I was lost in the dark

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blood Hunt ***
Capitolo 2: *** Pain, Darkness, Screams. It's all I remember. ***
Capitolo 3: *** A Date?! REALLY?! ***
Capitolo 4: *** Am I In Love With Her? ***
Capitolo 5: *** He Seemed Really Like A Demon, Ready To Kill. ***
Capitolo 6: *** Turn Him ***
Capitolo 7: *** The Truth ***
Capitolo 8: *** How Can You Be So... Fantastic? ***
Capitolo 9: *** I Should Have Gone And Never Come Back ***
Capitolo 10: *** Fight For Freedom ***
Capitolo 11: *** I Want You To Stay With Me ***
Capitolo 12: *** Torture ***
Capitolo 13: *** Free ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Blood Hunt ***


Cap 1- Blood Hunt

Un bruciore che partiva dallo stomaco e che arrivava fino alla gola mi avvisò che era arrivato il momento di nutrirmi
.
“Ah...” sospirai stanca. Di solito non mi lamentavo della mia vita, anche perché non avrei potuto cambiare niente, mi adeguavo a viverla e basta, se questo si può chiamare vivere. Ormai da 4 anni la mia vita era sempre la stessa: Mangia, fuggi, mangia, fuggi, mangia, fuggi... Dopotutto, essendo un vampiro, cos’altro avrei potuto fare? Non mi ricordavo nemmeno cosa facessi prima. La trasformazione mi aveva strappato via gran parte dei ricordi, ma da quello che mi aveva raccontato Michael, non avevo una vita tanto speciale. Michael è il mio creatore e colui con il quale ho trascorso gli ultimi 4 anni. A vederlo lo si scambierebbe per un uomo sui 25 anni, chi penserebbe mai che sia vissuto nel XVIII secolo? D’aspetto era anche molto bello: aveva dei capelli corvini, abbinati a degli occhi neri come la pece, dei denti bianchissimi e un sorriso capace di farti innamorare e morire di paura allo stesso tempo. Aveva però un caratteraccio e quindi, benché lo conoscessi ormai da tanto, avevo sempre un certo timore a stargli accanto. Il bruciore alla gola aumentò e decisi di andare. Mi alzai dal divano scostandomi i capelli castani dal viso e il mio sguardo cadde sullo specchio gigante affianco al camino. Benché avessi ormai 20 anni il mio aspetto era quello di una ragazzina di 16, la mia età quando ero stata trasformata, il che mi infastidiva molto. I capelli castani erano cresciuti tanto da allora, anche perché non avevo né voglia, né modo di andarli a tagliare, quindi mi arrivavano più o meno al sedere, gli occhi erano anch’essi castani, ma con delle sfumature nere e gialle. Erano l’unica cosa di me che mi piaceva, almeno fino a quando non diventavano rossi, segno che mi sarei dovuta nutrire SUBITO. Infatti in quel momento riuscii a scorgere una piccola sfumatura rossa, che andava via via espandendosi. Dovevo assolutamente cacciare. Uscii di casa senza preoccuparmi del freddo di Londra. Essendo una vampira sarei potuta andare comodamente in giro nuda e non avrei sentito neanche un accenno di freddo. Mi acquattai nel buio e cominciai a pensare a dove andare. Non dovetti pensare molto che un profumo buonissimo mi indicò la strada. Seguendo quella magnifica scia arrivai in un parco, dove vidi una coppietta di ragazzi su una panchina, intenti ad entrare una nella bocca dell’altro. Io di baci ne sapevo davvero poco, anche perché non ne avevo mai dato uno, ma quello più che un bacio mi sembrava una visita dal dentista. Mi avvicinai a loro non preoccupandomi di coprire il rumore dei miei passi, tanto non mi avrebbero comunque notata. Mi fermai davanti a loro e mi schiarii la voce per farmi notare. Nessuno dei due si girò.
“Scusate?”, dissi con un tono seccato. Di tutta risposta il ragazzo mi agitò la mano davanti, come per dirmi di andare via. Che nervi!
“Ho detto “scusate”!” Ripetei a voce più alta. Riuscii a farli staccare per un attimo e a farli girare. Avrei potuto ucciderli subito, ma dove sarebbe stato il divertimento?
“Che vuoi?” Mi chiese acida la ragazza. Bene, avrei iniziato con lei...
“Sapete dove posso trovare un bar?” Gli chiesi.
“No, non lo sappiamo. Ora levati di torno” mi disse il ragazzo tornando ad assicurarsi che i denti della sua ragazza non avessero carie. Se c’è una cosa che non sopporto sono i maleducati. Sorrisi tra me e me. Ora si comincia, pensai.
“Sai, dovresti essere un po’ più gentile con le persone”, dissi al ragazzo mentre, con la mia forza sovrannaturale, lo prendevo per il colletto della camicia e lo facevo alzare dalla panchina sotto lo sguardo scioccato della ragazza. Il ragazzo mi guardò confuso, ma non ancora preoccupato. Forse pensava che una ragazzina come me non avrebbe potuto fargli del male. Beh, si sbagliava di grosso.
“Cosa vuoi farmi, picchiarmi forse?” Mi chiese infatti ridendo.
“Come ti chiami?” Chi chiesi.
“Che te ne frega?” Mi rispose sempre beffardo.
Ti ho chiesto come ti chiami”, ripetei, usando però i miei poteri psichici. Potevo far fare alla gente quello che volevo, bastava che mi concentrassi e che entrassi nella loro testa. Non era come nei film: non c’era alcun modo per impedirmi di farlo, almeno così credevo.
“Lucas”, rispose il ragazzo con uno sguardo vacuo.
“Bene Lucas, no, io non voglio picchiarti, io voglio ucciderti” dissi sorridendo tranquillamente. Un’espressione di paura si dipinse sul volto del ragazzo. Il bruciore alla gola stava peggiorando e quindi di conseguenza anche i miei occhi diventavano più rossi e di sicuro, anche con i suoi occhi umani, l’aveva notato. Lanciai uno sguardo alla ragazza che era rimasta seduta. Spostava lo sguardo da me a Lucas con gli occhi impauriti.
“E tu invece come ti chiami?” Chiesi. Sapevo che era abbastanza spaventata da fare tutto quello che volevo e che quindi non avrei avuto bisogno dei poteri, anche perché mi indebolivano ed io avevo fame, TANTA fame.
“Samantha”, rispose con voce tremante. Sentendo quel nome qualcosa in me si ruppe. Non so perché, ma quel nome doveva significare qualcosa per me. Mi sforzai ma non riuscii a trovare niente. Che avesse a che fare con il mio passato? Il deglutire di Lucas mi distolse dai miei pensieri e tornai concentrata sulla caccia.
“Alzati in piedi Samantha, e non provare ad urlare, sennò per il tuo ragazzo potrebbe finire male” dissi sempre sorridendo. Lei fece come le avevo chiesto e si alzò barcollando. Lasciai il colletto tutto stropicciato di Lucas e mi avvicinai a Samantha.
Non ti muovere”, dissi a Lucas, il quale ubbidì con gli occhi spenti. Mi ritrovai davanti a Samantha che aveva cominciato a tremare. Era una ragazza carina, con un visetto a forma di cuore e due occhi verdi, ma non mi importava.
Non urlare”, le dissi usando i poteri. Lei chiuse automaticamente la bocca. Mi avvicinai di più e le scostai i capelli dal collo. Aveva un bel collo, lungo e bianco. Riuscivo anche a sentire l’odore del suo sangue: dolce e zuccheroso. Senza pensarci ancora mi fiondai sul suo collo, squarciando la carne a arrivando alla vena che più mi interessava. Il sapore del suo sangue era proprio come l’odore, il che mi piaceva. La sentii irrigidirsi ma non poteva urlare. Cominciai a succhiare avidamente e per un po’ il dolore alla gola si spense. Dopo pochi minuti Samantha cadde a terra, completamente bianca. Sorrisi e mi voltai verso Lucas che fissava un punto davanti a sé. Mi pulii la bocca con la mano e mi posizionai davanti a lui.
Anche tu, non urlare”, e feci la stessa cosa che avevo fatto a Samantha. Il suo sangue, a differenza di quello della ragazza, era un po’ più amaro, ma mi piaceva lo stesso. Lo prosciugai completamente e lo lasciai cadere a terra, morto. Mi ripulii la bocca e mi organizzai per sbarazzarmi dei corpi. Dovevamo cercare di attirare il meno possibile l’attenzione, sennò ci avrebbero scoperto. Li presi in braccio come due sacchi di patate e corsi a velocità da vampiro nel posto dove di solito scaricavo i corpi delle mie vittime. Mi trovavo vicino ad un laghetto. Lì c’era un pozzo che ormai non usava più nessuno. Buttai i corpi a terra e alzai la grata che un semplice umano non avrebbe mai avuto la forza di spostare di un millimetro e li buttai dentro. Stava diventando un po’ troppo affollato lì però, dovevo trovare un altro posto. Mi avvicinai un attimo alla sponda del lago e guardai il mio riflesso. Del sangue ormai secco mi colava giù dagli angoli della bocca e gli occhi non avevano perso il loro colore rosso, il che voleva dire che avevo ancora fame. Merda. Corsi di nuovo in quel parco sperando di trovare qualche altra persona capitata lì per caso, anche se ormai si era fatto tardi. Mentre correvo sentii che mi era arrivato un messaggio. Mi fermai e lessi.

Ma dove sei finita?

Michael.

Dovevo immaginarlo. Non avendomi trovata a casa al suo ritorno si era preoccupato.

Sto cacciando, tra un po’ arrivo.

Amanda.

Riposi il cellulare nella tasta dei jeans e tornai a guardarmi in torno. Forse sarebbe stato più facile cambiare posto. Stavo per andarmene quando sentii dei passi. Mi girai e vidi un ragazzo, intento a parlare al telefono. Finalmente! Mi avvicinai stando attenta a non fare rumore, cosa che per me era facile quanto respirare. Quando il ragazzo attaccò mi trovavo proprio dietro di lui e quando si girò quasi urlò per lo spavento.
“Ma che cavolo...” Iniziò.
“Scusa, non volevo spaventarti”,sì, certo, “Io...” Mi bloccai. Lo avevo appena guardato un attimo in faccia e qualcosa era scattato dentro di me, proprio come quando avevo sentito il nome della ragazza. Mi imbambolai a guardarlo e per la prima volta in 4 anni riconobbi una persona che faceva parte del mio passato. Capelli castano chiaro alzati in un ciuffo, occhi color cioccolato, dolcissimi... Liam Payne! All’improvviso ricordai. Ricordai quei 5 ragazzi che mi avevano tirato su il morale tante volte, che mi avevano fatta ridere, piangere, crescere. Erano 4 anni che non avevo notizie di loro, beh, neanche mi ricordavo di conoscerli! I pomeriggi passati davanti al computer ad ascoltare le loro canzoni, a vedere i loro video, la voglia di incontrarli e il dolore nel rendersi conto che sarebbe stato impossibile, tornò tutto.
“Ehm... ti senti bene?” Mi chiese Liam. Giusto, lui era quello dolce, che si preoccupava per tutti.
“Sì, certo. Ma tu sei Liam Payne, giusto?” Chiesi conferma.
“Sì ma ti prego non metterti ad urlare” Mi pregò. Avevo indovinato.
“Non lo farò, stai tranquillo”. Aspetta un attimo però... COSA STAVO FACENDO? Io ero un vampiro a caccia e lui era un umano. Dovevo ucciderlo e andarmene! Perché stavo parlando con lui? Non importava il fatto che lo conoscessi già, io avevo fame! Ma c’era qualcosa che mi impediva di ucciderlo, qualcosa nel suo sorriso, che avevo sempre amato, nei suoi occhi, che spesso avevo sognato. Non sarei riuscita ad ucciderlo.
“Tu sai chi sono io, ma posso sapere tu chi sei?” Mi chiese.
“Sono Amanda...”, oh cavolo... QUAL ERA IL MIO COGNOME? In 4 anni nessuno mi aveva mai chiesto il mio cognome e con la trasformazione dovevo averlo dimenticato!
“Amanda...” Mi fece segno di continuare Liam.
“Light” sparai il primo cognome che mi venne in mente.
“Amanda Light?!” Mi chiese Liam. Ma che razza di idiota ero? Si può avere “luce” come cognome? Io poi che con la luce non c’entravo proprio niente!
“Ehm... sì lo so, è strano...” Cercai di giustificarmi.
“Ma non hai freddo?” Mi chiese Liam notando il mio abbigliamento poco consono per la serata fredda di Londra.
“Un po’...” mentii. Dovevo comportarmi normalmente e una persona normale nelle mie condizioni avrebbe avuto freddo. Ringrazia il cielo di essermi pulita la bocca sporca di sangue prima di arrivare al parco.
“Tieni...” disse Liam sfilandosi la giacca e poggiandomela sulle spalle. Involontariamente così toccò la mia pelle che, essendo un vampiro, era ghiacciata.
“Cavolo, hai davvero freddo allora!” Esclamò. Non risposi. Sfilandosi la giacca mi aveva praticamente buttato addosso il suo profumo, che per un vampiro era molto invitante. Radunai tutta la forza che avevo per non saltargli addosso, ma era difficile, avendo la sua giacca e quindi il suo odore proprio sotto al naso. Non volevo ucciderlo, era l’unico ricordo del passato che avevo! Cercai di sorridergli a mo’ di ringraziamento per avermi prestato la giacca. Dovevo uscire da quella situazione SUBITO. Prima che lui notasse i miei occhi che, spinti dal suo profumo, si stavano arrossando.
“Ehm... Liam, io devo andare” feci per ridargli la giacca facendo attenzione a non respirare.
“Ma no dai! Tienila!” Mi disse. Ma quanto poteva essere dolce?
“Ok”, dissi sorridendo timidamente. Non replicai per uscire prima da quella situazione, ma anche perché mi avrebbe fatto piacere avere un suo ricordo.
“Allora ciao”, feci io salutandolo con la mano.
“Ciao Amanda” Disse lui. Cercai di mantenere un passo umano mentre andavo via ma appena fui sicura che Liam non sarebbe riuscito a vedermi scattai. Avevo ancora fame, così mi fermai in un vicolo dove un barbone stava dormendo. Mi tolsi la giacca di Liam per non sporcarla e mi avvicinai all’uomo, gli coprii la bocca con una mano per non farlo urlare e mi avventai sul suo collo.
                                                                                                                                                Ehi bella genteeeeeeeeeeeeeeee!!
                                                                                                               Questa è solo la mia secanda ff quindi per favore non uccidetemi.
                                                                        Questa storia mi è venuta in mente questa mattina, siccome mi sono svegliata con un occhio rosso (?).
                                                                                      Vi prego recensiteeeeeeeeeee! Potete anche scrivere "fa cagare", accetto lo stesso.
                                          Se riesco domani posto il secondo capitolo. Grazie per aver letto e ripeto: RECENSITEEEEEEEEEEEEEE!! Se lo fate vi regalo un unicorno u.u

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Capitolo 2
*** Pain, Darkness, Screams. It's all I remember. ***


Cap 2- Pain, Darkness, Screams. It's all I remember.



Dopo aver finito con l’uomo tornai a casa, pronta a subire una ramanzina da Michael per essere tornata tardi. A volte mi chiedevo perché si preoccupasse così tanto, non era mica mio padre!
“Finalmente! Ma cosa diavolo  hai combinato?” Mi chiese furibondo appena varcai la soglia di casa.
“Non molto furbo menzionarti da solo in una frase, direi”, risposi io. Il nostro rapporto era sempre stato così: su un filo di un rasoio, ma era l’unica persona che potesse capirmi.
“Smettila di scherzare e rispondi. Perché ci hai messo così tanto?”, Mi si avvicinò pericolosamente. Bene, oggi non era aria.
“Ho avuto un piccolo imprevisto, ma non è successo niente. Mi sono nutrita e sono tornata a casa, punto.” Detto questo corsi in camera mia. Non gli avrei mai raccontato di Liam. Ogni volta che provavo a ricordare qualcosa del mio passato lui mi diceva che era solo una perdita di tempo e faceva in modo che io mi dedicassi ad altro. A volte mi chiedo se lui non voglia che io ricordi il passato, ma non ci sarebbe motivo, no? All’improvviso mi ricordai di una cosa: avevo lasciato la giacca di Liam di sotto. Scesi piano, sperando che fosse impegnato così da non sentirmi, ma era un vampiro più vecchio di me, quindi...
“Cosa stai combinando?” Mi chiese senza distogliere lo sguardo dal suo libro.
“Niente, mi sono dimenticata di prendere una cosa”, corsi verso la poltrona dove avevo lasciato la giacca e tornai in camera mia. Chiusi la porta a chiave, pur sapendo che se Michael sarebbe voluto entrare, sarebbe entrato. In questi 4 anni mi ero trovata uno spazietto tutto mio, dove mettevo degli oggetti che per me avevano un valore. Di questo spazio Michael non è mai venuto a conoscenza, e speravo che continuasse così. Si trovava nel mio armadio, nel quale avevo costruito un doppio fondo. Beh, non è che l’avevo costruito proprio io che con i lavori manuali faccio proprio schifo, ma quando si ha la possibilità di soggiogare un buon falegname... Aprii l’armadio e controllando che Michael fosse ancora impegnato con il suo libro tastai il fondo per cercare quella microscopica fessura dove avrei dovuto inserire la chiave per aprire il fondo. La trovai e girai la chiave 4 volte. Sempre controllando che Michael fosse impegnato estrassi la tavola di legno che divideva l’armadio dai miei segreti. In 4 anni ci avevo messo una lettera, una chiave e un quadernino. La lettera l’avevo trovata nella soffitta della casa dove mi ero svegliata, per la prima volta, come vampira. Presuppongo che fosse la mia casa, ma non ho nessun ricordo di quell’edificio, seppure bellissimo. Essendomi svegliata sola avevo cominciato a gironzolare, cercando di ignorare tutti i dolori, per me nuovi e camminando ero finita in soffitta, dove avevo trovato questa lettera:
Cara Amanda,
Lo so, avevo promesso che sarei tornata per il tuo compleanno, ma abbiamo appena scoperto una possibile tomba qui in Egitto e non posso proprio andarmene. Ti ho già inviato il tuo regalo, che dovrebbe arrivare fra circa una settimana. Mi dispiace tanto sorellina, avrei davvero voluto essere lì con te. Sedici anni, eh? Sei cresciuta in fretta! Spero di ritornare per la fine del mese, anche solo per un salutino veloce. Ti mando un bacione e mi raccomando, fa’ la brava!
Ti voglio bene,
Samantha.
Samantha. Ecco chi era allora! Possibile che mi fossi dimenticata dell’esistenza di mia sorella? Beh, prima che Michael me lo ricordasse mi ero dimenticata persino il mio nome! Avevo una sorella, da qualche parte nel mondo. Forse avrei dovuto cercarla, ma a che scopo? Non avrei mai potuto conoscerla bene perché non mi sarei potuta avvicinare a lei senza la paura di ucciderla. Ripiegai la vecchia lettera e la rimisi nell’armadio. Chissà cosa aveva trovato Samantha quando era tornata, un mese dopo. La chiave l’avevo trovata sempre quel giorno, in casa. Dopo la soffitta decisi di continuare il giro della casa e camminando mi ritrovai in salone. Non’appena varcai la porta che divideva il soggiorno dalla cucina un odore invitante mi investì. La gola cominciò a bruciare e lo stomaco a brontolare, come se avessi fame. Ma io non avevo fame, io avevosete. L’odore proveniva da due corpi morti, sdraiati a terra in una pozza di liquido rosso. Non mi pareva di averli mai visti in vita mia, ma allora non mi ricordavo niente. Stavo per seguire l’istinto di nutrirmi di loro quando il mio sguardo cadde sullo specchio del salone. Vidi una ragazza che non conoscevo ricambiare il mio sguardo. Aveva i capelli davanti al volto, che scostò con una mano. Mi avvicinai curiosa e vidi che la ragazza faceva lo stesso, dunque ero io? Supposi di sì. Mi guardai un po’ meglio cercando di riconoscere qualche tratto del mio viso. Nulla. Poi notai gli occhi, che erano inspiegabilmente rossi. Mi spaventai a mi allontanai dallo specchio, tornando vicino ai corpi. Ne guardai uno, quello del maschio. Aveva il mio stesso colore di capelli e riconobbi anche il mio taglio degli occhi. Papà? Pensai. Mi spostai verso l’altro corpo a terra, quello della donna. Il mio stesso nasino all’insù, le mie stesse labbra. Mamma? Erano davvero i miei genitori quelli morti per terra, in una pozza di sangue? Era il loro sangue quello che stavo per bere. Volevo scappare da lì, sparire, ma qualcosa sul petto della donna attirò la mia attenzione. Era una piccola chiave, legata ad un cordoncino che fungeva da collana. Non so perché la presi, forse per lo stesso motivo per cui accettai la giacca di Liam. Fatto sta che la presi e corsi via, ma non riuscii a fare molta strada che mi scontrai con qualcuno, un uomo: Michael. Il quadernino lo avevo trovato per strada, una notte, quando ero uscita per placare la mia sete. Era lercio, ma non mi importava. Lo presi e lo aprii: era completamente bianco. Lo portai a casa e cominciai a scriverci qualcosa ogni sera. Dopo un po’ divenne una specie di diario segreto, dove scrivevo tutto ciò che mi passava per la testa. Questo non lo rimisi dentro, ma lo portai sul letto. Poi tornai all’armadio e agli oggetti che avevo già riposto aggiunsi anche la giacca di Liam. Chiusi tutto e mi dedicai al “diario”. Scrissi del mio incontro con Liam, di quello che avevo provato e del fatto che ero riuscita a ricordare un altro pezzo del mio passato. Scrissi i miei sentimenti, i miei pensieri, fin quando non venni interrotta da due colpi sulla porta.
“Amanda, fammi entrare”. Michael. Chiusi il quadernino e lo nascosi in uno dei cassetti della mia scrivania, stando attenta a non fare troppo rumore e, una volta assicuratami che l’armadio fosse chiuso bene, aprii la porta a Michael.
“Ma che stavi facendo?” Mi chiese.
“Pensavo”, risposi io vaga.
“E perché ci hai messo tanto ad aprirmi la porta?”
“Non mi andava di alzarmi dal letto, ero stanca”, mi ero fregata da sola.
“Stanca? Ma se ti sei appena nutrita! Non raccontarmi balle Amanda! Che stavi facendo?”
“Niente Michael! Ma di che ti preoccupi?” Dissi spostandolo per scendere giù in salotto. Lui mi seguì ma per fortuna non fece altre domande. Presi anch’io un libro dalla nostra libreria e passai tutta la notte a leggerlo, stando ben attenta però ad ogni movimento di Michael. Ah, quanto avrei preferito passare il tempo a dormire, come facevano gli umani, ma purtroppo noi non dormiamo. Finalmente il sole si decise a sorgere ed io tornai in camera mia per lavarmi e vestirmi. Non è come nei film, a noi il sole non fa proprio niente. Non brilliamo, non bruciamo e non ci trasformiamo in animali strani. Dopo aver fatto una bella doccia rilassante lasciai l’acqua aperta e chiusi la porta per coprire quanto possibile i rumori e misi il quadernino a posto nell’armadio. Come al solito scelsi i vestiti senza preoccuparmi di avere freddo e uscii di casa. Avevo optato per una cosa semplice: jeans, maglietta, felpa e converse. Quando sei un vampiro te ne freghi altamente di come sei vestita. Decisi di tornare al parco della sera prima, tanto per fare qualcosa e... beh sì, speravo di rivedere Liam. Ma perché Liam sarebbe dovuto venire in quel parco alle 7 di mattina? In effetti il parco era deserto. Beh, meglio per me. Mi sedetti su una panchina e indossai le cuffiette. Anche se ero un vampiro non avevo perso la passione per la musica. Sapevo anche suonare la chitarra e il pianoforte, e spesso utilizzavo le nottate ad esercitarmi, o a scrivere canzoni e Michael mi aiutava. Aveva davvero una bella voce e devo dire che quando parlavamo di musica riuscivamo ad avere una conversazione perlomeno normale, come due amici. Ora stavo ascoltando Hurt, di Christina Aguilera. Quella canzone mi piaceva particolarmente, anche perché un po’ mi rispecchiavo nel testo. Spesso mi chiedevo se i miei genitori, da dove si trovavano ora, mi stessero osservando e cosa pensassero di me. Ma cosa potevano pensare di una che quasi tutte le notti uccide delle persone per bere il loro sangue? Ero immersa nei miei pensieri quando ad  un certo punto sentii qualcosa toccarmi la spalla. Mi girai velocemente, forse troppo velocemente.
“Wow! Che riflessi!” Era Liam. Cavolo!
“Ehm... che ci fai qui?” Chiesi io imbarazzata cercando di mantenere la calma.
“Passeggiavo e cercavo di stare alla larga dai ragazzi per un po’. Oggi abbiamo dovuto svegliarci presto e la mattina sono tutti particolarmente irritabili.” Disse sorridendo. Quel sorriso...
“Tu invece che ci facevi qui così presto?” Continuò Liam.
“Ascoltavo un po’ di musica”, risposi per la prima volta dando una risposta sincera.
“Posso?” Chiese Liam allungando la mano verso le cuffie. Gliele passai stando attenta a non toccarlo. Ascoltò per un po’ e poi sorrise.
“Hurt. Ho sempre amato questa canzone”.
“Sì, anch’io”. Ci guardammo per un po’ senza dire niente e io sentivo di avere un’espressione da completa idiota, ma non mi importava. Per una volta non mi importava di mantenere la maschera che mi ero creata per non farmi scoprire. Dopo 4 anni ero semplicemente me stessa con qualcuno che non fosse Michael.
“Ora devo andare ma mi daresti il tuo numero?” Chiese Liam. Liam Payne mi stava chiedendo il numero?! Quella semplice domanda diede uno scossone al mio cuore ormai fermo da un po’. Liam Payne, uno dei ragazzi che più amavo 4 anni fa, mi stava chiedendo il numero.
“Ok...” dissi sorridendo e scrivendogli il mio numero su un pezzo di carta.
“Ok, ora vado. Ciao Amanda”, si avvicinò come per volervi abbracciare. No, questo non potevo assolutamente farlo! Già stargli vicino senza ucciderlo era difficile, ma avere la sua carotide proprio sotto il naso e cercare di trattenermi sarebbe stato impossibile. Con uno scatto mi allontanai, proprio mentre le sue braccia stavano per chiudermisi attorno.
“Ciao”, dissi per poi scappare via. Che razza di figura avevo fatto?! Ero scappata via! Va be’, non penso che una ragazza sia mai scappata da un abbraccio di Liam Payne, perlomeno l’avevo sorpreso. Continuai a passeggiare nel parco, pensando un po’. Era strano come con Liam riuscissi quasi a sentirmi normale, umana. Non avevo mai dato il mio numero a nessun ragazzo, neanche prima della mia trasformazione. Diciamo che non ero il tipo di ragazza a cui i ragazzi andavano dietro, questo me lo ricordo. In quel momento mi ritornò alla mente un episodio umano:

Ero seduta sulla panchina davanti alla mia scuola, aspettando mio padre che mi sarebbe dovuto venire a prendere. La gente mi passava accanto senza nemmeno degnarmi di uno sguardo e, se lo faceva, in esso riuscivo a leggerci solo disprezzo. Perché? Beh, perché ero diversa. Non ero come le altre ragazze che si vestivano tutte carine per far in modo che i ragazzi gli sbavassero dietro. A me non importava un bel niente di come mi vestivo. La gente mi disprezzava anche per i miei gusti musicali. Sono l’unica nella scuola ad ascoltare quei “5 froci”. Non capivo proprio perché la gente dovesse insultarli così, insomma, non gli avevano fatto niente, no? Eppure gli insulti c’erano, ovunque io andassi, e così mi ritrovavo la sera davanti alla finestra, seduta sul davanzale, con le cuffiette nelle orecchie a piangere e a desiderare di sparire per sempre, di cambiare vita, città, amici...

Mentre rivivevo quella scena si aggiunse un dettaglio nuovo, qualcosa che non ero mai riuscita a ricordare...

Un uomo mi spiava da sopra l’albero davanti a casa mia, quasi alla stessa altezza della finestra della mia camera. Una notte me ne accorsi e cercai di scappare, ma una voce mi aveva bloccata, una voce che non ero in grado di sentire con le orecchie, ma che risuonava nella mia testa: “Non scappare, torna a sederti qui”. Allora mi sedetti di nuovo sul davanzale, guardandolo mentre entrava nella mia stanza. “E così vuoi sparire, è? Ti accontento subito”.
Dolore, buio, urla. E’ tutto ciò che ricordo. Riuscii a dare un volto a quell’uomo: Michael.



Yo Pelle Pimpe!! (?)
Sì lo so, avevo promesso di aggiornare ieri ma i miei mi hanno tolto il computer :(
Anyway, cosa ne pensate? A me piace la piega che sta prendendo questa storia.
Vi prego però, RECENSITE!!!!
Ringrazio quelle due bellissimissimissime recensioni per lo scorso capitolo, per me è davvero importante che voi recensiate quindi vi prego: FATELO!
Ok vi saluto che il libro di latino ha bisogno di un abbraccio (?).
Ciaoooooooo!

                                             
                                                                                     

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Capitolo 3
*** A Date?! REALLY?! ***


Cap 3- A Date?! REALLY?!

Mi riscossi dai miei pensieri. Mi trovavo ancora nel parco, che ormai stava cominciando a popolarsi. Una bambina mi indicava parlando con la mamma. Beh, se avessi visto una persona fermarsi nel bel mezzo di un parco con lo sguardo fisso davanti a sé mi sarei incuriosita anch’io. Stavano arrivando troppe persone. Decisi di tornare a casa per non correre rischi. Quando rientrai Michael non c’era. Chissà cosa combinava quello per tutto il giorno! Non avevo fame, quindi non potevo andare a caccia... potevo suonare! Era un po’ che non mi esercitavo. Raggiunsi il pianoforte e cominciai a fare degli esercizi per riscaldarmi. Successivamente cominciai a suonare la canzone che stavo ascoltando poco prima. Mi era venuta bene. Continuai con altre canzoni. Mi stavo davvero divertendo. All’improvviso qualcosa nella mia mente scattò, come poco prima...

Mi trovavo seduta, davanti ad un pianoforte. Vicino a me era seduta una donna che riconoscevo a stento.
“Mamma, ti piace?”, dissi mentre suonavo una canzone che non riesco a ricordare.
“Sì amore, sei molto brava”, disse mamma accarezzandomi dolcemente la testa. “Sai, stavo parlando con papà ieri. Visto che sei diventata così brava abbiamo preso in considerazione l’idea di farti studiare in un conservatorio. Ti piacerebbe?”. Mi si illuminarono gli occhi e per l’emozione cessai di suonare. Mi girai verso mia madre a bocca aperta.
“Dici sul serio?”, chiesi quasi in lacrime per la felicità.

“Sì amore, te lo meriti”.
Tornai al presente con uno scossone. Mi trovavo praticamente sdraiata sulla tastiera e avevo la fronte imperlata di sudore. Avevo trovato un altro pezzo del mio passato! Ma che mi succedeva? Mi sentivo come se nella mia testa ci fossero state tante lampadine fulminate e, non so perché, ora si stessero riaccendendo tutte. Mi alzai e mi asciugai la fronte. Quindi volevano mandarmi a studiare in un conservatorio? Da come avevo reagito dovevo averlo desiderato tanto. Senza che me ne rendessi conto le dita mi scivolarono di nuovo sulla tastiera e cominciarono a suonare una melodia nuova quanto familiare. Riconobbi la melodia del flashback. Quindi la ricordavo! Cominciai a suonarla una, due, arrivai alle 10 volte. Era come se ogni volta che lo suonavo una lampadina desse segno di riaccendersi. Dopo un po’ vidi il cellulare nella mia borsa illuminarsi. Lo presi: era un messaggio.

Ti andrebbe di vederci oggi al parco verso le 21.00?
Liam.

Liam?! Liam Payne mi aveva appena chiesto di uscire con lui?! Qualcosa di simile ad un trattore cominciò ad agitarsi nel mio stomaco. Altro che farfalle, questi erano bisonti! Ero felicissima! Dopotutto era il mio idolo! Però riflettendoci, avrei dovuto accettare? Oggi ero dovuta scappare per non correre il rischio di ucciderlo, sarei sopravvissuta ad un appuntamento? Non avrei sopportato l’idea di fargli del male. Ma dopotutto, se fossi stata attenta, non sarebbe successo niente!

Ma certo! Ci vediamo dopo.
Amanda.

Sì, forse era un po’ da egoista, ma ogni volta che stavo con Liam mi sentivo diversa, di nuovo umana. Da 4 anni l’unico con cui parlavo era Michael, ed ora ero riuscita ad interagire con una persona senza ucciderla, almeno per adesso. Ebbi un fremito solo al pensiero. Inoltre sembrava che la vicinanza con Liam mi aiutasse a far riaccendere le lampadine nella mia testa. Mi arrivò un altro messaggio.

Non vedo l’ora.
Liam xxx

“xxx”?! Mi aveva mandato 3 bacini! Ok, basta. Erano le 17.00, quindi mancavano 4 ore all’appuntamento. Forse avrei dovuto nutrirmi, tanto per non correre rischi con Liam. Sarebbe bastata una persona. Uscii e cercai la prima persona che poteva farmi da pasto. Vidi un bambino che saltava la corda su un marciapiede. Distolsi lo sguardo e continuai a cercare. In 4 anni non mi ero mai nutrita di bambini, e volevo continuare così. Non mi sembrava affatto giusto uccidere un bambino per placare la mia sete. Non trovavo giusto neanche uccidere delle persone, ma era quella la mia vita! Cosa potevo farci? Continuando a camminare vidi un uomo in un vicolo con un saccone della spazzatura. Doveva essere uscito per buttare l’immondizia. Mi avvicinai silenziosamente e con i miei poteri lo immobilizzai. Fin troppo facile, ma andavo di fretta. Morsi e succhiai. Era abbastanza dolce quel sangue. Una volta finito corsi nel posto dove scaricavo i corpi e lo aggiunsi agli altri, poi corsi a casa per cambiarmi. Erano le 19.00, mancavano ancora 2 ore. Ero stata abbastanza veloce. Feci una doccia e per una volta scelsi con cura i miei vestiti. Alla fine indossai un vestitino color rosa pallido lungo fin sotto al ginocchio, con sotto un paio di leggins neri, le mie converse nere e uno scalda spalle sempre nero. Pettinai i lunghi capelli e li sistemai da una parte del collo. Ero pronta. Erano le 20.45. Decisi di cominciare ad andare, così non avrei dovuto correre. Arrivai 5 minuti in anticipo ma Liam era già lì.
“Ehi!”, mi disse quando mi vide.
“Ehi ciao! Ma come mai sei già qui? Ti ho fatto aspettare tanto?”, chiesi preoccupata.
“No,no. E’ solo che vengo sempre 10 minuti prima agli appuntamenti. Così sono sicuro che la ragazza con cui esco non mi aspetti”. Ma si poteva essere più dolci? Gli sorrisi, assumendo sicuramente un’espressione da ebete, ma che ci potevo fare?
“Andiamo?”, mi chiese Liam.
“Certo”. Inaspettatamente mi mise una mano dietro le spalle. Istintivamente mi irrigidii, ma quando vidi che la situazione era sotto controllo mi rilassai. Dopotutto era così bello essere tra le sue braccia.
“Hai freddo?”, fece Liam.
“N-no! Tranquillo”. Mannaggia alla mia pelle fredda.
“Ma sei gelida!”, appunto.
“E’ sempre così, ma non ti preoccupare, sto bene. Allora, com’è andata la giornata?”, chiesi per cambiare discorso.
“Bene. Certo, lavorare con i ragazzi è un po’ stancante, ma mi sono divertito”, disse sorridendo. Si vedeva che amava quello che faceva e che voleva bene agli altri.
“Dev’essere proprio bello fare quello che hai sempre sognato di fare per lavoro”, dissi io.
“Già. Tu di che ti occupi?”. E ti pareva!
“Ehm... io... studio”. Pericolo scampato.
“Cosa, di preciso?”. Ma porco cactus!
“Musica”, dissi la prima cosa che mi passava per la mente. Beh, dopotutto se non fossi diventata ciò che ero, la mia strada sarebbe stata quella.
“Che bello! Anche tu hai a che fare con la musica! E che strumenti sai suonare?”.
“La chitarra e il pianoforte”, risposi.
“Anche io! Qualche volta dobbiamo suonare qualcosa insieme. Canti anche?”. Ma quanto cavolo era curioso?
“Sì, canticchio...”.
“Fantastico! Non vedo l’ora di sentirti cantare!”, disse con un sorriso che pensavo gli avesse bloccato la mascella. Sono sicura che se avesse potuto si sarebbe messo a saltare battendo le mani. Ci voleva così poco per farlo contento? Continuammo a camminare in silenzio. Nel frattempo aveva levato il braccio dalle mie spalle. Meno male!
“Tu vivi qui?”, chiese Liam dopo qualche minuto di silenzio.
“Sì”. Ti prego non chiedermi dove...
“Dove di preciso?”. E ti pareva. Forza Amanda pensa!
“Ehm... verso il centro...”. Esiste una persona che non sa il suo indirizzo? Sì, io! Che idiota...
“Voi invece dove state alloggiando?”, gli chiesi un po’ per cambiare discorso, un po’ perché ero curiosa.
“Ognuno ha la sua casa qui a Londra”. Disse tranquilla Liam. Chissà in che posto lussuoso viveva...
“Vivi sola?”. Un’altra domanda del cavolo.
“No. Vivo con un... amico di famiglia”. Probabilmente lo sarebbe venuto a sapere, meglio dirglielo subito, omettendo il fatto che “l’amico di famiglia” fosse un vampiro.
“E i tuoi genitori?”. Ma non poteva fare domande più semplici? Optai un’altra volta per una mezza verità.
“Morti. Un brutto incendio nella nostra vecchia casa”.
“Ah...”. Commentò Liam. Forse aveva paura di avermi fatto rattristare.
“Tranquillo, ormai ci ho fatto l’abitudine”, ma se fino a poche ore non sapevo neanche chi fossero i miei genitori? Va beh, fingiamo...
“Dev’essere brutto, intendo non avere dei genitori che ti appoggiano”. Caro mio, se sapessi chi sono non penseresti che ci sia qualcosa da “appoggiare” in me.
“Già...”. Arrivammo davanti ad una gelateria. Avevo sentito parlare di quel posto: era tra i più costosi a Londra. Entrammo e ci sedemmo ad un tavolo. Dopo neanche un minuto arrivò una cameriera che ci chiese cosa volessimo ordinare. Di solito non mangiavo cibi umani. Non ne avevo bisogno, e in più mi lasciavano un retrogusto amaro in bocca. Ordinai una coppetta piccola al gusto di cioccolato. Liam invece una cosa abnorme di mille gusti differenti. Mi sforzai di mangiare senza fare smorfie. I dolci, tra i cibi umani erano la cosa che detestavo di più. Insistette per pagare lui e alla fine cedetti. Continuammo la nostra passeggiata ed arrivammo ad una fontana, con tanto di angioletto in cima. Ci sedemmo sulle panchine sistemate intorno e continuammo a parlare. Notai che quando sorrideva gli occhi gli si illuminavano. Era così tenero... Buffo, no? La vampira con il tenero agnellino. Eravamo davvero l’uno l’opposto dell’altra, ma chissà perché stavamo bene insieme. Ogni volta che lo guardavo la luce di una lampadina accennava ad accendersi. Mi faceva bene, ma di sicuro io non facevo bene a lui. Se solo si fosse avvicinato troppo... Scacciai via quel pensiero. Potevo controllarmi. Decidemmo di andare perché si era fatto abbastanza tardi, perlomeno per lui.  Insistette per accompagnarmi a casa ed io accettai. Mi faceva piacere avere un po’ di compagnia. Forse pensava che potessi correre qualche rischio. Non aveva capito proprio niente, e così doveva rimanere. Arrivammo davanti a casa mia e lui mi abbracciò. Stavolta non mi tirai indietro. Ero sicura di riuscire a controllarmi, e tutto andò bene. Se mi ero sentita bene quando mi aveva messo un braccio dietro le spalle,ora stavo per impazzire. Ci separammo ed io entrai in casa. Era stato il mio primo appuntamento in assoluto, ed era andato benissimo. La mia felicità però durò poco. Non’appena entrai in casa venni sbattuta al muro. Riconobbi il mio “aggressore”: Michael.
“Dove sei stata? Perché sei tornata così tardi?”, dire che era arrabbiato è un eufemismo.
“In giro, che ti importa?”. Ribattei io.
“Che mi importa?! Se vieni scoperta ci rimetto anch’io! Con chi sei stata?”.
“Con nessuno...”.
“Non mentire! Sento il profumo di un umano sui tuoi vestiti!”. Ma è mai possibile che non me ne vada bene UNA!
“Con un ragazzo”. Ammisi.
“Un ragazzo?! UMANO?!”. Che c’era di così strano?
“Sì, qual è il problema?”.
“Non possiamo frequentare gli umani! Noi siamo superiori! Loro per noi sono solo pasti ambulanti, ficcatelo in quella benedetta testolina!”. Detto questo mi lasciò e si allontanò, ma di poco, segno che la discussione non era finita.
“Non puoi dirmi cosa devo fare”. Dissi io.
“Invece sì, stupida ragazzina. Non vedrai mai più quel ragazzo. Se verrò a sapere che mi disubbidisci per te sarà l’inferno. Capito?”. Non risposi. Non avrei rinunciato a Liam. Era l’unica persona con cui potevo parlare escluso Michael!
“No”, dissi con un sussurrò che Michael però riuscì a capire facilmente.
“No?!”, Mi diede uno schiaffo. Se fossi stata umana probabilmente mi avrebbe staccato la testa. Non potevo reagire, anche se tutto il mio corpo mi spingeva a farlo. Se lo avessi attaccato avrei perso. Lui era più vecchio di me, quindi era più forte e con più esperienza.
“Non vedrai più quel ragazzo. Fine della discussione!”. Se ne andò lasciandomi lì, sola, in balia dei miei pensieri.


Sciauuuuuuuuuuu!! (?)
Lo so, ad aggiornare sono lentissima, ma con i compiti e tutto il resto è già tanto se trovo il tempo per andare al bagno, lol.
Che ne pensate del nuovo capitolo?
Ringrazio le 3 stupende recenzioni. Davvero per me è importantissimo sapere cosa ne pensate.
Quindi vi prego di recensire. Vanno bene anche le critiche! Accetto tutto quello che potrebbe aiutarmi a migliorare.
Ora vi saluto che il lettuccio caldo e coccoloso (?) mi sta aspettando.
Ripeto: RECENSIIIIIIIIIIIIITEEEEEEEEEEEEE!!
Vi lovvo so much (?)

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Capitolo 4
*** Am I In Love With Her? ***


Cap 4- Am I In Love With Her?


Michael’s pov

La lasciai lì, sola con i suoi pensieri. Ah, quella ragazzina era davvero impossibile da trattare! Non capiva che ogni volta che si avvicinava ad un umano c’era una buona possibilità che venissimo scoperti? E poi non mi piaceva l’idea che lei frequentasse un umano, non mi piaceva l’idea che lei frequentasse chiunque all’infuori di me. Per scaricare la rabbia andai a caccia. Decisi di farlo in modo diverso questa volta, più brutale. Raggiunsi una landa desolata poco distante dalla città ed aspettai. Quell’attesa mi permise di schiarirmi un po’ le idee. Perché non volevo che lei frequentasse altre

persone? Beh, semplice: lei era mia...
Come tutte le sere da un paio di mesi mi trovavo appollaiato sull’albero davanti alla sua camera. Lei era lì, sul davanzale, ad ascoltare musica e a pensare. Per sua sfortuna riuscivo a sentire tutto ciò che pensava, uno dei vantaggi di essere un vampiro. La voglia di scomparire per sempre, di andarsene, era sempre presente in quella testolina, e perché non accontentarla? Dopotutto, mi trovavo lì per un motivo preciso...
“Ripaga il mio debito, o per te sarà l’inferno”. Avevo pronunciato quelle parole solo poche ore prima, ed erano dirette niente meno che al padre della ragazza. Avrebbe dovuto restituirmi i soldi già da tempo, ma continuava a ritardare. Quel pomeriggio mi ero davvero stufato.
“E cosa faresti, Mr Michael?” Mi aveva risposto con un sorriso beffardo l’uomo. A quel punto avevo sorriso, mettendo in bella mostra i miei canini appuntiti. Avevo visto un espressione di terrore dipingersi sul suo volto, bene.
“Non mettermi alla prova”, avevo detto prima di andarmene, ma prima di uscire avevo sentito chiaramente la sua risposta:
“Ma chi si crede di essere questo? Io non ho paura di lui”. Avevo sorriso, pregustando già la mia vendetta...
Ripensando a quella scena costrinsi la ragazza a farmi entrare e con una calma che non sapevo di avere mi avvicinai a lei. Come una stupida mi sorrise, e io la morsi. Non poteva neanche urlare perché le avevo proibito di farlo. La lasciai lì, a contorcersi per il dolore. Avrei potuto ancora salvarla, lasciarla umana. Sarebbe bastata una goccia del mio sangue e la trasformazione si sarebbe fermata, ma io volevo vendetta. Dopo aver finito con lei andai a cercare i padroni di casa. Li trovai in soggiorno, insieme. Passai all’azione. Non avevo intenzione di trasformarli: loro dovevano morire.
Avrei tenuto la ragazza come premio...


I miei pensieri vennero interrotti dal rumore di un’auto. Mi preparai ad attaccare. Sorrisi vedendo che quella che mi aveva disturbato non era un’auto, ma un camper. Mi posizionai in mezzo alla strada ed aspettai. Come previsto quando mi vide il conducente si fermò e mi fece segno di spostarmi. Sorrisi guardandolo. Suonò il clacson, mi urlò parole sconce, forse pensando che non potessi sentirlo, stolto. Alla fine, constatando che non avevo nessuna intenzione di spostarmi, scese dal camper, accompagnato da un altro ragazzo.
“Ehi amico! Sei ubriaco forse? Levati dalla strada!”. Sorrisi facendo segno di no.
“Come no?! Ti vuoi levare?”, disse l’uomo venendo verso di me. Era il momento. Senza preoccuparmi di costringerlo a stare zitto lo morsi e cominciai a succhiare. Finito con l’uomo mi voltai verso il ragazzo che era rimasto paralizzato a guardarmi. Sorrisi ancora, mettendo in bella vista i miei canini sporchi di sangue. Cercò di scappare urlando ma lo raggiunsi fin troppo facilmente e gli ruppi il collo. Lo avrei conservato per dopo, ora mi dovevo occupare degli altri ragazzi che stavano scendendo dal camper per vedere che cosa stesse succedendo. Corsi davanti ad una ragazza e morsi anche lei. Urlò per un po’ ma poi si zittì con un rantolo. Intanto gli altri due stavano cercando di scappare, correndo in direzione della città. Li ripresi e sistemai il primo con un pugno forse fin troppo forte, mentre morsi l’altro. Soddisfatto di me stesso mi voltai verso i cadaveri a terra, di cui due ancora colmi di sangue. Andai verso il primo ragazzo e bevvi. Il suo sangue era stato il più dolce quella sera. Dopo aver finito mi voltai verso l’altro cadavere a terra: il pugno era statodecisamente troppo forte, tant’è che la sua testa si trovava a circa due metri di distanza dal resto del corpo. Mi nutrii anche di lui e senza preoccuparmi di nascondere i corpi me ne andai, sazio e soddisfatto. Non volevo tornare a casa, quindi mi diressi verso la casa di James. James era un vampiro da più tempo di me. Era stato lui ad “educarmi”, ma non a trasformarmi. Avevo vissuto con lui per circa metà della mia vita e, anche dopo essermene andato, eravamo rimasti in contatto. Lui sapeva di Amanda, e sapeva anche che per nessuna ragione si sarebbe dovuto avvicinare a lei. Quando entrai in casa lo trovai seduto sul divano. Con lui c’erano anche George e Paul. Quei tipi non mi andavano proprio a genio. Erano nuovi e quindi imprevedibili. Quando mi vide mi si avvicinò con calma e mi annusò. Sapevo cosa sentiva: odore di sangue umano.
“Bella scorpacciata, eh Michael?”, mi chiese ridendo.
“Già, erano in tanti”, risposi io.
“Hai provveduto a far sparire i corpi, vero?”. Era stata una delle prime cose che mi aveva insegnato, ma quella volta non avevo voglia di seguire le regole. Non mi sforzai nemmeno di mentire, tanto mi avrebbe scoperto. Riuscire a leggere le persone era un dono di James. Sapeva esattamente quando qualcuno mentiva, il che per me era sempre stato una vera seccatura.
“No, questa volta no”, dissi tranquillamente. Sentii James irrigidirsi, seguito da George e Paul.
“Come no? Non li avrai lasciati in bella vista?”. Era agitato, e ne aveva tutto il diritto. Per noi la cosa più importante era mantenere il segreto, e di certo lasciare corpi smembrati per la strada non ci aiutava a restare in incognito.
“Non mi andava di nasconderli”, risposi facendo spallucce. Un tempo James mi avrebbe punito per un affronto del genere ma, come poteva notare, mi ero appena nutrito e quindi ero più forte. Non gli conveniva attaccarmi. Ringhiò sommessamente e tornò a sedersi sul divano.
“Perché sei qui?”, mi chiese fissando un punto indistinto davanti a sé. Si stava sforzando di reprimere l’istinto di saltarmi addosso, bene.
“Mi andava di farti visita”, risposi.
“Non mentirmi! Lo sai che riesco a sentirlo!”. Che frustrazione!
“D’accordo, ho litigato con Amanda”, dissi sospirando.
“Quella bambolina? E ti sei ridotto così per questo?”, disse George ridacchiando. Lo guardai con uno sguardo che avrebbe messo paura ad uno squalo a caccia e lui si zittì.
“Perché, che cosa ha combinato?”, mi chiese James calmo, come se non avessi appena minacciato di uccidere uno dei suoi “apprendisti”.
“Sta frequentando un umano”. In realtà non mi andava di ammettere che la ragazza che stavo educando mi disobbedisse così, ma tanto la verità sarebbe saltata fuori. Accidenti a James e a quel suo stupido dono!
“Cosa?!”, dissero contemporaneamente James, George e Paul. Ringhiai in direzione degli ultimi e risposi a James.
“Lo so, è oltraggioso. Farò in modo che non accada più, anche a costo di ucciderla”. James, inaspettatamente, rise.
“Andiamo Michael! Non dire stupidaggini! Lo sappiamo che non riusciresti mai ad ucciderla! Lei ti piace, non è vero?”.
“Non è affatto vero. Lei è il mio premio ed io...”
“Su Michael! Ha smesso di essere il tuo “premio” da quando ti sei innamorato di lei, puoi fare a meno di mentirmi”. Volevo ucciderlo. Come poteva umiliarmi così davanti a quei due? Ed io, come potevo innamorarmi di una vampira così giovane e inesperta? Beh, è vero, quando suonava o cantava rimanevo sempre affascinato e mi imbambolavo a guardarla, quando sorrideva sentivo qualcosa sciogliersi nel mio stomaco, ma era davvero amore? No, decisamente no!
“Non dire sciocchezze! Me ne vado”, detto questo uscii dalla casa sbattendo la porta. Decisi di tornare a casa mia, tanto non sarei potuto andare da nessuna parte. Quando entrai trovai Amanda proprio dove l’avevo lasciata, che fissava il vuoto. Una parte di me aveva voglia di andarle vicino e tirarla su, mentre l’altra parte avrebbe voluto prenderla e ucciderla. Come poteva disonorarmi in quel modo? La lasciai lì e andai a fare una doccia per pulirmi dal sangue. Anche da sotto l’acqua potei sentire chiaramente l’anta del suo armadio aprirsi, per poi richiudersi, e successivamente la porta di casa sbattere. Bene, era andata via.

Amanda’s Pov

Scappai via, lontano da quella casa e da lui. Non ne potevo più di farmi trattare in quel modo. Chi era lui per me? Assolutamente nessuno! Non poteva dirmi cosa fare! Avrei rivisto Liam, con o senza il suo permesso. Corsi fino ad arrivare ai confini della città. Mi fermai per capire dove mi trovavo ma venni distratta da un rumore strano. Corsi in direzione del rumore ed arrivai in una landa, stracolma di gente. C’era la polizia, i giornalisti, l’ambulanza... chi ne ha più ne metta! Chissà cos’era successo? Mi avvicinai ad un uomo panciuto  seduto su una sedia pieghevole, intento a leggere un giornale.
“Scusi? Cos’è successo qui?”. Chiesi cercando di apparire un’ingenua ragazzina di 16 anni.
“Sono stati ritrovati 5 cadaveri, tutti dissanguati, uno dei quali senza testa”. Mi rispose senza staccare gli occhi dal giornale. Cadaveri dissanguati. Michael! Ma come poteva essere stato così incauto da lasciarli lì? Uno senza testa? Era stato così brutale? Scossi la testa e scappai anche da lì. Ovunque andassi sembrava che lui mi seguisse, non ce la facevo più! Avrei voluto chiedergli spiegazioni. Perché li aveva lasciati lì quando la prima cosa che mi aveva insegnato era stata “rimuovi i corpi”? Volevo delle risposte, ma non mi andava di tornare a casa. Mi arrivò un messaggio:

Ti va di venire a pranzo da me oggi?
Liam xx

Ripensai a ciò che era successo la sera prima, di come si era infuriato Michael. Doveva essere stato frustrante per lui, no? Quelli della mia specie consideravano gli umani delle creature inferiori e trovavano orribile e inaccettabile l’idea di frequentarli, se non per mangiare. Per me era diverso. Avevo passato tutta la mia vita da umana ad odiare le persone, pensando che fossero dei mostri, ma chi ero io per dare del “mostro” a qualcuno ormai? Il disprezzo che provavo verso me stessa aveva cancellato quello per le persone. Cogliendo l’occasione per rivederlo e per distrarmi un po’ risposi al messaggio:

Ma certo! Dove e a che ora?
Amanda xx

La risposta non tardò ad arrivare:

Vieni verso mezzogiorno. Ti invio la cartina per arrivare a casa mia.
Liam xx

In allegato c’era una cartina. Bene, almeno così avrei avuto il pomeriggio occupato. Però avrei dovuto cambiarmi! Di certo non potevo andare da Liam in tuta! Mi feci coraggio e tornai a casa. Michael non c’era, e per questo ringraziai tutti i Santi. Indossai un semplice Jeans con una maglietta che consideravo perlomeno “guardabile”, tutta rossa, con uno scalda spalle nero e le immancabili converse. Lasciai i capelli sciolti e uscii di casa alla svelta. Mancavano venti minuti a mezzogiorno così mi incamminai verso casa di Liam seguendo la cartina.


Ciaoooooooooooooooooooooo!
Scusate per il ritardo, ma proprio quando avevo trovato un po' di tempo per aggiornare mi è venuta la febbre.
Che ve ne pare? A me sinceramente non piace molto, ma c'era proprio bisogno di far conoscere anche Michael.
Però io vedo che leggete ma non recensite!
Se non vi piace qualcosa, oppure come scrivo, fatemelo sapere con una recensione così cercherò di migliorare!
Vi prego recensite.
Una recensione, un barattolo di nutella gratis.
Ora vado sennò vi scoccio.
Sciau bele! :)

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Capitolo 5
*** He Seemed Really Like A Demon, Ready To Kill. ***


Cap 5 “He seemed really like a demon, ready to kill”

Ero finalmente arrivata a casa di Liam. Ok, dire che era grande è un eufemismo. Spalancai gli occhi ritrovandomi davanti un’enorme villa, tutta bianca. “Ed è solo di passaggio qui!” pensai. Suonai il campanello e un maggiordomo venne ad aprire. Se l’esterno della casa era bello, l’interno era spettacolare! I mobili erano di un legno bianco dall’aspetto ruvido ma morbido, due grandi finestre illuminavano l’intero soggiorno e donavano alla stanza un’aria allegra e raffinata. Proprio al centro della sala c’era un divano gigante, posizionato davanti alla tv, anch’essa enorme. Le pareti erano di un color crema ed erano affollate di quadri. Mentre contemplavo la stanza e mi sforzavo di non sbavare sentii dei passi. Li riconobbi subito: morbidi, timidi, e un po’ insicuri. Liam. Stava scendendo le scale, fatte sicuramente di un legno pregiatissimo.
“Ciao Amanda!”. Corse verso di me e mi diede due baci sulla guancia. Feci appena in tempo a trattenere il respiro, ma tanto di che mi preoccupavo? Sapevo che sarei riuscita a controllarmi. Gli sorrisi e lui ricambiò. Il sorriso di Liam era una delle cose più belle che avessi mai visto: era un sorriso timido e innocente, ma al contempo solare, come quello di un bambino.
“Vuoi fare il giro della casa?”, mi chiese dopo pochi attimi di silenzio.
“Certo!”. Ero davvero curiosa di vedere il resto di quella casa. Mi portò al piano di sopra, dove un corridoio larghissimo portava a chissà quante camere. C’era la sala svago, dove erano posizionati un tavolo da biliardo, uno per gli scacchi e una libreria enorme; poi mi mostrò la sua camera che, al contrario di come me la immaginavo, era piuttosto piccola, non quanto la mia, però.
“Non passo molto tempo qui, preferisco le altre camere”, disse Liam a mo’ di spiegazione. Visitammo tantissime altre camere fino ad arrivare alla sala musica. C’era con un pianoforte al centro e un mucchio di chitarre posizionate con ordine su uno scaffale. Mi avvicinai al pianoforte, tutto nero lucido. Mi ricordava quello che avevo visto nel ricordo. Istintivamente lasciai scivolare la mano sui tasti.
“Giusto! Tu suoni! Mi fai sentire qualcosa?”. E ti pareva!
“No, Liam dai! Mi vergogno!”. Cercai di svignarmela ma lui insistette e dovetti accettare. Mi sedetti sullo sgabello e cominciai a suonare la melodia del ricordo, cercando di non far caso a Liam che mi guardava come se avesse voluto scavare un buco sulla mia faccia con la forza del pensiero. Finalmente finii la canzone e Liam applaudì.
“Ma sei bravissima!”, mi disse sorridendo.
“Macché! Ora voglio sentire te, però”.
“E va bene, cosa vuoi sentire?”. Beh, ero decisamente rimasta indietro con le canzoni, ma appena mi fece questa domanda un’altra melodia, che sapevo di conoscere fin troppo bene, mi attraversò la mente. Era la mia canzone preferita, a quel tempo.
“They don’t know about us”, sussurrai. Sì, avevo sognato per così tanto tempo che qualcuno la suonasse al pianoforte per me. Liam sorrise e cominciò a suonare. Era davvero bella, come la ricordavo io. Cominciò anche a cantarla. Non appena sentii la sua voce un’altra lampadina si accese nella mia testa...

Ma non ti fai schifo da sola? Come fai ad ascoltare quei 5 froci? Fanno uno più schifo dell’altro! Non si può neanche chiamare musica quella che fanno! E poi li difendi come se li conoscessi! Beh, ecco una notizia: loro non sapranno mai della tua esistenza, mai! Ahahahahahahah...”

“Amanda! Amanda che succede!”. Urlò Liam. Riaprii gli occhi e vidi che ero sdraiata sul pavimento, con il volto bagnato dalle lacrime.
“Niente, sto bene”. Ma in realtà non stavo bene. Ma tra tante cose che avrei potuto ricordare perché proprio quello? Non bastavano i ricordi da vampira a farmi soffrire? Perché ora c’erano anche quelli umani? Mi rialzai e mi asciugai le lacrime.
“Cos’è successo?”. Chiese calmo Liam, facendomi sedere sul divanetto nell’angolo della stanza.
“Niente, sarà che non ho mangiato niente...”.
“E perché le lacrime?”. Mi chiese accarezzandomi una guancia ancora bagnata.
“Ricordi”. Dissi facendo spallucce.
“Di che genere? Cosa hai ricordato che ti ha fatta cadere a terra piangendo?”. Proprio non mollava eh?
“Niente di importante. Dai, andiamo a mangiare, prima che svenga un’altra volta”. Non gli lasciai tempo per replicare e lo trascinai di sotto, seguendo il profumo di pollo e patate arrosto. Beh, per me non era il massimo dei pasti, ma avrei fatto uno sforzo per mangiare tutto. Ci sedemmo e una signora ci servì il pollo. Lo assaggiai facendo attenzione a non fare nessuna smorfia di disgusto. Bleah!
“Allora Liam, quanto vi fermerete qui?”. Gli chiesi per cercare di non pensare a quanto faceva schifo il pollo.
“Dobbiamo finire un paio di cose e poi rimarremo circa 2 settimane in vacanza”. Disse tornando a sorridere.
“Ah! Quasi dimenticavo! Tra un po’ arriveranno i ragazzi per parlare di una questione. Non ti da fastidio, vero?”. Fastidio?! Finalmente avrei potuto vederli tutti! Chissà com’erano cresciuti!
“No no! E’ un piacere!”. L’emozione di vedere i miei idoli per la prima volta mi fece dimenticare completamente il sapore del pollo e mangiai tutto. Dopo mangiato ci spostammo in salone e Liam accese la tv, se così si poteva chiamare. Dopo un po’ al telegiornale passò un servizio:
“Strage ai confini di Londra! Un gruppo di persone è stato ucciso poche ore fa. Si pensa ad un attacco animale per le ferite sui corpi. Per ora si sa ben poco, ma vi terremo aggiornati”.
Oh cavolo.
“Attacco animale? A Londra? Che strano...” disse Liam.
“Non così tanto. Ce ne sono già stati in precedenza”. Ribattei io.
“E’ comunque strano”. Disse Liam. Suonò il campanello e quindi si alzò per andare ad aprire, dimenticandosi di avere un maggiordomo apposta.
“Ragazzi! Finalmente! Dai entrate che vi presento Amanda”. Erano arrivati! Mi alzai e mi avvicinai all’entrata timidamente.
“Quindi lei è Amanda! Liam ci ha fatto una testa così parlando di te! Piacere di conoscerti”. Disse Louis dandomi un bacio sulla guancia. Ero talmente emozionata che, anche se non avevo trattenuto il respiro, non mi passò neanche per l’anticamera del cervello di morderlo!
“Sei davvero carina come ci aveva detto Liam. Io sono Harry”. Disse.
“Lo so! Sono una vostra fan”. Dissi timidamente. Cavolo che situazione!
“Davvero?”. Disse Niall. Awww quant’era cresciuto!
“Sì”. Risposi.
“Quindi possiamo saltare le presentazioni! Liam, mi hai lasciato un po’ di pollo vero?”. Ecco, forse era cresciuto fisicamente ma dentro era sempre il solito mangione. Liam rise e accompagnò l’amico in cucina, lasciandomi sola con Harry, Louis e Zayn, che non aveva ancora parlato.
“Quanti anni hai, Amanda?”. Chiese Louis. Che dovevo dire? In realtà avevo 20 anni, ma se gliel’avessi detto non mi avrebbe mai creduto, per via del mio aspetto da ragazzina!
“18”. Beh, già diciotto poteva andare bene, no?
“Vivi qui?”. Fu Zayn questa volta a parlare. Wow, la sua voce era proprio come la ricordavo!
“Sì, vivo in periferia”. Vi prego non chiedetemi la via!
“Vivi sola?”. Questo era Harry. Aveva sempre gli stessi capelli ricci.
“No, vivo con un amico di famiglia”.
“E la tua famiglia?”. Sempre Zayn. Beh, optai per una mezza verità.
“Sono morti. Un incendio a casa nostra”. Risposi. Mi guardarono come se si aspettassero che crollassi in un pianto isterico. Invece sorrisi.
“Tranquilli, è successo parecchio tempo fa. Sto bene”. Finalmente tornò Liam.
“Allora ragazzi, dovevamo parlare di quella cosa, andiamo di sopra?”. Come di sopra? E io che faccio?
“Perché di sopra? Non possiamo stare qui?”. Chiese Louis.
“Beh sì, però...”. Fece Liam.
“Tranquillo. Se vi sono d’impiccio me ne vado”. Dissi io.
“Ma no! Non sei tu! Va bene, mettiamoci qui”. Si sedettero sul divano e Liam mi fece segno di sedermi vicino a lui. Cominciarono a parlare dei manager. Da quello che avevo capito c’erano alcune parti del nuovo contratto che non gli piacevano.
“Non si può pretendere che lavoriamo per un anno intero senza mai un giorno di vacanza per poter rivedere la nostra famiglia! Ho capito che il nostro è un lavoro duro, ma non conosco nessun cantante che lavori così!”. Disse Zayn.
“Hai ragione, gliene parleremo. Altre cose che non vi stanno bene?”. Disse Liam.
“Sì. Vorrei che negli alberghi dove alloggiamo ci fosse più cibo”. Disse Niall.
“Niall! Non è di fondamentale importanza questo!”. Disse Louis.
“Beh, per me sì!”.
“Ok ragazzi, qualcuno ha qualcos’altro di IMPORTANTE da aggiungere?”. Disse Liam guardando Niall con uno sguardo di rimprovero. Scossero la testa.
“Bene, parleremo con i manager domani e gli faremo presente i nostri pensieri. Ora, per piacere, levatevi di torno”. Disse Liam con fare scherzoso.
“Ma perché? Io voglio rimanere qui! E’ comodo questo divano!”. Disse Harry imitando la voce di un bambino.
“Dai Harry! Non vedi che vuole restare solo con Amanda!”. Disse Zayn scherzando. Liam gli tirò una cuscinata e scoppiammo tutti a ridere. Era davvero bello passare del tempo con loro.
“Se non ve ne andate subito vi faccio cacciare via”. Disse Liam.
“Ok ok! Ce ne andiamo! Mi raccomando, non rompete niente voi!”. Disse Louis correndo fuori dalla porta e evitando per un pelo un’altra cuscinata da parte di Liam. Quando se ne furono andati tutti Liam sospirò e si sdraiò sul divano, appoggiando la testa sulle mie gambe.
“Capisci ora quando ti dico che a volte è impossibile avere a che fare con 4 idioti?”.
“Ma dai! Sono simpaticissimi!”. Dissi io.
“Già”, disse Liam sorridendo. Si vedeva che li amava. Guardai l’orologio: erano le 18.00!
“Oh cavolo Liam! Devo andare!”. Se non fossi tornata subito a casa avrei rischiato di incontrare Michael, il quale si sarebbe arrabbiato di nuovo sentendo l’odore di Liam.
“Perché?”.
“Perché se non torno ora Michael si arrabbierà!”. L’avevo detto ad alta voce? Oh mamma...
“Chi è Michael?”. Chiese giustamente Liam.
“Ehm... è l’amico di famiglia con cui vivo. Vuole che torni sempre prima che faccia buio”. Mentii.
“Perché non lo chiami? Gli dici che rimani a cena da me e che poi ti accompagno io in macchina”. Non osai pensare a cosa sarebbe successo se l’avessi fatto.
“No Liam, non credo che accetterebbe”. Dissi triste.
“Va bene. Ti posso almeno riaccompagnare a casa?”. Non era una buona idea. Se avessimo incrociato Michael lo avrebbe ucciso!
“No Liam. Posso andare a piedi!”.
“No  dire sciocchezze! Andiamo”. Disse trascinandomi prima fuori dalla casa e successivamente dentro la sua macchina. Pregai che Michael fosse a caccia. Cominciò a guidare verso casa mia e più ci avvicinavamo e più io mi irrigidivo. Non sapevo se sarei riuscita a difenderlo da Michael. Lui aveva chissà quanti anni e quindi era più forte e più esperto di me! Arrivammo alla via che portava a casa mia.
“Liam, fermati qui, posso andare a piedi!”. Gli dissi provando a convincerlo.
“Non se ne parla! Voglio accompagnarti davanti casa”. Ok, mi ero ripromessa che non lo avrei mai fatto, ma ora era indispensabile.
“Liam. Lasciami qui e vattene a casa”. Dissi usando i poteri. Non avrei voluto farlo, ma dovevo proteggerlo. Inaspettatamente Liam continuò a guidare, facendo segno “no” con la testa. Com’era possibile! Avevo usato i poteri! Ci riprovai:
Lasciami qui e vattene a casa”.
“No, Amanda! Non mi fido a lasciarti qui da sola, si sta facendo buio!”. COM’ERA POSSIBILE?! Come poteva essere immune ai miei poteri? Ormai eravamo arrivati davanti a casa mia e quindi scesi dalla macchina, provando a sentire se Michael era in casa. Sembrava di no, per fortuna.
“Grazie per avermi riaccompagnata. Ora vai a casa!”. Dissi dandogli un bacio sulla guancia. Lui però girò la testa e, involontariamente, mi ritrovai a baciarlo sulle labbra. Mi staccai subito e notai che Liam stava sorridendo. Che l’avesse fatto apposta?
“Ti avevo detto che non l’avresti visto mai più”. Una voce interruppe i miei pensieri. Mi girai velocemente, forse troppo, perché sentii Liam sussultare. Michael era a pochi metri da noi, il volto sfigurato dalla rabbia e le mani strette a pugni. Sentivo l’odore di sangue, segno che si era appena nutrito. Una macchia rossa sulla sua camicia bianca confermò il mio pensiero. Aveva ancora gli occhi rossi, un po’ per la caccia un po’ per la rabbia. Sembrava davvero un demone, pronto ad uccidere. Ed io? Cosa avrei dovuto fare?


LALALALALALALLALALALALLALA.
Ciaooooooo! Scusate il ritardo ma non ho avuto nè tempo nè voglia di scrivere in questi giorni.
Che ve ne pare?
Però io vedo sempre meno recensioni!
Se non vi piace ditemelo così cerco di migliorare!
Per favore *fa gli occhi da cucciolo* RECENSITE!
Ora vi saluto. Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo.
BYEEEEEEEEEEEEEEEE!

 

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Capitolo 6
*** Turn Him ***


Cap 6 “Turn Him”

Cosa avrei dovuto fare?
Se avessi detto a Liam di scappare non sarebbe andato tanto lontano, perlomeno non da vivo. Ma non potevo neanche affrontare Michael! Mi avrebbe uccisa e poi avrebbe ucciso anche Liam.
“Michael...”. Provai a calmarlo.
“Quale parte del “non vederlo più” non hai capito?”. Era arrabbiato. Si sentiva anche dalla sua voce: tremava dalla rabbia, come se solo con le parole stesse cercando di farci del male. Avevo paura, non tanto per me, ma per Liam! Pregai che se ne stesse zitto e fermo dietro di me, ma dato che io non andavo tanto d’accordo con la fortuna, si mosse, venendomi di fianco.
“Perché non dovrebbe vedermi più, scusa?”. Zitto cretino! Lo respinsi dietro di me abbastanza brutalmente, per fargli capire che doveva rimanere lì.
“Michael ascoltami. Non è successo niente. Ora lasciaci stare e lascia che Liam torni a casa”. Cercai di calmare le acque, ma cosa poteva fare una barchetta contro uno tsunami?
“Niente?! Vi stavate baciando! E non è questo il punto! Non avresti dovuto vederlo più!” Si stava avvicinando piano, rendendo tutto più spaventoso. Istintivamente indietreggiai, trascinando Liam con me.
“Ma perché?”. Chiese ancora quel cocciuto di Liam. Gli strinsi il braccio per farlo stare zitto, ma usai troppa forza, forse per via della paura. Tant’è che lo sentii lamentarsi. Gli sarebbe venuto un livido.
“Piantala Michael! Lasciaci andare!”. Continuai io.
“Per quattro anni ti ho tenuta con me, ti ho insegnato come sopravvivere, e adesso mi ripaghi così? Ti avevo chiesto di non vederlo, e tu l’hai fatto lo stesso!”. Disse quasi urlando. Eh no! Quando è troppo è troppo!
“Tu non me l’hai chiesto! Me l’hai ordinato! Non puoi proibirmi di fare ciò che voglio fare! Tu per me non sei nessuno!”. Ecco, ora eravamo fritti. Avrei voluto prendermi a calci nel sedere da sola. Lo vidi rabbuiarsi come se fosse... triste?! Non era possibile, perché avrebbe dovuto esserlo? Non feci in tempo a farmi un’idea precisa che tornò ad indossare la sua maschera di rabbia. Ci si avvicinò ancora più velocemente. Noi intanto eravamo arrivati al muro e quindi non potevamo fare niente.
“Quando te lo dico, scappa”. Sussurrai a Liam. Sperai solo che Michael fosse troppo occupato a cercare un modo per ucciderci facendoci soffrire per sentirci parlare. Sentii Liam dietro di me annuire. Forse aveva capito che Michael non poteva essere affrontato. Si avvicinò ancora. Eravamo a circa un metro di distanza.
“Michael, ti prego”. Non poteva farlo. Dopo quattro anni passati a vivere insieme non poteva uccidermi e non poteva uccidere Liam. E perché no? Chiese una vocina nella mia testa. Beh, dopotutto avrebbe potuto benissimo ucciderlo. Lui per Michael non era niente, se non un intralcio. Si era fermato, e questo voleva dire che stava per attaccare. Ok, non ne sarei uscita viva, ma dovevo difendere Liam, in qualche modo. Stavo per urlargli di scappare quando Michael parlò.
“Trasformalo”. Cosa?! Avevo sentito male, sicuramente.
“Cosa?”, dissi in un sussurro appena udibile.
“Trasformalo, e vi lascerò in pace. Trasformalo, e non lo ucciderò. Trasformalo, e sarai libera di andare via con lui”. Stava scherzando? Aveva deciso di farsi due risate prima di ucciderci? Ma il suo sguardo era serio! Cosa voleva dire?
 

Michael’s POV


Avrei voluto ucciderlo, farlo a pezzettini, dipingere la fiancata della casa con il suo sangue, ma non avrei potuto farlo senza far del male ad Amanda. Quella stupida si sarebbe fatta uccidere per difendere il suo amichetto, o meglio, ragazzo. E lui se ne stava dietro di lei, senza cercare di fermarla. O non aveva capito la situazione, oppure era così codardo da lasciar morire lei al posto suo. Non volevo farle del male. Che James avesse ragione? Mi importava davvero di lei? La guardai un attimo. Si trovava nella tipica posizione di attacco: gambe leggermente piegate, pronte per saltare, braccia aperte per difendere quel bamboccio dietro di lei. Ma i suoi occhi sembravano tutt’altro che minacciosi. Erano grandi e spaventati come quelli di un cucciolo, come se mi stesse pregando di non farlo. Come avrei potuto farle del male? Ma non potevo neanche accettare che lei frequentasse quel... quel... coso! Ma come potevo impedire alla ragazza più testarda del pianeta di fare ciò che le piaceva? La soluzione mi si parò davanti quando comesichiama spostòil peso da una gamba all’altra, attirando la mia attenzione. Sì, Amanda poteva essere testarda, ma non era egoista! Se l’avessi messa di fronte ad  una scelta che metteva in contrapposizione ciò che lei voleva con ciò che avrebbe fatto comodo al ragazzo lei mi sarebbe venuta incontro, decidendo di non vederlo più! Intanto mi ero avvicinato abbastanza ai due passerotti tremolanti che mi fissavano spaventati, così decisi di fermarmi. Cercai il modo giusto per dirlo, così che risuonasse più realistico. Decisi di non fare troppi giri di parole e di andare al solito.
“Trasformalo”. Dissi. Vidi i suoi occhi spalancarsi ancor di più, non ci poteva credere! Bene, ora dovevo solo aspettare che il suo altruismo prendesse il sopravvento e che ordinasse a cosetto di andarsene e di non tornare più, in modo da non ferirlo. Per renderlo più credibile aggiunsi:
“Trasformalo, e vi lascerò in pace. Trasformalo, e non lo ucciderò. Trasformalo, e sarai libera di andare via con lui”. Ma quando mai? Piuttosto l’avrei uccisa con le mie stesse mani, ma sapevo che non ce ne sarebbe stato bisogno. Avrei potuto ordinare direttamente al ragazzo di non avvicinarsi più a lei, ma il dono di Amanda avrebbe sabotato il mio piano. Qual talento era ancor più fastidioso di quello di James. Amanda riusciva a cancellare il soggiogamento compiuto da un altro vampiro dalla mente di una persona. L’unica fortuna era che lei ancora non lo sapeva. L’avevo scoperto per caso io, quando l’avevo portata a far pratica dei suoi nuovi poteri...

“Dai prova con quello”. Dissi indicando il ragazzo che cercava invano di riattaccare la gomma posteriore alla sua bicicletta.
“Ma è inutile! Non ci riesco!”. Disse lei sedendosi per terra come una bambina.
“Non dire sciocchezze! Certo che ci riesci! Tutti i vampiri ci riescono! Devi solo concentrarti e lasciare che i tuoi desideri diventino anche i suoi. E’ una questione mentale!”. Dissi io tirandola su.
“E va bene!”. Disse Amanda avvicinandosi al ragazzo ed io la seguii per evitare che combinasse qualche macello. Si posizionò davanti al ragazzo e fece un colpo di tosse, come per attirare la sua attenzione. Il ragazzo la vide e si alzò per sentire cosa voleva.
“Fai dei saltelli sul posto”. Disse Amanda concentrata per cercare di soggiogarlo. Niente. Il ragazzo la fissava confuso.
“Michael! Lo vedi che non ci riesco!”. Sbuffò lei.
“Ma come fai? Guarda! E’ facile!”. Dissi spostandola e mettendomi di fronte al ragazzo. Lo guardai negli occhi e dissi:
“Fai dei saltelli sul posto”. Il ragazzo sembrò cadere in uno sto di trance e cominciò a saltellare.
“Vedi? Non è difficile!”. Dissi ad Amanda che fissava il ragazzo incuriosita.
“Ma come ci riesci?”. Mi chiese per la millesima volta.
“Ancora? Te l’ho già spiegato! Devi concentrarti e fare in modo che quello che vuoi che faccia diventi anche un suo desiderio!”. Mentre parlavo lei cercava di far fermare il ragazzo, urlandogli contro. Non sapeva che  ero l’unico in grado di fermarlo. Dopo un po’, stanca di dirgli di stare fermo, gli si parò davanti e gli urlò:
“Fermati!”. E il ragazzo si fermò! Non ci potevo credere, non poteva averlo fatto! Nessun vampiro poteva soggiogare un umano a smettere di fare qualcosa che gli era stato ordinato da un altro vampiro! Ma questo lei non lo sapeva.
“Ce l’ho fatta!”. Cominciò ad urlare felicemente.
“Sì, brava”. Dissi io.

“Vieni, andiamo a provare con qualcun altro”. Disse trascinandomi verso un vecchietto che leggeva il giornale...
Lei non sapeva che quello che faceva era fuori dal normale, ed io non glielo avrei fatto capire. Ecco perché non volevo che gli altri vampiri si avvicinassero a lei! Intanto tutti e due continuavano a guardarmi perplessi. Amanda perché pensava stessi scherzando e cosetto perché non aveva la più pallida idea di che cosa stessimo parlando.
“Stai scherzando?”. Disse lei.
“No. Sono serio. Se vuoi stare insieme a lui trasformalo. Se vi vedrò ancora insieme e lui sarà ancora umano provvederò io a farlo”. Dissi  entrando in casa. Ero stato chiaro, ora dovevo solo aspettare che lei prendesse una decisione.

Amanda’s  POV


Michael, dopo aver completamente mandato il mio cervello in tilt, tornò in casa, lasciandomi sola con Liam.
“Trasformalo? Ma che diavolo vuol dire?”. Mi chiese Liam. Cosa fare? Raccontargli la verità? E per fare cosa, poi? Se volevo stare ancora con lui avrei dovuto trasformarlo, cosa che non avrei mai fatto, ma se non lo avessi fatto e avessi continuato a stare con lui ci avrebbe pensato Michael a trasformarlo. L’unica cosa da fare era lasciarlo stare, fargli dimenticare di me, ma come? Era immune al soggiogamento, almeno il mio, e non avrei mai chiesto a Michael di avvicinarsi così tanto a Liam per soggiogarlo. Cosa caspita dovevo fare?
“Liam?”. Lo chiamai.
“Cosa c’è? Cosa sta succedendo? Me lo vuoi spiegare?”. Mi chiese confuso.
“Io... non posso, mi dispiace. Promettimi che non mi chiamerai più, che non mi penserai più e che non verrai mai più a cercarmi”. Dissi facendomi forza. Non dovevo piangere.
“Ma perché?”.
“Tu promettilo!”.
“Non posso! Io non ci ho capito niente di questa storia, anche se quel tipo mi fa un po’ paura. So che c’è qualcosa di strano sotto, ma non posso abbandonarti! Orami sei diventata importante per me!”. Mi disse. Non ci potevo credere. E adesso come avrei fatto a mandarlo via?
“Liam ti prego! E’ per la tua sicurezza! Non devi più cercarmi!”. Dissi correndo dentro casa. Ecco, le lacrime erano tornate a farmi compagnia. Maledette. Salii in camera mia per evitare Michael e mi affacciai alla finestra. Liam era ancora lì, a guardare la porta di casa. Dopo un po’ si allontanò, salì in macchina e se ne andò.

Liam’s POV

Cosa cavolo voleva dire “non cercarmi più”? E perché quel Michael si era dovuto mettere in mezzo? Ma soprattutto, cosa voleva dire “trasformalo”? Volevo solo delle spiegazioni, cavolo! Certo che quel tipo metteva i brividi! Non sapevo dove andare. A casa? No di certo. Dai ragazzi? E chi lo sapeva se erano ancora a casa? Decisi di andare in quel parco, dove l’avevo vista per la prima volta. Forse sarei riuscito a rilassarmi un po’ e a pensare. Arrivai, parcheggiai e scesi dalla macchina. Il sole stava lentamente scomparendo, ma c’era ancora abbastanza luce. Mi sedetti su una panchina e cominciai a pensare a quello che avrei dovuto fare. Lasciarla andare via? Come potevo farlo? Ormai mi ero affezionato a quella ragazza, e di lasciarla con quell’uomo non se ne parlava proprio. Ma c’era qualcosa nelle parole di entrambi che mi faceva venire la pelle d’oca. Intanto quel “trasformalo”. Sono capitato in un film di Harry Potter per caso? Cosa voleva dire? E perché Amanda aveva reagito così? Mi stavo confondendo ancora di più, così decisi di bloccare tutti i miei pensieri. Presi le cuffiette e mi lasciai trasportare dalle note delle mie canzoni preferite.
 

Amanda’s POV

Non ce la facevo a stare chiusa in casa senza fare niente e con Michael che mi gironzolava attorno, come se si aspettasse qualcosa da me. Cosa voleva, che lo ringraziassi perché non ci aveva ucciso? Mah. Decisi di uscire, tanto stava facendo buio e il freddo aumentava, quindi ci sarebbe stata poca gente in giro. E poi la “quasi lotta”mi aveva sfinita, un po’ di caccia non sarebbe stata male.
“Dove vai?”. Chiese Michael quando mi vide uscire. Il primo istinto fu quello di rispondergli “fatti i cazzi tuoi”, ma avevo già rischiato per oggi. Così mi contenni e gli risposi in modo civile:
“A caccia”. Dopodiché uscii senza dargli modo di dire altro. Non avevo la più pallida idea di dove andare, così vagai un po’ a caso, lasciandomi guidare dal mio corpo e arrivai al solito parco. Ma che c’era una calamita attira - vampiri nascosta sotto le panchine? Sentii un odore invitante e seguii la scia fino ad arrivare ad un albero. Accanto ad esso un uomo sulla quarantina era a terra e si teneva la gamba. Più mi avvicinavo e più l’odore del sangue mi rendeva incapace di pensare ad altro. Così, presa dalla fame, lo attaccai, scordandomi però di azzittirlo.
Liam’s POV
Un urlo. Non mi ricordavo che in “Candy” di Robbie Williams ci fosse un urlo del genere. Mi tolsi le cuffie e sentii un altro urlo. Mi alzai e cominciai a cercare la fonte di quei rumori. Arrivai in una piazzetta, sempre all’interno del parco. Vicino ad un albero c’erano delle strane ombre. Mi avvicinai e un altro urlo squarciò il silenzio. L’urlo, che ero certo provenisse da dietro l’albero, terminò con un rantolo. Mi avvicinai piano, spaventato, alle figure. Non si vedeva niente così decisi di fare un po’ di luce con l’IPhone. Mi avvicinai ancora e appena arrivai dietro l’albero mi bloccai. Un uomo era a terra, con gli occhi spalancati ma vuoti e la bocca aperta come se volesse urlare. Qualcosa, o qualcuno, ci stava sopra. Alzai l’IPhone per vedere meglio e urlai anch’io. Un mostro l’aveva morso e si stava nutrendo del suo sangue. Udendo il mio grido la cosa si alzò e si girò verso di me. Il sangue mi si gelò nelle vene e mi si bloccò il respiro. Una ragazza dai lunghi capelli marroni mi fissava con i suoi occhi rossi e la bocca sporca di sangue, che le colava lungo il collo, andando a sporcare la maglietta, anch’essa rossa.
“Amanda”, sussurrai con l poco fiato che mi era rimasto.


SAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALVE!
Arieccomi con un altro capitolo così... così...così merdoso da far cacare Sponge Bob (?)
Questa volta ho aggiornato prima! Contente? No.
Cooomunque mi sono appena accorta che non avevo mai controllato se qualcuno
avesse messo la mia storia tra le ricordate, preferite o seguite e... CAVOLO 9 PERSONE L'HANNO MESSA TRAI PREFERITI!!
6 TRA LE SEGUITE E 1 TRA LE RICORDATE!
GRAAAAAAAAAAAAZIEEEEEEE!
No davvero grazie mille, mi sono commossa (?)
Che ne dite di scrivermi che ne pensate della mia storia con una recensione?
VI PREEEEEEGO!
Che poi sono combattuta.
All'inizio avevo previsto che ci fosse la coppia Amanda+Liam, ma ora anche la coppia Amanda+Michael mi attira!
Voi che ne pensate? Fatemelo sapere in una recensione, anche piccina picciò! (?)
Ok ora evaporo, grazie per aver letto.
CIAOOOOOOOOOOOOOOOO!

 

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Capitolo 7
*** The Truth ***



L’uomo sotto di me esalò il suo ultimo respiro prima di morire. Era vero, la caccia mi aveva aiutata a svuotare la mente. All’improvviso però vidi una strana luce e sentii dei rumori. Mi girai pronta ad attaccare di nuovo. Un ragazzo era fermi davanti a me, con un IPhone in mano con cui faceva luce. Me lo puntò negli occhi e quindi non riuscii a cogliere altri dettagli del suo viso. Sapevo solo una cosa: quel ragazzo mi aveva vista nutrirmi di un uomo e quindi andava eliminato. Ringhiando per la fastidiosa luce mi avvicinai al ragazzo che si immobilizzò ancor di più per la paura. Lo sentii mormorare qualcosa, ma ero concentrata sull’attacco e quindi non riuscii a capire bene. Improvvisamente il ragazzo si sciolse e cominciò a correre. Ma dove pensava di poter scappare? Beh, devo dire che per essere un umano era piuttosto veloce, ma l’avrei ripreso subito senza il minimo sforzo. Lo raggiunsi e lo buttai a terra, proprio sotto un lampione. Avevo il riflesso della luce del telefono ancora negli occhi e quindi non riuscivo a vedere altro che macchie bianche. Che fastidio! Tornai a concentrarmi sul ragazzo a terra. Non dovevo commettere lo stesso errore di prima: avrei dovuto zittirlo prima di ucciderlo.
“Non fiatare e stai fermo!”. Gli dissi soggiogandolo. Mi rilassai un po’ sapendo che ora sarebbe rimasto zitto e fermo a terra. Mi appoggiai al lampione, strofinandomi gli occhi per cercare di vedere bene. All’improvviso il ragazzo si alzò e continuò a correre. Ma com’era possibile? L’avevo soggiogato! Nessuno riusciva a resistere al soggiogamento a parte...
“Liam!”. Urlai capendo cosa avevo combinato.
“Liam ti prego torna qui! Non voglio farti del male!”. Cominciai a correre e lo raggiunsi in un attimo.
“Lasciami Amanda!”. Urlò lui quando mi vide.
“Ti prego ascoltami! Non voglio farti del male! Ti spiegherò tutto, devi solo ascoltarmi!”. Ma era inutile, non voleva calmarsi! Se l’avessi lasciato andare così avrebbe combinato qualche guaio e mi avrebbe fatta scoprire, ma non potevo ucciderlo! Dovevo solo spiegargli come stavano le cose. Avrebbe capito, no? Provò di nuovo a scappare ma questa volta lo ripresi prima che avesse percorso 2 metri.
“Liam ascoltami! Sono io! Amanda!”. Dissi tenendolo per non farlo scappare di nuovo.
“No, tu non sei Amanda! Tu sei un mostro!”. Urlò per poi accasciarsi al suolo. Quelle parole mi ferirono. Beh, dopotutto lo sapevo: una persona che sopravvive strappando la vita ad altre persone che cosa può essere se non qualcosa di cattivo? Però sentire quelle parole da Liam faceva davvero male.
“Lo so, hai ragione. Sono un mostro, ma non è stata una mia scelta! Non ho mai chiesto di diventare così. Ti prego lasciami spiegare! Se ora te ne vai così mi farai scoprire e mi uccideranno. Vuoi che muoia, Liam?”. Gli chiesi. Lo vidi guardarmi per poi abbassare lo sguardo.
“No”. Disse in un sussurro.
“Ora fammi spiegare. Chiarirò tutti i tuoi dubbi e ti prometto che dopo ti lascerò in pace, non ti cercherò più. Ti lascerò vivere la tua vita lontano da me”. Dissi calma. Era il minimo che potessi fare. Non potevo costringerlo a stare con un mostro come me. Liam annuì, alzandosi. Dove l’avrei portato? A casa mia non si poteva. Se Michael avesse saputo che Liam mi aveva scoperta... ci avrebbe uccidi entrambi.
“Ehm... Liam?”. Chiesi imbarazzata.
“Che c’è?”, chiese senza guardarmi. Mi resi conto solo in quel momento di avere ancora la faccia sporca di sangue. Mi girai dando le spalle a Liam e cercai di pulirmi. Ero un disastro!
“Non so dove portarti. Se Michael ti vede ti uccide, quindi da me non si può andare. Possiamo andare a casa tua? Se vuoi ci fermiamo di fuori, così non entro, ma non mi fido di parlarti qui”. Dissi continuando a dargli le spalle.
“Va bene, andiamo”. Disse avviandosi. Lo seguii verso la sua macchina. Quando la raggiungemmo però salì da solo, bloccando le portiere, e partì, lasciandomi lì. Beh, era comprensibile. Chi vorrebbe trovarsi solo in una macchina con un vampiro? Sospirai e cominciai a correre verso casa sua. Sorpassai facilmente la sua macchina e una volta arrivata mi sedetti sugli scalini ad aspettarlo. Cosa gli avrei detto? Gli avrei raccontato la mia storia, spiegandogli come avevo fatto a diventare così. Gli avrei permesso di sapere tutto e, alla fine, lo avrei lasciato libero di scegliere. Sperai con tutto il cuore di riuscire ad essere convincente. Liam mi aveva aiutata tantissimo. Da quando l’avevo conosciuto avevo ricordato tantissime cose del mio passato. Era come se fosse il mio filo conduttore tra il presente e il passato, quello che mi avrebbe aiutato a riaccendere tutte le lampadine. Ma Liam era davvero solo quello? Quando ero con lui mi sentivo bene, normale, umana. Mi sentivo come avessi la certezza che lui ci sarebbe stato, che, per una volta, avrei avuto qualcuno a proteggermi. Ero più fragile, ma allo stesso tempo più forte. Era una cosa inspiegabile. Mentre pensavo a queste cose Liam arrivò. Quando scese dalla macchina e si accorse di me spalancò gli occhi, come se si stesse chiedendo come avevo fatto ad arrivare così presto.
“E’ una cosa da vampiri”. Dissi piano, abbassando lo sguardo. Con la coda dell’occhio lo vidi annuire, come per farsi coraggio. Riluttante mi si avvicinò, salendo gli scalini. Lo guardai alzandomi piano per non spaventarlo. Rimase a qualche metro da me e facendosi coraggio parlò:
“Ti ascolterò e cercherò di capirci qualcosa, poi valuterò cosa fare. Ti chiedo solo di non mentirmi”. Disse guardandomi negli occhi per la prima volta da quando lo avevo quasi ucciso nel bosco. Entrammo e mi fece segno di accomodarmi sul divano. Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno in casa mi raggiunse, sedendosi ad una certa distanza da me.
“Ti ascolto”. Mi disse calmo. Era il momento.
“Quando avevo 16 anni la mia vita faceva schifo. Tutti mi prendevano in giro per la musica che ascoltavo, non rendendosi conto che quella musica era una delle poche cose che mi faceva andare avanti. I miei genitori non c’erano mai per me, non avevo amici. Ero abituata a stare da sola. Diciamo che sono cresciuta abbastanza in fretta, per quello che ricordo”. Mi fermai un attimo e Liam mi interruppe.
“Che vuol dire “per quello che ricordo”?”. Mi chiese.
“Ci arriveremo dopo. Ogni sera mi sedevo sul davanzale della mia finestra sognando il giorno in cui avrei incontrato quei 5 ragazzi che mi facevano sentire bene, nonostante tutto. Anche se i miei genitori erano ricchi, non avendo mai tempo per me, non erano nemmeno a conoscenza di questo sogno. Loro non sapevano praticamente niente di me. Erano troppo impegnati con i loro affari per conoscermi davvero. Strano no? Nemmeno i miei genitori mi conoscevano. L’unica che si interessava davvero a me era mia sorella Samantha. Purtroppo anche lei era spesso in giro per lavoro. Lei mi capiva, e stava facendo di tutto per farmi incontrare voi. Dopo un po’ però neanche questo sogno bastò più a rendermi felice. Continuavo ad ascoltarvi e voi continuavate ad aiutarmi, ma mi ero arresa. Ogni sera mi ritrovavo a sperare di sparire nel nulla. Una notte vidi un movimento fuori dalla finestra. Un uomo affascinante era sull’albero, proprio davanti alla mia camera. Mi chiese di aprire la finestra e, ingenuamente, lo feci. Lo avevo già visto: era un cliente di mio padre. Non ricordo molto, so solo che l’uomo mi morse e che fece molto male. Quando mi svegliai gironzolai per la casa, raccogliendo cose che mi sembravano importanti, come la lettera di mia sorella o la chiave di mia madre. Non ricordavo niente, non riconobbi neanche me stessa. Quando provai a scappare da quella casa in preda alla confusione, incontrai Michael. Lui mi ha insegnato come sopravvivere e mi ha tenuta con lui. Non dico che mi piaccia, ma senza di lui adesso sarei morta. A volte riesce anche ad essere quasi simpatico, ma è estremamente testardo e irascibile. Come ho già detto, non mi ricordavo niente del mio passato da umana. Le uniche cose che mi collegavano alla mia vita passata erano gli oggetti che ero riuscita a raccogliere a casa mia, quella notte. Te le mostrerò. Sai, le tengo ben nascoste”. Mi fermai di nuovo e Liam colse l’occasione per parlare.
“Ma come puoi essere così? Insomma, i vampiri non esistono!”. Disse.
“Hai visto con i tuoi occhi che cosa sono capace di fare. I vampiri esistono, Liam, e non sono pochi”.
“Ma tu ne conosci altri? Sono in città?”. Chiese turbato.
“No. Michael mi ha sempre tenuta nascosta, ma so che ha degli amici in città”. Confessai.
“E perché?”.
“Vorrei saperlo anch’io”. Dissi triste. Era sempre stato deprimente stare da sola, sapendo che c’erano altri vampiri oltre a Michael che avrei potuto incontrare, ma dopo un po’ mi ci ero abituata.
“Dimmi qualcosa di più dei vampiri in generale. Dovete nutrirvi per forza di sangue umano?”.
“Sì. Una volta ho chiesto a Michael se fosse possibile nutrirsi di sangue animale e lui mi ha detto che sarebbe stato come non nutrirsi affatto. Noi non beviamo sangue solo perché abbiamo sete, ma perché sennò ci essiccheremmo. Il sangue animale non contiene ciò che ci serve per vivere. Poi, hai già visto che sono molto veloce, no?”.
“Sì. Come prima! Sei arrivata prima di me, ed ero in macchina! Al parco mi hai ripreso senza sforzo, e dire che mi sono sempre considerato piuttosto veloce! E poi quando abbiamo incontrato Michael, a casa tua. Appena lo hai sentito ti sei voltata con una velocità incredibile!”. Almeno era attento ai dettagli.
“Esatto.  E comunque è vero che sei veloce, almeno per un umano.”. Gli sorrisi e lui ricambiò, prima di tornare a fissarsi le mani. Sospirando continuai:
“Possiamo manipolare la mente umana leggendo i pensieri di una persona e controllandoli, facendogli fare ciò che vogliamo”.Alzò di poco la testa, pensieroso.
“Se hai qualche domanda falla”, lo esortai.
“Lo hai mai usato con me? Mi hai mai manipolato? Sii sincera”. Disse Liam alzando lo sguardo e piantando i suoi occhi marroni nei miei.
“E’ proprio questo che ti ha salvato, questa sera. Quando hai insistito tanto per accompagnarmi a casa oggi, ci ho provato. Non volevo che ti facessi del male incontrando Michael. Ero disperata e quindi ci ho provato ma, non so perché, non ha funzionato. E’ come se fossi immune al soggiogamento”. Dissi.
“E come mi avrebbe salvato?”.
“Oggi al parco ho cercato di soggiogarti per farti stare fermo e zitto e quando ho visto che non aveva funzionato ho capito che eri tu”. Confessai. Liam si avvicinò un po’ di più. Fece come per prendermi la mano, ma all’ultimo si fermò.
“Perché volevi uccidermi?”. Chiese calmo.
“Non avrei mai voluto farti del male, Liam”.
“Se non ti fossi resa conto che stavi attaccando me mi avresti ucciso! Quello che voglio sapere è perché mi hai attaccato”.
“Mi avevi vista uccidere quell’uomo! Non potevo lasciarti andare a spifferare tutto! C’è gente che crede nell’esistenza dei vampiri e che sa anche come combatterci. Non siamo completamente indistruttibili! Se si dovesse venire a sapere che in città ci sono i vampiri mi darebbero la caccia e mi ucciderebbero!”.
“In che senso non siete completamente indistruttibili?”.
“Ci sono dei modi per uccidere un vampiro. Quello più usato il paletto di legno, oppure il rogo, sennò c’è la decapitazione, oppure ci dovreste strappare il cuore dal petto”. Vidi Liam rabbrividire.
“E’... raccapricciante!”. Disse.
“Già”, confermai io.
“Posso chiederti una cosa?”.
“Spara”. Avevo promesso di rispondere a tutte le sue domande.
“Se esistono davvero questi modi per uccidervi, perché me li stai dicendo?”. Capii dove voleva arrivare e sorrisi.
“Perché mi fido di te e perché voglio che se mai ti trovassi in una situazione pericolosa con un vampiro tu sappia cosa fare”. Ma quella non era la completa verità. Sì, era vero che mi fidavo di lui e volevo che sapesse come difendersi, ma c’era di più. Volevo che, semmai avesse deciso di continuare a vedermi, lui sapesse come comportarsi qualora io avessi perso il controllo. Non mi fidavo tanto neanche di me stessa, dopotutto. Liam però sembrò soddisfatto della mia risposta e non fece altre domande al riguardo.
“C’è qualcos’altro che devo sapere sui vampiri?”, mi chiese invece.
“Beh sì. Michael mi ha raccontato che esistono alcuni vampiri con dei poteri speciali. Un suo amico per esempio sa capire se qualcuno mente”.
“E tu? Hai qualche potere speciale?”. Mi chiese.
“No. Sono un normalissimo vampiro”, dissi sorridendo.
“Come si fa a capire se un vampiro è affamato?”. Mi chiese stranamente. A cosa poteva servirgli questa informazione? Poi capii e il mio cuore fermo fece un saltino. Prima di fare congetture però lo chiesi direttamente a lui.
“Perché lo vuoi sapere?”.
“Perché almeno sarò in grado di capire quando hai sete o no e saprò come comportarmi!”. Rispose.
“Quindi hai intenzione di rivedermi?”. Chiesi titubante. Ero preparata ad un “no” come risposta, ma mi avrebbe fatto comunque male.
“Certo!”, disse Liam. Sorrisi come un’idiota e mi sforzai per non mettermi a ballare. Quindi aveva comunque deciso di rivedermi? Anche se ero un mostro che succhiava via la vita agli uomini? Istintivamente lo abbracciai. Si irrigidì, non so se per paura o per la sorpresa, ma dopo qualche secondo si sciolse e ricambiò l’abbraccio. Ora mi sentivo davvero bene. Liam sapeva chi ero e aveva scelto di rimanere comunque al mio fianco. Si poteva essere più felici?


Yoooooooooooooooooooooooooooooooo!
Come va? A me tutto bene (tanto non vi interessa, lol)
Scusate se ho aggiornato così tardi ma non ho trovato mai un attimo per finire di scrivere il capitolo!
Dato che in questi giorni però non andrò a scuola dovrei riuscire ad aggiornare prima, forse anche dopodomani!
Ringrazio le stupendissime (?) recensioni! Siete davvero dolciose quando recensite!
E poi ho visto che questa volta ce ne sono state di più!
GRAZIEGRAZIEGRAZIEGRAZIEEEEEE!
Comunque mi è venuta un'idea, anche se un po' bastarda.
Personalmente odio quando lo fanno, ma per una volta voglio provarci anch'io.
Ce la fate a farmi arrivare a minimo 3 recensioni a questo capitolo entro dopodomani?
Se ce la fate il prossimo lo posto dopodomani stesso, sennò quando ho tempo, lol.
Tanto ve lo posto lo stesso, però è soltanto un giochino!
Mi raccomando recensite e avrete il capitolo.
Grazie ancora a chi segue la mia ff.
Ora mi dileguo.
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

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Capitolo 8
*** How Can You Be So... Fantastic? ***


Cap 8- How can you be so... fantastic

Liam’s POV

Rimanemmo abbracciati per un bel po’. Per quanto la situazione mi spaventasse non avrei mai potuto abbandonarla. Non era colpa sua se era... quello che era. Certo, al parco mi aveva davvero fatto prendere un colpo, ma ora che la vedevo così, tra le mie braccia, felice perché le avevo detto che le sarei rimasto accanto... non potevo avere davvero paura di lei. Era comunque la mia Amanda! Le accarezzai i capelli, sentendola posare la testa sulla mia spalla. Sembrava così dolce e innocua! Come poteva essere un mostro? No, lei non lo era. Un mostro è qualcosa di cattivo, malvagio. Anche se era un vampiro lei non era cattiva.
“Ho avuto paura che mi abbandonassi”. Confessò, ancora abbracciata a me.
“Mi dispiace”. Dissi.
“Per cosa?”, mi chiese confusa. Avrei scommesso tutto ciò che avevo che in quel momento stava aggrottando le sopracciglia. Di solito quando era confusa faceva così.
“Per averti chiamata “mostro”. Non lo penso davvero”.
“Liam. Io sono un mostro”. No. Questo mai! Staccai le sue braccia dalla mia vita e la allontanai quanto bastava per guardarla negli occhi.
“Tu non sei assolutamente un mostro. Un mostro è cattivo, non è capace di provare dei sentimenti! Tu sei dolce e buona. Il fatto che tu sia ciò che sei non implica il fatto che tu sia un mostro. Non l’hai scelto tu!”. Dissi accarezzandola. Mentre parlavo vidi i suoi occhi inumidirsi e delle piccole lacrime salate spingere per uscire. Non l’avevo mai vista piangere e quella visione mi stava spezzando il cuore. Le asciugai le lacrime tornando a cullarla, cercando di farla smettere di piangere.
“Mi dispiace”. Disse lei questa volta.
“Perché?”.
“Non avrei dovuto immischiarti in questa roba. Così ti ho messo in pericolo non una ma due volte! Avrei dovuto lasciarti perdere e continuare con la mia vita. Ma sono stata egoista! Visto che mi “facevi bene” ho continuato a vederti, sottovalutando tutti i rischi. Mi dispiace tanto”. Disse continuando a singhiozzare. Vederla così era proprio struggente.
“Tu sei una delle cose più belle che mi siano successe nella vita. Non devi dispiacerti! Non potrei mai abbandonarti, Amanda”. Dissi piano. Poi però mi tornarono in mente le sue parole.
“Cosa vuol dire che “ti faccio bene”?”. Chiesi.
“Ti ho detto che non ricordo niente del mio passato? Beh, ogni volta che sono con te riesco a ricordare qualcosa. Ti ricordi quando eravamo nella sala di sopra?”.
“Quando sei svenuta?”, chiesi ricordando.
“Sì. Beh, avevo ricordato qualcosa. E’ come se mi addormentassi e cominciassi a sognare. Solo che non sono sogni, ma ricordi”. Spiegò. Quindi le facevo ricordare le cose? Beh, almeno la aiutavo in qualche modo. Mi tornò in mente anche un’altra domanda, quella che mi frullava in testa da quasi un giorno.
“Quando Michael ha detto “Trasformalo”, intendeva di trasformarmi in un vampiro?”. Chiesi finalmente. La sentii irrigidirsi, come se solo l’idea la facesse star male.
“Sì, è per questo che ti avevo detto di non vederci più. Se Michael ti vede ancora con me ti ucciderà o ti trasformerà lui stesso, ma credo di più la prima”.
“Perché?”.
“Diciamo che non gli vai a genio, e quindi non credo che voglia averti tra i piedi per l’eternità”. Mi spiegò.
“Beh, avrebbe senso. Ma se lo può scordare. Io continuerò a vederti e non mi importa di quel cretino”.
“Liam... è pericoloso!”.
“Anche uscire di casa può essere pericoloso, ma non è che per questo rimani tutta la vita chiuso in casa, no?”. Mi stupii dello stupido esempio che avevo fatto.
“Cosa centra?”. Chiese infatti lei. Ridacchiai.
“Non lo so, ma mi sembrava carino”. Rise anche lei e la sua risata sciolse ogni accenno di tristezza o paura nel mio cuore. Non importava se fossi morto, quello era esattamente il posto dove volevo essere e Amanda era la persona con cui volevo stare.
“Gli occhi”. Disse ad un certo punto.
“Cosa?”. Chiesi confuso.
“Devi guardare gli occhi. Se un vampiro è affamato o sta per attaccare gli occhi tendono al rosso”. Disse. Mi accorsi che stava rispondendo alla mia domanda di prima.
“Ah, grazie”. Risposi.
“Prego”. Sussurrò. Continuai a cullarla in silenzio, aspettando che si addormentasse, ma  lei ruppe il silenzio parlando.
“I vampiri non possono dormire”. Cosa?! Quindi non avrei mai potuto guardarla riposare tranquilla? Ma che cavolo era quello, un incubo?
“Ah”, commentai.
“Beh, almeno potrò guardarti dormire”. Disse. Ridacchiai pensando a come avrei mai potuto addormentarmi con lei accanto. Dopo qualche attimo di silenzio Amanda si staccò di nuovo dalle mie braccia con uno sguardo turbato.
“Perché l’hai fatto?”. E adesso di cosa parlava?
“Cosa?”.
“Oggi. Prima che arrivasse Michael! Ti stavo salutando con un bacio sulla guancia ma tu hai girato la testa. L’hai fatto di proposito, vero?”. Beccato. Ma certo che l’avevo fatto di proposito! Da quando avevo conosciuto Amanda la mia vita era cambiata radicalmente. Mi ero affezionato a lei, ai suoi modi di fare, al suo sorriso... avevo deciso di fare quel grande passo ma le cose avevano preso una brutta piega.
“Sì, l’ho fatto apposta”. Ammisi sorridendo. Lei continuava a guardarmi con uno sguardo da cucciolo. Si poteva essere così teneri?
“E perché?”. Mi chiese.
“Perché non sei l’unica ad essere cambiata da quando ci conosciamo. Mi sono affezionato a te e volevo fare questo passo. Mi dispiace che non sia andata come volevo”. Beh, diciamo che era stato un po’ un macello. Tutta colpa di quel Michael! Però potevamo rimediare adesso! La strinsi ancora di più tra le mie braccia poggiando la mia fronte sulla sua. Il mio respiro si scontrava con il suo, affannato. Levai una mano dalla sua schiena per poterle accarezzare la guancia. I suoi occhi erano fissi nei miei e le sue labbra erano piegate in un sorriso. Mi avvicinai piano, continuando ad accarezzarla. Feci scontrare le nostre labbra dapprima leggermente per poi cominciare a baciarla sul serio. Era una sensazione indescrivibile. Mi sentivo come se fossi stato lontano da casa per tanto tempo e ora fossi ritornato. Mi faceva sentire bene. Le sue braccia salirono per posizionarsi intorno al mio collo e le sue mani raggiunsero i miei capelli. Li tirò piano, facendo uscire un gemito dalle mie labbra. Con la mia mano cominciai a fare su e giù lentamente sulla sua schiena, provocandole dei brividi. In quel momento lei rallentò il bacio, fino a staccarsi del tutto.
“Perché?”. Le chiesi confuso.
“Potrebbe essere pericoloso”. Disse lei. Sbuffai rispingendola contro le mie labbra, ma lei si staccò di nuovo.
“Liam!”.
“Non mi farai del male”, dissi accarezzandole la guancia. Lei avvicinò ancora di più il suo viso alla mia mano, come un gattino in cerca di coccole. Quando cercai di baciarla di nuovo però mi spinse sul divano e si alzò.
“Ho detto basta”. Disse calma. Sbuffai ancora più sonoramente e mi alzai.
“Va bene”. Dissi. Lei sorrise, scompigliandomi i capelli.
“Sai, l’ultima volta che ti avevo visto, 4 anni fa, li avevi cortissimi! Ora sei tornato al solito ciuffo. Mi piacciono”. Disse sistemando il casino che aveva combinato sulla mia tesa.
“Sono felice che ti piacciano, ma non ti ci abituare. Ho intenzione di tagliarli di nuovo”.
“No!”. Disse lei aggrottando le sopracciglia. “Poi non potrò più scompigliarli!”. Risi per la sua espressione da bambina. Era buffo come, a volte, il suo aspetto da sedicenne e il suo carattere combaciassero perfettamente. Ci guardammo per un po’, senza dire niente.
“E’ tardi, devi andare a letto”. Disse lei dopo un po’.
“Vieni con me?”, dissi scherzando.
“Non dire idiozie!”. Disse spingendomi scherzosamente.
“No seriamente, rimani qui?”. Chiesi tornando serio. Tanto comunque non sarebbe potuta tornare a casa per via di Michael.
“Non so, Liam...”.
“Ti prego”. La interruppi facendo il labbruccio e gli occhi dolci. Sospirò e scosse la tesa.
“Va bene, ma tu vai a dormire”. Disse.
“Non credo proprio”. Dissi stuzzicandola.
“Non mi costringere a prenderti di peso e a metterti a letto”. Disse minacciandomi con un dito.
“Temo che dovrai farlo, perché non ho intenzione di dormire quando potrei stare con te”. Dissi tirandola ancora più vicina a me. Sorrise beffarda e in meno di un secondo mi trovai con i piedi staccati da terra. Realizzai che mi aveva messo su una spalla e che stava salendo le scale per portarmi di sopra, come se fossi un bambino o un sacco di patate.
“Amanda! Lasciami subito!”. Dissi serio.
“Mi dispiace! Praticamente mi hai chiesto di farlo e ti sto accontentando. La prossima volta ascoltami”. Disse ridendo per la situazione buffa. Sospirai scuotendo la testa.
“Come puoi essere così...”.
“Forte?”. Mi interruppe lei.
“Fantastica”. Finii io. La sentii irrigidirsi. Risi e mi lasciai portare di sopra.
 
Amanda’s POV

Aveva detto che ero fantastica! Per la sorpresa stavo per farlo cadere dalla mia spalla, ma per fortuna riuscii a trattenerlo e lui non se ne accorse . E poi ci eravamo appena baciati! In vita mia non avevo mai baciato un ragazzo, quindi per me era tutto nuovo e strabiliante. E poi Liam era dolcissimo! Mi era davvero dispiaciuto aver dovuto mettere fine al bacio, ma avevo paura di non riuscire a controllarmi. Non potevo rischiare di fare del male a Liam. Lo portai in camera e lo buttai sul letto.
“Ehi!”. Disse infastidito.
“Che c’è?”.
“Hai per caso litigato con la delicatezza?”. Mi chiese. Scoppiai a ridere. Quando mai ero stata delicata io? Si alzò e si diresse verso l’armadio nell’angolo della stanza. Prese dei pantaloncini e una canottiera e cominciò a spogliarsi.
“Liam!”. Urlai girandomi per non guardarlo.
“Cosa c’è?”. Chiese lui tranquillo.
“Potresti evitare di spogliarti davanti a me?”. Sospirai.
“A me non da fastidio, quindi non dovrebbe infastidire neanche te”. Spiegò.
“Diciamo che non è proprio così. Hai fatto?”. Chiesi sperando che la risposta fosse affermativa.
“Sì”, disse avvicinandosi e ributtandosi sul letto. Lo raggiunsi e mi sedetti ai piedi.
“Perché stai lì?”. Mi chiese confuso. Senza darmi il tempo di dire niente mi tirò verso di lui, facendomi sdraiare al suo fianco. Prese le coperte e ci coprì.
“Ehm... Liam. Io non sento né il freddo né il caldo. Anzi stando così vicini ti raffredderei! E’ meglio che io mi scopra”. Dissi cercando di togliermi le coperte. Non feci molti progressi a causa di Liam che mi ritirò vicino a lui.
“Rimani qui con me”. Disse incatenando i miei occhi nei suoi. Annuii, incapace di dire niente. A volta sembrava che lui avesse il potere di controllare la mia mante. Sorrise e poggiò la testa sul mio petto. Gli accarezzai i capelli fin quando il suo respiro non si regolarizzò, segno che si era addormentato. Chissà cosa stava pensando Michael non vedendomi tornare a casa? Ringraziai il fatto che non sapesse dove vivesse Liam. Il suono del cuore di Liam e del suo respiro mi tranquillizzarono facendomi cadere in una sorta di trance. Tornai alla realtà però quando sentii un rumore al pian terreno. Pensai di averlo immaginato ma a distanza di pochi secondi ne sentii altri, seguiti dal rumore di una serratura che si apriva. Dovevo andare a controllare, per la sicurezza di Liam! Scivolai sotto il suo corpo stando attenta a non svegliarlo e scesi le scale silenziosamente come solo un vampiro sapeva fare. Quando arrivai alla fine delle scale le luci si accesero e qualcuno parlò.
“Amanda!”.


CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Ecco il capitolo come promesso.
SIETE RIUSCITI AD ARRIVARE ALLE 3 RECENSIONI!
BRAVIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
Purtroppo però l'ho visto solo questo pomeriggio e ho cercato di
mettere il capitolo, ma internet ha deciso di farsi una vacanza proprio oggi, così
mi sno ridotta a quest'ora.
SCUSATEEEEEEEEEEEEEE!
In questo capitolo abbiamo visto tanta tanta dolcezza, il che
è strano se si parla di me, ma mi sentivo ispirata (?)
CHI SARA' L'INFILTRATO A CASA DI LIAM?
*DA DA DA DAAAAAAAN*
LO SCOPRIRETE NELLA PROSSIMA PUNTATA! (?)
Va be' basta, lol.
Cercherò di aggiornare il prima possibile.
GRAZIE ANCORA PER LE STUPENDE RECENSIONI E A CHIUNQUE ABBIA MESSO LA MIA
STORIA TRA LE PREFERITE, SEGUITE O RICORDATE!!
Ora vado.
Sciau pelle pimpe!

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Capitolo 9
*** I Should Have Gone And Never Come Back ***


“Amanda!”. Per la paura impiegai diverso tempo per rendermi conto che chi aveva urlato non era Michael o chissà chi, ma Louis.
“Louis! Mi hai fatto prendere un colpo!”. Dissi cercando di respirare normalmente. Dopo pochi secondi entrò anche Harry che dapprima mi sorrise per poi guardarmi con gli occhi sbarrai. Cercai lo sguardo di Louis per chiedergli spiegazioni e vidi sul suo volto lo stesso sguardo sconvolto.
“Che c’è?”. Chiesi preoccupata.
“S-sei tu-tutta sporca di s-sangue”. Balbettò Harry. Mi resi conto solo in quel momento che non mi ero ancora cambiata dopo la caccia.
“Cos’è successo?”. Chiese Louis agitato. Pensa cavolo!
“Ehm... ho sbattuto contro una porta e mi è uscito un po’ di sangue dal naso che mi ha sporcata. Niente di che”. Dissi sperando che ci cascassero. Per fortuna in quel momento qualcun altro parlò.
“Si può sapere che ci fate voi due a quest’ora in casa mia?”. Liam era ai piedi delle scale, con i capelli scompigliati e la faccia assonnata.
“Ci si è allagata la casa!”. Disse Louis alzando le braccia al cielo.
“Come?!”. Chiese Liam.
“Quando siamo tornati questa notte abbiamo trovato la casa completamente allagata. Ci hanno detto che probabilmente si è rotta qualche tubatura”. Spiegò Harry.
“Quindi, stavamo pensando... non abbiamo forse un amico così gentile ed altruista che ci potrebbe ospitare per qualche giorno?”. Disse Louis assumendo un finto sguardo pensieroso.
“Ed io sarei “l’amico gentile ed altruista”, vero?”. Chiese Liam sospirando. Ridacchiai davanti a quella scena. Erano troppo buffi! Louis e Harry se ne stavano davanti alla porta d’ingresso con due valigie e con delle facce che mi ricordavano i bambini quando chiedevano ai genitori di comprargli un nuovo giocattolo e Liam era ancora ai piedi delle scale con una mano sugli occhi, che sospirava e scuoteva la testa.
“Beh, sappiamo che hai alcune stanze libere... e poi sarà per poco! Giusto il tempo di sistemare casa nostra!”. Disse Harry.
“E va bene! Ma vi avverto, voi rendetemi la vita impossibile e vi troverete impossibilitati di fare dei figli, capito?”. I due ragazzi annuirono sorridendo e con la grazia di due bisonti con il diabete corsero ad abbracciare Liam. Lui cercò di toglierseli di dosso e poi gli disse di seguirlo per mostrargli le stanze dove avrebbero potuto dormire. Io salii poco dopo di loro e mi rifugiai in camera di Liam. Ora con quei due in giro avremmo dovuto prestare più attenzione alle cose che dicevamo. Dopo un po’ mi raggiunse anche Liam che si buttò sul letto mormorando qualcosa come “ci mancavano quei due idioti”. Sorrisi e gli accarezzai la schiena, per cercare di farlo rilassare. Lui si girò su un fianco e mi sorrise, avvicinandosi ancora di più a me, forse troppo.
“Liam...”, sussurrai a due centimetri dalle sue labbra.
“Mmm”, mormorò lui.
“Liam...”, ripetei io per attirare la sua attenzione.
“Che c’è?”, chiese sospirando.
“Avresti una maglietta da prestarmi?”, chiesi timidamente. Lui si allontanò di poco per guardarmi negli occhi, forse per vedere se ero seria.
“Sei seria?”, chiese infatti.
“Sì, perché?”.
“Io ti stavo per baciare e tu mi hai interrotto per una stupidaggine del genere?”. Ah.
“Beh, non è una stupidaggine! Louis ed Harry hanno già fatto domande sul perché fossi sporca di sangue! Ti ricordo che per me è importantissimo mantenere il segreto e...”. Venni bruscamente interrotta dalle sue labbra che premevano sulle mie, quasi con prepotenza. Rimasi così sorpresa che non lo respinsi, lasciandogli campo libero.
“Ehm...”. Ci girammo di scatto trovando un Harry molto imbarazzato davanti alla porta. Liam scosse la testa massaggiandosi le tempie.
“Cosa c’è adesso, Harry?”, chiese sforzandosi di non urlargli contro.
“Volevo chiederti dov’erano gli asciugamani...”. Vedendo la faccia furente di Liam si interruppe aggiungendo frettolosamente un:
“Fa niente! Li troveremo da soli”, per poi scappare fuori dalla stanza.
“Prima o poi mi faranno impazzire”, disse piano. Risi a bassa voce, trovando la situazione estremamente comica.
“Dove eravamo rimasti?”, chiese Liam retoricamente avvicinandosi sempre di più. Improvvisamente però mi alzai dal letto, facendolo cadere a faccia avanti sulle coperte.
“Stavi per darmi una maglietta pulita”, dissi ridendo per la sua faccia. Sospirò per la trecentesima volta quella sera per poi alzarsi, avvicinarsi all’armadio e tirarmi una maglia a caso.
“Mettiti quella”. Lo ringraziai e andai in bagno per cambiarmi. Mi guardai allo specchio: ero un completo disastro. I capelli erano arruffati e la maglietta rossa era tinta di un rosso scuro che mi dava un’aria da Serial Killer. I pantaloni erano in condizioni perlomeno decenti. Sbuffando per la mia incapacità di essere perlomeno presentabile mi sfilai la maglietta, infilandomi quella di Liam. Mi stava grandissima, ma non mi importava. La cosa che mi piaceva di più era che aveva in suo odore. Sorridendo uscii dal bagno per poi buttarmi sul letto vicino a Liam, che mi guardò sorridente, per poi rabbuiarsi all’improvviso.
“Come farai adesso? Con Michael intendo”. Non ci avevo pensato. Beh, di certo non potevo tornare a casa di punto in bianco senza aspettarmi delle domande da parte sua. E poi se avesse rivisto Liam in forma umana si sarebbe arrabbiato tantissimo, e Michael arrabbiato non era una bella cosa. Forse avrei dovuto cercarmi un altro posto, ma Michael mi avrebbe cercata e, una volta trovata, mi avrebbe chiusa per sempre da qualche parte, o semplicemente uccisa. Sapeva come muoversi, non sarei riuscita a scappare per sempre.
“Non lo so, Liam. Se scappassi, quello mi troverebbe e...”.
“Se scappassimo, vorrai dire”. Mi interruppe.
“Liam, proprio non lo vuoi capire che stare con me è un po’ come suicidarsi? Forse da sola potrei resistere qualche anno, prima di essere trovata, ma portandoti con me ci troverebbe subito! Non posso permettere che ti uccida!”. Ma ne ero sicura? Sarei riuscita a pensare solo alla fuga, senza ripensare a Liam? Non averlo al mio fianco mi avrebbe fatto stare male, e quindi mi avrebbe deconcentrato, rendendo il compito di Michael ancora più facile.
“Ehi?”, mi richiamò all’attenzione. Visto che non davo nessun segno di volermi girare mi prese il volto e lo girò in modo da avere i suoi occhi puntati nei miei.
“Non ti lascerò sola. E’ anche colpa mia se ti trovi in questa situazione. E poi non potrei stare lontano da te! Ormai ci sono dentro quindi non puoi abbandonarmi così. Affronteremo tutto questo insieme, d’accordo?”. Non risposi. Non sapevo che dire! Una parte di me non chiedeva altro che io scappassi con Liam, ma l’altra, quella più ragionevole, mi ripeteva che era sbagliato strapparlo alla sua vita, alla sua famiglia, ai suoi amici, per vivere una vita fatta di fughe con me. Era un pensiero egoista, ed io mi ero ripromessa di non esserlo mai più con lui.
“Amanda?!”. Ma Liam voleva una risposta e sapevo che, cocciuto com’era, non mi avrebbe mai lasciata stare se non l’avessi assecondato. Quindi annuii, sforzandomi di fare un sorriso rassicurante. Lui ricambiò il sorriso e mi abbracciò. Si addormentò tenendomi stretta a sé  e, come prima che Louis ed Harry ci interrompessero, caddi in una specie di trans simile al sonno. Ad un certo punto però tutto cambiò. I dettagli si fecero più nitidi, ma ciò che vedevo non c’entrava nulla con la stanza di Liam. Lo stesso Liam non era più al mio fianco...

Sentivo dei singhiozzi provenire dalla camera di mia sorella. Preoccupata lasciai perdere il libro noiosissimo che stavo leggendo per la scuola e mi avviai verso la sua stanza. Bussai ed entrai, trovandola sul letto, con la faccia premuta sul cuscino. Mi sedetti vicino a lei e cominciai ad accarezzarle la testa. Lei finalmente si accorse di me e alzò la testa, mostrandomi il volto bagnato di lacrime.
“Cos’è successo?”, chiesi preoccupata. Lei si tirò su e si asciugò le lacrime, ma quelle che la manica del suo maglione asciugava venivano sostituite da altre che cadevano dai suoi occhi azzurri, così diversi dai miei. L’avevo sempre invidiata per quegl’occhi. Insomma, i miei erano di un marrone semplicissimo, anonimi, mentre i suoi erano di un azzurro splendente. Impiegò un po’ per rispondere alla mia domanda, ma alla fine rispose.
“Mike. Ti ricordi quel ragazzo di cui ti avevo raccontato e che una sera è venuto a cena qui, vero?”. Annuii, facendole segno di continuare.
“Beh, sono appena tornata da un incontro con lui e... ci siamo lasciati”. Rimasi sorpresa da quelle parole. Ogni volta che guardavo Mike e Samantha vedevo due persone che si amavano e pensavo che non si sarebbero mai lasciati. Adoravo il modo in cui Mike guardava Samantha: come se ci fosse solo lei. Avevo sognato per molto tempo che un ragazzo mi guardasse così, ed era per questo che a volte tenevo il muso a mia sorella, perché ero in qualche modo gelosa. Pensavo che prima o poi si sarebbero sposati, non immaginavo che si sarebbero lasciati così presto.
“Perché?”, chiesi soltanto.
“Lo sai che domani partirò! Devo andare in Egitto per quel lavoro, l’ho deciso tanto tempo fa! Ma Mike, per non allontanarci, insisteva per accompagnarmi! Io so perfettamente che il suo sogno è diventare un medico, e che per realizzarlo deve continuare a studiare qui. Se venisse con me rovinerei la sua carriere, e non potrei mai perdonarmelo. Così l’ho lasciato, almeno lui continuerà la sua vita senza di me e farà carriera”. Si interruppe per soffiarsi il naso e io approfittai per parlare.
“Ma non mi sembra che adesso stiate meglio. Tu sei distrutta e immagino lui! Non credi che adesso stia male, cercando di capire perché l’hai lasciato? Magari si sta incolpando di qualcosa che non ha fatto! Potevate parlarne, senza ricorrere a queste misure drastiche!”. Cercai di convincerla.
“E credi che mi avrebbe ascoltata? Mike è un cocciuto, non sarei mai riuscita a farlo ragionare! Comunque ora mi devi promettere una cosa”. Annuii. Qualunque cosa pur di non vederla mai più in quello stato.
“Promettimi che, per quanto sia grave la situazione, tu lotterai per ciò che vuoi davvero. Promettilo”.
“Lo prometto”.Dissi per tranquillizzarla.
“Brava sorellina. Ti voglio bene”, disse e mi abbracciò...

“Amanda?”. Che voleva adesso Samantha?
“Amanda?”. Insomma che cosa succedeva adesso?
“AMANDA?!”.
“CHE C’E’?!”. Urali saltando giù dal letto e finendo con il sedere per terra.
“Stavi dormendo?”. Chiese Liam accucciandosi vicino a me con gli occhi che brillavano di gioia. Mi ero addormentata? Non era possibile! Cioè, i vampiri non potevano dormire! Era stato un altro ricordo.
“No Liam, era un altro ricordo”, dissi sorridendo.
“Davvero? E cosa hai ricordato questa volta?”. Disse sedendosi di fronte a me.
“Una delle ultime volte che ho visto mia sorella. Si era appena lasciata con il ragazzo e stava piangendo”. Mi bloccai. Non ero sicura che raccontargli tutto quello che avevo ricordato ci avrebbe aiutato. Se avesse saputo ciò che mi aveva detto Samantha avrebbe riattaccato con la solita questione, e di prima mattina proprio non mi andava, anche se non avevo dormito.
“E...?”, chiese Liam facendomi segno di continuare.
“Io l’ho consolata e ci siamo abbracciate”, dissi abbassando lo sguardo.
“Ma è stupendo! Vedi, dobbiamo passare più tempo insieme!”. Disse abbracciandomi e dandomi un bacio a stampo all’improvviso. Si staccò e, continuando a sorridere, mi fece alzare, portandomi di sotto. L’immenso tavolo era già apparecchiato per la colazione e Harry e Louis stavano già mangiando. Quando entrammo nella stanza mi rivolsero tutti e due dei stupendi sorrisi.
“Voi cominciate a mangiare, io devo fare una cosa”. Disse Liam tornando di sopra. Mi sedetti vicino ad Harry con nessuna intenzione di mangiare quella roba.
“Cosa vuoi?”, mi chiese Louis indicando la roba da mangiare.
“Niente grazie, io non faccio mai colazione”, e pranzo e cena, se non includi “sangue” nel menu.
“Sicura?”, chiese ancora Louis.
“Sì, tranquillo”.
“Bene, così puoi ascoltarci meglio”, disse Harry girandosi verso di me.
“Liam non ha avuto una storia seria da quando ha rotto con Danielle, 2 anni fa. Ha sofferto molto e per un po’ ha preferito stare da solo, concentrandosi solo sulla musica. Abbiamo fatto di tutto per farlo stare meglio e almeno un po’ ha funzionato, ma è sempre rimasto con quell’aria triste che tutti odiamo vedergli negli occhi. Da quando ti conosce però quello tristezza non c’è più. Non so come tu ci sia riuscita, ma l’hai fatto stare meglio. Stai simpatica a tutti, persino a Zayn che non ha mai approvato neanche una ragazza che avesse mai provato ad avvicinarsi a Liam dopo Danielle. Vi ci vediamo benissimo insieme e siamo felici, ma ti dobbiamo chiedere una cosa: non farlo soffrire. Ha già sofferto tanto e ora ha solo bisogno di pace”. Disse Harry serio. Dire che ero sorpresa è un eufemismo. Infatti la mia espressione rispecchiava tutto ciò a cui stavo pensando in quel momento. Non farlo soffrire? Non avrei mai potuto far soffrire Liam! Era per questo che avevo cercato di allontanarlo, di fargli cambiare idea, ma lui era testardo!
“Eccomi qui. Avete mangiato?”. Chiese Liam entrando in cucina e sedendosi affianco a me. Mi cinse le spalle con un braccio e mi sorrise. Quel sorriso mi fece capire tante cose. Al diavolo la promessa fatta a Samantha, al diavolo ciò che avevo detto a Liam. Avrei dovuto andarmene e non tornare mai più.


Ciaooooooooooooooooooooo!
Avete visto? Ultimamente ho aggiornato prima!
Sì però da lunedì avrò tantissimi compiti e quindi sarà molto difficile aggiornare.
Vi piace il capitolo? A me no, lol.
Se volete farmi delle domande su twitter sono @giorgia985
Allora, mi è venuta un'idea per un'altra ff, questa volta su Hazza, e ho già cominciato a scrivere qualcosa, ma
vorrei prima finire questa e poi cominciare a pubblicare l'altra.
Un'altra cosa e poi me ne vado.
RECENSITEEEEEEEEEEEEEE!
Per il capitolo 8 ho avuto solo una recensione, e per questo ringrazio tanto loustear.
Se il capitolo vi fa schifo potete dirlo in una recensione!
Le critiche aiutano a migliorare, quindi le accetto volentieri.
Ora vado che sto rompendo.
Ciaoooooooooooooooooooo

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Capitolo 10
*** Fight For Freedom ***


Cap 10 “Fight for freedom”

Liam’s POV

Per tutto il resto della mattinata Amanda si comportò come una vera morta vivente. Fissava il vuoto e non diceva praticamente niente. Quella situazione mi spaventava un po’. Volevo sapere a cosa stesse pensando! Dopo pranzo Louis e Harry se ne andarono per fare qualcosa riguardante la loro casa e finalmente ebbi modo di parlare con Amanda.
“Cosa c’è?”, le chiesi sedendomi vicino a lei sul divano, proprio come la sera precedente. Mi guardò per un attimo con gli occhi vuoti e scuri per poi scuotere la testa.
“Niente”, sussurrò per poi tornare a fissare il vuoto. Non ci credevo. Di solito era sempre aperta alle chiacchiere ma quel giorno era inspiegabilmente taciturna.
“Non mentirmi. Cosa c’è che non va?”, chiesi di nuovo prendendole il volto tra le mani e girandolo nella mia direzione in modo che potesse guardarmi negli occhi.
“Niente Liam! Stammi lontano”, disse lei alzandosi dal divano e allontanandosi da me. Cominciò a camminare aventi e indietro, fregandosi le mani nervosamente. Era palese che avesse qualcosa, ma Amanda era testarda e probabilmente, se non l’avessi scoperto da solo, non me l’avrebbe mai detto. Mi alzai e mi avvicinai piano a lei. In quel momento era di spalle che, stranamente, erano immobili. Sembrava che non respirasse. Le misi una mano sulla spalla... non l’avessi mai fatto! Non appena la mia mano l’aveva toccata aveva fatto un salto altissimo e in un attimo era sparita dalla mia vista.
“Amanda!”, la chiamai preoccupato.
“S-sono qui”, sentii sussurrare dietro di me. Mi voltai e la scena che mi si presentò davanti era... raccapricciante: Amanda era sulla libreria, accucciata, che mi guardava con due occhi che avrebbe spaventato chiunque. Il suo sguardo era famelico... pericoloso. Il mio istinto mi diceva di scappare, di mettere più distanza possibile tra me e quel vampiro, ma non riuscivo a muovermi. Forse era un po’ per la paura, ma soprattutto era perché sapevo che non mi avrebbe fatto del male. Me lo aveva promesso!
“Liam...”, ringhiò Amanda. Tremai per come aveva pronunciato il mio nome. Era come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.
“Amanda io...”.
“SCAPPA!”, Urlò stringendo la presa sullo scaffale della libreria di legno. Dei frammenti di legno caddero a terra, distrutti dalla sua forza. Feci un passo indietro, cercando di fare come mi aveva detto di fare, ma non ci riuscii. Perché sarei dovuto scappare?
“Liam per favore! Vattene!”, disse nascondendo il viso tra il suo braccio e il muro. Non volevo! Mi aveva promesso che non mi avrebbe fatto del male e volevo crederle. Poteva controllarsi, doveva solo calmarsi un po’.
“Amanda, ti prego calmati...”.
“Corri Liam! Non ce la faccio più! Lo so, ti avevo promesso che non ti avrei mai fatto del male, ma non ce la faccio! Io non sono quella che pensi tu! Io sono un mostro! E’ nella mia natura uccidere le persone e non c’è niente che mi possa fermare dall’uccidere anche te! Ora, se ci tieni alla tua vita, scappa!”. Inconsciamente feci un altro passo indietro e, prima che me ne rendessi davvero conto, cominciai a correre. Correndo arrivai fino alla mia macchina e velocemente salii, misi in moto e premetti sull’acceleratore, allontanandomi sempre di più da casa mia e... da Amanda. Non ci potevo credere. Mi aveva promesso che non sarebbe mai successo! Ecco il perché del suo nervosismo. Si stava trattenendo dall’uccidere me, e forse anche Louis ed Harry. Com’era stato possibile? Ma non era quello il momento di pensarci, in quel momento dovevo solo scappare.
 
Amanda’s POV
 
Appena sentii la macchina di Liam allontanarsi mi rilassai e scesi dalla libreria. Avevo dovuto nascondere il viso per non fargli vedere che stavo piangendo. Avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava e mi avrebbe scoperta. Non avrei mai voluto spaventarlo così tanto, ma se volevo allontanarlo da me quello era l’unico modo. Se gli avessi parlato, non mi avrebbe ascoltata. Liam era davvero testardo, a volte. Così ero sicura che non mi avrebbe cercata più e che sarebbe stato al sicuro. Al solo pensiero di non vederlo più altre lacrime si aggiunsero a quelle già cadute. Perché doveva essere così difficile? Io non avevo mai chiesto tutto questo! Vinta dal dolore mi ritrovai in ginocchio sul tappeto del soggiorno di Liam, tremando e piangendo. Quanto avrei voluto che ci fosse stato lui a consolarmi, come la sera prima. Ma lui non sarebbe mai tornato e io non l’avrei più rivisto. Rimasi lì a piangere per tanto, troppo tempo, ma non mi veniva niente in mente che potesse motivarmi ad alzarmi e andarmene. Non volevo fare niente o vedere nessuno. Beh, in realtà c’era una persona che avrei voluto vedere, ma tanto ormai era impossibile. All’improvviso sentii una macchina farsi sempre più vicina. Possibile che stesse già tornando? Pensavo di averlo spaventato davvero! Infatti il rumore della macchina non era la stessa di quella di Liam. Decisi comunque di alzarmi. Chiunque era, non doveva vederli lì. Feci appena in tempo a scappare in cucina quando la porta all’ingresso si aprì.
“Liam? Perché la porta è aperta?”.
“Va tutto bene?”. Louis e Harry. Perfetto! Dovevo andarmene da lì! Se mi avessero vista in lacrime nella cucina di Liam il mio piano sarebbe andato a farsi fottere. Mi avvicinai alla finestra sul lato della cucina e velocemente uscii da lì, silenziosa come solo un vampiro sapeva essere. Cominciai a correre verso casa. Non mi importava che Michael mi vedesse così. Ora non aveva niente da togliermi e del suo giudizio non me ne facevo niente. In un attimo arrivai e, asciugandomi le lacrime che non avevano accennato a fermarsi durante il tragitto, entrai. Lui era seduto sul divano e leggeva, come al solito.
“Ce l’hai fatta a rientrare! Eri con quello, vero? Beh, allora? Cosa hai deciso? Lo trasformerai?”, mi chiese ghignando. In quel momento capii. Lui aveva previsto la mia reazione! Aveva capito che tipo di rapporto c’era tra me e Liam e aveva usato il mio odio per quello che ero contro di me. Sapeva che non lo avrei mai trasformato e che lo avrei allontanato pur di non fargli del male. Proprio quello che avevo fatto. Accecata dalla rabbia per quell’uomo che per anni mi aveva tenuta con sé facendomi prigioniera mi accecava, tanto da non farmi ragionare. In un lampo mi avvicinai a Michael e, con tutta la forza che avevo, gli diedi uno schiaffo. Per la forza che avevo usato si ritrovò un labbro spaccato. Stranamente non avevo paura delle conseguenze. Non mi importava che mi uccidesse, avevo fatto quello che per ben 4 anni avevo sognato di fare. Michael mi guardò sbalordito e, lentamente, si portò la mano alla bocca, per toccare il suo sangue. Ormai dello spacco non c’era più traccia, merito della guarigione precoce, ma un po’ di sangue era rimasto. Il suo sguardo passò dal sorpreso all’infuriato e in meno di un secondo mi  scaraventò dall’altra parte della stanza. Avevo sentito il rumore di qualche costola che si rompeva, ma dopo pochi secondi di dolore, le sentii tornare al loro posto. Michael mi si parò davanti. Evidentemente il suo lavoro non era finito. Forse quella volta mi avrebbe uccisa, ma non lo avrei di certo lasciato fare. Avrei combattuto per la mia libertà. Senza neanche capire cosa stava succedendo mi ritrovai sul tavolo della cucina che, per l’impatto, cedette, rompensosi. Prima che potesse avvicinarsi a me mi alzai e lo raggiunsi. Questa volta fu il mio turno di attaccare e con un calcio nello stomaco lo feci sbattere sulla libreria. L’impatto la fece cadere, proprio sopra a Michael. Ora le centinaia di libri che teneva con tanta cura si trovavano abbandonate sul pavimento. Senza badarci Michael si rialzò e velocemente mi raggiunse. Io presi un coltello e, quando si avvicinò, glielo piantai in un fianco. Lui gemette dal dolore e si fermò per toglierlo. Questo mi diede un po’ di tempo per pensare a cosa fare, così cercai qualcosa con cui attaccarlo. Il mio sguardo cadde su quello che una volta era un tavolo. Ora era solo un ammasso di pezzi di legno appuntiti. Ecco la mia arma. Feci per avvicinarmi al tavolo ma venni brutalmente tirata all’indietro e sbattuta sulla porta di vetro che dava sul giardino. L’impatto l’aveva rotta e chissà quanti pezzi di vetro mi si erano conficcati nella schiena, nelle  gambe e nelle braccia. Lamentandomi per il dolore provai a toglierli. Intanto Michael si era avvicinato al tavolo. Probabilmente prima aveva seguito il mio sguardo e aveva capito i miei piani. Aumentai la velocità con cui estraevo i pezzi di vetro, provando ancora più dolore. Intanto lui aveva già preso un pezzo di legno e stava venendo nella mia direzione. Cercai di alzarmi ma il vetro nella schiena me lo impedì. Michael mi raggiunse e con un piede sul collo mi costrinse a rimanere a terra. Non avrei mai potuto batterlo. Era più vecchio, quindi più forte! Ma non importava se fossi morta, sarebbe stato meglio che rimanere lì con lui. Lo guardai dritto negli occhi e lui ricambiò lo sguardo.
“E’ così che finisce, quindi? Dopo 4 anni mi uccidi e basta?”.
“Non avrei mai voluto farlo, ma tu non mi lasci scelta! Hai cominciato a disobbedirmi!”.
“Non sarebbe dovuta andare così! Avremmo potuto vivere insieme come amici! Ma tu mi hai fatta prigioniera! 0Non hai fatto altro che sottrarmi alla gabbia che i miei genitori mi avevano costruito attorno per poi mettermi in un’altra, ancora più sporca e brutta!”. Gli dissi. Lo vidi impallidire, assimilando le parole che gli avevo urlato.
“Come fai a...”.
“Ricordare? Che c’è? Ti aspettavi che non provassi a ricordare il mio passato? In questi 4 anni non hai imparato a conoscermi? Sì, ricordo molte cose, e tu non puoi farci proprio niente. E sai che c’è? Se mi uccidi, i tuoi amici capiranno che razza di fallito tu sia. Ti disprezzeranno per non essere stato capace di ammaestrarmi!”.
“Ahahahahahaha. Credi davvero che tu sia la prima che ho trasformato? Non hai capito niente! Non hai idea di quante persone io abbia trasformato e ammaestrato?”. Non aveva tutti i torti. In quei 4 anni ero riuscita a conoscerlo bene. Beh, lui era esattamente quel tipo di uomo che fa del male giusto per il gusto di farlo. Il fatto che avesse trasformato altre persone prima di me non mi sorprendeva più di tanto. Trasformare una persona in un vampiro voleva dire strapparla alla sua vita. Era un destino peggiore della morte. Il fatto che poi le avesse tenute per educarle era normale: era vietato creare nuovi vampiri senza insegnare loro come comportarsi.
“Quindi hai ucciso altri vampiri prima di me? Beh, si vede che non hai niente da fare!”. Lo stuzzicai. Tanto ormai ero morta.
“E chi ti dice che io li abbia uccisi?”, mi chiese.
“Io non vedo nessun vampiro qui”.
“Questo perché dopo averli istruiti li ho lasciati andare”, spiegò. Cosa?! E perché io ero ancora lì?
“E perché...”.
“Perché ti ho costretta a rimanere qui? Beh, tesoro, pensavo mi saresti stata utile. Sei carina e intelligente, in più hai un dono speciale, qualcosa che non ho mai trovato negli altri. Pensavo di poterti tenere con me, ma tu hai cominciato a disobbedirmi! Non posso rischiare che ti trovi un altro vampiro! Se non rimani con me, allora puoi anche morire”. Dono speciale? Era serio? Quale dono speciale avevo?
“Quale dono speciale ho?”, gli chiesi seria. Lui scosse la testa ghignando.
“Credi davvero che te lo dirò?”.
“Beh, stai per uccidermi. Non vedo quale vantaggio avresti se non me lo dicessi”.
“Beh,mi dispiace ma non te lo dirò”, disse facendomi un sorriso che mi fece gelare il sangue nelle vene. Non poteva finire così. Avevo sprecato 4 anni della mia vita con lui e ora volevo vivere davvero! Doveva esserci un modo. Cominciai a cercare qualcosa che potesse aiutarmi e con la mano toccai qualcosa di morbido: il tappeto. Riuscii ad alzare la testa a sufficienza per vedere che Michael si trovava proprio sopra di questo. Bene.
“Che c’è? Ti è passata la voglia di impalarmi?”. Gli chiesi sprezzante. Se volevo agire dovevo farlo nel momento in cui lui sarebbe stato più vulnerabile, cioè quando mi avrebbe attaccata. In quel momento avrebbe abbassato tutte le difese per concentrarsi sull’attacco ed io non potevo chiedere di meglio. Lui mi sorrise e, come avevo previsto, alzò il pezzo di legno fin sopra alla sua testa. Proprio mentre stava per conficcarlo nel mio cuore tirai il tappeto e lui cadde all’indietro. Senza perdere neanche un secondo di tempo mi alzai, presi il bastone che aveva lasciato cadere e lo impalai. Sfortunatamente ero ancora debole per i pezzi di vetro che si trovavano ancora nella mia schiena e quindi non lo colpii al cuore, ma ci andai vicino. Sapevo che non avrei potuto combattere ancora e quindi scappai, lasciandolo lì agonizzante nel tentativo di tirare fuori il pezzo di legno dal suo torace. Corsi più veloce che potevo, fino ad arrivare al solito parco. Lì non sarebbe mai venuto a cercarmi. Sospirando mi lasciai cadere ai piedi di un albero e, dolorante e stanca, continuai ad estrarre i pezzi di vetro dalla mia schiena. Avevo perso molto sangue e se volevo che le ferite guarissero dovevo nutrirmi. Ma ero troppo stanca per alzarmi e sicuramente troppo debole per cacciare. Completamente inerme persi conoscenza, proprio sotto a l’albero dove, per la prima volta, Liam aveva visto ciò che ero realmente.
 
Liam’s POV
 
Avevo guidato fino ad uscire completamente dalla città, cercando di schiarirmi le idee, ma il risultato era stato pessimo. Circa un’ora dopo essermene andato Harry aveva provato a chiamarmi al cellulare, ma gli avevo attaccato e lo avevo spento. Non mi andava di sentire nessuno. Ma che dovevo fare ora? Non potevo tornare a casa mia e non potevo andare dai miei amici perché altrimenti avrei dovuto spiegare loro la situazione. Che casino! Decisi di andare nel posto dove ultimamente mi recavo per pensare: il parco. Era stupido, ma quel parco ormai mi faceva sentire come se fossi a casa mia. Guidai fino a raggiungerlo e parcheggiai la macchina. L’aria della sera era fredda e pungente ed io non avevo niente con cui coprirmi, essendo scappato da casa così velocemente. Inevitabilmente quando entrai nel parco mille ricordi riguardanti Amanda tornarono a farmi visita, come la prima volta che l’avevo vista, il pomeriggio a casa mia, la sera prima...mi soffermai maggiormente su quell’ultimo ricordo.

“Gli occhi”. Disse ad un certo punto.
“Cosa?”. Chiesi confuso.
“Devi guardare gli occhi. Se un vampiro è affamato o sta per attaccare gli occhi tendono al rosso”. Disse. Mi accorsi che stava rispondendo alla mia domanda di prima...

Ero più che sicuro che gli occhi di Amanda non fossero rossi, quando mi aveva urlato di scappare. Ne ero certo perché poco prima le avevo girato il viso nella mia direzione in modo da poterli guardare bene. Quindi se non erano rossi... lei non era affamata! E quindi perché mi aveva urlato di scappare? Poi capii. Per tutto il giorno era stata in silenzio perché stava pensando! “A cosa?”, mi ero chiesto io. Beh, avevo trovato la risposta. Tutti i discorsi sul fatto che stare insieme era pericoloso... quadrava tutto! Aveva voluto allontanarmi e sapeva che quello era l’unico modo per farlo. Come avevo fatto a non accorgermene? Era tutta una messa in scena! Rapidamente riaccesi il cellulare e, non curante delle 10 chiamate senza risposta, probabilmente di Harry e Louis, cercai il suo numero nella rubrica. Lo trovai e la chiamai. Quando mi accorsi che stava squillando tirai un sospiro di sollievo. Almeno non l’aveva spento o buttato via. Squillò una, due, dieci volte, ma lei non rispose. Attaccai e provai a richiamarla. In quel momento sentii un rumore, quasi una musichetta. Continuando a chiamarla cercai di capire da dove veniva quel rumore. Mi inoltrai nel parco, rabbrividendo al pensiero di quello che era successo l’ultima volta che avevo sentito un rumore. Quando trovai la fonte della musica notai che qualcosa sull’erba si illuminava, proprio dietro all’albero dove avevo visto Amanda la sera prima. Mi avvicinai con cautela e mi trattenni dal non urlare. Amanda era lì, svenuta e in un bagno di sangue.
“Amanda!”. Urlai raggiungendola e cercando di farla svegliare. La musichetta era la suoneria del suo cellulare. Notai che tutt’intorno a lei era pieno di pezzi di vetro insanguinati. Allora capii cosa dovevo fare. Presi un pezzo di vetro e mi feci un taglio sul polso. Senza badare al dolore lo avvicinai alla bocca di Amanda. Dopo pochi secondi la vidi tremare e, lentamente, aprire gli occhi. Guardò il mio polso insanguinato e poi guardò me.
“L-Liam...”, sussurrò, ma la interruppi.
“Zitta e bevi”. Scosse debolmente la testa. Sbuffando per la sua testardaggine le presi la testa e la avvicinai al mio polso. Era talmente debole da non riuscire ad opporre resistenza.
“Bevi”. Le ripetei serio, guardandole negli occhi. Li vidi cambiare colore, abbandonando quel bellissimo castano per lasciare spazio ad un rosso scuro. La vidi sforzarsi di fare più piano possibile ma, anche se cercava di nasconderlo, si vedeva che era assetata. Posò le labbra sul taglio e, lentamente, cominciò a succhiare. All’inizio faceva male, ma una volta abituato alla sensazione di sentirmi svuotato era quasi piacevole. Per tutto il tempo lei non staccò gli occhi dai miei. Devo ammettere che il rosso nei suoi occhi faceva un po’ paura, ma lo sguardo era sempre lo stesso. Dopo qualche minuto sentii le gambe cedermi e fui costretto a sedermi. Stava diventando troppo, se avesse continuato così mi avrebbe dissanguato.
“A...Man..Da, basta”. Provai a dirle, ma lei non mi ascoltò. Continuò a succhiare e, in pochi secondi, persi conoscenza.


NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Cosa succederà a Liam?!
Beh, non lo so neanche io, lol.
Scusate l'assenza ma in questi giorni sono stata iperoccupata.
Per farmi perdonare ho allungato un po' il capitolo, contente? No, ok.
Non so, avevo deciso di fare un capitolo ad effetto, ma rileggendolo mi sono resa conto che è una cagata abnorme.
SORRYYYYYYYYYYYYYYYYY!
Voi fatemi sapere comunque che ne pensate.
PLEASEEEEEEEEEEEEEE RECENSITEEEEEEEEEEEEEEE!
Se volete su twitter sono @giorgia985
Se mi seguite avvisatemi che siete voi così ricambio.
Ora me ne vado sennò vi rompo.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia, quelli che l'hanno messa tra le
preferite, ricordate o seguite e anche quelli che la leggono e basta.
VI VOGLIO BENEEEEEEEEEEEEEEE (?)
Ora vado sul serio.
Ricordatevi di lasciarmi una piccola recensione.
BYEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
 


                                                      

 

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Capitolo 11
*** I Want You To Stay With Me ***


Cap 11 “I Want You To Stay With Me”

Amanda’s POV

Quando mi accorsi di quello che stavo facendo riuscii a fermarmi. Mi alzai e corsi lontana da lui. Avevo bisogno di calmarmi, così da potermi prendere cura di Liam. Era stato davvero così stupido? Gliel’avevo detto! Ero pericolosa! Ma lui aveva voluto aiutarmi comunque. Da una parte gli ero davvero grata di non avermi abbandonata e di avermi aiutata, ma dall’altra avrei voluto prenderlo a schiaffi per il rischio che aveva corso. Quando fui sicura di essermi calmata tornai da lui. Era svenuto. Mi chinai su di lui, cercando di non pensare al taglio ancora sanguinante sul suo braccio. Dopo un attento esame constatai che non era messo troppo male, e che con poche ora di riposo sarebbe tornato a stare bene. Ma io non potevo rimanere lì! Sicuramente Michael mi stava cercando e dovevo andarmene il prima possibile da quella città. Ma non potevo neanche lasciarlo da solo! Era colpa mia se Liam si trovava in questa situazione ed era compito mio prendermi cura di lui. Dove avrei dovuto portarlo? In quel momento mi ricordai di quando, insieme a Michael, eravamo arrivati in città. Pochi chilometri prima della città avevo visto una montagna non troppo alta dove, grazie alla mia vista da vampiro, ero riuscita a scorgere una grotta. Avrei potuto portarlo lì e, una volta rimesso in forze, lo avrei riportato a casa, per poi sparire di nuovo, questa volta per davvero. Decisi che era la cosa migliore da fare e me lo caricai sulla spalla. Cominciai a correre più veloce possibile. Se prima il pensiero che Michael mi trovasse mi spaventava, ora mi terrorizzava! Se ci avesse trovati insieme avrebbe ucciso anche Liam, e questo non potevo permetterlo. In poco tempo arrivai alla montagna e, in un’altra manciata di minuti, alla grotta. Non era per niente male, anzi! Era abbastanza spaziosa e dei buchi sul soffitto permettevano alla luce lunare di filtrare. In più il terreno era erboso, il che lo rendeva morbido. Facendo attenzione a non muoverlo troppo feci sdraiare Liam nella parte più nascosta della grotta. Mi strappai un pezzo di maglietta con il quale gli bendai il taglio. Faceva freddo, quella notte, ma non avevo la più pallida idea di come fare a riscaldarlo. Un fuoco? A parte il fatto che non sapevo proprio da dove iniziare per accenderlo, ma poi dovevamo evitare ogni fonte di luce che avrebbe potuto rivelare la nostra posizione. Tutto ciò che fui in grado di fare fu abbracciarlo, nel vano tentativo di
riscaldarlo un po’. E così la notte passò.
 

Liam’s POV
 

Una luce fortissima puntata proprio sulla mia faccia mi svegliò. Quando aprii gli occhi mi resi conto che la luce era semplicemente sole e che mi trovavo in una specie di grotta. Mi accorsi anche di non essere solo quando, alzando un po’ lo sguardo, incontrai quello di una Amanda sollevata, ma anche arrabbiata.
“COME DIAMINE TI E’ VENUTO IN MENTE DI FARE UNA COSA DEL GENERE? POTEVI MORIRE!”, mi urlò facendomi sobbalzare.
“Cosa dovevo fare? Stavi malissimo!”, risposi io.
“Me la sarei cavata, come al solito! Non c’era bisogno che tu mettessi in pericolo la tua vita! Mi hai fatta preoccupare tantissimo!”, disse venendo verso di me. Pensai che volesse continuare ad urlarmi contro, invece il suo sguardo si addolcì e mi abbracciò.
“Non farlo mai più, capito? So badare a me stessa”.
“Neanche tu però devi fare mai più una cosa del genere!”, le dissi ricordando perché si era creata quella situazione. Lei mi strinse ancora più forte, stando sempre attenta però a non farmi male.
“Mi dispiace. Pensavo che fosse l’unico modo per allontanarti da me, e lo penso ancora. Se non fosse stato per me tu adesso saresti a casa tua, con i tuoi amici e staresti bene! Ti sto allontanando dalla tua vita! Io non voglio questo! Io...”, la interruppi.
“Se non fosse stato per te ora sarei morto. Non mi stai allontanando da un bel niente! Ora la mia vita sei tu e mi faresti del male solo se te ne andassi. Sapevo i rischi che correvo continuando a frequentarti, ma l’ho fatto lo stesso. E’ stata una mia decisione rischiare tutto per aiutarti, questa notte, e lo rifarei altre mille volte, se ce ne fosse bisogno. Anche se poi sarei sicuro di morire. Sono abbastanza maturo da poter prendere le mie decisioni ed è per questo che ti chiedo di non andartene. Per favore, voglio che tu rimanga con me”, dissi. Lei rimase a bocca aperta, sicuramente sorpresa per quello che le avevo detto.
“Quindi? Rimarrai con me?”, lei abbassò lo sguardo, come se stesse pensando.
“Sì, rimarrò con te”, disse alla fine, sorridendomi. Non persi tempo, la presi e la baciai. Questo era un bacio vero, non come quelli che ci eravamo scambiati per caso. Lei rispose immediatamente al bacio, mettendo le braccia intorno al mio collo e avvicinandosi di più a me. Sentivo però che, per quanto stesse ricambiando, era comunque attenta a non lasciarsi andare completamente per paura di farmi male. Per cercare di farla rilassare la strinsi più vicina a me, ma ottenni solo uno sbuffo e velocemente si staccò da me.
“Liam... lo sai che potrebbe essere troppo pericoloso! Devi andarci piano!”, disse seria.
“Okay...”. Venimmo interrotti dal mio stomaco che fece un rumore stranissimo.
“Giusto! Non ho pensato al cibo!”, disse Amanda dandosi una piccola botta sulla fronte.
“Tranquilla, non fa niente...”.
“Sì che fa! Ti caccerei qualcosa ma non potremmo comunque accendere il fuoco per cucinare niente! Però mi pare di aver visto qualcosa ai piedi della montagna. Un bar! Potrei andarci io e prenderti qualcosa!”.
“Tu non ti muovi da qui!”, dissi io. Avevo paura che mi scappasse di nuovo. Lei sorrise intuendo il perché della mia risposta e mi si avvicinò.
“Ho promesso di non andarmene, e non lo farò”, e dai suoi occhi potevo vedere che era la verità. Sorrisi e annuii.
“Va bene, vai pure. Ma con quali soldi?”.
“E a cosa mi servono i soldi? Ti dimentichi che sono un vampiro!”, disse lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Non avrai intenzione di rubare, vero?”, le chiesi.
“Andiamo Liam! Siamo soli su una stupida montagna, a nasconderci da un vampiro che ci vuole morti e tu pensi a queste cose! Non abbiamo un centesimo! Come pensi di fare per mangiare? Beh, io so come arrangiarmi, ma tu?”, non aveva tutti i torti. Sospirai e annuii, come a dire di aver capito. Poi però ripensai a quello che aveva detto.
“In che senso “a nasconderci da un vampiro che ci vuole morti”? Cos’è successo?”.
“Beh... dopo che te sei andato sono tornata a casa e c’era anche Michael. Ho scoperto un paio di cosette che mi hanno fatta arrabbiare e allora abbiamo lottato. Mi sono salvata per un pelo e sono scappata. Poi ho incontrato te nel bosco e... beh, il resto lo sai”, raccontò.
“Cosa hai scoperto?”, le chiesi, ma il mio stomaco brontolò di nuovo.
“Te lo dico dopo. Ora vado a prenderti da mangiare. Tu resta qui”, disse scomparendo. E dove sarei dovuto andare? Sperai solo che ci mettesse poco, primo perché stavo morendo di fame, secondo perché mi annoiavo a stare da solo. Feci come facevo di solito quando non sapevo che fare, cioè prendere il cellulare ma... non c’era! Dovevo averlo lasciato nel parco quella notte. Imprecando mi alzai e cominciai ad ammirare la grotta. Era carina per essere solo un ammasso di rocce. Per fortuna in quel momento tornò Amanda con una busta gigante in braccio.
“Ti ho preso un bel po’ di cose, così non devo tornare giù. Ho soggiogato tutti perché non si ricordassero di me, ma meno ci facciamo vedere e meglio è”, disse porgendomi la busta. C’erano parecchi tramezzini di tutti i tipi, parecchie bottigliette d’acqua e qualche panino.
“Grazie”, dissi scartando un tramezzino e addentandolo. Era anche buono! Poi mi venne in mente che lei non poteva mangiare queste cose.
“E tu come farai?”.
“Tranquillo, so come fare. Ogni tanto passa qualche scalatore da queste parti. In più, avendo il bar proprio ai piedi della montagna, posso farci un salto e sperare che ci sia qualcuno”, rabbrividii al pensiero di ciò che intendeva.
“Hai mangiato oggi?”, volevo essere sicuro che stesse bene. Dopotutto non ero l’unico ad essere ridotto male.
“Sì, tranquillo”, mi rispose sedendosi vicino a me. Per un po’ mi limitai a mangiare in silenzio, ma poi mi ricordai della nostra conversazione lasciata in sospeso.
“Allora, che cosa hai scoperto ieri?”, le chiesi.
“Beh, intanto mi aveva detto di trasformarti sapendo che pur di non farlo ti avrei lasciato. Poi mi ha detto perché mi ha tenuta prigioniera in questi 4 anni. Ha detto che ho un potere speciale, ma non mi ha voluto dire quale”. Potere speciale? La mia Amanda?
“Che tipo di potere potrebbe essere?”, chiesi incuriosito. Volevo sapere tutto di lei.
“Non so. Potrebbe essere qualsiasi cosa! Però dovrebbe essere qualcosa di grande se mi ha rinchiusa pur di non farmi trovare da altri vampiri. Qualcosa che potrebbe tornare utile ad un vampiro. Ti vieni niente in mente?”. Cosa ne potevo sapere io? Non conoscevo nessun’altro vampiro con cui fare dei paragoni per vedere se in lei c’era qualcosa di diverso. Sapevo solo quello che mi aveva detto lei. Però ripensandoci c’era qualcosa che mi aveva detto che la differenziava dagli altri...
“Non hai detto che non riuscivi a farmi... quella cosa della mente?”. Lei sembrò illuminarsi.
“Certo! E’ vero! Non riesco a soggiogarti! Ma questo sarebbe un potere? Casomai è uno svantaggio!”, disse alzandosi e prendendo a camminare avanti e indietro nella grotta.
“E se fosse comunque qualcosa legato al soggiogamento?”.
“Potrebbe essere, ma non mi sembra di aver mai fatto niente di anormale...”.Rimanemmo in silenzio per un po’, ognuno immerso nei propri pensieri. Ad un certo punto però Amanda ruppe il silenzio.
“Grrrr che fastidio! Perché non me l’ha detto? Ora come ora lo andrei a cercare solo per sapere che diamine di potere ho!”, disse tornando a sedersi vicino a me. Io ridacchiai. Era davvero buffa così: aveva il broncio e quel labbretto sporgente non faceva altro che renderla più carina.
“E’ così tanto importante?”, chiesi io. Lei ci pensò un po’ su e poi mi rispose.
“In realtà... no. Beh, vorrei tanto sapere cos’è che mi differenzia dagli altri vampiri e qual è il potere che mi ha fatto diventare la prigioniera di Michael, ma posso sopravvivere anche senza saperlo. Ora faremmo meglio a pensare ad altro. Io ho bisogno di sparire per un po’, e forse anche tu. Se non troverà me si vendicherà su di te e questo non deve accadere. Come facciamo però? Di certo la gente noterà la scomparsa di Liam Payne!”.
“Per quello non c’è problema, posso telefonare ai...”, poi mi resi conto di non avere il cellulare.
“Cosa c’è?”, chiese Amanda.
“Non ho il cellulare e quindi non posso avvisare nessuno”, disse sconsolato. Non era mia intensione far preoccupare tutti per la mia scomparsa.
“Potremmo cercare una cabina telefonica. Sai il numero a memoria?”, mi chiese. Come potevo scordare il numero di quel cretino di Horan che mi chiamava anche se eravamo a due camere di distanza? Annuii per rispondere alla sua domanda e quando si alzò da terra la imitai.
“Forza. Prima avvisi tutti che stai bene e meglio è”, disse esortandomi a seguirla.
“E dove la troviamo una cabina telefonica su una montagna?”.
“Beh, naturalmente dobbiamo scendere. Mi pare di averne vista una, vicino al bar. Dai, salta su” disse tendendomi la mano.
“In che senso?”, chiesi confuso.
“Vuoi farti tutta questa strada a piedi? Forza, salimi sulla schiena così arriviamo in un attimo”. Riluttante mi avvicinai e provai ad arrampicarmi su di lei. La scena era terribilmente comica e avrei anche riso se non fossi stato io a fare la figura dell’imbecille.
“Ma non ti peso?”, chiesi mentre imitavo un bradipo ubriaco cercando di salirle sulla schiena.
“Ma certo che no! Sei un moscerino in confronto a me!”, disse lei ridendo.
“Ma grazie!”, dissi quando finalmente ero riuscito a salire.
“Pronto? Si parte!”, urlò e senza aspettare la mia risposta partì. Se avessi mangiato qualcosa di più di un tramezzino sicuramente le avrei vomitato in testa. Non pensavo che si potesse andare così veloci! Vedevo tutte le cose intorno a me sfrecciare via velocemente e quasi non riuscivo a riconoscere cosa stavo guardando. Pensai a cosa sarebbe successo se fossimo andati a sbattere contro qualcosa. Scacciai via il pensiero immediatamente per non cominciare a tremare come un bambino. Finalmente, dopo soli pochi minuti, Amanda si fermò. Appena ne ebbi l’occasione mi lasciai scivolare giù fino ad atterrare con il sedere per terra.
“Oh mamma! NON-FARLO-MAI-PIU’!”, le urlai. Lei cominciò a ridere. Ma cosa si rideva?
“Sei tutto verde! Puoi fare concorrenza a Hulk, o ad un alieno! Ahahahahahahaha”, e lo trovava divertente? All’improvviso l’idea di vomitarle in testa non mi sembrava più tanto brutta.
“Dai Omino Verde, alzati. Dobbiamo chiamare i tuoi amici”. Disse aiutandomi ad alzarmi. Quando fui sicuro di poter camminare le feci un cenno e lei cominciò ad andare. Visto che non sapevo in che direzione era la cabina mi limitai a seguirla. Dopo pochi passi arrivammo davanti ad un bar malconcio e sporco.
“La cabina è proprio dietro il bar”, mi disse per poi fermarsi.
“Non vieni?”.
“Penso che tu abbia bisogno di un po’ di privacy per parlare con i tuoi amici. Non scordare che non li vedrai per un bel po’ di tempo”. Giusto. Non ci avevo pensato.
“Allora io vado”, dissi incamminandomi nella direzione che mi aveva indicato.
 

Amanda’s POV


Era giusto che parlasse con i suoi amici da solo. Avevo visto che tipo di rapporto c’era tra di loro e potevo ricordare benissimo le sere in cui, vedendo i loro video, mi chiedevo se in futuro avrei mai avuto l’occasione di avere un’amicizia forte come la loro. Non sapevo per quanto saremmo stati via, ma sicuramente per tanto tempo. I miei pensieri vennero interrotti da un tonfo, proveniente proprio dalla direzione della cabina. Preoccupata mi avvicinai a dove sapevo si trovava Liam e... rimasi di sasso. Del bel ragazzo moro non c’era più nessuna traccia.
“Liam?”, lo chiamai ad alta voce. Dove poteva essere andato? E se non era andato da nessuna parte?
“Liam?”, lo richiamai.
“Liam ti prego rispondi!”. Ero in preda al panico. La mia attenzione fu catturata da un biglietto, a terra, vicino alla cabina. Lo raccolsi e lessi cosa c’èra scritto:

Pensavi davvero di riuscire a sfuggirmi? Beh, non è stato per niente difficile trovarvi. Avrei potuto ucciderti subito ma dove sarebbe stato lo sfizio? Come avrai notato ho preso il tuo amichetto. Chissà come sarà bello giocare un po’ con lui! Ciao ciao Amanda.

Michael.


Hola chicas! (?)
Come va? A me abbastanza bene, ma tanto non ve ne frega niente, lol.
Scusate per il ritardo ma anche se ho avuto tutte le vacanze di Pasqua non ho trovato un attimo per aggiornare.
Allora, questo è un capitolo con parecchi colpi di scena! Cosa succederà a Liam??
Vorrei ringraziare chiunque abbia recensito o messo tra le preferite/ricordate/deguite questa storia.
E' una delle prime che scrivo e ci sono affezionata.
Va beeeeeeeeeeeeene.
Mi accontentate se vi chiedo di lasciarmi una recensione?
Per favoooooooreeeeeeeee!
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo.
Tanti bacini (?)
Giorgia.

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Capitolo 12
*** Torture ***


Cap 12- Torture

No...
No...
NO NO NO NO NO!
Come avevo fatto ad essere così stupida? Lo avevo lasciato solo e Michael ne aveva approfittato. Chissà cosa gli avrebbe fatto! Mi gettai a terra in ginocchio e una nuvoletta di polvere mi coprì quasi completamente.
“NOOOOOO!”, urlai spaventata... distrutta. Mi aveva già portato via la mia famiglia, la mia vita, che per quanto poteva far schifo era comunque VITA e non solo una lotta a chi riesce a sopravvivere come quella, e ora mi aveva portato via anche la cosa più importante nella mia vita: Liam. Lo sapevo, avrei dovuto lasciarlo stare, fargli vivere la sua vita e scomparire. Ma ero stata troppo stupida e egoista. Urlai ancora prendendomi la testa tra le mani. Ormai le lacrime avevano cominciato a scorrere sul mio viso, irrefrenabili. Dovevo trovarlo. Non mi importava se poi sarei morta, se mi avrebbe torturata. Non gliel’avrei data vinta. Liam non c’entrava niente in questa questione ed era stato un vigliacco a prenderlo per arrivare a me. Lo avrei trovato e liberato. Dovevo solo capire come.
 
Liam’s POV
 
Un forte dolore all’altezza dei polsi mi destò dal mio sonno. Alzai lo sguardo e vidi che il dolore era dovuto alle corde che mi legavano ad una barra di ferro. Erano decisamente troppo strette, tanto che la parte dolorante stava cominciando a scurirsi, tendendo al viola. Cercai di slegarmi, ma riuscii solo a peggiorare la situazione. Cos’era successo? Perché mi trovavo lì? Ripercorsi i miei ricordi. Ero sicuro di trovarmi con Amanda... sì, stavamo scappando da qualcuno...
Michael!
Eravamo scesi dalla montagna perché io potessi avvisare i miei amici prima di partire, forse per non tornare mai più. Mi era spuntato alle spalle e mi aveva fatto sbattere la testa da qualche parte. Avevo perso conoscenza e ora mi trovavo lì. Perché non mi ero accorto di niente? E dov’era Amanda?
“Puoi provare quanto vuoi, ma non credo che riuscirai a liberarti”. Una voce profonda e scura mi destò dai miei pensieri. Mi girai per quanto mi permettevano le corde e, malgrado l’oscurità, riuscii a scorgere una figura appoggiata ad uno dei muri della piccola stanza.
“Dov’è Amanda?”, gracchiai con la gola dolorante e secca.
“Non lo so. Presumo ci stia cercando. Sono certo di non averle fornito nessun indizio nel biglietto che le ho lasciato, quindi non sarà qui molto presto. Non so neanche se riuscirà ad arrivare qui. Comunque non farà in tempo a vederti un ultima volta... vivo”. Quelle parole mi bloccarono il respiro. Cosa sarebbe successo ora? Almeno Amanda era al sicuro, per il momento. Pregai solo che non trovasse quel posto tanto facilmente. Ero disposto a morire, se ciò significava proteggere lei.
“Ma ripensandoci... ucciderti così non avrebbe senso. Aspetterò che lei sia qui per farlo, in modo da farle vedere che è tutta colpa sua. Credo che poi non ci sarà neanche bisogno di ucciderla. Sarà semplicemente una morta che cammina, non che non lo fosse già prima”, continuò Michael.
“Amanda non è stupida. Sa quello che succederà se verrà qui e non lo farà. Stai solo sprecando tempo”, dissi cercando di non pensare al dolore provocato dalle corde.
“E’ proprio qui che ti sbagli. Amanda ti ama! Ed è per questo che ti cercherà e non si fermerà finché non ti avrà trovato”, disse avvicinandosi fino a trovarci faccia a faccia.
“Però... perché non divertirmi nel frattempo?”, disse e poi non vidi più niente. Sentii solo un dolore atroce, proprio sul collo.
 
Amanda’s POV
 
Dai Amanda pensa! Dove potrebbe portare un ostaggio un tipo come Michael? Beh, certamente in un posto difficile da trovare, ma non impossibile. Lui voleva che lo trovassi, perciò non avrebbe avuto senso nascondersi così bene. Dopo aver passato tanto tempo a terra a piangere e urlare mi ero resa conto che così non facevo nessun passo avanti per trovare Liam. Così avevo trovato quelle poche forze che avevo e mi ero trascinata fin sopra la montagna. Sentire l’odore di Liam ancora fresco nella grotta mi aveva fatta crollare nuovamente, ma quello non era il momento per essere debole: dovevo trovare Liam. Nel biglietto che quel vigliacco mi aveva lasciato non c’era nessun indizio di dove potessero essere, così non avevo nessun’idea. Doveva essere un posto non troppo lontano, che avessi già visto prima. Casa nostra? Troppo semplice. Casa di Liam? Troppe persone trai piedi, anche se ero sicura che non si sarebbe fatto problemi ad eliminarle tutte. Il pensiero dei corpi di quelli che erano stati i miei idoli solo 4 anni prima a terra e senza vita quasi mi fece crollare di nuovo, ma tenni duro. Magari era un posto dove Michael passava molto tempo. Ma questo non facilitava le cose, perché lui non mi aveva mai permesso di avvicinarmi ai suoi affari. Ma se fosse stato così, invece? Dove potevo trovare qualche indizio su come trovarli? La mia mente lavorò in fretta e, finalmente, elaborò un’idea decente. Cominciai a correre più veloce che potevo per arrivare a destinazione, incurante di essere vista da qualcuno. In quel momento non mi importava niente, se non di trovare Liam. Continuai a correre e rallentai giusto un po’ quando arrivai nei pressi della città. Da lì impiegai pochi minuti per arrivare a destinazione. Quando giunsi davanti a quella che prima chiamavo “casa”  mi fermai. Se c’era qualcosa che mi avrebbe potuto aiutare, doveva essere lì. Entrai dalla porta che era stata lasciata aperta e cominciai a cercare. Partii dalla camera di Michael e guardai dappertutto: nei cassetti, in mezzo ai libri, sulle mensole, nell’armadio... niente. Cercai anche un doppio fondo nel grande armadio di legno, ma non c’era niente neanche lì. Dove altro potevo cercare? In quel momento sentii in suono... tipo una musichetta. Speranzosa le seguii e arrivai così in cucina. Riconobbi la musica: il cellulare di Michael. Mi misi a cerarlo dappertutto, ma proprio quando avevo capito dove poteva essere, si spense.
“Dannazione!”, urlai frustrata. Ma forse avevo capito dove cercare. Mi avvicinai al cumulo di pezzi di legno e vetro, creati dalla nostra lotta, e cominciai a cercare. Stavo per arrendermi quando un’altra musichetta riempì il silenzio. Questa era più corta, ma mi aiutò comunque, anche perché il cellulare si era illuminato. Finalmente riuscii a trovarlo. Sbloccai lo schermo e delle scritte apparvero immediatamente: 2 chiamate perse e 1 messaggio da James.
James. Chi era? Forse un suo amico? Aprii il messaggio...

Si può sapere dove sei finito? Perché non rispondi? Qui è tutto pronto, mancate solo tu e il ragazzo.
James.

Quindi erano da quel James! Finalmente avevo una pista da seguire! Ora dovevo solo capire dove abitava James...
 
Liam’s POV
 
Mi svegliai un’altra volta per il dolore ai polsi, ma questa volta non erano le uniche cose a farmi male: collo, gambe, braccia, stomaco... ero tutto un dolore. Emisi un gemito quando cercai di liberarmi, purtroppo invano.
“Ancora non ti arrendi?”, chiese Michael a pochi passi da me. Alzai lo sguardo per vederlo meglio, e vidi che non era solo. Un uomo biondo con gli occhi scuri si trovava al suo fianco. Anche lui era alquanto muscoloso, e, vista pelle diafana, era evidente che fosse un vampiro.
“Chi sei tu?”, chiesi con la voce strozzata.
“Sono James, un amico di Michael. Ero venuto per vedere chi fosse l’umano così stolto da frequentare una vampira, pensando di farla franca”, disse il biondo sorridendo malignamente. Provai a girare il collo dolorante, ma una fitta quasi mi fece urlare.
“Cosa mi hai fatto?”, chiesi a Michael mordendomi le labbra. Non avrebbe sentito neanche un lamento da me.
“Ti ho solo assaggiato. Per la cronaca, sei anche gustoso”, ripose ghignando. La voglia di saltargli addosso crebbe, ma tanto non avrei potuto fare niente neanche se fossi stato slegato e in forze. Era un vampiro, e anche molto forte. Aspetta... mi aveva morso, quindi ora ero...
“Quindi mi hai tra...”.
“No idiota! Amanda non ti ha davvero detto niente su di noi? Se ti mordessi ti trasformerei, a meno che non ti faccia bere il mio sangue, cose che ho fatto”, quasi vomitai dopo essermi reso conto di avere qualcosa di quel mostro nel mio corpo. Però questo Amanda questo non me l’aveva detto. Eppure mi aveva morso...
“Michael, posso provarlo? Voglio sentire se è davvero così delizioso come dici”, disse James sghignazzando.
“Ma certo James, dopotutto questa è casa tua. Fai quello che vuoi, ma stai attento a non ucciderlo o trasformarlo”, lo avvertì Michael per poi allontanarsi, lasciando campo libero all’amico.
“Ora ci divertiamo...”, disse prima di venirmi vicino. Mi prese i capelli e tirandomeli mi fece piegare il collo, scoprendo la parte ancora pulita. Mi morse, e dovetti davvero sforzarmi per non urlare dal dolore. Non gli avrei mai dato quella soddisfazione, e quella volta sarei rimasto cosciente. Dopo pochi minuti che sembravano ore si staccò leccandosi le labbra. Immediatamente cominciai a sentire caldo, troppo caldo. Sembrava che il collo mi stesse andando a fuoco.
“James, mi raccomando...”, lo ammonì Michael.
“Mi stavo solo divertendo un po’”, disse sbuffando per poi mordersi il polso, creando una ferita. Si chinò su di me e mi premette il polso sulle labbra, costringendomi a bere il suo sangue. Provai a ribellarmi, ma riuscì comunque nel suo intento. Appena si staccò sputai tutto il sangue che mi era rimasto in bocca.
“Piccolo stupido umano, come osi? Dovresti sentirti onorato ad avere del sangue vampiro nel tuo organismo! Siete davvero delle creature inferiori, non meritate di vivere!”, urlò Michael e in nemmeno un secondo mi arrivò un colpo alla gamba, fortissimo. Cedetti e urlai per il dolore. Avevo sentito l’osso spezzarsi e non potevo fare niente per colpa delle braccia legate.
“Attento Michael! Non dobbiamo ancora ucciderlo. Dopo potrai sfogarti come si deve, ora andiamo. Sono certo che Amanda sarà qui tra poco”, disse prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori, lasciandomi solo, in agonia.
 
Amanda’s POV
 
Sapevo dove erano, più o meno, dovevo solo capire come rintracciarli definitivamente. In casa non avevo trovato niente che potesse dirmi come arrivare a casa di quel James. Eppure avevo cercato dappertutto! Poi finalmente mi venne il lampo di genio. Mi fiondai sul cellulare di Michael e riaprii il messaggio di James. Mi ricordavo perfettamente una scena di circa un anno prima...

“Non puoi spiarmi così”, urlai infuriata.
“Sì che posso. Io sono il tuo creatore e posso fare quello che voglio. E poi non ti sto spiando. E’ solo un modo per rintracciarti qualora ti dovesse succedere qualcosa”, disse Michael.
“Ma cosa vuoi che mi succeda? Sono un vampiro! Nessuno può ferirmi!”.
“Non hai ancora visto niente, Amanda”.
“Certo, perché tu non mi permetti di farlo”, dissi stizzita per poi uscire di casa sbattendo la porta. Era riuscito a inserire un programma nel suo cellulare che poteva rintracciare
qualsiasi cellulare di cui avesse il numero, e la cosa mi infastidiva parecchio...


“SIIIIIIIII”, urlai entusiasta per aver capito come trovarli. Schiacciai i pulsanti giusti e alla fine riuscii a far funzionare quel coso. In base al telefono la casa di James si trovava in periferia. Grazie a quel coso avevo anche l’indirizzo. Ora non dovevo fare altro che andare lì e... e? Cosa potevo fare? Di sicuro non ci sarebbe stato solo lui, ma anche James, e io non potevo fare niente contro due vampiri. Ma di sicuro non sarei rimasta lì mentre torturavano Liam! Di sicuro sarei morta, ma almeno avrei provato a difenderlo. Feci un respiro profondo e, tenendo il cellulare in mano, uscii di casa. Mi avviai correndo non troppo veloce, in modo da prestare attenzione alle strade che dovevo prendere e finalmente arrivai alla via che il cellulare mi indicava. Mi fermai un po’ prima, in modo da non rivelare la mia presenza. Avevo bisogno di un piano, solo così avrei avuto una minima speranza contro quei due. Cominciai a pensare a cosa potevo fare, quando sentii un urlo di dolore. Era straziante e la cosa brutta era che sapevo perfettamente da chi veniva. Mandai a quel paese tutti i piani e corsi verso la casa, pronta ad affrontare il mio destino.


Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Scusate l'attesa, ma davvero non ho trovato un misero minutino per scrivere.
Il capitolo l'ho scritto tutto tra oggi pomeriggio e questa sera.
Va beeeeeene, che ne pensate?
A me stranamente piace, lol.
Vorrei annunciare che la storia sta per finire, ma se avrete voglia di seguirmi
ancora presto ne metterò un'altra che ho già cominciato a scrivere, questa
volta con Harry però.
Se vi va vorreste passare da questa os su Louis scritta a 4 mani con in love with horan?
Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1754797&i=1
Grazie mille a chi passerà.
Un ultima cosa e poi me ne vado.
E' tanto chiedervi una piccola recensione?
La storia sta per finire e vorrei davvero sentire il parere di chi è arrivato a
leggerla fin qui.
Grazie mille a tutti quanti.
Boh, oggi sono dolciosa, lol.
Ora vado che rompo.
Ciaooooooooooooo!
xx

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Capitolo 13
*** Free ***


Cap 13 “Free”

Amanda’s POV

Entrai nella casa, spaventata quanto decisa e determinata ad uscirne vittoriosa. Stranamente non c’era nessuno. Eppure avevo fatto abbastanza rumore entrando.
“Meglio per me”, pensai muovendomi furtivamente. Ero sicura che fosse quello il posto. Avevo sentito Liam urlare poco prima. Cercai di tenere lontane dalla mente l’urlo straziante. Avevo bisogno di pensare lucidamente per riuscire a salvarlo. Sentii dei passi e mi nascosi nella prima stanza che trovai. I passi si fecero più vicini ed io mi rannicchiai dietro un mobile vecchio e puzzolente.
“Ma dove sono George e Paul?”, chiese Michael. Repressi l’impulso di saltargli alla gola e staccargli la testa e restai in ascolto.
“Li ho mandati a fare una piccola commissione. Ci avrebbero solo creato fastidio...”.
“Aspetta. Lo senti anche tu?”. Mi bloccai sul posto, smettendo di respirare. Se mi avessero scoperta mi avrebbero uccisa prima che potessi fare niente. E sfortunatamente Michael era bravissimo a trovare le persone.
“Credo che la tua vampirella sia arrivata, Michael”, disse quello che doveva essere James.
“Non facciamola aspettare allora”, mi rannicchiai ancora di più, pronta ad essere scoperta e uccisa, ma contro ogni mia previsione la porta della stanza nella quale ero rifugiata non si aprì. Sentii quella di ingresso sbattere e capii che erano usciti. Pensavano che fossi ancora fuori? Michael stava perdendo colpi! Cercando di non fare rumore mi alzai e sgusciai fuori dalla stanza. Dovevo solo capire dove tenevano Liam. Un odore forte quanto gustoso attirò la mia attenzione. Lo conoscevo benissimo: era l’odore da cui avevo cercato di fuggire e che, per quanto buono potesse essere, ormai non mi faceva nessun effetto. Almeno non quanto il proprietario di quell’odore. Annusando l’aria seguii la scia, che mi portò davanti ad un’enorme porta, anch’essa di legno. La aprii, sperando che non scricchiolasse, e scesi le scale buie. Sbucai in una specie di cantina buia, sporca e fredda. L’odore si era fatto ancora più forte, segno che Liam doveva essere lì da qualche parte.
“Amanda?!”, sentii una voce chiamarmi. Era più che altro un sospiro, ma riuscii a sentirlo chiaramente. Mi voltai e mi trovai davanti uno spettacolo raccapricciante. Liam era a terra, con i polsi legati ad una barra di ferro fissata al muro, pieno di sangue e con un’espressione sofferente. La cosa più terrificante era la gamba, che era piegata in una strana angolazione.
“Oddio...” sussurrai prima di correre da lui.
“Perché sei venuta? Ora ti uccideranno!”, mi disse cercando di non fare smorfie per il dolore. Gli presi il volto tra le mani, cercando di non fargli male. Gli asciugai il sudore che gli imperlava la fronte e gli controllai le ferite sul collo. Quei due esseri viscidi lo avevano morso. Ringhiai sommessamente e poi passai a controllare la gamba.
“Non toccarla! Ti prego, ma fa troppo male...”, disse respirando affannosamente. Annuii, tanto riuscivo a vedere anche senza toccarla che era rotta. Lo osservai un’altra volta, prima che gli occhi mi si riempissero di lacrime.
“Cosa ti hanno fatto?”, chiesi abbracciandolo senza stringerlo troppo. Lui gemette ed io spostai lo sguardo verso i suoi polsi che stavano diventando viola. Cominciai a sciogliere i nodi, cercando di fare più velocemente possibile. Chi lo aveva legato aveva fatto davvero un buon lavoro. Finalmente, dopo molto tempo, riuscii a liberarlo. Lasciò cadere le braccia lungo il corpo e si massaggiò i polsi. Dovevamo sbrigarci se volevamo uscire da lì vivi. Mi chinai verso di lui e gli diedi un veloce bacio a stampo, per poi aiutarlo a mettersi in piedi. Quando provai a prenderlo in braccio lui si rifiutò, dicendo che poteva camminare. Ma era affaticato e non poteva poggiare la gamba a terra.
“Non fare l’idiota e fatti aiutare”, dissi caricandomelo su una spalla e cominciando a camminare. Arrivai davanti alla porta che dava sulle scale, la aprii e... urlai.
“Eccola finalmente! Lo sapevo che ci avresti trovati. Ma che fai? Già te ne vai? Lo sai che è maleducazione? Dai, siediti un po’”, disse Michael e poi sentii un forte dolore alla spalla. Ci spinse dalle scale e feci appena in tempo ad afferrare Liam e a trattenerlo sopra di me che raggiungemmo il pavimento. La spinta era stata forte, tant’è che ci trovavamo molto più distanti dalla rampa di scale. Ero sicura di avere una spalla lussata, ma non potevo fare niente con Liam ancora addosso. Lo aiutai ad alzarsi con il braccio ancora sano e poi, dopo essermi alzata ed essermi messa davanti a lui per proteggerlo, feci fare quel doloroso “pop” alla mia spalla, che indicava che era tornata normale. Intanto i due stavano scendendo le scale tranquillamente, come se fossimo davvero degli ospiti venuti in visita.
“Allora Amanda, racconta. Come hai fatto a trovarci?”, chiese Michael ghignando, seguito dall’uomo biondo. Non diedi nessun cenno di voler rispondere e mi limitai a guardarli con uno sguardo truce. Avrei voluto attaccarli, fargli pagare ogni singola sofferenza che avevano inflitto a Liam, ma così lo avrei lasciato scoperto e uno dei due ne avrebbe approfittato.
“Sarà che sono intelligente, o forse sei tu ad essere stupido, chi lo sa”, dissi facendo spallucce. Michael ringhiò e mi guardò con uno sguardo crudele e di disprezzo.
“Sei sempre stata così, ribelle, non hai mai accettato il fatto di essere sottomessa a me. Hai fatto sempre di testa tua, e queste sono state le conseguenze. Sei testarda, Amanda, e la tua testardaggine ti porterà alla morte. Per quanto riguarda il tuo amichetto, sei stata tu a condurlo qui, e solo tu sarai colpevole della sua morte”, disse guardandomi negli occhi.
“Non è vero!”. Mi immobilizzai quando sentii Liam urlare.
“Non è vero, non è stata colpa sua! Lei ha provato ad andarsene, a lasciarmi stare, ma sono stato io a volere che rimanesse. Non ha colpe, quindi lasciatela stare”, disse a voce alta, mascherando ogni accenno di sofferenza.
“Lo capisci che non è questo il punto, ragazzino?”, chiese quello biondo.
“Infatti, non è questo il punto! Non c’entra niente il fatto che io sia rimasta con lui. Questa è la mia vita e tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare!”, dissi guardando Michael.
“IO SONO IL TUO CREATORE!”, urlo dando un calcio ad una sedia. La fece schiantare contro il muro e quasi si sbriciolò.
“Appunto. Sei il mio creatore, non mio padre. Non devo sottostare ai tuoi voleri. Mi hai tenuta solo per via del mio dono, e sei stato così vigliacco da prendere Liam solo per attirarmi qui. Che c’è, ti sei rammollito all’improvviso? Sei così debole da dover scendere così in basso per ottenere quello che vuoi?”.
“STA’ ZITTA!”, urlò, prima di lanciarsi addosso a noi. Ero preparata per quell’attacco, quindi riuscii a difendermi, tenendolo lontano da me e da Liam. Portai Liam in un angolo della stanza in modo da tenerlo lontano e tornai dai due vampiri. Michael non aspettò per riattaccarmi e questa volta riuscì a farmi volare all’indietro, facendomi sbattere al muro. Ne approfittò e mi balzo addosso bloccandomi le braccia e le gambe. Era davvero troppo forte e non riuscivo a liberarmi.
“Adesso ci divertiamo”, disse prima di fare una cosa totalmente inaspettata. Avvicinò il volto al mio e in pochissimo tempo unì le nostre labbra. Rimasi totalmente pietrificata. Cosa stava facendo? Non avrebbe dovuto uccidermi? O forse prima voleva portarmi via quel poco che mi era rimasto? Quando riuscii a sbloccarmi gli morsi le labbra, facendolo staccare velocemente.
“Piccola bastarda”, disse succhiandosi il labbro sanguinante.
“Adesso ti faccio vedere io. James, aiutami!”, disse e il biondo mi fu subito sopra.
“Reggile le mani e sta’ attento, non è una facile”, disse ghignando. Se prima ero spaventata dal pensiero di morire, adesso ero terrorizzata. Non riuscivo a reagire. Potevo solo stare lì, immobile, mentre Michael passava una mano sul mio fianco. Cominciò ad alzare la maglia ed io urlai.
“Lasciami andare! Vuoi davvero cadere così in basso? Porco bastardo!”, immediatamente mi arrivò uno schiaffo sulla guancia, che mi fece voltare la testa da un lato. Incontrai lo sguardo di Liam che, a fatica, stava cercando di camminare verso di noi per aiutarmi. Gli feci segno di fermarsi, ma lui continuò a camminare, cercando di fare più veloce possibile.
“Il tuo fidanzatino vuole aiutarti, eh? Tranquilla, non lasceremo che si annoi. James, ci pensi tu?”, disse il mostro sopra di me. La stretta delle mani del biondo intorno ai miei venne rapidamente sostituita dalle mani di Michael, che stringevano ancora più forte. Mi girò la testa, in modo che potessi guardare Liam e cominciò a ridere. Rideva come un sadico, un pazzo. Avevo davvero vissuto con quel mostro per 4 anni? Intanto James si stava avvicinando a Liam, rimanendo però con lo sguardo verso di me, come se volesse vedere anche lui la mia reazione. Liam intanto aveva cominciato ad arretrare e a guardarsi intorno per cercare qualcosa che lo potesse aiutare.
“NO!”, urlai cercando di liberarmi dalla stretta di Michael.
“Invece sì. Ora vedrai il ragazzo che ami morire”, ricominciò a ridere. James continuava ad avanzare, guardandomi.
“NO! FERMO!”, urlai e lui... si fermò! Il suo sguardo era rimasto fisso nel mio, ma adesso non c’era nessun cenno di malvagità. Sembrava che si fosse incantato, proprio come gli umani reagivano al soggiogamento. Michael si irrigidì e cercò di farmi spostare la testa, in modo da interrompere il contatto visivo con James, ma le sue mani erano troppo impegnate a trattenere i miei polsi.
Torna indietro”, dissi, sempre fissando gli occhi di James. Lui si girò e, continuando a guardarmi, tornò indietro. In quel momento capii. Era quello il mio potere! Aveva ragione Liam, il mio potere era legato al soggiogamento. In qualche modo ero riuscita a soggiogare James, il che era impossibile per un vampiro. Era contro natura per un vampiro riuscire a soggiogarne un altro. Beh, non per me. Sorrisi girando la testa per guardare Michael. Aveva gli occhi sbarrati e alcuni ciuffi di capelli neri gli cadevano disordinati sul viso.
“Quindi è questo il mio potere, vero?”, gli chiesi sempre sorridendo. Mi girai verso Liam: sorrideva, nonostante il dolore. In un attimo Michael si spostò dal mio corpo e scappò in un angolo della stanza.
“Cosa c’è, hai paura che soggioghi anche te?”, gli chiesi. Intanto James mi aveva raggiunto e mi fissava con gli occhi da pesce lesso. Mi avvicinai a Liam, che mi abbracciò contento.
“Non essere contento. Lui è ancora qui e siamo in pericolo. Dobbiamo stare attenti”, gli sussurrai nell’orecchio in modo da non farmi sentire da Michael. Evidentemente non riuscii nel mio intento perché sentii una risatina dall’angolo opposto della stanza.
“Hai ragione. Io sono ancora qui e non sarà di certo uno stupido trucchetto mentale che mi impedirà di uccidervi entrambi”, disse avvicinandosi. Quasi inconsciamente mi spostai in modo da coprire Liam.
“Smettila”.
“Cosa?”, chiesi rispondendo al sussurro del ragazzo dietro di me.
“Smettila di proteggere me e pensa a te stessa”. Scossi la testa per fargli capire che non gli avrei dato retta. Non potevo di certo lasciarlo indifeso davanti ad un vampiro come Michael! Intanto lui si avvicinava ed io non sapevo cosa fare. Beh, in realtà lo sapevo, dovevo solo concentrarmi...
“Non vuoi sapere che ne è stato della tua famiglia, Amanda?”. Mi bloccai. Cosa aveva detto? Lo guardai interrogativa.
“La tua famiglia! Non dirmi che non te la ricordi! So di tutte quelle cose che nascondi nell’armadio. Vuoi sapere che cosa gli è successo?”.
“Non farti ingannare”, sussurrò Liam.
“E non vuoi sapere come mai non riesci a soggiogare il tuo ragazzo?”, chiese ancora Michael. A questa domanda Liam si irrigidì, come se fosse interessato. Sapevo che era solo un modo per distrarmi, ma la tentazione era troppo forte. Per 4 anni mi ero sempre posta le stesse domande riguardanti la mia famiglia, e adesso avevo la possibilità di sapere tutto. Inoltre, era parecchio tempo ormai che mi chiedevo perché non riuscissi a soggiogare Liam. Michael fece un altro passo avanti e questo mi distolse dai miei pensieri. No, voleva solo distrarmi. Non mi avrebbe mai detto niente.
“Sì certo, perché tu mi dirai tutto, no? Come quando mi hai detto del mio potere speciale...”, dissi e lui, una volta capito che il suo piano non stava funzionando, smise di ghignare.
“Quindi non vuoi sapere niente di tua sorella Samantha? Non vuoi sapere se è viva o morta, se ti sta cercando o no? Davvero non ti interessano questo cose?”, mi chiese ancora.
“Certo che mi interessano, ma so già che tu non mi dirai niente!”, risposi. Fu un secondo, un battito di ciglia. Sentii un ringhio provenire dalla gola di Michael e poi sparì. Sapevo che era ancora lì e che stava solo cercando il modo migliore di attaccare. Non feci in tempo a fare un passo indietro che venni scaraventata per terra, lontana da Liam.
“Amanda!”, lo sentii gridare. Mi rialzai velocemente, ma delle mani forti mi respinsero giù. Cercai di fuggire, ma la sua presa era troppo forte. Sapevo cosa dovevo fare,ma avevo bisogno di concentrazione...
“Ho intenzione di ucciderti. Anzi, prima ucciderò il tuo ragazzo, proprio davanti ai tuoi occhi, e farò in modo che la sua morte sia lenta e dolorosa. E tu soffrirai con lui. Perché è questo che è l’amore, no? Si gioisce e si soffre insieme. Peccato che voi conoscerete solo le sofferenze”. Mi sussurrò quelle parole nell’orecchio e, presa dai brividi di terrore che mi provocavano, non riuscii a concentrarmi. Le immagini di quello che avrebbe potuto fare a Liam mi offuscarono la mente, impedendomi di pensare razionalmente.
“Gli romperò le dita ad una ad una, poi gli staccherò la lingua e magari gliela farò mangiare. Divertente no?”, continuava a sussurrarmi quello che avrebbe fatto a Liam ed io continuavo a tremare. Non ce la facevo, non riuscivo a concentrarmi.
“Basta...”.
“Lo ridurrò in piccoli pezzetti, sempre senza ucciderlo. Mi dovrà pregare di morire, di lasciarti sola con me”.
“BASTA!”, urlai e Michael si bloccò. Ma non aveva lo stesso sguardo che avevano le persone soggiogate: gli occhi erano spalancati e dalla bocca semiaperta cominciavano a colare delle gocce di sangue. La pelle cominciava a diventare grigia e dura e le mani che mi tenevano giù abbandonarono le mie spalle. Mi cadde addosso, a peso morto. Alzai lo sguardo ed incontrai quello di Liam. Era proprio sopra di noi e aveva qualcosa in mano, qualcosa come... un pezzo di legno insanguinato. Guardai ancora Michael che non dava segni di vita e poi tornai a guardare Liam.
“Tu...”, sussurrai, incapace di dire niente.
“Sì, l’ho ucciso. Continui a pensare di dovermi difendere?”, disse accennando un sorriso. Velocemente mi tolsi il corpo di Michael di dosso e lo abbracciai.
“Ahi... Amanda, mi stai facendo male”, disse. Per colpa dell’euforia mi ero dimenticata di fare piano.
“Ti rendi conto? Lo hai ucciso? Michael è andato, finito, caput! Siamo liberi! SIAMO VIVI!”, Urlai di gioia prendendo il suo viso tra le mani. Lo baciai, ma quello non era un bacio qualunque. Quel bacio voleva dire tante cose.
“Grazie... grazie... GRAZIE!”, urlai ancora staccandomi dal bacio.
“Per cosa?”, chiese Liam sorridendo.
“Come per cosa? Ci hai salvati!”, dissi saltellando sul posto come una bambina.
“Ma non è vero!”.
“Sì, perché Michael lo ha impalato mia nonna. Stai zitto e ammetti di essere stato magnifico”, dissi abbracciandolo ancora.
“Beh, se questa è la mia ricompensa, potrei abituarmi a fare questo genere di cose”, disse posandomi un bacio trai capelli. Tornai a guardarlo: anche con tutte le ferite sanguinanti restava bellissimo.
“Ti amo”, sussurrai.
“Ti amo anch’io”, e detto questo uscimmo da quella casa insieme, mano nella mano, felicissimi e LIBERI.


LALALALALALALALALALALALALALA
VOGLIO UN UNICORNO!
No ok basta.
Finalmente Amanda e Liam sono riusciti ad eliminare Michael!
YUPPIIIIIIIIIII!
Però mi è dispiaciuto un po' ucciderlo.
Vabbè, pazienza.
Che ne pensate?
Con questo siamo vicinissimi alla fine, infatti credo che il rpossimo sarà l'ultimo ç_ç
Mi ero affezzionataaaaaaaaaaaaaaaa!
Lascio la parola a voi.
Mi lasciate una piccola recensione?
DAI DAI DAI DAI.
Cercherò di scrivere l'ultimo capitolo il prima possibile.
Ho anche aggiornato prima questa volta!
Un ultima cosa, poi me ne vado.
Ho comiciato a scrivere un'altra ff, questa volta su Harry.
Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1777432&i=1
Per ora ha solo un capitolo e ho in programma di aggiornarla dopo la fine di questa.
Mi farebbe davvero piacere se voi la leggeste.
Ok, ho rotto abbstanza e ora me ne vado.
Ciaoooooooooooooooo!

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Epilogo

Era passato un anno da quella lotta che li aveva resi finalmente liberi, ma per Amanda era come se fossero passati pochi giorni. Aveva vissuto con Michael per 4 anni, per 4 anni era stata priva di libertà e ora doveva abituarsi all’idea di poter fare tutto quello che voleva. Liam si era ripreso ed ora era come nuovo. Lui non aveva avuto problemi nel superare tutto e andare avanti. Dopotutto, contava solo il fatto che stesse con Amanda. A Louis, Zayn, Niall e Harry avevano raccontato di essere scappati per stare un po’ da soli, ma che sfortunatamente avevano fatto un incidente d’auto, questo per spiegare le condizioni di Liam. Loro continuavano a non sapere niente, ed era così che doveva essere. Poco dopo essere andati via dalla casa Liam e Amanda si erano ricordati di James. Così erano tornati indietro e Amanda lo aveva soggiogato perché fuggisse lontano e non tornasse mai più. Avevano deciso che era quella la cosa migliore da fare. Amanda aveva abbandonato la sua casa e si era trasferita da Liam, anche se per poco. Infatti, quando i cinque ragazzi erano ripartiti per il loro tour, lei li aveva seguiti. Grazie al soggiogamento era sempre riuscita a rimanere nell’ombra e nessuno, a parte poca gente, era a conoscenza che lei fosse la ragazza di Liam. Qualche volta un paparazzo riusciva a fotografarli insieme, ma lei era sempre riuscita a far in modo che le foto non apparissero da nessuna parte. Avevano anche fatto qualche ricerca e, dopo molte fatiche, erano riusciti a trovare quel che restava della famiglia di Amanda: Samantha. Grazie alle conoscenze di Liam era riuscita ad arrivare a lei. Come aveva previsto, la ragazza era rimasta in Egitto, ignara che la sua sorellina fosse ancora viva. C’era voluto più tempo per convincere Amanda a parlarle che per raggiungerla, ma alla fine le due sorelle si erano incontrare. Liam non dimenticherà mai gli occhi brillanti di Amanda quando aveva abbracciato sua sorella dopo così tanto tempo. Aveva detto a Samantha di essere riuscita a scappare, quella sera, e che aveva incontrato delle persone che si erano prese cura di lei. Per fortuna, la ragazza non aveva fatto altre domande e si era limitata a stringere la sorella in un abbraccio tanto soffocante quanto dolce. Liam si era quasi commosso. Ma Amanda sapeva che non avrebbe potuto nascondere a Samantha la verità per sempre, infatti aveva in programma di dire la verità a sua sorella, solo un po’ più in là. Si fidava di lei e sapeva che la avrebbe appoggiata. Avevano anche trovato la risposta al più grande dei loro dubbi: perché Amanda non riusciva a soggiogare Liam? Beh, la risposta che avevano ricevuto non aveva fatto altro che unirli di più. La verità era che i vampiri avevano il dono di soggiogare qualsiasi essere umano... tranne la loro anima gemella. Avevano dovuto cercare molto duramente per poter trovare questa risposta, perché nessun vampiro si era mai innamorato di un umano, quindi non si avevano testimonianze. Questo li aveva resi felicissimi e aveva anche reso il loro amore indistruttibile. Certo, sapevano che ci sarebbero state delle complicazioni. Per esempio, i ragazzi si sarebbero chiesti perché lei non invecchiasse mai. Avevano deciso di pensarci più in là, in quel momento volevano solo godersi la pace. Amanda non era più dipendente dal sangue e aveva imparato a nutrirsi senza far male a nessuno, servendosi del sangue che conservavano gli ospedali. Certo, era meno buono di quello “fresco”, ma per lei andava benissimo. Grazie a Liam era anche migliorata nel canto e ormai era bravissima a suonare sia il piano che la chitarra. Quasi nessuno lo sapeva, ma una parte delle canzoni dei ragazzi erano state scritte da lei, o da lei e Liam. Quei due erano così carini insieme che spesso Niall, Louis, Harry e Zayn si incantavano a vederli giocare o scambiarsi coccole. Erano perfetti l’uno per l’altra. Tutti si chiedevano perché non si sposassero, ma vista la situazione loro preferivano di no. Questo però non andava ad intaccare per niente il loro rapporto. Erano felici, forse per la vera prima volta. Liam aveva tutto quello che poteva desiderare: una ragazza da amare che lo amasse, il lavoro che aveva sempre sognato e i suoi 4 migliori amici. Anche Amanda aveva trovato il suo posto, e finalmente si sentiva amata, amata come non lo era mai stata né da umana, né da vampira. Grazie all’aiuto di Samantha era riuscita a trovare il cimitero dove erano sepolti i suoi genitori e un pomeriggio, accompagnata da Liam, gli aveva fatto visita. Era stato strano vedere le loro foto su quelle lapidi bianche e fredde. Si sentiva anche in colpa perché non riusciva a ricordare praticamente niente su di loro, anche se la vicinanza di Liam le aveva permesso di ricordare ogni singola cosa del suo passato.

“Forse è perché non li hai mai sentiti tanto vicini a te”, aveva ipotizzato Liam, e lei pensava che avesse ragione. Andava comunque a visitarli ogni settimana, provando a ricordare qualcosa, qualsiasi cosa che li riguardasse e, dopo innumerevoli sforzi, era riuscita a ricordare qualcosa. Avevano anche in programma di adottare un bambino. Lo avevano deciso dopo la nascita del primo figlio di Louis e Eleanor, che si erano sposati poco dopo il loro ritorno. Ora quasi tutti i ragazzi erano sposati, tranne loro e Harry, che stava ancora aspettando la ragazza giusta. Naturalmente loro non potevano avere di bambini, e quindi avevano deciso di adottarne uno. Non vedevano l’ora di avere quell’esserino minuscolo per casa. Liam sapeva che Amanda sarebbe stata una buona madre e lei pensava che lui avesse tutti i requisiti per essere un padre eccezionale. C’erano state parecchie carte da firmare, anche perché questa notizia non doveva diffondersi, altrimenti i giornali avrebbero parlato solo di loro e del bambino, o meglio, bambina. Era arrivata da loro quando aveva solo 3 mesi e i due innamorati le si erano subito affezionati. L’avevano chiamata Hope, in memoria della speranza che avevano avuto nel combattere un essere cattivo come Michael, solo un anno prima. Era una bambina adorabile, con degli occhioni blu, sempre sorridenti e pochissimi capelli neri. Ora avevano una vera e propria famiglia ed erano davvero felici. Amanda era riuscita a trovare degli altri vampiri buoni e, grazie a loro, aveva scoperto molte cose sulla sua razza e sul suo potere. Aveva scoperto di non essere sola e, cosa più importante, aveva imparato ad accettarsi, perché se le erano capitate così tante cose belle, se aveva conosciuto una persona fantastica come Liam, tanto cattiva non poteva essere, no?

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
*piange e si dispera*
Siamo arrivati alla fine della storia!
*torna a disperarsi*
Mi mancherà scrivere di questi due ç_ç
Vabbè, come si dice? Tutte le cose belle finiscono.
Però è finita bene, vero?
cnjebvjeoebui quei due sono dolcissimi!
*vomita arcobaleni*
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recendito questa ff:
 _chiaraZ_,
Arimi_chan,
yuritan007,
Ludo_1direction,
Brittle_Girl,
MaryDirectioner99,
heyhoranxx

 

e un ringraziamento speciale va a:
 sunnymargot e
 loustear

che hanno recensito praticamente tutti i capitoli.
Ringrazio di cuore chi l'ha messa tra le ricordate/preferite/seguite e anche chi l'ha solo letta.
Mi sono divertita tantissimo a scriverla e spero che voi vi siate divertiti a leggerla.
Se volete darmi il vostro parere sulla storia io sono qui e mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.
Poi, come sapete, sto scrivendo un'altra ff su Harry, che trovate nella mia pagina.
Se vi va passate.
Un bacione grandissimo a tutte voi e ancora grazie.
Ciao <3

 

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