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- Cerco un
certo Sesshomaru, è forse lei?- rispose una
voce di donna.
- E cosa
ti fa pensare che sia io chi cerchi?
- La sua aura.
Il demone si voltò verso lo
spettro. Ella poteva sembrare una donna umana
occidentale, con lunghi capelli neri e una tunica bianca, se non fosse stato
per il suo corpo quasi trasparente.
- E
allora dimmi cosa cerchi da me …
- Siw.
- Siw…
- Qualcuno m’ha
riferito che dentro il suo cuore lei cela un grande desiderio e io, dunque,
sono venuta a cercarla per sapere quale fosse per poterlo esaudire.
- Vuoi dunque sapere qual è?
- Esattamente.
- Appropriarmi dellaTessaiga.
Detto questo si volse e riprese
il suo cammino, ma lo spettro lo fermò.
- Non è questo il suo più grande desiderio.
- Che
insolenza! – intervenne Jaken. –Se il signor Sesshomaru
dice che questo è il suo più… - ma non riuscì a finire la frase che il demone
lo fulminò con lo sguardo.
- M-Mi scusi…
- E allora dimmelo tu qual è il
mio più grande desiderio.
- Per saperlo dovrei scrutare nel
suo animo.
- Fallo, se lo ritieni
necessario, ma poi non farti più vedere.
Siw si
avvicinò lentamente a Sesshomaru, poi
quando gli arrivò vicino poggiò le sue mani e la sua testa sul petto di
lui e cominciò a scrutare nel suo animo. Non si sa quanto tempo passò, ma dopo quello che sembrò un eternità lo spettro esclamò:
- Aahh…
il suo desiderio più grande è legato a una persona che
ormai non esiste più…
Era notte. Una notte senza luna
né stelle, una di quelle che trasforma il più flebile fruscio in un boato, lo
scalpiccio di un uccellino in una minaccia incombente. Tutti dormivano, tutti
sognavano, eccetto una persona solitaria: Sesshomaru. Ancora pensava
all’incontro fatto il giorno stesso e intanto camminava, scivolando silenzioso
nelle ombre, quasi fosse posseduto da una strana forza che lo portava in un
luogo ben preciso.
Era ormai giunto lo spuntar
dell’aurora che finalmente il demone si fermò. La porta che conduceva all’aldilà
si stagliava imponente davanti a lui, affiancata dai suoi due guardiani.
Proseguì sicuro il suo cammino, la Tenseiga sfoderata per poter passare. Varcò
l’uscio e uno scheletrico demone uccello lo prese al volo per poterlo
trasportare alla tomba di quella persona che lui era venuto a visitare.
Volarono a lungo, ma finalmente
l’uccello planò e il demone scese fluidamente dal suo dorso. Lo accolse una
voce di donna:
- Finalmente! Mi chiedevo se
avessi deciso di non venire.
- Che ci faccio qui? – Chiese di
tutta risposta Sesshomaru.
- Ma come non lo sai? Ah, già che
sciocca! Tu non lo puoi sapere: sei
stato condotto qui sotto il controllo di un nostro spiritello!
- Non mi piace non sapere chi
sei. Mostrati e presentati.
- Va bene, va bene non
arrabbiarti!- Una donna comparve. Era vestita con una specie di armatura che le
lasciava scoperte le braccia, le gambe e la testa, coperta da una lungo velo
nero,stretta in mano teneva una falce. Come lo spettro incontrato in precedenza
era quasi trasparente.
- Il mio nome è Raw, piacere.-
Azzardò un inchino, poi, come prevedendo la domanda di Sessomaru, proseguì – Tu
sei qui perché un uccellino mi ha detto qual è il tuo desiderio più grande.
Annunciata da un’acuta, quasi isterica,
risata apparve Siw.
- Non vedo come… - Ribatté lui.
- Ah, ah, ah no non quel desiderio che tu pensi - lo fermò
subito Raw. – Ma l’altro quello celato in fondo, molto in fondo, al tuo cuore.
Quello che riguarda lei!
Con un gesto teatrale, mostrò la
parete di roccia dietro di lei. Lì, come Andromeda, era legata con pesanti
catene Kagura.
Ehm… scusatemi se questo secondo
capitolo è venuto un po’ malamente, ma non riuscivo a decidermi su che parole
usare per scriverlo!!! Poi chiedo ancora scusa se le parole dette da
Sesshomaru/ Kagura non rientrano nel loro modo di parlare. Ah! Poi volevo
ringraziare coloro che hanno fatto le recensioni per quello che mi hanno
scritto, grazie mille!!!
- Si dice in giro che il tuo
desiderio più grande sia quello di rivedere in vita Kagura,
giusto? Certo che è giusto! Quindi per questo motivo ti abbiamo
fatto condurre qui da un nostro spiritello, ora, dunque, per poterla salvare
dovrai batterti contro di me.
- E se io non volessi combattere?
- Non ci siamo capiti. Tu devi combattere perché altrimenti non
rivedrai più il tuo mondo, rimarrai per sempre qua.
- Sia,
combatterò contro di te. – Sfoderò la Tenseiga.
- Ah, che sbadata! Tu non
combatterai con una lama immortale. – Protese il braccio,
attirando a sé la spadache poi lanciò
facendola conficcare nella parete di roccia alle sue spalle, dove venne
incatenata.
- Tu combatterai con una lama
mortale. – Protese il braccio dietro di sé, attirando un’altra spada che lanciò
a Sesshomaru.
- Che il
duello abbia inizio! – Disse con voce acuta Siw.
Sesshomaru
partì all’attacco contro Raw. Questa, nonostante
avesse visto che veniva attaccata, non cercò
minimamente di pararsi, così che il colpo la prese in pieno.
- Ah quasi dimenticavo! Tu non
puoi sconfiggermi con la spada Tokijin, ora in tuo
possesso, perché vedi le armi mortali non hanno
effetto su esseri immortali.
- Le parole che escono dalla tua
bocca continuano a non avere senso. Perché mai mi hai sfidato anche se sapevi che avrei perso?
- Oh non lo so,
sarà stato perché mi andava.
Partì all’attacco brandendo la
grossa falce contro il demone, che riuscì a scansarsi appena in tempo per
evitare il colpo. La lotta continuò così per ore, facendo sempre più avvicinare
la vittoria dello spettro, anche se ciò era molto strano, soprattutto per il
demone, che sembrava fosse destinato per la prima volta a perdere. A un tratto la Tokijin vibrò
intensamente. Sesshomaru capì che quello era il
momento propizio per attaccare. All’attacco di Raw
rispose con un fendente, che ovviamente non la colpì, ma che produsse una
scarica elettrica che lo spettro prese in pieno e per questo venne scagliata
via, sbattendo contro la roccia. Ora lo spettro giaceva lì, inerme e tremante.
- Complimenti. – disse con un filo di voce. – Nessuno
fino ad oggi aveva sconfitto un immortale, con un’arma mortale. Sei davvero il demone invincibile di cui tutti parlano. –
Allungò un braccio verso la roccia. – Ecco è tua. – Disse lanciandogli la Tenseiga e facendo sparire la Tokijin.
Poi si alzò a fatica. – Andiamo Siw. – Detto questo
scomparvero.
Sesshomaru
s’avvicinò piano a Kagura.
- Kagura
… - Disse piano, dolcemente quasi. Poi le sfiorò il viso. Che gesto strano, inusuale per lui, ma altamente denso di significato.
- Il tempo a tua disposizione nel
regno dei morti è ormai giunto alla fine. Devi
ritornare indietro. – Tuonò una voce.
Un soffio di vento lo aspirò
indietro, mentre lei si svegliava e, con lo stesso tono dolce disse:
- Mmm… Sesshomaru …?
Scusatemi se
ho aggiornato dopo così tanto tempo!!!!! Prometto che non l’ho farò più,
signorsì. Vorrei dire uun’ultima cosa: non
affannatevi a cercare nei vostri numeri di Inuyasha il colpo usato da Sesshomaru,
perché non lo troverete.
- Ti sei innamorata di quel
demone, per caso? -Chiese una figura
nascosta nell’ombra, che somigliava molto a…
- Kanna?!
- Canna? Va bene che non sono
normale, ma mica sono drogata!!! Comunque no, io non
sono lei, sono Niw.
Uscì dall’ombra
e si notò subito la differenza. Era molto più
alta rispetto a Nulla, al posto del kimono indossava un vestito semplice,
bianco quasi etereo, i capelli, bianchi, le arrivavano fino alle ginocchia; in
mano non teneva nessuno specchio. Il suo corpo era quasi trasparente.
- Dimmi, Kagura,
tu desideri tornare in vita per poter stare con quel demone?
Silenzio. Poi dopo un po’, un
sussurro:
- … Sì.
- Come scusa? Non ho sentito,
bene.
Kagura
pareva stesse raccogliendo tutto il suo coraggio, infine disse:
- … Sì.
- Lo sapevo! Ti ho vista prima,
avevi un’ espressione… come si può dire… particolare,
ecco, quando lui se ne andato. E poi emanavi un flusso
ininterrotto di sentimenti… Ah, adoro le storie impossibili!
Riprese fiato.
- Piuttosto, veniamo al motivo per cui sono apparsa. Le mie sorelle, credo che tu le conosca, sono Raw e Siw, mi hanno chiesto di adempiere il loro compito, se mai
fosse fallito, come infatti è successo, non ci posso ancora credere, di
riportarti in vita. Ora veniamo alla domanda: tu vuoi tornare in vita?
- Se è
possibile…
- Ma certo cara,
certo che è possibile. Dovrai solo trovare il Vento della Vita.
- Che
cos’è?
- Più semplice di così! E’ il vento della vita, utilissimo se tu vuoi
ritornare in vita. Il problema è che lo devi cercare,
perché, vedi, essendo un vento, si muove in continuazione. Allora che farai?
- Lo cercherò.
- Allora vai. Per te che sei la
signora dei venti non dovrebbe essere difficile.
- Sì, ma …
- Che
c’è?
- Le catene…
- Oh è vero!
Niw la
liberò. Kagura, libera, evocò il
magico trasporto della piuma e si librò in volo. Volò
a lungo sopra il regno dei morti, in cerca del Vento della Vita. Dovette
cercare a lungo, prima di imbattersi in un vento strano, innaturale, che sapeva
di vita e libertà. E dopo questo ci fu il nulla.
Ni-hao!
Per tutti quelli/e che leggono e stanno pensando questo, non mi sono
dimenticata le buone maniere infatti vorrei
ringraziare tutti, ma proprio tutti tutti, per le
recensioni: GRAZIE!!!!!!
Per Fragola34 ( scusate,
ma è l’unico nome che mi ricordo!) : mi fa piacere che
ti piaccia, ma davvero sono diventata la tua fanfict
preferita?? Se è così continua a seguirmi perché ermeio deve ancora arrivare…
In mezzo a
un liquido argenteo era rannicchiata in posizione fetale una donna. Era nuda, i
capelli sciolti. Sembrava dormisse, anche se piano a piano si stava svegliando.
- Dove sono? – Chiese, più a sé
stessa che al mondo intorno a lei.
Domanda difficile. Posso solo dirti che sei da tutte le parti, ma da nessuna in particolare. Rispose una voce
lontana, ma che sembrava molto vicina.
- Non capisco.
Lo so, difficilmente degli esseri che non sono divini capiscono la difficile fase della rinascita.
- Della rinascita? – Gli fece eco.
Sì, ma non posso spiegarti. E’ arrivato il momento della tua rinascita,
Kagura. Addio e buona fortuna.
E’ difficile
spiegare ciò che successe dopo. Potrei provarci dicendo che Kagura venne avvolta dai filamenti di quel liquido argenteo
e poi venne trasportata nel mondo degli umani, ma sono sicura che ciò non renderebbe l’idea del momento della rinascita. Di una cosa, però, ne sono certa: Kagura
si ritrovò viva nello stesso luogo dove era morta. Vestita di
un kimono rosso era inginocchiata in un campo di fiori. Si era messa una mano sul cuore, per essere certa che ci
fosse il suo cuore e non lo avesse ancora Naraku. Tu-
tum, tu-tum sì c’era, ma sentiva che mancava ancora qualcosa, una parte di sé.
- E tu chi diavolo sei? – Chiese
con rabbia una donna.
Si volse. Davanti
a sé come riflessa in uno specchio, c’era un’altra Kagura,
avvolta però in kimono bianco.
- Kagura,
tu…?
- Che strano il mio nome suona come il tuo, credo che quel maledetto vento, come
diavolo si chiamava, vitale…
- Della Vita. – La corresse. – Si chiamava Vento della Vita, è così semplice…
- Della Vita … vitale… è la
stessa cosa! Comunque credo abbia combinato qualche
casino e noi ne siamo in mezzo.
- Eh, già …
- Probabilmente ha diviso la persona
che eravamo in due persone distinte, io e te, e adesso
bisogna trovare il modo di riunirci, o di fare sopravvivere una di noi due…
cavolo, un po’ più incasinato, no?
- Oh, già…
- Senti mi stai
pigliando in giro, o cosa?
- Sto solo pensando… credo che sia
come dici tu… credo che una di noi non possa vivere se l’altra sopravvive.
- Cavolo, che acume! Ci sei
arrivata da sola?
- Comunque…
- Si alzò. – A me non piacerebbe condividere una vita con te. Vorrei essere
libera come il vento che comando.
- Idem per me … - S’avvicino. - Quindi, se ciò che hai
detto è giusto, dovremmo combattere fra di noi. – Aprì il ventaglio.
- Così pare. – Aprì anche lei il
suo ventaglio.
Come quando i poli uguali delle calamite si respingono, anche loro fecero lo stesso. Balzarono indietro e, l’una approfittando dell’attimo di
distrazione dell’altra, si attaccarono. Potenti venti uscirono
dai ventagli e andarono a colpire i rispettivi bersagli. Caddero a terra, ma si rialzarono subito e ricominciarono ad
attaccarsi, con colpi più potenti e veloci.
Intanto, non molto lontano, il
naso di un demone captò un forte odore. Odore di
sangue.
Correva veloce, il demone.
Guidato da un odore di sangue che gli era familiare. Ora si
era fatto più forte, era arrivato. La scena che gli si parò
davanti non era una delle migliori. Riverse a terra in una pozza di
sangue, con profonde ferite su tutto il corpo, vi
erano due donne assolutamente identiche. Le riconobbe come…
- Kagura…
Eppure c’era
qualcosa che non andava. La Kagura in
questione non era una sola, ma due. La mente del demone volava veloce e capì che cosa era successo.
Voleva fare qualcosa. Doveva fare qualcosa. Poteva fare qualcosa. Avvicinò i due corpi, poi estrasse una spada e sperando, pregando,
la conficcò nel terreno. In un primo momento non successe niente, poi
una luce buona, argentea, uscì dalla spada e avvolse i due corpi che si
levarono da terra e si unirono in un unico che si adagiò delicatamente al
suolo. Il demone rinfoderò la spada e si sedette, poi
dolcemente appoggiò la testa di Kagura sulle sue
gambe. Dormiva, o forse era morta. Le ferite sul suo corpo non erano scomparse, ma forse riunendo le due metà le aveva
regalato dei momenti in più di vita. Ecco ora si stava svegliando.
- … Sesshomaru
…?
Ma non ci fu bisogno di risposta
lo vide da sola chi era.
- Grazie… - Provò a rialzarsi.
Lui non la ostacolò, nonostante vide come le sue gambe ferite tremassero dalla fatica di reggerla in piedi. Anche il demone si alzò.
- Buffo, è la seconda volta che ci incontriamo nello stesso luogo e io sto sempre per
morire…
Silenzio.
- Se solo non avessi dato retta a quello spettro… Quelle due stupide non
avrebbero creato questo casino…
Il demone si volse dandole le
spalle.
- Sesshomaru…
Lo prese per la spalla e lo
costrinse a voltarsi. In quel momento le gambe non ressero più e si aggrappò
forte a lui che l’abbracciò. In un attimo le loro labbra erano
vicine e ancor più presto si baciarono. Lasciarono che i loro corpi
scivolassero sul terreno, lentamente.
Ora loro si amavano, lasciandosi
trasportare da quel lungo bacio che aveva cancellato tempo e spazio e che
nessuno poteva fermare.
I loro capelli s’erano
intrecciati a formare una specie di aureola corvina e
argentea. Il cane era divenuto vento e il vento il cane.
E in quel momento così magico e
stupendo per loro piangevano. Calde lacrime scendevano dai loro occhi e s’univano all’insieme.
- Aaaah…
- Urlò lei allontanando l’altro. – Scusami, ma sento che ormai sia giunta la mia ora … - Disse con un dolce sorriso sulle labbra e occhi
che mostravano un’infinita tristezza.
- Addio…- E queste furono le sue
ultime parole poiché pian piano il suo corpo svanì trasportato da un vento
primaverile accompagnato da piume, petali di fiori e lacrime.
E così la rivide ancora una volta
allontanarsi da questo mondo. Ma, se la prima volta
non disse nulla, questa volta, inginocchiato sul prato, disse, con voce molto flebile,
che pareva un sussurro, un’unica parola: - Addio…
Questo è l’ultimo atto della mia
storia. Spero che sia piaciuto o, meglio, che tutta la storia
vi sia piaciuta. Vorrei ringraziare tutti coloro
che l’hanno letta, ma credo che un grazie particolare lo debba volgere alla mia
super amica wawa-chan che, con estrema pazienza, ha
ascoltato tutte le idee per questa vicenda. Se, per caso, vi è piaciuto il mio
stile nello scrivere, vi aspetto nella storia “ Le bambole di pezza” . Ancora grazie da darkimera. ByeBye. ^ ^