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Nelle di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di
persone affaccendate e indaffarate
Salve a tutti, poiché
mi sono ripromessa di rivedere tutti e setti gli anni di Draco, e di attenermi
alla vera storia di Harry Potter, potrebbero esserci alcuni capitoli noiosi,
dato che per me la vera storia
comincia verso il sesto anno, quando Draco…bè lo
sappiamo tutti cosa deve fare!!!
Spero di divertirvi e
di appassionarvi.
Un bacio e buona
lettura.
1. Hogwarts
Nelle vie di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di
persone affaccendate e indaffarate. In prossimità dell’inizio dell’anno
scolastico, streghe e maghi, facevano un salto nei negozi di articoli per la
scuola per gli ultimi acquisti.
Tuttavia,
per chi non aveva mai varcato i cancelli di Hogwarts, quello era un giorno
molto importante e ancor più faticoso. C’erano da comprare tutte le cose
stilate sulla lista e, scegliere, per quelli del primo anno, non era mai così
facile.
Fra
le tante teste risaltava quella di una donna ben impostata, con i capelli
raccolti in una pettinatura elegante. Vestiva di abiti scuri leggermente
pomposi, come la sua vaporosa pelliccia marrone. La donna era inseguita da una
figura più piccola e mingherlina, che si sforzava di starle al passo e di poter
sostare al suo fianco, nonostante i spintoni della folla.
“: Zia!
:” esordì la ragazzina al fianco della
donna “: Abbiamo a male pena comprato i libri, ma il resto della lista ci
manca. Non faremo meglio ad affrettarci? :”
“:
Sciocchezze tesoro! Sciocchezze! Avremo tutto per tempo :”
E
mentre le due continuavano a sgambettare fra le vie, videro finalmente la
vetrina del negozio che esibiva mantelli, divise scolastiche standard, cappelli
e altro. Senza procedere oltre, la zia trascinò dal braccio la piccola nipote,
conducendola all’interno del negozio. Con piacevole sorpresa, la piccola
costatò che all’interno del negozio c’era un silenzio confortante, ed un
calduccio niente male. Si sentiva ancora strattonata a destra e a manca, quando
la mano gentile di una donna prese la sua.
“: Che
piacere conoscere la nipotina di Matilde. Tua zia ti ha detto che eravamo
grandi amiche? :” La donna che si era curvata per raggiungere l’altezza dalla
bambina, aveva due grandi occhiali sul naso allungato e la pelle chiara.
La
piccola, intimidita, scosse semplicemente la testa.
“:
In verità non ci rimane molto tempo, gli prendi le misure, cara? :” chiese
cortesemente zia Matilde, e la sarta sorrise scortando le due clienti in un
angolo più appartato, dietro un separé. Ma proprio mentre stava per sparire
dietro il sipario, la piccola bambina vide due figure poco lontane alle prese
con una prova-divisa, pensò. Uno era di spalle e vestito di nero, aveva lunghi
capelli di un biondo chiarissimo, e la piccola non capì se fosse un uomo o una
donna. Coperto da quella figura doveva esserci un altro ragazzetto biondo, che
tuttavia non era ben visibile.
“:
Vado a prendere la divisa standard per quelli del primo anno… :” annunciò la
sarta, lasciando zia e nipote da sole. La giovinetta salì su una piccola
pedana, e rimase ad aspettare, sotto lo sguardo orgoglioso della zia.
In
verità la piccola era più impaurita che mai. Era sempre stata un strega, e lo
sapeva, ma non si era mai sentita così dentro
al mondo magico come in quel momento.
“:
Eccomi qui! :” trillò la sarta poco dopo, portando delle stoffe, che poco dopo
divennero gli abiti della ragazzina.
Non
più di dieci minuti dopo, la zia, la piccola e la sarta, fecero capolino da
dietro il separé, ritornando nella stanza principale. La piccola fu messa sopra
ad un’altra pedana, e davanti ad uno specchio.
Quest’ultima
rimase ad osservare la sua immagine riflessa, e si dondolò silenziosa. Aveva i
capelli neri come la notte, raccolti in un grazioso chignon e una leggera
frangia. Il viso era leggermente allungato con i lineamenti aggraziati, anche
se le guance erano ancora rosee e rotonde per via della giovane età. Gli occhi
erano blu come l’oceano, e la pelle pallida come le piume di un cigno. Il
corpicino era un po’ minuto ma giustamente proporzionato, ora avvolto da una
mantello semplice nero, mentre le gambe vestivano una gonna scura.
“:
Matilde, non mi hai ancora detto come si chiama questa graziosa bambina… :”
Alle spalle della giovane le due discutevano, mentre la sarta appuntava alcuni
spilli nelle parti troppo lunghe della divisa. Stava per rispondere proprio la
piccola, ma ancor prima che muovesse le labbra sottili, la zia prese parola.
“:
Si chiama Areal, ed è il mio orgoglio! :”
Areal arrossì, e chinò il capo, mentre la sarta sorrideva e annuiva. “:
E dimmi… :” continuò la sarta “: in che casa pensi che la metteranno? :”
“: Oh!
:” la grossa zia Matilde se la rise. “: non ne abbiamo la più pallida idea. :”
ed iniziò a spiegare. “: vedi mia cara, suo padre era un Serpeverde… :”
In
quel momento, la piccola Areal scorse le due figure bionde, poco lontane da lei,
che criticavano il lavoro della povera commessa che si sforzava di prendere le
misure giuste, voltarsi senza un briciolo di educazione per fissare lei e sua
zia. E l’interesse dei due biondi, che sicuramente erano padre e figlio, era scaturito
alla parola Serpeverde…
“: …Ma sua madre era una Corvonero, mentre
io, ovvero sua zia, ero una Tassorosso, e mio marito un Grifondoro! :” Continuò
la zia, e a quelle parole i due biondi scossero il capo e tornarono ai loro
affari.
“:
Oh! Ma allora è tutto da vedere! :” convenne la sarta “: vieni un attimo con
me, ho delle cose da mostrarti … :” e così dicendo, la sarta condusse la zia in
un’altra stanza, lasciando Areal sola davanti allo specchio. La piccola si
dondolava per osservare le pieghe di un mantello che non aveva mai indossato
prima d’ora, e si gongolava nell’idea che da lì a poco si sarebbe sentita
davvero strega, dentro le mura della più grande scuola di magia e stregoneria.
“:
Disturbo? :” chiese una voce piatta ma leggermente acuta.
Quando Areal si guardò in torno, costatò che tutti gli adulti si erano
tolti dalla scena, lasciandola da sola con un ragazzo biondo, lo stesso che
l’aveva fissata poco prima. Il bambino in questione era pallido molto più di
lei, e i suoi capelli chiarissimi erano tutti tirati all’indietro. Il suo volto
era abbastanza grazioso, e corredato di due occhi azzurrini, tuttavia qualcosa
nella sua espressione non piacque affatto ad Areal.
“: Scusa,
ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde… :”
ammise il biondo.
“:
Si, perché? :” sussurrò Areal, e a quella conferma un ghigno soddisfatto si
fece largo sul volto del bambino, che le tese una mano.
“:
Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da
secoli, magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due
chiacchiere… :”.
Areal fissò in tutta serietà il bambino, e la sua espressione poco
rassicurante, ma per educazione gli strinse la mano.
“:
Io mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde… :”.
Come se si fosse appena scottato, Draco ritrasse la mano, sforzandosi di
nascondere il disgusto comparso sul suo volto.
“:
Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde :”
“:
Si, ma bisogna anche essere… :”
“:
Essere? :”
“:
… Cattivi!:”
Il
biondo rimase a fissare l’espressione intimidita di Areal per un po’, poi
scoppio a ridere, ma sicuramente senza allegria. “:Cattivi? Cattivi?:”
starnazzò, falsamente indignato e quasi divertito. “:Preferisci finire fra i
secchioni Corvonero?, o fra quei bonaccioni buoni a nulla dei Tassorosso? O
peggio, fra quei damerini pomposi di Grifondoro?:”
Areal rimase in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal bambino. Non
sapeva cosa dire, ma non era d’accordo con quelle parole appena udite.
“:
Tsk! Spero che tu possa cambiare idea… :”
e detto ciò il biondo di nome Draco se ne tornò nel suo angolo, poco prima che
gli adulti facessero il loto ritorno. Tuttavia, mentre una nuova sarta e zia Matilde
le sistemavano il mantello, Areal non poté fare a meno di pensare che la
compagnia di quel ragazzino non fosse delle migliori, e che avrebbe davvero
fatto bene a sperare di non finire fra i Serpeverde.
Poco dopo zia Matilde e Areal ripresero a passeggiare fra le vie
affollate di gente indaffarata almeno quanto loro, quando, d’improvviso, si udì
il vociare di un uomo seguito da una figura piccola e nera che piombò sulla
testa di Areal con uno starnazzare sinistro. Zia Matilde strillò preoccupata,
mentre Areal, che aveva capito perfettamente cosa era successo, rimase
immobile.
Quando arrivò un uomo magro con il fiatone, Areal allungò la mano verso
la propria testa, e sulla sue dita si artigliarono due zampette. Nel momento in
cui Areal abbassò il bracciò, poté vedere chiaramente la piccola civetta sulla
sua mano, che pian piano, passò sul suo avambraccio.
Era
un piccolo gufo, probabilmente ancora cucciolo, ed era tutto nero, con occhi
color del ghiaccio e sfumature grigie sul collo piumato.
“:Dovete
scusarmi, ma mi è scappata. Non è ancora del tutto adulta, e mi da qualche
problema. State tutti bene?:” mugugnò il tizio magro, ancora piagato per la
corsa che aveva fatto.
“:Lei
è un pazzo!:” abbaiò zia Mutrian “:e se quella bestia selvaggia aggrediva la
mia nipotina, si rende conto di…:”
“:Aspetta
zia!:” fece Areal “:Sbaglio o sulla lista c’è un gufo?...:”
Sia
la zia che il tizio la guardarono incuriositi.
“:Vuoi
proprio quello tesoro?:” chiese la zia, apprensiva, dopo aver capito cosa
intendesse la nipote.
Areal osservò ancora la piccola civetta nera, ora tranquilla sul suo
braccio, che le ricambiava lo sguardo. Quella civette era sicuramente
intelligente.
“:Si,
Voglio questa!:”.
Acquistata la civetta femmina nera, la zia guidò Areal nell’ultimo
negozio, in cui tuttavia sarebbe avvenuto l’acquisto più importante. Ma proprio
dal negozio di Olivander, il venditore di bacchette magiche, videro uscire un
omone gigante, con un cespuglio scuro al posto di capelli e barba, seguito da
un ragazzino piccolo ed impacciato con gli occhiali.
“:Zia!:”
fece Areal a bocca spalancata “:ma quello è un gigante!:”.
”:Un
mezzo gigante, per l’esattezza. Se non sbaglio è il guardacaccia di Hogwarts…:”.
Quando le due entrarono finalmente nel negozio di bacchette, Areal venne
catturata dall’odore di antico che era come intrufolare il naso fra migliaia di
pagine di vecchi libri. Il negozietto aveva tutti gli scaffali pieni ed
impolverati, ed era abbastanza buio.
“:Ma
chi si vede dopo tanto tempo! Matilde!:” Esordì allegramente il vecchio
fabbricante di bacchette, e già da lì il cuore di Areal mancò di un battito.
Finalmente avrebbe avuto una bacchetta magica tutta sua.
“:Ha
da molto che non ci si vede, Olivander, cosa mi proponi per la mia nipotina?:”
L’anziano sbirciò la piccola Areal, e il suo viso si illuminò, mentre
agitava il dito. Sparì dietro alcuni scaffali, e tornò con una scatoletta blu
in mano.
“:Legno
di quercia e nucleo di scaglie di drago… prova questa!:”
La
piccola prese timidamente la bacchetta scura e leggermente corta che l’uomo le
passò, e poi, sotto lo sguardo curioso della zia, agitò la bacchetta, ma ne
venne fuori solo un autentico disastro. Tutte le scatolette alla sua destra
caddero rovinosamente a terra.
“:Direi
di no, Olivander…:” e detto ciò la zia sfilò dalle piccole mani di Areal la
bacchetta. Areal la lasciò fare, dato che era rimasta a fissare le scatole a
terra.
Il
vecchio Olivander agitò di nuovo il dito e sparì di nuovo oltre gli scaffali,
quando tornò reggeva tre diverse scatolette che esibì sul bancone.
Pazientemente aprì la seconda scatoletta nera, e ne estrasse una bacchette di
legno chiaro.
Senza proferir verbo Areal prese la bacchetta e l’agitò, e stavolta la
situazione peggiorò, difatti uno scaffale alle spalle di Olivander saltò per
aria. Areal mise subito via la bacchetta, zia Matilde fissò ansiosa il
fabbricante di bacchette, mentre quest’ultimo si picchettò il mento,
pensieroso.
“:Non
immaginavo un disastrò simile con quest’ultima bacchetta…:” ammise con la
fronte corrugata “:Ma forse ho un’idea…:” e senza considerare minimamente le
altre due scatolette, sparì nuovamente fra gli scaffali. Quando tornò aveva in
mano una graziosa scatoletta panna avvolta da un nastro rosso.
“:Bada
ragazzina, questa bacchetta è abbastanza particolare. Né potente né debole,
solo particolare:”.
Nella mente di Areal risuonò la parola: Particolare.
Dalla scatola Olivander tirò fuori un’elegante bacchetta bianca, con
sfumature in legno chiaro. Il manico era appena intagliato sul legno.
“:Legno
d’acero e ciliegio. Il nucleo è composto da capelli di sirena e crime di
unicorno… Lunghezza: dodici centimetri e mezzo:”.
“:Sei
sicuro che vada bene?:” chiese la zia, stupita “:Mi sembra molto strana come
bacchetta…:”
“:Particolare:”
rimarcò tranquillo l’uomo.
Quando l’esile mano di Areal impugnò la bacchetta d’acero, sentì
riemergere dentro di se tutto il potere che non aveva mai percepito prima.
Sentì la magia affluire sulla sua mano quando agitò la bacchetta e le scatole
cadute sulla parete di destra tornarono al loro posto in perfetto ordine.
La
zia sorrise d’approvazione, e anche l’uomo fece più cenni con il capo.
Al
secondo colpo di bacchetta, la parete alle spalle di Olivander si aggiustò per
incanto.
“:Complimenti
per la sua nuova bacchetta. Particolare come lei evidentemente…:” e con un ultimo
sorriso Olivander confermò ad Areal che aveva appena trovato la bacchetta
adatta a lei.
“:Mi
raccomando presta attenzione ad ogni cosa che fai. Rispetta le regole e gli
insegnanti, non litigare con nessuno, e sii giudiziosa:”
“:Lo
sono sempre zia Matilde:” rimarcò Areal.
Le
due erano sul binario nove e tre quarti, e un carrello carico di un baule, due
borsoni ed una gabbia con un gufo, se ne stava accanto a loro.
Ormai era ora. Era davanti al treno che l’avrebbe condotta ad Hogwarts.
Aveva aspettato da tanto quel giorno, ma in quel momento le sembrava tutto
congelato, forse da un momento all’altro sarebbe caduta per terra senza
recepire altro.
Quando i suoi beni personali vennero caricati sul treno, Areal diede un ultimo
abbraccio alla zia e salì con il cuore in gola sul treno rosso. Sentiva il
tamburellare del proprio cuore dentro le orecchie, nonostante si ripetesse di
mantenere la calma. Quando trovò un vagone vuoto vi entrò e si sedette di
fianco al finestrino, lasciando che la sua mente si affollasse di immagini di
lei nella grande scuola magica, o alle prese con stregonerie varie.
“:Possiamo?:”
Areal si voltò verso la porta del vagone, e vide fare capolino una testa
con corti e spettinati capelli color dell’oro. Era una ragazza con un grazioso
viso da fatina dei boschi, e due occhi verdi.
“:Certo!:”
sorrise Areal e la ragazza si intrufolò nel vagone seguita da un’altra ragazza
che si sedette al fianco di Areal. Entrambe le due nuove arrivata dovevano essere
del primo anno.
“:Mi
chiamo Canni Longus:” E la ragazzina dai capelli
corti seduta di fronte ad Areal le tese la mano.
“:Io
mi chiamo Emma Longus!:” anche la ragazza al suo
fianco si presentò. Questa aveva una chioma di capelli ricci castano chiaro che
le arrivavano appena sopra le spalle ed anche i suoi occhi erano verdi, mentre
le guancie erano spolverate di lentiggini.
“:Tanto
piacere, io mi chiamo Areal. Siete sorelle?:”
“:Cugine!:”
rispose Emma al suo fianco, e tirò fuori un libro. Areal lesse il titolo
incuriosita.
“:Il ritratto di Dorian Grey!
Anche a me piacciono i libri dei Babbani!:” costatò
entusiasta.
“:Oh
si! :” ammise Emma “:è la seconda volta che lo leggo!:” ed arrossì.
“:Lei
legge sempre e ovunque, sarà di sicuro una Corvonero!:”
si intromise Canni, quasi annoiata.
“:Anche
io leggo molto, ma non ho idea di dove mi metteranno:” confessò Areal a testa
bassa.
“:Leggere
piace anche a me, ma mi reputo un po’ troppo impavida, magari mi assegnano a Grifondoro!:”. E dopo le ultime parole di Canni le tre
iniziarono a ridere.
Poco prima che il vagone si fermasse indossarono le loro divise, e
quando fu ora di scendere con i loro bagagli al seguito, le tre rimasero unite.
Fra
la folla, Areal riconobbe il cespuglio scuro di capelli che altri non era che
il guardiacaccia di Hogwarts che aveva incontrato all’uscita di Olivander.
“:Primo
anno! Per le barche da questa parte!:” tuonò la voce del mezzo gigante.
Quando seguendo la ciurma di ragazzi del primo anno, giunsero alle
famose barche, Areal trattenne il respiro. Era tutto buio, ma le lanterne su
ogni barca spezzavano l’oscurità, solo in lontananza il profilo illuminato
della grande Hogwarts. Nella sua vita Areal non aveva mai visto una scena
tanto… magica.
Sulla barca era insieme alle due cugine e ad un ragazzino timido che non
conoscevano, e durante la traversata Areal scorse il biondo che aveva
conosciuto dalla sarta, e distolse immediatamente lo sguardo.
Dopo anni di attesa, scesi dalla barche, gli undicenni varcarono in
gruppo unico la grande soglia di Hogwarts, e come Areal e le sue nuove amiche,
tutti erano impazienti ed emozionati. La prima cosa che sarebbe rimasta
impressa nella mente di Areal sarebbero state le fredde scale di marmo che
salirono, fino a giungere all’ultima rampa dove una strega imponente e maestosa
diede loro il benvenuto.
“:Quella
è la professoressa McGranitt!:” sussurrò Canni.
“:Benvenuti
ad Hogwarts:” iniziò cordiale la strega “:Dunque, fra
qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete a i vostri compagni. Ma
prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre case. Sono: Grifondoro,
Tassorosso, Corvonero e Serpeverde:”
“:Io
me ne torno a casa se mi mettono in Serpeverde!:”
sussurrò Emma, terrorizzata, e Canni annuì.
Le
tre avevano trovato posto al centro delle scale, ma vedevano bene la
professoressa che aveva iniziato a spiegare che la casa in cui sarebbero stati
assegnati ognuno di loro sarebbe stata come la loro famiglia. Areal vagò con lo
sguardo, fino a rivedere il biondo appoggiato alla ringhiera e affiancato da
due grossi ragazzini.
Tutti sghignazzarono quando un bambinetto esclamò “:Oscar!:” e corse a
prendere il suo rospo gracchiante, sotto lo sguardo severo della McGranitt.
“:La
cerimonia dello smistamento inizierà fra pochissimo:” e detto ciò la strega si
congedò, lasciando i giovani ad attendere. Tuttavia non ci fu neanche un attimo
di silenzio, poiché una voce che Areal riconobbe a malincuore, si fece udire.
“:è
vero allora, quello che dicevano sul treno:” la maggior parte seguì la scenetta
“:Harry Potter è venuto a Hogwarts!:” e a quel
preciso nome tutti trattennero il fiato.
Areal vide lo stupore stampato sul volto di Canni ed Emma “:Che c’è che
non va?:” chiese ingenuamente, dato che nella sua memoria quel nome non
compariva.
“:Ti
dice niente Il Bambino Che È
Sopravvissuto?:” la indirizzò Canni, scioccata dalla sua mancanza.Ma detto in quel modo, Areal capì subito.
Harry Potter era l’unico ad essere sopravvissuto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Tutto il mondo magico conosceva quella storia.
“:…
E io sono Malfoy!:” continuò il biondo avvicinandosi
al famoso Harry Potter. “:Draco Malfoy!:” Ma a quella
precisazione un rosso al fianco di Harry se la rise, cosa che non piacque al
biondino. “:Il mio nome ti fa ridere e!? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo:
Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano… Devi essere un Weasley!:” .
Areal fissò carica d’odio quel Draco, capendo che da quel momento lo
avrebbe odiato per sempre. Come poteva esistere qualcuno di tanto arrogante e
miserevole? Come si permetteva di parlare così a quel rosso? E poi
quell’espressione untuosa e meschina sulla sua faccia ribelle e soddisfatta, le
fece venire il voltastomaco.
“:…Scoprirai
che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter. Non vorrai fare
amicizia con le persone sbagliate… Posso aiutarti io…:” E come aveva fatto con
Areal alla sartoria, Draco Malfoy allungò la mano verso Potter, chiara
richiesta di alleanza e fiducia.
“:So
riconoscerle da solo le persone sbagliate, grazie!:” e dopo la sua elegante
spiegazione, il tranquillo Harry Potter rifiutò la stretta di Malfoy, che era
tutt’altro che contento.
“:Potter
Uno. Malfoy Zero!:” sentenziò Canni, soddisfatta, all’orecchio di Areal, che si
concesse un ghigno d’approvazione.
Nel
frattempo la McGranitt era tornata, e invitò i ragazzi a seguirla dentro la
famosa sala grande dove Areal e tutti gli altri, sarebbero stati smistati…
Quando entrarono nella famosa sala grande, Areal passeggiava in fila
al fianco di Emmy, la ragazza riccia
2. Smistamento
Quando entrarono nella famosa sala grande,
Areal passeggiava in fila al fianco di Emma, la ragazza riccia. Loro come tutti
gli altri rimasero incantati a fissare la volta celeste con nuvole e stelle che
ricopriva il tetto sulle loro teste, mentre candele aleggiavano poco sotto il
cielo. La stanza era un rettangolo molto più lungo che largo, e quattro tavoli
si stagliavano in verticale ai loro lati, ognuno per ogni casa. C’era un
leggero chiacchiericcio e molti sospiri di sorpresa, ma per quanto riguardava
Areal, si era riscoperta incapace di aprire bocca. Sentiva le palpitazioni del
proprio cuore, mentre respirava a fondo quell’aria magica di una scuola che
aveva aspettato da anni e che ora sarebbe stata la sua casa. Le sudavano le mani.
Quando tutti gli undicenni si sistemarono
meglio che potevano davanti al rialzo su cui salì la McGranitt, Areal e le sue
amiche videro chiaramente il capello raggrinzito posizionato su di un semplice
sgabello. Dietro la McGranitt, il lungo tavolo orizzontale dei professori
esibiva i volti degli insegnanti e soprattutto quello del preside Albus Silente,
che Areal non osò fissare a lungo.
“:Dunque,
prima di cominciare, il professor Silente vorrebbe dirvi alcune parole…:”
annunciò la McGranitt, e il famoso preside di Hogwarts si alzò in piedi, ed
iniziò:
“:Desidero dare a vuoi tutti alcuni annunci
di inizio anno. Per il primo anno, prendo nota, l’accesso alla foresta proibita
è severamente proibito a tutti gli studenti. In oltre, il nostro guardiano, il
Signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio
del terzo piano è zona preclusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine
molto dolorosa… Grazie.:”
Areal, Canni ed Emma scossero all’unanimità
il capo, con occhi sbarrati, senza sapere se ridere o fuggire di paura.
Sedutosi il preside, la professoressa
McGranitt srotolò una pergamena e riprese parola “:Quando chiamerò il vostro
nome verrete avanti, io vi metterò il cappello parlante sulla testa, e sarete
smistati nelle vostre case.:”
A quel punto, senza che se ne accorgessero,
le tre nuove amiche si strinsero la mano, ed Areal si ricordò di quanto fosse
importante quel momento per ogni piccolo futuro mago. L’essere messo in una
casa anziché un’altra poteva cambiare molte cose. Poteva affermare una
personalità sconosciuta, poteva far crescere in un modo anziché un altro,
oppure avrebbe portato glorie o fallimenti a seconda dei casi. E in tutta
onestà, Areal non voleva finire nella casa sbagliata.
“:HermioneGrenger!:” Chiamò la McGranitt, ed una ragazzetta tutta
riccia di capelli avanzò tremante mormorando fra se e se, e nella sua paura
Areal rivide se stessa. Tuttavia, dopo essersi posizionata sullo sgabello e
aver indossato il cappello, quest’ultimo iniziò ad analizzare “:ah, molto bene,
mmm, ci sono: Grifondoro!:”
e la piccola, esultante, raggiunse il tavolo della sua casa. Areal conosceva il
valore della casa dei Grifondoro, ed immaginava la felicità di quella Hermione.
“:Draco
Malfoy!:” chiamò la McGranitt, ed Areal fu richiamata
alla realtà, iniziando a fissare torva il ragazzino biondo, che venne spedito
fra i Serpeverde quando il capello era ancora ad un centimetro dalla sua testa.
Dopo pochi ragazzi la McGranitt chiamò il
nome di Harry Potter, che dopo i sussurri dei presenti e le indecisioni del
cappello parlante, venne trionfalmente assegnato a Grifondoro.
La strega continuò a chiamare ad uno ad uno
i nuovi studenti, e fra le tre amiche la tensione cresceva, fin quando
sentirono chiamare: “:Emma Longus!:” e la riccia
raggiunse lo sgabello a testa bassa, e quando indossò il cappello, dopo pochi
secondi questo annunciò: “:Corvonero!:”.
Passarono altri nomi, e ormai rimanevano
meno della metà dei ragazzini da smistare, quando, finalmente, Areal si sentì
chiamare, e lasciando Canni da sola si avviò verso lo sgabello.
“:Areal Foreberth!:” e la McGranitt
posizionò il capello sulla testa corvina di Areal che si mordicchiava il
labbro.
“:Vediamo… Un notevole intelletto, onestà…:”
borbottava il cappello “:… e amore per il prossimo. Ma vediamo…:”
Areal ricordò che suo padre era un
Serpeverde, e che non era stato d’esempio per nessuno. Poi visualizzò nella sua
mente il biondo di nome Draco, e chiudendo gli occhi si lasciò invadere
dall’odio per quella casa
“:E va bene, ho deciso: Corvonero!:”
sentenziò deciso il cappello, e quando Areal aprì gli occhi non poté fare a
meno di sorridere.
Quando raggiunse trotterellante il tavolo
dei Corvonero, si sedette di fronte ad Emma, e le due si strinsero la mano
sorridenti per un momento, quando le raggiunse Canni, che si sedette
rumorosamente al fianco di Areal.
“:Pensavo si fossero scordati di me, santo
cielo!:” enfatizzò Canni.
“:Non eri un po’ troppo impavida per finire
fra i Corvonero?!:” Scherzò la cugina Emma, e l’altra
le face una linguaccia di rimando.
“:Salve!:” salutò una nuova ragazza dai
capelli ramati che si sedette dopo Emma sulla panca “:Mi chiamo Jude:”.
“:Piacere, io sono Canni, e loro sono Emma
ed Areal!:” spiegò cordialmente e un po’ sfacciata Canni.
Mentre le quattro ragazze chiacchieravano, a
loro si unirono gli altri neo-Corvonero, e una volta
che lo smistamento fu terminato una ragazza bionda con un cappello a punta
nero, che sedeva al loro tavolo, si allungò verso gli undicenni assegnati alla
sua casa.
“:Mi chiamò GiulledMcFon, sono il prefetto dei Corvonero. Al termine del
banchetto seguitemi, e se durante l’anno avrete bisogno di qualcosa chiedete
pure di me.:” e sorrise gentilmente ai ragazzi, che annuirono timidi.
Poco dopo la tavola era imbandita di varie
pietanze dall’aria incantevole, e mangiando Areal fece maggiormente conoscenza
con Emma, Canni e Jude.
Finito il banchetto, i ragazzi si divisero
per case, ed ogni prefetto guidò i propri compagni del primo anno nelle sale
comuni. Areal si perse fra le scale che si muovevano e corridoi tutti uguali ai
suoi occhi inesperti. Dopo poco, giunsero in un corridoio più appartato in cima
ad una rampa di scale, dove sorgeva una piccola porta priva di serrature e
maniglie, c’era solo un battente di bronzo a forma di corvo. Il prefetto Giulled bussò leggermente sulla porta, e il corvo aprì il
becco parlando con una voce femminile
“:Arriva ovunque ma non si muove mai…:”
Tra gli undicenni si susseguirono mormorii,
poi la ragazza bionda chiese con un sorriso “:Qualcuno conosce la risposta?:”.
Tutti si tirarono indietro intimoriti,
tranne una ragazzina che alzò la mano dicendo “:è la strada:” e quella
ragazzina era Emma.
“:Benvenuti:”
annunciò il corvo sulla porta, che si aprì lasciandoli passare.
“:Complimenti!:” disse il prefetto, e fece
strada per entrare.
“:Questa era facile, secchiona!:” brontolò
Canni alla cugina, che se la rise.
Quando furono nella sala comune ad Areal
mancò il fiato, tutti i libri del mondo sembravano essere sistemati sulle
pareti della stanza tonda in scaffali perfettamente ordinati. Graziosi
finestroni ad arco con tende bronzo e blu armonizzavano l’ambiente arioso e
accogliente. La moquette era blu notte, richiamando la cupole stellate che
fungeva da soffitto. Areal rimase affascinata, e si sentì, per davvero, a casa.
La ragazza prefetto li condusse qualche passo avanti, dove in una nicchia
bianca risiedeva la statua di una donna, e accanto ad essa si nascondeva una porta.
“:Come potete immaginare questa è la statua
di Priscilla Corvonero, e quella porta conduce ai dormitori. Il primo a destra
è quello maschile, mentre quello in cima alle scale è quello femminile.:”
“:Scusa?:” chiese una ragazzino.
“:Dimmi!:”
“:Ma
per entrare dovremmo rispondere sempre a quell’indovinello?:”
“:No, ogni volta c’è un indovinello nuovo.
Trovate la risposta e la porta si aprirà:”
“:E se sbagliamo?:” chiese preoccupato.
“:Bisogna per forza aspettare qualcuno che
lo risolva…:”
Fra tutti calò il silenzio.
“:Bene:” riprese la bionda “:Andate pure
nelle vostre stanze, i vostri bagagli sono già lì:”.
Poco dopo, Areal, Emma, Canni e Jude si
ritrovavano nella stessa stanzettatonda
con quattro letti e quattro comodini. Areal perse quello più lontano dalla
porta ma vicino alla finestra, Emma quello accanto a lei, mentre le altre due
quelli della parete di fronte. I letti sembravano posizionati come i sedili del
vagone del treno, così le quattro rimasero tutta la sera sedute ai piedi dei
loro letti a parlarsi.
“:Questo è Hoptyr:”
annunciò Jude, mostrando il suo gufo marrone.
“:Un consiglio: tienilo lontano dalla mia
Cleopatra…:” e da dietro la schiena di Canni sbucò un gatto bianco a pelo
corto.Jude spalancò gli occhi e si
affrettò a richiudere il gufo in gabbia, vedendo gli occhi famelici della
gatta. Le altre tre ragazze scoppiarono a ridere.
“:E il tuo come si chiama?:” chiese Emma ad
Areal, indicando il gufo nero in miniatura.
“:Non ci avevo pensato…:” ammise la ragazza,
ed iniziò a squadrare il gufo “:Nira!:” esclamò
all’improvviso. “:è come dire “nero” al femminile!:”
“:Certo che ne hai di fantasia!:” disse
Canni “:se era giallo come lo chiamavi?!:”.
“:Lo so, ho poca fantasia!:” ed Areal si
grattò la testa imbarazzata.
Quando dopo qualche ora tutte dormivano,
Areal si allungò verso la finestra, l’aprì, e lasciò volare via il gufo nero
chiamato Nira. “:Va a farti un giro…:” gli sussurrò, e il gufo spiegò le ali
nella notte, mentre Areal la seguiva con lo sguardo, ed accarezzava i contorni
di Hogwarts e delle montagne che dalla torre in cui era situata la sua sala
comune si vedevano benissimo.
Si sentiva felice, ma non poteva immaginare
che pur avendo solo undici anni, il suo destino era già stato deciso…
Continua….
Grazie
a tutti quelli che leggono ma soprattutto a
JuliaSnape per aver
recensito, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, Draco tornerà presto in
scena, se per caso ti stavi chiedendo di lui XD….
La prima settimana ad Hogwarts fu come una gara per la sopravvivenza
3. Nemici.
La prima settimana ad Hogwarts fu come una
gara per la sopravvivenza. Areal e le sue tre compagne di stanza condividevano
quasi tutti i corsi, e si inseguivano nelle sale di studio e nella biblioteca
per finire i compiti comuni e chiacchierare. Areal era discretamente abile
nelle lezioni, dando prova del suo discreto talento, tuttavia, per quanto si
trovasse bene fra i Corvonero, iniziava a dubitare di essere degna di quella
casa. Tutti i suoi compagni adoravano studiare e leggere libri, ed anche lei
era così. Tutti i suoi compagni erano persone calme e coscienziose, ed anche
lei era così. Tutti i suoi compagni mettevano in pratica le ore di studio
qualificandosi fra i più intelligenti della scuola, lei no. Areal si trovava
spesso indietro nelle relazioni da consegnare ai prof. e spesso doveva chiedere
aiuto a Jude o a Canni, ma la cosa che più le faceva male, era il fatto che non
riuscisse nemmeno a superare la porta della sua sala comune. Ogni qualvolta che
si presentava davanti al corvo sul battente, questo la interrogava con un indovinello
sempre diverso, e lei, pur riflettendo, non trovava la risposta. Per pura
fortuna con lei c’era sempre una delle sue amiche, che rispondeva prontamente
al posto suo, e dopo varie occasioni, si era ripromessa di arrivare davanti a
quella porta sempre e solo in compagnia, per non fare figuracce. Non chiedeva
di essere come Emma che rispondeva sempre a tutto, ma quantomeno, saperne una
ogni tanto, ma non era così.
Tuttavia, ad impedire che si annoiasse in
quella routine, ci aveva pensato il simpatico rapporto che si stava creando fra
lei, e un particolare biondino Serpeverde…
Tutto era iniziato durante la prima lezione
di Pozioni, con il professor Piton…
Areal ricordava bene quella prima lezione,
poiché era letteralmente rimasta affascinata da quella materia. Ricordava che
mentre erano tutti seduti ad attendere, era entrata una furia vestita di nero,
che aveva proseguito verso la cattedra brontolando le parole: “:Non ci saranno
sventolii di bacchetti e stupidi incantesimi in questo corso.:” e già da li
Areal era rimasta con gli occhi fissi sul professore, che continuò “:Come tale,
non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienze e l’esatta arte
del preparare pozioni, comunque ai pochi scelti dal fato, che possiedono la
predisposizione… io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi.
Posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e in fine anche
mettere un fermo alla morte…:”
Da li Areal era letteralmente con la bocca
spalancata e gli occhi fissi sul quell’insegnante dai modi conturbanti che
aveva stregato mezza classe con il suo discorso eloquente. L’altra metà classe
tremava di paura e deglutiva.
“:Pianeta chiama Areal…:” le sussurrò Canni
sventolandole la mano davanti agli occhi. “:Ti sei innamorata del professore?:”
“:No scema, ma di quello che ha detto sì!:”.
Ed Areal, falsamente offesa tornò a prestare attenzione all’insegnante vestito
di nero, con unti capelli neri, occhi neri e un naso pronunciato. Tuttavia il
professor Piton aveva preso di mira il povero Harry Potter, che evidentemente
si era distratto, e lo stava letteralmente mettendo in imbarazzo con domande a
cui nessuno poteva rispondere. Nessuno tranne una certa Grenger che sventolava
una manina alzata. Ma la cosa che fece perdere le staffe ad Areal fu il
sorrisetto di Malfoy, seduto davanti a lei, che se la godeva nel vedere Potter
sotto tiro.
Quando finì la lezione, il professore fu il
primo ad uscire seguito da alcuni studenti, i più timorosi. Nell’aula oltre a
Canni che perdeva tempo a mettere via le sue cose, c’erano Areal, che
l’aspettava, e Malfoy in compagnia dei due energumeni dei suoi amici. In fondo,
solo un’altro gruppetto di Tassorosso indaffarati.
“:Avete visto? Potter ha fatto una figuraccia
alla sua prima lezione!:” sghignazzò Malfoy ai suoi amici.
Areal non riuscì a tenere la bocca chiusa “:Pensa
a tutte quelle che farai tu durante l’anno, Malfoy…:”
Il biondino si voltò, con lo sguardo
furioso, ma con una finta calma stampata sul volto apatico. “:Hai detto
qualcosa Foreberth?:”
“:Oh sì Malfoy, secondo me tu farai di
peggio più avanti…:”
Draco parve ignorare le sue parole, e
avvicinandosi al banco di Areal e Canni, iniziò a squadrare dall’alto in basso
la ragazza che gli teneva testa con lo sguardo più ostile che conosceva.
“:Alla fine ti hanno messo fra i Corvonero, bhè sempre meglio di altro. Ma questo non ti da il diritto
di metterti contro di me!:” e minaccioso assottigliò le distanze fra loro due.
Areal non si scompose “:Non mi fai mica
paura, sei solo uno sciocco che si da più arie di un pavone…:” e Canni,
nascondendo le risa, fiancheggiò l’amica come i due energumeni avevano fatto
con Malfoy.
“:Poca confidenza ragazzina!:” abbaiò Draco
ad Areal.
“:Cosa c’è Draco? Accetti commenti solo dagli
stupidi come te? Alla fine scaccerai chi sta più in alto di te, e ti rifugerai
fra gli stolti per fare loro da capobanda?:”.
Malfoy
avvampò di rabbia, i suoi due amici stavano per impugnare le bacchette, ma fra
lo sguardo minaccioso di Canni, e l’ammonimento di Malfoy stesso, rimasero
immobili.
“:Che problemi hai Foreberth? Non voglio
mettermi contro di te, anche perché quella che ci perderebbe saresti tu…:”
sussurrò serio il biondo, ed Areal si concesse un attimo di silenzio.
“:Mi da fastidio la tua arroganza, quando in
realtà la tua è solo invidia verso Potter…:”
Draco se la rise, più odioso che mai. “:Tu
non sei normale Foreberth, stai attenta a dove cammini…:”.
Quando furono fuori dall’aula di pozioni,
Canni le chiese: “:Avevi intenzione di mangiarti Malfoy a pranzo? Non pensavo
fossi così aggressiva. Voglio dire, non mi dispiace dato che anche a me quel
Malfoy da su i nervi, però…:”
“:Non sopporto la gente come lui, è più
forte di me…:”.
Una scena simile avvenne durante la prima
ora di volo. La professoressa, con corti capelli d’argento, disse ai ragazzi
come far sollevare la loro scopa da terra.
Areal, come detto dalla prof, si mise alla
sinistra della sua scopa e si preparava a dire il suo “su” che avrebbe fatto
sollevare la scopa da terra.
Attorno a lei, Potter era riuscito a primo
colpo, e così anche Malfoy che sorrideva beffardo a tutti. Anche Canni,
orgogliosamente, riuscì al primo intento, mentre gli altri, comprese Emma e
Jude, riprovavano senza successo.
“:Su?:” bisbigliò Areal al suo manico di
scopa, ma questa neanche si mosse. Facendo una respiro profondo, si concentrò
pensando che quella scopa doveva essere come un suo braccio, a cui doveva dare
un ordine preciso, e si concentrò meglio.
“:Su!:” disse per la seconda volta con
decisione, e solo allora la scola si sollevò da terra e lei l’afferrò con la
mano.
“:Dunque:” disse l’insegnante, quando tutti
presero la loro scopa “:una volta afferrata la scopa, voglio che ci montiate, e
aggrappatevi bene, non vorrete scivolare a terra. Quando soffio nel fischietto
con i piedi vi darete una spinta, forte! Tenete la scopa ben salda, sollevatevi
un momento, inclinatevi leggermente in avanti, e ritoccate terra. Al mio fischio:
tre due:” Peccato che, uno dei ragazzini di Grifondoro Neville Paciock, si alzò da terra ma non vi rimise più i piedi.
Iniziò a volteggiare sulla sua scopa senza controllo, sorvolando le cime di
Hogwarts per poi schiantarsi contro un muro e precipitare a terra. L’insegnante
corse a prenderlo, e prima di accompagnarlo in infermeria, proibì a tutti di
volare sulle scope fino al suo ritorno.
Il beato silenzio non durò che mezzo
secondo, rotto da Malfoy che aveva raccolto da terra la Ricordella
di Paciock, il ragazzo caduto, e la esibiva
trionfante.
“:Se
avesse stretto questa si sarebbe ricordato di cadere sulle chiappone!:”
e alcuni risero della sua battuta.
“:Dammi qua Malfoy!:” ringhiò Potter.
“:Tirate fuori i pop-corn ragazze, qui ci
divertiamo!:” enfatizzò Canni, dando uno spintone col gomito ad Areal e Jude.
Emma diede un buffetto sulla testa dalla cugina, a mò
di rimprovero.
“:No!:” fu la risposta di Malfoy “:La
metterò dove Paciock dovrà cercarsela!:” e montando
sulla sua scopa si sollevò da terra “:Che ne dici del tetto? Cosa c’è Potter?
Pensi di non arrivarci?:” e lo provocò dall’alto. Ma Potter, nonostante i
consigli della riccia Grenger, si alzò in volo sulla scopa e raggiunse Malfoy.
Da li i due si sfidarono come poterono, Malfoy lanciò la Ricordella,
e Potter si esibì spettacolarmente nel recuperarla. Quanto tornò al suolo,
tutti gli altri undicenni gli furono a cerchio festanti. Poco dopo però la
professoressa McGranitt lo chiamò con se, e Malfoy riprese a ridere.
“:Non ti basta la figuraccia che hai fatto?
Te lo avevo detto che la tua è tutta invidia, e che avresti finito col fare la
tua figura pietosa!...:” e quando Areal ebbe avuto il suo sfogo contro Malfoy,
si sentì sollevata. Il biondo ovviamente la fulminò con lo sguardo, ma per
saggezza o per altro rimase in silenzio, anche perché era tornata la
professoressa di volo.
I giorni passavano, e così anche le
settimane, ed in fine giunsero le prima vacanze di natale. Emma e Canni
rimasero ad Hogwarts, mentre Jude ed Areal sarebbero tornate a casa. Ma prima
di ritornare veramente a casa, zia Matilde pensò di portare la sua giovane
nipotina nel villaggio di Hogsmeade. Peccato che, quella idea non fosse venuta
solo a sua zia.
Mentre zia Matilde era entrata in uno dei
negozietti, Areal passeggiava per le vie innevate un po’ più appartate. Arrivò
perfino a pochi passi dalla recinzione che precedeva la Stamberga Strillante,
la casa più infestata di tutte.
“:Anche
tu in ricognizione Foreberth? Ma stai attenta, magari finisci col fare brutti
incontri…:” Sentenziò la voce irritante di Malfoy.
Quando Areal lo vide rimase ad osservarlo.
Era normalmente avvolto in un cappotto lungo e scuro, ma con ancora la grande
sciarpa dei Serpeverde attorno al collo. Anche Areal aveva un cappotto nero, e
i capelli neri raccolti.
“:Come è possibile che finisci sempre fra i
miei piedi Malfoy?:”
“:Ti ho già detto di moderare i termini con
me, ragazzina!:” e il biondo si avvicinò “:Fin ora ho avuto rispetto di te, ma
ora inizi a darmi su i nervi…:” e si concesse l’espressione più arrogante e
maligna che conosceva.
“:Malfoy, ti ripeto che sei tu a provocarmi:”
“:Allora continui!:” strillò lui.
“:Cosa
ti aspetti? Che mi metta ai tuoi piedi e mi trasformi nel tuo zerbino
personale? Ti ricordo che io faccio parte degli intelligenti, non degli stolti
che ti vanno dietro:”
“:Ora basta!:”
E da li tutto successe di corsa. Erano soli,
da li non passava nessuno. Malfoy sfoderò la bacchetta, e la puntò contro
Areal, che tuttavia aveva già impugnato la sua avendo previsto la situazione.
Non temeva Malfoy, ma doveva ammettere che lui conosceva sicuramente più
incantesimi di lei, così fece l’unica cosa che gli venne in mente, sfruttando uno
dei pochi incantesimi appresi.
“:WingardiumLeviosa:”
Disse Areal, mirando alle scarpe di Draco prima che questo le scagliasse contro
qualche incantesimo ostile.
Lo spettacolo che si presentò davanti agli
occhi di Areal la lasciò totalmente a bocca a aperta. Aveva seriamente pensato
di essere spacciata contro gli incantesimi che sicuramente conosceva Malfoy, ma
fatto stava che il ragazzo aveva presto tempo e che lei, con una mossa stupida,
aveva ottenuto un risultato da togliere il fiato.
Le scarpe di Draco, colpite dall’incantesimo
di lievitazione, venivano attirate verso l’alto da una forza invisibile. Ma sia
perché l’incantesimo era stato scagliato con poco abilità, e sia perché il peso
sulle scarpe era troppo elevato, le scarpe di Draco non presero totalmente il
volo, ma costringevano il ragazzo a saltellare sul posto in un continuo
barcollare per impedirsi di cadere a terra o di finire addirittura a testa in
giù.
“:Maledetta, CHE HAI FATTO!:” strillò
isterico Draco, mentre con le braccia tentava di imporsi l’equilibrio che le
scarpe indomabili gli toglievano.
Areal dal suo canto, avrebbe voluto essere
spietata e gongolarsi della sua vittoria, tuttavia
vedere il biondino in quello stato, che saltellava e strillava in preda ad una
crisi isterica, le provocò solo una cosa: un attacco di risate incontrollate!.
Inizialmente sghignazzava teneramente con
una mano davanti alla bocca, ma quando Draco perse del tutto l’equilibrio e
finì con una gamba per aria, Areal scoppiò a ridere senza un briciolo di
contegno. Ma le sue risate non erano di scherno, erano di pura gioia e
divertimento nel vedere quell’arrogante di Draco vestire i panni di una tenero
pagliaccio imbranato almeno per una volta.
“:Come ti permetti di ridere di me! io te la
faccio pagare! Fai tornare tutto com’èra hai capito? Sbrigati!:” strillava il
biondo, ma Areal era piagata in due dalle risate. “:Cosa ci trovi di divertente:”
abbaiò ancora il biondo, trovando una posa più dignitosa.
“:Co-oss-sa ci
trovo da-da ridere?:” e la ragazza rideva ancora più forte senza riuscire a trattenersi
“:ma ti sei visto? Draco fai troppo ridere!!:”
Draco aveva già un insulto sulla punta della
lingua, ma osservando meglio quella piccola ragazzina con gli occhi blu, capì che
non rideva per deriderlo. “:Mi trovi così divertente!:” ringhiò con un po’ di
educazione in più.
“:Si, e non sai quanto!:” a quel punto la
ragazzina provò a contenersi, anche perché Draco era finito seduto sulla neve,
con i piedi per aria e con le scarpe che minacciavano davvero di spiccare il
volo.
“:Ti decidi a fare qualcosa?:” strillò Draco
fulminandola con lo sguardo.
“:Oh! Si scusa!:” e tra qualche risata non
soppressa, e un po’ di imbarazzo, si inginocchiò vicino a Draco, ma sbiancò. “:Draco?
Io non so come si fa…:”
“:Che
hai detto???:” ma l’espressione sconvolta di Draco era ancora più divertente di
tutto il resto.
“:Se la smetti di agitarti come un’oca che
sta per essere spennata, forse io metto in moto il cervello!:” abbaiò Areal,
per la prima volta seria.
“:Come, come mi hai definito?:” soffiò Draco,
senza riuscire nel suo intento di essere minaccioso. Con i piedi per aria, per
quando scuro si facesse in viso, poteva solo essere ridicolo. Il bulletto aveva
tolto le tende a forza.
“:Stai zitto!:”
“:Tsk! Un oca da
spennare! Un oca da spennare! Si permette perfino di parlare dopo quello che mi
ha fatto!:” borbottò fra se e se Draco, indignato.
Nel frattempo Areal estrasse la bacchetta e
la puntò contro le scarpe incontrollabili di Draco, e cercò di pensare qualcosa
come “basta” e sansa sapere quale santo le avesse dato aiuto, le scarpe di
Draco furono liberate dall’incantesimo di lievitazione.
Draco si alzò con un broncio che gli
ricopriva tutta la faccia, frettoloso e impacciato. Quando fu in piedi iniziò a
fissare Areal, minaccioso e serissimo.
Areal era tranquilla, con ancora l’allegria
causata dal ricordo di Draco con i piedi per aria “:Partiamo dal fatto che mi
hai attaccato tu, io mi sono solo difesa. Siamo pari Malfoy!:”
“:Pari un corno!:”
“:Vuoi che racconti a mezza scuola com’eri
con i piedi per aria? O preferisci che ripeta questo simpatico giochetto mentre
sei distratto per i corridoi di scuola?:”
Malfoy sollevò un sopracciglio “:non lo
rifaresti, perché a quel punto te la farai pagare…:”
“:Tu non darmi motivo di rifarlo…:”
Per interminabili secondi si scambiarono le
più terribili delle occhiatacce. Areal teneva i pugni sui fianchi, mentre Draco
aveva le braccia incrociate al petto.
“:Senti, mia zia mi starà cercando, se non
ti dispiace tornerei indietro…:” Disse decisa Areal, e Draco si limitò a fare
un cenno con la mano come a darle la precedenza, senza togliersi dalla faccia
la sua espressione ostile.
Continuando ad osservarsi, i due undicenni
si incamminarono fianco a fianco verso il sentiero principale di Hogsmeade.
Draco era ancora imbronciato ma a testa
alta. “:Comunque hai avuto solo fortuna, Foreberth…:”
“:In cosa ho avuto fortuna? A non essere io
quella che saltellava coma una scema? O ti riferisci al fatto che sono stata
più veloce, e furba, di te?:”
Draco la incenerì con l’ennesima
occhiataccia, e la scrutò dall’alto al basso come faceva sempre. “:Te la sei
cavata con un stupido incantesimo di lievitazione, non ti montare la testa. Era
solo fortuna. Fortuna spacciata!:”
Areal sapeva che Malfoy aveva perfettamente
ragione, ma non lo avrebbe ammasso nemmeno sotto tortura. Orgogliosamente alzò
il mento “:Sta di fatto che ho vinto!:” trillò.
Malfoy si fermò, erano ormai vicini alla
gente che passeggiava davanti alle vetrine. Avrebbe tanto voluto rispondere,
abbaiarle contro come avrebbe fatto con chiunque altro, ma per un oscura
ragione non lo fece. Quegli occhi blu, gli occhi di Areal, avevano qualcosa
fuori dal comune. Troppo intelligenti. Draco ghignò apertamente. “:Non è da
tutti tenermi testa, Foreberth, te lo concedo…:”.
I due giovani maghi rimasero a scambiarsi
sorrisi furbi, poi la zia di Areal si intravide da lontano, e prima di essere
vista, la ragazza corse da lei lasciando Draco, che continuò a seguire la sua
figura da lontano con il suo solito sguardo ostile.
Continua….
Grazia
a chi legge ma soprattutto a JuliaSnape per aver
recensito. (Anche a me piace Piton *.*)
Del rientro delle vacanze di natale i mesi passarono, le lezioni si
susseguivano
Mi
scuso per il capitolo eccessivamente corto, ma aggiorno presto, quindi spero di
essere perdonata XD buona lettura a tutti.
4. Primo
epilogo.
Dal
rientro delle vacanze di Natale i mesi passarono, le lezioni si susseguivano.
C’era chi creava amicizie, chi invece litigava. Per quanto riguardava Areal,
era rimasta unita alla sue tre compagne di stanza, con cui condivideva tutto.
Forse c’erano stati ragazzini che le erano parsi antipatici, ma niente di cui
tener conto. Con Malfoy non aveva avuto più incontri o scontri, lui faceva la
sua vita e lei la sua. Areal non sapeva se considerare un bene o un male il
fatto che lei e il biondo avessero iniziato ad ignorarsi. Qualcosa di
apparentemente significativo accadde durante una delle ultime lezioni di
pozioni in compagnia del professor Piton. Anche se inizialmente Areal era
rimasta affascinata da quella materia, non era mai riuscita a metterla in
pratica come avrebbe voluto, infatti ad ogni lezione dava il peggio di se,
riuscendo solo con mezzi miracoli ad ottenere nel suo calderone quello che il
professore chiedeva. E in realtà, la maggior parte del merito lo aveva quasi
sempre la sua vicina di banco Canni, poiché lei era solo capace di mandare in
fumo tutti i miscugli di fialette che produceva. E come da copione, anche
quell’ultima pozione non ne voleva sapere di diventare smeraldina come quella
che Piton aveva mostrato ad inizio lezione, e dato che Canni era assente, non
vi erano speranze di miglioramento. Era arrivata al penultimo passaggio, ma la
pozione rimaneva bianca e fumosa. Proprio quando aveva gettato la testa sul
banco, disperata, sentì uno sbuffo provenire dal banco davanti a lei e poi
delle mani pallide iniziarono a trafficare con quel che doveva essere la sua
pozione. Draco Malfoy si era voltato dal suo banco in prima fila per mettersi a
trafficare nel calderone di Areal dietro di lui. Non appena Malfoy aveva visto
le condizioni della pozione della ragazza aveva sbuffato e scosso il capo, per
poi lanciare un occhiata al professore che passeggiava dall’altro lato
dell’aula dando loro le spalle. A quel punto Draco, sotto lo sguardo dubbioso
ma inerme di Areal, aveva inserito due gocce di una pozione e tre di un’altra
nel calderone, aveva mischiato il nuovo composto con l’apposito mestolo, e ed
era scattato al suo posto dando le spalle ad Areal mezzo secondo prima che
Piton si accorgesse di tutto. Areal si era rimessa in piedi scandalizzata,
perché Draco si era divertito a scombinare la sua pozione già disastrata? Ma
quando osservò per bene il composto uniforme e verde lucente che vi era adesso
nel suo calderone, sentì il cuore mancarle di un battito. Malfoy aveva rischiato
di essere scoperto da Piton per aiutarla? Aveva davvero preparato la pozione
nel modo corretto per farle un favore? E soprattutto, perché lo aveva fatto?
Per pietà? Perché un gesto tanto… gentile? Quando il professor Piton passò da
lì, scrutando il lavoro che Areal non aveva fatto da sola, approvò con un cenno
del capo. La ragazza non sapeva cosa fare, ma dato che Draco la ignorava del
tutto non ebbe neppure modo di ringraziarlo.
Areal lasciò che il tempo scorresse, prima
di poter effettivamente dire, che in un anno, non era mai riuscita a rispondere
a nemmeno uno degli indovinelli che il corvo sulla porta della sua sala comune
le faceva. Al suo posto c’erano sempre state le sue amiche che si sfidavano per
dare la risposta corretta, senza chiedersi perché lei rimanesse in silenzio.
D'altronde era impossibile che una Corvonero non fosse neppure capace di
entrare nella propria sala comune. Leggeva montagne di libri di magia a
pozioni, incantesimi e sortilegi. Si sforzava di fare tutti i compiti assegnati,
si impegnava al massimo, ma non poteva fare altro che considerarsi il
fallimento di tutta la sua casa. Fortuna che nessuno sapeva quale razza di
scarto fosse finito fra gli intelligentissimi Corvonero.
Ma
tutti gli anni sono destinati a finire, e anche quello non sarebbe stato da
meno. Tuttavia si vociferava di una notevole impresa di Harry Potter nei
sotterranei, e l’ultima cena ad Hogwarts fu marchiata di colpi di scena. La
sala comune era già adornata con le bandiere dei Serpeverde, poiché quella casa
aveva raggiunto il più alto numero di punti e meritava di vincere il trofeo
delle case. Ma gli ultimissimi punti assegnati dal preside Silente fecero
vincere la casa di Grifondoro.
“:Mi scriverete vero?:” chiese Jude, mentre
le quattro amiche si incamminavano verso il treno che avrebbe ricondotto tutti
gli studenti nelle loro abitazioni.
“:Mi inchioderò sulla scrivania a farmi
venire i calli alle mani per scriverti! Ovviamente non ci sperare!:” Ironizzò
Canni, con i capelli dorati scompigliati e gli occhi luccicanti.
“:Sei asociale!:” Sbuffò sua cugina Emma.
“:Tranquille, è solo un’estate!:” e alle
parole di Areal, le quattro si strinsero come poterono mentre camminavano verso
il treno.
Solo dopo un’estate, la vita ad Hogwarts
sarebbe ricominciata con un mucchio di novità inaspettate…
Continua…..
Grazie
a chi ha letto.
Books: sono contenta che Areal ti piaccia, rispondo subito
alla tua domanda.
La
mia intenzione era quella di rivivere tutti e sette gli anni, riaffrontando
tutte le parti importanti della storia. Ovviamente cosa ha fatto Harry lo
sappiamo, perciò volevo spostarmi su altri personaggi, in particolare Draco. Per
ora si vede principalmente Areal, ma più avanti non sarà così, finiremo perfino
dentro Malfoy Manor!
Ci saranno parti abbreviate, ovviamente,
qualcosa saltata, ma scriverò di tutti gli anni prendendo almeno tre capitoli
per ognuno. Ci tengo anche a precisare che per me la vera storia inizia al
sesto anno. Finché i protagonisti sono solo dei bambini ci sarà poco da
scrivere, ma più avanti le cose cambieranno. Per ora sto solo descrivendo le
basi del loro rapporto, dato che non mi andava di iniziaresubito dalla fine! (Non so se sia un bene o
un male ma ho appena finito di scrivere del sesto anno e sono al capitolo 40,
spaventata?) spero ti faccia piacere continuare a leggere e a recensire, un
bacio e a presto.
JuliaSnape: E si Areal sa il fatto suo,
ma Draco non scherza, vedrai più avanti cosa combinano! Grazie per aver
recensito. Baci e alla prossima!
Il binario 9 ¾ era come da copione affollato e colmo di genitori e
ragazzini che si preparavano per la partenza
5. Anno
nuovo, nuovi guai!
Il binario 9 ¾ era come da copione affollato
e colmo di genitori, e di ragazzini che si preparavano per la partenza. Una
graziosa ragazza, con una chioma corvina accuratamente sistemata in due lunghe
codine basse e due occhi color dell’oceano, si faceva largo tra la folla. Aveva
già caricato i suoi bagagli e la gabbia con il suo gufo su un vagone, e adesso
era in cerca, quando…
“:AREALLLLL!!!:” sentì strillare la
ragazzina, quando due ragazze le saltarono al collo strozzandola e strattonandola.
La povera ragazza dai capelli neri provò a liberarsi della stratta
stritolatrice delle cugine Longus, ma non c’era scampo, quando da lontano una
ragazzina molto esile con i capelli ramati, corse da loro unendosi
all’abbraccio.
“:Ragazze!
Mi siete mancate!:” trillò Jude, una volta unita a Canni, Emma e la povera
Areal che al centro di tutte stava soffocando.
“:Ok l’affetto, ma se mi stritolate cosa ve
ne rimane di me?:” si lamentò Areal fingendosi sconvolta. Le amiche risero.
“:Come hai passato le vacanze?:” chiese
educata Emma a Jude.
“:Benissimo! Mio padre ha portato me, mia
madre e mia sorella in giro per la Francia! È stato magnifico!:”
“: tu Areal?:” richiese Emma
“:Sono sopravvissuta!:”
“:Mi spiegate cosa aspettiamo a salire sul
treno! Non voglio rimanere con i bagagli in mano fino a Natale!:” ovviamente,
quella battuta sprizzante non poteva che provenire da Canni. Aveva sempre i
capelli corti e spettinati color dell’oro, e gli occhi fra il verde e il marrone,
ricordando il colore dell’ambra.
Le amiche salirono sul treno e si
posizionarono nel vagone trovato poco prima da Areal, e iniziarono a parlare
senza prendere fiato. Poi fu il momento di indossare la loro divisa scolastica,
che per loro portava i colori del blu e del bronzo.
“:Scusatemi, vado un attimo in bagno…:”
annunciò Areal, e lasciò il vagone per immettersi nel lungo corridoio. Stava
camminando a passo svelto e a testa bassa, il che di per se era un errore, che
culminò quando una persona uscì dal proprio vagone. Questa persona fece in
tempo a chiudersi alle spalle la porta del vagone, a fare due passi, che si
scontrò con Areal che sarebbe caduta se non fosse stata la persona sconosciuta stessa
ad afferrarla per un braccio.
“:Sei sempre la solita, Foreberth!:”
“:Possibile che finisci sempre fra i miei
piedi, Malfoy?:” Areal non aveva certo avuto bisogno di guardarlo in faccia per
capire a chi apparteneva quella voce altezzosa.
Areal si concesse di studiare con lo sguardo
il biondo Serpeverde. Il suo viso non era più rotondo con il primo anno, ma si
stavano affermando gli zigomi. I capelli chiarissimi erano tirati all’indietro
e gli occhi color del ghiaccio abbagliavano nel loro sguardo intenso. Le labbra
sottili, ovviamente piegate in una smorfia di sdegno.
“:Prima o dopo imparerai chi è superiore fra
noi due, ragazzina!:” disse minaccioso Draco.
“:Davvero? Io so già di essere più
intelligente. Quando sarai tu a renderti finalmente conto di quanto in basso ti
trovi?Per allora vedi di non farti
venire un collasso!:”.
I due si fissarono seri.
“:Sta attenta!:” sibilò lui, minaccioso. La
salutò con un’alzata di sopraciglia, poi la superò per andarsene, urtandola di
proposito. Areal guadò la schiena di Malfoy infuriata.
Ritornare alla tavolata dei Corvonero, nella
sala grande, era sicuramente un’emozione che toglieva il respiro. Areal lasciò
vagare il suo sguardo per ogni affranto dell’enorme salone. Salutò anche
qualche fantasma che le passò al fianco. Nessuno dei ragazzi presenti ai quattro
tavoli teneva la bocca chiusa; o mangiava o parlava. L’aria festosa del primo
giorno di scuola si respirava a pieno. Tutti erano contenti di tornare ad
Hogwarts, soprattutto in quel periodo iniziale lontano dall’ammassamento di
compiti e lezioni difficili.
“:Areal tu cosa ne pensi?:” chiese Jude.
“:Emm, riguardo a cosa?:” Areal non aveva minimamente seguito
i discorsi delle sue tre amiche.
“:Ci risiamo!:” intervenne Canni “:Siamo
appena tornate ad Hogwarts e lei è gai distratta da chissà cosa!:”
“:Scusate! Dai ditemi, di cosa parlavate?:”
Provò Areal con un sorrisino. Da li ripresero i lori discorsi, fin quando
finito il banchetto non fu ora di tornare nei loro dormitori. Quest’anno le
quattro condividevano nuovamente la stesa camera, che tuttavia era cambiata. Il
mobilio interno però era identico, cambiava solo la posizione della finestra e
in più c’era una piccola scrivania con una specchiera enorme sopra.
Dopo la prima lezione di Erbologia,
in cui la professoressa Sprite aveva insegnato a dissotterrare le Mandracole, adesso tutti erano a pranzare in sala comune.
“:Saputo la novità?:” chiedeva Emma.
“:Su cosa?:” chiese Jude.
“:Guardate qua!:” e la riccia passò loro una
copia della “ Gazzetta del profeta “
su cui in prima pagina risaltava l’immagine di una macchina voltante. Areal
lesse velocemente fra le righe poi esordì: “:Potter e Weasley
sono arrivati a scuola con un macchina volante? Hanno rovinato il platano
picchiatoree rischiato di essere visti?:”
“:Già, il che è a dir poco vergognoso!:”
costatò Jude.
“:Meglio così! Almeno mezza sala ha qualcosa
su cui parlare…:” sbottò Canni, intenta a sminuzzare un povero pezzo di pane
innocente.
Poco dopo iniziarono ad arrivare gufi per
qualche alunno, e quando uno andò a schiantarsi contro un piatto al tavolo dei
Grifondoro, tutti risero. Il gufo in questione apparteneva al giovane Ron
Weasley, ed un ragazzino strillò a tutti che il gufo strampalato aveva portato
a Ron una strilettera. Ovviamente, quando l’aprì la
lettera animata fece spettacolo mentre strillava contro al povero ragazzo
terrorizzato. Tutti sghignazzavano, Areal tornò a parlare con le sue amiche.
Ma ovviamente non poteva mancare il primo
pomeriggio nell’aula di difesa contro le arti oscure, che dopo aver perso il
precedente insegnante, evidentemente coinvolto in qualcosa di losco, adesso si
preparava a presentare agli studenti il nuovo insegnante. Areal sedeva ad un
banchetto con Canni, Jude ed Emma erano dietro di loro. Areal osservò tutti gli
altri studenti, fin quando non vide Malfoy seduto vicino ad uno dei suoi amici
corpulenti. Prima che si accorgesse di essere visto, Areal si mise ad osservare
gli altri ragazzi, ma non c’era nulla di interessante.
“:Lasciate che vi presenti il vostro nuovo
insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure… Io!:” ammiccò un uomo biondo che
vestiva in oro. Questo era sbucato fuori da una stanzetta dietro la cattedra,
ed era ora affacciato ad un piccolo balconcino.
Areal lo fissava schifata, e Canni non era da
meno. Ma il resto dalla classe femminile, comprese Jude ed Emma, lo fissavano
sognanti. Era si bello e biondo, ma prima di tutto era un pomposo buono a
nulla, e lo aveva stampato sulla fronte!
“:GilderoyAllock! Ordine di
Merlino, 3° classe. Membro della lega per la difesa contro arti oscure, e cinque
volte campione…:” e scendendo le scale con raffinata classe, si gongolò davanti
al suo ritratto dietro la cattedra “:…per il sorriso più seducente sul settimanale
delle streghe!:” Concluse Allock.
“:Questo ha sbattuto la testa quando era
piccolo, credimi!:” sussurrò Canni all’orecchiò di Areal, che annui solenne. Il
nuovo professore si era concesso una battuta a cui solo lui aveva riso, prima
di avvicinarsi ad una gabbietta sulla sua scrivani e richiamare l’attenzione
con la sua voce seria, mentre parlava di creature spaventose. Poi, con
snervante lentezza, tolse il telo che nascondeva la gabbia, e si poté vedere
cosa vi era al suo interno.
“:Folletti della Cornovaglia?:” chiese
scettico un ragazzo in prima fila. E tutti risero. La gabbia era piena di creaturine piccole quanto una mano, blu, con occhioni enormi e orecchie elfiche.
Il professore sconsigliò vivamente di
sottovalutare quelle creature infernali, e aprendo la gabbia li sguinzagliò
sugli studenti. Non appena uscirono dalla gabbia i folletti crearono scalpore,
iniziarono a tirare capelli e mantelli, strappare libri, distruggere pergamene
e tutto ciò che trovavano. Tutti gli studenti si ammassarono di corsa fuori
dalla porta, e raccolte le loro cose, anche Areal e le sue amiche se la diedero
a gambe.
“:Spiegatemi perché devo vedere i miei libri
strappati per quell’imbecille di Allock?:” strillò
Canni, mettendo in mostra il suo libro di Difesa da cui mancava mezza
copertina.
“:Non essere crudele, avrà il suo metodo…:”
sospirò Emma, che cercava di vedere cosa succedeva dentro l’aula, in cerca del
professore dal sorriso facile.
“:Gli
sarà successo qualcosa?:” si preoccupò Jude, ma Areal e Canni se ne andarono
via sbuffando.
Prima di andarsene, Areal dovette
assolutamente voltarsi, poiché avvertiva la sgradevole sensazione di essere
osservata. Una volta voltato il capo, si trovò contro gli occhi ghiacciati di
Malfoy. Questo la fissò con una smorfia per un po’, poi tornò ad osservare in silenzio
i suoi compagni Serpeverde discutere.
La prima settimana volò via, fra semplici
lezioni di ripasso. Quel giorno tutti gli studenti del secondo anno si
trovavano a lezione di Incantesimi con il professor Vitious. Questo, stava
spiegando come effettuare un semplicissimo incantesimo di richiamo, su cui
Areal era preparatissima. Incantesimi era una delle poche materia in cui
eccelleva. Tuttavia, nell’angolo dei Serpeverde, Areal vide chiaramente un
ragazzino che infuriava contro la sua piuma, che non si decideva ad obbedire al
suo incantesimo. In verità Areal ricordò che quello stesso ragazzo aveva
fallito quasi sempre con tutti gli incantesimi. Era bravo in tutte le altre
materie, ma di Incantesimi ne capiva pochissimo, e quel ragazzo era Malfoy.
Quando Areal eseguì brillantemente per la
seconda volta una serie di incantesimi per lei elementari, si accorse delle
occhiatacce di invidia che le lanciava Malfoy.
A lezione di Pozioni Areal perse tutta
l’autostima che aveva guadagnato ad Incantesimi. Come era possibile che le sue
pozioni fossero sempre un disastro?
“:Vi ricordo che prima di Natale avrete gli
esami. Se non volete passare dei brutti pomeriggi in quest’aula, vi consiglio
vivamente di superale l’esame in questa materia…:” minacciò Piton, ed Areal non
poté fare a meno di notare come l’insegnante le avesse indirizzato contro uno
sguardo ostile.
Quando l’ora fu terminata Areal tirò un
sospiro di sollievo, e venne trascinata da Canni nella sala grande per
studiare.
“:Dai non abbatterti!:” esordì Canni “:ti
aiuterò io…:”.
Sedute ad un tavolo, con la testa sui libri,
Areal e Canni preparavano una relazione di Difesa Contro le Arti Oscure, mentre
Areal ascoltava il chiacchiericcio dietro di lei.
“:Ei capo, hai trovato qualcuno che ti
faccia i compiti di Incantesimi?:” borbottava un ragazzo dalla voce profonda.
“:No!:” ringhiò l’altro, ed Areal sussultò
nel riconoscere quella voce “:Non c’e nessuno che ne capisca qualcosa di quella
maledetta materia!:” chi altri aveva una voce acuta e perennemente ostile? Chi
se non Malfoy?. “:Purtroppo non siamo tutti dei geni come chi so io…:” e a
quella seconda frase di Malfoy, Areal si sentì inspiegabilmente degli occhi
puntati contro la schiena, quando si voltò, poté vedere Draco Malfoy che la
fissava con uno sguardo infuocato dal tavolo dietro il suo. Areal lo ignorò e
tornò ai suoi compiti.
“:Cosa è quello?:” sussurrò Canni, ed Areal
la fissò distratta.
“:Cosa?:”
Canni indicò un’areoplanino
di carta che volteggiava sulla testa di Areal. Quest’ultima lo afferrò, e
spiegazzandolo iniziò a leggere quello che c’era stato scritto in una grafia
minuta ma disordinata:
Ci facciamo notare ad
Incantesimi, vero?
Cosa direbbe il prof. Vitious se sapesse che la sua
Prediletta è una frana in pozioni
?! ...
Areal avvampò di rabbia, sapeva benissimo a chi
doveva rispondere. Strappò un foglietto e scrisse:
Che
problemi hai, Serpe?
Non
hai ancora capito come liberarti dell’invidia?
Sai
cosa devi fare?
Impara
a stare al mondo come si deve,
e
poi forse smetterai di essere tanto scemo!
Areal
stringeva convulsamente la sua piuma, tanto che di li a poco rischiava di
spezzarla. Accartocciò il pezzo di carta, lo incantò per bene, e lo spedì da
Malfoy. Dopo pochi minuti si sentì colpire da una pallina di carta, la prese,
l’aprì ed iniziò a leggere:
Tanto
per cominciare modera i termini o sta volta la paghi!
Seconda
cosa: quella incapace in pozioni sei tu!
Magari
posso dire a Piton tutte le volte che la biondina con
te
ha
fatto il lavoro al posto tu …
Ma
certo! Draco sedeva davanti a loro a Pozioni, doveva avere visto per forza che
Canni aveva sempre aiutato Areal, fino a fare il lavoro al posto suo la maggior
parte delle volte. Ma come una Corvonero che si rispetti, Areal non si fece
ingannare:
Cosa vuoi? Spara!
Scrisse
nel biglietto che rispedì al Serpeverde.
Vedo che iniziamo a ragionare,
brava!
Voglio superare l’esame di
Incantesimi, e tu mi aiuterai!
Areal
lesse il biglietto che le arrivò, con le sopracciglia alzate, e una risata
soppressa. Prese carte e piuma e scrisse:
Di la verità, hai subito qualche
danno celebrale?!
O una puntura d’insetto
tropicale ?!
Mi sono rotta a scrivere,
aspetta un po’ e dopo seguimi !.
Areal
spedì il foglietto, salutò Canni, raccolse le sue cose e si diresse a grandi
passi fuori dalla sala grande. Svoltò subito su per le scale, e quando fu in
cima si voltò per controllare, vedendo Malfoy che era appena uscito dalla sala
e si guardava intorno fin quando la vide. Areal salì ancora, svoltò a destra
fino ad appartarsi in un corridoio deserto al secondo piano. Attese Malfoy a
braccia incrociate.
Quando il biondo la raggiunse la guardava
furibondo. Non indossava il mantello ma solo il maglione grigio bordato di
verde, che scolpiva il suo petto. Areal non si lasciò incantare e ricambiò
l’occhiataccia.
“:Ripetimi cosa vuoi:” gli disse, e Draco
ghignò avvicinandosi di un passo.
“:Voglio la promozione garantita per quella
stupida materia che è Incantesimi, e dato che tu sei la più brava, mi aiuterai:”
“:In caso contrario?:”
“:In caso contrario dico a Piton che sono
due anni che fai solo disastri!:”
Areal fece un sorrisino diabolico “:E dimmi
Draco, pensi che quando andrai da Piton a dirgli che sono un’incapace lui ti
ringrazierà? Non pensi che furbo com’è deve avermi scoperto da subito? Quindi cosa
concludi andando da lui a spifferare tutto? Secondo me ti metterai solo in
ridicolo. Secondo punto: come tu sei il cocco di Piton io sono la cocca di
Vitious, giusto? Quindi, se tu dici a Piton qualcosa di brutto su di me io vado
da Vitious e gli faccio notare quanto impediti siano quelli del gruppetto di
Serpeverde, ed in particolare un certo Malfoy…:”.
Draco fissò per interminabili secondi il
volto di Areal. Era furioso, con un’enorme smorfia di disgusto fra le labbra.
Poi, incrociò anche lui le braccia. “:Cosa proponi, genio della lampada?:”
Areal sorrise maggiormente e si spolverò il
mantello, teatrale. “:Dato che tu sei bravo nella materia in cui vado
malissimo, ed io lo sono nella materia dove tu sei negato, ti propongo uno
scambio!:”
“:Ti dispiace parlare una lingua che non mi
faccia venire su i nervi?:” abbagliò il biondo, sull’orlo di una crisi
isterica.
“:È semplice: tu dai lezioni di pozioni a
me, ed io do lezioni di Incantesimi a te! Tutto in modo pulito.:”
“:Cosa?:” bisbigliò lui, avvicinandosi
indignato “:Dovrei sprecare il mio tempo a farti da insegnante? Scordatelo
Foreberth!:”
Areal fece spallucce “:Perfetto! In tal caso
preparati a prendere un Trollin Incantesimi. Per quanto riguarda me in
Pozioni, ho sempre Canni che mi darà una mano, e magari riuscirò a raggiungere
un Accettabile:”. E tutta
trotterellante superò Draco per andarsene. Ma com’era prevedibile, lui la
richiamò subito.
“:Aspetta, dannazione!:”
Areal si rivoltò verso di lui, con le mani
sui fianchi. “:Cosa c’è Malfoy, sei abituato alla gente che ti fa i compiti al
tuo primo ordine?:” e detto ciò inizio ad avvicinarsi a lui fin quando non gli
fu praticamente di fronte “:Se vuoi il mio aiuto queste sono le condizioni:” poi
aiutandosi con la gesticolazione, mostrò prima una mano aperta poi l’altra,
come fosse una bilancia, dicendo: “:La tua promozione in Incantesimi al prezzo
della mia in Pozioni. Prendere o lasciare?:” e gli tese la mano.
Draco la guardò in cagnesco per un po’, poi
parve iniziare a riflettere. La sua fronte pallida era corrugata e la bocca
piegata in un broncio. Alla fine fissò Areal negli occhi “:È mai possibile che
con te tutto deve essere così, così… diverso!:”
“:Io sono diversa!:” sorrise Areal. “:Accetti?:”
e rimarcò la sua mano tesa.
Draco sospirò rabbioso e poi sbuffò “:E va
bene, accetto!:” e gli strinse la mano. Draco aveva la mano fredda ma la
stretta solida.
“:Mi sembra di aver stretto un patto con il
diavolo…:” brontolò lui, ancora offeso, e con lo sguardo confuso di uno a cui è
evidentemente sfuggito qualcosa.
“:Pensa a me che dovrò dare ripetizioni ad
una serpe!:”Cantilenò lei.
“:Tsk! Ragazzina
antipatica!:” e detto ciò Draco si congedò, imprecando lungo la strada.
Areal osservò per un po’ Draco mentre si
allontanava, e si sentiva soddisfatta, fin quando un pensiero le tolse il
fiato: Perché lei e Draco finivano sempre sulla stessa strada? …
Continua….
Grazie a chi legge ma soprattutto a Books per avere
recensito. Un bacio e alla prossima, spero vi sia piaciuto anche questo
aggiornamento.
Areal si trovava davanti al più grande
incubo della sua vita. E per volere essere onesti, l’aveva anche sognato nei
suoi incubi ma adesso era vero. Era davanti alla porta senza pomelli ne
serrature della sala comune dei Corvonero. Non si era avvicinata troppo per non
rischiare di sentirsi porre un indovinello alla quale non sapeva rispondere.
Scese di corsa le scale, e recuperò Jude che stava salendo verso la torre con
estrema lentezza.
“:Ciao!:” la salutò Areal, e ascoltando i
suoi dubbi su un compito di trasfigurazione, la indirizzo sotto le grinfie del
corvo sul battente della porta, che prontamente chiese: “:Leggero come una
piuma ma impossibile da trattenere per un uomo per più di cinque minuti…:”
Jude si scompigliò i capelli ramati “:Areal
tu lo sai?:” chiese pensosa, ma Areal deglutì a vuoto. Tuttavia provò a
ragionarci, volendo era intelligente, brava, se la cava sempre. Una stupida
porta non le avrebbe messo i bastoni fra le ruote. Cos’era che pur essendo
leggero era difficile da trattenere a lungo? Ci pensò, ci ripensò, ma la sua
mente era paragonabile ad un deserto: vuota!.
“:Forse è il respiro, o fiato!:” disse Jude,
e la porta si aprì come d’incanto. Jude ovviamente non poteva immaginare la
disperazione in cui stava cadendo Areal alle sue spalle. Prima che scoppiasse
in lacrime, le due si incontrarono con Emma e Canni, e si accomodarono nella
sala comune a leggere. Areal si scelse un posto sotto la finestra, e senza
farsi troppi problemi si sedette a terra, sulla moquette blu stellata. Aveva
bisogno di rilassarsi, infondo, il giorno dopo sarebbe stata una giornata
importante.
Erano le sette di mattina, l’aria era umida
ma non gelida. C’era una leggerissima foschia, e gli uccelli cinguettavano
sereni. I rumori della natura di prima mattina erano sicuramente una delle cose
che rincuorava di più Areal. Indossava la sua divisa scolastica, il mantello
con lo stemma dei Corvonero, e la lunga sciarpa blu e bronzo stretta al collo.
Il suo fedele gufo di nome Nira e dal piumaggio corvino, era cresciuta durante
l’estate, infatti adesso aveva le classiche dimensioni di una civetta. Questa
se ne stava sulla sua spalla, saltellando con la padrona ogni qualvolta che questa
sussultava per scendere più a valle verso il lago nero. Areal era serena e
sorridente, con la sua borsa in spalla e la voglia di apprendere già di prima
mattina. Ma c’era chi non la pensava affatto come lei.
“:Ti odio Foreberth! Non solo questo stupido
patto delle ripetizioni, ma anche uscire di prima mattina mi sembra a dir poco
ridicolo! Mezza scuola dorme ancora!:” Si lamentava Draco, che strattonava la
borsa ed il mantello che aveva in mano a destra e a manca, nervoso già alle
sette del mattino.
“:Chi dorme non piglia pesci! Oltretutto non
so se hai capito che ho scelto questo orario proprio per questo motivo…:” La
civetta volò via.
“:Prego?:”
Areal sbuffò, tuttavia il suo sorriso e la
sua allegria non furono minimamente intaccati. “:Dimmi Draco, vuoi che ci
vedano insieme a studiare teneramente?!:”
Draco
smise di scendere a valle, e rimase a pensare “:No!:” disse poi.
“:Esatto! Quindi, mi sembra ideale uscire da
scuola quando la maggior parte dorme o fa colazione…:”
“:Ma se già stiamo andando ad arroccarci tu
solo sai dove, perché così presto? Se non dovevano vederci uscire insieme
bastava farlo in momenti diversi, insomma ad orari decenti c’è tanta gente fuori e non baderebbero a noi!:”
“:Non so tu Draco, ma io il resto del tempo
lo passo a studiare, e per queste ripetizioni che tu consideri una perdita di
tempo già di per se, non vorrei sciupare il tempo che mi rimane per preparare
gli altri esami…:”
“:Secchiona!:”
Areal si voltò per incenerirlo con lo
sguardo.
Finalmente i due arrivarono vicino al lago,
e trovarono un angolino fra gli anfratti di roccia dietro cui sistemarsi.
Areal si sedette per prima, e tirò fuori il
libro di Incantesimi che si sistemò sulle gambe.
“:Devo sedermi a terra come gli animali?:” protestò
Malfoy.
Areal alzò la testa fissandolo con
sufficienza “:non sapevo che una signorina come te non volesse sporcarsi, Miss
Malfoy!:” e rise.
Draco fece una smorfia ma si trattenne
dall’ucciderla. Si sedette di fronte a lei sull’erba umida, per giunta.
“:Allora, da cosa vuoi iniziare?:” chiese
Areal.
“:Incantesimi:” borbotto lui con lo sguardo
al lago.
“:Fin qui ci arrivavo, volevo sapere con quale
argomento di preciso:”
Lo sguardo che le lanciò Draco fu chiaro
come il sole.
“:Ho capito:” fece Areal “:Partiamo dal
principio!:”.
Areal iniziò a spiegare a Draco i principi
di Incantesimi, e stranamente Draco ascoltava. Il ragazzo scoprì presto che le
lezioni di Areal avevano ben poco in comune con quelle con il professor
Vitious. Areal era allegra, genuina, e usava termini facili, oltre al fatto che
in ogni cosa ci infilava dentro o una metafora o un esempio pratico.“:Un incantesimo di richiamo è facilissimo:” disse
ad un tratto “:Se stai scappando e ti serve urgentemente la tua scopa, e non
sai richiamarla, mi spieghi come fai?:”
“:Io non scappo mai!:” rispose prontamente
lui, che ora era mezzo disteso sull’erba.
“:Diciamo allora che se un giorno mi farai
arrabbiare sul serio ti darò io motivo di scappare!:” fece lei, e Draco scoppiò
a ridere.
“:Tu Foreberth? Ma con chi credi di avere a
che fare?:”
“:Ti batterei, fidati, come ho fatto quella
volta a Hogsmead…:"
Draco inarcò le sopracciglia mentre
ricordava il loro primo scontro, quando la ragazzina aveva fatto lievitare le
sue scarpe…
“:Era stata solo fortuna!:” rimarcò il biondo,
ma Areal fece spallucce.
“:Comunque sia avevo vinto, e credimi potrei
rifarlo.:” prima che Draco ricominciasse, Areal tornò a spiegare i principi di
Incantesimi, confidando a Draco che il secreto stava nel comunicare con la
bacchetta. Per eseguire bene un incantesimo bastavano poche cose: conoscere la
forma, pronunciarla nel modo corretto, l’intenzione, e secondo Areal anche il
saper padroneggiare la bacchetta.
“:Accio!:” fece
Areal, e la borsa di Draco finì in mano a lei. “:Perché non la richiami tu,
adesso?:”
“:non mi va…:” si lamentò.
“:Va bene…:” ed Areal l’aprì iniziando a
sbirciarci dentro.
“:Accio!:” sbraitò
lui, con la bacchetta salda in mano, e la borsa tornò al legittimo proprietario.
Tuttavia Malfoy rimase scioccato. Perché durante la lezione con Vitious non era
riuscito a fare muovere la sua piuma nemmeno una volta?.
“:Visto! L’intenzione aiuta!:” trillò Areal,
con un sorriso che costrinse Draco a deglutire.
Tuttavia non tutto è rose e fiori, perché
già da quando arrivò il momento di ripassare pozioni i due iniziarono a
litigare.
“:…Ti ho detto che un infuso di Ardetto si prepara così! Lo capisci o no!?:” infuriava
Draco, indicando con il dito lo schema che aveva disegnato su un foglio.
“:Ma se tu non mi spieghi i meccanismi, mi
dici come diavolo faccio a rifarlo da sola a lezione?:”
“:Per pozioni non ci sono meccanismi, cervellona!
O impari o sparisci!:”
“:Bene, allora scordati di capire tutti gli
altri incantesimi!:”.
E metà delle lezioni che fecero nei giorni a
venire andò avanti più o meno in quel modo. Areal era esigente nello spiegare
gli incantesimi che per lei erano elementari, ma per Malfoy no. E dal suo canto
Draco faceva spiegazioni di pozioni che per Areal non avevano ne capo ne coda.
Il punto vero era che, volenti o no, i due ingaggiavano una guerra per il
potere ogni volta che potevano. Areal era gentile mentre spiegava, ma quando a
spiegare era Malfoy, quest’ultimo diventava un tiranno peggio di Piton! E
questo convinse la ragazza a diventare cattiva a sua volta. Draco odiava vedere
Areal tanto brava nel fargli capire cose che nessun altro riusciva a fargli
capire.
“:Io sono un Serpeverde, mi basterebbe
andare da mio padre a dirgli di comprarmi delle ripetizioni, e invece me ne sto
qui con una secchiona buona a nulla. E comunque sappi che Piton non ti farà mai
passare quell’esame!:” abbaiò un giorno Malfoy, tirando i libri e alzandosi in
piedi per andarsene, ma Areal si alzò a sua volta per urlargli contro di
rimando:
“:Tu non vai da tuo padre perché ammettere
davanti a lui che hai bisogno di ripetizioni è come ammettere che sei un’ inferiore
di prima categoria! Si capisce Draco, tu dipendi troppo dal papino,
lo nomini sempre! Ti sento quando minacci gli altri sai? Non avrai mai il
coraggio di ammettere davanti a lui che sei e sarai solo un impedito a vita!:”.
Draco si voltò, il volto scolpito dalla
rabbia, gli occhi furenti e i pugni stretti finoa far sbianchire le nocche. “:Che, cosa, ne,
sai ,tu…:” sibilò.
“:Di che non è vero se mi sbaglio, ma so di
avere ragione. Me lo ha confermato la tua reazione: tu hai paura di tuo padre!:”.
“:Non fare la strizza cervelli con me, tu
non sai niente! Niente!:” Draco era sempre più nero.
“:So che gli amici che ti porti dietro ti
obbediscono solo perché ti temono, ma non sono tuoi amici. Tu per primo non li
definisci amici. So che cerchi sempre di screditare gli altri o di metterti in
mostra solo perché vuoi essere superiore, è questo conferma solo il fatto che sai di essere inferiore ma che non
vorresti esserlo!. Dimmi che mi sbaglio Draco, dimmi ancora che non capisco!:”
“:Basta, BASTA!:” e Draco puntò la bacchetta
contro Areal “:EverteStatim:” Urlò Draco, e un fascio di luce sfiorò
Areal che cadde a terra. Se l’incantesimo l’avesse colpita in pieno e non solo
di striscio, si sarebbe fatta molto più male. Quando si rialzò in piedi puntò
la bacchetta contro Malfoy dicendo: “:Expelliarmus:” e con una scintilla rossa la bacchetta di
Draco gli volò di mano, ma lui rimase tranquillamente in piedi.
“:Ma che
bella mossa, Foreberth!:” sghignazzò Malfoy, sempre furioso. “:Peccato che uno
stupido incantesimo di disarmo, contro il mio attacco, fa solo ridere!:”.
Ma Areal
sorrise, e agitando la bacchetta disse “:Accciobacchetta-Draco!:” E la bacchetta scura di Malfoy
che era finita fra l’erba, si ritrovò nella mano sinistra di Areal. “:È vero
Draco, il tuo attacco poteva atterrarmi, ma vedi, io non mi sono limitata a
disarmarti: io ti ho rubato la bacchetta!:”.
Draco
rimase di pietra, a bocca aperta, con la fronte corrugata. Se si fossero
affrontati sul serio a quel punto Areal avrebbe avuto il potere di ucciderlo se
era necessario. Era vero, non si era limitata ad atterrarlo come aveva fatto lui,
e non gli aveva nemmeno lanciato contro qualche incantesimo strambo che faceva
crescere chissà cosa sulla pelle. No, gli aveva direttamente tolto di mano la
bacchetta e se l’era presa lei. Semplice ma letale.
“:Come
vedi Draco, saper analizzare il nemico serve…:” disse Areal, calma.
“:Cosa
c’entra?:” borbottò lui, scoprendosi incapace di usare il suo solito tono di
voce strafottente.
“:Tu sei
uno che segue troppo l’istinto, sei avventato. Era logico che tentassi di
atterrarmi, ma che non ti saresti mai aspettato una mossa scontata come la mia.
Ecco perché ho vinto. Tu mi hai sottovalutato Draco! Credevi che L’Expelliarmus
e L’Accio fossero magie inutili? Ora sai che non è
così…:”
Draco si
sentì come quel pomeriggio a Hogsmead, quando Areal lo
aveva battuto con un incantesimo che lui aveva ritenuto sciocco e inutile, e
come quella volta però, Draco non si sentì ne sconfitto ne umiliato. Era solo
rimasto scioccato da quella ragazza. Areal era capace di metterlo a tacere, era
capace di batterlo durante le lezioni, ed ora anche durante un duello, eppure,
in quella ragazzina dolce e spietata al tempo stesso, lui non vedeva alcuna
minaccia.
“:Adesso torniamo
a studiare per favore?:” chiese teneramente Areal, con il più dolce dei sorrisi
che Draco avesse mai ricevuto.
Da quella
volta le loro lezioni filarono senza intralci, anche Draco era diventato un
degno insegnante, tanto che alla prima lezione di pozioni con Piton, Areal finì per seconda il suo lavoro (dopo Draco) e
Piton approvò con un mezzo sorriso di puro stupore.
“:Vedi…:”
aveva detto Draco, un pomeriggio giù al lago “:Devi abbinare le fialette in
base al colore, a volte. Se devi preparare un infuso verde, è quasi scontato
che quello che ci andrà dentro sarà giallo e blu, quindi qualcosa dai colori
chiari e di intenso. Ragiona così quando non sai che fare. Oppure, quando Piton
entra, dipende quello che fa, si capisce subito cosa ci farà preparare, e
saperlo prima ti da il tempo di studiartelo meglio dal libro…:”
“:E da cosa si capisce?:”
“:Bé ad esempio un giorno è entrato con una
boccetta di pozione invecchiante, e con quella si può fare solo una cosa: una
pozione rallentante!:”
“:Mi vuoi dire che basta così poco per
fregare Piton?:” chiese Areal ad occhi sbarrati.
Malfoy ghignò a trentadue denti “:Ora
capisci perché dicevo che Pozioni è più facile di Incantesimi?:”.
Un pomeriggio i due studiavano seduti fra
le rocce vicino al lago, ognuno intento a scrivere una relazione. Areal stava
spiegando come si ottiene un infuso, e avrebbe poi dovuto consegnare quel testo
a Draco, il suo professore di Pozioni per quel momento. Draco invece stava
scrivendo alcuni principi base per la lievitazione, che poi Areal avrebbe
visionato. Arano appoggiati alla stessa roccia, messi quasi schiena contro
schiena.
“:Draco:” chiamò Areal, e si allungò per
passare al ragazzo dietro di lei la sua pergamena. “:controlla questo è vedi se
è giusto…:” e gli indicò le righe in questione. Draco mise da parte il suo
lavoro, e osservò quello che voleva Areal.
“:No:” disse tranquillo “:è più che giusto!
Vedi di non diventare più brava di me almeno in Pozioni, o giuro che ti vengo a
strozzare mentre dormi!:”
Areal rise, e continuò il suo lavoro. L’aria
era fresca, e la natura canticchiava soavemente. Era pomeriggio inoltrato,
tutti gli altri di sicuro erano chiusi nelle loro rispettive sale comuni.
“:Areal, mi spieghi perché sei tu la prima a
non volere che ci vedano insieme?:” chiese di punto in bianco il biondo.
“:Draco, lo so benissimo che farti vedere
con una come me nuocerebbe alla tua immagine!:” Rispose annoiata.
“:Non mi freghi! Dimmi la verità:”
Areal sbuffò. I due non si guardavano,
continuavano a darsi le spalle fingendo di finire i loro compiti “:Perché non
voglio essere scambiata per una delle ragazze che ti cadono ai piedi!:”.
Draco sorrise in modo strano “:Sempre furba
vero?!:”.
I due rimasero in silenzio per un po’, poi
Areal parlò. “:E tu Draco? Onestamente, perché stai con me? pensavo che le
odiassi quelle come me, voglio dire, io non ho niente in comune con i tuoi
amici Serpeverde…:”.
Sta volta a sbuffare fu Draco “:Mi deludi,
non eri tu quella che sa tutto di come sono fatto? Non avevi detto che sono io
per primo a non considerare miei amici quelli con cui sto? Vedi, è questo il
punto: tu sei diversa da loro. E credimi a volte mi fai impazzire. Mi stai
antipatica, sei irritante e tutto il resto, eppure non riesco a fare a meno di
litigare con te. Mi ci diverto, quasi. Ti basta come risposta, Areal?>> e
le lanciò un’ occhiata antipatica.
Areal però rimase in silenzio.
“:Draco?:” chiamò lei senza preavviso, e lui
si voltò a guardarla.
“:Si?”:
“:È la prima volta che mi chiami per nome…:”
Draco strabuzzò gli occhi, e i due rimasero
a fissarsi per un po’, fin quando lui non scosse il capo e tornò a sui compiti
nascondendo un certo imbarazzo.
Areal accarezzò la pergamena su cui stava
scrivendo, osservò un po’ il paesaggio del lago, e poi, senza sapere perché,
sorrise, sentendosi davvero felice.
Ma le
cose belle non sono mai infinite…
Continua….
Grazie a tutti quelli che leggono, ma grazie di
cuore a JuliaSnape
e aBooks
per aver recensito. Mi scuso ma sono in partenza per le vacanze, e quindi di
fretta. Farò di tutto per aggiornare, promesso XD
Lo sconvolgimento di Hogwarts era dietro l’angolo, appostato come una
pantera nel buio e pronto a scattare al primo momento di distrazione della
vittima
7. Lo
specchio e lo stupido.
Era un normale primo pomeriggio, ed Areal
era davanti allo specchio del bagno, con già la divisa indosso. Stava finendo
di legarsi i lunghi capelli neri in una treccia, mentre osservava il suo grazio
ma semplice viso. Quando finì corse di sotto, dove le tre amiche l’aspettavano
impazienti.
All’ennesima lezione di Difesa Contro le
Arti Oscure, il professore Allock era in ritardo di
almeno mezz’ora, tempo nella quale gli alunni del secondo anno già in aula,
parlottavano fra di loro e si spostavano di banco in banco.
Canni e Areal erano sedute al loro posto, e
il loro banco era allineato con quello di due ragazzi Serpeverde, e quello
seduto vicino al corridoio era biondo. Areal era praticamente seduta vicina a
Malfoy con solo un corridoio a dividerli.
“:Voi dite che Allock
sia svenuto da qualche parte?:” chiese Canni pensosa.
“:Magari!:” intervenne Malfoy, che non aveva
potuto fare a meno di sentire.
“:Ei Capo:” borbotto l’altro Serpeverde “:perché
non gli combiniamo qualcosa? Neanche se ne accorge quello…:”
Evidentemente colpito da qualche immagine
stramba di Allock in condizioni sfavorevoli, Draco
ghignò. Era appoggiato allo schienale e si dondolava con la sedia, con le mani
nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso davanti a se.
“:Hey, e se lo
immobilizziamo e gli facciamo credere che si è addormentato?:” Propose Canni,
sporgendosi oltre Areal per confabulare col grassoccio Serpeverde.
“:Diabolica la ragazza!:” costatò quello,
facendo segno a Malfoy. Areal e Draco risero insieme ai loro rispettivi compagni
di banco.
“:Ei Areal!:” chiamò Draco, sussurrando e
sporgendosi un po’ verso di lei.
“:Si?:”
“:Hai presente l’ultimo incantesimo spiegato
da Vitious?:”
“:Non ci hai capito niente, vero?:”
Draco sorrise a trentadue denti
“:Assolutamente niente!:”
Areal si finse esasperata e alzò gli occhi
al cielo “:Domani, dopo Erbologia, abbiamo due ore
libere, ed io non ho altro da studiare… Ci vediamo al solito posto?:”
“:Affare fatto!:” fece il biondo e tornò a
confabulare con il suo compagno di banco.
Ma dal nulla, o meglio da infondo all’aula,
sbucò fuori una ragazzina Serpeverde, che si posizionò nel corridoio fra i due
banchi, e rimase poco dietro di Areal, iniziando: “:È proprio vero che i
secchioni non servono assolutamente a nulla…:” .
A parlare era stata Pansy
Parkinson, Serpeverde. Aveva un caschetto scuro ad incorniciarle il capo, occhi
piccoli e visino ovale. Areal si voltò con estrema lentezza per lanciare
un’occhiata di puro odio a quella smorfiosa. “:Hai qualche problema?:” chiese.
“:O si, sei tu il mio problema!:” praticamente
mezza classe si era posizionata come meglio poteva per vedersi la scena. “:Quelle
come te che si credono tanto furbe, ma in realtà sono solo degni sgorbi che
nascondo i loro fallimenti nel mondo sociale dietro un libro…mi danno proprio i
nervi!:”. Pansy incrociò le braccia al petto, e tenne
lo sguardo fisso su Areal, che ricambiava.
“:Non ho ragione?:” chiese ancora Pansy al gruppetto di Serpeverde, che sghignazzò in segno
d’approvazione. Draco fissava la sua compagna di casa in silenzio.
“:Dico ma tu ce li hai gli occhi?!:”
intervenne Canni, e Pansy la guardò come se fosse
arrivata dal nulla “:Ti senti forse bella tu? A me ricordi tanto un cane che ha
avuto un frontale con una macchina e gli si è schiacciata mezza faccia… perché
non chiedi ai ragazzi cosa pensano di te, invece che chiedere conferme alle tue
amichette?:”
Pansy non si
scompose minimamente, solo i Corvonero si esaltarono nel vedere le ragazze
della loro casa prendere posizione contro la Serpeverde.
“:Senti senti chi
parla! Quella che ha litigato con il parrucchiere. Ma che razza di capelli hai?
E ti definisci una ragazza?:” cantilenò Pansy,
smorfiosa e assolutamente irritante.
“:E il tuo come ha fatto ha farti quel
caschetto geometrico? Usando la ciotola del cane per prendere la forma?:” Replicò
Canni, che si era totalmente voltata per fronteggiare la nemica.
Sta volta la Parkinson divenne rossa di
rabbia, ma nascose tutto con una risatina “:Dilla la verità Foreberth…:” ed
Areal non capì perché avesse ignorato Canni per partire all’attacco contro di
lei “:Lo sai benissimo chi è più bella fra noi due…:” e i Serpeverde iniziarono
a ripetere il nome di Pansy, esultanti. La Serpeverde
rideva maligna.
“:Ti aspetti che parta un applauso? Della
tua opinione me ne faccio ben poco…:” sentenziò Areal, ma la Parkinson si
avvicinò a lei, e si chinò per guardarla dritto negli occhi
“:Lo sai benissimo che ho ragione, e lo sai
che con quelle graziose treccioline che ti fai sei
solo ridicola, e posso chiederlo a tutti i ragazzi presenti qui: sono io quella
bella!:” sibilò la Serpeverde, e si risollevò chiedendo man forte al suo
gruppetto. “:Ragazzi, che ne dite se da domani chiamiamo la secchiona “treccioline al vento”? non pensate che le doni come nome?:”
Areal sogghignò “:Le oche come te possono
chiamarmi come vogliono…:”.
Pansy rimase ferma
per un po’, poi fece ciò che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare “:Draco, secondo
te chi è più bella fra noi due?:” chiese la Parkinson tirando slealmente in
ballo il biondo.
Draco, che per tutto il tempo aveva
segretamente fatto finta di non esistere, rimase serio per una delle rarissime
volte in vita sua. Alzò gli occhi verso la sua compagna di casa ancora in piedi, poi fece spallucce. “:Si, Pansy, sei tu la più bella….:” e annoiato se ne tornò a
scarabocchiare un pezzo di pergamena.
Pansy Parkinson
sorrideva come un bambino a cui hanno appena regalato un castello di caramelle,
e mostrò spavalda quel suo sorriso ad Areal. Aveva vinto, per la Parkinson
quella era una vittoria schiacciante.
Areal rimase in silenzio, e senza sapere
perché, le dolevano tutte le articolazioni. Le orecchie fischiavano, la schiene
si sforzava di stare curva, la braccia e le gambe erano molli, e il cuore,
quello era la parte che doleva di più. Era come se una bolla d’aria glielo
avesse stretto in una morsa. Era quello il peso dell’umiliazione? O era altro? Dal
loro canto, i Corvonero avevano abbassato le teste suoi loro libri incassando
la sconfitta della loro casa. Ma qualsiasi cosa avesse portato quella ragazza a
fare tutto quello, ora Pansy Parkinson, non meritava
altre vittorie. Doveva essere vendetta. Areal doveva difendere quel qualcosa
chiamato orgoglio, e non solo il suo, ma anche quello dei suoi compagni di
casa. Ma come se si fossero lette nel pensiero, Canni parlò per prima:
“:Parkinson, mi spieghi perché lo hai chiesto
a Draco? Non sarà che dipendi troppo da lui? Ma guarda, Pansy
si è innamorata del capo delle serpi, che carini, ricordati di invitarmi alle
nozze:”.
Pansy Parkinson
rimase di ghiaccio, con quella smorfia di strafottenza fra le labbra carnose,
la schiena dritta, ed ora, la rabbia che riaffiorava da tutti i pori della sua
delicata pelle da bambola.
Mezza classa, soprattutto i Grifondoro Harry
Potter e Ronald Weasley, se la risero di gusto. I Corvonero ritirarono su le
teste consorrisi di puro divertimento e
orgoglio.
“:No:” intervenne Areal, con un ghignò verso
Pansy “:Il punto è che la sua mammina le ha insegnato
solo a fare la ruffiana…:”.
Le risatine da parte della classe
aumentarono, i Serpeverde ammutolirono, ed Areal si fissava ancora con Pansy, solo che questa volta quella con il sorriso
vittorioso era la Corvonero.
Prima che uno dei Serpeverde facesse fuori
qualcuno che rideva troppo, arrivò il professore di Difesa Contro le Arti
Oscure, che richiamò la classe all’ordine.
Ma quando tutti avevano ripreso una
posizione più rispettosa sulle loro sedie, Areal sentì la discussione
bisbigliata che stava avendo luogo fra i Serpeverde.
“:Ei, Draco!:” chiamò piano una voce
infantile. Pansy Parkinson.
“:Cosa c’è?:” disse fra i denti il biondo
interessato.
“:Domani, nelle due ore libere dopo… aspetta
che non ricordo… a si, dopo Erbologia! Comunque in
quelle due ore facciamo una piccola festa nella nostra sala comune. Sarai dei
nostri vero?:”
“:Si, ci sarò:” Rispose annoiato Draco.
Areal rimase con gli occhi fissi sul suo
libro, la schiena rigida.
Draco aveva mandato al diavolo la loro lezione
di ripasso per la festa della sua casa. Il che poteva anche definirsi logico.
Areal non sapeva se Pansy
lo avesse fatto apposta o meno, non sapeva se avesse ascoltato la loro
discussione precedente o se era soltanto una qualsiasi mossa che secondo la
Parkinson avrebbe fatto ingelosire Areal, fatto stava, che la serpe aveva vinto
di nuovo.
Quella sera stessa Areal era in bagno,
appena uscita dalla doccia, con i capelli umidi a gocciolarle lungo il petto e
la schiena. Era molto diversa in quel modo, più femminile, più dolce e
accattivante al tempo stesso.
Per orgoglio femminile malediva il giorno in
cui aveva deciso che mettersi in mostra era sbagliato. Ricordava che già da
piccola odiava quando sua madre le faceva indossare completini
rosa da barbie e le acconciava i capelli in maniera troppo vistosa.
Per correre in giardino, o andare in giro
per la città i capelli davanti al viso erano un impiccio, meglio legarli. Oltretutto
una delle poche cose di se stessa che considerava belli erano i suoi occhi,
perché non lasciarli in primo piano?
Tuttavia, il sentirsi offendere davanti a
tutta la classe perché non veniva ritenuta bella, le aveva dato molto fastidio.
Il suo orgoglio era stato ferito e poi lasciato al suolo in agonia. Iniziò ad
ardere per il desiderio che aveva di dimostrare a Pansy
e a tutti i Serpeverde come anche una “secchiona” poteva avere altre qualità.
Ma soprattutto, aveva bisogno di sentirselo
dire per dimostrarlo a se stessa.
Poi, mentre fissava ancora la sua immagine
riflessa allo specchio, ricordò Draco. Il Serpeverde aveva ammesso la bellezza
della Parkinson. Pansy doveva aver tirato in ballo
lui per far dispetto ad Areal, e non c’erano dubbi. Forse aveva scoperto il
tempo che Draco passava con la Corvonero, e se ne era ingelosita. Ma quello che
Pansy Parkinson non sapeva era che Areal non avrebbe
mai voluto che Draco prendesse le sue difese in pubblico. Era lei per prima a
desiderare che nessuno sospettasse dell’amicizia ( se così poteva chiamarsi)
fra lei e il Serpeverde. Areal si rifiutava sacrosantamente di far sapere in
giro che lei e il biondo passavano un certo tempo da soli, infatti non osava
immaginare cosa avrebbero pensato gli altri. Si sarebbe infatti impegnata a
tenere tutto nascosto pur di non passare per un’ammiratrice di Draco Malfoy che
gli scodinzola dietro quanto gli è possibile.
Se l’indomani si fosse presentata come
una ragazza sia bella che furba, allora nessuno le avrebbe mai più fatto una critica,
nessuno si sarebbe sentito malamente rappresentato da una come lei ( come era
successo ai Corvonero ).
Quando raggiunse le sue compagne di stanza,
queste smisero all’istante di far quel che facevano, e rimasero imbambolati a
guardarla.
“:Se domani esci con i capelli legati giuro
che ti uccido!:” minacciò Jude, ancora ad occhi spalancati.
Canni sembrava che avesse appena visto un
fantasma, considerando i suoi occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca
spalancata. Emma invece le sorrideva annuendo fra se e se.
“:Qualcosa non va?:” chiese innocentemente
Areal, inarcando un sopracciglio.
“:Io so solo che domani la Parkinson sviene
in classe!:” disse Canni, e dopo di che iniziò a ballare sul suo letto,
sghignazzando “:Domani quella avrà un’amara delusione, o si!:” e continuava a
sgambettare senza senso sul materasso, con la sua gatta Cleopatra che la
fissava facendo ondeggiare la coda.
L’indomani, poco prima che entrassero
nell’aula di Difesa Contro la Arti Oscure, Canni afferrò Areal dicendole:
“:Mia cara, tu sai che oltre al bel faccino
ci vuole anche un certo… atteggiamento! Ricorda che dobbiamo farla pagare alla
reginetta delle serpi…:”
“:Smettila di parlare come una scema!:” brontolò
Areal.
“:Dico sul serio!:” rimarcò Canni con uno
sguardo che non lasciava spazio ai dubbi.
Draco Malfoy era stancamente seduto al suo
banco per Difesa Contro le Arti Oscure, con Tiger accanto e gli altri
Serpeverde dietro. Il giorno prima era stato stressante e la festa fra i suoi
compagni di casa non era stata un granché. Si era fatto quattro risate fra
gente sicuramente come lui, eppure, si era annoiato. Solo e soltanto noia
ovunque guardasse. Forse era il senso di colpa per aver saltato l’incontro con
Areal Foreberth per quella festa che alla fine non aveva meritato il suo tempo.
Per quanto secchiona, antipatica e smorfiosa, quella Foreberth erano l’unica
che riuscisse a non annoiarlo, ma al contrario si faceva desiderare. Quando
stava in sua compagnia era sempre un divertimento nuovo, come se ci prendesse
gusto a farsi sopraffare in ogni cosa da quella Corvonero. Ma loro non erano
amici, lo diceva sempre anche lei, anzi era la prima a rimarcarlo. Passavano
bene il tempo insieme, andavano d’accordo, e forse potevano definirsi
conoscenti. Gli amici erano una cosa molto più intima e fidata, una cosa che
Draco non aveva e non voleva avere. Stava con le persone, ne traeva vantaggi
quando era possibile, ma senza dare mai nulla in cambio.
La sua noia venne spezzata quando il clima
della classe cambiò. Tutti mormoravano, Pansy dietro
di lui sembrava aver inghiottito un rospo con quell’espressione sgomenta che
aveva. Tiger rimaneva fermo con gli occhi spalancati, le ragazzine parlottavano
e i ragazzi sembravano essere stati investiti da un getto di acqua gelida.
Draco pensò che fosse entrato quel fesso di Allock
con un nuovo abito stravagante, ma capì che non si trattava di quello, quando
uno dei tanti stupidi di Tassorosso fece un fischio ed esultò “:Caspita
Foreberth, sei uno schianto oggi!:”.
Draco pensò che il Tassorosso si fosse
bevuto il cervello, ma per puro istinto si voltò verso la porta alle sue
spalle, dato che era li che tutti guardavano.
Erano appena entrate due ragazze, una delle
quali era la biondina che seguiva sempre la Foreberth, ma al suo fianco quel
pomeriggio c’era una ragazza totalmente nuova.
Era bella davvero, con il taglio degli occhi
evidenziato, lo sguardo di zaffiro che faceva capolino sotto la frangia, ed in
fine i bei lineamenti principeschi delineati dalla cascata di seta nera che
erano i suoi capelli sciolti. La pelle pallida faceva un bel contrasto con i
capelli scuri, lasciandola apparire tremendamente delicata. Le labbra erano
inumidite da un lucidalabbra brillantato, e le palpebre disegnate da un filo di
matita blu.
Draco non credeva ai proprio occhi, quella
ragazza affascinante era Areal. Lui però, pur ammettendo che era bella, non
spalancò la bocca come tutti gli allocchi presenti in quell’aula, e si
preoccupò di dare una gomitata a Tiger per imporgli un certo contegno.
“:Grazie!:” cinguettò Areal in risposta al Tassorosso, con un sorriso a
trentadue denti bianchissimi, e subito dopo il sorriso si ravvivò la chioma
corvina.
Draco rimaneva tranquillo, con la sguardo
affilato puntato su quell’alterego mal riuscito di Areal, la ragazza sveglia e
gentile che lo aveva sorpreso dal primo momento e che fin a pochi minuti prima
lui aveva reputato dignitosa del suo rispetto. Ma ora non più. Areal sembrava
una sgualdrina qualunque, mentre muoveva il collo sinuoso facendo ondeggiare di
continuo i lunghi capelli setosi e rispondendo con sorrisi smaglianti e
risatine frivole a tutti quelli che le rivolgevano la parola.
Mentre Allock
faceva il suo ingresso, e assegnava a tutti una relazione da finire entro la fine
dell’ora, Draco fissava in cagnesco la schiena di Areal. Lei era come tutte le
altre, e lui per primo avrebbe dovuto schiacciarla alla minima occasione,
anziché permetterle di prendere campo. Troppo campo con lui.
Dopo appena mezz’ora Allock
iniziò a passare fra i banchi, gettando occhiate alle pergamene dei suoi
alunni, fin quando non arrivò al banco di Areal. L’insegnante guardò stupito
l’alunna nel suo nuovo look. Areal, dal canto suo, alzò il capo regalando un
sorriso incuriosito all’uomo che la stava fissando.
“:Qualcosa di nuovo Foreberth?:” chiese il
professore “:Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e poi si chinò per
prendere la pergamena della ragazza, ed iniziò a visionarla annuendo in più
punti.
“:Molto bene signorina Foreberth, non ho mai
visto una spiegazione tanto dettagliata dell’incantesimo di pietrificazione.
Dieci punti a Corvonero!:” e restituì la pergamena alla ragazza con un sorriso.
Draco strinse un pugno e lo sdegno verso
quella ragazzina in lui cresceva. Adesso anche quello stupido di Allock si ci metteva, ad assegnarle punti solo perché quel
pomeriggio era più bella. Quei dieci punti per Draco erano i punti più sporchi
in assoluto che la casa dei Corvonero avesse mai potuto ricevere.
Quando finirono tutte le lezioni
pomeridiane, Areal si prese di coraggio e fece quello che avrebbe dovuto fare
già dall’anno scorso: parlare con Vitious.
Quando raggiunse la deserta aula di
incantesimi, il minuscolo professore era lì che canticchiava riordinando alcuni
scaffali.
Quando l’insegnate di Incantesimi la sentì
smise di cantare, e nel riconoscerla l’accolse con un sorriso. “:Venga pure
signorina Foreberth, venga:” e la raggiunse al centro dell’aula.
“:Professore, io devo dirle assolutamente
una cosa…:” ed Areal sentì la voce affievolirsi, mentre si torturava le mani.
Vitious, dal basso, la fissava apprensivo. “:non
sarà successo qualcosa di brutto, spero:”
Areal prese fiato “:il fatto è che non credo
di meritare il mio posto fra i Corvonero, e posso dirlo solo a lei:”
Vitious rimase
scioccato, e per interminabili secondi si limitò a fissarla con occhi sbarrati
dalla stupore, poi scosse il capo sorridente “:Mi cara, sei la migliore allieva
del tuo corso in questa materia, hai talento da vendere, e molte volte mi sono
riscoperto affascinato dal tuo intelletto. Credimi, ne ho conosciuti di giovani
ragazzi, e posso dirti che meriti lo stemma dei Corvonero che hai appeso al
mantello quanto lo meritino tutti i tuoi compagni di casa:”
“:Ma professore:” iniziò Areal esasperata “:in
due anni non sono mai stata capace di rispondere ad uno solo degni indovinelli
della porta della sala comune! Che razza di Corvonero sono se non riesco ad
entrare nella mia stessa sala comune? Che genio potrò mai essere se soccombo ad
uno stupido indovinello?:”
Vitious, che aveva ascoltato in silenzio,
restò sorpreso “:Mai a nessuno? Mi vuoi dire che pur avendo provato a
rispondere hai sempre dato la risposta sbagliata?:”
“:Si bé…:” stava
per dire Areal, ma rifletté “:Insomma con me c’erano sempre le mie amiche, e
quando il corvo faceva l’indovinello io pensavo alla risposta, e ci pensavo
parecchio ma non trovavo mai la risposta. Comunque per me hanno sempre risposto
le persone che mi erano accanto.:”
Vitious scosse
ancora il capo sorridente “:Non è la stessa cosa. Adesso voglio che per i
prossimi giorni tu ti presenti davanti a quella porta da sola, e che
prendendoti tutto il tempo che ti serve, provi a rispondere. Non importa cosa
dici, ma convinciti che devi dare una risposta. È il ragionamento quello che
conta.:” Areal lo fissava in silenzio “:Se non riesci completamente a
risolverlo, vieni a cercarmi a qualsiasi ora, e ti prometto che verrò io con te
e risolveremo l’indovinello insieme:”.
Areal si sentiva gli occhi umidi. “:Grazie:”
disse semplicemente.
Con la sua buona dose di autostima
regalatale dalla fiducia incondizionata che le aveva dato il capo della sua
casa, Areal si incamminò verso la sua sala comune. Erano le sei del pomeriggio,
la maggior parte degli studenti erano raccolti nelle varie sale a studiare o
direttamente nelle sale comuni della propria casa. Areal stava passando in quel
momento sotto i portici del cortile, quando in mezzo allo spazio di verde, vide
una scena poco piacevole.
Un ragazzino basso a minuto del primo anno,
e della casa del Corvonero, era a terra, accerchiato da tre bulletti che
giocavano sghignazzando con le sue cose.
Areal sbuffò e si avvicinò al gruppetto,
senza perdere tempo si avvicinò al povero ragazzino a terra e si inginocchiò
per aiutarlo a rialzarsi e a recuperare i suoi libri che ora giacevano a terra.
I tre bulli rimanevano attorno a loro in
silenzio.
“:Tornatene in sala comune:” disse Areal al
ragazzetto, che quando capì di essere stato salvato le sorrise tutto intimorito
e pieno di riconoscimento, e se ne andò via faticando a toglierle gli occhi di
dosso.
Ovviamente i bulletti non avevano alzato un
dito davanti ad una ragazza della loro età per giunta, ma quando Areal si trovò
a fissare gli occhi di Malfoy, girò il capo senza considerarlo minimamente, e
fece per andarsene, quando…
“:Ma guardatela, abbiamo la paladina della
giustizia… Che con la sua bellezza stende tutti. Avete visto quel povero scemo,
se la stava facendo sotto quando ha visto miss bellezza aiutarlo!:” sghignazzò
Draco nel modo più odioso, arrogante, irritante e pungente che Areal avesse mai
sentito.
Quando la ragazza si voltò per incenerirlo
gli vide stampata in faccia un’espressione di puro disprezzo e arroganza, e con
lui i suoi amici corpulenti che gli andavano sempre dietro.
“:Che problemi hai?:” chiese Areal,
avvicinandosi a Malfoy.
Attorno a loro era sceso il freddo, nessun
altro occupava il cortile mentre il cielo del tardo pomeriggio iniziava ad
imbrunire.
“:Niente bellezza, aspetto solo un’altra
scrollata dai tuoi capelli per svenire!:” fece Malfoy con mille smorfie, e i
suoi amici finsero di svenire facendo versi.
“:Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti
rimane?:” soffiò Areal, con i pugni stretti lungo i fianchi.
“:No:” fece Draco, andandole in contro e
iniziando a girarle attorno “:Io non mi permetterei mai di offendere la nostra
nuova reginetta di bellezza. Infondo ormai basta un tuo sorrisino per far vincere
punti alla tua casa di secchioni. Cos’è la vostra, una nuova arma? Ti senti
contenta adesso? Adesso ti senti realizzata? Perché non incanti anche Piton
domani, così magari succede il miracolo che ottieni qualcosa di buono anche
dove fai schifo!:” e dicendo quelle parole Draco aveva fatto più giri attorno
alla sua povera vittima ovvero Areal, che lo aveva sempre seguito con lo
sguardo. Quando il biondo le si fermò alle spalle lei si voltò per
fronteggiarlo.
“:Razza di scemo, taci!:” disse cercando di spingerlo
via, ma lui rispose dandole una spinta secca alla spalla, che la face
barcollare fin quando lo spintone di uno degli amici di Draco la spinse
nuovamente al centro. Areal fronteggiava con lo sguardo Draco, ma tutti e tre i
Serpeverde si erano fatti più vicini a lei accerchiandola.
“:Qualcosa
di nuovo Foreberth? Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e
all’imitazione che Draco aveva fatto del professor Allock
i suoi due amici sghignazzarono, e uno riprese a fare versi di vocine stridule,
mentre l’altro fingeva di sbavare dietro Areal.
“:La prossima volta come farai a far
guadagnare punti alla tua squadra? Lascerai che il professore sbirci nella tua
scollatura?:” Disse arrogante Draco, arrivandole molto vicino al viso.
Areal sentiva gli occhi umidi. Aveva solo
dodici anni, era una bambina che si era sciolta i capelli e si era truccata per
la prima volta solamente per vendicarsi di un’altra bambina antipatica. Non
poteva immaginare altre conseguenze, non aveva ancora la malizia per farlo. “:Sei
uno stupido!:” sibilò “:Uno stupido! UNO STUPIDO STUPIDISSIMO IMBECILLE!:” Strillò
contro Draco, che sorpreso di quella reazione così istintiva da parte della
ragazza, indietreggiò in silenzio, mentre questa lo superava per iniziare a
sgambettare verso la sua sala comune, ma prima che tornasse al chiuso sentì i
Serpeverde sghignazzare.
Mentre saliva le scale verso la torre dei
Corvonero sentiva la rabbia iniziare a svanire, ma era certa che qualche minuto
dopo, al pensiero di quello che era successo, si sarebbe arrabbiata ancora.
Quell’imbecille di una serpe aveva superato il limite.
Quando arrivò in cima alla torre, davanti
alla porta con il battente a forma di corvo, prese un bel respiro e bussò.
“:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno
stupido?:” chiese la voce di donna proveniente dal battente.
Areal corrugò la fronte e ci pensò, uno
specchio era un oggetto, e lo stupido una persona. Che razza di altre
differenze voleva trovare? Vitious le aveva detto di
riflettere, di pensare, ma per quanto sentisse la testa dolere per lo sforzò,
non trovò niente.
Infuriata come poche volte iniziò a
camminare a passo spedito giù per le scale superando varie rampe. Si malediva
per essere tanto stupida, e avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia contro il
povero Vitious che le aveva dato fiducia. Non importa quanto tardi fosse,
adesso lei avrebbe preso Vitious e si sarebbe fatta aprire la porta, infondo
non aveva scelta. Mentre continuava a scendere rivedeva il volto di Draco, la
sua arroganza, la sua rabbia e la sua prepotenza. Avrebbe voluto rivedere
quello scemo Serpeverde per dirgliene quattro, per dirgli quanto scemo fosse a
parlarle solo per dar fiato ai polmoni.
Tuttavia, scendendo le scale, si ritrovò
davanti ad una vetrinetta, e rimase ad osservare la sua immagine riflessa nello
specchio, e non si riconobbe. Ma non solo per il nuovo Look, ma per
l’espressione che aveva. Ripensò alla sua giornata, alle parole di Vitious, a
quella nullità di Draco, e poi osservò la vetrinetta che si limitava a
restituirle l’immagine…
L’idea la fulminò, la folgorazione era
arrivata all’improvviso e la travolse come un uragano in piena, mentre sentiva
tutto il suo corpo fremere. Finalmente si era accesa la luce nel buio della sua
testa. Salì di corsa tutte quelle rampe di scale stupendosi di essere scesa
così tanto, fin quando non si ritrovò davanti alla porta della sua sala comune.
Per un po’ rimase piegata sulle ginocchia
per riprendere fiato, poi avanzò e bussò.
“:Qual è la differenza fra uno specchio ed
uno stupido?:”
Richiamando la voce e facendosi forza
rispose “:Lo specchio riflette senza parlare, lo stupido parla senza
riflettere!:”.
E come se le stelle avessero iniziato a
brillare solo in quel momento, la porta, lentamente, si aprì.
Areal rimase di sasso davanti a quella porta
finalmente spalancata davanti a lei, poi, con un impeto di gioia corse dentro
la sala comune, e quando trovò le sue amiche sedute sul un divano saltò loro al
collo esultante.
“:C’è l’ho fatta! Ci sono riuscita
finalmente!:”
“:ma a fare cosa?:” chiese Emma, ma Areal
era incontrollabile.
“:Complimenti!:”
soffiò una voce soave che sembrava provenire da molto lontano, ma che in realtà
apparteneva a Luna Lovegood, una ragazzina bionda e
definita da tutti svampita, che sedava al tavolo centrare a fare i compiti.
Areal la osservò mentre questa continuava a
guardarla con quel suo sorriso enigmatico, e probabilmente tutti si sarebbero
chiesti perché si era intromessa nei discorsi altrui, ma Areal non la pensò così
“:Grazie!:” rispose a Luna, che tornò ai suoi compiti. In fin dei conti quella
Luna era una brava persona.
Areal osservava ancora Luna studiare, mentre
le sue amiche si scambiavano sguardi senza capire.
Areal pensò che quella giornata l’avrebbe ricordata
per molto tempo.
Continua…
Grazie
infinite a JuliaSnape per aver recensito, ma anche a
chi legge soltanto.
Lo sconvolgimento di Hogwarts era dietro
l’angolo, appostato come una pantera nel buio e pronto a scattare al primo
momento di distrazione della vittima. Tuttavia nessuno poteva immaginare che il
primo avvenimento catastrofico di una lunga serie, si sarebbe verificato quella
stessa sera.
Areal aveva terminato la sua cena, e come
tutti gli altri studenti di tutte le case, si alzò seguita dalle sue amiche per
raggiungere la propria sala comune. Senza poterne in alcun modo farne a meno,
tutti gli studenti dovettero passare dal corridoio del primo piano. Quando
Areal, Canni, Emma e Jude lo raggiunsero, vi era già posizionata una folla di
spettatori da entrambe i lati del corridoio. Tutti mormoravano, ma il clima
predominante era quello cupo e frizzante del terrore. C’era chi aveva la bocca
spalancata e chi rimaneva immobile come una statua di sale. Il brusio proseguì
fin quando la figura del preside non si fece largo, e insieme ai professori
mancanti, visionarono con i propri occhi lo spettacolo raccapricciante. Sul
muro di marmo chiaro, a caratteri grandi e tremolanti con del sangue rosso
usato come inchiostro, era scritto: La
camera dei segreti è stata aperta. Nemici dell’erede temete.
Tuttavia c’era altro, infatti il pavimento
sembrava allagato, e una gatta dal folto pelo marrone era appesa a testa in
giù, e appariva più morta che viva. La gatta in questione apparteneva al
guardiano di Hogwarts ovvero il signor Gazza, che si agitava piagnucolando, ma
il preside Silente lo rassicurò avvertendolo che la gatta non era morta ma solo
pietrificata, e che le piante della professoressa Sprite avrebbero rimediato.
Poi lo stesso Silente mandò tutti i ragazzi ai loro dormitori, e senza la
benché miniva voglia di rimanere ancora lì, Areal seguì le sue amiche in cima
alla torre dei Corvonero.
Tutti riuniti nella sala comune, i Corvonero
parlavano fra di loro e tutti erano ansiosi o terrorizzati.
“:Tu ne sai qualcosa?:” chiese Emma alla
cugina, che scosse il capo.
“:Di qualunque cosa si tratti, ti garantisco
che non mi piaceva per niente…:” intervenne Areal, che si sedette sul pavimento
sotto la finestra. Tutti gli altri Corvonero erano appostati sui divani, fra le
poltrone, ai tavoli e ovunque fosse rimasto uno spazio libero.
Pochi
sapevano cosa significava realmente quel messaggio, ma trovare una gatta
pietrificata, un corridoio allagato e imbrattato con scritte minacciose fatte
con il sangue, di certo aveva fatto andare la cena di traverso a tutti.
“:La camera dei segreti era stata creata da
Serpeverde:” iniziò un ragazzo del terzo anno “:Mio padre diceva sempre che non
era niente di buono…:”.
Areal rimase in silenzio, a mordicchiarsi le
labbra e con le gambe strette al petto. Le sue amiche si erano sedute sulle
sedie vicino a lei, solo Jude rimaneva in piedi davanti alla finestra.
Improvvisamente la porta della sala si aprì,
e ne entrò un ometto alto meno di un metro, tutto di fretta e dell’aria
ansiosa.
“:Ragazzi, state tutti bene? Manca qualcuno
all’appello?:” chiese il professor Vitious appena
entrato, e tutti si guardarono intorno, ma non mancava nessuno.
“:Bene:” continuò il capo della casa dei
Corvonero “:Per stasera andatevene tutti a letto e non uscite da qui per
favore. Non sappiamo cosa sia accaduto realmente, ma è meglio non correre
rischi. Vi raccomando la massima prudenza:”
“:Professore, ma la Camera dei Segreti,
voglio dire, è veramente…:” stava per chiedere un giovanotto del sesto anno, ma
il professore parlò prima che terminasse la frase.
“:Non
lo sappiamo Crutic, non lo sappiamo:”.
L’indomani mattina Areal era ancora
sconvolta. Rivedeva quelle scritte di sangue e risentiva la voce di Vitious preoccupata mentre tentava di nascondersi dietro
l’autorità. Qualcosa di brutto c’era di sicuro e presto lo avrebbero scoperto
tutti.
Nessuno sembrava aver dimenticato lo
spiacevole avvenimento della sera prima, e proprio quell’indomani mattina, a
Trasfigurazioni con la professoressa McGranitt, si
affrontò l’argomento.
“:Professoressa, mi chiedevo se poteva
parlarci della camera dei Segreti…:”
Disse la Grenger,
e la McGranitt si incupì, ma notando l’irreale
silenzio che era piombato in aula, l’insegnante capì di non potersi sottrarre
alla domanda.
“:Molto bene…:” fece, prendendo fiato e
facendosi seria “:Tutti sapete naturalmente che Hogwarts è stata fondata più di
mille anni fa da i due maghi e le due streghe più famosi dell’epoca: GodricGrifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salasar
Serpeverde.
Ora, tre vivevano in grande armonia fra
loro. Uno invece no:”
“:Indovina quale!:” cantilenò Wesley, e la McGranitt si concesse mezzo segno d’approvazione. Poi
riprese, mentre nella classe regnava il silenzio, e tutti erano coinvolti nel
racconto.
“:Salasar
Serpeverde voleva essere più selettivo sugli alunni da ammettere ad Hogwarts.
Era convinto che il sapere magico andasse custodito nelle famiglie di soli
maghi. In altre parole: i purosangue. Decise di lasciare la scuola.:” La voce
dell’insegnante cambiò “:Ora, secondo la leggenda, Serpeverde aveva costruito
in questo castello una camera nascosta nota come La camera Dei Segreti, In
attesa del giorno in cui fosse arrivato nella scuola il suo vero erede, solo
l’erede sarebbe stato capace di aprire la camera e di farne scaturire gli
orrori contenuti, e così facendo epurare la scuola da tutti coloro che, secondo
Serpeverde, erano indegni di studiare la magia:”
“:I figli di Babbani:”
completò per lei la Grenger.
“:Bene naturalmente la scuola è stata
controllata molte volte: nessuna camera del genere è mai stata trovata:”
concluse la McGranitt, ma Hermione fece una nuova
domanda: “:Professoressa, secondo la leggenda, che cosa racchiude la camera?:”
La professoressa si tolse gli occhiali
“:Ecco si dice che la Camera dei Segreti sia la dimora di qualcosa che solo
l’erede di Serpeverde sa controllare. Si dice sia la dimora di un mostro…:”
Le settimane che seguirono furono segnate da
una novità: Areal e Canni avevano espanso le loro amicizie. Tutto era iniziato
quando ad una lezione di Incantesimi le due Corvonero erano state affiancate da
una ragazza della casa del Tassorosso, molto gentile,
educata e disponibile. Questa si chiamava Susan Bonnes,
e dal quel giorno sedava vicino a loro a tutte le lezioni di Incantesimi, e ben
presto anche alla altre lezioni che condividevano. In poco tempo, come era
prevedibile, le loro amicizie si mischiarono, ed Areal si ritrovava con
parecchie conoscenze fra i Tassorosso con cui
chiacchierare e incontrarsi in biblioteca. Ma proprio un pomeriggio in
biblioteca, al loro gruppo di studio, si unì una ragazza del Grifondoro, che con la scusa di parlare con Susan, rimase
lì dando ripetizioni di Trasfigurazioni. Quella ragazza era Hermione Grenger.Hermione
era conosciuta per essere la secchiona per eccellenza, ma più che altro era
nota come la migliore amica di Harry Potter. Areal trovava abbastanza piacevole
la sua compagnia, e di fatti apprezzò molto un pomeriggio in cortile con la
stessa Hermione e alcune Tassorosso. Con loro c’era
anche un’altra Corvonero, a cui però nessuno badava, e si trattava di Luna Lovegood.
Areal scoprì che oltre alle lezioni fra lei
e Draco, c’era tutto un altro mondo. Aveva nuovi amici e nuove cose da fare, ma
in questo nuovo mondo, non c’era posto per Draco. Dopo il loro litigio non si
erano più rivolti la parola, solo qualche sguardo fugace durante le
lezioni.
I corridoi di Hogwarts non erano mai stati
così freddi, gelidi, anonimi e vuoti in tutta la storia della prestigiosa
scuola di magie e stregonerie. Non si erano mai viste le sale comuni, la sala
grande, le aule di studio, tanto vuote e sgombre come in quel primo pomeriggio.
Nessuno studente passeggiava nel cortile o sedeva ai tavoli della biblioteca.
No, tutti i ragazzi ancora in giro erano troppo impegnati a correre nelle
rispettive sale comuni delle loro case.
Quando Areal ed Emma raggiunsero la torre di
Corvonero, corsero direttamente nell’ampio salone dalla moquette blu stellata
come il soffitto a cupola. La statua di Priscilla Corvonero era ovviamente
immobile al suo posto davanti la porta per i dormitori, e qualche studente la
stava fissando, come se in quel bel volto di donna si celassero le risposte che
tutti cercavano. Altri erano seduti al tavolo centrare, ma nessuno badava ai
compiti o ai libri, altri ancora avevano trovato posto dove ce ne era, mentre
qualcuno rimaneva in piedi.
Areal ed Emma avevano già raggiunto Canni e
Jude, e si erano posizionate sull’ampio divano quasi al centro della sala. Fu
poco dopo, quando tutti erano caduti in un religioso silenzio, che dalla porta
si vide entrare un ometto alto al massimo un metro, che tutto di fretta si
posizionò al centro della sala osservando distrattamente i volti che lo
circondavano. Il piccolo professor Vitious iniziò a
marciare su è giù sulla moquette blu, e nessuno osava richiamare la sua
attenzione. Pochi istanti dopo fecero il loro ingresso nella sala altre due
ragazze Corvonero, seguite poco dopo da un ultimo ragazzo.
“:Bene, ci siete tutti?:” esordì autoritario
Vitious, e dopo un cenno da tutti i presenti iniziò
il discorso “:Spero voi siate a conoscenza degli spiacevoli avvenimenti che
hanno caratterizzato questo periodo…:” a quelle parole tutti si fecero ancora
più seri, mentre Areal ricordava a suo modo ciò che era realmente accaduto.
La camera dei segreti era veramente stata
aperta, ma non si sapeva ancora da chi. E come se non bastasse, il famoso
mostro imprigionato nella camera aveva già agito, pietrificando diversi
studenti della scuola, che ora giacevano in infermeria attendendo che la
pozione di Mandracole fosse pronta per farli
ritornare normali.
“:Un’altra ragazza è stata pietrificata:
Hermione Grenger:” Disse Vitious,
guardando tutti addolorato.
Areal e le sue amiche si scambiarono
un’occhiata terrorizzata e sconvolta, loro conoscevano bene quella ragazza.
“:Alla luce di ciò che è avvenuto, da ora in
poi ci saranno nuove regole per tutti gli studenti. Ve le leggo…:” e detto ciò Vitious srotolò una pergamena che a conti fatti era lunga
quando lui“:Tanto per cominciare tutti
gli studenti dovranno ritornare nelle proprie sale comuni entro e non oltre le
diciotto. Secondo punto: tutti gli studenti verranno accompagni a lezione, o in
altri eventuali luoghi scolastici, da un docente:” in breve riavvolse la pergamena,
e guardando in faccia i suoi alunni iniziò solenne “:Non voglio spaventarvi
ragazzi miei, ma chiunque con un minimo di sale in zucca capirebbe quanto
pericoloso potrebbe essere avventurarsi per Hogwarts da soli con i tempi che
corrono. Per questo vi chiedo di non trascurare le regole.:” e detto ciò stava
per andarsene, ma un ragazzo si alzò in piedi.
“:Professore aspetti, ci dica la verità:
siamo in pericolo?:”
Vitious arrestò i
suoi passi e sospirò profondamente, prima di voltarsi verso il ragazzo “:Le
regole sono state messe per evitare che qualcun altro si faccia male. Tuttavia
sarò sincero: la scuola rischia di chiudere. Se Hogwarts non riesce a garantire
a pieno l’incolumità dei suoi studenti, non le rimane altro che togliere le
tende:” e con l’espressione più desolata che conosceva, il professore di
incantesimi lasciò la sala comune della sua Casa.
Continua….
Grazie
a chi legge, mi scuso per i capitoli noiosi, spero continuerete a leggere fino
agli anni più interessanti.
Mentre le quattro amiche salivano le scale
dei dormitori per raggiungere la propria stanza, Jude era strana, fin troppo
strana. Sembrava che non respirasse, aveva gli occhi azzurrini totalmente
spalancati che fissavano chissà cosa, tremava e nessuno sapeva spiegarlo. Non
appena arrivarono nella loro camera, Jude si sedette subito ai piedi del
proprio letto, con le mani si torturava i capelli rossi, mentre il labbro
inferiore aveva preso a tremare convulsamente.
“:Jude, ma si può sapere che cosa hai?:”chiese
Emma, apprensiva, correndo a sedersi al fianco della sua amica.
“:Io… io:” iniziò a balbettare Jude, ed
infine puntò i suoi occhi umidi contro le amiche “:Io sono una nata Babbana!:”
Calò il silenzio, ed Areal deglutì.
“:Ma perché non ce lo hai detto subito?:”
protestò Emma.
“:Bé:” iniziò l’altra “:L’anno scorso non ce
stata l’occasione, e quest’anno avrei voluto dirvelo, ma dopo tutto quello che
è successo, io… io… avevo paura anche solo di dirlo ad alta voce!:” e scoppiò a
piangere, mentre Emma l’abbracciava.
Canni ed Areal si scambiarono un’occhiata,
poi quest’ultima raggiunse la finestra ed iniziò a guardare fuori, pensierosa.
“:Ho paura ragazze!:” ammise Jude fra i
singhiozzii “:Il mostro attacca tutti i nati Babbani,
ha già iniziato e di certo non si fermerà. Io ho paura a rimanere qui. Non
voglio finire pietrificata!:”
“:Ma che dici Jude?:” iniziò Emma, senza
smettere di accarezzarle una spalla “:Hai sentito Vitious, no? Saremo sempre
scortati da qualcuno oppure saremo al sicuro nella nostra sala comune. Il
mostro non prenderà più nessuno, Silente non lo permetterà…:”
Jude stava quasi per farsi forza, ma nella
mente di Areal si affollarono vari pensieri. Stringendo le labbra e corrugando
la fronte, ricordò il volto di Hermione Grenger, l’ultima vittima del mostro.
Hermione era in gamba, bravissima in tutte le materie, esperta di incantesimi
di disarmo e non solo, lei era una Grifondoro così impavida, era l’amica di
Harry Potter… Se nemmeno lei era riuscita a sottrarsi al mostro, chi poteva
farlo? Senza capire come o perché, mentre osservava il paesaggio fuori dalla
finestra, Areal parò con gelida sincerità.
“:Ha ragione!”;
“:Hai visto!:” trillò Emma a Jude “:Sei al
sicuro qui:”
“:Non intendevo questo!:” precisò Areal,
sempre fredda con gli occhi fissi sulle colline coperte di nebbia oltre la
finestra “:Ha ragione Jude: Hogwarts è pericolosa per tutti i figli di Babbani. È meglio che se ne vada, e subito.:”
Canni fissò la schiena di Areal da prima con
stupore, ma poi fece più cenni con il capo, continuando a rimanere nel suo
silenzio.
“:Ma non puoi dire questo!:” protestò Emma “:Vitious ha detto che…:”
“:Che le regole dovrebbero proteggerci, ma ha
anche detto che Hogwarts potrebbe chiudere da un momento all’altro, dato che al
momento non riesce a fare altro per proteggere i figli di Babbani.:”
Riprese Areal“:Nessun professore pensa
più che la Camera dei Segreti sia uno scherzo. Hanno preso tutti sul serio la
faccenda, sanno che se non trovano quella camera, il mostro continuerà nel suo
intento di ripulire la scuola:”
Fra tutte calò il silenzio, ma poi a parlare
fu Jude, che fra le lacrime si fissava i piedi “:Avevo già pensato di andarmene
da un po’, insomma questa scuola potrebbe davvero trasformarsi nella tomba di
tutti i nati Babbani.:”
“:No Jude, non è giusto!:” si lamentò Emma,
ormai in lacrime.
“:Lasciala andare, è più saggio così. Meglio
salutarla per un po’ che rischiare… insomma di perderla….:” affermò Canni,
prendendo parola per la prima volta.
Mentre Jude ed Emma si sforzavano di non
piangere, Areal continuava ostinatamente a guardare oltre la finestra. Dentro
di lei vi era una strana rabbia che non riusciva ne a spiegare ne a
controllare. Perché qualcuno doveva credere alle superiorità della razza o al
fatto che chi non fosse un mago Purosangue non meritasse di vivere? Areal
rabbrividiva di rabbia al sol pensiero, stava vivendo la storia di Jude, di una
ragazza buona e simpatica, brava a scuola, che si trovava costretta a dover
fuggire per salvare la pelle, avendo come unica colpa l’essere nata da gente
senza magia. No, questo non le stava bene, per niente! Ed era tutta colpa di
Salazar Serpeverde e di tutti i suoi svitati seguaci. Lei odiava quella gente,
odiava tutti i Serpeverde, e questo le fece ricordare, che nel suo albero
genealogico erano tutti Serpeverde.
“:Mio padre è un Longus, quindi viene da un
lunga discendenza di maghi. Però ha sposato una Babbana!
Se non sbaglio mio nonno aveva minacciato di diseredarlo o qualcosa di simile,
ma alla fine ha preso tutto con filosofia e ha accettato di ampliare le sue
conoscenze lasciando entrare nella sua famiglia una Babbana.
Quindi io sono una Mezzosangue, ma non ci avevo mai pensato prima, io mi sento
una strega e questo basta!:” Esordì Emma, allentando la tensione.
“:Giusto!:” convenne Canni, che si era
appena seduta ai piedi del suo letto “:Mio padre è il fratello maggiore del
padre di Emma, ed è quindi un Longus. Solo che lui, a differenza di mio zio, ha
sposato un’altra Purosangue, ovvero mia madre.:”
“:E tu Areal? Qual è la tua storia?:” chiese
dolcemente Jude.
Areal continuava a tenere l’espressione
severa, la fronte corrugata e le labbra strette. “:Purosangue…:”.
Chissà come le tre amiche capirono che era
meglio non approfondire l’argomento.
“:Quindi che farai?:” tagliò corto Canni,
chiedendo a Jude.
“:I miei genitori non sono coinvolti neanche
minimamente nel mondo magico, e dato che io non gli ho detto assolutamente
nulla sulla Camera dei Segreti per non terrorizzarli, non sanno che sono in
pericolo. Comunque sia domani stesso gli scriverò che torno a casa, e dopo gli
spiegherò tutto quando saremo faccia a faccia…:”
Tutto sembrava annebbiato dalla realtà che
gravava su di loro come una condanna. Jude stava già preparando le valigie, ed
Areal aveva bisogno di un po’ di serenità, per questo adesso si trovava in
cortile insieme ad altri ragazzi sparsi qua e la, sotto la stretta sorveglianza
del signor Gazza. Era seduta sul muretto sotto i portici, con i piedi che
penzolavano a pochi centimetri da terra, persa nei suoi pensieri.
Tutta quella faccenda l’aveva sconvolta, non
tollerava che il mostro di Serpeverde potesse far certi danni con tanta
felicità, ma quello che era realmente disgustoso era che qualcuno aveva aperto
quella camera, che un Serpeverde avesse aizzato il mostro contro suoi compagni
innocenti.
Strinse convulsamente i pungi, e non si
accorse della lacrima che le inumidì una guancia. Lei odiava i Serpeverde, e si
odiava per averne avuti nella sua famiglia. E pensare che aveva rischiato di finire in quella casa, e al
sol pensiero si sentiva girare la testa. No, Areal aveva sempre difeso i più
deboli, e quell’unico parente Serpeverde che le era rimasto, era ormai lontano
anni luce da lei.
“:Perché piangi?:” chiese una voce acuta
dietro di lei. Quando Areal sollevò la testa, vide chiaramente la testa bionda
di Draco Malfoy che faceva capolino dalla sua spalla.
“:Una mia amica vuole lasciare la scuola…:”
ammise a testa bassa, ed il biondo scavalcò il basso muretto per sedersi come
Areal con i piedi a penzoloni. Era passato parecchio tempo dalla loro ultima
lite, forse poteva tornare tutto come prima.
“:E perché?:”
Areal sospirò senza sollevare la testa. “:È
una nata Babbana, ha paura per la sua incolumità:”
“:Capisco:” fece Malfoy alzando le spalle “:Una
sanguesporco in meno!:”
“:Prego?:” strillò Areal fissando Malfoy
negli occhi “:Una ragazza è costretta a lasciare la scuola, altri si trovano pietrificati,
e tu sei contento?:” era indignata.
“:E con questo? I Babbani
sono nostri nemici, e quelli che nascono da loro non saranno mai al livello dei
Purosangue. La mia famiglia è Purosangue da secoli, quelli con il sangue sporco
non dovrebbero stare tra di noi come se niente fosse:”.
“:Draco ma di che diamine parli? Siamo
tutti fatti di carne ed ossa. Cosa ti hanno fatto quelli con il sangue sporco?
non è colpa loro, non hanno fatto niente di male! Ti posso garantire che sono
maghi quanto lo siamo noi due!:”
Draco sghignazzò “:Stai scherzando
Foreberth? I Babbani! sono loro che ci costringono a
rimanere nascosti, sono loro che se ci scoprissero non ci accetterebbero e ci
costringerebbero a sparire. Quei maghi che si uniscono a loro, o che nascono da
loro, non sono degni di essere qui ad Hogwarts come lo siamo noi Purosangue…:”
Areal fissava Draco in modo truce “:Chi ti
dice che i superiori siamo noi? Magari sono i Babbani
e noi neanche lo sappiamo…:”
“:Dimmi una cosa Areal:” e Draco si
avvicinò minacciosamente al viso della ragazza “:Se ad ogni singolo Babbano venisse permesso di diventare un mago, pensi che
rifiuterebbero? O credi che accetterebbero una bella bacchetta e tante grazie!:”
“:Accetterebbero, e con questo?:”
“:Questo Areal, è quello che ci rende
superiori! Noi siamo quello che tutti vorrebbero essere, siamo maghi. E quegli
insulsi Babbani buoni a nulla non sono degni nemmeno
di lustrarci le scarpe!:”
Areal tratteneva a stento la rabbia
leggendo tutta l’arroganza intrappolata nel volto di Malfoy. Avevano solo
dodici anni, ma entrambi stavano già facendo scelte importanti.
“:Se non ci fossero i più deboli non ci
sarebbero i più forti. Se il più forte dovesse sempre prevalere sul debole, che
razza di mondo sarebbe? Quindi niente più agnelli sulla faccia della terra,
perché tanto ci sono i lupi? Ma se spariscono tutti gli agnelli, ai lupi cosa
rimane? Su chi avranno la meglio? Draco i più deboli, se è così che vuoi
chiamarli, devono sempre esistere. Fa parte del mondo, è giusto così. È in pace
che dobbiamo vivere!:” Areal si sforzava di essere calma, ma il ghigno sul
volto di Draco mandava in fumo tutti i suoi buoni propositi.
“:Foreberth io non so cosa ti passi per
quella testa che ti ritrovi, ma stai dicendo un mucchio di fesserie che solo
voi Corvonero potete pensare. Non girarci attorno e non tirare in ballo gli
agnelli. Noi Purosangue siamo superiori, fine!:”
“:Ti garantisco che Jude è bravissima in
qualsiasi cosa che fa, e che se ti sfidassi con un nato Babbano
del quinto anno, stai tranquillo che ti batterebbe, non sarebbe di certo il tuo
stato di Purosangue a salvarti…:”
“:Lo vedi? Lo vedi? Non è assurdo che degli
spregevoli Mezzosangue si affermino davanti ad un Purosangue? È questo che
voleva Salazar Serpeverde: ripulire la scuola dagli indegni, e fare largo a chi
invece lo meritava.:”
I due si fissavano negli occhi, entrambi
furibondi.
“:Sai Draco:” fece Areal “:C’è chi dice che
sia stato tu ad aprire la Camera…:”
Malfoy sghignazzò “:No, purtroppo no:”
“:Purtroppo?:”
Areal era sempre più indignata. “:Mi stai dicendo che sei contento di quello
che è successo ai ragazzi pietrificati? Che ti fa piacere sapere che i nati Babbani ancora interi stanno scappando via:”.
Sul volto pallido e beffardo di Draco, si
delineò un ghigno profondo e sfrontato “:È così che deve andare, Foreberth. Per
me, non avrebbero dovuto mai nascere!:” e terminò la frase con un tono di voce
serpentesco e minaccioso.
Areal rimase sul muretto a fissare Draco, e
Draco fissava lei. Quando vide che la ragazza rimaneva in silenzio, Draco
iniziò ad armeggiare distrattamente con qualcosa dentro la sua tasca del
mantello, ma senza preavviso Areal saltò giù dal muretto e iniziò a marciare
nel cortile.
“:Dove diamine vai ora?:” fece Malfoy.
Areal si fermò, si voltò lentamente,
ricacciò indietro con una mano le ciocche di capelli lunghi che le erano finite
sul collo, e con gli occhi ridotti a due fessure disse: “:Me ne vado, Draco. Ho
scoperto chi sei veramente, e scusa la franchezza, ma mi fai schifo! Ho passato
la vita ad odiare quelli come te, gente spregevole e omicida! Non voglio più avere
niente a che fare con te! Addio!:” e stava quasi per andarsene, quando Malfoy,
con falsa serenità ringhiò: “:Sei una traditrice del sangue o cosa?:”
Areal si rivoltò facendo spallucce “:Non
importa quello che sono, ma sono più che soddisfatta di essere me stessa!:” e
senza degnarlo di un altro solo sguardo gli diede le spalle e se ne tornò in
sala Grande, dove due professori sorvegliavano i ragazzi che facevano
colazione.
Non erano passate neppure 24 ore da quando
Jude aveva pensato di lasciare la scuola, ma in quel momento era ancora ad
Hogwarts seduta al tavolo dei Corvonero con Areal, Emma e Canni per la cena di
fine anno.
Harry Potter era entrato nella Camera dei
Segreti, aveva ucciso il mostro –che altri non era che un Basilisco- e salvato
la ragazza che vi era stata imprigionata senza che nessuno lo sapesse. La
ragazza in questione era GinnyWeasley.
Anche Ronald Weasley aveva aiutato Harry
nell’impresa, ma ad Harry erano giustamente andati più meriti. Ad esempio si
diceva che il giovane Grifondoro avesse estratto la
spada del celebre GodricGrifondoro
dal cappello parlante, e che la fenice di Silente fosse corsa in suo aiuto.
Ma come altre notizie delle ultimissime ore
c’èra l’improvvisa perdita di memoria del professor GilderoyAllock, e il preside Silente, che era stato
inspiegabilmente cacciato perché non ritenuto in grado di gestire Hogwarts dopo
gli ultimi avvenimenti, era stato riassegnato al suo posto.
Quando qualcuno chiedeva chi fosse stato ad
aprire la camera, qualcuno rispondeva “Voldemort” che si era servito di uno
studente misterioso. E quindi per il secondo anno si finiva col dire che Harry
Potter avesse salvato la scuola dal ritorno dell’Oscuro signore o da qualcosa
di simile.
Tutti i ragazzi chiacchieravano felici,
quando dalla porta della sala Grande entrò Hermione Grenger,
che corse fra le braccia del suo amico Harry e di Ron Weasley.
“:Potrei avere la vostra attenzione per
favore?:” Esordì la McGranitt, e tutti si misero
composti a guardare il preside che prese parola poco dopo.
“:Prima di iniziare i festeggiamenti,
facciamo tutti un bell’applauso alla professoressa Sprite e a madama Chips, che con il succo di Mandracole
hanno brillantemente curato coloro che erano stati pietrificati:” e da li
partirono gli applausi da parte di tutti “:In oltre, alla luce degli ultimi
avvenimenti, tutti gli esami sono stati annullati!:” e se prima erano stati
applausi, e quelle ultime parole di Silente si scatenarono ancora più grida di
esultanza. Areal, che sedeva al fianco di Canni, si sentiva felicissima,
totalmente integrata con quell’atmosfera festante.
Tuttavia tutti si zittirono quando dal
portone principale entrò un omone alto alto con i
capelli neri arruffati e la folta barba: RubeusHagrid il guardiacaccia.
“:Scusate il ritardo:” tuonò tossendo per
schiarirsi la voce, ed iniziò a spiegare di come il gufo che doveva portare i
suoi documenti di scarcerazione ad Azkaban si fosse
perso, poi però, si fermò davanti ad Harry, Ron ed Hermione, e con gli occhi
lucidi di commozione parve ringraziarli per quello che avevano fatto per lui e
non solo. Come tocco finale di quella scena commovente, si vide Harry Potter
alzarsi, dire qualcosa, e abbracciare Hagrid.
Silente si alzò in piedi per applaudire, e
tutti gli studenti lo seguirono, applaudendo, esultando, fin quando non si
perse totalmente il controllo e tutti gli studenti si ammassarono verso Hagrid per stringergli la mano o anche solo per toccarlo.
Areal aveva gli occhi lucidi, e se la rideva
ad osservare Canni in piedi sulla panca che applaudiva ed esultava gridando il
nome del guardiacaccia. Jude ed Emma si tenevano per mano, e stavano andando
verso il centro della sala dove tutti affluivano.
Areal sospirò felice, mentre un sorriso le
decorava il grazioso viso, ed in cuor suo regnava la felicità più grande.
Esisteva forse un luogo più magico,
emozionante, fantastico e mitico di Hogwarts?
Continua….
Grazie a chi legge, spero
vogliate lasciare un commento, ma soprattutto a JuliaSnape:
un altro anno è finito, che ne pensi?? ^^
La lettera che era giunta ad Areal da zia Mutrian riportava il
seguente testo:
10. Nuovo
inizio.
La lettera che era giunta ad Areal da zia Matilde
riportava il seguente testo:
Cara Areal, sei davvero sicura di voler restare ad Hogwarts?
Lo
so che ne abbiamo parlato per tutta l’estate, ma se hai cambiato
idea
puoi dirlo in qualsiasi momento, e noi ti veniamo a riprendere.
Non
è sicuro stare ad Hogwarts quest’anno, quel folle si SiriusBlack
è evaso da Azkaban e
nessuno può dire cosa farà.
Lo
sai anche tu le voci che girano.
Stai
attenta almeno, anche se so che sei una brava ragazza,
ma
mi preoccupo ugualmente per te.
Ti
voglio bene, zia Matilde.
Areal accartocciò la lettera con un
sospiro, mentre posizionata allo scrittoio della sua camera, prendeva piuma e
pergamena per rispondere alla zia. Era da quando era uscito sui giornali che SiriusBlack era evaso da Azkaban che sua zia non aveva fatto altro che pregarla di
starsene a casa al sicuro. Ma come biasimarla d’altronde? molti altri genitori
amici di sua zia avevano preso in considerazione l’idea di lasciare i figli al
sicuro delle loro case. Ma come aveva fattoper gli ultimi due mesi, Areal avrebbe ribadito la sua volontà di
rimanere ad Hogwarts anche per quel terzo anno, così iniziò pazientemente a
scrivere la lettera di risposta alla zia.
“:Ancora a scrivere a tua zia, Areal?
Insomma nessuno può davvero pensare che SiriusBlack metta piede ad Hogwarts, è ridicolo!:” fece Canni,
sdraiata sul proprio letto, con la pallida gatta Cleopatra che le dormiva in
grembo.
“:Purtroppo non tutti sono di ampie vedute…:”
fu la sua risposta sbuffata, mentre continuava a scrivere la sua lettera.
“:… Tu stai scherzando, spero!:” strillò
Jude, correndo di corsa fuori dal bagno, con i capelli ramati legati in una
coda di cavallo, e il pigiama indosso.
“:Andiamo!:” la rincorreva Emma “:Ho
imparato a farlo, fammi provare!:”
“:Di che parlate?:”chiese Canni.
“:Tua cugina continua a dire che ha imparato
un incantesimo per cambiare il colore dei capelli, e non capisco perché debba
usarmi come cavia!:”.
Mentre alle sue spalle, le tre ragazze
discutevano animatamente, Areal terminò la sua lettera, la sigillò, la mise sul
becco della sua fidata civetta Nira, l’accarezzò sulla testa, e mettendosela
sul braccio la guidò fuori dalla finestra lasciandola volare via. Si lasciò
trasportare dalla brezza leggera delle notte, e mentre il suo sguardo osservava
le vette di Hogwarts, la sua mente tornava a poco prima, alla prima cena a
scuola.
…
…I quattro tavoli erano come da copione
affollati di ragazzi vivaci, quando il preside raggiunse un leggio al centro
della pedana dei professori.
“:Benvenuti
ad un altro anno ad Hogwarts:” iniziò “:Ora, vorrei dire due parole prima che
ci intontisca tutti troppo il nostro ottimo banchetto. Per prima cosa, do il
benvenuto al professor R. J. Lupin, che ha gentilmente aggettato il ruolo di
insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Buona fortuna professore…:” e
quando un ometto smilzo si alzò in piedi dal tavolo degli insegnanti, tutti
applaudirono. Poi Silente spiegò che l’insegnante di Cura delle Creature
Magiche era andato in pensione, ma che sarebbe stato sostituito dal guardiacaccia
RubeusHagrid. Areal restò
sorpresa da quella novità, ma tuttavia ne era contenta.
“:…Infine passiamo a cose più inquietanti:
su richiesta del ministero della magia, Hogwarts, almeno fino a nuovo avviso,
ospiterà i Dissenatori di Azkaban, fino al momento
della cattura di SiriusBlack.
I Dissennatori saranno di guardi ad ogni accesso alla scuola. Ora, pur se
rassicurato che la loro presenza non disturberà le nostre normali attività, un
avvertimento: I Dissennatori sono creature malvagie, non faranno differenza fra
colui a cui danno la caccia e coloro che si trovano sul loro cammino, per tanto
devo avvertire tutti, intendo ognuno di voi, di non dar loro alcun motivo di
farvi del male. Non è nella natura di un Dissennatore
perdonare…:”
Alle ultime parole di Silente Areal deglutì
a vuoto, e pensò alla faccia di sua zia se avesse saputo dei Dissennatori.
“:Ma sapete, la felicità la si può trovare
anche negli attimi più tenebrosi:” e passando la mano su una delle candele
davanti a lui, questa si spense “:Se solo uno si ricorda, di accendere la luce…:”
e ripassando la mano su quella stessa candela, quella si riaccese…
Areal, ancora affacciata alla finestra del
suo dormitorio, ripensava a quella candela che si era accesa a spenta senza che
Silente usasse la bacchetta.
“:È normale usare la magia senza la
bacchetta?:” chiese spensieratamente, e le sue compagne si stupirono.
“:Certo!:” rispose Emma “:Mio padre fa molte
cose senza bacchetta, ma bada, solo cose semplici. Anche noi in teoria ne siamo
capaci, ma non sappiamo come farlo. Pensa a quando eri piccola e non avevi
ancora una bacchetta, c’erano comunque molte cose strane che facevi, giusto?:”
Areal continuò a guardare oltre la
finestra, e un sorriso le piegò le labbra: entro la fine dell’anno avrebbe
potenziato se stessa. Non era possibile che i Dissennatori fossero in giro
fuori da scuola, che i bambini facessero magia senza bacchette, mentre lei era
una qualsiasi inetta del terzo anno. No, aveva voglia di crescere, di imparare
il doppio delle cose, e ci sarebbe riuscita.
Forse,
un giorno lontano, avrebbe dovuto proteggere qualcuno…
Poiché era al terzo anno, in cui si potevano
frequentare anche le materie facoltative, capitò raramente che Areal avesse
lezione con troppa gente che conosceva. Ad ogni lezione c’erano massimo quattro
persone che lei conosceva. Quel giorno ad Incantesimi, era affiancata da Emma
ed un’ altra ragazza Tassorosso che aveva conosciuto l’anno scorso. Vitious
aveva fatto alzare tutti gli studenti mentre lui era al centro dell’aula a
spiegare: “:Oggi vedremo gli incantesimi di Pietrificazione. Esistono due tipi
di incantesimi, uno è Immobilusche abbiamo visto il primo anno e che
viene utilizzato per le cose inanimate. Mentre l’altro è il PetrificusTotalus , che vedremo oggi e che si usa sugli esseri viventi.:”
Tutti si scambiarono vari sguardi curiosi.
“:Ora, chi vuole provare? Mi servono due
volontari…:” Fece Vitious, con quel suo sorriso fiducioso. Ed Areal, da brava
secchiona che si rispetti in quella materia, scese subito verso l’insegnante. “:Io!:”
disse, e nel vederla il professore sorrise.
Poco dopo, per cavalleria forse, un altro
ragazzo della casa del Corvonero scese e si posizionò di fronte ad Areal. Il ragazzo
era Erick McDallas, alto con folti capelli neri ed
occhi chiari, sicuramente di bell’aspetto.
“:Molto bene, Erick, comincia tu:” e Vitious si avvicinò al braccio con cui il ragazzo teneva la
bacchetta. “:La formula è esattamente: Petrificus
Totalus. Punta la bacchetta con decisione, e non avere timori, forza! Al
mio tre: uno due tre!:”
Ma quando il ragazzo provò a lanciare
l’incantesimo, nella fretta gli sfuggì la bacchetta di mano, e mentre lui la
recuperava desolato, mezza classe rideva.
“:Non importa, non importa. Andrà meglio la
prossima volta. Signorina Foreberth, è il suo turno!:” Sorrise Vitious, ed
Areal impugnò la bacchetta, tirò un profondo respiro, e con decisione disse: “:PetrificusTotalus!:”.
Areal non si aspettava qualcosa del genere,
ma Erick si irrigidì totalmente, e cadde steso a terra come una statua di marmo
con gli occhi spalancati.
“:Molto bene! Molto bene davvero Areal!:” esultava
il piccolo professore, ed Areal ancora incredula sorrise appena. Vedendo il suo
povero compagno steso a terra, pensò che era meglio farlo tornare normale, e quando
agitò la bacchetta il ragazzo a terra riprese vita e si rimise in piedi. Quello
che però non si aspettava assolutamente, fu la reazione dell’insegnante.
“:Come ha fatto?:” le chiese Vitious serio.
Areal deglutì “:Io… io non lo so professore.
Volevo solo farlo tornare normale, e, insomma ci sono riuscita, credo…:”
Vitious scoppiò a
ridere “:Magari la prossima volta mi dia il tempo di spiegare come annullare un
incantesimo del genere, prima di eseguirlo alla perfezione! 10 punti a Corvonero
per la brillante esibizione!:”.
A fine lezione Areal era molto soddisfatta
di se stessa, a Trasfigurazione riuscì a trasformare la sua civetta Nira in un
topo e in una colomba senza mai sbagliare.
“:…Sbaglia il modo in cui tiene la
pacchetta, signorina Longus. Ecco, la signorina Foreberth ha indovinato invece!:”
aveva detto ad un certo punto la McGranitt a Canni, che non impugnava con
decisione la sua bacchetta. Areal sorrise quando Canni le fece una linguaccia.
A dire il vero Areal non era abituata ad
avere la vita scolastica tanto facile. Aveva parecchie amiche ed anche amici,
le materie le sembravano una passeggiata da affrontare, e ogni giorno era
sempre sorridente. Se quella fosse una calma solo apparente che preannunciava
un temporale, questo non lo sapeva, ma per il momento le andava bene così.
Per quanto riguardava il buon proposito che
si era fatta ad inizio anno, ovvero quello di avanzare di livello, tutto
prometteva bene, anche se non si era applicata come voleva. Un pomeriggio però,
rimasta sola nella sala comune dei Corvonero, ricordò come aveva annullato
l’incantesimo di pietrificazione dal suo compagno senza che nessuno le avesse
spiegato come fare. Poi ricordò la McGranitt che ammoniva gli altri perché non
tenevano bene in mano la bacchetta. Ora che ci pensava con più attenzione, al
primo anno, Vitious si era complimento con lei per il modo in cui teneva la
bacchetta nonostante fosse solo una ragazzina alle prime armi.
Areal si dondolò un po’ sulla sedia,
fissando il cielo a cupola stellato, e chiedendosi come far combaciare quegli
elementi che aveva. Mentre osservava le stelle, Areal rivide la candela che
Silente aveva riacceso senza bacchetta al banchetto di inizio anno, e tutto le
fu chiaro.
Areal aveva un legame con la propria
bacchetta, ormai ne era certa. Sin dal principio si era qualificata per il modo
in cui la adoperava, ovvero senza mai sbagliare, avendo sempre polso fermo o
azzeccando i giusti movimenti da compiere prima di scagliare l’incantesimo in
ogni situazione. E questo già di per se le aveva garantito la riuscita di molti
dei suoi incantesimi durante l’anno. E per finire c’era quello che era successo
ad Incantesimi, quando aveva praticando un contro incantesimo senza averlo
imparato, ma anche per quell’avvenimento c’era una spiegazione.
Senza batter ciglio si alzò dalla sua sedia,
si avvicinò alla parete-libreria che aveva dietro ed iniziò a vagare con lo
sguardo sui libri alla sua altezza. Dopo qualche minuto ricordò dove aveva
visto il libro che cercava l’ultima volta, e purtroppo per lei era su uno
scaffale troppo in alto. Senza perdersi d’animo tirò fuori la bacchetta e la
puntò contro il libro che aveva individuato.
“:Descendo:” sussurrò, e il libro fluttuò verso le sue
braccia.
Una volta preso il libro iniziò a
sfogliarlo, mentre si avvicinava alla statua della fondatrice della sua casa, e
senza accorgersene si sedeva ai suoi piedi.
Quando trovò la pagina che cerva iniziò a
leggere di come la signora Agatha Corvonero -usando il nome che aveva da
sposata- avesse fatto parlare di se per la sua teoria “del mago e dalla bacchetta”.La strega in questione era niente di meno che la madre di Priscilla
Corvonero, e la sua teoria diceva che se un mago entrava in piena sintonia con
la propria bacchetta, riusciva a fare grandi cose e a sfruttare a pieno la
magia che possedeva. Per Agatha Corvonero il legame con la bacchetta era tutto
per un mago, chi aveva quel legame era a metà dell’opera. Chi usava quel legame
poteva richiamare più magia da se stesso, e soprattutto, scoprire di saper fare
incantesimi mai imparati prima…
A gambe incrociate e con il libro in
braccio, Areal ghignò soddisfatta.
Se era vero quello che diceva Agatha Corvonero,
e se lei rientrava in quella teoria, allora prevedeva grandi cose...
Continua…
Mi scuso per la cortezza del
capitolo, ma per quanto noioso sia stato era importante. L’ultimo anno da
bambini, perché al quarto… okay la smetto u.u !
Grazie a chi ha pazientemente
seguito fino ad ora, spero vogliate lasciare un vostro parere.
Un saluto speciale a JuliaSnape che mi fa sempre sapere cosa ne pensa XD
Per quel primo mese ad Hogwarts Areal studiava molto, non perdendo
occasione di verificare le teorie di Agatha Corvonero riguardo il mago e la
bacchetta, mentre altre volte si metteva alla prova con incantesimi che trovava
in libri di magia avanzata
11. Paure
alle specchio.
Per quel primo mese ad Hogwarts Areal studiò
molto, non perdendo occasione di verificare le teorie di Agatha Corvonero
riguardo il mago e la bacchetta,
mentre altre volte si metteva alla prova con incantesimi che trovava in libri
di magia avanzata. Non aveva confidato a nessuno la sua scoperta, e non aveva
intenzione di rivelare a nessuno le doti che sentiva di avere.
Essendo al terzo anno, Areal aveva dovuto
scegliere fra le materie facoltative che subentravano in quell’anno. Ma come
lei anche le sue amiche avevano fatto le loro scelte, dividendosi fino ad avere
pochissimi corsi in comune. Areal aveva scelto Divinazione, in quanto si
reputasse una di ampie vedute, e curiosa di seguire lezioni incentrate sulla
lettura del futuro. Poi aveva scelto Cura delle Creature Magiche, che a suo
dire oltre ad essere appassionante ed invitante per lei, poteva tornare sempre
utile conoscere qualcosa in più sulle creature che popolano il mondo. E infine Artimanzia, materia complessa e affascinante per una mente
come la sua.
Con Jude non aveva neppure una di quelle
materie in comune, ma poteva comunque incontrarla negli altri corsi obbligatori.
Con Emma aveva sia Cura delle Creature Magiche che Divinazione, mentre con
Canni solo Artimanzia. Areal non aveva scelto ne Babbanologia, in quanto si sentisse già fin troppo
preparata sull’argomento per suoi motivi, e ne Rune Antiche, poiché era alla
stessa ora di Divinazione.
Ma le prime ore di Divinazione con la professoressa
Cooman erano state piuttosto deludenti e noiose, dato
che l’insegnate era più svampita di quello che sembrava, e non aveva fatto
altro che invogliare i ragazzi ad ampliare la mente, e a mantenere una
constante ricerca di se stessi. In due settimane, Areal si era già pentita di
non aver scelto Divinazione anziché Rune Antiche.
Ma il divertente venne in una delle ore con
il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, ovvero il signor Lupin,
che già dalla prima lezione aveva dato prova del suo talento d’insegnante. Quel
pomeriggio l’aula era stata sgombrata dai banchi, e l’unica cosa infondo alla
sala era un armadio a specchio. Areal era con Jude, a quella lezione vi erano
principalmente Tassorosso, Corvonero, pochissimi Grifondoro e due sole ragazze
Serpeverde.
“:Ragazzi, lasciate pure i vostri zaini e i
libri sui banchi lì infondo grazie!:” annunciò l’insegnante, e tutti
obbedirono, posizionandosi poi davanti al curioso armadio.
“:Sai
che la lezione di ieri, che doveva essere come questa, è stata interrotta non
appena è entrato in scena Potter?:” sussurrò Jude all’orecchio di Areal.
“:No, non sapevo niente. E tu come fai ad
essere informata?:”
“:Me lo ha detto Canni, sta mattina:”
Poco dopo l’insegnante si alzò,
posizionandosi davanti agli studenti e dando le spalle all’armadio.
“:Oggi affronterete le vostre più grandi
paure, ma attraverso un semplice Molliccio.
Chi di vuoi sa dirmi di cosa sto parlando?:”. Iniziò Lupin, malamente avvolto
da una lunga veste svolazzante, con i capelli rossicci in disordine.
Ad alzare la mano fu un Corvonero in fondo
all’aula. Era Erick McDallas, quello che Areal aveva
pietrificato ad Incantesimi.
“:Sapevi che Canni ha litigato con quello li,
qualche giorno fa?:” chiese ancora Jude all’orecchio di Areal, che fece
spallucce.
“:No. Non sapevo neanche questo!:”
Il ragazzo di nome Erick spiegò che i
Mollicci non possedevano forma propria, ma prendevano sempre la forma della
cosa che fa più paura al nemico.
“:Benissimo. Ora voglio che sappiate che un
Molliccio si annienta facilmente con le risate. Voglio che facciate in modo che
il Molliccio assuma una forma buffa, la più buffa che potete. Adesso,
limitatevi a ripetere con me questa formula: Riddikulus!:”
E tutta la classe ripeté quella parola.
“:Più nitidamente: Riddikulus!:” incalzò il
professore, e dato che quello emesso dalla classe parve un lamento, replicò. “:Ancora
una volta: Riddikulus!:”
Quando
fu soddisfatto estrasse la bacchetta “:Molto bene, allora, chi vuole provare
per primo?:” chiese il professore, e tutti indietreggiarono, ma lui afferrò un
ragazzo scuro di carnagione, dei Tassorosso.
“:Adesso lascerò uscire il Molliccio, e
voglio che tu pensi ad un modo per trasformare ciò che ti fa più paura in
qualcosa di assolutamente divertente!:” sussurrò Lupin in modo cordiale, ed il
Tassorosso annuì un po’ tremante, con la bacchetta alla mano.
“:Molto bene, adesso:” e ad un colpo di
bacchetta dell’insegnante, l’armadio si aprì, facendo uscire un terribile cane
a due teste alto almeno il doppio dell’armadio. Il ragazzo agitò la bacchetta
deciso dicendo “:Riddikulus!:”
e il cane gigante divenne un cuccioletto strambo che ad ogni passo che faceva
rideva mezza classe.
“:Complimenti, ora fate tutti una fila e
provate tutti uno alla volta. Non temete!:” incoraggiò Lupin, sedendosi su di
un banco e mettendo una musica allegra e svelta.
Il primo della fila era proprio Erick McDallas, e davanti a lui il Molliccio prese la forma di un
drago tutto rosso e con gli occhi spiritati, ma al suo ordine divenne un
pagliaccio che non riusciva a stare in piedi. Dopo di lui fu il turno di
un’altra ragazza Corvonero, che evidentemente temeva le api, perché il
pagliaccio di poco prima divenne un terribile alveare che creò un ronzare
fastidioso. Tuttavia la ragazza agitò la bacchetta dicendo “Riddikulus” e le
api divennero tante piume azzurrine.
Areal era a metà della fila e non aveva
tutta la voglia che avevano gli altri di affrontare il Molliccio, anche perché
non sapeva nemmeno lei che forma avrebbe preso, e questo era il paggio. Lasciò
passare due ragazzi avanti a lei, ma pian piano il suo turno andava arrivando.
Prima di lei c’era ancora una ragazza Grifondoro, che face si che il Molliccio
diventasse un massa d’acqua in movimento che minacciava di attaccarla, ma la
ragazza scagliò l’incantesimo e l’acqua divenne un fiore gigante tutto colorato
storto, mal piantato al terreno.
Quando la Grifondoro lasciò il posto ad
Areal, questa avanzò deglutendo con la bacchetta già in mano. Per interminabili
secondi il fiore gigante e strambo rimase immobile, sotto lo sguardo curioso
dell’insegnante, ma poi, dopo un miscuglio di colori, il Molliccio perse una
forma molto particolare. Era una ragazza mozzafiato, con un trucco leggermente
pesante e scuro sugli occhi, ma che tuttavia contribuiva alla sua bellezza. La
pelle era lattea, le labbra rossissime come se avesse appena bevuto del sangue,
gli occhi freddi ma dal taglio più elegante che avesse mai visto. I suoi
capelli erano fili di sete color della pece, che le ricadevano morbidi sulle
spalle esili. La ragazza di cui aveva preso la forma il Molliccio, era
evidentemente una studentessa di Hogwarts, in quanto indossava la divisa
scolastica e il mantello nero con un chiaro stemma stampato sopra: lo stemma dei
Serpeverde.
Areal spalancò la bocca e trattenne il
respiro disgustata, ed in una manciata di secondi si accorse degli occhi
spalancati del professore che sfrecciavano da lei al Molliccio, e dei sussurri
della classe.
Davanti ad Areal, il Molliccio aveva preso
le sembianza della stessa Areal Foreberth ma con indosso la divisa dei
Serpeverde. Areal aveva paura di se stessa?
“:Riddikulus!:” disse decisa e alla svelta, in modo da
cancellare il sorriso beffardo stampato sul volto della se stessa in versione
Serpeverde. Fortunatamente il Molliccio assunse subito la forma di una grossa
farfallona di gomma, tutta flessibile, e di un rosa sgargiante, con strambi
occhi svampiti stampati addosso.
Con il fiato corto e con la testa confusa,
Areal raggiunse il fondo della fila, mentre qualcuno la guardava incuriosito.
Jude le lanciò un’occhiata preoccupata.
Quando finì la lezione Areal era ancora
sconvolta, con le orecchie che fischiavano. Tutti i ragazzi stavano
raccogliendo le proprio cose, ma proprio mentre lei si sistemava la sua
tracolla in spalla, si sentì chiamare dal professore.
“:Foreberth? Ti dispiacerebbe fermarti solo
un momento?:” e se ne ritornò vicino all’armadio.
Jude fece segno ad Areal che l’avrebbe
aspettata fuori, ma Areal fece di no, e andò dal professore, che dopo aver
visto tutti gli alunni uscire, disse con cautela: “:Molto singolare quello che
è successo poco fa. Il Molliccio ha preso la forma ti te stessa, il che mi
farebbe pensare che tu temi te stessa ma…:” ed Areal sollevò gli occhi per
fissarlo meglio “:quella di cui ha preso la forma il Molliccio non eri tu!...:”
Areal spalancò gli occhi e trattenne il
fiato, davvero il professor Lupin pensava che la ragazza di cui aveva preso la
forma il Molliccio non fosse lei? Aveva davvero visto la differenza fra lei e
quella ragazza eccessivamente truccata?
“:Oggi il Molliccio ha preso la forma
dell’Areal che tu non vorresti mai essere, mi sbaglio?:” azzardò Lupin, Areal
scosse il capo, e Lupin continuò. “:Vedi Areal, quella ragazza non sei tu, e
non lo sarai mai, è evidente. Tanto per cominciare lei è una Serpeverde, e tu
una Corvonero. Lei aveva gli occhi cattivi, tu no!:”
Areal
puntò i suoi occhioni blu su Lupin, e provò un moto
d’affetto per quell’uomo dall’aria tanto stanca e malandata.
“:Mi sbaglio Areal?:” chiese Lupin.
“:No, signore:” riuscì ad articolare Areal.
“:Allora ti va di spiegarmi meglio cosa è
successo?:”
Areal sospirò, odiava ammettere quello che
stava per dire, ma infondo quell’insegnante si meritava quella verità.
“:Ecco vede professore, mio padre e la
maggior parte dei Foreberth erano tutti Serpeverde, e vede… non hanno mai fatto
imprese degne di note, ma solo cose… cose brutte, che sarebbe meglio
cancellare.:” e fissò seria il professore, che ascoltava in silenzio “:E così
mia zia diceva sempre che c’erano alte probabilità che anche io fossi come
loro, o che finissi fra i Serpeverde. Ma io ne avevo paura. Non volevo essere
come mio padre, io, io, io spero di non essere mai come lui…:”
“:Ascoltami bene adesso, sono il tuo
professore, e se permetti ho molta più esperienza di te…:” iniziò solenne
Lupin. “:Noi siamo solo quello che scegliamo di essere, siamo noi quelli che
scegliamo che strada seguire, noi soltanto. C’è un lato oscuro in tutti noi, lo
sai, ma evidentemente non è quello che domina in te. Tu non sei una Serpeverde
giusto? Tu sei una Corvonero, e dovresti essere fiera, intesi?:” Lupin mostrava
uno strano sorrisino, mentre fissava Areal dall’alto in basso, che non fu capace
di fare altro che un cenno con il capo.
Continua….
Grazie
infinite a JuliaSnape e un saluto. Grazie a chi legge
soltanto, alla prossima ^^
Areal era ancora nella sua stanza, davanti
allo specchio, non sapendo proprio come far stare in ordine i suoi capelli. Per
la gita di quel giorno aveva scelto di indossare comodi jeans e un maglioncino
panna, e alla fine avrebbe optato per lasciare sciolti i capelli che quella
mattina erano più ribelli del solito. Sulle punte si erano formati due boccoli
antipatici. Quando Canni la invitò a fare presto, Areal afferrò la sua
giacchetta di lana nera, la indossò, e corse di sotto.
La tanto attesa gita ad Hogsmeade era
finalmente arrivata, cosicché quella mattina tutti gli studenti del terzo anno
avevano affollato il cortile principale, e la professoressa McGranitt vigilava
su di loro, mentre il signor Gazza raccoglieva i permessi firmati.
Areal si teneva la sua borsetta blu a
tracolla, dove dentro vi aveva accuratamente riposto la sua bacchetta di
ciliegio. Canni, Emma e Jude si erano vestite in modo molto curato e carino, ed
erano chiaramente impazienti.
Quando la McGranitt fu pronta, ed ebbe
finito le sue raccomandazioni, il gruppo di ragazzi iniziò ad incamminarsi
verso il grazioso villaggio di Hogsmeade. Areal lo conosceva già, anche se
trovava abbastanza allettante l’idea di andarci con le sue amiche. A loro si
erano unite anche due Tassorosso, e per tutta la strada le ragazze parlarono
tranquille. Ad Hogsmeade la professoressa impose ai ragazzi di seguirla per le
vie principali, ma poco dopo diede il permesso di disperdersi, purché mezz’ora
dopo si fossero ripresentati nel punto da lei prestabilito. La strega
raccomandò ai ragazzi prima di tutto un buon comportamento, e li pregò di non
combinare danni primi di lasciarli realmente liberi. Ci fu chi entrò
nell’emporio, chi nel negozio di dolciumi, chi in quello di cianfrusaglie.
Areal, dal suo canto, rimase totalmente affascinate da un piccolo negozietto
con esposti alcuni libri, diari e stilografiche.
“:Ragazze, andiamo li?:” chiese speranzosa,
ma Canni la guardò storto.
“:Sei impazzita? Abbiamo solo mezz’ora, non
possiamo perdere tempo!:”
Areal ci pensò, effettivamente le sue amiche
avevano altro da fare che seguirla in quel vecchio negozio.
“:Facciamo così, ci vediamo fra dieci minuti
qua fuori. Vado da sola:”
“:Da sola?:” le fece eco Emma.
“:Si, mica mi mangiano!:”.
E senza dire altro Areal avanzò verso il
negozietto che era posizionato in un angolo appartato che affacciava su una
stradina deserta non troppo lontana dalla stamberga strillante. Rimase qualche
secondo ad osservare la vetrina del negozio, fin quando non vide una sagome
incappucciata riflessa dietro di lei.
“:Mi serve aiuto ragazzina!:” disse la voce
di un uomo da sotto il mantello verde scuro, e afferrò dal braccio Areal,
iniziando a trascinarla.
“:Non credo di essere la persona adatta, vi
prego di lasciarmi andare!:” strillò Areal, ma l’uomo incappucciato la
trascinava verso la stradina isolata.
“:Mio figlio ha bisogno d’aiuto. Voi andrete
benissimo…:” sussurrò l’uomo, ed Areal sentì il braccio dell’uomo cingerle la
vita, e intrufolare la mano nella sua borsetta. Areal provò a divincolarsi, ma
era troppo tardi. Erano già nella stradina appartata, e l’uomo aveva in mano la
bacchetta bianca della ragazza.
“:Ma che grazioso gioiellino! Guarda guarda!:” disse l’uomo rigirandosi la bacchetta fra le mani
imbrattate, e togliendosi il cappuccio rivelò un volto informe, con i denti
storti, e pochissimi capelli sulla testa.
“:Quella è mia, me la ridia!:” disse Areal
avventandosi sull’uomo, ma quello, per quanto infermo fosse, era più forte di
lei. Con una gomitata la fece finire a terra, sul terriccio umido.
“:Cos’altro hai li dentro ragazzina? Sei
molto carina lo sai, e questa bella bacchetta ora è mia!:”
Areal era a terra, che strisciava sulla
schiena e sui gomiti il più lontano possibile dall’uomo che avanzava bramoso
verso di lei.
L’uomo se la rideva, mentre il suo mantello
verdognolo ondulava sul suo corpo tarchiato. Questo stava avanzando con la sua
risatina folle e la bocca spalancata a mostrare chiaramente i denti che gli
mancavano. Poi, all’improvviso, varie pietre di scarsa dimensione attaccarono
l’uomo, che tentando di salvarsi iniziò ad indietreggiare riparandosi con un
braccio davanti al volto. Ma evidentemente quel momento di debolezza fu fatale
all’uomo, perché un’ombra più piccola ma evidentemente forte gli saltò addosso
togliendogli la bacchetta bianca dalle mani. Quella stessa figura scura e più
piccola si posizionò davanti ad Areal, che era sempre più impaurita e confusa,
ancora a terra.
“:Sparisci zoticone!:” Tuonò una voce
maschile ma leggermente stridula. Areal capì che quello che le stava facendo da
scudo era un ragazzo, ma non sapeva identificarlo, riuscì però a vedere che
puntava contro l’uomo due bacchette. Quella bianca che apparteneva a lei e
un’altra nera, che evidentemente era del ragazzo stesso.
“:Cosa fai ragazzino? Non ti è permesso usare
la magia fuori da Hogwarts!:”
“:Brutto stolto di un Magonò,
mi stai mettendo alla prova? In caso di pericolo posso benissimo usarla. Vuoi
una dimostrazione pratica?:”
L’uomo tarchiato fece una smorfia che fece
onore a tutta la sua bruttezza, e iniziò ad indietreggiare.
“:Calmo adesso, me ne vado!:” disse al
ragazzo che continuava a puntargli contro le due bacchette.
“:Bravo! E la prossima volta che tocchi
questa ragazza, giuro che ti ammazzo!:” Minacciò la voce acuta del giovane che
ancora faceva scudo ad Areal distesa a terra.
Quando l’uomo strisciò via Areal si mise
seduta. Non aveva capito assolutamente nulla di quello che era successo.
Credeva di non essersi fatta male, ma avvicinandosi in polso destro al petto
costatò che faceva molto più male di quanto immaginava. Lo strinse con l’altra
mano e sentì scariche di dolore irradiarsi dal gomito alla punta delle dita.
Sperò solo di non essersi rotta il polso.
“:Va tutto bene?:”.
Areal sussultò violentemente. Un ragazzo, lo
stesso che l’aveva salvata scacciando quell’uomo, ora si era inginocchiato
davanti a lei, con la faccia ad un palmo dalla sua. Già di per se quella
vicinanza ad un ragazzo l’avrebbe fatta arrossire, ma considerando chi era quel
ragazzo, sentì il cuore farle un tuffo nel petto e poi perdere qualche battito,
mentre il sangue le affluiva al cervello. Le mancava l’aria mentre osservava il
volto di Draco Malfoy davanti a lei.
Tutto sembrò fermarsi. Draco era cresciuto
molto, infatti sembrava un’altra persona se paragonata al bambinetto di dodici
anni che Areal ricordava. Adesso Draco non portava più i capelli tutti tirati
all’indietro, ma scompigliati gli cadevano sulla fronte. Le ciocche bionde
erano tutte lisce ma libere di sfiorargli dietro l’orecchio e gli zigomi, ora
ancora più accentuati. Infatti il viso aveva del tutto perso la sua rotondità,
ed era un po’ più spigoloso. Gli occhi di ghiaccio, però, erano sempre gli
stessi, più decisi, ma identici ad un anno prima. Areal era ancora senza
respiro, mentre osservava quel volto ribelle dai lineamenti un po’ troppo
marcati, ma che nonostante tutto non poteva che essere considerato bello.
“:Draco!:” sussurrò, quasi per convincere se
stessa.
“:Sì, lo so che sono Draco!:” ironizzò il
ragazzo, con un sopracciglio alzato. Poi sghignazzò. “:Allora, ti sei fatta
male?:” e vedendo il modo in cui si teneva il polso, allungò le sue pallide e
affusolate mani verso il polso della ragazza. “:Ti fa male? Fammi vedere!:”.
Areal, che era ancora imbambolata, provò a
sottrarsi al tocco di Malfoy, ma questo posò la sua mano gelida sul suo polso
dolorante, e non appena lo fece Areal emise un piccolo grido di dolore.
“:Scusa, non volevo:” si giustificò lui,
guardandola dolcemente negli occhi. “:Spero solo che non sia rotto…:”
“:No, non è rotto:”
I due si guardarono negli occhi per un po’,
poi fu Draco, sbrigativo, che l’afferrò dal braccio sano.
“:Dai vieni, alzati:” e rimise in piedi la
ragazza, rimanendole al fianco e aiutandola a sorreggersi il polso infortunato.
“:Che fai qui Draco? Come mai… voglio dire,
mi hai salvata!:” chiese cautamente lei, guardandolo negli occhi, e
riscoprendolo molto più alto di come lo ricordava.
“:Ero dietro di te Areal! Con i miei amici
abbiamo seguito te e le tue amiche per quasi tutti i negozi, ma tu non mi
vedevi mai. E poi, quando ho visto che ti stavi allontanando da sola mi sono
fatto avanti, così ho visto quell’uomo e il modo in cui ti guardava. Quando ti
ha trascinata qui vi ho seguito, e sono intervenuto al momento giusto direi:” disse
malizioso alzando un sopracciglio.
“:Emm… credo di
si!:”
“:Bene, vieni con me ora. È meglio che ti
siedi.:” E senza che la ragazza potesse fiatare, la trascinò al caldo
all’interno dei Tre manici di scopa, il locale di Hogsmeade dove altri gruppi
di ragazzini erano seduti ai vari tavoli con calici davanti.
“:Questa è tua!:” fece Draco, restituendole
la sua bacchetta bianca.
Areal la prese e la mise via in silenzio.
“:Sai
chi era quello?:” chiese Draco, dopo aver fatto sedere Areal.
“:No, chi era?:”
“:Un povero pezzente! È un Magonò, lo conoscono praticamente tutti. Ha il vizio di
rubare le bacchette magiche o altri oggetti preziosi a chi gli capita a tiro,
ma fortunatamente fallisce sempre.:”
Areal per quanto si sforzasse, era
totalmente sotto shock. Il punto era che lo shock non era dovuto
all’aggressione, ma all’improvvisa ricomparsa di Draco Malfoy.
L’ultima volta che lo aveva visto gliene
aveva dette di tutti i colori, dicendo che non voleva più vederlo. Questo era
successo l’anno prima, era davvero possibile che da quando era ricominciata la
scuola non lo avesse visto ne alle lezioni ne nei corridoi? Era Hogwarts ad
essere diventata immensa per chi non voleva vedersi, o era lei che non si era
accorta della sua presenza per tutto il tempo?
“:Desiderate qualcosa?:” chiese una
cameriera chinandosi su Draco.
“:Per me una Borrobirra:”
disse il ragazzo.
“:E
tu?:” chiese la cameriera ad Areal, che continuava a massaggiarsi il polso
dolorante, e stretta nelle spalle, scombussolata com’era, non aveva intenzione
di mettere qualcosa nello stomaco.
“:Emm, sono
apposto grazie…:” sussurrò timidamente, ma la voce di Draco superò la sua.
“:Due Burrobirre.
Grazie!:” Areal aveva provato a lanciare un’occhiataccia al ragazzo, ma quella
d’ammonimento che le aveva ritornato lui era stata senza dubbio più decisa.
Areal si abbandonò con un sospiro.
“:Sicura di stare bene?:” chiese
all’improvviso Draco, fissandola serio.
Areal sorrise “:Si Draco, stai tranquillo.
Non cadrò a terra da un momento all’altro!...:”
“:E il polso? come va?:”
Areal si osservò il braccio che ancora le
dava qualche fitta “:Mi sa che ci sono caduta letteralmente sopra, ma non è
rotto, davvero!:” ammise.
In quel momento arrivò la cameriera, che
fece fluttuare due boccali davanti a loro, e poi andò via.
“:Allora, perché mi hai salvata?:” chiese
Areal, decisa.
Draco guardava avanti a se, perso in chissà
quale pensiero, e guardandola con un sopracciglio alzato chiese “:Non avrei
dovuto?:”
“:No, non è questo il punto:” Areal non
sapeva come spiegarsi “:Insomma credevo che mi odiassi.:”
“:Io non ti odio Foreberth!:” disse Draco,
sollevando il bicchiere per bere “:Tu odi me!:”.
Areal rimase a pensare, fissando la sua bibita
fumante dentro il boccale. “:Tu non mi odi?:” Ripeté maliziosa.
“:Mi sembrava che ne avessimo già parlato l’anno
scorso. No, non ti odio!:” E il ragazzo la guardò ricambiando il sorriso
malizioso.
Areal ricordò uno dei loro pomeriggi
dell’anno prima, quando si incontravano vicino al lago nero per darsi
ripetizioni. In quella circostanza Draco le aveva spiegato come nonostante loro
due fossero maledettamente diversi, lui non volesse in alcun modo separarsi da
lei ma che, al contrario, cercava spesso di attirare la sua attenzione. Areal
pensò al fuoco, che nonostante brucia ed è pericolo è bello ed invitante per la
vittima. Era questo che lei era per Draco? Scosse il capo, ma poi il suo
sorriso malizioso si riaccese. Bevve un po’ della sua Burrobirra,
riposò il boccale sul tavole e disse “:Perché io ti spiazzo, giusto?:”.
Draco bevve “:Più o meno il concetto è
quello.:” i suoi occhi azzurrini erano ancora puntati avanti a se.
“:E perché mi stavi seguendo, Draco?:”
Che fosse stato per la vocina maliziosa che
aveva usato, o perché si era avvicinata lentamente, non lo sapeva, stava di
fatto che Draco soffocò con la sua bevanda, e tossendo cercò di ricomporsi.
“:Più o meno per una serie di motivi…:”
bofonchiò il ragazzo, guardandola di sottecchi.
“:E tu spiegamene uno:”
Draco la fissò negli occhi, serio, e iniziò
a parlare “:Vedi Areal, era tutto l’anno che non ti facevi vedere. Tanto che ho
iniziato a pensare che non fossi tornata a scuola quest’anno. Poi, oggi, nella
via principale di Hogsmeade ti ho rivista. Eri con le tue amiche, ridevi, e non
ti accorgevi di me. Così ho pensato che se ti stavo dietro prima o poi mi
avresti visto, e avremmo messo fine a questa ridicola situazione:”
“:Ti riferisci al fatto che non volevo più
vederti in vita mia?:”
“:Proprio quello:”
Areal
corrucciò le labbra “:Guarda che dicevo sul serio quella volta…:”
“:Lo so, mi hai dato dello spregevole assassino.
Tuttavia, dopo quello che ho fatto oggi per te, credo di essermi riscattato,
non ti pare?:”
Areal lo osservò per un po’, scrutando i
suoi occhi sicuri, la sua espressione cautamente beffarda, e pensò.
“:Non ti basta quello che ho fatto oggi per
te per farmi perdonare?:” chiese prontamente Draco.
“:Si, mi basta:” disse Areal “:Quindi, dato
che questo gesto è servito per tamponare il passato, adesso siamo pari ed io
non ti devo nessun ringraziamento, giusto?:”.
Draco la guardò con un sopracciglio alzato “:Sei
più perfida di quel che temevo…:”
Areal sorrise apertamente.
Draco osservò per bene la ragazza, rapito
per qualche secondo. I capelli corvini leggermente mossi e ribelli ricadevano
morbidi attorno al suo viso e sulle spalle. Il volto era pallido con le guancie
deliziosamente imporporate dal calore del locale, il viso era più allungato,
gli occhi più caldi e magnetici che mai e le labbra rosse e morbide per la
bibita che aveva bevuto…
Draco scosse violentemente il capo, e chinando
lo sguardo sul suo boccale vuoto disse “:Certo che tu sei strana!…:”
“:Perché?:” chiese lei, teneramente.
“:Tutte
le altre ragazze, al tuo posto, sarebbero ancora terrorizzate per
l’aggressione. Qualunque ragazza starebbe ancora strillando il mio nome e si sarebbe
aggrappata ai miei piedi…:”
“:Io non ti cadrò ai piedi Draco!:” Rispose
prontamente lei.
“:Non oggi!:” fu la risposta, che lasciò
Areal furibonda e a bocca aperta.
Prima che la ragazza replicasse, Draco
sollevò la testa per osservare un attimo oltre la vetrina, e fece appena in
tempo perché la McGranitt era già la fuori a radunare tutti i ragazzi. La
mezz’ora concessa era finita. Si alzò lasciando qualche moneta sul tavolo,
afferrò cautamente Areal da un braccio facendola alzare. “:Andiamo:” le disse,
e la portò fuori mischiandosi nella folla.
Areal sentì che il suo cuore non batteva
regolarmente, e si accorse solo in quel momento della grande mano calda che
avvolgeva la sua. Draco Malfoy era immobile e si guardava intorno tra la folla,
ma la stava tenendo per mano. Areal lo osservava, davvero non si preoccupava
che qualcuno li vedesse mano nella mano?
Poco lontano Canni si sbracciava
preoccupata per richiamare l’attenzione di Areal, che non riuscì a fare altro
che salutarla. Canni parve capire dal sorrisino malizioso che le comparve fra
le labbra, da quella distanza non vedeva le loro mani unite, ma di sicuro aveva
capito.
Quando tutti si incamminarono dietro la
McGranitt, sul fondo della fila Areal e Draco camminavano tenendosi ancora per
mano.
“:Amici?:” chiese Draco senza preavviso, ed
Areal sorrise.
“:Amici!:”
“:E
non ti preoccuperai più di essere scambiata per una delle mia tante ragazze?:”
la stuzzicò lui, ma lei alzò il mento.
“:E tu non ti vergognerai più di stare con una
secchiona?:”
Malfoy sghignazzò “:Stai scherzando? Non ti
posso lasciare sola un attimo che ti saltano addosso perfino gli zoticoni!:” e
le scompigliò i capelli, ridendosela.
Areal si finse offesa e gli diede un leggero
spintone
“:Antipatico!:” mormorò, ma lui ormai
rideva.
Continua…
Grazie a chi a letto, ma soprattutto a JuliaSnape
per aver recensito (fra tre capitoli una piccola sorpresa ^^)
Queste erano le voci e le grida che si
sentivano praticamente per tutta Hogwarts. Non avevano nemmeno fatto in tempo a
ritornare a scuola dopo la gita ad Hogsmeade che subito era stato detto del
presunto arrivo di SiriusBlack
dentro la scuola. Ovviamente tutti erano in preda all’ansia e al terrore, ma
Silente aveva ordinato che per quella notte tutti gli studenti dormissero nella
sala grande. Areal non era minimante allettata dall’idea di dormire insieme a
tutti, ma sicuramente meglio quello che rischiare di avere un incontro
ravvicinato con il pericoloso assassino.
Quando tutti i ragazzi del Corvonero
arrivarono nella sala Grande guidati da Vitious, vennero sistemati sulla destra
della porta, prima dei Tassorosso. La notte passò veloce, Areal dormì vicino
alle sue amiche, e già l’indomani mattina tutti venero rimandati nelle loro
case per il pericolo scampato.
Nei mesi a venire Areal era super impegnata.
Gli esami di fine anno erano ormai vicini, e dopo le vacanze di Natale Areal si
era ritrovata sempre strapiena di compiti o di cose da fare. Nel poco tempo
libero che aveva era riuscita a studiare qualcosa di più sulla teoria del Mago e della bacchetta, e anche li
riusciva ad ottenere discreti risultati.
Oltre tutto, adesso Areal doveva trovare un
po’ di spazio anche per il suo nuovo amico Draco Malfoy. Le faceva ancora uno strano
effetto considerarlo un amico, ma quelli sembravano essere i fatti. Da quando
si erano riappacificati, Areal aveva iniziato ad individuarlo al suo tavolo
durante il pranzo e la cena, lo aveva visto lungo qualche corridoio, ma
effettivamente non avevano neppure un corso in comune.
“:Devo rapirti per avere la tua attenzione?:”
quel giorno Draco l’aveva fermata così, prima che entrasse in biblioteca.
“:No, i rapimenti non fanno per me. Non hai
nient’altro da fare, Draco?:” chiese lei, maliziosa, sposandosi un po’ per far
passare alcuni ragazzi che dovevano entrare in biblioteca.
“:Vuoi dire se ho altro di meglio che
importunare te? No! Niente è così divertente!:”
Areal avrebbe voluto fulminarlo con lo
sguardo ma si limitò a scuotere il capo. Draco le sorrise in un modo che non
prometteva nulla di buono, e la trascinò verso il cortile.
“:Dove andiamo?:” chiese lei.
“:Ha importanza?:”
Areal non sapeva perché, ma lo seguì senza
fare storie, anche se il ragazzo aveva il passo un po’ troppo svelto per i suoi
gusti. La borsa che aveva a tracolla ondulava freneticamente. I due giunsero
presto nel loro solito angolo di verde vicino al lago nero, e Draco si sedette
senza perdere tempo.
Areal indugiò un primo momento, ma alla
fine lo affiancò.
“:Allora, secchiona, tutto bene?:” chiese il
ragazzo, fissando il lago.
“:Se stiamo parlando di studio la risposta è
ovviamente sì. Tu invece, sei sempre impedito?:”
Draco sghignazzò “:No, in Incantesimo ho
avuto una discreta insegnante, ed ora va tutto bene:” e le lanciò un’occhiata
maliziosa e furba. Areal sorrise.
“:Però sono sicura che nei combattimenti ti
batterei sempre io!:”.
“:Che fai, mi provochi?:”
Areal fece finta di pensarci “:Si!:”
Draco scattò in piedi tendendole la mano “:Forza
ragazzina, vediamo chi è il migliore fra noi due!:”
Areal accettò la mano e si rialzò “:Basta
che poi non vai a piangere della mamma, quando avrai perso!:”
Draco si limitò a sghignazzare, mentre la
ragazza si allontanava un po’ per fronteggiarlo. Quando entrambi estrassero le
bacchette rimasero a studiarsi per un po’.
“:Ti do la prima mossa per cavalleria!:”
disse Malfoy.
Areal fece spallucce “:Ok!:” e approfittando
del vantaggio fece subito la sua mossa “:PetrificusTotalus!:” disse, e una luce puntò verso
Draco, che scansò abilmente.
Il biondo non si arrese, e con un sorriso
sinistro fece la sua mossa “:Expelliarmus!:”Ma Areal fu più veloce e gridò: “:Protego!:”
creando una barriera che fece rimbalzare via l’incantesimo di disarmo.
“:Ma
come sei brava!:” la beffeggiò Malfoy.
“:Mai
quanto te!:”
“:LocomotorMortis!:”
disse Malfoy, ma Area schivò. “:Impedimenta!:” riprovò
il mago, e sta volta Areal fu troppo lenta a creare il sortilegio scudo, così
finì a terra.
Draco
rise, ma si avvicinò alla ragazza, offrendole una mano per aiutarla a rialzarsi.
“:Fatta male?:”
“:No!:”
brontolò lei, alzandosi da sola.
“Non sarai certo arrabbiata per aver perso,
spero! Non puoi vincere sempre tu!:”
“:Io non
sono permalosa come te!:”
“:Ah no?:”
Areal gli
diede una gomitata sullo stomaco. I due risero.
Dopo qualche passo Areal sollevò il capo,
poiché aveva visto una macchina nel cielo venire verso di lei. Si allontanò da
Draco e attese che la sua civetta le arrivasse sul braccio. Quando arrivò le
tolse la lettera dal becco e se la mise in tasca, poco dopo diede al gufo una
nova lettera che aveva in un’altra tasca e lasciò volare via la civetta.
“:Che cos’è?:” chiese Draco
“:È mia zia, vuole che le scrivo ogni giorno
per dirle che sono ancora tutta intera! Sai, dopo la faccenda di SiriusBlack…:”
Draco fece un cenno ma rimase ad occhi bassi
con le mani in tasca. Areal si sedette su una roccia li vicino.
“:Areal, posso farti una domanda?:” chiese
Draco, cautamente.
“:Spara!:”
“:Perché
vivi con tua zia?:”
Areal si strinse nelle spalle “:Bé è una
storia lunga…:”
“:Abbiamo tutto il tempo!:” precisò Malfoy
andandole vicino, ma Areal abbassò la testa.
“:Non
vuoi parlarne?:” chiese Draco.
Areal strinse le labbra e scosse la testa. “:Il
fatto è che non ne parlo mai con nessuno. È una storia talmente assurda…:”
“:A me interesserebbe…:” fece Draco,
sedendosi su un pezzo di roccia leggermente più basso di quello in cui sedeva
Areal. “:Chi era tua madre? Da che famiglia discendeva? Insomma, dei Foreberth
ho sentito molto parlare, sono una famiglia di purosangue, se non sbaglio.:”
Areal
fece spallucce e guardò serena il cielo. “:Mia madre e mia zia sono figlie di
un noto mago, vengono dalla famiglia dei Nikly.:”
Draco la guardò con un sopracciglio alzato
per lo stupore “:Dici davvero? I Nikley? È una
famiglia molto antica, pensavo non esistessero più:”
Areal fece un cenno con la testa. “:Nessuno
parla più di loro perché mio nonno ebbe solo figlie femmine che non
continuarono la dinastia. Mio padre invece, come hai detto tu, viene da una nobile
e pura famiglia di maghi.:”
Dopo l’ennesimo silenzio, Draco chiese “:Tua
madre è morta?:”
“:Non lo so:” fu la risposta.
Draco guardò in silenzio il bel volto di Areal,
e vide chiaramente quel sentimento sconosciuto intrappolato nei suoi occhi
cobalto.
“:Vedi Draco…:” iniziò la ragazza “:Quando
avevo cinque anni mio padre pensò bene di abbandonare me e mia madre. Non so
perché lo abbia fatto, non so nulla di lui. So solo che litigava con mia madre…:”
Ci fu ancora silenzio, ad Areal abbassò la testa. “:Litigavano sempre, ma
nonostante questo mia madre era follemente innamorata di lui, tanto che due
anni dopo al sua scomparsa decise di partire e di andarlo a cercare. Diceva che
lei sapeva perché se ne era andato, e
che doveva riportarlo a casa altrimenti non sarebbe riuscita a vivere senza di
lui. Da quel giorno io vivo con i miei zii, e ne sono felice.:”
Draco si fissava le scarpe in silenzio, e
provava un certo fastidio. “:Tua madre ti ha abbandonata?:” disse, ed Areal
fece un sorriso lontano
“:Sì:” rispose.
“:È assurdo!:” sbottò Draco.
“:Forza, di pure che sono una povera
disgraziata, figlia di una donna indegna che ha abbandonato la sua unica figlia
per inseguire il suo amore perduto!:” disse Areal.
“:No:” fece Draco “:Ecco vedi, insomma mia
madre…:” e fece una pausa per assicurarsi che Areal non lo stesse guardando in
modo strano, ma lei era tranquillissima “:Non vive senza di me. Lei non fa
altro che viziarmi, vorrebbe che stessi sempre con lei, tanto che la maggior
parte delle volte scappo io da lei per avere un po’ d’aria. A volte penso che
mia madre sacrificherebbe anche mio padre, che ama, per me. Lei non potrebbe
mai vivere senza suo figlio, e pensavo che fosse così per tutte le madri…:”
Areal abbassò la testa fissandosi le mani.
“:Non
voglio giudicare:” precisò Draco, ma Areal scosse il capo.
“:Draco mia madre mi odiava. Lei non era
una donna normale.:”
“:Perché?:”
“:Due anni dopo essersene andata, mia madre
decise di farci visita per un Natale. Pensavo che fosse tornata per restare con
me, che quello era il più Natale del mondo, ma non fu così. A dire il vero avevo
paura di lei, non volevo più soffrire, e facevo bene a preoccuparmi. Mia zia volle
parlarle, voleva dirle in faccia quanto la disprezzava per avermi abbandonato.
Le disse che nessuna madre al mondo avrebbe fatto una casa del genere. Io stavo
origliando, e ho sentito la verità quel giorno.:” Draco ascoltava in silenzio,
e osservava lo sguardo di Areal che inseguiva i ricordi lontani. “:Mia madre
disse a mia zia che se ne era andata sia per cercare mio padre, ma anche per
non vedermi mai più. Disse che io le ricordavo troppo mio padre, che ero
identica a lui, che avevo i suoi occhi, i suoi capelli, la sua faccia, il suo
modo di muovere le mani e di guardare le persone. Disse che non poteva
continuare a stare con me, perché le facevo sentire troppo la mancanza di suo
marito, dell’unica persona che lei amava veramente. Da quel giorno non l’ho più
vista. Ogni tanto mia zia riceve sue lettere, ma io non voglio saperne nulla.:”
“:Mi dispiace:” disse Draco, ed Areal fece
ancora spallucce.
“:Quella donna non è mai stata mia madre,
nemmeno quando ero piccola. Mia madre è sempre stata mia zia:”.
“:Eppure
non la consideri tua madre fino in fondo…:” Disse all’improvviso Draco, ed
Areal lo fissò con occhi sbarrati.
“:Che vuoi dire?:”
“:Non
la chiami mamma, continui a definirla tua zia, e poi, da come parli, si vede
che per te tua madre rimarrà sempre quella donna che ti ha abbandonato. Anche
se la odi, anzi, forse è proprio per questo che non la cancellerai mai…:”
Areal fissò Draco e sentì una strana morsa
intorno al suo cuore, improvvisamente provò un moto d’affetto per quel ragazzo biondo
che la fissava con impertinenza.
Gli sorrise “:Perché con gli altri non sei
così? Insomma, per chi ti vede sembri, sembri, un tale stronzo!:” e si mise a
ridere.
Anche Draco sorrise ma poi sbuffò “:Perché
dovrei dimostrarmi debole quando posso apparire quello che voglio? È così che
deve essere un Malfoy!:”.
“:A proposito di Malfoy, e tu? Come sei
cresciuto?:”
“:Che importa?:”
“:Come sarebbe a dire? Io ti ho raccontano
mezza mia vita e tu pensi di cavartela così?:” disse Areal indignata.
Draco sbuffò e guardò altrove. “:Mia madre
mi ha sempre viziato, lo ammetto. Ho sempre avuto tutto quello che voglio,
Areal, infondo si sa che con il potere si ottiene sempre tutto. Mio padre è uno
rigido, ma alla fine è solo orgoglioso e vuole sempre il meglio da me. Sono il
suo unico figlio, e maschio per giunta, come suo erede devo essere degno di
lui. Fine della storia.:”
“:Mi sono acculturata!:” lo derise la
ragazza.
“:Vuoi
essere uccisa, Areal?:”
“:Mi stavo chiedendo…Dovrai sposare una
purosangue? Sei contento di dover essere l’erede perfetto?:”
“:Sì, sposerò una purosangue. Per quanto
riguarda la storia dell’erede perfetto, sappi che a me sta bene così!:”
“:Sappi
che a me sta bene così!:” lo scimmiottò lei
“:Vuoi la guerra ragazzina?:” fece Draco
minaccioso, e si alzò in piedi per fronteggiarla, poi si chinò a farle il
solletico sui fianchi, e se lei provava a dimenarsi lui le bloccava i polsi.
Areal non ne poteva più di ridere, e quando
finalmente fu risparmiata da quella tortura, abbaiò contro Draco: “:Questa me
la paghi Malfoy!:”
“:Ma che paura!:” la canzonò lui, e da lì
partì l’inseguimento, infatti per tutta la strada di ritorno verso Hogwarts i
due ragazzi giocarono ad inseguirsi e a farsi i dispetti come due ragazzini
spensierati e felici.
…Per
il momento…
Continua…
Grazie
a chi ha letto ma soprattutto a JuliaSnape e a spino
per aver recensito, grazie davvero.
La
finale della coppa del mondo di Quidditch era uno
degli eventi annuali più atteso. Il frastuono rompeva i timpani, e c’era così
tanta gente che gli spalti sembravano una distesa di puntini in movimento senza
che se ne distinguessero i colori. Il campo era ovviamente ovale, e le file di
posti a sedere si estendevano in verticale per parecchi metri. Il signor
Finneger era un funzionario del ministero, ma di sedersi in tribuna d’onore non
ne aveva alcuna voglia, così aveva scelto di prendere posto del lato opposto
alla tribuna preferenziale, sempre a metà strada fra i posti in basso e quelli
in alto. Il signor Finneger era un uomo basso, grassoccio, con folti baffi e un
accento di calvizie che partiva dell’ampia fronte perennemente corrugata. Ma a
dispetto degli occhi piccoli, il signor Finneger era un uomo molto buono e di
ottima compagnia.
“:Santo
cielo il Quidditch! Esiste uno sport più assurdo?
Oltre ad essere di estrema pericolosità, è balordo e senza senso. Che ci facciamo
qui, zia? Perché non hai lasciato che rimanessi a casa invece che finire in
questo macello?!:” si lamentava la ragazza dietro di lui, senza tuttavia essere
realmente lagnosa. Quello era solo il suo modo per replicare quanto odiasse il Quidditch.
“:Ti
rendi conto, cara Areal, che quello che tu chiami un gioco assurdo, fa girare
di parecchio il mono dell’economia?:” Disse lo zio Finneger, ridendosela sotto
i baffi. Non per niente era l’addetto alle finanze del ministero della magia.
“:Ecco,
ci risiamo!:” fece la ragazza “:Se non ci fossero in ballo i soldi, saresti qui
con tanta devozione?”:
“:Il
Quidditch è il gioco dei maghi per eccellenza! Certo
che sarei qui!:”
“:Ci
rinuncio!:” fu l’ultima parola della ragazza, che sbuffò allargando le braccia.
“:Meglio
così, non ho intenzione di sentirvi discutere per tutta la serata!:” li ammonì
zia Matilde, che venne prontamente presa sotto braccio dal marito, che era due
spanne più basso di lei.
Areal
si guardava intorno sforzandosi di pensare positivo, fra un sospiro e l’altro
si ripeteva che quello a cui stava assistendo era un evento speciale e raro, di
cui tutti erano entusiasti. Quando l’allegra famigliola prese posto nella
tribuna di fronte a quella del ministro, Areal sedette su di una scomoda sedia
dietro a quella dei suoi zii. Quando il primo ministro diede il via alla
partita il baccano aumentò, e luci iniziarono a sfrecciare ovunque. Areal
odiava il baccano, e di starsene seduta lì come una statua non ne aveva voglia.
Dato che sia sua zia che suo zio erano troppo intenti a seguire le spettacolari
mosse dei giocatori, Areal decise di sgattaiolare via. Si intrufolò nei
corridoi che portavano alla tribuna del ministro, anche se non era li che
voleva arrivare. Arrivata a metà strada fra le due tribune, Areal urtò
qualcuno. Stava per fulminare la persona che gli era volutamente finita
addosso, ma quando vide di chi si trattava trattene il respiro.
“:Non
guardi mai dove metti i piedi, Foreberth?:” la derise Draco Malfoy, guardandola
dall’alto in basso con il sorrisino più irritante che conosceva.
“:Scusa
tanto se non mi aspetto che qualcuno mi salti addosso!:” rispose prontamente
lei, scrollandosi la giacchetta.
“:Strano,
se vai in giro così, devi aspettartelo di sicuro che qualcuno ti salti addosso…:”
fece il ragazzo, scostandosi di un po’ per far vagare il suo sguardo malizioso
sul corpo della ragazza. Areal aveva i lunghi capelli sciolti che le
accarezzavano le spalle avvolte in un giubbino di jeans che le fasciava i
fianchi, le gambe erano messe in risalto da una graziosa gonnellina a pieghe
nera che le arrivava sopra il ginocchio. Per finire, stivaletti neri lucidi.
“:Davvero
Foreberth, lo fai apposta ad andare in giro così?:”
Areal
spalancò la bocca, indignata “:Se tu ti ritrovi le rotelle fuori posto non è un
problema mio. Sono vestita in modo normalissimo, non sono mica nuda, sai?:”.
Draco
sghignazzò “:Come ti pare! Come mai da queste parti? La partita non suscita a
sufficienza il tuo interesse?:”
Areal
fece una smorfia “:No, odio il Quidditch e odio la confusione.
E tu, come mai sempre fra i miei piedi?:” Dopo avergli posto la domanda, Areal
studiò Draco per bene. Il ragazzo era ovviamente cresciuto dall’ultima volta, era
sempre più alto e più… bello! O quanto meno affascinante, con i capelli lisci e
scompigliati al tempo stesso. Indossava un caldo maglioncino nero a collo alto,
con una giacca elegante sopra. Al collo aveva appeso un binocolo d’oro.
“:Io
e mio padre siamo nella tribuna insieme al primo ministro, ma mi annoiavo e ho
deciso di fare un giro…:”
“:Nello
stesso istante in cui l’ho deciso io?:” Areal alzò un sopracciglio osservando
il binocolo che aveva al collo Draco, e pensò a come la sua tribuna e quella in
cui sedeva Draco fossero esattamente di fronte…
“:Insinui
qualcosa, Foreberth?:” la provocò il ragazzo, con quel suo ghigno strafottente.
“:Io?
assolutamente nulla!:”
In
quel momento una delle due squadre doveva aver sicuramente segnato, poiché la
folla iniziò ad esultare senza contegno e il frastuono aumentò a dismisura.
Areal si coprì le orecchie con le mani e fece una smorfia. “:Dio quanto odio la
confusione!:” sbottò.
Osservandola
come se nulla fosse, Malfoy sghignazzò “:Certo che tu sei strana:”
“:Se
avessi contato tutte le volte che me lo hai detto, giuro che avremmo potuto
battere un record!:”.
Draco
la guardò dall’alto in basso ancora per un po’, con superiorità, ma poi sorrise
guardandosi intorno pur di non fissarla direttamente negli occhi. “:Allora, sta
notte vi accampate qui anche voi?:”
Areal
non capiva se Draco avesse fretta di andarsene e se volesse intrattenerla “:Sì.
Anche se non appena trovo il modo proverò a svignarmela. Non ho tutta questa
voglia di passare la serata con i miei zii dentro una tenda…:”.
Draco
Malfoy continuò ad osservare Areal come se ne fosse infastidito, o spaventato, ed
Areal lo guardò torva. “:Che c’è?:” gli chiese.
“:Al
buio della sera si possono fare brutti incontri, vedi di rimanere al sicuro con
i tuoi zii…:”
“:So
badare a me stessa!:” disse inviperita.
“:Come
quella volta ad Hogsmeade? Quando ti ho dovuto togliere
dalle mani di quello stolto, giusto Foreberth?:” E senza smettere di guardarla
con arroganza, Drago rise beffardo.
Areal
incrociò le braccia al petto “:Il caldo estivo ti ha dato al cervello, Malfoy?:”
“:No,
ma lo sai che da arrabbiata sei più carina?:”
Areal
arrossì dal mento alla fronte “:Brutto, stupido, scemo, maledetto!:”
Draco
scoppiò a ridere, e quel poco di tensione presente sul suo volto scomparve. “:Suvvia
non te la prendere!:” e gli scompigliò i capelli, ma prima che Areal potesse
picchiarlo lui fece svelto due salti indietro.
“:Davvero
Foreberth, vedi di startene in tenda e al sicuro!:” furono le ultime parole del
biondo, ma prima di andarsene si rivoltò per dirle “:Non sei stata un solo
secondo tranquilla su quegli spalti, è!?:” e con il suo binocolo dorato al
collo se ne andò.
Areal
rimase immobile per un po’. Doveva essere felice o arrabbiata dopo aver saputo
che Draco Malfoy l’aveva osservata con un binocolo?
Nel
frattempo, dalla parte opposta…
Un
giovane ragazzo dai capelli biondi stava tornando a sedersi al suo posto, al
fianco di un uomo molto simile a lui, dai lunghi capelli platino.
“:Dove
sei stato?:” sibilò quest’ultimo, minaccioso, stringendo in una morsa il polso
del ragazzo.
“:Ho
solo fatto due passi!:” Precisò stizzito il giovane, liberandosi con uno scatto
della presa.
“:Se
questa sera qualcosa va storto…:” lo minacciò, sibilando come un serpente, ma
dovette voltarsi e fingere un sorriso sereno quando un suo collega gli passò
accanto.
“:…Non
sarà certo per colpa mia!:” terminò il ragazzo “:Ho solo fatto un giro!:”
La
tensione fra i due parve allentarsi, l’uomo se ne tornò composto sulla sua
sedia, e così anche il ragazzo.
“:Voglio, ansi ti ordino, di restare dentro la
tenda sta notte. E niente lamentele, obbedirai e basta:”
“:Mi
dispiace padre, ma dovrò uscire, invece:” il ragazzo, nonostante rimanesse
apparentemente tranquillo, era pronto ad incassare la sfuriata del padre, che
come minimo gli avrebbe dato uno schiaffo davanti a tutti. Tuttavia la sua
reazione fu inaspettata.
“:Testarda
la ragazza, vero?:”
Il
ragazzo spalancò gli occhi, voltandosi verso l’uomo che si fingeva interessato
alla partita. Sbuffò alzando gli occhi al cielo “:Quale incantesimo hai usato
per origliare? Mi spii?:”
L’uomo
non rispose.
Calò
il silenzio.
“:Molto
carina…:” disse l’uomo, senza emozioni.
Il
ragazzo prese un respiro profondo.
“:È
una cosa seria?:” chiese il padre.
“:No!:”
si affrettò a precisare il figlio.
“:Peccato...:”
“:Cosa?:”
“:E’
una Purosangue, Draco, ha l’età adatta per…:”
“:Ma
ti sembra il momento?:” sbottò il ragazzo, furioso, ma uno sguardo
d’ammonimento da parte del padre gli impose di riprendere il controllo di sé. “:L’hai
vista una sola volta in sartoria, tre anni fa! Non puoi ricordarti di lei!:”
aggiunse.
“:Si
che posso! Sono tuo padre, devo pensare al meglio per te. Dimentichi chi ti ha
detto di andarti a presentare, quella volta, tre anni fa?:”
“:Tu!
Ma ero troppo piccolo per capire le tue vere intenzioni…:”
L’uomo
si concesse un sorrisino. “:Foreberth…
non c’è altro da aggiungere. Potenti, maghi da secoli, Serpeverde. Lei non lo è
però, vero?:”
“:No.
è Corvonero:”
L’uomo
fece una mezza smorfia. “:Furba… può essere sia un bene che un male, dipende
dai punti di vista. Ma tu sei un uomo, dovresti riuscire a metterla a tacere
o…:”
“:Padre!:”
lo ammonì il figlio, scocciato, sapendo già cosa ci fosse nella mente del padre
in quel momento: Marcia nuziale e un nipotino dal sangue talmente puro da fare
invidia a chiunque. Scosse la testa.
L’uomo
sospirò tornando talmente serio da far quasi venire i brividi. “:Non rimarrà al
sicuro, vero?:”
“:No:”
il ragazzo serrò la mascella. Avevano entrambi gli sguardi fissi sulla partita.
“:E
noi non possiamo certo permettere che si faccia male, giusto?:”
“:No:”
Calò
il silenzio.
“:Non
dire niente a tua madre:”
“:Va
bene:”.
Era
scesa la sera, ed Areal era comodamente seduta su un divanetto blu, con i piedi
che penzolavano giù dal bracciolo e un bel libro aperto davanti. La tenda da
campeggio degli zii aveva tre stanze: la cucina-salotto e due camere da letto.
Areal era in quella che doveva essere la sua stanza per quella sera, in pace,
mentre i suoi zii ridevano e ballavano felici nel salotto, ancora presi
dell’allegria della coppa del mondo. Fuori, fra falò e gente festante, non c’era
altro che chiasso e confusione, tuttavia Areal decise di chiudere il libro che
stava leggendo. Si alzò e rindossò i suoi stivali, e senza far troppo rumore
sgusciò fuori dalla tenda. I suoi zii erano troppo impegnati a festeggiare per
accorgersi di lei, e francamente era questo che Areal voleva. Non le andava di
stare da sola con loro sotto quella tenda, aveva voglia di vedere nuove cose, e
di starsene per conto suo.
Una
volta fuori iniziò ad avanzare tranquilla fra le tende e la gente che ballava
ed esultava. La luce era arancione, e ad Areal sembrava tanto di essere ad un
rito indiano, fra balli tribali e falò scoppiettanti. Con lentezza superò
diverse tende, guardandosi intorno e osservando le facce delle persone che
superava, sperando di riconoscere qualcuno, ma non fu così, perché tra tutta
quella gente non conosceva proprio nessuno. Si sentiva una pantera che striscia
silenziosa nella foresta, con la sua gonnellina che ondulava frusciando
leggera.
Poi
scoppiò l’inferno, e nessuno capì più se si trovava ancora in terra o già
all’altro mondo.
Il
fuoco c’era già, ma la luce rossastra aumentò quando fiaccole infuocate
iniziarono a volteggiare per aria e colpirono diverse tende. Le urla
aumentarono a dismisura, la gente iniziò a correre a destre e a sinistra, tutti
si strattonavano e tutti scappavano. Non si sapeva tuttavia dove andassero o da
cosa scappassero. Correvano e basta, come una mandria di tori impazziti che
abbattono il recinto e corrono via lontani lontani
senza mai fermarsi.
Areal
si sentì al centro di una bufera, dove non c’era neanche un ramo d’albero a cui
aggrapparsi. Per diversi secondi rimase immobile, a guardasi intorno con i suoi
occhi impauriti, e senza sapere cosa fare. Era reale tutto quello? C’erano
davvero fuoco e fiamme ovunque? La gente urlava a scalpitava davvero correndo disperata?
Non capiva cosa fosse accaduto, non sapeva perché diamine era uscita dalla
tenda o perché il suo cuore minacciasse di scoppiarle nel petto, ma la mazzata
finale arrivò solo quando qualcuno iniziò a gridare: “:I Mangiamorte!:” e
all’improvviso sembrò che il mondo girasse troppo in fratta, che la gente
corresse troppo velocemente e che le urla fossero triplicate.
Fu
allora che Areal li vide. Non erano in molti, forse nemmeno una decina, ma
indossavano lunghe vesti nere, cappucci a punta neri e maschere deformi. Il
fuoco proveniva evidentemente da loro, che brandivano bastoni e marciavano
compatti e decisi. Quella era certamente una delle visioni più sinistre che
Areal ricordasse di aver mai visto.
Era
totalmente paralizzata, come se il suo cervello non fosse in grado di impartire
l’ordine giusto al corpo, quando qualcuno sfrecciò ad un palmo da lei
investendola e trasportandola via per una mano.
Areal
non sapeva chi era quello sconosciuto, ne perché l’avesse presa per mano e la
stesse portando via di li, sapeva solo che non aveva altra scelta che seguirlo.
Non era certa del fatto che quello facesse parte dei buoni, ma la sua mano era
trattenuta dallo sconosciuto, e mentre veniva condotta via, sentiva in cuor suo
che chi la stava trascinando non aveva cattive intenzioni.
Areal
iniziò a correre trascinata da quella mano che stringeva la sua, e ai loro lati
sfrecciavano colori infuocati, figure indistinte, ed urli lontani e vicini al
tempo stesso. La confusione divenne solo una massa informe e secondaria, che li
avvolgeva ma non li toccava. Areal sentiva il cuore pompare troppo velocemente,
i suoi polmoni erano esausti, e la milza pulsava in modo sospetto. Non era mai
stata abituata a correre, e lo sconosciuto non ne voleva sapere di fermarsi o
di andare un po’ più piano. Areal era tenuta per mano, e quella mano la
costringeva a correre sempre di più, e lei non poteva fare altrimenti. Un
secondo prima che svenisse esausta, lo sconosciuto si fermò, ed Areal si chinò
sulle ginocchia per riprendere fiato. Quando riacquistò un po’ di coscienza
alzò la testa per costatare che non erano più al centro dell’uragano di fiamme
e gente urlante, ma adesso si trovavano su una collinetta appartata. Da li si
vedeva il panorama di tende in fiamme e di gente scalpitante, ma nessuno poteva
raggiungerli. Li erano al sicuro, almeno per il momento.
Areal
si rimise dritta, e osservò la figura ferma con lei sulla collinetta, che
guardava con gelida serietà il panorama di tende in fiamme. Forse a lui quelle
continue urla e tutto quel fuoco non facevano venire i brividi, forse a lui non
facevano paura, dato che era estremamente calmo. Forse, lui non provava le
stesse emozioni di Areal, o forse non ne provava affatto.
“:Draco…:”
ansimò la ragazza, avvicinandosi alla figura alta e bionda che ancora una volta
le aveva salvato la vita.
Draco
Malfoy era rigido come una statua di bronzo, i muscoli del corpo tesi. Lo
sguardo più ghiacciato del solito, mentre la luce rosso fuoco si stagliava sulla
sua pelle pallida creando strani effetti di luce.
Areal
allungò la sua esile mano fino a sfiorare il braccio del ragazzo, che dopo un
breve sussulto si rilassò a quel tocco e parve finalmente ricordarsi di lei.
“:Areal!:”
e le prese la mano stringendola nella sua, poi tornò a fissare le tende.
“:Draco,
ma cosa sta succedendo?:” chiese lei, cercando di attirare il suo sguardo.
“:Non
lo so:”
“:Come
hai fatto a trovarmi? Perché mi hai portata qui?:”
“:Mi
sono ricordato che avevi detto che questa sera avresti fatto un giro. Quando è
scoppiato questo finimondo ho iniziato a correre, e per fortuna ti ho trovata,
e adesso siamo qui. Fine:”
Areal
aggrottò le sopracciglia. Perché Draco era così serio? Perché cosi lapidario?
Possibile che lui non avesse paura o che non fosse sconvolto da tutto quell’inferno
appena scoppiato?
Draco
posò le sue mani calde sulle spalle di Areal e la costrinse a fissarlo negli
occhi, richiamando improvvisamente la sua attenzione “:Ascoltami, noi dobbiamo rimanere
al sicuro qui, chiaro?:”
Areal
rimase sconvolta dalla serietà di quegli occhi di ghiaccio, ma annuì solenne.
I
due tornarono a guardare l’inferno che infuriava sotto di loro, e se Draco era
soltanto serio, Areal moriva di paura. C’era troppo rosso, troppo fuoco, troppe
urla, e poi nella sua mente erano ancora vivide le immagini di quegli uomini
neri e della loro marcia sinistra.
“:Draco?
Io ho paura…:” E senza badare più all’orgoglio o ad altre convenzioni, Areal
intrecciò le sue esili braccia dietro la schiena rigida di Draco, e appoggiò il
viso sul suo petto forte. Stranamente, forse preso dalle circostanze, il
ragazzo ricambiò l’abbraccio stringendo a sua volta la ragazza.
“:Non
temere:” gli sussurrò tra i capelli, senza però staccare gli occhi dalle fiamme
“:Se sei con me non ti toccheranno…:”.
Areal
stava quasi per mettersi a piangere, ma all’improvviso la sua concentrazione
venne chiamata in causa. Cosa significavano le parole di Draco? Cosa
nascondevano? In breve analizzò lo strano comportamento del ragazzo, la sua
eccessiva serietà, unendole alle ultime, scioccanti, parole: se sei con me non ti toccheranno…
“:Draco
ma che dici? Chi non ci toccherà? Perché?:” Areal aveva appena scostando il
volto dal petto caldo del ragazzo, per poterlo guardare negli occhi, ma Draco
era serio e fissava avanti a se, con la mascella contratta.
Senza
rischiare di guardarla negli occhi si limitò a dire con voce incolore “:Non
farmi domande a cui non posso rispondere. Per favore, sta zitta:”
Areal
ritornò ad appoggiare il volto sul petto del ragazzo, e senza sciogliere
l’abbraccio che li univa rimase accoccolata lì, e alla fine anche il suo
sguardo si perse fra le fiamme e le sagome che ancora urlavano disperate.
Quando
finalmente l’inferno si tranquillizzò smettendo di infuriare, una macabra scena
si presentò sotto gli occhi dei due ragazzi. Macerie e fango infestavano quello
che solo poche ore prima era stato il campo di appoggio di moltissime tende,
dove la gante aveva esultato senza sospettare minimamente quello che sarebbe
successo. Scavalcando qualche sasso e qualche detrito sparso qua e la, Areal si
muoveva fra i resti di tende, con la sua mano saldamente stretta in quella di
Draco, che si rifiutava di lasciarla. Il ragazzo la seguiva silenzioso ad ogni
suo passo, sempre allerta e con lo sguardo sempre ad ispezionare il buio che li
circondava. Areal tremava impercettibilmente, tutto era finito, con lei c’era
Draco, ma non riusciva a stare calma. Il biondo che la teneva per mano era
troppo serio, troppo rigido, e nello stesso tempo troppo calmo. Come se tutto
fosse normale, previsto. Lei stava
cercando i suoi zii, che aveva abbandonato senza alcuna spiegazione, e che se
erano vivi l’avrebbero uccisa per lo spavento che gli aveva sicuramente fatto
prendere.
“:Areal!
Santo cielo Areal!:” squittì una donna in lontananza, agitandosi e
sbracciandosi per farsi vedere.
Areal
guardò Draco negli occhi, anche lui aveva visto la donna, e la fissava serio.
“:Vai
da loro Areal. Io… io vado a cercare mio padre:” e quando le lasciò la mano
Areal sentì una strana mancanza che le fece sussultare il cuore. Era una sua
impressiona, o la voce di Draco era un po’ meno sicura del solito?
Ancora
sotto lo sguardo serio del ragazzo, Areal corse da sua zia senza dire una sola
parola. La donna le andò in contro e quando furono vicine si abbracciarono.
“:Areal!
Ho creduto di morire, dove eri finita? Quando sei uscita? E come…:”
“:Dopo
ti dico tutto zia. Promesso. Ora andiamo a casa:” la fermò Areal, prima che
iniziasse con le sue domande. Si sciolsero dall’abbraccio e la povera zia si
asciugava le lacrime con un fazzoletto. Poco lontano da loro, un uomo basso e
robusto fissava Areal con spaventosa serietà, la bacchetta ancora in mano.
“:Ci
devi una spiegazione, Areal:” disse lo zio.
“:Dopo
caro, dopo:” sussurrò la zia.
Areal
si concesse una sola, ultima occhiata alle sue spalle, dove oltre al buio e
alle macerie, non c’era più traccia di Draco Malfoy.
Continua…
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, in particolareJuliaSnape per aver recensito. Come promesso ecco
la mini sorpresa (per tutti ma in particolare per la mia recensitrice)
ovvero le immagini, spero siano piaciute non saranno le ultime ^^ a presto.
Finito il banchetto ognuno raggiunse i rispettivi dormitori, mentre i
prefetti di ogni casa guidavano pazientemente i nuovi arrivati del primo anno,
e gli mostravano come accedere alle sale comuni
16. Il
male negli occhi.
Una
flotta di ragazzi scendeva dal treno, pronti a raggiungere le carrozze che li
avrebbero condotti all’interno della grande scuola di magia di Hogwarts.
“:Sei
peggio della mia ombra McDallas. Evapora!:” Aveva
detto Canni, quando il moretto che dall’anno prima le andava dietro, le si era
affiancato pronto a salutarla.
Erick
McDallas era un bel giovane dai capelli neri, peccato
che, il caratteraccio della bionda, non desse nessuna speranza al ragazzo della
loro stessa casa.
Areal
guardava avanti a sé, un po’ assonnata, mentre Emma scuoteva il capo guardando
la cugina.
“:Speravo
che il nuovo look ti avesse aggiustato anche il cervello, ma evidentemente non
è così…:”
Canni
alzò il mento ma poi sbuffò, pettinandosi distrattamente con le dita la folta
frangia di capelli dorati che aveva sulla fronte. Quando l’aveva vista, Areal
aveva faticato a riconoscerla, essendo abituata a vederla con i capelli corti e
spettinati. Le era servito un attimo prima di capire che quella ragazza con
quel caschetto ordinato che le arrivava sopra le spalle, e con tanto di frangia
stranamente in ordine, fosse proprio la sua amica Canni.
Le
altre non era cambiate molto, Areal era sempre la stessa, Jude aveva lasciato
allungare i capelli e sembrava più vivace del solito, mentre Emma era sempre
con i capelli riccissimi e ordinata anche mentre camminava con il suo nuovo
libro sotto braccio. L’unica cosa in cui le ragazze stavano cambiando era il
viso, che non era più rotondo da bambina ma delineato come quello di una
giovane donna.
“:Fossi
in voi non starei così tranquilla, voglio dire, con tutto quello che succede…:”
aveva esordito Jude, con aria seria.
“:Di
che parli?:” esclamò Canni, guardandola perplessa.
“:Non
li leggi i giornali? Non sai quello che è successo alla coppa del mondo di Quidditch?:”
“:Jude
parla dell’assalto dei Mangiamorte:” rispose Areal, senza mostrare alcuna
emozione.
“:Esatto:”
fece Jude “:almeno Areal legge i giornali.:”
“:Io
non leggo i giornali:” precisò Areal.
“:E
allora come lo sai?:”
“:Forse perché mio zio aveva avuto la
brillante idea di portare me e mia zia a quella stupida finale di Quidditch, regalandoci
l’esperienza di vedere i Mangiamorte…:” fu la risposta sarcastica di Areal.
Jude
le fu davanti bloccandola dalle spalle.
“:Tu
hai visto i Mangiamorte?:” chiese con occhi sbarrati.
“:Sì.
Sai: cappucci neri, maschere strane… gente molto simpatica, soprattutto quando
hanno appiccato il fuoco!:”
Jude
le lasciò le spalle sconcertata, e tornò a camminare con le altre.
“:Ragazze,
insomma voglio dire, i Mangiamorte erano i servi di Voi-spate-chi
giusto? Se sono rispuntati fuori dal nulla, credete che ci sia un motivo?:”
Aveva chiesto Emma, in un sussurro.
“:Tu-sai-chi è morto, Emma.:” rispose Canni “:Se non è
tornato fin ora non lo farà certo domani:”.
Finito
il banchetto dove Silente aveva annunciato a tutti gli studenti del Torneo Tre
Maghi, ognuno raggiunse i rispettivi dormitori, mentre i prefetti di ogni casa
guidavano pazientemente i nuovi arrivati del primo anno, e gli mostravano come
accedere alle sale comuni.
Areal
era con Emma e Jude, e salutavano tutte le loro amiche che incontravano nei
corridoi o per le scale, mentre Canni ed Erick litigavano poco dietro di loro.
Mentre
salivano le scale in movimento, alcuni gradini avanti a loro e appoggiato ad
una ringhiera, c’era un ragazzo biondo molto carino con i capelli un po’ lunghi
tutti ordinati. Con lui c’erano una ragazza dai capelli scuri che le arrivavano
poco sotto le spalle, e due ragazzi robusti. Tutti quanti indossavano la
classica divisa con lo stemma dei Serpeverde.
Emma
storse il naso non appena li vide, e si girò dando loro le spalle, mentre la
scalinata si spostava come di consueto.
“:Avete
visto la Parkinson? A quanto pare è tornata a piantare la sua bandierina su
Draco Malfoy. Forse si mettono insieme, in fondo serpe sposa serpe no?:” sussurrò
Jude, ed Areal sollevò il viso per osservare con più attenzione i quattro
Serpeverde.
Pancy Parkinson rideva alle battute di Tiger, stretta al forte
braccio di Malfoy, che tranquillo se ne stava appoggiato al corrimano della
scala, guardando i suoi amici con un mezzo sorriso accennato, senza sdegnare
però la vicinanza con la sua compagna di casa. Quando la scala urtò contro il
muro, fermandosi, tutti sobbalzarono appena, e Draco scorse la figura della
ragazza dai capelli corvini che lo fissava, accerchiata dalle sue compagne
Corvonero. La studiò per qualche secondo, senza che nessun’altro scorgesse il
loro scambio di sguardi, poi sollevò appena il mento il segno di saluto, prima
di andarsene per conto suo con i suoi compagni di casa, e con la Parkinson
ancora arpionata al suo braccio.
Areal
segui per un po’ la figura del biondo con lo sguardo, in silenzio, mentre Jude
ed Emma storcevano ancora il naso al pensiero di essere state così vicine a
quell’odioso gruppo di serpi, come le chiamavano loro.
Ad
Areal venne in mente…
Una
volta giunti nella loro sala comune, la trovarono poco affollata, infatti i
ragazzini dovevano già essere chiusi nelle loro stanze a disfare i bagagli e a
scegliersi i letti.
“:Ma
se ti dico che è così! Quest’anno sarò il nuovo battitore della squadra!:”
ripeteva Erick, senza perdersi d’animo davanti ad un’incredula Canni.
“:Tanto
per cominciare ci sarà una selezione per ricoprire quel posto, e non è detto
che sia tu a prenderlo. Secondo punto, da quando ti piace il Quidditch? Da
quando ci sono io in squadra?:” Si lamentò la ragazza, con le braccia
incrociate al petto.
“:No,
sono da sempre stato interessato a quel posto in squadra, ma prima c’era Aaron
che era più bravo di me, ma adesso che ha finito la scuola, il capitano
sceglierà me, che sono sempre stato il secondo.:”
“:Magari
dalla selezione emergerà che non sei il miglior battitore rimasto, e magari ne
troveranno un altro.:”
“:Vuoi
scherzare? I battitori sono due, e quello che è rimasto, ovvero Marck Weber, è un mio carissimo amico. Il capitano sarà
contentissimo di avere due battitori che vanno d’accordo in squadra.:”
Canni
incrociò le braccia al petto indispettita, di avere Erick in squadra con lei non
ne voleva proprio sapere.
“:Dimmi
un po’:” la stuzzicò il ragazzo “:Non è che per caso non vuoi ammettere di
essere felice di dover passare più tempo con me, e cerchi di mascherarlo in
questo modo? Te l’ho detto anche l’anno scorso: prima o poi ti innamorerai di
me!:”
“:Sognatelo!:”
strillò la ragazza, e i due iniziarono ad inseguirsi attorno al divano,
lasciando sbigottiti i pochi rimasti in sala comune.
Emma
scosse il capo e trascinò Jude ed Areal nella loro stanza. “:Per favore
allontaniamoci da questi pazzi, prima che qualcuno si ricordi che è mia cugina…
Oltretutto abbiamo dei bagagli da disfare:”.
Un
volta arrivate nella solita stanza con quattro letti blu, ognuna scelse il suo
letto, ed Areal tornò in quello vicino alla finestra. Ai piedi del letto trovò
il suo baule, la sua borsa e la gabbietta di metallo con dentro la sua fedele
Nira, la civetta dal piumaggio tutto nero che aveva scelto per caso il primo anno
di scuola. La liberò accompagnandola fuori dalla finestra per farle sgranchire
la ali, e attese che tornasse indietro per rimetterla nella gabbietta e
chiudere la finestra.
Poco
dopo Canni le raggiunse sbaffando e lamentandosi a bassa voce, e la sua gatta
Cleopatra le rimase accuratamente lontana per tutta la sera, rifugiandosi nella
sua gabbia.
Quando
fu ora di dormire, Areal si mise al calduccio sotto le coperte, e con la luce
spenta poteva ammirare meglio le stelle e la luna che si scorgevano dalla
finestra. Quel grigio perla della luna le ricordò il colore degli occhi della
stessa persona che l’aveva salvata quella notte alla coppa del mondo di
Quidditch, mentre tra fuoco e fiamme i Mangiamorte aveva seminato il terrore.
Ricordò lo strano comportamento del ragazzo, il suo collo rigido, la mascella
contratta, la calma con cui calibrava ogni singola parola che gli usciva dalle
labbra, e poi, per ultimo, le parole che aveva detto:
“Se
sei con me non ti toccheranno…”.
Cosa
le stava nascondendo Draco Malfoy? Perché si era dimostrato tanto freddo quando
l’aveva incontrata sulle scale dopo quel loro strambo incontro alla coppa del
mondo di Quidditch? Possibile che l’ultima volta l’avesse stretta tra le braccia
per proteggerla, e la volta dopo le avesse riservato solo un cenno di saluto
mentre si lasciava cingere da un’altra? Forse Draco era tornato a vergognarsi
di avere un’amica fra le secchione della scuola, e preferiva farsi vedere in
pubblico con gente del suo calibro, o forse -cosa che le suggeriva con più
insistenza il suo infallibile intuito- sotto c’era qualcosa di molto più
intenso e problematico di quello che poteva immaginare…
“:…
Peri morsi di centauro, invece, si
usano delle erbe particolari, mischiate ad altre pozioni. È difficile beccarsi
un morso da quelle creature, però può sempre capitare.:”
Mentre
si recava nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, Areal era stata
piacevolmente intrattenuta dai racconti di Erick McDallas.
Le aveva raccontato storie su Silente che lei di certo non sapeva, le aveva
spiegato una teoria sugli unicorni che cercava di studiare da anni, e infine le
aveva insegnato molte pratiche curative. A quanto pareva il padre di Erick era
un guaritore, e il sogno del ragazzo era proprio quello di seguire le orme del
padre.
“:Dannazione
Erick, sai un sacco di cose e ti spieghi molto bene. Sei intelligente e bravo, ma
perché non lo fai capire anche a Canni?:” fece Areal.
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo “:Almeno una che mi capisce! Non è colpa mia,
insomma è vero: quando sono con Canni mi riesce molto difficile essere me
stesso, è come se non potessi fare a meno di comportarmi da idiota!:”.
“:Ma
smettila, tu non sei un’idiota! È solo che quando sei con lei stai troppo tempo
a farle il filo, hai provato a trattarla come una semplice amica? A parlarle
come hai fatto oggi con me?:”
Erick
la guardò perplesso “:Basta questo? Io ci proverò, ma se lei mi allontana a
priori… Insomma, non puoi metterci una buona parola tu per me?:”
Areal
trattenne una risata “:Ci proverò, ma il vero lavoro per conquistarla devi
farlo tu, e tu da solo!:”
Quando
furono finalmente davanti alla porta dell’aula di Difesa, Erick la trattene per
un braccio, facendo passare prima di loro due ragazzine di Tassorosso.
“:Lo
sai che Moody era un Auror
molto abile? Ha spedito ad Azkaban un mare di criminali, ma adesso credo che
sia un po’ troppo svitato…:” e sbirciò preoccupatol’interno dell’aula.
“:Andiamo!
Non ci mangerà mica, ci staremo attenti!:” esclamò Areal trascinandolo dentro
la classe dalla manica della giacca.
I
due Corvonero presero posto in un banco in penultima fila, mentre anche gli
altri si sistemavano. In una delle prima file sulla destra c’era Hermione
Grenger seduta con un altro ragazzo Corvonero con cui Areal non aveva mai parlato,
mentre sulla fila centrale c’erano Harry Potter e Ron Weasley. Sulla fila di
sinistra, davanti a due ragazze Serpeverde, c’erano invece Goyle e Draco
Malfoy.
Areal
si impose di non fissarlo troppo a lungo, sperando che lui non la vedesse
affatto.
“:AlastorMoody!:” esordì il nuovo
insegnante con voce grave ma sicura.
Indossava
una vecchia giacca lunga color cammello, e si voltò per scrivere il suo cognome
alla lavagna. La stanza era insolitamente piena di strane lenti e strani
aggeggi.
“:Ex
Auror, scontento del ministero, sono insegnante di
Difesa contro le arti Oscure. Sono qui perché me lo ha chiesto Silente, fine
della storia, addio ciao!:” Concluse schietto, mentre Areal ed Erick si scambiavano
un’occhiata ad occhi sbarrati.
“:Ci
sono domande?:” chiese, ma nessuno osò alzare la mano. “:Quando si tratta delle
arti oscure, io credo in un approccio pratico:” riprese “:Ma prima, chi di voi sa
dirmi quante sono le maledizioni senza perdono?:”
“:Tre,
signore:” rispose Hermione Grenger.
“:E
si chiamano così?:” la interruppe Moody voltandosi a
scrivere frettolosamente alla lavagna.
“:Perché
sono imperdonabili:” spiegò la Grenger “:L’uso di una di queste…:”
Ma
Moody la interruppe ancora.
“:…
Ti procura un biglietto di sola andata ad Azkaban! Esatto!:” E tutto
infervorato si voltò nuovamente verso la classe.
“:Per
il ministero siete troppo giovani per conoscerne gli effetti. Non sono
d’accordo!:”
Erick
ed Areal erano paralizzati come d’altronde tutta la classe.
“:Allora,
quale maledizione vediamo per prima?. Weasley! In piedi!:” tuonò, e il povero
Ron al fianco di Harry si mise in piedi tutto terrorizzato.
“:Bé,
mio padre me ne ha spiegata una…:” fece cautamente Ron, sotto lo sguardo
esaltato del professore “:La maledizione Imperius…:”
“:Oh
si, quella tuo padre la conosce bene. Ha procurato al ministero qualche dolore
pochi anni fa. Forse questo ve ne mostrerà la ragione…:” Riprese Moody, dando ancora una volta le spalle alla classe, ma
stavolta lo fece per trafficare con le sue ampolle sulla cattedra.
Ne
estrasse cautamente una sorte di ragno con fin troppe zampe che prima ingigantì
di qualche centimetro, e dopo pronunciò la formula “imperio” per maledirlo. Da
lì, guidandolo con la punta della bacchetta, Moody
fece fare al ragno ormai più grande di una mano, ogni cosa che lui voleva. Lo
fece saltare sui libri, sulla testona tonda di un Serpeverde, sul braccio di
una ragazza, ed anche in pieno viso a Malfoy. Molti sghignazzavano o si
ritraevano terrorizzati quando il ragno si avvicinava a loro, mentre Areal era
tesa come una corda di violino e seria come poche volte in vita sua.
Erick
al suo fianco le lanciava occhiate rigide che lei ricambiava.
“:Cos’altro
le devo far fare?:” chiese Moody “:Buttarsi dalla
finestra? Affogarsi?:” e il povero ragno seguì i suoi ordini fino a sfiorare
l’acqua di una bacinella, poi Moody se lo riportò
sulla mano.
Gli
occhi della classe erano tutti incollati sull’insegnante.
“:Schiere
di streghe, e di maghi, hanno affermato di aver eseguito gli ordini di Voi-sapete-chi perché… Sotto l’influenza della maledizione Imperius! Ma questo è il punto: come li scoviamo, i
bugiardi?:” Tutti tacquero “:Un’altra, un’altra!:”.
Quasi
tutta la classe alzò la mano, ma Moody scelse il più
timido di tutti, un ragazzo di Grifondoro che stava in prima fila: Neville Paciock.
“:Paciock! Dico bene? In piedi! La professoressa Sprite mi
dice che tu hai attitudine per Erbologia…:” Disse
mentre il ragazzo si alzava e annuiva.
“:C’-c-c’è c’è la … Maledizione Cruciatus!:”
disse dapprima balbettando e successivamente con coraggio.
“:Esatto!
Esatto! Vieni! Vieni! Particolarmente orrenda…:” e Moody
condusse Neville insieme a lui al fianco della cattedra, dove depositò il ragno.
“:La
maledizione della tortura…:” sussurrò prima di puntare la bacchetta
sull’innocente ragno “:Crucio!:” impose con voce
forte, e da li partì la tortura.
La
specie di ragno iniziò ad emettere un acuto lamento stridulo che fece gelare il
sangue di molti presenti, mentre per interminabili secondi l’animale si ripiegò
su se stesso in preda a chissà quali torture.
Areal
si portò la mano davanti alla bocca e si abbassò un po’ per permettere ai
ragazzi seduti davanti a lei di coprirle la visuale orrenda.
“:La
smetta! Non vede che lo fa star male? La smetta!:” strillò la Grenger, e
fortunatamente il professore parve ricordarsi del luogo e della circostanza in
cui si trovava, annullando la maledizione.
Prese
in mano quello che ne rimaneva del ragno, e lo depositò sul libro di Hermione Granger che teneva sul banco davanti a lei.
“:Forse
tu puoi dirci l’ultima maledizione senza perdono, signorina Granger…:”
Hermione
scosse il capo.
Areal
guardava il ragno che le era visibile dalla posizione in cui era, con la gola
stranamente secca.
“:No?:”
fece Moody asciutto, e con glaciale freddezza e
serenità, scagliò l’ultima maledizione senza perdono.
“:AvadaKedavra!:”
Al
ragno non rimase che stramazzare a pancia in su ormai privo di vita.
Al
contrario della Grenger, Areal rimase a guardare il corpo della vittima, senza
riuscire a distogliere lo sguardo.
Al
suo fianco Erick era disgustato.
“:L’anatema che uccide.:” spiegò l’insegnante,
come se il tutto non fosse ovvio “:Si sa che una sola persona è sopravvissuta
ad esso, ed è in questa stanza…:” concluse avvicinandosi immancabilmente ad
Harry Potter, diversamente noto come Il Bambino-che-è-sopravvissuto.
Mentre
i presenti in classe erano scioccati, indignati e spaventati.
Mentre
il professore ingurgitava uno strano liquido.
Mentre
Hermione Granger fissava con la coda dell’occhio il
cadavere sul suo libro.
Areal
si concesse per puro caso un’occhiata a Malfoy. Il ghigno freddo ed impassibile
che vide sul bel volto del biondo Serpeverde, le fece capire che tutto il male
presente negli occhi dell’insegnante, la malignità nascosta nelle maledizioni
appena illustrate, altri non era che lo spuntino prelibato che Draco Malfoy
prediligeva.
Come
ogni Serpeverde.
Ne
più ne meno.
Continua…
Grazie a chi legge.
Un saluto particolare a IoSonoLegenda
& JuliaSnape,
spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto un bacio.
Era
una domenica mattina del giorno più freddo che il mese di Novembre potesse
vantare, mentre uno strato di nebbia permanente volteggiava indisturbato sulle
colline che si scorgevano fuori dalla finestra della torre del Corvonero. I vetri
erano appena offuscati da un sottile strato di vapore, mentre l’interno della
stanza era caldo e confortevole. Il silenzio era spezzato unicamente dal canto
di uccellini lontani, rendendo l’atmosfera maledettamente irreale. Tutto era
piatto, spento, quando in realtà ci sarebbero state mille cose di cui
discutere, mille motivi per scendere il Sala grande a mischiarsi con il
chiacchierio insistente che caratterizzava quei giorni.
Ma
lei non gli dava importanza.
Era
chiusa nella sua stanza da sola, distesa comodamente sul letto rifatto, con la
divisa scolastica indosso e con tanto di mantello scuro allacciato. Lasciò
vagare il suo sguardo critico e annoiato sui mobili della stanza, sui tre letti
oltre al suo coperti da trapunte blu per poi soffermarsi sulle pareti colorate.
Sbuffò senza nemmeno accorgersene, mentre con una mano si scostava un ciuffo
corvino di capelli ribelli dalla fronte.
Quella
domenica mattina Areal era annoiata a morte, niente le andava a genio, le manca
la voglia di alzarsi dal letto e usufruire a pieno di quel giorno privo di
lezioni. Aveva troppe cose per la testa, troppi pensieri da mettere in ordine
ed emozioni da analizzare.
Non
aveva mai avuto problemi scolastici, o di relazione con i suoi compagni di
corso, eppure qualcosa la turbava da tutto l’anno. Era dal primo giorno di
scuola che si sentiva soffocare ogni qualvolta nella sua mente si riaffacciava
un determinato volto. Soprattutto, le era sembrato di essere finita in gabbia
riscoprendosi incapace di porre rimedio a quella situazione di stallo che si
era creata fra le e il più odiato delle serpi. Draco Malfoy.
Si
sforzava di non pensarci, perché a conti fatti di quello che faceva il biondo
nella sua vita privata a lei non doveva importare, tuttavia questa nuova vita
privata di Draco lo aveva condotto anni luce lontano da lei.
Non
erano amici? Lui non l’aveva protetta quella notte alla coppa del mondo di
Quidditch? Allora perché sembrava essersi totalmente dimenticato di lei dal
primo giorno di scuola? Più passava il tempo e più in Areal cresceva il dubbio
che Draco Malfoy le stesse nascondendo qualcosa, che tutto quel suo strano
comportamento e quel suo improvviso distacco da lei fosse dovuto a qualcosa di
ben preciso. Peccato che, un sabato, Areal avesse visto tutti i suoi dubbi
disfarsi al vento privi di fondamenta. Aveva visto Draco Malfoy e Pancy Parkinson baciarsi animatamente in cortile mentre lei
passava sotto i portici per recarsi nella Sala grande.
Nessuno
dei due l’aveva vista, quindi non lo avevano fatto di proposito ma solo perché
evidentemente avevano voluto farlo.
Areal
era stata costretta ad ammettere che Draco si era dimenticato di lei solo
perché aveva trovato una nuova amichette, che con evidenza, gli dava molto di
più che una semplice amicizia. Draco aveva trovato un passatempo migliore che
stare a duellare o chiacchierare con lei, e soprattutto aveva trovato una
sostituta migliore di lei.
Una
Serpeverde, proprio come lui.
Areal
non era gelosa, come diceva Canni, era solo arrabbiata per essere stata gettata
via così, come un fazzoletto che dopo l’uso non va più bene. Draco l’aveva
aiutata a Hogsmead, l’aveva presa per mano dopo aver
chiacchierato ai Tre manici di scopa. Con Draco aveva trascorso molto tempo,
fra chiacchiere e duelli improvvisati per dimostrarsi reciprocamente chi era il
migliore, fra discussioni complesse e frecciatine nascoste. A Draco aveva
raccontato una parte della sua vita che non era mai riuscita a dire neppure
alle sue migliori amiche.
Possibile
che quel Draco che l’aveva condotta al sicuro durante l’ultimo assalto dei
Mangiamorte, si fosse totalmente dimentico di lei preferendo la compagnia di
quella Pancy?
Ecco
cosa le faceva rabbia: l’essere stata messa al secondo posto.
Le
faceva rabbia sentirsi spazzata via in questo modo. E da chi poi? Da quella Parkinson?
Con Areal, Draco era una persona abbastanza piacevole, ma Pancy
lo aveva inevitabilmente ricondotto su quella che era la strada iniziale del
ragazzo, ovvero fra slealtà, dispetti ai più deboli, manie di grandezza che
caratterizzavano tutti i Serpeverde. Pancy forse lo
aveva rimesso al suo posto, ma ad Areal non era piaciuto per niente rivedere
Draco nella cerchia di Serpeverde a creare scompiglio dentro Hogwarts fra
minacce, insulti e dispetti a chi -secondo quelli come lui- non era degno di
rispetto o, ancora peggio, di essere considerato mago.
Areal
si concesse un altro sonoro sospiro mentre si rigirava su di un fianco per
osservare distrattamente il paesaggio oltre la finestra, mentre si convinceva
del fatto che lei e Draco Malfoy non erano mai stati amici. Erano troppo
diversi, di mondo opposti, e su mondi opposti dovevano rimanere. Forse era
meglio così, d'altronde Areal non aveva mai sopportato certi atteggiamenti di
Draco, o le sue idee, o le persone che frequentava che in realtà erano
identiche a lui.
La
ragazza scosse con forza il capo e si mise a sedere sul letto, con meno voglia
di alzarsi di quanto ne avesse quando si era svegliata un’ora prima.
Mentre
scendeva in Sala grande sentiva il chiacchierio dei ragazzi che le passavano
accanto, e su alcuni notò anche una stramba spilla contro Potter.
Il
Calice di fuoco aveva fatto i tre nomi dei tre maghi che avrebbero partecipato
al prestigioso torneo. Per Beauxbatons era stata scelta FleurDelacour, per Durmstrang ovviamente il chiacchieratissimo
Viktor Krum e per Hogwarts CedricDiggory. Ma ovviamente su questi tre
rispettabilissimi studenti nessuno aveva nulla da ridere, ma sul quarto nome
che il Calice di fuoco aveva inspiegabilmente fatto, bé,
c’erano parecchie cose da ridere. Tanto per cominciare non era mai successo che
il Calice di Fuoco facesse quattro nomi, secondo punto: il quarto nome era
quello del Bambino-Che-È-Sopravvisuto, e terzo:
Potter non aveva per niente diciassette anni.
Che
Potter avesse inserito di nascosto con qualche stratagemma il suo nome nel Calice
non era sicuro, ma ovviamente tutti lo avevano già apostrofato come un infame
bugiardo che aveva violato il divieto. Areal tuttavia non reputava Potter tanto
spostato da fare una cosa del genere, né tanto in gamba da superare la barriera
dell’età che Silente aveva piazzato attorno al Calice. E poi, perché come
quarto nome? Perché non prenderlo al posto di Cedric
per rappresentare Hogwarts? Ad Areal la faccenda sapeva di mistero oscuro, e
non le andava di schierarsi dalla parte di nessuno, tanto meno contro Potter
che sembrava avercene capito ancor meno di lei in tutta quella storia.
Quando
arrivò in Sala grande per la colazione, la trovò discretamente piena,
ovviamente di domenica mattina l’orario per la colazione era più indefinito del
solito. Areal sedette al fianco di Canni, salutando Jude ed Erick che erano lì
vicino.
“:Ormai
non manca molto per la prima prova del Torneo. Davvero mi chiedo che faranno:”
Esclamò Jude, mentre Areal si serviva la colazione.
“:Secondo
me hanno preparato qualcosa di spettacolare, almeno per l’ultima prova. Non
deluderanno nessuno. Spero solo che non ci scappi il morto:” Aveva continuato
Erick, riprendendo a mangiare.
Mentre
Jude ed Erick continuavano a discutere, Canni si avvicinò all’orecchio di Areal
per sussurrarle: “:Qualcuno sta fissando qualcuno!...:”
Areal
deglutì a forza e, posando le posate, si sforzò di non imprecare. “:Canni ma
che razza di frase in codice è?:”.
Canni
alzò gli occhi al cielo e riprovò. “:Qualcuno ti sta fissando…:”
“:Perché
non mi dici direttamente chi è?:” propose Areal quasi esasperata.
“:Perché
non ti volti e lo scopri da sola?:”
“:Sei
pazza? Non voglio che questa persona veda che anch’io mi metto a fissarla!:”
Canni
sbuffò sonoramente “:Draco Malfoy ti sta fissando!:”
Areal
si sentì soffocare con il pezzo di pane tostato che stava mangiando. Mentre
tutto il suo corpo si era come congelato, si sforzò di sbirciare con la coda
dell’occhio il tavolo dei Serpeverde dietro il loro, usando i suoi capelli come
scudo, ma in quel modo vedeva ben poco.
“:Con
chi è?:” chiese a Canni, che con falsa noncuranza lanciò un’occhiata al
Serpeverde.
“:Con
dei suoi amici. Niente Parkinson in vista!:” Ironizzò Canni.
Areal
avrebbe voluto strozzare qualcuno e nemmeno lei sapeva perché.
“:Informazione
gratuita: Malfoy continua di tanto in tanto a fissarti, anche se fa finta di
niente:” Esclamò ancora Canni, provocando l’ennesimo sussulto di Areal.
In
una manciata di secondi in Areal balenarono i più profondi dubbi e sentimenti
contrastanti. Doveva essere felice che Draco Malfoy avesse ripreso a notarla?
Ma non era sospetto il fatto che fosse tornato a preoccuparsi di lei ora che si
era “stranamente” allontanato dalla Parkinson? E oltretutto, proprio quella
mattina, Areal si era detta che l’amicizia con Malfoy era inutile e senza
senso.
“:Emm… Areal?:” fece Canni dubbiosa, sempre chinata su di lei
“:Ecco… Draco mi fa segno di chiamarti. Credo che voglia che tu ti giri verso
di lui…:”.
Areal
rimase per almeno due secondi in apnea.
Con
estrema lentezza, e rigida come un tronco di legno, si voltò verso il tavolo
dei Serpeverde, dove Draco Malfoy la stava fissando tenendo gli occhi
ghiacciati fissi su di lei senza battere le palpebre e con il volto privo di
emozioni.
Quando
i due si scambiarono reciprocamente un sguardo, Draco, attento a non farsi
vedere dai suoi compagni, le fece segno con la testa, indicando il cortile
fuori. Pochi minuti dopo, visto che lei era rimasta imbambolata, Draco ghignò
di sottecchi e si alzò, uscendo fuori per primo senza più guardare nessuno.
“:Ma
come siamo carini…:” canticchiò Canni.
Areal
fissò il punto dal quale il biondo era uscito senza sapere cosa fare.
Tre
minuti dopo Areal era fuori in cortile, a camminare verso la schiena di Malfoy,
che si era scelto un angolo lontano da sguardi troppo indiscreti.
Quando
lo raggiunse lui si voltò, teneva le mani in tasca, e non indossava il
mantello.
“:Ce
ne hai messo di tempo!:” commentò lui.
Areal
incrociò le braccia al petto “:Certo che hai una bella faccia tosta!:”
Il
biondo esibì il ghignò più divertito che conosceva “:E perché?:”
Areal
si finse scioccata “:Mi prendi in giro?:”
Draco
fece spallucce, e incrociando anch’egli le braccia al petto, si appoggiò al
muretto dietro di lui, senza mostrare altro che il suo sorrisino divertito.
“:Allora
Foreberth, come stai?:”
Areal
non avrebbe tollerato tutta quella presa in giro ancora per molto “:Ma guarda,
finalmente ti sei ricordato che esisto!:”
Draco
la fissò serio negli occhi, senza dire nulla poi, soffocando una risatina
annoiata, disse “:Diciamo che ho avuto altro per la testa. E poi, insomma, noi
non siamo proprio fatti per stare insieme. Troppo diversi. Dillo che molte
volte fatichi a sopportare certe cose di me…:” e la fissò dritto negli occhi,
senza batter ciglio.
Areal
deglutì.
Draco
le aveva letto nel pensiero? Riflettendo trovò assurdo che anche il biondo
avesse pensato quelle cose, e se ne chiese il motivo.
“:Che
senso ha quello che dici? Sì, siamo diversi e probabilmente incompatibili.
Quindi hai pensato di farti la tua vita per un po’, fin quando non hai capito
la cavolata assurda che stavi facendo?:”
“:Diciamo
che la mia non è stata una grande idea. Fra noi due, la cervellona sei tu…:”
ironizzò, mentre Areal alzava gli occhi al cielo, esasperata.
“:E
dimmi un po’, hai sentito la mia mancanza solo quando la Parkinson ti ha
voltato le spalle? A proposito, dov’è adesso? Ti ha mollato?:”
“:L’ho
scaricata io, veramente. Mi aveva rotto:” rimase in silenziò per un secondo,
guardava Areal che gli restituiva solo un’occhiata torva “:E alla fine sono
tornato dall’unica persona incapace di stancarmi…:” ed esibì il più bastardo,
insolente e affascinante dei suoi sorrisi.
Areal
rimase di ghiaccio, ma poi sbuffò. “:Lo sai che le parole non bastano, vero?:”
“:Sì:”
ghignò il biondo “:Tuttavia ho già un modo per farmi perdonare…:”.
“:Cosa?
Quale sarebbe?:”
“:Se
te lo dico non mi credi, e poi non si può spiegare. Va visto. Ci vediamo alle
cinque in punto. Tu sai dove:” E si avvicinò a lei per superarla, non prima di
averle scompigliato i capelli con una mano, facendola infuriare.
L’erba
era impregnata di goccioline, e anche se la nebbia si era dissolta, l’aria
rimaneva umida e fredda a congelargli la palle del volto. L’acqua del lago
nero, quel giorno, era piatta e apparentemente priva di vita, anche se sapeva
benissimo che all’interno di quel lago, vivano più di una vita. Erano già le
cinque, e lui faceva trascorrere gli istanti impegnandosi a prendere a calci i
sassolini sull’erba. Faceva un po’ più freddo del solito, tanto che aveva
deciso di uscire con sciarpa e mantello. Soffiò forte, scrollando la testa per
ricacciarsi indietro un ciuffo di biondi capelli ribelli, quando iniziò a
sentire il lieve scricchiolio di passi che si avvicinavano verso di lui.
Alzando
la testa Draco Malfoy scorse la ragazza che si era appena fermata ad un metro
la lui. L’espressione della graziosa giovane era pensierosa, e gli rubò un
sorriso vedere la sua fronte contratta nonostante cercasse di apparire serena.
Draco
osservò per bene la sua figura, il suo viso pallido ma con le gote
deliziosamente imporporate dal freddo, le labbra rosse e gli occhi grandi e blu
come l’oceano più profondo, che lo fissavano con disarmante concentrazione.
Ogni tanto si chiedeva se quegli occhi blu nascondessero qualcosa a lui
sconosciuto, come ad esempio la capacità di leggergli dentro. Anche lei aveva
stretta al collo la sciarpa con i colori della sua casa, mentre i lunghi
capelli neri le accarezzavano le spalle esili, ricadendo sul mantello. Le mani
erano inguantate quando se le passò sulla fronte per aggiustarsi i capelli che
a causa del vento le coprivano la visuale.
“:Sempre
con comodo, Foreberth…:” la provocò Draco, incrociando le braccia al petto ed
accogliendola con un sorrisino beffardo.
Lei
non parve assolutamente colpita, ma al contrario lo guardò con aria di
sufficienza “:Allora genio, cosa vuoi farmi vedere?:”
“:Quanta
impazienza, vacci piano. Ciò che dobbiamo vedere si trova qui vicino…:”
Areal
si guardò in torno, ed immediatamente il suo sguardo si fece vigile e
maledettamente sospettoso.
“:Draco:”
disse “:Non vorrei ricordarti che qui vicino c’è solo la Foresta Proibita…:”.
Draco
scosse il capo rassegnato, ogni tanto dimenticava che la sua amica faceva parte
dei cervelloni Corvonero.
“:Sì
Areal, e con questo?:”
La
ragazza spalancò gli occhi “:Sei impazzito Malfoy? Io non ci vado nella Foresta
Proibita!:”
“:Ma
perché?:”
“:Lo
dice il nome stesso: Proibita:”
Draco
allargò le braccia per poi guardarla malizioso “:Andiamo, non vuoi infrangere
le regole per la prima volta in vita tua? Sono esperienze che vanno fatte,
sai?:”
“:Non
ci tengo minimamente ad incontrare strane creature o a rischiare l’espulsione:”
“:Suvvia
Areal! Tutte le volte che siamo stati qui? Non lo sai che è proibito anche
avvicinarsi al Lago nero?Eppure!:”
“:Draco,
stare fermi vicino al lago, senza dar fastidio a chi ci vive dentro, potrebbe
costarci solo un rimprovero. Andare nella Foresta Proibita ci costerebbe molto
di più!:”
“:E
dai Areal!:”
Draco
era preparato, sapeva che la Corvonero avrebbe fatto storie “:Soltanto una
volta, che ti può succedere? Sei un’alunna esemplare, sappiamo cavarcela. Non
cadrà mica il mondo!:”
Areal
rimase in silenzio, ferma sulla sua posizione.
“:Ascolta:”
riprese Draco “:non insisterei tanto se non ne valesse la pena, credimi. Non
voglio portarti in cerca di guai, c’è una cosa che devi assolutamente vedere, e
per farlo doppiamo passare dalla Foresta Proibita. È solo un pezzo di strada,
ti prometto che terremo gli occhi aperti…:”
Areal
sbuffò e si massaggiò le tempie con una mano inguantata, di certo quando era
uscita dal suo dormitorio non immaginava niente di così grave.
“:Suvvia,
ci sarò io con te!:” ghignò il biondo, ed Areal lo guardò perplessa.
“:Il
ché non è poi una gran garanzia…:”
Draco
fece finta di non sentire e fece due passi in avanti per tenderle la mano “:Allora?
vieni?:” e sorrise.
Areal
avrebbe tanto voluto mandarlo a quel paese, e di certo se fosse andato storto
qualcosa gliela avrebbe fatta pagare fino all’ultimo, tuttavia era consapevole
della voglia ceca che aveva di seguire il biondo e al diavolo le regole! Forse
era vero, infrangere le regole una volta non avrebbe fatto male a nessuno,
anche se lei sapeva benissimo di stare per fare il più grande degli errori.
Alzando
il mento, orgogliosa, lo superò senza accettare la sua mano, ed iniziò a
camminare verso la Foresta Proibita.
Draco
appariva insolitamente divertito da tutta quella faccenda, e lasciò che Areal
camminasse per conto suo all’interno della foresta per un po’
“:Se
non conosci la strada, forse e meglio che ti degni di aspettarmi…:”
Areal
si inchiodò sul punto in cui era, con le braccia al petto e un broncio più che
evidente stampato in viso.
Draco
la raggiunse e trattene una risata.
“:Sei
arrabbiata con me?:” Le chiese malizioso.
“:Se
mi succede qualcosa sappi che ti ucciderò:”
“:Motivo
in più per stare attento alla tua incolumità!:” e con un ghigno strafottente
avanzò deciso verso un gruppo di cespugli alti che impedivano di avanzare.
Mentre
il biondo si dava da fare per trovare un varco da cui sbirciare fra i cespugli,
Areal sbuffò.
“:Mi
hai portata in vicolo cieco Draco? Giuro che se è solo una delle tue, te la
faccio pagare a morte!:”
“:E
se invece ti stessi per regalare la più bella delle visuali?:” Fece lui,
girandosi verso di lei ed invitandola a raggiungerlo con una mano tesa.
Areal
sbuffò ancora, ma inevitabilmente avanzò verso il biondo e guardò attraverso il
buco che lui le indicava.
Quando
la ragazza poté vedere cosa vi era oltre quei cespugli, rimase totalmente a
bocca spalancata, e il cuore le morì il gola. Quattro gabbie enormi contenevano
quattro draghi giganteschi e fantastici, bellissimi nella loro imponenza, con
le ali richiuse sulla schiena e le teste vigili a vegliare tutto intorno a
loro, dove una decina di uomini si davano da fare per controllarli.
“:Oh
mio dio…:” sussurròAreal.
Draco
ghignò, godendosi a pieno l’espressione stupefatta della ragazza, che si
muoveva di continuo per trovare la giusta angolazione da cui ammirare i draghi.
“:Ma…
ma…:” faceva lei, tirando la manica del ragazzo “:Sono draghi! Voglio dire draghi
veri!:”
“:Ma
davvero? Pensa, non me ne ero accorto!:” disse Draco, per poi ridersela sotto i
baffi.
Areal
si decise a smettere di guardare, per puntare i suoi occhioni
blu in quelli del ragazzo.
“:Era
questo che dovevi farmi vedere? Draco è fantastico! Non avevo mai visto dei draghi
in vita mia!:” e tornò a sbirciare fra i cespugli.
Il
ragazzo rimase stupefatto “:Mai visto un drago in vita tua?:”
“:No,
io non vivo in uno zoo!:” ma mentre parlava continuava a guardare i draghi.
Draco
sorrise di nascosto alzando un sopracciglio, era più che soddisfatto dalla
reazione della ragazza. Già convincerla a seguirlo nella Foresta Proibita era
stata una vittoria, ma vederla così entusiasta era ancora di più.
“:Vieni
con me:” le disse, prendendola per una mano, e lei lo seguì senza fare storie.
Draco
la condusse un po’ più a sinistra, dove vi erano delle rocce, su cui fece
salire la ragazza. Da lì Areal aveva una visuale molto più ampia.
“:Allora,
ti piacciono?:” chiese Draco, mentre lei continuava a guardare.
“:Sì!
Certo! Quello verde è il più carino!:”
Draco,
con non curanza, si voltò per sbirciare i draghi
“:Carino non è esattamente l’aggettivo
giusto per un drago, ma può andare. Hai visto quello spinato?:”
Areal
corrugò la fronte “:Sì. Quello non sta fermo un attimo, e poi, insomma ha gli
occhi cattivi!:”
Drago
sghignazzò “:Areal ti giuro che non ho mai visto un drago con gli occhi dolci
in vita mia!:”
“:tu
hai già visto dei draghi? E poi come facevi a sapere di questi qui?:”
Draco
si appoggiò svogliatamente ai cespugli “:Mio padre è venuto a sapere che li
stavano spostando qui dalla Romania:”
“:Capisco:”
fece la ragazza, guardando dubbiosa le fiamme che fuoriuscivano dalle fauci del
drago spinato.
“:Dai,
è meglio che andiamo:” Disse il ragazzo, ed Areal saltò giù dalle rocce
accettando la mano che il biondo le pose.
I
due iniziarono ad incamminarsi verso Hogwarts ridendo e saltellando euforici,
soprattutto Areal.
“:Draco,
ma secondo te che ci facevano quei draghi lì?:” chiese la ragazza.
Draco
fece spallucce “:Bé, penso per il Torneo:”
“:La
prossima settimana ci sarà la prima prova! Vuoi dire che li manderanno contro
dei draghi?:” esclamò sgomenta.
“:Lo
avevano detto che erano prove rischiose, no? Spero che lo spinato vada contro
Potter!:” sghignazzò.
Areal
lo fulminò con lo sguardo, ma poi rise “:Come sei sadico!:”
“:Allora
Foreberth? Vuoi ancora uccidermi?:” domandò con quel suo sorriso furbo.
Areal
ricambiò il sorriso con un pizzico di malizia. Gli passò da dietro mettendosi
alla sinistra del ragazzo, e gli prese la mano.
“:Diciamo
pure che per questa volta sei perdonato:”
“:Solo
perdonato? Ti ho fatto vedere i draghi per la prima volta in vita tua!
Riconoscimeli i miei meriti ogni tanto!:”
Areal
scoppiò a ridere “:Si, ma mi hai ignorato dall’inizio dell’anno! Non lo
dimenticare:”
Drago
sbuffo, ma successivamente con un ghignò le scompigliò tutti i capelli. Mentre
i due ragazzi se la ridevano, successe l’imprevedibile.
Sia
Draco che Areal sobbalzarono non appena un prepotente rumore di zoccoli si
avvicinò verso di loro.
Quando
alzarono gli occhi si sentirono morire il cuore in gola, e la paura si
impossessò di loro, tanto che Areal rafforzò la presa attorno al braccio di
Draco.
Tre
centauri si erano messi davanti a loro, bloccandogli la strada.
“:Cosa
ci fate nelle nostre terre?:” ringhiò il primo.
Draco
fece una smorfia rabbiosa ed estrasse la bacchetta “:Fateci passare!:” sbraitò
a sua volta, ma le facce dei centauri si fecero ancora più minacciose mentre
stavano per avanzare.
“:Osi
minacciarci, ragazzino insolente?:” fece il secondo centauro.
“:NO!:”
strillò Areal, afferrando il braccio teso di Draco con in quale impugnava la
bacchetta.
“:C’è
stato un malinteso. Vi chiedo scusa, ci siamo persi. Ma vi giuro che ci
togliamo subito dai piedi:”
I
centauri parvero rilassarsi, ma si scambiarono fra loro occhiate tese.
“:Non
vi è forse stato proibito di avventurarvi nella foresta, a voi ragazzini di
Hogwarts? Questo è il nostro territorio!:” tuonò con voce forte il primo
centauro.
Draco
fremeva di rabbia sotto la stretta di Areal, che lo obbligava a tenere bassa la
bacchetta.
“:Vi prego di scusarci:”continuò la ragazza
con aria desolata, mentre in realtà era solo spaventata “:Vi giuro che ce ne
torniamo da dove siamo venuti:”
“:È
tardi ragazza!:” esclamò il secondo centauro “:Nessuno passa davanti alla
nostra tana, e se ne va così impunito:”.
Areal
deglutì e pregò soltanto che Draco mantenesse la calma e lasciasse fare a lei.
“:Vi
ripeto che c’è stato un malinteso:” riprese “:Abbiamo sbagliato a passare di
qui. Ce ne andiamo subito:”
Ma
a quel punto il terzo dei centauri parlò “:Cosa combina Silente? Non insegna ai
suoi allievi a rispettare i confini?:” Gli altri due si guardarono infervorati
e digrignando i denti.
“:NO!:”
fece prontamente Areal “:Per carità non fraintendete. Silente non c’èntra
nulla, lui ci ha proibito di venire qui, ma ve l’ho detto: noi ci siamo persi…:”
“:Vi
siete persi e non vi siete resi conto di esservi addentrati nella Foresta
Proibita? Non mentire con me ragazzina insolente!:” abbaiò il secondo centauro.
Areal
indietreggiò intimorita.
“:Forse
possiamo trovare una soluzione:” esclamò il primo centauro, guadagnandosi gli
sguardi insospettiti di tutti i presenti “:La ragazza rimane qua con noi,
mentre il ragazzo va a chiamare Silente. Parleremo con lui, e se ci darà le
conferme che cerchiamo, forse vi lasceremo andare tutti senza che nessuno si
faccia male.:”
“:Va
bene!:” squittì coraggiosa Areal, anche se in realtà aveva iniziato a tremare.
Arrivati
a quel punto un’espulsione non era più la cosa peggiore che potesse capitare.
Peccato che, Draco si sentì in dovere di frapporsi fra Areal e i centauri con
la bacchetta sguainata.
“:Lei
viene con me!:” ringhiò senza un minimo di rispetto.
“:Osi
ancora puntarci contro la tua dannata bacchetta, ragazzino? Tu, schifosa peste,
sparisci!:” Lo ammonì il centauro che aveva parlato meno di tutti.
“:Schifosa
pesta a chi? Tu non sai chi sono io!:” strillò minaccioso il biondo, mentre i centauri
erano più infervorati che mai.
Dietro
la schiena di Draco, Areal estrasse la bacchetta e la puntò verso il cielo, recitando
per tre o quattro volte la formula “Periculum”. Ma evidentemente i centauri non avevano gradito
le scintille rosse che erano sfrecciate verso il cielo dalla bacchetta della
ragazza, ed avanzarono rabbiosi.
Nel
tentativo di porre rimedio a tutto, Areal prese Draco dalle spalle e lo spostò,
tornando lei davanti ai centauri.
“:Cosa
hai fatto ragazzina?:” chiese il terzo centauro.
“:Niente.
Vi prego di perdonarci entrambi. Ci va benissimo la vostra proposta, mandate
lui a chiamare Silente:” li supplicò umile.
“:E
no ragazzina!:” fece il secondo centauro “:Non ora che il tuo amico si è
sentito in dovere di puntarci ancora la sua bacchetta contro. Siete passati
davanti alla nostra tana, nel nostro territorio! Nessuno di vuoi due si muove
di qui!:” Quando il centauro avanzò verso Areal, Draco perse anche il poco di
ragione che gli era rimasta.
Si
piazzò davanti alla ragazza ed iniziò a lanciare incantesimi a raffica sui
centauri.
Draco
non capì cosa successe, all’improvviso i centauri non erano più tre ma almeno
il triplo. Tutto successe in fratta, Areal gli fu tolta da dietro al schiena, e
presa da un centauro che stava per caricarsela in spalla. Lui non sapeva cosa
stava facendo, all’improvviso si sentiva sordo tanto da non sentire più che
incantesimo stava scagliando. I centauri lo accerchiavano, e lui di certo non
poteva occuparsi di loro uno alla volta, doveva colpire svelto sperando di
abbatterne più di uno per volta. Quando tutti i centauri si misero in un punto,
Areal era in mezzo a loro e Draco non riusciva più a vederla. Il Serpeverde era
furioso, quando fra gli incantesimi che aveva scagliato a raffica, ci fu
un’esplosione, e per diversi secondi lui per primo non capì più nulla e si
trovò avvolto in una nuvola di fumo.
Quando
tutto tornò alla normalità, i centauri stavano scappando via, e lui era in
ginocchio sulla terra ruvida, e tossendo la polvere respirata si mise in piedi.
Davanti a lui, a tre metri circa dai suoi piedi, vide la scena peggiore del
mondo, e rimase paralizzato dall’orrore che i suoi occhi furono costretti a
vedere.
Areal
giaceva al suolo, immobile come una statua e pallida come una cadavere. Il
braccio destro coperto da ustioni orribili, il contorno degli occhi era di un
verde violaceo e le labbra grigie. Il corpo era coperto di polvere, non c’era
sangue da nessuna parta, ma il petto di Areal era maledettamente immobile.
Mentre
fissava inorridito il corpo di Areal, si accorse di un nuovo centauro che
cautamente avanzava verso il corpo della ragazza. Draco avrebbe voluto
strozzarlo con le sue mani, se avesse osato fare un altro passo verso di lei,
ma non era in grado di fare nulla e infondo il centauro non sembrava
malintenzionato.
Proprio
mentre il centauro stava per allungare una mano verso il volto stravolto della
ragazza, Draco senti dei passi di qualcuno che correva verso di loro.
Quando
il Serpeverde si voltò, vide una sconvolta McGranitt e un Piton più serio del
solito, leggermente affaticato per la corsa.
“:Abbiamo
visto il segnale di pericolo, cos…:” stava per dire la McGranitt, quando con i
suoi stessi occhi poté vedere la scena che si presentava davanti a loro, e per
lo sgomentò si portò una mano davanti alla bocca.
Draco
Malfoy impugnava ancora la sua bacchetta, era chiaramente sconvolto e
ansimante. Poco avanti a loro, il corpo di una Corvonero giaceva al suolo privo
di sensi, mentre un centauro era immobile al suo fianco, sovrastandola con aria
preoccupata.
“:Fiorenzo!
Cosa è successo qui?:” chiese Piton,
imperioso.
Continua….
Un
grazie speciale a IoSonoLegenda e a JuliaSnape, spero che il capitolo vi sia piaciuto, forse vi
ha lasciato un po’ sulle spine…. Alla prossima ^^
Draco
Malfoy era immobile e spiazzato come pochissime volte in vita sua. Si sentiva
talmente agitato che avrebbe voluto urlare, prendere a pugni tutto, spaccare
oggetti, eppure il cuore era paralizzato nel suo petto così come tutto il suo
corpo. Sentiva che la terra sotto i suoi piedi si muoveva troppo velocemente,
che qualcosa gli era sfuggito di mano e che se non rimetteva i pezzi al posto
sarebbe impazzito.
Dentro
l’infermeria di Hogwarts c’era troppo silenzio, e troppa dannata luce che
entrava dalle finestre. Perché non si spegneva quella luce? Perché perfino la
luce lo puntava? Perché diamine non lo lasciavano tutti in pace?
Areal,
quella piccola, dolce, bellissima, sorridente, forte ragazza, era distesa su
una branda fredda. Gli occhi chiusi, il petto immobile. La divisa scolastica
era appiccicata al corpo e rigida come un pezzo di cartone. La pelle del volto
grigia, il contorno degli occhi viola e le labbra bluastre. E poi c’era il
braccio destro, coperto da orrende ustioni che si intravedano dalla manica
strappata. I capelli corvini erano irrealmente piatti e rigidi attorno alla
testa. Sembrava pietrificata, ma non era così, sembrava qualcosa di molto
peggio.
Draco
era accanto al letto, e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
“:Per
l’amor del cielo Poppy, dimmi che si salverà…:”
squittì la McGranitt, rivolta a madama Chips, che
analizzava la ragazza.
“:Oh
Minerva, è messa male. Non mi sembra in pericolo di vita, ma in questo momento
non riesco a capire che cosa le sia successo.:”
“:Forse…:”
iniziò una voce melliflua e tanto lenta da far venire i nervi “:Dovremmo
ricostruire le dinamiche dell’accaduto…:”
La
professoressa McGranitt, ancora sotto shock, guardò Piton e poi i suoi occhi si
posarono su Malfoy, e non sapeva se guardarlo con rammarico e con tenerezza.
“:Signor
Malfoy, credo che lei ci debba una spiegazione…:”
Draco
sospirò, senza smettere di guardare Areal.
“:Draco,
di la verità…:” disse Piton con la sua solita voce
melliflua, un po’ più convincente del solito.
Il
biondo iniziò a riflettere, e con davanti agli occhi Areal, tutto diventava più
semplice. Sapeva cosa doveva fare, ci pensava da un po’.
“:Ho
provocato Areal, le ho detto che sarai andato dentro la Foresta Proibita. Volevo
vantarmi. Lei non voleva, diceva che era pericoloso. Io comunque non l’ho
ascoltata e sono entrato nella Foresta, lei mi ha seguito, e per tutto il tempo
ha cercato di trascinarmi indietro. Mi ha detto che avrebbe raccontato tutto
agli insegnanti, ma io ho continuato a camminare e lei a seguirmi, per farmi
ragionare. Poi i centauri ci hanno attaccato. È stata tutta colpa mia. Li ho
provocati, gli ho puntato contro la bacchetta…:”
La
McGranitt si mise una mano sul volto e fece due passi
in tondo, Madama Chips lo fissò senza dire una
parola, e Piton strinse i pugni.
“:Si
rende conto di quello che ha combinato, signor Malfoy? Il suo comportamento è
stato totalmente irragionevole… io… io:” fece la McGranitt, ma in quel momento
entrò un agitatissimo Vitious.
“:Cos’è
successo!:” strillò, correndo accanto al letto dove riposava una delle sue
alunne predilette.
Quando
vide in che stato era, spalancò la bocca sgomento, poi alzò la testa per
fissare carico d’odio Malfoy “:Tu! Cosa le hai fatto?:”.
“:Filius, per favore calmati. Poppy
sta già cercando di curarla…:” intervenne la professoressa McGranitt.
“:Purtroppo
non capisco cosa l’abbia ridotta in questo stato. Tu riesci a riconoscere
qualche incantesimo, Filius?:” fece apprensiva Madama
Chips.
Vitious parve riflettere, mentre esaminava con cura la ragazza distesa
sul letto. “:Non saprei, avrei bisogno di tempo…:”
Draco
Malfoy non tolse nemmeno per un istante gli occhi da Areal.
“:Ho
appena finito di parlare con i centauri…:” esordì una voce rauca, tranquilla.
Il preside Silente aveva appena fatto il suo ingresso nell’infermeria. “:Ho
chiarito con loro lo spiacevole malinteso…:”
“:E
loro si sono placati?:” chiese stupita la McGranitt.
“:Oh
si!:” fece Silente con quella sua aria stanca ma divertita. “:Infondo, i feriti
li abbiamo riportati noi!:” e piegò la testa di lato, come se avesse appena
fatto una battuta su cui ridere.
“:Tuttavia,
urge scoprire cosa sia realmente accaduto a questa ragazza, se non sbaglio…:” e
si avvicinò un po’ al letto.
“:Il
signor Malfoy non ricorda l’accaduto:” disse Piton,
con la sua solita cadenza strascinata.
“:Grazie,
Severus:” disse Silente “:Ma se non ti dispiace,
vorrei sentire il signor Malfoy:” e abbassò la testa facendo scivolare i suoi
occhialini sul naso.
Draco
deglutì, e per la prima volta dovette distogliere lo sguardo dal corpo di
Areal, ma dopo aver osservato il preside tornò alla ragazza.
“:I
centauri volevano prenderci entrambi, così ho reagito. Ho iniziato a scagliare
incantesimi che nemmeno ricordo. Poi non so come, ma c’è stata un’esplosione. I
centauri sono scappati, ed Areal era a terra come la vedete adesso:”
“:Un’esplosione?
Ma che significa?:” esclamò Vitious, guardando uno ad
uno i volti dei suoi colleghi.
“:Significa
che qualsiasi cosa abbia colpito la ragazza qui presente, è partito dall’unica
bacchetta che ha scagliato magie…:” e senza nessun’aria di rimprovero, il
preside fissò Draco, che sgomento gli ricambiò lo sguardo.
Era
stato lui stesso a far del male ad Areal? Ma come?
“:Oh
cielo!:” squittì la professoressa McGranitt.
“:Io
non ho lanciato un incantesimo capace di fare questo!:” sbottò Draco, indicando
le condizioni di Areal.
“:Ma
certo, ne sono consapevole signor Malfoy, tuttavia, credo che non ci siano
altre spiegazioni. Sbaglio, o ha detto che c’è stata un’esplosione?:” chiese il
preside.
“:Sì:”
confermò il biondo, sospettoso.
“:Questo
è stato confermato anche dai centauri, che hanno in oltre parlato di un momento
di caos assoluto dove i suoi incantesimi finivano un po’ ovunque…:”
“:Cosa
vuole dire, Silente?:” si preoccupò di chiedere Madama Chips,
e con lei tutti gli altri presenti fissavano il preside senza capire dove
volesse arrivare.
“:Vedete, io credo che il signor Malfoy, preso
dal panico, abbia iniziato a scagliare incantesimi a raffica, come ha detto lui
stesso. Credo in oltre, che tutto questo abbia generato solo una gran
confusione che ha portato tutti gli incantesimi scagliati a scontrarsi fra loro,
esplodendo:”.
“:Ma
come è possibile? Insomma dovrebbe averli scagliati uno dietro l’altro facendo
impazzire la sua bacchetta:” Intervienila McGranitt.
“:Credo
che sia stato proprio questo il punto, Minerva:” continuò Silente “:La
bacchetta del signor Malfoy, sentendo l’agitazione del proprietario, ha perso
il controllo. L’esplosione di incantesimi è finita sulla signorina qui
presente, ahimè, i centauri sono creature svelte. Se la sono data a gambe
lasciando la ragazza ad assorbire il colpo:”.
“:Professor
Silente, lei sta dicendo che la ragazza è stata colpita da più incantesimi in
una volta?:” chiese la Chips.
“:Esattamente!:”
fu la risposta.
Fra
gli insegnanti calò il silenzio, tutti si scambiavano occhiate preoccupate.
“:E
come facciamo a capire quali incantesimi l’hanno compita? E siamo certi che
capirlo basterà? Insomma, guardate cosa hanno combinato questi incantesimi
uniti!:” fece Vitious indicando il corpo grigio della
ragazza.
“:Draco,
dì con esattezza che incantesimi hai usato:” lo esortò Piton.
Draco
scosse il capo “:Non lo so, non riesco a ricordare. Niente di grave comunque:”
“:Anch’io
credo che il signor Malfoy non ci sia andato troppo pesante con gli
incantesimi.:” affermò il preside “:tuttavia c’è solo un modo per scoprirlo:”
Sia
i professori che Draco lo fissarono
“:PriorIncantatio:”.
“:Che
cosa sarebbe?:” chiese Malfoy.
“:Vede
signor Malfoy:” spiegò Silente “:Questo incanto induce una qualsiasi bacchetta
a ripetere gli ultimi incantesimi scagliati.:”
Tutti,
compreso Vitious, parvero visibilmente sollevati.
Piton fissava leggermente torvo Draco, la McGranitt e Madama Chips erano ancora scosse che fissavano apprensive il corpo
della ragazza.
“:Forza
Draco, consegna la bacchetta:” disse Piton, autoritario.
Draco
aveva già portato la mano in tasca, quando il preside parlò.
“:No
Severus, deve essere lui a scegliere.:” tutti gli
insegnanti guardarono il preside sconvolti.
“:Se
ci consegna la sua bacchetta:” disse Silente, rivolto al giovane “:ci autorizza
automaticamente a praticare incantesimi di invasione alla bacchetta e di
captarne i possibili segreti. Ciò che troviamo potrebbe essere usato contro di
lei, oltretutto la bacchetta potrebbe risentirne…:”
Nessuno
degli insegnanti riuscì a nascondere lo sgomento che piegava le loro
espressioni. Più di tutti Vitious fissava dal basso il preside con aria
furibonda.
“:Ma,
cosa dite…:” disse la McGranitt, con un fil di voce.
In
verità, era risaputo che quel genere di incanto era totalmente innocuo per la
bacchetta, e nessuno capiva perché il preside stesse mentendo. Ancor peggio era
che, pur concesso che la bacchetta ne avesse risentito, per salvare una vita
andava fatto quello e altro.
Draco
fissò il preside senza fiatare. L’uomo lo fissava con uno strano sorrisino
nascosto.
“:Vi
prego di lasciarlo solo Minerva, deve riflettere:” Concluse il preside.
Tutti
i presenti uscirono lentamente dalla stanza, scambiandosi occhiate dubbiose fra
di loro.
Solo
Piton si voltò a fissare Draco prima di uscire.
Il
biondo Serpeverde rimase a guardare il corpo della ragazza, con Silente che
l’osservava ancora.
“:Devi
esserti preoccupato molto per lei, se hai fatto impazzire in quel modo la tua
bacchetta…:” affermò Silente, con l’aria di chi la sapeva lunga, e con quel suo
sorrisino divertito fece per andarsene.
“:Signore!:”
lo richiamò con sicurezza Draco, estraendo la sua bacchetta di Biancospino dai
pantaloni “:Fate tutto quello che è necessario:” e gli pose la bacchetta.
Silente
si avvicinò con aria ancora sognante “:Ne sei sicuro? Ti sta così a cuore
questa ragazza?:”
“:Ne
va del mio orgoglio. Che razza di uomo potrei mai essere, se lascio una ragazza
in questo stato, quando la colpa è mia?:” si giustificò con il volto contratto
e un’espressione serissima.
Silente
accettò la bacchetta, e facendo più cenni con il capo se ne andò,
apparentemente soddisfatto e per nulla ingannato dalle ultime parole di Draco.
Draco
rimase in infermeria mentre i professori univano le loro competenze per trovare
un rimedio adatto alle condizioni di Areal. Il biondo prese una sedia e la portò
al capezzale della ragazza e, sedutosi, rimase a fissare quel corpo per chissà
quanto tempo.
“Che razza di uomo potrei mai essere, se
lascio una ragazza in questo stato quando la colpa è mia?“ aveva detto, ed
era vero.
Persino
suo padre avrebbe piegato le labbra in un sorrisino orgoglioso nel sentirgli
pronunciare quella frase, tanto da infischiarsene di tutto il resto. Di certo
il signor Malfoy sarebbe rimasto contrariato nel sapere che il figlio si era
lasciato immischiare in una faccenda scomoda come quella in cui era finito lui,
ma un gesto da signore lo avrebbe comunque accettato.
Draco
accennò un sorriso. Suo padre…
Sarebbe
stato felicissimo di sapere che suo figlio frequentava una purosangue come
Areal, ma Areal non era come lui.
Pancy sì.
Peccato
che Pancy, in quel periodo che era stato insieme a
lei, non si fosse dimostrata una degna sostituta di Areal.
Areal
non attraeva Draco solo fisicamente. Lo attraeva e basta.
Con
un sorriso, con una smorfia, con una semplice mano che si sistema i capelli
corvini. Pancy era invitante, era tutto quello che
Draco poteva desiderare a portata di mano. Gli bastava scoccare le dita. Forse
era per questo motivo che Pancy, come tutti gli
altri, aveva stancato Draco.
Areal
no, Areal era una sorpresa quotidiana. Ma se solo Areal avesse saputo cosa era
realmente suo padre…
L’avrebbe
persa per sempre.
Areal
era un giglio bianco fra le mani di un Mangiamorte. Era sbagliato, assurdo.
Destinato
a finire.
E
Draco lo sapeva benissimo che non avrebbe potuto mantenere quel segreto per
sempre, che prima o dopo la ragazza avrebbe scoperto chi era Draco Malfoy
realmente e quali fossero le sue idee. Le aveva nascoste in sua presenza, ma
erano sempre state dentro di lui e prima o dopo sarebbero state smascherate.
Ecco
perché non aveva mai preso in considerazione l’idea di trattare Areal come
qualcosa di più che una semplice amica.
Perché
lei non lo avrebbe mai accettato.
Era
disposta a voler bene a Draco, ma non ad un Malfoy.
E
Draco era disposto a voler bene ad Areal, a proteggerla a qualsiasi costo.
Ma
non a cambiare per lei.
Era
un Serpeverde, un amante del sangue puro e disprezzatore dei Babbani e di tutti i sangue sporco. Era figlio di un
seguace del Signore Oscuro, e forse un giorno lo sarebbe diventato anche lui.
Non
era adatto per Areal, non lo era affatto.
In
quel momento Draco accarezzò la pelle pietrificata della ragazza che lui stesso
aveva condannato a quel letto dell’infermeria.
Sperò
solo che si riprendesse presto, per poterla vedere sorridere un’ultima volte ed
illudersi che potevano stare insieme.
Continua…
Grazie
a chi legge, mi scuso per il ritardo. Spero che il capitolo sia piaciuto, anche
se un po’ breve.
Come
sempre ringrazio chi mi fa felice con le sue recensioni, ovvero JuliaSnape
e IoSonoLegenda.
Era tutto buio e piatto, come
se il tempo fosse inesistente. Eppure all’improvviso vide qualcosa: era nella
foresta proibita, la mano di Draco stringeva la sua…
Areal
aprì gli occhi per la prima volta dopo giorni, e in pochi secondi tutto le tornò
alla memoria facendole ricordare quello che era realmente successo nella foresta
proibita. La testa le lanciò alcune fitte lancinanti, e tutto girò ancora vorticosamente
per diversi secondi. Quando tutto passò e ritornò padrona di sé stessa, si
ritrovò a guardare un alto tetto bianco che lei conosceva: quello
dell’infermeria di Hogwarts.
Cosa
ci facesse lì non lo sapeva, non sapeva molte cose, come ad esempio cosa ci
facesse la mano di Draco Malfoy realmente stretta alla sua.
Non
era un sogno né un ricordo, quella mano che lei conosceva bene era davvero
avvolta nella sua, sulla branda.
Areal
abbassò appena la testa per vedere la mano pallida che stringeva la sua
altrettanto pallida, seguì il braccio di Draco e scoprì che il ragazzo era
seduto su una sedia alla destra del suo letto. Il giovane Serpeverde aveva la
testa piegata indietro e gli occhi chiusi: si era appisolato.
Draco
era bello come non mai, con la luce forte del sole che entrava dalle vetrate e
gli accarezzava le linee marcate del viso, la divisa scura addosso, e quella sua
espressione tirata e distaccata che non lo abbandonava mai, neppure mentre
sonnecchiava con la testa all’indietro su di una sedia dell’infermeria.
Areal
sorrise: quella scena non l’avrebbe mai dimenticata.
Pochi
istanti dopo, Draco cambiò posizione e nel farlo aprì gli occhi. Per un istante
superò il volto di Areal senza farci caso, ma subito dopo fece riscattare gli
occhi su quelli aperti di Areal.
Draco
sentì il cuore morirgli in gola.
Dopo
una settimana quegli occhi di cobalto erano finalmente aperti, e il volto
perlaceo che era rimasto di pietra, finalmente sfoggiava un caldo sorriso.
“:Areal!:”
esultò il biondo con voce bassa “:Ti sei svegliata. Come ti senti?:”
Areal
si lasciò incurvare le labbra da un sorriso. Sentire il suo nome pronunciato da
Draco le aveva stranamente scaldato il cuore.
“:Bé:”
sussurrò, faticando a richiamare la voce che le uscì rauca. “:Mi sento come se
una mandria inferocita di centauri mi fosse passata addosso. Per il resto sto
bene!:”
Draco
sghignazzò. “:Vuoi che ti chiami qualcuno?:” e ancora non le aveva lasciato la
mano.
Areal
scosse il capo “:Aspetta. Sono ancora così confusa, cosa è successo?:”
Draco
sospirò “:La McGranitt e Piton
sono corsi al tuo segnale di pericolo, ma tu eri già a terra. Ti abbiamo
portato qui, e non riuscivano a capire cosa avevi…:”
“:Come
non lo capivano?:”
“:Non
lo capivano perché tutti gli incantesimi che ho scagliato in pochi secondi,
hanno mandato la bacchetta in tilt, che è esplosa colpendo te, mentre quei
farabutti dei centauri scappavano.:”
Areal
lo guardò ad occhi sbarrati, Draco continuò.
“:Ovviamente
a tutto questo c’è arrivato Silente. Hanno voluto la mia bacchetta, sai? Per
scoprire quali erano stati gli ultimi incantesimi scagliati:”
“:E
tu…:” fece Areal. “:Gli hai dato il permesso?:”
Draco
esitò, per interminabili secondi squadrò la ragazza con un’occhiata seria e
penetrante. “:Sì.:”
Areal
rimase in silenzio, si sentiva ipnotizzata da quegli occhi grigi e seri. Provò
a cambiare argomento. “:Quali incantesimi mi avevano colpita?:”
“:Impedimenta, che
unito al PetrificusTotalus ti ha
praticamente trasformato in una sorte di statua. E poi c’eraExulcero, una
fattura che crea ustioni sulla pelle. Quella ti ha preso di striscio, solo sul
braccio destro. Ovviamente nemmeno Madama Chips
riusciva a capirci qualcosa vedendoti nello stato in cui eri, ma quando hanno
capito che incantesimi erano, sono riusciti subito a dividerli e a curarti:”
Areal
si guardò le mani. “:Ci hanno espulsi?:”
Draco
guardò il tetto. “:Per un motivo che ancora ignoro, non lo hanno fatto. Per un
motivo ancora più oscuro, a quanto pare, Silente ha detto a Piton
di essere clemente con me. Parole uscite dalla bocca dello stesso Piton:”
Areal
spalancò gli occhi senza capire: perché il preside era stato così magnanimo? La
ragazza pensò e ripensò, poi chiese. “:A chi è che hai consegnato la tua
bacchetta per scoprire gli incantesimi lanciati?:”
“:A
Silente. È stato lui a chiederlo. Ha detto che dovevo essere io a scegliere,
che se non volevo potevo anche non farlo. Tutti gli altri professori lo hanno
guardato malissimo. Poi è rimasto da solo con me. E’ tutto strano quel vecchio
folle. Quando gli ho dato la bacchetta se la rideva…:”
Areal
abbassò il capo, adesso aveva capito. Non riuscì a fare a meno di ridacchiare
per l’assurdità della faccenda.
Silente
non aveva punito Draco perché si era dimostrato per la prima volta alla pari di
un Grifondoro: sacrificava sé stesso, dando prova di
coraggio, per salvare un’altra persona.
Ma
ovviamente, questo a Draco non poteva dirlo…
“:Cosa
c’è?:” le chiese il biondo, e lei scosse il capo.
“:Cosa
hanno detto di me? e poi, che cosa gli hai raccontato?:”
“:Semplice:
ho detto che per fare lo sbruffone sono andato nella foresta proibita, e che tu
per farmi ragionare, mi hai inseguito.:”
“:Draco
sei pazzo?:” chiese sgomenta “:Ti potevano espellere! Perché non gli hai detto
che ti ho seguito di mia spontanea volontà? Ci saremo divisi le colpe!:”
Il
biondo scrollò le spalle. “:E a cosa sarebbe servito? In quel modo ci avrebbero
espulsi tutti e due, tanto valeva sacrificarne uno! E poi Areal, lo sappiamo
che l’idea è stata mia. Ma basta parlarne: non ci hanno buttati fuori!:”.
Areal
non sapeva se la cosa migliore da fare era realmente lasciar cadere
l’argomento, ma con un cenno chiese “:Ma cosa hanno fatto in alternativa?:”
Draco
parve pensarci. “:Vediamo… Ho un mese di punizione ogni sera con Piton, che tra parentesi mi vorrebbe linciare. Poi 600
punti in meno ai Serpeverde, che non hanno preso bene la notizia. E, come
ciliegina sulla torta: una lettera spedita a mio padre, che mi ha ripagato con
una Strilettera e la promessa di una punizione quando
torno a casa per Natale!:”
Areal
fece un’espressione triste e dolce al tempo stesso. “:Scusa…:” sussurrò.
Draco
la guardò ad occhi sbarrati. “:Io ti ho spedito in infermeria quasi in fin di
vita, e tu mi chiedi scusa? Sei rimasta addormentata per una settimana, e non
so quando ti dimetteranno. È stata colpa mia, non dovevo portarti nella foresta
e non dovevo perdere la testa davanti ai centauri:”.
Areal
sorrise, un sorriso caldo che fece scaldare il cuore a Draco.
Aveva
scure occhiaie sotto gli occhi e sicuramente era ancora debole, nonostante
tutto aveva la forza per chiedere scusa di colpe che non aveva e per
preoccuparsi per lui quando avrebbe dovuto odiarlo.
“:Non
ho finito:” disse Draco “:c’è qualcosa anche per te: per la tua mancanza di giudizio, ha bofonchiato Vitious,
200 punti in meno per Corvonero, e hanno avvertito anche la tua famiglia:”.
Areal
fece roteare gli occhi: se zia Matilde sapeva che era rimasta per qualche
giorno priva di coscienza, che aveva avuto un incontro molto ravvicinato con i
centauri, e che tutto questo era per colpa di un Serpeverde… come minimo la
ritirava dalla scuola.
Ma
ad ogni modo sua zia era una persona ragionevole, eccessivamente apprensiva, ma
di sicuro avrebbe sempre fatto quello che Areal desiderava senza mai
costringerla.
“:Non
mi ha ancora scritto?:” chiese a Draco, che le indicò tre lettere sul comodino
alla sua sinistra.
“:Le
tue amiche sono venute parecchie volte.:” spiegò di punto in bianco il biondo,
ed Areal annuì.
“:Senti
Draco, ma tu… insomma: quanto tempo è che sei qui?:” senza accorgersene si
erano lasciati la mano.
Il
Serpeverde fece ancora spallucce, era snervante vederlo così spensierato “:Sono
venuto qui ogni volta che potevo, dovevo esserci quando ti svegliavi.:” vedendo
gli occhi di Areal si affrettò a dire: “:non chiedermi perché…:”
Tuttavia
la ragazza non riuscì a fare a meno di notare l’aria trascurata di Draco, e le
sue occhiaie.
“:Draco,
sei uno straccio! Ma come sei ridotto? Dormi abbastanza?:”
“:A
dire il vero le punizioni con Piton vanno avanti per
le lunghe, la sera. La mattina mi sveglio presto per venire qui, poi faccio
colazione, poi ci sono compiti e lezioni e di nuovo Piton.
No, non dormo abbastanza, ma credo sia già un miracolo che mi permettano di
dormirci ancora, qui….:”
Areal
abbassò gli occhi.
Draco
sbuffò. “:Adesso non sentirti in colpa!:”
Areal
sorrise, Draco le riprese la mano.
La
ragazza non sapeva cosa dire o che fare. Tanto per cominciare si sentiva stordita,
e anche Draco non era in piena forma.
Perché
Draco era così gentile? Come mai aveva fatto tanto per lei, e andava a trovarla
quando era stata priva di sensi con così tanta devozione? La ragazza avrebbe
voluto qualche chiarimento, ma l’unica volta in cui Draco era sembrato più
vigile, era stato proprio per dirgli di non fargli domande sul perché ci
tenesse a rivederla sveglia. Qualsiasi altra domanda intima sarebbe sicuramente stata ammonita dal biondo. Eppure ad
Areal tutto quello strano atteggiamento non era sfuggito, prima o dopo avrebbe
scoperto la verità. Tutta quella cavalleria, che poi non era neanche solo
cavalleria, in Draco Malfoy era più che sospetta.
“:Oh
cielo, finalmente ti sei svegliata!:” Esclamò madama Chips,
affrettando il suo zampettare verso Areal “:Ce ne hai messo di tempo, cara, ti
eri dimenticata di tutti noi!?:”
Draco
Lasciò subito la mano di Areal, si chinò velocemente per darle un bacio sulla
fronte e poi scappò via dall’infermeria.
Lasciando
la ragazza senza fiato.
Pancy Parkinson non aveva molti pregi, ne talenti nascosti e neppure
un grande intelletto su cui fare affidamento, però, cosa assai importante per
lei: era determinata.
Se
voleva una cosa Pancy Parkinson la otteneva, e non
importava se per ottenerla doveva fare carte false, giocare sporco, o
sacrificare sé stessa.
Voleva
solo determinate cose della vita e sarebbe riuscita ad ottenerle.
Pancy era una Purosangue di ottima famiglia, era ricca, e di certo
da grande avrebbe sposato un altro ricco Purosangue e ottenuto una degna
famiglia. Per quel periodo, doveva pensare a tenersi amiche le persone giuste.
Aveva
fatto la schiava di Draco per quattro anni, lo aveva accontentato in ogni cosa
e soddisfatto tutti, ma proprio tutti, i suoi desideri. Erano stati insieme,
finalmente dopo quattro anni, ed ora lui l’aveva scaricata.
E
questo non andava bene.
Negli
ultimi due giorni aveva fatto di tutto per mettersi in mostra, ma Draco non
l’aveva degnata di uno sguardo. Si era doppiamente comportata da zerbino, ma
non aveva ottenuto risultati.
E
tutto, per quella stupida, dannata Corvonero.
Oh,
Pancy lo sapeva, sapeva che Draco era caduto vittima
nella tela di quel ragno gigante di nome Areal. Poteva una sciocca Corvonero
portarsi via un Purosangue, intelligente, bello e importante come Malfoy?
Poteva soffiarglielo via così?
Pancy Parkinson doveva rimediare, e al più presto.
Affrontando
la Corvonero non avrebbe riscosso grandi successi, anche perché non sapeva come
prenderla, ma forse sapeva come ripulire il cervello di Draco. Quella mattina
era davanti alla porta dell’infermeria, appoggiata ad una colonna, e attendeva.
I capelli scuri erano sciolti e lisci, e se li accarezzava con una mano.
All’improvviso
uscì Draco, con le sue immancabili occhiaie e un sorriso lontano ancora fra le
labbra sottili.
“:Draco!:”
soffiò Pancy, scostandosi dalla colonna.
Quando
Draco la vide, mentre si sistemava il colletto della camicia, cambiò
espressione, tornò quello scocciato e arrogante di sempre.
“:Che
vuoi? Non hai qualcosa da fare, tipo riordinare le mie cose?:”
“:Andiamo
Draco, non ci stai mai con me! anzi, non stai più con nessuno di noi…:”
“:Che
vuoi dire?:”
“:Bé,
tutti in Sala comune notano la tua assenza. Non ci sei alle feste, non ci sei
quando combiniamo guai per la scuola. Qualcuno dice che hai altro per la
testa…:”
“:Che
vadano al diavolo! Quei buoni a nulla non sono niente senza di me!:” ringhiò
Draco.
“:Esatto
Draco: per loro sei un capo. Ma se questo capo fa cose strane, tutti faranno
cose strane…:”
“:Vedi
di arrivare al dunque prima di farmi salire i nervi:” la ammonì torvo.
“:Insomma
Draco!:” Sbottò lei “:Ma non lo capisci? Sei cambiato, stai cambiando vita! Fai
cose strane, e tutto da quando passi troppo tempo con Lei!:” E con la testa indicò la porta dell’infermeria.
Draco
digrignò i denti “:Sono pensieri tuoi questi, o sono voci che girano?:”
“:Voci,
Draco! Non parlano d’altro! Che cosa ne è stato di Draco Malfoy? Che ci fai con
quella Corvonero, vuoi aiutarla nella protezione dei Babbani?
Vuoi tifare Potter insieme a lei? Vuoi proteggere i più deboli come lei? È questo
che sei diventato, un sentimentalista stile Grifondoro?
Avanti Draco svegliati, torna fra di noi! Torna in te!:”
Draco
guardò la sua compagna di casa in silenzio, gli occhi sbarrati per la rabbia “:Non
mi paragonare ai Grifondoro:”
“:Lo
so che non sei come loro, anche se in questo periodo sembri un po’ di tutto,
tranne che il Draco di un tempo. Ma che ti prende? Tuo padre lo sa con chi eri
nella Foresta Proibita? Lo sa che passi la maggior parte del tuo tempo con lei?:”
“:Uno:
non tirare in ballo mio padre. Due: da quando è iniziato l’anno, sono stato
solo con te!:” disse ringhiando.
“:A
sì, quest’anno! Ma non hai resisto molto, vedo. Non vedevi l’ora di correre da
lei, giusto? Sei stato tra di noi per un po’, ma alla fine torni sempre da lei.
È così Draco? Non riesci a resistere senza di lei?:”
“:Io
non sono un debole fino a questo punto! So chi sono, Pancy,
non venirmelo a ricordare! Non ho bisogno né di quella né di nessuno!:” Disse Draco, con voce rauca per sopprimere
la rabbia.
“:E
allora torna in te! Dimostra a tutti chi è il loro capo! Torna con me!:”
I
due Serpeverde si guardarono per qualche secondo senza parlarsi. Pancy era triste ma seria, e Draco cercava di calmarsi.
“:Domani
andiamo quasi tutti nella serra numero uno. Mentre la Sprite sarà distratta,
vedremo di far andare a monte gli esperimenti di qualcuno. Ci sarai?:” chiese Pancy.
Draco
la fissò in silenzio. Poi fece un cenno.
Nascosta
nel buio sotto le scale, Canni Longus scosse il capo.
Continua…
Grazie a chi legge.
Un abbraccio a chi ha la pazienza e la gentilezza di
recensire:
JuliaSnape,
BumBj
e IoSonoLegenda.
Mi fate immensamente felice ^^.
Erano passati quattro giorni, quattro giorni di visite sfrenata da
parte di Canni e delle sue amiche, quattro giorni di inattività totale mentre
tutta Hogwarts si dava da fare e mentre le lezioni sembravano allontanarsi da
lei
21.
Questione di sangue.
Erano passati quattro giorni, quattro giorni
di visite sfrenate da parte di Canni e delle sue amiche, quattro giorni di
inattività totale mentre tutta Hogwarts si dava da fare e mentre le lezioni
sembravano allontanarsi da lei.
Quattro
giorni erano passati dall’ultima delle visite di Draco Malfoy, che da quando si
era fatto vedere al capezzale della sua branda il giorno in cui si era
risvegliata, non si era più fatto vivo. Areal non ci pensava, strambo com’era
il biondo, doveva aver trovato cento validi motivi per non tornare a trovarla,
ma le dava comunque fastidio quella situazione di fermo. Non aveva potuto
vedere la prima prova del torneo tre maghi, si era persa il professor Moody che trasformava il caro Malfoy in un furetto bianco
–cosa che le aveva raccontato Canni- e si stava perdendo tante lezioni.
Chissà
cosa avrebbe detto Vitious, quando sarebbe tornata
nella sua aula. Aveva fatto perdere parecchi punti a Corvonero per il suo
scarso buonsenso, e fortuna che Draco aveva cambiato la reale versione dei
fatti.
“:Allora,
sei pronta?:” brontolò Canni, in mezzo all’infermeria.
Tuttavia,
c’era qualcosa d’insolito nel suo sguardo teso.
Areal
si stava allacciando i suoi stivaletti scuri, con finalmente la divisa
scolastica ed il mantello con lo stemma dei Corvonero indosso. MadamaChips le aveva
raccomandato di non fare sforzi, procurandole addirittura un permesso per
saltare determinate lezioni e compiti da svolgere.
“:Vorrei
andare a fare colazione prima di sera, se è possibile!:” Rimarcò Canni, che era
stata una delle sue infermiere private insieme a Jude ed Emma durante il
periodo di convalescenza.
“:Arrivo!:”
soffiò Areal, e si mise in piedi, pronta ad abbandonare l’infermeria.
Insieme
all’amica stavano andando in Sala grande per la colazione, quando passò Erick.
“:Buon
giorno!:” sorrise ad Areal “:Finalmente torni alla luce del sole, vedo!:” e
detto ciò cinse con un braccio Canni, e le posò un delicato bacio sulla guancia.
“:Ci
vediamo agli allenamenti:” le disse tranquillo.
La
cosa che tuttavia aveva dell’inverosimile, era stata l’accondiscendenza di
Canni che si era fatta abbracciare e salutare sulla guancia come se ciò fosse di
normale abitudine.
“:Mi
sono persa qualcosa?:” chiese Areal, sinceramente stupita.
“:Emm…:” bofonchiò Canni, scesa dalle nuvole. “:Diciamo che
ho imparato a conoscerlo, come amico intendo…:”
Senza
aggiungere altro proseguirono verso la Sala grande, sedendo al tavolo dei
Corvonero dove molti salutarono Areal, compresa Luna Lovegood,
di un anno più piccola. Ovviamente Emma e Jude le fecero le feste.
Areal
non mancò di lanciare un’occhiata al tavolo dei Serpeverde, dove un biondo
platinato rideva e sghignazzava fra i suoi amici, tra cui i due corpulenti
Tiger e Goyle, un ragazzo dagli occhi blu, uno molto magro ed in fine Pancy Parkinson.
Vedendo
lo sguardo dell’amica, Canni sospirò sonoramente. Areal guardava Draco come se
si aspettasse da un momento all’altro che lui corresse da lei per salutarla.
Fingeva di non darci troppo peso, ma Canni sapeva…
“:Cosa
c’è?:” chiese Areal, sentendosi osservata. “:Canni, sono giorni che mi guardi
in modo strano. Cosa mi nascondi?:”
Canni
sospirò ancora, e guardò con odio il tavolo dei Serpeverde, in particolare
Draco.
Areal
si sentì mancare. “:Parla:”
Canni
abbassò la testa. Come faceva a dirglielo? Guardò Emma e Jude, impegnate in
altre discussioni con i loro compagni.
Sospirò
per la terza volta. “:Sai il giorno che ti sei svegliata? Proprio quando Draco
è uscito dall’infermeria?:”
Areal
fece un cenno. “:Subito dopo sei entrata tu, ed eri molto strana…:”
“:Perché
avevo appena ascoltato la conversazione fra Draco e Pancy:”
spiegò Canni, e quando ebbe finito il suo racconto poté vedere la delusione
negli occhi dell’amica.
Areal
non stava versando neppure una lacrima, ma il suo sguardo di fece serio, vuoto.
Prese un pezzo di pane e si alzò dal tavolo.
“:Vado
a dare da mangiare alla mia civetta:” disse, e lasciò la sala.
La
prima mattinata di ritorno alle lezioni per Areal fu un po’ pesante,
soprattutto quando il piccolo professore Vitious l’aveva ignorata nonostante
avesse eseguito un incantesimo alla perfezione. Al pomeriggio, dopo un’ora
passata in biblioteca, Areal passava dal cortile al fianco di Jude, dove il
solito gruppetto di Serpeverde capitanato da Malfoy, sghignazzava contro alcuni
Grifondoro più piccoli. Quando Draco incrociò lo sguardo di Areal, vide la
ragazza abbassare la testa e accelerare il passo.
Jude,
invece, si accorse dei brividi improvvisi che avevano scosso la sua amica,
senza capirne il perché.
In
tutte le ore successive, da trasfigurazione a Erbologia,
il solito gruppo di Serpeverde non faceva altro che disturbare con schiamazzi e
insulti tutti quelli che non erano come loro. Ma i giorni passavano, ed Areal era
sempre più silenziosa. Il professore Vitious non la
degnava più di alcuna considerazione ed ormai Areal sapeva di aver perso
totalmente la sua fiducia dopo il guaio in cui si era cacciata con Malfoy.
Alla
successiva lezione di Incantesimi, Pancy e un’altra
Serpeverde si divertirono a incantare pezzetti di carta perché volassero e si
disperdessero per tutta la classe. Erano state attente a mantenerli lontani
dalla vista del professore, impegnato ad insegnare un incantesimo
rivitalizzante. Alla fine però, i pezzetti di carta erano ovunque come se
fossero in mezzo ad una tormenta di neve invece che in una classe al chiuso. Il
povero Vitious infuriò per un po’, ma dato che scoprire il colpevole sarebbe
stato inutile, si limitò a lanciare un contro incantesimo per fare sparire i
foglietti.
Draco
Malfoy sghignazzava così forte, mentre il povero Vitious rimediava al disastro
fatto dalle sue compagne, che tutti gli altri lo guardavano schifati. Vitious
lo ignorò, e solo prima che finisse l’ora, tolse venti punti a Serpeverde per
mancanza di educazione. Questa motivazione fece andare il biondo su tutte le
furie, che iniziò a dire che un Malfoy non è mai maleducato, e che il
professore aveva offeso anche suo padre dando a lui del maleducato.
Areal
uscì per ultima, anche dopo Vitious. Draco era rimasto anche lui indietro per
discutere con l’insegnante, ed ora raccoglieva furiosamente le sue cose.
“:Bell’insegnante
che ha la tua casa…:” disse senza preavviso il biondo.
Areal, nel sentire Draco rivolgersi a lei,
rabbrividì violentemente. Afferrò la sua borsa e corse letteralmente fuori
dall’aula, lasciando Draco senza parole.
La
svolta avvenne durante l’ora di pranzo, quando finito il banchetto, Areal andò
a scegliersi un angolino appartato per studiare in cortile, sotto l’ombra di un
albero. Era sola, poiché Canni ed Erick avevano gli allenamenti di Quidditch,
Jude era impegnata in biblioteca ed Emma aiutava un ragazza di Tassorosso a
prepararsi meglio in Divinazione.
Areal
era totalmente immersa nella sua lettura, quando una voce la fece sussultare.
“:Hai
perso questo!:” l’avvertì una voce maschile, così calda e piacevole che Areal
arrossì senza neanche voltarsi.
Poco
dopo si accorse che un ragazzo le porgeva il suo libro di Pozioni.
“:Oh,
grazie, deve essermi scivolato dalla borsa…:” ammise e lo riprese rimettendolo
al suo posto.
“:Piacere
comunque, mi chiamo John.:”
Areal
si voltò per osservare il giovane posizionato contro il sole, con la divisa di
Durmstrang. Era molto bello, con i capelli neri raccolti in un codino e un filo
di barba sul volto abbronzato.
“:Io
sono Areal:” disse ricambiando la stretta di mano.
“:Ti
dispiace se mi siedo con te?:” chiese lui, ed Areal gli fece spazio arrossendo.
Quando
John si fu sistemato sull’erba, andò subito dritto al dunque.
“:Sai,
ho scoperto che sei molto brava in Incantesimi…:”
Areal
sorrise “:Si, forse lo ero…:”
John
la guardò pensieroso ma non disse nulla. “:Bé:” disse poco dopo “:In realtà mi
ha colpito il tuo cognome…:”
Areal
lo fissò, e quasi desiderò alzarsi e lasciare quel ragazzo lì da solo.
Anche
Draco, la prima volta, le si era avvicinato perché aveva sentito il suo
cognome, e lo aveva associato a una delle più note famiglie finite tutte in
Serpeverde per generazioni. Areal odiava essere riconosciuta per quello, e
magari scambiata per gente di quel
tipo. Da uno di Durmstrang poi, poteva aspettarsi di tutto. Quella non era la scuola
oscura per eccellenza? Chi pensava che fosse lei quel John?
“:Senti
forse hai sbagliato…:” arrivò a dire Areal.
“:Non
ti chiami Foreberth, di cognome?:” chiese innocente.
“:Si!:”
ammise lei, con uno sbuffo.
“:Bene,:”
disse calmo, “:anch’io!:”
Areal
sgranò gli occhi. “:Stai scherzando? Non siamo parenti, non ti ho mai visto, e
non sei nel mio albero genealogico…:”
“:Ne
sei sicura?:” chiese malizioso John.
Areal
arrossì ed abbassò il capo.
Quando
mai lei si era interessata all’albero genealogico di suo padre? Perciò era più
che probabile che quel giovane di Durmstrang fosse suo parente. Quasi tutti i
maghi di buona famiglia sono, volendo o no, imparentati.
“:Insomma,
chi sei?:” chiese lei, e lui rise.
“:Credo
sia più che probabile che non ci conosciamo. Mio padre aveva litigato
praticamente con tutta la famiglia, quando scappò via con mia madre. Sai, lei
aveva qualche Babbano di troppo nel suo albero
genealogico, e i maghi che aveva in famiglia non contavano tanto per convincere
mio nonno a lasciarli sposare. Forse tuo padre era uno dei figli di mio zio…
Marcos! Può essere?:”
Erano
anni che Areal non sentiva quel nome. “:Marcos era mio nonno.:”
“:Io
non ho mai conosciuto nessun Foreberth a parte mio padre.:”
“:Nemmeno
io.:” ammise Areal.
“:Siamo
cugino alla larga, giusto?:” scherzò John, ed Areal rise.
“:Credo
di si!:”
“:Forte!:”
“:Forte!:”
Rimasero
in silenziò per un pò, e a parlare per primo fu John.
“:Sai, anch’io amo studiare. Magari se fossi stato di Hogwarts sarei stato
messo fra i… Corvo… Corvonero giusto?:”
“:Si!:”
rise Areal.
“:Senti,
mia mezza parente, ti va di venire
con me al ballo del ceppo? Sempre che tu non abbia qualcun altro che ti
accompagna. Io non conosco praticamente nessuno!:”
Areal
rimase paralizzata per un po’. Il ballo del ceppo! Se ne era totalmente
dimenticata. Sapeva cos’era, e sapeva anche che ci sarebbe stato quell’anno, in
onore del torneo tre maghi, ma non ci aveva pensato fino in fondo. Non aveva
nemmeno fatto in tempo a preoccuparsi di rimanere senza accompagnatore.
Nemmeno
lei aveva molti amici maschi, e non credeva di attirare a sufficienza
l’attenzione, senza contare che non voleva andare a quel ballo con uno che non
conosceva o che disprezzava.
Un
suo lontano e strano parente era fin troppo bello per essere vero.
“:Emm, no, non ho nessun altro. Allora ci andiamo insieme?:”
John
sorrise. “:Affare fatto cugina. Però adesso devo scappare, prima che i miei
amici smontino la scuola per cercarmi. Magari parleremo ancora della nostra
strana famiglia.:” e detto ciò andò via, lasciando Areal da sola a ridersela
fra sé e sé.
Continua…
Grazie ai lettori e a BumBj per
aver recensito, a presto, spero che il capitolo sia piaciuto.
Il
ballo del ceppo era arrivato con snervante velocità, tanto che Areal si sentiva
terribilmente impreparata per quell’evento. Non la vedeva come Emma e Jude, che
non pensavano altro che al vestito da indossare, né come Canni che era solo
innervosita dal fatto di dover passare un’intera serata con Erick. Areal era
solo e soltanto nervosa, e nel profondo, si sentiva triste senza saperne il
motivo.
Già
quella mattina non si era certo risvegliata nel migliore dei modi, sconvolta da
un incubo notturno.
Nel
suo sogno era di nuovo alla finale di coppa del mondo di Quidditch,
tra le tende in fiamme e le urla agghiaccianti. Era lontana dalla sua tenda, a
dire il vero era lontana da qualsiasi cosa. Era da sola al centro del caos. Aveva
tanta paura, non sapeva che fare, era immobile, quando ad un tratto vide un
gruppo di uomini incappucciati e vestiti di nero avanzare verso di lei. Sapeva
benissimo chi erano, sapeva che quei Mangiamorte erano la cosa più pericolosa
al mondo, e non poteva fare a meno di tremare di paura. Impugnavano bastoni
infuocati, portavano delle orrende maschere sul volto, e continuavano la loro
avanzata verso di lei. Aveva il vago sentore di un ricordo, e la sensazione di dejà-vu era forte. Sapeva che da lì a
poco sarebbe dovuto arrivare qualcuno, che prendendola per mano avrebbe dovuto
condurla in salvo.
Ma
quel qualcuno non arrivava.
Sentiva
dentro di sé la paura crescere, avrebbe voluto urlare il nome del suo
salvatore, di qual ragazzo biondo che più volte l’aveva salvata così come
avrebbe dovuto fare in quell’occasione. Ma non riusciva a pronunciarlo quel nome.
Il
tempo passava, nessuna mano stringeva la sua per trascinarla al sicuro, e
quegli uomini incappucciati procedevano verso di lei. All’improvviso, mentre le
fiamme aumentavano insieme alle urla della gente che correva, i Mangiamorte
smisero di avanzare verso di lei, e ognuno prese una sua direzione sparendo
dalla vista di Areal.
Solo
uno rimase fermo di fronte a lei.
Areal
non sapeva cosa fare, era ancor più paralizzata di prima. Quell’uomo
incappucciato di nero la fissava in silenzio, immobile come una statua. Poi,
improvvisamente, avanzò con estrema lentezza, e quando fu ad un passo da lei, le
tese la mano.
Adesso
una mano pallida e affusolata era tesa verso di lei, ed Areal sentiva la voglia
irrefrenabile di toccare quella pelle lattea con la certezza che l’avrebbe
trovata gelida. Ma quella mano apparteneva ad un Mangiamorte, e lei avrebbe
dovuto fuggire il più lontano possibile da lì, anziché desiderare che quella
mano affusolata stringesse la sua. Era come un bambino davanti al fuoco, lo
teme, ma non riesce a fare a meno di guardarlo con il desiderio crescente di
avvicinarlo.
Senza
che se ne rendesse conto, Areal tese lentamente la propria mano verso quella
del Mangiamorte, che non si era mossa di un millimetro. Era sempre lì a tener
vivo il suo invito.
Mezzo
secondo prima che le due mani si toccassero, Areal si svegliò.
A
colazione non riusciva a spiegarsi quel sogno, ma sentiva ancora un doloroso
vuoto all’altezza del petto. Perché Draco non era andato da lei nel sogno, così
come aveva fatto nella realtà, due mesi prima?
Ma
quello stesso vuoto Areal lo sentiva ogni giorno, da quando aveva scoperto la
verità. In quei quattro anni fra lei e il Serpeverde erano state liti e
riappacificazioni continue, e lei era stanca di questo tira e molla. Non poteva
cancellare così facilmente dalla sua memoria le chiacchierate con Draco, i loro
duelli pacifici, le ripetizioni che si impartivano a vicenda e, soprattutto,
non poteva dimenticare le due volte che l’aveva salvata.
La
prima era stata al terzo anno, ad Hogsmeade, quando
quel balordo Magonò aveva tentato di aggredirla, e la
seconda proprio alla finale di Quidditch. Come
dimenticare le braccia di Draco strette intorno alla sua vita, mentre la
proteggeva dalle fiamme che infuriavano a poca distanza da loro? Come
dimenticare le loro risate e le volte in cui giocavano a provocarsi?
Areal
capì in brave di non essere in grado di eliminare il biondo Serpeverde dalla sua
vita. Non ne era in grado, ed ora, dopo quattro anni, la sua assenza bruciava
dentro di lei. Proprio come all’interno del sogno sentiva la mancanza di Draco,
e la voglia di rivederlo anche solo per un momento. Non era piacevole
ignorarlo, ma ogni volta che lo vedeva insieme ai sue amici serpi a compiere
qualcosa di losco, dentro ardeva di rabbia.
Di
tre cose, a quel punto, Areal era certa. Tanto per cominciare lei e Draco erano
inevitabilmente diversi, opposti. Punto secondo: ad Areal non piaceva il lato
oscuro di Draco, per niente. E per ultimo, ma non meno importante, c’era da
considerare il fatto che non poteva fare a meno di lui.
Che
stessero insieme per amicizia o per litigare, poco importava, purché si
vedessero.
Ma
come far combaciare quei tre punti contrastanti fra loro? Soprattutto il
secondo con il terzo facevano guerra un giorno sì e l’altro anche. Come
superare l’ostacolo?
In
fine, a completare il tutto, c’era la scelta di Draco.
Lui
aveva scelto di allontanarsi per sempre da Areal per tornare ad essere il vero
Draco di sempre.
Con
quel quesito ancora irrisolto nella mente, Areal era arrivata alla fatidica
sera del ballo del Ceppo. Per l’occasione, Canni indossava un delizioso vestito
rosa sfumato di rosso. Non aveva spalline, sotto al seno era stretto ed una
fascia viola scuro che le stringeva la vita per poi lasciare ricadere la gonna
morbida. Il vestito era lungo, evidenziando la sua altezza. Erick l’aveva
attesa in sala comune, e da lì erano andati insieme al ballo.
Jude
vestiva un semplice bustino turchese, con lustrini sul corpetto e uno strascico
dietro. Ad accompagnarla ci sarebbe stato un ragazzo di Tassorosso
che aveva conosciuto al terzo anno durante una lezione di Erbologia.
Per Emma, invece, si era fatto avanti un impavido Grifondoro,
biondo e di bell’aspetto, ma su di lui Areal sapeva ben poco. Canni aveva
dovuto aiutare la cugina con il suo vestito pieno di pieghe e stoffa
svolazzante. Era argentato, aveva un raffinato scollo quadrato e la gonna non
tanto lunga era gonfia e piena di tulle.
Areal
era rimasta per ultima dentro la loro camera, e lanciò un’ultima occhiata allo
specchio prima di scendere. Jude ed Emma le avevano acconciato i capelli, ed il
vestito che indossava le era stato inviato da sua zia, che non appena aveva
saputo del ballo, era corsa in centro a fare compre.
E
secondo Canni la vecchia e cara zia Matilde ci aveva proprio azzeccato.
La
ragazza sbuffò un’ultima volta, tirò su le guance per fare un sorriso forzato e
abbandonò la stanza.
Bella
e sorridente: così doveva essere. Perché niente e nessuno doveva guastarle le
giornate. Areal era forte, era intelligente, avrebbe trovato la forza per
superare gli ostacoli e dimenticare gli enigmi irrisolti.
O
quanto meno così sperava.
Draco
Malfoy era cresciuto in un ambiante di feste, cerimonie e buona educazione. Non
aveva certo dimenticato tutti i party che sua madre aveva dato dentro Malfoy Manor, dove gente di alta classe si pavoneggiava fra calici
di champagne e abiti costosi e raffinati.
Per
lui tutto quel mondo di luci e balli era più che normale.
Ci
era cresciuto dentro.
Era
stato educato per apparire sempre impeccabile, rigido e composto proprio come
ogni Malfoy che si rispetti. Per tale motivo, a lui, del ballo del Ceppo poco
importava. Forse poteva usare quell’occasione per fare baldoria e creare
scompiglio con i suoi compagni.
Di
certo non era emozionato come quelle stupide ragazze, ma non era neppure
impacciato come quel fesso di Tiger che forse non aveva mai indossato un frak
in vita sua. Draco non aveva avuto bisogno né di lezioni di ballo né di benton.
Lui
aveva la classe necessaria già di per sé.
Era
come al solito annoiato, mentre appoggiato ad una delle colonne fissava Pancy e Blaise che discutevano
serenamente. Blaise aspettava la sua accompagnatrice,
e Draco e Pancy gli tenevano compagnia.
Proprio
in quel momento Draco osservò distrattamente la sua compagna per quella sera,
ovvero Pancy Parkinson. Tutti nella sua casa davano
per scontato che loro due andassero al ballo insieme, e così era stato. Perfino
sua madre aveva approvato, quando –senza che lui sapesse come- era venuta a
sapere con chi sarebbe andato al ballo.
Pancy era di ottima famiglia, era furba ed anche bella. Un ottimo
partito per lui, sicuramente. Ma a lui in realtà, poco importava. Di matrimoni
combinati o di altre stramberia, per ora, non ne voleva sapere.
Osservò
l’abito semplice di Pancy, nero, stretto, aderente e
lungo. Elegante e raffinato pur non avendo alcuna particolarità. Sì, forse Pancy era la ragazza adatta a lui, una sua degna
accompagnatrice.
Eppure
si sentiva terribilmente insoddisfatto.
Pancy faceva tutto quello che lui gli chiedeva, Pancy
non era entusiasmante, e mai si faceva desiderare.
Draco
era sempre annoiato, come quella sera.
Accanto
a lui sfilavano varie coppie, e lui non si divertiva neppure ad osservarle e a
criticarle, era annoiato e basta. Poi, senza che neppure lui sapesse perché, Pancy lanciò un’occhiata alle scale dietro di lui
spalancando la bocca per poi fare una smorfia, tornando in fine a parlare con Blaise come se nulla fosse.
Per
noia o per curiosità, Draco si voltò a guardare le scale alle sue spalle, e
rimase senza fiato.
In
cima alla scalinata c’era una ragazza, di media altezza, magra ma non troppo e
con la palle lattea. Il collo era lasciato scoperto così come le spalle e le
braccia delicate e sottili. Una collana luccicante risaltava sulla pelle della
sua gola, mentre i capelli corvini erano acconciati e perfetti. I ciuffi
davanti erano appuntati dietro e tenuti in alto da fermagli luccicanti, mentre
il resto dei capelli ricadeva sotto forma di boccoli morbidi lungo il collo,
sfiorandole la pelle lasciata scoperta dallo scollo del vestito.
Il
vestito poi, non si poteva fare a meno di ammirarne l’eleganza.
Era
color panna, aveva un classico corpetto a cuore con incastonati tanti piccoli e
luccicanti diamanti. La gonna arrivava al ginocchio, a più strati di tulle
bianco spolverati d’argento. Era un vestito molto particolare che passava
dall’aderenza del corpetto alla sofficità vaporosa della gonna, inoltre, quel
color panna tempestato di diamanti ricordava la luce delle stelle.
Ma
la cosa che davvero gli tolse l’ultimo respiro, fu il suo viso.
Allungato,
con gli zigomi leggermente alti, fine ed elegante come quello di una fata. La
pelle chiara, le guancie appena spolverate di rosa e le labbra inumidite da un
lucidalabbra brillante. Gli occhi erano semplicemente incantevoli, grandi,
rotondi e nello stesso tempo allungati. Le iridi erano di un blu intenso e le
palpebre appena truccate.
Proprio
in quel momento, la ragazza arrossì d’imbarazzo come se si fosse accorta
dell’occhiata penetrante con cui Draco si stava imprimendo nella mente ogni
dettaglio di lei. Abbassò appena il mento e le lunghe ciglia nere le sfiorarono
la pelle delle gote deliziosamente imporporate. Le labbra si piegarono appena
all’insù, e Draco sentì il cuore mancargli di un battito davanti a quella
visione tanto angelica.
Quella
ragazza appariva fragile ed indifesa, un giglio
bianco.
Quella
ragazza, pensò Draco, era maledettamente bella. Uno spreco, se messa nelle mani
di un ragazzo qualunque, di un comune imbecille come i tanti presenti nella
scuola.
Se
Draco Malfoy non avesse mai visto prima quella ragazza, avrebbe pensato che
entro pochi giorni avrebbe dovuto farla diventare sua. A tutti i costi. Quella
era la ragazza adatta a lui, la degna compagna di Draco Malfoy.
Poi
vide un ragazzo alto e bruno con la veste elegante di Durmstrang
avvicinarsi cautamente a lei, accennare un chino e tenderle la mano. Quando
Draco vide la ragazza sorridergli timidamente, ed accettare quella mano, dentro
di lui galoppò un sentimento feroce: la gelosia.
Osservò
i due allontanarsi, senza riuscire a fare a meno di notare quanto bene stessero
insieme, e sentì la rabbia soffocarlo.
Perché
nessun’altro meritava quella ragazza più di lui.
Ma
così sarebbe stato, se lui non avesse precedentemente avuto modo di conoscere
quella ragazza. Peccato però che lui la conosceva e come quella ragazza, sapeva
il suo nome, ed era stato lui stesso ad allontanarla.
Draco
si era allontanato da Areal per due motivo. Uno: per orgoglio, perché due
persone di mondi opposti come lo erano loro, non avrebbero mai dovuto
mischiarsi. E come secondo punto, nonostante fosse il principale, Draco aveva
allontanato Areal da se stesso… per
proteggerla.
Continua…
Spero
che abbiate passato tutti delle buone feste e che questo nuovo anno posso
essere meraviglioso.
Grazie
Mille a BumBj,
ViolentFlames,
_Beth
e a JuliaSnape
per aver recensito, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere
cosa ne pensate ^^
La
sala grande, adornata con un tema prettamente invernale, era gremita di gente
festante, abiti eleganti e volti sorridenti. Abeti natalizi erano sistemati ai
quattro angoli della sala, e le pareti erano agghindate con finte lastre di ghiaccio
e ghirlande. Il tetto incantato riproduceva una tenue nevicata. Il pavimento
stesso sembrava una pista di pattinaggio sul ghiaccio sulla quale tuttavia non
si scivolava.
Areal
scorse appena le due coppie sedute poco lontano da lei. Canni conversava serenamente
con Erick, Jude ed il suo accompagnatore. Sembravamo molto sereni e allegri, i
ragazzi sorseggiavano una bevanda. Emma stava ballando nell’angolo della sala
ancora dedicato ai lenti.
John
era vicino a lei, a dire il vero non si era staccato dal suo fianco per tutta
la serata. Adesso rideva animatamente con dei suoi compagni di scuola e tre
ragazze di Hogwarts, tutte più grandi di Areal. Quest’ultima era distratta, e
si lasciava incantare dal movimento attorno a lei. Non aveva tanta voglia di
discutere con quelle persone che non conosceva affatto.
E
poi si sentiva strana. Inquieta.
-Ti
va di fare un giro fuori?- le sussurrò John in un orecchio. La sua voce era
melodica e tranquilla, tradendo appena una nota d’ironia.
-Certo-
affermò Areal, sforzando un sorriso.
Era
molto strano quel suo largo cucino che non aveva mai visto, e ancora non capiva
quanto realmente Foreberth fosse. Aveva ideali identici a suo padre e a suo
nonno? O come lei rappresentava un’accezione?
La
sua domanda avrebbe presto trovato risposta.
Quando
raggiunsero l’esterno innevato, si accomodarono sotto i portici sedendosi sui
muretti. A dire il vero fu Areal a sedersi, poiché dopo due secondi il ragazzo
si alzò e iniziò a passeggiare, facendo avanti e indietro.
-Allora-
esordì –cosa vi fanno fare ad Hogwarts per divertirvi?-
Areal
fece spallucce –niente di che-
-Quindi
è vero quello che si dice?-
-Cosa
si dice?- chiese Areal, le sopracciglia incurvate.
John
fece una breve risata, poi alzò gli occhi al cielo. Si era avvicinato alla
ragazza, aveva un piede appoggiato al muretto e il gomito sul ginocchio
sollevato.
–Che
Hogwarts è una scuola per santarellini, che obbediscono solo alle regole-.
-E
tu invece? Non le segui mai le regole?-
-Sì
che l seguo. Ma non sempre.-
Areal
abbassò la testa, uno strano dubbio le si insinuò dentro.
-Quindi,-
proseguì il giovane, –non hai mai provato magia nera, giusto?-
-No.- Areal trafisse John con un’occhiata truce.
-Peccato.
Sai, io non sono un mago cattivo come potrai pensare in questo momento, ma
provare qualche gioco di tanto in tanto non fa male.-
-Gioco?- strillò Areal, alzandosi in
piedi. –Non sono giochi e lo sai, non sei stupido.-
John
inarcò le sopracciglia, e staccò il piede dal muretto mettendosi in posizione
eretta. Studiò Areal, poi sorrise.
–Ma
io avevo intenzione di farti vedere una cosa che ho imparato. Scommetto che
alla fine ti piacerà-.
Senza
che Areal potesse fare altro che indietreggiare, il ragazzo estrasse la
bacchetta da sotto il mantello e la puntò contro il palmo della mano libera, su
cui si accese una sfera nera. Areal non riusciva a staccare gli occhi da quella
sfera crescente, e riprovò le sensazioni provate nel sogno della sera prima,
quando si sentiva inevitabilmente attratta dalla mano del Mangiamorte.
Quella
storia non le piaceva.
–Basta!-
strillò, riscoprendosi la gola secca. –voglio tornare dentro-.
John
mise fine all’incanto e la sfera nera scomparve. Mise via la bacchetta e puntò
i suoi occhi scuri in quelli di Areal.
–Non
volevo certo farti arrabbiare. Dai, non ti scaldare così tanto…-
Areal
indietreggiò quando il ragazzo azzardò un passo verso di lei. Era stata una
stupida a fidarsi, i Foreberth erano tutti uguali.
Erano
cattivi.
Non
aveva conosciuto altre donne della sua dinastia, ma tutti gli uomini conosciuti
tendevano sempre alla magia oscura. E quel John Foreberth non era da meno,
anche se un suo parente aveva litigato con un capostipite per difendere una
nata Babbana.
-Dai,
fai la brava. Stai tremando, ti scaldo soltanto…- sussurrò il ragazzo, fattosi estremamente
vicino, pronto a stringerla.
-No,
voglio che te ne vai.-
-E
io voglio che ti dai una calmata!- all’improvviso i modi gentili ed eleganti di
John scomparvero dietro una maschera autoritaria e impenetrabile.
Areal
capì di essere sola, nessuno era nel cortile, faceva troppo freddo. John era ad
palmo da lei.
-Non
osare fare un altro passo verso di lei.-
Areal
sussultò e spalancò gli occhi come un topolino davanti ad un serpente.
Quella voce.
Era
facile da riconoscere, era acuta ma maschile, e apparteneva ad una persona che
lei conosceva bene.
Davanti
a lei John Foreberth scattò allerta e scrutò con rabbia la figura appena
arrivata.
Draco
Malfoy era fermo a poca distanza da loro, il corpo rigido e minaccioso
nonostante mostrasse una certa indolenza. Lo sguardo autoritario ed il mento
sollevato non ammettevano repliche. I capelli biondi erano accuratamente pettinati,
peccato che ciocche ribelli gli coprissero la fronte. Vestiva con un classico
ed elegante smoking nero e la giacca era a mo dì mantello, la camicia ed il
papillon bianchi.
Con
un sorriso trionfante, John costatò che Draco era più masso di lui e
soprattutto meno largo di spalle.
-Cosa
vuoi? Non hai niente di meglio da fare, Malfoy?-
lo derise lo studente di Durmstrang.
Draco
assottigliò lo sguardo. –Dovresti temerlo il mio cognome, anziché beffeggiarlo,
e sai anche perché…-
Qualcosa
di nuovo balenò sul volto di John, ed Areal lo notò. Era come se il ragazzo
avesse capito l’avvertimento nascosto nelle parole di Draco.
La
ragazza fece scivolare il suo sguardo da un ragazzo all’altro, entrambi erano
seri mentre si fissavano negli occhi. Areal capì che fra i due stava avvenendo
una conversazione silenziosa su un argomento che lei ignorava.
John
piegò la testa all’indietro e rise. –Tuo padre non è qui, e al momento non
credo tu sia in grado di fermarmi. Forse quando avrò finito con questa ragazza
avrò tempo per occuparmi anche di te.-
-Forse.-
rispose Draco senza cambiare atteggiamento. Non batteva ciglio. –Ma se farai
anche una sola delle cose disgustose che hai in mente di fare alla ragazza, ne
informerò mio padre, che come ricordi è un caro amico del preside della tua
scuola. Se glielo chiede mio padre, il tuo preside non potrà che prendere
provvedimenti… Io dico che ti butterà fuori a calci…-
John
ringhiò silenziosamente. Alzò il mento, e senza guardare minimante Areal, abbandonò
la scena sparendo chissà dove.
Areal
si lasciò cadere sul muretto e tornò seduta, la testa abbassata.
Si
sentiva uno schifo.
Uno
schifo per essersi fidata di un ragazzo, illudendosi che qualcun’altro con il
suo cognome potesse rivelarsi una brava persona. Uno schifo, perché ancora una
volta aveva avuto bisogno di Draco Malfoy per uscire dai guai.
La
ragazza si accorse di stare gelando dal freddo solo quando una giacca di caldo
tessuto si posò cautamente sulle sue spalle.
-Fa
molto freddo. È meglio se ti riaccompagno dentro.- Disse Draco con noncuranza.
Appariva ancora arrabbiato, forse per quello che era successo. Ma soprattutto,
Areal lo trovò maledettamente distaccato, come se stesse discutendo con un
perfetto estraneo.
Areal
osservò appena la giacca nera del ragazzo posata su di lei, poi il ragazzo
stesso, con il capelli scompigliati, gli occhi color tempesta, e coperto solo
dalla camicia bianca.
Tutto
quello, fu troppo per lei.
Scattò
in piedi lasciando che la preziosa giacca di Malfoy cadesse rovinosamente a terra
inumidendosi con la neve residua. Draco seguì la caduta della giacca così come
avrebbe seguito il ronzare di una mosca.
-Dimmi
perché, Draco!- infuriò la ragazza. –Spiegami perché devi rispuntare fuori ogni
volta che sono in pericolo! Perché ti diverti a sconvolgere la mia vita? Perché
salti fuori quando decidi tu, mentre quanto ti vorrei vedere io, tu non ci
sei?-
Calò
il silenzio, Draco teneva gli occhi bassi sulla giacca ai piedi della ragazza,
le mani in tasca.
Areal
riprese parola, con voce appena più calma di prima.
–Perché
ti allontani da me, se poi torni in momenti come questi? Sono stanca di questa
giostra, Draco, voglio scendere. Voglio che decidi se stare con me oppure no.-
Il
ragazzo non alzò lo sguardo. –Siamo troppo diversi, Areal. La mia scelta l’ho
fatta da tempo. Noi non possiamo frequentarci. Fine della storia.-
Areal
sentì distintamente il pugnale affondare dentro il suo cuore e il gelo
invaderla. Fu quasi scioccata quando, abbassando lo sguardo, si accorse che non
c’era nessun pugnale a farla sanguinare. Oltre a sentirsi atterrita, però, si
accorse di poter anche essere molto arrabbiata.
Stava
per aprire bocca, ma Draco continuò.
-Non
voglio più sconvolgerti l’esistenza. Non dovrai più vergognarti di avere un
amico malvagio o fare finta che non lo sia mai stato. Io sono quello che sono e
non intendo cambiare. E tu… tu sei troppo immacolata
per unirti a me-.
Areal
era sconvolta, si sentiva come se una bufera l’avesse appena investita, e il
freddo nella voce di Draco la gelò ancora di più.
Scosse
il capo. –E se a me non importasse? Se io fossi disposta a fingere di non
vedere ciò che fai quando non sei con me?-
Per
la prima volta Draco la guardò negli occhi, ma la sua espressione era solo
rabbiosa e quasi disgustata. –Sei disposta a fingere che non sia io quello che
fa impazzire Vitious durante le lezioni? Sei disposta a fingere che non sia io
quello che crea scompiglio in tutta Hogwarts?-
-Sì-
fu la risposta.
Draco
tradì un attimo di incertezza, poi sorrise amaramente, prima di nascondere le
mani in tasca e avvicinarsi minacciosamente verso di lei.
Per
la prima volta Areal ebbe paura.
-Io
voglio solo ripulire la terra dai Babbani.- spiegò
con voce fredda e monocolore. –Voglio circondarmi solo di gente del mio rango.
E tu non ne fai parte.- fece una pausa nella quale indietreggiò. –Ho scelto io
per entrambi. Non possiamo essere amici. Dimenticami e basta.-
Dopo
aver pronunciati tali orribili parole, Draco si chinò per raccogliere la giacca
e, nel farlo, sfiorò Areal.
Si
voltò e se ne andò, lasciando la ragazza pietrificata. Quest’ultima provò a
controllarsi, a dirsi che andava tutto bene, ma fallì.
Cadde
in ginocchio, il suo vestito panna che si confondeva con il candore della neve.
Si coprì il volto con le mani ed iniziò a piangere.
Draco,
anche se di spalle, aveva udito i suoi singhiozzi e si era voltato. Anche se
per pochi secondi, aveva visto con i suoi occhi la peggiore delle scene: Areal
che piangeva per lui. Era orribile veder piangere una ragazza per colpa sua, ma
il sapere che quelle lacrime venivano versate per affetto nei suoi confronti,
gli diede un brivido piacevole. D’altra parte non si lasciò piegare dal dolore,
serrò la mascella e tornò dentro.
Doveva
farlo.
Areal
si ripromise, fra le lacrime, di dimenticarsi per sempre del Serpeverde, ma era
una promessa infranta già in partenza.
Dentro
gli occhi cattivi di Draco c’era ancora una luce a cui lei voleva bene.
Un ragazzo era morto, Harry Potter diceva che il signore oscuro era
tornato
24. Odio.
Un
ragazzo era morto, Harry Potter diceva che il signore oscuro era tornato.
Alcuni
lo ritenevano folle, dicevano che era stato lui ad uccidere CedricDiggory.
Ma,
al ritorno di Voldemort, Areal non pensava, per lei era morto e non poteva essere
tornato. Però sapeva che i suoi seguaci erano ancora a piede libero e tramavano
per riportare il terrore che c’era al tempo del loro signore. Magari avevano
davvero trovato un modo per far rivivere i morti, chissà. Ciò che era certo era
che i Mangiamorte erano scesi in campo durante la finale di Quidditch,
creando caos e scompiglio. Ma era anche certo che Harry Potter non mentiva, e
proprio Harry aveva detto che Lucius Malfoy era un Mangiamorte.
Areal
gemette ancora, soffocando un gemito contro il cuscino che stringeva
convulsamente. Era distesa sul suo letto, nella torre dei Corvonero per il
quinto anno consecutivo. Aveva passato tutta l’estate a piangere, dopo che
Draco se ne era andato e la scoperta di Potter aveva iniziato a girare fra i
suoi amici più stretti. Areal era corsa a chiedere maggiori spiegazioni a suo
zio, che le aveva spiegato che Lucius Malfoy era un noto Mangiamorte, scampato
ad Azkaban dopo la morte del signore oscuro, per aver dichiarato di essere
stato vittima della maledizione Imperius.
Potter
diceva di aver visto lo stesso Lucius la notte in cui Diggory
era morto eil signore oscuro ritornato.
Ma era vero? Lucius Malfoy era davvero un seguace di Voldemort anche in quel
momento, mentendo anni a dietro per scampare alla prigione?
Areal
aveva la risposta proprio fra i suoi ricordi. La notte della coppa dal mondo di
Quidditch Draco si era comportato in modo a dir poco
strano, come se tutto ciò che stava accadendo fosse scontato, previsto.
Se sei con me non ti
toccheranno, aveva detto.
Di
quali altri prove aveva di bisogno Areal per convincersi dei fatti?
Draco
si era allontanato da lei perché era figlio di un Mangiamorte, ecco perché.
La
cena d’inizio anno ad Hogwarts, Areal l’aveva passata dando le spalle al tavolo
dei Serpeverde, aveva pianto abbastanza durante l’estate per farlo anche la
prima sera di scuola. Ma nonostante i suoi buoni propositi, era stata costretta
a correre in camera sua a piangere, lasciando le amiche al tavolo dei
Corvonero.
Perché
si era affezionata così tanto ad uno come Draco? Perché non a qualcuno come
lei? Forse era destino, per anni era fuggita dal suo cognome e dalla sua
famiglia, ma era finita nuovamente con un Serpeverde.
Un
Mangiamorte, sta volta.
Di
male in peggio, sì, era destino.
Voleva
rivedere Draco, parlargli, stare con lui, ma allo stesso tempo sapeva di non
poter cambiare le cose. Sapeva di non poter accettare un Mangiamorte.
Per
tutta l’estate aveva provato a distrarsi, era uscita con i vecchi amici di
infanzia, tutti maghi. Si era divertita con loro, soprattutto con AdamBencks, un vecchio amico che
sembrava capirla più di tutti. Erano anche stati insieme, ma non aveva
funzionato. Adam frequentava la scuola di Hogwarts,
era un Grifondoro, ma Areal non aveva mai fatto caso alla sua presenza. Chissà
come sarebbe stato imbarazzante vedersi per i corridoi quel quinto anno, dopo
l’estate trascorsa insieme. Adam però non sapeva che
Areal lo aveva mollato perché aveva per la testa un Serpeverde, e perché non
faceva che piangere per lui da quando aveva saputo la verità.
E
come ciliegina sulla torta c’era stata la nomina di Areal come prefetto della
sua casa, insieme ad Erick. Era felicissima di quel ruolo, ma non poteva certo
immaginare che durante il viaggio in treno avesse partecipato alla prima
riunione fra prefetti, scoprendo che Draco era stato nominato prefetto della
sua casa insieme a Pancy. Vederlo dovendo fingere di
non conoscerlo, dopo aver passato intere settimane a pensarlo, era stata una
pugnalata in pieno petto.
La
prima mattina ad Hogwarts, Areal, Erick e Canni erano stati molto impegnati.
Canni era diventata capo della squadra di Quidditch
del Corvonero, ed insieme ad Erick dovevano preparare le selezioni di inizio
anno, ma Erick era anche Prefetto, e con Areal aveva dovuto ritirare i turni di
sorveglianza, e tutti gli altri programmi.
Canni
ed Erick stavano discutendo tranquillamente, quando passando dal cortile, Areal
venne chiamata da qualcuno.
-Ti
posso parlare?-
Quando
la ragazza si voltò vide un ragazzo alto e affascinante con i capelli biondo
platino tutti spettinati, la divisa dei Serpeverde che aderiva al corpo
perfetto, e due occhi color tempesta che invece che fissarsi dritto nei suoi,
la stavano squadrando da capo a piede.
Canni
si fece subito avanti, rabbiosa. –Areal mi stava accompagnando…-
-Solo
qualche minuto!- l’ammonì Draco, con uno sguardo truce.
Erick
prese Canni e gli fece segno di andare, ma Canni non si mosse fino a quando
Areal non le fece un cenno con la testa.
Draco
era serio come poche volte in vita sua, arrabbiato e determinato sin da subito.
Si voltò facendo strada, ed Areal capì che stavano andando al lago nero. Quando
raggiunsero un posto abbastanza tranquillo, ma decisamente prima del loro
solito e vecchio posto vicino al lago, Areal si fermò.
Il
ragazzo si voltò a guardarla, ostinatamente immobile, stretta nelle spalle e lo
sguardo basso. Draco capì che non lo avrebbe seguito oltre, allontanandosi
troppo dagli altri.
Come se avesse paura di lui.
Il
Serpeverde serrò la mascella, cercando di non pensare a nulla ma solo a ciò che
stava per fare.
Che doveva fare.
Mentre
la ragazza manteneva il silenzio, rifiutandosi di parlare, Draco estrasse
qualcosa dalla tasca e gliela pose.
–Mi
è arrivata questa, una settimana fa…-
Areal
lo guardò solo un secondo, poi prese fra le mani la lettera che gli stava
porgendo. Lesse brevemente ciò che c’era scritto e il cuore le si gelò.
Caro Draco Malfoy,
Non ho per nulla apprezzato il
tuo atteggiamento,
quella sera al ballo.
Per tale ragione ho deciso di
dimostrarti chi dei due è il migliore.
Aspetto che tuo padre
intervenga,
ma non so come, dato che ho
agito fuori scuola.
P.S
Areal è veramente carina.
Un Saluto, John Foreberth.
Areal
iniziò a tremare e il suo sguardo si perse nel vuoto.
-Non
ti chiederò cosa significa,- Disse Draco. –Perché lo so già.-
A
quel punto prese la bacchetta e agitandola mormorò una frase. Areal avvertì
qualcosa, e subito il suo tremore cessò.
Sembrò paralizzata dal terrore.
-Pensavi
di nasconderli dietro un banale incantesimo? Li ho notati subito, nel treno…-
Spiegò il ragazzo, e a quel punto la sua mano corse a sfiorare il collo della
ragazza, dove lividi scuri avevano fatto la loro comparsa dopo il contro
incantesimo di Draco.
Areal
scattò indietro ma non con arroganza o ribellione, lo fece con paura. Uno salto
indietro e affondò la testa nelle spalle chiudendo gli occhi.
Aveva paura di lui.
Perfino di un semplice tocco.
Draco
la guardò in silenzio e, mentre lei rimaneva ferma e tremante nel tentativo di
proteggersi, lui fece qualche debole passo avanti. Non fece troppo rumore né fu
troppo impetuoso, agì con calma, con una gentilezza che non gli apparteneva. Le
sfiorò il collo con la punta delle dita e quel tocco gelido e lento sembrò
risvegliare la ragazza.
Ad
Areal sembrò quasi che quella carezza di Draco le stesse infuocando il cuore ma
non aprì gli occhi e, invece di rimanere ferma e farsi ancora sfiorare in quel
modo dolce dal ragazzo, voltò bruscamente il capo per sottrarsi a lui.
Peccato
che a quel punto i lividi sulla mascella e sulla guancia fossero stati messi in
evidenza.
Draco
digrignò i denti e il suo sguardo si fece furibondo e sofferente al tempo
stesso. Afferrò la ragazza dai fianchi e l’avvicinò a sé con forza, impedendole
di scappare.
-Cosa
ti ha fatto quel maledetto? Ti ha picchiata?- Ringhiò Draco, furioso per
l’atteggiamento di Areal che si rifiutava di guardarlo.
-Areal, dimmelo!-
La
ragazza serrò ancora di più gli occhi e abbassò il mento più che poteva per
nascondere il viso, sembrava che ogni cosa fatta da Draco la spaventasse.
Quando
lui l’afferrò dai polsi per immobilizzarla la sentì gemere, ma sta volta non fu
un lamento di paura, ma di dolore. Le scostò la camicia e vide i lividi violaci
che dai polsi salivano fino alle braccia.
-Maledizione!-
ringhiò ancora Draco.
Le
prese delicatamente il viso fra le mani, cercando di imporle di guardarlo negli
occhi.
–Ti
ha picchiata, vero? Ti avrà attaccata mentre eri senza bacchetta. Scommetto che
fuori casa non la porti nemmeno con te, dato che non puoi usarla…- in quel
momento gli occhi blu di Areal incontrarono finalmente i suoi.
–Neanche
lui ha usato la bacchetta, ha fatto tutto a mani nude, quel bastardo. Poi però
ti ha fatto bere qualcosa, vero Areal?-
Gli
occhi di lei si riempirono di lacrime mentre faceva un cenno con la testa.
Draco
serrò la mascella.
–Era
unapozione che ti ha impedito di
raccontare l’accaduto-
Il
ragazzo sospirò e poggiò la propria fronte contro quella di Areal.
Non
appena aveva raccontato tutto a suo padre, mostrandogli la lettera ricevuta,
quest’ultimo aveva immediatamente spedito un gufo al preside Karkarof e, indignato, gli aveva esposto i fatti. Il
preside aveva interrogato John fino a fargli uscire la verità dalle labbra a
forza, e dopo di che lo aveva cacciato da scuola.
Eccoli i vantaggi di avere un
padre Mangiamorte, pensò
Draco, che fra di loro si rispettano
facendosi favori a vicenda.
Abbracciò
forte Areal permettendole di piangergli sulla spalla, e mentre lei piangeva lui
le accarezzava i capelli.
-Non
temere, non ti toccherà più. Ha già pagato per ciò che ha fatto - disse Draco.
Areal
avrebbe tanto voluto scappare da quelle braccia, le stessa che l’avevano
protetta alla finale di Quidditch avvenuta l’anno
prima. Ma, se Draco era stato in grado di proteggerla in quella sede, era stato
solo perché era figlio di un Mangiamorte. E, lei ne era certa, per lo stesso
motivo era riuscito a farla pagare a John.
Improvvisamente
quell’abbraccio non le sembrò più tanto caldo, ma gelido. Ricordò il pomeriggio
in cui John l’aveva trascinata a forza in un vicolo e l’aveva picchiata senza
neppure darle spiegazioni, borbottando frasi senso e dicendo che la colpa di
ciò che stava accadendo era solo di quel Malfoy.
Non
aveva potuto raccontare nulla perché la pozione che le era stata fatta ingoiare
glielo aveva impedito, e ogni notte si rivedeva in quel vicolo e tremava di
paura.
E lui non c’era.
Draco
le baciò la fronte e lei desiderò solo di poter fuggire.
-Perdonami-
le sussurrò. -È stata tutta colpa mia, come sempre-
Areal
spalancò gli occhi.
John
aveva accusato Draco, ma di fatto ero stato lui a picchiarla, non Draco. Il
Serpeverde era lì in quel momento, aveva fatto attivare il padre a finché John
venisse punito, era corso da lei ed in quel momento la stava abbracciando.
E si stava scusando.
Avrebbe
potuto fregarsene, informarla dei fatti e poi andarsene. Invece era rimasto e
la teneva ferma mentre tremava, scusandosi per colpe non sue.
Lui
non aveva fatto altro che difenderla quella sera al ballo del ceppo, altrimenti
John chissà cosa le avrebbe fatto già quella volta.
Alzò
gli occhi verso il biondo e lo guardò intensamente: come fuggire da lui? Poteva
anche essere figlio di un Mangiamorte, ma ciò che provava per lui non poteva
cambiare.
Draco non meritava il suo
disprezzo.
Il
cuore le si incendiò, sta volta per l’affetto.
-No!-
Piagnucolò fissando i suoi occhi di zaffiro i quelli argento di lui. –Tu mi hai
appena dimostrato che ci tieni a me, e questo mi basta. Non sei come lui, non
potrai mai esserlo-
-Ma
è stato per fare un dispetto a me che quel bastardo ti ha fatto del male!-
Areal
si strinse di più contro il petto di Draco.
–Non
importa- mormorò. –Adesso sei qui, con me. E mi basta-
Draco
la strinse, ma era quasi infastidito dalla sua tolleranza.
–Io
sono come lui Areal, dovevo starti lontano già da tempo-.
Areal
staccò la testa dalla spalla di Draco per guardarlo negli occhi. –Tu non sei
come lui! Non mi avresti mai fatto le cose che mi ha fatto lui!-
-Non
ti avrei mai toccato, è vero. Quello schifoso non merita neanche di stare al
mondo, l’ho fatto buttare fuori dalla scuola.-
Areal
lo guardò intensamente, e finalmente parve tornare padrona di sé. La
determinazione che solitamente la caratterizzava tornò a splendere nel suo
sguardo, all’improvviso, come se qualcosa l’avesse colpita con forza
costringendola a risvegliarsi.
–Perché
tuo padre e Karkarofsono Mangiamorte, vero?-
Draco
sgranò gli occhi.
Si
allontanò sciogliendo l’abbraccio.
–Tu
credi a quello che dice Potter? Il signore oscuro non è tornato, mio padre…-
-Non
mentire-
La
voce della ragazza sembrava di ghiaccio, ancor più del suo sguardo.
Draco
non disse nulla.
-La
finale di Quidditch- spiegò lei brevemente.
Il
ragazzo chiuse gli occhi coprendoseli con la mano, successivamente quella
stessa mano si cacciò indietro i capelli finiti sulla fronte. Fece alcuni passi
fino a sedersi sull’erba, silenzioso.
Areal
gli si avvicinò, si asciugò le lacrime e si sedette al suo fianco.
-Se
qualcuno scopre che sai…-iniziò Draco.
-Non
lo dirò a nessuno. Sarà il nostro segreto-
Draco
guardò Areal e, trovandosi davanti a quegli occhi blu, grandi, tristi, eppure
sorridenti, mentre dentro di lui si scatenava una bufera, fece solo crescere la
sua rabbia. Quel maledetto John.
Ma
forse, leggendo quello sguardo furioso, Areal capì come il ghiaccio stesse
avvolgendo il cuore di Draco.
E lei non poteva permetterlo.
Lo
abbracciò.
Il
ragazzo la fissò in silenzio e con infinita lentezza ricambiò l’abbraccio. Non
sapeva se Areal sarebbe diventata o meno una grande strega ma, su di lui, aveva
un potere smisurato.
-Lo
capisci adesso, perché dico che non posso stare con te?- chiese Draco.
-Lo
capisco. Ma so chi sei, e mi sta bene. Non voglio perderti di nuovo.-
Draco
sospirò.
-Non
te ne andrai, vero?-
Lo
impietosì, quasi, con quella voce sottile che usò a mo dì supplica.
-Se
vuoi che resto con te, ci resterò. A quanto pare ogni volta che mi allontano ti
succede qualcosa di male!-
Areal
lo guardò negli occhi, seria ma con un sorriso.
–Perché
quelle sono persone cattive, non tu. Lo sei con gli altri, per difenderti, ma
non lo sei con me-
-Non
lo sarò mai con te, non potrei mai farlo- Precisò. -Ma con gli altri…lo trovo
divertente! Lo sai questo, vero?-
-Diciamo
che alcuni se lo meritano, per gli altri… aspetterò che smetta di divertirti.-
Draco
si fece serio.
–E
se non dovesse smettere di divertirmi?-
-Non
mi importa, non voglio stare ancora senza rivolgerti la parola.-
Draco,
stranamente, sotto i raggi del sole, riuscì a nascondere con difficoltà un
sorriso, mentre si voltava a guardare il fiume in lontananza, senza aggiungere
un’altra sola parola.
Le
scelte da fare sarebbero state ancora tante, e le guerre da affrontare molte di
più. Ma, almeno per il momento, i due ragazzi sapevano di poter rimanere
insieme.
Continua….
Come
al solito grazie a tutti, colgo l’occasione per precisare una cosa, dato che
qualcuno me lo ha chiesto.
Io
adoro tutti quelli che recensiscono, mi fanno felice e li ringrazierei
all’infinito. Ma, proprio perché vi ringrazio tutti e farei una statua ad
ognuno di voi, non potrei fare disparità sottolineando qualcuno anziché un
altro.
Quando
vado a riguardare il capitolo pubblicato non vedo alcuna sottolineatura oppure
la trovo sotto qualche nome ma senza capirne il perché. Forse, nel fare un
copia e incolla dei vostri Nick (per non sbagliare qualche lettera!) ricreo il
collegamento, non so cos’altro pensare, si accettano teorie al riguardo XD.
Sperando
di non aver offeso nessuno, preciso che non ho mai fatto sottolineature nei
ringraziamenti finali (non intenzionalmente, almeno).
Ripeto:
ognuno di voi mi rende felice con la propria recensione e lo ringrazio
immensamente.
Ora,
passando avanti, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto i vostri
commenti.
-Non
riesco ancora a pensarci, è stato raccapricciante-
-Ti
riferisci all’atteggiamento dell’ Umbridge, o a quel pazzo di Potter?-
-A
entrambi, santo cielo, a entrambi!-
Il
ragazzo sogghignò e tornò a sbirciare oltre il muro.
-Potter non doveva nominare il nome di-tu-sai-chi
ad alta voce per ben due volte, e quell’Umbridge… proprio non la sopporto, è
inquietante!-
-Ha
spedito Potter in punizione…- sottolineò il ragazzo, con una nota volutamente
compiaciuta nella voce.
Areal
sospirò, guardò Draco con aria di rimprovero ma alla fine sorrise.
I
due ragazzi erano nascosti in un angolo delle scale, dove difficilmente
sarebbero stati scovati. Essendo prefetti, avevano dei compiti da svolgere tra
cui la sorveglianza notturna. Con piacere erano venuti a sapere che i loro
orari coincidevano insieme ad Hermione Granger e al ragazzo prefetto per Tassorosso. Ovviamente, dopo le prime storie da parte di
Areal, lei e Draco avevano deciso di passare assieme quelle noiose ore
notturne. D’altro canto, diceva Draco, se qualche ragazzo avesse trasgredito le
regole aggirandosi per le scale, loro di certo lo avrebbero visto.
-Non
dirmi che sei contento del metodo d’insegnamento di quella donna!- disse Areal,
stupita.
-Certo
che no.-rispose Draco. –Anche a me scoccia passare sui
libri delle ora normalmente di pratica-
Areal
sbuffò, sistemandosi meglio la gonna. Era seduta sulle scale, mentre Draco sul
pavimento del pianerottolo fra le due rampe. Erano al buio, costretti a
sussurrare e a tenere le bacchette accese con l’incanto Lumus per potersi quanto meno
vedere in faccia.
La
prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure era stata una spiacevole
sorpresa. La nuova insegnante, Dolores Umbridge, era un tiranno mandato dal
Ministero della Magia per dettar legge dentro Hogwarts. La cosa era apparsa
subito chiara, anche ai più ingenui. Luna Lovegood
diceva che suo padre aveva affrontato l’argomento sul Cavillo, la rivista che
dirigeva, ma il Ministero gli aveva impedito di approfondire la cosa. Era
assurdo che quella donna proibisse ai suoi alunni di sperimentare gli
incantesimi con le bacchette, la teoria non poteva in alcun modo essere
sufficiente. Per di più negava, e costringeva a negare, il ritorno di
Voldemort, per questo si era scontrata animatamente con Harry Potter.
-Non
pensi che dovremmo imparare a difenderci?…- sussurrò Areal, giocando
distrattamente con la bacchetta e tenendo gli occhi bassi.
Sperò
che Draco non si arrabbiasse.
Il
biondo serrò la mascella, lui era uno dei primi a sapere che Potter non mentiva.
Suo padre gli teneva nascoste molte cose, e sua madre ancora di più, ma non
erano riusciti a nascondergli il ritorno del loro signore.
Certe cose non si possono
proprio nascondere.
Erano
sempre preoccupati, allerta, timorosi di fare la mossa sbagliata o di non agire
per tempo. In contemporanea erano vittoriosi, soddisfatti, determinati. No,
proprio non erano riusciti ad ingannare Draco quella volta. Il Signore Oscuro
era tornato, e presto avrebbe agito.
-Mettiamola
così- esclamò Draco, cercando di sembrare ironico quando in realtà era serio,
se non addirittura spaventato. –Noi due non avremmo nulla da temere-
Areal
lo guardò seria, me nessuno dei due fu capace di aggiungere altro.
Draco
sosteneva, e sapeva, che i purosangue non dovevano temere Voldemort, per il
resto… niente era sicuro. Il signor Malfoy sperava in un mondo dove quelli come
lui venivano trattati con il massimo rispetto, mentre i mezzosangue considerati
alla pari degli insetti, e i Babbani seppelliti dal terrore, senza costringere
più i maghi a nascondersi.
-Comunque
sia io odio quella donna!- sbottò la ragazza.
Draco
sorrise –Sai già duellare-
Areal
ricambiò il sorriso –Conosco gli incantesimi, ma vorrei sapere di più-
-Tipico
di vuoi secchioni!-
-E
tu, invece? Pensi di passare i G.U.F.O?-
-Certamente,
dimentichi con chi hai a che fare?-
-Certo
che no, signor Malfoy!- lo canzonò, per poi scoppiare a ridere.
Draco
si sollevò e le si avvicinò per farle il solletico. –Sei antipatica!-
-Mai
quanto te, Serpe-
Improvvisamente,
Draco si fermò.
Sembrò
che avesse sentito qualcosa, un rumore forse, ma il suo sguardo cambiò in
maniera evidente.
Abbassò
gli occhi color ghiaccio ed Areal si sentì vuota senza quelle sfere di
cristallo a guardarla, con un’intensità propria solo di Draco Malfoy.
Il
ragazzo si le si avvicinò di più assottigliando la distanza fra le loro labbra,
che tuttavia non sfiorò neppure. La ragazza trattenne il respiro quando Draco
fece risalire le sue labbra sulla sua fronte, posandole un bacio delicato. Le
accarezzò una guancia con la punta delle dita gelide, che fece scivolare lungo
il suo collo elegante lasciandole brividi di piacere. Le labbra di Draco
scesero di nuovo fino a fermarsi davanti alle labbra di Areal ma, ancora una
volta, ci rimasero davanti per mezzo secondo per poi spostarsi con studiata
lentezza a baciarle la guancia. Le soffiò audace in un orecchio, sussurrandole:
-Non
ti permetterò mai di combattere. Sono qui per difenderti-
Mentre
il suo cuore batteva all’impazzata e il suo respiro sembrava congelato insieme
al suo cuore, poco lontano da lì, nelle scale del piano inferiore, Areal vide
di sfuggita la sagoma diHermione che
guardava verso di loro, e le sembrò che stesse scuotendo il capo. Ma
probabilmente lo aveva solo immaginato.
Nelle
settimane a venire Dolores Umbridge diede il peggio di sé stessa sconvolgendo
totalmente la normale routine di Hogwarts. Dopo una violenta sfuriata con la
professoressa McGranitt, il primo tabernacolo era
stato appeso al muro dell’ingresso alla sala grande, in cui diceva a chiare
lettere che l’Umbridge era stata nominata inquisitore supremo di Hogwarts per
conto del Ministero della magia. Ciò le dava il diritto non solo di
rivoluzionare il metodo d’insegnamento nella sua materie, ma le regole di tutta
Hogwarts, che sembrava già iniziare a tremare sotto la sua furia in rosa.
L’Umbridge
iniziò sin da subito a girare per i corridoi come un controllare, per
verificare lo stato ed il comportamento degli studenti fuori dalle aule. Iniziò
a fare domande ad ogni singolo docente durante le ore di lezione, senza
preoccuparsi né di imbarazzarlo né di invadere i suoi spazi, ed ad ogni
risposta prendeva nota sul suo taccuino. Fece appendere altri tabernacoli alla
parete della sala grande, stabilendo regole sovra regole, proibendo quasi tutto
ciò che c’era da proibire.
E
alla fine arrivò a fare ciò che non avrebbe mai dovuto fare. La professoressa Cooman di divinazione venne licenziata, il signor Gazza
portò in cortile le sue valigie, e proprio lì, sotto gli occhi degli studenti
increduli, l’Umbridge diede sfogo della sua crudeltà senza farsi minimante
intaccare dalle suppliche dell’insegnante di divinazione. Tuttavia Silente fece
il suo ingresso facendo ammutolire tutti, e fece riportare all’interno la
professoressa Cooman, in quanto l’Umbridge, pur
avendo il potere di licenziare gli insegnati, non poteva bandirli dal castello.
Areal
e Draco continuavano a vedersi durante le loro ore di sorveglianze e tutte le
volte che potevano. Pancy Parkinson, per quanto
assurdo, sembrava cambiata. Quando di notte doveva lasciare Draco da solo con
Areal, non faceva neppure una smorfia. Le ultime due volte aveva perfino
rivolto un saluto ad Areal, seguendo Erick ed ispezionando i corridoi con lui
senza essere né sgarbata né antipatica. In privato Erick aveva detto ad Areal
che Pancy sembrava aver messo in mostra il suo lato
migliore. Probabilmente aveva imparato ad accettare Areal, ed Areal in cambio
le permetteva di tenersi Draco al fianco durante le lezione e in tutti gli
altri momenti in cui non era con lei.
Le
cose sembravano filare liscio e rendere più sopportabile l’Umbridge. Solo un
pomeriggio in biblioteca, rimasta sola ad un tavolo con Hermione Granger, dopo
che Jude e Susan di Tassorosso erano andate via, la
migliore amica di Harry Potter si sporse sul tavole per avvicinarla. Sembrava
molto imbarazzata, e si sforzava di apparire più educata possibile.
-Posso
chiederti come fai ad essere amica di Draco Malfoy?-Domandò in un sussurro.
Areal
era scoppiata a ridere.
Fraintendendo,
Hermione si affrettò a scusarsi. –Voglio dire: tu sei gentile, simpatica. Sei
davvero una brava ragazza, non sembri come
lui-
Areal
fece spallucce, avvicinandosi anche lei. –So benissimo che tipo è Draco Malfoy:
Odioso, antipatico, indisponente. Perfino cattivo!- Sorrise. –Ma se ti dicessi
che Draco ha un lato educato e piacevole, con cui è bello passare del tempo, mi
crederesti?-
Hermione
fece un sorriso strano, con l’aria di chi la sapeva lunga. –Per quanto assurdo
possa sembrare, sì, ti credo-.
Chissà
per quale ragione, Areal si trovò ad arrossire davanti al sorriso di Hermione
Granger.
-Si
può sapere dove stiamo andando? Qui si gela!- Si lamentò Areal, per l’ennesima
volta.
Erick
rise, mentre Canni continuava ad avanzare senza perdersi d’animo. Arrivarono davanti
alla Testa di Porco, uno dei locali di Hogsmead. Era
fatiscente ed isolato.
-Canni
se ti andava di bere qualcosa, non potevamo andare ai Tre manici di scopa?-
esclamò Areal –oltretutto, non potevi portarci solo Erick, cosa c’entro io con
voi due?-
-Tanto
per cominciare noi due non stiamo insieme- precisò Canni, lanciando occhiate di
qua e di là –E poi l’appuntamento è qui-
-L’appuntamento
con chi?- la voce di Areal passò dal lamentoso al sospettoso in meno di un
secondo.
Canni
sbuffò, prese Areal da un braccio e la trascinò sul retro dell’edificio. –Non
pensi che l’insegnamento dell’Umbridge sia del tutto inutile?-
Erick
era vicino a loro, accertandosi che nessuno stesse origliando.
-Certo
che lo penso. Quella strega è folle!- rispose Areal.
Canni
era chinata su di lei, sussurrando quasi minacciosa. –Esatto, e come noi la
pensano altri-
-Altri
chi?-
Erick
e Canni si scambiarono un’occhiata. –Hermione Granger-
disse Canni.
Areal
non parlò.
-Hermione mi ha detto di venire qui, portando quelli
di cui potevo fidarmi. Mi ha fatto il tuo nome-
-E
perché siamo qui?-
-Non
lo so di preciso, ma vuole formare una specie di gruppo, per imparare a
difenderci da soli-
Areal
non capiva come avrebbero fatto, ma l’idea le piaceva.
Poco
dopo erano tutti riuniti in una vecchia stanza del locale. Erano una ventina,
studenti di tutte le case tranne che di Serpeverde. C’era chi aveva trovato
posto su una sedia e chi era rimasto in piedi. Di fronte a loro sedevano Ron Weasley, Harry Potter ed Hermione Granger. Fu proprio
quest’ultima ad alzarsi, timorosa anche se decisa. Disse in breve che serviva
qualcuno che imparasse realmente a tutti come difendersi, uno che aveva già
affrontato il lato oscuro della magia, ovvero Harry Potter. Un ragazzo chiese
da cosa avrebbero dovuto difendersi, dicendo apertamente che non credeva in
quello che aveva detto Harry e nel ritorno del signore oscuro. Voleva qualche
prova. Erick chiese maggiori informazioni sulla morte di Diggory,
ma Harry si alzò pronto ad andarsene. Tutto stava per finire così come era
iniziato, ma Luna Lovegood, accanto a me, chiese ad
Harry se fosse veramente in grado di produrre un incanto Patronus. Alla conferma di
Hermione tutti ammutolirono. Paciock raccontò che
Harry aveva ucciso un basilisco il secondo anno di scuola, Ron che aveva
lottato contro i Dissennatori al terzo anno e, per finire, Hermione ricordò che
aveva affrontato Voldemort solo l’anno prima.
Ma
Harry li fermò, stupendo tutti. Disse che per quanto grandiose potevano
sembrare le cose raccontate, affrontarle non era affatto facile, per nulla. Affermò
di avere avuto solo fortuna. Non era facile vedere un amico morire o rischiare
la propria morte, non era facile come a scuola, che dopo un errore si può
sempre riprovare il giorno dopo.
Areal
si scambiò un occhiata con Canni, Erick e Luna, senza dire nulla.
Ma
l’ultima a parlare fu Hermione, riuscì perfino a pronunciare ad alta voce il
nome di Voldemort, cercando di convincere Harry ad aiutare tutti.
Era
tornato, Voldemort era tornato davvero. Qualcuno lo chiese per conferma, ma
tutti i presenti sapevano che era così.
Si
decise di scrivere una lista con le firme di tutti i presenti, per creare
quello che fu nominato: l’esercito di
Silente.
Nonostante
il coraggio e l’euforia di tutti, al memento, mancava ancora un luogo adatto
per le lezioni.
Continua…
Un
ringraziamento speciale, ma davvero speciale, a: ViolentFlames
e a BumBj
Neville
Paciock trovò la stanza
delle necessità. Nessuno sembrava mai averne sentito parlare ma, a quanto
pareva, il quinto piano di Hogwarts ospitava una stanza vai e vieni, che
appariva solo quando uno studente ne aveva veramente bisogno. Al suo interno
c’era tutto ciò che serviva, e la stanza prendeva sempre la forma più
appropriata.
Le
lezioni con Harry iniziarono subito, bastò solo informare tutti quelli
dell’esercito di Silente della stanza delle necessità ed organizzarsi in modo
tale che tutti quanti potessero raggiungerla senza essere scoperti. Vennero
organizzati dei gruppi che dovevano salire al quinto piano in momenti diversi
e, quando la lezione finiva, si usciva alla svelta sparpagliandosi il prima
possibile. Tutte queste precauzioni erano state prese dopo l’ultimo divieto
dell’Umbridge, che disapprovava ogni tipo di associazione tra studenti.
Harry
Potter insegnò loro incantesimi di disarmo, che Areal conosceva già, ma anche
gli Schiantesi, che la Corvonero fu felice di
apprendere. Imparava quasi subito, tutti si aiutavano a vicenda ed Harry era
veramente eccezionale. Impararono molti incantesimi utili come Reducto, Levicorpus e
altri ancora.
Un
giorno però, quando quasi tutti erano usciti, Harry, che era affiancato da
Hermione, chiamò in disparte Canni ed Areal. Hermione era imbarazzata, ma Harry
sembrava più deciso.
-Areal, la tua amicizia con Draco Malfoy ci preoccupa- Disse Harry,
tutto d’un fiato.
Canni
sembrò preoccupata.
Areal
alzò il mento e sospirò. –Draco Malfoy rimane fuori da questa cosa. L’esercito
di Silente è un mio segreto-.
Harry
fece un cenno. –Non credo che Draco approverebbe la nostra idea, piuttosto
correrebbe dall’Umbridge-
-Lo
penso anch’io, purtroppo, per questo non parlerò mai a Draco di ciò che
facciamo qui-
Hermione
sorrise vedendo la tranquillità con cui Areal affrontava l’argomento.
Potevano
fidarsi di lei, ne era certa.
-No,
è assurdo, non può esistere certa gente!- Alle parole di Pancy,
tutti già ridevano da tempo.
-E
non hai raccontato cosa ha iniziato a fare dopo essersi rialzato- Disse Erick,
smettendo finalmente di ridere.
-Oh
sì, è corso via terrorizzato, cadendo per la seconda volta sulle scale e poi
non faceva che urlare!- continuò Pancy.
-Come
ho fatto a perdermi una scena del genere?- si lamentava Blaise Zabini, un
Serpeverde molto amico di Draco.
-Me
lo chiedo anch’io!- Disse Canni.
-E
pensare che è successo nella zona che dovevamo controllare noi…-Disse Pancy a Draco, con un sorrisino saputello.
-Ma
io ed Areal perlustravamo il terzo piano, coprendo la zona che avrebbero dovuto
fare lei ed Erick- specificò Draco, mentre Pancy continuava a guardarlo con lo stesso sorrisino.
-La
verità è che non vogliono ammettere di essersi persi la scena, perché avevano
altro da fare…- Continuò Erick in appoggio di Pancy.
-Non
è vero!- disse Draco, ridendo.
Areal
spalancò la bocca fingendosi indignata. –Cosa vorreste insinuare?-
Pency ed Erick scoppiarono a ridere, ma anche Blaise e Canni.
Per
quanto assurdo potesse essere, quell’insolito gruppo si era formato per caso
quella mattina assolata, abbattendo tutti i muri che potevano esserci fra
quelle persone così diverse. Areal era felice, e Draco non smetteva di
sorridere e di essere il Draco Malfoy che lei preferiva, ovvero il ragazzo
educato e divertente. Quando era a suo aggio Draco non aveva bisogno di
nascondersi dietro dispetti e cattiverie, ed Areal desiderava che fosse sempre
così.
Senza il muro di ghiaccio ad
avvolgerlo come uno scudo protettivo.
-Rospo
in arrivo!- Fece Erick, spalancando gli occhi come se avesse visto un’oscenità.
Erano
sotto i portici del cortile, Draco e Areal seduti sul muretto, Blaise dietro
Draco dalla parte interna, mentre Erick, Canni e Pancy
di fronte a loro sull’erba.
-Andiamo
a lezione, prima che ci porti tutti nel suo ufficio- Disse Canni.
Frettolosamente
si salutarono e mentre i tre Serpeverde andavano a lezione di Pozioni, i tre
Corvonero raggiungevano l’aula di Trasfigurazioni.
Con
l’Umbridge nelle vicinanze c’era sempre da preoccuparsi. Poteva spedirli nel
suo ufficio per sospetta associazione studentesca, o punirli perché erano in
sei! Giusto per capriccio! O perché sprecavano il loro tempo ad oziare. Areal
sapeva che Draco e i suoi amici volevano sempre fare bella figura davanti a lei,
era una persona molto importante. Lavorava al Ministero come il signor Malfoy,
ed il minimo che Draco potesse fare era rispettarla.
L’aria
era fresca quel tardo pomeriggio, e l’erba si muoveva a causa del vento. In
cielo non c’era una nuvola. Nira, la civetta di
Areal, era appollaiata sul ramo di un albero lì vicino, mentre la sua padrona e
Draco sedevano su di una coperta adagiata sull’erba.
-Credo
di non aver alcun problema per superare gli esami- Esclamò Draco, mangiando un
chicco d’uva.
-Sono
solo preoccupata in pozioni…- Confidò Areal.
Draco
le rivolse un ghigno divertito –Non hai ancora imparato quella materia?-
-Non
vedo l’ora di arrivare al sesto anno, dove Pozioni non sarà più una materia
obbligatoria e potrò abbandonarla-
Draco
fece quel suo sorriso beffardo, poi alzò gli occhi al cielo. –Sai già cosa farai
dopo la scuola?-
La
ragazza fece spallucce. –Avevo una mezza idea… ma niente di decisivo. E tu?-
-Non
lo so-
Draco
guardò il cielo senza nuvole e sembrò che l’intensità del suo sguardo potesse
attraversare quella distesa azzurra. Non sapeva cosa avrebbe fatto da adulto e,
soprattutto, non sapeva cosa un Malfoy dovesse
fare per guadagnarsi il rispetto degli altri. Suo padre lavorava al ministero,
prevedere se avrebbe approvato o meno qualche altro tipo di lavoro per il
figlio era un mistero.
Nel
frattempo Areal stava sminuzzando un pezzo di pane e, quando la sua civetta
scese dal ramo per posarsi sull’erba accanto a lei, la ragazza gli pose alcune
briciole direttamente dalla sua mano, che la civette fu felice di beccare.
-Tu
non hai un gufo, Draco?- chiese lei.
Draco
sembrò rabbuiarsi, come se fosse arrabbiato. –No-
-Come
mai?- Areal lo guardò negli occhi, mentre Nira finiva
le altre briciole.
-A
cinque anni mio padre me ne regalò uno, per il mio compleanno. Mi occupavo di
lui ogni giorno, ma dopo due anni si ammalò. Hanno dovuto abbatterlo-
Areal
abbassò gli occhi.
-Hai
saputo che Potter ed alcuni suoi amici si vedono di nascosto?- chiese Draco.
-E
cosa fanno?- Areal avvertì un tuffo al cuore.
-L’Umbridge
è praticamente certa che stiano tramando qualcosa. Forse si allenano con la
bacchetta, pare che Potter li stia addestrando-
-E
l’Umbridge ha delle prove?-
-Ancora
no, ma quella donna è furba, e ha orecchie da tutte le parti. Il signor Gazza ha
notato movimenti sospetti al quinto piano, e non è il solo! Non vedo l’ora di
cogliere Potter con le mani nel sacco!-
Areal
cercò di non far trapelare nessuna delle sue emozioni. Improvvisamente, venne
colta da uno scintillio sul petto di Draco. Si alzò e, aggirando la tovaglia su
cui erano seduti, andò ad inginocchiarsi proprio accanto al ragazzo.
-Cos’è questo?-
Chiese,
sporgendosi su di lui e prendendo fra le mani la spilla appesa al suo mantello.
Per
un primo momento il ragazzo non disse nulla, fece solo un sorrisino costatando
la loro vicinanza.
-Fai parte della squadra d’inquisizione?-
Chiese Areal, scioccata e visibilmente offesa.
Draco sbuffò.
-Ma è una donna spregevole! Vuoi vedere tutta
Hogwarts sotto sopra?-
-In parte sì.- Draco
la guardò negli occhi. –Posso togliere punti ai Prefetti e Perfino ai
Caposcuola-
Areal
inarcò un sopracciglio –ti diverte così tanto fare il bullo?-
Draco
la guardò intensamente, abbassò il viso avvicinandolo pericolosamente al suo e,
con maliziosa arroganza, le sussurrò ad un palmo dalle labbra.
–Sì-
-Te
la prenderai anche con me?-
Chiese
la ragazza, ricambiando lo sguardo argentato senza indietreggiare.
-Mai!-
Draco
si fece stranamente serio, tornò al suo posto e, senza alcuna ragione, si
rabbuiò.
–Areal?-
-Dimmi-
Il
ragazzo allungò una mano verso di lei, togliendole lentamente una foglia
intrappolata fra i suoi capelli.
–Tu
non sai un’amica di Potter, vero?-
La
ragazza ebbe quasi l’impressione che una sua risposta affermativa avrebbe
potuto scatenato le ire di Draco, e non solo. Quella mano pallida e fredda che
le sfiorava i capelli, avrebbe potuto serrarsi a pugno e ferirla, tanto i suoi
occhi fremevano di rabbia, una rabbia che chiedeva solo di non essere
accentuata.
Draco
sospettava che facesse parte di quel gruppo di studenti che insieme ad Harry si
riunivano di nascosto. Non sapeva dell’esercito di Silente, ma aveva
praticamente capito già tutto.
Come
faceva Areal a mentire a quegli occhi color ghiaccio che la guardavano
leggendole l’anima, chiedendole solo un po’ di sincerità? La ragazza sapeva che
Draco non avrebbe affatto apprezzato la verità, ci sarebbe rimasto male sapendo
che anche lei stimava Harry Potter, ma sapeva con altrettanta certezza che non
avrebbe mai fatto nulla per ostacolarla. Non avrebbe neppure detto all’Umbridge
che sapeva la verità, pur di proteggere Areal.
O, quando meno, era ciò che
sperava.
Poteva
essere il loro segreto. Aveva promesso ad Harry e a Hermione di non dirgli
nulla, ma lei si fidava di Draco, e non voleva mentire proprio a lui…
Quando
il ragazzo assottiglio lo sguardo, in attesa di una risposa, Areal parlò:
-Ma
no Draco, non dire sciocchezze!-
Continua…
Come
al solito grazie a chi legge e soprattutto alle mie care recensitriciBumBj
& Nocticula_Nott.
Scusate
il disturbo ma, se qualche lettore volesse trovare il tempo per un piccolo
commento, mi farebbe molto felice, giusto per farmi sapere cosa ne pensa.
Areal
sedeva sul pavimento della stanza delle necessità, c’era chi rideva felice, chi
era concentrato. Nuvole argento attraversavano la stanza, alcune di queste
avevano preso già forma animale, ma davvero poche. Perfino Hermione Granger aveva
difficoltà con quell’incanto.
Erano
passate le vacanze di Natale e praticamente tutti non vedevano l’ora di
ritornare a scuola per riprendere le riunioni dell’ES. C’era stato un po’ di
timore dato che era stata smarrita la lista con tutte le loro firme, ma Harry
non ci diede troppo peso e la faccenda fu presto dimenticata. Quel giorno Harry
aveva spiegato come evocare un incanto Patronus,
l’unica arma di difesa contro i Dissennatori.
Un ricordo felice, uno di
quelli che ti riempie il cuore.
Areal
pensò a quando era bambina, quando sua madre non faceva altro che litigare con
suo padre.
No.
Alla
sua civetta Nira.
No.
Pensò
ai pomeriggio con zia Matilde.
Belli,
ma non sufficienti.
Pensò
alle sue amiche Emma, Jude, Canni, ed anche a Erick.
Provò
a dire la formula ma dalla bacchetta uscì solo una nuvola argentata.
Sbuffò,
stava perdendo la pazienza. La piccola tigre argento di Canni gironzolava per
la stanza.
Proprio
in quel momento Areal notò che non c’era nessun Serpeverde fra loro. Provò una
grande felicità al pensiero di non essere come la sua famiglia, una persona
cattiva.
Le
venne però in mente una mano fredda, un sorriso arrogante, due occhi
ghiacciati. Il petto di Draco quella notte alla finale di Quidditch quando
l’aveva protetta dai Mangiamorte. Il suo abbraccio a inizio anno, ancora la sua
mano stretta alla sua, ed ancora i suoi occhi. Venne trasportata in quel giorno
in cortile, quando Draco rideva davanti ad altre persone senza preoccuparsi,
sereno.
-ExpectoPatronus-
Pronunciò ancora da seduta, puntando in alto la bacchetta.
In
un primo momento fuoriuscì solo un lungo nastro argentato, che fece credere
alla ragazza di aver fallito ancora. Ma, mentre la felicità la invadeva, quel
nastro argento prendeva corpo, si divincolava, cresceva.
Alcuni
dei presenti osservarono il serpente argentato muoversi fra loro con stupore,
Canni la guardò con un mezzo sorrisino, Hermione Granger strabuzzò gli occhi.
Areal
fece tutte queste cose insieme, si stupì, si spaventò e poi sorrise.
-Complimenti
a tutti ragazzi, per oggi basta- Disse Harry richiamando su di sé l’attenzione
–Non preoccupatevi se non ci siete riusciti tutti, riproveremo domani-
Areal
si alzò in piedi mentre tutti chiacchieravano fra loro.
-Un
serpente, è!?- Fece Canni dandole di gomito, mentre uscivano.
Areal
la spintonò.
Quella
mattina Areal avrebbe dovuto andare nella stanza delle necessità per riprovare
l’incanto Patronus. Non stava nella pelle dell’euforia,
non vedeva l’ora di riprovare per convincersi che il serpente argentato non era
frutto della sua fantasia. Ma a colazione Draco Malfoy l’aveva fermata poco
prima che uscisse dalla Sala grande.
Era
serio e quasi spaventato –Fra un’ora vieni giù al lago nero!-
Areal
lo guardò rattristata. –Mi dispiace, ho un impegno-
-No
Areal!- Fece Draco, guardandosi nervosamente intorno mentre la teneva ancora da
un braccio. -È importante, ho bisogno di te-
Areal
rimase a fissare quel volto spaventato, come se si stesse già pentendo di ciò
che faceva, eppure determinato.
-Non
ci vorrà molto, solo qualche minuto- disse il ragazzo.
La
ragazza sospirò –Okay, ma vedi di non farmi aspettare troppo-.
Hermione
e Canni la stavano aspettando per le scale, in disparte. Areal le raggiunse, ma
dovette dare loro la notizia.
-Come
non vieni?- chiese Canni.
-Come
ti ho appena detto, Draco vuole parlarmi. Ha detto che non ci vorrà molto, così
dopo posso raggiungervi- Sorrise Areal.
-Fa
attenzione, mi raccomando- Le disse Canni, seria.
-Tranquilla,
non mi farò scoprire-
-Prendiamo
il lato positivo- disse Hermione –Se Draco è impegnato con te, forse oggi
quelli dell’inquisizione non cercheranno di incastrarci-
Risero
tutte e tre.
-Bene,
allora lo terrò impegnato!- Areal fece un sorrisino furbo.
Le
altre due ragazze ricambiarono il saluto, salendo senza farsi troppo notare.
Areal
era seduta sul prato vicino al lago da almeno mezz’ora, se non di più. Fortuna
che aveva detto a Draco di essere puntale, e ormai si era persa una delle
lezioni più belle dell’ES. L’aria era fresca e la ragazza si stava chiedendo
perché mai il ragazzo ci mettesse tanto. Era stata sul punto di andarsene ma
alla fine era rimasta. Forse perché non voleva deluderlo, forse perché aveva
troppa voglia di stare con lui o forse per tenerlo impegnato come diceva
Hermione, in modo che almeno per quel giorno non desse noie all’ES.
-Areal! Areal! Io e Emma ti abbiamo cercato dappertutto- Squittì
Jude, ed Areal si voltò incredula.
La
ragazza era proprio alle sue spalle, piegata sulle ginocchia per riprendere
fiato con i capelli rossi davanti al viso, era terrorizzata. –L’Umbridge ha
preso Canni, Erick e tutti gli altri insieme a Potter. Dice che volevano
formare un esercito, ma che storia è questa?-
Areal
corse dentro la scuola così veloce da guadagnarsi l’attenzione di tutti mentre
Jude non riusciva a starle dietro.
Quest’ultima,
insieme all’amica Emma, non era stata messa al corrente dell’ES, considerate
troppo buone. Rispettavano troppo le
regole e non sarebbero mai state capaci di mantenere un segreto così
importante.
Entrata
all’interno del castello, Areal si guardò per un attimo intorno, spaesata, poi
corse al secondo piano, dritto nell’ufficio dell’Umbridge. Arrivata davanti
alla porta dell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, vide un gruppo di ragazzi
venire spintonati all’interno della stanza dai membri della squadre
d’inquisizione. Riconobbe Pancy, che trascinava Luna Lovegood.
Areal
rimase immobile, di pietra. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Una parte di
lei registrò il ragazzo biondo, che dopo averla guardata con rabbia e stupore,
le si avvicinò a grandi passi lasciando gli altri. La afferrò da un braccio e
la trascinò nel corridoio dietro l’angolo.
Erano
soli.
-Che
cosa ci fai qui?- ringhiò Draco.
Areal
scosse la testa e lo guardò indignata, scrollandosi di dosso la sua mano.
–Cosa
hai combinato?-
Draco
non rispose, rimase a fissarla dall’alto in basso.
La
ragazza abbassò gli occhi, era sconcertata, sconvolta, scosse il capo e si
coprì la bocca con la mano.
–Sapevi
che oggi li avreste presi. Ci avevate scoperti- Disse Areal, e non si trattava
di una domanda.
La
sua voce era cupa, grave. Lo sguardo ancora di più.
Draco
sollevò il mento.
-E
hai fatto in modo che non fossi presente, per salvarmi- I suoi occhi blu erano
totalmente spenti, velati soltanto dal rancore.
-ChoChang ha confessato, l’Umbridge le
ha dato una pozione di Veritaserum-
Le comunicò.
Areal
scosse il capo, le veniva quasi da piangere tanta era la rabbia. Si passò una
mano fra i capelli.
–La
lista!- esclamò lei alzando gli occhi.
Il
ragazzo rimase in silenzio, continuava a guardarla dall’alto con una smorfia di
disgusto.
-C’era
una lista con tutte le nostre firme, non è servito a niente non farmi trovare
in quella stanza, se quella lista…-
-L’ha
trovata Pancy-
Areal
ammutolì, le sue speranze erano crollate.
Draco
ricordava ancora quel giorno, quando Pancy era
entrata nella loro sala comune sventolando un foglietto di carta. –Abbiamo la
prova! Guardate qua: esercito di Silente- esultava.
Tutti
i membri dell’inquisizione l’avevano accerchiata ma, senza preavviso, Pancy indicò a Blaise Zabini un nome, con una certa
soddisfazione. Il ragazzo le tolse il foglietto di mano, infischiandosene
dell’espressione delusa che mostrò la ragazza e, senza ripensamenti, andò da
Draco che sedeva sul divano di pelle nera mostrandogli il foglio in questione.
Il ragazzo si mise dietro la spalliera nera ed allungò la mano mostrando al
biondo ciò che voleva, tenendo il pollice vicino al nome.
Draco,
che in quel momento era perso nei propri pensieri, spalancò gli occhi per
l’indignazione e non volle neppure toccare quel lurido pezzo di carta.
Blaise
gli lanciò un’occhiata penetrante e, vedendo Draco ancora troppo sconvolto ed
arrabbiato per ragionare, decise di agire lui stesso.
–Daphne!- chiamò Blaise.
Una
ragazza bionda si voltò verso di lui.
-Conosci
un modo per cancellare una scritta da una pergamena? Senza lasciarne alcuna
traccia intendo-
-Certo-
-Allora
devi aiutarci-.
Draco
Malfoy non aveva fatto nulla, si era limitato a guardare i due agire, mentre
nella sua testa si delineava un piano, che in ogni caso, avrebbe avuto dei lati
spiacevoli...
-Avete
cancellato il mio nome dalla lista?- chiese Areal, sgomenta.
Non
era certo il volto pieno di gratitudine che Draco si era aspettato.
Sciocchezze, sapeva che
sarebbe andata in quel modo.
-Non
fare storie e abbassa la voce- le disse
Areal
scosse il capo, era arrabbiata, aveva voglia di piangere.
–Non
hai pensato che forse avrei preferito essere in quella stanza con tutti loro?-
Draco
l’afferrò da un braccio avvicinandola a sé. Era arrabbiato come poche volte in
vita sua, minaccioso, la serietà non aveva abbandonato il suo volto neppure per
un istante.
–Immaginavo
che il tuo folle lato eroico avrebbe preferito seguirli. Ma io non ero disposto
a permetterlo-
Areal
si scostò da lui. Non poteva crederci, non voleva assolutamente farlo. Si
sentiva vuota, tradita, sporca.
Traditrice.
–Ma
qui non si trattava di ciò che volevi tu, Draco-
Hermione
sbucò da dietro l’angolo, con l’aria di una che non si era persa neppure una
parola. Curiosa per com’era, doveva essersi subito avvicinata al primo segnale
sospetto.
Areal
lanciò un’occhiata a lei, e un’ultima, disperata, a Draco.
Poi
corse via.
Continua…
Grazie
a Norticula_Nott
e a Bumbjspero che questo capitolo vi sia
piaciuto, nel prossimo succederà qualcosa di importante, ma non dico altro ^^
Le
scale erano fredde e deserte, nessuno ronzava davanti alla porta della Sala Grande,
dato che al suo interno l’Umbridge aveva messo in punizione tutti quelli
dell’ES. Tutti quelli sfortunati, almeno. Infatti Areal aveva avuto la fortuna di avere un amico che l’aveva
risparmiata alla donna.
La
ragazza sedeva su quelle scale, i gomiti sulle ginocchia e il mento sui pugni.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, non le era ancora passata quella sgradevole
sensazione. Aveva tradito tutti, solo per essere amica di Draco. In quel
momento ChoChang scese le
scale, la guardò appena con tristezza e andò a posizionarsi davanti la grande
porta chiusa.
Povera
Cho, era stata costretta a confessare da una pozione,
ma nessuno lo sapeva. In ogni caso, entrambe erano sfuggite a ciò che le
spettava.
Erano traditrici.
Quando
i ragazzi uscirono dalla Sala Grande, quasi tutti salirono le scale senza
degnare le due ragazze di uno sguardo. Qualcuno urtò Cho,
qualcuno fece una smorfia vedendo Areal. Quando uscì Harry, questo schivò Cho e superò Areal senza dire una parola. Cho andò via a testa bassa, ed Areal rimase seduta nella
scale, anche lei con lo sguardo rivolto al pavimento.
Hermione
uscì dalla sala e si avvicinò ad Areal senza tante storie.
–So
come sono andate le cose, e lo sa anche Harry. Mi ha detto di dirti che se
qualcuno è riuscito a scampare a tutto questo, non c’è nulla di male-
Areal
non rispose, non alzò neppure la testa, era fredda come il ghiaccio.
Hermione
salì le scale e se ne andò.
In
quel momento Areal vide Canni ferma proprio di fronte a lei, Erick poco dietro.
-Canni-
sussurrò Areal.
Ma
Canni fece un smorfia, serrò le labbra e corse via.
-Canni!-
la chiamò ancora Areal.
La
ragazza si fermò a metà scale.
–Credevo
fossi mia amica, mi fidavo di te- e poi corse via.
Erick
la seguì in silenzio.
Areal
si passò una mano fra i capelli, come a volerseli tirare. Quando la gente non
si aspetta nulla da te, non puoi deluderla, pensò Areal, riferendosi ad
Hermione. Ma quando una persona si fida di te, inizia ad aspettarsi qualcosa in
cambio e, se non la riceve, le cose possono non andare nel migliore dei modi.
Draco
Malfoy scese le scale silenzioso come la notte, superò la ragazza seduta e andò
ad appoggiarsi al muro lì vicino, accuratamente distante da lei.
-L’Umbridge
usa una piuma che incide la pelle della tua mano, non credo che avresti voluto
essere lì dentro-
Areal
non disse una sola parola.
-Andiamo!-
fece Draco, scostandosi dal muro e allargando le braccia. –Non volevo che
facessi parte degli amici di Potter, dannazione!-
-Credevo
che non volessi vedermi punire…-
-Infatti!-
fece una pausa passandosi la mano fra i capelli. –Io mi fidavo di te, credevo
fossi mia amica. Perché non mi hai
detto come stavano le cose, non ti fidavi di me? Pensavi che ti avrei
denunciato?-
Areal
abbassò la testa.
Draco
la guardò con una smorfia. –Da tutti potevo aspettarmelo, ma non da te-
Areal
tornò a guardarlo negli occhi. –Harry Potter è il tuo nemico, siete in
competizione dal primo anno. È il tuo eterno rivale. È normale che tu abbia
voluto fargli questo, morivi dalla voglia di farlo!-
-E
fra i suoi amici c’eri tu- sottolineò il ragazzo.
-Non
deve essere stato facile per te accettarlo, lo so. Ma sai benissimo che ciò che
c’era fra di noi non sarebbe mai cambiato.-
-Già,
dobbiamo solo passare la vita a nascondere le nostre vere identità, per il
resto fila tutto liscio!- disse sarcastico.
-Non
potrebbe andare altrimenti.-
-Per
questo ti perdono.-
-Anch’io ti perdono.- Disse Areal, incuriosendo Draco. –Come ho già
detto, aspettavi la vendetta contro Potter da tempo. C’e l’hai nel sangue tutto
questo, prendertela con i più deboli, farla pagare a tutti gli amici di
Potter…-
Draco
fece un passo avanti, ma lei lo fermò con lo sguardo. Erano nella penombra, lei
ancora seduta sulle scale.
-Ma
fra quelli come Potter, ci sono anch’io. Io condivido le sue idee, Draco. Sei
disposto ad accettarlo?-
Draco
la guardò negli occhi. Quegli occhi blu che tanto…
-Sì,
io sì-
-Dobbiamo solo passare la vita a nascondere
le nostre vere identità, per il resto fila tutto liscio. È questo che vuoi,
Draco? Siamo sfere di vetro che rotolano irrimediabilmente l’una contro
l’altra, ma che non appena si toccano, schizzano ai poli opposti.-
Draco
Malfoy guardò la ragazza seduta, e dentro di sé qualcosa fece un sonoro crack. Serrò la mascella, voltò il capo
per non guadarla. Non sarebbe mai riuscito a sostenere il suo sguardo, non
mentre saliva le scale allontanandosi da lei.
Silente
era stato scacciato dal ruolo di preside e al suo posto era ovviamente stata
assegnata l’Umbridge, ma fortunatamente lo cose erano ben presto tornate al
loro posto. Giù al ministero era successo un gran trambusto, Harry aveva
affrontato Voldemort insieme ai suoi amici e il Ministro della magia aveva
visto con i proprio occhi che Potter non mentiva affatto.
La
cosa che spingeva Areal a correre giù per le scale, era l’arresto di un uomo
molto rispettato, in quando Mangiamorte colto sul fatto.
Draco
Malfoy sedeva sulla statua dell’ingresso, davanti la Sala Grande. Era accerchiato
dai suoi amici. Tutti i ragazzi di Hogwarts stavano portando le loro cose
all’ingresso, pronti per il ritorno a casa.
Proprio
in quel momento Blaise mise una mano sulla spalla di Draco, ma il ragazzo la
scansò bruscamente.
-Draco!- Chiamò Areal, in quello che le era sembrato un sussurrò
troppo basso in mezzo a qual baccano.
Draco
Malfoy, tuttavia, alzò lo sguardo e la vide, rimanendo immobile a fissarla.
Areal si voltò e si avviò verso il corridoio più appartato, e poco dopo il
biondo la raggiunse.
-Cosa
c’è?- chiese lui, sgarbato.
-Mi
dispiace…- gemette lei, con gli occhi blu puntati nei suoi.
Draco
fece una smorfia e si allontanò.
–Non
provare a compatirmi! Cosa c’è? Ti faccio pena, forse?-
Areal
scosse la testa.
Draco
sbatté il pugno contro il muro.
–Quel
dannato Potter, è stato lui e i suoi amici. È stata tutta colpa sua ed io giuro
che gliela farò pagare!-
Areal
non disse nulla, non avrebbe saputo cosa, d'altronde.
Il
padre di Draco era finito in prigione, ad Azkaban. Il biondo era bravissimo a
mascherare le sue emozioni, ma Areal immaginava il dolore che doveva provare.
E anche la rabbia.
-Adesso
spero che capirai, Areal, che non siamo fatti per essere amici- Disse Draco con
una serietà disarmante.
Le
si avvicinò con passi lenti senza distogliere lo sguardo dal suo viso.
–Buone
vacanze- le disse accarezzandole una guancia, poi si voltò per andarsene.
Areal
sentì il suo cuore scoppiare, il gelo che lo aveva avvolto si era dissolto
all’istante lasciandolo troppo indifeso, debole.
Alzò
gli occhi e vide Draco di spalle.
-Draco!- strillò.
Lui
si voltò, gli occhi di ghiaccio spalancati per lo stupore. Era fermo al centro
del pianerottolo delle scale, nel suo sguardo si susseguirono diverse emozioni
tra cui lo stupore.
In
fine si fecero caldi e magnetici.
Troppo caldi.
Areal
corse verso di lui e Draco non fece assolutamente nulla. Si limitò ad
accoglierla fra le sue braccia quando questa vi si gettò, e a lasciare che le
loro labbra si unissero in un bacio. Lasciò anche che la ragazza intrecciasse
le sue mani fra i suoi capelli, mentre lui la stringeva a sé come a non volerla
lasciare andare ma più. Si baciarono con passione, trasportati da quel
sentimento che li univa da ben cinque anni, incuranti degli sguardi di mezza
scuola puntati su di loro, compresi quelli degli amici di Draco.
Quando
si separarono si persero ognuno negli occhi dell’altro per interminabili
secondi. Draco le accarezzò nuovamente la guancia.
Sembrò
non finire mai quel secondo, i loro respiri si fondevano, Areal sentiva quello
gelido di Draco sfiorarle la pelle.
Il
ragazzo non staccò i suoi occhi argentei da quelli di zaffiro di lei, quasi in
quelle gemme color del mare si nascondessero tutte le risposte che cercava.
Dipendeva da lei, quel bacio che si erano dati era stata una liberazione,
qualcosa che desideravano da troppo tempo.Per questo non si infuriò, vedendolo come un gesto di compassione nei
suoi confronti.
Perché
non era affatto compassione. Era altro.
Areal
si scostò da lui e, mentre il ragazzo tornava dai suoi amici, lei saliva le
scale, in silenzio.
Solo adesso era pronta a
dirgli addio.
Continua…
Il
prossimo capitolo, non so perché, è il mio preferito in assoluto. Se vi è
piaciuto ciò che è accaduto in questo capitolo, spero che vi appassionate a leggere
anche il prossimo.
Forse
sapete già cosa succederà, è forse no… XD okay la smetto!
Grazie
mille per la recensione a:
BumBj
Nocticula_Nott
Books
Grazie
anche a chi ha letto soltanto, un saluto a tutti e a presto ^^
Si
chiese perché dovesse fare così dannatamente male, perché ogni parte del suo
corpo dovesse bruciare a tal punto. Era sempre stato bravo a mascherare i suoi
sentimenti, sempre. Eppure adesso, nonostante non lo desse a vedere, sentiva
dentro di sé un vuoto così grande da togliergli il respiro.
Quella
sera d’estate a Malfoy Manor l’aria fresca muoveva le
foglie e il profumo dei fiori del giardino era così intenso a piacevole da
rilassare tutti i sensi. Il cicaleggio lontano creava l’atmosfera, mentre un
silenzioso cielo stellato, che non forniva alcuna risposta, appariva più
irraggiungibile che mai.
Fortuna
che c’era sua madre, altrimenti Draco sarebbe sprofondato nell’oblio,
precipitando fino a perdere ogni speranza di riemergere. Sotto i suoi piedi, ad
ogni passo, c’era un barato pronto ad inghiottirlo, ed il peso che gravava
sulle sue spalle era talmente elevato ed insostenibile, che Draco per primo si
chiedeva come facesse a stare ancora in piedi. Se solo ci fosse stato suo padre,
sarebbe stato tutto diverso. Avrebbe preferito essere preso a schiaffi da lui,
purché fosse lì, purché lo obbligasse a farsi forza e gli ricordasse che un
Malfoy non cede mai. Se cade si rialza, non piange.
Ma
tutta quell’estate le lacrime che non aveva versato lui le aveva versate sua
madre.
Povera
donna Narcissa, così bella nonostante l’età, così raffinata. Lunghi capelli
dorati, naso all’insù, occhi celesti e ciglia lunghe. Un corpo magro e formoso,
da donna, che appariva fragile ma che in realtà era più forte di una roccia. Peccato
che in quel momento l’avesse persa, era rimasta solo nello sguardo la forza di
Narcissa, perfino mentre piangeva di nascosto dal figlio, il suo unico figlio,
il suo orgoglio. Le avevano tolto il suo compagno, l’avevano lasciata sola e
senza sostegno. Oltre tutto non poteva neppure consolarsi pensando al bene del
marito, poiché quest’ultimo era stato portato nel posto peggiore al mondo.
E
adesso le toglievano anche il figlio.
Già,
Draco lo sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare quell’anno, i rischi che
comportava una missione suicida. Ma lui non pensava realmente alla sua morte,
quella sarebbe stata quasi un sollievo in quel periodo. Pensava a sua madre e a
ciò che Lui le avrebbe fatto qualora
Draco avesse fallito. E se non falliva sarebbe morto dentro, ma tanto lui
avrebbe fallito. Proprio come suo padre, che adesso era lontano, chissà cosa
gli stavano facendo…
Oh basta! Pensò Draco. Non devo fare certi pensieri.
Narcissa
sedeva sulle assi di legno della veranda di casa, i piedi sugli scalini, la
testa del figlio sulle ginocchia.
Draco
chiuse gli occhi, sua madre gli permetteva di distendersi e di appoggiare la
testa sul suo grembo solo quando era piccolo, molto piccolo. Gli accarezzava i
capelli biondi senza dire nulla, bastavano i loro respiri uniti, gli occhi
chiusi del bambino e il sorriso della madre.
Narcissa
correva sempre quando il piccolo Draco aveva bisogno di lei, gli rimboccava le
coperte prima di addormentarsi, lo coccolava quando si svegliava nel cuore
della notte dopo un incubo, gli curava le ferite quando si faceva male. Di
certo non poteva non accorrere in quel momento, mentre sia lei che suo figlio
avevano toccato il fondo.
La
donna sorrise mentre accarezzava i capelli del figlio quasi sedicenne.
Oh
se il caro Lucius avesse saputo che in realtà lei non aveva mai smesso di
coccolare e di viziare Draco, neppure quando era ormai cresciuto, diventando un
ragazzo.
Accontentava
ogni suo capriccio e, quando il padre lo spediva in camera sua per qualcosa che
aveva combinato, lei saliva di nascosto a portargli i suoi biscotti preferiti,
preparati apposta per lui in quel momento. Lucius adorava suo figlio, ne era
orgoglioso, ma non aveva fatto altro che crescerlo con severità e rigore, non
accettando mai neppure uno sbaglio, mai neppure un attimo di debolezza o di
infantilità. Bé, se avesse saputo di tutte le attenzioni con cui la moglie gli
rammolliva l’erede, sarebbe andato di certo su tutte le furie. Non era certo
stato padre da carezze, ma d’altro canto Draco non era mai stato figlio da
chiederle. Voleva i suoi spazi, odiava essere trattato da bambino. Il ghiaccio
che lo ricopriva come una corazza era difficile da sciogliere, eppure in quel
momento era inutile fingere.
Inutile
tenere in piedi la corazza.
Non
c’era abbastanza forza.
-Domani
andiamo in sartoria, dobbiamo comprare una nuova divisa. Sei cresciuto troppo.-
sorrise la donna.
Draco
aprì gli occhi –Domani?-
-Sì,
sta per cominciare la scuola…- La voce di Narcissa si affievolì.
Il
ragazzo chiuse nuovamente gli occhi.
La
scuola, il suo ultimo anno, la sua missione, la sua paura, la sua rabbia.
Basta.
Nonostante
il pesante sospiro per farsi forza, decise che non aveva alcuna intenzione di
cambiare posizione, perciò rimase ostinatamente disteso sulle assi di legno a
bearsi delle carezze della madre, con la testa ancora al sicuro sulle sue
gambe.
Solo
per quella volta.
Fin
quanto possibile.
-Va
bene-
-Ma
che bella ragazza, Matilde, è tale e quale a sua madre- esclamò la donna con
gli spilli attaccati alla giacca rossa, di almeno due taglie in più.
-No-
rispose la zia, nascondendo il fastidio. –Lei è decisamente più bella.-
Zia
Matilde detestava la sorella, e nasconderlo era difficile. La donna magra
vestita di rosso fece un cenno sovra pensiero.
La
ragazza, intanto, era ferma davanti allo specchio, con le mani sui fianchi
mentre si dondolava per osservare la sua immagine. Il suo corpo era decisamente
quello di una donna ormai, le curve tonde e morbide, le gambe lunghe, gli
zigomi alti. Era davvero bella. Alta, magra, gli occhi blu e i capelli corvini
che proprio in quel momento si stava risistemando. Aveva uno sguardo risoluto e
freddo, vanitoso. Quando vide le due persone che stavano per entrate,
attraverso lo specchio, quello sguardo si fece ancora più distaccato,
concentrandosi a rimirare la propria immagine.
Fu
proprio questo che colse il ragazzo appena entrato in sartoria: l’arroganza e
la vanità di quella ragazza apparentemente sconosciuta. Si tirava in alto i
capelli corvini, che non erano più lisci come li ricordava, ma vaporosi. Prima
erano un manto di velluto sulle sue spalle, adesso una nuvoletta soffice e
bellissima. La ragazza continuava ad osservarsi con freddezza, come un critico
davanti un’opera d’arte, mentre insisteva asistemarsi i lunghi capelliintanto che la sarta le prendeva le misure.
-Diventando
così alta gli servono gonna e mantello nuovi- Disse la zia.
-Provvedo
subito- rispose la sarta con un sorriso, mentre faceva cenno alla sua
assistente di occuparsi dei clienti appena entrati.
Il
primo era un ragazzo biondo che Areal si rifiutò di guardare, la seconda una
donna avvenente con il mento sollevato che le permetteva di osservare ogni cosa
dall’alto. Quando la commessa le si avvicinò, questa fece un sorriso educato
anche se gelido. –Se non le dispiace, aspettiamo madama McClan-
Zia
Matilde storse il naso. Areal avrebbe giurato che in quanto ex Tassorosso non
doveva vedere di buon occhio la signora Malfoy, tuttavia, vederle rifiutare
l’aiuto della commessa in attesa della proprietaria, era per la zia sinonimo di
altezzosità oltre che di maleducazione.
Poiché
la signora McClan aveva già fatto apparire addosso
alla ragazza la nuova gonna, si scusò con zia Matilde e andò dalla signora
Malfoy.
Draco
osservò distrattamente Areal che si voltava appena per osservare come cadeva la
gonna dietro, e quello sguardo freddo non fu per nulla di suo gradimento. Si
chiese perché con tanti giorni ed orari avessero dovuto finire insieme in quel
buco di sartoria.
Proprio
in quel momento ebbe un Dejavù.
Qualche
anno prima era successa la stessa cosa, si erano incontrati in quello stesso
negozio, solo che Areal era semplicemente una bambina con le guancie rosse e la
frangia pesante a coprirle la fronte, mentre adesso era una ragazza vanitosa e
gelida. E Draco… era decisamente diverso.
Proprio
in quel momento, per puro, semplice, sbaglio, Areal si voltò ritrovandosi Draco
voltato verso di lei a fissarla. Si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli
occhi, in quell’istante in cui le donne accanto a loro sembravano troppo
impegnate. Nelle orecchie della ragazza c’era un brusio lontano, la voce di sua
zia che commentava il suo aspetto, la voce della signora Malfoy che spiegava
alla sarta cosa gli serviva.
Ma lei non sentiva nulla.
Rimase
a dir poco sconvolta dal cambiamento di Draco Malfoy. Tanto per cominciare
Areal non era abituata a vederlo in abiti babbani, e quel
completo di giacca, pantaloni e pullover neri avvolgeva il suo corpo risaltando
la sua figura, rendendolo maledettamente attraente. I capelli non erano più
ciuffi spettinati sulla fronte, ma ciocche ordinate e pettinate all’indietro.
Dall’ultima
volta che lo aveva visto, Draco dimostrava sulle spalle cento anni di più, e la
sua espressione vissuta e seria sembrava portare il peso di ogni singolo anno.
Il viso era più scavato, la pelle di un pallore malandato, gli occhi vuoti ma
profondi. Areal non sopportò quel viso allungato e spigoloso su cui le lebbra
sembravano appena corrucciate da qualcosa di fastidioso e i suoi occhi color
tempesta rimanevano terribilmente spenti. Svuotati di ogni emozione.
La
ragazza corse dietro il separé e si rivestì di tutta fretta, ringraziando il
cielo che non appena uscì sua zia stava già pagando con le buste in mano. Uscì
dal negozio senza guardare più nemmeno una volta Draco Malfoy, che tuttavia
seguì con gli occhi la sua uscita, con amarezza.
Continua…
E si conclude quello che, non chiedetemi perché, è
il mio capitolo preferito o comunque uno dei più belli a mio parere.
Spero di avervi trasmesso la mia stessa emozione e
che leggere vi sia piaciuto.
Se avete trovato il capitolo interessante mi
farebbe piacere che commentaste.
Grazie a chi a letto.
Un saluto ed un ringraziamento particolare a: BumBj e a Nocticula_Nott
-Non
puoi stare sempre così giù, fatti forza- Le diceva Canni, seduta sul sedile del
vagone davanti a lei.
Peccato
che Areal rimanesse con la fronte appoggiata al finestrino del treno a guardare
fuori.
-Prefetti
per il secondo anno, dai Areal, fra poco dobbiamo andare alla riunione- Disse
Erick in maniera allegra.
La riunione fra prefetti…
-No
Erick, vai da solo per favore. Scusati da parte mia, di che ho avuto un malore
e sono rimasta nel vagone. Ti prometto che ti aiuterò con quelli del primo
anno, invece di abbandonarti come l’anno scorso…- Abbozzò un sorriso.
-Come
preferisci- disse Erick scambiandosi uno sguardo triste con Canni.
Ci avevano provato…
Quando
il ragazzo uscì nel vagone rimasero solo le quattro ragazze Corvonero.
-Areal non puoi andare avanti così, cosa pensi di fare? Di
nasconderti tutto l’anno per non vederlo?-
le sussurrò Canni, sporgendosi verso di lei.
-Certo
che no- rispose Areal, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte. –È solo
che l’ho rivisto dalla sarta e… ed era così strano, così cambiato. Per tutta
l’estate ero serena, sapevo che non avrei più passato del tempo con lui, ma
vedere i suoi occhi così vuoti…-
-Scusate
se mi intrometto- Fece Jude, pratica –Ma Areal, cosa ti aspettavi? Suo padre è
ad Azkaban!-
Areal
abbassò la testa.
-Infatti-
disse Canni –che sia turbato è ovvio, più che ovvio direi-
-Sì
okay, capisco quello che volete dirmi, ma io lo conosco. Era come se fosse
cambiato qualcosa, come se si stesse nascondendo…-
-Areal!- l’ammonì Canni –non capisci che stai vedendo solo quello che
vuoi vedere? Ragionaci, ha perso il padre perché è un Mangiamorte. Pensi debba
essere tanto felice ed orgoglioso?-
Areal
annuì.
-Cosa
faremo?- chiese Emma, a bassa voce.
Tutte
la guardarono, Areal si fece seria. –Già, Voi-sapete-chi
è tornato-
-Tu
e Canni siete al sicuro- Disse Jude, con un’occhiata chiara. –Siete PuroSangue-
–Ma
io e Jude siamo delle Mezzosangue- finì Emma.
-Tu
almeno sei figlia di un Mago di buona famiglia, io di due Babbani-
disse Jude.
-Piantatela!-
Sbottò Canni –Finché ci sarà Silente non correremo alcun pericolo, nessuna di
noi-
-Non
pensi che la ringrazi, professore-
sbottò Draco, arrogante ed infastidito.
Senza
darlo a vedere strofinava con la giacca il bastone lucido nero.
Il bastone di suo padre.
Quel
lurido Magonò del signor Gazza gli aveva messo sopra
le sue zampacce.
-Ed
invece dovresti, e non mi riferisco solo a questo episodio- Piton
parlò con la sua solita voce melliflua, ma appariva annoiato, più del solito
almeno. Lanciò una breve occhiata a Gazza, che ancora perquisiva gli alluni
appena arrivati.
-Oh
giusto, lei sarà quello che mi aiuterà- disse Draco, sarcastico.
Piton lo afferrò dalla giacca e lo trascinò dietro un angolo buio,
costringendolo con le spalle al muro.
–Cosa
pensi? Di riuscire ad uccidere Albus Silente da
solo?-
Draco
cercò di divincolarsi, ma capì che era inutile.
–Escogiterò
qualcosa!- ringhiò, risentito.
-Ma
davvero? Non ti facevo così folle, pensavo avessi ancora un po’ di cervello!-
sibilò l’insegnante, a pochi centimetri dal suo viso.
-So
benissimo di aver poche speranza!- sbottò il ragazzo, ad un passo dal cedere.
Gli occhi accesi d’ira e di frustrazione.
-Non
pensi alle conseguenze che ci saranno se fallirai?-
-Certo
che ci penso! Ci penso tutti i giorni!- Urlò il ragazzo.
-E
allora sii ragionevole- insistette Piton, lo sguardo
impassibile –Io-ti-voglio-aiutare- scandii con quella
sua voce cadente.
Draco
lo guardò per un istante negli occhi, terrorizzato, ma in un attimo la sua
rabbia esplose. Spintonò via Piton con forza e si
allontanò di qualche passo.
–Non
le darò un’altra occasione per mettersi in mostra con il Signore oscuro, professore- e si voltò per andarsene.
-Draco, lasciati aiutare-
Il
ragazzo si voltò di scatto, gli occhi quasi fuori dalle orbite. –Avrebbe dovuto
aiutare mio padre qualche mese fa. Mentre lui combatteva, tu dov’eri?-
Mentre
il ragazzo si dileguava nel buio, Piton lo giudò
impotente.
-Forza
adesso, tutti nelle vostre stanze. I vostri bauli sono già lì- sorrisa Areal,
con un battito di mani.
Tutti
gli undicenni fermi davanti alla statua di Cosetta Corvonero, nella loro sala
comune, si guardarono in torno incuriositi e corsero su per le scale.
-Non
correte, per favore- disse Erick con fermezza.
Qualcuno
lo ascoltò, altri corsero in cerca delle loro camere.
-Ma
che bravi che siete- li prese affettuosamente in giro Canni.
Areal
fece una linguaccia.
-Il
professor Vitious mi ha confidato che se Erick si ritirava, potevo prendere il
suo posto- Sorrise una ragazzo biondo poco distante.
-Mi
dispiace!- scherzò Erick
-Io
vado a sistemare le mie cose- disse Jude superando tutti.
-Anch’io- ed Emma la seguì.
Erick
e il suo amico biondo dissero di andare a fare la stessa cosa e salirono le
scale sparendo dalla vista.
Areal,
invece, stupì Canni dirigendosi verso
una delle pareti ricolme di libri della sala e studiarne i titoli con
attenzione.
–Eccolo!-
esclamò soddisfatta.
La
ragazza puntò la bacchetta contro il libro, lo fece fluttuare fino alle sue
mani ed andò ad accomodarsi su un divano blu. Nella sala non c’era più nessuno,
erano corsi tutti in camera a scegliersi i letti migliori e a disfare le
valige.
-Posso
sapere cosa fai con un libro di… Agatha Corvonero?- chiese Canni.
-Era
la madre o la nonna di Cosetta Corvonero, non ricordo-
-Grazie
per l’informazione. Posso sapere cosa stai leggendo?-
Areal
non alzò gli occhi, cercando il capitolo che le interessava. –Questa strega
aveva molte teorie sul legame di un mago con la propria bacchetta. Diceva che
essendo legati si potevano fare cose che altri maghi privi di questo legame non
potevano fare. L’ho letto al terzo anno, credo, ma ho smesso quando ho capito
che si trattava di magia nera-
Canni
rimase in piedi davanti a lei. –E perché adesso lo stai rileggendo?-
-Potrebbe
tornarmi utile…-
-Fingerò
di non aver sentito- E detto ciò Canni si voltò e se ne andò.
Areal
la guardò andare via con un sorriso triste.
Canni
aveva accettato le lettere di scusa che le aveva scritto durante l’estate e
alla fine l’aveva perdona per quello che era successo l’anno prima quando, per
Draco Malfoy, Areal aveva lasciato i suoi compagni dell’ES salvandosi dalla
punizione dall’Umbridge. Canni lo aveva considerato un tradimento, ma alla fine
aveva capito come stavano realmente le cose ed era tornata sua amica. Tuttavia
non sopportava poi tanto di sentir parlare di Draco Malfoy ed il fatto che
Areal vi fosse ancora legata.
La
ragazza abbassò gli occhi sul libro. Lei e Draco si erano promessi di rimanere
lontani, di fare ognuno la sua vita poiché non era compatibile con quella
dell’altro.
Ma
prima si erano baciati, davanti a mezza scuola.
Areal
sospirò e tornò a sfogliare il libro, sentiva che c’era qualcosa che le stava
sfuggendo, si sentiva inutile. Forse per questo aveva ripreso il suo vecchio
progetto di diventare più abile con la magia.
La
ragazza Corvonero fu più che felice di essere arrivata al sesto anno per poter
scegliere di seguire solo i corsi che le servivano per i M.A.G.O.
Così, come prima cosa, gettò via il suo calderone e disse addio alle ore di
Pozioni.
Peccato
non potesse conoscere il nuovo professor Lumacorno,
dato che Piton era diventato l’insegnate di Difesa
Contro le Arti Oscure. Tutti trovavano la cosa a dir poco strana e le voci
giravano, ma Areal sperava solo che Piton dimenticasse
quanto male andava in pozione e che accettasse il suo discreto talento in
Difesa.
Canni
ed Erick sarebbero diventati Curatori, mentre Areal spera di diventare
insegnante, di incantesimi magari. La professoressa McGranitt
stava distribuendo a tutti i nuovi orari, ed Areal accettò il suo ringraziando
l’insegnate e corse in aula d’incantesimi doveva aveva la prima ora dell’anno.
Non poteva andarle meglio.
Il
piccolo Professor Vitious, direttore della sua casa, era già in aula a
chiacchierare con i primi arrivati. Areal lo salutò cortesemente e questo le
ricambiò il saluto con un sorriso di buon inizio anno. La ragazza si mise a
sedere accanto a una sua amica di Tassorosso e pensò a come era bello essere la
preferita dell’insegnante, prima che l’incidente che aveva avuto con Draco
Malfoy nella foresta proibita durante il quarto anno, facesse perdere a Vitious
tutta la fiducia che aveva in lei.
Possibile
che ogni cosa le ricordasse Draco Malfoy? Possibile che lui fosse presente in
ogni suo ricordo?
In
quel momento si chiese se avesse davvero potuto cancellare un così importante
pezzo della sua vita e, rifiutandosi di trovare la risposta, aprì il libro ed
iniziò a ripassare.
Le
settimane iniziarono a passare così, tranquille, fra le aule di scuola e i
compiti. Le riunioni con gli amici erano frequenti per la quattro ragazze
Corvonero, che potevano trovare qualche amica di altre case in biblioteca o in
cortile. Erick e Canni erano sempre più vicini fra di loro e sembravano aver
creato un legame profondo. Erick aveva lasciato il Quidditch, ma Canni
manteneva il ruolo di capitano con grande impegno.
Durante
le riunioni fra Prefetti Areal ed Erick incontravano Ron ed Hermione, con cui
scambiavano volentieri quattro chiacchiere. Ma c’erano anche gli altri capo
casa e, nonostante l’anno prima loro e Pancy avessero
iniziato ad andare d’accordo, adesso la ragazza rivolgeva loro solo qualche
sguardo e poi seguiva il suo compagno di casa quando era ora di andare.
Draco
Malfoy si faceva vedere spesso in pubblico con una ragazza bionda della sua
casa, rimanendo accerchiato dai suoi soliti amici quali Blaise, Goyle, Tiger e ovviamente Pancy.
Draco rimase ufficialmente insieme alla ragazza bionda per un mese, dopo di che
non li si vedeva più nemmeno vicini al tavolo dei Serpeverde, la ragazza sedeva
sempre alla sponda opposta. Ma nonostante ciò il biondo ed Areal rimasero
separati per tutto il tempo senza neppure salutarsi quando s’incontravano.
Spesso
i due si sorprendevano a fissarsi a vicenda di nascosto, ma non potevano fare
altro che abbassare lo sguardo quando venivano scoperti.
Ad
una delle lezioni con il professor Piton di Difesa,
l’insegnante assegnò loro il compito di scagliare schiantesimi
ed incantesimi scudo senza pronunciare l’incantesimo ad alta voce. Gli
incantesimi silenziosi erano di vitale importanza per un mago, ed impararli era
d’obbligo.
Tutti
erano in coppia, ed Areal era con Canni. Come era scritto sul libro di Agatha
Corvonero, il mago che ha instaurato un legame con la propria bacchetta riesce
benissimo negli incantesimi silenziosi, con molta più facilità rispetto agli
altri.
A
conferma di ciò, Areal riuscì a lanciare uno schiantesimo
e a creare il suo sortilegio scudo in perfetto silenzio, facendo infuriare
Canni.
-Tu
sei una campionessa di Quidditch, mentre io non riesco nemmeno a fare un volo
decente senza cader giù dalla mia scopa. Accetta il fatto che in questo sono
più brava io- Sorrise Areal.
Canni
fece un cenno ed allargò le braccia. –Si può fare, mi sembra ragionevole. Una gloria
a testa!-
Scoppiarono
a ridere.
Areal
lanciò di nascosto un’occhiata a Malfoy, in coppia con Goyle.
I due si erano concessi una pausa, Draco si massaggia distrattamente la nuca,
nel frattempo Goyle osservava le altre coppie per
vedere come se la cavavano e si scambiò un sorriso con Blaise lì vicino. Quando
Draco fece un cenno a Goyle, facendogli capire che
era pronto a riprendere, quest’ultimo, come tutti i maghi naturalmente, si tirò
su le maniche della camicia.
Era
buona abitudine sollevare appena le maniche in modo che il polsino della
camicia si bloccasse nella parte più alta del polso, cosicché non scivolasse
mentre si scagliava un incantesimo. Era a dir poco normale, molti Maghi si
rivoltavano addirittura le maniche quando sapevano di dover duellare, per
impedire che coprissero la mano o che comunque venisse ostacolato il movimento
del polso.
Draco
fece l’esatto contrario.
Afferrò
i polsini della camicia e li tirò entrambi verso il basso, come a voler
impedire che si sollevassero durante i suoi movimenti. Ripeteva la procedura
addirittura dopo ogni singolo attacco.
Era
a dir poco insolito.
La
ragazza riprese a lanciare incantesimi silenziosi con Canni, che iniziò a
riuscire nel suo intento. Tuttavia Areal non si lasciò sfuggire lo strano comportamento
di Draco, che continuava a tirar giù i polsini, anche quando erano già
abbassati. In oltre, di tanto in tanto, si grattava l’interno del braccio
sinistro, distrattamente, quasi come un gesto che si fa sopra pensiero. Una
volta, però, lo fece con rabbia, come se il fastidio fosse diventato
insopportabile. In quell’occasione Piton gli passò
accanto e lo guardò dritto negli occhi con un’occhiata penetrante, ma Draco
voltò di scatto la testa, stizzito.
Areal
spalancò quasi la bocca. Draco venerava Piton, lo
adorava, come era possibile che fosse rimasto tanto offeso da una sua
attenzione? Forse gli stava nascondendo qualcosa. E Piton
sapeva che Draco aveva un segreto?
-Dormi?-
le chiese Canni, ridendo.
Areal
la guardò e con la bacchetta in mano le fece segno di continuare. Tuttavia la
ragazza si immaginava già seduta da qualche parte a leggere un nuovo libro, non
più di Agatha Corvonero, ma che parlava di Mangiamorte, magari.
Continua…
Grazie
a tutti i lettori, se avete apprezzato sarei felice che mi lasciaste un
commento ^^.
Un
bacio a BumBj
e a Nocticula_Nottper la recensione,
C’erano
scritti i nomi di tutti i Mangiamorte conosciuti sul libro che Areal aveva
letto, di quelli finiti ad Azkaban e di quelli che si erano definiti vittima
della maledizione Imperius. Tra questi figuravano i
nomi di SevursuPiton, Igor
Karkaroff il preside di Durmstrang
e, ovviamente, Lucius Malfoy. C’era anche l’immagine del marchio nero con cui
Voldemort marchiava il braccio sinistro dei suoi discepoli.
Ma
queste cose Areal già le sapeva, gliele aveva spiegate suo zio, quando era
andata da lui alla fine del quarto anno, quando Harry Potter aveva sparso la
voce fra i suoi amici dicendo che Lucius Malfoy era un Mangiamorte.
Quel
pomeriggio, dopo aver letto il libro, Areal si era coperta gli occhi con le
mani e aveva scosse la testa.
Non essere ridicola, si era detta, Draco non può avere il marchio, ha solo sedici anni e il signore Oscuro
non recluterebbe mai un ragazzino inesperto nel suo esercito. Vero era che
suo padre era finito ad Azkaban e che magari Voldemort aveva ceduto il posto a
Draco ma no, non poteva essere vero.
Non
doveva essere vero.
Areal
prese un respiro profondo, Draco non era un Mangiamorte, era impossibile.
Sapeva
che non poteva essere quella la verità.
Ciò
che aveva visto a lezione di Difesa doveva avere un’altra spiegazione.
Non
tutti quelli che si grattano il braccio sono Mangiamorte, certo che no.
Ridicolo.
Areal
maledisse di aver ficcato il naso in faccende che non la riguardavano.
Per
distrarsi aveva ripreso a leggere il libro di Agatha Corvonero sfogliando le
pagine di un capitolo che diceva che i maghi che hanno il legame con la
bacchetta sono abili ad inventare incantesimi. Se ciò era vero Areal era
desiderosa di scoprirlo e di provare a metterlo in pratica. Con i tempi che
correvano aveva bisogno di imparare più cose possibili.
E di saper proteggere le
persone a cui tengo, pensò
senza motivo.
L’atteggiamento
schivo di Draco era sempre più sospetto, sembrava nascondere qualcosa anche ai
suoi amici, che allontanava l’uno dopo l’altro. Era più silenzioso che mai e
quelle rare occasioni in cui sembrava tornare in sé e riunirsi ai compagni di
casa, non faceva altro che dispetti a tutti quelli che gli capitavano a tiro.
Sembrava un tiranno, cattivo, determinato verso la sua meta. Ma quale meta?
Spariva spesso, saltava le lezioni e più di una volta Areal lo sorprese a
tirare in basso i polsini della camicia o a passarsi freneticamente la mano sul
braccio.
La
ragazza stava letteralmente impazzendo, non ne poteva più. Forse la verità era
che non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo e che per questo aveva bisogno di
scoprila la verità e coglieva ogni segno. Seguiva Draco con lo sguardo ad ogni
lezione ed in ogni momento della giornata, non si parlavano, ma ad Areal
sembrava di aver capito alla perfezione che il biondo nascondeva qualcosa di
grosso. Non era diventato un Mangiamorte, ne era certa, ma aveva un estremo
bisogno di conferme. Voleva sentirsi dire da Draco che non era diventato un
servo di Voldemort e voleva conoscere il suo segreto.
Tuttavia,
se fosse andata a chiedere direttamente a Draco, non avrebbe fatto altro che
sbattere violentemente contro l’orgoglio del ragazzo, sprecando la sua unica
occasione. L’intuizione le venne per caso, quando vide uscire dalla Sala Grande
una ragazza con i capelli scuri di Serpeverde.
Areal
corse dietro Pancy e la fermò sul corridoio,
prendendola da un braccio. La ragazza si voltò lentamente, con calma. La sua
espressione era piatta e quasi triste, ma i suoi occhi rimanevano vigili.
-Cosa
vuoi?- chiese Pancy.
Areal
sospirò, per un primo momento abbassò la testa, ma tornò subito a fronteggiarla
con lo sguardo. –Ho bisogno di sapere cosa nasconde Draco-
Pancy abbozzò una risata. –E pensi che io lo sappia?-
Calò
il silenzio ma Areal non smise di guardarla.
Pancy prese un profondo respiro. –Siamo tutti preoccupati per Draco,
ma ovviamente lui non si fa aiutare. Ha detto solamente di avere una missione
da compiere entro la fine dell’anno e ha chiesto a Tiger e a Goyle di coprirlo-
Areal
spalancò gli occhi. –Una missione?-
Pancy non se la sentì di aggiungere altro. –Sì, qualcosa da fare
entro quest’ anno-
La
Serpeverde si voltò e fece per andarsene, ma ad Areal rimase un dubbio.
-Perché
me lo hai detto?-
Pancy si voltò –Perché so che anche tu vuoi aiutare Draco-
-Da
quando hai smesso di odiarmi?-
-Da
quando ho capito che non eravamo rivali-
Areal
inarcò un sopracciglio.
Pancy sorrise furba. –Non ho speranze con Draco. Ce le hai solo tu-.
Due
giorno dopo Areal sedeva ad un tavolo della biblioteca con le sue compagne di
stanza. Si era accorta da qualche minuto del tavolo appartato in cui sedevano
un gruppo di Serpeverde fra cui Draco. La ragazza rimase ad osservare per un
po’, fino a quando Tiger e Goyle non si alzarono
raggiungendo la porta dopo aver salutato i compagni. Areal capì che quella
poteva essere una buona occasione dato che non aveva alcuna voglia di aspettare
ancora.
Si
alzò senza dire neppure una parola ed andò a nascondersi dietro un divisore,
spiando di nascosto il tavolo Serpeverde a cui erano rimasti Pancy Parkinson, Blaise Zabini e Draco Malfoy. Areal fece
di tutto per farsi notare da Pancy e, quando
finalmente fu vista, le fece un chiaro segno. Poco dopo la ragazza Serpeverde
si alzò, dando di gomito a Blaise mentre Draco teneva la testa china su un
libro. Gli altri due ragazzi presero le loro cose, salutarono e se ne andarono.
Draco
guardò i due amici incuriosito, ma tornò a leggere. Areal avanzò decisa, a
testa alta, e si sedette al tavolo, proprio di fronte a Malfoy. Incrociò spavaldamente
le braccia sul tavolo rimanendo dritta e senza abbassare minimante il mento.
Draco
sollevò appena gli occhi, guardandola con astio. –Cosa ci fai qui?-
-Buon
giorno anche a te!- rispose sarcastica, ma poi si fece più determinata.
–Dobbiamo parlare-
-Io
non ho niente da dirti.-
-Sì,
invece- disse la ragazza –potresti cominciare col parlarmi di cosa nascondi-
Draco
accennò una risatina maligna, guardò altrove per qualche istante e dopo di che
si spose verso Areal, parlando con un sorrisino astuto accompagnato da
un’alzata di sopracciglia. –Chi ti dice che io stia nascondendo qualcosa?-
-Avanti
Draco!-Sbottò lei, avanzando senza
timore –Ti conosco, non puoi mentire a me. Dimmi la verità-
-Ma
che bella volpe astuta, abbiamo qui. Ora sparisci!-
-Di
cosa hai paura, Draco? Sei sempre così assente ultimamente, dove lo passi il
tuo tempo? Oltre ad essere furioso con il mondo, hai paura per caso? Perché mi
è parso questo…-
I
loro visi erano vicinissimi, gli occhi di Draco la scrutarono in silenzio, poi
il ragazzo si concesse un sorriso sprezzante mentre tornava ad appoggiarsi allo
schienale della sedia.
–Esci
dalla mia testa, Areal!-
-Ci
sono sempre stata nella tua testa!Puoi
ingannare chi vuoi, ma non me-
Draco
fece una smorfia mentre respirava a pieno, cercando di calmarsi guardandosi in
torno.
Areal
continuò a guardarlo. –Cosa devi fare entro la fine dell’anno?-
Draco
si voltò di scatto, ancora più furente di prima. La guardò intensamente, quasi
a volerla intimorire, e ci riuscì. Il suo sguardo da serpente metteva i brividi.
Areal
si appiattì contro la sedia.
-Te
lo dirò solo una volta…- Bisbigliò Draco con voce rauca. –Stai fuori da questa
faccenda!-
Areal
non ebbe il coraggio di muoversi di un solo millimetro mentre il ragazzo si
alzava per andarsene ma, prima di svoltare l’angolo, si fermò e mentre lei non
osava guardarlo, disse le sue ultime, gelide, parole.
-Lo
dico per il tuo bene. Non costringermi a farti del male.-
La
prima lezione di Smaterializzazione avvenne nella Sala Grande, che per quel
pomeriggio era stata privata dell’incantesimo che impediva a tutti i maghi di
Smaterializzarsi. I professori direttori delle quattro case erano presenti,
insieme a tutti gli studenti del sesto anno. L’uomo che si presentò loro come
il signor Twycross, spiegò la sua teoria delle tre D,
da seguire per la Smaterializzazione: Destinazione, Determinazione, Decisione.
Fece
disporre gli alluni in modo tale che si trovassero ad almeno un metro e mezzo
di distanza l’uno dall’altro e per farlo dovettero intervenire gli insegnanti,
a divedere e a ricordare la disciplina a tutti quelli che si ammassavano fra di
loro o si spintonavano a vicenda intimandosi di uscire dal proprio spazio.
Areal venne sistemata da Vitious dietro tutti i suoi compagni di casa, che
litigavano ostinatamente fra di loro per i primi posti. Canni ed Erick erano i
più vicini a lei. Areal vide Harry Potter divincolarsi fra tutti e raggiungere
il fondo della sala, dove Draco discuteva con Tiger. Quest’ultimo sembrava
volersi liberare di Draco, ma Draco insisteva, come se cercasse di convincerlo.
Potter disse qualcosa a Draco, che solo in quel momento si accorse di essere
stato ascoltato.
Areal
guardò avanti a sé, tutta quella faccenda era snervante, non ce la faceva più a
vedere quel Draco serio e distante, era passato da ragazzo dispettoso ad uomo
nel giro di una sola estate e la cosa faceva dannatamente male alla ragazza.
A
quel punto il signor Twycross spiegò come applicare
la regola delle tre D. Fece apparire davanti ad ogni alunno un cerchio sul
pavimento e disse di concentrarsi sulla Destinazione da raggiungere, di
desiderare di arrivarci con Determinazione e di fare un giro su se stessi con
Decisione. Al suo tre tutti fecero una piroette sul proprio posto, ed
ovviamente alcuni non si mossero di un millimetro, mentre la maggior parte
cadde nel cerchio davanti a loro, potendosi ritenere soddisfatti.
Areal
fece il suo giro, chiuse gli occhi e, quando li riaprì, era in piedi, stretta
nelle spalle, dentro il cerchio. Esultò di gioia, felice di essere riuscita con
così tanta facilità nell’impressa, ma lo sguardo di Canni le gelò il sangue.
L’amica
la fissava ad occhi sbarrati e spostava il suo sguardo preoccupato da lei al
punto in cui si trovava prima.
Quel
pomeriggio Areal aveva legato i lunghi capelli corvini in una coda laterale ma,
adesso che ci faceva caso, la coda non c’era più. Si toccò terrorizzata la
nuca, scoprendo corti ed appuntiti capelli ad un caschetto perfino più corto di
quello di Canni. Sempre con le mani fra i capelli si voltò verso il punto in
cui era prima, dove una coda di capelli corvini giaceva al suolo. Gemette
isterica, ma il professor Vitious e la professoressa Sprite erano lì vicino e
insieme fecero tornare i capelli al loro posto.
Areal
se li strinse fra le mani, i suoi adorati capelli!
-Questo
è lo spaccamento più innocuo che può capitare- Disse Vitious.
Areal
rimase di ghiaccio.
Spaccamento…
Intanto
tutti gli altri ragazzi erano andati avanti con i tentativi, fin quando un urlo
esplose nella sala e tutti si voltarono verso Susan Bones
di Tassorosso. Lei si era Materializzata all’interno del cerchio, ma la sua
gamba era rimasta un metro indietro. Tutti e quattro gli insegnanti corsero da
lei e la riattaccarono dopo una nuvola di fumo grigio.
Ma
mentre gli altri ripresero come se nulla fosse a tentare di Smaterializzarsi,
Areal rimase ostinatamente immobile con i capelli stretti tra le mani. E se
invece dei capelli avesse perso un gamba come Susan? E se avesse lasciando
indietro qualcosa di più? Si immaginò all’istante fuori da Hogwarts che si Smaterializzava
per andare a lavoro ma si spaccava. Chi sarebbe corso a riattaccarla? Areal
dedusse con un brivido che la Smaterializzazione non era per nulla bella e,
soprattutto, che lei non ci avrebbe riprovato mai più.
Il
signor Twycross le fece un sorriso e un gesto con la
mano, come a volerle dire: coraggio, riprova. Ma lei non si azzardò neppure.
Tornò indietro ed insieme ai suoi compagni faceva una piroette sul posto,
fingendo di stare provando a raggiungere il cerchio, ma senza pensarci realmente.
Quell’ora
ringraziando il cielo finì, ed Areal corse fuori dalla Sala Grande, ma vide
chiaramente Draco afferrare Tiger dal mantello e strattonarlo per costringerlo
a guardarlo in faccia.
-Tu
me lo devi questo favore,Tiger! Non puoi lasciarmi così!- Gli ringhiò il biondo
ad un palmo dal viso, mentre tutti uscivano allegramente.
Areal
strinse i pugni. Non poteva andare avanti così. Lo sguardo che le rivolse
Malfoy un attimo dopo, così profondo eppure lontano, le ricordò gli anni
passati, con la consapevolezza che non sarebbero tornati mai più.
La
neve aveva cominciato ad imbrattare strada e tetti delle casa, ma in prossimità
delle vacanze di Natale, le quattro amiche Corvonero decisero di passare uno
dei loro pomeriggio liberi al villaggio di Hogsmead
per andare a prendere qualcosa di caldo ai Tre Manici di Scopa. Salutarono
Hermione, Ron ed Harry seduti ad un tavolo appartato e si fecero avanti tra i tavoli
e alla fine ne trovarono uno quasi attaccato alla porta dei bagni. Areal
sbuffò, forse era meglio se rimaneva a studiare il libro di Agatha Corvonero, ma
si sedette dando le spalle alla porta.
Le
quattro amiche bevvero e chiacchierarono in pace e in allegria, fin quando un
ragazzo di Grifondoro si avvicinò al loro tavolo.
-Ciao
Emma, posso parlarti?- chiese gentilmente.
-Certo-
fece Emma alzandosi. –Mi accompagni, Jude?-
Le
due uscirono, lasciando i soldi a Canni che si alzò per andare a pagare. Areal
le diede la sua parte e chiese all’amica di andare anche per lei, non aveva
voglia di alzarsi.
Quando
rimase completamente sola al tavolo, Areal era abbastanza annoiata da
accorgersi di Katie Ball, una ragazza di Grifondoro, che usciva dal bagno con
lo sguardo vacuo ed un pacchetto in bella mostra in mano.
Areal
alzò un sopracciglio.
Poco
dopo, mentre guardava oltre la finestra vicino alla porta del bagno, vide la
porta aprirsi, ritrovandosi davanti Draco Malfoy. Il ragazzo aveva uno sguardo
cupo, serio, eppure fortemente scosso da qualcosa. Guardò intensamente Areal,
per un attimo con rabbia, poi con desiderio, ed infine con struggente
tristezza. Quando sul suo volto ricomparve quella gelida serietà che lo aveva
caratterizzato durante quei mesi, Areal abbassò gli occhi, sconfitta.
Ma
Draco Malfoy fece qualcosa di a dir poco strano.
Con
pochi grandi passi raggiunse la ragazza, le prese la testa con la mano e le
spinse la forte contro le proprie labbra, baciandola con rabbia e frustrazione.
In fine corse fuori dal locale senza voltarsi più.
-Allora,
andiamo?- le chiese Canni appena arrivata.
Ma
Areal era talmente immobile che sembrava perfino incapace di respirare.
Nei
giorni a venire si sparse la voce che Katie Ball era finita in infermeria, dopo
aver rischiato la morte. Si diceva in giro che la sua amica raccontasse di
averla vista uscire dal bagno dei Tre Manici di Scopa e di aver subito capito
che qualcosa non andava. Pochi minuti dopo Katie apriva il pacco che aveva in
mano e, toccando una collana maledetta, finiva al suolo priva di sensi.
Chi
aveva assistito alla scena parlava di uno spettacolo raccapricciante, dicendo
di aver visto il corpo di Katie alzarsi in volo prima di cadere sulla neve.
I
professori avevano provato a mantenere nascosta la casa ma, per sedare le
domande degli studenti curiosi, alcuni insegnanti avevano rivelato che la povera
Ball era stata costretta dalla maledizione Imperius a
prendere con sé il pacchetto con la collana che l’aveva quasi uccisa.
Nelle
notti a seguire Areal ebbe continui incubi che le toglievano il sonno di notte
ed il respiro di giorno. Continuava a vedere il volto di Draco Malfoy scolpito
dalla rabbia, accompagnato dai suoi occhi freddi ed insensibili. Il ragazzo
brandiva la bacchetta con cui scagliava maledizioni senza perdono contro i suoi
stessi compagni di scuola, ripetendo continuamente qualcosa come: “la missione che ho da compiere”.
Continua…
Grazie
ai lettori, siate gentili, se vi è piaciuto il capitolo lasciate un commento.
Un
saluto speciale aNocticula_Nott e a BumBjper la recensione ^^
Non
c’era mai stato Natale più triste da festeggiare a Malfoy Manor.
Erano talmente lontane quelle sere di gala e di luci, così tanto che Draco
faticava persino a credere che ci fossero mai state. Era successo solo l’anno
scorso, d'altronde, che sua madre organizzasse la solita festa di Natale con
parenti e amici, eppure, dato il cambio tanto radicale della situazione in così
poco tempo, il passato sembrava molto più lontano di quanto fosse realmente.
Draco
ricordò i suoi natali da bambino, quando sua madre iniziò a ritenerlo
abbastanza grande per restare in giro per casa anche dopo il banchetto. Era
piccolo ma si divertiva a comminare a testa alta già a quell’età, vedendo i
suoi genitori che lo presentavano con orgoglio agli amici. Tutte le luci di
casa accese, tutta quella gente che chiacchierava, da grande si era spesso
annoiato, ma alla fine trovava sempre qualcosa da fare. Come ad esempio intonare
i canti di mezza notte con i parenti, quando qualche calice di buon vino in più
aveva reso tutti più allegri e rilassati. Perfino suo padre sorrideva, i suoi amici
e colleghi facevano battute incoraggiando brindisi e i parenti non vedevano
l’ora di fare gli auguri al piccolo di casa, sentendosi in dovere di baciarlo
sulle guance.
E
pensare che quando c’erano li aveva detestati. Odiava essere trattato da
bambino, odiava vedere suo padre ridere come se si comportasse sempre in quel
modo anche dopo la festa. Ma finita la festa Lucius tornava lo stesso gelido
padre di sempre.
Cielo,
quanto gli mancavano adesso quei Natali! Il passaggio così drastico fra quelli passati
e quello attuale, faceva così male da essere insopportabile. Ma nonostante
Draco dovesse ammettere di preferire quelle feste, di divertirsi in famiglia
giocando ad essere al centro dell’attenzione, confrontando il numero di regali
ricevuti rispetto all’anno prima, il ragazzo si sarebbe accontentato anche di
qualcosa di meno.
Di
molto meno.
Avrebbe
voluto suo padre lì con loro, quella sera di Natale. Gli sarebbe bastato vedere
sua madre sorridere di felicità, gli sarebbe bastata una mano di suo padre
sulla testa e un suo sorriso d’approvazione.
Ricordò
il Natale di quando aveva sette anni, proprio quella mattina aveva litigato
bruscamente con suo padre. Il piccolo ne aveva combinata una delle sue, una
grossa, ed il padre lo aveva punito. Ma Draco si era ribellato urlandogli
contro e iniziando a piagnucolare e a strillare come un poppante. Inutile dire
che il padre era andato su tutte le furie per l’insolenza del bambino e per
quel suo comportamento infantile. Gli aveva dato un sonoro schiaffo, Draco era
corso in camera sua in lacrime e Narcissa si era arrabbiata a morte. I due
coniugi avevano iniziato a litigare poiché la madre insisteva dicendo che Draco
era ancora un bambino, ma Lucius ribatteva che era un Malfoy e che sin da
subito doveva imparare come ci si comporta.
Draco
aveva passato tutta la giornata chiuso in camera sua a piagnucolare. Lucius era
talmente tanto arrabbiato con lui per averlo fatto litigare con la moglie e per
come si era comportato, che Draco temeva che non lo avrebbe accettato a tavola
quella sera e che non gli avrebbe fatto neppure un regalo.
Al
diavolo i regali! Pensò Draco. Dio quanto avrebbe voluto tornare a quel
burrascoso Natale, il peggiore della sua vita fino all’anno prima. Avrebbe
chiesto scusa a suo padre, in ginocchio se era il caso e, se il padre non fosse
stato disposto a perdonarlo, avrebbe accettato qualsiasi punizione. Qualsiasi,
purché fosse lì con loro per la cena di Natale.
Chissà se permettono di
festeggiare il Natale ai prigionieri di Azkaban, forse come regalo li tengono
lontani dai Dissennatori almeno per quel giorno…
Draco
si diede un colpo deciso in testa con la parte metallica del bastone, per aver
pensato a ciò che non doveva pensare.
Era
seduto da solo, nello studio di suo padre, sulla sua poltrona preferita su cui
non faceva sedere nessun’altro. Si rigirava fra le mani il bastone nero da
passeggio del padre, accarezzandone la vernice nera e la testa di serpente
d’argento.
Non
c’era mai stato un Natale peggiore in vita sua. Decisamente no. Gli mancava
troppo suo padre, avrebbe voluto averlo lì per aiutarlo a trovare un modo per
impedire a Lui di uccidere sua madre
qualora avesse fallito nella sua missione. Ma invece suo padre non c’era, era
in un posto orribile e a lui non rimaneva altro che diventare un assassino.
Molto presto, alla fine
dell’anno.
Era
l’unico molto per far uscire suo padre da Azkaban, salvare la vita a sua madre,
salvare se stesso e ridare gloria al nome Malfoy. Si, doveva farlo, era la sua
occasione. Il signore Oscuro lo avrebbe ricordato per sempre e non li avrebbe
uccisi. Basta rimanere fermo a lagnarsi e ad avere paura! Bastava uccidere una
sola persona e la sua vita sarebbe ritornata bella come prima.
Per
ora, a parte sua madre, c’era una sola cosa bella nella sua vita. Ma aveva
dovuto dire addio anche a quella pur di non distruggerla come tutte le cose che
aveva toccato.
In
quel momento la porta si aprì piano.
–Draco,
amore, è pronto a tavola- Disse gentilmente sua madre, facendo capolino dalla
porta con un sorriso.
Draco
lasciò che gli angoli della sua bocca si curvassero per un istante all’insù.
Sua zia Bellatrix si era offerta di passare con loro
il Natale, ma sua madre aveva detto di no. Se Lucius non era con loro non
avrebbero festeggiato in alcun modo, avrebbero passato il Natale fra madre e
figlio. Draco era pronto a scommettere che nonostante la loro situazione
economica fosse decisamente peggiorata, sua madre avesse fatto preparare un banchetto
con i fiocchi, ricco di pietanze dal primo al dolce e che sotto l’albero ci
fosse un vistoso regalo per lui.
Un regalo.
–Dammi
solo un minuto madre, tu vai pure a tavola-
Era
un giorno molto assolato e la luce del sole si rifletteva sulla neve candida
rendendo praticamente accecante guardare fori dalla finestra. Ma Areal la
teneva ostinatamente aperta quella finestra mentre, distesa sul suo letto, sola
in camera sua, leggeva per l’ennesima volta uno dei suoi libri preferiti. A
dire il vero non era sola, c’era la sua civetta Nira
appollaiata sul rametto del finto alberello all’angolo, dove ai piedi c’era la
sua ciotola con i semi di girasole e accanto quella dell’acqua.
Aveva
trascorso la sera di Natale a casa dei parenti dello zio Phil, mangiando torta
deliziosa e scartando regali.
Tuttavia,
non poteva certo aspettarsi ciò che sarebbe successo quella mattina del giorno
dopo di Natale.
Era
presto, appena le dieci del mattino, e qualcosa di piccolo e nero si vide
sfrecciare nel cielo verso la sua finestra e, più si avvicinava più si
ingrandiva. Areal se ne accorse a causa del verso rapace e acuto che emetteva
la cosa stessa, ma anche per l’improvvisa inquietudine di Nira.
La
ragazza si alzò dal letto lasciandovi sopra il libro che aveva in mano e si
avvicinò alla finestra, rimanendo in piedi con le mani appoggiate sulla
scrivania proprio sotto il davanzale. Un gufo grosso e tondo, dal piumaggio
tutto grigio a sfumature più chiare e più scure, si fermò sul davanzale esterno
della finestra, con un’aria severa ed altezzosa.
Strano,
di solito i gufi non sono né severi né altezzosi. Areal lo etichettò come uno
di quei gufacci che appartengono a gente solitaria e
sgarbata. Tuttavia il gufo era molto strano, considerato che aveva una specie
di borsetta in pelle, da postino babbano, sistemata a
tracolla, di misure adatte a lui ovviamente.
Areal
strabuzzò gli occhi.
Si
avvicinò al gufo, mettendosi in punta di piedi a causa della scrivania davanti
a lei, ma in bocca l’animale non aveva nessuna lettera, e neppure legata alla
zampetta. Areal, sempre più incuriosita, aprì la borsetta che aveva addosso il
gufo grigio ed infilò la mano sentendo un foglio piccolo e quadrato e qualcosa
d’irregolare protetto da una carta liscia. Prese entrambe le cose e, poggiando
il pacchetto sulla scrivania, iniziò ad osservare il bigliettino. Girò la busta
e lesse ciò che c’era scritto sul retro.
Per Areal
Da Malfoy
La
ragazza trattenne bruscamente il respiro ed il cuore le mancò di un battito. Posò
il bigliettino vicino al pacchetto e si affrettò a raggiungere le ciotole della
sua civetta, che offrì al gufo depositandogliele sul davanzale proprio sotto al
suo naso. L’animale masticò sputacchiando qualche seme di girasole e bevve
tutta l’acqua della ciotola.
Areal
si risistemò i capelli dietro le orecchie e, prendendo un profondo respiro,
lesse il bigliettino dentro la busta.
Senza
perdersi d’animo scartò il pacchetto e all’inizio non capì cosa fosse, erano
dei piccoli cristalli tondi e a punta legati da del filo trasparente. Con
maggiore attenzione vide il cappio che li teneva tutti uniti e, alzandolo da
quel filo, vide che i cristalli tondeggianti erano sistemati a cerchio e che al
centro pendevano lunghi fili a cui erano legati i cristalli a punta. Sembrava
uno di quei giochini che si mettono nella culla dei
bambini per farli divertire.
La
ragazza capì, si arrampicò sulla sedia e appese la struttura di cristalli al
tetto, proprio davanti la finestra. Quando scese fece un sorriso grandissimo e
rimase estasiata a guardare la sua stanza.
Il
sole che colpiva i cristalli creava scaglie di arcobaleno sparse per tutta la
camera. Sulle pereti candide, sulla trapunta azzurrina, sui mobili, sul pavimento,
ovunque c’erano pezzi di arcobaleno. Era a dir poco magnifico. Come se ciò non
bastasse, quando i cristalli sbattevano tra si loro a causa del vento, facevano
un delizioso tin, tin, tin.
Areal
continuava a sorridere con il cuore pieno di gioia, una gioia riflessa nei suoi
occhi. Prese subito un piccola busta sulla scrivania, scrisse brevemente nel
foglietto interno ed infilò la busta nell’insolita borsetta del gufo,
augurandogli buon viaggio.
Qualche
ora dopo, verso sera, qualche miglia più lontano, un ragazzo biondo era in
giardino e, vedendo il suo gufo arrivare, rimase fermo dov’era. L’animale gli
si fermò sulla spalla e il giovane frugò dentro la borsetta che gli aveva
attaccato estraendo il bigliettino. A quel punto il gufo volò via e Draco Malfoy
poté leggere la parola scritta con un sorriso che gli incurvò le labbra.
Grazie…
Continua…
Solo
due cose:
1)Grazie a tutti i lettori.
2)Per chi apprezza la coppia protagonista, non
perdetevi il prossimo capitolo perché succeda qualcosa di moltooo
importante.
Le
vacanze erano finite, la scuola era ricominciata. Era domenica pomeriggio,
c’era chi era andato ad Hogsmeade, chi si allenava per il Quidditch, chi era
chiuso in biblioteca. Ma la maggior parte degli alunni era andata alla festa
organizzata ai Tre Manici di Scopa, per il centesimo anniversario del locale.
Nella
sua sala comune non c’era nessuno, forse era stato questo a spingere Areal a
scendere le scale della torre, fino a seguire uno dei lunghi corridori,
arrivando al secondo piano nell’ala nord del castello. Lì c’erano molte
finestre, nascoste da un secondo muro. Areal continuò a camminare, ma poi si
fermò, agirò l’angolo e rimase ad osservare Draco Malfoy.
Era
bellissimo, il volto pallido illuminato dalla luce del sole, la tristezza e la
stanchezza evidenziati nel suo sguardo più di ogni altra espressione. Non
indossava la divisa, vestiva con un pantalone ed una camicia nera. Era seduto
proprio davanti alla finestra, sugli scalini decorativi del sotto davanzale, e
guardava fuori, annoiato, con la schiena contro la parete.
Areal
aveva fatto un incantesimo, la luce di
campanellino, e un fiocco di luce rosa era apparso davanti ai suoi occhi,
guidandola fino al punto un cui si trovava adesso. Aveva bisogno di vedere
Draco.
Quest’ultimo
voltò appena la testa, senza togliersi dal viso la solita, spenta, espressione
vuota. Areal era in piedi davanti a lui, ammesso che il castello non fosse
stato deserto, nessuno li avrebbe visti dato il muro che li divideva dal
corridoio. La ragazza aveva i capelli neri sciolti, lunghi che scendevano sulle
spalle e davanti, ondulati e soffici. Il viso perlaceo era bellissimo
nonostante la serietà con cui lo stessero fissando quegli occhi di cobalto
attorniati da lunghe ciglia scure. Il naso dalla linea delicata, gli zigomi
alti e rosati, le labbra sottili. Era bella. Indossa una gonna corta di Jeans
che risaltava le lunghe gambe, ed un maglioncino blu intenso, come i suoi
occhi.
Areal
non disse una sola parola mentre si sedeva davanti a Draco, i due si guardarono
per interminabili secondi e parvero dirsi molte cose. Erano seri, decisi,
eppure tristi. Forse perché sapevano, entrambi.
La
ragazza allungò lentamente le mani sporgendosi verso di lui e gli prese il
polso sinistro trascinandogli il braccio verso le sue ginocchia, su cui lo
poggiò. Si guardò ancora negli occhi con il ragazzo, che non disse nulla, la
fissava intensamente, sconfitto da qualcosa di molto più grande di lui. Le dita
sottili di Areal sbottonarono con estrema lentezza il bottone del polsino della
camicia di Draco e, con ancora più dolcezza, sollevarono la camicia sino al
gomito, lasciando scoperta la pelle bianca dell’interno del braccio. In tutta
questa procedura Areal rimase con gli occhi fissi in quelli di Draco.
Solo
in seguito, mentre il biondo rimaneva totalmente privo di espressione, Areal
abbassava gli occhi sul marchio che risaltava nero su bianco sul braccio di
Draco. Era un teschio dalla cui bocca usciva un lungo serpente. La ragazza
rimase a fissarlo senza batter ciglio e, lentamente, ogni secondo in più che
passava, il suo labbro inferiore tremava sempre più forte e gli occhi le si
inumidivano sempre di più. La sua testa fece uno scatto verso la finestra,
segno di rifiuto verso ciò che stava vedendo.
La
verità a cui non voleva credere sbattutale in faccia.
Continuarono
a non parlare, ma Areal smise di trattenere le lacrime che iniziarono a rigarle
il viso.
Draco
tornò improvvisamente vigile ma sempre serio.
Era
l’espressione di un uomo rassegnato.
Sottrasse
il braccio dalle mani di Areal e se lo avvicinò al mento, risistemando la
manica e richiudendo il bottone con il volto girato verso la finestra.
Erano
così immobili i due ragazzi, lei piangeva con occhi vuoti fissando un punto
imprecisato, luicontinuava a guardare
fuori dalla finestra.
Areal
si alzò e con movimenti lenti si sistemò sulle ginocchia di Draco, il ragazzo
la lasciò fare guardandola dritto negli occhi, allargò le braccia per
accoglierla. Lei si strinse a lui e gettò la testa sulla sua spalla, quasi dietro
la sua testa dato che era leggermente piùalta in quella posizione. Per un primo istante il ragazzo le mise appena
le mani attorno alla vita, con moderazione ma, quando la ragazza iniziò ad
abbracciarlo sempre più forte, soffocando i singhiozzi dietro la sua nuca,
Draco la strinse con così tanta decisione e bisogno che Areal pensò che non
avrebbe potuto liberarsi da quella stretta neppure lottando con tutte le sue
forze.
Draco
le avvinghiò letteralmente i fianchi con le sue forti braccia, tenendola contro
il suo petto e affondando il viso fra i suoi capelli lisci. La rabbia lo stava
soffocando, la frustrazione era insopportabile, serrò gli occhi mentre anche
Areal lo teneva stretto senza la minima intenzione di lasciarlo andare.
Entrambi tentavano inutilmente di nascondere il proprio dolore, insieme,
condividendo quella sofferenza abbracciati convulsamente.
-Non
mi lasciare Areal, ho bisogno di te- disse Draco, la voce rauca.
Areal
emise un lamento stridulo, di dolore, fra le lacrime. Si strinsero ancora di
più, poi la ragazza si scostò appena, si guardarono negli occhi e un disperato
bacio unì le loro labbra. Draco la teneva dai fianchi e lei intrufolò le lunghe
dita fra i suoi capelli biondi. Si lasciarono andare a quella passione
improvvisa, al desiderio, al bisogno che avevano di appartenersi, lasciando che
il bacio crescesse. Si strinsero, continuarono a baciarsi, e poi, si guardarono
negli occhi…
La
sala comune dei Serpeverde era logicamente vuota e lo sarebbe rimasta fino a
sera. La stanza di Draco aveva quattro letti matrimoniali, ognuno addossato
contro una parete e nascosto in una specie di nicchia con tendoni verde scuro
che potevano richiudersi. Il letto di Draco era ricoperto da una trapunta verde
e fu lì che il ragazzo la depositò con cautela. La baciò con passione mentre la
stendeva sul letto e la sovrastava con il proprio corpo. Continuò a baciarla,
sul collo, sulla scollatura, e poi di nuovo sulle labbra. Le mani di Areal
rimanevano intrappolate fra i suoi capelli dietro la nuca per poi percorrergli
la schiena ora nuda, con le unghia sottili, provocandogli piccoli brividi di
piacere.
Non
importava a cosa fossero condannati, non importava quanto giovani fossero per
il peso che avevano deciso di condividere, importava solo che fossero realmente
insieme, che fossero uniti e legati come non lo erano mai stati.
Draco
aveva bisogno di sentire quelle mani fredde su di sé, quel corpo morbido
aderire al suo e di perdersi in quel mare scuro e caldo che erano gli occhi di
Areal.
Lei
decise che non poteva più vivere se non era fra le braccia di Draco, se non
c’era il suo respiro caldo a sussurrarle all’orecchio e le sue labbra a
baciarla, o le sue carezze sulla sua pelle. Quegli occhi di acqua marina erano
così profondi da farle girare la testa, ma sembravano liquidi tanto erano
caldi.
Chissà
per quanto sarebbe durata quella pausa del dolore, ma per il momento c’era, ed
era magnifica.
Continua….
Capitolo
troppo corto, lo so, ma mi piaceva lasciarlo finire così. Spero di farmi
perdonare dato che aggiorno presto XD
Grazie
ai lettori e soprattutto a Nocticula_Notte BumBj.
Se
questa storia vi piace, oppure no, lasciate un commento giusto per farmi sapere
cosa ne pensate.
Due
occhi blu si aprirono scrutando una stanza sconosciuta e vuota, fuori da essa
il silenzio era quasi irreale. Il sole stava iniziando a calare, ma ci avrebbe
messo ancora un po’ prima che arrivasse il buio della sera. La tenda verde
scuro attorno al letto non era del tutto chiusa, ma aveva creato una zona
leggermente più buia, e adesso lo era ancora di più.
Areal
si rigirò urtando leggermente contro un altro corpo, sussultò, ma un braccio si
mosse per abbracciarla. La ragazza era leggermente confusa, ma quando anche
Draco aprì gli occhi e fece quel suo sorrisino beffardo, capì che era al sicuro
e che era tutto apposto.
Il
ragazzo la strinse e sé, si sollevò leggermente per aggiustarle il cuscino e
poi la baciò sulla fronte. Risero, si rubarono un bacio a fior di labbra.
-Devo
andare…-
-Ci
vorrà ancora un po’ prima che arrivino. Rimani- Lui perse ad accarezzarle i
capelli.
-Mai
partecipato a festa più noiosa- Si lamentava Blaise, dopo essere entrato nella
sua sala comune.
-C’era
da aspettarselo, altrimenti Silente non ci avrebbe dato il permesso di andarci-
Sghignazzò Goyle.
Loro
due e Tiger salirono le scale fino alla loro camera e, aprendo la porta,
trovarono le tende del letto di Draco tirate.
Blaise
fece cenno agli altri due di tacere e avvicinandosi di soppiatto al letto
dell’amico, aprì di scatto le tende facendo sussultare chi ci stava dentro.
Tiger
rise. –Non sei venuto alla festa per dormire, Draco?-
Draco
si guardò in torno, nudo fra le lenzuola. Si grattò la testa, era confuso, ma
attorno a lui non c’era nessun altro a parte i suoi compagni di stanza.
Non
appena Draco si era riaddormentato, Areal era sgattaiolata via. Si era
rivestita ed aveva attraversato la sala comune dei Serpeverde impaurita. I
divani neri sembravano molto comodi, a terra c’erano tappeti verdi e dalle
finestre entrava la luce verdastra del fondale del lago. A dire il vero la sala
sembrava una prigione, per i suoi gusti, con le lampade verdastre che
scendevano dal soffitto anche se l’unica luce era fornita dal camino enorme. La
ragazza fece scorrere un muro e fuggì via il più in fretta possibile dai
sotterranei senza destare sospetti.
Quando
Canni tornò dalla festa, entrando per prima nel suo dormitorio, trovò Areal al
centro del proprio letto, seduta con le ginocchia al petto. Indossava la
camicia da notte ed i capelli erano ancora umidi. In verità Areal sembra un
cucciolo impaurito, con gli occhi spalancati e stretta com’era nelle spalle.
-Ti
senti bene?- Le chiese Canni, aggirando il letto per sedersi accanto all’amica.
Areal
non rispose. Dopo averla guardata negli occhi le si gettò al collo abbracciandola.
-Posso
sapere cosa ti prende?-
-Niente-
squittì Areal –credevo che fosse il momento in cui un’amica dovrebbe ricevere
l’abbraccio di un’altra amica…-
Canni
la scansò bruscamente dalle spalle e la tenne per qualche altro minuto mentre
le due si scambiavano uno sguardo significativo.
Canni
spalancò gli occhi. –Tu hai…?-
Areal
fece un cenno, stretta ancora nelle spalle e con l’espressione da bambina.
Canni
rimase ad occhi sbarrati. Improvvisamente si fece seria. –Inutile chiederti con
chi, giusto?-
Areal
fece un’espressione dispiaciuta.
-Certo-
fece Canni –Avrei preferito qualcun altro per te, ma credo di non poterci fare
nulla- Sembrava scocciata.
Areal
si fece avanti. –Canni io non volevo dirlo a nessuno, ma dovevo dirlo a te! Sei
la mia migliore amica, io ho bisogno che tu sappia che….
-Che
lo ami?- Canni alzò un sopracciglio, un sorriso furbo a piegarle le labbra.
Areal
si appiattì contro la spalliera del letto, gli occhi bassi.
-Cosa
c’è? Non ci avevi mai pensato? Solo perché non hai mai avuto il coraggio di
dirlo ad alta voce, non si significa che non fosse evidente!...-
Areal
rimase immobile, lo sguardo fisso sui suoi piedi. Non ci aveva mai pensato, non
lo aveva mai detto, ma era la verità. Lei… non riusciva neanche a pensarlo ma….
-Cosa
c’è?- chiese Canni –Ne dubiti ancora? Sono sei anni che non fate altro che
comportarvi come due sfere che scivolano l’una contro l’altra ma che non appena
si toccano parto in direzioni opposte-
Areal
abbassò la testa e sorrise, Canni aveva usato la stessa similitudine che aveva
usato lei parlando con Draco, quando avevano litigato dopo che l’Umbridge aveva
scoperto l’ES alla fine del quinto anno.
Prima del loro primo bacio…
Poco
dopo però la ragazza si intristì. –Ma se ammetto di amarlo… io… soffrirò! Vorrà
dire sentire sempre la sua mancanza, desiderarlo accanto a me, e sentirmi
morire quanto non sarà così e…-
-Non
è già quello che fai adesso? Non è quello che fate da sei anni?-
Quando
Emma e Jude entrarono nella loro stanza, videro Canni ed Areal abbracciate.
Rimasero stupide e sorrisero, solitamente erano entrambe troppo orgogliose per
quei gesti. Chissà cos’era accaduto di tanto speciale.
La
mattina a colazione Areal sedeva dando le spalle all’ingresso. Le sue amiche
non ricordavano di averla mai vista tanto allegra, soprattutto negli ultimi
periodi. La ragazza dai capelli corvini rideva allegramente ed in quel momento
teneva in mano il suo calice, bevendo qualche sorso di tanto in tanto. Non
credeva di potersi sentire più felice di com’era, a dire il vero.
Ma
si sbagliava.
Qualcuno
le arrivò alle spalle, le posò un bacio fra i capelli e sistemò un rosa rossa
accanto alla sua mano destra poggiata sul tavolo.
Areal
arrossì leggermente e si voltò appena, risistemandosi con grazia i capelli
dietro l’orecchio, mentre incrociava il sorrisino divertito di Draco, che si
allontanava per raggiungere il suo tavolo.
La
cosa non passò poi tanto inosservata.
Prima
di tutto un Serpeverde che si avvicina al tavolo dei Corvonero non era una cosa
abituale. Secondo, Draco Malfoy non passava mai troppo inosservato. Ad ogni
mondo tutti gli amici di Areal si erano goduti la scena sorridendo, altri
bisbigliavano.
-Jude, credo che dovrò mettere gli occhiale- Esclamò Emma a bocca
aperta –Perché credo di aver appena visto Draco Malfoy regalare un fiore alla
mia amica e non mi sembra poi tanto possibile-
-Io
credo che lo sia- Disse Jude con tranquillità –Non dimenticarti del bacio!-
Areal
aveva un sorriso radioso, prese la rosa rossa fra le mani e ne accarezzò i
petali. Era la rosa più bella che avesse mai visto. Si scambiò uno sguardo con
Canni, che le sorrideva astutamente.
-Cosa
mi sono perso?- chiese Erick, arrivando in quel momento, sovrappensiero. Si
sedette accanto a Canni, seguito da un suo amico troppo impegnato ad
aggiustarsi il mantello.
-Draco Malfoy che augurava un dolce buon giorno alla nostra Areal- Disse Canni, senza smettere di sorridere in quel
modo antipatico ad Areal.
In
tutta risposta, Areal le fece una linguaccia.
Il
sole attraversava le foglie creando giochi di luce sull’erba, ma i due ragazzi
distesi a guardare le nuvole non badavano minimante ai riflessi sulla loro
pelle.
Draco
sollevò il braccio sinistro verso i raggi del sole, permettendo alla ragazza di
osservare con più attenzione il marchio nero impresso sulla sua pelle candida.
-Non
è male come sembra- buttò lì Draco. –Quando lo mostro a qualcuno lo terrorizzo
e lo costringo a fare tutto quello che voglio-
Areal
lo guardò perplessa, non sembrava poi tanto convinto. A dire il vero sembrava
la vecchia voce di Draco, quando era solo un ragazzino dispettoso. Erano
distesi sull’erba umida, le teste vicine, era abbastanza scomodo guardarsi
negli occhi.
-Ti
dà fastidio, ogni tanto?-
Draco
fece un mezzo sorrisino. –Piton dice che è normale
all’inizio, brucia sempre di più. Ma con il passare del tempo si abitua al tuo
corpo, o meglio, sei tu ad abituarti a lui…-
Calò
nuovamente il silenzio, ma fu il ragazzo a romperlo.
-Quando
lo vedevo sul braccio di mio padre e gli sentivo raccontare le sue avventure
fra i Mangiamorte, pensavo che un giorno sarei stato come lui. Pensavo che lo
avrei seguito nelle sue cacce anti-babbano, che avrei
servito con onore l’Oscuro- fece una pausa, guardando il suo braccio marchiato
ancora sollevato contro il cielo –Ma mio padre non c’era ad essere fiero di me
quando mi è stato impresso il marchio. Ero felice all’inizio, facevo parte
dell’esercito del Signore Oscuro. Avremmo vinto e i Purosangue avrebbero
regnato su tutti-
Areal
si appoggiò alla sua spalla, silenziosa.
-Ma
ogni cosa ha il suo peso- Concluse il ragazzo.
-Tu
lo haivisto, Draco?-
Il
ragazzo non rispose, serrò la mascella. Era ovviamente un sì.
-Condividi
a pieno le idee dei Mangiamorte, vero?-
-Decisamente,
ma non sono un assassino-
-Non
devi diventarlo per forza- precisò Areal
Draco
scoppiò a ridere, una risata totalmente priva di gioia. In un attimo tornò il
Draco adulto e serio d’inizio anno.
-Draco, qual è la missione che ti ha affidato? Non oso immaginare
quanto deve essere brutta, se ha avuto così tanto effetto su di te-
Il
ragazzo si sollevò di scatto e rimase seduto sovrastando la ragazza, con le
mani poggiate ai lati della sua testa. –Ascoltami bene- le disse guardandola
seriamente negli occhi –Tu stai con Draco Malfoy, non con un Mangiamorte.
Quindi rimani fuori da tutto ciò che riguarda Lui, chiaro?-
Come
poteva Areal contraddire Draco quando aveva quell’espressione fredda e seria
stampata in viso? Si sollevò mettendosi a sedere, ad un palmo dal suo naso. Gli
prese delicatamente il volto fra le mani, ricambiando il suo sguardo con
decisione.
-Ho
accettato di stare con te, Draco, e sappi che non ho alcuna intenzione di
andarmene via quando le cose si faranno difficili. Io rimango con te, qualsiasi
cosa accada-
Draco
le prese una mano e la baciò. –Lo so. Tu non puoi neanche immaginare quando sei
importante per me. Ma proprio per questo voglio che ne rimani fuori- le
accarezzò una guancia –Tu sei così
buona, difendi sempre i più deboli, odi i prepotenti. Saresti un’alleata
perfetta per Potter, e lo sei anche adesso. Ti permetto di starmi accanto
perché io per primo non posso fare a meno di te, ma non farò mai niente che
macchi anche la tua anima-
Areal
scosse la testa, gli occhi blu più seri che mai. –Io ti conosco, Draco, io
voglio proteggere te. So che non ti
faranno mai santo, so quali sono le tue idee. Ma la tua anima non ha neanche
un’ombra, fidati-
Draco
abbassò la testa, parve nascondere un sorriso sadico e triste, poi tornò a
ricambiare il suo sguardo. –Lascia perde la mia anima, è già segnata- Le
ricordò lanciando un’occhiata al braccio sinistro scoperto. –Ma la tua ancora
no e non ho intenzione che accada. Non ti permetterò di fare mai nulla di cui un
giorno dovrai pentirti-
Areal
mosse appena le labbra, ma Draco prese parola per primo.
-Ti
chiedo di farlo per me, Areal. Non immischiarti in quello che faccio, stanne
totalmente lontana-
Areal
abbassò la testa.
-Voglio
che me lo prometti- Disse Draco, sollevandole il mento.
Guardandolo
dritto negli occhi, Areal sapeva di non poter dire di no a quelle iridi verde
chiaro, così penetranti, profonde, magnifiche. E tristi.
-Te
lo prometto, Draco-.
Continua…
Grazie
a tutti i lettori e soprattutto a BumBj, Nocticula_Notte kicchan_96 per aver recensito ^^
Tiger
e Goyle, i due amici di Draco Malfoy, erano difficili
da non notare. Erano entrambi ben corazzati, Goyle
era un po’ più alto, ma in ogni caso nessuno si sarebbe mai augurato una lite
con nessuno dei due, data la loro corporatura. Entrambi i ragazzi sedevano al
tavolo dei Serpeverde per il pranzo, in un anglo appartato. Draco Malfoy, Pansy, Zabini e pochi altri, discutevano per contro loro. A
dire il vero Draco sembrava furioso, e Pancy e Blaise
lo assecondavano con calma.
Areal
inarcò un sopracciglio, era la seconda volta che sorprendeva Draco litigare con
Tiger e Goyle. Il giorno prima era andata da lui al
lago nero, ma il ragazzo non era solo, così era rimasta nascosta. Goyle insisteva, non faceva che ripetere a Draco che la sua
idea era assurda, che non poteva chiedergli una cosa del genere. Ma Draco lo aveva
minacciato in tutti i modi possibili, fin quando, esasperato, non lo aveva
scacciato via bruscamente.
E
adesso i due energumeni sedevano per conto loro imbronciati, confabulando
intensamente, mentre Draco sembrava innervosito ed intrattabile.
-Erick?- chiamò Areal.
-Dimmi-
Disse il ragazzo, mentre mangiava.
-Conosci
un incantesimo per farmi origliare una conversazione poco lontana?-
Erick
spalancò gli occhi, perfino Canni si voltò a guardarla, stupita.
-Non
è una cosa bella origliare…- Scherzò Erick.
-Lo
so, ma se ti dicessi che è una questione di vita o di morte? Se ti dicessi che
è veramente importante, mi aiuteresti?- lo guardò supplichevole.
Erick
si scambiò uno sguardo con Canni, che sospirò.
-E
va bene- fece il ragazzo, estraendo la bacchetta. –Mia madre mi ha insegnato
come creare un ponte, che lega direttamente le tue orecchie a ciò che vuoi
sentire-
-È
perfetto Erick, ti prego fallo!-
-Aspetta
un attimo!- disse Canni, bloccando la mano di Erick –E questo collegamento poi
come si chiude?-
Il
ragazzo fece spallucce –Non c’è alcun problema, dura solo qualche minuto. Oltre
tutto così come viene aperto può essere chiuso in qualsiasi momento-
Canni
parve soddisfatta e tornò a mangiare.
-Allora-
chiese Erick –Cosa vuoi sentire?-
Areal
gli indicò i due ragazzi nell’angolo del loro tavolo. Erick puntò di nascosto
la bacchetta contro di loro, mormorò qualcosa, e ripeté la procedura su di lei.
La
ragazza appoggiò i gomiti sul tavolo coprendosi le orecchie, concentrata sulla
discussione che ora sembrava avvenire direttamente nella sua testa. Dovette
aspettare un po’, dato che i due si stavano lamentando del dolce.
-…Ma
se gli succedesse qualcosa....-
-Cosa
vuoi che gli succeda? È sempre riuscito a cavarsela, ci riuscirà anche questa
volta!-
-Dimentichi
che c’è di mezzo tu-sai-chi! Oltre tutto vorrei
ricordarti che suo padre è ad Azkaban, solitamente era lui a toglierlo dai
guai…-
-Senti,
okay coprire le sue assenze, okay aiutarlo nei suoi piani, okay fare la guardia
per ore! Ma adesso è troppo!- ci fu una pausa –Sono sei anni che lo aiutiamo-
I
due cambiarono argomento, ed Areal fu costretta a sorbirsi per diversi minuti i
loro commenti leggermente osceni su una ragazza del settimo anno.
-Ma
forse questa volta ha molto più bisogno di noi di quanto puoi immaginare.
Quando prima di Natale non ci siamo presentati, Gazza lo ha portato da Piton, dopo averlo scoperto a girovagare di notte nei
corridoi. Draco ha dovuto dirgli che voleva imbucarsi alla festa di Lumacorno-
-Okay,
ho capito: ha bisogno di noi. Facciamo la guardia per lui, anche per ore di
fila, anche di notte! Ma vuoi davvero bere quello schifo di pozione Polisucco? Non si sai mai cosa può succedere!-
-Draco dice che attiriamo troppo l’attenzione, che tutti sanno che
dove ci siamo noi c’è anche lui-
-Se
siamo troppo riconoscibili, perché non chiede a qualcun altro?-
-E
a chi? Blaise ha ben altro per la testa. Agli altri non potrebbe parlare della
missione che ha da compiere per tu-sai-chi, e quindi
non avrebbe modo di convincerli. Chi rimane?-
-La
sua nuova amichetta!-
-Foreberth? Draco ha perso la testa per lei! Bé a dire
il vero con Draco non si può essere mai certi di nulla, non parla mai con
nessuno… pensi che voglia nasconderle la verità?-
-Pensi
che se la santarellina sapesse che Draco è un… hai capito, starebbe ancora con
lui?-
-O
magari non vuole metterla in mezzo…-
I
due salutarono un loro compagno, che si sedette accanto a loro, ma che
fortunatamente andò via quasi subito.
-Allora?-
-Cosa
vuoi?-
-Lo
aiutiamo?-
-E
va bene, basta che stai zitto!-
Areal
e Draco passavano insieme più tempo che potevano, e le cose andavano abbastanza
bene. Tuttavia, la ragazza, non faceva che seguire Tiger e Goyle.
Si era perfino fatta insegnare da Erick quell’incantesimo per origliare le
conversazioni a distanza. Era stato così che aveva scoperto che quel giorno,
mentre tutti gli altri erano alla partita di Quiddithc,
i due, compreso Draco, sarebbero saliti al quinto piano.
E al quinto piano c’era solo una
cosa.
Areal
aveva salutato Canni e le altre che andavano alla partita e, approfittando del
deserto del castello, aveva raggiunto il quinto piano. Giunta proprio davanti
al muro della stanza delle necessità, trovò due ragazze molto insolite e che
soprattutto non aveva mai visto. Una
teneva in mano un calderone.
Alla
vista di Areal, le due si guardarono in allerta, ed una stava quasi per far
cadere il calderone.
-Non
lo fare!- disse Areal, immobilizzandola. –Scommetto che sei Tiger. Ho bisogno
di vedere Draco. So tutto, fidati-
Le
due ragazze, o meglio Tiger e Goyle che avevano
bevuto la pozione Polisucco, continuarono a
scambiarsi sguardi interrogativi e preoccupati.
-Ascoltatemi,
capisco che Draco vi ha chiesto di stare di guardia e di far cadere a terra il
calderone, in modo che dal rumore lui possa capire che è arrivato qualcuno. Ma
quel qualcuno sono io- Li guardò
entrambi negli occhi –Quanto potrà arrabbiarsi con voi, se lasciate entrare me,
che tra parentesi, so già tutto? E poi…- continuò estraendo la bacchetta –Non
vorrete mettervi contro di me?-
I
due si guardarono ancora una volta. Il più alto parlò. –Non riuscirai ad
entrare-
-E
voi lasciatemi provare-
Dopo
l’ennesimo sguardo Tiger e Goyle, in versione femminile,
le fecero un cenno e si spostarono. Posarono perfino il calderone a terra, con
delicatezza.
Areal
prese un respiro profondo ed avanzò verso il muro.
Ti prego, ho bisogno di vedere
Draco.
Improvvisamente
il muro si trasformò in una porta, che iniziò ad aprirsi, davanti a tre paia
d’occhi increduli.
-Visto!-
Fece Areal, voltandosi con un sorrisino compiaciuto.
I
due rimasero senza parola.
La
ragazza entrò nella stanza delle necessità, la porta si richiuse, ed Areal poté
vedere che la stanza era diventata una specie di enorme ripostiglio, era
grandissimo, e al suo interno c’erano cose di ogni tipo. Libri, oggetti,
mobili, cappelli stravaganti. Tutto.
-Cosa
ci fai tu qui?- tuonò una voce adirata.
Areal
sollevò lo sguardo, trovandosi di fronte Draco, che procedeva a grandi passi
verso di lei.
-Protei
farti la stessa domanda.- Rispose la ragazza a testa alta, lo sguardo
inflessibile.
Draco
l’afferrò dalle spalle con forza, facendole male. –Non ti avevo chiesto di
restarne fuori? Mi avevi promesso che non avresti cercato di scoprire nulla!-
Areal
non conosceva nessuna parola adatta per rispondere, perciò, fece l’unica cosa
che le passò per la testa.
Lo abbracciò.
Draco
rimase arrabbiato per qualche altro minuto, ma alla fine si decise a ricambiare
l’abbraccio. La strinse a sé ed appoggiò la fronte fra i capelli della ragazza.
–Ho
sputo che Potter voleva scoprire cosa stessi facendo, ma non è mai riuscito ad
entrare. Come ci sei riuscita?-
Areal
si scostò per guardarlo negli occhi. –Questa stanza aiuta chi ne ha veramente
bisogno. Evidentemente Harry non desiderava vederti quanto lo desideravo io.-
Draco
abbozzò appena un sorriso, le accarezzò i capelli e si scostò da lei, con
quella sua espressione fredda e vuota che la ragazza odiava tanto.
-Ora
voglio che tu te ne vada.-
-No.-
-Sì,
invece.-
Draco
era deciso, non avrebbe mai permesso che le mani di Areal si sporcassero come
le sue. Era disposto a stare con lei, poiché fosse troppo debole per rinunciare
alla sua compagnia. Aveva troppo bisogno di lei,lui non era un eroe come San Potter! Lui era
un Mangiamorte. Ma ad ogni modo anche uno come lui era capace di amare, e per
amore doveva proteggere Areal a qualsiasi costo.
-Senti
Areal, apprezzò ciò che fai per me, ma devi davvero andartene.- riprovò il ragazzo,
con più calma.
-Non
ci penso neppure. Rimango con te.- Rimarcò la
ragazza, con ancora più fermezza.
Draco
scosse il capo, iniziava a perdere la pazienza, ma forse era un bene. –Se non
esci subito da questa stanza lo farò io e lo farò ogni volta che proverai a
tornare. Sappi, però, che se mi impedisci di lavorare a ciò che sto facendo,
non porterò a termine la mia missione e Lui
mi ucciderà!-
Il
ragazzo capì all’istante di avere esagerato.
Negli
occhi blu di Areal il freddo prese il sopravvento. La ragazza parve gelarsi, il
suo sguardo si fece ancora più serio, e mai Draco aveva visto quell’espressione
su di lei. Era come se le avesse spezzato il cuore, ma lei era più orgogliosa
di lui e non lo dava a vedere. Diventava di ghiaccio, come lui.
-Voglio
che te ne vai Areal, o preferisci vedermi ucciso?- l’afferrò dalle spalle
strattonandola. Non voleva spaventarla ancora, ma se era l’unico modo per farla
andar via lo avrebbe fatto.
Areal
sollevò il mento, indifferente alle sue parole e alla sua aggressività. –Sapevo
già che non si può dire di no a… Voldemort.
Pensi che non ci abbia pensato?-
Draco
le tolse bruscamente le mani dalle spalle, come se si fosse scottato, ed Areal
sapeva cosa era stato a farlo reagire in quel modo. Aveva gli occhi fuori dalle
orbite, furente di rabbia.
-Non
pronunciare il suo nome davanti a me.- sibilò il ragazzo. Minaccioso.
Areal
lo spinse con tutta la forza che aveva. –Io non ho paura di pronunciare il nome
della persona che vuole ucciderti!- Iniziò a dare piccoli pugni al petto di
Draco, guardandolo negli occhi con crescente decisione. –Lui ti sta
costringendo a fare tutto questo. Io sarei capace di ucciderlo con le mie
stesse mani se solo ti toccasse e…-
Draco
le bloccò bruscamente i polsi, i loro volti erano vicinissimi. –Non dire altro,
stai esagerando!-
-Non
sto esagerando!- strillò.
-Voglio
che esci da questa stanza e che ti dimentichi di me. Siamo stati bene insieme,
ma l’ora della mia missione si avvicina e non voglio che tu ci sia. Per favore,
dimenticati di me e non cercarmi mai più.-
-No!-
disse decisa, avvicinandosi al suo viso.
A
quel punto il ragazzo la scansò bruscamente, e si avviò a grandi passi verso
l’uscita. -Se è questo che vuoi, se vuoi la mia morte allora l’avrai!-
-Draco!-
Draco
non fece un altro solo passo, il sangue gli era gelato nelle vene. Si voltò,
assistendo per la seconda volta alla scena più brutta al mondo. Quegli occhi
blu che erano stati tanto forti e tanto coraggiosi per fronteggiarlo e per
accettare la possibilità della sua morte, e per pronunciare un nome
innominabile, adesso erano pieni di lacrime. Areal, così tanto forte e decisa,
in quel momento stava piangendo guardandolo dritto negli occhi. Una cascata di
diamanti rigava quelle guancie pallide, le labbra sottili tremavano e le mani
delicate erano strette lungo i fianchi. Sembrava inconsolabile, eppure,
maledettamente forte.
Era la ragazza più antipatica,
viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli,
era più furba di me. Era migliore di me. Penso Draco, incapace di distogliere lo sguardo da Areal.Tuttavia,
quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele,
eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a
dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con
lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle
che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo
sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di
gravita che esercita su di me il pianete che lei è.
-Ti
prego Draco, tu non puoi lasciarmi.- Sussurrò fra le lacrime.
Draco
abbassò la testa e strinse i pugni. Quando tornò a guardare la ragazza la sua
espressione era cambiata. Non era più furente, ma estremamente sofferente. I
suoi occhi color tempesta sembravano combattuti, eppure impotenti. Tornò sui
suoi passi fino a fermarsi davanti ad Areal. In quel momento le mani di un
futuro assassino asciugarono quelle lacrime così simili a diamanti che scorrevano
sul volto della ragazza.
Draco
la guardò negli occhi, poi, sapendo che non poteva fare altrimenti, la strinse
fra le sue braccia.
Aveva
troppo bisogno di lei.
Pochi
istanti dopo fece un ghigno, si chinò verso l’orecchio della ragazza
respirandole sensualmente sul collo.
-Ti
faccio rimanere ad una solo condizione…-
Areal
si irrigidì, in quel momento le mani di Draco avevano iniziato ad accarezzarle
con maestria il collo, la schiena, i fianchi, di nuovo il collo.
E,
nel momento in cui Areal si voltò, vide il letto matrimoniale comparso nella
stanza con sopra una morbida trapunte rossa.
Quel letto valeva più di mille
parole.
Quando
i suoi occhi blu ancora pieni di lacrime guardarono Draco, si accorsero del
sorriso strafottante con cui stava attendendo una sua risposta.
Le
mani di Areal scorsero lentamente sul petto del ragazzo, salendo con calma
verso il collo per abbracciarlo. Gli si avvicinò e, quando i loro corpi si
toccarono, lei piegò la testa per guardarlo dritto negli occhi e sussurrargli
ad un palmo dalle labbra.
-Mi
minacci per portarmi a letto, Draco?-
Il
ragazzo non disse nulla per secondi interminabili, la guardò con decisione,
sembrava quasi arrabbiato. Poi, fulmineo, l’afferrò dai capelli senza ferirla
costringendola a piegare la taste all’indietro e la baciò con ferocia e
bramosia.
Continua…
Grazie
a chi legge, se la storia vi piace commentate ^^
-Ti
ho chiesto di venire nel mio ufficino non so nemmeno io quante volte. Poi, dopo
la nostra discussione per la festa di Lumacorno, mi
sono quasi rassegnato all’idea che non mi avresti mai permesso di aiutarti. E
adesso, eccoti qui Draco, nel mio ufficio a chiedere il mio aiuto. A cosa devo
l’onore?- Disse Piton, la voce melliflua e cadente
che lo caratterizzava.
Draco
fissò i suoi occhi verde chiaro in quelli neri di Piton.
Era arrabbiato ma nascondeva tutto dietro il solito strato di fredda
compostezza. –C’è una domanda che mi sto ponendo da qualche giorno.-
-Illuminami.-
Piton si
sedette dietro la sua scrivania.
Draco
rimase con il mento sollevato, osservandolo dalla sedia di fronte. –Se riesco a
fare entrare i Mangiamorte nel castello, loro non si limiteranno ad assistere
alla morte di Silente, giusto?-
Pitoni
incrociò le mani sotto il mento, fissando il giovane con interesse. –Temo di no.- sospirò, parlando lentamente. –Vuoi limitare i danni,
per caso, Draco?-
-Mi
basta mettere un limite attorno ad un’unica persona!-
Piton sollevò un sopracciglio ma la sua espressione annoiata non
cambiò minimante.
-Se
il trambusto scatenato dagli altri Mangiamorte dovesse spingere qualche
ficcanaso a scendere di sotto, brandendo bacchette stile Potter, questo qualcuno sarebbe in pericolo, giusto?- chiese
Draco.
-Temo
di sì.-
-Ma
se questo qualcuno fosse al sicuro del suo dormitorio, dormendo magari, avrebbe
salva la vita.- concluse, deciso.
Piton si alzò fino ad aggirare per metà la scrivania. Guardò dritto
il ragazzo. –Sai benissimo che quel giorno, chiunque intralci il nostro
cammino, verrà ucciso. Avevo già pensato all’ipotesi di qualche curioso che
salta fuori al momento sbagliato, perciò posso capire che tu voglia tenere a
bada questo qualcuno di tua conoscenza, o meglio: questa qualcuno.-
Draco
fissò Piton senza parole, assai stupito.
Piton fece un sorrisino freddo. –Mi hai preso per uno stupido,
Draco?- fece una pausa. –Come stavo dicendo, ciò che non capisco è il perché tu
sia venuto qui. Non potevi prepararla da solo la pozione? Sei piuttosto
bravo….-
-Sta
scherzando?- sbottò Draco. –Una pozione di SognixFelicis, preparata nel modo sbagliato, può
portare la persona che la beve dritta al sonno eterno! Me ne serve una
preparata da lei, professore.-
Piton fece ancora una volta uno strano sorriso, a dir poco sinistro,
guardando il ragazzo dall’alto verso il basso. L’insegnante si avvicinò ad un
armadietto alle sue spalle ed iniziò a trafficare cercando qualcosa fino a
quando non la trovò.
Draco
si trovò sbattuto davanti al naso un’ampolla quadrata che sembrava contenere un
confetto, di quanto era piccola.
-Scioglilo
in un bicchiere e assicurati che lo beva tutto. Fa effetto dopo un’ora, e la
terrà addormentata per cinque ore. Non una di più.- disse Piton.
Poiché
cercare di farle capire qualcosa era del tutto inutile, e lui per primo non
aveva la forza per farlo, Draco capì che l’unico modo che aveva per salvare
Areal era ricorrere ad un rimedio estremo.
La
ragazza gli era rimasta accanto quando solo due giorni prima era finito in
infermeria, a causa di Potter. Ancora Draco faticava a capire quale incantesimo
gli avesse scagliato quel maledetto, per fargli aprire tutte quelle ferite così
profonde sparse per tutto il corpo. Aveva perso molto sangue, aveva creduto di
morire, ma Piton gli aveva richiuso le ferite e lo
aveva portato in infermeria. C’era il rischio che gli rimanessero delle
cicatrici, e con Areal al fianco aveva fatto battute su che tipo di cicatrici
potessero restargli. Lei aveva riso con lui, lo aveva distratto, gli aveva
accarezzato la spalla dove era rimasta l’unica cicatrice. Draco poteva giurare
che era stato lì che l’attacco di Potter lo aveva colpito, quando si erano
affrontati in bagno.
Il
ragazzo aveva confidato ad Areal che se Potter non lo avesse colpito per primo,
lui gli avrebbe scagliato contro una maledizione senza perdono, la maledizione
della tortura, per essere precisi. Areal aveva storto il naso ed i suoi occhi
si erano fatti seri. Non accettava alcun tipo di violenza né la magia proibita
ma, chissà per quale ragione, non aveva detto una sola parola di disappunto.
Forse era davvero arrabbiata per quello che Potter gli aveva fatto.
Draco
fece un sorriso amaro mentre spiava Areal seduta al tavolo dei Corvonero, nascosto
dietro la grande porta d’ingresso della Sala Grande. Anche se era arrabbiata
con Potter per come lo aveva ridotto, non avrebbe mai accettato ciò che sarebbe
successo proprio quella sera. Le aveva permesso di entrare con lui nella stanza
delle necessità altre tre volte, ma l’aveva fatta sedere lontano da lui
costringendola a non guardare ciò che stava facendo e, quando una sola volta la
ragazza aveva provato a fare una domanda, l’aveva bruscamente zittita.
Sperava
solo che Areal fosse abbastanza forte da superare la cosa, quando lui se ne
sarebbe andato per sempre. Entrare nella sua vita era già stato uno sbaglio,
considerato il dolore a cui l’avrebbe costretta quando si sarebbe saputo cosa
aveva fatto. Chissà come sarebbero stati i suoi occhi blu quando avrebbe
scoperto la verità sulla sua missione, chissà se avrebbe pianto per la sua
assenza, o se lo avrebbe odiato per il resto della sua vita.
Canni
sedeva di fronte ad Areal, guardando distrattamente la gente che entrava per la
cena. Fu a dir poco stupida di cogliere Draco, nascosto dietro la porta, a farle
segni inequivocabili. Abbastanza infastidita dalla cosa, ma capendo di non
poter fare altrimenti, si scusò con gli altri e raggiunse Draco di nascosto.
Quando arrivò, il ragazzo si fece trovare dietro la statua dell’ingresso.
-Cosa
vuoi Malfoy? Perché mi chiamavi di nascosto?-
Draco
la salutò con un perfetto sorriso arrogante. –Calmati Longus,
sarò breve.-
-Lo
spero!-
Il
ragazzo piegò il collo di lato osservando la ragazza come se si trattasse di un
insetto. –So che non ti piaccio per il male che continuo a fare ad Areal, ma
adesso devo aiutarla e non posso farlo senza di te.-
Canni
incrociò le braccia al petto e lo guardò scettica. –Tu vorresti aiutarla? Ed io
dovrei crederti?-
Draco
fece un’espressione furibonda e tremendamente minacciosa. Il suo sguardo verde
e penetrante si fissò con decisione negli occhi della ragazza. –Non ti sei
accorda che non dorme? Certo che sei davvero una grande amica…-
Canni
strabuzzò gli occhi, offesa. Ora che ci pensava Jude le aveva raccontato di
essersi svegliata durante la notte per andare in bagno, e di aver trovato Areal
sveglia davanti alla finestra.
–Sei
quei per accusarmi?-
Draco
fece un sorriso maligno e saputello. –No, Longus,
solo per darti la possibilità di rimediare…-
Canni
stava quasi per voltargli le spalle e tornare alla sua cena, ma il ragazzo
continuò a parlare senza darle il tempo di replicare.
-So
che non dorme per colpa mia, e voglio rimediare. Domani iniziano gli esami di
fine anno, e sai quanto ci tenga Areal a prende il massimo dei voti.-
-E
cosa dovremmo fare per aiutarla? Oltretutto, tu ti senti in colpa perché non
dorme? Anche adesso che state insieme sembra sempre in pensiero per te, non è
ora di lasciarla in pace?-
Draco
non cambiò espressione, il suo sguardo era gelido, la mascella contratta e le
labbra appena arricciate per il fastidio. –Pensi che se me ne andassi adesso
lei smetterebbe di stare male? O pensi che starebbe ancora peggio?-
Canni
non rispose.
Draco
in realtà aveva sperato che Canni gli dicesse di andarsene per non far soffrire
Areal, ma purtroppo entrambi sapevano che le cose sarebbero solo peggiorate.
Draco si voltò verso il tavolo dei Corvonero, dove una ragazza dai capelli
corvini rideva spensieratamente, ma non sapeva cosa stava per succedere.
Non sapeva che i suoi peggiori
incubi si sarebbero avverati.
Il
ragazzo rimase ostinatamente voltato, per non dare modo alla ragazza che gli
stava di fronte di dubitare della sua freddezza. Un Malfoy deve apparire sempre
distaccato, e lui in quel momento lo era anche se sapeva che quella era
l’ultima volta che avrebbe visto Areal.
-Cosa
devo fare?- chiese Canni, improvvisamente più tranquilla, o forse rassegnata.
Draco
tornò in sé, quell’espressione gelida non aveva per un attimo abbandonato il
suo volto.
–Assicurati
che beva questa, tutta. Fa effetto dopo un’ora, fa in modo che sia nel suo
letto per quel momento.- disse porgendole l’ampolla.
Canni
lesse il nome sull’etichetta e si infuriò. –Si pazzo? Vuoi farla dormire? Sai quanto
è pericolosa questa pozione?-
-Datti
una calmata.- Sbottò Draco, lanciando occhiate attorno a lui per assicurarsi
che nessuno li avesse notati. –Me l’ha data Piton,
non l’ho preparata io.-
-Piton ti ha dato un sonnifero per Areal?-
-Ho
detto a Piton che
io soffrivo di insonnia!- precisò il ragazzo a denti stretti. Stava
perdendo la pazienza, ma purtroppo non aveva alternative.
-Non
credo che voglia un sonnifero…- Disse la ragazza.
-Vuoi
che domani arrivi agli esami mezza addormentata? Io credo che ti ringrazierà se
le regalerai una bella dormita rigeneratrice…-
Canni
sospirò profondamente.
Qualche
minuto dopo, al tavolo dei Corvonero, Areal cercava il suo bicchiere. Aveva
allungato distrattamente la mano verso la destra del piatto già una volta, ma niente.
Era troppo impegnata a parlare con le sue amiche per perdere tempo a dire che
non trovava più il suo bicchiere, e francamente la cosa le sembrava ridicola.
Ma i minuti passavano e quella che era stata una leggere voglia di bere si era
trasformata in una profonda sete. Si guardò intorno ma il suo bicchiere non
c’era. Gli avevano fatto spuntare le ali ed era voltato via? Ormai erano minuti
che lo cercava senza dare troppo peso alla cosa, ma adesso che ci faceva caso
non c’era proprio più.
-Non
ti sei accorta che Luna, passando da qui, ti ha nascosto il bicchiere?- chiese
Canni.
Areal
la guardò perplessa. –Come?-
Canni
fece una risatina. –Luna ti ha preso il bicchiere mentre parlavi, e mi ha detto
di nasconderlo. Eccolo qui!- aggiunse facendolo spuntare da sotto il tavolo.
Areal
scosse la testa.
-Sete?-
chiese Canni, versando nel bicchiere succo di zucca.
-Sì!-
disse Areal, alzando le braccia al cielo.
Che
assurdità, pensò. Prese il bicchiere dalle mani di Canni e bevve tutto d’un
fiato fino a svuotarlo.
Ma
mentre la ragazza beveva, Canni si stava mangiando le unghia. Il suo piano
aveva funzionato, nascondendole il bicchiere era riuscita a mettervi dentro il
sonnifero e a farglielo bere tutto fino all’ultima goccia. Mentre Areal
ricominciava a parlare con Emma, Canni si chiese sa avesse fatto la cosa
giusta.
Nel
frattempo, un ragazzo biondo osservava di nascosto la scena, ed i suoi occhi
verdi erano cupi e privi di emozione.
E
dopo tutto successe tropo in fretta e con troppa crudeltà. Emma e Jude urlavano
all’interno della loro stanza, tutti quelli della loro casa stavano scappando
dal loro dormitorio e i ragazzi più grandi si assicuravano di portare via i più
piccoli. C’erano state diverse esplosioni di sotto, dalle finestre era giunta
la voce di qualcuno che urlava al fuoco.
Qualcuno
urlava che erano arrivati i Mangiamorte.
Gli
intelligenti Corvonero sapevano che in quel caso la cosa migliore da fare era
evacuare la scuola, prima che le esplosioni e il fuoco raggiungessero anche la
loro torre.
-Perché
non si sveglia? Canni, buttala giù da quel letto!- Strillava Emma.
Le
quattro ragazze si erano svegliate di soprassalto, si erano rivestite come
potevano ed erano pronte a seguire i loro compagni giù dalle scale.
Ma
in quella stanza qualcuno non si svegliava.
Canni
era inginocchiata davanti al letto di Areal, dopo cena l’aveva riaccompagnata
in camera, e la ragazza era crollata sul cuscino senza neanche fare in tempo a
mettersi il pigiama. Adesso Canni piangeva, perché si era fidata di quel
Serpeverde? Perché? Ma improvvisamente l’illuminazione l’attraversò come un
fulmine a ciel sereno. Draco sapeva ciò che sarebbe successo, non c’erano altre
spiegazioni. Era figlio di un Mangiamorte, i Mangiamorte erano entrati ad
Hogwarts. Il ragazzo aveva fatto in modo che Areal si trovasse al sicuro nel
suo letto quella sera, e lui amava Areal.
-Prendila
in braccio e andiamo!- Strillò ancora Emma.
-NO!-
rispose Canni, voltandosi a guardare le altre due compagne con occhi
spalancati. –Non dobbiamo muoverci da qui!-
-Ma
che stai dicendo?- chiese Jude.
-Vi
dovete fidare di me!- Canni faceva paura tanto era decisa. –Dite agli altri di
non scendere da questa torre, qui siamo al sicuro.-
Emma
e Jude si scambiarono uno sguardo significativo ma alla fine capirono di dover
dare ascolto a Canni. Scesero di corsa in sala comune ed impedirono a più gente
possibile di andare in contro ai guai raggiungendo il luogo delle esplosioni.
Nel
frattempo un gruppo di persone vestite di nero stavano fuggendo via più in
fretta che potevano, erano inseguiti e l’unica possibilità di salvezza che
avevano era superare i confini di Hogwarts per potersi smaterializzare. Piton correva vicino a Draco, e lo afferrava per la giacca
ogni qualvolta questo rallentava. Ma proprio in quel momento Potter saltò fuori
con la bacchetta sguainata, era dietro di loro, urlava contro Piton.
Quando
a Draco fu ordinato di scappare via, il ragazzo rimase per un solo secondo a
guardare Piton che affrontava Harry Potter. In quel
momento i suoi occhi cercarono il profilo infuocato di Hogwarts che sembrava
stagliarsi contro il cielo come il cadavere di un castello. Guardò dove le
finestre della Sala Grande erano state fatte esplodere da sua zia, pensando che
non era quello ciò che si era immaginandoquando aveva accettato con onore il marchio nero dal Signore Oscuro. Era
stato orgoglioso di sé stesso quando aveva appreso la notizia che Voldemort lo
voleva nel suo esercito e che gli avrebbe affidato una missione della massima
importanza.
Tutto
quello però, era estremo.
Adesso
tutto era cambiato, era riuscito solo a metà nella sua impressa e sapeva
benissimo quali conseguenza ci sarebbero state per lui. La sua scuola, quella
che tanto aveva odiato e disprezzato, era diventata un campo di battaglia.
Silente
era morto. Tutto era finito.
Adesso
non gli restava altro che fuggire il più lontano possibile. Doveva fuggire
dalla sua incapacità di uccidere, fuggire dallo shock di quella morte avvenuta
davanti ai suoi occhi, fuggire da sé stesso. Doveva fuggire da quel castello
illuminato e dagli anni più spensierati della sua vita per tornare ad essere
Draco Malfoy. Doveva tornare ad essere un Mangiamorte che stava per vedersela
contro l’ira del suo signore.
Alzò
il mento con strafottenza, adesso che Voldemort sarebbe tornato al poter non
gli restava altro che sperare nella liberazione di suo padre. Quello sarebbe
stato il suo unico scopo e la sua unica consolazione. Al fianco del padre
avrebbe ucciso tutti i nati babbani e piegato il
mondo al volere dei Purosangue. Doveva andare in quel modo, il destino non si
può cambiare e lui ne era pienamente consapevole. I suoi occhi freddi, però, si
posarono su una delle torri del castello, senza che la sua espressione mutasse.
A dire il vero aveva un’altra consolazione: l’ultima immagine che aveva di lui
la ragazza che amava, non sarebbe stata quella di un assassino che scappa.
Tuttavia
Draco non poteva immaginare che, proprio in quel momento, nella torre che stava
guardando, una ragazza dagli occhi blu si stava svegliando.
Continua…
Grazie
mille a: Nocticula_nott
e a BumBj
^^
Scusate
per il ritardo ma sono in zona esami a scuola e non ho tempo, :(
Grazie
ai lettori, spero che il capitolo sia piaciuto.
Areal
era confusa, si mise a sedere di scatto, si sentiva strana.
Molto strana.
Si
guardò in trono e vide Canni accanto al suo letto con uno sguardo spento che
non le aveva mai visto. Canni aveva sicuramente pianto, sembrava distrutta.
-Areal…- Gemette.
Areal
scosse la testa osservando la stanza vuota. –Dove sono Emma e Jude?-
Canni
abbassò gli occhi ed iniziò a piangere. –È successa una cosa orribile Areal,
c’è stata una battagli all’interno del castello. C’erano perfino gli Auror, I Mangiamorte sono entrati-
Areal
sentì il cuore mancarle di un battito. Spalancò gli occhi, un formicolio
fastidioso le aveva attraversato il copro privandola di tutta la sua forza. Non
si sentiva più le gambe ne le mani. Aveva freddo, molto freddo.
-Si
sono svegliati tutti e sono corsi di sotto, Jude poco fa mi ha detto che ci
sono stati dei morti…- Pianse più forte –Silente è stato ucciso e i Mangiamorte
sono fuggiti-
Nonostante
il freddo che le bloccasse ogni parte del corpo, Areal riuscì a parlare
scoprendo che la sua voce era più dura di una roccia –Se c’è stata una battaglia
e tutti si sono svegliati, perché io non l’ho fatto?-
Canni
si coprì il volto con le mani e pianse ancora più forte di prima. –Ti ricordi a
cena, quando mi sono allontanata? Quando ti ho versato il succo nel bicchiere?-
la guardò negli occhi. –Draco Malfoy mi aveva detto di farti bere un sonnifero,
mi aveva detto degli esami ed io… io… non fare così ti prego….-
Areal
si era coperta la bocca con la mano, sopprimendo le urla. Cominciò a piangere,
a tremare, era la morte.
I Mangiamorte… Draco era un
Mangiamorte! Draco le ha fatto bere un sonnifero…
-No!
no! no! dimmi che non è vero!- Strillò afferrando Canni dalle spalle –Perché ti
sei fidata di lui? Come hai potuto farmelo bere?-
Ma
Canni non rispose, entrambe piangevano senza saper dire niente.
Ma
non era finita, non poteva essere finita.
Areal
scese di corsa dal letto ed iniziò a correre a perdifiato, Canni le urlò di
fermarsi ma non vi badò. Scese tutte le scale della torre fino ad arrivare al
primo piano. Si fermò. Tre corpi giacevano a terra. Due erano di Tassorosso,
l’altro di Grifondoro. Erano solo ragazzi, ragazzi che svegliati dal baccano
erano usciti dai loro dormitori per dare una mano. Ma erano morti.
Areal
sentiva le lacrime gelide scenderle lungo le guance, non riusciva a staccare
gli occhi di dosso da quella scena. Canni la raggiunse, le poggiò una mano
sulla spalla ma lei la scansò bruscamente. Iniziò a camminare senza meta,
voleva raggiungere la sala grande da cui sentiva provenire delle voci, ma
improvvisamente si udì un canto acuto e spaventosamente triste che sembrava
suonare all’interno dei loro cuori. Fu per questo motivo che si fermò, era
davanti alla porta dell’infermeria e ciò che sentì la fece sussultare.
Draco Malfoy.
Areal
si avvicinò alla porta dell’infermeria e rimase nascosta, sporse appena la
testa per vedere che all’interno c’erano parecchie persone. C’erano Ron,
Hermione, la McGranitt, Remus
Lupin l’insegnante di Difesa contro le arti Oscure al terzo anno, Luna e
qualcuno disteso sul letto a cui Areal non fece caso.
-Draco Malfoy aveva scoperto che da Magie Sinister
c’era un armadio svanitore identico a quello che
c’era qui a scuola. Aggiustando quello dentro la stanza delle necessità è
riuscito a fare passare i Mangiamorte da Magie Sinister
e a farli entrare nel castello- Spiegò Harry Potter.
-Ecco
cosa faceva sempre chiuso nella stanza delle necessità!- Esclamò Ron Weasley.
-Malfoy ha fatto entrare i Mangiamorte a scuola?- Chiese sconvolta la McGranitt.
-Sì,
è un Mangiamorte. Voldemort gli aveva ordinato di farli entrare e di uccidere
Silente. E Silente sapeva tutto- Disse Harry.
-Silente
sapeva tutto?- chiese qualcuno.
-Sì-
continuò Harry –Non ha detto nulla per evitare che Voldemort scoprisse che
Draco era stato scoperto e decidesse di ucciderlo. La collana a Katia Bell e
l’idromele avvelenato sono stati i tentavi di Malfoy per uccidere Silente. Se
non lo avesse fatto, sarebbe morta tutta la sua famiglia-
-Ma
è stato Piton ad uccidere Silente!- Rimarcò Lupin.
-L’ha
fatto al posto di Malfoy quando ha visto che non ne aveva il coraggio-
-Quindi
Draco Malfoy doveva uccidere Silente, ma non lo ha fatto?- Domandò la McGranitt
Calò
il silenzio, forse Potter aveva fatto un cenno.
Dentro
l’infermeria si cominciò a discutere di Piton, di
come si fossero fidati tutti di lui. Di come Silente si fidasse di lui. Ed
invece era un all’alleato del signore Oscuro, ed aveva ucciso Silente al posto
di Draco.
Ron
spiegò a Harry come erano andate le cose da quando aveva visto Malfoy uscire
dalla stanza delle necessità. Hermione spiegò di come avesse lasciato andare Piton senza sospettare minimamente di lui. Raccontarono di
Draco sulla torre di astronomia, da solo con Silente dopo averlo disarmato.
Harry disse che Malfoy stava abbassando la bacchetta poco prima che entrassero
gli altri Mangiamorte e che Piton decidesse di
uccidere il preside al posto di Draco.
Areal
si lasciò scivolare lungo la parete fino a sedersi sul pavimento freddo. Non
aveva più forza di piangere né di respirare. Adesso capiva quel’era la missione
di Draco, capiva perché lui avesse fatto di tutto per tenerla fuori dalla
faccenda. Non voleva che si sentisse coinvolta in quell’omicidio, ecco perché
le aveva impedito di aiutarlo con la cosa
dentro la stanza delle necessità.
Draco
non era tipo da addii, ed Areal sapeva che le aveva fatto bere il sonnifero non
solo per salvarle la vita, ma anche per impedirle di vederlo in quel momento.
In questo modo ad Areal era rimasta l’immagina di un ragazzo freddo, un
Serpeverde crudele, ma ad ogni modo il biondo che lei amava. Lei sapeva cosa
c’era dentro di lui. Draco non era un assassino, non lo era diventato neppure
sotto l’ordine di Voldemort.
Areal
si accorse di stare piangendo solo quando Canni le si inginocchiò accanto.
Adesso
Draco non c’era più, era nelle mani del signore oscuro, lontano da lei.
Sicuramente Potter non avrebbe detto a nessuno della complicità di Draco
nell’omicidio del preside, ma Areal sapeva benissimo che non avrebbe ma più
rivisto il suo Draco.
Pianse
più forte.
Era
la fine.
Il
più grande mago di tutti i tempi, o meglio, il più grande mago secondo tutta
Hogwarts, era morto. Silente era morto, e nel prato ai confini del lago nero si
stava tenendo il funerale. Una bara bianca galleggiava sull’acqua e tantissime
persone sedevano partecipando alla cerimonia. C’erano tutti gli insegnanti e
gli alunni, perfino gente dal ministero ed alcuni genitori dei ragazzi.
Areal
stava piangendo, il sole splendeva sul funerale, che lei vedeva benissimo dalla
torre di Astronomia. Chi avrebbe protetto Hogwarts ora che Silente non c’era più?
Cosa avrebbe fatto Voldemort? Chi lo avrebbe fermato?
La
ragazza accarezzò con le mani la ringhiera della torre. Era da lì che Silente
era caduto, ma per fortuna, non per colpa di Draco. Era una cosa orribile da
pensare: una persona era morta e lei ringraziava il cielo che non fosse stato
il suo Draco. Doveva essere furiosa, doveva vergognarsi di essere stata con un
Mangiamorte che aveva permesso ai suoi compagni di entrare nella scuola.
Lei
era stata con Draco… Spalancò gli occhi, gettò un’ultima occhiata al funerale
di sotto e corse via dalla torre, dal luogo in cui Draco non si era trasformato
in un mostro.
Corse
a perdi fiato per tutte le scale, superò il primo piano e raggiunse i
sotterranei. Superò l’ufficiò di Piton e si inoltrò
per il corridoio buio fino a fermarsi davanti ad un muro appartato.
“:Purosangue:” disse, ed il muro si aprì
rivelando la sala comune dei Serpeverde.
Ricordava
ancora di quando Draco l’aveva portata lì, era stato poco tempo prima, eppure
quel momento sembrava lontanissimo. Sepolto. Attraversò la sala e raggiunse i
dormitori, tutti erano fuori al funerale, all’interno non era rimasto nessuno.
Entrò
nella stanza di Draco ed il cuore le mancò di un battito. I quattro letti erano
intatti, con le tende aperte e le coperte verdi accuratamente sistemate. Areal
guardò il letto di Draco e vi si avvicinò. Ci salì sopra gattonando fino ai
cuscini, che accarezzò delicatamente con una mano. Scoppiò a piangere, si
distese accarezzando la coperta di quel letto dove lei e Draco…
Non
riusciva neanche a pensarci, non riusciva a pensare a quelle mani fredde su di
lei, a quegli occhi gelidi che sembravano braci ardenti mentre la baciava.
Ricordò ogni loro momento, ogni loro abbraccio. Ricordò delle loro litigate da
ragazzini, di tutte le volte che erano tornati a cercarsi dopo essersi
allontanati.
Lei
amava Draco, amava il suo sguardo, la sua voce, il modo in cui la sfiorava
delicatamente senza smettere di guardarla dritto negli occhi.
Ma
Draco non c’era più. Più. Più. Non lo avrebbe mai più rivisto.
Quella
era la morte.
Una
morta bianca.
La
sua vita innocente spazzata via quasi come quella di Silente.
Continua…
Grazie
a tutti i lettori, mi scuso per l’enorme ritardo, ma sono per tre settimane
fuori casa L...
Un
pianto nascosto, soffocato, riempiva la camera da letto. Una donna dai lunghi
capelli biondi era seduta ai piedi del letto, il marito accanto a lei, che
l’abbracciava e la lasciava piangere sulla sua spalla.
-Oh
Lucius, ho creduto veramente che questo giorno non arrivasse mai…-
Il
marito accennò un sorriso e le accarezzò una guancia. –Ed invece sono qui-
-Pensavo…
credevo che non ti avrei mai più rivisto- Pianse più forte.
L’uomo
scosse il capo e il suo sguardo ghiacciato si affilò. –Non dire altro Cissy. Sono qui-
I
due coniugi si abbracciarono ancora. Sedavano sul loro letto, davanti alla
finestra spalancata da cui entrava la calda luce del sole.
Lucius
aveva creduto di non rivederla mai più la luce del sole, ma a dire il vero di
quei raggi caldi poco gli importava. Guardò il viso della moglie, segnato
dall’età ma ancora bellissimo. Si perse dentro quegli occhi celesti e accarezzò
quei capelli biondi.
Eccolo
il suo sole.
Aveva
fatto molteplici sbagli, non era stato poi un granché come marito o come padre,
ma per lui la famiglia era sempre stata sacra. Non aveva mai fatto mancare
nulla né a sua moglie né a suo figlio, erano sempre stati una famiglia
rispettata e temuta. E lo sarebbero stati ancora. Ora che il Signore Oscuro era
al potere tutto sarebbe cambiato, era stato liberato da Azkaban, adesso i
Mangiamorte potevano tornare a seminare il terrore. In questo modo i suoi
sacrifici non sarebbero stati inutili o, quanto meno, così sperava.
-Dov’è Draco?- chiese L’uomo.
-Dorme-
-Dorme
di giorno?-
Dopo
essere finalmente tornato nella sua casa e abbracciato la moglie, si era
concesso un bagno caldo ed aveva indossato abiti puliti. Adesso sì che era
presentabile per suo figlio, non poteva certo permettere che il ragazzo lo
vedesse in quello stato pietoso in cui era non appena arrivato. Era stato a
sufficienza con sua moglie, l’aveva baciata. Ora voleva rivedere suo figlio.
Ma
quando gli occhi della donna si riempirono di lacrime, capì che l’inferno che
aveva vissuto lui in prigione, a grandi linee, lo aveva vissuto anche la sua
famiglia a casa.
Narcissa
gli disse della decisione del Signore Oscuro, di Draco che aveva ricevuto il
marchio e della missione suicida che gli era stata affidata. La donna non poté
fare a meno di dirgli che quella non era altro che una punizione per i
fallimenti del padre e che nessuno si aspettava che sopravvivesse. Gli lasciò
solo immaginare la paura che aveva provato e la sofferenza del figlio mentre
tentava con tutto se stesso di salvare i suoi genitori. Gli disse di Piton e del mezzo, miracoloso, successo di Draco.
Ma
il Signore Oscuro non si accontenta di mezzi successi. Lo aveva risparmiato, non
gli aveva ucciso i genitori.Ma lo aveva
punito.
Mentre
Lucius saliva le scale verso la camera da letto del figlio, Narcissa lo
richiamò.
-Sai
che Draco è…-
-Orgoglioso-
disse l’uomo –Sì lo so- si voltò per salire le scale ma fece un sorriso amaro
tornando a guardare la moglie. –Non sono io che devo compatire lui, in questo
momento, ma il contrario-
Draco
dormiva beatamente, dopo tanto tempo. Per giorni il ricordo di quel momento lo
aveva torturato. Rivedeva il corpo di Silente precipitare nel vuoto, la sua
scuola distrutta. E poi si rivedeva dentro quella stanza buia, sua madre in un
angolo a nascondere le lacrime dietro zia Bellatrix. Piton privo di espressione al fianco di sua madre e il suo
labbro inferiore che sanguinava. Sentiva il sapore del sangue in bocca, ma
meglio quello che urlare. Ad ogni nuovo colpo di quella dannata frusta
incandescente che fuoriusciva dalla bacchetta del Signore Oscuro, si mordeva il
labbro con tutta la forza che aveva pur di non farsi scappare neppure un grido.
Ma
se aveva resistito per cinque frustate, non aveva resistito per tre minuti di
inferno.
Le
sue urla mentre veniva torturato con la maledizione Cruciatus,
erano state così acute e disperate che lui stesso faticava a credere che quella
voce fosse sua. Faticava a credere di essere ancora vivo.
Aveva
rischiato di morire e di trascinare con lui nella tomba la sua famiglia, non
erano nulla cinque frustate e tre minuti di tortura.
Era
ancora vivo.
E
adesso stava dormendo, era esausto, per due notti di fila non aveva chiuso
occhio e, quando finalmente quella mattina si era addormentato, il sole era già
sorto. Aveva davvero bisogno di dormire, peccato che qualcosa stesse
disturbando il suo sonno proprio in quel momento.
-Draco! Svegliati…- Diceva una voce fredda e rauca.
Ma
cosa volevano da lui? Perché non lo lasciavano dormire in santa pace?
-Draco!-
Il
ragazzo aprì gli occhi, ancora assonnato. Seduto accanto a lui sul letto,
mentre cercava di smuoverlo per svegliarlo, c’era un uomo. Era largo di spalle,
il viso dai lineamenti affilati e i capelli biondi. A dire il vero ciò che lo
caratterizzava era quell’espressine rigida e quello sguardo impenetrabile.
-Papà…-
Mugugnò con la voce ancora fioca per il sonno.
Cos’era
quella? Una nuova forma della maledizione Cruciatus?
Suo padre era ad Azkaban, perché lo immaginava seduto accanto a lui? Solo per
soffrire?
-Ti
decidi a svegliarti? Non ho tutto questo tempo da perdere!-
Certo
che come allucinazione era davvero fatta bene…
-Padre!-
strillò, quando fu abbastanza sveglio da capire che quella era la realtà.
Suo padre era lì.
Si
mise a sedere, pronto ad abbracciarlo, ma venne fermato da un’occhiata
raggelate. L’uomo gli diede un colpetto sul petto per intimargli di restare al
suo posto e si spostò leggermente all’indietro, infastidito.
Draco
non capiva, era così felice di rivederlo, si sentiva al settimo cielo… poi
guardò i suoi occhi e capì.
-Avevi
un’occasione per ridare gloria al nostro nome. Potevi entrare nelle grazie del
Signore Oscure, ed invece….- Fece una smorfia di profondo disgusto.
Draco
abbassò la testa e strinse i pugni. Non gli importava poi tanto di sorbirsi la
sfuriata del padre. Meglio quella che l’ira del Signore Oscuro che aveva già
sperimentato. Almeno quello era suo padre, ed era finalmente lì.
-Se
non fossi riuscito nella tua impresa lo avrei capito, ma tu c’e l’avevi fatta!
Potevi rimediare al mio errore, lo
avevi in pugno!- Lucius guardò da un’altra parte. –Mi hai profondamente deluso,
Draco-
Draco
si morse il labro con rabbia. Odiava quando suo padre gli diceva quelle parole:
mi hai deluso. Ci aveva messo tutto se stesso, ci aveva provato, aveva fatto di
tutto per salvare sua madre ed era anche stato sufficientemente punito per il
suo sbaglio.
Improvvisamente
Draco si ritrovò con la testa sulla spalla del padre e il braccio con cui
quest’ultimo lo aveva bruscamente attirato a sé attorno al collo.
-Ma
sono felice che mio figlio non sia diventato un assassino…- Disse Lucius, con
la voce di un padre duro, severo, ma felice di riavere suo figlio accanto.
Draco
prese un respiro profondo, suo padre gli aveva concesso quel mezzo abbraccio
fra padre e figlio, che per lui, in quel momento, era la cosa migliore del
mondo. Strinse gli occhi, suo padre era stato ad Azkaban e lui aveva rischiato
di morire. Era quasi impossibile credere che fossero lì insieme.
Era
una liberazione.
Un
raggio nelle tenebre che li avevano avvolti e che ancora li avvolgevano.
-Padre…-
-Io
credevo che invitarti a passare qui una settimane potesse migliorare le cose,
ma… non c’è stato un grande risultato- disse zia Matilde, la voce bassa e
triste, mentre spiava dal corridoio la stanza della nipote.
Da
lì si vedeva benissimo la ragazza dai capelli neri distesa sul letto su di un
fianco, che dava loro le spalle.
-Glielo
avevo detto, signora Matilde, che non sarebbe servito a niente…- Sospirò Canni,
lo sguardo che seguiva quello della donna dentro la camera dell’amica.
-Sono
felice che tu sia stata con noi, Canni, ti sono davvero grata per quello che
hai fatto. Almeno con te Areal ha mangiato qualcosa, e sembrava un po’ più
serena. Sei perfino riuscita a farla uscire di casa!-
Canni
abbozzò un sorriso.
Quando
aveva ricevuto il gufo dalla zia di Areal che la invitava a passare da loro una
settimana di quell’estate, aveva già capito qualcosa, ma non poteva certo
immaginare che la faccenda fosse così grave.
Areal
non mangiava, se ne stava chiusa nella sua stanza con lo sguardo vuoto. Dormiva
sempre, rimaneva sul letto inerme. A volte giocava con Nira
o leggeva un libro, ma farla parlare era una vera impresa per zia Matilde. Da
quando era arrivata Canni era riuscita perfino a farle dire una frase intera, a
rubarle un unico sorrisetto, che per la zia era stato un miracolo. Canni aveva
costretto Areal a mangiare due volte al giorno, e l’aveva portata con sé alla
fiera della bacchetta. Doveva minacciarla ogni santa volta, ma alle fine almeno
qualcosa la otteneva.
-Non
vuole dirmi perché sta così male- Disse zia Matilde. –Vorrei che si confidasse
con me, ma è sempre stata molto introversa, e rispetto la sua scelta. Ma vorrei
proprio capire cos’è successo di così grave-
Canni
abbassò la testa, avrebbe tanto voluto spiegarle la verità, ma la verità era
troppo dura da spiegare, oltre ad essere un segreto inconfessabile.
-Credevo
ci fosse di mezzo un ragazzo, ma la sua reazione è troppo esagerata! Mi sono
detta: forse è morto qualcuno, ma me lo avrebbe detto. Allora ho pensato
all’assalto dei Mangiamorte ad Hogwarts, capisco l’esperienza orribile, ma
perché ne sarebbe rimasta tanto scottata?-
Bé, pensò Canni, tutte e tre le cose messe insieme.
-I
tuoi bagagli sono già di sotto, ti aspetto lì- Disse la zia voltandosi verso le
scale.
-Avrei
solo voluto fare di più-
-Sciocchezze
cara, hai fatto di tutto. Mancano solo pochi giorni all’inizio della scuola,
scommetto che avrai delle faccende da sbrigare con la tua famiglia-
Mentre
la signora Matilde scendeva al piano di sotto, Canni entrò nella stanza di
Areal per salutarla. La ragazza era ancora distesa sul letto con lo sguardo
oltre la finestre. Canni aggirò il letto e le si sedette davanti.
-Devo
andare- disse.
Areal
sospirò, seguendo con gli occhi le sfaccettature di arcobaleno create dai
diamanti appesi davanti alla finestra.
L’unica cosa di lui che le era
rimasta.
Restò
in silenzio.
-Non
puoi fare così Areal, tra poco ricomincia la scuola. Sarà un anno duro, Silente
non c’è più, Piton sarà il nuovo preside- scosse il
capo. –Solo noi e gli amici di Harry Potter sappiamo la verità, gli altri non
sospettano che Piton è un assassino. Credono che
siano stati gli altri Mangiamorte-
Areal
non parlò.
-Gli
uomini di tu-sai-chi stanno facendo censimenti
continui per scovare i figli di Babbani. Non puoi permetterti di essere debole,
ho bisogno di te-
A
quel punto, facendolo sembrare un movimento gigantesco dopo tutti quegli attimi
di immobilità, Areal si mise a sedere. –Ed io ho bisogno di vederlo, Canni-
Canni
si rabbuiò, la guardò tristemente.
-Ho
bisogno di sapere che sta bene, ho bisogno di rivederlo anche solo una volta-
Pianse Areal.
L’amica
sospirò.
-Non
posso scrivergli una lettera! Ma cosa devo fare? Rassegnarmi?-
Canni
fece un’espressione seria e decisa. Si alzò in piedi e andò da Nira appollaiata sul suo ramo, la fece salire sul suo
braccio e le sussurrò: Draco Malfoy.
Dopo di che la fece volare fuori dalla finestra.
Areal
la guardò senza capire.
Canni
sorrise. –Non devi scrivergli, basta fargli capire che lo stai pensando e che
hai bisogno di lui…-
L’indomani
mattina Areal era a casa da sola, zio Phil era al lavoro e zia Matilde al
mercato a fare compre. La ragazza sedeva in salotto a leggere un libro, nella
quiete della casa deserta aveva scelto di sistemarsi nella stanza al piano
terra ricca di finestre, in quel momento aperte. Poteva vedere il giardino
illuminato dal sole, anche se niente era bello come l’arcobaleno della sua
stanza dopo aver appeso i diamanti.
Nira era tornata senza nessuna lettera, si era limitata a bere e ad
appollaiarsi sul suo ramo. Areal non aveva detto né pensato nulla; se lo
aspettava che sarebbe andata così.
Forse era morto.
Sfogliò
il libro ed il campanello suonò.
La
ragazza sbuffò sonoramente, già di per sé essere interrotta mentre leggeva non
le era mai piaciuto, per di più le toccava andare ad aprire la porta quando era
da sola in casa. Con i tempi che correvano poteva essere qualcuno di
indesiderato, ed infatti per qualche secondo la paura l’avvolse. Tuttavia si
trovò subito a pensare che alla porta poteva esserci solo un’amica di sua zia o
un collega dello zio, in ogni caso avrebbe dovuto farli accomodare fino al loro
ritorno o dirgli di ripassare senza sembrare sgarbata.
C’era
niente di peggio? Non quando l’unica cosa che voleva era essere lasciata in
pace.
Si
alzò cercando di imporsi un’espressione educata e raggiunse la porta che aprì
senza neanche pensarci.
Sollevò
lo sguardo seguendo gli abiti eleganti dell’individuo ma, quando incrociò i
suoi occhi, il cuore le si fermò.
Continua…
Chiedo scusa per l’enorme ritardo, ma purtroppo per me
l’inizio dell’estate non ha segnato la fine degli impegni. Anzi, sono
triplicati! -.-
Grazie tante a tutti quelli che hanno letto fino a qui,
per favore lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate.
Aveva
aperto la porta con un sorrisino distratto e tirato, la testa bassa e qualche
ciuffo corvino sulla fronte, mentre il resto dei capelli scendeva ai lati del
viso come morbidi boccoli. Lo sguardo riservato, imbarazzato. Le ciglia nere
che sfioravano con delicatezza gli zigomi, prima che gli occhi si aprissero del
tutto rivelando due iridi di un blu incantevole. Intenso. Il corpo magro e
slanciato avvolto in un vestitino estivo, semplice, bianco a fiori rossi.
Vedendo
quelle labbra sottili dischiudersi per lo stupore, il ragazzo fece un ghigno
divertito.
-Draco…-
Sussurrò la ragazza, quasi senza voce.
Vestiva
con un pantalone bianco dal taglio classico e una camicia nera con le maniche
risvoltate fino ai gomiti. L’aria disinvolta e strafottente, accentuata da quel
ghigno fra le labbra seducenti e dalla mano lasciata distrattamente nella tasca
dei pantaloni. I capelli biondi erano ordinati e lisci, ed il viso come sempre
pallido dai lineamenti decisi con il naso dritto.
Areal
lo guardò negli occhi, lui non sembrava sorpreso e rincuorato quanto lei, era
il solito Draco Malfoy: irritante nella sua spensieratezza.
-Draco!-
Ripeté la ragazza, gettandosi fra le sue braccia e abbandonando finalmente lo
stipite della porta sotto cui era rimasta imbambolata.
Il
ragazzo si concesse un sorriso, la strinse contro il suo petto e le accarezzò i
capelli. –Non piangere- le sussurrò gentilmente, anche se sembrava un ordine.
-Non
sto piangendo!- si affrettò a dire lei, scostando la testa dalla sua spalla e
asciugandosi frettolosamente gli occhi.
Draco
rise in quel suo modo irritante ma dannatamente sexy.
-È
solo che…- Provò a dire lei, ma quando guardò quegli occhi grigi le tornò la
voglia di piangere. –Credevo fossi morto, o che non ti avrei mai più rivisto-
A
dire il vero ad Areal sembrò molto strano di trovarsi di fronte a quel Draco
Malfoy, così simile al ragazzino di cui si era innamorata. Immaginava di
ritrovarsi davanti un ragazzo avvolto dalle tenebre e dallo stile di vita dei
Mangiamorte.
Lui
le accarezzò la fronte sistemandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. –Ed
io pensavo che mi odiassi-
Areal
lo guardò negli occhi e gli si avvicinò per sussurrargli all’orecchio –Tu non
sei un assassino…-
Draco
la guardò con un sopracciglio alzato, rimanendo a riflettere per qualche altro
secondo –Come lo sai?-
-Quella
sera…- disse a fatica, senza smettere di guardarlo negli occhi –Ho sentito
Potter che raccontava agli altri come erano andate le cose, di Piton…-
-Sai
tutto, quindi!- affermò Draco, voltandosi a guardare da un’altra parte per
nascondere la sua espressione rabbiosa ed infastidita. –Potter! Ha occhi
ovunque…-
Areal
sospirò, le mani del ragazzo erano ancora attorno ai suoi fianchi.
–Vieni
con me- Gli disse dolcemente, prendendolo per mano e guidandolo sul retro della
casa.
Il
ragazzo si concesse uno sguardo distratto alla villa con la casa dalle pareti
esterne bianche, con i balconi, il tetto, e tutte le rifiniture, in legno
scuro. Il giardino era ampio e spazioso, non c’erano grandi zone di verde ma
tantissimi fiori di tutti i tipi. Proprio in quel momento i due passarono sotto
un albero dalle fronde curvate in avanti che creavano una piccola tettoia. I
colori predominanti erano quelli dell’autunno, nonostante si trovassero in
estate. Rose rosse, margherite, girasoli, tulipani. Era ovvio che chi curasse
il giardino usasse la magia, altrimenti non si sarebbero potute avere quelle
varietà di fiori nelle stesso periodo dell’anno.
-Draco?-
chiese la ragazza, mentre lui si guardava introno, lasciandosi trascinare dalla
mano.
-Dimmi-
-Come
sei arrivato qui?-
-Mi
sono Smaterializzato-
Areal
si fermò e lo guardò ad occhi sbarrati.
L’anno
prima avevano fatto l’esame di Smaterializzazione solo quelli nati entro la
fine di maggio. Areal odiava quel metodo per spostarsi, ma alla fine aveva
seguito tutte le lezioni, senza dispiacersi più di tanto di non poter fare
l’esame essendo nata a Dicembre. Ed era certa che neanche Draco avesse dato
l’esame.
-Ma
non hai superato l’esame- disse.
Draco
fece un ghigno fra il temibile e il divertito. A dire il vero Areal vi lesse
anche una certa tristezza.
–L’Oscuro
Signore ha preso il comando, i Mangiamorte girano a piede libero, mio padre è
evaso da Azkaban, e secondo te il ministero fa caso a me che mi Smaterializzo?-
Areal
alzò le sopracciglia, il biondo aveva ragione.
Lo
trascinò senza dire niente per qualche altro passo fin quando non arrivarono
davanti all’albero più grande del giardino. La ragazza fece una cosa strana, di
fatti infilò la mano in un piccolo buco nella corteccia e, quando la ritrasse,
apparve una porta aperta.
I
due scesero delle scale e giunsero in una stanza molto accogliente. Le pareti erano
tutte di legno ovviamente, così come il tavolino ed il divanetto.
Per
renderlo più morbido, il divano era stato ricoperto da un’imbottitura lilla. Si
sedettero lì e Draco osservò il lampadario appeso e i merletti sparsi sui
piccoli mobili.
-Zio
Phil l’ha creata per me come regalo per il mio decimo compleanno. I babbani
hanno la casetta sull’albero, io ho questa!- disse Areal con un’alzata di
spalle.
Draco
sollevò un sopracciglio osservando la stanza segreta. –Nemmeno mio padre ha mai
fatto tanto per me-
Areal
rise, ma si fece subito seria quando guardò il braccio di Draco, lo prese fra
le sue mani e se lo appoggiò sulle ginocchia. Il modo in cui il ragazzo
indossava la camicia, con le maniche risvoltate, lasciava in evidenza il
marchio nero con un’espressa disinvoltura.
La
ragazza lo accarezzò con le dita, lo sguardo basso. –Non lo nascondi neanche
più?-
Draco
fece spallucce, non aveva ritratto il braccio ma non la stava guardando. –Non
qui. Tornerò a coprirlo quando sarò a scuola-
Areal
sussultò, era una bella notizia, ma non sorrise. –Tornerai?-
Dal
tono di voce usato, Draco capì cosa la spaventava e, togliendo il braccio
sinistro dalle sue mani, le accarezzò una guancia.
–Nessuno
sospetta di me…- la rassicurò.
Areal
fece un cenno. Era vero, solo Harry e i suoi amici sapevano la verità, chissà
come.
-Comunque
sia, io non volevo tornare- Disse ad un tratto il ragazzo, appoggiando la testa
allo schienale del divano. –Ma mia madre e mio padre mi hanno praticamente
obbligato a tornarci. Dicono che sarò più al sicuro a scuola che a casa. E
hanno ragione…-
La
ragazza lo guardò incuriosita, dopo un sospiro Draco continuò a parlare.
-La
mia casa è diventata il quartier generale dei Mangiamorte. Alcuni di loro
rimangono anche dopo le riunioni. Mia zia non si è più mossa di lì-
Areal
non sapeva cosa dire, la parola Mangiamorte la faceva ancora rabbrividire. E pensare
che ne aveva uno accanto, probabilmente la cosa più logica da fare sarebbe
stata fuggire via. Sapeva perfino che Draco era coinvolto in un omicidio,
perché era ancora lì? Non sapeva rispondere neppure lei, forse restava per
amore, o forse perché sapeva che quel marchio sul braccio non faceva di Draco
un vero Mangiamorte.
-Tuo
padre è tornato a casa…- esclamò la ragazza per cambiare discorso.
Era
apparsa su tutti i giornali la notizia dei Mangiamorte liberati ad Azkaban, ma
voleva sentire la risposta da Draco.
-Sì-
Areal
gli sorrise. –Draco?-
-Cosa
c’è?- le rispose guardandola negli occhi.
In
verità aveva un po’ di paura a chiedere, ma di fronte a lei c’era Draco, quindi
poteva stare tranquilla –Cosa succederà quest’anno ad Hogwarts?-
Draco
serrò per un attimo la mascella, poi si mise a sedere in modo tale da poter
guardare dritto negli occhi la ragazza.
Le
prese una mano fra le sue. –Piton è il nuovo preside-
-Lo
so. Mio zio lavora al ministero. Bé, in quello che è rimasto del ministero-
Draco
fece un cenno. -Amycus Carrow,
uno dei Mangiamorte che è entrato ad Hogwarts quella sera, sarà l’insegnante di
Difesa Contro le Arti Oscure-
Areal
strabuzzò gli occhi –Un Mangiamorte insegnante di Difesa?-
Draco
ghignò per l’intuito di Areal. –Ovviamente trasformerà la materia in Arti
Oscure e basta. Ne parlava con Piton e tu-sai-chi giusto la settimana scorsa-
Areal
ebbe un altro brivido. Ogni tanto dimenticava che Draco vedeva Voldemort
quotidianamente.
-E
la sorella di Amycus, Alecto, insegnerà Babbanologia-
Spalancò
gli occhi –Draco ma mi prendi in giro?-
Il
ragazzo rise.
-No
aspetta, fammi indovinare, trasformerà la materia in “uccidiamo tutti i
Babbani”!-
-C’eri
vicina- disse il ragazzo –Saranno lezioni anti Babbani-
Areal
sospirò, se non prendevano con ironia quella discussione, rischiava di
impazzire. –Altro?-
-No-
fece una pausa tornando a guardarla negli occhi –Ma non sarà facile. Tu-sai-chi
ha messo l’obbligo di frequenza a scuola, questo solo per scovare fino a
l’ultimo Babbano–
La
ragazza rimase ad ascoltare.
-Faranno
domande a tutti, per capire da che famiglia provengono. Ci saranno disparità
continue, tutte e favore dei Purosangue e dei Serpeverde. Scordati la
tolleranza per gli impediti come quel Paciock di Grifondoro-
Areal
si morse il labbro.
Draco
abbassò la testa, gli occhi cupi –Scusa, ma almeno non avrai sorprese-
La
ragazza non disse nulla. Ormai Silente non c’era più, la vecchia Hogwarts era
un ricordo lontano. Voldemort era al potere, presto i Purosangue avrebbero
preso il controllo e i figli di Babbani sarebbero stati scacciati dal mondo
magico.
L’unica
cosa che rimaneva era cercare di limitare i danni.
-Non
mi hai mai detto cosa pensi veramente- disse Draco, lo sguardo penetrante e
deciso.
Areal
capì e sospirò. –Sono una Purosangue, Draco, e per quanto riguarda la nostra
presunta superiorità… bè, forse potrei darti ragione. Quel che so per certo è
che odio le ingiustizie, siamo tutti esseri umani, non voglio vedere qualcuno
costretto a fuggire o… o a morire!-
In
realtà non voleva più vedere morire nessuno.
-In
altre parole potresti essere come me, se non fossi un angioletto sceso dal
cielo. Pensi sempre a proteggere gli altri, anche se sono tuoi nemici- Ghignò
Draco.
La
ragazza si voltò e gli si posizionò ad un palmo dal naso. –Mi prendi in giro,
Draco?-
Il
ragazzo sorrise, ma in un attimo, un lampo crudele gli balenò negli occhi.
Afferrò Areal dai polsi a la immobilizzò contro lo schienale del divano.
–Come
ti ho già detto quest’anno ad Hogwarts sarà diverso. Non metterti nei guai,
obbedisci a ciò che ti dicono di fare. Non metterti in mostra, spacciati per
una Purosangue convinta, e non per una proteggi Babbani!-
Areal
rabbrividì sotto la serietà di Draco. Aveva ragione. Era chiaro che,
quell’anno, chiunque si fosse mostrato contro Voldemort l’avrebbe pagata a caro
prezzo. Serrò le labbra e fece un cenno e Draco le lasciò pian piano i polsi
che le aveva serrato.
La
ragazza si strinse nelle spalle. Aveva paura. Paura di veder soffrire le persone
che amava, paura del lato oscuro di Draco. Ma era anche forte, decisa a
rimanere al fianco del ragazzo fino alla fine.
Non
lo avrebbe abbandonato, avrebbe lottato con lui. Ma il destino scritto non si
può cambiare, ed Areal conosceva il cuore di Draco, lui non era un assassino
spietato. Sarebbero rimasti insieme, sarebbero andati avanti, anche se il mondo
sotto i loro piedi andava a fuoco.
Anni
prima avrebbe detto addio al Draco Mangiamorte senza troppi problemi, non
poteva certo compromettere sé stessa o seppellire i suoi ideali. Ma adesso
capiva di non poter dividere le due cose, non poteva vivere senza Draco per
salvarsi l’anima, perché Draco era la sua vita.
Chiuse
gli occhi.
Quanto
altro sangue doveva scorrere prima che riuscisse ad ammettere di amarlo? Per
tutta l’estate era stata praticamente chiusa in camera dalla disperazione per
averlo perso.
-Vuoi
vedere casa mia? Sono tutti lontano oggi, ecco perché sono riuscito a venire da
te!- Esclamò Draco, chiaramente per distrarre Areal dopo averla turbata con i
suoi discorsi.
-Casa
tua?- Areal arrossì.
Draco
Ghignò. –Saremo al sicuro… non avrai certo paura di me?…-
-No!-
squittì.
Draco
rise in quel suo modo a metà fra il seducente e il minaccioso e Areal restò in
silenzio.
-Anche
qui siamo da soli… nascosti… se volessi saltarti addosso potrei benissimo
farlo-
-Ma
non è quello il punto!-
-E
qual è allora?-
Areal
non sapeva spiegarlo.
-E
dai! Ci tengo!-
La
ragazza sospirò, non poteva resistere alla supplica di quegli occhi grigi.
Ma
in quegli stessi occhi, che erano sembrati tanto docili pochi secondi prima,
balenò una scintilla sinistra nel preciso istante in cui capì di aver ottenuto
la vittoria. –Benissimo!-
-C’è
un problema!- Disse Areal, quasi certa di poter ribaltare la situazione.
-Quale?-
Draco inarcò un sopracciglio.
-Come
ci arriviamo?-
Draco
sorrise apertamente, facendo rabbrividire la ragazza. L’afferrò da una mano e
la trascinò fuori dalla tana sotto l’albero, che si richiuse all’istante.
Ritornarono davanti all’ingresso di casa e il ragazzo la prese dai fianchi.
-Ci
Smaterializziamo!- esclamò tutto contento.
-Sei
pazzo! Io non mi Smeterializzo!- Areal si staccò bruscamente da lui con un
salto indietro.
Draco
sbuffò infastidito. –Volando ci metteremo troppo tempo!-
-Io
odio le scope!-
Il
ragazzo la guardò incredulo. –Cosa?-
-A
cinque anni sono salita di nascosto sulla scopa di mia madre, ho iniziato a
volare non so come e cadendo mi sono rotta un braccio!- spiegò sbrigativamente.
Draco
la guardò quasi sconvolto.
-Guarda
che è vero!-
Il
ragazzo assottigliò lo sguardo facendo un sorriso maligno. –Oh ci credo, ne
saresti più che capace-
Areal
incrociò le braccia al petto.
Lui
le si avvicinò quasi come un serpente che striscia verso la sua preda, ed Areal
capì che le cose stavano proprio in quel modo: lui era il serpente e lei il
topolino pietrificato dalla paura. La cinse dai fianchi e le sussurrò
all’orecchio con voce calda. –Hai paura?-
Non
rispose.
-Non
devi Smaterializzarti tu, lo farò io e tu ti terrai a me-
-No-
disse lei, senza osare guardarlo, se lo avesse fatto sarebbe stata la fine.
Draco
fece il chiaro ghigno di chi sa già di aver vinto e si pregusta il momento in
cui la sua vittima si arrenderà. –Io non potrei mai permettere che ti accada
qualcosa, lo sai, vero?-
Areal
rimase ostinatamente voltata. Ma perché doveva usare quella voce così
dannatamente irresistibile?
-Se
il ministero ci trova, potrai fare ben poco- gli rispose.
Draco
sbarrò gli occhi –Hai paura di infrangere le regole?-
-Sì-
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo. –Ma non è come quando usi la magia da
minorenne, in quel caso hai addosso una traccia! Ma se ti Smaterializzi di
nascosto nessuno lo verrà a sapere a meno che non ti spacchi-
-Spaccarsi?…-
Piagnucolò lei.
Draco
le baciò il collo, maledettamente sensuale. Quando rise le soffiò sulla pelle
facendola rabbrividire. –Lo sai che sono bravo…-
Areal
lo prese più che altro come un doppio senso, ma alla fine si arrese.
Il
ragazzo fece un sorriso vittorioso e furbo quando lei gli disse che accettava,
minacciandolo di morte qualora qualcosa fosse andato storto.
L’abbracciò
forte, e poi, insieme, chiusero gli occhi.
**********************************************
Oh
santo cielo, che dire? Quanti secoli sono che non aggiorno?
Chiedo
scusa a chi seguiva la storia, sono rimasta ferma per tutto il tempo, ho chiuso
la porta della Ff e adesso la voglia di ricominciare è forte e mi chiedo come
ho fatto a mettere in pausa per così tanto tempo la mia passione per le storie,
sia quella da scrivere che quelle da leggere.
In
mia difesa ho un annuncio: aggiungerò un capitolo al giorno! sono tutti pronti,
necessitano di qualche ritocco ma posterò tutto in fretta, promesso!
Oltre
a scusarmi ancora non posso far altro che sperare che chi seguiva la storia
torni a farlo anche adesso, e magari, se vi fa piacere, lasciate un
piccolissimo commento giusto per farmi sapere che la leggete ancora e cosa ne
pensate. Vi prego, dopo questo anno di standby (ma che dico? Più di un anno!
O.o meglio che scappo?!!) mi darebbe davvero tanta gioia poter leggere i
vostri pensieri e potervi rispondere.
Un
bacio a tutti i lettori (sperando che mi risparmino e che abbiano ancora voglia
di seguirmi)
Grazie
di cuore per gli ultimi commenti, grazie mille davvero a:
Dopo
la spiacevole sensazione di essere scivolata in un tubo decisamente troppo
stretto, Areal aprì gli occhi e dovete sorreggersi alla camicia di Draco per
recuperare l’equilibrio. Quando la testa finì di girarle, la ragazza si guardò
in torno, soffermandosi ad osservare la casa davanti a cui si trovarono.
-Draco,
forse abbiamo sbagliato indirizzo- ironizzò lei –Scommetto che è colpa mia,
forse non sei abituato a Smaterializzarti con qualcun altro-
Il
ragazzo la guardò con un sopracciglio alzato, successivamente guardò la casa e
fece un ghignò divertito. –No, nessun errore. È casa mia!-
-Il
problema è che questa non è una casa!-
I
due giovani erano giunti alla porte di una villa immensa, sembrava un maniero o
addirittura un castello con un enorme quantità di giardino che girava intorno
alla struttura. Varcato il cancello di ferro, un lungo viale con mattoni e
statue di marmo precedeva la possente porta d’ingresso. Al centro del lungo corridoio
c’era una fontana, proprio davanti alla casa di mattoncini di pietra. Siepi
molto alte sistemate ai confini del terreno proteggevano la casa dagli sguardi
dei passanti.
-Mio
padre lo chiama il Castello dei Malfoy- Disse Draco, a dispetto della targhetta
di ceramica appesa accanto al cancello di ferro, dove c’era scritto chiaramente
villa Malfoy.
-Come
nome è più appropriato- scherzò Areal, senza smettere di guardarsi in torno,
mentre tenuta per mano da Draco, attraversavano il viale.
Areal
lanciò uno sguardo alle statue ai loro lati, ed immaginando le ombre che
creavano quando scendeva la sera… Rabbrividì.
Entrando
la casa sembrava immensa e leggermente più tetra che dall’esterno. Il parquet
in legno scuro, così come i mobili e le pareti, rendeva la stanza antica e
prestigiosa. Oggetti d’argento e tappeti pesanti decoravano quella che era
chiaramente una sala d’ingresso che avrebbe potuto essere usata come sala da
ballo date le misure. Draco la guidò verso il salotto, con i divani neri e
bianchi e nella sala da pranzo con il grandissimo tavolo in legno antico al
centro della stanza.
-è
tutto troppo grande!- commentò Areal, falsamente imbronciata.
Casa
sua non era neanche lontanamente così grande, e pensare che era comunque una
villa.
Il
ragazzo ghignò e la portò nella cucina nei sotterranei dove infuriava un elfo
domestico, in seguito al piano superiore dove affacciavano diverse porte e, per
finire, nella sua stanza.
-Eccoci
qui!- disse Draco aprendo la porta.
Areal
sorrise incantata. Al centro c’era un bel letto a baldacchino con le lenzuola
bianche, sembravano quelle della sua stanza a Hogwarts. Alle pareti erano
appese mensole con stendardi della casa dei Serpeverde e altri vari oggetti
dalle forme più svariate. In un angolo c’era la sua scopa volante, in un altro
la scrivania strapiena di libri e soprammobili ordinati. La finestra era di
fronte alla porta. Bastava una sola occhiata a quella stanza ordinata e
decorata per capire che a Draco non era mai mancato nulla.
-E
così questa è la tua stanza!- esclamò Areal, andando a sedersi sul letto e accarezzando
le lenzuola.
Draco
si avvicinò e le si sedette accanto.
Bastò
una sola occhiata fra i due per sentirsi entrambi scossi da una scarica di
elettricità che attraversava le loro schiene. Si sistemarono al centro del
letto, Draco la sovrastò ed iniziò a baciarla con dolcezza. In seguito la
passione li avvolse e i semplici baci crebbero in carezze audaci e baci sempre
più intensi.
Lasciarono
passare i minuti, senza preoccuparsi di dividersi, continuando a baciarsi.
Draco le accarezzò una guancia guardandola intensamente negli occhi, il suo
sguardo era serio e concentrato, perso in un mondo parallelo come quello di un
pianista che cerca di comporre una nuova melodia inseguendo le note nella sua
testa.
Areal
rimase immobile, le guancie le si erano colorate di rosso così some le labbra.
Anche se avesse voluto farlo, scappare sarebbe stato inutile. Non era altro che
una preda, una preda felice che il suo cacciatore fosse finalmente giunto a
lei.
Un
piccolo pulcino nelle spire di un serpente.
Le
dita gelide e affusolate del ragazzo salirono la curva del suo ginocchio e
assaporarono lentamente la pelle vellutata dalla coscia per poi fermarsi per un
solo istante. L’attimo dopo la mano di Draco correva a sollevarle il vestito e
corse a percorrerle il fianco, spostandosi sul ventre piatto e tracciando una
scia infuocata che la face rabbrividire. Quando quegli occhi di ghiaccio
incontrarono i suoi, le labbra di Draco si arricciarono in un ghigno
provocatorio.
–Forse
è meglio che ti riaccompagni a casa…- Disse. –Non abbiamo tanto tempo, fra poco
torneranno…-
Areal
sorrise in modo strano e sollevò le mani intrecciandogliele attorno al collo.
-Perché…-
Sussurrò sfiorandogli le punte dei capelli. –Per cosa dovremmo avere più
tempo?...-
Il
guizzò del serpente fu appena visibile, i pensieri di Draco si rifletterono in
una scintilla sinistra che aveva attraversato il suo sguardo di ghiaccio. Si
chinò su di lei immobilizzandola, lasciandosi attrarre dalle sue mani inesperte
che, con improvvisa sicurezza, lo guidavano verso le sue labbra.
Si
baciarono intensamente e, quando lei gli morse sensualmente un labbro, Draco
dovette staccarsi di scatto per l’improvvisa fitta di dolere.
La
tenne sempre ferma sotto di lui, pur sapendo che non si sarebbe mossa e,
portandosi una mano a labbro offeso, la guardò sogghignando.
-Dovrò
tenerti in astinenza da me più spesso… se sono questi i risultati…-
Areal
rise. Rise in quel suo modo infantile e solare, che mai per Draco era stato più
provocante. Quegli occhi blu che luccicavano, la voce che ricordava il suono di
tanti diamanti che si sfiorano creando un tintinnio ipnotico, il tutto
accompagnato dalla consapevolezza che quel sole era tutto suo.
Lei
era sua e, saperlo, lo stava facendo piacevolmente impazzire.
Assottigliò
lo sguardo e pensò che niente avrebbe più potuto fargli del male, non da quando
lei era tornata nella sua vita.
-Lo
sai che dovrò cancellarlo con la magia…- Disse il ragazzo passandosi un dito
sul labbro inferiore leggermente gonfio.
Areal
lo guardò intensamente e poi fece un sorrisino strano, sapeva benissimo che i
momenti che stavano trascorrendo insieme dovevano rimanere un segreto.
-Peccato!-
Dichiarò.
Lo
prese dal colletto della camicia e lo attirò a sé per posare le sue labbra sul
piccolo taglio sulla bocca di Draco, in un bacio dolce.
Il
ragazzo si staccò con lentezza da lei, le accarezzò i fianchi e rimase fermo a
guardarla, immobile sotto di lui. Aveva i capelli neri sparsi sul cuscino, le
guancie arrossate e quel corpo perfetto avvolto in un abito bianco e rosso. Il
bianco e il rosso, due colori contrastanti, la purezza e il fuoco.
Un
angelo tentatore.
Quando
il suo sguardo ingrigito si rattristò, diventando profondo e scuro come una
notte priva di stelle, il ragazzo sfiorò con le dita una guancia accaldata di Areal.
-Lo
sai che per me non sei stata la prima…-
La
ragazza piegò leggermente la testa di lato, poi sospirò senza smettere di
ricambiare il suo sguardo. Sapeva benissimo che Draco Malfoy era conosciuto ad
Hogwarts per essersi fatto accompagnare in camera da diverse ragazzine nei
periodi in cui loro due non si frequentavano più. Areal si consolava spesso
cercando di convincersi che, almeno in alcuni casi, il ragazzo lo avesse fatto
per farle un dispetto o per scoraggiarla ad avvicinarsi nuovamente a lui.
-Si,
lo so- Disse. Ma perché me lo stai dicendo adesso?-
Draco
non rispose, continuò a guardarla come se volesse imprimersi nella mente ogni
dettaglio di quel viso che amava, per poterlo ricordare anche quando non
l’avrebbe più rivisto…
Areal
lo sentì tremare, vide i suoi occhi scintillare per la frustrazione e il
secondo dopo Draco le immobilizzò i polsi e si gettò su di lei baciandole il
collo con rabbia, azzerando totalmente la distanza che c’era fra loro.
Rimasero
in quella posizione per qualche secondo, in silenzio, entrambi ad occhi chiusi
respirando il profumo del compagno, fino a quando Draco aprì gli occhi e le
baciò ancora il collo.
–Dobbiamo
andare- Le disse soffiandole sulla pelle.
Lei
capì.
Capì
che se c’era un luogo meno adatto per lasciarsi andare era proprio quello; la
villa dei Malfoy, adesso tramutata nel quartier generale dei Mangiamorte.
Spinse
via Draco mettendogli le mani sul petto ed entrambi si misero a sedere. Areal
lo guardò e lui si sentì morire vedendo quegli occhi di cobalto avvolti dalla
tristezza e, quando la ragazza poggiò la propria fronte sulla sua, a Draco non
rimase altro che restare immobile, senza avere neppure la forza per
abbracciarla.
Ma
poi qualcosa accadde.
Draco
vide Areal staccarsi da lui e fissarlo con uno sguardo alieno, offuscato, non
suo. Quegli occhi non erano quelli della sua amata, il freddo e il vuoto che
trasmettevano non le apparteneva.
Il
ragazzo rimase senza parole quando la vide alzarsi dal letto e scendere le
scale senza che lui le avesse detto nulla. A dire il vero provò a chiamala, ma
lei non si fermò. Arrivò nella sala d’ingresso e scostando il tappeto, Areal
scese nella stanza segreta di villa Malfoy guidata da una forza sconosciuta.
-Areal…-
Draco la guardò ad occhi sbarrati poiché la ragazza sembrava ipnotizzata.
E
lo era.
Areal
si guardò intorno nella stanza, confusa, impaurita, non sapeva cosa stava
facendo. Eppure qualcosa la controllava e lei non poteva né voleva sottrarsi a
quel richiamo.
Senza
neppure farci caso si appoggiò ad una cassettiera sfiorandola appena con le
dita.
E
successe.
Le
sue dita si scottarono e rimasero incollate al mobile, mentre la sua mente
venne catapultata in un altro momento costringendola a rivivere una scesa già
avvenuta in quella stanza. Conosceva solo Piton, fermo in un angolo con
l’espressione indecifrabile. Subito dopo di lui, nel buio della stanza, c’era
una donna bionda che cercava di nascondersi dietro la sua schiena. Era la madre
di Draco, l’aveva vista in sartoria. E poi, a contorcersi sulle vecchie assi di
legno, c’era un ragazzo. Forse era un uomo, era alto, era biondo, ma chi era?
Il volto era irriconoscibile, la mani artigliavano i vestiti torcendosi in
maniera disumana e la fronte sbatteva contro il pavimento.
Qualcuno,
fermo nello stesso punto in cui doveva trovarsi lei, a giudicare dalla
prospettiva che aveva della stanza, reggeva in mano una bacchetta bianca e
scagliava contro l’uomo irriconoscibile una maledizione senza perdono.
-Fallirai
la prossima volta, Draco? Ti mancano altri due minuti…-
Quando
Areal capì di chi era la voce che aveva parlato, cioè della stessa persona che
reggeva la bacchetta, rabbrividì. Quello accasciato al suolo non sembrava più
nemmeno un essere umano, sembrava un insetto a cui avevano mozzato la testa. Si
contorceva, urlava in modo raccapricciante e la voce non sembrava neppure la
sua. Era irriconoscibile. Quello non era Draco, non in quelle condizioni.
Voleva
fuggire, smettere di vedere ma non ci riusciva.
-No!-
urlò qualcuno con la voce forte, e delle braccia calde le staccarono a forza la
mano dal mobile.
Quando
la ragazza perse i sensi, Draco la raccolse fra le sue braccia e si fermò ad
osservarle le dita, quelle che erano rimaste attaccate alla cassettiera.
-Ma
cosa diamine è successo?- sussurrò sgomento.
Le
dita di Areal erano totalmente bruciate, mancava addirittura la pelle dei
polpastrelli.
Guardò
il mobile, Areal aveva messo le mani nel punto in cui Lui aveva
appoggiato una mano mentre con l’altra… lo aveva torturato.
Draco
guardò la propria bacchetta, che in quel momento teneva saldamente in mano. Fortuna
che era un abile Legiliments, altrimenti non avrebbe mai saputo cosa aveva
visto Areal in quel momento di trance, dopo aver toccato lo stesso punto
toccato dall’Oscuro Signore.
Ma
perché era successo?
Continua…
*************************************
Grazie
a chi ha letto, un saluto a horansprjncess per la recensione : )
-In
tutta onestà, Draco, non ne ho idea- Disse l’uomo seduto sulla poltrona del
proprio studio.
Lucius
Malfoy accarezzava la testa del serpente del proprio bastone, lo sguardo dritto
in quello del figlio.
Draco
sospirò, spostando il peso del corpo sull’altra gamba. Suo padre appariva
ancora provato dalla permanenza ad Azkaban, era più magro, il volto scarno con
un graffio sotto il mento non ancora rimarginato, tuttavia, lo sguardo era
quello rigido e solido di sempre, solo un po’ meno brillante.
-Ma
ha toccato il punto che aveva toccato Lui, e ha visto tutto!- fece il
ragazzo allargando le braccia.
Lucius
gli lanciò un’occhiata gelida. – E tu perché l’hai portata in quella stanza?-
-Non
c’è l’ho portata io, padre, ci è arrivata da sola. Te l’ho già spiegato-
-E
non avevate nessun altro posto? Dovevi proprio farle vedere il tuo letto? Alla
tua età ero molto più furbo. Ricordo che con tua madre…-
-Va
bene, basta! Me ne vado!- Draco era infuriato.
Suo
padre non capiva la gravità della cosa, ogni occasione era buona per fargli
notare i suoi errori.
-Stai
fermo dove sei!- lo ammonì l’uomo, inchiodandolo sulla porta.
Draco
si voltò lentamente e, proprio in quel momento, si udì il rumore di passi
pesanti seguiti dal rumore di qualcosa che andava in frantumi. Di sicuro
qualcuno dei Mangiamorte che aveva preso a girare per le mura di Malfoy Manor
non era stato attento mentre camminava.
Il
ragazzo strinse i pugni dalla rabbia.
-Sai
benissimo che non avresti dovuto portarla qui- Disse Lucius, in accordo con il
rumore che c’era stato.
-Lo
so. Ma sapevo anche che in quel momento non c’era nessuno- Dissolse lo sguardo.
Non
poteva certo spiegare il bisogno che aveva avuto di portarla lì, di sentire
quelle mani tremanti stringersi attorno a lui con la paura di perderlo e il
desiderio di non lasciarlo andare. Portarla in quella casa avrebbe ridato a
quelle mura un po’ più di valore e di sacralità. Ma questo, naturalmente, non poteva
ammetterlo senza aprire sé stesso al padre.
-Ad
ogni modo..- Riprese Lucius –hai detto che la ragazza è arrivata in quella
stanza dopo uno stato di trance?-
Draco
fece un cenno. –Ho dovuto usare la Legimanzia su di lei per capire cosa stava
accadendo-
-Quindi
ha visto il Signore Oscuro che ti puniva?-
Dalla
faccia che fece Draco, mostrando un misto di gelo e di orrore, Lucius capì che
era meglio cambiare discorso e che poteva considerare quella reazione come un
sì.
-Ci
sono stati diversi casi di maghi e di streghe sensitivi…- Spiegò l’uomo.
-Sensitivi?
Come la professoressa Cooman di Divinazione?-
Lucius
fece un ghigno. –Niente affatto. Non parlo di ciarlatani che necessitano di
sfere o foglie di tè per predire il futuro. I maghi sensitivi hanno visioni
quando meno se lo aspettano-
-Ma
lei non ha mai avuto una visione. Ha toccato quel mobile su cui era appoggiato Lui.
Quando l’ho staccata da lì le sue dita erano bruciate!-
-Questo
non significa nulla. Forse questa parte della sua magia si è risvegliata a
contatto con quella del Signore Oscuro-
Draco
abbassò la testa pensieroso, poi guardò il padre. –Pensi sia davvero questa la
spiegazione?-
L’uomo
ricambiò il suo sguardo. –È l’unica che so darti. Se hai altri dubbi, parlane
con Severus-.
-Mi
dispiace davvero per Emma, spero solo che stia bene- Bisbigliò Erick, seduto
sul letto di Emma.
Canni
sospirò abbassando gli occhi. La sua stanza nel dormitorio della torre dei
Corvonero non era mai stata così vuota e triste. Mancavano le battute
sarcastiche di Jude, la sua calma. Mancava Emma e le sue parole confortanti o
le sue continue domande.
Ma
quell’anno non era sicuro per una Mezzosangue ed una nata Babbana.
-Sono
davvero fuggiti in America?- chiese Erick.
-Sì-
Rispose Canni –ovviamente nessuno sa dove, e l’America è un continente immenso-
-Ed
è vero che tuo zio ha deciso di proteggere anche la famiglia di Jude e che sono
fuggiti insieme?-
-Sì,
proprio così- Canni abbassò gli occhi e non li rialzò per diversi secondi.
Erick
sospirò e si massaggiò la fronte con le mani. Non sarebbe stato affatto un anno
tranquillo, fortuna che Jude ed Emma avevano fiutato il pericolo ed erano
fuggite. Molti altri maghi dalla discendenza discutibile erano fuggiti, altri
no, e di certo non avrebbero avuto vita facile.
-Cosa
hai fatto alla mano?- chiese Canni, all’improvviso, quasi spaventata.
Areal,
seduta sul suo letto, si osservò le dita fasciate della mano sinistra e fece
spallucce. –Mi sono scottata-
-E
tua zia non ti ha curato?-
-Sa
risanare solo le ferite superficiali, ma questa bruciatura è tosta!-
-Vieni,
ci penso io!- Canni si alzò per avvicinarsi all’amica.
Areal
la guardò timorosa e ritrasse la mano. –Non è necessario, posso andare in
infermeria domani-
Canni
fece uno sguardo profondamente offeso, le afferrò la mano e le tolse la
fasciatura. Rimase ad occhi sbarrati vedendo la ferita, non essendosi aspettata
nulla di tanto grave, ma dopo aver pronunciato una formula la mano tornò perfettamente
sana.
Areal
sorrise. –Sarai davvero una brava curatrice, da grande-
-Lo
so!-
Dopo
che Erick ebbe augurato la buona notte alle ragazze, Canni provò a chiedere
spiegazioni all’amica sulla sua bruciatura, ma non ottenne risposta.
Durante
la notte, Areal pensò a quando si era risvegliata nel suo letto il giorno prima,
con la mano fasciata e un bigliettino accanto con scritto: Ci vediamo a
scuola. Ricordati quello che ti ho detto e fai attenzione. Per me sei
importante.
La
ragazza chiuse gli occhi.
Importante.
Draco
era importante, e lei lo era per lui.
Era
certa che il ragazzo l’avesse riportata a casa, dopo che era svenuta, per non
dover discutere di quello che era accaduto. Mai avrebbe dimenticato quella scena
né il dolore che le causava. Doveva solo sforzarsi di dimenticare e tutto
sarebbe andato bene: lei non avrebbe sofferto e Draco neppure. D'altronde lui
era troppo orgoglioso per essere compatito.
La
cerimonia di smistamento era avvenuta in silenzio, quella prima sera ad
Hogwarts. Non c’era stato un caldo discorso di benvenuto da parte del preside,
né risate gioiose. Tutti erano intimoriti dalle due nuove persone al tavolo
degli insegnanti e da Piton, seduto al posto del preside. Solo i Serpeverde
erano a testa alta.
La
voce melliflua e cadente del nuovo preside si era fatta sentire solo per
annunciare la fine del banchetto ed invitare tutti a raggiungere i propri
dormitori il più in fretta possibile. Ma a quel punto uno dei nuovi insegnanti,
quello che Areal riconobbe come Amycus
Carrow, si era
alzato per prendere parola. Aveva annunciò che avrebbe interrogato tutti gli
alunni, ma la ragazza ignorò le parole di quel Mangiamorte che a detta di Draco
avrebbe insegnato Arti oscure, al posto di Difesa.
Il
giorno dopo, alla prima lezione con Amycus, tutti i ragazzi impararono in
silenzio un attacco ostile che non avevano mai studiato prima e che di sicuro
non avrebbero mai appreso con il vecchio regime. Areal vedeva le ragazze
Serpeverde riuscire a primo colpo, ma lei e un’altra ragazza ci misero un po’
di più.
-Signorina
Gambell, dopo la lezione si trattenga. Desidero parlarle in privato- disse
l’insegnante.
Areal
si accorse che la ragazza interpellata l’aveva fissata con disappunto. Se erano
andate entrambe male in quella lezione, perché l’insegnante non aveva convocato
anche la Corvonero? A fine lezione Areal lasciò la stanza con dei forti dubbi
per la testa.
A
pranzo, Michaela Gambell, piangeva.
Ciò
che più destò l’attenzione dell’intelligente Areal, fu il fatto che per diverse
lezioni il professor Amycus chiedesse ad una ragazza sempre diversa di
trattenersi. Inizialmente pensò che lo facesse per interrogarle ma perché,
allora, erano tutte belle ragazze? Michaela aveva grandi occhi verdi e lunghi
boccoli dorati, Alice un viso di porcellana e le labbra carnose. Erano
coincidenze? E perché tutte le ragazze uscivano dall’ufficio di Amycus in
lacrime o sconvolte?
Quella
mattina Areal sarebbe dovuta andare nell’ufficio di Amycus per
l’interrogatorio. Una fila di studenti attendeva il proprio turno e, quando
toccò a lei, si fece avanti. L’insegnante sedeva alla sua scrivania sfogliando
alcune carte e non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo quando lei entrò e si
sedette sulla sedia difronte.
-Sua
madre discende dai Nikly? È corretto?-
-Sì-
-E
suo padre è uno Foreberth!- costatò con un sorriso compiaciuto.
-Sì-
-Ma…
una sua lontana parente, da parte di madre, era una Mezzosangue…-
Areal
sussultò. Sapeva di quella prozia lontanissima, figlia di madre Babbana, ma era
così lontana da lei che l’aveva dimenticata e, soprattutto, non capiva come
avesse fatto quell’uomo a scoprire l’esistenza sulla carta di quell’antenata.
Di quanti anni ,o decenni, andavano indietro nell’esame degli alberi
genealogici?.
-Cosa
vorrebbe insinuare, professore? Che il mio sangue non è abbastanza puro?-
All’instante si spaventò per ciò che aveva detto, ma il timore durò solo pochi
secondi, poiché lo sguardo estasiato di Amycus fu più che significativo. Draco
le aveva detto di comportarsi come una Purosangue convinta, e una Purosangue
non abbassa mai la testa e non permette che qualcuno metta in discussione le
sue origini.
-Assolutamente
no, signorina Foreberth. Il suo cognome non lascia spazio a dubbi d'altronde-
Areal
storse il naso al pensiero che il suo cognome fosse tanto rispettato solo
perché aveva visto tutti quelli che lo portavano finire a Serpeverde. Tuttavia,
mentre il Mangiamorte le sorrideva esaltato, squadrandola da capo a piede,
Areal pensò che non fosse felice solo perché aveva trovato una Purosangue.
Quando
Canni uscì dall’ufficio del professor Amycus con un livido sotto l’occhio, dopo
che le era stato chiesto di rimanere dopo la lezione, Areal vide avverarsi
tutti i suoi peggiori incubi.
-Che
cosa ti ha fatto?- chiese all’amica correndo da lei.
Canni
si scostò –Cosa pensi che volesse da tutte le ragazze? Quel lurido Mangiamorte
allunga le mani!-
Areal
le tappò la bocca con la mano. –E tu…?-
La
ragazza dai corti capelli biondi e gli occhi ambrati fece una smorfia. –Tutte
le altre avevano paura, ma io non gli ho permesso neppure di sfiorarmi-
-Ecco
cos’hai guadagnato!- disse Areal riferendosi al livido.
Areal
rimase in silenzio. Il peggio era che con quella ribellione Canni aveva firmato
la propria condanna.
Nei
gironi che seguirono Canni fu presa di mira dai fratelli Carrow in maniera
impressionante. Ormai era finita, ed Areal lo sapeva. Ma non poteva certo
immaginare che, quel pomeriggio, Amycus chiedesse proprio a lei di rimanere
dopo la lezione.
Quando
tutti furono usciti, Areal tremava di paura. L’insegnante le andò vicino
accarezzandole una guancia.
-Sei
molta brava, vedo. Hai talento. E sei proprio carina…-
Areal
serrò gli occhi disgustata e non si mosse di un millimetro.
-Tu
sei amica della signorina Longus, vero? Non vorrai comportarti come lei,
spero…-
Areal
rimase ancora immobile con i pugni serrati lungo i fianchi.
-Le
conseguenze potrebbero essere spiacevoli…- Le sussurrò ad un palmo dal suo
orecchio.
La
ragazza tremò al pensiero di quello che poteva succedere ma, proprio in quel
momento, la porta si spalancò rumorosamente. Areal guardò in quella direzione
ed il suo cuore iniziò a battere forte. Draco era lì, avvolto nella sua divisa
elegante verde e argento, con l’espressione decisa che a mala pena nascondeva
la rabbia.
-Amycus!-
Salutò entrando nella stanza e richiudendosi la porta alle spalle.
L’insegnante
si raddrizzò e sorrise. –Draco! Come te la passi?-
-Non
mi lamento- disse il ragazzo con un ghigno.
Draco
si avvicinò ad Areal senza guardarla e la prese per mano. –Con tutte le cose
che aveva da fare, mio padre si sarà dimenticato di dirtelo…- era serenissimo.
–Lei sta con me-
Amycus
tradì un attimo di sorpresa e poi rise sonoramente. –Ma certo, Lucius mi aveva
detto che la fidanzatina di Draco era a scuola!-
Ovviamente
Draco fu infastidito da quelle parole, ma sollevò l’angolo della bocca in un
sorriso, anche se sembrava una smorfia. Dopo un’alzata di sopracciglia in segno
di saluto, il ragazzo trascinò via con sé la ragazza, mentre Amycus cinguettava
qualcosa come: ottima scelta!
Draco
continuò a trascinarla su per le scale, salirono fino ad una delle torri e il
ragazzo si fermò vicino la parete di un corridoio appartato.
-Hai
avuto paura?- le sussurrò con un misto di dolcezza e decisione, mentre le
accarezzava una guancia guardandola negli occhi. Era ancora furioso.
-In
effetti… un po’!- ironizzò lei, la testa bassa.
La
mano di Draco le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si stava
sforzando di tornare calmo e si avvicinò alla ragazza facendo aderire i loro
corpi, respirandole sul collo facendola rabbrividire.
Areal
chiuse gli occhi.
Il
ragazzo le passò con bramosia e lentezza il naso lungo la linea del collo,
sulle labbra, fino a baciarle la fronte. In un gesto fulmineo e liberatorio la
strinse forte, respirando il suo profumo. Aveva bisogno di tenerla fra le
braccia, di sentirla debole in balia di lui, di sapere che stava bene e che era
sua.
-Non
succederà mai più una cosa del genere- sussurrò Draco con voce rauca.
Lei
appoggiò la guancia contro la sua spalla, le mani del ragazzo le cingevano con
decisione i fianchi, poteva sentire il suo respiro. Lo abbracciò, aveva anche
lei bisogno di rimanere protetta in quell’abbraccio ancora un po’, sapendo che
Draco lo desiderava.
Ma
Draco aveva anche altro a cui pensare.
Era
un Mangiamorte e lei era in costante pericolo. Per la prima volta pensò che
poteva darle maggiore protezione rimanendole accanto, ma per quanto avrebbe
funzionato? Con quel dubbio nella mente, si separò con rabbia dalla ragazza e
corse via a testa bassa. Più arrabbiato e ferito di prima.
Continua…
*****************************
Grazie
a tutti i lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, magari
fatemi sapere cosa ne pensate con un piccolo commento.
Un
grazie anche a neige13 per aver recensito lo scorso capitolo :)
-Come tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari
42. Per proteggerla
-Come
tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari. Inoltre è assai
difficile distinguerli, possono essere degli imbroglioni o, più semplicemente,
veggenti- Disse il professor Piton, seduto dietro la scrivania. La sua nuova
scrivania.
Draco
fissò il nuovo preside in silenzio, si guardò velocemente in torno osservando
quello che era stato lo studio di Silente, ma subito preferì pensare ad altro.
–Quale
differenza c’è fra sensitivi e veggenti?-
Piton
incrociò le mani sotto il mento. –I veggenti predicono il futuro. I sensitivi,
invece, vedono tutto quello che noi semplicemente non vediamo. Vedono il
passato, il presente e il futuro-
-La
Cooman è una veggente?-
Piton
fece un cenno.
-Pensa
che Areal sia una sensitiva?-
-No-
Draco,
nonostante avesse sempre pensato che la ragazza non fosse una sensitiva, rimase
assai stupito nel sentirselo confermare. –E allora come si spiega ciò che è
accaduto?-
-Ha
toccato un punto ancora contaminato dalla magia oscura del nostro Signore-
Spiegò Piton, quasi scocciato. –Una magia molto più forte della sua. È normale
che abbia avuto delle visioni, poteva finirle peggio-
-Peggio?-
scattò Draco.
-Poteva
stare molto male, poteva avere allucinazioni. È stata fortunata a vedere solo
quello che vedeva l’Oscuro Signore nel momento in cui la sua magia è rimasta
attaccata a quel mobile-
Draco
non parlò, non avrebbe mai voluto che proprio Areal lo vedesse in quelle
condizioni. Sarebbe stato meglio non portarla mai in quella casa. –Ma è
arrivata lì da sola, guidata da non so cosa!-
-Ha
sentito il richiamo della potenza del Signore Oscuro. Non è una sensitiva,
Draco, i sensitivi si riconoscono sin dalla nascita-
-Credo
sia meglio così…-
-Decisamente
meglio, i problemi che comporta l’essere sensitivi non sono da sottovalutare.-
-Non
mi hai ancora detto come ti chiami- Sorrise Areal, chinandosi su un ragazzino
del primo anno.
L’undicenne
era molto basso, con i capelli castani e due grandi occhi verdi. Era il più
timido dei primini, ma anche il più educato e carino. Era di poche parole,
considerava lei ed Erick come fratelli maggiori da imitare. A dire il vero, quell’anno,
tutti quelli del primo e del secondo erano timorosi e tendevano a cercare
protezione nei compagni di casa più grandi.
-Mi
chiamo Nik-
-Davvero?-
chiese Areal, sorridente. –Me ne ricorderò!-
Il
piccolo Nik si sedette al tavolo della sala comune dei Corvonero, ed Areal lo
affiancò. Con loro c’era anche Luna Lovogood e i tre, insieme, svolsero i loro
compiti aiutandosi a vicenda.
La
ragazza dai capelli neri pensò a quanto risultasse insolito, in quel suo
burrascoso ultimo anno, poter fare normalmente i compiti senza che anche
quell’azione venisse messa in discussione come tutto il resto. Tutte le normali
attività, dai pasti in sala grande ai momenti di studio, erano state stravolte
sotto il nome di Voldemort, che aveva coperto tutto con un velo oscuro. L’unica
cosa positiva, se si voleva dare una nota ironica alla faccenda, stava nel
fatto che solo in quel modo tutti gli studenti apprezzavano l’ora di fare i
compiti nelle rispettive sale comuni. Gli anni prima, infatti, i ragazzi
avrebbero trovato altri cento motivi per ridere e scherzare con i compagni piuttosto
di svolgere i propri compiti ma, in quel tenebroso periodo, poter studiare
senza complicazioni, lontano dalle grinfie dei fratelli Carrow, offriva un
rifugio in cui poter ritornare a svolgere le attività scolastiche in modo
normale, per fingere che niente fosse cambiato.
Ma
il lato crudele delle illusioni è che restano semplici illusioni, facili da
infrangere.
-Ancora?
Possibile che non ci sia rimedio?- Strillò Canni, seguendo l’ingresso di Erick
che arrivò nella sala comune con in braccio una ragazzina del secondo anno.
La
dodicenne era bellissima, con i ricci biondi e gli occhi azzurri. Era
piccolissima e lo sembrava ancora di più fra le braccia di Erick. La bambina
che doveva chiamarsi Sarah, era in lacrime e con le mani si teneva strette le
spalle.
Vedendoli
entrare, Areal scattò in piedi. –Nik, perché non vai nella tua stanza?-
Il
piccolo Nik obbedì.
Rimasti
soli, Luna seguì Areal avvicinandosi ad Erick, che metteva la piccola Sarah sul
divano.
-Cosa
è successo?- Chiese Areal, inginocchiandosi davanti alla piccola bionda. Provò
a metterle le mani sulle spalle ma questa si sottrasse.
-Ha
chiesto perché mai dovevano imparare a scagliare l’anatema che uccide su dei
poveri conigli. Hanno usato su di lei la maledizione Cruciatus davanti a tutti-
Spiegò Erick, indignato e demoralizzato.
-Quel
maledetto di Amycus! Io giuro che lo ammazzo!- sbraitò Canni.
Nel
frattempo Areal guardò dolcemente Sarah, che le ricambiava lo sguardo. Con
lentezza, temendo di offenderla, le scostò i boccoli dal viso.
-Adesso
vai con Luna, ti accompagnerà nella tua stanza e si prenderà cura di te. Okay?-
le chiese Areal con un sussurro gentile che tuttavia era un ordine.
Sarah
fece di si con la testa, ancora imbronciata e con le guancie segnate dalle
lacrime. Luna le tese prontamente la mano e le due bionde sparirono dietro la
statua della fondatrice della loro casa, verso i dormitori.
-No,
lasciami Erick. Perché nessuno fa nulla per fermarli? Questo massacro deve
finire!- Strillò Canni, svincolandosi dalla presa di Erick.
-Per
favore abbassa la voce!-
-No!-
-Sta
zitta Canni!- urlò Areal, e i due si voltarono verso di lei con occhi sbarrati.
–Se avessi un po’ di cervello capiresti-
I
suoi due amici la guardarono, ammutoliti a causa della sua improvvisa rabbia.
-Siamo
tutti in pericolo, non possiamo permetterci di ribellarci. Sei già stata presa
di mira da Amycus, cos’altro pensi di ottenere? Vuoi che ti uccida? Non pensi
che siamo in pensiero per te?- Continuò Areal, sempre urlando.
Canni
si rattristò. Scosse il capo e cercò di calmare l’amica. –Areal mi dispiace, è
più forte di me, non posso accettare di…-
-No!
sei pazza, non capisci che non possiamo fare nulla? Non stiamo giocando a fare
gli eroi, rischiamo tutti la pelle e non ci resta altro che obbedire, lo
capisci? E se con il tuo comportamento mettessi in pericolo me o Erick?-
-Non
lo permetterei mai, io…-
-Voglio
che da domani tu metta la testa a posto e che smetti di ribellarti così apertamente.
Non voglio sentire altro! Né in pubblico né in privato!- E senza darle
occasione di replicare, Areal corse nella sua stanza dove sfogò la propria
rabbia e la propria tristezza in lacrime.
-…Per
questo motivo, ritengo che dobbiate imparare questo incanto. Lo ritengo
indispensabile- Disse l’insegnante di Arti Oscure.
Amycus
sorrise alla classe, poi guardò con disappunto due ragazzine distratte, ma
proseguì oltre. –Domande?- disse.
-Come
mai questa maledizione non rientra fra quelle senza perdono?-
Me
lo stavo chiedendo anch’io,
pensò Areal.
D’altro
canto, un incantesimo che serve a far credere al nemico che il suo corpo si stia
decomponendo, non può certo considerarsi un’arma di difesa. Era una maledizione
spregevole.
Amycus
accennò un sorriso. –Me lo sono sempre chiesto anch’io, ma evidentemente non è
ritenuta tanto dannosa. È solo un’illusione!-
-Un’illusione
che può far impazzire la vittima- precisò tranquillamente Pancy.
Il
sorriso dell’insegnante si ampliò. –Verissimo. La cosa bella è che è legale!-
La
maggior parte dei Serpeverde, e qualcuno che sperava di fare bella figura,
risero.
Canni
fece una smorfia di profondo disgusto guardando il professore.
Ti
prego fa che non l’abbia vista,
pregò Areal ad occhi chiusi, seduta accanto all’amica. Poteva succedere di
tutto, ma dalla discussione che le due avevano avuto la sera prima, in caso di
una reazione da parte dell’insegnante, non avrebbero dovuto esserci problemi.
-Qualcosa
da controbattere, signorina Longus?- disse Amycus.
Areal
sentì una voragine aprirsi dentro di lei e, a malincuore, aprì gli occhi. Non
abbandonò tuttavia la speranza, Canni poteva ancora mettere a posto la
situazione se teneva a freno la lingua.
-Forse
un giorno verrà proibita- rispose invece la biondina.
-Io
dico di no, sa com’è, con i tempi che corrono…- rise Amycus, avvicinandosi a
Canni ed appoggiandosi al suo banco.
-Le
cose possono sempre cambiare, spero che cambieranno e sono sicura che sarà così-
-Magari
non adesso-
-Oppure
si-
-Basta!-Soffiò
Areal.
Lo
aveva detto a bassa voce, voleva solo che fosse un avvertimento per l’amica. Se
solo l’avesse ascoltata, se solo avesse tenuto chiusa la bocca, tutto sarebbe
andato per il meglio. Forse Canni pensava che a lei non pesasse tutta quella
storia o che condividesse realmente gli ideali dei Mangiamorte ma, ovviamente,
non era così. Areal si sentiva morire ogni giorno, avrebbe anche lei voluto
mandare tutto all’aria e portare al sicuro tutti i suoi compagni di scuola che
venivano torturati, spaventati o costretti a fare ciò che non volevano. Era
folle pensare che delle persone innocenti fossero state costrette a fuggire per
salvarsi la vita ma, per colpa di Voldemort, questo era successo. Vivevano in
un mondo che non era più in pace, stavano affrontando una guerra, una guerra in
cui gli eroi morivano e agli altri non restava che cercare di salvarsi la
pelle. Purtroppo, nonostante per gli impavidi e per i puri di cuore resistere
all’impulso di far valere i propri ideali fosse difficile, chi cercava solo di
sopravvivere non aveva altra scelta: tacere.
-Come
dice signorina Foreberth? Finalmente sento qualcuno che ragiona, la sua amica
Longus dovrebbe comportarsi da vera purosangue come lei…-
Areal
spalancò gli occhi, capendo che il suo sfogo, il suo tentativo di aiutare Canni,
si stava trasformando in una lama a doppio taglio.
-Dovete
tutti ricordare che qui dentro ci sono delle regole, non tollero l’insolenza!
Oltretutto dovreste tutti ringraziare che le cose in questa scuola siano
cambiate, adesso condividete l’aula con veri maghi e non con sporchi babbani
come prima!- Amycus guardò tutta la classe con un aria crudele e derisoria. –I
traditori come la signorina Longus devono capire come stanno adesso le cose,
tutti i purosangue devono essere orgogliosi del cambiamento!-
In
aula calò il silenzio, un ragazzo di Grifondoro strinse i pugni mentre una
ragazzina di Tassorosso faticava a trattenere le lacrime, i ragazzi Serpeverde
presenti apparivano orgogliosi. Areal, invece, si sentiva svuotata da ogni
emozione.
La
ragazza iniziò a provare un moto di terrore solo quando l’insegnate obbligò
Canni ad inginocchiarsi a terra davanti la cattedra, per poi voltarsi verso di
lei tendendole la mano con un sorriso.
-Venga
signorina Foreberth, lei era assente la scorsa lezione quando ho spiegato la
maledizione Cruciatus, ma oggi ecco l’occasione più adatta per rimediare!-
Alle
parole di quel Mangiamorte Areal rabbrividì. Si alzò lentamente e si posizionò
davanti alla sua migliore amica puntandole contro la bacchetta. Canni la guardò
con coraggio, sapeva che ciò che stava per accadere era inevitabile, e sembrava
supplicarla con lo sguardo di non esitare.
Amycus
voleva che Areal usasse la maledizione della tortura sulla sua compagna di casa
davanti a tutti, per scoraggiare i pochi coraggiosi rimasti. La ragazza sapeva
che non aveva scelta, quella che le veniva chiesta era una prova, il
Mangiamorte non si fidava di lei e voleva una dimostrazione. Areal notò infatti
che, mentre aspettava che scegliesse se torturare o meno l’altra ragazza,
Amycus aveva un sorriso compiaciuto intrappolato fra le labbra.
Non
c’erano alternative, non poteva fare altro che obbedire altrimenti sarebbe
finita nei guai, avrebbe perso la fama di purosangue convinta che fino a quel
momento le garantiva vita facile. Areal guardò Canni con rabbia, l’aveva
avvertita, le aveva detto che ribellandosi avrebbe rischiato di mettere in
pericolo i suoi amici oltre che sé stessa, quindi, era soltanto colpa sua.
Avrebbe
dovuto scagliare quella maledizione, la sua amica lo sapeva ed era pronta e
senza paura, non l’avrebbe odiata per quello che avrebbe fatto perché sapeva
che non poteva sottrarsi a quell’ordine.
La
ragazza serrò la presa intorno alla bacchetta, doveva farlo, Canni aveva
sbagliato nonostante lei le avesse detto solo la sera prima di darsi una
controllata e poi, non aveva detto lei stessa che nessuno doveva giocare a fare
l’eroe durante quell’anno, e che non dovevano fare altro che ubbidire in
silenzio a ciò che gli veniva ordinato?
Nel
momento in cui Areal chiuse gli occhi, ammise a sé stesse di essere la peggior promovitrice
delle sue stesse idee, considerato che non avrebbe mai e poi mai potuto lanciare
la maledizione. Rimanere in silenzio era facile, fingere di condividere le idee
di quei folli assassini era fattibile, ma non poteva rischiare di macchiare la
sua anima con un’azione spregevole come quella che avrebbe dovuto compiere
contra la sua più cara amica.
Poco
prima dell’istante in cui la giovane, ad occhi ancora chiusi, abbassasse la
mano con la chiara consapevolezza di quanto gli sarebbe costato caro quel
rifiuto, qualcuno arrivò alle sue spalle e la prese dalle braccia bloccandole
così ogni possibile gesto con la bacchetta.
Areal
spalancò gli occhi della sorpresa e subito si accorse di Canni e della sua
espressione, infatti, l’amica la guardava con un misto di terrore e angoscia.
Quando
vide il ghignò di rabbia di Amycus tramutarsi in risentimento e, quando la
persona giunta dietro di lei l’avvolse con un braccio avvicinandola al suo
corpo, Areal capì tutto. Capì che Draco si era alzato dal posto che occupava in
fondo all’aula per correre in suo aiuto e portarla via da tutto quello che
stava accadendo, capì che Amycus avrebbe chiuso un occhio per quell’intervento
sgradito da parte di Draco ma che non avrebbe tollerato altre interferenze dal
giovane Malfoy e, soprattutto, capì che avrebbe dovuto lasciare Canni da sola.
Mentre
il suo amato la portava via, salvandola, ad Areal non restò altro che guardare
ancora una volta la sua impavida amica, ancora inginocchiata davanti la
cattedra di quell’insegnante spietato. Non poteva aiutarla, aveva già rischiato
troppo, anche Draco stava rischiando, così si lasciò portare via ad occhi
chiusi mentre sperava di non scoprire mai cosa sarebbe successo alla sua
compagna dopo la sua uscita di scena.
Sempre
ad occhi chiusi Areal sperò, inoltre, di riuscire a dimenticare gli sguardi
risentiti che i suoi compagni le avevano lanciato, evidentemente essere tanto
intima con un Mangiamorte di nome Malfoy poteva essere molto utile in quei
momenti, ma tutto aveva un prezzo.
Un
caro prezzo.
Negli
ultimi tempi l’opinione di Draco in merito alla sua situazione era cambiata
diverse volte. Anni prima aveva desiderato con tutto sé stesso di diventare un
Mangiamorte come suo padre, durante l’anno precedente aveva maledetto il
marchio sul suo braccio sinistro, rimanendo nauseato dal lato oscuro della
magia e dal Signore Oscuro. Ma la sua opinione era cambiata ancora, considerato
che quella sua posizione privilegiata gli stava tornando molto utile
ultimamente.
-Non
ti voglio più vedere insieme a quella Longus!- disse Draco in un sibilo rauco, fermandosi
davanti la porta della sua sala comune.
Areal
si accorse appena che avevano smesso di camminare e, dopo una breve occhiata,
capì che si trovavano nella penombra dei sotterranei, proprio davanti al muro
che nascondeva l’ingresso alla sala comune dei Serpeverde. Aveva la nausea, le
girava la testa e le orecchie le fischiavano fastidiosamente.
Draco
la prese con cautela dalle spalle e la immobilizzò con la schiena contro il
muro, poi prese fiato: -Non dico che hai sbagliato qualcosa, ma da oggi ti ordino
di stare alla larga da quella lì! –
Il
contatto con la parate fredda e liscia la risvegliò per un breve istante, ma
rimase comunque senza parole, ancora troppo sconvolta per comprendere le parole
di Draco.
-Non
è messa bene per niente, Amycus la odia!- riprese il ragazzo, con un tono di
voce più basso. –Non puoi rischiare di compromettere anche la tua posizione
facendoti vedere ancora in giro con lei-
Areal
sollevò la testa inchiodando il ragazzo con un sguardo vuoto e freddo, nei suoi
occhi c’era un misto di sentimenti impossibili da distinguere. Guardare dentro
quell’oceano in burrasca era quasi doloroso.
-Va
bene- rispose unicamente.
La
sua voce era piatta, respirò a fondo, forse per non piangere. Draco le
accarezzò una guancia e appoggiò la propria fronte a quella di Areal, non c’era
bisogno di parole, non serviva dirsi nulla poiché si erano già scambiati tutti
i loro pensieri e tutte le loro emozioni con uno sguardo. Lui sapeva che la sua
amata aveva subito un duro colpo, ma sapeva anche che era forte, avrebbe
metabolizzato la cosa e sarebbe andata avanti.
Il
ragazzo si staccò senza preavviso e, dopo aver frugato nella tasca dei suoi
pantaloni, mostrò ad Areal qualcosa di molto particolare. Adesso sulla mano di
Draco c’era una collanina d’oro con un ciondolo che raffigurava un’elegante
emme in corsivo, anch’essa dorata. Per finire, nel ghirigoro finale di una
delle gambe della lettera, era incastonato un piccolo diamante.
-Me
l’ha data mia madre, ogni Malfoy lo regala alla propria fidanzata- spiegò
Draco, fissando tristemente il ciondolo. –Lo faccio per proteggerti, sanno che
stai con me, ma questo non basta. Devi diventare ufficialmente la mia promessa
sposa per essere realmente sotto la mia protezione.-
Nonostante
le nobili intenzioni del ragazzo, Areal scosse il capo e richiuse con la
propria mano quella di Draco in cui teneva il prezioso gioiello.
-No,
Draco, io…- cercò di dire, sta volta quasi in lacrime.
Ma
il biondo sorrise e scosse il capo. –Hai frainteso, non ti sto dando questa
collana solo per proteggerti. Per me, quello che sto facendo, ha una grande
importanza-
Areal
spalancò gli occhi e rimase senza fiato.
-Non
ti chiederei mai, con tutto quello che sta accadendo, di stare con me. Ma se un
giorno tutto questo finirà, ti giurò che verrò a supplicarti di diventare la
mia fidanzata, perché non ho alcuna intenzione di vivere senza di te. Sei tutto
ciò che ho, sei la cosa più bella che abbia mai avuto-
A
quel punto ogni tentativo di trattenere le lacrime, da parte della ragazza, era
pressoché inutile. Si coprì la bocca con le mani mentre calde lacrime
scivolavano giù dai suoi occhi andando a rigarle le guance.
-Draco…-
Il
biondo sorrise, sorrise in quel suo modo bellissimo a metà fra il perfido e il
seducente. Lanciò un’occhiata alla collana, ancora nella sua mano, e poi una a
lei facendole intuire cosa fare. La ragazza si scostò dalla parete e raccolse
in alto i suoi capelli color dell’ebano per permettere al ragazzo di sistemarle
la collana al collo.
Tuttavia,
poco prima di terminare la sua opera, lui si fermò.
-Accetti?-
le chiese.
Areal
si voltò a guardare incantata Draco dietro di lei, poi abbassò lo sguardo sulla
emme dorata che in quel momento le sfiorava il collo.
-Sì..-
rispose con un sorriso, nascondendo a fatica gli occhi lucidi.
E,
mentre Draco chiudeva il piccolo gancetto della preziosa collana attorno al suo
collo, Areal accarezzò quel ciondolo pensando che non esistesse niente di tanto
stupendo. Non dipendeva dal valore economico, per lei, era la cosa più
importante al mondo e lo sarebbe stata per sempre a partire da quell’istante.
Il
bacio dolce e inteso che si scambiarono subito dopo, sigillò nella loro memoria
la magia e l’importanza di quel momento.
Continua…
*************************
Eccomi
ancora qua, non sono scappata di nuovo e mi scuso per non aver aggiornato ieri
come promesso. Questo capitolo necessitava di molto più di una piccola lettura,
ho dovuto riscrivere alcune parti e non ho fatto in tempo. Pardon!
Come
sempre grazie ai lettori, un bacio a chi ha gentilente recensito:
Il
corridoio del quinto piano non era mai stato così deserto, fu infatti questo
particolare a farle capire che era notte. Tuttavia, cosa ci faceva lei di notte
in giro per i corridoi? Era ancora un prefetto, ma il nuovo preside aveva abolito
le perlustrazioni notturne. Improvvisamente qualcuno corse tagliandole la
strada, permettendole chiaramente di vedere che era un ragazzino. Un ragazzino
che sparì nel nulla.
Affrettò
il passo, aveva capito. Si fermò davanti ad un muro e attese, poco dopo le si
aprì una porta, magicamente apparsa, che le rivelò una stanza enorme. Sembrava
il cortile di un condominio, ed in effetti lo era. Al centro c’erano tre statue
con tutti i fondatori di Hogwarts tranne che Salasar Serpeverde. Varie stanze e
finestre vi affacciavano, c’erano sparse diverse sedie, altalene e,
sicuramente, tutto ciò di cui si aveva bisogno.
-Areal
Foreberth?-
Sentendosi
chiamare, la ragazza si voltò. Di fronte a lei c’era Neville Paciock, di
Grifondoro, si erano conosciuti alle riunioni dell’ES.
Il
ragazzo la fissò dubbioso. –Ti sei messa nei guai anche tu? Hai bisogno d’aiuto?-
Areal
non capì ed inarcò un sopracciglio.
-Se
sei qui significa che avevi bisogno di un posto dove nasconderti-
La
ragazza si guardò in torno, non erano soli. Fra i presenti Areal riconobbe
diversi ragazzi che ultimamente non si erano presentati a lezione. La
confusione aumentava.
-Allora,
hai bisogno di un posto dove nasconderti da Amycus e dagli altri
Mangiamorte?-
A
quel punto Areal si svegliò. Era nella sua stanza, nella torre di Corvonero,
Canni dormiva nel letto di fronte e accanto a loro due letti rimanevano vuoti. La
ragazza si sentì per un attimo spaesata, si grattò la fronte e tornò a dormire.
Che
sogno strano, pensò.
I
giorni a venire non furono che caratterizzati dalle malefatte dei fratelli Carrow.
Avevano deciso di unirsi per insegnare agli alunni a scagliare la maledizione
Cruciatus ai ragazzini del primo e del secondo anno, li mettevano a coppia e li
obbligavano a torturarsi a vicenda. Chi si rifiutava veniva torturato
direttamente dagli insegnanti. Era orribile.
Canni
non esitò a mettersi negativamente in mostra, venendo punita, e Neville Paciock
fu addirittura preso a pugni da Amycus davanti a tutta la classe. Il povero
Neville difendeva i più deboli, ma nessuno aveva potuto difendere lui.
Areal
avrebbe tanto voluto parlare con Neville, sperando che le chiarisse le idee in
merito alla stanza delle necessità ma, dopo il suo ultimo scontro con Amycus,
del Grifondoro non c’era più traccia. Sembrava che la scuola fosse diventata
improvvisamente troppo grande per incrociarlo e, durati i pasti, non era seduto
al tavolo della sua casa. Ancora più strano fu accorgersi che molti altri
alunni erano improvvisamente diventati irrintracciabili.
Presto
la stranezza non fu più solo un dubbio di pochi, ma si trasformò in un vero e
proprio caso di sparizioni di cui, ovviamente, iniziarono ad occuparsene i
fratelli Carrow.
Ogni
giorno veniva chiamato l’appello per ogni casa e per ogni anno, era un momento infinito
ma, come i fratelli immaginavo, quasi ogni giorno qualcuno come Paciock, spariva.
La
faccenda era a dir poco sospetta e aveva fatto andare i due su tutte le furie.
Avevano stabilito dei turni di ricerca che vedevano impegnati gli alunni
restanti della scuola e, quando le squadre di ricerca tornavano a mani vuote,
finivano a letto senza cena. Areal pensò che qualche stomaco vuoto fosse
decisamente meglio di subire sulla propria pelle la maledizione della tortura,
senza considerare che, per gli alunni scomparsi, era decisamente meglio non
essere più individuati. Molti ragazzi coprivano la fuga dei loro amici mentre
altri, pur non essendo coinvolti, sapevano che i fuggiaschi stavano meglio
ovunque si trovassero e non intendevano stanarli. Per questo, la maggior parte
degli alunni che costituivano le squadre di ricerca, erano ragazzi di
Serpeverde ma, chissà perché, i loro fallimenti non venivano in alcun modo
puniti. Nessun alunno dalla divisa verde e argento era scomparso e, quando i
nuovi padroni della scuola finivano le ronde senza nessuna scoperta fatta, non
solo non saltavano la cena come gli altri, ma ricevevano addirittura una doppia
porzione di dolce per recuperare le energie sprecate.
Ma
mentre quasi tutta la scuola ignorava la verità, Areal iniziava a capire. Le
coincidenze, ammesso che esistessero, non erano attribuibili a quel particolare
caso e, l’intuizione della Corvonero, poteva facilmente essere confermata. Per
questo motivo, una sera, sgattaiolò fuori dal suo dormitorio e raggiunse il quinto
piano violando il coprifuoco. Aveva imparato, leggendo quotidianamente il libro
scritto dalla madre della fondatrice della sua casa, un incantesimo di
occultamento per diventare momentaneamente invisibile.
Quel
libro era una vera e propria fonte di ispirazione, Aghata Corvonero sosteneva
che, un mago in grado di stabilire un profondo legame con la propria bacchetta,
potesse essere capace di fortificare ogni incantesimo e di impararne facilmente
di nuovi.
In
una frazione di secondo, dal muro nudo del quinto piano, si disegnò una
maestosa porta che stava per aprirsi.
-Foreberth!-
esclamò il ragazzo che ne uscì. –Cosa ci fai qui?-
Una
volta esauritosi il suo incantesimo dell’invisibilità, per Neville, era stato facile
riconoscerla una volta uscito dalla stanza delle necessità.
La
ragazza era rimasta ferma davanti la porta, ancora le sembrava incredibile, ma
non potevano esserci più dubbi: la camera delle necessità si era trasformata
nel rifugio che ospitava gli alunni scomparsi.
-Cercavo
un nascondiglio per i ragazzi presi di mira da Amycus…- disse Areal.
-Capisco…-
Il ragazzo parve confuso. –Ma come sapevi di trovarlo qui? È un segreto, non ci
hanno scoperti, vero?-
-No,
tranquillo, lo so solo io. Siete tutti qui? I nostri compagni mezzosangue,
quelli che si sono ribellati? Siete al sicuro?-
Neville
fece un cenno con la testa. –Sì, non ci manca niente qui, dobbiamo solo sperare
di non venire scoperti-
Areal
parve pensarci un attimo e poi domandò. –Hai bisogno di aiuto immagino… ti
servirebbe qualcuno che possa combattere in caso di necessità, o che possa
darti una mano a guidare tutti gli altri?-
-Comincio
seriamente a preoccuparmi…- disse il ragazzo.
-Non
devi-
-Sì,
invece-
-E
per cosa?-
Draco
la guardò negli occhi, la costrinse ad appiattirsi contro la parete e la bloccò
mettendole le mani ai lati del viso. –Dimentichi, forse, che ti ho appena trovata
a girovagare nel cuore della notte?-
Areal
sorrise, maledetto incantesimo dell’invisibilità che durava sempre troppo poco.
Sperava che nessuno la vedesse mentre ritornava al suo dormitorio e, finito
l’effetto dell’incantesimo di occultamento, avrebbe potuto ripetere l’incanto,
ma sembrava che non ci fosse nessuno nei paraggi.
-Scusa
Draco, ma tu che ci fai in giro? Le ronde notturne sono state proibite anche ai
prefetti!-
Fuori
era buio e tutti dormivano, ma in quel corridoio appartato, Draco l’aveva
scoperta da sola. La ragazza, in realtà, era felice di aver incontrato proprio
lui; poteva finalmente parlargli da quando le aveva regalato la preziosa collana,
simbolo dei Malfoy.
Oltretutto,
se fosse stata scoperta da qualche altro Serpeverde o dai fratelli Carrow in
persona, di certo non l’avrebbe passata liscia.
-Faccio
quello che mi pare, ispeziono!-
-Ispezioni?
E perché?-
-Non
cercare di portarmi fuori strada, dimmi piuttosto cosa ci fai tu qui?- chiese
il ragazzo, cercando di apparire autoritario.
-Non
te lo dico!- Areal si divincolò da lui e fece per andarsene, ma il biondo la
bloccò da una braccio.
-Lo
sai che non apprezzo affatto vederti finire nei guai.-
-Non
ci finirò.- gli rispose seria.
Non
poteva dirgli la verità, il rifugio nella stanza delle necessità doveva
rimanere un segreto e, per di più, Draco era troppo vicino agli altri
Mangiamorte. Era già capitato che gli nascondesse qualcosa, ad esempio, non
avrebbe voluto che scoprisse che faceva parte dell’esercito di Silente durante
il quinto anno. Ma quelli erano altri tempi.
Draco
le prese entrambe le mani e la guardò intensamente. –Potresti attirare sospetti
su di te, non uscire più di notte.-
-Non
succederà più, non temere.-
Il
giovane inarcò un sopracciglio. –Io dovrei punire i trasgressori, lo sai?-
-Davvero,
sicuro di non sopravvalutarti un po’ troppo?- gli chiese gettandogli le braccia
intorno al collo. –E poi, cosa potresti farmi?-
Il
sorriso maligno di Draco scintillò nel buio poi, con lentezza, la baciò con
passione.
Il
bacio durò diversi istanti senza che i due riuscissero a staccarsi l’uno
dell’altro. Si tennero stretti, Areal lo baciò sensualmente sul collo e Draco
l’avvicinò con più forza al suo corpo.
-Siamo
in un corridoio…- costatò lei.
Draco
si concesse un altro ghignò. –Lo so, vuoi spostarti su un letto comodo?-
Si
rubarono ancora un bacio.
Entrambi
si scambiarono uno sguardo con un velo di tristezza che annebbiava i loro occhi;
non era tempo per abbandonarsi a nessun tipo di piacere, non potevano rischiare
e lo sapevano. Oltretutto, il ragazzo stava ancora cercando di tenerla al
sicuro, e non ci sarebbe riuscito se si fossero lasciati scoprire lì, nel bel
mezzo della notte, in un corridoio buio.
Con
amarezza, Draco la prese per mano e la riaccompagnò davanti la porta del suo
dormitorio, limitandosi ad augurarle una buona notte.
Areal
tornò nella sua camera trovando Canni sveglia.
-Ero
in pensiero!- le disse questa, alzandosi prontamente dal letto. –Come ti è
venuto in mente di uscire dal dormitorio di notte?-
Areal
la ignorò, rimanendo in piedi davanti la porta chiusa della loro stanza.
-Ricordi
Neville?-
-Certo,
è sparito. Sparito come tutti i coraggiosi che non anno accettato le nuove
regole- rispose Canni.
-Si
è nascosto nella stanza delle necessità insieme a tutti quelli perseguitati dai
fratelli Crow. La stanza è diventata un rifugio più che sicuro, non manca
nulla-
-Fantastico,
così possono nascondersi da ciò che c’è fuori scuola e da ciò che c’è dentro.
Ma perché me lo stai dicendo?-
Areal
non rispose.
-Voglio
dire, dovrebbe essere un segreto! Così, se dovessero interrogarmi, non saprei
cosa dirgli neppure sotto Veritaserum-
Areal
prese un respiro profondo. –Voglio che vai da loro, Canni, voglio che tu ti
metta al sicuro.-
-Stai
scherzando?- sbotto la ragazza, sedendosi sul letto. –Non ti lascio qui da sola!-
-Non
sono sola!- precisò Areal. –Ma, anche se lo fossi, tu sei in pericolo. Amycus
ti odia e te la farà pagare. Rischi troppo, c’è di mezzo tu-sai-chi e non
voglio morti!-
Canni
si ammutolì.
-Tutti
quelli che si trovavano nella tua posizione sono al sicuro nella stanza delle
necessità, è ora che vada anche tu-.
-Non
posso, non sono una codarda che scappa!-
-Canni-
disse Areal. –Neville non c’è la fa da solo. Gli serve una mano, non può fare
tutto lui e gli serve qualcuno che aiuti nella difesa nel caso servisse…-
L’amica
la guardò in silenzio.
-Se
vuoi aiutarmi, è lì che devi andare. Hanno bisogno di te ed io ho bisogno di un
tramite che mi tenga informata e che mi avverta in caso di pericolo-
Canni
abbassò gli occhi. -È veramente questo ciò che vuoi?-
-Sì,
voglio che tu sia al sicuro, ci tengo troppo a te-
Continua…
************************************************
Va bene mi
arrendo, il tempo continua a sfuggirmi di mano e non riesco mai a completare la
revisioni dei capitoli per l’aggiornamento!
Qui eccovi il
nuovo, un po’ corto forse, ma spero vi piaccia comunque.
Urge fare una
piccola precisazione, arrivati a questo punto : quando ho scritto i capitoli della storia riguardanti il
settimo anno, non avevo ancora visto il film (i doni della morte) quindi ho
seguito interamente la trama del libro, perciò, se avete visto il film e
trovate qualche discordanza, sapete perché!.
Naturalmente le
diversità sono minime, come ad esempio la storia del “rifugio” nella stanza
delle necessità. Nel libro, infatti, mi pareva di aver capito che ci entrava rimaneva
li nascosto per tutto il tempo, mentre, nel film, credo di aver visto che i
ragazzi andavano e venivano.
Più avanti ci
saranno altre piccole precisazioni da fare, ma al momento penso sia meglio non
anticipare altro.
Grazie
ovviamente a chi legge, e un saluto speciale a chi ha gentilmente recensito:
neige_13
Katherine_Petrova
Grazie infinite
per i vostri commenti, mi rendono sempre molto felice : )
Essere
un Serpeverde può essere motivo di vergogna per i coraggiosi Grifondoro, una
tortura per i buoni Tassorosso è uno sgradito imprevisto per gli intelligenti
Corvonero. Ma per uno che è Serpeverde nel sangue, nel cuore è nell’anima,
portare la divisa verde e argento non era mai stato tanto spassoso come
quell’anno.
Favoritismi
continui, libertà di avvalersi sugli altri e di fare dispetti senza essere
puniti, la vittoria garantita per la squadra di Quiddith e non solo. Era fantastico,
Piton era preside, i fratelli Carrow erano dalla loro parte e la facevano
pagare e chi non la pensava come loro.
I
Serpeverde erano diventati i padroni della scuola.
Forse
era proprio questo che pensava un ragazzino dalla divisa verde e argento che,
vedendo passare la stessa secchiona di Corvonero che da sette anni prendeva
voti più alti di lui in incantesimi, decise di avanzare verso di lei
attraversando il cortile assolato. Non gli era mai andata a genio quella
moretta, come del resto tutti i secchioni, ma quella lì gli stava
particolarmente antipatica.
-Senti
tu, come ti permetti di passarmi davanti senza salutarmi come si deve? Sai chi
sono io?- esordì il Serpeverde.
Areal
si voltò con calma, lasciando ondeggiare la chioma corvina e fissando i suoi
occhi cobalto sul ragazzo.
-Se
non ti conosco neppure- esclamò la giovane –perché dovrei salutarti?-
Il
ragazzo ghignò. –Sono sette anni che cerco di superarti ad incantesimi, una
volta ti ho anche proposto di uscire con me, ma tu eri troppo impegnata a
pavoneggiarti con i tuoi amici secchioni-
-I
tuoi problemi dovrebbero riguardarmi?-
Il
Serpeverde strinse i pugni dalla rabbia. –Si dia il caso che quest’anno le cose
siano cambiate e, se mi gira, posso farti fare quello che voglio-
Areal
continuò a fissarlo infastidita, altezzosa. –Questo lo credi tu, ovviamente.
Sono sempre stata al di sopra di te e lo sono anche adesso-
Il
ragazzo avanzò minaccioso. –Credi di avere il sangue più puro del mio?-
-Su
questo non ci sono dubbi!- rispose lei, alzando il mento senza paura.
Quando
furono vicinissimi, il ragazzo esclamò: -mi devi rispetto, lo pretendo!-
-Ed
io pretendo che tu sparisca dalla mia vista e che non ti faccia più vedere, in
caso contrario, non sarà colpa mia se qualcuno te la farà pagare-
-Ma
che paura! Manderai il tuo fidanzatino?- la derise.
-Probabile…-
rispose Areal e in quel momento sistemò i capelli dietro le spalle mettendo in
bella mostra il ciondolo che aveva al collo.
Alla
vista della emme dorata, il Serpeverde fece un passo indietro ad occhi sbarrati.
-Scusami!-
farfugliò, dileguandosi verso l’interno della scuola.
Areal
scoppiò a ridere credendo di non essere vista.
-Ti
diverti?-
Le
chiese qualcuno alle sue spalle.
Quando
la Corvonero si voltò si ritrovò davanti un giovane dal fisico asciutto e i
capelli biondi scompigliati. I suoi occhi azzurrini la squadravano con malizia.
-Sì-
rispose facendo spallucce. –giusto un pochino!-
Quando
la ragazza gli donò uno dei suoi sorrisi raggianti e dolci, Draco le mise un
braccio intorno al collo ed insieme si avviarono verso l’interno del castello,
parlando e scherzando con tranquillità, concedendosi una pausa dal terrore.
Draco
Malfoy stava per rientrare nel suo dormitorio tentando di arrivare, almeno per
una volta, in orario con il coprifuoco delle dieci di sera. Era molto stanco e
non vedeva l’ora di andare a dormire, mandando al diavolo tutti e tutto quel
trambusto.
Erano
spariti altri studenti, perfino Canni Longus, la migliore amica di Areal. Il
ragazzo faticava seriamente a credere che Areal non sapesse qualcosa in più, ma
non sarebbe stato certo lui a costringerla a dire la verità. Tuttavia Amycus
l’avrebbe interrogata il giorno dopo e lui aveva già pattuito direttamente con
lui per essere presente. Qualora qualcosa fosse andato storto, sarebbe
intervenuto all’istante, a costo di fare intervenire suo padre.
-Draco?-
Quando
il biondo si voltò, leggermente sorpreso nel riconoscere quella voce, si trovò
piacevolmente di fronte e due grandi occhi blu.
Areal
aveva un sorriso timido intrappolato fra le labbra sottili, prese fiato e gli
si avvicinò sfiorandogli delicatamente un braccio.
-Sta
sera verranno qui, vogliono fare una cena in Sala Grande, dopo il coprifuoco- gli
disse.
Draco
inarcò un sopracciglio. –Di che stai parlando?-
Areal
abbassò gli occhi, lasciando che le sue lunghe ciglia nere sfiorassero gli
zigomi rosati. In seguito gli sfiorò con la punta delle dita l’interno del
braccio sinistro…
Il
biondo strabuzzò gli occhi.
-I
Mangiamorte?- le chiese chinandosi per sussurrarle all’orecchio.
Areal
fece un cenno guardandolo serenamente negli occhi, poi fece per andarsene.
Draco
la fermò prendendole una mano. –Ti sbagli, i miei genitori me lo avrebbero
detto-
La
Corvonero scosse il capo. –Volevano farti una sorpresa, ma dato come reagirai,
ho pensato che sarebbe stato meglio avvertirti-
Detto
ciò, con un misto di serietà e tranquillità che insieme stonavano, la ragazza
si voltò andandosene via.
Draco
rimase perplesso, fermo immobile. Se i suoi genitori e tutti gli altri
Mangiamorte avevano deciso di fare qualche pazzia festeggiando allegramente
dentro Hogwarts, brindando alla loro vittoria, il ragazzo si sarebbe
sicuramente infuriato. Primo di tutto, non avrebbe creduto alla storia della
sorpresa, credendo che suo padre volesse come al solito ometterlo dalle
scorribande dei Mangiamorte. In un secondo momento si sarebbe infuriato anche
per il fatto di ritrovarsi tutti quei seguaci dell’Oscuro dentro la scuola,
dopo la scottante esperienza che aveva avuto l’anno prima.
Assottigliò
lo sguardo, perché Areal gli aveva detto una cosa del genere?
Respirò
a fondo e corse verso la Sala Grande, non sarebbe rientrato nel dormitorio in
orario neppure per quella sera.
Quando
la porta d’ingresso si aprì, lasciando entrare degli uomini vestiti di nero,
Draco sedeva sugli scalini di pietra poco prima della Sala Grande e non rimase
poi tanto stupito nello scorgere quelle sagome scure.
In
verità, quando Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa si tolsero i cappucci dalla
testa, si ritrovarono di fronte lo sguardo sbarrato del figlio.
-Draco,
caro, cosa ci fai qui? Volevamo che fosse una sorpresa.- disse la madre,
correndo ad abbracciarlo.
Draco
rimase di ghiaccio mentre la madre lo stringeva, controllando silenziosamente
che fosse ancora tutto intero.
Lucius
guardò il figlio insospettito, ma non proferì parola.
-Draco!
Ti divertirai con noi questa sera?- scherzò un Mangiamorte poco lontano.
Il
ragazzo si riscosse e, ricambiando freddamente il saluto della madre, si scusò.
-Torno
subito, ho una faccenda da sbrigare-
-A
quest’ora?- chiese la donna.
Narcissa
non vedeva l’ora di rivedere il suo adorato Draco e, scoprire che questo era
già pronto ad allontanarsi da lei, non le faceva certo piacere.
Mentre
Draco saliva le scale, Lucius lo richiamò.
-Non
ci hai ancora detto come facevi a sapere che saremmo venuti qui!-
Draco
si voltò, lo sguardo serio del padre puntato su di lui.
Era
ovvio che Draco sapeva, altrimenti perché mai si sarebbe fatto trovare sulle
scale in attesa?
Il
biondo fece un mezzo ghignò al padre e se ne andò senza dargli alcuna
spiegazione.
Areal
stava cercando di dormire, ma non era poi tanto facile dato che quella era la
sua prima notte tutta sola nella stanza. Luna le aveva chiesto se voleva che
andasse a dormire con lei, ma Areal aveva rifiutato.
Quella
stanza era piena di ricordi con le sue amiche e lei aveva bisogno di
riflettere.
Quando
qualcosa iniziò a battere sul vetro della finestra, la ragazza aprì gli occhi
spaventata. Fortunatamente, però, vide solo un pezzo di carta legato ad un
sasso incantato.
Si
alzò e aprì la finestra per prendere il bigliettino avvolto nella pietra.
Richiudendo la finestra lesse: aprimi la porta. Riconobbe la grafia con
un mezzo sorrisino fra le labbra.
Draco
attendeva oltre la porta d’ingresso della sala comune dei Corvonero, le mani
nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo al pavimento.
Quando
la porta si aprì ne uscì una bella ragazza dai capelli neri, più pallida del
solito, con una vestaglia da notte rosa pallido che si teneva stretta al corpo
con le braccia.
Areal
spalancò gli occhi per la serietà del ragazzo ed anche per ciò che aveva detto.
-Prego?-
-Prima
avevo dei dubbi, ma ora non più.- Rispose, senza cambiare espressione.
-Draco
non dire assurdità, ci ho già pensato, ma sensitivi si nasce!-
-Come
spieghi le tue visioni? Come facevi a sapere che sta sera sarebbero venuti
qui?-
-Non
lo so, va bene?- sbottò. –Ma non sono una sensitiva.-
-Areal,-
provò Draco, più calmo. –Tu hai iniziato ad avere visioni continue ed
improvvise, non è così?-
La
ragazza non rispose.
-Questo
significa solo una cosa…-
-No!-
si ostinò.
Draco
respirò a fondo prendendole una mano fra la sue e sfiorandole le dita. –Sai
benissimo cosa avrebbe potuto risvegliare la tua magia…-
-No!-
sibilò con rabbia –Non può essere.-
-Areal…-
-Ascolta,-
fece la ragazza, allontanandosi di un passo. –La Sua magia non ha nulla
a che fare con me, non ha risvegliato proprio niente!-
Draco
scosse il capo cercando di prenderle nuovamente le mani. –Sai che è possibile,
venire a contatto con la sua potenza ti ha permesso di riscoprire questa tua
capacita.-
Areal
lo spinse via. –Cosa dovrei fare? Ringraziarlo? Magari la prossima volta che lo
vedi poi dirgli grazie da parte mia!-
Il
ragazzo distolse lo sguardo, arrabbiato. –Vuoi ascoltarmi, per favore?-
-No.-
i suoi occhi blu tremarono appena. –Non voglio un potere di cui vantarmi, con i
tempi che corrono.-
Draco
capì e si immobilizzò, chiedendosi per quale ragione non ci fosse arrivato
prima lui stesso. Voldemort stava cercando delle cose, tante cose, lo sapeva.
Ne sentiva parlare di continuo. Prima che iniziasse la scuola stava cercando
Potter, in seguito aveva iniziato a parlare di bacchette più potenti, subito
dopo essersi appropriato di quella di suo padre, lasciando il povero Lucius a
mani vuote. Il ragazzo lo sapeva benissimo e iniziava a percepire il pericolo
sulla propria pelle, non erano tempi sani quelli e chiunque avrebbe voluto una
sensitiva di cui servissi per scoprire dettagli nascosti. Neppure i nemici del
signore oscuro erano da sottovalutare, poiché, un mezzosangue, avrebbe voluto
sapere dove trovare un nascondiglio, per questo, Draco arrivò alla conclusione
che i poteri di Areal dovessero rimanere nascosti. Nessuno a scuola doveva saperlo,
nemmeno i suoi amici più fidati, dovevano evitare che arrivassero delle voci ai
fratelli Carrow.
Ma,
poco prima di potersi crogiolare nel pensiero che tutto poteva rimanere
segreto, si ricordò del grave errore che aveva commesso, rivelando i suoi dubbi
su Areal a Piton, il nuovo braccio destro di Voldemort in persona. Tuttavia
riprese a respirare, ricordando che il nuovo preside non credeva affatto nella
possibilità che la ragazza fosse davvero una sensitiva.
Dando
voce ai propri pensieri, Draco le si avvicinò sussurrando: –Lo puoi
nascondere…-
-Non
è vero,- sospirò. –Si verrà a sapere.-
-Ti
sbagli.-
Lei
rimase in silenzio.
-Occlumanzia.-
le suggerì.
Areal
lo guardò incuriosita.
Lui
la lasciò andare ed andò ad appoggiarsi al corrimano delle scale.
-Non
credo possa funzionare.-
Draco
ghignò –avresti un maestro tutto per te…-
Areal
inarcò un sopracciglio. –Ti stai vantando, Draco?-
Lui
ridacchiò.
La
ragazza guardò la porta della propria casa e pensò, non le dispiaceva
apprendere l’arte del nascondere i propri pensieri e sapeva che Draco era
bravissimo in questo, ma poteva davvero salvarla?
-In
realtà, non credo davvero di essere una sensitiva, ho letto libri al riguardo e
non mi sembra il mio caso- disse giocherellando con la collana dorata.
Draco
sollevò il capo e la guardò con glaciale freddezza. –Menti. Sei venuta a dirmi
ciò che sarebbe accaduto questa sera proprio perché speravi che io capissi cosa
sei. Hai sempre avuto questo dubbio, volevi solo qualcuno che ti convincesse
che è la realtà.-
Areal
lo guardò ad occhi sbarrati per un po’, poi abbozzò un sorriso triste.
Nessuno
la capiva meglio di lui.
La
ragazza gli si avvicinò fino a fermarsi ad un palmo da lui.
-Ho
più di una cosa da nascondere e, se imparare Occlumanzia può impedire che la
mia visione si avveri, farò di tutto per riuscirci-
Draco
le afferrò con decisione le mani con cui aveva iniziato a giocare con la sua
camicia.
-Quale
visione?- chiese serio.
Areal
sospirò chiudendo gli occhi. –Se Lui mi trovasse, saprebbe benissimo
come ricattarmi…-
Quando
la ragazza puntò i suoi occhi blu su di lui, Draco ebbe un sussulto.
Era
dalla prima visione di Areal che quel dubbio gli toglieva il sonno. Voldemort
cercava soldati validi per il suo esercito perché, se mai fosse scoppiata una
guerra dentro Hogwarts, persino il signore oscuro aveva bisogno di alunni dalla
sua parte. Inoltre, il fatto che la Corvonero fosse così tanto legata a Draco,
poteva essere uno svantaggio. Se l’Oscuro cercava talenti validi, talenti che
gli permettessero di ottenere presto ciò che voleva, avrebbe trovato le
risposte ai suoi problemi in Areal e avrebbe usato lui per ricattarla.
Ed
in quel momento, il potere di Areal, gli aveva dato conferma.
Si
scostò dal corrimano e poggiandole le mani sulle spalle la guardò intensamente.
–Non succederà, non gli permetterò di toccarti-
Areal
si scostò. –Parli come se potessi realmente impedirlo-
Il
ragazzo rimase ferito dalle sue parole, immobilizzandosi.
La
Corvonero si voltò per rientrare, ma lui la fermò.
-Sei
rimasta da sola nella tua stanza, giusto?-
-Cosa
vorresti dire?- chiese voltandosi verso di lui.
Il
ragazzo fece un ghigno. –Sta notte verrò da te!-
-Non
sei in grado di entrare.-
-Io
ti ho rivelato come entrare nel mio dormitorio, sei in debito. Dimmi la parola
d’ordine.-
Sorrise
furba. –Non c’è una parola d’ordine!-
Draco
inarcò un sopracciglio.
Con
lo stesso sorrisino fra le labbra, Areal bussò alla porta e il corvo del
battente parve svegliarsi.
-Questa cosa tutto divora: Uccelli, bestie, alberi e fiori.
Mastica il ferro e morde l'acciaio.
Riduce in polvere le rocce più dure, uccide i re, distrugge le città. Ogni
legame esso distrugge- gracchiò il corvo.
-Ma che storia è questa?- Brontolò Draco.
La ragazza gli si avvicinò, fermandosi ad un soffio dal suo viso.
–Se davvero saprai entrare, ne sarò felice-
Detto ciò si voltò e tornò a prestare attenzione alla porta. Con
lentezza, guardò il ragazzo dietro di lei e, con occhi tristi ma decisi,
rispose all’indovinello: -il tempo!-
Mentre la ragazza spariva all’interno del suo dormitorio e la
porta senza maniglie si richiudeva, nella mente di Draco risuonò una sola
frase:
Ogni legame esso distrugge: il tempo.
Era
notte fonda, Area dormiva profondamente, ma qualcosa la risvegliò. Si mise a
sedere e l’anomalia nella sua stanza le fu subito chiara.
Nella
parete di fronte c’erano due letti singoli divisi dai comodini ma, dov’era lei,
i due letti singoli erano diventati un letto matrimoniale su cui si ritrovò
seduta.
Si
voltò e vide, con ancora la bacchetta in mano, il sorriso soddisfatto di Draco
brillare nella penombra.
-Pensavo
che così saremmo stati più comodi, e più vicini…-
Areal
arrossì. –Hai usato la magia anche per entrare?-
-Per
trovare la tua stanza sì- Spiegò, scostandosi dal muro a cui era appoggiato.
–Per entrare nella sala comune no-
La
ragazza inarcò un sopracciglio. –Ti avrà posto un indovinello facile…-
-Grazie
per la fiducia!-
Draco
le si avvicinò, si era già cambiato, indossava solo un pantalone di seta grigio
e, senza esitare, si infilò con lei sotto le coperte.
Quando
fu a contatto con la pelle fredda del giovane, così vicino a lei, Areal arrossì
ancora.
Si
distesero e lui la tenne fra le sue braccia.
-Draco,
sta sera dormiremo e basta, vero?-
-Certo.-
fece lui. –Per chi mi hai preso? Sono venuto qui per proteggerti, non potevo
certo lasciarti tutta sola.-
Areal
non rispose.
Si
sistemeranno meglio, Draco non la liberò dal suo abbraccio permettendole di
appoggiarsi al suo petto.
-Ti
sei divertito?- gli chiese.
Draco
sospirò. –Abbastanza.-
-Non
sei felice di aver rivisto i tuoi genitori?-
-Avrei
preferito rivederli in altre circostanze…-
Areal
fece un cenno.
Dopo
qualche secondo di silenzio, il ragazzo prese ad accarezzarle una spalla
lasciata scoperta dalla camicia da notte smanicata. La mano di Draco scese
anche ad accarezzarle una coscia, ed Areal non ebbe timore di far scorrere le
sue unghia sottili sul suo petto scolpito, provocandogli brividi di piacere e,
dopo, si mise su di lui iniziando sensualmente a baciargli il collo e il
petto.
L’attimo
dopo Draco ribaltò la situazione sovrastandola e tenendole fermi i polsi ai
lati del viso.
-Mi
hai provocato tu…- le sussurrò, mentre si chinava a baciarla.
-Lo
so…-.
Continua…
***********************************************
Finalmente
anche questo capitolo è pronto, spero vi piaccia : )
Grazie
ai lettori e a chi ha recensito. Baci, al prossimo capitolo!!
Areal
sedeva sul pavimento freddo dei sotterranei, svegliarsi senza Draco accanto non
era stato molto piacevole, ma ancor peggio era stato vedere il biondo tanto
agitato in quegli ultimi giorni.
Quando
il passaggio nel muro si aprì, il ragazzo teneva in mano una valigia, aveva il
volto abbassato e si stupì di trovare la ragazza seduta poco più avanti.
-Potevi
anche entrare- le disse
La
Corvonero lo guardò in silenzio. –Parti?-
Draco
avanzò lasciando richiudere il passaggio. –Sì. Solo due giorni, non temere-
Areal
si alzò in piedi e lo guardò negli occhi. –Torni a casa?-
-Sì,
sta tranquilla- la salutò posandole una bacio sulla fronte.
Stava
per andarsene, quando la ragazza lo richiamò.
-Draco…-
-Non
fare domande!- l’ammonì.
Areal
sospirò e distolse lo sguardo da Draco che saliva le scale dei sotterranei.
Sarebbe bastato andare in giardino per potersi Smaterializzare, da quando il
preside era Piton, le cose erano leggermente cambiate.
-Cara
ragazza, vado di fretta- tentò di giustificarsi il piccolo professor Vitious.
Areal
scosse il capo. –È di vitale importanza, signore-
Detto
ciò la giovane chiuse le porte dell’aula d’incantesimi ed estrasse la
bacchetta.
L’insegnante
la guardò senza parlare, mentre lei si avvicinava alla porta chiusa e mormorava
formule puntando la bacchetta.
Pochi
secondi dopo una barriera azzurrina e vibrante proteggeva l’uscita.
Vitious
capì le intenzione della ragazza ed iniziò a scagliare incantesimi sulla
barriera, che tuttavia li assorbiva tutti alla perfezione.
-E
non è finita!- trillò Areal, dopo aver rimosso la prima barriera.
La
ragazza corse al centro della sala e ricreò una barriera attorno a lei.
L’insegnante riprese a scagliare incantesimi che non ferirono mai l’allieva,
perfettamente protetta dalla barriera.
-Dove
hai imparato a creare barriere così potenti?- chiese l’uomo, stupito.
Areal
fece spallucce. –Ho studiato, devo ancora perfezionarle-
-Sei
capace di limitare un passaggio a poche persone, impedendo l’accesso ad altri?-
La
ragazza sorrise furba, aveva capito il messaggio. –Basta trovare qualcosa che
accomuni queste persone, e il gioco è fatto!-
-A
cosa avevi pensato?- l’insegnante abbassò la voce.
-Il
marchio…-
Vitious
spalancò gli occhi e fece frettolosamente segno alla ragazza di andare, quasi
come se fosse rimasto scottato dall’argomento appena toccato. Nessuno nel
castello doveva venire a conoscenza della loro discussione.
I
giorni passarono ed Areal perfezionò le proprie barriere con l’aiuto del
professore d’incantesimi, che arrivò a definirla la miglior creatrice di
barriere di tutta al scuola.
La
ragazza aveva subito capito, sfogliando il libro di Agatha Corvonero, che saper
creare barriera protettive poteva tornare molto utile, soprattutto in
quell’anno scolastico.
Draco
tornò una mattina piovosa, entrò nella sala comune dei Serpeverde accompagnato
da Areal come se nulla fosse. I due raggiunsero il dormitorio del ragazzo e si
chiusero nella sua stanza.
Mentre
il ragazzo disfava la valigia, Areal rimaneva appoggiata contro una parete della
stanza, le braccia incrociate e gli occhi sulla schiena del ragazzo.
-Non
mi dici nulla?- gli chiese.
Draco
sospirò. –Era una riunione di Mangiamorte, va bene?-
Areal
trattenne il respiro, odiava pensare al suo Draco in mezzo a tutti quegli
uomini in nero. Draco aveva il marchio, ma non era come loro. O quando meno,
era ciò che lei pensava.
-Non
ti sei chiesta dove sia finito quel maledetto Potter?- sbottò il biondo.
Areal
sbarrò gli occhi.
Certo
che aveva notato l’assenza di Harry, ma non si era fatta domande, non c’era
riuscita dato che non avrebbe mai trovato le giuste risposte.
-Lo
sta cercando?...- sussurrò.
Draco
serrò i pugni e la guardò con rabbia. –Spero che lo trovi, anzi spero di
trovarlo prima io e di consegnarglielo- fece una pausa –Quel dannato Potter ha
mandato mio padre ad Azkaban, è stato la causa di tutti i miei problemi ed io
voglio che la paghi!-
Areal
andò a sedersi sul letto.
Come
faceva a dire a Draco che lei era fra quelli che sperava che Harry Potter li
salvasse da Voldemort?
Scosse
il capo, non ci credeva più a dire il vero. Silente era morto, non c’erano più
speranze per nessuno.
-Devi
liberare la mente, prova immaginando un enorme buco nero che ruota davanti al
tuo campo visivo. A me ha aiutato.- Disse Draco.
Areal
sedeva al centro del letto, le gambe incrociate e le mani di Draco sulle
tempie. Aprì gli occhi blu e studiò lo sguardo ghiacciato del ragazzo con un
sopracciglio alzato.
-Basta
fare solo questo? Basta solo liberare la mente per proteggere i propri
pensieri?-
Draco
fece il suo solito ghignò e puntò le ginocchia sul letto per scendere,
indietreggiando.
Quando
fu in piedi davanti al letto disse: -vedrai che non è affatto così facile.-
Areal
rimase in silenzio mentre lui estraeva la bacchetta.
-Sei
pronta?- e ad un cenno della ragazza pronunciò: -Leggilimens!-
La
ragazza provò all’instante un orrenda sensazione, era come avere una mano nella
sua testa che grattava, spingeva e rimescolava i suoi pensieri. Fu costretta a
rivivere molte
scene,
lei da piccola che piangeva davanti ad una porta sbattuta, lei ancora più
piccola che faceva fluttuare un libro di favole verso di lei. Si rivide sul
treno per Hogwarts, il suo primo giorno di scuola del primo anno, quando aveva
incontrato le cugine Longus.
Si
rivide sullo stesso treno in un vagone con Erick mentre Canni gli diceva dove
era andata Emma…
No, pensò. Draco era troppo vicino a
Voldemort, non doveva sapere.
La
forza sconosciuta creò ancora scompiglio fra i suoi ricordi fino ad arrivare al
quinto piano della scuola.
Neville,
Canni.
-No!-
-Tutto
qui quello che sai fare? Mi deludi…-
Areal
guardò Draco con affanno, le sembrava di aver corso per chilometri.
-Come
pensi di proteggere i tuoi segreti, se perfino io ho libero accesso a tutto ciò
che voglio?-
-Ma
non ci riesco!- si lamentò.
Draco
indietreggiò, infastidito, poi sospirò. –Pensa al buco nero, seppellisci tutte
le tue emozioni.- Si voltò verso di lei. –Leggilimens!-
Areal
riprovò la stessa fastidiosa emozione e di nuovo fu costretta a rivivere i suoi
ricordi, anche ricordi privati come il volto di suo padre il giorno che fuggì
di casa, sua zia che le sorrideva, la sua civetta che volava contro il sole…
Tutto
quello le provocava emozioni, così provò ad isolarle fino a cancellarle.
Immaginò un buco nero e pensò solo al freddo che doveva esserci lì dentro.
Quando
Draco abbassò la bacchetta Areal riaprì gli occhi, trovando sul volto del
ragazzo un sorrisino stupito.
-Non
so come,- disse, –ma sei riuscita a bloccarmi.-
Areal
sorrise. –Riproviamo?-
Draco
recitò nuovamente la formula ma sta volta ebbe una strana sorpresa.
Nella
mente della ragazza rivide tutti i loro momenti passati insieme, il loro primo
bacio al termine del quinto anno, le loro notti per i corridoi bui quando erano
prefetti, le notti passate insieme nella sua stanza abbracciati silenziosamente
sotto le coperte, le loro liti. Tutto ciò visto dal punto di vista di Areal,
arrivando quasi a sentire il calore che provava lei.
Abbassò
la bacchetta. –Lo hai fatto apposta?-
Areal
sorrise.
Anche
lui sorrise, o meglio, ghignò. Salì sul letto e la baciò.
C’era
una camera buia, calda, silenziosa. Su un letto matrimoniale creato dall’unione
di due singoli, dormivano beatamente due giovani, belli e glaciali. Uno era un
ragazzo dai capelli platino e i lineamenti del viso spigolosi e marcati, mentre
l’altra era una ragazza dai lunghi capelli d’ebano, il naso all’insù e le
guance tonde.
Riposavano
tranquillamente, lui rivolto verso la porta e lei verso la schiena del biondo.
Ma quella calma era solo apparente, poiché il buio nella mente di lei era più
fitto di quello della stanza.
L’orrore
che stava vivendo sarebbe stato capace di annientarla.
Di
ucciderla.
Perché
lui voleva questo.
Era solo questione di tempo. Poi l’avrebbe uccisa.
-Dimmi
dove si trova…- sibilò.
Areal
provò ad aprire gli occhi ma era tutto confuso, sfocato.
Doloroso.
Era
come aprire gli occhi sott’acqua, vedeva i contorni e i colori di un viso
inumano, cadaverico e scavato da solchi orribili. Due occhi gialli la fissavano
con rabbia, le toglievano il respiro e la torturavano psicologicamente.
-Non
lo so… non lo vedo- piagnucolò.
L’uomo
davanti a lei respirò a fondo e, quando riaprì gli occhi, il suo sguardo era da
incubo, sembrava un cadavere accecato dall’ira. Ma ciò che fu ancora più
glaciale, ancora più terribile, fu il suo sorriso.
-Ma
tu devi trovare il signor Potter, mia cara. Lo devi fare, se non vuoi vederlo
morire…-
Voldemort
si voltò e puntò la bacchetta contro un ragazzo sul pavimento, legato da spesse
corde.
-Curcio!-
urlò, quasi con divertimento.
Il
ragazzo biondo iniziò a urlale e a contorcesi come se non avesse più ossa.
Areal strinse i pugni sui manici della sedia a cui era legata, scosse il capo,
lottò, urlò, ma non c’era verso.
Voldemort
continuò a torturare Draco, e le urla di quest’ultimo uccidevano lentamente
lei.
-Adesso…-
fece Voldemort, ponendo fine alla maledizione. –Trovalo!-
Areal
pianse e chinò il capo. –Non lo vedo…-
-Poco
importa,- canticchiò l’Oscuro, voltandosi verso il ragazzo biondo.
-NOOOO-
Voldemort
rise puntando la bacchetta. –Avada Kedavra!-
-AAAAAAAA-
Areal
si svegliò, scattò seduta sul letto proprio mentre un fulmine illuminava la
stanza.
Si
portò le ginocchia al petto e pianse forte, cercando di coprirsi il volto con
le mani. Iniziò a tremare senza riuscire a smettere, mentre continuava a
piangere.
-Calmati.-
le sussurrò una voce.
Pochi
secondi dopo due braccia sicure la strinsero ma lei continuò a piangere, anche
più forte di prima.
Tremava
così tanto che Draco faticava persino a farle appoggiare la testa contro il suo
petto. Dovette immobilizzarla, ma non riuscì a tranquillizzarla.
-Lui…
Lui…-
-Era
un incubo, Areal. Solo un incubo.-
-No!-
scattò guardandolo negli occhi.
Draco
respirò a fondo, guardando quasi spaventato quegli occhi cobalto pieni di
lacrime.
Era
terrorizzata, la sua piccola Areal tremava, piangeva, sembrava che stesse per
muorigli fra le braccia.
Quale
dolore e quale paura la scuotevano?
Draco
serrò la mascella: lo sapeva.
Sapeva
cosa cercava il signore Oscuro, sapeva che se fosse venuto a sapere del poter
di Areal avrebbe tentato di impadronirsene. Sapeva anche che avrebbe usato lui
per minacciarla.
Non
gli importava di morire, ormai era pronto a tutto, ma mai avrebbe accettato che
Areal si macchiasse di nero, di sangue, aiutando Voldemort a scovare Potter.
Areal
nelle mani di Voldemort.
No.
La
strinse forte anche se lei continuò a piangere in preda a forti tremori.
-Non
accadrà nulla di quello che hai visto.- Le sussurrò contro i capelli, deciso.
–Non accadrà mai.-
Continua…
******************************************
Scusate il
ritardo, grazie a chi legge e a chi ha recensito : ) baci!
-Di
tutte queste sparizioni, mi creda, sono a dir poco stufo!-
-Credevo
che Draco Malfoy sarebbe stato presente. Credevo anche, che questo nostro
colloquio, non sarebbe stato impostato come un interrogatorio. Non sono una
criminale-
Ribatté
la giovane dai capelli d’ebano e gli occhi blu.
Il
professor Carrow, Amycus per la precisione, aspettava da tanto quel momento.
C’era qualcosa in quella Foreberth che a lui proprio non quadrava e, la
protezione di Draco, era d’intralcio.
-Se
copre la fuga di una ricercata, signorina, diventa automaticamente una
criminale-
Areal
si alzò in piedi. –Canni Longus non è l’unico studente sparito da Hogwarts,
quindi, perché pensa che solo io sia coinvolta?-
-Si
dia il caso che tutti gli amici e conoscenti degli altri scomparsi siano stati
interrogati e spremuti a dovere. L’unica ad aver ricevuto un trattamento di
favore è stata lei signorina Foreberth- Disse Amycus, lasciandole uno sguardo
gelido.
La
ragazza rabbrividì.
-Tuttavia…-
disse l’uomo, aggirando la scrivania e strisciando verso di lei con le mani
dietro la schiena. –Questa potrebbe non aver più alcun potere…- terminò
sfiorando la collana di Areal.
-Non
la tocchi!-
Amycus
rise vedendola indietreggiare. –Sei la promessa sposa di un fallito, lo sai? Sia
Draco che suo padre non hanno fatto altro che fallire e perdere rispettabilità.
Credi di poter portare di nuovo gloria al nome Malfoy? Hai qualche carta
segreta di cui vuoi parlarmi?-
Areal
ammutolì, spaventata. Le sembrò di essere in uno dei suoi incubi premonitori,
dove Voldemort la minacciava e voleva usare le sue visioni.
Ma
sta volta era tutto reale.
Proprio
quando il sorriso di Amycus si ampliò, come se la paura di Areal fosse già
stata una valida risposta, la porta si aprì.
Ad
entrare non fu qualcuno di tremendamente agitato e furioso, che dopo aver
sbattuto con forza la porta era entrato portandola via immediatamente, e fu
proprio questo a farle capire che la persona giunta non era Draco.
Eppure,
nel voltarsi di scatto, Areal era quasi sicura di aver visto i capelli platino
di Draco e la sua eleganza indiscussa nel modo di tener dritta la schiena.
L’uomo
sulla porta aveva uno sguardo a dir poco glaciale, freddo, impassibile e duro
come la roccia. Il mento era pronunciato e i lineamenti del viso ben marcati.
Aveva lunghi capelli di un biondo pallido, vestiva di nero e, nonostante
sembrasse non reggere il peso dell’età, vantava comunque una classe e una
sicurezza nel proprio passo fiero, da far invidia a chiunque.
-Ho
forse sentito dire che il nome dei Malfoy non conta più abbastanza? Se la
signorina qui presente vuole scusarci, Amycus, vorrei chiarire chi dei due è un
fallito-
Areal
spalancò gli occhi mentre l’uomo dagli abiti eleganti avanzava fino a superarla,
fermandosi davanti ad Amycus.
-Non
ti scaldare, Lucius, non vorrai dare spettacolo?- ghignò l’insegnante.
Lucius
non si scompose, alzò fieramente il mento e scoccò un mezzo sguardo alla
giovane. –Sono calmo Amycus, e sto anche aspettando di rimanere solo con te…-
Areal
era rimasta di ghiaccio ma in quel momento il padre di Draco la fissò di
nascosto, facendole chiaramente segno con lo sguardo di andare fuori dall’aula.
Quello
sguardo, per quanto rigido fosse, era il consiglio di un padre accorso non solo
per difendere il proprio onore…
Quando
la Corvonero lasciò la stanza, chiudendosi frettolosamente la porta alle
spalle, aveva ancora il fiato corto per quel fugace incontro.
Quando
Areal tornò nella sua sala comune, era quasi sera e tutte le lezioni erano
finite. La cosa insolita fu trovare la sala totalmente piena.
Non
c’erano solo ragazzi che studiavano, era tutti lì presenti.
Sembravano
cupi e silenziosi, sembrava che fosse appena finita una discussione. Erick era
in piedi al centro della stanza.
-Cosa
mi sono persa?- chiese Areal sfilandosi la sciarpa.
Erick
la guardò tristemente e fu solamente capace di dire: -Hanno paura-
Areal
si fece seria.
Chi
non aveva paura in quel periodo? Che dei bambini morissero di paura davanti ai
fratelli Carrow che usavano la maledizione Cruciatus per punire chiunque
fallisse, era più che normale.
Nick,
un bambino del primo anno che sin da subito si era affezionato ad Areal, era
stato torturato solo la settimana prima davanti a tutta la classe, solo perché
non era riuscito ad eseguire correttamente un incantesimo.
Sarah,
la bambina riccia e bionda che Erick aveva riportato in braccio in sala comune
qualche settimana prima, causando l’ira di Canni, aveva subito lo stesso
trattamento per non aver avuto il coraggio di uccidere dei conigli.
Hogwarts
non era più vivibile.
I
punti di riferimento erano ben pochi, i vecchi professori sembravano quasi più
terrorizzati di loro ma si battevano comunque per proteggerli, anche se non
ottenevano grandi risultati. Gli alunni più grandi che cercavano di far valere
le proprie idee finivano molto male e gli unici rimasti tenevano ostinatamente
la bocca chiusa in ogni lezione, limitandosi ad obbedire.
Ma
certi ordini erano davvero impossibili da eseguire.
-Hanno
da poco smesso di farci torturare fra di noi, ma io ho ancora paura…- sopirò il
piccolo Nick.
Areal
non volle neppure fermarsi a pensare a cos’altro avrebbero potuto inventarsi i
fratelli malefici.
-Dove
sono tutti quelli scomparsi? Se sono al sicuro, voglio andarci anch’io- disse a
voce alta un ragazzo del terso anno.
-No,
Hogwarts ha bisogno di noi, io voglio restare- disse un altro ragazzo, un anno
più grande del primo.
-Ma
come facciamo? Se ci ribelliamo quelli ci ammazzano!- affermò una ragazza.
A
quel punto Areal si fece avanti.
-Possiamo
fare tutto quello che vogliamo, purché ne abbiamo la forza-
Tutti
la guardarono stupiti, Erick inarcò un sopracciglio.
Areal
si mise al centro cosicché tutti la vedessero. –Non sempre fare gli eroi vuol
dire essere forti. A volte, la cosa più difficile da fare, è saper abbassare la
testa. Questa è l’impresa che dobbiamo portare a termine. Dobbiamo riuscirci
tutti, però!-
-Ma
così non concludiamo niente!-
Areal
scosse il capo e continuò a parlare ai suoi compagni di casa –Questo ci
consentirà di andare avanti illesi, ed è questa la cosa importante. Ma la cosa
ancora più importante è che se anche smettiamo di ribellarci, siamo sempre noi
stessi. Dentro la nostra testa possiamo pensare quello che vogliamo-
Tutti
la guardarono incuriositi, Erick sorrise.
-Siamo
sempre noi stessi, alcuni non odieranno mai i Babbani, altri sì. Pazienza! Non
siamo abbastanza forti per ribellarci, ma siamo abbastanza furbi per cavarcela
perdendo il meno possibili. Siamo Corvonero, no?-
-Esatto!-
iniziò Eric. –Non possiamo opporci, ma possiamo obbedire in silenzio e tornare
qui a sfogarci quando vogliamo.-
-Non
tutti di noi impareranno a condividere le idee di voi-sapete-chi domani stesso,
alcuni non le condivideranno mai. Ma che importa? Oggi siamo solo degli
studenti, allora comportiamoci da studenti-
-Sì-
ricominciò Erick. –Cosa fanno infondo gli studenti? Odiano in segreto i
professori e pensano solo a divertirsi! Facciamo lo stesso-
Il
piccolo Nick si alzò in piedi. –Ma quando saremo grandi cosa faremo?-
-Infatti,
non siamo qui per giocare, vogliamo risposte. Siamo stanchi di andare avanti
così. Alcuni Purosangue qui presenti odiano i Babbani, ma non sono comunque
d’accordo a certe cose come l’uso delle maledizioni proibite- disse una ragazza
del quinto anno.
-Ma
le risposte non le avremo mai- Dichiarò Areal, seria. –Siamo in una fase di
stallo, le forze oscure da cui Silente cercava di proteggerci, hanno vinto, ma
non è detta l’ultima parola. Siamo qui per sperare che tutto torni come prima,
ma siamo qui anche per sopravvivere e per trovare la forza di andare avanti
anche se il mondo crolla a pezzi-
Qualcuno
abbassò tristemente la testa, ma a quel punto Areal disse: -Chi vuole gettare
la spugna o vuole giocare a fare l’eroe, è libero di andarsene anche adesso a
dormire-
I
primini radunati intorno a lei erano ancora sconsolati, forse anche più di
prima.
Areal
riprese parola. –Dobbiamo conservare le nostre forze, usare il nostro
intelletto per andare avanti. Siamo forti? Dimostriamolo nel modo che sappiamo
fare meglio, ovvero dimostrandoci persona furbe. Ciò che siamo adesso lo saremo
per sempre, ma le difficoltà che ci abbattono adesso non ci saranno domani-
-Non
serve arrendersi, ma non serve neppure combattere rischiando grosso- spiegò
Erick. –Areal ha ragione, viviamo il presente con cautela, proteggendo
gelosamente i nostri pensieri e le nostre opinioni. Qui dentro troveremo sempre
tutti amici che la pensano come noi e che condividono il nostro problema, ma
fuori, dobbiamo essere tutti abili a rimanere in silenzio. Pensate di poterlo
fare?-
Qualche
ragazzino li guardò con ammirazione.
Areal
sorrise. –Dobbiamo essere forti e uniti. Dentro questa sala siamo una famiglia,
affrontiamo con decisione ciò che c’è fuori sapendo che una volta ritornati qui
sarà come essere a casa e al sicuro. Per evitare spiacevoli inconveniente con i
fratelli Carrow, sapete come fare!-
-A
me va bene.- disse il piccolo Nick, alzandosi in piedi. –Io odio Amycus, sarà
bello prenderlo in giro facendogli credere che la penso come lui sui Babbani,
per poi deriderlo qui con voi.-
Qualcuno
rise. Quelli più grandi sospirarono e fecero cenni convinti.
-Questo
è lo spirito giusto. Siamo una famiglia, siamo forti e siamo furbi. Nessuno
cambierà la propria indole, ma non rischieremo neanche di essere torturati.-
Areal
sorrise alle parole di Erick.
-Direi…-
disse la ragazza dagli occhi blu –Che per inaugurare questo momento dovremo
festeggiare!-
Alla
parola festeggiare tutti rabbrividirono ed indietreggiarono. Festeggiare
e sorridere erano diventate cose proibite dopo la morte di Silente.
-Abbiamo
detto che la nostra famiglia, qui dentro la nostra sala Comune, è libera di
essere ciò che vogliamo. Io opterei per un gruppo di studenti strampalati che
hanno voglia di divertirsi, e voi? Basta essere seri, forza!-
Erick
non capiva, ma cercò di assecondare l’amica. –Posso rendere insonorizzata la
sala, se vuoi-
-Bene!
Fallo! Nessuno ci sentirà, saremo al sicuro. Qualcuno oscuri le finestre!-
Vedendo
la serietà e l’entusiasmo di Areal, tutti quelli del primo anno iniziarono ad
alzarsi per accerchiarla, festanti.
Un
ragazzo oscurò le finestre, ancora dubbioso, ma già coinvolto nell’idea.
Areal
chiese ad Erick di trasformare un mobile in una radio e la musica si disperse
subito nella stanza. Alcune ragazze attaccarono stelle filanti ai muri e altri
si sbizzarrirono con incantesimi festosi, come uno che faceva volteggiare per
aria razzi luminosi.
In
un primo momento iniziarono a ballare solo Areal e quelli del primo anno, che
non sorridevano da troppo tempo. Quelli più grandi trovarono a poco a poco il
coraggio di iniziare a festeggiare, anche i più scontrosi o timidi presero a
saltellare o a ridere con i propri amici. I pochi che erano nei dormitori
scesero e rimasero ad occhi aperti.
La
cosa bella era che, dopo mesi di terrore, fu facile per tutti lasciarsi andare.
Chi ballava, chi rideva come se gli stessero facendo il solletico, chi si
abbracciava felice. Quelli del primo anno, soprattutto Nick, erano euforici.
Areal
salì sul tavolo ed iniziò a ballare ridendo, cercando di rendere felici più
compagni possibili. Era una follia, fuori la gente tremava di terrore e loro
festeggiavano.
Ma
di quel momento di euforia ne avevano tutti maledettamente bisogno.
Poco
dopo Erick abbracciò Areal confidandole quanto gli mancassi Canni.
Areal
si fidava di lui e vederlo soffrile le faceva molto male, ma non poteva
rivelare a nessuno il segreto della stanza delle necessità.
-Sta
bene, hai la mia parola- gli disse unicamente.
Erick
parve rincuorato, fece un cenno e non aggiunse nulla.
Dopo
la festa segreta ed improvvisata, Areal aveva deciso di concedersi qualche
momento di calma e di relax. Nessun posto meglio del bagno dei prefetti al
quinto piano, poteva essere più adatto.
Il
bagno era grandissimo, con una vasca enorme al centro della stanza che sembrava
quasi una piscina. Era tutto in marmo bianco e pregiato ed innumerevoli
rubinetti d’oro erano posizionati ad un bordo della vasca. Da quei rubinetti
uscivano tutti i tipi di bagnoschiuma profumati, bolle, vapore e tanto altro.
Areal
aveva scelto di lasciar riempire la vasca di schiuma profumata alla fragola e
di lasciar disperdere nella stanza delle bolle che saltellavano sul pelo
dell’acqua.
La
giovane era totalmente rilassata, seduta dentro la vasca-piscina con la testa
abbandonata sul bordo di marmo e non si aspettava certo che la porta si
aprisse. Quando ciò avvenne si voltò infastidita ma, la prima cosa che vide
entrare, fu una luce sferica e azzurrina, che si spense non appena le fu di
fronte.
Quello
era l’incanto chiamato “luce di campanellino” guidava qualcuno da chiunque
desiderasse. Lei stessa aveva usato quell’incanto per raggiungere Draco una
volta, e lo aveva insegnato ad una sola persona…
Draco
Malfoy entrò nella stanza e venne subito colpito dal profumo intenso di
fragola, storse leggermente il naso ma ghignò divertito quando vide la ragazza
dentro la vasca. Lei lo guardava con un sopracciglio alzato, era leggermente
imbronciata, e il suo corpo nudo era immerso nell’acqua e coperto dalla schiuma
rosata. La sua pelle era candidissima e le sue guancie deliziosamente
imporporate dal calore dell’acqua, mentre i capelli corvini le si attaccavano
alla pelle in onde scomposte.
-Il
bagno maschile dei prefetti è quello qui accanto. So che è identico, ma non
credo che tu sia finito qui per sbaglio…-
A
quelle parole Draco le indirizzò un sorriso malizioso. –Perché dovrei andare in
un bagno vuoto e freddo, quando posso immergermi qui, dove una bella sirena mi
attende già svestita…-
Areal
arrossì.
La
sirena intrappolata nel dipinto animato del mosaico di fronte guardò Draco
incuriosita.
-Senza
offesa, non mi riferivo a te- rispose gentilmente il biondo al dipinto.
La
sirena fece spallucce e si addormentò sulla roccia.
Draco
cominciò a svestirsi con tranquillità, ma Areal si voltò verso il dipinto, con
le guancie in fiamme.
-Penso
che se la McGranitt ci trovasse entrambi qui ci ucciderebbe-
-Tutti
i professori russano da un bel pezzo- precisò il Serpeverde, slacciandosi i
pantaloni. –Il vecchio Gazza non si azzarderebbe mai a dirmi nulla, ha troppa
paura di mio padre con i tempi che corrono…-
Areal
continuò a rimanere ostinatamente voltata.
Draco
notò l’imbarazzo della ragazza e ne rimase molto divertito. Si avvicinò al
bordo della vasca dicendo:
-Devo
forse ricordarti che abbiamo dormito insieme nelle ultime settimane, e che non
sempre ci siamo limitati a dormire?-
Areal
arrossì e si imbronciò ancora di più. –Lo so, grazie Draco. Ma…-
-Donne!-
sbuffò lui.
Il
giovane entrò in acqua e si sedette accanto a lei, mettendole un braccio
intorno alle spalle e offrendole il suo petto come appoggio.
Areal
accettò di buon grado l’invito e si accoccolò si di lui abbracciandolo.
Rimanere vicini, in quel silenzio, nel calore dell’acqua, era magnifico e la
ragazza sorrise ad occhi chiusi.
-Ho
saputo di Amycus e delle domande che ti ha fatto- esordì Draco, mentre le
accarezzava i capelli, con le braccia comodamente sul bordo della vasca.
-Come
lo sai?- la ragazza non cambiò posizione.
-Me
lo ha detto mio padre, ma lui come lo sa?- si chiese.
Areal
si scostò dal suo petto per guardarlo negli occhi. –Forse perché è stato lui ad
entrare in quella stanza, permettendomi di uscire-
Draco
spalancò gli occhi.
-Sì,
proprio così- confermò Areal.
Il
biondo rimase un attimo a riflettere, poi uno strano sorriso gli increspò le
labbra. Pareva divertito.
Areal
tornò ad appoggiare la testa sul petto di Draco, ma pochi secondi dopo
quest’ultimo le sollevò il mento con le dita.
-Cosa
c’è?- le chiese.
Quando
lo guardò, a conferma dei suoi dubbi, Areal aveva gli occhi umidi. Draco
assottigliò lo sguardo, voleva che parlasse, d'altronde era evidente che
qualcosa non andava.
-Oggi
quelli della mia casa volevano risposte, erano spaventati ed arrabbiati. Non
sono stata capace di dargli speranze, ho solo saputo dirgli di non pensarci e
di preoccuparsi solo di studiare e di divertirsi. Ma la verità è che neppure io
sapevo cosa dire, ben presto anche quelli del primo anno riprenderanno a fare
domande e avranno bisogno di risposte.-
-Non
spetta a te dargliele.- rispose freddamente il biondo.
-Ma
hanno bisogno di me, sono il loro prefetto, non gli è rimasto tanto altro dopo
la morte di Silente. Tutto sta cambiando, ma nessuno lo vuole realmente…-
-Ti
stupiresti di sapere quanta gente desidera il cambiamento.-
-Tutti
Magiamorte!- precisò lei, guardandolo seriamente negli occhi.
Draco
inarcò le sopracciglia, quasi arrabbiato. –Dimentichi che ne hai uno di fronte!-
-Non
ti considero uno di loro perché tu non vuoi la morte di persone innocenti. Tu
non la vuoi questa guerra, nessuno vuole vivere nel terrore come quando
tu-sai-chi è stato al potere l’ultima volta- fece una pausa. –Nessuno vuole
tornare a casa con la paura che qualcuno di sua conoscenza sia stato ucciso.-
-Sono
discorsi troppi grandi per te.-
-Lo
sono anche per te!-
-Non
è vero.- ringhiò Draco, vedendo intaccato il proprio orgoglio.
Areal
indietreggiò. –Non è questo il punto.-
-Allora
qual è?- chiese lui, ancora infastidito.
La
ragazza abbassò gli occhi e si strinse nella spalle. –Ho paura di perderti…-
Draco
la guardò quasi spaventato, triste. La sua Areal era così fragile, con la pelle
candita e gli occhi umidi di lacrime represse.
-Ho
paura che qualsiasi cosa succeda, tu ne andrai.-
-Che
vuoi dire?- gli chiese.
Areal
lo guardò negli occhi. –Se tu-sai-chi va al potere, non starai mai con me perché
vorrai proteggermi. Se tutto torna come prima…-
-Probabilmente
tutti quelli con il marchio finiranno ad Azkaban!- terminò Draco al posto suo.
La
ragazza si sentì morire. Sfuggì allo sguardo del ragazzo prima di scoppiare a
piangere, quelle parole erano troppo sconfortanti per essere assimilate. A quel
punto si abbracciarono e Draco cercò di consolarla, ma ormai le parole che
aveva detto avevano causato una ferita troppo grande.
-Cerco
sempre di non pensarci, mio padre è convinto che non tornerà mia più in quella
prigione, che ormai andrà tutto per il meglio. Forse non vuole neanche pensare
a come sarebbe se tu-sai-chi venisse battuto. Ma Lui è imbattibile, per
questo la prigione non mi spaventa.-
Poco
dopo Draco aggiunse:
-La
verità è che tu vuoi che tutto torni come prima, voi la pace e la vuoi con
tutta te stessa. Ma vuoi anche me. Non vorrei proprio essere nei tuoi panni!-
Areal
lo guardò di scatto. –Non sto scherzando.-
-Nemmeno
io.- le rispose serio.
In
un gesto lento Draco avvicinò il proprio braccio marchiato accanto alle pelle
rosea di Areal. -Vedi?- le disse –La tua purezza stona terribilmente con il mio
marchio. Ti avevo detto che non avresti mai dovuto stare con me. Avresti
sofferto meno, sei così innocente ed io sono un Mangiamorte…-
Areal
lo prese dalle spalle e lo strattonò. –Al diavolo Mangiamorte ed anime pure, io
voglio stare con te e mi pare di averlo già chiarito. Non scapperò mai da ciò
che sei e non ti lascerò solo davanti alle difficoltà. Non mi importa cosa
pensano gli altri, so quel che voglio: non posso perderti-
Draco
le accarezzò uno guancia, lo sguardo basso, i brividi sulla schiena per quello
che aveva sentito. La sua Areal era così bella, fragile, ancora faticava a
credere che fosse così legata a lui e che fosse disposta a tutto pur di non
perderlo.
-Penso
che non ci sarà mai un futuro per noi, che le cose non torneranno mai come
prima. Non sarò mai felice, non ci sarà mai un domani. E non lo voglio se non
ci sei tu- Areal scoppiò in lacrime, disperata
Draco
non si scompose, lasciò scivolare la sua mano sul collo della ragazza, dove una
emme dorata brillava sulla sua pelle rosea.
-Ti
ho dato questo ciondolo, importantissimo per la mia famiglia, e non lo avrei
mai fatto se per me non avesse avuto un reale significato- si guardarono negli
occhi. –Tu sei mia Areal e, se sarà possibile, starò con te a qualsiasi costo.
Te lo giuro, non ti lascerò, sei troppo importante per perderti-
Areal
lo abbracciò, cercando di trattenere le lacrime mentre anche lui la stringeva a
sé.
-Sei
la cosa più bella che mi sia capitata, l’unica persona con cui riesco ad essere
me stesso e per cui provo davvero qualcosa. Non ti lascerò andare via- le promise.
Non
c’era stato molto da fare o molto da dire, l’ira del Signore Oscuro si era
abbattuta sui Malfoy come un fulmine che squarcia un cielo già pieno di nubi
grigie. A Lucius non era stato perdonato quell’errore, ne aveva già fatti
tanti, aveva già fallito una volta ed era finito in prigione dove, se non fosse
stato per il suo signore, si troverebbe ancora a marcire. Era questo che
Voldemort gli urlava mentre lo torturava, fare fuggire Potter dopo averlo avuto
in casa, a pochi passi di distanza, era troppo. Anche Bellatrix era stata
punita selvaggiamente, senza alcuna pietà, solo un po’ meno di Lucius per la
sua fedeltà e perché era una donna. Forse c’era una colpa ancora più grave di
quella di aver lasciato fuggire Potter, forse era stato rubato qualcosa dalla
camera blindata di Bella alla Gringot, qualcosa di tanto prezioso da spingere
l’Oscuro ad accanirsi anche contro la sua serva più fidata.
E
a Draco non era restato altro che chiudersi in camera sua e tapparsi le
orecchie più forte che poteva per non dover sentire le urla disperate di suo
padre, né il pianto della madre. E l’ironia della sorte stava nel fatto che non
potesse neppure assordarsi con la magia perché la sua adorata bacchetta gli era
stata rubata, sottratta e portata via.
Dalla
persona che, chissà per quale ragione, aveva salvato.
Forse
lo aveva fatto per codardia, perché se non era diventato un assassino quando
gli era stato ordinato di uccidere Silente, non voleva certo sporcarsi le mani
causando la morte del bambino che è sopravvissuto, riconoscendolo e
consegnandolo dritto nella mani di Voldemort.
Oh
si, lui aveva riconosciuto subito quel volto storpiato da una fattura pungente.
Avrebbe riconosciuto quello sguardo spento e al tempo stesso sfacciato ovunque
fosse andato. Sapeva perfettamente che quei capelli neri e quei lineamenti
contorti appartenevano alla persona che più odiava al mondo.
Harry
Potter.
Aveva
tentato di convincere sé stesso che quello storpio non fosse Potter, aveva
distolto lo sguardo, detto a suo padre che non riusciva a riconoscerlo a causa
della fattura pungente.
Aveva
mentito.
Mentito
a suo padre, rischiato la vita per cosa? Per salvare il suo peggior nemico?
Aveva
riconosciuto perfettamente la nata Babbana, quella Granger brava in ogni cosa
che faceva e che lui tanto disprezzava. Le aveva augurato la morte tante di
quelle volte che non ricordava neppure più uno dei motivi per cui l’aveva
offesa. Ma era davvero pronto a vederla morire, in casa sua?
Basta
morti. Basta.
E
poi c’era quel rosso sfigato, quel Ron, figlio di traditori del proprio sangue,
che meritavano solo le pene peggiori. Quello stupido amico di Potter, per
quanto riguardava Draco, poteva anche finire nelle mani dell’Oscuro, ma non
poteva. Avrebbe rivelato l’identità di Potter e della Granger, sua zia avrebbe
chiamato il loro signore e l’unica speranza del mondo magico e dei Babbani
sarebbe morta per sempre.
Qualcuno
di cui si rifiutava di ricordare il volto gli aveva sussurrato dolcemente, più
di una volta, che il marchio che aveva sul braccio non faceva di lui un
assassino.
E
mentre suo padre cercava in tutti i modi di fargli capire che se fossero stati
loro a consegnare Potter a Voldemort tutto sarebbe tornato come prima e la sua
famiglia avrebbe finalmente riacquistato valore agli occhi dell’Oscuro, Draco
scuoteva il capo e farfugliava mezze frasi fingendo di non aver riconosciuto
chi gli stava davanti.
Qualcosa
dentro di lui continuava ad urlare, a ricordargli ad ogni secondo che se non
aveva ucciso Silente sulla torre di astronomia non doveva neppure causare la
morte di Potter in casa sua.
Basta
morti. Basta.
Continuava
la voce e, senza che neppure lui ne fosse consapevole, la sua coscienza, quella
che credeva di non aver mai avuto, stava lottando. Era così stanco di morti e
di sofferenza che, pur odiando Harry Potter con tutto se stesso, non poteva far
sparire l’unica speranza per il mondo di uccidere Voldemort.
Non
aveva mai creduto che quello sfregiato potesse diventare un eroe, ma se tutti
gli altri la pensavano così a lui andava bene.
Qualsiasi
cosa, anche mentire a suo padre, purché quell’orribile gioco finisse.
Basta
Mangiamorte, basta sofferenza. Rivoleva la sua vecchia scuola e che la sua
famiglia ritornasse ricca e temuta come un tempo.
Basta
Voldemort.
Ma
in quel momento, con suo padre che veniva torturato e con la sua bacchetta
lontana da lui, Draco stava maledicendo tutti quei nobili pensieri che, almeno
per una volta, lo avevano dominato.
Era
sempre stato un cattivo ragazzo, aveva sempre fatto cose sbagliate. Perché non
era stato in quel modo anche quella volta? Cosa aveva guadagnato difendendo
quel dannato sfregiato e i suoi due amichetti? La sofferenza di suo padre e la
perdita della bacchetta.
Ma
la cosa peggiore era stato vedere il padre farsi avanti davanti all’Oscuro e
assumersi tutte le colpe di quello che era accaduto. Vederlo omettere il fatto
che suo figlio, da bravo codardo, aveva finto di non riconoscere Potter
facendolo così fuggire.
Draco
avrebbe voluto urlare, strapparsi ogni capello e uccidersi con le sue stesse
mani.
Tuttavia
ormai il danno era fatto ma, in cuor suo, giurò che anche a costo dalla vita
avrebbe catturato quel dannato Harry Potter e lo avrebbe consegnato a
Voldemort.
Ad
ogni costo, Draco Malfoy voleva vendetta, perché era certo che la causa di
tutte le sue sofferenza fosse proprio il ragazzo con la cicatrice.
Quando
tornò ad Hogwarts Draco si premurò subito di riprendere le sue cose e di
riportarle nella sua camera, dove era giusto che fossero. Mentre riordinava i
propri vestiti, facendo pratica con la bacchetta che sua madre gli aveva
donato, sentì la porta della sua camera aprirsi e qualcuno entrare nella
stanza.
Finse
di non farci caso, troppo impegnato a pensare a sua madre. Aveva tento di
rifiutare, i suoi genitori non potevano rimanere entrambi senza la bacchetta
con Voldemort e gli altri Mangiamorte che gli giravano per casa, ma lei non
aveva voluto sentire ragioni. Gli aveva messo in mano la bacchetta dicendo che
non poteva tornare ad Hogwarts senza.
Ed
Hogwarts era l’unico posto in cui Narcissa credeva che il figlio fosse al
sicuro.
-Perché?-
Quando
Draco si voltò vide Areal ferma al centro della stanza con lo sguardo furioso e
le braccia incrociate al petto.
Non
le rispose, continuò a disfare la valigia.
La
ragazza gli si avvicinò senza alcun timore, gli bloccò il polso che agitava la
bacchetta e con la punta delle dita gli sfiorò la cicatrice che ricopriva la
parte sinistra del suo volto pallido, dalla fronte allo zigomo.
Draco
sapeva come si era procurato quel graffio, non poteva certo dimenticarsi del
prezioso lampadario di casa sua che crollava al suolo lanciando pezzi di
cristallo affilato ovunque. Uno di quelli gli aveva sfregiato il viso e lui
aveva impedito che sua madre lo guarisse.
Voleva
ricordare, sperando che prima che quel taglio si rimarginasse avrebbe potuto
ottenere la sua vendetta.
-Io
so quello che stai pensando, so tutto e…-
Draco
non seppe mai se la rabbia ceca che lo avvolse fino a soffocarlo fu causata
dalla compassione inappropriata di Areal o se dal fatto che quelle parole gli
avessero fatto capire che la ragazza, grazie alle sue visioni, aveva scoperto
ciò che era accaduto durante quelle vacanze di Pasqua a villa Malfoy.
-Tu
sai cosa penso?- Urlò.
La
ragazza indietreggiò spaventata.
-Sai
che non aspetto altro che avere Potter fra le mani per consegnarlo io stesso al
signore Oscuro? Sai che mi ucciderei per averlo fatto fuggire, e che mi pento
ogni secondo che passa della mia debolezza?- Il ragazzo alzò ancora di più la
voce. –Sai che ti odio per avermi rammollito al punto tale da aver permesso che
mio padre venisse torturato a causa della mia stupidità? Sai che penso che
sperare nella fine di questa guerra, credendo che tu-sai-chi debba perdere, non
sia servito a niente?-
Areal
rimase di ghiaccio, senza respirare per trattenere le lacrime. La sua
espressione era un misto di sgomento, rabbia e dolore.
-Sai
che da oggi in poi servirò il Signore Oscuro con tutto me stesso, perché non
credo più nei miracoli, perché voglio Potter morto e perché sono stanco di
essere debole?-
Al
silenzio di Areal, Draco si voltò dandole le spalle, i suoi occhi grigi
fiammeggiavano di rabbia e i muscoli del suo corpo erano tesi.
-Tu
non hai mai saputo cosa c’era nella mia testa Areal, questa è la prima volta
che lo scopri e non credo tu sia pronta a condividere ancora il tuo letto con
me dopo quello che hai sentito, giusto?-
Il
biondo tornò a guardarla, con un mezzo sorriso beffardo fra le labbra e lo
sguardo crudele e arrabbiato.
La
ragazza non parlò.
-Lo
sapevo, adesso sai perché ho riportato qui le mie cose.-
Areal
si morse il labro e tentò di non piangere, anche se Draco le dava le spalle.
-Lasciami
solo.- Le ordinò, stringendo con rabbia la trapunta del letto a cui si era
appoggiato.
La
ragazza sussultò per un istante, ma poi fuggi via piena di rabbia e di dolore
da quella stanza.
-E
poi basta solo agitare la bacchetta in modo da formare un cerchio. La formula
la sai già.- Disse Areal.
Il
piccolo Nick, appreso l’incantesimo scudo, sorrise alla ragazza e corse a
finire i suoi compiti, seduto sul divano blu della loro sala comune.
Ad
Areal non restò che risistemarsi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e
continuare i suoi compiti.
-Mi
dici che cos’hai?-
Areal
guardò Erick seduto al suo fianco, che la osservava attentamente.
-Cosa?-
Erick
sospirò e chiuse il libro che stava leggendo, entrambi sedevano al grande
tavolo centrale che tutti quelli della loro casa usavano per studiare.
-Di
solito almeno con Nick sei sempre sorridente, adesso neppure lui riesce a farti
sorridere?-
-Erick
non so di so cosa parli, davvero.- rispose serenamente.
-Parlo
del fatto che sono giorni ormai che parli a stento e che non sorridi. Cosa ti
turba?-
Areal
accennò un sorriso e fece spallucce. –Niente!-
-Senti,
so che non sono Canni, ma io sono tuo amico e con me puoi parlare.-
La
ragazza lo guardò e sorrise ancora, stavolta con più spontaneità. –Grazie Erick,
ma la causa del mio malessere… bè, tutti credono che sono pazza. Soprattutto
Canni, lei dice che dovrei lasciar perdere…-
-Ho
capito: hai litigato con Draco. Ora che ci penso non lo vedo con te da almeno
una settimana.-
Areal
non rispose.
-Ho
fatto centro, vero? Mi dispiace se avete litigato, con tutto quello che sta
accadendo c’è tensione ovunque. A dire il vero pensavo che voi foste una coppia
perfetta!-
Areal
lo guardò ad occhi spalancati. –Stai scherzando? Sei l’unico che lo pensa. Come
mai?-
Erick
parve riflettere. –Perché io con lui ci ho parlato ben due volte. Gli altri
parlano tanto ma non vi conoscono bene, quindi, come possono giudicare?-
-Hai
parlato con lui?-
-Sì.
La prima volta è stato sugli spalti del campo di Quidditch mentre ero in
panchina a guardare gli allenamenti, era il terzo anno e non ero ancora
riuscito ad entrare in squadra. Ad essere sinceri, ero lì anche per guardare
Canni. Poco prima che la nostra squadra finisse, vidi arrivare Draco Malfoy, e
sapevo che era venuto per seguire gli allenamenti della sua squadra che aveva prenotato
il campo per l’ora successiva. Sapevo anche che, dopo l’incidente che aveva
avuto l’anno prima durante la sua prima partita, aveva lasciato la squadra e
capì che era proprio come me: fermo su quegli spalti a guardare la squadra
della propria casa senza poter giocare.- Fece una pausa. –Mentre andavo via lo
salutai con una mezza battuta, ma lui fraintese, credette che volessi prenderlo
in giro e a poco non mi attaccò. Credo che Draco stia sempre sulla difensiva e,
se qualcuno tenta di invadere i suoi spazi, lui parte subito all’attacco.
Quando gli spiegai che anch’io volevo giocare a Quidditch, ma che non avevo
superato le audizioni, cambiò atteggiamento. Scambiammo due chiacchere e, a
dire il vero, mi parve un ragazzo apposto. Persino simpatico!-
-Questa
è bella! Ma non me lo hai mai detto...-
-Non
c’è stata l’occasione!-
Al
silenzio di Areal, Erick proseguì.
-Io
so che Draco non è un bravo ragazzo, ma come altro potrebbe comportarsi?
L’ambiente in cui è cresciuto ha forgiato il suo carattere, credo che gli sia
stato imposto un atteggiamento simile. Le idee che per secoli hanno caratterizzato
la sua famiglia, e prima ancora le famiglie dei suoi genitori, sono finite col
condizionare anche lui. È cresciuto con delle idee e degli schemi sociali ben
chiari, con l’ossessione per la purezza della razza. Fanno ancora i matrimoni
combinati quelli come lui, lo sapevi? Ti rendi conto? dopo questo non credo ci
sia altro da aggiungere!-
-Sì,
Draco mi ha detto che sposerà di sicuro una Purosangue. Per lui sarei perfetta
sotto questo punto di vista, sono una Purosangue e sono una Foreberth. Tutti i
parenti di mio padre erano Serpeverde. Peccato che io abbia ideali totalmente
diversi dai suoi…-
-Vero,
e questo non cambierà mai. Canni pensa che stando con Draco potresti iniziarla
a pensare come lui, ma questo non è possibile. Se tu sei riuscita a non farti
spaventare dalle apparenze e sei arrivata a lui scoprendo che lo ami, io non ho
niente in contrario. Mi dispiace solo che le vostre diversità vi creino dei
problemi, problemi molto grossi dato i tempi che corrono.-
-Non
immagini quanto!-
-Lui
non è così cattivo come sembra, vero? Sarà uno scudo!-
-No!
Lui è cattivo, prepotente, crede che chi ha i soldi e il sangue puro debba
dominare il mondo e vuole sempre ottenere ciò che vuole. Ma con me non è così.
È protettivo nei miei confronti, è gentile, a volte mi fa arrabbiare ma poi sa
come farsi perdonare. Ed io so di non poter stare senza di lui.-
-Sai
quel è la seconda volta che gli ho parlato?-
-Quale?-
-Un
giorno, durante Trasfigurazione, mi sono accorto che Malfoy fissava me e Canni
con insistenza. Quando la lezione finì lo vidi da solo e lo fermai per
chiedergli spiegazioni. Mi disse qualcosa tipo “va al diavolo e lasciami in
pace”. Ammise anche che ci guardava solo perché si era accorto che stavamo
molto con te e così gli chiesi chiarimenti. Mi mandò ancora una volta al
diavolo e poi disse che se eravamo davvero tuoi amici avremmo dovuto
assicurarci che non ti accedesse mai nulla. Dopo ho iniziato a pensare davvero
che fosse fuori di testa!-
-Non
capisco…-
-L’indomani
diede a Canni quel sonnifero da farti bere, e sai perfettamente perché lo ha
fatto e cosa accadde dopo.-
Areal
spalancò gli occhi. Come poteva dimenticare la fine del sesto anno? La morte di
Silente, la missione di Draco e il suo intento di tenerla addormentata mentre
lui permetteva al nemico di entrare? Quella sera la scuola era stata attaccata
dai Mangiamorte e, mentre lei dormiva, Draco fuggiva via nella notte insieme a
Piton.
-Lui
ha sempre cercato di proteggerti, Areal. Ha chiesto a Canni di darti quel
sonnifero perché sapeva che era tua amica e che ti sarebbe rimasta vicina
quando avresti scoperto la verità.-
La
ragazza si coprì gli occhi con le mani. -Quando gli hai parlato Draco sapeva
già quello che sarebbe successo. Sapere che dopo la sua fuga non sarei stata da
sola, deve essere stato di sicuro di aiuto per lui.-
Erick
non parlò ed Areal prese un respiro profondo.
-Adesso,
dopo tutto quello che è successo, c’è una cosa che mi tormenta. Non ha nulla a
che fare con le nostre diversità e con i nostri ideali. Mi chiedo solamente
cosa ne sarà di noi due quando tutto questo finirà, sia se vincerà tu-sai-chi,
sia se perderà. Se finita la scuola non dovessimo vederci più? Adesso diciamo
che per noi non c’è futuro eppure stiamo insieme. Forse è la paura di perderci
che ci tiene uniti, forse fuori da qui, e senza questi problemi che ci spingono
a lottare fianco a fianco, io e lui non staremo più insieme. Credo che senza un
obbiettivo comune e senza problemi da affrontare, lui si stancherà di me e
magari io mi accorgerò dei suoi difetti e tra noi finirà per sempre.-
-Areal
è la paura che ti fa fare questi discorsi, sai benissimo che quello che dici
non ha senso. Non complicarti la vita!-
-No
Erick, in tutti questi anni non abbiamo fatto altro che litigare e poi
riappacificarci, allontanarci e poi riunirci. Sono sette anni che ci corriamo
dietro e che ci facciamo del male a vicenda. Quando tornavamo ad essere amici e
a frequentarci dicevo a me stessa: è destino, siamo destinati a stare insieme.
E se tutto quello che c’è stato fra di noi fosse solo destino? Forse quando un
girono apriremo gli occhi e ci stancheremo di affidare la nostra storia al
destino, capiremo che non vogliamo più stare insieme.-
-Non
dire sciocchezze, il destino non vi vuole insieme, vi vuole divisi. Chiunque vi
conosca pensa che siate pazzi a stare insieme, siete persone opposte nati su
pianeti differenti e, nonostante questo, state insieme. Ecco cosa vi unisce,
voi lottate sempre per stare insieme e questo vi terrà uniti anche fuori da
questa scuola. Se resistete a questa guerra e al destino, resisterete a tutto.-
Areal
sorrise e poggiò la testa sulla spalla di Erick, sperando che il suo amico
avesse ragione, anche se non poteva fare a meno di ricordare che erano due
settimane che lei e Draco non si rivolgevano la parola. Quello che le aveva
detto l’ultima volta faceva ancora dannatamente male.
-Sei
un amico Erick, grazie per avermi sopportato e per esserti sorbito i mie
problemi!-
Erick
rise. –Non c’è di che!-
In
quel momento la porta della sala comune si aprì ed entrarono il professor
Vitious e Alecto Amycus. Alla vista di quella donna ricurva e per niente bella,
si ammutolirono tutti.
-Ragazzi,
forza, tutti a letto. Se avete dei compiti da finire portateli con voi nelle
vostre camere.- disse il piccolo insegnante a capo della casa del Corvonero.
Tutti
si guardarono fra di loro e, ancora sconvolti dalla presenza della femmina dei
fratelli malefici, come erano stai soprannominati, si alzarono e lentamente
raggiunsero i propri dormitori.
Il
piccolo Nick guardò Areal come se in lei cercasse una spiegazione.
Quando
tutti uscirono, Erick ed Areal sentirono la discussione tra Alecto e il loro
insegnante:
-La
ringrazio, adesso può anche andare!-
Vitious
parve infuriato per quelle parole.
-L’avverto,
Alecto, se disturba i miei allievi e se si azzarda a torcere loro anche solo un
capello…-
-Non
prendo ordini da te io, nanetto. Ora fuori, eseguo gli ordini del mio signore e,
se non vuoi scatenare la sua ira, va fuori!-
Il
piccolo insegnante divenne rosso di rabbia, respirò a fondo per calmarsi e dopo
di che si rivolse ai suoi allievi.
-McDallas!
Foreberth! venite con me.-
I
due prefetti si alzarono e seguirono l’insegnante appena fuori la porta.
-Mi
raccomando ragazzi, conto su di voi. Pensate a voi stessi e ai vostri compagni
di casa, rimanete uniti e niente sciocchezze!-
Detto
ciò Vitious corse via.
-Il
professore della casa dei Corvonero che raccomanda prudenza anziché lo studio
serrato?- chiese Areal.
-Di
cosa ti stupisci ormai?-
Quando
tornarono dentro, Erick raggiunge il suo dormitorio, mentre Areal rimase a
riordinare le sue cose sparse sul tavolo.
-Io
ti conosco!- disse Alecto, con un certo entusiasmo mal celato nella voce.
Ormai
erano rimaste sole.
Areal
si voltò in silenzio, detestava essere riconosciuta da un Mangiamorte, sapendo
già per cosa si differiva dagli altri.
-Tu
sei la fidanzatina di Draco…- disse l’altra a conferma dei suoi dubbi,
maliziosamente e quasi canticchiando.
Areal
accennò un sorriso e continuò a raccogliere i libri, si voltò e li spedì con la
bacchetta nei propri scaffali.
Alecto
si avvicinò, quasi strisciando come un serpente. Era un personaggio strano
quella donna, stupida come poche, pettegola e vile.
-Io
e te dovremmo essere dalla stessa parte, no? stai con un Mangiamorte, io sono un
Mangiamorte… anche se sono più grande di te noi potremmo essere, come dire, amiche?-
Areal
fece un ampio sorriso e la sua bizzarra interlocutrice ricambiò, credendo che
la giovane Corvonero fosse lusingata all’idea di diventare sua amica.
Ovviamente, Areal nascondeva dietro quel sorriso tutto il suo disgusto, quella
perfida donna era un mostro ripugnante a cui nessuno avrebbe mai voluto
avvicinarsi. Non era paura, era puro e semplice disgusto, faceva rabbia.
L’unica
cosa positiva che aveva era la sua stupidità.
Era
come dialogare con una bambinella viziata, c’era da immaginarsela vestita di
rosa, con boccoli biondi e un leccalecca intrappolato fra le mani paffute.
Peccato che, nella realtà, fosse molto diversa. Aveva infatti lunghi e sudici
capelli neri, un naso aquilino e una vecchia casacca nera come abito. A conti
fatti, sembrava più un oca petulante.
Da
brava allieva della casa dei furbi e degli astuti, Areal piegò la testa di lato
mentre una strana idea le si insinuava nella mente. Quando si ha la fortuna di
conoscere la debolezza dell’avversario, perché non farvi leva?
-Resterà
qui tutta la notte?- chiese la giovane, con finta apprensione.
-Temo
che rimarrò qui per più di una notte.-
-Che
strano, com’è che non ha fatto materializzare qui il suo letto?-
-Sono
qui per lavoro, non posso dormire.-
-Sarà
noioso, temo…-
Alecto
parve deliziata da quelle attenzioni e, nascondendo un sorrisino di
soddisfazione, Areal iniziò ad immaginare quella donna aprirsi davanti a lei
come uno scrigno segreto pronto a rivelarle ogni suo oscuro mistero.
-Oh
sì, non sai quanto! Forse fra tutti questi libri polverosi troverò qualcosa di
divertente!-
Areal
nascose a stento una smorfia, doveva fingere di pensare come lei perciò rise a
quella battuta per nulla piacevole.
-Tu
non hai mai frequentato Babbanologia, giusto?- le chiese l’insegnante.
-Solo
nei primi due anni quando era obbligatorio, mi affascinava la loro magia,
quella che chiamano Tecnologia. Ma poi ho smesso, non mi importava poi tanto di
loro!-
Areal
si finse cordiale e screditò i Babbani per fare piacere a quella donna
spregevole che aveva trasformato Babbanologia in Anti-Babbani. Non poteva
lasciarsi sfuggire di mano la chiave che le permetteva di leggere Alecto con
tanta facilità, doveva scoprire cosa ci faceva lì e cosa voleva Voldemort.
-Hai
tutta la mia simpatia, cara ragazza- Cinguettò la donna.
Areal
sorrise, decidendo di calcare ancora un po’ la mano, ormai sapeva come prende
quella sciocca. –Mi dispiace che debba stare qui a perder tempo…-
-Anche
a me, mio fratello mi lascia tutte le missioni più noiose, ma le decisioni di
tu-sai-chi non si discutono. Draco non ti dice mai niente?-
La
ragazza sorrise, quella Alecto le stava servendo la vittoria su di un piatto
d’argento. Era estremamente facile accontentare il suo bisogno di attenzioni,
bastava sfruttare la sua stupidità per fingersi sua amica e poter ottenere
tutte le risposte che voleva.
Bastava
solo continuare su quella strada, perciò, fingendosi avvilita e sconsolata,
sospirò: -No, Draco con me non parla. È così noioso essere donne, ci scambiano
per incapaci!-
Alecto
parve illuminarsi ed Areal seppe di aver fatto centro.
-Hai
proprio ragione, sono stufa di essere trattata come un’idiota da mio fratello.
Pensa che quando mi ha mandata qui mi ha detto: mi raccomando, non fallire! Ma
per chi mi ha presa?-
Areal
dosò con cura le sue parole, abbassò gli occhi, fingendosi disinteressata. -Deve
essere una missione molto seria…-
-Oh
sì, ma è facilissima. Pensa, il Signore Oscuro è convinto che proprio qui, magari
di notte, si farà vivo niente meno che Harry Potter!-
Areal
si sentì mancare, per un attimo pensò di non essere più in grado di tenere in
piedi quella farsa. Batté più volte le palpebre mentre cercava di recuperare
un’espressione dignitosa. –Cosa?-
-Esatto,
ed io dovrò catturarlo. Ci pensi? Se lo prendo il Signore Oscuro avrà vinto e
noi Mangiamorte domineremo il mondo con lui. Non è grandioso?-
La
tanto attesa battaglia contro Voldemort era scoppiata, non si capiva dove, ma
stava accedendo e nessuno poteva impedirlo. Draco era sceso in campo e, come
aveva deciso, stava combattendo al fianco degli altri Mangiamorte. Era solo, la
sua bacchetta lanciava incantesimi a raffica e molti corpi cadevano al suo
passaggio. Faceva buio, non si vedeva assolutamente nulla, neppure la scintilla
di potere che fuoriusciva dalla sua bacchetta. Ad un tratto, uno dei corpi che
aveva abbattuto cadde al suolo davanti a lui e, nella fretta di avanzare nel
buio, vi inciampò e ci cadde sopra.
Non
ricordava di aver lanciato l’anatema che uccide ma, mentre tastava con le mani
la sua vittima che lo aveva fatto cadere a terra, qualcosa gli disse che aveva
ucciso.
Per
la prima volta.
Forse
ne aveva uccisi altri in tutto quel buio e in tutto quel caos e si stava
chiedendo dove fosse Harry Potter. Lo aveva già catturato e consegnato al
Signore Oscuro, come faceva ogni notte in tutti i suoi sogni? O forse era
morto, proprio come aveva già sognato.
All’improvviso
una luce si accese, che tuttavia non illuminò la stanza, ma solo ciò su cui si
posavano i suoi occhi.
Ancora
al buio tastò quel corpo a terra accanto a lui e quella sagoma gli ricordò
qualcosa. Quando la luce gli permise di mettere a fuoco le sue mani, le
riscoprì rosse di sangue.
Strano,
pensò, scagliare l’anatema che uccide non sporca certo le mani di sangue.
Pensò
allora che il sangue venisse dal corpo che aveva toccato, ma anche quel ragionamento
non aveva senso dato che l’anatema non apriva squarci o ferite.
Poi
la luce illuminò il corpo privo di vita e il suo cuore si bloccò. Era una
ragazza, bella, i capelli neri e la pelle chiara.
Areal.
La
scosse forte cercando di risvegliarla, ma quando la toccò fu come se una forza
gliela stesse portando via e le sue mani si tinsero magicamente ancora più di
rosso. Il sangue gli arrivava ai gomiti, era ovunque.
Areal
era morta, il suo sangue gli imbrattava le mani ed ora anche il viso che si era
strofinato per la disperazione. Lui l’aveva uccisa, nella confusione della
battaglia aveva tolto la vita all’unica persona che amava.
Temeva
che sarebbe accaduto, ma non poteva credere che fosse successo davvero.
Afferrò
il corpo della ragazza e lo tenne stretto ma qualcuno glielo tolse dalle mani e
a lui non restò altro che guardare quel cadavere senza poterlo toccare. A quel
punto il dolore esplose, rivoleva la sua Areal ma l’unica cosa che aveva erano
le mani sporche di sangue.
Iniziò
ad urlare forte, cercò di pulirsi il volto con le mani, ma riuscì solo a
sporcarlo ancora di più di rosso.
Urlò
ancora e le sue urla sta volta lo svegliarono.
Aprì
gli occhi di soprassalto e si ritrovò nel suo letto, al buio della sua stanza
con Tiger che lo guardava allarmato.
Qualcosa
di simile al fuoco bruciava, soffocava.
Una
voce urlava: Harry Potter ad Hogwarts, nella torre dei Corvonero.
Una
persona pensava: lo prenderò io per primo e avrò la mia vendetta.
Luna
ed Harry sotto un mantello dell’invisibilità, Alecto atterrata da uno
schiantesimo lanciato da Luna.
Ma
era troppo tardi.
Harry
Potter era entrato nel castello in cerca di qualcosa e il Signore Oscuro lo
sapeva, per questo Alecto era di sorveglianza nella sala comune dei Corvonero.
Adesso
tutta la scuola era in lotta, l’intensione della professoressa McGranitt era
quella di guadagnare tempo contro Voldemort e di tentare quanto meno di
rallentarlo, e gli altri insegnanti la stavano aiutando.
Però
c’era sempre quel qualcuno che continuava a pensare al modo di arrivare a
Potter per primo. Per vendetta.
Quando
Areal si risvegliò dalla sua visione sapeva già che quel qualcuno era Draco e
che doveva correre di sotto.
Areal
Foreberth aveva preso l’abitudine di dormire già vestita e, per orgoglio e
affetto, aveva scelto la sua classica divisa scolastica con lo stemma della sua
casa. Indossava la camicia, il gilet e la gonna.
Scese
nella sua sala comune e vi trovò il trambusto più totale. Entrambi i fratelli
malefici erano stati legati e giacevano al suolo privi di sensi, e lei sapeva
benissimo chi era stato a fare quello, sapeva che Luna aveva aiutato Harry ad
entrare nella sala comune dei Corvonero e che avevano atterrato i due Carrow.
Tutti
i suoi compagni erano li, ed Erick corse da lei.
-Come
hai fatto a non svegliarti prima? Non hai sentito quel boato?-
Areal
non rispose, sapeva che a tenerla addormentata era stata la sua visione. Si
voltò verso la porta e qualche secondo dopo ne entrò il piccolo professor
Vitious.
-Ragazzi
correte tutti con me in Sala Grande, non c’è un secondo da perdere. Lasciate
qui tutto e scendete all’istante in file ordinate. I prefetti a capo fila,
presto!-
I
ragazzi cercarono di chiedere spiegazioni ma non ce ne furono, qualcuno sapeva
già che la battaglia finale era ormai alle porte.
Quando
i Corvonero raggiunsero la Sala Grande la trovarono piena di gente, presero
tutti posto al loro tavolo e poco dopo arrivarono anche i Serpeverde.
Ovviamente
Draco non era con loro e, come notò Areal, neanche Tiger e Goyle.
Erick
ed Areal sederono accanto, vicino al tavolo degli insegnanti. Entrambi stavano
guardando la sala, c’erano tutti e soprattutto regnava il caos di gente in
abiti da notte e spaventata.
All’improvviso,
una ragazza molto magra, strinse in un unico abbraccio Areal ed Erick insieme.
Quando i due si voltarono si trovarono di fronte la persona migliore che
potevano aspettarsi di rivedere.
Canni
Longus era lì, pallida e sciupata ma con lo stesso sorriso furbo di sempre e i
capelli corti scompigliati.
Erick
si alzò e, prendendola tra la braccia, la baciò con passione. Areal si accorse
di stare piangendo solo quando Canni l’abbracciò.
-Harry
Potter è entrato nel nostro nascondiglio nella stanza delle necessità, c’erano
anche tutti quelli dell’Ordine, i signori Weasley e il professor Lupin. Potter
ha detto loro tutto quello che stava accadendo e sono corsa qui!- spiegò la
ragazza.
Quando
Canni si sedette al centro fra la sua migliore amica e il suo ragazzo, calò il
silenzio.
Sulla
pedana degli insegnanti erano radunati, in piedi e seri, tutti gli insegnanti e
quelli che facevano chiaramente parte del famoso Ordine della Fenice.
La
McGranitt prese parola:
-L’evacuazione
verrà coordinata dal signor Gazza e da Madam Chips. Prefetti, al mio segnale,
condurrete i ragazzi della vostra casa, in ordine, verso il punto di
evacuazione.-
-E
se vogliamo restare a combattere?-
Chiese
un ragazzo.
-Se
siete maggiorenni, potete restare.- spiegò la McGranitt.
A
quelle parole tutti capirono quando grave fosse la faccenda se veniva permesso
ad alcuni ragazzi di unirsi alla battaglia.
-Credo
che il punto di evacuazione sia dentro la stanza delle necessità, ma non ne
sono sicura.- disse Canni.
-Io
rimango a combattere.- esclamò Erick, convinto.
-Era
da un po’ che lo aspettavamo, no? è ora di dimostrare chi siamo e cosa vogliamo.-
disse Canni.
-Contate
su di me, saremo uniti!- Rispose Areal.
Quando
una Serpeverde chiese di Piton, la professoressa McGranitt rispose che era
fuggito, e fra tutti gli studenti si levò un grido di entusiasmo, tranne che
dai Serpeverde naturalmente.
La
McGranitt stava dando altre disposizioni, spiegando che le difese magiche che
proteggevano il castello non avrebbero retto a lungo e che dovevano affrettarsi
a fuggire, quando, facendo gelare il sangue a tutti, una voce si sparse nel castello.
Era
gelida e terribile e sembrava risuonare dappertutto senza che si capisse da
dove arrivasse realmente.
-So
che vi state preparando a combattere- gli studenti urlano terrorizzati, Areal,
Canni ed Erick si strinsero fra loro. –I vostri sforzi sono futili. Non potete
fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti
di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago-
Nella
sala calò un grande silenzio, quasi doloroso e più terrificante di quella voce.
-Consegnatemi
Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e
lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati.
Avete tempo fino a mezza notte.-
Tutti
guardarono Harry, accanto agli insegnanti, in silenzio.
Poi
Pancy Parkinson si alzò ed urlò: -ma è laggiù! Potter è Laggiù! Qualcuno lo
prenda!-
In
quel momento tutti gli studenti si alzarono e si misero davanti ad Harry in sua
difesa, fronteggiando i Serpeverde.
Canni,
Erick e Areal scattarono in piedi rimanendo loro posti, vicino ad Harry Potter
lo spazio si era esaurito.
-Grazie
signorina Parkinson. Uscirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto
della tu Casa è pregato di seguirti.- Disse la McGranitt.
Quando
i Serpeverde uscirono senza neppure un ripensamento, la McGranitt disse che era
il turno dei Corvonero.
La
maggior parte si alzò, ma un discreto numero di maggiorenni restò dando prova
del loro coraggio.
-Canni,
vai con Erick e sostituiscimi come prefetto. Portate i nostri compagni fuori di
qui, ci vediamo al secondo piano. Io devo parlare con Vitious.-
Canni
ed Erick si guardarono stupiti, ma accettarono.
-Tu
occupati di quelli di noi che vogliono restare per combattere.- le disse Erick,
poi si alzò con gli altri studenti.
Tra
i Tassorosso e i Grifondoro molti studenti rimasero seduti, perfino alcuni
minorenni che vennero però cacciati via.
Areal
corse sulla pedana dei professori e si avvicinò a Vitious, sentendolo parlare
con la professoressa Sprite delle barriere e delle protezioni che poteva ancora
mettere attorno alla scuola.
-Professor
Vitious!- lo chiamò.
-Areal,
sono contendo che una studentessa valida come te rimanga, ma non dovresti
accompagnare gli alunni minorenni?-
-Professore
Erick e Canni lo stanno già facendo, io credo di essere più utile qui. Sa
perfettamente cosa so fare, mi permette di aiutarla.-
Vitious
si scambiò uno sguardo con la professoressa Sprite, incuriosita.
-La
signorina Foreberth sa creare barriere magiche molto potenti, pari alle mie. Ha
trovato una formula per bloccare i Mangiamorte, oltretutto, non esito a dire
che è la migliore studentessa che io abbia mai avuto…-
Areal
arrossì e quasi pianse di commozione.
La
Sprite sorrise alla spiegazione di Vitious.
-So
che sai gestire con maestria tutti gli incantesimi che ti ho insegnato, o forse
anche degli altri. Crea tutte le barriere che puoi, mi fido di te e del tuo
intelletto. I tuoi compagni rimasti prenderanno ordini da te.-
A
quel punto la ragazza si accorse che i suoi compagni maggiorenni rimasti
l’avevano seguita e in quel momento erano alle sue spalle.
-Noi
Corvonero dobbiamo sfruttare la nostra intelligenza, non siamo fatti per gli
scontri diretti o in campo aperto. Create dei gruppi, appostatevi in luoghi
strategici e affrontate i nemici che si avventurano da soli nel castello.
Create dei veri e propri agguati. Rimanete sempre unite, formate al massimo due
o tre gruppi. Non di più. Seguite la Signorina Foreberth!-
Quando
tutti annuirono salutarono l’insegnante che augurò loro buona fortuna,
abbracciando più studenti che poteva, e partirono guidati da Areal.
La
ragazza si assicurò di capire quali fossero le abilità magiche dei suoi
compagni e quali i loro punti di forza, così li divise in tre gruppi il più
equiparati possibile. Insegnò ad alcuni il suo trucco per creare le sue famose
barriere potenziate capaci di bloccare solo i Mangiamorte, permettendo al resto
di passare. Spedì il primo gruppo in biblioteca, certa che se qualche nemico
avesse tentato di attraversare il cortile, i suoi compagni lo avrebbero fermato
creato una barriera a metà e, rimanendo protetti dentro la biblioteca, sarebbero
riusciti a scagliare attacchi attraverso la barriera senza esse colpiti. Mandò
il secondo gruppo nei sotterranei, sapendo perfettamente che poteva essere un
punto di raccolta per i nemici che cercavano nascondiglio. Se i suoi compagni
avessero creato lì una barriera, bloccando il passaggio, avrebbero colto di
sorpresa gli assalitoli e avrebbero potuto attaccare da un punto riparato,
aiutati dalla barriera che bloccava la strada.
In
fine, Areal, si fece seguire dal terzo gruppo e salì verso il secondo piano
trovando in un sottoscala un perfetto rifugio per loro. Creò una barriera che
bloccasse un corridoio e una che riparasse il loro nascondiglio accomodato. Il
quel modo potevano ridurre il numero di Mangiamorte che avrebbero tentato di
raggiungere i piani alti del castello, potendo a loro volta proteggersi e,
magari, aiutare qualche altro compagno di scuola che cercava di scappare
salendo le scale.
La
ragazza, tuttavia, continuava disperatamente a chiedersi che fine avesse fatto
Draco e, quando dalla sua posizione strategica sentì insieme ai suoi compagni
il rintocco della mezzanotte, iniziò la battaglia.
Il
trambusto fu totale, c’era chi urlava e i colpi degli schiantesimi facevano
vibrare la scuola. Dalla sua posizione Areal vide le statue di Hogwarts
scendere a combattere, aiutati da tutti i fantasmi. Dentro i quadri appesi alle
pareti non era rimasto più nessuno.
Dopo
alcuni minuti gruppi di Mangiamorte salirono di corsa le scale, alcuni
riuscirono a passare, altri rimasero bloccati in una barriera mentre tre
vennero attaccati da Areal e dal suo gruppo.
Essendo
al riparo dietro la barriera, Areal e i suoi compagni ebbero presto la meglio,
dopo aver schiantato i Mangiamorte li legarono e li privarono delle loro
bacchette.
A
quel punto Areal sentì un urlo e riconobbe la voce della sua amica Canni.
Ordinò a quelli del suo gruppo di non uscire per alcuna ragione dalla barriera
e di continuare a lanciare attacchi da lì, ricordandosi di legare i nemici e di
privarli della bacchetta dopo averli atterrati.
La
ragazza corse al terzo piano passando per una delle sue barriera che era stata
aggirata e raggiunse un corridoio dove due Mangiamorte lottavano contro due
ragazzi: Canni ed Erick. Un Auror intervenne eliminando il Mangiamorte che
lottava contro Erick, mentre quando Areal arrivò aiutò Canni e, le due ragazze
insieme, riuscirono a sbarazzarsi anche del secondo Mangiamorte.
I
tre amici legarono gli sconfitti e scagliarono lontano le loro bacchette ma,
proprio quando stavano per tirare un sospiro di sollievo, sentirono una voce:
-Areal!-
Quando
la ragazza si voltò vide un giovane undicenne in pigiama correre verso di lei.
-Nick,
cosa ci fai qui?- chiese la ragazza sconvolta, chinandosi per abbracciarlo.
-Voglio
restare a combattere come tu ed Eric mi avete insegnato!-
-Oh
santo cielo Nick, no! sei minorenne, devi tornare a casa!-
In
quel momento un altro Mangiamorte si parò davanti ai tre amici, con la chiara
intenzione di fermarli.
-Canni,
accompagna Nick all’uscita insieme ad Area!- Ordinò Erick.
-No,
io resto con te!-
-Fai
come ti dico, a questo ci penso io!-
Quando
Erick iniziò a lottare contro il Mangiamorte, Areal afferrò Canni e Nick e corsero
ai piani superiori.
-L’uscita
è davvero nella stanza delle necessità?-
Chiese
Areal.
Erano
arrivati al quarto piano e Canni non ebbe il tempo di rispondere.
Un
Mangiamorte che saliva le scale li attaccò, costringendoli a dividersi per
ripararsi dall’attacco. Quando Areal aprì gli occhi si accorse che Nick e Canni
si erano riparati vicino la scalinata.
-Canni
portalo via, tu conosci la strada!-
Canni
obbedì e corse con il piccolo su per le scale. Areal scattò verso l’arco di
pietra che divideva la rampa di scale in cui si trovava il Mangiamorte dal
pianerottolo in cui si trovava lei, per impedire che imboccasse la seconda
rampa che portava a Canni e Nick. Cercò quindi di creare una barriera
proteggendosi dietro il muro, ma il Mangiamorte l’attaccò ancora. La ragazza
cadde a terra, ma fortunatamente la maledizione l’aveva presa solo di striscio,
strappandole la manica della camicia.
Si
rialzò dolorante e, senza prestare attenzione al suo nemico, tentò di portare a
termine la sua barriera per poter raggiungere l’amica senza il rischio che il
Mangiamorte la seguisse. Si accorse a quel punto, però, che il suo nemico non
sembrava intenzionato a fare sul serio, rimase per diversi secondi a fissarla
e, quando l’attaccava, lo faceva solo con semplici incantesimi di disarmo che
lei schivava con facilità.
Quando
la barriera fu finita, Areal uscì dal suo nascondiglio dietro il muro e si parò
davanti al nemico per iniziare a lottare. Provarono a schiantarsi e a
disarmarsi a vicenda ma non ci riuscirono, in oltre, la barriera che li
divideva impediva all’uomo incappucciato di avanzare. Schivavano gli attacchi
reciprocamente e, mentre Areal aveva come obbiettivo quello di finire lo
scontro da vincitrice, il suo aggressore non faceva nulla di decisivo.
-Areal!-
Urlò Nick.
La
ragazza alzò la testa e vide il piccolo Nick sulla rampa di scale del piano
superiore che la chiamava, evidentemente lui e Canni avevano rallentato per
aspettarla.
-Andate
via!- Ordinò.
Si
voltò verso la sua barriera e lanciò un ultimo incantesimo per rafforzarla,
senza curarsi del Mangiamorte che la osservava.
-Come
ti ha chiamata?-
Areal
sollevò lo sguardo e parve accorgersi, solo in quell’istante, della reale
presenza del Mangiamorte. Era strano sentirlo parlare, la sua voce era falsata
da un incantesimo della maschera ma, la cosa realmente strana, fu accorgersi
che era anche lui una persona in grado di proferir parola. Quegli abiti scuri
lo rendevano più simile ad una creatura spettrale piuttosto che a un essere
umano vero e proprio.
Rimasero
per diversi secondi ad osservarsi, in silenzio. Areal non aveva alcuna paura, il
che era strano, voleva solo correre da Canni e Nick, ma quell’uomo continuava a
fissarla da dietro la maschera sfigurata tipica dei Mangiamorte.
-Tu…
sei Areal Foreberth?-
Areal
storse il naso, la disgustava l’idea che, probabilmente, quello fosse solo un
altro Mangiamorte amico di Draco, ma lei non voleva essere risparmiata solo
perché era la fidanzata di uno di loro. E, soprattutto, odiava che qualcuno di
quegli invasati vestiti di nero potesse anche solo pensare che lei fosse dallo
loro parte, solo perché amava un loro compagno.
-Dovrebbe
riguardarti chi sono?- soffiò, carica di rabbia.
Alle
sue parole il Mangiamorte sembrò impallidire anche da dietro la maschera, e
poi, parve addirittura sorridere.
-Hai
lo stesso carattere di tua madre e le somigli molto, ti avevo riconosciuta dal
primo istante ma sentire il tuo nome mi ha dato la conferma che cercavo.-
Quando
il Mangiamorte parlò Areal inarcò le sopracciglia, non capiva. Il secondo dopo
l’uomo si tolse la maschera rivelando un volto segnato dall’età, pallido e
sciupato ma ancora attraente. Aveva barba e folti capelli neri, la mascella
squadrata e due grandi e seri occhi blu.
Areal
rimase senza fiato. -Papà?-
Continua…
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Chiedo ancora scusa per il ritardo, ci provo e
ci riprovo ad aggiornare il prima possibile ma gli impegni mi cercano, le cose
da fare aumentano e, anche se provo a liberarmi per mettermi un po’ al computer,
gli impegni mi scovano sempre!!.
Spero che il capitolo sia stato interessante,
magari lasciatemi un commento : )
Areal
non ci credeva, fece un passo indietro e sentì che le sue ginocchia
minacciavano di cedere. Chiuse gli occhi e le poche immagini impresse nella sua
mente riguardanti quell’uomo riaffiorarono con forza inaudita, come una
tormenta che non si può fermare. Ricordava l’amore che provava per quel
genitore sparito tanti anni addietro dalla sua vita, l’unico dei due che
sembrava amare davvero quella figlia, forse, non proprio voluta.
Suo
padre le tendeva la mano tutte le volte che, da piccolina, era inciampata sui
suoi stessi passi quando non aveva ancora imparato bene a camminare. Suo padre
era quello che le comprava sempre dei nuovi libri di favole. Suo padre era
l’unico che andava a riprenderla da terra quando, dopo che i due coniugi
avevano ingaggiato l’ennesima lite furiosa, sua madre le aveva sbattuto la
porta in faccia, lasciandola sola in un pianto sconfortato.
Ma
suo padre un giorno se ne era andato a non aveva fatto più ritorno.
-Fantastico:
mio padre è un Mangiamorte!- esclamò con sarcasmo e repulsione.
-Non
essere così categorica con me,- disse l’uomo, facendo improvvisamente apparire
un sorriso triste sul suo volto. –Anche perché, da ciò che so, i Mangiamorte
sono di tuo gradimento…-
Areal
inarcò le sopracciglia e per un attimo il suo sguardo si perse sui contorni
della barriera vibrante che lei stessa aveva creato sotto l’arco di pietra,
quella era l’unica cosa che la divideva da suo padre.
-Non
era questo ciò che volevo per mia figlia,- proclamò, con un espressione
disgustata. – lo sanno tutti, le voci girano. Sei la fidanzata di Draco Malfoy,
la fidanzata di un Mangiamorte e quella collana ne è la prova!-
Quando
suo padre le urlò contro, indicando rabbiosamente la sua amata collana, Areal
fece un passo indietro e, se fino a quel momento lo shock l’aveva resa incapace
di aprir bocca, dopo quell’insulto la rabbia accumulata la fece esplodere.
-Ma
a che gioco stai giocando? Se non te ne fossi accorto sono sfortunatamente
anche la figlia di un Mangiamorte. Mi prendi in giro, forse?-
L’uomo
fece un passo indietro, come se le parole udite avessero acceso un fuoco
davanti ai suoi piedi da cui era stato costretto a scappare.
-Tu
non sai cosa stai facendo.- spiegò, ancora profondamente offeso.
-Cosa
non so?- urlò lei, allargando le braccia –So che amo un ragazzo e che voglio
stare con lui, un ragazzo che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri!-
poi indicò con disprezzo la figura del padre sulle scale davanti a lei. –Lui
non è come te, che se ne va in giro con quei vestiti neri cercando di
distruggere la mia scuola e facendo del male agli altri!-
Il
Mangiamorte alzò il mento e chiuse gli occhi, un istante dopo sulle sue labbra
affiorò un sorriso assente, come se stesse pensando a qualcosa che solo lui
poteva capire.
-Capisco…-
sospirò.
Areal
rimase in silenzio, ebbe quasi l’impressione che suo padre fosse stato
rincuorato dalla scoperta che Draco non fosse affatto un vero Mangiamorte, ma
questo non avrebbe avuto alcun senso. O, almeno, così credeva.
-Tu
mi odi…-Costatò l’uomo, scoccando uno sguardo significativo alla figlia.
Areal
incrociò le braccia al petto e ricambiò il suo sguardo in segno di sfida,
cercando di apparire più forte di quanto era realmente. –Non dovrei? Ricordi,
te ne sei andato!-
Daniel
Foreberth, questo era una volta il suo nome, parve non reggere più il suo
stesso peso, così si lasciò cadere sulle scale e si sedette senza dare le
spalle alla figlia.
-Gli
errori fatti vengono sempre a chiedere il conto prima o poi, anche a distanza
di anni.-
Areal
scosse il capo, non poteva esserci nulla che giustificasse il gesto del padre,
la sua figa priva di spiegazioni.
-Quando
ero solo un ragazzo frequentavo questa scuola. Non ero geniale come tua madre,
né coraggioso, quando mi assegnarono alla casa dei Serpeverde mi parve la
scelta più giusta o fui felice di rendere orgoglioso mio padre. Inizia a
stringere delle amicizie, ma i miei compagni di un tempo sono ora tutti
Mangiamorte. Tra loro c’erano Lucius Malfoy e Severus Piton. Con loro inizia ad
addentrarmi nel mondo della magia oscura e non ne ebbi più scampo.-
Areal
scosse il capo alle parole dell’uomo. –Hai scelto di essere una persona
malvagia!- sentenziò.
Daniel
la guardò con occhi imploranti. –Non ti chiedo di giustificarmi, so
perfettamente che le cose che iniziai a fare non erano giuste. Sono diventato
un seguace dell’Oscuro e all’inizio ero lieto di svolgere gli incarichi che mi
assegnava, ma…-
-Ma,
cosa?- chiese Areal, con crescente disprezzo che a stento riusciva a
mascherare.
-Ma
con il tempo mi accorsi che la mia coscienza non era più in grado di sopportare
altre vittime…-
-Assassino!-
Bisbigliò Areal, profondamente scioccata. Fece un passo indietro, pronta a
scappare dalla quella mostruosa rivelazione.
-No,
aspetta!- gemette il padre, sollevandosi da terra mentre tendeva una mano verso
sua figlia. –So di essere stato un uomo sbagliato, ma devi sapere per quale
motivo me ne sono andato!-
Areal
abbassò gli occhi e scosse il capo. –Centro!- disse allargando le braccia. –Ho
appena scoperto che mio padre è un Mangiamorte e un assassino, cos’altro potrei
sentire di peggio!-
Daniel
avanzò di un passo, salendo di uno scalino. –Quando ho conosciuto tua madre ho
iniziato a credere che avrei potuto condurre un altro tipo di vita, l’ho
sposata e le ho promesso che sarei cambiato, che avrei abbandonato l’Oscuro.
Per anni mi ha seguito ed appoggiato, era pronta a rischiare tutto insieme a
me. Avrebbe fatto di tutto pur di non perdermi.-
-E
allora perché ci hai abbandonate?-
Ci
fu un minuto di silenzio e l’uomo parve riprendere fiato. –Fino a quando
eravamo solo io e lei, giovani e imprudenti, affrontare la mia doppia vita era
facile. Tuttavia sapevamo che se avessimo avuto un figlio da proteggere, tutto
sarebbe stato troppo complicato, così avevamo deciso di non averne. Poi, però,
l’Oscuro venne sconfitto e fummo finalmente liberi di trovarci una casa e di
avere un bambino.- Alzò lo sguardo sulla ragazza, e le sue labbra si mossero in
un sorriso. –Ero così felice quando sei nata, così felice! Ma non meritavo
quella felicità, avevo causato troppo dolore e quelli del ministero stavano
cercando di catturare più Mangiamorte possibili. Dovevo andarmene.-
-Perché?
Non ho mai sentito dire che eri un Mangiamorte, nessuno mi ha mai accusato di
essere la figlia di un…-
-Questo
perché me ne sono andato!- intervenne l’uomo. –Se mi fossi fatto trovare, io
sarei finito in prigione, e la mia famiglia sarebbe stata odiata e marchiata
per sempre!-
-Il
padre di Draco…-
-Lucius
ha dichiarato di aver eseguito gli ordini dell’Oscuro perché vittima della
maledizione Imperius! Ma cosa ha ottenuto? Le voci corrono, tutti hanno sempre
visto di cattivo occhio la sua famiglia, certi crimini non si possono
nascondere. Mentire, fingersi vittima invece che seguace, lo ha solo tenuto
fuori dalla prigione. Io Non potevo permettere che etichettassero te e tua
madre in quel modo, che vi guardassero con il sospetto. Vi avrei rovinate!-
Areal
lo studiò in silenzio, forse le troppe emozioni che stava provando le rendevano
difficile capire alcune cose o, forse, c’era davvero qualcosa che non quadrava.
-Com’è possibile che sia bastato sparire dalla circolazione?- chiese. –Se
c’erano tracce della tua alleanza con i Mangiamorte, sarebbero comunque venuti
a cercarti e, anche se non ti avessero trovato, saresti comunque stato
considerato un fuggitivo. Inoltre, senza un regolare processo in cui avresti
potuto dire la tua, saresti stato condannato come seguace di Voldemort, e noi
saremmo finite in disgrazia.-
Daniele
rise brevemente. –Sei furba, si vede che meriti quella divisa!- Affermò. –Ma
vedi, il punto era proprio questo: non c’erano prove!-
Areal
rimase senza parole.
-Non
ho lasciato tracce, nessuno sospettava di me. Nessuno sapeva che ero stato un
Mangiamorte e, fortunatamente, anche se i mie ex compagni avessero deciso di
fare il mio nome, non sarebbe bastato. Ho sempre operato nell’ombra, pochi dei
miei colleghi conoscevano la mia vera identità e, cosa più importate, non ho
mai lasciato testimoni dei miei crimini. O, almeno, così credevo. Per questo
motivo non fui mai processato e potei rimanere con te e tua madre per ben
cinque anni.-
-E
poi?-
-Poi,
un giorno, il destino venne a chiedermi il conto!- spiegò, con rammarico. –Vidi
per strada un ragazzino fissarmi in modo strano, e riconobbi subito i suoi
occhi. Erano quelli di un bambino intrappolato in un angolo mentre uccidevo suo
padre per ordine dell’Oscuro. Mi aveva visto in faccia, quella volta, e sapevo
che avrei dovuto uccidere anche lui, ma non ne avevo avuto il coraggio. In più,
credevo che non mi avrebbe mai più rivisto. Tuttavia, quel giorno, vedendo il
modo in cui mi aveva guardato mentre attraversavo la strada davanti a lui,
capii di essere stato scoperto. Mi fece inoltre capire che, se qualche altro
testimone dei mie delitti, da me dimenticato, fosse saltato fuori dopo tanto
tempo, sarei stato smascherato. Se mi avessero visto insieme a voi, sa avessero
scoperto il mio nome questo sarebbe stato sporcato per sempre. Per questo
scappai, me ne andai per impedire che qualcuno scoprisse che ero Daniel
Foreberth, tuo padre. In questo modo sarei stato solamente un fuggiasco senza
nome. È grazie a questo, fino ad oggi, hai potuto andare in giro a presentarti
senza che nessuno ti additasse come la figlia di un mostro, tutto quello che si
sa oggi sui Foreberth è che erano una famiglia ricca di cui, tutti i
discendenti, venivano assegnati alla casa dei Serpeverde!-
Areal
si coprì la bocca con una mano, non riusciva a credere che il segreto che aveva
sempre cercato di scoprire fosse proprio quello. Aveva elaborato più volte
teorie e inventato storie sulla possibile causa che aveva spinto suo padre ad
andare via quando lei era solo una bambina. Avrebbe fatto di tutto pur di
convincersi che suo padre non se ne fosse andato solo perché non amava lei e
sua padre, per anni aveva rifiutato di credere di essere stata abbandonata.
Ma
mai avrebbe potuto immaginare tanto.
In
quel momento si accorse dell’irreale silenzio che li avvolgeva, e questo portò
la ragazza a chiedersi come fosse possibile che, per tutto quel tempo, nessuno
fosse passato di lì. Forse le barriere create dai suoi compagni ai piani
inferiori avevano realmente retto, di fatto nessuno si era avvicinato a loro.
Dai piani superiori, il trambusto di ragazzi che si precipitavano verso l’uscita
segreta nella camera delle necessità al quinto piano, era cessato, ed Areal
sperò che tutti fossero riusciti a mettersi in salvo. Dalle finestre giungeva
solo qualche lontano boato di possibili battaglie che si svolgevano sicuramente
in sala grande.
-Quando
comunicai a tua madre che sarei andato via, lei non voleva sentire ragioni.
Iniziamo a litigare molto spesso. Disse che sarebbe venuta con me, che potevamo
fuggire insieme come prima che tu nascessi. Era una donna forte e coraggiosa,
non le importavano i rischi che avrebbe corso, voleva stare al mio fianco ed
era pronta a scappare per sempre, non avrebbe mai accettato di fare la parte
della compagna indifesa che rimane a casa al sicuro. Ma io non potevo
permettermi di rovinarle la vita e di metterla in pericolo, volevo che restasse
con te, che si prendesse cura di te. Se ce ne fossimo andati entrambi, tu
saresti rimasta da sola, e non potevo permettere che accadesse. E così sono
fuggito, scappando via di casa durante la notte, come un ladro!-
-Peccato
che lei se ne sia andata comunque, poco dopo. Non faceva che ripetere che
doveva ritrovarti, che sapeva dov’eri e perché te ne eri andato. Lei non voleva
restare con me, adesso capisco perché mi ha sempre odiata: io ero il motivo che
le ha impedito di stare con te. Immagino che già dal giorno della mia nascita
aveva intuito che, in caso di pericolo, la mia presenza le avrebbe creato dei
problemi. Di fatti, se non fosse stato per proteggere me, sareste fuggiti
insieme. Per colpa mia tu sei scappato lasciandola indietro e, anche se dopo è
venuta a cercarti, deduco che non ti abbia mai trovato.-
-No,
non sapevo nulla. Non sapevo che se ne fosse andata.- Sollevo gli occhi sulla
figlia, mostrandole uno sguardo profondamente dispiaciuto. –Mi dispiace…-
Ciò
che spezzò il silenzio che scaturì l’istante dopo, fu uno degli ultimi suoni
che Areal avrebbe desiderato sentire: il suo nome urlato da Canni.
L’urlo
della sua amica proveniva dai piani superiore e, con la paura che qualcosa
fosse andato storto lungo la strada verso l’uscita segreta, Areal corse verso
di lei.
-Non
farlo! Torna qui è pericoloso!- urlò suo padre ma, quando si lanciò al suo
inseguimento, venne bloccato dalla barriera costruita.
Areal
ignorò i tentativi di Daniel di fermarla e raggiunse il piano superiore,
svoltando verso un’aula vide Canni con la schiena contro il muro, e un
Mangiamorte difronte a lei. Dato che le dava le spalle, quest’ultimo non si
accorse della ragazza, cosicché Areal riuscì ad attaccarlo con uno schiantesimo
che lo mandò al tappeto.
Quando
Canni le corse incontro la prese per la spalla parlandole velocemente. –Ho
portato Nick all’uscita. Dov’eri finita? Pensavo che quel Mangiamorte che
abbiamo incontrato sulle scale ti avesse fatto del male, e stavo tornando
indietro a cercarti!-
Areal
sospirò prendendola per mano. -È una lunga storia. Andiamo di sotto adesso, lì
avranno bisogno di aiuto, si sentono ancora i rumori degli scontri.-
Le
due ragazze corsero verso la sala grande, ma Areal decise di seguire una via
alternativa per evitare di rincontrare suo padre, così raggiunsero le serre di
Erbologia al primo piano, e dovettero fare il giro del giardino per raggiungere
l’entrata principale della scuola. Una volta fuori, il freddo e l’oscurità di
quella notte le avvolsero, e la paura tentò di rallentare la loro corsa ma,
insieme, riuscirono quasi a raggiungere l’entrata. A quel punto videro Erick
che combatteva contro due Mangiamorte e Canni corse verso di lui per aiutarlo,
lasciando Areal indietro. La ragazza inciampò sopra una radice fuoriuscita dal
terreno e, mentre metteva le mani sulla terra umida per risollevarsi, si
accorse di una nuvola bianca che le veniva incontro.
Nell’istante
in cui capì che si trattava di un Dissennatore, sentì il suo cuore mancare di
un battito e la sconcertante consapevolezza di non avere alcuna via di scampo
impadronirsi di lei. Era troppo turbata per produrre un Incanto Patronus, aveva
paura, era ancora troppo scossa a causa dell’incontro con il padre e, di certo,
la battaglia che si stava svolgendo nel castello non le forniva la serenità
mentale per far riaffiorare alla mente un ricordo piacevolmente intenso per
produrre l’incanto. Come se ciò non bastasse, ricordava di aver prodotto il
Patronus solo una volta, durante le riunioni segrete dell’ES, e non era affatto
sicura che ci sarebbe riuscita una seconda volta, non in quelle condizioni
almeno. Quando si accorse che la bacchetta le era caduta a qualche passo di
distanza, chiuse gli occhi pronta a quello che le sarebbe accaduto, certa che
niente avrebbe potuto impedire al Dissennatore che le si avvicinava di
abbattersi su di lei.
Poi
una luce argenta illuminò la notte e creò una barriera che tenne indietro il
Dissennatore. Quando aprì gli occhi, Areal vide un corvo d’argento volteggiare
davanti a lei e proteggerla da quella creatura. L’animale luminoso mise in fuga
il Dissennatore, poi spiegò le ali e atterrò davanti a lei per dissolversi nel
nulla l’istante successivo.
Quando
la ragazza alzò gli occhi si accorse del ragazzo che camminava tranquillamente verso
di lei. A differenza sua, non indossava la propria divisa scolastica, ma un
elegante completo nero e, nonostante fossero nel bel mezzo di una battaglia, il
ragazzo manteneva un passo fiero e sereno mentre, la luce della luna,
accarezzava i suoi capelli biondi donandogli un chiarore perlato.
Il
Patronus a forma di corvo era il suo.
Areal
si alzò e corse incontro al suo salvatore gettandosi fra le sua braccia.
-Me
lo sentivo quasi, che senza di me saresti stata in pericolo.-
Alle
parole di Draco, Areal si lasciò sfuggire un sorriso e, mentre si scostava
appena dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi, notò dei graffi sul suo
volto e dei piccoli segni di lievi ustioni. Inoltre, i suoi vestiti, erano
coperti di fuliggine e bruciacchiati in alcuni punti.
-Ma,
ma… dove sei stato, cosa ti è successo?- chiese Areal, confusa, mentre scuoteva
la testa. –E come fai ad essere in grado di produrre un Incanto Patronus?-
Draco
fece un sorriso strano. –Risponderò ad una sola domanda. Secondo te, essendo un
Mangiamorte sempre in contatto con i Dissennatori, come avrei mai potuto non
imparare ad evocare il Patronus?.-
Areal
rimase in silenzio, abbassò lo sguardo e nei suoi ricordi si ritrovò ad
inseguire con lo sguardo i contorni del corvo evocato da Draco.
-Il
tuo Patronus è un corvo?-
Draco
posò il proprio sguardo sulle sue labbra e le accarezzò i capelli corvini.
–Già- sussurrò. –È un corvo nero ed intelligente…-
Areal
sentire il proprio labbro inferiore tremarle per la commozione, non c’era
bisogno di spiegazioni. Sentì un forte calore avvolgerla e, per un attimo, le
esplosioni, le urla, e tutto l’inferno che li circondava, sparirono.
-Non
ho intenzione di mentirti.- disse Draco, all’improvviso. -Quando ho sentito il
marchio bruciare per il richiamo di Alecto, ho seguito Potter nella stanza
delle necessità. Volevo prenderlo con le mie mani e consegnarlo al Signore
Oscuro. Non ci sono riuscito, Tiger ha dato fuoco alla stanza ed è morto.
Potter e i suoi amici sono fuggiti. Mi hanno salvato la vita.-
Areal
rimase a fissarlo con le mani tremanti sulle sue spalle, ma non disse nulla.
-Ho
perso nell’incendio anche la bacchetta che mia madre mi aveva dato, questa l’ho
presa da uno dei corpi a terra.- Spiegò il ragazzo mostrando la bacchetta.
La
ragazza rimase ancora in silenzio.
-Sono
corso a cercarti, sapevo che saresti rimasta a combattere e…-
-Temevi
che mi fosse successo qualcosa?-
-No.
Dovevo dirti che ti amo prima di morire.-
Areal
sentì calde lacrime scendere dai suoi occhi ma sorrise, era troppa la felicità
che provava. –Dopo tutto questo tempo, ti pare questo il momento più opportuno
per dirmi che mi ami?-
Draco
si lasciò incurvare le labbra dal suo solito sorriso ma, questa volta, era un
po’ meno maligno del solito. Parve quasi dolce. Le prese il viso fra le mani e
lo avvicinò al suo, scambiandosi un bacio profondo che scaldò i loro cuori.
Alle
loro spalle, sulla porta d’ingresso, gli scontri erano cessati e, solo in
lontananza, si udivano ancora gli echi di alcuni combattimenti.
In
quel momento, la voce agghiacciante di Voldemort, si sentì risuonare nell’aria
e annunciò a tutti loro che desiderava che la battaglia cessasse
momentaneamente per permettere ai sopravvissuti di recuperare i corpi degli
sconfitti e, infine, chiedeva che gli venisse consegnato Harry Potter. In
cambio, lui avrebbe risparmiato tutti gli altri, ponendo del tutto fine a
quella guerra.
I
due ragazzi si scambiarono uno sguardo allarmato.
-Vieni
con me, dobbiamo nasconderci il prima possibile!- ordinò Draco, afferrandola e
trascinandola per un braccio.
-Ma
che stai dicendo?-
La
ragazza non capiva cosa avesse intenzione di fare, non le restava che seguirlo,
ma aveva bisogno di chiarezza. Quando furono dentro, Draco parve leggerle nel
pensiero e si fermò fuori dalla sala grande per spiegare le sue intenzioni.
-Avrei
dovuto andare da lui con tutti gli altri Serpeverde, ma non l’ho fatto.
Potrei andarci adesso come gli altri Mangiamorte, e riunirmi ai miei genitori,
ma non credo che tu voglia venire con me. Penso che il posto più sicuro per
entrambi, al momento, sia dentro questo castello. Troviamo un posto sicuro e
togliamoci dai piedi!-
Areal
sapeva che Draco aveva ragione e avrebbe voluto seguirlo e correre con lui in
cerca di riparo, ma non poteva. C’era una cosa che doveva fare, prima.
-Aspetta.-
gli disse e, senza dargli il tempo di bloccarla, corse dentro la sala grande.
A
dire il vero, una volta entrata, se ne pentì all’istante, poiché la stanza era
stata usata per radunare tutti i cadaveri e i feriti. A malincuore, riconobbe
quasi tutti i corpi a terra, ma si voltò di scatto, rifiutandosi di continuare
a guardare. Tutto quello era a dir poco sconcertante anche senza le urla e i
pianti disperati dei pochi rimasti vicini ai corpi di chi non ce l’aveva fatta.
-Non
ti fa male, quello?-
Areal
si voltò e, quando si ritrovò Erick davanti, lo abbracciò di scatto.
-Santo
cielo Erick, almeno tu stai bene!-
-Sì,
un po’ ammaccato ma ci sono. In quanto a te, non so quanto resisterai se
continui a perdere sangue…-
-Sangue?-
chiese Areal, sciogliendo l’abbraccio.
Quando
abbassò lo sguardo, si accorse di avere una gamba ricoperta di sangue e uno
squarcio profondo poco sotto il ginocchio. Adesso che ci pensava, ricordò di
quando era caduta fuori dalla scuola, lontano da Canni, inciampando come una
stupida su di una radice. Aveva effettivamente sentito un forte dolore ma, la
pura provata alla vista del Dissennatore, le era bastata per far sparire ogni
male. In seguito era arrivato Draco, e tutto era accaduto troppo in fretta e le
emozioni e l’adrenalina dovevano aver fatto da anestetico.
-Siediti!-
le ordinò l’amico.
-Cosa?-
Erick
non le disse altro, scambiò solo uno sguardo con qualcuno alle sue spalle e
l’istante dopo Areal venne trascinata a terra e dovette sedersi.
Dietro
di lei adesso c’era Draco, era stato lui a costringerla a sederti. Il suo volto
era pallido e il suo sguardo sconcertato si era fissato sulla sua gamba ferita.
Erick
si inginocchiò all’istante ed, estraendo la bacchetta, iniziò a mormore un
nenia magica che richiuse lentamente il taglio.
-Wow!-
esclamò Areal. –So che tuo padre lavora al San Mungo e che vuoi diventare un
guaritore proprio come lui, ma non sapevo che fossi già sulla buona strada!-
Draco
la strinse dai fianchi e la rimise in piedi senza troppi giri di parole, mentre
Erick si concedeva una scollata di spalle.
-Ti
stupisci per troppo poco.- Le disse l’amico. -Anche Canni sta dando una mano.-
Areal
si guardò in torno e, fra tutto quel trambusto, scorse l’amica, intenta a
curare i feriti meno gravi insieme a Madama Chips.
-A
differenza di me, almeno voi riuscite a dare il vostro aiuto…-
-Sciocchezze!
Hai coordinato i nostri compagni alla perfezione e si sono salvati praticamente
tutti, le tue barriere li hanno tenuti al sicuro e, il tuo piano di attaccare
all’interno di esse, è stata una mossa vincente!-
Areal
sorrise, rincuorata dalle parole di Erick.
Lei
e Draco rimasero lì qualche altro minuto, mentre Erick tornava a prestare soccorso
a chi ne aveva bisogno. La ragazza cercò di aiutare più gente possibile ma, a
dire il vero, Areal capì di non poter fare più molto e, vicino a lei, Draco non
faceva altro che guardarsi nervosamente intorno.
-Non
voglio deluderti, ma il tuo aiuto qui non è indispensabile.- Le confermò ad un
tratto il biondo, afferrandola da un braccio. -Ti sei assicurata che i tuoi
amici stanno bene, ora, per favore, andiamo a cercare un nascondiglio.-
Areal
sapeva che non poteva dire di no a quegli occhi decisi, ma avvertiva quasi il
bisogno fisico di rimanere lì con i suoi amici, di continuare ad aiutare Luna e
Ginny portando tutto l’occorrente a Madama Chips e alla McGranit.
-Qui
non siamo al sicuro, se mi trova mi ucciderà. Fallo per me Areal, tutto quello
che voglio e stare al sicuro con te. Ti prego!-
Areal
ricordò le sofferenze di Draco, le umiliazioni della sua famiglia, la missione
che lo aveva quasi ucciso l’anno prima e il marchio sul suo braccio che
appesantiva la sua anima. Sapeva, in oltre, che il suo aiuto in quella stanza
non era di vitale importanza. Era rimasta per diverso tempo, aveva fatto qualcosa
ma, non avendo capacità curative come Canni ed Erick, poteva anche andare. Era
stata utile nella difesa del castello con le sue barriere, ma dovette ammettere
che, in quella sala, la sua assenza sarebbe stata presto rimpiazzata.
Seguì
Draco nei piani più alti del castello, incontrando qua e la gente che
trasportava di sotto i cadaveri, la cui vista le fece contorcere lo stomaco e
dovette nascose il viso contro il petto di Draco, lasciandosi guidare da lui. Quando
riaprì gli occhi si accorse che si erano fermati dentro l’aula di incantesimi.
-Pensavo
che questo posto ti avrebbe fatto sentire più al sicuro.- le disse Draco.
Areal
annuì.
La
ragazza creò una barriera a difesa della porta e barricò la stanza con tutti
gli scudi magici che conosceva, poi, insieme a Draco, si lasciarono cadere
sulle poltroncine della stanza ed attesero.
Nessuno
dei due parlò per tutto il tempo, rimasero solo seduti vicini, in attesa.
Areal, accoccolata sul petto di Draco, chiuse gli occhi per qualche minuto
cercando di non pensare e, d’altro canto, anche il ragazzo parve provare per un
momento a cancellare tutto ciò che era accaduto.
L’ora
concessa da Voldemort, in fine, passò.
Con
grande sconforto da parti di tutti, la voce di Voldemort si fece udire un’altra
volta, annunciando la morte di Harry Potter. Scoppiò il caos e tutti furono
presi dal panico e dallo sconforto.
Areal
non voleva crederci, corse alla finestra che dava sull’ingresso della scuola e
vide tutti i Mangiamorte fermi lì, Voldemort in testa e Hagrid con fra le
braccia il corpo di Harry Potter.
La
ragazza gemette e si coprì la bocca con le mani, non era possibile. Tutti gli
altri uscirono e si fermarono sugli scalini dell’ingresso, urlando e disperandosi
per la morte del loro eroe.
L’unica
speranza rimasta.
A
quel punto Areal scoppiò a piangere, cadde in ginocchio e si appoggiò con le
braccia sul davanzale. Aveva visto le sue amiche, Emma a Jude, fuggire per non
essere prese da Voldemort solo perché non avevano il sangue puro. Aveva visto i
suoi compagni più piccoli tremare di paura e venire torturati dai fratelli
malefici. Aveva visto i suoi compagni di scuola giacere al suolo morti. Ne
aveva passate troppe, la sua amata scuola che crollava a pezzi, Draco in
pericolo di vita o lontano da lei, suo padre che le rivelava di essere un
Mangiamorte.
Ma
come faceva ad accettare che ogni speranza di vittoria era sparita per sempre?
Se
l’unica speranza del mondo magico era morto, anche loro erano morti. Voldemort
li avrebbe scovati tutti e uccisi, senza risparmiare niente e nessuno.
L’alternativa era fingere per il resto della vita di stare dalla sua parte,
fingere, vivere nel terrore e nella paura. Vivere in un mondo di morte e
sofferenze, vivere all’inferno oppure morire.
Cosa
cambiava?
Nessuno
sarebbe stato al sicuro, Draco e la sua famiglia non erano più nella grazie del
Signore Oscuro, cosa ne sarebbe stato di loro?
Cosa
ne sarebbe stato dei più deboli e dei Babbani?
Cosa
ne sarebbe stato degli Auror, di quelli dell’Ordine della Fenicie e di quelli
dell’ES?
Era
tutto perso, tutto finito.
Areal
continuò a piangere forte fra i singhiozzi, con Draco accanto a lei che le
accarezzava la schiena per darle conforto, non avrebbe mai voluto vederla
piangere in quel modo e, ormai, la disperazione aveva avvolto anche lui.
Non
rimaneva che sperare nella clemenza di Voldemort, da lassù Draco poteva vedere
i suoi genitori.
Areal
non volle vedere Neville avanzare e venire atterrato da Voldemort, ne quando
quest’ultimo incendiò il cappello parlante e glielo mise in testa.
Scoppiò
il caos.
I
giganti si avvicinarono alla scuola, tutti partirono all’attacco, i Mangiamorte
tornarono all’interno del castello è fu la guerra.
La
battaglia di prima non era nulla al confronto, stavolta anche l’Oscuro
combatteva e potevano sentirne le urla di vittoria. Ma Areal non aveva la forza
di alzarsi o di scendere a combattere, rimase solo lì a piangere.
-Draguccio
caro, troppa paura per venire di sotto a darci una mano?- sghignazzò qualcuno.
Draco
si voltò con rabbia, paradosi davanti ad Areal, ancora inginocchiata davanti
alla finestra.
-Yaxley,
Dolohov!- salutò Draco, rigido come una statua.
-Hahaha,
tuo padre non ha mosso un dito in questa battaglia, d'altronde, senza
bacchetta, mi chiedo come avrebbe potuto. Orami è inutile, il Signore Oscuro lo
ha usato finché serviva, ma presto si sbarazzerà di lui e della tua mammina-
Disse Yaxley.
Areal
si voltò, si asciugò le lacrime e si mise in piedi con la bacchetta in mano.
Si
accorse che nessuno dei due Mangiamorte appena giunti portava la maschera.
Quello che aveva parlato aveva corti capelli neri, mentre l’altro era biondo e
con il volto spigoloso.
-Peccato,
Narcissa era proprio una bella donna. La sua sfortuna è stata sposare quel
fallito di Lucius.-
-Ora
che hai finito con i tuoi commenti, Dolohov, puoi anche andare all’inferno!-
ringhiò Draco, pronto a scagliare una maledizione.
-Aspetta!-
lo fermò Areal, dopo di che si rivolse ai due Mangiamorte. –Come avete fatto ad
oltrepassare la mia barriera?-
Draco
sussultò, non si era reso conto che i due individui erano dentro l’aula di
incantesimi proprio come loro. Capire come avessero fatto a distruggere la
barriera, e ad entrare senza che loro se ne accorgessero, sembrava un mistero.
Yaxley
rise e prese parola. –E così erano tue tutte quelle barriere sparse nella
scuola, che bloccavano me e i miei compagni! Erano molto potenti e ben fatte,
complimenti, ma anch’io ero un’abile creatore di barriere alla tua età e, come
avrai già capito, sono bravo anche ad abbatterle. Tutte quelle che hanno ceduto
sono state spazzate via da me, abbiamo ucciso un gruppo di ragazzi che si
rifugiava dietro una di esse, spero che non fossero tuoi amici…-
Areal
trattenne la rabbia nel vedere il ghigno soddisfatto e derisorio che piegò le
labbra di quell’uomo.
-Che
ragazzina di talento, creare tutte quelle protezioni tutta sola alla sua
giovane età. Oltretutto è davvero carina. Possibile che le ragazze migliori si
rovinino, e perdano il loro tempo, dietro i Malfoy?- Disse Dolohov, falsamente
indignato. –Ma non temere Draco, quando avremmo finito con te ci occuperemo noi
della tua amichetta…-
-Maledetto,
dovrai uccidermi!-
-È
proprio quello che intendo fare!-
Alle
parole di Dolohov partirono gli scontri, lui contro Draco ed Areal contro
Yaxley. I due giovani ragazzi diedero sfoggio di tutte le loro capacità,
rivelandosi molto abili, ma i due Mangiamorte conoscevano molte più magie di
loro e avevano molti più anni di esperienza alle spalle. Tuttavia Draco
sfoggiava gli incantesimi oscuri imparati dal padre e la rabbia gli permetteva
di tenere testa a Dolohov.
Areal,
invece, era talmente furiosa e piena di dolore per la morte dei suoi amici, che
si accorse di duellare come non aveva mai fatto. Sfruttò tutte le cose che
aveva appreso a scuola e, soprattutto, quelle che aveva imparato studiando sui
libri in quegli anni in cui si era ripromessa di migliorare come strega. Quando
aveva iniziato a capire che Draco era in pericolo, aveva studiato dal libro di
Agatha Corvonero, la madre dalla fondatrice della propria casa, ed aveva
appreso varie tecniche e magie che le avevano permesso di salvarsi quella sera.
Negli scontri che aveva avuto per il castello con i vari Mangiamorte, era
riuscita a cavarsela abbastanza bene, dimostrando tutto il suo talento, ma mai
aveva lottato meglio di quel momento.
Voleva
abbattere quel Yaxley che aveva ucciso i suoi compagni e che aveva abbattuto le
sue barriere, desiderava fargliela pagare per tutto il male che aveva fatto.
-Areal!-
Quando
Draco la chiamò, Areal vide che il ragazzo era riuscito ad abbattere Dolohov. A
quel punto, insieme, i ragazzi si concentrarono su Yaxley, ma Areal si
distrasse. La ragazza si premurò di legare il Mangiamorte a terra e di
distruggere la sua bacchetta.
Yaxley,
approfittò della distrazione della ragazza, e si accanì su Draco minando alle
sue difese con attacchi a raffica che il ragazzo a stento riusciva a gestire.
Areal provò ad attaccare il loro nemico, cercando di distrarlo, ma non
funzionava.
Troppo
tardi capì che quello di Yaxley era un piano curato nel dettaglio, la sua intenzione
era quella di far credere che avesse intenzione di finire Draco, tenendo Areal
impegnata nell’intento di provare a difendere il ragazzo, senza pensare a
proteggere sé stessa.
Dopo
la raffica di colpi lanciati a Draco, mentre il biondo tentava di proteggersi,
Yaxley si voltò e lanciò un’unica, tremenda maledizione, contro Areal.
-Avada
Kedrava!-
In
una frazione di secondo, Areal ebbe l’impressione che tutto si muovesse a
rallentatore. Forse un potere nascosto, oppure, un angelo protettore, le aveva permesso
di prevedere con qualche secondo d’anticipo le mosse di Yaxley. Pensò ai suoi
studi suoi libri, alle formule che aveva inventato, ma che non aveva mai
sperimentato e, con quel vantaggio di un secondo ottenuto per chissà quale
miracolo, urlò:
-Protego
Maximus!-
Areal
creò un cerchio davanti a sé e, quando l’anatema che uccide sfrecciò verso di
lei sotto forma di luce verde, il suo incantesimo divenne uno scudo di luce
rossa e ci fu una grande esplosione.
Solitamente
un semplice sortilegio scudo non salva dall’anatema che uccide, e Draco lo
sapeva. Quando riacquistò la forza necessaria per rialzarsi, il biondo si
accorse di essere stato spazzato via dall’esplosione, era stato come se Areal
avesse amplificato il suo scudo, rendendolo quasi uno specchio. Yaxley, infatti,
era finito contro un muro e adesso giaceva a terra, e Draco sperò che la
maledizione che aveva scagliato gli fosse finita addosso.
Ancora
dolorante, il ragazzo si alzò e corse da Areal, trovandola inerme al suolo.
-Areal!-
chiamò.
Si
inginocchiò accanto al suo corpo, la prese fra le braccia ma la ragazza non
apriva gli occhi. Era maledettamente fredda, il volto era violaceo e gli occhi
rimanevano chiusi, dalle labbra usciva un respiro troppo lieve.
Stava
morendo.
Non
c’erano ferite sul suo corpo e le mani del biondo non si erano sporcate di
sangue come nel sogno che aveva avuto, ma la vita stava comunque abbandonando
il corpo della persona che amava. Lo scudo amplificato che Areal aveva creato
era solo servito a rallentare l’effetto della maledizione senza perdono, ma
l’avrebbe comunque uccisa. Ad ogni secondo che passava il corpo si raffreddava
come se le porte della morte le si fossero aperte davanti a la risucchiassero
lentamente, ma senza alcuna intenzione di richiudersi senza prima averla presa.
La
morte voleva la ragazza.
-No
Areal, guardami…-
Pregò
Draco, la strattonò e poi l’abbracciò forte. Potevano portargli via tutto ma
non lei, non l’unica persona che lo aveva amato dal primo momento e che gli era
sempre rimasta accanto.
-Draco!-
Urlò
una donna.
Quando
Draco si voltò, vide sua madre e suo padre entrare nell’aula e precipitarsi
verso di lui. Entrambi i genitori parvero rinascere nel vedere che il figlio
stava bene, ma si accorsero subito della ragazza apparentemente morta che gli
stava fra le braccia.
Lucius
guardò la giovane a la riconobbe, in più, non aveva mia visto suo figlio in
quello stato, mai.
-Ti
prego!- gemette Draco rivolgendosi al padre. –Ti prego salvala!-
Continua…
*****************************************
D’accordo, lo
so, lo so, non sono in alcun modo perdonabile! Troppo il ritardo
nell’aggiornamento, avrete creduto che avevo abbandonato tutto di nuovo!
Ho dovuto
affrontare un mostruoso trasloco e, fra scatoloni da imballare e poi disfare,
non ho avuto un attimo libero. Anche se la storia era tutta pronta e finita, purtroppo,
devo rileggere e praticamente riscrivere tutte le parti che adesso non mi
piacciono più. Come ciliegina sulla torta, nella nuova casa ero rimasta senza
internet!!!!
Grazie a tutti voi
che leggete, spero di aggiornare nei prossimi giorni. Mancano ufficialmente
solo tre capitoli dopo di questo. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio e
grazie infinite.
Un
ringraziamento particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo XD.
-Scusa,
ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde…-
-Si,
perché?-
-Piacere
di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da secoli,
magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due chiacchiere-
-Io
mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde-
-
Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde-
-
Si, ma bisogna anche essere… -
-
Essere?-
-
…Cattivi!-
Era
stata quella la loro prima conversazione, avvenuta sette anni indietro nella
sartoria di Diagon Alley. Draco si era fatto avanti per presentarsi sotto
ordine di suo padre, che già al tempo, vedeva in quella bambina un buon partito
per il figlio.
Perché
eri già più intelligente di me?
si chiese Draco, perché non ho capito che avevi ragione? I Serpeverde sono
cattivi!
Non
contava avere il sangue puro perché, pur essendo di buona famiglia, Areal stava
morendo lo stesso, in una battaglia inutile e senza senso. Per anni, Draco,
aveva desiderato essere come suo padre e sterminare i Babbani sotto la guida
del Signore Oscuro ma, adesso che aveva ottenuto ciò che voleva, capiva che non
era affatto bello come sembrava. Aveva tentato di tenere Areal lontano dal
pericolo, ma aveva fallito. Tuttavia non si colpevolizzò più di tanto, poiché
sapeva che, se anche quella conversazione in sartoria non fosse mai avvenuta, o
se lui stesso non fosse mai esistito, Areal sarebbe comunque rimasta a
combattere per Hogwarts quella notte. Areal Foreberth voleva un mondo libero, e
avrebbe lottato per ottenerlo. Non sapeva vivere senza proteggere i più deboli.
Era
stato così che era nato il loro rapporto di odio e amicizia.
La
Corvonero lo aveva sentito deridere Potter ed era intervenuta per manifestargli
tutta la sua disapprovazione. E poi si erano incontrati ancora, si erano
sfidati e, quando Areal aveva vinto, invece di schernirlo era scoppiata a
ridere, ma non per cattiveria. La sua risata era stata dolce e gentile e Draco
non era riuscito ad offendersi o ad arrabbiarsi con lei. Già da allora quegli
occhi blu lo aveva stregato.
Chi,
avendo un carattere tanto buono e altruista, sarebbe rimasto al fianco di un
assassino? Chi avrebbe stretto le sue braccia intorno ad un Mangiamorte cercando
protezione, anziché correre via urlando? Chi sarebbe mai rimasto al suo fianco,
dandogli ancora una ragione per vivere, quando tutto sembrava perso per sempre?
Areal
lo aveva fatto.
Draco,
però, l’amava non solo per tutto ciò che gli doveva, ma perché sapeva tenergli
testa mettendolo a tacere il secondo prima mentre, l’attimo dopo, correva da
lui impaurita.
Ma
adesso, fregandosene di tutti gli anni e le disavventure passate insieme, la
morte si stava prendendo l’unica persona a cui Draco era stato capace di aprire
il suo cuore. Poco importava se il destino avesse agito in determinati modi per
unirli o per dividerli, adesso lei stava morendo e Draco non era pronto ad
accettarlo.
Ogni
avvenimento spiacevole nella vita del giovane era avvenuto in quel modo, senza
preavviso, come un fulmine a ciel sereno.
Verso
la fine del quinto anno, Piton era andato a prenderlo durante una lezione di
Erbologia. Una volta fuori dall’aula, lo aveva afferrato dal mantello e lo
aveva trascinato fuori dalla scuola senza dargli alcuna spiegazione. Draco
aveva provato a porgli delle domande, ma non aveva ottenuto risposta. Fuori dai
confini della scuola Piton si era fermato, si era voltato, aveva afferrato
saldamente Draco dalle spalle e lo aveva guardato negli occhi.
-Ascolta
Draco, devi essere forte. So che sei a conoscenza della vera identità mia e di
tuo padre, so che sai che siamo Mangiamorte, per questo non ti stupirai se ti
dirò che tuo padre si era infiltrato al ministero sotto ordine dell’Oscuro.-
Draco
non capì, si fece serio, respirò a fondo a rimase ad ascoltarlo. Per un attimo
si riscoprì contento, adorava quando lo mettevano al corrente delle “faccende
dei grandi”. Finalmente capivano che anche lui era uomo abbastanza per sapere
la verità.
-Doveva
prendere una profezia e consegnargliela, insieme a Potter, ma… le cose sono
andate storte. Molto storte. Sono arrivati gli Auror e quelli dell’Ordine, e tuo
padre è stato catturato.-
Draco
non si era mai accorto che gli occhi di Piton erano più neri dell’oceano. Troppo
neri. A dire il vero Piton aveva tanti difetti, eppure lui lo aveva sempre
adorato, era il suo insegnante preferito.
Ma
cosa stava farfugliando in quel momento? Era impazzito?
-Adesso
ti riporto a casa, è giusto che vi salutiate prima che lo portino via-
Il
ragazzo si scostò da Piton come se le mani che gli tenevano le spalle lo
avessero improvvisamente scottato.
-Portarlo
via?- chiese.
Piton
sta volta non rispose, non si finse né serio né determinato, si limitò a
sospirare profondamente.
-Cha
sta dicendo?- urlò Draco. –Va bene, è stato catturato, ma poi è scappato,
giusto? Lui lo ha aiutato o lo aiuterà, no?-
All’ennesimo
silenzio di Piton, Draco sentì che un Malfoy può piangere. Non lo fece, rimase
di ghiaccio, ma avrebbe tanto voluto mettersi ad urlare per la disperazione.
Non
era possibile, un grande mago come suo padre non poteva venire portato via.
Perché non era riuscito a salvarsi? Come?
Piton
lo prese da un braccio e si smaterializzò senza avvertirlo e, come sempre, per
uno che non è abituato, la smaterializzazione può dare qualche fastidio.
Quando
arrivarono a Malfoy Manor, Draco era soffocato dalla nausea, ma non per essersi
smaterializzato.
Uomini
del ministero entravano e uscivano da dentro casa sua senza alcun riguardo,
portavano via mobili pesanti, prendevano appunti con pergamene e confabulavano
fra di loro. La porta era lasciata aperta e, più si avvicinava, più sentiva la
voce di sua madre che chiedeva spiegazioni e intimava a quegli uomini di fare
piano con i suoi mobili pregiati.
Si
fermò ad un passo dalla porta di casa e vide Piton entrare e correre da sua
madre, mentre lui rimase lì, fermo immobile e nel più totale silenzio.
Draco
vide Arthur Weasley dirigere con fare altezzoso alcuni uomini e la rabbia lo
accecò, mai in vita sua si era sentito umiliato come in quel momento. Sentiva
che aveva bisogno di aria pur trovandosi all’aperto, pensò che se non correva a
vomitare entro due secondi sarebbe svenuto ma, all’improvviso, qualcuno lo
afferrò e lo trascinò dietro un angolo della casa, bloccandolo con le spalle al
muro.
-Draco,
figliolo, voglio che ti prendi cura di tua madre. Non so per quanto mi terranno
lì ma so che posso contare su di te.-
Draco
rimase in silenzio, senza trasmettere alcuna emozione, si limitò a guardare il
padre, accorgendosi di non averlo mai visto tanto agitato come in quel momento.
-Signor
Malfoy!- Chiamò qualcuno, ma venne ignorato.
-Mi
devi promettere una cosa, anzi, voglio che me lo giuri!-
Dal
tono di voce usato, Draco capì di non aver altra scelta. Il padre lo strattonò
e continuò sibilandogli ad un palmo dal viso:
-Voglio
che rimani lontano da Lui, non ti avvicinare, non farti ammaliare.
Stagli alla larga. Giurami che mi obbedirai, giuramelo!-
-Signor
Malfoy!- Urlarono ancora.
Draco
impallidì, temette quasi che suo padre potesse aggredirlo da un momento
all’altro se lo contraddiva, era furente.
-Te
lo giuro-
Lucius
parve calmarsi, sospirò pesantemente e in un secondo strinse forte il figlio,
tenendolo immobile in quell’abbraccio per qualche secondo, dopo di che si staccò
sbrigativamente.
-Signor
Malfoy!-
-Arrivo!-
ringhiò Lucius e, ricomponendo la propria espressione, si avviò verso gli
uomini che lo chiamavano.
Draco
vide suo padre comportarsi con eleganza e autorevolezze anche mentre si
consegnava ai suoi carcerieri.
-Non
è necessario…- provò a dire Lucius a l’uomo che lo stava ammanettando con la
bacchetta, ma fu inutile.
Narcissa
uscì, scortata da Piton, e Draco si rifiutò di guardarla negli occhi, restò per
secondi interminabili a guardare la schiena di suo padre mentre glielo
portavano via.
Pochi
mesi dopo Draco visse la peggiore delle sue estati, venne marchiato in
pubblico, maledicendosi per non essere riuscito a mantenere la promessa che
aveva fatto al padre. Era stato felice per qualche giorno di quel marchio, ma
tramite la paura della madre poteva provare ad immaginare quello che comportava
essere diventato un Mangiamorte.
Ma
si sbagliava, l’orrore di dover portare per un anno intero il peso di una
missione suicida non avrebbe mai e puoi mai potuto immaginarlo, senza prima viverlo
sulla sua pelle.
E
lui l’aveva vissuto, consapevole che il suo fallimento avrebbe portato alla
morta la madre.
Quante
altre cose brutte dovevano capitargli? Era una punizione? Aveva avuto troppo da
ragazzino e adesso la provvidenza veniva a chiedergli il conto?
Tutti
i dispetti che aveva fatto subire, le volte che si era creduto superiore agli
altri solo per il suo sangue e per i suoi soldi adesso chiedevano di essere
pagate.
-Draco
non so cosa fare, mi dispiace ma…- provò a dire Lucius, con voce rauca.
-Deve
esserci un modo!- rispose il figlio, sollevando la testa dal corpo della sua
amata morente. –Usa tutta la magia nera che conosci, recita formule maledette,
ma ti prego salvala.-
Lucius
lo guardò e non seppe cosa rispondere. Per anni era stato un padre autorevole e
per anni Draco lo aveva temuto e amato insieme ma, in quel momento, Lucius non
poteva che guardare il figlio sofferente e sentirsi direttamente responsabile
per quanto gli era accaduto. Se avesse pensato di più alla famiglia e di meno
ai suoi ideali dannatamente sbagliati, forse il suo adorato ed unico figlio non
avrebbe dovuto affrontare le cose orribili che gli erano capitate negli ultimi
due anni. Era stato marchiato, trattato come carne da macello, punito per gli
errori del padre e umiliato da tutti.
Nonostante
tutto, il suo ragazzo era andato avanti, non aveva mai dato segni di cedimento,
si era dimostrato forte e lo aveva reso orgoglioso anche in quei momenti di
disperazione.
Lucius
abbassò la tasta verso la ragazza e capì che era suo dovere provare almeno a
fare qualcosa. Lo doveva a suo figlio.
-Spiegami
cos’è successo.- ordinò Lucius.
Draco
gli spiegò ogni cosa e vide suo padre riflettere. Qualche secondo dopo, Lucius
scosse il capo e sospirò.
-La
faccenda è delicata, Draco, non c’è rimedio all’anatema che uccide…-
-Ma
lei è viva! Guardala, respira!- strillò Draco, pallido e agonizzante.
-Lo
so Draco, lo so ma…-
-Lucius!-
Improvvisamente
padre e figlio si voltarono verso la donna, rimasta in silenzio per tutto il
tempo. Gli occhi di Narcissa ardevano di determinazione ed erano fissi in
quelli del marito, la forza contenuta nel suo sguardo diceva più di mille
parole.
Lucius
la guardò a sua volta e si fece dannatamente serio. –Lo so cosa stai pensando,
Cissy, ci ho pensato anch’io, ma sai quant’è rischioso…-
-Dobbiamo
tentare!- rispose con fermezza la moglie.
Un
ultimo sguardo e poi Lucius acconsentì con un cenno, facendo illuminare il
volto del figlio.
Mentre
Narcissa sistemava delicatamente la testa di Areal sulle sue gambe, Lucius si
voltò per spiegare a Draco cosa stava per fare:
-Il
sortilegio scudo ha rallentato il corso della maledizione e in questo momento
l’anima di questa ragazza si trova a metà, fra il regno dei vivi e quello dei
morti. Tuttavia, sta inevitabilmente correndo verso l’aldilà. Non sabbiamo
quanto tempo ci rimane ma, mentre la sua anima si trova lungo questo percorso
di mezzo, possiamo tentare di riportarla al suo corpo con un incantesimo di richiamo.-
fece un pausa. –Sappi che si tratta della magia nera più proibita, e che le
conseguenza possono essere sempre inaspettate. La nostra magia non dovrebbe mai
varcare il confine con il regno dei morti, e noi siamo al limite. Sarà
necessario un contributo di sangue.-
Draco
non gli fece aggiungere altro, si scoprì il polso e l’offrì al padre. –Prendi
tutto quello che ti serve!-
Narcissa
li osservò in silenzio, scostando i capelli neri dal viso gelido di Areal.
-Mentre
recito la formula è necessario che il sangue scorra in abbondanza, a simboleggiare
la via a metà fra la vita e la morte. Vita che va, ciò il sangue che scorre
via, vita che torna, ovvero l’anima che tentiamo di richiamare.-
-Tutto
chiaro.- rispose Draco.
Il
giovane agitò la bacchetta che aveva trovato a terra lungo la scuola, e si procurò
uno squarcio profondo sulle vene del polso, tagliandole di netto. Il sangue
iniziò a scorre copioso ma, per precauzione, Draco fece un secondo incantesimo
che impediva al sangue di coagulare e alla ferita di cicatrizzare.
Quando
il ragazzo ebbe finito, passò la bacchetta al padre, che iniziò a recitare la
sua formula con serietà. Chiuse gli occhi, si concentrò e dalle sue labbra
iniziò ad uscire un suono basso e musicale, consecutivo, mentre con la
bacchetta disegnava curve ondulate verso la ragazza.
Nel
frattempo Draco teneva il braccio sanguinante in bella mostra fra la bacchetta
e Areal e, quando vedeva che il sangue rallentava, stringeva forte il pugno per
aumentare il flusso. Passarono diversi secondi e Lucius finì la sua formula,
guadagnandosi lo sguardo avvilito del figlio.
-Mi
dispiace…-
-Riprova!-
Lucius
sospirò. –Draco…-
-RIPROVA!-
Lucius
si scambiò uno sguardo con la moglie, scoprendola a fissare il viso della
ragazza in lacrime, e ciò gli bastò per riprovare. Ricominciò la formula da capo
e intanto il figlio impallidiva. Draco cominciava a sentirsi debole con il
sangue che fuoriusciva così rapidamente, ma non avrebbe ceduto.
Quando
per la seconda volta la formula arrivò quasi al termine, Draco vide ogni sua
speranza svanire e gettò la fronte sul petto di Areal, abbandonandosi ad un
pianto silenzioso.
Lucius
non ebbe il coraggio di smettere, ripeté la formula per la terza volta senza
nemmeno fare una pausa ma, più il sangue del figlio scorreva, e più gli occhi
della fanciulla rimanevano serrati.
Narcissa
non aveva mai visto suo figlio piangere, tranne che da bambino, e sapeva lo
sforzo che gli costava farlo in quel momento, davanti al padre. Da madre
iperprotettiva, aveva sempre temuto il momento in cui il figlio avrebbe trovato
una fidanzata che, di sicuro, li avrebbe divisi. All’inizio di quell’anno,
però, alla richiesta di Lucius, aveva subito accettato di dare la sua collana a
Draco per poter proteggere la sua amata.
Quella
emme dorata valeva per Narcissa più di tutti i tesori del mondo, gliela aveva
donata il marito quando si erano fidanzati e non avrebbe mai voluto privarsene
per niente al mondo. Eppure, quando aveva saputo che quella famosa ragazza era
rimasta accanto al suo Draco sin dal primo anno, perfino dopo aver scoperto che
era un Mangiamorte, non era riuscita a resistere e aveva dato la collana al
figlio.
In
Areal rivedeva lei da giovane, così bella, forte, eppure debole per amore. Se
davvero era disposta a stare con Draco, a Narcissa andava bene, purché ne fosse
all’altezza. Nessuno doveva azzardarsi a toccarla prima che lei potesse
conoscerla e giudicare se era davvero degna del suo unico figlio.
Quando
vide la collana dorata ricadere abbandonata sulla gola della giovane, pensò che
non se l’era tolta dal collo per niente e che, tutte le fatiche fatte da suo
figlio per proteggerla, non potevano finire al vento.
Doveva
fare qualcosa.
Prese
la bacchetta bianca di Areal lasciata cadere lì accanto e si tagliò le vene del
polso, proprio come il figlio, lasciando scorrere ancora più sangue. Non poteva
certo lasciare il suo Draco a dissanguarsi, e non voleva neppure attendere una
fine che non doveva giungere.
Quando
l’afflusso di sangue fu sufficiente e la formula portata a termine per la terza
volta, successe il miracolo. Areal spalancò gli occhi in uno scatto e il suo
corpo sussultò forte fino a sedersi quando prese il primo, vero, respiro da
sveglia. Tossì forte per diversi secondi, senza neppure riuscire a prendere
fiato, pianse per lo sforzo ed iniziò a tremare convulsamente. Annaspò in cerca
d’aria, le faceva così tanto male la testa che non riusciva a smettere di
piangere, la gola era in fiamme e si sentiva talmente senza forze che le dolevano
anche le dita delle mani.
Draco
la guardò per interminabili istanti, era come vedere un fantasma, forse lo era,
e come la dama grigia avrebbe protetto la casa del Corvonero dentro Hogwarts.
Aspettò che si calmasse senza muovere un muscolo, c’era già sua madre a
sorreggerla, poi lei lo guardò per mezzo secondo, con gli occhi blu colmi di
lacrime e le guancie infuocate per la sofferenza, e gli bastò quello per capire
che lo aveva riconosciuto. Areal scivolò fra le sue braccia come una bambina
che cerca il genitore dopo una brutta caduta, e Draco l’accolse stringendola
contro il suo petto, con calma, con dolcezza, per paura di ferirla. Era così
fragile mentre singhiozzava, che aveva paura che gli si sciogliesse fra le
mani.
Lucius
e Narcissa rimasero a guardare Draco che stringeva la sua amata, e questa,
sempre più tremante, aggrappata a lui con la testa nascosta sulla sua spalla e
rimasero in silenzio.
-D-Draco…-
soffiò Areal.
Sentir
pronunciare il suo nome riempì il cuore di Draco di un dolce calore.
-Sono
qui.-
-Ho…
s-sonno…-
Le
accarezzò i capelli. -Dormi, adesso è tutto finito. Siamo al sicuro.-
Dai
piani sottostanti non si sentivano più i boati della battaglia e, poco prima,
avevano sentito la voce di Potter e le urla festanti degli altri. Il braccio
sinistro di padre e figlio aveva bruciato forte per un solo secondo e poi, il
marchio, si era dileguato senza che ci fosse bisogno di controllare con gli
occhi per capire che non c’era più.
C’èra
un calore confortante e un ritmò regolare a cullarla e, quando Areal aprì gli
occhi, le parve di essersi appena risvegliata da un lungo sogno. Le pareti
della sua stanza erano blu come le ricordava e accostati nella parete di fronte
c’erano altri due letti identici al suo. Dalle finestre entrava la luce del
sole e si intravedevano le colline fuori dal castello.
Che
fosse stato tutto un sogno? Che niente di ciò che ricordava fosse accaduto?
Forse quella era la sua prima mattina ad Hogwarts e poteva rivivere i suoi
setti anni scegliendo se modificare o meno determinati eventi.
Quando
sfiorò con le dita la emme dorata che aveva attaccata al collo, sapeva già la
risposta.
Si
voltò lentamente trovando un corpo disteso accanto al suo. Occhi grigi la
fissavano in silenzio, quasi a voler raggiungere la sua anima. Forse Draco
stava usando la Legilimanzia, arte magica in cui eccelleva, e Areal non aveva
intenzione di opporsi sapendo che dentro la sua mante avrebbe potuto trovare
solo l’amore che provava per lui.
Tuttavia,
quegli occhi grigi che tanto amava erano in tempesta e, se è vero che gli occhi
sono lo specchio dell’anima, quella di Draco doveva essere alle prese con un
tornado.
Erano
stesi sul letto, su di un fianco per potersi guardare, Draco allungò un braccio
per accarezzarle il viso, le sistemò i capelli dietro l’orecchio e fece
scivolare un dito sui contorni di quel viso da lui tanto amato.
Ma
dalla manica della camicia sbottonata Areal notò qualcosa, afferrò il polso
sinistro di Draco e studiò il suo avambraccio attentamente.
Il
Marchio non c’era più. Al suo posto c’era un taglietto orizzontale all’altezza
delle vene, già cicatrizzato.
-Cosa
ricordi?-
Le
chiese Draco quando si vide rivolgere un sguardo carico di dubbi.
-Dovrei
essere morta.- fu la risposta.
Draco
respirò a fondo ed iniziò a raccontare. Le disse di Harry Potter e di come
aveva battuto per sempre Voldemort, della leggendaria bacchetta di sambuco
appartenuta a Silente di cui Draco era diventato il padrone disarmando il
preside sulla torre di Astronomia. Di Voldemort che aveva ucciso Piton,
credendo che bastasse uccidere l’assassino del suo precedente proprietario per
ottenere l’obbedienza della stecca della morte. Di Harry che aveva ucciso
Voldemort grazie alla bacchetta di biancospino di Draco, che gli aveva
sottratto quel giorno a Malfoy Manor, diventando così anche proprietario della
Bacchetta di Silente, in mano a Voldemort, e vincendo la guerra.
Gli
disse di come suo padre avesse usato una formula antica e maledetta per
impedire che l’anatema che uccide che l’aveva colpita finisse di fare il suo corso,
dopo essere stato rallentato dal suo scudo espanso. Gli parlò del sacrificio di
sangue e dell’aiuto di sua madre e, mostrandogli la cicatrice sul polso, le
spiegò:
-Ho
usato la magia per chiudere la ferita, ma non intendo usarla per cancellare la
cicatrice. Voglio che rimanga sul mio braccio sinistro come se fosse il residuo
del marchio nero, voglio che rimanga per ricordarmi quanto ti amo e cosa ho fatto
per riportarti da me.-
-Mi
farai sentire in debito per tutta la vita?- sorrise Areal.
-Proprio
così.- la baciò.
Areal
lo guardò ancora e lo vide freddo, gelido, come lo era stato per tutto il
racconto. Non la guardava, sembrava furente e spaventato al tempo stesso. Anche
il modo di toccarla era sospetto, lo faceva con venerazione, quasi con la paura
di ferirla o di osare troppo.
-Draco…-
Il
ragazzo si voltò facendole capire che era pronto ad ascoltarla ma non le disse
nulla. Era sempre più freddo e distante.
-Mi
stai nascondendo qualcosa?-
-No.
Perché dovrei?-
-Allora
perché non mi guardi negli occhi quando parli? Perché sei così…-
-Ti
sto guardando adesso.- precisò interrompendola.
Areal
scosse il capo. Sapeva che qualcosa non andava, si accoccolò sul suo petto e il
silenzio fra i due durò fin troppo a lungo.
-Draco?-
Il
biondo scosse il capo in silenzio, senza osare guardarla, ed Areal sentì le
lacrime pungerle gli occhi.
-Stavo
per morire e tutto quello che sai fare è mentirmi? Non hai proprio considerazione
di me?-
Draco
le accarezzò i capelli, teneva una mano dietro la nuca e l’altra su di lei.
Fissava il vuoto. –Ti sbagli. È proprio perché ricordo che stavi per morire che
vorrei solo che tu riposassi ancora un po’.-
-Risposare?-
Areal si sollevò da lui per guardarlo negli occhi. –Tu non vuoi farmi stare
male, ecco perché mi nascondi le cose. Cosa c’è di tanto grave che non puoi
dirmi?-
Draco
si mise a sedere e la prese dalle spalle, il suo sguardo furente quasi la
terrorizzò.
–Dormi!-
le ordinò.
Areal
trattenne le lacrime e si lasciò guidare fino a distendersi sul letto con la
testa sul petto di Draco. Rimase lì tranquilla, ma il biondo cambiò senza
preavviso, la strinse e la sua voce parve quasi implorante.
-Dormi
solo ancora un po’…-
Areal
capì che Draco aveva ancora paura di perderla, forse credeva che potesse
svenire di nuovo e, se davvero c’era qualcosa di brutto di cui doveva parlare,
non era certo quello il momento adatto.
Lo
abbracciò a chiuse gli occhi.
-Un
momento.- esclamò Draco. –Non sai cosa ti nascondo? Non hai sognato il modo in
cui è finita la battaglia?-
Areal
lo guardò capendo benissimo cosa voleva dire. –No-
Il
ragazzo si abbandonò sul cuscino, pensieroso. Poi sorrise.
–Era
come pensavo. Il tuo potere da sensitiva è stato risvegliato dalla magia di… Voldemort-
ebbe il coraggio di dire. –Ma ora che lui è morto, si è portato via con sé le tue
visioni. Lui ti ha dato quella magia e lui te l’ha tolta.-
-Che
liberazione!- soffiò la ragazza.
-Avrebbe
potuto aiutarci…-
-Voglio
essere una persona normale, e poi, non eri stanco di me che conoscevo ogni tuo
segreto?-
Draco
abbassò gli occhi, le accarezzò una guancia a acconsentì.
-Hai
ragione. Ora dormi.-
Così
come Draco stava evidentemente nascondendo qualcosa ad Areal, anche quest’ultima
aveva nascosto una cosa al ragazzo. Non aveva sognato ciò che era accaduto
mentre era quasi morta con i suoi poteri da sensitiva ma, mentre era a metà fra
la vita e la morte, aveva visto qualcosa di molto significativo che non avrebbe
mai dimenticato.
Si
trovava a vagare nel cielo buio della notte come se fosse una stella, una
stella dell’universo.
O
meglio: della galassia.
C’erano
milioni di stelle e lei volava tra esse come un corpo celeste, come un angelo,
come qualcosa che non esiste ma che vede, sente e soprattutto ricorda. Vide
delle stelle allineate a qualcosa gli disse che era la costellazione del Drago.
Volò fra altre forme di stelle, fra cui rimase più a lungo, sentendosi
protetta.
Era
la costellazione dello scorpione.
Che
quell’agglomerato di stelle le era stato mostrato dal suo ultimo barlume di
potere da sensitiva, Areal non lo sapeva, ma la costellazione dello scorpione
le aveva tenuto compagnia mentre i Malfoy cercavano di richiamarla alla vita.
Anche
se fosse morta, Areal sapeva di essere al sicuro con la costellazione del
Drago, protetta da quella dello scorpione e vegliata da un’intera galassia.
Drago,
scorpione, galassia.
Era
presto per capire cosa significasse, ma non lo avrebbe mai dimenticato e, un
giorno, sarebbero diventate per davvero il suo unico mondo.
Quando
si era svegliata non aveva avuto tanto tempo da dedicarsi, erano troppe le voci
che sentiva dal paino di sotto e, nonostante avesse un po’ di paura, era
ansiosa di correre in sala Grande. Si era data una ripulita, aveva legato i
lunghi capelli neri in un’alta coda di cavallo ed aveva indossato le prime cosa
che aveva trovato: camicia bianca e gonna corta nera.
Areal
aveva sceso le scale che dalla torre dei Corvonero portavano ai piani inferiori
e mai le erano sembrate così tante. Arrivata a destinazione, la ragazza fece
timidamente capolino dal muro che dava sulle scale e vide fiumi di gente che
entravano a uscivano dalla sala Grande. Non ebbe molto altro tempo per
sbirciare, perché qualcuno andò a stanarla dal suo nascondiglio.
-Mi
hanno detto che sei viva per miracolo. Posso avere l’onore di toccare la
miracolata?-
Davanti
a lei c’era Canni, con le mani tese per invitarla a scendere le scale.
Areal
sorrise, prese quelle mani, scese le scale ed abbracciò l’amica.
Il
vero miracolo era potersi riabbracciare con il sole fuori che splendeva
indisturbato, senza nubi oscure a minacciare il futuro.
Quando
si separarono, Canni la fece voltare, dicendole: -Ho una sorpresa per te!-
Davanti
ad Areal adesso c’erano due ragazze, una con i capelli rossi era una con i
riccioli castani.
Jude
e Emma, fuggite all’inizio dell’anno perché una era nata Babbana e l’altra mezzosangue,
erano di nuovo lì. Le tre si abbracciarono, si salutarono e trattennero a
stento le lacrime di gioia. Era quasi un sogno, nessuno credeva che la morte di
Voldemort fosse avvenuta per davvero.
Poco
dopo arrivò anche Erick, e il gruppetto ricomposto di amici rimase unito a
chiacchierare per un po’.
Dalla
sua nuova posizione, Areal poteva vedere la sala Grande gremita di gente, ma
non riuscì ad individuare la testa bionda che cercava. Poco dopo a loro si unì
Luna, che abbracciò uno ad uno tutti loro e rimase a lì per un po’. In seguito
li raggiunsero un ragazzo di Tassorosso, amico di Erick, rimasto a combattere e
con ancora i segni della battaglia sul volto. Infine arrivò Ginny Weasley.
Areal
era contenta, si sentiva bene, quelle persone l’avevano sempre pensata come
lei, avevano sperato in quel giorno di pace ed avevano lottato per averlo.
Tutti loro tranne Emma e Jude avevano fatto parte dell’Esercito di Silente, si
erano conosciuti, aiutati a vicenda ed, in fine, potevano dire di essere
sopravvissuti alla battaglia finale contro Voldemort e i suoi Mangiamorte.
Quando
Ginny e Luna se ne andarono, Areal riprese a lanciare sguardi in tutte le
direzioni in cerca di Draco, ma niente. Sapeva che era assurdo trovarsi a
chiacchierare con due delle più care amiche di Harry il secondo prima, e quello
dopo cercare un Mangiamorte tanto nemico del salvatore del mondo magico.
Ma
lei era questo: il tramite. La combattente dell’ES che amava un Mangiamorte
convertito al bene.
-Guarda
che stai cercando nella direzione sbagliata…- le disse Canni.
Quando
l’amica le indicò l’angolo giusto della sala, Areal vide tre teste bionde anziché
una. L’intera famiglia Malfoy era voltata verso di lei e, era pronta a
scommetterci, l’avevano osservata per tutto il tempo. Non era riuscita a
vederli perché, dalla posizione in cui stava, gli aveva dato le spalle.
Sorrise
loro e Draco si allontanò dalla madre per avanzare verso di lei. Si
incontrarono a metà strada prendendosi per mano. Non si dissero nulla, il
ragazzo non usò frasi del tipo: ci sono delle persone che voglio farti
conoscere. Si limitò a guidarla verso i suoi genitori ed Areal lo seguì.
Quando
arrivò da loro Areal era stretta a Draco, strinse le mani dei suoi futuri
suoceri che l’accolsero con riguardo. Lucius guardava lei e il figlio con
orgoglio, chiacchierando come un gentiluomo qualunque e Narcissa, da madre
qual’era, non si lasciò sfuggire l’occasione di riservare alla nuova arrivata
in famiglia un fugace abbraccio.
Areal
doveva la vita a quella famiglia e i Malfoy le erano riconoscenti, non
avrebbero mai dimenticato quello che aveva fatto per Draco e ciò che ancora
rappresentava per lui.
La
famigliola rimase tranquillamente a parlare fino a quando Canni non chiamò
Areal.
La
ragazza si voltò e, seguendo lo sguardo dell’amica, individuò due signori
appena arrivati.
La
prima era una donna molta alta e in carne, impellicciata e dall’aria smarrita,
il secondo era un uomo visibilmente più basso della moglie, stempiato e col
panciotto.
Areal
si divincolò dal braccio di Draco sulla sua spalla e corse dai suoi zii. Li
abbracciò forte soprattutto la cara zia Matilde, che non voleva lasciarla
andare più.
-Oh,
Areal, ho salutato Molly Weasley poco fa, eravamo compagne di casa. Mi ha detto
che hai aiutato nella battaglia e che il professor Vitious è orgoglioso di te.-
Areal
sorrise alla zia chiedendole inutilmente di smettere di piangere e ripetendole
che stava bene.
-Eravamo
molto preoccupati, ti avremmo preferito a casa e al sicuro, ma siamo fieri di
sapere che hai lottato anche tu.- le disse zio Phil, da buon vecchio
Grifondoro.
Rimasero
a parlare per un po’ ma, quando una signora venne a salutare i suoi zii, Areal
si divincolò raggiungendo Draco fermo poco distante da lei.
-Dobbiamo
farlo?- le chiese il biondo.
-Direi
di sì.-
Areal
tornò dagli zii, aspettò che finissero di salutare e dopo di ché prese sua zia
Matilde e la guidò verso la sala Grande.
-Vi
devo presentare qualcuno…-
Anche
Draco tornò dai suoi e, quando Areal fu vicina, la prese per mano ed insieme i
due giovani fecero avvicinare fra di loro le due coppie di coniugi, che ora
erano l’una di fronte l’altra. I loro figli abbracciati al centro fra di loro
non ebbero bisogno di aggiungere nulla, il modo in cui si guardavano, il modo
in cui si tenevano stretti, non lasciava spazio a dubbi.
E
zia Matilde e zio Phil capirono.
I
Malfoy sapevano già tutto, avevano avuto modo di sapere che loro figlio era
innamorato e avevano anche potuto conoscere la ragazza, ma i signori Finneger
no. Loro non sapevano neppure che la loro Areal si vedesse con un ragazzo ma,
soprattutto, non sapevano che questo era un Malfoy.
Zio
Phil era il responsabile delle finanze al ministero, sapeva bene chi era Lucius
Malfoy, sapeva che era finito ad Azkaban e che era un noto Mangiamorte,
oltretutto lo zio era stato un Grifondoro da giovane, come poteva accettare
quell’uomo malvagio?
Zia
Matilde, da ex Tassorosso, aiutava il prossimo ed odiava sin da piccola le
signore snob con la puzza sotto al naso, ed in quel momento, l’odiata Narcissa
Black, che disprezzava sin dai tempi della scuola, le stava davanti.
I
signori Malfoy erano caduti in disgrazia, avevano perso tutto e le umiliazioni
subite erano state troppe, ma sarebbero davvero stati capaci di stringere un
legame con quelle persone così diverse da loro?
La
tensione si poteva quasi toccare.
-Phil
Finneger. Lei deve essere il signor Lucius, abbiamo lavorato insieme ad una
pratica per ordine del primo ministro, qualche tempo fa.- Disse lo zio,
rompendo il ghiaccio e tendendo la mano al signor Malfoy.
Lucius
parve stupito, si riprese e strinse la mano al signor Phil.
-Mi
ricordo.- disse. –Molto piacere.-
Dopo
qualche istante Narcissa e Matilde si strinsero sbrigativamente la mano, con
freddezza e provarono, come i mariti, ad intavolare una conversazione. A dire
il vero Narcissa fece l’unica mossa giusta per conquistarsi Matilde: si
complimentò di Areal.
Zia
Matilde ne fu orgogliosa e dialogò con la signora Malfoy con molta più
serenità.
Era
quello il clima giusto, ad Hogwarts con tutte quelle famiglie che si
ritrovavano per piangere i propri morti o festeggiare gli eroi sopravvissuti.
Tutti
insieme per la pace.
In
un’altra qualsiasi occasione i Finneger e i Malfoy si sarebbero urlati contro e
non avrebbero mai approvato l’unione dei figlia ma, in quel momento, l’unica
cosa che contava era la pace.
Bisognava
andare avanti e ricominciare tutto abbattendo ogni pregiudizio e buttandosi il
passato alle spalle.
Draco
ed Areal, vedendo che tutto procedeva per il meglio, si allontanarono. Non
sarebbe stato facile per le due famiglia andare d’accordo, ma ci avrebbero
provato.
Draco
guidò Areal fuori nel giardino, lontano da sguardi indiscreti ed insieme
camminarono verso il loro luogo, ovvero le rive del lago nero. Lì si erano dati
lezioni a vicende, si erano conosciuti ed era nato il loro rapporto.
Draco
si appoggiò con la schiena ad una roccia ed iniziò a parlare:
-Sai
perché ero così freddo, prima, quando ti sei svegliata?-
Areal
lo ascoltò in silenzio.
-Credevo
che quella fosse l’ultima volta che potevamo stare insieme e che dopo mi
avrebbero arrestato.-
La
ragazza non disse nulla, non osava neppure, il colpo al cuore che quelle parole
le avevano dato le tolsero il respiro.
-Ma
Harry Potter è venuto da me, prima, mi ha parlato. Dice che testimonierà a
nostro favore e che dirà che lo abbiamo aiutato.-
Areal
lo guardò e poté solo immaginare la discussione fra Harry e Draco, sicuramente
tesa e piena di significati. Era stata l’ultima conversazione fra due nemici
dopo tutto quello che era successo. Draco aveva fatto molti errori, ma si era
anche sdebitato, ed Harry lo sapeva.
Peccato
che l’orgoglio non si può abbattere, penso Areal.
-Mi
ha ridato questa…- disse il biondo, mostrando alla ragazza la sua bacchetta di
biancospino.
Areal
spalancò gli occhi.
-Parleremo
dopo di lei.- disse Draco.
Quando
il ragazzo si voltò, Areal credette di affogare nel grigio dei suoi occhi,
adesso decisamente più sereni di prima, sempre seri, ma sereni. Aveva avuto
modo di stare in compagni di quel Draco solo poche volte, ed era sempre bello
ritrovarlo quando era così spensierato, senza un’ombra scura alle sue spalle
pronta ad inghiottirlo.
-All’inizio
di quest’anno ti ho regalato la collana che porti al collo,- iniziò il ragazzo.
–Ti ho detto che l’ho fatto per proteggerti, ma anche che per me aveva un
significato.-
Areal
restò in silenzio, guardò solo Draco prenderle entrambe le mani ed inginocchiarsi
davanti a lei.
-Vuoi
tu, Areal Claire Foreberth, diventare ufficialmente la fidanzata del qui
presente Draco Lucius Malfoy, e sposarmi quando avremmo l’età adatta per
farlo?-
Areal
si coprì la bocca con le mani e gli occhi le si fecero lucidi.
-Sì,
sì, sì- piagnucolò inginocchiandosi e abbracciando di scatto il suo Draco.
Si
baciarono e lui si alzò stringendola forte fra le braccia, sollevandola per un
istante da terra.
-Ti
amo.- le ricordò Draco.
Areal
non ebbe il tempo di rispondere, poiché qualcuno avanzò a grandi passi verso di
lei.
-Dovrai
passare sul mio cadavere, Malfoy, prima di portarmi via mia figlia!-
Daniel
Foreberth avanzò a grandi passi uscendo dalla Foresta Proibita. Non indossava
più abiti da Mangiamorte, ed Areal lo riconobbe solo dai folti capelli neri e
dalla barba.
-Non
ti avvicinare a lei!- ringhiò Draco gettandosi verso il nuovo arrivato.
-No!-
urlò Areal, bloccando Draco.
Quando
Daniel si fermò, la ragazza guardò Draco negli occhi. –Lo conoscevi?- gli
chiese.
Draco
guardò l’uomo con odio evidente. –No. So soltanto che è un Mangiamorte venuto
qui dall’America due giorni fa, per aiutare tu-sai-chi.-
-Si
dia il caso che sia suo padre e che non permetto che un seguace dell’Oscuro le
metta addosso le sue luride mani!-
Draco
avanzò brutalmente, ma Areal lo tenne fermo.
-Voldemort
è morto!- scandì Draco. –E neanche quand’era in vita sono stato un suo fedele.
A differenza di qualcun’altro…-
-Come
osi!- ringhiò l’uomo. –Morirai anche tu per mano mia se tocchi ancora mia
figlia.-
-Perché
non ti fai avanti, allora!-
-BASTA!-
strillò Areal. –Fermi tutti e due!-
La
ragazza si mise davanti a Draco e guardò il padre, seria, senza paura.
–Ho
ascoltato la tua storia, capisco che hai sempre cercato di difendermi e che non
volevi che mi accadesse niente di male. E lo apprezzo. Ma se ti eri ripromesso
di proteggermi, bè, hai seriamente rischiato di non poter mantenere la promessa,
perché stavo davvero per morire.-
Daniel
spalancò gli occhi.
-Sono
stata ad un passo dalla morte per diversi minuti e devo la mia vita a Lucius,
Narcissa e Draco Malfoy. Loro mi hanno salvata, gli devo tutto. Se non ti sta
bene che stia con loro o che ami Draco, per me puoi anche andartene perché non
mi importa cosa pensi.-
L’uomo
chinò il capo e cambiò totalmente espressione, sembrava avvilito e mortificato.
-Davvero
l’avete salvata?- chiese a Draco.
Lui
fece un rigido cenno con il capo.
-Mi
dispiace…- disse Daniel. –Per la seconda volta sono riuscito a cavarmela senza
che nessuno sospetti di me e dalla mia identità. Vorrei solo poter conoscere
mia famiglia e tentare di essere un padre, anche se è troppo tardi.-
-Non
so se riuscirò a dimenticare ciò che hai fatto, ciò che eri. Per ora so
soltanto che, se zia Matilde sapesse di te, le verrebbe un infarto. Mi serve tempo,
entrambi sapremo come ritrovarci. E tu sei disposto ad accettare le mie idee?-
Ci
fu un attimo di silenzio, Draco rimaneva all’erta alla spalle di Areal.
-Ci
rivedremo!- affermò Daniel. –È una promessa.-
Detto
ciò l’uomo si allontanò e sparì nella Foresta Proibita.
-Mi
racconterai quello che non so di lui, vero?- disse Draco, lo sguardo fisso
verso la foresta, ancora teso.
-Sì.-
Il
ragazzo la guardò e le offrì la mano. –C’è una cosa che devo fare, vieni con
me?-
I
due rientrarono nel castello, si divincolarono fra la folla e salirono fino al
primo piano, il più grande e luminoso. Draco si avvicinò verso una grande teca
che conteneva tutti i trofei di Hogwarts, da quelli di Quidditch ai vecchi
cimeli appartenuti ai quattro fondatori.
-Mi
presti un attimo la tua bacchetta?-
Areal
prese la propria bacchetta bianca e la pose al ragazzo. Quest’ultimò l’agitò e
l’anta di vetro si aprì e al suo interno comparve un rialzo di bronzo con una
targa vuota davanti. Fatto ciò, Draco estrasse dalla giacca la sua bacchetta
nera di biancospino e la depositò con cura sul rialzo, dietro la targa.
Chiuse
la vetrina e, ad un secondo colpo di bacchetta, la targhetta venne incisa con
tali parole:
La
Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.
Areal
osservò Draco con un mezzo sorriso, era fiera di lui e della sua scelta, ma
notò la tristezza nei suoi occhi.
-Era
la tua bacchetta, c’eri legato…-
-Non
voglio la bacchetta che ha ucciso Voldemort, mi farebbe troppo impressione. Oltretutto
non è più mia, Potter me l’ha vinta. Questo è il posto che le spetta.-
Quando
le venne restituita la propria bacchetta, Areal la guardò un solo istante, poi
studiò il volto di Draco.
-So
che tu ed Harry non siete mai stati in buoni rapporto, ma scommetto che non avrà
nulla in contrario se aggiungo qualcosa…-
Areal
agitò la bacchetta e all’iscrizione sulla targhetta si aggiunsero poche parole:
Appartenuta
a Draco Malfoy.
Il
biondo parve riflettere. –Non voglio essere ricordato, non in questo modo, non
lo merito.-
Areal
capì, agitò ancora la bacchetta e l’iscrizione divenne:
La
Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.
Appartenuta
a D.L.M.
Draco
sorrise. –Così può andare, ha un ché di misterioso!-
Areal
si appoggiò alla sua spalla, lo strinse un attimo o poi sollevò il viso.
-Ti
amo.- gli confessò.
Draco
fece uno strano sorriso. -È la prima volta che me lo dici…-
La
ragazza fece un’espressione maliziosa mentre i loro volti si richiamavano a
vicenda.
-Allora
non dimenticare mai questo momento.-
Draco
finse di pensarci sopra. -Me lo ricorderò!-
La
promessa venne sigillata con un bacio.
Continua….
*******************************
Ci siamo, il
prossimo sarà l’ultimo capitolo!! Alla fine ci siamo arrivati.
Grazie di cuore
a chi ha seguito la storia, magari lasciatemi un vostro pensiero.
-Qualcuno
mi spiega perché siamo venuti qui con una macchina volante?- chiese in tono
lagnoso il giovane. –Avremmo potuto smaterializzarci, oppure usare le scope!-
La
stazione di Londra era talmente tanto affollata, che quasi bisognava urlare per
parlarsi. In quella mite giornata di settembre il cielo era limpido ma del sole
nessuna traccia, un venticello leggero di tanto in tanto muoveva le foglie
degli alberi.
-A
tua madre non piace smaterializzarsi e ha paura delle scope. A tua nonna si
scombinerebbero troppo i capelli volando e tua sorella è troppo piccola per
farla smaterializzare. Le motivazioni sono state di tuo gradimento, Scorpius?
Per oggi va bene così?-
Il
ragazzino guardò il padre con disappunto, ma questo, appoggiato com’era al
carrello con i bagagli, non lo vide, e fu un bene.
-Invece
di dare tutte le colpe a me, perché non pensate ai bagagli? L’auto è l’unico
mezzo con un bagagliaio!-
Draco
Malfoy si voltò verso la moglie, intenta a giocare con la più piccola della
famiglia che teneva fra le braccia.
-La
cervellona della famiglia sei tu, d'altronde!-
Areal
lo guardò e si sorrisero in modo strano, uno di quei sorrisi fra innamorati che
giocano a provocarsi, dopo anni di complicità.
Scorpius
fece una smorfia senza essere visto.
-Mai
e poi mai avrei pensato che io, io, potessi finire a perdere il mio
tempo in cerca di parcheggio qui a Londra.- brontolò qualcuno mentre si
avvicinava.
La
bambina fra le braccia di Areal si sporse quando vide arrivare i tanto amati
nonni. Lucius, su cui i venti anni trascorsi si facevano sentire, camminava
sorreggendosi al suo fedele ed elegante bastone da passeggio. Era ben vestito e,
nonostante l’età, camminava con disinvoltura, come un grand’uomo, proprio come
ai vecchi tempi. La moglie Narcissa si teneva stretta al suo braccio e
passeggiava osservando tutto col mento all’insù. Su di lei gli anni trascorsi
avevano lasciato meno segni e la sua elegante bellezza non era ancora
appassita.
-Piccola
Galacia, vuoi venire in braccio a me?- chiese premurosamente Narcissa, quando
fu vicina ad Areal.
Galacia
aveva cinque anni, capelli di un biondo pallido lunghi e lisci come seta e
piccoli occhi blu. Era un bambina speciale, Areal lo ripeteva sempre e se ne
convinceva giorno dopo giorno. Riusciva a sciogliere la compostezza di nonno
Lucius e nonna Narcissa con un solo sorriso, come neanche Scorpius era stato
capace di fare.
I
suoi due figli erano molto diversi.
Scorpius
era la miniatura di Draco così come Draco lo era stato di Lucius. Era schivo,
orgoglioso e sempre attento al giudizio del padre e, spesso, anche a quello del
nonno. Tuttavia, Areal sapeva che le diverse esperienza vissute, facevano la
differenza fra padre e figlio. Scorpius non era diffidente come Draco, sapeva
anche essere gentile e, nonostante lo nascondesse, il cuore altruista della
madre era presente in lui. Anche se in piccola parte. Sarebbe di sicuro stato
un Serpeverde, non c’erano dubbi, eppure spesso leggeva i libri della madre e i
suoi sguardi facevano credere che nascondesse molto più intelletto di quello
che mostrava realmente.
Ma
il piccolo prodigio rimaneva Galacia. La piccola di casa Malfoy aveva imparato
a leggere da sola, capiva tutti i discorsi che ascoltava e adorava la musica
del pianoforte che suonava la madre. La sua caratteristica era quella di non
parlare molto, anzi, non parlava mai. Il padre ci aveva provato diverse volte
ma, dopo aver dimostrato di saper parlare, Galacia rimaneva in silenzio e si
faceva capire a gesti. Areal diceva che la sua piccola era troppo furba per
sprecare il suo tempo in discorsi, e forse aveva ragione.
-Possiamo
andare? Non vorrei fare tardi.-
Alla
parole del figlio, Draco fece un respiro profondo e, preso il carrello, si
incamminò verso il binario nove e tre quarti. Scorpius sorrise soddisfatto ed
iniziò a seguire il padre, chiaramente soddisfatto di essere stato
accontentato.
Areal
sorrise nel vedere quella scena.
Amava
suo figlio e il figlio amava la madre, avevano molto in comune e sapeva che
Scorpius avrebbe fatto di tutto per lei, che la rispettava e tutto il resto.
Peccato che il legame che c’era tra padre e figlio non si potesse cambiare, né
eguagliare. Scorpius pendeva dalle labbra del padre e Draco era sempre
orgoglioso di ogni suo successo, anche il più piccolo. Passava ore ad
insegnargli tutto ciò che sapeva e lo portava spesso con lui in giro per la
città, dicendo che avevano faccende da uomini da sbrigare.
In
loro Narcissa rivedeva Draco e Lucius e aveva dannatamente ragione. Forse, e
solo forse però, Draco era un pizzico più dolce di quando lo era stato il padre
con lui, ma solo un po’.
Galacia
amava tutti. Era pazza del fratellone, affettuosa con il padre e tutta sorrisi
per i nonni. Areal pensava che a volte, quando rimanevano da sole a casa, in
silenzio, riuscisse a comunicare con la figlia come con un’adulta.
-Vai
pure Areal, rimaniamo noi con Galacia.- Disse Narcissa.
Areal
acconsentì e si incamminò verso il marito e il figlio, ed insieme raggiunsero
il binario incantato.
-Sarò
Serpeverde, vero?- chiese Scorpius, camminando avanti ai genitori.
-Non
ci sono dubbi!- sospirò Areal.
-Non
sarai gelosa?- le chiese Draco, offrendole il braccio.
Areal
si mise a camminare a braccetto col marito, appoggiò la testa sulla sua spalla
e sospirò un no.
Da
quando la battaglia contro Voldemort era finita tutto era cambiato, chi veniva
assegnato alla casa dei Serpeverde non era più considerato cattivo a vita.
Tutto era diverso, il lato oscuro della magia e le sue minacce rimanevano solo
un ricordo lontano.
Si
sentì improvvisamente un sonoro PLOF e dal nulla accanto ad Areal comparve un
simpatico elfo domestico. Era chiaramente una femmina, dato il curato vestitino
panna che indossava.
-Scusi
il ritardo, padrona Areal!-
-Non
c’è problema Wexly!-
-Permettetemi
di aiutarvi…- disse l’elfa, togliendo il carrello di mano a Draco ed iniziando
a trascinarlo da dietro di loro, anche se era più alto di lei.
Quando
il matrimonio fra Areal e Draco era stato annunciato, fra i regali di nozze,
c’erano state molte cose strambe, ma una le batteva tutte.
I
due si erano sposati una calda mattina di luglio, con Draco che aveva compiuto
ventuno anni a giugno ed Areal che li avrebbe festeggiati a dicembre. Avevano
passato quegli anni di fidanzamento ufficiale nel migliore dei modi, con appena
qualche lite ad animare le loro giornate. Era stato magnifico, una favola. Uscivano
insieme, facevano lunghe passeggiate e poi c’erano le cene a casa dei
rispettivi suoceri e le volte in cui sgattaiolavano di nascosto nelle proprie
camere o in altri posti strategici per qualche attimo di intimità.
Narcissa,
nonostante la sua freddezza apparente, era un’ottima madre e aveva subito
iniziato a voler bene ad Areal, ed Areal ne voleva a lei e, senza togliere
nulla a zia Matilde, vedeva in Cissy una seconda madre.
Matilde
con Draco era stata molto più esigente, facendo la difficile a lungo, ma in
fine aveva accettato quel ragazzo educato e capito che avrebbe protetto la sua
piccola per sempre.
I
Malfoy si erano ripresi gradualmente, avevano perso Malfoy Manor, dovendosi
trasferire nella vecchia dimora dei Black, ma Lucius aveva trovato un nuovo
lavoro fuori dal ministero e lentamente il passato si era distaccato dal
presente e tutto era potuto ricominciare da capo, con i Malfoy nuovamente
benestanti anche se non più temuti.
E
questo era un bene.
Avevano
fatto molto per sdebitarsi, l’impresa più grande di tutte era stata usare i
loro fondi alla Gringot per aiutare nella ricostruzione di Hogwarts. Adesso a
scuola c’era una targa in ringraziamento ai Malfoy e alle altre famiglie, e
Scorpius sarebbe potuto essere fiero del padre senza vecchie ombre ad
oscurarlo.
Il
matrimonio fra Draco e Areal non era stato né sfarzoso né eccessivo sotto
esplicita richiesta della futura sposa. Alla cerimonia in chiesa avevano
partecipato solo pochi parenti e amici, e il rinfresco si era tenuto su un
ampio prato allestito per l’occasione. Lì tutti i conoscenti delle due famiglie
si erano presentati per portare i loro auguri e saluti agli sposi.
Il
giorno dopo erano arrivate le sorprese, e la gara a chi aveva fatto il dono di
nozze più strano era iniziata.
Il
signor Daniel Foreberth era ricomparso dopo un anno dal suo addio, con la
chiara intenzione di riallacciare i rapporti con la figlia. Matilde non avrebbe
mai saputo di lui, ed Areal accettava di vederlo e di trascorrere del tempo con
lui, ma Draco aveva imposto di essere presente. Il ragazzo non si fidava di
quell’uomo ma, stranamente, Daniel si fidava di lui.
Una
settimana prima che i due si sposassero, Daniel aveva portato il suo regalo di
nozze: un paio di chiavi.
Areal
le aveva prese in mano senza capire ma, nel riconoscerle, Draco aveva
spalancato gli occhi e, per poco, non gli era venuto un attacco di cuore.
Daniel
aveva sfruttato tutte le sue conoscenze e tutti i suoi fondi per ricomprare
Malfoy Manor, e quello era stato il suo dono di nozze. In questo modo si era
guadagnato la fiducia di Draco, entusiasta di poter crescere i suoi futuri
figli nella casa in cui era cresciuto lui, ed ogni attrito passato era stato
sepolto.
Il
secondo giorno da sposati, a Malfoy Manor, qualcuno aveva bussato alla porta.
Areal era andata ad aprire trovandosi davanti uno strano elfo domestico con in
mano una lettera che le pose.
La
fondazione C.R.E.P.A, fondata da Hermione Granger in difesa degli elfi
domestici maltrattati, vede nella gentile signora Areal Foreberth Malfoy, la
giusta padrona per questa giovane elfa. La fondatrice dell’associazione tiene
ad informare la gentile signora Malfoy, che l’elfa che le viene donata è
laboriosa, umile e bisognosa di una nuova famiglia da servire. In oltre, sempre
la fondatrice, confida nella gentilezza della signora Malfoy, ed è certa di
aver fatto la scelta giusta.
Da
considerarsi come un regalo di nozze in ritardo.
Da
Hermione, Ron ed Harry.
Areal
avrebbe tanto voluto invitare il trio al matrimonio, ma non c’erano stati più
contatti dalla fine della scuola e i Potter i Waesly e i Malfoy non erano certo
persone che potevano sedersi allo stesso tavolo a scambiarsi i convenevoli. E
la cosa era abbastanza evidente.
La
signora Malfoy, come era stata chiamata nella lettera, sorrise all’elfa.
-Come
ti chiami?-
-Wexly,
signora-
-Benvenuta
in famiglia Wexly!-
Da
quel giorno Aral aveva trattato l’elfa più come una dama da compagnia che come
un elfo domestico addetto ai lavori di casa. L’aveva vestita elegantemente, si
occupava di lei e se la portava dietro quando andava a fare la spesa,
permettendole anche di spingere la carrozzina quando i suoi figli erano
piccoli. Le persone la guardavano incuriositi, ma il suo modo di trattare
l’elfa aveva fatto grande pubblicità al C.R.E.P.A ed Hermione le aveva spedito
una lettera di ringraziamento.
-Allora?
Sto aspettando.- Disse Scorpius, quando la famiglia si fermò davanti al treno.
Draco
ed Areal si guardarono senza capire.
-Niente
raccomandazioni?- chiese il ragazzino. –Niente comportati bene, non fare
questo, ricordati di studiare, sii giudizioso, attento a quello che fai,
eccetara eccetera?-
-Però…-
esclamò Draco, rivolto alla moglie al suo fianco. –L’ha imparata bene la solfa!-
Areal
sorrise.
-Non
c’è bisogno di dirti di studiare, tua madre dice che sei tale e quale a me ed
io non sono mai andato bene a scuola, quindi lascia perdere. So che non hai il
cervello di tua madre.-
Areal
diede uno pugno affettuoso al marito per averle offese il figlio che, anche se
non lo dimostrava, era rimasto ferito dalle parole del padre.
-Tua
madre si fida di te e sa che ce la metterai tutta e che sei in gamba- scherzò
Areal, dopo si finse seria. –E poi… se i tuoi voti dovessero essere così bassi…
potremo sempre ridurre il numero dei regali di Natale!-
Scorpius
fece un faccia allibita, Draco scoppiò a ridere.
A
quel punto il treno fischiò e la famiglia capì di doversi salutare, Areal vide
con la coda dell’occhio Draco che faceva un cenno rigido con il capo a mo dì
saluto e, sul marciapiede opposto, vide la famiglia Weasley formata da Ron ed
Hermione e soprattutto Harry Potter. Finse di non farci caso, poiché conosceva
bene l’orgoglio del marito.
Scorpius
abbracciò la madre baciandola sulla guancia, che gli disse:
-Ricordati
di scriverci e, se non hai di meglio da fare, studia!-
-Prometto
che mi impegnerò e che passerò le mie ore incollato alla scrivania a scrivere
lettere!-
Areal
sospirò, ovviamente si sarebbe potuta ritenere soddisfatta qualora avesse
ricevuto una lettere al mese, massimo.
-Ah,
mamma?-
-Sì?-
-Non
ci rimarrai male se mi assegnano a Serpeverde, vero?-
Areal
sospirò. –No Scorpius, ho già detto di no. Sei perfetto per quella casa.-
Areal
vide il sorrisino complice fra padre e figlio e capì che dovevano essersi messi
d’accordo, per far dire al ragazzo quelle parole. Draco era convinto che Areal
odiasse i Serpeverde, ma come avrebbe potuto, dato che ne aveva sposato uno?
Scorpius
salutò sbrigativamente il padre e per loro non ci fu bisogno né di abbracci né
di parole, l’intesa che li univa si poteva leggere nei loro occhi.
Areal
sorrise mentre il figlio li salutava con la mano e si affrettava a salire sul
treno.
Scorpius
incontrò alcuni amici e con loro trovò un vagone vuoto. Lo videro anche
salutare due ragazzini, erano Rhalf e Georgia, i gemelli figli di Canni ed
Eric. I ragazzi si conoscevano molto bene, dato che i loro genitori cenavano
insieme ogni venerdì.
-Vuoi
convincerti o no che non avrò alcun problema ad accettare che mio figlio sarà
un Serpeverde?-
Draco
finse di non sentire nemmeno la moglie, continuò a seguire con lo sguardo il
figlio dal finestrino del treno.
-Draco?-
-Sì?-
-Mi
stai ascoltando?-
Draco
la guardò, le mise un braccio intorno alle spalle e le sorrise. –Volevo solo
che il distacco fra te e lui non fosse troppo doloroso.-
-Io
rimarrò a casa con Galacia, ci sarai tu, e so che Scorpius starà bene. E tu,
riuscirai a stare senza il tuo adorato primogenito?-
-Certo!-
Areal
nascose una risata, Draco non avrebbe mai ammesso che Scorpius gli sarebbe
mancato.
-Sai,
sono preoccupato…-
Areal
guardò Draco ad occhi sbarrati, finse di misurargli la febbre con la mano.
–Draco preoccupato? Che succede?-
Draco
guardò il treno partire e il suo sguardo si oscurò leggermente.
-Forse
non sarà orgoglioso di me a scuola, di suo nonno e del cognome che porta…-
La
moglie capì, gli si mise di fronte e lo costrinse a guardarla negli occhi.
-I
tempi oscuri sono finiti, c’è la tua vecchia bacchetta esposta ad Hogwarts ed
anche una targa per l’aiuto economico che i tuoi genitori hanno dato tempo fa.
Scorpius sa di avere un padre perfetto, che gli vuole bene e che non gli farà
mai mancare nulla. Hogwarts gli regalerà tante belle esperienza, lo farà
crescere, e so che sarà al sicuro. So che sarà felice.-
Draco
la guardò intensamente e i suoi occhi grigi parvero schiarirsi, le mise una
mano dietro la nuca e la baciò sulla fronte.
-Sono
sempre stato invidioso della tua forza, sai?-
Areal
rise. –Non fare il falso modesto, Draco Malfoy ama solo Draco Malfoy!-
-A
quale Draco sei ferma? Le cose sono cambiate, adesso ci sei tu, Scorpius e
Galacia. Amo voi più di me stesso. Ti basta?-
Areal
lo guardò in silenzio, comunicarono in quel modo, il loro legame era ancora più
spesso di quanto lo era stato un tempo, quando ancora indossavano la divisa di
Hogwarts.
-Sì,
mi basta.-
Draco
guardò un’ultima volta la scia lasciata dal treno, poi mise un braccio intorno
alla vita della moglie e si avviò per uscire dalla stazione.
-Torniamo
a casa.-
…Fine…
Non ci credo,
alle fine siamo arrivati alla conclusione. Spero che vi abbia trasmesso e
lasciato qualcosa, un’ emozione, un’ esperienza. Grazie a tutti per averla
seguita e per la pazienza che avete avuto.
Davvero non
ci credo che è finita, avevo anche in mente la trama per un eventuale seguito
ma al momento non avrei mai tempo per scriverla e per pubblicarla ,quindi
rimane un progetto impossibile. Mi dispiace lasciarvi, mi mancheranno i
capitoli e vostri gentili commenti.
Lasciatemi,
se volete, un saluto e un messaggio .
Grazie ancora
per aver condiviso con me questa mia piccola creazione, per me ha significato
tanto.