Life's cut

di Silver dawn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anime in una bottiglia di whisky ***
Capitolo 2: *** And I guess that I just don't know ***
Capitolo 3: *** Confusion in her eyes that says it all. ***
Capitolo 4: *** Friday - part one ***
Capitolo 5: *** L'inferno è vivere senza di te ***



Capitolo 1
*** Due anime in una bottiglia di whisky ***


 
Claudia e Serena erano entrambe sedute su una panchina, l’una di fianco all’altra in un venerdì sera come tanti altri. Poco prima in un garage di un complesso residenziale non molto distante da dove si trovavano avevano fumato uno spinello, ridendo e urlando, per poi sussultare a ogni rumore improvviso. Lo sballo fresco e sbrindellato adesso aveva lasciato posto a una sensazione di rilassatezza e calma apparente, Claudia, dietro insistenza di Serena, aveva iniziato a raccontarle degli avvenimenti che nell’ultimo periodo la turbavano, la morte di una cara amica di famiglia, la voglia di abbandonare il corso di studi universitario e per finire alcune incomprensioni con il ragazzo che le piaceva. Serena ascoltava paziente, osservando le labbra di Claudia muoversi a ogni parola, le erano sempre piaciute le sue labbra con il labbro inferiore carnoso rispetto a quello superiore, una bocca piccola e morbida, colorata da un lucidalabbra , che rendeva il tutto più invitante, facendola assomigliare a un bocciolo di rosa coperto di rugiada mattutina, avrebbe voluto accarezzarle, baciarle e succhiarle quelle labbra. Queste e altre rivelazioni scoppiavano dentro Serena come fuochi d’artificio, che da un po’ di tempo si sentiva attratta dalla sua amica.
Tornò alla realtà sentendo gli occhi di Claudia bruciargli sulla pelle come sigarette accese “Ooh Sere, ma ti annoio così tanto?” Serena sorrise all’amica, osservando il viso magro incorniciato dai folti capelli ricci e scuri che le ricadevano morbidi sulle spalle. “Ma che dici! Sai è la canna, mi fa sembrare un po’ fuori, ti sto ascoltando, ti ho chiesto io o no di parlarmi di questo periodo…” deglutì mentendo “dai continua…”
Claudia tornò a parlare di nuovo, a sfogarsi e confidarsi con Serena, perché le piaceva parlare con lei, la ascoltava senza giudicarla o interromperla, a volte la consigliava, mentre altre la lasciava parlare tant’è che arrivava a una conclusione da sola, tra tutte le sue amiche infatti era quella con cui si lasciava andare più facilmente alle confidenze, tanto che spesso scherzavano sul fatto di essere sposate.
Serena estrasse dalla borsa il pacchetto di sigarette Lucky Strike, accendendosene una, dalla borsa prese inoltre una bottiglietta di acqua minerale riempita con un liquido ambrato al posto dell’acqua: “Ne vuoi?” disse Serena porgendo la bottiglia all’amica che incuriosita chiese di cosa si trattasse “Jack Daniel’s Old Tennesse Whisky” in una parodia del famoso spot pubblicitario. Claudia ne bevve qualche sorso, assaporando il gusto amaro e pungente nella bocca, la sensazione di calore che le si spandeva nel petto ingoiando, il retrogusto acidulo, restituì la bottiglietta domandando: “Da quando giri con il whiskey in borsa? ”
“Da quando ho deciso di farti ubriacare per portarti a letto!” ribattè Serena di allegro entusiasmo, bevendo anche lei, pensando che a volte scherzando si può anche dire la verità.
“Come sei dolce mogliettina mia!” replicò Claudia scherzando, ignorando il fatto che Serena avrebbe realmente voluto baciarla e certamente non si sarebbe tirata indietro anche a qualcosa di più.
Era un serata fredda e in non vi era anima viva in giro, così decisero di fumarsi un’altra canna, rimanendo sedute su quella panchina. Serena distribuì generosamente l’erba sulla cartina, una volta sistemato il filtro, arrotolato da Claudia, da un lato, con un movimento rapido richiuse la canna su se stessa, passando la lingua su un lato della cartina per sigillare. Claudia, affascinata, seguiva ogni mossa con lo sguardo, infine le passò l’accendino, Serena aspirò il fumo, una boccata piena, trattenendolo nei polmoni per poi soffiarlo attraverso le narici.
 
Poche persone capiscono il complesso rituale del fumare erba, dove la ricerca fondamentale non è lo sballo in sé per sé ma una più profonda e complessa visione del mondo circostante. L’erba è capace di lisciare le pieghe di una brutta giornata, farti diventare piacevolmente insensibile, tutto quanto intorno a te sembra suscitare ilarità, ma soprattutto quando ritorni alla realtà non è mai in maniera violenta,  piuttosto la sensazione è quella di salire al cielo e poi ridiscendere verso terra lentamente con un paracadute come dopo un lungo orgasmo.
 
“…un lungo orgasmo” borbottò Serena
“Sere, che stai dicendo?” Claudia la guardava incuriosita, prendendo la canna che l’amica le porgeva.
“Nulla, ho solo pensato a voce alta una parte di un pensiero che stavo facendo, lascia stare… buona quest’erba!”
“Già non c’è male!” Claudia fu scossa da un brivido di freddo e fu piacevolmente  sorpresa quando Serena le cinse le spalle in un maldestro tentativo di infonderle un po’ di calore, ripassandole nuovamente lo spinello. Claudia appoggiò la testa sulle spalle e perdendosi nel profumo dei lunghi capelli di Serena, che continuando a fumare le diede un affettuoso bacio sulla nuca.
 
Un gesto causale, amichevole, come quello di accarezzare una spalla…
 
Serena tirò un’ultima boccata prima di gettare il mozzicone e spengerlo con la scarpa, infine avvicinò le sue labbra a quelle dell’amica, incollandole in un bacio, dove entrambe per la sorpresa avevano mantenuto gli occhi aperti e ora potevano osservare il proprio riflesso l’una negli occhi dell’altra.
Claudia socchiuse gli occhi lasciandosi andare a quel bacio, incontrando la lingua calda di Serena, che stava portando una mano sui fianchi di Claudia accarezzandoli dolcemente. Le lingue intorpidite dall’alcol si incontravano, si scontravano, si rincorrevano, arrotolandosi e sciogliendosi.
Nessuna delle due voleva liberarsi da quell’abbraccio ma soprattutto da quel bacio, Claudia teneva stretti i capelli di Serena tra le sue mani, arrotolando le ciocche tra le dita.
 
Cloud of mystery pourin’ confusion on the ground…
 
Il sapore di whiskey e di tabacco si percepiva attraverso le loro salive.

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Capitolo 2
*** And I guess that I just don't know ***


“Sery mi raccomando fai la brava! Niente feste selvagge mentre noi non ci siamo!”
“Si mamma! Ciao e divertitevi!” Serena salutò con un gesto della mano i suoi genitori mentre salivano in auto. Faceva freddo fuori e rientrò velocemente in casa, silenziosa e deserta, i suoi erano appena partiti per un fine settimana fuori città, il che significava tre giorni con la casa completamente libera.
Serena si diresse al mobiletto dei liquori, si versò un generoso bicchiere di whisky e si rilassò sul divano, pensando a Claudia e al bacio della settimana prima, da allora non si erano più viste, parlate o sentite, ma una cosa era certa: Serena l’aveva desiderata e pensata costantemente, durante la colazione, durante il giorno e la sera sotto le lenzuola mentre si accarezzava.
Bevve un sorso dal bicchiere e scrisse un messaggio con il telefonino, ebbe un momento di esitazione prima di inviarlo e poi premette il pulsante della conferma di invio.
 
Claudia era seduta in camera sua, davanti a lei sulla scrivania vi era aperto un testo universitario dove continuava a sottolineare le informazioni più rilevanti, senza capirci granché, aveva la testa altrove, per tutta la settimana non aveva pensato ad altro, si chiedeva se era giusto provare quegli strani sentimenti che la inondavano e riempivano, era stordita e impreparata, non aveva mai provato attrazione per le donne, e meno che mai avrebbe immaginato per una sua amica. Il cellulare vibrò e il display del cellulare si illuminò, avvisando l’arrivo di un messaggio, il nome di Serena lampeggiava sul display accanto alla scritta 1 NUOVO MESSAGGIO. Le labbra di Claudia si incresparono in un sorriso appena lesse il testo del sms: “Sono a casa da sola, i miei sono appena partiti, ti va di venire a vedere un film da me?”
 
“I am the passenger and I ride and I ride…” canticchiò Serena in camera sua, era tutto il giorno che aveva in testa quella canzone “I ride trough te city’s backsides” continuò con voce roca e un inglese imperfetto. “You know it looks so good tonight”. Si era fatta fuori altri due bicchieri di whisky nel tentativo di calmare i nervi in attesa dell’arrivo di Claudia. Un lungo trillo, seguito da uno più corto ne annunciò l’arrivo, Serena si ravvivò i capelli all’indietro e andò ad aprire. “Singing la la la la la… lala la la…” continuò canticchiando nel tentativo di apparire a suo agio. Aprì il portone e fu abbagliata dal radioso sorriso di Claudia, i denti bianchissimi come perle, i capelli scuri dai ricci morbidi. Serena si trattenne e la baciò castamente sulla guancia invitandola ad entrare, percependo l’atmosfera elettrica che regnava e il visibile imbarazzo della sua amica, per niente a suo agio durante quegli stupidi convenevoli di rito: ciao, come stai? Tutto bene e te? Posso offrirti qualcosa? Che novità mi racconti? Avrebbe voluto trascinarla in camera e lì possederla, gustarla, averla e stringerla tra le sue braccia. Invece le uscì un debole: “I film li ho in camera, cosa vuoi vedere?”
Claudia seguì l’amica fino nella sua camera, visibilmente divertita dall’improvviso imbarazzo di Serena, lei che era sempre una persona così sicura e padrona di sé, adesso le sembrava un pulcino un po’ spaurito, così mentre osservava i film disposti sulla mensola la prese dolcemente per mano rivolgendole un caldo sorriso.
“TRAINSPOTTING”
“THE BLUES BROTHER”
“PULP FICTION”
Claudia leggeva a voce alta uno dopo l’altro i titoli dei film
“IN VIAGGIO CON UNA ROCKSTAR”
“THIS MUST BE THE PLACE …Non l’ho mai visto! Com’è?” domandò incuriosita
“Meraviglioso! Sean Penn interpreta una vecchia rockstar sulle tracce di un criminale nazista, oddio è un po’ più complicato di così…” rispose Serena perdendosi nello sguardo di Claudia e non riuscendo a terminare la frase.
“THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW”
“IL CORVO”
“VELVET GOLDMINE… Questo non l’ho mai sentito, di cosa parla?”
“E’ ispirato alla storia di Bowie, glam rock, un po’ lungo ma bello!”
“Mmmh BRAZIL, LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE, ci sono tanti film che non ho mai visto…Questo qua! Che ne dici?” disse sfilando via la custodia del DVD “Paura e delirio a Las Vegas”.
Serena tirò le tende di tessuto leggero, e propose di guardarlo in camera il film, invitando Claudia a mettersi comoda.
 
Siamo sempre state amiche nella più totale intimità e adesso è come se fosse una perfetta estranea, perché mi sento così in imbarazzo di fronte a lei? Non so cosa dire, cosa fare, mi sento un’imbranata totale, Claudia sembra così a suo agio invece… forse per lei non è cambiato niente
 
Serena pensando osservava l’amica sfilarsi le scarpe da ginnastica e sdraiarsi nel letto a una piazza e mezzo, appoggiando la schiena alla spalliera, sistemandosi un cuscino dietro. Alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. Serena infilò il dvd nel lettore e premette play, andandosi poi a sdraiare di fianco a Claudia, nella medesima posizione. Mentre scorrevano i titoli d’apertura spense la luce dal letto, cingendo le spalle di Claudia con un braccio.
Serena aveva visto così tante volte quel film che ormai riusciva ad anticipare mentalmente le battute, ma ciò che la interessava in quel momento non era il film, ma la creatura seduta di fianco a lei. Entrambe scoppiarono a ridere alla battuta dell’autostoppista del film appena pronunciata.. “Vacca gialla non sono mai stato su una decapottabile”
 
Adesso la bacio! Oppure prima glielo chiedo se vuole baciarmi… e se mi risponde di no?
 
 Il film scorreva …. “24 ore fa eravamo seduti nella Polo Lounge del Beverly Hight Hotel, zona patio naturalmente, a bere Singapore-sling con mescala a parte”
 
Serena volse il capo e cominciò a baciare lentamente l’esile collo di Claudia, dandole dei bacetti leggeri, conosceva fin troppo bene il film e anche non vedendolo sorrise alla battuta appena udita. “Maledizione quella è la mia penna!!! Disgraziati!!! Hippies!!!”
Fu a quel punto che Claudia smise di guardare il film e si girò verso Serena, le loro labbra si incontrarono, le loro lingue calde si trovarono nuovamente, le mani di Claudia percorrevano la schiena di Serena, entrambe scivolarono verso il basso, trovandosi sdraiate l’una di fianco all’altra. Serena si staccò dalle labbra voraci di Claudia e cominciò a mordicchiarle il collo, lasciato scoperto dal golfino con lo scollo a V che indossava.
Il film era diventato una grottesca colonna sonora…
Claudia iniziò ad armeggiare con la zip della felpa di Serena, la tirò verso il basso e sfilandogliela la lasciò in t-shirt, Serena al contrario sembrava non aveva alcun tipo di fretta, anche se nel giro di pochi minuti si ritrovarono entrambe in intimo sotto al piumone.


(piccola nota: chiedo umilmente perdono per aver troncato così il capitolo, la realtà è che ho bisogno di una pausa per scoprire veramente se Claudia e Serena vogliono buttare via l'amicizia per ... per non so bene cosa, mi prenderò del tempo per pensare, fatemi sapere come vorreste che continuasse)

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Capitolo 3
*** Confusion in her eyes that says it all. ***


Serena iniziò a baciare il collo di Claudia, assaporandola, perdendosi nel suo profumo, un vortice di pensieri la travolse, mentre con le mani cercava di liberarle i seni dal tessuto del reggiseno. Le labbra di Claudia premevano contro quelle di Serena, che si stava divertendo a stuzzicarle i capezzoli, tenendoli tra pollice e indice, per poi prenderli teneramente tra le labbra e succhiarli.
Claudia è preda delle sue emozioni, che come grandi onde, infrangendosi contro la riva restituiscono qualcosa oppure lo portano via con sé. Emozioni che le fanno desiderare Serena ma allo stesso tempo le impediscono di lasciarsi andare completamente a causa della loro amicizia.
Ed è proprio mentre Serena fa scivolare le sue labbra e la sua lingua dai seni verso il ventre, giocando con l’orlo dei suoi slip, che Claudia mormora: “Aspetta…. Fermati!”
Serena la osserva con aria interrogativa.
“Io non l’ho mai fatto prima…” aggiunge infine a mezze parole.
Serena scoppia a ridere “Dai …guarda che lo so che non sei più vergine, cosa vieni a raccontarmi…” risponde burlandosi dell’amica, mentre Claudia la allontana con le mani: “Sei una stupida! Non capisci nulla! Non l’ho mai fatto prima, ma intendevo con una ragazza e forse è il caso che non cominci!” risponde mordendosi il labbro inferiore, sentendosi improvvisamente vulnerabile. Serena la osserva, infine si stende accanto a lei, cingendole la vita con un braccio: “Non devi sentirti obbligata ok?” vede Claudia annuire debolmente.
“Adesso però, c’è una cosa che devi dirmi, io ti piaccio?”
Claudia non risponde e dopo un silenzio, lungo un’eternità per Serena, mormora solamente: “Forse è meglio che vada!” detto questo si alza e comincia a rivestirsi, mentre Serena la osserva, attratta dalla sua pancetta e dal corpo dalla pelle liscissima e chiara. Claudia si stava infilando il giubbotto quando finalmente Serena disse qualcosa: “Non ti dispiace se non ti accompagno alla porta, tanto la strada la conosci?” Claudia chiuse la zip del giaccone e scosse la testa, come cenno di aver compreso “Beh allora ci sentiamo!”
Serena si portò il piumone fin sopra la testa, poi sentì il portone chiudersi, fu allora che le lacrime cominciarono ad ammassarsi ai lati degli occhi, cercava di non piangere, di trattenersi, ma una lacrima sfuggì al suo controllo e le scese lunga la linea del suo naso, bagnandole le labbra, allora nulla poté più fermare il suo pianto, nonostante fosse tardo pomeriggio si addormentò tra mille pensieri.
 
Claudia aveva chiuso il portone dietro di sé e si era avviata verso l’auto.
Mentre guidava per tornare a casa sua si malediceva per essere stata tanto stupida, per aver creduto di essere veramente attratta da Serena, per essersi lasciata trasportare, guidava con la musica a tutto volume, in realtà ciò che faceva realmente rumore erano i suoi pensieri, di fatto se qualcuno una volta arrivata a casa le avesse chiesto quale canzone avesse sentito durante il tragitto non avrebbe saputo rispondere. Una volta arrivata davanti al cancello di casa sua, scese dall’auto e si accese una sigaretta, era nervosa e agitata, ma non sapeva spiegare il motivo. Tante domande si ammassavano nella sua testa senza ottenere risposte.
 
Mi piace realmente la mia migliore amica?
Potrebbero piacermi anche altre donne?
Sono lesbica?
Dovrei cercare di dominare questa cosa?
Com’è possibile che non me ne sia mai accorta?
Perché mi sono lasciata baciare da Serena?
Eppure anche io l’ho desiderata, è così grave?
 
Pensò alle facce dei loro amici, a come avrebbero reagito se solo avessero saputo questa cosa, senza contare i suoi genitori, fu in quel momento che realizzò che voleva dimenticare l’episodio, si vergognava e non l’avrebbe mai fatto sapere a nessuno. La rigida e religiosa educazione che le era stata impartita non le permise di godere dei suoi sentimenti. Perché ad amare non c’è nulla di sbagliato. Lo capì soltanto in seguito.
 
Serena si svegliò un po’ frastornata, guardò la sveglia sul comodino, aveva dormito per due ore, agitandosi nel letto, borbottando, facendo sogni agitati. Era venerdì sera, normalmente sarebbe uscita con Claudia, ma dopo l’episodio del pomeriggio non aveva il coraggio di chiamarla, le era sembrata visibilmente scossa. Improvvisamente le venne in mente che qualcuno le aveva parlato di un locale, una discoteca per gay e lesbiche, fu tentata di andarci, ricordava solo che si trovava a Pisa centro, ma non ricordava altro e soprattutto non sapeva se aveva voglia di andarci da sola.
Si preparò un panino per fare un spuntino veloce, non aveva voglia di cucinare.
Prese anche un bicchiere di succo d’arancia e lo portò assieme al panino su un piatto davanti al pc, cercando in rete qualche notizia in più sulla discoteca, doveva distrarsi e sapeva che se fosse rimasta in casa, tra le lenzuola del letto, avrebbe continuato a pensare a Claudia.
 
DISCOTECA GAY PISA – digitò sulla tastiera del pc.
 
Diversi risultati le comparvero subito, la discoteca si chiamava MY KETA ed era aperta solo il venerdì.
 
Ottimo pensò Serena.
 
Stampò le indicazioni stradali per arrivarci, visto che Pisa aveva parecchie zone a traffico limitato e non voleva perdersi.  Non sarebbe rimasta a casa a piangersi addosso, non era da lei, anche se fondamentalmente le bruciava un po’ che Claudia l’avesse respinta, Claudia le piaceva, non solo, era attratta mentalmente e fisicamente da lei.
 
Quel venerdì sera, Claudia e Serena si trovavano a chilometri distanti l’una dall’altra, ma ciò che accadde quella notte le unì particolarmente. Entrambe erano in uno stato di confusione mentale, non facevano che porsi domande, a cui avrebbe ottenuto risposta soltanto baciandosi nuovamente, erano disorientate e anziché affrontare insieme questa condizione, chiudendosi nel loro silenzio aumentarono l’imbarazzo e il divario tra loro.




"Piccola parentesi di Dawn, (anche se non frega a nessuno) sto lavorando ai prossimi capitoli, la realtà è che una ragazza molto speciale sta portando via il mio cuore da questa storia e con essa l'ispirazione ed è sempre più difficile scrivere di Serena e Claudia. Mi piacerebbe ricevere i vostri consigli, come vi piacerebbe che finisse o più semplicemente che idea vi siete fatte in generale. Grazie a tutti/e"

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Capitolo 4
*** Friday - part one ***


Venerdì 04 Gennaio 2012 – La serata di Claudia
 
Claudia ha passato il resto del pomeriggio davanti al pc, su internet, cercando risposte alle sue domande. Navigando in rete cercava storie simili alla sua, “Si può vivere per più di vent’anni nella convinzione dell’eterosessualità?”. Queste e altre domande la tormentavano, scoppiavano come mine all’interno della sua testa, creando ogni volta gran caos e scompiglio.
L’ora di cena arriva e la famiglia di Claudia si riunisce attorno al tavolo in cucina: il papà seduto a capotavola, psichiatra e personaggio pubblico dell’amministrazione di Massa, la mamma seduta a destra del marito e di fronte a lei Claudia.
 
(Dawn, l’autrice, ritiene inutile a questo punto della storia trascrivere l’intero dialogo della famiglia, perciò si limiterà a trascrivere solamente le parti salienti in forma di dialogo diretto.
Al fine di rendere più chiara la comprensione ai lettori i dialoghi verranno riportati con all’inizio l’iniziale dell’interlocutore come segue Claudia- C, Papà – P, Mamma - M)

 
C: “Papà l’altro giorno parlavo con Serena e mi ha confessato che una sua vecchia compagna di scuola ha scoperto recentemente di provare attrazione verso le donne, secondo te è possibile scoprirlo così tardi?”
P: “Quanti anni ha?”
C: ”Beh Sere mi ha detto che erano compagne di scuola alle superiori, presumo la stessa età , 23 anni.”
M “Beh Claudia devi capire che l’omosessualità è un comportamento molto diffuso tra gli adolescenti, spesso confusi, perché non hanno ancora chiara la loro identità sessuale, frequentemente è un atteggiamento che con il tempo scompare”
P: “Ma cara a 23 anni non si è più adolescenti! E la famiglia ne è al corrente?”
C: “Non so! Non credo…”
P: “Dev’essere terribile avere una figlia così, che rifiuta un valore importante come quello della famiglia, andando contro natura.”
M “Senza contare che quei genitori non conosceranno mai la gioia di vedere la propria figlia all’altare o di essere nonni.”
 
La conversazione si spostò in breve su altri argomenti, Claudia non riuscì a ribattere, con atteggiamento remissivo nascose i suoi sentimenti per quanto forti fossero, ricacciò la voglia di urlare indietro e continuò a inforchettare la pasta di fronte a lei. Poco dopo si scusò con i genitori e si ritirò in camera sua a causa di un forte mal di testa, o almeno così disse. Una volta salita in camera controllò il cellulare: “Non ti aspetterai un suo messaggio vero?” pensò, in quel momento le mancava Serena, la sua amica, quella a cui poteva confidare tutto, quella che non l’avrebbe mai giudicata, quella che nonostante tutto la accoglieva sempre a braccia aperte e con un sorriso. Si sedette alla scrivania e continuò nelle sue ricerche su internet, nei forum, cercando di capire di più se stessa anche attraverso le storie degli altri, che avevano vissuto una situazione simile alla sua.
Erano le undici di sera passate quando sua madre entrò in camera, Claudia chiuse velocemente tutte le schede che aveva aperto sul monitor del pc. “Tesoro stai meglio?” mormorò la madre accarezzandole dolcemente il capo.
“Si, grazie mamma!” rispose Claudia abbassando lo sguardo verso le sue ciabattine rosa a forma di coniglio.
“Mi sei sembrata molto silenziosa questa sera a cena, c’è qualcosa che non va?” domandò dubbiosa la madre di Claudia.
“No mamma, sono solo un po’ stanca, sai il corso universitario mi impegna molto in questo periodo.” Claudia mentì spudoratamente.
“Sei grande motivo di orgoglio per me e tuo padre! Buonanotte” detto questo la baciò in fronte ed uscì dalla camera, convinta di aver svolto perfettamente il suo ruolo di madre, convinzione che in seguito fu demolita brutalmente. Claudia dal canto suo era convinta di svolgere in maniera insignificante il ruolo di figlia, solo perché voleva abbandonare il corso universitario che i suoi genitori l’avevano spinta a seguire. Ah beh anche perché era attratta dalle ragazze, anzi no da una in particolare. Una sua amica. E questo rendeva il loro rapporto del tutto speciale.
 
“Dawn, l’autrice, ( sempre lei, ma che palle, direte voi!) si riserva di continuare a esplorare i meandri della mente di Claudia, in quanto non è in possesso di una laurea in psicologia, anche perché non saprebbe di cosa farsene in questo caso, perciò decide di rivolgere il suo occhio clinico verso l’altra protagonista: Serena, riprendendo da dove l’abbiamo lasciata ovvero di fronte al pc, a mangiare un panino e con la ferma convinzione di andare in quel locale per gay."

L'autrice che poi son sempre io, ci tiene a precisare che ogni collegamento con fatti o personaggi realmente accaduti è puramente casuale (see certo come no).

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Capitolo 5
*** L'inferno è vivere senza di te ***


“Salve sono sempre io, Dawn.
Molte cose sono cambiate da quando ho scritto l’ultimo capitolo di questa storia, io stessa sono cambiata. Spero che il nuovo capitolo non vi deluda ma soprattutto cercherò di scrivere nel medesimo tempo verbale, cosa che mi è stata fatta notare in passato! Non voglio dilungarmi troppo con questa introduzione per altro inutile, ma Claudia e Serena esistono veramente, tra realtà e storia vi è una grossa differenza e spesso non è facile fare i conti con la realtà, nella storia i personaggi vivono attraverso le tue parole e la storia prende la strada che tu decidi, mentre nella realtà… beh sappiamo tutti come funziona, visto che ci dobbiamo fare i conti tutti i santi giorni. Eppure continuare a scrivere di Claudia e Serena mi fa sperare che forse, se lo desidero intensamente, la mia storia prenderà vita e diventerà realtà. Buona Lettura!”

 
Serena è appoggiata al bancone del bar, è il terzo vodka lemon che beve, si sente la lingua intorpidita, osserva la pista da ballo mentre le strobo le colpiscono i capelli.
Ed è allora che la vede, una ragazza dai capelli ricci, rasati da un lato, mora, dal fisico mediterraneo.
Serena si avvicina spavalda verso di lei, sperando che il ragazzo con lei sia solo un amico, le sorride e comincia a ballarle vicino. La ragazza ricambia il sorriso.
“E’ buon segno” pensa Serena.
“Cosa ci fa una bella ragazza come te sola soletta?” domanda Serena avvicinandosi all’orecchio della ragazza.
“Sono con il mio amico” risponde timida, sorridendo.
Serena tenta un nuovo approccio sperando di non aver beccato l’unica etero del locale “Ti va di venire a fumare una sigaretta?”
La ragazza annuisce con la testa ed entrambe si spostano nella sala fumatori, dove Serena apprende che la ragazza si chiama Elena, ha 19 anni ed è al primo anno di università, ma soprattutto scopre che non è etero, a quel punto Serena con l’alcol che le circola in corpo si lascia andare e la bacia, le accarezza i fianchi, le passa una mano tra i capelli e quando sente i morbidi ricci tra le sue dita, l’immagine di Claudia le compare davanti agli occhi e non vuole più andarsene.
 
Serena è corsa via, adesso è in auto è mezzanotte passata ed è decisa come non mai ad andare a casa di Claudia, svegliare l’intera famiglia se necessario.
Perché? Perché non può baciare una qualsiasi ragazza in discoteca, perché è Claudia che ama e desidera, e adesso come non mai ha bisogno di dirle la verità.
 
(Ragazzi non guidate quando avete bevuto, non c’entrano niente quegli spot sulla sicurezza stradale ma questa è finzione, pensate alla vostra vita e a quella degli altri)
 
Serena è sotto casa di Claudia, ancora un po’ brilla, la chiama al cellulare  più volte e Claudia non risponde, è stata svegliata dalla prima chiamata all’una di notte passata e pensa sia uno stupido scherzo di Serena, è solo quando gli arriva un messaggio che capisce:
“Sono sotto casa tua, scendi, devo parlarti!”
 
Claudia ignora il messaggio, fingendo di dormire, sperando che Serena la lasci in pace, cosa che non è decisa a fare, ha guidato per quasi un’ora in condizioni non proprio ottimali, si è rovinata il venerdì sera per una stupida follia d’amore ed è ubriaca di vodka lemon e amore.
 
Claudia salta dallo spavento quando sente il suono del campanello di casa, nel silenzio quasi irreale della notte.
 
“I miei!” pensa spaventata alle conseguenze, correndo verso la loro camera, dove li trova  già svegli e allarmati. Tenta invano di rassicurarli farfugliando qualche scusa e corre verso il portone di casa, quando un nuovo squillo la fa sobbalzare.
 
Claudia esce di casa, un misto di emozioni si agitano come un vortice dentro di lei, è confusa, arrabbiata, allarmata, sorpresa, assonnata, preoccupata.
Serena è di fronte a lei, indossa una t-shirt, in pieno gennaio, trema di freddo, ma lei non lo sente a causa dell’alcol, in mano ha un foglio di carta, con qualcosa disegnato.
“Avrei tanto voluto portarti dei fiori” dice Serena porgendole il foglio con disegnato sopra un margherita stilizzata “Non sapevo dove trovarli a gennaio!” un bambino delle elementari avrebbe saputo fare di meglio.
Claudia sorride imbarazzata “Vieni dentro che fa freddo!”
“No!” ribatte Serena “Sono ubriaca, vengo da Pisa e ti ho svegliata a quest’ora perché ti devo dire una cosa!”
Claudia osserva l’amica con aria stupita: “Che ci facevi a Pisa? Perché hai guidato se avevi bevuto? Vieni dentro ti prenderai una polmonite!”
Serena porta il suo indice sulle labbra di Claudia, per zittirla, delicatamente.
“Ascoltami, per favore. Ti amo! Ti amo come nessun’altro o altra potrà mai amarti, per te farei di tutto, compreso levarmi questa maglietta e urlare a tutti il mio amore per te!”
“Non farlo ti prego!” la supplica Claudia leggermente divertita.
“Non sei più amica, io non ti voglio bene, io sono attratta da te, voglio fare i conti con i miei sentimenti, non ho nulla di cui vergognarmi. E ti prego ora lasciati baciare, nei film funziona così.”
“Sere, questa è la vita reale e non funziona come nei film!” ribatte Claudia, faticando a mantenere il controllo, anche lei è innamorata di Serena, ma non riesce ad accettarlo, le parole della sua “non più amica” l’hanno scossa e lusingata alla stesso tempo, nessuno aveva mai fatto una tale pazzia per lei.
Serena è delusa dalla freddezza di Claudia, la vita non è un film, non c’è colonna sonora, non c’è nessun lieto fine, non c’è nessun bacio, l’amore non trionfa su tutto.
“Adesso dimmi, questi sentimenti li provo solo io? Se è così, salgo sulla mia auto e me ne torno a casa, amiche come prima, se vorrai, altrimenti le nostre strade non si incroceranno più, ma se tu provi qualcosa…” Serena non riuscì a terminare la frase, le tremavano le labbra per il freddo e l’emozione, aveva gli occhi ardenti di desiderio puntati su Claudia, restava in attesa di una risposta, che Claudia esitava a darle.
Claudia stava combattendo una battaglia dentro di sé, il famoso conflitto tra testa e cuore, tra emozioni e ragione.
CLAUDIAAAA cosa diavolo ci fai là fuori in pigiama! Vieni dentro o ti ammalerai!” la mamma di Claudia affacciata al portone osserva incuriosita e preoccupata la scena.
“Claudia, dormi con me stanotte, ti prego, i miei sono via.” Sussurra Serena ancora una volta piena di speranza.
Claudia si volta e torna verso casa, Serena la vede discutere con la madre sul portone di casa ma dal cancello non riesce a sentire e capire, prende dalla tasca dei suoi jeans una lucky strike e l’accende, si riempie i polmoni di quel fumo pesante e tossico, che in quel momento sembra farla stare così bene, ma è solo un’illusione, è affranta, i minuti passano e Claudia, entrata in casa, non esce più.
Serena si sente stupida, una folle stupida innamorata, ignora che dentro casa Claudia si sta infilando la felpa e i jeans per correre da lei mentre discute con sua  madre, che la tormenta: Dove Vai? Sai che ora è? Perché c’è Serena fuori da casa nostra? E’ ubriaca? Non vorrai farla guidare? Non ti rendi conto che tuo padre e io siamo preoccupati?
“Mamma stai tranquilla, vado a dormire da Serena, ha bevuto e non me la sento di mandarla a casa da sola, i suoi genitori sono fuori per il fine settimana” risponde Claudia cercando di non perdere la calma di fronte alle pressanti domande di sua madre.
Esce finalmente di casa, proprio mentre Serena sta gettando a terra il mozzicone della sigaretta e sta per salire in macchina, appena i loro sguardi si incrociano, sorridono entrambe “Guido io!” esordisce infine Claudia.

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