Vedere per credere

di The Awesome Tomato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Fine ***
Capitolo 2: *** Amici ***
Capitolo 3: *** Venerdì ***
Capitolo 4: *** Sabato ***



Capitolo 1
*** Una Fine ***


Capitolo 1

 
La casa era completamente silenziosa, eccetto per il suono di Prussia che si grattava il sedere. Di solito c’era sempre qualcosa da fare; la casa di Italia tendeva sempre ad essere piena di vita, parlare, ridere, piangere e rompere cose. Ora era tutto finito perché Italia aveva trascinato Germania fuori per una passeggiata. Solo loro due.

Prussia dovette affrontare il difficilissimo dilemma di decidere se andare con loro, così da infastidirli o lasciarli andare da soli, così da poter rompere Germania con i suoi commenti sconci quando sarebbero tornati indietro con tutti i capelli e vestiti in disordine. Alla fine aveva deciso per la seconda opzione, specialmente perché immaginava che ci fossero meno possibilità di indurre Germania a proibirgli di andare ancora a trovare Italia con lui. E Prussia ci teneva davvero tanto a tornare a trovarlo in futuro. Era carino.

Sospirò e si mise a guardare il soffitto mentre stava coricato sul divano. Germania ed Italia l’avevano lasciato solo cinque minuti fa ed era già stufo.

Ci fu il suono improvviso della porta che veniva aperta e chiusa sbattendola.

“Già tornati?” Chiese Prussia alzandosi sui gomiti. “Non potevi resistere di più, eh West? Itakins, se vuoi avere un vero-”

Ma al posto di suo fratello e quell’Italia piccolo e carino, c’era il fratello non così carino di Italia che se ne stava in piedi alla porta, faccia rossa, acido ed arrabbiato come se avesse appena morso un pomodoro crudo.

“Che cazzo ci fai qui?” Romano chiese, come se la stessa esistenza di Prussia fosse un brutto spettacolo per i suoi occhi.

“Anche io sono felice di vederti, cosa ci fai tu qui?” Chiese Prussia.

“Io vivo qui!” Ringhiò Romano.

“Sì ma Italia ha detto che saresti stato con Spagna per il finesettimana” Disse Prussia.

“Dovevo, e beh…” Iniziò a dire Romano ma si fermò “Non devo giustificarmi con te! È casa mia e posso venire e andarmene quando mi pare! Quindi scendi da quel fottuto divano prima di spargerci sopra i tuoi disgustosi germi-patata e costringermi a bruciarlo!”

“Spagna ti ha buttato fuori? Non mi sorprenderebbe, so che è stupido ma dubito che abbia la pazienza di ascoltare i tuoi sproloqui pietosi per tutto il tempo” Disse Prussia con una risata, gli è sempre piaciuto vedere Romano che perdeva le staffe, cosa che accadeva ogni volta che pronunciava una parola in sua presenza. Era davvero divertente vedere il rossore diffondersi sulla faccia di Romano e sentirlo farfugliare arrabbiato delle parole senza senso finché non inciampa in queste e diventa ancora più frustrato.

Romano strinse le labbra in una linea sottile; le sue spalle iniziarono a tremare. Prussia sentiva il suo sorriso allargarsi – stava per iniziare il suo divertimento.

Ma poi, senza altre parole, Romano gli diede le spalle e marciò al piano superiore. Prussia fissò nella sua direzione fino a quando non sentì il suono di una porta sbattere e scuotere tutta la casa facendo cadere un quadro di Italia che si trovava appeso al muro.

“Huh” Fu tutto ciò che disse. Qualunque cosa fosse successa con Spagna, doveva aver scosso Romano più del solito.

Prussia incrociò le mani dietro alla testa e cadde di schiena sul divano, ora si annoiava di nuovo.
 


Romano sbatté la porta della sua stanza chiudendola dietro di sé ansimando a denti stretti. Quel… quel bastardo! Che diritto aveva di starsene sul divano come se fosse il suo fottuto proprietario? Odiava Prussia quasi quanto odiava Germania, tutto quello che rendeva Prussia un po’ più tollerabile, era che lui non stava attaccato a Veneziano rubando tutto il suo tempo.

Maledizione. Romano si asciugò gli occhi con il dorso della mano e cadde sul letto, l’ultima cosa che aveva bisogno di sentire, era che Veneziano era fuori da qualche parte con quell’idiota. Aveva sperato che lui e suo fratello fossero soli così da cucinare qualcosa e potersi distrarre da tutto ma ora, la casa era infestata da tedeschi.

Nascose il viso nel cuscino sentendosi solo ed infelice. Era proprio fortunato, ora Veneziano sarebbe stato così preso dall’ammasso di muscoli biondo che non si sarebbe mai accorto che qualcosa turbava il fratello e se Veneziano non l’avesse notato da solo, sarebbe stato la fine perché Romano non gli avrebbe detto niente senza un po’ d’incoraggiamento.

Venne distratto dai suoi pensieri quando il suo stomaco emise un basso ringhio; giusto, non era riuscito a mangiare nulla a casa di Spagna prima di essere buttato fuori. Si domandò se avessero servito qualcosa in aereo ma non riusciva a ricordarlo.
Romano si alzò in piedi e si asciugò il viso fino a quando non sembrava tornato normale, sperava. Doveva andare in cucina a preparare qualcosa da mangiare ma realizzò che non voleva farlo se Prussia fosse stato ancora lì, di questo ne era certo, perché lui era come una brutta macchina che non se ne va, non importa quante volte lavavi la camicia.

Accidenti a lui, pensò Romano. Questa era anche casa sua, poteva fare quello che voleva, non aveva ragione di sentirsi intimidito da quell’albino fallito che non sapeva quand’era l’ora di smettere d’esistere. Veneziano non gli aveva chiesto se poteva invitare Prussia quindi, Romano non era obbligato ad essere cortese con lui.

Incoraggiato da questa cosa, Romano sbloccò la porta e l’aprì per poi marciare giù dalle scale fino al piano terra, Prussia era ancora coricato sul divano con una gamba a penzoloni sullo schienale.

“Bene, guarda chi è tornato, non riuscivi a stare separato da me per molto tempo, huh?” Commentò Prussia.

“Chiudi il becco” Ringhiò Romano. Piangere l’aveva aiutato a sbollire la rabbia ed ora si sentiva semplicemente esausto e non voleva iniziare ad urlare contro a Prussia, non ne valeva nemmeno la pena.

Sperava che Prussia restasse sul divano ora che ne aveva fatto il suo castello ma oggi non era proprio la giornata di Romano. Non era riuscito ad aprire più d’un anta in cucina prima di essere interrotto da quella fastidiosa voce rauca.

“Ottimo, stavo iniziando ad avere fame” Disse Prussia.

“Non cucino per te!” Sbottò Romano. Si voltò giusto in tempo per vedere Prussia tirare una sedia e sedercisi sopra nel modo sbagliato,  appoggiando le braccia e la testa sullo schienale.

“Tu sei il padrone di casa, io l’ospitato. Devi cucinare per me” Prussia ora sorrideva e questo bastava per far ribollire il sangue a Romano.

“Tu non sei il mio ospite, non ti ho invitato, quindi vattene fuori da qui prima che ti tiri contro un bollitore! Te lo meriteresti in ogni caso” Disse.

“Hey, non fare così, ora che West e tuo fratello sono usciti, ci siamo solo noi due a farci compagnia. Dovremmo usarlo a nostro vantaggio”

“Per fare cosa?” Chiese Romano insospettito guardando al suo fianco per assicurarsi che il bollitore fosse lì vicino nel caso gli fosse servito.

Nel vedere la sua reazione, Prussia si lasciò sfuggire una sonora risata “Guarda la tua faccia! So perfettamente a cosa stai pensando!” Nascose il viso tra le braccia continuando a ridere e Romano sentì dei brividi lungo la schiena.

“Sta zitto! Idiota!” Ringhiò.

Prussia lo guardò con un sorrisetto divertito “Hehe, non c’è bisogno di arrossire in quel modo, non sei neanche lontanamente carino come Italia, quindi non preoccuparti. Poi, sei il ragazzo-giocattolo di Spagna e se voglio continuare ad essere invitato a-”

Romano prese il bollitore e lo lanciò contro Prussia, l’ex nazione ebbe solo il tempo di alzare le mani per coprirsi la faccia ma venne comunque colpito all’angolo dell’occhio sinistro.

“Ow! Perché diavolo l’hai fatto?” Chiese mentre si alzava in piedi.

“Chiudi il becco e lasciami solo!” Ringhiò Romano, non pensava ancora chiaramente e la sua mano tremante, stava già cercando la padella che sapeva si trovasse lì vicino. Da qualche parte, nascosto dalla rabbia, sapeva che non era colpa di Prussia se si sentiva così infelice ma doveva prendersela con qualcuno e Prussia gliel’aveva praticamente chiesto.

Fortunatamente, la porta d’ingresso venne aperta e la voce felice di Veneziano si sentì prima che Romano avesse la possibilità di far conoscere il viso di Prussia ad eventuali altri oggetti da cucina.

“Hey Romano! Non sapevo che fossi qui. Pensavo saresti restato da Spagna per il finesettimana e huh, perché l’occhio di Prussia è gonfio?” Chiese Veneziano mentre entrava in cucina. Romano fu molto più che irritato nel vedere che non tutti i bottoni della sua camicia erano abbottonati.

“Ha avuto un incidente, fottuto idiota, sempre a dietro a parlare delle sue gloriose battaglie ma tutti possono vedere che non ha riflessi e la sua difesa fa schifo!” Disse imbronciato.

“Forse non mi aspettavo che mi venisse lanciato contro un bollitore quando sono un ospite qui?!” Rispose Prussia. Si tolse una mano dall’occhio e sibilò per il dolore ma  il suo ghigno si rifiutò di sparire dalla faccia “Comunque bel tiro ma non così bello come sarebbe stato il mio”

“Che sta succedendo qui?” Arrivò un’altra voce e Germania entrò in cucina.

“Romano e Prussia si stanno tirando contro degli oggetti” Disse Veneziano.

“Perché?” Chiese Germania lanciando un’occhiataccia a Prussia.

“Hey, io non ho ancora lanciato niente! Ha iniziato lui!” Protestò subito Prussia.

“Devi aver fatto qualcosa per provocarlo, lo fai sempre” Disse Germania. Quando Prussia aprì la bocca per discutere, Germania lo zittì con lo sguardo.

“Dovresti farti dare un’occhiata” Disse Veneziano indicando il livido che si stava formando sul volto di Prussia.

“Buona idea. Itakins, lo farai tu!” Rispose Prussia con entusiasmo.

“Lo farò io quando sarai più calmo” Intervenne Germania.

“Non essere così duro con lui” Come Veneziano disse così, a Romano venne voglia di dargli un pugno. Veneziano era così preso dall’essere gentile con quel sacco d’immondizia teutonica da non notare che c’era qualcosa che non andava in suo fratello?

“Sì, ascolta Italia. Tutto quello che ho fatto è stato dire che Spagna-”

“Non dire niente su Spagna!” Sbottò Romano che desiderò poi di non averlo mai fatto.

Lo sguardo di tutti i presenti si era improvvisamente posato su di lui, ogniuno con un’espressione differente. Veneziano era accigliato e preoccupato, Germania confuso mentre il sorriso di Prussia, non poteva essere più compiaciuto.

“Visto? Che ti avevo detto? È completamente matto!” Disse Prussia.

“Romano, che c’è che non va?” Chiese Veneziano, in altre circostanze, Romano avrebbe detto tutto al fratello su quella faccenda dato che c’era pasta ed un incoraggiamento sufficiente da parte di Veneziano ma era anche certo che non avrebbe detto una parola finché quei due fossero stati lì.

“Niente” Borbottò.

“Non può non essere niente se hai quasi cavato l’occhio a mio fratello per questo” Commentò Germania

“Tu sta zitto! Non devo dire niente a te!” Rispose Romano e si sentì come se tutti fossero contro di lui e l’ultima cosa che voleva, era restare lì e lasciare che gli facessero la predica nella sua cucina.

Fortunatamente, Germania non stava più bloccando l’entrata così, Romano poté uscire e marciare nella sua stanza al piano superiore.

“Hey Romano, dove stai andando? Sto per iniziare a preparare la cena, non vuoi darmi una mano?” Lo chiamò Veneziano.

“Non ho fame!” Urlò Romano sopra la propria spalla.
 


Un’ora più tardi, Romano era ancora chiuso nella sua stanza, poteva sentire l’odore della pasta che stava cucinando Veneziano al piano di sotto ed il suo stupido stomaco si rifiutava di smettere di brontolare. Non voleva andare giù, non importava quanto fosse affamato.

Gli altri, probabilmente si stavano divertendo. Romano poteva immaginarseli ridere e mangiare la loro pasta dimenticandosi completamente di lui. Forse erano anche felici che lui non fosse là a rovinare l’atmosfera. Beh se questo era ciò che volevano, l’avevano ottenuto. Romano non sarebbe mai andato di nuovo giù. Era affamato e sarebbe morto lì e magari allora, Veneziano si sarebbe sentito in colpa ed avrebbe desiderato di essere stato un fratello migliore.

La sua autocommiserazione lo faceva sentire davvero soddisfatto quindi, fu parecchio scocciato quando sentì bussare alla sua porta.

“Romano, posso entrare?” Chiese Veneziano provando poi ad aprire la porta senza aspettare la risposta, non ci riuscì perché era bloccata “Romano per favore, apri la porta”

“Perché dovrei?” Chiese in risposta Romano.

“Perché voglio parlare con te. E ti ho portato della pasta” Disse Veneziano.

“Ma io non voglio parlare con te” Rispose Romano nonostante stesse già camminando verso la porta per aprirla per colpa del suo stupido stomaco traditore.

Cercò di prendere soltanto il piatto di pasta e richiudere subito la porta ma Veneziano scivolò dentro ad una velocità sorprendente e si sedette sul letto di Romano incrociando le gambe. L’espressione sulla sua faccia era più seria del solito e Romano sapeva che metà del motivo per cui gli aveva portato la pasta, era che Veneziano sapeva di dover usare una scusa per entrare in camera sua.

“Allora Romano-” Iniziò Veneziano.

“Quei due se ne sono andati?” Chiese Romano interrompendolo.

“Huh? No, stanno guardando la tv” Rispose Veneziano “Povero prussia, domani avrà un bruttissimo livido”

“Bene” Disse Romano.

“Che cosa ti ha detto?” Chiese, Romano sapeva che l’avrebbe domandato ma sperava che aspettasse abbastanza a lungo per fargli inventare una scusa ma visto che non gliene veniva in mente nessuna, decise di sedersi in terra e concentrarsi sul piatto che aveva in mano.

“Stai zitto, sto mangiando” Borbottò e prese una forchettata di pasta.

Sentiva su di sé gli occhi di Veneziano mentre mangiava e Romano, fece del suo meglio per ignorarlo ma suo fratello sapeva essere una forte presenza quando si concentrava. Sapeva che avrebbe dovuto essere grato che Veneziano fosse lì per parlare con lui ma non poteva fare a meno di essere di malumore. Avrebbe voluto avere il fratello tutto per sé e non doverlo condividere con qualcuno quando si sentiva così triste.

“Ti senti meglio ora?” Chiese Veneziano quando vide Romano mettere da parte il piatto vuoto.

Romano incrociò le braccia e si mise a fissare altrove.

“Bene” Disse felice Veneziano “Quindi puoi dirmi che cosa ti preoccupa”

“Non c’è niente che mi preoccupa” Rispose Romano.

“Allora perché hai lanciato un bollitore contro Prussia?” Chiese.

“Perché è un idiota e se lo meritava!”

Veneziano restò in silenzio per un secondo, poi chiese “Romano, cos’è successo tra te e Spagna?”

“Niente” Disse nuovamente Romano. Odiò il fatto che quella sola parola servì per farsi tradire dal proprio corpo; le sue guance erano in fiamme, la sua voce un po’ più alta del solito ed era sicuro che se si fosse messo a ripensare a quello che aveva detto e fatto, si sarebbe messo a piangere. Diavolo, era così dannatamente probabile. Avvicinò le proprie gambe al petto e le abbracciò stringendole più vicino.

“Non dovresti tenerlo per te ma parlarne, penso che ti farebbe sentire meglio che tirare oggetti contro Prussia” Disse Veneziano.

Romano non ne era poi così sicuro, lanciare oggetti contro Prussia era parecchio soddisfacente secondo lui tuttavia, farlo implicava il dover stare nella stessa stanza dove si trovava l’ex nazione e questo, lo faceva sentire peggio del solito.

“Spagna è…” Iniziò sentendo un forte dolore al petto pronunciando il nome dell’altra nazione. Non voleva proprio parlare di quello che era successo ma pensò che forse, era meglio dire tutto a Veneziano prima che lo venisse a sapere da qualcun altro. Tutta Europa sarebbe venuta presto a conoscenza di tutto.

“Io e Spagna non stiamo più insieme” Sbottò nascondendo il viso tra le ginocchia per non vedere la reazione di Veneziano.

“Cosa? Che è successo?” Chiese sorpreso Veneziano.

“Non ha importanza” Risposte Romano con voce soffocata.

“Ha fatto qualcosa? Ti ha detto qualcosa?” Chiese Veneziano e Romano poteva sentire della rabbia nella sua voce, cosa davvero insolita.

“Lui non ha fatto nulla di male, è solo un fottuto idiota” Disse, il nodo che aveva alla gola, gli rendeva difficile parlare. Quasi desiderava di riuscire a piangere, in modo da potersene liberare.

“Cos’è successo?” Chiese nuovamente Veneziano.

Romano non disse nulla, non era sicuro di poter esprimere a parole ciò che provava, c’era un modo per descrivere il nodo di dolore e dubbi che si teneva dentro da settimane, che diventava sempre più grande ogni momento che passava con Spagna?

Spagna non aveva fatto niente di male, mai! Se l’avesse fatto, sarebbe stata comunque una cosa insignificante. Tutte le volte che Romano si sentiva infelice o insicuro, Spagna lo abbracciava stretto, sorrideva e gli diceva che tutto si sarebbe sistemato. In un primo momento, era una cosa meravigliosa avere qualcuno che non ti allontanava quando il tuo umore era dei peggiori e non riuscivi a smettere di sputare parole offensive.

Lentamente però, Romano iniziò ad accorgersi che non cambiava nulla, Spagna lo faceva sentire meglio solo per un po’ ma non avevano mai parlato di ciò che causasse così tanto dolore e disagio in Romano. Era come spazzare il pavimento e nascondere tutta la polvere sotto al tappeto, poteva funzionare per un po’ ma dopo, qualcuno avrebbe spostato quel tappeto e rivelato a tutti la verità.

Romano non poteva prendere l’iniziativa, ogni volta che provava, la gola gli si chiudeva e diceva sempre il contrario di ciò che provava. C’erano state molte volte in cui aveva desiderato che Spagna fosse stato un po’ più perspicace ed avesse chiesto cosa ci fosse che non andava invece di coccolarlo e sussurrare parole dolci sul suo collo.

Ma non era colpa di Spagna, non proprio, Romano non poteva farci niente, per lui era davvero difficile esprimere i propri sentimenti, non poteva certo incolpare Spagna per aver fatto ciò che riteneva giusto.

“Romano, cos’è successo?” Chiese nuovamente il fratello.

“Niente” Rispose Romano “Solo… abbiamo deciso di prenderci una pausa”

Più precisamente, lui aveva rotto con Spagna dicendo che non ce la faceva più, che era fottutamente stanco di tutto e di come Spagna non facesse nulla per aiutarlo. Ricorda vagamente che l’altro cercò di calmarlo, come aveva sempre fatto ma subito dopo, Romano disse qualcosa di molto peggio e poi… poi pure la pazienza di Spagna si esaurì. Non succedeva molto spesso ma quando finiva, Spagna diventava una persona completamente diversa, diventava la nazione che aveva conquistato terre lontane e fatto cadere in ginocchio antiche civiltà.

Romano non si ricordava le esatte parole che si scambiarono, tutto era sfocato fino al momento in cui tornò a casa e trovò Prussia che aveva dichiarato il divano come di sua proprietà. Tuttavia, anche se le parole non erano chiare, si riusciva a ricordare perfettamente il tono che ha usato ed il dolore e la rabbia negli occhi di Spagna.

“Aww, sono sicuro che andrà tutto bene” Disse Veneziano.

Romano era determinato a scambiare le parole del fratello per un ronzio fastidioso. Questo era tutto ciò che avrebbe voluto fare ma il dolore dentro di lui aveva deciso di diventare più forte in quel preciso momento e non riuscì a fermare i singhiozzi che iniziarono a scuotergli il corpo. Strinse di più le ginocchia e pianse, non ebbe nemmeno la forza di fermare Veneziano che andò ad abbracciarlo.

Questa volta non sarebbe andato tutto per il meglio, Romano lo sapeva.
 


“Davvero, mi piacerebbe che ti comportassi bene almeno una volta nella tua vita” Disse Germania.

“Io non ho fatto niente, il fratello d’Italia è pazzo” Rispose Prussia

“Quindi dovresti sapere di non irritarlo” Osservò Germania.

“Ah quindi stai dicendo che è tutta colpa mia?” Chiese Prussia indicandosi l’angolo dell’occhio sinistro, ormai gonfio che gli rendeva difficile vedere qualcosa.

“No ma non sei proprio innocente”  Disse Germania con un sospiro seccato. Sembrava che volesse aggiungere qualcosa ma iniziarono a sentirsi i suoni attutiti del pianto che proveniva dal piano superiore.

Germania alzò immediatamente il volume della tv così da non dover sentire nulla.

Qualche tempo dopo, Italia tornò al piano terra, era solo e sembrava molto più malinconico del solito. Prussia non credeva di averlo mai visto così triste, nemmeno quella volta quando si erano accorti che nessuno si era ricordato di andare a fare spesa e quindi non avevano il formaggio per la pizza.

“Va tutto bene?” Chiese Germania appena Italia si sedette sul divano di fianco a lui.

“Romano non si sente molto bene” Disse tristemente Veneziano.

“Lo spero, dopo quello che mi ha fatto, merita di sentirsi male!” Disse Prussia sperando si ottenere un po’ della comprensione di Italia.

Italia si girò a guardarlo curioso “Huh, stai ancora parlando dell’occhio? Con il modo in cui ti sei sempre vantato di come non ti arrendevi mai se ti sparavano in guerra, stai prendendo quel livido molto seriamente” Disse innocentemente facendo fare a Germania uno sbuffo divertito.

Prussia si chiese se il suo piccolo e grazioso Italiano fosse effettivamente in grado di nascondere così abilmente delle offese in mezzo alle frasi o forse, era semplicemente innocente ed all’oscuro di tutto.

Passò il tempo a rifletterci sopra riuscendo a costruire un’impressionante linea del tempo, poi non fece altro che incrociare le mani dietro la schiena e tornare a prestare attenzione alla televisione.

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Capitolo 2
*** Amici ***


Salve! È The Awesome Tomato che viparla! Allora, prima di iniziare, volevo solo dire una cosuccia…
Mi dispiace di metterci così tanto a tradurre ma… beh alcune parti non sono affatto facili e devo rigirarle in modo da farle capire restando sempre fedele all’originale, in più ho un po’ di cose da fare quindi passano anche giorni prima che riprenda a tradurre… scusate tanto

 

Capitolo 2

 

Il campanello della porta suonò ma Romano non alzò nemmeno lo sguardo dal punto del tavolo che stava fissando per la maggior parte della sua colazione. Finì velocemente il suo caffè schiumato ma non si era alzato perché allora, avrebbe dovuto decidere cosa fare durante il giorno.

Aveva trascorso gli ultimi giorni in casa, sentendosi sempre più infelice. Indossava una brutta e vecchia T-shirt che sembrava urlare al mondo il fatto che fosse un recluso e come provasse ad evitare in ogni modo il mondo reale. Non aveva nemmeno l’energia per farsi da mangiare o curare i suoi pomodori, non aveva fatto una singola cosa produttiva da quando si era lasciato con Spagna.

“Romano!” Lo chiamò Veneziano dalla porta “È Spagna, posso farlo entrare?”

“Cosa? No!” Urlò Romano.

“Aww, sei sicuro? Credo che dovreste parlare e risolvere la faccenda. Sei diventato più pigro del solito e non ti sei nemmeno fatto una doccia in tre giorni!” Disse Veneziano.

“Stai zitto!” Sbottò Romano.

“Allora, posso farlo entrare?”

Romano non si preoccupò di rispondergli, probabilmente Veneziano non l’avrebbe ascoltato comunque e sapeva che non poteva fuggire per sempre da quella conversazione, inoltre, un senso di colpa nel petto, gli ricordava che doveva delle spiegazioni a Spagna riguardo a come l’aveva trattato. Probabilmente avrebbe finito per peggiorare le cose ma poteva almeno provarci.

“Hey Romano” Lo salutò Spagna come entrò in cucina. Stava sorridendo e se non fosse stato per il fastidioso nodo allo stomaco, Romano sarebbe riuscito a far finta che non fosse successo nulla e che quella fosse soltanto una normale giornata.

“Che cosa vuoi?” Ringhiò Romano.

“Andiamo adesso, non pensi che potresti essere un po’ più gentile con me?” Chiese spagna sedendosi dall’altra parte del tavolo e prima che Romano riuscisse a reagire, Spagna gli prese le mani, la stretta che sicuramente doveva essere di conforto, lo faceva sentire come se fosse intrappolato, tuttavia era incapace di liberarsene.

“Ma non preoccuparti” Disse Spagna “Ti perdono, non m’importa quello che hai detto, so che non sai controllarti quando sei arrabbiato e impaurito”

“No!” Sbottò Romano. Dannazione, Spagna aveva completamente dimenticato tutto quello che si erano detti? Si faceva davvero trattare come uno zerbino?

“No?” Chiese Spagna.

“Non è così semplice, io-” Romano iniziò ma poi, la voce gli morì in gola e si sentì improvvisamente le mani calde e sudate. Dannazione, avrebbe dovuto esercitarsi prima per questa cosa!

“Aww, ti senti in colpa? È così carino! Va tutto bene, ti amo proprio come sei” Disse Spagna.

Le sue parole ebbero esattamente l’effetto opposto di quello che avrebbero dovuto e Romano, tolse bruscamente le mani da quelle di Spagna e le nascose sotto al tavolo.

“Tu… Sei un idiota!” Disse

Il sorriso di Spagna si trasformò in una smorfia “Cosa c’è che non va?”

“Adesso me lo chiedi?” Sbottò Romano “Non ma l’hai mai chiesto prima! Era sempre tutto ‘ va bene Romano; non preoccuparti Romano; lascia che ti baci meglio, Romano’! Perché non me l’hai chiesto prima?

“Perché non hai mai voluto parlare di nulla ed io dovevo fare qualcosa per farti sentire meglio” Disse Spagna.

Romano strinse le labbra in una linea sottile, come si era aspettato, era tutta colpa sua. Era così complicato che anche spagna non sapeva come fare con lui. Non meritava una persona che era sempre così buona con lui. Non poteva dare indietro a Spagna anche solo una parte del suo amore e delle sue cure ed il fatto che Spagna non sembrava affatto infastidito da questa cosa, lo feriva di più.

“Perché? Perché dici sempre di amarmi? Cos’ho mai fatto per meritarmelo?” Chiede con voce rauca.

“Ma tu non devi fare niente! È questo l’amore” Disse Spagna.

“Non è fottutamente abbastanza! Hai idea di come mi senta quando non posso fare nulla per te e quando tu devi sempre aiutarmi quando succede qualcosa? Tu mi dici semplicemente che è tutto ok ma non cambia mai nulla e il problema torna sempre! Dio, lo odio, cazzo!” Urlò Romano.

Spagna stette a fissarlo come se stesse parlando in una lingua che non capiva “Romano, non devi fare niente per me” disse lentamente, come se spiegasse un concetto base ad un bambino.

“Ma io voglio!” Sbottò Romano “Voglio sentire che sono importante e che tu hai bisogno di me! Non riesco a credere che sia io a dirlo ma non è tanto un rapporto se uno dei due riceve soltanto e non dà mai nulla in cambio”

L’improvviso silenzio che cadde tra di loro, sembrava così pesante e denso che Romano pensava di poterlo quasi toccare. Strinse i denti e cercò anche di trattenne il respiro, non doveva farsi prendere dal panico.

“Io… non avevo idea che fossi infelice con me” Disse tranquillamente Spagna.

“Non è questo” Rispose Romano e volse gli occhi al tavolo, si vergognava troppo per poter affrontare Spagna. Spagna era stato buono con lui, molto meglio di quanto avesse meritato, Romano invece lo aveva ferito molto durante il corso della loro relazione ed ora, non riusciva nemmeno a rompere con lui senza che Spagna sentisse come se fosse colpa sua.

“Dio, mi sento una merda” Disse con un gemito e si appoggiò al tavolo nascondendo la faccia nelle sue braccia.

Spagna non disse nulla per molto tempo, Romano azzardò un’occhiata in direzione dell’altra nazione e lo vide aggrottare la fronte concentrato. Riusciva ad immaginare gli ingranaggi che giravano nella sua testa mentre cercava di assimilare le informazioni appena ricevute.

“Ok, fammi capire bene” Disse Spagna facendo un cenno con le mani per afferrare meglio ciò che Romano gli aveva detto “Tu senti che sei inutile e che io non ho bisogno di te e questo, è il motivo per cui sei infelice visto che desideri contribuire in qualche modo al nostro rapporto?”

“È quello che ho appena detto, tu-” Iniziò Romano ma si fermò quando Spagna si allungò ad accarezzargli i capelli.

“Aww, sei diventato così adulto!” Tubò Spagna.

“Che cazzo stai facendo?” Ringhiò Romano schiaffeggiando via la mano di Spagna.

“Quello che hai appena detto è così maturo! Non avrei mai pensato che il mio piccolo Romano fosse tanto acuto, sono così orgoglioso di te!” Disse Spagna.

“Hai sbattuto la testa mentre non guardavo?” Chiese Romano.

Spagna non sembrava aver sentito una parola di ciò che Romano stava dicendo “Credo che non debba più badare a te quindi” Disse più a sé stesso.

“Di che diavolo stai parlando? Non dirmi che stavi con me perché mi vedi ancora come una colonia!” Urlò Romano parecchio sconvolto. Era come… incesto emotivo o qualcosa di simile.

“No, ovviamente no” Si affrettò a dire Spagna “Ma ad essere onesti, per me sei sempre stato il mio piccolo Romano. Non ho mai realizzato che tu fossi diventato così maturo; non sapevo che stessi pensando a queste cose”

Romano non disse nulla, se non si fosse trattenuto così tanto a comunicare i suoi nuovi-scoperti sentimenti “maturi”, forse non sarebbero mai arrivati a quel punto.

Spagna stava ancora sorridendo ma c’era una punta di tristezza nella sua voce quando continuò “Sai, se ti preoccupa così tanto, forse questa è la soluzione giusta. Credo che avrei dovuto notare che qualcosa non andava”

“Ti ho già detto che non è colpa tua, stronzo” Disse Romano.

“Hmm, sembra che tu abbia ancora un po’ di cose da imparare ma non preoccuparti, sono sicuro che migliorerai

“E che diavolo vorrebbe dire?” Chiese Romano.

“So che vuoi dare tutta la colpa a te stesso però non è così che funziona, non è così semplice. Questo non è successo per colpa tua ma perché eravamo… un po’ incompatibili, credo” Disse Spagna e come notò l’espressione sulla faccia di Romano, il suo sorriso divenne ancora più incoraggiante “Aww, non piangere, aspetta e vedrai, andrà tutto benissimo”

“Non hai intenzione di arrabbiarti con me?” Chiese Romano, la sua voce era impastata dalle lacrime.

“No” Disse Spagna scuotendo lentamente la testa “Avrei dovuto capire che non sei più il bambino di cui mi prendevo cura, avrei dovuto trattarti come un adulto alla pari. Non c’è da meravigliarsi che non abbia funzionato”

“Ma-”

“Aspetta, lasciami finire. So che sembrerà che non mi interessi affatto quello che è successo ma non è vero, io ti amo Romano. Sei davvero importante per me, mi piacerebbe che potessimo rincominciare ora che ti sei tolto questo peso dal cuore ma non credo che cambierebbe comunque molto, penso che serva ad entrambi un po’ di tempo per pensarci su” Disse Spagna.

“Sì” Rispose Romano e questa sola parola, prese tutta la sua forza di volontà. La gola era così secca che gli faceva male a respirare e Dio, era già successo che i suoi occhi bruciassero tanto?

“E una cosa, se vuoi iniziare ad uscire con qualcun altro, fai pure, ti farebbe sicuramente bene. Fai solo in modo di farmelo conoscere per primo” Disse Spagna.

“Non puoi essere serio” Gemette Romano cercando di non essere sconvolto dalla trasformazione di Spagna da fidanzato ad una figura paterna.

“No” Ammise Spagna “Ma la prima parte sì, non voglio che tu ti deprimi dentro quattro mura, ora che sai meglio che cosa vuoi da una relazione, puoi provare a vedere se puoi ottenerlo da qualcun altro”

Romano odiò come le parole di Spagna facevano sembrare che il loro rapporto fosse stato un fallimento, niente di più falso. Avrebbe voluto dirlo lui stesso ma era come se le parole fossero intrappolate dentro di lui.

“Ne ho abbastanza di relazioni per ora” Borbottò.

Spagna rise ma Romano poteva vedere che i suoi occhi erano diventati umidi “Chi lo sa, magari torneremo insieme tra un secolo o due. Essendo nazioni, niente dura per sempre, prima che te ne accorga, sei alleato con qualcuno che pensavi sarebbe stato sempre tuo nemico o ritrovarti in una guerra contro amici ed amanti” Disse.

“Lo so!” Sbottò Romano “Non sono un idiota!”

“Certo che non lo sei” Disse Spagna con un sorriso.

Romano ingoiò il groppo che aveva in gola, in qualche modo, era arrivato a quel punto senza scoppiare a piangere.

“Allora… adesso?” Chiese

“Beh, speravo che potessimo rimanere amici. Credi che sia possibile?” Chiese Spagna.

“Um certo” Rispose Romano.

“Ottimo!”

Il silenzio imbarazzante tornò ma per una volta, Spagna fu veloce a reagire “Ma wow, guarda l’ora! Mi piacerebbe restare per una tarda colazione ma ho un po’ di cose da fare, magari la prossima volta e pensa a quello che ho detto, va bene?” Disse.

Romano osservò come Spagna si alzò ed uscì dalla cucina, lo sentì scambiare qualche allegra parola con Veneziano, poi ci fu il suono di una porta che si apriva e chiudeva e Spagna sen’era andato.

“Spagna è davvero carino” Commentò Veneziano come entrò in cucina.

“Allora, stavi ascoltando” Osservò Romano.

“Beh, volevo essere sicuro che non iniziassi a tirargli addosso niente” Disse Veneziano, si avvicinò ed abbracciò Romano da dietro e si appoggiò contro di lui, a differenza del solito, Romano non cercò di allontanarlo.

“Romano” Mormorò Veneziano premendo la guancia contro la sua schiena.

“Sì?” Chiese Romano.

“Ora che ti senti meglio, andrai a farti una doccia, vero?” Chiese Veneziano.

“Chiudi… chiudi il becco!” Ringhiò Romano e cercò di togliersi le braccia del fratello di dosso ma finì solamente per cadere dalla sedia, portando il fratello con sé sul pavimento.


Romano era appoggiato alla ringhiera del balcone a guardare oltre i tetti delle case, preso dai suoni della città. Questo era il breve momento che precedeva il tramonto, quando c’era un accenno di porpora nel cielo e sembrava che le ombre esitassero. Poteva sentire i bambini chiamarsi l’un l’altro nella strada sottostante, qualcuno nella casa accanto, stava suonando il piano ed aveva lasciato la finestra aperta.

Non c’era un alito di vento e chiuse gli occhi per poter apprezzare meglio il brusio della città. C’erano così tante persone che facevano le loro faccende, tornavano a casa da lavoro, uscivano con gli amici… Questo era Milano, era tutta gente di Veneziano ma Romano, era sicuro di poter sentire una connessione con loro. Forse perché erano fratelli.

Si sentiva libero, realizzò. Il mondo sembrava improvvisamente diverso ora che non stava più insieme a Spagna, non che il loro rapporto fosse stato terribile, Spagna l’aveva reso davvero felice e lui lo aveva amato davvero con tutto il cuore, almeno all’inizio

Fin da quando era bambino, Romano era a conoscenza del fatto che a nessuno piaceva tanto quanto il fratello e che lo paragonavano sempre a Veneziano. Anche Spagna lo fece. Per queste ragioni, l’idea di innamorarsi lo terrificava quando era più giovane. L’amore rende così vulnerabili al rifiuto e fa male.

Accettare l’amore di Spagna l’aveva sentito così naturale allora, era anche sicuro, Spagna era qualcuno che conosceva e di cui si fidava ed era stato un tale sollievo diventare suo. La sensazione che provi quando qualcuno ti vuole e lo accetti è indescrivibile, non avrebbe potuto chiedere di meglio per un primo amore.

Faceva male il fatto che fosse giunta al termine ma sapeva, che era la decisione giusta per entrambi. Spagna era ancora importante per lui ma Romano, non pensava che i suoi sentimenti fossero gli stessi di prima, in più, Spagna meritava qualcuno che ricambiasse il suo amore con la stessa sincerità e Romano… non era sicuro di che diavolo volesse a questo punto ma era qualcosa di differente da quello che aveva avuto con Spagna.

Romano aprì gli occhi e sbatté le palpebre quando vide che era diventato buio, pensò che avrebbe fatto meglio a tornare dentro e vedere se a Veneziano servisse una mano con la cena.

“È passato un po’ dall’ultima volta che abbiamo cucinato e mangiato da soli, eh?” Chiese Veneziano appena l’altro entrò in cucina.

Romano fece una smorfia “Penso di non avere altra scelta se non sopportare la tua compagnia per questa volta” Borbottò.

Veneziano rise con affetto e Romano decise che sarebbe restato un po’ più di quanto avesse previsto prima di tornare a Roma.


Se ci fosse una frase per descrivere il suo rapporto con Francia, Prussia supponeva che fosse amici con benefici. Ogni tanto scendeva a Parigi e si godeva al meglio la città dell’amore. Gli piaceva pensare che fosse solo perché il sesso lì era fantastico ma la verità era che un’ex nazione, in particolare una nota per la sua rigorosa forza militare, non era davvero necessaria o voluta nell’Europa moderna, i momenti fugaci nel letto di Francia, gli permettevano di vivere nel passato.

Così, con un senso di attesa si buttò sul divano di Francia ed osservò l’altra nazione versare il vino nei bicchieri, tuttavia, qualcosa catturò immediatamente l’attenzione di Prussia.

“Per chi è il terzo bicchiere?” Chiese ed indicò quello che Francia aveva lasciato vuoto.

“Spagna, ovviamente” Disse Francia.

“Cosa intendi per ‘ovviamente’?” Chiese Prussia.

Francia si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato e Prussia, sentì improvvisamente come se avesse detto qualcosa di davvero stupido.

“Hai sentito la notizia, vero?” Chiese Francia.

“Certo! Ovvio che l’ho sentita!” Disse Prussia.

Purtroppo Francia non era convinto, sospirò e scosse la testa “Per tua informazione, Spagna non sta più insieme a Romano” Disse.

“Oh, quand’è successo?” Chiese Prussia il più disinvolto che poteva.

“Seriamente, come puoi essere così fuori dal giro?” Chiese Francia sgomento.

“Sono stato un po’ occupato” Disse Prussia, certamente non aveva niente a che fare sul fatto che passò buona parte della settimana a giocare a WoW* nel seminterrato di Germania emergendo solo quando finiva le birre.

“Beh, non importa, credo che non dovrei esserne sorpreso” Disse Francia, porse a Prussia uno dei bicchieri e gli diede un’altra occhiata curiosa “Comunque, che ti è successo alla faccia? Sei orribile”

“Oh, ho solo avuto un po’ di caldo sesso arrabbiato con Ungheria” Disse Prussia.

Sembrava che Francia non riusciva a crederci ma a Prussia non importava molto. Bevve in un sorso solo il vino e si asciugò la bocca con il palmo della mano.

“Quindi, suppongo che usciremo con Spagna per farlo distrarre?” Chiese.

“Esattamente, cerca di comportarsi come se non fosse turbato ma riesco a vedere dentro di lui e conosco la miglior medicina, come suoi amici, è nostro dovere fare in modo che domani, si svegli in un letto che non è il suo” Disse Francia.

“Perché non facciamo che sia il tuo letto, allora?” Chiese Prussia, in effetti, non gli dispiaceva se si svegliassero tutti e tre nel letto di Francia il giorno dopo, erano passati anni da quando avevano avuto quel tipo di divertimento. In passato, ci furono gloriose vittorie seguite da del sesso sul campo di battaglia e dopo un'alleanza. Oggi…

Prussia cercò di immaginarsi Germania sbattere Austria contro il tavolo delle conferenze e prendere la propria ricompensa dopo averlo battuto in un dibattito sulle norme per riciclare i sacchi della spazzatura. Scosse la testa, non era proprio lo stesso, il mondo era diventato così poco sexy.

“Questa è una proposta che verrà presa in considerazione” Disse Francia con una risatina “Ma per quanto mi possa piacere, vorrei aspettare fino a quando lui non sarà un po’ meno vulnerabile”

“Non pensavo avessi degli standard” Disse Prussia.

“Ad essere onesti, a volte mi ritrovo a pensarci quando mi sveglio a causa del tuo russare” Osservò Francia.

Prussia non ebbe il tempo di trovare una buona risposta che il campanello della porta suonò interrompendo il loro litigio giocoso, Francia andò ad aprire e ritornò con Spagna al seguito.

“Oh, quindi non è un incontro sulle dispute di confine dopotutto. Mi hai mentito, Francia” Fu la prima cosa che disse Spagna come entrò nella stanza ed i suoi occhi si posarono su Prussia che stava sul divano.

Prussia ghignò ed alzò il bicchiere in segno di saluto “Hey, io sono stato ingannato con la promessa di fare sesso, almeno tu avrai qualcosa di meglio di quello che ti aveva detto” Disse.

“Lascialo perdere” Disse Francia e mise un bicchiere di vino nella mano di Spagna “Sono dell’idea che tu debba dimenticare tutti i tuoi problemi ed andare avanti a sembra che tu non riesca a farlo senza un po’ d’incoraggiamento”

“Onestamente, sto bene” Disse Spagna.

“Allora usciremo comunque e festeggeremo la tua nuova indipendenza, sono venuto fin qui e sarà meglio che ottenga qualcosa da tutto questo” Disse Prussia.

Così, finirono in un locale che piaceva a Francia ma presto, realizzarono che Spagna non si stava divertendo tanto quanto avrebbe dovuto quindi, passarono ad un bar più tranquillo e dove potevano cercar di parlare senza urlare e far diventare secche le loro gole. La prima volta che poté, Prussia mise dell’alcol nella mano di Spagna e lo esortò a berlo tutto.

Catturò lo sguardo di Francia e sollevò le sopracciglia per indicare che far ubriacare Spagna, era il suo contributo per quella faccenda, se fossero davvero andati a parlare di sentimenti e relazioni, sarebbe stato meglio che fosse stato Francia a guidare la battaglia su quel fronte.

“Quindi” Iniziò Francia “Vuoi parlare del mal d’amore tra te e Romano?”

“Perché continui a parlarne? Sto bene!” Insistette Spagna.

“Eppure stai buttando giù tutto piuttosto velocemente” Disse Prussia, proprio mentre stava per dare a Spagna un altro drink, questo gli fece guadagnare un altro sguardo glaciale da parte di Francia.

“Smettila di farlo bere se vuoi che vada da qualche parte con la conversazione” Disse Francia.

“Va bene, va bene” Disse Prussia ed optò per scolarsi lui il drink.

“Davvero, non ho molto da dire, cioè, preferirei parlare di qualcos’altro, come quel grosso livido che hai” Disse Spagna indicando la faccia di Prussia.

“Ho sentito che è andato a letto con Ungheria” Disse Francia.

“Oh! Congratulazioni!” Disse Spagna e diede a Prussia una forte pacca sulla spalla, questo portò Prussia a realizzare che la sua piccola ed innocente bugia, probabilmente era state una cattiva idea. Se spagna sapeva qualcosa, il mondo intero l’avrebbe scoperto presto e questo, avrebbe finito per arrecargli delle vere ferite da parte di Ungheria in più, non voleva che Spagna scoprisse che il livido sel’era procurato facendo incazzare il suo ex-ragazzo.

“Sì” Ha detto con una risata “Ma non dirlo a nessuno, ok? Conosci Ungheria, negherebbe semplicemente tutto”

Spagna canticchiava annuendo “Sì, lei è sempre così, mi ricorda un po’ Romano quando è in quello stato d’animo” Disse, dopo cadde in silenzio e fissò il bicchiere sul tavolo.

“Mi mancherà tanto” Disse poi.

“Oh, adesso fa male ma sono sicuro che presto troverai qualcun altro” Disse diplomaticamente Francia.

Qualcuno che era, sperava, di gran lunga più attraente del brutto fratello di Italia, pensò Prussia ma non era abbastanza ubriaco per dire queste cose stupide.

“Sai, era un po’ difficile ma c’era qualcosa di così sincero in lui e io mi sono sempre sentito così protettivo verso di lui, ero sempre sicuro di sapere esattamente come si sentisse, non importava quanto cercava di nasconderlo” Continuò Spagna, prese il bicchiere e lo portò alla bocca, dopo aver preso un sorso, le sue labbra formarono un sorriso malinconico.

“Tranne di recente, credo, non avevo idea che fosse maturato così tanto da voler prendersi qualche responsabilità in un rapporto. Passerà un po’ di tempo prima che mi abitui all’idea che il mio piccolo Romano è cresciuto” Disse.

“Allora, se non l’hai realizzato prima, questo rende il vostro rapporto-” Iniziò Prussia ma Francia, gli diede un calcio sotto al tavolo.

“Oh, so dove vuoi arrivare, ne ho sentiti abbastanza di quei commenti quando stavo con lui e questo, non era quello che intendevo, voglio dire, ora che non è più così insicuro, è naturale che volesse rompere, liberarsi di me e cercare qualcosa da solo, non è una brutta cosa” Disse Spagna.

Prussia decise di non dire niente, se Spagna si fosse messo a piangere, gli avrebbe dato più alcol per farlo sentire meglio; se avesse maledetto Romano e desiderato la sua morte, lui l’avrebbe incoraggiato; se avesse voluto un po’ di magnifico sesso come conforto, Prussia gliel’avrebbe fornito, tuttavia, non aveva la più pallida idea su come comportarsi quando Spagna stava davvero male ma cercar di trovare qualcosa di buono in tutto questo, era troppo complicato ed altruista per lui da comprendere.

Così, decise di sedersi e guardare Francia che confortava Spagna, Prussia non aveva idea di come Francia fece ma in un qualche modo, riuscì ad ottenere un vero sorriso da Spagna – o forse era solo il fatto che Spagna non era il tipo di persona che resta giù per troppo tempo, in entrambi i casi, ascoltare la loro conversazione, lo fece sentire come se fosse la terza ruota e che quei due, si erano dimenticati che fosse lì.

Un po’ irritato, afferrò una delle bottiglie sul tavolo e si versò un altro drink, era meglio così, decise. Lui non voleva davvero venir coinvolto in cazzate sdolcinate come quelle.

***

*World of Warcraft (letteralmente "il mondo di Warcraft", spesso abbreviato in WoW) è un videogioco fantasy tridimensionale di tipo MMORPG, giocabile esclusivamente con l'utilizzo di Internet e con il pagamento di un canone. Sviluppato dalla Blizzard Entertainment, è stato pubblicato il 23 novembre 2004. World of Warcraft è il MMORPG più giocato al mondo, con circa 12 milioni di iscrizioni attive (Inutile dire che l’ho preso da Wiki XD).

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Capitolo 3
*** Venerdì ***


Capitolo 3

Veneziano continuava a guardare suo fratello da sopra il tavolo dove facevano colazione, Romano stava sgranocchiando un pezzo di pane dolce, non era esattamente un buon modo per iniziare il giorno ma Veneziano voleva assicurarsi che fosse felice quella mattina, ovviamente aveva sempre voluto che il fratello fosse felice ma quella mattina era un caso speciale.

“Ti piace il caffè?” Chiese, era uscito dai suoi schemi comprando del caffè espresso in un negozio di prodotti siciliani. Quel tipo di chicco era un po’ troppo amaro per i suoi gusti ma Romano lo adorava.

“Che cos’è che vuoi?” Chiese Romano come appoggiò la sua tazza.

Veneziano sorrise innocentemente “Cosa vuoi dire?”

“Questa colazione non è normale, hai fatto tutte le mie cose preferite, questo vuol dire soltanto che hai architettato qualche losco piano che non mi piacerà sicuramente” Disse Romano.

“Non posso essere semplicemente gentile con mio fratello una volta ogni tanto?” Chiese Veneziano.

L’occhiata di Romano ed il broncio diffidente che mise, gli fecero capire che non ci era cascato. Beh Veneziano suppose di aver fatto del suo meglio, era sicuro che la colazione aveva ammorbidito un po’ Romano, anche se l’altro cercava in tutti i modi di nasconderlo.

“Germania mi ha invitato a passare il finesettimana a casa sua e speravo venissi con me” Disse.

Romano, che era in procinto di finire la sua tazza, si mise a tossire e sembrava che avesse inalato l’intero contenuto della sua tazza. La lasciò cadere sul tavolo – per fortuna non si ruppe – e batté il pugno contro al suo petto per cercare di facilitare la respirazione.

“Ma che diavolo?” Chiese una volta che la tosse si era calmata un po’ “Cosa ti ha fatto pensare che io abbia mai voluto venirci?”

“Beh stavo solo pensando a quanto sarebbe bello passare un po’ di tempo tutti insieme. Voglio dire, Germania mi piace davvero, davvero tanto quindi vorrei che piacesse anche a mio fratello, anche perché probabilmente passerò un bel po’ di tempo con lui in futuro” Disse Veneziano.

“Stronzate! Tu e quella patata muscolosa volete solo entrare l’uno nelle mutande dell’altro e tu vuoi che io distragga il suo brutto fratello così da poter farvi avere un po’ di privacy, scordatelo! Non andrò in quel dannato posto e di certo non voglio far parte di un piano che permetta a quel bastardo tedesco di avvicinarsi ad un raggio di cinque metri dal tuo cu-”

“Romano! Smettila! Non è affatto per quello!” Disse Veneziano, a dire la verità, non gli sarebbe dispiaciuta una piccola pausa da Prussia, ora che non era più una nazione, non aveva la stessa presenza potente di prima ma non aveva mai smesso di cercar di attirare tutta l’attenzione della stanza su di sé, questo faceva sì che fosse piuttosto difficile avere un momento per stare solo con Germania, ma Veneziano non aveva il coraggio di dire a Prussia di andarsene.

E fu per questo che l’avere Romano come distrazione, serviva a più d’uno scopo. Non mentì quando disse che sperava che Romano e Germania imparassero ad andare un po’ più d’accordo, avrebbe salvato Veneziano (e Germania) da un sacco di mal di testa ed era sicuro che suo fratello sarebbe stato più felice se avesse superato almeno un po’ la sua avversione per la nazione bionda.

“Mi renderesti davvero felice se venissi con me, potremmo visitare la città tutti insieme, andare in bei ristoranti e-”

“La cucina tedesca fa schifo”

“- E allora potremmo fare qualcosa di divertente a casa di Germania, come giocare a giochi da tavolo o guardare un film, sarà così divertente! Ti prego, vieni con me!” Continuò Veneziano, afferrò le mani di Romano sul tavolo e le strinse con un’espressione supplichevole sul suo volto “Per favore! Per favore!”

“Non è divertente! Questa è una tortura disumana! Non voglio nessuna parte in questa cosa!” Ringhiò Romano e strappò via le proprie mani da quelle del fratello.

“Ma Romano--!”

“Scordatelo! Io non vengo!”


Il seguente Venerdì, Romano si ritrovò in piedi con Veneziano al Berlin Tegel Airport. Aveva tenuto il broncio per tutto il volo ed era sicuro che il suo cattivo umore sarebbe solo peggiorato, non riusciva proprio a credere di aver lasciato che Veneziano lo trascinasse lì. Aveva detto no ed era stato davvero serio, solo che poi suo fratello iniziò a guardarlo con le lacrime che si formavano agli occhi ed a piagnucolare sul fatto che lui non lo amasse più.
Romano era sicuro che suo fratello l’avesse fatto di proposito. Lui sapeva che Romano non sopportava vederlo piangere ed abusava di questa cosa ogni qualvolta volesse ottenere qualcosa e Romano, era così stupido da accontentarlo. Si sarebbe preso a calci da solo.
Quel desiderio, si trasformò in quello di volersi strangolare quando Germania arrivò a prenderli, Veneziano lasciò cadere il suo bagaglio e corse incontro a Germania, come se non lo vedesse da un’eternità.

“Germania!” Tubò Veneziano, vedere suo fratello aggrappato a quel bastardo, era sufficiente per far dimenticare a Romano tutti i suoi desideri autodistruttivi precedenti, ora voleva solo prendere a calci e strangolare Germania.

Mollò subito la propria borsa e marciò verso di loro per prendere un braccio a Veneziano, separò con la forza suo fratello da Germania ignorando i lamenti di Veneziano ed iniziò a trascinarlo verso l’uscita.

“Porta i bagagli, stronzo!” Urlò a Germania da sopra la propria spalla.

Poco tempo dopo, erano tutti seduti nella macchina di Germania, all’inizio Romano pensava che fosse nuova perché non c’era né sabbia né spazzatura in giro ed odorava pure come una macchina nuova ma poi, realizzò che era solo un altro segno della sua perenne ossessione con l’ordine.
Si domandò se la sua casa fosse stata come la macchina, Romano l’aveva visitata solo poche volte ed era sempre stato alla porta ad aspettare che il fratello si trascinasse fuori. Non aveva idea di quali orrori tedeschi lo avrebbero aspettato oltre quelle mura.
La casa di Germania era situata in una dei quartieri della città ma non era un palazzo enorme come molti degli altri edifici costruiti lì, sembrava perfino ascetica in confronto. C’era un piccolo giardino con spazio sufficiente per i cani e qualche cespugli di rose, sembrava che qualcuno si prendesse meticolosamente cura di loro.

“Beh siamo arrivati” Disse Germania ed andò a prendere le valigie dal portabagagli.

“Sembra merda” Disse Romano.

Germania aggrottò le sopracciglia ma non disse nulla.

“Non preoccuparti per Romano, è solo di cattivo umore perché il cibo che hanno servito durante il volo era terribile” Disse Veneziano aggrappandosi al braccio di Germania, rendendo quasi impossibile per lui tenere e portare i bagagli alla porta.

“Abbiamo voltato con l’Air Berlin, cosa diavolo ti aspettavi?” Chiese Romano “E non è che andrà meglio, moriremo tutti per intossicazione alimentare prima della fine della settimana, eccetto quei due bastardi perché sono già immuni alle schifezze che loro-”

“Entriamo e basta” Disse Germania in una voce che suggeriva che stava contando mentalmente fino a dieci.

In casa, le cose andarono peggio, Prussia stava oziando sul divano del soggiorno e guardò in su quando entrarono.

“Hey Itakins!” Chiamò alzando una mano in segno di saluto, non c’erano dubbi a quale dei due fratelli si stesse riferendo, Romano non poteva dire che faceva particolarmente caso a quello che Prussia pensava di lui ma non poteva fare a meno di sentirsi infastidito per la mancanza di riconoscimento.

“Ciao! Sono felice di vederti” Disse felice Veneziano.

“Com’è andato il volo?” Chiese Prussia.

“Terribile” Rispose Romano.

Prussia si voltò a guardarlo come se avesse capito solo ora che c’era anche Romano, l’altro si sentì improvvisamente a disagio sotto lo sguardo dell’altro quando ricordò che Prussia era amico di Spagna, si chiese che cosa gli avesse detto Spagna, se avesse avuto bisogno di sfogarsi e dato tutta la colpa a Romano.

“Giusto, ci sei anche tu” Disse Prussia.

“E cosa sarebbe quel tono? Sono stato invitato!” Sbottò Romano.

“Certamente non da me e non penso che West-”

“Ti mostro dove sono le camere” Tagliò corto Germania prima che la situazione potesse trasformarsi in un disastro. Romano era certo che avesse solo rimandato l’inevitabile, comunque, lanciò un’occhiataccia a Veneziano e riprese a maledirlo, per averlo trascinato in quella situazione. Pensare che a quest’ora, avrebbe potuto essere seduto in un bar di Roma a godersi la serata e mangiarsi qualcosa che non gli avrebbe fatto rivoltare lo stomaco…

Germania li portò al piano superiore ed aprì la porta di una piccola stanza, portò dentro il bagaglio di Romano e lo appoggiò di fianco al letto.

“Puoi stare qui” Disse.

Romano guardò la stanza, l’interno era luminoso, privo di un qualsiasi effetto personale e di segni che dimostrassero un suo utilizzo regolare. Normalmente avrebbe pensato che quella fosse una stanza per gli ospiti ma con Germania, non c’era modo di saperlo, probabilmente, tutte le stanze erano come quella.

“E Veneziano?” Chiese, il letto era un po’ piccolo perché due persone ci potessero dormire comodamente.

Germania si voltò a guardare il muro.

“Io dormirò con Germania, ovviamente!” Annunciò Veneziano.

“Cosa?” Urlò Romano “Da quando?”

“Oh lo facciamo da tanto tempo” Disse Veneziano.

I pensieri di Romano andarono subito dove davvero non voleva che andassero, anche se, non poteva dire di esserne rimasto sorpreso. Veneziano e Germania erano disgustosamente intimi dopotutto ma Germania, stava sempre nella stanza degli ospiti quando andava a visitarli, tuttavia, fu un quel momento che Romano realizzò che non significava necessariamente che Veneziano dormisse nella propria stanza.

“Non dormirai nella stessa stanza con quel bastardo!” Ringhiò sentendosi improvvisamente protettivo.

“Sì, sono d’accordo, dovrebbe dormire con me” Disse un’altra voce proveniente dalla porta e Romano si girò a guardare Prussia che se ne stava contro lo stipite della porta.

“Col cazzo!” Sbottò Romano.

“Beh perché no? Dorme sempre con West, dico che sia giusto che anch’io ottenga la mia parte d’Italia” Disse Prussia.

Romano era pronto a saltare alla gola di Prussia ma Germania parlò prima che avesse avuto il tempo di farlo.

“Dobbiamo semplicemente rifare le disposizioni per la notte, abbiamo solo questa stanza per gli ospiti ma Italia e Romano possono dormire tutti e due qui” Disse.

“Ma io voglio dormire con Germania!” Si lamentò Veneziano.

“Assolutamente no! So esattamente cosa vuole farti e non lascerò che accada!” Disse Romano.

“Ma Romano!” Piagnucolò Veneziano, il suo viso aveva assunto quella stessa espressione di supplica che costrinse Romano ad accettare di partire ma ora, la sua resistenza era più forte, durò circa venti secondi prima di rivolgersi a fissare Germania a denti stretti.

“Bene, bastardo! Non so come hai fatto a fare il lavaggio del cervello a mio fratello, tanto da farlo voler dormire con te, ma farai meglio a goderne ora perché è l’ultima volta che succederà! Quando torneremo a casa, ho intenzione di annullare questa tua manipolazione e mi assicurerò che non tornerà mai più qui!” Sbraitò.

Germania sembrava a disagio ma Veneziano si sciolse in un sorriso felice, Prussia stava ancora guardando la scena dalla porta e Romano aveva la sensazione che l’ex nazione fosse l’unico a trarne più divertimento.

Successivamente, presero il bagaglio di Veneziano e lo portarono nella stanza di Germania che mostrò a Romano dove si trovava il bagno. Indicò poi due porte che stavano una accanto all’altra.

“Cerca di fare attenzione quando apri la porta. Quella a destra è un ripostiglio ed è un po’ difficile aprirlo dall’interno” Disse.

“Ti ricordi la volta in cui ho aperto la porta sbagliata ed ho svegliato tutti, quando non riuscivo ad uscire?” Chiese Veneziano.

“Sì, tutte e sette” Rispose Germania.

Romano sbuffò ma poi, improvvisamente pensò a qualcosa. La casa non era poi così grande e, sembrava che ci fossero solo quattro porte al piano di sopra. C’era la stanza di Germania, il bagno, lo sgabuzzino e la stanza degli ospiti.

“Allora, dove stai tu esattamente?” Chiese mentre si girava verso Prussia.

Il sorriso di Prussia si allargò “Hehe, stiamo progettando d’intrufolarci nella mia stanza di notte, vero?”

“No! Voglio solo essere sicuro di sapere da quale stanza devo stare alla larga!”

“Credo che faccia meglio a mostrarti il posto più magnifico della casa allora! Andiamo!” Senza aspettare, Prussia afferrò il polso di Romano ed iniziò a trascinarlo con sé. Romano si lamentò e protestò ma non poté far nulla, tranne seguirlo.

Andarono al piano di sotto per poi attraversare la cucina, diretti alla lavanderia. C’era una piccola porta laterale che Prussia spinse per aprirla, rivelando delle scale strette. Si fermò e fece segno a Romano di scendere nella stanza sottostante.

Romano esitò per un momento ma poi, la curiosità ebbe la meglio su di lui. Scese le scale e si ritrovò in un piccolo ripostiglio, o almeno, lo sembrava doverlo essere un tempo. Era decisamente pieno di spazzatura ma gli sembrava che fosse stata messa lì di proposito, non solo per nasconderla alla vista di tutti.

Contro la parete ad ovest, c’era una scrivania con un computer e qualche bottiglia di birra lì affianco. Il computer aveva uno screensaver raffigurante dei pulcini gialli che ribalzavano in giro. Gli altri mobili che arredavano la stanza, erano un divano che sembrava fungere da letto, un armadio ed una mensola, piena di CD e videogiochi. I muri erano ricoperti da poster scuri di band metal, i cui nomi erano talmente illeggibili che sembrava che qualcuno, avesse passato un pennello sulle foto.

“Che è questa merda? Dovrei esserne impressionato?” Chiese Romano.

“Non è magnifica?” Chiese Prussia ed osservò la sua stanza, con le mani sui propri fianchi.

“Perché diavolo vivi nella cantina? Perché non nella stanza in più che c’è di sopra?”

Prussia rise “West non me la vuole lasciar ridecorare secondo i miei gusti, quindi ho pensato di spostarmi qui. Posso fare ciò che voglio e nessuno mi da mai fastidio” Disse.

“Patetico. Non pensavo fossi un tale perdente” Disse Romano, scuotendo la testa.

“Sei solo geloso ed impressionato da tutta questa mia libertà” Rispose Prussia.

“Io me ne vado. Mi ammalo solo a guardare questo schifo” Disse Romano. Girò sui tacchi e marciò su per le scale, tornando in soggiorno.

Veneziano e Germania erano seduti sul divano. Germania era rigido, come se la sua spina dorsale fosse stata sostituita da un blocco di ferro, mentre Veneziano, stava facendo del suo meglio per usarlo come cuscino. L’espressione sulla faccia di Germania divenne ancora più tesa appena notò Romano.

Non ci volle molto, prima che anche Prussia entrò nella stanza. Prese posto vicino a Veneziano in un’evidente intento di ottenere attenzioni da lui. Fu allora che Romano si ritrovò quasi a provare una piccola fitta di simpatia per Germania. Anche se era il più grande bastardo del mondo, alla fine, non fissava Veneziano con quel disgustoso ed osceno sorriso sul suo viso.

Dio, sarà il più lungo finesettimana della mia vita, pensò Romano.

“Non servite del cibo qui? Sto morendo di fame!” Si lamentò. Sentiva ancora la nausea dopo l’abominio che aveva dovuto mangiare durante il volo ma, se forzare un po’ di cibo tedesco in gola era l’unico modo per rompere quell’orribile terzetto sul divano, così sia.

“Andiamo a cucinare qualcosa, Germania!” Suggerì Veneziano. Balzò in piedi e prese la mano di Germania, tirandolo per farlo alzare e portandolo poi in cucina.

Romano non voleva proprio essere lasciato solo con Prussia, quindi annunciò che sarebbe andato nella sua stanza e che sarebbe stato meglio che qualcuno fosse andato a prenderlo, una volta che la cena sarebbe stata pronta.


Prussia guardò come Italia e Germania scomparvero in cucina e Romano marciò al piano superiore. Incrociò le mani dietro la testa e si godette la sensazione di avere il divano tutto per sé, si lasciò cadere di schiena e fissò il soffitto. Ci fu un forte rumore, quando Romano sbatté la porta della sua stanza, chiudendola e, dopo quello, tutto ciò che Prussia riusciva a sentire, era la voce felice di Italia che chiacchierava, provenire dalla cucina.

Non c’era mai stata così tanta tensione quando Italia andava a visitarli. Certo, suo fratello cercava sempre di fermare Prussia dal sovrastare la nazione carina, ma l’atmosfera non era particolarmente ostile.

Aggiungere Romano all’equazione, aveva cambiato drasticamente le dinamiche e Prussia, era sicuro che il finesettimana sarebbe terminato con un disastro.

Anche se è divertente vederlo bisticciare con West, pensò con un ghigno.

Si chiese se Romano era sempre di quell’umore, come incazzato. Non riusciva a ricordare di averlo mai visto sorridere; Lui era sempre imbronciato, dietro ad urlare o sembrava come se stesse per scoppiare in lacrime. O Spagna aveva la pazienza di un santo, oppure Romano era talmente bravo a letto che compensava la sua mancanza di capacità sociale.

Prussia pensò a quelle opzioni per un attimo, decidendo poi che Spagna era davvero tanto paziente e stupido. Non poteva immaginarsi che Romano andasse a letto spontaneamente con nessuno.

Probabilmente sarebbe soltanto arrossito in una profonda tonalità di rosso, avrebbe sputato maledizioni e combattuto come un gatto selvatico.

Se Romano fosse stato anche lontanamente carino come Italia, Prussia avrebbe anche potuto pensare di addomesticarlo. Com’era ora, la parte meridionale di quel paese, era di ben poco interesse per lui, tranne per il fatto che era davvero bravo a far incazzare Germania.

Dopo un po’ che se ne stava sdraiato da solo sul divano, iniziò a sentirsi leggermente annoiato. Prussia decise di andare in cucina, non perché volesse aiutare o altro ma perché Italia, era così adorabile e domestico quando stava cucinando. Era divertente da guardare, specialmente perché Germania insisteva per fargli indossare un grembiule così da non fargli sporcare i vestiti.

Prussia spostò le verdure dal bancone da cucina e ci saltò sopra, per sedersi.

“Vorrei che non lo facessi” Commentò Germania.

“Cosa state cucinando?” Chiese Prussia. Sembrava qualcosa che Veneziano non avesse mai fatto prima, ma non aveva nemmeno l’odore della cucina di Germania.

“Stiamo provando qualcosa di nuovo. Non possiamo fare del buon cibo italiano perché i vostri ingredienti, diciamo, non hanno il sapore giusto, ma non credo che a Romano piaceranno i Knödel o qualcosa di simile, quindi stiamo semplicemente buttando tante cose buone insieme per fare uno spezzatino” Spiegò Veneziano.

“Interessante”

Se fosse stato solo Germania, Prussia si sarebbe preoccupato per questo approccio. Tuttavia, Italia sapeva fare magie in cucina. Tutto ciò che toccava, in un qualche modo, lo trasformava in una deliziosa esperienza culinaria.

Osservò Italia e Germania continuare con la loro cucina ma in qualche modo, non era così divertente come al solito. Prussia non riusciva a non notare come quei due lavorassero bene insieme. Italia non doveva nemmeno chiedere a Germania, che questo gli aveva già passato la salsiccia affettata; Germania sapeva esattamente quando farlo, anche se non conosceva la ricetta per quel piatto. Ed il sorriso che Italia lanciò a Germania quando cercò di costringerlo ad assaggiare il loro spezzatino, lo colpì più forte che mai.

Scese dal bancone, stare lì era una totale perdita di tempo.

“Potresti aiutarci, sai” Disse Germania, quando notò che Prussia se ne stava andando.

“Nah, ho cose molto più importanti da fare” Ribatté Prussia.

Si rese conto troppo tardi che se n’era andato in soggiorno. Merda, sarebbe dovuto andare in cantina invece. Non se la sentiva proprio di sedersi di nuovo sul divano, soprattutto perché suo fratello lo vedeva dalla cucina.

Fece scrocchiare le nocche delle dita, come un’idea lo colpì. Forse sarebbe andato a salutare il loro difficile ospite.

“Ciao!! Disse Prussia, aprendo poi la porta della stanza di Romano.

Romano stava disteso sul proprio letto ma scattò, mettendosi seduto, quando Prussia entrò.

“Che diavolo? Hai mai sentito la parola bussare?” Chiese.

“Che importa? Stavi passando del magnifico tempo con te stesso?”

“No!” La faccia di Romano diventò rossa. Prese un cuscino da dietro di sé e lo buttò contro Prussia che, visto che non era un bollitore, non si preoccupò di schivare.

“Hehe, ti piace proprio lanciarmi addosso le cose. Potrebbe essere una cosa nostra" Disse ed andò a prendere posto sulla sedia che stava di fianco alla finestra.

“Che cosa vuoi?” Chiese Romano. Stava guardando in cagnesco Prussia, con le spalle curve e le mani strette a pugno. Sembrava così incazzato che Prussia non poteva fare a meno di ridacchiare.

“Ho semplicemente deciso di avere pietà di te e venire a salutarti. Voglio dire, devi essere davvero annoiato in questa stanza”

“Questi non sono affari tuoi!”

“Perché sei venuto qui anche se lo odi così tanto?”

“Che ne pensi? Per assicurarmi che quel bastardo di tuo fratello non corrompa completamente il mio”

Prussia ripensò all’armonia che c’era adesso in cucina “Sei arrivato un po’ troppo tardi” Disse.

“E questo che diavolo vorrebbe dire?”

“Per favore” Disse Prussia, facendo roteare gli occhi “Dormono nella stessa stanza, nello stesso letto. Davvero, non puoi più proteggere tuo fratello da West”

Romano digrignò i denti ed il rosso sulla sua faccia, prese una tonalità più accesa, arrabbiata “Forse” Ringhiò “Ma non è tutto! Ho visto come guardi Veneziano! Forse è troppo tardi per salvare il suo stupido culo da Germania, ma non ti lascerò fare nessuna mossa e cercare di costringerlo in una cosa a tre o qualcosa di altrettanto disgustoso!”

Prussia non poté far altro che ridere e passarsi le dita tra i capelli “Hai molta immaginazione! Non avrei mai pensato di sentirlo dire dal paese dove vive il Papa! O è l’influenza di Spagna?” Chiese.

“Fottiti! Prima di tutto, il Papa non vive nel mio paese! Lui ne ha uno suo, stupido coglione! E quello che ho fatto con Spagna non è affar tuo!”

Romano ansimava a denti stretti e Prussia, era sicuro che la situazione, si sarebbe trasformata in una lite, se avesse detto la cosa giusta. Era un po’ che non si rompeva nulla a casa di Germania, quindi aprì la bocca e–

Bussarono alla porta e subito dopo, Italia l’aprì ed infilò la testa.

“Romano, la cena è– Oh, sei qui anche tu, Prussia. Che bello, che voi due state facendo amicizia!”

“Non è fottutamente vero!” Disse Romano, scendendo dal letto e marciando alla porta, senza dire altro a nessuno dei due.

“Dovresti venire anche tu, lo stufato si raffredderà” Disse Italia, prima di seguire suo fratello.

Prussia non esitò a seguirlo. Come arrivò in cucina, vide Romano lamentarsi con Germania a causa del cibo e, il tedesco, sembrava sempre più irritato.

E questo era solo il Venerdì sera. Prussia non poteva aspettare per vedere se sarebbero stati ancora tutti vivi il Lunedì, o se la carta d’Europa avrebbe dovuto essere ridisegnata.

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Capitolo 4
*** Sabato ***


Capitolo 4
 
Quando Romano aprì gli occhi, si sentiva ancora stanco. Un po’ di luce entrava dalla finestra attraverso le tende, strizzò gli occhi e si girò dall’altra parte, così da non doverla vedere. Qualsiasi ora fosse, era troppo presto per alzarsi.
 
Prima che potesse tornare a dormire, però, si rese conto che il letto era diverso e che l’odore sembrava sbagliato. Si mise di schiena e si sedette, diffidente, non riconoscendo la stanza in cui si trovava. Poi, mentre la sua mente si schiariva pian piano, ricordò tutto.
 
Maledizione, pensò. Non era stato un incubo. Era davvero in Germania.
 
Era sicuro che non sarebbe riuscito a tornare a dormire, dopo la terribile rivelazione, non importava quanto avesse voluto rannicchiarsi e dimenticarsi semplicemente di tutto. Chiuse gli occhi e li stropicciò, così da scacciare il sonno e decise di alzarsi, anche se era presto per lui.
 
La casa era completamente silenziosa mentre lui usciva dalla sua stanza ed andava in bagno. Era la porta di sinistra, si ricordò, non era stupido come suo fratello.
 
Tutto era ancora quieto, dopo che Romano emerse dal bagno, una quindicina di minuti più tardi, sentendosi decisamente più sveglio dopo una doccia veloce. Quando alzò lo sguardo verso l’orologio a cucù appeso alla parete, vide che erano da poco passate le sette.
 
Sicuramente il bastardo doveva ormai essere già sveglio, pensò mentre si dirigeva al piano di sotto. Tuttavia, non c’era nessuno in soggiorno o in cucina. Sentendo i brividi, a causa di quel silenzio, Romano si chiese se non era il caso di andar a svegliare Veneziano. Ma per farlo, sarebbe dovuto andare in camera di Germania, e lui non voleva nemmeno immaginarsi cosa avrebbe potuto vedere lì.
 
Si sedette sul divano e portò le gambe sotto di sé. Faceva un po’ freddo lì, durante le prime ore della mattina, nonostante fosse estate. Romano immaginò che probabilmente sarebbe dovuto tornare nella sua stanza, ma non c’era nulla che potesse fare lì. Se avesse semplicemente dovuto sedersi e sprecare il suo tempo così, avrebbe potuto benissimo farlo anche lì.
 
Come finì di pensarlo, la porta d’ingresso si aprì ed entrò qualcuno. Quando Romano si voltò a guardare chi fosse, vide 
 
Germania entrare nel soggiorno, con un grande sacco di carta in mano.
 
“Oh, sei sveglio. Buon giorno” Disse Germania.
 
“Dove sei stato?” Chiese Romano, con diffidenza.
 
Germania sollevò il sacco “La panetteria ha appena aperto, così sono andato a prendere del pane fresco”
 
Oh beh Romano iniziava ad avere fame, quindi non poteva proprio arrabbiarsi per questo.
 
“E dov’è Veneziano?” Chiese ancora.
 
Germania alzò lo sguardo al soffitto “Sta ancora dormendo, penso” Disse. Esitò a lungo, prima di fare qualche passo verso la cucina “Vado a preparare la colazione. Vuoi aiutarmi?”
 
“Che scherzo stai cercando di tirarmi?” Chiese Romano. Non succedeva spesso che fosse solo con Germania e non poteva far altro che essere insospettito dalla sua cortesia. Sicuramente stava soltanto cercando di conquistarlo, così da avere libero accesso su Veneziano. O forse era una trappola. Non avrebbe dovuto fidarsi di lui.
 
Germania sospirò ed andò in cucina, senza dire una parola.
 
Romano rimase sul divano per qualche altro secondo. La prima volta che il suo stomaco brontolò, lo ignorò. La seconda, si alzò ed andò in cucina.
 
Germania gli lanciò un’occhiataccia come entrò ma non disse ancora nulla.
 
“Non farti strane idee! Sono qui solo per assicurarmi che non rovinerai del tutto la colazione!” Annunciò Romano.
 
Per un po’, osservò Germania tagliare in piccole fette la salsiccia, poi, andò a prendere un coltello e si mise a tagliare il pane che Germania aveva appena comprato. Il silenzio che c’era tra i due era molto pesante, quindi Romano mise tutta la sua concentrazione nel suo lavoro e cercò di dimenticarsi che stava facendo qualcosa per aiutare lo stupido bastardo.
 
Dopo un po’ di tempo e qualche pezzo di pane, sentì il suo cipiglio scomparire. Era davvero piacevole lavorare su qualcosa da mangiare.
 
“Allora…” Iniziò Germania.
 
E il figlio di puttana doveva andar a rovinare tutto!
 
“Cosa?” Ringhiò Romano.
 
“Vorrei che potessimo parlare senza litigare tutto il tempo” Disse Germania.
 
“Smettila di girare intorno a mio fratello e prenderò in considerazione la cosa”
 
“Posso capire che sei preoccupato, ma…” Disse Germania ed ogni parola, sembrava che gli venisse tirata fuori con le pinze. Smise il suo lavoro con le salsicce, come se parlare richiedesse tutta la sua concentrazione.
 
“Oh so che stai per dire, quindi non sprecare il fiato. Non voglio sentir parlare di quanto ti preoccupi per lui e che non vorresti mai ferirlo e che vuoi solo il meglio per lui. Il fatto è che mio fratello è troppo buono per te, ma ha l’intelligenza di un sasso. Ecco perché tocca a me fare in modo che non sprechi tempo con un bastardo come te!” 
 
Sbraitò Romano.
 
“Veramente non è affar tuo” Disse Germania, con voce tesa.
 
“Certo che lo è! È mio fratello! So cos’è meglio per lui!”
 
La situazione si sarebbe sicuramente sviluppata nello stesso modo di sempre, con Romano che urlava in faccia a Germania, ma fu allora che la porta del ripostiglio si aprì ed il fantasma di Prussia barcollò in cucina.
 
O almeno, quello che sembrava un fantasma, con quei capelli disordinati, occhi iniettati di sangue ed una carnagione così chiara che non poteva essere altro che di un morto.
 
“Cazzo, state un po’ zitti voi due. Sto cercando di dormire” Mormorò, mentre si appoggiò allo stipite della porta così da non cadere in terra.
 
“Sei ancora stato in piedi tutta notte a giocare al computer?” Chiese Germania, esasperato “Pensavo fossimo d’accordo che ci saremmo svegliati presto per andare a vedere la città”
 
“Quella è stata una tua idea. Io non ho acconsentito nulla!” Brontolò Prussia.
 
Nemmeno Romano, ma non voleva certo prendere le parti di Prussia, nemmeno contro Germania, quindi restò in silenzio.
 
“Va a farti una doccia, hai un aspetto orribile” Disse Germania.
 
Prussia continuò a borbottare qualcosa tra i denti ma, alla fine, seguì il consiglio del fratello. Romano lo guardò sparire oltre la porta e, nonostante non volesse parlare con Germania più del dovuto, non poteva restarsene in silenzio.
 
“E io che pensavo che Prussia fosse conosciuto per la sua puntualità ed efficienza” Disse. Quel relitto che si era appena trascinato fuori dalla cucina, non incuteva certo timore o paura a nessuna nazione, nemmeno a quelle inesistenti come Sealand.
 
Non era sicuro di quale reazione si avrebbe avuto da Germania ma certamente, non si sarebbe mai aspettato quello sguardo doloroso.
 
“Lo era tanto tempo fa” Disse.
 
Romano poteva sentire il disagio tornare improvvisamente, più pesante di prima, quindi portò nuovamente la sua attenzione sul pane e non pronunciò più nessuna parola, per tutto il tempo in cui rimase da solo con Germania.
 
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La colazione fu relativamente priva di ulteriori incidenti. Veneziano era di buon’umore. Il cibo non era poi così male. L’unico problema, per quanto riguardava Romano, era che Germania e Prussia erano lì.
 
Prussia sembrava di nuovo com’era sempre e continuava a lanciare commenti sfacciati a Veneziano, evidentemente pensava di sembrare suadente e divertente. Il povero Veneziano rideva e sorrideva come l’idiota che era. Romano avrebbe voluto vomitare.
 
La cosa peggiore di tutte, era che Prussia stava raccogliendo delle briciole del suo pane per nutrire il piccolo uccellino che gli girava sempre intorno.
 
“Devi proprio farlo? È disgustoso!” Sbottò Romano.
 
“Ma Romano, non è carino?” Chiese Veneziano. Prese una briciola del proprio pane e la offrì all’uccello, ridendo quando mangiò tutto.
 
“Sono d’accordo con tuo fratello. Prussia, quante volte ti ho detto di non portare quella cosa a tavola?” Disse Germania.
 
“Non fare il guastafeste West. Non sta facendo niente”
 
“Tuttavia, non è igienico portare animali a tavola” Disse Germania “E dovresti comunque tenerlo nella tua stanza. Non puoi portarlo al Reichstag”
 
Prussia fece una smorfia disgustata “Non dirmi che hai in mente di trascinarci là. Pensavo che andassimo a fare qualcosa di divertente oggi”
 
“È un edificio molto educativo e stimolante” Disse Germania.
 
“E la vista dalla cima è fantastica! Non mi stancherò mai di vedere Berlino da lì! Poi, Romano non l’ha mai visto, quindi dobbiamo per forza andarci!” Aggiunse Veneziano.
 
E così fecero, era anche peggio di quel che Romano aveva previsto. Germania aveva chiesto a tutti di vestirsi nel modo migliore che potevano, perché non potevano andare al Reichstag indossando vecchie e nere magliette, con slogan che avrebbero potuto farli fermare al controllo di sicurezza, come disse Prussia. I due ebbero una discussione su questo, ma alla fine, Prussia cedette ed accettò d’indossare altro.
 
Il secondo problema, sorse quando arrivarono al Reichstag. C’era una lunga fila di persone che aspettavano di passare il controllo di sicurezza ed essere lasciati entrare. Contro ogni aspettativa, Germania fece loro cenno di prendere posto in fila.
 
“Che diavolo? Tu potresti farci entrare subito!” Si lamentò Prussia.
 
“Non è giusto, dobbiamo aspettare come tutti gli altri” Rispose Germania.
 
“C’impiegheremo l’intera giornata! Potremmo andare alla porta e chiedere di essere lasciati entrare! Infatti, è proprio quello che farò!”
 
“Non ti ascolteranno”
 
La posa arrogante di Prussia, crollò alle parole di Germania, incrociò le braccia al proprio petto “Bene” Borbottò “Se volete sprecare qui questa fantastica giornata, va bene”
 
Aspettarono. Il sole si levò alto ed il caldo iniziava ad essere insopportabile. La fila si muoveva in modo dolorosamente lento e Romano, stimò che ci sarebbe voluto minimo un’ora prima che arrivasse il loro turno per entrare. Come i minuti passavano, si ritrovò ad essere d’accordo con Prussia in modo allarmante. Se Germania poteva salvarli da tutto questo, perché diavolo non lo faceva?
 
Il loro gruppo era formato dagli unici idioti che pensavano che aspettare in fila per entrare in qualche stupido edificio fosse un ottimo modo per passare un bellissimo Sabato. Per orrore di Romano, si rese conto che alcuni dei turisti in fila, erano del suo popolo. Che diavolo? Davvero non avevano nulla di meglio da fare?
 
Per aggiungere sale alle sue ferite, la fila passava attraverso una grande area erbosa, piena di gente che si godeva il sole, beveva soda, ascoltava musica e, in generale, si divertiva davvero, non sembravano dei completi sfigati.
 
“Fa troppo caldo. Io vado a prendermi da bere” Annunciò Prussia.
 
“Se te ne vai, perderai il tuo posto nella fila” Brontolò Germania con voce minacciosa.
 
Prussia infilò le mani in tasca e mormorò qualcosa sottovoce. Romano pensò che probabilmente sarebbe stato d’accordo con lui, anche se non aveva capito una sola parola. Germania stava diventando uno schiavista anche più irritante del solito e non riusciva a capirne il motivo.
 
Romano strinse i denti e si allentò la cravatta. Mentre lo faceva, guardò Veneziano e si chiese perché suo fratello non stesse piagnucolando e lamentandosi di dover aspettare. Sembrava contento in modo sospettoso, appoggiato al braccio di Germania mentre raccontava allegramente qualche sciocchezza. Vedere queste cose, servì soltanto ad aggiungere altra irritazione a Romano e dovette mordersi le labbra, sforzandosi di non mettersi a sbraitare.
 
Non era l’unico al quale la pazienza stava per finire.
 
“Sapete, che vada al diavolo!” Ringhiò Prussia, si tolse la cravatta e la buttò a terra insieme alla giacca. Marciò verso il gruppo più vicino di persone sedute sull’erba, prese una bottiglia dal loro mini frigo e si auto invitò a sedersi con loro. Fortunatamente per lui, a loro andò bene, dopo la sorpresa iniziale.
 
“Oh, sembra bello!” Disse Veneziano “Romano, dovresti andare anche tu!”
 
“Cos-” Iniziò a chiedere Romano, ma fu zittito quando sentì due mani che gli davano una forte spinta, facendolo inciampare e cadere fuori dalla fila.
 
Si voltò per guardare il fratello, infuriato “Per cosa diavolo era?” Fece un passo verso Veneziano ma la voce di Germania lo fermò.
 
“Hai perso il tuo posto in fila”
 
“Col cazzo che l’ho fatto! Mi ha spinto lui!”
 
“Scusa. Ma puoi tornare indietro alla fine, ti aspetteremo quando saremo dentro” Suggerì Veneziano.
 
Romano si voltò a guardare la fine della fila che lo avrebbe portato ad aspettare minimo un’altra mezz’ora fuori. Poi si voltò a fissare il sorriso innocente di Veneziano, era troppo innocente. Quell’idiota l’aveva fatto di proposito, solo per sbarazzarsi di lui e trascorrere la giornata con Germania!
 
Era in parte per il caldo ed in parte per l’irritazione di dover perdere così tanto tempo per niente ma in quel momento, sentiva così tanto odio verso il fratello che, era sicuro, sarebbe esploso lì. Veneziano l’aveva pregato di andare con lui in quell’orribile città e poi, lo scaricava alla prima occasione che aveva.
 
“Fottiti” Ringhiò, sentendosi completamente respinto. Si voltò per lanciare un’occhiataccia a Germania “E fottiti pure tu!”
 
“Romano, stai facendo una scenata” Disse Veneziano.
 
“E di chi è la colpa? Ma va bene, non è che volessi venire in questo stupido posto! Sto molto meglio da solo!”
 
Avrebbe desiderato vedere almeno un po’ addolorati suo fratello e Germania (Soprattutto Germania), Romano girò sui tacchi ed iniziò a marciare attraverso il campo. Non gli importava dove andava, solo voleva essere lontano dagli altri. In fondo alla sua mente però, sapeva che non avrebbe dovuto separarsi da loro in una città che non conosceva, ma lui non era uno che pensava razionalmente quand’era incazzato.
 
Non si fermò finché non attraversò almeno cinque strade il cui nome non sapeva nemmeno iniziare a pronunciare. Romano si guardò intorno ma non aveva idea di dove si trovasse o da quale direzione fosse venuto.
Maledizione, pensò frustrato. Era come se fosse intrappolato. Non c’era nessuno posto dove lui potesse andare. Qualsiasi posto in quella città, gli sembrava ostile ed improvvisamente, non desiderò altro che tornare indietro, a casa, dove sapeva cosa fare e si sentiva al sicuro.
 
Diede un bel calcio al marciapiede ma questo non lo fece sentire meglio, anzi, fu peggio. Dio, era inutile. Il suo stesso fratello non voleva passare la giornata con lui ed ora, si era perso e tutto quello che poteva fare a proposito, era fare una scenata in pubblico.
 
Se Veneziano voleva spendere la giornata con Germania, perché non l’aveva detto subito? Romano si sarebbe lamentato, ma in realtà non avrebbe fatto molto per fermarlo. Veneziano si fidava così poco di lui, da costringerlo a tirargli quel cazzo d’inganno, solo per avere un po’ di tempo da solo col suo brutto fidanzato?
 
“Boo!”
 
Romano urlò e si girò di scatto appena sentì due mani sulle sue spalle. Non sapeva se essere sollevato o turbato dal fatto che fosse Prussia.
 
“Che diavolo? Mi hai quasi fatto venire un infarto!”
 
“Scusa, ho proprio dovuto sorprenderti, sembrava che non avessi idea di cosa ti succedesse intorno” Disse Prussia.
 
Romano fece un passo indietro, mettendosi sulla difensiva “Che ci fai qui? Ti hanno mandato per seguirmi?”
 
“Nah, mi sono solo stufato di vedere tuo fratello sbaciucchiare West, così ho deciso di abbandonarli, è solo una coincidenza se ti ho incontrato” Disse Prussia, con una pigra scrollata di spalle.
 
Romano incrociò semplicemente le braccia al proprio petto e si voltò per guardare altrove. In fondo, era contento che ora aveva incontrato qualcuno che sapeva dove andare ma non poteva certo dire a Prussia che si era perso.
 
Con la coda dell’occhio, vide Prussia iniziare a camminare lungo la strada. Cosa, se ne stava andando, lasciandolo lì da solo?
 
“Dove stai andando, stronzo?” Chiese.
 
Prussia si voltò indietro per guardarlo “Non lo so. Da qualche parte dove c’è qualcosa da fare. Vuoi venire con me? Posso mostrarti dei posti di Berlino, molto più divertenti, di cui nemmeno West sa l’esistenza!”
 
“Ne ho abbastanza di questa città, ma credo di non aver niente di meglio da fare. Posso sempre tenerti compagnia, visto che nessun’altro vuole stare con un perdente come te” Borbottò Romano. I suoi piedi lo portarono da Prussia un po’ più velocemente di come avesse voluto, ma non gli piaceva l’idea di essere lasciato di nuovo solo.
 
Prussia gli diede una pazza sulla schiena e fece una risata “Sembra che sia l’ora dei fratelli maggiori! Dimostriamo a quei due che sappiamo divertirci molto di più quando non sono in giro!”
 
“Sarà meglio per te che non mi trascini in nulla di stupido!”
 
“Hey, per cosa mi hai preso?”
 
Il ghigno sul viso di Prussia, disse a Romano che il suo destino era segnato. Poteva soltanto sperare di sopravvivere e, se non fosse successo, Veneziano avrebbe dovuto dichiarargli guerra e vendicarlo.
 
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Il primo posto che Prussia gli mostrò, prese Romano di sorpresa. Si era aspettato una specie di bar squallido o magari, un nascondiglio pieno di strumenti per la tortura ma in realtà, Prussia lo aveva portato in un piccolo negozio di animali.
 
“Devo solo prendere qualcosa per il mio uccellino” Spiegò Prussia, come Romano gli rivolse uno sguardo interrogativo.
 
“Certo” Rispose Romano, andando poi a dare un’occhiata al pappagallo rosso che si trovava al bancone. Oltre a quello, non c’erano altri animali interessanti, solo alcuni topi, pesci e piccoli rettili. La maggior parte delle cose in vendita, sembravano essere prodotti alimentari.
 
“Hey Gilbert! È da un po’ che non ti vedo in giro” Disse il proprietario del negozio, come Prussia andò alla cassa con un sacchetto di semi per uccelli.
 
“Sono stato impegnato” Disse Prussia.
 
“Saresti dovuto venire la scorsa settimana, avevamo dei coniglietti davvero adorabili, ma li abbiamo venduti subito” Disse il proprietario.
 
Romano spostò la sua attenzione, dal pappagallo, al Prussiano, lanciandogli un’occhiata curiosa.
 
“Sì beh, come ho detto, ho avuto da fare” Disse Prussia, prendendo subito i soldi dal portafoglio.
 
“Ma gli ho fatto delle foto per te. Guarda, non sono carini? Spero di averne altri per Mercoledì, così puoi passare e dare un’occhiata. Forse puoi finalmente convincere tuo fratello a prenderne uno” Disse il proprietario. Allungò una mano sotto il bancone per prendere qualche foto e le spinse quasi in faccia a Prussia.
 
Prussia sembrava indeciso per un momento, ma quello che vide nelle foto, vinse su di lui e sul viso, gli comparve il sorriso più grande mai visto.
 
“Aww, sono adorabili! Devi assolutamente chiamarmi quando arrivano i prossimi” Disse.
 
“Sicuro! L’allevatore ha promesso che ce ne sarà anche qualcuno bianco”
 
“Sì, quelli sono i migliori”
 
Romano non poté evitare che la sua curiosità crescesse, così andò dietro Prussia per dare un’occhiata alle foto. Si aspettava quasi che contenessero qualcosa di completamente diverso che semplici coniglietti. Oppure conigli in contesti che avrebbe preferito non pensare. Forse il negozio di animali era solo una copertura per un negozio porno o qualcosa del genere.
 
Tuttavia, quelle foto non potevano essere più innocenti. Mostravano un gran numero di coniglietti marroni e grigi, ammucchiati insieme, mentre mangiavano carote ed erano semplicemente adorabili. Era un bel contrasto con i poster che aveva visto nella stanza di Prussia.
 
“Non pensavo che ti piacesse questo genere di cose” Disse.
 
“Mi piacciono gli uccellini, i gattini e anche i cagnolini… e i panda. Ti da fastidio?” Chiese Prussia, come consegnò le foto al proprietario.
 
Heh, quindi il bastardo non era un cattivo ragazzo dopotutto. Prima che potesse fermarlo, sentì gli angoli della sua bocca piegarsi verso l’alto.
 
“Stai ridendo di me?” Chiese Prussia. Poi i suoi occhi si spalancarono “Hey, tu stai ridendo di me! Wow, non pensavo nemmeno che potessi farlo!”
 
“E che diavolo dovrebbe significare?”
 
Prussia spinse un dito sotto le costole di Romano, ottenendo così un guaito sorpreso “E ora non c’è più. Non dovresti prendere tutto così sul personale, fratello d’Italia”
 
“Non chiamarmi così!”
 
Prussia lo ignorò e si rivolse a parlare di nuovo al proprietario “Senti, ora devo proprio andare. Ho un ospite e devo mostrargli un po’la città” Disse, indicando Romano con il pollice.
 
“Certo, salutami Gilbird!”
 
“Quindi quell’uccello si chiama Gilbird?” Chiese Romano, come uscirono dal negozio.
 
“Sì, forte, eh?”
 
Romano sbuffò “Sei così pieno di te”
“Beh, perché non dovrei esserlo, quando sono così magnifico?”
 
Romano non era sicuro di quanto tempo passarono camminando in giro, infilando le loro teste in negozi dove alla fine, non compravano nulla. Prussia continuava ad indicargli vari edifici ma Romano non poteva dire di trovarli particolarmente interessanti.
 
“Smettila di fare quella faccia e cerca di divertirti per una volta” Disse Prussia.
 
“Forse potrei farlo, se mi mostrassi qualcosa di interessante. Pensavo avessi detto di conoscere posti migliori di quelli di tuo fratello ma fin’ora, erano tutti noiosi. Avrei dovuto stare con Veneziano e il bastardo”
 
“Sì, poi li avresti guardati mentre se ne stavano appiccicati tutto il giorno”
 
Prima che Romano potesse rispondere, Prussia aveva puntato verso un cartello blu che indicava l’ingresso al U-Bahn.
 
“Guarda, so come tirarti su di morale. Andiamo da Alex” Disse.
 
Fu solo quando arrivarono alla U-Bahn che Romano realizzò che Alex non era un misterioso amico di Prussia ma si riferiva invece di Alexandeplatz. Un’altra sorpresa, fu quella di vedere che così tante persone si erano radunate nella piazza, per guardare un qualche tipo di spettacolo su di un palco. Qualcuno, stavano disegnando qualcosa per terra, con il gesso mentre altri, stavano seduti su dei divani che, in un qualche modo, avevano portato lì fuori.
 
“Cosa sta succedendo?” Chiese.
 
Prussia teneva le mani sui fianchi ed osservava tutto con orgoglio “Lo fanno ogni tanto, durante il finesettimana. C’è musica, delle recite e cose del genere. Pensavo ti potesse piacere, visto che continui a lamentarti di quanto tutto, in Germania, sia soffocante e noioso”
 
“Lo dico perché è così” Disse Romano ma nelle sue parole, mancava la solita rabbia. Non poteva farci niente, essere circondato da così tante persone che si stavano divertendo, aveva un effetto calmante su di lui.
 
“Non so te ma io ho fame. Guarda se c’è posto vicino alla fontana, tornerò subito” Disse Prussia.
 
Romano era stato così occupato con i suoi pensieri negativi che non aveva nemmeno realizzato quanto fosse tardi, non avevano nemmeno pranzato ed improvvisamente, diventò fin troppo consapevole del fatto che stesse morendo di fame.
 
Prussia tornò presto, con in mano qualcosa che sembrava uno di quei cibi che vendevano nelle piccole bancarelle agli angoli delle strade ma Romano, aveva fin troppa fame per lamentarsi. Inoltre, Prussia si era assicurato di portargli un piatto che non contenesse né patate, né salsicce. Per un po’ di tempo, restarono seduti vicino alla fontana, guardando lo spettacolo improvvisato sul palco.
 
“Visto? Non di stai lamentando. Ammettilo che ti stai divertendo” Disse Prussia.
 
“Sono solo felice di avere finalmente qualcosa da mangiare. Sei pessimo ad ospitare gli altri; avresti dovuto darmi da mangiare molto prima!” Rispose Romano.
 
Prussia non sembrò molto scoraggiato dal suo commento “Allora, puoi almeno ammettere che il cibo è buono”
 
“Quando si ha fame, va bene tutto”
 
“Sei una persona davvero negativa, sai? Ci deve pur essere qualche tuo lato nascosto che spiega il perché Italia ti vuole così tanto bene” Disse Prussia, stuzzicando poi il braccio di Romano ma l’altro, era troppo sorpreso per allontanare la sua mano.
 
“Cosa intendi dire?” Chiese.
 
“Beh… immagino che ci devi essere qualcosa di più, oltre che ad essere un lagnoso-”
 
“Non quello, coglione! Che hai detto su mio fratello?”
 
Prussia lo guardò divertito “Tutte le volte che viene qui, si mette a parlare di quanto vorrebbe che tu e West andiate d’accordo. Credo che sia parecchio importante per lui, anche se non ne capisco il motivo. Se io avessi un fidanzato ed a West non piacesse, non me ne fregherebbe nulla della sua opinione”
 
Romano continuò a fissare la recita, senza però prestare attenzione. Non gli era certo nuovo che Veneziano volesse fargli accettare Germania, certe volte, era l’unica cosa di cui parlasse il fratello ma sentirselo dire da qualcuno, rendeva tutto diverso, in un certo senso.
 
Il pensiero che qualcuno aveva notato che a Veneziano importasse di lui, lo faceva sentire stranamente bene. C’erano volte in cui Romano era sicuro di essere solo un peso per suo fratello e troppo difficile per chiunque per poter essere amato. Non poté far a meno che sentirsi un po’ in colpa, per tutti i problemi che stava causando a Veneziano ma non sapeva come poter cambiare. In realtà, non odiava veramente Germania, ma… 
 
Prussia si pulì le mani dal grasso, sui pantaloni, senza preoccuparsi che facessero parte dei suoi vestiti. Si alzò in piedi ed andò a prendere un pezzo di gesso che qualcuno aveva lasciato sul terreno. Dopo un momento di riflessione, iniziò a disegnare qualcosa in terra.
 
Romano si avvicinò a lui, così da vedere ciò che l’altro stava disegnando, da sopra la sua spalla. Non poteva certo dire di essere sorpreso quando realizzò che si trattava di un pulcino gigante.
 
Quando notò Romano, Prussia smise di lavorare per un secondo e si voltò a guardare, ancora una volta, la piazza.
 
“Questo posto, un tempo era tutto mio, sai?” Disse.
 
“Quando c’era ancora una Prussia?”
 
“Sì, ma anche più tardi, Alex era nella parte est” Disse Prussia, tornando a disegnare. I suoi colpi però erano più pigri e Romano, aveva l’impressione che almeno la metà della sua attenzione, fossa da un’altra parte.
 
“Era molto meglio quand’era in mano mia, ovviamente” Riprese Prussia “Ok, non è vero. Era tutto una merda quando il muro è crollato. È molto meglio ora che appartiene West, è davvero bravo a sistemare le cose”
 
“È un aguzzino, tutte le riunioni guidate da lui sono una tortura!” Disse Romano.
 
Prussia rise “È efficiente, non so come riesca a far tutto. Riunioni qui, scartoffie là, tenere a freno le liti politiche, essere aggiornato su tutte le nuove leggi. Lo sai, cose da nazioni”
 
Fermò la propria mano a metà del movimento ed osservò il disegno in silenzio. Dopo un po’ gettò, con indifferenza, il gesso ai propri piedi e si alzò, pulendosi le mani sui propri pantaloni.
 
“Ma sto meglio senza tutte queste stronzate” Disse e, quando si voltò a guardare Romano, il suo solito ed ampio sorriso era tornato. Romano, prima di allora, non aveva mai visto qualcuno così triste, nonostante avesse un sorriso da orecchio a orecchio.
 
“Voglio dire, chi è che ha voglia di alzarsi presto, andare alle riunioni e pensare alle leggi? Io no! Guarda com’è diventato West a causa di tutto questo! Preferisco essere il suo fastidioso fratello buono a nulla, piuttosto che fare quelle cose tutti i giorni!” Continuò Prussia.
 
Romano sapeva che quello, era il momento di dire qualcosa di confortante e saggio.
 
“Dio, sei ancora più brutto del solito quando sei triste! Andiamo via di qui e prenditi una birra o qualcosa del genere” Disse.
 
“Ora sì che inizi a parlare la mia lingua! Immagino che la mia magnificenza sia fluita dentro di te per tutto il giorno”
 
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Romano e Prussia erano impegnati a perdere tempo, quando Veneziano e Germania li trovarono in un bar. Germania iniziò subito a rimproverare Prussia per essere stato irresponsabile e per non aver risposto alle chiamate, nonostante avesse cercato di contattarlo per ore.
 
“Ti sei divertito oggi?” Chiese Veneziano, mentre si rannicchiava vicino al fratello.
 
“Diavolo, no!” Disse Romano “Ed è tutta colpa tua! Perché hai fatto così? Se volevi passare la giornata con quel bastardo, me l’avresti potuto dire! Non è un problema; lo capisco quando nessuno mi vuole!”
 
Veneziano restò a fissare per qualche secondo il fratello, con orrore “No, no! Non è affatto così! Non stavo cercando di sbarazzarmi di te! Ho solo pensato che ti saresti divertito molto di più con Prussia, perché già ieri stavate diventando amici. So come sei fatto, quindi ho pensato che non saresti voluto andare con lui se non avessi fatto qualcosa!” Spiegò.
 
“Avresti potuto chiedermelo” Borbottò Romano e prese il suo bicchiere, con dentro il resto del suo drink, per bere ancora ma Veneziano, glielo prese prima che potesse farlo.
 
“Non bere così tanto, Romano! Ti rende più irritato del solito” 
 
“Ridammelo! Non hai diritto di darmi lezioni dopo il modo in cui mi hai trattato oggi!”
 
Le spalle di Veneziano crollarono. Sembrava un cucciolo che era appena stato bastonato “Sei stato tanto male?” Chiese.
 
“È andato tutto bene” Disse Romano. Fu sufficiente per alleviare la preoccupazione di Veneziano, si aggrappò subito a lui ed annunciò quanto fosse felice che Romano si fosse divertito.
 
“Mi dispiace di averti ingannato e costretto Germania ad aiutarmi. Per favore non arrabbiarti con lui, è stata una mia idea quella di andare al Reichstag ed ingannare te e Prussia così da farvi andare via. Mi dispiace. Pensavo che stessi facendo la cosa giusta” Disse Veneziano.
 
“Ho già detto che è tutto a posto” Disse Romano.
 
“Sì ma dobbiamo venire ancora qui domani, quindi voglio parlarne ora così che non continuerai a lamentarti tutto il tempo”
 
Mentre cercava d’ignorare il continuo mormorio del fratello, lo sguardo di Romano si spostò alla loro sinistra, dove Germania stava ancora rimproverando Prussia. Più la conversazione continuava, più Prussia rideva forte e la rabbia del fratello aumentava.
 
Sembrava proprio come quando stavano parlando ad Alexanderplatz. Romano avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma improvvisamente, sentì come se stesse vedendo Prussia per la prima volta nella sua vita. Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto fossero palesemente false molte cose che l’altro diceva o faceva?
 
Dio, sono così ubriaco, pensò Romano. I suoi pensieri non avevano più senso.
 
“Vuoi smetterla?” Ringhiò e cercò di spingere via il fratello “E portami dell’acqua” Aggiunse velocemente. Doveva pur esserci qualcosa che potesse fare per schiarirsi e idee, prima di arrivare a pensare a cose ancora più stupide.

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