Vampire Slayers

di Rakyr il Solitario
(/viewuser.php?uid=12729)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


I

La luna pallida si affacciò dalle nuvole scure di pioggia, illuminando con una luce eterea la scura solitaria strada mal asfaltata.
Ogni tanto una macchina sola soletta passava, sobbalzando, tra le imprecazioni del guidatore: i tremuli fasci di luce dei fari attenuavano le fitte tenebre mentre le ruote sollevavano una leggera nebbiolina di acqua incolore.
Lontano, un unico lampione lampeggiava debolmente, spegnendosi, riaccendendosi, spegnendosi come se fosse rassegnato ad una spiacevole fine mentre spandeva un’aura cupa sulle case e sulla strada. Case dai muri scrostati e colmi d’umidità, con giardini cresciuti senza controllo e imposte spezzate e rovinate, tetti dalle travi marce e rose e indebolite dai tarli apparivano e sparivano nel buio.
Catapecchie che sembravano abbandonate da secoli sotto la triste scura pioggia che rimbalzava sulle mattonelle rovinate e screpolate, sulle tegole rotte e corrose dall’acqua e dal tempo.

Un cancello tenebroso, ammuffito, corroso dalla ruggine e dagli anni, dalle estremità appuntite, come dita adunche artigliate che si protendevano dall’inferno stesso.
Al di là di esso un’infernal magione solitaria, che si stagliava con le sue braccia corrose e marcite, con il tetto diroccato e cadente e poche finestre dai vetri infranti.
La sovrastava una scultura gotica, rassomigliante ad un immondo gargoyle che scrutava la poco ridente cittadella.

Sì…proprio un’atmosfera perfetta per un esorcismo…

In mezzo a quel cimitero fatto provincia si mossero svelte alcune ombre, scivolarono lungo i muri ammuffiti e si fermarono davanti al cancellone gotico, chiuso da un pesante lucchetto mezzo arrugginito.
- Sembra siamo arrivati a destinazione… - fece la figura di punta - …Dany, Rick, credo l’indirizzo sia questo- disse voltandosi verso la catapecchia
- Tutto quel casino per una stupida stamberga infestata?!- un secondo, meno alto, diede in escandescenze
- Taci Dany! Il cliente ha sempre ragione – un terzo, probabilmente quello che si chiamava Rick, intervenne – E poi tu finora sei stato davvero poco utile, non sai nemmeno parlare l’inglese correttamente –
- Che ci posso fare, l’italiano è la lingua del futuro – disse ridendo
- Sì, in particolare perché durante le lezioni delle altre lingue dormivi…- Dany ebbe l’accortezza di non ribattere.
Il silenzio venne rotto quasi subito –Ehi capo, ma in fondo quel tizio aveva pure pochi soldi, perché hai accettato di venire in questo remoto sobborgo inglese? –
Il primo non diede cenno di accorgersi dell’amico e continuò ad esaminare la cupa inferriata.
-Capo, ci sei…?- iniziò il secondo
-Taci, stupida scimmia! – disse il ragazzo sempre chino sul lucchetto che continuava ad esaminare, e senza distogliere lo sguardo puntò la canna della pistola che aveva appena estratto con la mano destra verso il suo compagno.
-Ok, sto zitto…- chiuse la bocca per qualche secondo -…ma questo posto è una noia totale, peggio delle lezioni universitarie, non c’è nulla da fare, è…è un’agonia!-
-Se vuoi ti risparmio la sofferenza del trapasso allora…- lo minacciò il primo caricando un colpo, mentre il terzo si passava una mano sul viso…non cambiavano mai…
-Dany, ti faccio felice, muoviti, il professionista sei tu… - disse poi il loro “capitano” indicando il lucchetto da scassinare.

Dopo pochi secondi il cancello si aprì cigolando
-Pronti? Rick? Dany?- chiese il primo
-Roger- Rick estrasse una pistola dalla canna affusolata ed una leggera sciabola d’argento che teneva al fianco, mentre Dany impugnò due lunghe daghe e scoprì la cintura a cui erano appuntati diversi pugnali da lancio, l’altro rimase immobile, tenendo nel pugno chiuso il piccolo crocifisso che portava al collo, attaccato ad una catenella d’acciaio, mentre sussurrava alcune parole sottovoce –Ed, siamo pronti-
Il ragazzo sorrise e si tirò indietro il cappuccio, lasciando che i capelli neri venissero bagnati dalla pioggia ed aprì il mantello nero anch’esso, rivelando l’interno rosso e sguainando due katana che scintillavano sotto la luna pallida dopo aver riposto la sua arma da fuoco.

Un lamento, un movimento del braccio, uno sparo, rumore di un corpo che cadeva sul terreno fangoso.
Altri lamenti, alcuni corpi macilenti, vittime imperfette dei vampiri, schiavizzate e private di ogni propria volontà –Ohoh! C’è abbondanza di ghoul, ecco un buon riscaldamento!- disse Dany, partendo alla carica, seguito dagli altri due.
Colpi su colpi, sangue, arti mozzati, altri corpi a terra, odore di polvere da sparo, ogni fendente tirato con quelle armi d’argento liberava un’anima dalla dannazione eterna.
Un ghoul si avvicinò troppo al ragazzo con i pugnali che con un colpo portato con le due daghe lo decapitò, respingendo il cadavere con un calcio e lanciando uno dei tanti coltelli contro un altro avversario.
Rick usava simultaneamente spada e pistola, tagliando a metà i corpi dei non-morti o perforando il loro cranio con precisi colpi.
Ed invece falciava i cadaveri animati con sapienza e movimenti fluidi delle due lame argentee, dalle quali gli stupidi avversari non avrebbero mai potuto avere scampo.
Il suo volto era ormai imbrattato di sangue marcio quasi al pari delle sue armi.
-Vedo con piacere che siete arrivati, vi stavo aspettando…- una figura dalla carnagione opalina si stagliò contro la pallida luna, per poi svanire nel nulla.
-Lo andiamo a prendere?- alla domanda di Rick gli altri annuirono ed entrarono nella lugubre dimora lasciando una scia di cadaveri maciullati dietro di loro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***


II


La porta tarlata si aprì senza problemi davanti al trio che, entrato nell’atrio della casa in rovina, tentò di scrollarsi di dosso la tetra pioggia e si scoprì il capo, tirando indietro il cappuccio del mantello.
Il primo si lisciò i capelli color ebano ed ammirò con i suoi occhi verdi l’atrio, che sembrava tutt’altro che in sintonia con l’aspetto esteriore della decrepita villa.
Fissò lo sguardo poi sui suoi due compagni, che come lui avevano ormai vent’anni e con i quali aveva fondato la sua modestamente proficua professione di ammazza vampiri.
Il loro lavoro di solito non era abbondante, però bastava a pagare le spese dell’attività, oltre che a sfogare un po’ la voglia di combattere che i tre amici avevano.
Guardò Daniele, non molto alto, con vivaci occhi castani e capelli dello stesso colore, mentre esaminava vari oggetti, tentando di valutarne il prezzo, e alcuni lucchetti. Quel ragazzo aveva una precisione nei movimenti incredibile, sapeva scassinare praticamente tutto ciò che si poteva toccare e il suo talento nel lancio dei pugnali più di una volta gli aveva salvato la pelle.
Rick invece, esperto di storia antica e moderna dagli occhi azzurri e dai capelli neri, man mano aveva appreso l’arte della spada ed aveva la mira infallibile di un cecchino con le armi da fuoco.
Un uomo dalla chioma candida si sporse dalla lucida balaustra sullo splendido atrio –Ben arrivati nella mia umile dimora, spero che il comitato d’accoglienza sia stato di vostro gradimento…- Rick distolse l’attenzione da un quadro dall’incerta datazione, mentre Dany rimetteva nella custodia il grimaldello. Tutti e tre portarono le mani alle armi, Ed cercò la boccetta, e fu sollevato nello scoprire che era ancora attaccata alla cintura.
-Cosa vuoi?- chiese aspro il moro
-Darvi il mio personale benvenuto…- lanciò un paio di gemme per terra di fronte al capogruppo, che le fissò sorpreso, se erano vere probabilmente erano il diamante ed il rubino più grandi del mondo.
Dopo qualche secondo di indecisione si chinò a raccogliere quelle sfere scintillanti, erano della grandezza di un uovo e sembravano avere una luce intrinseca, anche se non omogenea, che li rendeva del tutto unici ed insoliti.
Appena le toccò tuttavia gli parve di sentire in sé una pulsazione estranea e la orrenda sensazione di artigli che gli ghermissero il cuore e la mente, cercando di strappaglieli via dal corpo.
-Che diavoleria è mai questa?!- esclamò terrorizzato da quella esperienza, cadendo indietro, seduto di fronte alle pietre.
-Davvero patetico…non riesci nemmeno a sopportare il tuo vero io-
Ed non ebbe neppure il tempo di capire cosa volesse dire con quella frase insolita poiché il vampiro  saltò veloce giù dalla balaustra, cercando di colpire il ragazzo in quel momento di confusione. Tuttavia il veloce scatto aereo si trasformò in una rovinosa caduta quando un pugnale ed una pallottola d’argento gli paralizzarono le braccia.
La pallottola perforò il muscolo e si andò a conficcare nel legno del corrimano, mentre il pugnale rimase profondamente infisso nel braccio, spuntava solo una minima parte della lama e l’impugnatura, il sangue macchiò la candida camicia di seta.
Quell’intervento fu sufficiente a Ed per saltare indietro, dall’altra parte della stanza rispetto ai suoi amici.
-Semplice argento? Offendete le mie capacità…- disse in tono sarcastico mentre il foro della pallottola si chiudeva ed i muscoli lacerati tornavano integri e l’altra ferita si risanava man mano il coltello usciva, quando lo ebbe estratto del tutto lo lanciò con una forza tale da conficcarlo nella parete di legno massiccio fino all’elsa, per poi estrarre uno splendido stocco, antico ma conservato alla perfezione.
Dany saettò verso il nemico, portandosi alle sue spalle con aggraziate piroette ed acrobazie, per poi puntargli le daghe luminose alla gola, mentre Rick gli piantò un proiettile in fronte, in seguito Dany aprì uno squarcio sanguinolento sulla gola del mostro, che pareva un grottesco sorriso insanguinato.
Il collo e la fronte tornarono intatti dopo pochissimo tempo, e con un movimento agile sferzò l’acrobata, lanciandolo poi contro la porta con la forza dell’impeto, per poi svanire.
Riapparve dietro al cecchino, colpendogli solo di striscio la schiena e lanciandolo contro lo sventurato compagno con un pugno ben assestato.
Ed fremeva d’ira, aveva maltrattato i suoi compagni, li aveva umiliati e lo aveva insultato perché non aveva capito il significato delle gemme.
-Muori, dannato!- urlando a squarciagola estrasse le spade, iniziando a farle danzare.
Schiocchi metallici, carne squarciata, veloci tecniche in punta di spada, nessuno dei due pareva avere la meglio, anche se l’infaticabile vampiro era riuscito ad aprire alcune ferite, perlopiù marginali, sul corpo del giovane, che ora ansimava –Non sei niente male- si asciugò il sangue che gli colava dall’angolo della bocca e trasse un profondo respiro
–Tuttavia devo ucciderti- il dannato finse di essere stato ferito nei sentimenti, portandosi le mani al cuore e facendo una smorfia addolorata per poi mettersi a ridere senza gioia, l’ammazza vampiri faticò a sopprimere un sorriso divertito, una preda con un po’ di senso dell’umorismo, caso insolito per un vampiro.
La battaglia ricominciò, ora era chiaro però che il ragazzo non poteva reggere il confronto ancora a lungo.
Anche lui lo capì e fece un balzo indietro per portarsi fuori portata, conficcando le lame nel pavimento ligneo, per poi portarsi alla bocca la fiaschetta, bevendo un po’ del contenuto senza però ingerirlo prima di rimetterla a posto, dopodiché estrasse le spade e soffiò il contenuto in maniera omogenea sull’argento, per poi sorridere crudele.
Stava stuzzicando il suo avversario.
Il vampiro si lanciò su di lui, tese il braccio in un affondo e…
-Aaahh…il mio braccio! Brucia! Dannato bastardo!- il braccio rotolò per terra, insanguinando i tappeti per poi incenerirsi, la ferita era irreparabile, anche se la pelle si stava cicatrizzando del braccio non rimaneva molto, era stato troncato da un fendente letale all’altezza della spalla –Morirai per questo!- il demone tentò di colpirlo con un pugno, gesto che gli costò la mano sinistra.
Il ragazzo fu grato a Dio per avergli dato la prudenza di portarsi dietro quella boccetta.
-Come diavolo hai fatto?!- si lamentò il vampiro, continuando ad alternare imprecazioni e bestemmie in varie lingue che aveva appreso in vita –Talvolta una visita al Vaticano è d’obbligo, lì l’acqua santa è eccellente- disse il giovane, ansimante, per poi portare le lame ricurve delle katana al collo dell’essere accasciato prono a terra nel suo stesso sangue –Le tue ultime parole?- avvertì dei movimenti dietro di lui, probabilmente i suoi compagni stavano rinvenendo –Siate maledetti a vivere come hanno vissuto i vostri predecessori!- il suo sguardo folle si fissò su Ed –E che tu possa soffrire le pene più atroci scoprendo la tua origine- un colpo netto gli tolse la testa dalle spalle, il cadavere si mutò in cenere
-Ed…-
-Che hai Dany, ancora paura?-
Alzò il medio, per poi guardare ancora fuori dalla finestra –Guarda fuori e dimmi se non ho delle allucinazioni-
Le catapecchie erano vivaci case di pietre con il tetto di paglia e la strada asfaltata un sentierino sassoso…
-Dove diavolo siamo finiti?!- urlarono in coro

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***




III


Lunghi filari ordinati di case in pietra e legno si stagliavano a lungo ai fianchi della sassosa stradina sterrata sulla quale il sole limpido nel cielo terso splendeva.
-Sir Serek Xirarrow! Sir Serek Xirarrow!-
Un ridicolo ometto correva per la stradina incontro ai tre, ansimando come un mantice, arrivato a pochi passi da Ed scivolò su una pietra e cadde faccia a terra.
Quando si alzò massaggiandosi la fronte ed il naso fu difficile per gli esorcisti non scoppiare a ridere davanti a quell’esserino, davvero bassino, che cercava a tentoni il monocolo perduto guardando con terrore i costosissimi pantaloni e la camicia di seta pregiata.
Una faccia bianca e tonda come una mozzarella era troneggiata da radi capelli neri, in parte coperti da un cappello a tesa larga marrone che conferiva un aspetto ancor più comico alla creaturina.
Quando si accorse del sangue sul naso imprecò, frugò, trasse un fazzoletto, lo agitò, gli cadde, lo riprese, lo sbattè con le grassocce mani, si tamponò furiosamente le piccole gocce del rosso liquido, poi guardò verso i tre, divenne, rosso, bordeaux, viola, si mise a ridere istericamente e trasse un foglio dalla camicia, tendendolo a Ed -Bel lavoro, Sir Serek-
Detto ciò si allontanò sgambettando ed imprecando contro la natura.
-Avete Capito qualcosa voi?- chiese Dany perplesso, guardando alternamente il nanetto che imboccava la destra di un bivio ed i compagni, che per tutta risposta alzarono le spalle e scossero la testa.
Il capogruppo intanto srotolò la pergamena e rimase a bocca aperta, seguito dagli altri due
-E’ un atto di proprietà per questa magione, mentre questa è una cambiale per…2000 monete d’oro- affermò Rick stupito
-E in euro sarebbero…?- chiese Dany ricevendo in risposta un pugno sulla nuca da Ed.
Dopo alcune Discussioni convennero sul bisogno di trovare una città dove rifocillarsi e curare le ferite del combattimento.
Imboccarono la stessa via presa dall’omuncolo e dopo breve giunsero in una splendida città circondata da alte mura, vicino alle quali sorgeva soltanto una solitaria tenda. Le guardie ai cancelli si misero sull’attenti appena li videro, il loro capo li salutò in tono mellifluo –Sir Serek…- si inchinò –Sir Nimor, sir Kahanyr- disse poi rivolgendosi prima a Dany e poi a Rick –E’ stato impegnativo l’esorcismo?-
-Un po’- rispose Ed, annoiato da quella farsa
-Bene…entrate pure…- si voltò –Guardie sfaticate!Solevate il cancello!-
Dopo pochi istanti il pesante cancello di metallo venne issato del tutto, i ragazzi continuarono tra gli sguardi pieni d’ammirazione dei soldati –Ehm..Ed…perché ci chiamano così?-
-Onestamente non ne ho idea…-
-Il passato è mutevole, ingannevole, vi confonde la vista, la mente, nevvero?-
Un uomo ammantato di pelli e stoffe, incappucciato, si era avvicinato
-Chi sei?- chiese Dany, un po’ scocciato di non riuscire a capire nulla
-Nessuno, ma potrei rispondere alle vostre domande- si voltò ed entrò in una locanda da cui pendeva l’insegna “il drago nero”.
Era un luogo piccolo, fumoso, pessima musica di sottofondo era contornata dai lamenti degli ubriaconi, si avviarono verso il tavolo d’angolo dove era seduto il veggente
-Allora avete scelto la verità, ma badate, i sui tentacoli affondano in profondità…-
-Vieni al sodo- disse un sempre più irato e confuso Dany
-Proseguite…in fretta- incalzò Rick
-Avete due pietre?- Ed fece un cenno a Dany, che le tolse dalla bisaccia e le mise sul tavolo, scottavano.
-Come pensavo…voi siete il suo erede, l’erede del primo sterminatore di vampiri, e siete stato maledetto da una di quelle creature più anziane-
-Possiamo togliere la maledizione?- chiese il cecchino
-No, è irreversibile…-
-Dovremmo vivere qui?-
-Esatto…forse però se impedite all’autore della maledizione di nascere come vampiro sarete salvi-
-Una speranza è meglio di nulla…- disse Ed, gli altri annuirono –Ci puoi aiutare?-
-Accetto-
-Il tuo nome?-
-Kerad…Kerad Arak-
-Benvenuto…-
-Ora posso avere una birra?- chiese speranzoso Dany, ricevendo un pugno dai suoi due amici, tutti e tre risero.
Per qualche istante sedettero in silenzio, meditabondi, mentre il ladro beveva una grande birra
-Dovreste riacquistare le vostre capacità però…- Kerad interruppe i loro pensieri, Dany fece capolino da dietro al boccale –Nimor è rinomato come alchimista, Serek come spadaccino, Kahanyr come cecchino ed arciere- tutti guardarono il bevitore
-Dite che devo studiare?- chiese scrutando tremante gli sguardi dei compagni
Gli altri lo presero e lo trascinarono fuori dalla locanda
-Tutto ma lo studio noooo!!-
In cielo veloci draghi superavano le vette innevate e gli orchi lottavano contro gli umani nell’indifferenza degli elfi…
Un mondo come l’avevano sempre sognato, in cui erano però prigionieri


Ringrazio molto Romance, mia dolcissima fidanzata, nonchè la mia lettrice n° 1

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=178831