Assasin's Creed Triforce

di Allister Right
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Riunione movimentata ***
Capitolo 2: *** Rainbow Dash ***
Capitolo 3: *** La principessa e l'Animus ***
Capitolo 4: *** La via dell'Assassino ***
Capitolo 5: *** Una lama per Difendere, Una lama per Combattere ***
Capitolo 6: *** Come un aquila. ***
Capitolo 7: *** Fumo e Cenere ***
Capitolo 8: *** Il Plenilunio Rivelatore ***



Capitolo 1
*** Una Riunione movimentata ***


Assasin 1 Aprile 2004

Furto al Museo Nazionale di Tokyo

東京国立博物館で盗難

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Questa mattina, poco prima dell'apertura al pubblico i guardiani del museo scoprono che il manufatto recentemente scoperto e subito messo in esposizione come punta di diamante del museo, è stato trafugato.

This morning, shortly before the opening to the public, the guardians of the museum discover that the artifact recently discovered and immediately put on as a spearhead of the museum, has been stolen.

今朝、間もなく公衆への開口部の前に、博物館の保護者は、彼らは、アーティファクトが最近発見され、すぐに盗まれた、博物館の陣頭指揮を執るようにディスプレイ上に置くことを発見する。

La squama dorata del drago Lore è stata presa e portata via all'alba approfittando di un cambio di guardia e del suo spostamento nell'ala del museo che era stata intitolata interamente per i manufatti del periodo Kamakura. Uno scherzo d'aprile non troppo gradito dal Direttore del museo Benkei Taru.
 
The Golden Dragon Lore scale, was taken  away at dawn by taking advantage of a changing of the guard and its movement in the wing of the museum dedicated entirely to the artifacts of the Kamakura period. A joke of April not too pleased by the Director of the museum Benkei Taru.

スケールゴールデンドラゴンロアを採取し、夜明けに連れ去ら博物館の翼でガードし、その動きの変化を利用することで、鎌倉時代の遺物に完全に捧げられた。 4月の冗談が過ぎる博物館弁慶たるのディレクターによって喜んでされていません。
 

La polizia ha dedicato un intera squadra investigativa alla ricerca della squama di drago.  

The police has dedicated an entire investigative team in search of the dragon scale.  

警察はドラゴンのスケールの検索で全体の調査チームを捧げている。
 
 
 

L'Abstergo enteraiment apre la sua nuova sede a Tokyo.
E si immette così anche nel mercato Asiatico.
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approfondimenti a pag.11 >>                                                                                                                                     
     
Funerali per il figlio minore del Boss della Yakuza
Eichiro Yotsuba




                                                                                                                                    L'intera Yakuza si stringe attorno alla famiglia Yotsuba
                                                                                                                 per la perdita del giovane
Gennai Yotsuba.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Rimasto ucciso diversi giorni  fà durante una rissa in un locale
                                                                                              da una donna incappucciata
di qui ancora non si conosce il volto,
 
                                                      ha avuto oggi luogo 
 la sua cerimonia funeraria. 
 

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Eichiro dopo il Funerale del figlio.






   
   
 Assasin'S Creed 
   

TriforcE







Capitolo 1

Una Riunione Movimentata


La Torre di Tokyo era alta.

Da lì Akane riusciva a vedere l'intero quartiere Minato che risplendeva nella notte illuminato dalle sue innumerevoli luci, le orde di persone spensierate che vedeva passeggiare come minuscole formiche per le vie del centro le ricordavano del periodo di quando lei era una di loro. Così spensierata.
I suoi genitori adottivi le avevano sempre lasciato fare quello che voleva nella sua vita, anche se lei non sapeva bene a cosa dedicarsi, non aveva uno scopo nella vita;
passò la sua intera adolescenza a cercare di capire qual'era. Ma un incontro le stravolse interamente la vita, quello con Izumi.
Izumi era una bellissima ragazza dai lunghi capelli corvini, l'aveva incontrata un giorno alla stazione di Ikebukuro; Izumi l'aveva avvicinata dicendole che conosceva i suoi genitori..
I suoi veri genitori.

E come se non bastasse questa notizia era la più banale perchè in seguito, arrivati a casa di Izu, scoprì che i suoi genitori erano Assasini!
Facevano parte di quest'ordine millenario nel quale però non volevano però far rientrare la loro bambina;decsisero così di affidarla ai suoi attuali genitori e partirono
verso Nord diretti in Hokkaido alla sede centrale dell'ordine.

Tutte queste rivelazioni che Izumi le fece la sconvolsero; ma solo all'inizio perchè tutto questo discorso la portava verso il vero motivo per qui Izu l'aveva avvicinata, voleva che Akane si unisse all'ordine degli assasini. Incoraggiata dal fatto che avrebbe potuto incontrare i suoi "veri" genitori accettò, ma si chiese pure perchè proprio lei? Cosa la rendeva così speciale tanto da far scomodare gli assasini per cercare una raggazzina viziata di Ikebukuro? Certo i suoi genitori facevano parte dell'ordine.. ma c'era altro, lo sapeva.

Chiese spiegazioni a Izumi, ma lei replicò che col tempo tutto le sarebbe stato chiaro e limpido non c'era motivo di rivelarle altro ora; Akane si fidava di Izu, non aveva scelta..
ne era già innamorata.

Ripensando a tutto ciò una lacrima le scese sul viso ed accennò ad un sorriso, non sapeva se  per il vento gelido che aveva in faccia o se nel ricordare queste cose qualcosa si fosse smosso in lei e nel suo carattere duro che la difendeva dal mondo esterno. Fatto stà che su quel parapetto tirava troppa aria gelida e se non fosse stata attenta sarebbe caduta di sotto prima dei tempi.

« Akane mi ricevi? »  La voce che arrivava nel suo orecchio sinistro era quella di Izumi. Era così delicata ma al contempo autoritaria, ad Akane piaceva, e le sembrava che invece che dalla cuffia la sua voce provenisse direttaente da lei che era lì al suo fianco. Sfortunatamente Izumi non poteva essere lì con lei; era l'addetta al recupero nonchè coordinatrice e pianificatrice del piano quindi aspettava in un posto sicuro poco distante il luogo di recupero.

Il piano consisteva nel intrufularsi furtivamente  nell'edificio che si trovava due isolati più avanti a lei, un grattacielo che all'apparenza non doveva differire dagli altri uffici che circondavano il parco di Shiba, ma in questo vi era la particolarità che veniva usato dalla Yakuza come luogo di incontro in cui i suoi massimi vertici decidevano il da farsi per le loro attività criminali;
in mezzo a quegli uffici che di giorno venivano usati dagli impiegati ora secondo il loro informatore si stava tenendo una contrattazione per la "squama del drago Lore" .

Il compratore non era noto, ma Akane sapeva che quel manufatto non doveva comunque finire in mano sua, Izumi le aveva detto che la squama era di vitale importanza per l'ordine e che era collegata indirettamente a lei. Avrebbe aspettato la fine della riunione, doveva sottrargliela ancor prima che uscisse dall' edificio.

« Si, ti ricevo. »

    
« Sai già quello che devi fare, gli obiettivi sono appena entrati, preparati. »

« Bene, mi preparo a scendere. »
 
Akane non era mai stata più sicura in vita sua, fece gli ultimi controlli:
Fece scorrere la zip della manica sinistra del suo giubbotto di pelle e controllò la sua lama celata. Era essenziale, una lama e dei semplici lacci che la fissavano al suo polso; quasi sembrava un accessorio di moda addosso a lei. Tirò fuori e spiegò l'aliante che si era portata nel borsone, nero come la notte era perfetto per arrivare in cima al tetto senza farsi notare.
Dopodichè si gettò dalla torre; una folata di vento la rispedì in alto e planò fino alla sua destinazione.

Ci sarebbero voluti solo due minuti, ma Akane avrebbe voluto assaporare per più tempo quella sensazione, il vento che spirava tra i  suoi capelli corti la rilassava.

Ma era arrivata ormai; noto degli uomini appostati di guardia sul tetto, tutti vestiti eleganti e armati fino ai denti.
Uno di loro, quello calvo col FAMAS imbracciato sembrava guardare verso di lei, non sembrava sicuro di quel che vedeva, ma tra qualche secondo ne avrebbe avuto la certezza!

Puntò verso di lui e arrivata ad una distanza ottimale si sganciò dall'aliante. Atterrò dapprima con le ginocchia sulle sue spalle e poi abbattè la lama nel suo collo.
Alzo lo sguardo in cerca di altre guardie, un'altro, questa volta con i capelli lunghi e sempre il fucile imbracciato si dirigeva nella sua direzione.
Si risollevo dal cadavere grondante di sangue e si nascose dietro uno sbocco dell'aria poco più in là, quando la guardia realizzò che c'era un corpo steso a terra si avvicinò circospetto. Dopo aver superato il nascondiglio di Akane, arrivato perfettamente alla sua sinistra, gli piantò la lama nella giugolare e con un fendente del braccio la liberò subito dopo. Caduto sulle sue ginocchia il criminale si teneva il collo con le mani, la sua smorfia di dolore non durò molto perchè poi cadde a terra privo di vita.

Controllò ancora il tetto, ma non sembravano esserci altre guardie, solo tanti tubi di scarico e unità di condizionamento sparsi per l'intero piano.
Aggirò agilmente alcuni tubi passandoci sopra, sotto, ed infine arrivò alle scalette che portavano alla porta di accesso all'edificio; le scese, ma la porta era chiusa dall'interno.

« Izu, suggerimenti? »

   
« Non riesci a scassinarla? »

« No, si apre solo dall'interno. »

   
« Allora ho un percorso alternativo, torna indietro. »

Fece come le aveva detto e arrivò al ciglio del tetto che si affacciava davanti ad una casa popolare del quartiere.
Prese una piccola rincorsa e si lanciò; atterrò bruscamente contro uno dei tanti condizionatori della facciata, era riuscita ad aggrapparsi, ma lo sentiva già cigolare.
Il condizionatore si staccò parzialmente, per un attimo rimase appesa su una mano sola, ma appena si riagganciò con l'altra cedette completamente.
Akane fece appena in tempo ad attaccarsi a quello sottostante e a vedere quello su cui prima si posava schiantarsi nove piani più giù sull'asfalto.

Superato questo momento, prese a muoversi con la sua snaturata agilità tra un condizionatore e l'altro iniziando a scendere fino ad arrivare qualche piano più sotto ad una finestra degli uffici che era stata lasciata aperta probabilmente da un inserviente che la stava pulendo; approfittò della sua apparente mancanza per staccarsi dal condizionatore che la sosteneva e raggiungere l'interno del palazzo con un salto all'indietro.

S'introdusse nel corridoio stranamente vuoto, sorpassò il carrello della donna delle pulizie e girò al primo corridoio a destra, era chiaro che il piano era stato evacuato con irruenza dai suoi attuali occpuanti, ma non riusciva a capire come mai tutta questa fretta di sgomberare. Lasciò stare quei pensieri e si diresse alla porta che compariva subito a fianco di quella dell'ascensore, aperta senza problemi si ritrovò nella tromba delle scale, il modo più sicuro per raggiungere il piano che le interessava.

Scese di altri due piani e arrivata al quinto piano aprì leggermente la porta giusto in tempo per intravedere una guardia che l'aveva appena sorpassata;
silenziosamente socchiuse  la porta dietro di se e si avvicinò alla guardia di soppiatto.
Con una mano gli tappò la bocca e con l'altra gli conficcò la lama nel corpo; cadde su se stesso in meno di un secondo e Akane lo trascinò nello sgabbuzino in ombra lì vicino.
Sistemato il corpo sentì sopraggiungere una seconda guardia che molto probabilmente cercava il complice che Akane teneva tra le sue braccia.
La guardia smise di chiamare e Akane incuriosita si affacciò lievemente dal suo riparo; la guardia era china su se stessa ad esaminare una macchia di sangue, prese l'occasione al volo e con la stessa rapidità con cui aveva fatto fuori il precedente gli tirò la testa indietro e gli tagliò la gola.

Lo sistemò insieme al compare e si augurò che non ce ne fossero altri in giro a fare turni di gaurdia dopodichè si diede all'esplorazione;
trovò gli uffici alle due seguenti svolte a sinistra.
Erano tetri, non illuminati, centinaia di box tutti identici; tra di loro la luce di una torcia la illuminò.

Per un attimo venne accecata dalla luce; si riparò in un box e quando l'uomo illuminò di nuovo il punto in cui gli sembrava di aver visto qualcuno, non c'era più nulla di anormale di una semplice matita per terra.
L'uomo non era più tanto giovane e poteva benissimo sbagliarsi, però si avvicinò per controllare e levarsi questo dubbio di dosso; d'altronde quella matita non c'era lì in mezzo prima, ne era sicuro!
Aveva i capelli neri alternati a ciocche bianche raccolte in una coda, aveva anche un pò di peluria ed un pizzetto ancora neri sulla faccia;
ed era stato nominato dal Boss Eichiro "capo della sicurezza" in questa occasione perchè non si fidava molto dei volti nuovi che si erano presentati oggi.

Akane nella foga di nascondersi aveva fatto cadere un porta-matite giù dalla scrivania,  l'aveva arrestato poco prima che cadesse e lo rimise apposto per fortuna senza causare nessun rumore. Fortunatamente nessuno dei quattro uomini che sorvegliavano l'ufficio armati di torce si accorse della sua presenza; o almeno lei credeva..

Isoshi si guardava in giro circospetto, la matita era ai suoi piedi, ma non sembrava esserci nient'altro lì. Illuminò i box tutt'attorno, ma niente di niente, demorse infine quando i suoi suoi compagni lo chiamarono indietro.

« Che cos'era allora? »
 
« Niente, a quanto pare sono io che perdo colpi, sai comè alla mia età. »
 
Mentre lo diceva si guardava indietro e ad Akane sembrò che il suo sguardo era diretto proprio verso il box in cui si trovava lei ora.

« Dai capita, non ti preoccupare abbiamo già controllato abbastanza e non cè nessuno qui;
sò che sei meticoloso a riguardo, ma abbiamo finito qui,  il boss ci vuole dentro che  lo scambio è quasi finito!
»

Uscirono dalla stanza lasciandole piena libertà di movimento, li seguì fino allo spiazzo vuoto. Si erano riuniti nella parte finale della stanza, i loro profili erano illuminati dalla luce della luna che penetrava dall'enorme vetrata che si stagliava davanti a loro; stettero un pò a discutere, dopodichè si avviarono all'uscita.
Li seguì e con uno scatto felino sgusciò oltre la porta che avevano appena passato prima che si richiudesse da sola; li seguì per l'intero corridoio fino alla loro svolta a destra.
Entrarono dopo essersi fatti identificare da dalle due guardie armate in completo fuori dalla porta della sala riunioni. Doveva trovare un modo per aggirarli, ma come?

« Torna indietro Akane, nella stanza che ti sei lasciata dietro cè una grata d'aerazione facilmente accessibile per te, passerai da lì. »

« Per i condotti d'aerazione? Ma ci passo secondo te? »

« Regola dell'infiltrazione n°1 i condotti d'aerazione sono il migliore modo per muoversi, non hai mai visto un film di spionaggio ??
         Comunque non ti preoccupare, confida nel tuo fisico!
»

"Molto rassicurante" pensò Akane mentre tornava sui suoi passi ed entava nei bagni dell'ufficio. Accese l'interruttore della luce, dopo aver fatto l'abitudine a quella forte luce al neon che aveva riempito a poco a poco l'intero ambiente si volse verso lo specchio. Era vero, qualsiasi fosse stato il siametro della grata lei ci sarebbe passata senza problemi, lo sapeva anche lei, aveva anche se non lo voleva ammettere un fisico invidiabile: magro, scolpito; la tuta aderente nera lo metteva in risalto.
Si diede una sistemata ai capelli: il ciuffo arancione che le spuntava dai capelli neri che si era recentemente fatta tagliare le dava quell'aria da ribelle, appesantita da quel giubbotto di pelle nero e dalla sua espressione non esattamente graziosa.. anche se questo non la rendeva di certo una brutta ragazza perchè in quei suoi tratti mascolini nascondeva la bellezza che riserbava ad una ed una sola persona; quella legata a lei tramite quel filo rosso immaginario per il resto della sua vita. Sperava vivamente che un giorno Mitzui pure si sarebbe accorta di quel filo.


Si ricordò improvvisamente che era in missione e che ogni tocco di lancetta era fondamentale e decisivo in quel frangente!
Congedò lo specchio che l'aveva rapita nelle sue riflessioni e si inginocchio di fronte al muro piastrellato di cocci rossi;
spostò la grata ai suoi piedi e si mise a strisciare su per il condotto illuminata solo dal fascio di luce del suo orologio dal neon azzurro.

Il condotto dell'aria si sradicava per tutto il palazzo, ma per fortuna arrivò nella sala riunioni senza prendere nessuna svolta; da lì poteva vedere tutto:
all'ingresso c'erano un paio di divanetti vuoti che erano stati usati come guardaroba, mentre in fondo alla stanza c'era un'enorme tavolata che passava per l'intera stanza, e lì dove finiva l'estremo del tavolo c'era la vetrata che dava fuori.
Nonostante la sala fosse relativamente grande, tutti i partecipanti alla riunione si erano stretti all'estremo del tavolo che dava le spalle alla vetrata; riconobbe l'individuo di prima: Isoshi , il Boss: Eichiro e suo figlio maggiore: Kenji. Erano circondati da almeno un altra decina di compari ed un altro estraneo, dai tratti occidentali che risplendeva di un aurea dorata ai suoi occhi. Doveva essere sicuramente lui l'acquirente. Portava una tuta nera con cappuccio, i suoi capelli erano biondi sparati come i suoi, ed i suoi occhi erano di ghiaccio. Il tipico ragazzo del Nord Europa pensava Akane, ma non era certo un uomo d'affari; era sicuramente un gregario di qualche pesce più grosso.

« Il prezzo non è trattabile! Sai bene quanto abbiamo sudato per ottenerlo. »

« Mio figlio ha ragione Daniel, e poi non credo vi crei troppi problemi spendere questo tipo di somme per raggiungere i vostri obbiettivi.
        D'altronde è quello che avete sempre fatto, e qualcosa mi dice che questo manufatto ha un valore non indifferente per voi. 
»


Parlavano inglese, ma lei riusciva a stargli dietro e a capire.

« Vi ripeto che non è questo il problema. Sapete bene che l'Abstergo non ha problemi di fondi, ma per questioni di praticità di spostamenti ho portato solo quello che avevamo già pattuito. »

Diede un colpetto alla valigia.

Kenji gliela prese di mano, la posò sul tavolo e l'aprì, dopodichè la passo ad uno dei suoi assistenti per fargli valutare i lingotti.

« Vedete: Oro, com'era stato pattuito. Ora fatemi vedere il vostro di pezzo d'oro. »

Il
giovane fece un cenno col capo, ed altre due persone portarono un altra valigetta su tavolo; prese la chiave e liberò il corriere dalle manette che lo tenevano legato alla valigietta, fatto questo la sbloccò e la diede al templare.

La faccia di Cross era soddisfatta mentre apriva la valigetta ed il suo volto si illuminava alla luce emanata dal manufatto. La richiuse.
Kenji lo osservava con astio dall'alto del suo fisico da palestrato. Indossava una semplice canottiera senza maniche che (secondo Akane) serviva a mettere in risalto i suoi possenti avambracci tatuati. Maschi... portava addirittura una katana al suo fianco; trasudava virilità da tutti i pori. 

« Per adesso ci accontentiamo, ma vedete di darci il restante al più presto! »

Aggiunse con aria da duro. Cross invece l'osservava impassibile, anzi sembrava che gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia da un momento all'altro!

« Si, di questo discuteremo più in là, non ti preoccupare figlio, siamo in ottimi rapporti con l'Abstergo ed i suoi dipendenti. »

Eichiro accennò un occhiolino a Cross mentre allontanava il figlio tenendosi al suo braccio. Il suo aspetto tradiva il suo vero essere; quella faccia da vecchietto bonario non lo faceva certo passare per un boss della mafia.. l'abito di gesso e la pistola di madreperla che vi sbuvcava da sotto invece si.

D'un tratto Isoshi estrasse la Smith&Wesson e sparò due colpi ai sostegni che tenevano il condotto di Akane rialzato sopra la stanza.
In una frazione di secondo Akane si ritrovò schiantata per terra in quella sala gremita di Ganster.


IL CAOS.

Pistole, mitra, manganelli e  katane;
tutti estrassero le proprie armi e gliele puntarono contro.
Spararono come se non ci fosse un domani;
le raffiche sbrandellarono il divano dietro il quale Akane era caduta e che ora costituiva il suo unico riparo.
Dopo nemmeno un minuto tutto quel rumore assurdo era cessato, ora un silenzio di tomba, era imbarazzante, ma sembrava che gli avessero scaricato contro tutti i loro caricatori.. "che imbecilli!"

Uno di loro armato di mazza allora tentò di scavalcare il divanetto; si staccò dal gruppo e corse in un impeto di rabbia verso il suo riparo.
Akane gli dava le spalle, si gettò all'indietro sul divano, sollevò le gambe e bloccò in una morsa il braccio armato dell'uomo; con un colpo di reni sollevò e schiantò il malcapitato di fronte a lei.. lo teneva bloccato a terra con le gambe, e lo colpì con un pugno lì dove ogni uomo è più debole.
Il restante degli uomini nella stanza, armato di sole armi bianche si gettò a sua volta all'attacco. Erano equipaggiati con le armi più disparate e di più diubbia efficacia.
Vedeva spiccare Sai, Nunchaku, Kusarigama e altre armi improponibili... si domandò dove le avessero reperite e se veramente sapessero usarle!

Fatto stà che anche se da imbecilli era pur sempre circondata!

Il primo a farsi avanti era quello con il Kusarigama, lo fece roteare a casaccio cercando di colpirla.
Con tutta calma bloccò la lama che girovagava per aria e si avvolse la catena al braccio destro; con quella rimasta libera infilzò l'uomo all'altra estremità e lo usò come scudo contro l'ascia che brandiva. Scaraventò da una parte il corpo esanime con ancora conficcata l'ascia nella schiena e tirò un fendente con la lama nella direzione dell'aggressore; evitò il primo colpo, ma il destro sul naso se lo prese tutto. Arrancò all'indietro e cadde definitivamente dopo il pestone nelle parti basse da parte della ragazza.

Quello armato di Sai e l'altro di Nunchaku decisero di affrontarla insieme.. entrambi cadderò dopo essere stati presi dalla sua lama celata.
Ora tutti erano fermi in posizione, i nervi tesi in attesa di capire qual'era la mossa giusta per eliminare l'intrusa; Kenji sguainò la spada tirando la custodia nella sua direzione, la ragazza la scansò facilmente col braccio e con un balzò a destra aanche il fendente che lo seguì.

Kenji la tempestava di fendenti a furia cieca, che lei agilmente scansava; Eichiro si riparava dietro Isoshi che cercava di prendere la mira, ma Kenji copriva la visuale, e quello che aveva capito chiamarso Daniel Cross se ne stava lì in un angolino in disparte a godersi questo teatrino neutralmente.

Aveva capito che faceva parte dei Templari, gli acerrimi nemici degli assasini, e allora perchè non interveniva?
Era così sicuro che quei pochi uomini rimasti e quel bellimbusto con la katana sarebbero bastati a fermarla? Oppure cosa, aspettava all'ultimo il momento buono per intervenire?

Akane sapeva solo che dopo aver scostato l'ennesimo fendente con la sua lama celata gliela ficcò nel piede. L'omaccione tirò un urlo e con la katana ancora sguainata tentò di vibrare un altro colpo, ma lei gli fece perdere l'equilibrio facendolo finire a gambe. Lo finì definitivamente.

Ora Isoshi aveva la visuale libera e aveva già il colpo in canna; premette il grilletto.

Eichiro che fino ad ora era stato a piagnucolare dietro le sue spalle involontariamente salvò la vita ad Akane mentre pretenzioso di darle lui stesso il colpo di grazia scansò via il complice e sguainò la pistola madreperlata nella sua direzione. Scansò il colpo che molto approsimativamente l'avrebbe dovuta colpire, si gettò in avanti e afferrò la canna della pistola puntandola contro Isoshi che venne colpito al petto dal colpo che partì dalla pistola. Cadde a terra.

Prima che qualunque dei suoi scagnozzi potesse reagire Akane torse il polso dell'uomo sottraendogli l'arma e parandosi dietro di lui gli puntò la sua stessa arma alla tempia.

Cross aveva le braccia conserte e se ne stava ancora in disparte, il restante degli uomini avevano ricaricato le loro armi da fuoco e ora le tenevano puntate su di loro indecisi sul da farsi.

« Cretini! Non osate nemmeno tenere i vostri cannoni contro il vostro capo! »

Il sudore grondava dalla fronte di Eichiro in modo incontrollabile.

« Non vorrete disobbedire al vostro capo? sentito? Giù le armi! »

Gli uomini riluttanti abbassarono le armi e le gettarono per terra, molto lentamente Akane indietreggiava con l'ostaggio dando le spalle alla grande finestra. Fù in quel momento  che Daniel intravise le sue intenzioni e finalmente sguainò una pistola da sotto la felpa; le sparò addosso rischiando anche di colpire il vecchio. Ma era troppo tardi ormai, Akane aveva spintonato in avanti il vecchio mentre lei procedeva nella direzione opposta verso la finestra.

I colpi di pistola scheggiarono il vetro ed Akane lo distrusse completamente andandosi a schiantare contro. Lo oltrepassò e iniziò così la caduta nel vuoto.

IL SALTO DELLA FEDE.

Izumi aveva calcolato tutto ed era già sotto nel vicolo dove aspettava con due moto pronte a partire.
Vide i vetri infrangersi e Akane volare giù dal palazzo; tutto era calcolato, Izu aveva sistemato un intera fila di cassonetti per la via e Akane infatti atterrò esattamente dentro uno di questi. Izu andò a sincerarsi delle sue condizioni, ma già vedeva la sua figura uscire da quell'ammasso di rifiuti.

« Come stai splendore? Pronta a partire? »

Il volto di Akane era indecifrabile: in parte contenta per la visione di quella faccia amica e per essere scampata alla morte.. ma la missione era fallita.

« Ho fallito.»

« Ci rifaremo alla prossima occasione, non ti preoccupare.»

Lo sg
uardo di compassione di Izu quasi materno le risollevò il morale; prese al volo le chiavi e salì in sella alla Ducati Monster nera.
Entrambe sfrecciarono via come ombre nella notte.



Note dell'autore:
Salve a tutti, questa è la mia prima fan fiction, grazie ancora per tutte le visite e per chi l'ha seguita fin'ora. Come ben vedete questo racconto non ha niente da spartire con i precedenti Ac se non per il cameo del sottovalutatissimo agente Cross a cui darò degna importanza io nel capitolo seguente.. quindi de vi è piaciuto fin'ora controllate il secondo capitolo che caricherò proprio ora :>






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Capitolo 2
*** Rainbow Dash ***


Assasin's 2
Capitolo 2

Rainbow Dash


Vetri per terra, bossoli per terra.. cadaveri per terra. Il pavimento della sala Riunioni era impraticabile.
Gli uomini di Eichiro erano scesi giù all'inseguimento, nella stanza erano rimasti solo lui e il templare.

« Non mi capacito di come quella ragazza sia riuscita ad entrare qui dentro e fare tutto questo.
    Spero solo non sia uno dei vostri giochetti che vi siete inventati per non pagarci.. Dovè la valigetta con l'oro? »

   «  Eccola. »

Cross la faceva dondolare dalla sua mano destra, nell'altra teneva invece quella contenente la squama.

 
« Meno male, almeno le valigette non sono state toccate.
      La pagherà quella puttana per quello che ha fatto a mio figlio!
»

« Ai "tuoi" figli.»

Lo corresse. Eichiro rimase sbalordito a questa affermazione, e se prima ce l'aveva con lei per una questione di soldi,
ora questa era diventata una faccenda personale!

« Giuro che quella lurida assasina creperà per mano mia! Fosse l'ultima cosa che faccio! »

                                                                  .
   
   
« Mai fare promesse che non puoi mantenere. »

« Cos'hai detto? »

Ora Cross aveva posato la valigietta con la squama e al suo posto teneva un pistola.

« Non sò se te l'ho mai detto, ma noi non trattiamo con la feccia. »

Lo sparo rieccheggiò per l'intero piano. Eichiro aveva un buco nello stomaco ora ed era riverso a terra come il restante dei suoi complici. Cross parlò al suo cadavere.


« Credevate veramente che l'Abstergo avesse permesso che una qualsiasi altra organizzazione oltre alla sua avesse potuto avere un minimo di potere sulla nazione?
 Il potere politico e economico in questa nazione è ormai in mano nostra, ci mancava solo di fare fuori la feccia malavitosa che lo controllava al di fuori delle leggi.
»

« ... Devo ammettere che quell'assasina mi ha risparmiato parecchio lavoro però..»


Se ne uscì dalla stanza lasciando quella scena del crimine con le sue due valigiette
come se nulla fosse.


Intanto Akane e Izumi  percorrevano la strada costiera braccati dai Suv neri della Yakuza.
Sgusciavano agilmente tra i mezzi che occupavano la strada, ma non seguendo minimamente il codice delle strada gli inseguitori riuscivano a stargli dietro facilmente.

Fortunatamente una colonna di luci rosse si stagliò davanti a loro mettendo definitivamente fine alla corsa ai loro inseguitori; le loro moto invece le permettevano di passarci attraverso. Le moto si erano rivelate un buon acquisto pensò Izu tra se e sè mentre osservava il vivo bagliore di colori proveniente dal mare.

Ora l'iridescenza del Rainbow Bridge era nettamente visibile da entrambe, quando vi salirono sopra il traffico era diminuito e si permisero di aumentare la velocità.
Ma oltre al rombo dei loro motori, ce n'era un'altro che stonava dal loro, era di una grossa cilindrata ed era proprio dietro di loro!
Comparsa dal nulla una Mustang GT completamente nera si era messa al loro inseguimento.

Le assassine spinserò al massimo le loro moto, ma inevitabilmente il loro inseguitore le aveva raggiunte; speronò la moto di Izumi scaraventandola nel mezzo del Guardrail che separava i due sensi di marcia. La sua moto volò per un altro paio di metri mentre la macchina andava in testacoda fermandosi all'altezza del punto dov'era caduta Izumi.

La portiera si aprì e Cross ne uscì fuori.
Akane aveva gli occhi iniettati di rabbia mista a disperazioene, fece dietrofront e puntò il templare 
come avrebbe fatto un cavaliere in una giostra.
Una sgommata sonora e partì al salvataggio dell'amica; ce l'aveva in pugno.

L'uomo vedendola arrivare non cercò minimamente di spostarsi dalla traiettoria, frugò in una tasca interna del cappotto e tirò fuori...  un telecomando!?

Lo premette e nell'attimo in cui lo fece la moto dell'assasina si spense; incespicò sulla ruota anteriore e  rovinò a terra.                                                                                         Ora entrambe erano bloccate a terra incapaci di reagire e facili vittime delle angherie di quell'uomo. 

« Amo questi giocattolini, mi fanno sentire come una sorta di 007! »

   « Cazzone! »

Il viso corrugato dal dolore, la gamba si era probabilmente rotta, anche perchè non riusciva a sentirla ed era schiacciata sotto la carcassa della moto; controllò in direzione della patner, ma non vide nessun segno di vita da parte sua.

Tutte le macchine che prima erano presenti sul ponte si erano dileguate in preda al caos. Lei era certa che prima o poi la polizia e i mezzi di soccorso sarebbero arrivati in loro soccorso quindi pensò bene di fargli perdere tempo prima del loro arrivo.

« Cosa vuoi da noi? Le valigette le hai tu, perchè stai infierendo ancora su di noi? »

  Si inginocchiò in modo da poter interloquire meglio con la ragazza.

 
« Beh, vedi senza di te quest'oggetto è privo di valore... eccetto per il suo valore aureo s'intende; ma noi abbiamo piani più grandi di un Compro Oro.»

« Che?»     Le sue affermazioni la confondevano, e mentre cercava di dare un senso a quelle parole un gemito la fece tornare con i piedi per terra.

« Ah! ..quasi dimenticavo; la tua amica è ancora viva! »

Si alzò di nuovo in posizione eretta, la pistola sguainata e diretta in direzione dell'altra assasina.
Akane lo guardava impotente con uno sguardo di supplica.. lui invece con uno di sfida; le lacrime rigavano il viso della ragazza mentre il dito di Daniel scivolò sul grilletto levando la vita ad Izumi.

Un urlo di disperazione ed infine Akane svenne per lo shock. Il suo corpo non ce la faceva più. Si lasciò andare nel buio al riparo da tutto quel male che il mondo esterno le procurava.



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Capitolo 3
*** La principessa e l'Animus ***


Assasin's 3

Capitolo 3

La Principessa e l'Animus





Kohane si risvegliò quando un petalo di ciliegio le finì sul naso, si era appisolata sotto quell'albero di Sakura dopo essere riuscita a eludere la sua badante; si era rifugiata su quella collina che bramava sempre dalle stanze del suo palazzo per ammirare il tramonto in quella particolare giornata primaverile. Così acceso, così caldo.

Tutta la servitù la cercava per i vasti giardini del palazzo intonando il suo nome, ma lei era lì, isolata da tutto e da tutti a nutrire i suoi occhi di quello spettacolo degli occhi che le serbava quel giorno la natura.

Tutti erano preoccupati perchè quella sera la principessa avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia dello Yokazura* che tra poche ore si sarebbe tenuta al santuario di Yasaka. Ma non si trovava da nessuna parte!
Il suo sguardo era perso nell' osservare il sole che spariva dietro l'orizzonte; ma una mano poggiata sulla sua spalla la fece tornare nel mondo reale.
 
*variante notturna dell' Hanami ovvero l'osservazione della fioritura dei ciliegi.

La mano era quella di Satoshi, il suo vegliardo insegnante privato nonchè mentore assunto da suo padre per cresecerla al posto suo.

A kohane piaceva il maestro Satoshi, passava la maggior parte del tempo appresso alle sue lezioni (anche quando in teoria non le aveva ) le piaceva il modo in cui le inculcava il suo sapere in lei senza censure e stimolando la sua curiosità per il mondo al di fuori delle mura del palazzo.
Ormai era come una figura paterna per lei, l'aveva cresciuta sin dalla più tenera età fino ai suoi odierni sedici anni.  

« Che dici? non è ora che tu ti prepari giovinastra? »

Kohane sorrise e si lasciò guidare dal maestro giù per quella collina.


DESINCRONIZZAZIONE

Akane annaspava in cerca d'aria, cercò di divincolarsi ma mani e piedi erano bloccate su quel freddo tavolo d'acciao che ricordava tanto quelli delle autopsie aliene.

« Sembra che dentro di te risieda una principessa... non me lo sarei mai aspettato! »

L'uomo che le parlava portava un camice da laboratorio e una  folta ma curata barba bianca.
Il tesserino che portava attacato al camice recitava il nome di: Warren Vidic.

« Ottimo lavoro signor Cross, sapevo che questa trasferta in Giappone ci avrebbe portato ottimi risultati! »

Cross doveva essere nella stanza con loro, ma non poteva vederlo da lì;   il suo nome le rivangò  la sera dell'inseguimento al Rainbow Bridge...
Akane si dimenava con tutte le sue forze ma era inutile.

« Su, si calmi signorina, sono certo che noi la possiamo aiutare più di qualsiasi altro suo amichetto della sua "confraternità. »

« Inanzitutto con questo. »

Un ago perforò il braccio della ragazza che così cadde in un altro sonno profondo.

Note dell'autore:

Rieccoci, con il primo capitolo che mostra un breve stralcio di passato...
e ora che mi rendo conto il primo è stato veramente lungo, (non credo che tutti l'abbiano letto fino in fondo)
quindi da adesso in poi capitoli più brevi come questo


 


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Capitolo 4
*** La via dell'Assassino ***


Assasin's 4
Capitolo 4

La via dell'Assasino


Q
uel giorno Satoshi aveva portato delle mappe a lezione: mappe dell'intero mondo.
E a ogni paese che la incuriosiva lui ci si soffermava di più spiegandogli di come i loro costumi erano diversi dai loro; sembrava molto attratta dall'Europa.

Kohane continuava a tempestarlo di domande, fino a quando un giovane non comparì in sala accompagnato dalla sua domestica; Subito si chinò al cospetto della ragazza.
Kohane si mise a studiarlo: aveva dei lunghi capelli neri raccolti in una coda e degli abiti del medesimo colore dei capelli.. il volto era ancora rivolto a terra.

« Posso principessa? »
 
« Ah,  certo scusatemi » Ai schiarì la voce.  « Alzatevi prego. »  E gli fece cenno di alzarsi.

Daisuke rimase sbalordito nell'osservare cotanta bellezza:  aveva occhi azzurri come l'acqua, la pelle chiara come la luna e i lunghi e setosi capelli neri raccolti in una ricca ed elaborata acconciatura. Non lo sorprendeva che fior fior di spasimanti da tutto il regno venivano a proporsi dinanzi all'imperatore.. e sicuramente affari e alleanze erano cose secondarie negli interessi che rivolgevano alla principessa.

Osservandolo bene in viso ora Kohane era spiazzata; quel bianco sorriso che le rivolgeva e quello sguardo ipnotico che aveva verso di lei l'avevano rapita.

Restarono in un muto silenzio ad osservarsi senza spiccicare parola, a romperlo fù Satoshi che corse ad abbracciarlo.

« Daisuke!  Vedo che hai ricevuto le mie lettere! »

Il ragazzo sussurrò qualche parola nell'orecchio del vecchio.

 
« Non cè notizia più lieta,   meno male!  
         Ma di questo ne parleremo più tardi a casa... 
                      Ora le presentazioni: Principessa, lui è mio nipote Daisuke.
»

« Onorata. »  disse con un velo d'imbarazzo.

   
« Non scherzate, l'onore è tutto mio

E Kohane vide che in serbo per lei aveva ancora uno dei suoi fantastici sorrisi.



Le giornate passavano spensierate in quei giorni, la presenza di Daisuke la spingeva ancora di più a partecipare alle lezioni del vecchio, questo andazzo perdurò fino a fine Maggio quando il ragazzo fece i bagagli richiamato daii suoi familiari che necessitavano della sua presenza in Hokkaido.

Dal giorno in cui partì Kohane sentiva perennemente un vuoto dentro di sè, non lo voleva ammettere, ma infondo quel ragazzo aveva lasciato qualcosa in lei..
In preda agli spasmi della notte dovuti in parte al caldo eccessivo, ma per la maggior parte ai pensieri che le giravano constantemente per la testa quella notte;
si svegliò di soprassalto, prese la lampada ad olio e si fece strada per il corridoio quasi come un fantasma che infestasse la casa in cerca di qualcosa che gli potesse dare sollievo.

L'unica cosa che le avrebbe potuto dare un minimo di sollievo era avere notizie di Daisuke: sapere dov'era andato, cosa l'aveva spinto a partire?
Per questo ignorando perfettamente l'ora che si era fatta si diresse agli alloggi del maestro.

« Ragazzina ti rendi conto di che ore sono? »
        Non potevi aspettare fino a domani?

« No, veramente non riesco a dormire, stamattina Daisuke se nè andato senza spiegarmi nulla.»
                 Sono preoccupata per lui..

« Senti.. aveva dei motivi validi per partire e non l'avrebbe fatto se non lo fossero stati veramente.. ti basti sapere questo.»

« E' questo il punto.. io voglio sapere di più!    »
   dimmi quello che lui non voleva che sapessi.


Satoshi non ne era molto convinto, ma alla fine cedette, d'altronde era già nei suoi piani che un giorno lei venisse a conoscenza della verità sul suo conto..
 anche se i tempi erano un pò acerbi questa era l'occasione giusta.

« La verità è che sia io che Daisuke facciamo parte di un ordine. L'ordine degli Assasini! »

Naturalmente non era come sembrava, Kohane e Satoshi si presero l'intera nottata per discutere dell'argomento, fino a quando non arrivarono ad una conclusione:

« Voglio entrare a far parte dell'Ordine anch'io. »

Qualcosa di più del seguire Daisuke nella sua guerra animava le intenzioni di Kohane; lei voleva difendere il proprio popolo di sua mano, mettendosi in prima linea per esso..
anche se questo significava mettersi contro suo padre stesso.


7 Marzo 1380

Kohane Chokei prende ufficialmente parte all'Ordine degli Assasini del Kanto sotto la guida del Maestro Satoshi.


__________________________________Note dell'Autore________________________________________________

Perfetto, sono riuscito a finirlo dopo mesi di pausa. Andiamo dritti al sodo ora e mettiamola breve.



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Capitolo 5
*** Una lama per Difendere, Una lama per Combattere ***


Assasin's 5
Capitolo 5

Una Lama per Difendere
Una Lama per Combattere


L'inverno era appena finito e la primavera stava tornando con prepotenza a rivendicare i suoi paesaggi;
un anno era passato da quando Kohane scappò dal castello dell'imperatore per intraprendere il duro addestramento da assasino.
Il rigido clima del Monte Fuji l'aveva temprata durante il suo intero allenamento e ormai era pronta; era pronta a far ritorno a Kyoto da suo padre.

Si preparò a dire addio alla catapecchia che aveva ospitato lei e il suo maestro nel loro pernottamento su quella montagna, prese i vestiti ripiegati sulla sedia e iniziò il lungo processo di vestitura che l'avrebbe riparata dal freddo pungente del valico a Sud. La sua tenuta da assassino nera era ammantata ulteriormente da un altra cappa più pesante color grigio, le calzature erano imbottite di una pelliccia di volpe che aveva ricavato lei stessa durante una delle sue battute di caccia e la sciarpa era quella che si portava dietro dalla sua fuga dal castello, l'unico ricordo di Daisuke che aveva, nera come i suoi capelli.

La notizia che li aveva costretti a interrompere il loro allenamento era che il covo di Kyoto era sotto attacco, lo stesso Daisuke era stato mandato a difenderlo, ma da allora non se ne erano avute più nessuna notizie ne del covo ne delle condizioni delle squadre di soccorso mandate a difenderlo.

Sembrava che il mandante dell'attaco fosse lo stesso imperatore, ma si vociferava anche di alcuni sopravvissuti del Can Hojo.
Quel Clan aveva governato sul paese per parecchio tempo fino a circa cinquant'anni fà quando il nobile Takauji e l'imperatore dell'epoca non unirono le loro forze per prendere Kyoto e cacciare l'ultimo Shikken dalla città; rifugiatosi nel suo shogunato a Kamakura lo Shikken del Clan Hojo si levò la vita insieme alla sua famiglia quando si ritrovò spalle al muro e la città veniva incendiata. 1333.

Nonostante questo la dinsatia del Clan Hojo sopravvisse unendosi a un altra famiglia di Samurai, ma le loro successive ribellioni vennero sempre purgate da Takauji che assunse il controllo del loro territorio cacciandoli definitivamente da Kakamura che era ormai diventato suo Shogunato.

Tutte queste vittorie contribuirono ad aumentare la sete di potere di Takauji che accecato dal potere decise di puntare dritto a Kyoto e ribellarsi al suo imperatore;
venne respinto da Yoshisada e Masashige i generali dell'esercito dell'imperatore
, ma quando si ritrovò a battere in ritirata nell'isola di Kyushu vi trovò degli alleati: il clan di samurai dell'isola decise di appoggiarlo nella sua impresa.

Più potente che mai Takauji tornò alla ribalta, sconfisse Yoshisada e uccise Masashige. Kyoto ormai era in mano sua. L'imperatore fuggì a Sud dove instaurò una nuova corte che si contrapponeva contro quella del Nord.

Per tutto questo tempo il Clan Hojo aveva vissuto nell'anonimato, si diceva che uno dei figli dell'ultimo reggente del Clan Hojo morto Kamakura avesse rifiutato il suicidio e fosse sopravvissuto all'incendio. Da allora aveva preso la guida di una piccola fazione dle Clan con l'obbiettivo di vendicarsi di Takauji.

Riuscì nell'intento pare: nel 1358 Takauji venne ucciso da Hiraku, il figlio prediletto degli Hojo che ottenne la sua vendetta per quello che aveva fatto al padre e al Clan.
Da allora il loro obbiettivo era tornare alla guida del paese come un tempo lo erano stati, tramarono nell'ombra per altri vent'anni..

Questo attacco sembrava segnare il loro ritorno e se erano veramente loro dopo essersi liberati degli assassini avrebbero mirato sicuramente al palazzo imperiale.




Kohane partì con la consapevolezza che questa missione l'avrebbe portata a salvare entrambi gli uomini della sua vita e non si poteva permettere di perdere nessuno dei due.


____________________Note dell'autore______________________________

Questo l'ho fatto tutto in una tirata!

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Capitolo 6
*** Come un aquila. ***


Assasin's 6
Capitolo 6

Come un aquila.


Kohane era pronta per partire.

« Non dimentichi niente? »


   
« Ci siamo già salutati no? »

« Non intendevo quello..
»

Frugò sotto il tavolo che di solito usavano per mangiare e da sotto la lunga tovaglia ne tirò fuori un involucro di forma cilindrica; anche se era ricoperta da un vecchio straccio si capiva benissimo che quella doveva  essere la custodia di una spada, un saya per la precisione.

« E' ora che questa piccola piuma* si stacchi da sotto la mia ala e segua la sua strada.»      *Kohane tradotto il kanji significa = "piccola piuma"

Rimosse l'involucro e le porse la katana; con lo sguardo incredulo fissò il fodero nero completamente ricoperto di motivi bianchi e turchesi,
porse entrambe le mani prendendola con la cautela con cui avrebbe preso in consegna un vaso Ming.
Estrasse la lama dal fodero rivelando l'elegante natura della lama (date le caratteristiche era stata sicuramente
forgiata secondo i canoni della scuola Yamashiro)

Sembrava emanare luce propria.
Ripose la lama nel suo fodero e notò solo in un secondo momento che l'impugnatura finiva in una piccola decorazione a forma di acquila argentata.

Ora era arrivato veramente il momento di partire, le parole non sarebbero bastate per esprimere la sua gratitudine e l'unica cosa che le veniva da fare in quel momento era di abbracciarlo intensamente fino a costringerlo a staccarsi per riprendere un pò d'aria.

Si ripromise di non piangere  (anche perchè lì il clima era ancora abbastanza rigido da ghiacciare ogni lacrima che avesse versato), si girò e prese a incamminarsi,
il villaggio era a due/tre giorni di cammino da lì. Doveva sbrigarsi. Scese giù dalle pendici del monte camminando fino a quando il corpo e il sole le permetteva;
Si fermava solo quando la notte calava e ripartiva appena il sole sorgeva con un innaturale efficenza. I duri orari imposti dal maestro avevano totalmente cambiato l'orologio biologico della giovane principessa abituata a tutt'altra vita decisamente!  

All'inizio era stato dura abituarsi a queste cose, ma la sua volonta di cambiare aveva avuto il sopravvento su di lei.
Ora finalmente era un assasina a tutti gli effetti, una macchina letale pronta a tutto pur di difendere i suoi cari ed il suo popolo.

Era quasi in prossimità di Kyoto, era tardo pomeriggio ma la pioggia l'aveva costretta a fermarsi prima in un piccolo paesino di provincia, avrebbe passato la notte lì a quanto pare.
Vagò per le strade deserte del piccolo villagio accompagnata solo dallo scrosciio della pioggia, fino a quandò non si imbattè in un locanda che pareva essere l'unico epicentro di vita da quelle parti. Vi entrò ed i volti che scorse lì dentro erano perlopiù di contadini come aveva già previsto, ma quello che la spiazzò completamente era la vista di uomini in uniforme al bancone. Sicuramente erano esattori imperiali, ma qualcosa non la convinceva lo stesso, preferiva tenersi lontana dai loro sguardi non voleva correre il rischio di farsi scoprire.. sia come assasina e ne tantomeno come loro principessa!

Ma ormai era troppo tardi; quello che sembrava essere il loro capo in comando lasciò perdere il suo bicchiere e si diresse verso di lei con una mano poggiata sulla spada.

« Rivelate il vostro volto signorina. »   Il tono era pacato, ma molto autoritario; fece per scostargli il cappuccio ma lei si ritrasse scansandolo.

Le intimò di nuovo di ubbidirle, ma questa volta quando riprovò a levarle il cappuccio di dosso lei reagì bloccandogli il braccio in una presa e scaraventandolo faccia a terra sullo sporco pavimento della locanda. L'urlo di dolore che tirò era l'unico suono che si sentii per l'intero locale, tutti erano fermi immpietriti con lo sguardo fisso su di lei, comprese le guardie che l'avevano circondata con le spade sguainate in attesa di ricevere ordini dal loro capo. 
« Idioti che aspettate!? Datele addosso!! »  
Kohane mollò la presa dal suo braccio e mise una mano nel sacchetto che teneva attaccato alla cinta, la tirò fuori e lanciò il batsumishi in terra provocando una cortina di fumo; prima ancora che le guardie potessero reagire le aveva atterrate una ad una, aprofittando della fitta nuvola di fumo che si era creata scappò in strada.

Passò la notte dormendo sul ramo di un albero poco fuori dal paesino, da lì poteva vedere le guardie che venivano mandate dal capitano alla sua ricerca.
Ma lei era sicura che non l'avrebbero trovata lassù, la pioggia aveva cancellato le sue tracce ed il manto della notte la copriva come avrebbe fatto un genitore col proprio figlio.
Chiuse gli occhi e si prese il suo meritato riposo.

Intanto un aquila planava nelle freddi correnti della valle diretta nella medesima direzione della ragazza, la superò insieme alle montagne che si stagliavano prima di Kyoto e oltrepassate quelle venne investita dalle calde vampate del covo degli assasini dato alle fiamme.

 

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Capitolo 7
*** Fumo e Cenere ***


Assasin's 7
Capitolo 7

Fumo e Cenere.


Akane prese posto nell'Animus come da solito, ormai non servivano nemmeno più le minacce di Vidic sul continuare l'esperimento sotto coma farmacologico, si era rassegnata.
Chiuse gli occhi e si preparò ad un'altra scarica di vita passata che avrebbe ulteriormente rovinato quelle sue notti in bianco che gli incubi le facevano passare ormai da tempo.


Gli occhi lacrimavano sia per il fumo che per i cadaveri dei confratelli sparsi per i campi; grigie distese di cenere si stanziavano fino alla carcassa di quello che restava del rifugio degli assasini:
Un braciere che come un falò della sera prima si stava piano piano affievolendo con il comparire del sole.
Correva tra i campi alla ricerca di Daisuke sperando di non trovarlo tra quei corpi carbonizzati orrendamente sfigurati, i lamenti dei pochi sopravvissuti erano strazianti, invocavano tutti il suo aiuto, ma uno solo di loro aveva la priorità e comunque non avrebbe potuto fare niente per loro.
«Daisuke!» urlava il suo nome per la vasta campagna senza troppe speranze.
«Daisuke!»   ... non era stata lei. Era una voce maschile. Chi è che come lei lo cercava in quel campo di battaglia?
Seguì la voce fino allo scheletro fumante di quello che doveva essere stato l'edificio principale del complesso e  -
«Chi sei tu?»  Appena varcò l'arco d'ingresso miracolosamente rimasto in piedi dopo quella notte sentì chiaramente la sua voce. La voce proveniva da quello che apparentemente aveva scambiato per uno dei cadaveri, ma era vivo (non per molto ancora) e la fissava in cerca di una risposta. Il viso  segnato dalle cicatrici, la peluria  del viso che anche se coperta di sangue mostrava accenni di bianco.. doveva essere il veterano a capo di quel rifugio di cui Satoshi le aveva parlato; Fao. Si porse all'altezza del Generale Fao per sentire quello che aveva da dire, era immobilizato a terra e appoggiato a quel che restava del cancello e faticava parecchio a parlare «Perchè cerchi il mio adepto? ..Chi sei?»      «Faccio parte anch'io dell'ordine.. cosa è successo? ..Chi è stato a fare questo?»
Si chinò preso da un dolore lancinante, la ferita all'addome si era riaperta e continuava a perdere sangue, Kohane cercò di intervenire ma lui la scansò.
 
«Ormai io non posso più combattere.. ma tu si!    Non mi resta molto da vivere... Prendi la mia lama celata.»  
 
«Ma io- »                   «Non discutere! Sono ordini di un tuo superiore, nonchè mie ultime volontà!»    
Lo fissò perplessa, ma poi l'assecondò; lei era mancina e quindi teneva lì la sua lama, fissò quella del generale molto più vistosa ed elaborata sul braccio destro.
«Contiene dei dardi al suo interno e in più ha un meccanismo di sgancio.»   continuò il discorso a stento limitandosi a dirle lo stretto indispensabile.
« ..Usala ..usala per fronteggiare i nemici che ci hanno fatto questo.. vendicaci  ..gli altri attacheranno presto il castello dell'imperatore. Aiutali.»
«Hanno preso il castello? Come? e Daisuke?»
«Daisuke è l'unico oltre a me a conoscere la locazione della squama del drago che noi custodiamo.. l'hanno portato insieme a loro al castello, devi sbrigarti Kohane...»
..sorrideva nel vederla spiazzata.
«.. Ebbene Si, ti ho riconosciuto principessa. Ora ..salva Daisuke, salva tuo padre, salva l'ordine.. ma soprattutto il tuo popolo ..pensa a loro, fallo per loro!»

Fao era spirato.
«Si. Lo prometto. Lo farò per tutti loro!»
Prima che gli uomini del Clan arrivassero a finire i morti nemici e portare via i loro Kohane era già andata via. Tramite un informatore in città era riuscita a trovare il punto di ritrovo che i sopravvissuti all'attacco avevano scelto per pianificare il contrattacco. Una vecchia bettola poco fuori dalle mura del castello, non erano numerosi, ma contavano sugli imminenti aiuti dell'ordine e sui normali contadini che appogiavano l'imperatore e sua figlia. Kohane li radunò per l'intera settimana che seguì tenendo comizi abusivi per tutte le piazze della città; fortunatamente era sempre riuscita a scappare dalle guardie del nuovo regime che arrivavano puntualmente ad interromperla, tanto che ormai aveva manifesti con la sua faccia ovunque.. ma ormai il popolo era dalla sua e nonostante la consistente taglia nessuno aveva provato ad incassarla.

Erano pronti, ormai la controffensiva era imminente. 







          


 

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Capitolo 8
*** Il Plenilunio Rivelatore ***


Assasin's 8
Capitolo 8

Il Plenilunio Rivelatore


Con la luna piena alta nel cielo era un lavoro facile intercettare qualsiasi intruso che avrebbe provato ad entrare nel perimetro del castello quella notte.

Fortunatamente Kohane ed i suoi nuovi compagni avevano in mente un piano adatto ad ovviare a questa difficoltà, alcuni di loro erano rimasti in paese e avevano iniziato a raggruppare i loro alleati. Armati di quello che erano riusciti a rimediare come: rastrelli, falci e torce infuocate; erano pronti a riprendersi la loro città. Anche se tutto quello dovevano fare era creare un diversivo per distrarre le guardie presero molto sul serio l'incarico, riuscirono addirittura a fare breccia nel castello costringendo così tutte le guardie a smontare la guardia per sopprimere la ribellione.
Prese e saltò giù dal ramo dell'albero, atterò sul tetto della torre di guardia senza il minimo rumore, come le era stato insegnato. Cadde come una piuma, senza il minimo rumore.
Anche camminando sulle tegole  non produceva il minimo rumore, arrivata al ciglio del tetto vide la guardia affacciarsi per raggiungere gli altri, ma Khoane non gliene dette il tempo.
Si disfò del cadavere gettandolo dall'altra delle mura dopodichè aprì l'aquilone. Un enorme aquilone nero.

La torre era alta.

Lapilli incandescenti sfioravano il viso di Kohane; sembrava che nell'ardore della battaglia avessero perso il controllo e iniziato a bruciare il castello. Quei semplici contadini erano riusciti a sopraffare un intero esercito privato, costringendoli alla ritirata dietro i portoni del palazzo. Perquesto avevano iniziato ad appiccare il fuoco, degli assasini che erano venuti con lei non se ne vedeva l'ombra. Sembrava proprio che lei fosse l'unica a poter impedire questa pazzia, si buttò con l'aliante e grazie ai focolari accesi quà e là cavalcò le correnti d'aria fino a sorvolarli ed arrivare alle loro spalle. «Siete impazziti o cosa?»  L'intera folla si girò rivolta verso di lei, indecisa se considerarla un alleata o meno.
Quando si levò il cappuccio di dosso tutti riconobbero la principessa e posarono le armi, molti accenarono anche un inchino.
Uno dei pochi uomini che era rimasto alzato al suo cospetto le rispose

«Ora li abbiamo in pugno, non importa se il prezzo da pagare e il castello del tuo paparino, dobbiamo farli fuori ora che possiamo!»  
«Stupido! Non mi importa niente del castello!  Dentro ci sono ancora dei miei uomini, nonchè mio padre, e giuro che se solo provi ad accendere un cero qui fuori sarai il primo che mi metterò a cercare.»
Quell'espressione truce gli aveva fatto completamente dimenticare la vecchia e delicata principessa di cui tutti parlavano, davanti a lui c'era solo un assasina a sangue freddo.
«Intesi?» deglutì «Intesi.»
Dopodichè ordinò a tutti i presenti di spegnere i principi di incendio e arginare i danni del fuoco, lasciate queste direttive studiò un modo per aggirare il portone;
si ricordò che da bambina amava rifugiarsi nel soppalco della sala grande, passava ore e ore lì controllando i domestici che la cercavano per tutto il palazzo e spiando il padre durante i suoi affari. Prese ad arrampicarsi su per il palazzo, gli artigli retrattili che fuoriuscivano dal dorso della lama l'aiutarono molto nell'arrampicata, arrivata in cima riuscì ad entrare grazie ad un lucernario lasciato aperto; lo richiuse dietro di se, ed era dentro.

I raggi di luna che provenivano da dietro le sue spalle illuminavano l'immensa sala in tutta la sua interezza; armature e altri cimeli addobavano la stanza cercando di riempire quel vuoto, ma l'unico possente oggetto che attirava l'attenzione era il trono del padre vuoto della sua presenza. Tutto era silenzio, sembrava non esserci nessuno, ma le voci  che provenivano in lontananza  la smentirono subito e la costrinsero a rimandare la sua discesa. Erano le voci di tre uomini, ma ne riconobbe solo una.. era la voce di Daisuke!

Ne ebbe la conferma quando i tre uomini arrivarono in sala grande preceduti dalle loro guardie del corpo, Daisuke era lì, con loro..  ma non era loro prigioniero come pensava di trovarlo, ma anzi: sembrava amabilmente conversare con Hiraku sul come sterminare la folla che aveva osata contrapporsi al loro ordine.

______________________________________Note dell'autore_________________________________________________________________________________________

Ci avviamo verso la fine (o quasi) scusate l'attesa, cercherò di avere più costanza d'ora in poi

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