Boy n° 4.

di Bolookslikeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


BOY n° 4.
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CAPITOLO 1
Erano le 6:35 quando entrai a scuola per il turno “aiuto alle bidelle”, eravamo in quattro ragazze, di solito faccio il turno di pomeriggio, ma quel pomeriggio avevo gli allenamenti di pallavolo alle 15:30.

Entrai a scuola, presi l’ascensore, e mi diressi al terzo piano.
La nostra scuola era enorme, aveva cinque piani, il primo piano per le prime, il secondo per le seconde, il terzo per le terze, il quarto per le quarte e il quinto per le quinte.

L’ascensore si aprì, andai nel corridoio dove c’era il mio armadietto, lo aprii e ci depositai la cartella con dei libri, mi legai i lunghi capelli mossi, e riscesi per iniziare ad aiutare.
Girai l’angolo per riprendere ancora l’ascensore quando un tizio con una giacca di pelle nera, una maglia a maniche corte nera, dei pantaloni neri tenuti da una cintura con un teschio grigio, i capelli corti gellati all’insù, Mark, il capo della gang mi “chiamò”.

“Ehi piccola bomba!”. Mi chiamò.

“Eh?” Risposi con un tono infastidito.

Mi prese il lato basso della maglia tirando verso di lui.

“Come sei sexy.” Disse sussurrando all’orecchio.

Sbuffai.

“Come hai fatto a sapere che oggi venivo prima?” Dissi leggermente irritata.

“L’ho chiesto a quelle puttanelle che continuano a starmi a dosso perché voglio che me la vogliono dare.”
Mi disse con un sorriso.

“Cosa vuoi?” ribattei.

“Non hai capito forse, è da più di una settimana che ti sto osservando” Mi rispose avvicinandosi.

“Cosa hai notato?” Dissi mettendo una mano sul suo petto spingendolo indietro.

“Beh, la prima cosa che ho notato è quel culetto, poi ti ho guardata eh… ti farei un pensierino.” Rispose, fece una pausa e poi continuò la frase.

“Strano che non sei tra quelle puttanelle, perché da te l’accetterei.” Disse soffiandomi nell’orecchio.

“Ma vai a fanculo” Sboccai; la mia mano si spostò sulla spalla sinistra per spostarlo e lasciarmi la strada libera per passare.

Mi fermò facendo la stessa cosa, ma mi sbatté contro gli armadietti. Dalle mie labbra uscì un sospiro dal male.

“Sai che chi sono io vero piccola?” Sputò alzando leggermente il tono della voce.

Nella nostra scuola c’era una gang chiamata “i ragazzi numerati” ad ognuno di essi c’era un numero al posto del nome, solo il capo veniva chiamato con i nome. Lui era il capo.
“Non mi importa chi sei.” Dissi aggrottando le sopra ciglia.

La campanella mi salvò, suonò in tempo per evitare la sua risposta, rise staccandosi da me.

“Non parlare di questo con nessuno, chiaro? Con nessuno!” Ordinò allontanandosi.

Non feci in tempo ad aiutare quelle signore, ma avevo una scusa valente.

Aprii il mio armadietto, mi fermai a pensare la cazzata che avevo fatto, avevo un po’ paura di quel tipo, ma non molta.

“Ehi Stella!” Mi chiamò la mia gemella.

Avevo una sorella che si chiamava Simona, il mio nome era per la voglia che ho sul collo a forma di stella, non molto grande. Eravamo uguali, l’unica distinzione era quella stella e il comportamento, lei più socievole, brava con i ragazzi e sapeva prendere le cose al modo giusto, io invece ero sì socievole, ma la metà di quello che era lei, se avevo dei problemi li lasciavo lì, cercavo di risolverli ma poi mi scocciavo; io faccio pallavolo da molti anni, mentre lei fa danza, dagli stessi anni. Oltre alla stella ci distingueva anche una collana in cristallo che avevo, anche essa una stella, marina però.

“Ciao Simona.” Dissi senza voglia.

“Tutto bene?” Mi chiese.

In quel momento la gang ci passò di fianco, Mark mi fece un occhiolino.

“Cosa? Ho visto male o Mark ti ha fatto l’occhiolino?!” Disse.

“Hai visto male.”

Lui si avvicinò, facendo finta di niente.

“Come andiamo ragazze?” Ci chiese.

Diede degli sguardi a entrambi, probabilmente stava cercando di distinguerci, spostai i capelli a destra coprendo la macchia, per affaticare l’intuito, ma ci distinse all’istante, perché quella tonta di mia sorella gli aveva messo una mano sul petto cercano la mano di esso sulla sua vita, così fece lui, la prese per la vita e la strinse a sé, sorridendo. Forse aveva preso Simona per me oppure lo stava facendo apposta?

Quando se ne stava per andare mi diede una pacca sul sedere, facendomi perdere l’equilibrio.
Socchiusi gli occhi per il disprezzo.

“Mark killerst è venuto a chiederci come stassimoo! Oddio e-e-e mi ha abbracciato! “ Urlò saltellando.

“Wow.” Dissi voltandomi verso il armadietto.

“cos’hai? Sei strana oggi…” Mi chiese chiudendo il mio armadietto facendo aria e facendo svolazzare i miei capelli castani chiari dietro le spalle, creando chiasso.

“Non ho niente, smettila di essere così fastidiosa!” Dissi alzando la voce.
“Ehi bella, tranquillizzati!” ribatté.

Sbuffai, raccolsi la cartella lasciata cadere a terra e andai in classe.


Macciaoo bellinii! <3
Spero vi piaccia questa FF su Hora, è il primo capitolo... forse un po' corto, recensite e ditemi che ve ne pare :3
-Ale

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo scuola dovetti andare agli allenamenti.

Entrai negli spogliatoi, siccome la palestra e gli spogliatoi erano due stanze diverse dovetti prima attraversare un corridoio non troppo corto.

Quando stetti per rimettere la canottiera con cui dovevo fare gli allenamenti, il chiasso che c’era nella stanza si zittì, mentre io stavo per tirarmi giù i pantaloncini per cambiarmeli mi girai e vidi Mark nell’uscio della porta.

Mi fermai a guardarlo fino a quando fu ricoperto da ragazze, tutte le mie compagne di pallavolo erano tutte attaccate a lui, lo ammetto, ero circondata da puttanelle in reggiseno e slip che lo abbracciarono, baciarono, gli stavano facendo di tutto e di più, Dio mio.

“Scusate ragazze, sono venuto per un’altra ragazza, vi amo, lo sapete!” Disse spostandole con entrambi le mani e facendo l’occhiolino ad esse.

Si diresse verso di me, mi guardò con un espressione pervertita al massimo, mi accorsi che avevo la canottiera in mano ed ero in reggiseno, mi coprì immediatamente, non volevo che lui mi guardasse ancora a lungo.

“Dai, non fare la stronzetta a fatti guardare” Mi disse cercando di togliere le mie mani che tenevano in mano la maglia che copriva me.

“Dai, non fare lo stronzetto e toglimi quelle mani di dosso.” Dissi con semplicità.

Lui rise al mio commento, girandosi verso le ragazze e indicandomi.

“Avete visto ragazze? Vuole fare la spiritosa” Disse ridendo.

Si riavvicinò a me, prendendomi per le spalle, alzandomi e portandomi nel bagno.
Lì cercò di togliermi la maglia e di baciarmi, ma riuscì a fermarlo.

“Lasciami!” Gridai.

“No, bimba! Adesso tu appartieni a me!”

“Sta minchia appartiene a te! Togliti!” Dissi tirandogli un calcio nei ‘gioielli di famiglia’.

Si piegò in due per il dolore, quando uscii dal bagno vidi altri due ragazzi, uno biondino, sembrava innocuo, mentre l’altro guardava attentamente la maglietta stropicciata e tirata in avanti; non li avevo notati prima.

“No amore mio, non si fa così” Mi prese dalla maglia, mi buttò contro il muro.

“Mark! Lasciala stare!” Disse il biondino con un numero “4” sulla maglia nera.

“Quattro, fatti i cazzi tuoi!” Esclamò Mark.

“Mi hai portato?! Eh adesso ti arrangi, che ti ha fatto? Perché la devi trattare così? È una donna cazzo Mark!” Ribatté il biondino piuttosto arrabbiato.

“Vuoi finire al suo posto biondino?” Rispose Mark lasciandomi e avvicinandosi verso il biondino.

“Mark, non sono ne quattro ne biondino, il mio nome lo conosci, e sai anche che odio essere chiamato così. Niall, Niall è il mio nome.” Rispose, come disse lui stesso… Niall.

Mark inclinò la testa di lato, allungando una mano in segno di sfida.

“Mark, smettila!” Cercai di fermarlo.

“Stai zitta!” Mi rispose senza degnarmi di uno sguardo.

Mi irritai alla sua risposta.

“Adesso mi sono stancata, quando è troppo… è troppo. Sono troppo buona, dovrei iniziare a cambiare.” Dissi staccandomi dal muro freddo del bagno e avvicinandomi a loro.

“Spostati o ti faccio male.” Disse Mark continuando a fissare Niall con quei occhi diabolici.

Rimasi ferma dove ero, il mio sguardo era fisso su Mark, mentre il suo mi sorpassava, fissava il ragazzo dietro le mie spalle in un modo minaccioso.
I miei capelli castani mossi vennero raccolti da un elastico, mentre la fascia di fiori che portavo sempre venne legata alla caviglia.
Dopo ciò riuscii ad attirare la sua attenzione, si tranquillizzò dopo avermi visto impegnata a legare la fascia.

“Sei bellissima e soprattutto indifesa.” Disse accarezzando il mio viso, non notando la mia espressione.

“Non toccarmi!” Dissi fermando il suo polso.

“Dai facciamo pace.” Disse avvicinando le sue labbra sul mio orecchio scoperto.

“Staccati!” Urlai.

Niall, mise una mano sulla mia spalla allontanandomi.

“Hai sentito? Ha detto di staccarti!” Disse Niall stringendo i pugni.

Sentii una voce chiamare il mio nome, era una mia compagna di pallavolo.
“Stella, sbrigati, si stanno infuriando le allenatrici!” Disse senza sapere che cosa stava succedendo.
Mi allontanai senza farmi vedere e corsi lungo il corridoio sperando che tutto ciò sarebbe finito al più presto.

***

Alla fine degli allenamenti restai in palestra a fare qualche esercizio con il pallone, ero da sola.

Buttai la palla contro il muro per poi riprenderla con dei palleggi.
Ad un certo punto sentii delle mani fredde sui miei fianchi scoperti dalla maglia quasi a top. Mi girai di scatto, e tirai la palla senza vedere chi fosse.

Il ragazzo gridò, mi accorsi che non era il ragazzo che speravo non fosse (?). Niall.

“Oh mio Dio, scusami, davvero, pensavo fossi ancora Mark…” Dissi mettendo la mia mano sulla sua schiena, aiutandolo ad tirarsi su.

Appena si voltò verso di me vidi dei lividi sulla faccia, sapevo che non era stata la pallonata tirata da me, ma sicuramente le mani di quel maledetto.
Aprii leggermente la bocca dallo stupore, vidi le sua labbra sanguinare, non ci potevo credere.


 

Holaaa!
Sì, ci sono dei capitoli corti, ma questo è perchè voglio farne di più :3
Ditemi che ne pensate daii! <3
-Ale

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Rimasi semplicemente terrorizzata da ciò che Mark aveva fatto a Niall.

Lui era fermo davanti a me, mentre io fissavo quei segni sulla sua faccia.

“Perché? Perché fate queste cavolate?” Dissi trattenendomi.

Lui non mi rispose, mi sorrise solamente.

Mi sentii in colpa, mi girai dando le spalle al biondino che era tranquillo; sentii delle mani fredde che si incrociarono sulla mia pancia. Abbassai lo sguardo, anche quelle avevano dei piccoli tagli e qualche gocciolina di sangue.
Posai le mie mani sulle sue, mi girai ancora verso di lui e ripresi gli arti superiori di Niall.

“Lui le ha date… e anche prese?!” Domandai guardando le sue dita.

“Sì” Mi disse.

“Credo sia ingiusto picchiare una donna, soprattutto se quella donna è bellissima… come te.” Mi spiegò posando due dita sul mio mento e alzandolo in modo di avere i nostri occhi simili sulla stessa linea.

“Io... io ti ringrazio, ma c’era bisogno della violenza?” Domandai quasi piangendo.

“Ti ha trattato male, non mi piace vedere una ragazza piangere, posso accettare le lacrime di commozione, non di tristezza.” Spiegò.

“Ma io… io non stavo piangendo.” Risposi abbassando nuovamente la testa guardando il pavimento della palestra.

“Hai gli occhi lucidi, significa che tra un po’ qualche lacrima scenderà e io cercherò di fermarla.” Disse rialzandomi la testa.

“Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo.” Aggiunse scherzosamente sorridendo.

“Stella.” Lo guardai.

Spostai la coda che era sulla spalla destra che in precedenza copriva la macchia, lasciai la libera vista a Niall di guardare il segno.

“E’ una voglia?” Mi domandò passando le sue dita sul mio collo.

“Sì, mi hanno chiamato così per quello.” Risposi fissando i suoi occhi che erano impegnati a osservare la macchia .

***
Mi andai a sedere per terra con la schiena appoggiata al muro della palestra.
Stavo ‘giocando’ con i miei pensieri, mentre il biondino mi raggiunse.
“Cos’hai piccolina?” Mi chiese inginocchiandosi davanti a me, mettendo le sue mani sulle mie ginocchia.

“Mi sento in colpa, poi... vederti in quelle condizioni io... beh... mi dispiace.” Risposi.

“Non devi sentirti in colpa piccola.” Disse distanziando le mie ginocchia e avvicinandosi.

Rimasi a guardarlo mentre lui stava per sfiorare le mie labbra, ma lo bloccai.
Mi guardava come se ci fosse rimasto male, ma ovviamente non era mia intenzione farlo rimanere così.

“Ti ho fermato per evitare che il tuo sangue si sparpagliasse sulle mie labbra.” Dissi scherzosamente, lui rise alla mia spiegazione, dopo di che si tolse il sangue dalle labbra con le dita, ma lo rifermai.

“Peggiori la situazione, io comunque stavo scherzando, volevo solo vedere la tua reazione.” Dissi e lui mi sorrise, ma non tentò più di baciarmi.

Sbuffai quando lui si mise vicino a me.
Non resistetti, mi sedetti sulle sue gambe distese per terra, gli feci un sorriso e lo baciai.

“Lo hai tolto tutto il sangue?” Mi domandò sorridendo.

“Non me ne importa niente del sangue, l’unica cosa che adesso mi interessa è il tuo umore.” Dissi, sfiorando i segni sulla faccia.

***

Mi volle riaccompagnare a casa, e io accettai. Non avevo tutta questa voglia di andare a casa a piedi, ma quella di stare ancora per un po’ con il biondino.
 
Arrivati davanti a casa mia, scesi dall’auto, salutando Niall con un saluto abbastanza timido.

Presi le chiavi e quando stavo per inserirle nella serratura la porta fu aperta da mia sorella.

“E’ tardi! Ma dove ti eri cacciata? Chi è quel tizio in macchina? Ti hanno accompagnato?” Mi domandò, o meglio... mi stressò.

“No, sono venuta a piedi, per sbaglio ho fatto la strada più lunga.” Risposi con riluttanza, spostandola di lato e passando.

“Sì, e quella macchina?” Mi chiese.

“Dio mio, non ne ho idea e lasciami vivere cacchio!” Risposi stendendo le braccia e alzando un po’ la voce.

“Cosa sta succedendo?” Disse mia madre.

“Non si fa i fatti suoi.” Risposi arrabbiata.

“Non è venuta a casa da sola!”

“Anche se fosse?! La vita è mia, decido io che fare o no, chiaro?” Dissi avvicinandomi a lei in segno di sfida.

“Wo-wo-wo! Smettetela, non fate le bambine.” Disse fermandoci e poi dirigendosi in cucina.
Il mio telefono si illuminò, mia sorella se ne accorse prima di me e lo prese urlando.

“Chi è? Chi è? Visto! Visto che non sei venuta da sola!” Disse tirando il telefono verso l’alto impedendomi di recuperarlo.

“Non sono affari tuoi, ridammi il cellulare!” Dissi aggrappandomi a lei.

Riuscii a prenderlo, corsi in camera mia e chiusi la porta.

Il numero non lo avevo tra i contatti, diceva:

Dobbiamo parlare io e te baby.

Avevo qualche dubbio di chi fosse.

HI! <3
Sciaoo belee! <3 Beh... non so che divi... che ne dite di farmi sapere
cosa ne pensate?
Ah sì, anche l avostra parte preferita eh! ;D
-Ale 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Presi il cellulare per rispondere al mittente.

Scusa… ma chi sei?

Inviai il messaggio nella speranza che qualcuno desse risposta. Dopo qualche minuto mi rispose.

Amore mio, sono Mark.

A quel messaggio mi cadde il telefono dalle mani finendo sul materasso.
Come aveva fatto ad ottenere il mio numero?
Cosa voleva?

Non risposi, mi sedetti sul letto pensando, ad un certo punto una lacrima si liberò dai miei occhi.
Iniziarono a scendere sempre più veloce, finchè non mi rassegnai, iniziai a piangere silenziosamente cercando di non farmi sentire da mia sorella, sennò ero già morta di stress.

Pensai alle conseguenze, pensavo alla fine di tutto ciò, pensavo che mi potrebbero odiare tutti, dare delle poco di buono, o altro... Perché ha deciso me? Perché proprio io? Ce ne sono di ragazze, io proprio dovevo capitare.

Statti seduta sul letto fino a tardi; non resistetti più, ero stanca, andai a dormire.

***

Mi svegliai per il suono fastidioso della sveglia, la spensi dandole una sberla e facendola cadere.

Mi alzai, mi andai a lavare e subito dopo ritornai in camera e mi preparai, mi misi una maglia nera con dei pantaloncini a tre quarti neri con il pizzo alla fine, e una giacca.

Mi misi una linea di matita sopra gli occhi e del mascara ed ero pronta.

Andai a scuola con la paura incorporata, salii i 3 piani e arrivai alla mia destinazione, il piano delle 3°.

Mi diressi al mio armadietto per posare delle cose, sperando di non incontrare Mark.

Arrivai, fin lì tutto normale, quando sentii un vocione.

“Splendore!” Disse.

Chiusi gli occhi per un nano secondo, girandomi sperando di trovare qualsiasi altra persona.
No, invece era lui, ma come faceva? Come faceva a sapere quanti passi facevo, quanti me ne mancavano, se mi sono cambiata, se respiro, come cavolo faceva?

Presi un sospiro e risposi.

“Cosa vuoi?”

“Ti ho detto che dobbiamo parlare, ricordi?” Disse avvicinandosi.

“Sì, ricordo, ma allontanati, mi togli l’aria.” Dissi, spostai lo sguardo e vidi il biondino di ieri sera che era serissimo, vidi i suoi pugni chiudersi saldamente.

“Io e quattro siamo amici ora, mi è bastato ieri per capire com’è.” Disse sussurrando all’orecchio.

“Le hai anche prese!” Risposi allontanando la sua faccia con una mano, poi guardandola e vedendo della polvere color carne. Guardai la sua faccia e aveva anche lui dei segni, sì causati da Niall.

Si mise le mani in faccia per coprire i segni, mi prese per una mano e mi portò nello sgabuzzino delle bidelle, eravamo soli, avevo paura.

“Cos’hai sulla faccia?” Dissi squadrandolo.

“Nulla che ti interessi.” Disse strofinando le mani sul suo viso.

“Oddio, ma questa è fondotinta!” Dissi schifiata.

“Amore mio, devo coprire i segni che quel coglione mi ha lasciato sulla pelle.” Disse avvicinandosi a me e soffiando sul collo.

“Per prima cosa ‘amore mio’ lo dici alla scopa che hai dietro. Secondo quel coglione si chiama Niall, e ti ha fatto anche male, e per questo l’ammiro. E per terza cosa... allontanati.” Dissi spingendolo.

Ridacchiò, io rimasi seria, ma nello stesso tempo comunque arrabbiata.
Si avvicinò ancora una volta per prendermi in braccio e spingermi sul muro e iniziò a baciarmi il collo.

“Mi piacciono le ragazze aggressive.” Disse sotto voce.

“Invece a me non piacciono i ragazzi che si truccano.” Dissi prendendo i suoi capelli e tirandoli all’indietro in modo che si distanziasse.

Rise ancora, gemette dal dolore, ma poi sorrise, era evidente che il mio comportamento l’esaltava.
Non riuscivo neanche a scendere, perché lui mi teneva stretta tra il muro e il suo petto e in più mi teneva ferme le caviglie intorno al suo bacino.

“Fammi scendere.” Dissi imponentemente.

Strinse la prese più forte in modo di bloccarmi il respiro.

“Ma-Mark no-non re-respiro.” Gemetti.

“Così mi piaci.” Disse sussurrando.

“Ma-Mark!” Gemetti ancora una volta.

“Sì…” Sussurò stringendo ancora di più.

Presi i suoi capelli tra le mani un’altra volta però questa volta tirando all’insù sperando gli facessi male. Alla fine tirai bruscamente la presa. Evidentemente ci riuscii a fargli del male, perché si allontanò da me immediatamente, mettendosi una mano tra i capelli.
Notai il fastidio tra le mie dita, avevo delle ciocche di capelli, sì gli avevo creato male.

Staccandosi da me mi fece cadere per terra, mi rialzai subito, aprii la porta e iniziai a correre, sentii Mark gridare, ma nonostante ciò continuai a correre.
Mi distrassi un attimo per guardare indietro... andai a battere e caddi per terra. Sempre in mezzo alle palle. Potete immaginare benissimo chi fosse.

“Stella! Ma sei scema? Perché correvi?” Mi chiese Simona.

“Uff, niente!” Risposi.

“Non ci credo!” Ribattè.

“Oh che cacchio! Non credi mai a nulla, ho visto un mostro nello sgabuzzino e sono scappata, ti va bene ora?” Dissi rialzandomi e avviandomi nuovamente al mio armadietto.
 ***

“Tutto bene?” Qualcuno mi chiese.

Mi girai velocemente con il fiatone sperando di non trovare la stessa persona che stavo pensando.

 CUCUU! 

Forse questo capitolo è più corto deli altri o
potrebbe essere una mia impressione...
Vaaa beeh, coomunque, ditemi che pensate daai! <3
Sciaaao, sciaaooo! <3
-Ale

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Mi tranquillizzai quando vidi quel sorriso e quei occhi color oceano.

“Em..” Guardai in basso confusa. Rialzai la testa subito dopo.

“Sìsì.” Dissi facendogli un sorriso sforzato.

Mi sembrava leggermente confuso, ma nonostante tutto aveva il suo solito sorriso.

“Tutto apposto con Mark?” Mi chiese sussurrando al mio orecchio.

“Io… io… beh… devo andare adesso.” Dissi.

Lui mi fermò prendendomi da un braccio. Mi voltai.
 “Ti ha dato ancora fastidio?” Aggrottò le sopra ciglia.

Mi scese una lacrima, non vedevo l’ora che tutto questo finisse.
Mi prese e mi trascinò in un corridoio dove c’erano si o no dieci persone, non eravamo in tanti, ma appena arrivammo noi ci fu un silenzio, ci fecero passare. Dopo qualche minuto ricordai che ero trascinata dal polso da il numero 4 della gang, ovviamente agli occhi degl’altri poteva sembrare che mi volesse far del male, ma non era così. Almeno credo.


Il corridoio piano, piano si svuotò. Lui aspettò che tutti se ne andassero prima di parlarmi.

“Dimmi la verità, ti ha dato fastidio?” Mi chiese avvicinandosi.

“Mi ha… mi ha portato nello sgabuzzino delle bidelle… e...” Mi interruppi, non ebbi il coraggio di continuare, pensai anche alle conseguenze.

“Beh? Che ti ha fatto? Continua!” Mi ordinò.

“Mi ha preso in braccio e mi ha sbattuto al muro, continuava a stringere...” Scappò una lacrima.
“Mi strinse così forte al muro che non respiravo più, dovetti strappargli i capelli per liberarmi. Scappai dopo che mi buttò per terra, l’ho sentito urlare, ho paura che questa volta mi farà del male...” Piansi.

Mi asciugò la lacrima con il suo dito, la sua espressione arrabbiata si trasformò in un’espressione triste.

“Me la pagherà, giuro che quello stronzo non ti darà più nessun fastidio. Lo giuro, mi dispiace vederti così, ho bisogno che tu sorrida, ma fin ora non ho ancora visto quelle labbra piegarsi verso l’alto.” Disse accarezzandomi.

“No! Tu non farai niente, non ho voglia di vedere ancora una volta un uomo truccato e tu segnato. Per piacere!” Dissi guardandolo.

NIALL’S POV:
I suoi occhi blu lucidi dal pianto mi stavano pregando.
Le sue mani, invece, si appoggiarono sul mio petto. Rimasi impassibile, avevo le mie braccia lunghe il mio corpo. Non resistetti a lungo. Le avvolsi sui suo fianchi, rimasi a guardarla mentre mi pregava di non fare niente.

“Promettilo!” Mi disse sbattendo la sua mano sul mio petto.

“Lo prometto soltanto se mi accontenti.” Risposi.

“Con cosa ti dovrei accontentare?” Mi chiese.

Sorrisi nella speranza che lei mi capisse. Infatti.

“Sì, ho capito.” Mi disse. Si alzò leggermente aiutandosi con le punte dei piedi e mi baciò.

***

STELLA’S POV:
Se non voleva quel bacio mi sarei nascosta a vita.
Anche se mi piaceva stare con lui.

“Mantieni la promessa?” Gli chiesi.

“No, perché tu mi hai baciato solo per questo.” Mi disse sfidandomi.

Sbuffai. “Ah, non ci credo! Lo sai come sono fatta io, amico, forse non hai capito che sono Stella e non Simona, è lei quella che bacia subito a prima vista, non io.” Gli risposi abbassando lo sguardo.

Mise le sue dita sul mio mento rialzandomelo.

“Ehi piccola, guarda che io stavo solo scherzando, non ti arrabbiare dai...! Sinceramente? Io voglio vederti sorridere e stare bene, quello è importante. Non m’importa se dai i baci al primo appuntamento o no.” Sorrise.

“Scusami, non volevo... mi- mi dispiace...” Dissi abbassando nuovamente lo sguardo.

“Tranquilla.” Mi disse avvicinando il viso al mio e spostandolo da un lato.

Voltai la testa e i nostri sguardi s’incrociarono, eravamo fermi in quel corridoio, da soli, teoricamente le lezione sarebbero dovute essere già iniziate, ma per noi quello era l’ultimo pensiero.

Rimanemmo fermi a guardarci, avevo la testa appoggiata sul suo petto, mentre lui mi guardava. Interruppi questa distanza con un bacio, ma questa volta non era finto, mi venne spontaneo.

***

“Ti posso assicurare che questo non era finto.” Dissi ancora con gli occhi socchiusi.

“Infatti questo mi è piaciuto più dell’altro, posso dire che ci credo.” Mi rispose sorridendo.

“Sai, credo che se adesso entro in classe la prof mi truciderebbe con note... non mi va di morire...” Dissi scherzosamente mentre prendevo la sua mano. Iniziammo a camminare stando mano nella mano.

Arrivammo davanti alla porta della mia classe, prima di aprirla, Niall mi fermò e mi disse

“Ehi, stai attenta! Qualunque cosa succede grida il mio nome, sarò come Supermen. Lo giuro.” Mi disse baciucchiandomi le labbra.

“Sì papà.” Gli feci un occhiolino e entrai in classe.


SCUSATEMI...
Ehi, vi chiedo scusa se vi faccio aspettare e se i capitoli sono troppo corti,
ma diciamo che ho verifiche quasi tutti i giorni e non riesco fare un bel niente,
Spero mi perdonerete.
PS: Scusate anche per i verbi... 
Ditemi che ne pensate! <3 bye.
-Ale

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Bussai alla porta della mia classe, mentre Niall stava aspettando che entrassi.

“Avanti!” Disse la professoressa.

Appena entrai salutai Niall e gli mandai un bacio volate.
La professoressa abbassò gli occhiali e li appoggiò sulla punta del naso, le sue labbra si piegarono verso il basso.

“Signorina Briget, è in ritardo.” Disse la prof di matematica, scuotendo la testa.

“Stavo parlando di una cosa urgente con la bidella.” Dissi dirigendomi al mio banco tenendo la cartella su una spalla, successivamente appoggiandola per terra.

“Che tipo di cosa urgente?” Disse con una vocina stronzetta, nella speranza di farmi confessare.”

“Di…di quanto… em… del perché… il perché gli armadietti sono tutti verdi invece che tutti colorati…” Dissi insicura e imbarazzata.

“Sì Briget, per questa volta passa, la prossima no.” Disse rimettendo apposto gli occhiali, incrociando le gambe e iniziando a sfogliare il libro.

Sbuffai mentre mi feci cadere sulla sedia a peso morto.

***
Alla fine delle lezioni ci fu una piccola pausa in cui ogni studente poteva riposarsi, mangiare qualcosa oppure ripassare per le lezioni successive.

Mi diressi al mio armadietto, avevo lo stomaco che dalla tanta fame divorava me; presi una piccola merendina al cioccolato, ne morsi un pezzo, ma subito dopo mi sentii osservata.
Mi girai per vedere se era tutto apposto, invece era proprio così, mi stavano osservando in tanti.

“Perché? Ma me lo volete spiegare il perché ogni volta che vado al mio armadietto mi trovo sempre qualcuno? Uffa, che volete” Chiesi a delle ragazze che erano davanti a me. Mi fissavano. Erano inquietanti.

“Stai con Mark? Come hai fatto? Ma scusa, sono molto più bella io di te! Non hai tette, io invece porto una bela quarta abbondante, non c’hai un cazzo amore, come fai a piacere a quel pezzo di figo?” Dissero in tanti, ma solo una si fece riconoscere, Dina. Aveva ragione, con quei palloni che aveva sul petto poteva scatenare la terza guerra mondiale, mi tenevo la mia seconda piena che era meglio, invece che chiedere aiuto al chirurgo.

“Non sto con Mark, non lo so come neanche io come ho fatto, non mi interessa se sei più bella di me, se hai più culo, tette, labbra, o altro, io mi vado bene così, non giudicare gli altri, ti piaci come sei? Tutta rifatta? Amati. Non venire a rompere le palle alle altre.” Dissi saggiamente.

Tesi le braccia in avanti, per poi aprire quel semicerchio che mi circondava.
Continuai a mangiare quella barretta al cioccolato, successivamente vidi Niall seduto, che stava palpando (?) Il telefono, con una faccia triste. Decisi di sedermi accanto a lui.

“Niall, che fai?” Chiesi curiosa.

Lui si girò, guardò prima me, poi spostò lo sguardo sulla mia merendina.

“Aspetto.” Disse.

“Chi aspetti?” Chiedi ancora curiosa.

“Aspetto che tu mi dia quella cosa ricoperta di cioccolato.” Disse scherzosamente.

“Ah, allora ti faccio aspettare anche le rughe, non te la darò mai... la barretta.” Dissi, prima fermandomi, poi pensando e aggiungendo il soggetto.

Lui rise, successivamente, appoggiò il suo telefono sulla panchina e cercò di prendermi la merendina, ma non ci riuscì.

“Sei anche uno sfigato che non riesci a prendere una merendina dalle mani di una ragazza.” Dissi agitandola davanti a lui.

In un attimo gli diede un morso così grande che me la finì.

Spalancai la bocca e gli occhi, portai la carta della merendina vicino a me per vederla meglio, era rimata qualche briciola.
“Ma sei un mostro!” Dissi sbalordita.

“Quando si tratta di cibo, sì!” Disse alzandosi, si avvicinò e mi diede un bacio all’angolo delle mie labbra.

Vidi che se ne stava andando, girai la testa, mi accorsi che aveva lasciato il cellulare sulla panchina. Lo presi e iniziai ad esplorare, e curiosare. Volevo sapere il perché era triste oppure arrabbiato.
Subito arrivò un messaggio.

Dina:
Ci ho parlato, è solo una puttana, smettila di starle addosso,
ci sono persone migliori di lei, mi hai detto di parlarci?
E io l’ho fatto, adesso vieni da me, ti aspetto :*

Mi scese una lacrima, cosa stava succedendo?
Decisi di vedere le altre conversazioni.


Niall:
Smettila Dina, è simpatica, vedrai, facci amicizia, è
dolce, fidati.


Dina:
Se ci vado a parlare mi dai un bacio?


Niall:
Va bene, poi dimmi com’è.


-Cosa? Ecco perché era di fretta! Bastardo!- Pensai.

Mi alzai di scatto, posizionai bene la cartella e stritolai il suo telefono e iniziai a seguirlo.
Ad un certo punto si fermò, feci la stessa cosa io.
Era vicino a lei, la tipa con gli air bag giganti su petto.

-Se la bacia, con me chiude per sempre.- Pensai.

Mi avvicinai ancora un po’, alla fin fine mi misi dietro di lui, stetti ferma a vederlo, mentre le lacrime scendevano. Non se ne accorse.
Si avvicinò a lei, dopo di che si mise la mano nella tasca, sobbalzò e si girò di scatto, mi vide.


 

SPERIAAMOO!
Speriamo vi piaccia, speriamo arrivi a 2 recensioni così 
continuo, speriamo non sia corto, e soprattutto speriamo
che non ci siano errori, e verbi sbagliati. ;D
-Ale

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“St-stella… io...” Balbettò.

Presi la sua mano con delicatezza, la scossi in segno di aprirla, misi il suo cellulare e poi la richiusi in un mezzo pugno.

Lui mi guardò. Stette per parlare ma io me ne andai, senza neanche fare scene.

Mi seguì, io lo ignorai. Feci finta di niente, stavo camminavo abbastanza velocemente.

“Stella, dai, aspetta! Se hai pazienza ti dico come è andata, per piacere aspetta!” Il suo tono si alzò quando vide che io non lo stavo ascoltando.

Mi fermò, con la sua mano sul mio braccio, mi fece voltare bruscamente, per poi prendermi in braccio.

“Ah!! Lasciami andare! Fammi scendere!” Urlai sbattendo i miei pugni sulla sua schiena.

Mi portò alla panchina di prima, mi fece sedere, ma appena mi lasciò, io cercai di andarmene, ma lui mi bloccò e mi rifece sedere.

“Fammi andare, non ho voglia di ascoltarti. Non ho più niente da dirti.” Dissi non guardandolo.

“Le tue labbra non hanno niente da dirmi, ma le lacrime che stanno per scendere mi parlano, quindi adesso mi ascolti.” Mi disse.

Presi un respiro profondo, accavallai le gambe, mi misi a braccia conserte e mi buttai sullo schienale della banchina con forza.

“Quello che hai visto e letto era tutto falso.” Mi disse mettendo le sue mani sulle mie ginocchia.

“Vorresti dirmi che quello non eri tu e quella non era Dina?! Se è questo che intendi allora scusami tanto.” Dissi sfidandolo e alzando il volume della voce.

“Finiscila, non fare così, lo sai benissimo che non è andata come hai detto.” Ribattè.

“Infatti! La stavi per baciare!” Esclamai.

Non parlò, forse si rese conto di quello che stava per causare.

Si alzò, si sistemò la maglia e si girò verso di me.

“Non ti muovere da qui.” Mi disse. Subito dopo se ne andò.

Io gli disubbidì, mi alzai, sbuffai e andai dalla parte opposta.

Mentre camminavo pensavo a come potesse farlo.


NIALL’S POV:
-Io non avevo nessuna intenzione di baciarla, sono fedele.
Stella… è...  la mia stella. Sono andato lì per parlargli, e mi sono avvicinato per darle un bacio sulla guancia, ma per salutarla! Adesso vado da lei, la prendo e la porto da Stella per parlarsi.- Pensai.

La trovai che stava ridendo e scherzando con le sue amiche.
Mi avvicinai e subito le sue amichette si attaccarono a me. Che pressa.

“Ehi ragazze! Lui è mio!” Disse Dina.

Si avvicinò a me, mi abbracciò e mise la sua mano sul mio petto. La bloccai, la staccai da me.

“Non sono tuo.” Dissi.

Mi fece una faccia interrogativa, piegando la testa.
Presi il suo braccio e la condussi alla panchina, arrivai lì e lei non c’era.

Dina si sedette sulla panchina, accavallò le gambe e si spostò la minigonna per scoprirsi.
Mentre faceva un’espressione provocante.

Rimasi impassibile.

“Copriti.” Le dissi.

Sorrise, mentre si alzò. Mi fece sedere sulla panchina, si sedette vicino a me e la sua mano si posò sul mio ginocchio.

“Sai, non sopporto quando le ragazze fanno il primo passo.” Dissi allontanando la sua mano e alzandomi.

Andai a cercare Stella.


STELLA’S POV:
Andai nel bagno delle ragazze, girai l’angolo della parete che divideva i lavandini dai WC; mi sedetti per terra, e tra un ricordo e l’altro iniziai a piangere.

-Come ha potuto farlo? Io lo sapevo, era troppo bello per essere vero. Non sono come mia sorella, lei sì che ci sa fare, io sono proprio il contrario; sono una cavolo di sfigata.- Pensai.

Sentii aprire la porta del bagno. Parli del diavolo e spuntano le corna… Simona.
Girò l’angolo e mi vide.

“Stellina! Che hai? Perché piangi?” Mi chiese.

Inclinai la testa di lato per guardare al di la di lei. Ovviamente non potevo parlare, quelle oche pettegole delle sue amiche avrebbero potuto rovinarmi la vita.

“Simo, non adesso, ne riparliamo.” Balbettai.

Le stronzette dietro di lei iniziarono a fare delle risatine, ovviamente stavano dicendo qualcosa su di me, si notava da come mi guardavano.

Mi alzai, mi sistemai la maglia, asciugai le lacrime, spostai mia sorella e me ne andai.

Ero stufa, stufa di quella scuola, del comportamento di certe persone, ed ero stufa di come il tempo stava passando in quel momento.

Uscii dal bagno, andai a sbattere.

-Come sempre guardo per terra e finisco con lividi dappertutto.- Pensai.

Presi la borsa, alzai la testa e vidi l’ultima persona che in quel momento non volevo vedere. Mark.

Stava parlando con un’altra ragazza, era di spalle, ma io stupida gli andai addosso e si è distratte

“Oddio, no!” Stetti per andarmene, ma la sua voce mi fermò.

“Stella! Piccola, dove sei stata, mi sei mancata!” Esclamò.
Presi un respiro sollevando le spalle e il petto. Lui mi girò prendendomi dall’avambraccio.

“Hai pianto? Perché hai gli occhi lucidi?” Mi chiese.

Ero nervosissima, infatti se mi stringeva ancora un po’ poteva sentire i nervi uscire dalla pelle.
Non ero mai stata così, tant’è che gli risposi in un modo terribile.

“Mmm… Perché non ti fai i cazz… fatti tuoi?! Ciao Mark.” Me ne andai.

“Mmm… te l’ho già detto che mi piaci tanto quando diventi aggressiva?” Mi disse con un sorrisetto.

“Sì, tantissime volte, ma quello non è il mio comportamento, lo crei tu.” Dissi avvicinandomi a lui.

“Quindi faccio dei capolavori?” Chiese scherzosamente, vantandosi.

Si formò un cerchio di persone in torno a noi.

“No, fai solo cazzate su cazzate, e mi sono rotta di te e del tuo comportamento di merda che hai, chiaro?”

“Ah... Basta ti prego, mi stai torturando, quella tua aggressione…mmm, la amo!” Esclamò.

Gli sputai in faccia, mi girai di scatto e me ne andai. 

SCUSATEMI...
Ehi, ma tra gli esami, tesina, teatro e spettacoli... non ho più
tempo di fare niente, qui c'è il capitolo, ditemi che ne pensate.
Sciaaoo!

-Ale

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Una volta superato il cerchio che si era formato introno a noi, iniziai a camminare, non avevo una meta, stavo solamente camminando dal nervoso, per distendere i nervi.
Iniziai a brontolare, ma mentre lo stavo facendo dai miei occhi scesero delle lacrime, le asciugai con la mano destra, successivamente ne scese un’altra, la fermai sempre con il dito bagnato della mano destra.
Non ce la facevo più, solo due giorni, ma tanti pianti.
Ormai la campanella era già suonata, cosa mi stava succedendo? Perché non volevo andare in classe? Io? Bah.

Andai in bagno, scelsi il 4° bagno, il ‘gettonato’.
La porta di quel bagno era pieno di scritte, numeri di telefoni dei ragazzi, di pensieri, porcate varie.
Io recuperai un pennarello dalla cartella, e scrissi sulla porta.

[Aiutatemi, non ce la faccio più. Qualcuno mi potrebbe aiutare? Contattatemi sul cellulare!]
[-Stella.]

Uscii da quella piccola stanza con un water, mi ritrovai davanti allo specchio, non ebbi il coraggio di alzare la testa, ma dopo tutto, la alzai. Vidi la poca matita sbavata sulle mie guancie, decisi di togliere la sbavatura lavandomi la faccia.
Mi rividi rimasi ferma qualche secondo, con l’acqua che stava scorrendo, dopo di che, chiusi l’acqua, mi girai di fretta e me ne andai.

Andai al mio armadietto, sullo sportello di ferro c’era un biglietto.
Lo lessi.

[Ehi piccolina, vorrei parlarti, ma tu scappi ogni volta che ci provo. Allora ti scrivo.]
[Non avevo intenzione di fare quello che tu hai visto, non ne sarei capace.]
[Credevo di averti, ma adesso tutto ciò che credo è che forse ti ho perso.]
[Non avevo bisogno di baciarla, ho già un tipo di labbra meravigliose di cui mi sono innamorato: le tue.]
[Se ho trovato un modello speciale, e unico al mondo, per quale motivo dovrei provarne altri?]
[Ti prego ascoltami, perdonami, scusami e dimentica.]
{Niall.}

Quasi tutta me stessa ci credeva, ma il rimanente era ancora arrabbiata. Piegai il biglietto e lo misi in tasca.

Mi vibrò il cellulare, mi era arrivato un messaggio.

-Hai bisogno di aiuto?-

Risposi alla persona.

-Ciao, in teoria sì, tu chi sei?-

-Non importa chi sono, Stella, ti aiuto io.-

Non risposi più, avevo la sensazione di essere osservata.

Andai alla macchinetta delle merendine, misi i soldi, cliccai il numero di quella merenda che volevo prendere, ma non cadde. Iniziai a tirare dei piccoli schiaffi, ma niente, la barretta non cadeva.

“Hai bisogno di aiuto?” Disse una voce.

Realizzai poco dopo che c’era scritto la stessa cosa sul messaggio.
Mi girai, vidi qualcuno con un capuccio in testa, occhiali da sole neri, non si capiva bene chi era. La voce era quella femminile.

Abbassai la testa cercando di vedere il volto, ma lei o lui mi fermò.

“Sì, ho bisogno di aiuto.” Affermai.

“Vieni con me.” Mi disse prendendomi per il polso.

Mi stringeva molto forte, quasi non sentivo il mio braccio. Dove mi stava portando?

Mi guidò fino alla porta della palestra. La aprì, appena entrammo lei o lui si assicurò che eravamo soli.
Mi girai e cerano le ragazze pom-pon, vidi la persona coperta che si stava togliendo gli occhiali e la felpa.
Dina e le sue amiche che facevano le lecca culo a Mark.

“C-cosa volete?” Chiesi impaurita.

“Volevi una mano no?! Beh, ora invece di dartene una te ne diamo tante.” Disse Dina.

Spalancai gli occhi.

“Co-come?” Chiesi balbettando.

“Piccola puttanella, mi sono rotta di te, è chiaro?! Devi stare lontana da Mark. Non devi ne baciarlo, ne toccarlo, ne guardarlo e ne pensarlo.” Disse avvicinandosi Noemi. Un’altra delle cheerleader.

“Io proprio non…” Mi tirò uno schiaffo.

Mi toccai la guancia ferita.

Subito dopo un’altra mi spinse. Mi fece cadere per terra.
Una di loro si mise a cavallo su di me e iniziò a tirarmi delle manate. Dopo di ciò si rialzò. Altre due mi rialzarono, mi tolsero maglia e pantaloni. Mi tirarono palloni da basket dappertutto. Sentivo malissimo, loro erano in tante, sentivo la mia pelle ammaccarsi. Dopo una buona mezzoretta, smisero, io ormai ero rimasta a terra, loro se ne erano andate. Invece io ero lì, sdraiata con tutti i palloni da basket che mi avevano tirato, intorno a me.

Non mi mossi, ero paralizzata, stavo soffrendo.

Dei ragazzi, fra cui Niall, e mia sorella entrarono in palestra, mi videro e corsero verso di me.
Avevo gli occhi chiusi.

Così mi avevano lasciata e così ero rimasta.

“Stella! Stella! Stella rispondimi! Apri gli occhi!” Disse in continuazione mia sorella.

Niall era inginocchiato di fianco a me.
Mi fissò, una lacrima toccò il mio corpo. Era scesa da quei occhi color oceano.
Spostò mia sorella, mi prese in braccio, si diresse allo sgabuzzino della palestra, prese un telo e me lo avvolse sul corpo.
Non mi muovevo. Il mio corpo ammaccato stava soffrendo. Perché? Perché proprio a me doveva succedere? Cosa avevo fatto io?

Uscì dalla palestra, mi portò in infermeria, da quel momento diventò più cattivo e possessivo.

Nell’infermeria entrò un ragazzo…

 

HO FINITO GLI ESAAAAAMIIIII!!!!!
Ragaa, finalmente!! Ho finito, ho finito! 
Ho pubblicato il capitolo adesso, scusatemi.
Ora devo andare, sono le 00.16!
Ci si sente! ciaaooo! <3 xx
-Ale

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“Stellina!” Disse.
Niall si girò, egli mi vide in braccio a Niall e aggrottò le sopra ciglia.

“Che ci fa lei in braccio a te?” Disse con una voce profonda.

“Non sono affari tuoi.” Disse Niall aggrottando la fronte.
“Ehi biondino, mi stai scocciando, sono affari miei, lei è la mia ragazza.” Ribatté sottolineando il ‘mia’.

Niall sbuffò, mi mise sulla sdraio e lo ignorò

Si girò lentamente, lo squadrò da testa ai piedi.

“Levati dalle palle! Hai capito quello che ti ho detto prima?!” Disse Mark avvicinandosi pericolosamente a lui.

“Ascoltami bene Mark, io non sono più il tuo numero 4, sono stufo di essere comandato a bacchetta da uno come te. Io la testa ce l’ho.” Ribattè.

Mi alzai indebolita, cercai di spostare i due, ma era una impresa difficile. Io ero piena di lividi, mentre loro erano due bufali in confronto a me.

Mi misi in mezzo tra loro due, separandoli con le mani.
Loro mi ignorarono, e continuarono ad avvicinarsi.
Cercai di tirare fuori la voce, e di farli smettere in qualsiasi modo. Ma non avevo potenza e forza per agire.

“Basta! Basta vi prego! Non ce la faccio più!” Qualcosa uscì dalle mie labbra.

Niente, entrambi continuarono a fare ciò che stavano facendo in precedenza.

Non ce la feci più. Crollai.
Caddi per terra.
Servì a qualcosa.

Si stopparono, Mark si precipitò a prendermi. Niall stette lì a guardare, voleva fare sicuramente qualcosa anche lui, ma Mark glielo impediva.

“Amore, cosa è successo?” Mi chiese.

“Lasciami giù.” Cercai di dire.

“Non posso, sei ammalata, ti devo portare al sicuro.”

“Non serve, sono già al sicuro, siamo in infermeria. Smettila di imitare un eroe, perché non lo sei.” Sputai.

Sospirò e mi strinse a sé.

“Aih mi fai male, lasciami!” Tirai dei pugni al suo petto.

Mi fece sdraiare sul lettino dove ero in precedenza.

Arrivò l’infermiera, cacciò tutti fuori. Per fortuna.

NIALL’S POV:
-Se Mark si azzarda a farle qualcosa, giuro è la volta buona che gli modifico quella sua faccia a forza di pugni.-  Pensai.

Lo vidi uscire dalla stanza.

“Cosa gli hai fatto?” Chiesi con un tono di voce arrogante.
“Lo vedrai presto.” Disse.

Mi avvicinai a lui, lo afferrai dalla maglia e lo minacciai in modo pericoloso; dopo di che mi sistemai il giubbotto in pelle e me ne andai.

Vidi le ragazze pom-pon che stavano ridacchiando.
Avevo qualche sospetto. Ma non volevo andare lì. Ci facevo solo figure.

Decisi di andare a chiamare Simona.

***
Arrivai davanti a lei, le spiegai un paio di cose.

“Sai, siccome c’erano dei palloni intorno a lei, e quando sono uscito dall’infermeria ho visto le cheerleader sghignazzare ho pensato fossero loro la causa.” Spiegai.

“Va bene che la prendo in giro, alcune volte la picchio. Ma sono io. Solo io posso farlo. Lei è la mia sorellina, e non mi va.” Disse arrabbiata.
“Ora mi sentiranno.” Aggiunse.

Mi imbambolai per qualche secondo. Poi realizzai che lei già non c’era più.

La cercai con gli occhi, poi la avvistai che si stava dirigendo verso le cheerleader.

Riuscii a raggiungerla, la vidi scontrarsi con varie persone dalla rabbia.

Le presi la mano cercando di fermarla, ma lei si liberò.

Era arrivata da loro. Il suo sguardo era ormai diventato pericoloso. Non credevo volesse così tanto bene alla sorella, anzi, pensavo addirittura che la odiasse.
All’inizio le ragazze la accolsero in maniera simpatica, poi videro la sua espressione e cambiarono l’umore.


SIMONA’S POV:
Mi sono avvicinata con l’intenzione di fargli capire le cose come stanno con le ‘brutte maniere’. Poi pensai:- Nono, per l’amor del cielo, non mi rovino le unghie!-

“Ragazze, sapete Stella vero?” Chiesi.

Loro affermarono con un movimento della testa.

“Ecco, avete visto cosa le è successo? Voi ne sapete qualcosa?” Chiesi.

Con un espressione innocua risposero vari ‘NO’.

“Va bene, se entro il 3 non viene fuori chi è stato creo un putiferio.” Affermai con un tono leggermente aggressivo.

Niall dal dietro mi prese dal polso e mi fece voltare verso lui. Aprì gli occhi cercando di farmi capire di restare calma e di non esagerare.

“Simo, non esagerare, calmati.” Disse a bassa voce.

“Tranquillo, non faccio niente Niall.” Affermai.

Mi girai, e le squadrai.

“Allora?!” Chiesi.

“Va bene. Uno…” Iniziai a contare.

“Simo!” Disse Niall.

“Due…” continuai.

“Simona!” Gridò Niall.

“Ancora niente? Va bene. Allora tre!” Urlai.

Misi le mie mani tra i capelli di Dina, lei fece la stessa cosa, le altre cheerleader mi presero dalla maglia, mentre altre cercarono di allontanarmi da lei.
Niall, le staccò tutte da me, ma io non volli staccare la presa da quella oca di Dina.

“Lasciami!” Gridai a Niall.

“No! Andiamo, ti avevo avvisato!” Ribatté.
Vide che non volevo proprio lasciarla, allora mi prese in braccio e mi portò lontano da lei.

“Niall, perché? Dovevo farglielo capire!” Dissi agitando i miei pugni sulla sua schiena.

“Non si usa la violenza.” Disse.

Mi fermai al suo commento del tutto idiota.

“Minchia, ha parlato!” Affermai.

Lui mi mise giù e mi guardò per qualche secondo. Successivamente mi accarezzò.
Mi spostò i capelli da destra a sinistra, si fermò a guardare qualche istante il mio collo, poi se ne andò.


 

SONO TORNATA GEENTEEE!! <3
Ehi, in questi giorni sono stata in montagna, e ci sono ancora!
Ma sta volta ho il pc! Quindi...
PS: Il prossimo capitolo è bellissimo! ;D
Non potete immaginare come sarà romantico! :)
~Ale

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


NIALL’S POV:
Mi fermai a guardarla, in lei vidi l’immagine della sorella, volli vedere il suo segno per coprirlo di baci, ma appena spostai i capelli vidi che il segno non c’era, ricordai che lei era Simona e che Stella era in infermeria.

***
PASSO’  UN GIORNO.

Mi arrivò un messaggio, era Simona, mi invitò a casa per parlare.
Verso sera andai lì, bussai alla porta, ma si aprì da sola, solamente dopo una bussata.
Decisi di entrare. Girai la testa a destra e a sinistra per cercare Simona.
Non trovai nessuno.
Sentii vibrare, mi avvicinai al suono. Vidi il cellulare di Simona squillare sul tavolino in vetro davanti al divano. Lo presi, la stavano chiamando. Beh, risposi.

“Em…” Dissi indeciso.

“Simo, ti sbrighi a venire? Siamo già tutte qui. Ti muovi?!” Disse una voce femminile dall’altra parte del telefono.

Non risposi, ma ad un tratto sentii il campanello della porta. Appoggiai il telefono sul tavolo, andai a vedere ma fuori non c’era nessuno.
-Probabilmente sarà stato dall’altra parte del telefono.-
Riandai a prendere il telefono, la chiamata era stata chiusa.

Sentii dei rumori. Mi insospettii. Salii le scale, cercai di seguire il rumore in silenzio.
Attraversai la stanza dei genitori, successivamente quella di Simona e poi un’altra, ma quella era chiusa. C’era scritto su un foglio attaccato alla porta con dello scotch ‘Stella’ mi avvicinai e notai che la porta era socchiusa.
La mia curiosità mi uccise. Entrai.

Nella sua stanza c’erano attaccati dei poster, non molti, era in ordine, fuori posto c’erano solo dei libri sulla scrivania, e un quaderno aperto con una matita in mezzo.
Il suo letto era pieno di pupazzi di peluche, vidi un pezzo di carta tra i pupazzi, li spostai e afferrai quel foglietto rosa.

‘Il principe azzurro non è gay, io l’ho trovato, viene chiamato ‘quattro’, ma io lo chiamo meraviglia.’

Alzai lo sguardo, ad un certo punto sentii ancora quel rumore fastidioso, misi il foglietto in tasca e seguii nuovamente il rumore.

Quel chiasso arrivava dal bagno.
Entrai per vedere cosa o chi stava causando quel rumore.

Mi ritrovai davanti a una delle sorelle. Era poco fuori dalla doccia, i suoi capelli bagnati erano spostati sulla spalla destra, mentre teneva un asciugamano bianco, non molto lungo, legato sul petto.
Era scalza ancora bagnata.
La stanza era umida, rimanemmo a guardarci per un minuto circa. I miei occhi si misero in contatto con i suoi. Accarezzai il suo viso, spostai i suoi capelli bagnati dalla parte opposta, avvistai la voglia.
Avvicinai le mie labbra al suo segno, iniziai a riempirlo di baci, piano piano iniziai a salire, arrivai al lobo dell’orecchio, lo mordicchiai delicatamente, dopo di che passai alla guancia fino ad arrivare all’angolo delle labbra.

“Ni-Niall, cosa ci fai qui?” Gemette.
“Shh piccola.” Risposi.

La baciai. Le nostra lingue si incrociarono.

Lei si staccò, ci guardammo ancora negli occhi, poi tirai fuori il bigliettino trovato nella sua stanza. Glielo mostrai, lei lo prese, successivamente mi guardò, poi guardò per terra.

“Sono il tuo principe azzurro?” Chiesi spiritosamente.

“Io…” Cercò di continuare.

“Beh sì.” Affermò.

“Invece tu sei la mia Cenerentola.” La presi in braccio stile principessa.

Uscimmo dal bagno, attraversai il corridoio e mi diressi alla porta di camera sua.
La guardai, schioccò un bacio. Lei con il suo piedino ancora bagnato accese la luce, successivamente aprì la porta dando una gomitata.

Il bacio fu appassionante e lungo.

STELLA’S POV:
Mi fece sdraiare sul mio letto. Io lo fissai, mi sedetti e incrociai le gambe, abbassando un po’ l’asciugamano che stava cercando di coprirmi.
Lui al mio imbarazzo sorrise. Uscì dalla camera, poco dopo tornò con il phon.

“Come mai hai in mano un phon?” Chiesi ridendo.

“Hai i capelli bagnati. Non voglio che ti prendi un’accidenti.” Rise.
Allungò la sua mano, capii che era in segno di alzarmi. L’afferrai, mi alzai e mi fece sedere sulla sedia della mia scrivania.
Spostò il libri e il porta penne che stava coprendo la spina della corrente. Inserì la spina dell’asciuga capelli.

Mi asciugò i capelli.

***

Spense il phon, lo appoggiò sulla scrivania, poi girò la sedia, mi fece rialzare e mi guidò in bagno.
Mi specchiai, i miei capelli erano perfetti. Come quello che li aveva fatti diventare così.

“Grazie.” Dissi.
“Sono bellissimi.” Aggiunsi.

Mi avvicinò a sé, e mi baciò.

“Tu sei bellissima.” Disse.

Sentimmo bussare. Spalancammo gli occhi entrambi.

SCUSATE...
Ehi, scusate ancora il ritardo... :'( ho cercato di fare 
il mio meglio per farla romantica...
al dire il vero l'avevo finito molto tempo fa, ma non so perchè
non l'ho caricata... va beh, ditemi che ne pensate!
Ciaoo! <3
-Ale

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


“Stai qui. Arrivo, non ti muovere.” Dissi curiosamente.

Mi spostai verso la porta del bagno, uscii in silenzio, scesi le scale, mi avvicinai alla porta e la aprii, mi nascosi dietro perché avevo ancora l’asciugamano legato sotto le braccia, feci un sospiro e lo trattenni.

“Che stupida! Avevo dimenticato il telefono.” Disse aprendo la porta e facendomi balzare in avanti.

Il mio respiro uscì.

Si voltò verso di me e mi squadrò da testa a piedi.

“Perché ha un asciugamano al posto dei vestiti?” Chiese alzando il sopracciglio.

“Magari perché sono appena uscita dalla doccia?” Spiegai spiritosamente.

“Ma se hai i capelli asciutti e...” mi prese per un avambraccio e mi fece girare.

“Sono perfetti! Non li hai asciugati tu.” Disse.

La fissai in silenzio, poi guardai in basso e i miei piedi nudi con ancora qualche gocciolina,si strusciarono.

Si udii un rumore.

Io di scatto alzai lo sguardo e spalancai i miei occhi azzurri. Che cosa aveva combinato?

Io e Simona ci guardammo. Corremmo verso il bagno e vedemmo Niall tutto bagnato per terra.
le mie iridi fecero un giro completo.
“Ti avevo detto di non muoverti!” Esclamai ridendo.

Mi avvicinai in punta di piedi, il pavimento era bagnato, sullo specchio c’erano degli schizzi, il doccione della doccia ancora andava, mi diressi verso la doccia e chiusi rubinetto.
Simona era dietro di noi in silenzio, stava guardando la scena.
Ci guardammo per qualche istante.

“Niall... mi sono dimenticata, scusa, ora devo andare, ma ti lascio in buona compagnia.” Fece un occhiolino e poi sparì.

“Chiudi la porta quando esci.” Dissi.

Aiutai Niall ad alzarsi.

“Mi spieghi perché eri per terra con i vestiti bagnati e il resto anche?” Chiesi guardandomi in torno.

“Il doccione gocciolava, mi dava fastidio, allora sono andato a chiudere la manopola, ma ho girato dal lato sbagliato e allora l’acqua ha cominciato a scendere molto velocemente, ho provato a prendere il doccione, ma sono scivolato e il doccione è caduto e ha iniziato a bagnare tutto...” Disse irritato.

Risi al racconto.

“Hai i vestiti bagnati, ti aiuterei volentieri, solo che non ho fratelli... e papà è andato via per lavoro, si è portato tutto. Però posso rimediare con qualcosa.” Dissi ridacchiando.

“Cosa hai in mente?” Disse con un tono impaurito.

Gli afferrai il polso e lo guidai fino in camera mia.
Tirai fuori un vestitino che mi andava grande, e glielo feci vedere.
Feci cenno di indossarlo, ma lui fece un passo indietro.
Risi alla sua reazione.
Mi voltai per cercare qualcos’altro, quando trovai un maglione nero mi voltai.
Si sfilò la maglia bagnata e successivamente si slacciò la cintura, fece cadere i pantaloni neri per terra, si tolse le scarpe e raccolse le cose gettate a terra.
Rimasi a guardare il suo fisico, le sue braccia possenti... e...

Si avvicinò tendendo il braccio destro in avanti con in mano i suoi vestiti.

Ero imbarazzata. Troppo. Aveva solo dei boxer grigi addosso, nient’altro.
Dalle mie mani cadde il maglione, lui lo guardò e sorrise.

“Dovresti vestirti.” Disse raccogliendolo.

“Io...” Non riuscivo a far uscire dalla mia bocca una frase di senso compiuto.

“Trovato qualcosa?” Mi chiese.

“Em… no.” Ne approfittai.

Avvolse il suo braccio intorno alla mia vita, mi avvicinò a lui, mi diede un bacio, i miei occhi si socchiusero.
Pensai a mia sorella.
Lei non era vergine, e mi disse di provare, ma io avevo paura.

“Sembri tesa.” Sussurrò.

Non risposi. Misi una mano sul suo petto, lui la osservò, poi spostò lo sguardo su di me.
Mi baciò appassionatamente.
Gli tenetti il gioco.

Mi prese in braccio e mi portò in camera dei miei genitori, continuammo a baciarci, mi fece sdraiare, non ci staccammo, continuammo.
Sentii la sua mano sfiorare il mio ginocchio, sentivo che stava salendo. Ormai era già quasi vicino al linguine.
Fermai la sua mano.
Mi ricordai che ero nuda sotto quell’asciugamano.
Ero imbarazzata, le luci erano spente e per fortuna non poteva vedermi.
Lo spostai e corsi in camera mia; chiusi la porta e mi sedetti per terra.
Sentii dei pugni colpire la porta, li ignorai.

Cosa stavo facendo? Ho fatto la cosa giusta o sbagliata?

Dovevo dargli retta? Gli apro? Lo faccio uscire da casa mia?

Apro la porta e gli salto addosso?

Non seppi che fare.

Simona l’avrebbe fatto? Io non sono Simona. – Pensai.


 
CIAO A TUTTI! <3 
Ok, dopo un anno sono riuscita a scrivere il capitolo. Se ci sono errori ignorateli.
Fate come se non ci fossero, ok? ok.
Ahaha, ok basta. A una recensione continuo.
Sì mi accontento perchè non arriverà mai a 5 recensioni. Ahaha.
Un bacio a tutti.
-Ale.

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