Il cuore di un Leone

di Skys Hero
(/viewuser.php?uid=316041)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del mio viaggio ***
Capitolo 2: *** La Strega ***
Capitolo 3: *** Prigionia ***



Capitolo 1
*** L'inizio del mio viaggio ***


Version:1.0 StartHTML:0000000167 EndHTML:0000013693 StartFragment:0000000454 EndFragment:0000013677

Spesso il mio amico Tony porta a casa molta della sua tecnologia aliena e un giorno mi mostrò una macchina del tempo. Ero talmente affascinato dalla possibilità di visitare i secoli precedenti alla mia nascita che insistetti finchè Tony non si decise a progettare una macchina del tempo solo per me. Da allora feci spesso qualche viaggio nel tempo, ma quello che stavo progettando in quel periodo era una vera e propria vacanza di un mese a spasso per i secoli! HAHAHA!Nulla che un Hero come me non potesse gestire!

Ma non avrei mai immaginato che una mia azione positiva mi avrebbe messo nei guai...

 

 

«Fuck-Fucking!» Tony indicò un pulsante sullo strano aggeggio metallico che cominciò a lampeggiare al mio polso.

«Devo premere questo? Sei sicuro,Tony?» domandai. Non perchè non mi fidassi di Tony, ma perchè ero talmente eccitato di viaggiare nel tempo che stavo fantasticando sulla mia meta: tutti quei luoghi incontaminati e quegli imperi storici che avrei potuto vedere di persona mi vorticavano nella mente.Saltellavo da un piede all'altro mentre il mio amico collegava dei fili in quel polsino che mi avrebbe permesso di viaggiare oltre lo spazio e il tempo. « Tonyyyy!Manca ancora molto?». Sentivo l'eccitazione precedente alla partenza farmi venire le farfalle allo stomaco oppure era solo fame. Guardai verso il mio zaino da viaggio, posto al mio fianco, ricontrollando se c'erano i miei adorati Hamburger. Non mi sarebbero bastati per tutto il viaggio, ma almeno per la parte iniziale sarebbero stati il mio pasto. «Fucking!Fuck-Fucking!» collegò l'ultimo filo e chiuse la piccola antina chiedendomi di indicargli il pulsante che mi aveva mostrato precedentemente. « Uhm...» fissai l'orologio del tempo.

«Fuck-Fucking!»

«Ahahahaha!Si che ti stavo ascoltando!».Bugia. « Non ero tra le nuvole!» brontolai.

« Fucking...!»Tony mi mostrò ancora una volta il pulsante, mi fece le ultime raccomandazioni e seleziono la prima data che avrei visitato.

«Fucking fuck?» mi domandò.

«Ahahahah!Certo!Ho preparato tutto!» presi lo zaino e me lo misi in spalla « C'è altro che l'Hero dovrebbe sapere prima di partire?» chiesi dopo che portai le mani ai fianchi e mostrai il mio sorriso.

« Fuck-Fucking, fuck»mi ripeté di non intromettermi nella storia e mi diede una pacca sulla testa prima di scendere dallo sgabello su cui era salito.

«Ehi!» mi passai la mano tra i capelli sistemando il mio caro ciuffo.

«Fuck-fucking limey?»

« Se ho avvertito Arthur?» ripetei alzando lo sguardo al soffitto. «Ovvio! Se no poi chi lo sente!» sorrisi felice. Pensare ad Arthur mi rallegrava e mi dispiaceva non poterlo portare con me. « Gli ho lasciato un messaggio nella segreteria telefonica» dissi con una nota amara. Avrei tanto voluto sentire la sua voce.

«Fucking!»

«Thank you, Tony!» lo ringraziai. « Ci vediamo al mio rientro!» premetti il pulsante e fui avvolto da un piacevole tepore e da una luce abbagliante. Il tempo si fermò e dopo alcuni secondi riprese a scorrere in un altro luogo e in un' altra era...

 

Come prima tappa scelsi l'Impero cinese: visitai le campagne e le città in prosperità.

Mi divertii a fotografare di nascosto tutto quello che potevo ed a comprare strani souvenir perdendomi tra le strade dei mercati. Non ebbi alcuna difficoltà a visitare molti luoghi in soli due giorni. Era facile grazie al gadget del teletrasporto inserito da Tony ed era solo uno dei tanti. La seconda meta fu la Grecia, al tempo della madre di Heracle : visitai vari templi ed assistetti alla rappresentazione di una vera tragedia. Poi passai all'antico Egitto studiando la costruzione di una piramide. Finalmente andai a studiare nell'antica biblioteca di Alessandria e successivamente visitai l'Italia al tempo dei romani. Compilai un diario e imparai a scarabocchiare qualche disegno di quelle cose che non sarei riuscito a fotografare. Decisi di stare alla larga da tutte le varie Nazioni che avrei potuto incontrare e preferii non rischiare di visitare la Spagna, la Francia e soprattutto l'Inghilterra.

Andai anche nella mia terra a rivivere con gli indiani che a malincuore sapevo che avrei tradito in futuro.

Era passata una settimana e decisi di cambiare epoca e fermarmi nell'isola in cui mi ritrovai dopo il viaggio.Peccato non mi fossi accorto che era sotto il controllo di alcuni pirati...

Camminai per la banchina del porto per una buona mezz'ora finchè il mio stomaco non cominciò a brontolare. Portai una mano a massaggiarlo, mi trascinai in un vicolo e controllai se all'interno del mio zaino fosse rimasto qualche hamburger, ma niente. Erano finiti da parecchio eppure continuavo a sperare di essermi sbagliato. Riportai lo zaino sulle spalle e ripresi il mio cammino in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

Dopo un paio di minuti mi raggiunse un odore gradevole di spezie, carne arrosto con un fondo di alcool. I lamenti del mio stomaco aumentarono e seguì l'odore con la bava alla bocca ritrovandomi davanti a una taverna rumorosa.

Non ci pensai due volte ed entrai : era una taverna a due piani, uno per il ristoro e l'altro per il soggiorno. Sotto i miei piedi il legno scricchiolava. La sala era grande e piena di tavoli occupati da uno squadrone di marinai che mangiavano e si ubriacavano senza ritegno. L'odore del cibo era ottimo, peccato che da vicino si mischiasse con quello degli uomini presenti. Spostai le mie iridi celermente per tutto il locale in cerca di un posto libero. Lo trovai al bancone della taverna e mi diressi lì ascoltando i canti dei marinai ubriachi.

Ordinai un piatto di carne e patate arrosto ed aspettai osservando con la coda dell'occhio gli uomini alle mie spalle.

« E fuori un altro!» esclamò uno con una voce possente battendo sul tavolo il braccio di un altro uomo sudato e maleodorante.

Da questo dedussi che stavano giocando a braccio di ferro e scommettevano tra di loro sacchi di monete che cadevano sul tavolo, riversandosi con un forte tintinnio tra le ciotole e i bicchieri.

« Mm...interessante» sussurrai e mi girai a guardare più attentamente.

L'uomo, che sembrava un armadio, batté facilmente altri tre sventurati, gracili a mio parere e...Beh, non evitai di farglielo notare: « Son tutti forti contro i più deboli! Chissà come andrebbe se ti sfidassi con uno della tua taglia!» dissi in modo eroico.

Gli uomini intorno al tavolo smisero di ridere e brindare e spostarono lo sguardo da me all'omaccione. Questo si alzo dal tavolo scoppiando in una fragorosa risata.

« E tu?! AHAHAH! Chi diamine è, questo ragazzino?!» mi squadrò da capo a piedi.

« Devo prenderla come una sfida?AHAHAHA» si pulì il naso con il braccio e tossì raucamente.

« Allora hai il coraggio di venire a giocare con i grandi,bamboccio?!» mise il braccio sinistro in posizione ed aspettò fissandomi dritto negli occhi. Io risposi al suo sguardo. Non avevo paura di lui, anzi ero più tosto sicuro di me. Dopo tutto non sarebbe mai riuscito a battere l'HERO!. Mi rimboccai le maniche e con un sorriso beffardo lo affrontai.

« Accetto la sfida!» misi sul tavolo il sacchetto di monete che avevo e mi posizionai. Appena ci afferrammo, sentì la mano dell'Armadio sudata ed umida, ma con una presa salda. Un terzo uomo ci tenne le mani per poi darci il via. Nessuno dei due mosse un muscolo. Il mio sfidante continuava a fissarmi dritto negli occhi e io sostenevo quello sguardo scuro. Intorno a noi i marinai facevano baccano e puntavano su chi secondo loro avrebbe vinto. « Non correre dalla mammina a piangere quando ti avrò rotto il braccio» rise imitando il pianto di un bambino. Poi una vena del suo collo si ingrossò proprio un momento prima che il muscolo del suo braccio venisse contratto. Fu uno scontro di potenza ed è inutile dirvi che fu l'hero a vince. Con un colpo solo gli piegai il braccio e lo sbattei contro il tavolo che si crepò.

«Huh» sorrisi « Non sono poi tanto quel ragazzino che sembro» sussurrai.

L'omaccione fece un verso rauco e tirò il braccio indietro.

« Tu! » scattò verso di me, ma con mia grande sorpresa un braccio pallido e femminile mi tirò di lato.

«Eh?» sorpreso osservai la donna dai lunghi capelli neri e dal corpetto abbondante che mi aveva tirato via dalla traiettoria dell'uomo.

«Brutus!» esclamò mentre notai che era una signora molto pallida e secca, escludendo il petto.

L'omaccione si girò verso di lei. «Eva! Quel ragazzo è un disgraziato!» sbraitò verso di me.

«Brutus, la regola del mio locale è solo una! Che non vi siano combattimenti o risse di alcun tipo!» prese a fissarlo con uno sguardo di ghiaccio che l'uomo recepì come una minaccia.

« Scusi tanto» mi rivolse un sorriso e mi indicò il bancone.« La sua ordinazione è pronta può anche andare a mangiare» mi disse.

«Grazie, ma prima vorrei riscuotere la mia vincita».Ripresi il mio sacco di monete e diedi gli altri soldi ai precedenti sconfitti. Sentivo lo sguardo della donna su di me mentre teneva a freno l'uomo armadio. Poi andai al bancone soddisfatto e con la coda dell'occhio la vidi parlare con Brutus.

Divorai il mio pasto ed a parte le occhiatacce di Brutus e dei suoi compari non ebbi nessuna ripercussione. Appena ebbi finito di bere la donna scheletrica di nome Eva si avvicinò a me dall'altra parte del bancone. « Certo che deve avere un bel coraggio per aver voluto sfidare Brutus».

Sollevai lo sguardo su di lei e risi. « Sa, sta parlando con la persona più coraggiosa, forse dell'intero mondo» mi vantai con sincerità e sicurezza.

«Oh, davvero?» mi squadrò «Credo che abbia proprio ragione» ghignò.

Quell'affermazione nel profondo mi sorprese e ne ero lusingato, ma il ghigno mi sembrò malevolo.

« E per batterlo deve essere anche altrettanto forte» disse allungando una mano verso il mio braccio.« Dico bene?». Anche se non mi convinceva non ritrassi il braccio e la donna tastò il mio muscolo. Le sue mani erano fredde e fini come dei rametti d'albero, ma avevano una presa molto potente.« Complimenti!Anche se non sembra lei è davvero forte!».

«Glielo assicuro!»affermai liberandomi dalla presa senza irritarla. Tutte quelle lusinghe mi sembravano un tentativo di abbordaggio. Inghilterra si è sempre lamentato che non sono molto bravo a capire quando ci stanno provando con me e si arrabbia ogni volta.Poi, andiamo, chi non vorrebbe provarci con me?Sono un americano figo, di bell'aspetto, eroico, un dono da non farsi sfuggire! Comunque decisi di non crogiolarmi nelle lusinghe della donna e tagliare i ponti, ma

ormai era buio e la stanchezza del mio viaggio si faceva sentire. Quindi decisi di prendere una camera in quella taverna.

«Senta..Signora»cominciai ma fui immediatamente interrotto da lei.

«Mi chiami pure Eva» mi sorrise.

« Quanto verrebbe a costare una camera?» chiesi e immediatamente sul suo volto comparve un altro piccolo ghigno. Mi disse il prezzo ed accettai. Prenotai la camera solo per quella notte, l'indomani sarei ripartito. Eva mi accompagno in una stanza dell'ultimo piano e ricevuta la chiave entrai chiudendomi la porta alle spalle, ma per sicurezza mi rivoltai per chiuderla a chiave. Non feci caso alle condizioni della camera che non erano sicuramente delle migliori, ma il letto era comodo e le lenzuola non puzzavano così appena mi coricai mi ritrovai nel mondo dei sogni.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Strega ***


Version:1.0 StartHTML:0000000167 EndHTML:0000019635 StartFragment:0000000454 EndFragment:0000019619

 

Durante la notte feci un paio di incubi, ma per il resto dormì come un angioletto finchè il miagolio stridulo di un gatto randagio mi fece sobbalzare sul letto. «Huh?!» aprì gli occhi e fuori dalla finestra vidi un gatto nero tutto arruffato che soffiava. Lo fissai per un paio di secondi e quello scomparve lungo il tetto. Mi alzai stiracchiandomi ed andai alla finestra notando che non era ancora neanche sorto il sole,ma che non sarebbe mancato poco ed anche se era ancora troppo presto decisi di andarmene. Ripresi le mie cose e scesi al bancone della taverna lasciando la chiave della stanza. Uscì inondando i polmoni di aria umida e salata. L'odore del mare non mi disturbava e mi riempì i polmoni con avidità. Notai che la mattina presto la zona cittadina del porto era molto silenziosa ed occupata solo da vecchi ubriachi. Presi a camminare lungo la strada centrale concentrandomi solo sul suono dei miei passi finchè non sentì un piccolo urlo. Senza neanche pensarci cominciai a correre vero la fonte. Raggiunsi un vicolo e quello che vidi mi irritò molto : un gruppo di uomini stavano aggredendo un innocente vecchietta! Inutile dirvi che non mi trattenni.

«Ehi!Lasciatela stare!».Scattai immediatamente contro gli aggressori. Ne stesi due con facilità subendo dei colpi al petto ed ai fianchi, ma il terzo aveva un coltello con se. Con un affondo che evitai per miracolo mi tagliò una ciocca di capelli ma riusci in questo modo ad afferrargli il braccio ed a piegarglielo fino a fargli mollare la presa sul coltello che scivolò a terra. Tutti e tre gli aggressori presero a fuggire portandosi con loro la refurtiva. Pensai di inseguirli, ma la vecchietta faticava a rimettersi in piedi.

« Signora...Sta bene?» le chiesi abbassandomi alla sua altezza ed aiutandola a rialzarsi.

«Si...Si....»rispose con voce rauca.«Grazie, giovanotto! Senza di lei non so proprio che cosa mi avrebbero fatto...». Era una vecchia avvolta in un mantello nero con un cappuccio che non mi permetteva di vedere se non fino agli zigomi, mentre lunghi capelli grigi le cadevano su un petto che una volta doveva essere prosperoso.

« Non si preoccupi, il peggio è passato!» le sorrisi.

« Oh....no!» la vecchietta cercò freneticamente qualcosa nella sua bisaccia.«Le monete di mio nipote!»

«Huh?»

«E adesso come farò!Come comprerò le medicine?!» sembrava disperata.

« Non si preoccupi!» esclamai immediatamente cercando qualcosa nel mio zaino.

«Cosa?» le presi la mano piena di rughe e vi misi sopra il sacco di monete più grande che avevo.

«Ecco! Accetti questi» gli chiusi le mani sul sacco.

« Ma, ma giovanotto! Son...E' davvero troppo!».

Scossi la testa. « Li accetti, la prego» sorrisi dolcemente ed annuii alla mia affermazione. Volevo in tutti modi aiutarla.

«Giovanotto...non so proprio come ringraziarla» porta una mano alla bocca come se si trattenesse dal piangere.« Ah!Forse un modo c'è!» indicò i miei vestiti. «Sono laceri e sporchi per via della rissa. La prego di permettermi di cucirgli la camicia».

Non mi ero reso conto che il coltello avesse mirato pure al mio fianco per lacerarmi le vesti ed anche se avevo fretta decisi di accettare la cortesia della vecchietta.

Questa mi portò a casa sua : piccola e vecchia come la sua proprietaria.

Entrammo e mi indicò un posto a sedere vicino a un tavolo traballante. La casa odorava di varie erbe ed era piena di librerie e mensole colme di barattoli con strani contenuti.

La donna si tolse il mantello eppure la frangia dei capelli non mi permetteva comunque di vederne bene la parte superiore del viso. « Nel frattempo le preparò qualcosa di caldo!» disse. Aprì la bocca per rifiutare, ma la donna sembrava così felice ai fornelli che preferii lasciarla stare.

« Ecco, tenga» mi passò una tazza di una bevanda calda e allungò le mani verso di me per ricevere la camicia. Me la tolsi e gliela misi tra le mani e lei cominciò subito a cucire.

« Mi dica, qual'è il suo nome, mio eroe?»

« Alfred!» le risposi bevendo un po' di quella bevanda calda.

«Oh, è un nome davvero grazioso» commentò « Lei è inglese,vero?».

A questa domanda quasi mi affogai. «Si» decisi di rispondere.

« Ma non è di queste parti, vero?»

« No, affatto! Diciamo che sono un viaggiatore»

« Alla sua età anche io viaggiavo molto, sa?» la vecchia continuava a cucirmi la camicia, ma teneva il suo sguardo su di me.

« Davvero?»

« Oh, si....Essere giovani è davvero molto bello»

«Ehehe, ha ragione!» commentai, anche se in quanto nazione la mia età umane era ben diversa dalla mia età reale.

« Ai miei tempi da giovani si era anche molto imprudenti ed innocenti» il suo tono cambiò diventando squillante ed acido « Coraggiosi, temerari, generosi.....Ma di questi tempi giovani del genere non se ne trovano spesso, ma lei ha tutti questi requisiti ed anche di più!» sogghignò.

«Uh?» sgranai gli occhi osservandola. Quella situazione non mi piaceva e un brivido mi percosse la spina dorsale: era il momento di andarmene.

«Eheh, grazie per l'ospitalità» comincia. « Ma credo che sia il momento di riprendere il mio viaggio, non si preoccupi se non ha finito la camicia.» Andai per alzarmi, ma le mie gambe vibrarono e cedettero al mio peso facendomi ricadere sulla sedia. «Eh?!» esclami sorpreso.

La vecchia cominciò a ridere ed alzo per bene il capo rivelando due occhi di giaccio scavati in rughe profonde.

«Non credo proprio» si alzò dal tavolo e si avvicinò a me. Ora non riuscivo a muovere neanche le braccia e non facevano altro che tremare con spasmi violenti.

Mi afferrò il mento e mi mosse la testa da una parte all'altra mentre stringevo i denti.

«Che diavolo?!»

«Shhh» mi zittì. «Ormai stavo cominciando a perdere le speranze di trovare l'ultimo ingrediente» con una mano scese a premere all'altezza del mio cuore.

« Lei è una persona fuori dal comune qui...Con ideali ed un cuore abbastanza puro da essere perfetto!». Provai a muovermi per colpirla, ma era talmente faticoso che mi mossi solo di un centimetro.

«Ahahaha»rise. « Non sei in grado di muoverti. Eh Alfred, caro?» sibilò vicino al mio orecchio.

« Non ti hanno mai insegnato a non accettare nulla dagli sconosciuti?» rise divertita. Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, ma quell'affermazione mi fece accendere la lampadina.

La bevanda!Sicuramente vi era qualche droga.

Mi afferrò e mi caricò in spalla.«Wah!Che diamine?!» esclamai sorpreso.

« Ne di giudicare mai dalle apparenze?»continuò a ridere mentre cominciavo a perdere coscienza.

Che stupido! Che stupido! Che razza di stupido!

Continuavo a ripetermelo. Di solito non sono così stupido! Inghilterra mi ha insegnato tutto ciò e so bene cosa accade! Non sono mai stato così stupido! Inghilterra....

Svenni tra le braccia della donna.

 

Ripresi conoscenza poco dopo, in quella che sembrava una cantina o meglio un antro di una strega!

Tutto intorno a me ricordava la tana di una befana! Scaffali pieni di intrugli, libri, teglie per pozioni.

Provai a muovermi è mi resi contro di essere legato per bene a un angolo della stanza. Avevo la gola secca ed ero imbavagliato. Provai a tirare le corde, ma mi sentivo ancora debole. Un rumore attirò la mia attenzione, ed alzai lo sguardo in giro se pur vedevo un po' sfocato osservai una giovane donna dall'aspetto familiare scendere delle scale. Mi dimenai per chiedere aiuto quando vidi che alla luce del calderone la donna era Eva.

Questa mi notò e sorrise. « Buongiorno, mio adorato».

Pensai subito che qualcosa non andava...

Eva mi si avvicinò. « Ti vedo confuso...» bofonchiò.

« Oh, già!»esclamò ad un tratto. « Forse così sarà più chiaro».

Al posto di Eva comparve la vecchia malefica.

Digrignai i denti e ringhiai realizzando che erano la stessa persona.

«Ehehe» rise per poi tornare la giovane Eva. « Hai attirato la mia attenzione alla taverna» disse.

« Anche se all'inizio non sembravi altro che uno di quei giovani avventati che non durano a lungo» andò verso il calderone e vi aggiunse un sacco di erbe rosse.

« Ma c'era qualcosa di diverso in te ed hai mostrato qualità fisiche interessanti» continuò « Così dopo aver infestato la tua mente per tutta la notte, ti ho messo alla prova» tornò da me.

« E superando il mio piccolo test hai confermato di possedere ciò che mi serve per il mio incantesimo». Prese un coltello dalla sua bisaccia e lo puntò sul mio petto.

« Quello che voglio è il tuo cuore palpitante» si leccò le labbra. « Un cuore degno di un Leone!» esclamò con un tono euforico.

« Di questi tempi i cuori che mi si presentano sono marci e neri...raggrinziti» sputò per terra.

« Il tuo invece! Aaaah è uno spettacolo!» sogghignò facendo una giravolta.

« Certo è un peccato dover uccidere un uomo così prestante..» sussurrò «Ma questa è la vita!Aahaha» continuò a mettere qualche ingrediente nel calderone. Era chiaro che dovevo scappare da lì, continuai a tirare le corde strofinandole a un chiodo pendente della trave alle mie spalle.

« Chissà, magari potrei far diventare il tuo corpo vuoto uno dei miei burattini!»

Ok, lì realizzai che era una pazza e che se non sbrigavo rischiavo di finire nel pentolone. Ci misi più energia fermandomi appena questa si voltava dalla mia parte.

« Oh, i tuoi occhi pieni di rabbia mi rallegrano!» canticchiava con voce stridula.

Per mia fortuna il mio corpo cominciava a riprendersi dalla droga e piano piano sentivo le corde cedere.

Eva si accostò a me lucidando un coltello scuro come la pece ma con un manico dorato.

« Non mi vorrai male, vero?» disse con una smorfia « Mi dispiacerebbe». In tutta risposta le ringhiai contro e provai a colpirla.

« Oh, su! Non essere così selvaggio e irrequieto»sussurrò« Perchè sarai tu stesso a donarmi il tuo cuore» mi accarezzò il petto. Diedi un colpo secco alle corde e queste si staccarono.

«Vero?» mi domandò accarezzandomi i capelli. In un istante gli afferrai con una mano il collo mentre con l'altra mi strappavo il bavaglio. Non mi ero mai sentito così pieno di furia e di odio.

« Puoi scordartelo!». Questa sobbalzò spiazzata dalla mia reazione. «Co-come?!».

L'afferrai e la lanciai dall'altra parte della stanza contro dei barili. Immediatamente mirai le scale.

« Ma-maledetto!» strillò rialzandosi e lanciandomi contro tutto ciò che aveva. Mi riparai dietro il calderone con il cuore che batteva al mille.

« Tu sei mio! Chiaro?! Razza di animale selvaggio che non sei altro! Trattare così una donna di tale bellezza!» ruggì.

« Ma ti sei mai vista allo specchio?! Strega!» Risposi con più veleno che avessi in corpo mentre rovesciavo il calderone per creare un diversivo. Al mio gesto Eva urlò di disperazione e mi perforò i timpani.

«Tu!» i suoi capelli cominciavano a muoversi come se avessero vita propria e i suoi occhi grigi divennero totalmente neri.

Corsi il più velocemente possibile su per le scale e sfondai la porta inseguito da quello che sembravano corde nere con teste di serpente.

«Il tuo cuore!» continuava a strillare. « Dammelo!Dammelo!DAMMELO!».

Urlai di terrore e corsi fuori dalla porta della piccola casa ritrovandomi in una strada affollata di gente e piena di carri diretti al porto. Fuori dall'antro della strega ripresi fiato e bianco e sudato inciampai contro un carro fermo. In quell'istante sentì delle mani fredde e scheletriche afferrarmi per il petto e il corpo della donna stringersi al mio. Sobbalzai e deglutì.

«Tum-tum-tum» la sua voce squillante imitava i battiti del cuore. « Fa tum-tum-tum eheheh».Provai a spingerla via.

« No, no, tu non andrai via leoncino mio...» infilzo le sue unghie nel mio petto e un dolore lancinante invase il mio corpo mentre con uno strattone la scagliavo lontano da me per la seconda volta. Ansimando ripresi a correre velocemente lontano da lì.

« Se non posso averti io non ti avrò nessuno.» mi voltai, ma era sparita eppure sentivo la sua voce dentro la mia testa.

«E' inutile che scappi, farò in modo che tu non possa andare lontano».

Deglutii e continuai a correre ansimando quasi senza più fiato.

« Mio adorato, d'ora in avanti io scaglio su di te la mia maledizione!».

Avevo le vertigini, il petto cominciò a bruciare. Mi porta una mano alla gola e continuai a correre sentendo la voce della strega seguirmi sibilando qualcosa in latino.

Raggiunsi il porto e la presa che sentivo su di me scomparve in un attimo.

«Anf...anf...» mi fermai a prendere fiato.

« GYAAAAAAAAAH» un urlo assurdo mi fece sobbalzare ed osservai una signora al mio fianco cominciare a tremare e ad indicarmi sbiancando. «Un-Un!!» le sue labbra tremavano.

«Un cosa?» le chiesi, ma dalla mia bocca uscì solo un suono roco.

«Un Leone!» urlò qualcun'altro.

«Un leone?» esclamai guardandomi attorno confuso, finchè non provai a fare un passo in avanti: le mie gambe cedettero e caddi in avanti.

«Ouch...» abbassai lo sguardo e al posto delle mie mani vidi due zampe di felino. Il leone ero io!.

Provai a sollevarmi mentre in torno a me molti fuggivano, altri si armavano e altri ancora cominciavano a tirarmi pietre. Preso dal panico ripresi a correre lungo il porto. Spaventai a morte chiunque mi ritrovassi davanti finchè on mi ritrovai bloccato da un corro merci che stavano scaricando dei marinai.

Provai a dire di levarsi di torno e mi uscì un ruggito che attirò l'attenzione dei marinai.

Questi si sorpresero ma non erano terrorizzati come gli altri.

Due di essi sul pontile della nave mi osservarono.

«Che ci fa un leone nella nostra isola?» disse uno.

« Sta creando molto scompiglio» affermò l'altro.

« Al capitano non piace la confusione» continuò l'altro.

« Ehi! Però con un leone ci si guadagna molto!»

« Beh, di certo dobbiamo risolvere la situazione» uno di loro fischiò e in un attimo mi ritrovai circondato da venti uomini armati con pistole, fucili, corde e reti.

Li osservai e cercai di trovare una via di fuga, ma fu tutto inutile. Provai a sollevarmi, ma questi mi furono addosso. Riuscii a buttarne a terra solo cinque e in un attimo mi ritrovai legato come un salame ed avvolto da una rete.

« Bene, pirati!Portatelo a bordo!» ordinò uno dei due sul ponte.

“Pirati?!” pensai di essere veramente nei guai.

Fui trascinato a forza mentre cercavo di liberarmi dalla corda che mi legava il muso.

Ero sicuramente passato dalla padella alla brace.

Tutti i marinai intorno a me cominciarono a colpirmi ed a discutere se vendermi vivo, se uccidermi e vendere la mia pelliccia, se mangiarmi o altre cose che preferisco non ricordare.

Sul ponte della nave si creò una confusione tale che le mie orecchie presero a fischiare.

Ma poi, scese tra la ciurma un silenzio mortale.

« Cosa succede qui?»

Quella voce era così familiare che drizzai subito il muso.

«Ca-capitano!» esclamò qualcuno.

«Cos'è questo?» una figura austera si avvicinò a me e appena lo vidi il mio cuore sobbalzò.

“Inghilterra?!” sobbalzai.Eh già! Difronte a me si presentava l'Arthur Kirkland pirata. Il vecchio re dei sette mari!.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Prigionia ***


Version:1.0 StartHTML:0000000167 EndHTML:0000008379 StartFragment:0000000454 EndFragment:0000008363

«Capitano! E' un leone!» disse un pirata alla sua sinistra.

«Questo lo vedo...Idiota!» sbuffo incrociando le braccia ed osservandomi dall'alto in basso. « Ma che ci fa sulla mia nave?» sibilò minaccioso.

« Stava creando scompiglio nella sua isola....Allora abbiamo pensato di...!!» Arthur estrasse così velocemente la spada dal suo fodero e la puntò alla gola del marinaio che non ebbe il tempo di fare nulla se non di deglutire spaventato.

«Decido io cosa può salire sulla mia nave oppure no, non importa cosa diavolo pensiate! Senza un mio ordine non siete giustificati in nulla!». Aggrottò le sopracciglia e lo fulminò con lo sguardo.

«Si,capitano!» disse il pirata riprendendosi.

«Ora parla..» Arthur rinfoderò la spada e cominciò a girarmi intorno per studiarmi meglio.

Io lo seguivo con lo sguardo mugugnando il suo nome in una lingua anche a me sconosciuta.

«Beh, l'abbiamo catturato... anche perchè abbiamo pensato che possa fruttare dei soldi....»

Arthur ghignò. « Credo abbiate pensato bene per questa volta.» Si avvicinò a me puntando i tacchi vicino al mio muso e si abbassò al mio livello. Io ero paralizzato... Ma non giudicatemi!

Sorrise e si leccò il labbro superiore. « Mm...un leone berbero con gli occhi azzurri...Credo possa essere un ottimo regalo per lo zoo della regina!». Si rialzò e si allontanò da me. Io tentai di andargli dietro chiamandolo e ruggendo. Arthur girò di poco il capo e con occhi freddi decretò il mio destino:« Portatelo nelle celle della stiva! E legatelo per bene!».

Ci fu un coro di si e poi venni trascinato a forza giù per delle scale. Alcuni dei pirati si lamentarono della scelta del capitano, ma eseguirono gli ordini alla perfezione. Non riuscivo a muovere il mio corpo come volevo e le corde e le catene di certo non mi aiutavano così spaesato e indolenzito mi ritrovai in una cella stretta con le zampe incatenate e un collare d'acciaio che mi legavano a degli infissi. Sospirai e provai ad accucciarmi mordendo quelle catene. Il sapore di ferro mi irritò e i denti se pur acuminati non mi permettevano di rompere il minerale.

Così cominciai a muovermi avanti indietro nervoso e infastidito. Dovevo escogitare qualcosa per uscire di lì al più presto ed oltre a questo trovare un modo per tornare umano.

Un rumore mi fece drizzare le orecchie e vidi i pochi uomini rimasti nella stiva risalire in fretta esclamando : Si parte!

«Si parte?!» ruggì confuso prima di percepire le nave muoversi. Ed ecco che i miei guai si moltiplicavano. Anche se fossi riuscito a fuggire dove sarei andato in mare aperto?.

Tirai le catene con forza agitandomi come un matto per riuscire a scappare prima che la nave si allontanasse dall'isola. Anche se lì c'era quella strega probabilmente era l'unica che poteva farmi ritornare umano!.Non avevo mai creduto alla magia e quante volte avevo preso in giro Inghilterra per questo!Beh,continua a farlo...ma..

Giusto, Inghilterra!. Pensai che magari lui utilizzando la magia di cui si vanta tanto..ma..In quel momento era un leone.Come avrei potuto farmi capire? E il lui pirata mi avrebbe aiutato?.

Mi accucciai privo di forze mentre il dondolio della nave mi dava la nausea e cercai di inventarmi qualcosa.Poco dopo mi addormentai.

«Crash!». Mi svegliai di soprassalto quando un gruppo di pirati mi gettò addosso un pezzo di carne o meglio gli scarti del loro pranzo. Ridacchiarono e facendo tintinnare le spade contro le sbarre della cella credo cercando di attirare la mia attenzione. Alzai gli occhi e osservai le loro facce...Una ad una con una, mentre la mia rabbia cresceva sempre di più. Ridendo tornarono al piano superiore. Tutto ciò mi stava seriamente innervosendo. Mi alzai a quattro zampe ed osservai la gabbia e la stanza dove si trovava. Accanto alla mia c'erano altre celle con diversi animali : delle galline, una capra, dei lemuri, un gatto e degli strani uccelli. Dopo di che mi avvicinai agli scarti di cibo: solo ossa mangiucchiate e bucce. Arricciai il naso e crollai in un angolo. Il movimento della nave e la stanchezza della fuga mi fecero assopire velocemente. Il giorno seguente un mozzo di non più di sedici anni veniva a versare altri scarti che avrei dovuto mangiare secondo la povera testa di questi stupidi pirati. Non so perchè ma il comportamento impacciato del giovane mi faceva ridere, soprattutto quando si avvicinava così spaventato alla mia cella. Avrei tanto voluto dirgli che non c'era nulla di cui aver paura e se solo mi fossi liberato avrei liberato anche lui. Come un vero HERO!. Sbuffai esausto. Non mangiavo da due giorni ormai e il mal di mare non mi aiutava. Il terzo giorno il giovanotto fu incaricato di ripulire la mia cella e gli altri marinai lo buttarono a forza chiudendo la cella a chiave. Lo senti supplicare di farlo uscire ma quelli non fecero altro che tirargli addosso del mangime per le galline e a dirgli che così sarebbe stato più saporito per me. Non lo tollerai più. Ruggì con una forza tale che tutti sobbalzarono e con un balzo immediato afferrai un pirata che si era sporto troppo addentandogli un braccio. Tutti urlarono facendomi innervosire ulteriormente. In un attimo cercarono di colpirmi con le loro spade, ma alla porta della cantina comparve la figura di Inghilterra attirato dalle urla.

«Idioti» sibilò tenendo le mani sui propri fianchi. Mi sorprese vedere come i pirati al suo passaggio si calmassero e si ammutolissero. Arrivato accanto alla mia cella, si tolse il capotto rosso porgendolo al pirata che lo aveva seguito ed entrò. Mi fissò con rabbia e portò la mano alla pistola che aveva sul fianco. Mollai automaticamente la presa sul braccio del marinaio che si ritrasse. Vidi dal suo sguardo che il mio gesto lo sorprese. Avanzai verso di lui e questo usci la pistola dal fodero senza puntarmela. Non so effettivamente cosa mi passò per la testa, ma...in quella situazione lo ammetto...avevo bisogno di aiuto. Con difficoltà mi alzai a due zampe ritirando quelle anteriori verso il mio petto e grugnii cercando di parlare. Arthur inclinò il capo e sorrise divertito.
«Ahahaha sembra quasi un leone da circo ». Ripose la pistola.
« Allora potresti servire veramente a qualcosa.»Si avvicinò e lo lasciai fare mentre mi girava attorno squadrandomi e senza timore allungò la mano a toccarmi la pelliccia. Io mi ritirai subito al tocco sbuffando, lui sorrise e con un lampo negli occhi.
« Vediamo se così farai il bravo...». Sentii le catene stringersi attorno al mio corpo e non riuscii più a muovermi. Mi legò il muso e tastò il mio corpo esaminandomi. Mi agitavo sotto quella presa cercando di chiamarlo e morendo dalla vergogna... per cui non mi dilungherò molto..Appena ebbe finito di esaminarmi lo guardai con odio e provai ad afferrarlo con gli artigli, ma l'alzare la zampa anteriore mi fece ricadere in avanti con il sedere in aria. Arthur rise divertito ed uscì dalla cella poco dopo ordinando ai marinai di darmi una coscia di maiale invece degli scarti. Umiliato volevo solo prenderlo a schiaffi....

 

 

Mm... mi sono persa verso la fine XD Quindi chiedo perdono per questo capitolo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1781232