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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Nel quale grazie al cielo non c’è carta da parati con gli orsacchiotti *** Capitolo 2: *** Nel quale l'amore uccide *** Capitolo 3: *** Nel quale i tuoi genitori si alleano con il nemico ***
Capitolo 1 *** Nel quale grazie al cielo non c’è carta da parati con gli orsacchiotti ***
Anche stasera finirà per comprare cibo precotto
E
forse in tre ce la si può fare
Quando si deve costruire una famiglia
1.
Nel quale grazie al cielo non c’è carta da parati con gli orsacchiotti
L’ingresso era
carino.
Masaki non trovò altre parole per
descriverlo: carino, anche se piccolo.
Le pareti erano
color crema, con sopra disegnati, ogni tanto, dei bei fiori a cui non sapeva dare un nome. Si interrompevano a
metà: probabilmente non erano ancora stati dipinti tutti.
Alla sua
destra intravide un attaccapanni tutto storto e aggrovigliato su sé stesso, e sopra un quadro di un non meglio definito
paesaggio all’alba.
Era luminoso.
Per terra
c’era il parquet, coperto ai lati, nei punti d’incontro con il muro, da teli di
plastica vari.
C’era uno
specchio, anche, poggiato all’angolino.
Fissò quello
specchio per almeno trenta secondi. Era strano, trovarsi lì. Non aveva ancora
del tutto metabolizzato la cosa. Era diverso dall’orfanotrofio, ma allo stesso
tempo sentiva la stessa familiarità, lo stesso strano
calore.
-Puoi entrare,
non ti mangia mica, eh.- ridacchiò una voce alle sue
spalle, e Masaki sobbalzò, facendo un paio di passi
avanti, biascicando qualcosa.
Si voltò ed il
viso sorridente di Hiromu entrò nel suo campo visivo.
-Masaki-chan, puoi anche non toglierti le scarpe!-
cinguettò qualcun altro, e la porta venne chiusa –Non
abbiamo ancora finito di ridipingere le pareti, quindi il pavimento è un po’
sporco, ma la tua camera è linda e pulita- ridacchiò –l’abbiamo lavata da cima
a fondo!- Maki appese il suo cappotto
all’attaccapanni storto e poi lanciò un sorriso al più piccolo. Lo fece con una
semplicità che tolse il respiro a Masaki.
-Hai rischiato
di avere la carta da parati con gli orsacchiotti, sappilo.- rise l’uomo, e Masaki sbiancò –Maki-san!- guardò l’altra, inorridendo. Lei mise su
il broncio –Era carina. Ma Hiromu ha detto che della semplice, noiosa vernice monocolore sarebbe
stata più adatta.- incrociò le braccia al petto, ma poi si riprese ed avanzò
verso il ragazzino, spingendolo in avanti –Dai, non vuoi vederla?-
Lui protestò
debolmente per il contatto non richiesto, ma poi si fece trascinare, in
silenzio. Lo stomaco gli brontolava e le orecchie gli fischiavano. E gli bruciavano le guance.
All’orfanotrofio
divideva la stanza con altri due bambini, e della sua camera
(la prima, quella della casa dei suoi genitori) non ricordava quasi
niente.
Quando aprì
gli occhi che aveva istintivamente chiuso una volta
arrivato alla soglia, il cuore gli balzò in gola: non era una camera
grande.Le pareti erano di un
accogliente azzurro, e su quella di fondo spiccava una
grande finestra, proprio sopra ad una scrivania. Il letto era attaccato alla
parete di destra: era fatto, e sopra trovavano posto almeno
ventisette peluche diversi (di certo la vendetta di Maki
per la carta da parati). Vicino era sistemato un comodino, sul quale poggiavano
una lampada, una sveglia, una fotografia che Masaki
non riuscì a distinguere. L’armadio, di fianco alla porta, era bianco.
-Dobbiamo
riempire gli armadi e sistemarla come vuoi, ma spero ti piaccia.- la voce di Maki gli arrivò lontana.
Lo sguardo
vagò per le pareti ancora qualche secondo, prima di offuscarsi appena.
-… Masaki?- non sentendolo rispondere, Hiromu,
preoccupato, gli poggiò una mano sulla spalla, sporgendosi per guardarlo.
Fu un contatto
estraneo e familiare al tempo stesso.
Un singhiozzo
sfuggì dalle labbra del ragazzino. E poi un altro, ed
un altro ancora.
Scoppiò a
piangere senza nemmeno rendersene conto, realizzando solo in quel momento.
Quella camera
era sua. Solo sua. Nella sua casa. La casa della sua nuova famiglia.
Era troppo
tutto insieme.
Sentì Maki abbassarsi e stringerlo in un abbraccio, ed il suo
pianto si fece ancora più rumoroso. Hiromu gli
scompigliò i capelli e gli cinse le spalle con il braccio, e rimasero così, in
silenzio, finchè il singhiozzi di Masaki
non si furono acquietati.
-Siamo
così pessimi?- ridacchiò
poi Miura, tirandogli piano una guancia.
Kariyaarrossì –Maki-chan non sa cucinare. E
nemmeno tu.- gli traballò la voce.
-Impareremo.-
rispose la ragazza,
sorridendo e scostandogli qualche ciocca di capelli dal viso.
-E io sono rumoroso. E
antipatico. E non so cucinare nemmeno io.- continuò, portando le mani alle
braccia della ragazza che ancora lo stringevano,
tenendole strette come avesse paura che, una volta mollata la presa, sarebbe
finito tutto.
-Ah, dai, non puoi essere peggio di Maki.- lo ripreseHiromu, e Masaki non potè
impedirsi di ridacchiare e dargli ragione.
Lei borbottò
qualcosa e sciolse la presa. Il ragazzino mugugnò contrariato, ma poi alzò lo
sguardo sui suoi tutori, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano -… E
se non mi ricordo- se non mi ricordo come si fa?- domandò,
a disagio –E se vi faccio arrabbiare? E se rompo un
vaso? E se poi mi riportate indietro—
Uno
scappellotto da parte di Maki lo fece ammutolire –Che
ne dici se andiamo a prendere le valige, nh?- gli sorrise dolce.
Masaki strinse le labbra e rischiò di
scoppiare dinuovo
a piangere, ma si trattenne ed annuì, tirando su con il naso e sfregandosi le
guance con le mani per cercare di far passare il rossore.
I suoi tutori
fecero per dirigersi all’ingresso.
Li chiamò. Si
voltarono.
-Grazie.-
sorrise.
Loro si
aprirono in un sorriso enorme. Erano luminosi quanto la casa, constatò il più
piccolo.
-Benvenuto a
casa, Masaki.-
*
Bene.
L’ho fatto.
Cioè-
Questa idea ce l’ho in mente da almeno due settimane, e volevo
assolutamente scriverla, perché l’ho adorata immediatamente- Perché, direte
voi. Ci sono Hiroto e Ryuuji
belli pronti a fare da tutori a Masaki, perché complicarsi
la vita e fare ‘sto casino.
Bhè io- io amo Masaki.
E amo Maki. E amo Hiromu. E
semplicemente mi sono svegliata una mattina e mi son
detta “bhè, ma potrebbero adottarlo loro, Masaki”. E la cosa mi ha fomentata
parecchio, perché- insomma- sdfjdsbafkhbabh.
E poi mi andava di mettermi alla prova, di rovesciare
un mio headcanon e vedere se ci sarei riuscita.
Questa sarà
una raccolta estemporanea molto tranquilla (?) sulla vita di famiglia di questi
tre (con intromissioni da parte di tutto il Sun Garden
e compagni di squadra invadenti, logicamente). Mi pongo come obiettivo le venti flash/shot. E se ce la faccio mi regalo qualcosa *7*
Spero
che l’idea piaccia anche a voi e che la troviate un minimo interessante (?). Sarà divertente approfondire Maki e Hiromu *u* *saltell*
Masaki sospirò pesantemente e si portò le
braccia dietro al capo, sospirando. Si dondolò sulla sedia
della sua camera, decidendo che con i compiti, per quel giorno, aveva
finito.
Che nessuno
dei suoi tutori sapesse cucinare oramai era risaputo,
ed il fatto che nemmeno lui sapesse tenere in mano una pentola senza bruciare
qualcosa era un dato di fatto.
In tre in una
famiglia, e non riuscivano a tirare su un pasto decente.
Oddio, in
realtà ci avevano provato, una volta, e ci erano quasi
riusciti.
Ma poi era esploso il forno e non ci
avevano più nemmeno pensato. Visto che però non si poteva andare avanti a take away e ristoranti, Maki aveva
deciso, quantomeno, di provare a cucinare qualcosa a casa da sola aiutandosi
con numerosi ricettari, manuali e i sempre utili consigli di Suzuno, che tempo addietro aveva avuto lo stesso problema
della ragazza e invece ora sapeva cucinare discretamente. Nagumo ancora non si spiegava come avesse
fatto ad evolversi a quel modo.
Miura, dal canto suo, si occupava della
sicurezza: quando Maki cucinava, era sempre meglio
tenerla d’occhio, visto che l’ambiente di lavoro poteva esplodere
anche se erano da tagliuzzare le verdure.
Masaki preferiva tenersi alla larga dalla cucina quando quei due ci si piazzavano, perché, oltre al
forte rischio di morire, i suoi due tutori non facevano altro che scambiarsi
effusioni su effusioni e la cosa gli dava alquanto il voltastomaco. Anche perché vedere un uomo fatto come Miura
cambiare totalmente faccia e uscirsene con certe frasi da telenovela lo faceva
seriamente preoccupare per il suo futuro.
Comunque, per un qualche strano motivo, il
ragazzino era convinto che per quel giorno avrebbero mangiato, come al solito,
qualcosa di già pronto e che la sua vita sarebbe stata al sicuro.
-Masaki, è pronta la cena!- la voce squillante
di Maki lo richiamò, e lui
fu distratto dai suoi pensieri. Si alzò pesantemente dalla sedia e si diresse
verso la cucina, passando per il corridoio con i fiori dipinti sulle pareti che
la sua tutrice continuava a disegnare ogni giorno.
Quando entrò,
un’aria grave aleggiava per la stanza: Miura fissava
serio il tavolo apparecchiato e Maki
era poggiata ad uno dei ripiani vicino ai fornelli, le braccia conserte.
Tirava su con il naso e si guardava attorno nervosa, e
quando si accorse del più piccolo si raddrizzò in piedi e sfoggiò un sorriso
teso. Masaki fece finta di non vederli-… Neh, che
succede?- domandò però, andando a sedersi alla tavola, anche se in realtà non
voleva saperlo.
-Ecco, Masaki…- cominciò la ragazza dai capelli azzurri,
lisciandosi i pantaloni –Stasera…-
-Makiha preparato del
riso al curry.- tagliò corto Miura, spostando lo
sguardo sul ragazzino, che sbiancò e rabbrividì –No.- rispose d’istinto, scuotendo la testa –Non ho fame.-
mise le mani avanti –Davvero, sono a posto. Anzi, oggi sono uscito con Kageyama e abbiamo fatto una merenda enorme, sono così pieno ora che ci penso…-
-Masaki!- Maki
gonfiò le guance e si portò le mani ai fianchi –L’ho cucinato con tanto amore
per i due uomini di casa!- lo riprese, piccata, ma
cosciente di quanto l’altro non avesse poi così torto.
-Il tuo amore ci ucciderà.- replicò lui, alzandosi
dalla sedia –L’ultima volta ho rischiato l’intossicazione alimentare, e sono
giovane per morire.- balbettò, ma la voce di Miura si frappose alla sua –Aspetta. Maki
ha cucinato per noi e ci ha messo tutto il pomeriggio.- iniziò,
nel tono una nota di rimprovero che a Masaki non
sfuggì, e che lo costrinse a voltare lo sguardo –Quantomeno è nostro dovere
assaggiare. In fondo è da tanto che non mangiamo qualcosa di preparato da lei,
e ultimamente si è data molto da fare per migliorare.- tentennò un secondo, visto
che non era poi così bravo a riprendere le persone –Sarebbe molto irrispettoso
da parte nostra non darle nemmeno una possibilità.- concluse, quindi si voltò verso la compagna, che gli lanciò uno sguardo a metà
tra il grato, l’imbarazzato e l’ammirato.
Il più piccolo
strinse le labbra e rimase in silenzio, rimettendosi a sedere senza fare un
fiato. Sapeva che Miura aveva ragione, e non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato rimproverato a quel
modo da lui. Non era abituato e si sentiva un po’ in colpa.
-Su, su, non è
poi così tremendo!- cercò di riprendersi Maki
–Mettetevi comodi, ora assaggerete il mio curry.-
strizzò l’occhio ad entrambi, e Masaki infossò la
testa tra le spalle, figurandosi già agonizzante sulla sedia in preda agli
spasmi. Miura gli posò una pacca sulla spalla e gli sorrise forse un po’ impacciato, e l’altro si grattò il
naso arrossendo appena.
Quando i
piatti arrivarono sotto i loro nasi, entrambi poterono constatare quanto il
loro colore sembrasse normale. Miura,
con calma, passò la forchetta sul riso, rimirandolo senza farsi vedere da sua
moglie; Masaki si avvicinò e annusò, non sentendo
assolutamente alcun odore. Poi la ragazza si mise a sedere a sua volta, ma
senza piatto davanti. Incrociò le dita e vi poggiò il mento, sorridendo
amorevole, guardando i due in attesa che
assaggiassero.
Quelli si
scambiarono uno sguardo, e senza parlare capirono di dovere farlo assieme.
Presero del riso, lo passarono nel curry e se lo portarono alle labbra con
movimenti lenti. Maki si sporse in avanti, ansiosa.
Poi lo fecero.
Masticarono
con una calma esasperante, e deglutirono all’unisono, rimanendo poi in silenzio
per qualche secondo.
-A-allora?-domandò la ragazza, alzandosi di poco
dalla sedia –Com’è? State morendo?-
Il primo a
parlare fu Miura –Maki…-
-Non sa assolutamente di
niente.- terminòMasaki. Alzò lo sguardo, gli occhi sgranati dallo stupore
–Non ha alcun sapore.-
Maki aprì le labbra, sbalordita, e si
ributtò di peso sulla sedia stordita –D-Davvero?- domandò, fissando i piatti.
-Maki…- suo marito su portò
una mano alle labbra –Maki…- ripetè,
ed una risatina gli uscì dalle labbra. Dalla risatina passò subito ad una
risata soddisfatta, e Masaki lo seguì –Maki-san, non sa di
niente!- ripetè, ne prese un’altra forchettata e
la ingollò senza nemmeno masticarla –Di
n-i-e-n-t-e.-
-Q-quindi non sa di veleno per topi?- la tutrice si aprì in un
piccolo sorriso –Quindi, io- io—
-Allora
migliorare non è impossibile— la voce del più piccolo tra i tre era toccata mentre continuava a mangiare il suo piatto di riso. Maki prese una forchetta ed assaggiò a sua volta. Scoppiò a
ridere anche lei, commossa –Sono migliorata! Sono
migliorata!- ripetè, contenta, andando a prepararsi
un piatto.
-Maki-san… scusa se ho detto quelle cose, prima.- biascicò Masaki dopo un po’ che mangiavano, giocando con il cibo nel
suo piatto. Maki sorrise e fece per rispondere, ma il
ragazzino non aveva finito –Insomma, intendevo dire, non sei
un disastro, alla fine. Non del tutto. Cioè. Hai capito.- avvampò
e nascose il volto tornando a mangiare. I suoi due tutori risero di nuovo.
Forse, in
casa, non si sarebbe più sentito parlare di cibo precotto ancora per molto.
-Neeh,
neeh, che giorno è oggi, Maki-san?-
-Uh, perché, Masaki?-
-Devo segnarlo sul
calendario: “il primo pasto non mortale della
famiglia”-
-Scemo, non prendermi in
giro!-
*
Buonsalve <3
In questa shot, ci diamo sotto con Maki
passione cucina. Nei miei pensieri, Masaki è una frana in cucina, brucia tutto; Miura
è troppo pigro per imparare e se riesce a scaldare due petti di pollo si sente
un genio; Maki prepara armi chimiche.
Mi piace pensare che Maki faccia
di tutto per riuscire a diventare una madre “tradizionale”, e mi piace molto
pensare alla posizione di Masaki rispetto a questo
(che non svelerò perché ci sarà un capitolo apposta uhuhuh).
Ammetto di trovare molto difficile scrivere di Miura.
Lo vedo in difficoltà. Insomma, non sa come comportarsi esattamente con Masaki, visto che prima di adottarlo era come un fratello
minore, all’orfanotrofio, e non avendo mai avuto esperienze come padre, o come
tutore, non sa quanto ciò che faccia sia giusto. Quindi cerca di fare del suo meglio.
Anche pensare
a lui e Maki che si aiutano a vicenda mi piace molto
<3 nei prossimi capitoli approfondirò molto le figure di entrambi,
specialmente in relazione con Masaki, e metterò un po’
in difficoltà il maschio di casa uhuhuh
Spero
che la shot vi sia piaciuta <3
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto, recensito, inserito tra
le preferite/ seguite/ ricordate questa fic <3 Grazie mille*inchin* *regala
torte*
Capitolo 3 *** Nel quale i tuoi genitori si alleano con il nemico ***
Quando Hiroto e Ryuuji si autoinvitavano a casa loro per la cena era
sempre un incubo
E
forse in tre ce la si può fare
Quando si deve costruire una famiglia
3.
Nel quale i tuoi genitori si alleano con il nemico
Quando
Hiroto e Ryuuji si autoinvitavano a casa loro per la cena era sempre un incubo. A partire da
Maki che andava nel panico perché non sapeva cosa cucinare e come cucinarlo. Proseguendo con Hiromu che andava letteralmente su di giri vista la
sua adorazione per Midorikawa. Terminando con Masaki che doveva
sopportare le continue frecciatine e domandine imbarazzantissime dell’erede
della famiglia Kira.
-Masaki-kun, mi passeresti il sale, per favore?-
cinguettò, per l’appunto, Hiroto, lanciando uno sguardo adorante in direzione
del ragazzino, che sbuffò sonoramente –Ci arrivi anche da solo.- replicò, seccato,
e Maki gli diede un calcio da sotto il tavolo, lanciandogli un’occhiataccia.
Sbuffò e prese quel benedetto sale, porgendolo ad
Hiroto –Tieni.- biascicò, e chiuse gli occhi irritato al sorrisino contento del
più grande.
-Maki, questo
donburi è delizioso!- commentò Ryuuji, ignorando con nonchalance il compagno di
fianco a lui ed il ragazzino, sorridendo incoraggiante alla donna di casa, che
si lasciò sfuggire un risolino nervoso.
Hiromu nascose
una risatina nel cucchiaio, ed anche lui si prese un bel calcio sullo stinco:
ci affogò, nel donburi.
Ovviamente
tutto quello che era in tavola (a parte il riso, perché quello
Maki sapeva prepararlo) non era farina del sacco della ragazza, che aveva
chiesto implorante aiuto a Suzuno, il quale era gentilmente andato a casa loro
per darle una mano. Aveva poi insistito sul restare perché così avrebbe potuto
salutare Hiroto, ma Nagumo, che lo aveva accompagnato, lo aveva trascinato via
a forza, ricordandogli che di lì a poco di certo avrebbe fatto visita anche a
loro, esigendo cibo, ospitalità e gentilezza, e che quindi doveva pensare a
prepararsi psicologicamente per quel momento invece che rompere le scatole.
Suzuno era parso convinto e se ne era andato,
augurando alla famiglia buona fortuna e ricordando loro che come dessert dei
bei ghiaccioli alla frutta sarebbero stati il massimo.
L’atmosfera
era un po’ tesa: l’unico che mostrava allegria era Hiroto, che mangiava e si
dilungava in complimenti verso Maki, si guardava attorno e si complimentava per
la casa con Hiromu, sghignazzava e tormentava Masaki con domandine impertinenti
del tipo “e allora, quand’è che ti trovi una ragazza?”. Ryuuji era visibilmente
a disagio per il comportamento del compagno, ma pareva esserci abituato, e così
gli altri due adulti nella stanza.
-Allora,
Midorikawa, come va il lavoro?- domandò Hiromu,
poggiando la schiena alla sedia ed incrociando le braccia al petto, non
prestando assolutamente attenzione a quello che Hiroto stava dicendo (non
l’aveva mai sopportato poi molto, da quello che sapeva Masaki).
-Benissimo.-
rispose l’uomo, finendo di mangiare –Siamo carichi di impegni,
e l’agenda è sempre piena. Non potrebbe andare meglio di
così.- si scostò una ciocca di capelli –E voi—
-Masaki-kun, che mi dici del calcio?- se ne uscì
d’un tratto Hiroto, voltandosi verso il ragazzino, che non pensava sarebbe
stato interpellato. Arrossì, come ogni volta che Hiroto gli rivolgeva la
parola, d’altronde, e biascicò un po’ –Va bene, come
potrebbe andare altrimenti.- tirò su con il naso, piccato.
-La prossima settimana
ha una partita, vero, Masaki?- s’intromise Maki,
allungandosi verso di lui e sorridendo raggiante, e lui avvampò fino alla punta
delle orecchie: tutto voleva tranne che Hiroto o qualcun altro venisse a sapere
della partita.
-Non è niente
di che, solo un’amichevole.- si affrettò a dire, infossando la testa tra le
spalle, sperando che il discorso cadesse lì –Noiosa, terribilmente.- sottolineò.
Ma sperava male –Davvero? Ah, ma perché
non ce l’hai detto!- esclamò il rosso, raddrizzandosi
sulla schiena, aprendosi in un enorme sorriso e sistemandosi gli occhiali sul
naso, rivolgendogli uno sguardo entusiasta.
-Non veniamo a
vederti dalla finale della Holy Road, sarebbe bello
assistere ad un’altra tua partita!- aggiunse Ryuuji, altrettanto contento
dell’idea, ed Hiromu annuì, pienamente d’accordo con il suo ex capitano
–Faremmo un bel tifo per te, no, Masakichan?- gli lanciò un’occhiatina,
consapevole dell’imbarazzo del suo figlio adottivo. Lasciò andare un ghignetto,
a cui quello rispose con un calcio sotto il tavolo: il secondo che Hiromu
prendeva nel giro di cinque minuti.
Masaki scivolò
piano sulla sedia, portandosi una mano al volto.
-E contro chi giochi?- chiesero ancora.
-… Gassan
Kunimitsu.- scivolò ancora più giù.
-Aah, me la
ricordo! Bravi giocatori, senza dubbio. Sarà interessante!- schioccò
la lingua Hiroto, che ormai aveva deciso –Dobbiamo dirlo a Suzuno e gli altri.
Hitomiko vorrà venire assolutamente.- continuò,
ragionando tra sé e sé.
Maki si portò
le mani alle guance –Masaki, non sei contento? Verremo tutti
a vederti!- sprizzava gioia da tutti i pori.
Masaki lasciò andare uno squittio esasperato, imbarazzato. Se tutto il Sun
Garden fosse andato a vederlo, lo avrebbe messo terribilmente in imbarazzo (ma non poteva negare che la cosa gli facesse
piacere, anche se non l’avrebbe mai detto, specialmente ad Hiroto). Si nascose
il viso con la mani, e cercò di ignorare le pacche che
il rosso gli dava sulle spalle e i commenti di Ryuuji su quanto fosse
impaziente di vedere i suoi miglioramenti e di salutare il coach Endou, e
lasciò andare un sospiro rassegnato.
Eh si, quando
Hiroto e Ryuuji si autoinvitavano a casa loro per la cena era
davvero, davvero un incubo.
*
Salve a tutti (?)!
Torno dopo mesi (al solit-) con un’altra shot per questa raccolta <3 che in
realtà questo pezzo l’avevo iniziato una cosa come un mese e mezzo fa, ma poi
l’ho lasciato lì a prendere muffa perché sono una brutta persona (?). Ora, che
la scuola mi sta dando una cosa come due giorni di respiro, ho deciso di
riprendere a scrivere tutto quello che ho interrotto, e spero di riuscirci.
Dai, mancano
solo diciassette shot ed ho finito la raccolta, piano piano ce la posso fare
*u*
NON CI SONO ACCENNI HIROMASA. VE LI STATE SOGNANDO.
OK? *fugge
Bhè, non c’è
molto da dire, se non che Masaki è la mascotte del Sun
Garden e che tutti vogliono accollarglisi come cozze sullo scoglio, e che lui
adora questa cosa ma non lo dirà mai uhuhuh.
Con Miura ho
un sacco di problemi. Gente, non so come gestirlo (?). Fa come gli pare idk.
E odia Hiroto a caso. No, non è che lo odia, lo guarda solo con sospetto tipo
“staccati dal mio capitano” perché èggeloso tutto attaccato.
Ela Gassan Kunimitsu ho dovuto
nominarla. Pls. E poi compensa l’HiroMasa oneside CHE
NON C’E’.
Perfetto,
detto questo, arrivederci <3
Spero vi sia
piaciuta, e ringrazio tutti quelli che hanno messo
questa raccolta tra le preferite/seguite/ ricordate.
Vi voglio
tanto bene <3 *porge biscotti
E buon Taiichi day a chi li shippa *u*