You need me, I don't need you.

di emotjon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26. Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Prologo. ***


11 giugno 2012

“Sono enorme”, mormorai guardandomi allo specchio. Okay, forse non ero così grassa, ma i miei 60 chili si facevano notare, considerato anche il mio metro e 65 di statura. Mi misi di profilo e mi schiacciai la pancia con le dita. “Sono enorme”, ripetei, a voce appena più alta.

Un decimo di secondo e dallo specchio vidi arrivarmi contro un cuscino. Mi voltai appena in tempo e lo presi al volo, per poi ritirarlo contro la mia migliore amica, cercando di non scoppiare a ridere. “Non sei enorme, quante volte ancora te lo devo dire che sei bellissima, Veronica?”, mi disse Alice, quasi ringhiandomi contro.

Sbuffai e per una volta decisi di lasciar perdere.

Mi infilai un pantaloncino e una canottiera e scesi a fare colazione. “Ciao, sgorbio”, salutai mio fratello scompigliandogli i boccoli biondi. Sorrisi appena, a guardarci bene non sembravamo nemmeno fratelli. Lui, biondo, riccio e con gli occhi azzurri. Io, mora, liscia e con gli occhi verdi. Per non parlare delle mie lentiggini, che Jason non aveva mai avuto.

“Non vedo l’ora che ve ne andiate”, mi fece notare nascondendosi nella tazza di cereali. Cazzo. Me n’ero completamente dimenticata. Sarei partita quella sera per gli Stati Uniti con la mia migliore amica. Non avrei visto mio fratello per tre mesi. Scoppiai a ridere, poi finii di fare colazione e tornai di sopra. Dovevo finire di fare le valigie.

A un’ora dalla partenza per l’aeroporto mi ricordai di una cosa. “Cazzo”, borbottai tra me buttando le ultime cose in valigia. Presi il telefono e feci il numero di Diego a memoria, cercando di non mettermi a piangere.

“Dimmi, bellissima”, mi rispose al primo squillo. Oddio, e adesso? “Ho saputo che partite stasera. Ci rivedremo tra tre mesi quindi? Mi mancherai”, lo sentii dire. E lo sentivo sorridere. Non gli sarei mancata, non in quel senso. E lo sapevamo entrambi. Se ne sarebbe trovata un’altra da usare, nel giro di un paio d’ore.

“Senti, Diego… se per una volta non fingessi sarebbe…”.

“Mi stai lasciando, Veronica? Chi altro ti vorrà?”. Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Ma mi ripresi quasi subito, in fondo sapevo benissimo di non avere bisogno di lui per essere felice. “Mi stai lasciando?”, ripeté dopo un minuto.

Annuii appena. E le parole della mia canzone preferita mi colpirono in pieno.

You need me, I don’t need you”, mormorai, un attimo prima di chiudere la telefonata. Feci un respiro profondo, poi mi accorsi della presenza di Alice. “Sto bene”, dissi a bassa voce. Avevo appena mentito alla persona più importante della mia vita. “Andiamo?”, aggiunsi dopo un attimo cominciando a portare le mie valigie al piano di sotto. “Sto bene”, ripetei notando l’occhiata della mia amica una volta in macchina. “Saremo entrambe single a New York”, riuscii ad aggiungere con un mezzo sorriso.

“Sono contenta che tu l’abbia lasciato”, mi disse Alice. Sorrisi a quella frase, non potei far altro se non sorridere. “Pronta per New York, piccola Ronnie?”, mi chiese poi, una volta sull’aereo. Annuii e chiusi gli occhi. Sognavo quella vacanza da una vita. E niente e nessuno me l’avrebbe rovinata.

 

 

Hola gente! Eccomi qui con una nuova ff... lo so, devo ancora finire "I'ts gotta be you" e sono di nuovo qui? Ebbene sì. Mi scuso per il capitolo cortino, ma è solo un prologo e posterò il prossimo capitolo a tre recensioni, non una di meno :) scusate, ma se no mi ritrovo a postare un capitolo dietro l'altro e non capite più un accidente... credetemi, è per il vostro bene.

Okay, meglio se mi dileguo, fatemi sapere che ne pensate... mi raccomando almeno 3 recensioni per il continuo.

Un bacio gigantesco gente :) Federica. xx

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


 12 giugno 2012

Passai il volo da Roma a New York più che altro a dormire. Insomma, avevo passato la giornata a fare le valigie, e in fondo non ero tanto stanca, ma aver lasciato Diego mi aveva lasciata un po’… stranita. Distrutta. Lacerata. A pezzi. Uno schifo. Okay, la smetto.

Veronica, siamo arrivate”, mi sentii dire dalla mia migliore amica.

Aprii gli occhi e mi accorsi che gli altri passeggeri stavano tirando giù i bagagli a mano e uscendo dall’aereo. Mi stiracchiai un momento, poi mi ripresi e tirai giù la mia borsa, mettendomi in coda per scendere dall’aereo.

Ho dormito parecchio”, dissi a Alice una volta al check out. Mi girava un po’ la testa, ma dopotutto non avevo toccato cibo sull’aereo. La cena della classe turistica mi dava il voltastomaco solo a guardarla. Alice sorrise e mi strinse una mano.

Ci pensi?”, mi chiese recuperando i nostri bagagli dal nastro trasportatore.

Cosa, pulcina?”.

Lei rise appena e mi tirò una gomitata. “I One Direction alloggeranno a New York tutta l’estate, proprio come noi… se li incontrassimo sarebbe la cosa più bella della terra…”.

Okay, aveva dormito troppo sull’aereo ed era tornata l’esaltata di sempre. “Continua a sognare, Ali”, le dissi cercando di chiamare un taxi. Lei era rimasta a un paio di metri da me, guardando un punto imprecisato lungo il marciapiede. “Che ti prende?”, le chiesi sventolandole una cartina davanti alla faccia.

La vidi indicare verso una limousine a 50 metri da noi. Forse meno.

Alt, non potevano essere loro. Niente schiera di fan indemoniate, quasi niente security. Solo una limousine e cinque ragazzi spettacolari che stavano salendo a bordo. Alt. 5 ragazzi. Ma no, stavo solo andando in paranoia.

Non sono loro”, dissi alla mia migliore amica mentre un taxi si fermava davanti a noi. Non potevano essere loro. Ma in fondo Alice era una directioner sfegatata. Molto più di me. Insomma, a me piacevano due canzoni in croce, ed ero attratta solo da uno di quei cinque… Niall Horan, la meraviglia scesa in terra. Almeno per me.

Beh, allora ho visto il sosia di Harry Styles sistemarsi i capelli proprio come farebbe il vero Harry Styles…”. La interruppi con un gesto della mano. Mi era venuta un’idea grandiosa. Da directioner. Una pazzia. “Che diavolo fai?”, mi chiese mentre caricavo le valigie sul taxi e la spingevo dentro.

Può seguire quella limousine?”, chiesi al tassista con un sorriso.

Sei matta”, mi fece notare Alice ridendo. Ma era contenta che mi fosse venuta quell’idea. Glielo leggevo in faccia. In più, se erano loro, le avrei fatto un regalo enorme, visto che al suo compleanno mancava una settimana. “Se non sono loro…”.

Eri tu quella convinta di aver visto Harry Styles”.

Ma io sogno ad occhi aperti…”, mi fece notare dopo un attimo. Sospirai, mentre ci avvicinavamo alla limousine. “Eh dai, Ronnie, dovremmo andare a casa, sono stanca… e se non sono loro e abbiamo seguito…”.

Okay, la mia migliore amica stava andando nel pallone.

Letteralmente.

Piantala”, le dissi ridendo. Ci eravamo fermate, finalmente. “Può aspettare che escano dalla limousine? Poi ripartiamo”, dissi all’autista porgendogli intanto l’indirizzo dell’appartamento che avevamo affittato per l’estate. Lui annuì e accostò dietro la limousine, dalla quale intanto stavano scendendo…

Loro. I One Direction.

Alice aveva visto bene.

Porca carota.

Scendi”, dissi, esaltata più che mai, spingendo la mia migliore amica fuori dal taxi. “Ora vai da loro, ti fai fare tutti gli autografi che vuoi e ti faccio anche una foto, non ti mettere a piangere, ti prego…”, aggiunsi notando le lacrime agli occhi di Alice. Okay, dovevo mantenere la calma. “Scusate”, dissi avvicinandomi a loro e tirandomi dietro Alice, che intanto era scoppiata a piangere.

Louis si voltò verso la mia voce, confuso, poi sorrise appena, facendo cenno agli altri di voltarsi. “Directioner?”, mi chiese Louis avvicinandosi a noi. Sorrisi appena e indicai Alice annuendo. “Tu no?”.

Non proprio”, dissi, trattenendomi dal ridere. Stavo parlando con Louis Tomlinson. Okay, dovevo darmi un contegno, o gli sarei saltata addosso da quanto era bello dal vivo. “Alice non sembra in grado di parlare, perciò ve lo chiedo io. Le potreste fare un autografo? È praticamente ossessionata da voi da quando vi siete formati…”.

Certo”, mi disse con un sorriso. “Styles, vieni a rianimare questa poveretta. comunque tu sei…”, aggiunse voltandosi di nuovo verso di me. Ero a bocca aperta, e avrei dovuto dirgli il mio nome, ma non riuscivo a parlare. Mi ero incantata a guardare Niall.

Veronica”, riuscii a mormorare tornando a guardare Louis.

Siete in vacanza?”, mi sentii chiedere dopo un attimo, da Liam, che intanto si era avvicinato a me e Louis. Guardai fingendomi sconvolta la mia migliore amica che intanto era praticamente saltata addosso a Harry, poi tornai a guardare Liam e annuii. “Possiamo darvi un passaggio, se si va”.

Lanciai un’occhiata a Alice, che scosse la testa in senso affermativo, allora mi trattenni dallo scoppiare a ridere e annuii ancora, nello stesso istante in cui Niall posava i suoi occhi azzurro cielo nei miei verde smeraldo. Persi un battito, poi mi ripresi e gli sorrisi appena.

Siamo di troppo?”, mi chiese Louis trattenendo un sorriso, e guardando Niall, poi me, poi di nuovo Niall. “Andiamo a fare un giro, sento troppa eccitazione nell’aria…”. Arrossii e mi passai una mano tra i capelli, mentre Liam scoppiava a ridere, piegato in due dalle risate.

Un attimo dopo salimmo nella limousine dei One Direction. Alice sulle ginocchia di Harry, con il sorriso più bello dell’universo. E io seduta tra Zayn e Niall. Sto per svenire, me lo sento. Insomma, Niall è spettacolare, e questo lo sapevo già. Mi ero già accorta di lui, da un pezzo.

Lanciai un’occhiata di sfuggita a Zayn, e solo allora mi accorsi di quanto fosse bello dal vivo.

Era bellissimo, davvero. Per un attimo mi distrassi guardando il suo profilo perfetto, il naso, le labbra. Cominciai a sentire caldo. Sorrisi al pensiero e chiusi gli occhi qualche secondo, cercando di ritrovare un minimo di contegno.

Tutto bene, Veronica?”, mi chiese Liam, seduto davanti a me. Riaprii gli occhi e annuii appena. Ero stanca per il volo dall’Italia, e la vicinanza con Niall e Zayn di certo non aiutava i miei nervi. In più, il giorno prima avevo lasciato il ragazzo che avevo amato per due lunghissimi anni. Tutto sommato stavo bene, no? No, assolutamente no. “Sicura? Possiamo fermarci a prendere aria, se non stai bene”.

Dio, come diavolo faceva a essere così disponibile?

Sto bene Liam, davvero”. Cercai di sembrare il più rilassata possibile, ma come già detto, ero stanca. Avrei voluto posare la testa sulla spalla di Niall e addormentarmi. Dormire una vita e risvegliarmi a casa, magari tra le braccia di una persona che mi ami. Chiedo troppo?

Malik, levati”, disse Liam dopo un attimo a Zayn, che inarcò un sopracciglio.

Puoi posare la testa sulla mia spalla, sempre che io non ti metta in imbarazzo”, mi sentii dire da Zayn. “Tranquilla, non mordo”, aggiunse vedendomi arrossire. Dio, non arrossivo in quel modo da una vita. Forse da quando ho conosciuto Diego.

Lasciai perdere il tumulto interiore e posai la testa sulla spalla di Zayn, con un mezzo sorriso. “Sicuro che non mordi?”, gli chiesi alzando lo sguardo verso il suo viso. Lo vidi sorridere appena. “Non sto scherzando”.

Ti morderei volentieri un orecchio, Veronica, ma si vede lontano un miglio che sei attratta da Niall”, mi sussurrò, in modo che lo sentissi solo io. “Certo, se magari avessi posato la testa sulla sua spalla, ora sarebbe lui a provarci con te…”.

E perdermi le arti di seduzione di Zayn Malik? Non se ne parla”.

Lui scoppiò a ridere, attirando l’attenzione degli altri. Non aveva intenzione di smettere di ridere, così gli tirai una gomitata nello stomaco. Piano, ma pur sempre una gomitata.

Ti si scompiglia il ciuffo se ridi un altro po’”, sentii dire da Niall, e quando mi voltai verso di lui, lo vidi sorridermi. Timido, ma pur sempre il più bello sorriso sulla faccia della terra. “Siamo arrivati, belle donne”, aggiunse poi, notando che la limousine si era appena fermata.

Zayn mi aiutò a scendere dalla limousine, la gentilezza fatta persona.

Posso chiederti un favore?”, gli chiesi in un orecchio abbracciandolo. Magari non ci saremmo visti mai più. O magari sì. Lo vidi annuire. “Da migliore amico, riusciresti a chiedere a tu sai chi…”.

Agli ordini, principessa… ma se lui non ci dovesse stare, ricordati che io sono libero”, aggiunse dandomi un bacio sui capelli. Alzai gli occhi al cielo, ma poi sorrisi, come non sorridevo da tanto, tantissimo tempo. “Hai una penna?”, mi chiese poi. Inarcai un sopracciglio. “Liam, dimmi che hai una penna…”.

La penna arrivò dopo una manciata di secondi, con un sorriso di Liam.

Che diavolo vuoi fare?”.

Dammi la mano”, mormorò togliendo il tappo alla penna. Gli porsi la mano, e ovviamente avevo capito cosa volesse fare. Una cosa che non aveva mai fatto nessuno. Lo vidi scrivere il suo numero di telefono sulla mia mano, senza smettere di sorridere.

Togliti quel sorrisino compiaciuto dalla faccia, non è detto che io ti chiami”.

Era ovvio che stessi mentendo.

Beh, so dove abiti, no?”, ribatté regalandomi un altro sorriso mozzafiato. “Fatti sentire, Veronica”, mormorò abbracciandomi di nuovo. Ricambiai l’abbraccio e abbracciai anche tutti gli altri. Niall compreso, che mi rivolse un sorriso, ma non disse una parola. Per ultimo abbracciai Harry, che riuscì a fatica a staccarsi da Alice, che era più che restia ad allontanarsi da loro. E sembrava che si fosse svegliata del tutto ormai.

Che ti è preso?”, la rimproverai scherzando, una volta in ascensore con il portiere.

La mia migliore amica mi guardò senza capire. “In che senso?”.

Gli sei saltata addosso, Ali”.

Beh, senti chi parla…”.

Eh? “Non mi sembra di essere saltata addosso a Zayn, se è quello che intendi”, le dissi contrariata inarcando un sopracciglio. Ma non volevo litigare con lei, mi faceva stare male. “Non voglio litigare, ho solo bisogno di dormire…”.

Come puoi dormire dopo aver conosciuto i One Direction?”, ribatté lei, improvvisamente arrabbiata. Al diavolo. Che fosse lunatica era evidente, la conoscevo bene. Ma mi dava il nervoso quando faceva così. “Insomma, hai avuto di fronte a te i cinque ragazzi più incredibili dell’universo… e praticamente non hai spiccicato parola”.

Sbuffai e la ignorai. Come già detto, non avevo voglia di litigare con lei. Portai le mie valigie nella mia camera da letto e iniziai a svuotarle, per poi riempire il mio armadio e gli armadietti del bagno. Finché davanti allo specchio non mi ricordai di Zayn…

Mi fissai la mano per un po’, poi tirai fuori il telefono.

Ehi, sono Veronica”, dissi a voce bassa non appena sentii la linea libera. Pregavo che Zayn, una delle poche persone che conoscessi a New York, avesse il tempo di ascoltare le lamentele di un’adolescente in piena crisi di inferiorità.

Veronica, stai bene? Pensavo non volessi farti sentire”.

In qualche modo riuscii a sorridere. “Mettevo in ordine le mie cose, quando mi sono ricordata di te… ho quasi litigato con Alice”, aggiunsi sedendomi sul pavimento del bagno e chiudendo la porta. Chiusi gli occhi e cercai di fare un respiro profondo. E in qualche modo ci riuscii.

Vuoi che venga da te?”.

Risi. “Non chiederei mai una cosa del genere a uno dei One Direction”.

A un amico, invece? Ti faccio fare un tour di New York”, aggiunse dopo un attimo. Lo sentivo sorridere. “Abbiamo tutta la giornata libera, Liam e Louis escono con le loro ragazze… e Niall deve uscire con Amy”.

Evviva, così mi tiri su il morale, Malik”, borbottai facendo una smorfia.

Lo sentii sorridere. “Scusami, non ci ho pensato, sono un idiota”, lo sentii dire dopo una manciata di secondi. Sorrisi appena e mi passai una mano tra i capelli. “Davvero, posso farti da guida turistica, se non hai l’umore sotto ai piedi…”.

Va bene, ma solo perché me lo chiedi gentilmente”, mormorai alzandomi dal pavimento e cercando di darmi una calmata. Uscii dal bagno col il telefono ancora contro l’orecchio, e mi schiantai contro Alice, che doveva aver pianto. “Può venire anche Harry?”, chiesi a Zayn alzando gli occhi al cielo.

Abbracciai la mia migliore amica, aspettando che Zayn mi rispondesse.

Penso di sì… fatto pace con Alice?”, mi chiese ridendo. Dio, mi sarei potuta innamorare di quella risata. Ehi, alt. Che? Non rispondevo più dei miei pensieri. Sarà il jetlag.

Sì”, dissi a Zayn dando un bacio sulla guancia ad Alice. “Ma non un’uscita a quattro, sia chiaro Malik”, aggiunsi asciugando una lacrima dalla guancia di Alice. Lo sentii ridere, allora mi rilassai visibilmente. “Davvero, non sto scherzando, non è un appuntamento, mi porti solo a fare un giro”.

Agli ordini, miss Adams”.

Eh? “Come fai a sapere il mio cognome?”, gli chiesi cercando di non scoppiare a ridere. Alice rise per me e alzò gli occhi al cielo, prima di andare in camera sua. “Davvero, Malik. Mi spaventi”.

Ho le mie fonti… passo a prenderti tra mezz’ora, fatti trovare di sotto”.


oh yeah! I'm back. Come promesso posto il seguito dopo tre recensioncine. Bellissime, tra l'altro. Anzi, no. In realtà, ora che ci penso sono tre recensioni e un messaggio breve, quindi tanto meglio, no? Okay, comunque torniamo a noi... che ne pensate? Lo so, il capitolo è abbastanza lunghetto, me ne rendo conto. Ma spero comunque che vi piaccia.
Come al solito grazie a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate. E ancora grazie a chi recensisce. Yeah gente. GRAZIE. Non so che altro dire. :)
Continuo a 3 recensioni (+ di dieci parole, mi raccomando). Non una di meno.
Mi eclisso, al mio moroso serve il pc. Non dico altro.
Alla prossima gente. xx Federica.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

 

Mezz’ora dopo ero di sotto, particolarmente sveglia e particolarmente ben vestita e truccata. Ero addirittura riuscita a farmi una treccia. E mi aspettavo che Zayn arrivasse in limousine… quindi immaginatevi la mia sorpresa quando lo vidi arrivare in scooter. Una Vespa per essere esatti.

“Pensavo che tenessi al tuo ciuffo”, gli feci notare inarcando un sopracciglio infilandomi il casco e salendo dietro di lui. “Dove mi porti?”. Non spiccicava parola, allora gli diedi un pizzico in un fianco.

“Okay, mi arrendo”, mi disse ridendo. Non eravamo ancora partiti, ma il mio umore era migliorato parecchio. Straordinario cosa mi facesse la presenza di quel ragazzo. “Prima tappa, passeggiata sul ponte di Brooklyn”, aggiunse voltandosi un attimo per guardarmi negli occhi.

Dio, i suoi occhi.

“Parti, Malik”. Prima che ti salti addosso.

“Tieniti, piccola”. Okay, stava esagerando. Io non potevo aggrapparmi a lui. Proprio no. Solo che alla prima curva fui costretta a farlo. O sarei caduta per terra, facendo la fine della pera troppo matura. Un bel frullato di Veronica spalmato sulla strada. Bello. “Ti avevo detto di tenerti… non mordo”.

Una volta parcheggiata la Vespa, mi venne in mente una cosa inquietante. “Come sapevi il mio cognome?”, gli chiesi porgendogli il casco. Inarcai un sopracciglio, come a sottolineare che la cosa era davvero inquietante. Molto inquietante.

“Te l’ho detto, ho le mie fonti”.

Sbuffai. “Sei inquietante”, gli feci notare camminando sul ponte di Brooklyn. Lui aveva tirato fuori gli occhiali da sole, per nascondersi dalle fan immagino, ed era particolarmente affascinante. “Oltre che particolarmente sexy con quegli occhiali”, aggiunsi guardandolo per vedere la sua reazione.

Sorrise. “Pensi che io sia sexy?”.

Alzai gli occhi al cielo. “Può essere”, mormorai prendendolo sottobraccio.

“Non ti piaceva Niall?”, mi chiese dopo un attimo fermandosi per catturare una ciocca dei miei capelli che doveva essere sfuggita alla treccia e portarmela dietro l’orecchio. Rabbrividii, poi sorrisi. “Faccio tanto ridere?”.

“A quale delle due devo rispondere?”, ribattei scoppiando a ridere. “La prima volta che vi ho sentiti cantare mi sono innamorata della voce di Niall, e di quanto in mezzo alla vostra perfezione lui sembrasse così… diverso, unico in un certo senso”, dissi a Zayn continuando a camminare. “Ma non mi ha calcolata più di tanto prima… so riconoscere un rifiuto quando ne vedo uno”.

“Era solo immerso nei suoi pensieri, credimi”, mi disse Zayn con un mezzo sorriso. “E’ preoccupato per Amy, per questo uscivano insieme oggi”, aggiunse passandosi la lingua sulle labbra. Okay, i miei ormoni hanno preso l’aereo, solo andata, per le Maldive.

Decido di lasciar perdere Amy. E Niall.

Decido che non mi interessa.

“Perché stiamo parlando di Niall, comunque?”, gli chiesi mordendomi un labbro. Devo tornare all’argomento di prima. Zayn Malik. “Io volevo parlare di quanto tu sia sexy”, scherzai. Eravamo in mezzo al ponte ormai. Il vento che giocava con ciuffo di Zayn. E nonostante il vento, cominciavo a sentire caldo.

“Cosa ti fa pensare che i One Direction siano perfetti?”.

Okay, questa domanda proprio non me l’aspettavo. E non riuscii a rispondergli. Solo a voltarmi verso di lui e sfiorargli una guancia con due dita. “Questo”, mormorai sfiorandogli il naso, la guancia e poi le labbra. “E questo”, aggiunsi con un sorriso scompigliandogli il ciuffo.

Sembrò intristirsi. Così, all’improvviso.

“Ho detto qualcosa che non va?”, mormorai allontanandomi di un passo. Lui mi bloccò per un polso, il tocco più delicato dell’universo. “Zayn, parlami”, aggiunsi cercando di sorridere. Ma solo a vedere la sua espressione mi veniva da piangere. “Stai bene?”.

“Pensi che io sia perfetto?”. Sembrava incredulo. Annuii, e dopo un attimo lui voltò i propri polsi verso il sole, mostrandomi delle cicatrici, tre per ogni polso. Oddio. Non sapevo che si tagliasse. “Non lo faccio più, grazie a Liam”, mormorò con un sorriso triste.

“Perché…?”.

“Si chiamava Perrie… quando lei è morta non ci ho visto più”.

Ero a bocca aperta. Totalmente. Non me l’aspettavo. “Era la tua ragazza… per questo sei a disagio con me? Io… mi dispiace, non avrei dovuto provarci con te. Poi, quella storia della perfezione… sono un idiota”. Come al solito, Veronica l’idiota aveva preso il sopravvento sulla Veronica con-un-minimo-di-tatto.

Feci per allontanarmi, e stavolta Zayn me lo lasciò fare.

Avevo una disperata voglia di piangere. La notizia bomba dello Zayn autolesionista si andava ad aggiungere alla stanchezza, al volo lunghissimo, al fatto che avessi quasi litigato con Alice e al fatto che avessi lasciato Diego.

“Ti va di fare un giro?”, mi sentii chiedere dopo un po’.

Avevo gli occhi chiusi, e lasciai che il vento di New York mi scompigliasse la treccia. Sorrisi appena alla richiesta di Zayn, ma non riuscii ad annuire. Volevo farlo, ma volevo anche abbracciarlo e piangere. “Mi puoi portare a casa?”, gli chiesi in un sussurro. Avevo le lacrime agli occhi.

 

“Sicura di stare bene?”, mi chiese Zayn una volta sotto casa mia.

“Non sto bene”, mormorai. Non so come, ma non riuscivo a mentirgli. Strano.

“Ti ho turbata con la storia di Perrie…”.

Lo abbracciai senza dire una parola. Non sapevo cosa dire. Riuscii solo a rivolgergli un sorriso abbastanza rassicurante. “Ero turbata da prima”, mormorai alla fine. Zayn era già risalito sulla Vespa e si stava infilando il casco.

“Se ne vuoi parlare…”. Lasciò la frase in sospeso e mimò con la mano il gesto del telefono, con un sorriso strabiliante sulle labbra. Doveva essergli tornato il buonumore.

Ricambiai il sorriso e chiamai l’ascensore. Per l’ultimo piano. Avevo bisogno di stare sola e di pensare. Una volta sul tetto feci un respiro profondo, ripensando a quello che mi aveva detto Zayn. Si tagliava le vene… beh, conoscevo da vicino un’altra persona che lo faceva. Mia cugina Alessandra. Lei però non aveva smesso. Lo faceva ancora.

Chiusi gli occhi e lasciai che l’aria di New York e i suoi rumori mi attraversassero.

Alla fine, quando Alice interruppe le mie riflessioni, mi sentii meglio.

“Ho controllato la tua mail”, mi disse prendendomi una mano. Annuii, richiudendo gli occhi. “Un paio di mail dai tuoi, una da Jason, e… ci sono 15 mail di Diego”, aggiunse stringendomi impercettibilmente la mano. Rimasi con gli occhi chiusi. “Com’è andata con Zayn?”, mi chiese alla fine per distrarmi.

Aprii gli occhi con un mezzo sorriso e le raccontai tutto. Alice mi guardò, sorridendo tutto il tempo, finché non arrivai a raccontarle di Perrie, la ex ragazza morta di Zayn. Dissi alla mia migliore amica che gli aveva spezzato il cuore.

“Sembrava tanto perfetto… che non ho nemmeno pensato potesse essere solo una facciata”, conclusi con un filo di voce. “Dovrei chiamarlo”, aggiunsi dopo un attimo guardando Alice.

“Parlo con Harry, poi ti faccio sapere come sta Malik”, mi disse con un sorriso dandomi un bacio su una guancia. “Rimani qui?”. Annuii e cercai di sorridere, ma solo a sentir parlare di Zayn mi veniva da piangere.

“Forse vado a fare un giro”, mormorai un attimo prima che Alice si allontanasse. Rimasi ferma un’eternità, finché non sentii il telefono vibrare nella tasca dei pantaloncini. “Pronto?”, risposi senza nemmeno vedere chi fosse. Dall’altra parte niente. “Pronto?”, ripetei a voce più alta. Mi stavo incazzando.

Oh, uffa.

Decisi di lasciar perdere. Non era Zayn, per cui al momento non mi interessava. Tornai di sotto e scesi ancora le scale, fino al piano terra. Dovevo uscire, vedere New York. Ero lì apposta, no?

Salii sul primo taxi che riuscii a fermare e mi feci portare a Central Park. Avevo bisogno di riflettere su un paio di cose. Più di un paio in effetti, e poi avevo sempre voluto vedere quel posto. Mi aveva sempre ispirato tranquillità e divertimento.

Camminai tra gli alberi per un po’, finché a distanza non vidi una marea di ragazzine. In effetti le sentii prima di vederle. Urlavano, e non riuscivo a capire cosa dicessero. Troppa confusione. Mi avvicinai e vidi Liam e Zayn, praticamente circondati. Allora presi il telefono e mandai un messaggio a Zayn. Vuoi una mano?, scrissi con un sorriso.

Immagino che tu mi veda, lessi dopo una manciata di secondi.

Sono a distanza di sicurezza.

Salvami, ti prego., lessi dopo un altro minuto. Per poco non scoppiai a ridere. Non appena rialzai lo sguardo verso di loro, notai che Liam mi guardava sorridendo. Lo salutai con la mano, allora lui diede di gomito a Zayn, che non appena mi vide scoppiò a ridere, totalmente noncurante delle fan.

Mi avvicinai ancora, ma lui, che si stava allontanando a fatica dalle fan, mi fece cenno di voltarmi e incamminarmi dalla parte opposta. Da dov’ero venuta insomma. Obbedii e gli tesi una mano, lasciando che lui la prendesse, prima di cominciare a correre. Se avessi passato tutte le vacanze a farmi trascinare da Zayn avrei perso peso. Poco ma sicuro.

“Stai bene?”, mi chiese senza fiato dopo due isolati. Lo vidi guardarsi indietro per assicurarsi che non ci seguissero e non appena tornò a guardare me espirai. Avevo il fiato corto, ma stavo bene.

Bastava la sua presenza a farmi stare meglio.

Oddio, Veronica, tieni a freno gli ormoni.

“Sto bene”, mormorai sorridendo.

“Sembra davvero che tu stia meglio… di prima”, aggiunse sfiorandomi una guancia. Sorrisi e annuii, inclinando la testa da un lato, incuriosita dal sul sguardo. “Davvero non eri turbata da quello che ti ho detto?”.

Sbuffai, mentre ricominciavamo a camminare. “Ieri ho lasciato il mio ragazzo, prima di prendere l’aereo per venire qui”, confessai guardandolo per osservare la sua espressione. Sembrava confuso. “Non ci saremmo visti per tre mesi… e poi mi tradiva da… non so da quanto, non mi interessa”, aggiunsi sentendo Zayn stringermi una mano.

“Single a New York, il sogno di molti”, mi rassicurò con un sorriso.

“Non mi hai chiamata prima, vero?”. Lui scosse la testa, mentre il mio telefono riprendeva a suonare. Ancora un numero sconosciuto. Mostrai il telefono a Zayn, che me lo prese e rispose. “Lascia perdere…”, mormorai sfiorandogli una guancia con due dita.

“Vuole parlare con te…”.

Che? Possibile che non mi lasciassero in pace nemmeno in vacanza? Una vacanza per cui risparmiavo da tre anni, che mi ero meritata. E adesso che stavo parlando con quel meraviglioso e fragilissimo ragazzo… “Pronto”, sbottai portandomi all’orecchio il cellulare.

“Veronica…”.

“Ciao Diego”, gli risposi in italiano. Zayn mi guardava affascinato, sorridendo. Ricambiai il sorriso, poi tornai a Diego. “A cosa devo l’onore della tua telefonata?”, gli chiesi con una smorfia. Non volevo parlare con lui.

“E me lo chiedi? Mi hai scaricato così… senza motivo”.

Oddio, proprio tardo il ragazzo, eh? “Mi hai tradita, lo sappiamo entrambi. E poi io non ti amo, non più”, aggiunsi stringendo forte la mano di Zayn, che mi rivolse un sorriso incoraggiante e ricambiò la stretta. “Mi hai sentita, Diego? Non ti amo”.

“Sei una troia!”. Mollai la mano di Zayn e mi bloccai in mezzo al marciapiede. Sarei voluta morire. “Mi hai sentito? Ti pentirai di avermi lasciato… ti aspetterò, e quando tornerai in Italia…”. Chiusi il telefono e lo spensi, trattenendo le lacrime, senza troppo successo.

Mi lasciai abbracciare e raccontai tutto a Zayn, non sapevo che altro fare.

“Ehi”, mormorò prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le lacrime. Ci misi un po’, ma pian piano mi accorsi di essere stata tanto sul tetto a rimuginare e di che ora fosse ormai. “Ti va di mangiare qualcosa? Avrai fame, ti ho fatto anche saltare il pranzo…”.

Annuii e mi passai una mano tra i capelli. “Niente fan impazzite, ti prego”.

Lui rise e mi diede un bacio su una guancia. “Niente fan, promesso”, mormorò dandomi un bacio sulla fronte, per poi fermare un taxi e farmi salire, dando al tassista le indicazioni.

 

 

I'm back!! Yeah, avevo detto che avrei postato il seguito dopo 3 recensioni... beh, ne sono arrivate 4, tanto meglio. Un grazie gigantesco a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite; grazie a mio fratello che mi ha fatto usare il pc anche se serviva a lui... e un grazie enorme al mio ragazzo, che mi ha lasciata quasi in pace mentre scrivevo. Grazie, amore.

Okay, scusate la dedica smielata, la smetto. Comunque, che ne pensate del capitolo? Lo so, è un po' lunghetto. Che ne pensate di Zayn? E di Veronica? E di Diego? Lo stronzo sta sulle palle persino a me che ne scrivo, ma ci voleva il personaggio antipatico. Troppo miele annoia persino me.

Alla prossima meraviglia. Continuo a 3 recensioni (più di dieci parole), come al solito.

xx Federica.


Twitter: @fedee_missmalik

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


 

Capitolo 4.

“Non pensavo che i One Direction mangiassero anche al fast food”, dissi con un sorriso una volta fuori dal McDonald’s sulla fifth Avenue. Lui alzò gli occhi al cielo. “Ma posso anche immaginare che con tutti gli impegni che avete…”.

“Dio, finalmente qualcuno che capisce! Amen”, mi interruppe ridendo.

Risi con lui, rilassata. Il pensiero della telefonata con Diego occupava un angolino insignificante della mia mente, in quel momento. “Le voci che girano sul rapporto di Louis con le carote sono vere?”, gli chiesi inarcando un sopracciglio. Non so come mi fosse venuto in mente… ma ero curiosa.

Zayn rise di nuovo. “Sai a volte penso che ami più le carote di Eleonor”, mi disse chiamando un taxi e salendoci di corsa. Un gruppetto di fan indemoniate l’aveva riconosciuto e lui sembrava voler mantenere la promessa che mi aveva fatto un paio d’ore prima.

“Ho un’intuizione, non ti spaventare”, mormorai a Zayn lanciando un’occhiata alle fan fuori dal taxi, che sembravano non volerci mollare, nonostante il taxi si stesse muovendo. “Accosti tra una cinquantina di metri…”, dissi al tassista.

“Che diavolo vuoi fare?”, mi chiese Zayn ridendo e passandosi una mano tra i capelli. “No, Veronica… no…”. Sembrò rendersi conto di cosa volessi fare solo dandomi un’occhiata nella penombra. “Farai scoppiare una bomba se mi baci davanti a loro…”.

“Perspicace, Malik… ma è proprio quello che ho intenzione di fare, coglierle di sorpresa in modo che si zittiscano e poi scappare con te e chiamare un altro taxi magari…”.

“Dio, Adams, dov’eri nascosta?”. Sorrideva, colpito da non so cosa.

“Oh, solo a 7000 chilometri da qui, mi avresti trovata prima o poi”, scherzai sorridendo e stringendogli una mano. “Pronto Malik? Mi raccomando, tieni le mani a posto”, aggiunsi in un sussurro scendendo dal taxi.

“Oddio, ma è lui veramente!”. “Chi diavolo è quella?”. “Dio, quant’è bello!”. “Ti amo, Zayn!”. Le mie orecchie non avrebbero sopportato oltre il baccano delle mocciose, perciò mi voltai verso Zayn e lasciai che mi sollevasse da terra e mi baciasse, come da copione.

Dio, vorrei aver avuto un’intuizione del genere prima.

E come da programma le mocciose si zittirono. O forse non le sentivo per via delle labbra del ragazzo più meraviglioso e fragile dell’universo che mi teneva tra le braccia. Probabile, visto che baciava coi cazzi e contro cazzi.

“Bella intuizione, miss Adams”, mi sussurro Zayn, ancora labbra contro labbra.

“Non ti ci abituare”, mormorai con un sorriso staccandomi da lui. La cinquantina di mocciose se ne stava ancora ammutolita, al suo posto, senza parole. Così presi Zayn per mano e iniziai a correre, senza riuscire a smettere di ridere, cercando allo stesso tempo di fermare un taxi. “A Time Square”, dissi col fiato corto al tassista mentre Zayn saliva ridendo.

“Time Square?”, mi chiese inarcando un sopracciglio.

“E’ il primo posto che mi è venuto in mente”, ammisi riprendendo fiato. Poi scoppiai a ridere, come per scaricare la tensione. Oddio, le loro facce! Uno spettacolo che non mi sarei scordata tanto presto. “Mi dispiace per averlo fatto… ma è l’unica cosa che mi è venuta in mente”, mi scusai con Zayn guardandolo dritto negli occhi.

Lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi darmi un bacio sulla fronte.

“E’ stato il mio primo bacio dopo…”.

Annuii e gli strinsi una mano. “Le tue fan sanno di queste?”, gli chiesi sfiorandogli le cicatrici con due dita. Il più delicatamente possibile. Lui si irrigidì e scosse la testa, senza parole. “Di Perrie invece?”. Stavolta annuì con un mezzo sorriso.

“Quando è morta i manager hanno fatto una fatica immensa a tenerle lontane dal funerale… ma sono state comprensive tutto sommato, mi hanno riempito di tweet per settimane, finché Liam non ci ha dato un taglio”.

Sorrisi. “Cioè?”.

“Scrisse qualcosa del tipo: con tutti i tweet che gli mandate non fate che peggiorare le cose, deve andare avanti e così non fate che ricordargliela”. Lo vidi scuotere la testa con un sorriso. “E’ stata la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me”, aggiunse mentre il taxi si fermava a Time Square.

Scesi completamente a bocca aperta.

“Ti piace?”, mi chiese Zayn notando la mia espressione.

“Potrebbe diventare il mio posto preferito”, mormorai guardandomi intorno.

“A me piace venire qui di notte, quando tutti dormono… questo posto non dorme mai, e poi c’è sempre qualcuno che viene qui anche di notte”, aggiunse con una scrollata di spalle. “E nonostante il rumore, è un ottimo posto per rilassarsi”.

Qualcosa nella sua voce mi disse che veniva qui dopo la morte di Perrie. “Venivi qui dopo la sua morte, vero?”. Evitai di dire il suo nome, si sarebbe irrigidito e non avrebbe parlato con me. Io volevo che si aprisse, in qualche modo che dimenticasse tutto il male che si portava dentro.

Zayn si voltò un attimo verso di me e sorrise appena, come se lo avessi colto sul fatto. “Lei adorava questo posto, l’ho portata un’estate qui, in vacanza… e si è innamorata perdutamente di Time Square, così ogni volta che ricapito a New York…”.

Aveva le lacrime agli occhi.

Oddio, no. Sarebbe venuto da piangere anche a me.

Mi alzai in punta di piedi e lo abbracciai. “Non so come hai fatto, ma mi hai tenuta sveglia tutta la giornata… e nonostante quel deficiente di Diego mi sono divertita”. Feci una smorfia ricordando la telefonata di quel pomeriggio. “Ma non credo che riuscirò a stare in piedi ancora per molto…”.

Zayn mi bloccò con un gesto e si portò il telefono all’orecchio.

“Dimmi, Niall”, lo sentii dire. Mi rivolse un sorriso, come a scusarsi. Io alzai gli occhi al cielo. “Sì… no… non lo so, Niall. Sono con Veronica… oh, bene, cioè… non bene, le directioners mi uccideranno prima o poi…”.

Inarcai un sopracciglio.

“Sì, glielo dico, ci vediamo a casa Niall… e datevi una calmata!”, aggiunse ridendo. Distolsi per un attimo lo sguardo dal suo, allora mi accorsi di qualcosa, negli schermi di Time Square, e diedi di gomito a Zayn. “Che c’è?”.

Indicai il nostro bacio, che campeggiava ovunque. Ovunque mi girassi vedevo il mio bacio con Zayn. Una delle mocciose doveva averci fatto una foto. Merda. Cazzo, doppio cazzo e triplo cazzo. Quando però tornai a guardare Zayn, lo vidi sorridere.

“Lo trovi divertente?”, gli chiesi dandogli una spinta. Lui rise. “Zayn…”.

“Beh, ammettiamolo… te la sei cercata, almeno un po’”. Sbuffai e lui mi sollevò da terra per abbracciarmi. “Facciamo una cosa, adesso ti accompagno a casa, ti fai una bella dormita… e ci pensiamo domani”.

Alzai gli occhi al cielo. “Oltre a essere bello, sexy e fragile, sei anche il tipo che non affronta le cose, Malik?”, gli chiesi accigliandomi. Ma in fondo sorridevo. Zayn scosse la testa e mi diede un bacio sulla fronte.

“Davvero ti interessa quello che pensano?”.

Scossi la testa. No che non mi interessava. Ma mi dava il nervoso che la prendesse così alla leggera. “Gli ho solo dato qualcosa di cui parlare, giusto?”, mormorai dopo un po’. Lui annuì e mi diede un altro bacio sulla fronte.

“Brava, Adams… ora posso accompagnarti a casa se hai finito di commiserarti”.

Scoppiai a ridere e posai la testa sulla sua spalla, lasciando che mi accompagnasse a casa. Avevo un bisogno disperato di farmi un bel sonno, così non appena entrai nel taxi mi addormentai all’istante.

 

 

I'm back! Ci sono, nonostante la febbre che incombe. Sto male, ma non mi farò mettere i piedi in testa da uno starnuto, okay? Okay. Comunque, tornando a noi, che ne pensate del capitolo? Lo so, non è lunghissimo... ma i prossimi saranno più lunghi. Promesso.

Che ne pensate di Veronica? E di Malik?

Fatemi sapere, mi raccomando, che ci tengo. Continuo a 5 recensioni :) Ah, evitiamo i ringraziamenti per oggi, tanto scrivo sempre la stessa cosa. Farei prima col copia e incolla ormai. Mi limiterò al "GRAZIE". A caratteri cubitali. Yeah.

Non so cosa sto scrivendo. Ma va bene no?

Alla prossima gente :) xx Federica.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Hola meraviglie mie... lo so, avevo detto che avrei postato a 5 recensioni, ma posto oggi per una ragione ben precisa, okay, forse un paio: primo, è il compleanno di Harry. E siccome non sono riuscita a scrivere niente di sensato tutta la settimana, almeno mando avanti quel poco di buono che sto già scrivendo. Secondo: sono a casa da sola, pc libero. Ragione inutile, se non fosse che in più non ho un fico secco da fare. A voi il capitolo... ci vediamo nello spazio autrice :) Buona lettura, Federica. xx.

 

Capitolo 5.


13 giugno 2012

La mattina dopo mi svegliai per il rumore. Aprii gli occhi con una smorfia e vidi il telefono di Alice lampeggiare sul mio comodino. Okay, che diavolo ci facesse lì non lo sapevo… e non mi importava.

“Alice!”, urlai rimanendo nel letto. “Il telefono!”.

“Oddio, scusami… dormivi? È mezzogiorno”, aggiunse prendendo il telefono e portandoselo all’orecchio con un sorriso. “Ciao Harry”, la sentii dire mentre usciva dalla mia stanza. Sbuffai e nascosi la testa sotto il cuscino, cercando di mantenere il controllo per non uccidere la mia migliore amica.

“Posso?”, mi sentii chiedere dopo una manciata di minuti. Avrei riconosciuto quella voce anche in capo al mondo, nonostante lo conoscessi da un giorno. Zayn. Cazzo. “Veronica? Sei viva? Ti ho portato il caffè più buono di New York…”.

“Entra, idiota… sono mezza nuda e odio il mio corpo ma non ho intenzione di coprirmi, ho caldo”. Sorrisi quando voltandomi verso la porta lo vidi entrare con una mano sugli occhi. “Non mi dire… Zayn Malik in imbarazzo?”, scherzai ridendo.

“Quanto sei vestita?”.

Alzai gli occhi al cielo, ancora sdraiata nel letto a pancia sotto.

“Culottes e reggiseno”, borbottai con uno sbadiglio. Mi voltai di nuovo, e lo vidi guardarmi a bocca aperta, allora feci una smorfia e mi tirai su, tirandogli un cuscino. “Chiudi quella bocca…”.

“Davvero odi il tuo corpo?”, mi chiese con un sorriso sedendosi in fondo al mio letto e passandomi il mio caffè. Alzai gli occhi al cielo e ne bevvi un sorso. Beh, wow. Avrei potuto abituarmici. “Hai intenzione di rispondere, Veronica?”.

Scossi la testa. “No”, mormorai dopo un altro sorso di caffè. “Non sei l’unico con dei gravi problemi di autostima, Malik”, gli feci notare coprendomi con il lenzuolo. Non ero in imbarazzo per lui… ma con me stessa. E di solito non dormivo mezza nuda, nemmeno in estate.

“Vuoi sapere cosa vedo io?”, mi chiese con un sorriso facendomi alzare in piedi e mettendomi davanti allo specchio. Sbuffai, ma Zayn mi strappò il lenzuolo di dosso. “Vedo una ragazza bellissima… e non provare nemmeno a pensare di essere grassa, sei formosa”.

Sorrisi appena e lo guardai dallo specchio.

“Davvero pensi che io sia bella?”, gli chiesi passandomi una mano tra i capelli.

“Senti, non voglio litigare… sei bella, punto. Devi solo ficcartelo in quella testolina cocciuta”, aggiunse regalandomi un sorriso. “E a questo proposito, ho rapito Eleonor per portarti a fare shopping…”.

Alt, chi?

“Chi hai rapito, scusa?”.

“La ragazza di Louis, fa la modella… pronta a passare il pomeriggio con lei?”.

“Perché lo stai facendo?”, gli chiesi bloccandomi sulla porta della mia camera da letto. Lui mi rivolse un sorriso e si chinò per darmi un bacio sui capelli. “Zayn, perché? Perché io?”.

“Perché mi stai aiutando a dimenticare tu sai chi”, mormorò abbracciandomi.

Dio, prima o poi mi sarei sciolta in uno di quegli abbracci. Sorrisi. Ero contenta di aiutarlo, qualunque cosa stessi facendo. Perché la verità era questa: non sapevo nemmeno io cosa avevo fatto il giorno prima per fargli dimenticare, anche se in parte, Perrie.

“E va bene… dammi il tempo di vestirmi”, borbottai cercando di non scoppiare a ridere. Gli diedi un bacio sulla punta del naso, lasciandolo di sasso, per poi correre in bagno. Misi un vestito lungo fin sopra al ginocchio e le ballerine, e lasciai i capelli sciolti, nonostante il caldo. Un velo di mascara e di rossetto e mi precipitai in salotto.

“Ehi, tu devi essere Veronica”, mi disse una ragazza castana, occhi da cerbiatta e un sorriso mozzafiato. Mi incupii, ma cercai di non darlo troppo e vedere, e le strinsi la mano. “Via quelle scarpe se vuoi uscire con me”, aggiunse con un sorriso.

“Tu devi essere Eleonor”, le dissi con un sorriso. “Cos’hanno queste scarpe?”.

“Sono basse, e ti fanno sembrare più bassa”, mi disse semplicemente. Cazzo. Non ci avevo mai pensato. Sorrisi e me le tolsi, buttandole nel bidone. Eleonor e Zayn scoppiarono a ridere. Io feci loro la linguaccia e venni soccorsa da Alice, che sbucò dal nulla con un paio di scarpe col tacco.

Sue, ovviamente.

“Le ho anche in verde, in viola, e in giallo… erano in saldo”, aggiunse con un sorriso enorme sul volto. Non sapevo se per le scarpe o per Harry. Sospettavo la seconda.

“Lascia perdere… quante scarpe ti sei portata dall’Italia? Voglio vederle”, la interruppe Eleonor battendo le mani e saltellando sul posto, come una bambina piccola. Scossi la testa e mi infilai una scarpa, salendo di dieci centimetri.

“Porca carota”, borbottai rischiando di cadere cercando di mettere la seconda scarpa. Zayn mi prese al volo, e mi ritrovai i suoi occhi nei miei. Le labbra a un millimetro le une dalle altre.

Avrei voluto annullare la distanza.

Mi avvicinai di mezzo centimetro, poi venimmo interrotti da Eleonor. Tempismo perfetto, ragazza. “Dovremmo andare, Veronica”, mi disse dalla soglia della cucina. Ma la cosa che mi sorprese fu la reazione di Zayn. La scacciò con un gesto della mano, continuando a guardare me.

Allora El si eclissò facendo spallucce.

“Come fai?”, mi chiese sfiorandomi la guancia con un dito, dalla tempia al mento.

“A…?”.

Per un momento mi sono dimenticato di tutto, esistevi solo tu”, mormorò posando le labbra contro la mia fronte. Sospirai. “Dovresti andare”, mi disse dopo un attimo allontanandosi. “Sei bellissima”, aggiunse con un fil di voce guardandomi camminare verso il salotto.

Un fil di voce.

Ma io l’avevo sentito.

“Andiamo El?”, chiesi alla ragazza di Louis passandomi una mano tra i capelli. Lei annuì con un sorriso e mi prese sottobraccio, con un sorriso che valeva più di mille parole. Da quel sorriso riuscii a capire che lei aveva capito tutto.

Capiva l’effetto che mi faceva Zayn. Perché Louis le faceva lo stesso effetto.

 

“Sono in camera mia”, dissi a Alice senza nemmeno degnarla di uno sguardo una volta tornata dallo shopping con Eleonor. Era stato un pomeriggio intenso. Ma era come se fossi assente.

Per un momento mi sono dimenticato di tutto, esistevi solo tu.

Le parole di Zayn vorticavano nella mia mente come impazzite.

“Va tutto bene?”. La voce di Alice mi riportò alla realtà, allora scossi la testa, ma sorridevo. “Mi ha detto Zayn che un pomeriggio con El poteva essere intenso, ma sembri stremata…”.

“Quando sei sparita con El per farle vedere le scarpe… sono quasi caduta per mettere le mie, e Zayn mi ha presa al volo”, le spiegai sdraiandomi sul mio letto, fissando il soffitto.

“E…? Vi siete baciati?”.

Alt. “Non sai niente?”, le chiesi mettendomi a sedere. Lei mi guardò confusa. “Da quanto non controlli facebook? Deve essere pieno di quella foto orrenda”, aggiunsi alzando gli occhi al cielo.

Alice tirò fuori il telefono e si collegò a internet, per poi alzare gli occhi su di me. Completamente a bocca aperta. “Perché non mi hai detto niente?”, mi aggredì ridendo sedendosi sul letto, gli occhi che luccicavano.

“Lascia perdere Ali… ah, mi ha detto che esistevo solo io”, aggiunsi dopo un attimo.

“Che? Quando?”.

“Quando mi ha salvata dalla caduta rovinosa sul pavimento della cucina… ah, e mi ha anche detto che sono bellissima”, aggiunsi, ricordandomene improvvisamente. “Non me l’aveva mai detto nessuno, non con quel tono di voce…”.

“Mi spieghi che diavolo fai ancora qui?”, mi interruppe la mia migliore amica guardandomi dritta negli occhi. Sbuffai, non se ne parlava. “Sei stracotta di lui, e lui è stracotto di te…”.

“Non se ne parla… vado a farmi una doccia”, la fermai dandole un bacio su una guancia. La sentii sbuffare, ma non mi disse altro. Discorso chiuso, non avrei parlato con Zayn di quello che provavo, anche perché non lo sapevo nemmeno io.

Mi buttai sotto la doccia, cercando di schiarirmi le idee, ma dopo venti minuti ero messa peggio di prima. E, per non so quale motivo, mi veniva anche da piangere. Oh, bene insomma. Infilai un paio di pantaloncini e una canotta e tornai in camera mia, i capelli ancora umidi.

Mi bloccai vedendo Liam seduto sul mio letto.

“Ciao”, mormorai con un sorriso.

“Ehi, ciao”, mormorò di rimando. Inarcai un sopracciglio, come a chiedergli cosa ci facesse lì. Insomma, era strano. “Ho parlato con Zayn”. Mi irrigidii. “Non mi ha chiesto lui di venire, tranquilla”.

Non riuscii a dire una parola. Mi limitai ad annuire.

“Ti ha detto di Perrie, credo che non l’avesse mai detto a nessuno al di fuori di noi e della sua famiglia”, mi disse Liam mentre mi sedevo di fianco a lui, sul mio letto. “E credo che si sia innamorando di te, per questo sono venuto”.

Sorrisi appena. “Sei venuto perché credi che Zayn si sia innamorato di me dopo due giorni?”, gli chiesi, quasi scoppiando a ridere. Liam annuì, più serio che mai. Allora cercai di tornare seria, più o meno. “E…?”.

“Se provi le stesse cose che penso che provi lui… ti pregherei di non fargli del male”, mi disse prendendomi una mano e stringendola appena. “Ha già sofferto troppo nella sua vita…”.

“Liam, io non so cosa provo per lui”, lo interruppi chiudendo gli occhi.

“Oh, io penso che tu lo sappia invece”.

“Ti giuro, non so…”.

“Ti batte forte il cuore quando lo vedi, anche solo quando senti dire il suo nome… l’hai baciato ieri. E non dire che era solo per le fan, io non ci casco”, aggiunse prendendomi il mento con due dita e costringendomi a guardarlo negli occhi. Chiusi i miei, ma dopo un attimo li riaprii con un sorriso.

Come diavolo faceva a leggermi dentro in quel modo?

“Ho bisogno di tempo per pensarci”, mentii.

“Non mi fai fesso, Veronica”, ribatté Liam ridendo. Gli diedi un bacio su una guancia e mi legai i capelli, ancora bagnati, poi infilai un paio di scarpe da ginnastica e uscii dalla mia stanza, seguita dalla risata di Liam.

“Ali, io esco!”, urlai rivolta verso la cucina. Quasi non mi schiantai contro Harry. “Voi due mi dovete una spiegazione…”, aggiunsi prendendo la borsa. “Ma lascerò correre se sapessi dov’è Zayn”. Feci gli occhi dolci. Il verde dei miei occhi nel verde di quelli di Harry, per un istante.

“Davvero non sai dov’è? Pensaci, Veronica”, mi disse lui picchiettandosi un dito sul labbro inferiore, senza smettere di sorridere.

Risi e gli diedi un bacio su una guancia, poi uscii di corsa, quasi volai giù per le scale, e chiamai un taxi. Sorrisi e mi rilassai contro il sedile, ci sarebbe voluto un po’ per portarmi dove volevo, così chiusi gli occhi.

 

“Signorina, siamo arrivati”, mi sentii dire dopo un’eternità.

Aprii gli occhi e mi ritrovai a Time Square. Pagai il tassista e mi guardai intorno per un po’. Finché non lo vidi. Praticamente in mezzo alla strada, con il telefono tra le mani. L’espressione confusa.

L’indecisione è una brutta bestia. Scrissi quell’sms al volo, e lo inviai. Aspettando la sua reazione. Zayn sorrise e si passò una mano tra i capelli, per poi guardarsi intorno, senza vedermi. Allora? Devi dirmi niente?

Un minuto e mi arrivò la sua risposta.

Sai, Veronica, potrei denunciarti… mi segui?

Pensavo avessi più fantasia, Malik., risposi dopo un attimo. Lo vidi scoppiare a ridere e iniziai ad avvicinarmi, attenta a non farmi vedere. Era troppo divertente. Un attimo dopo mi venne in mente una delle loro canzoni. Truly, madly, deeply, I am…, scrissi con un sorriso.

Mi stavo avvicinando ancora, quando scoppiai a ridere alla sua risposta.

Ma per fortuna Zayn non se ne accorse.

Foolishly completely falling, lessi ridendo.

Stava al gioco. Non ci potevo credere.

Oh, Dio, mi avrebbe uccisa un giorno o l’altro. Ma sarei morta col sorriso sulle labbra almeno. Misi il telefono in tasca e mi avvicinai ancora, fermandomi a un paio di metri da lui.

Poi gli presi la mano libera e la strinsi appena, facendogli prendere un colpo. “Non volevo spaventarti”, gli dissi, evitando di guardarlo negli occhi. Lui rise e mi strinse la mano, ma senza dire una parola. “E’ passato Liam”, mormorai dopo un attimo.

“Te l’ha detto? Vatti a fidare dei migliori amici…”.

“Non me l’ha detto… mi ha detto che pensava di sapere cosa provassi, e mi ha detto che secondo lui provo le stesse identiche cose che provi tu, mi sembrava di parlare col mio psicologo…”, aggiunsi ridendo.

Zayn alzò gli occhi al cielo, per poi fissarli nei miei. “Penso di volerti bene”, lo sentii dire dopo un attimo. Fu come se mi cascasse il mondo addosso, e gli lasciai la mano di scatto, gli occhi sgranati. “Veronica…”.

“Mi vuoi bene?”, lo interruppi ridendo. Isterica come non mai.

“Sì, ti voglio bene, ma non come amica”, aggiunse Zayn sfiorandomi una guancia. Inclinai la testa da un lato, incoraggiando le sue dita a continuare. Persa nel mio paradiso personale.

“Quindi?”.

“Praticamente non ti conosco… ma abbiamo tutta l’estate, no? Non te ne andrai da New York solo perché ti voglio bene, spero”, scherzò spostandomi una ciocca di capelli, che doveva essere sfuggita alla coda improvvisata, dietro l’orecchio. Sorrisi e chiusi gli occhi.

“Anch’io ti voglio bene”, mormorai abbracciandolo.

La bugia più grande della mia vita.

“Se i miei sentimenti dovessero cambiare, sarai la prima a saperlo”.

“Promesso?”, gli dissi sciogliendo l’abbraccio per guardarlo negli occhi.

“Promesso”, ripeté Zayn dandomi un bacio all’angolo della bocca. Alzai gli occhi al cielo e gli diedi un bacio a stampo. “Già, non ho sentito niente”, mentì sorridendomi.

“Nemmeno io”, mentii abbracciandolo di nuovo e posando le labbra contro il suo orecchio. Sarai stata in quella posizione, con lui, e in quel luogo, per tutta la vita, se fosse stato possibile.

 

 

Hola di nuovo tesori miei. Oggi è il primo febbraio... cè, ma ci rendiamo conto? E' il compleanno di Styles. Evviva :) okay, non sono troppo entusiasta, stanno crescendo. E a volte vorrei che il tempo di fermasse, che loro rimanessero piccoli per sempre. Che si fossero fermati ai provini di X Factor... okay, scusate lo sfogo. La smetto.

Comunque, cercando di tornare alle cose serie... che ne pensate del capitolo??? Beh, io penso che finalmente siamo ad una svolta. Più o meno. Zayn le vuole bene. Lo so, non uccidetemi, vi prego. Le cose cambieranno nei prossimi capitoli. Che ne pensate di Veronica comunque? E di Zayn? E di Liam? Beh, diciamo che in qualche modo dovevo inserire anche gli altri nella storia no? E Liam ha la parte del migliore amico, me gusta mucho.

Continuo a 5 recensioni (con più di dieci parole, non ho intenzione di considerare minimamente i commenti brevi, sarò inflessibile.)... se arrivano. Se no pubblico prima, a sorpresa :)

Ah, quasi dimenticavo... come al solito GRAZIE a chi legge, recensisce, a chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite and co. Mi sento quasi una poliglotta a scrivere un po' in italiano, un po' in spagnolo e un po' in inglese. Good (appunto). Beh, meglio se mi dileguo.

Alla prossima meraviglie. xx Federica.

#HappyBirthdayHarry

#STAYSTRONG

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


22 giugno 2012

“Colore preferito?”, mi chiese Zayn una mattina, la settimana dopo. Facevamo colazione da Starbuck’s, vicino a Central Park. “Allora fiore preferito…”, aggiunse dopo un attimo, mentre io giocherellavo col mio frappuccino.

“Il rosso”, mormorai guardandolo negli occhi. “Mi piacciono le orchidee”.

Ormai, dopo una settimana, passato con successo il compleanno di Alice, non gli chiedevo nemmeno più perché mi facesse tutte quelle domande. In compenso a quel punto conoscevo New York anche meglio di quanto conoscessi Roma.

Quel ragazzo straordinario aveva fatto avverare uno dei miei sogni.

Beh, wow.

“Le orchidee rosse non esistono, vero?”, mi chiese dopo un attimo.

Risi e alzai gli occhi al cielo. “Non che io sappia”, confessai scuotendo la testa. “Ti interessa davvero? Non hai fatto nient’altro se non chiedermi di me, tutta la settimana… ti faciliterò le cose. Sono vegetariana, odio i gatti e chi si tinge i capelli”, aggiunsi ironica, alludendo ovviamente al suo ciuffo.

Lui scoppiò a ridere e mi prese una mano, fissando i suoi meravigliosi occhi castani nei miei. Sorrisi e indicai con la testa dall’altra parte della strada. Zayn inarcò un sopracciglio sorridendo. “Paparazzi?”. Annuii. “Ignorali”, mormorò passando il pollice sul dorso della mia mano.

“La fai facile”, ribattei tornando a guardare lui.

“Li hai sopportati tutta la settimana, sei stata bravissima…”.

Scoppiai a ridere. E in quell’attimo, vidi i suoi occhi illuminarsi in un modo straordinario. Come due stelle nel cielo limpido d’estate. “Da amica, non dovrei aver voglia di baciarti vero?”, gli chiesi passandomi una mano tra i capelli. Lo vidi inarcare un sopracciglio. “Non dovrei…”.

Nemmeno io dovrei”, mormorò passandosi la punta della lingua sulle labbra.

“Posso chiederti una cosa?”. Dovevo cambiare argomento. O mi sarei fossilizzata sulle sue labbra, il movimento che facevano quando articolava ogni singola parola. La linea delicata delle labbra, l’accenno di barba, il profilo del suo naso… okay, stop.

Ormoni impazziti? Ma che! Peggio.

“Spara”, mi disse lanciando un’occhiata alle nostre dita intrecciate.

“Se ti chiedessi di venire una settimana in Italia con me, verresti?”. Era un’idea idiota, okay. Ma probabilmente a fine estate non si sarebbe nemmeno ricordato di me, tanto valeva tentare, no?

“Sai, ho sempre voluto vedere l’Italia”.

Alzai gli occhi al cielo.

“Posti meravigliosi, cibo fantastico, ragazze bellissime…”. Arrossii e gli lasciai la mano per un attimo, chiudendo gli occhi. “Davvero, verrei volentieri… tu verresti a Londra con me, la settimana prossima?”.

Ero a bocca aperta. Spalancata. Riuscii solo ad annuire, le lacrime agli occhi. “Non sto piangendo”, lo anticipai asciugandomi le guance. Lui rise e si alzò in piedi, facendo alzare anche me, per poi abbracciarmi. “Londra?”, chiesi lasciando che mi sollevasse da terra.

“Roma?”, ribatté lui ignorando completamente i paparazzi. “Ti propongo un patto”. Lasciai che mi prendesse sulla schiena, iniziando a camminare, poi gli diedi un bacio sotto l’orecchio, come ad annuire. “Settimana a Londra, poi torniamo qui per il 4 luglio…”.

“Poi settimana a Roma?”. Zayn si portò la mia mano alle labbra, baciandone un dito dopo l’altro, annuendo. “Ci sto, ma Alice rimane qui con il suo nuovo migliore amico”, aggiunsi ridendo.

“Louis ha in programma di tornare in Inghilterra la settimana prossima”.

“Beh, dobbiamo dare l’impressione di essere solo amici, giusto?”, gli chiesi senza riuscire a smettere di sorridere. Zayn annuì. “Fammi scendere, ti peso…”, aggiunsi poi dopo un po’. Lui scosse la testa, ma mi assecondò. “Non posso credere che vedrò Londra…”.

“Beh, credici”, mormorò dandomi un bacio a stampo, per poi ricominciare a camminare. “Che c’è?”, aggiunse ridendo vedendo che mi ero fermata in mezzo al marciapiede.

“Magari la prossima volta avvertimi…”, borbottai mettendo il broncio.

“Cosa dovrei dirti? Ronnie, sto per baciarti?”.

Sbuffai e mi voltai per guardarlo negli occhi. Allora mi sciolsi, dimenticando completamente il motivo per cui gli avevo messo il broncio. “Lascia perdere e baciami”, mormorai passandomi la lingua sulle labbra.

Non se lo fece chiedere due volte e posò le labbra sulle mie, sorridendo e tirandomi a sé per il passante dei pantaloncini. Sorrisi e ringraziai mentalmente le scarpe che mi aveva fatto comprare El… grazie, Eleonor.

“Avvertimi la prossima che hai intenzione di saltarmi addosso”, mormorò, ancora labbra contro labbra, alludendo alle mie braccia legate dietro il suo collo. Sorrisi e gli diedi un altro bacio, a stampo. “Allora?”.

Feci la finta tonta. “Allora?”, ripetei, la mia mano nella sua.

Lui rise e scosse la testa. “Mi piace essere la tua cura a Diego, sai?”. Sbuffai. “Potrei abituarmi”, aggiunse mentre attraversavamo la strada. Inarcai un sopracciglio sorridendo, sapevo dove voleva andare a parare.

Anche a me piaceva essere la sua cura a Perrie. Da morire.

“Non sarò io a chiedertelo”, gli dissi.

“Non c’è bisogno che te lo chieda se lo sai già, no?”.

Lo bloccai con un gesto e tirai fuori il telefono. Poi gli scrissi un sms. Non c’è bisogno che tu mi chieda niente, la risposta sarà sempre sì. V. Poi lo inviai con un sorriso, guardando quella meraviglia di ragazzo ridere leggendo il messaggio che gli avevo appena inviato.

“Allora vuoi davvero essere la mia ragazza! Non me lo sono immaginato…”.

Risi e gli diedi un pugno in una spalla, per poi avvicinarmi per dargli un bacio.

“Sì, Malik… io te l’ho chiesto, ora tu lo dici agli altri”, mormorai abbracciandolo, le labbra appena sotto il suo orecchio. Il mio paradiso personale. Zayn annuì e mi diede un bacio sulla fronte.

 


Passai tutto il pomeriggio con Zayn, come ormai facevo da una settimana. Non riuscivo a staccare la mia mano dalla sua, motivo abbastanza comprensibile. Era innamorata cotta di lui. O almeno credevo.

Boh, non lo sapevo nemmeno io.

Fui costretta a lasciargli la mano quando sentii squillare il telefono dalle profondità della borsa. “Pronto”, borbottai, palesemente controvoglia. Dall’altra parte nessuna risposta. “Pronto?”, ripetei, stavolta in italiano.

“Ciao Veronica”. Cazzo, Diego. Feci una smorfia e Zayn mi guardò, come a chiedere cosa fosse successo. Scossi la testa, aspettando che Diego continuasse. “Ho visto che ti sei data da fare…”.

Oh, bene. Doveva aver visto le foto.

“Non sono cazzi tuoi”, gli dissi semplicemente, per poi chiudere la telefonata. “Era quel coglione di Diego”, borbottai chiudendo gli occhi. “Porca puttana, si è deciso che vuole rovinare la mia cazzo di estate…”.

“Come siamo fini”, ironizzò Zayn sfiorandomi una guancia con le labbra.

Risi e gli diedi un bacio, allora vidi l’ennesimo paparazzo. Lo ignorai, continuando a baciare Zayn, senza farmi troppi problemi. Un minuto dopo, sentii squillare di nuovo il telefono. Sessanta secondi di pace. Erano il massimo che mi era concesso? “Non rispondo”.

“Magari non è Diego”, mi fece notare tirando fuori il mio telefono. “Alice”.

Sospirai di sollievo e me lo portai all’orecchio, continuando a camminare con Zayn, mano nella mano. “Emergenza, sorella”. Sorrisi, ma Alice non mi diede il tempo di risponderle. “Mi ha chiamata Diego, era su tutte le furie…”.

“Non mi interessa, Ali. Gli ho appena chiuso il telefono in faccia”, aggiunsi inarcando un sopracciglio. Davvero, non mi interessava niente di Diego. Mi aveva usata e buttata via come fossi spazzatura. Mi aveva distrutto il cuore. E non solo. “Ali…”.

“Ha detto che avrebbe preso il primo aereo… mi ha fatto paura”.

Merda. Chiusi gli occhi e smisi di camminare, trattenendo le lacrime. Zayn mi prese il telefono dalle mani e chiuse la telefonata, senza nemmeno salutare Alice. Poi mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le guance. “Amore, andrà tutto bene”.

Per un attimo dimenticai tutto, e riuscii quasi a sorridere.

“Come mi hai chiamata?”.

Amore”, mormorò dandomi un bacio sulla fronte. Sorrisi e lo abbracciai. Dio, quella meraviglia del mio ragazzo riusciva a farmi dimenticare davvero Diego. Era davvero la mia cura personale. “Stai bene?”.

“Meglio, grazie… ti dispiace portarmi a casa?”, gli chiesi dopo un attimo.

Avevo bisogno di una doccia, e di pensare. E di farmi una bella dormita.

E di mangiare qualcosa.

“Casa mia o casa tua?”, mi chiese Zayn chiamando un taxi. Era ovvio che stesse scherzando. E riuscii a sorridere. Se non fosse stato che nello stesso tempo mi veniva anche da piangere. Non so come, ma lui se ne accorse. Era come se mi leggesse nel pensiero. “Casa tua, ho capito”.

 

 

Hola donzelle... I'm back.

Lo so, dovrei piantarla di parlare in tre lingue diverse comtemporaneamente, ma non ci riesco. E poi sono troppo contenta! Cè, ma ci rendiamo conto?? 6 recensioni al capitolo precedente, ho sorriso come un idiota quando ho visto arrivare la sesta... non ci potevo credere.

Comunque, tornando alle cose semiserie... che ne pensate del capitolo? E' un po' cortino, ma penso che tutto sommato non sia venuto tanto male. Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo. Mi raccomando recensioni con più di dieci parole :) continuo a 5 recensioni.

Grazie come sempre a chi ha recensito, chi ha messo tra seguite/ricordate/preferite e grazie anche a chi legge solamente. Vi amo tutte, dalla prima all'ultima. Alla prossima bellezze mie... xx Fede.


Ah, quasi dimenticavo, vi lascio il banner dell'altra mia storia... basta che ci cliccate sopra e si apre :)


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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.

25 giugno 2012

“Ehi, non dimenticarti l’ombrello”, scherzò Alice quella mattina. Tarda mattinata. Okay, praticamente pomeriggio. Alzai gli occhi al cielo, ma ignorai l’ombrello rosa che aveva messo accanto alla mia valigia. Volutamente.

“La pioggia è romantica”, le feci notare lanciando un’occhiata a Zayn, che mi guardava dalla porta della mia camera. Lo vidi sorridere e scuotere la testa. “A noi piace la pioggia, vero?”.

Abbracciai Zayn, il naso nell’incavo del suo collo.

“Io veramente detesto la pioggia… mi si rovina il ciuffo”.

Oddio, adesso lo uccido.

Alzai gli occhi al cielo e mi staccai da lui, lasciandolo lì, come inebetito. Gli feci la linguaccia e ripresi a fare la valigia. “Questo non mi serve”, aggiunsi sventolando un perizoma di pizzo bianco davanti alla faccia della mia migliore amica. Lei rise e lanciò un’occhiata al mio ragazzo…

“Beh, portalo… non si sa mai, no?”, mormorò quel figo di pakistano avvicinandosi a me e cingendomi i fianchi. “Non vedo l’ora di togliertelo”, aggiunse, in modo che lo sentissi solo io. Arrossii violentemente e risi a voce bassa. Risi di me stessa. Io non arrossivo mai, non per cose del genere.

Che mi ricordassi con Diego non ero mai arrossita. Mai.

“Portalo”, ripeté succhiandomi il collo. Oh. Mio. Dio.

Buttai il perizoma in valigia e mi voltai per dargli un bacio, non proprio un bacio casto. Diciamo che le nostre lingue si conoscevano abbastanza bene ormai. Proprio bene. Sorrisi e mi staccai appena. “Piantala, prima che ti salti addosso”, mormorai abbracciandolo.

Dio, l’ho detto davvero?

“Sono d’accordo… vado a finire di fare le valigie, piccola”, mormorò di rimando dandomi un bacio a fior di labbra. Appena fuori dalla mia stanza, sospirai e mi accasciai sul letto, sorridendo.

Un attimo e Alice mi fu addosso.

“Fammi capire… perché quel ragazzo è perdutamente innamorato di te. Lo ami?”.

Alzai gli occhi al cielo. “Non lo so”, ammisi. Ed era la pura verità. “Sono attratta da lui”. Alice rise e si sedette accanto a me, prendendomi una mano. “Ma dopotutto, chi non lo sarebbe? Se lo vedono per strada gli saltano addosso…”.

“Io non gli salterei addosso”, mi interruppe la mia migliore amica con un sorriso.

Sbuffai. Grazie, lei aveva Harry.

“Devo finire di fare la valigia”, mormorai passandomi una mano tra i capelli. Stavolta fu Alice a sbuffare, ma non disse una parola. Dopotutto non le avevo risposto, aveva ragione. Ma davvero, ancora non avevo capito cosa provassi per quel ragazzo meraviglioso, bellissimo, fragilissimo… cantante dei One Direction…

Scacciai il pensiero e ricominciai a riempire la valigia.


 

“Ci rivediamo tra una settimana”, riuscii a dire alla mia migliore amica, che piangeva da mezz’ora. Nemmeno partissi e non tornassi. Nemmeno fossi morta, cazzo. “E piantala di piangere, Ali!”, aggiunsi ridendo stringendola in un abbraccio.

Stavo salutando tutti gli altri, quando Eleonor iniziò a tirarmi per un braccio. Stavo abbracciando Niall, che non poté far altro se non guardarmi andar via, con un sorriso strano sulle labbra.

“Che diavolo voleva dire quel sorriso?”, mi chiese Lou, a distanza di sicurezza da Zayn e Eleonor. Inarcai un sopracciglio. Se non lo sapeva lui, dovevo saperlo io che lo conoscevo appena? “Okay, lascia perdere Niall, gli parlo io quando torniamo…”.

“Davvero Lou?”. Lo stritolai in un abbraccio. “Grazie”.

“Prego”, mormorò lui sorridendo.

“Tutto bene?”, ci interruppe Zayn cingendomi i fianchi con un braccio e dandomi un bacio sul collo. Annuii e mi voltai per dargli un bacio sulle labbra. “Paura di volare?”, mi chiese poi, una volta sull’aereo. Scossi la testa e lo vidi deglutire a vuoto.

Sorrisi e mi slacciai la cintura.

“Signorina”, mi richiamò una hostess.

“Ci metto un attimo”, le dissi con un sorriso. E poi, che diamine, eravamo in prima classe. Dammi tregua, finta bionda! Mi sedetti a cavalcioni sulle gambe di Zayn, ignorando le lamentele della bionda e le risatine di Lou ed El. “Guardami”.

“Ronnie, che stai…”.

“Guardami”, ripetei prendendogli il viso tra le mani. Lui fu costretto a guardarmi, le lacrime agli occhi, ma teneva le mani sulle mie cosce, distraendomi appena. “Anch’io avevo paura di volare la prima volta”, mormorai dandogli tanti piccoli baci sulle labbra. “L’aereo non è caduto, non abbiamo preso le turbolenze e…”.

“E…?”.

“Basta che tieni gli occhi chiusi durante il decollo”, mormorai ancora, sfiorandogli una guancia. “E puoi stritolarmi la mano tutto il tempo, okay?”, aggiunsi con un sorriso. Lui sorrise appena e mi diede un bacio. “Rimarrei così tutto il volo, ma…”.

“Signorina, la cintura. Stiamo per decollare”.

Appunto.

Sbuffai e mi rimisi al mio posto, allacciandomi la cintura, notando che Zayn sorrideva sotto i baffi, gli occhi chiusi. Chiusi anche i miei e gli strinsi una mano leggermente, per tranquillizzarlo.


 

26 giugno 2012

“Mamma, te l’ho già detto, sono a Londra con Zayn”, ripetei per l’ennesima volta. Eravamo al telefono da più di un’ora, ma Zayn non sembrava spazientito, continuava ad accarezzarmi i capelli come niente fosse.

“Zayn, chi diavolo è?”.

Sbuffai. “Cerca “One Direction” su google, poi fammi sapere. Ciao, mamma”.

Chiusi la telefonata con un sospiro e mi tirai su per dare un bacio a Zayn. “Sai che ti richiamerà, vero?”. Annuii e gli diedi un altro bacio. “Non ti lascerà in pace finché non me la presenterai…”, aggiunse facendomi ridere. “Non doveva far ridere”.

“Scusa, non volevo”, mormorai sedendomi a cavalcioni su di lui.

Eravamo a casa di Eleonor, e ci era toccata la camera degli ospiti. Con un letto solo. Ed ero talmente stanca quella sera, dopo aver visitato parte di Londra, che… eravamo rimasti a casa. El e Louis erano usciti un paio d’ore prima, lasciandosi la casa libera, tra un sorrisino e l’altro del mio ragazzo.

“Non mi provocare, Veronica”, mormorò di rimando posando le mani sui miei fianchi.

Non avevo fatto assolutamente niente, davvero.

Solo, gli stavo sopra a cavalcioni, in pantaloncini e reggiseno di pizzo bianco. E sotto ai pantaloncini portavo quel perizoma che aveva tanto insistito a farmi portare. Mi chinai per dargli un bacio, facendo aderire perfettamente i nostri corpi. Dio, che caldo.

Grazie ad un colpo di reni di Zayn mi ritrovai a stare sotto, le sue labbra che correvano lungo il mio collo, la clavicola, l’incavo tra i seni, la pancia, l’ombelico… gemetti e lo tirai a me per un altro bacio. Finché non sentii vibrare il telefono dal comodino, allora sbuffai, facendo ridere Zayn.

“Dammi il telefono”, mormorai cercando di riprendere fiato.

“Vuoi che risponda io?”.

Annuii con un sorriso. Poteva essere mia madre, ma sinceramente non mi importava. “Pronto? Signora Adams, sì… le passo sua figlia”, disse Zayn sorridendo un attimo prima di passarmi il telefono. Mi stava ancora sopra, ma in qualche modo riuscii ad impedire che ricominciasse a baciarmi dappertutto. Ero al telefono, dammi tregua un attimo, Pakistan!

“Mamma”, sospirai con un sorriso guardando Zayn.

“Tesoro, stai ansimando?”. Merda. “Lascia stare, non lo voglio sapere… ma davvero ho appena parlato al telefono con uno dei cinque ragazzi più famosi del momento?”. Sbuffai e scossi la testa, cercando di ignorare le dita di Zayn lungo la coscia. “Veronica, se sei impegnata…”.

“No, mamma, va bene”, mentii con un sorriso.

“Sicura? Posso chiamare domani…”.

All’improvviso mi venne in mente una cosa. “Oppure puoi aspettare due settimane per conoscerlo ed evitare tutte queste domande”, le dissi, in italiano. “Poi ti spiego”, mimai con le labbra a Zayn.

“Due settimane?”.

“Sì, veniamo a Roma… la settimana dopo il 4 luglio”. Dall’altra parte silenzio. “Ma’…”.

“Diego sa che sei a Londra?”.

Pfff. “Mamma, ci vediamo tra due settimane, da un bacio a papà da parte mia”, le dissi alzando la voce. Chiusi il telefono e lo buttai sul comodino, colpendo la lampada, e quasi facendola finire per terra. “Uffa…”.

“Tutto a posto?”, mormorò Zayn avvicinando le labbra alle mie.

“Ora, tutto a meraviglia”, mormorai di rimando facendo aderire le mie labbra alle sue. “Ho detto a mia madre che facciamo un salto a Roma tra due settimane”, aggiunsi posando la testa sul suo petto.

“E…?”.

“Niente… anzi, mi ha chiesto se Diego sapesse che siamo a Londra”, sbuffai chiudendo gli occhi. Mia madre era sempre stata a rovinarmi l’umore. Ed era anche uno dei motivi per cui ero partita con Alice. Non sopportavo più l’Italia, mia madre, Diego… “Ci pensiamo domani? Ho sonno…”, scherzai dopo un attimo sollevandomi per guardarlo negli occhi.

“Hai sonno?”, ribatté Zayn inarcando un sopracciglio con un sorriso. Annuii dandogli una miriade di baci a fior di labbra. Lui rise e mi strinse a sé. “Io veramente pensavo a un bagno…”, mormorò scostandomi una ciocca di capelli dal viso. Sorrisi e annuii, per poi alzarmi dal letto e filare in bagno, togliendomi il reggiseno e lanciandoglielo addosso.

Facendolo scoppiare a ridere.

Dio, che bella risata.


 

Avete presente i bambini quando fanno il bagno? Che schizzano l’acqua dappertutto e giocano con le bolle di sapone? Io e Zayn eravamo tornati ad avere 3 anni. “Si sta freddando l’acqua”, gli feci notare dopo una mezz’ora.

Non ebbe il tempo di rispondere che sentimmo aprire la porta.

“Oddio, scusate…”. Eleonor.

Scoppiai a ridere, seguita da Zayn. Non riuscivo a smettere di ridere. E Eleonor era diventata rossa come un pomodoro troppo maturo, prima di uscire dal bagno. Una decina di secondi e sentii ridere anche Louis, dal corridoio.

“Se vuoi puoi unirti a noi”, disse Zayn a voce alta, allora alzai gli occhi al cielo e uscii dalla vasca, coprendomi immediatamente con un asciugamano. Non avevo voglia di passare davanti allo specchio nuda. Sapevo esattamente quello che avrei visto. E odiavo il mio corpo, parecchio. “Ehi”, mormorò Zayn uscendo a sua volta dalla vasca e abbracciandomi.

“Sei nudo”, gli feci notare con un sorriso.

“Non sembra che ti dia fastidio”. Non mi diede tempo di aprire bocca. “Sembra che ti dia fastidio vedere te stessa nuda”, aggiunse sfiorandomi una guancia con le dita umide.

Annuii e chiusi gli occhi, impedendo alle lacrime di uscire da dove le avevo segregate. Ero il vacanza col mio ragazzo nella città dei miei sogni, non avrei lasciato che il mio aspetto rovinasse tutto.

Zayn mi prese per i fianchi e mi voltò verso lo specchio.

Continuai a tenere gli occhi chiusi.

“Apri gli occhi, Veronica”, mormorò mordicchiandomi il lobo dell’orecchio. Sospirai, ma rimasi a occhi chiusi. “Amore”, mormorò ancora, passando a baciarmi la spalla. Stava tornando verso l’orecchio, quando mi decisi ad aprire gli occhi, guardando la sua immagine riflessa nello specchio.

Una favola.

Sorrisi, continuando a guardargli il viso dallo specchio.

“Guardati, amore”.

Sbuffai, e pian piano spostai lo sguardo sul mio riflesso, sui miei capelli umidi. I miei occhi troppo verdi, le labbra gonfie per i baci con Zayn. Le guance arrossate dal vapore del bagno. Il viso troppo tondo, il collo sproporzionato, il seno troppo grande… sarei potuta andare avanti per ore.

E avrei trovato migliaia di difetti, ne ero sicura.

Mi fermai solo perché una serie di lacrime stavano scorrendo lungo le mie guance, e Zayn sembrava sinceramente preoccupato dalla mia reazione. “Vado a vestirmi, scusami…”.

Lui mi bloccò per un polso prima che scappassi.

“Sei bellissima, cosa devo fare per fartelo capire?”.

“Non è vero… e non riuscirai a farmi cambiare idea tanto facilmente”, mormorai prima di filare in camera da letto. Avevo un disperato bisogno di coprirmi. Ed era inutile che ci provasse, mi sarei vista brutta, qualsiasi cosa mi avesse detto.

 

 

 

I'm back!!

Okay, lo so che ho messo un capitolo ieri... e che magari avrei dovuto aspettare un paio di giorni per il seguito, ma avevo il capitolo già pronto (l'ho controllato stanotte alle 3, perdonatemi se ci dovessero essere errori) e poi, mi sono arrivate 7 recensioni!! Cè, ma ci rendiamo conto??? WOW. Grazie infinite alle meraviglie che hanno recensito:

Fede_carotina

BrutalLove

mitchie Justice

mickystyles1D

xswaghair

Nichoole

She Flies

Grazie a tutte, siete meravigliose. E grazie come sempre a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, ecc. Devo dire altro? Ah, sì, quasi dimenticavo... che ne pensate del capitolo? Di Veronica? E di Zayn? In questo capitolo praticamente non si parla dello stronzo (Diego, se non si fosse capito :)), ma è uno che non molla, tornerà. Sto divagando, me ne rendo conto... continuo a 7 recensioni stavolta, okay? Mi raccomando più di dieci parole... ah, quasi me ne scordavo, passate anche dall'altra ff?? "It's gotta be you"... basta che cliccate sul nome e si apre :)


Alla prossima gente... Vi amo tutte, dalla prima all'ultima. xx Fede.

#STAYSTRONG

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.

27 giugno 2012

La mattina seguente mi svegliai per il caldo. Ma quando aprii gli occhi e capii da cos’era provocato, mi sfuggì un sorriso. Non ricordavo di essermi messa a dormire con Zayn. Sì, insomma, dopo il quasi litigio della sera prima, mi ero vestita e messa a letto.

Senza salutarlo.

Senza dire una parola.

Ed ero crollata dal sonno.

Comunque, fatto sta che ero avvinghiata a lui come una scimmia, quasi come se il mio inconscio volesse farsi perdonare per il comportamento della sera prima. Dannato inconscio.

Io non avevo niente da farmi perdonare. Non avevo fatto niente, no?

Comunque, Zayn era bellissimo quando dormiva. La cosa più meravigliosa che avessi mai visto in vita mia. I capelli in disordine, le labbra piegate in un mezzo sorriso, come stesse facendo un bel sogno. E quelle ciglia lunghissime, che a occhi chiusi gli si posavano sulle guance. Uno spettacolo della natura. Ed era mio.

“Hai intenzione di guardarmi ancora per molto?”, lo sentii borbottare dopo un’eternità. Allora sorrisi e mi sollevai per dargli un bacio, ma lui si ritrasse, in modo che posassi le labbra sulla sua guancia.

Sbuffai e ci riprovai. Tentativo fallito.

“Amore”, lo richiamai cercando di non mettermi a piangere. “Hai intenzione di non toccarmi per il resto della settimana? O solo finché non ammetterò di sentirmi bella?”, sbottai alzandomi dal letto, percorrendo il corridoio e scendendo di sotto. Non era colpa mia se non mi vedevo bella, no? Anzi, proprio non capivo come riuscisse a vedermi bella lui. Proprio non ci arrivavo.

“Tutto bene, pistacchia?”. La voce di Louis mi riportò alla realtà, allora mi asciugai le lacrime e mi sedetti su uno sgabello, passandomi una mano tra i capelli. “E’ colpa di Zayn…?”.

“No”, lo interruppi incrociando le braccia sul ripiano e posandoci sopra la testa. “Evidentemente è colpa mia”, bofonchiai, le labbra a contatto con il mio braccio. Sentii Lou sorridere, allora mi azzardai a guardarlo. “Che hai da sorridere?”.

“Siete divertenti da osservare… una coppia assortita”.

Sorrisi appena. “Perché mi hai chiamata pistacchia?”.

“Speri di riuscire a cambiare argomento?”. Annuii, allora lui scoppiò a ridere. “Per via dei tuoi occhi, mi ricordano i pistacchi. Sarà perché magari sono verdi?”. Dio, ti prego, dammi la forza di non ridergli in faccia.

“Continua a insistere sul fatto che io sia bellissima…”.

“Ma tu ti vedi orrenda… me l’ha accennato ieri sera”, mi disse Louis avvicinandosi per abbracciarmi. “Dovreste parlarne”, aggiunse sfiorandomi la schiena, come per tranquillizzarmi. Sbuffai, e lui rise. “Davvero, Ronnie…”.

“Okay, cercherò di parlargli del perché mi vedo orrenda, mi hai convinta. Grazie”, aggiunsi poi, dopo una manciata di secondi. Un altro attimo e vidi Zayn scendere le scale. “Possiamo parlare almeno?”, mormorai guardandolo versarsi il caffè.

Vidi Lou dileguarsi verso il salotto, sorridendo.

“Non ho niente da dirti”.

“Beh, io sì”, mormorai prendendogli una mano. Lui me lo fece fare. Allora continuai. “Non mi piace litigare con te”, mormorai ancora, intrecciando le nostre dita. “E mi dispiace per ieri sera…”. Okay, stavo per piangere, me lo sentivo.

“Cercavo solo di farti capire quanto tu sia bella”, mormorò guardandomi negli occhi. “Perché sei bella, oltre che particolarmente cocciuta”, aggiunse con un sorriso sfiorandomi una guancia. Chiusi gli occhi, lasciando scendere una lacrima.

“Sicuro di voler sapere perché non mi vedo bella?”.

“Sicurissimo”, mi sussurrò abbracciandomi. “Qualunque sia il motivo, lo supereremo insieme, okay? Te lo prometto”, aggiunse posandomi un bacio sui capelli. feci un respiro profondo, cercando di pensare come avrei potuto dirglielo… come sarei riuscita a dirgli tutto quello che avevo passato al liceo, Diego compreso…

Non sapevo da dove cominciare.

“Quando ho cominciato il liceo pesavo venti chili in più di quanti ne peso ora”, riuscii a mormorare dopo un po’, evitando di guardare Zayn negli occhi. “Mi prendevano di mira, dicevano che ero grassa, brutta, un bidone di ciccia… e cose di questo genere”, continuai con una smorfia.

Erano passati cinque anni, ma se ci pensavo faceva ancora male.

“Poi cos’è successo?”.

Tentai un sorriso. “Tra il primo e il secondo anno di liceo ho trovato un lavoro… e a forza di saltare i pasti ho perso dieci chili”, aggiunsi scuotendo la testa. “Ma ero ancora grossa, e… Diego ha iniziato a picchiarmi. Ci siamo messi insieme e praticamente mi impediva di mangiare…”.

“Hai perso gli altri dieci chili”, finì Zayn per me. Annuii, non ero ancora arrivata alla parte peggiore della storia. “Amore, vai avanti”, aggiunse dopo un attimo costringendomi a guardarlo negli occhi.

“Diceva di picchiarmi per il mio bene”, mormorai ancora. “Diceva che dovevo dimagrire se volevo che lui stesse con me… se volevo che qualcuno mi considerasse. Poi, alla fine del secondo anno di liceo, mi ha praticamente violentata… mi ha distrutto la vita, più di quanto non fosse già rovinata”.

A quel punto ero scoppiata in lacrime.

“Vuoi sapere perché non mi vedo bella?”, dissi tra i singhiozzi. “Mi hanno fatto credere per cinque anni di essere orrenda, e ora arrivi tu, dal nulla, e mi dici che sono bellissima…”.

Zayn mi abbracciò, posando il mento sui miei capelli. “Shhh”, mormorò accarezzandomi la schiena. “Non devi più soffrire, ci sono io adesso”, mi disse asciugandomi le guance. “Grazie per avermelo detto…”.

“C’è un’altra cosa…”, mormorai guardandolo negli occhi.

Zayn annuì, stringendomi una mano. Nel frattempo Louis e Eleonor erano entrati in cucina, dopo che avevo iniziato a singhiozzare. C’era un’altra cosa, sì. Ma quella davvero non sapevo come dirgliela.

“Se vuoi ce ne andiamo…”, mi disse Eleonor avvicinandosi per sfiorarmi un braccio. Scossi la testa. Non avevo la mia migliore amica con me, ma avevo lei, con cui avevo legato parecchio in quelle settimane. Era una buona amica, in fondo. Anche se non avrebbe mai sostituito Alice, ovvio.

“Sono rimasta con Diego, anche se mi picchiava… perché ero innamorata di lui, perdutamente”, riuscii a dire dopo qualche minuto di silenzio. Ma non era quello che volevo dire. Era come se il mio subconscio ci stesse girando intorno, senza arrivare al punto. “Sono rimasta incinta”.

Guardai Zayn, che era rimasto a bocca aperta.

Come se quella fosse l’ultima cosa che si aspettava da me.

“Hai un figlio?”, mi chiese Louis, altrettanto a bocca aperta. In qualche modo riuscii a ridere, una risata amara. Un risata quasi isterica. Spaventando Zayn. “Veronica, hai un figlio…”.

“Nessun figlio”, mormorai dopo un’eternità.

“L’hai dato in adozione…”. Eleonor riusciva sempre a vedere il lato positivo. Per questo mi piaceva come amica. Riusciva sempre a sollevarti il morale. Qualunque cosa ti accadesse.

“L’hai perso, vero?”, mi chiese Zayn notando la mia smorfia.

“Persa”, specificai. “Ero di sei mesi… l’avrei chiamata America”, aggiunsi con un mezzo sorriso. “Pensavo che Amy Esposito suonasse da Dio”, continuai, evitando di guardare Zayn negli occhi. Esposito, il cognome di Diego.

Era pietrificato. E mi guardava come se gli stessi nascondendo qualcosa.

In effetti… “Come l’hai persa?”, mi chiese Zayn mentre mi sedevo su uno sgabello della cucina. Non volevo parlare di quello. Avevo fatto una fatica immensa a dirlo alla mia migliore amica, e mia madre non sapeva come l’avessi persa. Le avevo detto di essere caduta dalle scale… e lei mi aveva creduta. Senza problemi. E senza farsi troppe domande.

“Diego”, fu l’unica cosa che riuscii a dire.

“Diego?”, mi chiese Louis inarcando un sopracciglio.

“Era ubriaco… credeva che l’avessi tradito, che la bambina non fosse sua. Mi ha picchiata a sangue. Finché non l’ho persa”, mormorai in un soffio. Avevo gli occhi lucidi, ma avevo finito le lacrime. Una sensazione orribile. “Mi ha lasciata in un prato a dissanguarmi… mi ha quasi uccisa. Sono riuscita a stento a chiamare aiuto…”.

Vidi Zayn stringere i pugni.

“Mi spieghi perché diavolo ci stavi ancora insieme?”, mi chiese alzando la voce.

“Zayn…”, lo riprese Louis posandogli una mano sulla spalla.

Il mio ragazzo se lo scrollò di dosso, prendendomi per le spalle e scuotendomi. Facendomi quasi male. Ma ormai non sentivo più niente. “Sono cambiata, ora riesco a tenergli testa, Zayn. E poi lo amavo da morire”, sussurrai posandogli una mano sul collo, cercando di calmarlo.

“Se quando andiamo in Italia mi capita a tiro, gli spacco la faccia”, sputò, mentre Lou ed Eleonor si eclissavano verso il piano di sopra.

“Lo so, mi ha rovinato la vita… ma dopo quella volta non mi ha più picchiata, mi diceva che ero l’unica cosa bella che gli aveva dato la vita… che aveva bisogno di me”, ribattei passandomi una mano tra i capelli.

“Non ti ha mai detto che sei bellissima, però”.

Annuii tentando un sorriso. “Per questo quando me lo dici non ci credo, non me l’ha mai detto nessuno, non con il tono di voce che usi tu”, aggiunsi, come a giustificarmi.

“Cercherai di credermi, almeno?”, mi chiese Zayn dandomi un bacio a stampo.

“Ci proverò”, mormorai baciandolo.

 


“Gliel’hai detto, tesoro? Sono contenta…”. Avevo chiamato Alice, quella sera, ma c’era qualcosa di dannatamente strano nella sua voce, come se stesse… “Posso dirlo agli altri?”.

“Immagino che per “altri”, tu intenda Harry, giusto?”.

Volevo essere io a dirlo agli altri. Almeno a Liam.

Ancora non sapevo come comportarmi con Niall, perciò rimandavo, in attesa di capire il suo comportamento nei miei confronti. Soprattutto quel sorriso ambiguo all’aeroporto.

“Giusto”, mi assicurò Alice mentre Zayn mi legava i capelli in una treccia. Mi stavo preparando per uscire, ma ad un certo punto mi era venuta voglia di chiamarla, così mi ero bloccata in mezzo alla stanza con decine di vestiti sparsi sul letto.

“Ah, poi mi spieghi perché stai ansimando, eh!”, aggiunsi prima di chiudere la telefonata con un sorriso. Zayn rise e mi diede un bacio sul collo, facendomi rabbrividire. “Se avessi qualche scheletro nell’armadio…”, mormorai voltandomi per guardarmi allo specchio. “Sei stato bravo”, aggiunsi indicando la treccia.

“Grazie, bellissima”. Alzai gli occhi al cielo, facendolo sorridere. “Nessuno scheletro, tranne Perrie, e l’autolesionismo. Ma lo sapevi già, giusto?”, mi disse succhiandomi il lobo dell’orecchio. Per un attimo smisi di respirare.

“Mi passi il vestito rosso?”, mormorai con un sorriso.

Un paio di minuti dopo ero riuscita a entrare nel regalo di Eleonor, un vestito rosso, senza spalline e con scollatura a cuore, lungo fino a metà coscia. Ah, e con una cerniera dorata sulla schiena, per tutta la lunghezza del vestito. Secondo Eleonor ero super sexy con quel vestito…

“Potrei saltarti addosso”, mi fece notare il mio ragazzo dandomi un bacio a stampo, per poi aiutarmi a infilare le scarpe, anch’esse rosso fuoco. Sorrisi e gli diedi una serie di baci sulle labbra, finché non sentii Eleonor chiamarci dal piano di sotto.

“Dovremmo andare”, feci notare a Zayn.

“Sì, dovremmo…”.

Il suo tono di voce mi fece ridere, allora scossi la testa e presi pochette e telefono, per poi scendere di sotto. Scesi le scale abbastanza agevolmente per un tacco dodici e notai che Louis mi guardava a bocca aperta. Spalancata.

“Wow”, esalò, mentre facevo un piroetta per farmi ammirare.

“Chiudi quella bocca, Tomlinson”, gli disse Eleonor dando prima un bacio su una guancia a me, poi uno schiaffo scherzoso al suo ragazzo. “Sei una favola”, aggiunse con un sorriso. “L’avevo detto che ti stava”.

Alzai gli occhi al cielo. “Anche tu stai bene”, le dissi sorridendo.

“Dov’è finito mister ciuffo-perfetto?”.

“Era eccitato, non so se riuscirà a entrare nei jeans attillati, El”. Lei e Louis scoppiarono a ridere, mentre Zayn scendeva le scale, scuotendo la testa. “Ammettilo, era una bella battuta”, lo sfidai con un sorriso malizioso.

“Bellissima, come te”.

Per una volta decisi di fidarmi. “Grazie”, mormorai abbracciandolo.

 


Due ore dopo eravamo letteralmente scappati dalla folla. Almeno io e Zayn. El e Lou erano rimasti in discoteca. Lei quasi ubriaca, lui completamente fuori. Ubriaco fradicio. E non avevo una buona esperienza con gli ubriachi. Zayn mi aveva portata fuori di lì non appena si era accorto che non ero totalmente a mio agio. Giravamo per Hide Park da una mezz’ora, quando il telefono di Zayn prese a suonare.

“Rispondi”, mormorai stringendogli una mano.

“Niall, ciao”, disse Zayn con un sorriso. Ma dopo un attimo si incupì. “Sì, te la passo”. Alt, che? Scossi la testa, non ero in vena di parlare con Niall, non dopo quella giornata. “Non le puoi parlare quando torniamo?”.

“Lascia perdere, passamelo”, mormorai mentre lui mi passava il telefono.

“Se è un cattivo momento…”.

Sorrisi appena. “Dimmi Niall”, mormorai poi, riprendendo la mano di Zayn.

“Non so come dirtelo, Veronica”. Sbuffai, non ero in vena di scherzi. Ma non dissi una parola. Solo, aspettai che Niall si decidesse a parlarmi. “Immagino che tu ti sia chiesta perché ti ho sorriso in quel modo, all’aeroporto…”.

“Ho pensato fossi semplicemente diventato pazzo, visto che quando mi hai conosciuta praticamente non mi hai rivolto la parola”, aggiunsi, forse troppo acida. Zayn mi lanciò un’occhiata, ma lo ignorai. “E visto che sapevi di piacermi e non mi hai calcolata…”.

“E’ solo che sono timido”, si giustificò.

“E…?”.

“Penso di provare qualcosa per te”.

E fu come se il mondo mi crollasse addosso. Inarcai un sopracciglio per la sorpresa, ma non riuscii a far uscire nulla dalle mie labbra, solo l’aria. Niall Horan che provava qualcosa per me? Beh, magari avrebbe dovuto pensarci prima.

“Cioè?”, fu l’unica cosa che stupidamente riuscii a dire.

“Beh, mi ha detto Alice che l’unico di noi di cui sei attratta sono io, e ho pensato che magari quando tu e Zayn tornate… non so, potremmo uscire insieme. Prendere un caffè…”.

“E’ vero, sono attratta da te. Lo ero. Ma…”.

“Solo un caffè”, ripeté, facendomi sorridere.

“Okay, ma renditi conto che sto con uno dei tuoi migliori amici”, aggiunsi, un attimo prima di chiudere la telefonata, senza nemmeno salutarlo. “Cioè, stiamo scherzando?”, sbottai poi, cercando di non impazzire.

“Ti ha chiesto di uscire?”, mi chiese il mio ragazzo sfiorandomi una guancia.

Annuii, sbuffando. “Davvero non capisco che diavolo gli sia venuto in mente”, dissi facendomi abbracciare. Ne avevo bisogno. “Niall prova qualcosa per me? Magari doveva pensarci prima che mi innamorassi del suo migliore amico, ti pare?”.

Zayn chiuse gli occhi. Sorrideva.

“Cos’hai detto, scusa?”.

Inarcai un sopracciglio. “Che doveva pensarci prima”. Lui scosse la testa con un sorriso, dandomi un bacio sulla punta del naso. “Ah, che penso di essere innamorata di te”, mormorai, a fior di labbra.

Riaprì gli occhi, allora li vidi lucidi. “Ti amo anch’io, Veronica”.

 

 

I'm back! Okay, premetto che avrei dovuto postare ieri, ma che non ho avuto tempo di respirare... non uccidetemi. Comunque, tornando alle cose più o meno serie, ho ricevuto 10 recensioni al capitolo precedente, ci pensate??? Ero tipo asheuejfognmahrigngksokjw quando le ho viste... e avete fatto ridere il mio moroso, che si è messo a leggere le recensioni come se fossero affari suoi -.-''

Ma, non vi interessa no? No, appunto.

Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, di Veronica, o di Zayn, se vi va, con una recensione (più di dieci parole, thanks.). Continuo sabato, non importa quante recensioni arrivano. Più sono meglio è, certo, ma domani sono a Bologna per un ricevimento con un prof -.-'' e non riuscirò a scrivere un fico secco...

Grazie alle dieci meraviglie che hanno recensito, non ho la forza di menzionarvi tutte, mi dispiace. E grazie come al solito a chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferita, ecc... Mi dileguo gente. Alla prossima. xx Fede.

 

Ah, quasi dimenticavo, ho appena postato una OS, Summer Love. Se vi va basta cliccare sul nome e si apre :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.

2 luglio 2012

Eravamo tornati a New York da meno di 24 ore, e già non mi lasciavano in pace. Insomma, ero sdraiata sul mio ragazzo, canticchiando “Set fire to the rain” labbra contro labbra. Indecisa se mordergli il labbro o scoppiare a ridere. La scena aveva un non so che di… super romantico, idilliaco, finché Alice non ci interruppe.

“Allora, piccioncini?”.

“Vattene”, le disse Zayn mentre iniziavo a canticchiare “With you”, di Chris Brown.

“Non dovevi uscire con Niall?”. Non fece in tempo a dirlo, che vidi il biondo comparire dalla cucina con un sacchetto di patatine. La mia cucina. Le mie patatine. Sbuffai e diedi un bacio a stampo a Zayn, prima di alzarmi e cercare di riprendere quello che era mio.

Ma Niall era più alto di me. Mannaggia a lui.

“Allora, questo caffè?”, mi arresi legandomi i capelli.

Un attimo e la patatine passarono a Zayn e Alice, sul divano.

“Stai attenta”, mi disse Zayn mentre Niall mi prendeva a braccetto e io gli mandavo un bacio in punta di dita. “Ti amo”, aggiunse, facendomi sorridere. Vidi Niall fare una smorfia, ma non me ne curai più di tanto.

“Sei diventato muto?”, chiesi poi a Niall mentre camminavamo verso lo Starbuck’s più vicino. “Niall?”, lo chiamai fermandomi in mezzo al marciapiede e strattonandolo per un braccio. Costringendolo a guardarmi.

“Stai con Zayn, quindi?”.

“Pensavo si vedesse”, ribattei con un mezzo sorriso, evitando di guardarlo. Anche se non sapevo cosa provasse per me, era abbastanza evidente che stesse soffrendo a parlarne. Fai due più due Veronica, quel ragazzo ti vuole più che bene se ci soffre, no?

“Sì, beh, volevo esserne sicuro”.

“Se non stessimo insieme cambierebbe qualcosa?”, gli chiesi allora prendendogli una mano e tentando un sorriso. Non mi piaceva illudere le persone, ma volevo capire. “Niall, guardami…”, aggiunsi. Dopo un attimo vedevo solo l’oceano dei suoi occhi.

“Non voglio far soffrire Zayn, ne ha passate troppe nella vita…”.

“Beh, anche io se è per questo”, ribattei arrotolando una ciocca di capelli su un dito. Niall inarcò un sopracciglio, come se non avesse capito. E in effetti, come biasimarlo? Lui non lo sapeva. “Storia lunga… non ti conosco abbastanza per dirtelo”, lo liquidai con un gesto della mano.

“Nemmeno se fossi innamorato di te?”, mi chiese continuando a guardarmi negli occhi. Chiusi i miei, cercando di non impazzire. “Ma è ovvio che non provi la stessa cosa…”.

“Ovvio, non ti conosco”. Dovevo rimanere calma, o mi sarei messa a urlare. “Senti, lasciamo perdere il caffè, mi è passata la voglia”, ammisi cercando di continuare a sorridere. Ma il sentimento che prevaleva in quel momento era la confusione più totale.

“Io… forse non avrei dovuto dirtelo”, mi disse Niall bloccandomi per un polso prima che potessi scappare. Ed è ovvio che riuscì a fermarmi. “Almeno posso esserti amico?”.

Tirai un sospiro di sollievo. Ero contenta che non volesse insistere.

“Certo… ah, se deve succedere qualcosa lasciala succedere, okay?”, gli dissi, un attimo prima di dargli un bacio su una guancia e allontanarmi. Camminai a ritroso per una cinquantina di metri, poi cambiai idea. Insomma, conoscere meglio Niall non mi avrebbe uccisa, no?

Prendere un caffè con il migliore amico del proprio ragazzo non ha mai ucciso nessuno. Almeno credevo. Così tornai indietro e camminai fino al primo bar lungo la strada, dove Niall stava sorseggiando un cappuccino e giocherellando con un cupcake.

“Ho cambiato idea”, riuscii a dire non appena mi vide.

Lui sorrise e mi indicò la sedia davanti a sé, allora mi sedetti, cercando di riprendere fiato. “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”, mi chiese chiamando la cameriera. Ordinai un frappuccino, poi tornai a guardare Niall.

“Non lo so”, confessai con un sorriso. “Magari ho capito che conoscerti meglio non mi ucciderà, che dici?”. Lui rise e si passò una mano tra i capelli, che brillavano, al sole. “Insomma, sto con Zayn, ma niente mi vieta di conoscere i suoi amici, no?”.

Niall mi sorrise. Un sorriso spettacolare. Un sorriso di cui probabilmente mi sarei potuta innamorare, se non fosse stato per Zayn. Eh? Ma che diavolo andavo pensando? Amavo Zayn, non Niall.

Comunque, passammo l’intera giornata a chiacchierare, fermi in quel bar, finché non fece buio e iniziarono al accendersi i lampioni. “Vuoi che ti accompagni a casa?”, mi chiese Niall accorgendosi come me di quanto fosse tardi. Annuii sorridendo. In fondo era stata una bella giornata. E avevo parlato con Niall come non parlavo con nessuno, nemmeno con Alice.

Nemmeno con Zayn, per quel poco che lo conoscessi, avevo mai parlato tanto di me. E Niall non era stato da meno. Avevamo passato più o meno un’ora a parlare della sua infanzia, di quanto gli mancassero i suoi ora che era famoso. Di quanto gli mancassero i suoi vecchi amici. E di quanto gli mancasse la sua amata Irlanda. Sorrisi al pensiero e lasciai che mi accompagnasse a casa mia. Lo salutai con un bacio sulla guancia e salii nel mio appartamento.

“Sono a casa!”, urlai entrando.

“Alleluia, l’hai anche digerito il caffè?”, mi chiese Alice comparendo dalla cucina. “Ah, Zayn era preoccupato… ti ha lasciato un’infinità di messaggi”, aggiunse passandomi una tazza. Tisana alla verbena, la mia preferita.

“E’ andato a casa?”.

“Harry è andato via una mezz’ora fa, ma Zayn voleva rimanere… in camera tua, dorme. O almeno credo”, aggiunse mentre mi slegavo i capelli e le posavo un bacio su una guancia. “Ha chiamato tua madre…”.

“La chiamo domani”, mormorai togliendomi anche le scarpe e recuperando il telefono dalla borsa. 5 sms e 25 chiamate perse. Gli sms tutti di Zayn. Le chiamate, 15 di Diego, le altre di Zayn.

Dannato Diego.

Lasciai perdere le chiamate e aprii i messaggi.

 

Zayn Malik (14.25)

Caffè lungo, piccola? Se serve vengo in tuo soccorso. Ti amo. Zayn.

 

(16.07)

Giuro che non sapessi con chi sei mi preoccuperei… ma, alt. Sei col mio migliore amico, quello che ci prova. Mi raccomando, un bel gancio destro se si avvicina. Ti amo. Zayn.

 

(17.55)

Non sai che noia vedere Titanic con Hazza e Ali che pomiciano sul divano. Vorrei che fossi qui. Come va con Niall? Fatti sentire, mi preoccupo. Ti amo. Zayn.

 

(20.22)

Non sapevo che fare, ho chiamato tua madre. Lunga chiacchierata. Donna eccezionale, ora capisco da chi hai preso. Che fine avete fatto? Non ti avrà buttata nell’Hudson, vero? Mi manchi, piccola mia. Ti aspetto a casa. Zayn.

P.S.: Ti amo.

 

(22.35)

Ti direi che ti aspetto sveglio, ma sto crollando. E il tuo letto è davvero tanto comodo. E non ho potuto fare a meno di dare una sbirciata al tuo mp3. Musica interessante, ne parliamo quando torni, se non crollo prima. Inizio a preoccuparmi, ma non sono arrabbiato, tranquilla. I love you. xx Zayn.

 

Scossi la testa con un sorriso, non potei farne a meno. Come poteva essere così dolce anche solo per sms? Dio, che amore. Percorsi il corridoio quasi di corsa e aprii la porta della mia camera da letto, attenta a non fare rumore.

Era sdraiato a pancia sotto, con un braccio sotto il cuscino.

In boxer. Una meraviglia. La mia meraviglia.

Sorrisi e mi ci sdraiai accanto, cercando di non svegliarlo. E iniziai a sfiorargli la schiena con le dita, lasciandogli di tanto in tanto un bacio sulla spalla. Finché non lo sentii mugugnare e non lo vidi aprire un occhio.

“Ehi”, mormorai in un sussurro. “Ho fatto tardi, scusami”, aggiunsi mentre si girava a pancia su per abbracciarmi. “Ho letto i messaggi… quanto amore”. Non sembrava nemmeno in grado di parlare da quanto era stravolto.

Ma dopo una manciata di secondi mi sorrise. “Ti amo, che ci posso fare?”.

Risi e gli diedi un bacio, sdraiandomi praticamente sopra di lui. “Mi sei mancato”, mormorai chiudendo gli occhi. “Hai parlato con mia madre? In inglese?”, aggiunsi poi reprimendo una risata. Mia madre non era proprio un asso in inglese. Se la cavava meglio col romano.

“Sì, con Ali a farci da interprete per certe cose, ma non se la cava male”.

“E’ un complimento? Mia madre odia parlare in inglese”, gli feci notare con un sorriso. “Che ti ha detto?”.

“Che è contenta che tu e Diego non state più insieme”.

“Anch’io”, mormorai posando le labbra sulle sue.

“E che non vede l’ora di conoscermi”, aggiunse dopo un attimo spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. A quell’affermazione inarcai un sopracciglio. probabilmente non vedeva l’ora di conoscerlo solo perché faceva parte dei One Direction. Mia madre era una persona strana, lo era sempre stata. “E che le manchi”.

Scoppiai a ridere, scuotendo la testa. “Ha insistito lei perché partissi”.

“Magari ora che non sei a casa sente la tua mancanza”. Annui e mi sollevai appena per togliere la maglietta, poi mi sdraiai di nuovo su Zayn, chiudendo gli occhi. In fondo avevo più sonno di quanto credessi. E salutai il mondo di Orfeo con un sorriso, e con le labbra di Zayn contro i miei capelli.

 

Hola meraviglie... sono tornata!! Lo so, sono in un ritardo pazzesco, ma non uccidetemi. C'è una spiegazione, ve lo giuro. Ho avuto un incidente col motore e mi sono spacata cavilia, come direbbe Zayn. Così mi hanno dovuta ricoverare in ospedale. I dieci giorni più orrendi delle mia vita...

Mi sono persa un sacco di cose, considerato che in ospedale non ho visto un computer nemmeno da lontano :( comunque, eccomi qui ora. Meglio tardi che mai, no?

E considerato che il capitolo è stato scritto una vita fa, vi lascio pieno potere... fatemi semplicemente sapere che ne pensate (più di dieci parole, mi raccomando, o vi prendo a stampellate). Continuo a sette recensioni, compatibilmente con il prestito della chiavetta del mio vicino di casa :)

Sto a ringraziare? Non c'è bisogno, tanto lo sapete. GRAZIE.

Alla prossima bellissime... xx Federica CavigliaDistrutta Malik.

 

Ah, quasi dimenticavo, ho appena aggiornato anche l'altra long se vi interessa "It's gotta be you" (basta che cliccate sul nome) e prima dell'incidente avevo postato una OS, che non si cagato quasi nessuno, scusate la volgarità --> "Summer Love" (anche qui basta cliccare sul nome). Mi eclisso. Bye.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


--> niente banner, ragazze, Tinypic mi vuole male, decisamente. <--

 

Capitolo 10.

4 luglio 2012

“Avete impegni per stasera?”, ci chiese Harry sventolandomi davanti al viso due biglietti. Guardai la mia migliore amica, che sembrava confusa quanto me. “Allora? Dai, è il quattro luglio… non avrete intenzione di snobbarci, vero?”.

“Potrei farti la stessa domanda”, gli feci notare sorridendo. “Sei tu quello famoso e circondato dalle fan”, aggiunsi raggiungendo Zayn, che camminava con Liam qualche metro davanti a noi. “Ciao”, mormorai alzandomi in punta di piedi per dargli un baci­o.

“Ciao”, mormorò lui di rimando, facendo ridere Liam.

“Siete incredibili!”, ci disse Liam.

“Lo sappiamo”, dicemmo in coro io e Zayn. Allora scoppiai a ridere, non riuscii a farne a meno. “Dove vuole portarci Harry?”, gli chiesi poi stringendogli una mano e posando la testa sulla sua spalla.

Non so come, ma ormai mi ero persino abituata ai paparazzi.

Anche se ancora non resistevo dal mandare a quel paese le fan indemoniate. Quelle che volevano saltargli addosso, per intenderci. Riuscivo a chiudere un occhio se chiedevano una foto, un autografo. Ma gli abbracci, quelli insistenti, ancora non li sopportavo.

La voce di Zayn mi interruppe dalle mie riflessioni.

“Giusto, il concerto…”. Eh? Inarcai un sopracciglio, allora lo vidi sorridere. “Un concerto di beneficenza, per i bambini malati di leucemia”, aggiunse passandosi una mano tra i capelli. “Ci pensi che duetteremo con Rihanna?”.

WHOA. Alt. Fermi tutti.

“Dimmi che non lo dici solo perché hai sbirciato nel mio mp3”, boccheggiai saltellando come una bambina di tre anni. Se stava scherzando, giuro che gli avrei tirato un calcio in culo. Sul serio.

Zayn scoppiò a ridere, facendo girare i passanti.

Allora mi impuntai davanti a lui, le mani sui fianchi.

“Duetterete con Rihanna…”.

“Esatto”, mormorò lui avvicinandosi alle mie labbra. “E posso fartela conoscere dopo il concerto, prima del concerto… quando vuoi”, concluse posando le labbra sulle mie. Sorrisi e ricambiai il bacio.

“Sai che ho imparato l’inglese con le sue canzoni? Ti rendi conto?”.

“Davvero? Le conosci tutte?”, mi chiese mentre ricominciavamo a camminare.

Annuii con un sorriso, mostrando le fossette. “Tutte”, confermai ridendo. “Da “Pon de replay” a “We found love””, aggiunsi. Dal primo singolo all’ultimo. Conoscevo ogni sua canzone, anche quelle meno famose.

“Lo dico sempre che sei incredibile… è ora che ci creda anche tu”.

Lo ignorai, ma dentro di me sorridevo.

“E chi altro ci sarebbe a questo evento stupefacente?”. Okay, mi bastava che mi dicesse, che ne so, Chris Brown, Demi Lovato, o qualcuno del genere e sarei svenuta. Mi avrebbe dovuta portare all’ospedale, davvero.

“Lana Del Rey”. Annuii con calma, guardandolo negli occhi, come a chiedergli di continuare. “Justin Bieber”. Okay, niente di che. Niente svenimento dietro l’angolo, magari mi sono solo illusa. “Usher, The Wanted, Jason Derulo, Trey Songz”.

Trey Songz, il pezzo di figo. Il sosia di Chris Brown, ci avviciniamo direi.

“Okay, devo ammettere che mi sono illusa. Dolce illusione”, mormorai facendo spallucce. Ma venni interrotta dalle risate di Liam e Amber, la sua ragazza. “Che diavolo avete da ridere?”, sbottai cercando di non farmi contagiare dalle loro risate.

“Stai dimenticando qualcuno, Zayn”, disse Liam al mio ragazzo.

“Oh, beh, Beyoncè”.

“Non è il mio tipo”, borbottai facendo spallucce. Insomma, Beyoncè mi piaceva, ma… decisamente non era la mia cantante preferita. “Mi stai nascondendo qualcosa, a giudicare dall’occhiata di Liam”.

Un attimo dopo Zayn si nascondeva dietro Louis, facendomi sorridere. Si aspettava una reazione esagerata? Giusto, aveva sbirciato nel mio mp3 negli ultimi giorni. E avevamo più o meno gli stessi gusti musicali, se si lascia perdere l’house. Zayn Malik, il malato di house music.

Un’eternità dopo sentii di nuovo la sua voce.

Flebile, ma l’avevo sentita.

“Se ti dico Chris Brown?”.

Avrei avuto voglia di saltellare come una deficiente per le strade di New York, ma l’unica cosa che riuscii a fare senza svenire fu rimanere a bocca aperta in mezzo al marciapiede. Immobile. E stava succedendo un po’ troppo spesso ultimamente.

“Che poi, mi dico, Chris è un tipo manesco, non dovrebbe piacerti”, mi disse Niall prendendomi sottobraccio e ricominciando a camminare, chiudendomi poi la bocca mettendomi due dita sotto il mento.

“Chris è figo… non mi interessa il suo passato. E poi conosco le sue canzoni meglio delle mie tasche”, aggiunsi facendogli la linguaccia, mentre Zayn se la rideva con Liam e Louis per la mia reazione.

“Ad esempio?”, mi chiese Niall schioccandomi due dita davanti al viso. Mi ero incantata a guardare il sedere del mio ragazzo. Poteva capitare, no? Se poi mi camminava davanti era normale che gli guardassi… i pantaloni. Sì, certo.

She’s a fallen angel, sent from heaven up above, she’s a fallen angel, waiting for me to love her, yeah… she’s a fallen angel, take a judgement on her, I know that she’s a fallen angel… you know, I…”, intonai con un sorriso, facendo voltare gli altri. Era la prima canzone che mi era venuta in mente, e nemmeno una delle più famose a dire il vero. Scoppiai a ridere, ma Niall continuava a guardarmi strano, allora gli tirai una gomitata. “Piantala di guardarmi in quel modo”.

“Non ti guardo in nessun modo”.

Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo. Sì, come no.

“Avevi gli occhi a cuoricino”, lo accusai puntandogli un dito contro. Niall inarcò un sopracciglio. “Ti voglio bene, Niall. Fattelo bastare”, mormorai abbracciandolo. Non volevo tornare sull’argomento… e non volevo litigare con Zayn. Ma per tutta risposta lui mi diede un bacio all’angolo della bocca, facendomi rabbrividire.

Mi maledissi mentalmente e tornai da Zayn.

E salii nel mio appartamento come se non fosse successo niente. “Veniamo a prendervi tra tre ore… tutto a posto, piccola?”, aggiunse il mio ragazzo sfiorandomi una guancia.

In qualche modo riuscii ad annuire e a dargli un bacio sorridendo.

“Tutto a posto”, mentii scompigliandogli i capelli.

 

“Stai bene, tesoro?”, mi chiese Alice un’ora e mezza dopo, trafficando con l’arricciacapelli bollente e la lacca. Ero immersa nei miei pensieri. Sul quasi bacio con Niall. “Veronica?”.

“Ci sono”, mormorai rivolgendole un sorriso dallo specchio.

“Mi stai nascondendo qualcosa…”.

“E tu mi stai bruciando i capelli”, ribattei indicando il ferro e una ciocca dei miei capelli, che stava fumando. Con un forte odore di pollo bruciato. Sorrisi, mentre si affrettava a passare alla ciocca successiva.

“Allora?”, mi chiese Alice con un gesto della mano. “Racconta, Adams”.

“Promettimi che non dirai niente a Zayn”. Sapevo che non gli avrebbe detto niente. E in fondo io non avevo fatto niente, ma… “Prometti, Olson”, ripetei rivolgendole un mezzo sorriso.

“Okay, prometto”.

Sospirai. “Niall è innamorato di me”, confessai chiudendo gli occhi. Li riaprii quando sentii la risata della mia migliore amica. “Mi ha quasi baciata”, continuai, osservandola per capire cosa ne pensasse dalla sua reazione.

“Ti ha cosa…?”.

“Mi ha dato un bacio all’angolo delle labbra”, ripetei.

“Ora prendo il primo volo per l’Irlanda, lo trovo e gli spacco la faccia”, sbottò Alice. La sua espressione sconcertata mi fece ridere. “Non c’è niente da ridere”, ribattè lei. Avevo mezza testa riccia e mezza liscia, e sarebbe stato bello… se non avessi avuto l’occasione di conoscere Rihanna di lì a due ore. Se non fosse anche che sembravo un pagliaccio.

“Ali, finiscimi i capelli…”.

“Alt, chiamata di Harry”. La vidi illuminarsi come un albero di Natale, allora sorrisi. “Aspetta amore, piano. Parli troppo in fretta… ti metto in vivavoce”, aggiunse posando il telefono sul ripiano del bagno, di fianco al lavandino.

“Veronica, Zayn è scomparso”, mi disse la voce di Harry. Sembrava preoccupato.

Ma, ehi. Che?

“Che significa che è scomparso, Hazza?”.

“Che ha quasi rotto il naso a Niall, ha preso la mia macchina e si è volatilizzato”, mi spiegò in fretta. “E tra l’altro nessuno sa che diavolo gli sia preso… né dove sia andato. E abbiamo un concerto tra meno di due ore”.

“Tira un pugno a Niall anche da parte mia”, sbottai legandomi i capelli e infilando un paio di scarpe. Poi presi il telefono e le chiavi di casa, trafelata come non mai. “So io dov’è!”, urlai a Alice uscendo di casa.

Almeno, credevo di sapere dove fosse.

Speravo di saperlo.

 

Mezz’ora dopo ero a Time Square, col fiato corto. Ma, che venisse un colpo a Horan, di Zayn non c’era traccia. “Porca puttana!”, mi sfogai in italiano tirando un calcio a un bidone.

Chiusi gli occhi, cercando di darmi una calmata.

Poi chiamai Harry, che mi rispose al primo squillo. Ma non gli diedi nemmeno il tempo di salutarmi, che vidi Zayn. “Lascia stare, Harry. Ti chiamo dopo”, dissi in fretta iniziando a correre.

Zayn se ne stava immobile sul marciapiede. A fissare le scritte luminose sopra la sua testa. Il volto rigato dalle lacrime. Ma quello che più mi fece male fu vedere il polso sinistro fasciato.

Mi avvicinai lentamente, cercando di non fargli paura.

“Vattene”, mi disse Zayn non appena mi vide. “Mi fai schifo”, aggiunse. Fu come un pugno nello stomaco, ma cercai di non vomitare. Né di scoppiare in lacrime. “Tutte quelle storie sul mio migliore amico, o che ami solo me… allora spiegami questa!”, urlò tirandomi contro l’iPhone. Che stranamente riuscii a prendere al volo.

Sullo schermo si vedeva una foto. Che ritraeva due ragazzi che si baciavano. Me e Niall. “Zayn…”, mormorai avvicinandomi. Ma lui si ritrasse. “Mi sono fidata di te, ti ho raccontato la mia vita, come non avevo mai fatto prima…”.

“Nemmeno con Niall, vero?”. La sua voce trasudava veleno. Beh, in fondo aveva ragione. Mi ero confidata con Niall. Ma solo perché mi sentivo di potermi fidare di lui. Non perché ne ero innamorata.

“Non l’ho baciato”, riprovai avvicinandomi. Stavolta me lo fece fare. Insomma, un passo avanti era sempre meglio di niente, no? “Mi ha baciata lui, e nemmeno sulle labbra… è innamorato di me”.

“Beh, divertiti con lui, gli darai dei piccoli italo-irlandesi bellissimi”, ribattè acido.

Sbuffai.

“Ho detto che lui è innamorato di me…”.

“Ho sentito, non sono sordo”, mi disse mentre mi avvicinavo ancora, mettendomi di fronte a lui e alzando una mano verso il suo viso. Dandogli uno schiaffo. “Oh beh, grazie…”. Altro schiaffo.

“Stai zitto, Malik”. Non disse una parola. “Guardami, Zayn. Io non sono innamorata di Niall… mi piaceva, ma prima di conoscerlo, prima di conoscere te…”, aggiunsi costringendolo a guardarmi. Quasi non mi sentii svenire quando i suoi occhi affondarono nei miei. “Hai cambiato la mia vita, per quel poco che ci conosciamo. E ti amo, mettitelo bene in testa”, continuai cercando di asciugargli le guance dalle lacrime che continuava a piangere. “Non ti tradirei mai e poi mai… non con Niall almeno”, ironizzai dandogli un bacio all’angolo delle labbra.

Lo vidi accennare un sorriso. “Non voglio perderti”, mormorò, le labbra contro i miei capelli.

“Nemmeno io, amore”, mormorai di rimando dandogli un bacio a stampo. “Andiamo a questo benedetto concerto o  no?”, aggiunsi prendendolo per mano e chiamando un taxi. “Ma prima andiamo a casa mia, Ali deve finire di sistemarmi i capelli”.

“E mi dovresti medicare il polso…”.

“Lo so”, mormorai posando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi. “Ma promettimi che non lo farai mai più… non sei l’unico che soffre quando ti fai del male”, aggiunsi con le lacrime agli occhi. Zayn annuì e mi diede un bacio sui capelli, rassicurandomi.

“Te lo prometto”, mormorò, le labbra contro il mio orecchio.

 

E quella notte, dopo il concerto, mi concessi al suo bacio, sfrontata, ardente, assetata di lui e incurante di tutto. Sentii che il mio corpo si arrendeva completamente al suo corpo e mi sciolsi, perfino in punti che non sapevo esistessero. Mi vinse un bacio alla volta, facendomi perdere lentamente il controllo, fino a quando non ci fummo che io e lui. Fino a quando non seppi più dove lui cominciava e io finivo.

 

 

I'm back, caviglia rotta compresa. Mi hanno tolto i punti oggi, ma devo tenere il gesso ancora per un'eternità. Per fortuna le vostre recensioni mi fanno tornare il sorriso, e per fortuna ho un pc portatile... almeno posso scrivere anche se sono bloccata sul divano con la gamba sospesa su quattro cuscini. Meglio se la pianto, no? Meglio, decisamente. Comunque, tornando a noi, ho scritto sto capitolo prima di essere ricoverata, e ricordo a malapena cos'ho scritto... e perdonatemi se ci dovessero essere errori, cosa molto probabile.

Che ne pensate del capitolo? Io adoro Zayn... insomma è un tantino coglione a tagliarsi le vene per un quasi bacio, ma i miei personaggi fanno quello che gli pare ormai. E, ah, una cosa... se non si fosse capito, alla fine del capitolo Veronica e Zayn fanno l'amore. Mi sono resa conto di star scrivendo una ff verde, non potevo mettere particolari pervertiti, così mi sono limitata al romanticismo. Spero comunque che vi piaccia...

Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole o vi prendo a stampellate, giuro (: ). Grazie mille alle dieci meravigliose creature che hanno recensito il capitolo precedente, vi adoro tutte, dalla prima all'ultima. GRAZIE, davvero. Continuo a dieci/dodici recensioni, ma dipende anche dalla frequenza con cui il mio vicino di casa può prestarmi la chiavetta, quindi non facciamoci troppe illusioni, va!

Sto scrivendo un poema, decisamente. Quindi meglio se mi eclisso. Alla prossima bellissime.

xx Fede.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


--> niente banner, ragazze. Tinypic mi odia, ancora. <--

Capitolo 11

9 luglio 2012

“Sai comincio a odiare me stessa”, mi disse Ali in aeroporto. Di nuovo. Inarcai un sopracciglio, non capivo cosa volesse dire. “Se non avessi visto la limousine tu non avresti conosciuto Zayn, e ora ti avrei tutta per me…”.

“Non conosceresti Harry”, le ricordai stritolandola in un abbraccio. Poi passai a salutare Louis, Eleonor, Harry… ma arrivata a Liam quasi non gli saltai addosso. “Io e te ci sentiamo, vero?”, mormorai posando la testa sul suo petto.

“Certo, piccola… ah, e assicurati che Zayn non…”.

“Ho capito, Payne. Mi prendo cura io di lui, tranquillo”, mormorai baciandolo su una guancia per poi ripulirlo dal rossetto. Lui sorrise e mi scompigliò i capelli, facendomi ridere. “Ti voglio bene”, aggiunsi mentre Zayn mi trascinava verso l’aereo.

Niall era rimasto a casa con Amy. Non sapevo se gli fosse passata la cotta per me, ma ora quei due uscivano insieme. A Amy piaceva Niall da una vita, e lei tutto sommato era una bella ragazza. E in fondo ero contenta che stesse andando avanti. Molto, molto contenta a dire il vero.

 

 

Dieci ore dopo stavamo atterrando a Fiumicino. E pregavo intensamente che mia madre si fosse ricordata di venirci a prendere. Come speravo che l’aeroporto non fosse stato preso d’assalto dalle fan. Era la cosa che mi preoccupava di più, scendendo dall’aereo.

“Niente fan indemoniate”, mormorai recuperando le mie valigie e lasciando che Zayn mi prendesse per mano. Magari era solo appostate da qualche parte e non lo riconoscevano per via degli occhiali da sole. O magari era merito del cappellino con le visiera.

“Meno male, no?”.

Il suo tono di voce mi fece sorridere. “Sai benissimo che non sopporto quando ti saltano addosso”, gli feci notare mentre camminavamo verso l’uscita. “E poi, davvero, non capisco cosa ci trovino in te… sei insopportabile”.

“Non mi sembrava la pensassi così, stanotte”, ribattè a fior di labbra. Beh, vederselo davanti completamente nudo era un’altra storia. Ma in fondo non potevo dargli torto.

Touché”, dissi in un soffio. Finché la voce stridula di mia madre non mi perforò i timpani. Feci una smorfia, ma posai comunque le labbra su quelle di Zayn, facendolo sorridere.

“Veronica, oddio… sei qui!”.

“In inglese, ma’”, la ripresi mentre mi strappava dalle braccia di Zayn e mi stritolava in un abbraccio. “Mamma, non respiro”, protestai lanciando un’occhiata a Zayn, che sorrideva apertamente, una mano sulla nuca, come a cercare di nascondersi. “Ti sono mancata? Non ci credo…”.

“Oh, vai a quel paese… lo sai che mi sei mancata”.

“In inglese, ma’”, ripetei indicando Zayn con la testa. Poi mi accorsi che non era venuta da sola a prenderci. “Vi presentate da soli, vero?”, dissi a Zayn correndo verso mio fratello.

Potevamo avere i caratteri più diversi dell’universo, e a volte non ci sopportavamo, certo, ma ci volevamo bene, a modo nostro. “Ciao sgorbio”, mi salutò mentre gli buttavo le braccia al collo, facendolo ridere. “Non ci credo, ti sono mancato?”.

Sbuffai e gli diedi un bacio su una guancia.

“Ho rispolverato il mio inglese, come promesso… ah, e ti devo parlare”.

Inarcai un sopracciglio. “Io e te non parliamo, Jason. Litighiamo, ci prendiamo a cuscinate, ci lanciamo ogni tipo possibile di insulto… ma non parliamo”, scherzai stringendogli una mano mentre mamma e Zayn camminavano verso di noi, con le valigie.

“Le ho insegnato qualche parola d’inglese… voleva fare bella figura”, mi spiegò Jason. In effetti non mi sarei potuta spiegare la parlantina di mia madre con Zayn. “E’ un talento”, aggiunse mio fratello facendomi ridere.

“Allora, di cosa mi devi parlare?”.

“A mamma non l’ho ancora detto…”.

“Dimmi che i vicini non hanno smantellato la casa sull’albero, ti prego”, mormorai tendendo una mano verso Zayn, che la prese e la strinse con un sorriso, mentre mia madre caricava le valigie in macchina. “O che mamma ti ha comprato un auto… non ci credo”, aggiunsi notando la 500 dietro l’auto di mia madre.

“Vai con lui, tranquilla”, mi disse Zayn dandomi un bacio sulla fronte.

Mi mordicchiai un labbro. “Sicuro?”.

“Sicuro”, mormorò dandomi un bacio veloce sulle labbra. “Vai…”.

“Okay, ma… mamma, niente domande troppo personali, ti supplico”, aggiunsi salendo in macchina con Jason. Mia madre scoppiò a ridere, continuando a chiacchierare col mio ragazzo come se niente fosse.

E sembrava davvero che le andasse a genio. Mmm. Strano.

A mia madre non piaceva nessuno. Almeno di solito.

“Allora, cosa non hai detto a mamma?”, chiesi a Jason chiudendo gli occhi e posando la testa contro lo schienale. Dire che ero stanca era dire poco. Riaprii gli occhi vedendo che mio fratello non mi rispondeva.

Sembrava che avesse perso la parola.

“Volevo prima parlarne con te…”, lo sentii dire alla fine. Sembrava a disagio. E non capivo per cosa sinceramente. Eravamo gemelli, legati da un legame invisibile. E di solito capivo cosa pensasse solo guardandolo negli occhi. Stavolta ero al buio. “Io, non so come dirtelo…”.

“Dillo e basta, Jas”.

Lo vidi alzare gli occhi al cielo per quell’orrendo diminutivo, che usava solo nostra madre quando si incazzava. Poi però tornò serio, mordendosi il labbro. “Penso di essere omosessuale”, lo sentii sussurrare.

Eh? Ho sentito bene?

“Penso di non aver capito”, mentii passandomi una mano tra i capelli.

“Io penso che tu abbia capito, invece”. Sorrideva. Alleluia. Un sorriso sincero. “Non l’ho detto a mamma perché so com’è fatta, non capirebbe… la conosci, la diversità non fa per lei”.

Sospirai. “Sai, ho sempre sospettato che tu fossi gay”, mormorai prendendogli una mano. Lui scoppiò a ridere. “Davvero, mi sono chiesta perché non hai mai portato nessuna a casa… se non Caterina, ma lei è lesbica, no?”.

“Non sei preoccupata?”, mi chiese Jason dopo un po’. Saremmo arrivati a casa nel giro di dieci minuti, e già Zayn mi mancava. Ma, preoccupata? Inarcai un sopracciglio. “Zayn è un bel ragazzo”, continuò mio fratello lanciandomi un’occhiata.

Scoppiai a ridere e lui rise con me. “Non ci pensare nemmeno”, gli dissi dandogli un pugno su una spalla, che per lui era solo una carezza, vista la mia forza. Che non era granché. “Potresti provarci con Diego… magari smette di stressarmi”, aggiunsi scuotendo la testa, come scacciare un brutto pensiero.

“Che ha fatto adesso?”, sbottò Jason voltandosi verso di me.

“La strada, Jason…”. Lui tornò a guardare davanti, obbediente. Strano. Beh, meglio per me. “L’ho lasciato prima di partire e adesso mi distrugge le ovaie dicendomi che sono una troia, che non l’ho mai amato e un sacco di stronzate simili…”.

Vidi mio fratello aprire la bocca, senza riuscire a dire niente.

“Pensa che tu non l’abbia mai amato? Dio, qualcuno lo porti da un medico”, mormorò alla fine. Sembrava attento alle parole che usava. Come se avesse paura di farmi soffrire. “Zayn lo sa? Di Diego intendo…”.

Annuii con un sorriso. “Gli ho detto di Amy”, mormorai poi, mentre Jason parcheggiava sotto casa. Mi rivolse un’occhiata orgogliosa, come se davvero fosse felice che mi fossi confidata con qualcuno. “L’ho detto ai ragazzi… mi sono stati vicini, nonostante praticamente non mi conoscano…”.

“Sai, sembra uno a posto”.

Sorrisi e scesi dalla macchina, aiutata da Zayn. “Ehi”, mormorai abbracciandolo. Jason e mia madre scoppiarono a ridere, ma li ignorai completamente. “Possibile che tu mi sia mancato in mezz’ora di macchina?”.

“Probabile, anche tu mi sei mancata… ah, tua madre mi ha chiesto del cerotto, proprio come pensavi”. Sbuffai e gli diedi un bacio a fior di labbra. “Ho cercato di sviare il discorso”.

Dio, grazie.

“Sa a malapena come ho perso Amy, figuriamoci dirle che il mio nuovo ragazzo si tagliava le vene”, borbottai passandomi una mano tra i capelli. “Che hai cucinato, mamma?”, chiesi per cambiare discorso. Zayn sorrise e mi diede un bacio sui capelli, per poi aiutare mio fratello a scaricare le valigie, mentre io seguivo mia madre dentro casa.

“Ho fatto le mie ricerche… il pollo arrosto va bene?”.

Scossi la testa ridendo.

Mia madre sapeva davvero essere adorabile quando voleva.

 

 

Okay, mia madre poteva anche essere adorabile quando voleva. Ma a volte era davvero insopportabile. Totalmente. E come diavolo le fosse venuto in mente di far dormire Zayn nella camera degli ospiti davvero non ne avevo idea.

Sbuffai e mi rigirai per l’ennesima volta nel letto.

Finché non sentii una leggera pressione al mio fianco, che mi avrebbe fatta spaventare, se non avessi avuto la certezza di chi fosse il ragazzo al mio fianco. “Pensavo che mia madre sorvegliasse il corridoio”, mormorai voltandomi verso Zayn, che mi tirò a sé con un sorriso strabiliante.

“L’ha distratta tuo fratello… penso di dovergli un favore”, mi disse in un orecchio.

“Sì, decisamente gli dobbiamo un favore”, confermai abbracciandolo. “E, la sai una cosa amore? Non ho tanto sonno…”, mugugnai sorridendo maliziosamente. Stavo per ridere alla sua espressione, quando sentii dei passi fuori dalla porta.

“Fai finta di dormire”, mi soffiò Zayn sulle labbra, facendomi posare la testa sul suo petto. “E non ti eccitare troppo, Veronica”. Okay, come diavolo faceva a chiedermi di non eccitarmi? Solo il mio nome detto dalle sue labbra era eccitante… figuriamoci le sue dita lungo tutta la spina dorsale.

E dovevo far finta di dormire?

Certo, come no.

Ma tentai comunque di sembrare addormentata, nell’istante stesso in cui quella che immaginavo fosse mia madre apriva la porta della mia stanza. Respirai profondamente, mentre Zayn mi sfiorava una coscia sotto le lenzuola.

Trattenni a malapena un sospiro e gli afferrai la mano, stringendola forte… mentre mia madre finalmente tornava sui suoi passi e si chiudeva la porta alle spalle. Allora ripresi a respirare.

“Dimmi che sei impazzito, ti prego”.

Zayn sembrò non sentirmi. O fece finta di non sentire. In poche parole mi ignorò. “Sai che grazie a te le fan italiane dei One Direction sono quasi raddoppiate?”, mi chiese sorridendo nella penombra.

“Wow, sono lusingata… ma mi hai quasi fatta ansimare davanti a mia madre, terrorista che non sei altro”, aggiunsi succhiandogli il labbro inferiore. “Qualche altra notizia che possa distrarmi dal saltarti addosso?”.

Lui rise sottovoce, sfiorandomi una spalla con le labbra.

“No, penso che tu possa procedere”, mormorò sorridendo mentre mi mettevo a cavalcioni su di lui. “Ti ho mai detto quanto sei sexy quando mi salti addosso?”, mi soffiò sulle labbra facendomi sorridere.

“Sai, comincio a crederci”, mormorai di rimando.

“Beh, alleluia”. Sbuffai. “Sei ancora in vena di saltarmi addosso o ti ho rovinato l’umore?”, mi chiese dopo un po’, mentre pensierosa gli passavo le dita tra i capelli. “Scusami…”.

“Non è colpa tua”, dissi con un mezzo sorriso.

“Sappiamo entrambi che non sopporti i complimenti”.

Risi e gli diedi un bacio sulla punta del naso. Ma mi venne in mente una cosa che fece scomparire completamente il mio sorriso, e Zayn se ne accorse, ovviamente. Mi rivolse un’occhiata a metà tra il preoccupato e l’interrogativo. “Mi ha detto mia madre che Diego si è autoinvitato al pranzo di domani…”, gli spiegai con una smorfia posando la testa sul suo petto.

“Sa che non sei tornata da sola?”.

Annuii. “Penso che mia madre abbia specificato che sei venuto anche tu…”.

“Allora penso che immagini che se solo pensa di avvicinarsi a te gli spacco la faccia”, mormorò accarezzandomi i capelli. Chiusi gli occhi con un sorriso. “Non sto scherzando…”.

“Basta che tu non ti faccia del male”, mormorai, un attimo prima di addormentarmi. Nonostante il discorso semi serio, e nonostante il caldo. Crollai, letteralmente. In fondo dovevo essere più assonnata di quanto credessi.

 

 

I'm back meraviglie!! Lo so, avevo detto che avrei postato a dieci/dodici recensioni, mi rendo conto. Ma mi sono anche resa conto di quanto fossero magnifiche le nove recensioni che mi avete scritto, così ho deciso di accontentare me e voi, e di postare prima. Ho fatto bene, no? Ma vediamo di fare le persone serie, ogni tanto lo sono anch'io, giuro. In parecchie mi avete chiesto che fine ha fatto il moroso e se non mi poteva prestare la chiavetta lui... Primo: il mio moroso non è sparito, giuro che stiamo ancora insieme. Secondo: non ha la chiavetta per internet, ma solo l'adsl a casa... e ovviamente di andare a casa sua, con la caviglia spaccata, non se ne parla.

Oddio, ma quanto blatero oggi???

Grazie alle nove meraviglie che hanno recensito. Vi amo tutte, dalla prima all'ultima. Soprattutto chi si degna di recensire, ovvio, ma anche solo chi legge. Pensate che quando ho cominciato a postare su efp non pensavo che qualcuno potesse leggere le mie storie, immaginatevi quant'ero emozionata alla prima recensione, cè, dai. E adesso me ne arrivano nove-dieci alla volta. Sono strafelice, davvero.

Che ne pensate del capitolo? Non mi uccidete, ma non sapevo cosa inventarmi, così Jason è diventato gay dall'oggi al domani. Da personaggio super secondario anche lui ha un ruolo :) amen. Che ne pensate di Veronica? E di Zayn? Ma sì, e di Jason? Non so che altro dire, lascio a voi completo potere. Fatemi sapere con una recensione (+ di dieci parole, o vi raggiungo, ovunque siate, e vi prendo a stampellate (: )... continuo a sette/dieci recensioni. Ma come al solito dipende dalla chiavetta del vicino di casa.

Alla prossima ragazze, mi sono dilungata anche troppo. xx Fede.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12

10 luglio 2012

Mi svegliai di soprassalto per la musica che proveniva da dietro la mia testa. La camera di Jason. “We found love” era una delle mie canzoni preferite, certo. Ma svegliarsi in quel modo non era proprio il massimo.

“Porca carota, Jason!”, borbottai schiacciando l’orecchio contro il petto di Zayn.

“E’ una bella canzone”, sentii mormorare il mio ragazzo.

“La mia preferita”, ribattei sollevandomi a sedere e voltandomi verso di lui per dargli un bacio. “Ma svegliarsi con Rihanna nelle orecchie non è mai stata la mia massima aspirazione”, ammisi con un sorriso continuando a tenere le labbra premute sulle sue.

Zayn rise e scese dal letto, prendendomi in braccio come pesassi due chili.

“Buongiorno”, soffiò sulle mie labbra mentre gli cingevo la vita con le gambe, ridendo. “Pronta a farmi visitare Roma?”, aggiunse succhiandomi il lobo dell’orecchio. Annuii sorridendo, sfiorandogli un tatuaggio con due dita…

“E tu sei pronto? Sarà un pranzo memorabile”, aggiunsi obbligandolo a farmi scendere. Lo vidi scurirsi in volto, allora gli strinsi una mano, passandogli un dito sul polso, che stava guarendo. “Andrà tutto bene… potrebbe persino venirmi voglia di dire la verità a mia madre in modo che non faccia avvicinare Diego a casa”.

“Non le dirai la verità”, mi fece notare Zayn sfiorandomi una guancia con le labbra.

Sorrisi, ma dopo un attimo scossi la testa. “Glielo direi, se sapessi di poter contare su di te”, mormorai infilandomi un paio di miei pantaloncini e una maglietta di Zayn. “Insomma, so di potermi fidare, ma…”.

“Posso dirlo io a tua madre”.

Cercai di ignorare le lacrime che minacciavano di scendere, e gli rivolsi un sorriso riconoscente. “Davvero? Insomma, in fondo è la mia vita… non ti costringe nessuno a parlare con mia madre”.

“Beh, non da solo… ti pregherei di assistere”.

Risi e lo abbracciai come non lo avevo mai abbracciato. Forse come non avevo mai abbracciato nessuno a pensarci bene. “Va bene… ma dopo pranzo, con Diego ancora in casa, voglio vedere la reazione di mia madre”, aggiunsi inclinando la testa da un lato. “Grazie”, aggiunsi a fior di labbra.

“E’ un piacere, miss Adams”.

 

 

Me ne stavo seduta su uno sgabello della cucina da una buona mezz’ora. Con la testa tra le mani. E aspettando l’inevitabile. Cioè che Diego comparisse dal nulla e mi rovinasse la giornata.

Ma stavolta non ero da sola ad affrontarlo.

Zayn mi cingeva i fianchi, le labbra contro il mio collo, senza dire una parola.

Finché dopo un’eternità sentimmo suonare il campanello, allora mi irrigidii. Certo potevano essere Marika e Claudia, le mie cugine. Le due ammattite per i One Direction. Ma in fondo in fondo sentivo che era Diego.

“Vado io”, mi disse Jason alzandosi e dandomi un bacio sui capelli. Come a tranquillizzarmi. “Stai tranquilla, Vè”, aggiunse notando la mia occhiata. Stare tranquilla? Solo a pensare al mio ex mi veniva da piangere… se avessi superato quel pranzo avrei potuto affrontare qualsiasi cosa.

“Ehi, Jason!”. La voce di Diego mi era sempre piaciuta. Ma in quel momento mi dava i brividi. E non in senso buono. Avevo una paura irrazionale che potesse prendermi da parte e farmi male.

Come aveva fatto per tanto, troppo tempo.

“Ci sono io piccola, okay?”.

Annuii e gli diedi un bacio veloce sulle labbra, che stranamente riuscì a calmarmi in modo stupefacente. “Vediamo di finire tutta questa storia… ho una voglia improvvisa di tornarmene a New York”, aggiunsi abbracciandolo.

“Ehi, la mia ragazza”, sentii dire da Diego. Un attimo dopo non ero più tra le braccia del mio ragazzo, ma tra quelle del mio ex. Braccia che a dirla tutta non avrei più voluto nemmeno guardare, da quanto mi facevano schifo.

In qualche modo riuscii a spingerlo via, senza l’aiuto di Zayn.

E in qualche modo riuscii a parlare.

“Non sono più la tua ragazza, mi sembrava di essere stata chiara”, gli feci notare tendendo una mano a Zayn, che la strinse con un sorriso a metà tra il compiaciuto e l’orgoglioso.

“Anche a me sembrava di essere stato chiaro…”.

“Certo, ma penso che tu me l’abbia già rovinata abbastanza, la vita”, mormorai mentre suonavano di nuovo al campanello. Stavolta andai ad aprire io, anticipando mio fratello, e trovandomi di fronte le mie cugine preferite, che quasi non mi stritolarono in un abbraccio.

“Ehi, sei in forma”, mi fece notare Marika facendomi fare una giravolta.

Risi e la abbracciai. “E tu stai benissimo rossa… e tu sei uno schianto”, aggiunsi passando ad abbracciare Claudia. “Ma non credo siate pronte a sopportare un pranzo con Diego”.

“Diego?”, mi chiesero in coro con una smorfia.

Risi, avevano la stessa identica smorfia. Identica. Erano troppo divertenti da osservare. “Eh già… è in cucina con Zayn, sempre che non si stiano uccidendo a vicenda”, aggiunsi dopo un attimo.

“Okay, sto per sclerare per te, come fai a essere tanto tranquilla?”.

“Ti sembro tranquilla, Clà?”, esclamai passandomi una mano tra i capelli. “Il ragazzo con cui sto è nella stessa stanza con il ragazzo che mi ha rovinato la vita”, borbottai mentre ci sedevamo sul divano e posavo la testa sulla spalla di Marika.

“Ehi, tranquilla”, mormorò lei accarezzandomi i capelli.

Nello stesso momento in cui Zayn compariva dalla cucina, un’espressione abbastanza stranita sul volto, che si tramutò in un sorriso quando si accorse dell’espressione delle mie cugine.

“Amore, loro sono le mie cugine, Claudia e Marika”, dissi con un sorriso indicando prima l’una poi l’altra, che non sembravano in grado di spiccicare parola. “Credo che muoiano dalla voglia di abbracciarti”, aggiunsi tentando di non scoppiare a ridere.

“Assolutamente no”, mentì Marika diventando dello stesso colore dei suoi capelli.

“Allora ti abbraccio io per tutte e due”, scherzò Claudia abbracciando il mio ragazzo come se si conoscessero da una vita. Scossi la testa con un sorriso, mentre anche Marika si faceva coraggio e lo abbracciava, molto più timidamente.

“Non mordo, giuro”, disse Zayn abbracciando mia cugina.

Sorrisi, era la frase che riservava a me, di solito. Una delle prime cose che mi aveva detto, quando ci eravamo conosciuti. E ogni tanto me lo ripeteva ancora, facendomi sorridere. Sempre. Ogni volta.

“Ragazzi è pronto!”, sentimmo urlare mia madre dalla cucina, dove al novanta per cento Diego le stava facendo il lavaggio del cervello. “Veronica? Ragazze?”, urlò ancora, facendomi sbuffare.

“Sto cercando di ritardare l’inferno”, mormorai a Claudia mentre Marika e Zayn parlavano ridendo camminando verso la sala da pranzo. “Quando eravamo a New York, Diego mi ha fatto intendere che mi rovinerà la vita…”, aggiunsi con una smorfia.

“Andrà tutto bene, tesoro”, mi incoraggiò Claudia stringendomi una mano.

Sbuffai e mi sedetti a tavola, di fronte a Zayn. Aveva bisogno del contatto visivo coi suoi occhi se non volevo impazzire. E fortunatamente Claudia e Jason ebbero la grandissima furbizia di sedermi accanto a me, in modo che non avessi contatti, nemmeno fisici, con Diego.

Tutto sommato non fu un pranzo tanto orribile. Insomma, poteva decisamente andare peggio. A fine pranzo mi alzai da tavola per prendere il dolce, lanciando un’occhiata parecchio esplicita a Zayn… peccato che Diego lo anticipò.

“Ti do una mano”.

“Ce la faccio, Diego… non vorrei che ti rovinassi le unghie”, aggiunsi acida rivolgendogli un sorriso. Ma mi seguì lo stesso, chiudendo la porta della cucina. “Che diavolo vuoi?”, mi arresi tirando fuori il semifreddo dal frigo. Presi con calma i piattini, cercando di non urlare, poi mi voltai di nuovo verso il mio ex.

“Ti amo”, mi senti dire dopo una manciata di secondi.

Scoppiai a ridere, a metà tra il sollevato e l’incredulo. “Dimmi che stai scherzando, brutto stronzo!”, sbottai mettendo giù il dolce, per non farlo sfracellare al suolo. “Mi hai reso la vita un inferno, Diego, non puoi nemmeno pensare alla parola amore”.

Stavo alzando la voce e nello stesso tempo andando in iperventilazione.

Ma sinceramente non mi importava. Speravo che mia madre sentisse.

“Ho reso la tua vita un inferno?”, mi chiese stringendo i pugni. “Eri un’asociale del cazzo, Veronica. Non ti voleva nessuno, eri grassa, senza amici… ti ho salvato la vita, piccola”.

Chiusi gli occhi, cacciando indietro le lacrime.

“Mi hai picchiata, impedito di mangiare, quasi violentata… messa incinta, e ancora picchiata. Ancora, ancora e ancora”. Stavo quasi urlando, quando la porta della cucina si aprì, facendo entrare mia madre, seguita da Zayn. “Non mi hai rovinato la vita? Forse no a pensarci bene, io almeno sono ancora viva…”.

“Tesoro, che stai dicendo?”, mi chiese mia madre mentre scoppiavo in lacrime.

“Amore, sfogati…”. Zayn.

Presi un respiro profondo, in qualche modo. Ma arrivata a quel punto non riuscivo a continuare. Ero a un passo dalla verità, dal dire finalmente tutto a mia madre… “L’ha uccisa”, dissi in un soffio, guardando mia madre dritta negli occhi.

Vidi mia madre aprire la bocca, come per dire qualcosa, ma era confusa.

“L’ho uccisa? Non era figlia mia, sappiamo entrambi che mi tradivi”.

Scoppiai a ridere, tra le lacrime. “Sei l’unico a cui mi sono data completamente in tutta la mia vita, fino a quando non ho conosciuto Zayn, Diego. Eri tu quello sempre ubriaco, se ti ricordi”, specificai lasciando che il mio ragazzo mi cingesse i fianchi.

“Chi ha ucciso? …io, non capisco”, mormorò mia madre avvicinandosi e prendendomi una mano. Scossi la testa, come per scacciare un pensiero orribile. Avevo sofferto troppo nella vita. Troppo, finché Zayn non era entrato nella mia vita. Il mio sole dopo la tempesta.

“Era ubriaco, credeva che lo tradissi… mi ha picchiata finché non l’ha uccisa. America”, specificai chiudendo gli occhi. Sentii appena i singhiozzi di mia madre, mio fratello che cacciava Diego, l’abbraccio delle mie cugine… mi accasciai al suolo, piangendo.

Non riuscii a fare altro.

 

 

Riaprii gli occhi tra le braccia di Claudia. Anche se, sinceramente, non ricordavo di essere svenuta. Per niente. “Ehi”, mormorò mia cugina accarezzandomi i capelli e rivolgendomi un sorriso. Sembrava sollevata.

“Che è successo?”, mormorai di rimando mettendomi seduta. Allora mi accorsi di essere nel mio letto. E che qualcuno, molto probabilmente Zayn, mi aveva trasportata al piano di sopra. “Clà…”.

“Mi spieghi perché uno dei One Direction sapeva come hai perso tua figlia? Insomma, io avrei dovuto saperlo, visto che sono tua cugina, ma non lo sapevo. Lui sì…”.

“Sono innamorata di lui, Clà”, confessai prendendole una mano.

“Oh, allora si spiega tutto, no?”.

Sbuffai e scesi dal letto, lasciandola da sola. Dio santo, che diavolo le prendeva adesso? Non ne avevo parlato con lei semplicemente perché non la vedevo quasi mai. Non l’avevo detto nemmeno a mia madre… e avrei dovuto dirlo a lei? Boh.

Scesi le scale vagamente traballante. Mi girava leggermente la testa.

“Ehi, non è colpa tua se Diego le ha rovinato la vita…”, sentii dire da Jason mentre mi dirigevo in cucina. Ma mia madre mi bloccò per un polso, vicino al divano. “E’ sempre stata testarda, pensa che non voleva confidarsi nemmeno con me”, continuò mio fratello.

“Sai, in qualche mi sembra di migliorarle la vita, dico solo che vorrei averla conosciuta prima”. Zayn. Sorrisi come una cretina e abbracciai mia madre, dandole un bacio su una guancia e asciugandole le guance.

“Ehi”, mormorai affacciandomi alla porta della cucina.

“Vi lascio da soli?”, mi chiese mio fratello mentre abbracciavo Zayn. Scossi la testa e gli diedi un bacio veloce, a stampo. “Sicuri? Posso uscire”, aggiunse mio fratello bevendo un sorso d’acqua e facendo per uscire dalla cucina…

“Non c’è bisogno Jas… volevo solo dirvi che esco a prendere un po’ d’aria”.

Vidi Zayn inarcare un sopracciglio.

“Ho bisogno di pensare… da sola”, aggiunsi con un sorriso rassicurante. “Giuro che se ho bisogno ti chiamo… o puoi venire a cercarmi, sono nel parco in fondo alla strada”, aggiunsi prendendo chiavi di casa e cellulare e uscendo di casa senza dire altro.

Dovevo chiamare una persona, ma conoscendo Zayn si sarebbe ingelosito, visto quello che era successo con Niall. Camminai con calma fino al parco in fondo alla strada dove abitavo… e mi sedetti su un’altalena. Poi presi il telefono e feci il numero di quello che ormai consideravo il mio migliore amico, a memoria.

 

 

Buonsalve ragazzuole (?) sono fuori di testa, me ne rendo conto. In effetti a ben pensarci non so cosa scrivere, quindi lo spazio autrice di oggi è abbastanza inutile :( Fatemi sapere che ne pensate in una recensione, come sempre più di dieci parole o vi corro dietro con le stampelle. Ah, ecco. Mi sono accorta che sono diminuite le recensioni... ma grazie comunque alle otto meraviglie che hanno recensito. Grazie, davvero. Siete fantastiche. E grazie a chi ha messo la storia tra le tizie/caie/sempronie. Continuo a sette/dieci recensioni. Alla prossima bellissime. xx Fede.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Capitolo 13

“Senti, piccola, io prenderei il primo volo e verrei da te, ma…”.

Sorrisi appena, passandomi una mano tra i capelli. “Non ce n’è bisogno, Liam. Me la cavo, volevo solo sentire la tua voce…”, aggiunsi fermando l’altalena e incrociando le caviglie.

“Così mi fai arrossire, Veronica”, mi disse Liam, dall’altra parte del mondo.

Scoppiai a ridere, facendo ridere anche lui. “Fai poco il cretino, volevo solo dire che in questo momento ho più bisogno di te, che di Zayn”, ammisi, chiudendo gli occhi.

Insomma, Zayn era il mio ragazzo, e lo amavo da morire, era abbastanza ovvio. Ma Liam… boh, riusciva a capirmi con una semplice occhiata, era davvero straordinario, e ancora non capivo come ci riuscisse. L’unica cosa che sapevo era che era una bella sensazione.

“Davvero? Mi sembrava che tu stessi con lui, non con me”.

Sbuffai. “Dai, Liam, hai capito”, gli feci notare mordicchiandomi un labbro.

“Sì che ho capito, Veronica, ma sappiamo entrambi che dovresti poter contare su di lui in momenti come questi, non sul tuo migliore amico… anzi, mi correggo, il tuo ragazzo dovrebbe anche essere il tuo migliore amico”, si corresse. Lo sentivo sorridere, e in qualche modo, anche sul mio viso comparve un sorriso.

“Lo so, Payne, ma…”.

“Ma cosa? Ti ricordo che mi hai promesso che non lo avresti fatto soffrire”, aggiunse dopo un attimo. “Senti, tengo particolarmente a Zayn, e tengo a te, quindi vale anche per lui. Se ti fa soffrire gli spacco la faccia”.

Risi, scuotendo la testa. “Non lo faresti”, gli feci notare, senza smettere di ridere.

“Per te lo farei”.

E a quelle parole per un attimo smisi di respirare. Insomma, boh. Possibile che fossi attratta anche da Liam oltre che da Zayn? Non avrei dovuto chiamarlo, mi aveva solo messa in confusione. Uffa.

“Devo andare, Liam…”.

“E’ per quello che ho detto?”, mi chiese, un attimo prima che chiudessi la telefonata. Stavo chiudendo per quello che aveva appena detto? Non lo sapevo nemmeno io. Sapevo solo che l’avevo chiamato per chiarirmi le idee e ora ero più confusa di prima.

“Non lo so, Liam”, ammisi alzandomi dalla’altalena e iniziando a camminare verso casa. “Ti voglio bene”, aggiunsi con un sorriso chiudendo la telefonata, senza dire altro. Non ce n’era bisogno.

 

15 luglio 2012

Tutto sommato era stata una bella settimana, dai. Avevo fatto da guida turistica a Zayn, come lui aveva fatto con me e New York. E superate le insicurezze che mi erano venute dopo la chiacchierata con Liam, mi ero anche divertita. Tanto.

“Sai, sono quasi contenta di partire”, mormorai quella mattina, sdraiata su Zayn.

“Mmm, non mi dire”, mi disse ironico scostandomi una ciocca di capelli dal viso. “E’ come se uscissi di prigione, se ho ben capito, giusto?”. Annuii con un sospiro, dandogli un bacio sulla punta del naso. “Riesco a capire perché sei venuta a New York, sai?”.

“Sono scappata…”.

“Sarei scappato anch’io”, mi disse Zayn con un sorriso timido. Ci eravamo divertiti tanto, ma in qualche modo ci eravamo allontanati l’uno dall’altra. E sospettavo fosse colpa mia. “Tutto bene? Sembri…”.

“Confusa? Parecchio”, ammisi tirandomi su e sedendomi sul bordo del letto.

“Stavo per dire soprappensiero”, mi disse Zayn sedendosi al mio fianco a stringendomi un ginocchio. “Perché confusa?”, aggiunse poi, scostandomi i capelli e baciandomi il collo. Rabbrividii, mio malgrado.

Giusto. Perché confusa? Bella domanda.

“Diego, Niall, Liam… è tutto un gran casino”, ammisi legandomi i capelli e sdraiandomi di nuovo sul letto. Vidi Zayn inarcare un sopracciglio al nome del suo migliore amico. Ma lo ignorai. “Uno mi ha rovinato la vita, uno ci provava con me come se tu non esistessi e…”.

“Liam?”.

Sospirai. “E’ il mio migliore amico… e l’altro giorno avevo bisogno di parlare con qualcuno, così ho chiamato lui”, ammisi chiudendo gli occhi. “Ha detto che farebbe di tutto per me”, aggiunsi dopo una manciata di secondi. “Che ti avrebbe spaccato la faccia se mi avessi fatta soffrire”.

Con mia enorme sorpresa Zayn rise, facendomi riaprire gli occhi.

“Faccio ridere?”.

“No, piccola… non rido per te”, mi disse il mio ragazzo sfiorandomi una guancia. “Sono solo profondamente divertito dal comportamento di Liam… e del fatto che, a quanto sembra, hai rubato il cuore a tutti”.

Sbuffai. Non mi piaceva per niente la piega che stava prendendo quel discorso. Ma non potevo continuare a fuggire. Sembrava che ogni volta che io e Zayn affrontassimo un discorso serio, finissimo per discutere. E finiva sempre con la mia fuga.

Ogni volta la stessa storia. Ed ero stanca.

Solo che non sapevo che dire.

“Veronica, io ti amo…”, mi sentii dire mentre, senza volerlo, mi alzavo dal letto. Fuggendo, come al solito. “Ti amo da morire, ma… non puoi capire quanto mi dia fastidio che qualcun altro ti ami… che Liam ti ami. È il mio migliore amico, ma forse non mi comporterei da amico se riguardasse te”.

Ero rimasta immobile, con la mano sulla maniglia della porta.

“Non voglio perdervi, nessuno dei due”, confessai uscendo dalla mia camera da letto, senza dire altro. Era la pura verità. Magari li avrei amati entrambi, ma non potevo perderli.

Zayn. Liam. Mi avevano cambiato entrambi la vita. In meglio. Anche se in modi diversi. E non potevo permettermi il lusso di perderli. Nessuno dei due. Per nessuna ragione al mondo. O me ne sarei pentita tutta la vita.

 

17 luglio 2012

Avevo ignorato Zayn per tutto il volo dall’Italia, fingendo di dormire. Ed ero riuscita ad evitarlo in aeroporto, e sul taxi fino a casa mia. In più ero riuscita a stare per conto mio tutto il giorno dopo, facendo shopping con Alice come se i One Direction non esistessero.

Come se non li avessi mai conosciuti.

Ma di certo non mi aspettavo di incontrare Harry e Louis a Central Park, all’alba oltretutto. “Mattinieri, ragazzi?”, chiesi loro bevendo un sorso del mio caffè e raggiungendoli, sedendomi poi accanto a Harry sulla panchina.

“Potremmo chiederti la stessa cosa”, mi fece notare Lou con un sorriso.

“Non ho dormito”, ammisi facendo spallucce. “Mi sono rigirata nel letto tutta la notte, pensando a una soluzione alla situazione orrenda che si è creata”, aggiunsi dopo un attimo tormentandomi le mani.

“Zayn è innamorato di te, lo sai, vero?”, mi chiese Harry costringendomi a guardarlo. Annuii, certo che lo sapevo. “Ti ama troppo per anche solo pensare di poterti condividere con chiunque, figuriamoci col suo migliore amico…”.

Sbuffai, distogliendo lo sguardo da quello di Harry.

“Il problema è che io non so quello che provo per Liam… e non so cosa prova lui per me”, dissi in un soffio, la testa tra le mani. “So solo che voglio una vita normale, dopo tutto quello che ho passato”, confessai guardando i due ragazzi accanto a me. Ed era vero, volevo solo buttarmi alle spalle Diego e tutto quello che era successo in Italia. Volevo godermi le mie vacanze, senza altri drammi. Ero stufa.

“E allora prenditi qualche giorno… stacca da noi”, mi disse Louis. Sorrisi appena. Come diavolo avrei fatto a staccare da Zayn? O da Liam? Anche solo dallo stesso Louis. Erano diventati miei amici, chi più chi meno. “Ti ci vorrebbe un week end tra amiche”.

“Lou, l’unica amica che ho qui a New York è Alice”, gli feci notare ridendo.

“Dimentichi El, Amber e Amy”. Alzai gli occhi al cielo. Amber, la ragazza di Liam. E Amy, la ragazza di Niall. Di male in peggio. L’unica che si salvava e con cui avessi uno straccio di rapporto era Eleonor.

“Lo vuoi un consiglio?”, si intromise Harry stringendomi una mano.

“Spara, Styles”.

Lui rise, scompigliandomi i capelli. “Dovresti semplicemente parlare con Zayn e Liam… e scegliere”, aggiunse dopo un attimo, facendomi quasi rabbrividire. “Lo so che ti fa paura, ma…”.

“Ho solo paura di non sapere cosa dire quando me li troverò davanti”, ammisi lasciando che Harry e Louis mi abbracciassero. “E’ tanto sbagliato? Avere paura, intendo”, aggiunsi asciugandomi le guance da un paio di lacrime, che non mi ero nemmeno accorta di piangere.

 

Avrei dovuto farmi riaccompagnare a casa da Harry e Louis. Ma dovevo assolutamente parlare con Zayn e Liam. Ancora non sapevo in quale ordine. Così, seguii i ragazzi in albergo. E uscendo dall’ascensore quasi non mi schiantai contro Zayn.

Fortuna?

“Ehi”, mormorai con un mezzo sorriso passandomi una mano tra i capelli. Vidi Harry e Lou dileguarsi lungo il corridoio, lasciandoci da soli. Allora presi fiato. “Ti devo parlare”, mormorai affondando lo sguardo negli occhi di Zayn.

“Sai, un po’ lo sospettavo”.

Sorrisi appena. L’avevo evitato due giorni e non sembrava nemmeno arrabbiato con me. “Non sei arrabbiato”, gli feci notare lasciando che mi prendesse per mano. Lui scosse la testa con un sorriso e mi fece entrare in ascensore, premendo il pulsante per il piano terra… ma fermando l’ascensore dopo una manciata di secondi. “Sei matto, lo sai vero?”.

“Pensavo ti piacesse”, mi fece notare posando la schiena contro la parete dell’ascensore. Risi, alzando gli occhi al soffitto. “Hai già parlato con Liam?”, mi chiese poi, avvicinandosi per sfiorarmi una guancia. Lo guardai negli occhi, inarcando un sopracciglio. “Io ci ho parlato…”.

Eh? “Ci hai parlato”, ripetei, a bocca aperta.

“Ha lasciato Amber, ieri… mi ha detto di non voler prendere in giro nessuno, che stava con lei per dimenticare Danielle, ma che non serviva. Mi ha detto che tu sei diversa”, aggiunse dandomi un bacio sulla fronte. “Che voi due avete un non so che… che vi capite al volo…”.

Annuii. Era vero. Io e Liam riuscivamo a capirci con uno sguardo.

Senza bisogno di parole.

“Ha lasciato Amber?”, chiesi a Zayn passandomi una mano sugli occhi. Espirai. Non ci capivo più un fico secco. “Okay, ho decisamente bisogno di qualcuno che mi spieghi come ho fatto a far innamorare tre dei One Direction”, ironizzai con una smorfia. Ma all’improvviso mi girava la testa, così scivolai sul pavimento dell’ascensore, facendo spaventare Zayn. “Sto bene”, mentii, chiudendo gli occhi.

“Vuoi che faccia ripartire l’ascensore?”.

Scossi la testa, riaprendo gli occhi. Era passato tutto così com’era arrivato.

“No, ma è come se il mio corpo reagisse alla confusione, facendomi svenire”, ammisi scuotendo la testa, mentre Zayn si sedeva al mio fianco, prendendomi una mano. “Non so da dove cominciare”, aggiunsi poi, guardandolo negli occhi.

Quegli occhi che in quel mese e poco più mi avevano dato la forza.

“Beh, io non ho fretta…”.

Sorrisi, posando la testa sulla sua spalla. Prendendo fiato, respirando il suo odore come se ne andasse della mia vita. “Dire che sono confusa in questo momento è dire poco”, iniziai, chiudendo gli occhi. “In qualche modo la mia vita è cambiata dal momento in cui Alice ha riconosciuto Harry… quando vi abbiamo seguiti per mezza New York…”, ricordai con un mezzo sorriso.

“La cosa è reciproca, penso che tu lo sappia”, mi fece notare Zayn portandosi le nostre mani intrecciate alle labbra, baciandone un dito dopo l’altro. E facendomi rabbrividire.

“Ti sei aperto con me, mi hai raccontato di Perrie, dell’autolesionismo…”.

“Mi sono fidato”, ribattè lui asciugandomi una guancia.

Aprii gli occhi, mio malgrado, trovandomi immersa in quelli di Zayn. E in un attimo seppi quello che volevo veramente. Avevo bisogno di Zayn, vero. Ma… “E io ti ho raccontato la mia vita come non avevo mai fatto con nessuno, forse nemmeno con Alice, ma…”.

“Mi stai lasciando, vero?”.

Scossi la testa, alzandomi per far ripartire l’ascensore. “Sto solo dicendo che mi serve una pausa… che ho bisogno di stare da sola per un po’. Che ero venuta a New York per godermi l’estate…”. Ormai avevo iniziato a piangere, senza nemmeno accorgermene.

Lasciai che Zayn mi abbracciasse, le labbra sulla mia fronte.

“Va bene”, mormorò guardandomi dritta negli occhi. Per un attimo vacillai. Ma solo per un attimo, non abbastanza da farmi cambiare idea da quello che stavo facendo. “Ma se dovessi cambiare idea…”.

Annuii, sapevo che ci sarebbe stato sempre.

Era la stessa sensazione che avevo avuto il giorno che l’avevo conosciuto, o quando mi aveva raccontato di Perrie. Quando l’avevo baciato la prima volta, quando gli avevo detto di amarlo… la prima volta che avevamo fatto l’amore.

Gli diedi un bacio, non potei farne a meno. Un bacio lento, con la lingua. Uno di quei baci che mi avevano fatta innamorare perdutamente di lui. Non avrei voluto allontanarmi, ma all’apertura delle porte dell’ascensore sul piano terra, fui costretta a farlo.

Sfiorai le sue labbra con le mie un’ultima volta, prima di uscire dall’albergo. Con la strana sensazione di aver fatto la cosa giusta, una volta nella vita. E poi, in fondo non lo stavo lasciando per sempre, no?

 

 

I’m back gente… caviglia rotta e lacrima facile comprese.

Cioè, ci rendiamo conto che da quanto sono sensibile ultimamente, mi metto a piangere come una fontana solo col primo accordo di “Nothing like us”? No, decisamente non va bene. Piango persino guardando “The Amazing Spiderman”. Vi sembra un film che fa piangere? A me no. Eppure ho pianto, e il mio moroso mi ha preso per pazza. Più di quanto non sapesse già.

Comunque, tornando a noi, ma non del tutto, sono io o all’inizio di “One way or another” Harry e Louis si tengono per mano?? Nella jeep intendo. Sapete, all’inizio credevo di essere impazzita, ma poi mi sono detta: quante volte te l’aveva detto la Dani?? Eh, sì, mi sa che hai ragione. Ho definitivamente tolto le fette di prosciutto dagli occhi… Qualcuno fermi il delirio, vi prego. Allora, arrivando finalmente alle cose serie, un applauso a chi pensava che il misterioso migliore amico fosse Liam. Brave, avete indovinato!! Yeah. Ma Veronica è nella confusione più totale… e, vi prego, non uccidetemi se le ho fatto lasciare Zayn. Li adoro insieme, ma… è di passaggio l’uragano Payne, non ci posso fare niente. Non mi resta che lasciarvi pieno potere. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole, mi raccomando). Continuo a sette/dieci recensioni, come al solito. Alla prossima ragazzuole (?) xx Fede.

Ah, quasi dimenticavo… l’altra mia long, “It’s gotta be you”, per chi la seguisse, è in dirittura d’arrivo. Dovevo scriverlo nella nota autrice del capitolo 17 ma mi è passato di mente. Se non mi vengono strane idee dovremmo finire con l’epilogo al capitolo 19. Dio, piango. Okay, la pianto. Adios chicas :)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Capitolo 14

20 luglio 2012

Stavo facendo colazione, da sola e il più tranquillamente possibile quella mattina. Ero nel mio appartamento. Da sola, visto che Alice aveva passato la notte con Harry. Ma stranamente non mi sentivo tanto sola. Stavo bene.

Più o meno.

Non avevo nemmeno pensato alla parola con la “Z”.

Fino a quel momento. Uffa.

Finché il suono del campanello non mi fece sobbalzare, facendomi rovesciare il caffè freddo (per fortuna), sulla maglietta di Zayn che usavo come pigiama. “PORCA QUELLA PUTTANA TROIA!”, sbottai, in italiano, togliendomi la maglietta e asciugandomi con la carta assorbente.

Corsi in camera da letto e infilai un reggiseno e una maglietta puliti, prima di andare alla porta, aprendola nello stesso istante in cui suonavano, di nuovo, al campanello. “Eccomi, eccomi…”. Mi bloccai trovandomi di fronte Liam. “Ehi”, mormorai passandomi una mano tra i capelli. Non riuscii a trattenere un sorriso.

“Posso?”, mi chiese lui con un sorriso.

Gli feci cenno di entrare. La salivazione azzerata di certo non era un buon segno, no? “A cosa devo l’onore della sua visita, mister Payne?”, scherzai sedendomi sul divano, accavallando le gambe come una dama del Settecento. Lui rise scuotendo la testa, e si sedette davanti a me, sull’altro divano.

“Sono venuto a trovare un’amica”, mi disse semplicemente.

Alzai gli occhi al cielo. Pensava davvero che ci credessi?

“Ho saputo che hai lasciato Zayn”, aggiunse dopo un po’, vedendo che non spiccicavo parola. Mi azzardai a guardarlo negli occhi. Sorridevano, i suoi occhi. Così simili a quelli di Zayn che per un attimo… oh, ma che diavolo ho per la testa? “E’ vero?”.

Scossi la testa. “Ho solo bisogno di tempo per pensare, siamo in pausa”.

“Se ti chiedessi di venire in un posto con me, verresti?”.

Volevo dire di no, che avrei passato la giornata da sola, magari spaparanzata sul divano con una maratona di The Vampire Diaries. O che, se proprio mi fossi sentita sola e abbandonata, avrei chiamato Zayn.

Invece mi ritrovai ad annuire.

A vestirmi in un lampo e a prendere la sua mano e farmi trascinare via di lì. Come se ne valesse della mia vita. Come se conoscessi Liam da una vita, da sempre magari. Ma c’era qualcosa che non andava… come se mi mancasse un pezzo.

Ignorai la sensazione orrenda che mi attanagliava lo stomaco e salii su un taxi con Liam. Noncurante di tutto e tutti, per una volta.

 

“Quanto manca?”, chiesi per l’ennesima volta, facendo per togliermi il foulard nero con cui Liam mi aveva bendata. Lui rise, ma non disse una parola, continuando a guidarmi attraverso… un prato?

Boh, non si capiva un granché.

Sbuffai, fermandomi di scatto e facendo fermare anche lui.

“Giuro che manca poco, piccola”. Sorrisi, mio malgrado, e lasciai che mi trascinasse chissà dove. Camminammo ancora per un’eternità… e fortuna che mancava poco eh! Stavo per protestare di nuovo, quando sentii le mani di Liam sui miei fianchi, come a fermarmi. “Ora puoi aprire gli occhi”, mi sentii sussurrare, le sue labbra a pochi millimetri dal mio orecchio.

Aprii gli occhi a fatica, vista la luce di metà mattina.

E rimasi totalmente a bocca aperta.

“Wow”, fu l’unica cosa che riuscii ad esalare, dopo un silenzio lunghissimo e alquanto imbarazzante. Insomma, avevo già visto la Statua della Libertà. Nei film. Nelle serie tv. Ma mai da quella prospettiva.

Mai da Battery Park.

“Ti piace?”, mi chiese Liam, il mento nell’incavo della mia spalla.

“Se mi piace?”, gli chiesi ridendo voltandomi per abbracciarlo. “E’ fantastico”, ammisi, senza staccarmi per un secondo da lui. Fantastico, almeno quanto te. Ma evitai di dirlo, ovviamente. “Grazie, Liam”.

“E di cosa, bellissima?”.

E quella parola bastò a farmi incupire. A far scomparire il sorriso dal mio volto. “Liam, no. Non mi chiamare in quel modo, ti supplico”, mormorai allontanandomi da lui. “Diciamo che non è il mio aggettivo preferito”, aggiunsi chiudendo gli occhi.

“Pensavo l’avessi superata”.

E infatti l’avevo superata. Non mi dava più tanto fastidio, detto da Zayn. Avevo iniziato a fidarmi del suo giudizio. Ma solo del suo. Liam non me l’aveva mai detto, dovevo farci l’abitudine.

“Scusa, devo solo abituarmi a sentirlo dire da qualcuno che non sia…”.

“Zayn”, concluse Liam per me. Annuii con un sorriso di scuse. “Non mi da fastidio che tu sia stata col mio migliore amico”, mi fece notare sfiorandomi una guancia con due dita. “Zayn è attraente… forse il più attraente del gruppo”.

Oddio, un altro con la sindrome di inferiorità.

“Liam, anche tu sei attraente”, mormorai passandogli una mano tra i capelli. “Sei un bel ragazzo, mettitelo bene in testa”. E per la prima volta mi accorsi di quanto fossimo simili io e Liam. “Siamo uguali”, mi ritrovai a dire con un sorriso. “A entrambi non piace che sentirci dire che…”.

Lui rise, abbracciandomi e posando il mento sui miei capelli.

E, strano ma vero, mi sentii a casa. Ma era comunque una sensazione strana, non come fossi a casa a Roma, ma come se mi trovassi nella casa delle vacanze, dove ci portavano i miei nonni per l’estate. La mia seconda casa.

“E adesso?”, mi ritrovai a chiedere allontanandomi appena da lui per guardarlo negli occhi. Ero a un paio di centimetri dalle sue labbra, incantata come mai prima d’ora. “Liam, io…”. Si stava avvicinando, ma non sapevo se volevo che annullasse le distanze.

Sorrisi appena quando sentii le sue labbra all’angolo delle mie.

“Quando ti chiarirai le idee…”.

“Sarai il primo a saperlo, giuro”, giurai abbracciandolo con un sorriso.

 

“Allora?”, mi chiese Alice quel pomeriggio, mentre camminavamo sottobraccio lungo la Fifth Avenue. Inarcai un sopracciglio. Allora che? “Abbiamo sentito Liam uscire stamattina… e l’abbiamo sentito discutere con Zayn”, aggiunse con una smorfia. “Non sai che risveglio”.

Sbuffai. Liam e Zayn avevano discusso. Per colpa mia. “Hai sentito cosa si dicevano?”, chiesi alla mia migliore amica, ferme davanti alla vetrina di Bulgari. Alice si passò una mano tra i capelli. Imbarazzo? Lei? “Ali…”.

“Harry ha continuato a dormire come niente fosse, ma io ho sentito”. Inarcai un sopracciglio, aspettando che continuasse. “Ho sentito Zayn dire a Liam che il cadavere della vostra relazione era ancora caldo e lui ci si buttava sopra come un avvoltoio…”.

Mmm, wow. “Ti è sembrato triste?”.

“Liam? Assolutamente no, si è messo a ridere ed è uscito dalla stanza sbattendo la porta”. Sbuffai, non intendevo Liam. Alice scoppiò a ridere, dandomi una spinta. “Malik è più pensieroso del solito… e secondo Harry mangia meno e…”.

Oh, santa polenta. “E…?”.

“Harry non voleva dirmelo, ma… l’ha sentito piangere”.

Chiusi gli occhi. E non avevo intenzione di aprirli. Zayn aveva pianto, per me. Gli mancavo. E stava soffrendo, per colpa mia. “Almeno dimmi che non ha ricominciato a tagliarsi…”, mormorai, ancora con gli occhi chiusi.

Alice non mi rispose, allora mi azzardai a guardarla. Fissava il marciapiede, come se ci trovasse qualcosa di interessante. Le strinsi impercettibilmente una mano, facendo in modo che mi guardasse. “Mi ha chiesto di non dirtelo… ha detto che non vuole che tu soffra per lui”.

“Hai parlato con Zayn?”, sbottai lasciandole la mano. Ma non mi aveva risposto. “Allora? Pensi di rispondermi o devo scoprirlo da sola?”. La mia migliore amica scosse la testa, allora mi allontanai da lei quasi di corsa, lasciandola impalata davanti alla vetrina.

Porco carciofo. Possibile che non potessi fidarmi nemmeno della mia migliore amica? Attraversai la strada, incurante del traffico, ma mi bloccai dall’altra parte, riconoscendo la sagoma del mio migliore amico.

Non Liam.

Il mio migliore amico, in Italia.

“Simone?”, lo chiamai, incredula. Lui si voltò, e vedendomi scoppiò a ridere. “Che ci fai tu qui?”, gli chiesi correndogli incontro e abbracciandolo. “Non rispondere, non mi interessa…”.

Simone mi era stato vicino sempre, da quando ci conoscevamo.

Anche quando suo fratello mi aveva rovinato la vita.

Suo fratello, Diego.

“Non sapevo fossi a New York”, mi fece notare prendendomi per mano e iniziando a camminare per Central Park. “Insomma, magari Diego me l’aveva accennato… ma sappiamo entrambi che non è affidabile, no?”.

Scoppiai a ridere. “Non eri tu quello dipendente dai social network?”, gli feci notare, continuando a ridere. Era tipo malato di facebook. Avevo provato a farlo smettere, mi ci ero messa d’impegno, ma… niente da fare. “Da quanto non controlli facebook? O twitter magari…”, scherzai sorridendo.

“Okay, magari sapevo che eri a New York, ma di certo non mi aspettavo di incontrarti”, ammise con un sorriso, mentre una ragazza, decisamente familiare, ci veniva incontro.

“Marika?”, esalai lanciando un’occhiata interrogativa a Simone, che fece semplicemente spallucce. Possibile che nessuno mi ritenesse degna di sapere le cose, in quel periodo? “Da quanto state insieme?”.

“Veronica, oddio sei tu!”, mi urlò mia cugina facendo per abbracciarmi.

Ma mi allontanai. Mi fidavo di Alice, e mi nascondeva le cose. Mi fidavo di mia cugina e del mio migliore amico e loro mi nascondevano di stare insieme. Beh, bene insomma. Mi ero fidata di Diego, per mesi, e guardate com’era andata a finire.

“Da quanto, Simo?”, ripetei alzando la voce.

“Sei mesi”, mormorò distogliendo lo sguardo dal mio.

 

 

I’m back, mie piccole directioner :) vi giuro, mi sono convinta che questo capitolo sia decente solo dopo che il moroso me l’aveva detto tipo 894563728 volte, quindi, non esitate a dire che fa schifo, non mi offendo. Veronica sta evolvendo, prima o poi uscirà dal tunnel Liam Payne e tornerà alla ragione, giuro… sinceramente? Non so che altro dire. Boh.

Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo. Vi amo tutte, dalla prima all’ultima. Vorrei poter dire che vi amo tutte senza preferenze, ma in fondo non è vero, per cui meglio se me ne sto zitta. Grazie a chi ha messo la storia nelle tizie/caie/sempronie, ecc. Non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza.

Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole o, visto che sono ancora invalida, vi trovo e vi prendo a stampellate). Continuo a sette/dieci recensioni, come sempre, ma se ne dovessero arrivare di più non mi offendo, eh!

Ci vediamo lunedì con il penultimo capitolo dell’altra long… xx Fede.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Capitolo 15

“Posso venire a stare da voi?”, mormorai al telefono, cercando di calmare i singhiozzi. Avevo chiamato Liam, non sapendo a chi altro rivolgermi. Non potevo tornare a casa, da Alice. E non potevo guardare negli occhi Simone e Marika senza vomitare…

“Piccola, che è successo?”.

“Posso salire?”, ripetei passandomi una mano tra i capelli.

“Certo, sì…”.

“Vieni su”, mi sentii dire da una seconda voce. Zayn. A quel punto scoppiai in lacrime, senza ritegno. “Vengo a prenderti”, mi sentii sussurrare, un attimo prima di chiudere la telefonata e continuare a piangere, nell’atrio dell’albergo dove alloggiavano i ragazzi.

Davanti all’ascensore. Che si aprì dopo una manciata di minuti, facendomi correre tra le sue braccia, senza che nemmeno me ne rendessi conto. “Zayn, io…”. Non sapevo che dire, né come spiegare quello che avevo appena fatto.

“Shhh”, mormorò lui entrando in ascensore e accarezzandomi la schiena. Se non fosse che mi sentii svenire, mi girava la testa. Ma stranamente non caddi, sentii che Zayn mi prendeva in braccio…

E chiusi gli occhi. Forse svenuta, forse addormentata.

 

“Qualcuno sa che le è successo?”, sentii mormorare da qualcuno. Mi stavo svegliando, ma mi girava ancora la testa… una brutta sensazione. “Allora? Hai chiesto a Alice, Hazza?”. Louis.

“Certo, l’ho chiamata… hanno litigato, ma ha detto che Veronica non sembrava sconvolta più di tanto”, sentii dire da Harry. Allora mi accorsi che qualcuno mi stava accarezzando i capelli.

Non era una brutta sensazione.

Ma non era chi in fondo in fondo volevo che fosse.

Feci per aprire gli occhi, ma la voce di Zayn mi bloccò. “Penso che sia colpa mia… ho parlato con Alice, e le ho chiesto di mantenere un segreto. È possibile che Veronica l’abbia scoperto…”.

“Non sarebbe corsa tra le tue braccia se avesse scoperto che hai ricominciato a tagliarti, no?”. Liam. Col tono di voce più freddo che gli avessi mai sentito usare. “Anche perché le avevi promesso…”.

Liam lo sapeva. E non mi aveva detto niente.

Nonostante sapesse quanto ci tenessi.

“So cosa le ho promesso, Liam”.

“Ragazzi, smettetela”, sentii dire da Niall, a voce alta, in modo che lo sentissero. Allora mi azzardai ad aprire gli occhi. Lentamente. E sprofondai negli occhi di Liam, che mi stava ancora accarezzando i capelli. “Bentornata, principessa”.

In qualche modo riuscii a posare lo sguardo su Niall e a sorridergli.

“Che è successo?”, mormorai mettendomi a sedere e passandomi una mano sulla fronte. Guardai uno dopo l’altro i cinque ragazzi nella stanza, ma nessuno di loro mi rispose. “Allora?”.

“Sei svenuta, e Zayn ti ha portata qui…”, mi disse Niall alla fine.

Annuii, me lo ricordavo. Più o meno. Ma io volevo sapere cos’era successo dopo. Volevo sapere se quello che avevo sentito poco prima, nel dormiveglia, era vero. O se me l’ero solo sognato.

“E’ vero quello che sentito?”, chiesi dopo una manciata di secondi, guardando prima Zayn, poi Liam, poi di nuovo Zayn. Ero arrabbiata con entrambi, ma sapevo che mi sarebbe passata.

Li amavo troppo per incazzarmi seriamente con loro.

“Cos’hai sentito?”, mi chiese Zayn chiudendo gli occhi mentre Louis, Niall e Harry uscivano dalla camera da letto, chiudendo la porta. Alzai gli occhi al cielo, lanciando un’occhiata a Liam. Che mi guardava come se non capisse…

Andiamo bene.

“Hai ricominciato a tagliarti”, mormorai guardando Zayn, che alle mie parole riaprì gli occhi. “Ma non è per questo che ho chiamato Liam in lacrime”, aggiunsi passandomi una mano tra i capelli. “Comunque, tu…”, sbottai indicando Liam. “Lo sapevi e non mi hai detto niente, brutto…”.

Un attimo, e le dita di Zayn erano sulle mie labbra, a fermarmi.

Un mezzo sorriso sulle labbra.

“Gli ho chiesto io di non dirtelo, Veronica”. Sbuffai, cercando di liberarmi del contatto con le sue dita, invano. “Sapevo che l’avresti presa male…”, aggiunse Zayn, continuando a tenere due dita sulle mie labbra.

“Mi avevi promesso che non l’avresti fatto mai più”, gli feci notare allontanandomi. “Mi hai mentito… ma ormai dovrei esserci abituata, no? Alice non mi dice più niente da quando sta con Harry, mia cugina sta col mio migliore amico da sei mesi e non mi ha detto niente… una delle persone a cui tengo di più al mondo mi nasconde che il mio ex ha ricominciato a tagliarsi…”.

Ignorai le lacrime che minacciavano di scendere e presi fiato.

“Non sarei dovuta venire a New York, e soprattutto non avrei dovuto far seguire la vostra dannata limousine!”, sbottai, mi stavo incazzando. Con me stessa però. E avrei continuato a sproloquiare, se Zayn non mi avesse tirata a sé, abbracciandomi. “Lasciami”, dissi in un soffio.

“Smettila di prenderti le colpe per tutto, bellissima”.

E per una volta quella parola non mi diede fastidio come al solito. Era un fastidio diverso, perché adesso che non stavamo più insieme, lui non aveva più il diritto di chiamarmi in quel modo. Anche se in fondo volevo che lo facesse… volevo che non smettesse mai di dirlo.

“Non ho mai voluto che tu soffrissi”, mormorai chiudendo gli occhi, lasciando scendere qualche lacrima. “E’ colpa mia se hai pianto, se hai sofferto, se ti tagli… è solo e soltanto colpa mia, e non provare a pensare il contrario”, aggiunsi in un soffio. “Forse l’unica cosa di cui sono pronta a non prendermi la colpa…”.

“Cosa?”, mi chiese Liam, mentre mi allontanavo da Zayn e mi sedevo sul letto.

“Mi avete fatta innamorare di voi… quella è colpa vostra”.

 

21 luglio 2012

I ragazzi mi avevano fatta dormire da loro alla fine. Nonostante sia Liam che Zayn fossero rimasti abbastanza sconcertati dalla mia rivelazione. Beh, era normale. Sarei stata sconvolta anch’io.

Così avevo dormito da sola, nel letto di Harry, che era uscito con Alice.

E ovviamente non era tornato.

Il problema fu il modo in cui mi svegliai. Con le risate di Lou e Niall nelle orecchie. Il che mi sarebbe andato anche bene, se non stessi sognando… Zayn. Io e Zayn per essere precisi. Nudi. Non proprio un sogno casto a dirla tutta.

Okay, la pianto.

Comunque, aprii gli occhi con una smorfia, e mi misi a sedere. Louis mi aveva prestato una sua maglietta per dormire, non mi ero nemmeno azzardata a chiederne una a Zayn. O a Liam. Meglio di no.

Non volevo complicare le cose più di quanto già non fossero.

Poi caracollai fuori dalla camera di Harry, fino alla cucina della suite. Dove Lou e Niall ridevano come due cretini. Solo che non capivo per cosa ridessero. “Buongiorno”, dissi loro dandogli un bacio sulla guancia. “Mi ha svegliata la tua risata”, feci notare a Louis con un mezzo sorriso.

“Scusa, piccola… ma ci ha chiamati Paul. E siccome crediamo che quello che ci ha detto sia uno scherzo, abbiamo riso. Scusa se ti abbiamo svegliata”. Okay, si sono fatti quattro risate. Ma, un attimo. Paul? Il manager? Rivolsi ai due un’occhiata interrogativa.

“Ci ha detto Paul che dobbiamo tornare in Inghilterra, per lavorare al nuovo cd”.

Sgranai gli occhi. “E dovrebbe far ridere?”.

“Oh, Paul è un burlone, stava scherzando… sicuramente”, mi rassicurò Niall, mentre Liam, Zayn e Harry entravano nella camera d’albergo, raggiungendoci in cucina. Liam mi salutò con un bacio a stampo, come se fossimo da soli.

E non potei fare a meno di guardare Zayn, la sua espressione afflitta.

Quasi non scoppiai in lacrime.

“Paul non scherzava”, disse Harry dopo un po’, facendo aprire la bocca a Niall, come se volesse dire qualcosa, ma non disse niente. “Dobbiamo tornare a Londra a inizio agosto… e ovviamente non so come dirlo ad Alice”, aggiunse guardandomi negli occhi.

“Allora? Ve ne andate… beh, la mia estate va di bene in meglio”, borbottai tornando in camera di Harry e infilando i vestiti del giorno prima, cercando di non piangere. Ero stanca di tutte quelle lacrime.

“Ehi”, mormorò Liam cingendomi i fianchi. Ero in bagno, davanti allo specchio. A cercare di sistemare i miei capelli, sconvolti quanto me. Sospirai e lo guardai dallo specchio. “Puoi venire a Londra con noi…”.

Scossi la testa. “Perché mi hai baciata prima?”.

“Perché ti amo…”.

 

 

I’VE GOT ANOTHER ONE ONE ONE ONE :)

Sono fusa, mi rendo conto, credetemi. Ma ho passato tipo tutto il week end canticchiando “Another One” di Conor Maynard che, detto tra noi, viene in Italia!! Non ho idea se i biglietti siano già finiti… e sinceramente cerco di non pensarci, vista la caviglia ingessata.

Poi? Ah, sì. Ieri spataccavo tra le news sui 1D e mi si è quasi lussata la mandibola, cosa che ha fatto ridere il mio moroso come un deficiente. Cioè ci rendiamo conto che stanno già lavorando al terzo album?? Tre album in tre anni sarebbe figo. Un po’ come i sette album di Rihanna in sette anni.

Qualcuno fermi il delirio, vi prego. Sto decisamente delirando.

Arrivando finalmente al capitolo, mi rendo conto che forse è un po’ corto e che fa schifo. Davvero, sono la prima a pensare che faccia schifo, perciò dateci dentro con le critiche, non mi offendo. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole o… fa niente, evitiamo le minacce per una volta!). Continuo a sette/dieci recensioni. Alla prossima meraviglie :) xx Fede.

 

P.S.: grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi ha messo la storia tra la seguite/preferite/ricordate. Grazie anche a chi legge e basta. Vi adoro tutte, dalla prima all’ultima. Ah, un’ultima cosa poi sparisco… abbiamo superato le 100 recensioni. GRAZIE. xx

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Capitolo 16

27 luglio 2012

Avevo pensato per tutta la settimana a quello che mi aveva detto Liam. Le sue parole mi vorticavano come impazzite nella mente. Perché ti amo… Come diavolo gli era venuto in mente?

Insomma, okay che ero innamorata sia di Zayn che di lui.

Ma non mi aspettavo che ricambiasse.

Così l’avevo evitato, per quanto possibile, tutta la settimana. Continuando a stare con loro in albergo. Ma dormendo nel letto inutilizzato di Harry. O al massimo con Louis. Evitavo anche di dormire con Niall, anche se mi aveva giurato di voler essere solo mio amico.

Ma quella notte avevo fatto un sogno alquanto rivelatore. Nel sogno, ero malata di leucemia e, per colpa del mio comportamento idiota, nessuna delle due persone che più amavo al mondo mi veniva a trovare in ospedale, nemmeno in punto di morte.

Mi ero svegliata nel cuore della notte, con le lacrime agli occhi, facendo spaventare anche Louis. “Sto bene”, avevo mentito con un mezzo sorriso. “Era solo un sogno, torna a dormire”, avevo aggiunto dandogli un bacio su una guancia e scendendo dal letto.

Poi avevo camminato in punta di piedi lungo il corridoio, per fermarmi davanti alla porta socchiusa della camera di Liam. Dormiva beato, col respiro leggero… così riuscii a entrare e a sdraiarmi accanto a lui.

“Ehi”, gli avevo sussurrato con un mezzo sorriso vedendolo aprire gli occhi.

“Veronica, che…?”.

“Baciami e basta”. Un paio di minuti ed eravamo senza vestiti. Potete immaginare il seguito, credo. Sì, credo proprio che possiate arrivarci.

 

Mi svegliai dopo un’eternità. E quando aprii gli occhi, sorrisi come una cretina vedendo la spalla nuda di Liam a un paio di centimetri dalle mie labbra. Lo guardai dormire per un paio di minuti, poi iniziai a sfiorargli il collo con due dita, attenta a non svegliarlo.

Era così bello quando dormiva che…

“Ehi, buongiorno”, mormorai quando lo vidi aprire gli occhi.

“Buongiorno”, mormorò di rimando, dandomi un bacio a fior di labbra. Non potei far altro che sorridere. Ma poi mi venne in mente la parola con la “Z”, e feci una smorfia. “Va tutto bene, piccola?”. Scossi la testa. “E’ per Zayn, vero?”.

Annuii con un mezzo sorriso.

“Mi sento come se l’avessi tradito, anche se non stiamo insieme… e considerato che la persona con cui penso di averlo tradito è il suo migliore amico…”. Lasciai la frase in sospeso, non sapendo che altro dire.

Ma come al solito, Liam capì come mi sentivo senza bisogno di troppe parole.

“La prima volta che ho fatto l’amore con Amber mi sentivo come se avessi tradito Danielle, anche se non stavamo più insieme da mesi… anche se ci eravamo lasciati perché lei mi tradiva”.

“E’ rimasta incinta, giusto? Me l’ha accennato Lou”.

Vidi Liam annuire con una smorfia. “Avrei allevato quel bambino come fosse stato mio, se fosse rimasta con me… perché la amavo da morire”, mormorò scostandomi una ciocca di capelli dal viso. “L’ho amata ogni momento, finché non ho incontrato te…”.

Gli diedi una serie di baci a fior di labbra. “Lo so, sono fantastica”, scherzai ridendo alzandomi dal letto e infilandomi una maglietta di Liam per poi legarmi i capelli. “Ti amo”, mormorai dandogli un bacio a fior di labbra e uscendo dalla camera.

Quasi schiantandomi contro Louis.

“Buongiorno”, esclamai con un sorriso a trentadue denti, facendolo ridere.

“Sembra che tu abbia fatto la tua scelta, alla fine”, mi disse abbracciandomi. Non potei far altro se non sorridere. Probabilmente avevo rovinato definitivamente la vita a Zayn, ma Liam… “Sono contento per voi, tesoro”, aggiunse dandomi un bacio sulla guancia.

Stavo andando in cucina quando, passando davanti al bagno, sentii qualcuno gemere. Allora aprii la porta ed entrai, senza pensarci, trovando Zayn accasciato sul pavimento, con una lametta sporca di sangue al suo fianco.

Cazzo.

Mi chiusi la porta alle spalle e iniziai a piangere, accasciandomi contro la porta. “Vattene”, mi sentii mormorare. Allora reagii. Oddio, era impazzito? Seriamente credeva che me ne sarei andata?

“Non vado da nessuna parte”, dissi inginocchiandomi accanto a lui e buttando la lametta nel bidone. Poi presi un asciugamano e lo bagnai nel lavandino, per poi tamponargli i polsi, premendo forte per fermare l’emorragia. “Me l’avevi promesso, Zayn…”, mormorai sfiorandogli una guancia.

“Stai con lui adesso…”.

In qualche modo annuii. “Non dovrebbe importarti con chi esco, se mi ami veramente, Zayn”. Gli presi il viso tra le mani, costringendolo a guardarmi. “Ti amo, e ti amerò sempre, dovresti saperlo…”.

“Non è la stessa cosa, bellissima”.

Chiusi gli occhi con un sospiro. Sapevo anch’io che non era la stessa cosa, ma non ci potevo fare niente, ormai. “Lo so, Zayn, ma…”. Gli medicai i polsi e gli passai una mano tra i capelli, con un mezzo sorriso. “Per favore, smettila di farti del male”, mormorai alla fine, tirandolo su e abbracciandolo, nello stesso momento in cui Niall apriva la porta del bagno.

Gli feci cenno di entrare e chiudere la porta.

“Che è…?”. Niall si bloccò vedendo le fasciature ai polsi di Zayn.

“Io e Liam stiamo insieme e evidentemente Zayn mi ha sentita sgattaiolare in camera sua stanotte… e poco fa l’ho sentito gemere e…”. Continuai ad abbracciare Zayn senza sapere che altro dire. E Niall annuì sorridendo.

Un sorriso strano a dirla tutta.

“Vado a fare colazione ragazzi, vedete di chiarirvi… non mi piacete quando litigate”, aggiunse posandomi un bacio sui capelli. “Vi voglio bene, qualsiasi cosa decidiate di fare”.

“Non c’è molto da fare”, dissi in un soffio, le labbra a un millimetro da quelle di Zayn. “Ti amo, ma amo anche lui… dammi un po’ di tempo per pensare. Se mi dovessi mancare a tal punto, lo sai che tornerò da te di corsa”.

“Lo so, amore”, mormorò dandomi un bacio a stampo.

 

“Mmm, ciao”, mi sussurrò Liam cingendomi i fianchi. Avevo accettato di vedere mia cugina per una spiegazione, quel pomeriggio. E Liam era comparso dal nulla, nello stesso Starbuck’s dove stavo aspettando Marika.

“Ciao”, mormorai di rimando voltandomi per dargli un bacio.

“Veronica”, mi sentii chiamare dopo una manciata di secondi. Allora riaprii gli occhi, e vidi mia cugina, a pochi metri da noi. “Se sei impegnata possiamo vederci un’altra volta…”, aggiunse rivolgendomi un sorriso timido.

“Tranquilla, me ne stavo andando”, mi anticipò Liam dandomi un bacio sulla fronte e dileguandosi nella folla con un sorriso. Sorrisi a mia volta, come un ebete a dirla tutta, poi tornai a guardare mia cugina.

Sul suo volto l’espressione più dispiaciuta che le avessi mai visto.

“Solo una domanda, Marika… pensavate di dirmelo?”, le chiesi passandomi una mano tra i capelli. La vidi chiudere gli occhi, e vidi una lacrima scorrere sulla sua guancia. Allora la tirai a me per un abbraccio. “Voglio solo sapere la verità”, mormorai accarezzandole la schiena.

“Simone voleva dirtelo da subito, ma io… avevo paura che l’avresti presa male”.

Alzai gli occhi al cielo. “L’ho presa peggio così, non ti sembra? Mi avete mentito per sei mesi, come dovrei sentirmi, Marika?”, le chiesi allontanandomi per guardarla negli occhi. “Sei mia cugina, e ti voglio bene… mi avete solo presa alla sprovvista”.

“Mi dispiace di averti mentito… di aver mentito a tutti”.

“Nemmeno Clà lo sapeva?”. Marika scosse la testa con espressione contrita. “Oh, allora mi sento meglio”, ironizzai, facendola sorridere. “Non ti ho nemmeno presentato Liam”, mi resi conto poi, sorridendo. “Vieni con me…”.

“Dove andiamo?”, mi chiese mia cugina, ridendo.

“A conoscere i ragazzi… consideralo il tuo regalo di compleanno”, aggiunsi prendendola sottobraccio e uscendo da Starbuck’s. Un bel regalo, anche se al suo compleanno mancavano due mesi.

Beh, meglio portarsi avanti.

 

“Sicuri che posso rimanere a dormire?”, sentii chiedere da Marika quella sera. Avevamo guardato un film, e dopo, fra le chiacchiere, si era fatto tardi. E a quella frase ero quasi scoppiata a ridere, rischiando di svegliare Liam.

Che si era addormentato a metà film, con la testa sulle mie gambe.

“Certo che puoi rimanere, Marika… il mio letto è libero”, aggiunse Harry, facendomi alzare gli occhi al cielo. “E ti dirò di più, puoi prendere una delle mie magliette per dormire”.

Mia cugina arrossì violentemente, fino a diventare quasi dello stesso colore dei suoi capelli. Allora scoppiai a ridere, non potei farne a meno. E Zayn rise con me, notando che Liam continuava a dormire.

“Dammi una mano, ti prego”, dissi a Zayn, senza riuscire a smettere di ridere.

Per tutta risposta, lui mi tese una mano e mi tirò su, facendo sbattere la testa di Liam sul divano. Pensavo si svegliasse, ma niente da fare. Continuò a dormire come se niente fosse. “Lascialo dormire lì”, mi sussurrò in un orecchio, facendomi rabbrividire.

“Non posso dormire con te, Zayn”.

Lui sorrise, inarcando poi un sopracciglio, divertito. “Non ti sto chiedendo di venire a letto con me”, mi fece notare dandomi un bacio sulla punta del naso. “Senza di te non riesco a dormire”, ammise poi, facendomi sorridere.

Mi chinai per dare un bacio al mio ragazzo, poi tesi una mano a Zayn, e lasciai che mi trascinasse in camera sua, senza riuscire a dire niente. “Le mani a posto, Malik, mi raccomando”, mormorai sfilandomi il vestito e infilando una delle sue magliette, che mi arrivava quasi al ginocchio.

 

 

Aloha meraviglie... oggi angolo autrice corto, che sto finendo il credito nella chiavetta del vicino. Non uccidetemi, vi prego :) Allora, sto lavorando agli ultimi capitoli di questa ff (sono avanti, dovremmo finire col capitolo 25 più o meno), e mi è venuta l'idea di fare una specie di sondaggio... ma dovete rispondere di getto, okay? Potete rispondermi in una recensione o mandarmi un messaggio, i quesiti sono due:

1. Maschio o femmina?

2. Vivo, morto o in coma?

Detto questo, fatemi sapere che ne pensate del capitolo in una recensione, più di dieci parole, ormai lo sapete, no? Continuo a sette/ dieci recensioni... grazie come sempre a chi legge, recensisce, mette la storia tra le tizie/caie e sempronie. Vi amo tutte dalla prima all'ultima :) Alla prossima ragazze, e a lunedì con "It's gotta be you". xx Fede.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Capitolo 17.

 

28 luglio 2012

Mi ero addormentata a distanza di sicurezza da Zayn, giuro. Lo avevo guardato dormire per un bel pezzo, finché non ero crollata anch’io, la mia mano nella sua. Ma mi svegliai in tutt’altro modo.

La stanza era ancora nella penombra quando aprii gli occhi. Doveva essere l’alba.

O magari mi sembrava di essere tanto al buio perché ero incollata al mio ex come un alcolista alla bottiglia, la testa contro il suo petto, a ripararmi dalla luce che filtrava dalle tende.

E mi resi conto che eravamo ancora mano nella mano. E che l’altra sua mano era posata sul mio fianco, stringendolo appena. Come a tenermi stretta a sé. “Ehi”, mormorai sfiorandogli una spalla con le labbra, proprio come avevo fatto con Liam la mattina prima.

Lo vidi aprire gli occhi, allora sorrisi, nonostante tutto.

“Non dovevi starmi lontano?”, scherzai alludendo alla sua mano sul mio fianco. Zayn rise, dandomi poi un bacio sulla fronte. “Hai dormito bene, almeno?”, gli chiesi mettendomi seduta e incrociando le gambe.

“Come non dormivo da una settimana e mezzo”, ammise sorridendo.

“Mi dispiace”, fu l’unica cosa che riuscii a dire, alzandomi dal letto e uscendo dalla sua camera da letto. E mi dispiaceva davvero. Mi dispiaceva che soffrisse. Nessuno meritava di soffrire. Soprattutto, nessuno meritava di soffrire per me.

In salotto quasi non scoppiai a ridere, vedendo Liam dove l’avevo lasciato la sera prima, sul divano, nella stessa identica posizione. Mi sedetti accanto alla sua testa, accarezzandogli i capelli senza fiatare. Non volevo che si svegliasse… era troppo bello guardarlo dormire.

“Ehi”, mi sentii dire in un sussurro. Non mi ero accorta della presenza di Marika, per cui quasi non mi venne un infarto quando sentii la sua voce. “Scusa, non volevo spaventarti…”, aggiunse con un sorriso timido.

“Non è bellissimo quando dorme?”, mormorai guardando Liam, che ancora dormiva. Vidi mia cugina alzare gli occhi al cielo. “Sai, a volte vorrei che Diego non fosse mai entrato nella mia vita… vorrei aver conosciuto lui, vorrei che America fosse stata sua”.

Okay, era una mezza bugia.

“E Zayn?”, mi chiese Marika, prendendomi una mano e stringendola appena.

E Zayn? Domanda intelligente. “Lo amo da morire”, mormorai cacciando le lacrime al loro posto. “Probabilmente non smetterò mai di amarlo… e sì, in realtà avrei voluto che America fosse sua…”.

Perché Zayn mi aveva cambiato la vita, che lo accettassimo o no. E sì, era il tipo di ragazzo con cui avrei potuto pensare di avere una famiglia, una figlia. Zoey Malik. Dio, quanto poteva suonare bene?

“L’avevo intuito”, mi disse Marika stringendomi la mano. “Sai, quando ho saputo che vi eravate lasciati ci sono rimasta… male. Insomma, vi ho visti in Italia, eravate inseparabili, e dolcissimi”, aggiunse facendomi sorridere. “Perché l’hai lasciato?”.

“Sono innamorata di entrambi, e non voglio perdere nessuno dei due. È tanto sbagliato?”, chiesi smettendo di accarezzare i capelli di Liam, che si svegliò all’istante, rivolgendomi un sorriso mozzafiato. Da fermare il cuore. “Buongiorno”, mormorai chinandomi per dargli un bacio a stampo.

Un bacio che doveva essere a stampo, ma che Liam riuscì a trasformare in uno dei baci migliori della mia vita. Alla lieve pressione delle sue labbra dischiusi le mie senza pensarci due volte, lasciando che la sua lingua esplorasse la mia bocca, trovando la mia.

Lo sentii sorridere, allora scoppiai a ridere, le labbra ancora sulle sue.

“Buongiorno”, mormorò con un sorriso tirandosi su, per poi salutare mia cugina con un cenno. Lei si teneva la pancia dalle risate, evidentemente non abituata al comportamento da innamorato pazzo di Liam quanto me. “Che facciamo oggi?”, mi chiese sfiorandomi una guancia con le nocche.

“Devo parlare con Alice”, mormorai con una smorfia.

“Per…?”.

“Quando voi partite per Londra io non me ne resto qui… poco ma sicuro”, gli dissi ridendo. “E le opzioni non sono poi molte: o io e lei facciamo pace e finiamo l’estate qui, o me ne torno in Italia e lei vi segue a Londra…”.

“O tu vieni a Londra con me”, mi interruppe Liam con un sorriso.

Senza distogliere il contatto con i miei occhi.

Lo ammetto, ci avevo pensato. A lungo. Ed ero giunta alla conclusione che, nonostante in quel momento stessi con Liam, ero ancora profondamente confusa. Soprattutto dopo essermi svegliata incollata a Zayn, che amavo ancora da impazzire.

Ci avevo pensato. Ma non ero arrivata da nessuna parte.

“Non lo so, Liam…”, mormorai, intristita. Se non li avessi seguiti a Londra, non avrei visto Liam per mesi. E non avrei visto Zayn. “Posso pensarci? Magari prima ne parlo con Alice…”.

“Certo, piccola, nessun problema”, mi disse Liam posandomi un bacio sulla punta del naso. Nello stesso istante in cui Zayn compariva in salotto, chiedendomi con gli occhi se stessi bene.

Scossi impercettibilmente la testa, e lui indicò Liam, come a chiedermi se fosse colpa sua. Alzai gli occhi al cielo, e lo vidi sorridere appena. Odiava quando alzavo gli occhi al cielo. Mi aveva sempre detto che ero eccitante quando lo facevo…

Scacciai il pensiero con un mezzo sorriso e tornai a guardare Liam, che mi guardava… strano. Allora mi resi conto che probabilmente aveva notato lo scambio di sguardi col suo migliore amico. Ma non me ne vergognai, in fondo non mi importava un fico secco di cosa ne pensasse.

Non in quel momento.

 

Frugai nella borsa alla ricerca delle chiavi dell’appartamento che dividevo con Alice. Ma avevo il finimondo in quella borsa, così fui costretta, mio malgrado, a suonare il campanello, sperando che Alice fosse a casa…

“Arrivo!”, sentii urlare dall’interno, quando stavo per suonare di nuovo.

“Ciao”, mormorai quando mi trovai davanti la mia migliore amica. E in un secondo rividi la ragazzina bionda che avevo conosciuto una vita prima. La ragazzina che con uno sguardo avevo capito sarebbe diventata la mia migliore amica, che mi aveva sopportata tutti quegli anni, che mi aveva avvertita su Diego… “Posso?”.

“E’ anche casa tua, no?”.

Sorrisi appena e entrai, posando la borsa sul tavolino accanto alla porta e sedendomi sul divano, cercando di restare calma. “Mi dispiace per l’altro giorno”, mormorai mentre anche lei si sedeva, di fronte a me.

“Avrei dovuto dirti di Zayn, Veronica… sapevo quanto tieni a lui, e ti ho nascosto lo stesso che lui aveva ripreso a tagliarsi, dispiace più a me, credimi…”, aggiunse prendendomi una mano a stringendola appena. “Immagino che ti abbiano detto di Londra”, mi disse poi dopo una manciata di secondi.

“E immagino che tu vada con Harry”, ribattei ridendo.

Alice si unì alla mia risata, ma poi scosse la testa, sorprendendomi. Alt, non sarebbe andata con Harry? “Gli ho detto che ci avrei pensato, ma… tu vieni prima di Harry Styles, anche se lo amo da impazzire”, aggiunse con un sorriso. Ma ancora non capivo. “Sono venuta a New York per stare con te, tutto qui…”.

“Sicura che con Harry vada tutto bene?”.

Vidi la mia migliore amica chiudere gli occhi, ma li aprì dopo un attimo, annuendo. “Tutto a posto… è solo che mi sono resa conto che forse abbiamo corso, troppo”, aggiunse passandosi una mano tra i capelli. “Quindi, io resto qui, ma se vuoi andare con Liam, o con Zayn…”.

Risi, scuotendo la testa.

Per questo la adoravo. Capiva cosa stessi pensando solo guardandomi negli occhi. Era eccezionale. Quasi come lo era Liam, ma Alice era diversa. Ormai ci conoscevamo da una vita, non avevamo segreti… e come io avevo capito che c’era qualcosa che non andava con Harry, lei aveva capito tutto.

Anche il mio strano rapporto con Zayn.

“Più che altro ero indecisa se rimanere o tornare a casa…”, ammisi. Alice mi guardo interrogativa. “Lo so che tra New York e Roma sceglierei New York, fino alla morte, ma… non avrei mai pensato di poterlo dire, ma mi manca Jason”.

“Anche a me manca tuo fratello”, scherzò Alice, una mano sul cuore.

Risi, alzandomi per abbracciarla. “Mi sei mancata”.

“Anche tu, tesoro”.

 

 

AIEAH! Ce l'ho fatta... premetto che questo è più che altro un cosiddetto capitolo di passaggio, e che fa abbastanza schifo a pensarci bene. Okay, che dire?? Ho appena messo l'epilogo dell'altra long quindi sono decisamente triste, capitemi. E sinceramente non c'è troppo da dire... fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole, vi supplico (: ), vi lascio pieno potere. Continuo a sette/dieci recensioni, come sempre. Alla prossima meraviglie. xx Fede.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***



 

Capitolo 18.
 

1 agosto 2012
 

Ormai l’aeroporto JFK di New York era diventato la mia seconda casa, ammettiamolo. Ero arrivata lì a metà giugno, poi avevo preso l’aereo per Londra con Zayn. L’aereo per Roma, sempre con Zayn. E ora stavo guardando il mio ragazzo e il mio ex con le lacrime agli occhi.
Aspettando con loro l’aereo che li avrebbe riportati a casa.
Aereo che però stavolta io non avrei preso. Lanciai un’occhiata alla mia valigia, di fianco a quella di Alice, entrambe col tagliando per Roma. Cercando di mantenere la calma il più possibile, senza troppo successo. Finché non sentii quella maledetta voce registrata.
Il volo per Londra è in partenza, si pregano i signori passeggeri di recarsi all’imbarco. Sbuffai e chiusi gli occhi, ignorando una lacrima, che non ero riuscita a fermare. E quando finalmente mi decisi a riaprirli mi ritrovai immersa in quelli ambrati di Zayn.
“Ehi”, mormorai con un sospiro.
“Ehi”, mormorò di rimando abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio, una mano tra i suoi capelli, come a trattenerlo lì con me. Come a chiedergli in silenzio di non partire. O di venire con me, addirittura. “Fai ancora in tempo a salire sul nostro volo, lo sai, vero?”.
“Vale anche per te”.
“Amore, lo sai che verrei con te, ma…”. Annuii. Tornava a Londra per lavoro, non perché ci volesse andare. Non riuscii nemmeno a protestare alla parola amore. Volevo dirgli che non doveva più chiamarmi in quel modo, davvero. Che ormai stavo con Liam. Ma non riuscii a parlare.
“Magari vengo a trovarvi, un paio di giorni”, esalai alla fine, iniziando a piangere.
“Non piangere”, mormorò Zayn prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le lacrime. “Non ho intenzione di dimenticarmi di te, se è di questo che hai paura”, aggiunse dandomi un bacio sulla fronte. Annuii appena, era proprio quella la mia paura più grande.
“Okay, ora mi calmo e saluto tutti con un sorriso”.
Zayn rise e mi strinse una mano, intrecciando le nostre dita.
E stranamente riuscii a salutare tutti evitando di scoppiare di nuovo in lacrime. Salutai Louis e Eleonor addirittura ridendo. Abbracciai Niall, come me senza parole, ma non per la stessa ragione. Lui e Amy erano in crisi, mannaggia a lei… Quasi non stritolai Harry.
E davanti a Liam riuscii a sorridere. Per davvero stavolta. Non so nemmeno io come, ma riuscii a tirare fuori un sorriso convincente. Abbastanza vero da convincere persino me stessa.
“Immagino che nemmeno Zayn ti abbia fatto cambiare idea”, mi disse il mio ragazzo abbracciandomi e tenendomi stretta a sé. Scossi la testa. “Vengo a trovarti il prossimo week end, o quello dopo…”.
“Dipende da Paul, lo so”, lo interruppi posando le labbra contro il suo collo.
Il volo per Londra è in partenza, si pregano i signori passeggeri di recarsi all’imbarco. Alzai gli occhi al cielo, evitando di sbuffare, ma Liam sorrise ugualmente, alla mia reazione. “Devo andare”, mormorò poi, dandomi un bacio a stampo.
“Ti amo”, mormorai, guardandolo allontanarsi.
Non ricevetti risposta. Solo un sorriso.
Nessuna risposta. Non da Liam almeno.
“Ti amo anch’io”, mormorò Zayn sfiorandomi le dita con le sue e superandomi con un mezzo sorriso. Non uno sguardo, non un bacio (ovviamente), niente di niente. Solo quel minuscolo contatto e quelle tre paroline.
Tre parole che fin dalla prima volta che erano uscite dalle sue labbra, mi avevano cambiata. Peccato che me ne resi conto solo in quel momento. Troppo tardi. Come al solito.
 

 

6 agosto 2012

Stavo passeggiando con Alice per il campus dell’università La Sapienza. Con tutta la calma di questo mondo. In quei giorni avevo fatto le cose più normali del mondo, con la mia migliore amica. Stavamo scegliendo il corso di studi per il primo anno di università, come tutti i neo-diplomati.
Niente ex ragazzi malati di mente.
Niente genitori iperprotettivi, per una volta.
Niente One Direction.
E forse delle tre era l’unica cosa che mi mancava, a Roma. Mi mancava Liam, più di quanto avrei mai potuto immaginare. Mi mancavano i sorrisi di Niall, le battutine idiote di Louis. Mi mancava persino Harry, nonostante in fondo non avessi un gran rapporto con lui.
Inutile dire che mi mancava Zayn.
“Lettere o Storia dell’arte?”, mi chiese Alice, strappandomi ai miei pensieri. Avevo tra le mani i programmi del primo anno di una decina di corsi di studi. Ma alla fine scelte si riducevano a due. Lettere e Storia dell’arte, appunto.
“Medicina o Giurisprudenza?”, ribattei ridendo indicando la copia gratuita del codice civile che teneva tra le mani. Lei alzò gli occhi al cielo. “Lettere, credo”, dissi poi, notando la sua occhiata insistente. “Sai che ho sempre voluto insegnare letteratura…”.
Alice rise. “Sì, e sei decisamente più brava della professoressa Contini”.
Sorrisi. Ricordavo perfettamente tutte le ripetizioni che le avevo dovuto dare durante l’ultimo anno di liceo. E tutto solo perché secondo lei la nostra insegnante non era in grado di spiegare Leopardi senza farla crollare dal sonno. “Quanto ci hai messo a capire il pessimismo grazie a me?”.
“Due ore… direi che è la facoltà giusta per te”.
Sorrisi, dandole una spinta, che quasi la fece cadere per terra. Allora scoppiai a ridere. Ma mi bloccai vedendo… Diego. Beh, giusto, eravamo a Roma. Era probabile che lo incontrassi in giro. Soprattutto in facoltà, visto che era al secondo anno di Economia.
Niente ex ragazzi malati di mente. Ho parlato troppo presto.
“Toh, guarda un po’ chi si vede”.
Lo ignorai, stringendo di più la mano della mia migliore amica. “Sei ancora deciso a rovinarmi la vita, immagino”, borbottai accelerando il passo. Ma nello stesso tempo maledicendo le scarpe che indossavo. Diego rise, raggiungendoci e tirandomi per un braccio.
“Dove l’hai lasciato il terrorista?”.
Mi irrigidii, strattonandolo. “Lasciami”, sibilai, mentre Alice andava letteralmente nel panico. “Diego, lasciami”, ripetei, mentre mi stringeva più forte il polso. Facendomi male. “Mi fai male…”.
Lui rise, ma non mi lasciò il polso di un millimetro. Sussultai quando lo vidi afferrare anche Alice, che fece una smorfia, ma non fiatò. “Ora fate finta di essere felici di vedermi e mi seguite, senza fiatare…”, aggiunse tirandoci per i polsi. Deglutii, faceva sul serio, ne ero quasi certa.
“Dove andiamo?”, mi azzardai a chiedere una volta in macchina.
Mi accorsi appena dello schiaffo che mi fece voltare la testa. Chiusi gli occhi, ma lasciai perdere le lacrime. Con Diego non servivano a niente. Strinsi una mano alla mia migliore amica, mentre Diego metteva in moto, nel più completo silenzio.
Strinsi ancora la mano di Alice, facendole aprire gli occhi e costringendola a guardarmi. Lei era dietro Diego, non si sarebbe curato di lei più di tanto. Manda un messaggio a Harry, mimai con le labbra. Lei scosse la testa, impaurita, allora tirai fuori il telefono e lo nascosi dietro la borsa, in modo che Diego non mi vedesse.
Feci il numero di Zayn a memoria, continuando a guardare il mio ex, che mi fissava in tralice dallo specchietto retrovisore. “Dove ci stai portando?”, chiesi di nuovo, notando che Zayn aveva risposto al telefono.
Grazie a Dio.
“Stai zitta PUTTANA!”, mi urlò Diego. Allora feci scivolare il cellulare verso Alice, che chiuse la telefonata e iniziò a digitare un messaggio, concentrata come non mai. “Devi stare zitta! Ti ho tirato fuori dalla merda in cui ti trovavi, dovresti solo ringraziarmi…”.
Stava urlando come non gli avevo mai sentito fare.
E dopo tanto tempo ebbi paura.
 
Mi svegliai dopo un’eternità, per il rumore degli pneumatici che stridevano sulla ghiaia. Ghiaia? Aprii gli occhi e vidi Alice, più spaventata che mai, che tremava. “Ehi”, le sussurrai stringendola a me. “Andrà tutto bene, te lo prometto”, mormorai ancora, mentre Diego parcheggiava.
“Zitte, puttane!”.
Sbuffai. “Dovresti ampliare il tuo lessico, Diego. Esistono diversi sinonimi della parola “puttana””, gli feci notare mentre apriva la portiera dalla parte di Alice e ci tirava fuori di forza, per poi darmi uno schiaffo tanto forte da farmi cadere a terra con un gemito. Tanto forte da farmi sanguinare una guancia.
“Devi stare zitta, mi hai capito?”.
Annuii, mentre mi tirava su con uno strattone, facendomi gemere.
Finché mi accorsi di dove fossimo. Nella villa in campagna dei nonni di Diego, dove avevamo passato le vacanze estive anche l’anno prima. Dove mi aveva portata per anni per le vacanze di Natale, una meravigliosa villa nella campagna romana. Dove i cellulari non prendevano.
Perfetto.
Mi lasciai trascinare di forza nel casale, senza riuscire più a dire niente, mentre Alice scoppiava in lacrime, senza ritegno. “Lasciala andare”, mormorai indicando la mia amica. Diego rise. “Avevi detto di voler rovinare la vita a me, non alle persone che amo…”.
“E dovrei lasciarla andare? Così che corra a chiamare il terrorista?”.
“Non stiamo più insieme”, confessai, guardando il pavimento sul quale ci aveva buttate senza troppa cortesia. Lo sentii ridere di gusto, allora mi azzardai a guardarlo. “Ma io e Liam stiamo insieme, non tornerò mai più a essere tua”. Anche perché a pensarci bene io non ero mai stata sua. Non ero proprietà di nessuno.
Mi aspettavo uno schiaffo, ma Diego era passato direttamente ai calci nello stomaco. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo. A qualche anno prima, prima che rimanessi incinta. Quando si ubriacava e mi picchiava, anche in mezzo alla strada, senza che nessuno si fermasse a soccorrermi.
Era la stessa identica situazione.
Solo che stavolta c’era Alice, che mi guardava, in lacrime. Senza poter fare niente.
 
Dovevo essere svenuta, perché quando riaprii gli occhi ero tra le braccia di Alice, ed era buio. Di Diego nessuna traccia. Fortunatamente. “Ali”, la chiamai in un soffio. Lei tirò un sospiro di sollievo e mi abbracciò più forte, facendomi gemere. “Le costole…”, protestai.
“Scusami”, mormorò lei accarezzandomi i capelli. “Ti è arrivato un messaggio di Liam, un’oretta fa”. Alt, il cellulare prendeva? Guardai Alice nella penombra, illuminandomi. “Ha scritto che avrebbero preso il primo volo, andando anche contro Paul, se necessario”, aggiunse con l’ombra di un sorriso. “Spero solo che arrivino prima che ti uccida…”.
“Ti ha fatto del male?”, le chiesi, ignorando quello che mi aveva appena detto.
Lei scosse la testa. “Vuole ucciderti, Veronica”.
Stavo per risponderle, ma venni interrotta dal vibrare di un telefono, che Alice tirò fuori da sotto il vestito, per poi portarselo all’orecchio con un sospiro di sollievo. “Non so dove siamo, Harry… me l’hai chiesto anche prima, porco carciofo!”.
Le presi il telefono di mano. “Harry, siamo nella campagna romana… sì, fuori Roma. È una villa abbandonata, circondata dai campi di girasole… mio fratello sa dov’è”, aggiunsi in fretta. Avevo il terrore che Diego comparisse dal nulla e mi scoprisse.
Che mi togliesse il telefono e che mi picchiasse. Di nuovo.
“Stiamo salendo adesso su un taxi, Veronica… arriviamo”, mi disse Harry. Sembrava preoccupato, parecchio. Per Alice soprattutto, ma in qualche modo sembrava in pensiero anche per me. “Vuoi che ti passi…?”.
“Zayn”, mormorai, lasciando scendere una lacrima.
“Stai bene?”, mi sentii chiedere dopo un attimo. Chiusi gli occhi, cercando di non singhiozzare. “Piccola, stiamo arrivando. Abbiamo chiamato anche la polizia… dacci un’ora al massimo e sono da te, okay?”. Annuii, tra le lacrime.
“Ti amo”, mormorai in un soffio.
“Ehi, avrai tutto il tempo per dirmelo dopo, bellissima”. Ma non feci in tempo a chiedermi se ci fosse anche Liam, o a sentire altro, che mi arrivò uno schiaffo in pieno viso. E finii spalmata sul pavimento impolverato, con le urla di Alice nelle orecchie.
 
POV ZAYN.
“Ti amo”, la sentii mormorare tra i singhiozzi.
Guardai Liam, che era preoccupato almeno quanto me. Non di più, era impossibile. Decisamente. “Ehi, avrai tutto il tempo per dirmelo dopo, bellissima”. Vidi il mio migliore amico chiudere gli occhi. Stavo per dirle che la amavo anch’io… non mi importava che ci fosse Liam ad ascoltare… ma sentii un tonfo.
E cadde la linea.
“Che è successo?”, mi chiese Liam, passandosi una mano tra i capelli mentre il taxi parcheggiava sotto casa di Veronica. Scossi la testa come a scacciare un pensiero orribile. Il pensiero che le stesse facendo del male.
Che le avrebbe fatto del male fino ad ucciderla.
Ma a Liam non lo dissi. “E’ caduta la linea”, mormorai scendendo dall’auto a correndo al campanello. Una manciata di secondi e mi ritrovai di fronte Jason, con l’espressione più preoccupata del pianeta sul viso. “Dimmi che sai dov’è la villa dei nonni di Diego, ti prego…”.
“Hai sentito mia sorella?”, mi chiese speranzoso.
Annuii impercettibilmente. “Diego le tiene chiuse nella villa dei nonni… sono riuscito a parlarle per un secondo, ma è caduta la linea. Penso che l’abbia picchiata”, aggiunsi facendo cenno a Liam e Harry di scendere dal taxi, visto che Jason stava salendo sulla sua auto.
“Se la tocca di nuovo, gli apro il culo in due”, disse Jason mettendo in moto mentre io e i ragazzi salivamo in macchina. “Giuro che lo violento… deve provare quello che ha provato lei…”.
Aveva le lacrime agli occhi, Jason.
Ma in qualche modo la sua minaccia riuscì a farmi sorridere. “La troveremo, okay?”, gli dissi posando la mano sulla sua, sulla leva del cambio. Mi rivolse un mezzo sorriso e tornò a guardare la strada, senza dire altro.
Meno di un’ora dopo Jason guidava rasente a un campo di girasoli, segno che dovevamo essere vicini, secondo le indicazioni di Veronica. Eravamo ancora lontani, ma si riusciva a vedere una villa, completamente al buio.
“Sicuro che sia qui?”, chiese Liam, anticipandomi.
“Sicurissimo”, mormorò Jason spegnendo i fari dell’auto. “Abbiamo passato delle belle vacanze qui… credevo ancora al fatto che Veronica cadesse dalle scale, o sbattesse contro i mobili…”.
“L’hai beccato a picchiarla, vero?”, gli chiesi guardando fuori dal finestrino. Jason annuì, ma lo notai appena. A distanza dalla villa c’erano diverse macchine della polizia, fari e motori spenti. “C’è la polizia”, feci notare agli altri con un sospiro di sollievo.
Un paio di minuti e stavamo parcheggiando accanto alle altre auto.
Qualche altro istante e vedemmo Diego uscire dalla villa, tenuto fermo da due poliziotti. E rideva. “Sono arrivati i soccorsi!”, gridò ridendo indicandoci. “Vuoi che te lo metta in culo, Jason?”. Rise di gusto, mentre i poliziotti lo spingevano verso una delle loro auto.
“Perché non escono?”, sentii chiedere da Jason a uno delle forze dell’ordine.
“Stiamo aspettando gli artificieri, le ha legate a una bomba…”.
 
POV VERONICA.
Avevano appena portato via Diego, quando mi azzardai a guardare Alice, che parlava con uno dei poliziotti, in lacrime. “Voglio Harry…”, la sentii dire in un soffio. E dopo la vidi toccarsi la pancia con una smorfia… allora mi si accese una lampadina. “Harry…”.
“Sei incinta, Ali?”, le chiesi, facendo voltare una decina di poliziotti, che ci giravano intorno, cercando di capire come disinnescare la bomba. Li ignorai, vedendo la mia migliore amica posare gli occhi nei miei.
“Ora abbiamo un’altra cosa in comune…”. Chiusi gli occhi.  “L’ho appena perso”.
Avrei voluto alzarmi e correre verso di lei per abbracciarla. Ma non potevo. Ero legata, a una bomba. E se mi fossi mossa, anche solo di un millimetro, saremmo saltati tutti in aria.
“Tesoro… è colpa mia”, mormorai allungando una mano verso di lei.
Lei riuscì a prenderla e a stringerla appena, scuotendo la testa. “Non è mai stata colpa tua… è Diego, è lui quello malato di mente. Tu sei la migliore amica che tutti vorrebbero, la ragazza che ha fatto innamorare perdutamente di sé due dei One Direction…”.
In qualche modo riuscii a ridere, come per smorzare la tensione.
E dopo una manciata di secondi vidi due sagome familiare entrare dall’ingresso, scortate da due poliziotti. Harry corse verso la mia migliore amica. Piangendo senza ritegno. E non dissi una parola quando Zayn si inginocchiò davanti a me, posandomi le labbra sulla fronte.
Riuscii solo a scoppiare in lacrime.



I'm back patate!!!
Lo so, sono in un ritardo tipo pazzesco. Me ne rendo conto.
Ma ho avuto un da fare terribile.
In più sono alquanto sclerata e ho le mie cose.
Perdonate la pazzia di questo spazio autrice, vi supplico.
Okay, comunque. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Più di dieci parole o vi distruggo (sono gli ormoni, scusate).
Ah, e scusate il dramma, ma almeno Diego è fuori dai coglioni.
Vado a deprimermi in un angolino. Alla prossima meraviglie.
xx Fede.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


Capitolo 19

7 agosto 2012

 


Quella mattina mi svegliai in ospedale, seduta su una poltrona, in braccio a Zayn, nella stanza d’ospedale di Alice. Mentre Harry era seduto su una sedia, addormentato, con una delle mani di Alice tra le sue. Mi alzai e uscii dalla stanza in punta di piedi, attenta a non fare rumore. E quasi non saltai addosso a mio fratello.
“Come stai?”, mi chiese stringendomi a sé.
“Sono stata meglio”, mormorai alludendo alla fasciatura al busto che mi portavo dietro. Perché con quel calcio Diego mi aveva incrinato tre costole. “Sia fisicamente che emotivamente”, specificai con un accenno di sorriso.
“Sei ancora confusa su… quei due?”.
Risi a bassa voce. “Devo parlare con Liam”, confessai continuando ad abbracciare mio fratello. “Anzi, dovrei dire a entrambi che ho bisogno di stare da sola… anche se farà star male tutti. Anche se mi odieranno per il resto della vita. Se Zayn ricomincerà a tagliarsi però…”.
“Non te lo perdoneresti, giusto? Ti conosco, piccola. E so che arriverai a una soluzione, prima o poi”, aggiunse dandomi un bacio sui capelli. “Ah, è stato Liam a insistere perché entrasse Zayn nella villa, ieri… pensavo dovessi saperlo”.
Aprii la bocca come per dire qualcosa, ma ne uscì solo aria.
“Dimmi che non è partito, ti prego”, mormorai. Dovevo parlargli. Immediatamente.
“Vorrei potertelo dire, sorellina… ma è partito per Londra un paio d’ore fa. E sembrava sconvolto quando ti ha vista spalmata sul suo migliore amico, credimi”, aggiunse stringendomi una mano per impedirmi di scappare.
“Ti ha detto qualcosa?”.
“Se ami qualcuno devi lasciarlo andare”, mi disse Jason passandosi una mano tra i capelli. “Ha detto di dirti anche che hai scelto Zayn dal primo istante… che non c’era bisogno di tutto questo. E che comunque ti amerà sempre”.
Scivolai contro il muro e mi sedetti a terra, gli occhi chiusi.
Se ami qualcuno devi lasciarlo andare.
Poi reagii. E tirai fuori il cellulare. Anche se erano le nove del mattino. E quindi a Londra erano le otto. Non mi importava di niente. Avrei voluto che finisse in un altro modo, ma hai deciso tutto tu. Come al solito., scrissi con le lacrime agli occhi. La risposta non tardò ad arrivare, e quasi non mi venne voglia di sbattere la testa contro il muro fino a farla finita.
Ti amo, bellissima. Ma è anche ovvio quanto tu sia innamorata di Zayn… non te ne faccio una colpa, come potrei? Ti amo troppo per incolparti di qualcosa. Sappi che ci sarò sempre, in qualunque modo vorrai. Anche solo come migliore amico, se necessario. Liam.
Grazie, Payne. Ti voglio bene., fu l’unica cosa che trovai il coraggio di scrivere.
Un bene assurdo, immagino.
Scoppiai a ridere, incurante delle infermiere nel corridoio semi deserto dell’ospedale. Ma Liam aveva ragione. Insomma, avevamo condiviso… tutto. Ma in fondo in fondo sapevo di volergli solo bene.
Un bene assurdo, come aveva detto lui, ma restava comunque il fatto che gli volessi solo bene. Mi ero convinta di amarlo, in qualche modo, ma la verità era che l’unica persona che avevo amato quell’estate… ce l’avevo sotto il naso. Gli avevo detto “ti amo” un’infinità di volte in meno di un mese.
E lo pensavo davvero. L’avevo pensato ogni singola volta.
Lo amavo da quando avevo posato la testa sulla sua spalla, in limousine. Quando mi aveva portata sul ponte di Brooklyn e mi aveva raccontato di Perrie. Quando mi aveva detto di tagliarsi. Quando ci eravamo baciati la prima volta… o ancora, a Londra, quando gli avevo detto del mio passato.
Quando gli avevo detto di amarlo.
E lui mi aveva risposto che provava la stessa, identica, cosa.
O ancora… oh, basta,
Tesi una mano a Jason, che mi aiutò a tirarmi su con un sorriso, per poi abbracciarmi. “Ho sempre detto che saresti arrivata a una soluzione”, mi fece notare dandomi un bacio sulla fronte. Mentre sorridevo come una cretina. “Ah, e ho sempre tifato per Zayn…”, aggiunse facendomi ridere. “Vai da lui”, disse poi spingendomi verso la stanza di Alice.
Aprii la porta quanto bastava per infilare dentro la testa, e mi accorsi che Zayn era ancora addormentato. Un angioletto. Allora entrai in punta di piedi e mi sedetti sulla sua ginocchia, il più delicatamente possibile.
Lo vidi aprire gli occhi, allora gli posai due dita sulle labbra.
“Ti devo parlare”, mormorai in un soffio. Non volevo svegliare Alice. Ne aveva passate abbastanza il giorno prima. Meritava di dormire per un’eternità. E Harry con lei. “Da soli”, aggiunsi con un sorriso indicando Ali e Harry con la testa.
“Che è successo mentre dormivo? Sembri diversa…”.
Gli presi il viso tra le mani e gli diedi un bacio, come se quel semplice contatto potesse spiegare tutto. “Sono diversa dal primo momento in cui ti ho visto, dal primo bacio che ci siamo dati, dalla prima volta in cui abbiamo fatto l’amore…”, mormorai, le labbra praticamente sulle sue.
Ci separavano si e no un paio di millimetri.
“Ma, Liam…”.
Scossi la testa con un sorriso. “Non è mai stato Liam, amore… sei sempre stato tu”, mormorai continuando a sorridere, come non sorridevo da un sacco. Da troppo forse. Non ricordavo nemmeno quand’era stata l’ultima volta che avevo sorriso così con lui.
Vidi Zayn sorridere, ma sembrava incredulo alle mie parole. Come se non mi credesse più. “Sei sicura stavolta? Non è che tornerai da Liam non appena sentirai il bisogno di…”.
Gli chiusi la bocca con un bacio.
“Mai stata tanto sicura in tutta la mia vita… voglio te. Ho sempre voluto te. Solo e soltanto te, sempre”, aggiunsi guardandolo dritto negli occhi dorati. Occhi che mi avevano fatta innamorare di lui in un istante.
Solo che me ne ero accorta un po’ tardi.
Vidi gli occhi di Zayn farsi lucidi, e dopo un attimo un sorriso sbucare sul suo volto. “Non stai scherzando”. Scossi la testa, passandomi una mano tra i capelli con l’accenno di un sorriso sulle labbra. “Sei davvero innamorata di me? Dimmi che non me lo sono immaginato…”.
“E’ tutto vero, Zayn. Ti amo”.
Un attimo e mi aveva presa in braccio, facendomi quasi scoppiare a ridere, ma premendo le labbra sulle mie in modo che non svegliassimo i due addormentati. Gli cinsi la vita con le gambe, senza smettere di sorridere.
“Andiamo via di qui”, mormorò baciandomi il collo. Annuii, passandogli una mano tra i capelli. Gesto che aveva sempre odiato, secondo Liam e gli altri, ma che fatto da me era tutta un’altra storia. “Ah, quasi dimenticavo… ti amo”, mi disse poi, unendo le sue labbra alle mie.
E non riuscii a trattenere un sorriso.
 

8 agosto 2012
 


Avete presente quelle mattine in cui vi svegliate col sorriso sulle labbra senza un motivo preciso, tra le braccia dell’amore della vostra vita? Quella era una di quelle mattine. Solo che avrei voluto essere svegliata dalla voce di Zayn, invece…
“Veronica! È tardissimo! Hai l’incontro col consulente scolastico…”. Vi prego, qualcuno mi faccia arrivare del buon esplosivo dal Pakistan. Voglio far esplodere mia madre. Ora. “Veronica?”.
“Sì, mamma… sono sveglia”, borbottai affondando la testa nel collo di Zayn.
Ecco, mia madre riusciva a rovinare un perfetto risveglio romantico. In una mattina in cui mi sveglio col sorriso sulle labbra, dopo il sesso migliore del mondo, mia madre riesce a rovinare tutto urlando.
Qualcuno la faccia vedere da un medico. È più lunatica di me, a volte.
“Ehi”, mi sentii mormorare dopo una manciata di secondi, mentre la sua mano mi accarezzava la schiena nuda. “Buongiorno”, aggiunse, in italiano. Risi, sollevandomi per dargli un bacio. “Dormito bene?”.
Inarcai un sopracciglio sorridendo. “Perché, abbiamo dormito?”, scherzai dandogli una serie di baci a fior di labbra. Per tutta risposta, non so come, mi ritrovai a stare sotto, con Zayn che mi faceva il solletico. “B-basta!”, balbettai senza riuscire a smettere di ridere.
“Sei bellissima quando ridi”, mi disse Zayn, facendomi sorridere.
“Mi è mancato sentirtelo dire”, ammisi tirandomi su. Senza lenzuolo a coprirmi. Non mi importava. Non più. Zayn inarcò un sopracciglio. “Non mi da più fastidio vedermi nuda, non come prima almeno…”, ammisi, facendolo ridere. “Mi hai guarita, grazie”.
“Anche tu mi hai guarito”, mormorò baciandomi una spalla, per poi salire verso il collo. Rabbrividii con un sorriso. L’avrei lasciato fare, se non fosse stato tanto tardi. E non avessi dovuto guidare fino al campus. “Hai intenzione di fermarmi?”, mormorò ancora, sfiorandomi dalla gola all’ombelico, e ritorno.
Chiusi gli occhi con un sorriso.
“Vorrei non doverlo fare”, mormorai prendendogli la mano e intrecciando le nostre dita. “Ma come ha detto mia madre con la sua adorabile vocina, ho il colloquio col consulente dell’università…”, aggiunsi dandogli una serie di baci a fior di labbra. Al suo sorriso lascivo quasi non scoppiai a ridere. “Devo andare”.
“E io cosa dovrei fare tutta la mattina?”, protestò mentre mi alzavo e infilavo la biancheria intima pulita. Gli feci cenno di allacciarmi il reggiseno, senza dire una parola. E in un attimo le sue dita erano sulla mia schiena, e le sue labbra sul mio collo.
“Puoi fare un giro con Jason… oppure tornare a Londra”.
“Jason?”, chiamò il mio ragazzo, facendomi ridere.
“Grazie”, mormorai a fior di labbra, per poi vestirmi e uscire di casa alla velocità della luce. E quasi scoppiai a ridere quando vidi mia cugina Claudia seduta sul cofano della sua auto, in fondo al mio vialetto. “Beh?”.
“Mi ha detto tua madre che non ti svegliavi… con la mia auto facciamo prima”.
 
Dopo due ore di colloquio ero finalmente riuscita a scegliere il mio corso di laurea. Lettere, come avevo già deciso da tempo. D’accordo con mia madre, Alice e più o meno la metà dei miei professori del liceo.
Ero ufficialmente una matricola.
Evviva!
Okay, non esaltiamoci troppo. Ma saltellare come una deficiente fino all’auto di Claudia potevo farlo, no? Mia cugina scoppiò a ridere, tenendosi la pancia, allora risi con lei, per poi salire in macchina.
“Tutto come previsto?”.
Annuii. “Ho l’esame d’ingresso il… 30 agosto”, borbottai passandomi una mano tra i capelli. Sbuffai. Il 29 era il compleanno di Liam, e se volevo essere in Italia per l’esame sarei dovuta partire la mattina all’alba. “Porca carota…”.
“Non hai intenzione di perderti il compleanno di Liam, immagino”.
“Immagini bene”, dissi con un sorriso. “Gli ho fatto del male abbastanza, se mancassi al suo compleanno non me lo perdonerebbe mai”, aggiunsi posando la testa contro lo schienale.
Ma di certo non mi aspettavo la domanda di mia cugina.
“Posso venire con te e Alice?”, mi chiese lanciandomi un’occhiata. Ma, aspettate un attimo, mia cugina non arrossisce. Risi, alzando gli occhi al cielo. “Beh, che c’è? Ho conosciuto solo Malik…”.
“Ti piace Liam?”. Scoppiai a ridere, non potei farne a meno.
“Che hai da ridere? Anche a te piace…”.
Annuii. “Touché”, mormorai senza smettere di sorridere. Ma mi faceva comunque strano che a mia cugina piacesse proprio Liam. “Tranquilla, non mi da fastidio”, le dissi poi, notando la sua occhiata.
“Sicura?”.
Sbuffai, lanciandole un’occhiataccia. “Sicurissima, Clà. È il mio migliore amico”, aggiunsi, zittendola. E dopo un attimo la vidi sorridere, come soddisfatta dalla mia risposta. “Oh, smettila…”, aggiunsi ridendo.
Claudia rise con me, parcheggiando davanti a casa mia. “Nessun problema se ci volessi provare quindi?”. Scossi la testa con un sorriso, scendendo dall’auto e entrando in casa senza dire una parola, e quasi saltando addosso a Zayn, sul divano.
“Allora?”.
Gli diedi un bacio sulle labbra. “Facoltà scelta… c’è solo un piccolissimo problema”. Mi bloccai vedendo la sua espressione, sopracciglio inarcato incluso. “Ho l’esame d’ingresso il 30 agosto, il giorno dopo il compleanno di Liam”, gli feci notare con una smorfia.
“E…?”, mormorò Zayn accarezzandomi i capelli.
“Non posso perdermi il suo compleanno”.
“Lo so, bellissima. Troveremo una soluzione, vedrai”, mormorò baciandomi una tempia. Lo sapeva, e avrebbe sempre saputo che in qualche modo, anche se lui era l’amore della mia vita, Liam non sarebbe mai stato solo il migliore amico.
Migliore amico, sì. Ma anche di più. Qualcosa come la seconda scelta che però in fondo avevo amato davvero. Qualcosa come il migliore amico di cui avrei sempre avuto bisogno. E Zayn lo sapeva.
Beh, anche per questo lo amavo da impazzire, no?


Nota autrice:
Premetto che non avevo nemmeno voglia di scrivere qui sotto oggi...
Infatti, io detto e il mio moroso scrive.
Comunque, eccomi qui col 19° capitolo. Ci pensate che siamo già a 19?
Aggiorno dopo due giorni, un applauso alla mia connessione. E alla mia voglia.
Tanto per capire, è più che altro un capitolo di passaggio, visto il dramma del capitolo precedente.
E visto che di drammi ne ho abbastanza, almeno per un po'.
Per un po', visto il risultato del sondaggino che avevo messo qualche capitolo fa.
Dalle vostre risposte è venuto fuori:
1. Femmina
2. Vivo (ma diciamo che non ho dato troppo peso al risultato, e ho fatto di testa mia).
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione (più di dieci parole (: ). Continuo a 7/10 recensioni.
Grazie dell'attenzione.
Mi dileguo. xx Fede.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


*niente banner ragazze, Tinypic mi odia*


Capitolo 20


29 agosto 2012

 

Ero a Londra da un paio di giorni. Con Alice e mia cugina Claudia, che aveva insistito talmente tanto e tanto a lungo da aver fatto incazzare la mia migliore amica. Ma le sarebbe passata, prima o poi.
Dicevo, ero a Londra da un paio di giorni.
E lo sapevano tutti. Zayn, ovviamente. Harry, Niall, Louis, Eleonor, Amy.
Tutti, tranne Liam.
“Quindi, ricapitolando… ti allontani con la scusa della sigaretta e vieni in giardino, per poi farmi entrare dalla porta sul retro”. Il mio ragazzo annuii, trattenendosi dal ridere, e posandomi un bacio sulla fronte, come per tranquillizzarmi.
“Vuoi stare tranquilla? Funzionerà”.
“Giuro che se non funziona ti stupro”, borbottai, facendo ridere Alice e Claudia, dai sedili posteriori. Zayn alzò gli occhi al cielo, un attimo prima di scendere dall’auto. “Fa’ che funzioni…”.
“Beh, vista la tua minaccia spererei che non funzioni”.
Risi, scuotendo la testa, mentre Zayn apriva la portiera a Alice e Claudia, aiutandole a scendere. “Vuoi essere stuprato, Malik?”, gli chiesi mentre si avvicinava al finestrino per darmi un bacio. Sorrisi, non potendo far altro se non ricambiare il bacio. Cazzo, dovrei minacciarlo più spesso.
“Da te? Quando vuoi”. Rabbrividii, in senso buono ovviamente.
Lo guardai camminare fino al campanello, poi rimisi in moto l’auto e guidai fino all’isolato successivo, come da programma. E, sempre come da programma, camminai a ritroso, fino a trovarmi sul retro di casa Payne.
Dove mi aspettavano Eleonor e Niall. “Ti rendi conto che rischi di non riuscire a fare l’esame d’ingresso per il compleanno di Payne?”, mi fece notare El abbracciandomi. “Però ti sei vestita bene”, aggiunse dandomi un bacio sulla guancia.
Risi a bassa voce passando ad abbracciare Niall.
“Ehi, principessa”.
“Sì, mi sei mancato anche tu, Horan”, borbottai salendo i gradini del portico, dove nel frattempo era comparso Zayn. “Allora?”, chiesi al mio ragazzo dandogli un bacio a stampo.
“Liam Payne, la depressione che cammina”. Alzai gli occhi al cielo. “Davvero, quando ha visto me, Alice e tua cugina si è buttato sul divano, con tanto di cuscino sulla faccia…”.
“Ci penso io”, mormorai aprendo la porta finestra e entrando, togliendomi i tacchi e passandoli a Louis, facendogli poi segno di stare zitto. Lui mi sorrise e annuì, senza dire una parola. Poi salutai Amy, che parlava con Alice, sul divano di fronte a dov’era sdraiato Liam.
Lei mi sorrise appena, passandosi una mano tra i capelli.
Ma Harry quasi non rovinò tutto. “Dai Liam, un po’ di vita! E’ il tuo compleanno, non un funerale…”. Per fortuna riuscii a nascondermi dietro il divano, mentre Liam si tirava a sedere.
Sbuffai appena. Dannato Styles. “Ti serve una mano?”, mi chiese Lou dopo un attimo, sedendosi al mio fianco sul pavimento e porgendomi le mie scarpe. Annuii, indicando la cucina. “Lo porto in cucina?”. Annuii di nuovo mandandogli un bacio in punta di dita. “Dai Payne, andiamo in cucina…”.
“Vi sembra una bella giornata? Andiamo, lo sapete…”.
“Sì, lo sappiamo che ti manca la ragazza del tuo migliore amico, ma vieni in cucina lo stesso”, aggiunse Louis. Un attimo e lo vidi trascinare Liam verso la cucina, allora mi azzardai ad alzarmi, facendo ridere Amy e mia cugina.
Lanciai a quest’ultima le scarpe, mentre Zayn mi superava, diretto in cucina.
“Amore?”, lo chiamai in un soffio. Lui si voltò. “Mettete Liam di schiena alla porta”. Zayn annuì, ma poi tornò sui suoi passi e mi prese per i fianchi, tirandomi a sé per un bacio, facendomi sorridere.
Lasciai che mi trascinasse in cucina e mi fermasse dietro il suo migliore amico, mentre Louis e Harry facevano finta di niente, continuando a tirarsi i biscotti. Allora mi misi in punta di piedi, e posai le mani sugli occhi di Liam, facendolo sussultare. Sorrisi, ma Liam sembrava senza parole.
Oppure non mi aveva riconosciuta.
Lanciai un’occhiata a Zayn, continuando a tenere le mani sugli occhi di Liam, e quando vidi il mio ragazzo annuire con un sorriso posai le labbra sotto l’orecchio del mio ex, dandogli un bacio leggero, con lo schiocco.
“Non può essere…”, lo sentii mormorare, e sentii due lacrime sulle mie mani.
“No, non sono venuta qui per vederti piangere, okay?”, mormorai di rimando, un attimo prima che si girasse e mi sollevasse da terra. “Buon compleanno, piccolo”, aggiunsi, vedendo che gli altri si dileguavano verso il salotto. Gli lasciai un bacio sulla punta del naso, sorridendo.
Piccolo, perché fino a prova contraria io ero più grande di tutti loro, tranne che di Louis. E, a volerla dire tutta, adoravo chiamare Liam in quel modo. Perché anche se si comportava come fosse il più grande, era… piccolo.
“Mi sei mancata… ci credi se ti dico che sono stati i venti giorni più brutti della mia vita?”. Annuii, asciugandogli le guance con le dita. “Sono contento che tu sia qui, ma…”.
“Niente ma”, protestai abbracciandolo. “Non potevo perdermi il compleanno del mio migliore amico, no?”. Liam fece una smorfia, ma dopo un attimo tirò fuori un sorriso meraviglioso. “Ah, piaci a mia cugina”, buttai lì mentre ci univamo agli altri in salotto.
“Dimmi che non l’hai portata per costringermi…”.
“Non voglio costringerti a fare niente. Soprattutto, non voglio costringerti ad andare avanti con mia cugina… ha insistito lei per venire”, aggiunsi facendolo sorridere. “Hai rubato il cuore dell’ennesima directioner”, scherzai dandogli un bacio su una guancia.
“Ti somiglia”, mormorò Liam sedendosi sul divano. Annuii, posando la testa sulla spalla di Zayn, dall’altra parte. Tanti tipi diversi d’amore, in armonia, anche se magari solo per un istante. “Davvero… in fondo speravo che avessi una sosia”.
Risi, dandogli un pugno scherzoso sulla spalla.
“Sai, ho riso molto meno in Italia, sarà stato il clima”, buttai lì, stringendogli una mano. E per fortuna riuscii a farlo sorridere. “Mi sei mancato”, aggiunsi dandogli un bacio su una guancia, ma senza malizia, solo un bacio da migliore amico. Un bacio che lo fece sorridere appena.
Un sorriso amaro. Uno di quei sorrisi che non avrei mai voluto vedere, tanto meno sulle sue labbra. Uno di quei sorrisi che rischiava di rovinarmi la giornata. Ma che per fortuna sparì com’era arrivato.
 
Stavo trattenendo il respiro per entrare in quel meraviglioso abito verde smeraldo, che secondo Eleonor era esattamente dello stesso colore dei miei occhi, quando sentii Liam urlare dal corridoio.
“Non posso uscire… anche se lei è qui, Lou! Non lo capisci?”.
Sbuffai, facendo cenno a Zayn di chiudermi la cerniera del vestito, senza riuscire a dire una parola. Ma, insomma… in fondo era stato Liam a lasciarmi. Che fosse ancora innamorato di me era evidente, certo… “Non sarei dovuta venire”, mormorai, lasciando che Zayn mi abbracciasse.
“Ti accompagno all’aeroporto, se vuoi”.
Sorrisi, mio malgrado, e lasciai che mi sollevasse da terra. “Dico solo che magari ho sbagliato, come sempre del resto… quando mai ho fatto una cosa giusta nella mia vita di…”.
Zayn mi mise due dita sulle labbra, sorridendo. “E io dico solo che sei bellissima… e che sai anche tu che stavolta non è stata colpa tua. È Liam quello che è sparito senza salutare, se ti ricordi”. Annui, il naso nell’incavo del suo collo. “Quindi adesso andiamo a divertirci… e se a Liam non va a genio che tu sia tornata con me…”.
“Lo prendo a pugni”.
“Fine come sempre, Adams…”, mi disse ridendo stringendomi a sé.
“E’ anche per questo che mi ami, no?”, scherzai prendendogli una mano e lasciando che mi trascinasse al piano di sotto, senza riuscire a smettere di sorridere. Gli altri erano tutti sui divani e chiacchieravano…
Tutti tranne Claudia e Liam. Il che in qualche modo mi fece sorridere.
Mia cugina e il mio migliore amico. Di nuovo.
 
E, okay uscire per il compleanno di Liam, ma… magari il festeggiato non avrebbe dovuto bere così tanto. Lanciai un’occhiata a Zayn, davanti a me sull’altro divanetto, e lui sembrò chiedermi con lo sguardo se volessi uscire. Stavo per rispondergli, quando Liam quasi non mi saltò addosso…
Baciandomi il collo.
“Liam, smettila… sei ubriaco”, gli urlai in un orecchio, per sovrastare la musica altissima. Lui però sembrò non sentirmi, e infilò una mano nel mio vestito, sfiorandomi una coscia. Rabbrividii, di paura. “Lasciami…”, aggiunsi quando lo sentii prendermi per i fianchi e farmi mettere a sedere su di lui.
Gli stavo per tirare un pugno, quando mi sentii tirar via dalle braccia familiari di Zayn, e mi voltai appena in tempo per vederlo dare un pugno in piena faccia al mio migliore amico.
“Malik, che cazzo fai?”, sentii dire da Claudia.
“Oh, Clà… lascia perdere”, le disse Zayn porgendomi una mano, che presi e strinsi tanto forte da pensare che avrei potuto fargli male. “Noi andiamo”, disse poi a Louis, che si alzò in piedi per abbracciarmi.
“Quando torni a trovarci?”, mi chiese in un orecchio. Scossi la testa, come a dire che non lo sapevo. E che di certo non sarei tornata per Liam. “Non ti dimenticare di noi, okay?”. Annuii, dandogli un bacio su una guancia.
“Salutami El”, gli dissi sorridendo e riprendendo la mano di Zayn.
Eleonor, che si era addormentata sul divanetto, appoggiata a Alice, che a sua volta era praticamente sdraiata su Harry. Scossi la testa con un mezzo sorriso, mandando un bacio anche a Harry e Niall, per poi uscire di lì.
“Che facciamo adesso?”, mormorai abbracciando Zayn.
“Io un’idea ce l’avrei… prima di accompagnarti in aeroporto”, aggiunse con un sorriso malizioso sfiorandomi la schiena. Rabbrividii, ma poi risi, non potei farne a meno. “Andiamo a casa di Liam?”.
“Viva il romanticismo, Malik”.
“Allora andiamo a casa mia”, ribattè lui facendo fermare un taxi e aiutandomi a salire. Ma, un attimo, casa sua? “Sei sorpresa? Ognuno di noi ha una casa a Londra”, aggiunse mentre posavo la testa sulla sua spalla, impedendomi di scoppiare a ridere.
E mezz’ora dopo il taxi stava parcheggiando davanti a una villa enorme. Forse più grande di quella di Liam a dirla tutta. Rimasi a bocca aperta, mentre il mio ragazzo rideva di gusto alla mia espressione. “Hai la piscina?”, gli chiesi inarcando un sopracciglio.
Non era un gran segreto che non sapesse nuotare.
“Finché rimango seduto a bordo piscina coi piedi nell’acqua non è mai stato un gran problema”, mi fece notare dandomi un bacio su una tempia. “Hai l’aereo tra quattro ore”, mi fece notare poi, baciandomi una spalla nuda.
Sorrisi, voltandomi e lasciando che mi prendesse in braccio, per poi portarmi per tutto il vialetto e aprire la porta, continuando a tenermi in braccio. “Se ti peso…”. Non mi fece finire e mi chiuse la bocca con un bacio, facendomi ridere. “Sei la persona più pignola che conosca”, gli feci notare mentre mi spingeva contro la porta d’ingresso, chiudendola.
“E tu parli troppo”, mormorò contro le mie labbra, slacciandomi la cerniera del vestito e sfilandomelo senza troppi complimenti. Alzai gli occhi al cielo, per poi strappargli letteralmente la camicia di dosso, facendo cadere i bottoni a terra. “Andiamo di sopra?”.
“A meno che tu non voglia prendermi contro la porta…”.
Zayn rise, facendomi scendere, ma senza staccare gli occhi dai miei. “Ti amo, lo sai vero?”. Annuii, dandogli un bacio a stampo. “Non smetterò mai e poi mai, okay?”. Annuii di nuovo, non sapendo che dire.
Insomma, lo conoscevo da due mesi e mezzo, e non potevo più fare a meno di lui. Non era concepibile una vita senza Zayn Malik. Non più. Come quando mangi pane e Nutella per la prima volta… non puoi più smettere.
“Ti amo anch’io, sempre”, mormorai baciandolo.



Nota autrice:
Buongiorno fanciulle :)
Allora, eccomi qui col 20° capitolo. Ci pensate? Siamo già a venti... boh.
Comunque, è il compleanno di Payne, e Veronica gli fa una sorpresa.
A parte il fatto che è abbastanza ovvio che lei ci voglia essere per il compleanno del migliore amico, no?
Bene, la pianto.
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Più di dieci parole, ormai lo sapete.
Continuo a sette/dieci recensioni.
Un bacio enorme. Alla prossima.
Fede.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


You need me, I don't need you.

Capitolo 21


30 agosto 2012

 

Ero sempre stata abbastanza brava al liceo, ma di certo non credevo di saper rispondere a tutte le domande del test d’ingresso di Lettere. Insomma, era la prima volta che riuscivo a stupire me stessa. E per fortuna il test era al computer…
Così mi avevano potuto dire subito che avevo passato l’esame.
Con il 97% di risposte esatte.
Così presi il telefono dalla borsa… e stavo per chiamare Zayn, ovviamente, quando vidi mio fratello parcheggiare appena fuori dal campus. “Indovina?”, gli dissi sventolandogli davanti al naso il mio nuovo tesserino studentesco. “Che ci fai qui?”, aggiunsi poi, notando la sua espressione strana.
“Sono passato a prendere un amico”. Inarcai un sopracciglio, non potendo fare a meno di sorridere. “Okay, un ragazzo con cui sto uscendo”. Battei le mani, eccitata come una bambina piccola, ma non feci in tempo a dire altro che mio fratello mi voltò, sorridendo come un idiota.
“Che…?”.
Okay, decisamente mio fratello ha buon gusto. Avete presente Riccardo Scamarcio quando faceva Tre metri sopra il cielo? Insomma, magari con gli occhi più verdi e con meno borse sotto gli occhi. E più alto. Più figo a dirla tutta.
“Tu devi essere la sorella di Jason…”, mi disse stringendomi una mano.
“Veronica, piacere”, mormorai perdendomi nei suoi occhi. Cazzo, che occhi.
“Andrea, piacere mio… ti ho vista prima, all’esame”. Inarcai un sopracciglio. “97% di risposte esatte, che secchiona”, aggiunse, facendomi sorridere. Stavo per chiedergli che punteggio avesse ottenuto, quando sentii vibrare il telefono.
“Devo rispondere… è stato un piacere, Andrea”.
“Allora ci vediamo a lezione, Veronica”.
Annuii con un sorriso, allontanandomi a piedi, verso la fermata della metro. “Ti stavo per chiamare”, dissi al telefono, il solito sorriso idiota di quando parlavo con Zayn. “Ho conosciuto un bellissimo ragazzo, che ha fatto l’esame con me…”.
Chiusi gli occhi, aspettando la sua reazione, che non tardò ad arrivare.
“Un bel ragazzo?”.
“Sì, proprio bello”, scherzai, cercando di non ridere. “Riccio, occhi verdi… un po’ come Harry”, aggiunsi salendo sul mio treno. Dall’altra parte, nessuna risposta. “Amore, scherzavo. Esce con mio fratello”.
“Scusa, ero soprappensiero. Mi è venuta in mente una cosa”, mi disse dopo un attimo. Aggrottai la fronte, a metà tra il preoccupato e il curioso. “Pensavo a stanotte…”. Alt, da quando Zayn la prendeva così alla larga?
E mi si accese una lampadina.
Mi ero lasciata trascinare al piano di sopra, senza smettere di baciarlo. E un attimo dopo eravamo nudi sul suo letto, uno dentro l’altra. Ricordavo le nostre mani intrecciate. E il suo “ti amo” subito dopo essere venuti all’unisono. Ma mancava qualcosa. Quel qualcosa per cui mi si era accesa la lampadina.
“Non abbiamo usato il preservativo”, lo sentii mormorare.
Potevo vederlo davanti a me, passarsi una mano davanti agli occhi, perso nella sua preoccupazione. Preoccupazione che però io non condividevo, stranamente. Ero nella mia bolla di felicità…
“Non mi interessa”, dissi al telefono, riscuotendomi dai miei pensieri. E lo pensavo davvero. Non mi interessava di poter rimanere incinta. Ero preoccupata quando era successo con Diego, ma con Zayn… c’era motivo di preoccuparsi?
“Non ti interessa? Veronica…”. Chiusi gli occhi per un minuto, per poi scendere dalla metro, ancora in attesa che Zayn continuasse la frase. “Io… non saprei cosa fare se tu rimanessi incinta”.
Sospirai, sorridendo appena.
“L’unica parte che mi piaceva quando stavo con Diego era che… nonostante tutto, lasciavamo che le cose accadessero”, mormorai attraversando il parco giochi in fondo alla via dove abitavo. “Non dirmi che smetteresti di amarmi se…”.
“Non provare nemmeno a pensarlo”, mi interruppe.
“Rimandiamo questo discorso al mese prossimo, okay? Quando, se sono incinta, comincerò a vomitare anche l’anima solo a sentire l’odore della colazione”, aggiunsi senza trattenere un sorriso. “Quando non sopporterò il profumo di mia madre, quando darò di matto per la voglia di fragole ricoperte di cioccolato…”.
“E’ questo il problema, amore”.
“Cioè?”, gli chiesi deglutendo. Ormai ero arrivata a casa, e in fondo sapevo benissimo dove volesse arrivare Zayn. Sbuffai. “Senti, lo so che sei preoccupato. Avete da fare col tour promozionale, i video musicali, le interviste…”.
“Amo da morire la tua perspicacia”.
“Allora, ne riparliamo tra un mese?”. Sorrisi appena, buttandomi sul divano.
“Ne puoi parlare con me quando vuoi… anche in piena notte, se non riesci a dormire, chiamami”, mi disse Zayn dopo un attimo. Annuii, passandomi una mano tra i capelli, senza riuscire a trattenere una risatina. “In qualsiasi momento, okay?”.
“Okay, papà”, scherzai ridendo. “Ti amo”.
“Anch’io, meraviglia”.
 

31 agosto 2012
 

Erano le tre del mattino quando mi rigirai per l’ennesima volta nel letto, poi mi arresi, scesi dal letto e uscii in corridoio. Vidi una luce uscire da sotto la porta di mio fratello, così bussai appena ed entrai. “Posso?”.
Jason era sul letto, col pc sulle ginocchia. E sembrava stanco, parecchio.
“Non riesci a dormire?”. Annuii, sedendomi accanto a lui e abbracciandomi le ginocchia. “Io invece vorrei dormire ma non posso”, borbottò sbadigliando. “E’ successo qualcosa con Zayn?”, aggiunse poi, dopo aver scritto un paio di paragrafi. Deglutii. “Oddio, non dirmi che vi siete lasciati o ti sbatto la testa contro il muro…”.
Sorrisi, dandogli un pugno su una spalla. “La notte del compleanno di Liam…”.
Arrossii, di solito non parlavo della mia vita sessuale con mio fratello. Anche se lui era gay. Insomma, era pur sempre strano parlare di cose del genere col proprio fratello, no?
“Ho capito, vai avanti”, mi anticipò lui con una mezza risata.
“Nella fretta di saltarci addosso a vicenda… non abbiamo usato il preservativo”, ammisi chiudendo gli occhi. “Potrei aver concepito un bambino la notte del compleanno del mio ex, a Londra, col ragazzo che amo di più al mondo…”.
“E il problema dov’è, me lo spieghi?”, mi chiese Jason prendendomi una mano.
“Lo sai, Jason… il padre del mio possibile bambino è uno dei cantanti più famosi della terra”, gli feci notare, cacciando indietro le lacrime. “E se non mi volesse più quando mi porterò dietro quell’enorme pancione?”.
Mio fratello mise da parte il pc e mi abbracciò.
“Senti, non sai ancora se sei incinta”, mormorò stringendomi a sé. “E anche se lo fossi, e nel peggiore dei casi Zayn ti lasciasse, non rimarresti da sola… hai me. Alice, mamma, Marika, Simone…”.
“Non è la stessa cosa”, borbottai asciugandomi le guance.
“Lo so, infatti se Malik arriva anche solo a pensare di lasciarti, lo trovo e gli riempio il culo di esplosivo, okay?”. Risi, dando a mio fratello un bacio su una guancia. “Vuoi dormire qui?”, mi chiese poi, asciugandomi una guancia.
Annuii. “Ti voglio bene, fratellino”.
“Anch’io sgorbio”.
 

27 settembre 2012
 

Diedi una manata alla sveglia, come tutte le mattine alle sette. E mi tirai su col sorriso sulle labbra. Molto, molto strano, visto che non avevo voglia di prendere la metro e andare al campus.
Uscii in corridoio ancora in pigiama e venni investita da una nuvola di profumo.
“Porca troia…”, borbottai trattenendo i conati. “Mamma!”, urlai portandomi una mano sullo stomaco. Mia madre uscì dal bagno, sorridente, allora le rivolsi un’occhiataccia.
“Che è successo, tesoro?”.
“E’ successo che il tuo dannato profumo per poco non mi faceva vomitare l’anima”, borbottai scendendo le scale con una smorfia. Aria pulita. Per fortuna. Se non fosse stato per il forte odore di caffè…
Trattenni un altro conato e tornai di sopra. Mi infilai un paio di jeans e una camicetta nera, con sopra un cardigan leggero verde acqua. Sbuffai e presi borsa e telefono e scesi di nuovo al piano di sotto.
Era tutta la settimana che non sopportavo l’odore del profumo di mia madre. O del caffè. Tantomeno l’odore del cibo, almeno di prima mattina. E verso mezzogiorno mi veniva una fame da lupi…
“Jason!”, chiamai raggiungendolo in cucina. Lui mi guardò assonnato, coi capelli scompigliati e un sopracciglio inarcato. “Devi andare in farmacia, mi serve un test di gravidanza”, dissi a voce più bassa, in modo che mia madre non mi sentisse.
“Un test di gravidanza? E secondo a quest’ora la farmacie aprono per te?”. Mi mordicchiai un labbro. “E va bene…”, si arrese dandomi un bacio su una guancia. “Passo a portartelo al campus”, aggiunse dopo un attimo.
“Ti voglio bene, fratellino”.



Buongiorno meraviglie mie :)
Allora, lo so... sono in un ritardo pazzesco.
Mi rendo conto.
Comunque, sono qui ora, anche se senza banner, porca carota.
Tinypic mi odia, sul serio.
Anyway, fatemi sapere che ne pensate del capitolo.
Più di dieci parole, mi raccomando.
Continuo a sette/dieci recensioni, come al solito.
Alla prossima tesori miei...
xx Fede.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***





*lo so, il banner nuovo fa pena, mi rendo conto*

Capitolo 22.


 

Avevo fatto il test di gravidanza. E l’avevo rimesso nella sua scatola senza nemmeno guardare il risultato. Poi Jason e Andrea mi avevano accompagnata in aeroporto. E il fatto che mio fratello sorridesse come un idiota non aiutava per niente.
Due ore dopo stavo scendendo dal taxi, davanti a casa di Louis.
E, suonando il campanello, stavo cercando di non scoppiare a piangere. E magari di non sclerare. “Veronica? Che ci fai qui?”, mi chiese sollevandomi da terra e stringendomi a sé. Allora non riuscii a trattenere le lacrime. “Ehi, tutto bene?”.
“Mi sei mancato”, ammisi asciugandomi la guance con un mezzo sorriso.
“Zayn è di sopra con gli altri… in fondo al corridoio, nella sala di registrazione improvvisata”, aggiunse stringendomi una mano. “Sicura che vada tutto bene?”. Scossi la testa, passandomi una mano tra i capelli.
Salii le scale cercando di rimanere calma, e arrivata in fondo al corridoio presi un respiro profondo e bussai, per poi aprire la porta con un mezzo sorriso. Zayn e Liam erano di spalle alla porta, quindi non mi videro entrare, ma Harry e Niall si aprirono in un sorriso straordinario.
Sorriso che contagiò anche me. Feci loro cenno di non dire niente e mi misi dietro Zayn, in punta di piedi. Per poi coprirgli gli occhi con le mani, mentre gli altri continuavano a provare come se io non ci fossi.
“Amore, che ci fai qui?”, mi disse ridendo voltandosi e sollevandomi da terra. “Non mi avevi detto che saresti venuta…”. Mi passai una mano tra i capelli. “E’ successo qualcosa?”.
“Non lo so, sono venuta apposta…”, mormorai lasciando scendere una lacrima.
“Vi lasciamo da soli”, ci disse Liam dandomi un bacio sui capelli e uscendo dalla sala di registrazione con gli altri. “Se avete bisogno fate un fischio”, aggiunse il mio migliore amico prima di chiudere la porta.
Sorrisi, mio malgrado.
“Liam sembra diverso”, mormorai soprappensiero sedendomi su uno degli sgabelli dei ragazzi. “Non lo so, più allegro, più felice dell’ultima volta che l’ho visto”, aggiunsi mentre Zayn prendeva un altro sgabello e si sedeva di fronte a me. Stavo divagando, era abbastanza ovvio.
“Che è successo?”, mormorò prendendomi una mano e intrecciandone le dita con le sue. “Qualsiasi cosa sia, con me puoi parlarne, lo sai vero?”. Annuii, azzardandomi a guardarlo negli occhi.
E mi sentii meglio. Davvero.
“Ho avuto la nausea tutta la settimana, tutte le mattine, e verso l’ora di pranzo mi viene una fame da lupi… per non parlare degli sbalzi d’umore: un attimo rido e l’attimo dopo mi viene da piangere”, gli spiegai passando le dita tra i suoi capelli, gesto che mi calmava sempre. “Ho fatto il test di gravidanza stamattina”.
Il mio ragazzo aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma gli misi due dita sulle labbra, con un mezzo sorriso. Poi tirai fuori dalla borsa il test di gravidanza e me lo posai sulle ginocchia con un sospiro.
“Sei incinta?”.
“Non lo so”, ammisi con un mezzo sorriso. “Per questo sono venuta, non avevo il coraggio di guardare il test… ho bisogno di te”, aggiunsi baciando le nostre dita intrecciate. “Ho bisogno che ci guardi tu, perché non ci riesco”.
“Hai fatto due ore di aereo per me?”.
“Ne avrei fatte anche dieci, se fosse stato necessario”, ribattei dandogli un bacio a fior di labbra. “E lo sai perché? Perché avevo bisogno di vederti, di sentire le tue mani sui miei fianchi… e poi le tue labbra mi mancavano troppo”, aggiunsi, facendolo ridere.
“Okay, allora vediamo…”, mormorò tirando fuori il test di gravidanza dalla sua scatola. “Premetto che se chiudi gli occhi non servirà a molto, visto che non so leggere un test di gravidanza”.
Allora riaprii gli occhi e gli presi il test dalle mani.
Ormai avrei dovuto essere abituata ai test di gravidanza, no? Insomma, ero già rimasta incinta, sapevo già come comportarmi. Come gestire le nausee, le ecografie e tutto il resto. Ma non ricordavo potesse essere tanto bello vedere il risultato del test di gravidanza.
Due linee.
“Sono incinta”, dissi in un soffio, piangendo. Non ricordavo l’ultima volta che avevo pianto di gioia. “Mi odierai quando sarò enorme”, aggiunsi poi asciugando le lacrime dalle guance di Zayn, che sembrava senza parole. “Tutto a posto?”, gli chiesi poi, dandogli una serie di baci sulle labbra.
“Sono solo…”.
“Sotto shock? Si vede”, mormorai abbracciandolo. E senza smettere di sorridere. Era una vita che non sorridevo in quel modo. Forse da quando ero rimasta incinta di America. “Devo chiamare un medico?”.
Lui rise, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
“Penso che dovremmo dirlo agli altri… ah, hai intenzione di tenerlo, spero”. Gli saltai addosso, rischiando di farlo cadere, e lui rise, attirando l’attenzione degli altri, che evidentemente erano rimasti in corridoio.
“Tutto a posto, ragazzi?”, ci chiese Niall, col solito sacchetto di patatine tra le mani, che puntualmente gli fregai. Passata la nausea, mi era venuta fame. Come da programma. “Ma che…?”.
“Ho fame”, mi giustificai, con la bocca piena.
“Hai fame? Dov’è finita la Veronica che odiava il suo corpo?”, mi chiese Harry abbracciandomi. Alzai gli occhi al cielo, anche se in fondo il ragazzo della mia migliore amica aveva ragione. Da vendere.
“La vecchia Veronica è scomparsa qualche istante fa”, ammisi con un sorriso.
Guardai Liam, che per la prima volta dal suo compleanno, sostenne il mio sguardo con un sorriso. “A me piaceva la vecchia Veronica”, mi fece notare mentre Zayn mi cingeva i fianchi, posando le labbra contro il mio collo. “Piaceva a tutti…”.
“La nuova Veronica sarà migliore, vero piccola?”.
Annuii, facendo un respiro profondo. “Sono incinta”, dissi d’un fiato. E senza smettere di guardare il mio migliore amico negli occhi. “E, Harry… ti pregherei di non dirlo a Alice, le parlo io, okay?”. Lui annuì, a bocca aperta.
“Non è uno scherzo, vero?”, mi chiese Liam, mentre mi ingozzavo di patatine.
Scossi la testa inarcando un sopracciglio. Aspettavo una reazione che non arrivava. Insomma, mi aspettavo un Liam incazzato col mondo intero, ma niente. Niente di niente. Sbuffai e lui scoppiò a ridere.
“Che c’è?”, mi chiese tirandomi a sé per un abbraccio.
“Pensavo mi avresti odiata”, ammisi alzando gli occhi al cielo. Sentii Liam sospirare e darmi un bacio sui capelli. “Davvero, come puoi non odiarmi dopo tutto quello che ti ho fatto?”.
Odiarti? Impossibile, principessa. Amarti? Sempre”.
 
“Se non la chiami tu lo faccio io”, mi minacciò Zayn strappandomi il telefono dalle mani. Sbuffai e chiusi gli occhi per un istante. “E’ la tua migliore amica, di che cosa hai paura?”, mi chiese tirandomi più vicina a sé, sul divano.
Eravamo a casa sua. E Eleonor mi aveva recuperato qualche abito per la mia permanenza a Londra, visto che quella mattina ero partita in fretta e furia, senza fare nemmeno un straccio di valigia.
“Ho paura che… ha perso un bambino quando Diego ci ha rapite”.
“Non per colpa tua”, ribattè Zayn dandomi un bacio sulla tempia. “E poi, pensaci… dovrai dirlo a tua madre, a Jason, e devo farti conoscere i miei. Alice Olson è l’ultimo dei tuoi problemi, no?”.
Cazzo, mi ero dimenticata di dover conoscere i suoi genitori.
“Hai ragione, purtroppo… dammi il telefono”, borbottai sconfitta.
“Veronica? Porca puttana, dove cazzo sei sparita?”. Risi, mio malgrado. “Non doveva far ridere… mi ha chiamata Jason, e ho pensato che qualcun altro fuori di testa ti avesse rapita”.
“Sono a Londra, mi mancava Zayn”, borbottai mettendo il vivavoce.
“Sei a Londra. Senza di me… bene”, ribattè lei, facendo ridere Zayn. “Che c’è Malik? Sai qualcosa che non so, vero? Perché, anche se Veronica è la mia migliore amica, è la tua ragazza, e da quando sta con te mi nasconde le cose…”.
“Sono incinta”, la interruppi, stringendo forte la mano di Zayn.
“Sei cosa?”. Dal suo tono di voce, mi sembrava più che altro che Alice volesse scoppiare a ridere. “Dio, ma dov’eri quando facevamo educazione sessuale, al liceo?”.
Risi, alzando gli occhi al cielo.
“Non sei arrabbiata?”, le chiesi, incrociando le dita.
“No, pulcina… solo, magari vedi di non farti pestare a sangue stavolta”. Rabbrividii. “Non scherzo, se Diego dovesse uscire di prigione e gli venissero i dieci minuti, lo eviro e glielo faccio mangiare”, aggiunse, facendomi sorridere.
 

 

1 ottobre 2012
 

Saltare una settimana di lezioni non era proprio nei programmi quando mi ero iscritta all’università, ammettiamolo. Ma Zayn aveva qualche giorno libero dalla band, e aveva insistito talmente tanto per farmi conoscere i genitori che… non me l’ero sentita di starmene a casa a mangiare schifezze.
E poi sua madre avrebbe potuto farmi un’ecografia.
Avremmo preso due piccioni con una fava.
“Ho una paura cretina di non piacere a tua madre”, ammisi abbracciando Zayn, un attimo prima che suonasse il campanello. Lui sbuffò, ma dopo un attimo sorrise, dandomi un bacio veloce.
“Oh, andiamo… piaci a tutti, perché non dovresti piacere a mia madre?”.
E poi, mi disse una vocina, in fondo Trisha mi conosceva. Dai giornali e dai siti di gossip. E in fondo sapevo che Zayn doveva averla parlato di me, magari anche dei miei problemi. Non mi dava nemmeno fastidio, a pensarci bene.
Non feci in tempo a pensare altro che si aprì la porta e quella che doveva essere la madre di Zayn mi stritolò in un abbraccio. “Tu devi essere Veronica… finalmente, non vedevamo l’ora di conoscerti”. E in attimo passavo dalle braccia di Trisha a quelle delle sorelle del mio ragazzo.
La più piccola, Safaa, mi saltò addosso come una scimmietta, facendomi ridere.
“Ho visto le tue foto… sono dappertutto”, aggiunse con un sorriso a trentadue denti. “E ti seguo su twitter, ti seguono tutte le mie amiche… se ricambiassi sarebbe…”.
“Safaa, lasciala stare”, la riprese Trisha con un mezzo sorriso.
“No, va bene… amore, mi passi il telefono?”, chiesi a Zayn mentre Safaa mi trascinava verso il divano. “Grazie”, mormorai connettendomi a internet. “Fatto, tesoro”, dissi a Safaa facendole vedere il mio twitter.
Ma, alt. 680 mila follower?
“Grazie, Veronica”, mi disse abbracciandomi, con gli occhi che luccicavano.
 
“Allora, di cosa ci dovete parlare?”, ci chiese Trisha dopo pranzo. Ero talmente concentrata sulle trecce che stavo facendo a Safaa, che quasi non mi accorsi delle sue parole.
Mi resi conto che Zayn si sedeva al mio fianco, sfiorandomi la schiena. Ma continuai a intrecciare i capelli della piccola meraviglia davanti a me, immaginando di farlo con mia figlia. Dio, dannati ormoni della gravidanza, non poteva venirmi da piangere in quel momento, dai.
“Tutto bene, amore?”.
Gli lanciai un’occhiata eloquente. “Mi viene da piangere e non so perché, rendo l’idea?”, bofonchiai, facendolo sorridere. Lui mi rivolse un sorriso incoraggiante e mi diede un bacio sui capelli. “E comunque, lo dici tu a tua madre… io devo ancora pensare come dirlo alla mia”.
Zayn rise, poi posò lo sguardo su sua madre. Ma non sembrava in grado di dire granché, allora sbuffai. “Io, non credo di riuscire a dirglielo”, mi disse, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Ma dovevo fare tutto io?
“Sono incinta”, dissi a Trisha. Schietta e concisa. Senza giri di parole.
E dopo un attimo Safaa mi saltò addosso, ridendo. “Diventerò zia!”, strillò passando ad abbracciare il fratello. “Mamma, ma se io divento zia, tu diventi nonna!”, continuò, facendomi sorridere.
Ma Trisha sembrava a dir poco sotto shock.
“Mamma, va tutto bene?”, le chiese Zayn stringendomi una mano. Ricambiai la stretta, aspettando che la madre del mio ragazzo si riprendesse. “Volevamo anche chiederti se potevi farle un’ecografia…”.
Allora vidi la lacrima sulla guancia di Trisha, e mi alzai per sedermi accanto a lei e abbracciarla, cosa che la fece scoppiare in lacrime. “Sai, pensavo che dopo Perrie… pensavo che dopo la sua morte Zayn non sarebbe più riuscito ad amare nessun’altra. Grazie”, aggiunse dandomi un bacio sulla guancia.



 

Okay, sono triste.
Primo, io e il mio ragazzo ci siamo lasciati. Sono single :[
Secondo, siamo agli sgoccioli della storia...
Finisco con l'epilogo al capitolo 26, se non mi viene in mente di stravolgere il finale.
Comunque, tornando a noi, fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Più di dieci parole, fatemi spuntare un sorriso, vi supplico.
Non vi minaccio nemmeno, che brava :P
Ah, continuo a sette/dieci recensioni e bla bla bla...
In più, ho messo il primo capitolo di un'ff su JUSTIN BIEBER.
Ci terrei che qualcuno passasse, voglio il vostro parere...
(basta cliccare sul banner sotto e dovrebbe aprirsi)



Mi dileguo che è meglio meraviglie :)
Alla prossima... xx Fede.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***




*cioè, sono qui dopo un giorno, amatemi*

Capitolo 23.


 

9 gennaio 2013
 

Aprii gli occhi a causa delle dita fredde di Zayn sul pancione. O meglio, non proprio pancione. Ancora per poco. “Buongiorno”, mormorai incontrando gli occhi del mio ragazzo. Lo vidi sorridere e sollevarsi per darmi un bacio sulle labbra.
“Buon compleanno”, mormorò contro le mie labbra. “E… buongiorno anche a te”, aggiunse baciandomi l’ombelico. Risi, mettendomi a sedere e incrociando le gambe. Era la posizione più comoda della terra.
Almeno finché la mia pancia non fosse diventata enorme.
Riuscivo ancora a vedermi i piedi. A malapena, ma era già qualcosa.
“Abbiamo qualcosa in programma oggi?”, gli chiesi dopo un po’ stiracchiandomi la schiena. “Oltre al mio compleanno, ovviamente”, aggiunsi sorridendo. Ragazza incinta di quattro mesi festeggia il suo ventesimo compleanno. Suonava come il titolo di un articolo da prima pagina.
“Io avrei un’idea, ma abbiamo l’ecografia… che pensi? Maschio o femmina?”.
Scoppiai a ridere. Sinceramente non ci avevo pensato granché. Avevo continuato a frequentare l’università, fatto qualche esame, e amato Zayn come non avevo nemmeno lontanamente immaginato di poter fare. Ma, maschio o femmina… boh. “Sai, a volte lo immagino maschio. La tua fotocopia, ma con i miei occhi”, specificai sorridendo.
“Mia madre mi ha chiesto se avevamo qualche idea per i nomi”.
Annuii, risoluta. Facendo sorridere Zayn. “Come ti sembra Lilian Veronica Malik?”. Era da prima di Natale che io e Alice ci pensavamo. Veronica come secondo nome, in modo che avesse qualcosa di mio. Malik, ovviamente. Il cognome del padre.
“Perché Lilian?”, mi chiese Zayn sfiorandomi una guancia. Scossi la testa. In fondo era la motivazione più stupida del pianeta. “Dai, amore… ti prometto che non riderò”.
“Volevo che avesse qualcosa di Liam”, mormorai chiudendo gli occhi. Mi azzardai a riaprire gli occhi quando sentii Zayn sorridere. “Ha cambiato la mia vita, a modo suo… è solo un’iniziale, ma…”.
“Sai, Lilian è proprio un bel nome”, mi interruppe Zayn dandomi un bacio e scendendo dal letto. Sorrisi, espirando. Temevo si sarebbe arrabbiato. Insomma, Liam era il mio migliore amico, ma anche il mio ex. “Se maschio, invece?”.
Risi, ripensando all’idea di Alice di chiamarlo Liam. Oddio, no. “Beh, un’idea ce l’avrei, ma… è stupida. Parecchio”, aggiunsi raggiungendolo davanti allo specchio. Zayn mi lanciò un’occhiata, inarcando un sopracciglio. “London”, mormorai infilandomi un pantalone della tuta.
Lui rise, ma si ricompose alla mia occhiataccia. “C’è un motivo immagino”.
“Il luogo dov’è stato concepito… oltre che l’iniziale di Liam”, borbottai infilandomi una felpa di Zayn e uscendo in corridoio, per poi scendere al piano di sotto, attenta a non rotolare. E quasi non mi schiantai contro… Andrea. “Buongiorno”, gli dissi, impedendomi di ridere.
“Buon compleanno”, mi disse abbracciandomi.
“Dormito bene?”, gli chiesi mordendomi il labbro. Non potevo ridergli in faccia. Ma mi scappò comunque una risatina, che lo fece arrossire. “Tratta bene mio fratello, mi raccomando… e, anche se mia madre non sa di Jason, magari non dovresti girare per casa mia in mutande”.
“Beh, ma io sono qui per i tuoi appunti di letteratura tedesca, no?”.
Risi, dandogli una spinta. E nello stesso istante sentii il bambino scalciare, appena sotto l’ombelico. E rimasi a bocca aperta, portandomi una mano alla pancia, e facendo spaventare Andrea. “Va tutto bene”, mormorai piangendo come una deficiente. “Amore!”, aggiunsi ridendo rivolta verso le scale.
E sentii scalciare di nuovo.
Mi ero dimenticata la sensazione di sentire qualcuno muoversi dentro di me.
Zayn scese al piano di sotto, forse convinto che stessi male, vista la sua espressione. Ma non appena mi vide ridere si rilassò, e inarcò un sopracciglio, curioso. “Che è successo?”.
Mi scoprii la pancia, poi gli presi una mano e me la posai sotto l’ombelico. “Gli piace la mia risata… ma magari anche la tua voce. Dì qualcosa”, aggiunsi eccitata. “Dai, amore, fammi contenta”.
“Cosa dovrei dirgli?”. Sentii un calcio, forte. Come di protesta. “Dirle?”, riprovò Zayn, facendomi sorridere. Un altro calcio. Come se stesse annuendo. Cosa che mi fece scoppiare a ridere. “E’ impossibile che mi risponda…”, mormorò, con le lacrime agli occhi.
“Beh, perché no? America ballava quando le si faceva ascoltare la musica”, ricordai con un sorriso. “Stai bene?”, aggiunsi reprimendo una risata prendendo il viso di Zayn tra le mani. “Emozionato?”. Lui annuì, ma senza dire una parola, allora lo baciai, sorridendo.
“Non ci posso credere”, mormorò Zayn dandomi un bacio sui capelli.
 
Guardai per l’ennesima volta l’ecografia, sorridendo come una cretina, sul serio. Ma l’intuizione mia e di Zayn era giusta. O meglio, avevamo attribuito il giusto significato ai calci di… Lilian.
A Zayn piaceva davvero come nome, nonostante la mia motivazione.
E avevo sentito i ragazzi, Alice, Safaa e Trisha. E piaceva a tutti, per fortuna. Soprattutto a Trisha. Lo adorava, davvero. “E’ un nome straordinario, tesoro, non potevi scegliere di meglio… e poi, fai ancora in tempo a cambiare idea, no?”, mi aveva detto per telefono, mentre io e Zayn tornavamo verso casa.
Ma invece di girare verso casa mia, Zayn tornò verso il Tevere.
“Hai sbagliato strada”, gli feci notare, le mani sulla pancia.
“Lo so”, ribattè lui lanciandomi un’occhiata, sorridendo. “Ma ho fatto arrivare una cosa da Bradford”, aggiunse tornando a guardare la strada. Inarcai un sopracciglio, confusa. “Beh, magari una persona… o magari due”.
Una volta parcheggiato scesi dall’auto, più confusa che mai.
“Mi dici chi hai fatto venire?”, protestai mentre Zayn mi prendeva per mano e iniziavamo a camminare lungo il fiume. Quando vidi il mio ragazzo sorridere, sbuffai, non potei farne a meno. “Dai, amore…”.
Ma mi bloccai quando vidi Doniya e Safaa venirci incontro. Le mie Malik preferite.
“Buon compleanno!”, gridò Safaa correndomi incontro. Risi, abbracciandola. “Sei gigantesca!”, aggiunse toccandomi la pancia.
Sorrisi dando un bacio su una guancia alla più grande delle Malik, per poi prenderla sottobraccio. “Sai, non pensavo mi saresti mancata”, le dissi ricominciando a camminare e tenendo per mano Zayn, dall’altra parte.
“Oh, grazie!”, mi disse Doniya, fingendosi offesa.
“Quanto rimanete?”, le chiesi mentre suo fratello mi lasciava la mano e prendeva Safaa sulla schiena e camminando poco avanti a noi. Mi fece sorridere quanto il mio ragazzo fosse a suo agio con i bambini. Insomma, Safaa non era più una bambina, ma era piccola…
E la scena mi fece venire le lacrime agli occhi.
Cosa che fece preoccupare Doniya. “Stai bene?”. Annuii con un sorriso, maledicendo mentalmente gli ormoni della gravidanza. “Rimaniamo per il compleanno di Zayn… forse riescono a venire anche i miei”.
“Io pensavo che saremmo andati a Londra…”, protestai passandomi una mano tra i capelli. Doniya rise. “Che c’è?”. Poi mi ricordai di essere incinta. “Giusto, non posso prendere l’aereo”, borbottai mettendo il broncio.
“Se la montagna non va da Maometto…”.
Mi voltai di scatto sentendo la voce del mio migliore amico, e quando oltre a Liam vidi anche Harry, Alice, Niall, Louis e Eleonor… beh, scoppiai in lacrime, all’improvviso, correndo ad abbracciare Liam.
“Che ci fate qui?”, chiesi stupidamente, facendolo ridere.
E a quella risata, Lilian scalciò, facendo rimanere a bocca aperta Liam, visto che eravamo attaccati. Risi alla sua espressione e passai ad abbracciare tutti gli altri, lasciando Lou e El per ultimi.
“Sei enorme… diventerò così grossa, Lou, comincia ad abituarti”. Rimasi a bocca aperta. Eleonor Calder incinta? La stessa Eleonor amante della moda e ossessionata col fisico che conoscevo io? Impossibile. “Sì, sono incinta, non fare quella faccia…”, aggiunse ridendo.
“Sei incinta? È meraviglioso…”.
Lei annuì. “Dimmi che c’è un modo per non vomitare l’anima tutte le mattine”.
Risi. “E tu se trovi un modo per non ingozzarmi di gelato fammelo sapere… sono aperta a ogni suggerimento”, aggiunsi prendendola per mano. Lei rise, poi la vidi posare lo sguardo su Zayn e scuotere la testa. “Che c’è?”, le chiesi alzando gli occhi al cielo.
“Una cosa tra me e il tuo ragazzo… niente di sconcio, tranquilla”, aggiunse, facendomi ridere. “Affari nostri, tu pensa per te, oggi è la tua giornata”, mi disse dandomi un bacio su una guancia e raggiungendo Lou, un paio di metri più avanti.
 
Mi rigirai nel letto per l’ennesima volta, e mi incantai a guardare Zayn dormire.
Mi misi a sedere, attenta a non svegliarlo, e guardai l’ora sul comodino. Le tre di notte. Poi scesi dal letto e mi infilai una maglietta enorme, una delle poche che riusciva ancora a coprire la pancia. Poi uscii in corridoio e scesi al piano di sotto.
Mia madre aveva insistito per far dormire tutti a casa nostra, perciò mi venne da ridere quando vidi Niall sul divano, con una mano a penzoloni verso il pavimento e Liam sdraiato sul tappeto, con la mano di Niall a pochi centimetri dal collo.
“Non riesci a dormire?”, mi sentii sussurrare. Mi voltai e mi accorsi di Louis, sdraiato sulla poltrona, con El tra le braccia e sorrisi, annuendo nel buio alla domanda di Louis. “Ci sono Harry e Jason in cucina…”.
Gli mandai un bacio in punta di dita e camminai in punta di piedi fino in cucina.
“Ehi”, mormorai sedendomi su uno sgabello, di fianco a Harry. “Stai bene?”.
Vidi a malapena mio fratello alzarsi e sparire nel buio del salotto. Vedevo solo le lacrime sul viso di Harry. Uno dei miei migliori amici. Il ragazzo della mia migliore amica. E vederlo piangere fece piangere anche me…
“Dannati ormoni”, borbottai asciugandomi una guancia.
“Sto bene, Ronnie… non volevo farti piangere”.
Sbuffai. “Che è successo?”, gli chiesi prendendogli una mano. “Non badare alle mie lacrime, sono empatica… è solo perché sono incinta, adesso mi passa”, aggiunsi con un mezzo sorriso.
“Alice… lei è diversa da quando Diego vi ha rapite, da quando…”. Trattenne a stento un singhiozzo, cosa che mi spinse a scendere dallo sgabello e abbracciarlo. “Quando ha perso…”.
“Da quando ha perso il bambino?”, mormorai allontanandomi appena per guardarlo negli occhi. Lui annuì, continuando a piangere. Beh, mi ero accorta anch’io di quanto Alice fosse cambiata… soprattutto quando mi aveva aiutata a scegliere il nome di mia figlia. Era stata strana.
Insomma, più strana del solito.
“Si intristisce ogni volta che vede una donna incinta, o un bambino piccolo… l’altro giorno eravamo ad Hyde Park, e c’era questo bambino biondo, riccio e con gli occhi verdi, e lei… è scoppiata in lacrime… e con me non vuole parlare”, mi spiegò guardandomi negli occhi.
Gli asciugai una guancia con due dita, non sapendo che dire.
“Ho pensato che magari se le parlassi tu…”.
Annuii, dandogli un bacio sulla fronte. “Vado a parlarle immediatamente e, Harry? Grazie per avermelo detto”, mormorai con un sorriso abbracciandolo. “Vado a svegliarla, sempre che stia dormendo”.
Risalii le scale e arrivai in fondo al corridoio, poi aprii la camera degli ospiti. Dove si erano dovute stringere Safaa, Doniya e Alice. Ah, anche Harry, ovviamente. Sorrisi appena quando vidi la mia migliore amica seduta alla finestra, guardare fuori.
“Ehi”, mormorai sedendomi al suo fianco.
Lei mi rivolse un sorriso nel buio. E se non l’avessi conosciuta da quando eravamo bambine ci avrei anche creduto. Avrei creduto che quel sorriso fosse stato vero, genuino. Ma la conoscevo.
Ed era il sorriso più forzato che le avessi mai visto sul volto.
“Ciao, non dormi?”. Scossi la testa, prendendole una mano, allora mi accorsi che tremava. “Sto bene”, mentì distogliendo lo sguardo dal mio. “Davvero, sto bene… qualunque cosa ti abbia detto Harry…”.
La sua voce si spense in un singhiozzo.
Allora la abbracciai, le labbra sui suoi capelli. E Alice pianse. Ignorai Doniya che si metteva a sedere sul letto, e vidi Safaa svegliarsi un attimo dopo, ma ignorai entrambe. Non c’ero stata per la mia migliore amica quando aveva avuto bisogno di me. Dovevo rimediare.
E non mi importava che fossero quasi le quattro di notte.



 

AND NOW WE'RE STANDING ON THE EDGE
LOOKING LIKE HERE WE GO AGAIN
I USED TO BE YOUR MAN BUT TODAY
I WOKE UP AS YOUR FRIEND...

Okay, ignorate la mia pazzia, è solo che mi sono fissata con una canzone.
Anyway, eccomi qui, dopo un giorno... cè, amatemi, sul serio.
Capitolo non troppo interessante, e non è nemmeno uno di quelli riusciti meglio, lo so.
Ma quando ho visto 12 recensioni mi sono detta: "Federica, devi postare, accantona la tristezza per mezz'ora e metti il capitolo".
#proudofme
Vabbè, fatemi sapere che ne pensate con una recensione, più di dieci parole.
La caviglia sta un po' meglio, riesco quasi a camminare senza stampelle...
Tra poco non potrò più prendervi a stampellate, pfff.
Mi dileguo che è meglio, ma prima vi lascio il banner dell'ff su Justin Bieber.
Passate, vi supplico, ci tengo particolarmente.



Okay, mi dileguo, stavolta sul serio.
Alla prossima. xx Fede.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24. ***


*preparate i fazzoletti, non sarà tutto rose e fiori*
 

A Mattia, che nonostante tutto continua a leggermi.
Vorrei dire che ti voglio bene, ma sarebbe una bugia.
E non mi piace mentirti.
xx

 

Capitolo 24.

31 maggio 2013
 

Mi svegliai con un terribile mal di schiena, come succedeva da un mese e mezzo ormai. Ero diventata delle dimensioni di una palla e arrancavo a fatica dal divano alla stanza del piano terra di casa di Zayn, a Londra. Arrancavo, cercando disperatamente di non rotolare.
“Ahi”, borbottai cercando di mettermi a sedere.
“Buongiorno, piccola balenottera!”. Sorrisi, vedendo la mia migliore amica entrare nella mia camera da letto con un vassoio pieno di ciambelle. “Ecco, mangia… o mia nipote nascerà minuscola, unito al fatto che è figlia di Malik…”.
Scoppiai a ridere, vedendo Alice rabbrividire per finta.
“Grazie per la colazione. Zayn?”, le chiesi dopo un attimo, facendomi tirare su a sedere, con molta fatica. Mi legai i capelli e presi un morso di ciambella, aspettando che Alice mi rispondesse.
Ciambella straordinaria, detto tra noi.
“In sala di registrazione con gli altri, da stamattina alle nove”, aggiunse con un mezzo sorriso. “Sono le undici e mezza, hai dormito una cifra”, mi disse poi sorridendo, e guardando la mia pancia. “Posso toccarla?”.
Chiusi gli occhi per un istante.
Aspettavo che me lo chiedesse dal primo giorno. Non l’aveva mai toccata, e io avevo capito il perché solo la notte del mio compleanno, quando mi aveva confessato di star male per il bambino che aveva perso. Quando mi aveva detto che in ogni bambino vedeva il figlio di Harry.
Riaprii gli occhi, annuendo. Poi le presi una mano e la posai tra il seno e l’ombelico, e nello stesso istante Lilian scalciò, facendo sussultare Alice, che dopo un attimo iniziò a piangere. “Tutto a posto?”. Lei annuì, continuando a tenere la mano sulla mia pancia e sorridendo tra le lacrime.
“Che figata…”, mormorò dopo un attimo, sentendo scalciare di nuovo.
Risi, scompigliandole i capelli. “Vieni qui”, mormorai tirandola a me per un abbraccio. “Sono contenta che tu l’abbia sentita”, aggiunsi accarezzandole la schiena. “E sarei onorata se le facessi da madrina”.
Per tutta risposta Alice si alzò dal letto e iniziò a saltellare sul posto battendo le mani, con le lacrime agli occhi. Risi, scuotendo la testa, ma mi bloccai sentendo una fitta al basso ventre.
“Aiutami ad alzarmi”, mormorai con una smorfia tenendomi la pancia. Una volta in piedi, quasi non mi sentii svenire. “Non andare nel panico, ma mi si sono rotte le acque”, dissi a Alice, che sgranò gli occhi. “Respira, e chiama un’ambulanza”.
“Io, non so…”.
“L’ambulanza, Alice”, boccheggiai, una mano sulla pancia. “E chiama Zayn”.
 
POV ZAYN.
Eravamo in sala di registrazione da più di due ore, ma senza riuscire a fare niente. Io ero distratto per via di Veronica, Louis mandava sms a Eleonor da più di un’ora e Niall… beh, lui si stava per fiondare su un panino, quando Paul entrò il sala, con un’espressione strana sul volto.
“Ragazzi, mi ha chiamato Alice… voleva contattare te, Zayn, ma…”.
“Ho il telefono spento, che è successo?”, lo interruppi passandomi una mano tra i capelli. Veronica avrebbe partorito a giorni, cazzo. “Che cazzo è successo?”, ripetei a voce più alta, vedendo che Paul non mi rispondeva.
“A Veronica si sono rotte le acque, stanno andando in ospedale”, mi disse dopo un attimo. “Ma dovete registrare…”. Risi, una risata amara. Stava scherzando? “Potrei licenziarvi”.
“Beh, fallo”, mi anticipò Liam alzandosi dal suo sgabello e aprendomi la porta dello studio. “Muoviti, guido io”, aggiunse con un mezzo sorriso. “Licenziaci Paul, ma sapevi benissimo che prima o poi Veronica avrebbe partorito… cosa farai quando partorirà Eleonor?”.
“Io…”.
“Oh, chiudi il becco”, dissi reprimendo un sorriso e uscendo di lì.
Mezz’ora dopo Liam stava parcheggiando in seconda fila di fronte all’ospedale e quando scesi dall’auto e vidi Alice correrci incontro mi sentii meglio. Finché non mi accorsi che aveva le lacrime agli occhi.
“Che è successo?”, le chiesi abbracciandola.
Lei si asciugò una lacrima e mi guardò negli occhi. “L’hanno dovuta intubare, ci sono complicazioni… ma la bambina sta bene, ho chiesto che ti aspettassero per farla uscire…”.
“Grazie”, mormorai, un attimo prima di correre verso gli ascensori. E al piano di sopra quasi non mi schiantai contro un’infermiera. “La mia ragazza è stata ricoverata, Veronica Adams”.
“E’ in sala operatoria”, mi rispose, arrossendo. “In fondo al corridoio”, aggiunse indicando alla sua destra e abbassando lo sguardo. Biascicai un “grazie” e arrivai in fondo al corridoio, dove un’altra infermiera mi fece indossare un camice e mi fece entrare in sala operatoria.
Mi portai una mano alla bocca, vedendo l’amore della mia vita intubata.
“Avete già deciso il nome?”, mi chiese un medico, mentre mi avvicinavo a Veronica e le prendevo una mano. Annuii appena portandomi la sua mano alle labbra e lasciandoci un bacio.
“Si riprenderà vero?”, chiesi al dottore, non riuscendo a trattenere una lacrima.
“Prima pensiamo a far uscire…”.
“Lilian”, mormorai in un soffio. “Posso dirle una cosa?”, chiesi poi al medico. Lo vidi annuire e uscire dalla sala, seguito dalle infermiere. “Dimmi che questo è solo un brutto scherzo, piccola”, mormorai posando le labbra sulla sua fronte. “Dimmi che potrò rivedere i tuoi occhi, il tuo sorriso…”.
Con la coda dell’occhio vidi Liam entrare, allora diedi un bacio sulle labbra alla mia ragazza. “Zayn, devono far nascere la bambina”, mormorò facendo per tirarmi via da lei.
“Ti amo, bellissima”, mormorai dandole un bacio sulle labbra e uno sull’ombelico, come facevo sempre da sette mesi a questa parte. Dopodiché lasciai che Liam mi trascinasse fuori di lì, e scivolai contro il muro, piangendo.
Chiusi gli occhi, accorgendomi appena della presenza di Liam e Eleonor al mio fianco. Poi mi venne in mente una cosa, e tirai fuori il telefono, ma il mio migliore amico mi bloccò prendendomi una mano.
“Abbiamo già avvertito Jason, sua madre e le sue cugine”, mi disse Eleonor stringendomi una mano. “Ah, ho fatto quello che mi avevi chiesto, ma…”. La bloccai con un’occhiataccia e lei sbuffò. “Sto solo dicendo che hai organizzato tutta la tua vita con lei e ora… dico solo quello che ci ha detto il medico, che potrebbe non farcela”.
Posai la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
“Lei è forte”, mi sussurrò Liam stringendomi la mano dall’altra parte. “Ce la farà, okay? Non pensare nemmeno all’eventualità che non possa farcela”, aggiunse dopo un attimo, facendomi riaprire gli occhi.
“Grazie, Liam”, mormorai ricambiando la stretta sulla sua mano.
 
“Zayn”, mi sentii chiamare dopo un’eternità. Dovevo essermi addormentato, ma saltai su non appena sentii la voce di Jason. E quando mi accorsi che il fratello della mia ragazza aveva pianto, quasi non mi cadde il mondo addosso. “Lilian sta bene…”.
Mi alzai in piedi, ma il fatto che avesse parlato prima della bambina invece che di Veronica… mi fece sprofondare il cuore nel petto. “Veronica…”, mormorai. Mi tremavano le gambe.
E cedetti quando vidi Jason scuotere la testa.
Mi accasciai contro il muro, le mani sul viso.
“Zayn…”. A quel punto, tra le braccia della madre di Veronica, ero in lacrime, singhiozzi compresi. Non ero riuscito a trattenermi. “Zayn, puoi entrare per salutarla”, mi sussurrò, prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le guance. “Devi essere forte… lei avrebbe voluto…”.
Mi allontanai e diedi un pugno contro il muro, sfondando il cartongesso.
Poi mi ricordai di Liam. “Dov’è Liam?”, chiesi, passandomi una mano tra i capelli. Claudia, di cui non mi ero nemmeno accorto, mi prese per mano e mi portò fino in fondo al corridoio. E quando vidi la scritta nursery capii. “Grazie, Clà”, mormorai abbracciandola.
“Non fare cazzate, Malik”, mormorò prendendomi per i polsi.
“Non te lo posso promettere”, mormorai, sforzandomi di non ricominciare a piangere. Ed era vero, non potevo promettere alla cugina della mia ragazza morta che non mi sarei tagliato.
“Fallo per lei… devi prenderti cura dell’unica parte di lei che ti è rimasta”.
Le rivolsi l’ombra di un sorriso e entrai nella nursery, e quasi non ripresi a piangere vedendo il mio migliore amico con mia figlia in braccio. “Ehi, guarda chi c’è… ciao papà”, aggiunse rivolto a me, ma continuando a guardare Lilian. “Vuoi andare da papà?”.
In qualche modo il suo scherzare con mia figlia riuscì a farmi sorridere.
E in un attimo avevo uno scricciolo tra le braccia, cosa che mi fece ricordare quando da piccolo presi Safaa in braccio per la prima volta. E anche se mia figlia era nata da appena un paio d’ore, mi sembrò di vedere Veronica.
Lo stesso lampo negli occhi, anche se ancora non si distingueva il colore. In fondo pregavo che fossero i suoi. “Sei bellissima, come la tua mamma”, mormorai dandole un bacio sulla nuvola di capelli nerissimi. “E’ bellissima”, aggiunsi guardando il mio migliore amico.
“E’ uno spettacolo”, confermò sorridendo, ma con gli occhi lucidi.
“Sei già stato da lei?”, gli chiesi rimettendo Lilian nella sua culla. Liam scosse la testa. “Entreresti con me?”, aggiunsi una volta fuori dalla nursery. “Non ce la farei a stare con lei, ho già rovinato il muro del corridoio…”.
Liam rise. Non la solita risata, vista la tristezza che doveva provare.
“Certo che vengo con te, la salutiamo insieme…”.
“Ah, un’altra cosa… so che non è il momento adatto”, mormorai mentre tornavamo verso la sala operatoria. “Ma vorrei che facessi da padrino a Lily”, aggiunsi fermandomi per guardarlo.
“Sarebbe un onore, Malik”, mi disse dandomi una pacca sulla spalla.
Sorrisi, nonostante tutto, e in un lampo mi ritrovai a stringere la mano della mia ragazza. Una mano che però non avrebbe più ricambiato la mia stretta, che non avrei più sentito sulla pelle, che non sarebbe più passata tra i miei capelli.
Accarezzai i suoi capelli, la guancia, il collo.
Le baciai le palpebre, con gli occhi chiusi, immaginando il suo sguardo. Le sue occhiate omicide, il lampo nei suoi occhi quando si accorgeva che la prendevo in giro. O il modo in cui mi guardava quando le dicevo che era bellissima, o quando diceva di amarmi.
Poi passai a sfiorarle le labbra con le mie. E piansi.
Quando ormai pensavo di aver pianto abbastanza quel giorno, altre lacrime sgorgarono sulle mie guance, e non mi sforzai nemmeno di fermarle, anche se lei non avrebbe voluto che piangessi per lei.
Non mi importava di niente.
“Come faccio adesso, senza di te?”, mormorai in un soffio. “Come vado avanti? dovevamo crescere Lilian insieme… e tu te ne sei andata. Non ci sei da una manciata di minuti e già mi mancano i tuoi occhi, il tuo sorriso, le tue labbra, la tua voce, la tua risata, la tua pelle…”. Non riuscii a trattenere un singhiozzo. “Ti amo, bellissima. Ti amerò sempre, okay?”. Le diedi un ultimo bacio sulle labbra e uscii da quella stanza.
Uscii dall’ospedale, avevo bisogno d’aria.
Presi un taxi e mi feci portare a casa, ma una volta in camera da letto mi sentii anche peggio, se possibile. Mi sedetti dalla sua parte del letto e aprii il cassetto del comodino, per poi tirare fuori un mucchio di foto.
Decine di fotografie che avevamo fatto in quei mesi. Alcune a New York, dell’estate precedente. E poi Londra, Roma. Il suo pancione. Primi piani del suo viso. Il suo sorriso. Le sue smorfie quando non voleva farsi fotografare.
Lanciai un’occhiata al cassetto…
E quando vidi una busta col mio nome sopra, quasi non mi si fermò il cuore.




 

 ODIATEMI, me lo merito.
Anzi no, sono fiera di questo capitolo.
Anche perchè era da un po' che volevo far morire uno dei miei personaggi.
Ci avevo provato con Harry in "It's gotta be you".
Ma poi avevo riscritto tutto, lui non poteva morire.
Anyway, fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Più di dieci parole (ho ancora le stampelle, sappiatelo).
Volevo dire qualcosa ma mi sono dimenticata... pfff.
Ah, ecco. Se avete pianto con questo capitolo, sappiate che io ho pianto scrivendo il prossimo.
Quindi, fazzoletti pronti, mi raccomando.
Mi dileguo, che è meglio.
Ma non prima di avervi lasciato il banner dell'ff su Justin.
Visto che non se lo sta cagando nessuno.
Viva la finezza... basta che ci cliccate sopra e si apre.



Me ne vado, alla prossima meraviglie.
xx Fede.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25. ***


A Mattia, che nonostante tutto ci crede ancora.
Grazie. Ti voglio bene. xx Fede.

Capitolo 25.

11 giugno 2013
 

L’anniversario del giorno in cui ci eravamo conosciuti.
Il giorno del suo funerale.
Avevo indossato la prima giacca nera che avevo trovato nell’armadio, e la prima camicia che avevo trovato. Niente cravatta. Liam e Claudia mi avevano aiutato a vestire Lilian, a metterla in macchina. E ora il mio migliore amico guidava vero il cimitero.
Tirai fuori dalla giacca la busta che avevo trovato il giorno della sua morte.
“L’hai letta?”, mi chiese Liam, mentre la sua ragazza faceva le pernacchie sulle manine di mia figlia, nei sedili posteriori. Scossi la testa, aprendo la busta. Avevo a malapena avuto il tempo per pensare, con Lilian così piccola… “Vuoi che fermi la macchina?”.
Scossi ancora la testa, prima di iniziare a leggere.
 

 

Ciao, amore. Se hai trovato questa busta vuol dire che qualcosa è andato storto. E, ti prego, perdonami. Perché sapevo che poteva andare storto e non ti ho detto niente. Sono stata un’idiota, lo so. L’ultima ecografia che ho fatto, il medico mi aveva detto che visti i precedenti, potevano esserci delle complicazioni.
Lo so, avrei dovuto dirti che dopo la morte di America ero più vulnerabile.
Che non sarebbe stato prudente che io rimanessi incinta.
Sono stata egoista, ma volevo questa bambina con tutta me stessa. E quando sono venuta a Londra con il test di gravidanza, tu eri così felice che io fossi incinta… io ero felice… e così non ho detto niente, anche se sapevo che sarebbe stato meglio per noi se avessi abortito.
Sei una persona straordinaria, devi saperlo. E ti prego, non rovinarti la vita per colpa mia. Non voglio che tu ti faccia del male ancora, per colpa mia. Da quando ti conosco hai sofferto, abbiamo sofferto entrambi, e anche se ti ostini a dire che non è stata colpa mia… sappiamo entrambi di non poter dare tutta la colpa a Diego, no?
Hai perso Perrie, e hai trovato me. Ora che hai perso me, troverai un’altra che ti ami. Non più di quanto ti abbia amato io, è impossibile, ma sono sicura che c’è una ragazza sulla terra in grado di amarti e che merita tutto l’amore che hai da dare.
Se hai trovato questa busta vuol dire che sono morta.
E anche se è una parola che ti può far paura, ti prometto che sarò sempre con te, okay? Ti prometto che non ti lascerò mai, perché anche se non ci sarò fisicamente, sarò sempre dentro di te… ti seguirò dappertutto, ovunque tu vada e qualsiasi cosa tu faccia… sarò peggio dei paparazzi che ci hanno perseguitato tutto quest’anno.
Okay, so che sto delirando, ma di certo ingozzarsi di gelato al pistacchio e scriverti una lettera di possibile addio nello stesso tempo non è il massimo. Ti basti sapere che se dovessi morire e dovessi sentire la mia mancanza… sinceramente? Non lo so, non so se riuscirai ad andare avanti senza di me. Ma ho bisogno che tu ci provi.
Per Lilian.
Liam, Louis, Harry, Liam.
Le tue sorelle. I tuoi genitori.
Per me. Voglio che ci provi. Se mi ami davvero, come so che è vero, devi provarci. Perché sarai un padre eccezionale se provi a vivere senza di me. Senza di me? No, non è vero… okay, sto delirando, è ufficiale.
Dimentica il mio delirio. Ti basti sapere che ti amo, da morire. Che ti amerò sempre. Che ho amato ogni cosa di te, dalla radice dei tuoi capelli alla punta dei tuoi piedi, dal tuo sorriso alle tue lacrime. Ho amato i tuoi occhi, il tuo sguardo, le tua labbra. Ho amato tutto di te. E ti amerò sempre.

 
Feci una pausa, accorgendomi che Liam era arrivato al cimitero, e che Claudia era scesa dall’auto tenendo in braccio Lilian. “Devo finire di leggere”, mormorai asciugandomi le guance.
Non mi ero nemmeno accorto di piangere.
“Fai con calma, io ti aspetto, okay?”, mi disse Liam scendendo dall’auto.
Presi fiato, e in quel momento, fu come se sentissi di nuovo Veronica accanto a me. Chiusi gli occhi, e la immaginai al mio fianco, una mano nella mia, con un enorme sorriso sul volto. I capelli legati in una treccia, e gli occhi che brillavano.
E in qualche modo immaginarla accanto a me mi spronò a finire di leggere.
 

 

E ora passiamo alle consegne. Non ho pensato a scrivere una lettere per ognuna delle persone che amo, sarebbe stato un lavoro troppo lungo, e che probabilmente non avrei portato a termine. E poi, non so se morirò. Potrei anche farcela, no?
Allora farei tutto da sola, e tu non troveresti questa dannata lettera.
Ho bisogno che tu dica a Alice che le ho voluto bene. Che è stata una migliore amica fantastica, eccezionale a dir poco. Dille che aveva ragione su di te, che non mi sarei dovuta intestardire su Liam, perché avevo l’amore della mia vita davanti al naso. Che le voglio bene, e dille che voglio che sia la madrina di Lilian.
Dì a mia madre e a Jason che gli voglio bene. Che gliene vorrò sempre.
Dì a Liam che l’ho amato, a modo mio. Che gli voglio bene, e che mi dispiace per come è andata a finire tra di noi. Che mi dispiace per tutto quello che ha dovuto passare quando sono tornata con te. È la verità, mi dispiace, davvero.
E ora la parte più difficile. Una specie di ultimo desiderio, se vuoi.
Ho bisogno che racconti a nostra figlia quello che ho passato prima di conoscerti, come ci siamo conosciuti e tutto il resto. Voglio che lo sappia, che sappia le paure di sua madre, quanto i suoi genitori si sono amati, nonostante tutto. Deve sapere tutto, ogni singola cosa. Chiedi aiuto a mia madre, a Jason e a Alice, se per caso non dovessi sapere qualcosa. Ma sai tutto, credimi.
Bene, penso di aver detto tutto. Ci rivediamo in Paradiso.

Ti amo, tanto. Sempre tua, Veronica.
 

 
Sospirai, scendendo dall’auto. E passai la lettera a Liam, senza dire una parola.
“C’è una parte che ti riguarda”, mormorai lasciandolo lì e iniziando a camminare tra le lapidi. Camminai e camminai, fino a raggiungere Claudia, Eleonor e Alice. E solo allora mi accorsi che nessuna delle tre si era vestita di nero, come anche la maggior parte delle persone che riuscivo a vedere, da quella distanza.
Claudia mi passò Lilian con un mezzo sorriso, che in qualche modo riuscii a ricambiare. “Abbiamo detto a tutti di non vestirsi a lutto”, mi disse prendendomi per mano, cosa che fece anche Alice dall’altra parte, stringendola forte.
“Idea grandiosa, ragazze”, mormorai dando un bacio sui capelli a Alice.
Raggiungemmo il punto dove avremmo seppellito Veronica.
Allora mi accorsi di una cosa, che mi fece alzare gli occhi al cielo.
“Stai bene?”, mi chiese Alice, nello stesso istante in cui Liam ci raggiungeva, asciugandosi una lacrima e tentando un sorriso, per poi passarmi la lettera, che passai a Alice. “Che…”.
“Leggila, vado a salutare una persona”, mormorai stringendole una mano. Tornai indietro di un paio di file di lapidi, finché non mi ritrovai davanti a quella di Perrie. “Ciao, piccola”, mormorai passandomi una mano tra i capelli. “Non vorrei essere venuto a trovarti in una situazione del genere, ma… mi sono sempre fidato di te. Prenditi cura di lei, okay?”.
Una decina di minuti dopo ero in piedi davanti a tutti, riuniti in cerchio intorno alla bara bianca della mia ragazza. C’era il sole, e un vento fresco a spettinarmi i capelli, finché, un attimo prima di iniziare a parlare, sentii distintamente la risata di Veronica…
Un istante prima che iniziasse a diluviare.
 
POV VERONICA.
Sbuffai, e una folata di vento scompigliò i capelli di Zayn, facendomi sorridere. Allora mi voltai e soffiai su Lilian, tra le braccia di mia cugina Claudia. Mia figlia rise, se quella pernacchia si poteva chiamare risata.
E scoppiai a ridere, non potei farne a meno.
Facendo diluviare. In modo che le lacrime sulle guance delle persone a cui volevo più bene si mischiassero alla pioggia. Non era giusto che piangessero per me. Non volevo che lo facessero.
Continuò a piovere, finché non venni ripresa da un’energia di più forte di me, allora mi concentrai, diminuendo il flusso dell’acqua fino a far smettere. Fluttuai di fronte a mio fratello, rendendomi visibile solo a lui e gli asciugai le guance. “Non urlare”, mormorai, vedendo che apriva e chiudeva la bocca.
“Veronica”, disse in un soffio.
Sorrisi, dandogli un bacio sulla fronte. “Ti voglio bene”, mormorai, nello stesso istante in cui Zayn iniziava a parlare. Alzai gli occhi al cielo, rendendomi di nuovo invisibile e andando a sedermi sulla mia bara.
Di fronte al mazzo di orchidee rosse.
“Ho conosciuto Veronica esattamente un anno fa, e dal primo istante in cui l’ho vista ho pensato che fosse la ragazza più bella del mondo… con quegli occhi verdissimi e quella cascata di capelli neri. Era la mia Biancaneve, ma con le lentiggini”. Zayn fece una pausa, passandosi una mano sugli occhi.
Feci una mezza smorfia. Il giorno del mio funerale era lo stesso giorno in cui avevo conosciuto l’amore della mia vita. Che palle. Lo guardai, Zayn. Si poteva essere belli anche ad un funerale? Con la barba incolta e le occhiaie?
Beh, lui lo era. Proprio bello.
“Ricordo ancora la sua faccia la prima volta che le dissi che le volevo bene… la bugia più grande della mia vita”, mormorò guardando esattamente nel punto dov’ero seduta. Sorrisi. “Non le ho mai voluto bene, l’ho amata dal momento in cui ha posato la testa sulla mia spalla, in limousine…”.
Voltandomi, vidi Liam sorridere e Alice nascondere il viso nella spalla di Harry, che le diede un bacio sui capelli, accarezzandole la schiena. “No, così non ci siamo…”, borbottai fluttuando fino alla mia migliore amica, mentre Zayn continuava a raccontare… tutto.
Tutto quello che eravamo stati.
Mi resi visibile a Alice, che spalancò la bocca, incredula. Le misi due dita incorporee sulle labbra e sorrisi, per poi soffiarle sul viso. In un attimo vidi le sue lacrime asciugarsi.
“Non me ne vado, okay?”, mormorai posandole una mano sul cuore.
E la lasciai lì, sparendo e ricomparendo davanti a Liam, che cingeva i fianchi di mia cugina, il mento posato sulla sua spalla, piangendo in silenzio. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Davvero non capivano che non volevo si piangesse per me? Porca… carota.
“Smettila di piangere”, dissi, a voce alta. Tanto mi avrebbe sentita solo lui. Gli posai una mano sulla guancia, rendendomi visibile. “Non fare stronzate… e fai in modo che non ne faccia Zayn, ti prego”, aggiunsi, sorridendo alla sua espressione.
Ma quando lo vidi annuire mi sentii meglio, sul serio.
“Ti amo”, mimò con le labbra.
Sorrisi, un attimo prima di dargli un bacio a stampo e scomparire, lasciandolo a sorridere come un idiota. E me ne tornai a sedere sulla mia bara… ma di certo non mi aspettavo le parole di Zayn.
 
POV ZAYN.
“Sapete, di persone come Veronica ce ne sono poche… lei era unica nel suo genere”. Riuscii addirittura a sorridere. “Le ho preso una cosa, qualche mese fa. Volevo dargliela il giorno in cui è nata Lilian, ma…”.
Mi si spezzò la voce, così abbassai lo sguardo sulla sua bara.
E la vidi.
“Volevo chiederti di sposarmi”, mormorai, e vidi Eleonor sorridere, mentre mi avvicinavo alla bara e vi posavo sopra una scatoletta di velluto. Lo “spirito” di Veronica aprì la bocca, come incredula, e quel suo gesto mi ricordò un sacco di cose. Troppe cose.
E senza volerlo lasciai scorrere una lacrima. Mi tremavano le gambe e quando su quella bara vidi anche Perrie ebbi la certezza di stare impazzendo, sul serio. Aprii la bocca, come per dire qualcosa, ma ne uscì solo aria. E a occhi bassi tornai tra Eleonor e Claudia e presi in braccio Lilian, che si era addormentata.
Lanciai un’occhiata alla bara, mentre la seppellivano, allora rividi Veronica, stavolta davanti a me. “Ti amo”, dissi in un soffio, stringendo forte Lilian per non crollare. Veronica si chinò su nostra figlia e le posò un bacio sulla fronte, per poi alzare lo sguardo su di me.
“Ti amo, piccolo. Ci vediamo nei tuoi sogni”, mormorò fluttuando lontano da me. E salutandomi con la mano, per poi, un attimo prima di scomparire, mandarmi un bacio in punta di dita. Sorrisi, nonostante tutto, e diedi un bacio sui capelli di miei figlia, immaginando che fosse lei.




 

Rieccomi :) Lo so, mi odiate profondamente per averla fatta morire.
E me lo merito, sul serio. Ma avete comunque recensito positivamente, e vi ringrazio.
A chi ha mandato le recensioni negative, chiedo comunque di continuare a leggere.
Perchè? A modo mio la farò finire bene comunque.
Okay, fatemi sapere che ne pensate del capitolo...
Io sinceramente lo trovo favoloso, boh.
E' forse il primo capitolo di questa ff che mi soddisfa pienamente.
Bene, vi lascio. Passereste dai due banner qui sotto??
Vi pregooooo... *fa gli occhioni dolci*

 




"Behind the storm", per la cronaca...
la sto scrivendo con quella meraviglia di mitchie Justice.
Recensite? Ci teniamo :)

Ora mi dileguo, che è meglio.
Alla prossima, all'epilogo.
xx Fede.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26. Epilogo. ***


A mitchie Justice,
per aver mi fatto cambiare idea...
Ti voglio bene, piccola.
xx Fede.

Capitolo 26. Epilogo.

31 maggio 2020
 

“Davvero andiamo a New York?”, mi aveva chiesto Lilian il giorno prima saltellando e battendo la mani. Avevo sorriso. Era la stessa reazione che aveva sua madre alle sorprese. Saltellava come una cretina, ma era adorabile. “Dove vi siete conosciuti tu e mamma?”.
Chiusi gli occhi, aspettando che ci dessero il permesso per scendere dall’aereo, e tenendo le mani sulle spalle di quella meraviglia di sette anni. Che non stava ferma un momento.
Che stava con la nonna, a Roma, in modo da poter andare a scuola regolarmente. Ma che passavo a prendere non appena avevo un giorno libero dalle interviste, i concerti e tutto il resto. E che per la prima volta trovavo il coraggio di portare a New York.
Trovavo il coraggio di tornare.
Un conto era andarci per un concerto, con i ragazzi. E dedicarle “Little Things”, come ad ogni concerto. Ma New York era diversa. Era il nostro posto, in un certo senso. Mio e di Veronica.
Lilian aveva adorato Roma, Londra, persino Parigi.
Ma sospettavo che New York sarebbe diventata la sua preferita. Come lo era per sua madre. Perché Lilian era praticamente uguale a lei, se non fosse stato per i miei capelli e la mia carnagione. Aveva le sue labbra, il suo sorriso, le sue lentiggini. Le stesse smorfie della madre.
Gli stessi, identici, occhi verdi.
Quegli occhi che mi avevano fatto innamorare di lei otto anni prima.
“Sei il papà migliore del mondo”, mi disse Lilian scendendo dall’aereo. Le rivolsi un’ occhiata interrogativa, e lei indicò la pista dell’aeroporto con una mano, facendomi ridere. “Mi hai regalato New York per il mio compleanno”. Sorrisi, chinandomi per darle un bacio sui capelli.
“Puoi avere quello che vuoi per il tuo compleanno, lo sai”, le dissi prendendola per mano. Ma mi pentii immediatamente di quello che avevo detto e Lilian si incupì. “Lo so, piccola… tutto tranne…”.
“Tranne mamma”, finì lei per me, stringendomi forte una mano. Tranne mamma. Già. “Stai bene?”, mi chiese dopo un po’, mentre salivamo su un taxi. Annuii, dandole un bacio sulla fronte. “Sicuro? Magari non saremmo dovuti venire…”.
Le misi due dita sulle labbra, con un mezzo sorriso.
“Ti piacerà, anche più di Parigi”, le dissi sorridendo, ricordando la sua faccia quando l’avevo portata a Notre Dame, il Natale precedente. Era rimasta a bocca aperta per tutta la visita guidata, indicando ogni cosa che le piacesse. Praticamente tutto, a pensarci bene.
 
Trattenni il fiato, mentre quella sera portavo Lilian a Time Square.
Chiusi gli occhi e aspettai che Lilian scendesse dal taxi, allora li riaprii, appena in tempo per vedere la sua espressione. Bocca aperta e occhi verdi spalancati. “Ti piace?”, le chiesi reprimendo le lacrime.
“Wow”, mormorò Lily guardandosi intorno.
Sorrisi. Time Square era come una calamita per le mie donne. Insomma, sì. Prima Perrie, poi Veronica e ora mia figlia. In tutto il mondo, quello era il loro posto preferito. “Ti ricordi che ti ho raccontato del primo bacio che ho dato alla mamma?”.
Lei annuì, alzando lo sguardo verso di me.
“Dopo quel bacio siamo venuti qui… e c’era la nostra foto su tutti gli schermi”, aggiunsi, ridendo al ricordo. “Tua madre non sapeva se esserne lusingata o se arrabbiarsi a morte con me”, ricordai con un sorriso. Oltre a essere bello, sexy e fragile, sei anche il tipo che non affronta le cose, Malik?
“Ti manca ancora?”, mi chiesi Lily stringendomi una mano.
“Vieni qui”, mormorai prendendola in braccio. “Certo che mi manca, tutti i giorni. Ma quando guardo te e vedo i suoi occhi mi sento meglio, sai?”, confessai portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ti voglio bene”.
“Anch’io papà”, mi disse con un sorriso.
 
POV VERONICA.
Me ne stavo sulla mia nuvola, intenta a ingozzarmi di fragole ricoperte di cioccolato con Perrie, quando vidi Zayn prendere in braccio mia figlia, a Time Square. Sorrisi. Il luogo dove in qualche modo era iniziato tutto. Il mio posto preferito. Che ora era il preferito di Lilian.
Li avevo seguiti tutti quegli anni, e Zayn si era preso cura di lei perfettamente. Gli mancavo, ovvio. Mancavo a tutti e due. E a mia madre, mio fratello, Alice, i ragazzi. Ma, mentre gli altri erano andati avanti con le loro vite, in un modo o nell’altro… Zayn, boh.
Continuava ad avere la stessa espressione di tristezza che gli avevo visto sul volto al mio funerale. Una tristezza profonda, mitigata dagli anni, ma che in qualche modo rimaneva lì. Non sembrava volesse andarsene.
“Devi andare avanti, amore”, mormorai passandomi una mano tra i capelli.
“Pensi che dovremmo dargli una spinta?”, mi chiese Perrie addentando una delle mie fragole. Mi mordicchiai il labbro inferiore, pensierosa. “Insomma, è ancora fossilizzato su di te… anche dopo tutto questo tempo”.
“Gli serve una ragazza che gli ricordi me, ma che sia diversa…”, mormorai.
“Sicura di volerlo fare?”, mi chiese Perrie stringendomi una mano. Sorrisi. A mia figlia serviva una madre, era inutile continuare a negarlo. Una madre in carne e ossa, non uno spirito che la seguisse dalle nuvole. E a Zayn… “Trovata”. La voce di Perrie interruppe il flusso dei miei pensieri.
“Trovata?”, ripetei, confusa.
“Vanessa Andrews, venticinque anni. Mora, occhi verdi…”.
“Non gli serve la mia fotocopia, gli servo io, Perrie”, le feci notare scuotendo la testa. Perché in fondo era come se non riuscissi a sopportare che Zayn avesse un’altra al suo fianco.
Nonostante gliel’avessi chiesto io, in quella dannata lettera, sette anni prima.
 

1 giugno 2020
 

POV ZAYN.
“Lily, stai attenta”, le dissi mentre si allontanava e io mi sedevo su una panchina, a Central Park. La guardai arrampicarsi su per la scaletta dello scivolo, attento a ogni suo movimento. Avevo dovuto imparare a farlo.
Presi il telefono, continuando a guardarla, e mi alzai dalla panchina, facendo il numero del mio migliore amico. “Aloha, Malik!”, mi rispose la voce di Claudia. Sorrisi, erano in luna di miele alle Hawaii, me ne ero quasi dimenticato.
“Ciao, Clà… Liam?”, le chiesi camminando verso lo scivolo.
“Te lo passo, se riesco a svegliarlo…”, la sentii dire. Risi, passandomi una mano tra i capelli. “Niente di fatto, è nel mondo dei sogni. Ma ne puoi parlare con me se ti va”, aggiunse, riuscendo a farmi sorridere.
“Mi manca Veronica”, dissi semplicemente.
“Lo so, manca anche a me”, mi disse lei. Chiusi gli occhi, fermandomi a qualche metro dallo scivolo. “Come sta andando a New York?”, mi chiese dopo un paio di minuti, vedendo che non spiccicavo parola.
“La vedo ovunque”, ammisi guardando Lilian scendere giù per lo scivolo.
“Lilian?”.
“Lei sta bene… adora Time Square”, aggiunsi dopo un attimo, e Claudia scoppiò a ridere. “Ieri mi ha chiesto se mi mancasse ancora, le ho detto che mi manca sempre, di continuo…”.
“Beh, le hai detto la verità”.
Ma per poco non mi cadde il telefono di mano, quando una ragazza in bicicletta quasi non mi venne addosso. Indietreggiando, inciampai e caddi sul prato, sul sedere. “Stai bene, papà?!?”, mi urlò Lilian correndo verso di me.
La presi al volo, prima che cadesse a sua volta.
“Sto… bene”, mormorai guardando la ragazza che mi aveva quasi investito. E quasi non mi venne un colpo quando la vidi buttare la bicicletta a terra e posare gli occhi nei miei.
I suoi occhi. Così simili a quelli di Veronica che per un attimo credetti di svenire.
“Stai bene? Oddio, non volevo prenderti sotto…”. Ma evidentemente qualcosa la bloccò, e la vidi mordicchiarsi il labbro. Stavo per chiederle cosa avesse, quando lei sorrise. “Dio, ditemi che non ho preso sotto uno dei One Direction”.
Risi, alzandomi in piedi. “Beh, in effetti sì”, confessai porgendole una mano. “Zayn, piacere”, mi presentai, anche se sapeva già chi fossi, infatti scoppiò a ridere. “Piccola, c’è zia Claudia al telefono”, dissi poi a Lilian, in italiano.
Lei mi strappò il cellulare dalle mani e tornò verso lo scivolo.
“Vanessa, piacere”, mi disse la ragazza stringendomi la mano.
E quando mi sorrise, facendo comparire una fossetta sulla guancia destra e facendo brillare gli occhi verdi, riuscii finalmente a pensare di poter andare avanti. Anche senza la presenza fisica della ragazza che avevo conosciuto e amato otto anni prima.



 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaww.
Sto piangendo. E' tutto finito.
*tirasucolnaso*
Sono appena tornata da una super mattinata con un "amico".
Okay, la pianto, tanto non vi interessa...
Comunque... oddio, è finito tutto.
Oh, santo cielo, devo darmi una calmata.

Bah, anyway, passiamo ai ringraziamenti!!!!
Non ho una gran voglia di farli, ma ci vogliono.
Grazie a chi ha recensito... in tutti i capitoli, o anche solo in uno.
Vi ringrazio lo stesso, perchè grazie a voi siamo arrivati a 236 recensioni :)
Poi, grazie a chi ha messo la storia tra le tizie/caie e sempronie.
41 tra le seguite, cè è aasdfghjkl, rendo il concetto?
23 tra i preferiti... siete fantastiche, dalla prima all'ultima.
Grazie, a chi ha amato come me ogni singolo personaggio.
A chi ha pianto con loro, sorriso con loro. E tutto il resto.
A chi ha supportato Veronica nelle sue scelte... E a chi non l'ha fatto.
A chi ha amato Zayn, e chi Liam, perchè so che tra voi c'è qualcuno, almeno una.
Poi? Credo di aver ringraziato tutti... almeno tra chi legge.

Dedico questa fanfiction a Giusy e Nicola, che l'hanno letta dal mio pc, mentre la scrivevo.
Vi voglio bene, miei piccoli carciofi. Fino alla fine.

So, vi lascio pieno potere, me la lasciate una recensioncina??
E, gentilmente, passereste dalle mie fanfiction embrionali?
Vi lascio i banner, basta che ci cliccate sopra...





Va bene, me ne vado. Evaporo che sto scrivendo un poema.
Alla prossima mie piccole lettrici.
xx Fede.

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