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Buio totale, due luci bianche, separate,che poi si
avvicinano e si uniscono in una sola...
Due ragazzi, separati, ma poi…
Per tutto il tempo che sei stato con me, hai portato la gioia
nella mia vita, hai fatto diventare veri i miei sogni…
Tu sei stata la mia forza quando non ne avevo, sei stata i
miei occhi quando non potevo vedere, sei stata la mia voce quando non potevo
parlare. Tu sola hai visto il meglio che c’è in me. Se sono quello che sono lo
devo solo a te…
Ma io non posso restare, devo andare in America, la mamma ha
bisogno di me, non posso proprio restare. Devo andare…
No. Miyu non andare via. Non andare via da me. Non lasciarmi
solo…
Kanata si era svegliato nel bel mezzo della notte. Questo
sogno lo aveva scombussolato. Cosa voleva dire? Come mai proprio quella ragazza
gli era apparsa in sogno? Non riuscendo più a riaddormentarsi, si alzò e andò a
prender un bicchiere d’acqua in cucina, e si accorse che suo padre era sveglio
e stava preparando i bagagli. Pensando che fosse in procinto di partire per un
altro dei suoi viaggi, non gli diede retta,ma il sig. Osho,appena visto il
figlio,lo fermò e - Kanata vieni un attimo, ti devo dire una cosa – gli disse.
In America intanto
Tuu… Tuu…Tuu...
- Hallo – dall’altra parte del
telefono, Jennifer rispose con una voce piuttosto assonnata (d’altra parte
erano le sette di una placida domenica mattina (non badate al fuso orario)) –
Jen, sono io, Miyu. Scusa per l’ora, forse stavi dormendo. – chiese Miyu
pentendosi di aver chiamato – No Miyu, non ti preoccupare, tanto mi avrebbe
svegliato comunque mio fratello tra poco. Piuttosto dimmi, cosa c’è? Qualcosa
non va? – in realtà c’è qualcosa che non va, ma allo stesso tempo questa cosa
va abbastanza bene- confessò Miyu un po’ confusa – Miyu non ci sto capendo
nulla. Perché non ci vediamo più tardi all’alexander cafè, così ne parliamo per
bene da vicino?
- oh Jen, sei una vera amica.
Scusa tanto, see you later. Bye. – disse Miyu abbassando la cornetta. Non
riusciva a chiarirsi le idee. Una chiacchierata sarebbe stata la cosa migliore.
Si disse, quasi per convincersi.
Più tardi in Giappone
- sì Santa, è proprio così, devo
lasciare il Giappone. – disse un abbastanza triste, ma allo stesso tempo abbastanza
assente, Kanata.
- Ma come !!?? E tutti i nostri
progetti?come faremo?! – Santa che era stato da sempre il migliore amico di
Kanata, non riusciva a capacitarsi che stava perdendo il suo grande amico. Ma
kanata non dava nessun cenno di risposta.
– Kanata, ma mi senti? Kanata ci
sei?-
- oh scusa Santa. Ero un po’
soprappensiero. C’è una cosa che mi tormenta più di questa. Non che non mi
dispiaccia dovermene andare, sia chiaro.-.
- non c’è alcun bisogno di
scusarsi, amico mio, avevo già intuito una cosa simile. Non ti avevo mai visto
così in questo stato-.
-Già, credo di non essermi mai
sentito così. Provo una serie di emozioni contrastanti; paura, dubbio, ma allo
stesso tempo, felicità, curiosità e, una sensazione mai provata prima credo che
sia amore- ma non poté finire di parlare perché Santa lo interruppe:
- amico mio il peggio è che tu che
normalmente non dimostri le tue sensazioni, ora le dimostri tutte
contemporaneamente. Mi vuoi dire che cosa è successo?-concluse Santa.
Kanata raccontò all’amico che
all’età di cinque anni, quando perse la madre, aveva avuto un sogno in cui lui
e una bambina bionda giocavano in uno strano parco giochi, totalmente diverso
da quello dove abitualmente giocava, e che da allora quella bambina era
diventata per lui una specie di amica immaginaria. Almeno fino all’età di dieci
anni. Quando se ne era dimenticato. Ora però era tornata. Era ricomparsa in
sogno, e avevano avuto un dialogo molto strano e triste. E aveva scoperto che
si chiamava Miyu. Ora molte strane sensazioni si affacciavano nella sua mente.
Non sapeva neanche come si chiamava eppure per tutto questo tempo l’aveva
considerata una vera amica.
Dall’altra parte dell’oceano
-no, spiegami bene, tu hai sognato
questo tizio.
-Kanata!Non tizio- la interruppe Miyu
- si, si, Kanata, non ti scaldare.
In ogni modo tu hai sognato questo tizio fin da quando avevi cinque anni e ora
lui è tornato con questa dichiarazione.- disse Jennifer guardando l’amica con
le lacrime agli occhi – ma come è romantico. Magari avessi io una storia
d’amore come questa. Ecco perché non hai mai voluto impegnarti con altri
ragazzi. Ma non avevi detto che fino ad ora lo avevi dimenticato?- concluse
Jennifer ritornando subito pratica, come il suo carattere voleva.
- si. In realtà si. O almeno credo
che sia stato così. Ma infondo, nella mia mente, come nel mio cuore sapevo che
c’era qualcuno che aveva occupato tutto lo spazio possibile e anche se non lo
vedevo nitidamente sapevo che era lì con me e che non mi aveva mai abbandonata.
Infondo, è strano. Non ci siamo neanche visti dal vero, almeno credo. Chissà se
esiste davvero o se era solo un SOGNO.
All’aeroporto in Giappone
- Santa, Grazie per avermi
accompagnato all’aereo.
- oh Kanata non mi dimenticare –
disse, singhiozzando, Santa, che era il solito sentimentalone
- non tipreoccupare, non ti dimenticherò. Sei e sarai
sempre il mio migliore amico.- dicendo queste “dolci” parole, Kanata cercava di
mantenere quel briciolo di impassibilità che gli era rimasto. Poi si avvio
verso l’aereo, seguendo il padre e scomparve dietro la colonnina del check-in.
Mentre l’aereo decollava, Kanata
si chiese se avrebbe più rivisto quella ragazza, Miyu. Gli piaceva questo nome.
Forse dove stava andando, l’avrebbe anche potuta incontrare. Non fece in tempo
pensare ad altro, che si addormentò.
Ora non era più buio, c’era una
forte luce, che abbagliava. In quella luce sembrava si aprisse un nuovo mondo,
un mondo felice. In quel mondo due ragazzi, s’incontravano in un parco,
ridevano e scherzavano. Sembravano che si volessero bene. Sembrava si
completassero. Sembrava che nulla potesse turbarli. Non riusciva a distinguere
le loro facce ma, mano a mano che si avvicinavano, una strana sensazione, gli
diceva che una di quelle figure era Miyu.
- Miyu, Miyu!! – cominciò a
chiamarla ma i due ragazzi non lo sentivano. Poi all’improvviso – Kanata,
Kanata, Svegliati!!- il sig. Osho, il padre di Kanata, lo stava svegliando. –
Kanata, forza, siamo arrivati!!!_
Era una strana sensazione, come se
tutto quello che stava vivendo, fosse già programmato e,dovesse accadere per fargli ritrovare quella
felicità che ormai da tempo aveva perso.
Con questa sensazione, Kanata
trascorse i suoi primi giorni in America, tra un trasloco, molto complicato
disorganizzato, e una visita al quartiere (dove avrebbe abitato, per chissà
quanto tempo).
Meno male che sapeva parlare,
abbastanza bene, l’inglese (eh, l’importanza dell’inglese eh eh) senò non
sarebbe riuscito a sopravvivere in quella metropoli così diversa e sconosciuta.
I sogni continuavano, sempre e
comunque, e mano a mano che passava il tempo, gli sembrava di conoscere tutto
della sua vita insieme a quella ragazza.
Un giorno, mentre pensava a questi
strani sogni e rimuginava sulla misteriosa identità diquella ragazza, non si accorse di essersi
perso, ed e di essere capitato nei pressi di un parco giochi che, stranamente,
gli sembrava familiare.
Cercando di orientarsi, alzò gli
occhi e si accorse che seduta all’altalena, cera una ragazza dai capelli
biondi. Cercò di convincersi che lei stesse aspettando qualcuno, e pensò di
allontanarsi per cercare di tornare a casa, ma non riusciva a distogliere lo
sguardo da quella ragazza, apparentemente, così normale.
Poi, all’improvviso, la ragazza
alzò la testa e lui riuscì a vederle gli occhi.
Erano verdi.
Erano molto espressivi.
Erano inconfondibili.
Era lei.
Era Miyu.
Fine Capitolo
Ei, questa volta ho deciso di
pubblicare la mia ff a capitoli, ma, visto che non mi piace leggere le storie
non finite la pubblico tutta. Commenti prego. Volevo comunque ringraziare
Fiamma F., è grazie a lei che scrivo ancora(prendetevela con lei) ( scherzo).
Anche se per ora non vi piace, vi prego continuate a leggere e poi ditemi pure
che fa schifo, ma leggetela. Non ve ne pentirete. (credo e spero)
Miyu era seduta sull’altalena, la stessa sulla quale dove si
sedeva ogni giorno, ormai da quando i sogni erano ricominciati. Aveva
riconosciuto il parco giochi, incominciò ad andarci, appena trasferita in
America. Che brutto quel periodo. Non conosceva nessuno, Non conosceva la
lingua e i suoi genitori erano sempre al lavoro. Era proprio in quel periodo
che aveva “conosciuto Kanata per la prima volta. E ora dopo tanti ani, le
sembrava di averlodi nuovo vicino, di
nuovo con sé.
Non lo vedeva, ma lo sentiva.
Lo percepiva.
Come se qualcuno le avesse detto che era vero, che era
proprio lì, che lo avrebbe trovato, alzò di scattolo sguardo, e lo vide.
I loro sguardi si incrociarono.
Negli occhi dell’altro, potevanoritrovarsi e perdersi allo stesso tempo.
Era una strana sensazione.
Era una bella sensazione.
Sarebbero potuti rimanere così all’eterno, ma i loro corpi,
non rispondevano più ai loro comandi (per fortuna, se era per loro….).
Si avvicinarono.
Prima a piccoli passi.
Poi a grandi passi e poi, come se non ce la facessero più a
stare separati, correndo, si abbracciarono. (uno dei miei soliti abbracci)
Rimasero abbracciati per un po’ di tempo poi, stringendosi
ancora di più in quel tenero abbraccio, si dissero: - ti ho ritrovata/o,
finalmente. Mi sei mancata/o.
Si stava bene in quell’abbraccio ma, poi si ripresero.
Kanata fu il primo – come è possibile una cosa del genere?
Non ci siamo mai visti, eppure mi sembra di conoscerti da tutta una vita- disse
Kanata, liberandosi, non troppo volentieri, da quell’abbraccio.
- non te lo so proprio spiegare, se è strano per te,
figurati per me. So solo che era da troppo che volevo vederti e ancora non ci
credo- disse Miyu.
Ora si stavano incamminando verso un bar mano nella mano,
non sapevano perché, ma avevano come la sensazione che presto tutto sarebbe
finito e non avevano nessuna intenzione di sprecare un solo momento.
Mentre erano seduti al bar, Miyu si allontanò un attimo per
andare a prendere una cosa nel giubbino che aveva lasciato all’entrata. Mentre
cercava nella tasca dall’ingresso, udì la voce del padre che la chiamava.
Uscita dal bar, per andare incontro al padre – Miyu, vieni subito, la mamma ha
una cosa molto importante da dirci, ha avvistato per la prima volta un ufo e
vuole che noi siamo con lei, quando avrà un contatto più diretto con l’alieno
dell’ufo.-
Non aveva neanche avuto il tempo di replicare che era
statacaricata in macchina (se non altro
aveva il giacchino con sé).
Kanata, intanto, aspettava fiducioso che Miyu ritornasse,
infondo, anche se non lo voleva ammettere, quella ragazza gli piaceva proprio.
Aspettò quasi per mezz’ora, poi, visto che Miyu non tornava,
pensò che fosse stato un ennesimo sogno e che in realtà non l’aveva mai
incontrata di persona.
A conferma di questa sua ipotesi, suo padre, arrivò quasi
trafelato, dicendogli – Kanata, cosa ci fai qui tutto da solo? È mezz’ora che
ti chiamo da fuori la vetrina, ma tu non mi rispondi, te ne stai lì
imbambolato, come se fossi addormentato. Si può sapere che cosa ti è successo?-
il sig. Osho sembrava sinceramente preoccupato.
Dopo aver rassicurato il padre che non c’era motivo di
preoccuparsi, si convinse che era stato tutto un sogno – Non può andare avanti
così ancora per molto , oggi ero solo, ma domani comincia la scuola, non posso
permettermi di coinvolgere altre persone – pensò Kanata mentre si avviava verso
casa con il padre.
Miyu d’altro canto, una volta arrivata alla base Nasa aveva
chiamato il bar, dove prima si trovava con Kanata, e aveva chiesto a uno dei
baristi, che era suo amico, se il ragazzo che era seduto al tavolo dove stava
lei, era ancora lì o se se ne era già andato. Ma il cameriere le disse che a
quel tavolo si erano seduti solo un ragazzo con il padre ma, gli sembrava che
fosse successo quando ancora lei non se ne era andata. – non è possibile, ma
allora ho semplicemente sognato tutto. Non è possibile. Era solo un sogno.
Con questa convinzione i due, il giorno seguente, si
avviarono a scuola.
Fine Capitolo 2
Allora che ve ne pare? Cosa succederà? È stato solo un sogno
o era la realtà? Anche se vi sembra palloso, continuate a leggere i prox
capitoli saranno meglio ( credo)
Per Miyu, infondo, era un normalissimo giorno di scuola. O
così pensava. Infatti, ancora non sapeva che in classe sua sarebbe arrivato un
nuovo studente ( e che studente!!).
- Ragazzi, ho il piacere di presentarvi, un vostro nuovo
compagno. Prego entra pure ragazzo.- disse il professore che aspettava,
impassibile, fuori la classe. – forza ragazzo presentati tu. Ah ragazzi, non
prestate molta attenzione al suo accento e alla sua pronuncia, è giapponese. –
concluse il professore.
- salve a tutti ragazzi, il mio nome è Kanata Saijoni e ho
17 anni, mi sono appena trasferito qui dal Giappone, come ha già detto il
nostro professore, (lecchino) e spero di integrarmi bene in questa classe e di
fare presto la conoscenza di tutti voi.- disse Kanata che, braccato da una
“folla di nuove fan inferocite” non aveva ancora notato Miyu.
D’altra parte Miyu era ancora assorta nei suoi pensieri e
non si era accorta di nulla. Solo quando il prof. Disse – Kozuki, sto parlando
a te, sveglia, torna nel mondo dei comuni mortali!- Miyu si riprese e si
accorse che il professore le aveva appena affidato quel nuovo studente ( -
quello che mi mancava, pensò Miyu-).
– Tu Saijoni, vai a sederti vicino a Kozuki, che non sarà
molto di compagnia- disse il professore con tono molto, ma molto, ironico. – Ma
almeno potrà aiutarti con la lingua, dato che anche lei è giapponese. Vero
Kozuki?- concluse l’uomo dai grandi occhiali e la barba.
– Si certo professore, non si preoccupi, me ne occuperò io.-
Disse Miyu per metter fine a quella ramanzina.
Solo più tardi,quando il prof. stava spiegando, Miyu, si
decise aguardare il nuovo compagno.
Quando si voltò, ciò che vide, la lasciò senza fiato.
Il ragazzo, che le sedeva accanto, era lo stesso dei suoi
sogni.
Come se si fossero letti nel pensiero, nel pensiero, anche
Kanata si girò, e i loro sguardi si incrociarono.
Tutta la magia che avevano provato nei loro sogni, ma
soprattutto il giorno prima , era tornata.
Quella stessa magia che gli faceva provare ogni volta,
quelle strane, ma allo stesso tempo bellissime, sensazioni.
Non si persero più di vista, ma dato che il loro programma
scolastico era molto intenso, non riuscirono neanche a parlarsi.
DLIN DLON DLAN
La campanella dell’ultima ora era suonata.
La maggior parte delle ragazze della classe (ma anche della
scuola) era piena di interesse per questo nuovo ragazzo che, però,
sembravaessere interessato solo a Miyu.
Quest’ultima, poi, era uscita da scuola e stava aspettando
Kanata all’uscita.
Kanata, liberatosi dalle sue nuove ammiratrici, era corso
all’uscita nella speranza di trovarla ma, rivolto verso la strada principale,
non si era accorto che lei lo stava aspettando alle sue spalle.
- ehm, Kanata, sono qui- disse Miyu, molto impacciata – ma
che dico, forse non stavi cercando nemmeno me – Miyu fu interrotta.
- No. Non è vero, stavo cercando propriote, in realtà, credo che noi dobbiamo
parlare-
- già, ma senza perderci di vista questa volta ^_^ -
così detto, si incamminarono verso casa di lei.
Parlando, si accorsero che entrambi provavano le stesse
sensazioni e avevano gli stessi sogni(negli stessi momenti).
Ma, cosa più importante, si accorsero che, per loro, stare
insieme era la cosa più naturale e più bella del mondo.
Senza accorgersene, erano arrivati al parco giochi dei “loro
sogni” e ora, mentre Miyu era seduta sull’altalena, Kanata capì che senza
quella ragazza non avrebbe di certo potuto vivere.
Piano piano, realizzò che si era innamorato di lei o,
meglio, lo era sempre stato ma non se ne era ancora accorto.
Anche Miyu provava le stesse cose e gli sorrise.
Fine Capitolo 3
Eh? Che ne dite? A me sta incominciando a piacere. Ma va? Vi
direte voi. Ma in realtà per me è strano, dato che le ff che scrivo io, non mi
piacciono quasi mai. Spero comunque che continuerete a leggerla fino in fondo.
Bye Bye
Quel sorriso fu per lui un “invito a nozze”, si avvicinò e
la baciò.
Nella mente di Miyu, come in un sogno, si aprì lo spettacolo
di una notte buia e fredda e poi un susseguirsi di giorni molto caldi e
solitari. Una ragazza, lei, stava piangendo. Stava piangendo per lui. Perché lo
aveva abbandonato.
- non voleva più abbandonarlo- pensò e strinse forte Kanata,
come per legarlo a lei per sempre.
- Miyu, cosa c’è? Sono qui. – le disse Kanata,
accarezzandole il viso dolcemente.
Piano piano, con un filo di voce Miyu disse – quando tu mi
sfiori così, quando tu mi baci come prima, quando mi abbracci così, è difficile
da credere, ma mi sembra come se tu fossi tornato da me-
-Lo so, è una sensazione strana, ma è l’unica sensazione che
mi fa sentire bene. Solo con te io sto bene. Sono finalmente felice.- disse
Kanata, esternando i sentimenti di entrambi.
- Kanata, non voglio più sognare.- disse allora Miyu.
- Cosa?- chiese stupito Kanata, quei sogni erano una delle
cose più belle che gli fossero mai capitate. A parte avere Miyu in persona. E
ora aveva paura che lei non volesse più quello che stava ancora nascendo.
- non voglio più sognare. Voglio che quello che vivo con te,
non sia più solo un sogno. Io voglio che sia tutto vero.- disse Miyu
cancellando tutte le sue paure.
Scese la notte e Kanata in un gesto protettivo, abbracciò
Miyu e la accompagnò verso casa.
Questo suo gesto, apparentemente così normale, fece sparire
dalla mente, e dal cuore, di Miyu ogni singola preoccupazione.
Lui la amava, qualsiasi cosa stesse loro succedendo.
E questo le bastava.
Passarono i mesi, forse gli anni. Per loro il tempo non
aveva più nessuna importanza.
Si amavano, passavano tutto il tempo possibile insieme e
quando, non potevano vedersi, sapevano che prima o poi si sarebberoritrovati. Nonsi conoscevano da sempre, ma era come se
fosse stato così. Sapevano sempre cosa pensava o, meglio, cosa provava l’altro.
Un giorno Kanata andò a casa di Miyu con l’umore un po’
basso (un po’?) e anche se facevadi
tutto per nasconderlo, qualcosa non andava.
E lei lo sapeva.
Decise di affrontare l’argomento. – Kanata, lo so che c’è
qualcosa che non và. È inutile che cerchi di nascondermelo, io lo so. Con me
non serve. - Disse Miyu, sedendosi sul divano, di fianco a Kanata.
- in effetti, qualcosa mi turba( che linguaggio”)- Kanata,
non sapeva come dirglielo. Si fece coraggio e parlò. – ho appena ricevuto una
lettera dal Giappone, devo tornare a casa, hanno bisogno di me.-.
Miyu non sapeva cosa dire, per fortuna Kanata prese le
redini della situazione. – Miyu vuoi venire con me?-
- Ma….
Fine Capitolo 4
Si lo so i miei capitoli sono troppo corti ma ho pensato che
interrompendo la storia nei momenti di maggiore suspance, avreste continuato a
leggere. Spero che lo stiate facendo. Vi prego ditemelo se fa schifo, così non
scrivo più.
Miyu, ricevette questa notizia, come un fulmine a ciel
sereno. – Ma Kanata, come faccio, dovrei abbandonare tutti e tutto. La nostra
vita ormai è qui. Perché tornare in Giappone?-
Kanata era veramente sconfortato, le sue paure erano
fondate. Lei lo avrebbe lasciato. O era lui che stava lasciando lei? – Miyu, io
ho bisogno di te. Non potrei mai vivere senza di te, ma allo stesso tempo devo
tornare in Giappone, Santa il mio migliore amico sta male, ha bisogno di me. Ti
prego, non mi abbandonare. Non resisterei.- concluse Kanata, quasi
implorandola.
- Kanata, ma trasferirsi in Giappone, vuol dire cambiare
tutto, non avere più certezze e se poi – non poté più continuare. Kanata prese
la parola, di lì a poco, sarebbe scoppiato a piangere.
-Lo so che è pericoloso, so che potrebbe fare del male ad
entrambi. Non c’è bisogno di ripetermelo. Già lo so. Ti prego, girati e dammi
un altro bacio – disse Kanata, che non aveva nessuna intenzione di lasciarla.
Miyu intanto, stava incominciando a piangere. Si alzò e andò
alla finestra.
Il suo maglione bianco a collo alto (uno di quelli che
arrivano sotto le ginocchia, come ce l’ho io), stava incominciando a inzupparsi
(che esagerata!!)
Ora si stava nascondendo proprio in quel “grande” collo.
- Lasciare perdere, non è una cosa intelligente. - continuò
Kanata.
In quell’istante, Miyu si voltò e lasciò vedere a Kanata, il
suo volto pieno di lacrime.
La vista di quelle lacrime che le rigavano il volto, fece
scattare qualcosa in Kanata e poi anche in Miyu.
Sembrava di essere in uno dei loro “strani” sogni.
Loro non erano più i protagonisti. Erano solo gli
spettatori.
Le parole uscirono fuori dalle loro bocche, come se fossero
state dette da altre persone.
Difatti – Mi hai già lasciato solo una volta. Te ne sei
andata via e ciò che mi hai detto era che era l’unica cosa per te. Ma ora le
cose sono cambiate. Ora devi pensare a – non riusciva a pensare di parlaredi nuovo con leidi un – noi. Quella volta non riuscii neanche
a pianger, ero ormai ero sprofondato in un sonno dal quale non potevo più
risvegliarmi. Fino ad ora. Quello apparteneva al passato. È finito. Ora –
- esatto finita – lo
interruppe l’altra persona, voltandosi. – finita, lo dici stesso tu… Chi sei
allora tu per obbligarmi a ricordare e a soffrire?-
- chi sono io? Io non sono nulla, non sono nessuno. Sono
solo un niente, ma se lo sono, è perché – disse la prima figura, che intanto si
stava avvicinando- perché, sono stato troppo tempo senza di te – e così detto
la baciò, come se fosse l’unica cosa che poteva, voleva o doveva fare.
Nella mente di Miyu, mentre si baciavano, si affollarono
vari pensieri, pensieri non suoi,però.
Era proprio così che era successo.
L’aveva baciata proprio così.
Era difficile resistere.
Lei aveva bisogno di lui proprio come allora, e lui ancora
di più.
Era proprio tornata indietro.
Sembrava che il tempo fra di loro non fossemai passato, anche se tutto il resto, intorno
a loro, era cambiato.
Lui era tornato da lei.
Lei era tornata da lui.
Il loro non era più un bacio, ma era ora il simbolo del
ritorno di quell’amore che era resistito a tutto e a tutti.
Miyu e Kanata non
erano ancora del tutto tornati in loro stessi, ma quel poco che di loro faceva
capolino in quei sentimenti, voleva, più di ogni altra cosa al mondo, trovare
l’altro.
Non avevano nessuna idea di quello che stava loro accadendo,
ma non gli interessava. L’unica cosa che volevano era ritrovarsi. Una volta
ritrovati, erano certi che nulla li avrebbe più separati.
Fu così che due spiriti abbandonarono i corpi di Miyu e Kanata
e, tenendosi per mano, si allontanarono verso il cielo.
I due spiriti erano due amanti. Si erano conosciuti da
bambini ed erano diventati amici. Si vedevano sempre, proprio dove ora sorgeva
quel parco giochi. Poi inevitabilmente, si innamorarono.
Ma il loro amore, non era un amore normale.
Furono separati, lei dovette andare via, lontano dal
Giappone. Così furono separati, ma il loro amore era più forte, non vollero
separarsi e una volta ritrovati, decisero di scappare insieme. Ma furono
scoperti euccisi cruentamente.
Si narrava che i loro spiriti vagassero come anime in pena,
e si impossessassero degli animi dei veri innamorati. Quelli il cui destino era
ormai scritto nelle stelle, e prevedeva che sarebbero stati insieme per tutta
la vita. Ma nessuno li aveva mai visti e nessuno sapeva della loro reale
esistenza.
E così sarebbe rimasto per ancora chissà quanto tempo.
- Beh se proprio non puoi fare a meno di me, allora vuol
dire che non posso lasciarti da solo, senò ti avrei sulla coscienza e, sai
com’è non mi va proprio. – disse Miyu tornando a fare la “gnorri” come al suo
solito.
- Non fare la “gnorri”, lo so che non puoi fare a meno di me
neanche tu. Ma infondo, lo sapevo che non eri molto intelligente. Disse Kanata
interrotto però da un tempestivo colpo in testa, sferrato da Miyu.
- Ah si allora non sono molto intelligente? Eh? – aggiunse
Miyu come se il suo pugno non fosse già stato abbastanza esauriente.
- Ahio!! Lo vedi che non sei molto intelligente.
(prendendole dai fianchi da dietro)
-Io ti amo così come sei. - Le sussurrò Kanata
all’orecchio.
Fine
“ i believe
we can love truly, deeply, only once in our lifetime. Love so deep that go
stronger every day, despite of every enemy.”
( Celine Dion)
* credo che possiamo amare veramente, profondamente una sola
volta nella nostra vita. Un amore così profondo, che cresce e diventa più forte
ogni giorno, noncurante di tutti i nemici *.
Bene ho finito!
Spero vi sia piaciuta. Comunque sono contenta di averla
scritta e spero che qualcuno mi dia un cenno di vita.