va bene così. >> rispose alzando il pollice, poi scomparve nella notte. 










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Pov Brad 






DRIIN DRIIN 

Suono, no, non è lui. 

DRIIN continua. Alzati, no non è lui.

DRIIN DRIIN. Vedi te stetto alzarsi dal letto e andare ad aprire la porta, ma poi ti accorgi che l’mmagine del tuo io si muove a scatti.

DRIIN Vortica via, nero.


- Il campanello ! 
Brad scattò dal letto come una molla. 
La Luna giaceva nel cielo, guardò l’orologio sgangherato segnava le 20:30.
DRIIN il campanello stava per staccarsi dal muro a furia di essere suonato. (Lol)

<< Arrivo. >> urlò infilandosi i primi pantaloni che gli capitarono a tiro, indugiò un secondo allo specchio, si passò una mano sui capelli e quasi cadde inciampando sulla bottiglia di birra scolata poco prima.
Aperta la porta Krystal entrò nella stanza con due buste in mano. 

<< Ciamo amoruccio, dormivi? >> chiese stampandogli un bacio sulle labbra.
Poi iniziò a curiosare per l’appartamento, << Squallido proprio come l’avevi descritto. >> commentò acida. << Però visto? Sono venuta lo stesso, contento? >> cinguettò.

- Contento?! 
Cosa ci faceva lei nel suo appartamento? 
Era la prima volta che vi metteva piede l’aveva sempre ritenuto un luogo indegno della sua presenza e Brad ne era sempre stato contento, e invece ora dopo anni di “fidanzamento”  o meglio “costrizione” quella osava recarcisi di sua spontanea volontà? 
Il moro stentava a crederci.
Quello era uno dei pochissimi luoghi che non erano ancora stati infettati dalla Mantide Religiosa, fino a pochi secondi prima.

<< Ma perché sei qui? >> le chiese sgarbato.
Krystal si voltò a guardarlo.
<< Amore ma come siamo nervosetti oggi. >> lo schernì sorridendo. << Sono venuta per farti una sopresa; non capisci finalmente è tutto pronto per il grande giorno, dobbiamo festeggiare. >> esclamò raggiante. 

Brad rimase serio, per quanto si sforzasse non riusciva a fingere, non quella sera. 
Krystal fece finta di non averlo notato. 

<< So io come rimetterti su di morale. Ho portato panna, fragole e champagne. >> sussurrò maliziosamente al ragazzo indicando le buste. << E poi… >> continuò iniziando a togliersi il cappotto. 
<< Mi spiace Krystal ma non mi sento bene. >> disse il moro interrompendo il suo penoso spettacolino. 
La ragazza per tutta risposta si sfilò il cappotto esibendo un completino di pizzo rosso che lasciava intravedere molto più di quello permesso normalmente in spiaggia. 

<< Allora sicuro di sentirti ancora poco bene? >> gli domandò sorridendo. 
Senza aspettare una risposta spinse il ragazzo sulla poltrona e si accovacciò davanti a lui ed iniziò a sbottonargli la cerniera dei pantaloni. 

Brad sbuffò. 
<< Krystal veramente non me la sento. >>
Lei gli mise una mano sul pacco e facendo pressione, avvicinò il viso a quello dell’altro sibilandogli a denti stretti. 
<< Io lo voglio adesso. >> 

La pressione faceva male e la birra scolata poco prima dal ragazzo non era stata ancora smaltita, così il ragazzo colto da un lampo di genio fece una cosa che non credeva avrebbe mai più fatto; iniziò a fare pipì.
Il liquido caldo si fece sentire subito e Krystal ritrasse la mano innorridita balzando all’indietro.
<< AAAAAH Brad che schifo ! Ma che cazzo fai? >> urlò in cagnesco. 
Il ragazzo riuscì a stento a non riderle in faccia, e mentre la pipì gocciolava sul pavimento, si protese in avanti ed emise un fragoroso rutto. 
Krystal si appiccicò al muro.
<< Mi fai ribrezzo! PORCO. >>
Brad si portò le mani alla pancia e corse in bagno.
<< Sto per vomitare. >> esordì un secondo prima di iniziare ad emettere schifosissimi versi animalischi in modo da convincere la ragazza del suo presunto malessere. 
Quella nel mentre si rivestì e riprese tutte le sue cose si avvicinò alla porta del bagno,
<< Brad per colpa tua ora la mia mano emana un odore terribile! Ora vado a casa a depurarmi da tutto questo schifo. >>
Lui continuò ad emettere versi distorti. 
<< Vedi di rimetterti per il matrimonio. >> ordinò furibonda 

Poi uscì sbattendo la porta.
Brad iniziò a ridere come un’idiota.
C’è l’aveva fatta aveva mandato la bastarda a farsi fottere!!
Dopo aver ripulito il piccolo disastro si rifugiò di nuovo nella doccia, era stato un fottuto genio e almeno per quella sera l’aveva scampata.






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Salve, 
volevo solo fare un paio di precisazioni.
In primo luogo mi scuso per tutti gli errori ma dal pc di mia mamma (preso illegalmente) non riesco a mettere il correttore non so cosa gli sia preso. Io ho riletto per due volte tutto ma sono più sicuro che qualche errore mi sia sfuggito.
Poi nel pezzo in cui Brad “parla” con il proprio cuore, be non è mai successo a nessuno di voi di dialogare con voi stessi? A me succede spesso quindi non mi è sembrato insolito inserire questa cosa.
In ultimo nella scena in cui suona la sveglia, non so se vi succede ma spesso quando la mattina per esempio suona la sveglia, io mi convinco di essermi svegliato e vedo me stesso fare quello che farei realmente, ma poi mi accorgo di essere ancora nel letto e che in realtà quello che vedoè solo frutto della mia mente. Non so se mi sono spiegato bene. AHAHAH ora penserete che sono un disagiato ma vabbè.
Un bacio a tutti. 
Appena posso pubblico il prossimo capitolo.
xxNick

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Capitolo 15
*** Origin ***


Pov Daniel 

Eccomi tornato come promesso, spero di non avervi fatto attendere molto.
Innanzitutto buon anno a tutti, avete passato buone vacanze? 
Da domani si torna a scuola… sono in crisi. Non sono pronto a tornare, ci diranno le materie che usciranno all’esame…pregate per me che non esca matematica e che esca inglese alla seconda prova, altrimenti sono spacciato.
Ho paura gente, da domani si riparte e non si finisce più… infatti finiti gli esami (devono andare bene per forza a costo di studiare giorno e notte e smettere di avere una vita sociale), poi c’è il riscontro con il dopo.
Della serie che faccio? Dove vado?
Io so già cosa fare ma i miei non vogliono e quindi devo trovare un’alternativa… che nervoso… non posso di certo permettermi l’università e l’alloggio anche se trovassi un lavoro. 
Sono nella merda ( perdonate, ma quando ci vuole ci vuole).
 Per primo devo andare via da qui poi vedrò che fare…
Pensavo di andare a lavorare su una nave da crociera, con il diploma che prenderò posso farlo però dicono sia difficile entrare. 
Comunque non so perché vi sto parlando dei miei problemi, perdonatemi. 
Buona lettura a tutti. 
Xx Nick 
 





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<< Signor Prince presto mi segua sua madre si sta risvegliando! >>urlò la voce di Ray.

Daniel stretto tra le braccia dell’altro necessitò di alcuni secondi affinché il suo cervello potesse elaborare quella frase e dare un senso alle parole.
- Sua madre si sta risvegliando.
- Madre si sta risvegliando.
- Si sta risvegliando.
- Sta risvegliando.
- Risvegliando.

- Mia madre cosa? 

Il biondo non riusciva a credere a quelle parole, non poteva essere vero, magari stava solo sognando; si sognava di sicuro.
Titubante alzò lo sguardo ed incontrò le iridi ambra del moro.

<< Vai. >> gli sussurrò. 

- Vai. Il tono di voce con il quale il moro aveva pronunciato quella semplice parola fece scattare qualcosa in Daniel che si riprese dallo shock momentaneo; il corpo reagì prima della mente e si ritrovò a correre come un forsennato.
Tutto scomparve attorno a lui, gli alberi, Brad, e alcuni frammenti della voce di Ray gli giunsero quando ormai era troppo distante per comprenderne il senso, ma qualsiasi cosa stesse dicendo non gli interessava; niente e nessuno lo avrebbe fermato in quel momento.

Entrò nell’edificio, spinse  due infermiere che lo guardarono inviperite, imboccò le scale ed iniziò  a salire tre gradini alla volta, nella salita andò a sbattere contro un signore e per poco non rovinò a terra;

<< Ei ma che modi. >> protestò quello.
<< Mi scusi. >> disse soltanto Daniel riprendendo la corsa.

Arrivato in prossimità della stanza accelerò il passo, e spalancò la porta che andò a cozzare contro la parete che vibrò per un istante. 
Il medico che si occupava di sua madre si voltò a guardarlo, Daniel si aspettava di essere richiamato per tale comportamento, ma quello non disse nulla, semplicemente uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
Daniel si voltò, sua madre era li, nel letto, distesa, immobile. 
Lentamente la sua testa si mosse, i riccioli biondi ripresero a vivere, la pelle alabastro tornò ad illuminarsi, le iridi chiuse per tantissimo tempo ora si stavano lentamente, dolcemente, magicamente schiudendo. 
Finalmente i suoi occhi tornavano ad aprirsi al mondo, sua madre stava nascendo per una seconda volta, e lui, suo figlio stava assistendo alla sua rinascita.

<< Daniel. >> sussurrò la donna con infinita dolcezza.

Al suono di quella voce il ragazzo scoppiò il lacrime.
 Quella voce che per anni lo aveva cullato, quella voce che l’aveva aiutato a crescere, che l’aveva rassicurato, quella voce che aveva temuto di non poter ascoltare più, ora era di nuovo lì.

<< Mamma. >> disse accovacciandosi sulla donna.

Anche lei piangeva, un pianto ricco di amore, di felicità, un pianto fertile di una donna che stava riabbracciando suo figlio dopo essere tornata da un viaggio post – morte. 

<< Daniel amore mio. >> sussurrò tra una carezza e l’altra. 
<< Mamma, mam-ma tu se-i viva. >> esclamò incredulo l’altro tra un singhiozzo e l’altro.
La donna annui sorridendo, stentava a crederci anche lei, eppure era lì, viva, sveglia tra le braccia del frutto del suo amore. 

Passò un tempo infinito prima che i due decidessero di staccarsi l’uno dall’altro, poi Daniel prese una sedia e si sedette accanto alla madre. 

<< Allora come ti senti? >>

La donna dapprima non rispose, sembrava persa in un mondo tutto suo, poi prese parola, 

<< Mi sento leggera come un fiocco di neve, mi vedo fluttuare tra le onde come un velo trasparente, fragile tra i venti di fine novembre. >>

Ecco da chi aveva ripreso Daniel nell’essere così poetico, sua madre tempo addietro componeva poesie nel tempo libero, e spesso si esprimeva con un linguaggio che altri non avrebbero compreso, ma lui vi era cresciuto e quella risposta gli parve del tutto normale. 
Era soltanto un po’ stanca e traumatizzata da quella specie di avventura, ma ora che era di nuovo sveglia era pronta a tornare a Vivere.

Toc toc

Qualcuno bussò alla porta, era il dottore. 

<< Mi dispiace disturbare, ma la signora Prince deve essere sottoposta a degli accertamenti. >>

Daniel guardò sua madre che gli sorrise.

<< Non ci vorrà molto, ti aspetterò qui. >>
Lui annuì.
<< Vai. >> gli disse poi dolcemente.

Il ragazzo uscì dalla stanza e due infermiere chiusero la porta.

- Vai.

Quella semplice parola aveva nuovamente, per la seconda volta in quella giornata, risvegliato Daniel. 

- Brad ! 

Si era completamente dimenticato di lui, anzi si era dimenticato di tutto e tutti, ma ora sua madre lo aveva inavvertitamente riportato alla realtà dei fatti.
Doveva andare da lui magari era ancora lì fuori ad aspettarlo, ne dubitava profondamente, ormai si erano detti quanto bastava per far intendere che era finita, eppure in lui c’era ancora una piccola ipocrita speranza. 
Tuttavia arrivato al parco, ebbe la conferma di ciò che già sapeva, Brad non c’era. Se n’era andato.

Sconsolato rientrò nello stabile e lì fu accolto da un nuovo ricordo, 
- Alison ! 
Doveva assolutamente avvisarla.
In un attimo aveva composto il numero (grazie al cielo portava sempre il cellulare nella tasca del giubbino), la ragazza rispose quasi subito. 
<< Pronto Dan? >> domandò con voce assonnata. 
<< Ei Al si sono io, prima che tu dica qualunque cosa sappi che ciò che ho da dirti io è più importante. >> disse tutto d’un fiato.
<< Spara. >> pronunciò l’altra curiosa. 
<< Mia mamma si è risvegliata. >>
Dall’altro lato della cornetta si sentì un tonfo, 
<< Cooosa?? >> si avvertì in lontananza. 
Poi il rumore del telefono che veniva ripreso in mano. 
<< Dan ma è una notizia fantastica!!! Due secondi e sono da voi. >> esclamò richiudendogli in faccia. 

Daniel sorrise, amava quella ragazza. 













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Dieci minuti dopo i due erano stretti in un abbraccio spacca ossa. 
<< Daniel sono contentissima. Io sapevo, lo sapevo che si sarebbe risvegliata !  >>
<< Si Al è un vero miracolo. >>
La ragazza gli asciugò le lacrime, 
<< Vieni andiamo a fare colazione. >>

<< Com’è stato rivederla aprire gli occhi? >> gli domandò la ragazza, mentre sorseggiava il suo cappuccino. 
<< Magico… veramente il mio cuore ha smesso di battere e non so… >>

Alison annuì. 

<< Immagino, lei ti ha detto qualcosa? >> 
<< Si, ha pronunciato il mio nome, e ha pianto… purtroppo siamo rimasti insieme per poco, il medico doveva sottoporla a dei controlli. >>
<< Capito, beh poi andremo a reclamarla. >> disse la more facendogli l’occhiolino. 
Daniel non rispose perso nella contemplazione del suo cornetto. 
<< Ei Dan ci sei ? >> chiese l’altra agitandogli la mano davanti agli occhi. 
<< Si scusa, mi ero distratto, dicevi? >>

Alison non si lasciò ingannare,
<< Dov’è Brad? >>

Daniel rimase colpito da quella domanda, eppure se ricordava bene c’era anche lei con lui la mattina precedente…

<< C’eri anche tu vero? >> le domandò per sicurezza. 
Alison annui. 
<< Si, perciò pensavo che l’avrei trovato qui. >> ammise un po’ imbarazzata. 

Daniel non sapeva se dire la verità o mentire, si odiava in quel momento una parte di lui gioiva per il risveglio della madre, mentre l’altra voleva solo soffrire per la delusione data da Brad.
Eppure non poteva mentire alla sua migliore amica, doveva dirglielo. 

<< Brad è fidanzato e a breve si sposerà. >> buttò fuori tutto d’un fiato.

Alison inaspettatamente abbassò il capo. 
- Oh cazzo glielo ha detto alla fine. 

<< Beh non dici nulla? >> chiese il biondo sconcertato.

La mora dal canto suo non sapeva che fare, lei sapeva già tutto da un po’ ma non credeva che ci sarebbe stato il bisogno di dirglielo, e invece…

<< Oh…vedi Dan io… >> attaccò incerta di quello che stava per dire. 
<< Tu cosa? >> 
<< Io già…lo sapevo. >> sputò fuori.
Daniel rimase impietrito da quelle parole,
<< Come scusa? >>
Non voleva credere a quelle parole, non poteva essere vero.
<< Ti prego Dan, posso spiegarti. >>
<< Spiegarmi? Non c’è niente da spiegare. Tu sapevi e non me l’hai detto, che razza di amica sei Alison? >> la rabbia e il tradimento iniziavano a montare in lui. 
<< Dan per favore, non dire così, sai che… >>
<< No Alison, no. Da quanto tempo ne sei a conoscenza? Prima o dopo che lui venisse da me? >>
<< Prima. >> sussurrò l’altra.
<< PRIMA? E tu non mi hai detto nulla lo stesso? Hai lasciato comunque che tornasse per ingannarmi ed illudermi di nuovo? >> sbraitò ferito da colei che mai avrebbe voluto nuocerlo. 
<< Si, ma ora lo sai giusto? Quindi non vedo dove sia il problema… in un modo o nell’altro ne saresti venuto a conoscenza. >>
<< Alison non capisci? Il problema è che mi hai mentito, tra tutti proprio tu? >> l’accusò il biondo. 
La ragazza prese a tremare.
<< Dan io volevo che tu parlassi faccia a faccia con lui, per chiarirvi una volta per tutte e iniziare la vostra storia. >> disse sincera. 
<< Si, ma resta il fatto che mi hai tenuto all’oscuro di tutto, mentre cercavi in tutti i modi di buttarmi tra le sue braccia. >>
Alison si alzò offesa. 
<< Io volevo solo che tu fossi felice, anzi lo voglio ancora. So cosa hai dovuto passare e farti soffrire era l’ultimo dei miei intenti. >>
<< Mi dispiace Alison, avresti dovuto pensarci prima. >> concluse il biondo risoluto.

A quel punto la ragazza non resse più e scappò via tra le lacrime. 

- Magnifico. Pensò Daniel.
In una mattinata aveva detto addio al ragazzo dei suoi sogni e fatto scappare tra le lacrime la sua migliore amica… 
Cos’altro avrebbe combinato ancora? Far saltare in aria l’ospedale?
Non si sarebbe sorpreso se fosse accaduto. 








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Arrivata l’ora di pranzo il medico uscì dalla stanza, vedendo Daniel gli si avvicinò.
<< Daniel? >>
Il ragazzo sobbalzò dallo spavento, 
<< Si? >>
<< Ora può andare, ma non la faccia sforzare troppo è ancora molto debole. >>
<< Va bene, non si preoccupi. >>
Detto ciò il biondo dopo aver preso il vassoio del pranzo dal carrello dell’infermiera entrò nella stanza. 

Gabrielle pareva persa nei suoi pensieri, ma appena lo vide accennò un sorriso. 
<< Il medico ho dovuto sottopormi a degli accertamenti, se tutto andrà bene per natale mi lasceranno tornare a casa. >> disse dolcemente. 
<< Mamma ma è fantastico. >> esclamò il figlio dandole un bacio sulla fronte.
<< Si. >> annuì lei.
<< Ti ho portato il pranzo. >>
Gabrielle abbassò lo sguardo sul vassoio. 
<< Non credo di riuscire a mangiare, ma posso provarci. >> 
<< Ti aiuterò io. >> dichiarò il ragazzo aprendo il sacchetto delle posate. 
<< Daniel? >>
<< Si mamma? >>
<< Come stai?  Non te l’ho nemmeno chiesto. >> ammise la donna con una nota malinconica nella voce. 
Il biondo si stupì di quel rammarico. 
<< Mamma ma che dici? Sei tu quella che è stata male, non io. >> esclamò meravigliato. 
In quel preciso istante i tagli sotto la maglia ripresero a bruciare. 
- Non posso dirglielo, non ora. 

<< Amore, ma tu, avrai sofferto molto… Avverto dolore nei tuoi occhi. >>
Le iridi verdi del biondo iniziarono ad inumidirsi.
- Non cedere, non puoi farlo, non adesso. 

<< Mamma sto bene veramente, solo un po’ scombussolato e stanco. >>
<< Va bene caro, in ogni caso quando te la sentirai potrai contare su tua madre. >> disse seria. << Perlomeno finché non venga un'altra malattia a reclamare la mia presenza.. >>

Daniel inorridì a quelle parole.

<< Mamma ma che dici? >> la reguardì.
Quella per tutta risposta rise.
<< Sai caro ho capito una cosa durante questo “viaggio”, la morte non è altro che un Mutaforma; siamo noi a decidere cosa diventerò, un traguardo, un eterno riposo, un nuovo inizio o un nulla infinito. La scelta sta a noi. >>
<< Mamma forse è meglio se riposi un  po’. >> le consigliò Daniel che non voleva parlare della morte, non dopo che stava per portarseli via. 
<< No Daniel, non sono pazza so quello che dico. E la morte non mi spaventa più, sarò io a decidere in cosa tramutarla. >> replicò la donna sicura. 
Daniel sospirò. 
<< Però ho capito anche un’altra cosa. >> aggiunse quella con un velo di malinconia.
<< Cosa mamma? >> chiese il biondo curioso. 
<< Tu devi sapere, tu hai diritto di conoscere la verità… >>
<< Mamma ma che stai dicendo? >>
<< La storia tra me e tuo padre. >> sussurrò a mezza voce. 
Daniel rimase colpito da quella rivelazione, in quasi 18 anni sua madre non aveva mai toccato quell’argomento e lui dal canto suo non aveva mai sentito il bisogno di voler sapere chi fosse l’essere meschino che aveva osato abbandonare una donna incinta. 
<< Mamma ma perché proprio adesso? >> chiese sconcertato. 
<< Daniel so che per te dev’essere stato difficile crescere senza un padre e che magari ti sei convito che non ti importasse nulla della sua presenza, ma dopo aver compreso di star per morire, ho deciso che tu devi sapere, sarai tu a decidere poi cosa fare. >> ammise la donna deglutendo. 
<< Mamma a me non interessa, veramente non devi sentirti obbligata a parlarmi di qualcosa di cui entrambi non vogliamo avere niente a che fare. >> la rassicurò il biondo prendendola per mano. 
Quella però scosse la testa.
<< No, ormai la decisione è stata presa, quindi mettiti comodo e ti prego di non interrompermi. >>
Daniel suo malgrado annuì.
<< Torniamo indietro di 20 anni. >> attaccò la donna, pronta anch’essa a rivivere la storia della sua vita. 
<< Avevo 26 anni, ero giovane, carina e nonostante la mia età ancora un po’ ingenua; era il mese di Febbraio mi ero appena imbarcata, a quei tempi lavoravo su una nave da crociera. >>
Daniel fece per dire qualcosa ma Gabrielle lo precedette, 
<<  Ah Ah ! Ricordi la regole? Niente interruzioni. >>
Il ragazzo fece finta di chiudersi la bocca con una chiave che poi lanciò fuori dalla finestra, la donna sorrise poi riprese. 
<< Allora dicevamo, si ero appena salita sulla nave, mi aspettavano 6 mesi di duro lavoro ma ero lo stesso molto eccitata, avevo un sacco di amiche e si vociferava che sulla nave ci fosse un gruppo di ballerini professionisti. Io impazzivo alla sola idea, ho sempre trovato estremamente sexy gli uomini che sanno come muoversi. >>
<< Mamma! >> esclamò Daniel tutto rosso. 
<< Daniel! >> lo reguardì l’altra con le iridi improvvisamente fiammeggianti.
Poi riattaccò, 
<< Quindi capisci c’era molto fervore tra tutto l’equipaggio. In ogni caso il sabato sera ne ebbi la conferma, ero stata messa a servire i tavoli nella sala degli spettacoli, ed è lì che li vidi. Ricordo ancora tutto perfettamente, erano in 10, fisico palestrato, sorriso scintillante e uno sguardo incendiario. Tuo padre era il quarto a partire da sinistra, si esibirono in una coreografia super sexy sulle note di Like a Virgin. 
Tutta la folla andò in delirio, io non avevo occhi che per tuo padre, rovesciai anche un cocktail addosso ad una signora, ma grazie al cielo quella non vi badò troppo presa dallo spettacolo. 
Fatto sta che a fine serata rimanemmo tutte deluse… infatti venimmo a sapere che su 10 ballerini soltanto due erano etero… >>

A Daniel venne un colpo al cuore a quella rivelazione. 
Gabrielle non ci fece caso troppo presa dal racconto. 

<< Il mio ex collega Timothy invece era in delirio, era gay dichiarato e inafatti non tardò a trovare il suo ballerino, si fidanzò con Louis se non sbaglio… comunque non è di loro che voglio parlarti, dicevo io avevo quasi totalmente perso le speranze, soltanto due erano etero, e magari anche fidanzati, quindi decisi di lasciar perdere da subito. 
Fu lui ad avvicinarsi a me.
Avevo appena finito il turno quella notte, erano circa le tre, ero stanchissima e non vedevo l’ora di andare a dormire, stavo cercando la chiave della cabina quando me lo trovai davanti, mi aveva seguita. 
Era bellissimo, capelli ebano, fisico perfetto e gli occhi, quegli occhi verdi come i tuoi, mi facevano perdere la testa ogni volta che lo guardavo. 
Lui disse di avermi notata tra un tavolo e l’altro e aveva detto che le ero sembrata un angelo nell’inferno, ci demmo appuntamento per la mattina che doveva sorgere. In quelle poche ore di sonno non dormii per niente ero sovreccitata e ancora stentavo a credere che lui tra tutte avesse notato proprio me.
La mattina dopo ci incontrammo sul ponte della nave, erano solo le 6:30 faceva un freddo glaciale e io ero avvolta come un fagotto; si chiamava Adam Perri, aveva 28 anni due in più di me, mi disse che la sua compagnia di ballerini si spostava continuamente da un paese all’altro, era single ma aveva intenzione di stabilirsi e metter su famiglia. 
Questo mi bastò, iniziammo a frequentarci e sette mesi dopo aveva già comprato casa; convivemmo per quasi 3 anni, poi rimasi incinta e lui, non so… il suo spirito viaggiatore e il suo animo d’artista si fecero sentire…e se ne andò. 
Mi lasciò la casa e soldi a sufficienza per tirare avanti, dopotutto non era una cattiva persona, semplicemente non era il tipo da casa e famiglia, perlomeno così credevo io prima che venni a sapere che… >>

La donna si interruppe e asciugò alcune lacrime. 

<< Si era trasferito in Martinica e neanche dopo un anno dal divorzio aveva messo incinta un’altra donna… >>
<< Co – cosa? Come ha potuto farti questo? E tu come l’hai saputo? >> Daniel non poteva credere alle proprie orecchie, suo padre era davvero un essere così meschino? 
<< Perché ella morì durante il parto, l’ospedale venne messo sotto inchiesta e la notizia fece il giro del mondo. >>
Daniel prese a tremare,
<< E – e il bambino? >> chiese.
<< Da quel che so è sopravvissuto. >>

Daniel smise di respirare…
Il viso impallidì, il cuore smise di battere, la testa di pensare.
Da qualche parte del mondo Daniel aveva un fratellastro? 
Non poteva essere vero, non poteva essere reale. 

<< Quin-quindi io ho… >> 
<< Si Daniel tu hai un fratellastro. >> ammise la donna titubante. 

Il figlio guardò la madre incapace di pronunciare anche una sola sillaba.

<< Mi dispiace che tu sia venuto a saperlo solo adesso e in questo modo…Ma forse non mi rimane più molto tempo… >> confessò empatica Gabrielle stringendo il figlio. 
<< Basta, smettila di parlare di morte. Io semplicemente non so che pensare… troppe emozioni tutte in una volta… >>
La donna annuì
<< Si amore capisco… Ora è meglio se vai…ho bisogno di riposare e tu di riflettere. >> concluse stampando un bacio sulla fronte del figlio. 

Una volta fuori dalla stanza Daniel si sentì mancare…
Era preda di un vortice di emozioni e sentimenti in contrasto con loro.
Non poteva uscirne illeso psicologicamente, doveva fermarlo in qualche modo almeno per un po’…
Mise le cuffie e si accomodò in una saletta d’attesa deserta…
Gioia per la madre,
Delusione per Brad,
Rammarico per Alison,
Scetticità per il fratellastro,
Ira per il padre…


Dove spegnere il cervello o sarebbe esploso.

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Capitolo 16
*** The end of the beginning ***




Ciao a tutti, eccomi tornato con un nuovo capitolo.
Entro fine gennaio salvo imprevisti, penso di pubblicare il continuo.
Un bacio a chi è ancora qui e a chi arriverà.
Grazie.
Ps: il capitolo si alternerà tra il Pov di Brad e quello di Alison.





Pov Brad.




Dopo il lampo di genio di urinare sulla mano di Krystal e fingersi malato il Karma aveva deciso di accanirsi contro Brad, infatti, due giorni dopo l’incidente Krystal gli aveva mandato un messaggio nel quale lo intimava a presentarsi alle ore 15:00 precise a casa sua; e  così aveva fatto recandosi nell’imponente villa.
Si  aspettava un lavaggio del cervello dalla castana o nel peggiore dei casi di doverla scopare, invece venne a sapere che sarebbero andati in chiesa per fare le prove pre-matrimoniali… gli caddero le braccia ai piedi, ma Krystal fu irremovibile (come sempre del resto). 

<< Il tuo abito è nella camera degli ospiti, fai veloce a cambiarti il parroco ci aspetta per le 16:00. >> dichiarò la vipera mentre una domestica l’aiutava a sistemarsi l’abito da prova.

Salendo la scalinata il moro si lamentava con se stesso.
- Perché dovevano sposarsi in chiesa?
Lui odiava le chiese, erano sempre così fredde, macabre che fin da bambino si rifiutava di entrarci, trascinato di forza dai genitori. 
Inoltre non era un credente, non lo era mai stato e di sicuro non aveva intenzione di diventarlo… 
Sposarsi in luogo considerato sacro da altri e del quale a lui non importava nulla gli sembrava alquanto ipocrita ed offensivo, eppure come sempre non aveva scelta.

Alle 16:00 precise scesero dall’automobile grigio metallizzata, la chiesa era un’imponente costruzione in stile barocco che faceva molto Krystal, ad accoglierli venne il parroco, un uomo sulla quarantina con i capelli brizzolati.
A Brad non sembrava un uomo di chiesa, anche il fisico snello e slanciato metteva in dubbio la sua veridicità.

<< Buonasera figlioli. Amabile signorina Krystal. >> disse porgendole la mano.
Quella sorrise di ricambio. 
<< E quindi lui il futuro sposo? >> chiese titubante guardando Brad.
<< Si parroco, le presento Brad. >>
<< Brad lui è Don Luke. >>
I due si strinsero la mano.
<< C’è per caso qualcosa che non va? >> domandò Krystal al parroco. 
<< No no, e solo che me l’aspettavo diverso. >>

- Si aspettava un rampollo di alta famiglia etero e non un poveraccio gay…
disse tra se e se il moro trattenendosi dal scoppiargli a ridere in faccia. 

Krystal lo incenerì con lo sguardo, 
<< Allora andiamo? >>
<< Si si certo, prego da questa parte. >> disse quello indicando la porta.

Una volta dentro Brad si accorse che la temperatura non era mutata di una virgola, anzi sembrava quasi come se fosse scesa, evidentemente anche Krystal se ne accorse perché non si fece problemi a commentare ad alta voce. 

<< Don Luke. >> esclamò indignata. << Come spiega tale orribile temperatura? >> 
<< Ah si, mi spiace per il piccolo inconveniente signorina e solo che ci sono dei problemi all’impianto del riscaldamento, ma comunque non deve preoccuparsi i tecnici sono già all’opera per risolvere il problema. >> sorrise rassicurante. 
<< Oh bè lo spero bene, il 31 non è poi così lontano. >> ribatté quella con astio. 
<< Ma signorina tra un mese il problema sarà più che risolto. >> 

 - Non sa di giocare una partita già persa in partenza. Pensò il moro godendosi la scena. 

<< Lei non sa cosa vuol dire organizzare un matrimonio, e soprattutto il MIO matrimonio! Un mese equivale ad un ora, basta una piccolezza per rovinare tutto. >> sbottò severa. 

Brad colse l’occasione al volo.

<< Amore non è meglio se torniamo quando il problema sarà risolto? Non vorrei ti ammalassi. >> disse dolcemente alla castana. 
<< Brad adesso non ti ci mettere anche tu! Ormai non c’è più tempo, saprò resistere. >> rispose quella risoluta. 

Don Luke si intromise,
<< Lei deve confessarsi? >> domandò guardando il moro. 

Brad dapprima non seppe cosa rispondere, impreparato ad una domanda del genere. 
<< Ehm no, si cioè boh… Non ne vedo la necessità ecco. >> decretò alla fine. 
Il parroco alzò gli occhi al cielo,
<< Avanti mi segua. >> 

Brad si voltò verso Krystal in cerca di aiuto.
<< Muoviti, vai. Alisha e Christie stanno per arrivare. >> gli sibilò acida. 

Il moro scoraggiato si affrettò a raggiungere Don Luke che lo stava aspettando davanti ad una porta.
<< Avanti ragazzo. >> gli intimò.

Brad iniziò a percorrere una scalinata e si chiese se non fosse stato scelto come vittima di un qualche rito cristiano, tuttavia la sua preoccupazione svanì quando dopo aver aperto una seconda porta si ritrovò in uno studiolo semplice e modesto.
Il parroco chiuse la porta alle sue spalle e fece cenno a Brad di accomodarsi.

<< Allora caro dimmi, come mai hai deciso di sposarti? >> gli domandò curioso. 

Brad sbiancò… lo sapeva fin dall’inizio che non sarebbe mai sopravvissuto a quell’interrogatorio. 











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Pov Alison





Alison corse fuori dal bar ferita e infuriata con il suo migliore amico…
Una parte di lei si sentiva in colpa per avergli mentito ma l’altra le diceva che in fin dei conti non aveva commesso nessun reato; era forse un tradimento credere nell’amore? 
Lei pensava che alla fine Brad avesse trovato un modo per fidanzarsi con Dan e invece aveva pensato male, ed ora era lei quella che era passata per la falsa della situazione, quando in realtà voleva soltanto aiutare i due ad iniziare la loro storia d’amore una volta per tutte. 
Avrebbe voluto rivedere Gabrielle e gioire per il suo risveglio, raccontare a Daniel della sua insolita avventura e invece…
Aveva bisogno di stare sola per riflettere, nelle vicinanze doveva esserci un boschetto se non errava…
Le fronde degli alberi si agitavano silenziosamente, degli uccelli si alzarono in volo, Alison si accomodò su di un tronco caduto, amava la natura, il silenzio surreale dei boschi, la solitudine che le permetteva di esprimere al meglio i suoi sentimenti. 
Non era mai stata una tipa molto socievole anzi… si mostrava estroversa e di facile approccio ma in realtà era molto selettiva… Non condivideva i pensieri del 90% dei ragazzi della sua età. 
Li percepiva quasi tutti come vuoti, come macchine della società… si lasciavano incatenare dagli stereotipi e tutti erano la copia di tutti, dall’abbigliamento al modo di pensare e agire.
Nessuno che avesse delle idee proprie, nessuno che avesse un proprio stile, nessuno che avesse il coraggio di essere se stesso per paura…
Paura di cosa poi? 
Di non essere accettati, di essere presi in giro, emarginati… che gran cazzata!
A lei andava bene così, preferiva essere Alison piuttosto che un burattino in compagnia di altre marionette…
Non fumava, non beveva e non si vestiva da zoccoletta, non usciva il sabato sera con le amiche per andare in qualche disco a staccarsi i timpani, non amava nulla delle “cose decise dalla società”…
Ma non se ne faceva un problema, anzi le piaceva essere diversa, vivere secondo le sue regole e fanculo chi la sfotteva per il suo stile strano o la fraintendeva; se c’era qualcosa che aveva capito era che la vita è troppo fugace e preziosa per spenderla a fare cose decise da altri o ad essere un’altra solo per essere accettata…
Odiava la sua società ed era consapevole del fatto che più la tecnologia avanzava più l’umanità regrediva, nessuno sapeva far niente, troppe comodità, troppi lussi, la popolazione diventava man a mano sempre più incapace. 
Ecco perché cercava di tenersi il più lontana possibile dai social network ma alcune volte ne sentiva il richiamo… 
Li stavano intrappolando, li stavano facendo il lavaggio del cervello e nessuno faceva niente per impedirlo…
Il mondo stava regredendo…in peggio, e aveva deciso di farlo proprio nell’era in cui si trovava a vivere…magnifico….
Un nuovo anno era alle porte, il compleanno di Dan era dietro l’angolo e anche il matrimonio del coglione. 









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Pov Brad 



<< Ehm sinceramente non ho ben capito il senso della domanda…secondo lei per cosa ci sposa padre? >>
<< Per amore figliolo…amore altrimenti per quale altra ragione? >> chiese quello di ricambio. 
<< Senta perdoni la franchezza ma la smetta di chiamarmi figliolo, lei non è un’ottantenne quindi… >> sbottò secco.
<< Ho 42 anni per l’esattezza, e va bene se proprio le da fastidio… ma mi dica lei come dovrei chiamarla? Signore? >> domandò con una vena di sarcasmo.
<< No. Brad deve chiamarmi solo Brad. >>
<< Va bene, allora mi dica Brad per cosa ci si sposerebbe in una coppia se non per amore? >> chiese curioso.
Il moro avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia.
<< Oh bè non saprei… soldi? Disperazione? Obbligo? Paura? >>
Il parroco rimase colpito da quella frase.
<< E chi mai si sposerebbe per paura o disperazione? >>
<< Chi ormai sa di star avanzando con l’età e inizia a rendersi conto di aver bisogno di un appiglio per la vecchiaia, la paura di rimanere soli è una delle più grandi degli esseri umani. >>
Don Luke annuì silenzioso.
<< Quindi è per questo che si sta sposando? >>
Il moro scoppiò a ridere.
<< Certo che no, le sembro per caso così vecchio o brutto? >>
<< Naturalmente no… anzi c’è molto direi. >> ammise quello con un tono di voce che parve per un momento malizioso. 
<< Come scusi? >>
Forse aveva solo frainteso… o sentito male. 
<< Oh Brad lei ha capito benissimo, ho percepito fin da subito che lei non si sta sposando per amore, ne tantomeno per le due opzioni appena scartate… quindi non rimangono che odio e obbligo… >>
Al moro si gelò il sangue nelle vene.
<< Mi sta forse accusando di qualcosa? >> disse oltraggiato, ma la voce lo tradì.
<< No Brad mi sto solo chiedendo perché un bel ragazzo gay come lei stia per commettere un atto del genere. >>
Brad non riusciva a credere a quelle parole…
<< M-ma c-come fa a saperlo? >> chiese sconcertato.

- Non era possibile. Lui non era mai stato etichettato come gay da nessuno… era molto mascolino…il suo aspetto esteriore non aveva potuto tradirlo.

<< Lo si capisce con un’occhiata più attenta e un breve interrogatorio… >> ammise l’altro. 
<< Come si è permesso? Questa è violazione della privacy. >> il fuoco gli ribolliva dentro, eppure sapeva di star dicendo assurdità. 
<< Per favore Brad si calmi…io sto solo cercando di capire… >> si giustificò l’altro, ma il moro lo interruppe. 
<< No, lei non deve capire niente. Io me ne frego di lei e lei se ne frega di me. >> esclamò alzandosi e portandogli un dito contro. 
Quello non si lasciò intimorire.
<< Primo le chiedo di moderare il linguaggio, secondo la prego di calmarsi. Io vorrei aiutarla, farle evitare di commettere il mio stesso errore. >> ammise l’uomo con tono empatico.
Brad si bloccò a quelle parole. 
<< Quale errore? >> chiese scettico. 
<< Quello di nascondere la mia vera natura dietro una figura… dietro la religione… >>
Il ragazzo non disse nulla, scioccato dal fatto che uno sconosciuto, per di più prete si stesse sfogando con lui…
<< Si sono gay… >> 
<>
<< I suoi errori non sono un mio problema. E mi dispiace deluderla ma per me non c’è nulla da fare ormai il mio destino è segnato. >> concluse risoluto. Ne aveva abbastanza doveva andare via da lì…
Fece per aprire la porta, ma la voce di Don Luke lo bloccò.
<< Brad per favore, mi ascolti. >>
Il suo sembrava quasi un lamento e nonostante tutto il moro non poté ignorarlo, mosso dalla compassione che poi quasi certamente l’avrebbe fatto pentire di non essere andato via. 
Si appoggiò contro la parete.
<< Avanti parli prima che ci ripensi e me ne vada. >> minacciò spazientito da quella situazione.
L’altro si voltò a guardarlo in viso.
<< Solo ora mi rendo conto di aver sprecato la mia esistenza, cercando di reprimere la mia vera natura… E non mi pento di aver servito il Signore, anzi…mi pento di aver cercato di mentire a me stesso e non vorrei che lo facesse anche lei, Brad. >> concluse. 
<< Senta sono meravigliato dalla sua preoccupazione ma non mi servono ne le sue parole ne i suoi consigli… per me non c’è posto nel regno della libertà. >>

Detto così si appresto ad aprire la porta, ma prima di girare la toppa, il parroco lo raggiunge con un balzo e lo spinse contro il muro.

<< Ma cosa cazzo fa? E’ impazzito? >> 
Brad stava per commettere davvero un omicidio, magari questa volta gli sarebbe stato più fortunato.
<< Brad…so che le sembrerà deplorevole, ma io non ho mai baciato nessun ragazzo e-e mi sono sempre chiesto cosa si provasse e… >> disse incerto su come continuare…
Il moro sbiancò.
<< Ma cazzo per caso mi avete preso tutti per un puttaniere? >> sbraitò scrollandoselo di dosso.
<< Brad la prego, esaudisca il desiderio di questa povera anima… cosa le costa? E solo un bacio. >>

-    Avanti Brad fallo. Disse la compassione.
- No. Che schifo nemmeno lo conosco.
- Ma è solo un bacio! Quante volte hai giaciuto con Krystal? E ti faceva schifo. Ribattè l’altra.
- E lui che si è scelto tale vita! Ora ne sta solo subendo le conseguenze. Contrattaccò la ragione.
- Ha semplicemente preso la strada sbagliata.
- Poteva cambiarla se voleva.
- Spesso c’è la nebbia a nascondere le altre vie, e se non c’è nessuno a rischiararle…
- Ognuno deve contare sulle proprie forze e…

<< Fanculo! >> sussurò Brad alla ragione, poi si voltò e prese il volto di Luke tra le mani e lasciò un bacio, nel quale aveva cercato di concentrare tutta la sua passione, sulle labbra dell’altro che vacillò in un primo momento di sorpresa ma poi contraccambiò avido. 
Il moro si staccò da lui e finalmente uscì da quella stanza a passo svelto. 

Le voci di Alisha e Krystal echeggiavano nello stabile e un “ Dio ti benedica” lo seguì lungo le scale. 













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Pov Alison




Forse aveva sbagliato a prendersela così con Daniel…
Anzi avrebbe dovuto capirlo, sotto pressione com’era il suo amico, era già tanto se non fosse esploso in aria…lei era l’unica di cui si fidava e gli aveva mentito… Anche se per una buona ragione era pur sempre una specie di tradimento…
Doveva scusarsi con il biondo e subito…
Prese il telefono e scrisse:
-- Ciao Dan, mi spiace per prima… avevi ragione tu sono stata una stronza, non avrei dovuto tenerti nascosta una cosa del genere. Spero tu possa capire e perdonarmi. --
Poi premette su INVIA. 

<< Eilà! Chi si rivede. >> esclamò dal nulla una voce alle sue spalle.

La mora dallo spavento fece cadere il cellulare che fortunatamente si depositò su un mucchietto di foglie unite dal vento. 
Velocemente lo raccolse e si voltò vero l’interlocutore. 

<< Thomàs ciao. Anche tu qui? >> domandò stupita… non si aspettava di rivederlo, perlomeno non così presto e in un bosco per giunta. 
<< Scusa non volevo spaventarti. >> rispose quello. 
<< Fa niente. >>
<< Perché sono qui? Be potrei farti la stessa domanda. >> annunciò poi con un sorriso. 
<< Affari miei. >> ribatté l’altra lasciando correre sul fatto che lei non gli aveva chiesto niente. 
<< Lo stes- >>
<< Thomàs avec tu parles? >>’ urlò una voce che la mora riconobbe subito. 
<< Oooh no! Grandmother've tout gâché! >>’’ si lamentò l’altro mentre la mora sogghignava. 

La donna arrivò a passo svelto, teneva un cestino in mano. 

<< Ah c’est elle! >>’’’ disse guardando di traverso Alison, poi scomparve dietro ad un cespuglio.
<< Sapevo che mi odiava… nessuna novità. >> esclamò tranquilla la ragazza.
Thomàs fece spallucce. 
<< E comunque avete sbagliato posto, questo non è il supermercato. >> aggiunse sarcastica. 
L’altro la guardò male.
<< Uao che ridere! Nonna è venuta qui a cercare della verbena e ho deciso di accompagnarla, non la lascerei mai sola. >>
Alison annuì. 
Quella frase era tipica da Daniel.

<< Si, si vede che ci tieni a lei, ma dimmi volevo chiedertelo già l’altra volta ma poi nel casino generale… siete francesi? >>
<< No martinicani, veniamo dalla Martinique l’isola dei fiori. >> ammise il ragazzo orgoglioso.
<< Uh che ficata! E sul programma di geografia di quest’anno. >>
<< Si è bellissima. >>
<< E ti manca? >> chiese curiosa.
<< Be in realtà non vi ho vissuto molto, quindi ricordo poco e nulla…anzi nulla direi. >>
<< Allora come fai a dire che è bellissima? >> lo accusò la mora scettica.
<< Foto fatte dalla nonna, a casa ce ne saranno centinaia, magari un giorno te le mostrerò. >>
<< Perché no. >> disse Alison cercando di immaginare l’acqua cristallina e le spiagge terse.
<< Non è strano? >> disse improvvisamente lui.
<< Cosa? >> chiese l’altra guardando quegli occhi così diversi tra loro ma in perfetta sintonia.
<< Rincontrarsi di nuovo in posti solitari e in così breve tempo. >>
<< Già… è davvero insolito. >>
<< Sei venuta a mietere vittime smarrite? >> aggiunse poi lui rovinando l’atmosfera che si era creata. 
Alison rise.
<< No, solo a riflettere in santa pace, ma a quanto pare non è possibile. >>
<< Questa volta non hai avuto il coraggio di tornare nella villa eh? >> l’apostrofò lui di ricambio.
Alison abbassò il capo, quel bastardo sapeva come metterla in difficoltà ma non si perse d’animo.
<< Ho semplicemente voluto evitare una denuncia ai miei genitori da parte di tua nonna. >> ribatté risoluta, poi come accecata da un ricordo continuò.
<< Scusa Thomàs, so che non sono affari miei ma, se quella villa è vostra perché non vi abitate? >> 
Come si poteva abbandonare una meraviglia del genere? 
<< Oh be diciamo che è diventata nostra per eredità… quando ci trasferimmo qui mia nonna prese a lavorare in quella villa come governante, a quel tempo era abitata dalla famiglia Mason, purtroppo essi morirono durante un incidente d’auto, la signora Mason l’unica sopravvissuta morì un anno dopo per crepacuore…aveva lasciato un testamento nel quale la casa era destinata a mia nonna, della quale si fidava incondizionatamente. Nonna non vi volle abitare ma continua a fargli visita ogni giorno per controllare e dare una spolverata qua e là. >>
<< Uao però che fortuna. >> ammise Alison.
<< Thomàs! Nous allons! >>’’’’ strillò di nuovo la donna.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
<< Sta ancora sparlando di me? >> chiese la mora divertita.
<< No devo andare. >>
<< Je regrette. >>’’’’’
Thomàs sorrise. 
<< Au revoir madame. >>









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Pov Brad 



Le prove erano state un inferno…
 Per tutto il tempo il moro era stato freddo e rigido, non riuscendo a fingere che andasse tutto bene, non davanti al parroco che aveva poco prima confessatogli di essere gay, e che aveva baciato.
Krystal si era spazientita più volte e Alisha l’aveva schernito mentre Christie l’aveva giustificato dando la colpa all’emozione.
Christie era sempre così gentile e amorevole con le persone… si era spesso chiesto come potesse frequentare una come Krystal…
A fine prove le tre avevano deciso di andare al cinema per svagarsi un po’ e naturalmente anche il moro vi era stato trascinato controvoglia.
Avevano discusso a lungo su cosa guardare, Krystal voleva vedere un film romantico in vista del matrimonio, ma l’unico che trasmettevano era già stato visto da Alisha che voleva vedere un film horror seguita  a ruota da Christie, e alla fine per fare un dispetto a Krystal anche Brad optò per l’orrore; magari lo avrebbe aiutato a dimenticare per un po’ il triste destino. 
Ma Krystal non glielo permise…
Gli restò per tutta la programmazione del film appiccicata addosso, emettendo di volta in volta degli urletti striduli.

Ormai non c’era più nulla da fare, la fine era imminente, mancava nemmeno un mese… 
La sua vita stava per concludersi proprio come quella della ragazza che stava per essere tagliata a pezzi dal pazzo furioso.










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Pov Alison 

Ore 22:30

Il telefono della mora finalmente vibrò.
Si precipitò su di esso e lesse:
-- Scusami tu, ho esagerato io, ti aspetto in ospedale. Un bacio, Daniel. --










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Ecco le traduzioni.

<< Thomàs, con chi stai parlando? >>’
<< Ooh no! Nonna hai rovinato tutto. >>’’
<< Ah è lei. >>’’’
<< Thomàs andiamo. >>’’’’
<< Mi dispiace. >>’’’’’

Ah poi volevo fare un piccolo appunto.
Nella scena del parroco e della chiesa, io spero di non aver offeso nessuno e se ciò è accaduto non era minimamente mia intenzione, io non ho nulla contro i cristiani o la chiesa di per sé. 
Con quella scena volevo soltanto far ragionare su verità che purtroppo ci sono e che spesso vengono ignorate.
Quindi che nessuno la prenda sul personale, e spero che questo capitolo vi faccia riflettere.
Un bacio.
Xx Nick 

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Capitolo 17
*** The Birthday ***


Ciao gente !

Perdonate la mia assenza ma lo studio mi sta soffocando... Ancora realizzo che il 17 giugno iniziano gli esami... Ancora inizio la tesina !!!

Ok basta.

Allora come sempre vi invito a rileggere i capitoli precedenti per rinfrescarvi un po' la memoria e se volete lasciate un piccola recensione che è sempre ben accetta.

Un saluto a tutti.

XxNick

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pov Brad

 

BZZ BZZ

Il cellulare vibrò ma invano, il ragazzo dormiva sulla panca della piccola e silenziosa sala d'attesa; i capelli biondi scompigliati, il respiro lieve, le cuffie nelle orecchie...

Povero Daniel...povero angelo...costretto al dolore da troppo tempo.

Sarebbe riuscito a trovare la luce un giorno?

Dormi dolce angioletto, dormi ignaro di quel che ti aspetta.

 

 

Alcune ore dopo.

 

 

<< Prego, potete accomodarvi qui. >> stava dicendo Ray a due uomini, ignara del ragazzo addormentato.

Poi accorgendosene:

<< Perdonate solo un secondo. >> esordì.

 

<< Signor Prince, signor Prince avanti si svegli. >> disse scuotendo il biondo.

 

Quello dapprima mugugnò poi, aprì gli occhi di scatto.

 

<< Che? Cosa? >> domandò confuso mettendosi a sedere.

<< Non può stare qui, avanti torni in camera sua. >> gli disse l'infermiera, facendo cenno ai due uomini di poter entrare; poi uscì.

Daniel si stropicciò gli occhi e tolse le auricolari, i due davanti a lui lo guardavano incuriositi; la solita gente pettegola.

Si alzò e uscì dalla stanza un po' traballante, si sentiva scombussolato e confuso...

Non ricordava bene perchè si fosse addormentato, vide l'orario al telefono e si imbatté in un messaggio: era di Alison. Quel nome parve farlo tornare alla realtà che lo colpì come un pugno in faccia.

La litigata con Brad, sua madre, il presunto fratellastro...

Ora capiva perchè si era addormentato...

Aprì il messaggio e lesse:

 

“Ciao Dan, mi spiace per prima… avevi ragione tu sono stata una stronza, non avrei dovuto tenerti nascosta una cosa del genere. Spero tu possa capire e perdonarmi.”

 

Ora non poteva rispondere, non ora, non era ancora tornato in se stesso...

Doveva prima rielaborare i suoi pensieri...

 

 

 

 

 

 

1 Settimana Dopo

 

 

I giorni erano volati e la litigata con Alison pareva solo un ricordo sfumato come le nuvole di vapore che uscivano dalla bocca di Daniel.

Finalmente era guarito e il fuoco dei tagli aveva smesso di tormentarlo; ora non rimanevano che cicatrici... quelle sarebbero rimaste però...per sempre.

Era contento Daniel, perchè si era chiarito con Alison.

Era contento perchè aveva preso la decisione di non voler avere nulla a che fare con il suo fratellastro per il momento; chiunque esso fosse poteva aspettare, magari un giorno lo avrebbe cercato.

Era contento perchè la sua migliore amica aveva conosciuto un ragazzo, anche se lei aveva più volte insistito sul fatto che non gli interessasse minimamente.

Era contento perchè non aveva più pianto per Brad da ben due giorni.

Era contento perchè sua madre migliorava di giorno in giorno.

 

Ora passeggiava tranquillo lungo il marciapiede diretto alla sua amata biblioteca, sua madre aveva insistito affinchè tornasse alla normalità quotidiana, dapprima era stato reticente: tornare lì non gli avrebbe fatto bene, eppure il richiamo si faceva sentire, così alla fine si era deciso.

Durante il tragitto però aveva deciso di effettuare una piccola imprudente deviazione, voleva riammirare infatti la vetrina delle “Musical Notes”, come faceva sempre.

Ed eccolo lì maestoso come non mai l'imponente stabile; l biondo si aspettava una vetrina a tema natalizio dato l'arrivo delle feste, invece ciò che vide lo lasciò completamente spiazzato.

Ai due lati esterni vi erano due maestose arpe argentate, accanto ad esse vi erano deposte su due colonnine in granito stile barocco dei violini bianchi.

Al centro racchiuse tra due tende di tulle bianco tenute alte da una moltitudine di trecce floreali si ergevano due sagome di cartone che avevano le stesse medesime fattezze della ragazza bisbetica, Krystal, se non errava e di Brad...

I volti sorridenti, abbigliati in abito e completo elegante.

Fu come ricevere un pugno nello stomaco.

Il biondo fu colto dall'impeto di entrare e dar fuoco alle due figure ma si trattenne per amore degli strumenti... E così era fatta... si erano già sposati.

<< Uh uh. >> emise qualcuno alle spalle del biondo che si voltò di scatto.

<< Stavi riammirando lo splendore che emettono le sagome di cartone? Devo dire che nonostante siano realizzate alla perfezione non lascino trasparire la mia reale bellezza. >> commentò Krystal squadrando il biondo dall'alto al basso.

<< Congratulazioni. >> disse solo quello.

La castana rise,

<< Guarda che non ci siamo ancora sposati, il matrimonio è il 31. >> precisò puntigliosa.

Qualcosa dentro Daniel esutlò.

<< Ah non lo sapevo. >>

<< Uh poverino, così Brad non te l'ha detto? >> lo schernì.

<< Si per la cronaca me l'aveva detto, ma io gli ho sconsigliato di sposarsi il 31; sai com'è con tutti quei botti c'è il rischio di saltare in aria. >>
Il cellulare della smorfiosa squillò.

<< Pronto amore, si aspetta solo un secondo. >> disse togliendosi il cellulare dall'orecchio.

<< Senti coso sparisci dalla mia vista adesso. >>

 

Daniel dapprima decise di seguire il suo consiglio e di andarsene, ma poi si ricordò che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno da minorenne e che quindi doveva approfittarne; fece dietrofront, prese la bottiglietta d'acqua che aveva nello zainetto e mentre quella parlava al telefono; inconsapevole del suo ritorno svitò il tappo e...

L'acqua volò in aria tra mille scintille e si lanciò sui capelli e sul cappotto di Krystal che strillò come un'ossessa, mentre l'altro correva a perdifiato.

Arrivò alla biblioteca tutto ansimante e divertito da ciò che aveva appena fatto; le ultime scorribande da minorenne...

Prima di entrare si ricompose e respirò profondamente, l'odore familiare dei libri lo investì, parevano passasti secoli dall'ultima volta che era stato lì...

Iniziò a girovagare tra i fidati scaffali, respirando quell'aria che sapeva di rifugio, di fuga dalla realtà...

Non voleva leggere nulla in particolare, si limitava ad accarezzare copertine polverose, a prendere un libro in mano, a sfogliarne un altro o a contemplarne le immagini.

Alla fine ne prese uno che parlava della differenza tra la musica contemporanea e quella di una volta, si accomodò al solito posto, e i ricordi riaffiorarono... la porta che si apriva, gli occhi ambra, l'odore di vetiver... era impossibile non pensare a lui.

Perchè? Perchè si era invaghito di un ragazzo che non era altro che un adepto della società? Che non aveva il coraggio di ribellarsi ed affrontare la vita?

Non lo sapeva... non sapeva niente...neanche di Brad..,

Come poteva essere sicuro che fosse ciò per cui si mostrava? Non sapeva nulla di lui, eppure lo amava... o forse no, non era amore... ma lui non sapeva cos'era l'amore.

Desiderare una persona con tutto se stesso, arrossire ed andare nel panico nel vederla, sentire l'elettricità nel sfiorarla, avvertire sicurezza e sperare per lei...non era forse quello amore?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Alison

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel Frattempo...

 

<< Quindi mi lascerà tornare a casa domani dottore? >> stava chiedendo Gabrielle speranzosa al medico.

Quest'ultimo annuì.

<< Si signora Prince, ma a quattro condizioni: primo, non deve assolutamente fare nessun tipo di sforzo, secondo, al primo malore deve subito chiamare il 118, terzo, deve assumere le medicine che le ho prescritto e quarto, ogni domenica pomeriggio mi presenterò da lei per dei controlli, quindi dovrà essere reperibile.

Quella annuì accondiscendente.

<< Certo, tutto quello che vuole sarà fatto. >>

Poi, in un impeto di felicità abbracciò il medico, che parve lusingato da quel gesto.

<< Mi spiace, e solo che sono così emozionata. >> disse la donna ricomponendosi.

<< No, non si preoccupi, capisco quanto lei possa essere contenta. >> rispose quello cercando di tranquillizzarla.

 

Alison dal canto suo pareva un raggio di sole.

<< Grazie, grazie, grazie dottore! Lei non può capire che gran decisione ha preso. >>

 

Il medico sorrise e poi si congedò chiamato da un'infermiera.

 

<< Daniel sarà entusiasta di vederti domani a casa. >> disse la mora a Gabrielle.

<< Si, non vedo l'ora, per lui dovrà essere un giorno indimenticabile. >>

Alison annuì,

<< Io mi occuperò della torta, delle decorazioni...ah e qual'è il piano che spingerà Daniel fino a casa? >>

<< Stasera gli dirò che domani dovranno effettuare delle operazioni importanti a diversi pazienti del mio reparto e che quindi le visite saranno proibite fino a sera. Tu lo spingerai a casa con la scusa di voler fargli provare una canzone al piano; so già che non ti dirà di no. >>
<< Perfetto, e al suo arrivo troverà te. >>

<< Esatto con tanto di torta e palloncini. >>

 

Le donne si abbracciarono felici, poi si guardarono negli occhi:

“ Che l'operazione rendi il compleanno di Daniel indimenticabile abbia inizio!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Daniel

 

 

 

 

Il Giorno Dopo

 

 

 

 

<< Avanti Dan te lo chiedo per favore solo un minutino. >>

<< Al non so... non penso di ricordare come si fa. >>

<< Ma che dici! Ne sei capacissimo e lo sai, e poi è da tempo che non suoni; non ne senti la mancanza? >>

 

Il biondo non rispose...

- Si che ne sentiva la mancanza, eppure non era sicuro di voler suonare; non mentre sua madre era in ospedale...però Alison lo stava pregando.

 

<< Oggi è il mio compleanno, dovrei essere io quello che esprime un desiderio. >> ribatté sperando di far desistere la ragazza.

<< Appunto, io so che tu vorresti suonare, ti sto soltanto agevolando. >> esclamò quella sorridente.

<< E va bene, va bene, suonerò per te. >> acconsentì.

<< Yeee! Grazie mille Dan. >> esultò la mora stampandogli un bacio sulla guancia.

 

 

Arrivati nei pressi di casa, Daniel fu colto da un senso di calore; si era sempre sentito al sicuro in quel luogo, e inoltre fremeva alla sola idea di risuonare al suo amato piano.

Entrati si tolsero le giacche e dopo aver superato l'ingresso, si recarono nel salotto immerso nel buio.

La luce apparve improvvisamente abbagliando tutta la stanza, una musica rilassante invase gli angoli più bui e silenziosi.

Daniel non poteva credere ai propri occhi, il pavimento era fiorito di palloncini multicolori, dal soffitto pendevano stelle nere, e sul muro erano stati fissati due maxiposter della sua sorridente Avril.

Ma la cosa o meglio la persona, o forse visione che più lasciò basito il ragazzo era seduta sulla poltrona alla sinistra del suo amato pianoforte;

Gabrielle lo guardava sorridente, simile ad una ninfa dei cieli, indossava un abito argento stretto in vita, e la gonna in taffetà che ricadeva in pieghe morbide fino al pavimento.

- Non poteva essere vero.

 

<< Mamma, ma tu cosa? >> era tutto così surreale...

<< Sorpresa! >> esclamò la donna allargando le braccia.

 

Il biondo si voltò confuso verso Alison,

 

<< Sorpresa. >> gridò anche quella.

 

- Forse stava solo sognando, sua madre era in ospedale! E nel suo reparto era vietato l'accesso fino a tarda sera, glielo avevo detto lei stessa!

Ok stava impazzendo.

 

<< Dan tutto ok? >> domandò Alison avvicinandoglisi.

Il ragazzo la guardò.

<< Si, si e solo che, non capisco. >>

Alison sorrise.

 

<< Daniel Prince oggi è il tuo compleanno e io e tua madre abbiamo deciso di farti una sorpresa. Cos'è che non riesci ad afferrare in tutto ciò? >>

<< Daniel vieni qui. >> disse dolcemente Gabrielle al figlio; quello si avvicinò alla dona che lo invitò a sedersi accanto a lei. Poi lo strinse forte.

<< Mamma perdonami e solo che io... non mi aspettavo nulla di tutto ciò... >>

<< Sssh non ti preoccupare va tutto bene. >>
 

- Quelle donne erano qualcosa di indescrivibile.

<< E' comprensibile che adesso ti senta un po' scosso, ma su col morale, oggi è nato il più bel dono della mia vita. >>

<< Che dolci che siete. >> esclamò Alison sorridente.

 

Daniel si alzò e strinse forte anche lei.

 

<< Grazie di cuore veramente. >>

<< Naaa per così poco? >>

 

Daniel rise; basta pensieri ora si sarebbe goduto ciò che lo aspettava.

 

<< Adesso però devi chiudere gli occhi e sederti. >> gli intimò la mora indicandogli una sedia.

 

Il biondo obbedì.

 

<< Gabrielle a te l'onore. >>
<< Grazie Alison. Allora caro come sai oggi compi 18 anni, e per tale motivo dovrei cercare per il salone 18 biglietti in 18 minuti, tali biglietti ti porteranno al tuo regalo, ma se fallirai non saprai mai dov'è nascosto; e inoltre dovrai scontare un numero di penitenze pari al numero dei biglietti che non hai trovato. >>

<< Mamma ma 18 biglietti sono troppi. >> contrabbattè il figlio.

<< Mi spiace caro ma queste sono le regole. E adesso bando alla ciance, al mio tre Alison girerà la clessidra e il gioco avrà inizio. >> disse indicando la mora che sogghignava divertita.

<< 1...2...3...Via! >>

 

E il gioco iniziò tra risa, adrenalina, gioia, divertimento e spensieratezza. >>

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Krystal

 

 

Qualcosa di gelido improvvisamente colpì la schiena di Krystal che completamente intenta a parlare al telefono quasi svenne dallo spavento.

Strillò con tutta se stessa, mentre Brad le domandava dall'altro capo del telefono cosa fosse successo; non lo sapeva ancora nemmeno lei.

Si tastò i capelli e il cappotto: erano zuppi, bagnati; qualcuno aveva osato tirarle dell'acqua!

Si era voltata inviperita per distruggere il colpevole, ma non aveva visto nessuno, se non che con un'occhiata più attenta, in lontanza aveva notato il biondo con il quale aveva parlato nemmeno un minuto prima correre a perdifiato.

 

- E' stato lui. Piccolo bastardo, se osa farsi rivedere è morto.

 

<< Krystal che succede? >>

<< Vieni subito qui e ti racconto tutto. >> aveva sbraitato chiudendo la chiamata, poi era entrata di corsa nel negozio.

 

<< Pulcino mio ma cosa ti è successo? >> aveva chiesto Aleister sconvolto nel vedere i capelli della figlia grondanti d'acqua.

<< Papà per favore adesso non è il momento. >> aveva ribattuto quella superandolo e chiudendosi nel camerino dello studio del negozio.

Per fortuna aveva degli abiti di ricambio nel negozio ed un fono, anzi in realtà aveva un po' di tutto; dai trucchi alla piastra.

 

Si era tolta il cappotto bagnato e senza perdere un secondo aveva preso ad asciugarsi i capelli, non poteva permettersi un malanno a meno di due settimane dal matrimonio.

 

BUM BUM

 

Qualcuno aveva bussato alla porta.

 

<< Chi è ? >> domandò.

<< Sono io, Brad. >>
 

La ragazza aprì la porta.

 

<< Krystal cosa ti è successo? >> domandò confuso nel vedere la ragazza in reggiseno.

<< Guarda lasciamo perdere. >> attaccò infuriata. << Ero appena arrivata in negozio quando noto davanti alla vetrina quel moccioso biondino... >>
<< Daniel. >> si lasciò scappare Brad involontariamente.

<< Si lui! Beh dicevo l'ho salutato normalmente e poi ho risposto alla tua chiamata e lui se n'è andato. Tutto tranquillo se non che improvvisamente sento un getto un d'acqua gelido piombarmi addosso. Mi volto per vedere il colpevole e indovina cosa vedo? Quel piccolo stronzetto che corre a perdifiato. >>

 

Il moro non poteva credere alle proprie orecchie, Daniel aveva fatto ciò?

 

<< Ma Krystal perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere? >>

<< E io cosa ne so? Magari ci è rimasto male perchè non l'abbiamo invitato al matrimonio. >>

 

- Il suo Daniel l'aveva fatta pagare a Krystal...non poteva non amarlo ancora di più...

 

<< Si, forse. >> rispose poco convincente.

 

<< Ma tanto cosa ce ne importa, noi non vogliamo degli scarafaggi come lui al nostro matrimonio. >> esclamò sorridente stampandogli un bacio sulle labbra, che Brad riuscì a ricambiare solo grazie ad anni di finzioni e menzogne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Daniel

 

 

 

 

 

 

Il gioco si era ormai concluso, i regali erano stati scartati la torta mangiata...

La casa dormiva nelle quieta notturna, Gabrielle finalmente tornava a riposare nel suo letto a baldacchino con le coperte in raso bianco.

Alison dormiva stretta a Daniel che, ancora sveglio nel suo mondo rifletteva e ascoltava musica.

 

“When you turn off the lights, i get stars in my eyes. Is this love?”

 

Diceva Avril sulle note del suo nuovo singolo.

 

Avril non lo so, non so se questo è amore dimmelo tu... Quella mattina si era sentito invadere da un sentimento che mai aveva aleggiato in lui, la gelosia; si la gelosia scaturita da due sagome di cartone, gelosia per un ragazzo.

 

 

“ So don't turn off the lights, i'll give you what you like”

 

 

Cos'era il suo sentimento? Proprio non riuscivo a capirlo...magari era solo attrazione fisica, animale, dettata dall'istinto degli ormoni adolescenziali che si facevano sentire in modo speciale in quegli anni e che a stento a volte riusciva a contenere... Eppure cosa poteva farci? Era un essere umano anche lui, necessitava di amore, sesso, di sfogare la propria passione repressa....non era lui a dettare le regole, ma la natura.

Perchè in fondo in fondo non era forse quello il suo male peggiore? La costante solitudine.

Eppure aveva tentato in tutti i modi di farsela amica, di non vedere solo il lato negativo che essa comportava, ma a quanto pare non bastava...una parte di lui odiava ciò; il dover per forza avere qualcuno per essere COMPLETI.

Non poteva più continuare a fingere, lui necessitava di Brad come una pianta che dopo esser cresciuta per anni sotto la sterile luce artificiale di un laboratorio, una volta portata alla fertilità del Sole riesce finalmente a completare il proprio processo vitale.

Ma perchè, non potevano bastare l'amore di una madre e di una, praticamente sorella? A quanto pare no.

E adesso dall'alto dei suoi 18 anni si sentiva un vecchio che non avrebbe mai testato l'amore innocente e scapigliato che possono avere due tredicenni, ed allo stesso tempo un bambino lanciato nel crudele mondo dei grandi, ancora troppo inesperto e sognatore per affrontarlo.

Magari era lui il problema, era lui che si faceva troppe paranoie, troppi problemi, dava troppa importanza all'amore...

Magari doveva solo lasciarsi andare, scopare con il primo tipo rimorchiato in discoteca, o magari no...

No, no, no! Lui non era quel tipo di persona, non poteva non avrebbe mai scopato con nessuno che non amasse a costo di rimanere vergine a vita... in lui c'erano principi ed ideali che non potevano essere infranti da una botta e via; purtroppo era così, e per quanto una parte di lui avrebbe voluto essere superficiale e menefreghista, l'altro era felice di non essere la solita pecora nel gregge.

Era stanco Daniel, stanco di pensare, di fare supposizioni, congetture, di crearsi problemi che non avevano soluzione, di tutto.

Voleva solo essere felice.

Solo e felice.

Solo con Brad, e felice...

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Capitolo 18
*** The Wedding ***


Salve a tutti.
Perdonate il ritardo avrei dovuto pubblicare circa una settimana fa ma l'assenza di internet me lo ha impedito.
Allora niente come sempre vi invito a rileggere i capitoli precedenti per rinfrescarvi le idee.
Un bacio a tutti

Ps:spero non ci siano errori grammaticali.






Pov Brad 




“La cerimonia procedette senza disguidi anche se la sposa aveva l’aria distratta e turbata. Barnabas pronunciò la sua proposta in modo rigido, come se stesse recitando, ma mantenne la compostezza e riuscì a sorridere ad Angelique quando le disse il suo si.
Alla fine, lei udì le parole conclusive del reverendo: 
<< Per i poteri di cui sono stato investito vi dichiaro marito e moglie. Ciò che Dio ha unito l’uomo non osi dividere. >>
tutto quello   che riuscì a pensare fu che la cerimonia era stata priva di gioia”. 



Brad chiuse il libro, stanco ed assonnato. 
Erano le 3 del mattino e non si era ancora degnato di andare al letto, all’indomani si sarebbe sposato e ciò che sarebbe dovuto essere, secondo le convinzioni, un divertente addio al celibato si era ridotto dapprima ad una sega davanti ad un porno e poi a una birra e Dark Shadows, un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca una settimana prima.
Si sentiva uno schifo… vuoto, disperato e maledettamente solo.
Stava per commettere l’errore più grande della sua vita, e nonostante tale consapevolezza  non faceva nulla per cambiare il suo destino.
Che razza di uomo era? 
Il suo matrimonio sarebbe stato proprio come quello di Barnabas ed Angelique  con l’unica differenza che lei perlomeno amava lui, anzi ne era ossessionata, ma non come Krystal, lei era solo una tiranna incapace di amare… Angelique ardeva d’amore per Barnabas…

Le parole di Daniel gli tornavano alla mente come aghi ghiacciati.
“ << Scappiamo insieme. >>”
Perché aveva rifiutato? Perché non aveva semplicemente detto di si? Ora sarebbe stato chissà dove con il ragazzo che sentiva suo più di chiunque altro…

La testa stava per scoppiargli.

Uscì sul balcone, l’aria era gelida, le strade ed i balconi delle case erano adornati da luci multicolori e fiocchi di neve cadevano lentamente dal cielo rossastro… Si poteva ancora respirare l’odore delle feste natalizie appena passate e di quelle che ancora dovevano arrivare…
Domani sarebbe stato l’ultimo dell’anno, la fine della sua esistenza.
Non poteva essere vero…
No, no, no !
Doveva reagire! Necessitava di una via di fuga.
Sesso? Alcool? Eppure che se ne sarebbe fatto di un effimero attimo d’estasi rubato dalla vita? Niente…
Rientrò sfregandosi le mani e riprese in mano il libro, tornò a leggere alcune pagine precedenti in cerca di conforto.

“Si stesero sulla vela maestra, sotto il cielo azzurro. I movimenti irregolari della barca ricurva, che si agitava e sbatteva sull’acqua, spinsero vicini i loro corpi.
Angelique si lasciò trasportare nella beatitudine di quel dondolio mentre si baciavano per la prima volta. Entrambi si assaggiavano senza quasi sfiorarsi le labbra e la lingua ed esploravano dolcemente le loro bocche salate.
Erano così vicini che lei poteva sentire battere i loro cuori, il suo con un frullo veloce, e quello di lui, più forte e profondo, come se anch’esso stesse battendo nel suo petto”.


No, non bastava, non serviva a niente! 
Scaraventò il libro dall’altra parte della stanza;non aveva scampo, non riusciva a pensare… Doveva uscire. 

Afferrò il cappotto, le chiavi della macchina e raggiunse l’automobile tremante dal gelo…
Non sapeva se facesse bene a guidare in quelle condizioni e con quel tempo, eppure era stufo di farsi sempre problemi su problemi…
Si ritrovò così a girovagare tra le strade semivuote senza una vera e propria destinazione; sotto un lampione vide tre prostitute stringersi infreddolite nei loro cappotti.
La neve aveva smesso di cadere.
Dopo circa mezz’ora a corto di benzina, accostò in un distributore, aveva solo 10€, doveva accontentarsi…
Stava giusto finendo di riempire il serbatoio quando una macchina accostò dietro la sua, e con grande sorpresa vide uscire dall’abitacolo Vito, il ragazzo con cui si era divertito tempo addietro.

Quello si illuminò nel vederlo.

<< Brad! Che bello rivederti. >> esclamò correndogli incontro e buttandogli le braccia al collo. 
<< Già, come mai da queste parti? >> gli domandò lui.

L’altro lo guardò malizioso.

<< In realtà è un segreto, però tu sei un amico quindi… sto andando ad un party un po’ speciale. >>

Brad sbiancò. << Speciale in che senso? >> domandò curioso.
<< Sesso. >> sibilò Vito.
<< Cosa? >> Non poteva credere alle proprie orecchie.
<< Proprio così. Roba forte amico, da quel che so siamo in 8, tutti maggiorenni. Che ne dici, ti andrebbe di partecipare? >>
<< Be non saprei… non ho mai fatto sesso di gruppo… >>

- Non era forse quello che stava cercando? Una distrazione dal dolore.

<< Avanti Brad non farti pregare! Siamo tutti puliti, posso assicurartelo. >> lo pregò l’altro.

- Non erano forse le sue ultime ore da uomo libero? Doveva lasciarsi andare a nuove esperienze nella vita prima di entrare nella tomba del matrimonio.

<< A meno che tu non abbia già altro da fare. >> aggiunse poi l’altro mordendosi il labbro inferiore.
<< No, non ho niente da fare. >>
<< Quindi? >> il ragazzo fremeva d’impazienza.
<< Va bene verrò. >> acconsentì alla fine il moro, sperando di non doversene pentire in seguito.
Vito per l’entusiasmo prese il volto di Brad, e lo baciò appassionatamente.
<< Sono così contento. >>

Brad gli sorrise eccitato da ciò che lo aspettava.
Il solo pensiero di fare del sesso con un gruppo di sconosciuti lo mandava in estasi, combattuto tra lussuria, timore, gli ormoni e il contegno dettato dall’etica che la società ipocrita rivendicava.

Non impiegarono molto ad arrivare, il moro iniziava a farsi prendere dall’ansia….
Venne ad aprir loro un uomo sulla trentina che guardò Brad con aria interrogativa.

<< E tu chi saresti? >>
<< Lui sta con me, Matt. Più siamo meglio è no? >> spiegò subito Vito.
L’altro sorrise. << Certo che si. >> acconsentì dando una pacca sul fondoschiena del ragazzo.

Matt li scortò nel salotto dove c’erano già altri ragazzi intenti a bere cocktail, spogliarsi, toccarsi sulle note di sinfonie erotiche, mentre un maxischermo trasmetteva in diretta video hard.

Brad, ormai deciso ad abbandonarsi spense la mente e si lasciò trasportare da Vito nel groviglio umano.

Si rotolavano sul tappeto rosso carminio.
I muscoli contratti.
Il sesso virile, duro, caldo, selvaggio.
I gemiti, le urla.
Petto contro petto, scambi di saliva, sudore.
L’impeto, il trasporto senza freni.
I colpi duri, secchi, senza pensare al dopo.
Labbra che bevevano, denti che mordevano, occhi ardenti.
Senza freni, senza regole, senza timore. 
No.
Virilità maschile senza barriere.
Sesso, sperma, barba, peli.
Nessuna grazia, nessuna delicatezza.
No.
Vigore, bestie selvagge in balia dell’estasi più grande di ogni essere.
Il richiamo sessuale dell’animale no umano.
No.
L’istinto selvaggio che regole e pudore non ha.
Demoni lussuriosi persi nella parte oscura che vive in ognuno di noi.
In quel groviglio non c’era spazio per i pensieri, non c’era spazio per i sentimenti.
Brad non era più Brad, ma un essere selvaggio che sbatteva con vigore e succhiava con avidità…
Non c’era nessuna Krystal, nessun Daniel, nessun matrimonio; c’era solo il fuoco del Demonio scarlatto.














Il mattino seguente Brad fu svegliato da un forte mal di testa, dapprima non capì dove fosse, poi vedendo un ragazzo addormentato sul suo petto ricordò tutto.
Nell’aria c’era un forte odore di alcool mischiato a quello dello sperma e del sudore. Ricordava a tratti ciò che era accaduto durante la notte, i gemiti, le carezze, le spinte e tanto piacere.
Lentamente spostò il ragazzo addormentato e si alzò, Vito dormiva sulla poltrona abbracciato alla coscia di Matt.
Raccolse a fatica i suoi vestiti e si diresse nel bagno; dopo essersi ripulito per bene, prese il cellulare: erano le dieci del mattino.
Il matrimonio era fissato per le 17:00 di quel pomeriggio.
Qualcuno bussò alla porta, Brad andò ad aprire ed entrò il ragazzo che si era addormentato su di lui, si chiamava Diego se non si sbagliava.

<< Buongiorno. >> disse con aria imbarazzata.

Brad squadrò il suo corpo nudo e a sua volta arrossì.

<< Senti Brad volevo parlarti. >> 
<< Dimmi pure. >>
<< Penso che entrambi siamo stati trascinati qui per provare qualcosa di nuovo… io non sono un ragazzo che scopa solo per il piacere di farlo, cioè si però… >>
<< Diego non preoccuparti, veramente. Ti capisco, lo stesso è per me. >> lo rassicurò l’altro.

Diego parve sollevato.

<< Fatti abbracciare. >> gli disse.
<< Sai che sei davvero un ragazzo carino? >> ammise poi, mentre era tra le sue braccia. << Non so magari ti andrebbe di conoscerci un po’ meglio? >>

Brad sorrise a quella richiesta inaspettata.

<< Non mi dispiacerebbe sai, però oggi mi sposo. >>

Il ragazzo si allontanò da lui incredulo. 

<< Come hai detto scusa? >>
<< Che oggi mi sposo. >> ribadì il moro.
<< Oh…uao… questa non me l’aspettavo. Quindi stanotte per te era una specie di addio al celibato? >>
<< Diciamo di si. >>
<< E scusami se te lo chiedo, ma il tuo ragazzo non è geloso? >> 

Brad scosse il capo.

<< Non ho nessun ragazzo. >>

Diego era sempre più incredulo.

<< Quindi sei bisex! E hai deciso di rinunciare per sempre al cazzo. Ecco ora si spiega perché hai deciso di partecipare, volevi far rifornimento. >> disse dandogli un pugno sulla spalla. 

Ma Brad scosse di nuovo il capo. 

<< No, sono gay e basta. >> 
<< Senti amico io non ci sto capendo più niente. Se ti piace il cazzo allora perché stai per sposarti con una ragazza? >>

- Avrebbe dovuto stare zitto, come poteva spiegare la sua situazione ad uno sconosciuto?

<< Senti posso solo dirti che è complicato. >>
<< Come vuoi tu, però è un vero peccato. >> ammise l’altro entrando nella doccia.

Il moro uscì sconsolato dalla casa, il cielo era trapuntato da un velo grigio di malinconia; come previsto l’attimo di inconsapevole passione era passato.
Alle 15:00 sarebbe andato a prenderlo l’autista di Krystal per portarlo nella dimora al fine di prepararsi con l’aiuto dei maggiordomi… quelle erano le sue ultime ore di libertà.
Tutti si preparavano a festeggiare l’ultimo dell’anno, amici, parenti, coppie… lui si preparava alla sua disfatta.













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Pov Alison






Alison avrebbe voluto organizzare in santa pace la festa per l’ultimo dell’anno, ma dopo che era venuta a sapere da Daniel che il moro si sarebbe sposato quel giorno era partita alla sua ricerca.
Questa volta però, non avrebbe fatto niente contro la volontà di Daniel, aveva solo bisogno di alcune informazioni, poi avrebbe trovato un modo di agire, un modo incolume per tutti, tranne che per Krystal.

Si era subito recata a casa del moro, ma nessuno era venuto ad aprirle, così ora stava correndo alla volta della Musical Notes; mentre scendeva le scale tuttavia incrociò colui che stava cercando, Brad.

<< Alison cosa ci fai qui? >> gli domandò lui sconcertato nel vederla.
<< Ti stavo cercando ammise lei. >> 

L’altro riprese a salire le scale. 

<< Per favore lasciami stare, le tue ramanzine sono proprio l’ultima delle cose di cui ho bisogno in questo momento. >>
<< Oh bè, non era venuta per quelle infatti. >>

Il moro si bloccò.

<< Ah si, allora per cosa? >>
<< Informazioni. >> rispose vagamente.
<< Che tipo d’informazioni? >>
<< Dove ti sposerai e a che ora? >>
<< Nella chiesa di St Thierry, alle 17:00 in punto avrà inizio la cerimonia. >>
<< Perfetto, grazie mille. >>
<< Non sapevo ci tenessi a venire. >> 

Alison ignorò la sua provocazione, ma poi, colta da un lampo di genio si bloccò.

<< Dimmi Brad, cosa diresti in questo momento a Daniel se fosse davanti a te? Ti prego di essere sincero, questa potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo. >>

Di nascosto la ragazza, attivò il registratore al cellulare.
Brad fece un respiro profondo. 

<< Daniel, mi dispiace. Veramente io sono stato uno stupido… ti ricordi quando mi proposi di scappare? Ebbene adesso ti direi di si.
Ho capito che, solo ora di essere ad un passo dalla prigionia eterna di volere te e solo, nonostante non ti conosca ancora così bene, io sento che sarei pronto a rischiare tutto pur di averti, fuggire insieme in terre selvagge e vivere il nostro amore da uomini liberi, senza timori, paure e restrizioni. Imparare a conoscerci e con il tempo imparare ad amarci e condividerci. Eppure ormai, è troppo tardi… ti ho rifiutato e non voglio più arrecarti nessun dolore.
Il mio triste destino sta per compiersi… addio mio dolce angelo.. >>

Alison soddisfatta della dichiarazione si affrettò a raggiungere Daniel. 











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Pov Brad 




La ragazza prese a scendere le scale agile come una gazzella, Brad rimase lì, fermo, immobile con le lacrime agli occhi.
Perché? Perché aveva detto quelle cose ad Alison? E perché lei era venuta per sapere? 
Eppure conosceva già nella parte più profonda del suo cuore la risposta, lui sapeva e sperava… si aggrappava con tutte le sue forze al pensiero che Alison potesse fermare in qualche modo il matrimonio, eppure era consapevole del fatto che quelle non erano altro che futili fantasie.
Si era dichiarato, aperto a lei.
Stanco, scombussolato, provato, pentito, per un attimo i suoi occhi avevano visto quei capelli biondi e quegli occhi verdi; perso in quello sguardo luminoso aveva sciolto la catena del suo cuore, permettendo ai poveri esiliati di fuggire via sotto forma di parole. 
Ma poi, tutto era finito: la sua immagine si era dissolta, lì non c’era nessun Daniel, soltanto Alison. 


Le tre non tardarono ad arrivare e Brad svuotato ormai dalla follia, si sentiva come un morto vivente…
Arrivato nella villa si lasciò abbigliare, pettinare, improfumare proprio come se fosse stato un bambolotto di pezza, poi a malincuore scese nel grande salone allestito con cura ed eleganza, per dare il benvenuto agli ospiti prima di andare in chiesa.
Krystal era segregata nella sua stanza, impegnata negli ultimi ma fondamentali ritocchi; lui non avrebbe potuto vederla prima della cerimonia.
Mentre girovagava tra le decorazioni argentee gli si avvicinò Aleister, elegante e impettito nel suo raffinatissimo abito di Diego della Palma.

- Bene ci mancava solo lui. Pensò il moro depresso.


<< Ragazzo allora oggi è il grande giorno. >>

Annuì cercando di assumere un’aria felice. 

<< Alla fine non sono riuscito a farle cambiare idea… avrei voluto che sposasse un ragazzo di buona famiglia, ambizioso, distinto e colto, invece… tra tutti ha scelto proprio te.
La mia piccolina… da oggi sarà sotto la tua protezione, e la sua felicità dipenderà solo ed esclusivamente da te.
Ti avviso al primo segnale negativo verrai sbattuto in carcere, dove meriteresti di stare. >> lo avvisò, poi continuò. << Tra un mese circa inizierai a lavorare a capo dell’azienda che sto aprendo per te, non voglio che mia figlia debba vergognarsi quando parteciperete alle feste e agli incontri con gli altri. >>

Brad ascoltò in silenzio, senza pronunciar parola.
Odiava quell’uomo quasi quanto la sua futura sposa.

<< Che tipo d’azienda se posso chiedere? >>

L’uomo lo guardò torvo.

<< Di qualunque cosa si tratti te la farai andare bene. >> grugnì. Poi si volto ad accogliere i primi invitati. 








La chiesa era stata addobbata ai limiti dell’inverosimile. 
La neve caduta, era andata a creare un dolce tappeto immacolato sul quale erano stati lanciati petali di rosa candidi, mentre i lati del sentiero erano delimitati da vasi di bucaneve in fiore. 
Il portone spalancato era stato arredato con fiocchi di tulle e pendenti di ghiaccio; un lungo e pregiato tappeto scendeva la scalinata fino a raggiungere la navata centrale, illuminata da due statue di ghiaccio poste ai lati, in corrispondenza delle colonne corinzie.
Le panche erano coperte con teli di seta bianchi legati da nastri di raso azzurri; mentre ai quattro angoli della chiesa pendevano cascate di gelsomini e floridi gigli.

Purtroppo però ciò che doveva essere un paradiso immacolato, era invece per Brad una prigione di ghiaccio.
Il povero ragazzo era immobilizzato in piedi come una statua di marmo, in attesa dell’arrivo della sposa, gli invitati composti ed eleganti gli lanciavano occhiate cariche di orgoglio e comprensione, e non servivano altro che a renderlo ancora più nervoso. 
Don Luke era lì, vicino a lui…Brad l’aveva a malapena salutato e aveva colto nel viso di lui una lieve delusione. 

E finalmente purtroppo Krystal arrivò…

Scese dalla limousine lucida, le scarpe argentate luccicanti, gli occhi ghiacci illuminati da polvere di luna, le unghie esaltate da diamantini abbaglianti…
Alla sua sinistra Aleister la teneva fieramente sottobraccio, lei camminava composta ed altezzosa; il lungo velo di seta candido frusciava sinuoso sul pavimento. Christie e Alisha lanciavano in aria dolci batuffoli di neve e petali di rosa, abbigliate nei loro abiti indaco che permettevano alla figura di Krystal, di risaltare nel suo magnifico abito a sirena che le fasciava il corpo sinuoso… diamanti pendevano dal suo collo altezzoso e altri ancora piovevano dalle sue orecchie. era splendida. 
Una musa, una ninfa, la regina dei ghiacci discesa tra i mortali per deliziarli della sua luce immacolata.
Eppure per quanto la natura fosse stata gentile con il guscio esteriore, non si poteva dire lo stesso dell’interno, dove non vi era nettare dolce, ma bensì una sostanza secca e maleodorante…

Brad la prese per mano e si sforzò di sorriderle, lei era raggiante così vicina al suo obbiettivo… 
Il prete guardò entrambi e prese a parlare, il moro non ascoltava le sue parole che gli scivolavano addosso.
Si scambiarono le promesse di matrimonio…quanta falsità, quanta ipocrisia; il suo cuore però ardeva ancora di una piccola e dolce speranza: l’arrivo di colui che amava o perlomeno di Alison.
Tuttavia quando il parroco pronunciò la frase: 
“Se c’è qualcuno per cui questo matrimonio non debba essere celebrato, parli ora o taccia per sempre”.
Non arrivò nessun no.
La folla rimase taciturna, sospesa in quell’attimo di palpabile tensione.
Ormai era fatta…non sarebbe arrivato nessun salvatore come nei libri…l’illusione non esisteva…
Era il suo momento.

<< Brad. >> esclamò il parroco. << Vuoi prendere la qui presente Krystal Van De Bogaerde come tua legittima sposa ed amarla e onorarla finche morte non vi separi? >>

Lei lo guardò emozionata ed intrepida.
Lui rimase così, fermo, muto, immobile, sospeso in quell’ultimo istante di libertà, bloccato tra due lettere che non volevano saperne di uscire, in bilico sulla punta della lingua… 
Tutti trattennero il fiato. 
Krystal tradiva ora una malcelata impazienza, Alisha si toccò i morbidi ricci, mentre Christie prese a mordersi le unghie.

<< Allora Brad lo vuoi? >> ribadì Don Luke.

Doveva rispondere e subito!
Eppure le parole che uscirono dalla sua bocca non erano quelle premeditate dalla sua mente.

<< No, non lo voglio. >> pronunciò.

La reazione fu stravolgente.
La folla era scioccata, centinaia di statue di cera sospese nelle espressioni più sconvolte; Krystal svenne nell’immediato e suo padre la prese prima che piombasse a terra.
Don Luke era strabiliato quanto Brad che, a stento riusciva a credere a ciò che aveva appena detto.

Poi tutto accade troppo in fretta; Brad prese a correre verso il portone che venne però spalancato da una figura ansimante.

Era arrivato Daniel. 









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Piccola Nota.
Le scene del libro Dark Shadows sono appunto tratte dall'omonimo romanzo scritto da Lara Parker ma ideato da Dan Curtis.
Dark Shadows era infatti, prima di diventare libro una serie televisiva molto in voga negli USA.
Io sono profondamente legato a questo libro.
E' per me una fonte d'ispirazione continua e un ottimo rifugio dove posso abbandonare  il mondo che mi circonda.
A presto.
xxNick 

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Capitolo 19
*** Hopeful ***


Salve a tutti cari lettori.

Dopo mesi sono tornato... so che molto probabilmente mi odierete per la lunga attesa, e non posso che essere d'accordo con voi.

Purtroppo una volta finiti gli esami (di stato), ero completamente “out” e non riuscivo a produrre nulla di decente.

Il caldo poi ha contribuito in modo determinante... Io non sopporto l'estate e i 40°. Non vedo l'ora che torni il mio amato autunno *.*

Comunque ora mi sono ripreso, e continuerò a postare nuovi capitoli (non una volta l'anno, promesso).

Come sempre vi consiglio di rinfrescarvi la memoria ridando uno sguardo ai capitoli precedenti.

Buona lettura a tutti.

Un bacio.

XX Nick

 

Ps: Perdonate a priori eventuali errori/orrori grammaticali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pov Krystal

 

 

<< Allora Brad lo vuoi? >> ribadì il prete.

<< No, non lo voglio. >> rispose quello.

 

Incredulità.

Dolore.

e…

tenebre.

 

Gli occhi ghiaccio si aprirono di scatto.

La stanza era buia, tutto taceva. Aleister era andato finalmente a dormire…

 

Dopo esser svenuta, Krystal era stata portata in ospedale, lì era stata rianimata, ma una volta rinvenuta l’isteria l’aveva invasa, ed era caduta in preda ad una crisi di nervi. I medici avevano dovuto farle un’iniezione per calmarla.

Come in una nuvola era stata riportata a casa per volere di suo padre, e poi sotto i suoi occhi vigili si era finalmente addormentata… Ma l’incubo aveva continuato a perseguitarla anche nei sogni.

 

Brad, il suo futuro marito l’aveva lasciata sull’altare, davanti a centinaia di invitati… non poteva ancora crederci…

 

Si alzò pesantemente, la luna illuminava la stanza e i suoi raggi si riflettevano nello specchio… L’immagine che vedeva faceva quasi paura; con quella luce diafana pareva uno spettro. Le occhiaie scavate, gli occhi bui e spenti, i capelli scompigliati….

 

Dov’era finita la bellissima principessa?

 

Come aveva potuto Brad, farle una cosa del genere?
Lui era suo. Il loro era un destino già scritto! Lei lo aveva salvato, accudito, amato… Ed era così che veniva ricambiata?

Quello stupido non aveva pensato minimamente alle conseguenze della sua insensata azione?

Le aveva fatto fare una figura terribile davanti a tutti…

E non solo a lei, ma anche a suo padre… lo scandalo tornava a bussare alla porta della sua casa.

Prima per colpa di sua madre e ora…

Poteva già sentire i commenti cattivi di tutti:

 

  • Oh poverina, che vergogna essere piantata in asso proprio sull’altare.

  • Che squallore non ho mai assistito a nulla del genere.

 

Oppure ancora:

 

  • Be, cosa vi aspettavate? Ha fatto la stessa fine del padre, però a priori.

 

 

Quelle frasi le ronzavano in testa, la rabbia le menava nel petto, gli occhi ora erano focosi…

 

<< Bastardi! Vi dimostrerò che Krystal ottiene sempre quello che vuole! Proverete timore nel vedermi. >> disse all’immagine di se stessa.

<< Brad tu come hai osato farmi un simile affronto? Quando ti troverò sarà accompagnata da un prete e da uno scorta di poliziotti, di sicuro non potrai permetterti ripensamenti o paure post matrimoniali. >>

 

Si avvicinò poi al comò, prese la spazzola, si pettinò i capelli, dipinse le labbra con un rossetto fuoco, si massaggiò il seno e sorrise.

 

<< Tu sei Krystal, non una qualunque. Quindi vai e prenditi ciò che ti spetta. >> esclamò ardita guardando i suoi stessi occhi, poi scoppiò in una risata aspra, mentre i fuochi d’artificio lambivano il cielo all’insegna del nuovo inizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Brad & Daniel

 

 

 

La luce filtrò attraverso le palpebre serrate di Daniel, che lentamente si schiusero, come un bocciolo che abbraccia la calda luce paterna.

Il suo viso era appoggiato su qualcosa di morbido e rassicurante, le sue spalle circondate dal braccio sinistro di Brad.

Alzò il viso dal suo petto per poterlo guardare; dormiva.

Respirava innocente, incolume.

Si tirò su, ma qualcosa lo bloccava, le loro gambe erano aggrovigliate le une alle altre.

La consapevolezza di quel gesto lo investì.

Non poteva ancora crederci… avevano dormito insieme, avevano riscaldato i loro cuori a vicenda…

 

Si avvicinò al viso dell’altro, come ipnotizzato dalle labbra schiuse che ispiravano ed espiravano, il petto che si alzava e abbassava.

 

- Ogni essere è così incolume nell’atto del sonno. Pensò il biondo.

 

Passò lievemente un dito sulla fronte del moro, delineandone il contorno e scese fino al naso dritto. Solleticò la barba che spuntava dalle guance, inspirò il suo odore.

 

Brad sorrise.

 

Il biondo timoroso si bloccò, ma le labbra di quello si richiusero, dormiva ancora; forse avvertiva la sua presenza.

Accarezzò poi le labbra, le baciò con delicatezza, l’altro non parve accorgersi di nulla.

 

Com’era in pace.

 

Un bacio ne portò un altro ed un altro ancora… era come drogato da quel ragazzo dormiente…

Improvvisamente però il braccio che lo cingeva strinse la presa, Brad aprì gli occhi.

 

<< Ei… >> sussurrò guardandolo. << Sei una visione o cosa? >>

 

Daniel sorrise.

 

<< Dimmelo tu. >> azzardò, baciandolo di nuovo.

<< Uhm non saprei, dovrei provare di nuovo. >> disse l’altro.

<< Come puoi approfittarti così di un docile verginello? >> esclamò Daniel guardandolo candidamente.

 

Brad scoppiò a ridere.

 

<< Oh certo, proprio un docile innocente. >> lo canzonò sbadigliando.

<< Cosa vorresti dire con questo? >> s’indispettì l’altro.

<< Che se hai scelto me non devi essere poi così innocente. >>

<< Ahahah! E sentiamo, cosa avresti fatto di così perverso? >> domandò curioso delle esperienze sessuali passate di Brad.

<< Ci tieni davvero a saperlo? Non vorrei farti ingelosire. >> lo avvisò quello.

 

Daniel ci pensò su qualche secondo.

 

<< Non mi arrabbierei mai per qualcosa che hai fatto prima… cioè ognuno di noi era libero di fare quel che meglio credeva. >> spiegò.

 

L’altro non parve molto convinto… non sapeva se fosse una buona idea raccontare a Dan dell’orgia…

 

<< Se proprio ci tieni, a parte il sesso con Krystal… >> attaccò.

<< Ah giusto! Cosa si prova a fare sesso con una ragazza? >> chiese curioso.

<< Guarda, non saprei come descriverlo… alla fine godevo, il sesso è un piacere in ogni caso; ma non era quello che volevo... nel senso il piacere c’era che lo volessi o no. Eppure non è mai stata pura estasi. Ero bloccato, chiudevo gli occhi e immaginavo un uomo al suo posto. >>

 

Daniel lo ascoltava interessato.

 

- E’ strano. Pensò. Fare sesso con qualcuno che non ti attrae minimamente.

 

<< Però era una patita di pompini. >>

 

Daniel scoppiò a ridere.

 

<< Scommetto che quelli non ti dispiacevano. >>

<< Erano l’unica cosa passabile. >>

<< Però ti riscattavi alla grande, no? >>

<< Nei rari momenti di libertà si. Mi capitava di rimorchiare qualche ragazzo. >> ammise stropicciandosi gli occhi.

<< La cosa più sconcia mai fatta? >>

 

Brad lo guardò negli occhi.

 

<< Oh be, per quella stavo aspettando la persona giusta. >> disse accarezzandogli il viso.

 

Daniel arrossì lievemente.


<< E l’hai trovata? >> chiese in sussurro.

 

Brad finse di pensarci su…

 

<< Direi proprio di si. >>

 

Il cuore del biondo mancò un colpo.

 

<< Non hai ancora risposto alla mia domanda però. >> lo reguardì, sviando il discorso.

 

Ormai convinto, Brad si avvicinò all’orecchio dell’altro, leccò dolcemente il lobo e sussurrò con voce sensuale:

<< Orgia. >>

 

Questa volta Daniel, avvampò fino alle orecchie. Avvertì il membro indurirsi inavvertitamente, e sfiorare la coscia di Brad.

 

<< Ti avevo avvisato. >>

<< Oh uao. Cioè si ok… non me l’aspettavo ecco. >>

<< E com’è? >> domandò il biondo.

<< E’ sesso, lussuria. Solo quello. Spero che tu non debba mai provarlo. >>

<< Perché dici così? >>

Daniel era confuso.

 

Brad gli prese il viso tra le mani.

 

<< Daniel, il sesso è forse la cosa più bella di questa vita, ma senza amore è un piacere illusorio. Capisci cosa intendo? >>

 

L’altro annuì.

 

<< Nel corso della vita, potrai farlo anche tutti i giorni e con ragazzi bellissimi, ma alla fine di tutto quando guarderai dentro di te, non troverai altro che il nulla…

Noi abbiamo bisogno di amare, non solo di sesso. >>

 

Daniel lo guardò intensamente.

 

- Brad c’era già passato. Lui sapeva…aveva sofferto.

 

<< Ti farò un esempio pratico. >> continuò l’altro. << Immagina di avere di fronte a te un ragazzo bellissimo, fisico mozzafiato, la tua apoteosi. >>

<< Paul Wesley.*>> suggerì Daniel.

 

Brad lo guardò di sbieco.

 

<< Non dirmi che preferisci Stefan a Damon? >> disse con tono quasi indignato.

Daniel non si lasciò turbare da quel tono.

 

<< Certo che lo preferisco. E sinceramente non capisco perché amiate tutti Damon. >>

<< Perché è un bonazzo della madonna. >> controbatté l’altro, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Assolutamente no. Sono e sarò per sempre team Stefan. >> concluse deciso il biondo, ribadendo la propria posizione.

 

Brad fece un cenno con la mano e continuò.

 

<< Quindi, stavo dicendo, mettiamo che tu abbia di fronte Paul Wesley ok? E accanto a lui il ragazzo che ami, con chi sceglieresti di passare la notte? Sapendo che con Paul sarebbe solo sesso, mentre con la persona che ami, amore per l’appunto. >>

 

Daniel fece per rispondere, ma Brad l’anticipò.

 

<< Era una domanda retorica. Con ciò volevo farti capire che il solo sesso, come la bellezza è destinato a perire con il tempo, mentre l’amore no. Quello vero dura in eterno. >>

 

Il biondo rimase colpito dalla profondità di quelle parole.

 

<< Grazie, veramente. Ora però mi sorge spontaneo chiederti, quanti si amano veramente? >>

 

Il moro scosse il capo.

<< Non lo so, forse pochissimi. >>

 

In quel momento la mente del biondo pensò alle prostitute, al sesso a pagamento, agli stupri…

 

Un brivido s’insinuò in lui.

 

<< Brad abbracciami, ti prego. >> sussurrò.

 

Il calore, il profumo, il suo tocco, lo fecero sentire sicuro, protetto…meno solo nel mondo crudele che l’essere umano aveva creato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Krystal

 

 

Ricomposta la sua immagine ed il suo essere, Krystal stava scendendo in salotto per organizzare la ricerca, o meglio la caccia, come preferiva definirla lei, con l’aiuto di suo padre.

Eppure le cose non andarono secondo i suoi piani…

L’uomo infatti, era furibondo.

 

<< Allora Krystal, finalmente hai capito con chi hai a che fare? >> le domandò arcigno, appena vide la ragazza, che non aspettandosi una simile reazione, venne presa in contropiede.

 

<< Papà… >> attaccò, ma l’uomo la interruppe immediatamente.

<< No Krystal no! So cosa stai per dire, e questa volta è no! >> sbraitò.

<< Cosa intendi dire? >> chiese sconvolta la ragazza, che non era abituata a sentirsi dire una parola del genere da suo padre.

<< Che non ci sarà nessun nuovo matrimonio, nessuna seconda possibilità. Niente di niente! Tu hai chiuso definitivamente con quel ragazzo. >>

<< Papà ma cosa stai dicendo? >>

 

L’uomo si alzò in piedi e batté un pugno sul tavolo, la superficie tremò.

 

<< Quando la polizia troverà Brad, sarà scortato direttamente in carcere. A vita. >>

 

La ragazza ebbe un tuffo al cuore, gli occhi le si inumidirono.

 

<< Padre voi non potete dire sul serio. >>

<< Certo che posso Krystal! Quel ragazzo ti ha quasi uccisa, e poi abbandonata sull’altare; ha osato tradire la mia parola! E ora merita, ciò che gli spetta. >> concluse l’uomo uscendo.

 

Krystal si aggrappò al suo braccio.

 

<< Papà, papà ti prego, non fare così. Devi ascoltarmi. >> lo supplicò.

Ma l’uomo fu irremovibile.

<< Krystal, ti ordino di lasciarmi. Ormai ho deciso. >> disse secco.

 

La ragazza iniziò a piangere istericamente.

 

<< Padre, volete forse farmi morire di crepacuore? Io lo amo! >> urlò gettandosi a terra.

 

L’uomo si bloccò sulla porta.

 

<< E per il tuo bene, bambina mia. Un giorno mi ringrazierai. >>

 

Ma la ragazza non poteva lasciarlo andare, avrebbe trovato Brad entro sera, e magari lui era fuggito solo per paura, ansia… Anzi ne era certa, non c’era altra spiegazione.

Non poteva lasciarlo marcire in carcere per il resto della vita, loro dovevano vivere insieme.

 

<< Se lo lascerete libero, smetterò di frequentarlo e convolerò a nozze con Felipe. >> disse a mezza voce.

 

L’uomo si voltò a guardarla sconvolto.

Bingo! Aveva colto nel segno.

 

<< Parli sul serio figlia mia? >> le domandò avvicinandosi.

 

La ragazza tirò su con il naso e annuì.

 

<< Si padre, se lascerete Brad in libertà, io sposerò Felipe. >> ripeté.

Il gergo formale addolciva l’uomo.

 

Alistair fece cenno alla figlia di sedersi, e si accomodò accanto a lei.

 

<< Krystal adorata, prenditi un po’ di tempo per pensarci. Questa sera ne riparleremo a tavola. In ogni caso ora darò l’ordine di interrompere le ricerche. >> disse prendendo il cellulare dal taschino della giacca.

 

La ragazza gli diede un bacio sulla guancia e uscì.

Doveva assolutamente incontrare Christie e Alisha.

 

 

 

 

 

 

Una volta raggiunte le amiche, la ragazza spiegò loro ciò che suo padre aveva in mente.

 

<< Oh, ma è terribile. >> esclamò Christie, portandosi una mano alla bocca.

<< Dopo quello che ha osato fare, non sarebbe poi così male. >> disse invece Alisha, guadagnadosi uno degli sguardi inceneritori di Krystal.

 

<< Non capisci proprio, eh? Brad ha avuto soltanto un attimo di panico! Non può pagare per ciò. >> la sgridò.

<< Va bene, va bene, ma non scaldarti troppo. >> rispose la bionda.

 

Christie intervenne prima che scoppiasse il putiferio.

 

<< E tu, cosa gli hai detto? >> chiese.

 

Krystal deglutì.

<< Che se lo lascerà libero, sposerò Felipe. >>

 

Le due amiche si guardarono sconvolte.

 

<< Dici sul serio? >>

<< Certo che no sciocche! >> sbraitò la castana. << Non sposerò mai quel coso. >>

<< Poverino. >> disse Alisha sarcastica.

<< Già, ma i suoi soldi, a differenza di mio padre, non mi interessano; tantomeno lui. E’ orribile. >>

<< Però devi ammettere che è sempre molto gentile. >> azzardò Christie, che provava un po’ di pensa per quel ragazzo, che rincorreva Krystal da ormai quattro anni, e che Aleister apprezzava particolarmente.

<< Christie per favore! Vuoi farmi vomitare? Io amo Brad, il mio destino è con lui; e se mio padre non intende accettare ciò mi vedrò costretta a mentirgli. >>

<< Ossia? Che intendi fare? >> chiese Alisha.

<< Far credere al mio vecchio che sposerò Felipe, trovare Brad e fuggire con lui. >> spiegò la ragazza.

<< Fuggire? E dove? >> Christie era molto scettica a riguardo.

<< Non so, ovunque andrà bene; Roma, Berlino, Londra... >>

<< Si, ma come pensi di trovarlo? >>

<< Ho già qualche idea, e voi mi aiuterete. >> concluse decisa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Alison

 

 

 

 

<< Perfetto, allora ci vediamo dopo. >> disse Alison a Daniel, dandogli un bacio sulla guancia.

 

Una volta sveglia la ragazza aveva risistemato casa, insieme alle amiche, poi era andata a fare una doccia e si era preparata; mentre faceva colazione Brad e Daniel erano scesi, entrambi a loro volta lavati e vestiti.

Daniel doveva andare da Gabrielle, sarebbe tornato per cena, mentre Brad che non poteva uscire avrebbe preparato il pranzo.

 

Alison invece, aveva un compito da svolgere il prima possibile; doveva infatti recarsi da Thomas, nella speranza che quello fosse in casa e sobrio.

 

 

 

 

 

 

 

Una volta raggiunta l’abitazione, Alison esitò sulla porta.

Tuttavia quella si spalancò prima che la ragazza avesse avuto la possibilità di prepararsi psicologicamente.

 

Davanti a lei era apparsa la nonna di Thomas, che nel vederla non era sembrata per nulla stupita.

 

<< Buongiorno signora. >> la salutò Alison dopo un attimo di incertezza, ricordandosi le buone maniere.

<< Sapevo saresti arrivata. Ti stavamo aspettando. >> esclamò quella, facendosi da parte per farla entrare.

 

Alison la guardò con fare interrogativo… quella donna la metteva a disagio.

 

<< Come scusi? >> chiese incerta.

<< Sono ormai giorni che ci pensi intensamente. >> spiegò lei. << L’ho solamente sentito. >> aggiunse, forse sentendosi in dovere di fornire una spiegazione plausibile.
<< Avanti entra che si gela. >>

 

Nella casa aleggiava un vago odore di spezie e caffè.

 

<< Thomas è di sopra, sta facendo la doccia. >> continuò guidandola nel salottino.

 

- A quanto pare nonna mistero, oggi è più cortese del solito.

 

<< Avrebbe dovuto rincasare questo pomeriggio, ma sapendo che saresti venuta, l’ho obbligato a tornare stamani. >>

 

Alison iniziava seriamente a preoccuparsi, quali poteri nascondeva quella vecchietta?

 

<< Ehm grazie. >> esclamò incerta, su cosa dire.

 

La vecchia le porse un vassoio di biscottini rosa.

 

<< Non ringraziarmi, sei qui per qualcosa di importante. >> le disse guardandola negli occhi.

 

Alison fu scossa da un brivido.

La donna uscì dalla stanza.

 

<< Hai paura. >> disse mezzo secondo dopo, rientrando con una caffettiera in mano.

<< Paura che io possa ostacolare il tuo volere. >>

<< In realtà… >> attaccò la mora, indecisa su cosa dire.

 

La donna le fece segno di fare silenzio.

 

<< Non dire nulla, se la tua richiesta, nasconde una nobile ragione, non sarò di certo io a contrastarla. >>

 

In quel momento si sentirono passi sulle scale.

 

<< Nonna con chi stai… >> stava chiedendo Thomas.

<< Alison! Sei venuta veramente alla fine. >> esclamò sorpreso nel vederla.

 

La donna uscì lasciandoli soli.

 

<< Ei Thomas, si sono proprio io. >> rispose lei avvertendo un lieve senso di soggezione.

<< Nonna aveva ragione. >> commentò ad alta voce. << Anche questa volta. >>

<< Lei sapeva Thomas! Ma come? >> chiese Alison di rimando.

 

Il ragazzo le fece cenno di accomodarsi.

 

<< Nonna delle volte esagera… ma è nata in Martinica, la culla degli spiriti. Quelle cose per lei sono più che naturali. >> spiegò.

<< Si, e lo capisco. Però non so, penso che dovrebbe controllarsi un po’ con gli sconosciuti. >> disse, ripensando a quando le aveva aperto la porta senza preavviso.

<< Non dirmi che ti ha aperto, prima che suonassi. >> esclamò l’altro, leggendole nella mente.

 

Alison sorrise nervosamente.

 

<< Ecco lo sapevo! A quanto pare si diverte proprio nel mettere a disagio gli altri. >>

<< Questo starebbe a significare che in fin dei conti, tua nonna è una tipa divertente? >> chiese con una smorfia.

<< A quanto pare, si. >>

 

Entrambi scoppiarono a ridere.

 

<< Ma dimmi Alison. >> attaccò poi Thomas tornando improvvisamente serio.

<< Come mai sei qui? Non di sicuro per chiedermi come ho passato le vacanze, o sbaglio? >>

 

La ragazza non voleva sembrare scortese, ma Thomas aveva ragione; lei era lì per un motivo ben preciso.

 

<< So che ci conosciamo da poco. >> incominciò. << E tralasciando le esperienze un po’ anomale che hanno caratterizzato i nostri incontri… >>

<< Io più che anomale, le definirei uniche. >> disse l’altro interrompendola.

 

A quella parola Alison non riuscì a trattenere un sorriso.

 

<< Va bene. Quindi, ignorando i nostri incontri “unici”, tu mi sembri una persona apposto e lo stesso per tua nonna. >>

<< Uao, mi sento lusingato da tale affermazione. >>

 

Alison lo ignorò.

 

<< Quindi pensavo che potrei chiederti un favore, un’enorme favore. >>

<< Spara pure. >> esclamò il ragazzo curioso.

 

Alison fece un lungo respiro.

 

<< Necessiterei della villa abbandonata. >> buttò fuori, sapendo di star commettendo una pazzia.

 

Thomas sgranò gli occhi.

 

<< Come scusa? >>

<< Ho bisogno della villa, quella dove mi avete trovata. La villa di tua nonna. >> ribadì.

<< E perché mai? Vuoi per caso organizzare una caccia di fantasmi? O forse un raduno per appassionati di rock e zombie? >> la schernì lui.

 

Alison lo guardò in cagnesco.

 

<< No, nulla del genere. La villa non serve proprio a me. >>

<< A chi allora? >> chiese Thomas, impaziente.

<< A due miei amici, hanno bisogno di un posto dove stare per un po’. >>

<< Qualcuno li sta cercando? O sono dei senzatetto? >>

<< E’ complicato. >> rispose Alison, non sapendo dove andare a parare.

<< Alison, stai scherzando spero. Ti presenti qui a chiedermi se possa ospitare nella casa di mia nonna, due tuoi amici, senza sapere nulla su di loro e su cosa hanno fatto. E’ inaccettabile. >>

<< Si, perdonami hai ragione tu, e solo che ho paura. >>

<< Di cosa? >>

<< Che tu non possa capire. >> esclamò a mezza voce.

<< Come puoi saperlo se prima non mi spieghi?>>

 

Alison prese coraggio, non poteva permettersi il lusso di commettere errori.

 

<< Scappano dalla polizia. >>

 

Il ragazzo sbiancò.

 

<< Ma non sono criminali, né assassini. >> aggiunse subito.

<< Allora perché scappano? >>

<< E’ tutta colpa dell’ex ragazza di Brad, uno dei miei amici. Lei è molto ricca e lo aveva costretto, diciamo, a sposarsi con lei. Lui però all’ultimo momento si è rifiutato e ora la polizia lo insegue. >>

 

Thomas la guardò sconcertato.

 

<< Non credo di averci capito molto. >> ammise.

<< Non fa niente, proverò ad essere più chiara. Allora uno dei due ragazzi si chiama Brad. >>

<< Fin qui c’ero arrivato. >>

<< Thomas, non interrompermi. >> lo reguardì lei.

 

L’altro fece cenno di sigillarsi la bocca.

 

<< Quindi Brad è stato costretto dalla sua ragazza Krystal, a sposarla. Con la minaccia dell’eterna prigionia in caso di un rifiuto da parte sua. >>

<< Non capisco. Perché la fidanzata dovrebbe minacciare il compagno di sposarsi? Nel senso se stanno insieme, è perché si amano, giusto? >>

<< Lui non l’ha mai amata. Il motivo per cui stavano insieme, deriva da tutta un’altra lunga storia. >>

<< Ok, ok. Tralasciando l’amore, questa Krystal, può vantare il diritto di far incarcerare a piacere chi vuole? Cos’è siamo tornati nell’800? >> Thomas non poteva credere alle proprie orecchie.

<< Purtroppo si, lei può. La sua famiglia è molto ricca. >>

<< Capisco. E quindi è da lei che questo Brad sta scappando? >> chiese.

<< Esattamente, ed ora necessita di un rifugio. >>

<< E tu hai ben pensato alla villa? >>

<< Si… Non ho altre idee… Poi la villa è nascosta, e dubito che qualcuno sappia della sua esistenza. Tra l’altro è anche messa piuttosto bene, e con un po’ di manutenzione e pulizia tornerà ad essere perfettamente abitabile. >>

 

Thomas annuì pensieroso.

 

<< Ma mi sfugge una cosa, se è Brad il fuggiasco, chi è l’altro? Erano in due, no? >>

<< Si, si. L’altro è Daniel, il mio migliore amico, fidanzato di Brad. E diciamo che per il momento ci tiene a stare con lui. >> spiegò.

 

Thomas impiegò qualche minuto per rispondere.

<< Quindi sono gay? >> chiese.

 

Alison s’indispettì. Odiava quella domanda.

 

<< Si, perché? Ciò ti crea problemi? >> domandò.

<< No, solo che non so, se sia una buona idea… farli venire in villa dico. Non vorrei ci provassero con me. >>

 

A quelle parole la mora perse il senno della ragione.

 

<< Thomas ti prego, dimmi che quella era un battuta. Per favore, per quanto squallida fosse, dimmi che stavi solo scherzando. >> esclamò portandosi le mani alla testa.

 

L’altro fece per rispondere, ma ormai l’uragano Alison era partito.. Al diavolo le buone maniere.

 

<< No, perché se non la era, tu e il 70% della popolazione maschile etero, avete dei seri problemi mentali! Cos’è che credete eh? Cosa vi dice il vostro cervello del cazzo? Sempre che ne abbiate uno. Pensi davvero di essere così bello, da far allupare tutti i ragazzi gay che si trovano nel giro di 1 km? Ma per favore! Smettetela di darvi tante arie, e piuttosto aprite la vostra mente, fate arrivare un po’ più di ossigeno al cervello, ed entrate nell’ottica che l’amore non si comanda! >>

 

Thomas era rimasto letteralmente basito da quella reazione, che contrariamente alle volte precedenti, in quel momento la risposta (sempre) pronta non arrivò.

 

E proprio mentre cercava qualcosa da ribattere, sua nonna entrò.

 

<< Thomas, demande immédiatement des excuses. >> ordinò arcigna al nipote.

 

Il ragazzo provò a protestare, ma la donna non volle saper ragione.

Fu Alison a fermarlo.

 

<< No! >> esclamò. << Non voglio le sue scuse forzate. Deve capire da solo che ciò che ha detto è sbagliato. >>

 

Alison non si aspettava che Thomas, fosse un’idiota come la maggior parte degli esseri umani, ma ancor meno che sua nonna fosse gay friendly.

 

<< Mia sorella maggiore, aveva una relazione con una donna. >> disse la vecchia rivolta ad Alison, come se le avesse letto nel pensiero.

Cosa che, pensò la ragazza, molto probabilmente aveva fatto davvero.

 

<< Oh uao. Non immaginavo… Ma come mai, “era”? >>

<< E’ morta 4 anni fa. >> disse la donna.

 

  • Stupida che sei! E’ normale che sia morta. Lei avrà si e no 80 anni suonati.

 

<< Nonna, perché non me l’hai mai detto? >> esclamò Thomas tra l’incredulo e il tradito.

 

La vecchia si voltò a guardarlo.

 

<< Tu non me l’hai mai chiesto. >> disse semplicemente.

<< Ma che razza di risposta… >>

<< Adesso basta! Fila di sopra. >>

<< No, non puoi darmi ordini. >>

<< Li olye de sa, sof si ou pa vle m 'pou m' di Alison ke bagay. >> rispose la donna in una lingua sconosciuta.

 

Il ragazzo si alzò immediatamente a quella frase e corse di sopra, senza neanche salutare Alison, che non era riuscita a capire nulla di quanto appena successo.

 

<< Torna domani pomeriggio con i due ragazzi, devo vederli, e poi deciderò se dar loro la casa o meno. >> disse la donna.

 

Alison si profuse in un inchino.

<< Grazie di cuore. >>

<< Ora vai. >> la liquidò la donna, uscendo dalla stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Daniel

 

 

Dopo aver dato un bacio fugace a Brad ed una promessa di ritorno per la sera, Daniel era uscito per raggiungere Gabrielle. L’aria gelida del nuovo anno, l’aveva accolto con un freddo abbraccio che si era fatto strada fin sotto le ossa, ma che non era riuscito a raggiungere il cuore.

Lui ardeva focosamente, ora che finalmente aveva tramutato il fuoco del ghiaccio, in dolce calore.

 

Mentre saliva sull’autobus un vago senso di inquietudine si era risvegliato in lui. La polizia stava cercando Brad, e anche lui era coinvolto… in molti tra gli invitati l’avevano visto in volto, e Krystal si ricordava perfettamente di lui.

La paura peggiore poi, era rivolta a sua madre; già immaginava la scena: uomini in divisa che bussavano alla porta di casa, Gabrielle che a fatica andava ad aprire, e si ritrovava davanti uno squadrone di poliziotti che chiedevano di lui.

 

Le avrebbero fatto prendere un colpo…

 

Con le dita incrociate, e la musica nelle orecchie, Dan sperò che ciò non fosse ancora accaduto e che mai dovesse accadere.

 

 

Arrivato in prossimità di casa, la tensione si alleggerì. Non c’erano auto della polizia o uomini in uniforme nei paraggi.

 

Una volta entrato, venne accolto da una sorridente Gabrielle, che pareva un po’ su di giri.

 

<< Daniel! Allora pronto a raccontarmi tutto? >> esclamò con occhi brillanti.

<< Mamma, come stai? >> chiese lui, baciandola in fronte.

<< Non si vede? Sto magnificamente. >>
<< Sono contento, allora. >> rispose. Poi guardandosi intorno aggiunse. << Dove sono Paddy e Sam? >>
<< Sono andate a comprare delle cose, torneranno più tardi. >>

 

Daniel era un po’ sospettoso al riguardo.

 

<< Eviterò di chiedere cosa sono andate a comprare. >>

 

La donna lo guardò divertita.

 

<< Daniel sono solo andate a fare la spesa! >>

<< Se lo dici tu. Sicura di sentirti bene? >>

<< Ti ho già detto di si Dan! Cos’è stiamo invertendo i ruoli? Il genitore qui sono io, quindi le domande spettano a me. >>

<< Ok, su questo non posso protestare. >> acconsentì il biondo, aiutando la donna a sistemarsi sulla poltrona e accomodandosi vicino a lei.

 

<< Questa poltrona è il nostro confessionale. >> disse la donna.

<< Ahaha già, ogni volta che dobbiamo parlare ci mettiamo qui. >>

<< Allora, alla fine hai ascoltato i miei consigli? >> gli chiese guardandolo negli occhi.

 

Daniel le prese la mano.

 

<< Si, diciamo che ho fermato il matrimonio. >>

<< Mi auguro che nessuno si sia fatto male. >>

<< Oh be… la sposa è svenuta, ma nulla di grave. >> confessò il ragazzo, tralasciando il particolare del fatto che stessero per schiantarsi contro un camion.

<< Oddio Daniel, non posso credere che tu l’abbia fatto… Che razza di madre, da dei consigli del genere al proprio figlio? >> si lasciò sfuggire la donna.

<< Una madre che ama il proprio figlio. >> la consolò lui. << E nemmeno io posso ancora crederci. >>

 

Ed era vero, forse aveva solo immaginato tutto.

 

<< L’importante è non avere rimpianti, o pentimenti. Tu li hai? >>

<< Nemmeno uno. Lo rifarei altre 100 volte se necessario. >> disse senza esitazioni.

<< Allora hai fatto di sicuro la scelta giusta. >> accordò la donna.

 

Daniel annui, non sapendo cosa dire… anche se c’era molto, troppo da dire.

 

<< E poi? Avete passato la notte insieme? >> domandò poi.

<< Si. >> rispose il ragazzo.

<< Ma non mi avevi detto di esser stato da Alison? >>

Dal tono di voce il biondo capì che si stava indispettendo.

<< Si infatti è venuto anche Brad. >> si affrettò subito a spiegare.

<< Ora è tutto chiaro, quindi Alison lo conosce? >>

 

Il biondo annuì.

 

<< Stesso letto? >> chiese la donna.

 

Daniel arrossì violentemente.

 

<< Mamma! Ma lo fai apposta o cosa? >> la reguardì.

<< Amore il punto è che, anche se siete entrambi ragazzi, c’è bisogno comunque della protezione perché…>>

 

Il biondo balzò in piedi.

 

<< No, no, no. Gabrielle Prince frena subito. >> strillò.

<< Daniel è mio compito istruirti in tale materia. >> controbatté la donna.

<< Mamma, ti prego… sono ancora vergine! Contenta adesso? >>sbottò.

<< Oh quindi è lui quello che… >>

 

Il ragazzo corse subito al pianoforte e prese ad intonare la melodia più chiassosa che conoscesse, mentre sua madre sorrideva lievemente imbarazzata.

 

Il “fracasso” durò per circa 10 minuti, durante i quali Daniel svuotò il suo essere da ogni cosa. La melodia fece fluire via tutto…come una cascata in piena, che canta con il fragore della sua potenza.

 

Gabrielle attese pazientemente che Daniel finisse, per riprendere il discorso.

 

<< Ora va meglio? >> domandò quando quello si alzò dallo sgabello.

<< Si, ma ti prego, sorvoliamo l’argomento sesso. >> la pregò.

 

Gabrielle annuì.

 

<< Va bene, tanto ho già saputo quel che volevo. In ogni caso, c’è altro che devo sapere, o sbaglio? >>

<< Molto ancora. >> ammise il biondo.

 

Ora veniva la parte difficile.

Un rumore alla porta, fece balzare il cuore del biondo in gola, preso com’era dalla situazione si era completamente dimenticato di Paddy e Sam.

 

Le due donne entrarono con due grandi buste in mano.

 

<< Eccoci Gabrielle. >> esclamò Paddy. << Tutto app…Oh Daniel. >> disse poi notando il ragazzo. << Ci sei anche tu. >>
 

Il biondo andò ad abbracciare e salutare entrambe.

 

<< Faccio io. >> disse poi, prendendo le buste dalle mani delle due donne.

 

<< Oh ma che amore di figlio che hai. >> cinguettò Sam.

 

Daniel ridacchiò sotto i baffi.

 

- Si un vero capolavoro, frocio, masochista e per di più fidanzato con un mezzo latitante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Krystal

 

 

TOC TOC

 

Qualcuno bussò alla porta.

 

<< Si? >> chiese Krystal, voltandosi di scatto.

<< Signorina mi scusi il disturbo, volevo avvisarla che la cena è servita, e che l’ospite è appena arrivato. >>
<< Quale ospite? >> chiese confusa, la castana.

 

Nessuna risposta.

 

<< Sara? >> chiamò la ragazza.

<< Mi dispiace signorina, io non sapevo. >> rispose quella, allontanandosi velocemente.

 

Krystal si rabbuiò.

Chi era stato invitato a cena? Pensava che suo padre volesse stare da sola con lei, per parlare della questione di Felipe.

Ma certo!

Un dubbio s’insinuò nella mente della ragazza.

Uscì fuori dalla stanza e si appostò sul ballatoio, udiva due voci maschili; una era quella inconfondibile di suo padre, mentre l’altra…

No, non poteva crederci.

Il suo dubbio diventò certezza… Quella era la voce di Felipe!

 

Quel bastardo di suo padre l’aveva invitato di proposito… voleva la prova che facesse sul serio.

 

Krystal rientrò svelta in camera e si sedette sul letto.

Fece un respiro profondo… doveva restare calma. Non doveva lasciarsi dominare dagli impulsi; nulla di complicato per una come lei.

Indossò la macchina, e si preparò ad entrare in teatro: il palcoscenico attendeva solo lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Daniel

 

 

 

 

<< Grazie per la splendida compagnia. >> disse Gabrielle alle amiche sulla soglia della porta.

<< Grazie a te, Gabrielle. >> rispose Sam.

<< Teniamoci in contatto, appena si può riorganizziamo una serata. >> esclamò Paddy sorridente.

<< Certo ragazze, buona notte e grazie ancora. >>

<< Arrivederci. >> le salutò Daniel.

<< Ciao caro. >>

<< Buona notte. >>
 

 

Terminati gli ultimi saluti, il biondo chiuse la porta.

 

 

<< Bene Daniel, so che sei in ritardo e devi andare, ma prima dobbiamo terminare il discorso in sospeso che fluttua tra la tua bocca e le mie orecchie. >> esclamò Gabrielle.

<< Si, lo so mamma. >> rispose il ragazzo senza troppo entusiasmo; erano le nove passate, era stanco e i ragazzi lo stavano aspettando.

 

In qualche modo sua madre parve accorgersene, e infatti disse:

<< Anzi Dan facciamo così, perché domani non venite a pranzo da me? >> in questo modo potrò conoscere Brad di persona e farmi spiegare tutto con calma e per bene. >>

 

Il biondo sbiancò.

 

<< Ma mamma… non so se sia una buona idea. >> rispose incerto.

<< E perché mai? >> chiese la donna. << Non lo mangerò mica. E poi ho il diritto di conoscere Brad, specialmente dopo tutto quello che è successo. >>

<< Si, lo so e solo che… sarà imbarazzante ecco. E poi non penso che lui se la senta. >>

<< Oh Daniel, secondo me sei tu che ti fai troppe paranoie per nulla. Vedrai che Brad accetterà senza problemi. >> lo rassicurò la donna.

<< Prima devo chiederglielo, ti faccio sapere domani mattina, ok? >> chiese il ragazzo aiutando la donna a stendersi.

<< Va bene, ma per me è un si al 99,9%. >>

<< Vedrò di farlo diventare un 100. >> rispose rimboccandole le coperte.

<< Ci conto, mi raccomando. Ora vai che è tardi; non voglio tu corra il rischio di fare brutti incontri. >>

<< Non preoccuparti, volo. >> la rassicurò con un bacio sulla guancia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pov Brad & Alison

 

 

 

 

Una volta tornata a casa Alison trovò il moro ai fornelli.

 

<< Cosa sta cucinando di buono chef? >> domandò curiosa.

 

Brad si voltò.

 

<< Fusilli con scampi e salsa rosa. >>

<< Uao ma che sofistichezza. >> lo schernì, sedendosi al tavolo apparecchiato.

 

L’altro sorrise.

 

<< Dove sei stata di bello? >>

<< In nessun posto particolare. >> mentì. Non era il momento adatto per vuotare il sacco.

<> urlò il ragazzo.

 

La mora scattò in piedi.

<< Ti sei tagliato? >> chiese preoccupata.

<< No e solo che mi hai colpito con il tuo naso. >> la accusò.

<< Credo di non aver afferrato. >> disse Alison confusa.

<< Hai mentito, e il tuo naso mi ha colpito. Come pinocchio capisci? >> spiegò.

 

Alison alzò gli occhi al cielo.

 

<< Oh cazzo tu sei completamente fuori. >>

<< Grazie. Allora? >>

<< Allora niente Brad. A tempo debito saprai ciò che ti compete. >>

<< Come desidera miss acidità. >> rispose portando la pentola in tavola.

 

Alison non riuscì a trattenere un sorriso.

 

<< Sei proprio uno stronzo. >>

<< Uao detto da te, è un complimento. >>

<< Se lo dici tu. Comunque come intendi trascorrere il pomeriggio? >> chiese.

<< Uh vediamo, fuori ci sono 0 gradi, sono ricercato dalla polizia…quindi non so, tu avresti qualche idea? >>
<< The Ring o L’ultima casa a sinistra? >>

 

Brad ci pensò su.

<< Che ne dici di entrambi? >>

<< Dico che è da paura. >>

 

 

 

I due trascorsero il pomeriggio così, tra urla agghiaccianti, sangue, cibo, spaventi, risa e sobbalzi.

 

Alle 21:30 però, dopo aver fatto fuori l’intera saga di Saw, Brad iniziava a preoccuparsi.

 

Daniel aveva detto che sarebbe tornato per cena… e invece ancora nessuna traccia.

Aveva provato a chiamarlo già 3 volte ma il telefono dava irraggiungibile.

 

<< Alison secondo te, Daniel sta arrivando? >>

<< Brad si, è la quarta volta che me lo chiedi. >>

<< Si, scusa, e che sono preoccupato. >>

<< Forse non avremmo dovuto guardare tutti quegli horror. >>

<< E’ tardi! Dovrebbe essere già qui da un pezzo. E se gli fosse successo qualcosa? >>

<< Brad non dirlo nemmeno per scherzo! Daniel sta bene, fidati di me. Si sarà solo trattenuto più del previsto. >>

<< Se entro 10 minuti non torna, andrò a cercarlo. >> disse serio Brad.

 

Alison prese il cellulare.

<< Ora provo a chiamare Gabrielle, ok? >>

<< Si, per favore fallo. >>

<< Alison compose il numero, e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. >>

<< Chi è? >> chiesero all'unisono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

 

*Paul Wesley.

Attore e regista polacco, nato nel 1982. Noto al pubblico per essere l'interprete di Stefan Salvatore, nella serie televisiva The Vampire Diares.  

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Capitolo 20
*** Firework ***



Ciao a tutti.
Eccomi tornato con un nuovo capitolo, avrei voluto pubblicarlo ieri, ma una serie di avvenimenti me lo ha impedito.
Vi avviso da subito che è un capitolo molto lungo (considerando i miei standard), forse il più lungo scritto fino ad ora. (meglio così, no? XD)
Novità, dal momento che Brad e Daniel sono insieme, ho eliminato il Pov, altrimenti sarebbe uscito qualcosa di troppo lungo, infinito e noioso. Quindi per capire meglio, quando saranno insieme il Pov sarà automaticamente eliminato, mentre quando non saranno nella stessa scena il Pov tornerà.
In aggiunta ci sarà d’ora in avanti il Pov di Krystal (non sempre), mentre quello di Alison continuerà lo stesso ad essere presente (come prima). 
Vi lascio delle piccole note alla fine del capitolo.
Buona lettura.
XxNick 







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Pov Alison


Finalmente Alison aveva ottenuto ciò di cui aveva bisogno e non solo… 
Brad le aveva rilasciato una splendida dichiarazione in diretta che, era sicura avrebbe fatto impazzire Daniel; doveva correre e raggiungerlo il prima possibile al fine di fargli cambiare idea…























Pov Daniel






Oggi era il gran giorno, Brad si sarebbe sposato… Il suo amore platonico era giunto al termine, nonostante non fosse mai incominciato… 
Bel modo di concludere l’anno. 

Daniel si diresse al pianoforte bisognoso di un po’ di conforto, e prese ad intonare una melodia tetra e malinconica quanto le lacrime degli angeli in novembre.
Il suono invase il suo cuore e le lacrime non tardarono ad arrivare accompagnate, da brevi se pur significativi ricordi: il primo incontro con Brad, i baci sfuggenti, il calore del suo corpo.
Amore impossibile,
 amore contrastato, 
amore profanato,
 amore incatenato.
Amore che mai amore sarà…

Qualcuno toccò improvvisamente la sua spalla, si voltò di scatto interrompendo la melodia; era Gabrielle, si era portata fin lì con la carrozzella.
Il ragazzo si asciugò svelto le lacrime, ma invano: lei aveva visto, lei sapeva. Una madre sa sempre. 

<< Tesoro mio cos’è che ti tormenta? >> gli domandò dolcemente. 

Il biondo non rispose, sospeso tra la paura ed il desiderio di sfogarsi con l’amore della sua vita. 
Lei gli accarezzò il viso. 

<< I tuoi occhi, leggo dolore in essi… Mal d’amore; sento la tua anima vibrare di malinconia. >> 

Daniel era come sempre stupito dalla perspicacia di sua madre, anche se ormai, avrebbe dovuto farci l’abitudine.

<< No mamma, va tutto bene. >> provò a rassicurarla alzandosi dallo sgabello.

La donna però scosse i ricci biondi. 

<< No Daniel, non va bene niente e tu lo sai. >>
<< Mamma ti prego. >>

- Ci mancava solo lei adesso. 

<< Figlio mio, io non voglio obbligarti in nessun modo ad aprirti con me. Sono solo una madre che vuole scoprire il male di suo figlio e trovarne una soluzione. >> esclamò la donna quasi in tono supplichevole. 

Il biondo non resse oltre… Ricordava ancora il discorso di sua madre in ospedale… Poteva scomparire in qualsiasi momento. Non poteva continuare a mentirle. 

<< E va bene, sono innamorato. >> 

Gli occhi della donna brillarono.

<< Non è ricambiato? >> domandò con dolcezza. 

<< No, no anch’io gli piaccio. >> specificò mentre le guance s’imporporavano di rosso. 
<< Ma? >> 
<< Si sposa oggi. >> buttò fuori voltandosi verso la finestra.

Gabrielle parve confusa da quella rivelazione. 

<< Quindi è molto più grande di te? >> chiese continuando ad omettere il sesso della persona. 
<< No, ha 22 anni. >> rispose il ragazzo temendo la fatidica domanda. 
<< Ma se gli piaci perché sta per sposarsi? >>

Il biodo sospirò.

<< Lunga storia… posso solo dirti che è per obbligo. >>

La donna annui lentamente. 

<< E’ complicato direi… tu cosa provi per questa persona? >>
<< Non lo so di preciso… credo di amarla, ma non ne sono sicuro. >>
<< Vi siete mai baciati? >>

Daniel avvampò fino alla punta dei piedi e si voltò a guardare sua madre allibito; lei per tutta risposta fece spallucce e sorrise. 
Era adorabile il suo modo sfrontato ma allo stesso tempo innocente di fare. 

<< Si. >> sussurrò. << Ma che importanza ha? >>
<< Nessuna, volevo solo saperlo. >> confessò la donna tranquilla. 
<< Mamma! >> la reguardì lui.

Lei però tornò improvvisamente seria.

<< Daniel io non so nulla di questa persona e quindi, eviterò di dettare sentenze. Però, se ti ha fatto innamorare dev’essere sicuramente speciale; ma amore detto sinceramente alla tua età è normale prendere cotte, gli ormoni sono in piena vita, quindi non voglio tu gli dia troppo peso…
Se questa persona ha deciso di sposarsi vuol dire che in fondo non teneva a te così tanto… Mi spiace dirti queste cose, ma voglio evitarti future disillusioni; l’amore non è sempre rose e fiori, io lo so bene. >>
<< Si mamma, tu hai ragione e ti ringrazio, però io penso veramente che tra noi due ci fosse qualcosa di speciale… non ho mai sentito niente del genere per nessun altro. Quando eravamo insieme si creava qualcosa di magico,  e ora che il mio cuore è in preda allo strazio del dolore, so che l’antidoto è solo uno. >>

Com’era irrequieto.

La donna annuì.

<< Magari, è veramente amore puro… i colpi di fulmine esistono. Ma allora perché non fai qualcosa? Stare qui a crogiolarti nel dolore non porterà altro che la sorella sofferenza. Per amore si deve anche combattere, sempre se di amore si sta parlando. >>

- Quindi era questo che doveva fare? Combattere? 
Non sapeva ne sarebbe stato capace. 

<< Daniel prima che tu vada, devo chiederti una cosa. >> esclamò la donna. 

Il panico s’impossessò del ragazzo. 

<< Come si chiama? >>

- Ecco, lo sapeva. 

<< Chi? >> domandò a sua volta fingendo ingenuità.

La donna lo guardò di sbieco.

Passò un istante che parve un’eternità, poi finalmente, dopo 18 anni parlò.

<< Brad. >>

Non poteva credere di averlo appena detto.

La donna sembrava soddisfatta.

<< Brad che nome virile. >> esclamò, lasciando di stucco il biondo.
<< Ma-mamma io pensavo che… >>

La donna lo guardò negli occhi.

<< Daniel va bene così, a me non interessa chi o cosa ti piace. L’importante è che sia amore, tutto il resto è irrilevante; io voglio unicamente che tu sia felice. >>

Il biondo corse ad abbracciare la donna, incredulo e raggiante di gioia.

<< Perdonami amore se non te l’ho detto prima, io stavo aspettando te; l’avevo capito già da un po’. >> confessò.
<< Oh mamma, io avevo paura. >>
<< Lo so, lo so. Purtroppo è plausibile nella società in cui ci troviamo a vivere, ma voglio che tu sappia che io per te ci sarò sempre. Ti sosterrò sempre, qualsiasi cosa farai, chiunque tu diventerai. >>

Il ragazzo singhiozzava.

<< Ti amo mamma. >>
<< Ti amo anch’io. >>

DRIIIIN DRIIIN

Il suono del campanello accompagnato a quello di una voce urlante interruppe i due.

<< Daniel ! Daniel ! >>

Il ragazzo si precipitò al balcone.

<< Alison sei tu! Ma cos’hai? >>
<< Svelto aprimi! >> 

La ragazza saltellava su se stessa trepidante.
Quando il biondo le aprì, quella gli si fiondò letteralmente addosso ma, guardando poi il suo viso, si bloccò preoccupata.

<< Dan che è successo? >>

Al ragazzo tornarono le lacrime. 

<< Alison, mamma lo sa. >> esclamò emozionato.
<< Di Brad? >>

Lui annuì.

<< Quindi vuoi dire che? >>
<< Si Al, si ! >> esplose il ragazzo abbracciando la mora.
<< Lei lo aveva già capito da prima, ma stava aspettando il momento giusto. >>
<< Oh Dan, sono felicissima per entrambi! Finalmente non dovrai mentirle più. >>
<< Si, stento ancora a crederci. Ah e poi… >>
<< Poi cosa? >>
<< Le ho vagamente raccontato di Brad, e lei mi ha fatto capire che devo agire, combattere se lo amo veramente; perlomeno provarci. >> esclamò titubante.

La ragazza esultò di gioia.

<< Si Daniel, Gabrielle ha perfettamente ragione. >>

Il ragazzo però non sembrava ancora convito.

<< Eppure non so… >>
<< Cosa Dan? >>
<< Forse a quest’ora si sono già sposati. >>

Sul volto della mora si formò un sorriso a 32 denti.

<< Ed è qui che ti sbagli caro mio. >>

L’altro la guardò confuso.

<< Ah Daniel, Daniel tu mi sottovaluti! Non hai ancora capito di avere come amica la grande Alison? >> si pavoneggiò allegra. << Guarda un po’ qui. >> disse porgendogli un biglietto.

Il biondo lo prese e lesse:

Chiesa di St Thierry / Ore 17:00

Il volto gli si illuminò.

<< E’  quello che penso io? >> chiese trepidante. 

La ragazza annuì.

<< Alison ma tu sei un fottuto genio! Questo vuol dire che non si sono ancora sposati! Chi te lo ha detto? >>
<< Segreto professionale, ma comunque non è tutto. >>
<< Ah si? E cos’altro hai? >>

La mora le porse il cellulare.

<< Vai in camera tua, clicca su “registrazioni” e ascolta. >>

Il ragazzo prese il cellulare scettico.

<< Alison ti giuro che se è uno scherzo io… >>
<< Daniel muoviti! >> 
Il tono era inequivocabile, si trattava di qualcosa di serio. 







Prese le cuffie dal cassetto della scrivania, il ragazzo si distese sul letto.

- Cosa avrebbe mai ascoltato? 
Le idee arrivavano a centinaia, ma, il biondo le scartava con la stessa velocità con cui si erano presentate. 
Non rimaneva che ascoltare.

Premette Play e attese silenzioso.

All’inizio non sentì nulla, poi il suono della voce lo fece quasi sobbalzare dallo stupore; era lui, Brad! E sembrava si stesse rivolgendo proprio a lui. 



<< Daniel, mi dispiace. Veramente io sono stato uno stupido… ti ricordi quando mi proposi di scappare? Ebbene adesso ti direi di si.
Ho capito che, solo ora di essere ad un passo dalla prigionia eterna di volere te e solo, nonostante non ti conosca ancora così bene, io sento che sarei pronto a rischiare tutto pur di averti, fuggire insieme in terre selvagge e vivere il nostro amore da uomini liberi, senza timori, paure e restrizioni. Imparare a conoscerci e con il tempo imparare ad amarci e condividerci. Eppure ormai, è troppo tardi… ti ho rifiutato e non voglio più arrecarti nessun dolore.
Il mio triste destino sta per compiersi… addio mio dolce angelo.. >>


Il cuore del ragazzo iniziò a battere all’impazzata… nessuno gli aveva mai detto nulla del genere… erano parole molto forti, alle quali era reticente nel credere... Magari poi, dal tono di voce che percepiva non erano state dette neanche in un momento di piena lucidità; eppure era felicissimo di sentirsi dire quelle cose.

Quindi Brad si era pentito, ricreduto delle cose dette, delle scelte fatte, eppure era consapevole del fatto che ormai non ci fosse più niente da fare… che si erano detti addio. 
Ma si sbagliava.
Non gli avrebbe permesso di fare l’errore più grande della sua vita, lo avrebbe salvato.
Che strano, aveva sempre pensato che sarebbe stato lui quello da salvare e non viceversa, invece…
Il discorso con sua madre, quel messaggio, l’avevano improvvisamente illuminato: il suo non era semplice istinto sessuale dettato dagli ormoni, ora ne era sicuro. 
Il suo era amore, desiderio bruciante e per quanto potesse sembrare inverosimile agli occhi di uno sconosciuto, quella era la sua realtà e non sarebbe stata di certo la sua mente a cambiarla. 

Sarebbe stato curioso di chiedere ad Alison come avesse fatto ad ottenere una simile dichiarazione, ma sapeva che sarebbe stato inutile; ma andava bene così, l’importante era che la verità fosse venuta a galla, in che modo poi, passava in secondo livello.
Ora però avrebbero dovuto architettare un piano…








<< Quindi ricapitolando il piano: 
Andremo a casa di Brad prima della cerimonia, io resterò fuori e tu gli dirai di aver sentito ciò che aveva detto a me, ripetendogli alcune frasi in modo da convincerlo che non stai mentendo. 
Poi, una volta convinto, verrete a casa mia dove rimarrà per 7 giorni. >> spiegò Alison, seduta al tavolo del salone.
<< Si, è un piano perfetto, anche se mi chiedo cosa accadrà dopo i 7 giorni. >> esclamò il ragazzo timoroso.
<< Dan  non preoccuparti, una soluzione si troverà. >> cercò di rassicurarlo l’altra.
<< A che ora andremo? >>
<< Alle 15:00 >>
<< Ottimo, adesso andiamo a preparare il pranzo per mamma. >>




3 ORE DOPO



<< Perché l’auto non arriva? >> sbottò il biondo al limite della pazienza.

Erano già le 15:10 e del veicolo non vi era nessuna traccia.

<< Oggi è un giorno festivo Dan, gli auto passano in minor numero e con orari molto più longevi. >> tentò di calmarlo Alison. 
<< Se non arrivassimo in tempo io… >>
<< No! Ti prego non iniziare, ce la faremo. >> lo fermò la mora. << Ecco guarda. >> aggiunse poi scrutando la strada. << Sta arrivando, vedo la sua luce in lontananza. >>

Il biondo si calmò un poco, ma invano; infatti arrivati nello stabile in cui abitava Brad nessuno venne ad aprirgli.

<< Com’è possibile? >> stava dicendo Alison incredula, continuando a suonare il campanello.

Il biondo era un fascio di nervi.

<< Ecco lo sapevo è troppo tardi! Tutta colpa dell’auto. >>
<< Daniel per favore datti una calmata! Riflettiamo piuttosto; se non è qui dove può essere? >>
<< Sicuramente non in chiesa, è ancora troppo presto. >> osservò il ragazzo, cercando di mantenere la mente lucida.
<< Appunto quindi? >>
<< Ma certo! >> s’illuminò d’improvviso. << Sarà sicuramente a casa di Krystal per prepararsi, conoscendola avrà sicuramente chiamato qualcuno per occuparsi di abbigliare Brad. >>

Alison si morse il pollice destro.

<< Ok, allora dobbiamo assolutamente trovare un’alternativa. >> disse decisa. << Non ci rimane che andare direttamente in chiesa; ci presenteremo lì prima che arrivi Krystal e scapperemo con Brad. >> 
<< Però avremo bisogno di un veicolo, la chiesa dista molto da casa tua. >> osservò l’altro.
<< Potremo prendere un taxi. >>
<< Uhm, allora torniamo a casa a prendere i soldi e speriamo bene. >>



























Alle 16:00 i due ragazzi erano sul taxi che li avrebbe portati da Brad, Alison aveva ripreso a mordersi il pollice destro, mentre il biondo pareva un gatto sul pelo dell’acqua; continuava ad agitarsi, si toccava i capelli, metteva le cuffie e poi le ritoglieva, chiedeva all’autista di accelerare, nonostante la strada fosse ghiacciata.
Il tempo nel mentre scorreva, i minuti passavano…
16:10…16:20…16:30…16:40…

<< Manca poco. >> annunciò finalmente l’autista, facendo risvegliare il biondo dal torpore in cui era caduto.

Sennonché d’improvviso, un camion che arrivava dalla corsia opposta a tutta velocità, perse il controllo a causa del ghiaccio e sbandò.
Il cassone del mezzo, fece un giro di 90° e finì davanti alla loro corsia; il tassista riuscì a frenare per miracolo, prima che andassero a schiantarcisi contro.
La strada però, era bloccata.

<< Per Dio! State bene ragazzi? >> domandò l’uomo voltandosi a guardarli. 

Ad Alison era volato il cuore in gola.

<< Si, grazie al cielo siamo tutti interi. >> rispose.

Si voltò verso il biondo, ma i pensieri di quello erano altrove… Daniel infatti, non si curava minimamente del fatto che stessero per schiantarsi contro un camion, no. 
Il suo problema era un altro, non potevano proseguire.

<< Vado a vedere come sta l’autista, voi aspettatemi qui. >> disse l’uomo scendendo dal veicolo. 
<< Al che facciamo? >> chiese a sua volta il ragazzo all’amica. 
<< Dan non so, vediamo cosa dice l’autista, magari il camionista sta bene e potremo proseguire tranquillamente. >>

- No, non era possibile… il destino lo stava contrastando, non gli avrebbe permesso di vincere. Doveva raggiungere Brad, fosse l’ultima cosa che avesse fatto.

<< Al, io non posso stare qui ad aspettare mentre il tempo si porta via Brad. Andrò a piedi, voi raggiungetemi il prima possibile. >> esclamò aprendo la portiera e iniziando a correre.
<< Dan ma… >> urlò la ragazza al vento.



Corri Daniel corri, vola con le ali del vento.
Corri Daniel corri, senti l’aria tra i capelli, lo scudo invisibile contrastarti.
Corri Daniel corri, ascolta il battito del cuore accelerare, le vene pulsare.
Corri Daniel corri, devi impedire che accada.
Corri Daniel corri, come in dejavù.


Il freddo iniziava adesso a tramutarsi in calore, il ragazzo diede uno sguardo all’orologio, 17:00. 
No, no no! Non poteva finire così, non lo avrebbe permesso; cercò di accelerare il passo, per quanto il ghiaccio glielo permettesse.

- Se solo non ci fosse questa maledetta neve, sarei già arrivato. Sbraitò dentro di se, sperando di non cadere all’aria e spezzarsi l’osso del collo. 

Eccola! 
Finalmente vedeva il campanile della costruzione. 
Il parcheggio straripava di macchine.

- Avanti piedi ancora un piccolo sforzo, per favore non fatemi cadere adesso. Sussurrò a se stesso, riportando alla mente la canzone di Lana Del Rey. *

Mancavano ancora pochi passo dal portone.

1, 2, 3… 

e…

Daniel si fiondò sul portone spalancandolo con tutta la forza che aveva nel cuore, quello si aprì, tuttavia la scena che si presentò al ragazzo non era quella premeditata:
centinaia di persone erano immobilizzate come statuine, i volti sconvolti, riccamente abbigliate… parevano congelati in quella prigione di ghiaccio.
Ma non fu quella visione a sconvolgere il biondo ansimante per la corsa…la sposa Krystal era svenuta, un uomo e due ragazze la colpivano dolcemente cercando di farla rinvenire.
No, c’era assolutamente qualcosa che non andava; qualcuno era fuori posto.
Brad. 
Cosa ci faceva ai piedi delle scale? Il volto sconvolto, più bianco dell’ambiente che lo circondava.
I loro occhi s’incontrarono.
Il sole finalmente ritrovava il suo prato.

Ma quel quadro non poteva restare immutato ancora per molto, con un rapido scatto infatti, Brad era accanto a lui, lo prese per mano ed iniziò a correre; ma non poteva lasciargli le redini.

<< Vieni, di qua. >> esclamò guidandolo dove aveva lasciato Alison, sperando che il camion si fosse tolto di mezzo. 

Il suo desiderio fu esaudito, poiché videro il taxi sfrecciargli accanto, il biondo agitò convulsamente il braccio libero.

<< Fermi! Siamo qui. >>

Il veicolo fece rapidamente dietro front.

<< Saliamo, presto. >> esclamò al moro che eseguì senza fare storie.
<< C’è l’hai fatta Dan! >> esclamò Alison, appena furono dentro.

Il ragazzo l’abbracciò.

<< Ci porti in via Dallas n 48. >> ordinò immediatamente al tassista.
<< Ma quella è la via di casa mia. >> esclamò Brad confuso.

L’altro si voltò a guardarlo.

<< Brad devi fare le valigie, ti aiuterò io. >>
<< Cosa? E dove mi porterete? >> domandò confuso. 
<< A casa mia. >> esclamò Alison. 
<< Ti prego Brad, ora non dire nulla; esegui e basta, non c’è tempo. >> lo implorò Daniel. 

Quello annuì, deciso a volersi fidare.

Arrivati i due ragazzi salirono nell’appartamento, fortunatamente Brad aveva una chiave di riserva sotto il porta ombrelli, dal momento che la sua era rimasta a casa di Krystal.
Una volta entrato, prese una valigia polverosa da sotto il letto e iniziò a buttarci dentro tutto ciò che gli capitava a tiro, passò un borsone al biondo che prese a fare lo stesso. 
Raccolse un libro da terra, poi aprì un cassetto, che scoprì essere della biancheria intima, ma nonostante l’imbarazzo, prese a sistemarla nel borsone; non c’era tempo. 
Impiegarono circa 20 minuti.

<< Non posso portare via tutto. >> commentò il moro dolente. << L’indispensabile è stato preso, andiamo. >> esordì, voltandosi per uscire… molto probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe varcato quella soglia.

Entrati in ascensore la tensione si fece palpabile, nessuno dei due sapeva che pesci prendere; Daniel teneva lo sguardo fisso sul borsone, come se fosse un oggetto di inestimabile valore, mentre Brad…bhè lui era ancora scioccato da tutto ciò che stava accadendo.
Aveva rinunciato a sposare la sua aguzzina diventando così, automaticamente un ricercato, aveva appena detto addio alla sua casa e il ragazzo che amava era venuto a prenderlo per portarlo via…
Prima che l’ascensore aprisse le porte, il biondo parlò.

<< Brad mi dispiace. >> sussurrò.

- Gli dispiaceva per cosa? Non lo sapeva nemmeno lui, ma si sentiva in dovere di scusarsi. 

L’altro parve colpito da quella frase. 

- Gli dispiaceva per cosa? Per il fatto che fossero fuggiti insieme? Per il suo appartamento? O che altro? 

Eppure in fondo entrambi sapevano che adesso, nulla sarebbe stato più come prima. 

Delicatamente Brad si protese verso il biondo e depose sulle sue labbra un bacio di speranza. 




















<< Allora Brad, ti sistemerai qui. >> esclamò Alison aprendo una porta cigolante. 

Il moro avanzò e si guardò attorno, davanti a lui si presentava un ambiente molto ampio, forse più di tutto il suo appartamento, ben arredato; c’era un letto matrimoniale al centro della stanza, una libreria, una scrivania, una tv, una cabina armadio e un bagno, che s’intravedeva dalla porta socchiusa. 

<< Oh Uao. >> esclamò sorpreso.
<< Apparteneva a mio fratello, poi lui è partito… però quando torna a trovarci questo torna ad essere il suo attico; quanto vorrei che diventasse mio. >> si lamentò la ragazza.
<< A proposito Al, sai se i tuoi sono arrivati da lui? >>
<< Si, li ho sentiti prima su messanger, il viaggio è andato tutto ok. >>

Il moro s’illuminò.

<< Ecco perché mi avete portato qui. >> esclamò. 
<< Esatto. >> confermò Alison. << Le lenzuola pulite sono nella cabina a destra, e adesso se non vi dispiace vado, ho un’intera festa da preparare. >> aggiunse uscendo e chiudendo la porta dietro di se. 



Finalmente i due erano soli.

Dopo momenti rubati e attimi fuggenti erano soli.
Senza nessuna fretta, senza doversi preoccupare della presenza di nessuno; nonostante i mille pensieri, le infinite incombenze ed i troppi problemi, erano soli; per quella sera.
La notte li stava aspettando. 

Eppure, non potevano ancora crederci…nessuno dei due. 

Lui era corso per fermarlo, lui era scappato per raggiungerlo.
Lui avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia, lui era un latitante.
Loro avrebbero dovuto trovare una soluzione.
Loro stavano per accedere alla libertà.

<< Daniel. >>
<< Brad. >>

Esclamarono quasi all’unisono.

<< Scusa, dì prima tu. >> disse subito il biondo.
<< No, no. Dì tu. >> ricambiò l’altro. 

Daniel sorrise nervosamente, quella situazione lo metteva in imbarazzo.

<< Le tue guance. Sei diventato rosso. >>  gli fece notare Brad, lievemente divertito. 

Il biondo pregò che il pavimento si aprisse e lo risucchiasse. 
Il moro gli si avvicinò. 

- Com’è tenero. Pensò mettendogli le mani sulle spalle. 

<< Daniel, tu eri venuto ad impedirmi di commettere l’errore più grande della mia vita, vero? >> gli domandò nell’attesa che alzasse lo sguardo, ed incrociasse i suoi occhi. 

- Avanti Daniel non fare il codardo…finalmente è qui, tutto per te. 

<< Si. >> sussurrò, alzando lo sguardo. << Però a quanto pare, sono arrivato troppo tardi. >> aggiunse, quando i loro occhi si unirono. 
<< Non direi, se fossi arrivato in ritardo ora non saremmo qui. >> controbatte Brad. 
<< Si, ma tu avevi già fatto la tua scelta. >>

- Non distogliere lo sguardo, non osare farlo Daniel! Ordinò a se stesso. 

<< Diciamo che si, avevo fatto la mia scelta, ma senza il principe in groppa al cavallo bianco non sarei riuscito a fuggire dalla strega cattiva. >>
<< Ma io non sono un principe, io ne ho bisogno. >>
<< Allora hai sbagliato persona, hai trovato un latitante. >>
<< Non m’importa. In fin dei conti cappuccetto rosso era attratta dal lupo. >>
<< Si, ma quel lupo l’ha portata lontana dalla sua mamma. Quel lupo non la meritava. >>
<< Questo lupo invece si. >> rispose Daniel deciso. 

L’intensità degli sguardi durò ancora per un nano secondo, poi Brad spinse il ragazzo verso il muro e l’ardore li travolse; si aggrovigliarono l’uno all’altro, feroci e appassionati.
La mente di Daniel si annebbiò completamente.

Oddio quanto amava quelle labbra! Lo mandavano in estasi… la presenza di lui che lo stringeva, che lo desiderava lo facevano impazzire.
Dall’altro lato Brad credeva di essere sul punto di venire…quanto gli era mancato quel profumo? Quei capelli spettinati, quel corpo da poter sovrastare, così fragile da poter spezzare con un braccio. 
Si spinse di più verso Daniel, annientando così, definitivamente la distanza che li separava; le loro erezioni si sfiorarono, incatenate nei pantaloni.
Daniel si lasciò scappare un gemito di piacere.
Avvertiva il membro di lui, duro e grosso sotto i pantaloni di seta, si aggrappò alla cravatta onice per averlo ancora più vicino; voleva imprimere la sua presenza, vivere sulle sue labbra, tra le sue braccia possenti. 


I due amanti avrebbero sicuramente aumentato l’intensità delle azioni e sarebbero passati ad altro, se non fosse che Daniel urtò involontariamente con la testa un quadro, che cadendo si frantumò, spargendo pezzi di vetro ovunque. 

<< Oh cazzo. >> esclamò allontanando Brad, ma quello sembrava aver perso il senno della ragione. 
<< Ti voglio Daniel. >> sussurrò con voce roca. 

Daniel dovette fare appello a tutte le sue forze pur di resistergli; lo guardava con un occhi infuocati, le labbra umide e poi quel completo elegante lo rendeva fottutamente sexy.

<< Brad, ti prego non adesso. >> gli disse. << Dobbiamo ripulire, o Alison si arrabbierà. >>

Gli dispiaceva dover rovinare quel momento, ma non si sarebbe lasciato andare, perlomeno non così subito.

Il moro parve tornare a ragionare. 

<< Si, scusa hai ragione tu. >>

- Che cazzo mi succede? Chiese a se stesso.
Quel ragazzo lo mandava in estasi, ma doveva controllarsi…

<< Lascia, faccio io. >> esclamò allontanando la mano di Daniel dai vetri, ma nel movimento quello si tagliò la punta dell’indice.

<< Ahi! >> 

Una puntina di sangue fuoriuscì scarlatta.  

Guidato dall’istinto, Brad prese il dito del biondo e vi depose un bacio, poi lo mise in bocca; voleva essere la sua medicina, il suo custode. 

Daniel era in fiamme, non era mai stato amato da nessuno…aveva sempre immaginato quelle piccole cose, ma non aveva mai potuto goderne nella realtà; ora invece l’amore l’aveva trovato. 

<<  Grazie. >> sussurrò imbarazzato.

L’altro gli accarezzò il volto.

<< Non devi ringraziarmi, tu meriti solo amore. >> 

A quelle parole il biondo si voltò mentre lacrime di gratitudine solcavano le sue guance, seguite poi da alcuni singhiozzi.

- Sono un’idiota! Sei patetico Daniel, piangi? Per cosa? Dovresti sorridere non frignare, smettila o lo farai ricredere della scelta fatta. Disse a se stesso; com’era duro con il suo essere a volte. 

Nonostante le sue paure però Brad capiva, comprendeva la sua fragilità, sensibilità d’animo.

Lo abbracciò da dietro le spalle.

<< Ei ssh, va tutto bene. >> gli sussurrò nell’orecchio.

Poi prese a cullarlo lentamente, intonando i’m with you.

<< I’m standing in the bridge, i’m waiting in the dark… >>

Il biondo ebbe un fremito lungo la schiena.

<< Come lo sai? >> domandò stupito. 
<< Cosa? >> chiese l’altro, interrompendo la melodia. 
<< Che mi piace Avril Lavigne. >>
<< Ricordi quel giorno che ti ritrovasti con le auricolari nelle orecchie? >> chiese. 

Il biondo annuì, come poteva dimenticarlo.

<< Be diciamo che per curiosità, avevo dato un’occhiata alla tua playlist… >>
<< Aaaaah, ora capisco perché. >>

Entrambi scoppiarono a ridere, sul suo cellulare c’era l’intera discografia della cantante e Brad non aveva avuto molto imbarazzo della scelta quel giorno. 

<< Visto? Sei bellissimo quando sorridi. >> gli disse alzandogli il mento da dietro.

Daniel si perse nei suoi occhi. 

<< Quindi basta piangere. >> aggiunse ad un centimetro dalle sue labbra. 














Dopo che ebbero ripulito il piccolo disastro, i due giovani amanti si preoccuparono di sistemare le valigie e cambiare le coperte al letto.
Daniel era andato poi a telefonare a Gabrielle per dirle che avrebbe trascorso la notte da Alison, e che il suo consiglio era stato seguito. Brad nel mentre si era cambiato, poi i due avevano raggiunto il salotto, dove Alison era intenta a pulire e decorare.

<< Ah, ecco la mia coppia preferita. >> esclamò quella gioiosa nel vederli. 

I due si guardarono lievemente imbarazzati. 

<< Allora Brad, ti sei sistemato? >> domandò. 
<< Si, si tutto perfetto; poi Dan mi ha aiutato a sistemare. >> rispose.
<< Immagino. >> disse Alison maliziosamente. << Ho sentito strani rumori. >>

Daniel scoppiò a ridere, mentre Brad cambiò subito argomento.

<< Come mai stai aggiustando? >> domandò. 
<< Oh be, dal momento che è capodanno, ed ho casa libera, ho pensato di poter festeggiare qui con alcune amiche. >> spiegò adagiando un vassoio di dolcetti sul tavolo.  << Naturalmente, voi siete invitati. >> aggiunse sorridente. << Anche se penso vorrete stare per fatti vostri. >>

Daniel la guardò in uno scambio d’intesa. 

<< Oh Alison, ti voglio bene. >> disse abbracciandola. 
<< Poi mi racconti tutto. >> gli sussurrò lei nell’orecchio.

Brad li guardava incuriosito.

<< Se avete fame, ho preso della pizza anche per voi. E’ di là in cucina. >> esclamò. << Io vado a cambiarmi, le ragazze saranno qui tra un’oretta. >>
 

I due si recarono in cucina, sul davanzale c’erano cinque cartoni di pizza; sul loro Alison aveva attaccato un foglietto che recitava:

Per gli innamorati. 

Il biondo lo staccò e lo mise in tasca; si sarebbe vendicato in un secondo momento. Prese poi la coca dal frigo, dei tovaglioli e si accomodò, Brad si sistemò di fronte a lui. 

L’appetito che aveva accompagnato Daniel fino a quel momento, scomparve in un momento… 
Come poteva mangiare con Brad a nemmeno mezzo metro di distanza? Si versò della coca e quello fu tutto.
Il moro invece non pareva farsi problemi, in men che non si dica aveva infatti, già divorato il primo trancio di pizza e si preparava ad addentarne un secondo. 
Daniel rimase stupito da una simile voracità, anche Brad parve accorgersene dal momento che glielo fece notare.

<< Cos’è non hai mai visto nessuno mangiare? >> lo schernì.
L’altro deglutì. << Si, ma non così velocemente. Spero non mangerai anche me. >> si fece uscire.
Il moro sorrise.
<< Pensavo di tenerti come dessert. >> disse divertito.

- Ecco, era ufficiale, quel ragazzo gli faceva perdere la testa.

<< Tu non mangi? >> gli domandò poi, vedendo che non prendeva nulla,
<< No, non ho molta fame. >> dichiarò vagamente.

Brad s’illuminò.

- So io come farti tornare l’appetito. Pensò.

Prese un trancio di pizza e lo spezzò, in modo da rendere la parte superiore più stretta, poi s’infilò l’estremità in bocca, tenendo con la mano l’altra.
Daniel all’inizio, parve non intendere le intenzioni dell’altro, poi incontrando il suo sguardo inequivocabile e notando che non mangiava capì.
Timoroso prese l’altra estremità della pizza dalla sua mano e la mise tra i denti; entrambi iniziarono a mangiare consapevoli del fatto che presto le loro labbra si sarebbero unite.

E ciò che era previsto, accade.

Conclusa ognuna la propria parte, le labbra s’incontrarono, le lingue s’intrecciarono mentre continuavano a masticare il cibo, in uno scambio infinito. 

<< Allora Dan, sicuro di non avere ancora fame? >> lo schernì Brad, interrompendo per un momento il bacio.

Per tutta risposta il biondo, lo prese da dietro la nuca e tornò a baciarlo aumentando l’intensità del gesto; in quel momento però Alison entrò interrompendoli.

<< Awww siete adorabili. >> esclamò con voce squillante.

Entrambi si voltarono a guardarla imbarazzati.

<< Ok, ok, perdonate. Ammetto di essere un po’ troppo impicciona, ma sono così contenta di vedervi finalmente insieme. >> si giustificò.

L’indisposizione iniziale del biondo finì dopo aver osservato meglio l’amica; 

<< Alison non so come tu abbia fatto a cambiarti così velocemente, ma sei stupenda! >> esclamò, alzandosi dallo sgabello per osservarla più da vicino.

La ragazza arrossì lievemente.

<< Oh Dan, grazie. >>

Brad annuì dal posto.

<< Daniel ha ragione, sei veramente bellissima. >> concordò, bevendo un sorso di coca.
<< Ragazzi per favore, volete farmi emozionare? >> esclamò. << Avanti venite qui. >> disse poi allargando le braccia.

I tre si strinsero in un caloroso abbraccio, carico di gratitudine e amore. 























Alle otto esatte le ragazze suonarono al campanello, Alison corse ad aprire; dopo essersi salutate, baciate ed elogiate a vicenda, si recarono tutte in salotto, dov’erano accomodati i due ragazzi, che, avevano ritenuto giusto salutare prima di scomparire nell’attico. 
Daniel che le conosceva già, le salutò sorridente, mentre a Brad toccò presentarsi, o meglio fu l’intrepida Alison a farlo. 

<< Ragazze, questo è Brad, il fidanzato di Daniel. >> annunciò quasi orgogliosa, enfatizzando la parola “fidanzato”. ( Daniel le aveva dato il permesso di dirlo).

Brad, sussurrò un imbarazzato “piacere di conoscervi ragazze”, mentre quelle si congratulavano con Daniel per l’ottima scelta; fortunatamente la tortura non durò a lungo, dopo un’oretta infatti, i due con la scusa di volerle lasciare da sole si dileguarono. Naturalmente tutte loro erano di un’altra opinione, alimentata anche da chissà cosa che le aveva detto Alison, la quale non aveva potuto spiegare la vicenda alle sue amiche, ma aveva dovuto allo stesso tempo dare una motivazione del perché i due fossero lì.
I commenti poi, furono inequivocabili,

<< Buon divertimento. >>
<< Dateci dentro mi raccomando. >>
<< Cercate di non sfondare il pavimento, o vi ritroverete qui di nuovo. >>


Una volta dentro, il moro chiuse a chiave la porta. 

<< Finalmente. >> esclamò sollevato. << Quando vogliono le ragazze possono essere davvero insopportabili. >> confessò poi.
<< Per quanto possa amare il genere femminile, devo ammettere che purtroppo a volte è davvero così. >> acconsentì l’altro.
<< Allora mio principe, dimmi, che ti va di fare? >> gli domandò il moro cingendogli i fianchi. 
<< In realtà vorrei fare una doccia. >>
<< Magnifico, ti aiuterò. >>
<< Brad! >> lo reguardì il biondo. << La doccia prevede soltanto me, acqua calda e sapone. >>

L’altro rise. << Ma guarda che lo sapevo! Dicevo soltanto che voglio prima controllare che in bagno sia tutto apposto. >> disse giustificandosi.

Ma il biondo non abboccò. << Oh certo, e io dovrei crederti? >> lo accusò. << Piuttosto, saresti così gentile da prestarmi qualcosa di tuo? Non ho nulla da mettere. >>
<< Ogni tuo desiderio è un ordine. >> esclamò Brad, stampandogli un bacio sulle labbra.
<< Che galanteria. >> disse Daniel, entrando in bagno.

Brad ricambiò con un occhiolino, prima che quello chiudesse la porta.

Entrato in bagno il biondo si guardò allo specchio, si massaggiò il volto; i suoi occhi erano brillanti d’emozione… finalmente era con lui. Aprì l’acqua calda e iniziò a spogliarsi, il getto bollente lo abbracciò e lui si lasciò trasportare da quel dolce terpore… come avrebbe preferito una vasca però…amava fare il bagno, immergersi e lasciarsi cullare. 
Aveva lasciato la porta socchiusa, senza chiuderla a chiave, per dare la possibilità a Brad di deporre i vestiti sul mobiletto… eppure era consapevole dell’imprudenza del suo gesto.
Se avrebbe tirato la tendina, sarebbe stato capace di respingerlo? Non ne era sicuro.

Il moro bussò.

<< Dan sono io, sto per entrare. >> annunciò.
<< Ok, entra pure. >> rispose.

Sentì la porta aprisi e il passo dl ragazzo che posava i vestiti.

<< Purtroppo non ho nulla della tua taglia…sei così piccolo che alla fine ti ho preso solo una maglia e dei boxer. >> spiegò.
<< Grazie, non preoccuparti comunque, me li farò andare bene. >> lo rassicurò, mentre l’acqua gli lambiva la pelle.

Brad non rispose, fissava intensamente la tendina che sapeva nascondesse lui…la tentazione di unircisi era fortissima, ma fortunatamente riuscì a resistere e fare dietro front; Daniel lo sentì indugiare ancora qualche secondo, ma poi la porta si richiuse.

Mentre il biondo si asciugava, Brad si stese sul letto; il soffitto aveva due grandi finestre che si aprivano proprio in corrispondenza del letto offrendo un magnifico spettacolo luminoso: le stelle.
E poi quella notte ci sarebbero stati anche gli spari, non poteva chiedere di meglio; si tolse la maglia e s’infilò sotto le coperte. Non poteva ancora credere che quella notte avrebbe dormito con lui.
In quel momento la porta del bagno si aprì e ne uscì Daniel, la maglietta bianca gli arrivava fino a metà coscia, coprendo anche i boxer. 
Pareva molto a disagio, eppure sostenne il suo sguardo.

<< Uao, che bel zuccherino. >> lo schernì il moro.

Le guance del biondo presero fuoco.

<< Brad per favore, non fare lo stronzo. Mi hai dato apposta la maglia più grande che avevi! >>

L’altro scosse la testa.

<< Non è vero, giuro. E poi puoi sempre toglierla se proprio non è di tuo gradimento. >> controbatté, con una punta di malizia. 

BUM BUM 

Qualcuno bussò alla porta.

<< Si? >> chiese Daniel.
<< Ragazzi sono io. >> esordì Alison. << Perdonate se vi rompo, volevo soltanto darvi una bottiglia di champagne. >>
<< Ora ti apro. >>disse l’altro.
<< No! No! >> urlò la ragazza. << Non voglio vedere niente, la poso qui davanti alla porta. >> e detto così si precipitò lungo le scale.

Brad scoppiò a ridere.

<< Bè, quella ragazza non sbaglia mai. >>

Daniel prese la bottiglia, due bicchieri lì accanto e richiuse.

<< Non so chi è peggio tra voi due. >> confessò, avvicinandosi al letto.
<< Avanti cucciolo, salta su. >>

A quell’esclamazione Daniel non riuscì a soffocare un sorriso.
S’infilò sotto le coperte, e solo in quel momento si accorse che Brad non indossava la maglia;

<< Brad ma dov’è la tua maglia? >> domandò lievemente scandalizzato.

L’altro non parve turbarsi minimamente. 

<< Io dormo sempre a petto nudo. >> spiegò. << E non venire a farmi credere che ciò ti mette in soggezione. >>
<< In realtà un po’ si. >>confessò Daniel.
<< In 18 anni di vita non ho mai avuto nessuna relazione, nessun rapporto, niente di niente. Non sapevo niente dell’amore e ancora adesso…poi sei arrivato tu e hai stravolto la mia vita, eppure dentro mi sento ancora un po’ bambino. >>

Il moro si avvicinò a lui e lo cinse con un braccio.

<< Ti capisco benissimo…neanch’io prima di te ho amato. Ho avuto diverse esperienze sessuali, ma era solo sesso…non ho mai amato nessuno e nessuno mi hai amato. >>
<< Quel giorno in biblioteca, credevo di aver visto un dio. >>
<< E io di aver trovato un angelo. >>

Daniel sentì un fremito nel punto focale del suo essere.
Brad si distese a pancia in su e lo invitò a fare lo stesso.

<< Guarda che bel cielo che c’è stanotte. >> gli disse.

E non sbagliava, nuvole si erano magicamente diradate e avevano lasciato posto ad una splendida trapunta luminosa.

<< E’ spettacolare. >> commentò Daniel meravigliato.
<< Si, proprio come noi due. >> disse Brad, voltandosi per baciarlo.






Ormai non mancava molto alla mezzanotte…


Alison e le sue amiche si preparavano a brindare, 
Gabrielle stava piacevolmente chiacchierando con Paddy e Sam che si erano proposte di passare il capodanno in sua compagnia, l’offerta era stata ben accetta da Gabrielle,
Thòmas festeggiava con i suoi amici, mentre sua nonna dormiva già da un bel pezzo,
Daniel e Brad si stringevano dolcemente sotto le coperte, mentre una cascata di fuochi d’artificio invadeva il cielo quieto.

<< Queste sono le luci del nuovo inizio. >> sussurrò Brad.
<< Queste sono le luci della rinascita. >> disse Daniel.
<< Queste sono le luci che permetteranno al nostro amore di sbocciare. >> esclamarono all’unisono, suggellando il loro nuovo inizio con un bacio che mai sarebbe terminato.






Ma nel frattempo Krystal….














^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

*
Born to die – Lana Del Rey.



Eccovi arrivati alla fine,
spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento dal momento che può essere considerato come “il primo” nel quale Brad e Daniel trascorrono del tempo insieme…mi auguro di esser riuscito a rendere bene le loro emozioni e le scene. 
Un bacio a tutti, alla prossima.
Xx Nick 


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Capitolo 21
*** The Change ***



Salve a tutti cari lettori.
Purtroppo voi seguite uno scrittore disagiato, molto disagiato. 
Allora non avendo (purtroppo) un pc tutto mio, delle volte non so neanche io cosa combino… 
Credo che abbiate tutti notato come il capitolo 21 (The Flood), non presenti nessun collegamento con il capitolo 20 (Firework)…
Infatti io, da persona “intelligente e responsabile”  la quale sono, mi son completamente dimenticato di pubblicare prima questo capitolo… 
Ieri sera mi son rimesso (finalmente) a lavoro, e sono entrato su EFP per rileggere gli ultimi capitoli, e SMAB mi son reso conto del grandissimo casino combinato. 
Quindi, chiedo venia per il disagio causato, ora eliminerò il capitolo 21 (The Flood), e pubblicherò invece questo, per poi ripubblicare The Flood, in modo da evitare futuri casini a chi leggerà la storia in futuro.
Vi invito quindi a rileggere il tutto, dal capitolo 20, in modo da rimettervi anche voi in ordine con la storia e dare un senso compiuto alle vicende.
Spero di esser stato il più chiaro possibile, e ancora perdonatemi davvero per essermene accorto solo dopo mesi…
 
Ps: Semmai riaccadrà una cosa del genere, fatemi il grandissimo favore di avvisarmi (please) :3

E niente, non mi resta che agurarvi come sempre una buona (si spera) lettura a tutti.
xxNick













Pov Krystal


<< Allora Brad lo vuoi? >> ribadì il prete.
<< No, non lo voglio. >> rispose quello.

Incredulità.
Dolore.
e…
tenebre. 

Gli occhi ghiaccio si aprirono di scatto.
La stanza era buia, tutto taceva. Alistair era andato finalmente a dormire…

Dopo esser svenuta, Krystal era stata portata in ospedale, lì era stata rianimata, ma una volta rinvenuta l’isteria l’aveva invasa, ed era caduta in preda ad una crisi di nervi. I medici avevano dovuto farle un’iniezione per calmarla.
Come in una nuvola era stata riportata a casa per volere di suo padre, e poi sotto i suoi occhi vigili si era finalmente addormentata… Ma l’incubo aveva continuato a perseguitarla anche nei sogni.

Brad, il suo futuro marito l’aveva lasciata sull’altare, davanti a centinaia di invitati… non poteva ancora crederci…

Si alzò pesantemente, la luna illuminava la stanza e i suoi raggi si riflettevano nello specchio… L’immagine che vedeva faceva quasi paura; con quella luce diafana pareva uno spettro. Le occhiaie scavate, gli occhi bui e spenti, i capelli scompigliati….

Dov’era finita la bellissima principessa?

Come aveva potuto Brad, farle una cosa del genere?
Lui era suo. Il loro era un destino già scritto! Lei lo aveva salvato, accudito, amato… Ed era così che veniva ricambiata?
Quello stupido non aveva pensato minimamente alle conseguenze della sua insensata azione?
Le aveva fatto fare una figura terribile davanti a tutti… 
E non solo a lei, ma anche a suo padre… lo scandalo tornava a bussare alla porta della sua casa.
Prima per colpa di sua madre e ora…
Poteva già sentire i commenti cattivi di tutti:

- Oh poverina, che vergogna essere piantata in asso proprio sull’altare.
- Che squallore non ho mai assistito a nulla del genere.

Oppure ancora:

- Be, cosa vi aspettavate? Ha fatto la stessa fine del padre, però a priori.


Quelle frasi le ronzavano in testa, la rabbia le menava nel petto, gli occhi ora erano focosi…

<< Bastardi! Vi dimostrerò che Krystal ottiene sempre quello che vuole! Proverete timore nel vedermi. >> disse all’immagine di se stessa.
<< Brad tu come hai osato farmi un simile affronto? Quando ti troverò sarà accompagnata da un prete e da uno scorta di poliziotti, di sicuro non potrai permetterti ripensamenti o paure post matrimoniali. >>

Si avvicinò poi al comò, prese la spazzola, si pettinò i capelli, dipinse le labbra con un rossetto fuoco, si massaggiò il seno e sorrise.

<< Tu sei Krystal, non una qualunque. Quindi vai e prenditi ciò che ti spetta. >> esclamò ardita guardando i suoi stessi occhi, poi scoppiò in una risata aspra, mentre i fuochi d’artificio lambivano il cielo all’insegna del nuovo inizio.












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Pov Brad & Daniel


 
La luce filtrò attraverso le palpebre serrate di Daniel, che lentamente si schiusero, come un bocciolo che abbraccia la calda luce paterna. 
Il suo viso era appoggiato su qualcosa di morbido e rassicurante, le sue spalle circondate dal braccio sinistro di Brad.
Alzò il viso dal suo petto per poterlo guardare; dormiva.
Respirava innocente, incolume.
Si tirò su, ma qualcosa lo bloccava, le loro gambe erano aggrovigliate le une alle altre. 
La consapevolezza di quel gesto lo investì.
Non poteva ancora crederci… avevano dormito insieme, avevano riscaldato i loro cuori a vicenda…

Si avvicinò al viso dell’altro, come ipnotizzato dalle labbra schiuse che ispiravano ed espiravano, il petto che si alzava e abbassava. 

- Ogni essere è così incolume nell’atto del sonno. Pensò il biondo.

Passò lievemente un dito sulla fronte del moro, delineandone il contorno e scese fino al naso dritto. Solleticò la barba che spuntava dalle guance, inspirò il suo odore.

Brad sorrise.

Il biondo timoroso si bloccò, ma le labbra di quello si richiusero, dormiva ancora; forse avvertiva la sua presenza.
Accarezzò poi le labbra, le baciò con delicatezza, l’altro non parve accorgersi di nulla.

Com’era in pace.

Un bacio ne portò un altro ed un altro ancora… era come drogato da quel ragazzo dormiente…
Improvvisamente però il braccio che lo cingeva strinse la presa, Brad aprì gli occhi.

<< Ei… >> sussurrò guardandolo. << Sei una visione o cosa? >>

Daniel sorrise. 

<< Dimmelo tu. >> azzardò, baciandolo di nuovo.
<< Uhm non saprei, dovrei provare di nuovo. >> disse l’altro.
<< Come puoi approfittare così di un docile verginello? >> esclamò Daniel guardandolo candidamente. 

Brad scoppiò a ridere.

<< Oh certo, proprio un docile innocente. >> lo canzonò sbadigliando.
<< Cosa vorresti dire con questo? >> s’indispettì l’altro.
<< Che se hai scelto me non devi essere poi così innocente. >>
<< Ahahah! E sentiamo, cosa avresti fatto di così perverso? >>  domandò curioso delle esperienze sessuali passate di Brad.
<< Ci tieni davvero a saperlo? Non vorrei farti ingelosire. >> lo avvisò quello.

Daniel ci pensò su qualche secondo. 

<< Non mi arrabbierei mai per qualcosa che hai fatto prima… cioè ognuno di noi era libero di fare quel che meglio credeva. >> spiegò.

L’altro non parve molto convinto… non sapeva se fosse una buona idea raccontare a Dan dell’orgia…

<< Se proprio ci tieni, a parte il sesso con Krystal… >> attaccò.
<< Ah giusto! Cosa si prova a fare sesso con una ragazza? >> chiese curioso. 
<< Guarda, non saprei come descriverlo… alla fine godevo, il sesso è un piacere in ogni caso; ma non era quello che volevo... nel senso il piacere c’era che lo volessi o no. Eppure non è mai stata pura estasi. Ero bloccato, chiudevo gli occhi e immaginavo un uomo al suo posto. >>

Daniel lo ascoltava interessato.

- E’ strano. Pensò. Fare sesso con qualcuno che non ti attrae minimamente.

<< Però era una patita di pompini. >>

Daniel scoppiò a ridere.

<< Scommetto che quelli non ti dispiacevano. >>
<< Erano l’unica cosa passabile. >>
<< Però ti riscattavi alla grande, no? >>
<< Nei rari momenti di libertà si. Mi capitava di rimorchiare qualche ragazzo. >> ammise stropicciandosi gli occhi.
<< La cosa più sconcia mai fatta? >>
 
Brad lo guardò negli occhi.

<< Oh be, per quella stavo aspettando la persona giusta. >> disse accarezzandogli il viso.

Daniel arrossì lievemente. 

<< E l’hai trovata? >> chiese in sussurro. 

Brad finse di pensarci su…

<< Direi proprio di si. >>

Il cuore del biondo mancò un colpo.

<< Non hai ancora risposto alla mia domanda però. >> lo reguardì, sviando il discorso. 

Ormai convinto, Brad si avvicinò all’orecchio dell’altro, leccò dolcemente il lobo e sussurrò con voce sensuale:
<< Orgia. >>

Questa volta Daniel, avvampò fino alle orecchie. Avvertì il membro indurirsi inavvertitamente, e sfiorare la coscia di Brad.

<< Ti avevo avvisato. >>
<< Oh uao. Cioè si ok… non me l’aspettavo ecco. >>
<< E com’è? >>  domandò il biondo. 
<< E’ sesso, lussuria. Solo quello. Spero che tu non debba mai provarlo. >>
<< Perché dici così? >>  
Daniel era confuso. 

Brad gli prese il viso tra le mani. 

<< Daniel, il sesso è forse la cosa più bella di questa vita, ma senza amore è un piacere illusorio. Capisci cosa intendo? >>

L’altro annuì. 

<< Nel corso della vita, potrai farlo anche tutti i giorni e con ragazzi bellissimi, ma alla fine di tutto quando guarderai dentro di te, non troverai altro che il nulla… 
Noi abbiamo bisogno di amore, non solo di sesso. >>

Daniel lo guardò intensamente.

- Brad c’era già passato. Lui sapeva…aveva sofferto.

<< Ti farò un esempio pratico. >> continuò l’altro. << Immagina di avere di fronte a te un ragazzo bellissimo, fisico mozzafiato, la tua apoteosi. >>
<< Paul Wesley.*>> suggerì Daniel. 

Brad lo guardò di sbieco. 

<< Non dirmi che preferisci Stefan a Damon? >> disse con tono quasi indignato.
Daniel non si lasciò turbare da quel tono. 

<< Certo che lo preferisco. E sinceramente non capisco perché amiate tutti Damon. >>
<< Perché è un bonazzo della madonna. >> controbatté l’altro, come se quella fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< Assolutamente no. Sono e sarò per sempre team Stefan. >> concluse deciso il biondo, ribadendo la propria posizione.

Brad fece un cenno con la mano e continuò.

<< Quindi, stavo dicendo, mettiamo che tu abbia di fronte Paul Wesley ok?  E accanto a lui il ragazzo che ami, con chi sceglieresti di passare la notte? Sapendo che con Paul sarebbe solo sesso, mentre con la persona che ami, amore per l’appunto. >>

Daniel fece per rispondere, ma Brad l’anticipò.

<< Era una domanda retorica. Con ciò volevo farti capire che il solo sesso, come la bellezza è destinato a perire con il tempo, mentre l’amore no. Quello vero dura in eterno. >>

Il biondo rimase colpito dalla profondità di quelle parole. 

<< Grazie, veramente. Ora però mi sorge spontaneo chiederti, quanti si amano veramente? >> 
 
Il moro scosse il capo. 
<< Non lo so, forse pochissimi. >>

In quel momento la mente del biondo pensò alle prostitute, al sesso a pagamento, agli stupri…

Un brivido s’insinuò in lui.

<< Brad abbracciami, ti prego. >> sussurrò.

Il calore, il profumo, il suo tocco, lo fecero sentire sicuro, protetto…meno solo nel mondo crudele che l’essere umano aveva creato. 











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Pov Krystal


Ricomposta la sua immagine ed il suo essere, Krystal stava scendendo in salotto per organizzare la ricerca, o meglio la caccia, come preferiva definirla lei, con l’aiuto di suo padre.
Eppure le cose non andarono secondo i suoi piani…
L’uomo infatti, era furibondo.

<< Allora Krystal, finalmente hai capito con chi hai a che fare? >> le domandò arcigno, appena vide la ragazza, che non aspettandosi una simile reazione, venne presa in contropiede.

<< Papà… >> attaccò, ma l’uomo la interruppe immediatamente. 
<<  No Krystal no! So cosa stai per dire, e questa volta è no! >> sbraitò.
<< Cosa intendi dire? >> chiese sconvolta la ragazza, che non era abituata sentirsi dire una parola del genere da suo padre.
<< Che non ci sarà nessun nuovo matrimonio, nessuna seconda possibilità. Niente di niente! Tu hai chiuso definitivamente con quel ragazzo. >>
<< Papà ma cosa stai dicendo? >>

L’uomo si alzò in piedi e batté un pugno sul tavolo, la superficie tremò. 

<< Quando la polizia troverà Brad, sarà scortato direttamente in carcere. A vita. >>

La ragazza ebbe un tuffo al cuore, gli occhi le si inumidirono.

<< Padre voi non potete dire sul serio. >> 
<< Certo che posso Krystal! Quel ragazzo ti ha quasi uccisa, e poi abbandonata sull’altare; ha osato tradire la mia parola! E ora merita, ciò che gli spetta. >> concluse l’uomo uscendo. 

Krystal si aggrappò al suo braccio.

<< Papà, papà ti prego, non fare così. Devi ascoltarmi. >> lo supplicò.
Ma l’uomo fu irremovibile. 
<< Krystal, ti ordino di lasciarmi. Ormai ho deciso. >> disse secco.

La ragazza iniziò a piangere istericamente. 

<< Padre, volete forse farmi morire di crepacuore? Io lo amo! >> urlò gettandosi a terra.

L’uomo si bloccò sulla porta. 

<< E per il tuo bene, bambina mia. Un giorno mi ringrazierai. >>

Ma la ragazza non poteva lasciarlo andare, avrebbe trovato Brad entro sera, e magari lui era fuggito solo per paura, ansia… Anzi ne era certa, non c’era altra spiegazione.
Non poteva lasciarlo marcire in carcere per il resto della vita, loro dovevano vivere insieme. 

<< Se lo lascerete libero, smetterò di frequentarlo e convolerò a nozze con Felipe. >> disse a mezza voce.

L’uomo si voltò a guardarla sconvolto.
Bingo! Aveva colto nel segno.

<< Parli sul serio figlia mia? >> le domandò avvicinandosi.

La ragazza tirò su con il naso e annuì.

<< Si padre, se lascerete Brad in libertà, io sposerò Felipe. >> ripeté.  
 Il gergo formale addolciva l’uomo.

Alistair fece cenno alla figlia di sedersi, e si accomodò accanto a lei.

<< Krystal adorata, prenditi un po’ di tempo per pensarci. Questa sera ne riparleremo a tavola. In ogni caso ora darò l’ordine di interrompere le ricerche. >> disse prendendo il cellulare dal taschino della giacca.

La ragazza gli diede un bacio sulla guancia e uscì. 
Doveva assolutamente incontrare Christie e Alisha.






Una volta raggiunte le amiche, la ragazza spiegò loro ciò che suo padre aveva in mente.

<< Oh, ma è terribile. >> esclamò Christie, portandosi una mano alla bocca.
<< Dopo quello che ha osato fare, non sarebbe poi così male. >> disse invece Alisha, guadagnadosi uno degli sguardi inceneritori di Krystal.

<< Non capisci proprio, eh? Brad ha avuto soltanto un attimo di panico! Non può pagare per ciò. >> la sgridò.
<< Va bene, va bene, ma non scaldarti troppo. >> rispose la bionda.

Christie intervenne prima che scoppiasse il putiferio.

<< E tu, cosa gli hai detto? >> chiese. 

Krystal deglutì.
<< Che se lo lascerà libero, sposerò Felipe. >>

Le due amiche si guardarono sconvolte. 

<< Dici sul serio? >> 
<< Certo che no sciocche! >> sbraitò la castana. << Non sposerò mai quel coso. >>
<< Poverino. >> disse Alisha sarcastica.
<< Già, ma i suoi soldi, a differenza di mio padre, non mi interessano; tantomeno lui. E’ orribile. >>
<< Però devi ammettere che è sempre molto gentile. >> azzardò Christie, che provava un po’ di pensa per quel ragazzo, che rincorreva Krystal da ormai quattro anni, e che Alistair apprezzava particolarmente. 
<< Christie per favore! Vuoi farmi vomitare?  Io amo Brad, il mio destino è con lui; e se mio padre non intende accettare ciò mi vedrò costretta a mentirgli. >>
<< Ossia? Che intendi fare? >> chiese Alisha. 
<< Far credere al mio vecchio che sposerò Felipe, trovare Brad e fuggire con lui. >> spiegò la ragazza. 
<< Fuggire? E dove? >> Christie era molto scettica a riguardo.
<< Non so, ovunque andrà bene; Roma, Berlino, Londra... >> 
<< Si, ma come pensi di trovarlo? >>
<< Ho già qualche idea, e voi mi aiuterete. >> concluse decisa.












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Pov Alison




<< Perfetto, allora ci vediamo dopo. >> disse Alison a Daniel, dandogli un bacio sulla guancia.

Una volta sveglia la ragazza aveva risistemato casa, insieme alle amiche, poi era andata a fare una doccia e si era preparata; mentre faceva colazione Brad e Daniel erano scesi, entrambi a loro volta lavati e vestiti.
Daniel doveva andare da Gabrielle, sarebbe tornato per cena, mentre Brad che non poteva uscire avrebbe preparato il pranzo.

Alison invece, aveva un compito da svolgere il prima possibile; doveva infatti recarsi da Thomas, nella speranza che quello fosse in casa e sobrio.







Una volta raggiunta l’abitazione, Alison esitò sulla porta.
Tuttavia quella si spalancò prima che la ragazza avesse avuto la possibilità di prepararsi psicologicamente.

Davanti a lei era apparsa la nonna di Thomas, che nel vederla non era sembrata per nulla stupita.

 << Buongiorno signora. >> la salutò Alison dopo un attimo di incertezza, ricordandosi le buone maniere.
<< Sapevo saresti arrivata. Ti stavamo aspettando. >> esclamò quella, facendosi da parte per farla entrare.

Alison la guardò con fare interrogativo… quella donna la metteva a disagio.

<< Come scusi? >> chiese incerta. 
<< Sono ormai giorni che ci pensi intensamente. >> spiegò lei. << L’ho solamente sentito. >> aggiunse, forse sentendosi in dovere di fornire una spiegazione plausibile.
<< Avanti entra che si gela. >>

Nella casa aleggiava un vago odore di spezie e caffè. 

<< Thomas è di sopra, sta facendo la doccia. >> continuò guidandola nel salottino.

- A quanto pare nonna mistero, oggi è più cortese del solito. 

<< Avrebbe dovuto rincasare questo pomeriggio, ma sapendo che saresti venuta, l’ho obbligato a tornare stamani. >>

Alison iniziava seriamente a preoccuparsi, quali poteri nascondeva quella vecchietta? 

<< Ehm grazie. >> esclamò incerta, su cosa dire. 

La vecchia le porse un vassoio di biscottini rosa.

<< Non ringraziarmi, sei qui per qualcosa di importante. >> le disse guardandola negli occhi.

Alison fu scossa da un brivido. 
La donna uscì dalla stanza. 

<< Hai paura. >> disse mezzo secondo dopo, rientrando con una caffettiera in mano.
<< Paura che io possa ostacolare il tuo volere. >>
<< In realtà… >> attaccò la mora, indecisa su cosa dire.

La donna le fece segno di fare silenzio.

<< Non dire nulla, se la tua richiesta, nasconde una nobile ragione, non sarò di certo io a contrastarla. >>

In quel momento si sentirono passi sulle scale.

<< Nonna con chi stai… >> stava chiedendo Thomas.
<< Alison! Sei venuta veramente alla fine. >> esclamò sorpreso nel vederla.

 La donna uscì lasciandoli soli.

<< Ei Thomas, si sono proprio io. >> rispose lei avvertendo un lieve senso di soggezione. 
<< Nonna aveva ragione. >> commentò ad alta voce. << Anche questa volta. >>
<< Lei sapeva Thomas! Ma come? >> chiese Alison di rimando.

Il ragazzo le fece cenno di accomodarsi.

<< Nonna delle volte esagera… ma è nata in Martinica, la culla degli spiriti. Quelle cose per lei sono più che naturali. >> spiegò. 
<< Si, e lo capisco. Però non so, penso che dovrebbe controllarsi un po’ con gli sconosciuti. >> disse, ripensando a quando le aveva aperto la porta senza preavviso. 
<< Non dirmi che ti ha aperto, prima che suonassi. >> esclamò l’altro, leggendole nella mente. 

Alison sorrise nervosamente. 

<< Ecco lo sapevo! A quanto pare si diverte proprio nel mettere a disagio gli altri. >>
<< Questo starebbe a significare che in fin dei conti, tua nonna è una tipa divertente? >> chiese con una smorfia.
<< A quanto pare, si. >>

Entrambi scoppiarono a ridere. 

<< Ma dimmi Alison. >> attaccò poi Thomas tornando improvvisamente serio. 
<< Come mai sei qui? Non di sicuro per chiedermi come ho passato le  vacanze, o sbaglio? >>

La ragazza non voleva sembrare scortese, ma Thomas aveva ragione; lei era lì per un motivo ben preciso.

<< So che ci conosciamo da poco. >> incominciò. << E tralasciando le esperienze un po’ anomale che hanno caratterizzato i nostri incontri… >>
<< Io più che anomale, le definirei uniche. >> disse l’altro interrompendola.

A quella parola Alison non riuscì a trattenere un sorriso.

<< Va bene. Quindi, ignorando i nostri incontri “unici”, tu mi  sembri una persona apposto e lo stesso per tua nonna. >>
<< Uao, mi sento lusingato da tale affermazione. >>

Alison lo ignorò.

<< Quindi pensavo che potrei chiederti un favore, un’enorme favore. >>
<< Spara pure. >> esclamò il ragazzo curioso. 

Alison fece un lungo respiro. 

<< Necessiterei della villa abbandonata. >> buttò fuori, sapendo di star commettendo una pazzia.

Thomas sgranò gli occhi.

<< Come scusa? >>
<< Ho bisogno della villa, quella dove mi avete trovata. La villa di tua nonna. >> ribadì.
<< E perché mai? Vuoi per caso organizzare una caccia di fantasmi? O forse un raduno per appassionati di rock e zombie? >> la schernì lui.

Alison lo guardò in cagnesco.

<< No, nulla del genere. La villa non serve proprio a me. >>
<< A chi allora? >> chiese Thomas, impaziente.
<< A due miei amici, hanno bisogno di un posto dove stare per un po’. >>
<< Qualcuno li sta cercando? O sono dei senzatetto? >>
<< E’ complicato. >> rispose Alison, non sapendo dove andare a parare.
<< Alison, stai scherzando spero. Ti presenti qui a chiedermi se possa ospitare nella casa di mia nonna, due tuoi amici, senza sapere nulla su di loro e su cosa hanno fatto. E’ inaccettabile. >>
<< Si, perdonami hai ragione tu, e solo che ho paura. >>
<< Di cosa? >>
<< Che tu non possa capire. >> esclamò a mezza voce. 
<< Come puoi saperlo se prima non mi spieghi?>> 

Alison prese coraggio, non poteva permettersi il lusso di commettere errori. 

<< Scappano dalla polizia. >>

Il ragazzo sbiancò. 

<< Ma non sono criminali, né assassini. >> aggiunse subito.
<< Allora perché scappano? >>
<< E’ tutta colpa dell’ex ragazza di Brad, uno dei miei amici. Lei è molto ricca e lo aveva costretto, diciamo, a sposarsi con lei. Lui però all’ultimo momento si  è rifiutato e ora la polizia lo insegue. >>

Thomas la guardò sconcertato. 

<< Non credo di averci capito molto. >> ammise. 
<< Non fa niente, proverò ad essere più chiara. Allora uno dei due ragazzi si chiama Brad. >>
<< Fin qui c’ero arrivato. >>
<< Thomas, non interrompermi. >> lo reguardì lei. 

L’altro fece cenno di sigillarsi la bocca.

<< Quindi Brad è stato costretto dalla sua ragazza Krystal, a sposarla. Con la minaccia dell’eterna prigionia in caso di un rifiuto da parte sua. >>
<< Non capisco. Perché la fidanzata dovrebbe minacciare il compagno di sposarsi? Nel senso se stanno insieme, è perché si amano, giusto? >>
<< Lui non l’ha mai amata. Il motivo per cui stavano insieme, deriva da tutta un’altra lunga storia. >>
<< Ok, ok. Tralasciando l’amore, questa Krystal, può vantare il diritto di far incarcerare a piacere chi vuole? Cos’è siamo tornati nell’800? >> Thomas non poteva credere alle proprie orecchie.
<< Purtroppo si, lei può. La sua famiglia è molto ricca. >>
<< Capisco. E quindi è da lei che questo Brad sta scappando? >> chiese. 
<< Esattamente, ed ora necessita di un rifugio. >>
<< E tu hai ben pensato alla villa? >> 
<< Si… Non ho altre idee… Poi la villa è nascosta, e dubito che qualcuno sappia della sua esistenza. Tra l’altro è anche messa piuttosto bene, e con un po’ di manutenzione e pulizia tornerà ad essere perfettamente abitabile. >>

Thomas annuì pensieroso.

<< Ma mi sfugge una cosa, se è Brad il fuggiasco, chi è l’altro? Erano in due, no? >>
<< Si, si. L’altro è Daniel, il mio migliore amico, fidanzato di Brad. E diciamo che per il momento ci tiene a stare con lui. >> spiegò.

Thomas impiegò qualche minuto per rispondere.
<< Quindi sono gay? >> chiese.

Alison s’indispettì. Odiava quella domanda.

<< Si, perché? Ciò ti crea problemi? >> domandò.
<< No, solo che non so, se sia una buona idea… farli venire in villa dico. Non vorrei ci provassero con me. >>

A quelle parole la mora perse il senno della ragione. 

<< Thomas ti prego, dimmi che quella era un battuta. Per favore, per quanto squallida fosse, dimmi che stavi solo scherzando. >> esclamò portandosi le mani alla testa.

L’altro fece per rispondere, ma ormai l’uragano Alison era partito.. Al diavolo le buone maniere.

<< No, perché se non la era, tu e il 70% della popolazione maschile etero, avete dei seri problemi mentali! Cos’è che credete eh? Cosa vi dice il vostro cervello del cazzo? Sempre che ne abbiate uno. Pensi davvero di essere così bello, da far allupare tutti i ragazzi gay che si trovano nel giro di 1 km? Ma per favore! Smettetela di darvi tante arie, e piuttosto aprite la vostra mente, fate arrivare un po’ più di ossigeno al cervello, ed entrate nell’ottica che l’amore non si comanda! >>

Thomas era rimasto letteralmente basito da quella reazione, che contrariamente alle volte precedenti, in quel momento la risposta (sempre) pronta non arrivò.

E proprio mentre cercava qualcosa da ribattere, sua nonna entrò.

<< Thomas, demande immédiatement des excuses. >> ordinò arcigna al nipote. 

Il ragazzo provò a protestare, ma la donna non volle saper ragione.
Fu Alison a fermarlo.

<< No! >> esclamò. << Non voglio le sue scuse forzate. Deve capire da solo che ciò che ha detto è sbagliato. >>

Alison non si aspettava che Thomas, fosse un’idiota come la maggior parte degli esseri umani, ma ancor meno che sua nonna fosse gay friendly. 

<< Mia sorella maggiore, aveva una relazione con una donna. >> disse la vecchia rivolta ad Alison, come se le avesse letto nel pensiero. 
Cosa che, pensò la ragazza, molto probabilmente aveva fatto davvero.

<< Oh uao. Non immaginavo… Ma come mai, “era”? >>
<< E’ morta 4 anni fa. >> disse la donna.

- Stupida che sei! E’ normale che sia morta. Lei avrà si e no 80 anni suonati.

<< Nonna, perché non me l’hai mai detto? >> esclamò Thomas tra l’incredulo e il tradito.

La vecchia si voltò a guardarlo.

<< Tu non me l’hai mai chiesto. >> disse semplicemente.
<< Ma che razza di risposta… >>
<< Adesso basta! Fila di sopra. >>
<< No, non puoi darmi ordini. >>
<< Li olye de sa, sof si ou pa vle m 'pou m' di Alison ke bagay. >> rispose la donna in una lingua sconosciuta.

Il ragazzo si alzò immediatamente a quella frase e corse di sopra, senza neanche salutare Alison, che non era riuscita a capire nulla di quanto appena successo.

<< Torna domani pomeriggio con i due ragazzi, devo vederli, e poi deciderò se dar loro la casa o meno. >> disse la donna.

Alison si profuse in un inchino. 
<< Grazie di cuore. >>
<< Ora vai. >> la liquidò la donna, uscendo dalla stanza.












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Pov Daniel


Dopo aver dato un bacio fugace a Brad ed una promessa di ritorno per la sera, Daniel era uscito per raggiungere Gabrielle. L’aria gelida del nuovo anno, l’aveva accolto con un freddo abbraccio che si era fatto strada fin sotto le ossa, ma che non era riuscito a raggiungere il cuore.
Lui ardeva focosamente, ora che finalmente aveva tramutato il fuoco del ghiaccio, in dolce calore. 

Mentre saliva sull’autobus un vago senso di inquietudine si era risvegliato in lui. La polizia stava cercando Brad, e anche lui era coinvolto… in molti tra gli invitati l’avevano visto in volto, e Krystal si ricordava perfettamente di lui.
La paura peggiore poi, era rivolta a sua madre; già immaginava la scena: uomini in divisa che bussavano alla porta di casa, Gabrielle che a fatica andava ad aprire, e si ritrovava davanti uno squadrone di poliziotti che chiedevano di lui.

Le avrebbero fatto prendere un colpo…

Con le dita incrociate, e la musica nelle orecchie, Dan sperò che ciò non fosse ancora accaduto e che mai dovesse accadere.


Arrivato in prossimità di casa, la tensione si alleggerì. Non c’erano auto della polizia o uomini in uniforme nei paraggi.

Una volta entrato, venne accolto da una sorridente Gabrielle, che pareva un po’ su di giri.

<< Daniel! Allora pronto a raccontarmi tutto? >> esclamò con occhi brillanti.
<< Mamma, come stai? >> chiese lui, baciandola in fronte.
<< Non si vede? Sto magnificamente. >>
<< Sono contento, allora. >> rispose. Poi guardandosi intorno aggiunse. << Dove sono Paddy e Sam? >>
<< Sono andate a comprare delle cose, torneranno più tardi. >>

Daniel era un po’ sospettoso al riguardo. 

<< Eviterò di chiedere cosa sono andate a comprare. >>

La donna lo guardò divertita. 

<< Daniel sono solo andate a fare la spesa! >>
<< Se lo dici tu. Sicura di sentirti bene? >> 
<< Ti ho già detto di si Dan! Cos’è stiamo invertendo i ruoli? Il genitore qui sono io, quindi le domande spettano a me. >>
<< Ok, su questo non posso protestare. >> acconsentì il biondo, aiutando la donna a sistemarsi sulla poltrona e accomodandosi vicino a lei. 

<< Questa poltrona è il nostro confessionale. >> disse la donna. 
<< Ahaha già, ogni volta che dobbiamo parlare ci mettiamo qui. >>
<< Allora, alla fine hai ascoltato i miei consigli? >> gli chiese guardandolo negli occhi.

Daniel le prese la mano. 

<< Si, diciamo che ho fermato il matrimonio. >>
<< Mi auguro che nessuno si sia fatto male. >>
<< Oh be… la sposa è svenuta, ma nulla di grave. >> confessò il ragazzo, tralasciando il particolare del fatto che stessero per schiantarsi contro un camion. 
<< Oddio Daniel, non posso credere che tu l’abbia fatto… Che razza di madre, da dei consigli del genere al proprio figlio? >> si  lasciò sfuggire la donna. 
<< Una madre che ama il proprio figlio. >> la consolò lui. << E nemmeno io posso ancora crederci. >>

Ed era vero, forse aveva solo immaginato tutto.

<< L’importante è non avere rimpianti, o pentimenti. Tu li hai? >>
<< Nemmeno uno. Lo rifarei altre 100 volte se necessario. >> disse senza esitazioni.
<< Allora hai fatto di sicuro la scelta giusta. >> accordò la donna. 

Daniel annui, non sapendo cosa dire… anche se c’era molto, troppo da dire. 

<< E poi? Avete passato la notte insieme? >> domandò poi. 
<< Si. >> rispose il ragazzo. 
<< Ma non mi avevi detto di esser stato da Alison? >> 
Dal tono di voce il biondo capì che si stava indispettendo. 
<< Si infatti è venuto anche Brad. >> si affrettò subito a spiegare. 
<< Ora è tutto chiaro, quindi Alison lo conosce? >>

Il biondo annuì.

<< Stesso letto? >> chiese la donna. 

Daniel arrossì violentemente. 

<< Mamma! Ma lo fai apposta o cosa? >> la reguardì.
<< Amore il punto è che, anche se siete entrambi ragazzi, c’è bisogno comunque di eventuali protezioni perché…>>

Il biondo balzò in piedi. 

<< No, no,  no. Gabrielle Prince frena subito. >> strillò.
<< Daniel è mio compito istruirti a riguardo. >> controbatté la donna. 
<< Mamma, ti prego… sono ancora vergine! Contenta adesso? >>sbottò.
<< Oh quindi è lui quello che… >>

Il ragazzo corse subito al pianoforte e prese ad intonare la melodia più chiassosa che conoscesse, mentre sua madre sorrideva lievemente imbarazzata.

Il “fracasso” durò per circa 10 minuti, durante i quali Daniel svuotò il suo essere da ogni cosa. La melodia fece fluire via tutto…come una cascata in piena, che canta con il fragore della sua potenza. 

Gabrielle attese pazientemente che Daniel finisse, per riprendere il discorso. 

<< Ora va meglio? >> domandò quando quello si alzò dallo sgabello.
<< Si, ma ti prego, sorvoliamo l’argomento sesso. >> la pregò.

Gabrielle annuì.

<< Va bene, tanto ho già saputo quel che volevo. In ogni caso, c’è altro che devo sapere, o sbaglio? >>
<< Molto ancora. >> ammise il biondo. 

Ora veniva la parte difficile. 
Un rumore alla porta, fece balzare il cuore del biondo in gola, preso com’era dalla situazione si era completamente dimenticato di Paddy e Sam.

Le due donne entrarono con due grandi buste in mano. 

<< Eccoci Gabrielle. >> esclamò Paddy. << Tutto app…Oh Daniel. >> disse poi notando il ragazzo. << Ci sei anche tu. >>

Il biondo andò ad abbracciare e salutare entrambe. 

<< Faccio io. >> disse poi, prendendo le buste dalle mani delle due donne. 

<< Oh ma che amore di figlio che hai. >> cinguettò Sam. 

Daniel ridacchiò sotto i baffi. 

- Si un vero capolavoro: frocio, masochista e per di più fidanzato con un mezzo latitante. 











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Pov Krystal 


TOC TOC 

Qualcuno bussò alla porta.

<< Si? >> chiese Krystal, voltandosi di scatto. 
<< Signorina mi scusi il disturbo, volevo avvisarla che la cena è servita, e che l’ospite è appena arrivato. >>
<< Quale ospite? >> chiese confusa, la castana. 

Nessuna risposta. 

<< Sara? >> chiamò la ragazza. 
<< Mi dispiace signorina, io non sapevo. >> rispose quella, allontanandosi velocemente.

Krystal si rabbuiò. 
Chi era stato invitato a cena? Pensava che suo padre volesse stare da sola con lei, per parlare della questione di Felipe.
Ma certo!
Un dubbio s’insinuò nella mente della ragazza. 
Uscì fuori dalla stanza e si appostò sul ballatoio, udiva due voci maschili; una era quella inconfondibile di suo padre, mentre l’altra…
No, non poteva crederci. 
Il suo dubbio diventò certezza… Quella era la voce di Felipe!

Quel bastardo di suo padre l’aveva invitato di proposito… voleva la prova che facesse sul serio.

Krystal rientrò svelta in camera e si sedette sul letto.
Fece un respiro profondo… doveva restare calma. Non doveva lasciarsi dominare dagli impulsi; nulla di complicato per una come lei. 
Indossò la maschera e si preparò ad entrare in teatro: il palcoscenico attendeva solo lei. 
















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Pov Daniel




<< Grazie per la splendida compagnia. >> disse Gabrielle alle amiche sulla soglia della porta. 
<< Grazie a te, Gabrielle. >> rispose Sam. 
<< Teniamoci in contatto, appena si può riorganizziamo una serata. >> esclamò Paddy sorridente. 
<< Certo ragazze, buona notte e grazie ancora. >>
<< Arrivederci. >> le salutò Daniel.
<< Ciao caro. >>
<< Buona notte. >>


Terminati gli ultimi saluti, il biondo chiuse la porta. 


<< Bene Daniel, so che sei in ritardo e devi andare, ma prima dobbiamo terminare il discorso in sospeso che fluttua tra la tua bocca e le mie orecchie. >> esclamò Gabrielle. 
<< Si, lo so mamma. >> rispose il ragazzo senza troppo entusiasmo; erano le nove passate, era stanco e i ragazzi lo stavano aspettando.

In qualche modo sua madre parve accorgersene, e infatti disse:
<< Anzi Dan facciamo così, perché domani non venite a pranzo da me? >> in questo modo potrò conoscere Brad di persona e farmi spiegare tutto con calma e per bene. >>

Il biondo sbiancò.

<< Ma mamma… non so se sia una buona idea. >> rispose incerto. 
<< E perché mai? >> chiese la donna. << Non lo mangerò mica. E poi ho il diritto di conoscere Brad, specialmente dopo tutto quello che è successo. >>
<< Si, lo so e solo che… sarà imbarazzante ecco. E poi non penso che lui se la senta. >>
<< Oh Daniel, secondo me sei tu che ti fai troppe paranoie per nulla. Vedrai che Brad accetterà senza problemi. >> lo rassicurò la donna.
<< Prima devo chiederglielo, ti faccio sapere domani mattina, ok? >> chiese il ragazzo aiutando la donna a stendersi. 
<< Va bene, ma per me è un si al 99,9%. >>
<< Vedrò di farlo diventare un 100. >> rispose rimboccandole le coperte. 
<< Ci conto, mi raccomando. Ora vai che è tardi; non voglio tu corra il rischio di fare brutti incontri. >>
<< Non preoccuparti, volo. >> la rassicurò con un bacio sulla guancia.














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Pov Brad & Alison




Una volta tornata a casa Alison trovò il moro ai fornelli.

<< Cosa sta cucinando di buono chef? >> domandò curiosa.

Brad si voltò.  

<< Fusilli con scampi e salsa rosa. >>
<< Uao ma che sofistichezza. >> lo schernì, sedendosi al tavolo apparecchiato.

L’altro sorrise.

<< Dove sei stata di bello? >>
<< In nessun posto particolare. >> mentì. Non era il momento adatto per vuotare il sacco.
<> urlò il ragazzo.

La mora scattò in piedi.
<< Ti sei tagliato? >> chiese preoccupata. 
<< No e solo che mi hai colpito con il tuo naso. >> la accusò. 
<< Credo di non aver afferrato. >> disse Alison confusa. 
<< Hai mentito, e il tuo naso mi ha colpito. Come pinocchio capisci? >> spiegò.

Alison alzò gli occhi al cielo.

<< Oh cazzo tu sei completamente fuori. >>
<< Grazie. Allora? >>
<< Allora niente Brad. A tempo debito saprai ciò che ti compete. >>
<< Come desidera miss acidità. >> rispose portando la pentola in tavola. 

Alison non riuscì a trattenere un sorriso. 

<< Sei proprio uno stronzo. >>
<< Uao detto da te, è un complimento. >>
<< Se lo dici tu. Comunque come intendi trascorrere il pomeriggio? >> chiese. 
<< Uh vediamo, fuori ci sono 0 gradi, sono ricercato dalla polizia…quindi non so, tu avresti qualche idea? >>
<< The Ring o L’ultima casa a sinistra? >>
 
Brad ci pensò su.
<< Che ne dici di entrambi? >>
<< Dico che è da paura. >>



I due trascorsero il pomeriggio così, tra urla agghiaccianti, sangue, cibo, spaventi, risa e sobbalzi. 

Alle 21:30 però, dopo aver fatto fuori anche l’intera saga di Saw, Brad iniziava a preoccuparsi. 

Daniel aveva detto che sarebbe tornato per cena… e invece ancora nessuna traccia. 
Aveva provato a chiamarlo già 3 volte ma il telefono dava irraggiungibile. 

<< Alison secondo te, Daniel sta arrivando? >>
<< Brad si, è la quarta volta che me lo chiedi. >>
<< Si, scusa, e che sono preoccupato. >>
<< Forse non avremmo dovuto guardare tutti quegli horror. >>
<< E’ tardi! Dovrebbe essere già qui da un pezzo. E se gli fosse successo qualcosa? >>
<< Brad non dirlo nemmeno per scherzo! Daniel sta bene, fidati di me. Si sarà solo trattenuto più del previsto. >>
<< Se entro 10 minuti non torna, andrò a cercarlo. >> disse serio Brad. 

Alison prese il cellulare.
<< Ora provo a chiamare Gabrielle, ok? >>
<< Si, per favore fallo. >>
<< Alison compose il numero, e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. >>
<< Chi è? >> chiesero all'unisono. 











NOTE:

*Paul Wesley.
Attore e regista polacco, nato nel 1982. Noto al pubblico per essere l'interprete di Stefan Salvatore, nella serie televisiva The Vampire Diares.  

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Capitolo 22
*** The Flood ***


Ecco il capitolo ripubblicato.
Buona (ri)lettura a tutti.
 xx Nick














POV Daniel & Brad





La porta si spalancò lasciando spazio ad un preoccupatissimo Brad.

<< Daniel! >> 

Un secondo dopo un’altra voce fece capolino da dietro il moro; era Alison.

<< Prince! Ma dov’eri finito? >> urlò, con il telefono ancora in mano, sbucando da dietro il ragazzo. 

Daniel rimase sulla porta basito a fissare entrambi.
Cosa era preso a quei due? Il mondo era sotto un’invasione aliena, e lui non lo sapeva?

<< Avanti entra. >> lo risvegliò la ragazza, trascinandolo dentro.

Brad chiuse la porta, Daniel incrociò il suo sguardo: era furibondo.

A quel punto non resse più:

<< Ragazzi si può sapere che succede? >> domandò. 
<< Dovresti saperlo da solo. >> lo rimbeccò l’amica.
<< Non starete mica facendo tutte queste scene, per un po’ di ritardo? >>chiese togliendosi la giacca.
<< Dan ci hai fatti preoccupare a morte! Stavo per chiamare tua madre. >> ribattè Alison. << Ancora due minuti e Brad sarebbe uscito a cercarti. >> 

Il biondo fece un lungo respiro.

- Ok preoccuparsi data la situazione, ma quei due stavano iniziando ad essere un tantino paranoici. 

<< Brad tu non dici niente? >> lo apostrofò Daniel, desideroso di sentire anche la sua.
Alison uscì dalla stanza, avvertendo la tensione affilarsi come lame di coltelli. Era il caso di lasciarli soli. 



Il moro attese che la ragazza uscì, poi prese parola.
La voce era fredda, attraversata da una leggera vena di irritazione.


<< Vuoi proprio sapere cosa ho dire, eh Daniel? >>

Gli occhi miele, ora parevano ambra indurita al sole.

Daniel sostenne il suo sguardo, nonostante la forte tentazione di uscire di nuovo dalla porta, per poi rientrare come se nulla fosse accaduto.

<< Cosa? Che non devo più uscire? Vedere mia madre? Cosa Brad? Siamo in un paese libero, o sbaglio? >>

Brad chiuse gli occhi. 

- Forse sta per trasformarsi in un lupo mannaro. Pensò Daniel.
 Brad in quel momento gli ricordava troppo Derek Hale di Teen Wolf. 

Ma no, nessuna trasformazione. 

Il moro invece stava cercando di calmarsi.
Non voleva fare la scenata a Daniel, ma non poteva far finta di nulla. Si era seriamente spaventato… aveva temuto che la polizia e Krystal l’avessero trovato o che fosse incappato in un gruppo di bulli o ancora che fosse finito nelle mani di qualche malintenzionato. 

<< Daniel non dire così. Tu sei libero di fare quel che vuoi, ma… >>
<< Ma cosa? >> 
<< Devi capire che qui ci sono delle persone che tengono a te! Delle persone che ti aspettavano da più di un’ora e delle quali tu ti sei beatamente fregato! >>

Il senso di colpa avvolse il biondo come nebbia.


<< Ero da mia madre Brad. >> provò a ribattere l’altro, cercando di non perdere del tutto l’orgoglio.
<< Me ne frego, va bene? Se ti succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo. >> sbottò l’altro afferrandolo d’istinto e stringendolo a sé.


<< Bra-d Brad mi stai soffocando. >> si lamentò dopo qualche minuto il biondo, nella morsa d’acciaio. 
<< Dan tu non capisci… >> sussurrò il moro.
Il biondo alzò il viso in cerca del suo sguardo.
 L’espressione ora si era addolcita, il miele era tornato.
<< Tu sei tutto, da quando ti ho conosciuto… Hai inondato la mia vita. >>


“ But you can’t hold on to water                 
It fills you up but never stays
It’s only good to wash away, today
And your loving me like water
Your slippin’ through my fingers such
A natural disaster love
Bringing on the flood, the flood
Love me like a flood, a flood
Bring it on ”                                                                    


 “ Ma non puoi aggrapparti all’acqua
Ti riempie, ma non rimane mai
E’ solo buona a lavare, oggi
E il tuo amore è come l’acqua
Stai scivolando tra le mie dita come
Un disastro naturale d’amore
Che provoca l’inondazione
Amami come un’inondazione, un’inondazione
Provocala ” *


La voce di Cheryl Cole partì in automatico nel cervello del biondo.
Amava quella canzone. Rispecchiava appieno il modo in cui vedeva l’amore; come acqua.
Fondamentale nella vita. 
Arrivava silenzioso, quando meno te lo aspettavi.
In un attimo poteva ripulirti da tutti i dolori passati.
Sfuggente, inafferrabile, mutevole.
Scioccante. Struggente. 
L’amore inondava, proprio come l’acqua.

Brad lo aveva portato alla deriva. 

<< Non mi lascerai annegare, vero? >> chiese timido.
<< Non potrei mai. Però devi promettermi di non allontanarti troppo da me, l’oceano non è un luogo sicuro. >>
<< So nuotare. >>
<< Ma hai appena chiesto espressamente di essere aiutato. >> gli fece notare l’altro.
<< Si, ma non potrai salvarmi sempre. Devi capirlo Brad. >>
<< Staremo a vedere. >>
<< No Brad, non prenderla come una sfida ti prego. Voglio solo che tu capisca. Ci siamo finalmente trovati, è vero, ma non puoi essere il mio bodyguard 24 ore su 24.
 Non posso permettertelo, devo cavarmela da solo; tu sarai il mio rifugio, io ti amerò, ma non voglio che diventiamo l’uno l’ossigeno dell’altro. >>
<< Non puoi chiedermi di non proteggerti. >>
<< Non ti sto chiedendo questo, semplicemente restiamo acqua. >>
<< L’importante è averti qui con me. >> Concluse Brad, siglando la conversazione con un bacio.

Era impressionante il modo in cui una nascente discussione avesse dato vita ad un discorso su di loro.

Brad comprendeva ciò che Daniel gli aveva detto, lui lo amava, ma non voleva che la loro felicità dipendesse dalla loro relazione, non voleva che loro fossero il tutto, che il tutto girasse intorno a loro.
Per l’appunto non voleva far diventare quella storia come l’ossigeno; indispensabile per ogni secondo, per ogni attimo di vita. Voleva solo che fosse acqua; importante si, ma non quanto l’ossigeno. 
E per quanto strambo potesse sembrare, Brad comprendeva che era giusto così. Era sano; e dopo una relazione malata alle spalle, non poteva che esserne contento.



<< Vieni. >> disse Brad. << Alison, deve parlarci. >>
<< Di cosa? >> chiese l’altro.
<< Giuro che no lo so. >>


La ragazza li stava aspettando seduta allo sgabello della cucina, con tre tazze di cioccolata calda.

<< Ditemi che… >> attaccò, ma si fermò subito quando notò che i due si tenevano in mano. << Oh grazie agli Dei dell’Olimpo. Ora non è proprio il momento adatto per tenersi il broncio. >>
<< E perché mai madame mistero? >> chiese Brad sarcastico.
<< Devo dirvi una cosa moltooo importante. >> dichiarò la ragazza.
<< Ah quindi finalmente ti sei decisa, pensavo che avessi continuato a giocare all’enigmista per il resto della vita. >>

Alison sorrise maligna.

<< In realtà pensavo di fare qualcosa in stile Saw. Tu provi ad indovinare quel che ho da dire, ed a ogni errore tagliamo un pezzo di te, che ne dici? >>

Daniel alzò gli occhi al cielo.

<< Basta con queste cose vi prego. Rabbrividisco al solo pensiero. >>
<< Oh ma non devi preoccuparti Dan, tu non dovrai partecipare. >> lo rassicurò l’amica.
<< Perché sei già morto. >> esclamò Brad, afferrandolo e solleticandogli tutto il corpo.
<< N-o Ahahahah Brad aih! Ti-ti pre-go ahahah bast-basta. >> pregava il biondo allo stremo delle risa.
<< Si, si molto tenero, ma ora basta veramente per favore prima che la situazione degeneri. >> li reguardì la ragazza.

Brad si acquietò e Daniel gli diede un buffetto sul braccio.

La mora si schiarì la voce, segno che stava per rivelare il tanto atteso mistero.

<< Come purtroppo tutti sappiamo, la vostra permanenza qui è temporanea. >>

I due annuirono.

<< E… credo di aver trovato una soluzione. >>

I ragazzi la guardarono meravigliati.

<< Stamattina sei uscita per quello vero? >> chiese Daniel, ricollegando le due cose.


La ragazza annuì.

<< Ti ricordi Dan di quel ragazzo di cui ti ho parlato? >>
<< Quello della casa abbandonata, Thomas giusto? >>
<< Esatto, proprio lui. La casa è della nonna. >>
<< E queste persone sarebbero disposte a come dire “tenerci in affitto” gratuitamente? >> domandò Brad accigliato.
<< Prima vogliono fare la vostra conoscenza. Cioè la nonna di questo ragazzo, vuole vedervi per capire se siete delle persone apposto. >> spiegò.
<< E scusami da cosa lo capirebbe, se siamo dei perfetti estranei. >> 
<< Oh, non ne ho idea, ma fidati quella vecchia conosce il fatto suo. >>
<< Ossia? >> 
Brad non demordeva, quella storia sembrava troppo bella per essere vera. “Una docile vecchina che offriva la propria villa abbandonata a due giovani amanti fuggiaschi.” Ma per favore! Non vivevano nel mondo della disney.
<< E’ una strega. >> sbottò Alison secca.
<< Fico. >> esclamò Daniel.

Brad le lanciò uno sguardo come a dire: Bah se lo dici tu.

<< Farò quel che si deve fare, ma io non credo in queste cose. >> commentò alzando le mani.
<< Infatti nessuno sta dicendo che devi crederci. Dovete solo incontrarla. >> ribattè Alison. 
<< Per me va bene. >> disse il biondo.
<< Va bene per forza si, Dan, non abbiamo alternative differenti. >>
<< Per Zeus! Brad sei una palla. >> sbraitò Alison.
<< Ma che ho detto di male? >> si difese l’altro.
<< Niente, niente. Ora tutti a nanna muoversi. >> ordinò la ragazza posando le tazze nel lavandino. 
<< Si, ma quand’è  che dovremmo incontrare la vecchia di Hansel e Gretel? >> le rimembrò il moro. 
<< Domani nel tardo pomeriggio. >>

Alison fece per uscire dalla stanza, e Brad per alzarsi, ma Daniel congelò entrambi.

<< Fermi dove siete. >> dichiarò. 

Alison si voltò a guardarlo come a dire: E adesso che c’è?

<< Anch’io ho un annuncio da fare. >>

Il volto della mora s’illuminò: amava le sorprese.

Brad invece non parve molto contento.
<< Ah si? >> chiese con fare stanco.
<< Mia madre ci ha invitati domani a pranzo. >>

Il moro alzò le spalle. 

<< Fa niente, vuol dire che mangerò da solo. >>

Alison rise sotto i baffi.

<< Tutti e tre. >> scandì Daniel, guardando il proprio ragazzo negli occhi.
<< Be magnifico allora, domani ci aspetta una lunga giornata, quindi buonanotte. >> disse la ragazza saltellando via.

Brad dal canto suo non pareva altrettanto felice e spensierato.

<< Dan… io non so se… >>  esclamò, una volta ripresosi dallo shock iniziale.

Daniel cercò di essere cauto.

<< Posso capire che questa notizia, ti abbia preso alla sprovvista… ma mia madre, ha bisogno di conoscerti dal vivo, sai dopo tutto quello che è successo. >>

Brad si alzò dallo sgabello, non riusciva a stare fermo.

<< Si, e ne ha tutto il diritto di questo mondo. >> concordò il moro. << Io avrei già dato di matto se mio figlio frequentasse un reietto. >>

Il biondo lo guardo in cagnesco.

<< Però non dobbiamo dimenticarci che domani il rischio di esser visti, sarà alto; staremo fuori casa per tutto il giorno. >> 
<< Saremo cauti te lo prometto. >> promise il biondo prendendo l’altro per mano e conducendolo al piano di sopra.





La notte regnava ormai sovrana.
Daniel dormiva abbracciato a Brad, che osservava il cielo plumbeo, pensieroso.

Il domani si prospettava difficile e pieno di insidie…
Il timore e la paura si facevano sentire; strisciavano in lui come una serpe, come rivoli d’acqua ghiacciata. 
C’è l’avrebbe fatta ad affrontare due interrogatori? A far colpo sulla madre di Daniel? A convincere la fattucchiera a dar loro la casa? 
La pressione era tantissima. 
Non poteva permettersi di fallire, zero errori. Una sola possibilità.
La sua vita era cambiata da un giorno all’altro, la lotta per la sopravvivenza era iniziata…

E con quei pensieri in testa, il ragazzo cadde nel mondo dei sogni.





















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Pov Krystal




I due uomini parlavano e sorridevano amabilmente, gustando paté de foie gras e sorseggiando vin brulè.
Tra uno scambio di battute e un altro si voltavano a guardare Krystal, che annuiva convincente di rimando, come se quella conversazione fosse una delle più interessanti a cui avesse mai assistito in tutta la sua vita.

Felipe le lanciava sguardi tra il sognante e il vittorioso, come se ormai sapesse che lei fosse di sua proprietà.

Quando la cena volse al termine, Alistair si ritirò con una scusa al fine di lasciare soli i due ragazzi, per il dispiacere di Krystal che tentò subito di liquidare il ragazzo.

<< Bene Felipe, grazie per la splendida compagnia, porgete i miei più cari saluti ai vostri genitori. >>
<< Ma come Krystal, mi cacciate già? Abbiamo ancora così tante cose da condividere, la sera è ancora lunga. >> ribatté quello. 
<< Oh Felipe caro, c’è ancora tutta la vita per condividere. Ma ora capite, sono molto stanca. >> si scusò la ragazza assumendo un tono innocente.
<< Aspettate Krystal io devo capire! Ho bisogno di sapere come mai da un dì all’altro avete deciso di voler divenire la mia sposa. >> spiegò il ragazzo.
<< Diciamo semplicemente che prima non avevo ancora compreso la persona amabile che siete, mentre ora… >>
<< Avete visto con i vostri stessi occhi chi è realmente quel Brad, dico bene? >>

Krystal annuì, suo malgrado.

<< Io di certo non mi son stupito, ho sempre avuto il sospetto che quel Brad fosse un poco di buono… ma del resto chi si aspetterebbe qualcosa da un reietto, vagabondo? >>
<< Esatto mio caro Felipe, finalmente ho aperto gli occhi. >>

Che sciocco che era… povero illuso. 

<< E quindi quand’è che convoleremo a nozze? >> domandò il ragazzo intrepido.
<< Io propongo di riparlarne in un momento più opportuno, a mente fresca. Magari di mattina, ora è tardi. >> ritentò Krystal, sperando di far desistere quell’insopportabile sanguisuga.
<< Esatto cara, ma dovete capire che sono anni che attendo questo momento. Ora dato l’orario direi di festeggiare a modo nostro. >> esordì il ragazzo prendendo a sbottonarsi la giacca.


- Dio ti prego no.

Krystal maledì, il genere maschile e la sua mania per il sesso.

<< Ma Felipe, mio padre potrebbe sentirci. >>
<< Sono più che sicuro che Alistair non rappresenterà un problema. >> la rassicurò lui, mentre passava ai polsini della camicia.

Krystal si arrese, aveva finito le scuse. Deglutì, cercando di scacciare la repulsione che provava per quell’uomo… 















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Pov Brad & Daniel





Il taxi lasciò i ragazzi davanti all’abitazione e ripartì sgommando. Un timido sole tentava invano di trapassare il muro di nuvole, che però quel mattino non aveva nessuna intenzione di cedere.

Alison avvolta nel suo cappotto di pelle suonò il campanello. 
Il cancello si aprì con uno scatto. Brad avanzò impettito, sudava a freddo.

Aveva trascorso l’intera mattina a decidere cosa indossare, non aveva nessuna intenzione di fare la figura del vagabondo davanti alla madre di Daniel, ma neanche aveva potuto indossare il vestito del matrimonio; così alla fine, al limite della pazienza aveva afferrato le prime cose che gli erano capitate sottomano. 
Aveva poi sistemato i capelli e tagliato la barba, sperando di non apparire troppo vecchio agli occhi di Gabrielle . 
Daniel gli aveva detto di essere perfetto, ma di preferirlo con qualche pelo in più sul viso.


<< Sta calmo, andrà tutto bene. >> lo rassicurò il biondo, notando la sua angoscia.
Brad annuì poco convinto.
Daniel si avvicinò e lo baciò sulla bocca.
 
<< Oh piccolino, vuoi un bacino anche da zia Alison? >> lo canzonò la ragazza, mentre attendevano che Daniel aprisse la porta.

Brad la guardò in cagnesco.

<< Alison ti prego. >> la reguardì, il biondo, mentre girava la chiave.

Una volta dentro posarono le giacche e si affrettarono a salire di sopra, dove una raggiante Gabrielle li stava aspettando.

<< Benvenuti cari. >> esclamò la donna sorridente. << Perdonate se non sono venuta ad aprirvi, ma l’ascensore ha un guasto. >>
<< Non preoccuparti mamma. >> disse Daniel, abbracciandola.

Alison le diede un bacio.

<< Mamma lui è Brad. >> esclamò poi il biondo, indicando il moro.

<< Piacere signora Prince. >> disse quello ponendo la mano.
<< Oh è un piacere tutto mio caro. Finalmente ci conosciamo. >> cinguettò la donna.

Alison rise sotto i baffi, mentre Brad cercava di mantenere la calma.

<< Allora mamma. >> intervenne Daniel. << Ti aiutiamo ad apparecchiare? >> 
<< Oh non preoccuparti Dan, l’ho già fatto. >> rispose la donna, scortandoli in salotto.
<< Allora andiamo a preparare il pran… >>

Daniel rimase senza fiato, alla vista della tavola imbandita e delle numerose pietanze adagiate su di essa.

<< Ma come? >> chiese, guardando la madre.
<< Ho soltanto chiamato i rinforzi. >> disse quella.
<< Paddy e Sam? >> 
<< Esattamente. >>
<< E non sono rimaste? >> domandò Alison.
<< Oh no, questo è un pranzo privato. >> rispose la donna guardando Brad.

Quello sostenne lo sguardo, consapevole di avere un’espressione da ottuso stampata in faccia.

Gabrielle lo faceva sentire leggermente a disagio… 
Era una donna molto particolare, univa grazia ed eleganza, che trasparivano dall’abito avorio e dal portamento regale. Ma a differenza di Krystal e suo padre, non trasmetteva superbia. Il suo sguardo era sognante, e gli ricordava un po’ quello dei bambini, ma la luce che emanavano i suoi occhi era chiara: finalmente vedrò chi sei veramente Brad Dover. E se scopro che sei un poco di buono, preparati a perire.

La tavola era davvero splendida, ricordava il pranzo della domenica che veniva descritto in un dei tanti libri che aveva letto; esprimeva calore. Il calore della famiglia.

<< Avete fatto davvero un ottimo lavoro. >> disse Daniel, dando voce ai pensieri del moro.
<< Si, assolutamente. >> concordò Alison, accomodandosi.
<< Troppo gentili. >> rispose la donna con un gesto della mano.
<< Davvero bello. >> aggiunse Brad in dulcis in fundo, temendo di passare per scortese.
<< Si, e a quanto pare Daniel ha ripreso il buongusto da me. >> gli rispose lei con un occhiolino.

Alison scoppiò a ridere.

<< Mamma ti prego. >> sussurrò il biondo tra i denti.

Brad sperò di non essere arrossito, ma avvertiva il fiso in fiamme. 

<< Ti spiace? >> chiese poi la donna al moro, indicando la sedia.
<< Oh, certo che no. >> rispose lui, risvegliandosi dall’imbarazzo.

Tirò la sedia indietro, Gabrielle si aggrappò allo schienale, ma Brad la fermò.
<< Faccio io. >> disse sicuro.

La donna lo guardò incuriosita.
Il ragazzo la prese in braccio, come fosse una bambola. Pesava ancora meno di Daniel. Poi la depositò sulla sedia e la tirò avanti.
Gabrielle parve leggermente stupita.
<< Uao quanta forza. >> commentò. << Il nome non mente mai. >>
<< Come scusi? >> chiese il ragazzo.
<< Quando Niel mi disse il tuo nome, ebbi come l’impressione che tu fossi una persona forte. >> spiegò la donna.
<< Si mamma, ma ora perché non iniziamo a mangiare? Altrimenti si fredda tutto. >> s’intromise il biondo, che era rimasto ancora scosso dall’immagine di sua madre in braccio al suo ragazzo. 
<< Va bene Niel, ma per l’ennesima volta, ho dimostrato di aver ragione. >> 

Una volta che tutti si furono sistemati, il pranzo ebbe inizio.
Brad si riempì il piatto, ma Gabrielle non gli diede il tempo per abbuffarsi; interrompendolo fin da subito.

<< Allora Brad, perché non ci racconti come  vi siete conosciuti tu e Daniel? >> gli domandò.

Brad quasi si strozzò con il pezzo di lasagna che stava addentando.
Daniel gli porse subito un bicchiere d’acqua.

<< Tutto apposto? >> gli chiese apprensivo, accarezzandogli la schiena, dimenticandosi per un attimo della presenza della madre.
<< Si si, grazie. >> rispose l’altro, rassicurandolo con un sorriso.

Gabrielle li scrutava silenziosa.

<< Scusate. >> disse poi il moro rivolto alle due donne. << Allora, il nostro primo incontro, si lo ricordo bene. >> esclamò cercando di riacquistare il controllo.

Daniel lo guardò incitandolo a continuare.
A quanto pareva sua madre era decisa a mettere sotto torchio Brad, ma confidava in lui.

<< Era uno dei miei rari momenti di libertà, e ne avevo approfittato per andare in biblioteca. Arrivato entrai, e sentii uno sguardo posarsi su di me; non so, fu una sensazione strana. >>

Il tramonto prese a scendere sul viso del biondo che ricordava quel giorno come se fosse ieri.

<< Così mi voltai alla ricerca della fonte, e lo vidi. >> continuò soffermandosi a guardare Daniel, proprio come quella prima volta.
Il biondo arrossì ancora di più. 

Gabrielle sorrideva sognante.

<< Rimasi letteralmente folgorato, nella mia mente c’era solo un pensiero: devi assolutamente conoscerlo. >>

Anche Alison si era persa nel racconto; Daniel le aveva raccontato tutto per filo e per segno, ma sentirlo dire da Brad era diverso. Poteva comprendere entrambi i punti di vista.

<< Presi subito il romanzo che intendevo leggere… >>
<< Orgoglio e pregiudizio. >> lo interruppe Daniel.
<< Esatto, e presi posto di fronte a lui. >> continuò il moro, contento che Daniel si ricordasse del libro. << Notai che mentre leggevo, mi spiava da dietro il suo libro, convinto che io non me ne fossi accorto. >>
<< Brad è proprio necessario dire tutto? >> lo ammonì il biondo.
<< Assolutamente si. >> rispose Gabrielle al posto dell’altro. << Continua pure, caro. >>
<< Mi sono fatto coraggio e ho attaccato discorso. >>
<< E ora eccovi qui. >> esclamò la donna raggiante. 

Brad prese a rilassarsi poco a poco, ma purtroppo non durò a lungo, Gabrielle infatti continuò il suo interrogatorio.

<< Però Brad, all’inizio del racconto hai detto che ti trovavi in uno dei tuoi rari momenti di libertà… come mai rari? >> 

Daniel rimase in silenzio, nonostante avesse voluto controbattere… Sua madre doveva sapere, per quanto fosse difficile parlare per il suo ragazzo.

Il moro si fece forza, erano lì per quello. Doveva farsi conoscere, doveva raccontare la sua vita, che gli piacesse o no.

<< Ecco vede signora Prince. >> attaccò.
<< Gabrielle, va benissimo. >> lo interruppe quella.
Brad annuì.
<< Gabrielle, io ero fidanzato con una ragazza, che diciamo comandava la mia vita. >>
<< Come mai? >>
<< Purtroppo anni fa, persi la mia famiglia… fui sbattuto fuori di casa dai miei stessi genitori, coloro che più avrebbero dovuto amarmi, mi  hanno invece voltato le spalle, e chiuso la porta in faccia. >> raccontò con rancore.

Faceva ancora un sacco male parlarne, e ne avrebbe fatto per sempre.

<< E questa orribile decisione fu scaturita da? >> chiese la donna.
<< Droga, ma non mia… era di un mio amico. >>
<< Un amico molto nobile, dal momento che non ha preso le tue difese. >> disse Gabrielle amareggiata. 
<< Purtroppo spesso si ripone fiducia nelle persone sbagliate. >> 
<< Ah quanto è vera questa frase. >> concordò la donna. 
<< Tornando alla mia ragazza, Krystal. Era l’unica che mi offrì il suo aiuto in quel momento di totale smarrimento. Ci conoscevamo da tempo ormai, sapevo avesse una cotta per me, e semplicemente lo accettai. >> 
<< Comprendo che per te non dev’essere stato facile, la famiglia è tutto, privare qualcuno di essa è un abominio. In fondo non è colpa tua, ti sei solamente gettato tra le prime braccia che hai trovato. >> lo consolò la donna.
<< Si, ma avrei potuto essere più forte. >> ribatte Brad, con rammarico.
<< Non dire così Brad, il forte non è solo colui che agisce, ma anche colui che sa sopravvivere e muoversi al momento opportuno. >> 
<< E tu l’hai fatto. >> intervenne Daniel.


Gabrielle per il momento pareva soddisfatta, quel ragazzo si stava dimostrando sincero, aveva solo avuto la sfortuna di coltivare un terribile passato alle spalle.

I quattro continuarono il pranzo, senza affrontare argomenti pesanti.

Brad si era sciolto, Daniel continuava a lanciargli occhiate incoraggianti e una o due volte, gli aveva preso la mano da sotto il tavolo. Eppure il ragazzo sapeva che la donna aveva ancora tanto da dire, solamente gli stava lasciando un po’ di tempo per riprendersi, e le era grato per questo.

Verso la fine del pranzo, Gabrielle prese nuovamente parola.

<< Alison cara, perché tu e Daniel non andate a prendere il dessert e a fare il caffè? >> chiese. 
Il tono era inequivocabile: voleva rimanere sola con Brad.
<< Certamente. >> rispose la ragazza. << Dan, avanti vieni ad aiutarmi. >> 

Il biondo, se ben riluttante si alzò e seguì l’amica in cucina.

Una volta rimasti soli, Brad si sentì in dovere di parlare.
<< Gabrielle, so che per lei non dev’essere facile. Accettare che suo figlio stia con uno come me, rifiutato dalla famiglia, fuggito sull’altare e ora anche ricercato dalle autorità. >> 
<< Cosa c’entrano le autorità adesso? >> chiese la donna.
<< La mie ex ragazza, Krystal, lei è molto ricca. >> spiegò. << Suo padre è il proprietario dell’azienda Musical Notes. >>

La donna parve turbata da quella affermazione.
<< Non dirmi che è la figlia di Alistair. >> 

Brad rimase senza parole.

<< Lo conoscete? >>
<< Purtroppo… tempo addietro ci acquistai il pianoforte. Daniel era piccolo non ricorda nulla, mi fu riservato un trattamento orribile da quell’uomo. Così altezzoso e pieno si se… >> 
<< Un uomo a dir poco terribile… >> concordò il ragazzo.
<< Ma non mi hai ancora detto cosa c’entra la polizia in tutto ciò. >>
<< Ah si, be… purtroppo qualche mese fa ho commesso il terribile sbaglio di scaraventare Krystal giù dal balcone. >>
 
Gabrielle si portò una mano alla bocca. 

<< Fortunatamente c’era la piscina, e lei non si è fatta male. Ma l’unica opzione che mi è stata presentata al posto della galera è stata quella del matrimonio. >>

La donna impiegò qualche minuto per rispondere…

<< Sono a dir poco scioccata. >> ammise. << Capisco il tuo desiderio di libertà Brad, ma avresti potuto ucciderla. Devi imparare a controllare il tuo ardore, per quanto difficile possa essere. >>
<< Si, lei ha perfettamente ragione… non so cosa mi era preso quella sera... semplicemente non ho retto più. >> 
<< Lo immagino, ma non è una giustificazione al gesto che hai commesso. Non posso lasciarti stare liberamente con mio figlio con il timore che tu possa fargli del male. >> 

Brad sbiancò.

<< Ma io non lo farei mai. Darei la vita pur di proteggerlo. >> controbatte, qualcosa dentro di lui si stava morendo.
<< Ti credo sulla parola, ma è proprio questo il problema… >> gli fece notare la donna. << Non devi far diventare la vostra relazione un ossessione, non devi lasciarti consumare dall’amore o perderai la ragione… perderai te stesso. >> 

Brad per poco non svenne; quella donna parlava uguale a Daniel.

<< Ci sono passata anch’io sai? Quando il padre di Daniel mi lasciò… passarono anni prima che mi riprendessi… prima che ritrovai il mio essere, prima che tornai ad essere una vera donna. >> spiegò infatti quella.
<< Una vera donna? >> chiese accigliato.
<< Si, una donna. Non soltanto più una madre abbandonata dal proprio marito, non soltanto una divorziata, non una delle tante dimenticate dal proprio uomo. Non più la moglie servizievole, no: avevo finalmente ritrovato la  Donna che si era persa in me. >>

<< Sentendola parlare così, mi fa credere che forse c’è del buono anche in una come Krystal. >> 
<< Ah sicuramente c’è, ma è coperto da strati e strati di ego e crudeltà. Quale donna costringerebbe un uomo a sposarla? >> domandò Gabrielle sconcertata.
<< Non lo so. >>
<< E’ così ora la polizia ti sta cercando eh? >>

Brad abbassò il capo, non sapendo cosa dire.

<< E scommetto che anche Daniel è coinvolto, dal momento che ha fermato il matrimonio. >> aggiunse con una vena di disapprovazione.
<< Esatto. >> arrivò la risposta, ma non dal moro,  bensì da Daniel in persona che era appena tornato con il dolce in mano.
<< Tuttavia non puoi pagare con il carcere solo perché non hai accettato a sposare la tua aguzzina. E tantomeno tu Dan, che non hai fatto nulla. >> dichiarò la donna.
<< Nessuno di loro ha fatto nulla di male. >> disse Alison, adagiando il vassoio sul tavolo. << Quella Krystal è soltanto una pazza molto ricca, tutto qui. Ma non le permetteremo di comandare le vite altrui. >> 
<< E cosa pensate di fare? >> domandò Gabrielle.
<< Alison forse ha trovato un alternativa. >> disse Daniel.

La ragazza spiegò tutto a Gabrielle, che però non parve soddisfatta.

<< E ditemi avete intenzione di vivere per sempre come dei fuggiaschi in una vecchia villa? E i soldi, pensate pioveranno dal cielo? >> chiese.
<< Mamma è solo una sistemazione iniziale. >> 
<< No, Dan tua madre ha ragione, non possiamo vivere così. >>
<< Attualmente non ci sono alternative. >> controbatte il biondo.
<< Dovete lasciare il paese. >> disse la donna.
<< Cosa? >> disse Alison, incredula.
<< Ci avevo già pensato, in realtà. >> ammise Brad. << Qui non saremo mai totalmente al sicuro. >> 
<< Ma – ma l’inghilterra è grande. Non dobbiamo per forza lasciare il paese. >> controbatte Daniel.
<< Alistair ha conoscenze in tutto il paese, prima o poi ci troverebbero. >> 
<< E dove andreste? >> chiese Alison, il cui solo pensiero di perdere Daniel, la faceva impazzire.
<< Io avrei già qualche idea. >> disse Gabrielle. << Prima però devo informarmi per bene. >> 
<< Tutto ciò è sconvolgente. >> ammise Alison.
<< Si che lo è, ma non preoccupiamocene adesso, se otterrete il permesso di sostare in questa villa, c’è ancora tempo. >>
<< Quanto ancora? >> chiese Daniel.
<< Un mese, massimo due. Non di più. >> rispose Brad, guardando Gabrielle.

La donna annuì. 

Nessuno parlò più, Daniel ed Alison presero a sparecchiare la tavola, mentre Brad aiutò Gabrielle a sistemarsi in poltrona.

<< Brad tu ami Daniel? >> gli chiese quella a bruciapelo, mentre sistemava i cuscini.
<< Si, certo che lo amo. >>
<< Lo ami così tanto da essere pronto a portarlo via con te? Lo ami così intensamente da poter compensare anche l’amore della famiglia che presto lascerà? >> 

Brad rimase per qualche secondo in silenzio…
- Sarebbero andati via… avrebbe portato Daniel lontano da sua madre… da Alison.

<< Sono disposto a tutto con lui, specialmente ora. Purché Daniell lo voglia. >> ammise. 
Ed era vero, ora che era arrivato a un punto di non ritorno, intendeva lanciarsi in quell’avventura anche se sprovvisto di paracadute.
L’importante era non danneggiare Daniel.

<< Mi sembri sincero, e per quanto riguarda mio figlio sono più che sicura che ti seguirà. Mi ama, lo so, ma non io non gli impedirò di vivere il suo sogno d’amore con te. Ormai le scelte sono state fatte, non si può tornare indietro. >>  
<< Mi dispiace, io non avrei mai voluto portarlo via. >>
<< Non dispiacerti Brad, sono contenta del tuo arrivo… in tutti questi anni ho visto mio figlio crescere, anche  troppo rapidamente forse. Si occupava di me, 24 ore su 24, delle volte dovevo costringerlo ad uscire. Era felice quando mi vedeva star bene, ma i suoi occhi erano sempre coperti da un velo di malinconia. Durante gli anni ha rinunciato a tante cose per me, e mai ha chiesto nulla in cambio. Mi ha fatto da figlio e al tempo stesso da padre. >>

Brad si sedette accanto alla donna.

<< Ma da quando ti ha conosciuto, i suoi occhi sono tornati in vita, ho visto il velo svanire via. Ho visto in lui qualcosa che mai avevo avuto modo di vedere prima: l’amore. Tu rappresenti per lui qualcosa che mai ha avuto nel corso dei suoi anni: un rifugio sicuro. Sei tu il suo focolare, lo sento, l’ho visto oggi quando eravate insieme. >>
<< E lui lo è per me. >> rispose il ragazzo.
<< Qualunque cosa accada non smettere mai di volergli bene. >> 
<< Si fidi di me Gabrielle. >> la rassicurò il moro prendendola per mano.
<< Lo farò. >>

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Capitolo 23
*** - ***


Buonasera a tutti cari lettori, 
non so con quale coraggio torno a scrivervi, ma sento di doverlo fare. 
So che ormai è quasi trascorso un anno dall’ultimo aggiornamento, so anche che avevo promesso sia a voi che a me stesso che non avrei mai abbandonato questa storia ed invece…
Ultimamente tutti i sensi di colpa stanno tornando a galla, forse è per questo che ora sono qui a scrivere queste parole. Avrei potuto lasciare stare e dimenticare questa storia come se nulla fosse; ma non ce la faccio. 
O meglio, credevo di potercela fare fino a questa sera. Sono ormai tre mesi che ho lasciato EFP, per via dell’università ed, (oltre questa) ho altre due FF in sospeso. 
Mi sono fermato per cinque minuti a pensarci su, ed ho realizzato quanto sia stato egoista a lasciare questa storia senza dire o fare nulla. Alla fine so che EFP è soltanto uno svago, una dolce compagnia, una valvola di sfogo, un mondo a sé nel quale ci piace venire nel tempo libero e non la realtà. 
Ma mi rendo anche conto di quanto una storia possa diventare importante per delle persone, (io stesso ne ho a cuore tantissime). E magari questa non importa così tanto a nessuno, ma in ogni modo voi ci siete ancora, e magari rimarrete per sempre con il dubbio, o magari no, l’avevate dimenticata e basta, ma… sento di dovervi perlomeno dire come avevo intenzione di continuare e concludere la storia. 
Magari qualcuno di voi non vorrà saperlo, magari preferirà rimanere con l’eterno dubbio ed a me sta bene. 
Magari facendo così, rovinerò tutto quello scritto prima, ma sento di doverlo fare, non posso lasciare questa storia in sospeso per l’eternità (anche se la mia eternità, come l’eternità di questo sito, avranno una fine un giorno). 
Perché infondo non ci si può non affezionare un minimo a delle persone che hanno reso possibile tutto questo, perché una storia comincia a vivere nel momento in cui qualcuno inizia a leggerla. Voi siete stati il cuore pulsante di questi ventidue capitoli, voi avete fatto in modo che i cuori di Brad, Daniel, Alison, Krystal e gli altri cominciassero a battere, voi avete guardato attraverso i loro occhi, parlato tramite la loro voce e baciato con le loro labbra. 
E poi ogni volta che ascolto la canzone, The Power Of Love di Gabrielle Aplin, la mia mente irrimediabilmente comincia a pensare a loro. Forse non vi avevo ancora detto che fu proprio quella canzone ad ispirarmi. Ascoltandola nacquero tutti i personaggi e la trama. (Ho dato alla madre di Daniel il suo nome, proprio per omaggiarla). 
Già che ci sono vi dico anche quali attori avevo trovato perfetti per Brad e Krystal. (Gli altri non li ho mai trovati, magari se avete voglia e tempo fatelo voi). 
Brad l’ho sempre immaginato come l’attore, Brant Daugherty. (Con gli occhi color del miele naturalmente). 
Krystal l’ho sempre immaginata come l’attrice e modella, Macarena Paz. (Con gli occhi color del ghiaccio).
E niente, se vi va andate a cercarvi le foto su internet. Ah e vi invito anche ad ascoltare la canzone di Gabrielle Aplin naturalmente. 
Bene, penso più o meno di avervi detto tutto, vi lascio a come avevo immaginato di continuare e concludere la storia. 
(Vi ripeto che è scritto tutto in maniera molto riassuntiva, non aspettatevi dialoghi o pensieri dei personaggi, ho riassunto praticamente in sei pagine circa dieci/quindici capitoli). 
Se non volete saperne nulla, vi invito nuovamente ad non andare avanti.
Ancora un’enorme scusa a tutti, e un eterno Grazie. 











Bene con il capitolo 22, Gabrielle accetta la relazione tra Brad e Daniel, e comprende che i due siano in pericolo per colpa di Alistair che ha messo la polizia alle calcagna del ragazzo. 
Perlomeno così crede Brad, il quale non sa che Krystal lo sta cercando di persona con l’aiuto di Christie e Alisha. Ed che la ragazza ha fatto inoltre desistere Alistair dall’intento di farlo incarcerare a vita. 
Nel prossimo capitolo comunque, avrei parlato dell’invito ricevuto da Brad a Daniel a casa della nonna di Thomas. 
Qui i due avrebbero chiesto alla gentile (e se ricordate) inquietante vecchietta il permesso di poter abitare nella villa abbandonata per il tempo necessario a trovare un posto in un altro paese. La signora avrebbe acconsentito, ed in contemporaneo il rapporto tra Alison e Thomas si sarebbe fatto sempre più stretto e profondo. (La ragazza avrebbe conosciuto ricordi sempre più profondi e dettagliati sul  passato di Thomas e sui suoi genitori).
Nel mentre Brad e Daniel avrebbero cominciato a vivere come “carcerati” all’interno della villa. Si sarebbero conosciuti di più, tante risate, coccole, e rullo di tamburi, lo avrebbero fatto per la prima volta. 
Trascorre poi un mese durante il quale Gabrielle (mettendo da parte l’odio e l’orgoglio), matura la decisione di rintracciare il padre di Daniel, e chiedergli di ospitare il figlio e Brad. 
Stranamente l’uomo accetta e la donna, comunica ai due la splendida notizia, mentendo però sulla vera identità dell’uomo. Fa infatti credere al figlio che si tratti invece, di un vecchio amico, conosciuto in uno dei tanti viaggi sulle navi da crociera. 
Parallelamente veniamo a sapere che il padre di Daniel si trova a vivere in Martinica, lo stesso paese dal quale è arrivato Thomas con la nonna, anni addietro. 
Alison insospettita dalle troppe coincidenze riguardo il passato di Thomas e quello del padre di Daniel, riesce a procurarsi una sua foto, tramite la nonna del ragazzo. 
La ragazza va dunque da Gabrielle per ottenere una conferma alla sua supposizione e, tra le lacrime della donna, scopre che Thomas e Daniel sono fratellastri.
Nel mentre Krystal, che non riesce a trovare Brad da nessuna parte è costretta a dover sospendere le ricerche per un periodo ed a prepararsi psicologicamente per sposarsi, (come aveva promesso al padre).
Dopo quasi più di un mese, i ragazzi possono finalmente lasciare il paese. Daniel è distrutto psicologicamente dal pensiero di dover lasciare Gabrielle, ma confida in Alison che gli promette di prendersi cura della donna come farebbe lui. Inoltre a dar manforte alla ragazza c’è anche Thomas, il quale dopo aver superato l’iniziale shock sull’aver scoperto di avere come fratellastro Daniel (specie perché è gay), prende in simpatia Gabrielle, (sentimento che è tra l’altro ricambiato). 
I due salutano tutti e tristi ma allo stesso tempo eccitati partono per la Martinica. Arrivati, un nuovo mondo si presenta ai loro occhi; paesaggi tropicali, spiagge dalla sabbia bianca e acque cristalline. Una nuova lingua, una nuova cultura; soltanto per un attimo chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare da odori forti, sapori speziati, e dal calore del sole che lambisce la vostra pelle. 
Brad per la prima volta sperimenta un senso di libertà mai provato prima ed è così eccitato da dimenticarsi presto di tutti i problemi lasciati in Inghilterra. Daniel dal canto suo, continua ad essere sofferente per la distanza contrapposta tra lui e la madre, ma cerca di non darlo a vedere, desideroso di voler far star bene Brad. 
Il padre del ragazzo li accoglie caldamente, ed ai due che non ne conoscono la vera identità, pare un tranquillo uomo benestante che ha deciso di vivere in tranquillità su una piccola isola tropicale. 
L’uomo in realtà ha accettato ad accogliere il figlio, soltanto perché sta ormai per lasciare l’isola ed è pronto a raggiungere Las Vegas, per immischiarsi in un giro d’affari cospicuo ma allo stesso tempo losco.  Neanche due settimane dopo infatti, senza dire nulla, lascia l’isola e la casa ai ragazzi. 
Sbigottiti i due, sono costretti a  trovare un impiego il prima possibile. 
Altre settimane trascorrono tranquille, Daniel si sente regolarmente con la madre, ed ha inoltre trovato un lavoro part- time in un piano bar, dove si esibisce nei fine settimana. Mentre Brad, se la cava, aiutando i pescatori della zona, a sistemare le reti, e scaricare i banchi di pesce. I due vivono esperienze uniche, tra le più avventurose nell’esplorazione dell’isola, alle più intime, come le passeggiate in riva al mare al chiaro di luna. 
La consapevolezza di avere una casa propria e stare insieme basta ad entrambi per andare avanti. Infatti anche Daniel, pian, piano comincia ad abituarsi alla lontananza di Gabrielle. 
In Inghilterra nel frattempo, Krystal divenuta donna sposata non rinuncia ancora all’idea di dover possedere Brad ad ogni costo, e mette un investigatore privato sulle tracce del ragazzo e di Daniel. 
Quando le cose sembrano andare per il meglio però, Gabrielle ha una ricaduta. I medici le dicono che massimo due mesi e morirà; così la donna, spinta dall’amore per il figlio, decide di raggiungerlo in Martinica per trascorrere con lui gli ultimi attimi di vita. 
Daniel la accoglie felicemente, ignaro dell’imminente morte. Gabrielle gli rivela poi, la vera identità dell’uomo che li ha ospitati e Daniel tra le lacrime la ringrazia per tutto. 
Nel frattempo veniamo a sapere che l’investigatore è riuscito ad intercettare gli spostamenti di Gabrielle tramite l’ospedale, (che ha dovuto fornire alla donna, determinati certificati e numerosi medicinali). 
Krystal capisce così dove si trovano i fuggitivi ed immediatamente comincia ad escogitare un piano di vendetta. 
Nel frattempo Thomas comincia a proporre alla nonna di tornare in Martinica, ora che suo padre è andato via per sempre. La vecchia, che nonostante tutto ora si è abituata alla fredda Inghilterra, finge di pensarci su, ma nel suo cuore desidera con tutta se stessa tornarci.
Nell’ultima settimana di vita, Gabrielle rivela al figlio l’amara verità. Daniel è letteralmente distrutto dal dolore, ma in parte la consapevolezza attenua un po’ la sua sofferenza. Mentre Brad tenta in ogni modo di stargli accanto senza essere troppo invadente. 
Gabrielle esprime come ultimo desiderio quello di trascorrere gli ultimi giorni facendo cose nuove. Daniel la porta così a visitare vari posti dell’isola. (Il giardino botanico, la biblioteca, ed una disco club, dove la donna, torna a sentirsi per una volta attraente e desiderabile). Mentre Gabrielle si riconcede dopo tanto tempo un ultima notte di passione con un affascinante straniero, Daniel decide di scriverle una lettera d’addio, nel quale mette a nudo tutti i suoi sentimenti più profondi. 
Straordinariamente la donna non muore nel tempo prestabilito, ed a farle visita torna l’uomo conosciuto nella disco, con il quale la donna aveva scambiato i contatti. Costui è in realtà un rinomato medico canadese, venuto in vacanza e, saputo della malattia terminale della donna, le propone di seguirlo a Vancouver nella sua clinica privata, al fine di sottoporla ad una lunga guarigione sperimentale da lui stessa promossa. 
Seppur con iniziale reticenza alla fine la donna accetta, spronata da un combattuto da Daniel, che per quanto vorrebbe non lasciarla di nuovo andare, desidera che sua madre guarisca una volta per tutte. 
Salutata la donna, i due ragazzi riprendono la loro normale vita, fino a che una mattina, Daniel non trova una scatola contenente un cuore di plastica spezzato in due fuori dalla porta di casa. Pensando si tratti di uno scherzo, decide di tenere l’oggetto senza dire nulla al ragazzo. Nei giorni successivi però la questione s’inquieta sempre di più. Daniel infatti trova un dildo tagliato a metà e ancora tasti di pianoforte spezzati e un bambolotto dai capelli biondi decapitato. 
Su consiglio di Alison, decide di parlarne con il ragazzo che, teme possa esser colpa di qualche gruppo omofobo che li ha presi di mira. 
La situazione precipita quando Daniel un sabato sera, uscito dal lavoro, viene attaccato da un gruppo di ragazzi. Che, dopo averlo pestato, lo denudano e lo gettano in mare.
Brad nel frattempo sta rientrando proprio allora con un gruppo di pescatori, e subito si appresta ad andare incontro al ragazzo, come di prassi. Durante il tragitto però non lo incontra e, pensando che si sia attardato al lavoro, lo attende fuori dal locale. Quando capisce però, che la serata è ormai conclusa da tempo, comincia a cercarlo in lungo e in largo. E soltanto dopo più di un ora, riesce a trovare il ragazzo che, nel frattempo dolorante, si era rialzato e stava cercando invano di raggiungere casa. 
Dopo il tremendo episodio, Brad vieta a Daniel di uscire di casa. Il biondo però si rifiuta, rivendicando la propria libertà. Nella speranza di trovare conforto in Alison, il biondo le racconta dell’ultimo accaduto, ma la ragazza per una volta sembra essere d’accordo con Brad. 
Alla fine il biondo desiste alle pressioni dei due e decide di confinarsi tra le mura ed il giardino di casa per almeno due settimane, dandosi per malato al lavoro. 
La noia e la solitudine però si fanno sentire, e rendono il ragazzo sempre più insofferente, inoltre Brad per ricevere uno stipendio extra, comincia a lavorare dalla mattina presto fino alla sera tardi, tanto che, il tempo dedicato al fidanzato diminuisce notevolmente. 
Alla fine della prima settimana tra i due si accende una fervida discussione, che sfocia in un litigio senza precedenti. Daniel non intende più condividere la stanza con Brad, mentre quest’ultimo si sente incompreso e sfinito dalle numerose ore di lavoro. 
L’ormai tediosa vita di Daniel, sembra avere una svolta in positivo quando, stringe amicizia con il postino che ogni mattina passa a consegnarli la lettere di Alison, Gabrielle (e le bollette); Louis.
Daniel lo vede come un ragazzo solare e divertente, dotato di un grande senso artistico. Tutte cose che al momento il biondo non riesce più a vedere in Brad. Una mattina Daniel lo invita a prendere un caffè, ed inavvertitamente Louis, finisce per baciarlo. Daniel, dopo un attimo di accondiscenza però lo respinge e lo invita a non tornare. 
Nel frattempo mentre una sera torna da lavoro, Brad, incontra una ragazza con uno scialle avvolto alla testa e un paio di occhiali da sole. 
Per un attimo, le pare di riconoscere Krystal nelle sue movenze e nelle sue labbra, ma subito scaccia l’idea, pensando che sia colpa della troppa stanchezza. 
Louis nel frattempo continua a tornare da Daniel, ignorando così la sua richiesta di non tornare. E nuovamente il biondo, tediato dalla solitudine, finisce per ritrovarsi a parlare con lui, di libri e musica. 
Entrambi i ragazzi ignorano che fino ad ora tutto è stato architettato da Krystal. La ragazza infatti, dopo aver partorito un malefico piano, ha raggiunto la Martinica. Una volta trovati i ragazzi, ha cominciato a dar loro fastidio. Tutti i pacchi trovati da Daniel davanti alla porta di casa infatti, erano opera sua. Stessa cosa per il gruppo di ragazzi; Krystal infatti li aveva pagati al fine di far pestare il biondo. Il suo piano consisteva nel far intimorire Daniel e nel mettere zizzania tra i due, al fine di farli lasciare una volta per tutte. 
Timorosa però di non aver fatto abbastanza, Krystal ingaggia anche Louis come aiutante. Tramite il suo aiuto, la ragazza spera di poter arrivare a fotografare i due coinvolti in atti sessuali o comunque abbastanza compromettenti. 
La situazione si presenta a Krystal durante l’ennesimo incontro tra i ragazzi; è sera e Daniel ha bevuto qualche bicchiere di troppo. Brad è ancora fuori in mare e Louis è arrivato a sorpresa con la cena. Dopo aver mangiato e bevuto i due si sistemano in poltrona, mentre Krystal s’intrufola sulla porta del retro (aveva ottenuto la copia della chiave grazie a Louis). 
Il postino rovescia “inavvertitamente” un bicchiere di vino rosso sulla maglia di Daniel, che rimane così a petto a nudo. A quel punto, Louis gli si getta addosso e Krystal scatta una serie di fotografie, che ritraggono il ragazzo a cavalcioni sul biondo, mentre lo bacia e gli sbottona i pantaloni. 
L’attimo dopo, Daniel lo scaraventa sul pavimento e lo caccia fuori di casa; ma il danno è ormai fatto. 
Con le foto in suo possesso Krystal sente già l’odore della vittoria. Ormai non le è rimasto molto tempo, ha ancora tre giorni, poi dovrà tornare a casa, onde evitare di destare sospetti nel nuovo marito. 
Ripercorrendo la strada fatta alcuni giorni prima per incrociare Brad, nuovamente si imbatte in lui, e questa volta lascia cadere di proposito una busta bianca, per poi correre a casa dei ragazzi, al fine di godersi la scena.
Brad la raccoglie e quando vede il contenuto impazzisce dalla rabbia. 
Tornato non dice nulla, ma quando il biondo prova a baciarlo esplode come una bomba ad orologeria. Mostra le foto al ragazzo e gli urla che ormai tra loro e finita, nel mentre Daniel tenta di spiegare razionalmente la vicenda dei fatti. A quel punto l’impaziente Krystal fa il suo ingresso in salotto, credendo che ormai Brad tornerà da lei senza pensarci due volte. 
Il ragazzo però nel vederla prova un ondata di repulsione immensa e tenta nell’immediato di ucciderla. La ragazza però ha ancora un asso nella manica; dalla borsetta estrae infatti una pistola e puntandola verso Daniel, minaccia di ucciderlo, se Brad non tornerà da lei. 
Seguono attimi di puro terrore disagio, durante i quali Krystal mette in mostra per intero la sua pazzia mentale. E’ ormai decisa ad eliminare il biondo una volta per tutte, ma quando Brad si frappone tra loro due, si punta la pistola alla testa. 
Ormai in lacrime la ragazza, da sfogo a tutti i suoi sentimenti malsani e decide di farla finita una volta per tutte, arrivando persino a chiedere scusa ai due ragazzi. 
Arriva a fermarla però Louis, accompagnato dal marito di Krystal, che le sfila la pistola di mano e decide di farla ricoverare in una clinica psicologica. 
Daniel e Brad vengono così a scoprire che in realtà Louis lavorava già dall’inizio per il marito di Krystal, che l’aveva assunto come “spia”, sospettoso dei comportamenti della ragazza. Tutto dunque sembra concludersi per il meglio; Krystal è ormai out ed i due ragazzi capiscono che tutti i litigi sono scaturiti a causa della ragazza.
Tuttavia i problemi non sono ancora finiti, infatti, mentre gli altri lasciano l’abitazione fa il suo ingresso Alistair che, armato apre il fuoco su Brad, ferendolo gravemente. 
Il moro fortunatamente se la cava con la perdita di un occhio e un braccio fuori uso per almeno cinque mesi. Daniel rassicura il suo amato, raccontandogli dell’arrivo della polizia e dell’arresto definitivo di Alistair, inoltre già indagato per truffa e loschi giri. 
Nel mentre arrivano Thomas e la nonna, che hanno ormai deciso di tornare a vivere in Martinica. Anche Alison arriva a sostegno degli amici. 
Gabrielle è l’unica che non sa nulla di tutto quel che è accaduto per mano di Krystal e di comune accordo, i ragazzi decidono di tenerla all’oscuro per paura di una ricaduta a livello emotivo. 
Daniel le dice soltanto che ormai tutto andrà bene e nessuno potrà più far loro del male. La donna ne è estasiata anche perché la cura sta procedendo in maniera piuttosto positiva. 

Sette anni dopo…

Siamo ancora in Martinca, Daniel e Brad sono ancora insieme ed entrambi sono ormai sulla strada del futuro sempre desiderato. 
Daniel infatti, è stato notato da un ricco imprenditore discografico, in vacanza sull’isola, che gli ha offerto un contratto discografico e numerose esibizioni nei più importanti e rinomati festival musicali. Brad dal canto suo, onde evitare di dover lasciare il ragazzo per troppo tempo, è diventato il suo personale bodyguard. Lo segue ovunque, lo protegge e nel tempo a disposizione si diletta a dipingere, cosa che gli riesce parecchio bene, (soprattutto da quando, è tornato a frequentarsi con l’ormai cresciuta sorellina Angy, che spesso fa da musa ispiratrice per lui). 
Alison invece si è fidanzata con Thomas e, appena può prende il primo volo per la Martinica, dove raggiunge il ragazzo e gli amici. Inoltre la nonna, le sta insegnando tutti i segreti sulla magia naturale e la ragazza è sempre più decisa a trasferirsi in via definitiva sull’isola ed aprire un erboristeria, (con richiami un po’ gotici naturalmente). 
Gabrielle invece è morta da ormai tre anni… la terapia purtroppo non è riuscita a curarla definitivamente, ma ha vissuto più di quanto potesse aspettarsi, ed oltre ad essersi risposata, è riuscita anche ad assistere ad un concerto di suo figlio. 
Se n’è andata in pace, orgogliosa di Daniel e tra le braccia di un uomo che l’ha amata, nonostante la consapevolezza di doverla vedere andare via, prima dell’arrivo della naturale morte; la vecchiaia. 

La storia di Brad e Daniel non avrà un: vissero felici e contenti. Vi dirò solo che continueranno a vivere insieme per il momento, altro non posso dirvi. Perché la vita è imprevedibile ed io non sono nessuno per decretare l’eterna felicità di due individui. 
Magari un giorno si sposeranno, magari adotteranno un bambino o magari 
no. Sta a voi deciderlo, 
immaginate… 


xxNico


Ps: Buone Feste ^-^


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