Dall'amore non si sfugge, mai.

di janislovato_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo numero uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo numero due. ***



Capitolo 1
*** capitolo numero uno. ***


 

 

-Mi sembra che siano volati così velocemente sette anni. Ed ora andrai al college. Benedetto tuo nonno che a suo tempo ti iscrisse ad Oxford,benedetta tu che hai superato gli esami. Sei sempre stata una bambina sveglia,hai superato gli esami per entrare prima a scuola,hai sempre portato il massimo dei voti a casa,però...non ti ho mai vista felice. Forse con questa partenza cambierà qualcosa,forse no,ma sono curiosa di sapere cosa ti è successo in questi sette anni per non farti mai strappare un sorriso in più. Voglio capire perché non hai mai portato un'amica a casa,o un ragazzo. Insomma,sei così bella,non penso che nessun ragazzo ti abbia mai fatto la corte...- continuava a ripetere mia madre mentre mi aiutava a sistemare i vestiti in valigia.

-Mamma,sono stata sempre io,non farti strani film.- dissi con aria stufata.

-Oh,si,piccola,scusami.- disse lei con le lacrime agli occhi.

-Dai,abbiamo terminato,portiamo queste valige giù.- dissi facendo un sorriso.

-Paolo,vieni ad aiutarci!- gridò mia madre per farsi sentire da mio padre.

Portammo le valige al piano di sotto,era il momento di andare. Salutai mia madre,che sembrava non potesse smettere di piangere. Salutai mio padre, che non mi aveva detto una parola da quando mi aveva visto la mattina.

-Ciao piccola.- disse abbracciandomi.

-Ciao papà.- dissi facendo scendere qualche lacrima sulle guance.

Lo abbracciai forte e sentii il suo profumo,che sembrava potesse attraversarmi e fermarsi nel mio cuore,così da non poterlo più dimenticare.

-Allora,arrivata a Londra ci dovrebbe essere un caro amico di tuo zio,lui ti accompagnerà nella villa del nonno e te la vedrai da sola. Il suo numero è segnato qui,mi raccomando.- disse nuovamente mio padre dandomi un fogliettino con scritto il numero del misterioso amico dello zio. Presi la mia borsa e salii sul taxi che mi avrebbe portato all'aeroporto. Arrivammo dopo una ventina di minuti. Imbarcai in mio aereo e dopo circa un 30 minuti di ritardo partimmo. Era tutto così strano,era la prima volta che andavo da sola in qualche posto. E per di più questa volta non sarei tornata a casa dopo un po',sarei stata a Londra per i prossimi cinque anni. Mi addormentai all'istante,dopo più di un'ora e mezza di viaggio venni svegliata dal continuo parlare di due ragazze.

-Ho letto su twitter che sono all'aeroporto dove atterreremo noi! Immaginati se li incontriamo!- diceva una ragazza di quindici anni su per giù.

-No! Non ci credo.- diceva l'altra che poteva avere la mia età.

-Il vostro ragazzo?- dissi io così,per sdrammatizzare.

-Magari!- gridarono assieme -sono i...- le loro voci furono interrotte da quella della hostess che ci comunicava che nel giro di un quarto d'ora saremmo atterrate.

-Comunque piacere,io sono Janis.- dissi sorridendo.

-Io sono Mia.- disse la più giovane.

-Io Laura.- disse l'altra.

Loro continuarono a parlare dei ragazzi che dovevano essere all'aeroporto,e io divertita li ascoltavo,ma non mi interessava nulla,era solo per distrarmi dai pensieri di una nuova città. Atterrammo in orario.Presi i bagagli mi diressi verso l'uscita,dove doveva essere l'amico misterioso.Vidi un uomo distinto con in mano un cartello con il mio nome. Sembrava tanto una guardia del corpo. Pensai a mia madre,solo lei poteva trovarmi una “guida” così.

-Sono io.- dissi indicando il cartello e sfoderando un grande sorriso.

-Bene,piacere Paul,vieni con me.- disse prendendo le mie valige.

Camminammo fino al posteggio,poi vidi un grande bus dove vi erano raccolte un'infinità di ragazze,e tra quelle riconobbi Mia e Laura.

-Vieni,tu stai qui,io arrivo tra un po'- disse lasciandomi davanti una grande macchina nera,da sette posti.

-Potresti almeno aprire?- dissi facendo la faccia scocciata.

Aprì ed entrai le valige nel cofano.Salii nel posto passeggero e mi misi le cuffie.Vedevo Paul lottare con quelle ragazze per rendere possibile il passaggio al bus.Partito il bus la folla cominciò a dissolversi,intanto Paul si avvicinava.

-Bene,allaccia la cintura.- mi disse in tono freddo.

E cominciò a correre.

-Perché andiamo così velocemente?- dissi stupita.

-Vedi quel bus? Dobbiamo superarlo per poi confondere i paparazzi con strade secondarie. Tieni d'occhio tutte quelle grandi auto nere.- disse sempre con lo stesso tono.

-Non ho capito...sei un super eroe che salva i turisti,un poliziotto o una specie di butta fuori?- dissi ridendo ma stando attenta alle auto da lui segnalate.

-Un mix.- disse ridendo.

Sorpassammo il bus e ci trovammo su una vecchia strada di campagna,dietro di noi c'era il bus che di colpo si fermò.

-Scambio veloce,durata trenta secondi.- disse Paul parlando con una manica.

-O sei un narcotrafficante?- dissi guardandolo perplessa.

Ad un tratto la mia portiera venne aperta.

Un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi mi fissava.

-Occupato?- dissi alzando un sopracciglio.

Il ragazzo chiuse la portiera e d'un tratto salirono in auto cinque ragazzi.

-I piccioni sono nel nido.- disse Paul alla manica.

Un ragazzo gli afferrò la manica.

-I Kevin!- gridò.

-Si ma stai calmo.- dissi disturbata.

-Ma chi è?- disse il ragazzo riccio.

-E' la nipote di un mio vecchio amico,gli dovevo un favore e quindi...-

-Ah,bene.- dissi mettendomi le cuffie.

-Mi aveva detto tuo zio che sei una ragazza lunatica.- disse Paul prendendomi una cuffia.

-A me non l'aveva detto che eri uno stronzo,pensa un po'.- dissi mettendo play.

I ragazzi cominciarono a ridere,Paul rideva,ma con rabbia.

Passò mezz'ora prima che mi rivolgessero la parola.

-Allora tu sei?- disse un ragazzo bussandomi alle spalle.

-Io Janis,e tu saresti?- dissi sollevata.

-Io sono Liam,loro sono:Harry,Niall,Louis e Zayn.- disse indicandomeli uno ad uno.

-Avevo chiesto il tuo nome,non quello degli altri. Se la loro cafonaggine non era così evoluta potevano presentarsi da soli,ma comunque sono entusiasta della tua cortesia.- dissi girandomi a guardare il ricciolino.

-Oh,miss,sua eccellenza lady Janis,io sono Louis.- disse uno.

-La ringrazio per la sua presentazione.- dissi trattenendo un sorriso divertito.

-Allora,non ci conosci?- disse Zayn,penso.

-Non sto mica qui a conoscere tutto il mondo.- dissi perplessa.

-Dai,siamo una band famosa,se non famosissima! Abbiamo vinto un casino di premi prestigiosi,abbiamo cantato alle Olimpiadi12, Obama ci ha invitati alla Casa Bianca,dai,non dirmi che non conosci i One Direction nemmeno per sentito dire.- disse il biondino,Niall.

-Ah si certo! Certo che vi conosco! Mi autografate una tetta? Ma dai,non sapevo nemmeno della vostra esistenza.- dissi con aria umoristica.

-Ora ti fai autografare.- disse il ricciolino.

-Harry!- gridò Zayn.

-Forse sei l'unica ragazza al mondo a non conoscerci e sei pure la più fortunata.- disse Liam.

-Perché dovrei esserlo?- dissi.

-Sai quante ragazze pagherebbero per essere al tuo posto in questo momento?- disse Louis.

-Addirittura?- dissi scioccata.

Mi voltai verso Paul che sorrideva.

-Tu allora o ascolti super metal,o canzoni da paesini.- disse Louis ridendo.

-Chiamami così i Pink Floyd e ti faccio visitare tutti i paesini con la faccia.- dissi con quell'accento italiano.

-Aspetta,non sei inglese giusto?- disse Zayn.

-No,Italiana.- dissi cercando il cellulare.

-Ma li abbiamo un casino di fans! O forse ci prende in giro..- disse Niall.

Trovai il mio cellulare e su internet li cercai,lessi la loro storia,ero a bordo di un'auto assieme agli idoli di milioni di ragazze.

-Ma guarda te,potevo capitare con Roger Waters e sono capitata con Niall,Liam,Zayn,Louis e...Jarry.- dissi.

Scoppiarono a ridere tutti,io non capivo il perché.

-Piccola,il mio nome è Harry.- disse – Harry Edward Styles.- continuò fissandomi negli occhi.

Il mio stomaco rivoltò completamente,io conoscevo quegli occhi.Guardai il mio braccialetto,lo aprii e guardai la lettera incisa. Un'acca.

-Per la miseria!- gridai.

-Cos'è successo?- disse Niall preoccupato.

-No,è che...ho dimenticato di chiamare mia madre.- dissi guardando Harry che guardava fuori dal finestrino. Io mi ricordavo di lui,ma non era lo stesso per lui.Presi il cellulare e chiamai mia madre.Le dissi tutto ciò che c'era da sapere e chiusi.

-Allora Paul? Finito questo giro farò tutto da sola?- dissi.

-Questo era il piano,però quando hai bisogno hai sempre il mio numero.- disse fermandosi davanti un'enorme villa.

-Bene,ragazzi,aiutiamo Janis.- disse scendendo dall'auto.

Tutti mi aiutarono a prendere i bagagli e a portarli in casa.

-Ecco fatto.- disse Liam posando l'ultimo bagaglio.

-Per raggiungere Londra cosa devo fare?- dissi avvicinandomi a Paul mentre i ragazzi mi salutavano.

-Dopo domani hai l'esame per la patente,poi potrai comprare un'auto. Fino ad allora verrò a prenderti io quando avrai bisogno.- disse.

-Grazie,a presto.- dissi entrando in casa.

-Io non ti ho salutato.- disse Harry avvicinandosi.

-Andiamo Harry!- gridava Paul -o ti lascio qui!-

-Domani quando passi a prendere lei,prendi pure me. Sono stanco,non voglio viaggiare più,così domani l'aiuto con la casa...sempre che tu voglia.- disse guardandomi.

-Oh,si,si,no,si,no.- dissi imbarazzata.

-Si o no?- disse Harry.

-Non vorrei disturbarti e poi non conosco questa casa,non so nemmeno se ci sono i letti.- dissi ridendo.

-Li troviamo assieme.- disse entrando e salutando Paul che era diventato rosso dalla rabbia.

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Capitolo 2
*** capitolo numero due. ***


  Era una calda mattina d'estate,quando Janis non fu più Janis.

Janis era una di quelle bambine a cui non interessava molto giocare con le coetanee,era una di quelle che amava stare sotto l'ombra di una vecchia quercia del parco dove passava il tempo con suo nonno a leggere libri,a raccontarsi storie ed a sprecare il tempo cercando di indovinare la forma delle nuvole. Era una di quelle che non aveva l'amichetta del cuore,però aveva lui,il suo nonno. Amava la musica rock,come lui. Andava pazza per i Pink Floyd,Beatles,Janis Joplin,Jimi Handrix e Guns and rose's. Era una di quelle bambine un po' più trasgressive. Scappava la notte perché i suoi non tolleravano i “rumore” che usciva dallo stereo,mandava all'aria recite perché troppo “limitate”,similmente le giornate con la famiglia,faceva sempre casini insomma. Solo il nonno la capiva,le faceva capire cosa era giusto e cosa no,senza essere troppo duro. Aveva lunghi capelli neri,ricci in fondo e quasi sempre raccolti in una treccia o in una coda alta;aveva gli occhi più neri del mondo,che racchiudevano dentro il mondo intero,i sogni di una bambina di 10 anni e l'esperienza di una donna di 40 anni;la sua pelle era bianca,e le sue labbra sembravano dipinte da un pittore,di color rosso;il suo sorriso,per quanto furbo e dolce era il più bello di tutta Roma. Un giorno, si trovava nel parco dove s'incontrava sempre con il nonno,loro avevano appuntamento ogni giorno alle 17.00 e lui avvertiva sempre se non andava,e viceversa. Fatto sta che quel giorno il nonno ritardava,ritardava...allora Janis salì sulla quercia e cercò di trovare il nonno,ma nulla. Però vide qualcosa,vide un bambino che la guardava ridendo.

 

 

Scesi dall'albero,mi avvicinai al bambino e con aria innocente chiesi:

-Cosa trovi di divertente in me?-

Il bambino rispose in inglese,la lingua che più amavo. Non capii molto,ma mi accontentai dei suoi bellissimi occhi verdi.

-Se mi prendi in giro non fa ridere.- dissi,senza guardarlo negli occhi.

Lo guardai in una maniera diversa di come guardavo i miei amici,mi sentii un crampo allo stomaco,di quelli che non ti fanno respirare più.

-Wow.- disse il bambino,senza staccare gli occhi dai miei.

-Oh,io..io,penso di stare male.- dissi,cercando di non guardarlo più.

Sua madre,penso,lo chiamò lui mi guardò un altro momento, ed io offrii a lui ancora quell'occhiata.

Mi prese la mano,mi diede un bacio sulla guancia e corse verso sua madre.

Mi guardai la mano ed avevo un braccialetto di cuoio normale,con inciso all'interno la lettera H.

Il mio stato d'animo era cambiato radicalmente,ero la bambina più felice del mondo.

Ma sentivo di aver scordato qualcosa,o per meglio dire,qualcuno.

IL NONNO!

Erano ormai le 19.30,tornai a casa.

Entrando cominciai a chiamare mia madre,ma nulla. Lo stesso feci per mio padre,ed ebbi la stessa risposta.

Entrai in cucina,e sul tavolo vi era un biglietto con scritto:

-Vieni a casa di nonno,sii forte.-

Uscii di casa velocemente,corsi con tutta me stessa per arrivare a casa del nonno il prima possibile.

Entrai e c'erano tutti gli zii,cugini,mamma e papà.

Tutti versavano qualche lacrima,chi più,chi meno,ma tutti ne versavano.

-E il nonno?-

Dissi cercandolo.

-Il nonno...il nonno è volato in cielo,non non...mi dispiace piccola.- disse mio padre abbracciandomi e cercando di non piangere.

Stetti zitta...dalla giornata più bella della mia vita,ero passata alla peggiore.

Mi staccai da mio padre e corsi giù,in garage.

Il garage del nonno era la nostra stanza,quando stavamo assieme e c'era brutto tempo per uscire,ci chiudevamo lì e ascoltavamo musica,io seduta sulla vespa e lui sul letto ad acqua.

Entrai in garage e ricordai le parole che diceva sempre lui:

-Il giorno che tu ascolterai musica da sola in questa stanza,balla,canta,ridi,suona! E smonta tutto,cercami,in ogni angolo di questa stanza,solo tu potrai trovarmi.-

Allora feci come disse lui,presi il vinile degli Europe,feci scorrere le canzoni,ed intanto ballavo,cantavo,gridavo.

Cercai mio nonno in tutto quello che era in quella stanza,arrivò la canzone: The final coutdown,ed io non lo trovavo.

Mia madre,mio padre e alcuni miei zii mi guardavano,e piangevano.

Allora incrociai lo sguardo in quello di mio padre,e lui fissava la vespa.

Mio padre da giovane adorava quella vespa,ma mio nonno non glie la fece mai usare.

Allora mi avvicinai alla vespa,aprii il sellino e trovai una busta.

Smise di suonare il giradischi.

Aprii la lettera,era del nonno,per me.

-Bella! Se leggi questa lettera vuol dire o che io sono diventato così rimbambito da farti smontare la mia ragazza,oppure sono...morto.

Preferirei la seconda scelta di gran lunga!

So che stai male piccola.

So che non hai versato una lacrima.

So che sei forte.

So che vorresti non piangere,ma hai il nodo in gola che si fa sempre più grosso.

Prova a pensare a tutte le risate che ci siamo fatti assieme,nel garage,al parco,sotto la quercia.

Cerca di pensare che io sono ancora li con te,solo che non mi vedi.

Io ci sarò sempre,ricordalo.

Ed è per non farti scordare di me,che:
Io Filippo Ferranti,lascio a te, Janis,Faith,Giulia Ferranti:

-La vespa.

-La mia collezione integrale di vinili e cd.

-Giradischi.

-La mia villa a Londra.

Nessuno sa dell'esistenza di questa villa,non farti soffiare nulla da sotto al naso.

Promettimi che andrai bene a scuola,e che sarai felice.

Io voglio solo questo per te.

Ah,e non ti preoccupare,ai mangia soldi dei tuoi genitori e zii è rimasto qualcosa.

Ti ho iscritto già ad Oxford,spero che non mi deluderai fallendo gli esami di ammissione.

Vivi,piccola mia.

Ti voglio bene,tuo,nonno.

 

 

Lessi la lettera e le lacrime cominciarono a solcare il mio volto.

Non so descrivere esattamente come mi sentivo.

Ero triste per mio nonno.

Ero felice perché mi amava.

 

Presi un respiro e diedi la lettera a mio padre,che la lesse ad alta voce.

Tutti erano sotto shock,compresa io.

Era il più bel/brutto giorno della mia vita.” 

 

  

Avevo un male allo stomaco. Quei ricordi facevano male.

Mi capitava spesso di morire assieme a quei ricordi. Mi capitava spesso di morire.  

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