Elizabeth

di Sachi93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elizabeth ***
Capitolo 2: *** The Golden Age ***
Capitolo 3: *** The Death ***



Capitolo 1
*** Elizabeth ***


1554
 
"Lady Elizabeth!"
Una giovane donna si voltò, posando gli acuti e vispi occhi su un uomo.
"Con chi ho il piacere di parlare, signore?"
"Arthur, Arthur Kirkland, vostro umile servitore!"
Le piume del cappello a quel profondo inchino vibrarono alle carezze del vento dell' Oxfordshire.
Lì, circondata dal sole dell'aperta campagna, i capelli rossi danzavano come fuoco nel vento. 
Una visione eterea.
Non avrebbe mai potuto sopportare di vederla imprigionata nella Torre.
"Voi siete Inghilterra."
"Si mia signora, sono la vostra nazione."
Lady Elizabeth gli sorrise, come mai aveva fatto con altri.
Lei fra tutti era colei che seppe scaldare il suo cuore
Da quel giorno, la sua sola compagnia divenne pura luce nella sua anima.
 
 
15 gennaio 1559
 
"Vostra Maestà!"
"Sir Arthur Kirkland!"
Ad un cenno, la corte si allontanò lasciando i due da soli.
"Oggi sono una regina."
Arthur si inchinò.
"Siete la nostra regina, non una regina qualsiasi!"
La donna prese il volto della giovane nazione fra le mani.
"Sono la tua regina!"
Mai giorno fu più bello, nel sentire le vellutate mani di Elizabeth sul suo volto.
Così calde, così desiderate.
Arthur chiuse gli occhi e accarezzò il dorso della sua mano, beandosi di quel tocco.
Lei era la sua regina.
 
 
Aprile 1559*
 
Ah, quanto amava vedere ballare la sua diletta regina.
Né il corsetto, né le stoffe variopinte e grevi, potevano intaccare la leggiadria della sua Elizabeth.
I capelli sciolti, come onde setose, danzavano con lei.
Meravigliosa.
Ma non era lui il ballerino.
No, era il suo favorito, quel Dudley.
La musica finì e con lei la magia che la sua signora aveva creato.
Almeno nessuno avrebbe potuto più toccarla.
Ardentemente accanto al trono di sua maestà, Arthur lambiva timorosamente le sue vesti.
Assaporò con invidia ogni sguardo che la sua diletta donava a quell' uomo.
Eppure da dietro il trono, Inghilterra non poteva sentire l'unico nome che faceva sospirare il cuore della regina.
Il suo.
 
 
1560*
 
"Sir Arthur!"
"Mia signora!"
Davanti alla finestra la sua Elizabeth rimaneva incantata dalle danze dei fiocchi di neve di un freddo novembre.
Una rosa era caduta ai suoi piedi.
Innaturale.
Le rose non sbocciavano in quel periodo, da dove proveniva.
"Dalle nuove Americhe." Rispose la regina intuendo i suoi pensieri.
Lo spagnolo!
"E' un messaggio..."
La voce carica di rancore di Arthur ruppe quel suo silenzio.
"Mia signora, qual'è il responso?" 
La sua regina non rispose.
Non poteva accettare, non doveva.
Arthur si avvicinò, raccolse la rosa e baciò uno dei suoi petali.
"Ora è una rosa inglese." 
La regina sorrise a quel gesto.
Prese fra le mani la rosa e la sfiorò con le labbra.
Quell' impercettibile bacio suggellò i loro sentimenti
 
 
1563
 
"Io devo sposarmi!"
No, no, no!
E' la sua regina e sua doveva rimanere.
Questo vorrebbe gridare il suo cuore infranto, ma Inghilterra non parlò.
Raccolse il cappello caduto e si sedette sulla candida poltrona, accanto alla sua regina.
"Avete già deciso chi sarà il vostro futuro consorte?"
Dio, quanto lo avrebbe odiato, al solo pensiero che avrebbe toccato la sua amata, no, non doveva pensarci.
"Non ho una vasta scelta di pretendenti!"
Io lo sono.
"La scelta potrebbe ricadere su..."
"Su?"
"Henry d'Anjou!" Mormorò malinconica Elizabeth.
Arthur abbassò lo sguardo cercando di reprimere quelle lacrime.
Un francese... un cattolico... lei sposata ad un francese cattolico.
No, questo era il colmo.
Elizabeth strinse la mano ad Inghilterra, lui si voltò stupito.
Lei si avvicinò al suo volto e portando la sua mano al cuore, gli sfiorò le labbra.
"Fin quando avrà suono, la sua melodia vi apparterrà sempre."
Arthur le accarezzò il volto e la baciò.
 
Quella notte non fu il braciere a scaldare la sua pelle.
Ma i suoi occhi languidi di piacere, fremevano di pagliuzze dorate.
La sua regina lo amava con tutta se stessa.
"Arthur!" ansimò.
"Si, mia amata, sospira, sospira per me. Fa che questa nostra passione sia invidiata dagli stessi dei!"
Quale dolce melodia incantava Inghilterra. 
Quei gemiti carichi di desiderio.
Quel dolce profumo.
La sua pelle chiara.
La sua stessa essenza.
La sua regina apparteneva all' Inghilterra.
Ma Elizabeth, lei sarebbe stata sempre di Arthur.
 
 
*(Date di mia invenzione)
 
 
Salve ragazzi!
Eccomi a voi con una storia su Inghilterra e Elizabeth, dal primo incontro sino alla data in cui la regina dovrà scegliere un consorte!
Tranquilli ci sarà la seconda parte, solo che non so' quando potrò postarla.
Allora come vi sembra, quale storia fra queste vi piace? Quale anno vi ha colpito di più?
Spero tanto che vi siano piaciute, per tutto il resto mi rimetto al vostro giudizio!
 
P.S. Vorrei continuare la mia serie "Una frase...", solo che non so su quale personaggio farla, voi che mi consigliate?  Visto che su Spagna, Scozia, Inghilterra e Germania sono state già create, ah e in generale i Nordici, (anche se non è venuta bene).
Un caloroso saluto,
Sachi93

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Capitolo 2
*** The Golden Age ***


1569
 
Dolce fu il sapore dei loro baci, eppure bagnati da calde lacrime d'addio.
Era diventato un corsaro di sua maestà, ma sarebbe ritornato.
Niente e nessuno gli avrebbe impedito di tornare.
Nemmeno quell' impudente che aveva osato fronteggiarli.
Nemmeno quello spagnolo.
Nessuno attaccava le navi della sua regina.
E lui ne avrebbe pagato il prezzo.
Tutto per lei.
Fra quelle labbra, Arthur aveva trovato la sua salvezza.
Il suo coraggio.
La sua forza.
Tutto per essere il suo corsaro.
 
 
1571
 
"Non siamo più alleati con la Spagna, Arthur!"
"Dopo il complotto era inevitabile, vostra maestà."
Elizabeth si abbandonò sul trono, appoggiando il volto sul bianco dorso della sua mano.
"Inghilterra, tu sai cosa accadrà d'ora in avanti."
Continuò la sua regina portando lo sguardo fuori dalla finestra.
"Si, vostra maestà."
"Usa qualsiasi mezzo che sia in tuo potere!"
"Si, vostra maestà"
La regina si alzò.
"Arthur, tu sei il mio corsaro, non tollero che un principe straniero osi metter mano sul mio regno!"
"Si, mia signora!"
Arthur si inchinò e lasciò la sua regina.
Era una missione e lui avrebbe  eseguito ogni suo ordine.
Anche se non si sarebbero visti per giorni, mesi, forse anni.
Eppure entrambi lo sapevano che non si trattava di una semplice questione di territorio.
No, Inghilterra era suo, Arthur era suo, e lei era la sua regina, Elizabeth era sua.
Loro si appartenevano e nessuno li avrebbe separati.
 
 
1584
 
"Avete visto il nuovo mondo, Arthur!"
"Si, vostra maestà!"
Una semplice cena formale, tra un regnante e il suo sottoposto.
"Cosa avete trovato lì, Sir Arthur."
Ma non era così, sotto la grande tavola le stoffe si alzavano e le mani si incontravano.
"Un bambino!"
"Un bambino?!"
"Si, vostra maestà, una nuova nazione!"
"Come si chiama?"
"America, vostra maestà!"
"E qual'è il suo aspetto!"
"Biondo e con vispi occhi azzurri! Pur essendo piccolo, ha una grande forza!"
La regina annui convinta da quelle parole, eppure un piccolo senso d' inquietudine le accarezzava il cuore.
"A quanto pare un giorno vedremo una grande nazione!"
"Scusate, non capisco!"
"Non importa, Sir Arthur!"
Inghilterra le prese la mano e la baciò.
Quella mano così bianca, con il tempo aveva mostrato alcune rughe, ma a lui non importava.
Anche se la vita avrebbe fatto il suo corso, lui avrebbe considerato la sua regina sempre meravigliosa.
"In vostro onore, mia amata, ho chiamato un rigoglioso lembo di terra, Virginia!"
Elizabeth sorrise e gli accarezzò il viso.
"Arthur, prenditi cura di quel bambino!"
 
 
9 agosto 1588
 
Eccola sopra il suo bianco destriero.
Come un' antica dea pagana.
Gira fra i suoi soldati
Esalta, arringa e li incoraggia.
Oggi non è un giorno qualunque.
Oggi noi combatteremo, contro coloro che oseranno calpestare il nostro sacro suolo.
E in questo assordante silenzio, solo la sua voce si alza.
Indomita, ribelle, temeraria.
Solo lei e la sua voce.
Perché...
 
« ... con la vostra concordia nel campo, 
e il vostro valore in campo, 
avremo subito una famosa vittoria contro questi nemici di Dio, 
del mio regno e del mio popolo. »^
 
Un grido esultante, la nostra voce si alzò su quella piana.
Perché noi oggi vinceremo, contro ogni nemico di terra e di mare.
Solo la sua voce mi arriva, solo per lei io vincerò.
 
 
1596*
 
"Non possiamo più essere amanti, Inghilterra."
Arthur tenne gli occhi bassi, eppure lei poteva vedere delle lacrime rigargli il volto.
Non avrebbero avuto più nessun amore da condividere, ne notti fredde o ritorni inaspettati.
Questo faceva veramente male, questo uccideva entrambi.
"Inghilterra, io sto invecchiando, io sono vecchia. Questa separazione è necessaria."
"Ma io vi amo, vi amo, non importa se la vita ha fatto il suo corso, siete la mia regina, io vi amo, non abbandonatemi, vi prego."
Arthur si inginocchiò prendendo un lembo delle sua veste rossa.
"Arthur, io morirò, e lo sai anche tu. Per questo tra noi non può più esistere questo amore."
"No, no, vi prego."
"Arthur, io non voglio vederti soffrire alla mia morte."
"Io soffrirò in ogni caso, perché vi perderò."
"Non mi perderai, Inghilterra,  nel tuo cuore io ci sarò sempre."
"Allora, ditemi, ditemi perché  per quel vile segno del tempo noi ci dovremmo lasciare." 
Le grida di Arthur risuonarono per i saloni del Palazzo.
Elizabeth si alzò e avvicinandosi, posò la sua mano sulla spalla di Arthur.
Lui la prese  e la baciò con vigore, coprendo ogni centimetro, arrivando sino al polso e lì sentì il battito del suo cuore.
Quel cuore che come il suo fremeva di dolore.
"Perché io sto morendo, Arthur."
Lo lasciò, lì, inginocchiato sul pavimento, che gemeva dal dolore.
Elizabeth  corse via e si nascose dietro una tenda.
Nessuno doveva vedere le lacrime scorrerle sul viso o quella mano che premeva sulla bocca per frenare i singhiozzi.
 
"Separarsi è una pena così dolce, che direi buona notte fino a domattina."
 
Quanto avrebbero voluto la loro stessa sorte.
 
 
 
 
^(Discorso alle truppe di Tilbury che combatterono contro l' Invicibile Armada.)
*(Fu l'anno in cui venne rappresentato per la prima volta Romeo e Giulietta di Shakespeare.)
 



 
Salve ragazzi!
Ecco il secondo capitolo di Elizabeth, questi sono gli anni più promettenti del suo regno di regina, l' Inghilterra grazie ai corsari e alla guerra contro la Spagna diventa ogni anno che passa, l'incontrastabile regina (o re) dei mari!
Sono appunto gli anni d'oro d' Elisabetta.
All'ultimo lei  è costretta a lasciare Arthur, perché è diventata vecchia, perché sa che sta morendo, e quello che le fa prendere questa decisione è appunto la visione della  più che famosa tragedia di Romeo e Giulietta, ora io non so' se la vide veramente, qui io mi sono ispirata al film "Shakespeare in Love".
Spero che vi sia piaciuta, il prossimo sarà l'ultimo capitolo quello della sua morte.
Già mi dispiace farla morire, ma è un' essere umano, quindi è inevitabile!
Con questo presagio vi lascio.
Un abbraccio a coloro che recensiranno questa storia e  a quell' che l' hanno già fatto.
Un caloroso saluto,
Sachi93

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Capitolo 3
*** The Death ***


24 marzo 1603
 
"Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire"*
 
Stava male, la sua regina, la sua amata.
No, non stava male, lei stava morendo.
Lei lo aveva mandato via dalla corte, in un viaggio, lungo, lontano.
Lo mandò via da lei.
Perché Elizabeth non voleva che la vedesse sfiorire di mese in anno, non voleva essere un peso per lui.
 
Arthur non poteva credere, Inghilterra non voleva vedere la realtà.
Entrambi, l'uomo e la nazione correvano per quei corridoi.
Correvano attraversando innumerevoli sale, quelle stesse che li avevano visti ballare, baciarsi, sospirare.
E non poteva credere, mentre spalancava la porta, di vedere il prete darle l'ultimo sacramento, che lei fosse sul letto, già vestita di Morte.
 
Quante volte aveva detto a sé stesso che era un essere umano, un fiore del tempo.
In cuor suo aveva sempre sperato che questo momento non arrivasse mai.
Ed era spirata senza di lui.
Non aveva fatto in tempo.
Troppo tardi.
 
Ed era morta senza che il suo amore le fosse accanto.
Pallida come la luna, delicata come le loro rose.
Nessuna lacrima sul suo volto, nel silenzio di quell' eterno sonno.
Gli angeli avevano già la sua anima.
Ma il suo cuore sarebbe rimasto sempre di Arthur.
 
Lentamente si avvicinò al suo capezzale, mandando via il resto della corte.
Doveva restare con lei da solo, in quell' ultima volta.
Fuori dei deboli fiocchi di neve si adagiavano sul balcone, il fuoco all'interno della stanza scoppiettava allegramente.
Arthur prese la mano della sua amata regina e la baciò, bagnandola di lacrime.
Era ancora tiepida, eppure era Arthur che sentiva la gelida morte attanagliargli il cuore.
Perché lui non era rimasto a dispetto dei suoi ordini, non era rimasto con lei fino alla fine.
I sensi di colpa per non averle detto addio.
Per non esser arrivato in  tempo.
 
Un bacio a fior di labbra, come la prima volta.
Un "ti amo" sussurrato alle sue orecchie, come ogni sera di quel felice passato.
Arthur lasciò che le sue lacrime cadessero sul pavimento, creando una piccola scia  fino alla porta, mentre Inghilterra chiudeva le porte, osservando un' ultima volta la sua amata che dormiva, gemendo quell' addio ormai intrappolato, che sigillava il loro eterno amore.
 
 
"Il tuo ultimo sospiro sarà la mia morte...
Perché nell'esile battito del tuo cuore, io mi perderò."*
 
 
 
 
"http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1727595&i=1" Questo è il link della storia che ha dato vita a questi capitoli!
 
 
 
Salve ragazzi!
Eccoci all' ultimo capitolo che è una flash fic. *L' ultima frase è di mia invenzione.
Elizabeth morì per depressione, si lasciò andare, in poche parole qui l'ho fatta morire di solitudine, si è crudele, lo so.
In tutta la storia c'è il binomio uomo-nazione, Arthur-Inghilterra, perché per Inghilterra, Elizabeth era la regina, per Arthur era l'amore della sua vita.
Spesso i due si sovrappongono, ma sono ben distinti, Inghilterra sa quali sono i suoi doveri di nazione, invece Arthur è un vero essere umano, che si lascia andare alla disperazione, alla passione, ad ogni piccolo granello che costituisce le variabili dell' amore.
Ho utilizzato differenti punti di vista di narrazione, perché non solo ci dovevano essere varie voci, ma in alcuni casi doveva essere una vera esperienza personale di Inghilterra-Arthur, quindi vi chiedo scusa se vi ho confuso.
Spero vivamente che vi sia piaciuta questa storia, vorrei conoscere la vostra opinione magari con un microscopico commentino.
Bhe vi lascio con il solito inchino e un caloroso saluto,
Sachi93.

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