Give a little love...

di KcherryB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One year later... ***
Capitolo 2: *** The Pancakes Speech ***
Capitolo 3: *** Jasmine ***
Capitolo 4: *** Wuthering Heights ***
Capitolo 5: *** Impossibile... ***
Capitolo 6: *** Lullaby ***
Capitolo 7: *** I love you so, I always will ***



Capitolo 1
*** One year later... ***



 

ONE YEAR LATER ....





Ad Ange... grazie per esserci sempre... (e grazie per supportarmi durante i miei scleri nell'attesa del nuovo episodio e nel post episodio "oddio perchè le ha detto solo: andiamo in camera da letto????? o.O"
Ad Ilaria.. perchè mi ascolti anche quando ti parlo per ore ed ore di Castle e Stana Katic... sei la migliore amica che si possa desiderare... <3
A Sophie.... c'è un letto che ti aspetta qui in Italia.. *.* Ed una sorella che ti sta aspettando  (io!!!!!!!).. Welcomeee!!




  Era passato un anno.
Un anno da quando il cancro era scomparso. Due da quando le era stato diagnosticato.
Era tutto così strano ...
Quella maledetta malattia non era stata solo un male.
Ecco! Pensò Beckett passandosi una mano tra i capelli, è esattamente di questo che sto parlando. La cinica, pessimista Kate Beckett era scomparsa.
Il cancro le aveva fatto apprezzare la magia del mondo ed ora non poteva più farne a meno: vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.
Era meraviglioso vedere il mondo sempre a colori e non più solo in bianco e nero.
Kate si strinse di più la coperta addosso, mentre una folata di vento marino si intrufolava sotto la maglietta che aveva rubato a Castle.
Era dicembre, mancavano due settimane a natale e Castle l’aveva portata negli Hamptons per una piccola vacanza rilassante.
Kate non aveva ancora ripreso il lavoro. I medici gliel’avevano proibito, avrebbe dovuto aspettare un altro intero anno per accertarsi che il tumore non si sarebbe ripresentato e l’anno successivo avrebbe potuto fare solo lavoro d’ufficio, “Non si è mai troppo cauti Ms. Castle..”.
Ed in fondo non le dispiaceva troppo. Adorava alzarsi tardi la mattina, svegliata dal profumo del caffè e dei pancakes che Castle le cucinava ogni mattina.
O fare lunghe passeggiate, mano nella mano per le vie di New York. Viveva in quella città da sempre e non si era mai accorta di quando fosse bella.
Oppure le lunghe sessioni di yoga che lo obbligava a fare con lei, o meglio corte sessioni di yoga che si concludevano sempre sotto le lenzuola, tra risate e gemiti.
O i pomeriggi passati abbracciati sotto un albero a Central Park, osservando la gente che passava.
Adorava quella tranquillità, se la voleva godere finchè avesse potuto.
Ma la sua nuova vita le lasciava anche tanto tempo per pensare, ad esempio quando Castle scriveva.
Lei solitamente si raggomitolava sul divano in compagnia di Coltrane e di un buon libro, ma sempre più frequentemente si ritrovava persa nei suoi pensieri.
Bè, un pensiero a dire il vero.
Circa quattro mesi  prima, durante uno dei loro pomeriggi a Central Park, mentre se ne stavano abbracciati sotto una quercia ad osservare come i raggi del sole giocassero a nascondino con le foglie, un bambino aveva tirato la palla troppo lontano prendendo Castle in pieno viso.
Il piccolino ed il suo papà erano corsi subito a vedere come stesse lo scrittore, mentre Beckett si rotolava dalle risate, osservando la faccia sorpresa e sporca di terra del suo uomo.
“Tranquillo piccolino, è tutto ok..” aveva rassicurato il bambino che sembrava sull’orlo delle lacrime “Ho la testa dura io!!” Aveva scherzato.
Il piccolino gli aveva fatto un sorrisone e l’aveva trascinato a giocare a pallone con lui.
Beckett era rimasta incantata a guardare suo marito giocare a calcio con quel bambino di sei anni, li aveva guardati rotolarsi sull’erba e ridere come matti.
Il padre del bambino gli era stato molto grato di aver giocato con il figlio per un’oretta, dandogli modo di passare un po’ di tempo con la moglie, che sedeva su una panchina poco distante.
E da quel giorno un pensiero si era insinuato nella testa e nel cuore della detective, senza che lei potesse ignorarlo o cancellarlo.
Un figlio. O una figlia, certo. Da Castle. Un piccolo Caskett...

Per caso, quella sera, mentre aspettavano l’inizio di Temptation Lane, avevano visto una pubblicità progresso, che chiedeva di adottare un bambino a distanza.
Kate si era ritrovata a guardare Rick con occhi da cucciolo. Non ne avevano nemmeno dovuto parlarne, era stata una discussione silenziosa, sostenuta solo dagli occhi ..
Il giorno dopo avevano chiamato il numero verde e gli avevano inviato dei fascicoli di bambini che avevano bisogno di cure mediche urgentemente.
La scelta era caduta su una bambina ugandese di 3 mesi, nata prematura alla 24 settimana di gestazione. Aveva grandi problemi all’intestino ed aveva bisogno di un’operazione molto costosa per tentare una riparazione. Non aveva padre, che aveva abbandonato la madre appena aveva scoperto della gravidanza.
Kate se n’era subito innamorata. Quegli occhioni color cioccolato, quei pugnetti che era sicura si stessero agitando per afferrare la macchina fotografica nel momento in cui era stata scattata la foto. Quel sorriso sdentato..
L’avevano adottata a distanza insomma.
Ogni mese le mandavano cinquanta dollari per cibo e cure mediche, in realtà avrebbero dovuto mandarne trenta, ma Castle aveva insistito per mandargliene cinquanta.
“Mettete da parte i soldi che avanzano, le serviranno un giorno o l’altro..” aveva detto alla responsabile delle adozioni, che tentava di protestare.
 “Ma è…è troppo signor Castle..” aveva detto.
Lui le aveva preso le mani e le aveva detto: “No, non è nemmeno abbastanza, ma intanto è qualcosa.. li prenda”.
La piccola donnina era scoppiata in lacrime, abbracciandolo: “Grazie.. grazie ad entrambi.. non sapete cosa significhi per loro!!” aveva singhiozzato.
Sia Kate che Castle si erano letteralmente innamorati della piccola Jasmine, così si chiamava la bambina, ed ogni settimana aspettavano con ansia che i responsabili del centro gli scrivessero, inviandogli delle foto.
La madre era analfabeta, scrivevano, ma gli era infinitamente grata perché stavano dando una chance di vita alla sua piccola bimba.
Ma nemmeno adottare un bimbo a distanza aveva spento quella smania che Kate sentiva crescere in lei ogni giorno. Quel pensiero…
Era la prima volta che prendeva in considerazione l’idea…
La prima volta che pensava ad avere figli in vita sua.
Quando era morta sua madre aveva 19 anni, era giovane e non pensava a mettere su famiglia, voleva divertirsi con i suoi amici.
E poi mentre gli anni passavano e tutte le sue amiche si sposavano ed avevano dei bambini, a lei non era nemmeno passato per la mente.
L’omicidio della madre era una delle cause, ma anche il lavoro pericoloso che faceva, gli orari impossibili …
E poi non aveva trovato l’uomo giusto. Insomma, Josh Davidson come padre dei suoi figli??? No, non direi proprio!! (piccole soddisfazioni personali!! Ahahah xP)
Ma ora.. ora era sposata, con l’uomo che era sicura essere la sua anima gemella.
Aveva sconfitto un cancro ed era felice.
Era pronta.
Era sbocciata finalmente, non era più un germoglio impaurito da mondo, ora era un bellissimo fiore di ciliegio che abbracciava la vita, apprezzandone ogni secondo.
Beckett sorrise, chiudendo gli occhi ed inspirando l’aria del mare, che profumava di vita.
Era pronta per un baby Caskett.


Angolo dell'autrice:
Ed in tempo di record.. here I am!!
Non so quando aggiornerò o come si svolgerà questo seguito di noi siamo per sempre.. però vi garantisco che non rimarrà incompleta!!
E..... avete visto la 5x21?? "Dove stiamo andando?" "In camera da letto..." perchè? Perchè le ha risposto così?? per paura che lei fuggisse da lui? :S
Fatemi sapere cosa ne pensate..
Un bacione a tutte..
S.

 
 
 
  

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Capitolo 2
*** The Pancakes Speech ***


 THE PANCAKES SPEECH


 

  "Tell me again what is love t the first sight,
when I walked by and you caught my eyes
didn't you know love could shine this bright??"


Owl City - Deer in the Headlights
 

 A tutti coloro che amano amare.



“Ehi… Castle… dai apri gli occhi dormiglione..” lo chiamò dolcemente Kate poggiando un vassoio sul comodino accanto al letto e sdraiandosi accanto al marito.

“Ehi amore.. su sveglia..” ripetè, iniziando a baciarlo dolcemente sul collo, sul naso, sugli occhi.. sulla bocca.
“Ehi che bel risveglio..” mormorò con voce assonnata lo scrittore, rispondendo al bacio.
Kate sorrise sulle sue labbra. E non hai ancora visto niente scrittore da strapazzo!!
“Ti ho preparato la tua colazione preferita: cappuccino e pancakes, con fragole, panna e nutella!!” lo informò la detective, portando il vassoio in centro al letto.
“Mmm… che profumino oh.. wow!! Hai fatto i pancakes a cuore!!” esclamò tutto eccitato Castle.
Kate gli sorrise, per poi tagliare un pezzettino di pancakes, immergerlo nella panna ed imboccare il marito, che la guardava con occhio indagatore, divertito ed eccitato allo stesso tempo per quelle che sapeva essere le intenzioni, ovviamente molto poco caste e pure, della moglie.
Il sorriso di Kate si allargò mentre prendeva una fragola e la copriva di panna per poi infilarsela lentamente in bocca.
“Mmm…” sussurrò , chiudendo gli occhi. “E’ buonissima..”.
Castle la guardava a bocca aperta. Ma che?? Non poteva fargli questo!! Sapeva che effetto gli faceva!!
Kate immerse l’indice nel barattolo della nutella e lo portò alle labbra, sporcandosi leggermente il labbro inferiore apposta, mentre si gustava il sapore del cioccolato.
Si morse il labbro inferiore, con sguardo malizioso, poi con la lingua, lentamente, molto lentamente, tolse ogni traccia di nutella.
Fu un attimo: Castle spostò il vassoio sul pavimento e la prese tra le braccia, baciandola con passione.
“Oh Kate!! Non puoi farmi questo! Sai che effetto mi fai!!” le sussurrò all’orecchio, mentre le sfilava la maglietta che usava per la notte.
Per tutta risposta la detective gli mordicchiò l’orecchio.
Ah Kate … quella donna era una strega … Una strega così dannatamente sexy … era la sua strega … Sua, sua, sua … e dio quanto l’amava!! Pensò Castle un secondo prima di farla sua.
 
Erano abbracciati stretti, sul lettone negli Hamptons, coperti solo da un lenzuolo.
“Peccato per il cappuccino.. ormai si sarà raffreddato ..” sbuffò Castle, mentre le accarezzava la schiena.
“Oh quello possiamo sempre rifarlo.. prima ero affamata ..” lo stuzzicò Beckett.
“Ah ed il suo … appetito è stato saziato Ms. Castle?” ridacchiò lo scrittore, scostando un po’ il lenzuolo.
“Mm ..” sussurrò Kate, facendo la faccia pensierosa.
“Penso che potrei toglierti ogni dubbio Ms. Castle, se ti nutrissi ancora un po’ … Che so… magari così …” mormorò Castle, baciandole la pelle profumata della spalla.
“O così ….” Continuò, mordicchiandole l’orecchio, mentre le mani iniziavano a vagare libere sulla schiena nuda della detective.
“O così …” sussurrò, ribaltando le loro posizioni, così che Kate stesse sotto di lui.
Lei ridacchiò, mentre lui continuava a baciare ogni singolo centimetro della sua pelle.
Ahh … le labbra dello scrittore raggiunsero il suo seno. Era una sensazione.. bellissima.
Kate inarcò la schiena, offrendosi completamente a lui.
No.. aspetta … dovevano parlare …. Lei doveva parlargli .
Ah .. Quelle labbra … quelle maledette labbra che continuavano a scendere…
“No, Rick.. aspetta ..” cercò di opporsi Kate.
“E perché dovrei? “ le chiese lui, solleticandole l’ombelico con il suo respiro.
Già Kate.. perché dovrebbe? A te piace così tanto quello che ti fa ..
No! Devi parlargli! E’ importante!!
Mm.. dopo, dopo Kate.. le sue labbra sono così vicine … e le sue mani …
Ok no! Su Kate!! Beckett!!
“No aspetta Ri.. Castle!!” disse, ansimando e cercando di spingerlo via con poca convinzione.
“Cosa Kate?” chiese lui, guardandola malizioso.
Quel momento di respiro, diede modo a Kate di tornare in sé.
“Dobbiamo parlare” lo informò risoluta.
“Adesso??!” chiese lui sconcertato.
“Sì, adesso!” rispose lei, lanciandogli la sua occhiata.
“Ok …” acconsentì Castle, facendo segno a Kate di accoccolarsi contro di lui.
Lei fece segno di no con la testa: doveva guardarlo negli occhi.
“Kate che succede? Mi stai spaventando …” .
Che il cancro fosse tornato? In effetti era stata un po’ strana nell’ultima settimana.. e oh no!
All’ultimo appuntamento con il medico era voluta andare da sola.
Era il giorno prima della loro partenza per gli Hamptons, e lo aveva obbligato a stare a casa con la scusa che doveva ancora preparare la sua valigia.
“Kate, tesoro … ti prego dimmi che è tutto ok, che il medico non ti ha detto che il tumore è ricomparso..” la implorò lui, con le lacrime agli occhi.
“No! No, assolutamente no, Rick!! No, sto benissimo!! Tranquillo!” lo rassicurò subito lei. Ok, forse la sua faccia era un po’ troppo seria, voleva solo parlare di un argomento serio, bellissimo certo, ma serio.
Castle espirò rumorosamente, sollevato.
“Ok.. e allora? Che succede?”.
Kate abbassò lo sguardo ed iniziò a tormentarsi le dita.
“ Bè ci siamo sposati in fretta, a causa della mia malattia … e non che mi dispiaccia!! “ si affrettò a dire, notando la faccia preoccupata del marito.
“Io ti amo, sei la parte migliore di me, mi completi, sei la mia anima gemella, il mio one and done e sono felicissima che tu sia mio marito .. mi hai cambiato la vita, me l'hai sconvolta dal primo momento che ti ho visto.. non credevo all'amore a prima vista prima di incontrarti... ti amo, ti amo  Richard Castle e sono strafelice ed orgogliosa che tu sia mio marito... però non siamo mai riusciti a parlare seriamente di argomenti …. Sì, seri insomma.. “.
Castle ridacchio, notando come la detective stesse arrossendo.
Le prese delicatamente le mani tra le sue, intrecciando le loro dita.
“Quello che cerco di dirti è … sì insomma … ecco …” balbettò Beckett.
“Kate vuoi un bambino?” le domandò lui, ridacchiando.
Kate lo fissò, diventando rossa come un peperone.
Era così prevedibile??!!
“Sì, vorrei un bambino ..” mormorò.
Castle la fissò, con un sorriso enorme stampato sul volto.
Poi scoppiò a ridere e l’abbracciò forte.
“Avremo un bambino?” le chiese, sprizzando gioia da tutti i pori, mentre cadevano abbracciati sul materasso.
“Sì ..” .
Castle rise più forte, baciandola tutta.
“Avremo un bambino, avremo un bambino !!” Canticchiò .
“No aspetta..” si bloccò di colpo “ dobbiamo prima parlarne con il tuo medico ..” .
Kate roteò gli occhi: “Già fatto .. ha detto che possiamo provarci, la chemio sembra non avermi precluso questa possibilità, perché l’abbiamo interrotta in tempo.. ha detto che ci sono buone probabilità..”.
Castle si avventò sulle sue labbra.
“Avremo un piccolo Castle o una piccola Beckett!!” mormorò sulle labbra della moglie.
“Una piccola peste, con degli occhi blu, un piccolo nasino all’insù ..” cantilenò lo scrittore.
“Un piccolo o una piccola sognatrice, testarda come la mamma, paziente come il papà, determinata come entrambi …” concluse Kate.
“Oh un piccolo Caskett …” disse lo scrittore, strofinando il naso contro quello della detective.
“O una piccola Caskett …” .
Castle rise: “Sì, o una piccola Caskett ..”.
“Mm Mr. Castle … mi sa che dovremmo iniziare a fare un po’ d’esercizio se vogliamo un piccolo o una piccola Caskett tra noi ..” lo informò Beckett, scostandosi i capelli dalla spalla, invitando lo scrittore a baciarla.
“Che dice Ms. Castle? Le va di iniziare subito??” le chiese lo scrittore, iniziando a mordicchiarle la pelle sopra la clavicola della detective.
“E perché no, Mr. Castle … “ mormorò lei, prima di baciarlo con passione.

Angolo dell'autrice:
Ecco a voi il secondo!!
Tempo di record eh?? Ho l'ispirazione in questi giorni... xP
Spero vi sia piaciuto!!
Fatemi sapere!!
A presto ,spero xD
Grazie a tutte ..
Un bacio
S.



 

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Capitolo 3
*** Jasmine ***



JASMINE

"Sono ebrea.. ma anche cattolica..e musulmana.. non è la stessa cosa? E' l'umanità a creare le differenze. Ma questo non significa che non sia sempre lo stesso Dio.."
The sweetness of forgetting - Kristin Harmel



Erano tornati a New York da due settimane ormai.
Il mese trascorso negli Hamptons era stato meraviglioso: colazioni a letto, lunghe passeggiate sulla spiaggia, notti passate sul patio a guardare le stelle, pomeriggi di coccole, cene romantiche …
Era stata una specie di luna di miele.
E, come in ogni luna di miele che si rispetti, non riuscivano a tenere le mani apposto, non si stancavano mai l’uno dell’altro.
Il bacio del buongiorno si trasformava sempre in un bacio passionale, che si concludeva con loro due che si rotolavano tra le lenzuola.
O se le loro mani si sfioravano per caso mentre mangiavano … o, bè … i piatti volavano a terra, mentre loro si divoravano di baci.
Castle si incantava a guardarla dormire ogni notte, mentre ringraziava mentalmente un Dio in cui credeva con tutto il cuore, dopo che il cancro di Kate era scomparso.
Lei era lì, accanto a lui. Ringraziava quel Dio per permettergli di stringerla tra le braccia ogni notte, di essere preso a calci mentre dormiva, perché Kate si rigirava e scalciava nel sonno, per poterla baciare ogni mattina, per poter perdersi nei suoi occhi verdi, per poterle sussurrare “Ti amo” ogni singolo giorno …
Dopo la discussione che avevano avuto sulla possibilità di avere un figlio avevano entrambi concordato che ci avrebbero provato, certo, ma senza forzare le cose.
Niente test per trovare il giorno migliore per concepire, niente visite dal medico della fertilità, niente di tutto ciò.
Il medico di Kate era stato chiaro: la chemio non le aveva precluso la possibilità di avere figli, così dicevano i test che le avevano fatto dopo che il tumore era scomparso, ma non si poteva esserne sicuri.
E poteva provare ad avere un figlio, ma se questo non fosse arrivato non potevano ricorrere alle iniezioni, perché quasi sicuramente avrebbero favorito il ripresentarsi del tumore.
Beckett e Castle ne avevano parlato a lungo ed avevano concordato che se sarebbe dovuto essere sarebbe stato.
E poi adoravano allenarsi .  Era il loro sport preferito, in cui eccellevano entrambi.
Appena tornati a New York Lanie aveva trascinato Kate in una giornata di shopping sfrenato.
Mentre percorrevano le vie affollate di New York, cariche di borse e borsette, Kate si era incantata di fronte ad un negozio pre- maman. E ovviamente la cosa non era sfuggita a Lanie.
“Avanti tesoro, andiamo a pranzo, mi devi raccontare un po’ di cosette, credo ..”.
Così davanti ad un piatto di ravioli aveva confessato a Lanie che lei e Castle stavano cercando di avere un bambino.
“Woah!! Ragazza!!” aveva esclamato l’anatomopatologa con un sorriso enorme sul volto.
“Questa sì che è una notizia!!” “Posso fare da madrina?” le aveva chiesto mentre la stritolava in un abbraccio.
Kate era così felice in quel periodo, si sentiva leggera come una farfalla, senza problemi da affrontare finalmente.
Tante sere, magari mentre Castle scriveva nel suo studio e lei era da sola nel letto, si ritrovava con la foto della piccola Jasmine tra le mani, a guardarla, con un sorriso sulla faccia.
Quella bambina era così bella.
Quegli occhioni color cioccolato che sembravano abbracciare il mondo e quel sorriso sdentato che la faceva sciogliere …
Tre settimane prima avevano ricevuto una mail dall’ospedale ugandese in cui era ricoverata che diceva che l’avevano operata con successo e che grazie ai soldi che avevano versato in più ogni mese, Jasmine, oltre a poter frequentare le elementari e le medie avrebbe potuto studiare anche all’università, se avesse voluto.
Kate era così .. orgogliosa di quello che lei e Castle avevano fatto.
Avevano cambiato una vita, avevano regalato a Jasmine un futuro che altrimenti non avrebbe nemmeno potuto sognare.
Le sarebbe piaciuto incontrarla un giorno, conoscerla. Sapeva che sarebbe diventata una donna meravigliosa, in tutti i sensi.
“Ehi amore, ti va se facciamo una passeggiata?” chiese Castle, uscendo dal bagno e sedendosi sul lettone.
“Mm – mm , si va bene” rispose Kate, riponendo la piccola foto in un cassetto, senza che Castle la vedesse.
“Ok, mi vesto e arrivo tra cinque minuti!!” disse lo scrittore, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra.
 
Era maggio ormai. Primavera inoltrata.
Central Park era meraviglioso in quella stagione: tutti gli alberi in fiore, l’erba verde e pullulava di gente, famiglie che facevano dei pic – nic , coppiette che passeggiavano, bambini che giocavano a palla.
Castle e Beckett passeggiavano mano nella mano in silenzio, godendosi quello spettacolo.
Si fermarono in riva ad un laghetto e si sedettero sull’erba.
Alcune paperelle nuotavano tranquille, mentre il sole si specchiava sulla superficie dell’acqua creando dei riflessi stupendi, lucenti come diamanti.
“E’ bellissimo ..” mormorò Castle, stringendo a sé la moglie.
Da quando era guarita dal cancro entrambi avevano imparato ad apprezzare ogni singola sfumatura della vita ed a godersi ogni momento come se fosse l’ultimo.
La loro vita non era più un rimandare continuo, farò, farò, come se avessero tutto il tempo del mondo.
Nessuno ce l’ha. Potresti andare al lavoro una mattina, senza dire ti amo a tuo marito, o senza dare un bacio ai tuoi figli, convinta che saresti tornata a casa la sera ed invece un taxi ti investe e tu non gli avrai detto per l’ultima volta quanto tieni a loro.
Castle e Beckett coglievano l’attimo. Avevano capito che la vita è troppo corta per essere sprecata, rimandando in continuazione.
Il cellulare di Beckett si mise a squillare.
“Pronto?” rispose la detective.
Castle la sentì trattenere il respiro e la vide sbiancare.
“Kate??” chiese preoccupato. Lei gli fece segno di tacere, con lo sguardo perso nel vuoto.
“Com’è successo?” chiese all’interlocutore all’altro capo del telefono.
Un gemito sfuggì alle labbra della detective, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
“E cosa ne sarà di lei?” sussurrò dopo qualche secondo di silenzio.
“Ma .. non c’è altra soluzione?” . “Di cosa si tratta?” “Ok, va bene, ho capito .. la ringrazio per avermi avvisata arrivederci ..” disse Beckett  flebilmente, chiudendo la chiamata.
“Kate?? Kate che è successo??” chiese Castle scuotendola leggermente, per farla riprendere dallo shock.
Beckett alzò lentamente gli occhi verso di lui, fino a che i loro sguardi si incontrarono.
La detective aveva gli occhi pieni di lacrime che minacciavano di scendere da un secondo all’altro.
“Kate parlami!” la supplicò lui.
“E’ morta ..” fu un sussurro.
“Chi? Chi è morta, Kate?” .
“Roxane , la mamma di Jasmine. Stamattina hanno fatto incursione nell’ospedale alcuni soldati ed hanno rapito molte donne … Roxane si è rifiutata di seguirli ..” un singhiozzo “..l’hanno uccisa a colpi di macete ..”.
Kate scoppiò a piangere, stringendo tra le dita la camicia azzurra del marito.
Perché? Perché accadono queste cose? Che aveva fatto Roxane, una ragazza madre di appena vent’anni per meritarsi questo? Che aveva fatto la piccola Jasmine per meritare di perdere la madre ad appena quattro mesi di vita? Perché?
 
Tornarono al loft in silenzio, entrambi con lo sguardo basso.
Il medico che seguiva Jasmine aveva detto che la struttura non era più sicura e che la bambina, essendo orfana e non necessitando più di cure mediche, sarebbe dovuta essere affidata ad un orfanatrofio statale.
Aveva detto che nessuna famiglia l’avrebbe presa in casa con sé, non c’erano alternative.
Sia Kate che il medico sapevano benissimo che in quegli orfanatrofi ci sono troppi bambini e poco cibo e personale.
Jasmine sarebbe stata abbandonata a sé stessa, senza alcuna garanzia che sarebbe arrivata al quinto mese di vita.
Kate appena entrata nel loft si tolse le scarpe e come un automa si diresse in camera da letto, rannicchiandosi in posizione fetale sul letto.
Non riusciva a smettere di piangere e pensare.
Quasi non si accorse quando Castle si distese accanto a lei, abbracciandola forte.
Si rigirò nell’abbraccio, in modo da riuscire a nascondere la testa nell’incavo della sua spalla.
Si sentiva così al sicuro così …
Quella piccola bambina .. si era così affezionata a lei, a quegli occhioni vispi, al sorriso sdentato, ai capelli ricci ..
Ma cosa poteva fare lei?
Era dall’altra parte del mondo, non aveva legami familiari con la piccola, non l’aveva neanche mai vista di persona ..
Non ci sono alternative, mi dispiace signora .. era stato chiaro il medico.
Almeno che … ha mai sentito parlare di adozioni internazionali? Le aveva chiesto, dopo un secondo di pausa.
Di cosa si tratta?
Sì, bambini orfani come Jasmine vengono adottati da famiglie che vivono in paesi ricchi, come l’America ad esempio …
 “Castle?” lo chiamò timidamente.
“Sì amore?” rispose, accarezzandole i capelli e togliendole le lacrime dal viso.
“Grazie per esserci sempre ..” sussurrò, abbracciandolo forte.
“Always, ce lo siamo promesso no?”
“Sì, ma sei sempre tu che mi sostieni, mai io .. “ mormorò lei.
“Kate tu mi sostieni stando ogni giorno al mio fianco, ci sei sempre e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo ..”.
Kate lo baciò dolcemente.
“Cosa ne sarà di Jasmine?” chiese lo scrittore.
“Verrà affidata ad un orfanatrofio ..” rispose la detective, accarezzandogli il volto.
“Ma.. è così piccola e ci sono così tanti bambini in quei posti.. chi si prenderà cura di lei?” chiese preoccupato.
Gli occhi di Kate risposero per lei : Jasmine probabilmente sarebbe morta. Come accadeva a tanti bambini.
“Oh no .. ma non possiamo fare niente?” domandò con voce rotta lo scrittore.
“Il medico mi ha parlato di adozioni internazionali .. una famiglia di un paese ricco adotta un bambino che ha bisogno .. ma bisognerebbe trovarne una adatta ..” rispose la detective.
Un lampo attraversò gli occhi di Castle.
E Beckett capì immediatamente a cosa stesse pensando. La stessa cosa a cui pensava lei..
E se …. Insomma lei e Castle volevano un figlio no?
E non era sicuro che lei potesse averne uno naturalmente … e poi quella piccolina era stupenda .. se n’erano innamorata al primo istante.
“Kate..”
“Rick ..”
“Perché non adottiamo la piccola Jasmine??” chiesero all’unisono.
Entrambi scoppiarono a ridere, notando che ancora una volta erano sulla stessa linea d’onda.
“Davvero?? L’adottiamo?” chiese eccitata Kate.
“Bè .. vogliamo un figlio no? E io amo quella bambina con tutto il cuore, anche se non l’ho mai incontrata..” rispose Castle.
“Ti amo ..” sussurrò Kate baciandolo.
“Anch’io..”.
Kate saltò giù dal letto e corse ad afferrare il cordless.
“Dobbiamo subito chiamare il medico e dirgli di preparare i documenti per l’adozione …” esclamò eccitata la detective.
“Avremo una bambina …” mormorò lo scrittore, stralunato, stropicciandosi gli occhi con una mano.
“We are gonna have a little baby, yes ..” confermò lei, stringendolo forte, mentre componeva il numero telefonico.
 
Angolo dell'autrice:
Ecco a voi!!
Che ne dite??
S.

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Capitolo 4
*** Wuthering Heights ***


WUTHERING HEIGHTS

 

  

 
 
 
Sei pronta?” le chiese Castle, prendendola per mano.
Kate prese un bel respiro profondo, trovando il coraggio nei profondi occhi blu del marito ed annuì.
“Ok, andiamo..” disse lo scrittore, spingendo la porta d’entrata dell’Old Haunt.
Era passata una settimana da quando avevano ricevuto la notizia della morte della madre della piccola Jasmine.
Avevano parlato l’intera notte su tutti i pro e contro di avere una bambina, per essere sicuri al duecento per cento di quello che stavano per fare.
Ed ogni contro che trovavano riuscivano sempre a cancellarlo con almeno tre pro.
Avevano chiamato il medico che seguiva Jasmine, che si era subito messo in contatto con l’ambasciata e grazie anche ai contatti di Castle erano riusciti a farsi accordare l’affidamento della bambina.
I servizi sociali li avrebbero monitorati per un anno, dopo il quale se tutto fosse andato bene, avrebbero potuto adottare ufficialmente Jasmine.
Entrambi erano convinti di avere tanto tempo per organizzarsi, per digerire la cosa, per parlarne con amici e familiari. Le adozioni sono lunghe, specialmente quelle internazionali, ma il medico, il dr. Jefferson, li aveva chiamati quella mattina, informandoli che i documenti erano stati spediti due giorni prima e che loro non dovevano far altro che firmarli ed inviarli all’ambasciata.
La piccola Jasmine sarebbe stata accompagnata in America da una dottoressa che tornava a casa dopo un anno di missione in Uganda e che loro dovevano presentarsi all’aeroporto il 2 giugno, esattamente due settimane dopo.
I servizi sociali sarebbero venuti a controllare la bambina una volta a settimana per il primo mese e poi una volta al mese, per tutto il seguente anno.
Erano felicissimi di poter stringere così presto la piccola Jasmine, ma erano allo stesso tempo letteralmente terrorizzati. Specialmente Kate.
Castle aveva già avuto Alexis, aveva esperienza con pannolini, pappette, ciucci e poi con i capricci e le crisi adolescenziali.. Kate no.
Quando il dr. Jefferson aveva chiamato aveva avuto una crisi di panico.
Chi era lei?
Una donna a cui era stata uccisa la madre quando lei era appena diciannovenne, che era diventata un detective della omicidi con orari impossibili.
Le uniche esperienze che aveva avuto con i bambini erano state quelle da ragazza, quando andava a fare da babysitter al figlio dei loro vicini. E quei bambini avevano già cinque anni!
Una neonata.. così piccola, fragile, che dipende completamente da te. Aveva paura di romperla. Una paura matta.
Lei era così … sbagliata, come le era venuto in mente di adottare una bambina? Come le era venuto in mente di diventare madre?
Castle se n’era accorto immediatamente. L’aveva stretta forte tra le sue braccia finchè Kate aveva smesso di tremare.
“Andrà tutto bene Kate ok?”
“Ma..”
“No, niente ma amore.. Faremo un passettino alla volta ok?”
“Ok..” aveva mormorato, ringraziando ancora una volta il cielo per quell’uomo meraviglioso che le stava accanto.
Così avevano deciso che era il momento di dirlo agli altri.
Ad Alexis , Martha e Jim, ma anche a Ryan ed Esposito, ed ovviamente anche a Lanie, Jenny e la Gates.
Così li avevano invitati tutti all’Old Haunt, per una serata tra amici.
Kate era nervosissima: come avrebbero reagito? Come avrebbe reagito suo padre? Come avrebbe reagito Martha? E soprattutto come avrebbe reagito Alexis?
Erano tutti seduti ad un tavolo appartato, in fondo al locale.
Stavano ridendo perché il figlio di Ryan, Robin, si era appeso al naso di Esposito e non aveva intenzione di mollarlo.
“Ehi ragazzi!” salutarono avvicinandosi.
“Castle, Beckett, finalmente!” esclamò Lanie, “Qui stiamo tutti morendo di fame!” aggiunse Martha, mentre Alexis ed i bro annuivano convinti.
“Robin, tesoro, ora dovresti proprio lasciare il naso dello zio Esposito..” disse Jenny, rimproverando dolcemente il figlio.
“Ok mamma.. cusami tato tio esposito …” disse il piccolino, mollando la presa.
Esposito si massaggiò il naso rosso : “Tranquillo piccolino, è tutto apposto..” lo rassicurò.
“Allora Kate come stai? E’ da più di una settimana che non vieni a trovarci giù al distretto!” disse Ryan, porgendo alla coppia due bottiglie di birra.
“E non sei passata nemmeno all’obitorio!” precisò Lanie, scrutando attentamente l’amica.
Kate non riusciva a stare ferma, si torceva le mani nervosamente e agitava le gambe sotto il tavolo.
Ed aveva la nausea.
Afferrò la bottiglia di birra e bevve un lungo sorso, cercando di calmarsi.
“H-ho..” aveva la gola secca “… ho avuto da fare..”.
Ma poi perché era così nervosa? Quella era la sua famiglia!
Forse perchè temeva la reazione di Alexis .. quella ragazza era come una figlia per lei, e non voleva che il loro meraviglioso rapporto si rovinasse.
Magari perché aveva paura le dicessero che lei non era capace di essere una buona madre, che non poteva adottare Jasmine ..
O era quello che lei voleva le dicessero??!
“Calmati..” le sussurrò Castle, mentre le lasciava un bacio tra i capelli.
“Mm.. e cosa hai avuto da fare?” incalzò Lanie, lanciandole un’occhiata maliziosa.
Kate la fulminò, mentre la nausea si era trasformata in crampi allo stomaco, come le succedeva sempre quando era nervosa.
Come faceva a dirglielo?
Esposito notò l’occhiata assassina che la detective aveva rivolto alla sua migliore amica e decise che era il momento di intervenire.
“C’è stato un omicidio sulla 76th oggi.. un uomo sulla cinquantina.. l’hanno appeso ad un palo a testa in giù ed…”
“indossava solo i boxer …” concluse Ryan.
“E dovevate vedere che succhiot…” un’occhiata assassina da parte di Ryan e Jenny zittì Esposito.
Il piccolo Robin guardò incuriosito il detective: “Che cot’è un tucchiotto tio Javi?” chiese innocentemente il bambino, smettendo di giocare con la sua macchinina e fissando intensamente Esposito.
“Ehm .. ecco..” balbettò Esposito, allentandosi il colletto.
“Sì, zio Javi, cos’è un succhiotto??” chiese Lanie, ridendo.
“E’.. un … ecco.. un ..”, balbettò il detective, deglutendo vistosamente.
All’improvviso Kate si alzò dal tavolo e si diresse verso il  bagno a grandi passi.
Dopo un paio di secondi di sorpresa Castle si alzò e le corse dietro.
Ma cosa le prendeva?
“Kate? Kate stai bene?” le chiese entrando nel bagno delle signore, pregando che non ci fossero altre donne all’infuori della detective all’interno.
“Sì, sì sto bene.. dammi solo un secondo Castle..” biascicò la detective da dietro una porta.
Dopo pochi secondi uscì, asciugandosi le lacrime con un fazzolettino.
Castle fu immediatamente di fronte a lei: “Ehi, ehi.. è tutto apposto.. sono la nostra famiglia, saranno felicissimi per noi!” la rassicurò.
“Lo so, non è questo .. ho paura di sbagliare tutto .. voglio essere una brava madre per Jasmine.. voglio leggerle le favole della buona notte, prepararle i pancakes per colazione, aiutarla con i compiti, pettinarle i capelli .. ma ho paura che a causa del mio lavoro non potrò farlo ..”
“Kate, Kate respira! Non ce ne dobbiamo preoccupare ancora per due anni, finchè tu non ritornerai al distretto a tempo pieno. E non sei la prima donna poliziotto con figli. Basterà non fare straordinari, come ogni altro detective andrai al distretto alle nove e tornerai alle cinque. Andrà tutto bene, vedrai..”
“Me lo prometti?” sussurrò la detective.
“Te lo prometto ..” rispose, baciandola dolcemente sulle labbra.
Kate espirò rumorosamente: “Ok, torniamo di là e diciamoglielo..”.
Uscirono dal bagno mano nella mano, dirigendosi verso il tavolo dove i loro amici li aspettavano preoccupati.
“Ehi tutto bene??” chiese Alexis preoccupata.
Kate annuì, sorridendole.
Poi si voltò verso Castle, cercando coraggio nei suoi occhi blu.
E come sempre lo trovò.
“Dobbiamo dirvi una cosa..” incominciò Beckett, stringendo forte la mano del marito.
“Abbiamo adottato una bambina ugandese, Jasmine, arriverà qui a New York il 2 giugno..” dissero insieme, trattenendo poi il respiro, in attesa delle reazioni degli altri.
Ci furono dei secondi di silenzio scioccato, poi Alexis cacciò un gridolino di felicità e corse ad abbracciare il padre e Kate.
“Oh avrò una sorellina!!” esclamò, con le lacrime agli occhi.
All’abbraccio si unì anche Martha: “Avrò un’altra nipotina!! Jasmine? Oh che bel nome!!”.
“Avete una foto?” domandò Jenny, sorridendo radiosa, mentre il piccolo Robin batteva le manine gridando: “Jamine!! Jamine!!” “Quanto tempo ha??” chiese eccitata Lanie, stringendo forte Beckett.
Victoria Gates abbracciò forte Beckett, quella donna meravigliosa che ammirava tanto, congratulandosi.
Ryan ed Esposito avevano un sorriso enorme stampato sul volto, mentre si congratulavano con Castle e cercarono di nascondere le lacrime dicendo di essere stati entrambi colpiti da un improvviso attacco di allergia.
Jim Beckett rimase in disparte, finchè tutti gli altri si allontanarono da Beckett per congratularsi anche con Castle.
Si avvicinò alla figlia: si guardarono negli occhi, verde nel verde, per alcuni momenti.
Poi con un singhiozzo la strinse forte al petto, come quando era bambina.
Jim Beckett scoppiò in lacrime, quelle lacrime che volevano uscire dalla morte della moglie, ma che erano sempre state chiuse a doppia mandata nel suo cuore. Lacrime di dolore mischiate a quelle di felicità ed orgoglio.
“Shh papà, va tutto bene..” sussurrò Beckett, nascondendo la sua testa nell’incavo della clavicola del padre.
“Sì, va tutto bene piccola … è tutto perfetto … sarai una mamma stupenda!! Johanna sarebbe così orgogliosa di te..” mormorò, abbracciando forte la figlia.
 
Kate si infilò sotto le coperte, assonnata.
Avevano festeggiato all’Old Haunt fino a mezzanotte: era stato bello. Tutti erano così entusiasti, suo padre, i bro, la Gates, Lanie e Jenny, Martha ed Alexis.
Le avevano fatto mille domande, su Jasmine, su come l’avevano conosciuta, su cosa fosse accaduto …
Era andata bene, nessuno era arrabbiato, proprio come le aveva detto Castle.
Perché aveva ancora quel peso sullo stomaco?
E quella stretta al cuore?
In fondo all’anima lo sapeva. Sapeva cosa le mancava.
Le poche volte che da ragazzina aveva immaginato di avere figli, il suo sogno comprendeva sempre sua madre.
Johanna sarebbe stata felicissima di scoprire di stare per diventare nonna, l’avrebbe aiutata a dipingere la cameretta, avrebbe tenuto la piccola per lasciare a lei e Rick modo di stare un po’ da soli, sarebbe andata a prenderla all’asilo e poi alle scuole materne …
Ma tutto quello non sarebbe mai potuto accadere.
Perché sua madre era morta. Uccisa a coltellate in un vicolo. Troppo presto. Così ingiustamente.
Non avrebbe mai conosciuto la piccola Jasmine. Non avrebbe mai potuto vedere Kate diventare madre.
Oh le mancava così tanto.
Più la sua vita andava avanti, più lei era felice con Castle, più sentiva la mancanza della madre.
Come nel giorno delle sue nozze.
Se l’era sempre immaginata in prima fila, con un grande cappellino giallo sulla testa ed un fazzolettino tra le mani, con gli occhi arrossati dalle lacrime ed un ampio sorriso sul volto.
Ma Johanna non era lì quel giorno.
Non sarebbe stata lì quando Jasmine fosse arrivata. Né quando le fosse spuntato il primo dentino.
E nemmeno quando fosse cresciuta e si sarebbe innamorata.
Non era potuta esserci nemmeno quando era successo a Kate.
Beckett strinse forte il cuscino di Castle al petto, inspirando il suo profumo, mentre aspettava che il marito uscisse dal bagno e venisse a letto con lei.
Voleva sua madre, la voleva al suo fianco ora più che mai.
Sentiva la sua presenza accanto a lei, ma avrebbe voluto abbracciarla e vedere il suo bellissimo viso sorridere ancora una volta.
“Mi hai rubato il cuscino..” constatò Castle infilandosi sotto le coperte.
“Mm – mm..” mugugnò Beckett, restituendoglielo.
Castle la strinse a sé, facendo aderire la schiena di Beckett contro il suo petto.
“Ti manca vero?” sussurrò contro i suoi capelli.
Come aveva fatto? Le leggeva il pensiero?
“Sì, tanto ..” rispose Kate, sentendo una lacrima scivolarle calda lungo la guancia.
Da quand’è che era diventata così emotiva? Era la maternità?
“Vorrei che fosse qui .. per conoscerti, sareste andati molto d’accordo e vi sareste alleati contro di me..” Kate rise, al pensiero.
“Vorrei fosse qui per vedere quanto mi fai felice, vorrei fosse qui per conoscere Jasmine, per aiutarmi, per ascoltarmi e rassicurarmi. Avremmo fatto lunghe passeggiate al parco, spingendo la carrozzina di Jasmine, mentre lei mi rassicurava che se per sbaglio avevo fatto sbattere la testa della bambina contro lo stipite di una porta mentre avevo le braccia cariche di biberon e pannolini, non le avevo causato un danno grave, che lei me l’aveva fatta sbattere tante volte ed io sono cresciuta benissimo . Vorrei fosse qui per aiutarmi quando la piccola avrà le coliche e piangerà ed io andrò nel panico. Vorrei fosse qui per vederti giocare con Jasmine e leggerle le storie della buona notte. Se fosse viva si sarebbe sicuramente unita a voi per giocare a laser tag ed io sarei impazzita tornando dal lavoro e trovando il loft sottosopra e la piccola Jasmine appesa a testa ingiù sul soffitto, con la faccia dipinta da indiano con il mio rossetto rosso, mentre urla: “Oh oh oh oh sono tarzaaaaaaaaaaaaaaan”.
Vorrei .. vorrei che quel maledetto 9 gennaio non fosse mai esistito, che lei fosse ancora qui, accanto a me .
Mi manca .. tantissimo ..” mormorò Beckett, in lacrime.
Castle la obbligò a girarsi verso di lui per baciarla.
Kate adorava quella posizione, come se niente potesse ferirla, quelle braccia forti non l’avrebbero mai lasciata cadere. Mai.
Incastrò la testa nell’incavo della clavicola, che sembrava disegnato apposta per lei.
Amava quell’uomo . Dio come lo amava!
“Però so che è sempre qui accanto a me, anche se non la vedo ..” disse, stringendosi forte al marito.
“E non ti lascerà mai ..” mormorò Castle, intrecciando le loro mani.
Si sentiva così completo con Kate vicino. Quando il prete li aveva sposati aveva detto “finchè morte non vi separi”, ma lui sapeva che le persone che si amano come si amavano lui e Beckett non possono venire divise nemmeno dalla morte.
“Promettimi che non mi lascerai mai ..” supplicò la detective.
“Te lo prometto .. Non potrei mai .. ‘Non posso vivere senza la mia vita .. non posso vivere senza l’anima mia!’” le giurò, citando Heathcliff di Wuthering Heights.
Se tutti quanti morissero, e non restasse che lui, io continuerei ad esistere; se tutti gli altri restassero in vita, e lui venisse annientato, l’universo mi diventerebbe completamente estraneo: non me ne sentirei più parte” disse Kate, prendendo le parole pronunciate da Catherine.
Odiava Wuthering Heights, un libro così tragico e triste .. ed odiava i personaggi di Catherine ed Heathcliff, presi singolarmente. Erano totalmente sbagliati. Egoisti, violenti, capricciosi. Non era mai riuscita a trovargli nemmeno una qualità positiva.
Ma insieme .. oh loro insieme erano una cosa meravigliosa. O meglio, sarebbero potuti essere meravigliosi.
Perchè Catherine, la causa della loro fine, scegliendo Linton, a causa del suo egoismo si era uccisa ed aveva ucciso anche Heathcliff.
Ora mi fai capire quanto sei stata crudele, crudele e falsa. Perché mi hai trattato con disprezzo? Perché hai tradito il tuo stesso cuore, Cathy? Non ho nessuna parola di conforto per te. Te lo se meritato. Ti sei uccisa da sola. Tu mi amavi, e allora che diritto avevi di lasciarmi? Perché non avrebbero potuto separarci né la miseria, né l’umiliazione, né la morte, né nessun’altra cosa che Dio o Satana avrebbero potuto infliggerci, niente: sei stata tu, di tua volontà, a farlo. Non sono stato io a spezzarti il cuore, l’hai spezzato tu; e insieme al tuo, hai spezzando anche il mio. Peggio per me, che sono forte. Se voglio vivere? Che vita sarebbe, quando tu .. oh Dio! Piacerebbe, a te, vivere quando la tua anima è chiusa in una tomba?”.
Così scriveva Emily Bronte.
E per quanto Wuthering Heights fosse un libro che aveva sempre profondamente detestato, Kate ci trovava una verità fondamentale della sua vita.
Lei sarebbe potuta essere Catherine. Era stata Catherine, mentre stava con Demming e Josh.
Aveva rischiato di uccidere Castle e sé stessa.
Per fortuna, per chissà quale miracolo aveva messo da parte il suo egoismo e si era lasciata andare tra le braccia della sua unica e vera anima gemella: Richard Alexander Rodger.
Ed era la scelta migliore che avesse mai fatto in tutta la sua vita!
Ora poteva stare lì, al calduccio sotto le coperte, abbracciata all’uomo che era la sua vita, la sua anima.
“Ti amo Rick, ti amo con tutta me stessa.. Ti amo con il cuore, ti amo con lo stomaco, ti amo con gli occhi, ti amo con le mani, ti amo con i polmoni e con il cervello.. ti amo con tutta la mia anima .. ti amo, ti amo, ti amo..” sussurrò, baciandolo.
“Ti amo Kate.. Always..”.
 
 
Angolo dell’autrice:
Credo che questo sia il capitolo più lungo che abbia mai scritto ..
Non sono madre quindi non ho la più pallida idea di cosa significhi restare incinta o comunque avere un figlio, o adottarne uno .. ma credo che oltre ad essere bellissimo, terrorizzi a morte..
Sapere che una creatura dipende totalmente da te.. bè a me spaventerebbe ..
Così ho pensato di mettere in mostra le paure di Kate . Ci sono riuscita?
Fatemi sapere!
A presto, spero xP
Un bacione
S.
 

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Capitolo 5
*** Impossibile... ***



IMPOSSIBILE



Era il 2 giugno: il grande giorno.
Nelle due settimane di attesa Kate e Castle avevano preparato tutto il necessario per la piccola Jasmine, con l’aiuto prezioso dei loro amici e familiari.
Lanie, Jenny, Martha, Alexis e la Gates si erano lanciate in una maratona di shopping, svaligiando tutti i negozi per bambini di New York.
Jim, Ryan, Esposito ed il piccolo Robin, invece, si erano occupati della culla. Rick aveva dato in beneficienza quella di Alexis molti anni prima e così invece di comprarla Jim aveva proposto di usare quella di Kate.
Era sembrata subito una grande idea e così avevano passato giorni e giorni a montarla e riverniciarla.
Kate e Rick invece si erano occupati della cameretta.
Avevano scelto una delle due camere per gli ospiti, quella adiacente alla stanza di Alexis. L’avevano svuotata e dipinta di blu.
Kate aveva immediatamente bocciato l’idea di una cameretta rosa con fiocchetti e coniglietti inquietanti sparsi ovunque.
Così ne avevano parlato ed erano stati d’accordo nello scegliere il blu oceano.
Si erano divertiti molto a dipingere la stanza. All’inizio era tutto filato liscio, avevano acceso la radio, ognuno si era preso una parete e chiacchierando tranquillamente avevano dipinto le prime due pareti.
Soddisfatti del loro lavoro Castle aveva proposto una pausa ed era corso a preparare due cappuccini, peccato che nell’istante in cui lui stava entrando nella camera con le tazze in mano Kate stesse uscendo e così il contenuto di entrambe le tazze si era versato sulla canottiera bianca della detective.
“Caaaaaaaaaastle!!!!!!!!” aveva gridato la detective fulminandolo.
Lo scrittore era sbiancato : “ehm .. io … ecco .. non volevo ..” . Mentre balbettava guardando intimorito la moglie qualcosa di bagnato gli colpì la faccia.
Si toccò confuso il naso : vernice blu.
“Kate .. l’hai davvero fatto??!” chiese guardando la moglie che aveva le lacrime agli occhi dalle risate.
“Mm.. credo proprio di sì mr Castle ..” rispose la detective, sporcando di blu con un pennello anche la fronte del marito .
“Oh mrs Castle non avresti mai dovuto osare !!” le disse, afferrandola per la vita, iniziando a farle il solletico.
“Oh .. a fare cosa mr Castle? Questo??” chiese innocentemente, infilando una mano nel vaso di vernice per poi passarla sul collo dello scrittore.
“Allora vuole la guerra mrs Castle??!” esclamò lo scrittore mentre afferrava un altro pennello e la inseguiva per la stanza, tra le risate.
La battaglia con la vernice si era conclusa con loro due che si rotolavano sul telo bianco che proteggeva il pavimento, baciandosi.
A fine giornata Martha ed Alexis avevano trovato la cameretta dipinta e loro addormentati abbracciati sul pavimento, coperti di blu da testa a piedi.
Nei giorni successivi avevano messo la culla nella stanza, insieme ad una piccola libreria piena di libri per bambini.
Martha e la Gates si erano lanciate alla ricerca di un peluche che sarebbe diventato il fedele amico di Jasmine “Tutti i bambini ne hanno uno, Darling!” aveva detto Martha “Ricordi Alexis? Non si separava mai dal pinguino che le comprai quando aveva un anno ..”.
Così dopo giorni di ricerche erano tornate trionfanti con un piccolo koala di peluche, che era stato accuratamente messo all’interno della culla, in attesa della piccola Jasmine.
Quelle settimane erano state sfiancanti, Kate e Rick si addormentavano appena poggiavano la testa sul cuscino.
Le paure di Kate si erano placate, per il momento almeno.
Jenny le aveva raccontato di com’era essere madre, che era normale essere preoccupate per tutto, preoccupate di non fare mai abbastanza per il bambino.
Le aveva detto che l’unico modo era di affrontare giorno per giorno, problema per problema. “Non esiste un manuale per essere madre, Kate .. bisogna imparare, giorno dopo giorno .. vedrai andrà tutto bene” l’aveva rassicurata.
E comunque non aveva avuto modo di pensare troppo ,con tutto quello che aveva da fare: nove mesi concentrati in due settimane!!
Ed infine il grande giorno era arrivato. Erano tutti lì, all’aeroporto in attesa dell’arrivo di Jasmine.
Kate stava torturando la mano di Castle, ed entrambi avevano un sorriso ebete sul volto.
Stavano diventando genitori. Wow!!
Accanto a loro c’era un’assistente sociale che li aveva riempiti di domande e che per fortuna sembrava molto soddisfatta delle loro risposte.
La sala d’aspetto iniziò a riempirsi di persone: l’aereo era atterrato.
Kate e Castle si alzarono in piedi, stringendo forte le loro mani intrecciate.
Stavano per diventare genitori..
Una donna sulla trentina con lunghi capelli biondi avanzava con passo stanco verso di loro.
Kate la individuò subito: teneva tra le braccia un fagottino rosa, da cui spuntavano due piccole manine che si agitavano verso il cielo.
“R-rick ..” mormorò indicandola.
“Siete i signori Castle?” chiese la donna avvicinandosi al gruppo.
“Sì” rispose lo scrittore, visto che Kate non riusciva ad aprire bocca.
“Sono la dottoressa Reed .. e sono davvero davvero contenta di potervi presentare questa piccola, bellissima principessina.. Jasmine ..” disse, facendo in modo che entrambi potessero vedere il visino della piccola.
Il visino tondo, delicato, i capelli ricci e neri come la pece, le manine che sembravano voler afferrare il mondo, il nasino piccolo, le labbra minuscoli ma piene e .. gli occhi.
Due bellissimi occhi color del cioccolato fondente, incorniciati da lunghe ciglia. Spalancati verso il mondo, brillavano.
“Vuole prenderla in braccio?” chiese la dottoressa a Kate.
La detective sembrò riprendersi: “S-sì, ovviamente!” sussurrò, ricacciando indietro le lacrime che le pungevano gli occhi.
Era così bella. Perfetta.
La dottoressa le poggiò la piccola tra le braccia. Kate venne attraversata da un brivido.
Gli occhi verdi della detective incrociarono quelli color cioccolato della piccola. Si fissarono per alcuni secondi, in silenzio.
Poi la bambina iniziò a lanciare dei piccoli urletti di felicità, afferrando una ciocca dei capelli di Beckett.
La detective scoppiò a ridere, mentre lacrime di felicità le rigavano le guance.
“Ciao.. ciao piccolina .. oh ma quanto sei bella ..” mormorò Kate, cullando la piccola.
“Guarda Rick .. è così perfetta ..” disse al marito, che l’abbracciava.
“S-sì..” rispose Castle, commosso.
Entrambi sapevano che la loro vita era cambiata per sempre. Amavano già Jasmine, entrambi avrebbero dato la loro vita per lei, anche in quel preciso istante, dopo averla conosciuta da appena due minuti.
Kate poggiò la testa sulla spalla del marito. “E’ perfetta ..” sussurrò.
Quella bambina era già entrata nelle loro vene, nel loro cuore.
“Che ti avevo detto, bro? Guarda le loro facce: sono fregati .. quella bambina è già diventata il loro mondo..” disse Ryan ad Esposito.
 
“Amico siamo tutti fregati ..” rispose Esposito “Jasmine ci ha già stregati tutti..”.
Kate mise la piccola tra le braccia di Rick, che fissava Jasmine estasiato.
Sì, decisamente la piccola era già il loro mondo.
“Ehi piccolina .. benvenuta in questa pazza famiglia ..” sussurrò Castle, baciando la fronte della bambina.
Ben presto tutti reclamarono Jasmine, che passò tra le braccia di tutti, sotto lo sguardo attento di Kate e Castle, che stavano firmando alcune carte con l’assistente sociale.
Il naso di Esposito sembrava attrarre tutti i bambini, perché anche Jasmine l’afferrò con una manina ed iniziò a scuoterlo, mentre faceva i gorgheggi.
Lanie e Martha non riuscivano a smettere di piangere e di accarezzare i piedini della piccola, mentre Jim Beckett cercava di non piangere mentre cullava la nipotina.
Infine arrivò il turno di Alexis che si mise a raccontare alla sorellina tutto sulla loro famiglia. Jasmine la guardava interessata, rispondendo con qualche urletto entusiasta.
La rossa riportò la bambina tra le braccia di Kate, che non vedeva l’ora di stringere al petto quel frugoletto di appena quattro mesi.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Era sua figlia. La sua piccola Jasmine.
Tutte le paure le sembravano stupide adesso.. qualunque cosa fosse successa l’avrebbero superata insieme. Era impossibile non amare quel frugoletto.
 
Arrivati al loft diedero da mangiare alla bambina e poi la misero a letto.
Kate e Rick restarono a lungo a guardarla dormire, con accanto il suo piccolo koala. Il petto si alzava un po’, seguendo il ritmo del respiro dolce della piccola.
Il pigiamino con i cuoricini che le ragazze le aveva comprato le stava benissimo, sembrava un angelo.
Verso mezzanotte decisero che era ora di andare a dormire anche per loro ed a malincuore lasciarono la cameretta, dopo essersi assicurati che il baby monitor fosse acceso.
“Rick è normale amarla già così tanto ?” chiese Kate, infilandosi sotto le coperte.
“Non lo so amore, ma non mi importa se sia normale o no.. adoro quella piccola bambina e farei di tutto per lei ..” .
“Quel nasino piccolo piccolo ..” “E quei capelli neri ..” “ Le manine minuscole.. “ E quegli occhi ..”
“E’ perfetta ..”.
Kate non riusciva a prendere sonno, si rigirava e rigirava nel letto.
E se la bambina si fosse svegliata e si fosse sentita sola? E se avesse avuto fame? E se lei non l’avesse sentita, perché il baby monitor aveva qualche problema?
Dopo un’ora decise di alzarsi e di andare a controllare Jasmine.
La piccola dormiva tranquilla nella sua culla. Ok ,tutto apposto poteva tornare a letto da Castle.
Ma le sue gambe non le rispondevano: voleva solo stare lì, con sua figlia.
Oh al diavolo! Pensò la detective, afferrando un cuscino dalla poltroncina e sdraiandosi sul pavimento, accanto alla culla.
Infilò l’indice tra le barre di protezione. Jasmine glielo afferrò inconsciamente nel sonno, con le sue dita minuscole.
Ora stava bene, e poteva dormire.
“Buonanotte tesoro mio” sussurrò, prima di lasciarsi avvolgere dalle braccia di Morfeo.
Il mattino dopo Castle si sveglio in un letto vuoto e capì subito dove fosse andata Kate.
Salì a due a due le scale arrivando alla cameretta di Jasmine.
Lei era lì, stesa a pancia in già sul pavimento accanto alla culla, con un dito nella culla, che la piccola stava stritolando nel sonno.
Erano bellissime.
Nemmeno nei suoi sogni più belli si sarebbe mai immaginato una cosa del genere.
Era l’uomo più fortunato del mondo. Senza dubbio.
La bambina iniziò a fare dei gorgheggi eccitanti, svegliandosi.
Kate scattò in piedi di colpo, guardando subito nella culla. La piccola tendeva le manine verso di lei.
“Buongiorno tesoro ..” disse la detective, prendendola in braccio e sorridendole.
“Hai dormito bene??” le chiese, accarezzandole i capelli.
La bambina lanciò un urletto, facendo un sorriso sdentato alla sua mamma.
“Lo prendo come un sì .. vuoi fare colazione? Vieni andiamo in cucina ..”.
Kate si voltò e notò il marito che le fissava, appoggiato allo stipite della porta.
“Ehi, non ti ho sentito entrare ..” lo salutò , baciandolo.
“Il letto non è più di tuo gradimento?” la prese in giro, baciandola un’altra volta.
“Bè .. avevo paura le mancasse qualcosa .. e .. non riuscivo a dormire, così sono venuta a controllare e.. mi sono addormentata sul pavimento ..” spiegò, stringendo forte la piccola al petto.
“Ti amo ..” disse Castle.
“Ti amo anch’io ..” rispose Beckett sorridendogli.
“Dai andiamo a fare colazione.. dobbiamo nutrire questo pancino!!” esclamò, accarezzando la pancia di Jasmine, che rise divertita.
Kate sorrise. Sì, tutto sarebbe andato bene.
 
Purtroppo le notti successive non furono calme come la prima.
La piccolina durante il viaggio aveva preso un’influenza intestinale.
Jasmine si svegliava più volte nella notte, affamata o aveva bisogno di essere cambiata o semplicemente di essere cullata.
Kate e Castle avevano deciso di portare la culla nella loro camera per averla più vicina.
L’assistente sociale gli aveva fatto visita per assicurarsi che tutto fosse apposto e li aveva rassicurati sul fatto che non ci sarebbero stati problemi per l’adozione, se tutto fosse continuato così.
Kate si alzava due o tre volte per notte, svegliata da Jasmine.
Non si arrabbiava, amava troppo quella bambina e capiva benissimo che essere portata dall’altra parte del mondo, con un diverso fuso orario, vivere con altre persone, per quanto queste ti possano amare, sconvolge tutti, specialmente un neonato.
Però era sfinita. Castle le ripeteva sempre che potevano fare a turno, ma ormai Kate si svegliava al minimo rumore e così si ritrovavano tutti e tre sul lettone, abbracciati.
Di giorno non riusciva a dormire, per recuperare le ore di sonno perse.
La piccola piangeva spesso, a causa della febbre alta e del mal di stomaco.
Il medico aveva detto che aveva preso una brutta influenza, ma che nel giro di una settimana sarebbe passata.
E così dopo tre giorni in cui aveva dormito circa tre ore per notte il corpo della detective aveva iniziato a cedere.
Aveva perso peso, a causa dello stress e anche perché con quella vita frenetica non riusciva ad avere un pasto decente.
Sorrideva sempre, comunque. Jasmine era il suo sole personale, insieme a Castle.
Non era mai stata più felice di così.
 
“Buongiorno ..” mormorò Kate, svegliandosi il quinto giorno da quando Jasmine si era ammalata.
“Buongiorno” rispose Castle, baciandola.
“Per fortuna Jasmine si è svegliata solo una volta questa notte..”
“Sì.. sembra che le sia passata l’influenza finalmente..” disse Kate, voltandosi verso la culla.
Sentì uno strappo all’altezza dello stomaco. Oh no!
Si alzò e corse verso il bagno, arrivando appena in tempo per riversare il contenuto del suo stomaco nel water.
Sentì Castle arrivare dietro di lei a scostarle i capelli dalla faccia.
“Oh cavolo ..” mormorò Kate, alzandosi e lavandosi i denti.
“La bambina ti ha attaccato l’influenza..” ridacchiò Castle, cingendole la vita.
“Uff .. non ci voleva proprio..” borbottò la detective, tornando sotto le coperte.
“Almeno ti prenderai una pausa.. non hai avuto un momento di pace questa settimana ..” le disse Castle, aiutandola a sdraiarsi.
“Mmm..” borbottò la detective.
“Vuoi che ti porti qualcosa?”. “ No, non mi va di mangiare niente.. però va a preparare la colazione a Jasmine, fra poco si sveglierà affamata ..”.
“Ok amore.. chiama se hai bisogno di qualcosa..” disse Castle, baciandola sulla fronte ed andando in cucina.
Kate prese una rivista sul suo comodino ed iniziò a sfogliarla.
Uff, proprio adesso doveva venirle l’influenza??
Adesso che aveva una bambina a cui badare?
Iniziò a leggere la trama del nuovo episodio di Temptation Lane, che sarebbe uscito il dieci giugno.
Il … dieci?
Aspetta … era già passato così tanto tempo? Più di un mese da quando erano stati negli Hamptons..
Ripetè il conto mentalmente. Eh sì, più di un mese …
Uscì dal letto ed aprì le ante dell’armadio. Rovistò dietro i suoi abiti, trovando la borsa che cercava.
Dentro c’era il kit di pronto soccorso che i medici dell’ospedale le avevano dato il giorno in cui aveva scoperto di avere il cancro.
Garze, cerotti .. spesso i pazienti che facevano la chemio si facevano male in casa e quindi le sarebbe servito, le avevano detto.
Rovistò nella borsetta .. eccolo! Ne era rimasto uno in più, come ricordava.
Le avevano fatto fare quel test, anche se lei gli aveva ripetuto mille volte che non serviva.
Afferrò lo stick e si chiuse in bagno.
Prese un bel respiro.
Non era possibile, no? Ma era passato più di un mese .. e non era la prima volta che stava male la mattina, anche se Castle non lo sapeva.
Anche quando avevano detto ai loro amici che avrebbero adottato Jasmine era stata male.
Non era corsa in bagno perché stava per scoppiare in lacrime, ma perché doveva vomitare.
Ma .. non poteva essere vero .. era solo stress o un’influenza no??!
Fece il test e lo poggiò sul lavandino, impostando il timer sul suo cellulare. Doveva aspettare tre minuti.
Tre lunghi minuti.
Era impossibile.
Impossibile.
Impossibile.
Impos .. il cellulare suonò.
Kate prese lo stick con mani tremanti, tenendo gli occhi ben chiusi.
Oh avanti Kate .. è impossibile! Non essere codarda!
La detective rise. Che stupida che era stata! Come le era saltato in mente??
Aprì gli occhi e guardò lo stick.
La risata le morì in gola.
Un più verde era lì, davanti ai suoi occhi.
Scosse lo stick, come se la sentenza potesse cambiare.
Il più verde era sempre lì.
Incinta.
Era incinta.
 
Angolo dell'autrice:
Et voilà!!
Ve l'aspettavate???? xP Fatemi sapere che ve ne pare!! :D
avete visto Still?
STUPENDAAAAAAA!!!!!!!!!
 
Un bacione
S,

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Lullaby ***


LULLABY



Kate uscì dal bagno con lo stick stretto nella mano tremante.
Si lasciò cadere sul letto e si prese la testa tra le mani.
Un bambino? Un altro bambino??
Come avrebbero fatto?
Che stupida che era stata! Si era completamente dimenticata di tornare a prendere la pillola, dopo che avevano deciso di adottare Jasmine!
Aspetta … un mese . Era successo negli Hamptons allora ..
Avevano deciso di avere un bambino et voilà: l’universo li aveva accontentati.
Ma un bambino. Uno! E avevano Jasmine ora ..
Oh .. come avrebbero fatto?
E Castle? Come l’avrebbe presa?
Ok Kate, respira.. respira..
Sei incinta .. di un bambino … oh cavolo!
 
Castle rientrò nella camera da letto portando un biberon ed un bicchiere d’acqua per Kate.
La vide seduta sul bordo del letto, mentre si teneva la testa con una mano.
Poverina, doveva stare molto male ..
Si fermò sulla porta a guardarla . Anche con quella maglietta extra large era la donna più bella del mondo..
“Ehi .. ti sei sentita di nuovo male?” le chiese dolcemente entrando.
Kate sobbalzò nello sentire la sua voce ed nascose lo stick sotto le coperte.
“N-no, no, sto bene ..” balbettò, passandosi una mano tra i capelli.
Castle le lanciò un’occhiata indagatrice, ma non potè dire nulla perché la piccola Jasmine si svegliò proprio in quel momento.
Kate si avvicinò alla culla e la prese tra le braccia.
“Ciao tesoro mio .. dormito bene?” le chiese, lasciandole un bacino sulla fronte.
La piccola le rispose con un urletto, mentre faceva un meraviglioso sorriso sdentato.
“Hai fame??”, “Ghhh.. ghhh.. aughhgh..” fece Jasmine, battendo le manine.
“Mm .. lo prendo per un sì..” ridacchiò Kate, “Ecco qui..” disse, prendendo il biberon dalle mani di Castle che ridacchiava per i gorgheggi della piccola “Guarda cosa ti ha preparato papà..”.
Jasmine iniziò a succhiare avidamente il latte dal biberon.
“Ti piace principessina?” chiese Castle, accarezzandole la fronte.
L’odore del latte caldo colpì le narici sensibili di Kate, facendole tornare la nausea.
Cavolo, sarebbe sempre stato così???? Pensò, portandosi una mano sulla bocca, cercando di resistere.
Ma il profumo continuò ad invaderle le narici.
“Prendila..” esclamò, porgendo la piccola al marito,  “Kate ma..” “Prendilaaa!!” lo supplicò, pregando di riuscire ad arrivare in tempo al bagno.
Castle prese la bambina tra le braccia e Kate scattò verso il bagno, come un fulmine.
Arrivò appena in tempo per riversare per la seconda volta quella mattina il contenuto del suo stomaco nel water.
“Ehi sei sicura di non volere che chiami un medico?” le chiese Castle, aiutandola ad alzarsi dal pavimento.
“Mm - mm “ mugugnò Beckett, lavandosi di nuovo i denti.
Castle la guardò preoccupato. “Ma è già la seconda volta oggi che ti senti male.. forse…”.
“Non c’è nulla che lui possa fare per aiutarmi, Rick..” disse la detective uscendo dal bagno.
“M-ma..” “Sto bene Rick.. davvero..” mormorò Beckett, baciandolo velocemente sulle labbra.
Entrambi si sedettero sul lettone, poggiando la piccola al centro.
“Sicura?” le chiese.
“Sicurissima!!”
“Ok.. puoi badare a Jasmine per un paio d’ore? Devo scrivere almeno cinque capitoli o Paula mi ucciderà!!” le chiese, baciandola.
“Certo, vai tranquillo..”.
 
Kate passò la mattinata ad osservare Jasmine.
La piccola si divertiva a cercare di afferrare la polvere che vedeva passare davanti ai suoi occhi.
Tendeva le manine verso l’alto, aprendo e chiudendo le piccole dita.
E quando pensava di essere riuscita ad afferrare uno di quei microscopici granellini batteva le mani e faceva uno dei suoi sorrisi sdentati, tanto belli da togliere il fiato.
“Ti voglio tanto bene angelo mio..” mormorò Kate, iniziando ad accarezzare il pancino di Jasmine.
“Ghh..ghii..ahhh..” le rispose la piccola, tendendo le manine verso di lei.
Kate la prese in braccio ed iniziò a cullarla.
“Sei appena arrivata in questa famiglia e già stai per avere una sorellina o un fratellino..” sospirò.
“Ahh.. ghihighi..ghh..” Jasmine batte forte le manine.
“Sei contenta? Dovrai fargli da sorella maggiore.. e so che sarai bravissima amore..” disse la detective, strofinando il naso contro quello della figlia.
“Ghhiii..ghiii..ahhhgg..”.
“Però io ho tanta paura…” la piccola si zittì, scrutandola interessata con i suoi occhioni.
“Crescere un figlio è faticoso, ma crescerne due .. non so se sono all’altezza.. ho paura di combinare un disastro..” confessò, asciugandosi una lacrima.
Jasmine poggiò una manina sulla guancia di Kate, come se stesse cercando di consolarla.
“Dici di no?” “ Lo spero davvero tanto ..”.
“Ga..gaa.gaa” “ Sì, hai ragione.. per fortuna c’è il tuo papà..”.
“E’ un uomo meraviglioso Jasmine .. sono così fortunata ad averlo al mio fianco..”.
La piccola fece un sorrisone.
“Sai, la prima volta che l’ho incontrato pensavo fosse un completo idiota, così pieno di sé, superficiale ed arrogante.. ma poi mi sono ricreduta.. mi è sempre stato accanto, non mi ha mai lasciata cadere..
Ha reso la sua presenza indispensabile per me, è diventato il mio ossigeno.. mi ha fatto innamorare di lui e mi ha reso libera..
Non lo ringrazierò mai abbastanza..”, Kate sorrise, ricordando tutti i bei momenti che aveva vissuto grazie a Castle.
“Sai Jasmine, l’anno scorso mi sono ammalata..” “Guuu..” esclamò la piccola, corrucciando la fronte.
“Già è stato proprio brutto … c’era qualcosa che cresceva dentro di me e mi faceva tanto male.. Ora sto bene, ma non sarei ancora qui se non ci fosse stato tuo padre..”
“Mi ha sempre dato la forza per continuare a combattere, per non mollare mai..”.
“Ghhiiii..” gli occhietti di Jasmine iniziarono a chiudersi.
“Oh scusa sei stanca, tesoro..”, Kate poggiò la piccola sul materasso.
“Dormi.. dormi amore mio.. Lay your sleeping head, my love..” Kate iniziò a cantarle la ninna nanna che sua madre le cantava sempre quand’era piccolo.

 
Human on my faithless arm;
Time and fevers burn away
Individual beauty from
Thoughtful children, and the grave
Proves the child ephemeral:
But in my arms till break of day
Let the living creature lie,
Mortal, guilty, but to me
The entirely beautiful.
 
Soul and body have no bounds:
To lovers as they lie upon
Her tolerant enchanted slope
In their ordinary swoon,
Grave the vision Venus sends
Of supernatural sympathy,
Universal love and hope;
While an abstract insight wakes
Among the glaciers and the rocks
The hermit's carnal ecstasy.
 
Certainty, fidelity
On the stroke of midnight pass
Like vibrations of a bell,
And fashionable madmen raise
Their pedantic boring cry:
Every farthing of the cost,
All the dreaded cards foretell,
Shall be paid, but from this night
Not a whisper, not a thought,
Not a kiss nor look be lost.
 
Beauty, midnight, vision dies:
Let the winds of dawn that blow
Softly round your dreaming head
Such a day of welcome show
Eye and knocking heart may bless,
Find the mortal world enough;
Noons of dryness find you fed
By the involuntary powers,
Nights of insult let you pass
Watched by every human love.”
 
“Dormi Tesoro ..” sussurrò Kate, baciandole la guancia.
La detective si incantò a guardare la piccola dormire. Era perfetta.
Il nasino minuscolo, le labbra rosate e le guance tonde .. l’aveva letteralmente stregata..
Si accarezzò la pancia.
Sapeva che sarebbe accaduto anche con quel piccolino o piccolina che cresceva dentro di lei.
Ormai era incinta no?
Sicuramente non avrebbe abortito e non c’era spazio per paure e ripensamenti.
Tra nove mesi avrebbero avuto un altro piccolo Caskett nella loro famiglia.
E poi non era la prima volta che un coppia aveva più di un figlio in breve tempo no?
C’era persino chi aveva tre gemelli !! Due bambini erano nulla no?
Un passo alla volta.. come le aveva detto Jenny.
La detective scese dal letto, mettendo Jasmine nella culla.
Afferrò lo stick da sotto le coperte e si diresse verso lo studio di Castle.
Bussò timidamente alla porta.
Nessuna risposta. Non c’era da stupirsi: quando scriveva Castle si estraniava completamente dal mondo.
Aprì lentamente la porta, sporgendosi all’interno.
Il marito era di spalle e le sue dita scorrevano velocemente sulla tastiera.
Nascose lo stick nella tasca posteriore dei pantaloni e si avvicinò, abbracciandolo da dietro.
“Ehi amore! Stai un po’ meglio?” le chiese, girando la testa e baciandola.
“ Mm – mm  molto meglio” rispose lei, baciandolo con passione.
“Io e Jasmine abbiamo parlato ..” sussurrò.
“Oh meglio.. io parlavo e lei mi rispondeva con i suoi adorabili gorgheggi..” ridacchiò la detective.
Castle si unì alla sua risata “e cosa vi siete raccontate di bello?” domandò curioso.
“Oh le ho raccontato di quanto sia meraviglioso il suo papà..” rispose Kate, stampandogli un bacino sulla guancia.
“Oh meraviglioso? Perché non ripeti anche a me quanto sono meraviglioso?” disse sorridendo lo scrittore, prendendole la mano ed invitandola a sedersi sulle sue gambe.
Kate prese un bel respiro.
“Rick..” disse in un sussurro.
“Sì? Ehi tutto bene? Sei impallidita di colpo..” chiese preoccupato .
“S-sì .. Cioè no.. cioè è .. insomma …” balbettò ,torcendosi le mani.
“Ehi ehi respira.. tranquilla.. qualsiasi cosa sia l’affronteremo insieme, ok?” la rassicurò lui, prendendole una mano.
Kate afferrò lo stick e glielo porse, tremando.
Castle lo fissò per qualche secondo confuso.
Era davvero quello che credeva?
“Sono incinta..” mormorò la detective, chiudendo gli occhi, impaurita dalla reazione del marito.
Si sentì afferrare per la vita. Riaprì gli occhi di scatto: Castle la stava facendo roteare per la stanza.
“Sei incinta!! E’ stupendo amore!! E’ stupendo!!” gridò, baciandola ovunque arrivasse.
“Un piccolo Caskett.. un altro piccolo Caskett!!”.
Stava piangendo, mentre rideva.
Kate iniziò a ridere e piangere con lui, baciandolo con tutto l’amore che aveva in corpo.
“Un altro piccolo Caskett!!”.
“Ti amo!!”
“Ti amo , ti amo, ti amo , ti amo, ti amo, ti amo ,ti amo..” le sussurrò Castle all’orecchio, stringendola forte ed accarezzandole la pancia.
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** I love you so, I always will ***


Rating arancione!

Ascoltate "Wedding Bell Blues", nella versione di Laura Nyro!! E' la canzone di questo capitolo ed è STUPENDA!

I love you so, I always will

Faceva caldo. C’erano almeno 35 gradi.
Era il cinque agosto, Kate stava trascinando i piedi sull’asfalto rovente delle vie affollate di New York, con una borsa della spesa trasbordante per mano.
Castle si era portato la piccola Jasmine alla Black Pown per lasciarle un paio ore di libertà.
Beckett avrebbe dovuto incontrarsi con Lanie per la colazione, ma l’anatomopatologa era stata chiamata nel bel mezzo del loro appuntamento perché era stato trovato un cadavere ed era dovuta scappare.
Così Kate ne aveva approfittato per fare la spesa e coraggiosamente si era avventurata a piedi verso casa.
Ora se ne stava pentendo amaramente: con un taxi sarebbe ormai arrivata al loft da un bel pezzo.
Sbuffò, spostando la borsa che portava a destra sull’altra mano in modo da asciugarsi il sudore che le colava dalla fronte e spostarsi il lunghi capelli di lato.
Svoltò l’angolo e tirò un sospiro di sollievo: casa! Affrettò il passo e finalmente arrivò alla porta del palazzo, salutò gentilmente il portiere e prese l’ascensore.
Una volta aperta finalmente la porta di casa mollò le borse all’entrata e si lanciò sul divano, distrutta.
“Oddio! Mai più!!” gridò al soffitto facendosi aria con la maglietta.
Quando finalmente riuscì a rimettersi in piedi senza avere le vertigini, andò ad accendere il condizionatore ed iniziò a svuotare le buste della spesa.
Dopo aver riposto due barattoli di nutella nella dispensa decise che non sarebbe riuscita a muovere più un dito se prima non si fosse cambiata e raccolta i capelli: faceva troppo caldo!
Corse in camera da letto e si infilò un paio di pantaloncini corti attillati che usava per andare a correre ed una canottiera che le lasciava la pancia scoperta.
Poi afferrò un elastico e si fece uno chignon sopra la testa. Si diede una rapida occhiata allo specchio e sorrise. Si spostò di profilo e non potè far altro se non sorridere di più.
La pancia iniziava a comparire!  Probabilmente chiunque l’avesse vista avrebbe pensato che fosse un po’ ingrassata, ma lei sapeva cosa nascondeva quel piccolo rigonfiamento.
Lo accarezzò dolcemente.
Lei e Rick erano stati dal ginecologo pochi giorni dopo aver scoperto della gravidanza e lui gli aveva confermato che era incinta e che tutto era apposto.
Gli aveva dato appuntamento per metà agosto, quando Kate sarebbe stata di tre mesi in modo da fare l’ecografia. Non vedeva l’ora!
Tornando in cucina accese la radio ed alzò il volume al massimo. Castle non lo sapeva e non sarebbe mai dovuto venirne a conoscenza, ma quando era a casa da sola lei amava ballare scatenata.

Bill
I love you so
I always will
I look at you and see
the passion eyes of May
Oh but am I ever gonna see
my wedding day?


Scoppiò a ridere: adorava questa canzone, tanto che spesso si ritrovava a canticchiarla quando era felice. Un pomeriggio mentre cullava Jasmine, Rick era entrato nella stanza e sentendo il nome Bill gli era preso un colpo: aveva capito Will ed aveva subito pensato che la moglie avesse re-incontrato la sua vecchia fiamma, l’agente Sorenson dell’FBI e si fosse resa conto di amarlo ancora. Tutta colpa della sua immaginazione da scrittore di gialli.
Quando l’aveva detto a Kate, dopo che lei l’aveva obbligato a parlare, notando la faccia addolorata che aveva quando si era voltata verso di lui, lei era scoppiata a ridere e non era riuscita a smettere finchè la piccola Jasmine si era messa a fare i suoi gorgheggi.
L’aveva preso in giro per giorni con quella storia, canticchiando la canzone di continuo.
Lui aveva provato a convincerla a cambiare “Bill” in “Rick” ma lei aveva decretato che  non suonava bene allo stesso modo. Per fargli passare il broncio, però, si era impegnata parecchio: quella notte rientrava sicuramente nelle loro migliori dieci.
Sentì il cellulare vibrare ed andò ad aprire il messaggio che le era arrivato.
Notò che c’erano altri due messaggi, oltre l’ultimo, tutti di Castle.
“Ciao! Come va la tua mattinata di libertà?”
“Babe, ti hanno rapita gli alieni?” Rise: suo marito era sempre il solito! “Maledetti! Proprio lei dovevate prendere? Lasciatela, prendete me: il mondo ha bisogno di lei quanto ha bisogno del sole che lo riscalda! Ma soprattutto io ho bisogno di lei, che è il mio sole, la mia gravità: che è la brezza del vento che mi accarezza nei giorni più caldi e la calda coperta che mi scalda e protegge nei giorni più freddi ed aspri…” . Kate sentì un groppo alla gola: riusciva a farla sentire importante e bellissima solo con un sms. Cosa aveva fatto per meritarlo?
Aprì l’ultimo messaggio.
“Se dovete prendere qualcuno cercate di limitare i danni: prendete me, perché se il suo sorriso smetterà di riscaldarmi, io mi spegnerò con lei!”.
Maledettamente dolce. Kate si asciugò le lacrime che le scivolavano sulla guance. Amava quell’uomo, con tutta l’anima.
“Bzz bzz se vuoi Ms. Castle indietro dovrai pagare un riscatto: 20 tonnellate di cioccolato al latte e 20 di cioccolato bianco! Lo vogliamo entro un’ora al loft!! Bzz bzz” scrisse velocemente la risposta ed inviò. Bzz bzz??! Sospirò: era diventata una Castle a tutti gli effetti ormai!
Posò il cellulare sul ripiano della cucina e riprese a ballare.

Oh I was on your side Bill
when you were losin'
I'd never scheme or lie Bill
There's been no foolin'
but kisses and love won't carry me
till you marry me Bill


Kate alzò le braccia sopra la testa, muovendo poi il bacino sensualmente.
Fece una piroetta, canticchiando la canzone e chiuse con il piede l’anta della dispensa.

Bill
I love you so
I always will
and in your voice I hear
a choir of carousels
Oh but am I ever gonna hear
my wedding bells?
I was the one came runnin'
when you were lonely
I haven't lived one day
not loving you only
but kisses and love won't carry me
till you marry me Bill


Afferrò un cucchiaio di legno e saltellando arrivò in soggiorno. Buttò la testa all’ingiù e scosse i capelli: l’elastico volò via liberando una cascata di capelli color cioccolato al latte.
Chi era quella donna? Quella donna bellissima che ballava al centro del salotto con un mestolo in mano?
Non poteva essere la stessa di pochi anni prima.. Era l’opposto?
Dov’era la muraglia cinese che circondava il suo cuore?
Probabilmente non rimanevano nemmeno più i detriti.. L’uragano Castle l’aveva completamente polverizzata.
Aprendo il suo cuore alla gioia della vita. Kate non avrebbe mai potuto ripagarlo per questo. Per tutto l’amore che le aveva donato e le donava ogni giorno della loro vita.

Bill
I love you so
I always will
and though devotion rules my heart
I take no bows

Salì sul divano e si voltò verso le finestre. Che caldo!
Kate si sfilò la canottiera e la gettò dietro di sé, per poi riprendere a ballare, agitando sensualmente il bacino.
Oh but Bill you know
I wanna take my wedding vows
Come on Bill
Come on Bill
I got the wedding bell blues ..


“Ghshis hgidjai” i gorgeggi di Jasmine la fecero immobilizzare immediatamente.
Shit! Pensò.
Si voltò lentamente e trovò chi pensava.
Castle la fissava con un sorrisetto malizioso sulle labbra, mentre teneva tra le braccia Jasmine.
“Ehm… Ciao..” balbettò imbarazzata Kate, scendendo dal divano.
“Mattinata interessante?” chiese lui, cercando di non ridere.
“Nulla di che.. e voi? Vi siete divertiti?” rispose, cercando di sviare l’attenzione su qualcos’altro. Non che fosse umanamente possibile, anche perché Kate indossava solamente dei pantaloncini minuscoli, che mettevano indubbiamente in mostra le sue gambe chilometriche ed il reggiseno di pizzo rosso.
Impossibile che l’attenzione di Castle si focalizzasse su qualcos’altro.
“Mm mm.. Jasmine è stata bravissima, vero piccola?” rispose lui, andando a mettere la piccolina nella piccola culla che c’era in salotto.
Poi si voltò verso la moglie che era dietro di lui e le circondò la vita con le braccia.
“Mi piace questa nuova tenuta da casa” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Ecco io.. avevo caldo… e..” rispose arrossendo Beckett.
Castle la zitti baciandola appassionatamente.
Kate gemette: “Sai da caffè!” esclamò, staccandosi. Da quando aveva scoperto di essere incinta non l’aveva più toccato, ma le mancava terribilmente.
Prima che lui potesse dire niente, incollò di nuovo le loro labbra, togliendo il fiato ad entrambi.
“Ho trovato la mia riserva personale di caffeina per i prossimi 6 mesi” gli disse all’orecchio.
“Felice di poter esserti utile, babe” rispose lui, baciandole il collo.
La sua mente era offuscata. Vedeva solo lei sul loro divano, che muoveva il bacino in quel modo così sexy e con indosso solo quei pantaloncini e quel reggiseno.
Staccò leggermente il suo bacino da quello della moglie, in modo che non si accorgesse di quanto quella visione gli piacesse.
La scrutò attentamente e poi fece la faccia da cucciolo bastonato.
Lei inarcò una sopracciglia. “Che c’è?”.
“Bzz bzz? Cioè io mi impegno a scriverti qualcosa di romantico e tutto quello che ottengo è un bzz bzz?”.
Kate restò un attimo basita, poi scoppiò a ridere.
“Babe, devi capire che gli alieni che mi hanno rapita non sanno cosa vuol dire essere romantici!!”.
“Mm” borbottò lui “E come mai ti hanno liberata senza riscatto?” .
Lei lo guardò maliziosamente. Si morse il labbro e gli sussurrò ad un soffio dalle sue labbra “Conosco qualche trucco per far fare agli uomini quello che voglio …”.
Castle deglutì vistosamente.
“Ho notato.. la tua mossa del bacino, indossando questo meraviglioso reggiseno rosso potrebbe far fare qualsiasi cosa a chiunque..”.
“Ti è piaciuta?” gli chiese Kate, allontanandosi di due passi da lui.
“Tantissimo..” riuscì a biascicare lui, troppo impegnato ad ammirare il corpo statuario della sua musa.
“Bene.. però… ho qualche altro trucchetto da mostrarti…” rispose lei, portando le mani dietro la schiena, ed aprendo il gancetto del reggiseno.
Castle sentì i pantaloni diventare decisamente troppo stretti.
“Che ne dici di questo trucco?”. Castle non riuscì a dire nulla: apriva la bocca come un pesce alla ricerca disperata d’aria.
“Mmm.. forse non è abbastanza…” sussurrò maliziosamente Beckett.
Camminando sensualmente rimise la canzone di prima e si avvicinò al marito, che non riusciva a far altro se non fissarla estasiato.
“Babe, non hai caldo?” gli chiese innocentemente lei, assicurandosi di strofinare la coscia scoperta sul cavallo dei pantaloni del marito.
“U- ah – un po’ ‘’.
Kate sbottonò la camicia con una lentezza che stava uccidendo Castle.
Fece scorrere le dita sul petto del marito e gliela tolse, gettandola sul pavimento.
Poi scese fino alla cintura. Castle sentiva la sua erezione pulsare, stretta nei boxer.
Beckett fece scendere i pantaloni, insieme ai boxer e gettò anche quelli lontano.
Fece sedere Castle sul tappeto e si sfilò i pantaloncini e le mutandine, facendoli scorrere con una lentezza esasperante sulle lunghe gambe. La canzone sembrava suonare lontana mille miglia…
“Sei bellissima” sussurrò lo scrittore, osservando il perfetto corpo nudo della moglie.
Per tutta risposta lei gli si avvicinò a gattoni e lo obbligò a stendersi.
Questa donna mi ucciderà! Pensò Castle, sentendo il centro umido di Kate sulla sua coscia.
Beckett si sedette a cavalcioni sul marito e lo fece sprofondare in sé.
Quello era il paradiso.
“Rick, I love you so, I always will…” gli sussurrò, baciandolo.
 
Angolo dell’autrice:
Scusate scusate scusate scusate!!
Lo so che è un'eternità che non pubblico!! Ma giuro che sono stata stra impegnata!!
Abbiamo ospitato una ragazza neozelandese per tre mesi da settembre, poi ho scoperto che ho vinto una borsa di studio ed andrò un anno negli Stati Uniti (I can't wait!!), poi la scuola, kick boxing ecc. ecc. Non ho avuto un secondo libero!
Oggi la mia scuola era chiusa quindi ho potuto scrivere! 
Adoro scrivere questa storia, anche perchè adoro le storie dolciose e zuccherose, quindi spero di pubblicare il prossimo presto! Se vi può consolare tutte le storie che ho incomplete le completerò sicuramente entro Agosto, prima di partire per l'America.
Vi prego recensite!! Datemi consigli, critiche, cosa vorreste accadesse nella storia, cosa vorreste non accadesse, qualsiasi cosa, ma recensite!! Ci tengo davvero tanto!
Seriamente recensite: volete che continui con la dolciosità o volete un po' (ok nella mia idea ce n'è davvero TANTO) di angst? Let me know!! 
Come al solito un grazie ad Ange!!
Ed un bacione a tutte voi!! Grazie per leggere le mie storie e supportarmi!
Spero a presto!

PS: i messaggi che Castle manda a Beckett non sono di mia invenzione, qualcuno che resterà innominato me li ha mandati, anche se io non amo particolarmente le cose sdolcinate nella vita reale..

   

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