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Il
mio I-pod cacciava le note ad un volume altissimo, strano come quella
canzone mi rendeva così su di giri, anche ora che mi potevo
accontentare solo di quella, ero felice.
Lacrime
bollenti mi scendevano dall guance, ma ero comunque contenta,
perchè
c'era almeno una cosa nella mia vita di merda che mi strappava un
sorriso non dico a 32 denti ma a venti sicuro.
Ero
arrivata fino qui, da sola, prendendo in prestito la sfascitissima
macchina del mio insegnante di bon ton. Pronta a fare l'ultima
cavolata di una vita triste e infelice. Dovevo farlo. Non potevo
perdermi la loro ultima data del tour.
Cosi
mi ritrovo a Newark, la loro città natale sotto una pioggia
battente ed un freddo che non se ne vede da anni, seduta sotto un
impalcatura a guardare le persone che sciamano via tristi e
sconsolate. La pioggia troppo forte ci ha appena rovinato la serata a
tutti.
“Siamo
spiacenti, la pioggia ed il vento hanno appena distrutto le
impalcature elettriche, per motivi di sicurezza il concerto non
potrà
aver luogo”
Un
coro di urla aveva accolto la terribile notizia che ci era stata
comunicata mezzora prima. Non poteva essere, la mia sfiga continuava
a tormentarmi, dopo essere scappata dalla mia casa nell Upper East
Side, aver preso una macchina col cambio non automatico, guidato fino
nel Jersey, solo per vederli, almeno una volta nella vita, la
maledetta pioggia mi distrugge tutto. Qualcuno deve avermi lanciato
contro una macumba o qualcosa del genere.
Non
sempre i soldi fanno la felicità.
Sinceramente
non so chi abbia detto questa frase, ma nessuno ha mai avuto piu
ragione, perchè altrimenti non mi troverei qui a prendermi
una
pioggia torrenziale per cercare di vedere una band sperando che le
loro note possano portare un po di gioia, un lampo di luce nella mia
vita fatta solo d'ombre e meschinità. Perchè si,
sono
ricca, schifosamente ricca, tanto ricca da potermi comprare tutta
Newark senza chiedere nemmeno in banca. Ma non sono libera. E' il
2007 ma io vivo nel medioevo.
“Le
donne sono buone solo a starsene a casa e curare la famiglia”
mi sembra di sentirle le parole di mio padre e di mia nonna come lama
che trafiggeva il mio piccolo cuore di dodicenne, che guardava con
occhi luccicanti ad una futura carriera da brillante ingegnere, o
medico, o scrittrice o maestra d'asilo...qualsiasi cosa, pur che mi
portasse via di li.
Ma
non è mai stato così, sono stata educata nelle
migliori
scuole d'America, ho vissuto coperta dallo sfarzo, sempre sapendo che
un giorno sarei passata dalla gabbia di casa mia a quella del mio
futuro marito.
Sembrano
pensieri alieni, eppure è vero. Loro, i my chemical romance,
dovevano regalarmi un pizzico di cielo azzurro prima del buio. Ma
sono svaniti anche loro.
Il
tifone ormai è passato, la notte del Jersey torna ad essere
chiara. Troppo tardi.
Mi
accingo a tornare a casa. A sentirmi le urla per la mia fuga, le
strilla e tutto cio che concerne il fatto che una brava signorina di
buona famiglia come me sia fuggita per venire da sola a vedere un
gruppo rock nel pericoloso Jersey.
Passando
davanti all'entrata laterale dell'arena all'aperto dove avrebbero
dovuto suonare, mi accorgo i cancelli sono aperti, potrei provare a
entrare, ma poi cambio idea, non sono una fan esagitata che deve per
forza incontrarli, è la loro musica che mi salva la vita
ogni
volta che la sento, è quella che volevo sentire.
In
quell istante mi squilla il telefonino.
Maurice
Cazzo
Merda
Non
ci posso credere.
Doveva
dormire a quest'ora, è in Francia, li è notte
fonda.
Non stava accadendo a me, no, no,noooo.
“Elizabeth,
sono Maurice”
Eccola,
la mia fine.
“Si
dimmi, è successo qualcosa?Non dovevi essere in
Francia?”
“Si
sono qui a Parigi, ma tua madre mia ha chiamato in preda al panico,
dice che non ti trova piu”
“Dove
sei?”
“Sono
in giro”
“In
giro dove di preciso?”
Perchè,
perchè, perchè? Perchè non so
raccontare bugie.
Lo devo fare ora, devo mentire.
“Sono
qui a Soho a fare un giro con Katrina”
“ELIZABETH”il
suo tono di voce si faceva pericolasamente più alto.
“Ho
appena parlato con Katrina, dice che non ti sente da
stamattina”
Dannata
assistente, le avevo detto di dire che ero con lei.
“Ora
dimmi dove sei, che mando qualcuno a prenderti, lo sai che non voglio
che ti muovi senza avvisarmi”
“Sono
a Newark, nel Jersey” non potevo trattenere le lacrime.
“Non
voglio sapere cosa stai facendo li, ne parleremo domani, quando
l'autista sarà li ti chiamerà per trovarti, vedi
di
rispondere”
“...”
“Lo
prendo come un si”
Click
La
conversazione era finita. Le gambe non mi reggevano. Sentivo ogni
parte del corpo urlare di dolore. Non avrei retto un minuto di piu.
Mi
accasciai per terra. Senza forze, senza voglia di proseguire. Di
muovermi. Di vivere.
“Serve
una mano?”
Ora
chi cazzo rompeva l'anima, non potevo nemmeno stare li in mezzo a
piangere che qualcuno doveva pretendere che mi spostassi, certo mi
sembra ovvio.
“No
grazie, mi sposto da qui, non aggiungere altro”
“Ok,
come preferisci”
Alzai
lo sguardo. Una risata mi infiammò la bocca.
Non
ci potevo credere, ero morta e stavo in paradiso, ero svenuta e stavo
sognando, la caramella che avevo in bocca doveva essere un
allucinogeno.Qualcosa di questo genere comunque.
Perchè
la persona che mi stava chiedendo se avevo bisogno di aiuto, era
Frankie, Frank Iero, chitarrista dei My Chemical Romance, e gran
pezzo di ragazzo.
Di
tutto quello che mi poteva succedere nella vita devo dire che
incontrare Frank Iero mentre ero buttata per terra di fronte ad un
arena, piangendo disperata, era l'ultima cosa che mi sarei mai
aspettata.
MY WAY HOME IS TROUGH YOU
Gonna take off all my skin. Tear apart all of my
insides. When they rifle in, Mom and Dad think you'll
be saved.
They never had the time. They're gonna medicate
your lives. You were always born a
crime. We salute you in your
grave.
Can't find my way home, but it's through you and
I know what I'd do just to get back in her
arms.
FRANK POV
“Frank
ti prego, ti prego,
non fare pazzie” disse Gee.
“Ma
Gee, non capisci,
tutti quei ragazzi, la fuori che erano venuti da chissà dove
solo per sentirci cantare e noi li lasciamo così, mi fa
troppo
male” non riuscivo a calmarmi, volevo suonare per tutta
quella
gente li fuori e un maledetto tornado aveva spazzato via i nostri e i
loro sogni, la vita è ingiusta.
“Capiso
eccome se capisco,
ma è qualcosa che travalica le nostre
possibilità,
appena possibile ne organizzeremo un altro, talmente bello che non
questi ragazzi non ri ricorderanno nemmeno cosa è successo
oggi, ma per ora, dobbiamo solo aspettare che passi la pioggia e
tornare a casa”
Io e Gerard
eravamo fuori dal
nostro tour bus a discutere, cioè, lui discuteva con me, io
camminavano avanti e indietro per il nervosismo. Mikey e Alicia erano
già andati a casa una volta capito che di suonare non ce ne
sarebbe stata la possibilità, dopo dieci mesi di tour,
eravamo
tutti stanchi e nervosi, questo concerto proprio non ci voleva.
Ray e Bob
erano dentro a giocare
con l'XBox, cosa non possono fare i videogiochi per scaricare i
nervi. Gee si guardava intorno cercando Lynz che era andata a
rimediare una macchina per tornare al loro appartamento di New York.
“Io
vado a farmi una
passeggiata Gee, ci vediamo domani a casa vostra, guarda vedo li
Lynz, penso ti stia aspettando”
“E
il bus?”
“Tranquillo,
lascio Ray e
Bob a riposarsi poi li riporto a casa loro e porto il bus da
me”
“Perfetto,
grazie Frank, a
domani”
Ed eccone
un altro che
finalmente aveva trovato qualcuno con cui condividere la vita. Ero
rimasto solo io, l'unico single, l'unico ad andarsene da solo dai
concerti, a non avere nessuno da abbracciare e stringere la sera
tardi mentre il nostro bus viaggiava verso la prossima metà.
Suonavo con
l'anima e col cuore,
ma non avevo nessuno a cui donarli, nessuno cui dedicare una delle
nostre strazianti melodie. Ero felice per tutti i miei amici, che
dopo anni passati a girare l'America e l'Europa alla ricerca di un
successo che finalmente era arrivato, avevano trovato amiche e
compagne per condividere il peso di una fama che più
aumentava
piu portava gioie quanto preoccupazioni.
Preso dai
miei pensieri decisi
di avviarmi fuori dal parcheggio dell'arena dove si sarebbe dovuto
tenere il concerto, tirai su il cappuccio della felpa, rigorosamente
nera, e mi misi a vagare li nei dintorni. In realtà volevo
vedere anche come i nostri fan avevano reagito al mancato concerto,
mi avrebbe fatto piacere incontrarne qualcuno e passare del tempo con
loro. Tanto per ricordarmi che era grazie a questi ragazzi fantastici
che ci seguivano qualsiasi cosa facessimo che ora ci trovavamo a
essere quello che siamo.
“Frank,
ehy, Frankie”
come non detto, ecco il primo gruppetto di ragazzi che
immancabilmente ci aspettava fuori dai concerti, solo per salutarci.
Mi fermai
dieci minuti con loro
a scambiare due chiacchere e fare qualche foto. Mi stavano dicendo
che avevano visto la maggior parte della gente sconsolata andarsene
sconsolata per questo non c'era la solita folla, quando a pochi metri
da me vidi una ragazza accasciarsi a terra. Era sola e non sembrava
stare bene.
Non c'era
molta gente in giro,
cosi mi avvicinai per chiedere se aveva bisogno di aiuto.
Quando
alzò lo sguardo,
vidi in quegli occhi distrutti da troppe lacrime, una tristezza
arida, un dolore che nessuno si meritava, che le stava bruciando
l'anima. Come un colpo al cuore, il suo volto mi fece vacillare,
senza riuscire a proferire parola.
“Ma
tu sei...” non
la feci finire di parlare.
“Si...shhh,
non parlare,
fatti dare una mano ad alzarti” le dissi mentre le porgevo
una
mano.
“Ti
prego scusami, non
devo essere un bello spettacolo”
“Tranquilla,
ho visto di
peggio” dissi ridendo.
“Grazie
mille, per
l'aiuto, e tutto il resto”
“Il
resto?”
“Si,
sai non capita spesso
di essere aiutata da Frank Iero in persona, sono quasi felice di
essere caduta in lacrime proprio qui davanti” aggiunse mentre
un sorriso cominciava a spuntarle sul volto ancora rosso per il
pianto.
Scoppiammo
a ridere insieme, senza riuscire a fermarci. E vidi i suoi
occhi brilllare, vidi un po della tristezza svanire e anche se puo
sembrare terribilemente assurdo e stupido, anche un po della mia
rabbia e delle mie paure scivolarono via insieme alle nostre risate.
“Oddio
devo assolutamente
mangiare qualcosa” mi disse ancora ridendo.
“Quant'è
che non
mangi qualcosa?”
“Uhm,
circa 24 ore, sai è
stato un giorno intenso, penso che è ancora l'adrenalina che
mi tiene su, altrimenti sarei gia svenuta”
ELIZABETH
POV
Stavo
simpaticamente
chiaccherando con Frank, non ci potevo credere, stavo vivendo in un
sogno barra incubo. Sogno perchè, beh non c'è
bigogno
di sprecare parole per dirlo, incubo perchè tra poco sarei
dovuta tornare indietro, ma in fondo l'avevo sempre saputo, questo
era il mio regalo prima dell'oblio.
Proprio
mentre stavo per
chiedere a Frank di mangiare qualcosa con me, perchè sono
convinta che quando la vita ti regala un opportunità del
genere non sfruttarla fino in fondo sia un affronto alla buona sorte,
e dato che io gia ne avevo poca, avevo deciso di fare qualcosa che
avrei ricordato per sempre. Ma giustamente come volevasi dimostrare
in quell'istante vidi il mio cellulare illuminarsi, e una scritta
avvisarmi che mia padre mi stava chiamando.
“Scusami
devo rispondere”
dissi.
“Tranquilla,
mi trovi li
in fondo quando hai finito” disse allontanandosi verso un
gruppeto di fan che lo guardavano con occhi sognanti.
Presi in
mano un po di coraggio
e mi decisi a rispondere.
“Si?”
“Elizabeth”
urlò
la severa voce di Ralph Von Der Woodsen all'altro capo del telefono.
“Ho
appena parlato con
Maurice, mi ha detto che sei nel Jersey a fare chissa cosa, sappi che
questa non la passerai liscia, noi ti abbiamo dato tutto e tu ci
ricompensi cosi?”
Ecco
ricominciava il solito
discorso. Ma chi lo voleva il loro tutto? Mille volte volte meglio in
un catapecchia in Amazzonia che in un attico da miglioni di dollari
nell' Upper East Side di New York.
“Papà
ti prego non
ricominciare con la solita storia, sono venuta qui a vedere un
concerto, non sto facendo niente di male”
“Non
stai facendo niente
di male? Ti sembra normale che una ragazza della tua levatura si
mischi a quella feccia ignobile che popola i concerti rock? A me non
mi sembra affatto normale.”
“E
io invece penso che
dopo anni che sopporto una vita che odio, mi merito un po di fiducia
e sopra ogni altra cosa la mia libertà”
Le gambe
non mi reggevano più.
Mai ero riuscita a dire quelle cose a mio padre, mai, e avevo paura
dell'effetto che avrebbero potuto avere.
“Ne
riparleremo quando
arrivi a casa” tipico di lui sviare il discorso “ma
sappi
che noi, io e tua madre, non ne possiamo più delle tue
uscite,
se Maurice è d'accordo anticiperemo il matrimonio, forse
così
imparerai a comportartari come si deve a una Von Der Woodsen”
Il mio
mondo, il mio piccolo
infelice mondo, mi crollò addosso, senza preavviso.
“TU.NON.MI.PUOI.FARE.QUESTO”
urlai con le ultime forze che mi rimanevano.
“E'
tutto gia deciso,
l'autista ti sta venendo a prendere, abbiamo rintracciato il tuo
cellulare, aspettalo li dove sei”
Click
Un altra
telefonata finita, un
altro pezzo del mio cuore andato.
Feci appena
in tempo a girarmi e
vedere una figura venire verso di me, che caddi, stremata. Ma non
sentii la dura terra accogliermi, ma due braccia bollenti che mi
tirarono su. E poi...caddi nell'oblio.
Grazie mille a chi ha commentato e a chi ha letto*___* @Laura_Joe: ehehe no non è stato un caso, diciamo che gliel'ha mandato la divina provvidenza XD @Anna94: grazie mille anna, ebbene si anche io qui, in effetti avevo deciso di postare solo qui, ma poi mi sono detta perchè non condividere con le care twilighters un po di sogni chimici ahahaha @FrancyIero93: grazie grazie grazie kessachan: grazie mille per la recensione^^
So
darken your clothes or strike a violent pose maybe they'll
leave you alone but not me!
the boys and girls in the
clique the awful names that they stick you're never gonna fit
in much, kid but if you're troubled and hurt what you got under
your shirt will make them pay for the things that they did
Cap 4
Elizabeth
POV
Mi trovavo
dentro una doccia, l'acqua calda stava tirando via tutte la
stanchezza, il dolore delle ultime ventiquattro ore. Lavandomi i
capelli cercavo di rivedere gli ultimi momenti, ma tutto mi passava
davanti in un flash sfocato.
Mezz'ora
prima ero arrivata a casa di Frank, avevamo lasciato Bob e Ray a
dormire nel tour bus chiudendoli dentro, non c'era stato verso di
svegliarli.
“Se
si svegliano chiameranno deduco” disse Frank ridendo mentre mi
faceva entrare in casa.
“La
doccia è di sopra” sembrò leggermi nel pensiero.
“Come
faccio per i vestiti?”
“Mettiti
qualcosa di mio, sono pieno di pantaloni neri che mi vanno talmente
stretti che a te dovrebbero andar bene sicuramente”
In effetti
ora che ci avevo fatto caso, era davvero magro, ed io che ero
abitutata a vedere tutti figli di papà che frequentavano la
palestra come se fosse una chiesa, rimasi li a guardarlo, rifacendomi
gli occhi.
Era tutto
surreale ma bello come disse Hugh Grant. Mi stavo godendo un momento
di pace a casa di una di quelle persone che sogni di poter
incontrare, sempre sapendo che non accadrò mai. Ma in un
attimo un pensiero lacerò la mia gioia, prima o poi sarei
dovuta tornare, e più tardi l'avrei fatto, peggiori sarebbero
state le conseguenze al mio rientro. Cercavo di non pensarci, ma gia
vedevo le faccie dei miei genitori, sentivo le urla, Maurice che mi
trascinava via da Frank, Frank che ormai era diventato sinonimo di
pace nella mia mente fuori di testa.
Potevo,
dovevo togliermi quei pensieri dalla testa, mi stavo facendo solo del
male da sola.
Uscii
dalla doccia, cercando a tentoni un asciugamano. Ne trovai uno nero
con uno stemmino della Black Parade...stupendo! Mi ci avvolsi e mi
addentrai nella camera di Frank.
Si vedeva
che ci passava poco tempo, era una stanza semplicissima, tutto quello
che lo rappresentava era sul tour bus, ogni foto, ogni pezzo della
strada percorsa per portare in giro la loro musica, era tutto lì,
qui c'era un letto e un bellissimo armadio nero che svettava maestoso
a fianco alla finestra.
Lo aprii e
mi si spalancò un mondo, a quanto pare un piccolo pezzo di
Frank si era insediato tra i suoi cassetti. C'erano maglie dei My
Chem a perdita d'occhio, tutte le loro divise da quella di Helena,
alle versioni successive modificate per i vari tour, a le nuove, le
drummer boy della Black Parade. Ero trasognata. Tirai fuori una
ventina di cose, in estasi , avevo una passione per queste cose che
poteva paragornarsi a quella di mia madre per le borse. Avevo una
sorta di scomparto segreto nella mia enorme cabina armadio dove c'era
il loro merchandising, ma vedere quello originale, indossato da uno
di loro era tutto un altra storia.
Dopo
qualche altro minuto di contemplazione, decisi di mettermi un paio di
skinny jeans semplicissimi e una maglietta nera ma con le maniche
rosse, ero sicura di averla vista addosso a Frank in un intervista.
Trovai anche una stupenda cinta coi spuntoni, non potevo di certo non
mettermela,e aggiunsi anche qualche bracciale sparso sul fondo dell
armadio e mi tirai i capelli avanti.
Avevo
paura di vedere la mia immagine riflessa allo specchio. Di vedermi
cosi diversa, terrore di trovarmi così uguale a come ero
veramente.
Non
riconobbi la figura riflessa, quella non ero io, ma piuttosto una
ragazza che sapeva quello che voleva, che non aveva paura del futuro,
anzi che lo aspettava che non vedeva l'ora di sapere che avventura le
avrebbe regalato la vita.
Sentii il
nero dei vestiti riflettere tutto di me, ero uno specchio,
oscuramente trasparente. Una bellissima anima nera. Potevo sentire di
nuovo la gioia di avere sangue e carne vivi, di non dover piu
soffrire ogni volta che l'ennesima cena o ballo si prospettavano,
quando avrei dovuto indossare due maschere, che avessero nascosto cio
che ero e adornato il mio corpo per rendermi gradita al resto del
mondo. Se avessi avuto un genio della lampada, in quell'istante gli
avrei chiesto di lasciarmi così, allegra e senza pensieri.
Felice come mai prima.
Scesi giu
per le scale, guardai l'orologio e si erano fatte le due di notte.
Era già
passato così tanto tempo?
Per me era
tutto un flash, un lampo di divertimento che aveva illuminato i miei
occhi per qualche secondo. Ma poi vidi Frank che mi guardava a bocca
aperta e diciamo che in qualche maniera i suoi occhi spazzarono via
tutto il resto. E io che non avevo mai creduto a queste cose...
“Liz”
disse con tono stupefatto “sei un'altra”
“Cosa
non possono fare un paio di pantaloni neri e una doccia” dissi
ridendo.
“No,
ma tutto il resto. Wow”
“Beh,
grazie Frank, di tutto, ti ho invaso casa, il tour bus, probabilmente
sarai stanco morto dopo dieci mesi di tour”
“Ti
vedo informata” sogghignò.
“In
qualche modo devo occupare il mio tempo tra una gita di shopping ed
una cena all'ambasciata”
“E'
sempre meraviglioso sentire parlare i fan, a noi sembra così
strano che ci siano persone interessate alla nostra musica e a tutto
quello che facciamo, sinceramente ancora non me lo riesco a spiegare”
“Te
lo spiego io, mi sono chiesta tante volte perchè proprio voi
avete fatto breccia nel mio cuore. Voi e la vostra musica danno una
speranza, ascoltandovi paure e ansie mi passano, mi sento capita, la
mia rabbia si sfoga attraverso le note della tua chitarra, le mie
lacrime vengono spazzate via dalla voce straziata di Gerard, la
batteria da il ritmo al mio cuore, il basso mi scuote dal più
profondo. Tutto ad un tratto non sono più sola, ho voi con me
che mi fate compagnia, che mi ricordate che anche se questo è
un mondo di merda, c'è sempre qualcuno con cui puoi dividerlo.
Che dobbiamo mandare affanculo tutti e non farci prendere in giro.
Che la vita è breve e va vissuta come uno sceglie di viverla.
Questo siete voi per me, e ve ne sono grata, perchè la musica
non chiede nulla in cambio e ti dona così tanto che a
ripagarla ci vorrebbe una vita.”
Senza
accorgermene mi ritrovai abbracciata a lui, la mia mano sul suo
cuore. Rimasi immobile, sconvolta da quella sensazione così
nuova, la sensazione di avere trovato un porto sicuro.
“Grazie
Liz, sono io che ti sono grato, perchè certe volte mi
dimentico di tutto questo e vado avanti senza curarmi di nulla.
Grazie perchè hai capito tutto, ogni cosa, ogni singola nota
che suono, che suoniamo, è per voi, per fare anche una piccola
differenza nel mondo. Grazie”
Scoppiai a
piangere, di gioia e non riuscivo a trattenermi.
“Siamo
due cretini, qui a ringraziarci a vicenda, mi sembra di rivedere un
parente lontano dopo vent'anni che non sai se prima piangere o farti
raccontare tutto quello che ha fatto” dissi tra le lacrime.
Mi guardò
e mi prese per mano.
“Vieni,
ti faccio sentire qualcosa”
Mi portò
in un piccolo studiolo dominato da un gigantesco impianto
stereofonico, prese un cd da una cassaforte e lo mise nello stereo.
Ci sedemmo
su un divano di pelle nera ad aspettare le prime note.
Appena la
melodia iniziò a risuonare attraverso le potenti casse capii.
Non ci
furono bisogno di parole, ci fissammo e lo ringraziai per avermi
fatto uno dei più bei regali mai ricevuti. Le note che stavo
sentendo erano come un figlio appena nato, non lo conosci ma gia sai
che sarà l'unico amore della tua vita, che tutto girerà
intorno a lui.
Le prime
note del loro album, non ancora uscito, che stavo aspettando gia da
due anni.
Rimasi in
ascolto per piu di tre canzoni, cercando di capire come fosse
possibile che la loro musica avesse un impatto così forte
verso di me, non trovai la risposta, ma non continuai a cercarla, mi
girai verso Frank, proprio mentre la sua chitarra iniziava un assolo
infernale, presi la sua testa tra le mie mani e lo baciai, con una
violenza e una rabbia, una passione ed un amore che non avevo mai
riservato a nessuno.
E lui si
strinse a me, come se entrambi non aspettassimo altro.
Grazie mille per le recensioni ragazze*___*
Come al solito vado di corsa, la batteria del pc si sta pericolosamente scaricandoXD vi prometto un post gigantesco di ringraziamenti..
baci baci
And through it all
How could you cry for me?
'Cause I don't feel bad about it
So shut your eyes
Kiss me goodbye
And sleep,
Just sleep
The hardest part is letting go of your dreams
Elizabeth POV
Ero seduta
su qualcosa di
morbido e stranamente mi sentivo riposata e senza preoccupazioni.
Aprii gli occhi e non sapevo se credere a quello che vedevo, davanti
a me c'era un piccolo televisore al plasma che silenziosamente
sparava immagini di un video dei Panic! At the disco.
Il buio non
mi permetteva di
distinguere dove mi trovassi. Il mio ultimo ricordo era la
telefononata di mio padre e due braccia calde che mi sorreggievano
mentre cadevo.
Cercai di
alzarmi ma appoggiato
alla mia spalla, c'era qualcosa o più precisamente qualcuno
che ronfava sonoramente, finchè non mi riuscii con una
manovra
da acrobata a girarmi non vidi di chi si trattava, ma quando mi
girai...shock totale.
Una massa
di capelli ricci, una
faccia simpatica, le mani appoggiate l'una sull'altra che anche
durante il sonno si muovevano svelte, come a suonare un'immaginaria
chitarra.
Addormentato
vicino a me c'era
Ray, quel ray, My Chemical Romance Ray.
Stavo
vivendo in un sogno e guai
a chi si fosse azzardato a pizzicarmi la guancia, perchè io
da
li non avevo alcuna intenzione di andarmene.
Con una
mossa fluida mi alzai
stando attenta a non svegliarlo, lo lasciai ricadere sul divano, e mi
iniziai a guardare attorno, e zac, altra sorpresa da rimanerci
secche, su una poltrona li a fianco c'era Bob che dormiva tranquillo
abbracciato ad un pupazzo di Spongebob vestito come gli omini della
Black Parade.
Avevo paura
che i battiti del
mio cuore, così forti da farmi male potessero svegliarli,
poichè solo in quel momento realizzai a pieno, giusto
perchè
sono lenta di comprendonio, che mi trovavo su un tour bus, sul LORO
tour bus, non ci potevo credere.
Mi
allontanai dalla zona giorno
in cerca del bagno, volevo vedere in che stato ero ridotta e
dicendola tutta volevo trovare il proprietario delle braccia che mi
avevano salvato. E dato che mi trovavo li, scoprire chi fosse non
sarebbe stato poi così difficile.
Guardandomi
intorno mi resi
conto che tutte le idee che mi ero fatta su di loro si stavano
rivelando vere, erano proprio i ragazzi semplici e un pò
pazzi, esattamente come apparivano in tv, dappertutto c'era poster di
famosi film di fantascienza, di fumetti , disegni di Gee, tazze di
caffè ovunque, scatole di dvd buttate in ogni dove, diciamo
che l'ordine non era il loro forte. Ma era un disordine
“figo”,
quello in cui se potessi vorrei vivere anche io.
Lentamente
mi feci strada verso
la cucina, anzi diciamo il buco, perchè era veramente troppo
piccola. Mi avvicinanai in punta di piedi fino a che non vidi lui, li
in piedi, con lo sguardo impegnato che cercava di programmare il
microonde, neanche stesse preparando una complicata ricetta francese.
Era uno spettacolo, con i capelli scombinati, la matita nera su un
occhio si e uno no, i vestiti raccapezzati da chissà dove,
in
tutto il suo essere incasinato, era perfetto.
Lo so che
sembra banalissimo,
scontato, quello che volete, ma quanto gia potevo odiare la ragazza
che se lo sarebbe preso. Certo non sono nessuno per pensare cose di
questo genere, ma la mia mente certe volte mi fa strani scherzi, e
volente o nolente chi è che non si ritrova a sognare di
stare
con una rock star e sopratutto che rock star...
“Frank”
Si
girò, lanciandomi uno
sguardo che rimarrà impresso per sempre nella mia mente,
quando andrò verso l'altare o per meglio dire la mia
prigione,
sarà il suo viso in questo momento che vedrò
davanti a
me. Un sorriso straziante, uno sguardo di pura allegria, di
divertimento senza pensieri. Come glielo invidiavo. Come volevo che
lo regalasse anche a me.
“Ah
sei tu Liz”
“Com..come
fai a sapere il
mio nome?” chiesi ricordandomi chiaramente di non averglielo
detto.
“Scusami,
so che forse non
era il caso, ma ho guardato nel tuo portafoglio per vedere se avevi
allergie particolari o malattie, sai mi sei svenuta addosso e non
avevo idea di cosa fare, sono andato un pochino nel panico”
Me lo disse
con una sincerità
che non crederli sarebbe stato da idioti.
“Non
ti preoccupare, hai
fatto benissimo, penso che avrei fatto la stessa cosa”
“Ecco
qui” mi disse
tirando fuori dal magico microonde un piatto con una specie di
trancio di pizza semicongelato.
“Penso
sia stata la fame
che ti ha fatto svenire, è meglio se mangi
qualcosa”
“Grazie”
gli risposi
rimanendo sconvolta, da quanto l'offerta di un semplice pezzo di
pizza potesse darmi quei brividi freddi che mi stavano percorrendo la
schiena.
“Scusa
ma qui c'è
solo questo, purtroppo i ragazzi si sono finiti tutto”
“La
pizza è
perfetta”
Ci sedemmo
al tavolino della
piccola cucina. Uno davanti all'altro. E non resistetti...mi pizzicai
una guancia, con forza, giusto per essere sicure, e rimasi li, gli
occhi verdi di Frankie continuarono a guardarmi con un aria curiosa.
Iniziai a
ridere.
“Scusa
eh? Perchè
diamine ti stai pizzicando le guance?”
Non
riuscivo a smettere di
ridere, e nel frattempo tossivo perche la pizza mi stava soffocando.
“Sai,
è una
situazione un po surreale, la mia vita di solito non è
così”
Mi
guardò, aspettando che
continuassi a raccontare. A quanto pare era arrivato il momento di
dare qualche spiegazione, in effetti glielo dovevo.
“E'
un po complicato da
spiegare, diciamo che la mia vita fa decisamente schifo, sono
decisamente troppo ricca per vivere bene, vivo in mezzo alla
bambagia, sono stata straviziata, falsamente coccolata con giocattoli
e regali di ogni tipo, tutto era gia mio prima che lo chiedessi, ma
era mai quello che volevo, mai una carezza, un abbraccio, chiedermi
come stavo, nulla di tutto ciò. Sono un clichè
fatto
persona. Ragazzina ricca e viziata, decisamente infelice”
Non
riuscivo a leggere il suo
sguardo. Probabilmente pensava fossi mentalmente labile, come
chiunque a cui cercavo di spiegare perchè odiavo me stessa e
la mia vita.
“Perchè
la
telefonata di tuo padre ti ha scioccato cosi tanto?”
Non mi
aspettavo una domanda
così diretta, ma gia sentivo le parole combattere per uscire
dalla mia bocca. Volevo anzi dovevo dirgli. Era una
necessità.
“Tra
due mesi mi dovevo
sposare, hanno deciso di anticipare le nozze”
Tutto qui.
Il suo
sguardo era furente,
l'avevo visto cosi tante volte negli occhi di tante persone che non
riuscivano a capire come facessi a vivere così, a non
ribellarmi. E ora lo vedevo nei suoi, mi faceva male, a quello
sguardo precedeva l'allontamento di tutti quelli a cui avevo voluto
bene.
“Lo
ami?”
“Importa?”
“Neanche
ti immagini
quanto”
Aveva
ascoltato, erano bastate
poche parole e aveva capito tutto, capita sempre così,
quando
hai smesso di sperare un lampadina magica, arrivata da chissa dove,
giunge a scaldare il tuo cammino.
Una lacrima
silenzionsa scese
silenziosamente lungo la mia guancia, si trascinò via quello
che restava del mio trucco. Cercai di nascondermi, ma eravamo troppo
vicini perchè non se ne accorgesse.
FRANK POV
Sapete
quando scatta quel
feeling tra due persone, che il bisogno di toccarle è
talmente
forte, da non riuscire a controllare i propri gesti?
L'avevo
sempre sentito dire, ma
ora stava succendendo a me. Avevo davanti una ragazza sconosciuta,
catapultata nella mia vita per chissa quale motivo, di cui sapevo
solo il nome e poco altro. Ma potevo sentirla vicino a me, mi stava
sfiorando il cuore, con tocchi delicati, come i primi accordi di
Helena, come le note strazianti di The Ghost of You, in lei stavo
rivedendo le emozioni che da anni cercavamo di trasmettere, saltando
da un palco all'altro, in lei rivedevo gioia e dolore, il bianco ed
il nero della mia vita. Volevo essere il suo cielo, volevo che lei
fosse la mia luna.
Mi
avvicinai, sfiorando la sua
guancia, le diedi un bacio dove le lacrime aveva bagnato la sua pelle
accaldata. E la strinsi forte, la strinsi per farle capire, che forse
qualcuno per lei al mondo c'era.
Squillò
il suo
telefonino. Mi staccai guardandola senza sapere cosa dire. Sconvolto
delle mie stesse azioni.
“Si,
ora sono...sono
dentro un bar”
Sentivo
spezzoni della
conversazione, parlava a bassa voce. Ma capii. Non avevo bisogno di
molte parole. La stavano venendo a prendere.
“Si
aspettatemi fuori dai
cancelli dell'arena”
La sua voce
si fece più
aspra.
“Vi
ho detto che vengo io
li”
Con una
mano stava battendo sul
tavolo, cercando di contenere la rabbia.
Ed io...in
un attimo mi resi
conto che non potevo stare li come un idiota.
Le afferai
la mano, la trascinai
al sedile del passeggero, saltando come se fossero ostacoli tutte le
chitarre per terra, schiacciando le scatole della pizza vecchie di
giorni, e la feci sedere.
Mi misi
alla guida, e senza
pensare, diedi di gas.
GRAZIE a chi ha commentato! Scusate se sono breve
ma ho problemi con pc
But
this time, I mean it I'll let you know just how much you mean to
me As snow falls on desert sky Until the end of everything
I'm trying, I'm trying To let you know how much you mean As
days fade, and nights grow And we grow cold
Until the
end, until this pool of blood Until this, I mean this, I mean
this Until the end of...
I'm trying, I'm trying To
let you know how much you mean As days fade, and nights grow And
we grow cold
But this time, we'll show them We'll show
them all how much we mean As snow falls on desert sky Until
the end of every...
FRANK POV
Sconvolto,
non respirai nemmeno quando sentii le sue mani sul mio volto, che mi
tiravano verso di lei.
Senza
preavviso, senza che potessi prepararmi mi trovai circondato dalle
sue braccia che mi stringevano con una forza e una desiderio mai
provati prima.
Un solo
palpito del mio cuore mi disse “Fallo”, non me lo feci
ripetere due volte, e la baciai. Senza gentilezza, senza dolci
carezze, ma solo assecondando il fuoco che ci stava ardendo dentro.
Lei doveva essere mia. Non solo per questa notte.
Irrazionalmente
il mio cervello mi stava lanciando immagini future, sconvolgentemente
felici...una mano che stringeva la mia prima di una premiazione, una
voce sincera a criticare la mia ultima botta di matto in fatto di
stile, uno sguardo calmo al lato del palco come a dirmi “io ci
sono”, la faccia di un bebè, uno stupendo bambino con
degli occhi straordinariamente simili ai miei, un bambino con una
chitarra in mano, alle prese con i primi accordi. La mia mente mi
stava mostrando ciò che poteva essere, un futuro dove non ci
sarei stato piu solo io con tutte le mie paure e i miei problemi, ma
con qualcuno, con qualcuno come Liz.
Mi staccai
un attimo dallo sconvolgente abbraccio per guardarla. Con le labbra
gonfie, gli occhi lucidi, il corpo ansimante.
Era
bellissima.
“Frank...”
“Shhh,
non dire nulla”
La
avvicinai a me, tenendola stretta.
Drinnnnn
Squillò
il telefono di casa. Chi poteva diamine mai essere a quest'ora?
“Frank,
non rispondere. Ho un brutto presentimento”
Un colpo.
Non avevo più pensato al fatto che la stessero cercando. Avevo
escluso ogni cosa dal mondo tranne noi due.
“Tranquilla,
non possono averti trovato qui, sarà sicuramente Bob che si è
svegliato e vuole essere liberato dal tour bus”
Il suo
volto che si era instantaneamente teso, si sciolse in un sorriso. Non
mi piaceva vederla cos' preoccupata, volevo che fosse felice. Volevo
renderla io felice.
Mi
allontanai per prendere il telefono.
Come
prevedevo era Bob, incazzato nero perchè l'avevamo lasciato
li.
“Bob,
sveglia anche Ray, venite qui a dormire, poi domani mattina andiamo
insieme da Gee”
Borbottò
una risposta positiva e chiuse la conversazione.
“Era
Bob, è nero come un fumo, vado a farlo entrare”
Non si
mosse, mi guardava in maniera interrogativa.
“Che
fai non vieni?” le dissi ridendo “non dirmi che una fan
come te non vuole conoscere batterista e chitarrista della sua band
preferita”
Mi rivolse
uno sguardo da cucciolo estasiasato alla vista del suo nuovo
giochino, si alzò tutta allegra, mi prese la mano e ci avviamo
verso il portone.
Il
campanello cominiciò a suonare senza sosta.
Che poca
pazienza che aveva quell'uomo.
“Ciao
Bob” dissi.
“Ciao”
il mio era un saluto, il suo un mormorio indistinto. Dietro c'era
Ray, con i capelli più arruffati del solito che piu che
camminare, sonnanbulava verso la prima superficie orizzantale che
avesse trovato.
“Ciao
anche a te, Ray”
“Sisi,
Frankie, ciao anche a te. Dove mi metto?”
Che amici
gentili che ho.
“Mettetevi
nella stanzetta degli ospiti al primo piano, c'è solo quella
libera”
“E
l'altra?” chiesero all'unisono. Dopo mesi passati a dormire in
cuccette tutte attaccate, sentirsi dire che dovevano dormire anche
solo a due metri di distanza li mandava ai pazzi.
Mi girai
vero Liz, che se ne stava di lato a guardarli incantata, tra poco
probabilmente l'avrei vista darsi l'ennesimo pizzicotto.
“Ciao”
disse emozionata. Era dolcissima.
“Ciao
a te” dissero salutandola e poi rivolgendosi verso di me.
Chissa cosa stavano pensando, non ero proprio il tipo da groupie io.
“Sono
Elizabeth” si avvicinò per stringere la mano ad entrambi
“è un piacere conoscervi”
“Cosa
ti porta in questi lidi di pazzia?” chiese Ray mentre Bob
buttava le scarpe un pò dove capitava.
“Storia
un po complicata, diciamo che prima Frank mi ha trovata sdraiata
fuori dall'arena, poi gli sono svenuta in braccio, poi mi ha rapita”
La
guardavano sconvolti
“Frank
non ce l'avevi mai detto di essere un eroe delle favole”
“Si
lo so, volevo mantenere la mia identità segreta, sapete fare
il chitarrista è solo una copertura”
Risero
tutti insieme.
“Bene,
Liz, spero ci rivedremo domani mattina, ci delizierai con i racconti
del chitarrista mascherato, ora io penso che andrò a dormire”
Bob si avviò verso la camera.
“Se
volete prendetevi anche l'altra camera, io non penso che riuscirò
a dormire tanto”
“Sicura?”
chiese Ray,
“Sisi
tranquilli, dovete essere distrutti, vi meritate un degno riposo, per
farvi riposare dormirei anche per terra”
“beh
grazie, a domani allora”
“Si,
ma grazie a voi ragazzi”
Ray e Bob,
ringraziarono con un cenno della testa e se ne andarono verso le due
camere.
Mi
avvicinai e le sfiorai il viso.
“Sei
piaciuta subito, ne ero certo”
Mi rivolse
un sorriso enorme.
“Non
sai quanto sono contenta io, ora però mi manca Gee, e non mi
dispiacerebbe nemmeno conoscere Mikey, il basso è sempre stata
la mia passione”
Una scossa
di gioia mi attraversò il corpo. Sarebbe restata. Anche solo
per conoscere gli altri due pezzi di pazzia che componevano la nostra
band, ma sarebbe comunque rimasta.
Came a
time When every star fall brought you to tears again We are
the very hurt you sold And what's the worst you take, from every
heart you break And like a blade you stake Well I've been
holding on tonight
[Chorus] What's the worst that I could
say? Things are better if I stay So long and goodnight So
long and goodnight
ELIZABETH
POV
“Saliamo
su in camera tua, devo farti vedere una cosa”
“Mhh...non
mi piace questa cosa, hai frugato nell'armadio vero?”
Come
diavolo aveva fatto a leggermi nel pensiero. Ed io che volevo fare la
misteriosa.
“Dai
Frank, fidati di me, andiamo su, non fare il timido”
Quando
sentii che stava per convincersi, il risonare di voce infranse tutti
i progetti, tutti i sogni, tutti i desiderti, distrusse tutto, come
una voce di un tenore mal dosata spacca le vetrate di uno stupendo
palazzo costruito con amore.
“Tu
non sali da nessuna parte”
Mi girai.
Non poteva essere lui, non doveva essere lui, non me lo meritavo.
E invece
eccolo li, vestito elegantemente, con un completo nero, scarpe
lustrissime, sguardo glaciale, mano tesa verso di me, gia pronta a
riprendersi quello che considera solo suo. Che secondo i canoni della
sua mente malata, non può essere toccato da nessun altro, che
deve pensare come lui, che deve vivere a norma.
“Maurice”
“ah
bene vedo che ti ricordi il mio nome” Uno, due, tre Elizabeth,
respira, non cedere. Non ce la potevo fare.
Sono forte
continuavo a ripetere a me stessa.
“Come...come
hai fatto a sapere che sono qui?”
“Inezie,
il gps del tuo cellulare rimane attivo anche quando lo spegni, deve
valere tutti i soldi che l'ho pagato”
Sempre
quei dannati soldi, rovinavano sempre tutto.
Maledetti.
“Andiamo
via adesso, i tuoi genitori sono gia abbastanza preoccupati per te,
non c'è bisogno di farli aspettare oltre”
Nonononnono
non volevo andare via.
Ma non lo
dissi, rimasi li ferma, come una statua bellissima ma muta. Le parole
in questo caso avevano dimenticato che esistessi, e non erano le
prime.
“E
tu” disse rivolgendosi a Frank, anche lui completamente in
silenzio fino a quel momento.
“Non
ti azzardare piu ad avvicinarti alla mia fidanzata, non ho idea del
perchè sia finita a casa tua, una feccia come te non merita
nemmeno di vederla in cartolina una ragazza come Elizabeth”
Lo vidi
stringere i pugni. Urlare tutto le maledizioni che conosceva,
gridare al mondo tutta la sua rabbia, senza proferire parola, ma i
suoi occhi dicevano tutto.
“E
chi sei tu per dirmi cosa posso o non posso fare? Di certo non sei
stato tu a riscaldarle il cuore, a starle a fianco, di certo non sono
io quello da cui è scappata per venire a vedere un concerto, e
non sei tu quello per cui è stata ore sotto la pioggia. Sarò
pure feccia, uno schifoso punk senza scopo nella vita, ma almeno non
porto una maschera fatta di preziosi bigliettoni verdi. Quindi non
sei niente piu di me, non hai il diritto di parlarmi così”
“Di
quello che ti pare, sprechi parole, non so chi tu sia e non ci tengo
a saperlo, porto via la mia futura moglie e spero di non rivederti
mai piu”
Mi afferrò
per la mano, trascinandomi via. Verso la macchina, verso il buio.
Frank si
aggrappò a me, non voleva lasciarmi andare.
“Rimani”
“Se
potessi lo farei”
“Fallo”
Gli potei
rivolgere un ultimo sguardo, ma poi venni portata via e messa a
sedere nella macchina. Dal finestrino nero della lussuosa Maserati
non mi poteva vedere, ma io distinguevo chiaramente i tratti del suo
volto sconvolto, l'astio e l'odio che la stavano percorrendo in quel
momento. E mi sentivo strappare via un pezzo di me. Oscurata fin nel
profondo. Quel finestrino lo proteggeva dalla mia tristezza, un
ancora di salvezza, se non mi avesse vista, probabilmente mi avrebbe
dimenticato, per quanto mi distruggesse solo il pensiero, era meglio
così. Una notte magica, questa notte chimica, sarebbe rimasta
nel mio cuore per sempre, pregavo che per lui fosse stata troppo
breve per lasciare un segno, un cuore martoriato era sufficiente per
entrambi.
E mentre
la macchina si allontava sfiorai con gli occhi la sua faccia per
l'ultima volta. Con le mani in tasca, ci guardava allontanarci,
appeso ad una speranza, il nostro filo, annodato cosi in fretta si
andava lentamente spezzando, un colpo, due colpi, tre colpi...e non
ci fu piu nulla, se non buio e parole insensate di un uomo che ormai
non sapevo piu chi fosse.
Dentro di
me parlavo, sperando che mi sentisse, che potesse capire.
Solo
questo posso dirti Frank...
So long
and goodnight
Addio e
buonanotte
Sappi che
c'era un tempo che ogni volta che vedevo una stella, lacrime calde mi
sfioravano il volto, adesso, ogni tua nota mi brucierà come
una lama ardente, sperando che un piccolo segno di te rimanga dentro
di me.
Ringraziamenti:
PunkieVampire:
sono proprio contenta che ti piaccia la storia, Ray e Bob sono due
miti, spero di riuscire a fare un capitolo dove possano avere piu
spazio,e poi ovviamente in uno ci sarà l'amore dalla mia vita,
il piccolo Mikey, sto vagliando l'ipotesi di fare fuori Alicia, ma
alla fine gia so che la mia bontà vincerà e li farò
rimanere una coppia felice e contentaXD
DarkAke:
grazie mille per i commenti,
con questo capitolo spero di non perdere tutti i lettori ehehehhe
Anna94:
Annina non mi stancherò
mai di ringraziarti, anche per il meravigliosi commenti che lasci sul
forum...i pigs ormai ti adoranoXD
We hold in our hearts the sword and the
faith Swelled up from the rain, clouds move like a wraith Well
after all, we'll lie another day And through it all, we'll find
some other way To carry on through cartilage and fluid And did
you come to stare or wash away the blood?
Well tonight, well
tonight Will it ever come? Spend the rest of your days rocking
out Just for the dead Well tonight Will it ever come? I
can see you awake anytime, in my head
Did we all fall down?
Did we all fall down? Did we all fall down? Did we all fall
down? From the lights to the pavement From the van to the
floor From backstage to the doctor From the Earth to the
morgue, morgue, morgue, morgue
ELIZABETH
POV
“Sposti quel velo più
in alto per favore, non voglio che assomigli a una meringa” La
voce di quella donna mi aveva sempre dato fastidio, anche con le
cuffiette che sparavano musica a volume altissimo, potevo sentire il
suo gracchiare infinito contrastare con le note angeliche della voce
di Jared Leto.
“Signora,
ma se sua figlia continua a muoversi difficilmente posso sistemarle
il vestito”
Mi chiesi
cosa stava blaterando la sarta. Io ormai ero persa nel mio mondo di
chitarre e batterie e non sentivo piu nessuno.
“Elizabeth,
lo so che stai sentendo la musica da scegliere per il ricevimento, ma
la sarta deve finire di sistemarti il vestito”
Chissa
cosa mi stava dicendo. Beata lei che era ancora convinta che stessi
scegliendo la musica per la festa, da un pezzo avevo deciso la
porcheria da mettere per accontentare quei quattro snob che sarebbero
venuti a rendere omaggio alla nuova coppia dell'elite newyorkese. Se
fosse stato per me, avrei messo un certo tipo di musica ma di sicuro
non potevo pretendere che tutti quei figli di papà potessero
apprezzare del vero rock.
Senza
accorgermene avevo cambiato canzone, presa dai miei pensieri, non
feci in tempo a guardare in basso, per vedere cosa avevo messo(
maledetta riproduzione casuale) che sentii delle note familiari, fin
troppo care al mio cuore.
Nana-nana-nanananana-Un
ragazzo, un padre, una città, una parata oscura.
Troppe
emozioni, in sole quattro note.
Non
piangere Liz, non lo fare, non ora, se ti cola il trucco tua madre se
ne accorgerà e dovrai dare l'ennesima spiegazione.
Mi feci
forza, tirai fuori tutta la mia dose di coraggio rimasta, e mi
preparai a sopportare altre due ore prima di rifugiarmi nel mio
angolino chimico e sfogare tutta la mia rabbia.
“Liiiiiiiz”
la bocca di mia madre stava articolando parole sconnesse, forse stava
dicendo il mio nome.
“Uh?!”
mi tolsi una cuffietta dall'orecchio.
“Liz,
carissima, fai finire la sarta poi puoi dedicarti alle canzoni”
“Come
vuoi mamma”
L'accontentai
passando da The Kill a Smother Me dei The Used, quella almeno era
lenta, e non c'era pericolo che il mio corpo facesse mosse incolsulte
che avrebbero tradito la mia copertura.
At the
end of the world Or the last thing I see You are Never
coming home Never coming home Could I? Should I? And all the
things that you never ever told me And all the smiles that are
ever ever...
Lo stereo
della mia stanza sparava a palla la voce di Gerard che cantava di un
amore finito ma sempre vivo. Una speranza luminosa dentro una morte
dolorosa.
E tutto
tornò alla mente, lo sapevo che non dovevo metter il cd, lo
sapevo, lo sapevo. Eppure l'avevo fatto, ed ora era tutto di nuovo
lì, il viaggio in macchina, i finestrini che proteggevano
Frank dal mio dolore, gli spilli che mi stavano bruciando mentre
Maurice parlava, e parlava e non smetteva piu di rimproverarmi, di
dirmi quanto non ero adatta a lui, che dovevo comportarmi meglio, che
sua moglie doveva essere una signora rispettatata, che i vestiti che
avevo indosso non andavano bene.
Una serie
infinita di parole senza senso, prive di vita, sterili come quella
macchina lustra e pulita. E le mie mani, appoggiate sul bracciolo
sentivano sotto di loro i pezzi di popcorn del divano di Frank, la
moquette lurida del tour bus, le confezioni di M&M sparse
ovunque, le dolci punte della cintura argentata che indossavo.
Sentivo sciogliersi la matita nera, diventare lacrima, striarmi il
viso. Ustionarmi un volto che ormai non mi serviva piu. E volevo
scomparire. Annegare in una pozza di oscuro oblio e non risvegliarmi
più.
Uno
scossone alla porta mi risvegliò dal mio incubo, abbassai la
musica, e feci entrare chiunque fosse, ormai non avevo più le
forze di combattere, ne di ribellarmi, che facessero quello che
volessero di me.
“Posso
Sis?”
“Lyleeeeeeee”(pronuncia
LailXD)
Fu il mio
primo grido di gioia in mesi, è che vedere il mio fratellino
di quindici anni, ormai un ragazzone di quasi due metri, era sempre
un'emozione, come me anche lui sembrava non essere nato in questa
famiglia.
“Finalmente
ti hanno rispedito a casa eh?” gli dissi saltando sul letto in
modo da arrivare alla sua altezza e abbracciarlo.
“Era
pure ora, quel colleggio sarà la mia morte, oltre al fatto che
è in Svizzera dove non c'è assolutamente nulla da fare,
e fa un freddo micidiale, non c'è assolutamente circolazione
musicale, fortuna che c'è qui la mia Sis che mi rifornisce di
roba” rise stringendomi forte.
Ci
volevamo proprio bene noi due e forse se fossimo vissuti nella stessa
casa per più di 15 giorni l'anno, ovvero le festività
natalizie, probabilmente nessuno dei due sarebbe stato così
triste e avremmo potuto allearci per cambiare qualcosa.
“Insomma
quella lumaca ingelatinata del tuo futuro sposo come sta?”
La mia
faccia bastò a farlo desistere immediatamente dall'argomento.
“Ok,ok
non ne parliamo”
“Sbaglio
o mi avevi accennato ad una sorpresa in una delle tue mail?”
Lo guardai
maliziosa.
“Non
sbagli”
“Cosa
riguarda?” mi chiese rimettendomi per terra.
“Beh
vediamo, c'entra il tuo gruppo preferito, una notte indimenticabile,
e un nuovo album che dovrebbe uscire tra sei mesi”
La sua
faccia era tutto un programma.
“Tu,
perfida streghetta, mi vuoi dire che da un mese hai il loro nuovo
album e non me l'hai mandato?”
Sorrisi.
Ebbene si, anche al mio fratellino i piccoli chimici piacevano da
impazzire, era il mio compagno di deliri notturni on-line dedicati a
loro, i My Chemical Romance, che erano sempre stati gli unici che con
la loro musica ci davano un po' di conforto.
“Siiiiiii,
ce l'ho”
Vi
chiederete come faccio ad averlo, beh è una storia breve. Un
giorno torno a casa, e il mio insegnante di bon ton, quello che mi
aveva prestato la macchina, viene da me e mi porta un pacchettino che
mi dice di aver trovato nella sua macchina, che avevo lasciato
all'arena di Newark. A quanto pare Frank si era ricordato, aveva
trovato il modo di aprirla e ci aveva lasciato qualcosa che non aveva
prezzo, il loro nuovo album, non c'erano bigliettini, ne cartoline,
ne lettere, solo le loro canzoni, e per me erano abbastanza per
sapere che nemmeno lui era riuscito a dimenticare.
“E
che aspettiamo?Mettiamo su questo cd, così mi racconti tutto”
E
mentre sentivamo le prime note uscire dalle casse, iniziai a
raccontare senza censure tutto quello che era successeo, e lentamente
vedevo la faccia di mio fratello incupirsi, e diventare seria.
“Liz”
“Sei
stata malissimo vero?”
Non
aspettò la mia risposta mi abbracciò forte, come solo
lui sapeva fare, e mi sentii meglio, quanto volevo che potesse
rimanere con me, insieme avremmo cambiato tutto.
“Sentii,
ora non parlare e ascoltami, sai che non perderei mai l'occasione di
conoscere i My Chemical Romance, e che voglio vedere la mia sorellina
felice, quindi la mia mente malata ha elaborato un piano, se prometti
di non interrompermi con i soliti dubbi esistenziali che hai tu, te
lo espongo”
In quel
momento, dove stavo ringraziando il cielo di avere un fratello del
genere. Suonò il mio telefonino, la mia suoneria natalizia
riempì l'aria.
“All
i want for Christmas is you”
Era il 22
dicembre, e capii che per natale tutto quello che volevo era lui.
“Ti
ascolto”
RINGRAZIAMENTI:
Rosy91:ma
ti pare che non li facevo reincontrareXD poveri tesori li facciamo
penare un po' così poi l'happy ending sarà ancora più
dolce!
FaithSun:
*me felice * sono contenta che ti piacci la fic e se rimango così
lanciata tempo un mese la finisco! Ma tanto ho gia in mente il
seguito smuahaha e questa volta toccherà al caro Mikey passare
sotto le mie grinfie di autrice perfidaXD
PunkieVampire:
siiii odioso Maurice, ma tra poco avrà quello che mi merita
maledetto evilPamModeOn
Questo
capitolo è piuttosto corto, è giusto per sapere cosa sta
facendo il dolce Frankie, mentre Lyle e Liz si preparano ad entrare
in azioneXD
Dal
prossimo in poi si entra nei tre capitoli che dovrebbero concludere
la fic, a meno che non mi viene un idea supergeniale (cosa che
dubito) e continuo..
RINGRAZIAMENTI:
ROSY61:
ah che bello mi sono scampata la minaccia * piuff * c'è da
aspettare qualche capitolo prima di vedere i piccioncini riuniti ma
ne sarà valsa la pen :D
PUNKIE
VAMPIRE: ormai manca poco, Maurice sta per avere quello che si
merita...iniziando con Liz, ma poi pure Frenkie gliene dirà 4!
Lyle è un mitooo, e pensare che è stato un
personaggio che mi è venuto in mente dopo, già a metà
fanfiction...fortuna che è spuntato tra i miei pensieri
nebulosi mentre dormivegliavo nella docciaXD
CHEMICAL_KIRA:
sono contentissima che ti piaccia, e grazie mille per i complimenti,
spero che continuerai a leggere.
Baci
chimici a tutte anche a chi legge solo... :D
FAMOUS
LAST WORDS
Now I know That I can’t
make you stay But where’s your heart But where’s
your heart But where’s your…
And I
know There’s nothing I can say To change that part To
change that part To change!
So many Bright lights that
cast a shadow But can I speak? Well is it hard
understanding I’m incomplete A life that’s so
demanding I get so weak A love that’s so demanding I
can’t speak
“”Shark people wear
shark clothes, the bite was ugly as sin, But we were ready, disguised
of malice stone” (I am Ghost, Our friend lazarus sleep)
Ammazza bravi questi I am Ghost
borbottavo tra me e me. Avevo comprato il cd per caso, vedendoci
scritto sopra “for fans of My Chemical Romance”, mi aveva
incuriosito questo chiamiamolo consiglio, così l'avevo preso
(la cassiera mi aveva guardato male mentre lo compravo) ora l'avevo
messo nello stereo del nostro studio di registrazione e stavo
seguendo un complicato riff di chitarra guardandomi un po' intorno.
Tutte la band con rispettive famiglie si era riunita per festeggiare
in anticipo il natale, dato che di lì a un giorno saremmo
partiti per Londra dove avremmo suonato a Trafalgar Square per un
concerto di beneficienza.
Mikey e Alicia erano seduti su
un divanetto a giocare con le loro PSP, probabilmente stavano
cercando di far fare un fiki fiki ai loro Sims, dato che erano
completamente negati a giocare a quel gioco, si erano fissati a far
accoppiare i loro poveri personaggi.
Gee e Lynz, buttati su una
poltrona leggevano non so quale fumetto, si erano proprio trovati
quei due devo dire, due malati di comics entrambi in una band punk,
non c'era miglior accoppiata. Ogni tanto Lynz gli spostava un
ciuffetto ribelle dalla faccia, facendolo sorridere come un bambino.
Non vedevo Ray e Bob,
probabilmente erano stati ingaggiati dalle rispettive madri per
scaricare dalla macchine le bevande da mettere nella saletta a fianco
dove stavano allestendo il pranzo.
A me Gee e Mikey non ci
chiamavano mai per aiutare, chissà perchè...
Mentre mi alzavo per prendere
una coca cola dal piccolo frigo incrociai lo sguardo con la
televisione lasciata aperta senza sonoro, era un programma di moda,
mi chiesi chi avesse messo quel canale, ma prima di pigiare il tasto
off del telecomando, un volto familiare, una faccia a me nota, due
occhi verdi pieni di dolore, una camminata fiera, una voce annoiata
mi colpì...era lei, Liz.
Stava parlando con una
giornalista che le chiedeva del suo vestito da sposa, del
ricevimento, tutte le solite cazzate dei matrimoni snob. Ma io non
ascoltavo le parole, guardavo le immagini che scorrevano durante
l'interivista.
Liz al parco con Maurice.
Liz a casa sua sistemando le
partecipazioni.
Liz circondata da tante torte.
Liz.Liz.Liz solo lei, in ogni
immagine, in ogni frammento.
E se fino ad ora ero riuscito a
non pensarci, continuando a ripetermi che mi stavo comportando da
idiota, che non si poteva impazzire per una ragazza conosciuta una
sera e mai piu rivista.
“Stupido stupido Frank”
era diventato il mio mantra personale, volevo sbattere la testa al
muro e farla uscire dal mio cervello. Mi sta facendo dannare l'anima.
Poi ci si metteva pure Gee, che
è un romanticone perso, maledetto me quando un giorno per caso
gli avevo raccontato cos'era successo, e lui aveva cominciato a
tormentarmi, ogni volta che mi vedeva un po' giu mi si metteva a
fianco tipo gufo del malaugurio chiendomi “stai pensando a lei
vero? Dai Frenkie a me lo puoi dire lo sai”
Mamma mia gli avrei staccato
quel sorrisino da so.tutto.io a forza di chitarrate in faccia.
“E' prontooooooo” la
delicatissima voce di mia madre ci avvisava che era pronto il pranzo.
Mi staccai di malavoglia dal
televisore. Cercando di mettere su un sorriso di facciata e mi
diressi verso il salottino seguito da Mikey e Alicia che continuavano
imperterriti a giocare e Gee che canticchiava chissa quale canzoncina
seguito da Lynz che gli faceva da accompagnamento suonando un basso
immaginario.
Vedendo tutti i miei amici e
parenti radunati a felici, pensai alla canzone che avevamo rifatto
qualche anno prima, All I want For Christmas is you, e mi dissi che
tutto quello che volevo per natale era lei...non sapendo che nello
stato a fianco, nella bella New York, in un lussuoso attico, la
ragazza che amavo stava pensando esattamente la stessa cosa.
LYLE POV
The Plan
1-Scoprire dove i chimici erano
in quel momento
2-trovare una scusa per uscire
di casa e fuggire in aereoporto
3-Stordire Maurice
(possibilmente facendogli tanto male)
4-inventare un piano d'attacco
per intrufolarsi dovunque loro fossero
Beh direi che a livello teorico
ci siamo, ora dovevo solo convincere mia sorella a fare questa pazzia
o trovare un buon sonnifero per stordirla, perchè a costo di
darle una botta in testa l'avrei portata da Frank, fosse stata
l'ultima cosa che facevo.
Capitolo 9 *** ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU...PART 1 ***
RINGRAZIAMENTI:
ROSY91: Uh mi dispiace che hai
la febbre:(...cmq si i genitori sono proprio dei stronzi, e pensare
che ho usato due persone vere per creare i personaggi, anche per
Maurice, l'ho un po' romanzato ma lo conosco veramente un tipo così.
ANNA94: io ti aduoro annina,
continuai a mettermi i commentini sia qui che sui due forum, sei
proprio un mito, i pigs si inchinano al tuo cospetto!
PUNKIE VAMPIRE: gigio-bagigioXD
meraviglioso, fino ad ora il migliore aggettivo che avevo sentito per
descriverli era cicci.frizzi ma questo qui è troppo belloooo.
Comunque...ci siamo quasi Liz e Lyle gli stanno per spaccare i reni a
quel soggettone...basta pazientare un altro capitolino.
Questo qui è il primo di
tre capitoli che molto probabilmente concluderanno la fic...anche se
sto seriamente pensando di scriverne due extra dedicati a Lyle e a
Gee.XD
-----------------------------------Buona
Lettura, voglio tanti commentini*_*----------
ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU
(MCR VERSION)
I don't want a lot for
Christmas There is just one thing i need I don't care about the
presents Underneath the Christmas tree I just want you for my
own More than you could ever know Make my wish come true Baby,
all i want for Christmas Is you
Oh our lives are shinin'
Surrounding everywhere Where the sounds of children’s
laughter fills the air And everyone is singin' Oh I hear
those sleigh bells ringin Santa wont you bring me the one I
really need Won't you bring back my baby to me
I don’t
want a lot for Christmas This is all I’m askin for I
just want to see my baby standing right outside my door I just
want you for my own More than you could ever know Make my
wish come true All I want for Christmas is you, you, its you,
you, oh baby
ELIZABETH POV
23 dicembre,
00.00
Sedili morbidi. Cuscini
vellutati. Leggero brusio. Odore di naftalina. Scossoni.
Furono le prima cose che
percepii.
Mi scostai una ciocca di capelli
dal volto e mi stropicciai gli occhi ancora appannati dal sonno.
Ero stordita, non mi ricordavo
nemmeno come mi chiamavo, l'ultima immagine che avevo in mente era di
mio fratello che mi salutava sulla soglia di casa.
Aprii finalmente gli occhi e lo
vidi, Lyle, che tutto beato ascoltava la musica dal suo ipod.
Gli tolsi una cuffietta, onde
evitare di urlare come una cretina.
“Lyle, ma dove cazzo
siamo?”
24 ore prima...
22 dicembre
“Su, dai Lyle non mettermi
agitazione, esponimi il malvagio piano d'azione”
Mio fratello si tirò su
le maniche della camicia e cominciò a espormi quello che
dovevamo fare facendo complicati disegnini su un pezzo di carta.
“Vedi, qui” disse
indicandomi un punto sulla mappina “qui è dove
termineremo quel bastardo di Maurice”.
La convinzione con cui lo diceva
mi dava un po' di speranza. E non potei evitare di scoppiare a
ridere.
“Nel frattempo io andrò
a prendere i biglietti aerei con i soldi della mia carta di credito
d'emergenza”
“Scusa ma che biglietti
prendi se non sappiamo nemmeno dove andare?”
“Aspetta a questo
penseremo dopo, adesso dobbiamo rifletttere” e si mise in posa
pensierosa.
“A cosa di grazia?”
“A che ora viene a
prenderti Maurice domani?” mi chiese senza considerare la mia
domanda.
“Alle 11,30”
“Bene bene allora voi
uscirete di casa, mentre io mi invento una scusa con mamma e papà,
non devono insospettirsi per almeno un paio d'ore”
“E come faccio a non far
inspospettire Maurice?”
“Qui viene il bello”
disse compiaciuto di se stesso.
“Illuminami”
Già avevo paura di cosa
la sua mente malata potesse aver partorito.
“Dobbiamo metterlo KO per
varie ore, così nel caso qualcuno ti cercasse e non ti
trovasse, se trovano anche lui col cellulare spento penseranno che vi
serva un po' di privacy e non volete essere disturbati.”
“Sei un vero genio
fratello, non c'è che dire, ti faccio i miei complimenti”
gli dissi, vedendomi gia su aereo diretta verso Frank.
Una volta visti gli ultimi
dettagli verso le due di notte decidemmo di dividerci i compiti.
Io sarei dovuta andare a cercare
un sonnifero per stendere il mio ormai non più futuro marito e
fare ricerche su internet per scoprire dove si trovasse la band.
Lyle avrebbe preso i soldi e
trovato una macchina per arrivare al JFK. Poi ci saremmo ritrovati a
casa una volta finite le missioni.
Sentendomi una spia dell FBI,
presi la mia vespa personalizzata e mi diressi al drugstore 24hsu24
piu vicino, entrai furtivamente e con una vecchia ricetta di mia
madre comprai il narcotico più potente che conoscessi, poi per
pura fortuna trovai un punto internet aperto, “meglio fare le
ricerche fuori casa, dovessero controllarmi la cronologia del
browser” mi dissi.
La città sembrava essere
in silenzio, anche lei in attesa di sapere dove sarei andata, cosa
avrei fatto della mia vita. Avevo una paura terribile, non riuscivo a
smettere di far tremare le mie ginocchia. Paura di non riuscire ad
andare via, paura di fuggire, mollare tutto e non trovare Frank, ma
paura sopratutto di vivere veramente. Di non condurre solo una
parvenza di esistenza, ma di vivere secondo i miei termini, di
rispondere per le mie azioni, di decidere per me stessa.
Mentre il browser faceva ronzare
il pc, mi guardai intorno, ero sola, adesso potevo farlo, potevo
lasciarmi ad andare ad un urlo liberatorio, e tappandomi la bocca,
gridai, di felicità e di paura, sfogai tutto il terrore che
avevo dentro, e poi ritornai alla mia ricerca.
Mi ci volle pochissimo per
scoprire dove li avrei trovati, pagine e pagine web annunciavano a
grandi lettere “CONCERTO DI NATALE A TRAFALGAR SQUARE, My
Chemical Romance tra gli artisti invitati”...
LONDRA
LONDRA
LONDRA
LONDRA
Non riuscivo a smettere
di riperterlo, sarei andata a Londra, avrei ritrovato Frank e a costo
di incollarmi a lui con l'attack non l'avrei piu mollato.
Tornata a casa ritrovai mio
fratello seduto ad aspettarmi sul divano.
“Allora sorella dove si va
di bello?”
“Londra” annunciai
sorridente.
“E Londra sia” disse
mentre cadevamo entrambi addormentati .
Verso le 6 di mattina ci alzammo
per fare le valigie e rubare l'agendina nera di nostro padre, che
conteneva numeri di persone importanti in tutto il mondo, tra tutta
quella gente avremmo trovato qualcuno che ci avrebbe fatto entrare
dietro le quinte.
Mettemo nelle borse tutti i
nostri vestiti neri, e fronzoli vari, la scusa era che dovevamo
mischiarci alla folla del concerto, ma non la davamo a bere a
nessuno, se avessimo potuto saremmo stati due emo persi.
Finiti i borsoni ci guardammo,
ci abbracciammo e ci separammo diretti entrambi verso una giornata
che si prospettava come la più lunga della nostra vita.
Per ricapitolare quello che ci
aspettava...
ore 11.30-> arrivo di
Maurice- Lyle inventa scusa e compra i biglietti.
Ore 12.00->Liz mette il
sonnifero nella bottiglietta d'acqua che Maurice tiene in macchina.
Ore 12.30->Appuntamento a
Times Square (problema macchina risolto con: se Maurice è KO,
possiamo usare la sua e lasciarlo dentro una volta in aereoporto)
Ore 14-> Arrivo al terminal
Ore
22.00-> Arrivo previsto a Londra (ora locale 2.00)
Capitolo 10 *** ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU TAKE 2 ***
Scusate se non metto ringraziamenti ma sono di corsissima, ma al prossimo capitolo che sarà anche l'ultimo, vi ringrazierò come si deve!
ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU
ALL
I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU
TAKE
2
There is
just one thing i need
I don't care about the presents
Underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
Baby, all i want for Christmas
Is you
ELIZABETH POV
23 Dicembre
“Siamo in
aereo, Sis” mi disse Lyle tutto tranquillo. Io a differenza sua ero tutto
fuorché tranquilla. Non è una bella sensazione trovarsi in un posto
sconosciuto, non sapendo cosa ti è accaduto nelle ventiquattro ore precedenti.
Mi senti salire il sangue alla faccia e tremare le mani, il classico segno di
un attacco di nervi.
“Vuoi
spiegarmi come diamine siamo finiti su un aereo, io l'ultima cosa che mi
ricordo è di essere uscita da casa con Maurice...”
“Sisi è
normale, vediamo di riassumerti la cosa in poche parole, sai, vorrei dormire un
po' prima di arrivare a Londra”
LONDRAAA
Ma allora
ce l'avevamo fatta, eravamo in viaggio per la capitale del mitico Regno Unito,
non vedevo nè genitore assillanti nè fidanzato odioso in giro. Tutto ciò poteva
significare un unica cosa, il nostro piano aveva avuto successo.
“Allora, tu
sei uscita con Maurice verso le 11.30, io sono andato diligentemente a fare i
biglietti aerei, una volta finito ho preso il telefonino per chiamarti ma mi ha
risposto Maurice, dicendomi che aveva scoperto tutto del piano, ed era
piuttosto incazzato, blaterava qualcosa sul fatto che gli avessi dato un
pugno...”
Pugno....Pugno...Pugno...quella
parola poteva essere la chiave dei miei ricordi. Pugno...continuavo a
ripetermelo in testa, quando tutto ad un tratto ebbi tutto chiaro, rividi gli
eventi come in un flash, lucidi come se li stessi vivendo in quel momento.
Ero entrata
in macchina con Maurice, che non mi aveva dato un attimo di tregua aveva
cominciato a straparlare a suo solito, io non mi davo pena di ascoltarlo,
cercavo la bottiglietta d'acqua, dovevo metterci il sonnifero il prima
possibile, Lyle avrebbe chiamato da un momento all'altro e per quel momento il
mio pseudofidanzato doveva essere KO.
L'avevo
quasi raggiunta quando mi sentii afferrare una mano.
“Cosa stai
facendo?”
“Niente
prendevo un sorso d'acqua”
“Tu non
prendi mai un sorso d'acqua, cara la mia Elizabeth, io so cosa vuoi fare, che
ti pensi che io sia uno stupido?”
Non capivo
cosa stesse cercando di dirmi.
“Dopo la
tua fuga nel Jersey ti ho fatta seguire per controllare che non ti prendesse di
fuggire di nuovo, e ho scoperto che te e il tuo fratellino state progettando di
seguire quei pezzenti a Londra, di certo non te lo posso permettere, il
matrimonio si avvicina e non posso subire l'umiliazione di avere la mia sposa
in fuga verso un altro uomo”
Io...non mi
tratteni.
“Tu, brutto
pezzo di merda altolocata che non sei altro, io vado dove cazzo mi pare, di
certo non sarai tu a fermarmi”
“Piccola
ingrata, rimarrai qui e non ti lamenterai”
Non potevo
che prenderlo a pizze. Uno soggetto del genere non meritava nemmeno le mie
parole.
Stonk
La mia mano
si abbatté con tutta la forza che avevo sulla faccia impomatata. La rabbia
chimica mi invase, dentro di me sentivo solo la voce di Gee che urlava “Give'em
hell, kid” fagli passare l'inferno ragazza, e fu quello che feci, gli diedi un
pugno infernale, e mi sentii dopo tanto tempo così viva, da sprizzare
scintille. Per tutte le volte che aveva mi aveva costretta a non essere quello
che sono, per ogni volta che aveva preso i cd dal mio stereo e li aveva buttati
per terra, per ogni volta che infrangeva i miei sogni, per ogni volta che la
sua felicità era il mio dolore.
Doveva
soffrire.
Ma la mia
vittoria durò poco.
Maurice a
quanto pare aveva avuto la mia stessa idea. Perché una volta che il mio pugno
si fu abbattuto sulla sua faccia, lui tirò fuori una siringa e fredda e gelida
la sentii penetrare nel mio collo e poi il buio.
“Lyle”
dissi mettendo una mano sul braccio di mio fratello.
“Mi ricordo
tutto, quello stronzo di Maurice mi ha narcotizzato, io lo ammazzo”
“Non ti
preoccupare, ci ho pensato io a lui”
“Ah si?
Dimmi dimmi sono curiosa”
“Beh, al
telefono con lui ho fatto il bravo fratello, facendo finta di non sapere nulla
della tua fuga, e anche se sembrava dubbioso, riuscii a tirargli fuori il luogo
dove fosse, e gli dissi di aspettarmi li”
“Una volta
arrivato alla macchina vidi che eri addormentata e capii subito, non persi
nemmeno tempo in parolacce, presi il suo grazioso volto e lo sbattei contro la
portiera della preziosa macchina, certe volte fa davvero comodo essere alti
1.95 e fare karate” disse ridendo.
“Poi ti
risparmio i dettagli di come ti ho portato qui e tutto il resto, l'importante è
che siamo in viaggio...ahhh non vedo l'ora di incontrare Ray, mi devo far dare
la dritta su quel riff di chitarra in I'm Not Okay”
Lascia mio
fratello, il mio mitico fratello, a fantasticare e mi concessi un attimo di
riposo. Chiusi gli occhi. The Ghost of You invase i miei pensieri, e tra le
dolci note mi lasciai cullare in un sonno felice, carico di aspettativa.
“Su Liz,
muovi quelle gambe ci siamo quasi”
Erano le
tre del pomeriggio e noi dopo 6 ore di viaggio aereo, un viaggio infinito per
il traffico di Londra, migliaia di telefonate fatte a persone sparse per il
pianeta terra, eravamo riusciti ad avere il numero di un amico di un amico del
fonico di MyChem che ora dopo varie supplice e promesse di amore infinito ci
stava aspettando all'entrata del backstage.
Correvamo
come due stupidi lungo Charing Cross Road, passammo Leicester Square e quando
intravidi la National Portrait, tirai un sospiro di sollievo.
Mi fermai a
riprendere fiato, un sorriso mi illuminò il volto.
C'eravamo
quasi. Presi la mano di mio fratello e come due bambini che corrono verso il
luna park ci avviammo verso la folla che si stava ammassando nella piazza.
“Sei tu
Sean?” dissi quando vidi un ragazzo mezzo metal mezzo dark che si stava
beatamente fumando una sigaretta dove iniziavano le transenne che portavano
dietro le quinte
“Lyle e Liz
deduco” disse mostrando una spiccato accento di New York.
“Presenti”
rispondemmo in coro.
“Venite vi
posso portare fino ad un certo punto, poi dobbiamo avere fortuna e beccare
qualcuno della band o Alicia che è sempre in giro e farvi portare dentro da
loro”
“Sisi
perfetto” dissi col fiatone “da li in qualche modo ce la faremo”
“Benissimo,
seguitemi”
Iniziò un
giro infinito tra tendoni, cavi, roulotte parcheggiate ovunque capitasse,
giornalisti alla ricerca del loro prossimo scoop e fan che avevano avuto la
fortuna di aver un pass e si aggiravano beati non credendo ai loro occhi.
Ad un certo
punto Sean si fermò indicandoci una roulotte, era la loro, l'avrei riconosciuta
tra mille al mondo.
Sfortunatamente
era tampinata da cinque bodyguards che guardavano male chiunque anche solo
osasse avvicinarsi.
Pensa Liz
pensa mi dissi.
Come
diamine potevo fare a entrare li dentro?
Di urlare
non se ne parlava, col fracasso che c'era non mi avrebbero sentito, potevo
provare a corrompere i buttafuori, quella si mi sembrava un idea che poteva
essere realizzata.
Ma mentre
tiravo fuori i soldi, vidi con la coda dell'occhio un ragazzo tutto vestito di
nero, con dei capelli lunghi e sfrangiati che camminava su e giù fuori dal tour
bus guardano un foglio di carta, in mano un pacchetto di Marlboro Light.
Gerard.
Difficile
non riconoscerlo.
Click.
Ora sapevo
cosa fare.
“Geeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”
Non mi
usciva un urlo così forte da quanto mi ero rotta la gamba a dieci anni.
Non poteva
non girarsi. Doveva farlo.
E lo fece.
Si voltò verso di me. Con sguardo interrogativo, probabilmente pensava che
fossi la solita fan impazzita per lui.
Ma non ci
pensai, dovevo catturare la sua attenzione.
“Gerard,
sono Liz, devo assolutamente parlare con Frank” sperai con tutto il cuore che
il mio piccolo chimico gli avesse parlato di me.
“Liz?
Quella Liz” disse avvicinandosi al punto dove ci aveva lasciati Sean.
“Quella del
Jersey, del fidanzato bastardo”
“Si si sono
io” affermai con orgoglio.
“L'ho
mollato, storia lunga, ma ora sono qui”
“ahahahahah,
a Frank prenderà un infarto, vieni con me ti porto da lui”
Gee, lo
sapevo che era un mito, una statua a suo nome sarebbe stata riduttiva.
Diceva bene
una mia amica del liceo che lo chiamava San Gerard da Newark, era proprio un
grande.
FRANK POV
Sentii
rientrare Gee, doveva finalmente essersi chiarito le idee sul testo della nuova
canzone che avevamo deciso di proporre in occasione del concerto. Era uscito
per riflettere da solo sulle modifiche da apportare, ma ci aveva messo meno di
quello che mi aspettassi.
Non mi
voltai nemmeno a guardarlo, rimasi incantato di fronte al mio nuovo giochino
della play station. Ignaro del fatto che mi stesse per accadere qualcosa che
avrei ricordato per sempre.
“Frankie, guarda un po' qua, ti ho
portato un regalo di Natale”
Oddio, ora chissà cosa mi aveva
regalato, speriamo non l'ennesimo set di fondotinta bianchi, doveva capire che
tanto li usava solo lui quei cosi, io avevo già una bellissima faccia pallida
di mio.
“Si Gee, mettilo li, ora dopo lo
guardo”
“Ma Frank, sei proprio maleducato,
nemmeno lo degni di una sguardo, anzi in questo caso direi, la degni”
Il “la” mi fece squillare un
campanello, non poteva essere, non ci dovevo credere, ne valeva della mia
sanità mentale.
“Frank non ci cascare, pensa
razionalmente” mi dicevo.
Ma quando mi girai, e la vidi li,
bella come me la ricordavo, tutta la logica e la razionalità andarono a quel
paese.
“Liz”dissi spostando tutto quello che
si frapponeva tra me e lei abbracciandola deciso a non lasciarla più andare.
Capitolo 11 *** ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU ...TAKE 3 ***
ALL
I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU
TAKE 3
I don’t want a lot for
Christmas This is all I’m askin for I just want to see
my baby standing right outside my door I just want you for my own
More than you could ever know Make my wish come true All
I want for Christmas is you, you, its you, you, oh baby
“Frank...”
“Liz...”
“Frank...”
“Io ehm...non so che dire”
Si guardavano, uno davanti
all'altro, come se fosse la prima volta, notavano i piccoli
cambiamenti, si presero la mano, giocando con i rispettivi capelli,
ormai senza più fretta, avevano davanti tutto il tempo del
mondo.
“Beh, Frankie vedo che ti
è paciuto il mio regalo” Gee se ne stava lì tutto
orgoglioso della sua buona azione quotidiana.
“Sai Gee a mio fratello
piacerebbe tanto visitare le quinte, glielo puoi far fare un giro?”
disse Liz che sopra ogni cosa voleva rimanere sola con Frank.
“Grande, si dai ti faccio
un tour guidato, così li lasciamo un po' soli” annunciò
il frontman, prendendo una tazza di caffè dalla cucina e
offrendone una Lyle, che non aveva spiccicato parola.
“Si, con piacere” la
voce del ragazzo assomigliava più ad un sussurro che ad una
risposta, ma Gerard capì perfettamente e lo trascinò
via prendendolo per un braccio.
Immaginatevi il vostro mito,
quella persona che se vi chiedono chi vorreste mai incontrare
rispondereste “lei”. Ecco quello era Gerard Way per Lyle.
E ora lo stava gentilmente intimando di seguirlo in un tour privato
del backstage. Il cuore del povero ragazzo avrebbe retto poco. Ma
l'unica persona che avrebbe potuto preoccuparsene era impegnata in
altri piaceri.
“io...tu...noi...cioè”
“boh...non...lo...so...come...”
Frank e Liz non riuscivano a
dirsi una frase completa. Sembrava che l'emozione di rivedersi li
avesse privati delle corde vocali. Ma quando rivedi la persona che ti
fa battere il cuore, che ti legge nell'anima, c'è davvero
bisogno di parole? Non bastano i gesti, gli sguardi, i respiri
accaldati, le carezze tanto desiderate?
Nell'aria c'erano rumori noti,
ansie sconosciute, voci squillanti, ma loro erano sordi, immensi in
quel mondo ovattato che è l'amore.
La mano di Frank scivolo verso
il fianco di Liz, attirandola a se con forza, accostò la bocca
lungo il suo collo, respirando l'odore che l'aveva tormentato per
giorni. Le baciò con delicatezza la guancia bollente, quella
guancia dove per la prima volta aveva asciugato una lacrime di
dolore, quel tipo di lacrima che non voleva vedere più sul suo
volto. Doveva esserci solo un sorriso sulla bocca della sua Liz.
Liz, stordita e ancora non
cosciente di essere di nuovo tra la sue braccia, si muoveva a
rallentatore, come in un viaggio onirico, vedeva se stessa dal di
fuori, senza capire che la bocca che stava baciando il suo Frank
fosse veramente la sua.
Si riscosse dal torpore quando
sentì le mani ghiacciate di Frank tirarla su e portarla sul
divano con lui.
“Frank”
“Sono qui, con te”
gli disse, ancora incredula.
La risata di Frank fece
esplodere tutta la tensione che si era accumulata.
“Ah! Fortuna che te ne sei
accorta, mi sembrava di baciare un fantasma”
E insieme, abbracciati l'uno
all'altro cominciarono a ridere, come due idioti, singhiozzando e
piangendo, sussurandosi melense parole dolci, e stropicciandosi i
rispettivi capelli neri.
“vedo che ti sei tagliata
i capelli” le disse prendendole una ciocca tra le mani.
“Si, non potevo
presentarmi al vostro cospetto, signore dei tagli cool, con i capelli
che avevo prima”
“Tu sei completamente
fuori di testa cara la mia ragazza”
Alla parola ragazza si scossero
entrambi.
“Forse non dovevo dirlo”
ammise Frank con aria da cucciolo abbandonato “ non so, stavi
con quel tipo, ti ho vista anche in tv”
Liz aveva di nuovo perso l'uso
della parola.
Lei...Frank...lei...Frank....insieme.
Liz Iero
Liz VanDerWoodsen Iero.
Nononono ma che pensieri faceva,
doveva essere impazzita.
“Lo so dovevo starmi
zitto, fai come se non l'avessi detto” continuava a blaterare
Frank vedendola muta come un sasso.
Liz ancora senza poter parlare
lo prese, e come la prima volta lo tirò a se stampandogli un
bacio sulla bocca.
“Zitto, cretino”
“Lasciami parlare un
attimo, ora quando avremmo più tempo ti racconterò per
bene come è andata! Ma per ora accontentati di questo, pensi
sul serio che sarei venuta qui, in Gran Bretagna per cercarti se non
avessi avuto uno scopo ben preciso”
La faccia di Frank si distese in
un sorriso.
“Che sarebbe?”
Liz non rispose pensando che un
bacio avrebbe dato la risposta adeguata.
Avrebbero continuato per ore se
non fosse sopraggiunto Mikey, sempre carino e pacato come al solito
che avvisava che dovevano andare in scena, la loro era la prima
esibizione della serata. Alle cinque in punto dovevano essere sul
palco.
“Liz fatti dare un pass da
Brian cosi ci vedi da dietro le quinte, se conosco bene Gee ne avrà
già dato uno a tuo fratello, ama vantarsi di rimediare pass
per tutti” disse Frank in una volata afferrando la chitarra e
precipitandosi fuori, non prima di averle dato come minimo tre baci.
“Ehm...piacere io sono
Mikey” le disse il mitico bassista avvicinandosi a lei.
“Ho sentito parlare spesso
di te, sono proprio contento di conoscerti, ora devo scappare anche
io, comunque qui fuori c'è Alicia, sicuro non vede l'ora di
sentire tutta la storia”con questo concluse e con passo felpato
uscì dal bus.
“A dopo”
Anche lui se ne era andato,
lasciandola estrefatta, era gia famiglia per loro.
Pace dei sensi.
Era l'unica espressione per
descrivere il suo stato d'animo al momento.
Mentre Liz riprendeva le sue
cose che aveva buttato per terra e usciva dal tour bus in cerca di
Lyle. Frank e Mikey si dirigevano spediti verso il palco dove li
aspettavano i tecnici per finire di sistemare i strumenti.
Sentivano la folla gia calda
urlare i loro nomi, e intonare le loro canzoni. Frank ripercorreva
gli ultimi minuti, ancora indeciso se credere o meno a quello che
fosse successo. Rivedeva Liz gettarsi verso di lui, entrare sul bus,
vestita all-black, eterea e stupenda come se la ricordava.
“Sveglia Frenkie” si
sentì scuotere una spalla “stai sognando a occhi aperti”
Era Bob.
“Gee e Lyle il fratello di
Liz, mi hanno raccontato tutto, susu riprenditi, dopo avrete tutto il
tempo che volete per fare i piccioncini. Ah! Poi quel ragazzo è
un mito, se non ci fosse stato lui la sorella sarebbe ancora
narcotizzata nella macchina di quel bastardo”
Cosa?Dove?Chi voleva drogare la
sua Liz.
“Dalla tua faccia deduco
tu non sappia nulla”
Scosse la testa
“No a quanto pare no,
vabbè ora non c'è tempo, dopo ti farai raccontare
tutto”
Annuì. Sembrava che
perdere la parola fosse una caratteristica che in caso di forti
emozioni Liz e Frank avesssero in comune.
Quello stronzo, bastardo,
idiota, pezzo di merda, io lo ammazzo, diceva mentre le prime note
uscivano dalla sua chitarra al rimto di This is How I Disappear.
Il povero strumento non gli
aveva fatto nulla di male, ma continuava a sfogarsi su di lei. A
quanto pare la sua rabbia era apprezzata, Gee continuava a lanciargli
sguardi estasiati, e Ray era incredulo.
Ma non se ne curava, continuava
a saltellare per il palco come un indemoniato. Finchè non la
vide. Proprio di fronte a lui, nascosta dalle quinte, che lo fissava.
Lesse sulla sua bocca le parole che avrebbe voluto sentire da mesi.
Quelle parole che scaldano il cuore. Quelle parole che solo loro
sanno donare sogni.
Ti amo.
Ma non fece in tempo a
mormorarle lui stesso che vide dietro Liz, un uomo, tutto vestito di
nero, perfettamente sistemato come se stesse andando ad una
cerimonia, un uomo che in mezzo a loro stonava.
Ma il buio non gli permise di
inquadrare chi fosse bene.
Strizzò gli occhi verso
Liz, cercando di capire se le stesse dando fastidio, quando vide che
il tizio le stava afferrando una mano. Trattenendola.
Gli bastò un attimo per
capire chi fosse.
Gli bastò un attimo per
decidere cosa fare.
Vide Liz liberarsi dalla stretta
e venire verso di lui. L'unico posto dove in quel momento si sarebbe
sentita sicura.
Frank non esitò un attimo
a correre verso di lei, prenderle la mano e tirarla dietro di lui.
“E' arrivato anche qui il
maledetto” la sentì mormorare
“Non ti preoccupare, ora
assaggierà la cattiveria della mia musica” le sussurrò
mentre osservava Maurice venire avanti deciso a stendere Frank e
portarla via.
Ma evidentemente il bel
impomatato si era fatto fregare dal corpo minuto del chitarrista,
pensando di poterlo facilmente battere.
Non aveva preso in
considerazione che la musica molto spesso è più potente
diquello che uno si aspetti. In tutti i sensi.
La musica non perdona chi non la
ama.
Frank si fece forza, imbracciò
la sua amata chitarra, prendendola dal manico e sfilandosela dal
collo.
E con rabbia, odio e anche un
pizzico di soddisfazione la piantò con grazia addosso a
Maurice.Con un sonoro “stonk” lo colpì in testa”
Lui preso in contropiede non fece in tempo a spostarsi e sulla voce
di un ignaro Gerard che intonava Welcome to the black parade, franò
svenuto a terra, come un misero perdente che orgogliasamente non
aveva saputo comprendere che quella lotta, la lotta contro un amore
vero, contro una musica magica, non l'avrebbe mai potuta vincere.
RINGRAZIAMENTI
ROSY91:grassieeeeee!!! eh si
siamo arrivati all'ultimo capitolo (anche se poi c'è un
piccolo epilogo) devo dire che scrivere questa storia è stato
bellissimo e ancor più bello leggere i vostri commenti. Quindi
GRAZIE, dal piu profondo del mio piccolo cuoricino nero...(per
citare la dedica dei MyChem dentro Theer Cheers)...
PUNKIE VAMPIRE: ehehe i
capitoli extra, quello di Lyle è gia scritto, quelo di Gee in
fasi di acuta riflessione, poi avevo pensato di scrivere una one shot
chiamata “Dead...ten years after” ma dato che conto di
scrivere il seguito di questa il prima possibile, la shottina dovrà
aspettare”...grashieee per i tuoi bellissimi commmenti *-*
Zizzy94: Grazie mille anche a
te, sono contenta che ti sia piaciuta!^^
Ed un ringraziamento
grandissimo anche a chi legge solamente...
But you really need to listen
to me Because I'm telling you the truth I mean this, I'm
okay! (Trust Me)
“Frank spostati da davanti
la tv che mi perdo i passi”
Liz era tutta concentrata a
giocare all'ultima versione del dancing stage megamix, era quasi
arrivata alla conclusione del livello expert, quando il suo adorabile
ma fastidioso ragazzo aveva deciso di mettersi davanti al gigantesco
plasma che dominava il soggiorno.
“No Liz basta giocare, ci
sono i ragazzi di là dobbiamo andare via subito”
Ops.
Si era scordata di quel piccolo
particolare. Era il giorno dell'uscita del'album. Dovevano andare
tutti a New York per il lancio del disco in diretta con MTVFuse.
“Ti eri dimenticata, lo
immaginavo, dai su spegni questo coso, andiamo”
“Scusami, hai ragione, un
secondo che mi metto le scarpe e sono pronta”
Frank la guardava ridendo,
conoscendola sarebbe caduta se avesse continuato a tentare di
infilarsi le converse a quel modo.
Stonk
Come pronosticato fece un sonoro
botto a terra.
Ma quando Frank le porse la mano
per aiutarla lo tirò giu con lei.
A terra e sorridenti, si
guardarono e scoppiarono a ridere come pazzi. Senza alcuna intenzione
di fermarsi.
Non era la prima volta che nei
sei mesi che vivevano insieme che si ritrovavano ore e ore a ridere
anche per la cosa più stupida.
Liz si era trasferita da lui a
gennaio, subito dopo essere tornati dall'Inghilterra, per ora faceva
da consulente al merchandising e nel resto del tempo faceva fruttare
i soldi del suo conto che aveva ritirato in tempo in tempo prima che
i suoi genitori cercassero di chiuderglielo.
Erano ricchi e felici come
pochi. Per una volta i soldi davvero non stavano distruggendo la vita
di qualcuno. Forse perchè a loro non interessava molto del
denaro. Una cena take-away, un caffè con gli amici, un divano
dove guardare un film, una partita a guitar hero, questi erano i
piaceri della vita per loro due. E non se ne facevano mancare
nessuno.
“Ragazzi e su, siamo in
ritardo pauroso, alzatevi da lì” Ray era arrivato a
chiamarli.
“Si vai, arriviamo subito”
concluse Frank cacciandolo via con la mano.
Liz si era gia rimessa in piedi.
Lui invece era rimasto misteriosamente inginocchiato.
Le prese la mano.
Se la portò sul cuore.
“Non penso che esista un
momento giusto per chiederlo, ma qui con la le lacrime agli occhi per
il troppo ridere, con il sedere che mi fa male per la botta che
abbiamo preso, in ritardo pauroso, con tutti che ci aspettano, mi
sembra l'attimo adatto”
Fece una pausa, prese fiato.
Liz aveva capito. Ma non si
sarebbe persa per nulla al mondo quelle parole.
“Vuoi tu, Elizabeth Van
der Woodsen diventare ufficialmente la mia signora, la mia chemical
lady, co-proprietaria di tutti i miei giochi della playstation,
assoluta padrona del mio armadio, e mia moglie?”
In quel momento, per puro caso,
senza premeditazione la musica del gioco ancora aperto, sparò
I'm Not Okay.
Liz non si fece scappare
l'occasione.
“O-fucking-kay”
cantò, tirando su Frank, che prontamente le diede un bacio,
sussurandole...Trust me
The end
Spero che la mia umile
piccola ficcy vi abbia regalato qualche momento di allegria, con
questo chiudo, è stato un piacere essere letta da voi,
Capitolo 13 *** Lyle at The Parade (capitolo Extra) ***
LYLE AT THE PARADE
And we will send you reeling from decimated
dreams Your misery and hate will kill us all So paint it black
and take it back Lets shout it loud and clear Do you fight it
to the end We hear the call to
To carry on We'll carry on Though your dead and
gone believe me Your memory will carry on We'll carry on And
though you're broken and defeated You're weary widow marches on
“Hop,
hop, hop ce la posso fare” dissi saltellando verso il palco,
facendo la gincana tra i cavi. Dovevo trovare subito mia sorella. Se
la conoscevo bene era a fare finta di misurare i costumi del nuovo
video per Frank, quando sicuro se li stava provando lei.
“Lyleeee?Che
diamine stai facendo?”
Ops. Beccato.
“Niente
Gee, saltellavo qua e là” risposi facendo il bravo
bambino. Di certo non dovevo giustifacermi con lui, che era
decisamente più fuori di testa di me, uno che durante i
concerti cerca di mangiarsi il microfono non può essere sano
di mente. O Sbaglio?
“Ma
che stai facendo qui in giro?”continuò “non dovevi
essere in college?”
Ebbene si, dovevo essere in college perchè anche
se mia sorella ormai viaggiava in tour con loro a tempo pieno, io,
anche pregandola di tenermi con lei ero stato costretto a ritornare a
scuola a studiare, l'unico contantto col bel mondo chimico erano le
sue mail dove mi raccontava quanto era bella la vita in
tour(maledetta Liz, non glielo avrei perdonato facilmente), del nuovo
pezzo che avevo suonato Frank, dei nuovi costumi, delle riprese del
nuovo video etc etc. Comunque, dato che erano in tour in Europa e
casualmente avrebbero fatto tappa in Svizzera (diciamo che li avevo
supplicati tutti e cinque prostrandomi in ginocchio ai loro piedi)
ora ero sgattaiolato via per fare un giro mentre montavano il palco e
salutare mia sorella, il mio adorato cognato e gli altri tre pazzi.
Essendo arrivato prima del previsto e non avendo nessun
pass avevo chiamato Liz per farmi venire a prendere all'entrata dove
gia c'era una gruppetto di fan assatanate che urlavano.
Non
vi dico quando Elizabeth e Frank sono arrivati mano nella mano tutti
felici come due scoiattoli. Penso che la mia povera sorella non sia
mai stata insultata così tanto, Frank era arrossito come un
peperone, poi era tornato in se, e si era messo a firmare qualche
autografo mentre io e Liz ci salutavamo. Che figata essere invidiato
da tutti. Devo dire che comincio a vedere i lati positivi dell'essere
il cognato di Frank Iero.
Una
volta dentro persi di vista i due piccioncini e mi feci un giro per
le quinte. Beccai Mikey che come al solito beveva un caffè e
messaggiava con Alicia (che giusto per notare quanto sono scemi,
l'avevo appena vista pochi metri piu avanti), poi Bob e Ray impegnati
a fare non so cosa, mi rivolsero un cenno del capo e si rimisero
curvi su quella che sembrava una batteria smontata.
Boh, misteri chimici.
Chi li capisce è bravo.
Continuavo il mio vagabondaggio quando mi imbattei in
Brian il manager, uno dei pochi personaggi sani di mente in qualla
banda di pazzi, che dopo i saluti di rito mi mise in mano una copia
di Kerrang. Sembrava essere l'ultimo numero perchè io non ce
lo avevo ancora.
“FRANK
IERO INTORTATO DALLA PARIOLINA NEWYORKESE”
Così tuonava il titolo. A quanto sembra la stampa
aveva finalmente scoperto di Frank e Liz, anche se avevano cercato di
tenerlo nascosto in tutti i modi. C'era una foto di loro due che
uscivano da un negozio di dischi di Oslo imbaccucati fino all'osso,
mi chiedo come abbiano fatto a riconoscerli.
“Oh,
è finita la pace” dissi a Brian.
“Amen”
mi rispose con un cenno del capo, non sembrava molto felice.
“Perchè
fai quella faccia? Prima o poi l'avrebbero scoperto”
“No
non è per questo, è che si è fatto male il
fonico del microfono di Gee, e dato che ogni tanto non so come lo
distrugge, non so come fare per stasera”
“io,
io, io, io, io” te lo faccio io cominciai a dire
trottellandogli dietro come un cagnolino felice.
Dovete sapere che durante le vacanze di Natale ero
rimasto con loro in studio a registrare e ormai Gee mi aveva adottato
come fratello minore a grande felicità di Mikey, ciò
significava essere schiavizzato per ogni sua piccola richiesta, ma in
compenso mi stava insegnando qualche rudimento del mestiere, e stavo
diventando un ottimo fonico, gia mi vedevo una volta finita la scuola
a seguirli in tour come servo personale di Gerard Way.
Ahhh che bei pensieri!
“Ok,
d'accordo, fallo tu, cerca Gee e parlane con lui, io devo andare a
parlare con Liz mi deve dire la data precisa del matrimonio”
“A
che ti serve?”chiesi con sguardo interrogativo
“Ora
che è ufficiale che stanno insieme faremo una conferenza
stampa e annuniceremo il matrimonio, cosi ci togliamo il dente”
Detto questo se ne andò lasciandomi solo soletto
in un qualche punto impresisato del'arena. Certo che era strano
pensare che mia sorella che fino a qualche mese prima era una ragazza
viziata e quasi sposata dell'Upper East Side, ora era la futura
moglie di una rock star, nonchè una delle ragazze più
odiate dalla popolazione emo femminile e non.
I nostri genitori l'avevano completamente rinnegata e
Maurice, lo stronzo, aveva passato un mese in ospedale per rifarsi la
faccia dopo la chitarrata che aveva preso in faccia da Frankie.
Che mito mio cognato!
Tirai fuori il telefonino.
Driiin driiin
“Gee,
sono Lyle, dove sei?”
....
“ok
arrivo subito”
Se mi fossi ridotto a cercarlo non l'avrei mai più
trovato.
Rimisi il cell nella tasca, tirai fuori l'ipod sparando
a palla Stay, il primo singolo del nuovo album, e mi diressi di corsa
verso il palco.
Mi mancavano troppo i miei personaggi per poterli abbandonare cosi! Ed ecco che è uscito fuori questo capitoletto extra, senza preteseXD
Vi ringrazio tantissimo per tutti i commenti zonooooo stupendiiii *inchino*
Ahh notizia in anteprima ho quasi finito una shot Frerard, la mia prima lemon/yaoi che scrivo, voglio un sacco di commentini pure li!
Notteeeeeeeeeeeeee