Scandalous

di Rivoltella J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shut up and drive ***
Capitolo 2: *** Wait a minute ***
Capitolo 3: *** Like toy soldiers ***
Capitolo 4: *** S.o.s. ***
Capitolo 5: *** Guardian Angel ***
Capitolo 6: *** Best in me ***
Capitolo 7: *** Candyman ***



Capitolo 1
*** Shut up and drive ***



“Hai deciso di guardarmi le tette ancora per molto o mi fai accomodare su questo, ehm, come posso definirlo pudicamente...? Elegante, ma soprattutto… Pulito destriero? Guarda che ho già rischiato abbastanza stasera, non vorrei di certo svegliarmi domattina incinta e per di più affetta da non so quale malattia targata Draco Lucius Malfoy”. Lingua tagliente, caschetto piastrato, rosso raggiante, più alta del solito grazie agli stivali, più bella del solito grazie a quell’abito così trasparente, più diversa dal solito, si, completamente irriconoscibile, e perché? Perché era cambiata.
Il silenzio regnava sovrano in quella fredda sera, i vestiti troppo leggeri davano il via libera a brividi funesti che correvano selvaggi lungo la schiena, i tacchi, troppo alti, portati con non curanza, sfoggiati gelosamente come il più prezioso tra i diamanti, imprigionavano i suoi piccoli piedi di fata, ma non poteva far vedere che soffriva, no.
Doveva apparire perfetta, esserlo davvero poi non contava granchè. Quell’abitino bianco, troppo corto, troppo fino, troppo poco, purezza apparente, fascino da vendere, timidezza appena abbozzata, quel tanto che basta per affascinare, per far perdere la testa. Ma era la sensualità che ricercava, catturare sguardi, attenzioni, fantasie adolescenziali.
Assetata di destare clamore, desiderio, erotismo. Voleva essere desiderata, mangiata con gli occhi da ogni ragazzo presente, doveva assolutamente essere bramata da tutti, era l’unico scopo della serata. Come l’ultima notte di follie prima dell’inizio della scuola, quella era la notte che stava vivendo e non si dava freno. Quell’estate era stata la migliore della sua vita per troppi futili motivi, ma non importava, ormai era quello e basta, anche se magari non era fiera di esserlo.
Reggeva il gioco al destino e intanto si faceva pedina senz’anima del fato. Giocava a dadi bendata, era il mazziere del casinò più pericoloso della città, era orgogliosa di se stessa a mano a mano che collezionava ragazzi o fishes, come li chiamava segretamente lei. Avrebbe baciato chiunque, ubriaca com’era, ma essere la trasgressione in persona era una professione adesso, non una semplice trasgressione.
Si sarebbe messa a cavalcioni su metà dei maghi in quella stanza, perché il corpo chiamava, la carne era assai debole, si sarebbe strusciata su ognuno dei presenti, gatta nera che fa le fusa, avrebbe pure baciato sul collo qualche ragazza, solo per il gusto di farlo.
Anche se era il compleanno del suo ragazzo? Si, ovviamente. Anche se era il compleanno di Harry Potter, il migliore amico di suo fratello.
Il pub “I tre manici di scopa” era affollato quella sera, forse troppo, dato l’avvenimento. Una tavolata immensa, trenta tra maghi e streghe seduti impazienti e scalpitanti. Lo Sfregiato capotavola, a dirigere le portate dei boccali, compiva gli anni, bisognava festeggiare.
Correvano fiumi di Burrobirra e magici intrugli dell’insuperabile Madama Rosmeta. Essere sobri? No, grazie. A fine serata la folla era completamente fuori dagli schemi: chi ballava sui tavoli agitando il corpo come non mai in preda ad emulare scene sfiorate solo con la fantasia, chi si sbaciucchiava appassionatamente destando l’ilarità degli ospiti più vogliosi ed eccitati, chi, come lei, seduceva la maggior parte dei presenti, alzando allegramente il vestito.
Ginevra Weasley non aveva più niente da invidiare alle sue coetanee più libertine; forse adesso erano loro ad essere gelose di quel fiore che stava sbocciando. Per essere più chiari, di quel fiore velenoso.
Se doveva dire qualcosa non si tratteneva più, se doveva criticare qualcuno non aveva peli sulla lingua.
Timidezza, rispetto, pudore? Dissolti nell’aere torrido estivo, dove giochi proibiti e idee troppo sbagliate l’avevano cambiata in così poco tempo.
I lunghi capelli? Tagliati. Un caschetto irregolare aveva fatto capolino sulla delicata testa ovale, più corto dietro e davanti lunghi ciuffi scalati coccolavano il visino illuminato dai grandi occhi verdi. Quelli non smettevano di brillare, MAI. Il vecchio rosso ramato che addolciva le sue gote pallide? Tinto. Sostituito crudelmente da un rosso elettrico, acceso, in fiamme, e i riflessi dorati impreziosivano i vistosi pendenti alle orecchie.
Addio piccoli orecchini di mamma Molly, addio piccola dolce tenera figlia.
Il trucco appena accennato? Completamente mutato. Matita, mascara e rossetto: i suoi migliori amici. Le vecchie scarpe da ginnastica usate da un po’ tutti i fratelloni adorati? Sparite, bruciate. Al loro posto ballerine di ogni genere, tacchi prorompenti, dai più portabili ai più vertiginosi, colori sgargianti, e se si consumavano, si buttavano.
Jeans, pantaloni e gonne lunghe? Fesserie infantili, giusto da accomodare finchè si è piccoline. Le gambe dovevano essere scoperte se belle, e le sue, decisamente, meritavano di essere sognate. La vecchia Ginny di sempre, quella capace di eseguire un incantesimo al primo colpo, quella che ti consolava con un cioccolatino e tanto affetto, quella che non aveva problemi a regalare un abbraccio? Morta.
Al suo posto era arrivata una sedicenne che non aveva problemi a regalare qualcos’altro, probabilmente. E paradossalmente nessuno aveva obbiettato, nessuno si era opposto a questa trasformazione. Ma perché?
A dirla tutta, forse aveva fatto tutto questo per essere notata sotto un’altra angolatura del suo essere donna, era diventata la sua sé opposta solo per piacere di più, per vanità, anche un po’ per noia, voleva tutta l’attenzione su di sé e non tollerava rifiuto. Ma prima non era ammirata comunque?
Non era apprezzata per la sua semplicità, per il suo modo innato di comprendere gli altri anche solo con uno sguardo? Aveva tutto anche prima, ma lei non era davvero ciò che aspirava ad essere. Voleva apparire diversa e alla prima occasione era evasa da quel giardino d’infanzia che tanto la rassicurava tra alberi di pesco e fiori grandi, dove perdere il proprio sguardo.

“Allora, ebete? Ti muovi o devo diplomarmi ad Hogwarts prima di essere riaccompagnata a casa?! Lo sai che Harry ha dovuto portare a letto Herm… Era troppo bevuta per reggersi in piedi da sola, ed è inutile che fai quel sorrisino idiota… Semmai Potter viene a letto solo con me… E come gli piace, oserei dire. Mi ha confessato che gli brucia la cicatrice quando andiamo a letto insieme. Non capisco perché, sinceramente, in fondo faccio così con tutti e nessuno si è mai lamentato. E poi diciamocelo tra noi, a resistenza sta messo maluccio il ragazzo. Dieci secondi e ciao amico”.
Era cambiata davvero e tutti ora l’apprezzavano di più. Ma era veramente così?
“Va bene, bella ragazza, va bene. Ti porto a casa io. Ma voglio qualcosa in cambio e lo sai…” e salendo con la mano sulla coscia di lei si addentrò nel perizoma di pizzo.
“Draco, smettila. Sai che ho il ragazzo!” Si lamentava tanto ma non faceva nulla per fermarlo, anzi, si passava le labbra con la lingua e con gli occhi da cerbiatta lo faceva impazzire di desiderio.
“Lo Sfregiato non saprà nulla, piccola. Dai andiamo.”, la strattonò con forza e in un istante volarono nella notte, lei, ben consapevole di quello che la stava attendendo, lui, ben determinato ad ottenere ciò che desiderava, soprattutto ragionando con la sua terza gamba.
“Stringiti a me Weasley, non vorrai mica cadere”. Fino a che punto si sarebbe spinto con lei ancora? Troppe notti erano iniziate così ed altrettanti finali identici avevano costellato il cielo dell’estate appena passata. Farlo ovunque, non necessariamente ubriachi. Farlo comunque, Draco e Ginny.
“D’accordo, Draco”. Si strinse, sì, senza dubbio, ma mise anche le sue mani dentro quei boxer così troppi caldi ed attillati, al momento.
“Uuuh, Ginevra, non perdi tempo eh?! Aspetta ancora qualche minuto e vedrai…” Perchè era diventata quello che per una vita aveva criticato, respinto, odiato? Perché era salita su quella giostra dei cavalli? Forse perché per una vita gli era stata negata, ma adesso aveva i biglietti giusti per pagare quei giri.
E non avrebbe sprecato la sua tenera età. Si sarebbe divertita fino allo sfinimento e poi sarebbe tornata la solita ragazza per bene. Voleva questo adesso e se lo stava decisamente prendendo. Le conseguenze? Poteva pensare a questo domani. La solita tipica frase che le vedevi ballare in bocca da tre mesi. Il sorriso era più sereno quando si auto convinceva di questo.
Giocava con quel corpo di ragazzo, giocava non solo con quello che stava toccando, si burlava dell’essere di quel bambino, ancora troppo immaturo per essere chiamato uomo, ancora troppo stupido per essere innamorato, ancora troppo Draco per non lasciarsi scappare una scopata.
Arrivati alla torre dei Serpeverde raggiunsero la finestra della camera dello Slytherin, la aprirono con un gioco incrociato di bacchette ed entrarono furtivi, silenziosi, eccitati.
I compagni di stanza erano smontati dal sonno. Draco non era stupido, sapeva a che serata sarebbe dovuto andare incontro, sapeva a che gioco avrebbero dovuto giocare. Da un anno le faide con il trio della misericordia si erano calmate, tanto da sedere allo stesso tavolo per il compleanno di Potter, tanto da bere dallo stesso boccale, tanto da attingere dalla stessa ragazza.
“Per i miei fantastici compagni di stanza, Draco.”, conciso, diabolico, geniale. Questa era la torta di mele lasciata per gli amici prima del suo congedo per raggiungere Hogsmade. Ingredienti: uova, farina, mele e mezza tonnellata o poco più di sonnifero. Neppure Hagrid che ballava una lambada in un negozio di porcellane avrebbe potuto svegliare le quattro serpi beatamente addormentate.
Voleva la sua scopata con Ginny, se questo poi comportava lo shock anafilattico di quattro suoi amici, chi se ne fregava in realtà? Lui decisamente no. Era Malfoy. Chiedere per avere? Mai.
La lanciò sul letto togliendole selvaggiamente il cappottino nero. In un attimo le due bocche erano un’unica entità, morbida, fluida, giocherellona. Le mani, troppo curiose, volte alla scoperta di quei due corpi ormai nudi, frementi, orgogliosi, o forse solamente inebriati da quella situazione. I respiri erano troppo affannosi, troppo ansimanti, davvero troppo assetati di piacere per entrambi. Ma era quello che volevano, e non si fermarono.
Fantasie proibite presero vita all’interno di quelle mura gelide, l’atmosfera era già abbastanza calda. L’alcool ancora una volta li aveva lanciati in orbita… Ma non era del tutto colpa delle Burrobirre. Certe cose si desideravano anche da sobri.
Lei lo ammanettò al letto, lui godette nel sentirla sgattaiolare furtivamente verso il centro delle sue gambe. Oramai era a cavalcioni su di lui, si divincolava, si muoveva a ritmo di quel vortice di passione. Non urlava, quello no, non voleva concederselo, più che altro, non voleva concederglielo. Pochi minuti e tutto tornò come prima, tutto o quasi.
“Ginevra, perché?”, chiese. Non che gli dispiacesse quella situazione, una botta quando l’occasione era loro complice, e via. Ma lui voleva di più.
“Perché perché perché, sempre a chiedere perché. Ogni volta che finiamo di farlo rovini tutto con questa domanda. Perché mi va, cazzo. Mi piace farlo con te. Gli altri dovrebbero invidiarti la fantasia sicuramente, ma soprattutto l’instancabilità. Non sei mai sazio di me. Non riesco ad annoiarmi con un soggetto come te, sei semplicemente unico, nel tuo genere. Non montarti troppo la testa, Malfoy”.
“Non mi monto la testa, monto te semmai. Ormai so come sei fatta, so cosa vuoi. Però mi chiedo, perché così? San Potter non dice nulla?”, voleva capire perché lui non dicesse nulla di questa situazione. Gli andava bene che la sua ragazza “se la facesse” con Malfoy, acerrimo nemico da lustri ormai? E poi magari, ancora con il suo profumo addosso, che corresse da lui e lo facesse anche con lui? No, c’era qualcosa che non andava e Draco doveva capirlo al più presto. Non si sarebbe dato pace senza una risposta, per quanto possibile, costruttiva.
“Io e Harry siamo stati chiari fin dal principio. Nessuno ha l’esclusiva sull’altro. Se ci va di farlo con qualcuno, lo facciamo e basta, cazzo. Che poi io mi diverta e lui no è un altro discorso. Devi arrivare tu a pormi quesiti inutili? Tu hai sempre bisogno di far movimento, io ti assecondo e nemici come prima. Nei corridoi mi ignori, in classe mi sfotti e qualche volta mi sbatti. Dov’è il problema?” , così era diventata.
“Ok, ok, niente più domande. La strada la sai per andartene, buona notte.”, lui non voleva solo il suo corpo, lui voleva la sua anima. Ma lei aveva troppa paura per dargliela, aveva davvero troppa paura di ammettere che lui era quello giusto. Forse era cambiata solo per farglielo capire.
“Buona notte Draco, sogni d’oro.”. Sorrideva sempre alla fine di una serata con lui, gli lasciava le sue mutandine e se ne andava, sempre, era sempre così. E a lui piaceva da morire.
Appena la porta si chiuse si alzò dal letto, completamente nudo, si diresse verso la scrivania, prese la telecamera nascosta dallo stendardo della casata e la strinse tra le mani, come il più prezioso tra i tesori. Riavvolto il filmato lo riassaporò per la seconda volta, da spettatore stavolta, non da protagonista. L’emozione salì, o meglio, scese nuovamente. Sapeva che era ancora più eccitante farlo davanti a quell’osservatore indiscreto, a quel visitatore così desiderato da entrambi.
Sapeva anche che lei era ancora dietro la porta a sospirare. Lo sapeva e ne rideva. Corse verso il suo vero tesoro, aprì la porta e la strinse forte a sé. Il bacio che si scambiarono fu interminabile, dolce e salato allo stesso momento. Cos’era? Il bacio di due amanti? Troppo poco. Il bacio di due innamorati? Troppo e basta. Un semplice bacio? Neppure...




Beta reader: Lucy Light

Primo capitolo della mia nuova long fic!!! Che emozione! Soprattutto perché voglio azzardare qualcosa in più stavolta… e spero gradiate. Ho grandissimi progetti per questa ff! Vediamo se vi piace… lo spero almeno! Un grazie speciale a tutte le persone che stanno commentando gli altri miei lavori… premetto che l’altra long fic continuerà ad andare avanti, soprattutto adesso che inizia a darmi le soddisfazioni che speravo… questo chappy l’ho postato per essere sicura di poter portare avanti il mio progetto! Commentino?!

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Capitolo 2
*** Wait a minute ***




Ehilà miei prodi! Dovete scusare l’emozione nello scrivervi ma sono felicissima di come sta andando la ff! Un solo capitolo e moltissimo successo, una valanga di preferiti e tante recensioni preziosissime! Volevo dirvi che in questi primi capitoli sto definendo un po’ la situazione, le coppie… sono decisamente piccantini come chappy, ma li vedo un po’ così per ora… nascono dalla mente pazza di una studentessa che non ne può più di studiare… se avete voglia di sopportare me e la mia ff, sarò onorata di ricevere commenti, anche dalle persone che non hanno commentato il primo, che mi apprezzano come scrittrice… mi fareste felicissimaaaa!intanto vi ringrazio per l’attenzione e… Buona lettura!!! Un bacione! Vostra Rivoltella J!                           
 
                                            WAIT A MINUTE (Aspetta un attimo)
 
“Sai per caso dov’è finito il mio reggiseno?”, ancora qualche gradino e avrebbe raggiunto il tanto bramato quadro della Signora Grassa, ansimando leggermente per le infinite scale, un po’ traballante a causa di troppo alcool ingurgitato, distrutta per i bagordi sfrenati della serata, con la camicetta sbottonata un po’ troppo e i tacchi che lasciavano la scia del suo passaggio prorompente, calpestando repentini la fredda pietra della scuola deserta.
“L’ultima volta che l’ho visto era nelle mani di Malfoy e ci stava letteralmente “brindando” con Zabini e Urqhuart. Ci ha travasato velocemente la Burrobirra dal boccale e giù tutto d’un fiato.”, la teneva per mano e non si rendeva conto di sorridere, il primo vero sorriso sincero da svariati mesi.
“Maledetta serpe strisciante! Glielo faccio ingoiare la prossima volta, dritto giù per la trachea! Come se non le conoscessi le sue abitudini…E’ un selvaggio, un barbaro! Mi stupisco che emetta parole invece che grugniti, zoticone. Eh ma domani mi sente quel cazzone universale, lo distruggo. Razza di ebete…”, gesticolava nervosamente arricciando un ciuffo così maledettamente liscio, biondo platino, nuova fiammata di gioventù, nuovo modo di essere, i vecchi ricordi li aveva seppelliti voracemente, sotterrati nella terra umida di un futuro tutto da scoprire, non più sola ormai.
I  boccoli color caramello li aveva abbandonati a giugno, scalando d’impulso i capelli setosi, portandoli preferibilmente sciolti, svolazzanti, liberi di fluttuare senza impedimenti, liberi di essere toccati da ragazzi che adoravano quel nuovo look, che si erano stranamente dimenticati il terribile epiteto che l’aveva caratterizzata per anni, solo per qualche modifica alla sua esteriorità.
“Ma smettila, Vecchia Spugna! Quanti Firewhisky ti sei scolata prima di metterti a ballare sul tavolo, sfilandoti molto sensualmente il reggiseno da sotto la camicetta e lanciandolo a quel cretino?! Almeno potevi destinarlo a me… Lo sai che ci tengo a certe cose. E poi… Devi ancora darmi il tuo regalo di compleanno! Lo aspetto da tutta la serata!”.
L’alcool era corso a fiumi quella notte, maratoneta fulmineo giù per le gole di quegli studenti così folli, compagno d’avventure senza rivali, nettare prelibato che ammorbidiva gli animi più intransigenti, evasione quotidiana per i più sfrontati. Appena i bicchieri si svuotavano, venivano riempiti velocemente, anche di nascosto, per non perdere il ritmo travolgente, per non prendersi indietro, per non fermare quella gara al più forte.
“Pensa al lato positivo del mio piccolo spogliarello…Adesso hai qualcosa in meno da togliere…”. Voleva provocarlo, voleva farlo eccitare come non mai, probabilmente in quel momento gli avrebbe dato il suo regalo di compleanno…
Avrebbe fatto l’amore con lui! Anche se era fidanzato? Si, anche se era il fidanzato della sua migliore amica.
Era iniziato tutto come un gioco. “Hermione, stirati i capelli per il compleanno di Draco, vedrai che stasera ti chiederà di metterti con lui! Mione, mettiti questo top fantastico che sarai perfetta, tu che puoi sfoggiare certe scollature, buttati! Herm, vieni dal parrucchiere con me? Io mi faccio rossa e tu… Bionda!!! Dai dai, e chi ci resisterà più poi? Adesso che frequenti Malfoy devi essere all’altezza della casata nella quale metti piede furtivamente quasi ogni notte.”
Come se lei bramasse quello, come se volesse essere la fantasia erotica di qualcuno, come se avesse bisogno di qualcuno che l’amasse. Perché, non era forse così? Si, ne aveva bisogno, un recondito desiderio nascosto, timido, congelato nella sua mente per colpa di troppe sofferenze, stagnato nel cuore, maledetto tarlo che le stava consumando la ragione, pensiero fisso, bastardo, meschino, la spinta decisiva che, disgraziatamente, l'aveva catapultata nel suo non essere più totale.
Si era prefissa di non scendere a compromesso alcuno, non voleva annientarsi per quel così costoso bisogno d’amore.
“Tacchi a spillo? Ma scherziamo Ginny, mi schianto al suolo al sol pensiero. Minigonne poi?! Ma sei impazzita? Così se cado per colpa dei trampoli mi si vedono anche le tonsille! E cos’è quel filo interdentale…? Ah, ops, io dovrei mettermelo là sotto? Tanga? Oddio, no no e poi no. Reggiseno push-up, a balconcino? Mica devo metterci i geranei dentro? Che sciocchina che sei! Pantaloni stretti a vita bassissima? Merlino, potrei provare, solo questo però, ma non voglio assolutamente che mi appioppi un paio dei tuoi, soprattutto quelli con gli strappi sulle, ehm, natiche… Semmai andiamo ad Hogsmade a fare shopping insieme! Ma sognati le calze a rete… Le usa mio zio per pescare le trote al massimo!”.
Paure, soltanto paure, timori in cui affogare sola, cose di cui sentiva la mancanza, lussuosi gingilli che la richiamavano a rapporto.   
Dopo essere stata pregata giorni e giorni, ore infinite passate a sentirsi ripetere: “Ma ti vedi, cazzo? Sei perfetta! Capisco l’hanno scorso quando effettivamente eri un po’ sovrappeso, ma adesso!!! Se fossi un ragazzo ti salterei addosso per strada! Mi vuoi dare ascolto? Fidati della tua migliore amica Ginny, fidati! Non vedi come mi apprezzano di più adesso che sono sfacciata, ora che finalmente mi sono liberata della maschera della brava bambina educata? Finalmente mi amano, prima cos’ero, cazzo? Nulla. Fidati di me Hermione, fidati.”.
Sapeva che la sua piccola Ginevra stava sbagliando le dosi, tutto era troppo radicale. Ma le voleva bene perché certi sentimenti superano le apparenze. Le sarebbe stata accanto sempre, prima e dopo il cambiamento. A lei sarebbe bastato solo un leggero cambiamento, appena accennato.
E alla fine, stremata, scocciata, veramente incazzata, ma così maledettamente curiosa, pronta a buttarsi in quel mare color del vino, dopo riflessioni interminabili, impaurita, insicura ma con una forza innata dentro, acconsentì a dare il via a quell’esperimento. Le conseguenze furono letali.
“Budino glassato!”, la Signora Grassa rotolò lentamente, bisbigliando tra sé imprecazioni decisamente scortesi  ai due ragazzi estasiati dalla vita, svegli quando tutto taceva, sereni tra tanta ipocrisia, due avventurieri della notte che entrarono nella Sala Comune dei Grifoni in silenzio, avidi di ascoltare i loro respiri. Il calore inebriò prepotentemente i corpi rigidi che furtivi si muovevano per la stanza, il fuoco scoppiettava nel camino, vivido, raggiante, attraente come non mai, magnetico. Subito l’alta temperatura divampò nelle loro guance, colorandole di un rosso tenue.
Hermione impugnò la bacchetta, piegandosi lievemente per togliersi le scarpe, troppo alte, troppo scomode, decisamente troppo rumorose data l’ora. Tornata della sua altezza naturale, stava per sibilare “Lumos” quando nel rialzarsi venne bloccata da un brivido caldo, destriero scalpitante, imbizzarrito, che galoppava funesto per la sua schiena.
Harry le aveva cinto i fianchi con le braccia muscolose, seguendo il movimento del suo corpo quando leggiadra si rialzò. Stava salendo con le mani dentro la sua camicetta, lento, riflessivo, delicato, non voleva perdersi nulla di quei momenti. Lasciando cadere distrattamente le scarpe, morse delicatamente le labbra di quel ragazzo così straordinariamente attraente, muovendosi cautamente in quell’abbraccio simile ad una morsa. Anche lui era cambiato, come tutti ormai.
Gli occhiali secolari, portati da anni come una seconda pelle, li aveva spezzati, pestati, disintegrati, e al loro posto due lenti comodissime avevano reso giustizia a quegli occhi così brillanti, profondi, tenebrosi. L’abbigliamento era curato, ricercato nei minimi particolari, rincorreva la perfezione, inseguiva in modo maniacale ciò che più piaceva alle ragazze, con uno scatto felino aveva agguantato la popolarità, la fama, tutto ciò che non era semplice e pura ammirazione per essere sopravvissuto a Lord Voldemort. No.
Adesso le ragazze lo desideravano per la sua bellezza esteriore più che per quella interiore. Tutte, meno lei, lei lo aveva amato da sempre, sfigato o popolare che fosse.
Lui, fidanzato con Ginevra Weasley, lei, sua migliore amica, erano irriconoscibili. La piccola rossetta li aveva travolti nel suo cambiamento. Risultato? Si godevano la vita appropriandosi senza ritegno di sfaccettature che non erano proprie del loro carattere, rubavano modi di essere altrui, senza chiedere il permesso, si erano trasformati in persone simili alle altre, conformisti, non erano più parte staccata di un gregge più ampio, no.
Loro ora erano i capi branco e non volevano smuoversi dal loro trono. Magari si erano solamente sbottonati un po’, lavando via dalla pelle paure che si erano calcificate nella loro anima. Forse Ginny aveva fatto bene a buttarli giù da quel burrone di incertezza, forse era riuscita a farli diventare quelli che nel profondo erano da anni, o forse, aveva solo peggiorato la situazione.
Fatto sta che la situazione tra i due stava mutando, che i sentimenti reciproci stavano spaziando liberi, sproporzionati, giganti, alianti alati in un cielo di cartapesta.
“Guarda che sono pericolosa con questa bacchetta in mano!”, glielo sussurrava maliziosamente all’orecchio, strusciando le sue labbra contro quel collo freddo, rigido, leggermente tremante.
“Fammi male!”, voleva ubriacarsi di lei, desiderava assaggiare tutte le sue fragranze, assaporare furtivo il frutto del peccato, la sua pelle di pesco, morbida, vellutata, soffice.
“Basta parlare, baciami!”, slacciò abilmente il gilè grigio e penetrando con la fina bacchetta la camicia candida, strappò ad uno ad uno i piccoli bottoni neri, stelle demoniache in quell’infinito cielo. Lo attirò a sé tirandolo per il colletto e iniziò a baciarlo con trasporto, lasciandoli tracce di rossetto un po’ ovunque, dalle labbra, ai boxer.
Lui eluse le barriere del tempo mettendole le mani dentro ai jeans, sentiva le sue curve femminili, attraenti, perfette, fredde, fremevano ad ogni carezza. Aveva quasi paura di toccarla, di sfiorare quelle membra che emanavano desiderio, temeva quasi di farle male, la sua preziosa bambolina di porcellana era da trattare con guanti di velluto, era da baciare ed elogiare, sfiorandola delicatamente. La desiderava da anni, e finalmente la sentiva gemere per lui.
Lei gli saltò in braccio, avvinghiata con le gambe ai fianchi fini, il caldo era torrido, soffocante.
Lui con le mani troppo in basso per essere ancora definite pudiche, la toccava avidamente, la sorreggeva con forza e delicatamente la poggiò nel divano davanti al fuoco scoppiettante.
Il calore li invase e spinti da una voglia irrefrenabile continuarono a spogliarsi rapidamente. Le due lingue giocavano a rincorrersi nelle bocche agitate, le mani scendevano eroticamente in giù. Abbassando la cerniera dei pantaloni, glieli sfilò con determinazione, golosa di quel corpo così perfetto. Lui, guardandole il viso illuminato dalla flebile luce del fuoco, se la portò sopra e aspettò inerme la prossima mossa della sua eterna compagna di giochi.
“Stai fermo.”, con la lingua iniziò a creare percorsi immaginari nel suo petto e via via sempre più in giù, arrivata all’elastico degli slip si fermò e alzando il viso lo guardò in modo assolutamente provocante. Lui era evidentemente eccitato, aspettava solo quello, a breve non avrebbe risposto delle sue azioni. Con un balzo lei si avvicinò al fuoco e sfilandosi i jeans si sdraiò per terra, invitandolo con un dito a dominarla.
Non si fece attendere, Harry le saltò sopra e con la mano distrusse le barriere del suo corpo, penetrandola con decisione. Hermione, fissandolo negli occhi, emise un gemito di piacere e abbassandogli i boxer lo tirò pericolosamente a sé, lo voleva suo, lo voleva sentire dentro sé, la prima di infinite notti insieme, ma non a quelle condizioni. Fece fatica a fermarsi, ormai i due corpi erano una sola cosa, ma furono così sfrontati, così assetati di piacere, trasudando voglie proibite, solo per qualche secondo.
“Fermo Harry, basta.”, era il ragazzo della sua migliore amica e finchè fosse stato tale non avrebbe voluto concedergli il suo completo amore.
“Non voglio che la mia prima volta sia così, nascosta al resto del mondo, taciuta come il peggiore dei peccati, bandito come il più impuro dei segreti. Non voglio negarmi la possibilità di essere felice con te, ma solo quando sarai libero potrai avermi. La sai che io voglio tutto, oppure lascio perdere.”, una lacrima le scese delicata sul viso e poi, via via, scorse tra i seni prima freddi, ora in fiamme.
Lui gliela fermò con la bocca e risalendo prepotentemente la baciò nuovamente, con più trasporto di prima. La Grifona non provò neanche a divincolarsi, infondo era tutto quello che voleva, quel corpo tonico sopra il suo, i movimenti ritmici di quell’amore che non poteva essere ancora definito tale.
“Io e Ginny non abbiamo un rapporto esclusivo. Possiamo frequentare tutte le persone che vogliamo, facendoci quello che più desideriamo. Non devi sentirti in colpa per lei. Non farà problemi, come io d’altronde non mi offendo per quello che fa lei. Siamo d’accordo così”, quegli occhi grandi le scavavano dentro e tirandolo a sé lo baciò di nuovo.
“Lo so che non siete una coppia esclusiva, ma vi sembra giusto comportarvi così? Io non riuscirei a trattenere la gioia di dirle che l’ho fatto con te, non posso trattenere questo fiume in piena che mi accompagna da giorni ormai. Già la prima volta che ci siamo baciati a Pozioni mi sentivo una carogna bastarda, sporca nell’anima per nascondere alla mia migliore amica una gioia così grande, indegna, un verme per usare una voglia fisica a discapito di un’amicizia.”, le lacrime ora erano due, tre, non cessavano di sgorgare, morivano tragicamente sulle sue labbra.
“Io le ho detto che ci frequentiamo qualche volta e lei non ha battuto ciglio.”, cercava di convincerla, la voglia di possedere quel corpo era tanta, troppa forse per essere sensibile.
“E infatti quando ho provato a sfiorare l’argomento lei ha cambiato bruscamente discorso. Lo sai com’è fatta, vuole tutti ai suoi piedi, colleziona fish, carte per il suo mazzo e intanto se la fa con mezza Hogwarts. E a te va bene una situazione del genere? Vuoi stare con una che la da al vento? Io non credo.
Un conto è cambiare look, abiti, taglio, colore di capelli, ma il cuore, i sentimenti, quelli possono stagnare sotto un colpo di lacca? Possono essere soffocati sotto un vestitino troppo trasparente? Possono essere tagliati, espulsi dal nostro corpo? Io non credo Harry, non credo. Ora, se vuoi scusarmi, vado a letto. Non provare a seguirmi per favore. Lo sai che cederei al tuo corpo, toccando per una notte il cielo con un dito. Ma ti immagini domattina?
Svegliarmi ancora con il tuo profumo addosso, alzarmi ancora inebriata da quest’esperienza, sorridendo, sola, non condividendo con anima v  iva quest’emozione, solo perché sei vigliacco e non hai il coraggio di lasciarla.”, alzandosi si infilò i tacchi e praticamente nuda si allontanò dall’uomo che amava con tutta se stessa.
“Hermione…”, con un nodo in gola le sibilò queste parole, guardandola ammaliato.
“Si Harry?”, ultimi sussurri prima di congedarsi definitivamente.
“Ti amo”, toccandosi il petto sentiva il cuore scalpitare, sapeva di aver detto la cosa giusta.
“Ti amo anch’io.”, fermandosi prima della scala, senza aver paura di mostrare il suo corpo nudo nella penombra, lo guardava con quei grandi occhi color nocciola, svanita, persa in quella figura.
Dopo aver emesso quelle parole, troppo gelate per sciogliersi, ora, in quella stanza, se ne andò, salendo la scala, piangendo, stringendo i vestiti che profumavano di lui.
Restò solo, il fuoco si spense a poco a poco. Il freddo lento lo pervase, gli penetrò dentro, nelle ossa, nella mente, nel cuore. Prese i suoi vestiti sparsi per la stanza e andò a letto, correndo, scappando. Sapeva cosa avrebbe sognato, sapeva chi gli avrebbe riempito la mente, puntuale come ogni notte e non vedeva l’ora di addormentarsi per rivederla. Lei, solo lei.
 



Beta reader: Lucy Light


Ringraziamenti infiniti dal profondo del mio cuore a:

jess: sono contentissima che ti piaccia come inizio e il fatto che tu voglia leggere i prossimi chappy mi rende felicissima!!! Spero tu abbia gradito anche questo! Se ti va di lasciare un commentino è sempre super ben accolto!!! Bacio

Noemi_Malfoy: me molto molto molto emozionata nel leggere il tuo commento! Spero ti sia piaciuto anche questo! Spero ti vada di continuare a seguirmi! Kiss

KiaraRowling: tesoro mio bello santo!!! Ma quanto ti adoro io?! Come posso quantificare la stima che nutro per te come scrittrice e persona?! Semplicemente…ti voglio beneeeee!so che è un po’ pochino ma te lo dico col cuore! Se ti va di commentare sono sempre qui, impaziente di avere tue notizie! Baciottolini

Lady_Malfoy_4ever: bellissima tesora mia! Grazie di commentare tutto quello che scrivo, mi onori sempre con un tuo commento.. spero tu possa gradire anche questo, e spero di non traumatizzarti troppo!!! Fammi sapere! bacionissimi

Ashley Snape: la mia tesoraaaaaa! Grazie per la tua gentilezza! Spero ti piaccia il nuovo chappy! Fammi sapere! Un bacione

Christina Malfoy: carissima mia!!!ma quanto dolce e preziosa sei?! Tantissimissimo! Mi onori sempre con i tuoi commenti, con le tue ff! ti adoro! Spero ti piaccia anche questo! Fammi sapere! Bacio bacio

Seiryu: ehilà! Che onore averti tra le mie nuove recensioni! Che io ti stimi come scrittrice è assodato, che poi mi faccia un immenso piacere che tu mi segua è una certezza! Fammi sapere se ti è piaciuto anche questo! Bacio

Vesuvium: ti ringrazio tantissimo per la tua gentilezza…mi fai arrossire! Spero ti piaccia anche questo! Fammi sapere se ti va! Kiss

Lights: spero di non averti fatta attendere troppo…ho aggiornato dopo 3 giorni…per me è un tempo record!!! Se ti va fammi sapere se hai gradito! Un bacio

Lucy Light: grazie per i tuoi commenti sinceri all’anteprima del capitolo! Spero ti piaccia… lo sai che il tuo giudizio è il primo che ho sempre, quello che mi aiuta a migliorarmi in ogni situazione… ti voglio bene Lucia!!!
 
Un grazie specialissimo a: Christina Malfoy, Hitomi,  KiaraRowling, Koki, Lady_Malfoy_4ever, Noemi_Malfoy, Seyriu, Stellina the best, Willina per aver messo la mia ff tra i loro preferiti! Vi adorooo! Fatemi sapere se vi piace il nuovo chappy se vi va! bacio

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Capitolo 3
*** Like toy soldiers ***


"Come soldatini giocattolo"

“Draco, trovi che questo maglione mi ingrassi?”, un colosso di due metri per tre si ergeva placido e tranquillo davanti ad uno specchio troppo piccolo per la sua stazza, trotterellando come una ballerina zoppa, saltellando qua e là come una quaglia in calore.
“Sei sempre il solito maiale all’ingrasso.”. Freddo, cinico, viscido vecchio bastardo. Non capiva quanto male potevano fare quelle parole, non poteva capire quanti fregi poteva provocare nell’anima con un sogghigno, con un offesa che sputava senza ritegno, senza rimorso.
Era distratto, rapito, stranamente concentrato, incatenata la sua attenzione, fervida ed immaginaria, le mani stringevano un oggetto rigido e gli occhi non si perdevano un istante di quello che stavano osservando, avidi, melliflui, intensi.
“Ma mi sta proprio così male? Infondo sono dimagrito ben mezzo chilo dall’ultima volta che l’ho messo, qualche miglioramento deve pur esserci!”, povero piccolo Goyle, sguazzante nell’insicurezza, necessitava solamente di un po’ di conforto, una parola dolce, anche se bugiarda. Si guardava attentamente, contemplando la figura suina che appariva goffa, flaccida, ingombrante. L’espressione triste, di chi sa di voler cambiare, ma troppo debole di carattere stagna nella sua condizione esistenziale terrena: essere rinchiuso in un corpo di mammut, grasso, infelice, orrendo.
“Se inizi la giornata ingurgitando tanto cibo quanto tutti i Grifondoro messi insieme non puoi mica pretendere di diventare un figurino per grazia divina! Mangia meno e cura di più il look, prendi esempio dal dio della scuola, quel fisico statuario che ammalia, lo sguardo sensuale che ti ipnotizza, quel fascino rude, il mio ovviamente, che attira flotte di gallinelle impazzite pronte a leccarmi i piedi, ehm, e qualcos’altro, soltanto se glielo chiedo.”.
Inutile mentovare la sua galattica autostima, il suo senso dell’essere perfetto, sentirsi il migliore e non tenerlo nascosto era la sua priorità. Sfoggiava il suo corpo come calamita, attirava a sé chiunque volesse muovendo i capelli biondi con non curanza, lanciando uno sguardo che ti incendiava seduta stante, sferrando orgoglioso un bacio. L’egocentrismo regnava sovrano in quel giovane così attraente, troppo innamorato ora per concedersi a grazie femminili qualsiasi.
Voleva lei, la stava osservando nella videocamera che stringeva prepotentemente tra le mani, avidamente, come ipnotizzato. Nessuno gliele avrebbe potute rubare, la telecamera e la donna. Il cuore di Ginny sarebbe stato suo al più presto. Questo era certo.

“Capo, mi faresti diventare come te?”, timido bofonchiò questa frase, velocemente, girandosi di scatto col volto, lontano da quegli occhi truci che avrebbero potuto giudicarlo, annientarlo. Sarebbe stato un sogno diventare come il suo migliore amico. Così considerava Draco Lucius Malfoy, un amico fidato, presente, sì, bastardo, cattivo, letale, e ciò nonostante un amico sul quale poter contare, sul quale voleva poter contare.
Il suo fascino era storico, quale ragazza non avrebbe avuto un accenno di mancamento al sol sentirlo nominare, “un eterno orgasmo piovuto dal cielo”, così si autodefiniva il re della Serpi.

Adesso il facocero muschiato si contemplava con più speranza nel cuore, posto di profilo, sull’attenti, trattenendo a fatica il respiro, provando a contenere la pancia vistosa, prorompente, ampia, che sgusciava timida da sopra la cintura dei pantaloni. Con uno sguardo rassegnato riprese ad inalare aria normalmente, sbuffando per l’esito scadente dell’impresa, abbattuto nel profondo.
“Sarebbe bellissimo poter camminare spalla a spalla con te, per i corridoi della scuola, con sguardi fieri, sensuali, onnipotenti. Fare il tuo zerbino è comunque un onore, sempre e comunque!
Essere il paggetto del sovrano, che cammina a testa bassa, dietro il suo padrone, è spesso umiliante però. Non perché non sia riconoscente di questo, anzi, non ti infuriare per carità, è solo perché ti invidio, perché sono geloso di quello che hai, di quello che sei. Aiutami ad essere apprezzato, per favore Draco, per favore.”.
Aspettava fervidamente una risposta da quella statua vivente, confidava nel briciolo di sensibilità che albergava in quella zucchetta aurea, ci credeva davvero e avrebbe sacrificato deliranti abbuffate con Tiger pur di riuscire a dimagrire, per il resto si affidava al guru della moda, lo stilosissimo Serpeverde.

“Oh cazzo, ma stai scherzando?! No, dimmi se hai intenzione di farmi crepare di prima mattina che almeno mi prendo del Valium per conto mio. Porca puttana.”, staccato lo sguardo dallo schermo in fiamme, con le grazie di Ginny sotto le sue mani vogliose, decise di prestare attenzione a Goyle, caro vecchio orango tango, da sempre senza cervello, o almeno, intelligenza celata, ben nascosta sotto tonnellate di imbranataggine, che adesso sfoggiava volendo cambiare, volendo diventare una persona migliore.
In fondo gli voleva bene, da qualche parte nel suo cuore e quello sarebbe stato il suo modo per dimostrarglielo, il modo migliore sicuramente.

“Ok, lo sapevo, come non detto. Sguazzerò nella mia sfiga fino a cinquant’anni, quando sarò un dentista fallito, con l’alito che puzza di birra, depresso, con una pancia che fa provincia, facendomi seghe mentali e non per soddisfare una solitudine costante nella mia vita, dall’asilo in su.
Mai che una ragazza mi abbia guardato, in modo ammaliato intendo, mai che qualcuno mi abbia detto “ti voglio bene”, gli unici baci che ho ricevuto nella vita sono quelli di mia nonna che mi regala un cappone in salmì ogni Natale.
Mi sento solo Draco, voglio essere come te, voglio che qualcuno si innamori di me, riempiendomi la vita… Solo questo vorrei, ma se non vuoi aiutarmi, non importa.”, con gli occhi velati di lacrime si infilò il lungo mantello nero, pronto, come sempre, a soffocare i suoi dispiaceri in una torta glassata alle mandorle, in un vassoio di krapf alla crema pasticcera, in una valanga di muffin succulenti. Quanto si faceva male in quel modo, non se lo meritava.

“Ti arrendi così facilmente cinghialotto?! Eh no sai, non si fa. Prima regola per diventare perfetto come Draco Lucius Malfoy: inseguire i propri ideali, sempre e comunque, con determinazione, autostima alle stelle, voglia di reagire, l’ostinazione deve diventarti amica fidata. Capito?
Per il resto ci sarà da lavorare, molto da lavorare. Training per fortificare il carattere e, ovviamente, dieta ferrea. Carotine insipide, zuppette di cavolo scondite, gambi di sedano a go go e come premio, una volta la settimana, una coscetta di pollo striminzita.
Dolci banditi, bevande dolci un tenero ricordo, a cui sbavare al sol pensiero. Sarà dura scimmione, sarà micidiale. Vuoi tu diventare bello, rinunciando a bombe caloriche colossali sottoforma di cibarie funeste, che ti tentano solleticandoti il palato, distruggendoti il fegato a catapultate di colesterolo cattivo?”.
Non capiva perché lo stava aiutando,  anzi, pensava inconsciamente di essere sotto incantesimo, ma, chi se ne fregava? L’avrebbe salvato. In sei anni non aveva mai fatto nulla per lui, mai. Regalargli stecche di cioccolata era stato più deleterio che, gentile. Certo, l’avrebbe aiutato a diventare quello che sognava. Migliore. Era contento di vederlo così determinato, si sentiva importante per lui.

“Si, lo voglio!”, e lanciandosi al collo del biondo Slytherin, facendolo traballare vistosamente, si commosse leggermente. Non era un idiota infondo, l’espressione vacua e stupida era autentica, quello si, ma non scandiva la scemenza perenne. Stava maturando e voleva il meglio per sé, finalmente.
“Ehi ehi ehi, poche smancerie! Non sono mica diventato un bon bon alla panna! Staccati subito, asciugati le lacrime da femminuccia viziata e andiamo a far colazione. E bada bene, ti metterò IO le cose nel piatto. Guai a te se provi ad abbuffarti di nascosto, ora sei nelle mie mani e pretendo impegno, una valanga di impegno, o le fai bene le cose o non le fai per niente, seconda regola per essere come Draco. Intesi?”.
Si divertiva ad allevare quel piccolo salsicciotto insicuro. Avrebbe fatto benissimo a tutti e due. A Goyle avrebbe cambiato la vita, a Draco una buona dose di sensibilità non avrebbe fatto di certo male.

“Si, signore! Avanti marsch!”, era al settimo cielo e precedendo il suo caporale, ballonzolò allegramente verso la porta, leggero e felice come non mai. Quello era l’inizio di una nuova vita, per entrambi.

***
                                                                  
“Harry, mi puoi passare il bagnoschiuma?”, l’acqua bollente scrosciava pesantemente, riscaldando soavemente quel corpo snello, tonico, femminile. I capelli rossi, impregnati d’acqua e coccolati teneramente dallo shampoo alla ciliegia, erano appiattiti sulla nuca regolare, profumati. La pelle chiara era lievemente arrossata per il calore, l’aria che respirava era la fusione complementare di aromi spezziati e fruttati.
Il vapore inumidiva i vetri freddi, gelidi, che ritraevano un paesaggio autunnale scolorito, decadente, malinconico. Hogwarts abbracciava calorosamente ottobre.

“Liquirizia o rosa?”, aveva accompagnato Ron dalla sorella, per consegnarle un pacco arrivato direttamente da Hogsmade. Non voleva vederla in doccia, sapeva come sarebbe andata a finire. Eccitato dalle bolle di sapone e da quel corpo mozzafiato, sarebbe entrato furtivo, vestito, eccitato, e come sempre avrebbe fatto l’amore con lei.
Le mani di Ginny si sarebbero intrufolate nei suoi boxer e avide di toccarlo, l’avrebbero mandato in estasi. Di questo era capace Ginevra Weasley. Ma l’avrebbe evitato con tutte le sue forze, non doveva cedere proprio adesso, adesso che era così vicino alla sua meta.
Pensava alla notte appena trascorsa, al corpo fremente di Hermione, ai suoi seni freddi compressi sul suo corpo di uomo, gli occhi da cerbiatta che comunicavano desiderio, la voglia di possedere, di dominare.

“Rosa, grazie.”, distaccata rispose repentina, insaponandosi il ventre piatto, ripensando a chi l’aveva toccata per l’ultima volta, alle sue dita affusolate, che si nascondevano ovunque scoprendo aree del suo corpo che non credeva neanche di conoscere. Quel ricordo la inebriava, con gli occhi chiusi ripensò ai movimenti ritmici convulsi, alle spinte delicate ricevute, all’immenso piacere provato.
Scendendo sempre più in basso con la spugna rievocava voglie passate, sfiorandosi delicatamente il corpo in estasi, guardando il viso che le balenava in testa, Draco.

“Senti Ginny, ti va se ci incontriamo alla Guferia dopo pranzo?”,era preoccupato, irrequieto, teso. Voleva chiarire al più presto il loro rapporto, non voleva che tutto si riducesse a solo sesso.
Ormai desiderava, bramava, sognava solo una cosa: l’amore completo, quello che lo faceva sussultare, addolcire, sognare ad occhi aperti. Voleva lei, lei soltanto, Hermione Jane Granger.

“Ma, perché Harry?”, preso il bagnoschiuma sibilò con un sussurro queste parole. Dal tono di voce si percepiva il timore, l’agitazione, la paura. Temeva fortemente che Harry la volesse sua, e lei adesso si sarebbe voluta concedere solo a Draco. Non immaginava nemmeno che volesse lasciarla.
“Tu vieni, poi vedrai”, dubbia risposta, ma non voleva insospettirla. In fin dei conti era comunque la sua ragazza e non voleva farla soffrire. Immaginava le lacrime nei suoi occhi scendere prepotenti nel momento dell’addio. Doveva cancellare subito quello sguardo triste dalla mente.
“Ok allora, alle tre in guferia”, balbettando queste poche parole si strinse nelle spalle, tremando sebbene l’acqua bollente le coccolasse dolcemente il corpo.
Perché non l’aveva lasciato prima? Perché portava avanti una storia come quella, ufficiale ma non esclusiva? Semplicemente perché era la “fisher” più ambita della scuola e averla nelle sue mani era più che un semplice piacere.

“Bene allora, ti mando Ron con il pacco. A dopo.”,  questa frase, scondita delle parole tipiche di due innamorati, risuonò gelida, impregnata di tensione.
Non aspettando risposta sgusciò fuori dalla stanza torrida, velocemente, vorace, impaziente di rivedere quel volto, compagno fedele sempre avvolto dalle fauci della notte, ieri sera, per la prima volta, illuminato dalle fiamme scoppiettanti di un camino un tantino indiscreto.

“Ron, vai da Ginny con il pacco”, voleva liberarsi di lui alla svelta. Doveva rimanere solo con lei, assolutamente, solo per osservarla respirare, per guardarla mentre si vestiva, assorta nei suoi pensieri, tranquilla, per sfiorarle il viso delicatamente, per sussurrarle un bacio.
“Ma Harry! Sta facendo la doccia! Non posso aspettare che sia un minimo presentabile, o almeno vestita!?”, aveva sempre temuto i corpi femminili sotto la doccia, nudi, prorompenti, che si facevano posto a forza nella sua mente di giovane adolescente.  La fisionomia di una ragazza è disegnata con matite dal tratto leggero, preciso, inconfondibile.
Ma quella era sua sorella, non poteva essere eccitante, almeno per lui. L’imbarazzo però persisteva e gli colorò le guance di un rosso vivo, vermiglio, che si accoppiava perfettamente con il color carota dei capelli lisci, lunghi fin sotto le orecchie.

Repentino aprì la porta del bagno, entrò scaltro, rapido, coprendosi gli occhi con la mano leggermente tremante, invaso da una coltre di vapore caldo, avvolgente. Lasciò cadere maldestramente il pacco e corse fuori senza voltarsi, senza battere ciglio.
“Ragazzi, vi aspetto in Sala Grande, tanto qui siamo gli ultimi ormai. Sapete quanto ci tengo ad accaparrarmi una bella fetta di torta al limone e panna. Pancia mia fatti capanna! Ci vediamo dopo.”, la capigliatura svolazzò leggiadra seguendo fedelmente quel corpo repentino, affamato.
La finestra aperta lasciava entrare il vento freddo che spirava nelle lande immense di Hogwarts, l’aria gelida punzecchiava birichina quei due corpi ormai così pericolosamente vicini, così avidamente deliziosi, così bisognosi l’uno dell’altro.
“Ciao”, sfiorandole delicatamente il viso, la strinse prepotentemente a sé, avvicinandole la sua bocca al collo, desideroso di emulare i respiri affannosi della serata precedente.
“Ciao Harry”, in slip e reggiseno, colta nell’atto semplice e naturale di vestirsi, gli porse il collo dolcemente e togliendoli la camicia dai pantaloni, sgattaiolò dentro furtivamente, dando il via libera alle mani curiose.
I pettorali sporgenti erano tonici, palpitanti come la sera precedente, l’addome perfetto era liscio, invitante. Ascoltava silenziosa i respiri affannosi del suo amante, completando il silenzio che li accompagnava, con dolci baci proibiti.

“Stasera ci incontriamo?”, aveva fame di lei, del suo corpo femminile, la voleva possedere senza tregua, incapace di fermarsi una volta entrato in lei. I pantaloni rigidi ne davano riprova lampante.
“Parli con Ginny prima?”, era fondamentale quella risposta. Se fosse stata davvero importante per lui, avrebbe lasciato la sua migliore amica e si sarebbe dedicato, anima e corpo, a lei.
“Si, le ho dato appuntamento dopo pranzo. Chiariremo la situazione e finalmente staremo insieme, io e te, liberi dalle manette del timore, onesti con noi stessi e con lei. E’ più che giusto per tutti.”, sentiva di fare la cosa giusta, sentiva di essere vicino alla felicità, per troppo tempo soltanto sfiorata.
“Ti amo, amore!”, lo strinse a sé e lo buttò nel letto, saltandogli affannosamente sopra. La voglia di immergersi in lui era tanta, il cuore batteva all’impazzata, veloce come un treno senza fermate. Resistere fino a sera sarebbe stato fattibile, poi finalmente avrebbe potuto assaporare la sua prima volta, con lui. Al sol pensiero un brivido improvviso fece capolino lungo la sua schiena. Rideva.
“Ti amo anch’io Hermione”, e appoggiando la piccola mano delicata sul suo petto le fece sentire come la sua presenza lo rendesse emozionato, irrequieto, felice.
Dopo molti baci si ricomposero, lei vestendosi, lui sistemandosi la camicia oramai sbottonata. Ginevra sarebbe uscita a breve dalla doccia e non potevano farsi beccare già insieme, avrebbero aspettato che le cose si sistemassero, poi sarebbero esplosi di follia, avrebbero lasciato scorrere la passione senza imprigionarla, senza arginarla in una diga troppo feroce, troppo meschina.
Non si staccavano gli occhi di dosso, avrebbero potuto stare così ore e ore, invitati silenziosamente dal sentimento che li univa, addolciti dal sapore zuccherino dell’amore appena sbocciato.
Ma, improvvisamente, un urlo dal bagnò gelò loro il sangue.  
 

Beta reader: Lucy Light
 
Allora allora allora! Che ne dite di questo chappy?! L’idea di Goyle mi è venuta guardandomi allo specchio, il che non è molto rassicurante da certi punti di vista… (spesso la pancetta & co. fanno male al cervello, non vedersi come si vorrebbe è brutto, sempre e comunque)… Goyle è stata la mia piccola evasione mentale.
Gli voglio far percorrere una strada ben precisa… Quello che sto intraprendendo io da questa estate… Non viene mai usato come personaggio delle ff, ma lui impersonava al meglio qualcosa che è un problema globale, l’insicurezza di molte persone, io per prima. Spero abbiate capito quello che volevo comunicare. Poi ovviamente gli eventi procedono… Herm e Harry sono vicini a realizzare il loro sogno, Draco e Ginny pure… ma casini vari saranno pepe della storia… Quindi belli miei… Continuate a seguire, mi raccomando!!!

Ringraziamenti dal cuore:

milly92: sono felicissima che tu l’abbia apprezzata, spero che questo chappy non ti abbia delusa, spero tu la possa seguire sempre volentieri!fammi sapere…un bacio


Noemi_Malfoy: ma tu sei una grandissima donna!!! hai capito perfettamente il mio filo logico, a cosa volevo alludere (il riferimento alle se**e mentali di Harry è divino). Spero ti abbia incuriosita ancor di più questo chappy!i tuoi commenti son sempre preziosi! Un bacio


Hysteria: ma grazie stupenda creatura per esserti aggiunta ai commenti…ecco a te il terzo capitolo, spero vivamente ti sia piaciuto! Fammi sapere mi racc! un bacio


Lady_Malfoy_4ever: scusa se ti traumatizzo!!!chiedo umilmente perdono! Sto dando sfoggio della mio essere maliziosa!eh eh, fammi sapere se ti è piaciuto questo chappy!ti voglio bene stella, un bacione


granger90: come vedi, i tuoi desideri si stanno per avverare…stanno per lasciarsi, o quasi!!!spero di ricevere una tua opinione!un bacio


Seiryu: e finalmente ai scritto di nuovo eh?!birbantella che non sei altro!che io ti stimi un sacco come scrittrice è assodato, che tu stimi me dopo questo chappy non so quanto! Fammi sapere!kiss


HarryEly: ecco il nuovo chappy!a te il commento ora, spero ti stia soddisfando questa mia ff!kiss


marco: carissimo marco!!!divino mi sento di dire!ormai non so più come ringraziarti, devo farti una riverenza con saltello e tripla giravolta! Eh eh, a parte gli scherzi, piccolo frammento di herm e Harry sul punto di farcela a stare insieme…ma ce la faranno i nostri eroi??? A presto, fammi sapere!un bacio


KiaraRowling: tesoro mio immenso!!!spero vivamente di non averti delusa con questo chappy, lo spero perché ci tengo molto che un’autrice grandiosa come te possa apprezzare una piccola mediocre ragazzuola come me!fammi sapere le tue opinioni!un bacione tvtttb


Ashley Snape: la mia amorina preferita!!!ma grazie per la tua dolcezza immensa, sono stra mega felice anch’io che siamo diventate così amiche!!!ti adoro tesoraaa!un bacione tv1kdb


Lucy Light: 1 io non me la tiro, e lo sai bene!!!non ci credo ancora alla magnifica sensazione di essere apprezzata così tanto come scrittrice e tu mi dici questo?!uffi…2: stavolta non ti ho detto quasi nnt in anteprima, quindi puoi commentare liberamente, sempre se ti va vecchia zappatrice mia!3: ovviamente i miei testi sono impeccabili grazie al supporto della miglior beta!!!tu!!!eh eh, anche se bisogna dire che sono molto migliorata in grammatica italiana!beso


jess: si si, Draco è solo di Ginny!e lo vedrai nei prossimi chappy!spero continuerai a seguire e commentare!un bacio


Hermione4ever: mi stai onorando un vallo con la tua presenza tra i miei commenti!!!grazie per l’espressione di rimini!harry e herm ce la faranno?!spero seguirai ancora!un bacio


Selene_90: grazieeeeeeeeeeeeeeeee!che commento lungo!mi onori!ti è piaciuto come chappy?!spero di si!andrò sicuramente a leggere altri tuoi lavori perché meritano davvero!fammi sapere come sta andando questa mia ff!un bacio    

 
E ulteriori ringraziamenti a: marco, HarryEly, herm993, _Bad_Tom_, pegghy, Monica, lyoko, Lily261, Ashley Snape, hikki e milly92 per aver inserito questa mia ff tra i loro preferiti!E’ più che un onore per me!

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Capitolo 4
*** S.o.s. ***


Premessa tesori miei… Questo capitolo è stato partorito con molta fatica, oppresso il mio cervello da atomi che volteggiavano, da Parmenide che imperversava, dal crucco che mi solleticava l’intelletto… quindi, vi prego, dopo tutto questo sforzo, spero apprezziate. Anche questo è un capitolo di passaggio ma l’idea mi è piombata  in testa in una notte in cui non riuscivo a dormire (e vi chiederete giustamente: “Non c’ha nient’altro di meglio da fa questa?!”…lo so lo so, perdonatemi! Ora la smetto e vi auguro…BUONA LETTURA!!!                         
 
 
S.O.S

Due corpi che iniziavano a tremare vistosamente, terrorizzati, due menti che lentamente cominciavano a metabolizzare la situazione, lente, sconnesse, due cuori strozzati, che scalpitavano troppo velocemente, senza sosta.
Il terrore si diffuse lento, silenzioso, sgattaiolava indisturbato per la stanza, beffardo, goliardico, leggiadro come il fumo di una sigaretta lasciata morire su un posacenere freddo, si prendeva gioco di due anime in pena, che non riuscivano a ragionare in tempo reale sul da farsi, volevano autoconvincersi di aver sbagliato, di aver preso un abbaglio, o meglio, di non aver sentito nulla che fosse comparabile ad un grido strozzato.
Il primo a rompere il silenzio fu Harry, ansimante, rigido, ma dai riflessi sicuramente più pronti di Hermione: “Cosa facciamo Herm?”. Domanda banale, scontata, l’unica a cui avrebbero dovuto assolutamente dar risposta, l’unica a cui avrebbero dovuto reagire repentinamente, con una corsa affannosa verso il bagno, prima che fosse troppo tardi.
La Grifona, trattenendo il respiro, prese la mano gelida di lui tra le sue, altrettanto in ipotermia, e lentamente, a passi ben calibrati, studiati con attenzione prima di mettersi in marcia, si avvicinò a quella porta, dalla quale non trapelava sussurro.
Guardandosi negli occhi capirono il da farsi, superflue le parole, inutili i ripensamenti, ormai. Erano lì, di fronte al pericolo, l’avrebbero affrontato a testa alta, cercando di nascondere la paura, provando ad essere forti come non mai, dovevano salvarla, qualunque fosse la loro sorte.
Aprirono la porta, temporeggiando, con lo sconforto che nuotava nei loro occhi già fin troppo lucidi, afflizione che li avvolgeva in una coltre densa, che li immobilizzava lentamente, a mano a mano che guardavano la scena prendere vita davanti ai loro occhi.

Un metro e cinquantacinque di magia si condensava dentro ad un asciugamano, troppo striminzito, troppo corto, troppo dannatamente sporco di un liquido rosso, che si disperdeva veloce, a vista d’occhio, rifacendosi troppo al colore che le adornava il piccolo viso lentigginoso. I capelli, bagnati, arruffati, qualche ciuffo a coprirle lo sguardo, le cadevano morbidi sul viso, fini, curati, immobilizzati a fissare quel maledetto colore che schiacciava la chiarezza del bianco, per dilagare come un fiume in piena.
In mano teneva un oggetto trasparente, rigido, di vetro, probabilmente in frantumi. Il liquido rosso le sgorgava dalla mano serrata a pugno, scendendo via via giù per il polso, morendo assorbito dal cotone candido.
Le labbra erano fessure sottili, immobili, arricciate in una smorfia di disgusto, pregne del peggiore dei risentimenti.
Qualche lacrima scendeva timida sulle sue guance arrossate, in una mistura di calore e rabbia, seduta a terra, tra i frammenti di vetro, pronta ad imprecare contro chiunque le si fosse avvicinato.

“Fermi! Non vi avvicinate.”. Intontita dal soffocante abbraccio caldo, si rilassò leggermente, vedendo i nuovi ospiti inattesi in allarme, sulle spine, con il respiro affannoso.
“Maledetto fratello del cazzo, lui e la sua sbadataggine, ma questa me la paga sicuramente quell’ebete, essere unicellulare che defice di neuroni utili al resto del pianeta.
Se lo prendo lo squarto vivo, gli sfilo la spina dorsale e la uso come flauto, gli raso i capelli a zero e gli stacco i dentini con il cavatappi, prendendolo a sassate con la cerbottana. A morte Ronald Weasley, l’esponente più inutile del mio comprensorio familiare.”
Ginny era furiosa, adirata, in preda ad un attacco di panico accompagnato soavemente da un ringhio che le si era dolcemente stampato in viso. Non sembrava dolorante, sul punto di morire, era solamente costellata da sudore freddo che le imperlinava il viso.
Facile vederla passare dal rosso vivo, al bordeaux, al verde acido, al nero furia. Davanti a lei il pacco aperto, dal quale usciva della stoffa bianca, rovinata, sporcata anch’essa dal liquido rosso che le stava sfregiando il candore apparente.

I due interlocutori muti osservavano quelle gradazioni alternarsi, schifati, inorriditi dalla loro preoccupazione esagerata, dal loro essere troppo attaccati ad una persona così troppo frivola, adesso.
Nella stanza si diffondeva un aroma dolce, fruttato, tra il pesco e il gelsomino, fragranza impercettibile prima, a causa della paura che intorpidiva i sensi, profumo inebriante, il suo, quello di Ginevra. Harry lo conosceva bene, lo aveva assaporato lento, sul suo collo, nelle notti d’estate, quando timidi esploravano i sentieri della notte, nel giardino di casa Weasley, soli, loro soltanto, zitti, in silenzio, a fissarsi facendo finta di essere gli ultimi sulla faccia della Terra.
Il loro amore era nato così, la loro storia iniziava ad andare a gattoni, tra l’erba umida, coperta di rugiada limpida, estiva, di quelle serate dove hai bisogno di protezione, di un riparo dal venticello freddo che ti solletica la punta del naso, dove due braccia possenti iniziano ad accoglierti nel loro migliore abbraccio.
Se lo ricordava bene quell’odore, ma ora era troppo denso, concentrato, disturbava l’olfatto, era quasi nauseante. Forse non si rendeva conto di stringere la mano di un’altra ragazza, con un profumo completamente diverso dall’altro, che riusciva a percepire, sfuggente, tra le mattonelle lisce di quel bagno troppo affollato, al momento.

“Ma Ginny, stai bene? Sei ferita?”, Harry non osava avvicinarsi, i piedi ben saldati al suolo, inermi, pronti a scattare se fossero stati richiamati all’ordine.
Dalla collera che le scaturiva in viso si poteva decriptare il messaggio ormai rivelato, celato inutilmente dietro ai due grandi occhi ambra. Avrebbe potuto reagire in modo violento, volendo l’avrebbe potuto perfino azzannare.
“Si che sto bene, ma il pacco da Hogsmade no, o meglio, il suo contenuto. Se quel cretino non l’avesse catapultato per terra adesso sarei già pronta per scendere, avrei la mia minigonna nuova, il mio profumo delizioso e la sciarpa asciutta! Invece l’imbecille ha distrutto tutto. Aveva paura di vedermi una coscia?!
La delicatezza purtroppo non alberga in quella sottospecie di essere. Pensavo avesse superato i tre anni biologici ma mi accorgo sempre più di avere un tacchino per fratello”, la collera la faceva sparlare, il veleno concentrato sotto la lingua era pungente, mortale.
Alzandosi rapidamente, facendo attenzione ai cristalli lucidi e pericolosi, trotterellò fuori dalla stanza, senza battere ciglio, insensibile alla paura che aveva azzannato i suoi amici, non curante del fatto che Hermione stesse per schiattare in bagno, ancora con lo sguardo fisso sulla scatola.

Gli occhi erano rossi, bruciavano ardentemente di fiamme amare, velati di un impercettibile manto di rassegnazione,  consapevoli improvvisamente dell’indifferenza appena scagionata, dileguata in un cuore una volta puro.
Harry, accorgendosi di tutto ciò, la strinse a sé, cingendole i fianchi senza aver paura di essere visto, occupandosi esclusivamente di tranquillizzarla.    
“Lo so, passerà. Aspetta stasera e tutto sarà chiarito.”, passandole le dita tra i capelli soffici, le spostò un ciuffetto che le disturbava la vista e la prese per mano per condurla fuori.
Ginevra era in piedi davanti alla finestra, in biancheria intima, intenta a concepire un’idea giusta, configurando mentalmente ciò che poteva o no mettere. Harry si irrigidì all’istante vedendo quel corpo troppo scoperto, troppo invitante, troppe volte visto, toccato, assaporato.
Si fermò all’istante, sciolse la sua mano da quella di Hermione e lento retrocesse, andandosene silenziosamente dalla stanza. Non era una malattia, non era mancanza di rispetto, era pura e semplice debolezza, ostentata timidamente, da soffocare al più presto. Sapeva di urtare la sensibilità della sua amata con quel gesto, lo sapeva bene, ma purtroppo era inevitabile.

Hermione, accortasi della reazione di lui, rimuginava sulla loro situazione, al triangolo che si era formato, in segreto, nascosto alla luce del sole, forgiato la notte, quando la Luna incorniciava i loro corpi avvinghiati, bugia eterna che forse un giorno si sarebbe rivelata per quello che davvero era.
Bisognava distruggere tutto questo, ad ogni costo. Harry doveva essere suo, il ragazzo che amava era ancora sensibile al fascino di quel corpo ben tornito, le curve marcate nei punti giusti, sensualità che traspirava da ogni dove in quella statua di cera. Punto primo: scioglierla.

“Ma cos’ha Harry? Lo vedo strano stamattina, non sta bene?”, immune all’alone di paura che ancora aleggiava tra le pareti di pietra, si domandava cosa non andava nel suo ragazzo, non ascoltando seriamente, più per cortesia che per apprensione.
Con voce calma, seria, atona, “l’altra” rispose: “Forse Ginny, quel 23 giugno sei cambiata troppo. Hai lasciato le tue doti più belle in quella stanza, bruciando al sole anni di ricordi, essiccandoli all’afa, lasciandoli morire pian piano, dimenticati da chi li aveva vissuti, momenti incancellabili che tu hai tramutato in cenere.
 Ti ricordi quando ti dissi che sarei cambiata come te, con te? Ebbene, l’ho fatto, e ti ringrazio di avermi dato la possibilità di scoprire un’altra me stessa che non credevo di possedere, ma il mio cuore, quello è rimasto uguale, come sempre, intonso, immutato, non l’ho soffocato sotto strati di lacca, sotto un trucco troppo ardito, sotto una camicetta troppo sbottonata. Io sono sempre la stessa, i vestiti non ci dovrebbero cambiare, né identificare, dovrebbero essere solamente un modo per valorizzarsi, per essere apprezzati di più, ma non devono condizionarci la vita. Tu non sei più la stessa.
Come hai fatto a non accorgerti che io e Harry stavamo morendo all’idea che ti fosse successo qualcosa? Dopo l’urlo agghiacciante che abbiamo sentito in bagno non sapevamo più cosa pensare, eravamo pietrificati all’idea di perderti. E tu cosa fai? Imprechi contro Ron, che sai da una vita quanto sbadato è, e te ne freghi di come stanno le persone a te più care, almeno, così credevo, fino ad ora”.
Guardandola negli occhi le impresse queste parole nella mente, marchiate a fuoco nel suo cervello, lontane, distanti anni luce dal cuore. Lentamente si girò di spalle, e non curandosi del luccichio agli occhi dell’amica, ai singhiozzi strozzati sul nascere, uscì silenziosa, senza reagire.
A mano a mano che camminava lasciava dietro di sé emozioni, speranze, felicità. Le lacrime sgorgavano mute, senza chiedere il permesso di decorrere quelle guance accaldate, per raggiungere le labbra rosse, chiuse, serrate come una morsa di ferro arrugginito.

“Tu non sai un bel niente di quel cazzo di giorno.”, il pianto esplose come un paracadute in picchiata libera, senza preavviso, istintivo, poderoso.
“Perché non hai voluto dirmi niente…”, questo fu l’ultimo sussurro sibilato nella Sala Comune dei Grifondoro, morto tra le fiamme del cammino ormai spento, congelato tra le mura di quel castello così pregno d’angoscia, che affollava più di una mente, in quel momento.
 
La Sala Grande era gremita di maghi e streghe affamati, accumunati dall’unico istinto che li univa senza lotte, scontri, litigi: la colazione era il richiamo solenne alla civiltà, o meglio, al rigore formale, evitando, se possibile, di strapparsi i biscotti al cioccolato dalle mani, contendendoseli con duelli aspri, a suon di forchettate.
Il miglior buongiorno offerto da Hogwarts, per intenderci: “In guardia marrano! Se tu vilmente mi freghi il biscotto, io ti cavo a forchettate un occhio!”, dolce sinfonia musicata tra Fred e George Weasley. L’abbondante appetito era una qualità selettiva, da portare alta fino all’ultima briciola, in famiglia!
Il chiacchiericcio era vigoroso, le parole si fondevano impercettibilmente, creando discorsi sconnessi, degli argomenti più svariati, leggeri volavano in alto verso il soffitto, incapaci però di fuggire dalla finestre. Tutto rimbombava pesantemente, l’acustica svalutava l’atmosfera, il cibo legava, per fortuna, gli animi.
Gli schiamazzi più fragorosi provenivano dalla tavolata dei Serpeverde, dove Draco Malfoy, dopo aver steso un lieve strato di marmellata di albicocche  su una fetta biscottata, la porse al suo vicino, Goyle Gregory. Non occorrevano parole al povero giovane affamato, con la fronte corrugata ad osservare quel pasto dietetico, primo stadio della sua dieta salutare.
“Non hai forse dimenticato una bella manciata di burro, Draco?”, speranzoso si avvicinò al suo gran maestro e facendo gli occhi dolci, sbattendo le palpebre a mò di civetta, provò ad imitare una delle infinite donzellette che il suo capo adorato si divertiva a “sbattere”.
In risposta lo Slytherin gli ficcò il rancio in bocca, digrignando i denti, tappandogli il naso e pizzicandogli una guancia ripiena, sorseggiando poi, assopito, il suo caffè amaro bollente, rigorosamente senza zucchero.
A quella scena i compagni di casata scoppiarono in una risata tonante, contagiosa, liberatoria.
I Corvonero che avevano seguito la scena da lontano, sorrisero timidamente, alcuni degli esemplari più sfacciati della casata, sogghignando beffardamente.
I Tassorosso non mossero una bacchetta, erano semplicemente intenti ad organizzare lo schema d’attacco per la partita di Qiuddich dell’indomani.
Dovevano, volevano, pretendevano di vincere, ad ogni costo.
I giocatori confabulavano tra loro, proponendo schemi d’attacco sempre più efficaci, zittendo Tassi tifosi che provavano a consigliare una difesa più marcata, un attacco più dominante.
Harry invece, seduto al fianco di Ron, in catalessi profonda, osservava di sfuggita l’incredibile capacità contenitiva del rossetto, che trangugiava cibarie prelibate una dopo l’altra, senza sosta, aprendo e chiudendo la bocca ad una velocità impercettibile, masticando rumorosamente, senza ritegno.
Agguantato il vassoio con la torta al limone, lo attirò a sé e lo protesse con il braccio da sguardi indiscreti, o peggio ancora, da maghi affamati. Alternava cannoli alla crema, a pasticcini alla ciliegia. I bignè al cioccolato troneggiavano alla sua destra, prossime vittime sacrificali del pozzo senza fondo, il cappuccino fumante davanti a lui, filtro succulento, degno aiutante per deglutire tra una delizia e l’altra.

Ormai era abituato a quello spettacolo raccapricciante, un piccolo roditore con il suo formaggio francese preferito, un vampiro attirato dal sangue succulento, uno squalo affamato con la sua preda.
Sorseggiava una tazza di tè al limone, troppo bollente per essere bevuto tutto d’un fiato, troppo ghiacciato per scaldargli il cuore. Improvvisamente si sentì toccare delicatamente la spalla e voltandosi riconobbe il volto famigliare di Hermione, unico viso che l’avrebbe potuto distogliere prepotentemente dall’immagine della panna che colava velocemente dal mento di Ron.
“Cosa ti passo Hermione?”, si era accorto che era a terra, gli occhi ancora troppo lucidi per lasciare spazio ad uno dei suoi sorrisi calorosi, le palpebre socchiuse, a nascondere una lacrima che stava per sgorgare, nuovamente, le mani nervose, che frugavano prepotentemente in tasca alla ricerca di un fazzoletto.
“Solo un po’ di latte, grazie. Non ho molto appetito stamattina.”, in effetti, aveva lo stomaco chiuso, il nodo alla gola non le permetteva di ingerire alcun alimento. Sperava, vana, di poterlo sciogliere con qualcosa di caldo.
“Hai litigato con Ginny?”, inutile la domanda, era come un libro aperto per lui, nulla poteva essere celato dietro a quegli occhi color nocciola, gli bastava poggiare delicatamente lo sguardo su quel viso e capiva esattamente cosa le passasse per la mente, come se potesse leggerle dentro.
La Grifona non rispose. L’incontro dei loro occhi fu più esauriente di mille parole.
A distrarre i due dall’alchimia nascente ci pensò Blaise Zabini che, solleticando vorace il collo a Pansy Parkinson, la faceva contorcere e gracchiare in un mix orrido, uno degli spettacoli che ti si stampavano in fronte, che ti rovinavano il pasto, che non potevi facilmente cancellare. L’oca starnazzava allegramente, alimentando inconsapevolmente l’ilarità del giovane e dei suoi compagni senza cervello.
Lei chiedeva aiuto a Draco, il principe non la calcolava, la piovra le alzava fugacemente il mantello per raggiungerle l’interno coscia. Un altro triangolo, l’ennesimo.

“Gallina.”, Ginny comparve alle spalle di Hermione e, variando le abitudini quotidiane, si sedette al fianco del fratello, fulminandolo con lo sguardo, incenerendolo con quegli occhi magnetici.
“Ronnino caro, come è iniziata la tua giornata da pattumiera deambulante? La mandibola funziona bene come ogni mattina? Ma guardalo, tenero, che trangugia come un gorilla nano la sua banana prelibata…”, questo era solo un antipasto acerbo.
“Come hai osato catapultare per terra il mio pacco?! Sai che c’era dentro, testuggine di campo?! Meglio che non perda ulteriormente tempo con te và che potrei pietrificarti all’occorrenza!”, disse tutto questo in un’escalation di ottave spaventosa, tirando per l’orecchio il povero malcapitato, in fiamme dalla vergogna. Mezza Hogwarts lo stava deridendo, più del solito.
“Sc… Scusa Ginny, non l’ho fatto a posta. Sai che a volte sono un po’ maldestro…”, il povero Weasley si dimenava inutilmente sotto gli artigli blu elettrico della sorella furiosa. Liberarsi? Impossibile.
Hermione seguiva la scena distratta, notando la sofferenza di Ron, colpevolizzando finalmente il mutamento radicale di Ginny. Dal canto suo la rossa, accorgendosi dello sguardo vacuo della sua migliore amica, liberò il fratello dalla morsa letale e si tranquillizzò ingurgitando un biscotto alle mele. Harry stava per aprir bocca quando un tintinnio soave richiamò l’attenzione di tutti gli studenti presenti.

“Cari studenti, vogliate scusare quest’interruzione ma devo comunicarvi un paio di avvenimenti straordinari per la giornata odierna. In quanto Preside sono tenuto ad informarvi che le lezioni della giornata, e relative attività straordinarie, sono annullate.”, corretto, imparziale, saggio, espose il suo proclama cercando di non soccombere allo scoppiò del boato incredibile, scaturito dalle quattro casate della scuola, unite all’unisono per inneggiare al miracolo.
Maghi che si abbracciavano, streghe che si coccolavano, chi brindava con un bicchiere di succo di zucca, chi improvvisava una danza della gioia. L’ilarità dilagava senza sosta, ma il preside non perse la calma e ristabilì l’ordine.

“Questa giornata non sarà da dedicare all’ozio, alla bambagia che tanto bramate, bensì ad una conoscenza più approfondita tra voi studenti. Mi spiego meglio: ognuno di voi sceglierà un mago o una strega di una casata differente dalla sua, con il quale o la quale dovrà condividere il lasso di tempo che va da adesso a mezzanotte.
Dopodiché, allo scoccare delle ventiquattro, ci riuniremo tutti qui e tireremo le somme dell’esperimento.”. Non aveva ancora finito di illustrare il programma che la baraonda si intensificò ancora di più.
Chi guardava maliziosamente un mago dall’altro capo della sala, chi si ringhiava contro a due metri di distanza, alcuni facevano le fusa, altri imprecavano pietà.

“Per cortesia, ragazzi, un po’ di civiltà”, riprese in tono serio, severo, autoritario. “Lo scopo di quest’operazione è di poter conoscere meglio una persona che solitamente evitate, concedetemi il termine, come la peste, alla quale non vorreste mai essere accoppiati per una ricerca extra scolastica, insomma, una persona che proprio non gradite.
Alla fine della giornata dovrete scriverete in un bigliettino le impressioni che vi ha fatto l’altro, dovrete riuscire a scoprire venti informazioni basilari sulla sua personalità, abitudini, preferenze. Vi è tutto chiaro?”. Finalmente il “sermone” era quasi terminato e gli alunni si preparavano ad una giornata, apparentemente, rilassante.

“Dimenticavo ragazzi, ognuno di voi dovrà pensare ad una parola per descrivere il compagno scelto e, stanotte, scriverà nel foglietto se ha cambiato idea o se è convinto di ciò che pensava in precedenza.
Sappiate che ho fatto un incantesimo alla sala prima che entraste. Nessuno potrà uscire di qui al fianco di un caro amico, di una fidanzata o comunque, di un conoscente.
Sarete obbligati a testare il vostro sangue freddo, il vostro livello di sopportazione, le vostre doti comunicative, nel bene o nel male. Dovrete riuscire a stupire me e il corpo insegnante, in qualunque modo, oggi tutto è concesso!”, la gioia pulsava irrefrenabile, si diramava in ogni direzione.

“Alla fine della “missione” verranno scelte tre coppie, le migliori, quelle che saranno riuscite ad esprimere con più carisma e determinazione le qualità del compagno, siano esse positive o negative. Siate sinceri il più possibile.
A ciascun componente della coppia verranno assegnati cento punti di merito che si sommeranno a quelli della sua casata. Bene, questo è tutto. Confido in voi e nelle vostre doti, maturità e correttezza. Ora vi prego di alzarvi e dirigervi verso la vostra “preda”. Si dia inizio all’esperimento!”. Albus Silente, nascondendo l’emozione sotto la barba, si ricompose accomodandosi soddisfatto, pronto a degustare una scena quasi sconcertante.

Un trambusto colossale si erse placido nella stanza, la confusione era storica per quelle mura così antiche, vissute, logore, le corse per accaparrarsi “il meno peggio” erano vere e proprie maratone, chi agguantava un mago voracemente, chi se lo contendeva tra più duellanti, chi restava inerme al suo posto, radicato alla sua sedia, chi spavaldo, si lanciava in moine totalmente fuori luogo.

“Allora opossum, vai e colpisci la preda! Se fallisci oggi salti pranzo e cena a piè pari, mi sono spiegato? E stanotte fuori sul tetto della torre a saltare la corda, in mutande… Magari in poggiolo o mi cadi in braccio, sfondando il soffitto.
Questo dovrebbe bastare, credo. Vai da lei e “gentilmente” le chiedi se vuole farti da compagna per questo “interessante” esperimento! Dai che è la volta buona che ti smuovi un po’! Evita di: sputare, balbettare, girare per un’ora intorno al discorso, annuire come uno scemo, proporle di passarti una fetta di crostata, sono bandite le esitazioni, il timore e magari non respirare neanche, se puoi!
Bè, forse questo è meglio che tu lo faccia o le svieni addosso e me la trasformi in sottiletta”.
Ecco Draco Malfoy, maligno, beffardo, mutevole, un vero bastardo da capo a piedi. Si divertiva a programmare la vita degli altri, a renderli succubi del suo potere, dell  a sua notorietà, della sua fama, soprattutto il malcapitato Goyle, che aveva provato a ribattere ad ogni parola del suo signore, impotente di fronte a cotanta esuberanza dello Slytherin.

“Bene velociraptor, attaccaaa! Vai e colpisci, è un ordine. Ora se vuoi scusarmi, ho una fanciulla succulenta da… agguantare! A stasera.”, e sferrando uno dei suoi sorrisi migliori si lanciò verso la tavolata dei Grifondoro, una freccia bionda, frutto di un arco troppo teso, da ore.
Goyle rimuginava pietrificato.
E ora come faccio??? E se mi ride in faccia? Se fa finta di non ascoltarmi? Se mi spiaccica un bignè in testa? Bè, in effetti potrei mangiarmelo senza che Draco mi accusi di lesione volontaria a me stesso e al mio metabolismo, ma… Mamma quanto è bella, delicata, con quel viso circondato dall’oro… Non riesco ad aprire la bocca, non ci riesco. Che figura da scemo che sto facendo, mi sta guardando schifata, vorrei sciogliermi seduta stante come della glassa in forno, quella per fare la torta more e mirtilli,  uhm, quella divina, succulenta, prelibata pietanza… Basta, Gregory Goyle, torna in te.

“Ciao Goyle! Come stai?”, l’angelo biondo aveva dischiuso soavemente le labbra e lo invitava a sedersi accanto a lei, con un cenno leggiadro della mano.
“Ehm, c… ci … caio, no, volevo dire, ciao Luna! Mi chiedevo se per caso non ti andasse di fare coppia con me, bè no, hai capito, se vuoi fare questo esperimento con me”. Sudava come se stesse facendo uno di quei terribili bagni turchi con sua zia, tremava vistosamente ma ormai aveva parlato.
“Oh, certo. In effetti non siamo né compagni di casata, né amici, ehm, neppure conoscenti a dirla tra noi, nulla di tutto questo, per cui, direi che si può fare!" Dolce come sempre, gentile, educata, aveva realizzato il sogno di quel Serpeverde un po’ troppo strampalato, come lei.
“Perfetto allora…”, per la timidezza incontrava i suoi occhi di rado, non alzava lo sguardo in segno di sicurezza, di consapevolezza, non parlava fluidamente, balbettava lievemente, arrossendo violentemente per la vergogna, ma era comunque in inizio.
 
“Ron, tu chi scegli come compagna?”, Harry si informava sul destino dell’amico, ignaro che la sua scelta gli stesse scivolando tra le dita.
“Cr… cr… credi forse che io abbia intenzione di andare a tampinare qualcuno, supplicandolo perché sia il mio compagno di esperimento per cavie dementi? No no e ancora no, non ci penso proprio.
Sono già deriso abbastanza anche se non mi metto in ridicolo così. Aspetterò che il fato si faccia avanti codardo, lasciandomi l’ultimo mago senza compagno, un altro eclissato come me, un rifiuto della società che possa capirmi e sopportarmi per una giornata senza dover scappare a gambe levate al San Mungo….”. Era disperato il povero pel di carota, ignaro del suo, tutt’altro che tetro, destino.

“Io scelgo tua sorella, a proposito… Gi …?”, si bloccò di scatto, realizzando che: uno, non poteva sceglierla perché era sua compagna di casata, due, perché tecnicamente era ancora la sua fidanzata e tre… perché era già in braccio ad uno e stava “sfrecciando” via alla velocità della luce.
“Ginny? Aspetta! Dovevamo incontrarci dopo pranzo!”. Imprecava contro questo esperimento inutile, imprecava solennemente senza essere ascoltato da anima viva, imprecava e si arrendeva lentamente. Doveva assolutamente risolvere con Ginny o non ne sarebbe più uscito, indenne almeno.
“Eh Harry, non posso… Dobbiamo stare tutta la giornata solo con il nostro compagno! A domani…”, e chi se ne fregava di Harry se stava correndo via in braccio a Draco Lucius Malfoy?
 

Beta Reader: Lucy Light
§§§
 
Se siete giunti alla fine mi complimento per la vostra bravura eccelsa! Allora, che ve ne pare? Vi va di lasciarmi un commentino?! Ringraziamenti specialissimi:
>Christina Malfoy: grazie infinite tesoro per essere tornata a commentarmi!!!è sempre un onore!!!fammi sapere se ti è piaciuto anche questo!un bacio

>daphne_91: stella mia bellissimaaa!!!grazie per la tua infinita bontà!mi lusinghi sempre di più e arrossisco!!!spero vorrai continuare a seguirmi!ormai sai che ti adoro!un bacione


>Lucy Light: sono super mega contentissima che tu abbia apprezzato Goyle, soprattutto perché sai quanto mi rispecchia da 3 mesi a questa parte!!!Viva me!al prossimo commento…spero!tqm


>Dracolove: sono felicissima al cubo della tua recensione!dopo che mi hai detto che sei una mia fan mi sono messa a saltellare e a ballare il ballo del qua qua col mega orso peluches che ho in camera!fammi sapere se ti è piaciuto questo chappy!un bacio


>SusyE: eccoti accontentata! Ho aggiornato il più presto possibile (maledetta scuola!!!)…ho svelato i retroscena dell’urlo…che te ne è parso? Fammi sapere se ti va!un bacio


>gin90: hai ragione sulla telecamera come oggetto gabbano…ma…mi è venuto in mente una sera e volevo inserirlo come elemento piccante!spero tu l’abbia gradito comunque ma soprattutto spero ti sia piaciuto il chappy!un bacio


>Ashley Snape: amore mio bellissimooooooo!ti è piaciuto questo chappy!?fammi sapere mi raccomando!!!un bacione tesoraaa tv1kdb


>HarryEly: ecco aggiornata la ff!Ho smorzato nuovamente il chappy sul più bello…spero che la curiosità salga…fammi sapere!bacioni


>herm993:ecco qua cos’è successo a Ginny!!!grazie per avermi recensita!è un onore!spero ti vada di seguire questa ff anche in futuro!un bacio


>marco: carissimooo!!!lo so che questi capitoli non sono il massimo per la tua coppia preferita ma ti prometto che nel prossimo chappy avrai il sadismo da parte di Harry che cercavi!!!parola di Rivoltella J!!!intanto ti ringrazio all’infinito per la tua bontà nel commentare i miei lavori con così infinita gentilezza!6 troppo gentileee!mi commuovi!fammi sapere cosa ne pensi del chappy!p.s:tranquillo, il mio nick non deriva da un momento di depressione come hai dedotto dalla one-shot malinconica… nasce dal mio culto per la regina del giallo Agata Christie e principalmente dal suo romanzo eccelso “Poirot sul Nilo”… un bacione


>Noemi_Malfoy: ti prometto che il prossimo chappy sarà tutto su Draco/Ginny…e vedrai che roba!!!fammi sapere come sta andando la ficcy…sono curiosa di sapere che te ne pare!un bacione


>DarkGiliath:grazie mille per i complimenti!spero tu voglia commentare anche questo chappy!un bacio


>Shild e Lic_GyM: carissima!il tuo commento mi ha riempito il cuore di gioia!spero ti sia piaciuto questo chappy!fammi sapere!un bacione


>milly92: eccoti servita…nuovo capitolo a tua disposizione!fammi sapere se ti va che ne pensi!un bacione


>HermyKitty: ti ringrazio moltissimo per il tuo commento chilometrico…è sempre bello quando si vede che qualcuno ti dedica del tempo dandoti le sue impressioni…per quanto riguarda il cambiamento radicale dei personaggi...il motivo...si inizierà a trattare dal prossimo chappy!ti ringrazio per ogni singola parola!me stessa medesima davvero onorata!fatti sentire se ti va!un bacione


>Selene_90: eccomi qui con il nuovo chappy!spero tu l’abbia gradito!sei sempre gentilissima e mi doni complimenti che mi elevano l’ego a livelli spaventosi!!!grazieeeeeee!fammi sapere per qusto cap!un bacio


>granger90:grazie per i complimenti!spero di aver risposto alle tue richieste della recensione!vedrai che nel prox capitolo ci sarà altrettanto da assaporare!fammi sapere!un bacione


>jess:grazie pr avermi detto che sono brava ad interrompere sul più bello!ho replicato anche qui!eh eh^^!nel prossimo chappy ci saranno risvolti interessanti…fammi sapere se hai gradito!un bacio


>Lady_Malfoy_4ever: ciao stella!!!grazie mille per I tuoi commenti sempre presenti!!!mi onori!fammi sapere se hai gradito questo!un bacio


>Seiryu: sono felicissima che la perla su Draco=terno orgasmo ti sia piaciuta!e grazie per essere sempre quia seguirmi!non sai quanta gioia mi dai!a presto!un bacione grande grande


>Koki:grazie 1000 per la recensione!ho notato che hai anche inserito la mia ff tra le tue preferite!onore a me!spero ti sia piaciuto anche questo chappy!fammi sapere!a presto


Il mio cuore urla un grazie gigante a: biba, gin90, lelina, Madeline, mara_star, SusyE e vinny per avere aggiunto la mia ff alle loro preferite!l’onore mi sovrasta!vi adoro tesoriiiiiii!

 
 

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Capitolo 5
*** Guardian Angel ***



Tesorissimi miei!!! Vi richiamo al rapporto!!! Ennesimo chappy, il quinto, e devo ammettere, onestamente, che c’ho messo ore a scriverlo!!! ^^! Spero gradiate! Diciamo che ho dato sfoggio della mia fantasia e ho intricato un po’ la matassa degli intrighi… Le coppie sono strane... ma servono per il futuro andamento delle cose!!!Vediamo se vi gusta come chappy! Intanto vi ringrazio e vi urlo: “VI VOGLIO BENEEE!!!”                          
 
                                        GUARDIAN ANGEL (Angelo custode)
 
“Allora Granger, facciamo alla svelta, una botta e via”. Queste parole risuonarono tonanti nella stanza troppo affollata, in tumulto, decisamente troppo in fibrillazione. Il brusio che vorticava lento tra le tavolate imbandite si diffondeva leggiadro tra quei corpi che marciavano liberi in una frenica danza, si ergevano placidi e consunti, sfoderando sguardi come sciabole, intercettando chi scegliere, tra la moltitudine.
“Per quale assurdo scherzo del destino tu ti ergi giulivo e pio dinnanzi a me? Ho forse udito correttamente le parole da te poco fa pronunziate? Che strano intruglio ti sei bevuto stamattina caro il mio sedano? Caffè corretto whisky? Burrobirra al posto della tua dolce camomilla quotidiana?
Mio caro Blaise, l’alcolismo che dilaga tra i giovani adolescenti è un problema che sta mettendo in ginocchio la nostra società attuale, da non sottovalutare, sia ben chiaro…
Il futuro sarà compromesso senza via di ritorno. I giovani rampolli come te dovrebbero pensare a diplomarsi a pieni voti, a crearsi una posizione, una reputazione rispettata. Non possono passare i loro anni d’oro ad autodistruggersi solo per sembrare più fighi… Sei … ca… carino anche se non fai il cazzone in questo modo…
Vuoi ritrovarti a quarant’anni con un fegato che fa provincia? Il cuore che pompa sangue troppo velocemente rischiando un attacco cardiaco prematuro, letale? La cintura dei pantaloni sempre troppo stretta a causa dell’infinito girovita incontenibile?
Non va assolutamente bene sai, devi curarti! E pensare che saresti anche un giovanotto di belle speranze se non fosse per quei due o tre difettucci che ti ritrovi, facciamo anche quattro o cinque dai… Se vuoi cerchiamo insieme qualcuno che possa aiutarti, un numero verde, gli assistenti sociali, qualsiasi cosa per salvarti da questo oblio… Inoltre non capi…”. Parlava troppo quando era nervosa, decisamente non conteneva gli argini del suo sapere, o meglio, della sua ignoranza, al momento.
Avevo sciolto le briglie ed era partita per la sua tangente, proibendo qualsiasi tipo di spiegazione razionale, non sfiorando minimamente idee ovvie.
Venne interrotta bruscamente da due mani, anzi, due vanghe, che le tapparono la bocca repentinamente, troppo bruscamente per essere definite il tocco di un mago come si deve, educato, gentile, composto. L’energumeno che le si ergeva davanti era decisamente l’antitesi delle buone maniere, del galateo, o comunque di qualsiasi forma di civilizzazione.

“Poche storie, non ho tempo da perdere con te. Adesso tu alzi il tuo bel fondoschiena da quella panca e mi segui, rigorosamente in silenzio. Sono stato abbastanza chiaro?”. Con occhi truci la fulminava e l’avvolgeva in un vortice misterioso, rude, affascinante. Scaltro girò su se stesso e iniziò a percorrere il lungo corridoio della Sala Grande, avventandosi voracemente verso l’uscita.
Era inutile voltarsi per accertarsi della presenza della donzella richiamata all’ordine, perché, a pochi passi dal bel Serpeverde, si muoveva composta una figura esile di donna, un tantino preoccupata, ignara di ciò che le sarebbe accaduto nelle prossime ore.
 
“Ron, quella che si sta avvicinando come un taglialegna verso l’ultima, bramata, desiderata felce del bosco, non è… C… Cho vero?”. Con uno scatto fulmineo degno del miglior velocista, si nascose furtivamente dietro un’enorme torta alla liquirizia e cannella, provando a rimpicciolirsi il più possibile, spiaccicandosi letteralmente alle spalle portentose dell’amico, tipo figurina sull’album dei giocatori di Quiddich, quella mancante, il pezzo raro, da scovare assolutamente.
“Non vorrei demoralizzarti ma è proprio lei. Sì sì, la Corvonero sta correndo qui tipo maratoneta provetta e sembra evidentemente desiderosa di prenderti e portarti via prima che ci pensi qualcun altro”. Incoraggiante come sempre, pattumiera-umana-Weasley.
“Non dirmi che mi toccherà stare in coppia con Cho perché altrimenti inizio subito a farmi dei pregiatissimi origami sulle vene con il coltellino per spalmare la marmellata…”. All’idea di condividere un’intera giornata con lei, ben quindici ore di prigionia ad ascoltare ancora gli ennesimi piagnistei, gli sarebbe scaturito naturale un conato di vomito.
“Harry, non per scoraggiarti ma si sta dirigendo verso di noi… Non per essere pessimisti ma è abbastanza rapita dalla tua presenza, ti sta fissando continuamente. Non per accompagnarti al patibolo ma… Scappa finchè puoi, si salvi chi può! Addenta una fetta di torta, sporcati di cioccolato, fatti scendere della glassa nel mantello, insomma, renditi orripilante, magari funziona”. Gli aveva servito il meglio che potesse offrire.
“Il solito geniaccio, eh, Ron?! Stai fermo e non mi vedrà, almeno spero. Se mi chiederà di far coppia con lei rifiuterò senza problemi. E non mi farò scrupoli, sarò anche scortese probabilmente, ma chi se ne frega.
Ne ho già avuto abbastanza di lei quest’estate. Sapeva che stavo con Ginny e continuava a mandarmi lettere sdolcinate, gufi migratori con cioccolatini a forma di cuore, perfino il suo elfo domestico vestito da Cupido pronto a scoccarmi una freccia rossa con la ventosa a forma di bacio. Ad un certo punto uno si stanca e diventa pure maleducato”.
Non se la stava prendendo un po’ troppo? In fondo lei voleva solo renderlo felice, voleva donargli ciò che Ginny gli concedeva a metà, il suo corpo ma non la sua anima. La moretta sarebbe stata totalmente di Harry, rapporto esclusivo fino all’ultimo succhiotto.

Sentiva la pasta sfoglia aderirgli al basso ventre, fredda, morbida, il solito pasticcio del suo migliore amico che credeva di poterlo aiutare, in quel modo goffo. Ormai era un connubio tra timore e pasta frolla, terrore e ciliegine, impazienza e cioccolato. Sentiva di appiccicare ovunque, le mani sporche di vaniglia, il colletto della camicia troppo stretto. Ma doveva preservare il suo nascondiglio, doveva impegnarsi a mantenere un certo rigore, un velo leggero di dignità.
“Ciao Harry, cosa ci fai qui tutto ranicchiato?”. Due occhioni da triglia stavano sfavillando in preda a qualche spasmo innato, posandosi delicati su di lui. Un corpo snello gli si sedette in braccio, senza timore, sicuro dell’effetto che provocava sul genere maschile. Lentamente iniziò a leccargli la panna che gli si posava buffa sulla guancia, cingendogli il collo con le lunghe braccia calde, lisce.
“Guarda che il pollaio è dall’altra parte, Pansy…”. Harry, staccandola violentemente, si rizzò nuovamente scaltro, impietrito, provando a pulire maldestramente il mantello macchiato. Sentiva i movimenti irriverenti di quel corpo sul suo, strusciandosi senza ritegno. Cho e Pansy, le sfighe sempre in coppia, pensò.
“Ma dai Harrino caro. Ho visto che la tua rossetta è schizzata via con il mio Dracuccio. Diamo una bella lezione a quei due, che ti costa… Non dobbiamo assolutamente farci prendere dagli eventi se non vuoi… Anche se devo ammettere che il mio lettino è molto comodo, il cuscino è morbido, le lenzuola sono profumate e la mia biancheria intima è sparsa un po’ ovunque…”.
Cinguettava tranquillamente la moretta svampita, non perdendo il ritmo nello sbattere accuratamente le folte ciglia, accarezzandogli dolcemente la guancia pallida, fredda, contratta in una smorfia di sufficienza.

“E sai quanto me frega delle tue mutandine?! Pensavo se le fosse tenute tutte Draco come trofei. Racconta certe cose a Pozioni… Voi due che lo fate sul campo di Quiddich, tu sopra di lui mentre lo fate nella Guferia, voi due che vi avvinghiate in bagno, lui che ti possiede cinque o sei volte di seguito… Dovresti tappargli meglio la bocca sai?! Magari infilandogli quella tua linguaccia da serpe direttamente giù in gola”.  
Si divertiva a guardarla, con la fronte corrugata, le pupille a seguire le labbra che le stavano parlando, una mano a sorreggere il mento, nella posizione tipica di un gran filosofo pensante.

“In effetti mi è rimasta poca biancheria intima, infatti adesso non ricordo esattamente se porto o no gli slip… Se vuoi sei libero di controllare comunque. Certi misteri sono intriganti da scoprire…”. Era l’immagine nitida della stupidità, che suppliva però con la malizia prorompente che la caratterizzava.
“Zitta”. Queste cinque lettere sussurrate all’orecchio della mora, bloccandole la testa e baciandole passionalmente il collo. La sua lingua passeggiava lenta sopra quella pelle fine, candida, dal profumo floreale,  scendeva agile verso il petto costretto nel mantello color ebano, assaporando la fragranza nuova di quei baci proibiti, improvvisati al cospetto di una moltitudine pietrificata. Forse stava esagerando, ma doveva essere il più credibile possibile…
“Ciao Cho!”. La voce di Pansy riempì l’aria di falsità, si diffuse ad alto volume, arcigna, pregna dell’eccitazione del momento. Parlava ansimando lievemente, digrignando le fauci morbide, accaldata. Non si aspettava quell’esplosione di passione, non credeva possibile di sentire una nuova lingua marciare vivida sul suo collo, pronta a fluire, languida, agile, vogliosa, sempre più in basso.
 “C… ciao. Ron, sei ancora libero per l’esperimento?”. Aveva cambiato i suoi piani improvvisamente, dopo aver assistito a quel piccolo scenario pornografico, che le spezzava avidamente la voce. Respinse indietro, forte, le lacrime che stavano sgorgando, timida, insicura, tremando lievemente. La maschera che le proteggeva il viso era salda, irremovibile, messa a dura prova infinitamente negli ultimi mesi, ormai testata. Avrebbe superato quella situazione, anche adesso.
Dopodiché avrebbe dimenticato Harry per sempre, davvero stavolta. Se lo ripeteva ogni volta che gli mandava una lettera, nei lunghi pomeriggi estivi, se ne autoconvinceva ogni volta che non riceveva risposta, provava a mentire a se stessa sempre più spesso, testarda, cocciuta, innamorata, quando trovava gli occhi del giovane posati delicati sulla sua chioma corvina. Credeva fermamente che la stesse guardando, non che avesse solo lo sguardo perso nei suoi pensieri di ragazzo, rilassato, sereno, ancorato alla prima figura che trovava sul suo campo visivo.

“St… stai parlando con me?”. Ron stava per sciogliersi davanti a quella statua di cera dagli occhi profondi, color petrolio, allungati in quella smorfia di tenebra, teneramente a mandorla.
“Certo, allora, hai già una compagna?”. Gli faceva tenerezza quel viso lentigginoso che si contraeva in espressioni ingenue, fragili, un misto di stupore e speranza. Non poteva tradirsi proprio ora, doveva assolutamente portare a termine la sua pantomima, almeno finchè non fosse stata sola con Ron. Lui avrebbe sicuramente capito il suo dolore. Avrebbe potuto consolarla teneramente, senza giudicare, savio di una vita passata a reprimere il bisogno di affetto impellente, naturale, muto.
“Si Cho! Cioè, no, nessuna compagna! Sono libero, liberissimo, liberrimo! Non ho assolutissimamente nessun martire per questa giornata pronto a condividere ore ed ore con me, proprio neppure un’anima, viva o morta che sia! Anche se Nick Senza Testa mi aveva promesso di starmi accanto se fossi rimasto solo… Ma dato che tu sei qui, niente più preoccupazioni! Ho una compagna! Per mille e una torte alla panna e fragola, siii!”.
Alzandosi fiero prese sotto braccio la giovane strega e, conducendola agilmente verso il portale di legno, che segnava il confine tra apparenza e realtà, sorrideva teneramente, come un bimbo che gustava la sua prima caramella.

 
“Senti anatra, staccati immediatamente dal mio collo. Non ti voglio tra i piedi oggi, compreso?! So che sono frasi troppo difficili da capire, articolate con parole troppo lunghe e ricche di consonanti per essere afferrate dal tuo cervellino minuscolo… Ti faccio un disegnino se vai meglio… Io e te no insieme! Chiaro?!”.
Provava a staccare quella gomma appiccicata al suo corpo, al gusto di fragola, masticata avidamente per far girare al largo Cho. Il problema è che, quando una gomma ti si appiccica fra i denti bianchi, è diffide staccarla senza che qualche residuo imperversi nel tuo palato.

“Stupida quanto vuoi ma vedo benissimo che hai il mantello rialzato là sotto! Ti conviene chiudere la bocca una volta ogni tanto e pensare prima di parlare. Non sei mica il migliore solo per quello sfregio che ti trovi nella fronte.
Adesso, visto che siamo rimasti gli ultimi qui, ti conviene accontentarti. Passerai una giornata con me, che tu lo voglia o no. Cazzi tuoi, se no, dirò a Silente che ti sei rifiutato di fare questo giochetto insieme a me.”. Spesso la bocca ignorante è sempre la più tagliente. Il fuoco le scorreva nelle vene, l’ardore negli occhi esplodeva come fuochi d’artificio a Capodanno, la lingua scalpitava repentina tra le arcate di denti risplendenti.

Senza battere ciglio, Harry si osservò in basso, evidentemente imbarazzato, non capendo perché il suo corpo avesse reagito così a quelle semplice, false effusioni.
Allontanando lo sguardo verso le grandi finestre secolari, a riprova di un mondo troppo ingiusto, si sistemò il colletto della camicia, sporco di rossetto rosato.
Il Sole, unico elemento immutato di quella giornata, dominava il cielo, come trattenuto in quella posizione da una camicia di forza, che lo costringeva a risplendere per il benessere dell’umanità.
Iniziando a camminare sciolse le sue mani, atteggiate in un groviglio irregolare di nervosismo e ira, compiendo lunghi passi distesi, sospirando pesantemente il meno possibile, a riprova della sua grande forza interiore.
“Saggia decisione Potter! Ci divertiremo oggi”. Scoccava leggera quelle frecciate amare, che sottomettevano, che disarmavano, che perforavano il petto. Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava sinistro in quella stanza immensa, così miseramente vuota al momento. I suoi occhi languidi seguivano quella figura snella, davanti a sé, rapiti da una nuova emozione, nata grazie a quei baci rubati.
Avrebbe ottenuto tutto quello che desiderava, senza chiedere. Sapeva che i ragazzi le cadevano ai piedi come soldati annientati da colpi di mitraglia, quando faceva loro quel giochetto… Con Harry però doveva essere più cattiva. L’animale da addomesticare, stavolta, era più restio, orgoglioso, furbo. L’avrebbe sicuramente ammansito, in un modo o nell’altro.

 
“Draco, togli subito le mani dal mio culo, cazzo!”. Era appoggiata al suo petto marmoreo, silenziosa fino a quel momento, spaventata dalle colonne impotenti che vedeva sfrecciare fulminee radenti al suo corpo sospeso nell’aere.
“Eccoti accontentata, principessa!”. Rapido mollò la presa, disinvolto, divertito, spettatore accondiscendente di una “caduta con stile”.
“Ma ti sei completamente rincretinito? Vuoi deturpare questo gioiellino, patrimonio dell’umanità, bene demaniale?”. Profondamente offesa da quel gesto inaspettato, le si dipinse una smorfia di rammarico nel viso, pronta a sferrare una delle sue tattiche migliori per ottenere “le scuse” che desiderava. Pettorali, bicipiti ed addominali sotto le sue unghie rosse.
“Mi hai detto di toglierti le mani dal culo e così ho fatto! So eseguire bene gli ordini se mi vengono impartiti dalla mia gattina preferita…”. Stava facendo le fusa, fiero, sornione, beffardo, l’immagine del ragazzo che sa usare il suo magnetismo, tra fascino e sensualità.
“Bastardo”. Si rialzò velocemente, pronta a sferrare il suo attacco per fargli pagare a caro prezzo quell’affronto.
Con le mani nelle guance testava l’effetto di quella burla, vivida e caliente nelle sue guance terse di un rosa acceso, bollenti, a mò di fornetto a legna portatile.
Finti singhiozzi fecero capolino dalla gola, apparentemente rauca, le palpebre arrossate per il lieve manto di vergogna, che imperversava pacchiano sotto il suo nasino all’insù, erano socchiuse in due fessure cioccolato, pronte a chiudersi fintamente.
La testa, fino ad un attimo prima sorretta orgogliosamente, adesso era ripiegata nel codardo gesto di chi è sconfitto, il capo chino, quasi a sventolare bandiera bianca, arresa, pronta a battere la ritirata. Le gambe molli, scoperte dalla minigonna di jeans, con le calze sporche per la caduta, si stavano per accartocciare come una lattina schiacciata.
Le labbra tremanti, quello superiore a morsicare nervosamente il compare infimo, rosse fuoco, dipinte dal compagno fedele, il rossetto incandescente, inarcate all’ingiù.
I capelli corti, irregolari, soffici, ora scompigliati, più naturali del solito in quella composizione innaturale di ciuffi sconnessi, decoravano il viso impercettibilmente e lo rendevano vero.
Le mani, candide, fredde, rigide, lungo i fianchi, volevano solamente affondare in quei capelli aurei.
Improvvisamente si lasciò cadere al suolo, priva di forze, apparentemente, debole, arcignamente stanca di quei giochetti comici, di cui segretamente si nutriva golosa. In pochi secondi sentì il freddo del suolo impadronirsi dei suoi polpacci muscolosi, irrigiditi dalla posizione poco consona e dal freddo gelido che iniziava a divorare il benessere tiepido delle braccia di Draco.
Lentamente chiuse gli occhi, appoggiando il capo al terreno, rassegnata, furba, nuda nell’anima, attendendo impaziente le mosse del cavaliere giocoso.
“Ginny!”. Avventandosi contro il corpo inerme iniziò visibilmente a tremare, in preda a spasmi irregolari ed irrequieti, di chi sa di essere sul punto di perdere parte di sé.
“Ginny, rispondimi, ti prego!”. La strattonava, scuotendola violentemente per farle riprendere conosceva, la cinse potentemente con una delle lunghe braccia forti e con la mano libera le scostava i ciuffetti dagli occhi, le dita affusolate ad accarezzarle le guance calorose.
“Riprenditi Ginny, adesso ti porto da Madama Chips, ma ti prego, resisti! Non puoi lasciarmi proprio adesso! Ho bisogno di te!”. Quasi singhiozzava quelle poche parole, troppo calde per essere pronunciate da un palato gelido come quello di un Malfoy, troppo vere per far parte del corredo dell’amore di Ginevra, inteso da quella mente di giovane donna, come l’amplesso carnale di due anime affini. O poco più.
Draco era di più, voleva di più e avrebbe ottenuto di più.
Stava coltivando quel tesoro da mesi e ormai era riuscito ad ottenere il frutto più succoso, il suo cuore pulsante.
Sollevandola agilmente la prese tra le sue braccia, salda la presa, sicura e determinata, pronto ad una folle corsa contro il tempo, pronto a schizzare come la pallina impazzita di un flipper, solo per donarle qualche istante di vita in più, anche solo un soffio.
Saliva le scale a tre gradini alla volta, temerario, sicuro, onesto con il suo destino, pronto ad arrampicarsi sugli specchi con lei in braccio, solo per salvarla.
 Improvvisamente però senti un respiro profondo evaporare sotto il suo collo teso, con il pomo d’Adamo che sfiorava timido due labbra che ridevano. Si placò, si fermò e la guardò negli occhi.
“Credevi davvero che stessi morendo, Draco?! Ti sei molto ammorbidito mi sembra… Basta un mio “apparente” svenimento per creare tutto questo trambusto? Stai calmo, ti prego. Riprendi a respirare normalmente o ci resti secco stavolta, cazzo”. Gli occhi divertiti tradivano una vena di rancore, di risentimento, di pena, per aver accelerato a dismisura il battito poderoso e regolare di quel biondo principe, per aver rischiato di fargli saltare il cuore fuori dal petto.
Lui non parlava, osservava sovrappensiero un punto indefinito, lontano, insignificante. La mano inconscia, a stringere quella di Ginevra. Le braccia di ghiaccio, scultura invernale liscia, a rapire quel corpo, portandolo al petto ansimante, non l’avrebbero lasciata facilmente.
Era inutile arrabbiarsi, era inutile credere che sarebbe cambiata in così poco tempo, inutile sperare che avesse il coraggio di lasciare Potter per lui.
In fondo era soltanto un purosangue dei Malfoy, l’esponente più illustre, il fanciullo promettente, quello con il cuore di ghiaccio, che non veniva coinvolto dai sentimenti, una scopata e via. Onestamente, si poteva fare a meno di un cuore che non batteva, di un cuore menzognero, che mentiva per ottenere. A sentire gli altri almeno, era così.

Lui l’amava, davvero, come nessun altro aveva concepito l’idea di infinito, come l’alba e il tramonto, come chi non vuoi perdere l’amuleto portafortuna che lo protegge da anni, una sciarpa di lana che ti ripara dal freddo, l’aria nuova che si respira, dopo la prigionia.
Tutti l’avrebbero saputo, prima o poi.
“Ti amo”. Glielo sussurrò lento all’orecchio, stingendole il petto in una morsa d’affetto. Lentamente si portò sopra di lei, languido, attento, libero. Se fosse arrivato qualcuno sarebbero stati nei guai, guai seri, nulla da ridire. Ma dove sta il bello del pericolo se non in queste piccole grandi pazzie?
Amare è essere pazzi in due, è infrangere le regole, è parlare da soli, sorridere senza motivo, sentirsi leggeri, senza via di ritorno e lui sentiva tutto questo grazie a lei.
“Dra…”. Il giovane aveva paura delle parole troppo amare che stavano per uscire da quelle labbra al sapore di miele. E le baciò nuovamente, costringendole a tacere verità nascoste, bugie che ormai decifrava senza problemi, realtà che accettava con il contagocce.
Ginevra stava cambiando, lentamente maturava, lasciando lo status di bambina per abbracciare la nuova identità di donna che stava per indossare. Tutto questo lo doveva a Draco, che senza pretese, soffrendo in silenzio, le accarezzava le giornate buie, tenendole compagnia e le movimentava le serata fredde, riscaldandola con il suo corpo in fiamme, quando c’era lei nei paraggi.
“Ti amo anch’io”. Sciolta da quella bombola d’ossigeno riuscì ad urlare quelle parole timide, che rimbombarono semplici nel corridoio tetro, dove risuonava il battito del loro cuore, dove uno dei due scalpitava più velocemente, non avendo ancora ripreso il battito regolare, dopo lo spavento.
“Dai, alziamoci. Andiamo in camera tua…”. Lo desiderava, lo voleva con tutta se stessa e a breve l’avrebbe ottenuto.
“Io avrei un’idea migliore…”. Il sorriso beffardo del re iniziò a danzare libero, un tango argentino tra le fossette pallide. Il volto di Draco non era mai stato così vivo.
“Cos’è meglio di…”. Il ricordo pudico della se stessa di “prima” le impedì di decantare il verbo “scopare”. Ma nei suoi occhi si leggeva il desiderio, le sue mani erano telecomandate da una voglia innata, la frenesia violenta di saziare quel corpo bollente.
“Scappiamo!”. Il ghigno risuonò tetro, quasi minaccioso. Solamente chi lo sapeva interpretare non aveva paura.
“Ma non prendermi in giro… E dove poi?! Dobbiamo fare questo cazzo di giochetto…”. Allettata dalla proposta non riusciva a rilassare gli angoli della bocca, interpreti nervosi di un sorriso sincero.
“Silente non ha parlato di restare ad Hogwarts…Quindi, a rigor di logica, possiamo anche evadere. Torneremo per la mezzanotte, svolgeremo la missione in separata sede e ci divertiremo… Il pericolo ti ha sempre affascinata mi pare…”. La stava sfidando, da buon duellante, aveva lanciato il guanto bianco. Ora attendeva impaziente la risposta dell’altro spadaccino.
“D’accordo”. Gli occhi vispi, ribelli, a scavargli dentro, fieri. Lo prese per mano, felice e lo tirò verso di sè. Il bacio che gli stampò in bocca era il migliore mai dato, il migliore mai ricevuto.
Tantissime labbra avevano sfiorato quelle di quei due duellanti, labbra giovani, labbra esperte, labbra che sapevano d’alcool, labbra secche, labbra morbide, labbra che, silenziose, spalancavano le porte di un gioco infinito. Nessuna bocca però era pari a quella che assaporavano reciprocamente in quel momento, per entrambi, era l’idillio più dolce e amaro al contempo stesso.

Gazza era in giardino, intento a potare una siepe, canticchiando stonato un motivetto country, tamburellando sereno un piede avvolto nello stivale da coltivatore. Al suo fianco Mrs. Purr, guardinga, attenta, catturata la sua attenzione da un fringuello grigio che le provocava l’olfatto e la scaltrezza.

Evadere era relativamente semplice, poche barriere intralciavano il loro cammino. Evadere era da pazzi, da dementi, da folli. Assolutamente si, evadere.
A grandi passi, muti, leggeri, sgusciarono fuori dalle mura del castello, calcolatori, scaltri, invincibili.
“Sei felice?”, questa domanda improvvisa, ululata sul sentiero verso Hogsmade, in trepidante attesa della risposta.
“E come potrei non esserlo?”. Gli occhi di lei si posarono delicati sul naso imponente del Serpeverde, accennando una piccola smorfia divertita. Lui le cinse i fianchi con le braccia, protettivo, avvolgente, cauto.
Lei, tirandolo per il colletto della camicia, lo attirò a sé dolcemente, con un interrogativo che le balenava in testa da circa sette minuti e quarantadue secondi.
“Ma dove stiamo andando?”. Con le labbra che sfioravano ancora quelle di Draco, sussurrò timida quelle parole, lievemente turbata, spaventata, terrorizzata.
“A conoscere mamma e papà Malfoy, naturalmente!”. Il viso rilassato era innaturale, troppo perfetto per rispecchiare fedelmente il trambusto interiore dello Slytherin.
“Tu. Stai. Scherzando.” Rincuorata da quella realtà ovvia, si lasciò avvolgere nell’abbraccio spontaneo.
“Io non ne sarei tanto sicuro se fossi in te!”. E baciandole la fronte le strinse la mano fredda.
  

Beta reader: Lucy Light


Ringraziamenti speciali alle persone che adoro:


Noemi_Malfoy: tesora!!! La tua Ginnola ha prodotto qualcosa in questo capitolo…Ronnie e Cho, uno più disperato dell’altro…vedrai, saranno esilaranti insieme! Fammi sapere che ne pensi!un bacione


gio91: che ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti!!! E vedere che concordi con Ginny che se ne frega di Harry scappando con Draco, è stupendo! Spero ti sia piaciuto anche questo chappy! Fammi sapere!un bacio


_Bad_Tom_: guarda con chi sono capitati Harry e Ron!!! fidati che saranno due accoppiamenti esplosivi! grazie mille per il tuo commento… vedrai che ginny migliorerà da adesso in poi… non temere! fammi sapere se ti è piaciuto questo chappy! kiss


Daphne_91: tesorooo!!!grazie 1000 per la tua bontà!!!sono contenta che ti sia piaciuto il chappy!!!fammi sapere se anche questo è stato di tuo gradimento!bacioneee


granger90: sono fiera di te!!!l’unica a chiedermi cos’è successo il 23 giugno!!!bravissima!!!presto verrà fuori!spero tu possa continuare ad apprezzare la mia ficcy!fammi sapere!un bacione


HermyKitty: ringraziarti è troppo poco per la recensione più bella che io abbia mai ricevuto!!!mi è venuto da piangere quando l’ho letta!hai capito perfettamente tutti i miei intenti, le figure retoriche, le metafore, i giochi di parole!è stato un onore ricevere quella recensione!davvero!grazie dal profondo del cuore!fammi sapere se questo ti è piaciuto!bacioni


shild: carissimaaa!grazie per il complimento alla mia idea delle 24 insieme al nemico!!!mi sento onorata che tu possa apprezzare!fammi sapere se questo ti è piaciuto!baciotissimi


milly92: questo chappy ti ha soddisfatta?! Spero di siii!fammi sapere mi raccomando!bacione


marco: carissimo!!! Harry sta covando rancore…tra qualche capitolo ci sarà un macello…so che avevo promesso che ci sarebbe stato sadismo verso ginny ma mi è venuto in mente questo chappy pazzo scrivendo, quindi…ti prego, spero tu possa apprezzare cmq!fammi sapere!un bacio p.s:di dove 6? Quanti anni hai?così, sono un po’ curiosa visto che mi sono affezionata ormai^^!


Ashley Snape: grazissime a tutte e due per i complimenti!!!amoreeeeee!spero ti sia piaciuto questo chappy!fammi sapere!bacionissimi tv1kdb


Lady_Malfoy_4ever: grazie 1000 per i complimenti carissima!penso tu sia la scrittrice che mi segue più fedelmente dall’inizio…ribadisco che mi dispiace un po’ perdere le tue opinioni, perché, come già detto, ci tengo molto a te in quanto persona che mi incoraggia, non come numero di recensione!se ti andrà di lasciare anche solo un “bello” a me andrà comunque bene!bacione


vinny: tesorooo!mi onori con il tuo commento!grazie 1000!spero di aver soddisfatto tutti gli interrogativi della tua precedente recensione!fammi sapere se hai gradito!!!bacione


Seyriu: segretamente conosco tuo fratello…mi hai scoperta!!!*_*!!!le cose che vi taccio le saprete prestissimo!!!sono felice che ti sia piaciuto e spero che questo chappy sia stato di tuo gradimento…fammi sapere!bacione bacione


SusyE: ho aggiornato il più velocemente possibile…purtroppo la scuola mi è avversa ultimamente!fammi sapere carissima se ti è piaciuto questo chappy!bacione

 
Lucy Light: hai capito perfettamente che mi riferivo a Bene e Plum!!!e brava la mia consy… la tua Ginny ti tornerà nelle grazie… ne sono convinta… e dovrò riuscire a strapparti il preferiti x questa ficcy! Devo riuscirci! Rita passa e chiude!tqm


Lights:tesoro!!!ti ringrazio per aver recuperato tutti quei capitoli in un colpo!!! sei sempre gentilissima!!! spero che questi intrighi ti soddisfino… fammi sapere!un bacione


Selene_90:la mia stellina!!! i tuoi complimenti mi accendono sempre gli occhi come due fari!!! eh eh!!! ringrazio moltissimissimo!spero che questo chappy ti soddisfi e che blaise per herm vada bene!fammi sapere! bacio bacio


Christina Malfoy:stellaaa!!! spero ti sia piaciuto il chappy! mi ci sono impegnata devo dire… spero tu possa gradire!!! fammi sapere! bacioni ti voglio bene


fra91:grazie 1000!!! mi onori un sacco con questo commento! fammi sapere se ti piace questo chappy! bacio bacio


_sissy_: grazie silvietta del mio cuor! W noi due che siamo pervertite!!! eh eh… spero ti sia piaciuto questo chappy! fammi sapere! bacione


DarkGiliath:grazie 1000per i complimenti!!! mi onori un sacco… fammi sapere se hai gradito il quinto chappy! bacione a presto

 
 

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Capitolo 6
*** Best in me ***


BEST IN ME (Il meglio di me)
 
Piccola noticina dell’autrice: Buongiorno miei cari! Se non avete notato, ogni capitolo si rifà al titolo di una canzone: 1 Shut up and drive di Rihanna, 2 Wait a minute delle Pussycat Dolls e Timbaland, 3 Like toy soldiers di Eminem, 4 Good times gone dei Nickelback, 5 Guardian angel di Lee Ryan e 6 Best in me dei Blue…mi piace prendere il titolo di un chappy così…dalle canzoni!sarà perché adoro la musica, sarà che queste canzoni mi piacciono…insomma, volevo farvi luce su questo particolare! Un bacione e…Buona lettura!!!
 

“Adotta una Mandragora anche tu!”. Pomona Sprite ululava a gran voce, con il viso imperlinato dal sudore, le gote rosse cangianti, librando in aria un vasetto color porpora, agitandolo come un trofeo prezioso, al quale era legata col cuore. Con un banchetto, al centro dell’immenso prato verde smeraldo, fresco di taglio, si accingeva ad attirare masnade di studenti, coinvolgendoli furtiva nella sua vorace impresa.
“Avanti miei cari, non abbiate timore, avvicinatevi. Osservate bene le foglioline tremanti di questa piccola Mandragora appena nata! Immaginate sia un neonato indifeso, un tenero cucciolo da accudire. Vi farò vedere quanto adorabili possano essere, se prese con le dovute maniere…”. Eccitata da una nuova sfida, caparbia, testarda, determinata a raggiungere i suoi obbiettivi, l’insegnate stava per dare inizio ad uno spettacolo unico nel suo genere, etereo e rarefatto.
“Signor Nott, ehilà, si si, dico proprio a lei! Si avvicini, avanti, da bravo, non sia timido!”. L’ignaro Serpeverde, che discuteva animatamente con una figura snella al suo fianco, passeggiando repentinamente per il cortile di Hogwards, sentendosi richiamare a rapporto, si rabbuiò all’istante.
“Santo Merlino, grande e grosso per niente signorino Theodore? Venga qui subito, o sarò costretta a usare le maniere forti…”. Stringendo ancora più saldamente il vasetto lucido, si accingeva ad attirare a sé lo studente intimorito, facendo danzare l’indice della mano destra ritmicamente.
“A…arrivo! Mi prometta solo che avrò ancora tutte le falangi dopo che l’avrò accontentata…”. L’umorismo spiccio del bel fanciullo terrorizzato suscitò l’ilarità gioiosa dei pochi studenti vicini, pronti a gustarsi la succulenta scena che gli si stava dipingendo davanti.
“Oh, suvvia, poche storie! Le assicuro che ne uscirà indenne, se mi darà ascolto! Le confesso che la piccolina è molto affamata in questo momento, ma saprà contenersi se glielo raccomando! Si fermerà prima di tranciarle un mignolo…”. Il sadismo della Sprite le faceva luccicare i piccoli occhi incavati nel viso, il braccio libero si posava delicato sulle spalle possenti dello Slytherin, il quale cercava di nascondere, dietro una facciata cordiale, la paura che dilagava interiormente, senza ritegno.
“Perfetto mio gambo di sedano stagionato! Adesso segua passo passo le mie istruzioni e nessuno si farà male, chiaro?”. Divertita dall’espressione rassegnata dello studente, tolse silenziosamente la giovane Mandragora dal vasetto e la poggiò furtiva sulle ginocchia dello studente. Il latrato lancinante che provenne da quel piccolo arbusto fu incredibile. Non si udiva altro nell’arco di un chilometro.
“No no, allontani subito da me quella sottospecie di platano in miniatura! Mi sta antipatica…”. Con gli occhi fuori dalle orbite, Nott tentava di localizzare un punto sicuro dove rifugiarsi.
“E così le sta antipatica… Bene bene egregio Nott, visto che mi sta antipatico anche lei sarò costretta a togliere centoventi punti alla sua casata per danni morali causati alla mia giovane piantina…”. Con delicatezza riprese la piantina tra le sue mani e, con consapevolezza e maestria la fece acquietare.
Era sicura della reazione che avrebbe provocato nel ragazzo, fiero, orgoglioso, tronfio di prepotenza. Attese serena il responso del Serpeverde che, improvvisamente coscienzioso, sembrò voler collaborare.
“D’accordo, me la dia. Ma sia ben chiaro che se turberà ancora la mia interezza, correrò subito da Silente…”. Convinto di ciò che aveva appena bofonchiato, impreziositosi fieramente con parole argute, gonfiò d’aria gelida il petto, in segno di superiorità.
“Ma bene, andiamo pure a piangere nelle sottane di nonno Albus! Gesto di virilità unta e bisunta mio caro! Che bella figura ci faresti! La Mandragora mi ha fatto la bua! Patetico! Si da il caso che io abbia già parlato in precedenza a Silente di questa mia dimostrazione, razza di verdurina acerba! E come sempre, il buon preside approva le mie trovate ingegnose per sensibilizzare Hogwarts all’Erbologia”. L’orgoglio ferito bruciava, lava incandescente fuoriusciva lenta ma deleteria dalla sua bocca, volta a radere al suolo l’arroganza della serpe. Mai disturbare il drago che dorme o, come in questo caso, mai offendere un’erbacea della Sprite.
“Se mi vuole scusare, dovrei continuare!”. Con uno scatto felino, quasi impercettibile, ritentò l’ardua impresa poggiando leggera la piantina sulle ginocchia del ragazzo e in men che non si dica, la piccola rappresentante delle Mandragore stava già strepitando. I presenti prontamente si tapparono le orecchie, infastiditi notevolmente. Nott invece, alle prese con le foglie della creatura, si sorbiva da vicino una valanga di decibel spaventosa. Per comunicare doveva per forza sbraitare.
“Sta zitta razza di quercia nana!”. Il veemente fanciullo starnazzava come un’oca in calore, le gote velate di rosso, uno spruzzo impercettibile su una distesa di candore. L’autocontrollo finora tenuto a freno si liberò in un istante, scatenando un’esplosione di sfumature sul voto del ragazzo, calcificato in una smorfia di dolore.
Si alzò di scatto e iniziò a dimenarsi convulsamente, agitando le braccia tremanti che avvolgevano, controvoglia, la tenera pargoletta. Irrigidito, preoccupato, leggermente terrorizzato, non sapeva più come comportarsi per far tacere la piantina. Avrebbe dovuto obbedire.
“Ben gli sta! Ora, se non vuole davvero ritrovarsi con l’apparato uditivo lesionato, si sieda di scatto e mi ascolti attentamente…”. Pomona sapeva il fatto suo ed era pronta a raggiungere senza timore il fino primo della sua lezione improvvisata: dimostrare a tutti la tenerezza delle Mandragore.
“Usi l’indice destro delicatamente e accarezzi senza paura la cuccioletta che ha tra le mani!”. Era orgogliosa della materia che insegnava da anni, era la sua linfa vitale, ciò a cui non avrebbe mai potuto rinunciare.
“E io dovrei dimostrarmi caritatevole con questo bonsai dei poveri, dopo che ha deturpato il mio benessere?! Lei sta scherzando…”. Theodore, evidentemente scioccato, era recidivo a reagire positivamente.
“Senti Nott, ascolta la professoressa Sprite per favore. Abbiamo un esperimento da portare a termine entro la mezzanotte… Ricordi?!”. Romilda Vane, rimasta in silenzio fino ad un attimo prima, prese parola con vigore, a stuzzicare il giovane.
“Ma perché proprio a me, Merlino? Che ho fatto di male in una delle mie vite precedenti? Fui uomo di mala fama? Avrò forse raso al suolo un campo di Mandragore? Avrò scopa… ehm, passato una notte in allegria con una bisnonna di questa sanguisuga Grifondoro?”. La disperazione si leggeva chiara e nitida negli occhi di Theodore, sconforto che si rispecchiava nelle pupille infuocate della giovane.
“Sai cosa ti dico razza d’imbecille? Spero che te le stacchi le orecchie a suon di acuti… e anche qualcos’altro più in basso magari! Tanto non ti serviranno a niente entrambi… Mi scusi professoressa”. Così dicendo si voltò maldestramente e corse via, offesa nel profondo, bruciando nell’intimo, orgogliosa più che mai, come sempre, con il volto velato da un paio di lacrime amare, che morivano timide sulle due labbra carnose, serrate prepotentemente, emettendo solo qualche singhiozzo soffocato.
“Aspetta, Vane!”. L’urlo strozzato in gola si disperse nel cortile improvvisamente muto, attento, fermo. Con il capo chino guardò l’esserino che giaceva tra le sue mani, studiandolo attentamente, pronto ad agire, disgustato. Con un dito freddo si avvicinò lento, guardingo, in allerta. La piantina d’impatto si ritrasse sentendo il gelo toccarla, frignando lamentosa, poi, d’istinto, si fece cullare dal ritmo armonioso di quelle primordiali coccole. Ammansita, emettendo suoni gutturali quasi dolci, si lasciò accarezzare per qualche minuto, sotto gli sguardi inquisitori della folla.
Theodore Nott era circondato da bisbigli repentini, sguardi incantati accarezzavano la scena che prendeva vita armoniosa, tanta era la delicatezza, la naturalezza, la pace con qui toccava quelle foglie.
“Ecco, bene. Così, senza timore! La Mandragora si fida di lei… Non abbia paura!”. Seguendo i movimenti leggiadri del giovane, una catena monotona di carezze, la professoressa gli si avvicinò lentamente, per osservare meglio le mirabolanti imprese dello studente. La piccola piantina era gioiosa.
“Non dico che potrebbe prendere il mio posto signor Theodore, ma mi complimento con lei! Questa serenità ultraterrena che aleggia in lei mentre tocca la Mandragora è degna del mio completo rispetto! Trenta punti ai Serpeverde senza dubbio!”, la Sprite, evidentemente sorpresa e piena di felicità nell’anima, si preparava all’azione finale della sua promozione.
“Come potete vedere, cari studenti, se mettete da parte l’insensibilità e la paura, potrete trovare nelle cucciole di Mandragora delle fedeli amiche, antistress, quasi un animaletto domestico tenero, si faranno cullare serene della vostra calma…”. Degna delle migliori platee, Polmona aveva colpito ancora!
“Hanno bisogno di poche cure ma di tanto tanto affetto! Potete metterle sul vostro comodino, vicino alla finestra, riparate da una tenda leggera. Le sentirete russare a ritmo con voi la notte, godere dei deboli raggi solari che le solleticheranno, non si lamenteranno mai se le tratterete con cura. Ci potete parlare, potrete ripetere loro la lezione per il giorno dopo, sapranno partecipare al vostro dolore…”. Stava lentamente sfociando nel ridicolo, ma credeva fermamente in quello che enunciava. L’amore per quelle creaturine era immenso, ormai facevano parte del suo essere.
“Se vorrete adottarne una, la potrete tenere con voi fino a quando desiderate… Per qualsiasi problema potrete rivolgervi a me e io sarò pronta a darvi tutto il mio appoggio… Una Mandragora intorno è un sorriso in più al giorno!”. Parola di Pomona Sprite.
“Ne voglio una io!”. Calì Patil, tutta gioiosa e beata, mossa da un irrefrenabile istinto di sfida, ballonzolava allegra tra la folla per accaparrarsi la prima Mandragora. Probabilmente non intuiva la stazza dell’impegno che si stava per prendere.
“No, prima io professoressa!”. Lavanda Brown, con una gomitata ben piazzata, catapultò Calì contro Dean Thomas, agguantando vittoriosa il primo vasetto color oro.
“Per favore ragazze, un po’ di contegno, ce ne sono per tutti!”. In estasi per il successo ottenuto, divertita come una bimba che vede la prima nevicata della sua vita, Pomona donava sorrisi a destra e a manca, rivolgendosi ad ogni studente premurosamente, dedicando tutte le cure necessarie ad una presa di responsabilità così grande.
“Finnigan, passa il vasetto col fiocco blu a Colin!”. Un lavoro a catena stava prendendo vita ad Hogwarts: chi smistava, chi infiocchettava, chi trotterellava contento abbracciato alla piantina. Planavano consigli, riflessioni, contraddizioni. C’era anche chi trovava il tempo per imprecare contro se stesso.
“Scusi professoressa…”. Con voce profonda, piena di amarezza, Theodore richiamava l’attenzione della Sprite, che dalla fine dell’esperimento non lo aveva più degnato di uno sguardo.
“Dimmi Nott, vuoi ridarmela? Potrei affidarla a Marietta, vuole regalarla alla zia per Natale!”. Allungando le braccia coperte dal mantello corvino, tentò di riprendersi la creatura. Il ragazzo però non mollava la presa, la resistenza era potente, si stava preparando a parlare.
“Vede professoressa, visto che prima ho fatto arrabbiare la…Vane. Potrei portargliela in segno di pace, un armistizio temporaneo che ci permetta di continuare l’esperimento di Silente…? E visto inoltre che so come trattarla ormai… Direi che potrei provare ad… accudirla. Sempre che lei sia d’accordo ovviamente.”. Ormai il rossore nel viso del giovane si accoppiava teneramente al bordeaux del fiocco nel vasetto.       
Senza aggiungere parola alcuna si avvicinò al giovane e scoccandogli il sorriso più riconoscente della giornata, gliela lasciò, seguendolo con lo sguardo mentre si allontanava fiero tra le alte torri del castello.
 
“Buongiorno Mezzosangue.” Il tono solenne e aulico spezzò la quiete angelica della Guferia. Ciò che aveva appena pronunciato non le pesava un gran che, anzi, probabilmente la divertiva, la estasiava, ne andava fiera.
“Ben arrivata mongolfiera bipede!”. L’asprezza delle parole era giustificata, dettata dal rammarico per l’offesa appena ricevuta. Non era il tipo che si attaccava a certi cavilli, sapeva essere superiore. Quella parola però gli logorava il fegato, stare zitto era impossibile.
“Mai pensato di rinchiuderti al San Mungo? Sarebbe una liberazione per tutti noi, soprattutto, ci sarebbe più… pulizia. Se ti porti dietro anche un altro paio di tuoi amichetti ci faresti decisamente un favore. La purezza di questa scuola, l’alto onore dei maghi che la frequentano, il prestigio e la fama vengono continuamente infangate da soggetti sporchi come te”. La faida continuava senza sosta.
“Mai pensato di tapparti quella boccaccia fetida? Magari chiudendo quella fornace ingerisci anche meno cibo… Sempre che non ti venga l’istinto di aspirarlo col naso”. Botta e risposta a ritmo di danza: la passione di un tango, nel difendersi, nello schivare le ardenti frecciate, il ritmo tonante di una coreografia hip-hop, per scandire il battere della propria superiorità.
Nessuno dei due “ballerini” aprì bocca per una decina di minuti, indifferenti l’uno all’altro, decisi ad ignorarsi fino a notte fonda. Compromessi? No, grazie.
Avevano vagliato ogni singola pietra della stanza, conoscevano a menadito il piumaggio di tutti i gufi presenti, anche la più piccola crepa nel muro non era più un mistero. Non si curavano minimamente l’uno dell’altro. Rimuginando silenziosi, si studiavano con la mente, mettendo a tacere il cuore, pronti ad essere più spietati che mai.
La grande finestra esprimeva muta il tormento di un inverno freddo che incombeva, l’incalzare impercettibile del gelo, che si sedimenta tra le ossa, era la bora che spazzava via le paure.
Il grande Albero Picchiatore si ergeva impassibile, sovrano incontrastato di quella distesa verde bottiglia, incupita dal grigiore del cielo. Gazza rastrellava affranto, sistemandosi di tanto in tanto la giacca logora che lo proteggeva apparentemente. Un turbinio di foglie secche imperversava maestoso, nuove adepte, piccole e indifese, macchie gialle, rossastre, marroni, ingrossavano fiere il tornado lento, che si muoveva indisturbato tra gli studenti infreddoliti.
La luce fioca del Sole era contrastata dalla prepotenza delle nuvole, vincitrici della battaglia per il dominio del cielo. Una coltre di fumo denso usciva dal camino della piccola dimora di Hagrid. L’aria profumava di erba appena tagliata e l’odore della pioggia che incombeva rapida caratterizzava quella giornata pungente, che si doveva riscaldare col cuore.


“Sai cosa ti dico, foca arenata sulla spiaggia?” Seamus Finnigan non dava segni di mancamento.

“Dimmi pure, fallito!” Millicent Bulstrode affondava l’accusa senza pietà, sapendo di colpirlo al cuore. Godeva, indecente, aspra, livida.
Il duello non sembrava voler cessare. I due litiganti, più caparbi che mai, avevano abbastanza linfa in corpo da continuare fino al calar della sera, imperterriti, indifferenti, agguerriti.
“Vado a fare un giro. Meno vedo la tua faccia da scrofa, meglio sto!”. Non era semplice astio tra casate. Seamus non poteva, non voleva rinnegare le sue origini, ma ne pagava, silenzioso, le conseguenze. L’aratro pesante che doveva portarsi dietro era deleterio, acerrimo, dolente, un giogo che lo incatenava a vita.
“Vai pure dai tuoi amichetti pezzenti! Sapranno accudirti e coccolarti nei migliori dei modi!”. Odiava i Grifondoro, Granger sott’intesa. Odiava il loro essere superiori nonostante tutto, detestava che avessero sempre la meglio anche essendo costellati da impuri, non sopportava di vederli spadroneggiare sempre e comunque.
Come il rosso fa infervorare il toro, il sol nominare quella casata la rendeva ancor più acida. Non si dava pace e procedeva con la sua rivolta morale. Avrebbe vinto, ad ogni costo. Nello scontro tra singoli maghi, i Serpeverde avevano la vittoria in pugno, a parer suo.  
“E tu vai dal tuo amichetto Tiger allora… Fuoco e fiamme mi pare… Non è forse vero, “porca Milly”? Mi sembrava fosse proprio questo l’epiteto che ti aveva affibbiato, o mi sbaglio?”
Aveva vinto, con l’inganno, aveva avuto la meglio, tradendo la promessa al nemico, aveva primeggiato sferrando, con scorrettezza, una debolezza fatale. Ferirla non aveva provocato piacere, non assaporava il frutto dell’oltraggio commesso, non sentiva l’adrenalina salire, anzi, dopo aver pronunciato quelle parole sentiva un nodo in gola, l’amaro del sangue sul palato, una fitta lancinante allo stomaco.

Con gesto veloce, l’avversaria aveva estratto la bacchetta dalla tasca udendo quelle meschine parole, piccoli fiocchi di neve che non si scioglievano e creavano un cumulo sporco nel cuore. Pronunciando pochi fugaci sussurri, aveva scagliato tutto il suo odio contro il mago, ferendolo senza esitazione.
“Crepa”. La parola che segnò l’abisso.
 
Beta reader: Lucy Light

N/A: Premetto! Questo capitolo è stato sudato… ma che dico… di più! Lo trovo anche un minimo inutile…però volevo toccare certi aspetti…e introdurre le due nuove coppie…le ultime che si incontreranno complete per l’esperimento…altre verranno menzionate solamente. Siccome mi sento molto Millicent in certi casi della vita…l’ho voluta introdurre. Spero vi sia piaciuta la campagna “Adotta una Mandragora anche tu!”….un tantino demenziale…lo devo ammettere!scusate!fatemi sapere!miei fedeli lettori….vi voglio bene!mi riempite il cuore di gioia!certi autori non si perdono un mio aggiornamento e per me è davvero importante!mi commuovete!tanti baci :D

 
 
Ringraziamenti a tutti i lettori…e in particolare a:
 
>Ashley Snape: amoreeeeee!spero ti sia piaciuto questo chappy! Grazie 1000 per le ficcy che mi hai dedicato!sono commossa….soprattutto perché sono divina!!! Fammi sapere cosa ne pensi di questo!tadb

>granger90: carissima!harry/herm arriveranno tra qualche capitolo…più che altro perché ho pensato di aggiungere queste due coppie per farle sviluppare in modo particolare…spero tu abbia gradito!fammi sapere!un bacio


>SusyE: carissima!!!sei sempre troppo buona!!!ti ringrazio infinitamente!spero ti piaccia anche questo chappy!fammi sapere!un bacio


>daphne_91:tesoro mio bellissimo!!!non vedo l’ora di incontrarti!!!che ne pensi di questo chappy!?fammi sapere!bacio baciotto


> fra91: ma sei un tesoro carissima!!!i tuoi commenti sono i più cari che ricevo!!! Sono felicissima che ti piaccia la mia ficcy…ho voluto introdurre queste due nuove coppie…spero ti piacciano…fammi sapere mi raccomando!un bacione


>milly92: quanti complimenti carissima!!!mi fai arrossire!!!non sono affatto brava…ci provo!fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo chappy!è un po’ particolare…un bacione


>_sissy_:ma quanto buona sei salvietta del mio cuor!? Mi lusinghi davvero troppo…non merito cotanta beltà….questo chappy è meno nel “nostro stile”…e non so se mi spiego…il prossimo invece…prevedo fuoco e fiamme!!!fammi sapere che ne pensi!!!un bacionissimo


>NiraMalfoy: ehilà carissima!!!ma quanto sei gentile!!!sono qui che gongolo felice e beata!il chappy è un po’ particolare…soprattutto per la Sprite…il prossimo esaudirà la tua curiosità su herm/blaise…fammi sapere che ne pensi di questo!un bacione


>marco: eh eh…in quella scuola non si pensa ad altro!!!questo chappy è stato un po’ uno staccare la spina da quegli intrecci che potevano risultare pesanti…anche se il piccantino non mancherà in seguito…a presto!


>Vesuvium: che bello!mi hai aggiunta ai preferiti!!!me emozionata e piangente!!!wooooooow!fammi sapere che ne pensi di questo!un bacione


>DarkGiliath:grazie cara!davvero troppo buona!che ne pensi di questo? Fammi sapere se ti va!un bacio


>HermyKitty:sei sempre la più accurata nei commenti…analizzi sempre ciò che mi preme che il lettore colga…ti accorgi dei particolari, delle sfumature…i tuoi commenti sono sempre i migliori…non perché sono i più lunghi solamente, ma perché sono ricercati e veritieri!ti ringrazio davvero molto!fammi sapere che ne pensi di questo!un bacio


>_Bad_Tom_:ecco l’aggiornamento!il capitolo è un po’ strano, ma spero tu possa apprezzarlo comunque…fammi sapere!un bacio


>minako83:grazie per aver aggiunto la mia storia tra le tue preferite!che onoreee!che ne pnsi di questo chappy?spero ti piaccia1fammi sapere!un bacio  



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Capitolo 7
*** Candyman ***



Nota dell'autrice: preparatevi ad un capitolo particolare. Il linguaggio verso la fine è un po' provocatorio, spero di non urtare la sensibilità di nessuno!
Come ogni chappy il titolo è preso da "Candyman" di Christina Aguilera.vi lascio alla lettura amorini miei!!! Vi adoro!!! Spero possiate gradire e commentare!




"Facciamo un gioco?". Quel visino curioso color cotone era rigato da un sottile frammento di luce, un raggio candido che rendeva giustizia a quell'illibata figura femminile, un tocco di chiarore che faceva rispendere i due occhietti vispi, pronti a scoprire il mondo.
"Di che si tratta Luna?". L'attenzione che prestava alle parole della ragazza era quasi maniacale, la forza che gli nasceva spontanea nel cuore, quella voglia di pendere dalle sue labbra sottili, il viscerale desiderio di toccarle, di baciarle. Con gli occhi fissi su quella piccola creatura indifesa, rimuginava sulla sua semplice e tenera bellezza, il vero luccichio che illuminava quella cupa giornata.
"Vediamo chi di noi due riesce a mettere in bocca più caramelle gommose?!". L'entusiasmo con cui lanciava quella piccola sfida era esilarante, coinvolgente, spassoso. Ogni muscolo del suo volto si contraeva e rilassava ad ogni singola parola, le fossette trotterellavano allegre tra luci e ombre che si disegnavano spontaneamente sul suo viso grazie all'andare e venire del Sole.
"Stai scherzando, vero?". Goyle non riusciva a credere alle sue orecchie, non riusciva a concepire che una persona tranquilla e posata come Luna potesse anche solo lontanamente idealizzare la sua immagine di porcellino goloso che si avventa su un cumulo di dolci prelibatezze tentatrici.
"Perché? Non ti sembra divertente? Penso sia una delle cose che abbiamo in comune e visto che dobbiamo compilare la scheda, perché non segnalare come punto di affinità tra noi i dolcetti?". La convinzione con cui elargiva la sua direttiva era sagace e persuasiva. Se poi aggiungeva un moto involontario di sopracciglia e un sorriso tenero e solare, il gioco era fatto.
"Si Luna, lo so. Ma ti devo confessare un piccolo mio segreto, visto che devi scoprirne uno entro mezzanotte. Non trovo facilmente le parole...". Affinità tra noi? Punti in comune? Oh Santo Merlino proteggimi tu! Se svengo in questo momento mi autocondannerò ad una dose quotidiana di flessioni, addominali e capriole. No, no e ancora no. Devo resistere, sono forte! Goyle Gregory, ricorda che sotto lo strato di ciccia hai una spina dorsale! Non mollare proprio ora!
Lo Slytherin imbarazzato si tinse in volto di un rosso purpureo, le sfumature di imbarazzo prendevano vita senza permesso, gingillando le tenere gote di un manto impudico di vergogna.
La bellezza della sua giovane compagna d'esperimento gli intorpidiva i sensi, il coraggio carente lottava con l'incombere dell'imbarazzo temerario, che a suon di calci stava annientando la sua già debole autostima. Dura conversazione questa, catene di parole ardue da sopportare. 
"Dai Goyle, non temere. Non potrei mai giudicarti male. E comunque anche tu oggi scoprirai cose imbarazzanti sul mio conto. Ma va bene così, è una giornata particolare, cerchiamo di viverla bene e divertiamoci!". Cercando di fare del suo meglio per mettere il timido Serpeverde a suo agio, articolava il suo discorso con ampi sorrisi e teneri sguardi.
"Allora, vediamo da dove posso iniziare. E' chiaro a tutta Hogwarts che sono brutto, fondamentalmente stupido e.grasso". Quest'ultima parola, sussurrata, sibilata, abbozzata appena. Troppo il rimorso per non essersi accorto prima di dove stava sfociando, cieco davanti ad una realtà dura, selettiva, perfezionista. Un presente dove se non ricopri perfettamente uno stereotipo sei poco o addirittura niente. Una vita dove non riesci a respirare a pieni polmoni, dove sguazzi nell'incertezza se ti senti diverso, affondi nella paura di essere giudicato, di non essere adatto.
"Non fare così dai! Sei troppo duro con te stesso. Basta". Allungando la mano sulla guancia del giovane accarezzò timidamente la superficie fredda, convinta, scaltra, fiera della sua missione di pace verso una serpe insicura.
"La mia bellezza è paragonabile a Ron Weasley che fa colazione di primo mattino, trangugiando come un ornitorinco nano tutto quello che gli capita a tiro. Sono sensuale come un barbagianni spelacchiato, un connubio tra la Mc Granitt che si fa la ceretta e Piton che sparge olio fortificante sui suoi luridi capelli nero pece.". Non capiva neppure perché stesse parlando in quel modo, simpaticamente rilassato come non mai. Non si capacitava della serenità che il tepore di quella mano sulla sua produceva, una scossa elettrica pacata, che risaliva come vivida corrente elettrica alla sua mente, per riscendere poi soave fino al cuore, donandogli quei battiti in più che lo facevano stare bene. Era se stesso in quel momento, se stesso e basta, lui, Goyle, il Serpeverde più tondo, strano e forte che ci sia.
"Smettila Goyle!". Abbozzando un sorriso dopo l'altro ascoltava attenta l'ammansito testardo, lievemente triste per la cruda verità di quelle gelide affermazioni.
"Per favore Luna, è solo l'inizio! Voglio che tu sappia cosa mi tormenta, almeno capirai tanti miei comportamenti, tanti miei gesti, tante miei inconsapevoli stupidaggini.". Come un libro aperto empio di nozioni preziose, degno di esser letto, il fanciullo stava seduto con la schiena appoggiata al muro, a gambe incrociate, ammirando il timido Sole che resisteva tra le potenti nubi. Si sentiva un po' come quel protagonista distratto del mondo, un'entità umile e cristallina, unica e rara nel suo genere, debole e forte allo stesso tempo, luce e tenebra combinate nella stessa sembianza d'uomo.
"La gente crede che io sia stupido, un povero troglodita senza materia grigia nella testa, uno zoticone volgare che sa solo agire a comando. Ma dico io, come fanno a giudicare senza conoscere? Come possono prendersi un diritto non loro, una libertà che non gli spetta? Si sono mai preoccupati di sentire come la pensavo, di accertarsi di una realtà non vera? Hanno mai provato a chiedermi come stavo, a capire perché cancellassi la mia personalità per stare accanto a Draco? L'unica cosa che posso concedere alla gente di Hogwarts è il fatto di etichettarmi come "zerbino", lo "schiavetto umile", il "servetto ignorante", il servo della gleba di un padrone forte, o meglio, di un padrone con una grande personalità, con una grinta eccelsa, un carisma epico, con fascino da vendere. Lui è così, è il re della nostra età, quando passa lui si sente, quando ti guarda lui si sente, quando "c'è" lui si sente. Non pretendo di diventare come lui, questo no, non potrei mai. Ma vorrei provare ad assomigliare ad una persona che stimo, una persona che mi ha aiutato quando tutti sapevano solo additare, azzardare pregiudizi, camuffare sorrisi, vera pietà nel loro cuore. Non è uno stinco di santo, lo sappiamo bene, eppure con la sua esuberanza mi ha inglobato nel suo mondo, mi ha annullato rendendomi parte della sua realtà, ma almeno non mi ha lasciato solo.". Debolmente stava bonificando la sua anima dal marcio che la deturpava, ormai il vecchio Goyle stava per scomparire, il vento del cambiamento gonfiava i suoi polmoni di un'aria pura, eterea, sana, rarefatta per troppo tempo.
"Sono stato un codardo fino adesso, mi nascondevo dietro una maschera falsa, creandomi un alter ego che vivesse per me gli oneri della vita, anzi, che nascondesse il mio volto quando la vita mi chiamava a lottare, reclamava risultati che non riuscivo ad ottenere, pretendeva una forza che non trovavo in me, in quel momento. Fondamentalmente quando non si è sicuri di se stessi ci si ripara all'ombra della falsità, della menzogna, semplicemente si sceglie la via più semplice per sopravvivere, si opta per la strada meno caparbia: si mette da parte il bello che c'è in noi, non si lotta, non si combatte per un futuro migliore, no. Si aspetta inermi la propria fine, accorgendosi giorno dopo giorno di sprofondare, di allontanarsi dalla riva, dall'unica ancora di salvezza. Si cerca qualcuno che possa vivere per te, solitamente si sceglie il più potente, il più temerario, il più amato, ci si affianca a lui e si sopravvive bramando ogni sua certezza, ogni suo guadagno, ogni suo successo".
Le due mani, ora l'una sull'altra, le dita intrecciate, salde, forti ma al contempo delicate, lo sguardo puntato sullo stesso orizzonte, grandi occhi, che guardavano, speravano in un futuro migliore. 
"Adesso voglio cambiare Luna, voglio essere me stesso anche fuori dalla corazza che mi ero preposto di mantenere sempre e comunque. Pretendo di spiccare il volo da solo, ma non da tiranno, da divinità discesa sulla Terra. Mi accontento di essere un ragazzo semplice, che non ha paura di tirare fuori ciò che di più bello ha da donare, sotto la ciccia batte un cuore condottiero, un cuore che ha sopportato per tanti, troppi anni le ingiustizie che si autoinfliggeva.Questo cuore adesso vuole battere orgoglioso, senza paura. Voglio dimenticare il significato di "paura" perché mi sta masticando il cervello, il cuore, l'anima".
Luna non chiese nulla, tacque rispettosa, ammutolita da un'integrità morale che non credeva potesse contraddistinguere un soggetto del genere, era esterrefatta da cotanto ardore, dalla scintilla di speranza che scorgeva negli occhi del ragazzo. Sempre muta, senza fiatare, portò la mano libera sul cuore di Goyle e lenta poggiò l'orecchio all'ampio petto, ascoltato assuefatta quei battiti repentini, scostanti dopo il suo arrivo.
Mantenendo una calma innata, lui continuò il suo importante monologo, cercando di essere spiritoso per smorzare l'imbarazzo alle stelle, quel filo di paura che stava velando la sua voce, sentimento malefico che a breve sarebbe stato sconfitto.
"Ultimo punto della mia escalation: il fisico. Come si può notare sono più largo che alto. Per girarmi intorno bisogna salire sulla scopa e partire per un lungo viaggio! La mia stazza è riconducibile ad un armadio a sette ante, ad un divano più poggiapiedi. Sono un colosso ambulante e mi domando perché il terreno non frani sotto i miei piedi. Qualche tempo fa mi sarei domandato come avrei fatto a rimediare, come avrei potuto risolvere questo arduo problema.". Ammutolì per un istante, realizzando lentamente che Luna era accoccolata su di lui, la testa ancora adagiata sul pettorale sinistro, la mano intrecciata alla sua, l'esile corpo poggiato sulle sue ginocchia.
Lei lo guardò con interdizione, non capendo il perchè di quell'espressione così basita, stranita, forse intimorita dalla naturalezza delle cose. Spesso lei faceva cose frivole, assumeva comportamenti infantili, saltellando qua e là come un capretto candido, accarezzandosi la chiara chioma incantata con le dita sottili, stropicciandosi gli occhi buffamente. In quel momento però nulla di quelle azioni da bimba persisteva nel gesto nuovo che stava intraprendendo. Non voleva essere fraintesa, sapeva che ormai lui poteva capire.
"Ehm… Si, stavo dicendo…Mi sono messo a dieta. Mi da una mano Draco.". La fierezza gli balenava in volto, donandogli una luce nuova, un chiarore inatteso, un bagliore appena nato. Per la prima volta nel suo viso si scorgeva la "fierezza" nel parlare di se stesso, l'orgoglio di dire "io ce la sto facendo!".
"Che buffo Goyle! Davvero?". Buffo probabilmente non era la parola adatta ma quell'espressione soddisfatta gli donava quel tocco particolare che non guastava, anzi, che gli donava proprio.
"Perché buffo?". Non era offeso, non proprio, forse un tantino amareggiato. Credeva molto nel suo progetto, ci contava davvero e il favore di Luna era forse il compenso più prelibato da ottenere.
"Non intendo buffo in quanto ridicolo! Il bel buffo, quello che fa sorridere, il buffo giusto, che cambia per migliorare, il buffo che mi piace perché so che ti renderà una persona migliore. Uffa! Non credo di riuscirmi ad esprimere, maledetta me e la mia stupidità!". Cercando di farsi capire come poteva si avvicinò innocentemente al viso tondo dello studente, imprimendogli un piccolo tenero bacio sulla guancia.
"Bravo! Spero di essermi spiegata!". Non si smentiva mai, la solita Luna sorgeva e tramontava in ogni momento lasciando la sua scia, accentuando la differenza che la contraddistingueva.
"Credo di si. Non pensavo di essere così chiacchierone, logorroico oserei dire. E tutto questo è nato dalla tua proposta di abbuffarci! Bramate caramelline succulente.". Il sapore fruttato di quei sassolini colorati rievocava vecchie nostalgie passate, quando due grandi amici si sformavano le guance per farci stare più cibo possibile.
"E tu vorresti dirmi che non puoi accettare la mia proposta per la dieta?! Ma dai Goyle, cosa vuoi che sia qualche caramella? Ci basta fare una passeggiata dopo per poterle smaltire. Non farti complessi inutili adesso sai!?". Divertita come non mai, la Corvonero già agguantava furtiva il sacchetto gonfio di dolcezze.
"Davvero Luna, non posso proprio.". Stava resistendo degnamente.
"Ma dai, cosa vuoi che succeda, papà Draco ti fa la bua se trasgredisci al suo regime!?". Grasse risate prendevano vita spontaneamente, inutile provare a fermarla ormai.
"E' una cosa seria! Non voglio ritrovarmi a saltare la corda sul tetto stanotte. E per di più in mutande! Quello è un segugio provetto, fiuta l'odore dello zucchero a metri di distanza. Mi fa secco se sa che ho addentato una caramella! Farà freddo lassù.". Cupo in viso stava rinnegando quelle dolci tentazioni, offertegli dalla miglior provocazione che potesse desiderare.
"Vorrà dire che salteremo in due la corda stanotte.". E porgendogli il sacco colmo di leccornie si preparava a dare inizio alla guerra più succulenta della storia. 


"Senti stronzetto, dove hai intenzione di portarmi?!".
Sotto il mantello il freddo dilagava sornione, intrufolandosi negli angoli più segreti di quel corpo formoso, di bimba ormai donna. Il corridoio era deserto, gelido, pacifico. Le alte pareti parlavano loquacemente nei loro silenzi, quelle vecchie pietre solitarie, spettri rigidi di tante follie, incorniciavano i due maghi. Un venticello gelido stuzzicava le menti già attive, ginnastica mentale di una furbizia ormai notevolmente sviluppata.
"Ma sta zitta nana ossigenata. Tu seguimi e chiudi le fauci! Che poi, a dirla tutta, preferivo la stoppa che avevi prima in testa. Adesso mi ricordi un po' la Parkinson.".
Burlarsi di lei era una vera e propria passione, l'abitudine a cui non si può rinunciare, ciò che ti rende la vita più movimentata, succulenta, accattivante. La prerogativa perenne, palla da cogliere al balzo ad ogni occasione, l'unico sfogo non carnale che si regalava lo Slytherin.
"Parli proprio tu nano malefico! Solo una masochista potrebbe decidere di avvicinarsi a te, di concepire anche solo lontanamente la malsana idea di…di…bè che schifo, di baciarti!".
Due personalità dominanti a confronto, due caratteri poderosi, guardinghi, egocentrici, che tendono a spiccare, ad eccellere, a calpestare tutto ciò che li circonda, a disintegrare nullità che provano solamente ad eclissare la loro luce.
"Offesa Granger!? Per così poco. Sempre più suscettibile eh?! Col passare del tempo diventi sempre più acida! Penso che il tuo status di zitella incallita corra pari passo con la tua indisposizione verso il genere maschile! Pensa che proprio la Parkinson me l'ha data circa una settimana fa. Insaziabile la ragazza! Non la smetteva di ansimare, di spingere il suo corpo contro il mio, convulsamente, con una vitalità estremamente eccitante. Ad un certo punto ho temuto il peggio. Il quinto round sarebbe stato davvero troppo!".
Ricordando determinate sensazioni la voglia iniziò a crescere. Il bel giovine avanzava veloce, rapido, scaltro, mago di sospiri, abile cospiratore, artefice volontario e divertito della bella Grifondoro, la quale, picchiettando giuliva col passo portentoso, non perdeva la scia di quell’inebriante profumo maschile.
"Morto di figa! Ma dimmi te se è possibile una cosa del genere! Porco! E si che pensavo che là sotto non ci fosse vita sociale. Meglio per te, in qualche modo dovrai pur sfogare la mancanza d'affetto concreto. Una scopata e via non ripaga notti insonni passate a piangere caro il mio Blay.".
Toccarla nel vivo è davvero pericoloso, altamente rischioso, un azzardo che spesso ferisce in malo modo.
"Questa non dovevi dirla maledetta Mezzosangue.". Fermatosi all'imboccatura dell'imponente scalinata marmorea si voltò frettolosamente, afferrandole il polso fino a farle male. Non si udì sospiro per svariati minuti, ormai il freddo era stato dimenticato, il fuoco in quelle guance femminili donavano tepore all'atmosfera.
"E se no cosa mi fai maiale?". Il dolore non la tangeva più di tanto, il male fisico ripagava l'orgoglio carico di successo, per la vittoria che si apprestava ad assaporare a momenti.
"Questo".
Strattonandola violentemente la fece adagiare sui gradini freddi, rigidi, pungenti. Con prepotenza la sottometteva al suo volere, spinto dalla rabbia indomabile, spinto dal desiderio irrefrenabile. Con scatto felino le si portò sopra, con passionalità coinvolgente, con la voglia profonda di dominarla, il potere dell'odio sfociava in una sensuale idea di gioco proibito. Iniziò a baciarle il collo, le gote violentemente avvampate, la punta del naso delicato, sempre più vicino alla bocca, creando figure immaginarie su quelle labbra carnose, prima di perforarle con la lingua giocherellona.
Hermione provò a divincolarsi, dimenando le belle gambe, indifese prede intrappolate sotto quel corpo caldo, le braccia troppo deboli per contrastare la venuta di quei bicipiti allenati, la testa preda del groviglio delle loro mani. I polsi profumati stretti nelle morse tremanti di Blaise, mani curiose che iniziavano a scendere sempre più in basso, che volevano scoprire l'interno del suo corpo.
Abbassando la guardia, spinto dall'eccitazione crescente, dominato dall'istinto primordiale di possederla, le alzò velocemente il mantello. Si avventò sul maglione, scostandolo violentemente, abbassando il volto fino a leccarle l'ombelico.
Lei, inerme, concubina preferita dei sogni di quel sultano insaziabile, sentiva la scena svilupparsi sul suo corpo in tumulto, agitato, in panico. Non si sarebbe mai aspettata nulla di simile, soprattutto non si sarebbe mai aspettata che le piacesse così tanto.
Cercando di rimanere lucida si illuse solamente, ragionevole, guardinga, spezzata la sua volontà di resistere, compromessa, presa alla sprovvista.
Introdusse l'esile indice nella bocca del Serpeverde per placarlo e quest'ultimo voglioso glielo morsicò dolcemente, passandogli la lingua lungo la falange.
"Smettila!". Ansimando provò a fermarlo, tradendo le parole calde con i gesti istintivi, attirando la testa del suo interlocutore al ventre piatto, sussultante.
"Ancora un attimo Granger.".
Risalendo verso i seni freddi irrigiditi venne inebriato dal profumo dolce della Grifondoro che contraeva i muscoli, eccitata come non mai.
"Cazzo Zabini, fermati!".
Non riusciva ad imporglielo, non riusciva a contrastare quella forza, intimamente non voleva smettere di godere. A poco a poco si lasciò andare, baciando a sua volta il collo inebriante della serpe, nascondendo le mani fredde sotto le felpa stretta di lui, che disegnava fedele i lineamenti di un corpo perfetto.
La passione la stava pervadendo, avrebbe potuto cedere, stava per concedersi a lui, lì, in quel momento, per la prima volta.
"Ok bellezza! Volevo farti capire cosa si prova ad "approcciare" con uno Zabini. Lo dicevo che mi ricordavi la Parkinson in qualche modo, anche lei ansima come una quaglia nella pubertà mentre facciamo le nostre porcate!".
Stava trattenendo le fila del piacere scoppiato in lui, a fatica, soffocando la voglia che gli esplodeva in gola. Sarebbe entrato in lei subito, più di una volta, continuando a baciarla, continuando ad ubriacarsi di lei. Ma aveva imparato ad aspettare, a placare la sua sete con altri corpi che non erano il suo. Attendere spesso non era un errore, uno sbaglio, qualcosa di cui pentirsi. Si sforzava di resistere a quel corpo maturo, vibrante, che lo acclamava, che lo voleva tutto per sè. Ma non era il modo giusto quello, no, la desiderava seriamente, ardentemente, violentemente, non una scopata dettata dall'estasi della rivalità. Voleva il suo cuore e l'avrebbe ottenuto in qualsiasi modo, a qualunque prezzo.
"Infimo maledetto.". Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto, era ancora troppo scossa, troppo eccitata, troppo insoddisfatta.
"Lo so lo so. Ma arriverà anche il nostro momento. Ora seguimi. Si sale nel Regno delle Serpi!".





Ringraziamenti di tutto cuore!!!

>Rio:la mia gemellina stupenda splendida che amo troppo!!!quanto sono felice che sei entrata nella mia vita, siamo troppo inseparabili ormai!te lovvo troppo troppissimo.come farei senza di te!?je t'aime!
>milly92: ma quanto ti adoro carissima!!!sei sempre troppo buona.fammi sapere se hai gradito anche questo!un bacione
>Ashley Snape: ammmmmmmmmmoooooore!grazie grazie grazie grazie grazie!!!sei sempre un tesoro!fammi sapere se ti piace!un bacione tadb
>Christina Malfoy: la mia tenerina!!!sempre deliziosa, ormai sono in imbarazzo.troppo buona!fammi sapere se hai gradito anche questo.un bacione
>marco: ciao carissimo!per mail ti avevo scritto del disguido.mi ha fatto molto piacere che tu abbia espresso quello che pensi.le critiche sono sempre ben accette!spero tu possa apprezzare questo!fammi sapere!ciao :D
>fra91:tesoro mio bellissimo!!!ho scoperto che sei in classe con daphne_91!!!l'ho anche incontrata.che fantastica donna!magari possiamo organizzarci anche noi!fammi sapere se ti è piaciuto il chappy.bacio bacio
>SusyE: grazie piccola dolcina mia!sempre gentilissima!fammi sapere se ti è piaciuto anche questo!bacino
>Vesuvium: mi vuoi far piangere???caaaaaaaaaaaaaaaaara!!!ti adoro troppo!fammi sapere se ti piace anche questo!kiss
>daphne_91:piccolina mia!grazie per la recensione!!!è stata molto costruttiva..spero ti sia piaciuto il chappy.fammi sapere!spero anche di rivederti presto!!!baci baci tvtb
>Lights: tu stupenda donna che mi mandi la mail per sollecitarmi ad aggiornare.questo chappy te lo dedico.tutto per te.spero ti piaccia!!!I love you!!!
>Selene_90: stellina!!!eccomi qui con il nuovo aggiornamento!sei sempre buonissima!ti adoro!fammi sapere se ti è piaciuto anche questo!un bacione
>mewlulu: la mia carissima donna!!! sai che sei dolce dolce!? mi onori sempre di più. ti voglio beneeeeeeeeeeee! fammi sapere se ti è piaciuto il chappy! un bacio
>granger90: cara cara cara e ancora cara! herm con blaise. ma arriverà anche harry! dimmi se ti ha fatto schifo! un bacione
>Shild: purtroppo ci sono stati degli errori della Beta (santa donna che mi sopporta) quindi lo scorso capitolo era un po' complicato. spero che questo sia degno di essere commentato. sono molto preoccupata! fammi sapere che ne pensi! un bacione
>SiLvIeTT4: amore mio bellissimo!!! grazie grazie grazie! spero tu possa gradire anche questo! sono felicissima di conoscerti! ti voglio beneeeeeeeeee! fammi sapere se ti è piaciuto il chappy! bacio bacio
>Ledy Slytherin: che dire??? mi comprendi al volo tesoro! siamo troppo simili, ci capiamo perché nei capitoli ritroviamo noi stesse. spero ti possa piacere questo chappy! fammi sapere! un bacio

E un grazie enorme a chi ha messo la storia tra i suoi preferiti.me fontana che piange!!! vi adorooooooooooo!!!

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