Una settimana in Cornovaglia

di costanzamalatesta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** presentazione dei personaggi ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - 1st day ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 - 1st day ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 - 2nd day ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 - 3RD day ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 - 3rd day ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 - 4th day ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 - 4th day ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 - 5th day ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 - 5th day ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 - 5th day ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 - 6th day ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 - parte II - 3 months after - London ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 - Marissa & Jared ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 - is a pleasure to meet him? ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 - neutron star collision ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17 - ridiculous ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18 - confusion ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19 - new works ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20 - trouble ***
Capitolo 22: *** capitolo 21 - Click-click ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 22 - MamaQinShi ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 23 - Costance & Zac..maybe? ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 24 - Jared. My confessions ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 25 - la festa ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 26 - ..potremmo provare.. ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 27 - Costance e Sarah ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 28 - al The Sun ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 29 - riflessioni ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 30 - Law e Sarah ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 31 - trasformazioni ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 32 - passione...e.....rivelazioni ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 33 Regent's Park ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 34 ...arrivano i nostri... ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 35 MEMENTO AUDERE SEMPER.....RICORDATI DI OSARE SEMPRE ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 36 - THE RedDoor ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 37 - mai fidarsi...neanche di se stessi ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 38 - INDAGINI ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 39 - MAL D'AMORE ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 40 - Lady Godiva..tana! ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 41 - INCONTRI RAVVICINATI ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 42 - SCOPERTE ***
Capitolo 44: *** CAPIOTOLO 43 ..SORPRESE.. ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 44 - NEL DEVONSHIRE ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 45 - ANCORA NEL DEVONSHIRE ***
Capitolo 47: *** CAPITOLO 46 - LAW E SARAH ***
Capitolo 48: *** CAPITOLO 47 - PROVE ***
Capitolo 49: *** CAPITOLO 48 - SI INIZIA ***
Capitolo 50: *** CAPITOLO 49 - S & L ....LE JEUX SON FAIT ***
Capitolo 51: *** CAPITOLO 50 - E SE...? (COSTY E ZACH) ***
Capitolo 52: *** CAPITOLO 51 - SARAH & LAW - CONSAPEVOLEZZE ***
Capitolo 53: *** CAPITOLO 52 - SARAH & LAW - SPIEGARE.. COMPRENDERE ***
Capitolo 54: *** CAPITOLO 53 - L & S - COME PUO' UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE ***
Capitolo 55: *** CAPITOLO 54 - S & L - LA VIE EN ROSE ***
Capitolo 56: *** CAPITOLO 55 S&L SARA' UN BEL TEMPORALE IL NOSTRO ***
Capitolo 57: *** CAPITOLO 56 - Costy e Zach - Finchè ci sarai tu malato sarò io ***
Capitolo 58: *** CAPITOLO 57 - C. & Z. IMPRUDENZE ***
Capitolo 59: *** CAPITOLO 58 - C. & Z. TURBOLENZE ***
Capitolo 60: *** CAPITOLO 59 - C&Z OLD KING COLE ***
Capitolo 61: *** CAPITOLO 60 - Z & C - CAMPBELL & C. ***
Capitolo 62: *** CAPITOLO 61 - Z&C - POSSO ANDARE O... VADO? ***
Capitolo 63: *** CAPITOLO 62 - C&Z - L'ASSO NELLA MANICA ***
Capitolo 64: *** CAPITOLO 63 - C.E Z. - NON STUZZICARE IL CAN CHE DORME ***
Capitolo 65: *** CAPITOLO 64 - C & Z - THIS IS THE END (PART I) ***
Capitolo 66: *** CAPITOLO 65 Costance & Zach-THIS IS THE END PART II ***



Capitolo 1
*** presentazione dei personaggi ***


  JARED  MARISSA 
ZACHARY COSTA NCE                     ERIC  SIA   
  LAWRENCE Linda Evangelista SARAH  

        DARIUS            BETH 

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Capitolo 2
*** Capitolo I - 1st day ***


Bisogna assolutamente inserire la storia in codice html, al

Una Settimana in Cornovaglia
… non fu solo una vacanza

 

CAPITOLO 1

 
 
Cornovaglia, HolywellBay July 15
 
1st day-------------------------------
 
Pomeriggio noiosoa Holywell Bay.
 
Jared, Darius, Lawrence, detto Law, Zachary ed Eric erano seduti nello studio di Eric, mentre cercavano di decidere cosa fare quel pomeriggio.
Era già una settimana che si trovavano nella sua casa in Cornovaglia ed erano già stati impegnati in attività varie quali surf, sci nautico e pesca…di tutti i tipi.
Pesca di pesci e pesca di “girls”.
 
Cinque bastardi al mare, in pratica.
Poteva essere anche il titolo di una nuova serie televisiva.
 
Cinque amici di vecchia data.
Eric e Darius si conoscevano fin dai tempi della  primary school. Compagni di giochi e di studio, venivano da due famiglie benestanti che si frequentavano e che continuavano a frequentarsi tutt’ora anche se i figli ormai vivevano una vita propria.
Law, Jared e Zachary si erano uniti a loro invece durante la secondary school.
Avevano poi proseguito gli studi ad Oxford.
 
Law e Jared erano figli di due membri del parlamento mentre Zachary era figlio di un generale dell’esercito nonché Duca di Manchester, cosa che rendeva Zachary Conte, con sua immensa disdetta.
Diversi tra di loro per carattere, ma , a detta dell’universo femminile, con una caratteristica comune: erano dei fighi da paura.
Tutti con un fisico possente generato da anni di allenamento in piscina e poi in sala pesi.
 
Jared e Darius erano entrambi biondi.
 
Jared  al posto degli occhi aveva due laghi azzurri dove in molte si perdevano toccando il fondo.
Darius, soprannominato anche gel, occhi nocciola caldi e vellutati,  portava i capelli lunghi sparati, grazie all’uso della gelatina, scoperta all’età di 15 anni e mai più lasciata.
Jared aveva un taglio corto dietro e più lungo davanti.
Il ciuffo sugli occhi che richiedeva il passaggio continuo delle lunghe dita affusolate faceva di lui uno dei ragazzi più ambiti.
 
Eric aveva capelli mossi con i ricci che gli sfioravano il collo, neri, con riflessi quasi bluastri. Il contrasto con gli occhi verdi lo rendeva simile ad una pantera. E con le donne lo era veramente.
Sinuoso nei movimenti, le incantava con il suo sguardo e poi le azzannava, lasciandole distrutte e con il cuore infranto.
 
Law era il tipico scozzese, capelli rossi, occhi verdi sorriso aperto ed una simpatia trascinante.
Adorava essere al centro dell’attenzione.
Law era un avvocato mancato per vocazione… vocazione per essere chef, una professione che lo aveva sempre affascinato ed alla quale, finalmente, era approdato con grande soddisfazione, dopo i brillanti studi per avvocato, ai quali non aveva potuto opporsi.
 
E poi c’era Zachary.
 
Era il più scontroso dei cinque.
Carattere pessimo, dovuto forse anche all’incidente avvenuto all’età di 25 anni a seguito del quale una serie di bruciature gli deturpavano la spalla, il braccio e il fianco sinistro, mentre una lunga cicatrice segnava il suo volto partendo dall’occhio sinistro disegnando una linea leggermente concava che arrivava al labbro superiore e lo incideva leggermente.
Questa però non era l’unica cicatrice.
Forse quella più profonda era anche quella meno visibile.
L’abbandono da parte della sua ragazza dopo l’incidente, gli aveva lasciato una ferita che ancora adesso, dopo 3 anni, ancora sanguinava.
Non tanto per l’abbandono in sé, perché la fine di una relazione è sempre in agguato, quanto per la consapevolezza di essere stato rifiutato a causa di una imperfezione che non lo faceva essere più, almeno esteticamente,  il ragazzo di prima.
Ecco perché quindi aveva ancora la certezza di suscitare nell’altro sesso un leggero ribrezzo che lo rendeva così cupo ed irascibile.
La sua regola era niente coinvolgimenti emotivi, ma solo sesso.
 
Dotato di una mente eccellente, sapeva anche solo a parole mettere KO l’interlocutore.
E questa era una attività che, soprattutto dopo l’incidente,  gli piaceva moltissimo: mettere in difficoltà gli altri.
Mai quanto gli altri mettevano in difficoltà lui quando si ritrovavano a fissare inevitabilmente quella cicatrice.
Lui del resto, quasi a voler sottolineare quel suo difetto, non faceva niente per nasconderla ed i suoi capelli cortissimi, forse anche complice la discendenza militare, ne erano la prova.
 
Erano tutti avvocati, laureati ad Oxford, tranne  lui che invece aveva frequentato i corsi al Dipartimento di matematica e Fisica, dove si era laureato con il massimo dei voti, e poi era entrato a Scotland Yard - MPS metropolitan police service -  terrorismo.
Tutti sapevano che per conto proprio invece procedeva con l’approfondimento dello studio di quelle due materie che lo avevano sempre affascinato e continuavano ad affascinarlo.
I numeri.
Le leggi della fisica.
Immutabili. A dimostrare la perfezione e la regolarità dell’universo.
 
Negli anni, nonostante le loro professioni li avessero portati ad avere impegni ed orari così diversi, l’affiatamento era rimasto invariato e lui si sentiva bene con loro.
Stavano ancora discutendo sul da farsi quando li interruppe il rumore di un’auto che procedeva a velocità sostenuta “troppo sostenuta” pensò Eric..
 
Si guardarono l’un l’altro sorpresi da questa intrusione mentre Eric si sentiva scivolare addosso la verità su chi poteva essere al volante dell’auto, ed alzò gli occhi al cielo mormorando un “Marissa”, mentre gli altri lo guardavano con sorrisini di compassione.
 
Marissa, anche conosciuta come la sorella di Eric, aveva 20 anni e gli stessi colori del fratello.
Occhi verdi e capelli neri, lisci, lunghi appena sopra la spalla, che si muovevano graziosamente ad ogni suo passo.
Conosciuta anche per la sua esuberanza travolgente che non lasciava spazio a mezze misure.
 
In pratica dove c’era lei regnava la confusione, il caos.
 
<< ho paura che dovremmo dire addio alle serate romantiche >> sospirò Darius che si vedeva già scippato della possibilità di portarsi qualche avventura notturna in casa.
 
Eric si passò entrambe le mani tra i capelli tirandoli all’indietro, quasi una sorta di punizione per avere una sorella come lei.
Sospirò.
Mentre si stava alzando, pensando a cosa poterle dire per farla rimettere in auto, ingranare la marcia e tornarsene da dove era venuta, sentì chiaramente le altre voci femminili ed il rumore degli altri sportelli che si aprivano e si chiudevano.
 
Si guardarono tutti e cinque sconvolti.
Un conto avere in giro Marissa, ma altre tre o quattro ragazzette come lei che giravano per casa schiamazzando era eccessivo.
Addio privacy, addio momenti tranquilli di lettura, addio alle possibili cenette romantiche.
 
…..Una tromba d’aria penetrata in casa avrebbe fatto molto meno rumore ed avrebbe portato molto meno scompiglio.
La porta dello studio si spalancò di colpo mentre Marissa stava dicendo :
<<  Qui staremo tranquille non c’è ness…>> ma la frase le si strozzò in gola.
Rimase a fissare suo fratello Eric che con una espressione truce e le braccia incrociate la guardava in silenzio
Il silenzio incombeva anche nella stanza mentre occhi curiosi si osservavano.
 
Le altre tre ragazze erano entrate anche loro, ed adesso guardavano a bocca aperta quei cinque maschi che davano già l’idea di avere preso pieno possesso della casa rivendicandola, con sguardo muto, come proprio territorio.
 
Un breve conto matematico fece capire a tutti, in un millesimo di secondo, che tutti, lì, non potevano starci.
 
<<  si può sapere che cazzo ci fai qui?  >> esplose Eric allargando le braccia
<<  e benvenuto anche a te fratello  >> rispose Marissa inviperita
<<  il viaggio è andato bene grazie. E per tua conoscenza questa casa è tanto mia quanto tua! Quindi posso venirci quando mi pare e piace! >>
<< Cristo Marissa, te l’avevo detto che saremmo venuti noi in questi giorni! Siamo riusciti a trovarci tutti quanti liberi e Dio solo lo sa quanto abbiamo faticato per ritrovarci tutti! >>
<< Beh? e noi? Ci siamo ritagliate questa settimana tra un corso e l’altro, tra un esame e l’altro, porca miseria! >>
 
Marissa guardò Eric e ad uno ad uno i suoi amici.
Cavolo, durante il periodo dei loro studi era così abituata ad averli per casa che per lei erano come fratelli e le dispiacque per quella scenata.
 
E’ vero, forse non era stata attenta e non aveva ascoltato quanto sua madre le diceva a proposito di Eric e della casa in Cornovaglia.
Si passò entrambe la mani tra i capelli tirandoseli all’indietro, così come era solito fare Eric, e lasciò andare un sospiro
<<  Scusa Eric, scusate ragazzi e scusate anche voi >> disse in direzione delle amiche
<< è colpa mia non avevo capito che la casa era occupata, vi ho fatto fare un viaggio per niente >>
<< rimaniamo magari per stanotte e poi domani mattina andiamo da qualche altra parte.
Che ne dite? >> replicò guardando le ragazze.
Loro annuirono << certo >> risposero all’unisono
<< nessun problema, in fondo volevamo solo staccare dagli studi no? Quindi un posto vale l’altro. Ci sistemiamo giusto per la notte, tanto abbiamo il sacco a pelo e poi domattina ripartiamo >>
 
Si guardarono tutti l’un con l’altro soddisfatti
 
<< Ops, scusate >> disse Marissa <<  procedo con le presentazioni. Allora Beth, Sarah, Sia
Eric, mio fratello, poi Darius, Lawrence, Jared e Zachary >>
Alzarono tutti la mano in leggero segno di saluto
<< allora dove appoggiamo intanto gli zaini >> chiese Beth.
Aveva corti capelli neri ed occhi color verde intenso che in quel momento si muovevano nella stanza in cerca di uno spazio libero.
 
<< appoggiamoli nell’atrio, tanto se domani mattina ripartiamo subito è inutile portarli da una parte all’altra >> replicò la rossa al suo fianco, voltando la testa. I ricci le ricaddero davanti agli occhi e lei cercò di spostarli con un leggero sbuffo
 
<< Marissa hai una cartina? >> chiese Sia, l’altra bruna. I capelli lunghi le arrivavano fin sotto le   scapole, la pelle ambrata e gli occhi nerissimi ricordavano una gitana, chissà se nelle sue vene scorreva sangue sud americano, si ritrovò a pensare Eric mentre con lo sguardo indugiava sulle sue curve morbide.
 
<< Si ce l’ho.…fammi pensare……dove l’ho messa?..>>
 
Sia alzò gli occhi al cielo nello stesso istante in cui anche Eric, conoscendo molto bene la sorella, ripeteva lo stesso gesto. Nel momento in cui stavano riabbassando gli occhi Marissa esclamò
 
<<  ma certo! Nello zaino!... in fondo però >> mormorò dispiaciuta.
Eric e Sia scoppiarono a ridere poiché si aspettavano una risposta del genere
<< Mari solo tu potevi mettere una cartina in fondo allo zaino! >> esclamò Sia
<< Ma scusa, dove andare lo sapevamo. Quindi perché non dovevo metterla lì!? E poi mi serviva un fondo rigido per non far spiegazzare tropo le magliette >> continuò mentre un sorriso le illuminava gli occhi verdi
Jared sentì un leggero rimescolio nello stomaco, che non era da imputare nel modo più assoluto a quel sorriso ed a quegli occhi, sicuramente era un sintomo di fame. Sicuramente.
 
Lo scarico degli zaini non impiegò molto tempo per cui si ritrovarono libere subito. Decisero di fare un giro fino al centro del paese mentre invece i ragazzi decisero di andare in spiaggia. Mentre si dirigevano al sentiero che li avrebbe condotti alla spiaggia, indossando solo i pantaloncini, Sarah  si soffermò sulla schiena del rosso guardando le spalle possenti. Poi scese giù ad ammirare le gambe muscolose. Law, al quale erano caduti gli occhiali, si voltò per raccoglierli e per un attimo rimase incollato agli occhi azzurri della rossa.
Poi le rivolse un sorriso al quale lei rispose arrossendo leggermente.
Una rossa che arrossiva per colpa di un rosso, pensò Law, sembrava uno scioglilingua, ..ma era molto piacevole.
 
Le ragazze si incamminarono lentamente e parlando animatamente tra di loro. Intanto Marissa le metteva al corrente sugli occupanti della casa. Li aveva un po’ persi di vista da dopo che si erano laureati ed avevano iniziato a lavorare. Una cosa era certa: a quel tempo erano dei grandi rubacuori, lei era innamorata segretamente di Jared, anzi per dirla tutta gli moriva dietro, ma lui non la guardava neanche e se lo faceva era solo per prenderla in giro.
 
<< effettivamente ero tremenda a quel tempo >> ammise Marissa
<<  non li lasciavo in pace un attimo, sempre ad ascoltare quello che dicevano, chiedevo in continuazione che mi portassero alle feste a cui loro partecipavano >> si soffermò un attimo e poi pensierosa e affranta ammise con un sospiro
<< a volte ho spifferato a mia madre alcuni loro discorsi…>>
 
<< Oddio Marissa, dovevi essere proprio insopportabile >> sbottò  Beth fissandola con i suoi occhi verdi che mandavano lampi di irritazione
<<  la sorella di una mia compagna di scuola faceva esattamente quello che facevi tu e molte volte ha rischiato il linciaggio. Era insopportabile. Ci sono stati dei momenti in cui l’avrei uccisa con le mie stesse mani, quando urlava “ maaaammaaaa lo sai che hanno detto Beth e Julyyy?”  Dio! L’avrei strozzata! >> terminò Beth scuotendo la testa
 
<< hai ragione, ero veramente terribile, vorrei tanto farmi perdonare!
Ma anche adesso più cerco di comportarmi bene e più mi sembra di fare confusione, di creare solo irritazione in Eric e gli altri! >> replicò mogia Marissa
<< vorrei la smettessero di vedermi come una ragazzina e che iniziassero a darmi la considerazione giusta. Una loro pari, come tutte le altre ragazze che frequentano. Invece per loro sono e sarò sempre la sorellina di Eric. Come vorrei cancellare loro tutti i ricordi e ripartire da zero, conoscerli per la prima volta come voi adesso..>> concluse con un sospiro di sconforto
    
<< Eh, si, sai quante possibilità abbiamo noi di conoscerli? >> sibilò Sarah
    << zero assoluto. Ma l’avete guardati bene ? >> alzò gli occhi al cielo ed allargò le braccia
<< sono uno più figo di un altro, a parte Zachary che al primo impatto può creare un po’ di imbarazzo, ma poi ti rendi conto che anche lui, nella sua imperfezione è bello. E secondo voi quelli lì ci considerano a noi? Come minimo avranno la fila fuori di donne in attesa >> fece una pausa
<<  e poi considerando il fatto che domattina ce ne dobbiamo andare….con questo chiudiamo del tutto la possibilità di conoscerli meglio >> continuò incurvando le spalle come se il peso di quella considerazione fosse diventato reale e le fosse precipitato addosso.
      << Quello con i capelli rossi è da infarto >> sospirò
     << Hahaaaah >> Sia si voltò verso di lei e proseguì sorridendo alzando entrambe le  sopracciglia
     << vedo che Cupido ha già lanciato il primo dardo >>
      << Dai, Sia, non ci ho scambiato neanche una parola. Peròòò … bello è bello, non c’è che dire.    Perché tu non lo trovi bello?
E tu che mi dici, non ti ha colpito nessuno? >>
<< non dire scemenze >> la interruppe Sia un po’ troppo velocemente, mentre le altre si voltavano  verso di lei
<< nooooooooooooooooooo >> esclamò Marissa guardandola con un sorriso malizioso
<< Ma che………>> replicò Beth  perplessa << noooooooooooooooo! >> esclamò anche lei ridendo
<< Ragazze volete smetterla per favore?! >> esclamò stizzita Sia
<< Adesso ci dici chi è >> si intromise Sarah
<< Si, vogliamo il nome! >>
<< Vo-glia-mo-il-no-me! Vo-glia-mo-il-no-me >> si misero a cantilenare in coro
<< smettetela subito! Dai, per favore ragazze >> Sia era diventata di mille colori per quanto sotto la sua pelle ambrata fossero più attenuati 
<< tanto non ve lo dirò mai! >>
<< Perché? >> replicò Sarah << io ho detto che Law è bello, Marissa che è sempre stata innamorata di Jared e che forse lo è ancora.>>
<< Adesso che l’ho rivisto...togli pure il forse >> sospirò Marissa
<< Quindi perché tu non puoi dire il tuo nome? >>
< Perché è imbarazzante >> Sia scosse la testa guardandole di sottecchi
<< Imbarazzante?!? >> si stupì Beth
<< E dove starebbe l’imbarazzo tra noi? Siamo amiche da tanto tempo, non capisco cosa potrebbe imbarazzarti nel confessare che ti interessa….>> si interruppe di colpo e la fissò con i suoi occhi verdi nei quali brillava una luce di comprensione.
Era inutile.
Beth era la sensitiva del gruppo.
Riusciva a capire al volo tutte loro, senza bisogno di troppe spiegazioni
<< ci volete spiegare anche a noi povere mortali? >> si intromise Sarah
<< perché è così imbarazzante dircelo? >>
<< perché >> spiegò Beth guardandole << dovrebbe dirlo a me, a te e……… a Marissa >>
 
E luce fu.
 
<< WOW! >> esclamò Sarah
<< Che.notizia! Niente popò di meno che…>>
<< Il padrone di casa >> concluse per lei Beth
<< Accidenti Sia, non so se congratularmi o farti le condoglianze! >> Marissa le rivolse un sorriso smagliante e proseguì accalorandosi man mano che andava avanti << Eric è uno sciupafemmine della peggiore specie, però , per spezzare una lancia a favore di mio fratello, devo dire  anche che quando vuole sa essere dolcissimo ed è anche molto premuroso ed intelligente e poi….
<< Hei, hei, hei, frena amica >> la interruppe ridendo Sarah
<<  cos’è, stai cercando di appiopparle tuo fratello? >>
<< Bèh, guarda è il fratello più bravo del mondo, anche se spesso siamo come cane e gatto. Ma sarei felicissima trovasse una ragazza che lo ama e se fosse Sia sarei veramente contenta per entrambi! >> concluse la sua filippica accaldata in viso, mentre si sedevano ad un tavolo del bar
<<  datemi da bere, ho la gola secca >>  continuò
<< Per il discorsone che hai fatto o per le bugie che hai detto? >> rise Beth
<< Ridi, ridi, però ti vorrò vedere quando ti innamorerai sul serio! >>
 << Ok, Ok ordiniamo và >> la interruppe velocemente Beth
 
Stavano sdraiati al sole, ognuno preso nei propri pensieri…..
 
Eric si schiarì la voce << hemmm, stavo pensando..che.. forse mi dispiace mandare via Marissa domani…>> si schiarì di nuovo la voce.
Sembrava imbarazzato
Zachary lo guardò sorpreso, seguito da Darius
Jared e Law invece alzarono di scatto la testa mentre negli occhi passava un leggero luccichio
<< beh, effettivamente…>> si azzardò a dire Law lasciando il discorso in sospeso
<< ecco, anche lei meriterebbe di stare in vacanza  >> proseguì Eric annaspando
 
Ma che gli succede?
Darius e Zachary si guardarono perplessi.
Eric che incespicava nelle parole era da incorniciare
 
<<  in fondo anche loro hanno trovato faticosamente una settimana per stare insieme, …come noi…. >> proseguì Law titubante, cercando disperatamente di non mostrare la speranza che gli stava salendo dentro.
<< ..ed anche Marissa è bravissima…voglio dire…si applica nello studio…è molto dotata cioè voglio dire che ha molte doti….si merita questa vacanza >> proseguì Jared
<< A me piacerebbe che rimanesse…ro, rimanessero.  Si. Appunto >> concluse poi intento a distrigare un nodo che si era formato sul laccetto dei boxer da mare. Come se fosse di vitale importanza scioglierlo,  insieme all’interrogativo che stavano ponendo..
 
<< Quindi?..>>  concluse per loro Zachary
<<  Ecco. Non so. Quindi… forse… se siamo tutti d’accordo, potrebbero rimanere anche loro per questa settimana >> soffiò Eric
Darius alzò un sopracciglio, mentre si passava la mano sulla mandibola
<< hummmm, …mi devo preoccupare? >>
<< e di che? >> sorrise Zachary
<< se son rose fioriranno >> concluse.
Sembrava veramente divertito.
Per la prima volta dopo tanto tempo videro un sorriso sereno affiorare su quel volto sempre cupo.
 
Rimasero in silenzio ancora per qualche minuto poi Jared si alzò di scatto ed ignorando gli sguardi ammirati di alcune ragazze posizionate lì vicino, in cerca di un possibile aggancio per una conversazione, esclamò <<  allora che aspettiamo? Torniamo, ed andiamo a dare loro la notizia! Dobbiamo trovare il modo per sistemarci tutti >>
 
<< vietato le camere miste però >> si intromise Darius guardandolo con un tono malizioso che lo fece leggermente, ma solo leggermente, arrossire.
Si incamminarono di nuovo tutti quanti verso la casa, nell’aria aleggiava una leggera euforia ed una gioia ancora inconsapevole e forse prematura?

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 - 1st day ***


CAPITOLO 2 
 

Le ragazze non erano ancora rientrate ma si sentivano in lontananza le loro voci e le loro risate.
Sarebbero arrivate a breve.
E questo riempì di gioia almeno tre cuori anche se nessuno dei tre lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
 
Arrivarono di lì a poco, inondando l’atrio di risate squillanti
<< Marissa. Ragazze. Potreste venire un attimo di qua? >> le chiamò Eric mentre ancora erano nell’atrio e Marissa tentava di raggiungere la cartina in fondo allo zaino cercando di evitare di tirar fuori tutto il suo contenuto.
Entrarono nello studio per la seconda volta in quella giornata
 
<<  Marissa, ragazze, abbiamo parlato tra noi ed avremmo deciso che, se per voi va bene, potete rimanere qui questa settimana. Non mi va che domani mattina ripartiate in cerca di un’altra destinazione. Ormai è andata così, cerchiamo di stringerci un po’, di arrangiarci un po’ tutti in modo da farvi godere la vostra settimana di pausa dallo studio >>
 
Nello studio calò un silenzio attonito mentre qualcuno tratteneva il respiro in attesa di una risposta.
Marissa guardò le altre ragazze in cerca di una conferma a quanto aveva già deciso, e dai loro sguardi capì.
Si gettò tra le braccia di Eric gridando << siiiiiiiiii! Oddio Eric, saremmo contentissime! Grazie ragazzi >> rivolse a tutti loro un sorriso stupendo.
A Jared mancò un battito.
 
<< non vi daremo fastidio. Davvero. Cercheremo di non fare confusione, di non chiacchierare durante la notte >>
<< e vorrei vedere! >> esclamò Darius ridendo << se non volete una mia incursione in camera con dei gavettoni! >>
 
Tutti scoppiarono a ridere
 
<< dai andiamo a sistemarci >> disse Marissa
<< Eric dove ci mettiamo noi? >>
<< Marissa non so, cosa volete fare? Occupare una stanza sola? O dividervi? >>
<< No, no, stiamo tutte insieme dai, non capita mai di dormire tutte insieme noi cinque >>
<< Non per voler essere precisi, ma ad occhio direi che siete in quattro >> disse Jared
<< Come? >> Marissa si voltò verso di lui arrossendo leggermente .
Cavolo se arrossiva per un semplice “come?” cosa avrebbe fatto durante una conversazione?
<< Ho detto che siete quattro >> replicò Jared sorridendo
<< Hah, no,no, deve ancora arrivare Costance . A proposito ragazze, notizie di Costance? >> chiese Marissa
<< Aveva detto che si sarebbe messa in viaggio subito dopo aver dato l’esame. Ad esser sincera non ho pensato a dirle di inviarci un messaggio nel momento della partenza >> rispose Sia prendendo il cellulare e componendo il numero
<< possiamo provare a chiamarla però, tanto se è ancora all’esame ha il cellulare staccato...spero >> aggiunse quando ormai la chiamata era partita.
<< effettivamente sono già le 18,00 a quest’ora l’esame dovrebbe essersi concluso >> si intromise Sarah
<< che esame era? >> chiese curioso Law
<< so che era di chimica ma di preciso non so >> gli sorrise Sarah
<< abbiamo un genio della chimica tra di noi, quindi che non vi venga in mente di farci soffrire con qualche tiro mancino perché potremmo attingere da lei per una qualsiasi formula di veleno >> concluse ridendo
 
In quel momento un bip dal cellulare di Sia interruppe la conversazione, Sia spostò lo sguardo sul display e sorrise
<< sempre la solita! Sentite cosa dice: scritto concluso – compito difficilissimo – abbiamo sudato sangue – gente in preda a crisi isteriche dopo uno studio di 3 mesi – in pratica credo sia stato un disastro di proporzioni bibliche. Parto adesso - sarò lì tra 1 ora.  bacioni Costy >>
 
<< Siamo alle solite, si dispera, si dispera… e poi prende il massimo. E’ troppo insicura quella ragazza, pensa di essere un disastro invece è una delle menti più brillanti che io conosca >> disse Beth sorridendo.
<< Siete tutte molto affiatate vero? >> chiese Darius << un po’ come noi cinque >>
<< Si >> rispose Beth << credo proprio che sia così >>>
<< Ma da dove partiva Costance >>continuò Darius, giusto per ascoltare ancora la voce di Beth, che era veramente bella, sembrava quella di un angelo.
<< Da Londra >>
<< DA.LONDRA.?!?!? >> Eric sobbalzò sulla sedia << e mi spiegate come fa ad essere qui in un’ora? E’ in grado di smaterializzarsi? >>
<< Fratello.…Fidati...Costy è imprevedibile.….Una mezza idea ce l’ho.. >> rispose Marissa
<< vedrai con i tuoi occhi >>
<< andiamo dai ragazze, andiamo a sistemarci e poi prepariamo qualcosa per cena. Voi che fate rimanete con noi o cenate fuori? >> chiese Marissa premurosa
 
I ragazzi si guardarono l’un l’altro. A Zachary potevano anche evitare di chiederlo, avrebbe risposto sicuramente a casa. Tutti quanti annuirono
<< Abbiamo un addio al celibato stasera sul tardi ma ,OK, rimaniamo anche noi , anzi vi diamo una mano per la cena perché mi sa tanto che dovremmo andare ad acquistare anche qualcosa >> disse Eric avviandosi verso la cucina seguito da tutti gli altri.
<< effettivamente non è che ci sia un grande rifornimento >> la voce di Jared arrivò attutita dalle pareti del frigo, dal momento che aveva la testa infilata dentro
<< dobbiamo quindi acquistare tutto…oppure optare per delle pizze >> si grattò il mento pensando a quale fosse la decisione migliore e soprattutto più pratica
<< forse sarebbe meglio optare stasera per delle pizze, ma  andare  comunque  a  fare un po’ di spesa >> propose saggiamente Marissa, mentre Jared le rivolgeva un sorriso luminoso come se li avesse illuminati della teoria scientifica più avanzata,  che per un attimo le fece dimenticare che per vivere occorreva continuare a respirare.
 
<< si, soluzione ideale >> concordarono tutti
 
<< resta il fatto che dobbiamo andare a fare la spesa. Allora chi si offre volontario per questa missione? >> replicò Law
<< Tu devi andare per forza. Sei il più esperto tra noi nell’acquisto di materie prime. Chi si offre inoltre? >> chiese Eric
Zachary si mosse a disagio
 Eric aveva già notato la sua insofferenza
non sapeva se era peggiore uscire per andare a far la spesa, dove tutti sarebbero rimasti a fissare il suo volto di sfregiato, oppure rimanere a casa dove comunque c’era gente che ancora gli era estranea e che quindi gli generava un leggero imbarazzo
<< vado anch’io. Vi occorrerà qualcuno che aiuti a portare le borse >> si offrì Darius
<< e di voi girls, chi viene con noi? >>
<< vengono Sarah e Beth >> disse precipitosamente Marissa lanciando un’occhiata eloquente a Sarah e Sia
<< io e Sia rimaniamo qua a mettere a posto >> proseguì con un bel sorriso
<< anzi sbrigatevi. Via. Via. Sciò. Sciò >> accompagnò la frase con il gesto delle mani
Mentre il gruppo addetto agli acquisti partiva con la jeep,  Marissa e Sia iniziarono a trasportare gli zaini al piano superiore aiutate da Jared ed Eric.
La scelta della stanza e la preparazione della stessa si rivelò più difficoltosa del previsto, fare entrare 5 sacchi a pelo nella camera di Marissa, per quanto grande fosse, non era un’impresa facile, soprattutto se la stanza era arredata. Dovettero quindi togliere il letto e la scrivania, poi posizionarono i sacchi a pelo e gli zaini
<< un po’ affollata no? >> chiese Eric abbracciando con un’occhiata tutta la stanza
<< macchè affollata.    Ci staremo benissimo.  E poi potremo chiacchierare finalmente tutte insieme! >> rispose Marissa
<< Oops!… avevo promesso a Darius che non avremmo disturbato la notte >>
<< tranquilla Mari >> si intromise Jared facendola arrossire
cavolo doveva smetterla di comportarsi come un’adolescente
<< la camera di Darius e Zachary è quella in fondo. La più vicina è la nostra e a noi la confusione non da fastidio, vero Eric? >> proseguì Jared sorridendo ed ammiccando
<< ah, no, nessun problema……una volta che ci siamo addormentati, neanche le cannonate ci smuovono. Law poi, quando dorme rasenta la catalessi, credo che a casa sua abbia circa 5 o 6 sveglie puntate alla distanza di 2 minuti l’una dall’altra per riuscire ad alzarsi in tempo al mattino. Negli anni dell’università a volte siamo ricorsi al ghiaccio sul viso per svegliarlo >> continuò ciarliero Eric
<< Darius e Zachary invece hanno il sonno leggero? >> chiese Sia
<< Darius no, ma Zachary si. Non credo che riesca a dormire molto.. >> si fermò soprappensiero
<< È ancora per l’incidente? >> chiese Marissa mentre Sia si voltava verso di lei incuriosita.
 
Marissa a sua volta rivolse una domanda muta ad Eric e Jared, ma Eric scosse la testa mimando un dopo con la mano e voltò leggermente la testa in direzione della camera.
Zachary era lì e avrebbe potuto sentire.
Ed anche se quello che voleva dire era solo il semplice racconto di quello che gli era accaduto, non voleva che Zachary si sentisse violato nella sua intimità.
 
Si avviarono al piano di sotto mentre sentivano il rumore della jeep che si fermava davanti all’ingresso e le voci di Law, Beth, Sarah e Darius inondare l’aria
<<…….e quando mi sono alzato non sapevo se controllare i pantaloni… >> ci fu una risata generale.
Law doveva raccontare uno dei tanti episodi esilaranti che gli erano accaduti durante i suoi studi universitari.
Scaricarono le borse e si avviarono all’ingresso.
<< Abbiamo svuotato metà supermarket. La proprietaria stava per srotolare il tappeto rosso…>> li informò Darius entrando in cucina con fare allegro mentre Eric e Jared preparavano un aperitivo
<< evviva! Un aperitivo ci vuole prima della pizza >> esclamò Sarah
Marissa, Sia, Jared ed Eric si guardarono l’un con l’altro mentre un’espressione di orrore e di colpevolezza si faceva strada sui loro volti
<< ….non mi direte mica che….Oh, non ditemelo vi prego!  >> Law si portò le mani alle orecchie guardandoli con espressione truce. Gli altri non capivano cosa fosse accaduto, quando Law proseguì rivolgendosi a loro << vi do un indizio: pizza e memoria  >>
<< ma dai! ..ma siete dei bastardi! >> sibilò Darius << ci eravamo divisi i compiti per questo.>>
<< ok,ok,ok, scusa , ci siamo dimenticati >> lo interruppe Jared << rimediamo subito >> prese il telefono ed ordinò le pizze che fortunatamente sarebbero state consegnate entro le 20,00.
Intanto Zachary era sceso in tenuta da jogging
<< vado a fami un po’ di km , Ok? >> disse senza rivolgersi a nessuno in particolare
<< torno tra un’ora >>
      << Ok, Zac, a dopo >> non appena fu uscito Marissa si rivolse al fratello
      << allora, adesso puoi raccontare? >>
Di fronte allo sguardo degli altri ragazzi Eric spiegò << mi hanno chiesto se Zachary ha il sonno pesante ed io ho detto loro che non riesce a dormire bene. Il perché è presto detto >> continuò serio << Zachary ha avuto un brutto incidente 3 anni fa e le conseguenze sono davanti a tutti noi. Il suo problema più grosso non è tanto la cicatrice perché sinceramente, dopo un po’ ti dimentichi della sua esistenza . O forse per noi è più facile perché conosciamo il vero Zachary. Prima dell’incidente era un ragazzo solare, sempre pronto a scherzare, gentile con tutti, pronto a dare una mano a chiunque avesse chiesto il suo aiuto. Una mente eccellente. Di una intelligenza mostruosa. Sarebbe potuto diventare un matematico o un fisico d’eccellenza, purtroppo però l’incidente ha rovinato tutto >>
Sia fece per aprire bocca, ma Eric la precedette
<< lo so quello che state pensando, l’incidente non ha intaccato la sua intelligenza o il suo carattere, lui è sempre lo stesso. E’ vero. Non è stato però l’incidente a cambiarlo, ma quello che è avvenuto dopo.>> si interruppe un attimo chiedendo agli altri tre il permesse di raccontare ancora.
Nessuno fiatò quindi lui lo prese per un invito a continuare
<< Zachary stava da 3 anni con una ragazza della quale non voglio ricordarmi il nome >> si sentì un sospiro ed un lamento provenire dalle ragazze
 
<< l’amava veramente. Spesso  si pensa che la persona che amiamo ci ricambi con la stessa intensità e che niente possa scalfire quest’amore perché quando ami una persona non la ami solo per il suo corpo o per il suo viso. Ma la ami per quello che fa, per quello che dice per quello che ha dentro, per la sua anima  >> guardò fugacemente Sia che lo osservava attenta 
<< Purtroppo aveva fatto un’errore di valutazione. E se ne accorse subito, non appena tornato a casa. Già in ospedale non era andata molto spesso. Noi che eravamo i suoi amici ci alternavamo al suo capezzale  per non farlo sentire solo, per non farlo abbattere >> si fermò un istante
 
<< ma Lei >> e quel lei gli uscì fuori come fosse un’offesa, una parolaccia
<< Lei. Invece. Andava al momento delle visite, e nemmeno sempre, adducendo sempre qualche scusa, ora gli esami, ora un impegno con la famiglia ecc….
Sembrava sempre sulle spine. Cercava sempre di evitare di guardargli il bendaggio.
Mi faceva rabbia. Lui che le chiedeva le cose, che chiedeva solo un conforto … e lei che gli rispondeva con imbarazzo, a disagio quando lui cercava un contatto fisico con lei.
Credo già che Zachary sapesse come sarebbe andata a finire, ma che in cuor suo non riuscisse a crederci, non voleva crederci  >> si passò una mano tra i capelli e proseguì
<< Quando fu dimesso lei non c’era. Avrebbe potuto spostare la data di un esame…ma non lo fece. Era una scusa troppo allettante per non essere presente e non accompagnarlo a casa.
Da quel momento in poi le scuse aumentarono, una lezione, lo studio, un contrattempo improvviso…….non riusciva a guardarlo in faccia. E quando lo guardava si vedeva chiaramente che quello che vedeva non era di suo gradimento. La disgustava. Quella cicatrice rossastra non aveva tagliato solo la guancia, aveva tagliato anche quello che lei provava. Spazzato via.
Zachary, non è ma riuscito a raccontare quello che è successo e quello che ha provato, non è più riuscito ad aprirsi…neanche con noi, e Dio solo sa quante volte ci abbiamo provato.
E’ completamente sfiduciato. Non crede più nell’amore. E’ convinto di essere ripugnante e di suscitare ribrezzo ed a volte su questa cosa ci marcia parecchio. Spaventare, mettere in difficoltà gli altri lo fa sentire più forte, riesce a mascherare la sua fragilità  >> terminò sospirando Eric con una smorfia di dolore.
<< sono  3 anni che non ha più una relazione stabile ma solo storie di sesso e basta. >>
 
<< ed ha ancora degli incubi  >> disse a bassa voce Darius
<<  incubi che non lo fanno riposare bene. Cazzo, riuscirà a trovare un po’ di pace?! >>
il silenzio scese tra di loro
 
<< stronza >>
<< merda >>
<< zoccola. Persone così andrebbero eliminate fin dalla nascita >>
le ragazze si guardavano allibite, quasi vergognandosi di far parte del genere femminile.
 
<< va bèh, dai. Adesso dobbiamo solo fargli dimenticare tutto quanto, per quanto è possibile, e certo non è compatendolo che ci riusciremo >> disse Eric
<<  anzi >> si intromise Jared
<<  se si accorge che lo guardiamo con commiserazione… >>
<< preferisce l’odio alla pietà. Ecco perché si comporta così. In modo indisponente e cafone. Prima che qualcuno arrivi a pensare “ poverino che brutta cicatrice”  gli fa pensare “che stronzo questo qui” >> continuò Darius
<< quindi niente sorrisi sdolcinati e non siate troppo premurose, si incazzerebbe al massimo! >>
 
<<  OK cercheremo di far finta di non sapere niente >> disse Beth mentre le altre annuivano
<<  e adesso andiamo a preparare la tavola in attesa della pizze? >>
 
Si trasferirono tutti nella sala da pranzo mentre tra scherzi, sproloqui ed aneddoti iniziavano a predisporre la tavola.
 
Zachary stava rientrando in quel momento. Aveva fatto un po’ di jogging ma soprattutto era uscito per stare un po’ da solo. Perché, come al solito, si sentiva a disagio con persone estranee anzi, per un attimo non  si era sentito solo un po’ a disagio, aveva la sensazione di essere di troppo. Lì, tra quelle ragazze tutte così carine…e non gli era sfuggito il lampo di interesse che aveva attraversato gli occhi Jared ed Eric. Impercettibile. ma a lui non era sfuggito. Ed anche Darius si offerto di tener compagnia al nemico .
Nemico?
Aveva detto proprio così?.
 
Salì silenziosamente le scale e si avviò verso la sua stanza, una doccia sarebbe stata salutare.
Sotto il getto caldo avrebbe cercato di far scivolare via oltre al sudore e alla stanchezza fisica, la stanchezza  mentale.
Rimase sotto il getto caldo per un tempo interminabile.
Le pizze forse erano già arrivate e magari erano già tutti a tavola.
Ma chi se ne importava, non aveva voglia di affrontare sguardi commiserevoli o di circostanza, mentre le nuove venute avrebbero osservato la cicatrice chiedendosi se fosse solo in superficie.
 
Si asciugò sfregandosi con l’asciugamano un po’ più forte del dovuto, quasi a ricercare in quella  sensazione di ruvidezza la consapevolezza che fosse ancora vivo.
Indossò una canotta e dei pantaloni in acetato neri a vita bassa, scese le scale e rimase nell’atrio ad ascoltare le chiacchere che provenivano dalla sala da pranzo.
 
La pizza doveva essere appena arrivata, sentiva il rumore delle confezioni che venivano aperte e i commenti sui vari gusti scelti accompagnati da allegre risate…almeno loro si stavano divertendo..
 
Le risate e le voci avevano coperto il rumore della moto che si stava avvicinando ma che lui invece percepì chiaramente.
Rimase ad ascoltare il rumore secco della frenata sulla ghiaia del vialetto, il rumore delle scarpe che appoggiavano sui sassi e quello del cavalletto che veniva inserito…
 
Chissà chi era, forse qualcuno che si era perso e cercava aiuto o magari il fratello di qualcuna delle ragazze. Sicuramente non qualcuno a loro conosciuto, lo avrebbe saputo di certo, Eric glie l’avrebbe certamente detto.
 
Rimase pensoso a braccia conserte e quando sentì il rumore dei passi sulle scale si avvicinò alla porta e la spalancò all’improvviso, tanto da suscitare un moto di paura nella figura che si stagliava sulla porta con ancora il braccio alzato
. …tutto si sarebbe aspettato ..tranne…. quello..
 
Era una ragazza.
Con il sole alle spalle non riusciva a vedere bene i lineamenti del viso, l’unica cosa che poteva vedere in modo chiaro e lampante erano i capelli….una massa d’oro  che luccicava al sole rossastro ormai prossimo ad annegare nel mare.
Il moto di sorpresa di lei lo lasciò indifferente, ormai era abituato a suscitare quel tipo di reazioni nelle femmine.
Sogghignò leggermente mentre un sorriso sghembo, tirato, gli disegnava un’ ulteriore linea sul viso.
<< ti ho fatto paura? >> si trovò a sussurrarle con una nota cattiva e aspra
<< no >> la risposta arrivò secca come una sfida mentre lei alzava il mento orgogliosa
<< chi sei? >>
<< Come, non lo sai? >> si ritrovò a risponderle mentre avvicinava la bocca al suo orecchio aspirando il suo profumo delicato.
Profumava di viola, rosa, mughetto, una fragranza sconosciuta che lo fece rabbrividire
<< sono lo Sfregiato. Messo qui a guardia di questo maniero. Un po’ come Cerbero dell’inferno. Hai presente? >> continuò mellifluo
Lei lo guardò trattenendo il fiato poi, lentamente, avvicinò il viso al suo e gli soffiò dolcemente
<< Perfettamente. Ma se pensi di scatenare in me il terrore ti sbagli di grosso >> concluse mentre un sorriso di scherno compariva sul viso ancora in ombra
 
<< Costy! Mi sembrava di aver sentito il rumore della moto! >> La voce squillante di Marissa li fece allontanare di colpo.
La luce si accese e Zachary la vide : un viso a forma di cuore con due occhi grigi colore del cielo in tempesta che in quel momento gli stavano lanciando fulmini e saette.
La bocca, piena, rosa, quasi dipinta su quel volto perfetto ed un nasino leggermente all’insù con una leggera spruzzata di efelidi che le conferivano un’aria alquanto sbarazzina.
 
<< come è andato il viaggio? Vieni di là dai sono arrivate le pizze e stiamo per metterci a tavola >> la prese per un braccio e mentre la guidava verso la sala da pranzo si voltò verso Zachary dicendogli <<  andiamo? >>
Annuì e si avviò anche lui verso la sala.
Erano già tutti seduti con i cartoni della pizza aperti.
Non appena le due ragazze fecero il loro ingresso Marissa esordì con un
<<  ragazzi questa è Costance. Ma le presentazioni le facciamo mentre mangiamo perché altrimenti la pizza si fredda e a me la pizza fredda non piace >>  si mise seduta tra Beth e Darius mentre Costance prendeva posto accanto ad Eric e Law. Alla destra di Darius, in direzione obliqua si sedette Zachary.
 
L’atmosfera si riscaldò subito mentre Eric e Marissa litigavano su come tagliare la pizza in modo che tutti potessero avere un assaggio di tutti i gusti
<< Allora Costance come sei arrivata? Non ho sentito rumore di auto >> le chiese Eric voltandosi verso di lei
<< Oh, no, sono venuta in moto >> rispose con un sorriso Costance.
<< noooo, non dirmi che l’hai fatto sul serio >> si intromise Beth sporgendosi in avanti
<<  hai preso davvero la moto di tuo fratello? >> e la guardò come se avesse compiuto la scalata dell’Everest da sola
<< ma …se se ne accorge….? >> la guardò pensierosa
 
<< diciamo che alcune settimane fa l’ho convinto che a volte avrei potuto prendere la sua moto senza che lui dovesse temere qualche catastrofe naturale >> replicò Costance mentre un sorriso sbarazzino le spuntava sulla bocca…ci pensò ancora qualche minuto e poi continuò
<< magari forse non si aspettava che la prendessi per venire qui >> scrollò leggermente le spalle
<< ma tanto adesso lui non c’è. Torna esattamente tra 20 giorni. E’in Francia per quella mostra fotografica >> e un sorriso le si aprì sul volto illuminando gli occhi che erano tornati di nuovo grigio chiaro
<< oddio >> mormorò Eric << voi sorelle siete davvero pestifere quando vi ci mettete, quel ragazzo ha tutta la mia comprensione >> disse alzando gli occhi al soffitto
<< spesso per sembrare grandi si compiono azioni veramente stupide >> borbottò Zachary tra i denti
Simpatico.
L’occhiata truce che Costance gli riservò lo lasciò indifferente
 
Erano ancora intenti a mangiare mentre la mettevano al corrente  di come si sarebbero organizzate durante quella settimana.
Costance aveva notato che mentre tutti partecipavano alla conversazione Zachary stava in silenzio, ascoltando il loro cicaleccio, chiuso in una fortezza e ben deciso a rimanerci.
 
Un tipo veramente asociale e piuttosto maleducato, per tutto il tempo non le aveva rivolto neanche uno sguardo, tranne quella battuta sibilata tra i denti che lei però aveva sentito benissimo.
 
Cretino.
 
Chissà perché provò un moto di antipatia che le partì dallo stomaco e le arrivò fino al cervello facendola irrigidire come se avesse ricevuto un pugno in pieno petto. E non era perché non l’aveva guardata. Sicuramente no. Non era il tipo che cercava di far colpo sull’altro sesso.
Ma era stata quella battuta che lui aveva detto che l’aveva fatta sentire una perfetta ragazzina idiota che cerca di emulare i grandi infrangendo le regole.
 
Ma chi era quello lì per permettersi certi giudizi?
Non la conosceva affatto.
Lei non era per niente una ragazzina viziata, forse quello che aveva pregiudizi incondizionati era lui.
<< potresti passarmi l’acqua per favore? >> la voce le uscì un po’ stridula ma nessuno se ne accorse
<< a chi dici? >> le chiese Sarah sorridendo
<< a lui >> e indicò con un cenno Zachary
<<  lo sfregiato >>
 
quella parola cadde tra di loro come un macigno. Una scarica di proiettili avrebbe provocato un silenzio meno assordate.
Si guardarono un po’ tutti senza sapere bene cosa fare. Fu un attimo poi Sia si riscosse e le urlò
<< Costance!  ma che dici? >>
<< Bhè?! Me l’ha detto lui >> allungò il braccio verso Zachary
<<  appena sono arrivata, quando ancora ero sulla porta, si è presentato come lo sfregiato. Quindi non vedo dove sia il problema >>  continuò guardando Zachary con aria di sfida, il quale prese la bottiglia dell’acqua e glie la passò con un grugnito degno del più zotico degli incivili.
 
Testa di cazzo.
 
Cerebrolesa.
 
Per tutta la cena riuscirono  ad evitare di guardarsi e soprattutto a scambiarsi la minima parola.
 
Erano arrivati al caffè quando Eric chiese gentilmente a Costance notizie del suo esame.
Lei, infervorandosi molto, gli spiegò a grandi linee di quanto fosse stato difficile il compito e di quanto e in che modo si fosse impegnata nello studio
<< .....prima di tutto,  finchè non sono riuscita a capire a colpo d’occhio che reazione fosse, e come si svolgesse, sono andata avanti a fare esercizi su esercizi. ….. Invece per la parte  relativa all’ acidità dei composti, eterocicli, meta e para orientanti ecc. >> fece uno svolazzo con la mano << lì basta capire bene il meccanismo >>
concluse scoppiando poi a ridere  nel guardare le loro facce completamente inespressive
<< anche perché >> aggiunse
<<  meglio fai lo scritto e più semplici saranno le domande che ti fanno all’orale. Se sei "appena sufficiente", puoi star sicuro che ti chiederanno le varie sintesi, o la parte su aminoacidi o carboidrati. Se invece  hai un buono scritto potrebbero limitarsi a chiedere i meccanismi delle prime reazioni di alcani, alcheni, epossidi.... insomma, la roba più semplice ..... >>
 
Lo squillo del cellulare interruppe la spiegazione
 
<< Benji!  qual buon vento? >> nessuno capì la risposta dall’altra parte ma dal tono concitato non doveva essere un vento di cordialità
<< no Benji guarda, stasera ho bisogno di tutto tranne che tu mi attacchi le tue paranoie >>
...
<<..lo so.. anch’...>>
.....
<<..ma non...>>
....
<< ...Ma perché...>>
 
Era inutile dall’altra parte un fiume di parole la stava investendo come una piena fuori controllo
 
<< CAZZO BENJI TI VUOI ZITTIRE!?! >>
 
Tutti sobbalzarono.  Zachary guardò quello scricciolo biondo che poi tanto scricciolo non doveva essere visto le parole che usava e la veemenza che ci metteva nel pronunciarle.
Comunque sortirono l’effetto voluto, dall’altra parte calò il silenzio
<< allora Benji, come sto cercando di dirti da un po’, anch’io credo di non essere andata bene perché mi tornano risultati differenti dalla maggior parte delle persone. Comunque ti rispondo in modo sintetico, non ho saltato nessuna domanda ed ho usato la proiezione di Haworth per scrivere il prodotto che si ottiene tra etanolo e glucosio in presenza di acidi. Alla domanda se quel  prodotto dava  il fenomeno della muto rotazione ho risposto no . E ti ringrazio della telefonata perché così mi hai fatto ritornare l’ansia. Ci sentiamo domani, appena escono i risultati. Dì a Paul di chiamarmi >>
<< ti chiamo io >> si sentì la voce stridula dall’altro capo, quello scritto doveva aver messo a dura prova i nervi di molti.
 
<< NO! >>  il no le uscì secco <<  lo sai. Le regole sono regole. Quello che deve comunicare i risultati delle prove è Paul. Non incominciamo a stravolgere le usanze che porta male >> si affrettò a concludere Costance
 
<< Essere  vittima di queste assurde fisse può causare uno scompenso psicologico, lo sapevi? >> la voce di Zachary le arrivò forte e chiara come chiaro era il tono di derisione insito nell’affermazione
 
<< E tu in fatto di fisse e scompensi psicologici devi essere un’esperto  o sbaglio? >> replicò lei tagliente
<< Conosco la natura umana e questo mi basta per riconoscere le persone psicolabili >>
<< Mi stai dando dell’idiota ? >>
<< Non mi permetterei mai, sei tu che l’hai insinuato >> replicò Zac calmo e sorridente
 
Costance fece per replicare. Aprì la bocca, ma poi inspirò forte ed alzando gli occhi al cielo continuò
<<  vado a sistemare la mia roba. Vi dispiace se vi abbandono per un po’ ? >>
<< non ci dispiace affatto >> il sorriso sadico e strafottente di Zachary le faceva venire voglia di sfregiargli anche l’altra guancia. Con un sorriso uscì dalla stanza prese lo zaino e si avviò su per le scale seguita da Marissa.
<< Costy non te la prendere >>
<< Non te la prendere per cosa. Perché lo sfregiato  è un idiota. Perché gli piace offendere e direi che ci va giù duro nel far sentire le persone dei perfetti imbecilli, o perché sono arrivata da un’ora e già vorrei andarmene per colpa di quello sfregiato di merda? >>
 
<< No, Costy, guarda, lui lo fa per ripicca..sapessi la sua stori….>>
<< E che cazzo! E scusa per il termine, ma chi se ne frega della sua storia. Qualunque cosa abbia passato non giustifica il fatto che debba essere stronzo con il resto del mondo >>
 mentre parlava toglieva dallo zaino gli abiti con la stessa rabbia che avrebbe utilizzato se avesse avuto  LUI sottomano.
Continuando a borbottare epiteti nei confronti di Zachary svuotò tutto lo zaino e sistemò il sacco a pelo mentre Marissa la guardava appoggiata alla porta  a braccia conserte
 
<< Bèh?! Che c’è!?! >> il tono che le rivolse era tutt’altro che rilassato, il che dimostrava che nonostante il continuo borbottio la rabbia non le era ancora sbollita
<<  guarda Mari lasciami stare. Torna giù dagli altri. Non è giusto che ti privi della compagnia solo perché mi sono incazzata con un idiota di prima categoria >>
Marissa capì che forse era meglio se la assecondava.
Conoscendo Costance le sarebbe passata a breve. E sarebbe di nuovo scesa tra loro.
 
Appena rientrò nel soggiorno sentì che stavano discutendo su cosa fare il giorno dopo.
Le ragazze volevano godersi un po’ di mare.
Giustamente. Erano appena arrivate.
Mentre i ragazzi avevano in programma una uscita a Newquay,  capitale del Surf inglese e  principale centro turistico della costa settentrionale della Cornovaglia.
Sarebbero stati fuori tutto il giorno quindi.
 
Stanche del viaggio si diressero tutte al piano di sopra.
 
Anche i ragazzi salirono ma solo per prepararsi ed uscire.
Quella sera sarebbero andati a Perranporth per festeggiare un addio al celibato di un loro ex compagno di scuola.
Naturalmente i commenti sul cambiamento di status di questo loro compagno non furono dei più lodevoli, a quanto pareva il matrimonio era visto da tutti come una condanna a morte, sembrava che chi si sposava non avesse più libertà personale di movimento o di parola.
 
Nessuna di loro commentò questi discorsi Si limitarono a guardarsi l’un l’altra con un accenno di sgomento, erano davvero così convinti del loro status di single?
Certo che le distrazioni non gli mancavano, minimo minimo da quando erano arrivate loro avevano già ricevuto 3 o 4 telefonate di ragazze che chiedevano dove fossero o si informavano sui loro programmi della serata.
Sarebbe piaciuto anche a loro essere così intraprendenti da invitarli fuori ma forse erano ancora troppo giovani e troppo inesperte per essere prese in considerazione da quei maschi un po’ troppo consapevoli del loro fascino.
 
Dopo che furono usciti naturalmente iniziarono i commenti e fu abbastanza evidente il “certo” interessamento che Sia, Sarah e Marissa nutrivano per Eric, Law e Jared.
Mentre Beth e Costance rimanevano neutrali.
Anzi no, per Costance era palese il “non interessamento” certo nei confronti di Zachary, ormai gli aveva dichiarato guerra.
A quanto pare non gli è ancora passata, deve essere rimasta veramente offesa pensò Beth. 

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 - 2nd day ***


CAPITOLO 3
 

 
 
Rientrarono che era già l’alba.
In silenzio salirono le scale e passarono davanti alla camere delle ragazze.
Inevitabilmente nessuno di loro poté fare a meno di buttare un’occhiata a quei sacchi a pelo messi in due file parallele con le teste che si toccavano.
Un groviglio di braccia sbucava fuori dalla parte superiore ed i capelli dell’una di mischiavano con quelli dell’altra di fronte.
Ognuno di loro sorrise a quella vista.
Chissà perché, all’improvviso, delle ragazze in sacco a pelo sembravano loro così tenere.
 
Solo una testa spiccava fra tutte.
Complice una striscia di luce che la illuminava.
Una testa bionda, colore del sole che in quel momento sembrava una luce in mezzo alle tenebre. Zachary, suo malgrado, non  potè non notarlo.
Ma la sensazione fu registrata ed archiviata in un attimo.
 
Con un cenno del capo si salutarono ed ognuno di loro si diresse nella propria stanza .
 
Zachary era molto silenzioso.
Più del solito.
In pratica un morto vivente pensò Darius.
La serata non era andata male.
Si erano divertiti parecchio, forse complice qualche bicchiere di troppo.
Avevano flirtato e Zachary, forse, aveva anche concluso con quella morettina tutto pepe che gli era stata incollata da metà serata in poi come una carta moschicida.
 
Darius sorrise tra sé
<< allora com’era la moretta? >>
<< come tutte le altre. Una  troia di prim’ordine visto che non ci ha pensato un attimo a fare sesso con me >>
<< non è questo che vuoi? >> gli chiese Darius voltandosi a guardarlo dritto negli occhi
<< niente coinvolgimento no? Solo l’atto nudo e crudo, solo uno sfogo dei sensi e nient’altro >> proseguì cocciuto cercando, ancora una volta di metterlo di fronte alla realtà e farlo ragionare sulla sua intenzione di rimanere estraneo ai sentimenti
<< si, uno sfogo dei sensi e basta. Non voglio alcun coinvolgimento. Non adesso..>> si sfilò i pantaloni poi proseguì sospirando << o forse mai più…>>
 
<< Mai più ! Non ti sembra di esagerare Za? Non per voler a tutti i costi farti riflettere e farti tornare indietro sulle tue decisioni
<< Ecco appunto >> lo interruppe << non volerlo. Stattene fuori O.K.? >> il tono di Zachary era stato brusco. Poi dopo un attimo di silenzio soffiò
<< scusa Darius, non sono ancora pronto per le vostre paternali, anche se fatte a fin di bene…ma ..tra un po’…sicuro…ti prometto che  ascolterò di nuovo….ascolterò tutti quanti…..ma non adesso…adesso, voglio dormire >> si sdraiò su di un fianco osservando Darius infilarsi nel letto.
<< Buonanotte Za. O forse buongiorno..>> sbadigliò Darius e si addormentò.
 
Beato lui che poteva addormentarsi subito, con uno schiocco di dita.
Lui continuò a girarsi mentre sentiva che la stanza più lontana prendeva vita.
Sentiva le voci assonnate delle ragazze che iniziavano a riempire l’aria, insieme ad alcune risate soffocate.
Sentì la voce di Costance raccontare il sogno che aveva fatto. Le parole gli giungevano indistinte, ma sul suono di quella voce finalmente si addormentò.
 
Sarah socchiuse gli occhi.
Si appoggiò sulle braccia ed alzò la testa.
Un tenue raggio di sole percorreva la stanza dividendola a metà ed illuminando i capelli di Costance che stava dormendo di fronte a lei.
Aveva la testa appoggiata su braccio mentre l’altra mano era appoggiata vicino al viso, stava sorridendo.
Marissa alzò la testa e Sarah ammiccò leggermente nella  direzione di Costy
<< chissà cosa sta sognando…..>>
<< di sicuro non Zachary >> sussurrò Mari soffocando una risata
 
Intanto anche le altre iniziavano a stiracchiarsi. Effettivamente il sacco a pelo, non rappresentava l’ideale del dormire comodo.
Dopo varie contorsioni, movimenti della testa e raccoglimento e allungamento di gambe, iniziarono ad uscire dal loro giaciglio come tanti pulcini che uscivano dal guscio.
 
Costance si svegliò rilassata e come le accadeva sempre, quando faceva un bel sogno, iniziò a raccontarlo subito per paura che svanisse.
A quanto pareva era prigioniera in un giardino bellissimo ricco di fiori e pieno di farfalle, c’era una torre  fatta completamente di carta dalle quale uscivano dei lamenti, qualcuno doveva essere imprigionato lassù, ma come si fa ad essere prigionieri in una torre di carta? Basta un colpo e va giù si ritrovò a pensare Beth che era la più razionale del gruppo. Espose la sua teoria a Costance ma lei la interruppe subito
<<  era un sogno Beth! Che cavolo ne so perché il prigioniero non poteva uscire? Sentivo solo la voce di questo ragazzo che mi chiamava  e che disperatamente mi implorava ad aiutarlo ad uscire. Ed io sapevo che dovevo farlo perché non potevo non resistere a quella voce. Era bellissima, una voce intensa, dolce, che invocava il mio nome.
Allora io ho iniziato ad chiamarlo. A rassicurarlo mentre cercavo l’ingresso della torre, ma non lo trovavo. Provavo un amore incondizionato per lui e mentre cercavo la porta per andare a salvarlo piangevo e gli gridavo che lo amavo e ad ogni lacrima e ad ogni ti amo un pezzetto della torre diveniva trasparente finchè all’improvviso mi si è manifestata la porta. L’ho aperta con il cuore che mi scoppiava dalla gioia e mentre salivo le scale mi sentivo leggera leggera come se una mano mi aiutasse a salire senza neanche toccare le scale. Quando sono entrata lui era lì, di spalle, immobilizzato da dei fili sottilissimi, quasi invisibili. Sono corsa da lui , l’ho abbracciato ed i fili si sono completamente dissolti con uno sbuffo.
Ho chiuso gli occhi e ci siamo scambiati il bacio più bello e più dolce che io abbia mai ricevuto…>> terminò con un sospiro
<< ma chi era? >> la voce di Sia riscosse tutte quante che stavano partecipando al sogno di Costance
<<  non lo so >>  sussurrò lei <<  non l’ho visto. Quando ci siamo baciati avevo gli occhi chiusi . La mia solita sfortuna eh? neanche nei sogni riesco a  trovare il ragazzo >> si alzò di scatto. Come per scacciare quella sensazione di sofferenza che faceva capolino ogni tanto.
Forse era troppo esigente lei?
Forse pretendeva troppo dal suo partner?
Scosse le spalle e si avviò giù in cucina insieme alle altre.
2nd day -------
 
La luce perlacea dell’alba penetrava dalle persiane socchiuse  e il rumore del mare giungeva lieve e sussurrando una leggera ninna nanna. Costance socchiuse gli occhi ascoltando lo sciacquio delle onde mentre le sembrava addirittura di sentire l’odore di alghe. Si alzò veloce e spalancò le imposte
<< non è una giornata stupenda? >> esclamò Costy indicando alle altre il cielo azzurro che si specchiava in un mare della stessa tonalità. Era quasi impossibile stabilire dove finisse il mare e dove iniziasse il cielo all’orizzonte.
 
<< allora stamani mare? >> chiese Sia
Esplose un coro di si poi tutte si  coprirono la bocca con la mano, i ragazzi stavano ancora dormendo e dovevano essere arrivati anche molto tardi. In pratica quasi al mattino perché Sarah era convinta di aver visto nel sonno il gruppetto che rientrando passava davanti alla loro porta, e dalla luce che vedeva nella stanza doveva essere giorno.
Si cambiarono velocemente ed uscirono nell’aria mattutina .
Si avviarono lungo il sentiero che degradava verso il mare e mentre scendevano non poterono fare a meno di ammirare il  panorama che si presentava di fronte ai loro occhi.
Il mare era una tavola azzurra, l’azzurro chiaro della riva diventava sempre più scuro via via che l’occhio raggiungeva l’orizzonte e lì, una linea perfetta, tracciava il confine tra l’immensa distesa marina con l’immensa distesa celeste.
L’accesso non era dei più facili, la discesa di per sè non presentava alcune difficoltà, piuttosto la salita, con tutti quei gradini, sarebbe stata più faticosa. Attraverso quel passaggio diretto si accedeva ad una spiaggia che un tempo doveva essere stata privata e che adesso, grazie alla sistemazione di alcuni massi piatti e lisci, era collegata ad un’altra spiaggia più ampia dove si trovava un noleggio di surf e attrezzature per il mare come ombrelloni, sdraio ecc...
Non c’era molta gente, c’erano solo alcuni gruppetti di ragazzi e ragazze che si preparavano da una giornata di mare.
Decisero di rimanere nella spiaggetta a ridosso del sentiero, avevano voglia tutte di un po’ di tranquillità, stesero gli asciugamani e si sdraiarono al sole con l’intento di assorbire quanti più raggi possibile.
<< voglio un’abbronzatura caraibica >> esordì Marissa mentre con calma si spalmava la crema solare sul corpo
<<  Mari, credo che l’unica che dopo una sola giornata di sole potrà sfoggiare tale abbronzatura sarà Sia >> replicò ridendo Sarah << noi con la pelle che ci ritroviamo sarà già tanto se non avremo un’abbronzatura da aragosta >> concluse con una smorfia
<< e tranquille che con un’abbronzatura del genere conquisteremo quell’universo maschile che attualmente non ci fila neanche di striscio >> aggiunse tristemente Marissa pensando a Jared, mentre si sdraiava sull’asciugamano
<< è anche vero che in una settimana possiamo fare davvero poco ragazze, loro hanno un vantaggio di cinque giorni per cui hanno già il loro giro, hanno già le ragazze che gli corrono dietro, vedasi le telefonate che ricevono, quindi non credo che abbiamo molte speranze, intanto oggi è già una giornata che se ne va perché loro saranno fuori per tutto il giorno e chissà stasera..
<< Heih! >> la interruppe Beth << ragazze non vorrete mica rovinarvi e rovinarci la vacanza con tutte queste paturnie!?! E che diamine! Noi facciamo la nostra vita, godiamoci questi giorni, visto che siamo venute per questo, poi tutto quello che verrà sarà di guadagnato. E poi >> proseguì sorridendo <<  alla fine rientreremo tutti a Londra no? Quindi mettendo in moto il nostro servizio alla CSI vedrete che riusciremo ad incontrarli “per caso” ogni tanto >> concluse alzando entrambi le sopracciglia e guardandole tutte dal basso in alto.
<< hai ragione, che diamine! Al diavolo i maschi! Godiamoci la vacanza e stop! >>
<< e fan culo a Zachary! >> terminò lapidaria Costance comodamente sdraiata supina  con gli occhi chiusi e con un sorriso sulle labbra.
Tutte di voltarono di scatto a guardarla con aria interrogativa
<< ma che c’entra Zachary, stiamo parlando di maschi che ci piacciono >> disse Marissa con aria sorpresa
<< scusate ma non avete detto al diavolo i maschi? Io mi sono inserita in questa scia >>
si guardarono tutte perplesse ma non indagarono oltre.
All’una decisero di essersi arrostite a puntino per cui risalirono di nuovo il sentiero e con ancora il costume e prendisole si ammassarono ridendo dentro l’auto di Marissa con destinazione Holywell Bay.
Non era molto distante così appena arrivate decisero di fermarsi a mangiare qualcosa ad un bar che si affacciava sul mare. Era il bar di uno dei bagni più grandi per cui era gremito.
Riuscirono a stento e con alcune sgomitate, date però sempre con il sorriso sulle labbra, a trovare una sistemazione ad un tavolo in angolo perfettamente nascosto alla visuale.
Era una posizione ideale, potevano vedere senza essere viste, e da brave gossippare quale erano, quando erano tutte insieme, quella posizione era una pacchia.
Avevano già gli occhi che luccicavano all’idea di poter commentare tutto e tutti. D’altronde dovevano scaricare su qualcuno la leggera incazzatura che quei 5 avevano suscitato in loro…già invece dei fantastici quattro avevano a che fare con i fantastici cinque, non sapevano ancora bene di quali superpoteri fossero dotati...e avrebbero dato chissà cosa per appurarlo.
Ordinarono una mega porzione di macedonia e mentre attendevano l’arrivo del piatto ordinato iniziarono a guardarsi intorno curiose
<< questo posto è veramente affollato, sembra che la popolazione femminile e maschile si sia data appuntamento qui >>
<< decisamente preferisco il nostro posto, è vero che non è che ci sia molta gente per fare amicizia, ma per lo meno c’è un po’ di privacy e tranquillità >>
<< oddio guardate quelle >> esclamò all’improvviso Sarah
<< dove? >>
<< laggiù, subito all’inizio del bagno, il primo ombrellone della prima fila , dove ci sono quelle tre in piedi  e due invece sono sedute sul lettino >>
<< ma quali? Il gruppetto dove c’è quella con quegli orecchini enormi, adatti ad una giornata di mare?… >> chiese Beh
<< quella con il costume blu ha sicuramente le tette rifatte >> aggiunse Sia
<< perché quella con i capelli tirati su con quel microbo di costume che non lascia alcuno spazio all’immaginazione? >>
<< come minimo queste si sono fatte anche la lampada per avere un’ abbronzatura del genere >>
<< e guardate come si pavoneggiano come se tutti gli uomini fossero ai loro p....... >> Sia si strozzò con le parole e si irrigidì all’improvviso, tutte si voltarono a guardarla e poi tornarono di nuovo sull’oggetto della loro discussione. Si sentì il lamento fievole di Marissa, mentre Sarah se uscì fuori con una imprecazione degna del più incallito scaricatore di porto.
Al gruppetto delle ragazze così poco apprezzate si stavano aggiungendo ad uno ad uno i loro coinquilini che non disdegnarono di saggiare tutta quella merce ben esposta chi con una toccatina alla tette, chi con uno sfioramento del sedere o con un bacio sulla spalla
<< beh, sicuramente ci siamo sbagliate, li abbiamo ritenuti più intelligenti di quanto non si stiano dimostrando adesso >> sibilò Sarah piccata
<< ma con quelle oche, davvero! Con tutte le ragazze che ci sono mi dovevano proprio scadere con quelle oche? >> sfiatò Marissa, osservando come Jared si fosse avvicinato un po’ troppo alle tette della mora rifatta, sicuramente.
<< Vedo che anche lo sfregiato, che vuol far credere di essere così superiore a tutti, quando si tratta di ormoni si riduce anche lui ad un cagnolino scodinzolante davanti all’osso >> commentò acidamente Costy
<< Appunto, ma ragazze il problema adesso è: come facciamo ad andarcene da qui senza farci vedere? Anche se mi sembra siano interessati a tutt’altro che a osservare la gente che entra ed esce dal bagno >> chiese apprensiva Sia guardando mestamente il suo Eric che spalmava diligentemente la crema solare sulla schiena della biondona tutta curve ..e anche oltre...dovette ammettere mestamente.
Fortunata che erano lontane ed in un punto nascosto. Ma quando alcuni clienti chiesero se avessero finito di mangiare non poterono rifiutarsi di lasciare libero il tavolo.
Si alzarono lentamente lanciando occhiate a destra e a sinistra quasi fossero agenti segreti in missione speciale, cautamente sfilarono dietro il bar suscitando la meraviglia del ragazzo che stava sistemando le cassette di bibite.
Certo non era quello il passaggio più facile per andare verso l’uscita, in mezzo a cartoni, casse vuote e sacchetti dell’immondizia, ma loro imperterrite e con un’aria signorile passarono sotto il suo naso come se stessero calpestando il tappeto rosso di una premiere cinematografica. Nascoste dagli ombrelloni guadagnarono l’uscita senza mai guardare verso Quel Gruppo dal quale provenivano schiamazzi e gridolini fintamente scandalizzati.
<< senti te come sono scandalizzate quelle oche giulive >> borbottò Costy e trattenendo una risata
tutte la guardarono sorprese
<< Bèh? Se sono oche che posso farci? Anche se non mi interessa nessuno dei ragazzi quelle sono oche a prescindere >> continuò solennemente mentre anche le altre iniziavano a ridere. Si avviarono di corsa all’auto, misero in moto e si ritrovarono sulla strada principale non sapendo cosa fare, quegli idioti avevano rovinato il loro primo pomeriggio!
Decisero allora di dirigersi verso Newsquay. Arrivarono che erano passate le cinque per cui decisero di fare un giro nei negozi specializzati di surf.
Costy e Marissa acquistarono anche una tuta per fare surf perché non appena si fosse alzato il vento erano intenzionate a scorrazzare per il mare sulla tavola.
I due commessi del negozio, che in quel momento non avevano clientela da seguire, furono molto cortesi e gentili, chiacchierarono con loro chiedendo notizie da dove provenivano, cosa facevano e dove alloggiavano terminando con un invito alla festa che si sarebbe tenuta quella sera a Perranporth con un concerto di alcuni gruppi rock locali. Loro accettarono, senza impegno naturalmente e senza dare loro i numeri personali di cellulare. Sulla strada del ritorno naturalmente non poterono esimersi da commentare i due ragazzi, Peter e Charles, così si chiamavano, che avevano appena conosciuto. Effettivamente non poterono fare a meno di ammettere che erano due bei ragazzi, entrambi biondi con gli occhi azzurri, anche se  il confronto con i fantastici 5 , come li avevano soprannominati loro, era assolutamente improponibile, quei cinque ragazzi possedevano un fascino ed un sex appeal assolutamente naturale che li rendeva unici e riconoscibili anche in mezzo ad una folla.
Però dal momento che erano irraggiungibili forse era meglio accontentarsi di stringere alcune amicizie senza porsi troppi problemi e passare così una vacanza divertente.
Parcheggiarono davanti l’entrata e scesero veloci dal momento che avevano intenzione di ripartire subito per Perranporth visto che avevano deciso di accettare l’invito.
Dei ragazzi nessuna traccia. Forse erano rimasti con le bombe sexy.
Si cambiarono velocemente e ripartirono nel giro di un’ora, il che era quasi da record per loro.
Nonostante che durante il viaggio Mari, Sarah e Sia si fossero lambiccate il cervello su che cosa stessero facendo i loro “amati” , nonostante i borbottii di nervosismo come caffettiere in procinto di esplodere, passarono una serata divertente. Si ritrovarono a cantare  ed a ballare insieme a tutti gli altri ragazzi, diventando un’entità unica di giovani, che volevano solo divertirsi. Ed anche loro in quel momento, era quello che volevano fare, scacciando dalla mente tre volti noti.
Sul palco si alternarono diversi gruppi per cui il concerto si protrasse fino all’una. All’uscita decisero di fermarsi ad un bacchetto che vendeva il Kebab, presero una porzione a testa e si sedettero sulle panchine lì vicino seguite da Peter e Charles. Presto , a loro, si aggiunsero altre ragazze e ragazzi alcuni del luogo ed amici dei due  ed altri che invece erano in vacanza come loro.
Alle 3,30 decisero che era meglio ritornare visto che il mattino successivo volevano fare un po’ di sport acquatici.
Arrivarono a casa che erano le 4 e videro che c’erano ancora tutte le luci accese.
Non si preoccuparono quindi di fare troppo rumore, dovevano essere appena arrivati anche loro.
Mentre ancora ridevano sulle performance di due ragazze che, ubriache fradice, nel bel mezzo del concerto avevano iniziato a fare uno spogliarello e che erano state prontamente placcate dalla sicurezza ed accompagnate al posto di polizia più vicino, entrarono in casa.
Si accorsero subito che qualcosa non quadrava, i ragazzi erano riuniti nella stanza centrale e non appena loro entrarono si alzarono di scatto tutti in piedi. Eric e Jared con le mani sui fianchi, Zachary, Darius e Law a braccia conserte. Avevano tutti in comune un’espressione truce e leggermente sconvolta?.
<< SI. PUO’. SAPERE. DOVE. CAZZO. ERAVATE!?!?! >> urlarono Eric ed Jared
Le ragazze li guardarono a bocca aperta, ma che cavolo gli prendeva adesso a tutti quanti?
<< ma che cavolo vi prende? >> rispose Marissa dando voce ai loro pensieri
<< che cavolo ci prende?....... Cristo Santo! sono le 4, ma dove eravate? >>
<< e con CHI eravate >> aggiunse Jared
<< scusate ma credo che vi state facendo prendere un po’ troppo la mano, noi.. >>cercò di intervenire Costance ma Zachary la interruppe subito
<< guarda che loro non si sono fatti prendere la mano. Ragazzina tu non sai cosa c’è là fuori, ci sono in giro pers .. >> ma Costy non lo lasciò finire
<< allora, per prima cosa “ragazzina” lo dici a tua sorella e non a noi >> disse mettendosi al centro della stanza guardando Zachary dritto negli occhi
<< seconda cosa >> e mentre lo diceva volse lo sguardo verso Eric e poi via via su tutti gli altri
<< Sono tre. E dico tre anni che abitiamo da sole e fino ad oggi siamo riuscite a sopravvivere a Londra in modo egregio. Credo di essere in grado di capire se una persona è idiota o no, se una persona merita di essere conosciuta o no. E questo vale per tutte noi >>  Zachary fece per aprire bocca, ma Costi allungò la mano in segno di tacere
<< e non mi sembra che quando siamo a Londra abbiate tutta questa preoccupazione per noi o per tua sorella >> e si rivolse ad Eric << visto come ve la spassate e visto come nessuno chiami per sapere come sta. Quindi >> aggiunse con tono calmo ma carico di rabbia << cercate di evitare di essere patetici e tu, Eric, di ricordarti solo ora che hai una sorella >> gli occhi grigi erano diventati colore argento e mandavano bagliori, sembrava una guerriera pronta a sferrare l’attacco finale. Zachary si ritrovò a perdersi dentro quel mare fuso d’argento e per un attimo ebbe la sensazione di annegare. Sbruffò e con un ghigno le rispose in modo brusco, forse troppo, ma doveva in qualche modo esorcizzare quegli occhi << a parte il fatto che mia sorella la chiamo ragazzina, perché è quello che è, e quello che siete anche voi-e fammi finire visto che io non ti ho interrotto >> continuò vedendo l’accenno di replica di Costance << il fatto che abitiate da sole da 3 anni non vuol dire che siete immuni dall’ incontrare persone amorali o cattive dentro, in grado di  farvi del male. Purtroppo nel mio lavoro ne ho viste di tutti i colori, quindi scusate se ci siamo preoccupati per voi, scusate se vista l’ora abbiamo pensato ad un incidente d’auto o chissachè. Comunque se dobbiamo fregarcene di voi, nonostante abitiate sotto questo stesso tetto, ditecelo subito così faremo finta che non esistiate e qualunque ritardo o qualunque contrattempo ci diremo tranquillamente : “chissenefrega!”  >>
Le ragazze erano ammutolite. Costance continuava a fissarlo perché, anche se l’esposizione era stata da comandante delle SS, con orrore iniziava a capire quello che voleva dire e soprattutto a trovarsi, forse, un pochino, ma solo un pochino, d’accordo con lui.
Law si schiarì la voce piuttosto imbarazzato << scusate se mi intrometto perché vorrei spiegare meglio quello che Zachary ha detto in modo un po’ rude. Allora, noi non ci conosciamo, non sappiamo cosa fate a Londra però, nel momento in cui siete arrivate e vi siete fermate sotto questo stesso tetto, non abbiamo potuto più fare finta di non conoscervi. Non sappiamo le vostre abitudini, se rientrate sempre a quest’ora o no, il dato oggettivo è che delle ragazze che Eric ha ospitato qui con noi ad un’ora tarda della mattina non sono ancora arrivate. Proprio perché non vi conosciamo e proprio perché siete nostre ospiti ci siamo sentiti responsabili nei vostri confronti, visto anche l’età.
E non poteva essere altrimenti, se davvero vi era successo qualcosa il nostro far finta di niente sarebbe stato orribile >> le guardò ad una ad una e riprese << scusateci se siamo stati un po’ bruschi ma eravamo veramente in ansia. E adesso credo sia meglio andare a letto >>
Si alzò e si avviò alle scale lanciando uno sguardo dolce a Sarah che si sentì rimescolare dentro, fosse stato per lei gli sarebbe corsa accanto per scusarsi di averlo fatto preoccupare, ma rimase ferma limitandosi a lanciargli un sorriso rassicurante per fargli capire che non se l’era presa.
Gli altri lo seguirono a ruota salutandole ad una ad una, gli occhi di Zachary e di Costance però non si incontrarono, lui tirò dritto senza guardarla e lei non alzò lo sguardo dal disegno arabescato del tappeto. Rimasero ancora un pò lì cercando di programmare la giornata. Decisero che, se ci fosse stato vento, avrebbero fatto surf, o meglio Costance e Marissa avrebbero fatto surf, mentre Beth, Sarah e Sia avevano l’intenzione di iniziare a prendere lezioni. Mentre si avviavano alle scale Costy notò una scacchiera, tutti pezzi erano al loro posto tranne un pedone bianco, automaticamente mosse un pedone nero in risposta alla mossa del suo presunto avversario, e le seguì in camera.
 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 - 3RD day ***


CAPITOLO 4
 

 
3 rd day

La mattina dopo, la sveglia puntata alle dieci suonò drammaticamente troppo presto. A fatica riuscirono a capire dove si trovavano e ancora più faticosamente riuscirono a ricostruire le motivazioni che le avevano portate a puntare la sveglia per quell’ora.
Si alzarono ancora stanchissime ma non appena sentirono il soffio del vento che faceva muovere i tendaggi esterni che coprivano la veranda, si precipitarono allegramente in cucina.
La casa era silenziosa ed il biglietto che trovarono appeso al frigo ne spiegò il perché.
I ragazzi erano partiti presto per andare a fare surf a Newquay.
Per un attimo rimasero un po’ deluse, pensavano che almeno un giorno i ragazzi lo passassero con loro. La consapevolezza quindi di non essere all’altezza,  si abbattè su di loro. Troppo scialbe. Forse  troppo piccole, poco famme fatale. Con un sospiro Marissa scosse la testa e ripiegò accuratamente il biglietto, poi, dopo un attimo di riflessione, lo strappò e lo gettò nel cestino.
<< fanculo! >> si voltò e lesse uno sguardo di approvazione da parte delle altre
<< allora andiamo? >> le riscosse Costance << non vedo l’ora di farmi una bella cavalcata tra le onde >> il clima malinconico svanì d’incanto e si apprestarono ad uscire.
Visto che avevano deciso di portarsi il pranzo, invece di raggiungere la spiaggia dall’accesso diretto presero l’auto, caricarono le due borse più il frigo per la frutta e si diressero verso il parcheggio che dava sulla spiaggia più grande dove c’era il noleggio dei surf.
Appena arrivate si avviarono verso la zona centrale dove venivano date in noleggio le attrezzature per la spiaggia. In quel momento c’erano il proprietario, un signore sui 40 anni non tropo alto ma muscoloso con un sorriso cordiale e tre ragazzi che ad occhio dovevano avere la loro età o poco di più, con un bel fisico e super abbronzati. Naturalmente.
Il loro arrivo suscitò molti sguardi di ammirazione e quando gli si avvicinarono i ragazzi si fecero in quattro per ascoltare le loro richieste che non erano molto pretenziose
<< volevamo sapere se potevamo mettere il nostro pranzo all’ombra >> esordì Sarah con un sorriso
<< e noi due >> e Costance mentre parlava indicò con il dito indice lei e Marissa << vorremmo noleggiare un windsurf >>
<< ragazze c’è un bel vento, siete sicure di essere in grado di portarlo? >> le chiesero premurosamente i ragazzi che si chiamavano Jude, Richard e Tom . Marissa e Costance iniziarono a ridere, seguite a ruota dalle altre
<< fidatevi >> si intromise Beth << queste due hanno imparato prima ad andare in surf e poi a camminare >> concluse sorridendo
<< OK allora nessun problema, potete scegliere la tavola che preferite >> rispose loro Tom
<< noi invece vorremmo prendere delle lezioni, perché ci siamo stufate di stare sempre a guardare loro due >> intervenne Sarah indicando Costance e Marissa che si avviavano a scegliere la tavola.
<< nessun problema >> rispose sorridendo quello che si chiamava Jude << oggi a causa del vento c’è poca gente quindi possiamo dedicarci completamente a voi con grande piacere. Venite. La zona scuola è poco più avanti >>
<< CAVOLO! >> esclamò in quel momento Richard, Ricky per gli amici << hanno scelto una tavola da funboards! >> e guardò ammirato Marissa e Costance che dopo essersi messe una muta corta si dirigevano in acqua con la tavola ideale per la velocità e le acrobazie
<< ve l’avevamo detto che erano esperte >>
si incamminarono verso l’area riservata agli allievi surfisti agitando la mano e salutando le due amazzoni del mare.
 
I ragazzi rientrarono nel primo pomeriggio e notarono subito la mancanza dell’auto, anche stavolta le loro strade si erano separate.
Entrarono in casa, appoggiarono i borsoni contenenti le attrezzature e si guardarono l’un con l’altro. Cosa potevano fare adesso? Avevano pensato di trovarle giù alla spiaggia e quindi passare un po’ di tempo con loro, ma a quanto pareva, i loro programmi erano completamente diversi. Chissà dov’erano si chiesero tutti quanti rivolgendosi una muta domanda l’un con l’altro.
<< andiamo giù in spiaggia da Jude Ricky e Tom? >> propose Law
<< si andiamo un po’ a farci quattro chiacchere con loro e sentiamo se è arrivata “merce fresca” >> disse loro Darius facendo l’occhiolino. Scoppiarono a ridere tutti quanti, scuotendo la testa ed ancora sorridendo si avviarono alla spiaggetta passando dalla via più breve.
Zachary lanciò un fischio << cazzo. Guardate quei due con quelle tavole come vanno >>
<< sono tavole da freestyle ? >> chiese Eric << da qui non riesco a vedere bene >>
<< mi sembra di si >> rispose Zac
<< Porco Giuda! Guardate che salto ha fatto quello con la vela azzurra >> esclamò stupito e ammirato Jared
<< ragazzi questi dobbiamo per forza conoscerli, sono troppo bravi >> continuò Jared
<< Bravi è riduttivo >> soffiò Zachary mentre guardava affascinato le due vele l’azzurra e la rossa che si impennavano, e si libravano in aria come danzatrici su di un palcoscenico immenso. Rimasero un po’ incantati a guardare i due surfisti poi  continuarono la discesa, mentre altre persone si fermavano per oservare rapite le evoluzioni dei due surfisti
<< sicuramente hanno noleggiato le tavole dai ragazzi, così sapremo chi sono >>
Si avviarono velocemente verso il noleggio, salutando con un lieve cenno della testa alcune ragazze che rimasero deluse da quella mancanza di attenzione.
<< Ciao Sam, dove sono i ragazzi? >> chiese Law al proprietario
<< Stanno facendo lezione >> rispose lui sorridendo << e non vi conviene interromperli a meno che non vogliate essere uccisi all’istante! >> continuò ridendo ancora più apertamente
<< E perché ? >>
<< mmmh >> replicò Eric << questo mi sa tanto di…
ma non riuscì a terminare la frase, un rumore di vele che sventolavano al vento attirò la loro attenzione facendoli voltare tutti verso i due surfisti che spinti dal vento erano arrivati fin quasi sulla spiaggia.
I due scesero con un salto atletico, con il sole contro non vedevano bene ma erano i due che avevano ammirato fino a pochi momenti prima. La vela rossa e la vela azzurra. A breve avrebbero scoperto chi erano i due mostri del windsurf, si prepararono ad accoglierli con frasi di ammirazione quando..
<< Sam >> urlò il surfista che era sceso per primo << tu continua a prendere il tempo, poi paghiamo tutto alla fine quando torniamo a terra! >>
Costance?
<< Si è troppo divertente, un’ora sola non ci basta >> aggiunse il secondo surfista
 Marissa?
I ragazzi si guardarono l’un l’altro.
Gli sguardi stupiti.
Mai avrebbero pensato che i due che sprezzanti del pericolo filavano e facevano acrobazie sulle onde fossero loro due
<< MARISSA! COSTANCE! >> urlò Eric sbracciandosi per farsi riconoscere
-<< Ehi! Che ci fate qui >> chiese Costy raggiungendoli seguita a ruota da Marissa. Le due tute corte da sub mettevano in risalto le lunghe gambe tornite e già un pò abbronzate, mentre dalla cerniera leggermente aperta di Costance si intravedeva il costume ed il seno . Zachary sbattè leggermente gli occhi staccandoli dal seno di Costance, che sembrava attirarlo come una calamita, e portandoli sul viso. Aveva i capelli raccolti in una coda bassa, alcune ciocche però, a causa del vento, erano sfuggite al controllo e danzavano sulle sue guance accaldate. Gli occhi brillavano come argento e per un attimo si ritrovò sospeso in uno spazio senza tempo. Sbattè di nuovo le palpebre mentre sentiva Jared che con una nota di ammirazione devota verso una musa ispiratrice chiedeva
<< ma dove avete imparato ad andare così ? Ma tu Eric non lo sapevi? >> e al cenno di diniego di Eric continuò << Neanche fossi un lontano cugino >>
<< non lo sapevo davvero >> rispose Eric sorridendo << avevo in casa una campionessa di surf e non me ne ero mai accorto…ed io che pensavo di essere il migliore >> continuò sorridendo scompigliando i capelli di Marissa, suscitando una lieve gelosia di Jared al quale invece quel gesto era praticamente precluso.
<< ma le altre dove sono >> si intromise Law curioso anche se un vago senso di inquietudine si stava impossessando di lui e si stava estendendo ad Eric
<< sono nella zona destinata agli allievi con i tre ragazzi del noleggio, vogliono imparare anche loro a fare windsurf perché hanno detto che sono stufe di stare sempre a guardarci >> rispose allegramente Costance. Eric e Law si guardarono immediatamente e presero subito la decisione di trasferirsi in quella zona. L’equazione Jude,Tom Ricky /  Sarah, Sia, Beth e scuola di windsurf, dove occorreva stare alle spalle dell’allieva, per posizionarle le braccia e le gambe sulla tavola fermata sulla sabbia, faceva venire loro i brividi. Affrettando il passo e salutandole si precipitarono verso “quella” zona seguiti da un perplesso Darius.
Zachary e Jared rimasero fermi sulla spiaggia di fianco a Marissa e Costance .
<< bhè …noi andremo.. >> disse esitando Costance guardando Marissa
<< possiamo unirci a voi? >> chiese Jared guardandole entrambe << non siamo poi così male come surfisti >> Zachary non proferì parola per cui Costance fu sorpresa quando, al loro consenso, Jared si avviò verso la rastrelliera dei surf seguito da Zachary. Scelsero anche loro due tavole da freestyle e tornarono verso di loro che intanto si erano avviate verso la battigia.
Misero in acqua i windsurf, salirono al volo e gli sguardi di Zachary e Costance e quelli di Marissa ed Jared si incrociarono in una muta sfida annunciata. Presero il vento con una mossa decisa e furono liberi. Iniziarono a solcare le onde con una sensazione di leggera eccitazione e non sapevano se dipendesse dal fatto di essere di nuovo a contatto con il mare, le onde e il vento o se era per merito della presenza reciproca.
Intanto, mentre Jude e gli altri stavano spiegando alle ragazze la posizione iniziale da tenere in modo da non farsi vincere dal vento, Eric, Law e Darius arrivarono nel quadrato di spiaggia adibito a scuola e salutarono tutti. Si sedettero da una parte quindi per assistere alla lezione mentre ogni tanto intervenivano dando dei consigli o solo per fare qualche battuta. Quando Sam richiamò gli insegnanti perché c’era bisogno di loro nella zona vela, Eric e gli altri due chiesero se erano disposte a continuare con loro la lezione.
Le ragazze risposero di sì, e non sarebbe potuto essere altrimenti, figurarsi se si lasciavano sfuggire delle ore in loro compagnia.
Il vento si stava calmando per cui tramite un cenno della testa decisero di rientrare. Arrivarono a riva e scesero con agilità, iniziando a trascinare le tavole sulla spiaggia. Istintivamente Jared si affrettò ad andare ad aiutare Marissa a tirare su la tavola ed a togliere la vela.
Zachary rimase un attimo interdetto tra la voglia di andare ad aiutare Costance e la paura di dimostrarsi troppo gentile. Quell’attimo di indecisione comportò l’intromissione di Jude e Tom che, nonostante le sue proteste, tolsero dalle mani di Costy la vela e la tavola, mentre Jared lanciava uno sguardo di commiserazione a Zachary che, da parte sua, glie ne restituì uno di sufficienza accompagnato da un’alzata di spalle.
Costance fece finta di non vedere niente e, decisa a non restare lì, si affrettò a seguire Tom e Jude, dirigendosi poi da Sam.
<< vi siete divertiti ? >> le chiese Sam accennando con la testa anche a Zachary, Jared e Marissa che la stavano raggiungendo
<< io si, gli altri non so >> rispose brusca Costance, mentre Jared, che aveva sentito perfettamente la risposta, così come Zachary, alzava il sopracciglio e rivolgeva uno sguardo irritato a Zachary. Mosse leggermente, con uno scatto, la testa in avanti, invitando Zachary a dire qualcosa di gentile, ma purtroppo a lui non venne in mente niente.
In questo infinitesimale spazio di tempo Costance irrigidì leggermente le spalle, mentre dall’angolo sbucavano gli altri
<< allora centauri del mare avete finito con le vostre evoluzioni? >> li apostrofò Eric
Risposero di si tutti
<< vado a prendere il portafoglio Sam >> disse Costance che non vedeva l’ora di allontanarsi da lì, non sapeva perché ma essere sotto lo sguardo di Zachary o anche solo nello stesso posto, le faceva crescere l’ansia.
<< Non se ne parla neanche! >> esclamò Sam << ci avete regalato il più bel pomeriggio di evoluzioni della storia di questa spiaggia e non so se avete notato la gente affacciata sul promontorio affascinata dalla vostra maestria. Oggi quindi è gratis, da domani inizierete a pagare per il tempo di sfruttamento del windsurf >> concluse con un sorriso aperto
<< grazie di cuore allora >> disse Marissa << non so voi ma io ho bisogno di una doccia, dove abbiamo messo la roba? >> chiese a Sia
<< credo che i ragazzi l’abbiano messa all’ombra insieme… >> e si interruppe, guardando le altre
<< insiemeeee………? >> chiese Sarah perplessa
<< alla borsa frigo >> continuò Beth lanciando uno sguardo eloquente a tutte quante.
<< oh, cribbio >> esclamò Sia battendosi la mano in fronte << ci siamo dimenticate di pranzare oggi >>
<< è vero! Presa dell’euforia del windsurf non me n’ero accora >> replicò Costance
<< Marissa.  Se racconto una cosa del genere alla mamma, perdi ogni diritto ad abitare per conto tuo >> esclamò Eric << davvero ragazze non è questo il sistema di affrontare un pomeriggio di surf estremo come avete fatto voi. Adesso ho capito perché siete così magre, Costy io non so come tu faccia a stare ancora in piedi >>
<< sono più forte di quanto tu pensi >> lo bloccò Costance ben decisa a non voler ascoltare nessuna predica << e poi una giornata di digiuno non ha mai fatto male a nessuno >>
<< questi sono discorsi da anoressica >> sbottò Zachary
<< e i tuoi da represso >> gli rispose Costance voltando di scatto la testa nella sua direzione. Nessuno dei due aveva intenzione di abbassare gli occhi per cui rimasero a fissarsi in cagnesco finchè la voce di Jared non interruppe il loro contatto visivo.
<< allora visto che dovete tutte quante mangiare, perché non ci avviamo verso casa così dopo che ci siamo docciati Law ci preparerà una bella cenetta >>
<< hei! Perché io? >>
<< perché sei l’unico in grado di mettere insieme gli ingredienti che troverai in frigo e preparare un pasto decente >> gli rispose Darius sfoggiando un sorrisone a 32 denti
<< ok, ma requisisco Sarah e la nomino ufficialmente aiuto cheff . che ne dici ? >> si volse verso di lei con uno sguardo dolce
<< d’accordo. Ma io sono un’autodidatta quindi prima della nomina è meglio che tu mi metta alla prova >> rispose ridendo Sarah, battendo un cinque sulla mano alzata di Law. Le ragazze si avviarono così verso l’auto mentre i ragazzi si incamminarono verso le scalette che li avrebbero portati a casa. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, ognuno preso nei propri pensieri, il vento era calmato del tutto mentre il mare ancora faceva sentire la sua voce
<< Zachary credo che dovremmo candidarti all’Oscar per il tatto e la gentilezza. Oggi, con Costance hai superato la tua stronzaggine di prassi >> esordì Jared
Gli altri lo guardarono con sguardi interrogativi
<< non si è offerto neanche di aiutarla a portare la tavola e la vela a posto
<< l’ha detto lei che è più forte di quello che sembra >> lo interruppe Zachary
<< poi la battuta sull’anoressica , il non aver proferito parola quando Sam ha chiesto se ci eravamo divertiti..... davvero una personalità interessate >> concluse Jared
<< e comunque, non ho fatto in tempo neanche ad aprire bocca che c’erano già Jude e Tom che l’aiutavano. Tranquilli, non se le è sciupate le manine >>
<< quanto sei stronzo Zachary >>
<< quoto >> ripose lui
 
Le ragazze irruppero in casa come un ciclone, sapevano che i ragazzi non erano ancora arrivati, per cui si diressero subito verso i bagni per farsi subito la doccia, Sarah, Sia e Beth andarono verso il bagno posto a pianterreno, quello che al quale avevano accesso anche dalla piscina esterna. Marissa e Costance invece si diressero al bagno del 1° piano, leggermente più piccolo. Prima però di salire lo sguardo di Costance cadde sulla scacchiera e con suo sommo stupore si accorse che una mano invisibile aveva mosso un altro pedone bianco. Bene, bene, qualcuno stava lanciando una sfida e lei era ben decisa ad accettarla. Mosse velocemente il secondo pedone nero e corse su in camera. Prese un cambio ed entrò in bagno.  Marissa, aveva già aperto l’acqua ed era già sotto la doccia, facendo finta di niente guardò Costance di sottecchi, non riusciva a capire se era arrabbiata o solo stanca.
<< arrabbiata? >> le urlò da sotto l’acqua
<< no >> rispose Constance atona << sono solo stanca,  sbrigati a uscire da lì che ho bisogno di una bella insaponata >>
<< vai cara è tutta tua >> Marissa le passò davanti svolazzando. Girò la chiave, aprì la porta, ed uscì.
Costance si affrettò a richiuderla e ad aprire l’acqua, si era appena inserita nella cabina doccia quando sentì bussare e la voce di Marissa che la chiamava
<< Mari, ma che succede, neanche la doccia in pace? >>
<< scusa Costy. Ti ho portato questo bagnoschiuma ALTAMENTE rilassante. Accidenti! volevo portanti anche la crema dopobagno di CK! devi provala dopo la doccia, ha un profumo persistente.... ma l’ho lasciata in camera, vado a prendertela >> uscì in fretta dal bagno e passò velocemente davanti a Zachary e Jared che stavano salendo l’ultimo gradino, fece loro un ciao ciao con la manina, entrando poi in camera.
Bagno libero. Zachary abbassò la maniglia della porta ed entrò, rimanendo un attimo sorpreso dalla quantità di vapore che c’era nella stanza
ma ché?? …  non riuscì a formulare il pensiero che una voce lo immobilizzò
<< Mari l’hai portata o no la crema per il corpo? >> la voce di Costance arrivò da dentro la cabina doccia e lui non riuscì a dire niente. Cercò di arretrare cautamente, imprecando dentro di sé. Era quasi riuscito ad afferrare la maniglia quando, con suo sommo terrore, la porta della cabina doccia si aprì, Costance si affacciò sporgendosi leggermente fino al decoltè
<< Mi vuoi fare avvizzire qui sotto? >> il sorriso le morì sulle labbra quando inquadrò alla porta la sagoma alta e scura di Zachary. Riuscì a riprendersi dalla sorpresa e mentre le guance le si imporporavano fino alle orecchie, imperterrita, cercando di nascondere l’imbarazzo esclamò
<<  posso esserti utile in qualcosa? >>
Lo sguardo profondo di Zachary fu attraversato da un lampo malizioso
<<  non credo dovresti fare questo tipo di offerte quando sei nuda sotto la doccia, chi ti ascolta potrebbe fraintendere >>
Le guance le si imporporarono ancora di più, pensava di andare in autocombustione,  pessima figura Costy, pessima figura .
Zachary aprì piano la porta osservando il volto di Costance, vederla arrossire in quel modo gli suscitò un movimento nello stomaco. Brusco si voltò ed uscì senza darle modo di replicare.
Quando entrò Marissa per portarle la crema Costance era ancora a bocca aperta. Mari la guardò interrogativa ma Costy scosse la testa << lascia perdere..è una storia lunga. Allora questa crema? >>
<< eccola Costy, vedrai, questa crema ti lascia la pelle morbidissima ed ha un profumo….farai cadere ai tuoi piedi anche il più ostico degli uomini >> si avviò verso la porta poi, con un sorriso birichino aggiunse <<  ed ogni riferimento a fatti cose o persone è puramente casuale >> le fece l’occhiolino ed uscì velocemente riuscendo ad evitare la spugna piena d’acqua.
Costance uscì dalla doccia, chiuse a chiave la porta, a scanso di equivoci, ed iniziò ad asciugarsi. La crema aveva davvero un buon odore ed un effetto rilassante, o forse era l’effetto dopo-doccia? Dopo averla passata su tutto il corpo e dopo aver indossato una canotta grigia ed un paio di bermuda in maglia, in tinta con la canotta, uscì dal bagno sperando di non fare alcun incontro. La porta della camera di Zachary e Darius era leggermente aperta e Costance non potè fare a meno di sbirciare all’interno, Zachary era sdraiato sul letto con un braccio dietro la testa ed uno sugli occhi, i bicipiti facevano tendere le maniche della maglietta facendoli sembrare ancora più possenti. Costy lasciò un sospiro di sollievo, meno male che aveva il braccio sugli occhi, avrebbe rischiato di essere vista altrimenti.
Non appena la chioma bionda sparì oltre la porta Zachary si alzò lentamente, in modo da permetterle di entrare in camera, e si diresse verso il bagno. La scia di profumo che Costance aveva lasciato dietro di sé all’interno del bagno diventava un profumo inebriante, aspirò lentamente quell’odore facendolo penetrare fino ai polmoni e fino al cervello, era un profumo mai sentito e che ispirava pensieri….folli. decisamente folli.
Con forza aprì l’acqua e si infilò sotto il getto ancora prima che l’acqua tiepida raggiungesse l’esterno. Rabbrividì al contatto con l’acqua fredda, ma rimase fermo attendendo l’acqua più calda.
Le ragazze si apprestarono a scendere di sotto dove già Eric. Jared e Law stavano iniziando a preparare la cena
<< ecco l’aiuto cuoco finalmente! >> esclamò Law appena Sarah entrò in cucina << stavo per mandare i cani da fiuto per rintracciarti >> aggiunse con un sorriso << forza al lavoro, e voi tutti fuori >> affermò gesticolando verso la porta
<< ed ora a noi >> si voltò verso Sarah, ammiccando, e lei ebbe la sensazione che non stesse parlando della loro performance di cuochi . Il sorriso che lei gli rivolse lo fece vacillare un attimo, i riccioli rossi le circondavano il viso e provò l’irrefrenabile voglia di affondare le mani in quella chioma di fuoco, hai, hai, avrebbe potuto bruciarsi.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 - 3rd day ***


CAPITOLO 5
 

 
 
Si era spostato anche l’alfiere.

Costance guardò pensierosa la scacchiera. A quanto pareva chiunque muovesse i pezzi sapeva il fatto suo. Rimase a fissare la scacchiera poi, con un sorriso, mosse il cavallo.
Raggiunse gli altri nel soggiorno........ dal profumo che proveniva dalla cucina, il cuoco ed il suo aiutante dovevano avere messo in piedi una cena con i fiocchi.
Sentì i morsi della fame che le ricordavano di non aver messo niente sotto i denti, si affrettò quindi a prendere posto a tavola. Gli altri erano già tutti seduti, fece il giro del tavolo mentre la scia di profumo arrivava alle narici di Zachary e vi rimaneva intrappolata solleticandogli anche il senso del gusto, mosse la bocca come per assaporare quella fragranza..fame..era affamato, se Law non si sbrigava a portare la cena sarebbe andato lui in cucina a prendersela.
La serata stava procedendo nel migliore dei modi, erano riusciti a trovare tutti un equilibrio che in pratica costituiva evitare che Costance e Zachary venissero in contatto verbale per cui venivano coinvolti nella discussione separatamente e quando accennavano ad un minimo scambio di battute c’era sempre qualcuno che cambiava argomento.
Avevano finito di sparecchiare quando il campanello interruppe le loro chiacchere.
Marissa andò ad aprire e si sentì uno scambio di battute, una risata. Dunque era una o più persone che lei conosceva.
Quando entrò nella stanza aveva un leggero sguardo divertito
<< Signore e signori, è con grande piacere che vi presento….>> fece una pausa ad effetto e poi si tirò di lato mettendo in evidenza la persona che le stava dietro, un ragazzo alto e magro con lunghi capelli rasta
<< Paul! >> esclamò Costance << ma che….
<< Lo so avrei dovuto telefonare >> la fermò subito lui << ma ero qui vicino ed ho preferito venire di persona >> le lanciò uno sguardo penetrante e lei si sentì tremare le gambe.
Si aggrappò al tavolo esclamando << Oh.Mio.Dio. >>
I ragazzi li guardarono entrambi, incuriositi dal loro scambio di battute senza capire però di fatto cosa stava accadendo
<< Dimmi solo una cosa, in quanti sono passati? >>
<< 15 su 50 >> rispose Paul in un soffio.
Un pensiero attraversò le loro mentiQuello doveva essere il famoso Paul che doveva dare i risultati.
Costance si sentì mancare l’aria, aprì la bocca un paio di volte ma non riuscì ad emettere alcun suono.
<< Costance siediti per favore >> le disse gentilmente Paul
<< dimmi i voti >> riprese lei con tono brusco.
Tutti alternavano lo sguardo da lei a lui come in una partita di tennis e si sentivano coinvolti anche loro in questa atmosfera carica di tensione.
<< ci sono stati un 30, un 27, un 25 tre 22 e poi tutti 18 >> rispose Paul mesto
Costance si prese la testa tra le mani << tu quanto hai preso? >>
<< 25, però Costy >>
<< tanto lo so che vuoi indorarmi  la pillola Paul, ma non mi tornava niente uguale a voi quindi so già che sono fuori, il prossimo  scritto ci sarà il mese prossimo..
<< Costy ..
<< quindi con un po’ di fortuna potrei riuscire a passarlo >> stava pensando a voce alta senza prestare ascolto a nessuno
<< Costy >>
<< Passandolo avrei l’orale esattamente tra un mese e quindici giorni >>
<< Costy >> intervenne di nuovo Paul a voce più alta. Ma lei non lo sentiva, ormai stava già approntando la strategia per non rimanere indietro con gli esami
<< Quindi potrei anche mettermi a preparare organica 2 >>
<< Cazzo Costy mi vuoi ascoltare una buona volta o no?! >> la interruppe Paul esasperato
<< No! Tanto so cosa mi vuoi dire, vuoi dirmi che sono fuori ma che non comporterà niente, potrò ridare l’esame, ma per me comporta molto perché magari non mi fanno più rimanere a Londra a studiare …..
 a quel punto, esasperato, Paul si mise le mani intorno alla bocca a mò di megafono
<<  HAI PRESO TRENTAAAAAAAAAA! >> le urlò interrompendo così quel fiume di parole.
Costance si bloccò di colpo mentre le ragazze sorridendo scuotevano la testa a sottolineare il fatto che l’agitazione era inutile visto l’inevitabilità del finale.
Guardò  Paul con occhi sgranati poi, urlando, si lanciò tra le sue braccia. Lui la prese al volo facendola volteggiare in aria e poi posandola delicatamente a terra, continuando però a tenerla stretta.
Zachary pensò per un attimo che non c’era ragione di tutta quell’animosità, ma nello stesso tempo si dette del cretino solo per averlo pensato.
Si irrigidì un attimo sotto lo sguardo attento di Darius che allo sguardo interrogativo di Zachary rispose con una espressione di stupore che voleva dire: “non sto pensando assolutamente niente”.
 
Costance si sciolse dall’abbraccio e si voltò verso le ragazze alzando entrambi i pollici, mentre le ragazze iniziavano a ridere.
<< Costy io devo andare, mi sono fermato solo perché telefonando mi sarei perso la tua faccia mentre ti spiegavo le cose. E a questo spettacolo non avrei rinunciato per niente al mondo! >> aggiunse ridendo anche lui
<< Sadico! >> replicò Costance << quando rientro devo fare un discorsetto ad Annie, quella ragazza deve mettere un freno alla tua personalità >>
Sta con qualcuna quindi. 
L’immagine del ragazzo rasta si rivalutò all’improvviso agli occhi di Zachary.
<< Non ci riuscirà mai! >>
<< vedere per credere >>
<< OK ! vado, ci vediamo la prossima settimana al dipartimento? >>
<< Si, conto di venire giovedì. Dunque l’orale c’è il lunedì successivo ed organica due,  lezioni e laboratori, iniziano tra 15 giorni. Quindi…. si, fino a giovedì è sicuro che non ci metterò piede >>
<< Va bene, ciao ragazze, ciao a tutti  >> Paul si voltò verso di loro con un cenno di saluto, ricambiato da tutti
<< ciao Marie! >> e se ne andò ridendo
<< Marie?!? >> chiesero in coro Darius ed Jared
<< È il soprannome che hanno affibbiato a Costy. Marie,da Marie Curie,o anche Ein,da Einstein >> risposero in coro Beth e Marissa
<< Basta con questi soprannomi, mi fate passare per un mostro! >> esclamò esasperata Costance
<< Forse perché lo sei >> si intromise Zachary. Era inutile, non poteva farci niente, quando si trattava di quella ragazza, le parole gli uscivano di bocca ancora prima che il cervello si soffermasse a pensarci su.
<< Ti ringrazio per la tua franchezza e giusto per essere anch’io trasparente ti chiedo : preferisci essere mandato a fare in culo subito o dopo che ti ho alzato il dito medio? >> chiese dolcemente Costance facendo il gesto con la mano.
<< Ragazzina tu sei troppo acida per i miei gusti >>
<< Senti chi parla >> Costance alzò gli occhi al cielo
<< E forse anche frigida >>
<< Zachary > lo ammonì Eric
<< Il mio grado di acidità credo sia paragonabile al tuo >>
<< Io non sono acido, sono cinico, dovresti fare un po’ più di sesso ragazza >>
<< Zachary >> gli ammonimenti di Eric caddero nel vuoto, in quel omento c’erano solo loro due chiusi in una loro bolla privata
<< o forse no, mi sa tanto che tu non lo abbia mai fatto. Sei ancora vergine come minimo! >> e la guardò con un sorrisino di scherno
<< Se io abbia mai fatto sesso non ti deve interessare, io sicuramente non avrò mai fatto sesso >> mimando le virgolette sulla parola sesso <<  tu di sesso ne farai tanto ma non credo che tu abbia mai fatto l’amore >> replicò sporgendosi sul tavolo ed alitandogli sul viso. Zachary, ritrovarsi ad un palmo di distanza quegli occhi grigi e quel nasino dove le efelidi con il sole erano diventate più evidenti, rimase un attimo incerto se baciarla baciarla? o rimanere concentrato su quanto diceva, sesso? Che diceva? Voleva fare sesso? Con chi?con lui? No problem. Hah ecco, si riferiva a lui, era lui che faceva solo sesso.
<< e anche che se io sia o no vergine non ti deve riguardare. Ma comunque rimedierò tra breve! >> dette un colpo sul tavolo
<< Costy abbiamo un patto >>
<< Patto o non patto io lo infrango! >> replicò lei alterata, la rabbia le stava annebbiando la vista
<< Non puoi! È un patto che non si può infrangere! Abbiamo dato la nostra parola tutte! >> replicò Sarah alzandosi con un balzo dalla sedia
<< Ma di che patto state parlando? >> chiese Eric curioso, come tutti gli altri del resto
<< Abbiamo deciso che finchè non troviamo veramente la persona giusta, quella che ci fa battere il cuore rimarremo vergini >> rispose calma Marissa.
Law, che stava bevendo sbruffò tutto il contenuto sul tavolo iniziando a tossire mentre Jared gli dava dei colpetti sulla schiena cercando di non manifestare troppo stupore, ma era quasi impossibile, erano rimasti tutti quanti annichiliti a quella rivelazione
<< beh, effettivamente è una decisione che vi fa molto onore >> Eric si schiarì la voce leggermente in imbarazzo perché se da una parte approvava questa scelta da parte di Marissa, dall’altra pensava che anche Sia aveva accettato il patto e quindi su quel fronte anche in un futuro avrebbe trovato picche.
Dallo sguardo che rivolse a Jared e Law capì che anche loro erano arrivati alla sua stessa conclusione, mentre lo stupore che quelle ragazze fossero ancora tutte illibate rimaneva vivo nelle loro menti facendoli sentire leggermente in imbarazzo.
Zachary si mosse a disagio sulla sedia. Quelle ragazze li stavano guardando con degli occhi innocenti. Quella decisione sembrava a loro talmente ovvia ….per un attimo ebbe un moto di tenerezza verso tutte loro…tranne una, quella che lo stava guardando apertamente con quello sguardo di sfida.
<< io vado a letto >> esclamò gelida Costance
<< da sola? >> le chiese Zachary con un sorriso strafottente sul viso
<<..avevo pensato che dopo quello che avevi detto prima….parlo dell’infrangere il patto…..>> e lasciò la frase in sospeso
<< perché ti vorresti candidare come iniziatore ? >>  rispose lei con un tono di voce a metà tra il tagliente ed il finto dolce. Zachary fece per aprire bocca ma lei continuò subito con falso tono addolorato
<< mi dispiace tantissimo caro,  ma non sei tu il prescelto >> gli si avvicinò girando intorno al tavolo << un’altra volta eh? >> proseguì dandogli un buffetto sulla guancia
<< nemmeno morto! Nemmeno fossi l’ultima donna rimasta sulla terra e la mia vita o la mia morte dipendessero da fare sesso con te >> sibilò tra i denti Zachary mentre l’ira iniziava a trasfigurargli il viso.
Scostò bruscamente la mano di Costance dalla guancia e si alzò in piedi.
Troneggiava su di lei e la voglia di mollargli uno schiaffo su quel faccino impertinente gli fece prudere insistentemente le mani. Ma prima di fare qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito in seguito si voltò
<< vado al Black Devil. Ci vediamo. E non aspettatemi alzati. >>  e se ne andò imprecando.
<< hei! Sfregiato! >> lo richiamò Costance prima che scomparisse dalla sua vista. Zach si voltò verso di lei con sguardo interrogativo << lo sai che il cinico in realtà è un idealista deluso?  >>
A Darius scappò una risata mentre diceva << Costance sei unica! Veramente! >> e poi rivolto a Zac mimò con il movimento della mano il gesto di “vai, vai” che in realtà voleva dire “prendi e porta a casa”
Costance con il sorriso sulle labbra guardò gli altri.
Aver fatto incazzare Zachary in quel modo la rendeva veramente euforica
<<  io vado a letto. Buonanotte a tutti >> e si avviò per le scale.
Cazzo!
Aveva mosso il cavallo e le aveva mangiato un pedone.
Furbo…ma non abbastanza …
per un attimo ebbe una sensazione di  deja vù….
Mosse il pedone nero e si avviò in camera.
Dormì profondamente per tutta la notte senza sentire neanche le altre che rientravano in camera.
 
 
4th day 
 
Erano le 24,40 quando raggiunsero Zachary al Black Devil.
Era seduto con un bicchiere di vodka in mano e con l’altra appoggiata al bancone, ignorando completamente il culo della rossa fiammante, che di rosso naturale non aveva niente, tutta roba tinta, che lei spudoratamente gli faceva ondeggiare accanto con movimenti lascivi.
Gli si avvicinarono scatenando l’interesse di molte donne del locale che li seguirono con gli occhi indugiando con lo sguardo sulle spalle possenti, sui bicipiti che si intravedevano dalle magliette e sulle gambe muscolose.
Nessuno però aveva voglia di niente  quella sera, la questione verginità aveva fatto il suo effetto, nonostante cercassero di non darlo a vedere.
Solo il pensiero che avrebbero potuto essere i primi ad assaggiare quelle piccole delizie..metteva loro addosso una certa agitazione…al diavolo. Una vodka e sarebbe passato tutto!
Rientrarono che era quasi mattino, abbastanza alticci da crollare di peso sul letto senza neanche spogliarsi.


Non sentirono neanche le ragazze alzarsi ed andarsene.
 
 
 
 
alcune precisazioni, poichè questa storia è inventata di sana pianta non ho la più pallida idea di come sia impostata l'università in Inghilterra e del tipo di votazione assegnata. Sicuramente avrò commesso molti errori ma vi prego die ssere magnanime e di passarci sopra =)
grazie a tutte quelle che hanno letto questa storia, a tutte quelle che l'hanno messa tra le preferite e tra le seguite.
grazie mille, un bacio a tutte

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 - 4th day ***


CAPITOLO 6
 

 
 
Il primo a svegliarsi fu Jared.
La bocca impastata, gli occhi ancora socchiusi, i capelli appiccicaticci.
Aveva bisogno sicuramente di una doccia.
Della serata precedente non ricordava niente.
O per lo meno ricordava tutta la parte del pomeriggio e della cena, in particolar modo il patto delle ragazze, ma della parte al Black Devil ricordava solo una sensazione di disagio e poi basta, il buio più completo.
Allungò la mano sul comodino cercando di afferrare la sveglia che, naturalmente cadde al suolo con un tonfo.
A fatica si sporse giù dal letto lasciando vagare il braccio sul pavimento mentre con la mano cercava a tentoni quella cazzo di sveglia.
Dopo vari tentativi e senza muovere il corpo di un millimetro la recuperò vicino al letto.
Alzò il braccio e si portò la sveglia davanti agli occhi ancora socchiusi, i numeri digitali gli balzarono davanti sfuocati. Dovette sbattere gli occhi alcune volte per liberarsi da quella patina nebbiosa che gli impediva la vista dei numeri.
7….era un sette…guardò attraverso le persiane, la luce che inondava la stanza era molto forte per le sette di mattina.
Si mise seduto e dopo essersi stropicciato gli occhi e aver dato un’occhiata ad Eric e Law che stavano iniziando a stiracchiarsi, riguardò la sveglia.
<< porca puttana! >> l’espressione gli uscì di getto.
Law ed Eric alzarono leggermente la testa nella sua direzione, mentre il corpo rimase sdraiato in un ostinato rifiuto a muoversi.
<< Che succede >> bofonchiò Eric con voce roca, sembrava provenisse dall’oltretomaba
<< Sono le 5 del pomeriggio ragazzi! >>
<< Merda! >> esclamò Eric mettendosi a sedere di scatto sul letto e rimanendo un attimo immobile cercando di contenere lo sciabordio che sentiva in testa.
<< Chissà dove sono adesso le ragazze >> borbottò mestamente Law
<<  tutta colpa di Zachary! >> replicò
<< Colpa mia per cosa? >> chiese Zachary mettendo dentro la testa
<< Se tu non fossi andato al Black Devil, non saremmo venuti neanche noi. Non avremmo bevuto, non avremmo fatto tardi e adesso saremmo in spiaggia con le ragazze >> continuò imperterrito Law
<< ma chi vi ha detto di venire al Black Devil? >> esclamò stupito Zachary
<< nessuno.  Ma ti avevamo visto irritato. Anzi, a dirla tutta, veramente alterato, e quindi siamo venuti anche noi >> intervenne Eric
<< ah, ho capito. Allora l’origine della colpa non è mia, ma è di quell’acida bionda che mi ha fatto incazzare. Se non ci fosse stata lei io non mi sarei incazzato, sarei rimasto a casa e voi oggi non vi sareste alzati alle 5 del pomeriggio >> concluse torvo
<< ma com’è che ultimamente ti innervosisci per niente? >> intervenne Jared
<< per niente? >> Zachary lo guardò con aria interrogativa <<  ti sembra niente il modo di fare di quella cerebrolesa? >>
<< Mah, a me pare che anche tu ci metta molto del tuo in questa cosa. Non è che ti ci stai divertendo a contrastare con Costy? >> replicò Jared
<< Costy? >> Zac alzò entrambe le sopracciglia <<  adesso è già diventata Costy? E per la cronaca, litigare con miss perfettina non mi dà assolutamente piacere >> concluse torvo Zachary passando lo sguardo da l’uno all’altro
<< Si, perché vorresti farci qualcos’altro magari >> disse Law ridendo, scansando al volo il volume di architettura nel medioevo che Zachary aveva prontamente preso dalla mensola vicina e lanciatogli cercando di mirare sadicamente alla testa.
<< Ragazzi visto che è già tardi possiamo velocizzarci ed uscire prima che si faccia buio? >> chiese Darius impaziente spuntando alle spalle di Zach
<< tra l’altro se non erro stasera abbiamo invitato le tipe della spiaggia >>
<< Quali tipe? >> chiese stupito Eric
<<  non ricordo >> mormorò piano Law perché anche solo alzare la voce gli provocava delle fitte alla testa. Cazzo era un bel po’ che non beveva così.
<< Quelle che abbiamo incontrato domenica a Holywell Bay,   e che siamo andati a trovare ieri l’altro >>
<< Ah! Vero. Adesso ricordo >> esclamò Law battendosi il palmo della mano in fronte ed emettendo subito un gemito << ma come siamo rimasti d’accordo ? >> continuò grattandosi la testa sconsolato, mentre tutti iniziavano a ridere.
<< Abbiamo detto loro di venire qui alle 20,00, poi andiamo a cena fuori…del dopo cena non abbiamo parlato >> aggiunse ammicante Darius .
 
Si alzarono tutti quanti e dopo aver messo a posto le stanze iniziarono il giro delle docce, perché sicuramente a breve sarebbero arrivate anche le ragazze, quindi si potevano creare intasamenti nella linea doccia.
Le ragazze arrivarono verso le 19,00.
Da come parlavano capirono che avevano passato la giornata in spiaggia a fare surf, e per un attimo Jared rimpianse di essere andato al Black Davil la sera prima.
 
Costance fece scorrere la torre sulla scacchiera.
 La fermò sulla casella e rimase pensierosa a fissare le caselline nere e bianche. Poi si diresse verso il soggiorno dove sentiva le voci degli altri.
 
Quando il campanello suonò penetrando attraverso l’ allegria delle voci stavano conversando riguardo alla proposta lanciata da Costance che, per festeggiare il suo 30, si era offerta di preparare la cena.
Le ragazze fecero una faccia stupita, chi poteva essere a quell’ora?
Darius si diresse velocemente alla porta scambiando uno sguardo complice con gli altri.
Haiai, da quegli sguardi le ragazze capirono che la serata non sarebbe andata così bene.
Appena videro le persone che stavano entrando si irrigidirono tutte quante.
Non era possibile.
Erano quelle rifatte che avevano visto alla spiaggia ad  Holywell Bay. ... da dove se ne erano andate alla chetichella per non farsi vedere dai ragazzi.
 
Erano vestite in modo osceno, mini vertiginose e merce esposta in bellavista.
Ma davvero erano interessati a quei tipi lì?
Lo sguardo di sufficienza, misto ad ira,  che rivolsero loro le mandarono in bestia.
Eric fece le presentazioni, Jessica, Lucille, Amber, Lisa, Allie.
Non appena presentò Marissa come sua sorella, si sciolsero all’improvviso, come se la qualifica di sorella e di amiche della sorella volesse dire che da loro non sarebbe arrivato alcun pericolo.
<< che carine >> disse con voce mielosa la bionda Jessica aggrappata al braccio di Eric
<< siete qui in vacanza anche voi? Siamo già nel periodo delle vacanze scolastiche ? >> continuò imperterrita giusto per sottolineare il fatto che sembravano delle collegiali, con “poca presenza scenica”, che non avrebbero potuto competere con delle vere donne come loro.
<< cattivi! non ci avevate detto che c’erano queste bambine.    Potevamo portarle con noi in spiaggia >>  aggiunse la mora Lucille con tono mellifluo rivolgendosi a Zachary e strusciandoglisi addosso in modo indecente.
Troia pensò Costance.
<< Veramente frequentiamo l’università >> rispose piccata Costance, alla quale le persone così piene di sé e nello stesso tempo così oche da far rivoltare nella tomba Juliet Mitchell, stimolavano il suo animo combattivo e anche un po’ stronzo.
<< Ohh, scusate l’errore >> replicò, fintamente meravigliata, la rossa Allie accanto a Jared,  portando la mano davanti alla bocca atteggiata ad “O” perfetto
<< sarà la magrezza e la pelle ancora chiara che vi fa sembrare adolescenti >> e questa frase segnò la condanna a morte del quintetto rifatto. Le ragazze si guardarono stupite
<< hai ragione >> replicò Costance, e rivolta alle altre continuò
<<  anzi che ne dite di andare a preparare questo nostro corpicino ed uscire? >> guardò ad una ad una le ragazze che avevano gli occhi che inviano scintille.
E mentre si avviavano verso le scale continuò << mi è venuta voglia di infrangere il patto >> e dopo una pausa aggiunse <<  a voi no? >>
<< Anche a me >> rispose Sarah
<< pure a me >> si aggiunse Sia
<< ed io pure >> replicò Marissa. .
 
<< non credo che sia il momento di parlare di queste cose. Non potreste attendere un po’ e ne parliamo quando torniamo? >> si intromise Eric con voce strozzata, portandosi in fondo alle scale ed appoggiandosi al corrimano. L’immagine di Sia con qualcun altro, o Marissa ..ma anche le altre…gli metteva l’angoscia addosso.
La risata che provenne dal piano di sopra lo rassicurò.
<< STREGHE! >> urlò di rimando. Poi prese a braccetto la mora con fare possessivo e si diressero tutti verso l’uscita.
Non appena la porta si richiuse alle loro spalle Marissa urlò
<< stronze rifatte e troie che più troie non si può! Fanculo tutti quanti!  si credono i gran fighi della costa e poi mi scadono con quelle troie >> fece una pausa
<< perché quelle sono troie di prima categoria >> sibilò Sarah
<< dobbiamo fargliela pagare! >> si intromise Costance, mentre le altre la guardavano stupite e con un leggero sorrisino di compiacimento da parte di Marissa
<< dì la verità..un po’ ti piace >> continuò ridendo
<< ma non dire cazzate! >> si precipitò ad aggiungere Costance << è solo che quelle mi stanno veramente sullo stomaco, quindi con fargliela pagare intendevo loro,
le siliconate >>
<< anche se lasciare basiti quei cinque idioti è una prospettiva che mi alletta sempre più >> proseguì Marissa con gli occhi luccicanti ed un sorriso maligno sul volto
<< dovranno pentirsi di non averci portato fuori neanche una volta >> si fermò un attimo sbuffando poi riprese ancora più accigliata << ma soprattutto di non averci neanche pensato! >>
Urlarono in coro un si convinto mettendo le mani una sull’altra. Poi ridiscesero in cucina mettendosi ai fornelli.
<< Perché non facciamo un party privato qui in piscina? Ci scateniamo come quando siamo sole…tanto prima che rientrino gli idioti sarà mattina di sicuro >> propose Costance
<< e vada per la serata folle in piscina! >> esclamarono in coro
<<  io metto le casse fuori così possiamo sentire anche la musica,     tanto qui intorno è tutto deserto! >>
<< io scelgo la musica, voglio qualcosa di prorompente >> urlò Sia andando verso la parete piena di CD
<< impariamo la Lap Dance >> urlò invece Beth
<< La lap dance? E chi ce la insegna? >> chiese Costance
<< non lo so ma mi attirava l’idea >> rispose ridendo Beth
<< bhè in fondo si tratta di strusciarsi ad un palo no? Niente di così difficile >>
Passarono una serata a cantare a squarciagola, a tuffarsi, a nuotare e ad inventarsi nuove coreografie di ballo, l’incazzatura causata dalla presenza dei ragazzi insieme a “Quelle” stava passando.
 
Nessuna di loro seppe bene come iniziò la cosa ma si ritrovarono all’improvviso a fare le imitazioni degli abitanti della casa, soprattutto Costy che in quella materia era sempre stata piuttosto bravina fin da piccola, poiché la sua capacità di osservazione la portava a cogliere immediatamente i vari gesti, movimenti o tic, che caratterizzavano una persona.
Dopo aver riso abbondantemente degli abitanti della casa, di loro stesse e dei loro guai d’amore, l’imitazione di Marissa che moriva dietro a Jared fece cadere addirittura Sia dal divano tanto l’attacco di risa fu forte.
Rise un po’ meno quando Costance imitò il suo sguardo adorante verso Eric, sguardo  che lei gli rivolgeva quando  era voltato, poi però fu trascinata di nuovo nelle risate.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 - 4th day ***


Capitolo 7
 

Erano già le 2,00, l’atmosfera era diventata un po’ incandescente perché i pensieri perversi verso i cinque avevano preso possesso delle loro menti, elencarono cosa avrebbero fatto volentieri a quegli esseri anzi, CON quegli esseri…....il pudore era l’ultima cosa che avevano quando erano insieme, non si vergognavano a parlare di niente.
 
Inevitabilmente l’interesse si trasferì dai soggetti maschi ai soggetti femmine, a “quelle donne”,  che erano piombate in casa come un fulmine a ciel sereno. Nessuna di loro si aspettava che avessero un appuntamento con quelle della spiaggia.
Esaminarono per filo e per segno ogni pezzo di pelle, ogni pezzo di stoffa, ogni accessorio posseduto dalle ragazze che avevano avuto la sfortuna di ottenere un appuntamento. Sfortuna perché il loro destino di essere passate ai raggi X, era segnato fin da quando avevano oltrepassato la soglia della casa.
Costance stava mimando, ingigantendo molto, le movenze della ragazza che si strusciava a Zachary, impersonato in quel momento da Marissa, accompagnando le movenze con un colloquio immaginario tra i due facendo ora la voce ad ochetta della ragazza ora quella più tenebrosa di Zachary
<< HOH Zachary, ma queste ragazzine che vogliono? Guarda me come sono bella dotata >> disse tirandosi su il seno con entrambe le mani ed ancheggiando intorno a Marissa che rideva a più non posso
<< Trudina >> riprese Costance facendo la voce cavernosa di Zachary quando era arrabbiato
<< Trudina ? >> la guardarono le altre interrogative
<< Si, Trudina era il nome della cagnetta del mio vicino di casa. Una volpina antipatica come pochi cani sanno essere........e che mi stava altamente sul cazzo >> a questa affermazione l’ilarità raggiunse livelli stratosferici
<< Puccetto che ne diresti di sdraiarci qui a fare un servizietto…..... non da tè? >>
proseguì Costance facendo il labbruccio sporgente. Ormai era partita e più si lasciava andare e più che le battute le uscivano spontaneamente dalla bocca.
<< Trudina c’è gente ora >> mimò l’espressione di Zach quando voleva far finta di essere sorpreso
<<  però potrei utilizzare la mia stronzaggine spaziale per produrre uno sputo inceneritore che faccia svanire le persone presenti >> terminò Costance. Le ragazze la seguivano affascinate con le lacrime agli occhi, forse stavano rischiando di farsela sotto dalle risate.
<< OOOOOHHH Puccetto non vedo l’ora di vederlo  >> Costance si mosse ancheggiando in mezzo alla stanza, poi dopo un attimo di pausa e posando l’indice  sul labbro inferiore e picchettandolo leggermente, corrucciandosi in volto
Mentre Costance stava finendo la frase, e tutte  stavano ridendo, Sarah ammutolì di colpo mentre con sguardo disperato ammiccava qualcosa alle altre che davano le spalle all’ingresso, ma Constance ormai presa nel vortice della performance teatrale non se accorse
<< mmmmhh, ho detto vederlo? ma …..vedere cosa? >> continuò con voce melensa da perfetta oca
<< Lo sputo inceneritore ? >> fece con voce di Zachary
<< moi? Una personcina così morigerata quale sono io? No,no,no, lo sputo non voglio proprio vederlo >> poi con espressione imbambolata proseguì
<< ma perché ha cambiato nome ultimamente? >> mentre una Sarah disperata cercava di non ridere con una espressione atterrita negli occhi,  le altre iniziarono a capire che c’era qualcosa che non andava,  Costy voltò la testa di lato e si bloccò di colpo, mentre ancora aveva le mani al volto.
 Sulla soglia.
Tra i ragazzi che stavano cercando di reprimere la risata, era posizionato Zachary.
Braccia sui fianchi, sguardo truce, occhi che mandavano lampi neri.
Allo sputo eliminatore non c’era arrivato, ma all’idea di eliminarla sicuramente si, pensò Costance
<< Ops >> soffiò mentre cercava di schiarirsi la voce.
Piegò le braccia verso le spalle con i palmi alzati ed iniziò ad indietreggiare verso la porta esterna scuotendo la testa. Zachary la guardò, poi spostò lo sguardo all’esterno, soffermandosi sulla piscina. La guardò di nuovo.
Il lampo che per un attimo gli vide negli occhi non le piacque affatto.
Continuò ad indietreggiare lentamente mentre Zachary iniziava a spostarsi verso di lei.
Iniziò allora ad aumentare l’andatura mentre anche Zachary aumentava le falcate.
Con uno scatto improvviso si gettò su di lei mentre Costance si voltava ed iniziava a correre a più non posso.
Non sapeva esattamente dove andare, sapeva solo che doveva correre più velocemente possibile per non essere raggiunta, mentre il terrore stava lasciando il posto ad una eccitazione strana ed esaltante.
 
Ogni volta che stava per afferrarla, quella piccola strega scartava, per cui nell’attimo in cui stava per raggiungerla ed aggrapparsi alla sua maglietta, lei gli sfuggiva di nuovo.
Quell’inseguimento, iniziato in preda all’ira più profonda si stava trasformando in un divertimento eccitante.
Zachary iniziò a sorridere continuando nell’inseguimento.
Prima o poi l’avrebbe sfiancata.
Gli altri, divertiti, stavano seguendo l’inseguimento dalla veranda
<< ragazzi prepariamoci perché quei due lì me li vedo già al matrimonio >> osservò Darius sorridendo
<< Dio lo volesse >> esclamò Eric
<< non credo che Costy si meriti un musone, orso, asociale,  di quel tipo >> replicò Beth pensierosa, ma mentre i ragazzi la guardavano accigliati e Darius apriva bocca per replicare continuò sorridendo << anche se anch’io credo che siano fatti l’uno per l’altra >>
 
Zachary intanto era riuscito a raggiungerla e tenendola per la vita con la schiena appoggiata al suo torace, si stava dirigendo a grandi passi verso la piscina mentre Costance si divincolava come un’indemoniata cercando di liberarsi.
Tentativo perfettamente inutile visto la prestanza del suo assalitore.
Per quanto si muovesse sembrava che Zachary non avvertisse il minimo cedimento, teneva la presa salda alla vita dirigendosi verso la piscina.
Le richieste di perdono di Costance caddero completamente nel vuoto.
E neanche la promessa della sua sparizione spontanea dalla casa, prevista sicuramente per il giorno successivo lo fece desistere.
Arrivati al bordo vasca, con uno slancio degno del migliore lanciatore del peso, la gettò in piscina ignorando il suo : “non farlo o te ne pentirai” urlato con un ringhio.
Poi, voltandosi ed asciugandosi alcuni schizzi di acqua dalla camicia si avviò sogghignando verso l’interno.
 
Passò in mezzo a tutti gli altri senza degnarli di uno sguardo,  trattenendo un sorriso di soddisfazione e mantenendo invece un’espressione torva.
 
Costance riemerse dalla piscina e grondante d’acqua si avviò verso la veranda mentre i piedi le mandavano un grazioso sciacquettio dall’interno delle scarpe.
Li guardò ad uno ad uno e poi mormorando un “quel ragazzo non ha il minimo senso dell’umorismo, è un animale” si avviò di corsa su per le scale verso il bagno che, naturalmente era stato occupato prontamente da Zachary non appena aveva messo piede al piano superiore, e che adesso osservava, seduto sul Water, la maniglia che si alzava ed abbassava mentre Costance dall’esterno gli urlava di aprirle visto che stava allagando il pavimento.
 
Con un sospiro Zachary si alzò, fece girare la chiave nella toppa ed aprì la porta
 
  << Cosa vedono i miei occhi! >> esclamò congiungendo le mani << sembri ciucciata da una mucca >> aggiunse con uno sguardo schifato oltrepassandola.
 
Lei di rimando alzò il dito medio e si chiuse in bagno infilandosi velocemente sotto la doccia.
 
Non aveva neanche guardato la scacchiera, anche se era convinta che il suo avversario avesse già fatto la propria mossa.
 
In ogni caso c’era qualcosa che cercava di ricordare, qualcosa che avrebbe dovuto sapere in merito a quella partita di scacchi, ma che proprio rimaneva chiuso nei meandri della propria mente.
Pazienza. Prima o poi sarebbe venuto in superficie.
Si insaponò bene bene, fece scivolare via la schiuma e la sua irritazione, poi si asciugò con l’asciugamano frizionandosi energicamente.
 
Legò i capelli, aprì la porta e si avviò a passo di marcia verso la camera ignorando la porta aperta della camera di Zachary e Darius, e soprattutto ignorandoli entrambi anche se sapeva benissimo che Darius non aveva alcuna colpa.
Le altre erano già tutte posizionate nei loro sacchi a pelo e la stavano squadrando dubbiose mentre chiudeva piano la porta.
Le guardò mimando un tutto ok con la mano mentre entrava nel sacco a pelo poi, all’improvviso iniziò a ridere cercando di soffocare la risata nell’imbottitura del sacco a pelo, mentre anche le altre la seguivano a ruota.
 
Era inutile, non riuscivano a smettere, non appena qualcuna riusciva a calmarsi, c’era sempre qualcuna che invece iniziava di nuovo. Se poi per sbaglio incrociavano i loro sguardi allora apriti cielo!
Dall’esterno si sentivano dei singulti strozzati ed Eric, Law e Jared si affacciarono sulla porta per cercare di individuare la natura dei suoni
<< c’è qualcuno che sta piangendo >> disse Jared. Tutti e tre pensarono alla figurina grondante d’acqua che si era avviata sulle scale poco prima
<< sono almeno due >> gli fece eco Law, cercando di capire chi fosse la seconda ragazza che stava piangendo.
Piano piano si avvicinarono alla porta e lentamente abbassarono la maniglia spingendo leggermente la porta.
Si affacciarono tutti e tre con aria afflitta pensando già di trovare uno spettacolo tristissimo e alle parole da utilizzare per consolare coloro in lacrime.
Non appena furono sulla soglia tutte quante sollevarono di scatto il viso affondato nel sacco a pelo. Alcune avevano gli occhi pieni di lacrime, ma capirono subito che quelle non erano lacrime di pena perché non appena li guardarono ripresero tutte a ridere facendo loro segno di entrare e chiudere la porta.
Rimasero fino alle 6 di mattina a giocare a carte, parlare e godersi le imitazioni di Costance. Ormai la nottata era persa, avrebbero dormito la mattina in spiaggia.
Si avviarono quindi in cucina, il più silenziosamente possibile, decisi a prepararsi una colazione con i fiocchi. 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 - 5th day ***


Capitolo 8
   

 5 th  day
 
  
Quando Zachary e Darius scesero alle 8.00  trovarono già  tutti ad aspettarli per fare colazione insieme.
Avevano apparecchiato in veranda e lì, seduti insieme, di fronte a quella vista mozzafiato del mare calmo, di un celeste chiaro, del cielo completamente terso, con  l’aria fresca del mattino che penetrava nelle narici e scendeva nei polmoni, regalando loro una sensazione di freschezza e purezza, si trovarono in perfetta sintonia l’uno con l’altro. Come se fossero un tutt’uno con l’ambiente che li circondava e con loro stessi.
Goderono di quel momento di intimità, che li fece desiderare di rimanere così per sempre.
 
Dopo aver messo in ordine la cucina si diressero tutti in spiaggia.
 e mentre le ragazze decisero che la mattinata dovesse essere dedicata all’ozio più completo, i ragazzi si diressero verso la barca di Law ormeggiata vicino, intenzionati ad andare a fare un po’ di pesca. Tutti, tranne Zachary e Darius, sapevano che loro di pesca ne avrebbero fatta poca, e che invece avrebbero dormito.
 
Si ritrovarono tutti per il pranzo al tavolo con Sam e gli altri.
Il fatto che Marissa fosse la sorella di Eric diede loro quella confidenza tale da iniziare a scherzare con i ragazzi in modo goliardico sulle loro imprese amorose, ignorando completamente il fatto che avessero davanti a loro delle ragazze, ma considerandole al loro pari come se fossero maschi.
 
Non notarono il leggero senso di disagio che le pervase quando si soffermarono sulle conquiste dei loro coinquilini, anche se la voglia di sapere sovrastò il disagio e la loro voglia di farsi male.
E non tennero in considerazione i disperati tentativi degli interessati di spostare l’argomento su quante persone avessero noleggiato le canoe nel corso della mattinata o su quante persone frequentassero i corsi di surf o di nuoto.
 
Inevitabilmente il discorso cadde sulle ultime frequentazioni e più i ragazzi cercavano di glissare sull’argomento più le ragazze facevano domande assecondate da Sam, Jude, Richard e Tom.
 
Scopersero così che le oche erano tutti coetanei come età, le ragazze infatti avevano tutte  dai 27 ai 28 anni.
Che due lavoravano in un noto, anzi famosissimo negozio di abbigliamento maschile di Londra.
Una era insegnante,  e due invece, lavoravano in un centro benessere come massaggiatrici
<< ma va? >> si lasciò sfuggire Costance, tappandosi subito la bocca, sotto lo sguardo divertito dei tre informatori speciali,  e sperando che non l’avessero sentita
<< Devo dire che in quanto a curve sono messe davvero bene >> esclamò ad un certo punto Jude
<< In costume lasciano poco spazio all’immaginazione >> aggiunse Tom
<< Altrochè >> intervenne Costy incapace di stare in silenzio << l’unica cosa che si deve immaginare è il costume! >> replicò con un senso di disgusto, mentre le altre le facevano segno di tacere e Marissa le dava una pacca sulla gamba nuda, facendo sentire a tutti il rumore del colpo.
Ric sbottò in una sonora risata seguito dagli altri due
<< E quand’è che le avete viste in costume >> chiese Law alzando un sopracciglio.
 
Costance comprese che aveva fatto la frittata. Si arrampicò sugli specchi, dando una spiegazione assurda di averle viste in spiaggia nei giorni precedenti poi, alla fine, essendo una persona schietta confessò << le abbiamo viste il giorno che siamo andate ad Holywell Bay. Le abbiamo prese in giro per un bel po’. Poi vi abbiamo visto arrivare ed unirvi a loro…>> lasciò cadere la frase evitando di informarli sui commenti su di loro
<< e voi dove eravate? >> chiese Eric cercando di dominare l’ansia della voce, al pensiero di quello che potevano aver visto….a volte si comportavano in modo un po’ eccessivo, che andava oltre la decenza
<< eravamo al bar, e ce ne siamo andate appena siete arrivati voi >> continuò la spiegazione Marissa guardando Jared, che emise un sospiro di sollievo, dandosi dell’idiota e rendendosi conto improvvisamente di quanto superficiale fosse stato il suo comportamento.
Era stato attratto dalla facilità e dalla disponibilità all’avventura amorosa di quelle ragazze, mentre si rendeva conto che forse, adesso,  guardando gli occhi verdi di Marissa, voleva qualcosa di più.
Per un attimo regnò il silenzio, subito interrotto da delle voci conosciute e mai odiate così tanto come in quel momento.
I ragazzi si guardarono interrogativamente, a quanto pareva non avevano alcun appuntamento con loro anzi, parevano alquanto scocciati di questa intrusione.
Sorrisero però al gruppetto di femmine che si stava avvicinando con espressione possessiva, quasi a dire giù le mani da loro, proprietà privata.
Si posizionarono ognuna alle spalle della propria preda, non notando l’espressione di sconcerto, quasi seccata, degli interessati.
 
Costance, Marissa e le altre iniziarono ad alzarsi ignorando la muta richiesta di aiuto lanciata loro dai ragazzi, quel “non alzatevi, non andatevene, per favore” cozzava con quel muto “levatevi dalle palle sciacquette”.
Si guardarono di sfuggita un attimo, ma la decisione di lasciare quei grandi latin lover al loro destino fu unanime.
Che se la vedessero da soli con le Miss Universo!
Con un dolce << ragazzi noi andiamo in spiaggia, a stasera >> lasciarono la tavola seguite da Tom, Ricky, Jude e Sam.
Eric seguì cupo il gruppetto che se ne andava, notando, con disappunto, come quei tre stessero vicini, troppo vicini alle ragazze.
Avrebbe voluto alzarsi e seguirli mandando a cagare quelle cinque che stavano diventando un po’ troppo assillanti per i suoi gusti, ma anche per quello degli altri, a giudicare dalle espressioni torve.
Sentirono in lontananza un trudina ed un puccetto poi alcune risate e poi sparirono dalla loro vista.
 
Che facciamo? Chiesero tutti insieme scoppiando a ridere.
<< perché non facciamo una partita a volley? >> Propose Ricky.
Giusto. Una partita ci stava a pennello, avrebbe evitato di pensare a cosa stesse accadendo là dietro ed anche la stanchezza fisica avrebbe contribuito a distogliere i pensieri da loro.
 
Intanto si erano aggiunti anche altri due amici di Tom per cui decisero che una bella partita maschi contro femmine sarebbe stata veramente appagante per tutti.
Stavano gareggiando già da due ore e tra sfottò, prese di giro e punzecchiature, il primo set era andato alla squadra maschile per 2 punti di scarto, il secondo alle ragazze, mentre il terzo stava procedendo in perfetta parità.
Nessuno pensava che fossero così agguerrite tanto che avevano attirato un bel gruppo di spettatori che non perdevano occasione di applaudire l’una o l’altra squadra ogni volta che centravano un bel passaggio.
 
Mentre nell’aria si facevano via via più forti gli incitamenti del pubblico e le varie esclamazioni dei giocatori, i ragazzi si ritrovarono  a non prestare alcun ascolto ai discorsi delle loro ammiratrici, ma di avere l’orecchio teso a capire cosa stesse accadendo in spiaggia.
Fortunatamente né Jessica né le altre si resero conto di quanta poca considerazione stavano ottenendo e il loro << adesso dobbiamo andare, abbiamo un appuntamento improrogabile >> fu accolto con un sospiro di sollievo.
Si alzarono precipitosamente cercando di non dare loro il tempo di accordarsi per un appuntamento, e si diressero verso la zona gioco.
C’erano parecchie persone assiepate intorno al campo.
Palla di servizio al battitore, Beth inarcò il corpo, lanciò in alto la palla e la colpì con il braccio destro.
Tiro perfetto che atterrò nell’altro campo ma che con un tuffo in extremis fu recuperato da Tom che lanciò la palla al loro alzatore.
Alzatore.
Schiacciatore.
Rick era molto potente ma la sua schiacciata fu abilmente respinta dal muro avversario.
Marissa e Costance.
Punto.
2-1 per le ragazze.
Femmine battono maschi 2 a 1
Grida di esultanza da parte delle ragazze.
Abbracci. Estesi anche ai ragazzi che nel frattempo erano entrati nella metà campo avversaria e con la scusa di congratularsi con loro le stavano abbracciando per concludere poi l’abbraccio con un volteggio finale che procurò una lieve irritazione ad Eric & C. che iniziarono a sgomitare per raggiungere il centro dei festeggiamenti e congratularsi anche loro, facendo cessare quel volteggio. inopportuno .
Zachary rimase tra la ressa, poi voltò la schiena e si allontanò.
 
Si era seduto sulla battigia osservando senza vederla la distesa d’acqua di fronte a lui.
 
<< perché te ne sei andato? >> la voce di Darius gli arrivò alle spalle, mentre gli si sedeva a fianco
<< non avevo voglia di tutta quella confusione, sarà che sto invecchiando e non ho più interesse per queste bambinate >>
La risata di Darius lo interruppe
<< bellissima questa! >> proseguì nella risata
<< la parte dell’invecchiare e che non sei più interessato alle bambinate è davvero spettacolare, degna del miglior scrittore umoristico! >> gli rifilò una pacca sulla spalla
<< dì piuttosto che ti sta rodendo il fatto che una certa chioma bionda sia troppo presente nei tuoi pensieri >>
<< tu.sei.completamente.fuori. >> sfiatò Zachary
<< credevo di averne conosciuti di esseri impertinenti, saccenti e maleducati, ma questa li batte tutti !   E non ho il dente avvelenato perché mi ha fatto il verso o mi ha preso in giro >> lo prevenne torvo
<< nooo. E’ vero, non è che non ti è andata giù la presa di giro. Non ti è andato giù il fatto che quella in 3 giorni ha colto alla perfezione la tua personalità ed i tuoi difetti >>
<< quando hai finito di sparare queste cazzate e  quanto il tuo cervello riprenderà a funzionare normalmente informami >> si alzò di scatto
<< dove diavolo vai adesso Zachary? >>
<< vado dove nessuno possa preoccuparsi per me >>
<< sei patetico Zachary. E cieco. Cieco come mio nonno, cieco dalla nascita. Non vedi al di là del tuo naso o forse non vuoi vedere perché sei un gran cagasotto fondamentalmente >>
Zachary gli ringhiò contro << Ti ricordo che mentre TU posi le tue chiappette sulla TUA comoda sedia girevole del TUO ufficio ben arredato e confortevole. Ed il rischio più grosso lo corri quando prelevi dalla macchinetta difettosa del caffè il bicchiere di plastica facendo attenzione a non rovesciarlo e scottarti le dita…….. .IO.  lavoro tutti i giorni lottando contro psicopatici, assassini.. in pratica il fior fiore della società . Quindi non chiamarmi cacasotto perchè non credo sia la verità >>
 
<< O.K, però posso senza alcuna incertezza dire che sei un codardo. Uno che piuttosto che affrontarle, fugge dalle emozioni perché è molto più semplice. Hai mai pensato però di prendere in considerazione quello che senti e lasciarti sorprendere da qualcosa che forse ignori? ..heh?!.. ci hai mai pensato ? >> Darius era passato ad un tono più serio e  lo stava osservando da sotto in su.
<< Fanculo >> sibilò Zachary e si avviò verso casa.
Mai come in quel momento odiava quella ragazzina testa bionda.
Odiava?
Altrochè! Si disse.
Dal più profondo del cuore!
 
Chi lo vide marciare sulla spiaggia con quel cipiglio e con quella energia pensò sicuramente che avesse intenzione di partecipare a mani nude alla demolizione, che sarebbe avvenuta a breve, della piccola costruzione in muratura eretta dietro al bar e che andava rasa al suolo e ricostruita in modo più funzionale.
 
Entrò in casa imprecando.
Sorpassò la scacchiera e si bloccò.
Tornò indietro sui suoi passi e si fermò corrucciato davanti ai pezzi .
La concentrazione sulla mossa da fare lo rilassò leggermente.
A quanto pareva l’avversario era molto capace, e intelligente.
 
Rimase pensieroso a fissare il cavallo bianco, poi con mossa repentina mosse l’alfiere ed un sorriso gli si aprì sul volto. Il primo sorriso dopo un pomeriggio veramente schifoso.
A te la mossa adesso. Vediamo come esci da questa situazione, caro avversario segreto.
 
Darius era stato veramente assillante, ma soprattutto non aveva capito niente in tutta quella storia.
O forse no?
Scrollò le spalle e si avviò a farsi una doccia. All’improvviso si sentiva stanchissimo, come se tutte le preoccupazioni del mondo fossero cadute sulle sue spalle o come se avesse dovuto sostenere un esame scritto e orale di fisica comparata nello stessa mattinata.
 
Fermo sotto la doccia lasciò scorrere l’acqua ed i pensieri, poi quando fu ben sicuro che fossero andati nello scarico, e con la mente vuota, si gettò addosso l’accappatoio e scivolò in camera mentre sentiva il portone di sotto aprirsi di nuovo per far entrare gli altri accompagnati dal solito vociare allegro.
Allegria alle stelle a quanto pare.
 
Richiuse l’anta dell’armadio lasciata aperta da Darius, cialtrone confusionario, con uno colpo secco che fece rintronare i muri.
Che settimana di merda!
Non vedeva l’ora di tornare al lavoro, per lo meno lì i ruoli erano chiari, da una parte i buoni, dall’altra gli stronzi
Si tolse l’accappatoio.
Guardandosi allo specchio si soffermò con lo sguardo sulle ustioni sul fianco e sulla pelle del braccio che con l’abbronzatura avevano assunto un colore leggermente tendente al rossiccio, e che gli dava un aspetto ancora più repellente.
Ecco perché difficilmente si toglieva la maglietta, anche nei momenti più intimi.
Si infilò un paio di boxer neri.
 
Stava cercando i pantaloni leggeri in acetato ed una maglietta quando si fermò di colpo con il braccio ancora allungato verso l’interno del cassetto.
In un attimo si ricordò che nella fretta di allontanarsi e con la mente in subbuglio, aveva lasciato in spiaggia lo zainetto con i documenti e i vestiti.
Mentre si dava del cretino udì dei colpetti lievi alla porta.
Senza pensare minimamente a chi potesse esserci dall’altra parte la spalancò e rimase ad osservare Costance.
<< che cazzo vuoi sgorbio? >> si ritrovò a dirle, mentre il suo cervello gli mandava un messaggio subliminale : sgorbio?lei?
 
Constance era rimasta senza parole mentre fissava il suo volto corrucciato, la linea delle labbra leggermente imbronciate.
Dio quelle labbra .
E il naso dritto, e quegli occhi…così neri, due ardesie, due carboni ardenti.
Sentì un leggero movimento nello stomaco che si intensificò non appena spostò lo sguardo sulle spalle possenti. Un ultimo raggio di sole guizzava sul corpo mettendo in risalto il petto ed accarezzando lo stomaco piatto. I muscoli delle braccia e delle spalle erano poderosi.
Zachary non aveva un fisico esagerato, ma era asciutto con una muscolatura  che emanava energia e forza.
La tartaruga dell’addome contribuì alla sua confusione mentre gli occhi leggermente dilatati le scivolarono sulla leggera peluria del torace e scesero fino al limite dell’elastico che teneva su i boxer.
Cosa stava facendo? Gli stava forse prendendo le misure per un abito?doveva fare immediatamente dietro front e tornare in camera.
Chiuse gli occhi per un attimo. La voce di Zachary la riportò bruscamente alla realtà.
Non aveva smesso un attimo di osservarla.
Quando la vide chiudere gli occhi, in quel momento esatto,  si ricordò di non indossare alcuna maglietta.
La visione doveva essere stata raccapricciante per averle fatto chiudere gli occhi.
Sicuramente era abituata ad altre visioni più pure l’angioletto, ed il ghigno sardonico iniziale,si trasformò in un ghigno di rabbia
<< spiacente tesoro, ma la casa offre questo. >> disse con sarcasmo allargando le braccia
<< a meno che tu non voglia assaggiare quello che questo corpo martoriato riesce a fare, che, credimi, è piuttosto apprezzato dal genere femminile >> concluse
 
Costance si riprese all’improvviso, incrociò le braccia, mettendo in evidenza il seno, cosa che non sfuggì a Zachary che si costrinse imprecando a tenere gli occhi fissi sul viso di Costance e a non farli scendere in basso.
<< razza di presuntuoso, arrogante,maschilista >> berciò Costance << pensavo che almeno un neurone esistesse in quella tua zucca vuota, ma a quanto pare doveva essere così stufo di navigare nel nulla che si è suicidato. Comunque, ti ringrazio dell’offerta ma non sono interessata alla merce di seconda scelta e sono venuta solo per restituirti questo! >> gli tirò in mezzo all’addome lo zainetto, che Zachary prese con uno sbuffo, e si voltò senza degnarlo di uno sguardo.
<< grazie Miss alterigia, a buon rendere! >> le urlò dietro Zachary
<< Ma anche no! >> gli rispose di rimando Costance.
Scese le scale di corsa.
Quel verme le aveva di nuovo fatto salire la bile.
Miss alterigia? Ma da dove usciva da un romanzo Regency?
Si soffermò pensierosa.
Osservò la scacchiera grattandosi la guancia.
Chi aveva mosso l’alfiere sapeva cosa stava facendo, ma soprattutto voleva metterla in difficoltà.
Ancora quella sensazione di qualcosa che avrebbe dovuto sapere e che per una oscura ragione, rimaneva sepolto nella sua mente.
Rimase a fissare la scacchiera, poi si voltò e tornò dagli altri, non era quello il momento di pensare alla mossa da fare. Era ancora troppo irritata...irritata… forsefuribonda rendeva più l’idea.
 Entrando capì subito che il loro piccolo alterco non era passato inosservato.
All’improvviso tutti avevano qualcosa da fare, qualsiasi cosa pur di non guardarla negli occhi
<< se pensate di essere intelligenti a comportavi così..>> lasciò cadere Costance
<< così come? >> Jared alzò la testa e la squadrò con un finto sguardo sorpreso
<< fate finta di niente, gli tenete anche mano a quel ventottenne con il cervello di un undicenne. Potreste anche dirgli qualcosa quando si comporta da emerito stronzo >>
<< ma ce c’entriamo noi? >> si intromise Darius cercando di reprimere un sorriso
<< abbiamo solo sentito una parte della conversazione >> e mimò con le mani due virgolette alla parola conversazione
<< l’ultima per la precisione >> gli fece eco Eric
<< quella che iniziava con…com’era Darius? >>
<< razza di presuntuoso, arrogante,maschilista eccc…ecc…>> la voce di Zachary risuonò cristallina alle sue spalle
<< ho detto bene? >> continuò voltandosi verso Costy sfoggiando un sorriso aperto
<< se lo ha detto una ragione c’era sicuramente >> disse Marissa impettita prendendo subito le difese dell’amica << vero Costy? >>
<< certo che c’era! >>  rispose Costance con veemenza
<< perché quando sono entrata lui era >>  alzò un dito verso Zachary con fare accusatorio
<< lui era…>> annaspò un attimo, non poteva dire che indossava solo un paio di boxer, non ci riusciva << e mi ha detto che ….e mi ha detto se…>> deglutì rumorosamente
<< se….volevo …>> la frase le morì in gola. Poi, con la visione di Zachary in boxer ancora davanti agli occhi, boccheggiò un attimo, sembrando un pesce uscito dalla boccia, e soffiò
<< hoooh! Al diavolo tutti quanti! Non intendo dire nient’altro! mi avvalgo della facoltà di non rispondere! >> e si sedette sul divano accanto a Marissa che la guardava con un punto interrogativo dipinto in faccia.
 
Dopo una pausa di silenzio Law si schiarì la voce << vi va di andare a cena fuori? >>
Otto voci risposero un si convinto, il no di Costance e Zachary arrivò in contemporanea.
Si guardarono in cagnesco.
<< se viene LEI. Io non vengo >> rispose burbero Zachary. Non ce l’avrebbe fatta a sopportarla anche la sera.
Dio quanto la odiava, il solo guardarla lo mandava in bestia.
<< Ma figuriamoci! >> gli urlò Costance << Tranquillo.  IO. non  vengo! Così non avrai l’occasione per accusarmi di averti rovinato anche le ultime sere di vacanza, perché tu sei molto bravo a fare la vittima! >> magari forse l’ultima parte non era molto vera, ma quando parlava con lui le era difficile riuscire a pensare cosa era giusto o sbagliato da dire
 
<< Hai mai provato a mettere un filtro tra cervello e favella, invece di far uscire tutto quello che ti passa per la testa senza alcun drenaggio? Potresti provare a contare fino a 1850…… e poi rimanere in silenzio. Faresti più figura >>
<< Purtroppo il filtro mi si disintegra ogni volta che sento la tua voce   sgraziata da nargillo >>
<< Nargillo? >>  ripeterono tutti in coro i ragazzi
<< Hoooooooh!  Lasciamo stare >> concluse con uno svolazzo di mani Costance
<< non intendo stare ancora qui a sostenere questa conversazione idiota >>
<< Bene! >> disse Zachary
<< Bene! >> gli fece eco Costance
<< Ma vuoi avere sempre l’ultima parola piccoletta?!? >>
 
<< Basta ragazzi, dateci un taglio! Costance se non vieni con noi mi spieghi cosa fai qui a casa da sola? >> chiese educatamente Jared
<< Bhè moltissime cose più divertenti sicuramente! >> e con passo veloce se ne andò in veranda.
I ragazzi guardarono Zachary con un muto rimprovero ed una muta richiesta
<< ah, no! Non ci casco! Non chiedetemi questo perché non lo farò >>
<< dai Za, chiedile scusa e dille di venire con noi >> disse Darius
<< ma neanche morto >> gli rispose Za furibondo << non sono stato io ad iniziare e non ho ancora capito da che parte state voi quattro >>
<< stiamo dalla tua parte naturalmente >> rispose pronto Law << ma ciò non toglie che essendo il più grande devi dimostrare di avere più cervello e quindi cerca di usarlo. Chiedile scusa e dille di unirsi a noi…GENTILMENTE…>>
 
Zachary sospirò affranto. Borbottò un epiteto irripetibile indirizzato a quella vacanza e con passi pesanti si avviò verso la veranda.
Si fermò sulla porta.
Costance era seduta sulla poltroncina di vimini appena sotto la finestra aperta.
Biascicò un mi dispiace a denti stretti e poi le chiese se per favore si univa a loro per la cena
<< No Grazie! >> rispose Costance, mentre Zachary si voltava di scatto verso il resto del gruppo indicando Costance e mimando un bel “Visto?”
<< lasciate. Faccio io. Siete un branco di imbranati. Intanto abbiate l’accortezza di andare via da qui. Ci troviamo tra un’ora direttamente in pizzeria OK? >> disse Marissa << Forza. Sparite. Puff. Disintegratevi >>  si avviò veloce alla porta e strattonò Zachary spingendolo di nuovo all’interno.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 - 5th day ***


CAPITOLO 9



Entrò in casa imprecando.
Sorpassò la scacchiera e si bloccò.
Tornò indietro sui suoi passi e si fermò corrucciato davanti ai pezzi .
La concentrazione sulla mossa da fare lo rilassò leggermente.
A quanto pareva l’avversario era molto capace, e intelligente.
 
Rimase pensieroso a fissare il cavallo bianco, poi con mossa repentina mosse l’alfiere ed un sorriso gli si aprì sul volto. Il primo sorriso dopo un pomeriggio veramente schifoso.
A te la mossa adesso. Vediamo come esci da questa situazione, caro avversario segreto.
 
Darius era stato veramente assillante, ma soprattutto non aveva capito niente in tutta quella storia.
O forse no?
Scrollò le spalle e si avviò a farsi una doccia. All’improvviso si sentiva stanchissimo, come se tutte le preoccupazioni del mondo fossero cadute sulle sue spalle o come se avesse dovuto sostenere un esame scritto e orale di fisica comparata nello stessa mattinata.
 
Fermo sotto la doccia lasciò scorrere l’acqua ed i pensieri, poi quando fu ben sicuro che fossero andati nello scarico, e con la mente vuota, si gettò addosso l’accappatoio e scivolò in camera mentre sentiva il portone di sotto aprirsi di nuovo per far entrare gli altri accompagnati dal solito vociare allegro.
Allegria alle stelle a quanto pare.
 
Richiuse l’anta dell’armadio lasciata aperta da Darius, cialtrone confusionario, con uno colpo secco che fece rintronare i muri.
Che settimana di merda!
Non vedeva l’ora di tornare al lavoro, per lo meno lì i ruoli erano chiari, da una parte i buoni, dall’altra gli stronzi
Si tolse l’accappatoio.
Guardandosi allo specchio si soffermò con lo sguardo sulle ustioni sul fianco e sulla pelle del braccio che con l’abbronzatura aveva assunto un colore leggermente tendente al rossiccio, e che gli dava un aspetto ancora più repellente.
Ecco perché difficilmente si toglieva la maglietta, anche nei momenti più intimi.
Si infilò un paio di boxer neri.
 
Stava cercando i pantaloni leggeri in acetato ed una maglietta quando si fermò di colpo con il braccio ancora allungato verso l’interno del cassetto.
In un attimo si ricordò che nella fretta di allontanarsi e con la mente in subbuglio, aveva lasciato in spiaggia lo zainetto con i documenti e i vestiti.
Mentre si dava del cretino udì dei colpetti lievi alla porta.
Senza pensare minimamente a chi potesse esserci dall’altra parte la spalancò e rimase ad osservare Costance.
<< che cazzo vuoi sgorbio? >> si ritrovò a dirle, mentre il suo cervello gli mandava un messaggio subliminale : sgorbio?lei?
 
Constance era rimasta senza parole mentre fissava il suo volto corrucciato, la linea delle labbra leggermente imbronciate.
Dio quelle labbra .
E il naso dritto, e quegli occhi…così neri, due ardesie, due carboni ardenti.
Sentì un leggero movimento nello stomaco che si intensificò non appena scese con lo sguardo alle spalle possenti.
Zachary non aveva un fisico esagerato, ma era asciutto con una muscolatura  che emanava energia e forza.
La tartaruga dell’addome contribuì alla sua confusione mentre gli occhi leggermente dilatati le scivolarono sulla leggera peluria del torace e scesero fino al limite dell’elastico che teneva su i boxer.
Cosa stava facendo? Gli stava forse prendendo le misure per un abito?doveva fare immediatamente dietro front e tornare in camera.
Chiuse gli occhi per un attimo. La voce di Zachary la riportò bruscamente alla realtà.
Non aveva smesso un attimo di osservarla.
Quando la vide chiudere gli occhi, in quel momento esatto,  si ricordò di non indossare alcuna maglietta.
La visione doveva essere stata raccapricciante per averle fatto chiudere gli occhi.
Sicuramente era abituata ad altre visioni più pure l’angioletto, ed il ghigno sardonico iniziale,si trasformò in un ghigno di rabbia
<< spiacente tesoro, ma la casa offre questo. >> disse con sarcasmo allargando le braccia
<< a meno che tu non voglia assaggiare quello che questo corpo martoriato riesce a fare, che, credimi, è piuttosto apprezzato dal genere femminile >> concluse
 
Costance si riprese all’improvviso, incrociò le braccia, mettendo in evidenza il seno, cosa che non sfuggì a Zachary che si costrinse imprecando a tenere gli occhi fissi sul viso di Costance e a non farli scendere in basso.
<< razza di presuntuoso, arrogante,maschilista >> berciò Costance << pensavo che almeno un neurone esistesse in quella tua zucca vuota, ma a quanto pare doveva essere così stufo di navigare nel nulla che si è suicidato. Comunque, ti ringrazio dell’offerta ma non sono interessata alla merce di seconda scelta e sono venuta solo per restituirti questo! >> gli tirò in mezzo all’addome lo zainetto, che Zachary prese con uno sbuffo, e si voltò senza degnarlo di uno sguardo.
<< grazie Miss alterigia, a buon rendere! >> le urlò dietro Zachary
<< Ma anche no! >> gli rispose di rimando Costance.
Scese le scale di corsa.
Quel verme le aveva di nuovo fatto salire la bile.
Miss alterigia? Ma da dove usciva da un romanzo Regency?
Si soffermò pensierosa.
Osservò la scacchiera grattandosi la guancia.
Chi aveva mosso l’alfiere sapeva cosa stava facendo, ma soprattutto voleva metterla in difficoltà.
Ancora quella sensazione di qualcosa che avrebbe dovuto sapere e che per una oscura ragione, rimaneva sepolto nella sua mente.
Rimase a fissare la scacchiera, poi si voltò e tornò dagli altri, non era quello il momento di pensare alla mossa da fare. Era ancora troppo irritata...irritata… forsefuribonda rendeva più l’idea.
 Entrando capì subito che il loro piccolo alterco non era passato inosservato.
All’improvviso tutti avevano qualcosa da fare, qualsiasi cosa pur di non guardarla negli occhi
<< se pensate di essere intelligenti a comportavi così..>> lasciò cadere Costance
<< così come? >> Jared alzò la testa e la squadrò con un finto sguardo sorpreso
<< fate finta di niente, gli tenete anche mano a quel ventottenne con il cervello di un undicenne. Potreste anche dirgli qualcosa quando si comporta da emerito stronzo >>
<< ma ce c’entriamo noi? >> si intromise Darius cercando di reprimere un sorriso
<< abbiamo solo sentito una parte della conversazione >> e mimò con le mani due virgolette alla parola conversazione
<< l’ultima per la precisione >> gli fece eco Eric
<< quella che iniziava con…com’era Darius? >>
<< razza di presuntuoso, arrogante,maschilista eccc…ecc…>> la voce di Zachary risuonò cristallina alle sue spalle
<< ho detto bene? >> continuò voltandosi verso Costy sfoggiando un sorriso aperto
<< se lo ha detto una ragione c’era sicuramente >> disse Marissa impettita prendendo subito le difese dell’amica << vero Costy? >>
<< certo che c’era! >>  rispose Costance con veemenza
<< perché quando sono entrata lui era >>  alzò un dito verso Zachary con fare accusatorio
<< lui era…>> annaspò un attimo, non poteva dire che indossava solo un paio di boxer, non ci riusciva << e mi ha detto che ….e mi ha detto se…>> deglutì rumorosamente
<< se….volevo …>> la frase le morì in gola. Poi, con la visione di Zachary in boxer ancora davanti agli occhi, boccheggiò un attimo, sembrando un pesce uscito dalla boccia, e soffiò
<< hoooh! Al diavolo tutti quanti! Non intendo dire nient’altro! mi avvalgo della facoltà di non rispondere! >> e si sedette sul divano accanto a Marissa che la guardava con un punto interrogativo dipinto in faccia.
 
Dopo una pausa di silenzio Law si schiarì la voce << vi va di andare a cena fuori? >>
Otto voci risposero un si convinto, il no di Costance e Zachary arrivò in contemporanea.
Si guardarono in cagnesco.
<< se viene LEI. Io non vengo >> rispose burbero Zachary. Non ce l’avrebbe fatta a sopportarla anche la sera.
Dio quanto la odiava, il solo guardarla lo mandava in bestia.
<< Ma figuriamoci! >> gli urlò Costance << Tranquillo.  IO. non  vengo! Così non avrai l’occasione per accusarmi di averti rovinato anche le ultime sere di vacanza, perché tu sei molto bravo a fare la vittima! >> magari forse l’ultima parte non era molto vera, ma quando parlava con lui le era difficile riuscire a pensare cosa era giusto o sbagliato da dire
 
<< Hai mai provato a mettere un filtro tra cervello e favella, invece di far uscire tutto quello che ti passa per la testa senza alcun drenaggio? Potresti provare a contare fino a 1850…… e poi rimanere in silenzio. Faresti più figura >>
<< Purtroppo il filtro mi si disintegra ogni volta che sento la tua voce sgraziata da nargillo >>
<< Nargillo? >>  ripeterono tutti in coro i ragazzi
<< Hoooooooh!  Lasciamo stare >> concluse con uno svolazzo di mani Costance
<< non intendo stare ancora qui a sostenere questa conversazione idiota >>
<< Bene! >> disse Zachary
<< Bene! >> gli fece eco Costance
<< Ma vuoi avere sempre l’ultima parola piccoletta?!? >>
 
<< Basta ragazzi, dateci un taglio! Costance se non vieni con noi mi spieghi cosa fai qui a casa da sola? >> chiese educatamente Jared
<< Bhè moltissime cose più divertenti sicuramente! >> e con passo veloce se ne andò in veranda.
I ragazzi guardarono Zachary con un muto rimprovero ed una muta richiesta
<< ah, no! Non ci casco! Non chiedetemi questo perché non lo farò >>
<< dai Za, chiedile scusa e dille di venire con noi >> disse Darius
<< ma neanche morto >> gli rispose Za furibondo << non sono stato io ad iniziare e non ho ancora capito da che parte state voi quattro >>
<< stiamo dalla tua parte naturalmente >> rispose pronto Law << ma ciò non toglie che essendo il più grande devi dimostrare di avere più cervello e quindi cerca di usarlo. Chiedile scusa e dille di unirsi a noi…GENTILMENTE…>>
 
Zachary sospirò affranto. Borbottò un epiteto irripetibile indirizzato a quella vacanza e con passi pesanti si avviò verso la veranda.
Si fermò sulla porta.
Costance era seduta sulla poltroncina di vimini appena sotto la finestra aperta.
Biascicò un mi dispiace a denti stretti e poi le chiese se per favore si univa a loro per la cena
<< No Grazie! >> rispose Costance, mentre Zachary si voltava di scatto verso il resto del gruppo indicando Costance e mimando un bel “Visto?”
<< lasciate. Faccio io. Siete un branco di imbranati. Intanto abbiate l’accortezza di andare via da qui. Ci troviamo tra un’ora direttamente in pizzeria OK? >> disse Marissa << Forza. Sparite. Puff. Disintegratevi >>  si avviò veloce alla porta e strattonò Zachary spingendolo di nuovo all’interno.
 
Parlarono per una buona mezz’ora. Poi Costance lentamente si alzò ed insieme si diressero verso la camera.
 
§§
<< non capisco perché questo conclave >> esclamò Costance guardando le altre disposte in cerchio davanti a lei
<< non è che siamo alla vestizione papale e neanche al mio matrimonio >>
<< beh certo le probabilità di matrimonio sono inversamente proporzionali alla lunghezze delle gonne >> replicò Marissa
<< Ha parlato Anna Wintour >>
<< Insomma Costy cosa hai intenzione di metterti? >> replicò impaziente Beth << siamo in attesa che il vate dia la risposta >>
<< Io proporrei il mio abito rosso >> esclamò Marissa
<< Bèh, anche il mio bianco a balze però non sarebbe male. Con un bel paio di stivali… li hai portati vero gli stivali? >> Sia voltò di scatto la testa fissando Costance con uno sguardo che diceva che il non aver portato gli stivali in quella occasione era come non aver portato la penna alla prova scritta finale di un esame
<< Ecco…gli stivali…>> Costance iniziò a balbettare perdendo la sua aria bellicosa
<<  non pensavo che..mi…potessero..
<< Che Mi Potessero Cosa? >> la interruppe Marissa << servire forse? Ma Costy! Ma dove pensavi che andassimo? In un rifugio sperduto su una montagna ? >>
<< Beh? E allora?  ho pensato che andando al mare gli stivali forse non sarebbero serviti! Ma chi è che si porta un paio di stivali al mare??!? >> rispose Costance riprendendo subito l’aria di sfida ed incrociando le braccia la petto, suo gesto abituale
<< TUTTI >> le risposero in coro le ragazze
<< OK, OK, dietro ho gli shorts in jeans, una canotta bianca, uno spolverino grigio perla e gli stivali da moto. Potrei mettere questi >> mormorò esitante Costance << Oddio no, non ce la farei! Non posso entrare in un locale con gli shorts >>
<< Non è che non puoi entrare in un locale con gli shorts! non puoi entrare con quegli stivali da moto! >> esclamò inorridita Marissa
 
<< L’idea degli shorts però è stupenda. Abbigliamento semplice ma molto moooolto intrigante >> esclamò subito Sarah << e al posto di quegli orrendi stivali neri ti do i miei in camoscio chiaro >>
 
Era meglio non contraddirle.
 
Dopo aver indossato quanto aveva proposto. E dopo aver imprecato contro se stessa per la proposta che le era uscita fuori, Costance alla fine si guardò allo specchio.
Dovette ammettere che quello che vide non era male, anche se non era sicura di potersi sentire a suo agio in mezzo alla gente.
La perplessità dovette trasparire in modo evidente dal suo sguardo tanto da indurre le altre a spingerla fuori senza darle il tempo di replicare o di ripensarci
<< ok, andiamo >> sospirò Costance
<< non stiamo andando al patibolo eh? >> le sussurrò Sarah prendendola a braccetto
<< un momento! Un ultima raccomandazione! >> la voce di Marissa le bloccò sulle scale
<< ricordati Costy, sei qui per divertirti.   DI. VER. TIR. TI .  hai seguito il labiale? Hai capito tutto? >>
al suo accenno di assenso proseguì
<< Quindi fammi il favore di non litigare con Zachary. Ignoralo, fai finta che non esista, fai cosa ti pare, ma non litigarci, ci siamo capite? >> Marissa la strattonò un attimo, poi la lasciò andare e tutte si diressero all’auto.






GRAZIE A TUTTE QUELLE CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO

GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE E LE PREFERITE

E GRAZIE A TUTTE QUELLE CHE CHE IN UNA SERATA ESTIVA NOIOSA INIZIERANNO A LEGGERE PER LA PRIMA VOLTA

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 - 5th day ***


mi scuso tantissimo per l'inconveniente del doppione, purtroppo ho avuto problemi con il PC, nel senso che ho perso diversi capitoli, poi li ho riscritti e sicuramente nel suddividerli ho fatto confusione!

poichè ho paura di far confusione modificando il capitolo precedente

per rimediare aggiungo la parte mancante.
un bacio a tutte voi e grazie per avermelo detto





Capitolo 10
 
<< Darius potresti farmi il favore di smetterla di tentennare la forchetta sul tavolo?
Mi urta i nervi >>
<< nervosetti stasera? Cos’è che ti disturba Zachary? Il fatto che una ragazza ti tenga testa e non si faccia impressionare dai tuoi modi villani, o il fatto che ti attiri molto? >> chiese Darius alzando il sopracciglio sinistro
<< Darius non ti rispondo neanche perché non c’è alcuna risposta da dare. Una cosa è certa, quella ragazza è veramente idiota >>
<< A me pare piuttosto intelligente invece, visto come interagisce con te >> replicò Jared
<< Interagisce? Ma di che cazzo stai parlando? Noi non interagiamo in alcun modo >> sibilò Zachary tra i denti << quello non è interagire quello è scontro aperto su tutti i fronti. E se per voi è intelligente una che si fa dare i risultati degli esami sempre dalla stessa persona per “scaramanzia” bèh allora ragazzi credetemi…fatevi una bella cura…Quella ha veramente dei grossi problemi. Problemi Seri! >>
<< Secondo me quello che ha i problemi sei tu e il problema più grosso è che non vuoi ammettere la verità >> si intromise Law
<< Si. Può. Sapere. Di. Cosa. Cazzo. State . Parlando? >> se prima era leggermente nervoso adesso era semplicemente incazzato nero << vi dispiacerebbe lasciarmi alla mia agonia e dedicarvi a qualcosa di più ilare? >> aveva appena finito di pronunciare la frase che furono raggiunti dal ragazzo del bar
<< Vi avverto! Quelle che stanno entrando adesso sono già territorio off limits.     Sono stato chiaro? >> proclamò solenne con sguardo serio osservandoli ad uno ad uno.
<< Ma di chi stai parlando? >> chiese Eric
<< Sto parlando delle ragazze che sono appena entrate e sulle quali Noi >> ed indicò lui ed i ragazzi del bar << abbiamo già messo gli occhi, quindi state alla larga >>
 
<< Dio. Mio! la bionda è da orgasmo multiplo >> arrivò di corsa Thomas, il ragazzo addetto ai cocktail << e quella è mia chiaro? >> rivolse uno sguardo truce a tutti quanti, che stavano iniziando ad agitarsi sulla sedia
<< Stanno venendo da questa parte…. merda!..sono dirette qui! >> sondò con lo sguardo il volto dei presenti e soffiò con voce affranta << non ditemi che le conoscete >>
 
cinque paia di occhi fissarono le figure che stavano attraversando con passo felino la sala di fronte a loro, ma quando avevano imparato a camminare in quel modo?catturando gli sguardi di molti avventori.
 
La testa di ogni singolo maschio presente nella sala si voltò inesorabilmente verso di loro e continuò a seguirle nel loro avanzamento con gli occhi incollati ai loro corpi.
Era inutile, pensò Zach, anche se inconsapevole Costance attirava gli sguardi così come il magnete della bussola è attratto dal nord.
 
Eric si alzò, e  battendogli una pacca sulla spalla sussurrò << caro Thomas, non solo le conosciamo, ma si dà il caso che le stiamo ospitando a casa nostra. Senza aggiungere che la mora con l’abito a fiori è mia sorella >> trasformò la pacca amichevole in una morsa più decisa e si mise l’indice e il medio sotto gli occhi, mimando un “ti tengo d’occhio”
 
In un attimo lo sguardo di Thomas perse tutta la sua minacciosità e si trasformò in uno sguardo supplicante.
Si aggrappò al braccio di Eric come se da lui dipendesse la sua salvezza o la sua dannazione
<< ti prego Eric, ti prego >> la voce diventò una lamentosa supplica
<< presentami la bionda..e ti sarò debitore a vita >> concluse ansimando
 
Negli occhi di Zachary passò un fugace lampo d’ira. Incrociò lo sguardo di Eric
<< Mi spiace Thomas, non posso farlo…è già impegnata >> per un attimo di nuovo intercettò lo sguardo di Zach che lui, velocemente, fece posare sul tavolo con i dessert mettendosi ad ammirare con un’attenzione ossessiva i dolci esposti  
<< anzi. Ti suggerirei di starle bene alla larga perché.......... il soggetto con cui sta è moooooolto pericoloso >>
Jared che aveva seguito lo scambio di battute sollevò il labbro ed accennò ad un mezzo sorriso abbassando la testa per non essere visto…meglio non stuzzicare oltre ......Zachary era già bello carico di suo senza bisogno di alcuna miccia.
<< Cazzo Eric! Non ti ho chiesto di darmi il suo indirizzo o numero di cellulare >>
 
Il cellulare! Che idioti che erano stati, erano quattro giorni che erano lì con loro e non avevano neanche il numero di cellulare. Dovevano essersi bevuti il cervello.
 
<< Ti ho chiesto solo di presentarmela, non sono così assatanato da saltarle addosso mentre ancora le stringo la mano >>
<< ciao a tutti >> il saluto interruppe il loro discorso mentre Thomas si ritrovò faccia a faccia con quell’angelo biondo. Riuscì a sfoderare il suo migliore sorriso mentre all’improvviso intimorito riuscì a balbettare solo un << sei un angelo o sei vera? >> mentre i ragazzi alzavano gli occhi al cielo. Patetico.
<< direi che sono vera, soprattutto poi se il paragone è con un angelo >> rise Constance
Le tese la mano
<< Thomas >>
<< Costance >>
Thomas le strinse la mano continuando a sorridere senza accennare a lasciarla andare mentre Costance lo guardava stupita.
Non era abituata a fare quell’effetto sui ragazzi per cui con un po’ di imbarazzo accennò a sfilare la mano da sotto la sua
<< Oh, scusa, non volevo mancarti di rispetto >> osservò Thomas lasciandole la mano guardando di sottecchi Eric
<< spero di non suscitare le ire di nessuno ..>>
Ma Eric lo aveva già interrotto presentandogli le altre che, erano notevoli anche loro.
Certo la bionda era di un altro pianeta, ma si sarebbe potuto accontentare
<< loro sono occupate? >> gli chiese sottovoce
<< si >> rispose secco Eric
<< con chi? >> proseguì imperterrito a mezza bocca Thomas
<< Thomas se non sparisci entro due secondi ti riduco quel poco cervello che hai in briciole. E sai che lo faccio >> continuò Eric al limite della sopportazione, mantenendo però sempre un tono di voce bassissimo.
 
Thomas rimase un secondo in silenzio poi con lo sguardo abbracciò Eric e gli altri e sibilò
<< ci volete provare voi con loro vero? Ma non potete! Siete troppo grandi per loro! Noi siamo quelli con l’età giusta per provarci! >>
<< Thomas >> per la seconda volta un membro del gruppo gli circondò amichevolmente le spalle. Jared era più alto di lui e lo sovrastava, per cui non ebbe difficoltà ad accompagnarlo verso il bancone del bar, lo posizionò dietro, gli diede un buffetto sulle guance e con un
<< mi spiace..ma siete arrivati secondi >> si allontanò tornando al tavolo dove già le ragazze si erano sedute.
Se la disposizione era un po’ strana tutti fecero finta di non farci caso.
Zachary non capiva com’era che tutti erano accanto ad una ragazza mentre lui era esattamente al lato opposto di Costance, anzi per la precisione erano i due capotavola, alla sua destra sedevano Eric, Sarah, Jared, Beth, ed alla sua sinistra Sia, Law, Marissa, Darius . In pratica quelli interessati erano tutti l’uno di fronte all’altro, tranne Darius e Beth che a quanto gli pareva non avevano dimostrato interesse particolare l’uno per l’altra.
Ma da quando gli importava di essere vicino a quella vipera? Anzi doveva smettere di fissarla anche se lo sguardo inevitabilmente si dirigeva verso la canotta bianca che metteva in evidenza i seni, ma anche alzare lo sguardo e ritrovarsi a fissare quella bocca, quel nasino e quegli occhi grigi che lo fissavano, non era ugualmente salutare. Basta Zachary, finiscila, domani l’altro ve ne andate tutti quanti. Finalmente ognuno per la sua strada.
Ma allora perché ad un tratto si sentiva solo?
 
Naturalmente la serata procedette nel migliore dei modi, ognuno di loro fece a gara per dare il meglio di sé e farsi conoscere dagli altri.
Costance partecipò attivamente alla conversazione, coinvolta da Darius e  Beth.
La sua risata cristallina risuonò diverse volte nella sala ed arrivò agli orecchi di Zachary come uno scroscio d’acqua zampillante. Strinse la mano a pugno ed allontanò quel suono che, a giudicare dall’indifferenza degli altri, arrivava solo a lui come musica per le orecchie.
Darius ogni tanto gli lanciava degli sguardi scrutatori che cercavano di sondare il suo stato d’animo ma lui prontamente rifuggiva questi sguardi cercando di conversare ora con Eric, ora con Sia, la più silenziosa del gruppo.
Dal canto suo Costance cercò di mettere in pratica il consiglio di Marissa  “Quindi fammi il favore di non litigare con Zachary.Ignoralo, fai finta che non esista, fai cosa ti pare, ma non litigarci, ci siamo capite”
“ricordati Costy, sei qui per divertirti”
Diciamo che per la prima parte stava andando alla grande.
Erano già passate due ore e non ci aveva ancora litigato, anzi, per dirla tutta,  non avevano avuto alcuno scambio di parole e forse dipendeva da questo la realizzazione della prima parte dell’obiettivo.
Ignorarlo era un po’ più difficile, dal momento che ogni volta che lo guardava trovava i suoi occhi neri che la fissavano facendola avvampare inconsapevolmente, cosa che la faceva arrabbiare con se stessa . Moltissimo in verità, causandole un aumento del rossore per cui, consapevole di questo, arrossiva ancora di più.
Si era innescato un circolo vizioso la cui unica soluzione possibile era sfuggire di proposito il suo sguardo.
Per questo motivo da un certo punto in poi della serata, si era violentata proibendosi di guardare davanti a sé, evitando di rivolgere alcuno sguardo all’altro capo del tavolo.
E sinceramente non sapeva se le due persone di fianco a lei avessero capito il suo intento o se invece il suo comportamento sembrasse del tutto naturale.
Ma stava pensando di ingannare Beth?
Figuriamoci! quella era in grado di leggerla come un libro aperto e, dai sorriseti che le rivolgeva, aveva capito eccome cosa stava tentando di fare.
Darius invece pareva tranquillo e interessato solo alla conversazione.
Aveva notato uno scambio di sguardi tra lui e Zachary, ma era stato un attimo tant’ è vero che pensò di esserselo sognato.
Naturalmente viste le premesse, l’attuazione della terza parte, e più precisamente quella relativa all’essere lì solo per divertirsi, procedeva un po’ a rilento.
Certo, partecipava alla conversazione, rideva delle battute, ne faceva anche lei facendo ridere gli altri, ma era come se quella seduta lì non fosse lei, lei era accanto a quel corpo, era come se fosse spettatrice di se stessa.
 
Alle 23,00 esatte Zachary si alzò e borbottando un improbabile impegno salutò tutti e se ne andò scuro in volto.
Costance si rilassò immediatamente e partecipò in modo più consapevole alla conversazione, anche se provava una sensazione strana, come di delusione.
Ragazza sei messa male, dovresti fare un po’ più di chiarezza con te stessa. Si intromise la vocina interiore.
Inspiegabilmente a mezzanotte si sentì stanchissima per cui prima che gli altri andassero in discoteca si fece portare a casa.

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Capitolo 12
*** capitolo 11 - 6th day ***


Capitolo 11
 

6 th day
 

Si svegliò all’improvviso nella notte
Kramnik-Shirov!” ecco cos’era! Il furbastro stava utilizzando le mosse di quella partita!. Alzò la testa e fece girare lo sguardo nella stanza, le ragazze dormivano serenamente nei loro sacchi a pelo, chissà a che ora erano ritornate e chissà se la serata era andata come loro avevano previsto. Si stiracchiò sorridendo, l’indomani avrebbe voluto il resoconto …. per filo e per segno!
 Chissà che ore erano.
Allungò la mano verso il cellulare cercando di non fare rumore.
Il display segnava le 4,30.
Ormai era completamente sveglia e quella partita continuava a frullarle nella testa. Scivolò lentamente fuori dal sacco a pelo e ancora in shorts e canotta in cotone leggero, aprì lentamente la porta e si avviò a piedi nudi, con passo felpato verso le scale.
Le scese lentamente evitando qualsiasi tipo di rumore e si fermò davanti la scacchiera, non c’era molta luce per cui decise di prenderla e portarla nel soggiorno. L’operazione fu più complicata del previsto dal momento che nonostante la luce della luna stesse per essere sostituita dalla tenue luce dell’alba il soggiorno rimaneva in ombra e il dover mantenere in equilibrio i pezzi sulla scacchiera associato al doversi muovere in un ambiente poco conosciuto rendeva l’operazione di avvicinamento al divano ed al relativo tavolo basso più complicata del previsto.
Raggiunse il divano accaldata nello sforzo di muoversi come una pantera, appoggiò delicatamente la scacchiera sul tavolo e cadde a sedere sul divano sbuffando, facendo cadere inavvertitamente il telecomando della TV che qualcuno aveva lasciato sul bracciolo.
Il rumore le arrivò pari alla deflagrazione di una bomba.
Trattenne il fiato mentre il cuore iniziò a batterle all’impazzata, la paura di essere scoperta le fece correre brividi gelidi sulla schiena.
Che poi ragionandoci non era una ladra quindi di cosa doveva avere paura?
Anche se qualcuno l’avesse trovata sveglia che cosa le avrebbe mai potuto dire? Effettivamente la reazione era esagerata pensò, nonostante tutto fu sollevata di sentire che il rumore non aveva turbato il sonno degli inquilini al piano di sopra, appoggiò il telecomando sul tavolinetto lì vicino e con un click accese la piccola lampada.
Iniziò così a studiare i pezzi sulla scacchiera.
 
Il tonfo arrivò improvviso, facendo risvegliare Zachary che aveva notoriamente un sonno leggerissimo. Si mise a sedere sul letto e cercò di individuare l’origine del rumore, per alcuni minuti non sentì assolutamente niente tanto che pensò di aver sognato, ma poi, quando sentì il rumore lieve di un oggetto che veniva poggiato sul tavolo e il click della lampada che si accendeva, i suoi sensi si risvegliarono completamente.
Scese dal letto silenziosamente, afferrò una maglietta ed indossando solo i boxer afferrò l’unica cosa un po’ più pesante che aveva a portata di mano, una torcia,  e si avviò verso il corridoio.
L’abitudine all’inseguimento ed alla segretezza lo rese assolutamente invisibile.
Si avvicinò al soggiorno e rimase fermo sulla soglia, com’era possibile che quella ragazza lo stupisse ogni volta?
Quasi attirata da una forza magnetica Costance alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta a fissare Zachary in boxer e maglietta con la torcia nella mano destra, puntata verso il tavolo.
<< avevo sentito dei rumori >> disse Zachary a bassa voce
<< e da bravo poliziotto sei sceso a controllare >> terminò Costance con un sorriso
Zachary si ritrovò a rispondere a quel sorriso e lentamente si avvicinò.
<< sei tu il nero? >> fece roteare la torcia verso i pezzi sulla scacchiera
Costance annuì con un lieve movimento della testa
<< tu sei il bianco vero? >> e prima che Zachary potesse rispondere continuò
<< era da un po’ che cercavo di ricordarmi qualcosa ma non ci riuscivo. Poi stanotte ho avuto un’illuminazione, Kramnik-Shirov 16 giugno 2009, a quel punto sono scesa di sotto e……eccomi qui >> allargò le braccia sollevandole leggermente mentre Zachary prendeva coscienza che se lui era in boxer e maglietta lei era con mini shorts e canotta corta, certo non gli abiti adatti ad una partita a scacchi.
In ogni caso si avvicinò al tavolo, tirò verso di sè il pouf al lato del divano e si sedette di fronte a lei ed alla scacchiera
<< hai già mosso? >>
scosse leggermente la testa << no, stavo riflettendo, quando mi hai interrotto >> continuò piano
 
Zachary appoggiò i gomiti sulle ginocchia protendendosi verso di lei
<< continuiamo allora faccia a faccia o a distanza? >>
Costance fissò quelli occhi color ardesia e rimase  catturata da quello sguardo profondo, si ritrovò a trattenere il respiro poi, sbattè gli occhi e sussurrò
<< Continuiamo. Adesso >>
<< bene >> le rispose Zachary
<<  allora………che vinca il migliore >> un lieve sorriso gli increspò le labbra
<< che vinca il migliore >> annuì Costance sorridendo anche lei
 
I passi sulle scale risuonarono all’improvviso mentre le voci si facevano sempre più vicine e l’argomento di conversazione via via più chiaro .
Jared e Darius.
<<………..e come ti dicevo nella causa Stewart contro Davidson ….>>
l’occhiata che Costance e Zachary si scambiarono fece capire che erano in perfetta sintonia: stavano parlando di lavoro alle 8,00 di mattina?
 
Jared e Darius si bloccarono all’improvviso.
 Jared con il braccio ancora alzato.
 
Piano piano su entrambi i volti comparve un sorriso felice mentre passavano lo sguardo da l’uno all’altro dei due giocatori valutando anche l’abbigliamento.
 
Darius si schiarì la voce << come sta andando la partita? >>
<< sto rischiando di perdere >> esclamò Zachary in modo piatto
<< attento Zachary ricordati la promessa >>
<< che promessa ? >> esclamò Zachary alzando un sopracciglio
<< che promessa ? >> gli fece eco Costance
 
Jared si voltò verso di lei e spiegò
<< quando eravamo all’università, questo signorino che si divertiva a stracciare qualsiasi compagno di gioco, ci ha promesso che avrebbe sposato la ragazza che lo avesse sconfitto a scacchi >> concluse Jared con un sorriso soddisfatto
<< onde per cui…..>> iniziò Darius
<< ragione di più per vincere a qualsiasi costo >> lo interruppe subito Zachary con tono burbero
<< non preoccuparti ho fatto anch’io una promessa…>> Costance fece una pausa e poi riprese
<< mai sposare un giocatore di scacchi , troppo prevedibili e lenti nelle decisioni! >> abbassò lo sguardo e si concentrò di nuovo sui pezzi della scacchiera mentre i tre la guardavano allibiti.
 
 
<< Scacco! >> la voce di Zachary suonò trionfante mentre Jared e Darius si affacciavano dalla cucina
<< ce l’hai fatta eh? >> disse ridendo Darius
<<  promessa infranta >>
<< Veramente l’ho fatto vincere io >> disse sorridendo Costance
<<  non potevo correre un rischio del genere! >> si alzò di scatto
<<  Complimenti. Sei un giocatore forte. >> tese la mano a Zachary, che chiuse le sue dita forti attorno alle sue.
 
Un brivido le corse lungo la schiena al contatto con quella mano forte dalle dita allungate che le fecero desiderare una carezza.
Sfilò la mano e si diresse in camera mentre voltandosi leggermente chiese da sopra una spalla se poteva mettere a posto lui la scacchiera.
 
Zachary seguì la figura finchè non sparì dalla vista.
Il ricordo di quelle gambe e di quel fondoschiena sarebbe rimasto impresso nei suoi occhi per molto tempo.
 
Si avviò verso la cucina
<< fatemi un caffè per favore >>
<< molto forte >> aggiunse Jared << ti vedo leggermente stravolto. La partita deve essere stata molto impegnativa >> continuò con tono ilare
<< soprattutto la parte   relativa ad evitare di guardare l’abbigliamento della sua compagna   di gioco >>  si intromise Darius ridendo
<< effettivamente se avessimo potuto isolare quel momento e sottoporlo all’attenzione di un perfetto sconosciuto, il tipo di abbigliamento e la terminologia che ho usato avrebbero potuto far fraintendere la situazione >>
<< in che senso scusa? >> chiese calmo Zachary
<< Ovvio! Se mi trovo due in mutande davanti ad una scacchiera, la dicitura”compagna di gioco” fa pensare a tutto tranne che ad una vera partita scacchi >> spiegò Jared mentre preparava la macchinetta
<< Questo dimostra che l’ovvio non esiste >> sbuffò Zachary
<< sbagliato >> lo corresse Darius <<   questo dimostra che l’ovvio è quello che è in realtà.  Perché un pensierino su di lei ce l’hai fatto dì la verità! >> gli strizzò l’occhio complice 
<<  E non ti azzardare a dirmi di no perché ho visto come la guardi a volte, convinto di non essere visto >> disse subito dopo precipitosamente mentre Zachary lo guardava a bocca spalancata.
Bevve il caffè in un sorso << certo che voi siete unici per far iniziare una giornata di traverso! >> sbattè la tazzina sul tavolo e si alzò
<< vado in camera a cambiarmi, voi andate al mare? >> chiese con tono rude
<< Si, andiamo in spiaggia, ti aspettiamo? >>
<< Si, faccio in un attimo >> fece una pausa poi aggiunse
<< grazie >>
<< Attento a non incontrare il tuo peggiore incubo >> gli urlò ridendo Darius
Il fanculo rimbombò nelle scale.
 
Costance entrò in camera mentre le ragazze si stavano svegliando. Partecipò al cicaleccio mattutino come se anche lei si fosse alzata in quel momento.
 Ascoltò il resoconto della serata  che era andata bene a quanto pareva.
Solo che non erano andati più in là di una semplice chiacchierata, anche se  una semplice chiacchierata poteva già evidenziare affinità sostanziali che andavano al di là di una semplice amicizia.
 
Costance interruppe le elucubrazioni di Sia e in modo molto diretto fece il riassunto della serata
<< in pratica quindi avete parlato e basta e  i ragazzi non si sono fatti avanti in alcun modo >>
<< Detto così sa molto di sconfitta però >> mormorò mogia Sarah
 
Quando le ragazze scesero la casa era silenziosa.
Si guardarono un po’ intorno spaesate, all’improvviso la consapevolezza che la presenza maschile fosse diventata un elemento essenziale della casa stessa prese forma nelle loro menti.
 
Impossibile pensare a quel luogo senza Jared, Darius, Eric, Law, Zachary.
Impossibile pensare inoltre che il giorno dopo sarebbero ripartite e sarebbero tornate alla loro vita di sempre
<< secondo voi rimarremo in contatto? >> disse in un soffio Sarah.
 Sia sospirò affranta << credo proprio di no ragazze. La riprova l’abbiamo avuta ieri sera. In fondo fossero stati un po’ interessati, ci avrebbero coinvolto nei loro programmi di oggi. Invece, non ci hanno neanche considerato, se ne sono andati chissà dove >>
 
Al portone si fermarono, attaccato alla porta c’era  un biglietto giallo:
 
ci abbiamo pensato in ritardo, ma meglio tardi che mai.
Questi sono i nostri numeri di cellulare, nel caso abbiate bisogno di noi.
Segnate anche i vostri?
Noi siamo giù in spiaggia venite?
 
 
Svelte si segnarono i numeri , poi trascrissero i loro e si avviarono allegre giù in spiaggia, c’era anche un bel vento.
 
Marissa non sapeva se esserne contenta o meno perché se da una parte le sarebbe piaciuto spendere l’ultima giornata a fare surf, dall’altra le sarebbe piaciuto spenderla più a contatto con Jared.
 
Costance invece era semplicemente euforica, finire quella settimana con un’altra giornata di vento per lei era il massimo della libidine. << oggi voglio sfinirmi su quella tavola! Voglio arrivare a stasera così stanca da desiderare solo il letto appena metto piede in casa…..qualunque sia l’ora! >> esclamò gioiosa Costance, come un bambino che ha appena ricevuto il suo regalo preferito da Papà Natale.
 
Si diresse verso le scalette.
Quando fu vicina al muretto che fungeva da  parapetto, aprì le braccia come Rose del Titanic ed inspirò l’aria salmastra. Ad occhi chiusi lasciò che il vento le scompigliasse i capelli, inspirò quell’odore di salsedine e lasciò che il salmastro le si attaccasse alla pelle.
Poi seguì le altre.
Scese veloce finchè non avvertì sotto i piedi la sabbia che cedeva sotto le sue ciabattine e ricoprì rapida la distanza che la separava dalla riva.  
Amava il mare si disse. Riusciva a darle pace.
 
Si avviarono alla spiaggia.
Potevano già scorgere da lontano i ragazzi.
Ma che disdetta!
Erano state precedute da quelle smorfiose
Possibile che i ragazzi non fossero in grado di togliersele di torno?
O forse anche a loro quella compagnia non dispiaceva?
 
Si guardarono sospirando
<< cosa facciamo torniamo indietro? >> chiese Sia
 
<< indietro? >> Costance sgranò gli occhi sorpresa << e questa da dove esce fuori? Questa è l’idea più sciocca che abbia mai sentito! >> guardò Sia con cipiglio serio e continuò
<< a parte il fatto che oggi è il nostro ultimo giorno di vacanza e domani ripartiamo per Londra.
A parte il fatto che questa spiaggia è grande e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per starci. A parte il fatto che mi pare il biglietto fosse chiaramente un invito ad unirci a loro. A parte il fatto che siamo.... >> fece una pausa << ...e dico siamo solo per spirito di gruppo sia chiaro. Siamo veramente interessate a quei ragazzi. Mi dite perché dovremmo rinunciare a passare una giornata divertente e tornarcene a casa con la coda tra le gambe? Dov’è lo spirito battagliero che ci ha sempre contraddistinto? >> terminò fermandosi di fronte a loro con le mani sui fianchi.
 
<< non lo so dove è andato a finire lo spirito battagliero. Credo però che non sia andato troppo lontano. >> rispose con un sorriso Sarah << io non ho nessuna intenzione di tornare indietro! Vado lì con loro come ci hanno invitato a fare e…….che vinca il migliore! >> concluse convinta
Il “giusto” pronunciato dalle restanti tre voci arrivò subito.
Che diamine! Non sarebbero certo delle rifatte che avrebbero rovinato il loro ultimo giorno di vacanza!
Si avviarono a passo di marcia verso il gruppo.
Videro subito lo sguardo di sollievo che spuntò sul volto dei ragazzi e quello di disappunto che invece comparve sul volto delle ragazze.
 
Mancavano all’appello Zac, Darius, la mora e la biondona.
Fecero subito 2 + 2 ed ottennero inevitabilmente come risultato un bel 4.
 
Jared ed Eric erano seduti sull’asciugamano con accanto le solite due che non li mollavano un attimo.
Forse li consideravano di loro proprietà?
Law invece era seduto sulla  sdraio e leggeva il giornale non prestando minimamente attenzione al cicaleccio di chi gli stava affianco, languidamente sdraiata su di un lettino.
 
Loro posizionarono i cinque asciugamani tutti in fila, un po’ più in alto da dove si trovava il resto del gruppo.
Si sentivano leggermente in imbarazzo a togliersi i vestiti.
Effettivamente era una sensazione stupida, togliersi gli abiti e rimanere in costume era un fatto scontato visto che si trovavano su di una spiaggia.
Però, in ogni caso, l’atto di togliersi i vestiti non lo stavano vivendo con tutta quella tranquillità che avrebbero dovuto avere.
Erano perfettamente consapevoli che le stavano fissando tutti.
 
Chissà perché quando sei in spiaggia ti viene così facile di guardare le persone mentre si spogliano.
E’ un fatto scontato che le persone siano attratte da questo spogliarello.
Informale.
Ma sempre spogliarello è.
 
<< esco con te con la tavola >> sussurrò Marissa chinandosi verso Costance, mentre si sfilava i pantaloncini a fiori.
Jared rimase a fissare quei pantaloncini che scivolavano lentamente verso il basso scoprendo piano piano le gambe lunghe e tornite.
La stretta allo stomaco fu graduale.
L’ondata di caldo lo avvolse fulminea, come se all’istante si fosse ritrovato in pieno deserto del Sahara a mezzogiorno.
Si ritrovò ipnotizzato ad osservare quel corpo che si stava rivelando a lui, immaginando di essere solo con lei Basta. Doveva smetterla . doveva guardare altrove.
Guardò la ragazza al suo fianco, confrontò la bellezza fresca e genuina di Marissa con quella più artefatta della rossa Allie.
Confronto impari. Non c’era competizione.
Non poteva neanche confrontarle tra loro,  gli sembrava di mancare di rispetto a Marissa, era come confrontare il cristallo con la plastica.
La guardò.
E la vide.
Non si poteva dire che non fosse bella, ma Allie era un tipo di bellezza costruita, pezzo per pezzo.
Non un frammento fuori posto, tutto era controllato fin nei minimi particolari.
Troppo controllato.
Si rese conto che puzzava di finto.
Chissà com’era la vera Allie.
Scoprì però che non era assolutamente interessato a scoprirlo anzi, quella presenza troppo ingombrante lo stava infastidendo.
Tuttavia non avrebbe creato situazioni imbarazzanti, avrebbe sopportato quella giornata dedicandosi a tutte anche se avrebbe voluto prendere Marissa e trascinarla via. Portarla con sé in posto isolato solo per parlare con lei, per conoscerla e conoscere la sua anima.
Invece rimase lì.
Seduto.
A fissare Allie.
Senza vederla.
A non guardare Marissa.
Percependola fino nell’ultima fibra.
 
Darius Zac Lucille e Lisa si stavano avvicinando intanto.
Costance iniziò ad infilarsi la muta corta mentre registrava il fatto che Zac tenesse la mano appoggiata sulla schiena di Lucille.
Non sapeva perché, ma questo fatto della mano sulla schiena  le dette un po’ fastidio per cui cercò di affrettare l’operazione di vestizione.
Mentre tirava su la tuta stretta ondeggiò il fondoschiena  per farla scivolare meglio, infilò poi le braccia e tirò su la cerniera, mentre anche Marissa compiva la stessa operazione.
Rimasero tutti a fissare quei movimenti così seducenti poi Zac si riscosse sotto lo sguardo divertito di Darius ed ostile di Lucille. Si schiarì la voce << uscite con la tavola? >> che domanda idiota! No. Stavano per andare a fare una partita a bocce!
<< si >> rispose Marissa
<< vogliamo goderci questo ultimo giorno di vacanza >> aggiunse Costance mentre un sorriso, subito represso,  si allargava sui volti delle “altre”.
<< di già?!? >> si lasciò sfuggire Zac
<< ma non dovevate stare una settimana ? >> chiese Jared
<< infatti, siamo arrivate lunedì e domani è di nuovo lunedì e dobbiamo tornare >> mormorò Marissa mentre un velo di tristezza velava le sue parole.
<< per questo dobbiamo sfogarci oggi. Oggi mangeremo pane e wind-surf >> sorrise Costance sospingendo Marissa verso le tavole disposte sulla rastrelliera. Mari da sopra la spalla lanciò un ultima occhiata a Jared poi si voltò a scegliere la tavola.
 
Sia, Sarah e Beth invece si sdraiarono sull’asciugamano ascoltando la conversazione che era iniziata tra gli altri.
Stavano organizzando una uscita a cena da effettuarsi nei giorni seguenti.
<< ci dispiace ragazze ma anche per noi la vacanza è finita. Torniamo a casa lunedì notte >> proferì Law
<< ma perché non partite il martedì mattina? >> chiese Amber << potremmo stare ancora un po’ insieme >> continuò avvicinandosi a Law e percorrendo il torace muovendo l’indice e il medio a mò di piccoli passettini.
Law si scostò leggermente    << perché martedì mattina ognuno di noi deve essere sul posto di lavoro >> continuò scocciato << sono già dieci giorni che siamo qui. E’ ora di tornare alla nostra vita >>
<< beh, vorrà dire allora che ceneremo insieme a Londra >> si intromise Lucille arpionandosi al braccio di Zachary.
<< io non credo. Rientrerò a tempo pieno alla centrale e sicuramente i primi giorni saranno molto intensi. Non credo che avrò né tempo né voglia di uscire >> borbottò Zach
<< beh! Ci sentiremo prima o poi >> si intromise Darius
 
 ****

Le ragazze erano silenziose. 
Forse erano dispiaciute di andare via. Pensò Eric.
Oppure non erano interessate a loro ed ai loro discorsi . pensò anche con una stretta al cuore.
 
Il pomeriggio stava per volgere al termine.
Marissa e Costance erano appena rientrate con i capelli arruffati dal vento, la pelle leggermente arrossata dal sole.
Jared e Zach si avvicinarono e le aiutarono a rimettere a posto la vela e le tavole. Zach vide le piccole efelidi spruzzate sul nasino di Costance . Gli venne voglia di baciarle ad una ad una. Avrebbe potuto anche dar loro un nome e poi unirle in una nuova costellazione immaginaria.
Ma che cosa stava pensando?
<< ODDIO! >> la voce di Costy arrivò all’improvviso
<< che è accaduto ? >> tutti si voltarono verso di lei
<< ho perso il braccialetto di cuoio che avevo al polso >> esclamò Costance atterrita
<< devo trovarlo ad ogni costo. Non posso averlo perso! L’ho avuto fin dall’inizio del college! Non posso perderlo adesso! Oddio mi sento svenire! >>
<< Costance smettila di farti prendere dal panico! >> Beth la prese per le spalle e la scrollò energicamente 
<< non sarà una strisciolina di cuoio che ti farà promuovere o bocciare agli esami, ma sarà il tuo grado di preparazione! Quindi lascia da parte tutte queste paranoie e smettila di cercarlo affannosamente! >> le urlò Sia
<< lo so ma me l’ha dato mio fratello e gli avevo promesso che lo avrei tenuto sempre sempre ! >> pianse Costance
<< e da quando ce l’ho gli esami mi sono andati tutti bene ! >>
<< e prima quando non lo avevi? >> chiese curioso Eric
<< quando non lo avevo non ero al college ma alla secondary school, quella era facile! >>
 
Zach aprì bocca ma Constance lo fermò subito
<< se pensi che sia paranoica perché mi faccio dare i risultati degli esami scritti solo da una persona, perché mi sento male all’aver perso un semplice nastro di cuoio nero, perché quando do un esame orale mi vesto sempre di blu e perché quando esco con qualcuno che mi piace metto sempre qualcosa di rosso >> si fermò un attimo, riprese fiato, e guardandolo dritto negli occhi sbuffò
<< hai ragione! >> allargò le braccia ed annuì
<< sono una ventenne ultramegaarcisuper paranoica, ma che grazie a questi antidoti idioti è riuscita a costruirsi una vita propria. Qui. A Londra. >>
 
Zach rimase in silenzio.
All’improvviso fu consapevole di come quello scricciolo di ragazza avesse dovuto affrontare una vita forse un po’ meno facile della sua, almeno dal punto di vista finanziario. Gli tornarono in mente le parole che aveva detto   vuoi dirmi che sono fuori ma che non comporterà niente, potrò ridare l’esame, ma per me comporta molto perché magari non mi fanno più rimanere a Londra a studiare
 
magari farla studiare a Londra comportava uno sforzo notevole per la sua famiglia, non conosceva neanche il cognome, non sapeva nulla di lei, magari il fatto che fosse così intelligente e brillante aveva spinto la famiglia a fare dei sacrifici per poterla mantenere agli studi.
Lui non sapeva niente di lei.
Si sentì in colpa, ma con un gesto secco cancellò questa sensazione insieme a quella di ammirazione e cercò di tornare lo stronzo di sempre. Rimanere in silenzio sarebbe stata la mossa migliore perché a volte l’indifferenza fa più male di ogni altro sentimento.
 
La serata naturalmente non andò come loro se l’aspettavano o, quanto meno, speravano andasse. Avevano pensato che almeno l’ultima sera i ragazzi sarebbero rimasti con loro invece...... e di questo a onor del vero non ebbe colpa nessuno di loro, ma fu il destino che volle metterci la zampetta per l’ultima volta.
Mentre stavano cercando un gioco di società da fare insieme il suono del campanello fu nuovamente foriero di novità. Era un loro gruppo di amici diretti più a sud che, sapendoli lì, avevano deciso di fermarsi per un saluto veloce. … che poi tanto veloce non fu perchè se ne andarono alle due di notte. Loro rimasero alzate fino all’ultimo perché volevano salutarli da sole senza nessun altro in mezzo.
Quando il portone si chiuse dietro all’ultimo ragazzo tutti si guardarono consapevoli che quell’esperienza, positiva o negativa, o comunque fosse stata, era terminata.
Erano ancora tutti li in salotto senza sapere cosa dire
<< behhh >> iniziò a dire Beth
<< io vorrei ringraziarvi dell’ospitalità >>  le altre annuirono tutte quante
<< scusate se siamo state invadenti >> abbozzò un sorriso mentre anche i ragazzi sorridevano facendo segno di no,
<< se abbiamo invaso i vostri spazi, compreso il bagno >> aggiunse Marissa mentre Costance arrossiva al pensiero di quando lei era sotto la doccia e  Zac era entrato in bagno pensando non ci fosse nessuno. Zach vedendola arrossire capì a cosa stava pensando  e gli tornò in mente il profumo che gli aveva invaso le narici una volta rientrato in bagno. Calvin Klain. Era riuscito ad avere il nome per vie traverse, con alcuni interrogatori subdoli che non avevano scatenato alcun sospetto nell’altro. Ma d’altra parte questo faceva parte del suo lavoro quindi era stato abbastanza facile. Meno facile sarebbe stato dimenticare il nome di quella crema dopo bagno.
<< io direi invece che ci avete movimentato questa vacanza in modo del tutto inaspettato >> si intromise Jared
<< se lunedì, quando siete arrivate, ci avessero detto che saremmo stati dispiaciuti a vedervi andare via dopo una settimana...
<< avremmo dato loro dei pazzi >> finì per lui Eric
<< e invece…>> disse esitante Marissa
<< e invece…ci dispiace davvero >> disse convinto Law
<< anche perché adesso poi non possiamo più seguire le gesta di Trudina e Puccetto >> esclamò Darius provocando l’ilarità di tutti, tranne uno.
<< Dai Zac, devi ammettere che Costance ha fatto un’imitazione impeccabile, degna della migliore cabarettista >> proseguì ridendo mentre Costance guardava di sottecchi Zachary che guardava tutti scuro in volto. Alla fine si alzò  borbottando un io me ne vado a letto. Si fermò davanti a Marissa e allungandole la mano le disse sorridendo
<< piacere di averti rivisto. Fate buon viaggio domani >>
alle altre disse solo piacere di averti conosciuto poi quando si trovò davanti a Costance allungò lentamente la mano, come se quel gesto gli costasse un enorme sforzo cavolo gli sto proprio antipatica, dopo, mormorando un sommesso fanculo, udito solo da lei, le disse << buon rientro >> la stretta di mano fu così veloce che Constance quasi non se ne rese conto, poi si voltò e se ne andò.
La Buona Notte arrivò direttamente dalle scale.
 
Darius fischiò piano mentre Law si grattava perplesso la testa
<< ma che gli è preso? >> chiese stupito Eric mentre indicava con il pollice la persona appena sparita al piano di sopra
<< credo che in questo momento stia combattendo una battaglia con il suo peggior nemico >> rispose tranquillo Darius
<< con chiiiii? >> chiese Sia guardandolo stupita
<< con se stesso >> mormorò Darius fissando la scala mentre le labbra gli si piegavano in un leggero sorriso
<< chissà che la guarigione non sia vicina >> ammiccò Law
<< glie lo auguro di cuore >> sospirò Darius, poi prosegui
<< ma mettendo da parte gli orsi passiamo ai saluti veri e propri >>
e così dicendo si diresse verso Marissa e l’abbracciò
<< ciao piccolina, è stato bello rivederti >> tutti presero a salutarsi abbracciandosi e facendo schioccare dei bei baci sulle guance poi, con la promessa che a Londra si sarebbero ritrovati tutti almeno una volta si diressero alle loro stanze.
L’ultima voce che Zac sentì fu quella di Eric che chiedeva a Marissa di mandargli un messaggio quando sarebbe arrivata a casa.
Avrebbe dovuto anche  dire a Costance di andare piano con quella benedetta moto. A quanto pareva non era venuto in mente a nessuno, tranne che a lui.
 
Partirono al mattino presto.
Uscirono silenziosamente.
Caricarono gli zaini sulla jeep e si volsero a guardare per l’ultima volta la casa bianca che si stagliava fiera sulla scogliera. L’aria calda a contrasto con l’acqua del mare fredda aveva generato una leggera foschia che aleggiava sul mare ed attorno a loro  rendendo lo scenario ancora più suggestivo. Rivolsero lo sguardo ad est dove il sole iniziava lento il suo percorso.
Dissero addio al mare di un celeste chiaro che metteva voglia di un ultimo tuffo.
Dissero addio al cielo turchino con striature di un oro pallido.
Dissero addio a quella casa con il grande portico che si apriva sul viale d’ingresso dando il benvenuto ai visitatori.
Dissero addio agli occupanti della casa, o meglio arrivederci perché erano intenzionate a ricontattarli presto a Londra.
La ghiaia scricchiolò sotto i loro passi incerti, poi gli sportelli si chiusero.
 
Il rumore dell’auto ed il rombo della moto si susseguirono nel giro di pochi istanti poi il silenzio tornò a rimbombare nelle orecchie di Zac che aveva seguito attento tutti i movimenti che avvenivano nella stanza vicina, poi nella cucina ed infine all’esterno.
Anche per quella notte il sonno lo aveva abbandonato.
Pazienza, sarebbe stata un’altra giornata passata all’insegna della stanchezza e la sera sarebbero partiti anche loro. Chissà, forse, la stanchezza quella sera gli avrebbe permesso di dormire.
 
La sera toccò a loro caricare tutti i bagagli.
Un’ultima occhiata alla casa.
E poi via.
Prossima tappa Londra.
Si misero in marcia con il sorriso sulle labbra.
Chi l’avrebbe detto che avrebbero salutato la fine della vacanza con il sorriso sulle labbra?

.
.
.
.
spero questa volta di non aver combinato pasticci. grazie a tutte coloro che hanno commentato questa storia, mi hanno fatto, nel mio piccolo... ( ma piccolo piccolo èèèèh) sentire importante.
un bacio a tutte

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 - parte II - 3 months after - London ***


CAPITOLO 12
 

 
Soho Square  Septembre 29
 
<< non capisco cosa stiamo aspettando, appollaiati qui come due emeriti
imbecilli >> esclamò esasperato Darius tamburellando sul volante dell’auto parcheggiata a pochi metri dal n. 32
<< stiamo aspettando che Marissa esca da casa >>
<< Jared. E' una settimana che stiamo appostati qui in attesa che esca da casa .....e quando esce........ te ne rimani in auto senza fare un bel niente >> esclamò calmo Darius.
La calma era uno dei suoi punti di forza.
Nelle sue esternazioni riusciva sempre a mantenersi perfettamente calmo e lucido in qualsiasi circostana.
Forse era per questo che era il più ricercato tra i tre per chiedere consigli e favori e, forse, era sempre per la stessa ragione che con Zachary si era creato un legame molto forte.
La sua calma riusciva a mitigare, almeno in parte,  l’anima pessimista, e perennemente lacerata di Zachary . 
<< Darius, sto approntando un piano  dato che vorrei che per il momento Eric non venisse a sapere che gli sto corteggiando la sorella >> replicò Jared sbuffando
<< OH! >> Darius si voltò verso di lui con faccia sorpresa << Adesso starsene in auto tutto il tempo a guardarla uscire da casa .. si chiama corteggiamento? Io lo chiamerei in un altro modo >>
<< cioè? >>
<< rimbambimento. Mi sembri tornato in piena crisi adolescenziale. Ed il bello è che io ti seguo come un cretino nelle tue follie >>
<< perché tu mi vuoi bene, vero Darius ? >> Jared si sporse verso di lui posandogli la mano sul braccio
<< attento Jared non siamo nel quartiere giusto per questo tipo di effusioni, potrebbero fraintendere >> esclamò ridendo Darius mentre Jared ritirava di scatto la mano
<< e per pura informazione ti sto seguendo solo per vedere fino a che punto può arrivare la follia uma.....
<< eccola! >> Jared lo interuppe di colpo eccitato << seguiamola! Vediamo dove
va >>
<< peccato! Mi sarebbe piaciuto tu avessi detto “presto segui quella macchina” mi avrebbe fatto sentire tanto James Bond >>
<< Darius sbrigati..... Cazzo sta andando dall’altra parte...... presto vai verso Bateman Street e poi gira verso Dean Street veloce! >>
<< Jar, sto facendo del mio meglio. Non siamo ancora dotati di teletrasporto >> arrivarono in Bateman Street e percorrendola a velocità sostenuta si immisero in Dean Street , arrivando sul lato opposto di Soho Square. Di Marissa non c’era traccia.
<< merda l’abbiamo persa! >>
<< io non so se ci sei o se ci fai >> Darius si voltò verso Jared con un sopracciglio alzato << no, dico, mentre lei ha percorso si e no 600 metri di strada noi  abbiamo fatto il giro di tutto il monopoli senza passare dal via. Cosa ti aspettavi? Di trovarla ancora a Soho? >>
<< e adesso dove sarà? >>
<< se provi a far funzionare per un attimo i neuroni del cervello la soluzione ti balzerà davanti agli occhi. Sono le dieci di un normale giorno di lavoro, ed a proposito ti informo che noi due dovremmo essere allo studio Campbell Bloomwood Perrington Associati - ti dice niente questo nome? -  per portare avanti alcune cause... sai quelle cose che si discutono in tribunale? Con un imputato? ....hai presente? Comunque alle dieci di mattina dove potrebbe andare Marissa se non al dipartimento di Architettura? >>
Jared si picchiò la mano sulla fronte << giusto! Come ho fatto a non pensarci! Darius sei un amico ! Al dipartimento di Architettura allora >>
<< e andiamo allora. Ma ti avverto...se oggi non fai in modo di incontrarla io mi tiro fuori da questa storia . E ad Eric adesso telefoni tu per dire che non andiamo in ufficio >> ghignò soddisfatto mentre Jared impallidiva in modo impercettibile terrorizzato all’idea che Eric scoprisse tutto .
Effettivamente non c’era niente di male a corteggiargli la sorella, ma Jared provava un po’ di imbarazzo al pensiero di quante volte quando erano più piccoli avevano sparlato di lei alle sue spalle, di come fosse appiccicosa come una gomma da masticare, ed Eric lo sapeva... insomma aveva paura che Eric si sentisse troppo protettivo nei confronti di lei
 <<  hai ragione Darius. E’ solo che sto cercando un modo per far finta di incontrarla per caso >> iniziò a spiegare Jared mentre Darius parcheggiava la macchina. Scesero dall’auto e si avviarono verso l’ingresso del dipartimento.
Si guardarono intorno
<< e adesso? >> chiese Darius dubbioso
<< adesso ce ne andiamo in quel bar che ha una bella vetrata che dà su questo ingresso ed aspettiamo che Marissa esca dal dipartimento >> gli rispose Jared ammiccando al Bar lì vicino.
Entrarono e dopo essersi seduti ed avere ordinato Jared si sporse leggermente in avanti con fare complice << allora il piano è questo, quando lei esce  vediamo in che direzione si dirige poi noi facciamo velocemente il giro dell’isolato in modo da sbucarle di fronte all’improvviso, come se fosse un incontro fortuito >> gli fece un sorrisone a trentadue denti e si appoggiò allo schienale.
<< tu. Sei. Completamente. Fuori . di . testa >> sfiatò Darius guardandolo con aria di sufficienza
<< se tu pensi che io mi faccia a corsa tutto il giro dell’isolato ti sbagli grosso. A parte il fatto che presentarsi sudati ed ansimanti non è che sia il miglior modo per riallacciare i rapporti e far si che lei si interessi a te, poi mi dici che scusa inventi per trovarti così distante dall’ufficio che è esattamente dall’altra parte della città? >> il sorriso di Jared si spense per un attimo
<< potresti anche aiutarmi invece di stare a sorseggiare quel caffè con aria pacifica >> proseguì picchiando entrambe le mani sul tavolo e scrutando l’esterno. In un attimo però il sorriso si riaccese di nuovo
<< da Itsu ! >> esclamò con espressione gongolante indicando con l’indice un punto alla loro destra, Darius seguì la direzione del dito e vide in lontananza l’insegna di Itsu
<< mmmh... quale sarebbe l’idea? >> si grattò il mento con fare meditabondo
<< allora >> Jared si sporse in avanti eccitatissimo all’idea di aver trovato una soluzione << io e te ci troviamo qui per una colazione di lavoro con un cliente, da Itsu appunto, solo che il cliente per un impegno improvviso ci ha dato buca ed ecco che siamo solo io e te. Che ne dici ? >> chiese in apprensione per la risposta
<< mh! Potrebbe starci una cosa del genere. Credo che per questa volta il cricetino che alberga nel tuo cervello abbia prodotto un’idea non male >> esclamò Darius convinto. Jared espirò rilassandosi sulla sedia << adesso non ci resta che aspettare >> concluse sorridendo mentre Darius guardava affranto l’orologio.
 
Dipartimento di Architettura ore 12,00
 
<< quest’anno sarà un’annata tremenda >> dichiarò Claire raccogliendo i libri ed infilandoli nello zainetto
<< il professor Stevenson è stato molto chiaro, esami più duri, selezione più ferma >> lo imitò mettendosi le mani sui fianchi . Marissa e Philip risero per poi accigliarsi subito dopo << ed io che pensavo quest’anno di poter frequentare un po’ meno ... >> sospirò, anche perché aveva intenzione di impiegare un bel po’ di tempo a cercare di riallacciare i rapporti con i ragazzi che non aveva più visto da quella settimana in Cornovaglia, a parte naturalmente suo fratello che incontrava regolarmente a casa di sua madre, ma dal quale non riusciva a carpire grosse informazioni a meno che di non sembrare di essere interessata. cosa che invece era..... ed anche molto.
Continuando a chiacchierare si diressero verso l’uscita << hei, c’è Beth  >> Claire la indicò con la mano agitando poi il braccio in segno di saluto.
Le si avvicinarono e percorsero insieme il vialetto d’accesso dove alcune foglie ingiallite annunciavano l’arrivo imminente dell’autunno. Durante il tragitto la misero al corrente delle novità non molto piacevoli poi, come era loro abitudine si dedicarono al gossip.
<< ho avuto una notizia bomba da fonte sicura >> bisbigliò Claire guardando con fare cospiratrice Beth, Marissa e Philip << cosa è accaduto? Non tenerci sulle spine >> replicò Mari dandole una leggera spinta
<< allora  >> proseguì lei << pare che il Professor Spencer sia stato beccato con la Professoressa Tippendale nel laboratorio di chimica a fare esperimenti di anatomia >> concluse alzando entrambe le sopracciglia sorridendo sorniona
<< nooooooooo >> esclamarono in coro gli altri tre
<< che ignoranti che siete! >> esclamò Philip sghignazzando << è un nuovo ramo della chimica la.... anatomica >> mimò la virgolette sulla parola appena coniata suscitando le risate delle altre
<< c’è una vendita promozionale da Elle Chic questa settimana >> cambiò discorso Marissa << ci andiamo ? >>
avevano intanto svoltato verso sinistra e si apprestavano ad arrivare all’ ingresso della metropolitana. Marissa si era voltata verso di loro ed aveva iniziato a camminare all’indietro mentre Philp si era defilato dirigendosi dall’altra parte della strada dove aveva intravisto Craig, David e Nelson che sicuramente non stavano parlando di abiti o di shopping, ma di qualcosa di più interessante……. Il campionato di calcio?
<< allora, dicevo, da Elle Chic c’è una svendita favolosa e soprattutto ci sono un paio di Manolo Blahnik sul quale ho lasciato il cuore. Sono viola, fatte in tessuto plissettato, sono aperte davanti e dietro hanno un fiocchettin....
<< Oh! Mio Dio! >> esclamò Beth sgranando gli occhi e portandosi la mano alla bocca
<< ecco. Effettivamente, quando le ho viste anch’io ho avuto questa reazione, erano lì in vetrin..
<< Marissa non voltarti! Tu non sai chi c’è a cinquanta metri da noi! >> la interruppe Beth affannata. Marisa fece per voltarsi << non voltarti! >> le sibilò Beth
<< come faccio ad avere un idea di chi c’è se non mi volto? E poi credo che se lo facessi e riprendessi a camminare in modo regolamentare non darei proprio così....
<< hei! Guarda chi si vede! >>
<< Nell’occhio >> esalò Marissa.
Quella voce...l’avrebbe riconosciuta anche a distanza di miliardi di anni luce. Si voltò lentamente. Davanti a loro stavano Darius e Jared in un completo grigio l’uno e nero l’altro. Camicia bianca e cravatta nera completavano l’opera rendendoli estremamente attraenti.
Rimase impalata a guardarli frugando nella mente alla ricerca di qualcosa da dire ma trovava solo consonanti e vocali spaiate  che non ne volevano sapere si allinearsi in una parola di senso compiuto
<< che ci fate qui? >> esclamò alla fine Marissa con voce che lasciava trapelare una gioia infinita mentre in contemporanea Jared esclamava << come state! Quanto tempo che non ci vediamo! >>
Due mesi una settimana ed un giorno pensò subito Marissa, mentre li presentava a Claire che era rimasta immobile con lo sguardo perso...gli mancava la bocca aperta e poi il quadro era completo. A quanto pareva godevano ancora di un fascino incondizionato nell’universo femminile.
<< che ci fate qui ?  >> ripetè di nuovo Marissa visto che al momento si sentiva alquanto incapace di intendere e di volere, soprattutto mentre Jared la stringeva schioccandole due baci sulla guancia.
Jared la guardò affascinato, cos’è che gli aveva chiesto? Non aveva neanche capito la domanda aveva solo guardato quel viso e quegli occhi ed era già andato in confusione.
<< ecco, veramente avevamo un appuntamento qui da Itsu con un cliente, ma a quanto pare a causa di un contrattempo siamo rimasti soli... con un po’ di tempo libero a disposizione >> spiegò Darius mentre Jared gli lanciava un’occhiata di ringraziamento.
 
<< Che ne dite se andiamo a pranzo tutti lì ? >> buttò là Jared fingendo di aver avuto un lampo di genio improvviso
<< Io… … scusate ma ... mi tiro fuori, ho già un impegno >> proclamò Claire con una punta di delusione
<< e voi? >> chiese Jared con una nota di speranza nella voce
<< noi accettiamo sicuramente >> esclamò Beth ridendo
<< allora mie belle dame volete farci l’onore di appoggiarvi al nostro braccio ed entrare? >> Darius allungò il braccio verso Beth che vi posò sopra la mano, mentre anche Jared faceva lo stesso con Marissa.
Si avviarono così da Itsu mentre un sorriso beato illuminava il viso di Jared e Marissa.
Prima di sedersi sorseggiarono un aperitivo al piccolo bar poi si sedettero ad un tavolo, mentre gli occhi delle donne presenti in sala si posavano su quei due biondi sui quali quegli abiti eleganti calzavano a pennello facendogli trasudare sensualità da tutti i pori.
<< allora raccontateci che cosa avete fatto in questi due mesi >> schioccò Darius
<< beh.... ecco ... niente di eclatante >> a parte il cercare di escogitare un modo per rivederLo si disse Marissa .
<< si >> si intromise Beth << abbiamo studiato per alcuni esami poi...ancora studiato e studiato ancora...poi sono iniziati i corsi......... ed oggi abbiamo incontrato voi >>
<< quindi niente di eclatante come vedete. E voi invece che ci raccontate? >> chiese Marissa. Avrebbe voluto chiedergli se una volta tornati a Londra avessero rivisto “quelle” ma non osava sollevare l’argomento così di punto in bianco
Si strinsero nelle spalle, mentre Darius iniziava a rispondere << anche noi non abbiamo fatto niente di eclatante a parte lavorare, lavorare e lavorare ..fino ad oggi però. Questo incontro inaspettato ..
Jareb ebbe l’accortezza di arrossire leggermente
.......Credo sia un segno del destino >> continuò sorridendo Darius.
 ok, magari se cercava di non calcare troppo la mano era anche meglio. Jared cercò di inviargli muti segnali e sorrise a Marissa .
Un sorriso pieno di tenerezza tenerezza? che la fece sciogliere.
<< e quelle le avete più viste? >> chiese Beth , indovinando i pensieri di Marissa
<< beh... Jared si mosse a disagio sulla sedia. Lui e Zach sono usciti con Allie e Lucille la scorsa settimana. Io invece non le ho più viste da luglio, cioè le ho viste ma non ci sono uscito >> terminò precipitoso, mentre Darius emetteva un gemito di compassione.
Non si concentrò molto sul pranzo, Marissa piluccò qua e là senza sapere cosa stesse mangiando.
Scherzarono durante tutto il pranzo creando un piacevole atmosfera cameratesca.
Finito di pranzare uscirono fuori.
Un pallido sole scaldava ancora l’aria anche se i colori dell’autunno iniziavano a tingere gli alberi lì intorno.
All’improvviso nessuno ebbe voglia di tornare alle proprie cose << perché non arriviamo fino a Regent’s Park? >> propose Darius << poi vi riaccompagnamo noi  a casa, abbiamo l’auto parcheggiata qui vicino >>
Si incamminarono verso Regent’s park mentre Darius raccontava della loro casa, lui, Jared e Zach abitavano tutti insieme in un palazzo in Gloucester Road 34.
Era un palazzo vittoriano composto da tre appartamenti. Loro occupavano l’ala destra, si erano sistemati bene, tre camere separate al piano di sopra e la cucina con soggiorno al piano di sotto.
Non c’era uno studio, però erano riusciti ad attrezzare  il soppalco che dava sul soggiorno con una libreria, un divano ed uno stereo con cuffie.
Eric e Law invece abitavano nel loft di Lawrence situato sopra il ristorante.
A quel che raccontavano  Zach continuava ad essere scontroso,  ed a tutti balenò fugace l’immagine di Costance , mentre Law era sempre più indaffarato con il suo ristorante che era uno dei più rinomati di Londra.
Eric... beh, a parte il fatto che non avrebbero raccontato niente di nuovo su Eric, visto che Marissa lo vedeva regolarmente, Eric era il loro terzo socio che, sicuramente, in quel momento si stava chiedendo cosa cazzo stesse accadendo agli altri due.
Marissa e Beth invece raccontarono che abitavano tutte quante insieme nella casa di Marissa che lei aveva gentilmente messo a loro disposizione.
In origine la casa, situata in Soho Square, come loro ben sapevano ma che si guardarono bene dal riferire, era formata da 4 appartamenti ma il papà di Marissa ne aveva comprati due trasformandoli in un appartamento unico molto spazioso costituito da primo e secondo piano e loro erano concentrate tutte lì.
 
Si era alzato un po’ di vento, che faceva presagire l’arrivo imminente della stagione più fredda, decisero quindi di tornare indietro.
Quando salirono in macchina erano pienamente consapevoli che questa volta non si sarebbero allontanati ma che avrebbero trovato il modo di stare ancora insieme.
<< è stata la giornata più piacevole che abbia mai passato da dopo la settimana in Cornovaglia >> esordì Darius quando si fermarono davanti casa delle ragazze
<< adesso non dobbiamo perderci di nuovo di vista eh? Dobbiamo trovare il modo ogni tanto di ritrovarci tutti insieme >> fece una pausa << e per tutti insieme intendo tutti >>
<< compresi Zach e Costance? >> chiese ridendo Beth
<< altrochè! loro sono i meglio! Quando ci sono loro è sicuro che non ci si
annoia! >> si intromise Jared ridendo al pensiero dei due << vorrei rivedermi per una volta  trudina e puccetto, ma dubito che il puccetto in questione lo permetterebbe senza dare in escandescenze e prenderci tutti a calci >>
<< se non altro invitandoli per la cena di fine anno avremmo i fuochi d’artificio assicurati >> continuò Beth .
Rimasero poi tutti in silenzio.
Alla fine le ragazze aprirono le portiere e scesero.
Rimasero sul marciapiede a salutarli con la mano finchè l’auto non sparì dalla loro vista, poi entrarono in casa. Non appena chiusa la porta Marissa si abbandonò ad una danza propiziatoria che comportava salti, passi del twist ed innalzamento ed abbassamento delle braccia, un misto tra danza Apache, balli tradizionali scozzesi e movimenti di ginnastica aerobica. Non urlò perché non voleva dire niente alle altre, le dispiaceva di aver incontrato Jared così per puro caso, mentre le altre non sapevano più niente di Law ed Eric.
Guardò Beth e si portò il dito indice sulle labbra, lei e fece un cenno di assenso. Sarebbe stata muta come un pesce. La tirò leggermente indietro mentre si incamminava verso il soggiorno
<< magari togliti codesta espressione beota dalla faccia >> le sussurrò sorridendo.
 
Il soggiorno spazioso era dipinto di una leggera sfumatura di giallo, al centro della stanza troneggiava un enorme divano arancio a forma di L posizionato di fronte ad un televisore al plasma appeso alla parete.
Il soffice tappeto color crema con i disegni geometrici gialli ed arancio rendevano l’ambiente molto stile anni ’60.
A sinistra un tavolo da pranzo era posizionato vicino alla grande finestra che di giorno inondava la stanza di luce mentre di notte permetteva ai raggi lunari di penetrare all’interno ed illuminare la stanza con la sua luce argentea rendendo l’ambiente magico. Poco più avanti la porta scorrevole che dava sulla cucina di dimensioni ridotte ma dove loro, nonostante il tavolo più piccolo, mangiavano abitualmente, ritenendo più intimo rimanere tutte l’ concentrate in quello spazio più piccolo.
Dopo il soggiorno si trovava un piccolo studio ed un bagno di servizio. Inizialmente la casa era strutturata in modo diverso ma, su richiesta di Marissa, che aveva intenzione di ospitare le amiche, era stata modificata nella suddivisione interna.
Adesso al piano di sopra si trovavano due camere e due studioli utilizzati dalle ragazze durante il periodo degli esami, mentre Costance utilizzava quello al piano di sotto, oppure la biblioteca del dipartimento. Adorava l’atmosfera della biblioteca , l’essere circondata di libri, i suoni ovattati, il fruscio lieve delle pagine, i bisbiglii sommessi delle persone ai tavoli… le trasmettevano un senso di pace e tranquillità
Marissa era l’unica che studiava in camera visto che a Costance non dava fastidio niente, né la luce accesa, né il suo lento borbottio di ripasso.
Il pezzo forte però, comune a molte case londinesi era la terrazza sul tetto.

Quello era il loro paradiso personale.

Quando volevano rilassarsi o solo estraniarsi dal mondo, si ritrovavano su quella terrazza dove nelle notti più terse sembrava di poter allungare la mano e toccare le stelle ad est la torre di Londra e la ruota panoramica rendevano lo scenario adatto per l’immortalazione e la stampa.
Le luci ed i rumori del paesaggio sottostante sparivano, forse grazie anche alla siepe sempreverde che percorreva tutto il perimetro del terrazzo e che rendeva quel posto un’oasi verde in pieno centro.
A parte la siepe c’erano pochi altri vasi posizionati qua e là ed una sedie di chase longue in pura plastica al 100% che permetteva loro di starsene comodamente sdraiate approfittando delle giornate di sole che costellavano la stagione primaverile prima e quella estiva poi.
 
*  *
 
Erano tutte quante sedute sul divano arancio nel grande soggiorno, intente a leggere tranne lei e Costance che stavano guardando un Horror.
Nonostante quei film la terrorizzassero Costance si ostinava a guardarli “per esorcizzare la paura “ diceva lei, “perché era masochista “ invece le rispondeva convinta.
Il bip del cellulare interruppe la sua concentrazione.
Prese il cellulare con la mano destra ed osservò distratta il display
“ ciao! Sono io..Jared. ke stai facendo? “
 Un sorriso le nacque spontaneo
 
- “ sto guardando un horror con Costance”
 
e come sta andando? “
 
- “ bene. Considerando che Costance accanto a me sta ansimando e mi sta stritolando il braccio sinistro. “ 
 
“ ke film state vedendo? “
 
- “paranormal activity 1 “
 
“ ah! L’ho visto quindi non ti dirò il finale. Ti piacciono i film horror? “
 
- “ diciamo che non sono la mia passione ma è un genere che mi piace. E tu ke stai facendo? “
 
“ sto messaggiando con te quindi direi che sto facendo una cosa molto interessante “
 
- “ sono lusingata.....o forse non avevi nient’altro da fare? “
 
“ veramente avrei anche da studiare un caso per domani mattina ma non ho resistito alla tentazione di chiamarti. Volevo vedere se mi avevi dato il numero di telefono giusto... “
 
- “ devo dedurre avvocato che lei non si fida di me? “
 
“ signora non mi permetterei mai. Mi fido ciecamente di lei e vorrei studiare il suo caso da vicino, potremmo discuterne a cena “
 
- “ è un invito? E giura di dire la verità tutta la verità “
 
“ si. è un invito. Lo giuro. Che ne dici di domani sera? “
 
- “ aspetta che guardo l’agenda...dunque… ho un invito a Buckingam Palace con il principe Henry …ma vedo se riesco a disdirlo J“
 
“ sei interessata ad un principe ? “
 
- “ si. purtroppo non so quante ranocchie devo baciare prima di trovarne uno “
 
“ si dà il caso che conosca un ranocchio molto carino con il quale la trasformazione è garantita. Vuoi che te lo presenti? “
 
- “ potrebbe essere un’idea . ma potrei anche non interessargli “
 
“ impossibile. Conosco i suoi gusti in fatto di donne e tu sei esattamente il suo tipo. Anzi mi sta chiedendo se ti andrebbe di uscire anche con lui “
 
- “ sotto forma di rana o di umano? “
 
“ diciamo che la partenza è da rana poi tu lo baci.. e lui si trasforma.. che ne dici? “
 
- “ dico che mi intriga di più uscire con lui che con te “
 
“nooo. Non puoi dirmi queste cose! Il mio piccolo cuore non regge... essere messo da parte da una rana! Perché lui ti intriga più di me? “
 
La voce di Costance la fece sobbalzare << si può sapere con chi stai massaggiando ? tutti questi beep mi rendono nervosa >>
<< sto smessaggiando con un amico >> replicò lei sorridendo << e non sono i beep che ti rendono nervosa, ma la paura che ormai si è impossessata di te >> continuò seria
<< e per un amico hai quel sorriso idiota stampato sulla faccia? >> la rimbeccò Costance squadrandola con occhio indagatore. Lei alzò entrambe le sopracciglia, fece una smorfia << si e no… non so… >> poi tornò ad interessarsi al cellulare mentre Costance rimaneva a fissarla. L’urlo della protagonista la fece voltare di scatto mentre affondava le unghie sulla di Marissa
<< Costy! >> in un altro momento l’avrebbe presa a cuscinate impedendole di vedere il film, ma questa volta,  la voglia di tornare a massaggiare fu più forte del dolore
 
- “ perché con lui so che il bacio mi porterà qualcosa di positivo. Con te.... potresti ritrasformati in rana ... hai visto mai... “
 
“ io ho già completato la trasformazione, sono un principe ..del foro e rimarrò principe per tutta la vita quindi potrei azzardare a dire che con me vai sul sicuro.. Jche ne dici allora di domani sera?“
 
- “ dico che va bene ma voglio anche il ranocchio “
 
“ il ranocchio ti ringrazia e ti fa sapere che ci sarà... spero di non fare da terzo incomodo. Passo a prenderti alle 20,00 .. 
 un bacio
J “

 
- “ a domani “
 
Si appoggiò ai cuscini fissando i titoli di coda che scorrevano sullo schermo
 
<< Come è finito ? >> chiese mentre Costance la guardava con occhi dilatati dal terrore
<< non si capisce bene, la moglie va di sotto e poi si sente l’urlo del marito…penso lo abbia ucciso… >> esclamò con voce fioca
<< non capisco perché tu ti ostini a vedere questi film quando sai benissimo che ti terrorizzano >> la guardò sconcertata
<< te l’ho detto >> roteò gli occhi  << è per esorcizzare la paura, sono stufa ogni volta che andiamo al cinema di costringere gli altri a scelte quasi obbligate perché io ho paura degli horror. Voglio riuscire ad essere completamente distaccata guardando questo genere di film e al momento l’unico modo per far questo mi sembra quello di guardarmene il più possibile. Anche a costo di non dormire la notte e…
Il beep la interruppe nuovamente
 
“ volevo solo controllare che dopo il bacio che ti ho inviato non ti fossi trasformata tu “
 
Marissa scoppiò a ridere scuotendo la testa
 
- “ tutto a posto sono ancora in forma umana “
 
“ ma il bacio non me lo invii? Il ranocchio ci terrebbe così tanto “
 
- “ smack ! buona notte “
 
“ buonanotte anche a te principessa. A domani. Potresti spengere il cellulare così da evitarmi la tentazione di continuare a massaggiare con te per tutta la notte e buttando alle ortiche il lavoro?se perdo la causa domani sono morto ”
 
Marissa sorrise e spense .
 
<< adesso mi spieghi cosa sta accadendo >> le disse sottovoce Costance scuotendola leggermente per il braccio << per favore… devo distrarmi, togliermi dalla mente le immagini del film… mi occorre un diversivo… >> la sua voce ansiosa la indusse ad un accenno di sì << solo perché devo distrarti altrimenti… >> mimò la chiusura della bocca come se fosse stata una cerniera. Poi le indicò con l’indice il piano di sopra .
 
<<  allora? >> chiese curiosa Costance.
Erano entrambe a letto.
Costance era posizionata a pancia sotto con il piumone che le ricopriva la testa mentre con le mani lo teneva chiuso sotto la gola.
Marissa la guardò con uno sguardo sognante mentre un sorriso le sbocciava sul volto e gli occhi occhi verdi le si illuminavano di mille stelle.
Costance comprese che doveva essere essere accaduto qualcosa di veramente speciale.
<< oggi ho incontrato Jared >>
appunto
lei aprì la bocca in un  ohhh di meraviglia << hai incontrato Jaaareddd? >>
<< si, l’ ho incontrato per caso vicino al dipartimento, era con Darius. Siamo andati a mangiare da Itsu >>
<< siete andati a mangiare da Itsuuuuuu ? >>
<< si. Io Jared Darius e Beth. Poi quando siamo uscito siamo andati in Regent’s Park >>
<< regent’s Paaaarkkkkk ? >>
<< Costance la smetti di ripetere quello dico con quel tono cantilenante? >> esclamò sbuffando Marissa, anche se niente poteva scalfire in quel momento il suo stato di beatitudine.
<< scusa Mari. Era un rafforzativo. Non mi aspettano una notizia del genere. Chissà che sorpresa anche per te >> continuò guardandola con sguardo ridente
<< altrochè! Quando ho sentito la sua voce… perché ero girata di schiena e… …, lasciamo stare, insomma prima ho sentito la voce ed ho rischiato il colpo apoplettico tanto il cuore mi è schizzato in gola. Poi quando mi sono voltata e l’ho visto ho rischiato una paresi cerebrale, mi si è svuotata la mente di colpo, frugavo e frugavo ma non riuscivo a dire niente. Sicuramente ho mostrato la stessa intelligenza e vivacità di un thermos >> sentenziò affranta
<< ma a parte lo stupore iniziale come è andata? >> insistette Costance curiosa, l’essere curiosa era un suo difetto anche se non era una curiosità morbosa, non voleva sapere i fatti degli altri per spettegolarci sopra, ma perché voleva sempre essere partecipe delle gioie o dolori degli altri.
 
<< bene >> le rispose mentre il sorriso le si allargava sempre di più << domani sera mi ha invitato a cena >>
<< Oddio Mari che bello! >> esclamò Costance battendo le mani. Rimasero in silenzio assorte nei loro pensieri 
<< Costance >> la chiamò con voce sussurrata, lei si voltò e vide il volto serio di Marissa. Le inviò una domanda muta
<< è lui quello che voglio. Lui o nessun’altro. Lo so già, ancora prima di incontrarlo
domani sera . >> si voltò sulla schiena e rimase a fissare il soffitto sospirando
<< E’ così dolce ….e tenero… e buffo >> sussurrò di nuovo, ma non udì alcun movimento. Si alzò leggermente e si appoggiò sul gomito << Costy? >> il respiro un po’ più pesante le fece capire che Costy, grazie ai suoi discorsi, aveva dimenticato di aver paura, e si era addormentata placida nonostante l’horror appena visto. 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 - Marissa & Jared ***


CAPITOLO 13

 
Aprì un occhio al trillo della sveglia odiandola con tutta se stessa. Le sembrava di essere appena andata a letto, sicuramente doveva aver installato nel cervello un fuso orario diverso.
Si decise ad aprire anche l’altro occhio, la luce esterna illuminava la stanza evidenziando in trasparenza il volteggio silenzioso di particelle infinitesimali, che si sarebbero pi posate da qualche parte nella stanza.
 
Marissa era ferma davanti all’armadio con le braccia alzate e le mani appoggiate alle due ante aperte.
<< se stai pensando di risistemare l’armadio dimmelo che mi faccio rinchiudere in biblioteca >> esclamò con voce ancora assonnata mentre un sorriso le spuntava sulle labbra << anche se non mi dispiacerebbe >>
 le piaceva studiare in biblioteca, l’odore della carta, del legno, il rumore di pagine sommessamente voltate, la rilassava.
 
Ripensò all’ultima volta che Marissa aveva deciso di risistemare l’armadio orinandolo per colore. Il letto era sommerso dagli indumenti. Avrebbe potuto mettere in piedi un negozietto all’istante senza doversi preoccupare dei fornitori. Ci furono alcune disquisizioni su dove mettere l’unico abito Bluette che aveva, se insieme agli azzurri o con i violetti, poi per il resto tutto andò liscio. Se si esclude la fatica di  scegliere quale tenere e quale togliere, perché tutto era veramente di classe.
D’altronde la classe e l’eleganza di Marissa era una dote innata e, se eleganti lo si può diventare, di classe o ci  si nasce o no.
 
<< pensavo volessi ordinarli per colore e tipologia, le gonne tutte insieme.. i pantaloni   una cosa così … >> mosse in aria la mano pentendosi immediatamente di quello che aveva detto. Ma perché la mattina non aspettava che il cervello mettesse in moto gli ingranaggi prima di aprire bocca?
Partire con il motore a freddo poteva sempre provocare dei guai.
Lo sguardo interessato che luccicò negli occhi di Marissa la indusse ad una marcia indietro veloce. Protese le mani davanti a sé << Alt! Stop ! azzera tutto! Resetta la mente! Cancella quello che ti ho appena detto ! noi non ci siamo mai viste! Io sto ancora dormendo e tu stai guardando l’armadio assorta >> richiuse gli occhi poi li riaprì << vaiii! Forza! ....Che stavi facendo ? >>

<< sto cercando un abito per stasera. Non voglio fare le cose all’ultimo minuto. Vorrei indossare qualcosa di elegante ma nello stesso tempo semplice. Vorrei apparire al meglio stasera per affascinarlo ed irretirlo completamente  >> esclamò sognante lei << ma ho paura al momento di esserci caduta io nella sua rete >> esclamò sommessa continuando a passare la mano avanti ed indietro su quelle soffici stoffe e morbide maglie.
L’imprecazione di Costance le arrivò repentina nell’orecchio << merda! >> Costance si alzò con un balzo dal letto buttando all’aria il piumone
<< ma che  ??… >>
<< ho dimenticato che stamani viene per la prima volta a farci lezione il Professor Tremayne. E’ un membro della Royal Society Departmente Of Science And Chemistry >> le passò davanti cercando di infilarsi un maglione azzurro, poi mise la mano nell’armadio e, senza neanche guardare dentro tirò fuori a caso un paio di jeans e se li infilò saltellando mentre si avviava verso il bagno  continuando a parlare << è un genio nella sua materia e quindi sicuramente stamani ci sarà il massimo delle presenze >> mise fuori la testa dal bagno
<< onde per cui devo arrivare con almeno mezz’ora di anticipo in modo da prendere i primi
posti >> sparì nel bagno.
<< ma non fai colazione ? >> le urlò Marissa cercando di sovrastare il rumore dell’acqua che fuoriusciva dal rubinetto del lavandino.
<< nuon….uaccio….in…tempo >> biascicò Costance con la bocca piena di dentifricio e lo spazzolino in mano. Si tirò indietro I capelli e si sciacquò la bocca, poi una veloce passata al viso e , senza neanche guardarsi allo specchio tornò in camera.
<< Costy non credo sia una buona idea uscire a stomaco vuoto dovresti… >>
<< lo so, lo so >> la interruppe lei mentre frenetica infilava due quaderni un libro piuttosto voluminoso ed una penna nello zainetto  << ma davvero sono in ritardassimo stamani, magari, più tardi, dopo che il professore se ne è andato uscirò a prendermi qualcosa… oddio non ho preso l’agenda! Dove l’avrò messa? >>
<< quell’angolino rosso che spunta da sotto il letto potrebbe essere lei ? >>
<< oh si! È proprio lei! Scappo Mari, ci vediamo oggi pomeriggio >> fiondandosi per le scale e passando davanti alle altre come un tornado urlando << sono in ritardooo >> uscì fuori.
Sempre con passo affrettato si diresse verso la Tottenham Court Road.  

Scese le scale correndo                                                                                                                     
Quella mattina la metro era molto affollata.
Facendosi largo con qualche spintarella e qualche gomitata, sempre però chiedendo permesso con un tono gentile ed il sorriso stampato sul volto, e dopo aver infilato il biglietto e superato il tornello, si ritrovò sul marciapiede della metro.
Si sporse un attimo guardando verso quel tubo nero.Due puntini luminosi si stavano avvicinando diventando via via più grandi.
Le porte le si aprirono di fronte.                                                   
 Bene.                                                                                                                                                        Sarebbe stata una giornata fortunata.                                                                                                
Era un gioco che ormai faceva dall’anno precedente.                                                                         
Se le porte della metro si aprivano esattamente davanti a lei, la giornata sarebbe stata fortunata, se le si aprivano distanti la giornata non sarebbe andata bene inoltre, a seconda di quanto distanti si aprivano, poteva anche misurare di quanto la giornata sarebbe stata pessima.
Entrò sorridendo e si mise seduta vicino all’uscita. Appoggiò il capo al finestrino cercando di allontanarsi leggermente dal ragazzo che le si era seduto di fianco e che pendeva esageratamente verso di lei.
                                                                                                                                      
Chissà come sarebbe stato Tremayne.                                                                                               
Era giovane? Vecchio?                                                                                                                          
E chissà perchè avevano chiamato proprio un membro della Royal Society.  Quella associazione dava anche delle borse di studio…. E se…? scosse la testa..… Impossibile.  … E se invece la presenza di Tremayne fosse dovuta davvero al fatto che volevano assegnare una borsa di studio allo studente più meritevole ? iniziò a fantasticare ad occhi aperti. Vide l’auditorium del dipartimento gremito di persone e il professor Tremayne sul palco con una busta con il nome dello studente a cui sarebbe stata assegnata la borsa di studio. 
Vide Tremayne leggere le motivazioni e poi sentì il suo nome.  
Lo scroscio di applausi.  
Si vide sul palco mentre il professore le dava l’assegno. Poi tutti che l’abbracciavano e si congratulavano con lei. I suoi genitori, Marissa, Sarah, Beth, Sia, ma anche Darius, Eric, Law, Jared e…    il rutto del ragazzo a fianco a lei la riportò di schianto alla realtà. Tirò un sospiro affranto, si infilò le cuffie nelle orecchie e fece partire l’IPOD, mancavano ancora dieci minuti all’arrivo, meglio evitare altri rumori molesti.
 Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica
 Una volta arrivata a destinazione scese frettolosamente e si avviò su per le scale dove, sul primo scalino, appoggiato al corrimano scorse la figura familiare di Timothy che la stava aspettando. Era un bel ragazzo biondo, con gli occhi di un intenso verde. Non passava inosservato, visto anche la sua stazza da cintura nera di karaté, e molte ragazze indugiavano nell’osservare la sua figura. In un primo momento aveva pensato che tra loro potesse nascere qualcosa poi avevano compreso una grande verità : non avrebbero mai potuto essere amanti, la fatidica scintilla non era scoccata tra loro, però era nata una bellissima amicizia.
Si consideravano quasi come fratelli.
Si avviarono al dipartimento parlando naturalmente dell’evento importante che si sarebbe tenuto di lì a poco. Chissà come sarebbe statoTremayne.                                                                                                     
Marissa passò in rassegna tutto il suo guardaroba, per la terza volta.
Non aveva ancora scelto cosa indossare quindi, si disse, che doveva lasciare stare per il momento e lasciarsi invece guidare dalle sensazioni che avrebbe provato quella sera prima dell’appuntamento.
Si sarebbe vestita e sarebbe andata al dipartimento perché rimanere a casa con quel pensiero fisso sarebbe stato deleterio.
Sarebbe arrivata alla sera un fascio di nervi.
Doveva invece uscire, andare a lezione, vedere gente, distrarsi con le cazzate di Philip ,  con il gossip di Claire e, soprattutto, seguire le lezioni. Sapeva già che quest’ultima parte sarebbe stata faticosa perché concentrarsi sulla progettazione con il volto di Jared  fisso davanti agli occhi era un’ impresa titanica 
Dopo essere stata richiamata tre volte dal professor Bishop.
Dopo aver spezzato 3 matite
dopo essere già arrivata con la fantasia ad una casa con un giardino e dei bambini che vi correvano allegri, giunse l’ora di tornare a casa…...                                                                                                     
Costance rientrò con un po’ di ritardo.
La casa  era silenziosa     
 << heila! C’è nessuno in casa? Sono io! Sono me! >> urlò dal soggiorno mentre si toglieva il piumino e lo gettava distrattamente sul divano.
<<  ci sono io >> esclamò di rimando Marissa << sono su in camera ed ho un disperato bisogno di aiuto >> ululò. Si sentì un leggero tramestio << e non mettere il piumino sul divano, portalo su!  >>    ma come faceva Marissa a sapere che aveva gettato il piumino sul divano?  
<< Si. Mari. adesso me lo tolgo e arrivo >> da quando aveva imparato a dire bugie da vera professionista? Riprese il piumino e si avviò in camera.
Marissa era seduta sul letto che stava distribuendo lo smalto sulle unghie dei piedi, accuratamente separate da dei pezzettini di gomma piuma rosa. Passava il pennellino con mosse decise e mano ferma.
Costance rimase ad osservare rapita quel lento movimento invidiosa di come riuscisse a distribuire la vernice sull’unghia senza sbaffare, quando lo faceva lei non riusciva ad evitare la spalmatatura sulla pelle laterale dell’unghia…. senza contare che non riusciva ad aspettare con pazienza l’asciugatura per cui o nell’impazienza di provare se era asciutto lasciava l’impronta del polpastrello sull’unghia o, cercando di ottimizzare il tempo di attesa, si ritrovava a camminare sui talloni e a sbattere immancabilmente da qualche parte portandosi via una parte della vernice.

<< non capisco perché ti dai tanta pena di pitturarti le unghie quando sai benissimo che dovrai indossare le scarpe >> chiese stupita Costance. Per lei quella era una vera e propria perdita di tempo  << lo so che per te è una perdita di tempo >> le rispose Marissa senza alzare la testa
<< ma il fatto è che io tengo ai dettagli anche se minimi e nascosti >> la guardò da sotto in su poi, sventolandosi i piedi con la mano fece un sorriso tirato << la verità è che sono tesa come una corda di violino >> il sorriso divenne ancora più mesto << … e non so neanche cosa mettermi. Non vorrei essere troppo elegante perché potrebbe pensare che sono una ragazza vanesia ma nello stesso tempo non vorrei neanche essere troppo sportiva. ………… e non vorrei essere né troppo chic…né troppo banale >> stava parlando a intermittenza, chiaro segno di agitazione estrema
<< la verità è che ho paura di non essere alla sua altezza e che se ne accorga subito stasera…e che rimanga deluso di me…>> continuò prossima al pianto
<< ..io non sono come quelle bellone con cui è abituato a uscire, magari poi gli faccio anche pena  e… >> tirò su con il naso strofinandoselo con il dorso della mano. Una lacrima le rotolò giù dall’occhio destro. Costance si sedette accanto a lei, ben attenta a non toccare le unghie appena dipinte, poi le passò un braccio attorno alle spalle ed accostò la testa alla sua << io credo che Jared non sia né stupido né che abbia le fette di prosciutto davanti agli occhi. Io credo che si renda perfettamente conto di chi tu sia e di quanto vali. Penso che sia perfettamente cosciente di quanto sia fortunato ad essere riuscito a suscitare interesse in una persona come te e quindi credo che farà di tutto per farti capire che è lui ad essere alla tua altezza e non il contrario. Quindi, asciugati quella lacrima e scegliamo un abito adatto alla serata senza crearci altre paranoie inutili >> la strinse un po’ di più poi si alzò dirigendosi verso l’armadio aperto
<< allora cosa avevi pensato di indossare prima di farti prendere dalla rincoglionite acuta? >>  
<< volevo indossare i jeans neri e la maglia in angora color panna >> Costance storse la bocca << no. L’angora non va bene >> esclamò decisa mentre Marissa la guardava interrogativa             
<< poiché io sono un tipo molto pratico ti dico subito i contro del maglione d’angora : Spela. Quindi in caso di incontro ravvicinato >> e qui mimò due virgolette con le mani                           
<< gli lasceresti sul maglione o sulla camicia una quantità di peli noiosissimi da togliere……e tu non vuoi essere ricordata per dei peli noiosi vero? >> la guardò ammiccando                                 
<< non credo che ci saranno “incontri ravvicinati del terzo tipo “ >> mimò anche lei le virgolette << in ogni caso, a scanso di equivoci, metterò il maglioncino aderente dorato con lo scollo rotondo.Che ne pensi ? >>                                                     
<< che ne penso…. è uno dei miei preferiti…. Se non fosse che il suo costo è inversamente proporzionale alla sua semplicità… te l’avrei già chiesto in prestito >> esclamò Costance             
<< Costance! Perché non me l’hai mai detto? Te lo avrei dato volentieri >>
<< lo so, ma so anche che con quello in dosso avrei passato la serata con il terrore di macchiarlo o magari rimanere attaccata da qualche parte e romperlo. Quindi, meglio di no, non sono tipo da abiti fashion >>  
<< sai benissimo che non è vero scema! Basterebbe che tu ti sforzassi un pochino per cercare di indossare qualcos’altro che non siano  soliti jeans e per imparare a camminare sul tacco 10 >> 
<< oh quello! >> sbuffò Costance  << mi sembrerebbe di camminare sulle uova e rischierei di troncarmi l’osso del collo >>
<< non ho detto che devi indossarle per andare al dipartimento. Devi indossarle alla sera quando usciamo. Tra l’altro poi non è che andiamo in passerella, ma andiamo in un pub o ristorante o cinema, quindi staresti anche parecchio seduta >> continuò Marissa con la tempra di uno schiaccia-ghiaia decisa a farle cambiare idea sulla questione “ abbigliamento”  
<< va bene affronteremo questa questione in seguito >> tagliò corto lei << adesso pensiamo alla questione Jared – invito a cena –  con diletto >> replicò strizzandole l’occhio << giusto per citare Aghata Christie >>
Marissa si alzò dal letto sorridendo alla battuta e si avvicinò all’armadio cercando tra gli indumenti

**
<< Hai intenzione di traslocare ? >> la voce di Darius gli arrivò improvvisa. Il letto traboccava di abiti gettati uno sull’altro. Jared si voltò con un’espressione tra il disperato e l’affranto. Aprì le braccia in gesto di resa e soffiò << non so cosa mettermi >> si appoggiò con la schiena all’anta dell’armadio ed incrociò le braccia al petto sospirando << all’improvviso non sono più certo di niente. Sono nella confusione più totale. Ho così tanti nodi nello stomaco che potrei entrare di diritto negli scout >>
Darius rise << che visione impagabile! Il grande – mitico Jared che all’improvviso si fa mettere nel sacco da una ventenne >> rimase un attimo meditabondo
<< anche se per la verità è una ventenne fuori del comune >> ammise e poi soggiunse << come tutte le altre del gruppo del resto. Sembra si siano trovate con il cercapersone, è difficile trovare un gruppo tutto dotato di materia cerebrale di livello eccelso >>  
<< è vero >> si intromise Jared << ma resta il fatto che non so cosa indossare >>  
<< ma mettiti un paio di jeans ed un maglione, ma che vuoi che glie ne importi a lei di come sei vestito? A lei le importa di te, di come sei e non credo che stia a guardare cosa indossi……. Perché tu farai caso a quello che indosserà lei? >> 
<< sicuramente si, perché lei sarà uno schianto assoluto. Da far voltare la testa a chiunque ed io morirò di gelosia >> la voce gli vibrò mentre Darius lo guardava perplesso << al primo appuntamento e già stai messo così?  Fratello mi fai un po’ pena >> si avviò nel soggiorno piazzandosi sul divano di fronte al televisore che accese con un movimento plastico della mano.
Allungò le gambe fino al pouf di fronte e si pregustò la serata che lo stava aspettando. Il collegamento stava per iniziare.
<< come mi vedi? >> chiese esitante Jared presentandoglisi davanti             
<< Con gli occhi!Ho dieci decimi>>                                                                                
<< Wow grazie tante.
Gentile da parte tua.>>                                                                   
 Si voltò verso di lui e lo osservò attentamente << che ti devo dire che sei uno schianto? OK sei uno schianto ma levati dalle palle che sta per iniziare Arsenal – Manchester United e tu non sei trasparente ed io non sono ancora in grado di vedere attraverso i corpi >> lo congedò Darius implacabile mentre Jared faceva dietro front.

Riprese a guardare il teleschermo dove stavano andando le immagini della partita appena iniziata

<<... mi metto la giacca di pelle o il cappotto ? >>
Darius sbuffò esasperato << ancoraaaa? Ancora qui sei? Gira il culo, prendi la porta e fila >>
<< non so neanche dove portarla >>
<< ahhh ma sei di coccio allora. Ma da uno a dieci quanto fregherà a voi due dove andrete a cena? Pensi forse che sarai in grado di assaporare quello che mangerai? O forse passerai tutta la sera a guardartela abbagliato escludendo tutto il mondo esterno ? Comunque portala da Tutto Italiano. Sai quel locale di cui ti ho parlato il mese scorso? Ti ricordi? E’ un bel localino, tranquillo, caldo, che ti mette subito a tuo agio. Non ci sei mai stato ma non è difficile da trovare. E’ appena fuori Londra non  dovresti metterci molto ad arrivare.
Ti ricordi l’indirizzo?  >>
non lo lasciò neanche terminare corse vicino a lui e lo abbracciò  << grazie Darius! Senza di te non saprei che fare! Sei un vero amico >> un’ ultima stretta e poi se ne andò a precipizio. Non vedeva l’ora di rivederla, chissà se anche lei...
 
          * * *
 
<< fatemi gli auguri ragazze! Pregate per me affinchè non mi macchi, non faccia rovesciare qualcosa ma, soprattutto, che sia in grado di sostenere un conversazione decente senza che il cervello migri in lidi lontani. Mi odierei se facessi la figura dell’oca ... con tutto quello che ne abbiamo detto delle oche ufficiali... >>
<< non accadrà >> replicarono in coro le altre << hai troppo cervello. Ed anche se questa sera tu  iniziassi ad utilizzarne anche solo un terzo.... non faresti mai la figura dell’oca.. >>
Il beep del telefono le interruppe << vai >> le sussurrò dolcemente Beth << vai e mettilo nell’ angolo >> concluse strizzandole l’occhio.
La guardarono uscire con un po’ di apprensione ed un pizzico di invidia.
 
Scese le scale di corsa poi, quando fu vicino alla porta, rallentò, si fermò un attimo per cercare di fermare il cuore che stava viaggiando ad un ritmo impazzito…doveva calmarsi o rischiava l’infarto. E se solo adesso, ancora prima di vederlo, aveva quel ritmo lì, dopo l’apertura della porta non era sicura che avrebbe oltrepassato la soglia, sarebbe stramazzata al suolo sicuramente.
Cercò di sgombrare la mente e di rilassarsi come le avevano insegnato al corso di training autogeno, ma per quanto cercasse di autoconvincersi di essere rilassata, il cuore, muscolo perfettamente autonomo e, in quel caso anche dotato di un cervello proprio, continuò la sua inarrestabile corsa.
A quel punto non le restava che aprire quella benedetta porta.
Si passò le mani sui pantaloni ed aprì.
Lui era lì, appoggiato al cofano dell’auto,  una mano in tasca e l’altra che teneva una sigaretta, come la vide si tirò su. Gettò la sigaretta al suolo schiacciandola con il piede,  spandendo il tabacco sull’asfalto. Poi, con un sorriso che, anche al buio , illuminò i suoi occhi blu, facendoli scintillare come tubi al neon, le andò incontro.
Lo stomaco le si attorcigliò in mille giri e la mente le si svuotò
<< ciao >> fu in grado di sillabare
<< ciao >> le rispose lui mentre gli tendeva entrambe le mani, quando quelle di Marissa furono sulle sue l’attirò a se per darle un casto bacio sulla guancia, aspirando il suo profumo, dolce ed inebriante come una coppa di champagne bevuta a digiuno.
Si guardarono in silenzio osservandosi estasiati
<< tutto bene ? >> riuscì a dire Marissa schiarendosi la voce
<< adesso si >> le rispose lui guardandola sorridendo con occhi dolci << andiamo? >>
<< si >> e in quell’ andiamo ed in quel c’erano parole non dette che intendevano molto di più, forse era davvero l’inizio di un viaggio meraviglioso verso il futuro.
Marissa si diresse decisa verso la portiera mentre Jared rimaneva a fissarla imbambolato, avrebbe voluto fare il galante ed aprirgliela lui, ma lei l’aveva preceduto. Doveva immaginarlo che Marissa non era quel tipo di donna che desiderava un uomo in vena di smancerie, tutto salamelecchi e moine, era una donna indipendente, che voleva un rapporto alla pari.
Ciò nonostante, per uno strano e preoccupante motivo, gli sarebbe piaciuto molto accompagnarla al lato del guidatore, aprirle la portiera, porgerle la mano per farla sedere e richiuderle la portiera una volta seduta……… fossero già i sintomi del perfetto rincoglionimento ?
 
Lentamente si immise nel traffico cittadino, quella era una zona piuttosto affollata, poi si diresse verso la periferia di Londra
<< dove andiamo ? >> chiese Marissa sorridendogli, voltandosi dalla sua parte
Il tuffo al cuore gli fece capire di essere ormai quasi perso, come era possibile che quella ragazza lo sconvolgesse così tanto con un solo sorriso?
<< andiamo da “Tutto italiano” un locale nei sobborghi di Londra ma molto carino e tipicamente italiano. Se non sbaglio la pizza ti piace molto no?
<< da impazzire >> sospirò lei rilassandosi guardando le luci della sera che correvano veloci sul vetro lasciando scie luminose e magiche lasciandosi cullare dalla musica di sottofondo “”You’ll be in my heart” del grande Phil, si ritrovò a canticchiare in sottofondo
 
'Cause you'll be in my heart
Yes, you'll be in my heart
From this day on,
Now and forever more



Erano parole stupende ed all’improvviso ebbe la consapevolezza che per lei era davvero così, lui era davvero nel suo cuore , ora e per sempre
 
<< il grande Phil non si smentisce mai vero? >> Jared si voltò verso di lei distogliendo gli occhi per un attimo dalla strada, si soffermò ad osservare il suo delicato profilo, seguì la linea del collo che nella penombra dell’auto, mentre le luci saettavano come flash impazziti, gli trasmetteva una carica erotica incredibile.
Perfetta.
Era perfetta.
Perfetto che fosse in grado di perdere il controllo solo con quell’immagine del collo …. la serata sarebbe stata una nello stesso tempo una gioia e una tortura.
 
parcheggiò di fianco al ristorante, spense l’auto e si voltò verso Marissa. Maledizione! Stava già aprendo la portiera per scendere. Scese velocemente e si precipitò dalla sua parte, le arrivò vicino e sbuffò << uffa Marissa! Volevo aprirti la portiera ! >>
<< perché ? >>  chiese stupita lei << si apre con difficoltà? c’è un trucchetto per l’aperura ? >>
lui sorrise allargando le braccia esasperato  << macchè trucchetto! Volevo essere galante! >>
<< oh. >> riuscì a mormorare lei.
Dì qualcosa
Dì qualcosa scema!
Ma era inutile
non le veniva in mente niente…..tranne che quell’ ”oh “
Si incamminarono lungo il vialetto di accesso dove erano stati piantati diversi alberi sempreverdi.
C’era una geometria particolare nel modo in cui si erano sviluppati in modo spontaneo i rami, per cui si intrecciavano tra loro andando a formare un corridoio di foglie illuminato da lampade disposte ad arte sui tronchi.
La facciata era interamente ricoperta di edera, come se fosse avvolta in un drappo di lucido raso verde.
Nel loro incedere le spalle che si sfioravano casuali  trasmettevano al braccio una sensazione di calore.
Gli venne voglia di prenderle la mano ma pensò che forse era troppo prematuro, non voleva essere precipitoso.
Però quando prima dell’ingresso dovettero attraversare un gruppetto di ragazzi in attesa, forse delle rispettive donne, e vide gli sguardi ammirazione che questi lanciavano a Marissa non resistette più.
Le si avvicinò di più e le mise delicatamente la mano sulla schiena accompagnandola nel suo percorso, lanciando nel contempo uno sguardo deciso verso i ragazzi
lei è mia .
Era uno sguardo di fiero possesso.
Le aprì gentilmente la porta di vetri colorati e la fece entrare continuando a tenere la mano sulla sua schiena.
 
Marissa sbattè un attimo gli occhi sorpresa, se l’esterno era pittoresco, l’interno era da fiaba. Volte di mattoncini a vista ed il pavimento in cotto ricordavano l’ambiente dei castelli medioevali. Tavoli rustici in legno scuro erano ricoperti da tovagliette di carta di un bel giallo intenso.
Su ogni tavolo erano disposti due contenitori in vetro, un piccolo cilindro contenete un fiore ed una piccola boccia dove galleggiava una candela profumata.
Il cameriere li accompagnò al loro tavolo dove, al centro, si trovava una margherita bianca.
Marissa sorrise mentre si sedeva poi lo guardò << non trovi che le margherite siano dei fiori simpatici? Sarà che da piccola disegnavo sempre delle margherite con occhi naso ed una bocca sempre sorridente. Fin da piccola le trovavo simpatiche >>
<< la margherita è simbolo di semplicità, purezza, innocenza e freschezza >> la guardò serio
<< quindi direi che è un accostamento perfetto. Non potevano scegliere fiore migliore da mettere sul tavolo >>  si appoggiò con i gomiti sul tavolo e si sporse verso di lei << anche se credo che siano di serra questi fiori >> le sussurrò portandosi la mano sulla bocca
<< perché ? >>
<< ti piacciono le margherite e non sai neanche che simboleggiano la primavera ? stagione alquanto lontanuccia ancora, siamo appena in autunno! >> continuò fissandola intensamente per poi bloccarsi all’improvviso
<< te l’ho già detto che stasera sei bellissima? >> soffiò piano. Lei arrossì fino alla radice dei capelli << n-n-no >>
<< rimedio subito: Marissa, stasera sei bellissima, è un grandissimo onore per me averti al mio fianco.. >> le fece un mezzo inchino da seduto poi le prese la mano e glie la baciò lasciandole nel punto esatto del bacio una  corrente elettrica che la fece sussultare. Sentiva come se avesse  sulla pelle un “punto caldo” come quelli che avevano generato le isole Hawai.
<< allora come hai fatto a conoscere questo posto? >> chiese Marissa curiosa. L’imbarazzo che vide nei suoi occhi la fece pentire di aver fatto quella domanda.
brava scema che sei. Magari ci è già venuto con qualcuna..
<< devo confessarti una cosa >>
Ecco. appunto. come volevasi dimostrare.
Una pena infinita l’ avvolse. Il suo io, rannicchiato in una parte del cuore urlò tutto il suo dolore.
<<  questo posto non lo conoscevo neanch’io. Me l’ha consigliato Darius. >>
Se avesse potuto si sarebbe alzata e gli avrebbe gettato le braccia al collo. Si ritrovò a ridere in modo esagerato tanto che anche Jared rimase perplesso, ma come poteva confessargli che con quella frase l’aveva riportata alla vita? Tutto intorno era tornato a risplendere.
La serata fu fantastica.
E solo quando i camerieri iniziarono a mettere le sedie sopra i tavoli si accorsero che erano gli ultimi clienti rimasi. Non c’era nessun altro.
Si alzarono in fretta mormorando delle scuse per non essersi accorti dell’ora tarda.
Si avviarono all’uscita già un po’ tristi perché di lì a poco avrebbero dovuto lasciarsi.
<< ti va una passeggiata al chiaro di luna? >>
<< certo >> Rispose Marissa subito senza neanche pensarci due volte.
Poi si pentì subito di aver risposto così precipitosamente.
stupida
un tipo esperto come lui, avrebbe capito subito il suo coinvolgimento totale.
Mentale e viscerale..
con quella serata poteva dire di essere assolutamente ed incondizionatamente persa per lui.




vorrei ringraziare tutte quelle che commentando mi hanno dato spunti per migliorarmi. un grazie a chi mi ha messo tra le storie preferite, ricordate o seguite. sperop che questo nuovo capitolo vi piaccia. ho combattuto con l'allineamento delle righe e con il formato del testo...spero che dalla lotta intestina sia uscito qualcosa di comprensibile


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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14
 

 
La sera  era un manto di velluto ed una mano nascosta vi aveva lanciato una manciata di diamanti scintillati. Ogni cosa terrena era avvolto in quell’abbraccio.
Imboccarono una piccola stradina in terra battuta e ghiaino, in leggera salita, fino ad arrivare ad un piccolo parco giochi, forse riservato ai figli dei clienti. Il leggero scricchiolio delle foglie accompagnò i loro passi.
 Si sedettero sulle due altalene lasciandosi cullare dal lieve dondolio.
Una leggera nebbiolina avvolgeva nel suo soffice manto il paesaggio circostante e dai raggi argentati della luna nascevano ombre che sembravano danzare nella silenziosa armonia della notte.
armonia
nessuno dei due parlava e rimasero lì in quel silenzio perfetto.
Non era un silenzio pesante, difficile da sopportare, era invece un silenzio gioioso che lasciava parlare le loro anime che in quel momento erano in perfetta sincronia. Potevano sentire  il soffio del proprio respiro ed i battiti un po’ più irregolari dei loro cuori.
Marissa appoggiò la testa alla catena dell’altalena e si soffermò a fissare la luna.
Jared si soffermò sul suo viso, sulla linea della guancia rosata come una pesca, sulla linea arcuata delle sopracciglia, sulla bocca piena e sugli occhi che riflettevano la luce perlacea della luna e che in quel momento scintillavano come due smeraldi.
Non aveva mai visto niente di più belle e perfetto
<< ti andrebbe di uscire anche dopo domani? >> le chiese dolcemente
<< oh! >> rispose Marissa dispiaciuta << il fatto è..che.. tra poco avrò un esame e quindi è meglio che eviti le distrazioni..cioè non volevo dire che che mi distrai...e nemmeno che devo evitarti...cioè ..il fatto è che poi altrimenti quando studio penso a... >>
te
si fermò un attimo ma che cosa diavolo stava facendo? Anzi cosa diavolo stava dicendo? Stava ammettendo che lui la distraeva?
 
Se si fosse arrischiata a dire di più, che cosa avrebbe ammesso?  Che lo riteneva bellissimo? Che da quando  lui era entrato nella sua vita non riusciva a concentrarsi ? che lo pensava in continuazione? Che quando lo sentiva ridere, le veniva voglia di fare lo stesso? Che se l’avesse baciata si sarebbe sentita .....<< insomma è meglio se me ne rimango tranquilla a casa >> affermò mogia
<< però  possiamo trovarci per un gelato o un caffè. Che ne dici? >>
<< ottima idea, dove? >>
<< al bar vicino a casa mia, è piccolo ma molto confortevole e se piove o fa troppo freddo possiamo stare dentro. In questo modo io posso fare una pausa dallo studio  per poi ributtarmici a
capofitto >> poi però si soffermò un istante e riprese assorta << forse però è meglio di no, farti fare tutto il tragitto in mezzo al traffico di Londra per prendere un caffè insieme mi sembra veramente assurdo >>
 
Lui rimase in silenzio
Lei si sentì persa.
 
Si riscosse un attimo dai propri pensieri e le sorrise
<< Ho quasi 29 anni e quindi sono perfettamente in grado di fare cosa voglio. Poi  il traffico di Londra non è quell’ingorgo colossale che spesso viene mostrato nei films, quindi si. Accetto molto volentieri di prendere anche solo un caffè con te. E non mi interessa se la tua pausa durerà un minuto o un’ora. Vengo per il piacere di stare con te e di vederti >> fece una pausa poi le strizzò l’occhio
<< vorrà dire che mi farò fare un caffè mooolto lungo >>
Marissa rise al culmine della gioia, poi Jared si alzò e le tese la mano
<< vogliamo andare? Non voglio che tu faccia tardi e che tu non riesca a studiare bene domani >> Lei evitò di confessargli che da quel momento in poi tardi non tardi la sera, non avrebbe più studiato bene ma che avrebbe studiato con un paio di occhi azzurri fissi nella mente. Pose la mano in quella calda di lui e si lasciò avvolgere da un senso di leggerezza e di essere, per la prima volta nella sua vita, nel posto giusto con la persona giusta.
Mano nella mano ripercorsero la strada già fatta e si avviarono all’auto. Questa volta Jared la accompagnò al lato passeggero e le aprì lo sportello poi le afferrò entrambe le mani e glie le baciò in un gesto galante ma nello stesso tempo molto intimo.
Il rumore sommesso dell’auto la cullava in un dolce mormorio, ripensò per un attimo a quella vacanza  << mi sono vergognata tanto il giorno che sono arrivata a Holywell Bay >> Marissa ruppe il silenzio
<< cosa? >> Jared voltò la testa verso di lei e la guardò sorpreso
<< Ho detto. Che quel giorno, quando sono arrivata con tutta quella strafottenza e petulante come una bambina viziata, devo aver fatto proprio una pessima figura. Dio che vergogna se ci penso >>
<< ma chè petulante o strafottente. In fin dei conti tutti noi quando all’improvviso vediamo andare a puttane tutto quello che avevamo programmato, ci alteriamo un po’ >> la rassicurò pronto lui
<< e non sto a raccontarti cosa accade quando tutto ciò capita a Zachary >> risero entrambi al pensiero
<< l’uomo nero dei brutti sogni dei bambini diventa l’arcangelo Gabriele in confronto >> risero  ancora più forte
<< davvero, credimi >> riprese Jared << non mi sei sembrata né petulante né strafottente >> fece una pausa
<< a dir la verità mi sei sembrata bellissima >>
lei sentì come se una lingua di fuoco le si diramasse dall’ombelico fino a raggiungere lo stomaco e la gola mentre un intenso rossore le avvolgeva tutto il viso. Sicuramente la temperatura corporea doveva aver raggiunto i 40 gradi. Mormorò un rauco grazie guardandolo con espressione adorante, fortuna che era  riparata dal buio della macchina.
<< davvero. La vostra venuta in Cornovaglia è stata voluta dal destino, avete portato una ventata di aria fresca e nuova nelle vite di tutti noi e bene o male per tutti è stata un settimana che ci ha comunque modificati dentro. Perché a volte è solo per un colpo di fortuna che ti accorgi che persone, che vedi o che vedevi sempre in una certa veste, all’improvviso ti sembrano completamente diverse. Persone nuove che adesso avresti il piacere di scoprire >> si voltò impercettibilmente e le sorrise di nuovo
<< quindi sia benedetto il 15 luglio con la presa di Holywell Bay >> rise di nuovo mentre si accorgevano che erano davanti casa. Parcheggiò piano poi diventò serio di colpo
<< è stato il destino che vi ha portato lì quel giorno. Non me lo toglie di testa nessuno >>  le prese la mano ed iniziò a giocherellare con le sue dita fermandosi in una carezza sul mignolo
<< C’è una leggenda giapponese >> esclamò assorto fissandole le dita della mano intrappolate nella sua << che dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra  e seguendo questo filo si potrà trovare la persona che ha l’altra estremità legata al mignolo. Quella. E’ la persona a cui siamo destinati……>>
<< le due persone nel corso della loro vita saranno destinate ad incontrarsi. Non ha importanza a che distanza si trovino o quanto tempo ci vorrà. Quel filo che li unisce non si spezzerà mai e nessun evento o azione potrà impedire loro di ritrovarsi, conoscersi, innamorarsi >> concluse per lui Marissa
La guardò come se volesse imprimersi ogni sua linea, ogni sua fattezza, ogni sua imperfezione nella memoria poi le sfiorò la guancia con la nocca della mano mentre lei piegava il viso andando incontro a quella carezza << a dopo domani >> mormorò Marissa, poi aprì la portiera ed uscì
<< a prestissimo >> le rispose lui poi si sporse sul sedile << adesso entra che riparto solo dopo che ho visto chiudere il portone >> lei gli mandò un bacio aprì ed entrò dentro rimanendo ad ascoltare l’auto che si rimetteva in moto e ripartiva silenziosa.
Salì le scale senza sapere se era oggetto di levitazione naturale o se proprio aveva utilizzato le gambe per salire le scale. Si ritrovò nel letto senza sapere come avesse fatto. Lei era ancora in macchina con Jared
C’è una leggenda giapponese che dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra  e seguendo questo filo si potrà trovare la persona che ha l’altra estremità legata al mignolo. Quella è la persona a cui siamo destinati
 
Voleva che fosse già dopodomani.

Si addormentò alle 4 del mattino tanta era l’adrenalina addosso, come se avesse fatto per tutta la sera dei giri sulle montagne russe più alte. Non riusciva a prendere sonno, rivedeva tutta la serata esultando nei momenti più dolci, dandosi della scema quando aveva dato risposte che, viste col senno di poi, le sembravano puerili, ed assaporando i momenti più intimi come quando si addenta una torta ripiena di crema e te la lasci scivolare lentamente in gola muovendo leggermente la bocca e la lingua per permetterle di assaporare tutto il gusto, fino in fondo.
 
Alle nove era già in piedi. Scese quindi di sotto
 
<< allora come è andata? >> le chiese Beth affacciandosi dalla cucina, facendosi portavoce delle altre
<< benissimo >> esclamò lei piroettando a braccia aperte nella stanza ed avviandosi verso di loro
<< non penserai mica di cavartela con un benissimo vero? >> Sarah le si mise di fronte brandendo in aria il cucchiaino con cui aveva girato il caffè. Lei scoppiò a ridere felice sedendosi sulla prima sedia a tiro.
<< Okay. Ripartiamo dall’inizio. Dove siete andati a mangiare? >> si intromise Costance
<< siamo andati in un ristorante o pizzeria fuori Londra si chiama Tutto Italiano ed è un locale veramente carino, il proprietario è un italiano vero, non di quelli nati in Inghilterra che si spacciano per italiani solo per il cognome >>
<< e com’è lui? Come è andata la serata? >>
<< lui è un omettino basso un po’ in carne, con una leggera pancetta...
<< Mari...>> sospirò Costance << per lui intendevo Jared..... Come è stato lui/Jared intendevo >> Costance scosse la testa  << Se questo è l’effetto che ti provoca, credo tu sia nei guai fino al collo >>
<< oh! …..Beh.. è stato magnifico. Abbiamo parlato di tante cose, mi ha raccontato di quando era piccolo, di come ha conosciuto gli altri...insomma ci siamo raccontati un po’. Eravamo talmente presi che non ci siamo neanche accorti che avevano già iniziato a disporre le sedie sui tavoli.. >> raccontò Marissa assorta
<< e quando vi rivedete? >> chiese Sia
<< domani sera, giusto per un caffè perché io devo studiare, anche se non sarà molto facile, mi distraggo in continuazione pensando a lui >> dichiarò sgomenta mettendo la testa sulle braccia appoggiate al tavolo
<< hei! Mi è venuta un’idea >> la rialzò all’improvviso con una scintilla negli occhi << che ne dite se invito a cena Jared la sera dell’esame? Così possiamo festeggiare anche il voto! Voi ci siete vero? >>
<< perché ci vuoi tutte presenti ? Non vuoi fare un bel tete a tete? >> le chiese Beth ammiccando
<< primo perché non voglio fare la parte della depravata, voglio che le cose procedano per gradi. Non voglio che sia un fuoco di paglia, bruciare tutte le tappe subito...non è nel mio carattere >> le rispose convinta, poi proseguì ammiccando << e poi perché quale migliore occasione per cercare di riallacciare quei fili intessuti durante quella settimana in Cornovaglia….. e poi persi nella routine di tutti i giorni ?>>
<< mmmhh, Jared potrebbe essere l’inizio..poi potrebbero arrivare tutti gli altri.. >> mormorò Sarah mentre la faccia le si apriva in un sorriso radioso seguita subito da Sia che aveva capito al volo cosa intendesse
<< spero proprio non tutti tutti >> esclamò Costance sorseggiando il suo latte
Le altre la guardarono sbigottite poi Sarah continuò    << andiamo Costance devi ammettere che anche colui-che-non-deve-essere-nominato non è male.      Ha il fascino di un cavernicolo a volte ma … >>
<< …ma fa la sua discreta figura >> la interruppe Beth ammiccando
<< Non so di che diavolo stai parlando >> esclamò Costance irrigidendosi tutta
<< Non lo sai perché nell’ultimo mese ti sei dimenticata di dare da mangiare al cervello >> la schernì lei
<< i neuroni ti stanno cadendo morti fuori dalle orecchie. non faccio altro che schiacciarli quando sono i bagno >> continuò ridendo poi inarcò le sopracciglia << non ti ha caricato in spalla come un sacco di patate e ti ha portato a letto eh? >> Costance sorrise leggermente a quell’ immagine, ma da dove le uscivano fuori quelle fantasie?
<< no. Mi detesta cordialmente e credo cercherà tutti i modi possibili ed immaginabili per evitarmi come la peste >>
<< peccato >> esclamò Beth calma
<< peccato che non mi ha portato a letto o peccato che non vuole avere niente a che fare
con me ? >> replicò Costance
<< peccato la prima, secondo me avete una chimica fantastica voi due >>
<< certo. Se per chimica intendi che noi due non ci parliamo…ma ci urliamo letteralmente addosso
se per chimica intendi che non possiamo stare in una stessa stanza senza litigare…. Allora si, sono d’accordo con te..abbiamo una chimica strepitosa insieme, la fusione nucleare se la sogna una  reazione come la nostra! >> concordò Costance.
<< andiamo Costance ma che fine ha fatto il tuo senso del gusto? >> si intromise Marissa
<< Quell’uomo è splendido  salirei in macchina con lui in qualsiasi momento. Arrogante o meno >> proseguì Sarah
<< Esatto >> replicò Beth << e pagherei pure la benzina >> concordò
<<  Statemi bene a sentire voi tre >> cominciò puntando il dito indice contro << chiunque penserebbe che il cervello vi è andato in pappa in presenza di quell’uomo. La parola emancipazione ha qualche significato per voi? ci sono donne che hanno bruciato il reggiseno per voi lo sapete? >>
 
<< Perché ? >> domandò senza fare una piega Beth << erano incazzate per aver una misura pari ad una prima?... o addirittura ad una retromarcia? O volevano indossare abiti scollati sulla schiena? >>
<< Se qualcuno provasse a bruciare il mio push up gli torcerei il collo >> affermò seria Marissa
Costance si prese la testa tra le mani
<< è impossibile. Ci rinuncio con voi. In questo momento mi sembrate solo delle assatanate e basta, ma dove sono finiti i principi di parità? Come potete trovare attraente uno zotico villano di quel genere? Avrà avuto anche un incidente ma mi rifiuto di credere che prima fosse stato un’altra persona. Le persone non cambiano in modo così radicale. Fondamentalmente era uno zotico, villano e maleducato che riusciva a mascherare queste doti che poi, a causa dell’incidente hanno prevalso su tutte le altre >> prese fiato e poi all’accenno di Marissa di aprire bocca riprese con foga << e solo perché una ragazza ti ha ferito, per quanto profonda sia questa ferita, non puoi trattare tutte le donne come pezze da piedi. Sarebbe lo stesso che io, visto il comportamento stronzo del Professor Devenport, considerassi tutti i professori stronzi ed incapaci. Non è così. Vedi Tremayne, è burbero, pretende il massimo della puntualità, il massimo dell’attenzione dall’aula ma, a quello che dicono, in sede di esame si comporta da competente nella sua materia pretendendo la conoscenza da parte dell’esaminato, ma questo non significa essere stronzi. Vuol dire essere esigenti >> terminò con foga appoggiando malamente la tazza sul tavolo che rotolò fino al bordo versando il latte rimasto sui suoi pantaloni << ecco! Visto? A parlare del diavolo è accaduto un guaio. Adesso devo cambiarmi di nuovo e per non essere in ritardo dovrò farmi di nuovo tutto il tragitto a corsa >>
 
<< a proposito di cambiamenti non sarebbe l’ora che ti abbandonassi quei pantaloni vecchi e quei maglioni un po’ sformati per abbigliarti in modo decente? Insomma non sarebbe l’ora di abbandonare lo stile pesco a caso nell’armadio anche prima di aprire le tapparelle per lasciare spazio ad una Costance un po’ più femmina? >>
<< non ne vedo la necessità >> rispose piccata Costance
<< c’è una bellissima svendita la prossima settimana da M & Co perché non ci andiamo tutte quante? >> propose Marissa << coglierei l’occasione per comprarmi qualcosina >>
<< ma tu non avevi un esame? >> la rimproverò Costance
<< intendo andarci dopo che ho dato l’esame >>
<< ma non volevi invitare Jared dopo che hai dato l’esame? >> continuò imperterrita Costance
<< intendo dopo che ho dato l’esame e dopo che Jared è venuto qui a cena >> roteò gli occhi esasperata poi si protese verso di lei appoggiando le mani sul tavolo guardandola dall’alto in basso e sibilò
<< Tu hai paura >>
<< Paura di cosa ? di sembrare una donna delle caverne? Mi ricordo ancora l’ultimo episodio che ti è capitato da Harrods quando hai litigato per un paio di scarpe in svendita di Jimmy Choo. A quel che ha raccontato Beth sei quasi venuta alle mani con quella signora che con la scarpa stretta sul tacco 12 continuava a tirare >>
<< a parte il fatto che fare a botte per un paio di Jimmy Choo  non è da cavernicoli ma da raffinati. Tutte sarebbero disposte a fare a botte in situazioni simili. Poi in quel caso la prima a mettere gli occhi su quel paio di scarpe ero stata io tant’è vero che io avevo le mani sulla scarpa intera e non solo sul tacco. In ogni caso non stiamo parlando di me. Stiamo parlando di te. E ribadisco. Tu hai paura! Hai paura di venire a fare shopping perché hai paura che ti piaccia mandando all’aria tutte le tue teorie femministe che ti devono apprezzare per come sei dentro bla bla bla >> roteò le mani per aria per enfatizzare il bla bla bla.
<< Non farmi ridere posso venire a fare shopping quanto vuoi e non mi piacerebbe comunque >>
<< Scommetto il contrario >>
<< Io invece scommetto di si >>
<< Bene! Andata! Dopo il mio esame tutte a fare shopping ! >> esclamò trionfante Marissa mentre le altre si lasciavano andare a grida di giubilo
Merda! Ma che aveva combinato?
Si diresse precipitosamente verso la camera per prendere al volo un altro paio di pantaloni
<< e vestiti in modo decente questa volta! >> esclamò Marissa << dopo tutta questa paternale sarebbe il minimo. Almeno una dimostrazione che non ho parlato invano.  Oggi il destino potrebbe farti incontrare l’uomo della tua vita, non vorrai presentarti vestita in modo scialbo  >>
 
La voce di Costance le arrivò attutita dalla distanza << un saggio ha detto che la differenza tra fato e destino è che mentre il fato è la mano di carte che ci viene dato alla nascita, il destino è il modo in cui te le giochi. Ed io oggi non ho intenzione di giocare >>
Le sfrecciò davanti con un paio di jeans di due anni prima quando andavano larghi
Appunto
Come parlare al vento
<< ma tanto incontrerò le solite persone di sempre che mi conoscono così. Perché dovrei farlo? >> le urlò Costance già con la porta aperta
<< per te >> sussurrò Marissa fissando il punto in cui era sparita Costance << per te lo devi fare testona. Solo per te >>
 
<< secondo me Costance ha un problema di identità >> la voce di Beth interruppe i suoi pensieri
<< cioè ? >> chiese Sarah
<< avete mai pensato che si vesta così per cercare di attirare meno sguardi possibili ? forse non si sente ancora pronta, fa l’ acida, la rompiballe ma forse perché vuole mettere sempre una barriera tra sé e l’altro sesso, a meno che non lo consideri un amico, vedi Timmy per esempio >>
Sia annuì << ... quindi tu diresti che..... il fatto che con Zach... >>
<< ....sia stata così intrattabile..... non contando il fatto che lui è un tipo per niente facile che stargli accanto devi essere dotata di un fegato di riserva ... è perché forse... e dico forse..un pochino...magari inconsciamente... >> Marissa cercava di catturare a parole quello che gli frullava nella mente
 <<.... e in modo del tutto inconsapevole..... >> continuò Sarah
<< gli piaccia! >> esclamarono in coro. Pi si guardarono ed iniziarono a ridere...e ci sarebbe stato davvero da ridere se quei due.......
 
* * * * *

Non sempre le cose vanno come vorremmo.
Se ne era già accorta Marissa.
La cena era saltata a causa di un impegno di lavoro di Jared che lo aveva trattenuto fuori Londra.
Il giorno del suo esame!
In ogni caso, dopo la cena. Il caffè. Una gita a Green park ed il cinema….non le aveva dato ancora un bacio vero…
 
……………<< Se stasera non mi bacia mi faccio suora >> esclamò esasperata mentre si guardava allo specchio controllando come le stavano i pantaloni di velluto bianchi che aveva abbinato ad un maglioncino ecrù con lo scollo tondo ed i bordi in pizzo
<< dai Mari, renditi conto della situazione >> cercò di intervenire calma Beth, che del gruppo era quella che cercava di trovare una giustificazione logica a tutto. Compreso i comportamenti irrazionali. Perché sicuramente, in quel momento, per Marissa, il comportamento di Jared poteva definirsi senza alcun dubbio irrazionale
<< di cosa devo rendermi conto? >> l’apostrofò lei
<< devi renderti conto in che situazione è Jared, è il migliore amico di tuo fratello nonché socio, magari è logico che voglia fare le cose con calma..>> Marissa la interruppe esasperata
<< calma! Hai mai sentito qualcuno che a distanza di 10 giorni non ho ancora baciato
la ragazza ? >>
<< si! >> intervenne Costance trionfante << Edward! >>
<< chii? >>
<< Edward Cullen >> asserì lei.  Poi, rivolgendosi con un sospiro alle altre che la guardavano stupita continuò << ..Edward.... Bella... Twilight.. >> vi dicono niente?
<< stai a vedere che è un vampiro >> esclamò ridendo Sarah
<< ridete, ridete. Prendetemi in giro, vorrei vedere voi nella mia situazione >> il beep del telefono le annunciò che Jared era arrivato. Marissa raccolse veloce il piumino bistrattandolo anche un po’ poi, con una manica ancora penzoloni si avviò alla porta << a noi due Mr.Campbell >> eclamò con cipiglio deciso. Si chiuse la porta alle spalle ed iniziò a scendere gli scalini ripetendosi il discorso che aveva intenzione di fare a Jared quella sera stessa alla prima occasione.
Uscì dal portone che stava ancora parlando.
 
Jared era appoggiato con noncuranza all’auto con le braccia conserte, appena la vide sul viso gli si aprì un sorriso di beatitudine che gli illuminò gli occhi e che si spense non appena vide il volto serio di Marissa.
Che cosa era accaduto?
Cercò più in fretta possibile di passare al vaglio tutti i suoi comportamenti ma non riuscì a trovarne uno che non andasse
Marissa intanto continuando il discorso che aveva iniziato una rampa di scale prima gli si posizionò davanti << ….e quindi allora che cos’ho che non va?...un terzo occhio invisibile? ..le orecchie a sventola?...no perché a quest’ora almeno un bacio vero.....
era per quello!
E lui che si era preoccupato così tanto
Un sorriso gli si aprì nuovamente sul volto poi senza neanche farla finire le affondò le mani nelle spalle attirandosela a sé e la baciò.
Un bacio vero

In Soho Square
Incuranti dei passanti che li osservavano chi indifferente, chi divertito, chi un po’ scandalizzato.
Fu un bacio dapprima casto, uno sfiorare di labbra, ma in breve divenne un bacio passionale.
Ecco, era quello che voleva, finalmente lo aveva ottenuto. Si lasciò travolgere dalla sensazione di calore che la percorse insinuandoglisi fin nelle viscere. Si staccarono con il respiro affrettato guardandosi negli occhi. Lui percorse tutto il suo con uno sguardo talmente carico d’amore che rischiò di scioglierla direttamente lì sul marciapiede.
L’avvolse completamente i un abbraccio possessivo e scostò i viso da lei mentre lei gli circondava la vita. Rimasero a fissarsi per un tempo infinito. Un minuto divenne l’eternità. Erano perfetti insieme, Marissa gli aderiva incastrandoglisi perfettamente addosso. Rimasero in un tutt’uno mentre lui le posava la bocca sulla fronte per poi scendere nell’incavo del collo.
<< dobbiamo dirlo ad Eric >> gli sospirò all’orecchio
<< No. Ancora no >> esclamò decisa lei strusciandogli il naso sulla gola mentre lo stringeva ancora di più
<< Marissa, non so se te ne rendi conto, ma sono in una situazione molto imbarazzante. Sto con la sorella di un mio amico fraterno nonché socio, quindi mi sento un po’ a disagio ogni volta che lo guardo negli occhi >> tuffò il viso tra i sui capelli accarezzandole la schiena
<< lo so. Ci ho pensato ed ho un piano >> lo guardò di sottecchi mentre lo sentiva sorridere
<< mmmh sentiamo un po’ che cosa hai escogitato >> pronunciò le parole rimanendo con la bocca appoggiata sulla fronte di Marissa
<< allora >> Marissa si scostò per guardarlo negli occhi e si perse in quel mare azzurro
<< allora…..? >>
<< hemmmm .. si … allora.. dicevo .. ho pensato di iniziare ritrovandoci tutti quanti..poi di iniziare a riallacciare piano piano i rapporti e poi alla fine confessare la verità >> poi iniziò a ridere sommessamente
<< perché ridi? >>
<< non sai in che guaio ti sei cacciato. Eric ti ucciderà se mi farai soffrire >>
Jared emise un gemito di sconforto
<< ma arriverà sempre secondo >>continuò Marissa sommessamente
<< perché >>
<< perché ricordati che io sono un tipo vendicativo. In caso di tradimento rischi l’evirazione >>
<< Oh Mio Dio! Ma  con chi mi sono messo con Maria la Sanguinaria? >> rise divertito << in ogni caso credo sia giusto avvisarti allora, visto che siamo in vena di confessioni, che  io non so se riuscirò a far finta di niente quando saremo insieme da amici . anche perché presumo di essere un tantino possessivo con la mia donna >>
<< presumi? >>
<< si, presumo perché sei la prima che considero veramente come la mia donna, le altre erano tutte storielle senza senso >> la guardò serio << è la prima volta che mi sento così coinvolto con una donna. Sia a livello mentale che fisico. >> scrutò quelle iridi verdi che mandavano bagliori scintillanti. Marissa non si era mai sentita così euforica, gli prese il volto tra le mani e glie lo abbassò alla sua altezza iniziando a depositargli piccoli baci sul volto e sul collo
<< Marissa >> sospirò lui ad occhi chiusi abbandonandosi a quelle effusioni
<< siamo….sotto…casa…tua….in…piena….vista… oh! Al Diavolo! >> allargò le gambe e facendola aderire completamente al suo corpo la soffocò con un bacio profondo e prepotente.
Quando iniziò a sentire una sensazione di fuoco a livello dei lombi, ed a capire di aver smosso istinti poco casti. Prima di dimostrare in modo palese il suo fervore si staccò con la testa in fiamme ed uno sguardo famelico.
Marissa era una visione.
Occhi luminosi e bocca rossa e gonfia
Se la immaginò dentro un letto, il suo letto e….. basta doveva scacciare momentaneamente queste visioni.
<< vogliamo andare ? >> chiese premuroso con voce roca, aprendole lo sportello
<< dove andiamo? >>
Si schiarì la voce << al Bombay Brasserie. In Courtfield Road. Stasera cucina indiana . Ti piace? >>
<< se ti dico che non l’ho mai assaggiata ti scandalizzi? >>
<< No. Anzi. Mi fa piacere iniziarti a questi nuovi piaceri >> la guardò un attimo mentre entrava in strada << E’ la prima volta che mi capita di fare da precettore e devo dire che la cosa mi rende parecchio orgoglioso >> le sorrise sincero poi voltò il palmo della mano in su e lei vi intrecciò la sua  guidò con le mani intrecciate per tutto il tragitto.
 
Rientrò che erano l’una passate.
La luce argentea della luna che penetrava attraverso la finestra, che aveva le tende aperte, le permetteva di vedere chiaramente la stanza senza bisogno di accendere la luce. Si fermò per respirare quel silenzio mentre ancora non riusciva a credere che fosse accaduto davvero.
L’aveva baciata.
Bèh era stata lei con il suo essere logorroico di parlare in continuazione, che aveva dato avvio alla cosa, ma poi tutto il resto era venuto da sé.
E pensare che lei si era fatta chissà quali fisse ed invece lui non si avvicinava per paura di essere di sembrarle frettoloso.
frettoloso
ma se lei era già pronta per il bacio da anni!
Si tolse le scarpe per evitare che il ticchettio dei tacchi risuonasse amplificato in quel silenzio notturno.
Con le scarpe in mano si avviò verso le scale che l’avrebbero condotta alla camera
<< Marissa Evelyne Bloomwood >> una voce risuonò all’improvviso nel silenzio mentre la luce della lampada vicino al divano illuminava quattro figure sedute
<< a rapporto davanti alla corte >> proseguì ridendo sommessamente Sarah << non penserai di esimerti dal presentarti di fronte al Consiglio Superiore vero?>>
<< ..Immediatamente al centro della stanza >> le ordinò perentoria Beth << visto che siamo rimaste sedute qui ad aspettarti in questa posizione scomoda, il minimo che tu possa fare è raccontarci per filo e per segno la serata >> nell’attimo di pausa che seguì arrivò chiara la voce sonnacchiosa di Costance che da brava realista qual’era, era l’unica ad essere riuscita ad addormentarsi poiché aveva pensato che non fosse il caso di dilaniarsi nell’attesa del ritorno di Marissa poteva dormire e svegliarsi al momento opportuno << ti farai suora o no? >>
 domanda secca e concisa.
Costance la guardava con gli occhi ancora appannati e la testa sollevata sostenuta dal gomito.
<< No! >> rise Marissa mentre le altre mostravano segni di giubilo
<< raccontaci tutto! >> la tirò per un braccio Sia
<< no. Adesso no. Domattina. Adesso voglio andarmene a dormire perché sono veramente stanca. Se il consiglio lo permette mi ritirerei nelle mie stanze >> sbadigliò sonoramente seguita da tutte le altre, perché si sa, lo sbadiglio è contagioso.
 
<< allora? >> quattro paia di occhi la fissarono in trepidante attesa .
<< allora è stato magnifico, dolce eccitante, insomma per la prima volta mi sento priva delle parole giuste per spiegarvi queste emozioni. E’ solo che quando trovi una persona così speciale la pensi in continuazione. La notte la ritrovi nei sogni ed il giorno pensi sempre a quando la rivedrai. Io non so se anche per lui è così, ma per me non è presto per chiamarlo amore, forse perchè forse lo amo da sempre . >> continuò con aria sognante avvicinandosi al frigo. Mosse la mano due o tre volte nell’aria
<< Marissa, la maniglia è dall’altra parte >> si riscosse dallo stato di beatitudine e prese il cartone del latte adagiandolo sul tavolo << e poi domani era finalmente viene qui a cena!
Non è fantastico? >>
<< altrochè >> disse Sarah << non vedo l’ora, soprattutto perché, scusa Marissa se sono un po’ opportunista in questo caso, non vedo l’ora di riavvicinarmi a Law. Lo so che non sarà subitissimo però la speranza di poterlo rivedere mi si è accesa di nuovo >> proseguì sospirando, seguita da Sia
<< è bello quando ti si risveglia l’interesse per qualcuno. Quando senti il cuore che accelera i battiti quando lo vedi >>
<< e la bocca secca quando gli parli >> si aggiunse Sia
<< e la sensazione di benessere quando sei tra le sue braccia, dove, dipendesse da te, staresti tutto il giorno >> continuò Marissa con aria sognante. Emisero tutte e tre un sospiro profondo
<< non trovi che siano sensazioni esaltanti? >> Marissa guardò Costance poi si riprese subito
<< oh, scusa, tu non sei innamorata, quindi non sai niente >>
<< se era per rimarcare il fatto che non ho uno straccio di corteggiatore ti ringrazio >> poi mentre Marissa faceva l’atto di scusarsi di nuovo proseguì << ma non scusarti, non mi pesa >> fece una piccola pausa, guardò l’orologio  << avrei intenzione di suicidarmi intorno alle 9,30… quindi che fate mettete a posto voi la cucina nell’eventualità? >> concluse scoppiando a ridere seguita dalle altre << vado a prepararmi dai, scappo a lezione >>
<< Stamani devo riprendere anch’io, avevo fatto una pausa per poter dare l’esame ma adesso devo riprendere a pieno ritmo >> aggiunse Marissa << voi che fate? >>
<< noi stamani rimaniamo a casa a studiare >>
 
Il tragitto della metropolitana le permetteva sempre di riflettere, il ritmo sempre uguale del movimento le permetteva di estraniarsi dal resto dell’ambiente e ritrovarsi sola con se stessa. I discorsi fatti quella mattina le tonarono prepotentemente in mente. Guardò il suo volto riflesso nel vetro, vide un volto anonimo, con un nasino piccolo, per fortuna, le odiate efelidi che spuntavano gioiose così simpatiche come sassolini appuntiti che spuntano su di una striscia di sabbia morbidissima. Aveva sempre invidiato i volti con la pelle di porcellana, liscia, intatta, che dava un senso di purezza al solo guardarla e che ti faceva venire voglia di accarezzarla.
Pazienza. Questo a lei non era toccato. Passò con occhio critico a guardarsi i capelli, fili dorati che le scendevano dritti fino appena sopra le spalle, era da un po’ che non li tagliava..chissà come sarebbe stata con un taglio asimmetrico? Magari corti da un lato e lunghi dall’altro? No... scartò subito l’ipotesi, su di lei avrebbero fatto l’ effetto sbagliato, allora si che sarebbe sembrata una bambina, con quelle efelidi poi sarebbe passata per la bambina  pestifera dei film, meglio lasciar stare.
E gli occhi?
Tutti avevano gli occhi blu in casa, il blu dei laghi di montagna, del mare profondo.
Nonostante sua madre fosse di origine italiana, per cui tutti si aspetterebbero una bruna formosa con occhi scuri, aveva una pelle bianca lattea, capelli biondo cenere ed occhi azzurri, quasi una svedese.
Quindi poiché anche suo padre aveva gli occhi azzurri ed era biondo, per la legge di Mendell , il carattere blu ed il biondo sarebbero dovuti passare ai figli, ed infatti così era stato...
tranne che per lei che, per uno strano scherzo del destino, aveva ereditato gli occhi grigi di nonna Esther.
Ora non che avesse niente contro gli occhi grigi, ma da quando aveva visto un Husky Siberiano con lo stesso colore dei suoi occhi si era sentita persa.
Gli occhi di un cane
Aveva gli occhi di un cane!
Ma si poteva essere più sfortunate? Ecco perché cercava di evitare qualsiasi incontro ravvicinato con quei cani...aveva paura che il proprietario prima o poi notasse la somiglianza, ci mancava che le dicesse << hei, guarda! Hai gli stessi occhi del mio cane! >> e la ferita sarebbe risultata mortale.
Anche in fatto di ragazzi non si poteva dire che brillasse per popolarità.
Sospirò guardandosi nel vetro ma non vedendosi. A volte sognava di trovare veramente qualcuno da amare. Nei suoi sogni più spinti si immaginava travolta dalla passione, ma nella realtà questo non era mai accaduto..
Fino ad allora nella sua vita aveva avuto pochi corteggiatori e ancora meno ragazzi effettivi.
Quanti ne aveva avuti? E piuttosto nel conteggio la scuola primaria valeva? Decise che si, se la cotta era stata forte, doveva valere anche la scuola primaria quindi, conteggiando anche il fidanzato che aveva avuto a sette anni, poteva dire che aveva avuto ben tre storie importanti. La prima era durata dai sette ai nove anni, poi lui l’aveva lasciata perché la nuova bambina aveva la casa dotata di piscina coperta e quindi gli rimaneva più comodo fare i compiti e poi un tuffo.
La seconda relazione all’età di 15 anni era durata tre mesi poi, visto che lei non si sentiva pronta ad andare più in là di qualche bacio era stata miseramente scaricata per una taglia quarta di reggiseno molto disinvolta con il genere maschile.
La terza.....la terza all’età di diciotto anni era durata ancora meno.
Una settimana era il tempo che Leonard ci aveva impiegato a rendesi conto che non sarebbe andata a letto con lui.
Non era una che attirava l’attenzione ormai era certo, e, a dir la verità, né lei voleva attrarla.
Era terrorizzata dal dover ammettere di non essere all’altezza di una relazione amorosa quindi era più facile evitarle che andare loro incontro.
Eppure , a volte, il desiderio di avere qualcuno da amare ed essere riamata era così intenso da avvicinarsi al dolore fisico.
La sua fermata la riscosse dai suoi pensieri.
Fece spallucce, si scrollò di dosso la malinconia e scese.

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salve a tutte. .
grazie per le recensioni.
grazie a tutte voi che avete letto.
spero che continuiate a leggere...... in mancanza di meglio da fare.
OK non voglio buttarmi giù così, vgliopensare che mi leggete anche perchè vi piace quello che ho scritto.. nel senso di macchiare la carta con l'inchiostro non nel senso di "scrivere" che io attribuisco a tante altre autrici ma sicuramente non a me!.
un bacione a tutte e alla prossima settimana....
... vi avverto:....ci stiamo avvicinando ad un incontro... :)

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 - is a pleasure to meet him? ***


CAPITOLO 15
 

 
 
Marissa aveva già controllato tre volte l‘arrosto che cuoceva nel forno gemendo ogni volta che guardava attraverso il vetro trasparente e vedeva il cosciotto d’agnello ancora del colorito pallido di partenza... ma dov’era la croccante crosticina nocciola che si sarebbe dovuta formare così come descritto nella ricetta?
Perché aveva scelto una ricetta nuova? Perché aveva deciso in modo del tutto irrazionale di preparare lei la cena, quando sapeva benissimo che riusciva a bruciare anche due uova al tegamino?
Guardò di nuovo affranta il cosciotto d’agnello.
<< Marissa se continui ad aprire e chiudere il forno per perforare la carne e vedere se esce ancora il liquido, codesto forno non raggiungerà mai la temperatura adeguata ed il cosciotto non cuocerà mai! >> la informò Sarah mentre stava mondando le fragole per preparare un dessert di fragole e panna
<< perché non ho ordinato la cena ad un catering? >> mormorò sconsolata lei
<< perché prova ad ordinare ad un servizio di catering la cena per sei persone e vedrai cosa ti rispondono dall’altro capo del telefono. Un pernacchione di risposta non te lo toglie nessuno. Al massimo potevi rivolgerti ad un ristorante con servizio take away >>
<< si, lo so, ma l’idea di cucinare per lui mi piaceva così tanto... questo prima di dover seguire la ricetta del cosciotto d’agnello in bellavista, che in questo momento la vista non ce l’ha molto
Bella. Mi mette tanta malinconia vedere quel cosciotto lì desolato dentro la pirofila >> fece un sospiro << vorrà dire che quando lo porto in tavola invece di dire che è un Cosciotto d’Agnello in Bellavista, dico solo che è un cosciotto d’agnello >>  replicò pensosa
<< ecco brava, sono d’accordo con te. Innanzi tutto indicare di cosa si tratta perché non lo so se quando arriverà in tavola saremo in grado di stabilire alla prima occhiata cosa andremo a
mangiare >> affermò comprensiva Sia dando una sbirciatina al forno
<< avevo comprato anche quei piccoli cappellini da cuoco da mettere sulle zampe >> ormai il suo era diventato un dialogo a due con se stessa
<< non vorrei darti una notizia tragica, ma quei cappelletti da cuoco in genere si mettono sulle zampe del pollo arrostito allo spiedo, su di un cosciotto d’agnello non hanno senso >> intervenne Costance
<< perché devi smontarmi ogni mio tentativo di fare bella figura ? >> gemette di nuovo
<< non ti sto smontando, sto cercando di farti vedere l’ovvio >>
<< comunque vi annuncio che il sugo per la pasta è pronto quindi, in ogni caso, sarà sempre possibile abbuffarci di pasta saltando poi direttamente al dolce in caso di disastro grave al secondo >> annunciò sorridendo Sarah mentre in quello stesso momento lo squillo del campanello rimbombava nell’atrio.
Marissa schizzò rapida alla porta fermandosi un attimo prima per darsi una lisciata hai capelli ed una annusata al maglione. Puzzava di agnello per caso ? nahh... nessun odore di cucina per fortuna. Spalancò la porta con il sorriso che le arrivava alle orecchie
<< ciao >> mormorò dolce
<< ciao >> le rispose Jared rimanendo fermo sulla soglia. Lei lo guardò interrogativa
<< ….ecco Marissa, non so se ho fatto bene a fare quello che ho fatto e che adesso ti dirò, ma pensavo che sarebbe stato piacevole >> strusciò il piede destro sul pavimento poi riprese << il fatto è che quando mi hai invitato c’erano orecchie indiscrete nella stanza e quindi ..ecco perché...in certo senso, ho dovuto, cioè potevo dire di no ma in realtà ho pensato che ...
<< insomma cosa vorresti dire? >> esclamò esasperata Marissa.
Una testa spuntò da dietro Jared mentre la voce di Darius echeggiò sul pianerottolo
<< quello che questa testa a pera ti vuole dire è che semplicemente mi sono autoinvitato alla cena di stasera >> sorrise a Marissa mentre lei, scostato con una mano Jared, che fu spinto verso la parete laterale, andava ad abbracciarlocon un gridolino di gioia << come sono contenta! Sei più che benvenuto >>
<< è proprio vero >> esclamò mogio Jared  << finchè siamo all’inizio..anzì al pre-inizio di una relazione e non stiamo ancora insieme, le donne sono tutte moine e dolcezza poi, una volta accalappiato lo scemo di turno si trasformano in insensibili megere >> si mise le mani sui fianchi e sbuffò
<< perché si dà il caso che il primo a dover essere salutato avrei dovuto essere io. Primo perché ero il primo della fila e secondo perché sono il tuo ragazzo >> continuò con voce lamentosa
<< amoreeee >> la voce gioiosa di Marissa gli trillò nelle orecchie
<< Darius, dovevo salutarlo per primo perché è un ospite >> gli disse con tono ovvio
<< e poi in questo modo avrei avuto tutto il tempo a disposizione per salutarti in modo
appropriato >> gli saltò in braccio strofinando il naso contro il suo e avvicinandosi alla bocca
<< va bene, vedo che sono di troppo, mi faccio strada da solo perché non ho portato l’insulina con me quindi vorrei evitare un picco di zuccheri ancora prima di mangiare >>  Darius sorpassò la coppia ormai persa l’uno nell’altro e si avviò all’interno.
Ammirò l’ambiente caldo e accogliente poi, guidato dalle voci e dai profumi si diresse verso quella che doveva essere la cucina.
Il cicaleccio vivace e spensierato gli allietò l’animo. Si sentì libero da ogni pensiero e da ogni problema. Si sentì come se avesse sempre fatto parte di quel gruppo.
Si sentì.. a casa .
Con fare disinvolto fece il suo ingesso in cucina << lo so che aspettavate Jared e lungi da me volerlo sostituire perché non sarei nemmeno all’altezza, ma sareste così magnanime da voler aggiungere un posto in più a tavola e far spazio ad un’anima affamata? >> il coro di risate e di giubilo per la sua presenza lo fece sentire importante. Era incredibile come quelle ragazze riuscissero a creare intorno a loro un’aura di perfetto equilibrio con il mondo e con la vita. Appoggiò la bottiglia di spumante sul tavolo insieme ad un vassoio di pasticcini il cui involucro azzurro con le stelle dorate non lasciava alcun dubbio sulla sua provenienza
<< la Patisserie Valerie! >> esclamò Costance appena lo vide << oh mio dio! Potrei uccidere per quelle paste! >>
<< vuoi dire che mangi? >> chiese sorpreso Darius << credevo che tu vivessi d’aria. Più che mangiare ti vedo sbocconcellare >> continuò tra il serio ed il preoccupato, come un fratello maggiore
<< bravo! Diglielo anche tu che deve mangiare e che non può vivere di solo studio >>
<< mi state dipingendo come lo studioso pazzo >> esclamò offesa Costance << non dargli retta, non vivo di solo studio , riesco anche a mangiare >>
<< tra un esame e l’altro >> si intromise Beth ridendo
Poi si diressero tutti verso il tavolo in soggiorno già apparecchiato. Aggiunsero il necessario per Darius e poi si sedettero tutti quanti.
<< aspettate >> urlò Marissa alzandosi di scatto. Andò a prendere di corsa la macchina fotografica << voglio immortalare la vostra prima visita a casa nostra >> scattò due o tre foto da varie angolazioni poi dopo due tentativi andati a vuoto riuscì anche a farne una con l’auto scatto
<< e allora, a questo punto, prima di iniziare, facciamo anche un brindisi >> Darius alzò il bicchiere seguito da tutti gli altri
<< che la vacanza in Cornovaglia  trasformi la nostra vita in una perenne vacanza fatta di gioie e di divertimento >>
<< prosit >> esclamò Costance alzando il bicchiere ancora più in alto, poi lo fece tintinnare toccando tutti gli altri.
La serata stava andando avanti in modo piacevole, fecero festa alla pasta ed anche al cosciotto con grande soddisfazione di Marissa che si sentì fiera di se stessa
Ma la grande attesa era naturalmente per il dolce, Costance si ritrovò a fissare ipnotizzata le mani di Sarah che delicatamente scioglievano il fiocco dorato e scostavano con paziente lentezza, i due lembi della carta
<< in questo momento sono la dimostrazione vivente dell’esattezza dell’esperimento di Pavlov sul riflesso condizionato. Non appena vedo la carta azzurrina della pasticceria inizia nello stomaco una produzione industriale di succhi gastrici >> esclamò tra il serio ed il faceto Costance, per poi continuare << non posso farci niente, adoro i dolci, una volta sono entrata da Candy cakes e sono rimasta imbambolata lì, in mezzo al locale a guardare quell’armonia di colori, aromi ed odori, indecisa su cosa assaggiare. Ci ho impiegato un’eternità a scegliere visto anche l’occhiata esasperata della commessa. Ho sbavato come solo un San Bernardo sa fare >> concluse ancora con occhi sognanti ripensando a quelle prelibatezze
Tutti sorrisero a quell’affermazione
<< a me una sensazione simile la scatena anche una bella donna  >> affermò Darius serio
<< i succhi gastrici ? >> chiese Costance stupita
<< no, il mio riflesso condizionato si sviluppa più in basso >> terminò Darius ridendo mentre Costance gli appioppava uno scappellotto sulla nuca.
Poi sette mani si allungarono verso il vassoio e dopo aver afferrato un dolcetto rimasero in religioso silenzio ad assaporare il cioccolato morbido ripieno di crema.
<< Allora.... raccontateci un po’ di voi … chi inizia? >> Darius si voltò alla sua destra
<<… Costance? >> non sapeva perché ma gli stava nascendo un inspiegabile senso di protezione nei confronti di quella ragazza, un sentimento fraterno
<< ..perchè devo iniziare io? >> esclamò lei chiaramente a disagio, odiava parlare di sé, preferiva ascoltare gli altri
<< da qualcuno dobbiamo pur partire… e tu sei la più vicina.. >>
Lei sospirò << allora devo premettere che io non provengo da una famiglia ricca come le vostre..>>
subito tutti iniziarono a protestare ma lei li mise subito a tacere con un gesto secco
<< se non avessi trovato l’amicizia di Marissa che mi ha permesso di stare qui con lei.. >> si fermò un attimo ed una ruga le si formò in mezzo alla fronte, per distendersi subito dopo
<< non so come avrei fatto >> continuò lanciandole un sorriso pieno di gratitudine, mentre Marissa mormorava << non dire scemenze >>
<< ho due fratelli più grandi, Philip di 23 anni e Tom di 22 studiano all’università ed aiutano mio papà nel nostro ristorante ad Aberystwyth nella contea costiera di  Ceredigion, nel Gallescentrale . I miei nonni sono di origine italiana, si sono trasferiti 40 anni fa a Cardiff. Quando mia madre ha conosciuto mio padre e si è sposata andando ad abitare ad Aber, si sono trasferiti lì anche loro. Poi mio padre ha ereditato il ristorante e così si sono ritrovati a dare una mano. Mia nonna gli ha anche insegnato a cucinare piatti italiani >>
<< quindi anche tu sei una brava cuoca >>
<< n-n-no.. diciamo che ci sono cose che mi riescono bene tipo le uova strapazzate, >> si fermò un attimo << ma a chi non riuscirebbero le uova strapazzate direte voi..
<< non è detto >> intervenne pronto Darius  <<  Jared riesce a bruciare anche quelle >> si voltò verso di lui guardandolo con la testa leggermente piegata e gli occhi rivolti verso l’alto sbattendo le palpebre con espressione angelica.  Jared gli fece una smorfia
<< linguaccia >> gli sibilò
lei riprese subito << ed anche  alcuni tipi di dolcetti per la colazione…... altre cose invece mi riescono ..  meno bene tipo i primi e i secondi, cioè .... se mi ci metto… ci riesco. L’unica condizione è che abbia la ricetta scritta in modo da poter seguire le istruzioni passo passo, altrimenti vado nel pallone>>
Il trillo del cellulare di Sarah interruppe il racconto di Costance, le fece cenno di continuare e si spostò in cucina per poter parlare con tranquillità.
Stava raccontando ancora di suoi fratelli quando l’urlo dalla cucina fece voltare la testa di tutti in quella direzione.
Sarah uscì saltando di gioia << diventerò zia! Mia madre mi ha appena detto che mia sorella aspetta un bambino! >> si sedette sorridente
<< speriamo che sia femmina >> sospirò estasiata
<< lo sai che sei una egoista? >> intervenne Costance
<< perché ? >> chiesero in coro gli altri
<< perché ti sembra giusto sperare che sia femmina in modo che quando sarà grande dovrà portarsi dietro il fardello del ciclo mensile, sperando che non sia troppo doloroso.
Che se è bella dovrà sudare il doppio per avere le stesse possibilità di un uomo perché dovrà dimostrare che non è oca ma che ha anche un cervello. Che se invece non è una bellezza dovrà faticare per farsi apprezzare solo per il suo cervello.
Che quando lavorerà sarà penalizzata perché a lei sarà sempre e comunque preferito un uomo che sicuramente non avrà problemi di maternità, allattamento, malattie dei figli.
E a casa, oltre al lavoro normale dovrà sobbarcarsi quello della casa e di i portare i figli dal medico, in palestra, ai compleanni….quindi, si. Sei un’egoista, se speri di condannarla a tutto questo solo per il tuo piacere personale di agghindartela come più ti piace e soddisfare la tua passione per lo shopping riempiendola di completini e frivolezze >> tirò un respiro riprendendo aria rumorosamente
<< WOW >> esclamò Darius con una espressione attonita . Anche le altre la guardavano con gli occhi fuori dalle orbite
<< WOW >> ripetè Jared a corto di parole << detto così l’essere donna lo fai sembrare un supplizio. Mi fai sentire felice di avere avuto in dono la noiosità del taglio giornaliero della barba  >> continuò guardandola imbambolato
<< però …>> continuò Costance con un sorriso a trentadue denti << …. Spero anch’io che sia femmina! Chissà se quando sarà più grande le trasmetterai la tua passione per gli U2 >>
<< gli U2 sono sacri >> replicò Sarah mettendosi la mano sul cuore mentre anche Beth e Sia manifestavano il loro assenso
<< anzi >> continuò seria << sarò felice di accompagnarla ai loro concerti, perché la loro musica è eterna, come Beethoven, Brhaams, Wagner.. >> mormorò rapita
<< adesso magari non esageriamo >> mormorò Costance << sono bravissimi ma non paragoniamoli ai miti dell’Olimpo della musica. E poi chissà se quando tua nipote sarà in grado di andare ai concerti..... loro ne faranno ancora >>
<< siete fans degli U2? >> chiese Jared
<< faans? >> rispose per loro Marissa << queste sono U2 dipendenti….dove sono gli U2 ci sono loro… distanze permettendo, naturalmente >>
<< stiamo aspettando in gloria il concerto della prossima settimana >> esclamarono in coro le tre.
<< quindi oltre alla passione per gli U2 che cosa c’è altro da sapere su di voi? >> chiese Darius curioso << Beth? >>
 
<< lei è un genio del computer >> si intromise Costance << le commissionano anche dei lavori >> proseguì orgogliosa come mamma chioccia mentre Beth si schermiva
<< anch’io sono un appassionato di informatica. Tu di cosa ti occupi >> le chiese portandosi il bicchiere alla bocca e prendendone una sorsata
<< di hackeraggio >> rispose lei tranquilla.
Il vino gli andò di traverso ed iniziò a tossire << stai scherzando vero? >> chiese serio
<< no. Nel modo più assoluto >> continuò lei guardando sempre più divertita la faccia confusa di Darius << in realtà mi ingaggiano le società per cercare le falle nei loro programmi, per vedere se sono davvero invulnerabili >>
<< affascinante. Uno di questi giorni mi faresti vedere come operi? >>
<< volentieri >>
<< che computer hai ? >>
<< vieni ti faccio vedere >> si alzò seguita da Darius e si avviarono verso lo studio al piano di sopra
<< io vi avverto >> disse Jared guardandole ad una ad una << confessando questa passione Beth ha  trovato il sistema, e voi con lei, di averlo sempre tra i piedi e di non togliervelo più di torno. Vedrete, inizierà ad arrivare o a chiamare a tutte le ore del giorno >>
Quando scesero erano ancora immersi in una discussione su quale linguaggio informatico fosse più utilizzato “ io aggiungerei Ruby perchè aggiunge alla OOP il paradigma funzionale e perchè comincia a essere usato nei frame work “ sentirono dire da Beth, poi si guardarono tutti quanti e viste le loro espressioni compresero che quella frase per loro aveva la stessa comprensione dello stesso discorso fatto in lingua araba, scoppiarono tutti a ridere mentre Beth e Darius li guardavano perplessi.
Continuarono a parlare di informatica per tutto il tragitto dalla porta, lungo le scale, fino alla macchina parcheggiata.
Si salutarono tutti con uno schiocco di baci sulla guancia ed un abbraccio.
<< ricordatevi che la prossima volta voglio sapere tutto anche di voi due >> disse Darius da sopra il tetto dell'auto indicando Sarah e Sia
<< chi ha detto che la curiosità è femmina? >> sbuffò Jared facendo l'oro l'occhietto.
Le ragazze rimasero a guardare i fanalini rossi dell’auto che diventavano un paio di bottoni fluorescenti nella notte, fino a scomparire inghiottiti dall’oscurità.
 
 
§§§§         Una settimana dopo
 
 
Il tonfo della porta che si chiudeva le arrivò lontano.
Un  raggio di sole preciso e accecante, attraversava la stanza, e colpiva la sua  palpebra. La schiuse lentamente per poi socchiuderla di nuovo per non soccombere all’intensità di quella luce.
Le voci le giunsero ovattate.
Portò la mano sopra gli occhi, appoggiando il palmo sulla fronte e coprendosi la vista. Il raggio di sole rimbalzò sul suo braccio e lei riuscì ad aprire lentamente gli occhi.
Ma dove cavolo si trovava? Cercò di fare mente locale.
Aveva la testa appoggiata ad un cuscino regolamentare e si trovava sdraiata su un divano rosso.
Divano rosso?
Ma il loro non era colore arancio?
Sbattè le palpebre e ancora con la mente annebbiata dal sonno cercò di ricordare....
 
... quel giovedi Sarah Sia e Beth erano partite per Edinburgo per il tanto atteso concerto degli U2 di cui erano fans sfegatate. Nell’occasione si sarebbero trattenute alcuni giorni ospiti dalla nonna di Sarah. Attendevano quel giorno fin dal primo momento in cui erano uscite le date del Tour mondiale della band. Appena avevano visto il nome Edimburgo avevano iniziato a saltare e ad abbracciarsi per la gioia. Inutile dire che  per assicurarsi i biglietti si erano alternate in una fila chilometrica per dodici ore partendo dalle 5 del mattino.
Quindi …si stropicciò gli occhi....
…..le ragazze erano partite quel pomeriggio….
… lei e Marissa erano rimaste in casa poi avevano deciso di uscire....
Si rivide mentre, come al solito, in ritardo netto scendeva a precipizio le scale mentre Marissa la stava aspettando sulla porta. Rivisse la sensazione di aver trascurato qualcosa di importante ma di non sapere bene cosa,  forse aveva da chiedere qualcosa a Marissa ? boh ?! le sarebbe venuto in mente prima o poi.......
E  le ritornò in mente infatti….
....non appena, di ritorno dalla cena a casa di un’amica di corso di Marissa,  per festeggiare l’esito positivo dell’ esame sostenuto il giorno prima, si ritrovarono a fissarsi davanti alla porta di casa attendendo che l’altra tirasse fuori le chiavi dalla borsa ed accorgendosi con sgomento che nessuna delle due aveva il mazzo di chiavi. Erano talmente abituate a trovare sempre qualcuno a casa che spesso, quando uscivano si dimenticavano di prenderle.
Ecco cos’ era quella sensazione di dover fare qualcosa mentre stava uscendo di corsa, voleva chiedere a Marissa se aveva le chiavi!
Guardarono sgomente la porta di casa
erano esattamente le 2 di notte...e le ragazze sarebbero tornate di lì a tre giorni....
 
...ricordò Marissa che chiamava Jared.
Darius e Jared che venivano in loro soccorso.....
Jared che proponeva di ospitarle da loro....
Darius che le rassicurava sul fatto che ci sarebbero stati solo loro a casa perché Zach  sarebbe stato impegnato tutta la notte e per quasi tutta la giornata successiva....
 
<< Costance sono le nove >>
<< lasciatemi dormire ho ancora sonno >>
<< io devo andare al dipartimento e Jared e Darius al lavoro >>
<< Okay, posso rimanere un altro po’ ? >>
<< tranquilla piccola, puoi stare quanto vuoi. Non c’è nessun problema, io e Jared torniamo verso le 14,00 così vediamo di sistemare la storia della chiave. Tu fai con calma >> Darius le aveva dato un buffetto sulla guancia.....
... poi ... il portone che si richiudeva
Si alzò su di un gomito e fissò la stanza, si trovava esattamente sul divano del soppalco che dava lo schienale alla balaustra da cui si aveva la vista dell’ampio soggiorno.
La finestra era leggermente aperta e si affacciava  su di una scala antincendio. Le tende erano spalancate ed una luce intensa, che dimostrava che quella mattina c’era il sole, illuminava la stanza mentre particelle minuscole di polvere si muovevano nell’aria.
Aggrottò le sopracciglia, da sotto venivano degli ansiti ...no non erano ansiti, le sembravano dei gemiti.....poi sentì la voce roca di Zachary << No. niente baci sulla bocca. Tutto. Ma niente baci >>
Oh Mio Dio! Ma che aveva portato in casa una per fare sesso?
Alle undici di mattina?
Si guardò intorno terrorizzata
Una cosa era assolutamente certa:
Doveva.
Uscire.
Da Lì.
 Subito!
Valutò la possibilità di uscire dalla finestra e poi scendere in strada dalla scala antincendio.
Forse, se scivolava giù dal divano e con passo di leopardo, degno del più esperto marines,  strisciava verso la finestra,  forse, non si sarebbero accorti di lei.
Iniziò a far scivolare il piumoncino azzurro cercando anche di evitare di respirare, scivolò lentamente sul pavimento valutando la distanza che la separava dalla finestra. Posò gli occhi sulla scala che portava di sotto perché quello sarebbe stato il passaggio più critico visto che era completamente scoperta in quel punto e....
...lo vide....
Un enorme
Gatto
Rosso
Comodamente sdraiato sul primo gradino che la stava fissando con due grandi occhi gialli.
Le ricordò lo stregatto di Alice.
In quel momento il gatto si stiracchiò sonnacchioso poi si alzò
No. non poteva essere.
Facendo le fusa iniziò ad avvicinarsi a lei che ancora era sdraiata sul pavimento . Sentiva il suo ronf ronf farsi sempre più vicino.
Non avvicinarti
pensò con la forza della mente
ma senza alcun esito.
Il gatto continuò il suo moto verso di lei in modo inesorabile.
Non avvicinarti
Sciò, via, vattene.
Non avvicinarti
Guardò la finestra e la scala antincendio come la sua ultima ancora di salvezza
Merda. Non ce l’avrebbe fatta ad arrivare di corsa alla finestra.
 
Dal vaso di fiori accanto al divano sfilò una bacchetta di legno che serviva per sostenere la pianta ed iniziò a sventolarla davanti al gatto cercando di farlo retrocedere mentre con l’altro braccio  si teneva su, ma non troppo, in modo da non essere visibile.
Purtroppo la sua allergia al pelo del gatto iniziò a farle prudere il naso ed in breve le fu chiaro che, non essendo dotata di una terza mano, non sarebbe riuscita a trattenere lo starnuto che arrivò puntuale come un orologio svizzero.
L’unica cosa che potè fare fu voltare la testa verso la stoffa morbida ed appoggiare il naso al cuscino.
Il rumore fu attutito leggermente.
Rimase senza fiato ad ascoltare i rumori che provenivano da sotto, giusto per sapere quanto doveva rimanere ancora lì.
Stava già rilassandosi pensando che presi nel vortice della passione nessuno avesse udito niente, quando le giunse all’orecchio il rumore di passi ovattati che salivano le scale .
Con un balzo tornò sopra il divano coprendosi tutta con il piumino, mentre il gatto usciva placido dalla finestra incurante del trambusto che aveva creato.
Codardo di un gatto.
Te la squagli eh?.
Abbi il coraggio delle tue azioni stupido gatto e rimani qui con me ad affrontare
“del pelide Achille l’ira funesta "
che c’entravano adesso Omero e l’Iliade?
 


GRAZIE A TUTTE VOI CHE AVETE MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE, SEGUITE, DA RICORDARE. GRAZIE A TUTTE VOI CHE AVETE LETTO E A TUTTE QUELLE CHE LEGGERANNO. UN GRAZIE A CHI HA LASCIATO UN COMMENTO FACENDOMI SENTIRE "IMPORTANTE"


spero che il capitolo vi sia piaciuto...a presto e....
BUONE VACANZE!!!!!

 

  

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 - neutron star collision ***


CAPITOLO 16
 

 
 
<< chi c’è ? >> chiese Zach con voce incazzata. Lo sentì avvicinarsi al divano << chi sei? >>
Costance fece scivolare lentamente il piumone appena appena sotto gli occhi
<< Costance? >> esclamò sorpreso Zacahary.
L’aveva riconosciuta
Mise fuori la mano da sotto il piumone alzandola a mò di saluto senza che dalla labbra le uscisse alcun suono
<< che ci fai qui ? >>
<< abbiamo dormito qui >> rispose lei ricoprendosi il volto con il piumone
<< abbiamo ? >> replicò lui in attesa di una risposta
<< io e Marissa >> biascicò lei con voce attutita dalle piume
<< andiamo Costance! Esci di lì e rispondi alle domande >> l’animo del poliziotto uscì prepotente. Riluttante si mise a sedere sul divano spostando il piumone di lato.
Lui rimase a fissare la maglietta con disegnato un coniglietto bianco e grigio, per la precisione il coniglietto Tippete di Bambi e quella visione lo inondò di una tenerezza sconosciuta.
Si riscosse subito però << allora cos’è questa storia? Perché sei qui? >> le intimò perentorio con voce ferma.
Lei, senza sapere come, ma in modo del tutto spontaneo, si ritrovò a raccontargli tutto…
Chissà se faceva quell’effetto anche ai malviventi?
…della chiave dimenticata, dell’impossibilità di aprire la porta, dell’arrivo di Jared e Darius, della proposta di dormire lì quella notte .
 
Qualcosa gli si agitò nella mente.
Qualcosa che saettò veloce tra le sinapsi
.... ma fu talmente veloce che non riuscì a catturarlo.
C’era qualcosa che non gli tornava.
Ma cosa?
Zach si passò avanti e indietro la mano sulla testa perplesso << ma come cavolo avete fatto ad entrare in due su questo divano ? >>
<< non ci siamo entrate in due, ci ho dormito io >> rispose ovvia Costance
<< ma scusa, Marissa dove ha dormito? >>
<< con Jared >> esclamò spalancando poi gli occhi e portandosi  la mano alla bocca mentre ricadeva di lato affondando la testa nel piumone << Oddio! Ho sfagiolato tutto! >>
 
Uno squarcio..
.. e all’improvviso, come se una mano con una rapida mossa avesse aperto le tende di quel palcoscenico, capì cosa non gli quadrava.
Perché avevano chiamato Jared e Darius? Perché,  dopo mesi, avevano pensato proprio a loro?
 
Zach socchiuse gli occhi e mormorò << da quanto..... da quanto va avanti questa storia? >>
Costance, ancora sdraiata fece segno 2 con la mano << due settimane? >> le chiese esitante Zach, Costance fece segno di no con il dito indice <<.......due...mesi?... >> Costance mosse la prima falange su e giù
<< cazzo Costance! Smetti di fare la bambina ed esci fuori >>
<< non sono una bambina >> replicò lei alzandosi con un sospiro
<< non mi pare proprio. Visto il comportamento >> le fece eco lui trascinando uno sgabello vicino al divano. Le si sedette di fronte appoggiando i gomiti sulle gambe ed intrecciando le mani
Costance sbuffò scrollando le spalle << Mi sono nascosta sotto il piumone perché avevo paura che ti arrabbiassi se mi avessi trovato >> si fermò un attimo poi proseguì con voce incerta << non volevo disturbarti e... >> Zach si battè una mano sulla fronte. Si alzò di scatto  imprecando e si voltò rapido verso di lei << ferma lì tu. Non ti muovere >> lo vide scendere a precipizio le scale e sentì delle voci.
La ragazza!
Se ne era dimenticata anche lei.
Piano piano gattonò fino al bracciolo sporgendosi in avanti.
Ma non vedeva niente.
Allora scivolò sul pavimento.
Non poteva infilare la testa nella ringhiera, sarebbe stato un gesto troppo plateale…. anche se la curiosità la stava divorando dentro.
Mantenendosi carponi allungò il più possibile il collo per riuscire a vedere Chi era la tipa che si era portato a casa.
Doveva sporgersi di più…
 si avvicinò alla biblioteca e, sorreggendosi a questa si sporse ancora più avanti.
Riuscì a vedere solo un culo stretto in un paio di pantaloni di pelle.
Scacciò dalla mente la figura di una donna in un completo sadomaso, che si sottometteva al suo padrone, che aveva visto su internet quando, mentre cercava la parola pantaloni in pelle gli era apparsa quell’immagine.
Purtroppo con  la sola visione del posteriore le fu difficile attribuirgli la provenienza.
Poi… il silenzio.
Neanche la porta che si apriva o richiudeva...ma dove erano andati?
I passi sulle scale la fecero imprecare mentalmente.
Cercò affannosamente di trovare qualcosa che giustificasse il fatto di vederla lì.
Prese quindi  a caso un libro dallo scaffale in basso e se lo aprì in grembo appena prima che Zach sbucasse di nuovo.
 
Lì per lì non la vide.
Ma dov’era andata?
Poi individuò la chioma bionda tra il divano e la biblioteca ed avanzò verso di lei sbirciando da sopra la testa.
 Gli angoli della bocca fremettero ed un  sorriso nascosto gli spuntò sul viso << vedo che il nome Ein o Marie te lo sei meritato tutto ! >> esclamò
Sollevò lo sguardo stupita.
Zach accennò con la testa al libro << riuscire a leggere un libro al contrario non è da tutti >>
Costance arrossì violentemente capovolgendo il libro
<< mmmmh..... l’allevamento delle pecore nel nord della Scozia....un libro avvincente presumo >> proclamò serio appoggiandosi con il gomito sul terzo ripiano
<< mi sa tanto che Darius non abbia rifiutato un’offerta del mese... questa tipologia di libri, invendibile nella normalità,  è quella che ti appioppano con le offerte mensili. .. contano molto sulla distrazione delle persone >> continuò ciarliero
Costance si alzò lentamente e tornò a sedersi sul divano mentre un leggero imbarazzo calava tra loro , iniziò a fissarsi le mani sobbalzando quando lui riprese la parola
<< allora come pensate di sistemare la faccenda della porta ? >> la guardò in attesa della risposta
 << non lo so >>
<< WoW questa si che è una notizia! Non hai ancora pensato a come venire fuori da questo impiccio ? e se ieri sera non ci fossero stati Jared e Darius come avreste fatto? Avreste dormito sul pianerottolo? O sareste andate a casa da mammina? >>
<< beh.... >> iniziò Costance confusa, effettivamente cosa avrebbero fatto se non ci fossero stati loro? Avevano subito pensato a loro non appena si erano accorte del guaio, non avevano pensato ad altre soluzioni.. da mammina? Aveva detto da mammina? Irrigidii le spalle ed alzò il mento di sfida << per tua norma non saremmo mai andate da mammina, che ti credi? Non siamo così sprovvedute. Saremmo uscite ed andate a casa di amici >>
<< alle 2 di notte in giro per Soho? >> alzò il sopracciglio beffardo << mi stupisce che siate ancora vive allora se questo è il vostro modo di agire abituale. Molto mature….. bambina >>
<< non sono una bambina >> berciò Costance << sono una donna adulta capace di prendersi cura di se stessa! >> calcando sulla parola donna
Zach la fulminò con quegli occhi di carbone liquido e le  fece scivolare addosso uno sguardo che la percorse tutta da capo a piedi, infondendole un leggero pizzicorio alla pelle
<< ragazzina, se dovessi fare un’equazione direi che tu stai ad una vera donna come Dakota Fanning nel film la Guerra dei Mondi sta a Megan Fox in Jennifer’s Body >> annuì convinto mentre Costance spalancava la bocca prendendo fiato.
Che cafone pezzente, ma chi si credeva di essere? << Dakota Fanning in la guerra dei Mondi? Ma se aveva otto anni lì >> abbaiò offesa
<< appunto >>
<< se sei venuto qui per insultarmi puoi anche andartene >> esclamò piccata
<< veramente questa è casa mia >>
Oh!
<< allora se ti da fastidio la mia presenza puoi andartene e tornare dopo che me ne sarò andata
Io>>
<< e quando? >>
<< dopo pranzo, ho promesso ai ragazzi di preparare qualcosa da mangiare e dopo pranzo andiamo a cercare un falegname  >>
<< perché sai cucinare? >>
<< in senso lato si, cioè non so cucinare molto bene >> rispose piano, ma si riprese subito << so fare solo due o tre cose ma quelle due o tre mi vengono da Dio >>
Lui la guardò mentre un ghigno gli compariva sul volto << ne ero certo che le duo o tre cose che ti venivano bene potevano essere solo in questo campo >>
Lei lo guardò mentre un lampo di perplessità le saettava nelle pupille, rimase un attimo in silenzio poi comprese il significato nascosto della frase. Gli lanciò uno sguardo furibondo gonfiando il petto.
Zach senza essere minimamente scalfito da quell’occhiata, proseguì  << e  perché invece non te ne vai tu? esci a comprare qualcosa di già pronto per il pranzo ed io intanto me ne vado a letto, così quando rientri io sarò già addormentato e non dovrò vedere la tua faccia in giro per casa >>
<< puoi andare a letto anche adesso..>>
<< ci sarei potuto già essere a letto se una rompicoglioni imbranata non mi avesse guastato la mattinata! >> le urlò tirando un pugno al cuscino del divano
<< ora non ce l’avrai con me perché ti ho interrotto una scopata ! sei messo così male? >>
<< guarda che io non ho bisogno della carità di nessuno, io scopo quando....
<< capita. Lo so. >> concluse lei << e so anche che non ti capita spesso, si vede da come sei irascibile >> esclamò con espressione compassionevole
Si alzò in piedi di scatto come punto da uno spillo e le puntò il dito contro
<< tu mi hai veramente rotto i coglioni! >> sputò velenoso
<< hai passato il limite! Rimani pure qui a fare la verginella santa della situazione, io me ne
vado >> scese di corsa le scale, afferrò il giubbotto di pelle e si avviò alla porta
<< tornerò oggi pomeriggio quando non ci sarai più a rendermi la giornata  schifosa! >> aprì la porta facendola sbatte contro la parete poi, mentre stava per chiuderla le urlò
 << e ricordati che mi devi una scopata ! >> il rumore della porta che si richiudeva fece tremare l’intero palazzo. Voltandosi si ritrovò faccia a faccia con la Signorina Pettyfire che stava salendo le scale dopo aver ritirato il giornale.
Gli occhi bovini della donna di un azzurro sbiadito lo guardarono sospettosi mentre un fremito le percorreva una narice
<< hemmm....uno scherzo.......era...uno...scherzo... >> balbettò lui sorpassandola e precipitandosi all’uscita.
Al rientro degli altri Costance non fece parola con nessuno dell’incontro mattutino e fece finta di niente.
 
                                                              * . *
 
Erano le tre.
 
Darius e Jared dovevano essere allo studio ergo, in casa, non ci doveva essere nessuno.
 
Aprì la porta richiudendola con un tonfo sordo e si avvicinò al soggiorno.
Appunto
Erano ancora tutti a tavola.
 
Infilò la maschera della finta cortesia e si avvicinò alla stanza con un sorriso forzato, sperava di finire presto quella sceneggiata o rischiava la paresi della mascella.
<< hei! >> esclamò giulivo Darius appena lo vide << ta dàààààààà guarda un po’ chi c’è qui? >>
Allargò le braccia indicando Marissa e Costance.
A quanto pareva non aveva detto niente del loro incontro mattutino.
<< ma guarda chi si vede ! >> disse con finto stupore << che piacere incontrarvi di nuovo...come state? >> si sforzò di dare alla voce una nota di calore mentre dava la mano ed un bacio sulla guancia a Marissa. A Costance fece un cenno di saluto con la testa, freddamente ricambiato da lei.
<< Zach vieni a sederti qui >>  Darius gli indicò la sedia accanto a Costance.
Con passi strascicati afferrò la sedia, la voltò e si sedette a cavalcioni appoggiando gli avambracci sullo schienale. Le maniche arrotolate mettevano in mostra la peluria del braccio possente mentre Costance si ritrovò a fissare le dita lunghe e affusolate che teneva intrecciate davanti.  I pantaloni aderivano perfettamente alle gambe lunghe e muscolose che mettevano in evidenza la sua potenza e la sua eleganza da felino. Se avesse dovuto paragonarlo ad un animale lo avrebbe paragonato ad una pantera, sinuoso, silenzioso e.. letale.
<< allora cos’è questo saluto? >> Darius si mise in mezzo a loro due ed afferrò entrambi per le spalle strattonandoli bonariamente << allora sono tre mesi che non vi vedete e vi salutate così? Con tutto questo entusiasmo? Avanti so che potete fare di meglio! Sforzatevi >> dette loro una pacca sulle spalle
<< come stai mia premurosa rompi coglioni? >>
<< bene grazie, e tu mio dolce testa di cazzo? >
<< alle grande mia soave pestilenza >>
<< ne sono contenta mio bellissimo topo di fogna >>
<< oh, celestiale cerebrolesa >>
<< oh, amabile  ritardato >>
<< oh dolce..
<< l’ho già detto io! Hai perso! >> esclamò trionfante Costance
<< 1 a zero per me >> replicò sorridendo stiracchiandosi sulla sedia
<< non è detta l’ultima parola, vincere una partita non vuol dire vincere la guerra mon petit
choux >> esclamò lui socchiudendo gli occhi .
<< non chiamarmi mon petit choux o io ti chiamo mon petit frou >>
<< ..lo sai che potrei anche arrestarti per offese a pubblico ufficiale? >> sibilò lui
<< e io mi faccio difendere da loro due >> indicò Darius e Jared
Gli altri che avevano seguito il loro battibecco alternando lo sguardo dall’uno all’altra come in una partita di tennis esalarono un respiro liberatorio.
<< accipicchia! Nonostante  siano passati mesi avete ancora intatto il vostro lato irascibile >>
 
Zach sospirò << allora che ci fate qui? >> chiese repentinamente
Marissa spiegò l’accaduto, enfatizzando l’aiuto provvidenziale di Jared e Darius, di cui lui ne era già a conoscenza.
<< accipicchia ma come avete fatto a pensare subito a loro due dopo mesi ? >> esclamò serafico, aggrottando la fronte perplesso. Poi, fingendo un’intuizione improvvisa proseguì << non ditemi che in realtà vi siete già incontrati altre volte! >> terminò con tono stupito degno del miglior attore. Jared si agitò sulla sedia mentre Marissa arrossiva leggermente, a Costance non sfuggì il lampo malizioso che balenò negli occhi di Zach
<< hemm… si… ci siamo incontrati per caso >> rispose Marissa. Questa volta fu Jared ad arrossire
<< e poi abbiamo continuato a vederci di tanto in tanto >> Marissa fissava la maglietta di Zac senza avere il coraggio di alzare la testa
<< e come avete fatto a dormire in due sul divano di sopra ? deve essere stato scomodissimo ! >>
<< oh no! Non abbiamo dormito in due sul divano >> si precipitò a precisare Marissa
<< ah! E dove avete dormito allora? Spero non nel mio letto! >> si divertiva un mondo a metterli entrambi in imbarazzo, pensò Costance, ma quello che più la mandava in bestia era il fatto di essere stata lei a spiattellare tutto a Zac e di essere quindi lei la causa di quel giocare al gatto con il topo di Zachary. Doveva essere veramente una carogna durante gli interrogatori.
<< ecco..in realtà… noi.. >> Marissa annaspò
<< Marissa ha dormito con me >> la voce chiara di Jared vibrò sicura nella stanza << stiamo insieme da due mesi >> ammise sorridendole
<< ecco. Adesso si spiega tutto .. ed Eric lo sa? >>
<< no. Non ancora. Glie lo diremo tra un po’ appena ci sarà l’occasione >> proseguì Jared << per cui sei pregato di non dirgli niente e di non farti scappare niente >>
<< nessun problema Jar, ho afferrato il concetto. Però ragazzi non metteteci troppo, Eric non è uno stupido, potrebbe sentirsi preso in giro se la tirate troppo per le lunghe >> si soffermò un attimo poi portò la mano alla fronte come a cancellare una ruga immaginaria, alzò gli occhi di scatto ripensando alle parole di Jared  << Hei! dici a me di tenere la bocca chiusa? Dovresti conoscermi. Apro bocca solo per dire…
<< cazzate >> la lingua le si mosse da sola articolando la parola trasmessa dal cervello
 
Darius si alzò immediatamente << che ne dite se andiamo a vedere cosa possiamo fare per la vostra porta? >> al volo anche Marissa e Jared si alzarono  seguiti da Costance
<< non dire niente per favore. Lasciatemi digerire in pace >> pregò Darius rivolgendosi a Zac mentre spingeva gli altri verso la porta.
Zach seguì il suo consiglio e si limitò a fissarla con sguardo carico d’odio.
 
Scesero le scale in silenzio poi, quando furono sul marciapiede, mentre si stavano dirigendo verso l’auto Darius sbottò << non capisco cosa c’è che non va in voi due. Non vi vedete da due mesi e l’unica cosa che riuscite a fare quando vi incontrate è sputarvi di nuovo addosso. Siete incredibili. Proprio non capisco..>> continuò passandosi la mano tra le ciocche bionde e scompigliandosele tutte lasciandone una rialzata sulla testa, come una piccola cresta laterale.
 
<< gli ho mandato a monte una scopata >> sfiatò Costance sospirando
<< cos… >> Jared e Darius si voltarono di scatto verso di lei poi, dopo un attimo di esitazione che gli occorse per afferrare completamente il concetto, un rumore sordo iniziò a percuotergli il petto per poi uscire fuori in una  fragorosa risata. Dovettero appoggiarsi ad un’auto parcheggiata vicino. Erano letteralmente piegati in due mentre dalle loro bocche uscivano smorzate delle frasi fra un accesso di riso e l’altro
<< gli.. hai…>>
<< … mandato .. >>
<<… all’aria….>>
<< …una… >>
<<.. SCOPATA:….. >> ululò di nuovo Jared mentre entrambi si asciugavano le lacrime .
Chinati in avanti, tenendosi la pancia,  guardarono di nuovo Costance da sotto in su
<< adesso capisco tutto il livore di Zach . Ti spiacerebbe allietarci con il racconto di come glie l’hai mandata a monte? >>
Costance ricostruì l’accaduto e, mentre lo raccontava di nuovo si accorse che  Zach non si era arrabbiato nel momento n cui si era accorto della sua presenza anzi, gli era sembrato abbastanza tranquillo, piacevolmente sorpreso? gentile
<< …..poi non so come è accaduto, ha fatto una battuta su cosa avremmo fatto se non ci fosse stati voi due, che saremmo corse da mammina…. A me questa cosa ha dato fastidio…gli ho risposto forse in modo un po’ sgarbato… >> le frasi incominciavano un po’ ad essere frammentarie perché a dire il vero non riusciva più neanche lei a ricostruire il filo della litigata << … poi ha fatto una battuta sul paragone tra me e Megan Fox…. >> Darius la guardò alzando entrambe le sopracciglia che gli sparirono del tutto sotto il ciuffo gelatinato, << Megan Fox? >> esclamò perplesso << … no su Dakota Fanning…>> si corresse Costance diventando ancora più confusa nel racconto
<< Dakota Fanning? >> ripetè Darius sempre più perplesso << insomma per farla breve ha detto che io sono una donna come lo è Dakota Fannig nel film La Guerra dei Mondi >>
<< ma aveva otto anni lì ! >> esclamò meravigliata Marissa
<< appunto >> commentò asciutta Costance << e alla fine se n’è andato sbattendo la porta e sbraitando sul pianerottolo che gli dovevo una scopata… poi l’ho sentito borbottare contrito “è uno scherzo” non so con chi parlasse ..>> terminò perplessa
<< spero tanto che non lo abbia sentito quella bacchettona della Signorina Pettyfire, perché ultimamente è diventata ancora più acida e intransigente >> intervenne Jared, poi guardò Darius e immaginandosi entrambi la faccia arcigna della suddetta signorina con quei suoi occhi bovini acquosi iniziarono a ridere di nuovo.
Salirono in auto che ancora Darius e Jared non riucivano placare le risate
<< certo che è molto buffo >> esclamò Marissa appoggiandosi con gli avambracci sullo schienale dei due sedili davanti << cosa ? >> mormorò Jared voltandosi e schioccandole un bacetto sul naso
<< è buffo come voi tre, depravati dissoluti, quali siete >>
<< hei! Modera i termini! Io non sono un depravato >> esclamò offeso Jared
<< beh, lo sei stato fino a poco tempo fa e comunque gli altri due lo sono >> rivolse un’occhiata seria a Darius che non replicò, anche perché non avrebbe saputo cosa dire a sua discolpa
<< in ogni caso, dicevo che è buffo che tre degenerati come voi vivano gomito a gomito con la peggiore moralista bacchettona del circondario e noi cinque invece, piccole dolci soavi fanciulle, si viva nello stesso palazzo della coppia gay del secondo piano e madame Duprè , nostra dirimpettaia, stella negli anni ’60 del Crazy Horse >> poi proseguì con voce orgogliosa
<< Sapete che ai suoi tempi era la spogliarellista più famosa di tutta Parigi? Si faceva chiamare Miou Miou MaBelle >> Marissa rise, seguita da Costance per l’assurdità di quella situazione.
L’auto sbandò leggermente mentre Darius e Jared si scambiavano uno sguardo sorpreso
voltandosi leggermente verso di loro
<< cos’è questa storia della spogliarellista ? di cui ...>> si girò completamente, aggrappandosi con entrambe le mani ai lati dello schienale, con un sorriso tirato e gli occhi socchiusi squadrandole dalla testa ai piedi << vengo a conoscenza solo adesso? >>
Rilassati.
Doveva stare calmo.
Passi che abitassero in Soho Square, non proprio terra di timorati di Dio, passi che nello stesso palazzo vi abitasse una copia gay anzi, da quel punto di vista era tranquillo, due componenti in meno dell’universo maschile potenzialmente pericolosi…. Ma che lì vi abitasse anche una spogliarellista questo era il colmo! Ma suo padre quando aveva acquistato l’appartamento non se n’era accorto?
Ma perché non ha acquistato tutto il palazzo intero?
O forse erano andati a vivere lì dopo di loro.
<< tranquillo amore non c’è niente da temere >> Marissa gli carezzò il volto mentre la mente di lui era ancora in piena elaborazione di idee… Ma la domanda era: in che rapporti erano con questa Madame Dupré ?
<< ma la conoscete bene questa madame Duprè ? >> chiese Darius
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda amico pensò Jared inviandogli un ringraziamento muto
<< certo! >> confermò Costance << abbiamo passato serate intere con lei dove ci raccontava della sua vita a Parigi. Sapete che è arriva lì all’età di 17 anni ed ha avuto il coraggio di presentasi davanti ad Alain Bernardin chiedendogli di lavorare nel suo locale ? Lui l’ha messa alla prova inserendola nel corpo di ballo ed ha fatto tre anni di gavetta, come si dice, poi un giorno per un colpo di fortuna la vedette di uno dei numeri di strip-tease è fuggita mi pare con un membro del governo o parlamento non mi ricordo più.. >>
<< no era un giudice , un pubblico ministero >> si intromise Marissa che adorava questo genere di storie  << ed era anche sposato. Ci fu uno scandalo che investì tutto l’esecutivo…negli anni ’60 mi sembra >> si corrucciò un attimo nello sforzo di ricordare
<< insomma >> riprese Costance
<< Aurélie si propose per lo spettacolo, così, su due piedi, e fu un tale successo che fu riconfermata per tutta la stagione ed il suo numero di strip tease divenne famoso in tutta Parigi. La gente faceva la fila per poterla vedere >> Costance riprese fiato mentre Darius e Jared erano ammutoliti
<< è una donna notevole >> continuò Marissa << una personalità molto forte >>
<< si >> riprese Costance << una che ha preso in mano la propria vita ed ha fatto ed ottenuto esattamente quello che voleva e per quei tempi tutta questa sua indipendenza era veramente una rarità >>
Ecco. Appunto. Era questo che temeva, che si lasciassero influenzare da questa personalità forte
<< di questo ne sei sicura? >> esclamò Darius da sopra la spalla rivolgendosi a Costance
<< di cosa scusa? >>
<<  sei sicura che adesso Miss Duprè ...... che abita sola vero? >>
<< si… >>
<< ecco, sei sicura che Miss Duprè sia contenta adesso di essere da sola? Magari scegliendo un altro tipo di carriera adesso poteva avere un marito o dei figli con i quali passare un po’ di tempo >>
<< a quel che dice lei.... No. Ed io le credo, mi sembra molto tranquilla ed appagata >> continuò perplessa Costance
<< magari un giorno ce la fate conoscere che ne dite? Sono molto curioso >> propose Darius
<< certo. Ne sarà felicissima. Ne rimarrete affascinati anche voi >> esclamò Marissa subito seguita da Costance << I suoi racconti sono fantastici >>
Ci mancava adesso che fossero affascinate da uno spogliarellista
Jared sospirò e si voltò indietro cercando sicurezza nel bacio di Marissa.
Doveva chiedere a Zach se faceva un po’ di indagini sull’ambiente che circondava quelle cinque… ci mancava che i due gay fossero Drag Queen e poi erano a posto.
 
                *******
 
Non pensavano che fosse così difficile trovare un fabbro che muovesse il culo per un semplice cambio di serratura.
<< facevamo prima a contattare qualche nostro ex cliente che avesse al suo attivo qualche furto con scasso. Eravamo più sicuri dell’effettuazione del lavoro >>
Erano le sei del pomeriggio ed erano ancora tutti di fronte alla porta dell’appartamento delle ragazze,  Darius e le ragazze collegate con il telefono su internet cercavano affannosamente un qualsiasi fabbro o una ditta che effettuasse quel tipo di lavoro, passando poi il n. di telefono a Jared che provvedeva all’effettuazione della telefonata.
All’ennesimo rifiuto si guardarono perplessi << non c’è che una soluzione >> disse convinto Darius appoggiandosi alla parete mentre tre paia di sguardi lo fissavano in attesa
<< buttare giù la porta? >> chiese Costance dubbiosa
<< no >> celiò lui << niente di così drastico. Dovete trasferirvi da noi finchè non tornano
le ragazze >>
<< avevi detto niente di così drastico >> lo riprese Costance << potremmo chiamare i vigili del fuoco >> asserì illuminadosi
<< Costy non mi pare il caso, in fondo sarebbero solo due giorni >>
<< due giorni possono essere brevi ma anche eterni a seconda con chi si passano >> continuò lei
<< ascoltami bene Costance >> Darius si staccò dalla parete e le si avvicinò con il dito indice alzato
<< quello che dico a te adesso lo dirò più tardi anche al signorino che abita con noi . ESIGO che per questi due giorni vi sforziate di andare d’accordo e per sforzarsi intendo far leva veramente sul proprio io, e non di fare solo finta .. >> la guardò serio poi riprese assorto
<< anche se non sarà molto presente perchè in questi giorni seguirà i ragazzi del turno di notte quindi, di solito, in questi casi, rientra in tarda mattinata, va a letto e si rialza in tempo per tornare al lavoro. Gli orari sarebbero esattamente opposti, quando lui va a letto voi vi alzate e viceversa >>
<<  E a volte non rientra neanche perché dorme su una brandina alla centrale giusto per essere sempre presente. Adesso poi che è stato nominato capo ha molte responsabilità in più sulle spalle quindi a casa c’è veramente poco >> continuò Jared
<< perché a casa di fatto non ha nessuno che lo aspetta altrimenti cercherebbe di demandare un po’ di compiti agli altri senza accentrare tutto si di sé >> asserì convinto Darius.
 
…….L’idea di tornare a casa quando questa era vuota non gli piaceva molto, perché si ritrovava a dover toccare con mano la solitudine.
La solitudine che c’era nella sua vita da alcuni anni a quella parte.
Forse troppi o troppo pochi ...
ad un tratto sentiva quella solitudine come un leggero peso e non come una fortuna.
Si rilassò sulla sedia allungando le gambe sotto la scrivania ed incrociando le mani dietro la nuca, vagò con lo sguardo per la stanza in tutta la sua interezza. Si vedeva chiaramente che era la stanza di un uomo...o forse no, quella non era solo la stanza di un uomo...era la stanza di un uomo solo, nessuna foto o piccolo regalo sulla scrivania, nessun ricordo alle pareti..niente di niente...
il vuoto
il nulla
e lui
si alzò faticosamente dalla sedia, la consapevolezza di essere solo ad un tratto gli sembrava un peso insopportabile da dover reggere, si avviò alla porta e si preparò ad incontrare i nuovi ragazzi che avrebbero affrontato il turno di notte,  doveva metterli al corrente di molte cose, soprattutto del pericolo spesso sottovalutato, di una falsa tranquillità latente
occhi grigi
che a volte poteva nascondere una situazione esplosiva
bocca carnosa
nella zona più calda di Londra
lei
 


coff coff! ho avuto problemi con il nuovo PC,  in più all'improvviso, quando ormai mi ero rasseganta a stare a casa per mancanza di fondi, mi hanno invitato a casa di amici per una settimana, parto tra poche ore, ma non volevo andarmene senza lasciare qualcosina..
spero vi sia piaciuto
A presto.
dovrebbero risolvere a breve quindi appena torno mi cimento di nuovo nell'impresa!

grazie a tutte quelle che mi hanno messo tra i preferiti, seguiti, da ricordare, e a tutte quelle che hanno letto!
un bacione
costanza

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17 - ridiculous ***


capitolo 17

 
Erano passate da Harrods per acquistare della biancheria di ricambio, lo spazzolino da denti , un pigiama, per le due notti che ancora dovevano passare lì, ed una tuta da jogging, giusto per togliersi quei jeans che avevano dal giorno prima.
<< Tippete vorrebbe fare anche un bagno >> aveva detto Costance guardandosi la maglietta leggermente macchiata in basso.
Il pigiama che aveva scelto, con quelle pecorelle azzurre che dormivano beate dentro il recinto, le donava molto a detta di Darius
<< fa molto Dita Von Teese >> le disse
<< e chi è ? >>
<< una famosa attrice del Burlesque e fetish >> rise lui
<< ah. Capito.. mi stavi solo prendendo in giro >>
Lui rise più forte
<< siamo sicuri che lui non rientra? >> se la prendeva in giro Darius chissà cosa avrebbe detto il terzo inquilino
<< te l’ho già detto >> sbuffò lui << deve seguire dei nuovi ragazzi che iniziano il turno di notte per la prima volta. Tranquilla. Rientrerà che noi saremo già usciti. Fidati. >> le fece l’occhiolino
<< parola di lupetto >> disse alzando le tre dita della mano nel gesto tipico degli scout
 
  ****
 
Stava cuocendo delle uova strapazzate con pancetta ed aveva già preparato delle veloci crostatine alle ciliegie.
 Aveva indossato il grembiule di Darius, quello con lo stemma TW del The Wosley, che Law gli aveva regalato.
Aveva tirato su i capelli in una crocchia improvvista e stava canticchiando un motivetto stupido che aveva ascoltato la sera prima alla radio......l’amore è un traditore...ti colpisce quando meno te lo aspetti...lo sfrigolio della pancetta non le permise di sentire la porta che si chiudeva ed i passi di Zach che si avvicinavano.
 
Aprì la porta ed il profumo di pancetta abbrustolita che si mischiava  ad un profumo dolce di ... ciliegia e zucchero...e limone...gli colpì le narici.
Per prima cosa si assicurò di essere entrato nell’appartamento giusto.
 Poi si appoggiò con la schiena alla parete e rimase lì, in silenzio lasciandosi avvolgere da quei profumi.
 Viva.
Adesso la casa era viva.
 In questo modo sarebbe stato bello tornare a casa al mattino, dopo una nottata di stanchezza passata alla centrale, e  mettersi a tavola per assaporare in tranquillità una vera colazione, poi sarebbe andato a letto certo che avrebbe dormito come un bambino.
Si avvicinò lentamente alla cucina, sapeva che ai fornelli avrebbe trovato Darius, se ci fosse stato Jared ci sarebbe stato il solito odore di bruciaticcio perché inevitabilmente con lui qualcosa si bruciava sempre.
Per quanto, quel profumino, fosse troppo anche per Darius.
 Si fermò sulla soglia.
La figurina che era voltata verso i fornelli e che canticchiava muovendo la paletta delle uova a tempo di musica non era sicuramente Darius.
Avvolta in quel grembiule sembrava una collegiale.
Sorrise osservando il movimento oscillante della testa di Costance poi palesò la sua presenza.
<< non credevo che tu sapessi mettere insieme una colazione. E’ già tutto pronto? >> Costance sussultò rischiando di far volare fuori dalla padella le uova che stava strapazzando. Aveva sentito uno strano formicolio alla nuca ed adesso aveva capito che lo sguardo di Zach aveva su di lei il potere di trasformarsi in una sensazione fisica e tangibile.
Riusciva a sentire il suo sguardo, gli aveva lasciato addosso una scia incandescente.
Si voltò leggermente verso di lui.
Aveva il viso stanco con un accenno di barba scura sulle guance  che rendevano il viso ancora più selvaggio.
Ma  si impose di non lasciarsi impietosire, anche se avrebbe voluto posargli la mano sulla guancia e strofinarne il dorso sulla ricrescita lasciando che le graffiasse la pelle.
 Cosa cazzo stava pensando?
<< e’ quasi pronto ma dobbiamo aspettare che scendano anche gli altri >> replicò lei da sopra la spalla .
<< io avrei fame però, ed arrivo da una nottata di lavoro. Gli altri arrivano da una bella nottata di sonno. Anzi, qualcuno ha passato la nottata tra le cosce della sua donna >>
<< che immagine romantica! Non ti credevo così fine >>
<< io non sono per niente romantico, sono realista. E non venirmi a dire che l’immagine che ho descritto non sia la realtà. Qualcuno stanotte era tra le cosce della sua donna punto e basta. Questa è l’immagine reale, se poi la vuoi abbellire con aggettivi o frasi zuccherose inutili fai pure, ma la realtà nuda e cruda rimane questa. >>
<< sai togliere poeticità a qualsiasi cosa, in ogni caso aspettiamo che scendano gli altri >>
<< e io ripeto sono affamato e stanco  non ho voglia di aspettare nessuno. Voglio mangiare questo cazzo di colazione >> Costance aprì la bocca e la richiuse, si voltò un attimo verso i fornelli poi tornò a fissare Zachary.
Gli occhi avevano il colore del cielo in tempesta , la bocca era tirata in una linea sottile e la crocchia le si era meravigliosamente disfatta lasciando sfuggire delle ciocche qua e là.
Zach rimase a fissarla muto poi esclamò << dio come sei carina! >>
gli occhi tempestosi si socchiusero in due piccole fessure mentre le guance le si imporporavano leggermente << e non dirmi che sono carina! >>
Zac sogghignò << va bene >> proseguì continuandola a guardare. Non aveva mai pensato all’ipotesi che i complimenti la mettessero più in imbarazzo degli insulti, ed era una cosa veramente esilarante ed eccitante da scoprire. Costance imbarazzata era quanto di più dolce ci potesse essere.
<< che hai da guardare? >>
<< sto guardando te. Sto aspettando che tu ti imbronci, sei ancora più carina quando ti arrabbi >>
<< Zac smettila o te ne pentirai >> disse con voce imperiosa
<< è così che comandi a bacchetta le altre? >>
<< io non comando a bacchetta nessuno. Io propongo >>
<< non è vero tu ci provi con tutti, a comandarli a bacchetta intendo perché sei prepotente, viziata e carina >>
Costance inspirò profondamente gonfiando le guance << io non sono prepotente e viziata >> fece una pausa
<< e nemmeno carina. E se non la pianti divento violenta. Potrei anche picchiarti >> spinse in fuori il mento decisa
<< Oh perbacco! questo è ancora meglio del broncio. Sei meravigliosa >>
<< Okay credo sia ora che me ne vada, non ho alcuna voglia di battibeccare ancora con te >> prese l’asciugamano lo appallottolò e glie lo tirò in faccia.
<< me ne vado >>
<< su Costance, non ti arrabbiare fa male alla salute >>
<< non sono arrabbiata >> e gli tirò una gomitata nello stomaco. Lui però non si scompose
<< dai, puoi fare di meglio, lo so. Cos’era questo? Un patetico tentativo di fermare qualcuno? Se vuoi ottenere un buon risultato ci devi mettere più forza >> Costance gli si buttò addosso e per un po’ lottarono con foga,  Zac per imprigionarla e Costance per evitare di essere bloccata. Zac stava ridendo quando nel tentativo di bloccarla la inchiodò alla porta del frigorifero e le si gettò addosso coprendola con il proprio corpo. All’improvviso smise di ridere perché sentire quel corpo morbido sotto di se gli stava facendo vacillare il proprio autocontrollo. I suoi occhi erano due laghi argentati e la bocca piena e leggermente imbronciata era un invito al bacio . Si fissarono negli occhi mentre la consapevolezza che qualcosa era cambiato  esplose tra loro. Costance cessò di respingerlo e le sue mani rimasero premute sul suo torace.
Stava per baciarla
Quel pensiero lo colpì repentino.
Si ritrasse di colpo.
Avevano entrambi il respiro corto, il petto di Costance si alzava ed abbassava velocemente, la bocca leggermente aperta ansimante.
Dio ma cosa stava facendo?
Si voltò dandole le spalle << hemm, vedi che non sei poi così forte? >>
neanche lui lo era in quel momento << bèh, io devo...... tornare ..... al lavoro >> non era vero, ma col cavolo che sarebbe rimasto ancora lì con lei.
Pericolosa ecco cos’era, pericolosissima.
<< quando tornano le altre? >> le chiese cercando di riprendere un tono di voce normale
<< domani >> sussurrò piano lei
<< bene >>
Se ne andò senza che gli altri si fossero accorti della sua venuta.
Costance rimase appoggiata alla porta del frigo fissando il vano della porta da cui era uscito Zach.
Era raggelata.
Era del tutto impreparata all’effetto che il calore e la pressione possente del suo corpo avevano avuto su di lei.
Il lieve profumo di colonia le aveva stuzzicato i sensi ed un turbinio di sensazioni l’avevano lasciata stordita e senza fiato.
Per un attimo aveva immaginato di assaporare quelle labbra......
Si riscosse quando sentì il rumore di passi che scendevano le scale.
 
Uomini.
Si disse, mentre con sguardo assente fissava la tavola imbandita, tentando di giustificare quel comportamento senza cercare alcuna spiegazione
Da qualsiasi parte  li guardavi rimanevano sempre delle teste di cazzo.
                
Non videro più Zac.
A quanto pareva era riuscito a fare in modo da rimanere alla centrale 24 ore su 24 dormendo sulla famosa brandina.
 
 
Finalmente Sarah Sia e Beth erano rientrate.
Loro poterono tornare a casa e Darius e Jared non poterono fare a meno di notare quanto di colpo la casa sembrasse vuota.
Zach al suo rientrò per un attimo sperò di sentire di nuovo odore di pancetta abbrustolita, profumo di ciliegia .. di zucchero...e limone
Solo per un attimo
 
 
Sarah, Sia e Beth erano rimaste elettrizzate dalla piccola avventura vissuta da Marissa e Costy.
Si erano fatte ripetere per filo e per segno quanto avvenuto in quei due giorni.
Costance aveva fatto un breve, molto breve, racconto del suo incontro/scontro con Zach.....omettendo quanto avvenuto in cucina, perché quell’episodio era solo suo e non voleva dividerlo con nessun’altro, anche se a dire il vero non riusciva a spiegarsi neanche lei il perché.
Strano.
Che marea di sensazioni avevano vissuto in quel breve piccolo lasso di tempo.
 
A volte è strana la vita.
 
Vivi per anni come in una palla di vetro, come il pupazzo di neve che immobile ti guarda da sotto la campana mentre attorno a lui la neve vortica ad ogni movimento della sfera, poi, in pochi attimi, ti ritrovi a vivere intensamente la vita…..
…. fatta di tutte quelle sensazioni che non hai mai sperimentato e che ti ritrovi a sperimentare direttamente sulla tua pelle, chiedendoti se fino ad allora avessi mai vissuto.
 
Marissa dal canto suo era stata invece molto brava a spiegare quello che aveva vissuto e le sensazioni provate.
Ma lei era la letterata del gruppo...lei riusciva a trasformare qualsiasi episodio della sua vita in un racconto fantastico e non perché raccontava balle o ingigantiva i fatti.... ma perché riusciva a descrivere fatti e sentimenti in modo così poetico e chiaro che rimanevi ad ascoltarla a bocca aperta rapita dal suo racconto.
Decisero che dovevano festeggiare quell’avventura con una spedizione da M & Co.
Erano riuscite a trascinarci anche Costance con la promessa che nel pomeriggio Beth sarebbe andata con lei da BookonlyBook.
Il negozio era tremendamente affollato, Costance rischiò anche una crisi di panico. Ma come era possibile che un’orda di  donne si gettasse in quel caos solo per acquistare un capo di abbigliamento?
In quella confusione più totale lei non riusciva neanche a vederla la merce.
L’essere spinta e strattonata non permetteva al suo cervello di riuscire a mettere a fuoco nient’altro che la confusione.
Fu con estrema riconoscenza che si fece guidare verso il piano di sopra dalle altre, perfettamente a loro agio in quella massa urlante di ovaia ed uteri.
Dovette ammettere che il piano di sopra era più tranquillo, c’era sicuramente meno gente, forse perché a quel piano gli sconti non erano poi così economici?
Dopo il primo impatto ed una certa riluttanza anche al solo provare tutti quegli abiti così costosi - dal momento che aveva il terrore di poterli danneggiare in qualche modo visto anche che per alcuni per leggere il prezzo aveva dovuto contare due volte gli zeri , tanto non era abituata a quelle cifre - iniziò anche a divertirsi un pochino, forse trascinata dall’entusiasmo delle altre per le quali passare da una prova all’altra era fonte di rilassamento come una giornata in un centro benessere.
Si provò una giacca di Balmain veramente sopra le righe, con quelle decorazioni in rilievo argentate…La vide come una ventata di folia…che non avrebbe mai potuto fare. Anche se dovette ammettere che era veramente incantevole. Quando vide il prezzo con un sospiro la rimise al suo posto.
E così fece anche con un paio di jeans ed una felpa di Armani
Non poteva permetterselo.
 
Un sorriso all’improvviso le illuminò il volto mentre un possibilità le si faceva strada nella mente. Perché non ci aveva pensato prima? Era un’ idea geniale.
Avrebbe potuto cercarsi un lavoretto giusto per rimediare qualche soldo per le spese extra
Non abiti naturalmente . si disse piccata.
Il giorno successivo si sarebbe subito messa in cerca di un lavoro.
 
Non si accorse di due mani che silenziosamente e di nascosto staccavano la giacca dalla cruccia e lo riponevano in mezzo ad altri ripiegati sul braccio.
 
Marissa si diresse alla cassa ed in tutta fretta pagò mettendo gli abiti nel sacchetto nero e argento.
 
Uscirono che erano già le tre del pomeriggio.
Si separavano e mentre le altre tornavano a casa Costance e Beth, quest’ ultima fedele alla promessa fatta, si diressero in Piccadilly Street da BookonlyBook dove si divertirono a girellare tra gli scaffali, leggere alcune pagine degli ultimi arrivi e, naturalmente, da parte di Costance alcuni finali.
Perché lei i libri li sceglieva in base alla fine. Se la fine che leggeva la ispirava allora procedeva all’acquisto del libro. Non comparava mai un libro senza prima aver letto la fine ma è come mangiare partendo dal dolce!  La rimproverava sempre Beth, ma lei non poteva farci niente, era sempre stato così, fin da quando da bambina aveva iniziato a leggere le storie sdraiata sul tappeto patchwork…..partiva sempre dal finale, se le piaceva..iniziava il libro, altrimenti lo lasciava abbandonato su di uno scaffale della libreria.
 
Uscirono da BooKonlyBook con i libri accuratamente riposti nel sacchettino rosso a righe bianche tipico di quella catena di negozi.
La giornata che all’inizio era sembrata cupa e piovigginosa aveva lasciato spazio ad un timido pallido sole, circondato da grosse  nuvole bianche spumose. L’aria era fredda e l’impatto esterno le fece rabbrividire leggermente, Costance si avvolse la sciarpa  attorno al collo e si infilò il cappellino in maglia, un beanie, azzurro cielo come la sciarpa. Beth si tirò su il cappuccio del parka rosso.
<< perché non andiamo da Starbucks >> propose Beth indicandogli l’insegna che si trovava proprio sul marciapiede opposto al loro. Al suo accenno positivo attraversarono la strada avviandosi verso la porta a vetri che aprirono decise mentre un caldo tepore accompagnato da profumo di caffè e dolce le avvolgeva.
<< so già cosa prenderò >> esclamò Costance rapita da quegli odori << uno  Skinny caramel macchiato e una fetta di torta di mele >>
Era facile sentirsi a casa da Starbucks, l’ambiente era veramente confortevole, i tavoli comodi e l’atmosfera rilassante.
Vagarono con lo sguardo nell’ampio salone cercando un tavolo non troppo centrale.
Ne stavano cercando uno un po’ più appartato e completamente libero in modo da appoggiarvi sopra i libri per dargli un’occhiata. Sarebbe stata un’impresa ardua , il clima che quel giorno aveva deciso di dimostrare quanto dispotico potesse essere, aveva fatto trovare rifugio da Starbucks moltissime persone. Cercarono di raggiungere la parte più nascosta e lontana dalle vetrine da cui si godeva il passeggio esterno delle persone e l’accensione delle luci che richiamava molto la festa natalizia.
 
Erano voltate ad osservare alcuni ragazzi che avevano tutta l’aria di aver terminato e di stare per alzarsi ed andarsene, quando, da dietro le arrivò una spallata  improvvisa seguita da una imprecazione ed un << ma stai un po’ attento! >>
Si voltò per vedere cosa le era piombato addosso e ……
…….si fissarono tutti e quattro completamente presi alla sprovvista.
Spesso quando le cose che ti aspetti di meno, avvengono all’improvviso e in modo del tutto inaspettato, scatenano in te una reazione del tutto innaturale.
Ti senti destabilizzata, la tua fermezza vacilla..
 
....si sentì ..
persa
seduti ad un tavolo, a pochi passi da loro Zach e Darius alzarono la mano in segno di saluto mentre quella di Darius faceva anche segno di avvicinarsi.
<< Gesù >> esclamò Costance
<< grazie per la fiducia ma non aspiro a tanto >> esclamò Zachary improvvisando un sorriso sghembo dalla parte della cicatrice mentre osservava le guance ed il nasino  leggermente arrossati per il freddo
<< sedetevi >> esclamò gioioso Darius <<  che fantastica sorpresa >> proseguì
i piedi di Costance si mossero molto lentamente quasi in un rifiuto preterintenzionale di avvicinamento al tavolo.
Beth era già arrivata e stava salutando calorosamente Darius e Zac. Lei le si posizionò dietro la schiena in un ultimo tentativo di passare inosservata
<< sedetevi, noi abbiamo ordinato appena un minuto fa che prendete voi ? >> chiese tutto d’un fiato Darius per non dare modo ad altri di aprire bocca ed intervenire in modo improprio
<< Costy ha già deciso uno  Skinny caramel macchiato e una fetta di torta al cioccolato ed io una hot chocolate >>
<< sempre golose hè ? >> l’apostrofò ridendo Darius seguito dalle due ragazze.
Poi rivolgendosi a Zach << sai che la sera che siamo andati a cena da loro questa qui >>
ed indicò Costance con un movimento del pollice << si è fatta fuori sei paste? >>
 fece un attimo di pausa << è vero che delle altre portate non hai mangiato molto >>
<< lei è sempre così >> gli fece eco Beth
<< mangia quasi niente però non sa resistere ai dolci anche se per quello che consuma quello che ingurgita non le è assolutamente sufficiente >>
<< Beth smettila, ha parlato quella che va a danza tutte le sere >>
<< WoW. Fai danza? >> le chiese Darius
<< non proprio danza.. nel senso che non faccio una disciplina vera e propria come danza classica hip hop eccetra... Diciamo che facciamo ginnastica a tempo di musica… e che ad ogni lezione aggiungiamo sempre degli esercizi in più per cui alla fine la lezione diventa quasi una
coreografia ….. E  non vado tutte le sere >> rispose Beth guardandola in tono accusatorio
<< e tu Costy ? >>
<< oh, no. Io non ballo, sono troppo rigida. So ballare solo il valzer perché la postura un po’ impettita non fa notare molto la mia naturale rigidità …>> fece una smorfia poi proseguì seria mentre Darius e Zach abbassavano leggermente la testa nascondendo un sorriso
<<… me lo ha insegnato mia nonna quando ero piccola, nell’intento di iniziarmi a delle attività più femminili rispetto ad arrampicarmi sugli alberi, andare in bicicletta, e seguire i miei fratelli in tutto e per tutto >>
Si immaginò una bimbetta bionda che cercava di seguire i maschi più grandi, e di nuovo il sorriso tornò prepotente a spuntargli sulla bocca.
<< ma allora che tipo di attività fai ? >> le chiese Darius
<< faccio Karate…
<< karate… >> replicò Zach con tono strascicato
Lei proseguì ignorandolo bellamente <<… niente di più… e un po’ di pesi >>
<< pesi piuma  >> affermò Zach
Fortunatamente l’arrivo della cioccolata interruppe sul nascere il discorso.
Darius tirò un sospiro di sollievo
<< cioccolata >> mormorò Beth mandando giù un sorso
<< cioccolata >> ripetè Costance assaporando la sua fetta di torta
 << un’assaggio e ti mette di buon umore >> continuò Beth
<< Perché contiene endorfine >> asserì Costance con fare saccente
<< le endorfine sono gruppo di sostanze prodotte dal cervello, dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e dell'oppio, ma con portata più ampia. Queste sostanze contenute nel cioccolato lo rendono un  antidepressivo e anti- stress e sono in grado di procurare uno stato di euforia o di sonnolenza, più o meno intenso a seconda della quantità rilasciata >> 
                                                  <<  e questi stessi effetti …..>> ghignò Zachary e una risata silenziosa passò nel suo sguardo mentre iniziava a parlare appoggiando la guancia destra sul palmo della mano
<< …..si possono riscontrare alla fine di un rapporto sessuale, da cui deriva probabilmente la tipica condizione fisica ad esso correlata >>
Lo sguardo di Zach le scivolò sul viso soffermandosi sulle labbra per percorrerle poi tutto il corpo mentre un seducente sorriso gli sollevava gli angoli della bocca. E lei percepì fisicamente quello sguardo come se qualcuno le facesse scorrere una torcia accesa su tutto il corpo.
<< ma guarda guarda chi c’è >> una voce leggermente nasale interruppe quell’istante  mentre una mano con unghie laccate di rosso vermiglio andavano ad accarezzare il volto di Zach che si scostò leggermente infastidito.
La ragazza con lunghi boccoli biondi avvicinò il suo volto all’orecchio di Zach soffiandogli complice e con voce roca non troppo sussurrata in modo da farsi sentire anche dagli altri un
<< ..... aspettavo una tua chiamata >> al silenzio di Zach si allontanò leggermente e, senza essere stata invitata prese una sedia frapponendosi tra lei e Zach mentre la sua amica, rimasta muta fino a quel momento si incuneava ancora tra Costance e lei.
<< lei è Chissy . Chissy Grant>> Zach non potè esimersi da fare le presentazioni
La sventola numero 1 dalle unghie rosse la ribattezzò Costance
<<  e lei è Sally Owen>> mormorò la sventola numero 1 dalle unghie rosse
La sventola numero 2 dalla bocca grande pensò di nuovo Costance
Aspetta un attimo...Chissy Grant e Sally Owen
Quella Chissy GranteQuella Sally Owen?
La figlia del ministro agli esteri e quella del ministro all’ambiente?
Cazzo!
Erano entrambe su Starlight di Ottobre. Lo aveva letto dal dentista. Avevano partecipato ad un ballo di beneficenza per raccogliere fondi per i malati di AIDS e nell’occasione non avevano perso tempo per far parlare di se, visto che si erano fatte accompagnare dai due scapoli più ambiti di tutta Londra.
<<.... stiamo arrivando adesso dall’inaugurazione di una mostra dedicata ad Andy Warhol alla Tate Modern >> spiegò con tono altezzoso accavallando le lunghe gambe avvolte in calze nere che sbucavano da sotto la minigonna del completo gessato. Con le scarpe in vernice nera tacco 12 sembrava la classica segretaria sexy immortalata in migliaia di film……porno
<< d’altra parte >> continuò << Emerson, l’organizzatore ha talmente insistito.... >> poi in falsetto proseguì <<... Chissy sai che la tua presenza, da conoscitrice esperta quale sei di Warhol,  renderebbe ancora più preziosa la mia mostra. Avere un membro della famiglia Grant che presenzia all’inaugurazione sarebbe un onore.....>> fece un gesto teatrale con la mano <<.. quindi per l’affetto che mi lega a lui sono, anzi, siamo andate >>  sospirò facendo capire quanto fosse stata magnanima a concedere la sua presenza
<<  d’altronde andrei...
<<  all'inaugurazione di qualsiasi cosa, anche di una toilette >> continuò per lei Costance mentre Zach alzava un sopracciglio e Darius soffocava una risata nel tovagliolo
La sventola numero 1 dalle unghie rosse e La sventola numero 2 dalla bocca grande la guardarono con un lampo d’ira negli occhi mentre lei si stringeva nelle spalle << è una delle frasi celebri di Warhol se non erro >>
La sventola n.1 si rilassò << è vero, Andy era molto famoso per le sue citazioni,  ne potrei citare a centinaia, sono una persona ...
<< profondamente superficiale >> accennò di nuovo Costance con fare innocente, Darius tossì rumorosamente attirando alcuni sguardi
<< Sono una persona profondamente superficiale >> ripetè << anche questa è una frase celebre del tuo artista di cui sei un’esperta conoscitrice >>
La sventola annuì di nuovo facendo scendere la gamba ed avvicinandola a quella di Zachary con fare sensuale
<< come mai non siete venuti ? vi ho cercato per tutto il tempo >> aveva usato il plurale ma la domanda era rivolta solo ai due componenti del genere maschile
<< sai com’è >> espirò Darius << le inaugurazioni sono così noiose >> proseguì in modo svogliato
<< oh! Pensavo che ci foste anche voi dal momento che c’era quell’altro >>
<< quell’altro chi? >> chiese Zach
<< quell’altro biondo >>
Si fecero tutti improvvisamente più attenti, soprattutto Costance e Beth
<< Jared? >> sfiatò Darius
<< si proprio lui, era insieme ad una rossa >>
<< forse volevi dire ad una russa. Sua nonna è russa >> la riprese Darius con gentilezza
<< guarda se era russa non te lo potrei dire perché non l’ho sentita parlare, ma di sicuro non era sua nonna. Era una rossa mozzafiato tra l’altro. Credo l’abbiano notata in diversi >> continuò lei ignara del ciclone che aveva scatenato
<< comunque vi siete persi una mostra ecce-zio-nale ve l’assicuro! Veronica è rimasta estasiata >> si rivolse a Beth e Costance << Veronica...Ciccone intendo...Madonna >>
rivolse loro un’occhiata di commiserazione
<< erano presenti anche Paris Hilton, che non conoscevo e che mi è stata presentata stasera. Ragazza simpaticissima tra l’altro >> le guardò con fare complice come se con grande magnanimità volesse metterle parte di quella confidenza
<< addirittura Stefani >> fece una pausa seguita da un sorrisino di sufficienza << o forse voi la conoscete per Lady Gaga . Le ragazzine vanno matte per lei, sarà perché è così trasgressiva >> gettò un occhio al loro abbigliamento, soprattutto al maglioncino grigio di Costance ed ai suoi jeans stinti
<< insomma.. dicevo .. che, venuta a sapere della mia conoscenza approfondita dell’autore, ha voluto che la accompagnassi nella visione delle varie opere per illuminarla del mio sapere >> gongolò,  mentre Sally, la sventola n.2  emetteva un risolino inserendosi poi nel discorso
<< c’era anche George  Michael…. l’ultima che l’ho visto è stato all’Operà di Parigi ...
<< a proposito, la prossima settimana al London Royal Opera House danno la Traviata >> buttò lì ad arte Chissy
 << avete intenzione di andarci? >> chiese rivolgendosi a tutti loro
<< non sono mai andata all’opera >> esclamò Costance. Era troppo costoso, cioè no, il loggione non lo era, ma in ogni caso era sempre una spesa extra, non poteva permetterselo, aveva già la palestra ed il cinema ogni tanto.
<<  l’Opera è un genere a me sconosciuto >> replicò Beth ridendo
<< io l’ho vista 12 volte ed è così che ho imparato il francese >> asserì Chissy con tono di superiorità che implicitamente diceva che la sua posizione sociale era ben al di sopra della loro
<< Il personaggio di Armand poi è così affascinante.. tu che ne dici ....... Costance .. vero?.. ho detto giusto? >> pausa << Oh, scusa,  mi sono dimenticata che voi due non siete mai andate all’Opera…...
Costance non la lasciò neanche finire, si agitò sulla sedia come se fosse stata punta da cento spille
<< signorina... >>
<< ....Chissy. >> la interruppe lei
<< Okay. Chissy.>>
Beth guardò Darius, il tono di voce di Costance non lasciava presagire un discorso cortese
<< Prima di tuttolascia che ti dica che non sono una fan di Lady Gaga. Penso che si possa essere trasgressivi senza andare in giro in mutande o mimando amplessi. Basta solo essere se stessi anche in mezzo alle mode, senza farsi influenzare da niente e da nessuno. Su Paris Hilton non mi esprimo perchè potrei essere offensiva, mi dispiace solo che è bionda, non ci fa fare una bella figura  a noi bionde. Per quanto si cerchi di cancellare il postulato bionda uguale oca, lei fa di tutto per dimostrarlo >> riprese fiato continuando a fissare la sventola n.1.
<< E già che ci siamo concluderei con un appunto: La Traviata è di uno dei più grandi capolavori di Verdi e, oserei dire, uno dei massimi capolavori composti dall’uomo >> aveva le guance rosse perché si stava accalorando nella sua filippica. Fece un respiro profondo << Sicuramente conosci meno francese di quel che ne conosco io e, tra parentesi, non c’è nessun Armand  nella traviata perchè il tenore si chiama Alfredo. E sebbene sia ambientata a Parigi di rado viene eseguita in francese visto che è stata scritta in italiano >> abbassò leggermente la testa guardandola da sotto in su alzando entrambe le sopracciglia, poi proseguì ormai partita a velocità supersonica
<< e detto tra me e te penso che George Michael sia un cantate cazzuto così’ come Woody Allen uno sfigato cronico >> si appoggiò allo schienale completamente rilassata
Ecco. l’aveva detto.
 
Rimasero muti tutti quanti.
E mentre Chissy assorbiva l’offesa, si alzò, voltò loro la schiena e, senza neanche salutare, si avviò all’uscita seguita da Sally.
Non appena se ne furono andate Darius guardò tutti quanti con le mani protese in avanti ed anticipando qualsiasi suono da parte loro berciò << ora non facciamoci dei film mentali ! Di sicuro c’è una spiegazione più che logica che noi non sappiamo ma che Jared ci dirà non appena torniamo a casa se non vuole che lo appendiamo per le palle fuori dalla scala antincendio>>
<< se si lascia scappare Marissa è veramente una testa di cazzo >> sentenziò serio Zachary
<< senti chi parla! >> l’apostrofò Darius di rimando << senti da che pulpito viene la predica! >> continuò guardandolo fisso alzando le braccia la cielo e roteando gli occhi
<< comunque voi non dite niente a Marissa finchè noi non abbiamo indagato >>
<< certo che non diremo niente a Marissa >> esclamarono offese << ma per chi ci hai preso per le allegre comari? >> replicò impettita Beth
<< in ogni caso cercate di ottenere la risposta il prima possibile o passiamo alla fase due >> Costance incrociò le braccia appoggiandole con veemenza sul tavolo
<< cioè ? >> Zach la guardò perplesso
<< l’appendiamo noi per le palle fuori dal balconcino della cucina non appena si presenta alla
porta >> sorrise mantenendo però negli occhi un’espressione preoccupata
<< certo che quelle due portano davvero jella >> continuò Costance << guarda che scompiglio hanno portato >>
<< sei stata perfida però >> esclamò Darius senza riuscire a nascondere il sorriso che gli faceva tremare gli angoli della bocca
<< odio le persone che pensano che solo perché sono ricche debbano essere sempre e comunque più intelligenti ed acculturate delle altre. E comunque quella, ci giocherei le palle, che non ho, di francese non sapeva neanche una parola >> disse lei alzandosi facendo l’atto di tirar fuori il borsellino
Darius le bloccò la mano << ferma. Offriamo noi >>
<< perché tu lo sai? >> la redarguì Zac alzandosi anche lui
<< no. So solo alcune parole .. >> si mise il cappellino celeste e la sciarpa lasciandola penzoloni ai lati del collo poi, adocchiato l’ultimo pezzetto di torta rimasto nascosto dalla tazza, lo prese tenendoselo in mano mentre si avviavano alla porta
<< Zac parla benissimo francese sai? >> si intromise Darius 
<< Effettivamente parlo francese. Mia madre è francese. Per cui riesco a parlare indifferentemente le due lingue >> spiegò Zach
<< io spesso sogno in italiano, quindi credo che, forse, potrei considerarmi madrelingua italiana
no? >> esclamò Costance
<< beh, si suppongo di si >> le rispose lui grattandosi il mento
<< quando ho detto che sognavo in italiano mi è sembrato che tu annuissi. Anche tu sogni in francese? >>
<< no, veramente no. O meglio, a volte si e a volte no >> si fermò un attimo assorto
<< però effettivamente ci sono dei momenti in cui mi viene spontaneo pensare in  francese. Ad esempio, quando ho paura >> annuì convinto
<< Si. quando ho paura penso in francese e a volte anche quando impreco >> la guardò con un sorriso malizioso
<< ed anche quando faccio l’amore. Adesso che ci penso. Si, in quei momenti penso in francese >>
<< allora non mi rimane che spaventarti per ascoltare il tuo accento >> proseguì Costance guardandolo fisso ed infilandosi in bocca l’ultimo pezzo di torta
     La potente risata di Darius fece tremare i vetri dello Starbucks.
     Anche Zach le sorrise e le si avvicinò, prese i due lembi di sciarpa e glie li annodò gentilmente sotto la gola guardandole le labbra.
    Il sorriso dalle labbra poi passò ad illuminargli gli occhi.
 
  pensò che non si era mai accorta di che ciglia lunghe avesse
   
Per riprendersi da quello sguardo ci impiegò tutto il tragitto fino a casa.
 
Cosa le stava succedendo?
Aveva la sua vita perfettamente sotto controllo.
Era felice,  nella sua monotonia quotidiana.
Il pupazzo di neve se ne stava immobile, tranquillo, pacato,  nel centro della sua sfera ad osservare il mondo fuori dalla boccia di vetro.
Poi una mano maldestra aveva scosso la sfera e adesso si ritrovava in un vortice di neve. Fiocchi turbinavano attorno alla ricerca di un posto su cui posarsi.
Frammenti di eccitazione  che le si conficcavano nel cuore ogni volta che sentiva la sua voce o catturava il suo sguardo.
 
Niente i più ridicolo
 
Niente di più assurdo.
 
Si. assolutamente. Ridicolo ..e .. assurdo.
 
Le guardarono dirigersi verso l’ingresso della metropolitana
<< notevole eh la ragazza >> mormorò Darius fissandolo intensamente << le ha rimesse al loro posto in un battibaleno >>
Il sorriso  svanì dal volto di Zach trasformandosi in un ghigno, strinse i denti mentre il dispetto gli appariva in modo evidente << si dà il caso che con quella avrei potuto anche terminarci la serata >>  sibilò
Darius tornò a fissarlo immobile << chi è causa del suo mal pianga se stesso......giusto per citare il nostro mitico professor Sandman appassionato di Dante >> gli battè deciso una pacca sulla spalla << credo che possiamo anche andarcene adesso … e passare alla fase Jared come ti cucino un coinquilino e socio >> fece scrocchiare di dita della mano con gesto significativo.
 
Non appena Jared entrò in casa non riuscì a notare l’atmosfera gelida che vi regnava perché due mani forti e micidiali lo afferrarono per i lembi del cappotto e lo sbatterono alla parete
<< ma che caz… >> esclamò stupito guardando il volto truce di Darius che si trovava a distanza di pochi centimetri dal suo. Poteva sentire chiaramente l’odore della birra che proveniva dal suo alito. Zach se ne stava con la schiena appoggiata alla parete di fronte con le mani in tasca in una posa molto rilassata che però, chissà perché, forse complice la smorfia che gli deturpava la faccia, non gli trasmetteva per niente tranquillità e calma.
<< spero tu abbia una spiegazione valida amico. Prega di avercene una perché ti giuro su dio che questo faccino che ti ritrovi te lo rendo deforme come quello del gobbo di Notre Dame >>
<< mi spieghi cosa stai dicendo? >> chiese Jared mentre gli stava montando l’incazzatura. Ma che gli era preso?
<< sto dicendo che vorrei tu ci spiegassi le ragioni della tua presenza alla mostra su Andy Warhol insieme ad una rossa alquanto mozzafiato >> gli ringhiò Darius strattonandolo di nuovo per il bavero.
<< oh! Quello >> Jared emise un sospiro << è da questa estate che quella cretina mi sta tartassando con telefonate e finti incontri fortuiti nei posti più impensati ..
Darius lo lasciò andare mentre Jared appoggiava di nuovo la schiena alla parete guardando fisso davanti a sé
<< All’inizio questa situazione mi faceva ridere poi però mi ha iniziato a stufare. Da quando poi mi sono messo con Marissa  ho temuto che potesse in qualche modo rovinare il nostro rapporto. Così ho colto l’occasione dell’ invito alla mostra per incontrarla e spiegarle che non aveva speranza con me, che ho una relazione stabile e che sono innamoratissimo della mia ragazza. L’ho volutamente incontrata in posto affollato primo per non darle modo di fare scenate e secondo per non dare adito a pettegolezzi…ma non è servito a niente a quanto pare >> mormorò disperato guardando entrambi con occhi sgranati >>
<< ma perché non mi hai chiesto di darti una mano ? >> esclamò Darius sconcertato
<< perché sono tre mesi che ti coinvolgo nei miei affari in modo del tutto inopportuno >> esalò lui in un sospiro di sconforto
<< a parte il fatto che sono più di tre mesi, ma non sto qui a sottilizzare,…… non capisco perché non hai sentito almeno la necessità di confidarti ! >> continuò dispiaciuto
<< già>> si intromise Zach << se pensavi di aver stressato per troppo tempo lui, avresti potuto rivolgerti a me. Avrei potuto essere presente all’incontro e farle presente cosa prevede a legge per lo Stalking, anche se lo sai anche tu visto che sei avvocato >> continuò serio << in ogni caso promettimi che se continuerà ad essere insistente me ne parlerai >>
<< certo! State tranquilli! Vi metterò al corrente di tutto questa volta >> esclamò sorridendo Jared con l’animo sollevato. Sapere che in caso di necessità li avrebbe avuti entrambi al suo fianco lo faceva sentire più tranquillo << ma non credo che ce ne sarà bisogno. Ha capito la situazione e soprattutto che non aveva alcuna chances >>
Darius appena possibile chiamò Beth per metterla al corrente degli sviluppi e per tranquillizzare sia lei che Costance.
Beth mise giù il telefono con un sorriso << era Darius >> spiegò sorridendo a Costance che capì al volo che tutto era stato chiarito.
Aveva la sensazione di aver trovato un amico vero.
 

come al solito concludo con i ringraziamenti a quelle che mi hanno messo tra le storie preferite, seguite e da ricordare.
spero di non avervi deluso con questo capitolo!
un bacio a tutte, buon proseguimento di vacanze, a chi c'è ancora, di inizio, a chi deve ancora andarci... e buono studio a tutte quelle che hanno esami a settembre!
ciao ciao

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 18 - confusion ***


CAPITOLO 18
 

 
Il telefono squillò per l’ennesima volta.
Zachary sbuffò pesantemente gettando in malo modo la penna sul foglio che aveva davanti.
Il tenente Browny rimase in religioso silenzio trattenendo il fiato.
Quando il capitano aveva quelle fantastiche giornate era meglio evitare di palesare la propria presenza anche con un semplice respiro.
Rimanere trasparenti ecco qual’era la regola.
Trasparenti per non diventare il capro espiatorio della sua furia.
 
Alzò la cornetta come se dovesse scoperchiare un covo di delinquenti
<< Mac COLE >> abbaiò nella cornetta. Quella mattina si era svegliato decisamente con la luna di traverso, cosa che aveva notato anche il sergente Browny che, impalato di fronte alla scrivania, adesso stava spostando il peso da un piede all’altro.
<< cuccia bello >> la risata di Darius dall’altra parte gli irruppe nell’orecchio.
<< ‘zzo vuoi >>  berciò di nuovo mentre dall’altra parte Darius esalava un sospiro rassegnato
<< hai già mangiato la tua dose di miele giornaliera? >> fece una pausa << te ne invio un quintale dici che basti ? >>
<< Darius...>> replicò lui con voce tutt’altro che amichevole mentre congedava il tenente con un secco cenno della mano facendogli capire di andarsene, cosa che lui non se lo fece ripetere due volte precipitandosi alla porta incespicando anche nei propri piedi tanto era la voglia di uscire da lì. Era un periodo piuttosto nero per il capitano Mac Cole e di conseguenza il suo umore nero si riversava a cascata su tutti loro.
Il clima che si respirava alla centrale il quel momento era piuttosto teso visto che al minimo errore MacCole sbraitava come un dannato.
Aprì la porta e si catapultò fuori.
<< dunque >> riprese Darius << stasera abbiamo pensato di andare a cena da Law al The Wosley, che ne
dici ? >>
Inarcò un sopracciglio << da Law? >> poi si chiuse in un muto silenzio
<< ci sei?  Dicevo…volevamo… chiederti se ti andava,… >>
<< volevamoooo?.. chi? >> mormorò sospettoso
<< oh! >> mormorò Darius con noncuranza << chi siamo.. ecco..dicevo… Jared ha chiesto il favore di andare a cena al TW riunendoci tutti…..>> esitò un attimo attendendo dall’altra parte un segnale ma ebbe in risposta solo un grugnito.
La cosa era più difficile di quanto immaginasse.
<< ..ecco.. saremmo solo io, te, Jared, Eric, Law e…e… le ragazze..>>
<< quali ragazze? >>
<< ma come quali ragazze !?! le ragazze no? >>
<< voglio i nomi >>
<< cazzo Zach non siamo ad un interrogatorio ! Devo piazzarmi la luce di una lampada sulla faccia mentre rispondo? Sono loro, le ragazze! Marissa, Sarah, ecc... >>
<< definiscimi l’eccetra >>
<< e va bene! Marissa, Sarah, Sia, Beth e.... Costance >>
<< fottiti! >>
<< Zach! Smetti di fare l’idiota asociale incompreso! ..volevamo solo fare una specie di riunione del  gruppo della Cornovaglia … >>
Silenzio assoluto
<< e poi sarebbe anche un modo per dare una mano a Marissa e Jared. Intanto iniziamo a riallacciare i rapporti poi…il loro legame piano piano inizierà ad essere più evidente... Ed a quel punto.... se la vedranno loro con Eric... >>
Silenzio di nuovo
Darius udiva chiaramente il rumore dei secondi che stavano scorrendo sull’orologio che Zachary aveva sulla scrivania. Si schiarì la voce azzardandosi a chiamarlo <<... Zach?.. >>
Grugnito
<< ... sei ancora lì ?... >>
Secondo grugnito
<<.. ho capito.. .. hai perso l’uso della parola ..allora facciamo così, rispondimi con un grugnito per dire si e con due grugniti per dire no >>
<< fottiti Darius. A che ora? >> replicò con voce piatta
<< alle 22,00, così Law può abbandonare la cucina e sedersi insieme a noi >> rispose allegro  tirando mentalmente un respiro di sollievo ed ignorando bellamente l’umore per niente piacevole dell’individuo all’altro capo. Rimise giù subito al fine di evitare un qualsiasi ripensamento.
 
Al The Wolseley.
Alle 22,00.
 
Questo lo obbligava ad incontrare di nuovo Costance.
E va bene.
Per Jared e Marissa.... lo avrebbe fatto.
Doveva solo cercare di non lasciarsi  turbare da lei, cosa che Costance ultimamente sapeva fare benissimo anche se non se ne rendeva conto.
 Non indagò oltre sul perché ogni volta che c’era lei, lui ogni tanto perdeva il contatto con la realtà e si lasciava andare in fantasie non proprio innocenti.
Cristo Santo ecco che ci ricascava di nuovo!
Concentrazione
concentrazione
Al lavoro
ecco cosa doveva fare
doveva mettersi subito al lavoro!...
...
....che doveva fare...?!?..
 
 
L’idea che Darius aveva lanciato in merito alla cena al TW era stata accolta dalle ragazze con molto entusiasmo, soprattutto da Sarah e Sia che non vedevano l’ora di incontrare di nuovo Eric e Law.
Un po’ meno da Costance.
Non aveva voglia di incontrare di nuovo Zach. All’improvviso si sentiva un po’ intimidita in sua presenza e quello che la rendeva più perplessa era il fatto di non riuscire a leggersi bene dentro e darsi una spiegazione. Era come uno spartito con le note messe tutte alla rinfusa.
Insomma, da quando c’era stato quell’episodio in cucina si sentiva scombussolata ogni volta  che lo aveva vicino. Ed a volte, quando sentiva nominare il suo nome, il cuore lasciava un battito e sentiva chiaramente le guance arrossarsi.
Che disastro che era!
Ma la cosa peggiore era che le sembrava di iniziare a provare un leggero fastidio al pensiero di non essergli molto simpatica, e questa, dal suo modesto punto di vista, era una cosa molto preoccupante.
 
<< non vedo perché dovrei mettermi questo abito >> esclamò contrita. Le sembrava di aver già vissuto un episodio simile alcuni mesi prima....in Cornovaglia...
<< perché vogliamo essere presentabili al mondo e magari fare qualche conquista? >> le rispose dolcemente Marissa
<< Mari non parlarmi con quel tono >>
<< quale tono? >>
<< come se tu spiegassi ad un bambino di 3 anni perché deve prendere lo sciroppo. E comunque quell’abito è tropo scollato >>
<< non è troppo scollato >> replicò Marissa
<< è vero >> annuì pensierosa scrutandosi nello specchio << hai ragione, non è troppo scollato.... non si vede neanche l’ombelico >>
Le ragazze iniziarono a ridere
<< dai Costance finiscila. Quello di prima era troppo trasparente, quell’altro troppo corto, questo tropo scollato....per una volta potresti lasciare fare a noi e fidarti ?... hei! Fermi tutti! Ho trovato! Ti presto il mio tubino rosso ! lascia solo la schiena nuda.. ma tutto il resto è copertissimo >> aggiunse Sia illuminandosi tutta.
<< non sarà corto? >> chiese timidamente Costy
<< non più corto dei minishorts che usi a volte >> proseguì Sia << cos’è sei diventata timida tutto insieme? >>
<< non sono timida >> replicò lei . Si sentiva semplicemente inadatta.
Eccola di nuovo quella sensazione.
Perché, al di fuori del suo mondo fatto di studio, doveva sempre sentirsi così inadatta e fuori posto? Si sentiva ridicola con qualsiasi abito che non fosse un paio di jeans, le sembrava che tutti guardassero lei perché era goffa, la parola look la metteva a disagio, preferiva restarsene nel suo comodo universo , convinta che l’abito non facesse la differenza e che contava quello che avevi dentro….. e lei sentiva di avere tanto dentro…ma di non riuscire a tirarlo fuori….
Ma proprio adesso doveva iniziare con le sue paranoie? Fece un sospiro
<< .... devo solo prepararmi all’idea......... quante ore abbiamo di tempo ? >> continuò soprappensiero, poi vide lo sguardo truce delle altre e si affrettò a continuare <<.... va bene, va bene........passami questo tubicino rosso e facciamola finita ! >>
Marissa e Sia alzarono le braccia al cielo e rotearono gli occhi << tu.bi.no si dice tu.bi.no segui il labiale! >> poi proseguirono imperterrite << infilalo e andiamo! Avanti! MARCH! >>
Costance sbuffò di nuovo.
Si raccolse  i capelli in un morbido chignon lasciando libere due ciocche ai lati del viso ed infilò l’abito rosso che le stava a pennello
<< allora, io e il mio tu.bi.no siamo pronti. Andiamo? >>
<< ma non hai un paio di scarpe tacco dieci o dodici? >> chiese Sarah guardandola pensierosa
<< no che non ce l’ho! Come farei altrimenti a correre per prendere al volo la Metro? Indosserò le mie ballerine avorio e.. speriamo che non piova!
  
Calmo. Stai calmo.
Doveva solo prestare meno attenzione possibile a Costance.
Ma fin da subito, appena sollevò lo sguardo, e la vide scendere le scale, capì che la sua decisione sarebbe stata messa a dura prova.
Indossava un tubino rosso fuoco che metteva in risalto il corpo esile e curve al punto giusto
Aveva i capelli raccolti in uno chignon basso con alcune ciocche che scendevano ai lati del viso. Perfetto.
Un trucco leggerissimo.
Ma d’altronde lei non aveva alcun bisogno di troppi artefizi per essere bella.
Lo era.
Fine della storia.
La seguì lungo tutto il percorso senza mai staccarle gli occhi di dosso e guardando in modo truce chiunque, ed erano in molti, la osservasse con quella scintilla di lussuria negli occhi.
 Sospirò arrendendosi all’evidenza e come in un dejà vu gli tornò alla mente un pensiero già “pensato” era inutile, anche se inconsapevole, attirava gli sguardi così come il magnete della bussola è attirato dal nord.
Quando un coro di ciao lo salutò capì che oltre all’apparizione bionda, esistevano anche altre persone intorno a loro.
Sbattè le palpebre una o due volte poi staccò con fatica lo sguardo da Costance e lo posò sulle altre ragazze rispondendo al saluto sorridendo.
Si schiaffeggiò da solo imponendosi di guardare anche gli altri.
Si sedettero al tavolo e, per uno scherzo del destino, si ritrovò seduto a fianco di Costance che era a capotavola.
Accanto a lui sedeva Darius e di questo ne fu felice perché con lui vicino molte insicurezze sparivano.
Alla destra di Costance sedeva Sarah poi c’era Law.
Law che per quella occasione era seduto al tavolo con loro e sembrava essere su di giri.
Non faceva che parlare.
Non che fosse una cosa insolita, dal momento che essere al centro dell’attenzione era il suo scopo recondito.
Era inutile, nessuno poteva farci niente, era fatto proprio così, faceva parte del suo essere e gli veniva spontaneo ogni volta.
Tutto il contrario di lui che invece faticava a stare in gruppo.
Con degli sconosciuti poi...
Grazie a Law ed alla sua loquacità ben presto  ritrovarono tutti quanti il loro affiatamento.
Jared e Marissa, seduti vicino, erano talmente terrorizzati di far trapelare qualcosa ad Eric che finirono per ignorarsi per tutta la serata suscitando uno sguardo di perplessità negli occhi di quest’ultimo.
Zach si era chiuso nuovamente in un mutismo cosmico nonostante le gomitate di Darius che lo spronava ad intervenire nella conversazione con Costy e Sarah.
Inevitabilmente, grazie ad un conversazione ben manovrata da Sarah,  si ritrovarono a parlare anche delle bellezze famose che anche loro avevano avuto il piacere di conoscere e che, a quanto era trapelato da alcuni discorsi vaghi ed alcune allusioni a mezz’aria, alcuni di loro ancora frequentavano ogni tanto
<< tu Jared non hai incontrato più nessuna di loro mi sembra >> gli chiese Law curioso
<< No. >> rispose deciso
<< come mai? Mi pareva che con quella rossa tu ci dassi dentro parecchio >> continuò per lui Eric ridacchiando in modo allusivo. Jared si mosse a disagio sulla sedia mentre Marissa si drizzava sulla sedia come se avesse ingoiato un manico di scopa
 << Come si chiamava?…>> continuò imperterrito Eric <<.. ah! Si! Sally…. Olly >>  rimase un attimo incerto
<< Allie >> intervenne pronta Marissa, mordendosi poi la lingua sotto lo sguardo accusatore delle ragazze. E va bene! Non c’aveva pensato! Il nome le era uscito fuori ancora prima che il cervello traducesse quanto detto da Eric
Jared sbiancò leggermente mentre Marissa lentamente voltava la testa verso di lui appoggiando il viso al pugno chiuso in trepidante attesa della risposa
<< è da un po’ che non la vedo >> replicò con voce strozzata guardando Marissa
<< ma non era il mese scorso che ti aveva mandato l’invito per la mostra su Andy Warhol? Me lo ricordo perché era arrivato in ufficio >> proseguì ciarliero Eric
<< si. Ma non ci sono andato >>
<< ah! Credevo di si perché l’invito poi era sparito >>
<< l-l’ ho buttato via >> una goccia di sudore gli si formò sulla fronte, se l’asciugò rapido con l’indice mimando una leggera grattatina, mentre un rivolo gli percorse lento tutta la spina dorsale . Sentì perfettamente l’attimo in cui andava a scontrarsi con l’elastico delle mutande e li si allargava in un alone umidiccio.
<< e quando c’è stata l’inaugurazione della mostra? >> chiese con tono interessato Marissa
Eric corrugò la fronte concentrandosi sulla richiesta di lei
<< andiamo! Che ci importa? Quando c’è stata c’è stata, che ce ne importa?  >> Darius si intromise prepotentemente nella conversazione scrollando le spalle
<< Mi sembra il 22 >> Eric cercava di essere il più esaustivo possibile
Il 22, il giorno che le aveva detto di avere una riunione importante e che si sarebbero incontrati il giorno seguente. Brachicefalo putrescente!
<< ah. Si. il giorno della riunione >> disse con fare annoiato Marissa mentre un gemito soffocato le perveniva dalla sua destra, posto occupato dal brachicefalo putrescente.
<< quale riunione? >> mormorò stupito Eric << è da un mese che non ne facciamo, anzi ne proporrei una per la prossima settimana giusto per fare un po’ il punto della situazione delle cause ancora aperte >> guardò Jared e Darius con aria professionale inconsapevole di rigirare il coltello nella piaga
Anche Darius e Zachary iniziarono a dare segno di disagio, sembrava fossero seduti sui carboni ardenti. Non riuscivano a stare fermi sulla sedia. Venne in loro aiuto Sarah che, nonostante fosse all’oscuro di tutto, si intromise per far cadere quell’argomento, quella sera c’erano loro lì. Loro e nessun’altra << vorrei sapere perché siamo ancora qui a parlare di quelle . A noi qui non ce ne importa niente. E  visto che adesso noi siamo qui e loro invece no….. che ne dite se le lasciamo fuori? >>
Costance si sentiva in colpa per non aver detto niente a Marissa, anche se non c’era molto da dire. L’allarme era rientrato quindi perché raccontarle tutto? Però…. una puntina di rimorso .. faceva sempre capolino. Cercò di concentrarsi su quello che diceva Sarah.  chi dovevano lasciare fuori?
<< ma chi? >> si ritrovò a chiedere Costance che non aveva afferrato bene perché presa dai propri pensieri
 << le oche giulive? >>
<< ahi! >> urlò Zach << mi hai dato una pedata? >> guardò truce Sarah che nella foga di zittire Costance aveva sbagliato mira
<< n-n-no >> esclamò lei rossa come un peperone
 << ha un tic nervoso >> spiegò seria Costance << ogni tanto le parte la gamba... è un po’ come il singhiozzo.. ti viene sempre all’improvviso >> lo guardò negli occhi sbattendo le ciglia
<< mi stai prendendo per il culo ? >> ecco. Quello era il motivo per cui se ne stava chiuso in quel mutismo cosmico. Per evitare come al solito di essere cafone
<< solo un pochino >> replicò lei sorridendo leggermente << volevo capire se avessi una paresi momentanea della favella, ma a quando vedo non è così , sempre in piena forma >>
Darius iniziò a ridere, era inutile li trovava spassosissimi quei due insieme,  mentre Zach gli rivolgeva uno sguardo carico di disapprovazione.
Ci si metteva pure lui?
Marissa si stampò un sorriso falsissimo sulla bocca decisa a portare a termine quella cena anche se non vedeva l’ora di rimanere sola con Jared per dirgliene quattro. Oh si! Glie ne avrebbe dette di tutti i colori a quell’avvocatuncolo da strapazzo! Se pensava di incantarla con la sua abile parlantina si sbagliava di grosso!
 
Jared lanciò una muta richiesta d’aiuto a Darius che gli fece cenno di stare tranquillo ed indicandosi con un dito gli fece capire che ci sarebbe stato anche lui quando avrebbe spiegato tutto a Marissa… sempre che quest’ultima non mandasse a cagare entrambi.
 
Il gruppetto di ragazzi entrò all’improvviso.
In modo un po’ confusionario spiegarono che avevano prenotato un tavolo per le 21,00 ma erano rimasti bloccati alla periferia di Londra a causa di un incidente. Erano già le 22,30 ed erano perfettamente coscienti che era tardi, ma chiedevano ugualmente se potevano mettersi a tavola cercando di finire quella serata in bellezza.
Il maitre guardò Law che aveva ascoltato tutto ed a un suo cenno affermativo del capo, rispose loro sorridendo di seguirlo al loro tavolo.
Costance riconobbe subito la testa bionda di Timothy che svettava in mezzo agli altri con il suo metro e ottanta di altezza.
La cosa più stupefacente era che lui non l’avesse ancora notata e non perché doveva notarla per forza, ma perché lui si vantava di essere un tipo che non appena entrava in una stanza guardava, osservava e registrava tutto, cose e  persone.
Niente gli sfuggiva.
Spesso quando uscivano da un bar lui si ritrovava a descrivere per filo e per segno l’arredamento, le cameriere.......
lei... spesso non riusciva a ricordarsi neanche cosa aveva mangiato in quel bar... figuriamoci tutto il resto...
E invece, quella sera, il signor Timothy Hatton non si era accorto neanche di lei.
Gongolò.
Oh per quanto glie l’avrebbe rinfacciato !
 
Finalmente, dopo una buona mezz’ora che il gruppetto era seduto, Timmy guardò verso il loro tavolo.
Strinse leggermente gli occhi come a voler mettere a fuoco le immagini mentre lei, inchinandosi leggermente, si portava in sequenza, la mano al petto, alla bocca, alla testa e infine ad indicare il cielo, nel tipico saluto musulmano. Timothy sgranò gli occhi per la sorpresa. Poi, scusandosi con i commensali si avvicinò al loro tavolo.
<< Costy! >> la salutò allegro mentre le tendeva la mano facendola alzare e chiudendola in un abbraccio. Si allontanò da lei alzandole  il braccio e facendole fare un giro su se stessa
<< wow >> l’apostrofò compiaciuto << perché non usi questi abiti anche per venire al dipartimento? >> mormorò speranzoso << sei una sirena >> continuò ignorando lo sbuffo di Costance seguito da quello emesso più sottovoce da Zach
<< come mai qui ? >> gli chiese lei curiosa
<< niente di che, abbiamo vinto una scommessa e quindi i due biondi che vedi seduti dalla parte del muro e che adesso stanno guardando nella nostra direzione, devono pagarci una cena >> esitò un attimo << io.. devo tornare là..da loro...ci vediamo domattina? >> esclamò speranzoso
<< devo dirti una cosa importante >>
sicuramente c’era di mezzo una donna pensò Costance.
Sicuramente voleva provarci con lei pensò Zach provando un senso di disagio.
Timothy mosse qualche passo poi si voltò di nuovo verso di lei
<< Costance me lo faresti un favore? >>
<< cosa? >>
<< verresti al tavolo con me? Vorrei presentarti ai miei amici e farli schiattare di invidia >> esclamò sorridendo
Non è un trofeo da mettere in mostra ringhiò silenzioso Zach
<< non sono un trofeo da mostrare agli amici >> replicò Costance
Brava!
<< Costance  so benissimo che non sei un trofeo da mettere in mostra. Sei la persona più intelligente del nostro corso e ti ammiro non per le tue gambe >> fece un attimo di pausa
<< cioè.. anche per.. quelle >> continuò ammiccando mentre lei gli dava un colpo sulla spalla
<< ma soprattutto per la tua mente brillante >>
<<.. ma... non so... >> esclamò lei titubante ed in imbarazzo
<< dai .... ti prego... >> le prese la mano ed iniziò a tirarla verso il loro tavolo mentre lei faceva un po’ la reticente
<< ti da fastidio? >> la voce cupa di Zach giunse dalle loro spalle. Non si era neanche alzato ma il tono di voce era così minaccioso, nonostante fosse sommesso, che Timothy sbiancò
<< no, no, ci conosciamo da tanto.. è un mio amico.. >> spiegò veloce Costance spingendolo per la schiena  ed incitandolo a raggiungere il tavolo.
Zach continuò ad osservare da lontano, con aria truce,   la presentazione di Costance e gli sguardi ammirati che le venivano rivolti da quella massa di pivelli ormone dipendenti.. bastava vedessero una bella ragazza ed andavano tutti in fibrillazione orgasmica.
Si mosse leggermente a disagio sulla sedia poi si rilassò un attimo quando vide Costance tornare verso il loro tavolo e sedersi sorridente << non mi mollavano più >> esclamò scusandosi.
Lui si appoggiò allo schienale premendosi le dita alla radice del naso come se avesse mal di testa, poi borbottò qualcosa sul nord geografico che lei non afferrò << scusa? >>
<< niente >> si tirò su << non è colpa tua >>
<< di la verità >> gli sussurrò Darius in un orecchio mentre Costance parlottava con Sarah
<< visto la tua grande loquacità di questa sera e la tua grande capacità oratoria, hai pensato che Costance decidesse di terminare la serata laggiù >> Zach lo guardò assumendo la classica espressione di non-ho-la-più-pallida-idea-a-cosa-tu-ti-riferisca
<< credo che tu abbia frainteso quello che io....>>
<< si, si, >> lo interruppe Darius << lo so cosa vuoi dirmi, credo che tu abbia frainteso quello che provo...bla,bla,bla, ma sai cosa ti dico? Che mi sa tanto che quello che ha frainteso tu sia
 proprio tu! >> sorrise a Costance che si voltava di nuovo verso di loro.
 
…..Aveva frainteso?
Sarah era veramente sconcertata, si sarebbe aspettata di tutto quella sera tranne che essere trattata in quel modo da Law.
Aveva davvero frainteso tutto durante quella famosa settimana? No perché quella sera Law la stava trattando come una semplice amica, quasi una sorella e lei non voleva essere trattata in quel modo, ma non sapeva come fare per attirare la sua attenzione. Anche adesso, da vero mattatore della serata stava raccontando del suo piccolo Brutus che a causa di una incomprensione con la signorina Arrow era stato tacciato dalla stessa come un terremoto ingestibile ed aveva terminato accusandolo di non aver insegnato niente al cane e che avrebbe dato le dimissioni da dog sitter seduta stante.
<< scusa >> la voce di Jared penetrò nel discorso colorito di Law
<< stai parlando di quella massa di pelo di 60 kg? >>
<< adesso lo fai sembrare ingombrante, in realtà è un cane adorabile >> disse rivolgendosi alle ragazze
<< non dategli retta , abbiamo trovato un equilibrio perfetto a casa , siamo tre begli scapoloni >>
<< ma sta in casa Brutus? >> chiese stupita Beth
<< no, in realtà Brutus sta sulla terrazza. L’abbiamo coperta ed attrezzata ad appartamentino per un cane single. Ha tutti i comfort possibili, cuccia calda, spazio per giocare..
<< vasca idromassaggio, televisore al plasma per vedere le corse dei cani.. >> lo interruppe ridendo Darius
<< tu ci scherzi ma Brutus è veramente contento di stare con noi >> replicò Law
<< si infatti ne parlavamo anche l’altro giorno >>
<< con chi? >> chiese curioso Law
<< con Brutus no? e si è detto molto contento di questa convivenza >>
<< ed io che ti sto anche qui ad ascoltare >> fece un gestaccio con la mano roteando gli occhi poi continuò
<< comunque il problema è che devo trovare subito qualcuno che lo porti fuori il pomeriggio, io ci penso già al mattino ma non basta, deve uscire anche al pomeriggio per una passeggiata più lunga, per sgranchirsi le gambe....
<< posso farlo io >> si ritrovò a dire Sarah. 
ma che cazzo le era uscito dalla bocca?
Lei ?....
Lei….che in tutta la sua vita aveva avuto solo un cricetino Roborosky perché era rimasta affascinata da Hamtaro il cricetino di Laura, della serie manga giapponese che veniva trasmessa in televisione. L’aveva voluto con tutte le sue forze e l’aveva accudito per sei anni, poi era morto con grandi tragedie ed un lutto di alcuni mesi...
 
certo...aveva due occhi...
come Brutus,
 
....aveva 4 zampe...
come Brutus,
.
... aveva una bocca....
come Brutus.....
 
ecco .. si discostava un po’ nel peso..... 30 gr. Contro i 60 Kg.... a quanto dicevano...
 
<< ma sei scema? >> le sussurrò Sia voltandosi verso di lei, facendo finta di cercare qualcosa in borsa
 ma insomma! Era sempre un cane! 
Bastava un comando secco ed il gioco era fatto ... una volta aveva visto pure una galà di animali dove i cani dimostravano le loro abilità nell’ agility dog...... insomma, che ci voleva, bastava dirgli seduto! Attacca!... no.. attacca no, quello era nel film di Rex quando doveva catturare un malvivente
<< lascia fare a me >> le rispose a mezza bocca << ci saranno pure dei libri con elencati i
 comandi ...>>
<< guarda che non è un forno a microonde che basta leggere il libretto delle istruzioni >> replicò Sia continuando a rovistare in borsa.
La voce di Law interruppe la loro conversazione a mezza voce e sancì l’inizio di una nuova era
<< davvero Sarah ti offriresti per questo lavoro? Non sai quanto mi farebbe piacere affidarti Brutus. Saprei che è in mani veramente sicure >>
sull’ultime parole ebbe un fremito di vergogna ma si ritrovò ad affermare pronta << certo! Con molto piacere! Ci so fare abbastanza con gli animali >> evitò gli sguardi delle altre quattro che sicuramente dovevano avere dipinto in volto l’espressione più incredula di questo mondo dal momento che ignoravano completamente questo suo lato......come lei d’altronde ma ormai il dado era tratto.... per cui non le restava che attraversare il Rubicone.... e che Dio glie la mandasse buona....
<< potresti venire già domani pomeriggio così intanto lo conosci e prendete confidenza l’uno con l’altro >> intanto Law continuava con la programmazione
<< io lo porto fuori al mattino e verso le dodici, tu potresti venire verso......diciamo verso le sei che ne dici? O ti impalla con lo studio? >> la fissò con i suoi occhi azzurri e lei capì in quel momento che avrebbe acconsentito anche a pulirgli casa dopo aver portato fuori il cane
<< perfetto Law. Nessun problema con lo studio >> avrebbe studiato la notte se necessario
<< domani alle sei vengo da te >>
<< perfetto! Non so come ringraziarti, mi hai tolto un peso dal cuore. Vedrai.. Brutus è veramente bravo. Era la Arrow che non lo capiva, ma con te so già che sarà diverso >>
 
Erano appena usciti fuori dal ristorante.
Non avevano fatto in tempo a voltare l’angolo che già Marissa aveva preso per un braccio Jared strattonandolo << una riunione eh? Una Riunione di Lavoro vero? >> era furiosa. Era talmente furiosa che non riusciva neanche ad urlare, la voce le si strozzava in gola. Si sentiva come se all’improvviso la laringe le si fosse restrinta per cui i suoni uscivano in modo stridulo.
Non aveva neanche aspettato di essere da sola con lui tanto era la voglia di torcergli il collo.
Darius e Zach si avvicinaro a loro
<< che c’è ? >> sbraitò verso di loro poi rivolgendosi a Jared << abbiamo anche i secondi? Dobbiamo forse scegliere le armi per il duello? >>
<< Marissa, cerca di calmarti. Non è come sembra >> tentò di spiegarle Jared lanciandole uno sguardo disperato. Si sentiva mancare il terreno sotto i piedi e non trovava niente a cui aggrapparsi. Un senso di totale impotenza si stava impadronendo di lui.
Non sarebbe mai riuscito a spiegarsi . sentì chiaramente il groppo alla gola ed un’umidità strana agli occhi. Non poteva piangere. Non aveva mai pianto per nessuna. Non voleva farsi vedere debole
<< Marissa >> Darius le si avvicinò lentamente << potresti ascoltarlo prima di giungere a conclusioni affrettate?. Io e Zach siamo perfettamente al corrente della cosa e ti giuro che non hai niente da rimproverargli, se non di non essersi aperto con noi ed aver chiesto aiuto >>
Marissa lo guardò sorpresa senza capire, mentre intanto anche Beth Costance e le altre si avvicinavano.
Jared raccontò tutto, della sua leggera infatuazione iniziale, quando erano in Cornovaglia e poi l’insistenza di Allie che aveva rasentato l’ossessività.
<< Dio Jared ma perché non me lo hai detto? >> mormorò Marissa abbracciandolo stretto
<< è quello che gli abbiamo detto anche noi. A cosa servono gli amici altrimenti? A bere un bicchiere di vino insieme siamo tutti capaci >> esclamò con foga Darius che ancora non si rassegnava all’idea di non essere stato coinvolto
<< ve l’ho detto ragazzi >> sospirò Jared abbracciando stretta Marissa << non volevo darvi altre preoccupazioni. Soprattutto non volevo che lei si preoccupasse >> la strinse un po’ di più a se baciandole i capelli
<< per favore. In futuro, non usarmi di queste cortesie. Raccontami tutto senza tralasciare niente. non sono così fragile. Preferisco esserti accanto anche preoccupata, che mille miglia lontano da te che stai male >>
<< d’accordo. Da adesso in poi sarà davvero così . facciamo un giro da soli poi ti riaccompagno a casa? >> le propose in modo dolce. Il terrore era passato, lui si era completamente rilassato ed iniziava a godersi quel momento con lei che gli sorrise rispondendogli di sì..
Si augurarono la buonanotte poi si separarono, Jared e Marissa se ne andarono insieme, Zach tornò a casa  e Darius accompagnò le ragazze a Soho.
 
 

eccomi di nuovo....spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... è stato partorito durante le giornate di gran caldo...quindi se ci sono riportate delle str**** sapete a cosa è dovuto.
un grazie di nuovo a quelle che mi leggono e mi seguono.
Grazie di cuore.
e grazie a chi lascia anche il commento, troppo buone.
un bacione grandissimo
costanza

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 19 - new works ***


 CAPITOLO 19
 
Le parole di Law le tornarono in mente
<< perfetto! Non so come ringraziarti, mi hai tolto un peso dal cuore. Vedrai.. Brutus è veramente bravo. Era la Arrow che non lo capiva, ma con te so già che sarà diverso >>
 
Non era diverso......era un disastro!
Alle sei in punto si era presentata a casa di Law. Lui le era sembrato leggermente in ansia poi le aveva spiegato che aveva un problema serio al ristorante per cui sarebbe rimasto poco con loro.
Le presentò Brutus, un Bullmastiff a pelo fulvo che effettivamente era un bel concentrato di muscoli.
L’annusò accuratamente poi, dopo aver capito che lei non era un’esperta e che quindi avrebbe potuto fare tutto quello che gli pareva.....scondinzolò felice dandole una leggera zampata
<< hai visto? Gli piaci già >> esclamò contento Law poi aggiunse
<< quindi posso lasciarti tranquillamente, questo è il guinzaglio fallo correre un po’ poi riportalo a casa dagli da mangiare e mettilo in terrazza >> le mise in mano il guinzaglio e più veloce della luce si avviò alla porta
<< le chiavi di casa sono nel portaoggetti sul mobile vicino alla porta ciao-grazie-di-nuovo-scusa-se-non-resto-ma-devo-andare >> la porta si chiuse con un tonfo sordo.
Sarah guardò il guinzaglio, poi guardò Brutus che seduto la guardava muovendo la coda a destra e a sinistra.
Con un sospiro glie lo infilò, aprì la porta.... e fu catapultata fuori da una furia fulva che le permise appena di chiuderla prima di essere trascinata giù per le scale.
Si fermarono da basso di fronte all’ampio e pesante portone di legno massello dipinto di verde. Sarah si riprese un attimo portandosi la mano al petto cercando di far cessare i battiti furiosi che vi si agitavano. Lo guardò seria poi, con tutta l’autorità possibile, stabilendo che doveva essere lei  che lo portava a fare una passeggiata e non lui che portava a spasso lei, lo rimproverò
<< Brutus! Stabiliamo la prima regola principale: io tengo il guinzaglio, io decido dove andare, io decido quando fermarmi e sempre io quando proseguire >> Brutus la guardò inclinando leggermente la testa
Poi, una volta aperto il pesante portone si catapultò di nuovo fuori incurante dei suoi richiami.
Alla fine, dopo aver puntato i piedi per terra, ed aver rischiato di essere trascinata come se stesse facendo lo sci d’acqua, e dopo essersi aggrappata ad un palo della luce, riuscì ad avere la meglio su Brutus
Doveva fare una chiacchierata con James e Lilian, i due addestratori amici di sua sorella e suo cognato, perché era impensabile dover attraversare tutto il parco spostandosi di lampione in lampione.
Le era sembrato che Brutus iniziasse a capire che doveva seguirla amabilmente senza fare di testa sua.
Forse non era così male come dog-sitter
Nel parco c’era ancora gente, bambini che giocavano ancora nonostante il sole fosse già calato all’orizzonte e facesse freddo, coppiette di innamorati che passeggiavano mano nella mano o abbracciati, vecchietti che indugiavano sulle panchine chiacchierando.
Stava conversando con un gentile signore che le chiedeva notizie del cane, tenendo le braccia incrociate al petto ed il guinzaglio nella mano destra quando Brutus scattò repentinamente in avanti. Le braccia le si aprirono e lei si ritrovò a fare un giro su se stessa mentre, salutando frettolosamente il suo interlocutore, si ritrovava a seguire Brutus nella sua folle corsa.
Stava già pensando di mollare il guinzaglio e fanculo Law e Brutus quando quest’ultimo si fermò vicino ad una panchina e si accovacciò per terra.
Sarah si sedette appoggiandosi a tentoni con le mani, quasi a cercare a tatto la seduta, era sudata fradicia, aveva le gambe a pezzi ed iniziava a capire perfettamente il punto di vista della Signorina Arrow.
Lasciò vagare lo sguardo su quello scorcio di parco. Gli alberi secolari lasciavano spazio ad un prato centrale che procedeva con lievi avvallamenti e dolci salite. Alla luce del sole doveva essere spettacolare.
Vide le persone presenti avviarsi verso l’uscita ed anche lei, ormai ripresasi dalla corsa, si alzò ed accorciando al massimo il guinzaglio, in caso di necessità l’avrebbe cavalcato, si avviò a casa. Questa volta il tragitto fu più tranquillo.
Rientrarono che lei era già sfinita, ed era solo al suo primo giorno, iniziò quindi a cercare il cibo per il cane. Dopo aver aperto tutti gli sportelli della dispensa, ed il frigo, senza aver trovato niente, mettendosi le mani sui fianchi si rivolse direttamente a Brutus << Brutino, non vorrei dirtelo ma...non riesco a trovare la tua pappa ..
Non aveva ancora finito di pronunciare la parola  pappa che già Brutus si era posizionato nello spazio tra il frigorifero e la porta che dava sul piccolo terrazzo. Si avvicinò perplessa poi vide la chiave infilata in una serratura. Era una porta nascosta! L’aprì esitante mentre Brutus sgusciandole tra le gambe si insinuava all’interno << bravo Brutino >> gli dette delle leggere pacche sulla testa, prese il sacchetto di croccantini, lo versò nella ciotola e gli cambiò l’acqua. Attese che il piccolo ercole avesse finito quindi lo riportò in terrazza.
<< notte Brutus, ci vediamo domani, ma ricordati che da adesso in poi non sarò più così accondiscendente. Dovrai imparare le buone maniere, volente o nolente >> chiuse la porta e scese nel soggiorno.
Si sedette sul divano bianco ed iniziò a guardarsi intorno



L’ambiente era estremamente raffinato ma molto impersonale. Troppo perfetto, non un cuscino fuori posto, un bicchiere in giro, una giacca buttata di traverso sul divano, insomma….qualcosa che facesse capire che quella casa era abitata e non era un’ ambientazione costruita ad arte per una rivista di moda.
Mancava quel tocco di calore che solo una donna poteva dargli.
E lei sarebbe stata disponibile a darglielo quel tocco….fece un sospiro
... se solo lui….
 
Guardò l’orologio, erano già le otto, si sbrigò ad uscire avviandosi verso la fermata della metro.
Ripensandoci la giornata non era andata poi così male.
Volendo trovare il lato positivo della cosa poteva sicuramente affermare che Brutus era un cane affabile, giocherellone… molto giocherellone, ma soprattutto un esploratore nato. Gli piaceva esplorare il territorio in lungo ed in largo.
A lei un po’ meno
L’unica pecca era quella di essere tropo testardo e dispotico..come un umano.
Voleva fare tutto quello che gli pareva .
Scese e si avviò verso casa.
Il primo passo era fatto.
Adesso doveva trovare il sistema di avvicinare Law il più possibile.
Doveva in tutti i modi riallacciare i rapporti con lui.
 
<<… potresti passare ogni tanto dal ristorante… >> le suggerì Sia mentre stavano apparecchiando per la cena e dopo che lei aveva raccontato loro la giornata per filo e per segno
<< … oppure potresti anche accennargli all’idea di istruirlo in modo da fargli avere un comportamento più docile…>>
<<…istruire chi? … >>
<<…sto parlando del cane Sarah… >> fece un sospiro e proseguì << una volta ho visto un film dove addestravano un cane per presentarlo ad un concorso e gli insegnavano ad andare al passo, cioè a camminare a fianco al padrone anche senza guinzaglio. Addirittura gli avevano insegnato a stare seduto o sdraiato, rimanendo in quella posizione anche se il padrone si allontanava. Davvero, finchè non gli veniva impartito l’ordine, non muoveva un passo.>>
Sarah annuì convinta << si. Se lui non fa alcun passo…penso che dovrò farlo io…..se Maometto non va alla montagna….>> mormorò lasciando cadere la frase
<< non essere assillante però >> le suggerì Beth poi continuò << cerca di capire se anche lui è interessato a te altrimenti lascia perdere, sembreresti solo ossessiva >> guardarono di sottecchi Costance sicure che si sarebbe lanciata in una filippica sulla necessità di affermare la propria indipendenza evitando atteggiamenti di sottomissione, ma quella sera sembrava distratta. Farfugliò un bene e non fece alcun commento. In quel momento si resero conto che in realtà lei non aveva ascoltato niente di quello che avevano detto
<< ….e quindi ho pensato di fare un corso per spogliarellista e chiedere un ingaggio al Black cat giusto per racimolare un po’ di soldi … >> riprese Sarah facendo l’occhiolino a Beth
<< bene >> mormorò di nuovo Costance
<< si perché mercificare il proprio corpo dà sempre i suoi frutti >> replicò Sia
<< hu-hu >>
<< ed io sono andata a letto con Jared >> esclamò Beth
<< bene >>
Quattro paia di occhi la guardarono << che ti sta accadendo ? >> le chiese Marissa
<< a chi? >>
<< come a chi? A te, che di tutto quello che abbiamo detto fino ad adesso, tra cui tre o quattro cazzate macroscopiche, non hai sentito niente >>
<< niente…non ho assolutamente niente….sono solo un po’…
confusa
stanca, ecco tutto >> replicò lei perplessa
 
Per tutta la giornata non era riuscita a pensare a nient’ altro che alla serata precedente.
Non era accaduto niente di eclatante in verità, a parte alcune schermaglie verbali e risposte pungenti di Zach.
Eppure c’era qualcosa che non riusciva ad afferrare, era confusa. Si passò lentamente le mani sul viso cercando di rimettere insieme i pezzi di quel puzzle che erano sparsi per tutta la sua mente e che non riusciva a far combaciare tra loro.
O piuttosto, aveva paura a farli combaciare perché non voleva in alcun modo vedere cosa sarebbe scaturito fuori.
 
Non l’aveva confessato a nessuna di loro, ma una notte l’aveva sognato.
 
E non era stato un sogno angosciante.
 
Era stato un sogno erotico nel senso letterale della parola.
Aveva sognato il ragazzo prigioniero del castello di carta, il sogno che aveva fatto la prima sera della’ arrivo in Cornovaglia.
Ma questa volta non si erano fermati al bacio.....
Mani che le accarezzavano la pelle facendola fremere, labbra sensuali che la baciavano appassionatamente scendendo lungo tutto il corpo provocandole dei sospiri di attesa di un qualcosa che neanche lei conosceva.
Gambe che si intrecciavano
Corpi nudi che si sfioravano scatenando sensazioni nuove ed elettrizzanti .
Bocche che si cercavano, si sfioravano, si succhiavano fameliche
Mani che esploravano  lasciando scie infuocate dietro di loro, che toccando punti nascosti e che sconvolgevano la mente annebbiandola facendola gemere e volere di più
Poi finalmente aveva visto i suoi occhi
Ardesie infuocate che la guardavano con passione, mani dolci che le carezzavano il viso, labbra gentili che l’adoravano
Lui che sussurrava il suo nome sulle sue labbra
Lei che lo chiamava tenendolo in un abbraccio passionale
 
Si era svegliata ansimante e sudata.
Aveva guardato verso Marissa per vedere se i gemiti del sogno potessero essere stati reali tanto da averla svegliata
Era rimasta a fissare il soffitto mentre il suo cuore pian piano tornava al ritmo regolare
Doveva essere impazzita
Non ci poteva essere altra spiegazione.
 
Adesso quindi non era più sicura di niente, l’idea di essere in perenne contrasto con Zach le lasciava sempre un po’ di amaro in bocca.
Maledetto lui
 
Nessuna di loro replicò.
La lasciarono in pace a meditare sulla cosa che la faceva stare così. Anche se nella loro mente iniziava a farsi largo l’idea che quel qualcosa fosse in realtà qualcuno.
Per tutta la sera annuì distratta, doveva fare degli sforzi sovrumani per partecipare alla conversazione. Una o due volte riuscì a farle anche ridere con alcune sue imitazioni.
Nessuno le aveva più chiesto l’imitazione di “puccetto”. Le sembrava così lontano quel periodo.
 
A letto, raggomitolata sotto le coperte cercò di concentrarsi sul suo prossimo obiettivo : trovare un lavoretto per permettersi degli extra in più.
 
......Era stato molto più facile di quel che pensava.
 
Una sua compagna di corso le aveva suggerito di provare alla W.B. Company, un’azienda che faceva ricerche di mercato.
Aveva chiamato quello stesso pomeriggio, con un po’ di apprensione, ed aveva ottenuto un colloquio per il giorno successivo alle tre.
 
Si era preparata con cura, aveva indossato un paio di pantaloni di velluto nero ed un semplice maglione a collo alto anch’esso nero. Purtroppo la scelta delle converse nere fu inevitabile, si disse tra se., primo perché possedeva solo scarpe basse, secondo perché era impossibile utilizzare per quell’abbigliamento un altro tipo di scarpa…..o almeno credeva lei..
 
Si diresse agli uffici della W.B. con passo deciso.
 
Il palazzo era situato nella Brompton Road, una strada dove tutti i palazzi avevano la stessa aria: fredda e impersonale come tutti i luoghi frequentati da tante persone ma non abitati.
 
Si fermò davanti alla porta principale, una porta a vetri che rifletteva il via vai di auto della strada e delle persone sul marciapiede.
Costance non si decideva ad entrare, si guardava riflessa in quell’ enorme specchio e si sentiva piccola piccola, come se avesse mangiato, come Alice,  il pezzetto di fungo rimpicciolente.
Forse sarebbe stato meglio farsi accompagnare da Beth, o Marissa o da qualcuna delle altre che a quest’ora le avrebbe già dato una leggera spinta verso la porta.
 
Si fece forza e avvicinandosi sempre di più alla sua immagine che la guardava, spinse l’anta ed entrò.
Un ampio ingresso ravvivato da alte piante verdi, riconobbe due  Kenzie e un Beniamino, le altre piante erano a lei sconosciute, ma bellissime. Alle pareti le varie targhe delle aziende presenti e sotto di esse un bancone in legno scuro, lucido, ravvivato da due composizioni di fiori secchi molto decorative.
Si avvicinò all’uomo seduto dietro al bancone che la stava scrutando, sicuramente fin da quando si era fermata indecisa davanti alla porta,
<< ho un appuntamento alle tre con il Sig. Wheler >>
Lui le fece un cenno di assenso poi si piegò leggermente verso destra aprendo il primo cassetto della scrivania, dal quale estrasse un pass di un bel colore giallo sole
<< nome? >>
<< Costance. Costance Goodwin >>
Scrisse velocemente il nome ed il cognome poi le porse il pass << secondo piano. L’ascensore è a destra, subito dietro l’angolo >>
<< grazie >>
 si avvicinò alla porta di lucido acciaio e schiacciò il pulsante mentre nervosa si guardava nella porta. Possibile che in quel palazzo ci fossero solo porte riflettenti?
Un plin le segnalò che di lì a pochi secondi si sarebbe spalancata la bocca del suo nemico.
Entrò facendo un bel respiro.
Gli ascensori le davano sempre un leggero senso di claustrofobia e le mettevano anche un po’ di timore, il timore di rimanere chiusa dentro o peggio ancora rimanere bloccata tra un piano e l’altro e vedere all’apertura della porta solo una parete di cemento... ansimò leggermente.. ma cos’erano quei pensieri?.. doveva smetterla. ohmiodio ohmiodio cantilenò mentre un senso di nausea le attanagliava lo stomaco.
Fortuna che il tratto da percorrere era così breve che la nausea non ebbe tempo di trasformarsi in terrore perché le porte si aprirono e lei si catapultò fuori come un sasso lanciato da una fionda.
 
La ragazza seduta alla scrivania di un rilassante color giallo chiarissimo, posizionata proprio sotto alla scritta W.B. Company, alzò leggermente le sopracciglia squadrandola attentamente.
Costance si ricompose assumendo una postura fiera, che rasentava l’altezzoso, con il naso puntato dritto davanti a sè, << ho un appuntamento alle tre con il Sig. Wheler >> mormorò sorridendo
La ragazza con aria professionale scorse i vari nominativi scritti sull’agenda aperta
<< la Signorina Goodwin? >>
<< in persona >> rispose lei sorridendo di nuovo
Schiacciò il pulsante dell’interfono avvisando dall’altra parte che la signorina Goodwin era arrivata
<< falla passare >> gracchiò una voce che non le sembrò molto giovane.
La ragazza si alzò, era piuttosto alta, fece il giro della scrivania mettendo in mostra un paio di gambe infilate in un tacco … Costance avrebbe detto diciotto… ma non sapeva se esistessero di tale misura, in ogni caso era un tacco vertiginoso, per indossarlo occorreva sicuramente la patente di guida alpina.
<< mi segua prego >> avanzò davanti a lei ancheggiando mentre lei guardava affascinata quel movimento ondulatorio dei fianchi
Santo cielo! Ma come faceva? Provò a ripetersi a mente i gesti non osando provarli nella realtà, le sembrava fuori luogo provare ad ancheggiargli dietro come una paperella.
La seguì lungo tutto un corridoio illuminato da una luce calda che si rifletteva sulle porte scorrevoli profilate in metallo a doghe in vetro, dal quale gli occhi maschili si posavano su quel corpo ancheggiante al suo passaggio. Le sembrò che gongolasse di piacere a quegli sguardi.
Le fece segno di essere arrivate
La targhetta sulla porta le confermò che quella era la stanza del Sig. A. Wheler
 
Fece un cenno di ringraziamento alla ragazza poi mise la mano sulla maniglia .
Fece di nuovo un bel respiro, andando avanti di quel passo avrebbe rischiato l' iperventilazione,
aprì la porta ed entrò tuffando i piedi in una morbida moquette color panna che attutì i suoi passi
Il Signor Wheler era seduto dietro la scrivania e stava guardando alcune carte. Era sicura che non si fosse neppure accorto del suo ingresso.
Non sapeva se doveva tossire o schiarirsi la voce per farsi notare quando lui, con ancora la testa china sui fogli le disse << si sieda >>
aveva il radar forse?
Si avvicinò cauta e si sedette  rimanendo in attesa
<< bene >> finalmente alzò gli occhi e le sorrise. Aveva un volto cordiale, con due rughe profonde ai lati della bocca, come se ci fosse in quel punto un avvallamento.
<< nome >>
>> Costance Goodwin >>
<< età ? >>
<< ventuno anni a maggio >>
<< venti >> disse lui scrivendolo sul foglietto che aveva davanti a sé.
<< allora Costance come mai si interessa di ricerche di mercato? >>
<< ..mma.. veramente credevo che cercaste del personale per fare le ricerche di mercato >>
<< è così infatti, volevo solo chiederle come vai vorrebbe fare questo lavoro >>
<< ecco per la verità .. vorrei fare questo lavoro per mantenermi agli studi >>
<< mmhmm .. sa di che tipo di lavoro si tratta? >>
<< behhh.. di preciso no.. ma presumo che si tratti di andare ad intervistare la gente no? >>
 << esatto. In pratica molto spesso le aziende ci danno dei prodotti da testare e noi dobbiamo andare di casa in casa a far provare i prodotti alle persone e poi compilare un questionario sulla gradevolezza del prodotto. Facciamo un esempio, vede queste due sigarette? Ecco dobbiamo vedere quale di questi due tipo di tabacco le persone preferiscono. Allora le faccio vedere in cosa consiste il lavoro, io sarò l’addetto e lei sarà la cliente >>
<< benissimo >> si sedette impettita sulla sedia
<< lei fuma? >>
<< hemm.. no >>
<< da quanti componenti è formata la sua famiglia? >>
<< ma cosa c’entra con le si… >>
<< risponda >>
<< prossimi? >>
<< prossimi cosa? >>
<< dico, i componenti… quelli prossimi? >>
<< si >>
<< allora ci sono mio padre, mia madre, e due fratelli >>
<< fumano? >>
<< no.. >> si sentì un po’ a disagio non le sembrava che la simulazione stese andando bene, si riprese subito
<< .. sì mio padre >>
<< bene >>
<< ..la pipa >> aggiunse, mentre lui cancellava quello che aveva scritto
<< allora vediamo di essere precisi per favore >>
<< è quello che sto facendo.. ho anche una zia, è prossima? >>
<< fuma? >>
<<.. no, neanche lei >>
<<…signorina…>> fece un respiro profondo portandosi la mano alla fronte
<< .. dunque..questo è il tipo di conversazione da NON fare durante un’intervista, si perde tempo per niente e in più si rischia di perdere la pazienza. Allora,  parliamoci chiaro… e cerchiamo di essere produttivi….le verranno consegnati dei prodotti da testare insieme alle domande da fare, lei dovrà fare esattamente quelle domande  e le risposte dovranno essere perfettamente pertinenti…nel caso che incontri persone che danno risposte come le sue… lasci perdere e passi al successivo. Per i primi due giorni le verrà affiancata una ragazza, Terry poi si gestirà completamente da sola. Quando può iniziare? >>
<< oh! credo che domani…si domani posso iniziare, nel pomeriggio però >>
<< nessun problema. Ci vediamo domani alle tre >> si alzò seguito da Costance accompagnandola alla porta
<< mi scusi.. se nelle risposte non sono stata precisa.. >> mormorò lei
<< nessun problema mia cara, sicuramente con questo esempio riuscirà a capire meglio come condurre la ricerca >> le strinse la mano sorridente e la fece uscire.
 
<< un lavoro! Ci pensate? Ho un lavoro >> mormorava a tavola
<< anche l’amica di una mia compagna di corso ha fatto quelle ricerche, adesso so che lavora a tempo pieno >> esclamò Sarah
<< davvero? >>
<< si, però credo che lei adesso non vada più ad intervistare le persone. Credo abbia un lavoro d’ufficio >>
<< accidenti >> Costance si battè la mano sulla fronte << quasi mi scordavo di dirvelo. C’era una segretaria che aveva ai piedi il paio di scarpe con il tacco più alto che avessi mai visto…e come ancheggiava camminando, avrei voluto farle il verso.. >>
<< dai, Costance, perché devi sempre prendere in giro le persone che cercano di essere
 aggraziate? >>
<< lei non cercava di essere aggraziata, lei sembrava una che cercava di accalappiare il primo pollo di turno. Puàh, abbassarsi a sculettare in quel modo >> mormorò disgustata facendo roteare la forchetta
<< ma cosa ti ha detto di preciso il Sig. Wheler ? >>
<< mi ha spiegato un po’ in cosa consiste il lavoro, non dovrebbe essere difficile. Mi sono un po’ informata su queste indagini di mercato. Pare che il 35%  delle persone vi partecipa volentieri,
il 20 % è diffidente all’inizio, ma quando capisce che si testano i prodotti gratuitamente, si rende disponibile, la restante parte è indifferente . quindi non credo che incontrerò grossi problemi >> si infilò l'asparago, che fino a quel momento giaceva appeso ai rebbi della sua forchetta roteante, in bocca masticandolo lentamente
<< cosa dovrai fare domani? >> le chiese Marissa
<< non lo so ancora. Domani,  quando andrò lì me lo diranno >>
 
*.*.*.*
 
<< Eric ti devo dire una cosa >> fece una pausa mentre il viso davanti al suo rimaneva impassibile
<< ti ricordi quando dicevo che tua sorella era una rompicoglioni? .. Beh, credo di aver cambiato idea, infatti stiamo insieme da più di tre mesi  >> fissò quel volto impassibile con dipinta una chiara espressione di disapprovazione << che schifo di discorso! >>
Si voltò dando la schiena allo specchio. Si appoggiò al lavandino incrociando le gambe e le braccia ed aggrottò a fronte.
Possibile che non riuscisse a formulare un discorso coerente e sensato? Cercò di svuotare la mente chiudendo gli occhi . rimase in silenzio per alcuni minuti poi si voltò di nuovo
<< Eric, ci conosciamo da una vita e ti voglio bene come ad un fratello…
Si fermò facendosi delle boccacce nello specchio << ed è per questo che sto con tua sorella… >>
Urca che eloquenza!
Con quella capacità oratoria Socrate avrebbe contato si e no  2 o tre adepti, compresi i familiari.
Aprì l’acqua ed abbassò la testa reclinandola di lato. Bevve due sorsate poi l’alzò di nuovo ed avvicinò il viso al suo riflesso << Eric, ci conosciamo da una vita e per me sei come un fratello. Non so come dirtelo perché vorrei che tu capissi bene le mie intenzioni. Allora, da quando questa estate tua sorella è venuta in Cornovaglia non sono più riuscito a togliermela dalla mente.
E’ bella, intelligente, simpatica, piena di vita ed è per questo che al rientro a Londra l’ho ricercata. Ci siamo frequentati per un po’ ed adesso stiamo insieme.
Lo so che un tempo sono stato un po’ farfallone, come tutti noi del resto e come te, ma con lei faccio veramente sul serio, sono pazzo di lei. Lei è quella giusta lo so, è la donna della mia vita. Ti sembrerà strano che dica queste cose ma quando l’ho incontrata all’improvviso mi sono accorto di quanto fosse vuota la mia vita prima di lei.
Perché quando trovi una persona speciale come lei, la tua vita cambia e non fai in tempo ad accorgertene che ti è già entrata dentro. E ti innamori così, passando minuti, ore, giorni insieme a lei sentendo battere forte il cuore quando si avvicina e una voglia pazzesca di stringerla a te e di baciarla anche solo se ti sfiora >> sbattè le palpebre come se si risvegliasse da una trance
Porca Puttana!
Questo.
Era.
Il.
Discorso.
Che doveva fare ad Eric
Presto, cazzo, merda, doveva trascriverlo subito!
Uscì dal bagno come una furia precipitandosi di sotto urlando “ un foglio e una pennaaaaa “
<< ma che ha? >> Zach guardò Darius con espressione dubbiosa
<< boh? Non credo che in bagno stesse lavorando a qualche caso… forse gli è venuta qualche idea mentre era sulla tazza >> replicò Darius sconcertato << o forse il sapere che stasera non sarebbe uscito con Marissa gli ha dato al cervello. Effettivamente oggi era un po’ strano al lavoro >> replicò perplesso tornando poi al suo libro con una scrollata di spalle, mentre Jared iniziava a tracciare geroglifici sull’interno di una scatola di cereali prontamente svuotata del suo contenuto in una ciotola, ed opportunamente aperta a libro.
Avrebbe dovuto impararsi quel discorso a memoria e la mattina dopo lo avrebbe ripetuto parola per parola ad Eric.
Il momento di mettere in chiaro le cose era ormai arrivato.
 
Era arrivato in ufficio per primo e stava camminando avanti ed indietro nella sala centrale, davanti alla scrivania di Zelda la loro segretaria, una signora quarantenne che era stata raccomandata loro dal padre di Eric e che si era rivelato un acquisto eccellente.
Se Zelda fu sorpresa del suo arrivo così mattiniero non lo diede a vedere. Lo salutò cordiale poi iniziò a togliere la copertura al PC e l’avviò. Lui era ancora immerso nel suo discorso che doveva fare e quasi non sentì la porta aprirsi.
All’improvviso si ritrovò di fronte Eric  e perse tutta la sua sicurezza.
Allargò e strinse i pugni due o tre volte << Eric posso parlarti un attimo? >>  mormorò
<< scusa Jared ma devo essere subito in tribunale >> lasciò la frase in sospeso dirigendosi verso la porta del suo ufficio poi però si fermò e voltandosi gli chiese << qualche problema? >>
<< nono, nessun problema, possiamo parlarne quando torni >>  e si diresse anche lui nel suo ufficio.
Pazienza.
Glie l‘avrebbe detto al suo rientro.
Ormai poteva aspettare tranquillamente altre due ore
Dovette però uscire anche lui e rimase fuori più del previsto per cui al suo rientro trovò l’ufficio completamente vuoto.
Pazienza.
Glie l‘avrebbe detto il mattino successivo.... o nel pomeriggio.. forse era meglio 
 
*.*.*.*
 
<< Come è andato il primo giorno di lavoro? >> chiese ansiosa Marissa
<< oh, abbastanza bene direi, con Terry è stato un vero spasso, abbiamo visitato una decina circa di appartamenti. Oggi dovevamo far testare due campioni di birra. E’ stato buffo perché nella maggior parte dei casi all’inizio le persone erano un po’ titubanti, quando aprivano la porta lasciavano solo un piccolo spiraglio poi, quando spiegavamo loro che la birra che dovevano assaggiare era gratuita allora le porte si spalancavano lasciandoci entrare. “mi scusi sa” mi ha detto una signora “ma potevate essere anche del recupero crediti “” Ci pensate? Io del recupero crediti! >>
Risero tutte quante.
<< ma com’è che funziona di preciso? >> domandò Beth
<< dunque >> Costance si sedette << mi siedo perché mi fanno male i piedi, e questa è la parte spiacevole di questo lavoro, allora dicevo, in genere lasciamo i campioni delle cose da testare insieme ai questionari poi, torniamo una settimana dopo per ritirare i questionari completati. Altre volte invece la prova e la compilazione del test avvengono immediatamente.. i questionari con i dati vengono restituiti all’ufficio per essere esaminati. E’ da qui che si desume se un prodotto piace ed in che percentuale >> terminò con aria professionale << domani continuo con Terry e dalla prossima settimana invece andrò da sola, ha detto che imparo in fretta >> esclamò orgogliosa.
 
Il lunedì successivo infatti fu mandata da sola.
In quel caso avrebbe dovuto far compilare subito il questionario, il test riguardava due marche di rossetto.
Niente di più facile pensò Costance.
Prese la sua valigetta, tipo 24 ore contenente il materiale ed uscì dalla W.B. Company armata di volontà, voglia di fare e di buone intenzioni..
 
 
Erano quasi le sei ed aveva già quasi esaurito tutti i campioni, la prova dei rossetti aveva riscosso molto successo e non aveva avuto alcun rifiuto.
Si trovava nell’East Side.
Era un po’ tardi ma, si disse, è il caso che finisca i campioni poi tornerò in ufficio. Si vedeva già presentata come la dipendente del mese per la sua solerzia ed efficienza nel lavoro, nonostante lavorasse solo due pomeriggi a settimana.
Si fermò davanti ad una palazzina elegante e silenziosa. Dalle imposte chiuse si vedevano  alcune luci accese.
Guardò i campanelli Stolen, Jefferson, Klim, Coleman, Sig.ra Cynthia Douglas. Bene, avrebbe suonato a lei.
Stava ancora decidendosi a schiacciare il bottone del campanello quando un uomo con i bavero del cappotto completamente rialzato la precedette
<< chi è ? >>
<< sono Ted >>
Si sentì il ronzio del portone che veniva aperto.
Mentre Ted si immetteva all’interno lei pensò di seguirlo, entrò quindi anche lei sorridendogli poi lo seguì su per le scale.
L’appartamento era al quinto piano.
Si fermarono entrambi di fronte alla porta che portava la targhetta Sig.ra Cynthia Douglas scritta con molti svolazzi .
Mentre l’uomo la guardava con curiosità la porta si aprì e la donna rimase ferma sulla soglia fissandola con sguardo sorpreso.
Doveva cogliere l’occasione al volo senza permettere che le rivolgessero delle domande per cui
attaccò subito con la tiri tera << Buonasera sono della W.B. Company, stiamo conducendo un’indagine su due marche diverse di rossetto, mi occorrerebbe che lei provasse questi due prodotti e poi mi dicesse quale preferisce e perché. Abbiamo preparato anche un questionario in modo da rispondere velocemente >> si soffermò un attimo per riprendere fiato poi continuò titubante <<..l’operazione.. impiegherà veramente poco..tempo…veramente..sarà una cosa veloce >>
Ted, che teneva ancora il bavero alzato si schiarì la voce << Cynthia credo sia opportuno che torni in un altro momento >>
<< si.. credo di si >> mormorò lei poi si rivolse a Costance aprendo di più la porta << prego, si accomodi >> Costance la seguì con dignitosa professionalità.
L’appartamento era arredato in modo alquanto strano, ricordava molto le stanze arabe, folti tappeti a coprire il pavimento, cuscini di chinz variopinti. Un profumo di incenso riempiva la stanza. A dire il vero l’odore era un po’ eccessivo ma d’altronde lei non sopportava quell’odore, le faceva venire il mal di testa, quindi era perfettamente logico che lo trovasse eccessivo.
Motivo in più per fare in fretta, anche perché i piedi le facevano un male cane ma non poteva certo dire a quella signora così distinta se poteva togliersi le scarpe.
La signora Cynthia non doveva aver passato la cinquantina, era una donna bassa, minuta , il naso lungo e stretto ed una bocca con labbra sottili in quel momento prive di rossetto.
Nella stanza c’erano altre due ragazze con una corta vestaglietta celeste, sembravano due estetiste.
Che svolgessero l’attività abusivamente?
<< allora cara, dicevi? >> le chiese la signora con tono dolce
Costance prese la valigetta e con tono da venditrice esperta proclamò << stiamo svolgendo una ricerca sui cosmetici, in particolare su due marche di rossetto. Ho qui due serie di colori, le marche come vedete sono state coperte abbiamo solo i rossetti di marca A e quelli di marca B. voi dovete solo provarli e dirmi su quale tipo vanno le preferenze  e perché. Allora vi va di darmi il vostro aiuto? >>
Le tre annuirono << certamente >> risposero in coro << sarebbe un piacere >>
<< voi di solito vi truccate ? >> chiese Costance prendendo in mano il questionario
<< hemm.. in genere.. si dobbiamo avere sempre un aspetto perfetto per la clientela >>
<< certo >> concordò Costance poi le guardò con sguardo complice << esercitate
abusivamente? >>
ridacchiarono tutte quante annuendo vigorosamente
<< dunque signora ..>>
<< chiamami pure zia Cynthia, mi chiamano tutti così >> le battè affettuosamente sulle mani
<< avrei bisogno del nome e del cognome >>
<< Cynthia Douglas >>
<< numero di telefono ? >>
<< oh, no, mi dispiace, il numero di telefono è privato non posso dartelo >>
<< non volevo quello privato, magari quello del negozio ? >>
<< no-no anche quello ce l’hanno solo le clienti più affezionate >> replicò lei sorridendole benevola e stringendosi nelle spalle quasi a scusarsi
<< non importa..allora..se volete provarli.. >>
Le ragazze iniziarono ad aprire i tubetti guardando il colore e passandolo poi in modo veloce e preciso sulle labbra. Costance le guardò mentre si protendevano verso lo specchio montato nell’interno del  coperchio della 24 ore, stringendo e rilasciando le labbra in modo da stendere il colore in modo uniforme.
Suonò il telefono ed una delle ragazze andò a rispondere. Pronunciò un pronto con voce brusca. Ascoltò assorta un attimo poi coprì la cornetta con la mano e si rivolse alla zia Cynthia << è un certo David e vuol parlare con Lylian >> sussurrò guardando l’altra ragazza sorridendo.
Cynthia però prese svelta la cornetta mentre Costance incurante della conversazione telefonica sistemava il questionario
<< viene a prenderti qui >> disse a Lylian buttando giù il telefono
<< bene >> esclamò Lylian guardando  fisso Costance
<< oh, faremo presto >> la rassicurò lei << siamo quasi alla fine >> chissà perché Cynthia aveva risposto lei per Lylian, si chiese. Forse era una regola dell’attività, niente telefonate personali.
<< verrà verso le sette, quindi abbiamo tutto il tempo >> la rassicurò Cynthia << posso offrirti un caffè ? >>
<< grazie, molto gentile, ma non vorrei disturbare. Oggi siete chiuse? >>
<< in un certo senso >> esitò Cynthia << lavoriamo su appuntamento >>
<< ah! Credo sia il miglior modo di lavorare >> assentì Costance sentondosi anche lei ormai parte del mondo del lavoro << puoi gestire la clientela come vuoi >> riprese Costance mentre loro iniziavano a ridere senza che lei sapesse il motivo. Eccola di nuovo la sensazione di inadeguatezza, per quanto cercasse di essere sempre all’altezza della situazione, quella sensazione rimaneva latente dentro di sé per riemergere in tutta la sua fastidiosità, alla prima occasione.
<< abbiamo finito >> disse in modo incerto << preferite tutte la marca contrassegnata
con la A? >>
<< senza alcun dubbio >> replicarono loro << i colori sono più brillanti inoltre non macchia…....
Furono interrotte dal campanello
<< chi è? >> chiese a voce piuttosto alta la zia Cynthia
<< Aprite. Polizia. >>
La ragazza che si chiamava Lylian sussultò facendo cadere una tazzina. Costance rimase a fissare il caffè che si allargava sul tavolo impregnando la tovaglietta bianca mentre la macchia diventava un continente su una carta geografica.
<< Polizia? >> mormorò l’altra ragazza con tono ansioso
<< tranquille >> mormorò Cynthia dirigendosi verso la porta << se non c’è nessun cliente non possono farci niente >>
L’aveva detto che era un’attività abusiva!
Un pensiero le attraversò la mente e la fece urlare << le attrezzature! >>
La guardarono a bocca aperta
Possibile che fossero così stupide?
Sicuramente nelle stanze c’erano le varie attrezzature per manicure, pedicure e trattamenti vari…ma non fece in tempo a dire niente che Cynthia aveva aperto la porta.
Erano in tre, con abiti borghesi, il primo,  estrasse dalla tasca il distintivo argentato che Cynthia a malapena guardò.
<< salve bellezze >> le apostrofò
<< tenente, sono sicura che c’è uno sbaglio >> sfiatò Costance
<< davvero? >> mormorò lui squadrandole tutte quante con sguardo attento
Glie lo avrebbe detto Cynthia.
Sicuramente adesso glie l’avrebbero detto che lei era lì per una indagine di mercato.
Nessuna aprì bocca.
Allora con il cuore che le rombava come una ferrari nel momento dell’accelerazione da zero a cento fece sentire la sua voce << senta tenente >> mormorò Costance all’uomo vicino a lei
<< come stai pupa? >> l’apostrofò lui
<< b-b-ene grazie  vol.. >>
<< non mi sembra. Siediti pure che ne avremo per un po’ >>
<< stavo per andarmene veramente. Io ho finito il mio lavoro qui >>
<< davvero? >> il tenente inarcò un sopracciglio << non credo sia il caso. Siediti >>
Costance si sedette chiudendo la valigetta con mano tremante
<< insomma volete spiegarmi? Cosa c’è che non va? >> esclamò Cynthia con tono esasperato
<< chiedilo a David >>
<< David ? >> Cynthia sbiancò leggermente
<< già. Lo abbiamo preso stamani >>
Barcollò leggermente diventando cadaverica
Costance si sentì in dovere di intervenire << stavamo bevendo un caffè e rispondevano ad una ricerca di mercato >>
Lui la guardò attento << che c’è lì dentro? >> chiese indicando la valigetta chiusa
<< solo tubetti di rossetto >>
<< tubetti? >> un’idea improvvisa gli balenò in testa << perquisite tutto >>
<< non c’è niente qui. >> urlò a quel punto Cynthia << non traffico con quella roba io >>
<< c’è sempre una prima volta. Avanti tutte al comando >>
Costance, nonostante avesse le gambe che le tremavano ci provò di nuovo esalando un
<< credo che ci sia un terribile equivoco, io non abito qui >>
< siediti pupa >>
<< lei non  ha capito. E non mi chiami pupa >> replicò con voce ferma
<< dice la verità >> esclamò Cynthia, mentre Costance la guardava con riconoscenza
<< certo. Nessuna di voi abita qua, passavate tutte per caso ed è per questo motivo che adesso ce ne andiamo tutti quanti a fare un bel giro panoramico verso la centrale >>
<< mi creda tenente c’è un malinteso >>
<< quando sei arrivata? >>
<< non so di cosa stia parlando >>
<< ah no? >> esclamò annoiato lui << allora vi pregherei di accomodarvi all’esterno sul furgone che vi aspetta appena fuori dal portone >>
<< Oh. Mio. Dio >> gemette Lylian
<< non voglio andare col furgone chiamate un taxi >> esclamò l’altra ragazza
<< magari una limousine che ne dici? Avanti.avanti. giù per le scale prego >>
Costance prese la valigetta, non voleva che alla ditta l’accusassero di incuria.
Figuriamoci se in quel casino in cui si trovava pensavano all’incuria.
Salì sul furgone senza dire una parola, si sentiva come paralizzata, come se fosse sotto l’effetto di un anestetico. Iniziò ad inspirare velocemente, quello di cui non aveva bisogno in quel momento era di un attacco di panico. Strinse le mani sul bordo della valigetta considerandola il suo punto fermo, il baricentro a cui aggrapparsi per restare in equilibrio.
Arrivarono alla centrale abbondantemente dopo il suo normale orario di rientro in ditta.
chissà cosa avrebbero pensato
il ragazzo alla scrivania all’ingresso alzò gli occhi dalla cartelletta blu sulla quale stava scrivendo
<< cosa abbiamo ? >>
<< una retata di quelle >> gli rispose il tenente
Di quelle?
Di quelle cosa?
Non aveva mica voluto dire di prostitute ?
Costance si sentì prendere dal panico
Come aveva fatto?
Cosa c’era stato che non aveva funzionato a dovere ?
Come aveva fatto a cacciarsi in quel casino?
<< avanti. Nella stanza a destra >>
Cercò di ricacciare indietro le lacrime poi, all’improvviso fu pervasa da una calma assurda, era come se il suo corpo e la sua mente si fossero staccati, le sue gambe camminavano per conto loro e lei, completamente distaccata le seguiva chiudendo la fila stringendo ancora tra le mani la sua valigetta come un tesoro prezioso, la testimonianza della sua estraneità ai fatti.
Appena entrate nella stanza disse con tono deciso << tenente. E’ ancora in tempo per evitare di commettere una grossa str..  un grosso errore nei miei confronti >>
<< davvero? >>
<< di cosa mi state accusando di preciso ? >> assunse un tono competente e sprezzante come aveva visto fare in molti film
<< 232 codice penale >>
Non sapeva assolutamente di cosa si trattasse
<< vagabondaggio a scopo di prostituzione >> proseguì lui
<< ma io non stavo vagabondando.. io.. >>
<< certo.. tu, con la scusa di distribuire campioni vai direttamente nelle case… >> fece una pausa << dal produttore al consumatore eh? >> le strizzò l’occhio
<< ne ho abbastanza di questa storia, fatemi chiamare chi può garantire per me. Ho diritto ad una telefonata. Lo so. Perché ho visto molti film >> esclamò seria e con voce alterata
La porta si spalancò di colpo ed una voce nota le giunse nelle orecchie
<< ma che bel grupp…>> la voce gli morì in gola <<..etto..>>
 


 CIAO A TUTTE! GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE! per le belle parole, per continuare a leggermi. ho un pò di problemi con il PC, spero che non interferisca troppo con la pubblicazione. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
 

un bacione grande grande a tutte voi! e buon inizio di settembre!

 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 20 - trouble ***


CAPITOLO 20        

 
<< ma che bel grupp…>> la voce gli morì in gola <<..etto..>>
 

Zach la guardò con occhi sgranati. Il suo stupore in quel momento era quasi comico. L’incredula esasperazione che attraversò lo sguardo di Zach sarebbe stata buffa, se in quel momento, a causa di uno spostamento di organi, non avesse avuto il cuore in gola.
<< Costance? >>
<< la conosce capo ? >> chiese il tenente all’improvviso in leggera apprensione
<< direi proprio di si >> mormorò lui guardandola fisso mentre un lampo di pura ira gli attraversava gli occhi
<< si può sapere cosa caz.,. cosa ci fai in mezzo a queste puttane ? >>
Sempre preciso nelle definizioni
 
Assottigliò lo sguardo e gonfiò il petto << glie l’ho detto che c’era uno sbaglio, ma non mi hanno voluto credere! >> urlò lei rossa di rabbia, mentre lanciava uno sguardo accusatore al tenente seduto alla scrivania
<< se ogni volta che qualcuno ci dice che c’è stato un errore, gli dessimo retta, a quest’ora le carceri sarebbero vuote >> si difese lui brontolando
<< però potevate farmi fare la telefonata! >> urlò di nuovo lei e poi, all’improvviso, sbiancò di colpo guardando con sguardo vacuo tutti quanti
<< okay, Lionell, continua tu, a lei penso io >> Zach la prese per un braccio e la trascinò nella sua stanza, i piedi quasi le volavano da terra..
La fece sedere, respirava con fatica
<< stai bene ? >>
<< certo >> rispose lei continuando a respirare a fatica
<< non  mi par…>>
<< ti ho detto che sto bene >> ansimò lei con una punta di altezzosità nelle parole
<< hei! >> la scosse leggermente << allora >> iniziò cercando di essere gentile
<< cosa è accaduto ? >>
Lei ansimò ancora di più
<< ascolta va tutto bene >> si sedete davanti a lei massaggiandole le spalle, poi le afferrò il polso, aveva il battito accelerato, troppo << vuoi mettere la testa tra le ginocchia? >> lei gli fece cenno di no
<< allora. Adesso. Guardami. Dritto qui >> e con due dita si indicò gli occhi << tieni lo sguardo fisso nel mio e adesso inspira…espira…inspira..espira.. >>
Lentamente il respiro di Costance si normalizzò
<< meglio? >>
Lei annuì continuando a respirare.
<< allora >> riprese cercando di evitare di chiedergli urlando come cazzo aveva fatto ad infilarsi in quella situazione
<< cosa è accaduto? >>
La stanchezza fisica dell’aver camminato per ore, lo shock all’ingresso della polizia nell’appartamento, la sensazione di impotenza che aveva percepito alla centrale, il terrore di non riuscire a dare una spiegazione valida le crollarono addosso con tutto il loro insopportabile peso.
Le lacrime iniziarono a salirle agli occhi e lei cercò disperatamente di ricacciarle indietro. Strinse i pugni mentre un nodo le chiudeva la gola. Si sforzò di deglutire per ricacciarlo giù nello stomaco ma un singhiozzo riuscì ugualmente ad insinuarsi in gola e ad uscire fuori, il suo autocontrollo si sgretolò in un attimo,  si coprì il volto con le mani ed iniziò a piangere assolutamente incapace di arginare i singhiozzi.
Mentre le lacrime filtravano dalle dita due mani calde le afferrarono i polsi e lei si ritrovò schiacciata ad un torace ampio.
<< schh schhh >> le sussurrò Zach appoggiando la guancia sui suoi capelli mentre con le mani posizionate sopra le sue gli massaggiava i polsi con lenti movimenti circolari
<< non sopporto di veder piangere una donna >>
Le lacrime di Costance si intensificarono.
Stretta a lui, con il viso premuto sul suo petto, gli raccontò tutto, della Wheler, delle ricerche di mercato, e di quel pomeriggio infelice.
<< Costance, ti prego, è tutto a posto adesso. Sistemiamo insieme la faccenda >> si sforzò di restare calmo, sapeva Iddio cosa sarebbe potuto capitarle! Tremava al solo pensiero, ciò nonostante, forse ancora assoggettato a quella paura, adesso, che tutto si era concluso nel migliore dei modi, gli veniva un po’ da ridere mentre se la  immaginava  in mezzo a quelle tre.
 Rabbrividì mantenendo una espressione impassibile, ma non potè cancellare dagli occhi una lieve luce divertita.
Lo guardò tirando su con il naso << sono una perfetta idiota vero? >>
<< no. Nel modo più assoluto >> replicò lui con una tenerezza che le fece salire di nuovo le lacrime. Chissà che aspetto spaventoso doveva avere in quel momento, occhi rossi, naso lucido, guance paonazze, cercò di liberarsi da quell’abbraccio mentre lui continuava a massaggiargli il polso con delicatezza
<< ti..ti dispiacerebbe smettere? >>
<< di fare cosa ? >>
<< di massaggiarmi… >> lo guardò con sguardo intenso
<< oh! scusa >>
<< ti ho bagnato tutta la camicia >> sussurrò con un ultimo singhiozzo
<< non importa >> osservò la chiazza scura che si allargava sul petto
<< posso andare? >> mormorò piano Costance allontanandosi da lui
<< ti accompagno >>
<< oh, no, non occorre posso benissimo andare da so…..>>
<< col cazzo!  >> le prese la mano e se la riportò accanto << andiamo >> mormorò in tono rude. Attraversarono il corridoio percorso poco prima, si soffermarono davanti ad una porta e Zach vi infilò la testa dentro << Lionell mi assento per una mezz’ora, tu procedi pure come da prassi >> poi tenendola per il braccio  la guidò verso la macchina parcheggiata di fronte alla centrale.
Mise in moto e s infilò nel traffico cittadino.  Mille pensieri gli vorticavano nella mente, soprattutto uno, quello relativo alla sua incolumità, adesso che aveva toccato con mano in che guai riusciva a cacciarsi non sarebbe più stato tranquillo.
Ruppe il silenzio all’improvviso rivolgendosi a lei che stava ad occhi chiusi << continuerai con quel lavoro? >>
<< io…non lo so a dire il vero >> rispose assorta
<< pensi che ne valga la pena camminare per ore, stancarsi così tanto, rischiando di tralasciare quello a cui tieni veramente? >>
Lei tirò  un sospiro profondo << no.. forse no.. >> poi ebbe un guizzo << .. come spiegherei al tenete la mia presenza nell’eventualità di un’altra retata? >> voltò la testa verso di lui e lo guardò seria poi scoppiò a ridere dando così un bel colpo di spugna alla infernalità di quella giornata, mentre anche lui gli sorrise di rimando scuotendo la testa.
Stare in sua compagnia ed averla al proprio fianco lo deliziava.
Il sorriso che lei ricevette fu una rivelazione. Quando sorrideva la cicatrice scompariva, ma le piaceva anche quando faceva il burbero  e a lei piaceva punzecchiarlo.
Gli guardò le mani forti che stringevano il volante. Aveva delle belle mani, dalle dita lunghe, mani che sembravano capaci di grande forza e di  delicata dolcezza. Era attratta da quelle mani, era…..decisamente fuori di testa
<< ma davvero hai detto loro che lavorare su appuntamento era il modo migliore per gestire la clientela? >> ridacchiò Zach
<< si. E dovevi vedere le loro facce.. adesso capisco perché… >> continuò lei ridendo
<< tu attiri i guai come il parafulmine attira i fulmini. Avresti bisogno di una protezione costante >> asserì serio
<< non è vero, è solo un caso. Tutti, almeno una volta nella vita ci ritroviamo in situazioni pericolose o imbarazzanti. Secondo le statistiche il 90 % delle persone ha vissuto almeno una situazione di vero pericolo e solo il 10 % può affermare di non aver mai vissuto un’esperienza del genere >> a dir la verità la percentuale era molto più bassa...ma tanto chi sarebbe mai andato a controllare quello che diceva.. con quel tono così convinto poi...
Sollevò entrambe le sopracciglia guardandola da sotto in su << credi? >> lei sostenne il suo sguardo finchè lui  voltandosi verso la strada le annunciò  << siamo arrivati >>
di già?
<< vuoi che ti accompagni su? >>
<< no, grazie. Non importa >> lo guardò di nuovo e lui si perse nel grigio dei suoi occhi
<< grazie di nuovo >> poi con gesti veloci aprì la portiera e scese.
 
L’avventura di Costance fu narrata per giorni e giorni nell’ appartamento di Soho e al 34 di Gloucester Road  naturalmente ad ogni narrazione si aggiungevano ora battute piccanti, ora particolari tutti di pura immaginazione.
Stava diventando quasi una leggenda metropolitana.
L’opinione più diffusa fu che Costance non attirava le catastrofi... riusciva a crearle dal nulla.
 
In ogni caso, si disse quella sera, mentre osservava le nubi che veloci passavano davanti alla luna oscurandone fugacemente la vista, a distanza di una settimana dall’aver abbandonato il lavoro... era punto e a capo.
Avrebbe dovuto iniziare di nuovo a cercarsene uno, magari che non prevedesse un consumo di scarpe esagerato.
Se il destino pensava di averla vinta con lei si sbagliava di grosso.
Aveva detto di volere un lavoro…e l’avrebbe avuto!
Bene !
Dunque, la mattina dopo, avrebbe centralizzato tutte le sue forze… anzi, avrebbe seguito le teorie di Timmy.
Timmy era un fervente seguace di  Nichieren Daishonin, o un nome simile, secondo il quale ogni persona può superare qualsiasi difficoltà, vivere un’esistenza di valore e influenzare positivamente la comunità.  
La frase Nam-myoho-renge-kyo era la preghiera da recitare per sé e per gli altri.
Lei l’avrebbe recitata per sé......................ma per quanto avrebbe dovuto recitarla?
Una vita intera non le sarebbe bastata
 
In quel momento invidiò Timmy così forte nelle sue convinzioni...
 
*.*.*
Costance salì le scale di corsa, doveva dire una cosa importantissima a tutte.
L’essere riuscita a trovare lavoro in una sola mattinata di ricerche l’aveva resa orgogliosa di se stessa. Era la seconda volta che le capitava.
Che quel Nam-myoho-renge-kyo funzionasse veramente?
 
Quella mattina, avendo solo un’ora di lezione, ne aveva approfittato per rispondere a degli annunci pubblicati sul The Guardian. Ne aveva già evidenziati alcuni la sera prima, in bagno, perché non voleva che le altre lo sapessero perché sicuramente avrebbero fatto di tutto per dissuaderla, dicendole che  non ce l’avrebbe fatta a lavorare e studiare, che doveva pensare a studiare e che le avrebbero dato una mano loro se era in difficoltà e questo.. era proprio quello che voleva evitare..
 
La prima offerta purtroppo aveva dovuto declinarla subito non appena il proprietario le aveva riferito che cercavano una cameriera a tempo pieno, da poter essere inserita nei turni giornalieri, e lei non poteva garantire la presenza nel turno delle 12,00.
 
La seconda invece era stata scartata perché non aveva alcuna esperienza come barman ed invece cercavano qualcuno già esperto nella preparazione di tutti i tipi di cocktail...
Ci aveva provato....
Era dietro il bancone insieme a due ragazzi più il proprietario che l’aveva scrutata serio appena entrata
<< sei esperta di cocktail? >>
Lei aveva abbozzato un sorriso alzando il pollice.
Aveva adocchiato un libro di cocktail appoggiato subito sotto la superficie liscia e lucida ...quindi bastava seguire le indicazioni del libro ed il gioco era fatto...
 
<< Alexander >> il proprietario fece un cenno del capo mentre  teneva un braccio appoggiato al ripiano e con l’altro rigirava tra le dita una monetina
Lei rimase con i palmi appoggiati al bancone guardandosi intorno.
Perché non rispondeva?
<< Grasshopper >> proseguì lui con un tono di voce piatto
Costance si guardò di nuovo intorno, poi fece un cenno ai due ragazzi che si avvicinarono
<< che fai ? >> le chiese il proprietario
<< ho chiamato i ragazzi >>
<< perché? >>
<< non ha chiamato Alexander Grassopper? Deve essere per forza uno di loro due visto che io sono una femmina e lei non si sarebbe chiamato da solo >> esclamò con voce esasperata e con tono saccente
Un minuto dopo era già fuori ed aveva già barrato l’annuncio con una bella x rossa
 
Al terzo tentativo era stata assunta. Il locale era in Arbery Rd.
Certo, a fine turno avrebbe avuto un po’ di problemi per il rientro a meno che non si fosse fatta prestare la macchina da suo padre o la moto da suo fratello....con i primi guadagni avrebbe potuto acquistarne anche una di seconda mano…o anche di terza ... magari
Il locale non era molto grande però era pulito e luminoso, le avevano spiegato che era un locale di lap dance però che il pubblico non era esclusivamente maschile.
Lei avrebbe dovuto stare al bancone e servire la clientela.
Niente di trascendentale
Non credeva che la clientela sarebbe stata attenta alle bevande che lei metteva nel bicchiere, sarebbero stati distratti da ben altro.
La paga era abbastanza alta per cui aveva accettato immediatamente.
 
Aprì la porta esclamando a voce alta << sono io. Sono me! Ho una notizia importantissima da darvi!  >> si bloccò sulla soglia
Erano tutti in soggiorno che stavano chiacchierando comodamente seduti sul divano ed in mano un bicchiere di succo d’arancia. Ormai Jared e Darius erano quasi diventati parte integrante della “famiglia” passavano molto tempo con loro, ed ogni tanto si univa anche Zac anche se rimaneva un enigma comprendere il suo comportamento anzi, i suoi comportamenti, non sempre di facile interpretazione e spesso contraddittori.
<< ciao Darius, ciao Jared, vedo che ci siamo  tutti >>
<< già >> rispose Marissa << cos’è questa notizia importante che devi darci? >>
<< ho trovato un lavoro! >> esclamò contenta guardandoli ad uno ad uno
<< evvai! Mitica Costance ! >> esclamò Sarah
<< dove? >> chiese gentile Jared
<< al Roodkapje >>
Jared rimase a fissarla con il bicchiere fermo a mezz’aria muovendo le labbra senza emettere parola
<< ci sei già andata? >> soffiò Darius incapace di emettere un suono di  tonalità più elevata
<< lo conoscete ? >> chiese Sarah
<< si e no >> Jared piegò la testa da una parte all’altra con movimenti ritmici e lenti.
<< ci sono andata questa mattina >> rispose Costance a Darius << il locale non è un granchè però è pulito e luminoso, c’erano delle ragazze che lavavano il pavimento ed ho fatto subito amicizia. Io servirò al bar dalle 21,00 all’una di notte >>
<< è troppo tardi >> sbottò Beth con fare da mammina
<< stai in piedi per miracolo adesso, figuriamoci con un lavoro che ti terrà impegnata tutte le sere, a cui dovrai aggiungere lo studio >> fece una pausa e la guardò << e figuriamoci se hai intenzione di lasciare la palestra >> lo sguardo afflitto che Costance le rivolse le fece capire di aver ragione .
<< beh, ormai è fatta. Ho già accettato. Inizio il prossimo fine settimana >>
<< ma non c’erano altri annunci? >> chiese Marissa
<< si, ma il primo l’ho rifiutato perché mi avrebbe impegnato in orario di lezione. Il secondo sono stata rifiutata >> esclamò arrossendo << pensavano che li prendessi per  il sedere, mi hanno sbattuto fuori dicendomi di andare a prendere in giro qualcun altro >>
<< perché Costy? Che lavoro era? >>
<< era sempre un lavoro al bar, non ho capito bene perché il proprietario ha pensato che lo stessi prendendo per il culo, scusate l’espressione >> si soffermò un istante poi con le mani sui fianchi continuò sbuffando irritata << ma secondo voi se in un locale ci siamo IO, il Proprietario ed altri due ragazzi, ed il proprietario chiama Alexander Grassopper secondo voi chi starà cercando? Uno dei due ragazzi no? ...... perché ridete? >>
Si fermò guardandoli con sguardo interrogativo << che ho detto?...perchè ridete?!? Uffa! >>
<< Costance >> esclamò Darius con un singulto << pagherei per aver visto dal vero questa
scenetta >>
<< mi immagino la faccia del proprietario, gli avevi detto per caso che conoscevi dei cocktali? >>
<< non apertamente >>
<< ma l’ha capito subito. Tranquilla >> proseguì Jared ridendo << perché Alexander e Grasshopper sono dei cocktail conosciuti in tutto il mondo >> si asciugò una lacrima che gli stava percorrendo la guancia
Ops
<< bèh, sono contenta di avervi fatto ridere >> esclamò compunta << forse ho davanti a me una carriera come cabarettista … chissà >> continuò stizzita mantenendo il viso rigidamente fermo e gli occhi fissi davanti a sé.
Sia intervenne pronta << ma non avevi inviato anche una richiesta a quel servizio di Catering? Come si chiama..
<< ah! Quello! MamaQinShi. Ma non ho ricevuto alcuna risposta, ed io non posso stare ad aspettare in eterno >> esclamò continuando a rimanere seria << vado un attimo a cambiarmi e torno >> proseguì iniziando a salire le scale.
Darius si alzò di scatto dal divano. << scusate mi sono ricordato adesso che dovevo passare da Zach stasera >>  disse guardando Jared che aveva capito al volo le sue intenzioni.
Marissa guardò interrogativa Jared che le fece cenno con la mano facendole capire che le avrebbe spiegato in seguito.
Non appena Costance fu al piano di sopra Marissa si voltò verso di lui che velocemente spiegò loro che il locale dove aveva trovato impiego Costy era uno dei più malfamati di Londra, bloccò subito però le loro esclamazioni di disperazione spiegando che Darius era già partito per interessare Zach, con l’intento  di trovare una soluzione che andasse bene per Costance.
Respirarono di sollievo. Marissa abbracciò Jared << grazie. Siete veramente degli amici >>
<< io spererei anche qualcosa di più >> scherzò lui, ma aveva compreso appieno il significato di quelle parole e  sentì un moto di orgoglio allargarsi nel petto. Per la prima volta nella sua vita si sentiva non utile, ma necessario, ed era una bella sensazione.
..non c’era alcun dubbio..la mattina dopo avrebbe parlato con Eric
Non appena fu fuori Darius salì in macchina e si diresse a gran velocità verso la stazione di polizia da Zachary.
Entrò mentre una pattuglia trascinava dentro due prostitute, che a prima vista gli parvero più due travestiti, che iniziarono subito a strepitare con voce più alta del normale di due ottave, dichiarando che non stavano svolgendo alcuna attività illecita, ma stavano solo passeggiando sul marciapiede dirette al cinema.
Certo, pensò Darius, ed io sono Santa Claus.
Si infilò deciso nel primo corridoio di sinistra diretto alla porta dell’ufficio di Zac.
Entrò senza neanche bussare e si sedette sulla sedia di fronte a lui.
Zach lo guardò alzando il sopracciglio in una muta domanda
Darius disse solo una parola << Costance >>
<< perché il solo sentire pronunciare quel nome mi fa venire brividi di freddo associati ad una eccessiva sudorazione? Perché quando c’è lei ci sono guai in vista? Che cosa ha combinato? >> chiese appoggiandosi allo schienale con le mani intrecciate dietro la testa
<< ha trovato lavoro al Roodkapje come barista >> sputò fuori lui
Zach con uno scatto improvviso si raddrizzò sulla sedia, lo sguardo attentissimo
<< spiegati meglio >>
<< c’è poco da spiegare, eravamo a casa loro quando Costance è entrata tutta bella gioiosa e ci ha dato la notizia di aver trovato lavoro lì >> sintetizzò lui
<< ma voi non le avete detto niente? >>
<< cosa dovevamo dirle? >> replicò lui allargando le braccia in segno di impotenza
<< che è un locale di lap- dance forse? >>
<< lo sa >>
<< che è uno dei locali più malfamati di Londra... lo sa?>>
<< Zach, non credo lo sappia, ma non potevo smontarla così, l’avessi vista, era così contenta! Aveva gli occhi che le sprizzavano gioia al primo sguardo >>
Zach si passò la mano sugli occhi, si se li immaginava
<< avevo pensato che potresti intervenire tu a sua insaputa >> continuò Darius esitante
<< e come scusa? >>
<< potresti far pressioni sul proprietario che si inventi qualche scusa e la rifiuti >>
<< si, ma è testarda, vorrà un confronto diretto e tremo al pensiero che quel farabutto di Roger le riveli tutto >> mormorò Zach cupo in volto
<< è vero. Bisognerebbe dargli subito un’alternativa..
<< si. ma cosa? >>
Darius si battè una mano sulla fronte << che idiota che sono! Abbiamo anche l’alternativa! So che Costy aveva fatto richiesta di lavorare presso il Servizio di Catering di MamaQinShi, sai quella società che organizza catering fornendo, oltre la cibo, anche personale addetto? >>
Zach annuì perplesso
<< quindi dovresti minacciare Roger in modo che rifiuti la sua assunzione e perorare la causa per farla assumere da MamaQinShi….
<< a parte che questi metodi sono altamente illegali. Io al massimo posso convincere Roger di sollevarla dall’incarico ancora prima che inizi, ma per MamaQinShi non posso fare niente. Non conosco nessuno quindi non posso fare alcun tipo di pressione >
<< oh. A questo penserei io, con la proprietaria di MamaQinShi abbiamo fatto sesso quando eravamo all’università, durante il compleanno di un suo amico, dietro ad un divano ..
Zach lo guardò roteando gli occhi << perché ciò non mi sorprende? >>
Darius sorrise << comunque in questo caso è stato un bene che io abbia fatto sesso con lei, adesso posso chiederle di assumere, almeno in prova,  Costance. La chiamo appena esco da qui. Tu invece chiama subito quel Roger e falla licenziare >> si avviò verso la porta poi voltandosi gli disse
<< sarà il primo caso di assunzione e licenziamento senza che l’interessato abbia neanche iniziato il lavoro >>
 
Compose il numero pensando a cosa avrebbe potuto dirgli
<< Pronto ?>>
<< pronto Roger? Mac Cole >>
<< che c’è? Che è successo >> la voce passò subito su di un tono difensivo
<< mi risulta che tu abbia assunto stamani una nuova addetta al bar >> replicò lui con fare tranquillo, suscitando così una maggiore agitazione in quello che stava all’altro capo della cornetta
<< s-s-i ma come lo sai? >> esclamò titubante
<< si dà il caso che sia la sorella di un mio amico . Un carissimo amico >>
<< ah! >>
<< quindi capisci chequesto mio amico preferirebbe vedere la sorella impiegata da qualche altra parte >>
<< s-s-s-i c-c-erto, ma ormai l’ho assunta >> replicò con voce titubante
<< bèh, vorrà dire che dovrai trovare una valida scusa per licenziarla >> continuò con fare mellifluo
<< e la cosa deve essere fatta subito ! >> replicò secco << ..credo sia inutile che ti ricordi che lo scorso anno ti ho liberato da quegli energumeni che entravano da te solo per fare a botte
vero? >>
Si udì un sospiro dall’altra parte << va bene. La chiamo subito....
<< bravo >>
<< mi ha lasciato il suo numero...
<< quello lo devi strappare non appena l’avrai licenziata. Mi sono spiegato? >>
<< si... peccato.... >> sospirò di nuovo << era così carina.......
Gli ringhiò nel telefono ma l’altro ormai finì il discorso <<......avrebbe fatto un figurone dietro il banco...
Il ringhio aumentò di volume << ti proibisco di parlare di lei in questo modo, anzi dovresti sciacquarti la bocca con l’acido dopo averla nominata. Chiamala. Subito. >> e gli chiuse il telefono in faccia.
 
Il beep del cellulare gli comunicò il messaggio in arrivo
“” Tutto fatto. Risponderà  alla domanda di Costance e, nel caso avesse  indicato il numero di telefono la chiamerà al più presto.
P.S. tra l’altro si ricordava perfettamente di me O_O  “”
 
*.*.*.*.*
 
Non sempre le cose vanno come vorremmo.
Riallacciare i rapporti con tutti quanti si stava rivelando più difficile del previsto. Lo dimostrava il fatto che dopo la cena al TW non erano più usciti fuori tutti insieme. Ed anche Sarah, ormai assunta come dog sitter ufficiale di Brutus,  incontrava leggere difficoltà anche solo per vederlo di sfuggita. Perché la sua sensazione era che lui .. la sfuggisse di proposito.
La prima volta che era andata al ristorante era stato per proporgli di lasciarle portare Brutus all’agility dog e per farlo addestrare.
Gli sguardi curiosi che le aveva lanciato il personale l’avevano messa un po’ in imbarazzo, le sembrava di aver messo piede in una zona off limits.
La sommelier......perchè lui, nel suo ristorante.... aveva una donna sommelier , l’aveva guardata dall’alto in basso con il naso infilato dentro ad un largo bicchiere di cristallo che aveva fatto roteare per permettere al vino contenuto all’interno di sprigionare i profumi, ed  anche Law, al suo fianco, era stato un po’ freddino, l’aveva ascoltata in silenzio valutando la sua proposta poi l’aveva accompagnata fuori sotto lo sguardo sprezzante dell’assaggiavini nomeche a Sarah sembrava più idoneo del ben più chic “sommelier”.
All’esterno, lontano dagli occhi de personale le era sembrato un po’ più sciolto, si era informato dove si trovava il posto, con quale mezzo ci sarebbe andata e chi erano gli addestratori, poi era stato richiamato all’interno e l’aveva salutata con una leggera pacca sulla spalla.
Forse la pacca sulla spalla avrebbe dovuto metterla in guardia... per un istante avvertì che ci fosse qualcosa di sbagliato in quell’atteggiamento che la doveva far stare in campana, per non rimanerci male dopo, ma lo scacciò con una scrollata di spalle come aveva fatto altre volte. Il fatto che tutte le altre volte che l’aveva fatto si fosse accorta di aver sbagliato non la fece assolutamente ricredere, voleva essere ottimista… o idiota
 
La seconda volta............ la seconda volta non era assolutamente necessaria in quanto non aveva da dirgli niente, ma voleva vederlo a tutti i costi.
Si era quindi presentata lì con una delle scuse più idiote e scontate al mondo : la perdita delle chiavi. Se l’aver messo piede nel ristorante l’aveva fatta sentire off limits, mettere piede nella cucina era stato come venire scoperta senza invito al ricevimento di Obama alla Casa Bianca.
Lo chef l’aveva guardata atterrito.
Una estranea nella mia cucina urlò schifato, come se fosse stata un’odioso scarafaggio.
Tutti si voltarono verso di lei che rimase ferma immobile sulla soglia con ancora la mano sulla porta a spinta.
Gli occupanti della cucina erano tutti attorno allo chef ed a Law ,  stavano ricontrollando i piatti che avevano previsto per quella sera. Tutti, escluso Law indossavano grembiuli bianchi, con stampigliato le lettere TW dorate e pantaloni da chef.
I capelli erano confinati sotto cappelli candidi da cuoco.
Una miriade di vasetti di erbe aromatiche delle più svariate specie erano disposti in fila su tre mensole lucenti.
Al suo accenno di saluto tutti annuirono rigidi, senza aprire bocca, l’intera cucina era sembrata piombare sotto un sinistro effetto, era colpa sua?
Law si staccò dal gruppo << allora qual buon vento? >>
<< ecco..>> all’improvviso si sentiva una perfetta idiota, ma ormai era lì, tanto valeva tentare il tutto per tutto << ho perso le chiavi di casa per cui mi chiedevo se per caso tu non le avessi trovate .. in...casa >> Law ci pensò su un attimo poi con aria sicura le disse di no. Che non aveva trovato niente e tutto ripiombò nel silenzio
<< bene, allora, io andrei..vedo che hai...da fare >> mormorò Sarah abbracciando con un unico sguardo tutta la cucina
<< si, scusa se non sono molto affabile ma stiamo aspettando un gruppo di trenta persone molto in vista ed in più sembrerebbe ci sia in arrivo un ispettore della Michelin...sai..per le stelle... >>
<< ah, si >> bisbigliò lei << l’uomo della Michelin >> ed all’improvviso le venne da ridere pensando  di ritrovarsi davanti il pupazzo di pneumatici bianchi. Si riprese un attimo e con voce titubante sfiatò << sabato sera c’è una festa in un locale qui vicino..ci verresti? >>
<< scusa Sarah ma il sabato è la serata meno adatta, ho veramente molto da fare.. >> si sentì chiamare << .. arrivo! ...scusami eh.. ma ..davvero...devo..andare >> tornò verso gli altri, mentre lei faceva dietro front. Lo accolsero ridacchiando  e sfottendolo  lanciandogli occhiate languide e mimando un bacio con le labbra strette. Lo sentì urlare << allora! State a sentire tutti quanti! Stasera ci sarà un gruppo di trenta persone, voglio che  siano serviti in modo efficiente ed efficace, è un gruppo di albergatori ma non vengono qui per lavoro. Sono qui per puro piacere quindi, poiché si intendono di cibo voglio che facciate doppia attenzione a quello che fate  e non voglio che accadano casini con gli ordini. Ci siamo capiti? >>
Se un pensiero per lei ce l’aveva avuto, era durato il tempo di due secondi, tanto gli c’era voluto a fare dietro font ed apostrofarli tutti in quel modo.
 
E poi due sere prima….
… era arrivata volutamente con netto anticipo ed aveva naturalmente trovato Law in casa. L’esaminò con uno sguardo incendiario << ma dove vai conciata in quel modo? >>
<< in che modo? >>
<< con quell’abito. Non ti sembra esagerato portare a spasso un cane con un abito così corto ? rischi ti si congelino le corde vocali con tutti quegli spifferi che si inseriscono ovunque >>
L’aveva vista. alleluia
<< dovresti mettere qualcosa di più appropriato per la tua età >>
<< per la mia età ? >> lo osservò seria
<< esatto. Per la tua età. Qualcosa di più ...più... dei pantaloni ecco... >> era un po’ infastidito dal modo in cui lei lo guardava seria
<< oh! >>  tirò un lento respiro e i suoi occhi lo adorarono gentilmente prima di abbassarsi sul tavolo
<< dei miei amici daranno un party venerdì sera per festeggiare l'apertura del loro nuovo negozio di articoli sportivi >> dichiarò << Verresti? >>
<<  sarò occupato, mi dispiace >> mormorò lui.
Lei sollevò lo sguardo e cercò i suoi occhi azzurri cercando di leggervi chissà che  << Potresti addirittura riuscire a fare un ballo con me... senza per questo rimanere ucciso >> biascicò sarcastica
<< tu dici? >> chiese lui con umorismo cupo, poi con  calma, svettando su di lei, si avviò alla porta << devo andare >>
<< di già ? >> lo implorò.
<< Ho molte cose da fare >> ribatté lui.
<< anche se arrivi un po’ in ritardo non accadrà nessuna catastrofe intergalattica >> lo rimbeccò lei facendogli una smorfia << il fatto è che Tu non vuoi restare solo con me. Di cosa hai paura?  che ti salti addosso sul tavolo? >>
Lui inarcò un sopracciglio << Ed infilarmi le spine dei cactus su per la schiena? >> rise divertito indicando con un cenno della mano la composizione di piantine grasse posizionata al centro del tavolo
<< Buonanotte, ragazzina >>
Lei arrossì delicatamente, il che mise ulteriormente in risalto i suoi occhi azzurri << Non sono una ragazzina! >>
Ma lui era già sparito oltre la porta...
 
 
La cosa positiva era che Darius e Jared invece sembravano godere totalmente della loro compagnia, Jared per i motivi più che evidenti,  Zach era un po’ meno entusiasta e lo dimostrava apertamente tant’è vero che non era così assiduo nelle uscite di gruppo.
 
Anche quella sera erano uscite tutte quante con  Darius e Jared. Inizialmente doveva esserci anche Zach ma un’ emergenza improvvisa lo aveva trattenuto al lavoro per cui, a detta di lui, li avrebbe raggiunti successivamente.
L’atmosfera era strana.
Nonostante le battute di Darius, gli animi tardavano a rilassarsi ed a sciogliersi.
Sarah e Sia si ritrovarono a chiedere, anzi ad elemosinare, notizie di Eric e Law.
 
Jared e Darius cercarono di tergiversare ed accampare quante più scuse poterono poi, su insistenza di Sarah e Sia, che aprirono i loro cuori facendoli partecipi delle loro speranze , non poterono più resistere e dissero loro che in realtà in quel momento uscivano con due ragazze.
Le rassicurarono dicendo che erano due farfalloni che cambiavano ragazza nello stesso modo in cui Paris Hilton cambiava gli abiti ma di certo il colpo fu duro per loro.
Perché per quanto possa essere cruda la realtà,
 finchè qualcuno non ti mette di fronte al fatto compiuto,
tu
pur continuando a macerarti nel tuo pessimismo,
conservi sempre,
nell’angolo più sperduto del cuore,
la speranza che sia un falso allarme che la realtà sia così brutta proprio come sembra .
Invece era proprio così.
 
Quello che temevano si era avverato.
L’ unica fortunata era stata Marissa che era riuscita a fare breccia nel cuore di Jared.
Per la verità da una parte erano state fortunate tutte quante ad aver ritrovato Jared e Darius, quest’ ultimo poi si stava dimostrando un amico eccezionale.
Aveva legato in particolar modo con Beth consolidando con lei un’ unione spirituale sempre più profonda .
Avevano raggiunto un’intesa quasi perfetta che, certo,  non andava più in là della semplice amicizia,
ma a volte è meglio un legame di amicizia profonda che un semplice flirt.
 
Certo…se
…era quel se che provocava dei rimpianti.
 
Zach rimaneva la mina vagante del gruppo, quello che ancora non si era capito se usciva volentieri con loro o se le sopportava per il legame forte che aveva con Darius e Jared.
 
Con quelle rivelazioni l’umore generale calò precipitosamente verso il basso avvicinandosi alla fase “pessimismo universale”. Cincischiavano nei piatti senza in realtà gustare niente di quello che mangiavano.
Costance si ritrovava a fissare troppo spesso la porta per cui, dandosi dell’imbecille, voltò con decisione la sedia rivolgendogli le spalle.
 
Stavano iniziando la partita a freccette quando Zac fece il suo ingresso.
Aveva un dolcevita nero accompagnato da un giubbetto in pelle sempre nero e dei jeans neri strappati
Lo guardò e nella mente le passarono le parole schianto è uno ma non avrebbe saputo dire in che ordine andassero. Aveva la mente vuota. Si guardò allo specchio per controllare di non sbavare e che il cervello le uscisse fuori dalle orecchie.
Sospirando Zach incontrò i suoi occhi.
Un angelo tenebroso con l’espressione perennemente corrucciata
Le sembrò stanco. Delle rughe profonde gli solcavano il viso.
Costance sentì un pizzicore alle dita, una voglia di spianargli quelle rughe, di accarezzargli il mento ispido di barba, di baciargli gli angoli della bocca e percorrere la cicatrice per poi fermarsi sulle labbra....
…... si sentì sgomenta…..
 
Cosa le stava accadendo?
 
Iniziarono a giocare formando due squadre e fu inevitabile giocare maschi contro femmine
 
Stavano distribuendosi le freccette quando Costance, continuando a capo chino a contarle  esordì
<< a proposito, lo sapete che ieri mi ha chiamato Roger, il proprietario del  Roodkapje ? >>
Ci fu un rumoreggiamento nelle retrovie
<< ha farfugliato frasi sconclusionate, si è scusato un miliardo di volte, in pratica pare che sia tornato il barman che avrei dovuto sostituire e quindi…. la mia assunzione decadeva >>
All’improvviso tutti ebbero qualcosa di importante da fissare, Darius una piegolina strana sulla manica, Jared fissò la crepa sul muro che partendo dal retro del bersaglio arrivava fino al soffitto, Zach imprecò succhiandosi il pollice dove gli si era infilata la freccetta che teneva in mano  soppesandola quasi a volersi sincerare che fosse di peso regolamentare
<< che strano >> continuò Costance riflettendo su quanto era accaduto << mi sembrava che questo ragazzo fosse andato all’estero >> alzò le spalle << boh! Che ci capisce niente? >> poi si illuminò tutta
<< però mi hanno assunto da MamaQinShi. Mi ha chiamato stamani una signora molto gentile ..
Darius arrossì leggermente e si diede dei colpetti alla manica per distendere la piega
<< ha, si? >> disse sorridendo
<< la conoscete ? >>
<< hummm no... non credo... mai sentito quel nome >> rispose Zach contento che almeno la prima parte fosse vera
<< Mi ha detto che mi ha risposto solo adesso perché la mia lettera era rimasta in mezzo a dei fascicoli. Pensa te che fortuna ! >> li guardò puntando loro in faccia due diamanti trasparenti, puri, ingenui << che fortuna >> ripetè sommessamente Darius << eh, si, proprio una fortuna >>
<< Comunque mi ha assicurato che mi chiamerà in occasione del primo evento che dovrebbe essere tra alcuni giorni. Speriamo di non fare danni >> sospirò assorta
<< non preoccuparti Costance. Sarai bravissima vedrai! >> la rassicurò Beth abbracciandola.
<< iniziamo? Non vedo l’ora di darvi una bella lezione >> Darius si sfregò le mani ammiccando
<< tzè! Sarà più difficile di quel che pensi >> replicò Beth seguita dai cenni di assenso delle altre.
La lotta infatti fu più dura del previsto, quelle ragazze erano degli avversari veramente validi soprattutto Costance che aveva rivelato di avere una mira infallibile.
Al terzo centro Costance non riuscì reprimere un sorriso, e di fronte allo sguardo attonito di Darius non potè esimersi dallo spiegare che l’essere vissuta con due fratelli maschi aveva comportato un adeguamento del suo modo di fare, ai fini della sopravvivenza nel gruppo.
<< purtroppo o mi adeguavo a loro oppure ero finita, venivo estromessa da tutti i giochi. Certo  aver vissuto insieme a fratelli maschi mi ha fatto essere un po’ carente nel settore trucco e abbigliamento ma non ho mai avuto l’impressione di perdermi qualcosa. Ho imparato a comportarmi più da maschio che da femmina ed a vestire con un abbigliamento comodo ed unisex. Questo ha comportato però che alla fine avessi poche amiche femmine… >> fece una pausa, mentre i pensieri gli vorticavano in testa….
……..E che mi sentissi a disagio in qualsiasi situazione dove avrei dovuto dimostrare la mia femminilità.
All’inizio, quand’era piccola voleva essere a tutti i costi come i suoi fratelli per compiacere suo padre. Avrebbe voluto avere la stessa complicità che avevano con lui, lo stesso cameratismo.
E questo l’aveva resa un po’ maschiaccio.
Quando poi aveva iniziato a guardare l’universo maschile con occhi diversi, ormai per tutti nera considerata un compagno di avventura, ma non una ragazza.
Quindi per tutta la vita aveva vissuto con un perenne senso di inadeguatezza che adesso era più forte perché la maturità la faceva riflettere sul fatto che l’anima di maschiaccio faticava ad andarsene e lei faticava a liberarsene perché era molto più facile dire si sentiva inadatta per quello che era…e non per quello che non era…e che forse voleva essere?
Certo, poteva essere femminile anche senza doversi sentire di tradire se stessa…poteva essere una “chimica” carina e intelligente no?
Si riscosse da queste riflessioni e continuò
<< Insomma si è innescato un circolo vizioso da cui sono riuscita ad uscire  dai 17 anni in poi, anche se le mie coinquiline non avvalorerebbero questa affermazione >> li guardò in modo impertinente,  sbattè un attimo le palpebre mentre un sorrisino le danzava sulla bocca  << ma vi sto annoiando con i miei racconti >>
<< oh no, >> la rassicurò Darius << siamo molto interessati a sapere come ti sei trasformata da maschiaccio in gentile donzella >>
<< la trasformazione mi pare ancora in corso però >> ghignò Zach
Lei fece un passo avvicinandosi a lui, e guardandolo dritto negli occhi, aggiunse maliziosa
<< però in ogni caso è una bella trasformazione non credi? >>
Stava flirtando con lui?
 
Sul volto gli  balenò un’ emozione indefinibile che lui mascherò in un ghigno sardonico.
Gli ci volle però qualche istante per staccare lo sguardo dalla labbra di lei e posarle sugli occhi.
Un errore che si rivelò fatale, perché quelle iridi adesso erano di un grigio azzurro come il cielo. Brillanti, intuitive ed intelligenti. Sentiva quasi fisicamente lo sguardi di Costance addosso nonostante lei lo guardasse negli occhi.
Fu scosso da un tremito.
Costance si umidì le labbra << perché mi guardi così? >>
<< così come? >>
<< come se ..come se...avessi paura >> sgranò gli occhi per quello che aveva detto.
Era tutto vero.
La consapevolezza che Costance poteva compromettere il prezioso equilibrio interno che si era creato, lo colpì come una frustata.
Aveva paura non solo di perdere la propria lucidità ma aveva anche paura di se stesso, delle cose che avrebbe potuto desiderare fare con lei....
Sbattè le palpebre e si sforzò di essere naturale << paura? e di cosa?...di te forse ?...credo tu ti sopravvaluti ragazzina..io ho bisogno di qualcosa di più che un educanda...>>
Costance si ritrasse risentita << è questo che pensi di me? >> chiese con voce bassa che avrebbe dovuto essere tagliente, mentre il labbro iniziava a tremarle leggermente.
 Ma lui non si scusò, anzi, continuò imperterrito odiandosi per quello che stava per dire. Ma doveva in qualche modo chiuderla li con lei, non c’era alcun futuro
<< questa è solo una minima parte di quello che penso di te! sai cosa sei? Sei repellente come uno scarafaggio, acida come uno yogurt scaduto, antipatica come una scimmia dispettosa. Ecco. Questo è quello che sei! >> si voltò e se ne andò.
 
Era meglio che non nascesse nulla tra loro. meritava qualcuno di meglio, una persona integra, con nessuna cicatrice, interna ed esterna.
 
Costance rimase completamente pietrificata a quell’affermazione mentre un imbarazzante silenzio  era calato su di loro.
La faccia di Darius, a bocca aperta e con le sopracciglia che gli toccavano quasi i capelli, in un altro momento sarebbe stata fonte di una ilarità irrefrenabile.
In un altro momento.
Sbattè le palpebre cercando di rimettere insieme i pezzi del suo amor proprio che era andato in mille frantumi a quelle parole.
Come era possibile che una persona così insignificante, dispotica, asociale con chiare discendenze dall’orso bruno,  a dispetto di tutte le teorie Darwiniane, la facesse sentire così male?
La frantumasse in quel modo riducendo in polvere anni di consapevolezze, di amor proprio. Lei che aveva compatito tutte quelle che si lasciavano mettere KO da un uomo.... era quello che gli aveva permesso di fare. << se non altro adesso sappiamo veramente qual’è il suo pensiero >> esclamò con un sorriso tirato che non le raggiunse gli occhi.
<< in questo momento credo di sapere solo una cosa : che Zach è il coglione più coglione che abbia mai visto in tutta la mia vita >> sfiatò Darius mentre Jared annuiva convinto
<< lascia che torni a casa stasera e lo sistemo io quell’emerito imbecille. Sarà anche bravo come capo della polizia, sarà bravo a capire la mentalità criminale ma credo che questo lavoro gli prosciughi così tanto il cervello da lasciarlo completamente indisponibile per le restanti parti della giornata. Perché solo un Alzaimer fulminante o un invecchiamento super precoce giustifica un comportamento simile >> Darius appariva, anzi era letteralmente furioso.
<< la prossima volta che si comporta di nuovo da stronzo giuro che gli lascio andare un gancio tale che gli riavvicino i lembi della cicatrice per sempre >>  sibilò Darius.
Poi sputò fuori a voce alta due o tre imprecazioni tali che fecero arrossire anche il ragazzo pieno di pearcing e con la cresta verde seduto due o tre tavoli più avanti.
<< lascia stare Darius, ti ringrazio per il pensiero >> Costance appoggiò delicatamente la mano sul suo braccio << ma non importa >> proseguì sommessamente << Che pensi pure quello che vuole di me..anche perché io penso altrettanto di lui >> tornò a fissare la porta come per essere certa che quello che era appena accaduto era accaduto veramente e che lui non sarebbe rientrato. 
Stupido.
Idiota.
Deretano putrescente di una puzzola.
Avrebbe voluto spaccargli la testa con la stecca da biliardo.
 Avesse avuto un coltello glie l’avrebbe conficcato in mezzo al cuore.
Era così furibonda che avrebbe volentieri...
pianto

 




eccomi di nuovo... ho temuto di non poter pubblicare perchè il PC è all'ultimo...una volta o l'altra ci rimane secco......comunque ringrazio TUTTE TUTTE TUTTE siete meravigliose e i vostri commenti mi piacciono molto...spero che continuerete a leggermi e spero che la storia continui a piacervi! alla prossima puntata!
scusate se non sono brava con i ringraziamente ma è che sono un pò aso (leggi asociale) come Zach... non riesco mai a dimostrare qello che provo veramente!
bacioniiiiii

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Capitolo 22
*** capitolo 21 - Click-click ***


CAPITOLO 21
 

eccomi qui per un nuovo capitolo...è stata una faticaccia perchè il PC è andato...morto...kaput...fortuna che salvavo anche sulla penna...però adesso siamo in 3 con un PC antidiluviano, non so se risalente addirittura al cretaceo, in ogni caso per fare ogni operazione ci deve pensare molto ..ho sudato per pubblicare questo chappy comunque, siamo positivi..per questa volta è andata.
spero che il capitolo vi piaccia.
ringrazio quelle che hanno recensito, ci mi legge, ricorda o segue...un bacione a tutte e ancora un grazie di cuore! mi fermo pechè non vorrei perdere tutto di nuovo!

 

 
La ragazza bionda entrò con passo lento e incerto all’interno del bar sedendosi al bancone e sorridendo al barista.
Sembrava in imbarazzo pensò Peter.
Era carina.
Anzi.
Bella.
Decisamente bella.
Un volto angelico.
Stava già suscitando l’interesse di alcuni rappresentanti dell’altro sesso seduti ai tavoli.
<< Una vodka alla pesca per favore >> ordinò con voce leggermente tremante.
Per favore? Era la prima volta che qualcuno lì dentro gli chiedeva da bere dicendo per favore, si soffermò ad osservarla mentre glie la preparava.
Un viso dolcissimo, con due occhi che in quel momento erano grigio piombo, cupi e pensierosi. Un nasino piccolo con una spruzzata di efelidi come  polvere d’oro. La bocca carnosa e perfetta era tesa in una linea dritta, guardava fisso davanti a sé.
Si riscosse un attimo quando lui le pose davanti il bicchiere
<< grazie >> disse con tono gentile
Lui continuò ad osservarla mentre buttava giù la vodka in un unico sorso storcendo poi la bocca e scuotendo lievemente la testa. I capelli biondi le sfiorarono con delicatezza il viso.
Un angelo biondo
Ecco cos’era
Un angelo biondo piovuto lì chissà per quale ragione e che adesso lo guardava con espressione supplicante << un altro...per piacere >> allungò il bicchiere verso di lui.
Lui esitò un attimo poi glie lo riempì di nuovo e di nuovo lei lo ingurgitò tutto d’un fiato quasi cercando di evitare di assaporarne il gusto. Strinse gli occhi e la mascella, ed un brivido le mosse le spalle. Scosse di nuovo i capelli color oro.
Lo guardò ancora << ancora.. grazie >> la mano protesa verso di lui stringente il bicchiere già vuoto.
Peter accennò ad un colpo di tosse << signorina >> si ritrovò a dirle in modo esitante
<< non credo sia il caso sa? Non crede sia un po’ troppo ? All’inizio sembra che non faccia effetto ma poi invece questo arriva tutto insieme in modo devastante. Non credo che sia abituata a questo tipo  di bevande >>
Quella ragazza stimolava in lui l’anima del buon samaritano.
Ogni frammento che ancora di buono c’era rimasto in lui stava tornando alla luce mentre guardava quegli stupendi occhi grigi.
Lei gli sorrise mesta << caro.. >> allungò la testa per vedere il nome stampato sulla targhetta 
<< .... Peter… non preoccuparti, in questo momento quello che più desidero è una bella vodka ghiacciata ..... Avanti.....che aspetti? Sono una cliente come tutti gli altri >> fece vagare la mano nel locale << quindi devi darmi quello che ti chiedo. E’ il tuo compito no? >>
lui le versò di nuovo da bere poi come in flash si ricordò che quella stessa ragazza era già stata lì, due sere prima, insieme a Zach, Darius e Jared più altre ragazze.
Come aveva fatto a non riconoscerla subito?
Le versò di nuovo la vodka che lei tracannò di nuovo velocemente, sembrava non le interessasse minimamente sentirne il sapore
…..VOLEVA UBRIACARSI!
Le parole gli esplosero nella mente.
Si scostò un attimo dal bancone appoggiandosi alla colonna laterale, si avvicinò al telefono e compose un numero velocemente.
<< pronto >>
<< pronto Zach?...... ciao, sono Peter. Ti disturbo? Sei ancora al lavoro? >>
<< Peter, se ti sto rispondendo dal telefono dell’ ufficio tu che dici? Sarò al lavoro? >> sospirò esasperato dalla domanda ovvia << Cosa c’è ? problemi nel locale? >>
<< eh?... No, no, nessun problema, qui è tutto tranquillo...solo che........ >>
<< cheeee? >> gli fece eco lui impaziente
<<  ecco, non so se è giusto quello che sto per fare ma... ti ricordi .. un po’ di sere fa….. siete venuti qui con quelle ragazze... hai presente la ragazza bionda che era con voi l’altra sera? .....certo che ti ricordi, come si fa a dimenticarsela >> fece una pausa mentre l’altro stava in silenzio in attesa
<< insomma ecco ...è seduta proprio qui..quella con il viso d’angelo e due occhi.. si... ecco.. e sta.. sta bevendo della vodka..e ..
<< porca puttana! Con CHI è ? >>
<< no... con nessuno... è da sola.... ma i clienti hanno iniziato già a guardarla ... mi sembra che abbia tutta l’intenzione di ubriacar... 
Non riuscì a finire la frase
<< cazzo! sono lì tra poco! Tu tieni la gente lontano da lei e per quanto possibile non darle più da bere .  falla parlare e tienile lontano gli uomini. Cinque minuti e sono lì >> buttò giù il telefono precipitandosi alla porta e farfugliando un qualcosa che assomigliava molto a “ un emergenza “ si precipitò alla macchina.
Peter tirò un sospiro di sollievo.
Tornò al bancone e lanciò uno sguardo alle persone ai tavoli, poi tornò a guardare la ragazza seduta sullo sgabello. Aveva un’ eleganza ed una raffinatezza uniche, era una perla rara già a prima vista.
 
Costance iniziava a sentirsi molto più rilassata.
Certo l’essere stata sola in casa quella sera aveva acuito il suo senso di inadeguatezza.
Non c’era nessuno che potesse darle un sostegno morale ma sinceramente non le era neanche passato per la mente di chiedere aiuto alle altre rovinando i loro progetti per la serata.
Marissa era fuori con Jared e le altre erano andate ad una festa.
Lei non ne aveva avuto voglia nonostante le insistenze delle altre. Avesse detto loro come si sentiva sarebbero rimaste sicuramente tutte  quante con lei.
Da quella famosa sera tutti la stavano trattando con una gentilezza estrema che affondava di più il coltello nella piaga.
L’ultima cosa che voleva era che la trattassero con pietà.
Per cui si era sentita quasi in dovere di uscire ed i suoi piedi l’avevano portata inconsapevolmente o preterintenzionalmente lì.
 
<< ne vorrei un’altra se non le dispiace >> la lingua le si incominciava ad impastare ma lei voleva prendersi una sbornia con i fiocchi e proprio lì.
In quel bar.
Dove c’era stata la sera prima.... o era due sere prima ?.....o un po’ di più?
Dio che confusione che aveva in testa .
Insomma voleva ubriacarsi lì dove lui  due sere prima le aveva detto che erarepellente come uno scarafaggio, acida come uno yogurt scaduto, antipatica come una scimmia dispettosa , anche se a dire il vero adesso, con quei bicchieri di vodka nello stomaco, quelle parole non le  facevano poi così male.........
.......la stavano solo devastando dentro.
Questa era la verità.
Forse la quantità di vodka non era ancora sufficiente a fargliele sembrare meno dure.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi.
Non voleva mettersi a piangere lì davanti a tutti. Voleva solo ubriacarsi e togliersi dalla mente quel cretino
<< ancora >> allungò il braccio mentre la testa le ciondolò leggermente in avanti ed i capelli le scivolavano davanti agli occhi.
<< non pensi di aver bevuto abbastanza? >> una voce forte e vellutata le arrivò vicina mentre Zach si sedeva nello sgabello di fianco a lei
.... quel cretino che si era materializzato al suo fianco
<< sciao >> farfugliò Costance
<< cosa ci fai qui da sola? >>
<< Cos...cos... cosc’ E’? >> le s le venivano un po’ strascicate e la E le uscì con una tonalità più alta del normale
<< ..vu..vuoi rimorchiarmi per cascio? >> gli disse avvicinando il viso al suo
<< assolutamente no >> le rispose Zach reprimendo un sorriso.
 Dio com’era tenera.
<< voglio un’altra Vodka! >> esclamò Costance in modo stridulo
<< penso invece che tu debba fermarti >> Zach le coprì il bicchiere con la mano
<< asscioolutamente no. Io reggo bene l’alcool >> sussurrò lei emanando una zaffata di vodka
<< quanti ne hai bevuti ? >> chiese lui con voce dolce mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio
<< due >> fece eco lei facendo tre con la mano mentre Peter rispondeva pronto << quattro, con questa sarebbe alla quinta >>
Zach avvicinò il viso e la guardò negli occhi.
Grave errore.  
Si sentì prendere da uno struggimento nuovo mentre osservava quegli occhi lucidi leggermente spalancati, quelle ciglia dorate lunghissime e la linea perfetta della guancia morbida e vellutata.
Cercò di analizzare quella sensazione.
Era davvero strano si sentisse attratto da lei, riflettè.
Come la maggior parte degli uomini apprezzava le belle donne molto femminili, con curve ben sviluppate ed esperte a letto.
Costance era l’antitesi di tutto ciò.
Quindi non poteva essere l’oggetto delle sue sfrenate fantasie, si disse convinto. 
<< allora credo che forse sarebbe meglio chiuderla qui no? Altrimenti domattina ti sveglierai con un terribile mal di testa >> le scostò nuovamente una ciocca di capelli dalla fronte trattenendola nella mano.
Saggiò la morbidezza dei capelli  poi allargò la mano e glie la passò nei capelli tirandoglieli all’indietro.
La voce di Costance lo riscosse da quella contemplazione.
Lo stava guardando assorta, mentre con gli occhi percorreva il suo volto e lui si sentiva bruciare ogni minimo frammento di pelle percorso da quelle pupille argentate.
<< lo sciai? Nessun pittore dipin...... dipin...gerebbe mai il tuo visscio >> esclamò seria
<< oh! E come mai >> chiese lui attento ed intenerito mentre un sorriso gli inclinava in alto gli angoli della bocca
<< per... per... >> gli roteò il dito indice davanti al viso << per quella >> avvicinò il dito alla cicatrice. Una scintilla di fuoco lo penetrò nel punto in cui lei lo stava toccando.
cosa stava accadendo?
perché si sentiva come se si trovasse su di uno strapiombo, investito da un vento potente che lo spingeva in avanti verso il precipizio ?
 << per la cicatrice dici? >> esclamò con voce roca 
<< effettivamente non è una bella vista >>  continuò mesto
<< sssci. Pro...pro.. proprrio per quella cicatrice che ti detr..detru...deturpa il viscio  >> rimase in silenzio fissandolo seria
<< oh! Questo mi dispiace veramente. Non poter essere tenuto di conto come possibile modello è veramente frustrante non trovi? >>
Costance lo guardò attenta da sotto in su.
Avvicinò il viso al suo e sfiatò << sssci ... è vero...è veramente frur... è veramente frurst...
 frustante >> annuì con la testa poi proseguì seria 
<< e allorra come ....come lo sssscpieghi e che io ti trovo coscì maled...maledettamente bello?  ehhh? Come me lo ssscpieghi ? >>
si appoggiò la mano alla guancia ed inclinò il viso guardandolo attenta in attesa di una spiegazione. La luce azzurrina delle lampade sopra le loro teste si rifletteva nei sue occhi che in quel momento sembravano due diamanti tanto scintillavano.
<< dunque mi trovi bello? >> il sorriso gli si accentuò leggermente
<< veramente...non ho detto bello....ho detto maledettamente bellllllo...ssccei ssciordo? >>
Adesso gli stavano sorridendo anche gli occhi.
Lo trovava bello.
È ubriaca si disse
ma non potè smettere di sorridere
<< e non ssciolo io ti trovo bello >>
<< ah no? >> le carezzò leggermente la guancia.
com’era morbida.
<< uh-uh >> scosse la testa mentre i capelli gli carezzavano dolcemente le dita, desiderò infilargli la mano dietro la nuca e sentire nel palmo la morbidezza dei capelli
<< tutte le donne ti trrovano attrrr ... attrr... attraente .. sci vede da come ti guardano >>
<< bene a sapersi ma non sono interessato a nessuna al momento >>
Costance esalò un “ bene “ annuendo vigorosamente
<< che ne dici se adesso ti accompagnassi a casa ? >>
<< non volio andare a cascia...non sono ubriiaca >>
<< non voglio portarti a casa perché sei ubriaca. Voglio portarti a casa perché mi farebbe piacere accompagnarti >>
<< ah! >> scosse la testa ed appoggiò la fronte al suo mento. Rimase ferma mentre Zach la prendeva per le spalle allontanandola da sé. Lei si dimenò nel tentativo di restargli vicino.
Si alzò leggermente appoggiandosi al bancone mentre Zach la prendeva saldamente per le braccia poi, facendosela aderire al suo fianco le mise un braccio intorno alle spalle.
Lei si rilassò circondandogli la vita con le braccia.
 
Non seppe per quanto tempo rimasero in quella posizione.
 
Seppe solo però che da quel momento in poi il ricordo di quell’abbraccio lo avrebbe tormentato all’infinito.
Non poteva assecondare il suo istinto.
Non voleva innamorarsi di lei.
Meno che mai poteva cedere alla passione e portarsela a letto
Lei non era quel tipo di ragazza.
Lei era la ragazza ideale, quella con cui passare una vita insieme.
Lui, con tutte le sue paranoie, glie l’avrebbe resa un inferno.
<< come ti senti? >> la chiese soffiandole nell’orecchio ?
<< ce la fai a camminare? >>
<< sccccì! Scccicuramente scci >> e gli si accasciò tra le braccia.
 
Le circondò la vita mentre lei gli si abbandonava fiduciosa .
Si avviarono all’uscita, l’angelo biondo e l’anima dannata.
Si voltò un attimo << grazie Peter >> mormorò pieno di gratitudine
<< di niente. Aver salvato un angelo mi farà guadagnare il paradiso? >> gli strizzò l’occhio sorridendo.
 
Uscirono fuori.
Lui alzò lo sguardo.
La luna splendeva pacifica , irradiandolo di una pallida luce e migliaia di stelle tempestavano il cielo.
Sempre sorreggendo Costance si avvicinò all’auto.
Chissà perché gli vennero in mente dei versi di un poeta famosissimo  che un suo professore amante della letteratura italiana gli aveva fatto imparare a memoria:
 
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense!

 
E la spiegazione la forza travolgente dell’amore, la quale non consente ad una persona che sia davvero amata, di non ricambiare
.......l’amore che porterà entrambi ad una morte ed alla dannazione eterna
 
Nel suo caso alla dannazione eterna ci sarebbe arrivato solo lui.
 
Se la fece  aderire al torace mentre la sorreggeva per la vita.
 Morbida, dolce, sensuale..
 
Aprì la portiera e  con delicatezza la depositò sul sedile a fianco dell’autista.
Le allacciò la cintura mentre con il viso sfiorava le sue spalle ed i capelli di Costance gli sfioravano la guancia.
Dovette resistere all’impulso di prenderle il viso tra le mani e di baciarla, fino allo sfinimento, fino all’oblio.
 
Ma non poteva farlo.
Per lei.
Chiuse la portiera e salì dalla parte della guida.
Mise in moto in modo rabbioso e si avviò a casa di lei.
 
Per tutto il viaggio rimase in silenzio mentre Costance teneva gli occhi chiusi e la testa appoggiata indietro scoprendo la gola candida.
Dio che voglia di morderla.
Adesso era anche un vampiro? Ci mancava solo questo difetto da aggiungersi a tutti gli altri della lista.
 
Parcheggiò attento poi, con movimenti lenti scese dalla macchina.
era stanco
 
Le slacciò la cintura e l’aiutò a scendere, se l’appoggiò al torace << come ti senti? >>
Aveva la testa appoggiata contro il suo petto muscoloso ed il suo respiro era regolare.
Furono avvolti da un piacevole silenzio.
Il battito regolare del cuore di Zach e l’odore che si sprigionava dalla sua camicia contribuivano a tranquillizzarla. Gli circondò la vita con le braccia e si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto, mentre il cuore di Zach accelerava il ritmo.
 
La portò fino su poi, dopo essersi fatto dare le chiavi, aprì la porta ed entrarono nel soggiorno.
La casa era deserta, non c’era nessuno quella sera ed a lui non andava di lasciarla da sola in quelle condizioni. Si avvicinò al divano e si sedette un attimo mentre la faceva sedere sulle sue ginocchia, la testa appoggiata sulla spalla.
 
Un gradevole intorpidimento iniziò a percorrerla tutta scaldandola sempre più mentre le palpebre le diventavano sempre più pesanti...
Zach capì subito il momento esatto in cui morfeo prese il sopravvento.
Se la strinse contro il torace ed abbassò lo sguardo sul suo viso.
Gli occhi chiusi, le ciglia che ombreggiavano le guance.
Appoggiò il mento sui suoi capelli poi vi affondò il viso ed inspirò a fondo.
Odoravano di gelsomino.
 
Poi, con riluttanza, si decise a portarla di sopra in camera e la adagiò delicatamente sul letto. Le tolse le scarpe ed i calzini, rimase ad osservare quel piedino minuscolo nella sua mano, poi la coprì con la coperta e si sedette sulla poltroncina in fondo al letto.
Era tremendamente scomoda
La mattina dopo sarebbe stata estremamente pesante per entrambi.
 
 
 
Si mosse leggermente.
 
Aveva un sapore amaro in bocca, come se avesse ingoiato un topo morto.
Aprì leggermente un occhio.
Davanti a lei,  sulla poltroncina rossa c’era seduto Zach, con la testa reclinata in avanti.
Aveva dormito lì tutta la notte?
Poveretto, si sarebbe alzato con i muscoli  le giunture completamente anchilosati.
Una leggera sensazione di benessere la pervase mentre la bocca le si apriva in un sorriso beato.
Lui si mosse leggermente sulla sedia e lei richiuse prontamente l’occhio fingendo di nuovo di dormire.
 
Zach si riscosse dal torpore, era riuscito a chiudere gli occhi ad intervalli e adesso si sentiva uno straccio, le gambe e le braccia doloranti e le spalle completamente indolenzite. Si passò una mano sugli occhi, roteò la testa a destra e sinistra con movimenti lenti.
Si alzò in piedi facendo leva sui braccioli della poltrona ed iniziò a muovere le spalle alzandole ed abbassandole con movimenti lenti.
Guardò nella direzione di Costance.
Stava ancora dormendo.
Il piumone era abbassato, ed aveva le braccia completamente fuori.
 
Le si avvicinò piano osservando i capelli arruffati, le labbra leggermente socchiuse e la linea della guancia.
Si abbassò ancora di più cercando di capire quanto profondo fosse ancora il suo sonno.
 
Costance, perfettamente consapevole della sua presenza, trattenne il fiato.
 
Chinandosi Zach le depose un bacio sulla fronte. Era un bacio casto, quasi innocente ma nello stesso tempo incredibilmente intimo.
Lei si sentì mozzare il fiato e le ciglia tremarono leggermente.
 
Le tirò su il piumone fin sotto la gola, sfiorandola in una leggera carezza
Fu un gesto semplice ma del tutto inatteso.
Tremendamente dolce.
 
Aprì gli occhi lentamente e si ritrovò a fissare due occhi colore della notte, velluto nero, dove le fiamme scintillavano ardenti.
Restano allacciati per un istante, quelle due paia d’occhi
<< come stai? e’ stata una serata piacevole ieri sera ? hai già provato ad alzarti ? o la testa ti sciaborda troppo ? >> scherzò inondandola di parole mentre per un attimo, l’eco di un sorriso storto gli compariva sulle labbra.
Prese due cuscini e li appoggiò alla testiera del letto.
Lei mosse appena le labbra << doccia >> gracchiò mentre cercava di mettersi seduta.
Vacillò di nuovo, le sembrò di essere sul ponte di una nave completamente piegata di fianco.
Si sorresse la testa con le mani
<< non ti eri mai spinta a questo livello di ubriacatura vero? >> Un sorriso sghembo gli attraversò il volto .
Lei scosse la testa impercettibilmente anche il più piccolo movimento le causava un dolore atroce.
<< hai dell’aspirina per caso? >> le chiese gentilmente
<< ..si…. >> mormorò confusa appoggiandosi ai cuscini che lui le aveva preparato
<< …..credo….in bagno.. >> mormorò sottovoce indicando la porta << in fondo… a destra… >> proseguì sommessamente.
Lo sentì uscire dalla stanza, i passi veloci risuonarono nel corridoio, poi la porta del bagno che si apriva. Lo sentì tornare indietro ma non entrò in camera, scese le scale, alcune ante in cucina sbatterono sonoramente
Tornò con un bicchiere d’acqua e due aspirine. Fece cadere le due compresse nell’acqua ed insieme osservarono le bollicine che si staccavano vorticose disperdendosi nel bicchiere .
<<  sei molto esperto >>
<< C’è stato un momento in cui mi ubriacavo spesso >> dichiarò, corrugando la fronte, << non mi aspetto che tu comprenda la ragioni per cui lo facevo >> la guardò facendo una pausa << immagino che tu non abbia mai fatto niente di vergognoso in vita tua >>
Costance abbassò lo sguardo << due o tre volte ho rubato dei quaderni in un grande magazzino. Li mettevo in mezzo a quelli di scuola che tenevo in braccio, scribacchiavo un po’ sulla copertina ed uscivo >> mormorò. Ammetterlo di fronte ad un poliziotto le costava fatica. Lanciò uno sguardo furtivo a Zac ed incontrò il suo sorriso deliziato << per tutti i santi! Ho di fronte la versione femminile di Arsenio Lupen e non me ne ero mai accorto! Sono amico di una criminale! >> esclamò.
Costance si pentì subito di averglielo detto
<< tranquilla , con me il tuo segreto sarà al sicuro come in un confessionale. Non lo rivelerò a costo della vita >> proseguì sorridendo e scuotendo la testa.
 
<< bevi, tempo un’ora starai meglio >> esclamò assumendo un tono brusco. Le tese il bicchiere evitando il contatto con le sue mani mentre lei lo guardava interrogativa.
Cosa aveva fatto o detto per suscitargli quella reazione?
Non ne aveva idea, e in quel momento non era assolutamente in grado di formulare un pensiero coerente visto la confusione che aveva in testa ..e non sapeva bene quanta di questa confusione era dovuta alla vodka e quanta invece agli occhi di Zach che sembravano trapassarla ed in grado di leggerle l’anima.
Ma che erano quei pensieri?
<< pensi di farcela adesso? >> Zach  si avvicinò ed abbassò lo sguardo su di lei fissandola con i suoi occhi  color carbone. Lei si sentì attratta dal suo sguardo, poteva notare le piccole rughe che si irradiavano dagli angoli dei suoi occhi e l’ombra scura creata dal lieve accenno di barba che rendeva il volto estremamente affascinate e tremendamente sexy. Le sembrò di annegare in una vasca di acqua bollente.
Un silenzio imbarazzato era sceso tra loro
<< penso di dover andare >> sussurrò lui << mi sembra tu stia meglio >>
<< si...si.. certo... >> mormorò esitante spingendo fuori le gambe dal letto ed alzandosi in piedi.
Barcollò un attimo e Zach le fu vicino.
Posò le mani sulle sue chiudendogliele.
Rimasero così, con il palmo caldo di lui che le circondava le dita, sfiorando con i polpastrelli i polsi.
Una sensazione di intimità si infranse su di loro come un’ onda.
Costance lo guardò stupita.
Un guizzo balenò negli occhi di Zach.
Non seppe se quel contatto durò un attimo, un minuto, un’ora o un’eternità, scintille le vibrarono negli occhi mentre una strana pulsazione le si estese alle braccia, al respiro, al sangue, all’aria. Alla stanza intera.
<< scusa >> le sussurrò << mi dispiace davvero per quello che ho detto l’altra sera >> mormorò guardandola negli occhi << ero irritato con me stesso ed ho parlato senza pensare. Non avrei mai voluto ferirti >>
<< non devi scusarti >> lei lo guardò assorta << forse a volte sono davvero un po’ troppo acida e anche antipatica. Me lo dicono spesso anche le ragazze. Vedrò di cambiare >>
<< non troppo però >> sorrise lui
<< se non altro per trovarmi uno straccio di ragazzo >> continuò seria
<< sono sicuro che lo troverai. >> le disse avvicinandosi piano << vedrai che molti uomini cadranno ai tuoi piedi >> le si avvicinò di più, staccò una mano dalle sue e le passò le nocche sulla guancia << vedrai. Un giorno troverai un uomo che si perderà in questi tuoi occhi argentati e che non desidererà altro che stare insieme a te >> indugiò con le nocche sulla linea della mascella
<< ma non tu >> le scappò detto pentendosene subito dopo
<< no. Non io. >> le disse lui con tono dolce, rassegnato.
 
Di colpo Zach le lasciò andare la mano  e tutto si spense, luce, colori, suoni, come quando all’improvviso lo schermo del computer si spenge e tutto ritorna nel buio.
Non sapeva quanto era durato quel momento ma le sembrò che il cuore le si fosse fermato per sempre.
Si voltò brusco lanciandole un ultimo sguardo e scese le scale a precipizio
Si chiese se si era immaginata tutto quanto o se invece era proprio accaduto.
 
Si portò una mano alla fronte chiudendo gli occhi
Non ci capiva più niente.
Si avviò verso la doccia quando un pensiero le balenò nella mente : a parte Marissa che sapeva dove avrebbe finito la serata, le altre erano tornate?
Barcollò fino alla porta della loro camera, sbirciò dentro e sentì il loro respiro appesantito dal sonno.
Ma a che ora erano rientrate?
E si erano accorte che Zach era rimasto lì ed aveva vagato avanti ed indietro per la casa in cerca delle aspirine e del bicchiere d’acqua?
Sperò che il sonno le avesse colte prima di quella ricerca anche se avevano il sonno talmente pesante che uno scalpiccio di passi avrebbe solo conciliato il sonno ancora di più, senza contare che, forse, anche sentendolo lo avrebbero ricollegato a lei.
 
La doccia le fece riprendere un po’ di vitalità.
Ma soprattutto l’aspirina stava iniziando a fare il suo effetto. Il mal di testa era quasi cessato del tutto.
Rientrò in camera ancora con l’accappatoio e fissò la poltroncina rossa su cui Zach aveva dormito.
Si sforzò di non cercare di darsi alcuna spiegazione al comportamento di Zach…. O le sarebbe tornato il mal di testa.
 
Scese in cucina mettendo sul fuoco la macchinetta del caffè, come le aveva insegnato la nonna, e si sedette di fronte alla finestra.
Un timido sole, coperto da nubi grigiastre cercava di farsi largo in quella cappa.
Er una lotta impari ma ogni tanto, uno strappo in quel mantello, permetteva ad un raggio di arrivare fino a terra.
Quel tempo rispecchiava un po’ quello che era la sua vita ultimamente : un grigiore diffuso squarciato ogni tanto da raggi di luce che però non riuscivano a raggiungere l’obiettivo: Lei
Dei passi la riscossero dai suoi pensieri mentre un odore di caffè si spandeva nell’aria.
Spense la macchinetta mentre Sarah e Beth entravano in cucina stropicciandosi gli occhi.
<< siamo arrivate tardissimo ieri sera >> esclamò sbadigliando Beth guardandola con sguardo colpevole << tu che hai fatto? >> proseguì titubante.
Costance si irrigidì un attimo.
Se le stava facendo quella domanda vuol dire che non si erano accorte di niente.
Bene
Sarebbe rimasto un segreto tra lei e Zach
Il secondo, se non andava errata
<< niente >> mentì << ho letto un po’ e poi sono andata a letto >> alzò le spalle sfuggendo il loro sguardo per non sentirsi troppo colpevole per la bugia che andava dicendo.
Non solo Zach era stato lì con lei…ma si era pure ubriacata..
<< saresti dovuta venire >> l’apostrofò Sarah
<< ci siamo divertite in maniera sufficiente direi >> continuò per lei Beth << anche se penso che a te ti sarà venuto il torcicollo a forza di osservare la porta >> la guardò interrogativa << ma chi stavi aspettando? >>
<< chi io? >>
<< no, mia sorella. Guarda che non sono scema, ho visto benissimo che facevi di tutto per posizionarti in modo da poter tenere sotto controllo chi entrava. Per non parlare poi dello sguardo scrutatore con cui scandagliavi la sala. Sembravi il Cyborg di Terminator nella scena iniziale quando cerca Sarah Connor nella discoteca >>
Sarah si lasciò cadere con un gemito sulla sedia lì vicina e la guardò con sguardo vacuo << e va bene! L’altra sera quando ho riportato Brutus a casa sono passata dal ristorante ..
<< oh no >> la interruppe Beth << di nuovo? … ma perché Sarah ?>>
<< ecco…. Io non lo so… è solo che non ho ancora perso le speranze e penso che se magari mi faccio vedere…>> la sua speranza era che, se gli fosse ronzata attorno, lui avrebbe finito inevitabilmente per notarla. E poiché Sarah non era una che se ne stava con le mani in mano ad aspettare che il fato facesse il suo gioco, si dava molto da fare per trasformare la caccia a Law in una vera e propria scienza.
<< penso che se riesco ad andare ai party dove va lui, se lo inizio a trovare per  caso nei posti più impensati..... >> a volte si rendeva conto che la cosa stava infastidendo Law... accidenti però! se solo l'avesse almeno degnata di uno sguardo!
 
<< Sarah non puoi tartassarlo in continuazione. Rischi di ottenere l’effetto contrario >> esclamò severa Beth?
<< diglielo anche tu Costance paladina dei diritti delle donne >>
<< è vero. Essere sempre in mezzo non credo ti aiuti molto, finisci per avere l’effetto contrario, cercherà di evitarti in tutti modi possibili >>
<< avanti >> le chiese con voce più dolce Beth << sentiamo perché sei andata da lui >>
<< ecco volevo dirgli dei progressi di Brutus …
Beth la guardò con sguardo scettico
<< … è vero! Ero passata per dirgli quello e poi…. Già che c’ero… l’ho invitato alla festa… ma….
<< ma? >> chiese Costance
<< ma lui mi ha detto che non poteva venire, neanche sul tardi, perché aveva da fare. Ma secondo me  lo ha detto perché non voleva che pensassi che era interessato a me, dicendomi subito di si >> sfregò impacciata le mani sui pantaloni del pigiama
<< Sarah >> esclamò Beth sospirando con aria di sussiego?
<< gli uomini sono degli esseri con un cervello di semplice costituzione, al contrario di noi che abbiamo un cervello cervellotico atto a trovare ogni tipo di soluzione di comodo davanti ad ogni comportamento umano ..maschile.
Allora : se lui ti ha detto che ha da fare… non vuol dire che, come in genere tendiamo ad immaginarci noi,  non vuole che tu pensi che, se ti dicesse subito di si, gli piaci >> fece una pausa ed incrociò le braccia sul seno e proseguì convinta
 << semplicemente vuol dire che aveva da fare >> la guardò con espressione seria << E >> riprese << Se non ti chiama.... non è perché non vuol sembrare troppo coinvolto e quindi cerca di mantenere un atteggiamento distaccato>> fece una pausa ad effetto << Non ti chiama perché non gli va . Semplice e lapalissiano >> allargò le braccia per enfatizzare ancora di più quanto detto
Sarah la guardò con occhi sgranati
<< mi dispiace di aver smontato così brutalmente le tue supposizioni romantiche, ma è meglio una verità buttata in faccia che una menzogna sciocca >>
<< … mi ero autoconvinta così bene.. >> mormorò Sarah
<< e poi Darius non ha detto che esce già con una? >>
<< oh. Quello! >> esclamò Sarah convinta, scrollando la chioma rossa << è solo una delle tante. Comunque domani cerco di arrivare un po’ prima in modo da trovarlo in casa e parlare un po’ >>
Beth sospirò scoraggiata ed affranta << spero tu non ti renda troppo ridicola. Non è così che sei >>
<< ah no? E come sono hè? >> replicò arrabbiata << sono solo una stupida e sciocca ragazza che muore dietro ad uno che non la vede nemmeno >> emise un gemito strozzato
<< e allora non gli andare dietro PER DIO! >> le urlò in faccia Beth
<< non ce la faccio >> replicò Sarah con voce prossima al pianto << è più forte di me. Devo vederlo! >>
<< e allora continua a fare la sciocca ragazza che gli muore dietro come tante e tante altre a cui lui è abituato. O abbi un po’ di dignità e lascialo perdere. Ma tu non hai niente da dire ? >> si rivolse verso Costance che in quel momento aveva l’orrenda sensazione di capire perfettamente Sarah….
<< Okay! Mi hai convinto! >> esclamò Sarah decisa mentre Beth la guardava con orgoglio e soddisfazione, sembrava dicesse
vedi? È solo merito mio
<< se tra un mese non avrà dato segno di provare per me qualcosa che vada oltre l’amicizia, continuo a provarci ancora un po’ e poi giuro smetto di cercarlo >> la rassicurò Sarah alzandosi di scatto dalla sedia
appunto
<< vado a prepararmi >> uscì fuori per evitare che Beth aprisse di nuovo bocca
Beth esalò un sospiro disperato e guardò di nuovo Costance con sguardo stranito << che hai? >> le chiese
<< niente >> le rispose Costance con tono fintamente neutro
<< Costance...non fare la commedia con me . Ti conosco troppo bene. So riconoscere perfettamente quando menti e quando dici la verità. E adesso stai mentendo. Quindi... ripeto la domanda : che sta accadendo? >>
<< Zach mi ha chiesto scusa >>
Beth la guardò a bocca aperta << davvero? Ti Ha Chiesto Scusa? >> sfiatò stupita
<< Si. ieri sera >>
<< vi siete visti? >>
<< no. Non proprio >> rispose lei sentendosi in colpa
<< ci siamo incontrati per caso. Mi ha detto che non voleva dirmi quello che ha detto e si è
scusato >>
<< non ci capisco niente >> Beth scosse la testa confusa
Figurati io
  Poi continuò << quell’uomo è  un enigma per me. E’ quanto di più contorto io abbia mai visto >>
<< lo so >> puntualizzò lei con una smorfia << e al momento mi rifiuto di cercare di capirci qualcosa >> replicò Costance con un alzata di spalle << vado al dipartimento >> continuò accarezzando il bicchiere dove le aveva sciolto l’aspirina. Passare la mattinata ad analizzare quello che era accaduto la sera prima le avrebbe fatto tornare sicuramente il mal di testa.
 
<< si è scusato? >> la voce di Darius le arrivò stupita dall’altra parte del cellulare
Lo aveva chiamato subito, non appena Costance aveva chiuso la porta di casa
<< porca pu…rificata! >> esclamò con voce più alta, mentre Beth ridacchiava sorniona << che ne pensi? >> gli chiese con una nota di apprensione
<< non so davvero cosa pensare. Sicuramente è positivo. Almeno potremo tornare a frequentarci tutti quanti senza problemi di convivenza >> esclamò con tono sereno Darius.
Si era scusato.
Forse la discussione che avevano avuto al suo rientro a casa dopo quella infelice serata aveva dato i suoi frutti..
Non aveva fatto in tempo ad entrare che, senza neanche togliersi il cappotto gli si era presentato davanti fulminandolo con lo sguardo << non ti sembra di essere stato un po’ troppo duro con lei? Per non dire stronzo? >>
Era impossibile non notare la completa disapprovazione di Darius riguardo al suo comportamento. Cazzo! ma com’è che tutti sentivano il bisogno di proteggerla?riflettè con aria cupa.
<< hai ragione, la prossima volta che si mette nei guai mi guarderò bene dall’intervenire, lascerò campo libero a voi, i suoi paladini >> esclamò ironico
<< ma non è questo Zach! Porca puttana, ogni volta che lei ti gironzola intorno ti comporti come un bambino imbronciato >> lo guardò sospettoso << tu non la detesti affatto……>> enfatizzò i puntini di sospensione poi continuò << forse hai paura di prenderti una bella sbandata per lei >>
Zach sorrise sarcastico<< di tutte le idee prive di logica questa…
<< ho ragione >> proseguì Darius fissandolo in modo intenso << stai cercando di bloccare l’ attrazione che provi per lei. Perché non vuoi ammetterlo? >>
Zach fece dietro front e si avviò su per le scale << non ho tempo per stare a discutere con te di questa cosa che è più assurda di quelli che si reputano animalisti ed hanno una pelliccia nell’armadio >> Darius imperterrito, iniziò a seguirlo passo dopo passo nella salita verso il piano superiore
Zach si fermò voltandosi verso di lui con sguardo simile ad un lanciafiamme << ti dispiacerebbe lasciarmi solo? Ho del lavoro da fare >>
Darius non mosse un muscolo << oh, so molto bene che tu ti ritieni in grado di spengere ed accendere le tue emozioni come più ti piace, come accendere e spengere un interruttore. Click-click. E che vuoi mantenere sempre il controllo sul tuo cuore in modo che non possa mai accadere che sia lui a comandare su di te. Ma purtroppo devi metterti in testa che le emozioni sono imprevedibili e che non sempre vanno come vorremmo >>
<< va. all’inferno! >> sillabò piano  Zach mentre con passi veloci si avviava verso la sua camera chiudendosi poi la porta alle spalle senza mai guardare Darius
<< Click-Click >> gli urlò lui  da dietro la porta poi tornò di sotto. Adesso poteva anche togliersi il giubbotto e mettersi comodo in poltrona.
 
<< dove porterà questa cosa? >> sussurrò ancora Beth lasciando trapelare un timore represso.
<< questo Beth non lo so. Quando si tratta di Zach sa il cielo se riesco a vederci chiaro >>
 
Quella mattina invece di andare al dipartimento andò in giro per Londra, le mani nelle tasche ed i capelli al vento.
Prese la sotterranea per Hyde Park.
Non pioveva ed il cielo era di un colore grigio ma terso, brillante.
In Hyde Park i colori dominanti erano oltre la grigio del cielo, il verde, dal verde chiaro al verde cupo.
Faceva molto freddo ma c’era parecchia gente che come lei percorreva i viali del parco, alzò in alto gli occhi, mentre un primo fiocchetto di neve gli si posava timido su una guancia, spalancò ancora di più gli occhi, iniziava a nevicare!
Ci poteva essere niente di più magico che la neve?
Iniziò a camminare con il naso all’insù per vedere scendere quei morbidi batuffoli che scendevano, salivano, incontrando un soffio di vento, danzavano tra loro.
Tutti iniziarono ad affrettarsi verso l’uscita, lei invece vi si incamminò lentamente, non gli importava se i fiocchi gli inumidivano i capelli, mai come in quel momento si era sentita in perfetta sintonia con un luogo. Spalancò le braccia e sorrise, sorrise al cielo, sorrise al mondo, sorrise.….forse perché Zach si era scusato?
 
All’improvviso i sensi di colpa per  aver saltato alcune lezioni l’attanagliarono, si diresse quindi in tutta fretta verso il dipartimento. Avrebbe fatto in tempo a seguire quelle del pomeriggio.
Si incamminò velocemente senza però che il sorriso abbandonasse le sue labbra.
 
*.*.*.*
 
Sarah passò lentamente davanti al The Wosley... era colpa sua se l’appartamento era situato sopra?
Brutus la seguiva docile.
Doveva dirgli che il giorno dopo avrebbe dovuto pagare le frequenze all’agility dog nonché gli addestratori. E quella non era una scusa per vederlo...
assolutamente no.
Legò Brutus al palo di metallo del cartello di divieto di sosta ed entrò nel locale.
 << Ecco la baby sitter >> cinguettò una voce davanti a lei, Sarah alzò gli occhi e si ritrovò davanti il sorriso canzonatorio della sommelier  che teneva un bicchiere di vino per il sottile stelo e lo muoveva con gesti lenti. Lei bofonchiò un ciao frettoloso all’indirizzo suo e di uno degli chef che la stava affiancando nella preparazione della carta dei vini << come mai qui ? >> l’apostrofò con un sorriso beffardo << cosa c’è stavolta, l’inaugurazione di una succursale dell’Ikea? O della bancarella di cianfrusaglie di un tuo amico? >> il sorriso da beffardo si era trasformato apertamente in derisorio << hai perso di nuovo le chiavi di casa ? cosa hai perso stavolta? >> Sarah la guardò in modo freddo e distaccato poi sfiatò << la pazienza.. >> le strappò il calice tra le mani fece finta di annusarlo e poi lo bevve tutto in un sorso, si soffermò con espressione assorta << dunque.... aroma fruttato... floreale.... con un tocco di melanzana marcia ed una puntina di invidia >> fece una pausa pi si diresse verso l’uscita << in ogni caso sa di tappo >> esclamò prima di chiudersi la porta alle spalle.
 ..ma cosa cazzo c’era andata a fare?   
Meglio non menzionare in casa quell’ ennesima incursione....peraltro, completamente infruttuosa
 
 
<< Ecco il trottolino amoroso >> l’apostrofò Patrick, lo chef che aveva iniziato con lui l’avventura quando, anni prima, aveva aperto quel ristorante, e che poteva permettersi l’irriverenza di un fratello maggiore
<< vuoi smetterla con questa storia del trottolino amoroso? >> lo rimbeccò stizzito Law
<< hai ragione, senti questa allora >> tirò fuori dalla tasca sul retro dei pantaloni alcuni bigliettini con la scritta blu contenuti all’interno dei cioccolatini che tenevano nella ciotola di cristallo vicino alla cassa, e che era loro abitudine portare insieme al conto.
Ne srotolò uno tra il pollice e l’indice ed iniziò a leggerlo portandosi la mano sul cuore << Con te seguirò il cammino delle stelle, con te vedrò sorgere il sole, con te vedrò nascere un fiore, con te conoscerò l'amore >> rivolse il volto verso l’alto per enfatizzare le parole mentre Law sbuffava per niente divertito
 << oppure questa che è anche meglio, stai a sentire :  Ti penso al mio risveglio perché sei il mio sole del mattino, ti penso alla notte perché vorrei essere la luna che dorme con la sua stella >> sbattè le palpebre lentamente guardandolo con sguardo rapito mentre Law esclamava serio
 << vogliamo metterci al lavoro? Questo è un ristorante non un palcoscenico, se volevi fare l’attore avresti dovuto pensarci prima, ho visto.. >>   ma lui lo interruppe <<.... Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser..... >> fece una pausa poi continuò <<... E ho visto quella bambina rossa che ti adora come se tu fossi il Dio in terra .... e alla quale qualcuno dovrebbe regalare un paio di occhiali.. >> terminò ridacchiando mentre schivava un gambo di sedano continuando poi con voce acuta << non ti azzardare a mettere confusione nel mio regno. Lascia stare le verdure, potresti però prepararle un bel frullato di frutta, ai bambini dovrebbe piac...
<< basta con questa storia della bambina O preferisci che ti sostituisca con qualcuno che sa tenere di più la lingua a freno? >>
<< non puoi farlo! >>
<< oh si che posso. Questa è la mia cucina e posso fare quel cazzo che mi pare e piace >>
<< Law in confronto a te è una bambina,una lattante >>
Non è una bambina avrebbe voluto dire loro
<< adesso stai davvero esagerando Patrick >> gli disse con voce tesa mentre lanciava occhiate torve a una zucchina tagliate a fette sottilissime << che cosa sono queste? >> chiese irato al ragazzo addetto alle patate. Lui pensò che sicuramente doveva essere una domanda trabocchetto per cui rimase con la schiumarola in mano balbettando << s-s-s-on-n-o pa-pa-tate >>
<< queste non sono patate, questa è colla. Se avessi tempo da perdere te le farei mangiare tutte. Togliti dalle palle, mettiti in un angolo e trita il prezzemolo >>
Una cameriera dall’aria preoccupata fece il suo ingresso nella cucina << sta iniziando ad arrivare il gruppo dei banchieri. Stanno prendendo l’aperitivo al bar. Devo portare il menu subito appena si siedono o aspetto che siano arrivati tutti ? >>
<< meglio aspettare che ci siano tutti. Allora siamo pronti ? >>
<< sicuramente >> rispose Patrick << ma, in questo momento in cui siamo in attesa del primo ordine e quindi di entrare in azione, qui davanti a tutti  credo che io ti deva delle scuse per come mi sono comportato prima. Non dovevo prenderti in giro >> Law alzò le mani per fermarlo << no, Law, davvero, non so cosa mi sia preso, forse l’invidia che tu sia così richiesto >> ridacchiò sommessamente << però non dovevo essere così antipatico e pedante. Scusami di nuovo >> ci pensò un po’ su poi riprese
<< forse se l’obiettivo di tutte quelle attenzioni fossi stato io... non sarei stato così caustico . A proposito com’è che sono tre giorni che non si fa vedere? Inizio a preoccuparmi >>  gli fece un sorrisone mentre Law rispondeva al sorriso poi tutti tornarono a concentrarsi perché nel momento in cui il primo ordine fosse arrivato si sarebbero dovuti tutti fare in quattro per cucinare, mettere nei piatti, decorare il tutto nel più breve tempo possibile.
Ebbero il tempo di battere un cinque con le mani poi arrivò la prima richiesta... e non ebbe più tempo di pensare ..... fino alla fine della serata...
Sedette solo al tavolo d’ angolo da cui si poteva vedere il paesaggio esterno.
Il locale era avvolto nella penombra, le sedie capovolte sopra i tavoli, a lasciare spazio libero alla donna della pulizie che la mattina dopo avrebbe lavato tutto il pavimento. Guardò il tavolo dei dessert vuoto con il coperchio alzato, l’armadio in legno scuro con le ante in vetro, acquistato da un antiquario specializzato in mobili in arte povera del ‘500 toscano, all’interno del quale facevano bella mostra di se piatti in finissima porcellana bianca, quasi trasparente. Era anche questo. Il suo locale. Attenzione quasi maniacale ai particolari, partendo dall’arredamento per finire ai piatti cucinati.
 Tamburellò distrattamente le dita sul  tavolo. Si guardò intorno, il suo locale, il suo ristorante, quel suo nonostante fosse un semplice pronome possessivo gli riempiva la bocca di un sapore dolce e appagante. Fece un sorriso carico d’orgoglio poi si accigliò un attimo ripensando a quanto avvenuto quella sera con Patrick e agli ultimi avvenimenti.
Effettivamente quelle attenzioni continue da parte di Sarah, associate alle continue punzecchiature da parte di Patrick,  lo stavano un po’ innervosendo.
Non era abituato ad essere braccato in quel modo, si sentiva leggermente costretto in una situazione che non gli piaceva.
Perché oltre a sentirsi sotto continua osservazione, veniva preso pure in giro per l’attrazione che Sarah aveva per lui e che non riusciva a mascherare.
Certo in Cornovaglia aveva provato attrazione verso di lei, perché era veramente bella, ma poi, tornando a Londra e riprendendo il suo normale ritmo di vita l’aveva un po’ dimenticata.
Quando poi si erano incontrati di nuovo a quella cena, il lampo di possesso che le aveva visto balenarle nello sguardo non gli era piaciuto, non voleva sentirsi legato, non voleva essere di nessuno, mentre quel lampo negli occhi di lei gli aveva rivelato che lei la pensava esattamente all’opposto.. e quindi non era da farsi...
Non voleva trovarsi invischiato in una storia con una giovanetta alle prime armi che ne sarebbe uscita sicuramente sconvolta. Non era fatto per le novelline, era fatto per le più esperte, quelle che ancora più di lui, volevano evitare storie importanti.  
 
 
     
 

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 22 - MamaQinShi ***


 

 metto i ringraziamenti all'inizio perchè perchè dopo aver copiato e sistemato il capitolo non ho intenzione di rischiare di annullare tutto. Purtroppo questo PC mi sta dando grossi problemi...sto scrivendo il cap. 23 e sto quasi per piangere perchè all'improvviso se uso questi simboli << e >> mi dà errore.....ma è possibile?..io non ci capisco niente....so solo che vorrei farlo volare dalla finestra...ma in quel caso rimarrei senza... comunque, lasciamo questi discorsi e passiamo alla storia. ho postato oggi perchè tirando a sorte mi è toccato l'utilizzo del PC oggi pomeriggio......he si....siamo arrivati addirittura all'estrazione a sorte visto i continui litigi per l'utilizzo.. :)
comunque bambine, spero che ance questo capitolo vi piaccia.
grazie a tutte voi che leggete e grazie a chi mi commenta perchè fa piacere ascoltare i vostri pareri..sono sempre utili!!! 
Siete tutte quante dei tesori unici
baci
costanza

 CAPITOLO 22

Avevano appena finito di cenare ed erano ancora tutti quanti, compreso Jared e Darius, ormai facenti parte honoris causa del gruppo di Soho Square, attorno al tavolo in soggiorno.
Costance era assorta davanti alla finestra << guardate! Inizia di nuovo a nevicare >> urlò avvicinandosi ancora di più fino a schiacciare il naso sul vetro mentre con le mani appoggiate ai lati del viso  metteva meglio a fuoco l’esterno.
Il tratto della strada che  vedeva dalla finestra sembrava racchiuso in un enorme schermo televisivo. La neve cadeva a piccoli fiocchi, gli venne voglia di uscire fuori e raccogliere le falde di neve con la lingua assaporando quei pezzettini di ghiaccio,  masticandoli come con una granita.
Si avvicinarono tutti quanti e rimasero a guardare in silenzio i fiocchi che cadevano in una danza lenta posandosi leggeri sugli altri caduti nella mattinata ed ormai ghiacciati.
Il suono del campanello li fece voltare tutti quanti in direzione della porta.
Sia andò ad aprire.
Si sentirono dei saluti concitati, lo scuotere dei piedi sullo zerbino
Quello che si precipitò nella stanza era uno Zach diverso dal solito.
Non era il solito Zach incazzato.
Era uno Zach disperato… quasi rassegnato ad un destino avverso.
<< ho bisogno di aiuto >> esclamò con tono tragico. Tutti lo guardarono con aria sorpresa, era la prima volta che vedevano vacillare la sua imperturbabilità
<<… mia nonna … >> esalò
<< come sta quella simpatica nonnina? >> chiese Darius ridendo << dovreste vedere che donnina che è >> ammiccò loro << deliziosa >>
<< deliziosa un corno >> replicò Zach sedendosi rumorosamente sulla sedia libera accanto a Costance.
<< che ha combinato? >> chiese Jared << mi sembra strano che abbia combinato qualcosa di
grosso >>
<< ah no? allora come definiresti il fatto che abbia deciso di festeggiare i suoi ottantacinque anni con una mega festa al Ritz, con un giro di inviti degno della famiglia reale? >>
<< che la vecchietta ha ancora uno spirito giovane >> rispose pronto Darius sapendo quanto in realtà Zach odiasse i ricevimenti
<< e che voglia aprire le danze con me .
CON ME! Con un valzer... UN VALZER! Che ne dite invece? >>
<< non capisco dove sia il problema >> si intromise Sarah
Lui si volse verso di lei << ah ! Non vedi nessun problema? >>
Lei scosse la testa
<< il fatto che io odi le feste, che odi ballare e che non sappia ballare il valzer come ti sembra? >>
<< un disastro biblico >> sentenziò Jared
<< ma non potresti convincerla… >> iniziò Beth subito interrotta da Darius
<< voi non conoscete sua nonna. Se la vedi sembra una donnina timida e dolce… in realtà è una generalessa… un mastino che quando ti si attacca alle palle non ti molla… finchè non ha ottenuto quello che vuole! >>
Zach gemette sulla sedia
<< non potrebbe aprire le danze con tuo padre o tuo fratello? >>
<< è quel che le ho detto anch’io ma lei non vuol sentire ragioni. Ha deciso che aprirà le danze con me che sono quello che vede meno di tutti >> Zach si passò la mano sulla testa e poi sulla faccia quasi a scacciare quella sensazione di panico che iniziava ad impadronirsi di lui.
<< purtroppo Zach non puoi esimerti da questo compito però guarda il lato positivo della cosa… Costance sa ballare il valzer quindi può sempre insegnartelo >> asserì felice Darius << forza aiutatemi a fare un po’ di spazio nella stanza e tu >> indicò Beth con un gesto imperioso << dal momento che non credo che il valzer rientri tra il genere di musica che ascoltate abitualmente. Collegati ad internet e scaricane uno!  PRESTO! >> continuò iniziando a spostare il divano seguito subito dagli altri mentre Beth si precipitava al computer
<< hei! Un momento >> cercò di bloccarli Costance << Io non ho nessuna intenzione di insegnarli il valzer >>
<< ed io non ho nessuna intenzione di impararlo! Mia nonna dovrà aprire le danze con qualcun altro!.. e fra parentesi è illegale scaricare le canzoni >>
<< via ragazzi >> esclamò Darius continuando a far posto al centro della stanza
<< Zach non vorrai deludere tua nonna vero? potrebbe essere l’ultimo compleanno dove può ballare con te! E tu Costance non essere così insensibile da non permettere ad una nonna di danzare con il suo nipotino nel giorno nel suo 85° compleanno! >>
<< Costance Honey Eva Goodwin. Non essere insensibile! Non  puoi deludere una nonna! >> esclamò seria Marissa
Zach e Costance abbassarono la testa sentendosi in colpa.
Poi Zach la rialzò di scatto << ... come l’hai chiamata? >>
Costance emise un gemito
<< Costance Honey Eva Goodwin >> replicò Marissa stupita
<< noooooooo!!! Non ci posso credere! Honey! Lei! >> iniziò a ridere << e pure Eva...come Eva della mela? Anzi, forse è meglio l’associazione con il serpente >> disse continuando a ridere
<< cosa c’è di così buffo ? >> chiese Costance stizzita battendo il piede mentre anche Jared e Darius cercavano di trattenere le risate
<< non c’è niente di buffo. Honey. >> replicò Zach
<< e non chiamarmi Honey >>
<< ma è il tuo nome! Honey >>
<< il mio SECONDO nome... e detto da te sembra una presa per il culo! >>
<< ti giuro che non è mia intenzione Honey >> le fece un inchino sogghignando sotto i baffi
<< credo che questa conversazione abbia preso una brutta piega >> esclamò Costance rossa in faccia mentre tentava di spostare la sedia per allontanarsi da lui. << E smetti di ridere. Stronzo >>
<< non sto ridendo. Honey >>
<< non è vero! >>
<< si che è vero! >>
<< no >>
<< no >>
<< si >>
<< Ha-ha! >> Zach puntò il dito indice verso di lei << Hai visto? l’hai appena affermato anche tu che non sto ridendo >> replicò con un sorrisetto trionfante mentre i suoi occhi percorrevano ogni millimetro del suo volto.
<< ragazzi smettetela >>
<< è lui che ha iniziato! Non so come ma riesce sempre a tirare fuori il peggio di me! >> esclamò sbuffando contrita
Zach inarcò le sopracciglia e la sua espressione cambiò mentre un sorrisetto soddisfatto compariva sul suo volto.
<< idiota >> sbottò lei distogliendo lo sguardo da quel sorrisetto spavaldo che odiava.
<< su ragazzi da bravi >> sospirò Darius con rassegnazione << guardate oltre ed andate avanti >> li canzonò trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridergli in faccia.
Battè le mani << su. iniziate pure. >> esclamò rivolgendosi a loro due ed  andandosi a sedere sul divano accanto agli altri
<< ma perché.... voi avete intenzione di rimanere? >> chiese Costance
<< stai scherzando vero? >> le chiese Darius sorridendo con una espressione di meraviglia dipinta sul volto
<< e chi se lo perderebbe lo spettacolo di voi due insieme? >> gli altri ridacchiarono sommessi.
<< ditemi quando devo far partire la musica >> li guardò con un sorriso a 32 denti
 
Sospirarono entrambi poi si alzarono lentamente dalla sedia e si posizionarono uno di fronte all’altro.
Lui le posò la mano sulla schiena mentre lei si manteneva a debita distanza.
Le prese la mano, aveva una mano calda, mentre la sua era ghiacciata.
Costance si schiarì la voce << Allora il valzer è uno dei balli più semplici. Si deve andare a tempo di musica..
<< ma và >> la interruppe lui
Lei chiuse un attimo gli occhi imponendosi di non rispondere e proseguì
<< Fate partire la musica >> un suono dolce e delicato di un valzer viennese pervase la stanza
<< Si deve andare a tempo con la musica. Il ritmo è cadenzato unnnn-duee e-treeee. I piedi si spostano prima verso sinistra e poi verso destra e si fa un giro >> proseguì imperterrita, mentre gli altri, dopo aver fatto partire la musica, stavano iniziando una discussione sulla noiosità di quelle feste
<< non ti sento >> le disse attirandola a sé avvicinandosela al bacino
<< smettila con questi stupidi giochetti >> sibilò lei sottovoce << Pronto? >>
<< è da un po’ che sono pronto >>
lei arrossì << coraggio iniziamo uno-due->> al tre non arrivò perchè inciampò nei suoi stessi piedi
<< immagina la delizia nel vederti sbagliare per prima miss so-tutto-io >> gongolò lui stringendola un po’ di più. Il suo cuore perse un battito mentre si sentiva un po’…
sottosopra
un formicolio l’aveva percorsa nella parte bassa della pancia attraversandola tutta in un crescendo di intensità
lo guardò irritata << non ci riesco a far la parte dell’uomo >>
<< ci credo >>
<< riproviamo ? però faccio la donna e conduco io >>
<< brava fai la donna e stai muta >>
<< ti piacerebbe >>
<< cosa? Che tu facessi la donna >> la guardò con sguardo ammiccante << o che tu stessi
muta ? >>
lei strinse la bocca
iniziarono a muoversi lentamente
<< vado bene? >>
<< benissimo sembri nato >> ridacchiò lei << adesso però devi portarmi tu >>
<< dove? >>
<< da nessuna parte >> roteò gli occhi lei << è un modo per dire che devi condurre tu >>
<< mi piace sempre quando conduco io >> le strizzò l’occhio lui mentre lei arrossiva
 continuarono a volteggiare per la stanza mentre Zach prendeva sempre più gusto a stringersela contro, mentre aumentava di volta in volta la pressione.
Volteggiarono per la stanza in perfetta sincronia .
Mentre Zach via via diventava più sicuro, la sicurezza di Costance si sgretolava un pezzetto alla volta ad ogni giro o piroetta.
<< lasciati guidare da me >> le sussurrò in un orecchio stringendosela ancora di più
Mentre volteggiavano svolazzando per la stanza lei si lasciò sfuggire un  << dì la verità, ti ho messo in difficoltà all’inizio eh? >>
<< veramente è già da un po’ che mi metti in difficoltà >> mormorò lui pensieroso fissandole le labbra. Poi le sorrise ma non c’era nessuna traccia di ironia in quel sorriso, era un sorriso sincero, caldo, le fece fare due giri tenendola dolcemente per la mano, poi tornarono di nuovo l’uno di fronte all’altro ed i loro occhi si incatenarono mentre il mondo attorno a loro spariva e rimanevano sospesi, circondati da una bolla privata all’interno della quale c’erano solo loro due. Non lo aveva mai visto così bello e affascinante. Avrebbe voluto stringersi a lui un po’ di più per respirare il suo profumo.
Avrebbe voluto accarezzargli la guancia, passare con il dito sulla cicatrice per fargli capire che per lei non esisteva, che quando lo guardava vedeva solo il suo viso e nient’altro.
 
<< state andando benissimo >> la voce di Marissa li riscosse riportandoli alla realtà
Si fermarono accaldati
<< visto? Non è così difficile come sembra >> replicò alzando il volto verso di lui con un tono di voce che voleva sembrare quello della maestra soddisfatta dell’allievo mentre in realtà era quello dell’allieva completamente persa.
Gli occhi di Zach si accesero di un guizzo luminoso << il minimo che possa fare per sdebitarmi è invitarvi tutti quanti alla festa >> innalzò uno degli angoli della bocca squadrandoli tutti.
<< se è un modo per cercare di trascinarci tutti quanti ad un evento mondano solo per rendertelo meno noioso....ci sei riuscito. Accettiamo >> esclamò Beth radiosa.
<< non sono mai andata ad un evento mondano e vorrei rimediare. Così poi non mi rimane che provare l’Opera con Armand >> esclamò con tono ilare facendo l’occhietto a Zach e Darius che irruppe nella sua risata ormai inconfondibile.
<< ma quando sarebbe questa festa? >> chiese Marissa
<< tra due settimane circa, tra due sabati >>
Costance pensò che il venerdì successivo avrebbe avuto la prima serata di lavoro e di conseguenza, e questo era il lato più piacevole della cosa, avrebbe avuto subito a disposizione un po’ di soldi per comprarsi qualcosa di adatto alla serata.
Ma da quando in qua si preoccupava di quello che indossava?
E da quando in qua si preoccupava di trovare un abito giusto per una serata?
 
Darius lo guardò dandogli una pacca sulla spalla << quando danzerai con tua nonna farai un figurone. Chissà come sarà contenta >>
Al pensiero di quanto l’avrebbe fatta felice danzando con lei, Zachary sorrise illuminandosi tutto.
Costance lo guardò affascinata.
 
*.*.*.*
 
Quel venerdì sera avrebbe iniziato il servizio presso MamaQinShi.
Si sentiva un po’ agitata perché non avendolo mai fatto aveva paura di non riuscire..
   << andiamo Costy, si tratta solo di portare i vassoi pieni di cibarie sostituendoli con quelli vuoti…. Niente di così tremendo come un esperimento di chimica organica >> la rassicurò Beth << vai tranquilla… ma a proposito.. dove devi andare? >>
<< Il ritrovo è alle 19,00 al  Berthram Hotel . Non ho ben capito di che tipo di ricevimento si tratti ma non è che poi mi interessi più di tanto saperlo >> si strinse leggermente nelle spalle << sarà meglio che vada, meglio arrivare in anticipo le prime volte in modo da non perdermi nessun passaggio della spiegazione >> le fece un cenno di saluto con la mano e si avviò all’uscita.
 
Erano in sei, quattro ragazze e due ragazzi che si sarebbero occupati di portare via i vassoi vuoti dalla sala e riportare quelli pieni. Più ci sarebbero stati nella cucina del ristorante Mrs. Hellen alias MamaQinShi, il capo Chef Monsieur Colbert e due chef che si sarebbero occupati oltre che della preparazione dei primi e dei secondi, scelti dall’ organizzatrice, anche degli ultimi ritocchi ai vassoi di tartine ed antipasti che sarebbero stati portati nel salone, e, naturalmente, delle emergenze.
 
L’evento era un meeting per la raccolta di fondi per Emergency, medici in prima linea che svolgevano il loro lavoro nei paesi colpiti dalle guerre.
Come spiegarono a tutti quanti era una manifestazione piuttosto importante alla quale avrebbero partecipato oltre alle famiglie più in vista di Londra anche molti  membri dell’ esercito e della polizia, per cui sarebbe stata necessaria una accortezza estrema nel servizio .
Tutto sarebbe dovuto procedere come un ingranaggio ben oliato.
Distribuì loro le uniformi pregandoli di andare a cambiarsi velocemente e di tornare subito lì.
 
Costance pensava di aver compreso tutto quello che le era stato detto.
L’unica cosa che non capiva era perché dovessero indossare quelle uniformi da mandarino cinese in raso pesante lucido di colore nero.
Forse perché la proprietaria, che di cinese aveva solo il nome, voleva farli sembrare come tante formichine nere che laboriose  si muovevano veloci nelle stanze ?.
<< domande? >> chiese Mrs. MamaQinShi
<< hemmm.. si. perché siamo vestiti da mandarino cinese? >> chiese Costance sbuffando scocciata << perché fa molto glamour. Il cinese va molto di moda in questo momento. E poi perché voglio che scivoliate silenziosi, rapidi, gli ospiti quasi non si devono accorgere di voi, devono avere la sensazione che i vassoi si riempiano come per magia >>  MamaQinShi agitò le mani disegnando dei volteggi in aria. Quando parlava tendeva a muovere un po’ troppo le mani. Le agitava ora frenetiche, ora a mimare una parola, ad accompagnare una frase.
<< non siamo ad Hogwards >> sibilò sottovoce un ragazzo accanto a lei. Constance gli sorrise impercettibilmente poi sussurrò << ci manca il soffitto che riflette il cielo fuori e le candele che galleggiano sopra i tavoli >> l’altro ridacchiò.
Lei comunque rimase perplessa, quel raso nero la intristiva parecchio.
 
Non si sarebbe mai aspettata quella baraonda.
Si immaginava degli austeri chef che raddrizzavano una tartina qua, aggiungevano una decorazione là, nella calma più assoluta ed in un religioso silenzio atto alla percezione degli odori che si spandevano nell’ aria.
Nella cucina invece regnava il caos.
Gli ordini urlati dal capo chef, le grida di risposta degli altri, il tintinnio dei vassoi, l’acciottolio delle stoviglie, rendevano la cucina un luogo apparentemente fuori controllo.
All’inizio si sentì un po’ spaesata, non riusciva a comprendere bene gli ordini impartiti poi, abituandosi a quei suoni iniziò a decifrare quanto si dicevano tra loro gli chef ed il capo chef e quello che veniva detto loro.
Prima di portare su qualsiasi vassoio doveva essere passato sotto la supervisione di Monsieur Colbert il capo supremo che, a quanto pareva aveva il potere assoluto in cucina. Nessuno poteva mettere in dubbio la sua parola, lui era il Creatore lì dentro.
<< la panna non è montata a sufficienza >> urlò Monsieur Colbert ad uno degli aiutanti << continua a montarla per un  altro po’ finchè non diventa bella soda o le decorazioni non terranno la forma. TU. VIENI QUI >> urlò rivolgendosi a Costance con tono perentorio << porta su questo vassoio di Salmone  in Bellavista >>
<< veramente io sarei addetta ai dolci >> disse con vocino timido
<< non  mi importa. Prendi questo vassoio e portalo su! Quanto tempo ci impiegherai mai! Questione di un attimo >>
Costance prese silenziosamente il grande vassoio d’acciaio dove su di un letto di piccole foglie di insalata verde faceva bella mostra di sé un salmone aperto, decorato con ciuffi di maionese e contornato da fettine di limone ed un nastro di maionese.
Doveva portarlo su ma non sapeva dove doveva piazzarlo. Era un antipasto o un secondo?
Quindi da dove le conveniva entrare, dalla zona più vicina alla scala che portava alle cucine, zona in cui si trovavano gli antipasti, oppure entrare dalla porta di mezzo dove si sarebbe trovata di fronte il tavolo con i secondi e dove ci sarebbero stati anche i ragazzi addetti allo sporzionamento?
Decise che avrebbe fatto di testa sua entrando dalla porta di mezzo annoverando quindi il salmone in bella vista decisamente tra i secondi.
Salì la scala che dalle cucine portava al piano di sopra e percorse il corridoio che l’avrebbe portata nel salone centrale. Si appiattì alcune volte alla parete per lasciar passare gli invitati che arrivavano in direzione contraria, attenta a non sfiorarli con il vassoio alquanto ingombrante per la sua apertura di braccia.
Entrò finalmente nel salone e percorse tutto il perimetro della sala raggiungendo il tavolo, mentre lanciava uno sguardo al tavolo dei dessert per controllare se c’erano dei vassoi vuoti.
Non aveva ancora fatto caso ai partecipanti alla festa concentrata com’era a fare del suo meglio per apparire già professionale al suo primo incarico.
Stava per tornare indietro con i vassoi in mano quando con la coda dell’occhio lo vide.
Zachary
Era in mezzo ad un gruppetto di persone, in un perfetto ed elegantissimo completo nero.
Nero dalla giacca, alla camicia, alla cravatta .
Dovette ammettere che quel colore unito ai suoi occhi neri di ossidiana ed ai capelli rasati lo rendeva estremamente selvaggio ed attraente.
 In quel momento stava sorridendo.
Ed era un sorriso devastante che gli illuminava il viso di solito scontroso e che  le fece ribollire il sangue nelle vene.
Poi lui rise apertamente gettando indietro la testa  e lei rimase impalata  lì, incapace di muoversi, con gli occhi fissi su di lui.
Spostò poi lo sguardo alla sua sinistra e vide la ragazza che lo aveva fatto ridere in quel modo ed ebbe un tuffo a cuore. Se non era una modella… lo stava per diventare sicuramente visto l’altezza, lo stacco di gamba ed il corpo  flessuoso che si inarcava verso Zach  attirato da un richiamo atavico e viscerale. Sapere che Lei era riuscita a farlo ridere in quel modo le provocò una stretta nello stomaco ed una fitta in pieno petto che non seppe descrivere. Inorridì al pensiero che, forse, quei sintomi potevano essere ricondotti ad un attacco di gelosia in piena regola..
nahh, la stretta allo stomaco era perché non aveva ancora mangiato e la fitta al cuore era sicuramente un inizio di infarto.
Niente di così tragico come invece la gelosia.
Guardò di nuovo la ragazza.
Era bellissima con quei capelli lunghi e neri acconciati in morbidi boccoli che le arrivavano alla schiena e che lei muoveva in modo disinvolto e sensuale.
 L’abito azzurro le fasciava il corpo lasciandole scoperta completamente la schiena.
Doveva esserle costato una fortuna, compreso quei sandali gioiello che mandavano bagliori luccicanti ogni qualvolta la luce colpiva le pietre che le circondavano la caviglia.
 
 
Costance guardò il suo completo mandarino sembro-in-pigiama  e le sue converse nere.
Se non altro sarebbe passata inosservata, ed in quel momento era una fortuna incommensurabile..
 
Per non parlare dei suoi miseri capelli biondi che, dotati di una identità propria si rifiutavano di tradire la loro natura trasformandosi in boccoli .
 Il paragone era improponibile.
 Mai in tutta la sua vita si era sentita così poco attraente.
Li guardò di nuovo mentre lei gli sussurrava qualcosa nell’orecchio e lui si abbassava leggermente posandole la mano sulla schiena nuda poi, continuando a chiacchierare con le teste vicine, lui le dette il braccio ed insieme si avviarono verso la sala da dove proveniva una musica più forte.....chissà se con quella avrebbe ballato senza fare storie come con sua nonna......…
Prima di entrare voltò leggermente la testa nella sua direzione e lei si appiattì alla parete con il cuore in tumulto. Un rivolo di sudore le scivolò dietro la schiena. Aderendo alla parete come un geco, vi fece scorrere in modo lento tutto il corpo fino ad arrivare alla porta. Sgattaiolò svelta verso il bagno e si sedette sulla tazza premendosi la mano destra sul cuore.
 
Okay ce la puoi fare.
 
È tutto sotto controllo.
 
Respirò forte
 
Concentrazione
 
Ce la puoi fare
 
Sei una donna forte
 
Il fatto che lui sia qui non deve assolutamente distrarti
 
Devi essere professionale
 
Se lo incontri al massimo lo saluti
 
Ma con discrezione
 
Okay.
Doveva evitarlo a tutti i costi.
 
Mai si sarebbe fatta vedere con quell’idiota kimono nero o mandarino o qualunque cazzo di abbigliamento fosse
Piuttosto sarebbe morta
 
Uscì dalla toilette con aria compunta che voleva dire è-tutto-a-posto-non-c’è-niente-che-non-sia-sotto-il-mio-pieno-controllo.
Raccolse alcuni vassoi vuoti e si avviò verso la scala che portava alla cucina.
Si impose di non cercarlo per il resto della serata e di rendersi il più invisibile possibile.
L’adrenalina che le scorreva nel sistema venoso ed arterioso, nonché nella microcircolazione visto che si sentiva fremere anche le dita dei piedi, le fece potenziare il senso della vista e dell’udito.
Forse anche grazie ad un intervento divino, anche lui mossosi a compassione, riuscì a non incrociarlo mai.
Aveva imparato ad effettuare deviazioni brusche non appena intravedeva una giacca nera.
E proprio una di queste brusche virate aveva causato, in corridoio, lo scontro con il ragazzo che portava il vassoio con gli involtini fritti.
Fortuna che in quel momento il corridoio fosse deserto per cui, salmodiando per tutto il tempo tutti i vari tipi di imprecazioni che aveva imparato dai suoi fratelli, raccolsero, in modo molto poco professionale e contro tutte le regole di igiene pubblica, gli involtini ed i pasticcini caduti a terra.
Dopo averli riposizionati sui rispettivi vassoi e dopo aver controllato che non vi fossero stati scambi, ripresero la loro camminata rapida ed efficiente rientrando nella sala . Prima di entrare si scambiarono uno sguardo complice, se non fosse stata così terrorizzata avrebbe riso fino alle lacrime per quell’incidente.
 
E poi come sempre accade nei migliori film si ritrovò faccia a faccia con quella.
Lei stava sistemando i vassoi e lei stava scegliendo dei dolcetti.
Nel minuto in cui posò il suo sguardo su di lei fu in grado di eseguire un esame attento e accurato
Scandagliò il viso centimetro per centimetro, la sua mente fotografica, che di solito era pari allo zero virgola, all’improvviso si ridestò.
Forse, un’infinitesima parte di quella zona di cervello,  che in genere si dice che non riusciamo mai ad utilizzare,  si era messa in funzione.
Non era bella, decise osservandola attenta, il naso, la bocca e gli zigomi non erano esattamente da modella ma aveva un fascino particolare, forse era l’insieme del prodotto che la rendevano sensazionale, quelle gambe lunghissime, quei boccoli lucenti, il leggero suono che facevano i suoi orecchini ad ogni movimento della testa. Quella nuvola di profumo che l’avvolgeva e del quale avrebbe volentieri chiesto il nome e poi.. il seno. Aveva un seno stratosferico, due seni sodi, fin troppo, visto la grandezza, erano rifatti di sicuro, messi in risalto da quella profonda scollatura a V e la pelle, con una leggera doratura. Si era spalmata addosso una di quelle creme per il corpo con glitter che rendevano la sua pelle ancora più eccitante all’occhio maschile.
Si sentì in imbarazzo, ma non perché le aveva fatto una scansione a raggi X che se fosse durata di più avrebbe compreso anche una ecografia all’addome e una TAC al cervello, ma perché quella aveva un aspetto stupendo e lei le sembrava di essere una barbona.
Scivolò fuori dalla sala…ed arrivò in fondo a quel primo giorno di lavoro,… e tutto sfumò in un ricordo confuso.
Alla fine dell’ evento Mrs. Hellen si era complimentata con tutti loro per la perfetta riuscita della serata dando loro appuntamento al giorno dopo nel suo ufficio per il pagamento.
Arrivata a casa, da sola, nel suo letto uno strano senso di sconforto la pervase nuovamente.
Ripensò a Zach ed alla ragazza bruna che aveva visto con lui.
Che l’aveva fatto ridere e divertire.
Un nuovo spasimo la colse.
Non è gelosia si disse
Assolutamente no
 
Fece un sospiro.
Meglio non cercare spiegazioni
Il buio le circondò in un abbraccio le membra stanche per il lavoro svolto, e la  mente stanca per quello che aveva visto.
Chiudeva gli occhi e l’immagine di Zach che inclinava la testa all’indietro e rideva, le rimbalzava di continuo nella mente.
Pensieri scuri come la notte le si agitavano nella mente confondendola sempre di più.
Guardò le poche stelle che dalla finestra la spiavano curiose.
Raccolse le ginocchia al petto e si girò di lato in posizione fetale.
Cercò di analizzare quello che aveva provato lei e quello che stava provando in quel momento.
Del perché da un po’ di tempo a quella parte un paio di occhi neri si insinuavano ogni tanto nella sua mente che, nonostante la calma apparente era in realtà in continuo movimento costruendo castelli di spiegazioni logiche che si infrangevano al più piccolo sussurro o emozione.
Quello che le stava accadendo era tutta una sorpresa per lei. Una ridda di emozioni e di sensazioni mai provate che le facevano paura.
Una paura violenta ed improvvisa che la destabilizzavano.
Hai paura di quello che provi
La voce le arrivò dal profondo dell’anima.
Una voce che cercò di ignorare scacciandola .
Chiuse la mente innalzando barriere d’acciaio che avrebbero tenuto repressi i sentimenti.
Meglio concentrarsi sull’esame che avrebbe avuto da lì a una settimana e per il quale stava studiando giorno e notte..... a parte quella...
 
Fu una settimana intensa.
Dopo la serata al Bertram si era tuffata nello studio concentrandosi solo su quello.
Riuscì perfino a dimenticarsi di Zach tanta era la paura che quell’esame le suscitava.
Sapendo quanto fosse importante per lei le altre cercarono di rendere la casa più tranquilla possibile.
Furono quindi sospese le cene e le riunioni serali che si erano spostate a casa di Jared, Darius e Zach , lasciandola libera di concentrarsi.
 
La mattina dell’esame era così tesa che non riusciva neanche ad aprire la scatolina che conteneva la catenina d’argento, suo amuleto segreto, sostituto del cinturino in cuoio che aveva perso in Cornovaglia.
Dopo vari tentativi dovuti alle mani completamente gelate, riuscì ad estrarla  e ad indossarla.
Poi si truccò leggermente.
Come al solito in quelle occasioni…e mai variare le abitudini…uscì dalla casa senza salutare nessuna.
Aveva iniziato in quel modo per la paura che qualcuno le facesse gli auguri o le augurasse buona fortuna e naturalmente, visto che la cosa le aveva portato bene era diventata una sua abitudine consolidata……..meglio non rischiare….
 
Prendere un bel voto a quell’esame poteva anche voler dire una candidatura a futura assistente.
Sarebbe stata una giornata critica per il sistema nervoso che doveva mantenere saldo fino a sera.
Ed era anche venerdi.
Non era ancora riuscita a capire se per lei il venerdi poteva essere considerato un giorno fortunato o meno.
Lo avrebbe saputo solo alla fine di quella giornata
Sapevano già di essere in pochi ad essersi iscritti a quell’esame per cui l’insegnante, sentito anche il loro parere, aveva proposto di fare al mattino lo scritto, poi correzione dei compiti ed a seguire l’orale per gli ammessi.
Sarebbe stato un tour de force anche per lui ma avrebbe esaurito tutto nell’arco di una giornata senza dover tornare in seguito.
Erano stati tutti d’accordo con quella proposta.
Costance si preparò ad affrontare quella prima prova della giornata con lo stomaco sottosopra.
Era riuscita a malapena ad ingoiare un po’ di succo d’arancia.
Si diresse verso l’ ingresso della metro mentre con la mente iniziava un veloce ripasso mentale.
Non si accorgeva neanche dove stesse andando, era come se avesse inserito il pilota automatico.
I suoi piedi seguivano il percorso abituale come il tram segue le rotaie nella sua corsa giornaliera.
Si ritrovò vomitata fuori dalla folla che a quell’ora del mattino brulicava per i sentieri sotterranei della metropolitana.
Risalì le scale per inerzia, facendosi spingere dalla gente.
Prese a braccetto Timmy che l’aspettava come al solito appoggiato alla balaustra.
<< non mi ricordo un cazzo >> le disse  con espressione affranta e pensierosa
<< ed io nemmeno >> replicò lei angosciata
<< bene.... allora... andiamo a fare questa bella figura di merda >> le disse con voce depressa.
Lei lo prese sottobraccio ed insieme si avviarono al dipartimento senza più scambiarsi una parola.
 
 
Il suono del campanello riscosse Marissa facendole alzare la testa dal foglio che aveva davanti.
Era tutta la mattina che stava studiando a quel progetto senza aver concluso niente. Non aveva ancora trovato una soluzione che la soddisfacesse.
Guardò la foto della Casa sulla Cascata di Wright che aveva appeso alla parete di fronte. Cosa avrebbe pagato per avere un’idea geniale come quella. Succhiò l’estremità della matita, che ormai aveva perso in quel punto tutto il rivestimento esterno lasciando intravedere il legno, lanciando uno sguardo fugace al foglio.
Si alzò dalla sedia stiracchiandosi e guardandosi distrattamente allo specchio per vedere se era presentabile o se i capelli erano una massa informe di nodi, come le sue idee progettuali.
Scese a due a due le scale che portavano di sotto e premette il pulsante del citofono
<< chi è ? >>
<< salve >> una voce ben modulata le rispose dall’altra parte << sto facendo un’indagine di mercato per una nota marca di cosmetici . Potrei farle alcune domande? >>
Non aprire ad uno sconosciuto. Questa era la prima regola che lei aveva promesso a suo padre di rispettare.
<< ecco veramente.. avrei da fare al momento >>
<< la prego >> la voce diventò supplichevole << sono una studentessa e mi mantengo con questi lavoretti. Mi pagano in base a quante schede riesco a riempire. Non mi mandi via. Se non vuole farmi entrare in casa possiamo stare tranquillamente sul pianerottolo, non ho problemi. Mi dia una possibilità >>
Marissa pensò che lei non aveva mai avuto di questi problemi.
Pensò a Costance, alla sua mente brillante e che, se non fosse stato per lei, avrebbe avuto difficoltà maggiori a poter studiare. Pensò che anche lei aveva cercato un lavoretto per permettersi degli sfizi.
Ripensò all’avventura che aveva vissuto e si sentì in colpa.
<< va bene. Sali pure >> ed aprì la porta.
 
 
Jared aprì la porta dell’ufficio entrando insieme a Darius, aveva deciso di dire tutto ad Eric quella mattina e per distrarsi da quel pensiero, stava discutendo con lui di un caso piuttosto delicato, un ragazzino curdo era stato colto in flagrante mentre commetteva un furto. Loro erano sicuri che l’avesse fatto perché la famiglia aveva bisogno di soldi, il padre era disoccupato, la madre faceva lavoretti saltuari e la famiglia era numerosa.
Si soffermarono un attimo per salutare Eric che si unì a loro nella discussione
<< la cosa importante >> disse Eric soffermandosi a guardare a bocca aperta le carte che Jared aveva in mano << ti porti i cereali in ufficio adesso? >> gli chiese dubbioso facendogli un cenno con un dito
<< heeeee? Cosa.... >>
<< quella scatola di cereali che hai sotto il braccio ... >> mormorò Eric perplesso
Jared arrossi << oh ! questa è una delle prime scatole di cereali..... messa.... in.... distribuzione... hem... io..faccio la collezione >> sfiatò
Eric inarcò le sopracciglia che si congiunsero proprio al centro della fronte, di questa cosa era rimasto all’oscuro per anni, si riscosse alzando un po’ gli occhi << dicevamo?... Ah si, la cosa importante è che lui sia sincero con noi >> affermò guardandoli entrambi << solo se è sincero potremo aiutarlo >> mormorò serio << ritengo che la sincerità sia una delle qualità più importanti nel rapporto cliente avvocato >> fece una pausa << anzi direi in ogni rapporto la sincerità è fondamentale >> Jared si sentì morire.
Perché aveva fatto quell’affermazione sulla sincerità? Adesso, se gli avesse detto tutto adesso , sarebbe sembrata una confessione scaturita dai sensi di colpa  nati dalle sue affermazioni.
Si sentì molto vicino a Paperino in quel momento.... per una volta non poteva capitargli di essere Gastone?
Fece un sospiro glie lo avrebbe detto la settimana successiva.
Si, era la cosa migliore, Eric non si sarebbe neanche ricordato quanto aveva detto..

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 23 - Costance & Zac..maybe? ***


 

CAPITOLO 23
 

La ragazza aveva un delizioso caschetto di capelli nerissimi, due occhi azzurri forse un po’ troppo truccati ed un anellino al labbro inferiore. Indossava pantaloni stile militare un po’ larghi, un paio di anfibi ed un giubbetto nero un po’ logoro sui gomiti ma che odorava di pulito.
Ebbe la sensazione di averla già vista.
Ma fu un attimo, un pensiero fugace, interrotto dal saluto di lei.
<< ciao. Grazie per avermi fatto entrare. Per avermi dato una possibilità >>
<< di niente. Vuoi entrare? >>
<< oh, no, non importa, possiamo rimanere qui. Allora, devi rispondere ad alcune domande. Sei pronta ? >> tirò fuori la penna ed un foglio con già trascritte tutta una serie di domande.  Dopo averle chiesto la marca preferita per i trucchi ed i colori che usava di solito, passò alle domande relative al tipo di abbigliamento preferito, i negozi presso cui si forniva abitualmente, gli sport praticati, il nome della palestre frequentata, le letture preferite
<< ci siamo quasi, eh? >> le disse con tono rassicurante << ne mancano solo due o tre >>
Le chiese se aveva i ragazzo, se gli aveva mai regalato dei profumi e se si, quali. Che tipo di svaghi facevano insieme  e , a questa domanda la ragazza rise guardandola maliziosa, anche lei sorrise ed arrossì piuttosto vistosamente, l’altra strinse la bocca come… indispettita? 
<< Ecco. Abbiamo finito. Potresti essere così gentile da firmarmi questi moduli >> girò verso di lei il blocco << qui in fondo >> aggiunse indicandole con un dito una linea nera a fine pagina << grazie alla tua firma posso dimostrare che ho fatto davvero questa visita e quindi prendere il compenso dovuto. Per caso ti interessa essere informata su eventuali promozioni o eventi tipo sfilate di moda? >>  Marissa sgranò gli occhi per lo stupore mentre l’altra, per evitare di creare false aspettative, si affrettava ad aggiungere << non quelle dei grandi stilisti naturalmente, ma quelle organizzate dalle boutique stesse per presentare il loro capi >>
<< oh si, mi piacerebbe molto >> esclamò Marissa
<< allora in fondo metti anche il tuo numero di cellulare così potrai essere avvisata con un sms >>
Marisa si ritrasse subito << mi dispiace, scusa, ma il numero di cellulare non lo lascio a nessuno >> l’altra dette una leggera scrollatine di spalle per farle capire che a lei poco importava del cellulare o meno. Quello che a lei importava era che le avesse dato ascolto, per quanto a Marissa sembrò che si fosse leggermente irrigidita di fronte al suo rifiuto. Ma quando vide il sorriso aperto che le rivolgeva pensò di essersi sbagliata.
Sicuramente
 
<< capisco >> le rispose continuando a sorridere << non fa niente. Vorrà dire che le informazioni te le invieranno tramite posta . grazie di nuovo per la tua disponibilità >> si voltò velocemente iniziando a scendere le scale mentre lei rispondeva con un << prego >> poco convintoùsentì un brivido percorrerle la schiena.
Doveva avere aperto il portone, c’erano spifferi gelati su quel pianerottolo, meglio rientrare.
Mentre rientrava la sensazione di averla già vista da qualche parte si rafforzò 

*.*.*
Quella sera l’appuntamento era fissato per le 20,00 al Tapioca.
Erano tutti in ansia per Costance.
Il messaggio che aveva inviato a Marissa alle 18,00 diceva che sarebbe stata la terz’ultima e quindi   non sapeva di preciso a che ora sarebbe uscita dal dipartimento.
In ogni caso li avrebbe raggiunti appena possibile.
La videro entrare gongolando per cui capirono subito che anche quell’esame doveva esserle andato bene.
Dopo gli abbracci di benvenuto ed i complimenti per il voto conseguito si sedettero al tavolo.
<< ho una fame da lupi! Ho talmente tanta fame che mangerei un elefante intero! >> esclamò prendendo il menù ed iniziandolo a leggerlo attenta. Lo stomaco le rimandò un borbottio sonoro che la fece arrossire.
Darius la guardò sorridendo poi, fattosi serio le chiese << hai mangiato oggi? >>
<< oggi ? in che senso ? >>
<< non mi pare ci siano molti sensi, c’è n’è uno solo, quello che dalla bocca scende verso lo stomaco. Da quanto una qualsiasi cosa solida commestibile non percorre la distanza che va dalla tua bocca fino allo stomaco? >>
Costance strinse un attimo la bocca e gli occhi pensando assorta << le caramelle valgono? >>
<< no >>
<< allora da ieri sera >>
<< tu sei pazza! >>
<< ma Darius! Avevo lo stomaco completamente chiuso! Era impossibile che ci potesse passare qualcosa! neanche uno spillo >> cercò di giustificarsi lei. Lui scosse la testa preoccupato
<< ma stasera mi rifaccio. Bistecca e patatine >> gli inviò un sorriso radioso da sopra il menù
<< poi ci daremo alla pazza gioia con una scorribanda notturna in Myfair >>
 
Il violento temporale che si scatenò di lì a poco fece variare i loro programmi.
 
Marissa e Jared avevano optato per un cinema.
Le ragazze avevano deciso di rientrare a casa ed anche lui aveva fatto la stessa cosa.
Avrebbe approfittato dell’occasione per riguardarsi un caso complicato che aveva per le mani.
 
Zach rientrò dal lavoro con aria stanca.
Era da un po’ di tempo che si sentiva strano, inquieto.
Forse stava covando un po’ di influenza.
Si rendeva perfettamente conto di essere più irascibile del solito sul lavoro
molto irascibile
Forse troppo
 
Buttò le chiavi sul tavolo con movimento distratto, stava per sedersi sul divano quando vide la sottile striscia di luce penetrare da sotto la porta della camera di Darius.
Salì stancamente le scale dirigendosi verso quella direzione.
Aprì la porta e si appoggiò allo stipite mentre Darius sollevava gli occhi dal foglio che aveva davanti.
<< già di ritorno? >> chiese con un tono inquisitorio che ultimamente gli era abituale
<< si. il tempo non favoriva passeggiate sotto le stelle ed avevamo un po’ tutti da   fare >> rispose distratto Darius tornando a sfogliare le pagine che aveva davanti
<< anche Costance è tornata a casa ? >>
Ma cosa glie ne fregava a lui?
Perché l’aveva chiesto?
Chissà adesso Darius cosa andava a pensare
<< no. Lei per festeggiare la riuscita dell’esame è uscita con Steve >> rispose Darius calmo
<< Ste-eeve? .........Gli hai presentato Steve Spencer? >>
<< Si, si è avvicinato mentre ro al Tapioca,  mi ha chiesto chi fosse quella sventola ed io glie l’ho presentata , poi hanno deciso di uscire insieme.. >>
<< sei una grandissima testa di cazzo, le hai fatto conoscere quel polipo buono a nulla di Steve? >>
<< tranquillo Zac, Costance è perfettamente in grado di badare a se stessa, saranno andati al cinema >>
al cinema?
Al buio?
Vicini?
Gli stava montando il sangue alla testa e cercava di trattenersi dall’andare a controllare i cinema della zona.
<< Sai Zac, se non ti conoscessi direi che sei geloso >> alzò un sopracciglio e lo squadrò dal basso verso l’alto
<< sai Darius, se non ti conoscessi bene direi che l’hai fatto apposta >> replicò lui squadrandolo dall’alto verso il basso.
Darius sogghignò << comunque abbiamo promesso loro che domani mattina saremmo passati di lì per la colazione per poi andare insieme all’inaugurazione della mostra fotografica “Sull’evoluzione del  paesaggio urbano “ quindi saprai presto come è andatala la serata >>
<< baiser >> poi si voltò bruscamente e si allontanò senza proferire parola.
D’altronde non avrebbe saputo neanche lui cosa dire se non una serie di improperi... in francese 
 
Ridiscese le scale e tornò di sotto.
 
Poi, in preda ad una furia sconosciuta uscì.
 
Rientrò che erano le due passate.
 
Si avvicinò al tavolo, prese un bicchiere e si versò una generosa dose di whisky tracannandolo come se fosse acqua.
 
Quando aveva pensato che Costance sarebbe stata meglio senza di lui, quando aveva detto a Costance che avrebbe sicuramente trovato qualcuno, non avrebbe mai immaginato di soffrire tanto al saperla insieme ad un altro.
Certo era scontato che un giorno si sarebbe messa con qualcuno ma era un’idea vaga, sfocata.
Adesso invece, l’idea che fosse uscita con un ragazzo, anche se era quella testa di cazzo di Steve, che aveva le stesse possibilità di riuscire con lei quanto un ippogrifo di materializzarsi all’Hilton, gli faceva capire che forse l’idea che prima o poi si sarebbe messa con qualcuno non era poi così remota.
Cercò di scacciare via le immagini di lei ed il suo uomo senza volto.
Se li immaginava abbracciati, che si baciavano..... e magari con lui avrebbe infranto il voto...
….vuotò il secondo bicchiere di whisky.
<< merde! Merde!merde! >> bofonchiò sottolineando ogni imprecazione con una pedata alla gamba destra del tavolo che rimase illeso in quello scontro, mentre lui sicuramente la mattina dopo avrebbe zoppicato.
si accasciò ai piedi del tavolo << sono un idiota >> gemette << un perfetto idiota >> e continuò a ripeterselo per ore finché sconfitto non andò a letto.
 
 
Alle nove erano già davanti alla loro porta .
Appena entrati Darius fu requisito da Beth  che voleva mostrargli il suo nuovo incarico con una società di acquisti on-line: doveva testare la sicurezza del sistema dei pagamenti  tramite carta di credito,   e Jared invece da Marissa per un po’ di coccole.
Zac entrò in cucina dove Costance stava preparando la colazione.
Ma toccava sempre a lei?
 Stavolta stava friggendo la pancetta e facendo un omelette.
<< Buongiorno! >> le disse radiosa voltandosi verso di lui
<< ‘Giorno>> bofonchiò lui sedendosi al tavolo
<< ma gli altri ? >>
<< stanno arrivando. Ma se è pronto >> le fece un cenno indicando la padella << io mangerei finchè è ancora caldo, ho una fame da lupi >>
Costance gli mise nel piatto le uova strapazzate e la pancetta
<< a proposito di ieri, volevo dirti di stare attenta, perché il più delle volte niente è come sembra >> esclamò tutto d’un fiato
lei rimase con la paletta e la padella in mano perplessa << non capisco >>
<< dico. Ieri sera sei uscita con Steve >> Costance fece per intervenire ma lui la bloccò
<< lo so che te l’ha presentato quel coglione di Darius, ma volevo dirti che Steve non è il bravo ragazzo che potrebbe sembrare >> fece una pausa cercando le parole per continuare, mentre Costance lo guardava sempre più incuriosita << cazzo! Odio sparlare così di qualcuno ma Steve è un Dongiovanni incallito, ha collezionato talmente tante donne da far invidia all’ intera raccolta del Louvre. Non è salutare frequentarlo! E sei rientrata che erano le una e un quarto! >> allungò la mano per prendere un altro po’ di uova la ma la spatola gli si abbattè sulle dita
<< ahia! bite! Ma sei scema? Mi hai fatto un male cane >> si massaggiò la mano sotto il tavolo.
<< Zachary...tu mi hai spiato! E questa è una cosa che non tollero da parte di nessuno! So badare a me stessa benissimo senza bisogno dell’angelo custode ! >> aveva capito subito che tipo fosse Steve e l’aveva subito messo al suo posto senza tante cerimonie. Ma non glie l’avrebbe detto!
<< sembra quasi che tu sia geloso >> replicò gongolando
<< geloso io? >> la risata le arrivò come un secchio d’acqua ghiacciata tra capo e collo << ma geloso di chi? Mon petit choux mi hai frainteso, era solo un modo per essere gentile >> le rispose melenso.
Geloso.
 Lui.
Pfui!
<< ti ho detto di non chiamarmi mon petit choux. Mon petit frou >>
<< giusto! Honey >>
Lei fece per replicare ma anche gli altri, ignari della loro ennesima scaramuccia, entrarono in cucina e si sedettero iniziando a riempirsi i piatti.
 
Jared si servì allegramente di una fetta di torta alle ciliegie << che delizia ! >> esclamò socchiudendo gli occhi con espressione estasiata << voglio deliziarmi il palato con tutto questo ben di Dio >>
<< forse, allora, era meglio se iniziavi dal salato >> lo informò Darius asciutto << ti vedesse Law, stramazzerebbe al suolo, ma dove ce l’hai tu il palato? >>
<< in bocca? >> replicò Jared serafico << Costance sei stata superba! Vedrò di sponsorizzarti con qualche amico >> le fece l’occhietto mentre lo diceva
<< grazie ma preferisco scegliermeli da sola i ragazzi, se non ti dispiace >> tagliò corto Costance
<< si vede >> bofonchiò Zach mentre lei lo guardava torva
Jared senza neanche dar peso alle parole di Zac  continuò << dovresti trovarti un bravo ragazzo, uno studente in gamba come te, senza grilli per la testa >>
<< uno molto noioso in pratica >> sibilò tra i denti lei
<< i tuoi sarebbero contenti >> proseguì Jared facendo finta di non aver sentito
<< non amo essere conformista. Perché devo soddisfare le aspettative degli altri invece che le mie? E poi non li conosci neanche i miei genitori >>
<< vuoi dire che preferiresti trovarti come ragazzo un teppista e che anche loro ne sarebbero contenti? >> esclamò stupito<< allora meno male che non sei andata al lavoro Al Roodkapje lì avresti trovato il fior fiore dei mascalzoni. La Créme de la créme >>
<< mi parlate come se fossi una bambina scema >> disse con tono di voce più alto
<< non era questo che voleva dire Jared >> intervenne Zach << lui voleva dire che tu non sei adatta per quei locali >> continuò rendendola ancora più furiosa.
Si mise le mani sui fianchi poi mentre gli occhi iniziavano a mandare lampi inceneritori berciò << mi stai forse dicendo che io non potrei fare la lap-dance? Che sono..imbranata forse? Non mi sembra che si debba essere scienziati per farla. Se mi ci metto sono perfettamente in grado di ballare attaccata ad un palo! >>
<< non volevo dire questo! >> tuonò lui << perché devi distorcere tutti i miei discorsi? >>
<< sei tu che hai detto che non sono adatta a quei locali! >> lo accusò lei alzando il dito indice e puntandoglielo contro
<< ma perché tu non sei.. >> si interruppe
Una ragazza facile
<<..perchè tu..sei.. >> si interruppe di nuovo
Pura, pulita
<< fragile >>
<< FRA-GI-LE ???? >> il sangue le affluì al collo espandendosi fino alla radice dei capelli, diventò rossa come un peperone. Odiava le persone che ritenevano la categoria femminile fragile
<< vuoi dire che noi povere donnette siamo così fragili che non sappiamo neanche riconoscere un idiota da una persona perbene e che dobbiamo per forza essere guidate da un maschio per combinare qualcosa di decente? >>
<< Hei! Io non detto questo! Non mettermi in bocca parole che non ho detto! Cristo santo! Sei la persona più testarda e prevenuta che io conosca! >> esclamò esasperato fissandola con sguardo torvo perfettamente ricambiato da Costance
<< a che ora è l’inaugurazione >> si intromise Marissa con vocina flebile
<< so' un cazzo! >> rispose furioso Zach continuando il duello di sguardi con Costance
<< l’inaugurazione della mostra è alle 11,00 >> rispose calmo Jared guardando l’orologio. Poi si alzò e si posizionò tra loro due interrompendo quel contatto visivo poi, come se non fosse accaduto niente continuò << considerando che dovete vestirvi tutte e cinque……. Bèh, si….ce la dovremo fare ad arrivare in tempo >>
Salirono tutte quante al piano di sopra in silenzio mentre Jared e Darius fissavano Zach con espresione furbetta << fragile? >> ripetè Darius con un mezzo sorriso.
Zach sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia e chiuse gli occhi alzando il volto al cielo
<< bravo. Rivolgiti al professionista dell’alto dei cieli >> ridacchiò Darius seguito da Jared
 
 
Per la mostra avevano scelto un abbigliamento alquanto informale, in fondo era solo una mostra fotografica.
Nonostante questo, spinsero la pesante porta a vetri facendo il loro ingresso nella sala esattamente con 45 minuti di ritardo.
Stavano ancora discutendo tra loro su di chi fosse stata la colpa del ritardo quando dal lato opposto della colonna spuntò una ragazza che vedendoli sorrise per poi andare loro incontro.
<< Darius! Jared! Zachary! Quanto tempo! Come state? >>
Darius Zach e Jared rimasero ammutoliti guardando la ragazza avvicinarsi.
<< salve >> allungarono la mano per salutarla presentandola poi alle altre che la guardavano curiose.
<< ciao a tutte. Sono Camille Fawcett. Ho curato l’allestimento della mostra >> ebbe un attimo di esitazione poi continuò guardando di sfuggita i ragazzi << sono una loro vecchia amica >>
<< come sta tuo marito >> chiese acido Darius
<< oh! Ex.ci siamo separati quattro mesi fa >> ripetè lentamente  scandendo bene le parole.
Nell’atmosfera aleggiò un leggero imbarazzo. Le ragazze non sapevano cosa dire perché guardandola non riuscivano a capire se la risposta giusta dovesse essere un “ mi dispiace “ o un “ bene “.
Costance la osservò attentamente.
Camille era davvero splendida.
Tipo Nicol Kidman ma abbronzata.
Con la lampada naturalmente, ma pur sempre abbronzata.
Riccioli tizianeschi ed occhi azzurrissimi con i quali scrutava languida i tre maschi.
Il tutto su un corpo che sembrava disegnato da Walt Disney, tipo Jessica Rabbit.
Certo, pensò Costance, mantenere tutto quel popò di intelaiatura doveva richiedere parecchia manodopera.
Sicuramente tra estetista e parrucchiere, perché, mantenere quella tinta, che diceva sono rossa naturale giurin giuretto, doveva comportare la visita dal parrucchiere almeno una volta alla settimana.
Doveva spendere delle cifre tali che sarebbero bastate a mandare avanti una famiglia di quattro persone per un mese.
E trasudava ricchezza da tutti i pori.
Raramente le capitava di dispiacersi per il suo aspetto un po’ scialbo, non proprio da pin up, perchè pensava che contasse di più l’essere di una persona che non l’apparire.
Che l’intelligenza ed il cervello fossero più importanti.
E allora come spiegava quel senso di disagio?
Come spiegava quella punta di non so che cosa che la portava a guardare Camille desiderando di essere come lei, bella e.. ricca?
Invidia?
Poteva chiamarla invidia?
Altrochè se poteva chiamarla invidia, quello era un attacco di invidia della più bassa specie. Soprattutto perché era accompagnato ad desiderio che le accadesse qualcosa di imbarazzante, che so, lo scoppio di una tetta, la colatura del trucco…
Si portò le mani alla testa dandosi mille volte della scema.
Ma che le stava accadendo?
Perché era in preda a quei sentimenti così meschini che aveva aborrito in ogni momento della sua vita?
Aveva preso in giro..per non dire di peggio,  tutte quelle che si erano lasciate trasportare dall’invidia verso un’altra donna, a causa di un uomo.
Ma adesso, che aveva incontrato un uomo capace di confonderla…anche lei cadeva preda di tutto quello che aveva sempre criticato: ovvero il desiderio di piacere in modo assoluto.
Rimase ferma in mezzo alla stanza.
Da quale remota parte del cervello le erano uscite le ultime supposizioni?
Da uno a dieci, quante possibilità c’erano che una femmina aliena si fosse impossessata della sua identità e avesse partorito quelle supposizioni?
Ma soprattutto : come cazzo era potuto accadere?
In un momento di distrazione
Sicuro
Certo
Non poteva essere altrimenti.
In un momento..in cui si era distratta un attimo, ed aveva abbassato la guardia.. si era innamorata.
Fosse stata più attenta avrebbe colto già i primi sintomi
Il leggero tremolio elle gambe
Il cuore che sobbalzava leggermente ogni volta che lui si avvicinava
La incomprensibile antipatia verso tutte quelle che vedeva salutarlo con calore..
… tutti sintomi chiari dell’innamoramento…
Che lei non era riuscita a cogliere.
Distrazione
D’altronde era sempre stata il suo Tallone di Achille … sempre distratta la ragazza…. Dall’inizio della scuola fino ad oggi…
..e adesso ne stava pagando le conseguenze..
 
Camille si unì a loro per tutta la durata della visita alla mostra.
Presentò loro l’autore di numerose istantanee il quale si prodigò volentieri nel dare delucidazioni sul significato di alcuni scatti particolari.
Durante il percorso della mostra ne approfittò per informarsi su di loro, chiese che cosa facevano, dove abitavano, quanti anni avessero.
Si guadagnò la simpatia di Marissa e delle altre mostrandosi un’ esperta di moda e di stilisti e promettendo loro che alla prima sfilata  avrebbe fatto avere loro un invito e sarebbero andate tutte insieme.
Stranamente i ragazzi erano silenziosi e poco partecipi alla conversazione. Ma trattandosi di una conversazione tipicamente femminile nessuna di loro ci fece caso.
<< a proposito tra un po’ di tempo darò la mia solita  festa di inizio anno, mi farebbe piacere avervi tutti quanti miei ospiti.
Che ne dite? >>
<< io sarò occupato >> rispose freddo Zac
<< ma se non sai neanche quando la darò >> rispose lei con una risata argentina guardandolo con occhi leggermente socchiusi quasi a studiarlo.
Lui serrò la mascella << non importa so già che nelle prossime settimane sarò molto impegnato >>
<< va bene, vedremo poi a tempo debito. Voi verrete però vero?  >> tagliò corto lei.
Per poi tornare a concentrarsi sulle ragazze chiedendo loro notizie sul loro tempo libero mentre con occhi scrutatori esaminava il loro aspetto ed il tipo di legame che le legava ai tre.
Nessun tipo di coinvolgimento sentimentale,  a prima vista
Si separarono con la promessa che sarebbero andate tutte quante alla sua famosa festa.
 
Zach rimase pensieroso per tutto il tragitto mentre Jared e Darius mantenevano viva la conversazione anche se denotavano anche loro un certo nervosismo.
Solo in quel momento Marissa si accorse che per tutto il tempo della loro permanenza alla mostra Jared non le si era avvicinato se non in modo distaccato che non lasciava trapelare alcun tipo di legame sentimentale.
Questo la rese ancora più perplessa.
 
Rientrarono a casa nel primo pomeriggio, l’atmosfera era stranamente tesa, non capivano che cosa avessero quei tre.
Che fosse ancora a causa della discussione della mattina? Mmmh , poco probabile
 
Sarah e Sia si cambiarono velocemente ed uscirono, dovevano partecipare obbligatoriamente ad una festa di compleanno che, visto che il giorno dopo Sia sarebbe partita per tornare a casa per  trascorrere le prossime feste natalizie in famiglia, era stata addirittura anticipata .
 
Proposero loro di rimanere a cena.
Jared e Darius si dimostrarono subito entusiasti ed accettarono subito. Stranamente, anche Zach non fece alcuna obiezione anzi, sembrava felice di questo diversivo.
 
<< prepariamo qualcosa a coppie >> Darius lanciò l’idea all’improvviso
<< io cucinerò con Beth, Marissa con Jared e Costance con Zach >> ci pensò un attimo << e noi vi batteremo tutti quanti >> roteò l’indice della mano racchiudendoli tutti in un cerchio immaginario
<< ma che cosa dovremmo cucinare >> chiesero Jared e Marissa con apprensione. Loro due erano quelli meno capaci in cucina
 << quello che volete. Dovete scegliere una pietanza di comune accordo >> agitò in aria la mano poi continuò << ad esempio. Cos’è che a voi riesce meglio? >>
<< io ce l’ho una cosa che mi viene bene >> si intromise Zach con un sorriso malizioso che gli increspava il labbro superiore << ma non è inerente la cucina >> proseguì con un lampo scanzonato nello sguardo
Costance roteò gli occhi sbuffando
<< Okay ma non ci interessa…anche perché pure io sono bravino in quello >> l’apostrofò Darius ridendo
<< potrei dire e perché io no?...ma non lo dico…vero amore? >> continuò Jared voltandosi con occhi dolci verso Marissa che arrossì vistosamente.
<< non chiederlo a lei. Lei non ha alcun termine di paragone >> osservò saccente Darius
<< e nemmeno ce l’avrà mai >> proclamò Jared al quale all’improvviso era passata tutta la voglia di scherzare sull’argomento
<< va bene, lo sappiamo, ma adesso torniamo all’argomento iniziale che era di tutt’altro genere >> disse Beth
<< si >> continuò Costance << eravamo allo scegliere una pietanza di comune accordo >>
Era su quel comune accordo che aveva da ridire, con lui non c’era niente di scontato.
Perché, a dir la verità, anche se le sembravano tutti e tre un po’ tesi…l’umore nero di “ puccetto” li superava tutti
Era colpa sua?
<< noi potremmo cucinare un dolce che ne dici? >> chiese gentilmente Costance rivolgendosi a Zach che la osservava serio. Lui fece spallucce dando chiaro segno che in realtà non glie ne sarebbe importato molto di quello che avrebbero fatto
<<  guarda che non sei obbligato né a partecipare né a restare >> esclamò piccata Costance
<< si dà il caso però che lo voglia quindi chiudi quella bocca ed avviati in cucina >> esalò lui alzandosi. Poi, dopo averle afferrato entrambe le braccia, iniziò a spingerla verso la cucina mentre Costance da sopra la spalla commentava << sicuramente il dolce che andremo a fare sarà amaro come il veleno >>
 
Si tirò su i capelli fermandoli con una matita che afferrò al volo dal porta penne sulla mensola  mentre varcavano la porta.
 
Prese il libro di cucina dal piccolo scaffale accanto al frigo << cosa prepariamo? >>
<< scegli tu >> mormorò distratto
 iniziò a sfogliare le pagine << che ne dici di una crostata alla marmellata? >>
<< qualunque cosa mi va bene >> rispose lui fissando il libro con sguardo vacuo. Era chiaro che con la mente era a mille miglia da lì
Ma dove?
Per un attimo provò una fitta sorda in pieno petto, poi fu sopraffatta da un’ondata di rassegnazione
Non ce l’avebbe fatta.
Mai.
Con un sospiro aprì il libro ed iniziò a leggere con le mani appoggiate sul tavolo.
Zach le si avvicinò e, appoggiata la mano destra accanto alla sua, le si posizionò alle spalle leggendo così da sopra.
Costance si soffermò un attimo.
Si schiarì la voce
Lo guardò, voltando appena la testa.
 
La vista di quella mascella forte, squadrata, con una leggera ombreggiatura di barba, così vicina. E quegli occhi neri che la fissavano cupi, la fece vacillare.
Si voltò di scatto e riprese a leggere con voce fioca
<< hemmm.. allora..crostata di marmellata …
<< e si sapeva >> le soffiò nell’orecchio Zach
Un brivido le percorse la schiena mentre i capelli le si drizzavano sulla nuca.
Pessima idea di tirarli su, lasciava scoperta ancora più pelle, a quel respiro che le soffiava leggero sul collo.
<< hemm.. allora.. 300 chili di farina..
Zach alzò un sopracciglio mentre un sorriso lieve gli tremò ai lati della bocca << non sono molto esperto di cucina, ma 300 chili di farina mi sembrano comunque troppi >>
<< cos…. >>
Rimanendo con la mano appoggiata accanto alla sua, sollevò l’altra e con il dito le fece segno verso il libro, sfiorandole la guancia
<< 300 chili…. mi sembrano troppi >>
Lei ridacchiò confusa << oh. Si. 300….grammi…volevo..dire…300.. grammi ecco >> voltò di nuovo la testa per continuare a leggere mentre lui rimase a fissare un ciuffetto biondo che impertinente le solleticava il collo e lo attirava come la luce una falena
<<…due tuorli ed un uovo.. >> continuò lei
<< intero? >>
<< hèèè? >> si voltò verso di lui che si era leggermente abbassato alla sua altezza per leggere meglio….senza volerlo gli sfiorò la guancia con le labbra.
Nessuno dei due era preparato alla scarica elettrica che si sprigionò da quel contatto.
Ma cosa gli stava accadendo ?
Gli sembrava di essere tornato quindicenne
Si scostò leggermente da lei che con mano tremante iniziava a pesare gli ingredienti.
Si sedette sulla sedia vicina mentre lei gli passava una ciotola di vetro ed un mestolo di legno << metti lo zucchero e le uova che ho già preparato >>
Lui allungò la mano per prendere il contenitore con le uova già pronte ma lei glie la fermò. Si abbassò leggermente dicendogli << prima metti lo zucchero e sopra i tuorli. I tuorli devono stare sopra >> l’alito di Costance gli solleticò le narici.
Sapeva di menta
Sopra.. chi stava sopra?Aggrottò la fronte e si passò velocemente una mano sugli occhi.
Concentrazione
Concentrazione
Stavano parlando dell’uovo.
Per un attimo, quando si era abbassata verso di lui, un’immagine gli era balenata nel cervello..
Doveva togliersi immediatamente dalla testa la visione di lei che lo baciava su collo
<< okay >> procedette con l’operazione con mano malferma << sto andando bene?  Sto facendo tutto nel modo giusto? >>  voltò il viso all’insu verso di lei
<< si >> rispose Costance. Non gli veniva in mente nessun altra risposta e nessun suggerimento. Semplicemente perché quando lui era così vicino non riusciva a pensare con lucidità
Lui posò una mano sulla sua ed i neuroni capitolarono definitivamente << faremo una crostata da leccarsi i baffi >>
lei annuì impercettibilmente e mormorò << imburro la teglia >>
<< so fare molte cose con il burro >> disse Zach lanciandole uno sguardo sfrontato
<< anch’io >> replicò subito lei aprendo il frigo. Non voleva essere da meno visto che, tra l’altro, conosceva molti tipi di tartine da preparare con il burro. Scandagliò assorta il frigo alla ricerca del burro.
Ma dov’era?
L’avevano comprato?
La voce di Zach le arrivava un po’ lontana << come in ultimo tango? >>
Eccolo. trovato
<< tango? >> lo guardò perplessa chiudendo la porta del frigo con un gesto lento << ma non era il valzer che dovevi ballare con tua nonna? >>
Il pensiero del burro,del valzer, di sua nonna e dell’ingenuità di Costance, che forse non aveva neanche sentito nominare quel film, neanche per caso, lo fece scoppiare in una risata scrosciante.
Lei si fermò a guardarlo anzi, a contemplare quella sua risata potente che sentiva così da vicino per la prima volta, non sapendo se essere orgogliosa di averlo fato ridere in quel modo o se invece dovesse sentirsi arrabbiata.
Si voltò verso l’armadio per prendere lo stampo per dolci ma era posizionato tropo in alto per cui dopo alcuni minuti di tentativi inutili Zach si alzò e, afferratolo con facilità lo depose sul ripiano in marmo mentre le loro mani si sfioravano.
Lei voltò leggermente la testa e lo guardò.
Alla luce della lampada la pelle bianca di Costance sembrava risplendere e le efelidi polvere di stelle spruzzata sul nasino.
Lei riabbassò la testa di scatto lasciando scoperto il collo.
 
Le labbra di lui, in un movimento inconsapevole della testa, le cercarono l’incavo del collo.
 
Le baciarono lo spazio morbido e caldo dietro le orecchie, le sfiorarono la guancia, la tempia.
 
Lei reclinò la testa di lato abbandonandosi a quel piacere intenso.
Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie.
Poi, lui, lentamente la voltò verso di sé.
Le passò le dita sotto il mento per costringerla a sollevare la testa, la sentì opporre una breve resistenza, seguita poi da un sospiro.
La bocca catturò la sua attenzione, rossa, matura come un frutto pronto per essere colto e mangiato.
Era un richiamo irresistibile, come il canto delle sirene di Ulisse.
Rimase immobile riconoscendo subito il desiderio profondo, la passione, il possesso.
Di colpo il luogo fu carico di una tensione creata da loro, completamente sconosciuta a Costance, fino a quel momento.
La vide schiudere leggermente le labbra e quel gesto mandò in frantumi qualsiasi residuo di autocontrollo.
Si chinò e la baciò.
Le labbra lisce come la seta e morbide come la panna si arresero al suo gesto.
Inclinò la testa per approfondire il bacio mentre le labbra di Costance si aprivamo completamente per permettergli l’accesso.
Una sensazione di trionfo si impossessò di lui.
Le prese il viso tra le mani e si dissetò a quelle labbra come un assetato ad una fonte in pieno deserto.
Immaginò di toccarle i seni e di assaporarli, di spostare le mani sulle sue natiche rotonde avvicinandole di più a sé.
Quel pensiero gli provocò una fitta pericolosa al basso ventre. La sentì emettere un lungo gemito.
Costance gli si era avvinghiata contro premendogli i seni al petto e l’addome al suo membro completamente risvegliato.
La paura di non potersi trattenere lo fece tornare lucido imponendosi di staccarsi da lei.
Sciogliendola da quell’abbraccio appassionato sollevò la testa e la guardò.
Costance tremava, gli occhi chiusi, e quando lui si scostò barcollò leggermente in avanti.
 
La sorresse pronto
 
Lo guardò attonita
 
Cuori che pulsavano veloci
Respiri affannati
 
Ma dov’erano tutti?
Perché nessuno aveva sentito la necessità di recarsi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, un biscotto, un caffè?
Perché nessuno era entrato interrompendo così quella corrente calda che li aveva avvolti in un unico abbraccio?
 
 
Smarrita sussurrò << perché..perché mi hai baciato? >>
Lui la scrutò ammirando le sue guance rosee e la bocca ancora gonfia ed umida dei suoi baci, dischiusa per far entrare ed uscire il respiro affannato.
Non seppe come rispondere…perché l’aveva baciata?
 
Ormai aveva superato la rabbia e l’amarezza che aveva provato anni prima.
Ma comunque aveva giurato a se stesso che non avrebbe più commesso la pazzia di innamorarsi
…quindi…
Perché l’aveva baciata?
 
Lei non era una qualunque, lei ..era…Lei .. una creatura ingenua, dolce, assolutamente inesperta…assolutamente troppo per lui..
…quindi…
…. la domanda era la stessa…
Perché l’aveva baciata?
 
 
La verità era che non lo sapeva nemmeno lui o forse lo sapeva ma non voleva in alcun modo accettarlo perciò, come un toro recalcitrante che rifiuta di entrare nel suo recinto e che, per quanto sospinto in avanti, continui a puntare gli zoccoli cercando di guadagnare terreno, anche lui si rifiutava di dare un nome a quella sensazione di..
Possesso
Completamente inopportuna
 
<< non aver paura, non accadrà più >> le disse sforzandosi di mantenere un tono di voce disinvolto
<< non ti toccherò più >> ripetè, più che altro a sé stesso.
Spalancò la porta e si rifugiò nell’angusto balconcino esterno dove si ammucchiavano alcune scope, un bidone peri rifiuti ed alcune scatole di latta vuote.
 
Cristo santo aveva risposto al bacio!
 
E che bacio! Un bacio vero, appassionato
 
Si sedette sul bidone in metallo incrociando le gambe per cercare di mascherare l’ evidente erezione che lo stava affliggendo << resto un po’ qui. Tu continua pure >> le disse da fuori liquidandola in modo brusco.
Costance si voltò verso il tavolo con la mente in subbuglio.
Si sentiva sciocca.
Travolta da sensazioni che non era riuscita a controllare.
Accidenti! Avrebbe dovuto essere furibonda con lui perché l’aveva baciata.
Ma era ancora più furibonda perché poi si era scusato
Scusato!
Non poteva dirle magari che era stato meraviglioso baciarla invece di continuare a scusarsi ?
Certo che no! Evidentemente lui avrebbe preferito che non fosse accaduto niente tra loro.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi ma le ricacciò indietro.
Per tutti i santi del paradiso non avrebbe pianto! Non si sarebbe umiliata in quel modo!
Beth si materializzò sulla porta e Costance la guardò come se fosse stata lei ad evocarla
<< ma dov’ eri? >> le sbraitò contro con tono autoritario
<< a-al bagno >> balbettò lei stupita << .. al..piano..di sopra..dovevo lavarmi le mai e questo qui di sotto era occupato >> proseguì domandandosi perché le stava dando tutte quelle spiegazioni
<< e non potevi farlo qui in cucina ? >> continuò con fare accusatore Costance
Sbarrò di più gli occhi sentendosi di nuovo piccola di fronte ad una ramanzina della mamma << e da quando in qua hanno cessato di esistere le regole dell’igiene alle quali tu eri così tanto affezionata? >> la guardò socchiudendo gli occhi, poi senza aspettare una risposta continuò << perché sarei dovuta venire a lavarmi le mani proprio qui? >> aggrottò le sopracciglia poi con fare sospettoso ed interessato chiese << dov’è Zach >> accorgendosi in quel momento della sua assenza
<< Z-zach.. >> mormorò arrossendo al pensiero di quello che era accaduto << è lì fuori >> indicò con un dito il ballatoio esterno dove la figura di Zach si stagliava netta nel contorno della finestra sottolineata per contrasto dalla luce del tramonto
<< come sta andando? >> accennò al dolce. Costance arrossì ancora di più mentre Beth, reprimendo un sorrisino, faceva finta di osservare la pasta ancora nella ciotola
Non voleva imbarazzarla ancora di più
<< tranquilla Costy. Non c’è niente di cui aver paura >>
Invece c’era..eccome se c’era
Zach tornò dopo un po’.
Ritornare alla normalità aveva reso necessario più tempo del previsto. Si sedette senza degnare Costance di uno sguardo, poi rivolse un’occhiata interrogativa a Beth che gli mimò un okay con la mano mentre affermava <<  adesso tocca a noi. Toglietevi di mezzo >>
La serata andò avanti tra iniezioni di buon umore da parte di Darius, silenzi improvvisi.
A Zach non piaceva nel modo più assoluto il sesto senso che aveva sviluppato nei confronti di Costance, era perfettamente in grado di individuarla mente si muoveva nella stanza anche senza voltare la testa.
Sapeva che lasciarsi guidare dall’istinto sarebbe stato un terribile errore.
Costance dal canto suo cercava di riprendere il controllo degli avvenimenti.
Accidenti a lui!
All’improvviso si era resa conto di quanto avesse bisogno di quel controllo, prima che Zach glie lo portasse via del tutto.
Non riusciva a smettere di pensare a quello che era accaduto nell’ora precedente, e alle parole di Zach non aver paura, non accadrà più, non ti toccherò più, e non sapeva quale delle due cose la facesse stare più male.
Nonostante tutte le sue difficoltà con l’altro sesso e le sue convinzioni di stare bene anche da sola, nel profondo del suo cuore anelava ad un amore vero e passionale.
Per la prima volta in tutta la sua vita aveva capito cosa si prova ad essere baciate con passione.
Le sembrava di avere ancora il corpo in fiamme… e lui si era scusato.
 
 Intanto si stava avvicinando la data della famosa festa di compleanno della nonna di Zachary al Ritz......tremava al pensiero di affrontare quella serata  
 

eccoci qua con un altro capitolo....non posso dire che è stato un parto.....però è stato un capitolo pieno di difficoltà. pagine perse, fle danneggiato...un'odissea insomma....non vedevo l'ora di pubblicarlo perchè era quasi stragato..insomma è venuto come è venuto..spero vi sia piaciuto.......e... alla prossima....vi lascio un piccolo spoiler

La porta si aprì all’improvviso ed Eric fece il suo ingresso << Buongiorno a tutti! >> disse togliendosi il trench ed appendendolo all’attaccapanni vicino alla porta. Jared si rizzò subito pronto facendo un passo avanti << Eric mi concedi qualche minuto per favore? >> gli chiese serio.
Alla sua occhiata sorpresa continuò << ho qualcosa di importante da dirti >>


bacioni a tuuuuutteeeee
costanza

bacioni a tutte costanzaccosta



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Capitolo 25
*** CAPITOLO 24 - Jared. My confessions ***


Capitolo 24

 
 
L’invito di Zachary aveva dato il via ad un rapido cambiamento di rotta.
Si sa che a volte alcune reazioni per avvenire hanno bisogno di un elemento scatenante, che faccia un po’ da innesco…… permettendo così  di prendere decisioni ferme, certe. Decisioni che altrimenti invece, sarebbero state rimandate e rimandate in cerca del momento più adatto.
Questo era quello che era accaduto a Jared.
L’evento a cui avrebbero partecipato tutti, compreso quindi certamente Eric, aveva insinuato  in lui la possibilità che, forse, parlare ad Eric di sé e di Marissa si rendeva estremamente necessaria.
Anzi, quella convinzione gli era ormai penetrata dentro, rendendolo perfettamente consapevole che doveva dirlo immediatamente ad Eric senza se e senza ma. Soprattutto perché non aveva alcuna intenzione di passare la serata a far finta di essere per Marissa quello che di certo non era nel modo più assoluto : un semplice amico
Jared camminava avanti ed indietro consumando il soffice tappeto steso di fronte alla scrivania in ciliegio. Spostò distrattamente le due poltroncine posizionandole ai lati in modo da poter effettuare il percorso scrivania – porta senza alcun ostacolo. La decisione ormai presa lo rendeva nervoso e gli impediva di concentrarsi su nient’altro che non riguardasse il suo rapporto con Marissa ed Eric. Quella sarebbe stata la mattinata delle rivelazioni. Era inutile girarci intorno, ormai era più che certo di quello che provava per lei per cui era giunto il momento di parlarne ad Eric .
Mise fuori, per la terza volta, la testa dal suo ufficio. Al di là della porta dello studio di Darius sentiva le voci ed i movimenti dei clienti.
Jared era impaziente. Adesso che la decisione era stata presa voleva che Eric arrivasse prestissimo.
Sbuffò in direzione di Zelda << ma dov’è? >> chiese con voce ansiosa e un po’ contrariata
<< non lo so >> rispose lei mentre Jared si sedeva sul bordo della sua scrivania ed iniziava a giocherellare con il portapenne, mentre lei pronta glie lo toglieva di mano con gesto fluido.
 Ma non aveva ancora imparato che a lei dava fastidio quando le si toccava la sua roba?
  << questo ritardo non è da lui >> proseguì Jared cercando da Zelda una conferma a quelle sue parole, spostando la cornice in plexiglass contenente la foto della famiglia di Zelda. La prese in mano osservandola attento per un po’ poi la rimise giù mentre lei la riposizionava nello stesso posto in cui si trovava un minuto prima, non un centimetro più in là.
 << doveva incontrare qualcuno? >> insistette imperterrito come se l’essere logorroico facesse velocizzare la comparsa di Eric. Le sue parole non sortirono alcun effetto, Zelda si strinse nelle spalle continuando a rimanere in silenzio impegnata com’era a rimettere al loro posto le cose via via afferrate da Jared, e riappoggiate subito dopo… dove gli capitava. Tamburellò con le lunghe dita sopra una pila di documenti che Zelda aveva appena preparato e pronti per la firma. Staccò dalla lampada da tavolo la coccinella magnetica e si mise ad osservarla con concentrazione maniacale. La laccatura rossa che ricopriva il dorso era punteggiata non di bottoncini neri ma da piccole pietruzze che brillavano alla luce. Si voltò rapido verso di lei
<< sono swarovsk..>>  gli scivolò di mano e, mentre lui muoveva le mani nel vuoto come un maldestro giocoliere, atterrò di schiena sul ripiano in vetro con un sonoro toc, mentre Zelda seguiva inorridita l’ineluttabilità degli eventi.
Raccolse la coccinella con sguardo costernato scusandosi muovendo muto le labbra, e glie la porse delicatamente con un sorriso affranto da cucciolo smarrito. La porta si aprì all’improvviso ed Eric fece il suo ingresso

<< Buongiorno a tutti! >> disse togliendosi il trench ed appendendolo all’attaccapanni vicino alla porta. Jared si rizzò subito pronto facendo un passo avanti

<< Eric mi concedi qualche minuto per favore? >> gli chiese serio. Alla sua occhiata sorpresa continuò
<< ho qualcosa di importante da dirti >>
<< ma certo. Vieni andiamo nel mio studio >> aggirò la scrivania di Zelda ed entrò nella stanza seguito da Jared che richiuse la porta alle sue spalle. Eric si voltò verso di lui << che cosa è accaduto? >>
<< c’è una faccenda di cui vorrei parlarti già da un po’>> si fermò un attimo, a disagio
 << si? >> lo incalzò Eric ormai incuriosito dal tono un po’ impacciato di Jared 
<< ecco, la verità è che volevo metterti al corrente di una cosa molto importante >> si passò distratto una mano tra i capelli poi raddrizzò le spalle e con voce sicura continuò
<< insomma, la verità è che mi sono innamorato di Marissa ..>>
Eric inarcò le sopracciglia << Marissa? >> ripetè con voce atona 
<< si.Lei>>

<< la Marissa che da piccola, quando portava l’apparecchio ai denti , chiamavi Enterprise?>>
<< già >> sorrise lui 
<< la Marissa che ritenevi più ficcanaso di un cane da tartufo?>>

<< esatto >> rispose mentre il sorriso si allargava sul suo volto
<< la Marissa con la quale non saresti riuscito a sopportare un minuto di promiscuità neanche se fosse stata l’ ultima donna sulla terra? >> continuò Eric divertito mentre Jared esalava un sospiro 
<< non me lo ricordare >> sorrise illuminandosi all’improvviso come se lo avessero acceso come una lampadina << proprio lei. Mi sono innamorato in modo assoluto. Quasi imbarazzante direi.  E penso che anche lei….. sia …..innamorata di me….da quello che vedo…stiamo insieme da alcuni mesi ma a me pare di amarla da sempre >> lo guardò serio mentre lo sguardo intenso di Eric continuava a fissarlo muto e pensieroso. Per un attimo ebbe paura. Paura che lui gli dicesse di starle alla larga. Che lei si meritava di meglio. Che lei….
Ma Eric gli tese la mano, che lui prontamente afferrò, e con  occhi scintillanti che gli ricordarono un altro paio di occhi amati l’apostrofò sorridendo << allora…….cognato. >> gli tirò un pugno affettuoso sul braccio << mi suona un po’ strano chiamarti cognato, ma penso che mi abituerò presto >> ridacchiarono entrambi, poi aspettò che fosse uscito ed alzò la cornetta
<< pronto ? >> la voce squillante di Marissa lo salutò gioiosa. Aveva riconosciuto il numero.
<< Marissa?  Devo parlarti urgentemente.  Questo pomeriggio.  Alle due. Da mamma. E sii puntuale >> esclamò con tono serio che non ammetteva repliche o defezioni poi senza neanche attendere né una risposta od una replica le chiuse il telefono in faccia.
Marissa rimase con il telefono sospeso a mezz’aria fissando un punto inesistente davanti a sé.
Lo sapeva
non c’era altra spiegazione possibile per l’urgenza di quella convocazione.
A casa dei genitori addirittura.
Inoltre questa certezza le veniva anche dal suo infallibile sesto senso. Il fatto che fosse la prima cosa a cui aveva pensato le dava la certezza che quella fosse la spiegazione inconfutabile  qualcuno doveva averglielo dettodoveva essere proprio arrabbiato per chiamarla con tono così autoritario.
Ancora prima che le lancette dei minuti segnassero le quattordici in punto lei stava già suonando al portone, che si spalancò immediatamente come se la persona dall’altra parte fosse rimasta lì dietro ad aspettarla. Eric comparve sulla soglia con espressione seria e con cipiglio cupo          Ommiodio ma cosa era accaduto?che cosa aveva fatto?
Eric non le dette modo di aprire bocca la prese per un braccio e la portò nel loro ex studio.
<< lasciami >> gli sibilò lei liberando i braccio con uno strattone << Sono cresciuta. Stai facendo una scenata per nulla >> 
<< per nulla dici? >> le chiese alterato
<< Eric sarò anche la tua sorellina più piccola ma ormai sono anche una donna, quindi smettila di agitarti perché è completamente fuori luogo >>
  << e tu come fai a sapere di cosa ti voglio parlare? >>  la guardò stupito e sospettoso 
<< sesto senso forse? >> lui rimase un attimo a fissarla assorto
<< andiamo Eric, sappiamo entrambi quello che facciamo…..non è il caso…..che tu… ti preoccupi…….per…me… >> si fermò un secondo colpita all’improvviso dalla possibilità che in realtà lui non sapesse niente e che l’avesse portata lì per discutere di altro, ma Eric senza dare segno di aver notato la sua incertezza le disse con tono di voce tagliente << conosci Jared da quando eri bambina. Sai tutto di lui >> alzò le mani al cielo per poi farle ricadere giù << che cosa diavolo credi di fare?>>
 Marissa si drizzò sulla schiena rigida come un pezzo di legno << beh, puoi anche non crederci ma credo che quello che faccio io con Jared non ti riguardi >> replicò 
<< lui è il mio migliore amico >> ribattè Eric << anzi..direi che il rapporto tra tutti noi cinque va ben al di là dell’amicizia. Ci consideriamo come fratelli. Per cui è mio dovere difenderlo, anche se significa proteggerlo da te >>
 << che cosa diavolo stai dicendo? >> sfiatò Marissa all’improvviso colta da una sensazione di consapevolezza di aver commesso un grave errore di valutazione.
Aveva frainteso il comportamento di Eric.
       Accidenti.
 Quello era davvero buffo!
 Eric non era preoccupato per lei!
Era preoccupato per Jared.  Rimase a fissarlo a bocca aperta 
<< te lo spiego meglio con parole facili, quelle più adatte alle testoline giovani come la tua >> alzò le mani in aria e mosse le dita mimando due virgolette
 << Eric >> lo ammonì lei << attento a quello che dici. Potrei offendermi e fartela pagare >> 
ma Eric proseguì senza neanche starla a sentire << Marissa io non ho il diritto di interferire con i tuoi affari ma Jared non è come tutti gli altri. Jared è diverso. Non devi prenderlo in giro >>
<< cos’è. A me è vietato mettere gli occhi su Jared?>>
<< non dico questo. Ti dico solo che Jared è …. Ha un debole per te e, nella sua visione distorta della realtà, ti vede come un angelo, una salvezza. Insomma lui è innamorato di te quindi non devi prenderlo in giro >> il cuore di Marissa fece una capriola a quel è innamorato di te << insomma Eric >> lo apostrofò lei << io non ho nessuna intenzione di prenderlo in giro. Io sono innamorata di lui! Ecco! L’ho detto! >>
Marissa era sempre di più incredula.
Roba da fantascienza
Eric che cercava di proteggere Jared da lei.
 << Jared è molto vulnerabile >> continuò Eric << io non ho intenzione di ferirlo >> affermò seria Marissa
 << lo spero bene! Spero che tu non lo consideri un giochetto >>
 << io non ho nessuna intenzione di giocare con lui >> protestò lei con veemenza. Non poteva credere di parlare con Eric di quell’argomento.
<< bene. Perché ricorda che Jared è un tipo sensibile. Lo so che sembra incarnare il libertino incallito dei tipici romanzi dell’ 800. Ma non è così. A volte è molto insicuro,soprattutto nelle cose a cui tiene, ed è molto facile ferirlo. Per cui….. ti do un consiglio: Stai attenta a quello che fai. Azzardati a prenderlo in giro o ferirlo e te la dovrai vedere con me!>> Marissa vide il fratello dirigersi verso la porta
<< dove vai? >>lui si voltò lentamente << mi sembra che ci siamo detti tutto. Anzi no >> tornò indietro e le si mise di fronte abbassando il viso in modo da incontrare i suoi occhi. La fissò. Occhi verdi riflessi nelle stesse iridi << un’ultima cosa. Non voglio vedere che ti rigiri Jared attorno ad un dito come ti pare e piace >> alzò la testa di scatto e si voltò andando via spedito. Marissa restò a guardarlo immobile come una statua. Sospirando si massaggiò la fronte. Gli stava per scoppiare un tremendo mal di testa.
Incredibile!
Non si aspettava certo quella reazione!
Aveva sempre pensato che Eric forse non avrebbe accettato subito l’idea di lei e Jared come coppia. Si immaginava che avrebbe strepitato un po’ sollevando un po’ di problemi, sul fatto della differenza di età, che lui era già uno esperto, che aveva avuto molte storie… si immaginava che avrebbe cercato di farle capire, con la sua perfetta arte oratoria, quanto fosse in disaccordo.
Non avrebbe mai pensato di sentirsi accusare da lui di poter prendere in giro in qualche modo Jared. Ma cosa credeva che fosse un’oca come quelle che frequentava abitualmente lui?  Incrociò le braccia al petto e fissò la riproduzione di un quadro di Kandisky appesa alla parete davanti a lei, cos’era? Improvvisazione numero 12 ?. Quell’insieme di righe ingarbugliate era la rappresentazione esatta della sua mente in quel preciso istante.
Doveva calmarsi, e sapeva già che le ci sarebbe voluto tutto il pomeriggio, prima di rivedere Jared quella sera altrimenti gli sarebbe bastata una sola occhiata per capire quanto fosse agitata, le avrebbe chiesto spiegazioni e lei avrebbe dovuto raccontargli di Eric.
Ma da chi l’aveva saputo poi?
Si era dimenticata di chiederglielo
Accidenti però. Per quanto capisse e, a dire il vero, anche ammirasse il desiderio di Eric di proteggere Jared, si sentiva un po’ ferita……
Un pò?....
Tantissimo invece!
Insomma ci era rimasta male che Eric la credesse una ragazzetta innamorata dell’amore. Eric aveva interpretato i fatti in modo del tutto errato ! Per lei Jared non era una storiella da adolescente, la sua non era solo attrazione per il bel figo. Era molto, molto di più. Lei lo amava sul serio. Amava tutto di lui, i suoi immensi occhi azzurri che le ricordavano l’oceano profondo. Amava il suo sorriso che ogni volta le riscaldava il cuore facendole mancare un battito. Amava come la guardava in quel modo possessivo e protettivo che la faceva sentire unica, al centro dell’universo e dei suoi pensieri. Come faceva a spiegare ad Eric che avere Jared per lei era come volare sulla luna sospesa nell’atmosfera, nello spazio. Era come andare in paradiso senza morire. Voleva essere la sua luna, la sua stella, la sua certezza nei momenti di debolezza, la sua spalla su cui piangere se avesse sofferto, il volto da guardare quando avrebbe gioito. Come faceva a fargli capire che lo amava di un amore profondo, unico, assoluto ed indistruttibile?
Quello che la feriva ancora di più poi, e questo era solo una questione di orgoglio, era che Eric si preoccupasse così tanto del suo migliore amico e non altrettanto di sua sorella.
In fondo cos’è che lo rendeva così certo che tra i due, quello che avrebbe sofferto di più dalla fine della loro relazione sarebbe stato Jared e non lei?..ma tanto..non sarebbe mai finita.
<< tutto a posto? >> la testa mora di sua madre fece capolino da dietro la porta facendola sobbalzare. Con un soffio si portò la mano al cuore << Dio! Mi hai spaventata! >> poi la guardò sospettosa << da quanto sei lì? >>
<< da un po’ >> mormorò lei colpevole << ho sentito le voci, ho aspettato un po’ e poi  e sono venuta a cercarvi. Pensavo che sareste venuti a salutarmi >> la guardò con una punta di delusione mentre Marissa abbassava lo sguardo con aria colpevole. Effettivamente era così presa dai suoi pensieri che non aveva neanche pensato di andare a cercarla per un saluto
<< cosa hai sentito >> mormorò con voce rotta
 << poco…a dire il vero…ma abbastanza da capire la situazione >>
<< cioè? << ho capito che finalmente sei uscita dalla bambagia per un uomo e…>> Marissa la guardò in attesa << .e..?...>>
<< e credo che sia splendido >> le rispose lei abbracciandola << Jared poi! >> continuò con aria dolce e sognante << non avresti potuto scegliere meglio. E’ così dolce quel ragazzo! Sotto la sua aria di eterno latin lover cela una grande sensibilità che lo fa essere fragile di fronte alle emozioni ed alle passioni >>
Ach! Possibile che tutti lo conoscessero così bene da sempre e lei invece lo avesse conosciuto come era veramente, solo da poco?
Ma cosa guardava prima, quando diceva di esserne innamorata?
semplice
aveva sempre guardato l’involucro.
Si diceva innamorata da sempre ma in realtà era sempre stata innamorata dell’aspetto esteriore. Adesso, invece, conoscendolo più intimamente si era innamorata anche della sua anima e della sua mente.
<< lo amo veramente >> mormorò guardando la mamma con aria sognante
<< ti credo. Mi è bastato guardare l’espressione del tuo viso mentre parlavi di lui >>
<< ma Eric… >> iniziò lei
<< Eric….. lo sai com’è…. E’ molto protettivo verso tutti i suoi amici ed inoltre,…… se conosco bene tuo fratello, sicuramente pensa che tu sia ancora troppo giovane per dei sentimenti seri e profondi. Quindi nella sua immensa saccenza ha già dato per scontato che per te sia solo una semplice cotta …..>>
Marissa aprì bocca per replicare ma lei la fermò stoppandola con la mano alzata facendo segno di no con la testa e proseguì sorridendole bonaria << ma sicuramente, non appena vi vedrà insieme ..si ricrederà >> le battè leggermente la mano sulla spalla guardandola felice per poi abbracciarla stretta
<< quindi che mi consigli di fare? Devo dirglielo ad Eric che faccio sul serio con Jared… >>
Le scappò un po’ da ridere al pensiero di quel ribaltamento di situazione. In genere non era l’uomo che doveva asserire di fare sul serio rassicurando quindi i familiari della ragazza?
<< o devo lasciare che i fatti parlino da soli? >> la guardò in attesa di una risposta…che non venne
<< ma-mma? >>
<< scusami un attimo cara. Fammi assaporare questo momento in cui mia figlia per la prima volta mi chiede un consiglio >>
<<  e- dai, mamma! >>
Rise felice e le rispose << io credo che tu debba far parlare i fatti, per adesso. Anche perchè spesso i fatti sono molto più chiari di mille parole. Non mi metterei ad andare a cercarlo per dargli alcuna spiegazione. Alla prima occasione, dimostragli quanto tu ami veramente Jared… e lui ne gioirà >>
<< grazie mamma >> le buttò le braccia al collo stampandole poi un sonoro bacio sulla guancia
<< accidenti >> esclamò lei cercando di mascherare l’emozione che l’attanagliava dopo quel gesto spontaneo d’affetto << un consiglio, un abbraccio, un bacio ed un grazie tutto nella solita giornata. E’ proprio vero …la fine del mondo è vicina >>
Marissa uscì di casa con il cuore leggero.
 
*.*.*.*.
 
<< sei stato tu? >>sputò fuori di getto
<< in che senso sei stato tu? >> le chiese stupito Jared.
Erano da soli a casa di Jared, seduti lui sul divano del soppalco e lei sul pouf di fronte. Jared le stava raccontando che aveva confessato ad Eric che stavano insieme da tre mesi
Marissa si riprese subito << no. Volevo dire…che …pensavo ..che glie lo avremmo detto insieme..>>
<< siii… hai ragione amore…ma ho voluto dirglielo io da solo perché volevo fargli capire quanto serie fossero le mie intenzioni verso di te. Volevo che fosse sicuro del fatto che non mi sto prendendo gioco di te ma che ti amo davvero >>
Caro
Dolce
Tenero
Jared
Avesse saputo quali fossero in realtà i pensieri di suo fratello non si sarebbe fatto tutti questi problemi
<< e adesso? >> chiese Marissa
<< adesso? >> le fece eco lui, poi si illuminò << adesso siamo ufficialmente una coppia. Possiamo andare dove vogliamo senza temere di incontrare Eric o qualcuno che lo conosce…e possiamo perfino baciarci in pubblico! >> annunciò lui continuandoa  sorridere << quindi perché non vieni qui e non ti complimenti con me in modo adeguato? >>
Lei si alzò andandogli vicino. Lo prese tra le braccia abbassando il volto e respirandogli sulla guancia.
<< Dio Marissa…avevo tanta paura che Eric non mi ritenesse degno di te. Che non fossi abbastanza per sua sorella. Avevo paura che mi odiasse e di perdere la sua amicizia >>
<< non ti odia e non hai perso la sua amicizia, mi pare evidente. Ed io non sono una ragazza sciocca e volubile attirata solo dall’idea dell’amore >> continuò Marissa
Si.
Si disse
Quest’ultima parte era quella che avrebbe dovuto dimostrare a suo fratello.
<< Marissa >> sussurrò lui in un respiro, abbracciandola << voglio passare il resto della mia vita con te, dimostrarti che ne sono degno >>
<< lo sei già >> gli sussurrò lei cullandolo
Lui le afferrò un braccio tirandola verso di lui mentre lei gli si sedeva a cavalcioni sopra infilandogli le mani tra i capelli sulla nuca e stringendoglieli forte in modo da fargli piegare la testa all’indietro, baciandolo poi con un movimento lento, profondo, possessivo delle labbra e della lingua.
<< santo cielo >> esclamò lui sorpreso e deliziato per quella mossa improvvisa. Poi la strinse tra le braccia << se avessi pensato che dietro quella tua aria oppressiva e petulante..
<< oppressiva e petulante? >> lo guardò con finta aria scandalizzata
<< si esatto! Chi ci seguiva ogni volta che uscivamo di casa? >>
<< ma perché voi andavate negli stessi posti in cui volevo andare io! >> si difese lei
<< e per colpa di chi mi sono rotto il braccio cadendo dal tetto del fienile a casa dei tuoi nonni ? >>
<< allora forse non ti ricordi molto bene come sono andati i fatti! >> esclamò compunta << Eric e gli altri si stavano tuffando dal tetto basso sulle balle di fieno accatastate sotto ed io volevo fare altrettanto, ma tu mi hai detto che ero troppo piccola per farlo >>gli puntò il dito contro
<< e tu naturalmente lo hai fatto >>
<< solo perché tu me l’avevi proibito! >> esclamò lei esasperata
<< è vero a quel tempo non ero molto bravo a capire la psicologia femminile >> mormorò lui ridacchiando
<< e tu, nonostante la gamba fasciata sei voluto salire comunque, buttandoti …>> scosse il capo in segno di disapprovazione
<< e certo! Mica potevo farmi passare avanti da una mocciosa di nove anni! >> si scostò da lei guardandola scandalizzato poi continuò << non avevo calcolato il dolore dovuto allo sforzo per cui quando la gamba mi ha ceduto non ho potuto far altro che seguire il mio destino..
<< ed hai passato l‘estate con la gamba fasciata ed il braccio rotto! >> sbottò in una risata Marissa poi si riprese subito << povero cucciolotto mio >> gli afferrò le guance con le mani e lo baciò
Lui rispose al bacio con entusiasmo << comunque volevo dire…prima che divagassimo.. che se sapevo che  dietro quella tua aria oppressiva e petulante, si nascondeva un temperamento così focoso, avrei iniziato a corteggiarti fino dal giorno del tuo diciottesimo compleanno e non mi sarei fermato fino a che non avessi conquistato il tuo corpo e la tua mente >> concluse guardandola serioso
Lei appoggiò la fronte sulla sua << Bene….un po’ più tardi…ma ci siamo arrivati…. Mi sembra.. hai conquistato il mio corpo ed anche il mio cuore >> dichiarò tornando a baciarlo con passione.
Un desiderio travolgente si scatenò subito tra loro ed i baci divennero sempre più profondi ed eccitanti.
Le circondò il viso con i palmi delle mani. Il respiro si fece ansimante mentre la guardava.
<< mio Dio. Marissa >> gemette << ogni volta che ti guardo mi chiedo perché io . Sei così bella. Avresti potuto avere ai tuoi piedi tanti altri..
Lei gli posò delicate dita sulla bocca per zittirlo, disegnandone poi i contorni
<< io voglio te >> gli disse con voce carica di passione mentre gli sfilava il maglione con gesto veloce facendo seguire poi alla T-shirt la stessa sorte.
Gli carezzò le spalle ed i capelli, sentì i suoi muscoli contrarsi quando passò le mani sul petto nudo di lui mentre scariche elettriche le facevano drizzare la leggera peluria delle braccia.
Le catturò le labbra e la lingua le esplorò la bocca fino nei più remoti anfratti. Mentre le baciava la gola indugiando sulla pelle morbida cercò un varco nella aderente camicetta bianca. Sentiva il suo calore sotto la stoffa leggera, le sfiorò il seno cercando i bottoni . le dita poi raggiunsero la schiena e una sorda imprecazione gli sfuggì quando incontrò la fila di bottoncini che chiudevano la camicetta sulla schiena.
Marisa non riuscì a trattenere la risatina che le uscì di getto. Lui sollevò di scatto la testa allontanandosi leggermente da lei guardandola con un misto di divertimento, desiderio e frustrazione per il lavoro che lo attendeva << lo trovi così tanto divertente eh? >> le chiese con finto tono severo
<< oh, si >> rispose lei con tono appassionato baciandolo di nuovo.
Jared slacciò impaziente i bottoncini e lei sentì chiaramente il rumore di qualcuno che saltava e la stoffa che si lacerava, sorrise sulle sue labbra , voleva sentire le sue mani sulla pelle nuda.
Le sfilò la camicetta gettandola lontano con un esclamazione di trionfo poi si abbassò a catturarle il seno.
Marissa non aveva mai provato nulla di paragonabile a quello che lui le faceva provare, alle sensazioni che lui ogni volta era in grado di scatenarle.
Emise un gemito ed inarcò la schiena donandosi a lui in modo incondizionato.
Le sollevò un braccio poi con una lentezza adorante le baciò il polso per poi seguire con la bocca il contorno delle dita risalendo poi all’interno delle braccia, fino ad arrivare alla spalla. Qui tornò a stuzzicarle il seno mentre lei iniziava a dimenarsi, continuò finchè lei non riuscì più a reggere la tensione crescente allora, con gesti frenetici finirono di spogliarsi e lo accolse dentro di se con un gesto rapido.
Le sfiorò le labbra con le proprie mentre lei iniziava d oscillare sempre più velocemente andando incontro a quella meravigliosa tensione che iniziava a salire dentro di lei.
Marissa chiuse gli occhi mentre una esaltante soddisfazione la travolgeva lasciandola meravigliosamente appagata.
Si guardarono negli occhi.
Occhi che traboccavano d’amore.
La tenne stretta, facendole appoggiare il mento sulla sua spalla madita di sudore.
Lei scostò il volto per guardarlo di nuovo poi, con un sospiro si rannicchiò di nuovo contro di lui serena ed appagata << ti amo >> sussurrò
<< anch’io ti amo >> le baciò la spalla con tenerezza poi si alzò e sempre tenendola stretta si avviò verso la camera fino ad arrivare al letto. Scostò le coperte e vi si adagiò cullandola finchè non si fu addormentata. Poi tirò le coperte sopra di loro e si addormentò
Si svegliarono che erano ancora l’uno tra le braccia dell’altro, le gambe intrecciate.
Marissa si allungò beata , facendo le fusa come una gattina poi fissò quei due laghi svedesi che la guardavano teneri.
Gli accarezzò il volto dolcemente << che ore sono? >> sussurrò
Lui si riscosse dalla contemplazione di quel visino perfetto e si voltò verso la sveglia lanciando una imprecazione. Si alzò leggermente facendo leva su un braccio mentre lui si voltava verso di lei     << le cinque >>
Emise un gemito. Non che fosse una cosa inammissibile essere rimasta a dormire da Jared, ma quella mattina aveva lezione ed aveva promesso a Claire che sarebbe passata da lei per andare insieme al dipartimento.
<< ormai rimani qui >> le disse Jared abbracciandola di nuovo affondando il volto tra i suoi capelli, gustandosi quella inaspettata nottata intera insieme
<< devo passare da Claire domattina..anzi..tra poche ore >> rispose decisa
<< ti accompagno io >> le baciò il collo
<< e dovrei cambiarmi >> continuò lei un po’ meno convinta
<< nel cassetto ci sono ancora due mutandine tue, che hai lasciato quando tu e Costance siete rimaste qui a dormire la volta che eravate chiuse fuori casa >> le mordicchiò il lobo dell’orecchio con molta convinzione
<< non posso andare con gli stessi abiti di ieri sera >> proseguì Marissa con voce sempre più flebile mentre faceva un elenco mentale di tutti i suoi punti erogeni stupendosi di quanti punti inaspettati si aggiungevano via via all’elenco, il dito mignolo, la fronte, il mento
<< e la camicetta è rotta…era anche di Dolce e Gabbana >> sussurrò in ultima difesa mentre aveva ormai già accettato l’ idea di rimanere lì fino al mattino
<< pensavo fosse tua >> sussurrò lui, mentre lei ridacchiava, alitandogli un soffio caldo sul seno   << e non eri in abito da sera, quindi puoi riutilizzare i pantaloni anche per stamani e per la maglietta vediamo di trovare qualcosa >> le disse imprigionandola con il suo corpo.
Fissò il suo volto con espressione adorante << mi piacerebbe svegliarmi così ogni giorno. Con te accanto >>
Non era la prima volta che glie lo diceva eppure quelle parole le sembrarono una dichiarazione d’amore così pura e sincera che l’emozione che la pervase le fece vibrare ogni fibra del suo corpo, ogni palpito della sua anima. Si sentì serrare la gola e, come spesso accade quando la gioia è troppo forte, due lacrime rotolarono giù dai suoi occhi che ancora lo guardavano.
<< hei! >> esclamò lui raccogliendo quelle perle salate con le dita << non sapevo che fosse un’ipotesi così terribile per te >>
<< scemo >> gli afferrò il volto con le mani
<< scemo >>
<< scemo >>
<< scemo >> continuò a ripetergli punteggiando ogni scemo con un bacio, fino a farlo capitolare di nuovo con un ringhio.
Quando più tardi ricadde al suo fianco la strinse a se << e adesso torniamo di nuovo a dormire, la sveglia suonerà esattamente alle sette e trenta >> fece una smorfia << tra mezz’ora.. . farai in tempo? >> lei gli sorrise annuendo. Rimasero abbracciati aspettando il trillo che implacabile suonò all’ora stabilita mentre Jared con gesto automatico allungava il braccio per spengere la suoneria. Si voltò di nuovo verso di lei deponendole un leggero bacio su una spalla .
Marissa si mosse leggermente e spalancò gli occhi fissandolo.
<< buongiorno >> mormorò con voce un po’ impastata dal sonno. Incredibile si era addormentata profondamente in quella mezz’ora
<< buongiorno >> le rispose lui accarezzandole i capelli << vorrei che iniziassero tutte così le mie giornate lavorative >> Lei rise leggermente sfiorandoli la mandibola con il dorso della mano incontrando la leggera resistenza di  un accenno di barba.
<< hai fame? >> le chiese, lei annuì << prima vorrei fare una doccia >>
<< vorrei tanto proporti di farla insieme a me >> sospirò lui
<< ma arriveremmo in ritardo >> terminò per lui Marissa con un sorriso malizioso, tirandogli il naso. Si alzò e si diresse nel bagno mentre Jared si avviava verso quello del piano di sotto .
Fece velocissimo, si sentiva pieno di energia, tornò in camera ed affacciandosi alla porta del bagno le urlò sovrastando il rumore dell’acqua che scorreva dentro la doccia << vado a preparare a colazione, ti aspetto di sotto >> poi uscì senza aspettare un suo cenno affermativo.
Marissa uscì dalla doccia e con ancora  l’ asciugamano avvolto attorno al corpo iniziò a cercare la biancheria nei cassetti di Jared.
Poi aprì il cassetto delle T-Shirt di Jared e ne scelse una bianca con lo stemma dell’Arsenal stampato sul cuore. Le faceva da miniabito.
Scese di sotto avviandosi verso la cucina e si sedette su una sedia osservandolo armeggiare tra il frigo ed i fornelli.
Aveva indosso solo un paio di boxer neri, i capelli erano ancora umidi, con le ciocche spettinate rese più scure dall’ umidità. Affascinante pensò mentre lo stomaco le si restringeva in una morsa di fuoco.
Vide alcuni graffi sulla schiena  ed arrossì vistosamente. Gli si avvicinò e con le dita percorse quelle linee rossastre mentre lui la guardava da sopra la spalla.
<< scusa >> mormorò Marissa
lui si voltò e le prese il viso tra le mani << e di cosa? >> le mormorò sulle labbra << di essere appassionata ? proprio come ti voglio io? >> lei gli sorrise e gli diede un bacio a stampo sulla bocca
<< cosa vuoi? Latte? Tè o caffè? >> le chiese premuroso
<< latte, grazie >>
fecero colazione assaporando per la prima volta quella routine.
Non avevano mai dormito insieme, e svegliati insieme, durante un normale giorno di lavoro, non avevano mai assaporato quella intimità della routine quotidiana.
Era bello svegliarsi insieme, fare colazione ed iniziare insieme la giornata di lavoro. Era appagante
Misero a posto velocemente le tazze  e poi tornarono in camera per prepararsi consapevoli di quella nuova intimità che si era creata tra loro.
Jared era già sceso e la stava aspettando di sotto.
Marissa si affrettò ad uscire dal bagno. Si guardò allo specchio, sorrise alla sua immagine riflessa e si precipitò di sotto, non voleva che per colpa sua arrivasse tardi in ufficio.
Entrò in cucina lasciandosi guidare dalle voci.
Jared era appoggiato al muro e stava chiacchierando con Darius che seduto al tavolo stava sorseggiando tranquillamente un caffè.
<< buongiorno >> la salutò con un sorriso
<< siete già pronti? >> chiese  Darius come se averla lì in una normale giornata di lavoro fosse la cosa più naturale del mondo.
<< si. Devo accompagnarla da un’amica >> si staccò dalla parete e si avviò verso la porta tenendole ancora il braccio sulle spalle
<< ci vediamo in ufficio Darius non fare tardi >>
<< si. Mamma. >> gli rispose lui con vocetta infantile facendoli ridere.
 
Erano davanti alla casa di Claire
<< allora ci vediamo oggi a pranzo? >> chiese Marissa
<< certo. Dove e a che ora? >>
<< che ne dici da Serendipity? >>
<< perfetto >>
<< alle tredici.. pensi di farcela? >>
<< naturalmente >> le diede un bacio sulla bocca poi Marissa aprì lo sportello ed uscì
 
*.*.*.
 
alle dodici esatte stava già radunando le sue cose togliendole dal banco. Stava apprestandosi ad alzarsi per avviarsi verso a porta quando il Professor Stevenson l’apostrofò << Signorina Bloomwood…dove crede di andare? >>
<< hemm…Professor..Stevenson..avrei..un appuntamento >>
<< forse non sono stato abbastanza chiaro o lei non è stata sufficientemente attenta >> la guardò palesemente contrariato sfoggiando il suo sguardo pietrificante
selezione più durale tornarono in mente le parole pronunciate da lui ad inizio del corso
<< eppure mi sembrava di essere stato cristallino nella mezz’ora precedente. Ho detto in modo molto esaustivo che voglio che buttiate giù un ipotesi di progetto in base alle indicazioni che vi ho fornito nella lezione di ieri ed in quella di stamani. Naturalmente non pretendo che sia perfetto >> li guardò pensando di essere magnanimo a concedere loro quella possibilità << mi serve solo per capire se avete colto quello che volevo dire >> li squadrò ad uno ad uno in silenzio per poi soffermarsi su di lei che lentamente si sedette di nuovo mentre lo stomaco si annodava con l’intestino in un nodo di quelli che nonostante tu provi con le unghie e con i denti rimangono impossibili a sciogliersi.
Riposizionò tutto il materiale sul banco togliendolo dalla borsa a strattoni e posandolo con malagrazia sul piano davanti a lei.
Prese il cellulare per avvisare Jared del ritardo
<< che cosa sta facendo? >> le chiese di nuovo stizzito il professore
<< mando un avviso >>
<< Metta. Via. Quel. Telefono. >> poi si rivolse a tutta la classe che lo fissava a bocca aperta          << allora. Colgo l’occasione per mettervi al corrente che durante le mie lezioni io non tollero l’uso del cellulare. Pertanto siete pregati di spengerlo ogni volta che io entrerò in classe >> poi proseguì con tono polemico e paternalistico << l’umanità è andata avanti per anni senza l’uso di quell’aggeggio e non credo che gli studenti di quel periodo abbiano risentito del fatto di non potersi portare dietro un telefono o di poterne fare uso durante le lezioni. Il mondo non ruota grazie al cellulare. Il mondo ruota intorno a noi quindi metta giù quell’attrezzo e si dedichi al suo lavoro. Che le conviene. Creda a me. >> le lanciò uno sguardo che mostrava chiaramente tutto il suo dispetto per quell’atteggiamento che lui riteneva una mancanza di rispetto nei suoi confronti, nei confronti della sua carica e della materia che insegnava.
Con la mente sconvolta da quello che secondo lei era un palese sopruso di un insegnante verso un allievo, spense il cellulare e se lo mise in tasca.
Quella giornata iniziata così bene si stava trasformando in un incubo.
 
Le 13,10
e lei non c’era
provò al cellulare ma risultava irraggiungibile
le 13,15
e lei non c’era
provò per la quarta volta a chiamarla al cellulare ma la solita voce gli comunicò che il numero era  irraggiungibile
Aveva pure spento il cellulare !
Non gli aveva inviato nessun messaggio, nessun avviso di ritardo.
Iniziavano bene ..il primo giorno della  ufficialità della loro relazione e lei già se ne fregava.
 
Alle 14,00 decise che aveva già fatto abbastanza la figura dello scemo seduto al tavolo da solo con una sedia vuota davanti ad aspettare una che, a quel punto, non sarebbe mai apparsa da quella porta.
Si alzò di scatto furioso, pagò il caffè che aveva preso giusto per non sembrare ancora di più lo sfigato che aspetta invano ed uscì
Bene.
Se voleva fare la stronza allora glie l’avrebbe fatto vedere che anche lui ci riusciva. Si diresse in ufficio e spense il cellulare.
 
Uscì dal dipartimento alle 15,00.
Era stravolta.
Per la prova appena superata
Per aver proposto a Jared di pranzare con lei e non essere riuscita non solo ad andare a pranzo, ma neanche ad inviargli un avviso.
Stronzo di un professore.
Provò a chiamare Jared ma il telefono risultava staccato. Forse era con un cliente e non voleva essere disturbato.
Provò e riprovò a chiamare a distanza di dieci minuti l’una dall’altra.
Lo sapeva di essere forse un tantino oppressiva ed insistente ma quella non raggiungibilità le metteva l’ansia.
Dopo due ore cedette alla tentazione e chiamò Darius
<< sono Marissa >>
<< ciao. Che è accaduto? >> le chiese lui
gli raccontò tutta la giornata tremenda appena passata lamentandosi di non aver potuto pranzare con Jared e di non aver potuto neanche avvisarlo
<< ah. Era per quello >> la interruppe lui
<< per quello..cosa ? >>
<< era per quello che Jared è arrivato oggi pomeriggio incazzato nero senza degnare nessuno di uno sguardo. Si è rinchiuso nella sua stanza senza più mettere il naso fuori >>
Marissa emise un gemito << era molo arrabbiato? >>
<< molto arrabbiatoooo? Noooooooo. Gli usciva solamente il fumo dal naso e dalle orecchie. Che grado è secondo te di incazzatura: molto-moltissimo o galattico ? >>
<< oddio. >> esclamò di nuovo lei << proprio oggi! E dov’è adesso? >>
<< ecco. questa è una bella domanda. Non te lo sapei proprio dire perché è uscito senza dire niente, ma Zelda mi ha detto che aveva un appuntamento con il giudice Bowle, non so però se tornerà in ufficio o andrà direttamente a casa >>
<< e se andassi ad aspettarlo a casa? >>
<< potrebbe essere una buona idea. Io passo da Zach e lo porto fuori con me a cena in modo da lasciarvi il campo libero per fare pace >>
<< Darius sei unico >>
<< lo so. Quando mi hanno fatto dopo, hanno gettato lo stampino nel Tamigi >> celiò lui
<< ci sentiamo piccola >>
<< ciao Darius >> guardò l’orologio. Erano le cinque. Aveva tutto il tempo di passare da casa cambiarsi ed andare ad aspettare Jared. Sarebbe rimasta davanti la porta di casa fino al suo arrivo…qualunque fosse stata l’ora.
Era stanchissima, sarebbe andata volentieri a letto quella sera. Era stata così tanto in tensione che le dolevano tutti i muscoli . si sentiva come se avesse partecipato alla maratona di NY o alla corsa dei tori a Pamplona.
Si infilò veloce sotto la doccia cercando di lavare via la tensione. Rimase sotto il getto di acqua calda fino a sentire i muscoli sciogliersi, piegò la testa in avanti indirizzando il getto sul collo e sulla schiena poi, per l’ultimo minuto di doccia utilizzò solo l’acqua gelida per riattivare la circolazione. Rabbrividì chiudendo il getto d’acqua. Aprì la porta a vetri della doccia ed afferrò l’accappatoio piegato lì vicino pronto per essere indossato.
Passò la mano sullo specchio sopra il lavabo lasciando una striscia riflettente dove migliaia di goccioline si erano formate nel passaggio dallo stato di vapore allo stato liquido.
Guardò il suo viso riflesso e quello che vide non le piacque per niente, le sembrava di avere sotto gli occhi due Louis Vitton e la pelle le sembrava grigiastra. Fece un sospiro profondo, si strofinò bene e si asciugò la testa. Per la prima volta si infilò un paio di jeans ed un maglione senza stare a fare abbinamenti, prese il primo che le capitava in mano.
 
Seguendo il trend della giornata, trovò il portone chiuso. Riuscì a farsi aprire citofonando a caso ad un campanello e si mise seduta sull’ultimo scalino vicino all’appartamento ad aspettare il suo ritorno.
Ogni volta che sentiva aprire il portone le si accendeva la speranza che fosse lui, ma ogni volta rimaneva delusa.
Lo scalino era freddo e duro. Aveva il sedere congelato e quadrato. Appoggiò la testa sugli avambracci , tenuti appoggiati a loro volta, sulle ginocchia. Si appisolò un momento.
E fu così che la trovò Jared.
 
Aveva già riacceso il cellulare ed alla vista delle innumerevoli chiamate da parte di Marissa si era leggermente ammorbidito
Forse era stato un pelino precipitoso a dubitare subito di lei senza neanche darle modo di una spiegazione.
Forse era un po’ troppo preso da lei, doveva cercare di ritrovare un suo baricentro, un suo equilibrio che non dipendesse da lei. Doveva cercare di essere un po’ più distaccato in modo da poter esaminare i fatti con fredda lucidità che, in pratica era quello che doveva fare nel suo lavoro, togliere le emozioni ed esaminare i fatti. Cosa che gli veniva facile con i clienti ma che gli risultava estremamente difficile con lei.
Quando si trattava di lei il suo cervello cessava di funzionare in modo adeguato mentre  prendevano il sopravvento le emozioni.
Si fermò di botto sulle scale alla vista di quella figurina, con la testa appoggiata agli avambracci intrecciati sopra le ginocchia piegate al petto.
Il cuore iniziò a pulsargli in petto.
Lei, attirata da un richiamo muto, alzò la testa di scatto …lo vide.
Le mani iniziarono a sudarle, il respiro le si fece affannoso accompagnato da un leggero tremore degli arti che in genere si manifestavano quando aveva una paura intensa. Paura di litigare. Paura di averlo deluso. Paura di averlo ferito.
 
Lui, dopo averla vista, continuò a salire lentamente mentre lei, altrettanto lentamente si alzava. Non era sicura che lui l’avrebbe ascoltata, temeva piuttosto che l’avrebbe mandata via.
Quando si trovarono faccia a faccia lei fece per iniziare a parlare ma lui la fermò << non qui >> le disse brusco << non sulle scale. Andiamo dentro >> aprì la porta e si scostò meccanicamente per farla entrare.
 
Stavano rientrando nello stesso luogo dal quale ne erano usciti quella mattina, ma sembrava completamente diverso . Se al mattino era gioioso, solare, allegro, adesso le sembrava malinconico, buio, triste.
Rimase in silenzio fissandolo mentre lui si toglieva il giaccone
<< Jared io… >> iniziò
Poi fece una pausa, ebbe un ripensamento ed avvicinadosi a lui gli gettò le braccia al collo baciandolo prepotentemente sulla bocca.
Lui, all’inizio un po’ reticente, iniziò ad assecondarla pi si staccò da lei e guardandola negli occhi le disse con tono di rimprovero << stai forse utilizzando il sesso come scusa per farti perdonare e far finta che non sia accaduto niente ? >> le chiese serio
<< beh… >> miagolò utilizzando anche lei un tono serio << effettivamente il piano era quello >> confessò guardandolo abbassando le ciglia con fare civettuolo e senza alcun segno di pentimento
Lui si scostò da suo viso guardandola con stupore con le sopracciglia alzate. La contemplò assorto poi mormorò << mi piace >> e l’abbracciò di nuovo.
D’altronde una caratteristica dell’avvocato di successo, quale lui era,  era anche quella di saper cogliere i segnali di resa dell’avversario ed approfittarne dando l’affondo finale…..e fu proprio quello che fece.
 



>
>>

eccomi di nuovo,con questa diminuizione della temperatura ne ho approfittato subito ed ho tagliato per prima il traguardo della febbre, raffreddore ecc..ecc... per cui mi sono detta, utilizziamo il tempo in modo piacevole e postiamo un altro chappy... a proposito...vi è piaciuto ?

come al solito ringrazio tutte quelle che mi leggono...un bacione a tutte!.. al prossimo capitolo...del quale metto un piccolo estratto

Lei sbuffò << Oddio! Sei così…così….…. cercò le parole

<< simpatico? …. >> le suggerì lui

<<… affascinante ?... >> proseguì rapido

<< Inopportuno ? >> esclamò lei gelida con una smorfia

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 25 - la festa ***


sono al secondo tentativo di inserimento quindi mando un veloce saluto a tutte e ci riprovo....
kiss

Capitolo 25
 

 
 
Quella sera si guardò attentamente allo specchio prima di uscire.
Si passò le mani nei  capelli biondi muovendole su e giù rapidamente in modo da scuoterli rendendoli più voluminosi.
Pura utopia
Afferrò la spazzola ed iniziò a spazzolarli guardandosi nel contempo allo specchio.
Chissà come sarebbe stata con una chioma corvina. O castana. O rossa.  E se una massa di riccioli naturali le avesse incorniciato il volto, come sarebbe stata? E se avesse avuto due occhi verdi smeraldini come quelli di Marissa? E le labbra più sottili? E se non avesse avuto quelle efelidi sparse sul naso? Il naso però non era male, fortuna che era piccolo.
Mise giù la spazzola ed osservò il proprio corpo, l’abito che aveva acquistato le stava bene, certo sapeva già che non sarebbe riuscita a competere con nessuna delle ragazze presenti alla festa, nemmeno se si fosse presentata completamente nuda. E nel suo intimo era perfettamente conscia di non essere all’altezza delle attenzioni di qualcuno
 
Lo sapeva che non sarebbe dovuta andare a quella festa.
 
L’incubo che temeva di più si era avverato.
 
Non si sentiva assolutamente all’altezza di quell’ambiente.
 
Era inutile.
 
Lei non faceva parte di quel mondo.
Marissa, Beth e Sarah si muovevano disinvolte tra quella folla raffinata.
Perfette. Nel modo più assoluto. E perfettamente in sintonia con quell’ambiente scintillante e costoso.
 
Nonostante le insistenze delle altre si era rifiutata di indossare alcuni abiti che sarebbero risultati scandalosi anche al Carnevale di Rio.
<< non so perché vi ostinate a chiamare abiti questi cosi che non sono altro che fazzoletti da
naso >> aveva proclamato indispettita. Non avrebbe mai avuto il coraggio di uscire fuori dal camerino, figuriamoci di presenziare ad una festa per un ottantacinquesimo di compleanno.
Aveva optato per un semplice abito viola chiaro in raso pesante vagamente anni ’50 con lo scollo a barca e appena sopra il ginocchio.
Non aveva potuto sottrarsi però dall’acquistare un paio di sandali alla schiava in pelle nera con inserti di strass, un contrasto, con l’abito classico, veramente azzeccato.
Aveva camminato avanti ed indietro per la casa con quei sandali in modo da avere dimestichezza con l’altezza, anche se non era eccessiva, per non sembrare una che andava per la prima volta sui pattini da ghiaccio.
 
Anche Sarah dedicò molto tempo alla scelta dell’abito, non che Law l'avrebbe notato, si disse mestamente, anzi non sapeva neanche se ci sarebbe stato. Non aveva osato chiederlo a nessuno. Fece un sospiro mesto, che  cosa terribile amare un uomo che ti tratta come una bambina, una poppante. Avrebbe avuto voglia di urlare. Cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione ma una volta che l’avesse ottenuta..... sarebbe stata in grado di gestirla? Lui aveva esperienza e lei no, non sapeva come gestire  un uomo così. Ormai aveva avuto sufficienti dimostrazioni che non era in grado neanche di gestire la sua attenzione..figuriamoci lui in tutta la sua interezza....
Indossò un corto abito color avorio aderente, che le arrivava appena sopra il ginocchio, con il corpetto adornato qua e là da delle perline. Lasciò che i capelli sciolti le ricadessero sulle spalle e si infilò dei sandali dai tacchi a spillo che le davano un'andatura estremamente sexy. Sapeva di avere un ottimo aspetto, ma la serata, se non ci fosse stato Law,  si prospettava priva di attrattive. Aggiunse una punta di rossetto color rosa pastello alle sue labbra carnose e si spazzolò i capelli.
Si guardò allo specchio e concluse che  la sua intera vita era monotona e insignificante…..aveva bisogno di qualcuno che la movimentasse un po’.
Non lasciò trapelare nessuno di questi pensieri, non voleva prendere un partaccione ancora prima di iniziare la serata.
 
 
Erano arrivate con Jared e Darius.
Il salone era molto affollato.
Se si aspettavano tutta gente di mezza età, si sbagliavano di grosso.
La sala pullulava di giovani ragazze e ragazzi, figli e nipoti degli invitati.
Il salone era a dir poco sontuoso. Le pareti a specchio scintillavano e riflettevano la luce dei lampadari e dei faretti decorativi a muro.
C’erano fiori ovunque. Tutti di colore bianco.
Tre porte finestre si aprivano su una terrazza. Sicuramente d’estate venivano aperte per permettere di accedervi e godere di un po’ di fresco.
Scrutarono la sala per cercare di individuare Zachary che in quel momento si trovava esattamente all’altro capo del salone.
 
Voltò la testa e la vide in lontananza.
Distolse subito gli occhi continuando ad osservarla con la coda dell’occhio.
Sorseggiò lento il suo whisky cedendo alla tentazione di voltare la testa dalla sua parte.
Stava parlando con un ragazzo vestito in modo impeccabile e perfettamente consapevole della propria bellezza. Quando vide l’espressione di Costance capì che quel tizio non avrebbe avuto alcuna speranza.
Gli stava sorridendo ma i suoi occhi esprimevano qualcosa di molto diverso.
Gli dicevano di smetterla di parlare e di andarsene. Continuò a rimanere muta e quello un po’ stupito attese ancora un po’ di fianco a lei poi, quando Costance si voltò per parlare con Darius, si allontanò abbastanza incavolato.
Povero caro.
Doveva avergli ammaccato il proprio ego.
 
Si fecero largo tra la gente guidate da Jared e Darius che ad ogni passo dovevano fermarsi per salutare qualcuno e presentarle , escluso Marissa naturalmente, che era già conosciuta.
Finalmente lo videro e gli si avvicinarono con passo deciso.
Zach, fece loro un impercettibile cenno del capo. Stava chiacchierando con i suoi genitori.
Lievemente a disagio nello smoking.
Continuava a passarsi il dito nel colletto con gesto del tutto incontrollato.
Si sentiva leggermente nervoso per il fatto che quella sera Costance e la sua famiglia fossero lì in contemporanea.
assurdo
<< ho invitato anche Jared e Darius ed alcune amiche >> esclamò senza tradire alcuna espressione
<< amiche ? >> ripetè sua madre mentre un timido sorriso di speranza le compariva sulle labbra
<< mamma. >> esclamò lui con un sospiro alzando la mano per  fermare i pensieri di sua madre che vedevano in quella presenza femminile chissà ché << una è la ragazza di Jared e le altre sono sue amiche. Non metterti in testa strane idee >>
Il lieve sorriso appena nato sulle sue labbra si spense di colpo, mentre anche suo padre manifestava una punta di delusione  incurvando leggermente le spalle, sotto il peso di quella pena latente che provava nei suoi confronti. Avrebbe dato chissà che cosa perché ruscisse a ritrovare un po’ di serenità accanto ad una ragazza. Si riscosse da quel momento di tristezza esclamando poi allegramente << eccoli quegli scellerati >>
Darius si inchinò leggermente davanti alla madre di Zachary e cimentandosi in un baciamano da manuale mormorò con riverente << Mrs. MacCole >>
<< Oddio Darius come sei galante! >> esclamò lei sorridendo
 << impara Zach. Guarda come si fa >> suo padre ammiccò verso Darius dandogli una sonora pacca sulla spalla e conquistandosi uno sguardo cupo da parte di Zach
<< allora Jared >> chiese ciarliera la signora MacCole << quale di queste bellissime ragazze è la tua fidanzata? >>
<< mamma! >>
<< Zachary! >> esclamò lei guardandolo con aria esasperata << lasciami almeno deliziarmi delle gioie altrui >>
Non ci fu bisogno di dire chi fosse la prescelta, il rossore di Marissa era più che eloquente
<< ricordami di chiederti come hai fatto ad accalappiare una ragazza così >> replicò il padre di Zach mentre il rossore di Marissa si estendeva alle orecchie ed al collo
<< è quello che ci chiediamo tutti noi ed ancora non abbiamo trovato la soluzione >> rispose Darius sorridendo mettendo in mostra un’ espressione d’incertezza << ma ormai ci siamo rassegnati. >> continuò con voce ilare << ci siamo detti: cazzo! .. ops... pardon signora MacCole... insomma ci siamo detti : qualche lato buono allora ce lo deve avere >> fece una pausa poi continuò pensieroso << ..ma quale?.. >> facendo così ridere tutti
<< vedo che ci stiamo divertendo fortunatamente >>
<< Nonna Amanda! >> esclamò Zachary chinandosi verso di lei per scoccargli insolente un bacio sulla guancia rubizza.
Lei concesse entrambe le guance al nipote poi piantò due occhi acuti come spilli su ognuna delle ragazze.
Costance sotto quello sguardo si sentì messa sotto esame e tremendamente inadatta.
<< Zachary, nipote degenere >> l’apostrofò l’arzilla vecchietta senza staccare gli occhi dalle giovani << non mi presenti queste belle ragazze ? >>
Zach fece le presentazioni, Costance fece un leggero inchino impeccabile e nervoso tendendole la mano mentre anche lei  ricambiava in modo franco l’esame dettagliato a cui erano state appena sottoposte.
La signora MacCole se  ne accorse e fece un piccolo sorriso scaltro.  
<< Oh, ecco un altro pezzo della famiglia, mia figlia e l’altro mio nipote >> esclamò con tono autoritario ammiccando alle due coppie  Era quello il fratello con cui Zach aveva sperato che la nonna ballasse il valzer?  una più giovane ed una meno giovane, che si stavano avvicinando << il figlio di mia sorella >>  
   ah. Ecco 
   << dove sono Grace e Gregory ? >> continuò poi rivolta al padre e alla madre di Zach 
avevano tre figli ?   
<< saranno in giro per la sala con gli altri ragazzi, Amanda . Lo sai come sono fatti, queste riunioni di famiglia li fanno sempre sentire un po’ claustrofobici, quindi hanno bisogno di stare un pò lontano da noi per sentirsi meno controllati >>  
 << e chi li controlla quei due >> borbottò la nonna << anche se sarebbe oltremodo necessario……sono due mine vaganti >> guardò con tono accusatore il Sig. MacCole che cercò conforto nello sguardo della moglie che replicò subito pronta
<< andiamo Amanda, hanno 19 e 22 anni, è normale che siano molto attivi >> si voltò verso le ragazze << anche voi sarete molto attive mi immagino >> 
<< qualcuna anche troppo >> si lasciò sfuggire tra i denti Zach mentre Costance stringeva le labbra in una smorfia e gli lanciava uno sguardo intimidatorio, se si azzardava ad accennare a qualcosa......lo avrebbe strangolato col farfallino nero, che tra l’altro metteva in risalto il pomo d’Adamo pronunciato.   

Poteva essere virile un pomo d’adamo?   

   
Poteva essere così scema?                                                

Costance non riusciva a vedere bene le due coppie che si stavano avvicinando a causa del via vai di gente, quando però anche l’ultima persona che le impediva la visuale fu superata guardò l’uomo più anziano in smoking con espressione allibita. Pensò che se non ci fosse stato tutto quel brusio avrebbero potuto sentire chiaramente la sua mascella frantumarsi al suolo.
<< Professor Tremayne >> esalò in un soffio. Lui si soffermò a guardarla attentamente inarcando un sopracciglio con espressione interrogativa, lei gli tese la mano << sono Costance. Costance Goodwin, frequento il suo corso >> gli occhi gli si illuminarono mentre le afferrava entrambe le mani e le racchiudeva nelle sue << tu sei quella dei giorni scorsi? O sei la gemella? >>
<< no. Sono la stessa >>  
 << ah! beh, hai la fata di cenerentola a casa? No perché in tal caso vorrei far venire mia  moglie…. >> fece un cenno verso la signora rotondetta accanto a lui che rideva apertamente  << no, scherzo, sei carina come sempre >> le diede alcuni colpetti leggeri sulle mani poi glie le lasciò andare. Si accorsero che tutti pendevano dalle loro labbra. Il professor Tremayne si riscosse un attimo poi esclamò << bèh? Che avete da guardare? E’ una mia allieva e si dà il caso anche uno studente dei migliori di tutto il corso >> le sorrise benevolo, poi con aria leggermente maliziosa le chiese << allora Costance che mi dici del professor Devemport?  Va tutto bene con lui ? >> lei lo guardò come se le avesse chiesto i nomi di tutti coloro che erano presenti nella sala comandi il giorno dell’atterraggio dei primi astronauti sulla luna 
  << Veramente no >> rispose Costance con tranquilla sicurezza << Devemport è un pallone gonfiato che si crede di essere importante. E rende la vita difficile a qualsiasi ragazza abbia la tenacia di sopportare i suoi soprusi. A parte questo, per il resto tutto bene >> 
La sua risposa gelò l’ atmosfera gioiosa che si era creata. Il Professor Tremayne arrossì leggermente, un pò imbarazzato,  la Sig.ra MacCole finse di osservare la parte opposta della sala e Zachary trattenne a stento un sorriso ironico.
<< Costance! >> sfiatò alla fine Beth un po’ scandalizzata.
<< Lui mi ha fatto una domanda ed io ho risposto >> esclamò Costance in modo piuttosto brusco
<< non credo che per questo domani sarò sul Times >> 

L’unica che sembrò apprezzare la franchezza di Costance fu la signora Amanda che lanciò uno sguardo  a Tremayne
<< Adam, non facciamo gli ipocriti. Hai fatto una domanda precisa e lei ti ha risposto in modo preciso, franco. E’ da ammirare. Inoltre Devemport è esattamente così come lei lo ha descritto ed è inutile che tu finga di pensarla in modo diverso quando in realtà la pensi esattamente   come lei  >> 
<< hai ragione Costance >> replicò lui << effettivamente l’unica nota negativa, a dir la verità, stridente, in mezzo a tutti i commenti positivi su di te, è stata quella di Devemport. Credo però che l’antipatia sia reciproca vero? >> la guardò con occhi ammiccanti << in ogni caso non preoccuparti, io l’ho già inquadrato e mi sono già fatto un’idea di lui, che coincide perfettamente con quella di tutti gli altri che lo conoscono da più tempo >> le dette un buffetto sulla guancia << complimenti però per la tua franchezza….un po’ brutale magari… ma non è da tutti esprimere così la propria opinione di fronte ad un collega della persona in questione >>
<< ecco Eric! >> esclamò la nonna sorridendo al nuovo arrivato << pensavo che avrei dovuto fare a meno del quarto scellerato >> lui si chinò a baciarla sulla guancia << non avrei mai potuto abbandonare la mia donna preferita >> lei gli diede un colpo sul braccio << falso come i diamanti che indossa stasera la Signora Dever >>   
    << MAM-MA >> esclamò scandalizzato il Sig. MacCole << se ti sente! >> 
  << se mi sente che potrebbe dirmi? E’ la verità >> fece una pausa << Bisogna sempre dire la verità vero Costance? >> lei annuì senza proferire parola
<< Quelli veri se li è giocati suo marito a poker due anni fa >>  
<< e tu come lo sai ? >>  chiese il Sig. MacCole  spalancando gli occhi  lei sorrise sorniona facendogli l’occhietto
<< ero al tavolo con lui quando li ha persi >> il Sig. MacCole emise un gemito  mentre tutti rimanevano basiti, salvo poi riprendersi e ridacchiare divertiti mentre Darius lanciava loro uno sguardo come dire... ve l’avevo detto no? 
  << Bene >> proseguì la nonna <<  Vado a fare un altro po’ gli onori di casa visto che sono la festeggiata >> prese Zach per un braccio allontanandosi dal gruppetto poi lo sorprese << Mi piace quella ragazza. Ha un bel temperamento nonostante i capelli biondi . >> gli diede un colpetto sul dorso della mano << Ci vediamo più tardi per il ballo nipote >> e si avviò con un sorriso verso il centro della sala.     Zach emise un sospiro, rientrando nel gruppo << speravo avesse rinunciato >>  
   Poi si girò verso Costance << bell’abito, meno male che non siamo in teatro >>    
Lei sbuffò << Oddio! Sei così…così….…. cercò le parole  
<< simpatico? …. >> le suggerì lui   
<<… affascinante ?... >> proseguì rapido     
<< Inopportuno ? >> esclamò lei gelida con una smorfia    
<< non sei perfida come sembri sai? >> esclamò lui alzando un sopracciglio 
<< e tu non sei così duro come credi >> replicò lei ignorando il doppio senso che aveva originato     
<< oh-oh, qualcuno si è alzato con il piede sbagliato oggi >> continuò lui                                 
Possibile che per lui l’episodio del loro bacio non valesse niente? Come faceva ad essere così calmo? 
<< non pensare neanche per un attimo di poter avere alcun effetto sul mio umore >>  esclamò contrita
<< allora su cosa ho effetto? >>
  << sicuramente sul mio riflesso del vomito >> si voltò verso Beth << vieni con me ? vado a cercare qualcosa da bere >>          

  Lui rimase a fissarla.     
Una parte di lui, la parte più stronza, era piuttosto reticente ad ammettere che vi fosse la possibilità che quella insopportabile so-tutto-io,  che riusciva a tenergli testa con una facilità imbarazzante, gli stesse penetrando dentro così facilmente. 
Riusciva a farlo ridere.       
A farlo incazzare,   spesso   
ad attirarlo inesorabilmente verso di lei, come una calamita, riuscendo rendergli più sopportabile ogni cosa.
Fremeva di vita.  
Era intelligente, colta, e lo faceva uscire di senno.
Ammettere che provava qualcosa per lei sarebbe stato difficile, avrebbe richiesto una buona dose di onestà, franchezza e lealtà verso se stesso. Non sapeva se l’avrebbe avuta. Meglio continuare a far finta di niente ed ignorare ciò che iniziava a provare.


Sarah non avrebbe voluto domandarlo, davvero.... si era trattenuta per ben dieci minuti ....ma poi ...non potè proprio farne a meno. Si rivolse quindi ad Eric << Suppongo che tu sia venuto da solo ..... e che non sia venuto nessun altro con te, o sbaglio? >> fortuna che in quel momento Beth e Costance si erano allontanate.... o forse aveva approfittato proprio di questo?   << No, no, è venuto anche Law >> mormorò, a dir la verità un pò a malincuore, osservando il modo in cui le si illuminavano gli occhi, ormai dell’infatuazione che Sarah aveva per Law se ne erano accorti tutti.
<< Sta parcheggiando l'auto >> Non voleva raccontarle il resto. L' infatuazione di Sarah era così evidente...e lui era già abbastanza dispiaciuto per lei.
<< Rischia di rimanere là fuori tutta notte >> commentò Darius << Io ho impiegato mezz’ora per trovare un posto in cui lasciare l'auto… e siamo arrivati molto prima di voi >>
<< Non preoccuparti, come sappiamo Law è pieno di risorse >> osservò Eric poi si sentì un po’ a disagio, forse era meglio se l’avvisava in modo da permetterle di  riprendersi dalla shock. Lanciò uno sguardo impotente a Darius ed un’occhiata dispiaciuta a Sarah, ma doveva dirglielo
<< e  poi c'è Nettie con lui. È una maga nel risolvere situazioni impossibili >>
<< Nettie Parker ? La modella? La sua vecchia fiamma? >> si intromise curiosa la madre di Zach.
Poveretta lei non sapeva niente del suo struggimento per lui....
<< è qui per alcune sfilate >> continuò Eric con tono sommesso
Fu come se le avessero dato un pugno nello stomaco ma salvando il suo orgoglio sorrise, non seppe neanche come riuscì a fare un commento al volo sulla maga che lui si portava dietro.
D’altronde, e si dette della stupida, Law aveva cercato in tutti i modi di mettere in chiaro che per lui era solo un’amica e  adesso glie lo stava dimostrando assestandole il colpo definitivo.
Aveva portato quella Nettie che a quanto pareva, tutti quanti sapevano essere una sua vecchia fiamma.
Nettie Parker era una modella di successo ed era molto bella.
Probabilmente stava facendo del suo meglio per rianimare la passione che li aveva uniti anni prima e, a quanto pareva, visto la sua presenza lì, ci stava riuscendo << Law è un idiota >> disse Eric a Darius mentre Sarah si stava allontanando con Marissa e Jared
<< accidenti, le ho letto negli occhi una tale pena... che mi sono sentito in imbarazzo >>
<< ma non prova proprio niente per lei? >> gli domandò Darius.
<< Non lo so >> si passò le mani tra i capelli pensieroso << se è interessato lo nasconde bene. Quando però si sente a disagio può essere anche crudele. E’ una forma di difesa, magari pensa che sia solo una infatuazione di una ragazzina, e quindi non la vuole assecondare , magari non crede che sia seria >>
<< ma andiamo >> replicò Darius sbuffando  << da quando in qua si crea tutti questi dubbi? >>
<< è tutto sbagliato >> esclamò Costance mentre si avviavano a cercare qualcosa da bere             
<< che cosa è sbagliato ? >> chiese Beth   
<< Io. Io sono sbagliata. Tutti mi guardano e so che in fondo pensano che io non dovrei essere qui perché non faccio parte di questo mondo, non sono una signora >>  
<< sei più signora tu di più della metà delle ragazze qui presenti . E se non fai parte di quest’ambiente tanto meglio, a chi importa? Pensi davvero che  sia un ambiente così bello? Forse è meglio non farne parte invece che si >> le sorrise poi fece scorrere lo sguardo attento sul tavolo delle bevande << mmmh c’è il punch che dici lo prendiamo? O preferisci una vodka? >>
lei inorridì al pensiero << la vodka no grazie. Vada per il punch. Se non è troppo alcolico, non vorrei far figuracce, tipo essere portata a braccia a casa  >> 
 << datemene un po’ anche a me >> la voce di Sarah giunse dalle loro spalle. Si voltarono verso di lei stupite dal tono di voce mesto
<< che è accaduto ? >> chiese Beth mentre Sarah si versava una generosa dose di punch, erano state separate per solo dieci minuti non di più. Sarah aprì bocca per parlare ma fu sopraffatta da una voce roca e compiaciuta  alle sue spalle
<< Meno male qualcosa da bere! >> si voltarono a guardare la nuova arrivata, per poi spalancare la bocca. L’avevano riconosciuta al primo sguardo. Ed era impossibile fare altrimenti visto che il suo viso ed il suo corpo troneggiava sui periodici di moda, sui cartelloni appesi dietro ai tram e sui giganteschi manifesti che ricoprivano l’edificio in ristrutturazione di fronte a casa loro
<< Salve sono Nettie >> esclamò  sorridendo debolmente << Spero che quel punch contenga una buona dose di alcool, ho proprio bisogno di un drink forte. Abbiamo dovuto fare i salti mortali per trovare un parcheggio e Law è riuscito a trovarlo ad un isolato da qui! Ho i piedi in fiamme a furia di camminare >>  
  << Non è un po’ starna questa affermazione detta da  una modella? >> la punzecchiò Law appena arrivato. Sarah  non osò incontrare il suo sguardo. Si limitò invece a dare un'occhiata a suo abbigliamento,  camicia bianca, smoking e cravatta scura. Nettie era semplicemente meravigliosa, indossava un abito color pesca che aveva visto su una rivista famosa, ma di cui non si ricordava lo stilista, in ogni caso oscurava quelli di tutte le altre donne presenti
<< sei molto bella >> le disse con sincerità Sarah
<< ed hai avuto anche molto successo >> proseguì Beth 
<< diciamo che sono stata aiutata >> mormorò Nettie guardando Law in modo sensuale e prendendolo sottobraccio, Sarah masticò amaro, si sentiva frustrata
<< la mia carriera è decollata grazie a Law, quando lui mi ha presentato al suo amico, direttore della mia attuale agenzia >>  
<< Andiamo, io ti ho solo presentato, il resto lo hai fatto tutto da sola >> replicò Law con tono suadente posando la mano sulla sua.    
Stava cercando di ignorare Sarah, anche se a dir la verità quella sera non ci riusciva. Quell’abito color avorio metteva in evidenza la figura delicata ed i suoi occhi azzurri spiccavano lucenti.  
<< Dov'è la nonna di Zach ? vorrei salutarla >> chiese Law mentre riempiva due tazze di punch per sé e per Nettie.
Sarah avrebbe voluto tirargliele in faccia tutte e due quelle tazze
 
<< credo sia in giro per il salone >>  rispose Beth sorridendo << E’ la festeggiata nonché la primadonna della serata, quindi sta facendo gli onori di casa >>
<<  Se lo merita >> replicò Law << è una donna eccezionale, uno dei pilastri della famiglia MacCole >>
<< balliamo Law? >>
Nettie lo prese per mano e si diresse verso la pista senza dargli il tempo di replicare.
E cosa avrebbe dovuto replicare? Pensò Sarah, anche se aveva trovato molto maleducato che lei gli chiedesse di ballare mentre ancora stava parlando con loro....
Okay Law.
Messaggio recepito.
Non vi era nessun dubbio che lui non avesse in alcun modo intenzione di darle una possibilità.
Sarah bevve il suo punch portandosi la tazza alle labbra con un sospiro << il prossimo giro lo faccio con il wisky. Puro. >>
<< guardate c’è Camille >>  esclamò Beth  per distrarla   << dove ? >>   
<< laggiù accanto alla vetrata >>  
    Camille era stupenda in un abito color ghiaccio che metteva in risalto i suoi occhi azzurri. I riccioli rossi erano tirati in su mentre morbidi boccoli facevano capolino qua e là solleticandogli le guance. Andò loro incontro con fare gioviale salutandole con uno schiocco di baci sulle guance  
<< mie care! Che piacere vedervi! Lasciatevi guardare! >> poi si voltò verso Costance  con sguardo intenso << E’ incredibile che cosa possa fare un abito >> poi le si avvicinò abbassando un po’ la voce << non preoccuparti, ti stai comportando benissimo. La cosa più importante è non far vedere di essere impacciati o sentirsi fuori luogo >> la guardò ancora più intensamente mentre in Costance, che si chiedeva come avesse fatto ad interpretare i suoi pensieri, a meno che la cosa non fosse così visibile all’esterno, aumentava la sensazione di essere fuori luogo. Beth aggrottò la fronte
Perché le diceva quello?   
  Non vedeva che più che cercava di rassicurarla più invece la confondeva?
Prese Costance sottobraccio e la trascinò via salutando Camille con un << se vuoi scusarci..>>   tornarono tutte e tre di nuovo dagli altri ma Camille le seguì per  salutarli. Zach si irrigidì impercettibilmente mentre rivolgeva uno sguardo muto alla madre che li stava osservando un po’ più lontano, ma lei gli fece un gesto di diniego << sono venuta con il figlio degli Hampton >> Camille gli elargì uno dei suoi radiosi sorrisi ma Costance notò che lui rimaneva impassibile, era immune ai suoi sorrisi . Le venne in mente che forse le rimaneva antipatica.   Strano, le sembrava così perfetta da piacere obbligatoriamente a tutti.  
 Camille tentò di avviare una conversazione, poi, visto che non riusciva ad essere al centro dell’attenzione tornò dal suo accompagnatore.
Il clima divenne subito più disteso mentre la signora Amanda veniva a reclamare il nipote per presentarlo al vecchio generale Peck e per il primo giro di valzer. Zach la seguì riluttante sbuffando come un ragazzino mentre Darius gli gridava da sopra il brusio della folla << vai Zach! Signora Amanda, rimarrà estasiata dal modo impeccabile con cui Zach la condurrà nella danza >> Stavano osservando i due che si stavano allontanando fendendo la folla, mentre Sarah invece era attirata dalla coppia sulla pista da ballo. Nettie aveva le braccia attorno al collo di Law e lui le aveva posizionato le mani sui fianchi per trattenerla e stringerla a sé in modo molto intimo. Probabilmente non avrebbe mai stretto lei in quel modo.
Gli occhi le si velarono di tristezza.
Certo che Law in abito da sera, era semplicemente sconvolgente.
Certo che quello smoking lo faceva sembrare perfino più alto, conferendogli un aspetto assai nobile. Solo guardandolo si sentì avvolgere tutta da un caldo struggimento.. se anche lui avesse provato le sue stesse sensazioni.... avrebbe toccato il cielo con un dito.
Una voce li interruppe  
<< hei ma tu sei Sarah? >> tutti si voltarono verso quella voce che proveniva da una ragazza di circa 17 anni
<< Sarah Marriot? >>     
<< si.>> rispose lei << ma tu chi sei? Ci conosciamo ? >> la fissò attentamente  
<< sono Tess, la sorella di Robert. Robert Sullivan. I nostri nonni abitano vicini >>  
<< Certo che mi ricordo! Oddio! Come sei cambiata! Come stai? Sei con tuo fratello? >>  
<< no. Sono con mia cugina. Mio fratello è in Irlanda opera in un centro di assistenza software che ha basi in tutta Europa, dovrebbe ritornare per le vacanze di natale >> esclamò orgogliosa mentre una ragazza della stessa età le si affiancava
<< andiamo Tess mio zio vuole farci conoscere i figli di alcuni suoi conoscenti >> roteò gli occhi al cielo a quella affermazione << e prima lo facciamo prima saremo libere di girovagare per tutta la sala! >> Tess la prese sottobraccio sorridendo felice, poi le fece un cenno di saluto ed insieme sparirono in mezzo alla gente << saluta Robert >> gli urlò Sarah facendogli ciao con la mano.   Jared era soprappensiero Marriot...Marriot il nome non gli era nuovo..ma dove cavolo lo aveva sentito?  Qualche processo?      Il processo Marriot    Suonava bene        Ma no! Avrebbe ricordato anche qualche altro particolare, non solo il nome..      continuava a ripetersi quel nome mentre Sarah continuava a parlare con quella ragazzina
<< ....NON E’ POSSIBILE! >> esclamò ad alta voce  Jared guardandola mentre salutava la ragazzina che si stava allontanando << non QUEL Marriot! >>
L’aria colpevole che le si dipinse sul viso non fece altro che confermare le sue supposizioni
<< Dio Onnipotente! >> continuò sorpreso mentre Darius che non aveva capito niente mormorava un << ma cosa diavolo stai blaterando? >>
<< andiamo Darius! Fai uno sforzo..Marriot cosa ti ricorda? >>
<< cosa mi ricorda? >>
<< sforzati dai! Puoi farcela! >>
<< Marion. Una mia vecchia fiamma del period…
<< Non  Marion! Marriot! Lascia perdere, non  sforzarti potrebbe uscirti un’ernia cerebrale , nel caso che esista questo tipo di patologia >> poi si voltò verso Sarah
<< catena di alberghi dico bene? >>
Lei annuì impercettibilmente
<< CAZ…Zakistan! >> fischiò Darius guardandosi intorno con aria colpevole, fortuna che la madre di Zach non era a portata di orecchie  << non dirmi che tuo padre è il proprietario di quella catena di alberghi sparsi in tutto il mondo >>
<< è una società >> lo corresse lei
<< Sarah, società o no il finale è sempre quello: abbiamo una fantamiliardaria a bordo! Ma non dovresti viaggiare scortata? >>
<< no, fortuna che il nome non è poi così famoso, vedi bene che anche voi ci avete messo un po’ per arrivarci. Se poi aggiungete che faccio di tutto per nasconderlo, potrei dire che fino ad oggi sono riuscita a mantenere l’anonimato, nessuno mi associa alla figlia di quel Marriot >> sorrise convinta
<< ve l’avevo detto che questo è un covo di ricconi >> ribadì Costance << compresi voi due, e gli  altri che non ci sono. Ci manca solo un baronetto e siamo a posto >> continuò sghignazzando
<< il baronetto non ce l’abbiamo, però abbiamo un conte >> si lasciò sfuggire  Darius mentre un’espressione colpevole faceva la sua comparsa sul suo viso e Jared lo guardava come se volesse fulminarlo. A Costance la risata le si trasformò in un gorgoglio << mi fate sentire veramente una povera stracciona! Pure un conte! >> ci pensò un attimo poi riprese << però effettivamente >> fece una pausa, proseguendo imitando la voce profonda di uno speaker << ecco a voi il conte Lawrence, Nathan Mac Wilson....mmmmh..... sta proprio bene >>
Darius si schiarì la voce voltando leggermente la testa a nascondere un mezzo sorriso << veramente il conte non è Law >> mormorò guardandola negli occhi.
Rimase in silenzio aspettando che la notizia fosse assorbita da tutte
La mente di Costance era in piena elaborazione
dunque se Law non era lui ..il conte
ed  Eric e Marissa non avevano cariche nobiliari.... come lei ben sapeva…
non ne rimaneva che uno
Zachary
Costance restò impietrita, esterrefatta come non lo era mai stata in tutta la sua vita. Alzò lo sguardo verso Zachary che stava parlando animatamente con un signore anziano, probabilmente il generale Peck.
Un conte?
Era anche nobile dunque.
Si sentì a disagio
Anzi, a dirla tutta, si sentì completamente inadatta e disperatamente fuori dalla sua portata.
Non sarebbe mai stata alla sua...... altezza.
Anche se avesse imparato a civettare con lui, proprio come stava facendo quell’oca che adesso gli si stava avvicinando con un sorriso che andava da orecchio ad orecchio spingendo in fuori il seno, non avrebbe mai avuto speranze.
Meglio averlo capito in tempo si disse anche se il cuore le faceva un po’ male.
Tirò un respiro profondo per riprendersi, avrebbe potuto addentrarsi tra gli ospiti puntando verso il tavolo del buffet e vuotare in solo sorso tutta la boccia del punch. Ma rimase lì con loro. Con voce allegra, forse un tantino stridula, si proclamò entusiasta di quel titolo
<< mi raccomando però >> l’apostrofò Darius con aria supplichevole << fai finta di non saperlo. Non dirgli che te l’ho detto. Non ci tiene ad appartenere a questa categoria >>
Costance guardò di nuovo verso Zach e la gatta morta che gli faceva gli occhi dolci in modo spudorato e del tutto inadatto. Cazzo! Davanti a quel vecchietto! Flirtare con lui in un luogo dove si festeggiava sua nonna!
Fortuna che la nonna in questione si avvicinò al nipote degenere e afferratolo per un braccio lo trascinò al centro della sala.
Gli ospiti si allargarono in cerchio creando uno spazio adatto per il ballo mentre loro, a causa di alcuni spintoni generati dal movimento all’indietro della folla, venivano allontanate da Jared rimasto a parlare amichevolmente con il professor Tremayne.
 
Nonna Amanda lo guardò con occhi carichi di affetto e di emozione per il privilegio che le concedeva. Lo sapeva quanto lui odiasse tutto quanto, ma per lei, stava sopportando la serata, la gente, il ballo, con il sorriso sulle labbra.
Era il suo nipote preferito, ma non glie l’avrebbe mai detto
Aveva sofferto con lui in modo lacerante, ed ancora soffriva quando lo vedeva cupo, ancora insoddisfatto.
Lo guardò con cipiglio militaresco mentre le posava la mano sulla schiena e le prendeva la mano.
Le note di un valzer di Strauss risuonarono nella sala che faceva da perfetta cassa di risonanza.
Tutti quanti rimasero ad osservare le perfette piroette e gli impeccabili volteggi dei due ballerini poi, alla fine della musica uno scroscio di applausi irruppe fragoroso e spontaneo da tutti gli ospiti che erano rimasti in silenzio a guardarli.
Gli occhi lucidi del Signor e della Signora MacCole non sfuggirono a Costance, Beth e Darius che immediatamente distolsero gli occhi sentendosi in imbarazzo per aver visto quel momento privato di affetto ed emozione di due genitori verso il loro figlio.
<< non mi ricordavo che Zach sapesse ballare così bene il valzer. E’ sempre stato così ritroso a cimentarti nel ballo >> cinguettò Camille dietro di loro mentre Darius si allontanava per raggiungere Jared << e la nonna è davvero una donna gradevole. Ma dove sta andando Zach? >> proseguì ciarliera mentre Zach dopo essersi profuso in un inchino perfetto di fronte alla nonna ed averla accompagnata accanto a suo padre raggiungeva Jared
<< gli uomini sono tutti uguali, le chiacchere delle donne li spaventano sempre non trovate? Forse perché abbiamo sempre argomenti più intelligenti dei loro >> Camille si produsse di nuovo in quella sua deliziosa risata poi, rivolta alle ragazze chiese loro se volevano assistere alla sfilata di moda di Vivienne Westwood che si sarebbe tenuta la settimana successiva al museo The Wallace Collection, seguita da un Afterparty. Rimasero piacevolmente sorprese da quell’invito
<< ma tutte quante? >> chiese Beth
<< certo >> rise di nuovo Camille dandole un buffetto sulla guancia << che amica sarei altrimenti ?  mi procurerò gli inviti appena torno a casa. Ci troviamo direttamente davanti al museo alle 17,00 che ne dite? >> un coro di si fece seguito alla sua affermazione. Si allontanò con passo regale con il nasino all’insù in modo alquanto altezzoso, notò Costance, ma l’espressione ammirata che si dipinse sui volti del genere maschile al suo passaggio, le fece pensare di aver avuto un’impressione sbagliata.
<< che persona piacevole ! >> esclamò Sarah , dopo che Camille se ne fu andata
<< a me fa venire voglia di andare in bagno >> esclamò Beth sibillina stupendole tutte quante
<< anzi >> continuò << quasi quasi vado. ...mi raccomando non ve ne andate senza di me >> proseguì scherzosa
 << io invece sono così felice di averla conosciuta. E non è bellissima? >> proseguì Sarah mentre tutte quante si avviavano verso alcuni divanetti dove sedevano già Darius, Jared e Zachary
 
 Sarah voltò un attimo la testa ed il suo sguardo incrociò quello di Law attraverso la stanza, lui distolse lo sguardo e si abbassò a cercare le labbra di Nettie. Lo fece in modo plateale e con una certa veemenza tanto da lasciare Nettie senza fiato. Vide che Sarah si era voltata dall’altra parte, se non altro era riuscito ad ottenere un piccolo risultato. Allora perché non riusciva a gioirne appieno?
<< Vogliamo andare da me tesoro? Non credo che nessuno noterà la nostra assenza, c’è talmente tanta gente, possiamo squagliarcela tranquillamente >> gli chiese Nettie con voce roca << sono tutta tua >>
Ma non lo era lui. Scrollò il capo << penso sia meglio non dileguarci fino a quando la nonna di Zach non ha tagliato la torta >> disse con tono forzato
Nettie sospirò << che c’è che non va in me? >> gli chiese sottovoce << perché mi hai chiesto di uscire ? perché quel bacio? >>
<< Siamo amici >> le ricordò lui  sorridendo
 << altrimenti perché ti avrei aiutato nella tua carriera ? >> continuò poi
Lei lo guardò con espressione attenta << sto iniziando a pensare che tu mi abbia invitata qui e poi  baciata per ingelosire qualche altra donna >> si soffermò un attimo soprappensiero poi una luce le illuminò lo sguardo << ho capito perfettamente! Ci sono arrivata! Mi stai usando come copertura! Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che tu mi abbia portata fuori solo due o tre volte >>
Lui le sorrise << il ristorante mi impegna molto >>
<< Non tanto da non avere neanche un po’ di tempo per invitarmi fuori, tra l’altro so anche che non esci con molte donne >> sorrise quando vide la sua espressione confusa << sorpreso che io sia così informata? He-he ho informatori sparsi ovunque >> sorrise maliziosa << dunque so che sei libero da una o due settimane non di più e che stai cercando di seminare quella cara Sarah che ti tampina in modo esilarante e patetico >>
Lui tirò un profondo respiro << diciamo che è in parte vero >>
<< dunque allora è questo il motivo per cui mi hai portata qui e che mi hai baciata... d’accordo, in nome dei vecchi tempi.. e per sdebitarmi con te... ci sto >> lo guardò con sguardo da gatta
<< Sei molto generosa >> le disse
<< anche tu sei stato generoso con me, quindi okay ti darò una mano a toglierti dalle palle quella ragazzina >>
A dire il vero la questione non stava proprio in questi termini, d’accordo era stata un po’ appiccicosa ultimamente, lo aveva tartassato spesso, però le parole usate da Nettie lo misero a disagio, gli sembrava in quel modo di mancare di rispetto a Sarah
In fin dei conti era solo una ragazza che si era infatuata di lui, non aveva fatto niente di male e non si meritava tutto quel disprezzo.
 
<< dicevi ? >> le chiese Marissa
<< heeee ? >> Sarah la guardò stranulata
<< di Camille, cosa stavi dicendo? >>
<< ah, si, che  è davvero una persona gradevole, e non ha fatto neanche alcun commento sulle donne presenti in sala, avete notato? Non è neanche pettegola >>
Costance sentì una punta di disagio agitarsi nello stomaco, a lei un pochino a disagio l’aveva messa, magari inconsapevolmente 
<< e’ stato molto generoso da parte sua invitarci alla sfilata, quando ci ricapita un’occasione del genere? Speriamo di essere all’altezza  >> proseguì Marissa con voce sognante.
Costance gemette mentre con un modo non troppo elegante si accasciava nel posto vicino a Darius.
Le stava arrivando anche  il mal di testa , aver conosciuto la famiglia di Zach, l’ambiente ricco e sofisticato, la notizia del “conte” la stavano mettendo in difficoltà e come al solito somatizzava con un bel mal di testa. Resistette fino alla fine della serata.
Zach dedicò molto tempo alla nonna e poco ai soggetti femminili che via via gli si avvicinavano euforici
Deo Gratias
 
Si avviarono lentamente verso l’uscita dove furono raggiunti da Zachary per i saluti perché, spiegò loro, che sarebbe rimasto ancora un po’ con la famiglia, fino a che tutti gli ospiti non se ne fossero andati.
Erano ancora presi dai saluti quando si  ritrovarono spalla a spalla con Camille
 
<< Miss Fawcett >> esclamò Zach con tono  freddo e distante
<< Come mai siamo così formali? Un tempo mi chiamavi Camille >>
<< si tratta di molto tempo fa, quando non eri ancora sposata >>
<< sono divorziata ormai >>
<< fa lo stesso >>
<< Io non sono cambiata >> un lampo le brillò negli occhi azzurri
<< Io invece, temo di essere cambiato. Si >> rispose secco mentre le ragazze si guardavano un po’ stupite. Sarah si affrettò a spezzare quel silenzio imbarazzante che era sceso all’improvviso tra loro
<< Camille  si è gentilmente offerta di portarci alla sfilata della  Westwood la prossima
settimana >>
<< Davvero ? >> Zach fece scorrere lo sguardo accigliato su di loro poi serrò la mascella con un guizzo rapido <<  sarete contente di partecipare ad un evento così mondano. E i vostri studi ? >> un lampo di stizza passò negli occhi di Camille << non voglio interferire in alcun modo con i vostri studi. Mi spiace se ho proposto una cosa che contrasta con i vostri impegni, e non sapevo che adesso tu fossi il loro tutore . Forse dovrei ritirare l’invito >> dichiarò voltandosi verso di lui. Un coro di proteste accompagnò quanto detto da Camille che sorrise trionfante << visto? Non hanno alcun bisogno di tutori, sono perfettamente in grado di sapere cosa vogliono. Sono delle ragazze veramente in gamba. A questo proposito vi invito tutti quanti da me  >>
<< per la festa? >> chiese Marissa
<< no la festa è troppo lontana, ormai, come da tradizione, si svolge sempre alla fine del mese di gennaio, vi invito a pranzo che ne dite? Ormai sono un’anima libera e solitaria, quindi ogni tanto mi concedo il piacere di avere amici a pranzo. Che ne dite di sabato prossimo ? così non interferisco neanche con i vostri studi come qualcuno potrebbe obiettare >> lo guardò allusiva poi si fermò un attimo confusa << no. Ho sbagliato, non sabato prossimo, ho già un impegno. Che ne dite il venerdi subito dopo il Natale ? >> annuirono tutte quante, anche andando a casa per le vacanze sarebbero rientrate a Londra per festeggiare la fine dell’anno insieme.
I ragazzi però avevano un aria piuttosto contrariata << non vorremmo disturbare, hai così tanti impegni >> azzardò Darius
<< oh, per me non è assolutissimamente un disturbo, mi fa molto piacere avere compagnia . hei! Ho un’idea perché sabato prossimo non venite anche voi al The Sun ? ci sarà anche una parte del cast di Harry Potter dovrebbe essere divertente. Basta che mi inviiate un messaggio e mi farò trovare all’ingresso >> il sorriso di Camille divenne ancora più ampio mentre salutandole con un lieve bacetto frettoloso sulla guancia si accomiatava da loro
<< bene >> accennò Darius completamente irrigidito << pare che abbiamo guadagnato pure un invito a pranzo >>
<< oh, non la trovate gentile  Camille? >> disse Sarah sorridendo convinta << addirittura al The Sun con il cast di HP >> mormorò stupita di quella fortuna inaspettata
<< sarà, ma non mi convince >> il tono di voce di Jared era perplesso
<< Andiamo! Ci ha solo invitato ad una festa e poi ad un invito a pranzo! Che sarà mai! >> Marissa lo prese sottobraccio trascinandolo fuori dalla sala. Darius scambiò un rapido sguardo con Zach che se ne stava muto con sguardo accigliato, e si avviò all’uscita seguito dalle altre.
 
Al rientro Marissa ritirò dalla cassettina della posta la busta azzurrina che faceva capolino dalla fessura. Strano, aveva già ritirato la posta.
Osservò la busta e vide che non aveva stampigliato alcun timbro postale, era stata messa direttamente a mano nella cassettina. Forse era qualcuno dei condomini che voleva lasciarle un messaggio. Era un po’ strampalata come idea, era vero, ma non aveva trovato una risposta più logica.
 
Mentre, aspettando il suo turno in bagno, ascoltava distratta i commenti delle altre sulla serata, aprì svogliatamente la busta tirando fuori il foglio bianco ripiegato in due. Lo aprì e rimase per un attimo impietrita.
Con le lettere ritagliate da un giornale c’era incollata la parola VATTENE.
Rimase a fissare il foglio mentre un leggero sudore le imperlava la fronte.
Riguardò la busta, rigirandosela tra le mani, ma anche da una osservazione più attenta non potè desumere assolutamente niente, visto che la busta era perfettamente priva di scritte, non c’era neanche il suo nome…
Ecco!
Molto probabilmente non era indirizzata a lei ma agli inquilini del piano di sopra.
Le sembrava, visto la tipologia dei personaggi, assolutamente sopra le righe,  proprio una schermaglia degna di loro due. Magari avevano instaurato un triangolo che in realtà ad uno di loro non andava bene.
Stracciò la lettera in piccoli pezzetti e la gettò del secchio della spazzatura. Sicuramente, visto la mancanza di risultati, la volta successiva, chiunque avesse messo la lettera, o avrebbe escogitato un altro modo per manifestare la propria disapprovazione, o sarebbe stato più attento in quale cassetta infilarla .
 
Non pensò più alla lettera fino al lunedi successivo.
Stava rientrando in tutta fretta dopo aver fatto la spesa, era carica di sacchetti e sarebbe dovuta uscire con Jared.
Berciò dal fondo delle scale i nomi di tutte le sue coinquiline mentre l’eco del nome precedente rimbombava su quello successivo. Non ebbe alcuna risposta, imprecando con modi degni di uno scaricatore di porto, appoggiò un sacchetto per terra, si avvicinò alla cassetta delle lettere e l’aprì poi, tenendo  la posta in bocca come un bravo cagnolino si avviò su per le scale.
Girò la chiave nella toppa ed aprì la porta con una spallata, un gesto molto delicato che insegnavano in ogni scuola di Bon Ton per giovani aristocratiche, urlò di nuovo i nomi delle altre ben sapendo che non avrebbe avuto risposta. Lanciò uno sguardo alla posta mentre con gesto veloce se la faceva passare davanti agli occhi, un depliant per una vasca idromassaggio, la vincita di un hi phone, una cartolina di Jen, una busta azzurra.
Si bloccò all’istante. Questa volta sulla busta c’era stampigliato a chiare lettere il suo nome MARISSA .
Con le gambe che le tremavano si avvicinò alla sedia più vicina poi con mano malferma iniziò a strappare lentamente il lembo superiore della busta mentre sentiva il cuore che piano piano stava aumentando i battiti e risuonavano come un tamburo all’interno della  gabbia toracica.
Sfilò il foglio dalla busta, chiuse  gli occhi ed aprì il biglietto.
Li socchiuse leggermente, questa volta il messaggio era più lungo “METTITI DA PARTE. STAI LONTANA DA LUI ” diceva, sempre con le lettere ritagliate da un giornale poi proseguiva “ non ti azzardare a farne parola con nessuno o qualcuno a cui tieni ne subirà le conseguenze “ “ mi farò vivo presto”
 
Lasciò cadere il foglio in grembo, il tremito la scosse per tutto il corpo ed una sensazione di gelo si impadronì di lei.  
Chi era?
Cosa voleva da lei? O meglio, a cosa voleva forse ci si stava avvicinando
Come faceva ad entrare ?
Cosa doveva fare? Si prese la testa tra le mani. Doveva dirlo a Jared, soprattutto a Zach, ed a Darius?
I volti di tutte le persone a cui teneva gli sfilarono davanti ad uno ad uno
Non poteva. Avrebbe aspettato per sapere cosa stava accadendo realmente.
Avrebbe dovuto con una scusa, far cambiare la serratura del portone centrale .
Mise a posto la spesa con gesti automatici ed attese l’arrivo di Jared, seduta sul divano del soggiorno mentre piano piano la luce del sole andava via via affievolendosi e le ombre della sera allungavano le mani rapaci sulla stanza, e la luce dei lampioni mandavano nella stanza, attraverso le vetrate del soggiorno, un riverbero giallognolo che illuminava fioco la figurina seduta immobile con le braccia abbandonate sui fianchi
Senza neanche cambiarsi.
 
Il campanello la fece sobbalzare, aveva i nervi a fior di pelle, scese a precipizio le scale ed uscì fuori con veemenza finendo tra le braccia di Jared che sorridente la fece volteggiare per aria baciandola poi in modo appassionato.
<< ti amo >> le sussurrò piano
Lei sentì un groppo formarsi in gola, le sembrava di averla foderata di carta vetrata. Lo strinse forte a se mentre lui ridendo esclamava << hei! Mi soffochi >>
<< scusa . ti amo talmente tanto che.. >> non riusci a finire la frase che lui le prese il volto tra le mani e le disse serio << Marissa, amore, ti amo così tanto che ti sposerei in questo momento. Non credo di essere riuscito a mostrare ad Eric tutto quello che provo per te. Avrei voluto dirgli tante cose: che non ho mai amato nessuno come amo te, che voglio che tu faccia parte della mia vita….. sempre. Che voglio addormentarmi con te e svegliarmi con te che mi dai il buongiorno, voglio guardarti mentre stai assorta davanti all’armadio alla ricerca dell’abito adatto all’occasione, voglio guardarti mentre cucini per me qualcosa di assolutamente immangiabile ma che a me sembra la cosa più buona che io abbia mai assaggiato. E voglio cucinare per te, voglio prendermi cura di te come ci si prende cura del fiore più prezioso e raro della nostra serra……Non so perché ti sto dicendo tutto questo adesso, sul marciapiede, quando in realtà mi ero preparato tutta una serata super romantica e volevo dirtelo dopo che avevamo fatto l’amore. Il fatto è che quando sono con te perdo assolutamente il senso delle cose e della realtà, mi fai sprofondare in mondo di dolcezza e tenerezza >> riprese fiato e la guardò negli occhi con uno sguardo così carico di amore che lei scoppiò a piangere. Singhiozzando gli si avvinghiò contro mentre lui non riusciva a capire se erano lacrime di gioia o di disperazione.
Lo prese per mano e lo trascinò in casa, su per le scale ed infine in camera. Aveva un disperato bisogno di sentirlo dentro di lei di sentirsi sua e di dimenticare la paura e l’orrore che la lettera le aveva scatenato.
 
 

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 26 - ..potremmo provare.. ***


Capitolo 26

 
 
 
Con la scusa di aver perduto le chiavi riuscì a far cambiare la serratura al portone centrale anche se si rendeva perfettamente conto che non le sarebbe servito a niente.
Iniziò così a fare in modo di essere sempre lei a ritirare la posta, mentre l’attesa della busta azzurrina la rendeva sempre più cupa, irascibile e distratta.
 
La terza lettera arrivò due giorni prima della loro partecipazione alla sfilata di moda.
Stavolta l’avviso ero molto più chiaro.
Diceva di lasciare in pace Jared o se ne sarebbe pentita, poi ripeteva di nuovo di non parlarne con  nessuno se teneva alle persone care.
 
L’anonimo persecutore non aveva fatto però i conti con lo spirito battagliero di Marissa.
Se per una settimana era stata l’ombra di se stessa, questo non voleva dire che sarebbe stato sempre così.
Messo a fuoco che la persona che inviava i biglietti anonimi voleva che lasciasse libero Jared, che si dimenticasse di lui, come chiedere alla terra di dimenticarsi di girare attorno al sole, riprese la lucidità perduta nei giorni precedenti e decise di riprendere in mano le redini della propria vita.
 
Avrebbe raccontato tutto alle ragazze.
 
Dopo che ebbe finito il racconto, avvenuto in un clima di totale silenzio rotto solo dai loro respiri affrettati, scoppiarono in commenti indignati verso l’autore anonimo.
Dopo avergli augurato ogni tipo di incidente, la contrazione del virus della pellagra, del colera e una diarrea cronica che lo avrebbe costretto a vivere in un bagno per il resto della sua vita, iniziarono a sviscerare il problema.
Marissa con movimento lento si appoggiò allo schienale della poltrona ed emise un sospiro di sollievo. Dopo molto un lieve sorriso le increspò le labbra.
Renderle partecipi del problema l’aveva risollevata, le faceva apparire meno pesante il macigno che si portava in petto.
<< dobbiamo dirlo a Zach >> esclamò seria Beth << lui di sicuro sa cosa dobbiamo fare >>
<< andiamo Beth, l’avviso parla chiaro >> Sarah si voltò verso di lei con sguardo serio << già non avrebbe dovuto raccontarlo a noi, ma invece ha fatto bene perché noi siamo una tomba >> si allungò verso Marissa toccandole un braccio con gesto solidale << figuriamoci raccontarlo alla polizia! Se ne accorgerebbe subito e magari farebbe rivalsa su qualche persona a lei proviamo ad analizzare il problema e vediamo se riusciamo a risalire ad una possibile soluzione. In caso contrario ci rivolgeremo a Zach ed agli altri >> proseguì categorica
<< allora prima di tutto cerchiamo di capire il sesso. Uomo o donna ? >> chiese Sarah rivolgendosi a tutte loro
<< mi sembra ovvio. Donna >> rispose Costance mentre le altre annuivano d’accordo
<< potrebbe essere un gay >> proseguì assorta Marissa
<< naaahhh >> la interruppe Sarah << questa è una rivendicazione puramente femminile. Ma chi vorrebbe vederti fuori dai giochi? >> chiese pensosa
<< non c’è stato nessun episodio strano in quest’ultimo periodo? >>
<< n-n-n-o . non mi pare  >> Marissa aggrottò la fronte concentrata sulle ultime settimane << non ho incontrato o visto nessuno in quest’ultimo periodo a parte la ragazza della ricerca di
marketing >>
<< quale ragazza ? >> chiese Beth drizzandosi sulla sedia
<< la scorsa settimana…o forse no…10 giorni fa…oddio..sono così confusa… >> mormorò Marissa con tono afflitto
<< non importa il quando, dicci solo chi era e cosa voleva >> la riprese Beth.
Marissa raccontò l’episodio mentre le altre intervenivano ogni tanto per chiedere delucidazioni e precisazioni
<< per quale ditta di ricerche di mercato lavorava? >>
<< non lo so. Non mi sembra me l’abbia detto >>
<< Marissa! >> la rimproverò Sarah
<< lo so, lo so, non ho fatto una grande figura, sono stata un po’ allocca.. forse magari il nome me lo ha detto ma sono io che l’ho dimenticato >>
<< descrivici com’era >>
Oh. Si. Questo avrebbe potuto farlo. Ad occhi chiusi. Si ricordava perfettamente l’abbigliamento, gli occhi, i capelli, il piercing. Ricordò anche la sensazione di averla già vista da qualche parte.
<< bene da adesso in poi occhi aperti ragazze >> disse Beth rivolgendosi a tutte con sguardo carico di forza << dobbiamo riuscire ad individuare questa stronza nel più breve tempo possibile, ed assicurarla nelle mani della polizia >>
<< hei !?! Vi ricordate quella sera al TW quando Jared aveva raccontato di quella che lo perseguitava? Chi era… Sally mi sembra >> esclamò Costance tutto ad un tratto
<< era Allie, ma lei è rossa >> replicò Marissa
<< i capelli non sono un problema, basta una parrucca ed il gioco è fatto, in più ti ha dato la sensazione di un volto conosciuto quindi sembrerebbe tutto abbastanza chiaro >> proseguì elettrizzata Costance << l’autore delle lettere anonime deve essere per forza lei il problema ècome lo dimostriamo? >>
<< prima di tutto vediamo se riusciamo ad individuarla alla sfilata. E’una settimana che lo ripetiamo a tutti quanti, a quest’ora lo sanno anche al di là dalla Manica >>
<< il problema sarà riconoscerla, non credo si presenterà con la mimetica e gli anfibi >> asserì pensosa Costance
<< c’è una cosa però che non può mascherare completamente >>
<< cosa? >> chiesero in coro
<< il cranio >> rispose trionfante Marissa << era chiaramente dilococefalo! Sono sicurissima, ho visto una foto delle varie forme del cranio su un tuo libro di antropologia e mi sono rimaste imprese in modo indelebile >> replicò guardando Sarah
<< oh! E come sarebbe questa forma di cranio? >> chiese Costance
<< il cranio ha una forma allungata,  ma non in altezza,  è allungato indietro, e questa caratteristica proprio non si può nascondere >>
<< neanche con i capelli lunghi ? >> domandò Beth
<< forse..con i capelli lunghi…si riesce a mimetizzare, ma la ragazza in questione ha i capelli a caschetto quindi.. >> esclamò chiara Marissa
<< uhmmmm… a meno che.. >> mormorò pensosa Beth
 
Arrivò il giorno della sfilata.
Erano tutte su di giri, ed anche Marissa era riuscita a dimenticare per un po’ il suo problema della nemica sconosciuta. Da quando ne aveva parlato con le altre era come se il suo fardello le si fosse frantumato in cinque parti e che ognuna di loro se ne fosse presa in carico una, alleviandole il dolore e la preoccupazione.
Nessuna di loro aveva un abito della Westwood da indossare per cui cercarono di essere eleganti senza però essere eccessive.
Costance, quando si vide consegnare da Marissa un paio di suoi pantaloni ed un maglione di Chanel, si sarebbe messa a piangere << Li ho acquistati un po’ di tempo fa ma credo che stiano meglio a te che a me, consideralo il mio regalo di natale anticipato >> le sussurrò all’orecchio abbracciandola
<< oddio Marissa! >> ricambiò l’abbraccio stringendola ed affondando il viso sulla spalla << Come farò a sdebitarmi con te ? >>
<< lo stai già facendo aiutandomi con il mio problema >> la strinse forte poi si lasciarono andare entrambe con gli occhi lucidi << se mi hai fatto sbavare il trucco ti uccido >> le sorrise tra le lacrime Marissa mentre con un lembo di fazzolettino cercava di tamponarsi l’angolo interno dell’occhio.
Si avviarono tutte quante al The Wallace Collection
<< sono emozionatissima >> esclamò Sarah << speriamo di non essere vestite in modo troppo banale >> le fece eco Beth
<< spero di passare completamente inosservata, non vorrei ritrovarmi a dover sostenere una conversazione sulle sfilate di moda visto che ne sono completamente all’oscuro >> mormorò invece Costance con voce leggermente lagnosa. Marissa le strinse la mano quasi a dirle di non preoccuparsi, aveva lei vicino.
Videro da lontano Camille insieme ad altre due persone, entrambe molto più grandi di loro.
Chiaramente loro indossavano degli abiti di Vivienne Westwood.
Camille fece le presentazioni, una era la moglie del proprietario di una delle gioiellerie più rinomate di Londra, l’altra era semplicemente la proprietaria della casa d’aste Christie. Ma d’altronde che cosa ci si poteva aspettare da Camille? Che presentasse loro una babysitter?
<< come siete carine ragazze >> affermò Camille squadrandole da capo a piedi << Costance vestita così sembri una bambolina >> la guardò sorridendo, mentre Costance faceva una smorfia poco elegante, pentendosene subito dopo, in fondo che ne sapeva Camille che lei odiava quel tipo di complimenti? Essere paragonata ad una bambolina equivaleva a darle della decelebrata con encefalogramma piatto . Le restituì il sorriso e si avviarono tutte insieme all’interno del museo allestito apposta per la sfilata di moda.
Le luci erano forti e la quantità innumerevole di faretti rendeva l’ambiente vagamente africano, una fila do fotografi erano in attesa pronti ad immortalare ogni singolo attimo di quella sfilata, ogni singolo battito di ciglia delle modelle, pronti a far lampeggiare i loro flash come stelle luminose in quell’universo di colori e musica.
L’aria era molto calda e Costance temette di svenire, soprattutto quando si ritrovò tra le due donne che le erano state appena presentate, mente Camille si era seduta in mezzo alle altre e stava tenendo una lezione sul calendario delle sfilate per i capi della stagione successiva.
<< è la prima volta che vieni ad una sfilata? >> le domandò cortesemente la signora Bowley moglie del gioielliere << si. Sicuramente. Non ho le conoscenze giuste per essere invitata >> si morse il subito il labbro per aver parlato troppo, detestava essere compatita
<< io invece le conoscenze ce l’ho, ma credimi, dopo un po’ ti viene a noia tutto questo >> fece un gesto vago con la mano ad indicare il pubblico, la passerella, le luci, la musica << a volte preferirei rimanere a casa a leggere un bel libro >> continuò piano
<< magari un giallo >> proseguì per lei Costance << io adoro i gialli >> appena ebbe pronunciato quelle parole arrossì e chiuse la bocca. Poi  lanciò di sfuggita uno sguardo quasi di scusa  a Marissa e Camille. Aveva fatto di nuovo la figura della provincialotta.
<< Io adoro Aghata Christie >> esclamò la signora Bowley
Un sorriso radioso illuminò il volto di Costance << anch’io! >>
<< Io ho tutti i suoi libri. La collezione completa >> fece un respiro profondo gonfiando il petto
<< davvero? >>
<< altrochè >> proclamò orgogliosa la signora << ho tutti i libri scritti da lei, T.U.T.T.I >>
<< io ho quasi letto tutti i suoi gialli e non so ancora se preferisco Poirot o Miss Marple >>
La signora Bowley rise forte << anch’io! Anch’io ho lo stesso tuo dilemma, se qualche volta vuoi venire a trovarmi, così possiamo parlare dei libri letti e posso dartene altri da leggere. Conosci Jeffery Deaver? >>
Costance annuì << Il Collezionista Di Ossa ritengo sia il suo capolavoro in assoluto per quanto mi sia piaciuto anche La Dodicesima Carta >>
<< io ho tutti i libri anche di questo autore, quindi se vuoi approfittarne…
<< oh! Sarebbe bellissimo e veramente gentile da parte sua. Verrò sicuramente anche se tra lo studio ed il lavoro non ho molto tempo disponibile >> mormorò Costance sorridendo
<< che state confabulando voi due >> esclamò la signora Turner allungandosi in avanti per vederle entrambe
<< stiamo parlando di libri >> anche la signora Bowley spostò il corpo in avanti in modo da non dover urlare per parlarle.
<< ah. Sei una letterata Costance? >>
<< no, veramente studio Chimica >>
<< davvero? Che anno? >>
<< sto per iniziare il terzo >>
<< e lavora anche >> suggerì la signora Bowley << che tipo di  lavoro? >> le chiese poi gentilmente, sinceramente interessata
<< lavoro per MamaQuinShi, facciamo servizio di catering >>
<< lavori per mantenerti agli studi? >>
<< diciamo che lavoro per permettermi degli extra, non voglio pesare ancora di più sulla mia famiglia, ho altri due fratelli anche loro frequentano l’università >>
<< complimenti! ……Mio figlio frequenta il terzo anno di medicina invece. Credo che entrambe le vostre materie siano piuttosto difficili e richiedano uno studio ed un impegno costante. Mi fa piacere che ci siano ragazze che non pensino solo a nutrire la propria soddisfazione estetica, ma che pensino anche a nutrire il cervello >>
Le luci si abbassarono e furono catapultate appunto,  nel mondo dell’effimero e della bellezza.
Costance osservò quelle ragazze sfilare disinvolte ammirando la loro avvenenza e la loro armonia dei movimenti, sembravano volare sulla passerella, senza toccare con i piedi il vile pavimento. Osservò i loro capelli impeccabili, il trucco perfetto, l’ondeggiare sinuoso dei corpi, richiamo inevitabile per gli sguardi maschili
 
Alla fine della sfilata Costance presentò tutte quante alla signora Bowley e Turner.
Scoprirono così che la facoltà di medicina era vicina al dipartimento di Architettura frequentato da Marissa e che sicuramente Marissa  conosceva, anche se di vista, il figlio di Mrs. Turner. Dire che rimasero affascinate da quelle ragazze con i piedi ben piantati per terra era un eufemismo.
Si avviarono verso l’uscita << chi l’avrebbe mai detto che la signora Bowley fosse un’amante di
gialli? >>
<< già! Chi? >> le fece eco Camille con tono alquanto acido.
Si voltarono tutte quante a guardarla sorprese. Lei sospirò << scusate , sono stata fastidiosa vero? Pensare che le volte la incontravo cercavo sempre di sciorinargli Aristotele, Omero, e lei invece adora i romanzi gialli! >> fece una risatina di circostanza
<< si sente bene Camille? >>
<< per favore non datemi del lei! Datemi del tu! Non sono la signora Bowley o Turner! >>
<< si.. ti senti bene Camille? >>
<< in verità no. Mi è venuto il mal di testa, forse il troppo caldo, c’erano così tante luci in quella maledetta sala! Spero non abbiate trovato le due donne troppo altezzose >>
<< oh no. A me sono sembrate molto alla mano. Quando parlavamo di libri sono state molto
affabili >>
<< è veramente stupendo che riusciate sempre a vedere il lato positivo delle cose >> continuò con voce allegra, ma Costance sentì che in fondo a quella allegria c’era una punta di tensione. La testa doveva farle molto male. Le pose la mano sul braccio con gesto gentile << sei stata molto gentile a presentarcele >>
<< sono contenta che la pensi così >> il sorriso sembrava diventato freddo
<< Scusatemi se sono stata un po’ scortese, ma credo sia meglio che vada a casa >> le salutò e si avviò verso l’auto parcheggiata pochi metri più in là. .
Si guardarono perplesse, a Beth sembrò  quasi che Camille fosse rimasta un po’ contrita dal successo che avevano riscosso con le due signore e questo acuì la sua diffidenza nei suoi confronti.
 
Tornarono indietro con il metrò.
Sarah sarebbe passata da casa per poi andare a dormire da un’amica.
Loro si fermarono a casa da Darius, Jared e Zach.
Rimasero a cena durante la quale raccontarono entusiaste la loro giornata.
<< Camille è stata veramente gentile a presentarci la Signora Bowley e la Signora Turner >> affermò Costance appena Marissa finì il racconto
<< Davvero? >> Zach alzò un sopracciglio scettico
<< Certo. E’ una ragazza veramente affabile >> proseguì anche se non ne era molto convinta, ma il fatto che lui non apprezzasse molto quella loro amicizia, la portava perversamente a porre delle obiezioni ed a farsela apprezzare a forza
<< vedo che Camille vi ha conquistato tutte quante in fretta >> osservò acido
<< Non capisco come la cosa ti riguardi >>
<< Infatti non mi riguarda, mi preoccupo, e  vorrei che lo feceste anche voi, solamente per voi, che non tralasciate i vostri impegni per seguire lei.  >>
<< Non vedo dove sia il pericolo nello stringere amicizia con Camille >>
Zach fece una risata amara << davvero? >> poi si alzò di scatto allontanando il piatto dove la cena era rimasta intatta << scusate devo uscire. Stasera non sarei un’ottima compagnia >>
 
Lo guardarono uscire, Costance, Marissa e Beth con sguardo perplesso,  Darius e Jared invece con sguardo accigliato.
<< Perché non andiamo a vedere il musical che danno al Metropolitan? >> propose Jared  per smorzare quel nervosismo che aleggiava nella stanza.
<< Ma è lontano, torneremo tardi >> mormorò Beth
<< Potete dormire qui e andare a casa domattina >> affermò Darius convinto
<< Io non ho voglia di venire, sono stanca, vado a casa >>
<< Andiamo Costance rimani anche tu a dormire qui, quando torniamo ti raccontiamo tutto lo spettacolo e magari ci facciamo un giro a scarabeo che ne dici ? >>
<< Ma .. veramente..non lo so ….devo pensarci. Se al vostro ritorno non mi vedete vuol dire che sono andata a casa, va bene? >>
<< Okay. Andata >>
 
Erano usciti tutti quanti.
 
Era rimasta a girellare un po’ per la casa, ancora indecisa sul da farsi, quando, nella quiete notturna,  dei colpi alla porta rimbombarono nella tromba delle scale come delle cannonate.
Costance corse alla porta controllando prima dallo spioncino, poi l’ aprì di slancio.
Zach comparve sulla soglia con la camicia mezza fuori e mezza dentro i pantaloni.
Se avesse avuto i capelli più lunghi sicuramente sarebbero stati scarmigliati. Aveva in mano una bottiglia di whisky mentre con l’altra si teneva allo stipite.
Costance lo tirò dentro prendendolo per la camicia impedendo così che qualcuno potesse assistere a quello spettacolo. Erano in un quartiere rispettabilissimo e con una zitella bacchettona come dirimpettaia.
Zach entrò molto più allegro di quando se ne era uscito, la camicia aperta sul torace metteva in mostra i muscoli potenti, le maniche erano rimboccate fino al gomito, ed era una visione alquanto strana  considerato che erano in pieno inverno. Nonostante tutto, quell’abbigliamento completamente stazzonato, gli dava un fascino piratesco.
Zach la guardò accigliato poi sorridendo alzò la bottiglia facendola ondeggiare davanti agli occhi
<< spero non ti dispiaccia ma ho offerto un giro di bevute ai ragazzi del Bar giù all’angolo >> si mosse leggermente incerto sulle gambe mentre Costance gli chiedeva se avesse cenato << certo >> rispose farfugliando << eccola la mia cena >> la bottiglia fu fatta oscillare di nuovo
<< ti preparo un caffè ... doppio >> ci ripensò <<….. anche quadruplo è meglio, non vorrai presentarti domani mattina al lavoro in quello stato …. Un membro della polizia. >> terminò con tono scandalizzato
<< in che stato? >>
<< nello stato di ubriaco quale sei >> specificò lei mentre riempiva una tazza di caffè e glie la metteva sotto il naso
<< non sono ubriaco sono solo un po’ alticcio >> si sedette rumorosamente mentre Costance gli toglieva delicatamente la bottiglia dalla mano e glie la chiudeva sulla tazza portandogliela alla bocca. Lui iniziò a sorseggiare il caffè scuotendo ogni tanto la testa come a fare chiarezza tra i pensieri. Al terzo giro di caffè si alzò iniziando a dirigersi al piano di sopra. << sbaglio o il pavimento pende?  >>
 << no, il pavimento non pende non siamo su una nave. Siamo nel tuo appartamento. A Londra >> si avvicinò e lo sostenne per la cintura mettendo la spalla sotto quella di lui ed aiutandolo a salire le scale.
Aprì la porta della camera e lo sospinse verso il letto. Il respiro caldo di Zachary, che aveva appoggiato la testa sulla sua, le arrivò leggero tra i capelli mentre piano abbassava ancora di più la testa sfiorandole il collo con le labbra. Costance fu colta da una vertigine improvvisa e lo scaricò sul letto, per poi precipitarvi anche lei visto che le era rimasto aggrappato come un naufrago ad un salvagente.
Gli atterrò sul torace. Si sentiva leggermente ubriaca anche lei pur avendo bevuto solo un po’ d’acqua.
Prima che si potesse allontanare lui la cinse in un abbraccio forte e caldo.
Costance intravide l’ombreggiatura della barba che rendeva quel volto di una bellezza demoniaca. Le affondò le mani tra i capelli poi sentì la sua bocca sulla sua.
Morbido velluto.
E mentre con la lingua percorreva i contorni delle labbra le spinse ancora di più la testa attirandola a sé.
Ecco cos’era allora quello struggimento che tanto veniva descritto nei libri e che lei fino a quel momento non aveva mai provato. All’improvviso voleva di più. Aprì le labbra e lui con un mugolio sordo vi insinuò la lingua calda, sensuale. Le loro labbra, le loro lingue,  si cercarono, si assaporarono, quasi avessero vita propria.
Sentì il sapore di whisky, di caffè, di peccato e di tutte quelle sensazioni che un uomo ed una donna provavano nella passione. Un fuoco le divampò dentro. All’improvviso si sentì confusa, sospesa su di un precipizio nel quale voleva precipitare sapendo che vi avrebbe trovato la salvezza.
In quel momento non le importava niente se Zach non era completamente in sé, se cercasse l’amore o solo un’emozione, sapeva solo che cercava la sua bocca  e voleva che qualunque cosa fosse la cercasse tra le sue braccia .
Si mise seduta sul rigonfiamento evidente dei suoi pantaloni e all’improvviso, pur essendo completamente inesperta, seppe cosa doveva fare, iniziò a muoversi lentamente mentre il fuoco che aveva dentro la bruciava dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi. Si strapparono letteralmente i vestiti mentre le loro bocce non si lasciavano neanche per un momento, poi Zach la fece rotolare di fianco e le si posizionò sopra. I suoi occhi erano carbone liquido, il respiro affannoso il cuore batteva all’impazzata, le parole gli uscirono di bocca stentoree << ti devo … ti devo… >> con un gemito le lasciò una scia di baci sui seni, sull’addome, sull’ombelico e più giù fino al posto più nascosto che in quel momento lei sentiva in modo prepotente. Affondò la testa tra le sue gambe e quando lei sentì la lingua accarezzarla urlò. Non sapeva cosa dire, mormorava frasi sconnesse mentre dimenava il corpo sotto di lui
<< Zachary >> ansimò << ti prego. … Ti prego >> la voce le usciva lamentosa e roca, non sapeva neanche se fosse stata lei a parlare o la concubina che albergava in lei.
Zachary continuava a baciarla mentre con le mani le accarezzava le caviglie e le gambe, che si aprivano spontaneamente
Risalì su piano, mordicchiando quella pelle morbida mentre con la lingua le disegnava arabeschi roventi che diventavano sempre più profondi
<< Costance >> sussurrò languido con voce di velluto.
Com’era bello il suo nome pronunciato dalle sue labbra…
<< come sei bella. Non pensavo che tu potessi essere più bella di come ti immaginavo >> la penetrò  con la lingua e poi immerse il dito in quel nettare.
Fu scossa da un singhiozzo di piacere allo stato puro, ogni terminazione nervosa fu percorsa da un’ondata di estasi che le sembrò continuasse all’infinito poi, lentamente, la penetrò.
<< oddio Costance >> mormorò con voce strozzata pi si fermò quando incontrò resistenza. La guardò negli occhi esitando
<< no, non fermarti >> riuscì a dirgli lei sulle labbra.
<< Allora guardami. Concentrati su di me. Farà meno male >>
Facendola abituare al suo membro le chiuse la bocca con un bacio poi la penetrò con un movimento deciso. Un piccolo dolore, acuto, come una stilettata la colpì, lui rimase fermo in silenzio con il volto affondato nell’incavo del collo. Poi la sentì rilassarsi e riprese a muoversi lento, Costance si accorse che spariva pian piano lasciando il posto a qualcosa che neanche lei sapeva descrivere. Le guance arrossate, il respiro muto, le labbra socchiuse, iniziò a muoversi contro i lui.
Lui chiuse gli occhi e strinse i denti mugolando per il piacere.
Costance gli sfiorò il petto con le mani, insinuò la mano sotto la maglietta. Mani calde che toccavano quei nervi, quei muscoli così perfetti e poi gli si aggrappò alla schiena stringendolo convulsamente. Il piacere che le dava in quel momento era un qualcosa di unico ed indescrivibile. Gli prese il volto tra le mani
<< Zach… >> riuscì a dire piano guardandolo con occhi luccicanti di passione, il ritmo dei loro corpi aumentò fino a portare entrambi all’estasi più completa facendogli gridare l’uno il nome dell’altro. Le loro anime si fusero diventando una cosa sola.
Zach crollò sfinito e tremante su di lei.
Costance aveva l’impressione di galleggiare in un oceano di benessere fisico, sospesa in un mondo d’estasi pura.
Lentamente prese coscienza del corpo di Zach che la copriva.
Sorrise, godendosi ancora quei momenti di piacere che ancora le percorrevano il corpo
Ecco,  pensò, in momenti come questo, quando tutto sembra essere perfetto, ci si convince che allora non è poi così sbagliato correre dietro ad un’illusione anche solo per pochi istanti .
Sorrise di nuovo immaginandosi di restare fra le sue braccia ancora, per tutta la notte.
Lui l’avrebbe baciata ancora e ancora, le avrebbe sussurrato all’orecchio parole dolci come..
<< Mio Dio! Cosa ho fatto?! >> le rotolò di fianco, mentre Costance sbatteva gli occhi e la mente si liberava dei suoi sogni esaltanti.
All’improvviso prese coscienza di essere completamente nuda accanto a lui, ma certo, dopo quello che avevano fatto come sarebbe dovuta essere?
Guardò Zach che, in un momento era tornato completamente sobrio e stava seduto sul letto con le mani sulla testa.
Guardò la sua schiena forte che si intravedeva dalla maglietta tesa sulla schiena piegata in avanti, aveva ancora la maglietta pensò.
Le sarebbe piaciuto togliergliela e passare le mani su quelle spalle larghe e magari anche baciargliele tracciando un sentiero di piccoli baci tra le scapole fino ad arrivare al fondoschiena.
Le sarebbe piaciuto sentire ancora il suo sapore sulla lingua.
Ma la sensazione di gelo che si andava diffondendo nella stanza e tra di loro e che si protraeva più del dovuto la fece rinsavire completamente. Si alzò con fierezza sforzandosi di ignorare di essere nuda
Dove erano i vestiti?
<< Costance…mi…mi..dispiace…>>
Le mutande dove erano andate a finire? Ah! Eccole in fondo al letto
<< non avrei dovuto.. >>
Il reggiseno…anche quello era in fondo al letto?..no, non c’era…..
<< non…volevo..>>
Eccolo il reggiseno, e i pantaloni  in un colpo solo
Iniziò a vestirsi velocemente con la rabbia e la frustrazione di chi ha commesso qualcosa di tremendo pensando invece che fosse stupendamente bello
< Costance..ti prego..guardami…non avrei…
il maglione, il maglione, se l’era tolto per primo, o glie l’aveva tolto lui? E i calzini? Doveva fare in fretta. Avrebbe potuto infilare le scarpe e i calzini metterseli in tasca.
Era stata una pazza. Era una pazza, una idiota ad aver sperato che lui avrebbe reagito in modo diverso.
Con voce contratta ma  perfettamente controllata, a mascherare la disperazione che invece la dilaniava dentro, lo fermò << per favore Zach. Risparmiati il rimpianto >> si infilò il maglione al contrario
<< Costance ero ubriaco.. fermati…dobbiamo parlare.. >>
<< non abbiamo assolutamente niente da dirci >> si infilò le scarpe lasciandole slacciate ed uscì di corsa dalla camera percorrendo le scale ed arrivando alla porta che spalancò veloce.
Lui la seguì ma sulla porta si accorse di essere completamente nudo perciò, imprecando tornò indietro mentre lei usciva di corsa dal portone e senza fermarsi, cercò un taxi.
Una luna fredda e grigiastra appariva a tratti nel cielo oscurata da nuvole  gonfie di pioggia che le passavano veloci davanti.. Le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnarle il viso ed era un bene perché così nessuno si sarebbe accorto che stava piangendo.
Con un colpo di fortuna,nella serata più disastrosa della sua vita, riuscì a fermare un taxi e si fece portare a casa.
La disperazione le mise le ali piedi. Appena arrivata aprì la portiera, dette all’autista i soldi che aveva senza preoccuparsi minimamente se fossero troppi o troppo pochi, salì le scale di corsa mentre ormai le lacrime scendevano copiose bagnandole il viso. Si buttò sul letto completamente vestita e con gli abiti ancora bagnati di pioggia…..e rimase a fissare il soffitto per un tempo interminabile
Aveva vissuto l’esperienza più bella e più dolce della sua vita e quell’idiota aveva saputo solo sorbirle delle scuse e rimpiangere quello che aveva fatto.
Sentì il campanello, poi le sembrò di sentire la voce di Zach che la chiamava, poi più niente.
Sospirò tirandosi su ed appoggiandosi alla testiera del letto. Dal momento che la casa era vuota poteva sfogare liberamente la sua disperazione.
Si lasciò sfuggire un gemito, seguito da una imprecazione, si passò le mani tra i capelli affondandole decisa e premendole sul cranio come se volesse stritolarlo,  quasi a voler fermare i pensieri che vi si agitavano impazziti.
La verità era che lei si era goduta tutto quello che era accaduto con Zach., con lui aveva scoperto cosa voleva dire che il corpo prendeva vita al suo tocco, cosa voleva dire bruciare di passione, e se, in quel momento, si fosse ripresentato alla sua porta era certa che non lo avrebbe scacciato ma le sarebbe di nuovo caduta tra le braccia.
Puàh
Si faceva pena da sola..e anche rabbia..
Poteva ancora sentire la sensazione che l’aveva pervasa al tocco delle sue mani e delle sue labbra, sapeva però che lui non la voleva…. era stato chiaro…più e più volte……………………………… invece di dirle quanto fosse stato bello, era solo riuscito a scusarsi dicendo che era ubriaco!
La volta però che a casa l’aveva baciata….. non le pareva fosse ubriaco..
Fanculo a lui e a tutti i conti!
Voleva confidarsi con qualcuno, ma con chi? Sia non c’era, scartò Sarah, che aveva già i suoi problemi con Law. Rimanevano Marissa e Beth. Marissa ….aveva paura che si confidasse a sua volta con Jared, e questo era l’ultima cosa che voleva perché magari lui avrebbe anche fatto la paternale a Zach e le venne un po’ da ridere al pensiero di Marissa e Jared che facevano la romanzina a Zach.
E poi Marissa aveva adesso un problema ancora più grave che incombeva su di loro, il problema delle lettere anonime.
Fece un sospiro
Con lui avrebbe continuato a comportarsi da amica. Certo, lei era superiore a queste cose e non si lasciava abbattere, anche se sarebbe stata dura visto che da adesso in poi ogni volta che lo vedeva avrebbe avuto voglia di baciarlo.
Andiamo! Ma che cazzate stava dicendo?
Lei non aveva alcun bisogno né di lui, né delle sue scuse e neanche di scaricare le proprie preoccupazioni sulle spalle di Beth.
Si.
Infatti.
Adesso, la cosa più importante da fare era pensare a quelle lettere anonime.
Concentrarsi su un altro problema le avrebbe fatto bene anche se lei non era un animale notturno, a quell’ora era incapace di risolvere questioni esistenziali. In quel caso però si trattava di qualcosa di serio, ed era perfettamente cosciente che non mettere al corrente i ragazzi e Zach era rischioso….soprattutto quando alla fine della storia, perché la storia sarebbe finita con la loro vittoria finale, avrebbero raccontato loro l’accaduto. Si sarebbero dovute sorbire le ire dei tre maschi, associate a quelle del poliziotto che le avrebbe apostrofate come sconsiderate, incoscienti, senza cervello…… l’idea di suscitare l’ira profonda di Zach la mise di buon umore.
Iniziò a far lavorare la mente.
 Dunque,  alla sfilata non avevano notato nessuno che assomigliasse alla descrizione fatta da Marissa.
Quindi delle due, o non era presente, o se c’era non l’avevano riconosciuta.
Sarebbero dovute stare con gli occhi ben aperti da lì in avanti.
Dovevano riuscire ad individuarla e poi costringerla a.. a cosa?
Cosa avrebbero fatto?
 L’avrebbero avvicinata dicendole << sei tu la stronza che manda le lettere anonime a
Marissa? >>
Oppure l’avrebbero circondata in un angolo buio di una strada di periferia e l’avrebbero costretta con la forza a confessare? Magari a suon di ceffoni?
No, scosse la testa decisa
Dovevano aspettare che lei facesse la prossima mossa, che uscisse allo scoperto e…..
IDEA!
IDEA GENIALE!
Non avrebbero aspettato che l’anonima facesse la prima mossa, l’avrebbero fatta loro: Marissa doveva proporle un incontro!
 
Doveva esporre subito il piano.
Sarebbe stato facilissimo.
Marissa non avrebbe dovuto fare altro che attaccare alla cassetta delle lettere la busta azzurra con scritto INCONTRIAMOCI e con dentro il luogo e l’ora dell’incontro, poi avrebbe atteso le mosse dell’avversaria. 
Non vedeva l’ora di dirlo alle altre.
Si addormentò con questo pensiero, relegando in un angolo della sua mente il signor conte : erano le 5 del mattino.
 
*٭*
 
Sentì delle risate provenire da sotto.
Dovevano essere rientrate. Guardò la sveglia a forma di mucca posata sul comodino. Segnava le 11,30.
Sarebbe rimasta volentieri a letto tutto il giorno, ma non era da lei. Non era una codarda, non lo era mai stata. Era abituata ad affrontare tutto quello che il fato, o lei stessa, aveva in riservo per lei, senza timori o defezioni.
Era decisamente ora di alzarsi.
Si spogliò e si lavò.
Indossò una vecchia tuta un po’ informe, si legò i capelli in una coda di cavallo bassa e in quel preciso momento, quando la sua vita aveva subito un radicale cambiamento, si rese conto di quanto le fossero allungati i capelli. Oh, si, quello era proprio un dettaglio veramente importante da notare.
Facendo appello a tutte le sue forze per dimenticarsi di quanto era avvenuto la sera precedente, uscì.
Scese le scale lentamente chiedendosi se dall’esterno si potesse vedere il cambiamento che era avvenuto in lei quella notte. Si poteva riconoscere a prima vista una che aveva perduto la verginità da poco?
Non essere scema Costance.
Marissa è sempre la stessa, non si nota alcun cambiamento in lei a parte la sua perenne giovialità e l’aria leggermente trasognata che la caratterizza da quando sta con Jared. Ultimamente però queste caratteristiche erano state un po’ soffocate dalla continua preoccupazione per le lettere.
Doveva ricordarsi di metterle subito al corrente del suo piano.
E in lei invece cosa si sarebbe dovuto notare?
Si lisciò un attimo i pantaloni della tuta e si sistemò la felpa.
Già, ma cosa avrebbero dovuto notare?
Gli occhi rossi dalla sera prima?
La delusione che aveva provato dopo?
Il singhiozzo le rimase soffocato nel petto. Entrò nel soggiorno dove Beth e Marissa stavano commentando lo spettacolo della sera precedente.
<< Costance ti sei persa una serata fantastica >> Beth le rivolse un sorriso radioso non appena la vide entrare nella stanza
Anche la sua serata era stata fantastica.. all’inizio
<< davvero è stato uno spettacolo meraviglioso e coinvolgente…>>
Anche il suo
<< Peccato però che il finale sia stato così tragico >> proseguì Marissa
Anche il suo finale non si era discostato molto
<< ho pianto tantissimo. Ho consumato due pacchetti di fazzoletti >>
Si. Decisamente, lo spettacolo che aveva vissuto lei era identico a quello
<< come mai hai deciso poi di tornartene a casa? >> le chiese Beth
Oh, solo perché dopo che ho fatto l’amore con Zach ho scoperto che per lui ero stata un incidente di percorso, neanche voluto
<< la verità è che mi stavo annoiando, quindi ho deciso tornarmene a casa e mettermi un po’ a studiare >>
<< ma Zach lo hai incontrato? Perché quando siamo tornate a casa ci ha detto che era lì già da un po’ >> spiegò Beth poi l’apostrofò con tono accusatorio << non dirmi che avete litigato di
 nuovo! >>
<< ma se non l’ho neanche visto !?! >> si giustificò lei punta sul vivo << me ne sono andata subito dopo di voi. Piuttosto, stanotte ho avuto un’idea straordinaria per incastrare quella stronza >> ed iniziò a spiegare il suo piano che fu accolto con entusiasmo da Beth e Marissa.
A Sarah  lo avrebbero spiegato in un momento successivo, quando sarebbe rientrata.
<< secondo me sarebbe opportuno coinvolgere anche i ragazzi e soprattutto  Zach >> Beth aveva un tono di voce molto serio
<< andiamo Beth >> esclamò Costance forse con troppa veemenza << siamo perfettamente in grado di gestire la situazione. Siamo in cinque contro una, cosa pensi che possa farci ? >>
<< non lo so, ma non mi piace questa storia >> iniziò a dire Beth
<< ha ragione Costance >> la zittii Marissa << ho già coinvolto voi contravvenendo a quanto scritto nella lettera. Non voglio per adesso coinvolgere anche gli altri, soprattutto Jared che sicuramente impetuoso com’è si lascerebbe scoprire subito. Zach invece è la polizia, quindi l’ultima persona alla quale dovrei raccontare tutto >>
Beth emise un sospiro di rassegnazione << va bene. Mi avete convinto. Per adesso. Ma al primo segnale di pericolo io avviso chi di dovere okay? >>
<< va bene >> esclamarono in coro le altre due.
Stavano ancora discutendo quando il campanello annunciò un nuovo arrivo.
Beth andò ad aprire e tornò seguita da Zach.
Si voltarono a guardarlo.
Con un po’ di amarezza Costance constatò che sembrava calmo e composto come sempre. Teneva le mani in tasca e la guardava con occhi di fuoco. Lei ricambiò il suo sguardo. Di certo non avrebbe abbassato lei per prima gli occhi. Non si doveva vergognare di niente lei
Il volto di lui era impassibile e mortalmente serio.
Costance si alzò e fece per avviarsi alla porta ma lui l’afferrò per un braccio e senza tanti giri di parole le disse << ho bisogno di parlarti. In. Privato. Possiamo fare due passi? >>
Il cuore di Costance partì a razzo, guardò quel volto impenetrabile e sparò la prima scusa che le venne in mente << dovremmo ancora preparare il pranzo >>
<< non ti ruberò molto tempo, ed anche se pranzaste un po’ più tardi non credo che per voi sarebbe un problema, vero? >> si rivolse alle altre che li stavano guardando completamente inebetite.
Annuirono impercettibilmente << d’accordo >> mormorò Costance con tono di voce duro. Si infilò il giubbotto di jeans imbottito e si avviò fuori seguita da un muto Zach.
Appena usciti dal portone iniziò a camminare velocemente
<< credevo fossimo usciti per una passeggiata chiarificatrice non per allenarci per i cento metri piani >> esclamò con tono asciutto
<< mi piace passeggiare con passo veloce >> rispose lei a tono
<< vorrei parlarti Costance, ma vorrei evitare di doverlo gridare ai quattro venti>>
<< allora non mi dovevi chiedere di fare una passeggiata >>
<< per favore >> le prese il braccio << Costance, ti prego, lo so che sei arrabbiata con me ed hai tutto il diritto di esserlo, ma dammi la possibilità di.. di spieg…
Lei lo guardò stupita << non sono arrabbiata con te >>
<< non sei arrabbiata ? >> mormorò guardandola << mi vorrei scusare per il mio comportamento di ieri se.. >>
<< non ti devi scusare >> lo interruppe lei rossa in volto per la rabbia. Aveva le guance in fiamme << in fondo c’ero anch’io no? Ho partecipato anch’io ! >>
Lui la guardò mentre gli angoli della bocca gli si sollevavano impercettibilmente in un leggero sorriso << dovevo aspettarmelo da te. Che non avresti dato una risposta scontata >>
<< Mettiamo in chiaro una cosa mister culo di marmo se tu pensi che io sia una di quelle che hanno fatto la fila per dartela ti sbagli di grosso. Mi dispiace di non essere troppo raffinata e di non sapere fare la gatta morta. Magari ti aspettavi che scoppiassi in lacrime accusandoti di avermi preso la verginità e facendoti sentire in colpa. Mi dispiace ma io non sono così. Quello che è stato è stato e non si può cambiare per cui andiamo avanti e dimentichiamoci di tutto >>
<< non credo di poter dimenticare. Sono stato un irresponsabile, rozzo, ubriaco. Dovrei scusarmi una vita intera per quello che ho fatto >>
<< okay. Scuse accettate, non importa proseguire per tutta la vita. Possiamo fermarci qui >> si voltò e fece per andarsene.
<< aspetta >> la fermò lui << non ho ancora finito >>
<< che c’è ancora !?! >> sbuffò lei
<< possiamo sederci un attimo? >> esclamò Zach leggermente impacciato. Costance si sedette seguita da lui che però si rialzò di nuovo. Zach stava in piedi davanti a lei alto, slanciato, una figura aristocratica, lo notava adesso, barba di un giorno, occhi profondi che la fissavano dall’alto in basso facendole battere il cuore in modo anomalo.
<< ecco… io.. hemm.. mi ero preparato tutto un discorso, ma sta andando tutto in modo diverso. Insomma Costance >> si sedette pesantemente accanto a lei << quello che volevo dirti è che forse ..potremmo provare.. a stare insieme no? >>
Lei lo fissò imbambolata. Sentì una spirale di fuoco partirle dai piedi e penetrarle nelle ossa. Le chiedeva di stare con lui
<< è il minimo che possa fare >> mormorò piano
Si riscosse da quei pensieri piacevoli e lo guardò attenta << perché ? >> gli chiese un po’ sospettosa
<< come perché? >> rispose lui sbalordito guardandola confuso
<< guarda se è perché ti senti in colpa per quello che è accaduto non importa. Davvero. Non siamo nell’ ’800.  Oggi il 95 per cento delle ragazze sopra i 20 anni non è più vergine quindi io adesso faccio parte della maggioranza assoluta e non più di una minoranza, che a dir la verità, appartenere alle minoranze è sempre una fregatura. D’altra parte mi hai detto che non sei l’uomo che si innamorerà di me, che quando mi hai baciata per la prima volta, non sarebbe più accaduto e che quello che è avvenuto ieri sera è accaduto solo perché eri sbronzo >> cercò di soffocare i singhiozzi che le sconquassavano il petto mentre sciorinava quella lista. Avrebbe voluto urlargli contro tutto il suo disgusto per come era stato meschino. Avrebbe voluto gridargli che in fondo era un lurido porco, che le aveva tolto la verginità quando lei avrebbe potuta anche donarla a qualcun altro sicuramente più degno di lui. E che le sensazioni che aveva provato erano solo sensazioni fisiche.
Si!
fisiche e basta!
e il cuore non c’entrava niente!
 
Invece lasciò che due lacrime le solcassero le guance mentre lui con occhi vitrei alzava lentamente la mano e glie le asciugava con la punta dell’indice.
<< ti prego Costance. Almeno proviamoci. Vediamo cosa accade. In questo modo mi sentirei di riparare al danno fatto. Ero un po’ ubriaco è vero, ma capivo perfettamente quello che stavo facendo. Quindi sono ancora di più da biasimare >>
<< ascoltami Zach >> chiuse gli occhi per ritrovare la calma e rilassare il cuore che batteva impazzito contro le costole togliendole il fiato << Ti assolvo da qualsiasi responsabilità. Mi prendo io tutta la colpa di quello che è accaduto. Sono una donna adulta, non una bambina, ed anch’io sapevo esattamente ed in modo piuttosto chiaro quello che stavo facendo >>
<< cosa vorresti dire ? >>
<< voglio dire che non si può stare con una persona solo per rimediare ad un errore. Si sta con una persona perché ci piace, perché si ama. E non mi pare che questo sia il tuo caso >>
<< non capisco >>
<< mi pare  sia abbastanza chiaro. Non voglio stare con te. Non ho intenzione di mettermi con te solo per un  errore, un incidente dovuto al destino >>
<< Io non lo chiamerei incidente, ero consapevole di quello che facevo… e… delle .. delle..conseguenze che avrebbe avuto >>
<< Le conseguenze....immagino tu voglia dire il castigo di sentirsi in obbligo con me >>
<< No! Cazzo ! hai l’irritante tendenza a distorcere le cose. Non è affatto un castigo stare con te è la logica conseguenza di quello che abbiamo fatto >>
<< lo sai meglio di me che quello che abbiamo fatto non è una base sufficiente. Ti senti in colpa perché ero vergine, non lo fossi stata mi avresti già salutato e ciao ciao >> ondeggiò la mano aprendola e chiudendola enfatizzando così il saluto, mentre gli occhi mandavano lampi argentati. Lo avrebbe volentieri fulminato.
<< Non è vero, ci sono altre cose... >>
<< Oh! e Quali? >>
<< Beh, sicuramente piaceresti alla mia famiglia.....>> sfiatò
Costance inarcò entrambe le sopracciglia << Quindi…. mi chiedi di stare con te per far contenta la tua famiglia? >> esclamò con tono  aspro
<< Si..cioè no... però saremmo una bella coppia..ci sono molti fattori…. >>
Fattori.
Le parlava di fattori
Di conseguenze
senza capire che quello che lei avrebbe voluto sentirsi dire era un semplice mi piaci, un ti amo sarebbe stato eccessivo
<< senti..beautiful mind .. non sono un polinomio da scomporre e ne ho abbastanza di questi
fattori >> replicò , incrociando le braccia sotto il seno. Poi proseguì fremente di collera toccandosi le tempie con la punta delle dita << quindi la risposta è NO! >> inspirò profondamente  
<<… come posso dirtelo in modo educato? >> finse di pensarci qualche secondo
<< non sono nemmeno lontanamente interessata a te. Okay? Sono stata abbastanza chiara ?
Stupido, idiota
Devo dirtelo facendolo sottotitolare o te lo dico usando l’alfabeto muto e poi te lo faccio tradurre a parole ? >>
 .. riparare al danno fatto…e che era, un vaso di coccio che lui aveva rotto?..
<< Sei l’uomo più arrogante , egoista e stronzo, e maschilista con cui abbia trascorso un po’ di tempo >> gli urlò in faccia << E per tua informazione io preferisco i biondi >> detto questo gli voltò le spalle e corse verso casa lasciandolo a bocca aperta nel mezzo del marciapiede.
 
Entrò in casa come una furia e si diresse direttamente in camera. Non aveva voglia di vedere nessuno.
Marissa e Beth capirono che doveva essere accaduto qualcosa di grosso per cui non andarono da lei ma lasciarono a lei la facoltà di confidarsi o meno.
 
Non le rimaneva che una cosa da fare.
Attese che Marissa e Beth fossero uscite poi, con  ancora la tuta sformata uscì fuori sul pianerottolo. Si diresse verso la porta in mogano con intarsi in acero, perfettamente identica alla loro….. e si attaccò al campanello di madame Dupré.

 
 
 
spero che il capitolo vi sia piaciuto…..la loro prima volta mi è venuta così……non so neanch’io perché ma il capitolo è uscito in questo modo…
sto postando dal pc di un amico quindi non vorrei rubargli troppo tempo
 
invio un bacione grossissimo a tutte quante! Fatemi sapere se la loro prima volta vi è piaciuta!
Ringrazio di nuovo tutte voi che avete inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate
Grazie a tutte voi che continuate a leggermi!
P.S. questa frase è tratta dal Film Febbre da Fieno Ecco, pensò, in momenti come questo, quando tutto sembra essere perfetto, ci si convince che allora non è poi così sbagliato correre dietro ad un’illusione anche solo per pochi istanti .
 
costanza

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 27 - Costance e Sarah ***


CAPITOLO 27
 

 
Aurélie aprì la porta dopo poco.
L’accolse con gioia ma con una espressione di stupore dipinta sul viso << Costance! Quanto tempo che non ci vediamo! >> la guardò meglio
<< Che cosa è accaduto ? >> le chiese con tono accorato
Doveva avere un’espressione veramente sconvolta
<< Entra. Vieni >> indossava un caffetano azzurro che faceva risplendere la sua chioma argentata, molte donne avrebbero continuato a tingersi i capelli nell’assurda speranza di non vedersi vecchie. Non Madame Dupré.
Aveva iniziato ad enfatizzare i suoi capelli, diventati bianchi forse troppo precocemente, con una tinta azzurrina che incredibilmente donava al suo volto un non so che di fata.
 La fece sedere sul divano a due posti foderato di una stoffa a righe gialle e bianche e le si sedette accanto. Voltò il corpo verso di lei, le prese una mano racchiudendola nella sua poi le carezzò la guancia << allora, mia cara, cosa è accaduto ? >> il tono di voce gentile e preoccupato di Madame Dupré fece crollare l’armatura di freddezza di cui si era dotata dopo gli ultimi avvenimenti. Le lacrime iniziarono ad uscire da sole e lei si ritrovò a piangere a dirotto aggrappata alla sua spalla. Con singhiozzi profondi che le spezzavano le parole si ritrovò a raccontare tutto quello che le era accaduto.
<< bambina, bambina >> mormorò madame Dupré << vieni qui, lasciati abbracciare >> se la strinse al petto e per un attimo le sembrò di tenere stretta la figlia che aveva sempre desiderato avere, ma che non aveva mai avuto.
<< oh Aurélie, sono così disperata ! >> continuò a singhiozzare Costance << mi sono innamorata di uno stronzo, idiota,  introverso, asociale. Uno che ce l’ha con tutto il genere femminile, con il mondo e con la vita. E sono anche furiosa con me stessa! Mi prenderei a schiaffi da sola! Io che ho sempre creduto nell’ideale di donna emancipata. Una donna che non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da nessun uomo del cazzo! Io che ho sempre pensato che la dignità di una persona venisse prima di tutto. Io che ho sempre preso per il culo tutte quelle amiche che correvano dietro ad un uomo, aspettando una sua telefonata come i pastori la Madonna di Fatima …… mi ritrovo impelagata in un amore non corrisposto…>> tirò su con il naso in modo rumoroso e decisamente poco elegante  asciugandosi gli occhi con la manica, poi continuò in modo esitante, vergognandosi di quello che stava per dire << quindi..pensavo.. che lei… con la sua…esperienza..cioè in base…alle cose…che..ha ..imparato…in passato…vorrei….. chiedere il suo aiuto….. >>  spalancò gli occhi guardandola con ingenuità e speranza << come si conquista un uomo? >>
Aurélie sospirò, ma era un sospiro di rimpianto, per la gioventù che ormai l’aveva abbandonata
<< vi ho scandalizzata ? >>
<< Costance direi che è quasi impossibile scandalizzare me >> si protese verso di lei con occhi che brillavano << diciamo che mi hai Sorpreso ecco, si, non mi sarei mai aspettata una simile richiesta da te, e mi hai reso tremendamente curiosa, fammi un po’ di capire qualcosa di più…… Parlami di lui >>
Costance la raccontò tutto partendo dalla settimana in Cornovaglia, dicendole quanto sapesse essere irritante, per arrivare a quello che era accaduto la sera prima e di quanto fosse stato tenero e dolce.
<< quanti anni ha ? >> le chiese
<< 29 >>
<< e tu ? >>
<< 21 a maggio >>
<< quindi 20 >> rimase pensierosa << beh, Costance la differenza di età è notevole.. fammi finire..>> le appoggiò gentilmente le dita della mano sulle labbra
<< anche tra Marissa e Jared c’è la stessa differenza di età >> mormorò lei facendo penetrare le parole in mezzo alle dita di Aurélie, come un sussurro nel vento. Lei sospirò << vedi Costance la differenza di età non è costituita solo dalla data anagrafica di nascita, ma anche dalle vicende con cui una persona è venuta a scontrarsi nel corso della sua vita. Gli eventi che hanno forgiato  Zach sicuramente lo hanno reso ombroso e diffidente. Sicuramente si è circondato da spesse mura difensive che gli permettono di sentirsi sicuro, di non poter essere scalfito di nuovo. Un po’ come i castelli medioevali che avevano intorno mura solide, ed un fossato . Devi trovare il suo ponte levatoio, attendere che lo abbassi … e penetrare all’interno >> la guardò teneramente poi continuò << il fatto che con te ieri notte
Costance arrossì
 sia stato tenero, vuol dire che in quel momento passato insieme ha abbassato le sue difese, ha abbassato quel ponte levatoio e ti ha permesso di entrare mettendo a nudo il suo animo. Io credo che tu non gli sia indifferente, nel modo più assoluto, bisogna vedere però se è disposto ad ammetterlo ed a confessarlo prima che a te a se stesso >> si interruppe di nuovo vedendo che un timido sorriso era tornato a splendere negli occhi di Costance
<< la domanda che mi hai fatto non è di semplice risposta. Vuoi davvero imparare l’arte della seduzione Costance? >>
<< si >> rispose con voce ferma
<< mi stai proponendo una sfida che mi stimola molto sai? Mi stai chiedendo di essere il tuo Pigmalione? >> la guardò maliziosa
<< si >> rispose decisa Costance << quindi accetta? >>
<< certo che accetto! All’improvviso mi sento di nuovo piena di energia! Sarà una sfida dura >> le labbra di Costance si piegarono leggermente all’ingiù
<< ma non impossibile >> proseguì Aurélie sorridendo e dandole due buffetti sulle guance.
<< dunque fami pensare.. >> si picchiettò il dito sul mento come a voler riordinare i pensieri
<< dobbiamo chiedere un intervento esterno. Io sono un po’ arrugginita riguardo al trucco ed abiti, non seguo più come prima la moda. In quanto alle regole di seduzione…bèh.. conosco bene gli uomini, o per lo meno li conoscevo.. ma non credo che possano essere cambiati molto in questi ultimi dieci o venti anni. Magari è cambiato il modo di relazionarsi gli uni con gli altri. Le nuove generazioni sono molto più esplicite, hanno più carattere. Basta guardare il modo diretto con cui hai chiesto il mio aiuto >>
Una seconda scampanellata la interruppe
<< oggi è giorno di visite a quanto pare >> esclamò allegra dirigendosi alla porta.
<< è qui Costance? >> la voce di Marissa le arrivò chiara ancora prima che avesse finito di aprire la porta
Chissà perché quando era rientrata, non avendola trovata in casa aveva pensato a subito a Madame Duprè. Forse perché aveva visto il cellulare sul tavolo? o il giubbotto ancora attaccato all’attaccapanni e quindi aveva dedotto che non potesse essere uscita dall’edificio? O forse perché era perfettamente in sintonia con lei?
 
Aurèlie rimase un attimo incerta perché non sapeva se Costance voleva rivelare la sua presenza lì, ma il Si che  arrivò dal salotto le fece spalancare di più la porta facendo segno a Marissa di entrare.
Tornarono entrambe nel salotto e Marissa guardò Costance negli occhi e vedendoglieli arrossati le chiese allarmata << che è accaduto? >> sapeva che ci doveva essere di mezzo Zach, se lo sentiva dentro
<< siediti >> le rispose calma Costance
<< Oddio! Che è accaduto! >> il tono da allarmato divenne terrorizzato
<< niente di cui preoccuparsi >> la tranquillizzò Costance..ed iniziò per la seconda volta il suo racconto
<< pezzo di merda bastardo >> berciò Marissa alzandosi in piedi << se avessi io il potere… lo saprei io come risolvere subito la questione… con la castrazione chimica...o con un Kalashnikov! E se sopravvive… a scavare…. nelle miniere ….in Sudafrica! >>
<< Marissa… ti prego.. >> mormorò Costance << io ero lì…e…ecco…è ..stat….uffa! Non mi far ammettere cose che non voglio… >> arrossì vistosamente
<< sto compiendo una violenza su me stessa a chiedere ad Aurélie di insegnarmi l’arte della seduzione >> arrossì di nuovo
Le pupille verdi di Marissa  iniziarono a brillare di luce propria mandando scintillii accecanti
 << posso fare parte anch’io del progetto ? >> chiese con voce adorante guardandole entrambe con una luce di speranza negli occhi << Ti prego… Costance… ti prego… dammi la possibilità .. in fondo non sono male come esperta di look.. devi ammetterlo! >> non si era ancora inginocchiata ma non mancava molto.
A lei sfuggì un gemito, non voleva deluderla
<< non so se me ne pentirò…. ma credo proprio di si…>> alzò gli occhi al cielo sentendosi già sull’orlo dell’abisso mentre Marissa urlava a squarciagola
<< siiiii !! saprò essere d’aiuto! Vedrete! >> annuì convinta abbracciandola << saremo una squadra perfetta >>  asserì convinta
<< allora come pensi di procedere? >> si rivolse ad Aurèlie come se si trattasse di effettuare un’operazione chirurgica difficile
Aurélie le sorrise,  si guardò intorno nella stanza poi rivolgendosi a Costance le disse << vediamo un po’….. prendi quel libro >>
<< quale? >>
<< quello con la copertina rossa >>
Costance si alzò dal divano ed afferrò il libro rigirandoselo nelle mani << Sogno di una notte di mezza estate  di W. Shakespeare >> lesse ad alta voce << devo leggerlo? >>
<< no, devi mettertelo in testa >>
<< heee? >>
Aurélie rise << allora per prima cosa devi imparare a camminare come se al centro dell’Universo ci fossi TU e nessun’ altro. Devi avere la percezione che sei quella che tutti non possono fare a meno di ammirare. Metti il libro sulla testa ed inizia a camminare avanti ed indietro finché non riesci a camminare tenendolo in perfetto equilibrio senza farlo cadere >>
Costance si mise il libro sulla testa e, con la sensazione di non essersi mai sentita più umiliata nella sua vita, iniziò a percorrere la lunghezza del soggiorno avanti e indietro. All’inizio per non far cadere il libro doveva muoversi come se stesse camminando su un lago ghiacciato con rischio elevato che la crosta gelata si rompesse ad ogni passo. Poi pian piano iniziò a prendere sicurezza. Fece un sorrisone alle due sedute sul divano indicando con un sorriso trionfante il libro ancora in equilibrio. Quando questo con un tonfo sordo precipitò al suolo le guardò smarrita
<< che ho fatto? >> chiese meravigliata
<< per indicare il libro ti sei storta tutta … ed il libro è caduto >> spiegò paziente Aurélie << avanti riprova. Mentre cammini avanti ed indietro io telefono alla figlia di una mia amica che ha un centro benessere qui a Londra. Vorrei organizzarti un incontro per domani sei libera? >>
<< si. Siamo vicini al natale ed alla fine delle lezioni, non c’è più molto da seguire. Quindi abbiamo  tutto il tempo che vogliamo >> esclamò per lei Marissa
<< bene. Quand’è che lo incontrerai di nuovo? >> si informò Aurèlie
<< non so se queste sere si farà vedere ma sicuramente sarà tra due sabati alla cena di Camille….
<< c’è prima quell’invito al The Sun >> si intromise Marissa
<< non so se Zach ci sarà… >>
<< io credo di si >> esclamò Marissa con un sorrisetto malizioso. Costance continuò la spiegazione  << per finire, dicevo che all’inizio doveva essere in realtà un pranzo ma poi ha cambiato idea e ci ha invitati tutti a cena >> alzò le spalle facendole capire che non glie ne fregava niente << non ho neanche tanta voglia di andare >> bisbigliò, prontamente sgridata da Aurélie secondo la quale non era quello il modo di portare avanti un tentativo di seduzione.  Dove c’era lui..doveva esserci anche lei, in modo discreto… ma doveva esserci. Marissa annuiva ad ogni sua parola guardandola con aria di sfida vedi? Che ti avevo detto? Sembrava volesse dirle
Lasciarono l’ appartamento di Aurélie con un filino di speranza nel cuore di Costance e  con la ferma intenzione di dire tutto anche alle altre.
 
<< devo fare una confessione >> era al centro della stanza con la scopa in mano mentre Sarah e Beth stavano mettendo i piatti sporchi nella lavastoviglie. Interruppero qualsiasi attività stavano facendo e la guardarono curiose mentre lei iniziava a sudare
<< è la confessione più vergognosa di tutta la mia vita. Con la cosa che dirò tra alcuni istanti se ne andranno in fumo milioni e milioni di rivendicazioni. Lo sapete che  Mary Wollstonecraft già nel ‘700 scriveva, nella sua Rivendicazione dei diritti della donna, “ è ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne - è ora di restituirle la dignità perduta - e di far sì che esse, in quanto parte della specie umana, operino riformando se stesse per riformare il mondo". Bene io questa dignità l’ho perduta nell’attimo che ho suonato a quella porta. >> indicò la parte occupata dall’appartamento di Aurélie. Fece un sospiro poi, mormorando un : via il dente, via il dolore  buttò fuori tutto insieme
<< ho deciso di prendere lezioni sucomeconquistareunuomo da Madame Aurélie >>
Beth  scambiò un’occhiata complice con Marissa, sicuramente quelle lezioni erano la conseguenza della visita avvenuta quella mattina .
<< porca puttana >> esclamò Sarah utilizzando l’espressione tipica di Darius
<< un bel colpo effettivamente >> sussurrò Beth
Poi, guardandosi negli occhi espressero un espressione di giubilo << Siiiiiiii!! Evvaiiii! >>
Lei le guardò attonita << ma faccio così pena? >>
<< la verità ? >> esclamò Sarah
<< non essere cattiva >>
<< ma non è cattiveria la nostra, sei tu che con ostinazione  difendi il tuo look >>
<< ma che ci posso fare? Solo la parola look mi fa venire voglia di vestirmi peggio! Accidenti!  Io voglio essere amata per quello che sono >>
<< Costance , siamo perfettamente d’accordo che la bellezza interiore è quella che conta alla distanza, ma è così difficile al primo impatto dare un anticipo esteriore di quello che hai
all’interno? >>
<< bèh, messa in questo modo.. effettivamente.. >> tentennò lei
<< effettivamente abbiamo ragione noi… ammettilo, quindi non sentirti in colpa se prendi queste lezioni. E che cazzo! In fin dei conti è sempre una forma di emancipazione, sei tu che scegli cosa vuoi essere! >> s’infervorò Marissa << Fagliela vedere a quel coglione! >> si morse il labbro subito dopo
<< a chi? >> chiese Sarah socchiudendo gli occhi sospettosa
<< a quel coglione del professor Devemport, quello a cui sta antipatica >> si affrettò a rispondere Beth
<< haaaa! Capito! >> poi mormorò tra se  << ma che c’entra la seduzione con lui? >> si grattò la testa confusa poi continuò << spero che ti servano a sentirti più sicura di te stessa >>
<< lo spero anch’io.  Io non sono molto fiduciosa. So di essere un caso disperato >> emise un sospiro affranto << ma vale sempre la pena di provarci no? >> continuò con un sorriso mesto
<< altrochè se ne vale sempre la pena di provarci >> disse Sarah. Quella frase calzava a pennello anche per lei. Poi si riscosse e fulminea si diresse in cucina, prese quattro bicchieri << prendete ! >> li distribuì alle altre che la guardavano attonite senza capire. Tornò con una bottiglia di coca cola, svitò il tappo rosso, riempì i bicchieri poi con un sorriso radioso esclamò alzando il bicchiere   
<< semel in anno…….
Il sorriso si aprì sugli altri volti << .. licet insanire >> terminarono in coro facendo tintinnare i bicchieri.
Un’ondata di gioia e di speranza inondò i loro cuori ed all’improvviso tutto sembrò loro più semplice.


 


Il cielo limpido ed il vento pungente avevano spazzato via le nuvole cariche di pioggia del giorno prima, mentre un sole tiepido aveva illuminato quella giornata.
Faceva freddo.
Quando la campana lì vicino battè due rintocchi, loro erano ferme davanti ad una palazzina dipinta di un rosa cipria con un piccolo portico davanti e delle rose rampicanti alle colonne laterali alla porta. L’insegna del centro benessere era spenta perché era giorno di chiusura. Loro salirono comunque i gradini e suonarono il campanello.
La porta si aprì lentamente per permettere la vista dei visitatori poi, alla vista di Aurélie si spalancò del tutto.
Sulla soglia stava una signora di circa 40 anni, almeno così giudicò Costance, di una bellezza strepitosa. Non era una bellezza appariscente però. Aveva capelli corvini e due occhi nerissimi che le davano un fascino esotico. La pelle era candida, perfettamente liscia e trasparente, sembrava fatta di porcellana.
Socchiuse le labbra sorridendole mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi.
<< cara Elsa, grazie per averci ricevuto. Si tratta di una emergenza >>
<< sono sempre felice di poter essere di aiuto ad una amica >> sorrise lei guardando le due ragazze
<< dunque è lei… il soggetto in questione? >>
<< se stava per dire il caso senza speranza…si. Sono io >> Costance la guardò con sguardo mesto.
<< nessuno è un caso senza speranza con me. >> asserì lei orgogliosa, poi le prese il mento tra le mani e mentre le voltava il volto da una parte all’altra l’osservava attenta  continuando a parlare
<< Mia cara, devi sapere che  ci sono due categorie di donne. Quelle senza speranza, che qualsiasi miglioria apportino al loro viso o corpo, rimangono sempre delle ciofeche, e quelle invece che possono migliorare. E direi proprio .. >> valutò la figura intera sorridendo poi apertamente << che tu appartieni alla seconda categoria con una possibilità di miglioramento che rasenta il 100%. In pratica ti trasformerò in una dea. E’ questo che vuoi? >> le chiese con voce suadente
<< si >> rispose Costance, mandando a fare in culo le sue velleità integraliste. Era il suo terzo sì. Come Pietro, aveva rinnegato per tre volte i suoi ideali
<< allora venite con me >>
la seguirono fino ad una stanza sul retro che dava su di un giardino verde. La stanza era piuttosto grande ed alle pareti strutture metalliche tenevano appesi tutta una serie di abiti adatti per ogni occasione
Era un Atelier? Pensò Costance
 
Marissa era rimasta ferma in mezzo alla stanza, immobile, gli occhi sgranati e la bocca spalancata in un “O” perfetto, guardò Costance mormorando << sono in quello  stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo. In pratica sono in Estasi >> fece piano un giro su se stessa portandosi le mani sul cuore e guardando adorante gli abiti appesi come un devoto l’immagine di un Santo << che. Me.ra.vi.glia. mi viene quasi da piangere >> mormorò con voce incrinata.
 
<< .... affittiamo anche abiti per ogni occasione >> rispose Elsa alla domanda muta di Costance
<< mmmhh vediamo un po,’ direi che tu sia una taglia 42 vero? >> al cenno di assenso di Costance  battè due volte le mani << ragazze! Lily, Melany venite qui! >> disse in tono autoritario << Mentre io preparo alcuni abiti per Costance voglio che  facciate in modo che scopra il piacere di essere donna >> terminò la frase con voce suadente. Era il tono di voce che sarebbe piaciuto ad avere a Costance.
Avrebbe fatto le prove a casa, davanti allo specchio.
Dopo essere passata, seguita da Marissa,  nelle mani della manicure passò in quelle dell’estetista, e dopo il viso passarono alla depilazione
 << l’ho già fatta >> esclamò Costance
<< non importa, la rifacciamo>> esclamò Elsa con tono autoritario << t.o.t.a.l.e. >> proseguì con tono sadico. Lei si sentì gelare…mannaggia a lei …e a quel cretino….tutta colpa sua!
<< un momento >> esclamò in modo affannato << io sono contro la depilazione del pube quindi mi oppongo a questa pratica che trovo alquanto degradante per una donna >> le guardò con sguardo truce
<< su questo sono d’accordo anch’io >> disse Marissa
<< e va bene. Procedete con tutto il resto >> ordinò Elsa perentoria mentre Costance esalava un sospiro di sollievo.
 
I capelli non furono ritoccati molto
<< il colore è stupendo, dobbiamo solo scalare un pochino il ciuffo davanti in modo che le ricada morbido sull’occhio >> mormorò Lily studiandole il viso con aria professionale
<< diventerò strabica in questo modo >> Marissa roteò gli occhi scambiando uno sguardo esasperato con Elsa
<< non nelle tre ore in cui utilizzerai questa acconciatura..... Per studiare, leggere, lavorare, potrai sempre tirarlo indietro questo ciuffo! >> esclamò Elsa sbuffando, poi di colpo la sua espressione cambiò passando dall’irritato ad una espressione languida <<  e adesso.... passiamo agli abiti..... Venite con me >> si spostarono nella zona che ricordava un atelier.
Su di un lungo tavolo erano stati disposti una serie di abiti che Elsa stava guardando con adorazione
<< allora >> iniziò con voce bassa mentre con mano carezzevole toccava le stoffe. Marissa allungò la mano perché anche lei aveva voglia di sentire quella morbidezza  scorrerle tra le dita ed accarezzarle la pelle. Le davano una sensazione di benessere
<< Armani… casual per distinguersi >> indicò un paio di jeans ed una maglietta scollata con un bordo di velluto in tinta, continuando poi ad indicare con gesti lenti tutti i capi di cui nominava lo stilista << Gautier… per sorprendere….Victoria Secret’s ……per quando non dormirai sola >>
 lei emise un risolino mentre Marissa sentenziava seria     << l’intimo è un diritto umano inalienabile ! >>
Elsa proseguì << Byblos…. eleganza quotidiana……Balenciaga…. impareggiabile>>
Poi indicò un abito color perla << Dior… >> fece un sospiro e ripetè con voce adorante << Dior >> sul secondo Dior anche Marissa esalò un sospiro
<< indossa intanto questi capi di abbigliamento, la cabina è lì >>
Uscì poco dopo con indosso la biancheria di Victoria Secret’s e i jeans e la maglia di Armani
<< vediamo un po’…che ne dici Aurélie? >> Marissa la guardava mentre le girava intorno soffermandoli sul suo corpo.
<< il perizoma sega un po’ >> esclamò Costance un po’ a disagio
<< pazienza >> esclamò asciutta Aurélie << non è fatto per stare su per molto >> Costance fece una smorfia che voleva essere un sorriso
<< le scarpe fanno un pò male >> continuò un po’ contrita
<< più della sua indifferenza? >> chiese Elsa alzando un sopracciglio e facendola tacere all’istante
Si sedette accanto ad Aurélie in modo scomposto sbuffando sonoramente, si prese la testa tra le mani afflitta
<< Non così >> replicò seria Aurélie. Si alzò dal divanetto, fece due passi poi si voltò verso di lei e riprese << ti avvicini lentamente al divano poi, con movimenti che rasentano la moviola
ti siedi …..>> fece accompagnare la descrizione al movimento <<.. lentamente…ed accavalli le gambe…inclinandole un po’ di lato…così >> si fermò per un attimo << prova >>
Dovette provarlo tre o quattro volte perché all’inizio sembrava quegli artisti di strada che mimano la discesa degli astronauti sulla luna …. A forza di prove però si sciolse un pochino fino ad arrivare ad ottenere un risultato piuttosto decente
<< questo, poi, con la pratica, ti riuscirà sempre meglio >> Aurlié le battè fiduciosa la mano sulla spalla
<< passiamo adesso al viso, dunque io non opterei per grandi cambiamenti, l’eyeliner, va bene, l’ombretto leggero, te ne consiglierei uno perlaceo.. che dici Elsa? Marissa ? >>
<< si, sono d’accordo  >> esclamò Marissa continuando poi con tono esperto
<< io inizierei ad usare il lipgloss luminescente, anche quello trasparente va bene, o un colore rosato, o un leggero arancione, con queste labbra che ti ritrovi li stendi al primo movimento della bocca >> guardò  Elsa che annuì
<< adesso, Costance, socchiudi leggermente le palpebre. Ho detto di chiuderle leggermente, non completamente, altrimenti come fai a vedere? Socchiudi le palpebre come Marylin. Così. Un po’ meno…un po’ più naturale…fai finta di sognare…ecco..brava..così va meglio >> Aurélie si passò una mano sulla fronte << adesso spingi le labbra in avanti aprendole leggermente.. >>
<< ho capito! >> la interruppe Costance << dobbiamo  suggerire l'idea platonica di pompino >>
Aurélie la guardò con espressione scandalizzata mentre Elsa alzava gli occhi al cielo e Marissa nascondeva un sorrisino abbassando la testa
<< troppo avanti.. un po’ meno…un po’ meno..ecco..forse..ci siamo >> la guardò pensierosa
<< naturalmente questa è un’espressione ad effetto che andrà usata solo in particolari momenti in cui sei vicina a lui. Non puoi andare in giro con questa espressione perennemente stampigliata sul volto, ti prenderebbero per un ebete >> si fermò un attimo e soffiò gonfiando le guance
<< dura eh? >> le sorrise mesta Costance.
Aurélie scrollò la testa     
<< per niente, solo che concentrare tutto in poco tempo non è semplice >> poi continuò
 << passiamo al ballo. Elsa potresti accendere la radio? >> la musica fuoriscì impetuosa dalle casse
<< okay fammi vedere come balli >> Costance iniziò a muoversi un po’ impacciata
<< ma no! >> la fermò subito Aurélie << ti muovi come un sacco di patate che ballonzola sul camion che lo sta trasportando al mercato. Devi muoverti a tempo >>
<< è inutile >> esclamò esasperata lei << so ballare solo il valzer. Per tutti gli altri balli, se mi concentro su come muovermi perdo di vista la musica >>
<< Okay, okay >> disse Aurélie << se non sai andare a tempo di musica, se non riesci a seguire il ritmo… non importa. Muoviti con movimenti lenti, ma sensuali, come quando la mattina ti alzi e ti stiri allungandoti tutta. Tirati su i capelli con le mani e falli scivolare tra le dita piano >> le mimò i movimenti e la osservò muoversi , poi sospirò piano << va bene Costance. Su quest’ultima parte inerente il ballo dobbiamo lavoraci ancora. Quindi ti do un suggerimento.. a meno che non sia un valzer… non ballare. >>
<< ricevuto >>
<< bene cosa c’è rimasto adesso da sapere? Ah si gli abiti, la conversazione… si…. la conversazione ed il tono di voce……la prima regola…..dove vai?  >> Costance era scattata in avanti con la mano alzata << un attimo… >> frugò nella borsa e tornò con un  taccuino ed una penna
<< che stai facendo ? >> chiese Marissa
<< prendo appunti >>
<< posa immediatamente quel block notes >>
<< ma lo uso per gli appunti, altrimenti come faccio a ricordarmi tutto quello che mi dite ? >>
<< ho detto mettilo giù. Regola numero 1 non prendere appunti. Ti devi far entrare tutto in testa, devi rielaborarlo e farlo tuo. Se ti dimentichi qualcosa te lo suggerirò io >>  Costance li appoggiò su un tavolinetto lì vicino
<< Allora >> riprese Aurèlie << regola numero 2 la voce dovrà essere calda, bassa, dovrà penetrare nell’orecchie dell’uomo e fargli vibrare le ossa fin nel profondo >>
<< ma.. >>
<< ricorda Costance, gli uomini sono esseri elementari, che spesso si lasciano guidare dall’istinto, dai sensi… su iniziamo a provare. Allora io sono Zach……Costance ! sei splendida!
Che hai fatto? >>
<< sto rinnegando tutte le mie convinzioni per convertirmi all’appiattimento totale
dell’apparire >>
<< che c’entrano queste considerazioni filosofiche >> chiese Marissa mentre Costance scuoteva scoraggiata la testa. << non interessano a nessuno >>
<< no??? >>
<< no >> si intromise Aurèlie << e se ti chiedono come stai, non vogliono saperlo veramente >>
<< ah no? >>
<< no. E quando sorridi, sorridi in modo malizioso, gutturale, come se la risata ti uscisse dalle viscere, dalla pancia >>
<<.. dalla pancia.. >> ripetè perplessa Costance, mentre faceva due o tre prove << quella era la regola numero 3? >>
<< cos.. >> Elsa la guardò
<< dicevo il sorriso è la regola numero 3? >>
<< direi… di si….. >> esclamò perplessa
<< io direi che ci siamo…potrebbe andare.. che ne dite? >> Marissa ed Elsa annuirono lentamente
<<..non dico..che sia Marylin …però ..con un po’ di pratica… >>
<< si.. con un po’ di pratica…sicuramente deve applicarsi….poi con l’andare del tempo… >> mormorò Elsa
<< ve l’avevo detto che dovevo prendere appunti! >> esclamò esasperata Costance
Nessuno sembrò considerarla
<< per gli abiti? >> Elsa guardò Aurèlie
<< posso occuparmene io? >> si propose speranzosa Marissa << per prima cosa farò una scelta nel suo armadio e poi andremo a fare un giro per negozi. Sentite la mia idea >> si alzò in piedi piegando leggermente le braccia tenendo i palmi alzati, a richiamare su di se l’attenzione di tutte
 <<  allora io avrei pensato di andare a fare un giro nei negozi di seconda mano >>
<< ma è roba usata >> protestò Costance inorridita al pensiero di doversi mettere gli abiti di qualcun altro
<< è vintage >> la corresse Marissa << allora secondo me non devi cambiare modo di vestire in modo plateale, no, tu non devi essere troppo diversa dalle altre, ma devi avere qualcosa di unico che ti distingua, un particolare solo che può essere un maglione, un paio di pantaloni, le scarpe. Una giacca di Prada è sicuramente bella ma qualsiasi imbecille con una carta di credito bella carica può comprarsela. Tu ti devi distinguere devi fare colpo, devi avere uno stile tuo personale ecco! >>
<< ben detto Marissa. Bene allora questa parte dell’operazione è affidata a te >>
Marissa si sfregò le mani ammiccando a Costance << Operazione Sottoveste. Non vedo l’ora di iniziare >>
Costance sentì che stava arrivando il momento in cui si sarebbe pentita di averla inclusa nel progetto.
 
 
Marissa sapeva perfettamente cosa avesse Costance nell’armadio, ciò nonostante da vera professionista esclamò
<< allora diamo un’occhiata al tuo guardaroba >> aprì le due ante mentre Costance seguiva i suoi movimenti da sopra la spalla.
Marissa si piantò al centro dell’armadio aperto come un lottatore di sumo pronto a ricevere l’avversario.
Tirò giù l’appendino con appesi un paio di jeans larghi. Li prese e li gettò a terra << NO >>.
Prese una camicia madras e fece lo stesso poi continuando a tirar fuori gli abiti guardandoli con aria critica proseguì nella scelta << questa NO. Questa...NO..quella...bleah, no! Neanche questi pantaloni..ma di chi sono? Di tua nonna? >>
<< cos’hanno quei jeans che non vanno? >> Marissa la guardò con sguardo che voleva dire semmai che cosa hanno che va? .
Passò poi ad aprire i cassetti della biancheria rovistandovi dentro << non ci sono un paio di mutande degne del nome, e neanche un reggiseno a balconcino >>
<< il ferretto sega sotto il seno >> esclamò Costance per giustificarsi
<< fa niente. Da domani solo balconcini >> la guardò con espressione inflessibile mentre fermava le proteste di Costance che stava già aprendo la bocca << E penso di essere stata chiara >> inarcò un sopracciglio come rafforzativo poi proseguì con tono da generale << ti ricordo che Io prendo parte all’operazione in qualità di comandante in capo. Quindi i miei ordini non si discutono >> Tornò a rovistare nell’armadio e trovò un paio di jeans stretti a vita bassa ed un maglioncino corto in cashmire nero << mettili >> le ordinò con fare perentorio poi si mise le mani tra i capelli tirandoseli indietro con forza
<< domani dobbiamo andare a fare acquisti. Non puoi uscire sempre con quella roba indosso…e niente scarpe da ginnastica >>
<< cheee?  è uno scherzo vero? >> chiese speranzosa Costance
<< non sto scherzando ed a meno che tu non abbia un contratto pubblicitario con la All Star Converse, dovresti approfittare dell’occasione di avere un’esperta a completa tua disposizione, per acquistarti un bel paio di Louboutin >>
<< mamma mia che macello >> esclamò Sarah ferma sulla soglia della camera << che è successo? Hanno scaricato qui i contenitori della Caritas? >>
 
<< ha-ha..non sei divertente >> esclamò Costance seduta sul bordo del letto che contemplava affranta la pila di abiti ammonticchiati davanti a lei
<< fai un po’ vedere, alzati un po’...girati..... mmhhmmm il ciuffo ti dona fascino >>
<< si, il fascino della strabica >>
Fece finta di non sentirla << e questo golfino nero..
<< mi sa di funerale.. >> la interruppe lei
<< senti perché non facciamo così : io parlo e tu mi ascolti ? >>
Costance sorrise << okay >>
<< allora dicevo che approvo tutto, dalla pettinatura, al trucco all’abbigliamento.. certo, non è che ti sia rimasto molto nell’armadio... >> la guardò trattenendo le risate << conoscendo Marissa....spero che ti sia rimasto un cambio di mutante per domani >>
<< certo che glie ne ho lasciato uno, ma domani dobbiamo rifare tutto il guardaroba >>
<< posso venire anch’io ? >> chiese speranzosa Sarah
hai-hai le cose si stavano mettendo male
Passi per il comandante in capo... ma averci dietro anche l’attendente del comandate iniziava ad essere pericoloso.
 

*.*.*.*
 


Il primo posto dove Costance fu trascinata fu Louise un magazzino di abiti retrò situato nella zona ovest.
Sulle rastrelliere una serie di abiti improponibili giacevano indisturbati
<< ma è tutta roba usata >> esclamò Costance
<< è Vintage, Costance, Vintage >> la redarguì Sarah,  lo sguardo assorto e concentrato mentre spostava le grucce ad una ad una per osservare meglio la merce..
Marissa intanto stava setacciando la prima fila dall’altra parte
<< questo? >> urlò Sarah dall’altra parte della fila mostrando a Marissa un abito bianco in pizzo che fece inorridire Costance << non vorrete mica che me lo provi vero? >>
<< vedremo, tu intanto Sarah tienilo in mano >> rispose pronta Marissa osservando sospettosa un’altra ragazza che assorta aveva iniziato a scorrere gli indumenti sulla stessa rastrelliera controllata da lei. Accidenti, questa non ci voleva, detestava dover fare in fretta nella scelta degli abiti, ma l’urgenza di arrivare prima dell’altra le faceva scorrere velocemente le grucce da sotto le mani. Innervosita cercò di affrettarsi e per poco non mancò il pezzo forte che stava cercando. Un giacchino  nero con ricami argento  che giaceva infilato al rovescio sulla gruccia.


 

Marissa lo staccò decisa poi, insieme ad un paio di jeans tagliuzzati, scoperti da Sarah su uno degli scaffali di centro, all’abito in pizzo e ad una scamiciata in camoscio marrone, la porse a Costance << vai a provarti intanto questa roba >> e le indicò la serie di camerini nell’angolo.
Costance vi si avviò seguita dalle altre due << lo sapevate che la peste era causata dalle pulci che si trovavano nascoste sugli abiti ? >> la ignorarono bellamente senza emettere alcun suono
Azione molto frequente da quando era iniziata quell’operazione
<< pare che l’80 % delle persone porti gli abiti ai negozi dell’usato perché rifiutati anche dalla Caritas >> continuò imperterrita lei entrando nel camerino e tirando la tenda.
<< questa te la sei inventata di sana pianta >> esclamò Sarah scostando leggermente la tenda ed infilandoci dentro la testa
Era vero
Per cui non aggiunse altro
 
Uscì con l’abito di pizzo << sembro uscita dal film Ritorno Al Futuro III, quello ambientato nel Far West >>
Le guardò attentamente con sguardo accusatore, ma loro non avrebbero potuto controbattere con nessuna risposta sarcastica, con nessuna argomentazione valida. Mute le dettero ragione piena. Lei si voltò e rientrò all’interno del camerino tirando la tenda con un gesto secco.
Con la scamiciata scostò la tenda e, senza neanche fare un passo, vedendo le espressioni di Sarah e Marissa, che concordavano completamente con la sua, la richiuse in silenzio. Indossò il giacchino nero con i ricami in argento guardandosi scettica nello specchio.
La voce arrivò loro chiara e decisa da dentro il camerino << se pensate di farmi assumere al Barnum & Bailey Circus vi sbagliate di grosso >> aprì si scatto la tenda ed uscì fuori << allora dove sono la frusta e lo sgabello?...perchè presuppongo che tra un po’ arrivino i leoni.. >> la fissarono esterrefatte mentre sui loro volti iniziava a comparire una espressione di puro trionfo.
Allargò le braccia con espressione incredula << ma andiamo... non vorrete mica farmi credere che .........
La voce le si affievolì man mano che le facce di Sarah e Marissa andavano esprimendo piena approvazione
Quando era uscita  con i jeans strappati e quel giacchino corto nero, che lasciava scoperta un po’ di pelle del ventre, con quegli alamari in argento, avevano capito che stavano percorrendo la direzione giusta.
<< niente male >> commentò Marissa
<< questo esperimento vivente mi sembra perfettamente riuscito >> esclamò Sarah annuendo soddisfatta.
<< mi rifiuto di pensare che pensate quello che penso! >> esclamò Costance con voce stridula      << okay d’accordo fermiamoci qua, ritiro tutto quello che ho detto, fate finta che io non abbia mai suonato da Aurélie, riavvolgiamo il nastro e..
<< taci >> le ordinò secca Marissa  mettendosi davanti a lei << il comandante dell’operazione sono io e gli ordini li do io. Tu devi solo eseguire >> la guardò con espressione veramente arrabbiata poi proseguì con voce sibillina inframezzando ogni frase, ogni parola con il tocco dell’indice sul suo sterno << per cui . Se . Ti dico . Che tu . Indosserai codesti capi....... tu...... Li . Indosserai . Senza. Proferire . Verbo. >>
 
Quando entrarono nel negozio di scarpe Costance si sedette lasciandosi cadere di schianto sulla poltrona come se qualcuno ce l’avesse spinta.
<< sono morta >> esclamò con espressione sofferente cercando un po’ di compassione << perché non ci fermiamo qui e torniamo domani ? >> continuò speranzosa.
La luce di determinazione che lesse nei loro sguardi le fece capire che non aveva speranze.
Marissa alzò un paio di stivaletti in camoscio chiari cercando l’approvazione di Sarah. Era umiliante essere trattata come un manichino da rivestire << perché fate finta che io non ci sia? >>
<< perchè. Tu. Devi. Stare. Muta. >> le ricordò Marissa
<< e lasciare fare a noi >> proseguì per lei Sarah
<< siamo noi l’esperte >>
<< avanti indossa questi >>
Costance guardò quello strumento di tortura chiamato scarpa con tacco alto 
<< Studi medici mostrano che il 60 % degli adulti ha dei danni ai piedi. E questa è una conseguenza della civilizzazione, poiché il 98 % dei bambini viene al mondo con piedi sani. >> sentenziò saccente .
Marissa le mise in mano gli stivaletti << infilali! >> mentre Costance continuava imperterrita, togliendosi le scarpe ed infilandoseli << con i tacchi alti il peso viene distribuito in modo sbagliato causando uno sbilanciamento del corpo: di conseguenza le dita dei piedi subiscono un'eccessiva pressione e vengono costrette ad una posizione innaturale >>
nessuna delle due la cagò di striscio
<< alzati in piedi>>
Costance si alzò barcollando leggermente
<< per raggiungere la posizione eretta, l'uomo ha impiegato migliaia di anni: dovevano verificarsi le modificazioni nella posizione della testa della colonna vertebrale. Nel corso di questa evoluzione, l'essere umano ha modificato l'assetto dei denti e la posizione del collo........ non ce la farò mai a camminare con questi cosi ai piedi, mi vengono le vertigini a guardare in basso e mi sento malferma >> piagnucolò 
<< è solo questione di abitudine >> la tranquillizzò Marissa 
<< potresti provare a comprarti un paio di stivali di pelle o di cosa ti pare con tacco 10 o 12. Devono essere fatti di materiale un po’ rigido perché devono essere aderenti, quasi come calzini.  Poi te li metti prima di andare a letto e dormi con gli stivali in modo da abituare i muscoli ed i tendini a stare un po’ stirati. E’il principio dello stretching passivo >> le suggerì Sarah mentre Costance la guardava impietrita a bocca aperta
<< dimmi che non sta parlando sul serio >> chiese con tono implorante a Marissa << no,no, >> rispose questa << è proprio vero, l’ho letto anch’io da qualche parte, forse sul web >>
Costance con un sospirò iniziò a camminare 
<< te la stai cavando benissimo >> le disse Marissa
<< vedi che non è poi così difficile ? >> proseguì Sarah << vedrai, tra un po’ ti sentirai bene quando ... >> 
<< quando me li sfilerò e li lancerò alla parete >> la interruppe Costance
<< avanti che siamo in dirittura d’arrivo >> la incoraggiò Marissa 
<< adesso sei pronta >> le disse Sarah
<< per cosa? Per un giorno di riposo  a letto con un’aspirina per il mal di testa ? >> ripose accuratamente gli stivaletti nella scatola poi con questa sotto il braccio si avviò alla cassa 
 << aspetta >> Marissa la richiamò indietro << togliti le All Star ed indossa queste >>
<< queste cosa? >>
<< queste scarpe >>
<< col tacco pure queste ? >>
<< certo,  non è altissimo per cui è l’ideale  per fare pratica >>
<< dai qua >> Costance tese la mano sconfitta sedendosi poi per sfilarsi le sue amatissime Converse ed infilarsi le altre << non vedo l’ora di arrivare a casa ......  non reggerei un minuto di più, sono stanca morta << d’accordo rientriamo >> annuirono entrambe guardandola muovere i suoi primi passi
<< sei stata molto collaborativa Costance >>  commentò Sarah                                                << approfittate di questo momento di sfinimento per dirmi tutto quello che volete perché non sono in grado di ribattere ad alcun insulto, offesa o commento ironico. Sono letteralmente a pezzi >>
<< già, fare acquisti sfinisce >> convenne Marissa anche se però era euforica. Quando passarono davanti ad un auto ferma ad un semaforo rosso il passeggero di fianco al guidatore si sporse fuori dal finestrino per seguirla con lo sguardo, mentre Marissa gongolava orgogliosa.
<< hei! >> l’apostrofò Beth al loro rientro << ma dove vi eravate...madre santissima! Vieni un po’ qui Cenerentola, fatti un po’ vedere >> Marissa e Sarah sorrisero mentre un’espressione di trionfo brillava nei loro occhi . Beth la guardò allibita  << complimenti ragazze! Dio Santo! Costance sei una meraviglia ! >>   Costance si limitò ad alzare le spalle << come hai detto tu stessa... merito loro >> le guardò con uno sguardo che voleva essere accusatorio ma che divenne invece carico di affetto, il labbro iniziò a tremarle mentre gli occhi le diventavano pericolosamente lucidi. Prima che potesse dare libero sfogo alle lacrime Marissa con voce sabbiosa le disse << in qualità di comandante, per i poteri che mi sono stati conferiti in questa operazione ti do il permesso, se vuoi, di rimetterti la tuta >> tirò su con il naso mentre Costance, sorridendo tra le ciglia umide, si avviava verso la camera, si schiarì la voce << Beth vuoi venire a vedere cosa mi hanno acquistato? >> 
 << oddio! Per un attimo ho temuto che tu non me l’avresti mai chiesto >> e la seguì veloce su per le scale.
<< io vado da Brutus >> esclamò Sarah
<< come va? >> le chiese Marissa
lei fece spallucce << va come deve andare. E’ dal compleanno della nonna di Zach che non lo vedo, e va bene così.. non mi ero resa conto che potessi asfissiarlo in quel modo, forse è stato un bene che me ne sia resa conto quanto prima, avrei potuto rovinargli l’esistenza >> fece un sospiro mesto << Non mi sono resa conto di come potevo sembrare sfacciata >> ammise dopo qualche momento, abbassando gli occhi << Devo essere stata davvero esasperante>>
<< non essere così dura con te stessa adesso...Sopravviverai. In fondo Law è semplicemente il tipo che non vuole un legame vero.... ormai lo abbiamo capito questo no? >> le disse Marissa con istinto protettivo.
All’improvviso si rese conto di come poteva aver messo in difficoltà Law, lo aveva cercato, stuzzicato nella speranza che si accorgesse di lei. Ma aveva ottenuto solo di metterlo in fuga. Che razza di idiota era stata! Chissà che risate si erano fatti giù al ristorante, doveva essere apparsa come una patetica, disperata , ragazzina alle prese della prima tempesta ormonale. Si avviò lentamente verso la porta, la voce di Marissa le giunse affettuosa << e non  preoccuparti dei pettegolezzi. Ignorali. Non hai fatto niente di male .......
Sapeva leggerle nel pensiero
... quella che ci sta male sei solo tu >>  mormorò poi solo a se stessa mentre la porta si chiudeva con un leggero tonfo.
 
Sua madre le diceva sempre che nella vita non dobbiamo desiderare troppo le cose impossibili, ma dobbiamo accontentarci di quelle che riusciamo ad avere giorno per giorno, e Law decisamente rientrava nella prima categoria. Il punto era : quanti giorni le ci sarebbero voluti per ricordarsi di non desiderarlo?
 
Era appena entrata in casa quando sentì il portone aprirsi di nuovo ed un rumore di passi che si avvicinavano
<< ciao >> la salutò Law
Lei si irrigidì e non potè fare a meno di darlo a vedere << ciao >> rispose con sguardo indifferente e voce piatta << sono appena arrivata, stavo per prendere Brutus >>
Law si incupì leggermente, non era abituato a quella freddezza da parte di Sarah, era abituato alla sua adorazione o a qualche risposta pungente, ma non quell’aria di fredda indifferenza. Si sentì colto da un fastidioso rimpianto che lo indispettì.
Gli occhi  di Law scivolarono su di lei. << Mi sono dimenticato un disegno. Sai, voglio apportare qualche modifica al ristorante, niente di strutturale naturalmente ma vorrei creare dei piccoli separè per dare più intimità agli innamorati..
Perché tutte quelle spiegazioni?non era lei che studiava architettura
Non era né la sua socia né poteva annoverarsi tra le coppiette visto che non aveva neanche un unghia di  ragazzo…e per colpa sua. Perché se non avesse avuto la mente piena di lui forse sarebbe riuscita a guardarsi intorno
<< L’hai mica vista ? >>
Lei scrollò il capo << Mi dispiace >>
Sarah era molto diversa e  lui si sentiva quasi a disagio
<< Come? Nessun invito per nessuna festa ? >>
<< non devi preoccuparti più Law, ho deciso che forse è giunta l’ora di diventare adulta >> mormorò guardando un punto fisso davanti a sé << non ho più nessuna intenzione di importunare uomini che non sono disponibili, da adesso in poi allaccerò rapporti solo con uomini liberi da ogni legame o mi dedicherò alla pittura >>
Il suo atteggiamento di superiorità lo stava infastidendo ma non aveva alcuna intenzione di farglielo vedere, si appoggiò alla parete allungando un braccio << non sapevo che tu dipingessi >>
Neanche lei. Quella frase le era uscita così, di getto, senza aver minimamente riflettuto, e continuando a non riflettere continuò << e come avresti potuto, visto la velocità con cui ti intrattenevi a parlare con me. Sembravamo Speedy Gonzales e Willy il coyote >> lui represse un leggero sorriso a quel paragone
<< tranquillo Law, ho recepito perfettamente il messaggio che mi hai inviato l’ultima volta, non sono poi così ottusa, non importava che tu venissi qui per ribadirlo di nuovo….
Ma lui non era lì per ribadirglielo di nuovo
.. mi dispiace se ti ho reso la vita un po’ fastidiosa, ma non ti importunerò più. Te lo prometto >>
Si avviò verso la terrazza << vado a recuperare Brutus, sarà già in ansia >>
Lui la guardò socchiudendo gli occhi, vide le lunghe gambe fasciate nei jeans a vita bassa slavati, il sedere sodo e la pelle che la maglietta corta, come dettava l’ultima moda, lasciava scoperta. Quello non era il corpo di una ragazzina, era il corpo di una donna.
Quando scese lui era ancora lì appoggiato al muro, afferrò il guinzaglio di Brutus e nell’allungare il braccio scoprì un inizio di tatuaggio che dal basso ventre spariva sotto la cintura , avrebbe detto che fosse l’accenno di una testa di drago ed all’improvviso si ritrovò curioso, con misto una leggera punta di eccitazione, di vedere la parte nascosta che si celava sotto i jeans.
<< andrete alla festa al The Sun ? Se non sbaglio siete state invitate anche voi >>
<< a dirti la verità non lo so, cioè se pensi di andarci tu vai pure, io non verrò. Non voglio nel modo più assoluto crearti ancora imbarazzo. Accidenti! Non avevo idea di come potevo renderti la vita difficile con questo gioco, scusa, ma proprio non me ne rendevo conto >> enfatizzò la parola gioco, cercando di salvare l’ultimo brandello di orgoglio che le era rimasto.
Lui ebbe un leggero sussulto perché non si aspettava una reazione del genere, ma soprattutto non si aspettava di rimanere così infastidito e seccato da questo cambio di atteggiamento di Sarah, ma prima che riuscisse ad aprire bocca lei aveva già aperto la porta e ne era già andata con Brutus.
 
 
 
Eccoci qua con un nuovo capitolo, spero di non incartarmi troppo con le due storie portate aventi in parallelo…non è che sia così esperta…non vorrei creare confusione.
Forse era meglio se separavo le due storie ma sinceramente… non ci sono riuscita  SIGH! Mi vengono già così intrecciate nella mia mente… forse ho di per sé le sinapsi annodate tra loro…
Comunque, come sempre, e non finirò mai di ripeterlo, grazie a tutte voi che avete messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie a chi ha commentato
precisazione : per la parte relativa agli insegnamenti mi sono ispirata al film "come tu mi vuoi" Un bacione a tutte  e … alla prossima
costanza















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Capitolo 29
*** CAPITOLO 28 - al The Sun ***


CAPITOLO 28
 

 

Il Natale era alle porte, quella sarebbe stata l’ultima settima a Londra poi sarebbero partite tutte, tranne Marissa naturalmente,   per passare il Natale in famiglia.
 

Il The Sun quindi era l’ultimo evento a cui avrebbero partecipato, prima della partenza poi, al rientro  ci sarebbe stata la festa da Camille.
 

 
Londra sotto Natale era meravigliosa.
Il periodo dell’Avvento era  vissuto con grande fervore. I negozi erano illuminati a festa in una miriade di giochi di luci e ghirlande e decorazioni che abbellivano edifici e monumenti.
 
Perché il Natale non era solo un giorno di festa, era anche un periodo incantato fatto di attesa, di luci colorate e di regali da incartare.
 
In quella settimana libera dalle lezioni si dedicarono allo shopping natalizio.
A Costance piaceva molto dedicarsi alla scelta dei regali.
Le piaceva tutta la fase che precedeva l’ acquisto in sé, e cioè la ricerca dell’idea, lo studio accurato di come il regalo sarebbe stato utilizzato, insomma per lei questa era una scienza vera e propria a cui si applicava con volontà ma soprattutto entusiasmo.
A lei piaceva riceverli i regali è vero però, vedere l’espressione della persona nel momento che scarta il regalo che tu le hai fatto era una cosa per lei ancora più importante ed appagante.
La gioia che vedeva negli occhi dell’altro le dava un senso di soddisfazione estrema e la rendeva felice fin nel profondo, era quello il momento in cui si sentiva partecipe della dimensione magica, speciale del natale. L’avessero messa a scelta tra ricevere un regalo o fare un regalo, sicuramente avrebbe scelto la seconda possibilità che la rendeva sicuramente più felice.
 
Costance e Beth riuscirono a partecipare anche ad alcuni Christmas party.
 
Stavano camminando in Oxford Street, sotto dei giganteschi fiocchi di neve giganti appesi da un lato all’altro della strada - ed era come camminare immersi nel mondo fantastico di un cartone animato - quando videro dalla vetrate esterne degli atrii di alcuni uffici l’andirivieni di alcune persone che tenevano in mano dei bicchieri e dei piattini.
Si accorsero allora che lungo tutti gli uffici che si affacciavano su Oxford Street fino alla pista di pattinaggio c’era in corso un enorme Christmas party continuo
L’idea venne improvvisa << perché non entriamo ? >> propose Beth guardandola con sguardo ammiccante
<< forse perché non lavoriamo in nessuno di questi uffici? >> rispose lei con tono ovvio
<< dai Costance, figurati se in mezzo a tutte queste persone si accorgono che siamo due   imbucate >>
<< mmmhhh, non so.. >> mormorò lei titubante << e se ci scoprono? >>
<< diciamo loro che non avevamo capito che fosse una festa privata riservata ai dipendenti >> preseguì logica Beth
bene, pensò Costance, in fondo, dopo aver chiesto aiuto a Madame Dupré,
dopo aver acquistato abiti che pensava che non avrebbe mai indossato neanche  in caso di pericolo di morte… l’imbucarsi ad una festa era il minimo che poteva fare per finire la settimana in bellezza
 
ah, no,la settimana in bellezza l’avrebbe finita con l’ ingresso al The Sun
 
entrarono ed uscirono da ogni ufficio brindando ogni volta con spumante , coca cola o aranciata, salutando tutti come se fossero parte integrante del personale dell’azienda da tempi immemorabili.
Si divertirono come delle matte a conversare con le persone di argomenti di cui non sapevano assolutamente niente e si accorsero che il solo fatto di essere lì induceva gli altri a trattarle come colleghi e a non prestare molta attenzione se conoscevano o meno gli argomenti trattati.
Si resero conto quindi come  fosse facile ingannare il prossimo, quanto fosse possibile ingannare la fiducia degli altri.
 
Tutte insieme poi visitarono tutti mercatini di Natale. Dal mercatino di Borough Market a quello di  Portobello, azzardarono anche una comparsa in una delle tante piste di pattinaggio dove passarono un pomeriggio divertentissimo tra cadute, scontri e tante tantissime risate. Quello fu un pomeriggio
fantastico che rimase impresso nel loro cuore per l’armonia che sentivano essere presente tra loro, per il loro legame che si era creato e che si stava rafforzando sempre di più; e che rimase impresso anche nelle loro menti al momento del rientro a casa quando, appesa con dello scotch alla cassetta della posta trovarono un’altra lettera azzurra.
La felicità svanì in un attimo.
L’illusione che fosse stato tutto uno scherzo, visto che era da un po’ che non ricevevano niente, si frantumò come uno specchio scagliato con forza contro una parete.
In un silenzio angosciate Marissa staccò lentamente la busta poi, senza poter aspettare un minuto di più, l’aprì e fece scivolare fuori il foglio
 
Hai fatto bene a divertirti oggi sul ghiaccio, perché tra un po’ non lo farai più.
Ti avevo dato un consiglio riguardo a Jared, ma mi pare che tu non abbia alcuna intenzione di seguirlo.
Ti do tempo un mese, poi entro in azione.
Acqua in bocca, ricordati che ti tengo d’occhio

 
<< oddio! >> esclamò Beth << dobbiamo dirlo a Zach >>
<< taci Beth! >> sibilò Marissa << non qui. >> e si avviò velocemente al piano di sopra seguita dalle altre.
Sedute al tavolo della cucina si guardarono negli occhi cercando conforto l’una con l’altra
Il sapere di essere spiate, controllate, di essere violate nel loro privato le metteva in agitazione, le faceva sentire inermi
<< dobbiamo mettere in pratica il piano di Costance >> disse decisa Marissa
<< no. Dobbiamo dirlo a Zach ed agli altri >> replicò testarda Beth
<< uffa Beth! >> sospirò Sarah
<< davvero, smettila di essere così melodrammatica, se l’affrontiamo tutte insieme non potrà farci niente siamo cinque, se Sia arriva in tempo, altrimenti quattro contro una, io sono anche cintura nera di Karatè non dobbiamo avere paura di niente >> mormorò Costance con tono rassicurante sicura si sé
<< se lo dici tu >> sussurrò Beth non ancora convinta ma disposta ad uniformarsi al volere delle altre
<< dai, dai, animo animo, se non mi lascio intimidire io, non vedo perché debba farlo tu >> Marissa l’abbracciò stretta poi continuò rivolta alle altre << adesso allora come procediamo? >>
rimasero in silenzio per un po’ poi Costance parlò << io direi di muoverci solo quando saremo di nuovo tutte presenti a Londra in modo da non lasciare che ci colga di sorpresa accettando l’incontro in un momento in cui qualcuna di noi è ancora in famiglia. Quindi io direi di lasciar perdere per adesso, visto che ti ha dato ancora un mese di tempo >> rabbrividì un attimo a quelle parole << e poi, la prima settimana di gennaio, quando saremo di nuovo tutte insieme proporremo l’incontro. Che ne dite ? >> si trovarono tutte d’accordo ed al pensiero che a breve tutto sarebbe finito sospirarono di sollievo, mentre Beth non riusciva a soffocare quel disagio che la stava pervadendo insieme ad una inspiegabile sensazione di tradimento al pensiero di non mettere a conoscenza di quanto stava avvenendo i ragazzi. Jared in qualità di ragazzo di Marissa, e Darius e Zach in qualità di amici ma soprattutto quest’ultimo in qualità di poliziotto.
  
                                       
  
<< eccoci qua >> esclamò Marissa fissando la struttura davanti a se
<< eccoci qua >> ripetè Costance al suo fianco, mentre Sarah e Beth guardavano anche loro a bocca aperta.
Il The Sun era quanto di più spettacolare ci potesse essere.
Costruita  tutta in legno e vetro, situata su uno specchio d’acqua artificiale dove  si riflettevano le luci ed i colori creando un gioco ottico fantastico.
Come al solito erano arrivate in ritardo.
Si erano dilungate nella preparazione di Costance.
Le avevano infilato a forza il giacchino con gli alamari argentati ed i jeans strappati.
 
Camille all’entrata le aveva accolte con grande calore .
Gli occhi però erano freddi, impersonali notò Beth.
Era splendida in quell’abito azzurro che mandava bagliori quasi argentei, sembrava la fata dei ghiacci, con quegli occhi azzurri spesso glaciali e la massa di capelli di un rosso perfetto che spiccava come una torcia accesa.
<< Costance sei magnifica in questo completino vagamente circense >> le sussurrò piano all’orecchio mentre la baciava sulla guancia, mentre lei arrossiva sentendosi crollare anche quel briciolo di sicurezza che erano riuscite ad infonderle prima di uscire da casa..
Giuda pensò Beth, che essendo molto vicina aveva sentito perfettamente, per cui  disse a voce alta << le sta d’incanto vero ? >> le circondò le spalle con il braccio per farle sentire tutta la sua solidarietà ed il suo appoggio << è un Balmain , ma credo che tu l’abbia già riconosciuto no ? >> continuò con finta disinvoltura.
In realtà era furibonda .
 Ma chi si credeva di essere ?
ma pensava davvero che tutte agognassero la sua amicizia?
 Che la loro massima aspirazione fosse di poter includere il suo nome tra l’elenco delle loro amicizie?
E per dirla tutta non riusciva a capire perché si era avvicinata a loro…. cosa voleva ottenere ?
 
 In realtà il The Sun era una  disco dinner, ovvero sia un locale dove si poteva sia cenare sia ballare.
Era a forma di croce, nella zona centrale troneggiava una consolle illuminata da tantissimi led colorati che ogni tanto iniziavano a brillare intermittenti, un po’ come i led della Tour Eiffel in versione notturna. Sospesa sullo specchio d’acqua esterno, un’altra zona in legno e vetro alla quale si accedeva grazie ad un camminamento in legno. L’insieme ricordava molto i giardini giapponesi, con il loro equilibrio di forme e la loro geometria . All’estremità superiore c’era il bancone del bar circondato da divani bianchi e neri. C’erano anche dei privè ai quali si accedeva solo su prenotazione. In genere il locale era frequentato da gente ricca e quella sera in particolar modo, visto la presenza di una parte di cast di Harry Potter, era presente quasi tutta la Londra bene.
 
Una volta abituati gli occhi alla penombra Costance osservò con attenzione le persone presenti, valutò ad occhio il costo degli abiti delle ragazze, tutti firmati. Per non parlare delle scarpe e degli accessori.
Sicuramente il costo di quegli abiti avrebbero mandato avanti una famiglia delle favelas.
Sarah e Beth si muovevano fluide perfettamente a loro agio .
 
C’era molta gente, tutta ansiosa di poter incontrare gli attori.
 
Si guardò in giro un po’ spaesata, non sapeva cosa fare.
Forse non aveva ancora appreso bene le lezioni di madame Aurélie, non si sentiva ancora sicura delle proprie possibilità.
Si voltò verso Beth, per cercare conforto, sostegno nel suo sguardo, ma si accorse con sommo orrore di essere stata spinta lontano dalle altre.
Era sola
Cioè, definirsi sola in un locale così zeppo di gente non era il termine esatto.
Diciamo che si sentiva persa.
Come se, come Pollicino,  avesse smarrito la strada e non fosse più in grado di ritrovarla
Ma andiamo Costance!
Non sei in mezzo a Time Square al momento del conto alla rovescia di fine anno.
Non ci si può perdere in una discoteca!
Inizia a muoverti e vedrai che prima o poi riesci a ricongiungerti al gruppo.
Al massimo, pensò, puoi andare dal Disk jockey e farti annunciare al microfono come si fa con i bambini perduti al supermercato.
Si mosse in mezzo alla gente facendosi largo con molta gentilezza tra gomiti, tette e culi, molto spesso esposti in modo indecente.
Lanciò uno sguardo da lontano verso una figura che sovrastava la maggior parte delle persone e che si trovava al centro della pista .
Al centro della pista ?
Vedere Zachary muoversi anche lui in perfetta sintonia con l’ambiente, ma soprattutto vederlo ballare con una serie di ragazze che non aspettavano altro che un suo invito, la demoralizzò molto.
 
 
Era da un po’ che lo stava osservando dal posto che si era trovata.
 
Non che si stesse nascondendo, cercò di convincersi, per quanto la grossa Kenzia, dietro la quale si era per caso ritrovata, la celasse quasi completamente alla vista delle persone presenti nella sala.
 
Non voleva che lui la vedesse, forse perché non le sembrava che quell’abbigliamento fosse abbastanza sofisticato per quella serata, come lo aveva definito Camille?  Vagamente circense  per cui temeva che inevitabilmente sarebbe stata paragonata alle altre, tutte così eleganti.
Lui, anche con quella semplice camicia bianca, la cravatta nera allentata e al solito, jeans neri stava divinamente .
Quella sera era semplicemente affascinate, irresistibile, accerchiato costantemente da belle donne.
<< Costance che fai qui da sola ? >> la voce le giunse di sorpresa alle sue spalle
<< Camille...hemm.. uhmm…. sto osservando le coppie ballare  >>
<< come mai osservi senza ballare? >>
<< diciamo che la danza non fa per me, sono troppo rigida >> esclamò lei con una punta di rammarico, non le aveva detto una bugia, in fondo sapeva ballare solo il valzer.
Rimasero in silenzio a guardare i corpi che si dimenavano davanti a loro
 
<< Sei mai stata qui? >>
lei scosse il capo in risposta reprimendo un sorriso…lei ..lì …al The Sun….avrebbe dovuto chiedere un mutuo per il biglietto…senza contare che non l’avrebbero fatta neanche entrare visto che non faceva parte del jet set
 
<< vieni facciamo un giro che ti mostro il locale >> la prese sottobraccio possessiva, Constance la seguì riluttante. Avrebbe di gran lunga preferito sedersi ad ascoltare ad occhi chiusa la musica lasciandosi trasportare dalla fantasia
 
Mano a mano che si aggiravano nelle varie zone della discoteca Camille le raccontava un po’ la storia di quella struttura, la sua importanza .
Le sua fama aveva raggiunto livelli esagerati pensò Costance, essere ammessi al The Sun voleva dire essere riconosciuti “Vip” e quindi essere ricondotti sul gradino più alto della scala sociale.
Lei all’inizio l’ascoltò incuriosita, poi piano piano, come era suo solito fare,  iniziò a divagare con la mente cercandolo tra la folla
<< …..mi spiace che lui l’abbia presa così. Pensavo che con il tempo avrebbe superato quell’amarezza e che saremmo potuti tornare ad essere buoni amici. Evidentemente lui non è ancora pronto. Ha sofferto così tanto.. >> continuò Camille con tono angosciato mentre Costance si riprendeva dal suo torpore..lui chi? Doveva fare la domanda e mostrare quindi il suo completo disinteresse avuto fino a quel momento o lasciar perdere limitandosi ad annuire di tanto in tanto? Optò per la prima ipotesi << lui chi? >>
<< come chi? Zachary naturalmente >> Costance drizzò subito le orecchie . Camille la guardò con occhi spalancati per lo stupore << noooo.. vuoi dire che.. non..lo..sapevate? >>
<< ma sapere che cosa? >> chiese con aspettativa lei.
<< che alcuni anni fa io e Zach siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro..>>
quelle parole rimasero cristallizzate nell’aria mentre i suoni, le voci, i rumori scomparivano del tutto. Costance sentì all’improvviso il cuore fermarsi e quelle parole rimbalzarle assordanti nelle orecchie come un sacchetto pieno di bilie rovesciato dall’alto sul  pavimento

siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro

Fissò Camille << cosa? >>

siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro

<< ci amavamo molto…è una storia un po’ triste..>>

siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro

<< oddio, non sapevo niente >>

siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro

<< come ti dicevo >> proseguì Camille << io e lui alcuni anni fa siamo stati fidanzati, eravamo molto innamorati ..  A dir la verità lui aveva perso proprio la testa per me, io invece sono stata un po’ cattiva con lui…..
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
…….Quando ha avuto l’incidente ero in un momento particolare della mia vita, la mia famiglia non vedeva molto di buon occhio Zach, non perché non fosse adatto, ma perché speravano per me in un matrimonio con una persona con un lavoro più importante, di potere insomma.
Volevano per me il meglio, e come si fa a biasimare un genitore che vuole il meglio per sua figlia?
Forse uno che vuole la felicità di sua figlia? Pensò Costance
  io del resto ero confusa, insicura, non sapevo cosa volevo fare, dove volevo arrivare per cui l’incidente mi ha destabilizzato ancora di più….
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
……..Mi sono sentita soffocare dalle responsabilità e ne sono rifuggita. So che Zachary è stato molto male ma adesso, se me lo permetterà vorrei cercare di riallacciare quel contatto interrottosi bruscamente…..
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
..adesso è più attraente e più uomo di prima. Direi che è veramente affascinate e sexy non trovi? >> Costance annuì confusa. La girava la testa ma cercò di nascondere l’angoscia.
Quindi Camille era quella lei che lo aveva fatto soffrire? Quella donna così seducente e bella ............... e adesso lo rivoleva? Si sentì perduta. Come poteva competere con lei?
<< torniamo? >> sentì la sua voce strozzata chiedere
 non voleva che lei capisse che era interessata a lui…
.....interessata …
…era persa per lui…

Adesso però tutto aveva più un senso, l’atteggiamento di Zach sempre così freddo nei confronti di Camille. Ecco perché era sempre brusco con lei, perché per lui averla vicino era doloroso. L’aveva amata molto e forse..l’amava ancora..anzi senza il forse visto come reagiva sempre stizzito quando lei gli si avvicinava.

siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro

si sedette su di una poltroncina mentre Camille si allontanava, appoggiò la testa allo schienale, mentre il cervello era in piena elaborazione, ripensò a quello che era accaduto cercando di mettere i vari tasselli al posto giusto adesso che conosceva la storia completa.
 
Ecco perché e aveva detto che non si sarebbe mai innamorato, lo era già, e da molto tempo…. Ma allora perché le aveva chiesto di provare a stare insieme quando in realtà amava un’altra? Forse per scatenarle un po’ di gelosia?......... calpestando lei e i suoi sentimenti?
 
Okay, gli aveva detto che non lo voleva, ma in ogni caso questo glie lo aveva detto dopo..non doveva permettersi di farle quella proposta…
E piaceva alla famiglia….
Puà! sai dove puoi mettertela….
 
All’improvviso si sentì stanca di quelle luci, di quei suoni, di tutto quel rumore.
Stare al chiuso le sembrò improvvisamente intollerabile.
Si alzò ed uscì dall’ oscurità soffocante dell’interno, andando fuori sul patio che correva circondando tutto il locale. Un brivido di freddo la fece tremare, non sarebbe rientrata a prendere il cappotto, sarebbe rimasta un altro po’ lì fuori, fino a congelarsi del tutto…fino a non sentirsi più niente, mani, piedi, muscoli…cuore. 
Si appoggiò alla balaustra stringendosi le braccia attorno al corpo.
 
Era già passato davanti a quella porta che dava sulla terrazza buttando l’occhio all’esterno.
Tre o quattro volte per la verità.
Okay.
Stava diventando ridicolo.
Finchè  alla fine non si era deciso.
 
<< ecco dove ti eri cacciata > > esclamò la voce profonda di Zach fermo sulla soglia, caviglie incrociate e braccia conserte in una posizione languida ad occupare completamente il vano della porta. 
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
Lo guardò da sopra la spalla voltando appena la testa. Osservò le spalle possenti e la camicia bianca che risaltava sulla carnagione scura.
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
<< come mai ti nascondi qui? >>
<< non mi sto affatto nascondendo >> rispose voltandosi di nuovo verso il panorama
<< allora riformulo la domanda. Che ci fai qui? >>
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
<< te l’ho detto che non amo ballare >>
<< neanch’io . vorrai però concedermi un valzer, dopo la pena che ti sei data per insegnarmelo >>
lei sbuffò << se non te ne sei accorto, ti dico che per stasera il valzer non lo suoneranno di sicuro >>
 
 siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
avvicinandosi a lei continuò <<  preferisci forse giocare a carte? >> alludeva chiaramente alla saletta che si trovava dietro l’arco in travertino grigio, ed  alla quale si accedeva solo in caso di conoscenza diretta del proprietario. Costance scosse la testa << è meglio di no. Sono imbattibile a carte… quasi come a scacchi >> lui piegò le labbra in un sorriso << davvero? >> le chiese con sfida
<< non per vantarmi ma quando giocavo con mio fratello ed i suoi amici vincevo quasi sempre, con
sommo disappunto di questi >> continuò imperterrita lei punta nell’orgoglio
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
<< bene allora non vedo l’ora di organizzare una bella partita a poker tra noi cinque, e vediamo chi è più bravo >> le sorrise di nuovo.
Cosa era accaduto quella sera? Com’è che si era guadagnata due sorrisi da parte sua?
Poi ripensò al suo essere completamente estranea all’ambiente e capì che quei sorrisi non potevano essere che di compassione. Raddrizzò le spalle offesa, se credeva di compatirla si sbagliava di grosso, non voleva essere compatita da nessuno tanto meno da lui.
<< torniamo di là così potrò godermi la serata >> esclamò sarcastica
<< ma che sei venuta a fare se non volevi ? >> okay, non erano quelle le parole esatte che avrebbe voluto dirle. Voleva sapere cos’era che l’aveva spinta a partecipare ad una festa che detestava a cui avrebbero partecipato persone che detestava ancora di più perché spocchiose, sperava che avesse partecipato perché magari c’era lui...... forse non aveva posto la domanda nel migliore dei modi, forse l’abitudine agli interrogatori dei malviventi gli avevano fatto perdere un po’ di savoir faire
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
 
<< sono venuta perché lo avevo promesso a Marissa ed alle altre e per evitare musi lunghi e romanzine di giorni e giorni se non avessi partecipato >> allungò il passo e lo superò rientrando nella sala brulicante di gente.
Che massa di idioti 
Si diresse verso il buffet, afferrò un piatto ed iniziò a riempirlo con pasticcini e praline, meglio affogare la tristezza nel cioccolato, avrebbe mantenuto alto il tono dell’umore, che era sceso improvvisamente sotto le scarpe,  poi si diresse verso un tavolo libero disposto di fronte la vetrata da cui si poteva ammirare tutta Londra . Era una vista mozzafiato e per un attimo rimase a fissare affascinata quelle luci che costellavano quel paesaggio notturno facendolo sembrare un tappeto luminoso.
Dopo poco si unirono a lei Camille ed una ragazza anzi, come avrebbe detto suo fratello una superfiga bionda dotata di un corpo che avrebbe fatto invidia alla Perfezione in persona
Sedettero con grazia richiamando l’attenzione di Darius e Zach che vennero a sedersi lì con loro. Le occhiate che la bionda le regalò fu un invito implicito ad andarsene.
Costance si sentì di troppo.
Anche se, per la miseria, era stata lei a sedersi lì per prima, quindi non vedeva la ragione di andarsene.
Che si trovassero un altro posto loro quattro.
All’improvviso sentì montarle una rabbia sconosciuta .
Il pensiero folle  “l’ho visto io per prima” gli balenò assurdamente nel cervello mentre montava  il desiderio di farsi largo in mezzo a quelle due  facendole volare dalle sedie a suon di ceffoni e anche strappando loro i capelli.
Chiuse gli occhi cercando di ritrovare la calma.
Inspira ed espira
Ritrova la tua centralità
Il tuo karma
Ma tutto quello che riuscì a trovare fu solo una stanchezza cerebrale.
Si sarebbe presa a schiaffi davanti a tutti.
Dove erano andati a finire i suoi ideali sulla parità dei sessi, sulla donna emancipata che non ha bisogno del corteggiamento dell’uomo, che non avrebbe mai voluto diventare una di quelle ragazzine patetiche e deboli ..
Certo che se quell’uomo si chinava verso di lei e sussurrava un “tutto bene” con una voce calda e sensuale .... era tutta un’altra storia.
 
Aveva davanti a sé il suo piatto pieno di dolci ma lei non era dell´umore adatto per divorarli come suo solito.
Dall´altro lato del tavolo, Zachary se ne stava seduto con Camille a fianco, che beveva sensuale il suo Mojito con un sorrisino soddisfatto stampato in volto.
 
All’improvviso mangiare con accanto Zach che sicuramente l’avrebbe osservata masticare ed ingoiare fino all'ultimo pezzo di dolce le sembrò imbarazzante.
Iniziò a sbocconcellare un Gingerbread .
Zach tamburellava le dita sul tavolo con suono ritmico mentre i suoi occhi la fissavano. Dardi incandescenti le punzecchiarono le guance mentre un’ondata di calore le invase il viso.
Sentì il bisogno di prendere il cestello del ghiaccio che troneggiava sul tavolo a fianco, e rovesciarsi tutto il contenuto lungo la schiena.
Lo guardò di sfuggita con un movimento rapido dell’occhio per poi tornare a concentrarsi sul dolcetto che inconsapevolmente, con mani nervose, aveva ridotto in briciole che ora giacevano tristi nel piattino.
 
La voce di Darius e dell’altra ragazza, pur essendo vicinissime, le giungevano come ovattate.
Si ritrovò sospesa in un’altra dimensione perfettamente consapevole, in ogni sua fibra, della vicinanza di Zach.
 
Si sorprese a fissarlo mentre lui ascoltava accigliato Darius.
Aveva un profilo aristocratico, con quella fronte spaziosa ed il naso dritto.
Un accenno di sorriso solcava le labbra perfettamente modellate, nonostante la punta finale della cicatrice.
Anche troppo belle per un uomo.
 
Ed anche se non voleva,  aveva un’aria snob e, in quel momento, leggermente annoiata.
Se ne stava li, con le maniche arrotolate fino agli avambracci, seduto al tavolo in modo scomposto eppure sembrava un Dio in posa.
Un angelo diabolico.
 
Lo odiò.
Di un odio profondo
Viscerale
Un odio che la faceva stare male
Che la lacerava dentro al pensiero che avrebbe voluto essere odiata da lui allo stesso modo.
 
Si voltò di scatto verso di lei sorprendendola a fissarlo.
Un sopracciglio alzato e la vaga ombra di un sorriso furono le uniche variazioni alla sua espressione. Si studiarono qualche secondo in silenzio come due pugili sul ring.
Aveva lineamenti decisi che le ricordavano un rapace o un pirata e trasudava un fascino virile tenebroso e inquietante al tempo stesso.
Nell'istante in cui i loro sguardi s'incontrarono, lei ebbe la strana sensazione che il mondo intero svanisse nel nulla. Una vampata di calore le invase il corpo mentre le ginocchia le diventavano molli. Il cuore prese a batterle come impazzito, si sentiva come trasportata sull'orlo di un baratro misterioso.
 
Doveva alzarsi a lì ed allontanarsi.
Avere vicino Zach stava iniziando ad essere destabilizzante per la sua sanità mentale.
Scostò la sedia e farfugliando una scusa si allontanò da lì andando a cercare Beth e Sarah.
 
Le trovò ai lati della pista da ballo intente a scrutare la folla.
 
<< c’è anche Law >> le urlò Sarah cercando di oltrepassare la barriera di onde sonore che facevano tremare il pavimento << mi ha salutato >>
<< ‘sti cazzi! >> esclamò acida << non si sarà  lasciato andare un po’ troppo? >> la guardò cupa
<< dov’ è l’asino ? >>
<< è laggiù, appoggiato a quella colonna, proprio di fronte a noi >> le urlò di rimando Beth non riuscendo a trattenere il riso all’ epiteto che gli aveva appena affibbiato.
 
 
Law se ne stava appoggiato alla colonna con le mani infilate nelle tasche.
C’era anche lei.
Era venuta allora, nonostante l’ intenzione di non incrociarlo più
Trasalì all’improvviso.
 
La osservò da lontano.
 
Era vestita tutta di nero con un look leggermente aggressivo e tremendamente sexy.
Un maglioncino girocollo ed una gonna in pelle leggermente sopra il ginocchio che metteva in risalto le curve.
Spiccava senza possibilità di alternative con quella sua chioma rossa. Poi fu distratto da due presenze che si materializzarono al suo fianco.
 
Sarah guardò le due che si erano affiancate a Law e che lo stavano placcando come due giocatori di football. Certo, pensava di poter far colpo con la sua gonna di pelle ma non poteva certo competere con la maglietta rossa della mora boccolosa.
Quella maglietta aveva un’asola gigante che dal collo arrivava fino quasi all’ombelico mettendo in mostra una generosa dose di seno.
<< ma come fa a non aprirglisi tutta quella maglietta ? >> urlò nell’orecchio di Beth per farsi sentire  << credo che si debba mettere dello scotch biadesivo ai bordi o forse ha un filo trasparente che lega le due estremità della maglia >> le rispose Beth urlando a squarciagola.
 
Continuò ad osservare torva l’abbigliamento, i pantaloni neri lucidi le fasciavano il corpo in modo tale che avrebbe potuto vedere anche un capello rimasto intrappolato tra i pantaloni e la natica destra.
 
La bionda a sinistra invece aveva un top così striminzito che non riusciva a tenervi dentro le tette attirando così l’attenzione di tutto l’universo maschile presente nella sala. Il testosterone si spalava a secchi.
La musica si abbassò leggermente mentre la voce del disk jockey si spandeva nella sala
<< okay ragazzi e ragazze sta per iniziare il conto alla rovescia. Allo zero ognuno di voi dovrà baciare la persona dell’altro sesso che in quel momento si trova vicino. >> la musica divenne più forte per poi riabbassarsi di nuovo mentre la voce un po’ scanzonata del disk jokey tornava a farsi sentire << Adesso però non iniziate a girovagare per il locale cercando di posizionarvi astutamente vicino ad una persona in particolare. Ci siamo capiti vero? >> rialzò di nuovo il volume mentre le note di On The floor di JL tornavano a vibrare nell’aria e i movimenti dei corpi sulla pista da ballo tornavano ad agitarsi sudati
<< Okay allora ! Partiamo! >> urlò di nuovo il Dj
Sarah si riscosse mentre un fremito la percorse tutta. Un’idea le balenò improvvisa.
Lanciò un’occhiata a Beth e Costance e naturalmente, in virtù della loro conoscenza reciproca, capirono immediatamente quali fossero le sue intenzioni.
<< voglio  approfittare di questo conto alla rovescia >> urlò
<< voglio avvicinarmi e baciarlo >> gli avrebbe dato un bacio tale da fargli arricciare perfino le dita dei piedi. Glie l’avrebbe fatto vedere lei di cosa era capace
il DJ iniziò a scandire i numeri seguito all’unisono dalla folla
<< dieci >>
 
<< ma non avevi detto che lo lasciavi perdere? >>
<< certo. Ma questa è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare! Anche se Accidenti se  mi vorrei togliere la soddisfazione di avere una torrida ardende storia con lui! per una volta! >> sbuffò Sarah continuando di getto << questa è l’occasione giusta dove posso farmi avanti e riuscire a baciarlo…un bacio così rovente da stampargli le mie iniziali sulla lingua. Dopotutto che cos’ ha Nettie che io non ho? ……A parte un corpo da favola ed un’esperienza a letto da  guinnes dei primati? >> ridacchiarono divertite
 
iniziò a vagare con lo sguardo per individuare Law che nel frattempo si era allontanato
 
<< Nove >>
 
Iniziò frenetica alzandosi in punta di piedi. Ma dove cazzo  si era  infilato?
Eccolo, finalmente, vicino alla vetrata.
Era una fortuna che fosse lì al nove. Non avrebbe avuto grosse difficoltà ad avvicinarglisi.
Lo indicò a Beth e Costance che annuirono ed iniziò a farsi largo tra la folla.
 
<< otto >>
 
non aveva calcolato bene che la maggior parte delle persone, come lei, stavano cercando di raggiungere la persona che volevano baciare in modo da trovarsi casualmente vicino a lei allo scoccare dello zero. Per cui c’era un movimento frenetico di corpi che si scontravano, si intralciavano l’un l’altro suscitando scatti d’ira. Studiò distrattamente gli abiti luccicanti delle altre donne presenti.
Accidenti a lei!
Perché si era lasciata ammaliare da quel completino nero che aveva visto su quella rivista di moda? Indossato dalla modella le sembrava facesse tutto un altro effetto. Abbassò lo sguardo su di sé. Certo era aggressivo e sexy….sulla rivista…….ma su di se le sembrava proprio inefficace come tecnica di seduzione.
 
<< sette >>
 
forse avrebbe dovuto indossare una minigonna come quella della bionda anche se  lei sarebbe stata tutta la sera con la mano sull’orlo per tenerla giù
 
<< sei >>
 
doveva sbrigarsi a raggiungere Law. Certo, sapere che quelle due con tette, abitini sexy ed annessi e connessi, gli stavano addosso da più di un’ora non l’aiutava anzi, quasi si sentiva invisibile. Come poteva staccare quelle due sanguisughe dal suo braccio?
 
<< cinque >>
non c’era più tempo. Doveva raggiungerlo a tutti i costi. E poi gli si sarebbe piazzata davanti e mentre tutti avrebbero gridato zero lei lo avrebbe preso per le due riverse della giacca
 
<< quattro >>
 
lo avrebbe avvicinato a sé e gli avrebbe dato un lungo, bollente, eccitante, bacio con la lingua in bocca alla francese
 
<< tre >>
 
era talmente concentrata in questi pensieri che non si accorse che all’improvviso la folla si stava diradando
 
<< due >>
 
si ritrovò quindi all’improvviso davanti a Law. Completamente spiazzata. Il cuore le saltò in gola mancandole un battito. Pensò che forse doveva prendere il numero e mettersi in coda.
Lo guardò negli occhi ma fu solo un attimo perché la bionda accanto a lui, forse per un asincronia di conteggio con il Dj, o forse perché era su di giri, non seppe aspettare per cui gli dette un bacio tale che Sarah pensò che gli avrebbe fatto il solletico alle tonsille con la lingua.
 
<< uno >>
 
in quel momento la mora, anche lei colta di sorpresa da quel bacio lo voltò verso di sé
 
<< zero >>
 
e si prodigò con dovizia ed assoluta dedizione in un bacio prolungato.
Sarah avrebbe voluto atterrare in mezzo a loro come un corpo celeste, facendole schizzare via come schegge impazzite e poi prendergli il viso tra le mani e dargli un bacio da fargli scordare perfino che si trovava in un luogo pubblico….
 
Nemmeno si mosse, chinò le spalle e tutta la sua baldanzosa euforia si sgonfiò come un palloncino.
 
In fin dei conti…. Era lui che sceglieva….
Anzi…. le aveva fatto un favore…perché si era dimenticata del suo proposito di stargli alla larga, di lasciarlo perdere… e lui in quel momento ed in modo del tutto inconsapevole glie l’aveva ricordato.
 
Voltò su se stessa e sparì tra la folla. Quando raggiunse le altre la sua faccia da funerale fu più esplicita di mille parole
<< non ha funzionato eh ? >> le chiese Costace appoggiandole la mano sul braccio in modo affettuoso
scosse il capo incapace di aprire bocca, si sentiva umiliata ed anche un po’ furiosa << c’era la fila davanti a me…mi hanno preceduta…le due troie >>
<< bastarde >> sibilò Beth
<< basta. Questa è stata davvero la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La prossima volta che mi lascio sfuggire un qualsiasi accenno a lui vi autorizzo a prendermi a ceffoni. Altro che Aurelié! A me occorrerebbe il genio della lampada, la fata smemorina, un incantesimo alla Harry Potter >> allargò le braccia dando inavvertitamente un ceffone al ragazzo che si agitava al bordo della pista che si bloccò guardandola con sguardo confuso , l’espressione: che ho fatto ? che gli si era dipinta sul volto le fece scoppiare in una risata mentre Sarah si scusava toccandogli una spalla con la mano per poi ritrarla subito inorridita << bleah. Era sudato fradicio >> esclamò guardandole schifata poi riprese il discorso interrotto con tono assorto <<….  per esempio con un Avada Kevada mi potrei liberare ad una ad una di tutte le sue donne, poi mi occorrerebbe un filtro d’amore e sarei a posto per sempre >> concluse con un sorriso soddisfatto
<< a me basterebbe solo un Avada Kevada Uno solo. >> sussurrò mesta Costance
 
 
                                                     
 
<< hai intenzione di restare qui ancora per molto ? >> domandò Costance con uno sbadiglio mentre Beth si stiracchiava sulla poltroncina.
Erano sedute lì già da un po’, nella parte più nascosta,  quella più lontana dal centro della pista. Beth aveva gli occhi chiusi e Costance teneva i piedi appoggiati sulla poltroncina di fianco in una posa completamente distorta , sul suo volto si leggeva chiaramente il desiderio di togliersi quelli stivaletti sapendo però che non sarebbe più riuscita a rinfilarseli.
Sarah le guardò << ancora un pochino >>
<< ma sono le due del mattino >> protestò Costance
<< lo so. E vi ringrazio per rimanere qui con me. Ma vi prego, solo un quarto d’ora non voglio andarmene proprio adesso >>
<< e perché no ? >> le chiese Beth ad occhi chiusi
<< perché mezz’ora fa, mentre stavo chiacchierando con il fratello di Claire, Law mi è passato vicino mi ha detto : a quest’ora non dovresti essere a letto già da un pezzo?... Tzè! >> lanciò loro uno sguardo scocciato
<< e tu che cosa gi hai risposto ? >>
<< gli ho detto : non sono ancora le due nel caso tu non te ne fossi accorto. La notte è ancora giovane ed ho appena iniziato a divertirmi . Quindi capite bene che non posso andarmene adesso devo aspettare che siano passate le due. Mi sembra però che quest’angolino che ci siamo trovate sia l’ideale per far scorrere il tempo e dormicchiare un po’ >>
<< davvero gli hai detto così ? >> Costance si rianimò all’istante tirandosi un po’ su
<< si. Proprio così. Poi gli ho tolto il bicchiere dalle mani, ho bevuto un sorso pieno del suo contenuto e poi con aria spavalda glie l’ho restituito ringraziandolo >> evitò di riferire che le era sembrato che del fuoco allo stato liquido le ustionasse la gola e lo stomaco, ma che, con uno sforzo sovrumano era riuscita a non tossire, ansimare, lacrimare e, soprattutto sputare. Gli aveva restituito il bicchiere spingendosi fino a leccare una gocciolina di quella schifosa roba, che le era rimasta sul labbro, poi se ne era andata con la sensazione che quell’intruglio le avesse scavato un buco nello stomaco. Ma che era  acido?
 
Diversi sbadigli, e occhiate speranzose all'orologio, dopo, decisero che era giunto il momento di uscire dal loro angolino di espiazione e compatimento.
Era giunta l'ora di mostrarsi assolutamente soddisfatte della serata, estremamente compiaciute per quanto si erano divertite e stanchissime per quanto avevano ballato. Avevano notato che in quell'ambiente l'uso del superlativo era inflazionato.
 
Si erano appena incamminate alla ricerca degli altri, perché andarsene senza un saluto non era carino quando si imbatterono nella ragazza che  lavorava come sommelier da Law
<< ciao Sarah. Come va? te la stai spassando ? >> le chiese sogghignando
<< Oh, sì >> replicò Sarah educatamente << Spero che tu ti stia divertendo anche tu >> continuò cortese anche se non glie ne fregava un cazzo di quella stronza
<< Certamente. Vedo che Law stasera non ha portato nessuno con sé, come ha fatto invece la volta scorsa >> aggiunse la ragazza con un sorriso vagamente beffardo << Ti tiene a distanza, non è vero? >>
Sarah arrossì.
Ultimamente si era abituata ad essere presa un po' in giro, a proposito del suo interesse per Law
…… da Mari, Costy Beth e Sia però.
Ma quella sera, per come era andata, e per chi glie lo stava rimarcando, la cosa le bruciava
<< Nettie è una sua vecchia amica >> si sentì in dovere di sottolineare, volendo farle vedere quanto conoscesse bene in realtà entrambi.
<< Sì, ma solitamente lui non viene alle feste con una donna a rimorchio in effetti >> continuò la ragazza con tono sornione << anzi, ultimamente aveva smesso proprio di partecipare ai tuoi stessi eventi  non è vero? Suppongo che sia stato davvero disperato se è giunto al punto di rispolverare le vecchie fiamme per scoraggiarti >>
Sarah corrugò la fronte incerta se mollargli un ceffone o un colpo nello stomaco in modo da lasciarla senza fiato e boccheggiante sul pavimento, poi sentì la leggera stretta di Costance per cui alzò la testa << In realtà, io stavo solo scherzando con Law >> Non era vero, ma fingere poteva salvare almeno il suo orgoglio.
<< Lo so, tesoro >> la rassicurò quella << E lo sa anche la maggior parte delle persone. Non preoccuparti dei pettegolezzi, anche se vedo che li stai già ignorando da settimane >> proseguì con tono falsamente affettuoso. Sarah l'oltrepassò seguita dalle altre che lanciarono alla ragazza sguardi infuocati mentre lei sghignazzava divertita sull'affogati nel vino lanciatole da Beth.
<< Perché sei così sconvolta? >> le chiese Beth affiancandola << in fondo in molti vedevano come stavi alle calcagna di Law.  Adesso però non lo fai più, dunque perché mai dovresti lasciarti innervosire dalla gente? >>
<< è vero >> concordò cercando con tutte le sue forze di ricacciare indietro le lacrime.
 
Vagarono per il locale pregando di trovarli tutti il prima possibile perché erano vicine alla capitolazione finale e rischiavano di mettersi a dormire su una qualsiasi superficie orizzontale.
 
Li trovarono tutti e tre, insieme a Jared e Marissa che stavano conversando animatamente.
Mentre stavano arrivando, senza neanche dare loro il tempo di affiancarli Zach con un cenno brusco le chiese << ma dove eravate finite? >>
Nelle poltroncine nascoste in fondo alla sala
<< oh, un po’ in giro qua e là >> rispose vaga Costance
<< come è andata la serata ? >> chiese Law a Sarah
<< a meraviglia, grazie >> rispose pronta lei ridendo.
<< è stata una serata veramente piacevole vero ragazze? >> continuò con tono di voce troppo alto
<< quante volte hai pescato da quella bowl di punch, Sarah? >> le chiese Law insospettito dal suo tono troppo ilare
<< solamente tre >> mentì lei strizzandogli l'occhio << perchè ? >>
lui scambiò un'occhiata carica di sottintesi agli altri << perchè era corretto.. ed anche in modo forte direi. Ci sono andati giù duro >>
ecco cos'era quella roba che le aveva ustionato completamente la mucosa gastrica.
<< bene. Fortuna allora che non sarò io a guidare stasera >> continuò sempre a voce troppo alta
<< andiamo? >> si incamminò verso l’uscita senza degnare nessun altro con lo sguardo.
 
Darius si avvicinò rapido a Sarah.
Avevano appena oltrepassato la porta ed una folata gelida le attraversò il leggero giubbottino di pelle.
Le passò un braccio attorno alle spalle.
<< Ti sta uccidendo questa storia, non è vero? >>le domandò con insolito istinto protettivo mentre lei si stringeva le braccia al petto per difendersi dal freddo esterno e dal gelo che la stava attanagliando il petto. Continuò a guardare il marciapiede senza osare alzare gli occhi verso di lui.
<<  ma sopravviverai. È così per tutti. Law non è semplicemente il tipo che vuole sistemarsi e in cuor tuo lo hai sempre saputo >>
<< Mi sono sempre limitata a scherzare >> affermò di nuovo Sarah con ostinazione
<< Non facevo sul serio. Pensavo lo avesse capito anche lui >>
Dio! Se anche Darius gli diceva così.. doveva essere stata proprio patetica
Con riluttanza si sciolse dal suo abbraccio, gli rivolse un cenno di saluto e seguì le altre.
 
Non appena avevano varcato la porta, Costance si era sfilata gli stivaletti lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo, ed incurante del marciapiede gelato si fece il tratto di strada fino all’auto completamente scalza.
 
                                                    
 
Darius tornò dagli altri.
Jared e Marissa si erano allontanati.
Erano rimasti solo Law e Zach
 
<< il bicchiere della staffa? >> propose Law accennando con la testa verso un tavolino basso posto in un angolo appartato. Annuirono e lo seguirono in silenzio mentre Law faceva cenno ad un cameriere di raggiungerli.
La folla era diminuita, complice forse l’uscita di scena degli attori che se ne erano andati appena dopo la mezzanotte, per cui nell’angolo che si erano scelti trovarono una atmosfera più tranquilla.
Si rilassarono appoggiandosi allo schienale in attesa di ordinare.
Law era corrucciato e perplesso.
Ciò che aveva trovato lo aveva sorpreso. Sarah sembrava indifferente alla sua presenza e per nulla ansiosa di intrattenersi con lui.
Dopo che si era abituato ad essere inseguito, stuzzicato e adescato, era una specie di shock vedersi trattare come un estraneo.
Chiesero una bottiglia di Whisky al cameriere che li aveva seguiti fino a lì attendendo che se ne andasse.
<< Qualcosa non va? >> gli chiese Darius.
Law  lo guardò negli occhi. Poteva parlare con Darius come non riusciva a fare con nessun altro e, in quel preciso momento, aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse.
<< Sarah mi preoccupa >> sputò senza tanti preamboli.




OGGI VADO DI FRETTISSIMA PER CUI  VI MANDO UN GRAZIE GENERALE ED UN BACIONE GRANDE :)
alla prossima

Costanza

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 29 - riflessioni ***


DAL CAPITOLO PRECEDENTE

Darius tornò dagli altri.

Jared e Marissa si erano allontanati.
Erano rimasti solo Law e Zach
 
<< il bicchiere della staffa? >> propose Law accennando con la testa verso un tavolino basso posto in un angolo appartato. Annuirono e lo seguirono in silenzio mentre Law faceva cenno ad un cameriere di raggiungerli.
La folla era diminuita, complice forse l’uscita di scena degli attori che se ne erano andati appena dopo la mezzanotte, per cui nell’angolo che si erano scelti trovarono una atmosfera più tranquilla.
Si rilassarono appoggiandosi allo schienale in attesa di ordinare.
Law era corrucciato e perplesso.
Ciò che aveva trovato lo aveva sorpreso. Sarah sembrava indifferente alla sua presenza e per nulla ansiosa di intrattenersi con lui.
Dopo che si era abituato ad essere inseguito, stuzzicato e adescato, era una specie di shock vedersi trattare come un estraneo.
Chiesero una bottiglia di Whisky al cameriere che li aveva seguiti fino a lì attendendo che se ne andasse.
<< Qualcosa non va? >> gli chiese Darius.
Law  lo guardò negli occhi. Poteva parlare con Darius come non riusciva a fare con nessun altro e, in quel preciso momento, aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse.
<< Sarah mi preoccupa >> sputò senza tanti preamboli.

 
 
 
CAPITOLO 29
 
 
<< non è una novità >> replicò Darius inarcando un sopracciglio, mentre Zach rimaneva in silenzio, quasi volesse far dimenticare la sua presenza << Ti sei lamentato spesso di lei ultimamente >>
Law  lo guardò con espressione decisamente contrariata.
<< No >> replicò << Non capisci. Sarah adesso mi ignora. È del tutto indifferente >>
I penetranti occhi nocciola di Darius brillarono nell’ombra << credi sia una nuova tattica? >>
Tacquero dando il tempo al cameriere di posare la bottiglia ed i bicchieri
Law si portò avanti appollaiandosi sul bordo della poltroncina mentre versava il liquido ambrato nei tre bicchieri. Ne prese uno, fissando pensieroso il vetro mentre faceva roteare il liquido all’interno, poi continuò << Non è più la stessa dalla sera del compleanno di nonna Amanda >>
indirizzò un’occhiata fuggevole a Zach << Ha deciso che mi ha rovinato l'esistenza e così ha rinunciato a me >> tracannò il contenuto del bicchiere come se fosse acqua
<< Carino da parte sua ammetterlo >> commentò Darius poi guardandolo con sguardo interrogativo proseguì << quindi? >>
<< È il modo in cui lo sta facendo che mi preoccupa >> fu la replica di Law
<< È troppo tranquilla >>
<< Già, ma tu non hai visto la sua espressione quando ti sei presentato con Nettie >> ribatté Darius << L'hai distrutta >>
Law imprecò sottovoce    << Pensavo di aver agito per il meglio. Non volevo farle del male. Volevo solo scrollarmela di dosso >>
<< Beh', ci sei riuscito. Dunque, dove sta il problema? >>
Law sospirò stancamente << Non sapevo come mi sarei sentito completamente ignorato da lei >>
 
<< è una specie di atto di pentimento questo? >>
<< No… forse….suppongo …di si >>  abbassò gli occhi prendendo a fissarsi le scarpe << Ma io continuo a pensare di aver fatto la cosa giusta >> si fermò un attimo assorto proseguendo poi a voce più bassa << È troppo giovane >>
<< e’ questo che ti stai ripetendo in continuazione ? >> gli chiese Darius << suppongo che a questo punto se ne sia convinta anche lei >>
<< Già >> si riempì di nuovo il bicchiere
<< Nettie mi sembra veramente presa. È qualcosa di serio? >>
Gli occhi scuri di Darius incrociarono quelli azzurri di Law << Non mi interessa Nettie. È una storia finita da anni. L’ ho aiutata agli inizi della sua carriera, presentandola ad un mio amico che aveva un’agenzia e lei mi sta restituendo il favore >>
 << Capisco >> mormorò Darius << Ti sta aiutando ad allontanare Sarah >>
<< anche se a quanto pare non ce ne è stato bisogno. Mi ha detto chiaramente che era un gioco. Era soltanto questo ai suoi occhi, un semplice gioco. >> ingollò anche il secondo bicchiere senza fare una piega
<< Forse tu l’ hai presa troppo seriamente >> gli fece notare gentilmente e con tono compassionevole Darius << Pensi che Sarah abbia giocato con te? Eppure alcune volte hai dato l’impressione che la cosa ti divertisse. Poi all’improvviso, non so per quale motivo, hai cambiato idea ed hai iniziato a lamentarti che ti asfissiava >>
Era la verità, , pensò Law riempiendosi il bicchiere per la terza volta.
Perché ogni tanto aveva provato un irresistibile desiderio per Sarah, che però aveva dovuto soffocare sul nascere. Poi per disperazione aveva giocato la sua ultima carta : Nettie.
Peccato però che questa mossa gli si fosse rivoltata contro perché all’improvviso si era accorto del disagio che provava a non sapere di averla intorno.
<< ehi! Altro che bicchiere della staffa, tu ti stai facendo staffa, sella e tutti i paramenti insieme >> lo rimproverò Darius
<< Sarah è vergine >> affermò in modo asciutto e conciso, come se si trattasse di una calamità.
<< bèh, lo sappiamo no? >> e a tutti e tre ritornò in mente quella serata in Cornovaglia quando le ragazze avevano svelato il loro patto
<< è anche vero che è passato un po’ di tempo. Come fai ad esserne ancora sicuro? >> gli chiese calmo Darius
<< Ne sono quasi certo. Fidati. Riconosco chiaramente quando una donna fa la pudica per finta o perché lo è realmente. Lei getta l’amo, ma poi non sa come gestire la lenza per tirare su il pesce >>
<< il pesce… saresti tu ? >>
<< già  >> fece un sospiro rassegnato << sono troppo smaliziato per lei, lo sai… lo sapete tutti e due…>> lanciò un’occhiata furtiva ad entrambi <<  cerco qualcosa di più sofisticato >>
<< sofisticato ? >> chiese Darius con una punta di ironia
<<.. una che ti ama non ti basterebbe ? >> continuò con gli occhi  fissi nei suoi
<< insomma. Sarah non è abbastanza grande per essere così seria a proposito di uomini >> lo liquidò Law
<< Spero davvero che tu abbia ragione >> mormorò piano Darius << Perché se teneva a te e tu hai ucciso quello che provava, potresti esserti privato della stella più luminosa che avessi mai avuto nel tuo firmamento personale >>
Law si rabbuiò in volto << Te l'ho già detto: per lei era tutto un gioco >> ripetè spazientito
<< scusa ma cosa avrebbe dovuto fare? Dichiararti il suo eterno amore dopo che tu le avevi sventolato sotto il naso la tua ipotetica ultima fiamma? >> lo guardò scettico
Naturalmente no
Si passò una mano tra i capelli, quella discussione non lo stava portando a niente.
<< Law ti facevo più perspicace e meno scemo, ma se è questo che vuoi… >> lasciò cadere la frase
<< beh, forse è proprio questo che voglio, si >> affermò categorico con tono arrogante
<< e allora spiegami perché siamo seduti qui da un’ora a parlare del niente >> replicò calmo Darius.
Doveva fare un figurone in un aula di tribunale pensò Zach
<< insomma ragazzi io non vi capisco. C’è gente che farebbe carte false per poter avere una ragazza che non ha avuto ancora esperienze con nessuno. Una ragazza a cui fare da amante, uomo, fidanzato e voi.. ve ne state lì con le mani in mano a non fare niente perché ciò accada >>
Law alzò di scatto la testa << perché parli al plurale ? >>
<< perché non sa cosa sta dicendo, perché non si fa mai gli affari suoi e perché ha la bocca come la rana dalla bocca larga >> esclamò all’improvviso Zach incazzato, facendo notare la sua presenza.
Law spostò lo sguardo da l’uno all’altro come i cagnolini con la testa dondolante << Dio che mal testa >> si prese la testa tra le mani facendo aderire i palmi alla fronte. Si alzò barcollando leggermente mentre Zach e Darius si alzavano lesti << no, no, >> li fermò lui con la mano << non barcollo perché sono ubriaco, è solo il mal di testa, appena fuori all’aria fresca sicuramente starò molto meglio >>
<< ti accompagnamo a casa >> disse Zach
<< no.. davvero non è il caso >>
<< invece lo è. E non discutere con me >> continuò brusco Zach. Si avviarono velocemente all’uscita salutando da lontano  Camille che rispose sorridente per poi trasformare il sorriso in una smorfia di disappunto.
 
<< grazie ragazzi >> disse Law scendendo dall’auto << alla prossima. Vi terrò informati sui non sviluppi >> proseguì ironico
 
Il silenzio incombeva nell’abitacolo nella macchina mentre Darius guidava sicuro in mezzo al traffico e Zach  osservava le luci delle vetrine che scorrevano sotto il suo sguardo distratto.
All’improvviso quel silenzio si fece opprimente e si ritrovò a sussurrare continuando a guardare fisso fuori << sono stato con Costance >>
Darius volse il capo velocemente verso di lui per riportarlo sulla strada << cosa cazzo vuol dire sono stato con Costance ? sei stato con Costance dove? >>
Zach voltò lentamente la testa verso di lui e guardandolo fisso continuò << sono stato con Costance.. nel senso che abbiamo…avuto herrrr >> si schiarì la voce in modo potente <<…  un rapporto.. >>
Darius inchiodò l’auto mentre Zach veniva catapultato in avanti, allungò le mani e sentì chiaramente lo schiocco della cintura che si tendeva all’improvviso andandogli a schiacciare il torace.
<< ‘cazzo fai ? ma sei impazzito ? >>
Darius, incurante dello strombazzio di alcuni clacson per essersi fermato in mezzo alla strada, guardò Zach a bocca aperta << e me lo dici così ? ma quando è accaduto? >> lo guardò con occhi che brillavano, poi rimise in moto ed accostò.
<< allora? >>
<< allora che ? >> ripetè Zach
<< voglio sapere quando è accaduto e perchè non sembrate una coppia come tutte le altre >> ripetè lui appoggiando un braccio sul volante ed uno sul poggiatesta in attesa
<< è una lunga storia potrei spiegartela a casa? >> continuò Zach con tono di voce stanco. Darius aggrottò la fronte, la premessa non era molto buona, rimise in moto e si avviò verso casa dove, non appena arrivati affrontò di nuovo il discorso.
<< allora? Vuoi spiegarti? >> si gettò di schianto sul divano mentre Zach rimaneva in piedi davanti a lui
<< è stato la sera che sono venute qui dopo essere state alla sfilata..
<< ma te ne sei andato >> lo interruppe Darius
<< appunto. Ma poi sono ritornato e…
<< e c’era solo Costance.. >> proseguì per lui Darius
<< già >> fece un sospiro << io avevo bevuto un po’ e.. >>
<< eri ubriaco ? >> esclamò Darius scandalizzato
<< non ero ubriaco >> puntualizzò Zach stizzito << ero un po’ alticcio…. ma sapevo quello che facevo >> esclamò subito vedendo l’espressione esterrefatta di Darius
<< non ci posso credere … hai fatto sesso con Costance da ubriaco >> mormorò attonito Darius
<< ti ho detto che non ero ubriaco >> esclamò di nuovo scandendo bene le parole
<< e com’ è che non sembra affatto che state insieme ? >>
<< perché non stiamo insieme >> esclamò asciutto
<< no….Non me lo dire…hai utilizzato la regola di una botta e via… anche con lei >> la delusione gli si leggeva in volto
<< no, non è vero, le ho proposto di stare insieme ma lei mi ha detto no  >>
<< davvero? E cosa le hai detto ? >>
<< beh le ho detto che visto quello che era successo il minimo che potevo fare era chiederle se voleva stare con me….
Darius inarcò un sopracciglio << Wow . Non capisco davvero come Costance abbia potuto rifiutare una proposta così romantica >> mormorò sarcastico
<< ….e che anche la mia famiglia sarebbe stata contenta...>> terminò piano
Darius sibilò mentre un' espressione sbalordita gli si imprimeva sulla faccia << Davvero Zac.  Una proposta del genere farebbe venire il diabete a chiunque, tanto è dolce e romantica. Ma dico, ultimamente hai dato da mangiare al criceto di cervello che ti ritrovi? Perchè mi pare che tu stia perdendo i neuroni, non so, forse ti escono dalle orecchie prova a metterci dei tappi >> proseguì Darius con un tono a metà tra la  preoccupazione e l’ astio
<< spiritoso. Veramente spiritoso >> esclamò Zach facendo una smorfia
Darius fece un sorriso sarcastico per smorzare la tensione poi tornò serio e riprese << penso che tu abbia vissuto per troppo tempo solo storie di sesso, solo rapporti basati sulla attrazione fisica, e quindi sei un po’ fuori allenamento per quelli basati anche sul rapporto cerebrale. Credo che da adesso in poi tu debba pensare molto prima di aprire bocca in modo da cercare di fare meno danni possibili. E nel caso tu non te ne sia ancora accorto tu ti sei innamorato di Costance, è l’unica che è riuscita a tenerti testa …
Zac sorrise al ricordo dei loro battibecchi
….ed è l’unica che ti stimoli cerebralmente, ti piace ascoltare le sue idee, le sue chiacchere, le sue opinioni >> Zac cercò di parlare ma Darius lo zittì subito << e prima che tu mi dica stronzate, fatti un bell’esame di coscienza e poi dimmi se non ho ragione >> gli battè una pacca sulla spalla e se ne andò lasciandolo solo con i suoi pensieri.
<< io non sono innamorato di lei!. e’ una debolezza momentanea, niente di più, niente di significativo >>
Quella donna non era importante per lui.
Non in un modo che dovesse preoccuparlo
Non poteva esserlo
Non doveva esserlo
<< Mi piace, si, ma non sono innamorato! >> gli urlò,  aggrappato al corrimano, dal primo gradino della scala che portava al piano superiore.
Dai piani alti tutto rimase avvolto nel silenzio.
Fece ricadere le braccia lungo i fianchi e si voltò
<< perché urli così tanto ? >> gli rispose con voce calma Darius in piedi sull’ultimo gradino, con solo i pantaloni del pigiama
<< chi stai cercando di convincere? Me ?  non ce n’è bisogno, non sono coinvolto… o forse stai cercando di convincere te stesso ? >>
Era possibile davvero che si fosse innamorato di lei?
 Nahhhhh. Non poteva esserlo. Quello che provava per lei era eccitazione, passione… era solo attrazione fisica, nient’altro …d’altronde si era ripromesso che non si sarebbe più innamorato no? Che non avrebbe più dato il cuore a una donna.
Dubitava di essere capace di pronunciare ancora parole d’amore, provare un sentimento forte…. E mettersi in posizione di piena vunerabilità…..
L’amore era sofferenza, era debolezza….
<<  è solo … attrazione fisica >> mormorò cocciuto
<< L’importante è esserne convinti >> gli rispose Darius chiudendo lì il discorso e tornando in camera per poi fare dietro front e tornare di nuovo sul ballatoio << in ogni caso sei un idiota e sinceramente sto iniziando a stancarmi di dirtelo. Costance è la donna giusta per te. E’ una persona meravigliosa dentro e fuori… e tu che fai?... scappi >> scosse la testa, lo guardò con compatimento e rincarò la dose << ti potrebbe dare tutto quello che un uomo può desiderare e tu che fai ? lo prendi? Nossignore >>
<< vedo che in questa conversazione non c’è bisogno della mia presenza >> commentò Zach in modo ironico
Darius lo ignorò << potrei capire se si trattasse di qualcosa di difficile che ne so, farsi asportare un rene, amputare una gamba, ma ammettere che sei innamorato di lei….quello è facile…
<< tu non sai neanche di cosa stai parlando >>
<< forse no…. Se stiamo parlando di innamoramento vero >>
<< non stiamo parlando di innamoramento va bene? Io. Non . sono . innamorato. E né lo sarò mai più. Ho chiuso con quel genere di storie >>
<< ha, si ? allora perché le hai chiesto di stare insieme ? >>
<< perché sono un gentiluomo forse? >> si sentiva ribollire di rabbia ma stava riuscendo a contenerla. Darius rimase in silenzio ad osservarlo poi sbottò << no. Perché sei un coglione. E con  questo aggettivo qualificativo ti auguro buona notte >>
<< J’en ai rien à foutre >>
<< non ho capito cosa hai detto-oo >> cantilenò Darius dalla soglia della camera
<< me ne importa un CAZZO! ECCO quello che ho detto! >>
 

 
Fece l’ultimo giro per Londra prima di partire.
Le insegne delle vetrine si succedevano lungo tutta la strada, sgargianti e luminose.
La folla di tutti i colori fluiva e defluiva dalle stazioni della metro come una marea sempre in moto. Sembrava seguissero un particolare, imperscrutabile ordine che impediva a ciascuno di fermarsi. Anche per un solo istante.
Acquistò gli ultimi due regali che ancora le mancavano e percorse lentamente la strada del ritorno immersa nei suoi pensieri.
Quell’anno a dire la verità, non aveva nessuna voglia di tornare a casa.
Per carità, aveva nostalgia della famiglia, dei suoi fratelli , dei nonni, della sua casa, ma quell’anno per una strana ragione, pur avendo la quasi certezza assoluta che tra lei e Zach non avrebbe mai potuto esserci niente…soprattutto adesso dopo che Camille le aveva aperto gli occhi….
…beh, nonostante tutto questo,  non riusciva a staccarsi da lì.
Avrebbe voluto rimanere.
Forse perché la missione “Operazione sottoveste “ era appena iniziata
Forse perché non voleva gettare la spugna così in fretta, anche se la voglia era tanta, per non deludere madame Dupré che si era prestata fino in fondo a darle tutto l’aiuto possibile e che quindi non poteva ripagare con una fuga
O forse perché più semplicemente era diventata masochista.
Della serie : ebbene vediamo come in quattro e quattr’otto Camille riesce nell’impresa lasciandoti al palo di inizio.
Guardò con invidia una coppia di ragazzi seduti vicino alla vetrata di un caffè che giocava imboccandosi a vicenda con dei dolcetti ridendo a bassa voce per tornare ad imboccarsi, baciarsi con bacetti fuggevoli e innocenti ma guardandosi con occhi traboccanti d’amore e tenerezza..
Sorrise anche lei di riflesso, incantata dalla loro bolla personale.


Le sarebbe piaciuto anche a lei poter vivere una situazione del genere ed una coltre di tristezza le penetrò nell’anima avvolgendola tutta.
Tornò a guardare la gente che le scorreva veloce a fianco.
Quanta frenesia…. e poi…
…..poi, quasi all'improvviso, ecco la tranquillità del giorno di Natale, quando come per magia tutto si ferma, negozi e treni, bus ed aerei; si rimane accoccolati dentro il proprio focolare, sotto l'albero, ad ascoltare le chiacchere dei parenti, a mangiare il succulento tacchino, il Christmas Pudding…. magari avrebbe anche trovato la monetina avvolta in carta d’alluminio nascosta all’interno.
Si.
Si disse.
Quell’anno l’avrebbe trovata lei.
Sicuramente.
Doveva per forza essere un anno di novità, quello che stava per arrivare.
Era sicura che sarebbe stato così.
Doveva essere così.
 
Entrò in casa e si diresse nella sua stanza.
Con la coda dell’occhio vide Beth e Sarah che stavano finendo di preparare la valigia, sarebbero partite tutte e due quella sera con il treno delle 21,00.
Lei sarebbe partita la mattina dopo con il treno delle 10,00.
 
Le valige giacevano già pronte vicino alla porta.
Jared era già arrivato, le avrebbe accompagnate lui alla stazione . Si guardarono tutte quante con affetto e strinsero in un abbraccio collettivo, poi si diressero alla stazione.
<< allora.. >> iniziò Sarah
<< allora Buon Natale… ci rivediamo prestissimo.. >> terminò Marissa
Si scambiarono di nuovo gli auguri, si abbracciarono ancora e poi salirono sul treno.
Rimasero al vetro salutandosi con la mano mentre Costance e Marissa si portavano all’orecchio la mano chiusa a pugno con il pollice ed il mignolo alzato a mimare il telefono, finchè la banchina non scomparve alla loro vista, poi si appoggiarono allo schienale e rimasero in silenzio assorte nei loro pensieri.
 
La mattina dopo sarebbe stata la volta di Costance.
A lei toccò l’onore di essere accompagnata da Jared Marissa e Darius.
Fino all’ultimo pensò,
sperò,
in fondo mancavano ancora otto minuti alla partenza quindi c’era ancora un po’ di tempo per sperare,
di scorgere tra la folla che assiepava il marciapiede, una testa di capelli neri cortissimi ed un paio di occhi di ossidana.
Ma ciò non avvenne.
Il treno delle 10.00 era già entrato in stazione il che significava che lui aveva appena otto minuti per arrivare lì da qualunque luogo si trovasse, prima che il treno ripartisse portandola con sé.
 
Quando mancavano ormai tre minuti alla partenza si decise a salutare tutti per poi salire.
Ma, accidenti! Mentre stava abbracciando Marissa le si aprirono le cateratte ed iniziò a piangere seguita subito a ruota da lei che evidentemente non aspettava altro. Dopo un istante Costance si staccò cercando di ridere << accidenti! In vita mia non ho mai visto una scena così ridicola >> esclamò asciugandosi le lacrime con il fazzoletto offertole da Jared << dopo tutto vado solo a quattro ore di treno da qui e torno tra una settimana più o meno >>
<< quel treno parte senza di te se non ti sbrighi >> l’ammonì Darius, ma lei non riusciva a muoversi poi con un gesto brusco si voltò e salì la scaletta mentre Darius l’aiutava a far salire il trolley.
Prese posto accanto al finestrino ed il treno si mise in moto poco dopo, sembrava avesse aspettato lei. Rimase ad osservare la banchina che scivolava via lentamente ed i tre volti che l’uno accanto all’altro la salutavano muovendo la mano.
Si lasciò andare ad un nuovo piantino di scoramento.
 
Si svegliò di soprassalto.
Sbattè gli occhi confusa, dov’era? Ah si, sul treno che la stava riportando a casa.
Si mise a fissare il paesaggio che monotono le passava davanti.
Non riusciva a capire in quale zona si trovasse.
Dopo aver abbandonato l’abitato il treno si infilò in una lunga distesa pianeggiante di terra brulla. I colori erano nitidi, intensi, senza sfumature. Il cielo era di un grigio violento.
Gli alberi sempreverdi, che prima si vedevano in lontananza presero ad infittirsi sempre più mentre la campagna diventava più tranquilla ed iniziò a riconoscere il suo paesaggio.
Per un lungo tratto la ferrovia costeggiò una vera e propria foresta di abeti, aceri, querce,  castagni e pino silvestre.
La riserva di Penglais, situata su una cava in disuso ed il luogo preferito dai bambini per giocare.
Un sorriso le spuntò sulle labbra pensando che durante la primavera, i boschi si tappezzavano di campanule e altri fiori.
Avrebbe voluto volentieri far conoscere quel posto agli altri, si immaginò di camminare nel parco con loro.. con lui
Iniziarono a comparire le prime case e poi i Bar, i motel.
Si stropicciò gli occhi.
Era arrivata a casa.
Aberystwyth , contea costiera di Ceredigion,  Galles centrale
 
Era una cittadina deliziosa, allungata sul mare quasi a forma trapezoidale . Su tre lati si ergevano delle belle case bianche di legno, in stile coloniale, sul quarto lato c’era il mare.
Lì sul mare c’era il centro commerciale, la chiesa, il municipio, ed il ristorante dei suoi genitori.
Gli edifici neoclassici in legno si alternavano alle costruzioni tipicamente inglesi.
Gli abitanti tenevano molto all’aspetto della loro città
Il tutto era incastonato nelle verdi colline circostanti.
 
Nel piccolo porto in cima al molo c’era ancora ormeggiata la vecchia barca del vecchio George Crydon. Sorrise al ricordo di quando da bambini vi salivano sopra di soppiatto ed i suoi fratelli, immancabilmente, si divertivano a nascondersi facendole credere di essere rimasta sola a bordo.
Caro vecchio George, lui sapeva benissimo che loro vi salivano sopra per far finta di essere dei pirati e di trovarsi nel  Mar dei Sargassi , ma non aveva mai detto niente, aveva sempre lasciato credere loro di riuscire ad ingannarlo.
Adesso la barca ondeggiava dolcemente dondolandosi placida sulle acque calme della baia.
Chissà se era ancora funzionante?
Presto avrebbe scoperto che i suoi genitori l’avevano acquistata ed avevano intenzione di trasformarla in un pub che Philip e Tom si erano dichiarati disponibili a gestire.
 
Alla stazione c’erano ad accoglierla il papà ed il nonno.
La prima impressione fu che il nonno fosse invecchiato molto, era dimagrito,  ma nel viso rugoso spiccavano ancora due occhi pieni di vita.
Si abbracciarono e qualche occhio lucido comparve rapido. All’improvviso percepì l’amore dei suoi cari. Era così presente nell’aria che quasi si poteva toccare. Si sentì circondata da uno scudo protettivo che l’avrebbe difesa da qualunque delusione o sconfitta. Grazie a quell’amore sarebbe stata in grado di affrontare qualsiasi cosa, perché sapeva che lì, in quel porto sicuro, sarebbe sempre potuta tornare a leccarsi le ferite.
Contenti e con il braccio del nonno che le cingeva la vita ed il papà che apriva la fila con la valigia ed un sorriso di gioia dipinto sul volto, si diressero verso casa.
 
Ad Aberystwyth il Natale veniva celebrato in grande stile.
Con addobbi favolosi, festoni che appesi da un lato all’altro, decoravano le strade, Babbi Natale che distribuivano dolcetti e caramelle ai bambini e poi i cori in piazza ed i mercatini. Chi aveva un giardino faceva a gara per decorarlo con luci, lanterne decori per riuscire a vincere il premio per il miglior addobbo dell’anno che, in pratica consisteva solo in una medaglia.
Costance si ritrovò con il naso schiacciato al finestrino per vedere meglio quello che le scorreva davanti agli occhi.
Quell’anno non avevano badato a spese.
Osservò le luci a forma di slitta appese al centro delle strade, quando erano illuminate dovevano essere uno spettacolo
<< ci sono ancora le bancarelle ? >> domandò curiosa.
Nelle strade del centro, ogni anno, commercianti ed artigiano vendevano sulle bancarelle i propri prodotti, dagli addobbi per l’albero alle marmellate, gioielli, regalini
<< certo >> esclamò il nonno voltandosi verso di lei << anzi quest’anno sono anche aumentate >>
<< d’altra parte dovevano in qualche modo farti dimenticare Londra >> sorrise suo padre guardandola nello specchietto e strizzandole l’occhio.
Lei rispose al suo sorriso mentre il ricordo del profumo dolce dello zucchero filato che si spandeva nell’aria le fece fremere il naso, e poi ci sarebbe stato babbo natale che avrebbe acceso le luci dell’albero di natale al centro della piazza << e l’albero? >> si ritrovò a chiedere << c’è, c’è >> le rispose suo padre.
Lei si rilassò sul sedile e pensò a quanta voglia , all’improvviso, avesse in realtà di riabbracciarli tutti.
Londra era lontana.
Si sarebbe goduta quel periodo a casa con tutte le sue forze.
 
L’arrivo a casa fu come sempre molto movimentato dal momento che i suoi fratelli ingaggiarono subito con lei una lotta che comprendeva abbracci, pacche, gomitate e tante risate.
Abbracciò la mamma e la nonna poi si guardò intorno << WoW che meraviglia questi addobbi >> in effetti la casa era addobbata in modo eccezionale, c’erano ghirlande natalizie e composizioni con vischio e pungitopo mentre nell’angolo del soggiorno troneggiava un abete carico di palline di vetro multicolori dove si riflettevano le luci scintillati .
<< abbiamo addobbato così anche il ristorante, vedessi che bello >> esclamò la mamma
<< domani vedrò tutto , adesso mettetemi al corrente di tutto quello che è accaduto e..naturalmente ..tutti gli ultimi pettegolezzi….>> e si tuffarono tutti quanti nell’elencare con dovizia di particolari, tutti i fatti accaduti compreso l’acquisto di Chimneys da parte di Lord Charles Compton un membro del governo molto in vista e molto potente .
Chimneys era una tenuta molto famosa perché un tempo in questa villa sontuosa erano soliti tenersi incontri  politici, politico-industriali e molte trattative segrete erano state discusse in quella residenza che quindi, oltre ad avere il pregio di avere un grande valore artistico, aveva anche il pregio di avere un grande valore simbolico.
 
La mattina dopo fece un giro si ritrovò così ad entrare di nuovo nello spirito del Natale di Aberystwyth.
Tutta la cittadina sembrava pervasa da un a gioia dilagante e inarrestabile che coinvolgeva tutti quelli che si ritrovavano a passare da lì.
 
L’accensione dell’albero quella sera era avvenuta tra un tripudio di applausi e di canti e da quel momento in poi era iniziato il conto alla rovescia.
Il giorno di Natale passò in un lampo. Il ristorante per scelta era rimasto chiuso.
Di comune accordo tutta la famiglia aveva deciso che il giorno di Natale sarebbero sempre stati chiusi in modo da poter passare la festa tutti insieme come quando erano piccoli,  ed al diavolo i possibili guadagni che in quel modo venivano persi.
La famiglia era quella che contava di più.
Avrebbero aperto il giorno successivo e Costance si era offerta di dare una mano visto che c’era il tutto esaurito.
 
C’era anche un a prenotazione per un tavolo da dodici, prenotazione molto particolare visto che avevano voluto un tavolo appartato, non vicino ai bagni, lontano dalla cucina, non accanto al calorifero  e luminoso, se poi volevano anche il servizio di sventolamento da parte di uno schiavo non avevano che da dirlo, pensò Costance leggendo le note scritte al lato della prenotazione << ma chi sono questi ? >> chiese indicando l’elenco
<< non lo so, ma penso siano persone importanti o forse solo molto ricche >> spiegò il maitre.
L’uomo e la donna che entrarono per primi trasudavano ricchezza da tutti i pori e non ci fu alcun dubbio nel ricollegarli all’elenco dei cinque comandamenti.
Sarebbe toccato a lei servirli visto che il loro tavolo si trovava nel suo settore.
Avevano diviso il locale in settori in modo da poter avere libertà di gestione del proprio settore e rispettare una certa sequenza nel servire, senza dover correre da una parte all’altra del locale.
 
La donna aveva un’aria altezzosa con quei capelli grigi mesciati ad arte di bianco mentre l’uomo si guardava intorno imbronciato, ma furono le persone che li seguivano ad attirare la sua attenzione.
Una di queste era Camille.
Che ci fa lei qui?
Era lontana anni luce dal suo habitat naturale
Era una semplice coincidenza ?
Non fece in tempo a formulare questi pensieri che le sue gambe la portarono dritta in cucina dove tutti erano indaffarati per non restare indietro con le ordinazioni.
Sbirciò in sala facendo capolino dalla porta a vento.
<< che ci fai qui in cucina invece di essere in sala ? >> le chiese Ronald il cuoco
<< per quella rossa seduta laggiù >> bisbigliò Costance
<< vuoi vedere com’è ?>> le soffiò lui nell’orecchio
<< non mi serve, la conosco già quell’arpia >> Ron ridacchiò poi, con modi imperiosi puntò l’indice verso la porta << fuori di qui.>>
<< dai Ron, farò tutto quello che vuoi. Se ci fosse stata tua moglie mi avrebbe lasciato qui>>
<< ma oggi lei non c’è e sono io il responsabile della cucina >>
<< sei sempre così cattivo quando hai il potere supremo ?
<< io .sono sempre cattivo punto e basta. Ed ora fuori, i comuni mortali non possono stare qui >>
<< despota >>
<< si. Fuori >>
<< tiranno >>
<< si. Fuori >>
<< voldemort >>
<< cheee? >>
Costance iniziò a ridere e si catapultò fuori.
Si avvicinò a quel tavolo con fare disinvolto anche se dentro era agitatissima. Camille non c’era.
<< buongiorno >> mormorò sorridente e con tono cordiale
<< buongiorno >> la donna la guardò dall’alto in basso pur essendo seduta
<< volete ordinare ? >>
<< veramente preferiremmo…. Iniziò l’uomo
<< Costance >> esclamò Camille sorpresa mette si rimetteva seduta << che cosa fai qui ? >>
<< è il ristorante dei miei genitori, io sono qui in vacanza e quindi do una mano >>
<< vuol dire che non è una cameriera  professionista ? >> esclamò con tono esterrefatto la donna
<< no, sono una cameriera dilettante >> rispose sorridendo cercando di scalfire la faccia di marmo di quel pitbull
<< ma Costance serve anche per Mama Quinshi, vero cara ? >> l’apostrofò Camille con voce mielosa che le mise i brividi, un crotalo non avrebbe potuto essere più infido.
<< si >> esalò
<< ecco dove ti ho visto ! >> esclamò il ragazzo di fronte a Camille << al ricevimento dato dalla signora MacCole per il suo ottantacinquesimo compleanno >>
Veramente lì lei era in qualità di invitata.
Non si vedeva dall’abito che indossava?
Abbozzò un sorriso al suo indirizzo mentre Camille si guardava bene dallo specificare che lei era stata invitata. Ora tutti avrebbero pensato che la conosceva perché aveva fatto la cameriera ad alcuni ricevimenti.
<< allora cosa vi porto ? >>
<< cosa avete di speciale ? >>
<< avremo un’ ottima zuppa di pesce … >>
<< il pesce mi fa allergia >> sentenziò il pitbull << prenderò una minestra >>
<<  Il gazpacho è eccezionale >> proseguì Costance
<< troppo speziato >>
<< allora dei tagliolini in brodo?  Fatti a mano ? >>
<< brodo? non sono ammalata >> replicò piccata la faccia di marmo
<< delle lasagne italiane ? >>
<< vere lasagne italiane ? >> esclamò una voce accanto a lei
<< certo >> esclamò orgogliosa Costance << qui serviamo anche piatti italiani, ricette originali >>
<< immigrati >> mormorò il pitbull con un vago accenno di ribrezzo
<< è da quarant’ anni che la mia famiglia è qui >> iniziò Costance con tono di voce sostenuto
<< Jessica, lascia stare. Ordiniamo che ho fame e voglio ripartire subito per Londra >>
<< siamo stati ospiti questi due giorni nella tenuta di Lord Charles Compton >> le spiegò Camille
Costance sgranò gli occhi incredula mentre l’altra gongolava nel poter dare sfoggio delle sue conoscenze così altolocate
Jessica alzò il naso stizzoso in aria << mi porti una minestra di verdure ed una insalata >> disse chiudendo lentamente il menù ed appoggiandolo al lato del piatto.
Era vero che la regola recitava il cliente ha sempre ragione.. ma in quel caso rovesciargli addosso la minestra sarebbe stato legittima difesa.
Ordinarono anche tutti gli altri, lei trascrisse tutto e si diresse verso la zona laterale della cucina ed entrò dentro urlando << 8 lasagne, 3 zuppe di pesce ed una minestra per il tavolo di Crudelia Demon >> si fermarono tutti quanti a guardarla stupiti << il tavolo da 12 in pratica >> continuò sparendo di nuovo alla loro vista.
 
Finalmente il pranzo giunse al termine senza altri scontri verbali .
Prima di uscire Camille le rivolse un saluto veloce << vuoi che ti saluti tutti quanti stasera? Ceneremo insieme da Law  >> le disse con finta noncuranza.
Aspide
<< no, grazie, ci siamo già messaggiati e sentiti in questi giorni >>
<< con tutti ? >> la guardò maliziosa
 si era accorta di qualcosa ?
poi, rimanendo volutamente ultima, dopo che tutti furono usciti, le rivolse un sorriso grosso come una casa e cinguettò
<< ci vediamo alla mia festa……. Ah dimenticavo, l’ho spostata al 10 gennaio perché festeggeremo il capodanno a Parigi e quindi non riuscirei ad organizzare tutto al mio rientro…. >> gli occhi mandavano scintille di soddisfazione e puro godimento
avrebbe voluto chiederle quel festeggeremo per cosa anzi, per chi stava, ma non le avrebbe dato quella soddisfazione visto che era quello che si aspettava.
Si ritrovò a salutarla con la mente completamente in panne.
<< base terra chiama Costance >> Tom le stava sventolando la mano davanti agli occhi
<< chi sono ? >> ammiccò con un leggero cenno della testa all’indirizzo del gruppetto ormai all’esterno, che si stava allontanando
<< nessuno degno di nota, credimi >>
<< e la rossa con cui parlavi? >>
<< un escremento di forma cilindrica >>
<< chee-eee? >> la guardò come se fosse ammattita
<< stronza. Una stronza, Tom >> lui rise divertito.
 
 
Seduta sul letto con davanti il testo di Biologia Strutturale cercava disperatamente di concentrarsi su quello che stava leggendo. Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri
<< posso entrare? >> le chiese la mamma con tono esitante
Costance le sorrise << certo >>
La mamma entrò e le si sedette accanto << allora? Che mi racconti ? >> lei fece spallucce << niente di importante >>
<< non abbiamo mai avuto un po’ di tempo per parlare…. Come va a Londra? >>
lei si irrigidì  in modo impercettibile << va tutto bene mamma davvero >> disse con voce piatta.
<< hai conosciuto qualcuno di importante ? >> proseguì lei con tono dolce
si
<< no. Nessuno per ora. Ho solo molti amici ma.. no…. Non c’è nessuno di così importante >>
<< ah. Ti ho visto un po’ distratta… e questo non sarebbe poi così anomalo trattandosi di te ma .. ecco…. >>
Cercò di trovare le parole giuste << mi sei sembrata preoccupata… cupa….triste.. va tutto bene con i compagni di corso? >>
 
<< si mamma, va tutto bene, sono solo un po’ stanca e questa materia è difficile.. >> chiuse il libro con  un gesto stizzito << e vorrei invece prepararla al meglio visto che devo sostenere l’esame con un membro della Royal Accademy…vorrei dare un’impressione positiva di me …insomma mi piacerebbe stupirlo ecco… questa è la verità. Così sareste fieri di me >>
<< oh, cara. Ma noi siamo fieri di te comunque. Non ti stressare per questo esame, o perlomeno non farlo per noi. Non  importa a nessuno se non prendi il massimo, quello che conta è che tu faccia una cosa che ti piace e che sia soddisfatta tu dei risultati. Se lo sarai tu, lo saremo anche noi >> se la strinse al petto accarezzandola come quando era piccola e la consolava dopo l’ennesima scaramuccia con quegli altri due. Le baciò la testa << sai…. Pensavo… vedendoti un po’ triste che ci fosse di mezzo un ragazzo.. che magari… >>
<< non c’è nessuno di importante mamma. Davvero >> mentiva sapendo di mentire ma non poteva certo mettersi a raccontarle tutti gli avvenimenti…avrebbe pensato che le stesse raccontando la trama di una nuova soap opera. Rimasero ancora un po’ abbracciate la madre a cullarla e lei a farsi cullare. Poi i loro sguardi si incontrarono e il tempo si fermò. La mamma tornò ad abbracciarla stretta asciugandole tutte le lacrime che aveva versato da sola e coccolò quelle che adesso le stavano scendendo.
All’improvviso si rese conto che le mancava quel contatto fisico, le mancava la sua vicinanza, il suo sostegno. E sentì che anche se aveva vent’anni, quasi ventuno, le piaceva trovarsi tra le braccia della sua mamma.
<< lo so che è difficile, ma ce la farai bambina mia >> le sussurrò accarezzandole la schiena.
Lei annuì convinta.
Poi la mamma si sciolse dall’abbraccio e le augurò la buona notte.
 
Rimase ancora con il libro, completamente inutilizzato, aperto sulle gambe incrociate.
Poi un pensiero tornò prepotente a farsi strada
Chissà chi ci sarebbe stato quella sera al TW.
 
Il messaggio le arrivò alle sei della mattina
 
Va bene che per lei era la sera la parte più faticosa della giornata perché non riusciva a pensare in modo logico ed il sonno la faceva crollare, e che invece al mattino era sempre molto reattiva….ma le sei… era un po’ prestino. Fece vagare per aria la mano, colpì l’abat-jour fatta di piccoli pezzettini di plastica colorata uniti tra loro da delle piccole grappette, che tintinnarono. Abbassò allora la mano andando ad incontrare il ripiano del comodino ed afferrò il cellulare decidendosi ad aprire l’occhio destro. La vista le risultò appannata come se un velo bianco le fosse stato calato davanti all’occhio.
Aprì anche l’altro e lesse
 
Tu hai skype lì ?
Marissa
 
Si, perké ?
 
Stasera tutte su skype alle nove in punto. Ci saremo tutte, compreso Sia
 
Non mi puoi anticipare niente?
 
No
 
Grazie tante. :-Prrrrr
 
 
                                                                *.*.*.
 
<< Ci siamo tutte? >>
 
<< Un momento Mari, io non so come fare per mettervi tutte in contemporanea >> la voce di Costance arrivò stridula << che devo fare ? >>
 
<< vai in alto dove c’è scritto aggiungi, ti si apre una finestra adesso  aggiungi quelli che vuoi della tua lista facendo ok ti si aprira' la stessa finestra di conversazioni con tutti i nomi che hai selezionato, schiacci video chiamata, loro ti accettano e possiamo parlarci tutte insieme >>
 
<< hei come state ? >> il volto di Sia apparve sul monitor
Un coro di bene seguì la domanda
 
<< tu piuttosto, come sta tua mamma? >> chiese Beth
 
<< si sta riprendendo dall’intervento grazie. Adesso sembra che le cose stiano migliorando, meno male che ero già a casa io altrimenti quando è caduta non ci sarebbe stato nessuno e lei era in un punto da cui non poteva raggiungere il telefono..brrr non fatemici pensare… sarebbe rimasta con la gamba rotta fino al pomeriggio .. >>
 
<< pensi di rimanere ancora per un po’ a casa? >>
 
<< no, penso di rientrare entro la prima settimana di gennaio perché ? >>
Marissa le spiegò della nuova lettera anonima e Costance le illustrò il loro piano
 
<< ma non sarebbe meglio informare Zach e i ragazzi ? >> chiese dubbiosa
 
<< ecco. Avete visto ? un’altra che la pensa come me >>  si intromise Beth  
<< io sono stata zitta fino ad adesso ma continuo.. >>
 
<< NO. Abbiamo detto che facciamo da sole e che, solo in caso ci rendiamo conto che la cosa non è più gestibile con le nostre sole forze, chiederemo aiuto >> esclamò decisa Costance
 
<< Potrebbe essere troppo tardi >> mormorò Sia
 
<< insomma ragazze, nessuno è obbligato a partecipare a questa operazione >> disse asciutta Marissa
 
<< sembra che tu stia parlando come se si trattassi di una missione militare >> continuò Beth
 
<< andiamo, via, non mi sembra che Allie possa essere così pericolosa…. Infida si, ma pericolosa no >>
 
<< a proposito di infido.. >> iniziò Costance raccontando loro del pranzo con Camille e con i suoi due esemplari di padre e madre >>
 
<< l’avevo detto io che non mi piaceva! >> esclamò con tono soddisfatto Beth alla fine del racconto << ma voi niente! Oh com’è gentile Camille, oh com’è cara Camille, oh che amica che è Camille….>> ripetè loro accompagnando le parole con smorfie affettate << l’avevo capito che quella non era quello che sembrava >>
 
Costance pensò di dire loro anche che, tra le altre cose,.. era anche quella che aveva causato così tanto dolore a Zach.. facendolo diventare quello che era… un’emerito stronzo ma non ci riuscì..
Si compianse da sola.
Povera Costance! Adesso la sua mente era come un deserto silenzioso.
Nessuna pianta vi sarebbe cresciuta più
 Non osava più avere desideri.
Perché sapeva che tanto non si realizzavano mai….. e il suo desiderio  ormai l’aveva chiuso in quel cassetto insieme a quella verità scomoda che ogni tanto le rimbalzava nelle orecchie siamo stati perdutamente innamorati . E si era ripromessa di non aprire più quel cassetto, neanche a loro. Anzi, avrebbe buttato via la chiave.
 
<< ma, ieri sera eravamo tutti al T.W. e mi è sembrata normale, come sempre >> esclamò Marissa aggrottando le sopracciglia << non ha fatto alcun accenno al vostro incontro.. >>
 
Forse era troppo impegnata a cercare di riprendersi qualcuno. Pensò Costance
 
<< comunque volevo mettervi al corrente degli ultimi sviluppi, cioè dei programmi che hanno..... i ragazzi per questo capodanno >> esclamò maliziosa Marissa << hanno deciso di andare tutti a Parigi ed hanno chiesto anche a me e a Jared di andare ed io avrei pensato di estendere l’invito anche a voi! Che ne dite? Eh? Eh? Non sono un genio ? >> Marissa guardava nella webcam con occhi splendenti carichi di aspettativa ma anche sicuri della risposta affermativa da parte delle altre.. o quanto meno di alcune di loro.
 
Parigi
 
Mai una parola così semplice avrebbe potuto scatenare una tempesta più grande. Fu scossa da delle vertigini mentre si sentiva incapace di ragionare. Riprese fiato rumorosamente e solo in quel momento si accorse di averlo trattenuto per tutto il tempo in cui Marissa aveva parlato.
Si impose di rilassarsi, ma era una parola.
 
Parigi
 
Sentiva un nodo alla bocca dello stomaco, come se qualcosa imprigionata lì stesse crescendo  trovando quindi quella prigione troppo stretta e perciò cercasse di liberarsi.
 
A quel punto sapeva con certezza cosa doveva fare.
 
Non sarebbe andata per nessuna ragione al mondo.
 
Non dopo quanto le aveva detto Camille…
Fece un sospiro……. la stessa identica destinazione.
 
Fosse stata all’oscuro di questo sicuramente sarebbe partita ma così, no, non poteva.
Non aveva alcuna intenzione, né la forza,  di vederli di nuovo insieme.
Temeva la scelta di Zach, aveva paura di soffrire come un cane… come se già non lo stesse facendo..
 
< allora ? >> la voce allegra e carica di speranza di Marissa interruppe i suoi pensieri catastrofici
<< no. Grazie. Io non posso >> esclamò Sia << non in questo momento. Mi piacerebbe molto, e a chi non piacerebbe Parigi a capodanno ? , ma devo restare a casa per dare una mano.. il prossimo anno… magari.. >>
<< neanch’io >> mormorò Costance. All’improvviso non era più la ragazza sprovveduta presa da un amore più grande di lei. Era una donna che non voleva illudersi. Prima avesse scacciato dalla sua testa quell’assurda passione e prima avrebbe potuto riprendere la vita di sempre.
Anche se all’improvviso la vita di sempre le sembrava assurdamente piatta e noiosa.
Non poteva più tornare indietro.
Tutto si paga, pensò.
 
Non era bello  invidiare la gioia degli altri, ma per un breve, brevissimo momento si ritrovò ad invidiare Marissa ed il suo amore completamente corrisposto da Jared.
 
<< come sarebbe nenach’io ?>> esclamò Marisa incredula sbarrando gli occhi
<< ti sei ammattita forse? >>
<< no. Solo che non ho nessuna intenzione di corrergli dietro come un cagnolino scodinzolante. Voglio tornare ad essere me stessa. Facendo tesoro degli insegnamenti di Aurélie, certo, non voglio tornare ad essere la ragazza goffa di prima. I miglioramenti che ho fatto voglio godermeli fino in fondo. Voglio essere me e se l’essere me stessa si incontrerà con l’essere se stesso di qualcun altro bene, altrimenti pazienza. Non voglio correre dietro ad un paio di pantaloni anche se sono indossatii da qualcuno che ti piace alla follia e che spesso ti fa sentire perduta quando non c’è. Voglio..
 
<< parole, parole >> l’apostrofò Beth
<< mi sono persa qualcosa mi sa >> sussurrò Sarah
<< ma che è accaduto in questi ultimi tempi ? sembra che sia mancata da una vita lì! >> sfiatò Sia
 
Beth sbuffò e continuò meditabonda << non si sceglie il modo di amare, è una cosa che viene da sé in funzione della persona che amiamo. Affidiamo sempre il nostro destino a qualcuno, in un modo o in un altro. E non si può decidere a priori come vivere un amore, lo possiamo decidere solo quando lo abbiamo nel cuore >>
 
<< da quando sei diventata filosofa? >> domandò Sarah
<< da sempre. Solo che voi non mi ascoltate mai >> rimbrottò alzando gli occhi al cielo
<< insomma a quanto pare la mia idea non ha entusiasmato nessuno. Pensavo che l’ultimo dell’anno a Parigi fosse un’idea strafighissima…… mi raccomando non strappatevi i capelli dalla gioia. >>
<< dai Marissa, non essere delusa. Vai tu con Jared. Non possiamo sempre essere presenti tutte. Non è che ovunque vadano loro dobbiamo esserci per forza anche noi >> acclarò Beth
<< già >> le fece eco Sarah << è un bel guaio che proprio adesso io abbia deciso di stare alla larga da Law. Sarei andata volentieri.. anzi.. che dico.. in altri momenti avrei fatto il passaporto falso pur di esserci.. ma adesso no. Grazie. Vorrà dire che rimarrò un po’ di più qui a casa. Ci rivedremo tutte quante a gennaio >> si zittì un momento poi riprese << ma vi immaginate? I nostri due piccioncini nella città dell’amore… >> tutte quante fecero un sospiro
<< vorrà dire che Marissa ci racconterà tutto quello che è accaduto a Parigi, minuto per minuto >> sorrise Sia
Marissa fece un sospiro delusa << d’ accordo. Se pensate di aver preso la decisione giusta…
<< più che giusta >> la interruppe Sarah
<< quoto >> aggiunse Costance poi aggiunse << io passerò capodanno con i vecchi amici e voi? >>
<< io penso di andare ad una festa organizzata da mia cugina, quindi sarà una noia mortale >> rise Beth
<< io credo che rimarrò a casa con i miei. Per me l’ultimo dell’anno è un motivo in più per stare con la mia famiglia. Ci vediamo così di rado >> le fece eco Sia
<< i miei organizzano un a cena con alcuni amici quindi anch’io lo passerò a casa >>
Si lasciarono con la promessa di risentirsi per accordarsi sulla data del rientro. Volevano arrivare tutte nello stesso giorno.
 
A distanza di due ore da quella conversazione, Costance, nel suo letto, era ancora con gli occhi spalancati nel buio ad ascoltare i battiti del suo cuore.
 
 
 
Sapeva già che non sarebbe andata ad alcuna festa ma che avrebbe aiutato i suoi genitori al ristorante.

 

ALLORA…
Mah! …… Come sarà venuto questo capitolo?
Non zò. Vi avverto.. anche il prossimo sarà un po’ descrittivo però metto qui uno spoilerone….ma non vi dico in che chappy sarà ;-P

 
<< si può sapere cosa ti sei messa in dosso? >> 
Costance si strattonò dalla sua presa << mi avete detto tutti quanti di vestirmi in modo elegante ..e.. adeguato >>
Doveva essere furiosa, pensò Zach, osservando l’attaccatura del seno che si alzava e si abbassava.
Alcune immagini di quella sera, assolutamente inadatte per quel momento gli danzarono davanti agli occhi << adeguato . non . provocante. >>
<< se hai dato un’occhiata alle altre donne presenti avrai notato che la maggior parte è vestita in modo più indecente di me >>
Una vocine interna gli suggerì che forse se la stava prendendo un po’ troppo per quella cosa ma lui non l’ascoltò << forse. Ma sicuramente non sono così provocanti >>
<< provocanti! Ma figuriamoci! >> commentò lei, si umettò le labbra e continuò << prima ero un’educanda, adesso sono troppo scollata, possibile che non vada mai bene a nessuno? >>

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Capitolo 31
*** CAPITOLO 30 - Law e Sarah ***


CAPITOLO 30

 
 
 cosa c'è di meglio che un Capodanno a Parigi?

Il volantino rosso dell’agenzia T. A. W. Travel Around the World, che aveva trovato sul tavolo basso del soggiorno al suo arrivo, insieme ad una copia vecchia di  Aber Today, il quotidiano locale, doveva aver testato le preferenze degli inglesi su dove trascorrere la fine e l’inizio del nuovo anno……era andata a ricercarlo, tra i fogli vecchi nel bidone adibito alla raccolta della carta. Si mise a rileggerlo attentamente
 
Cosa c'è di meglio che un Capodanno  a Parigi? Una notte di San Silvestro insieme agli amici, piena di colori, musica e balli?
 
Prima stilettata al cuore.
….Già, cosa c’era di meglio?
Un tranquillo fine anno a servire in un ristorante…

 
Quale città d’Europa è più adatta a festeggiare il 31 Dicembre che Parigi, una città ricca d'arte, storia, fascino e romanticismo.
 
Seconda stilettata
… romanticismo…
 
Fece per appallottolare il foglio poi da vera masochista continuò a leggere


Parigi è la città d'eccellenza, meta scontata, qualcuno potrebbe obiettare,
 
è vero, meta scontatissima dai, su, ragazzi, un po’ di immaginazione
 
 ma pur sempre una città che ha mille attrazioni e non ti lascerà deluso.
Festeggiare il Capodanno a Parigi offre molti modi per dire Bonne Année!

 
Anche un bacio sotto la Tour Eiffel
 

 Parigi è sicuramente una delle città più vivaci ed emozionanti d'Europa, uno dei luoghi più belli dove festeggiare il 31 Dicembre, sia per coloro che amano trascorrere le ultime ore del 2011 in discoteca che per coloro che preferiscono festeggiare con un gruppo di amici e un semplice bicchiere di champagne.
 

Lei apparteneva a quest’ultima categoria…. Ma nessuno se ne sarebbe accorto, visto che sarebbe rimasta a casa….. a servire ai tavoli
 
E fu proprio quello che fece, nonostante le proteste e le insistenze della famiglia affinché trascorresse Capodanno con i vecchi amici del posto.
 
Ma non aveva alcun interesse a festeggiare il Capodanno se non poteva farlo con chi voleva lei.
 
Grazie al cielo fu una serata frenetica.
C’era il tutto esaurito e volevano che tutto filasse liscio come l’olio.
Aveva dato una mano a preparare il locale ed i tavoli.
Aveva scelto delle tovaglie di fiandra di colore rosso visto che i piatti sarebbero stati in ceramica bianca, perché il bianco avrebbero esaltato i colori delle pietanze preparate.
I centrotavola erano fatti con piccoli rametti di abete, agrifoglio, delle bacche rosse e arancioni e con una candela al centro, per abbellire la tavola, e regalare un’atmosfera romantica alla serata quando sarebbero state accese prima della mezzanotte, abbassando poi le luci del locale
 
Accanto ad ogni posto c’era il menù stampato su carta di riso color crema.
 
Per quella sera speciale avevano preparato un menù molto elaborato che avrebbe richiesto un grande impegno in cucina e che, per alcuni minuti aveva mandato nel panico il cuoco a causa di una improvvisa ansia da prestazione … culinaria.
Per fortuna si era ripreso subito… non appena la mamma gli aveva detto che lo avrebbe declassato a lavapiatti.
 
-          L’ euforia di quella serata speciale…..
 
… l’ultimo giorno dell’anno che dà inizio alla nascita di un nuovo capitolo, di un nuovo periodo. Non è il giorno dei bilanci perché il riepilogo di quanto è avvenuto durante tutto l’anno è già stato fatto nei giorni che precedono questa data. E’ la notte di passaggio, la notte dedicata ai buoni propositi per l’anno nuovo.
 Notte di riti scaramantici che Costance aveva fatto propri, dall’indossare biancheria intima rossa alla previsione di gettare dalla finestra un oggetto vecchio ed inutilizzato….
Non che ci credesse a queste storie ma, come sempre, come ogni anno, preferiva non infrangere queste regole non scritte … ma solo per non avere, dopo, niente di cui recriminare.
…Le mancava il bacio sotto il vischio, o meglio, il vischio ce l’aveva, le mancava proprio la persona da trascinarci sotto e baciare.
Persona che sicuramente in quello stesso momento non stava servendo a dei tavoli e non si stava piangendo addosso…
 
-          L’attenzione maniacale verso le esigenze dei clienti, già su di giri in attesa del fatidico conto alla rovescia….
 
Tutto questo…la fece andare avanti ed indietro per la sala senza un attimo di respiro, il che le permise di tenere la mente completamente sgombra dai pensieri, soprattutto da quello relativo ad un altro capodanno che si stava celebrando in un'altra parte dell’Europa.
 
Solamente poco prima della mezzanotte riuscì a rilassarsi.
Ormai lo spumante era già tra le mani del commensale che avrebbe avuto il compito di far sì che lo zero coincidesse con la fuoriuscita del tappo con tanto di botto e, in alcuni casi con la fuoriuscita della schiuma bianca
 
Gli occhi di tutti seguivano il susseguirsi dei numeri sul display appeso alla parete mentre le bocche scandivano all’unisono il count - down finale.
 

Tappi saltati, urla, battiti di mani, accompagnati dai botti dei fuochi d’artificio sparati, come ogni anno, dalla baia lì di fronte, salutarono l’arrivo del nuovo anno.
 
Poco dopo iniziarono ad arrivarle i messaggi di auguri da parte di tutti gli amici.
 

“ auguri socia. Tutto bene? Stai facendo strage di cuori ? ;)
Timmy “

 
Altroché … ce ne sono una decina infranti ai miei piedi, devo muovermi con cautela per non calpestarli
auguri anche a te ed un bacione!
costy

 
Augurissimi! Ke stai facendo? Dove sei? Ma soprattutto con chi sei?
Baci baci baci
Marissa
Ah, si… un bacione anche da Jared che è qui accanto a me e che sta andando in paranoia causa sofraffollamento del locale in cui ci troviamo. Effettivamente è un po’ troppo pieno, avrei preferito qualcosa di più tranquillo… ed avrei preferito che anche voi foste qui…ma lasciamo perdere và.
Kiss J <3 “

 
Non un accenno agli altri.
Meglio così

 
“ sono nel bel mezzo di una festa supercaotica… non mi sono fermata un attimo… ho volteggiato per la sala per tutto il tempo.. e adesso ho i piedi che mi fanno male…
Bacioni a tutti
Costy “

Bèh, non era una bugia…era una mezza verità
 
 
“ Buon Anno!
baci  e a presto <3
Darius “

 
Le venne da piangere. Digitò in fretta sulla tastiera
 
“ ti adoro <3
Costy “

 

*.*.*

 
 
Le giornate si susseguirono tranquille e, stranamente, veloci, nonostante quell’anno non avesse avuto alcuna voglia di lasciare Londra. 
Il diversivo di dare una mano al ristorante stava dando i suoi frutti.
L’aiutava a passare il tempo e a non pensare troppo.
 
Era già dal 4 di gennaio che continuavano ad inviarle i messaggi chiedendole quando sarebbe rientrata, ma non ne aveva alcuna voglia.
Quella mattina si era alzata molto presto e aveva guardato fuori dalla finestra, un velo bianco,  un accenno di fumo bianco e candido rischiarava ogni cosa. Un lenzuolo bianco avvolgeva tutto isolando anche i pensieri.
Uscì fuori nell’aria frizzantina.
C’era stato un temporale la notte precedente, ma adesso il vento si era calmato e, tra le nuvole grigiastre e la bruma leggera, un timidissimo sole faceva capolino.
Per terra un letto di aghi di pino, di foglie immobili, nell’aria tranquilla e chiara.
Ed ogni tanto, con leggeri movimenti, altre foglie, altri aghi si aggiungevano agli altri.
Costance calpestò silenziosa quel soffice e molle tappeto ed uscì dal cancello incamminandosi su per la strada che portava fino in aperta campagna.
Tutto luccicava di pioggia
Scese e poi risalì in cima al lungo declivio che cingeva alle spalle Aber.
In quel punto si dominava tutto il paese. Osservò i prati che si estendevano a perdita d’occhio punteggiati qua e là da macchie di aceri, faggi e betulle.
La terra lucida brillava al sole.
All’improvviso si sentì come un pesce fuor d’acqua, tutto le sembrava estraneo, anche il cielo grigio da cui si intravedeva a fatica il celeste tra le bande di nuvole.
Si sentì come se all’improvviso quello non fosse più il suo posto.
Sentì il cuore battere all’impazzata.
Forse era stata la salita.
All’improvviso si sentì sola.
Si voltò e guardò in lontananza le onde spumeggianti e l’ombra fumosa che stendeva sul porticciolo e sul paese.
Stette a lungo ad osservare il mare che ribolliva, trasformandosi in bianca schiuma. Poi, come riscuotendosi da un incantesimo scosse la testa buttando indietro i capelli inumiditi dall’aria salmastra.
Tra la foschia distinse la sua casa.
Sotto la nebbia tutto sembrava più distante ed immobile.
 
All’improvviso capì che la sua vita, adesso, era altrove.
Era a Londra, da lui.
Capì che lì ormai c’erano le sue radici ma che la sua vita sarebbe stata altrove.
Scese in fretta la collina.
Avrebbe chiamato le altre.
Era pronta a tornare.
Ancora pochi giorni e poi… di nuovo a Londra.
 
Chissà se qualcuno aveva sentito la sua mancanza così come l’aveva sentita lei?
Sicuramente Costance ! soprattutto durante i giorni trascorsi a Parigi.
Ma quanto sarai scema anche solo a pensarle queste cose!
 
E poi c’era la questione dell’anonima che doveva essere risolta.
Si.
Era tempo di tornare a Londra.
 

7 gennaio , Soho Square
 
si chinò davanti alla porta cercando disperatamente le chiavi. Si era convinta ormai che il suo mazzo avesse un’anima e che si divertisse a giocare con lei a nascondino. Era quasi matematicamente certo che dovesse svuotare la borsa per poterle recuperare.
Infilò quindi la testa nell’apertura della borsa capiente iniziando a rovistare all’interno facendo vagare la mano in mezzo a tutte le sue cianfrusaglie. La cosa che più la irritava era sentire chiaro il tintinnio delle chiavi, ma mancarle ad ogni movimento.
Stava imprecando quando la porta si aprì di colpo e Beth fece la sua comparsa sulla soglia.
<< alla buon’ora.. avevamo perso le speranze ! pensavamo che tu avessi cambiato idea e che avessi deciso di passare il resto della tua vita a piangerti addosso >>
<< anch’io sono felice di rivederti Beth >> rispose Costance con un sospiro… era appena arrivata .. e già iniziavano… si raddrizzò ed entrò in casa sbuffando
<< ave >> esclamò alle altre sedute sul divano, alzando la mano in stile saluto indiano
<< aspettavamo te per iniziare…. >> trillò Sarah
<< iniziare che ? >> chiese incuriosita
le rispose Sia << credo che in questa stanza ci siano almeno due persone che devono raccontarci parecchie cosette >>
<< non voglio sapere niente al di fuori di quello che avete fatto tu e Jared >> tuonò Costance fissando Marissa con cipiglio deciso
<< hei. Che hai fatto in Galles… una cura a base di acido? >> la rimbeccò Marissa
<< no. Mi sono solo rinforzata l’anima. Ho fatto una cura di vero amore familiare >>
<< anche noi abbiamo passato le feste in famiglia ma mica ci siamo indurite così ! >> esclamò Beth
<< vorrà dire che l’aria del Galles è più strong ! >>
 
<< se sei così dopo le vacanze mi immagino come sarai tra un mese, quando avrai ripreso lo studio, il lavoro, la palestra e le attività sociali >> insinuò Sia
<< ed ancora non mi avete raccontato niente.. >> le guardò incitandole con lo sguardo ad iniziare
<< già.. >> aggiunse Sarah << a questo proposito vorrei essere messa al corrente della situazione perchè ho la vaga impressione che mi abbiate omesso ..>> mimò con le dita le virgolette << .. alcuni particolari….che presumo siano sooolo dettagli….vero Costance ? >> la guardò socchiudendo gli occhi come quando sospettava che tu stessi raccontando una balla stratosferica.
<< mi sa che stanotte, con tutto quello che deve essere raccontato…. Faremo mattina >> replicò Sia che già si pregustava la nottata
<< io procuro il pop corn >> esclamò Beth poi, allo sguardo interrogativo di Sia si giustificò << lo sapete che io devo sempre sgranocchiare qualcosa quando guardo un film o leggo una storia >>
 
Fu una notte molto lunga.
Tutti i segreti vennero svelati.
 
<< datemi tempo almeno di cambiarmi e di mangiare qualcosa, sono digiuna stamani >> calcò il tono enfatizzando la frase sono a digiuno da stamani, giusto per suscitare un po’ di pena ed avere un pò più di tempo per raccogliere le idee.
<< okay, hai dieci minuti di tempo per portare il trolley ed il tuo culo di sopra, cambiarti e tornare giù. Noi ti prepariamo al volo un panino così con lo stomachino pieno potrai iniziare a raccontare con la mente lucida >> Sarah fece dei movimenti circolari sulla pancia a mimare lo stomaco pieno poi continuò << prego signora, si accomodi pure di sopra e non perda tempo a cazzeggiare perché tanto noi da qui non ci muoviamo >> le indirizzò un sorriso che le ricordò Gaston della Bella e la Bestia….
 
Con il panino in mano restò, per un lungo istante, a fissare un triangolo di luce che il lampione esterno faceva filtrare dalle tapparelle.
Immobile.
Sarah pensò che si fosse pentita di quella promessa.
Poi però all’improvviso Costance si voltò a guardarla negli occhi ed iniziò a raccontare.
Dal momento che il racconto partiva da quella famosa sera fu subito interrotta da Sarah << oh, Costance… com’è stato? .. >> le chiese sospirando
<< beh… è.. stato.. Meraviglioso >> un sorriso le incurvò le labbra  << non avevo mai provato niente di simile … è stato.. è stato .. idescrivibile… davvero.. quasi da convincermi che stare insieme sarebbe stato sublime… >>
<< Oh. Mio. Dio >> gli occhi di Sarah brillarono nel vedere il volto radioso di Costance mentre parlava
<< e poi ? >> chiese Sia
Costance aggrottò la fronte << poi… >> e sputò fuori tutto. Terminando con la famosa proposta. Subito gli animi mutarono. La tenerezza iniziale si trasformò in ira profonda.
Adesso erano tutte furibonde con lui
<< Ma è proprio stronzo >> esclamò Sarah
<< che testa di cazzo minorato mentale >> rincarò Sia
<< ma soprattutto….. completamente cieco..non ha capito niente .. >> sentenziò Beth
Marissa rimase in silenzio. Il suo parere l’aveva già espresso ampiamente a suo tempo. In modo impetuoso.
 
<< l’idea di farsi aiutare da Aurélie però è stata geniale >> disse Sia cercando di risollevare gli animi
<< l’approvo in pieno. Non vedo l’ora che tu inizi la parte pratica, Costance. E la prossima volta che andate a fare acquisti vengo anch’io >>
<< ed anch’io >> aggiunse Beth
<< andiamo, via, non siate ridicole. Non posso andare a scegliermi un abito con il codazzo di assistenti dietro >>
<< oh. No. Qui ti sbagli >> Marissa la guardò con i suoi occhioni verdi dove vi si leggeva una determinazione estrema << noi non siamo le assistenti… noi siamo le tue personal trainer della moda e dello shopping. Siamo noi che scegliamo per te. Tu non scegli proprio un bel niente. e’ fuori discussione >> mosse la mano come a dire di chiudere lì l’argomento.
Costance aprì la bocca per replicare ma poi ci ripensò e la richiuse subito.
Non era il momento. In seguito con calma avrebbe provato a scrollarsele di dosso.
Ma poi, ripensandoci…..perchè invece non affidarsi a loro?
 
<< bene, e la prima parte è andata …… adesso tocca a Marissuccia nostra >> esclamò Beth con la bocca stretta in avanti come se volesse tirare un bacio.
La Marissuccia raccontò di Parigi senza rammentare, per espresso desiderio di Costance, colui-che-non-deve-essere-nominato.
 
Riuscì solo a rassicurarla, o almeno ci provò, inserendo nel discorso che, di fatto, non aveva mai visto Camille da sola con il colui-che….
Ma d’altra parte era anche vero, come dovette confessare ad una domanda precisa di Costance, che non erano rimasti sempre insieme.
Lei e Jared erano andati in giro per Parigi il più delle volte da soli.
Con gli altri si erano ritrovati quasi sempre a cena e solo alcune volte dopo cena.
 
E questo per Costance, fu più che sufficiente per sentirsi completamente vuota.
 
Si rigirò nel letto per la milionesima volta.
Dopo aver contato tre interi greggi di pecore, aver aggiunto poi i pastori, i cani e tutti gli animali della fattoria, era ancora a fissare il soffitto con gli occhi spalancati.
 
Era di nuovo nel suo letto di Londra, e di nuovo si ritrovò a fissare la luna attraverso le imposte rimaste aperte.
Con la mente completamente svuotata dai pensieri si abbandonò al fluire del silenzio della notte ascoltando il respiro lieve e regolare di Marissa che dormiva profondamente nel lettino accanto.
Sentì di essere un nulla.
Il presente si stava fondendo con il passato e nello stesso tempo diventava futuro.
 
Pensò che a breve lo avrebbe rivisto e un sentimento di irrefrenabile malinconia e incontenibile gioia la pervase.

 

*.*.*

 
Law aveva notato un certo cambiamento nella sua esistenza.
Andava al ristorante…. e Sarah non si affacciava più alla porta della cucina per salutarlo e poi invitarlo da qualche parte….
Tornava a casa…. e Sarah non lo incrociava per sbaglio avendo ritardato l’uscita…..
Usciva da casa….. e Sarah non lo incrociava per sbaglio avendo anticipato l’arrivo
 
Sapeva che era ritornata perché gli aveva lasciato un messaggio appeso alla porta dicendogli che poteva iniziare ad occuparsi di nuovo di Brutus.
 
Era stato tentato anche di trattenersi a casa giusto per vederla arrivare ed augurarle buon anno, ma poi aveva rinunciato.
 
Una sera era anche andato alla inaugurazione di un nuovo albergo della catena Marriot, ma Sarah non vi aveva partecipato …..per poterlo incontrare.
Law per precauzione si era portato dietro Nettie,  ma avrebbe potuto risparmiarselo.
 
Avrebbe dovuto essere felice di questo no ?
Si. Certo….Ma in un certo senso gli dava fastidio il fatto che Sarah non lo volesse più.
E non si sentiva per niente sollevato al pensiero di tutti i lati negativi che sarebbero emersi nel caso di una loro eventuale relazione, e che quindi, adesso, erano scongiurati.

 

*.*.*.*

 
Stavano facendo shopping in una boutique del centro.
Erano concentrate nella ricerca dell’abito per Costance e per se stesse.
Partecipare ad una festa di Camille, adesso, imponeva l’ avere addosso qualcosa di veramente strabiliante perché l’obiettivo era lasciare di stucco Camille , e anche qualcun altro a dire la verità.
 
Erano concentrate ad osservare gli abiti esposti, Costance e Marissa stavano guardando quelli al piano superiore mentre Beth e Sia erano nei camerini dove stavano schiamazzando perché, oltre agli abiti ritenuti idonei per la serata, si stavano provando anche le mise più fantasiose che ogni tanto suscitavano scoppi di risa e prese in giro, come una camicia dotata di migliaia di rouches multicolori che faceva tanto maestro di samba brasiliano.
Sarah stava osservando alla luce che penetrava dalla vetrata trasparente un bellissimo abito di Balmain nero, con tagli asimmetrici che, una volta indossato dovevano mostrare parti di pelle del torace, del petto e della gamba, quando Nettie fece, come al solito, il suo ingresso teatrale nel negozio lasciando dietro di sé una scia di profumo e dando l'impressione di essere al colmo della felicità.
Le si soffermò accanto << salve! >> la salutò sorridendo, anche se più che un sorriso le sembrava una paresi facciale << non abbiamo visto nessun segnale della tua presenza l’altra sera all’inaugurazione del nuovo albergo in Main Street >> le vomitò addosso subito dopo senza neanche chiederle come stava
Lei fece spallucce mentre l’altra proseguiva <<  Pensa te che Law ha passato la prima mezz’ ora a guardarsi intorno in modo frenetico per la paura che tu gli comparissi davanti all’improvviso >> fece una risatina derisoria <<  Gli hai creato un vero e proprio complesso di persecuzione >>
Sarah sentì montarle la rabbia come un’ onda che si gonfia a largo per poi infrangersi con violenza sugli scogli. Tuttavia rimase calma e con indifferenza le rispose << davvero? Beh, allora può stare tranquillo perché sto uscendo con Derek Turner.>>
Okay  ci aveva bevuto solo un caffè insieme una mattina che si erano ritrovati ad arrivare in ritardo alla prima ora di lezione e nessuno dei due voleva entrare a metà ora, facendosi notare così in modo plateale dal rispettivo docente.
 
Purtroppo uno dei suoi difetti era quello di non riuscire a tenere a freno la lingua quando era agitata, per cui spesso si ritrovava a sparare cazzate megagalattiche, come quella che aveva detto a Law la sera che si erano incontrati in casa, quella cioè che dipingeva…
Purtroppo in quei momenti di forte agitazione le parole le fluivano direttamente dal cervello alla bocca senza che vi fosse alcun filtro in mezzo. I suoi recettori venivano bloccati e le cazzate fuoriuscivano senza freni inibitori.
<< ah! Il bel Derek eh? >> Nettie sfiorò con noncuranza alcuni capi di abbigliamento poi, facendo finta di essere concentrata nella visione degli abiti, e quindi senza neanche alzare la testa verso di lei le disse con aria di sufficienza << ho paura che non ti sarà facile tenertelo stretto. Ha un debole per le donne. E non credo che ti abbia informato che sabato scorso era con Candace Gray al party dei Ford e pare, tra l’altro >> abbassò la voce con aria da cospiratrice guardandola di sbieco << che se ne siano andati presto, ma che lei non sia tornata a casa che al mattino >>
Sarah la incenerì con un'occhiata.
D’accordo, non aveva una relazione con Derek.
Non lo conosceva neanche.
Ma questo Nettie non lo sapeva per cui sentire tutta quella cattiveria uscire dalle sue labbra la indispettì << È proprio indispensabile tutta questa crudeltà? >> le disse guardandola negli occhi poi continuò  << Hai avuto Law cos’altro vuoi ancora ? >>
 
Nettie inarcò le sopracciglia perfettamente disegnate come due ali di gabbiano << non ho affatto avuto Law >> replicò << Mi ha invitata a uscire con lui solo per tenerti a distanza. Ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di scrollarsi di dosso te >>
Socchiuse gli occhi che si ridussero a due fessure mentre la guardava arrogante << sei ancora molto inesperta. Avresti dovuto saperlo che agli uomini come Law  non piace essere cacciati. In pratica ti sei rovinata con le tue stesse mani, cara >> la studiò maligna per vedere la sua reazione, ma Sarah rimase impassibile << bèh, allora puoi riferirgli che è al sicuro >> ripetè di nuovo cercando di ricacciare indietro le lacrime .
Nettie si strinse nelle spalle << mmhmm non credo che lui la pensi così, cioè che si senta al sicuro. Ma non è che mi dispiaccia >> aggiunse sorniona guardandola maliziosa << perché vedi, più ti considera una minaccia più ha bisogno del mio aiuto >> le mormorò con tono di voce smielata
<< e quindi io ho modo di stare più a lungo con lui e.. a letto..Law… non è niente male >> le sussurrò avvicinandosi al suo orecchio osservando divertirta il suo rossore.
<< se mi vuoi scusare , Marissa e Costance mi attendono al piano di sopra >>  rimise a posto l’abito che teneva in mano, alcune grucce vuote sbatterono una contro l’altra con un tintinnio sommesso, e filò fino alle scale come se avesse le ali ai piedi.
Nettie  la seguì con lo sguardo per un attimo e poi tornò a concentrarsi sui capi appesi alla rastrelliera.
Era stato tutto piuttosto facile.
Non le piaceva il modo in cui Law si mostrava distratto e incupito da quando Sarah aveva cambiato atteggiamento con lui.
Solamente se avesse messo da parte definitivamente Sarah lei avrebbe potuto avere via libera con lui.
Lasciò andare gli abiti e senza aver acquistato niente  lasciò la boutique canticchiando, soddisfatta di quello che aveva fatto.
 
<< avete trovato niente? >> la voce le tremò leggermente mentre si rivolgeva a Marissa e Costance ferme davanti ad un camerino
<< siamo state fortunate. Abbiamo trovato questo >> esclamò Marissa sventolandole davanti al naso una nuvola rosa cipria
<< è un abito di campionario per cui è scontatissimo e la notizia ancora più sensazionale, e che fa della signorina Costance qui presente, la ragazza più fortunata della terra è che lei, grazie a Mama Quin Shi, ha la somma giusta per acquistarlo. Non è fantastico ? anzi gli avanza ancora un po’ di denaro con il quale acquistare quel paio di stivaletti in camoscio  che insieme a quest’abito stanno divinamente >>  il viso le si illuminò di un sorriso gioioso mentre veloce li afferrava dall’ espositore centrale per poi innalzarli in alto in segno di conquista.
<< spenderò tutti i soldi però >> azzardò Costance con un accenno di pentimento
<< ah. No. Non ci provare. Non farti venire assurdi rimorsi. Sei andata a lavoro, ti sei fatta un mazzo tanto >> e qui fece il gesto classico con le due mani << per racimolare un po’ di soldi ed adesso che puoi utilizzare quei soldi per uno scopo umanitario
<< umanitario ? >> mormorò con tono stupito Costance inarcando le sopracciglia
<< certo. Attualmente il nostro scopo umanitario principale è quello di salvare un cazzone che è l’anello di congiunzione tra un cefalopode e  la razza umana
<< cefalopode? >> chiese Sarah
<< si. Cefalopode. Perché come ben saprai  cefalopode vuol dire letteralmente : con i piedi sulla testa…
<< non ne sapevo niente veramente >> la interruppe Sarah
<< quindi è lapalissiano che uno che pensa con i piedi non può che essere….una testa di cazzo >> concluse calma Marissa mentre Costance e Sarah dopo averla guardata a bocca aperta scoppiavano a ridere di gusto.
<< ma questa da dove esce ? >> rise di nuovo Costance
<< oh, questa risale hai tempi della secondary school. Dando del cefalopode a qualcuno riuscivamo a dargli dell’ idiota senza che questi se ne accorgesse…. Almeno fino a quando non andava a cercare la definizione su google >>
 
ridendo raggiunsero le altre due al piano di sotto.
Dell’incontro con Nettie le avrebbe messe al corrente più tardi…..
 

*.*.*

 
 
Stavano uscendo da MacDonald quando videro passare davanti a loro l’auto di Law con Nettie seduta al suo fianco.
 
<< hei! Ma quelle non sono Sarah e le altre? >> mormorò Nettie seccata anche solo dalla  sua presenza
 
Law mosse impercettibilmente la testa poi continuò a guardare davanti a sé
Sarah da MacDonald?
Gli era sembrato che detestasse quella cucina, anzi gli sembrava che gli avesse detto che la faceva vomitare. Non sopportava il sapore finto, ed esasperato delle pietanze.
Era sicuro che non le piacesse.
Anzi le fosse piaciuto lo avrebbe visto come un tradimento alla vera cucina.
 
Altro segno di un cambiamento che stava avvenendo in lei…
Si sentì infastidito da questa scoperta
 
<< Mi aspettavo di trovarmela davanti anche al KingPalace stasera e che tu dovessi respingere uno dei suoi innumerevoli assalti. Ti pedinava ovunque… >> fece una risatina quasi forzata , il cui suono ricordò il chiocciare delle galline...
Law la fulminò con un'occhiata. << ora non è necessario prendersi gioco di lei >> affermò con calma.
Lei lo fissò con aria sbalordita e anche un po’ infastidita << Perché no? Lo fanno tutti. È di dominio pubblico che ha fatto la figura della perfetta oca con te. Lo sa persino lei. >>
Gli occhi di lui si socchiusero << Non le hai detto niente, vero? >> le chiese con tono inquisitore sentendo un leggero brivido percorrergli la schiena.
Lei fece una smorfia annoiata, accavallò le sue lunghissime gambe affusolate inguainate in un paio di stivali alti  << Le ho detto semplicemente che ne avevi avuto abbastanza di lei >> replicò con indifferenza << Ma lo sapeva già >>
Lui sobbalzò . Conoscendo Nettie non poteva credere che avesse presentato la cosa in modo così gentile a Sarah. << cazzo ! >> borbottò prendendosela con se stesso.
Perché la colpa di tutto quanto era .. sua, e di nessun altro
<< e non credo che neanche con Derek Turner avrà migliore fortuna >>aggiunse  Nettie con nonchalance
<< chi cazzo è questo Derek Turner e da dove spunta fuori ? >>
<< è il tizio con cui sta uscendo adesso Sarah, me lo ha detto proprio lei. È un donnaiolo e andrebbe a letto con chiunque porti una sottana >>
scosse la testa annoiata da quella conversazione << Comunque, sono affari suoi >>
Law evitò altri commenti.
 
Si rifiutava di pensare a Sarah.
 
Lo sapeva però che stava uscendo con un casanova da strapazzo?
 
Doveva metterla in guardia?
Lo avrebbe ascoltato o deriso di questa sua improvvisa ansia di proteggerla dai non adatti a lei ?
 
Forse poteva dirlo a qualcuna delle ragazze, magari a Marissa, in quanto anche sorella di Eric, ragazza di Jared ed amica di Sarah… … una e trina .
 
Gli scappò una risatina subito soffocata mentre Nettie si voltava verso di lui curiosa di sapere da cosa derivasse quello sprazzo di ilarità
Lui scosse la testa nella sua direzione a dire che stava ridendo per un qualcosa che non aveva niente a che fare con quell’argomento.
<< arrivati >> disse fermandosi in doppia fila davanti casa di Nettie, e lasciando il motore acceso.
Un cenno più esplicito nel volerla scaricare davanti casa senza troppi riguardi, sarebbe stato uno “sparisci “ oppure “fuori”. Si voltò verso di lei rimanendo in attesa.
Nettie completamente colta alla sprovvista non seppe reagire se non con la frase << allora.. vado >>
<< si. Scusa se sono un po’ brusco ma mi sono ricordato che devo passare dal ristorante. Quindi….ci sentiamo >> le rispose Law  per poi ripartire subito non appena fu scesa.
 
Doveva trovare il modo di parlare con Marissa .
Niente di più facile pensò, sarebbe bastato addurre la scusa delle modifiche che stava apportando al locale,.. lei era quasi architetto in fondo, e quindi andare con Jared a prenderla al dipartimento di Architettura.
Doveva informare subito Jared…
 
che, il giorno dopo, mascherando lo stupore per quella richiesta, fu contentissimo di avere una scusa per andare a prenderla.
 
Entrarono nell’imponente edificio di pietra giallastra con i gradini un po’ consumati dai tanti piedi che li avevano sttraversati.
Un’ampia porta spalancata si apriva su di un atrio piuttosto grande dove ragazzi silenziosi si aggiravano rapidi, si fermavano a leggere gli annunci appesi nelle varie bacheche poi, prendevano appunti, staccavano un n. di telefono.. appendevano un avviso.
La vita era tutta lì, concentrata in quell’ottagono di pietra e marmo grigio.
Erano già le tredici.
Fine delle lezioni.
Non ci fu il solito classico frastuono prodotto da una massa di adolescenti con lo zaino fatto ancora prima del trillo della campanella, pronti a catapultarsi fuori dalla porta ed uscire fuori verso la libertà.
Ci furono rumori composti di persone che si alzavano, chiacchieravano sommessamente tra loro e che poi iniziavano ad uscire fuori così che l’atrio si andava via via affollando in un crescendo di colori e suoni.
 
Jared e Law si erano spostati all’esterno, vicino ad un alto albero frondoso,  ma non poterono evitare le occhiate curiose degli studenti che uscivano perché lì, si conoscevano un po’ tutti, per cui erano due volti completamenti sconosciuti.
Aggiungendo inoltre che erano due tipi notevoli e che, adesso poi che Jared si era lasciato crescere un leggero pizzetto che gli circondava la bocca , ispiravano pensieri poco casti negli estrogeni che stavano uscendo .
 
<< ci stanno fissando >> gli disse Law
<< per forza >> rispose Jared << siamo fuori posto come due palme all’antartide >> poi si illuminò tutto e Law seppe già cosa stava per dire << eccola >> alzò la mano in segno di saluto.
Marissa, alla sua vista, provò il solito tuffo come la prima volta che si erano incontrati, sempre lì al dipartimento.
Una vampata calda l’avvolse mentre salutava frettolosamente i compagni di corso e si avvicinava velocemente a lui che l’accolse in un abbraccio dolcissimo.
<< che sorpresa meravigliosa >> esclamò sorridendo Marissa guardando prima Jared e poi Law
<< come mai siete qui? >>
<< eravamo in giro, lo sto accompagnando a visitare alcune mostre >>
<< sto apportando delle modifiche al locale >> si intromise Law << anzi, potresti darmi una mano anche tu visto che sei nel ramo >>
Marissa arrossì leggermente di piacere, l’essere considerata come del ramo la riempiva di soddisfazione << certo. Volentieri. Che modifiche vuoi apportare ? >>
Law le spiegò brevemente che aveva creato degli angoli più discreti, dei privèe in pratica per tutti coloro che volevano godere di un po’ più di privacy. Si misero quindi a parlare di come aveva proceduto con l’arredamento in modo che si armonizzassero con il resto del locale
Law partecipava con entusiasmo alla conversazione ma con una parte di cervello continuava a pensare a come affrontare l’argomento Sarah.
L’occasione venne poco dopo quando Marissa, volendo spiegargli un tipo di lampade a muro piuttosto decorative tirò in ballo la boutique del centro che avevano visitato alcuni giorni prima.
Law tirò subito le somme e capì che, forse in quella giornata poteva essere avvenuto l’incontro con Nettie.
Si schiarì la voce << eeerrrrrrr… hemmm….Per caso sai se Sarah ha parlato con Nettie ultimamente? >> le chiese tenendo puntati inflessibilmente gli occhi sul suo volto.
<< mi pare di no >> rispose lei. << Perché? >> chiese avvicinandosi leggermente
<< mah, pare che Nettie le abbia detto alcune cose piuttosto sgradevoli >>  ribatté lui aggiungendo subito dopo << Non glielo ho detto io di farlo naturalmente , ma Sarah questo non lo può sapere >>
<< oh >> Marissa non seppe dire altro
<< e poi volevo anche avvisarla che Derek Turner è un playboy della peggiore specie >>
<< De-rek….. Tur-ner ??? >> Marissa lo guardò perplessa ma lui non se ne accorse e riprese << si quello con cui esce attualmente, lo ha detto esplicitamente lei a Nettie >> Marissa rimase per qualche secondo interdetta poi i suoi neuroni si misero a lavorare come la caldaia di una locomotiva. Unì alcuni tasselli di quel puzzle in particolare :
primo     Nettie aveva parlato con Sarah dicendole delle cose non troppo carine
      secondo Sarah quando era nervosa era solita dire le peggiori cazzate
      terzo      Law sosteneva che Sarah avesse detto a Nettie che stava uscendo con Derek Turner
Si incastravano perfettamente l’uno con l’altro quindi la soluzione era che Sarah per difendere il suo orgoglio dalle parole di Nettie l’aveva sparata grossa.. ma chi era Derek Turner?
 
Decise subito di assecondare il gioco di Sarah rimanendo sul vago perché non voleva combinare pasticci, per cui gli rispose candida << se a Sarah piace, non ha importanza >> affermò lei, rifiutandosi di ammettere che in condizioni reali ce l’avrebbe avuta eccome.
<< E se lui la ama, smetterà di correre dietro alle donne >>
La guardarono entrambi con una espressione di sbigottimento privi di qualsiasi forza per ribattere in qualche modo a quelle affermazioni.
Jared la guardò di sbieco, c’era qualcosa che non andava, quello che aveva appena detto strideva con il suo modo di pensare.
Lei rimase impassibile e continuò << Dai, Law ormai abbiamo capito tutti che non c'è futuro per voi due e che non serve a nulla che Sarah continui a struggersi per te. Le passerà e forse Derek è la soluzione migliore.»
<< Derek >> affermò lui secco << quel tipo di uomini lì non smettono mai di correre dietro alle donne >> rimbeccò lui, facendo una smorfia << lo sai bene >>
Lei sorrise << Neanch'io perderei la testa per Derek…… ma è la vita di Sarah…. Non posso interferire >>
Lui si grattò la guancia e la sua espressione si fece chiaramente preoccupata.
<< a che punto sei con l’arredamento ? >> chiese nuovamente Marissa sperando di riuscire a cambiare discorso perché a domande più precise non avrebbe saputo dare alcuna risposta.
<< Abbiamo quasi completato tutto, mancano solo le lampade appunto e poi alcuni piccoli particolari >> mormorò con aria leggermente assente, poi si passò la mano tra i capelli.
<< avete già pranzato? >> chiese Marissa che sentiva un certo languorino e voleva vitare che si sentissero dall’esterno i gorgoglii del suo stomaco che sarebbero arrivati a breve.
<< no >> rispose Jared
< Law la interruppe << io devo tornare al ristorante, grazie per l’idea delle lampade, semmai faccio un salto in quella boutique per vederle >> le diede un buffetto sulla guancia << grazie Jared >> a lui dette un pugno sul braccio poi voltò loro le spalle e si avviò dalla parte opposta, lasciando i due piccioncini a godersi di quell’incontro improvvisato
Marissa rimase a fissarlo mentre se ne andava poi gli chiese << dici che l’arredamento era una
 scusa ?  >>
<< nahhh >> mormorò Jared incrociando indice e medio della mano che aveva infilata nelle tasca
<< mi sembrava convinto >> poi parve riscuotersi come se un’idea gli fosse balenata all’improvviso << ma chi è Derek Turner? >>
Marissa sospirò << se è quello che credo… non è nessuno….e solo un nome utilizzato ad arte >>
<< uh-uh >> rispose lui, che non aveva capito niente. Poi la prese a braccetto e si dimenticarono di Law, di Sarah e di tutto il resto.
 
Camminava immerso nei pensieri più cupi.
L’aver visto Jared e Marissa così innamorati gli aveva fatto nascere degli interrogativi
Come doveva essere prendere un impegno con una donna? Decidere di stare insieme e dividere tutto con lei?
Era vero che dopo un po’, andare a letto con la stessa donna gli veniva a noia.
D’altronde era anche vero che andare a letto con una donna diversa ogni volta, gli era venuto a noia anche quello.
Il punto era se era in grado di dare il cuore ad una donna, pronunciare parole d’amore.
Era pronto a legarsi con qualcuno in modo responsabile e totale?
E svelargli la parte più nascosta, più perversa ?
Lei desiderava romanticismo e promesse d’amore.
No.
Non poteva.
Aveva fatto il suo dovere di cavaliere senza cavallo e senza armatura.
Aveva dato l’imbeccata a Marissa e adesso basta.
La cosa terminava qui.
 

 
 
Okay, lo spoilerone non era in questo capitolo……devo aspettarmi qualche lancio di uova? O vegetale?
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ugualmente.
Grazie a tutte quelle che mi hanno inserito la mia storia tra le preferite, seguite, da ricordare.. e grazie a chi ha commentato.
Un bacio a tutte
Costanza

 
Alla prossima…..
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 32
*** CAPITOLO 31 - trasformazioni ***


CAPITOLO 31
 

 
…….and the day came
 
 
Non sapevano il perché ma fin dal mattino nell’aria aleggiava un’atmosfera di attesa , fatta di parole e anche di lunghi silenzi, l’attesa  che “ qualcosa” di imprevedibile stesse per accadere.
 
Si stiracchiò nel letto con movimenti lenti allungando le gambe, tirando verso sè le punte dei piedi e tirando i tendini del tallone. Sollevò verso la testata del letto le braccia poi le fece ricadere sulla coperta che scostò subito dopo. Aveva lasciato le tende leggermente aperte e adesso una timida luce filtrava dalla fessura inondando la stanza.
Si sentiva….. eccitata, una sensazione che non era capace di spiegare e che le impediva di riprendere sonno. Si alzò rapida.
La decisione di uscire quando tutto era ancora immerso nel torpore della prima mattina, le era venuta improvvisa. Aveva sceso le scale senza far rumore poi con passi rapidi si era avviata alla porta che aveva aperto e chiuso  lentamente accompagnando lo scatto della serratura, e si era incamminata, verso dove non lo sapeva neanche lei, sapeva solo che doveva convogliare la tensione che la stava attanagliando, farla uscire fuori o sarebbe arrivata alla sera distrutta dalla sua stessa ansia.
A volte si cammina per andare da qualche parte, e  a volte invece, si cammina e basta.
E poi si continua a camminare tentando di raggiungere una meta, tentando di analizzare i nostri pensieri da tutti i lati possibili, oppure più semplicemente cercando di svuotare la mente affinché il peso di troppi pensieri non sfoci in disperazione.
Quella era una di quelle mattine.
Girò a sinistra e percorse a strada tutta fino in fondo, fino all’ incrocio. Poi voltò a sinistra in una stretta e anonima via. La attraversò tutta, tra case monofamiliari e piccoli condomini interrotti sulla fine da un lungo muro che circondava una villa in stile antico.
Guardò i commenti lasciati sul cancello. Sul muro, sul marciapiede.
Era la casa di un cantante famoso.
Dette una sbirciatina attraverso le sbarre ma un grosso cane lupo si avvinò al cancello ringhiando basso, si ritrasse subito arrossendo, come se il cane potesse giudicarla un’impicciona!
Strinse le mani attorno al colletto della giacca stringendoselo di più al collo.
Faceva un freddo cane.
Pensò a come sarebbe stata la sera con l’abito scollato e senza calze……sarebbe diventata come uno dei pinguini di Mister Popper …Tontino per la precisione.
Girò a destra arrivando vicino al centro dove già la vita era in pieno fermento.
Una fioraia stava sistemando alcuni mazzolini colorati dentro una carriola decorata all’esterno del negozio. Mentre si stava avvicinando si avvicinarono anche un ragazzo ed una ragazza che si tenevano per mano. Lui acquistò un mazzolino e quando glie lo consegnò Costance rimase stregata dall’espressione dei loro occhi. In quegli occhi, in quei sorrisi, vide un amore profondo ed una gioia immensa. Il sorriso che la ragazza rivolse a lui nel ricevere quel dono era quanto di più radioso ci potesse essere, in quel momento esistevano solo loro due, racchiusi nel loro piccolo involucro di felicità. Felicità che traspariva da ogni loro gesto o sguardo e che era quasi tangibile per chiunque li guardasse. Costance si bloccò di colpo poi si ritrasse indietro per paura di interrompere quel loro momento magico. Fece dietro front e si incamminò verso casa mentre uno strano struggimento le riempiva il cuore. La scena che aveva visto le aveva ricordato che forse, probabilmente, a lei non sarebbe mai toccato.
 
 
 Quella sera erano tutte elettrizzate.
Completamente su di giri.
 
 
Costance non  riusciva a capacitarsi di quello che era accaduto.
 
Non riusciva a darsi una spiegazione logica.
 
Non riusciva proprio a darsi una spiegazione. punto.
 
Com’ è che era seduta in un taxi con accanto Zac?
 
Provò a cercare di ripercorrere la serata attimo per attimo, fotogramma per fotogramma per individuare il momento in cui tutto le era sfuggito di mano ed il destino ci aveva messo lo zampino.
O forse più che lo zampino del destino era una congiura ordita da parte di qualcuno o più di uno… o tutti insieme…
…in ogni caso, avevano deciso di servirsi di un taxi per arrivare alla casa di Camille, soprattutto per il ritorno, nel caso avessero bevuto un po’ troppo.
 
Erano in tutto otto persone per cui avevano, di preciso gli era sfuggito chi, deciso che con il primo taxi sarebbero andati Marissa, Jared e Sarah, con il secondo Darius, Beth e Sia e con il terzo Zac e Costance.
 
E adesso eccoli lì.
Dopo essersi scambiati un semplice ciao, seduti rigidi su quel sedile incapaci di instaurare un minimo di conversazione.
Il suo sguardo l’aveva trapassata, attraversato l’anima come una scia di fuoco nella notte. Occhi magnetici, penetranti che le agitavano dentro emozioni forti anche senza l’uso di parole o azioni.
Le tornarono in mente le parole di Aurélie : Gli occhi sono un attributo fisico cruciale nella seduzione. Gli occhi rivelano eccitazione, tensione, distacco, senza che venga pronunciata una sola parola.
Poi aveva spostato lo sguardo davanti a se ed aveva iniziato a fissare la nuca dell’autista, il pizzicore sulla pelle cessò di colpo mentre il cuore continuava veloce la sua corsa come un fiume in piena che rompe gli argini e tumultuoso corre verso il mare. Si lisciò con mano nervosa la gamba da sopra il lungo cappotto nero, frugando nella mente alla ricerca di qualcosa di sensato, logico, pertinente da dire. Ma non le venne in mente niente, aveva paura di dire qualcosa di sciocco e quindi forse, era meglio tacere e non dargli questa certezza.
Zac giocava con la chiusura della cintura abbassando e rilasciando il piccolo bottoncino rosso di chiusura ed apertura con un click click piuttosto irritante tanto che l’autista dallo specchietto retrovisore gli aveva già inviato occhiate che volevano essere d’ammonimento ma che non furono capite.
 
<< come mai rallentiamo? >> domandò stupita, non si era neanche accorta della strada percorsa
<< preferisco non saltare da una vettura in corsa, a meno che non sia proprio indispensabile >> la informò lui con distacco.
Costance trattenne il fiato osservando l’edificio dipinto di un colore giallo vivo con una grande entrata sorvegliata da due giganteschi  lupi di marmo.
Nonostante fosse presto c’erano già tante auto parcheggiate davanti ed alcune persone stavano salendo le scale di accesso.
<< siamo arrivati? >> chiese con tono incredulo.
<< cosa ti aspettavi un appartamento nei sobborghi di Londra? >>
<< no, no >> mormorò lei << di certo, non un palazzo così sontuoso >> poi continuò fissando il palazzo << meno male che siamo venuti in taxi, altrimenti sicuramente non avremmo trovato posto >>
<< Camille ha fatto un grosso affare sposando Hill e poi divorziando da lui >> esclamò Zach con tono monocorde
Una leggera stilettata al cuore la colpì nel sentire quel nome sulle labbra di lui << Hill, quello delle sale da gioco? >> chiese con noncuranza
<< già. Proprio lui >>
<< non pensavo che le sale da gioco dessero così tanti profitti >>
<< il peccato offre qualche ricompensa >> mormorò asciutto
<< detto da un peccatore impenitente >> suggerì lei
<< già >> Concordò lui
<< ma non doveva essere solo una cena? >> domandò Costance timorosa mentre scendevano dal taxi
Lui rise << credo che tu non abbia ben chiaro il concetto di cena della Sig.ra Fawcett >> replicò scandendo lentamente le parole con tono sibillino
 
Salirono le scale ed entrarono in un vestibolo di forma romboidale decorato con gusto molto raffinato. Il pavimento era grigio e bianco con al centro una serie di rombi grigi che formavano un fiore stilizzato, alle pareti una serie di specchi che riflettevano il magnifico lampadario dove migliaia di gocce in cristallo pendevano rifrangendo la luce come piccoli caleidoscopi. L’arredamento rispecchiava in pieno l’epoca settecentesca, periodo a cui doveva risalire sicuramente l’edificio.
Zach si tolse il cappotto consegnandolo al cameriere che si trovava all’entrata poi si rivolse a Costance
<< togliti il cappotto >> le suggerì
<< lo so da me. Grazie >> rispose lei piccata, cercando di evitare di mostrargli la lingua e picchiare il piedino per terra. Si sentiva in leggero imbarazzo. Anzi in un enorme imbarazzo.
Avrebbe preferito tenerselo.
Poi le tornarono in mente le parole di Aurélie  mai mostrarsi a disagio, andare sempre fiera del proprio corpo e di quello che mostriamo.
Aprì l’indumento e se lo sfilò con lentezza consegnandolo al cameriere.
Nel giro di un istante le persone presenti si fermarono sui loro passi voltandosi a guardarla.
 
L’abito non era né troppo indecente né troppo sfarzoso per l’occasione.
Era privo di spalline e con uno scollo leggermente a cuore che metteva in mostra in modo decoroso il seno.
Un colore indefinibile,  rosa cipria, forse.
Il corpetto drappeggiato le fasciava il corpo mentre una serie di piccoli quadratini argentati erano disposti in una lunga fila che partiva dal limitare dello scollo ed arrivava all’orlo catturando quindi lo sguardo in un percorso dall’alto verso il basso ad ammirare la splendida silouette . Dietro, una leggera, impalpabile coda fatta di toulle enfatizzava le perfezione delle gambe così come gli stivaletti in camoscio chiari che erano abbinati a quell’abito.
 Il colore cipria della stoffa rendeva quel corpo estremamente seducente, mettendo in mostra le sue forme e le gambe ben tornite.
I capelli, sciolti con il ciuffo che le nascondeva appena il volto,e  le labbra, piene perfettamente lucidate con un lipgloss trasparente, la rendevano estremamente sensuale. 

 


Avrebbe risvegliato il desiderio anche di un santo.
 
Borbottando una imprecazione prese Costance per un braccio e la trascinò nella stanzetta dove numerosi cappotti giacevano già appesi a delle crucce << si può sapere cosa ti sei messa in
dosso? >> 
Costance si strattonò dalla sua presa  << mi avete detto tutti quanti di vestirmi in modo elegante ..e.. adeguato >>
Doveva essere furiosa, pensò Zach, osservando l’attaccatura del seno che si alzava e si abbassava.
Alcune immagini di quella sera, assolutamente inadatte per quel momento gli danzarono davanti agli occhi << adeguato. non. provocante. >>
<< non dire ca…ssurdità per favore! Se hai dato un’occhiata alle altre donne presenti avrai notato che la maggior parte è vestita in modo più indecente di me >>
Una vocina interna gli suggerì che forse se la stava prendendo un po’ troppo per quella cosa ma lui non l’ascoltò << forse. Ma sicuramente non sono così provocanti >>
<< provocanti! Ma figuriamoci! >> commentò lei, si umettò le labbra e continuò << prima ero un’educanda, adesso sono troppo scollata, possibile che non vada mai bene a nessuno? >>
 
Incapace di resistere le si avvicinò e percorse con un dito la linea della spalla mentre inspirava il suo profumo << ti sembrerà assurdo ma ero piuttosto contento della mia esistenza fino a quando non ho conosciuto una ragazza dispotica, impertinente e so-tutto-io >> le mormorò a fior di labbra poi chinò la testa
<< no.. >> mormorò Costance
<< si. Honey >> piegò la testa avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, un rumore di passi li fecero allontanare bruscamente e Zach si dileguò tra i cappotti.
Costance si appoggiò al ferro che reggeva le grucce, la vena alla base del collo  che gli pulsava in fretta, a  tradire sua emozione, chiedendosi a chi doveva essere attribuito quel primo round .. forse Aurélie non sarebbe stata contenta di lei.
 
Zach fece il suo ingresso nel salone con andatura veloce << dov’è Costance >> gli chiese subito Beth appena lo vide
<< che cazzo ne so io. Non sono mica la sua baby sitter. .. comunque l’ho lasciata al guardaroba >> lei lo guardò a bocca aperta allontanarsi verso un gruppetto di invitati
<< ma che gli è preso? >> esclamò sbalordita Marissa
<< non ne ho la più pallida idea, ma credo che se riusciamo a trovare Costance possiamo trovare anche una spiegazione >>
<< non è che sia mai stato un esempio di cortesia a dire il vero... ma ultimamente mi sembra che l’uomo delle caverne che alberga in lui riesca ad uscire allo scoperto più del dovuto >> mormorò Sarah incamminandosi dietro alle altre due.
La trovarono nell’atrio << che è accaduto con Zach? >> le chiese a bruciapelo Marissa assottigliando lo sguardo << niente >> rispose lei calma << ha dichiarato che sono vestita in modo indecente ..
<< indecente! >> la interruppe con tono offeso Marissa, aveva scelto lei personalmente l’abito per cui si sentiva punta sul vivo << dire che Dior è indecente è come dire che l’Arcangelo Gabriele era ateo >>
<< ..mi ha detto che sono indecente, poi ha cercato di baciarmi ma siamo stati interrotti e poi se n’è andato. Il tutto esattamente in quest’ordine. Vorrei ci fosse Aurélie per un consiglio >>
<< non abbiamo bisogno di Aurélie adesso, adesso devi solo mettere in pratica quello che ti ha insegnato. Adesso devi solo sperimentare >>
<< già >> osservò Beth << chi era quello che ha inventato il metodo sperimentale? Galileo? >>
<< si >> rispose Costance
<< bene Galileo allora, vogliamo procedere ?mmmh.... vediamo un po’.... su chi potresti sperimentare.. >> si decisero ad entrare nella sala e Costance si trovò faccia a faccia con Camille.
<< Mia cara Costance! >> la padrona di casa la salutò con un tono così cordiale che quasi la fece sentire a disagio per tutte le cose che aveva pensato di lei. Ma quando vide che i suoi occhi rimanevano freddi, ed ascoltò le sue parole << sei deliziosa. Spero che tu non sia troppo nervosa, ma sono sicura che non inciamperai in quello strascico, né che farai qualcosa di sbagliato >> la vide per quello che era, una bellezza algida, fredda, calcolatrice, che sapeva quello che voleva ed era disposta ad ottenerlo con qualsiasi mezzo.
Jena
<< oh, no >> le rispose con tono leggero e gioioso << penso che sarò troppo occupata a divertirmi per pensare a fare qualcosa del genere >> poi continuò << e anche tu hai…
<< oh. Ecco Zach >> miagolò lei perdendo qualsiasi interesse per quello che le stava dicendo e per le altre che si erano avvicinate. La ignorò completamente, come se non fosse mai stata lì davanti, la oltrepassò affrettandosi verso di lui.
Costance non si voltò ed avanzò decisa all’interno del salone.
 
Erano arrivate già da un po’ e stavano ancora in formazione compatta come opliti spartani << allora Costance datti da fare. Su, su. Ragazze diamole una mano e cerchiamo qualche cavia di laboratorio su cui possa fare pratica >> le esortò Marissa iniziando a sottoporre a indagine scrupolosa i volti maschili presenti nella sala.
Costance si guardò intorno con le palpebre socchiuse come le aveva insegnato Aurélie << con le palpebre socchiuse e questo cazzo di ciuffo davanti all’occhio non vedo una beata minchia >> sussurrò loro a mezza bocca << Costance. Con questo linguaggio da principessa reale mi hai stordito, che fine ha fatto la ragazza educata che ho conosciuto due anni fa? >> chiese Sarah lasciandosi scappare una risata
<< è il ciuffo che non mi permette l’areazione della zona frontale e  mi disturba i neuroni >> replicò lei ridacchiando
<< ti do indicazioni io >> le sussurrò Beth tra i denti << a ore 12 c’è Zach che ti sta guardando con l’aria di uno che ti vorrebbe strappare i vestito da dosso...  a ore 15 ci stanno venendo incontro un biondino che a prima vista lo classificherei tra quelli che si credono di essere   irresistibili ed un moretto anche lui pieno di se >>
<< potrebbe essere il soggetto giusto >> esclamò Costance alzandosi il ciuffo soffiando all’insù con il labbro inferiore sporgente , con l’idea di metterli a fuoco << bleah! Ma il moro è impomatato! Ha tre quintali di gelatina distribuiti sulla testa >>
<< ma che te ne frega? Devi solo fare una prova, mica devi dargli un appuntamento! >> commentò Sarah << poi a riguardarlo bene.. .. dopo un bello shampoo e una bella strofinata .. non sarebbe tanto male... se però ti disgusta così tanto buttati sul biondo >>
Costance incontrò lo sguardo del biondino, che le sorrise, lei socchiuse gli occhi, sbattè le palpebre e gli restituì il sorriso.
Lui si avvicinò immediatamente mentre un lampo di trionfo passava negli occhi delle altre che assistevano a quella scenetta 
<< ciao, sono Colin, sono il solito amico di un amico che non sa nel modo più assoluto se questa sia una festa di compleanno, di laurea o una semplice cena e detto tra noi non so neanche chi sia il proprietario di tutto questo >> cantilenò lui allargando le braccia ad indicare tutto quello che gli stava intorno <<  e tu mia bella fata dei boschi che sei ? >>
Fata dei boschi..patetico
<< Costance >> rispose lei con voce calda
La guardò con un luccichio di speranza negli occhi << sei sola ? >>
<< no, sono con alcune ragazze >>
<< bene. L’importante è che tu non sia con un ragazzo >> proseguì lui malizioso mentre lei rimaneva in silenzio
Ci stava già provando? Se,se speraci !
L’annuncio che la cena era servita li fece spostare tutti nella sala da pranzo dove, non essendoci posti pre assegnati ognuno si sedette dove preferiva e questo permise a Colin di sedersi al suo fianco non prima però di averle scostato in modo galante la sedia per farla sedere.
Ma per favore pensò Zac roteando gli occhi
Darius e Beth le si posizionarono di fronte, al suo fianco Marissa, Jared e Sia.
Sarah prese posto accanto a Darius, e Zach accanto a quest’ultima.
Guardò in direzione di Costance e osservò il ragazzo con finta indifferenza.
Era biondo pensò con una punta di gelosia
Osservò i capelli portati un pò lunghi dove, in modo svenevole, passava spesso le dita spostandoseli all’indietro
Costance mise in atto tutti i consigli di Aurélie.
Perché lei era una studentessa modello.
Quando si applicava in una cosa…. ne usciva sempre fuori con risultati eccellenti.
Certo, il fatto che il cuore non galoppasse come una mandria di cavalli imbizzarriti ed il cervello avesse perfettamente sotto controllo tutti i neuroni, giocava a suo favore.
Mettere in pratica i consigli di madame Duprè quando davanti hai un monolite, un robot, o qualcuno di cui non te ne importa niente...è molto facile..avrebbe avuto più dubbi sulla riuscita se davanti avesse avuto un paio di occhi neri come la pece come quelli che la stavano osservando in quel momento.
Spostò lo sguardo su di lui
Zach alzò il bicchiere verso di lei mentre il suo sguardo morbido come il velluto e duro come l’acciaio la incatenava, e all’improvviso il brusio attorno a lei parve dissolversi, all’improvviso le sembrò di essere sola con lui e la consapevolezza di quanto lo desiderasse la fece stare male. Aggrappandosi al bordo della sedia si costrinse a distogliere lo sguardo mentre il cuore le batteva all’impazzata. L’arrivo di una zuppa di pesce o bouillabaisse come pronunciò Camille con voce calda e sensuale, esagerato per una zuppa, pensò Costance, le fornì il pretesto per concentrarsi su quello che aveva davanti.

 *.*

 
La cena stava andando una meraviglia, era riuscita ad ignorarlo per la maggior parte del tempo.
Ad ignorarlo con gli occhi… ma la mente era sempre lì.. con lui ben presente….
<< ti dispiace se fumo? >> chiese ad un certo punto un premuroso Colin
<< no. Affatto >> gli rispose Costance con un sorriso << anzi, me ne offriresti una? >>
lui le porse il pacchetto e lei allungò la mano sfilandola piano. Se la stava avvicinando alla bocca quando Darius, facendola trasalire, l’apostrofò << Costance! Ma che fai?  Tu non fumi! >> le ricordò.
In un attimo gli occhi Zach furono su di lei così come quelli dei suoi vicini.
Lei lo guardò con espressione seria << sto imparando >> aggiungendo poi prontamente
 << è il mio proposito per l’anno nuovo >> guardò il suo vicino << coltivare qualche vizio non fa male >> continuò senza riflettere su quello che stava dicendo o forse lo diceva a bella posta perché altre orecchie potessero udirla
<< altroché >> concordò pronto lui continuando con fare suadente << sarò felice di aiutarti a coltivare tutti i vizi che vuoi >> aggiunse con galanteria mentre un ringhio soffocato proveniva dall’altro lato del tavolo.
Lei lo ignorò continuando imperterrita verso Darius << mio padre mi ha sempre detto : se una cosa merita di essere fatta, allora merita di essere fatta bene e, per rispetto al suo consiglio premuroso ho deciso di iniziare da oggi a dedicarmi ad una cattiva abitudine alla volta..ma con il massimo impegno >>
<< sei ubriaca? >> le sibilò Zach con voce tesa e tagliente come un rasoio
<< solo perché dico quello che penso? >> lo rimbeccò pronta socchiudendo le labbra come le aveva suggerito Aurélie
 
<< no. Perché spari cazzate >>
 

                                                                                     *.*
 

 
   Aveva fatto fatica a concentrarsi seguendo i discorsi del figlio del colonnello Burns, appena rientrato da una missione in Afganistan.
Pensava in realtà ad una biondina seduta due o tre posti più in là con un abito color rosa pallido, e a come avrebbe reagito se lui l’avesse trascinata fuori e...
Okay, stava diventando ridicolo.
Aveva già buttato l’occhio dalla sua parte solo due o tre volte, si disse….
in realtà il numero reale andava ben oltre il necessario, poi aveva sentito la voce di Darius e voltandosi verso Costance le aveva visto la sigaretta ed ascoltato tutto il suo discorso..  quindi.. l’espressione sparar cazzate era perfettamente coerente con la situazione.
<< senti...... >> iniziò Costance già pronta sul piede di guerra ma la voce di Camille che annunciava l’arrivo del Dessert  creato apposta per lei dallo chef di una delle più rinomate pasticcerie di Londra, la interruppe inesorabile.
Costance si zittii mentre guardava affascinata quel cipiglio leggero che gli solcava la fronte . Le piaceva il modo in cui volte serrava le labbra o si mordeva l’interno della guancia con movimenti ritmici.
Camille fece tintinnare la forchetta sul bicchiere e si alzò in piedi
<< un attimo di attenzione prego >> tutti si voltarono verso di lei in attesa << carissimi! Colgo questa bella e piacevole serata per rendervi partecipi di una cosa meravigliosa che mi è accaduta >> li guardò con occhi sfavillanti, la sua bellezza indiscussa era vistosa quella sera. Vistosità che non aveva niente a che vedere con il carisma.
<< in un momento particolare della mia vita, un momento critico, di profonda sofferenza .. >> la voce le si incrinò ad arte mentre Costance guardando Beth di fronte a sé alzava leggermente gli occhi al cielo
<<…ho iniziato a scrivere poesie …..>> Costance allontanò il busto dal tavolo in modo da essere coperta da Marissa poi guardando Beth mimò di nascosto con la mano una pistola alla tempia mentre Beth reprimeva un sorriso
<<… perché solo scrivendo riuscivo a comunicare con me stessa, con il mio io più profondo, dando un senso ai miei pensieri. Forse più che poesie sono pensieri… considerazioni sulla vita…., sull’amore.. >> diede una fugace occhiata a Zach, che non sfuggì a Costance <<.. sull’uomo. Insomma… ho scritto un bel po’ di roba ma non mi era mai venuto in mente di farlo leggere a qualcuno del settore. Poi Mike >> e si voltò verso l’uomo seduto alla sua destra << ha insistito per leggere quello che avevo scritto e a dire la verità mi vergognavo tantissimo ma su sua insistenza ho ceduto e gli ho dato tutti i miei componimenti. Figuratevi il mio stupore, la mia sorpresa >> congiunse entrambe le mani mentre Costance ripeteva lo stesso gesto con un a smorfia
<< quando mi ha detto che era un lavoro degno di nota e che sicuramente valeva la pena di pubblicarlo… >>
Naturalmente il fatto che suo padre fosse il proprietario di una casa editrice non c’ entrava niente, si disse
<< ..e quindi… >> tirò fuori un librettino di un orrendo color rosa confetto
<< eccolo qui….. Dell’amore e dei pensieri….. Esce in libreria la prossima settimana >> un coro di ooooh fu seguito da uno scrociante applauso mentre Camille si sedeva di nuovo raggiante in volto.
<< tutti nella nostra vita abbiamo avuto un periodo in cui scrivevamo poesie, non è vero? >> disse la ragazza seduta vicino a Colin << ed in genere sono le ragazze a farlo, chissà perché a noi ci viene così facile scrivere poesie, forse perché siamo più romantiche >>
<< non direi proprio >> si intromise Darius << mi sembra che i più grandi poeti siano tutti maschi se non sbaglio,  Shelley, Dante,  Keats, Byron, Neruda..>>
<< forse hai ragione, però le donne sono sempre state ostacolate nella loro espressività, la donna era vista come madre e moglie e nient’ altro >> replicò questa
<< noi siamo molto produttive nell’età adolescenziale >> si intromise un’ altra seduta lì vicino
<< sai il momento dei primi amori..
<< tu hai mai scritto poesie Costance ? >> le chiese gentile Colin
<< oh. Come diceva lei >> ed indicò la ragazza che aveva appena parlato << scrivevo quando avevo quindici anni, ed ero una adolescente innamorata di un ragazzo della mia classe che non si accorgeva neanche della mia esistenza. Ed io, disperata ed innamorata cotta, sono andata avanti per mesi a riempire di poesie  pagine e pagine del mio diario >>
<< davvero? >> esclamò Zac con aria sbalordita a chiara presa per il culo continuando subito
<< .. con cosa fa rima Zachary ? >> lei rimase assorta alcuni secondi fingendo di sforzarsi, poi appoggiò con movimenti aggraziati il mento sul palmo della mano e gli disse << con… stronzo >> tacque un secondo e proseguì subito << rima non baciata >>
Zac  sbattè gli occhi una volta di troppo, completamente colto alla sprovvista, mentre lei lo fissava spavalda.
Darius fece cadere la forchetta e si abbassò subito a raccoglierla in modo da poter ridere silenziosamente sotto il tavolo mentre Beth gli rifilava sul fianco un pizzicotto tale che avrebbe stritolato anche mister muscolo, perché le aveva rubato l’idea, ed adesso non poteva fare altro che far implodere la risata all’interno.
Emise alcuni singulti che trasformò in un vago accenno di singhiozzo, seguiti poi da dei colpi di tosse.
Darius si rialzò ma rimase a testa bassa intento a pulire minuziosamente i rebbi della forchetta con la tovaglia.
Non osava alzare la testa ed indirizzare lo sguardo  verso Costance o Zach  o Beth, primo perché avrebbero visto le lacrime, secondo perché sarebbe scoppiato a ridere di nuovo e questa volta in modo irrefrenabile.
 
Costance rivolse di nuovo l’attenzione a Colin << allora mi fai accendere ? >>
Colin le accese la sigaretta.
La prima boccata di fumo le riempì la bocca e si sentì soffocare.
Al secondo tiro cercò di inghiottire un po’ di fumo, ma le risalì su per il naso e la soffocò ancora di più. Cercò di mantenere un contegno altezzoso mentre provava ad aspirare andando in apnea.
Con movimento sinuoso si alzò dalla sedia e con la sigaretta tenuta in modo languido tra le dita della mano leggermente alzata si avviò alla porta del salone con modi da sirena, per poi ritrovarsi a correre verso il bagno non appena oltrepassata la soglia.
Qui iniziò a tossire con la testa chinata sul lavandino, schiacciò schifata la sigaretta sulla ceramica bianca e la gettò nel cestino.
Che pessima idea iniziare a fumare!
<< tutto bene? >> la voce di Beh la raggiunse tra un accesso di tosse e l’altro. Fece cenno di si con la testa << come mi hai trovato ? >>
<< semplice. Visto la tua faccia verdastra ho dedotto che avresti  cercato un luogo dove vomitare in pace per cui ho iniziato a perlustrare i bagni, non ce ne sono poi molti, ti ho trovata subito >> la guardò con compassione << mi spieghi questa idea del fumo? >>
<< non lo so neanch’io. So solo che all’improvviso volevo smettere di essere la brava ragazza della porta accanto, quella di cui ci si può fidare, leale, sincera…una grandissima palla insomma! Volevo fare qualcosa che attirasse l’attenzione >>
<< oh. Sicuramente l’attenzione di qualcuno l’hai ottenuta. Forse non proprio nel modo in cui ti prefiggevi ma dal cipiglio con cui ti guardava credo che se avesse potuto ti avrebbe fato arrestare giusto per avere il potere di portarti via da lì >> continuò Beth << possiamo tornare adesso che abbiamo appurato che fumare non è poi tutta quella gran figata?? >>
<< okay >> mormorò sottovoce controllando nello specchio i volto riflesso.
Al loro ritorno videro che gli ospiti si stavano già trasferendo nel salone centrale dove adesso c’era anche una piccola band che suonava.
Non c’era che dire, Camille sapeva come organizzare una festa.
Si chiese per un attimo che cosa ci facesse lei in mezzo a tutta quella ricchezza. Si sentiva un po’ come .... non come Cenerentola, riflettè, perché alla fine Cenerentola il suo principe azzurro lo trova.. si sentiva piuttosto come la piccola fiammiferaia : stava accendendo via via tutti i cerini avvicinandosi in modo inesorabile all’ultimo.
Ingoiò l’angoscia che l’attanagliava e si sentì soffocare.
Aveva bisogno di un bicchiere d’acqua.
Si avvicinò al piccolo bar d’angolo dove un impeccabile cameriere stava già servendo alcuni ragazzi che alla sua vista fecero ala e la fecero passare per poi circondarla con cenni ammiccanti
<< come va ? >> le chiese il più alto con un paio di occhialini tondi alla John Lennon
<< bene >> mormorò lei lanciandogli uno sguardo amichevole, avrebbe voluto fulminarlo ma quella sera era dedicata alla sperimentazione....
<< sei qui da sola? >> le chiese un altro cercando di farsi largo tra gli altri per arrivare al suo fianco.
 
Zach la osservò da dietro una colonna.
Aveva assistito al suo arrivo lì in quell’angolo bar, aveva visto gli uomini che si erano affrettati a circondarla.
Quando parlava nessuno riusciva a toglierle gli occhi di dosso riflettè con una vaga sensazione di malessere. Una volta che avesse imparato a padroneggiare in questo modo l’attenzione sarebbe diventata nell’immaginario collettivo  il sogno proibito.
    

 

<< posso parlarti un attimo ? >> la voce di Zach le arrivò da dietro assolutamente inaspettata . La mano le tremò leggermente e le sembrò che il cuore le lanciasse un unico battito per poi esploderle in petto in un miliardo di frecce infuocate. Si voltò lentamente calandosi sul viso una maschera di calma assoluta.
 

Si voltò verso i quattro ragazzi e con voce mielosa sussurrò prima di andarsene << non mi dimenticate >> poi scivolò leggera tra loro avvicinandosi a lui.
 

<< che vuoi ? >> gli chiese cambiando repentinamente tono di voce.
 

Adesso era teso e duro.
 

 
 

<< volevo cercare di capire cosa stai cercando di fare >> replicò lui acido
 
   Sto cercando di farti innamorare di me
Veramente stupido vero?
    

<< ci stai mettendo tutti in imbarazzo. Sei un ospite >> prosegui sibilando tra i denti
Perfino in quel momento, mentre lui la guardava con quell'aria di superiorità , non poteva fare a meno di desiderare per un attimo che la baciasse.
Grave errore.
Si riscosse da quei pensieri inopportuni << vi sto mettendo in imbarazzo ? >> ripetè sbalordita
<< e come ? >>
<< facendo la civetta con tutti. Com'è che ti sei svegliata all'improvviso? >>
era cambiata, se ne era accorto. Era cambiato il suo modo di comportarsi. Le sembrava più sicura di sé.
Gli uomini la notavano.
Eccome se la notavano
ed oltre a notarla la desideravano
dov'era finita la timida Costance?
<< questa è proprio bella! Se mi stessi comportando in modo indecoroso stai tranquillo che le mie amiche me lo avrebbero già detto. In quanto a Camille, guardati un po' intorno, ci sono persone che stanno pomiciando da ore su quei divanetti….. avrebbe voluto farlo anche lei....con lui …….credo sia impossibile quindi metterla in imbarazzo. In ogni caso……non credo proprio che siano affari tuoi, non sei mio fratello, né mio padre..nè...
Cosa ? cosa stava per dire ?
...niente... tu ..non sei niente... >>
 
fece dietrofront e con passo deciso si diresse verso Colin per poi gettarsi insieme a lui nella ressa tra le persone che già stavano ballando, fregandosene di tutti gli avvertimenti di Aurelié.
C’era così tanta gente su quella porzione di pavimento che riuscivano a malapena a muoversi.
Dubitava che qualcuno avrebbe potuto notare la sua totale mancanza di ritmo.
 
Colin era simpatico dopo tutto.
 
Rimase al suo fianco per tutta la serata, impedendo a Zach di avvicinarsi.
 
Forse, flirtando con Colin..... sarebbe stata la volta buona che Zach l’avrebbe lasciata in pace, magari si sarebbe allontanato dal gruppo.. e lei sarebbe riuscita a riprendersi il controllo di se stessa
Solo che questa prospettiva aveva perso all’improvviso ogni attrattiva.
 
Se ne andarono verso le due.
Colin l’accompagnò alla porta facendo il gesto di voler arrivare fino a casa ma lei lo bloccò subito con il braccio e non ci fu bisogno di parole per fargli capire che la serata era stata piacevole ma che si sarebbe conclusa lì. Lui le posò un bacio sulle labbra che divenne appena accennato non appena lei si ritrasse .
<< arrivederci a presto  >> le sussurrò lui
<< si >> rispose Costance con poca convinzione raggiungendo poi le altre che l’attendevano dentro il taxi.
 
Nel taxi che le riportava a casa lei Sia e Sarah risero fino alle lacrime, forse complice anche qualche bicchiere di troppo…
Costance era andata ben oltre gli insegnamenti di Aurélie visto che si era fatta passare per la figlia di un ricco americano che lavorava nel mondo del cinema.
<< figurati che gli ho detto che ero così >> unì i due indici per mimare il gesto << con Kevin Costner >> scoppiarono di nuovo a ridere << mi sono impappinata solo una volta quando ho sbagliato il nome del protagonista di Nottingh Hill. Ho detto Jude Law invece di Hugh Grant, ma mi sono ripresa bene >> sghignazzarono di nuovo.
 
                                                                   *.*.*
 
Zach la stava cercando.
All’improvviso gli era sparita da sotto il naso.
Incredibile.
Un attimo prima stava parlando con quel suo accompagnatore alquanto invadente, visto che le era rimasto al fianco per tutto il tempo senza mollarla un secondo, impedendogli di avvicinarsi…
…Ora…, che un semplice sbarbatello, potesse causargli un impedimento era fuori discussione….
Diciamo che sarebbe stato più corretto dire che per lui, avvicinarsi mentre lei era con un altro voleva dire ammettere con se stesso di essere geloso e che teneva a lei più di quanto immaginasse.
 
E questo era del tutto impossibile
 
Aveva chiesto notizie anche a Darius, sopportando stoicamente la sua occhiata divertita ed il suo sorrisetto malizioso, ma anche lui non sapeva niente.
Erano sparite tutte quante?
 
Poi vide Beth, Marissa e Jared chiaccherare con alcuni conoscenti comuni.
Si avvicinò a loro, seguito da Darius, per chiedere informazioni quando, il biondino, cavaliere di Costance si avvicinò chiedendo loro << scusate se sono inopportuno, ma sbaglio o conoscete Costance? >>
<< perchè ? >> chiese Darius sulla difensiva
<< perchè mi sono dimenticato di chiederle il numero di telefono quando ci siamo salutati >> poi, con un gesto di orgoglio tipicamente maschile mentì in modo spudorato << ci siamo salutati in modo così caloroso e travolgente >> fece una pausa strategica senza provare neanche una punta di rimorso << che sono rimasto in tranche e non sono stato capace di chiederle niente >>
<< che bugiardo >> sibilò Marissa tra i denti
<< perchè dove è andata? >> si informò Darius
<< a casa >>
Zach si voltò e, senza salutare nessuno, raggiunse a grandi passi la porta principale che dava sulla strada.
Stava reagendo alle attenzioni che gli altri uomini rivolgevano a Costance in modo del tutto inaspettato.
Possessivo, avrebbe detto.
Non doveva essere così, si costrinse a dire
nel modo più assoluto
 
e con queste convinzioni fermò un taxi quasi lanciandoglisi contro, tra le urla e le imprecazioni dell'autista, poi gli diede l'indirizzo:  Soho Square.
 
…Quella...
…quella...
….quella...
….aveva flirtato tutta la sera con quel biondo..
...Biondo.... gli ripetè una vocetta insidiosa.
Cosa credeva di fare?...
 
…ed al bar..
con quei quattro..
cosa gli aveva detto ?
Non mi dimenticate?
Il solo vedere quei quattro mangiarsela con gli occhi....
… e lei....lei .. lei era perfettamente  consapevole di tutto questo.
Ci gongolava, anzi.
 
Il solo pensarci lo fece infuriare di nuovo, avrebbe voluto sferrare un pugno sul finestrino per mandarlo in frantumi, in mille pezzi, ma si sforzò di controllarsi.
Non che gli importasse di lei, si disse, era stato sciocco a sottovalutarla.
Doveva darci un taglio.
Doveva lasciarla al suo destino.
Ma prima doveva assolutamente rimetterla in carreggiata, ricondurla alla ragione. Doveva farla tornare la Costance di prima, quella ragazza ingenua e dolce e non quella Circe mangia uomini.
Avrebbe minacciato di informare il padre di come si stava comportando li a Londra, così sarebbero venuti a prenderla per riportarla a casa.
All'improvviso si rese conto che non viaggiavano più.
Erano fermi.
Guardò fuori.
L'oscurità della notte, resa ancora più profonda dalla mancanza della luce argentata della luna, aveva disteso il suo mantello sopra le case e le strade avvolgendo tutto sotto di sé.
Erano davanti alla casa delle ragazze.
Guardò in alto, cercando un vetro illuminato.
C'era.
Una debole luce proveniva dall'interno allungandosi sul muro della casa di fianco disegnando arabeschi misteriosi. Aprì piano lo sportello e scese.
 
                                                                          *.*
 
Costance scivolò dentro la vasca piena d’acqua calda.
Aveva così tanti pensieri nella testa che doveva fare qualcosa per riuscire a districarli tutti.
Sarebbe bello sciogliersi in quell'acqua profumata di gelsomino, sparire lentamente in quel tepore e poi aprire il tappo e scivolare via.....via da tutto, via dalle illusioni, via dalle delusioni, via dalla sua incapacità a districarsi in quell'universo di sensazioni..
 
Non essere in grado di gestire le emozioni era quanto di più la terrorizzava.
Anche se quella serata non poteva poi definirsi così disastrosa.
Aveva gestito bene le sue emozioni
per forza! di Colin non te ne fregava niente le ricordò una vocina dispettosa.
 
Perchè ripensandoci, ripensando alle parole di Zach, a come le si era rivolto quando le aveva detto che stava mettendo tutti in imbarazzo .. beh, forse poteva essere la dimostrazione che un pochino provava qualcosa per lei..... o era forse solo semplice attrazione fisica? Di un qualunque uomo verso una donna carina... perchè si sa che la maggior parte degli uomini in testa ha solo quello..... o forse veramente si sentiva messo in imbarazzo da lei, dal suo comportamento?
In ogni caso la serata era stata un successo.
Non sarebbe potuta andare meglio.
Aveva flirtato spudoratamente, spudoratamente per i suoi normali canoni, con Colin senza lasciarsi mai andare a baci o carezze, questo lo avrebbe mai permesso, solo una persona avrebbe potuto, ma doveva farsela passare ormai quella infatuazione assurda.
 
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
quelle parole cadevano  continue e ritmiche sulla superficie della sua mente provocando un lento e continuo stillicidio che scavava  una ferita profonda nel suo cuore.
 
La risposta dell'universo maschile al suo nuovo modo di atteggiarsi era stata molto illuminante.
Sorrise sorniona.
Sicuramente Zach si sarebbe allontanato da lei, ed il sorriso le si congelò sulle labbra, un dolore acuto la pervase mentre il caldo abbraccio dell'acqua scompariva facendola sentire immersa in un freddo lago di montagna.
Ma era giusto così, si disse.
 
Tagliare quello che non può germogliare.
 
Se si impegnava davvero, avrebbe potuto anche dimenticarlo.
Forse Aurelié non sarebbe stata d'accordo.
Poveretta, si era data tanta pena.. e per cosa poi se già si dichiarava vinta? Ma chi poteva competere con una come Camille?
 
Scivolò sott'acqua  lasciando i pensieri in superficie e liberando la mente . Sentiva solo il silenzio ed il leggero mormorio delle bollicine che soffiava fuori piano dalla bocca.
E rimase lì, in quel momento solo suo, sentendosi protetta e al sicuro,  fino a quando i suoi polmoni non reclamarono nuova aria. Riemerse ad occhi chiusi togliendosi la schiuma dal viso.
Forse aveva messo troppo sapone.
Dimenticarlo...dimenticare i suoi baci, la sua bocca....non era facile..
 
Aveva atteso quella sera in modo spasmodico, ma non era andata come lei aveva sperato.
Aveva sperato di mettere in pratica i consigli di Aurélie  con lui, per lui.
Non c'era riuscita.
Pazienza.
 
Chissà, forse lui non le avrebbe neanche più parlato
 
Si sbagliava.
 
La porta si spalancò di colpo andando a sbattere contro il muro e facendo tremare l'intera parete.
E Zach era lì.
In piedi.
Sulla porta.
Una furia umana che la guardava come a volerla trucidare.

 
 
 
 
questa volta ho postato prima perché vado fuori per qualche giorno quindi fino alla prossima settimana non avrei potuto farlo
 
Che dire…spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
 
Una precisazione : l’abito è di Blumarine.. ma a me tornava meglio Dior… licenza poetica… =)
Grazie a tutte voi.
Grazie a chi ha lasciato un commento… rsiponderò al più presto…
Grazie a chi  ha messo questa storia tra le preferite, seguite, da ricordare
Sono contenta che vi piaccia.. come piace a me scriverla..
Un bacio grandissimissimo
 
costanza

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 32 - passione...e.....rivelazioni ***


CAPITOLO 32
 

 
Era entrato suonando leggero il campanello, e non appena aveva messo piede nell’appartamento aveva chiesto dove fosse
<< in camera sua >> gli aveva risposto Sia << era stanca >> aveva aggiunto Sarah
Lui si incamminò velocemente al piano di sopra mentre all’ hei di Sarah rispondeva con un
<< faccio in un minuto devo solo parlarle… >>
 
Sarah si mosse per andargli dietro
<< Sarah! No! >> il grido basso di Sia la raggiunse come una frustata, lei si bloccò all’istante come se un cavo d’acciaio invisibile l’avesse trattenuta.
Si voltò verso Sia << ma.. >>
<< No. >> ripetè Sia con tono fermo << non c’è di che preoccuparsi >> aggiunse
Sarah inarcò un sopracciglio completamente spiazzata da quelle parole dette in modo così convinto. Poi con tono esitante le chiese << sei sicura ? >>
Sia le sorrise << fidati . Tra tutte sono quella che ha vissuto questa storia più dall’esterno per cui stasera mi sono dedicata completamente alla sua osservazione e l’ho visto come la guarda quando pensa che nessuno lo guardi. Io non conosco l’amore vero, per mia sfortuna non l’ho ancora vissuto in prima persona, però l’ho visto negli occhi dei miei genitori e sul volto di Marissa e Jared per cui sono quasi certa di poterlo riconoscere. E se quello che ho visto nei suoi occhi non è amore.. è sicuramente qualcosa di molto, molto vicino. Per cui…lascialo andare. Non le accadrà niente di brutto>> continuò sorridendo << anzi, che ne dici di uscire e di lasciarli da soli ? >>
<< di uscire ? >> ripetè Sarah allungando il suono della e << e dove andiamo a quest’ ora ? >> roteò gli occhi allargando le braccia impotente
<< da Aurélie ? >> propose Sia
<< ma sono le tre del mattino ! >>
<< ma lei lo ha sempre detto che soffre di insonnia! >>
Sarah sbuffò in modo poco elegante << e va bene. Andiamo a bussare da Aurélie >>
<< no. Non bussiamo >>
<< ma.. tu hai detto.. >> la guardò perplessa puntandole il dito contro e poi indicando la parete che le separava dall’appartamento di Madame Dupré << .. che lei…
<< ho detto di andare da Aurélie, ma dobbiamo prima verificare che non stia dormendo ergo, dobbiamo avvicinarci solo alla porta e metterci in ascolto per vedere se sentiamo dei rumori o no >>
<< haaaa. Adesso ho capito >>
 
Uscirono e si avvicinarono alla porta di Aurèlie. Dall’interno si sentivano chiaramente delle voci
<< ha gente >> esclamò Sarah ritraendosi
<< a meno che non abbia come ospite Celine Dion e che stiano facendo il Karaoke, credo sia più probabile che “ I’m alive “ provenga dalla televisione accesa >> quindi bussò delicatamente e rimasero in attesa.
Dall’interno non arrivò alcun rumore.
Bussò di nuovo picchiando le nocche con più vigore.
Di nuovo nessun movimento.
Si guardarono dubbiose.
Era uscita lasciando la televisione accesa per far sembrare l’appartamento occupato?
Stava male e non era in grado di aprire la porta?
<< okay. Ultimo tentativo. Poi o torniamo a casa o chiediamo aiuto >> esclamò Sarah bussando di nuovo questa volta con più forza.si guardarono con apprensione poi un fruscio di passi rapidi le fece sospirare di sollievo.
La porta si aprì e madame Dupré apparve con un asciugamano in testa
<< scusate mi stavo lavando la testa >>
Alle tre di mattina ?
Poi sembrò che all’improvviso mettesse a fuoco il momento, il luogo e l’orario << bambine che è accaduto ? >>
Era l’unica che pur chiamandole bambine, trasmetteva l’dea che non lo fossero per niente.
<< niente Aurélie >> mormorò Sarah << abbiamo solo un problema logistico >> sorrise seguita da Sia, e madame Dupré le fece entrare.
 

*.*.*

 
  
Costance rimase con il respiro strozzato in gola, era bastato l’intensità dello sguardo di lui - i suoi occhi erano così scuri e profondi  - per toglierle la concentrazione e il respiro avrebbe potuto smarrirsi per sempre in quello sguardo. Guardare quegli occhi le faceva sentire caldo dappertutto, come se delle lingue di fuoco le lambissero la pelle riscaldandogliela fino a farla bruciare completamente.
Cercò di riprendersi tentando di ignorare la situazione imbarazzante, per non dire indecente, in cui si trovavano.
 
<< carissimo >> lo apostrofò lei con tono calmo e ilare, come se fosse la cosa più normale del mondo averlo lì in bagno con lei nuda nella vasca, poi continuò con fare ciarliero << ho pensato che non c'era niente di meglio di un bel bagno rilassate dopo una serata così divertente >>
 
<< esci da lì >> disse scandendo bene le parole
<< non credo di poter uscire. Non ho ancora finito. In genere esco quando l'acqua diventa fredda. Se sei venuto per fare conversazione ti pregherei di attendere qualche minuto.....>> continuò lei in modo calmo anche se sentiva il cuore rimbalzarle in petto quasi a voler uscire fuori
 
<< esci da lì >> ripeté lui con lentezza e precisione avvicinandosi alla vasca
 
<< Se vuoi fare un bagno temo che dovrai aspettare che finisca io >>
 
La voce scese di un ottava << E.Sci. >> era davvero furibondo e a lei veniva da ridere...era la tensione
 
<< Mio caro ti vedo un po' teso. Non capisco perchè tu sia così infuriato....Su. Su. Non avere questo tono così tagliente >>  non appena ebbe pronunciato queste parole capì di essersi spinta troppo oltre.
 
Lui percorse quel poco spazio che li separava e, con ancora la camicia elegante, infilò le braccia nella vasca fino ai gomiti e la sollevò via in mezzo ad una miriade di spruzzi, bagnando completamente il pavimento, poi la trascinò nell'antibagno e chiuse la porta.
Erano rimasti al buio.
 
La luce ancora accesa filtrava da sotto la porta disegnando una lingua giallastra sul pavimento che andava ad illuminarle i piedi nudi e la leggera macchia di umido che si stava formando sul tappetino.
In quel silenzio, rotto solo dai loro respiri si sentì dire << andiamo Zach.. Scusa se ti ho preso un po' in giro, ma d'altra parte anche tu...
non riuscì a finire la frase.
Si  sentì sollevare e spingere contro il muro mentre il corpo di Zach premeva contro il suo.
Non emise alcun suono ma Costance sentì il battito del suo cuore attraverso la camicia che indossava.
Sentì le gambe di lui insinuarsi tra le sue, inchiodandola ancora di più, e la bocca di Zach improvvisamente sulla sua, dura.
<< stronza >> mormorò infilandole le mani tra i capelli e trattenendole la testa
<< stronza >> ripetè << non so cosa vorrei farti >>
<< non vorrai farmi male..lo so che mi adori >> gli disse con tono lieve
ma cosa cazzo gli stava dicendo?
<< stronza >> ripetè. E la baciò.
 
Sapeva che lo avrebbe fatto.
 
Sperava che lo facesse
 
Perchè era quello che voleva, nonostante tutto.
 
Si sentì travolta dalla sensazione di averlo così vicino, del suo corpo contro il suo.
Ed ebbe paura di quelle sensazioni così forti e prepotenti che la facevano sentire come un fuscello in mezzo ad una tempesta, senza scampo, senza vie di fuga.
Lo voleva.
Sant' iddio se lo voleva.
 
La bocca di lui era un po' tirata, dura.
Era arrabbiato.
Poi però quel bacio si trasformò da rude, arrogante, in un bacio appassionato.
Le lingue si toccarono,un miliardo di scintille esplosero sulla loro pelle e la rabbia si dissolse.
Costance avrebbe dovuto fermarlo.
Si.
Avrebbe dovuto.
Invece gli cinse con le mani le spalle e l'abbracciò.
Il tempo si dilatò e si restrinse attorno a loro, poi evaporò.
Sentì le maniche della camicia bagnata sul suo corpo poi lui se la sfilò rapido tenendo incollata la bocca sulla sua, rimanendo a petto nudo contro di lei.
Sentì i suoi seni premere contro i muscoli e la sua leggera peluria e si perse in quel fuoco che le attanagliava lo stomaco e più giù nella parte più nascosta ma così pulsante.
La baciò ancora mentre Costance percorreva la sua cicatrice che aveva sul fianco, sentendo sotto le dita la pelle più spessa e raggrinzita.
<< sono un mostro. Uno sfregiato. E sei in mio potere >> le sussurrò roco nell'orecchio.
Lei smise di toccargli le cicatrici e allontanò le braccia.
Zach rimase immobile, pensò che lo avrebbe respinto, che si sarebbe staccata inorridita, e l’angoscia gli attanagliò lo stomaco..
Ma lei trovò il suo viso e glie lo circondò con i palmi delle mani << non sei un mostro >> gli sussurrò sulle labbra << e sei tu in mio potere >>
Gli baciò la bocca, gli occhi, la mascella, gli percorse con la lingua la cicatrice.
Lui la baciò ancora e poi ancora, fece scorrere le mani sul suo corpo mentre lei gli sganciava i pantaloni facendoglieli scorrere lungo le gambe.
Scalciò lanciandoli nella stanza e le sollevò una gamba facendosi strada dentro di lei.
Le sfuggì un grido strozzato mentre nascondeva il volto sulla spalla di lui dandogli un morso.
Lui non lo sentì neanche, voleva essere lì con lei, in preda a quell'incontenibile piacere.
Sentì le sue contrazioni e spinse, spinse, inchiodandola ancora di più alla parete facendola sprofondare ad ogni affondo in un mare di piacere allo stato puro che gli ottenebrava la mente. Si strinse con più forza a lui mentre veniva travolta, risucchiata, rilasciata.
Raggiunsero insieme, un'ondata dopo l'altra, l'apice del piacere, il momento in cui   tutti i sensi si staccano completamente dal corpo e non sai più se sei ancora vivo o meno.
La petit morte
Strinsero la bocca per non urlare erimasero ansimanti l'uno nelle braccia dell' altra.
Zach tremava, ogni muscolo completamente indebolito. Pensò che fosse una fortuna che fossero appoggiati alla parete altrimenti sarebbero crollati per terra tanto le gambe gli tremavano, non ce l'avrebbe fatta a sostenerla. Sentiva il respiro affannato e caldo di Costance sul collo mentre lui le respirava tra i capelli. Come avrebbero fatto a sciogliersi?
Voleva rimanere ancora dentro di lei.
Ne voleva ancora, e poi ancora.
Tuttavia l'adagiò lento sul pavimento, sostenendola piano e la strinse tra le braccia.
Sentì una lacrima bagnargli la spalla e le accarezzò la schiena in gesto di tenero conforto.
Dio mio, per lei doveva essere stato sconvolgente. Dopo tutto era solo la sua seconda volta e lui l'aveva presa con quella foga, con quella furia, e lei non si era tirata indietro, non aveva tentato di fermarlo o di allontanarlo, anzi, ma allora perchè quelle lacrime? Forse era pentita o forse troppo interiormente turbata.
Dopo tutto quell' atto così sconvolgente per lei lo era stato ..quasi anche per lui.
 
<< non so cosa mi sia preso >> mormorò Zach << devo essere impazzito.  Mi riesce alquanto difficile definire cosa mi sta accadendo. A quanto pare il pensiero razionale e te non riescono a coesistere nella stessa sfera >>  fissò allarmato quel viso nell’ombra passandosi la mano sulla testa quasi a volerla affondare tra i capelli, se li avesse avuti lunghi.
Si.
Doveva essere proprio impazzito.
Per lei?
 Non si era mai comportato in questo modo con nessuno, nemmeno con Camille.
Doveva dirle di lei, doveva spiegarle il perchè di quella sua diffidenza e di quella indifferenza.
Si. Gli era completamente indifferente ormai.
Quasi come se Costance avesse cancellato con la sua presenza, il suo modo di fare, il suo essere “lei”, tutto il suo rancore verso Camille, liberandogli l'animo da quel giogo.
Ed ebbe paura.
 
All’improvviso un silenzio imbarazzato era sceso tra loro.
 
Costance non poteva più fingere di non provare niente. Ma lui? dopo quanto le aveva raccontato Camille, ne dubitava…
<< mi pare che l’attrazione tra noi sia evidente quindi perchè non… >> iniziò  Zachary ma lei lo interruppe sollevando una mano per poi proseguire il movimento andando a scostarsi una ciocca di capelli dalla guancia. Poteva vedere solo l’ombra del suo volto, sapeva cosa voleva dirle e non voleva ascoltarlo ma a dispetto del suo tentativo di zittirlo lui proseguì << credo sarebbe opportuno provare.. a stare… insieme >>
opportuno..
poteva quell’ opportuno essere tanto inopportuno ? inappropriato?
 
Opportuno si usava nel linguaggio formale :
sarebbe opportuno incontrarci per discutere sul piano di gestione.
Sarebbe opportuno che tu non dicessi tutte le idiozie che dici
 
Lei non voleva che ci fosse solo attrazione tra loro.
L’attrazione fisica era solo un’ emozione passeggera che prima o poi sarebbe terminata, lasciando uno dei due completamente a pezzi ed indifeso nei confronti della potenza di sentimenti. Nel loro caso lei .
siamo stati disperatamente innamorati l’uno dell’altro
questo non l’avrebbe mai detto di loro due.
 
Era stata solo una pulsione la sua, non era lei quella che voleva in realtà.
Voleva quella che aveva avuto una volta.
<< è stato molto appagante. Grazie. Adesso puoi anche andare >> gli disse fredda
<< mi hai ascoltato? Hai sentito cosa ho detto ? >>
 
<< per tua fortuna riesco ancora ad ascoltare e  pensare nello stesso tempo. Caratteristica interessante vero ? che mi pone direttamente nella categoria delle passabili con cervello >>
<< perché? Perché  non sarebbe accettabile, stare con me? >>
lei non voleva un ragazzo accettabile voleva qualcuno che provasse per lei solo un po’ d’amore . Alzò il mento con aria di sfida e rispose con tono secco << no! >>
si rivestì in fredda cercando di dimostrare a se stesso che quel rifiuto non lo scalfiva minimamente, anzi, gli faceva assaporare di più la sua condizione di single.
Poi si avvicendò giù per le scale trovando il soggiorno deserto.
Non c’era più traccia di Sarah e Sia.
Meglio così
Non avrebbe saputo cosa dire loro per quel suo comportamento inqualificabile.
 

*.*.*

  
Si infilò l’accappatoio come se fosse stata una corazza, rabbrividendo all’improvviso per il freddo.
Si strinse la cintura alla vita.
Forse erano arrivati all’atto finale.
 
Si avviò a letto ed infilò la mano sotto il cuscino estraendo il pigiama con stampato happy dreams. Lesse la scritta, simpatico pensò, veramente simpatico, fece un mezzo sorriso poi scostò le coperte e si lasciò scivolare tra le fredde lenzuola, con ancora l’accappatoio ed il pigiama tra le mani.
Si tirò il piumone fin sopra la testa e rimase sotto fino a che non iniziò a mancarle l’aria.
 
Sarah e Sia rientrarono solo dopo aver sentito la porta chiudersi piano e dei passi frettolosi lanciarsi giù per le scale.
 

*.*.*

  
La guardarono entrare in cucina con l’accappatoio stropicciato ancora indosso
<< doccia? >> le chiese Sarah
<< no. Ho dormito così >> spiegò lei con tono monocorde
<< vuoi parlarne ? >> le chiese Sia guardandola con i suoi profondi occhi color cioccolato.
Lei sospirò
<< Costance? >> Sarah appoggiò la tazza sull’ acquaio e le prese una mano lanciando uno sguardo ammonitore a Sia. Un’accusa muta negli occhi per averla convinta ad andarsene e a non fermare Zach.
Costance chiuse gli occhi << ho paura che adesso penserete male di me >> esordì fermandosi poi di colpo
<< oddio, mi vergogno anche a dirlo… ma quando ieri sera è venuto su io…stavo.. e lui.. era sulla porta.. e poi si è avvicinato e…>> arrossì di colpo
<< intendi dire che tu e lui.. >> mormorò Sarah unendo il pollice e l’indice della mano, lasciandosi cadere con un tonfo su una sedia lì vicina
Lei annuì ancora più rossa << adesso mi odiate lo so,  penserete che sono una stupida, una senza spina dorsale..
<< no, no >> la interruppe subito Sia
<< non avrei dovuto dirlo lo so..
<< non è vero >> replicò Sarah << eee….. come è stato ? >>
Costance incurvò le labbra << è stato.. meraviglioso… più dell’altra volta >>
<< oh. Santoiddio >> gli occhi di Sarah si illuminarono
<< e mi ha chiesto di nuovo…
<<.. di stare con lui >> terminò per lei Sia << e tu?... >>
<< io ho detto no naturalmente >> esclamò precipitosamente lei
<< ma perché! Cristo santo >> urlò Sia con un tono di voce corrispondente ad un Arial 72, se fosse stato riportato su carta
<< ma perché lui non è innamorato di me! Non  mi ama! Non ha fatto né un gesto, né ha detto una parola dalla quale trasparisse amore. La nostra è solo un’attrazione fisica. Pura e semplice chimica corporea. Ci attraiamo fisicamente ma poi… finisce lì, non c’è nient’ altro >>
<< ma tu lo ami >>
Amore! Lei era una donna troppo intelligente per amare uno che non poteva ricambiarla.
O no ?
<< amore! E poi come potrei essere felice con qualcuno che è ancora innamorato di un'altra ? >>
<< innamorato di un’ altra? Ma di che diavolo stai parlando ? >> Sia aggrottò la fronte ed una piega le si formò in mezzo agli occhi << guarda Costance, forse non sarò un’esperta come Madame Dupré, ma io penso che tu stia prendendo la più grossa cantonata della tua vita e che tu stia facendo una  cazzata enorme. Perché ho visto come ti guarda e ti assicuro che quello è uno sguardo da persona innamorata >>

Costance fece spallucce << ti sbagli. Lo so per certo. C’ero io con lui poco fa, no? >> disse con tono tagliente che non ammetteva repliche, poi si alzò << vado a vestirmi. Devo andare da Aurélie che vuole sapere come è andata la serata, poveretta, si è data tanta pena…..Ma Beth e Marissa ? >>
<< hanno inviato un sms, sono rimaste da Jared e Darius >>
<< ah. >>
 
 
Si avviò verso l’appartamento di Aurélie.
Le aveva promesso un resoconto dettagliato della serata
Solo della serata si disse
Il resto sarebbe rimasto imprigionato nei recessi nascosti della sua mente.
 
<< ecco la mia allieva >> esclamò elargendole un sorriso radioso  , mentre una fitta rete di piccole rughe, intrecciata come una rete da pescatori, le si formava attorno agli occhi.
La prese per mano << vieni, mettiamoci comode >> lei la seguì docile.
Si sistemarono sul divano a righe.. come la prima volta
<< allora mia cara, come è andata la serata? >> le diede un abbraccio rapido.
Lei tirò un bel sospiro << bene e… male … a seconda di come la si guarda >> poi iniziò a raccontarle della serata, omettendo qua e là alcuni fatti, in particolare quelli che riguardavano  una particolare persona, parlandole invece di Colin con grande dovizia di particolari ma con tono completamente monocorde, privo di qualsiasi entusiasmo.
Aurèlie mano a mano che andava avanti nel racconto aggrottava sempre di più la fronte finchè le sopracciglia non diventarono un’ unica riga scura
<< .. e Zac ? >> chiese quando Costance tacque
<< beh, ecco.. >> si ritrovò a balbettare scuotendo la testa
<< avanti >> la incoraggiò lei con tono di voce calmo << dimmi quello che devi dire senza alcuna paura di essere giudicata. Non lo farei mai, lo sai >>
e Costance raccontò…. Raccontò quello che era accaduto alcune ore prima..
alcune ore prima.. in realtà le sembrava passata una vita da quel momento
e di Camille e di quello che c’era stato tra loro due

<< pensi…pensi.. che possa dimenticarla? >> le chiese titubante
<< ma perché, soffre ancora per lei? Dopo quello che mi hai raccontato non l’avrei mai detto.
lui cosa dice? >> le rispose con tono un po’ sorpreso
<< non glie l’ho chiesto, a dire la verità. Lui non sa che io lo so, so solo che se può la evita e quando parla con lei il suo tono è spesso brusco e duro >>
<< mmhhmm .. >> Aurélie la guardò con la testa leggermente reclinata di lato << non capisco dove sia il problema. Se lui sembra detestarla così tanto… dov’è il problema? >>
<< perché è un sentimento così forte…è l’altra faccia dell’amore…. Occupa il suo cuore e magari anche se ora è rancore dopo..
<< ho capito >> la interruppe Aurélie << hai paura che lui sia ancora ossessionato da lei e che in ogni caso Camille resti la donna più importante della sua vita >>
Costance fece un sospiro tragico ed annuì << Si. E’così. E quando mi ha chiesto di stare insieme…
<< ti ha chiesto di stare insieme? >> la guardò sorpresa
le sembrava di averglielo detto in verità, ma preferì tacere
Aurélie continuò << Beh, ma allora questo mi sembra la prova più lampante che non sia poi così ossessionato da lei >>
<< no, Aurélie, tu non capisci..lui me lo ha chiesto perché si sente in colpa….>> iniziò a far volteggiare in aria le mani per sottolineare ancora di più quello che stava dicendo
Aurélie interruppe quel fiume di parole << dimmi una cosa Costance. Ma tu. Lo ami? >>
Lei la guardò con occhi sgranati << non lo so > mormorò << non lo so. So solo che quando lo vedo, o quando entra in una stanza è come se qualcosa si illuminasse dentro di me ed ho come la sensazione di un vuoto che mi si apre nello stomaco e mi inghiotte. E a volte basta  l’intensità del suo sguardo per  togliermi la concentrazione e il respiro >>
Sul volto di Aurélie si aprì un ampio sorriso. Le passò un braccio attorno alle spalle ed avvicinò il volto al suo    << cara Costance, per quello che è la mia esperienza in fatto di uomini, posso dirti che, magari, per uno strano e assurdo scherzo del destino, un uomo si possa sentire in colpa e che, per un ancora più strano e assurdo scherzo del destino, chieda addirittura ad una ragazza di stare insieme solo per senso del dovere >> fece una pausa
<< ma che arrivi a chiederle una seconda volta la stessa cosa, dopo che aveva già avuto un rifiuto, e che quindi la coscienza se l’era tacitata, mi sembra roba da fantascienza e da animo degno di un santo, votato al sacrificio. E poiché non mi pare che sia proprio un santo.....>> lasciò cadere la frase per permetterle di riflettere su quanto le aveva appena detto
Costance era confusa
<< grazie >> mormorò << mi sei stata di aiuto >>
Mentre si alzava e si avviava alla porta i suoi pensieri le sembravano meno cupi.
Salutò con la mano Aurélie ancora ferma sulla porta ed entrò in casa.
Adesso aveva un bel po’ da riflettere
 
io penso che tu stia prendendo la più grossa cantonata della tua vita e che tu stia facendo una  cazzata enorme.
 
Le tornarono in mente le parole di Sia
 
ho visto come ti guarda e ti assicuro che quello è uno sguardo da persona innamorata
 
che avesse sbagliato tutto?
 
Sentì aprirsi e richiedersi il portone di ingresso.
Aprì bocca per iniziare a parlare ma se ne dimenticò in fretta quando vide l’espressione di Beth.
Era quella del gatto che ha appena mangiato un topolino .
<< SARAH, SIA VENITE GIU’ SUBITO >> urlò Marissa
<< che è accaduto? >> chiese Costance
<< non lo so, non me lo vuole dire! >> pigolò Marissa mentre Beth non riusciva a nascondere la sua soddisfazione .
Non fece in tempo a terminare la frase che già erano radunate tutte intorno a loro con espressione ansiosa
<< allora? Cosa è accaduto? >>
l’aria attorno loro si fermò immobile in quell’attesa.
Beth le guardò sorniona con un sorrisetto enigmatico, gustandosi quel momento.
Erano tutte in suo potere, in attesa che proferisse verbo.
Poi buttò la bomba << ho saputo una cosa che riguarda Law >>
<< coooosa? >> esclamarono all’unisono
Sarah si voltò impaziente verso Beth invitandola con gli occhi
 << allora >> iniziò lei guardandole con aria cospiratrice
<< Sarah, tu cosa sai delle ex di Law? >>
fece spallucce << niente….a parte che sono delle gran troie >>
<< giusto >> assentì Beth << però stasera, mentre ero in bagno, sono entrate due ragazze che pensavano di essere sole perché, entrando, una delle due aveva pronunciato il nome di Law per cui io, automaticamente, sono salita sul water per non far vedere i piedi da sotto la porta >> arrossì impercettibilmente a quell’ammissione << insomma una delle due stava raccontando che la precedente ragazza di Law aveva detto ad una sua amica, la quale aveva riferito ad un’altra amica..
alzarono tutte quante gli occhi al cielo
… che l’ aveva detto alla sorella di questa ragazza e che quindi lo aveva detto a lei >> prese fiato << che a tutte le ragazze che sono state con lui piaceva il Bondage>>
<< chee? >> chiesero tutte quante in coro
<< ‘cazzo è il bondage? >> chiese Sarah subito interessata
<< secondo me è un vino >> replicò pronta Costance, molto sicura di quello che diceva << Law ha un ristorante molto rinomato quindi se a queste piace il bondage o è un vino o è una pietanza. Ma poiché non ho mai sentito nominare un piatto con quel nome, opto per il vino visto che in questo campo non sono molto esperta >>
Marissa mormorò concentrata <<mmhhh.. secondo me potrebbe essere un piatto francese...  vorrei un Ptè de foie gras avec pain d'épices...ed un bondage....alla fiamma... >>

 
<< il foie gras ! >> esclamò inorridita Costance << dovrebbero abolirlo da tutte le tavole visto il modo barbarico con cui viene ottenuto! Tutte quelle povere anatre alimentate con quel tubo infilato in gola! La crudeltà umana non ha limiti! E per cosa poi? Solo per una soddisfazione del palato! Dovremmo organizzare un sit-in sotto il consolato francese……Comitato per l’abolizione del foie gras >> annuì convinta
<< è così buono >> mormorò Sarah con un vocino sottile poi quasi a cercare una giustificazione, poi continuò << qualsiasi animale subisce una brutta sorte per finire sulle nostre tavole. Forse bisognerebbe diventare davvero vegetariani, in fondo un branzino o un pollo o un maiale non meriterebbero la stessa considerazione? >>
<< è vero, però le oche non vengono solo uccise, vengono prima torturate! I francesi sono veramente
crudeli >>
<< ti ricordo che la madre di Zach è francese >> esclamò Beth con tono petulante
<< appunto >> rispose acida << buon sangue non mente >>
<< voglio vedere quando sarai a pranzo da loro se ti rifiuterai di mangiarlo >> la stuzzicò Sia
<< cosa vorresti dire con quando sarai a pranzo? >> grugnì guardandola storta
<< lo sai benissimo cosa intendo.. non fare la finta tonta >>
Alzò gli occhi al cielo << è più facile che l’inferno si congeli che io vada a pranzo da loro >> poi la guardò scettica << cos’ hai la palla di cristallo, che vedi il futuro ? >>
<< come ha detto Forrest C. Shaklee Il modo migliore per predire il futuro è crearlo. >> Sia la guardò con sfida
<< e chi cazzo è questo? >> esclamò stupita
<< un inventore, visionario, imprenditore, chiropratico … >>
<< troppa roba >>
<< Tutto questo sproloquio per dire comunque che, se riusciste a superare il senso di pena , il foie gras è veramente da assaggiare. E' una prelibatezza >> si intromise Sarah chiudendo la conversazione
 
<< Comunque >> esclamò Costance alzando le mani in cerca di attenzione <<  ascoltate questa: “mi dia un bondage del ’92”… torna anche detto in questo modo >>
<< perché non guardiamo su internet? Su Wiki ? >> propose Beth
alla parola internet si precipitarono tutte quante su per le scale dirette nello studio di Beth accalcandosi davanti al computer
<< via alle scommesse! >> esclamò Costance con voce allegra
<< chi scommette sul vino e chi sul piatto tipico? >>
<< io scommetto 10 sterline sul vino >> disse pronta Sarah << in questo caso mi trovo pienamente d’accordo con la teoria di Costance >>
<< io invece penso che sia un piatto della cucina francese >> replicò convinta Marissa << comunque, sia Ben Chiaro >> le guardò attenta ad una ad una, poi proseguì scandendo bene le parole  << che non sto scommettendo su un piatto francese, ma solo che è una pietanza. Perché non vorrei che poi mi facciate storie quando dovrete pagarmi la scommessa appigliandovi a questo cavillo….. magari, solo perché è un piatto della cucina giamaicana >> guardò Beth << tu su cosa scommetti? >>
<< piatto >> rispose lei mentre premeva il bottone di accensione del computer , seguito da un leggero ronzio.
Attesero pazientemente l’avvio del sistema operativo poi le dita agili di Beth percorsero velocemente la tastiera scrivendo sul quadratino bianco, sotto la scritta GOOGLE, la parola bondage attendendo la risposta.
Presero a fissare il monitor mentre Beth cliccava su Wikipedia per poi rimanere completamente imbambolate
<< urca-urca. A quanto pare abbiamo perso tutte quante. Nessuna di noi ci ha azzeccato >> mormorò Beth
sullo schermo, la finestra aperta di Wiki, recitava la seguente definizione “ Con bondage si indicano un insieme di attività sessuali basate sulle costrizioni fisiche realizzate con legature, cappucci, bavagli o più in generale sull'impedimento consenziente alla libertà fisica, di muoversi, di vedere, di parlare, di sentire.”

<< mi dia un bondage del ’92 >> scoppiò a ridere Beth ripetendo la frase detta poco prima da una convinta Costance.
Iniziarono a ridere tutte quante << foie gras e bondage >> Costance ripetè guardando Marissa
<< ah.ah-ah  ti spalmi un bel po’ di foie gras addosso e ti fiondi nel letto  ah-ah-ah… spero che Jared non soffra di colestero! ah ah ah! >>
 
<< Bondage >> ripetè Sarah concentrata.
All’improvviso con quel suo lato misterioso gli sembrava ancora più bello ed intrigante di prima.

<< ecco perché non ti ha mai incoraggiata. Forse per lui sei troppo innocente >> cercò di spiegarsi Marissa
<< non sei il tipo che fa queste cose. Magari ti spaventeresti >> replicò seria Beth aggiungendo
<< in ogni caso hai fatto tutto quello che era umanamente possibile, Sarah, quindi anche se adesso sai che è questo l’ ostacolo insormontabile tra te ed il tuo sogno, e che quindi ti rendi conto che la torrida relazione è impossibile….puoi essere fiera di te….solo per averci provato così a lungo >>
 
Sarah ascoltava pensierosa poi la guardò << hanno detto se è lui che lega o si fa legare ? >> chiese destabilizzandole tutte quante
<< oh no. So già cosa stai pensando >> gemette Marissa,  la guardò con tanto d’occhi, puntandole il dito contro << ma ti ricordo che hai deciso di lasciarlo perdere e che ci hai ordinato di prenderti a schiaffi nel caso tu avessi manifestato di nuovo l’intenzione di provarci con lui >>
 
<< ma infatti non ho nessuna intenzione di corrergli di nuovo dietro >> esclamò con foga Sarah mentre un sorriso malizioso gli si allargava sul volto << ho solo intenzione di saperne di più su questa tecnica, di sicuro ci saranno dei locali dove la gente viene iniziata a questo tipo di pratiche no? altrimenti uno come fa a sapere se l’altro pratica questo tipo di attività >>
<< Sarah questa è l’idea più cazzona che io abbia mai sentito ! >> berciò Marissa << ma come ti viene in mente di frequentare quei locali, ammesso che esistano? >>
<< ma io voglio solo dargli l’idea che li frequento ! insomma! Immaginatevi che shock avrà al sapere che anch’io  sono una cultrice di questa pratica, e che in ogni caso ha perso una occasione! Sarebbe una vendetta perfetta ! >>
<< e come pensi di trovarli quei locali ? non è che sull’insegna c’è scritto bondage a lettere lampeggianti >> chiese scettica Sia
<< basterà che chieda a qualche amico di corso, su queste cose, non so come mai, ma gli uomini sono sempre ben informati >> trillò allegra, all’improvviso tutto le sembrava più roseo.
Adesso aveva un nuovo obiettivo.
Se quello di prima era riuscire ad avere una relazione torbida ed incandescente con Law, quello di adesso era riuscire a far credere a Law che lei era tutto il contrario di quello che mostrava.
Insomma doveva fargli credere che  la sua aria da santarellina era solo una facciata e che in realtà lei era la quintessenza della perversione , la personificazione della lussuria più lussuriosa….
E che lui aveva perso un’occasione…
…non aveva colto l’attimo fuggente…
 Ridacchiò soddisfatta e tirò un sospiro di sollievo << oddio mi sembra di essermi tolta un macigno dal cuore. All’improvviso sto intravedendo una luce in fondo al tunnel >>
<< spero che non sia quella dello studio di tuo padre, dove ti convocherebbe per un cazziatone megagalattico, se venisse a sapere in che guaio stai cercando di cacciarti >>
<un incontro di bondage , ma si dice così? Incontro di bondage? Mi sa tanto di wrestling >> scosse la chioma rossa << vabbé, non è questa la questione essenziale. Insomma io non voglio partecipare, voglio solo fare finta, magari entro nel locale, faccio un giro e poi esco >> fece una pausa poi guardò per aria, mosse le mani picchiettando tra loro, in modo ritmico i polastrelli delle dita delle mani  e buttò lì << Devo solo trovare chi mi accompagna…. >>
<< non puoi chiederci questo Sarah ! >> Sia fece un salto sul posto
<< e se lo venissero a sapere i nostri genitori ? rischieremmo di essere rimpatriate a casa. No. La posta è troppo alta. Non voglio rovinarmi la fiducia che hanno in me per niente >> esclamò Beth
<< d’accordo, d’accordo. Avete ragione. Non avrei dovuto neanche chiedervelo. Farò delle indagini discrete al dipartimento, senza dare nell’occhio, finchè non individuo la persona giusta che mi può fare da accompagnatore >> concluse senza neanche un minimo di esitazione o cedimento. Ho preso la mia decisione e basta. Nulla a questo mondo potrà farmela cambiare >> replicò cocciuta
 

 *.*.*

 
Sarah non poteva credere a quello che stava facendo.
Aveva cercato su internet tutti negozi che vendevano abiti un po’ particolari e adesso era lì nel South East, in Hampton Street da “All about you”.
Aveva sfidato la giornata grigia e fredda, combattendo contro il gelo che le penetrava attraverso i jeans. Si era pentita di non aver indossato un abbigliamento più adeguato a quella giornata rigida, ma non aveva avuto tempo. Appena uscita dal dipartimento si era diretta lì senza neanche passare da casa questo stava a dimostrare che per quanto fosse stata demoralizzata in un passato recente, adesso quella missione da compiere, anche se, forse, probabilmente era una missione impossibile, era diventata il suo chiodo fisso alla quale rinunciare era fuori discussione.
 
Il gigantesco cartello appoggiato accanto alla porta prometteva merce favolosa, da mozzare il fiato al tuo lui sia che sia un tipo esigente, stravagante o amante del nuovo.
Spinse la porta rinfrancata dal messaggio e fiduciosa nelle promesse che in esso erano racchiuse.
Entò dentro canticchiando la canzone di Beyoncè che le era venuta in mente
 
Oooh put your freakum dress on Oooh put
your freakum dress on
Oooh put your freakum dress on Oooh put
your freakum dress on


si soffermò u attimo per ricordare le parole poi sorridendo continuò - quella parte era la sua preferita -
 
Soon as you saw me, turned on by how the dress was fitting right
Short and backless (backless, backless)
See my silhouette in the moonlight
Such an attraction, keep telling me how my outfit’s so nice
Little did he know, Ha my man gonna take it off tonight

(Appena mi hai visto, ti sei girato dicendomi che il vestito mi stava bene
Corto e senza il dietro
Vedi la mia forma fisica alla luce della luna
Come un attrazione, continuavi a dirmi come mi stava bene
Sapeva un po’, che il mio uomo me l’avrebbe tolto stanotte )
 
Doveva trovare un freakum dress, un abito provocante da tentare qualsiasi uomo, da renderlo schiavo.
 
Studiò gli abiti appesi ad un espositore circolare senza che nessuno le suscitasse nessun fremito, nessuna emozione. Nessuno di quegli abiti le faceva dire è lui , l’abito giusto.
Si diresse verso il camerino con due o tre abiti giusto per non andarsene senza aver provato niente ma sapendo già che lo specchio le avrebbe rimandato un’immagine lontana anni luce da quello che voleva lei.
La ragazza bionda che uscì dal camerino accanto la lasciò senza fiato.
Ma dove l’aveva trovato quell’abito color oro che la fasciava come una seconda pelle rendendola estremamente sexy ?
Sconsolata studiò l’abitino rosso che aveva in mano rendendosi drammaticamente conto che non sarebbe bastato.
Riposò tutto e continuò il giro all’interno del negozio.
Forse aveva guardato in modo troppo affrettato, senza osservare con attenzione la merce esposta, aveva guardato bene dappertutto? Anche nelle zone più nascoste?
Riprese il giro riflettendo mestamente su come fosse caduta in basso.
No.
Non era caduta in basso.
La vendetta è un piatto che va servito freddo quindi ogni azione era pienamente giustificata
 

*.*.*

 
Law si era chiuso in se stesso, lo avevano notato tutti al ristorante. L’espressione perennemente corrucciata gli si era ormai stampata sulla faccia .
<< hai mai pensato al botulino ? >> Patrick lo guardò serio
<< prego ? >>
<< ho detto se hai mai pensato al botulino, hai tre rughe profonde, una al centro della fronte e due ai lati della bocca, con due o tre iniezioni di botulino o cemento a presa rapida dovrebbero sparire >>
<< non sei divertente >> sfiatò Law
<< se è per questo neanche tu. E da un po’ di giorni ormai. Troppi. Non è che c’entra quella..
<< puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il rumore del silenzio ? >>
<< il  silenzio mi mette a disagio >>
<< invece dire puttanate no eh? >>
<< Dio mio, Scatti per un'inezia >> commentò aspramente Patrick guardandolo attraverso il tavolo << e non sono puttanate e lo sai bene >> disse brandendo in aria il coltello affilato fissandolo con un’espressione di rimprovero nei grandi occhi scuri, per poi riprenderea tagliare le carote  << e stai tagliando il pomodoro a tocchetti troppo grossi >> sentenziò
<< non sono troppo grossi, sono cubetti perfetti >> precisò Law
<< perfetti. Ma troppo grossi >> disse Patrick senza scomporsi << Vuoi parlarne? >>
<< dei tocchetti ? >>
<< vaffanculo >>
<< Non c'è niente, davvero >> Law si sforzò di sorridere << Ho lavorato sodo in questi ultimi tempi, il locale, le modifiche.. >> tentò di puntualizzare
<< si, è vero. E’ comprensibilissimo >> Patrick mise le carote nella pentola dove l’olio stava già sfrigolando e l’ odore di cipolla si spandeva nell’aria stuzzicando l’olfatto, e rimestò veloce, concentrato nell’operazione. Non voleva rischiare che la cipolla si bruciasse. Lo guardò di sbieco ed inarcò le sopracciglia << credo che possa bastare Law, adesso i cubetti sono ridotti ad una informe poltiglia rossa… il rosso proprio ti mette in agitazione >> una luce maliziosa gli danzò nello sguardo mentre cercava di mantenere il tono di voce il più possibile senza inflessioni di sorta.
 
Law guardò il mucchietto davanti a sé dove un cumulo di tristi pomodori giacevano immersi nel loro stesso sugo << questo è per il gazpacho >> mormorò impettito. Non era assolutamente disposto ad ammettere alcunché.
Peccato che quella sera fosse una serata a tema : menù francese
Poi si chiuse in se stesso e non parlò quasi a coloro che lo circondavano.
Si tuffò a capofitto nella preparazione delle pietanze, esasperò i collaboratori riprendendoli in continuazione. All’improvviso non gli andava più bene niente per cui aveva da ridire su tutto, da come immergevano le aragoste nell’acqua a come appoggiavano il cucchiaio sul tavolo in acciaio. Li stava sfiancando, lo sapeva, perché anche gli altri dovevano soffrire con lui.
 
Anche gli ultimi clienti del ristorante, un numeroso gruppo di americani ed un gruppo di giapponesi, se ne era andato.
L’aiuto cuoco era scappato via di corsa, quella sera aveva avuto da ridire sulle abitudini alimentari della gente, << perché dobbiamo cucinare piatti raffinati se poi ti chiedono un cheese burger? Ma l’ hanno vista l’insegna? Non hanno letto le guide turistiche di Londra? Non sanno cos’è il TW? Non le sopporto queste cose! >> Si era tolto il grembiule e aveva bofonchiato un buona notte e se ne era andato.
Law si sentì in colpa per quello sfogo, doveva averli stressati a puntino. Peter non era il tipo che andava in escandescenze, era un tipo piuttosto calmo che cercava sempre di trovare la motivazione logica a qualsiasi avvenimento.
 
Il locale adesso era avvolto in silenzio rigenerante.
Erano rimasti solo lui e Patrick. Seduti davanti al ripiano della cucina con in mano due veri caffè italiani fumanti.
Law terminò il caffè   e si alzò << Ci vediamo più tardi >>
<< Esci di nuovo con Nettie ? >>
<< E con chi altri? >> ribatté Law senza guardarlo. Quindi si allontanò.
Parick scrollò il capo. Peggiorava di giorno in giorno.
 
Law e Nettie si recarono al  Prince Charles Cinema per l’ultimo spettacolo, erano arrivati con un leggero ritardo per cui si accomodarono nelle prime poltroncine libere che riuscirono ad individuare al buio.
Nel momento in cui le luci si riaccesero prima che la proiezione del film avesse inizio, Nettie iniziò a guardarsi in giro poi un sorriso maligno le comparve sul volto << tò! >> esclamò con voce carica di soddisfazione << guarda, guarda chi c’è ! >>
Law si voltò verso di lei con aria interrogativa. Nettie fece un cenno con la testa verso un ragazzo ed una ragazza seduti una fila più avanti a loro << il bel Derek ed una delle sue tante fiamme presumo >>
Derek..Turner,
 
dunque era quello lì. Cercò di osservarlo meglio senza essere visto, ma le luci si spensero. Non mancò però di osservare la mano appoggiata sullo schienale della poltrona della ragazza che era con lui.
Durante l’intervallo si alzarono e subito Law fece altrettanto seguito da Nettie. Nel bar del cinema osservò la ragazza, una giovane donna alta e bruna, che indossava un abito succinto che non lasciava nulla all'immaginazione.
Law si piazzò davanti a Derek fissandolo con sguardo minaccioso
<< Pensavo fossi fidanzato >> gli disse senza tanti preamboli.
<< ci conosciamo ? >>
<< no. Ma abbiamo un’amica in comune. La rossa >>
<< ferrarista? >>
<< non prendermi per il culo marmocchio. Chi è questa? >>
<< Questa è mia cugina Nora >>
Law diede un'occhiata alla ragazza e fece una smorfia << Certo, e io sono Babbo Natale! >>
<< Senti >> disse Derek guardandolo smarrito ma chiaramente seccato << non so chi tu sia e non so come fai a conoscere la mia fidanzata ma tra me e lei ci sono degli accordi precisi che non sto a raccontarti perché non ti riguardano affatto >>
<< e lei lo sa che sei uscito con la cuginetta Nora? >> insistette Law
<< No, ma lo saprà, perché non ho mai avuto intenzione di nasconderle la cosa >> rispose Derek
<< e con questo amico ti saluto. Non so chi cazzo sei e cosa cazzo te ne frega del mio rapporto con la mia fidanzata. A meno che tu non sia uno dei tanti che le sbava dietro. In ogni caso  sta sempre meglio con me di come sarebbe stata con te >> sibilò
Law  allungò le mani verso l'altro, ma riuscì a ritrovare il controllo prima di commettere qualche sciocchezza. Girò sui  tacchi e  tornò da Nettie.
<< Cos'era quella scenata? >> gli domandò Nettie irritata << Cercavi di  intrometterti nella vita di Sarah? >>
<< certo che no ! ma non voglio che la umili in quel modo. Non se lo merita >>
<< se vuoi cerco di metterla sull’avviso >> esclamò Nettie pregustando il momento in cui le avrebbe rivelato che il suo Derek era uscito con un’ altra
Fuguriamoci si glie l’avrebbe lasciato fare
<< no. Lascia stare, tanto le voci corrono ed il mondo è più piccolo di quanto si creda. In ogni caso se hanno questo tipo di rapporto così aperto, non dobbiamo essere certo noi a fare i moralisti >>
<< certo.. non facciamo i moralisti.. a proposito.. perché dopo il film non andiamo da me e.. non ci dilettiamo in po’ nell’arte di essere completamente amorali ? >> mormorò languida lei
<< no. Sono stanchissimo e domani mi aspetta una giornata molto faticosa, abbiamo organizzato una degustazione di vini molto pregiati e saranno presenti molte personalità del mondo dello spettacolo, politica e della società, per cui devo seguire tutto in prima persona fin dalla mattinata. Andiamo rientriamo dentro che sta iniziando la seconda parte >> tornarono dentro e sedendosi si accorsero che il bel Derek e la sua fiamma erano scomparsi, non erano più lì vicino.
 
Law bofonchiò un sua cugina ! poi rimase muto per tutto il resto della proiezione e per tutto il tragitto.
<< allora ? >> gli chiese Nettie con voce mielosa << vuoi venire un po’ su da me? >>
Lui scosse la testa << no. Grazie per la bella serata >>
<< bella serata? >> lo guardò sarcastica << non dirmi che hai mal di testa >>
<< no. E’ che è stata una giornata pesante Nettie >> sospirò << Scusa, era meglio se me ne andavo dritto a casa . scusa >>
<< e basta. Non ti scusare più per favore. Buona notte >> scese stizzita sbattendo la portiera.
Lui appoggiò la testa sul volante chiudendo gli occhi.
Non aveva creduto ad una sola parola di quello che aveva detto quel bellimbusto.
Sarah doveva essere all’oscuro di tutto.
Per forza.
Il loro rapporto non poteva essere così come lo aveva descritto Derek.
Impossibile.

 
 
Eccomi di nuovo…
Che ne pensate?
Ho inserito il bondage… a dir la verità perché mi piaceva la parola, ma questo di cui parlo io è un bondage…. all’acqua di rose (come si dice)… molto, molto tranquillo. Non mi piacciono le cose estreme.
Comunque ringrazio tutte quelle che mi hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e tra quelle da ricordare.
E ringrazio chi ha commentato. Grazie di cuore.
Sono rimasta un po’ indietro con i capitoli, questa settimana di vacanza è stata vacanza piena piena… non ho mosso foglia =(…. anzi.. foglio =)
Per cui se ritardo un po’.. non me ne vogliate..
Un bacione
costanza
 

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 33 Regent's Park ***


CAPITOLO 33
 

 
….
<<…. e quindi tu capisci che in qualche modo devo pure vendicarmi. Non mi ha voluta? Bene, dico io, peggio per lui >>
 erano entrambi sdraiati a pancia in giù su un vecchio plaid, un quadrato di lana che li separava dall’erba fredda in quella glaciale sera invernale. In molti avevano occhieggiato verso di loro, per quella posizione, insolita in quella giornata fredda.
Ma loro non se ne curavano.
Teneva il viso appoggiato sul dorso delle mani.
Viso a viso
occhi contro occhi
si accorse che la osservava con sguardo profondo.
Sembrava che le stesse guardando direttamente nella testa e le leggesse dentro.
<< va bene. Lo ammetto. Anche se ho dato istruzioni precise di essere presa a schiaffi nel caso avessi manifestato l’intenzione di riprovarci con lui…..Ci sto ancora male >> gli fece una carezza
<<…. un male da cani…..ops, scusa Brutus >> gli accarezzò entrambe le orecchie con movimenti lenti delle dita mentre lui socchiudeva gli occhi
<< comunque, ti dicevo, che avrei pensato ad un modo di vendicarmi, in pratica, detto tra me e te a chiare lettere, quello che vorrei, è che arrivasse a mangiarsi le mani e pure i gomiti al pensiero di quello che avrebbe potuto avere e che invece ha rifiutato >> fece un sospiro mentre lui le leccava leggero la mano ed una guancia.
Le diede un colpetto con il naso << hai ragione tu. Wake up . Palla? >> tirò fuori dalla tasca la pallina arancione mentre lui si alzava di scatto iniziando a scodinzolare felice.
<< okay ancora due o tre tiri poi dobbiamo andare, devo recuperare anche gli acquisti fatti oggi >> alzò il braccio e tirò molto lontano aspettando poi che Brutus ritornasse di corsa con il suo trofeo in bocca. Lottarono un po’ come al solito per riuscire a fargliela  mollare, ormai era diventato un gioco, si divertivano entrambi, lei a cercare di sfilargliela dalla bocca e lui invece a cercare di fare ostruzionismo.
Naturalmente, alla fine, era lui a decidere quando cedere e a farle credere di aver avuto la meglio.
Le mordicchiò i talloni per incitarla ad un ultimo tiro e poi si incamminarono di nuovo verso l’appartamento di Law.
 
<< ciao Brutus, a domani >>
Si abbassò e gli sussurrò nell’orecchio << tienilo d’occhio per me >> gli diede un bacione sul testone, poi recuperò tutti i suoi preziosi acquisti e se ne andò.
 

*.*.*

 
Arrivò a casa carica di pacchetti << c’erano dei saldi >> si giustificò sorridendo alle altre mentre stringendosi al petto  i manici delle buste variopinte si infilava svelta su per le scale dirigendosi in camera.
 
Si scambiarono un’occhiata complice, poi le corsero tutte dietro.
 
L’essere passata senza fermarsi a mostrare niente di quello che aveva acquistato, aveva scatenato la loro curiosità.
 
Non era da lei un comportamento del genere, visto che non faceva in tempo ad entrare che già aveva aperto tutti pacchetti per mostrare orgogliosa quello che era riuscita ad accaparrarsi.
 
Sentì i passi concitati dietro di lei e chiuse gli occhi.
Impossibile sfuggire a quelle scimmie curiose.
<< siete delle scimmie curiose >> esordì senza neanche voltarsi verso la porta. Le giunsero all’orecchio alcune risate << e tu una pessima tatticista. Se volevi passare inosservata, se non volevi destare la nostra curiosità saresti dovuta rientrare o a notte fonda o senza pacchetti al seguito >> commentò Marissa con un leggero tono d’accusa
<< che cosa hai lì? >>
 si avvicinarono tutte quante mentre lei spostava i pacchetti spingendoli di lato con il piede.
<< okay. Uscite fuori e mi infilo quello che ho acquistato >> capitolò Sarah
scomparvero nell’arco di un secondo come diavoli davanti all’acqua santa.
 
Si guardò attentamente nello specchio fissato alla parete. Si studiò da ogni possibile angolazione poi richiamò le altre < okay, potete entrare >>
In un attimo furono di nuovo tutte lì << ma eravate ammassate dietro la porta? >>
<< yes. Sir >> rispose pronta Costance
<< allora? Che ve ne pare? >> allargò le braccia e a piccoli passi fece un giro su se stessa.
La studiarono attente.
<< certo non è l’abito fatale che mi immaginavo >> cercò di giustificarsi  << però è pur sempre sexy, che ne dite? >>
 
I pantaloni di pelle nera le fasciavano le gambe come una seconda pelle ed il top sempre in pelle le alzava il seno. Il sedere ed il seno erano messi in evidenza come un push up naturale.
<< poi per completare l’opera potrei indossare questo >> si avvicinò all’armadio, sfilò dalla gruccia un corto giubbetto sempre in pelle nera e se o infilò.
<< accidenti i pantaloni sono così attillati che sembrano dipinti addosso >> mormorò Beth sedendosi sul letto accanto a Costance
Sarah si guardava soddisfatta.
Più si guardava e più era convinta di quell’acquisto.
Si guardò di nuovo e qualcosa di familiare nella sua immagine la fece accigliare. Si studiò di nuovo ed incontrò quattro paia di occhi riflessi nello specchio
<< c’è qualcosa.. >> mormorò Beth 
<< si….. >> accennò Marissa con sguardo assorto concentrata su qualcosa lontano
<< è come…. >> iniziò Sia sedendosi sull’altro letto
<<…mi sembra.. >> continuò Costance
<< oh mio dio! >> esclamò inorridita Sarah << sembro Sally di Grease! >>
un coro di ecco, giusto,  mi pareva si unì a lei. Si tolse il giubbotto e lo scaraventò sul letto.
Tornò a guardarsi << così va meglio >> annuì convinta
<< ma vuoi andare in giro vestita così ? >> le chiese Costance
<< no, voglio andare così in uno di quei club >>
<< potresti essere fraintesa e ritrovarti in una situazione che non sai gestire >>
sbuffò << no. Ve l’ho detto. Voglio solo entrare, fare un giro e poi uscire. Magari ci sono anche degli spettacoli per cui posso far finta di essere lì solo per quelli >>
<< sei sicura che ci siano degli spettacoli? E di che genere poi? >> chiese Beth con un’espressione preoccupata
<< di sicuro non sarà una gara di aforismi >>  commentò Sia
<< sicuramente non mancherà la Lap-dance, è così sensuale e molto seguita >>
<< lo credo anch’io >> proruppe Costance << Vi ricordate quando avevo trovato quel lavoro in quel locale che poi mi hanno disdetto per cui sono andata da Mama quinshi? Bene, quando sono andata lì mi sono trattenuta un po’ con le ragazze che stavano pulendo e sapete che mi hanno detto? che le ballerine di Lap dance si allenano tutti i giorni, sia in palestra che al palo. E ci sono anche i campionati mondiali di lap dance >>
<< ne hai conosciuta qualcuna ? >>
<< no >>
<< peccato. mi sarebbe piaciuto conoscere i loro nomi d’arte >> disse Marissa
<< JoJo, Miu Miu >> le fece eco Beth
<< io mi farei chiamare Lady Godiva >> esclamò Sarah
<< perché ? >> chiese Marissa
<< perché è  un personaggio leggendario. E’ quella che si dice che cavalcò nuda per le vie di Coventry coperta soltanto dai suoi lunghi capelli , per far togliere al marito una tassa, mi pare >>
<<  è vero, tra l’altro il nome Godiva deriva da Godgyfu che significa Regalo di Dio >> aggiunse Sia poi ridendo continuò << tutti furono obbligati a tenere chiuse porte e finestre perché nessuno la vedesse, ma uno fece un buchino e guardò e per questo rimase cieco >>
<< e da qui il monito che a fare certe cose si diventa ciechi >> sghignazzò Sarah seguita da tutte le altre
<< comunque, Lady Godiva lo sceglierei perché è stata da sempre ritenuta donna scandalosa, folle e coraggiosa . E poi è un nome che può promettere molte cose nell’immaginario maschile, che suscita fantasie inesplorate >> poi ritornò alla realtà, si dette una lunga occhiata e chiese << insomma che ve ne pare? >>
<< io direi che va bene, un po’ troppo azzardato forse, ma sexy. Decisamente sexy . se Law ti vede vestita così non potrà più pensare a te come a un delicato giglio>> esclamò Sia portandosile due mani sul cuore.
Risero tutte poi tornarono di colpo serie << stai attenta Sarah >>
<< si. Certo. Sempre >> le rassicurò lei
<< e lì invece cosa c’è ? >> chiese Beth indicando un’ampia borsa blu notte appoggiata alla base del letto
<< ah, lì c’è il costume da odalisca che ho indossato due anni fa per la festa a tema organizzata per il compleanno di Terry e che devo restituirle >>
<< a proposito di festa , tra poco sarà il compleanno di Darius, che cosa gli regaliamo ? >>
<< sei tu quella che lo conosce meglio di tutte, che gli sei più amica. A cosa avresti pensato ? >>
 
<< ad un ipad2 . questo ha un  Chip dual-core A5, due videocamere per FaceTime e i video HD.. una autonomia di 10 ore. E oltre 200 nuove funzioni software con iOS 5 e iCloud >>
 
<< okay sei tu la tecnologica del gruppo. Non ho capito niente ma ci  fidiamo. Vada per l’ipad. Ci pensi tu all’acquisto vero BeBe? >> Costance la guardò in attesa
<< certo CoCo >> asserì Beth dandole una cuscinata i testa << Ma una di voi deve accompagnarmi. SiSi, MaMa, SaSa? Chi viene di voi? >> si coprì la testa con gli avambracci per ripararsi dall’attacco di Costance
<< ferme. Cos’è questa storia di SaSa, MaMa, CoCo? >> chiese Marissa spettinata da una cuscinata andata a vuoto
<< ha iniziato lei >> rise Beth indicando Costance
<< Marissa,  ho solo utilizzato i nomi che Beth aveva pensato per le dive degli spettacoli hot >> replicò Costance continuando a ridere << e poi dai, sono vezzeggiativi carini, da adesso in poi ci chiameremo sempre così >>
<< così ci daranno anche delle balbuzienti >> commentò lei
 

*.*.*.

La mattina dopo, con le mani affondate nel giaccone e le spalle piegate in avanti per difendersi dal vento gelido che le scompigliava i capelli, Sarah si diresse verso il dipartimento più decisa che mai a trovare notizie utili al suo scopo.
Alla fine fu ricompensata.
E dall’ultima persona alla quale avrebbe mai pensato.
Darwin Jones era un suo ammiratore. Non che lo avesse mai incoraggiato ma lui pareva non accorgersene.
Pensava di essere un novello Casanova.
Era alto, le braccia un po’ lunghe che roteava quando parlava, dando l’impressione di non saperle controllare. I capelli crespi erano tenuti ben indietro e lisci da una quintalata di gel. Pensava di essere irresistibile con quell’acconciatura, in realtà sembrava tuffato in un barile d’olio. Un giorno o l’altro glie l’avrebbe detto.
 
In genere, con le ragazze,  era solito sfoggiare citazioni latine e proverbi di popolazioni remote, per dare l’impressione di un erudito che viaggiava molto. In realtà tutti sapevano che non si era mai mosso da casa.
Anche nell’abbigliamento lasciava un po’ a desiderare, sfoggiava troppe borchie.
Cinturoni esagerati che cercavano di attirare l’attenzione delle ragazze su quello che stava sotto la cintura.
 
Quel giorno indossava una maglietta rossa con una scritta che voleva essere leggermente provocatrice ma  che a Sara sembrò parecchio offensiva.
C’era stampata la figura di una lavatrice ed una donna stilizzata.
Sotto, la scritta : entrambe a 90° rendono meglio
Lo sguardo di Sarah si soffermò sulle figure e rimase inchiodato lì senza scendere più in basso
<< ti piace la maglietta? >> chiese orgoglioso mettendosi le mani sui fianchi e gonfiando il petto.
Sarah non seppe cosa rispondere, sarebbe stata troppo offensiva, la diplomazia però le imponeva di non dare la risposta secca che le era salita prepotente sulle labbra. Cercò di glissare sulla domanda << mai visto niente del genere. Dove l’hai comprata ? >> chiese fingendosi interessata
<< al sexy shop >>
ecco. Spiegato il mistero. Un piccolo campanellino le risuonò nella testa. Forse, forse,  dopo tutto, poteva anche essere la persona che faceva per lei .
<< vendono anche le magliette al sexy shop ? >> adesso, non doveva più fingere, era interessata davvero.
<< vendono un po’ di tutto. Non ci sei mai stata ? >> le chiese lui avvicinandosi di più e mettendole un braccio attorno alle spalle.
<< no. Grazie >> replicò lei sciogliendosi gentilmente da quell’ abbraccio, non voleva essere scortese.
Non con lui
Poteva essere la persona che aspettava,dalla quale carpire più informazioni possibili. Certo, non sarebbe andata da nessuna parte con lui, figuriamoci in un sexy shop.
<< il proprietario è un mio amico. Certamente ti farebbe un bello sconto >>
<< accidenti che offerta >> si finse stupita << Ma devo proprio rifiutare. Ci sono anche oggetti per il bondage? >> buttò lì Sarah con l’aria di chi sapeva tutto sul bondage, tanto che avrebbe potuto anche dare lezioni in merito.
Darwin la guardò stupito, tirando via il braccio dalle sue spalle << conosci il bondage? >> chiese con tono di profonda meraviglia.
<< diamine Darwin. Non sono mica nata ieri! Certo che lo conosco >> rivelò dandogli un leggero pugno sul petto
<< e sei già andata in qualche locale ? >>
lo sapeva lei che c’erano dei locali! Dovevano esserci per forza!
<< oh. Diciamo che mi sto informando >> lo guardò con aria complice << sai io sono un tipo un po’ esigente. Voglio solo l’eccellenza >>
<< sei già stata in Camden High Street ? >>
lei drizzò le orecchie. Finalmente qualcosa si stava muovendo.
<< dove ? >> fece finta di non aver capito
<< al Red Door. E’ uno dei locali più in voga al momento, se non il più in voga >>
<< no. Non lo conosco. Tra l’altro una mia amica abita lì in zona, in Bayham Street >>
<< se vuoi possiamo andarci insieme. Ti presenterei io >>
<< perché ? occorre essere iscritti ? ah che peccato ! >> schioccò le dita dipingendosi sul volto una espressione delusa << vorrà dire che sarà per un'altra volta >> figurarsi se voleva andare lì con lui
<< ma i visitatori sono sempre ben accetti >> continuò Darwin << a pianterreno ci sono alcune sale apposta per i visitatori. I membri del club invece si incontrano ai piani superiori >>
<< sale? >> gracchiò lei << per cosa? >>
<< per tutto quello che la tua immaginazione riesce a concepire baby >>
Sarah si sentì stringere la gola e tossicchiò << oh..beh…humm..dunque..sarebbe interessante per la ricerca che sto facendo..>>
<< ho capito >> gli occhi di Darwin si accesero di interesse << sei curiosa ma non sai se lasciarti andare >>
<< ecco..si..effettivamente..>>
<< prima di tutto devi capire se sei una dominatrice o una schiava >> mormorò con tono serio da vero conoscitore della materia. Sarah si schiarì la gola << prego? >>
ripensò ai suoi pantaloni di pelle ed al top correlato. Che tipo di abbigliamento sarebbe stato quello?
<< per esempio chi indossa stivali al ginocchio e pantaloni in pelle in genere è una  dominatrice. Lo schiavo di solito porta un collare al collo >>
<< collare? >>
<< si, quei collari con le borchie, o anche dei semplici nastri neri, come portano spesso le ragazze senza sapere che in realtà stanno mandando dei chiari segnali >>
<< davvero? >> esclamò Sarah incredula
<< certo. Anche indossare dei gioielli può inviare dei segnali, vedi la fede per esempio >>
doveva essere un esperto di prima categoria
<< e gli spettacoli ? >> chiese
ci dovevano essere per forza degli spettacoli, non poteva essere tutto così deprimente. All’improvviso si rese conto che non provava poi tutta quell’attrazione per quelle pratiche.
Certo, l’idea di legare Law la stuzzicava molto, a condizione che anche lui fosse travolto da una passione per lei. E non solo passione fisica.
Inoltre, dovevano esserci per forza…., perché lei aveva disperatamente bisogno di un paravento per entrare nel locale.
<< si ci sono. Alla sera però >>
dio ti ringrazio
anche se ringraziarlo per quello equivaleva sicuramente a bestemmiare
<< ci sono spettacoli di vario genere, dalla lap dance al bourlesque. Le ragazze sono molto brave e sono scelte con molta attenzione dal proprietario che vuole solo le migliori. Sono delle vere professioniste >> il tono era molto solenne
<< eeee…. il loro lavoro finisce lì ? >> chiese Sarah curiosa
<< vuoi dire se a fine spettacolo hanno incontri con i clienti? >> la guardò dritto negli occhi
<< a volte >> rispose. Poi continuò << ma non sono obbligate. Se lo fanno,  è perché lo vogliono anche loro >>
<< ah. >> la mente stava lavorando a pieno ritmo mentre le celluline grigie  a forza di spremersi stavano diventando rosse a causa del surriscaldamento.
Avrebbe fatto una capatina al RedDoor durante gli spettacoli così avrebbe potuto mimetizzarsi meglio e nello stesso tempo far finta di essere lì solo per guardare, per una ricerca antropologica sui luoghi del vizio.
 
Arrivò a casa decisa a non far trapelare alcuna sua intenzione, ma appena entrata capì che quello era l’ultimo problema che aveva.
 
L’appartamento era in penombra.
La luce proveniva solo dalla  lampada posata sul tavolo basso vicino al divano, nel suo cerchio di luce racchiudeva solo oggetti inanimati.
Il resto della stanza era completamente in ombra.
Marisa sedeva immobile su una sedia  con in mano un foglio celeste mentre una busta dello stesso colore giaceva solitaria ai suoi piedi.
Distolse lo sguardo dalla lettera  e la guardò con sguardo smarrito.
 
Volevano coglierla di sorpresa, invece la sorpresa l’aveva fatta lei a loro.
 
I volti scuri, non dovuti all’ombra nella quale si celavano, lasciavano intravedere un’ira profonda che serpeggiava dentro di loro.
 
Sarah in silenzio si avvicinò a Marissa la quale voltò il foglio verso di lei con estrema cautela, come se quel gesto avesse potuto cambiare qualcosa, per permetterne la lettura.
 
Regent’s Park
Domani
Ore 8,00
Segui il corso del ruscello fino ad arrivare ad una piccola radura circondata da alberi.
Io sarò lì ad aspettarti.

 
Costance, a braccia conserte fissava pensierosa fuori.
La luce del lampione disegnava un cerchio perfetto sull’asfalto nero e lucido per la brina.
Le sembrò di intravedere un movimento nel cono d’ombra e si ritrasse di scatto.
Si spostò leggermente di lato in modo da non essere più visibile dall’esterno poi, coperta dalla tenda tornò a fissare quella porzione di strada.
Non le sembrava di sbagliarsi.
Una figura, che  le pareva di corporatura bassa e tarchiata, era appoggiata alla fiancata di un auto parcheggiata lì di fronte.
L’auto era in ombra ma aveva visto un luccichio metallico brillare a quell’altezza.
C’era qualcuno dunque.
E le stava spiando.
 
Chissà chi era.
Se fosse stata direttamente Allie, la mattina successiva non sarebbe potuta essere lì a controllare il portone e nello stesso tempo sul luogo dell’appuntamento.
Se invece avesse avuto un complice allora sorvegliare il portone sarebbe stato più facile.
 
Quindi volendo uscire senza essere viste, dovevano trovare un’altra soluzione che non fosse il portone centrale.
Pensò che dalla terrazza potevano calarsi attraverso la scala antincendio, poi, attraverso il cortile interno issarsi sul muro che le separava dal ristorante cinese adiacente e poi da lì arrivare alla strada.
 
Rimase un attimo nell’incertezza se avvisare le altre di quello che pensava di aver visto o tacere.
Decise di tacere dal momento che non aveva la certezza assoluta di essere spiata.
 
<< allora ragazze >> iniziò Marissa << dobbiamo ammettere che pur avendomi dato un mese di tempo, la nostra cara Allie non ha rispettato i patti e si è decisa a passare all’atto finale cogliendoci un po’ di sorpresa >>
<< Ma non dobbiamo assolutamente demoralizzarci. Vediamo il lato positivo della situazione: domani sarà tutto finito, resterà solo un brutto ricordo e Marissa potrà dormire sonni tranquilli >> esclamò Sarah. Il suo tono di voce così calmo e autoritario faceva sembrare quella situazione di una normalità disarmante, come se fosse roba di tutti i giorni
<< è vero >> annuì Costance << abbiamo tutta la notte per mettere a punto un piano e far si che la sorpresa non riesca >>
<< giusto >> assentì Marissa
<< Regent’s Park >> ripetè Sarah << io lo conosco molto bene. Ci sono andata per tanto tempo a fare jogging e so perfettamente dov’è il posto descritto nella lettera >>
<< anch’io lo conosco >> replicò Marissa
<< vedi come le cose diventano più facili? >>
Beth alzò un sopracciglio , scettica, fece per ribattere ma Costance la prevenne << allora io direi di andare noi quattro, con largo anticipo in modo da poter trovare un luogo dove poter nasconderci. Dobbiamo passare dalla scala antincendio però perché non vorrei che qualcuno sorvegliasse il portone per controllare se Marissa esce da sola oppure no >>
<< e dobbiamo vestirci con pantaloni e scarponcini comodi  >> suggerì Sarah
<< peccato, avevo pensato di indossare un Balenciaga ed un paio di Gucci ai piedi >> la prese in giro Beth << ovvio che dobbiamo vestirci comode! >> sbruffò
<< perché se dobbiamo scappare a gambe levate dobbiamo avere scarpe comode che rispondano alle prestazioni richieste >> si intromise di nuovo Costance
<< oh. Mio dio! Pensate che dovremmo scappare? >> esclamò Sia preoccupata << dobbiamo dirlo a qualcuno dobbiamo dirlo a Z..>>
<< ho detto così per dire, Sia >> la rassicurò Costance << tranquilla. E’ tutto sotto controllo. Non ci saranno né fughe né pericoli di sorta. Questo è un confronto, una disputa amorosa tra una vecchia fiamma respinta, che si sente piena di livore nei confronti di Marissa. Ma basterà minacciarla, minacciare di rivelare a tutti cosa ha fatto e tutto si risolve. Non  le conviene giocarsi il posto di lavoro se questa storia viene fuori. Allie non è una scema >> terminò Costance completamente fiduciosa nella riuscita del piano. << io ho anche una piccola pistola, che dite la porto? >> aggiunse poi
<< e da quando hai la pistola? >>
<< ce l’ho fin da quando sono venuta a Londra. All’inizio girare con una pistola in borsetta mi faceva sentire più sicura. Anche se in realtà è una di quelle pistole che danno il via alle gare di atletica  >>
<< e sai anche usarla ? >>
<< quella vera?  è da un po’ che non lo faccio >> sorrise << da quando andavano nel campo dietro casa a sparare ai barattoli >>
<< è illegale >>
<< lo so. Per questo mi porto dietro una pistola che spara a salve, ma che mette paura come una vera  >>
<< se credi …. potrebbe essere utile per spaventarla un po’ di più >> Marissa a quella prospettiva si animò di nuovo << allora chi di voi non conosce il luogo indicato ? >>
Sia e Beth alzarono la mano << io sono stata molte volte a Regent’s Park ma quel posto lì non l’ho mai notato >> disse Beth
<< neanch’io >> le fece eco Sia
<< allora vi faccio un disegno e poi passiamo a spiegare il piano >> Marissa si era alzata per tirare fuori dallo zainetto, ancora appoggiato sul tavolo, un blocco di fogli bianchi e prese a muovere velocemente la matita mentre Costance le si avvicinava per osservare attenta << dobbiamo cercare di nasconderci in questa zona >> tracciò un cerchio rosso su una porzione di pagina << tu Marissa dovrai posizionarti il più possibile vicino a noi, in modo da far sentire quello che dice, e frontalmente, così lei sarà costretta a darci le spalle >>
<< e poi ? >> chiese Beth dubbiosa
ecco da quel momento in poi non sapeva bene neanche lei come affrontare la cosa, ma non poteva dire: da adesso in poi improvvisiamo
<< tu Marissa  dovrai farla parlare, le dovrai far dire perché ha fatto tutto questo e come faceva ad entrare, poi noi saltiamo fuori e la immobilizziamo e le facciamo prendere un bello spavento e poi la portiamo dalla polizia >>
<< lo dicevo che dobbiamo dirlo a Zac >> Beth era sulla difensiva
<< no, questa è un’altra zona, non è di sua competenza >> le rispose Costance, poi aggiunse
<< andrà tutto bene >>
Beth cercò di replicare ma Marissa fu subito pronta a distogliere l’attenzione da quell’argomento
 << a che ora pensate di andare ? >>
<< presto. Molto presto. Dobbiamo arrivare con largo anticipo >>
 
Si alzarono alle quattro e trenta del mattino poi, completamente al buio, indossarono pantaloni e felpa tipicamente maschili e scarpe da ginnastica. Raccolsero i capelli stretti sulla sommità della testa e si infilarono dei cappellini da base ball a tesa larga che nascondeva il viso.
 
Silenziosamente si diressero sulla terrazza << ci vediamo là tra qualche ora >> bisbigliò Costance a Marissa. Le stavano sudando le mani, ed ancora non erano neanche uscite da casa. Cercò di non far trapelare il suo nervosismo mentre accucciate percorrevano il muro perimetrale della terrazza avvicinandosi alla scala antincendio che la collegava con la strada.
La scala era molto ripida. Una lunga fila di gradini che percorreva tutto il muro fino a terra.
Una fila lunghissima di gradini senza ballatoi o interruzioni.
Una volta che avevi iniziato la discesa dovevi per forza andare fino in fondo.
Beth emise un gemito, soffriva di vertigini in modo svergognato, non riusciva neanche a salire su di uno scaleo per porre la stella sulla cima dell’albero di Natale, senza avere un attacco di panico.
<< non guardare giù, Beth. Scendi guardando fisso il muro davanti a te >> le bisbigliò all’orecchio Sarah << ti ritroverai in fondo senza neanche accorgertene >> le strinse leggermente un a spalla poi con movimento fluido saltò sul primo gradino ed iniziò la discesa.
Cercavano di rimanere nel silenzio più assoluto dal momento che la notte ogni rumore veniva amplificato e in quel silenzio perfetto poteva essere udito anche a distanza.
 
Quando furono tutte  a terra si diressero correndo verso il muro di cinta confinante con il ristorante cinese. Lo saltarono e poi con la schiena attaccata alla staccionata, lo percorsero tutto fino a trovare l’apertura che lo collegava alla strada, esattamente dalla parte opposta del portone principale.
Si guardarono poi iniziarono a camminare velocemente rimanendo sul lato più buio della strada, mentre i freddi raggi lunari lambivano quell’assonnato paesaggio notturno.
Non una parola uscì dalle loro labbra.
Solo piccole nuvolette di vapore, che sembravano danzare in quella psichedelica luce spettrale.
Si formavano lievi davanti ai loro volti ad ogni respiro, condensandosi nell’aria.
Mentre l’aria ghiacciata che penetrava nei polmoni ad ogni respiro, sembrava lacerarglieli.
Appena entrate in Regent’s Park si incamminarono verso il ruscello ma rimasero un attimo immobili, senza fiato, e non per la corsa, ma per lo spettacolo dell’alba che si presentava ai loro occhi.
Il primo biancheggiante bagliore che segue la notte, una luce cinerea, opaca, che presto invade il cielo.
Non è notte e non è giorno, è un momento strano, quasi sospeso tra la vita e la morte pensò Costance ed ebbe un brivido.
Ripresero a camminare senza staccare gli occhi dal cielo.
Il lilla, il turchino.
L’alba era vestita di rosacon sfumature arancione che faceva risaltare il blu del cielo.
Tutta la natura era immobile, in attesa di quellospettacolo magico che, pur ripetendosi ogni giorno di ogni settimana, di ogni mese, di ogni anno, di ogni secolo, continuava a lasciare senza fiato chiunque vi assistesse : il sorgere del sole.
Il miracolo del nuovo giorno.
Il sole che inizia a riscaldare la terra intirizzita dal freddo.
 
Era un peccato che il sorgere del sole avvenisse così presto al mattino, pensò Costance.
Nessuno poteva vederlo.
Tutti a quell’ora dormivano come ghiri e russavano tranquilli al caldo nei loro lettucci.
In un altro momento, con la mente sgombra e libera dai pensieri, avrebbero apprezzato e goduto ancora di più di quello spettacolo.
 
Seguire il corso del fiume fu abbastanza facile,  poi gli alberi si chiusero attorno a loro ed una gabbia di alti fusti, che bevevano la luce pallida dell’aurora, le accolse chiudendosi su di loro.
Costance sentì il cuore iniziare a battere più forte ed una scarica di adrenalina le invase ogni fibra nervosa facendola vibrare.
Tesero le orecchie vigili.
All’improvviso qualsiasi rumore, qualsiasi fruscio sembrava loro il suono di un passo attutito.
Un fruscio fra le foglie, una luminosità offuscata dovuta la passaggio di una nuvola esagerava la solida oppressione del silenzio.
Si acquattarono dietro alcuni alti cespugli di bosso
<< Beth, tu mettiti là >> le disse Costance con un sussurro, indicandole un posto un po’ più lontano
<< perché ? >> chiese con una leggera nota di apprensione, non voleva stare da sola.
<< perché nel caso tu ti renda conto che le cose non si stanno andando per il verso giusto, voglio che tu possa chiamare aiuto >>
Un brivido le percorse tutte quante.
Se il dubbio di stare per fare la cosa giusta o la più grande cazzata della loro vita le assalì, non lo diedero a vedere.
Costance infilò la mano nella tasca e toccò il calcio della pistola.
Erano anni che non si esercitava più.
Sperava che fosse come andare in bicicletta, una volta che hai imparato non te lo dimentichi.
Cercò di crederci fermamente.
Rimasero in attesa, in un silenzio assorto.
Cercando di udire qualsiasi rumore sospetto, un ramo che si spezzava, un fruscio fra le foglie, il volo di alcuni uccelli, che faceva presagire l’arrivo di qualcuno.
Erano lì da due ore ed il freddo si stava insinuando tra gli abiti, attraverso l’ apertura della manica al polsino.
Un leggero sbuffo di vento attraversò la sottile barriera di lana che la separava dal mondo esterno e le accarezzò il volto, facendola rabbrividire. Si tirò le maniche del giaccone fino a farvi scomparire le mani. Non aveva pensato a portare un paio di guanti e adesso aveva le mani congelate, dubitava di riuscire, in caso di necessità,  ad afferrare la pistola tanto le dita erano intirizzite.
Si infilò le mani, accuratamente coperte dalla manica, sotto le ascelle.
 
Sentirono i passi che si avvicinavano, chiunque fosse non si preoccupava minimamente di celare il suo arrivo.
Sbirciarono in mezzo ai rami, una figura infagottata in un lungo parka verde entrò nel loro spazio visivo.
Non riuscivano a distinguere i lineamenti del viso perché aveva un cappello di lana grigia ben calato sugli occhi, riparati dietro un paio di occhiali neri, ed il cappuccio tirato fin sul davanti.
A Costance ricordò un personaggio di un cartone giapponese di cui si intravedeva solo la bocca.
 
Rimase lì a girellare per quello spazio guardando nervosa l’orologio.
 
Sentirono altri passi e loro iniziarono a trattenere il fiato.
 
La ragazza si voltò al suono dei passi, dando loro la schiena.
Da quel momento in poi avevano perso la possibilità di vederla in viso.
 
Marissa comparve dal sentiero con aria sicura, i lineamenti del viso tirati.
Le si mise di fronte con le braccia sui fianchi e le gambe allargate in chiaro segno di sfida poi senza farle aprire bocca l’aggredì verbalmente << allora? Sono qui. Cos’è che vuoi? >>
Costance gemette, sbagliato Mari, sbagliato. Dovevi restare in silenzio,in attesa,  sarebbe stata lei a sentirsi in dovere di dare una spiegazione.
<< c’è che ti avevo chiesto esplicitamente una cosa, ma , mi sembra che tu non l’abbia fatta >> la voce uscì tesa e con una nota stridula vagamente isterica.
 
Non riconobbe la voce di Allie.
Era dall’estate che non la sentiva, ma quella era completamente diversa, non c’era possibilità alcuna di sbagliarsi, non avevano niente in comune, non importava effettuare l’analisi vocale per capirlo.
La lieve incertezza che trasparì dal volto di Marissa le fece capire che anche lei stava iniziando a rendersi conto che quella non era la persona che avevano sempre sospettato, anzi di cui avevano la certezza che fosse.
Si scambiarono tutte quante un’occhiata eloquente e un leggero senso di paura iniziò a pervaderle.
Costance si sentì percorrere da una vampata calda ed un rivolo di sudore colargli in mezzo ai seni.
<< chi sei ? >> chiese Marissa ormai certa che li davanti non ci fosse Allie
<< ha importanza ? >>
<< certo. Devo sapere chi è il mio nemico. A meno che non sia troppo codardo per palesarsi >> Marissa no, non provocarla
L’altra rise beffarda << ci andrei piano con gli insulti. Non mi sembri nella posizione giusta per farli >> la riprese << comunque.. se insisti.. >> si passò la mano sulla testa andando ad abbassare il cappuccio, poi lentamente si sfilò il cappello e si tolse lentamente gli occhiali. I capelli di un nero intenso, quasi blu, scintillarono nella luce mattutina.
<< sei la ragazza dell’intervista! >> esclamò Marissa 
<< già ! com’è piccolo il mondo, non credi? >> la canzonò l’altra
<< ma… perché.. ? >> le chiese Marissa attonita
<< non mi hai ancora  riconosciuto vero ? >>
<< n-n-n-o… non sei un volto nuovo, ho avuto questa sensazione fin dall’inizio… ma ..no.. non riesco ad associarti a niente >> fece un’espressione confusa e mortificata.
Ma mortificata di che? Quella era la persona che le aveva reso infernale quell’ultimo periodo. Non doveva sentirsi mortificata.
<< ti do un aiutino.. provo a dirti un nome Stichbar >> l’espressione di Marissa cambiò immediatamente, come se all’improvviso tutto le fosse chiaro. Quello era il bar che Jared, Darius ed Eric frequentavano abitualmente visto che era a due passi dallo studio. Lei ci era andata solo due o tre volte insieme a Jared, non di più << sei la ragazza che sta alla cassa ! >> l’apostrofò puntandole il dito contro
<< ci sei arrivata >> le disse lei con un ghigno
<< ma perché tutto questo ? >> chiese di nuovo Marissa con lo sconcerto nella voce
L’altra la guardò battendo ritmicamente il cappello sul palmo della mano libera << te lo spiego subito. Sono due, dico DUE anni che sto dietro a Jared. Sono due anni che lo conosco. Sono riuscita a diventargli amica, ogni volta che viene parliamo di tutto, ci troviamo bene insieme. Quattro o cinque mesi fa >> un sorriso amaro le si dipinse sul volto << mi aveva promesso che una sera saremmo usciti insieme >> tacque
<< eee? >> la spronò Marissa
< e poi niente. E’ andato in vacanza in Cornovaglia e quando è tornato sembrava si fosse dimenticato completamente della promessa che mi aveva fatto. Io non ho avuto il coraggio di ricordarglielo, orgogliosa come sono, e poi…. poi un giorno sei entrata con lui, vi ho visto insieme .. ed ho capito.. >>
<< capito cosa ? >>
<< ho capito che se lui si era dimenticato della promessa era solo per colpa tua. E che tolta di mezzo te, sarei tornata in gioco IO. L’avrei consolato, gli sarei stata vicina, avrei potuto far breccia nel suo cuore >> adesso la voce era ancora più stridula, era chiaramente in preda ad una forte tensione .
<< ma l’ indagine di mercato? >> chiese Marissa con voce fioca
<< oh quella! >> rise sprezzante come se la giudicasse di mente veramente limitata << quella era solo una scusa per sapere che prodotti di bellezza usavi. Sai, sono molto brava a mischiare alle creme un po’ di nitrato di tallio. Hai mai visto le conseguenze da avvelenamento da tallio? >>
Marissa scosse la testa mentre l’altra continuava sorridendo << i capelli iniziano a venirti via a ciocche, poi tu inizi a sentirti male, potrebbe sembrare un mal di gola, un ‘ influenza, in ogni caso l’avvelenamento da tallio provoca… >> si fermò
<< cosa? >>
<< la morte >> gongolò l’altra, mentre una mano invisibile sembrò afferrarle per la gola lasciandole con una forte sensazione di soffocamento.
<< devi lasciarlo >> continuò con voce irata
<< non è così semplice come sembra >> replicò calma Marissa << noi ci amiamo >> cercava di utilizzare la carta del ripensamento. Credeva che spiegandole che lei e Jared si amavano l’avrebbe fatta ricredere, d’altra parte non si diceva sempre la solita frase .. se lo ami lascialo libero?
Ma quello non era un film.
Non la lasciò neanche finire di parlare. 
La voce adesso era dura, metallica << non ti azzardare a pronunciare la parola amore. Non è vero. Lui non ti ama. Sei solo una parentesi. Io lo so. Perché è me che ama! >> le ultime parole le uscirono di bocca urlando mentre un tremito le scuoteva tutto il corpo.

E’ fuori di testa pensarono tutte quante

<< io non rinuncerò mai a Jared >> continuò dura Marissa
<< bene allora non mi resta che..>>
<<  che cosa ? >> la voce di Costance che intanto era uscita allo scoperto la fece voltare di scatto.
<< bene, bene….noto che anche in questo caso non hai minimamente fatto quello che ti ho detto >>  la guardò con occhi dilatati
<< c’è ancora qualcun altro in mezzo ai cespugli ? >> urlò
<< Nat vai a controllare >> un ragazzo con una informe tuta mimetica ed una pistola nella mano uscì da dietro un albero incamminandosi verso il cespuglio da cui era uscita Costance
<< non occorre. Usciamo da sole >> le testa di Sarah e Sia comparvero veloci e si diressero verso di loro.
Sperarono che almeno Beth riuscisse ad andarsene da lì.
<< bene e adesso che facciamo ? >> chiese sfacciatamente Sarah << siamo quattro contro due >>
<< ma noi abbiamo una pistola >> mormorò con finta dolcezza Nat
<< non vorrete ucciderci tutte e quattro >> affermò stupita Costance << sono ormai le nove e quindi quattro spari sarebbero uditi da parecchie persone >>
<< peccato che abbia il silenziatore >> rise lui sfilandoselo dalla tasca per poi sventolarglielo davanti agli occhi
Strinse il calcio della pistola per cercare forza, pur sapendo che era innocua
<< ci mettereste parecchio tempo ad occultare i corpi. Sareste scoperti >> era sbalordita.
Riusciva a parlare tranquillamente dell’occultamento del suo cadavere.

<< allora facciamo così >> con un gesto rapido la ragazza mora si avvicinò a Marissa tentando di prenderla per i capelli, ma lei si divincolò dandole una pedata negli stinchi, che essendo coperti da un paio di anfibi non risentirono del colpo. Nat era stato colto alla sprovvista, e Costance approfittando di questa sua disattenzione gli si lanciò contro a testa bassa sbattendolo per terra. Sarah gli si gettò sul braccio per immobilizzarlo e fargli mollare la pistola << Sia togliti da dietro di lui >> le urlò << vai a dare una mano a Marissa >> che nel frattempo stava lottando a suon di calci e spinte.

Beth era riuscita a scivolare via piano piano ed adesso stava correndo all’impazzata senza incoraggiamenti e senza guida. Il rumore dei suoi passi riecheggiavano nel silenzio. Il panico la stava braccando con i rami dei cespugli che cercavano di trattenerla come tante braccia scheletriche. Si fermava immobile per riprendere il respiro ed ascoltare rumori lontani, poi riprendeva a correre ascoltando il rumore del suo folle passaggio, inciampando, cadendo, ma senza diminuire la foga.
Era già sull’ orlo della disperazione quando sbucò sulla parte iniziale del sentiero e riconobbe la zona del parco.
Le venne da piangere.
Continuò a correre poi nel suo campo visivo galleggiarono due figure vestite di nero con il classico elmetto scampanato.
Urlò, e corse verso di loro  inciampando e cadendo ai loro piedi.
Loro furono pronti a risollevarla.
Ormai aveva perso qualsiasi controllo, singhiozzando cercò di spiegare loro cosa stava accadendo.
Poi uno sparo lontano la fece ammutolire di colpo.
I due agenti iniziarono a correre in direzione dello sparo mentre nel frattempo chiamavano rinforzi.
Beth si alzò e tornando in sé, con un fremito si gettò correndo dietro di loro, poi gli si affiancò indicando loro la strada. E le sembrò che all’improvviso tutto il bosco iniziasse a correre con lei. Era già sull'orlo della follia, quando d'un tratto sbucarono nella stretta radura dove il frastuono era assordante. Si rese conto di vaghe forme avvinghiate che stavano lottando poi la sua mente sprofondò.
 Quando tornò in sé, era seduta con la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Riuscì a tentoni a rimettersi in piedi. Poco più in là Marissa e Costance sedute sull’erba mentre Sarah e Sia stavano parlando con i poliziotti che in quel momento dovevano essere una decina.
Il ragazzo e la ragazza erano ammanettati e stavano rispondendo ad alcune domande prima di essere portati alla centrale.
<< si sente bene? >> la voce del poliziotto la riscosse mentre Marissa e Costance si alzavano di scatto andandole incontro << Beth! Tutto bene? >>
<< sei stata grandiosa! >> esclamò Sarah avvicinandosi
<< senza di te non so come avremmo fatto >> proseguì Marissa
<< già >> assentì calmo il poliziotto << adesso vi dispiacerebbe venire tutte quante alla centrale con me per spiegare che cosa pensavate di fare? >> le ammonì con tono grave. Loro incurvarono leggermente le spalle e lo seguirono
<< lo sparo >> chiese Beth con apprensione << ho sentito uno sparo >>
<< ho sparato io per aria per intimidirli >> mormorò Costance scostandosi una ciocca dal viso e lasciandoci una striscia marroncina
<< ecco. Appunto. Lo sa che ha commesso un reato? >> il poliziotto la guardò severo
<< ma è una pistola a salve. Di quelle che si usano nelle gare >> si giustificò lei trotterellandogli a fianco << dobbiamo andare proprio alla centrale? >> chiese in apprensione
<< si >> domandò Marissa con tono ansioso << Non potrebbe interrogarci qui fuori, senza dover entrare nella stazione di polizia ? >> aveva una manica lacerata che teneva su con l'altra mano
<< Certo! >> esclamò con vago tono canzonatorio il poliziotto << magari ci mettiamo tutti quanti seduti lì dove c’è quel tavolo da pic-nic >> indicò un punto del parco dove c’era appunto una zona per pic nic con dei tavoli ed un barbecue in pietra
<< esatto >> approvò Sarah << sarebbe l’ideale >>
<< altroché >> continuò lui << magari andiamo a comprarci uno o due chili di salsicce ed una bottiglia di vino e mentre buttiamo giù la deposizione ci alterniamo a turno alla cottura della grigliata. Che ne dici Bob >> si voltò verso l’altro poliziotto che camminava al suo fianco << sarebbe una bella idea. Quasi da proporla al capo. Un front office posizionato direttamente tra la gente. Tra una salsiccia e una bistecca prendiamo denunce, deposizioni, testimonianze….magari ci possiamo offrire anche per una partita a pallone, nel caso manchino dei giocatori. La polizia al servizio della gente >> alzò il braccio e con la mano mimò la scritta su un ipotetico striscione  << potrebbe essere un nuovo slogan >> il tono sembrò loro esageratamente sarcastico, abbozzarono un sorriso colpevole e da quel momento in poi rimasero in silenzio....in attesa della bufera che si sarebbe presto abbattuta su di loro.
 
 
 salve
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Come avete visto mano a mano che una coppia si forma … un’ altra ha inizio… direte voi: ma che cappero di coppia si è formata? Per adesso ancora nessuna…. Ma manca poco =)
Vi lascio uno spoilerino….

la prese per le spalle affondandole le dita nella pelle ed iniziò a scuoterla leggermente 
 << Costance Honey Eva Goodwin sei tu la donna che mi sta facendo impazzire da settimane se non da mesi! >> 
fece una pausa e proseguì << non so chi ti ha messo in testa codeste idee strampalate >>

un grandissimo grazie a chi mi ha aggiunta alle seguite, preferite, da ricordare.
E grazie a chi ha lasciato un commento.
… alla prossima girls
baci, costanza

 

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Capitolo 35
*** CAPITOLO 34 ...arrivano i nostri... ***


CAPITOLO 34
 

 
Rimasero un passo indietro facendosi coraggio tra lacrime di rabbia, lunghi silenzi. seguiti da frasi sibilate a fil di voce, e risate soffocate colme di tristezza .
<< come ce la caviamo adeffo >> sussurrò Marissa cercando di non farsi sentire dai due poliziotti che camminavano svelti davanti a loro. Si voltarono tutte quante verso di lei << oddio Marissa hai un labbro gonfio >> esclamò Sarah preoccupata
<< lo fo, me lo fento dentro come se aveffi una groffa ciliegia nafcofta tra il labbro inferiore e i  denti >> mormorò poi con tono ansioso proseguì << fi vede molto? >> si scambiarono un’occhiata << nooooooooo >> esclamarono in coro << magari un tantino >> precisò Costance, che non se la sentiva di mentire in modo così spudorato Marissa espirò un leggero gemito .                                        
<< sai cos’è ? è quell’ombreggiatura bluastra che ti fa cadere l’occhio lì … e che… >> continuò Beth cercando una giustificazione.
Il gemito divenne un lamento acuto
 
<< oddio. E adeffo quando mi vede Jared che gli racconto? >>
<< puoi sempre dirgli che hai sbattuto in qualcosa >> esclamò sicura Costance
<< io una volta durante la notte mi sono alzata per andare in bagno, non ho acceso la luce sicura del percorso che dovevo compiere, con le mani in avanti per sentire gli ostacoli. La sfortuna ha voluto che la porta semiaperta mi si incuneasse precisa precisa tra le braccia per cui ho sbattuto una tale capocciata che lì per lì non mi sono resa conto si cosa poteva essere accaduto. Morale della favola mi sono aperta il sopracciglio >> si tirò su i capelli con la mano per mostrare il punto colpito
<< Quindi anche tu potresti….…>>
Beth non la lasciò finire << Costance qui non si tratta di nascondere un labbro gonfio. Quando entreremo là >> indicò la stazione di polizia al di là della strada, un edificio grigio scuro dalla cui porta entravano ed uscivano poliziotti in piena mattinata lavorativa
<< ci chiederanno le generalità >> continuò con tono grave
Sia elencò, senza neanche riprendere fiato, una serie tale di improperi che la fece schizzare al primo posto nel Guinnes dei primati di apnea statica che, fino a quel momento, era di 10 minuti.
<< non possono chiederci le generalità >> disse continuando la serie di improperi
<< ah no? E secondo te perché ci stanno portando alla stazione di polizia ? >>
<< ma noi non abbiamo fatto niente ! >> tuonò Sarah mentre Costance le dava una gomitata per farla parlare più piano
<< certo che no >> proseguì Marissa con tono rassegnato << a parte una fcazzottata e un colpo di piftola fparato in aria >> si voltò subito verso Costance << non ti fto accufando, in fondo quando hai parlato della piftola io ho acconfentito >>
<< non facciamoci prenderci dal panico >> la voce di Beth era perfettamente calma.
<< Siamo maggiorenni per cui completamente responsabili delle nostre azioni. Non importa che convochino i genitori >> aggiunse con fermezza
<< Oh mamma! >> gemette Sia prendendosi la testa tra le mani
<< ci chiederanno un nome che possa garantire per noi >> continuò Beth senza prestare minimamente ascolto ai suoi gemiti
<< chi dico? Chi dico? Mariffa forza fpremiti le meningi. Chi dico, chi dico? >>
<< Eric ? >> chiese titubante Sarah
<< per l’amor del cielo! fe dico lui mi gioco l’ indipendenza. In un battibaleno mi ritrovo a casa dai miei >>
<< e allora Jared o Darius >> continuò Sarah
<< oddio che pasticcio! >>
Beth gonfiò il petto e con aria accusatoria sfiatò << l’avevo detto io che dovevamo dirlo a Zach! Adesso verranno a saperlo ugualmente e in più c’è il rischio che …una volta date le nostre…. generalità.. >>
<< Non posso dire loro come mi chiamo! Non voglio che informino la mia famiglia ! >> esclamò con voce tesa Sia
<< se facessimo il nome di Timothy come garante? >> l’espressione di Sarah era carica di speranza
<< impossibile. Si è rotto il malleolo ed è a casa in questo momento….. Ne avrà per parecchio credo >> proferì con tono di scusa Costance
<< D-a-arwin ? >> chiese Beth con lo sguardo rivolto a Sarah
<< No! >> gridò quasi lei con voce stridula, facendo un profondo respiro nel tentativo di calmarsi.
Ma fu tutto inutile.
<< Non credo che sarebbe una buona idea >> si corresse subito dopo.
Figuriamoci se gli chiedeva quel favore! Per essere in debito con lui!
Poi le scappò da ridere. Chiedere a Darwin di fare loro da garante! Un frequentatore di sexy shop e club di bondage……ci mancava questo e poi potevano dire addio alla loro indipendenza
<< ASSOLUTAMENTE NO! >> ripetè e chiuse il discorso sottolineandolo con il gesto secco della mano.
<< ma poi, siamo sicure sicure che ci chiederanno qualcuno che garantisca per noi? >> chiese Costance con un filo di speranza nella voce
 
 
<< Nome >>
<< Marissa Evelyne Bloomwood >>
<< Sarah Bethany Marriot >>
Il poliziotto sollevò leggermente gli occhi dal foglio squadrandola con attenzione << quel Marriot? Catene …>> fece roteare la mano che stava per un eccetera eccetera
Lei accennò di si con la testa
<< sarà stato un tentativo di rapimento ? meglio avvisare i suoi….
<< NO! >> esclamarono terrorizzate << no, glie l’abbiamo spiegato, era solo la gelosia di una innamorata respinta >> gocce di sudore colavano lente sulla tempia di Sarah. Non ebbero il coraggio di guardarsi, avevano paura di scoprire il proprio terrore riflesso negli occhi dell’altra. Sarah gli fece un sorriso tranquillizzante, mentre l’altro abbassava di nuovo gli occhi sul foglio ed alzava il dito puntandolo verso Sia
<< Sia,  Adelaide Barker >> disse precipitosamente, sollevata che la questione rapimento si fosse già chiusa
Il dito cambiò direzione spostandosi verso Beth
<< Beth Emily Corrington >>
<< Beth è il diminuitivo di Elizabeth ? >>
<< no, Beth sta per Beth >>
<< con due erre. Corrington. Con due erre >> lo riprese Costance mentre sbirciava il monitor del PC su cui comparivano le parole che via via lui digitava sulla tastiera. La guardò più attento
<< nome ? >>
<< Costance Honey Eva Goodwin >>
Alzò un sopracciglio << tre nomi ? >>
<< si. Costance sta per Costance. Honey era il nome della mia nonna paterna ed Eva quello della mia bisnonna materna che naturalmente io non ho mai conosciuto. Lo so che sicuramente sta pensando che tre nomi sono eccessivi per una come me, voglio dire, non è che sia una alta uno e ottanta, con una cascata di riccioli fino alla vita, insomma non sono una valchiria dove tre nomi ci starebbero tutti in lunghezza,  sinceramente lo penso anch’io che tre siano troppi tanto che ho deciso che hai miei figli darò un solo nome, come si chiamano i suoi figli ? >>
<< Dave e Jennipher >> mormorò lui completamente travolto da quel fiume incontenibile di parole
<< complimenti sono due bei nomi, sicuramente li terrò presenti quando dovrò sceglierli. Quanti anni hanno ? >>
<< 12 e 10 >> le rispose automaticamente lui
<< che fortunati ad avere un papà giovane come lei ! anche a me piacerebbe avere presto dei figli, ma in realtà non ho ancora trovato, cioè, magari l’avrei anche trovato, solo che…>> si schiarì la voce << bene. E adesso se abbiamo finito credo che possiamo andare >> fece l’atto di alzarsi mentre lui iniziava a scrutarla con occhi leggermente socchiusi
<< sta forse cercando di infinocchiarmi? >>
<< assolutamente no. Signore. Nossignore. Non potrei mai cercare di infinocchiare lei. E’ così perspicace, a parte quei due o tre errori di scrittura ma quelli solo dei refusi . Refuso dal latino refusus participio passato di refundere >> prese fiato con aria saccente ed indicò il monitor mentre lui si voltava a rileggere quanto scritto << vede: lì la g e la t sono scambiate e là c’è una s di troppo, è  un errore attribuito ad uno scambio dei movimenti delle dita durante la battitura > mosse alternativamente le cinque dita della mano destra a mimare il movimento di scrittura. << Poi lì ci vuole un punto e virgola perché il rapporto tra i due periodi è molto stretto, ma è necessario spezzare la frase che altrimenti diventerebbe troppo lunga. Molti pensano che il punto e virgola non sia indispensabile. Invece io penso che sia più che indispensabile, è filosoficamente utile e politicamente interessante: una scelta liberale di fronte alla dittatura del punto e l’ anarchia delle virgole >> si era allungata sulla scrivania per avere modo di indicare meglio sul monitor.
 
Qualcuna sospirò. Un sospiro forte, pieno di tormento.
Marissa chiuse gli occhi << Coftance >> l’ammonì con tono sordo, velato.
 
Lui la guardò ammutolito e le chiese << tu sei quella che ha sparato, vero? >>
<< è una domanda o un’affermazione ? >>
<< un’affermazione. Senza ombra di dubbio >> si appoggiò allo schienale e la squadrò attento. Lei si sentì in dovere di giustificarsi << non era uno sparo vero e proprio, la pistola glie l’ho detto è quella delle gare ed era caricata a salve >> spiegò con tono paziente Costance
<< e perché l’avevi con te ? >>
Rimase interdetta per quella domanda. Doveva dire la verità o mentire ?
In fondo non aveva neanche giurato sulla bibbia. Com’era quella frase? Ah, si
 Le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni…
<< perché volevamo fare una gara e poiché quando partiamo stiamo sempre a litigare se contare fino a tre, e se partire al tre o aspettare il via,  e poi c’è sempre qualcuna che si lamenta perché non ha…>>
Lui si alzò lentamente dalla sedia puntando le mani chiuse a pugno sulla scrivania e concentrando sulle nocche tutta la sua voglia di posare le mani su quel collo grazioso e stringere e stringere.. e stringere 
<<… sentito…. >> continuò Costance con voce sottile <<.. quindi .. ho.. portato.. la..pis…
<< stola >> concluse lui << pistola. E’ per quello che lei mi ha preso. Per un pistola. Punto. In questo caso la mia scelta dittatoriale del punto è corretta ? >> lei tentennò velocemente la testa facendo segno di si
<< bene, punto. Adesso mi raccontate cosa è accaduto e mi date il nome di qualcuno che garantisca per voi e che testimoni la vostra correttezza morale ? >> chiese serafico riprendendo il controllo malcelato dalla vena che gli pulsava alla gola.
Avrebbe dovuto aggiungere anche sanità mentale, oltre alla correttezza morale.
<< Darius Perrington. Darius Percival Perrington >> esclamò Beth, sperando di aver fatto la cosa giusta. Poi gli sciorinò il numero di telefono. A quell’ora erano sicuramente in pausa pranzo.. o stavano per esserlo.
 
Era seduto alla scrivania con davanti un Takoyaki  e un Tempura di verdure di Yo Sushi, dal quale stava abilmente eliminando le cipolle rosse.
Quel pomeriggio non aveva nessun incontro con i propri clienti, doveva solo dedicarsi allo studio di un caso non tropo difficile, ma l’imprevisto era sempre in agguato dietro l’angolo, meglio non rischiare un alito con fragranza di cipolla.
 
Si era appena infilato in bocca due crocchette, perché era particolarmente affamato,
 la porta era chiusa a chiave,
 e quindi non doveva preoccuparsi di seguire l’etichetta di mangiare a piccoli morsi evitando di ingozzarsi come un maiale.
Il cellulare squillò nel momento esatto in cui la maionese giapponese strabordava dalla bocca e gli colava lungo il mento.
Se avesse suonato il telefono dell’ufficio lo avrebbe completamente ignorato, ma essendo il cellulare non potè non rispondere.
Afferrò un tovagliolino tamponandosi la bocca e nello stesso tempo si portò l’iphone all’orecchio
<< pronto!>> gracchiò esprimendo tutto il suo disappunto
 
Rimase in ascolto come ipnotizzato dalla voce dall’altro capo
 
<< Ma questo è ridicolo! >>
Cercò di imprimere un tono distaccato alla sua voce
L’altro continuò a parlare << … occorre quindi qualcuno che garantisca per loro… >>
non appena aveva afferrato cosa era accaduto aveva sentito una morsa allo stomaco che gli aveva fatto quasi mancare il respiro e gli aveva fatto passare completamente la fame.
 
<< mi dia un po’ di tempo ed arrivo subito >>
Ripose meccanicamente il cibo nel sacchetto di plastica in cui era stato consegnato, chiuse con un nodo i due manici e gettò il tutto nel cestino del bagno.
Stava infilando il braccio nella manica del cappotto quando la chiave girò nella toppa e Jared fece il suo ingresso.
Rimase con il braccio infilato a mezz’aria.
L’aria colpevole che si dipinse sulla faccia di Darius gli fece capire che era accaduto qualcosa e che lui non aveva ancora deciso se dirglielo o meno.
Il suo primo pensiero andò a Marissa e naturalmente,  uno scenario catastrofico gli si dipinse davanti agli occhi
<< che è accaduto ? >> chiese visibilmente turbato. Darius rimase incerto sul da farsi poi, mentre Jared si immaginava già Marissa immersa in un lago di sangue, presa in ostaggio durante una rapina, rapita da un alieno, spiegò << le ragazze…sono alla stazione di polizia vicino a Regent’s Park sono state coinvolte in una rissa e in un tentativo di ricatto >>
<< Questa non è una faccenda divertente, Darius. Smettila di scherzare >>
<< Non potrei essere più d'accordo >> disse Darius storcendo la bocca <<  purtroppo è tutto vero. Vieni con me >> gli fece cenno di seguirlo mentre sentiva il rumore della digitazione veloce dei tasti sul cellulare non fece in tempo a chiedergli cosa stesse facendo che Jared aveva già pronunciato il nome di Zacahry .
Darius si voltò accigliato << non credo sia una buona idea Jared >>
<< Forse >> rispose << Ma in questo momento la mia preoccupazione è quella di parlare con Zachary e di fare in modo che un incidente come quello di oggi possa essere dimenticato al più presto e che non le lasci traumatizzate. E che la notizia non giunga alle orecchie di qualche quotidiano locale e di conseguenza alle famiglie. Se Eric e genitori di Marissa venissero a conoscenza di tutto questo la costringerebbero a farsi monaca di clausura. Deve essere messo tutto a tacere e solo lui può riuscirci visto che ha molti agganci >>
Darius annuì pensieroso. <<  effettivamente, coinvolgendo Zach puoi stare sicuro che ne verranno fuori senza conseguenze >>
 
Jared confabulò al telefono continuando a seguire Darius che con passo veloce si avviava alla macchina.
<< ha detto di passarlo a prendere . Intanto lui telefona lì dove sono e si fa spiegare la situazione >>
Darius fece un breve cenno con la testa per fargli capire che aveva afferrato.
 
Ci misero un po’ di tempo ad arrivare da Zachary perché all’improvviso pareva che tutti si fossero decisi a spostarsi utilizzando l’auto rallentando quindi lo scorrimento del normale traffico cittadino pomeridiano.
Darius accostò l’auto al marciapiede e Zach con ancora l’auto in leggero movimento spalancò la portiera ed entrò nell’abitacolo che subito sembrò rimpicciolirsi. Lo guardarono e si resero conto che era furibondo
<< allora ? >> il tono di Jared era leggermente agitato
<< stavolta l’hanno fatta grossa >> la voce era tesa, carica d’ira repressa ma, per la prima volta, notarono una vena di paura che serpeggiava tra le parole avvolgendoglisi intorno ed intrappolandole in una ragnatela di sensazioni forti.
Cercò di spiegare loro con frasi chiare e concise quello che era accaduto mentre Jared sbiancava sempre di più afflosciandosi sul sedile come un palloncino difettoso  che   piano piano ti si affloscia nella mano.
Parcheggiarono velocemente accanto ad un’auto della polizia troppo preoccupati per chiedersi se quello fosse un parcheggio  riservato alle forze dell’ordine.
Scesero in fretta ma Zach li bloccò con un gesto della mano << dobbiamo essere duri con loro. Dobbiamo fargli capire quanto sia stato pericoloso il loro sconsiderato gesto >> esclamò Zach tra il disperato ed il cupo. Poi guardò Jared negli occhi << Jared ? >> lo apostrofò rimanendo in attesa.
Lui fissò gli occhi su di lui << Si.Si. ho capito. Sarò duro con lei. Non preoccuparti >> annuì convinto.
<< bene allora. Andiamo >> salirono le scale dell’edificio, l’agente in guardiola fece un cenno di intesa <<  Vado a chiamare il capitano >>
 
 
Si affacciò alla porta rimanendo in attesa sulla soglia << capitano? Può venire un attimo ? >>
Si guardarono tutte quante con negli occhi una leggera apprensione
<<  hai del fangue incroftato fui capelli >> disse Marissa appena fu uscito
<< lo so >>  rispose Costance toccandosi il bernoccolo che si sentiva sulla testa e ritraendola mano con del sangue rappreso sulle dita.
<< come mai l’hanno chiamato? >> chiese Sia in agitazione, non appena questi aveva chiuso la porta dietro di se
<< come mai Darius non è ancora arrivato ? >> chiese invece Beth
<< e se quel Nat fosse morto? >> sussurrò Sia con sguardo inorridito
<< Sia >> Costance le si avvicinò mettendole la mano sulla spalla << tralasciando che avevo una pistola a salve, il fatto che abbia percorso lo stesso nostro tragitto, ben visibile davanti a noi in mezzo a due poliziotti, dovrebbe tranquillizzarti sulle sue condizioni di salute. Se è morto o è rimasto sotto un’auto mentre attraversavano la strada oppure è caduto ed ha picchiato la testa, ma sicuramente non è morto per causa nostra >>
<< scusa. E’ che questa attesa mi rende nervosa. Ma che fine a fatto Darius ? perché non è ancora arrivato ? >>
<< se lo sapessi sarei una maga >> sputò Beth iniziando ad innervosirsi anche lei
 
 
<< salve  >> li salutò il capitano stringendo la mano ad uno ad uno
<< come stanno le cose lo sapete già. Ci siamo già detti tutto per telefono >> Zach fece un cenno di assenso. Lui iniziò a camminare invitandoli a seguirlo << vi accompagno da loro, sono nel mio ufficio. Spero che questa attesa le abbia fatte stare un po’ sui carboni ardenti >> esitò un attimo
 << non siate troppo duri con loro. Sono delle brave ragazze… per quanto…>>  le parole rimasero sospese nell’aria << per quanto quella biondina sia veramente esasperante >> Zach concordò alzando gli occhi al cielo
 << ed è anche una manipolatrice mentale! >> si fermò voltandosi verso di loro mostrando una faccia incredula di fronte a tanto << Voleva farmi parlare della mia famiglia. LA MIA FAMIGLIA.. e poi ha tentato di chiudere lì la questione e andarsene… c’è stato un momento in cui l’avrei pure strozzata… >> Zach annuì comprensivo esprimendogli con lo sguardo tutto il suo sostegno
<< okay. Sono lì >> indicò una porta di legno scuro un po’ screpolata.
Zach si avvicinò  e prima di posare la mano sulla maniglia rivolse loro uno sguardo d’intesa
 << rimanete in silenzio. Non dite niente. L’ideatore del piano si smaschererà da solo.
Siamo intesi? >>
Annuirono, Jared con una espressione di fermezza dipinta sul volto Oh. Si. Glie l’avrebbe fatta vedere lui a quell’irresponsabile, incosciente di Marissa! L’avrebbe trattata come una ragazzina di pochi anni, perché quello si era dimostrata, come tutte le altre del resto, nient’altro che una bambina incapace di distinguere il pericolo.
Oh. Si. altrochè
 
Aprì la porta ed entrarono decisi. Sguardi accigliati e cipiglio da generale.
Le ragazze erano sedute a testa bassa con le mani intrecciate in grembo.
Al loro ingresso alzarono la testa verso di loro, sussultarono spalancando gli occhi per la sorpresa.
Costance sgranò gli occhi << Tu! >> La parola le uscì fuori come un'accusa, mentre il cuore traditore le rimbalzava in petto
<< perché ? chi stavate aspettando l’Inquisizione Spagnola? >> chiese Zach tra il serio e il faceto, piantando i pugni sulla scrivania.
<< l’'Inquisizione spagnola?>> Costance si morse il labbro inferiore, se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito di gran lunga l'Inquisizione spagnola.
 
Lo sguardo di Marissa si illuminò alla vista di Jared.
Aveva il viso stravolto, pensò lui mentre il cervello passava in rassegna Marissa come uno scanner, era bianca come un lenzuolo e  dio santo aveva un labbro gonfio e viola!
Senza neanche pensarci la raggiunse con due grosse falcate mentre lei si alzava in piedi tenendosi la manica strappata. L’abbracciò stretta << amore! Tesoro! Come stai? >> le prese ansioso il volto tra le mani osservando quegli occhi pieni di lacrime.
Un leggero colpo di tosse dietro di lui lo fece irrigidire all’improvviso, come se fosse stato colpito da una frustata. Drizzò la schiena e la lasciò andare cercando di dare allo sguardo una parvenza di furia, quando invece traboccava d’amore.
Si ritrasse veloce ed andò a posizionarsi vicino a Darius e a Zach rivolgendo a quest’ultimo che lo stava guardando con occhi esasperati, uno sguardo di scuse. Zach roteò gli occhi ed allargò le braccia a voler dire che con lui era inutile..
 
Appoggiarono la schiena al muro e rimasero fermi, immobili, a fissarle silenziosi.
Zach iniziò mentalmente a contare 1… 2…3…4…5…6…7…8
al 10 Costance sbottò << insomma! Cerchiamo di non farla sembrare una tragedia >> esclamò con noncuranza
<< SIETE DELLE IRRESPONSABILI! >> tuonò allora  Zachary battendo entrambe le mani sulla scrivania con violenza, facendole sobbalzare sulle sedie << non avete un minimo di cervello bite ! Potrei sapere chi ha avuto la brillante idea di architettare questo piano? Vorrei complimentarmi con lei per l’astuzia e la perspicacia. Un piano geniale! >>
<< magari non era geniale però era molto astuto >> ribattè Costance punta sul vivo
<< diavolo! Astutissimo davvero! >>
Costance fece un passo avanti raddrizzando le spalle. Alzò il mento fiera << non rimproverare loro. La colpa è mia >>
<< non avevo dubbi >>
<< lo abbiamo approvato tutte questo piano, quindi la colpa è di tutte e non solo di Costance >> intervenne Sarah
<< certo. Ne sono convinto che voi abbiate approvato ma il deus ex machina è stata lei >> le puntò contro il dito accusatore.
<< a onor del vero dobbiamo dire che Beth e Sia volevano che vi dicessimo tutto fin dall’inizio..
   << ho sempre saputo che loro due erano quelle che avevano un briciolo   di sensatezza nel cervello >> borbottò lui
<< potreste lasciarci soli per un attimo ? >> esclamò Zach dando loro un solo sguardo.
Lo guardarono esitanti poi si guardarono tra loro, per tornare poi a guardare Zach, incerte se accogliere o meno la sua richiesta.
<< no. >> esclamò decisa Marissa incrociando le braccia al petto con fare bellicoso.
<< Marissa >> mormorò Jared
<< no ! >>
<< ragazze. Davvero, andate, è meglio. Io e Zach dobbiamo solo chiarire alcune cose >>
<< ma.. >>
<< merde ! >> scattò furioso lui << non penserete che la picchi ?!? >>
<< andiamo >> mormorò Darius al loro indirizzo.
Con un’ ultima riluttante occhiata rivolta a Costance seguirono fuori Jared e Darius.
Costance le osservò andarsene poi si voltò di nuovo verso di lui
 
<< quindi avete sparato pure un colpo >>
Costance rimase in silenzio evitando anche di respirare
Zac proseguì lasciandosi uscire una risata strana << bite! Costance! >> fece volare con un colpo il portapenne che si infranse nella parete di lato.
A quello scatto lei sussultò ma si sforzò di rimanere impassibile.
<< hai la vaga idea di cosa..
<< si. Ho idea. Era un ottimo piano >> lo rimbeccò lei.
Sapeva che lo stava provocando, ma ormai con lui non riusciva più a trattenersi, c’era qualcosa che la spingeva a continuare a provocarlo per far esplodere la sua ira.
Voleva che si arrabbiasse.
Voleva vederlo furioso.
Per un attimo ricordò quanto era accaduto dopo la festa di Camille. Risentì la sua bocca sulla sua, le sue mani avide sul suo corpo e la voglia di mandarlo fuori di testa dalla rabbia divenne insostenibile.
Era pronta, quasi impaziente di assistere alla sua furia.
Per cui continuò con tono strafottente << non siamo bambine >>
<< no? >> sibilò lui
<< no. Non siamo bambine a cui dare ordini. Siamo in grado di pensare in modo
perfettamente lucido >>
<< oh. Non ne dubito, visti i risultati >>
<< non siamo lì ad aspettare che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare.. ma che ne sai tu! Sei solo un  arrogante ed egoista e stronzo e maschilista >>
<< tu sei pazza! >> gli urlò lui << c’erano in gioco le vostre vite! >>
 
Le si avvicinò con la mascella serrata, gli occhi brillanti di collera ed in grado di perforarle l’anima
<< avresti potuto rimanere uccisa e non solo! Avrebbe potuto rimanere uccisa una qualsiasi delle altre. Non ti importa niente che solo per la tua ripicca di voler dimostrare che sei una persona tosta, sei una dura, anche le altre abbiano rischiato la vita? >>
Inspirò profondamente mente una rabbia sorda le montava in petto << non osare dire una cosa simile. Nulla per me è più importante di loro >> gli sibilò contro mentre si voltava per andarsene
<< davvero? Allora com’è che ti è venuto in mente questo piano del cazzo? >> la prese per un braccio e la voltò verso di lui << ti rendi conto che poteva uccidervi tutte ? >>
<< sinceramente non credo >> esclamò strattonandosi con un colpo secco, poi si mise le mani sui fianchi e guardandolo dritto negli occhi proseguì << E infatti. Non è accaduto.… E’ vero, non avevamo pensato che potesse avere un complice, e armato, per giunta. Ma in fondo eravamo in cinque, sarebbe stato difficile ucciderci tutte, perché al primo colpo avrei sparato anch’io >> non l’avrebbe ucciso ma un colpo a salve sparato a bruciapelo avrebbe fatto comunque mooolto male
<< oh. Quindi rischiavate solo che ne facesse fuori uno >>
<< non essere ridicolo >>

<< non essere ridicolo? Non essere ridicolo? Non essere ridicolo? >> sembrava un disco inceppato, fece due passi e la prese per le braccia << avreste potuto essere uccise merde ! >>
Costance sostenne il suo sguardo senza indietreggiare. Sentiva il calore che il suo corpo emanava, vedeva il fuoco nei suoi occhi che corrispondeva alle fiamme che sentiva bruciarle nel petto.
La frustrazione e la rabbia le facevano ribollire il sangue nelle vene. Avrebbe voluto schiaffeggiarlo, colpirlo, gridare… poi gli fissò la bocca e per un istante pensò, sperò, che l’avrebbe stretta contro il suo petto, fra le sue braccia, ma la porta si aprì e Zach si allontanò bruscamente.
<< tutto a posto? >>
<< si. Tutto okay >> mormorò lui con un gesto vago della mano all’indirizzo del capitano
<< possiamo andare ? >> chiese Costance
<< si. Certo. Qui avete finito. E’ possibile che nei prossimi giorni possiate essere richiamate per delle precisazioni, ma niente di impegnativo >>
Lei annuì poi gli passò davanti e si avviò verso il portone dove c’erano gli altri in attesa.
Si stampò sul viso la sua  migliore espressione non è accaduto niente sono tranquillissima tutto va bene e con voce squillante pronunciò << andiamo a casa? >>
<< si >> risposero tutte quante
<< vi accompagniamo noi >> esclamò Jared
<< non ci stiamo tutte in una macchina >> gli fece notare Beth << facciamo così io e Darius veniamo a piedi e voi andate in auto >>
<< siamo ancora troppi >> disse Costance
<< allora io..
<< io ho già chiamato un’auto di servizio, sarà qui fuori a minuti. Ci vediamo >> Zach portò la mano alla fronte ed uscì con un grugnito sbattendosi dietro la porta. Il colpo secco echeggiò nella stanza diffondendo il suo umore nero.
 
Al diavolo! Pensò, guardandosi intorno in cerca dell’auto, la vide arrivare da lontano e le andò incontro, strattonando lo sportello, quasi a volerlo sbarbare, lo spalancò e si sedette mentre la collera montava con il passare dei secondi.
<< scusa il ritardo capo ma la macchina ha fatto i capricci per partire >>
<< non è un problema mio >> sputò acido << portala a fare un cheek up completo in officina. Chi è l’addetto alla manutenzione ? >>
Lui rimase in silenzio, non voleva creare problemi al sergente Hammer, ultimamente aveva avuto alcuni guai in famiglia che si erano ripercossi sul suo rendimento, ma non gli sembrava il caso di infierire in quel momento.
<< beh? Allora? Chi è l’addetto? O non c’è nessun addetto e sei tu che non hai adempiuto al tuo dovere? >>
Ma che era accaduto lì dentro? Dovevano avergli fatto girare le palle parecchio per essere così incazzato . O era scosso e cercava di mascherare quel suo stato d’animo con l’incazzatura?
<< allora ? mi dai una risposta si o no? cos’è ? ti si è spento l’amplificatore? >>
Ma quale scosso…era proprio stronzo
 
 
 
Erano rimasti tutti quanti in silenzio, immobili nell’atrio  freddo della centrale.
Senza parlare infilarono la porta ed uscirono all’esterno.
La giornata si preannuncia abbastanza bella: poche nuvole all’orizzonte, un venticello appena percettibile, un sole finalmente un po’ più tiepido anche se l’aria rimaneva ancora fredda, l’inverno continuava a dare il meglio di sé.
Darius si voltò verso Beth con aria innocente << cosa mi hai comprato per il compleanno ? >>
<< a parte il fatto che non ti ho ancora comprato nien..
<< noooooo… ti sei dimenticata di me…
<< ho detto che non ti ho ancora acquistato niente, non, che mi sono dimenticata di te. Questi ultimi due giorni sono stati alquanto movimentati sai ? >> rispose petulante << andrò domani un po’ in giro cercando di ricordarti in ogni mio pensiero >> gli sorrise
<< potrei accompagnarti e chiudere gli occhi senza sbirciare >>
<< no, grazie, ma preferisco fare le cose con i miei tempi senza pesi morti dietro  >>
<< va bene. Andiamo,  prendiamo un taxi e il peso morto ti accompagna a casa >>
 
 
 
<< fecondo te il labbro fi fiftema prima del compleanno di Dariuf? >> Marissa, dopo essersi osservata nello specchietto posto sotto  il parasole dell’auto, lo guardò con uno sguardo mesto
<< ficuro >> le rispose lui
<< non fei divertente  >> chiuse la braccia al petto e iniziò a fissare davanti a sé
<< dai amore volevo sdrammatizzare >> la blandì lui accarezzandole una guancia.
Le altre dietro si scambiarono uno sguardo d’intesa. Adesso che la paura era passata potevano anche riderci un po’ su
<< dai Mariffa >> esclamarono in coro << lui voleva folo fdrammatizzare >>
Lei continuò a guardare fuori mentre Jared allungava il braccio e le faceva una carezza sulla testa
<< Ripetiamo tutte insieme  >> urlò Sarah
 << fotto un ufcio tutto lifcio cadde un groffo gufcio a strifcio >>
Marissa avverti un sorriso spingere con forza agli angoli della bocca, cercò di reprimerlo ed un leggero gemito le uscì mentre si toccava il labbro con la mano.
<< e sentite questo invece >> disse Costance << Dietro quel palazzo c'è un povero cane pazzo, date un pezzo di pane a quel povero cane pazzo >>
<< qui non ci sono le s >> puntualizzò Jared
<< lo so, però è carino, prova a ripeterlo velocemente >> lo incitò Costance
<< allora >> prese un lungo respiro << dietroquelpalazzoc’èunpoverocanecazzo..
<< Ahahahaha >> iniziarono a ridere tutte quante, compresa Marissa che per ridere doveva tenersi le mani premute sulle due guance in modo da non far allargare troppo la bocca
<< no, no, ho sbagliato, mi sono confuso riprovo >> nuovo respiro
<< dietroquelpalazzoc’èunpoverocanepazzo…date..com’era ?... uhu..okay….riprovo dietroquelpalazzoc’èunpoverocanepazzo un…pezzo…dateunpezzo…dicane a quel..cane..DELCAZZO e vaffanculo!! >>  urlò spazientito sbattendo le mani sul volante, mentre loro avevano ormai gli occhi lucidi e singhiozzavano dal ridere. Continuarono per tutto il tragitto provandoci tutte con quello scioglilingua con risultati esilaranti che riportarono il buon umore nei loro cuori.
 

*.*.*.*
 

 

Cinque giorni più tardi, cinque giorni in cui tutti sembravano svaniti nel nulla, Sarah guidava sicura per le strade di Londra mentre si stavano dirigendo al Chattanuga nel quartiere nord  per festeggiare i 29 di Darius.
Stavano viaggiando con i finestrini leggermente aperti, per permettere all’aria di circolare, e la musica a tutto volume, che lasciava una scia di note coinvolgenti dietro di loro.
Costance avrebbe voluto che guidasse un po’ più velocemente e ogni volta che qualche auto intralciava il loro passaggio avrebbe voluto insultare l’autista.
Finalmente, dopo un periodo che a lei sembrò essere un’eternità giunsero al Chattanuga.
Dovevano essere tra gli ultimi e all’improvviso Costance non si sentiva più né euforica né ansiosa di essere lì. Ormai però l’invito era stato accettato in tempi non sospetti quindi era impossibile rifiutarlo, soprattutto quando ormai erano arrivate.
Entrarono ma non videro nessuno dei ragazzi, Costance si diresse al bagno
 di già? Le aveva chiesto Beth, << non siamo neanche arrivate. Non hai ancora fatto incontri ravvicinati del terzo tipo e devi già andare al bagno ? >>  
<< non sto somatizzando a livello intestinale, devo solo fare pipì, con il freddo vado tante volte in bagno, mi stimola la vescica >> spiegò affrettandosi verso la zona più nascosta dietro al bar, quasi
si scontrò con Jared che stava venendo a cercare Marissa
<< ciao >> urlò Costance
Lui le sorrise << ciao
Non lo lasciò finire e continuò << siamo appena arrivate Marissa è laggiù >> gli indicò il gruppetto con la mano e tornò a dirigersi verso i bagni.
 
Non rimase molto.
Al ritorno si aggirò per il locale spostandosi lentamente tra la gente, lanciando sorrisi e fermandosi a parlare con i conoscenti, pochi per fortuna, senza sapere cosa stava dicendo. Le parole  uscivano dalla sua bocca in modo fluido e ben definito pur avendo la mente completamente concentrata su nient’ altro che non fosse lui…. Che ancora non aveva scorto da nessuna parte.
Non gli era mai accaduto di riuscire a parlare del nulla .
 
Si era trovata davanti un muro di corpi che si dimenavano sulla pista come scimmioni impazziti.
Mentre si faceva strada in mezzo a quei corpi i suoi occhi ebbero una visione che le provocò una stretta allo stomaco.
Poco più in là Zach, Darius, Camille, Marissa e Jared stavano ballando.
Al contrario di tutti quelli che aveva visto ballare, Zach non si muoveva in modo goffo, non è che si muovesse molto, in ogni caso quello che muoveva era molto sexy. Camille gli si avvicinò, quasi a sfiorarlo.
Era bellissima, aveva dei talchi così alti che la portavano quasi alla sua altezza . La mini molto corta metteva in mostra le gambe chilometriche, dio le sembrava che arrivassero direttamente alla spalla di Zach.
 
Il legame, quel filo sottilissimo di seta che li legava le sembrava un ricordo sbiadito nel tempo e molto, molto lontano.
Lo Zach che aveva conosciuto lei era molto distante dallo Zach che vedeva in quel momento.
Fu sul punto di lasciare la festa di compleanno di Darius.
Una mano le si posò sulla spalla. Era Sarah << Camille si che è uno schianto >> le urlò nell’orecchio.
 Merda era così evidente che stava fissando Camille ?
 
Sarah la trascinò sulla pista tirandola per un braccio.
Iniziarono a ballare, o meglio, lei iniziò a muovere i muscoli delle gambe e delle braccia senza avere una vaga idea di cosa stesse facendo, finse di ignorare che a pochi passi da loro ci fosse Zach stampandosi un sorriso forzato e l’espressione oh come mi divevto, come mi divevto .
A un certo punto Sarah le fece segno che voleva bere qualcosa, lei annuì.
Si diressero verso il bar mettendosi in fila ed aspettando il loro turno.
Sarah seguì lo sguardo di Costance che era puntato su lui, ancora sulla pista.
Adesso a loro si era aggiunta un’altra ragazza che faceva finta di fare uno strip tease ed intanto aveva drappeggiato al collo di Zach la propria sciarpa per poi fargliela scivolare via piano e lasciarla cadere a terra. Doveva essere alticcia già in prima serata.
Accanto a lui Camille fingeva, e anche molto male, di trovare tutto molto divertente e Zach pareva non farci caso.
<< è stato gentile ad aiutarci insabbiando tutta la faccenda e facendo in modo che nessuno ne venisse a
conoscenza >>
<< certo. Ne andava anche della sua reputazione >> ribattè con voce stanca.
Era arrabbiata con se stessa perché si permetteva  ancora di starci male a vedere quei due vicini.
A quel punto doveva ammettere che aveva fatto tutti gli sforzi possibili ed immaginabili per avere un briciolo di speranza, per avere una possibilità.
Ma quando si combatte con qualcuno che ha dalla sua parte fascino, eleganza, sex appeal e conoscenza approfondita della persona contesa…..bèh…non c’è speranza .
 
Si era già dilaniata a sufficienza al pensiero di quei due arrivati insieme, senza parlare delle volte in cui era stata sul punto di lasciare la festa.
 
Come poteva essere stata così stupida?
Come aveva potuto pensare di andare bene per lui?
 
Come poteva uccidere Camille senza testimoni?
 
Non aveva nessuna intenzione di rimanere lì e vederlo insieme a lei.
Non poteva accettarlo.
Non poteva sopportarlo.
 
Certo gli doveva almeno un ringraziamento dopo quello che era accaduto nel parco, per come era riuscito a tirarle fuori da quel pasticcio senza che trapelasse alcuna notizia.
Adesso, ripensandoci con lucidità si chiedeva come avessero fatto ad essere così incoscienti, a non valutare il rischio a cui potevano andare incontro.
Erano state molto superficiali, avevano preso tutta la faccenda come un gioco ma di gioco non c’era niente, c’era solo una mente psicopatica con la quale si erano scontrate sottovalutandola.
 
Vide che si stava avvicinando al bar e le mani iniziarono a sudarle.
Anche Sarah lo vide, le fece un lieve segno e tornò sulla pista.
 
Erano troppo vicini per far finta di non averlo visto, ma troppo lontani per poter parlare.
 
Si sedette davanti al bancone del bar.
solo
Davanti a sé una lattina di birra che teneva con entrambe le mani.
Le dita lunghe e sottili che circondavano quel cilindro di latta colorata.
Si portò la lattina alla bocca e bevve la sua birra con grandi sorsate.
Rimase a guardarlo nello specchio dietro al bar, fissando il suo pomo d’adamo andare su e giù.
Un movimento che trovava estremamente sexy.
Poi quando si accorse che anche lui la fissava arrossì e gli sorrise.
Lui pronto rispose al suo sorriso e un po’ di birra gli colò dall’angolo della bocca percorrendo il mento mentre lui con gesto fulmineo si asciugava con il dorso della mano.
Costy sorrise ancora di più muovendo muta le labbra mimando “ carino” lui scoppiò a ridere continuando a pulirsi con la mano.
Quando sorrideva era bello da mozzare il fiato.
 
Lei gli si avvicinò, prese dal dispenser di acciaio un tovagliolino candido e glielo passò.
<< hai qualche problema con la coordinazione dei movimenti vero? >> gli domandò con un sorriso
Lui rise di nuovo << ed io che pensavo di aver superato il problema >>  si passò una mano sulla testa e tossì mentre lei cercava di calmare il battito del cuore.
Doveva ringraziarlo prima che tornasse miss coscialunga.
 
Si schiarì la voce ed allungò verso di lui la mano per il saluto che lui afferrò saldo << hemm.. ecco…volevo… >> si sentiva tremendamente impacciata sotto i suoi occhi scuri e profondi che la fissavano intensi, avrebbe voluto perdercisi dentro. Guardare quegli occhi le faceva sentire caldo, troppo caldo, dappertutto, come se dentro un fuoco la divorasse piano
 
 << … prima di andarmene.. >>
La mano di lui si irrigidì, poi voltò il palmo e la circondò in una stretta calda e forte che lei gli strinse fiduciosa. Al primo tocco della sua pelle tremò
<< te ne vuoi già andare ? >> le chiese
 << …Io ….sì.. >> mormorò
Lo sguardo di Zach si fece più intenso mentre il suo pollice iniziava ad accarezzarle pigramente l’interno del polso.
All’improvviso lei percepì quella carezza in modo devastante.
Una sensazione la pervadeva per tutto il corpo, come se quella fosse una carezza intima e non uno sfioramento casuale di mani.
Zach si rese conto della sua reazione e deliberatamente cosciente di quello che faceva ampliò la zona che stava accarezzando.
Cristo Santo quando lo guardava con quegli occhi appena appena sgranati si sentiva un re e rendersi conto di come lei tremasse nel momento che la toccava lo mandava decisamente su di giri.
Troppo.
Lo stava tentando
 
La stava tentando.
E questo non era ammissibile.
Non adesso che lei doveva ringraziarlo, che doveva salutarlo e che voleva che tutto quello avvenisse prima del ritorno di Camille.
Deglutendo distolse lo sguardo dalle sue labbra
Doveva farlo smettere
<< Ti dispiacerebbe smettere?  >> gli chiese in un sussurro mentre tentava di far scivolare via la sua mano . Aveva il respiro un po’ ansante
<< Perché? >> domandò lui dolcemente.
<< Perché ho una strana sensazione ………che…che.. non mi piace >> mormorò senza smettere di fissarlo negli occhi avrebbe potuto smarrirsi per sempre in quello sguardo. Nessuno aveva il diritto
di possedere occhi come quelli. Occhi famelici. Occhi che contenevano fuoco e promettevano passione.
 
La lasciò andare piano e lei all’improvviso sentì una sensazione di freddo in tutto il corpo come se il sole all’improvviso fosse sparito lasciando il posto ad un cielo coperto di nubi
Poi le parole le uscirono limpide e potenti come getti di una fontana, semplici e fluide come una canzone
<< volevo ringraziarti per l’altra sera. Per averci aiutato. Non so che cosa mi sia preso a pensare ad una soluzione di quel genere mettendo a repentaglio la sicurezza di tutte >>
 
<< …anche le altre erano d’accordo .. >>  cercò di consolarla lui . Lei scosse leggermente la testa ed i capelli biondi le accarezzarono leggeri il volto << no, non ho scusanti. La colpa è mia e tu sei stato fantastico ad aiutarci . Anzi ti chiedo scusa se ti ho trattato male… >>
Lui la fermò << No guarda, non ti scusare. Io sono stato un idiota  e ne sono dispiaciuto, non sai quanto. Sono io che ti ho trattato male, senza neanche cercare di capire il tuo punto di vista >> fece un sospiro << Mi perdoni per essere stato così testa di cazzo? >>
<< della peggiore specie >> precisò lei
<< della peggiore specie >> ripetè lui obbediente
<< a una condizione >> esclamò con tono solenne
<< quale ? >> cercò di trattenere in sorriso che minacciava di uscire fuori
<< che tu mi perdoni per tutte le cose offensive che ti ho detto io >>
<< me le meritavo >>
< no. Non è vero >>
<< e invece si, avevi proprio ragione. Me lo sono meritato. Sai, è anche  grazie a quello che mi hai detto che ho iniziato a fare un po’ di sana autocritica, diciamo che ho provato a vedermi con gli occhi di un altro. Ed è servito. Com’è che mi hai chiamato? ….Merda arrogante ed egoista e stronzo e maschilista >>
Lei emise un gemito <<..no, ti prego, non ricordarmelo lo implorò. Mi dispiace >>
<< a me no. Mi sei stata d’aiuto. Sono riuscito a ritrovare fiducia nei rapporti umani >> rispose lui sorridendo con il suo solito ghigno.
 
Rimasero a fissarsi per un tempo interminabile, poi all’improvviso lei fu attratta dalle proprie scarpe. Abbassò lo sguardo fissandole con insistenza << sono contenta che ti sia stata d’aiuto con Camille >> la udì sussurrare
 
<< Ca - mille? >> Chiese lui con tono vacuo
<< si, ecco, lei mi ha raccontato un po’ della storia dell’incidente e di come si era allontanata ma che poi ci aveva ripensato e….. >>  fece una pausa cercando le parole adatte per farsi meno male
<< l’ho amata si. In un tempo remoto >> esclamò lui senza alcuna inflessione nella voce
<< … e che… insomma c’erano buone probabilità che poteste tornare insieme perché vi eravate amati così tanto e tu le avevi dimostrato di nuovo interesse >>
Inarcò il sopracciglio con espressione stupefatta << nuovo interesse? >> mormorò con tono di voce perplesso << Ma se le volte che è tornata ad uscire con noi non l’ho neanche considerata! >>
Lei non lo sentì neanche continuò nel suo monologo
<< per questo non volevi venire alla sua festa non è così? Non sopportavi di vederla >> lo guardò dritto negli occhi
<< no, non volevo vederla. Ma non capisco perché la cosa ti interessi >>
<< non capisci perché la cosa mi interessi? >> spalancò quegli occhi grigi argentei pieni di meraviglia << Ma dico sei completamente fuori? Cioè, tu una volta mi hai chiesto se volevo essere la tua donna e non pensi che forse mi poteva interessare sapere se ancora sei innamorato di lei? >>
<< Che cosaa? Sei impazzita forse? >> adesso le sopracciglia erano completamente inarcate e gli occhi spalancati << Non ho mai fatto nulla che possa suggerire quello che pensi >>
<< E allora perché non me lo hai detto che ami ancora Camille? >>
<< Perché non è vero! Cazzo! ma quando parlo mi ascolti? Perché riesci a distorcere le mie parole? Ho detto che l’ho amata non ho detto che l’amo ancora! >>
 
Lei proseguì imperterrita facendosi scivolare addosso le parole come acqua corrente
<< in fondo volevi farla stare un po’ sui carboni ardenti e la sera che ti sei ubriacato era perché l’avevamo incontrata quel pomeriggio e ti aveva fatto ancora un certo effetto e quando  mi hai…>> qui Costance perse la voce. Le mancò il fiato, ma ormai era decisa a buttare tutto fuori prima che la signorina in questione tornasse a riprendersi il suo uomo <<.. e quando  mi hai baciato… hai baciato me ma in realtà era perché eri ubriaco ed io ero là mentre lei non c’era, stavi pensando a lei, io ero solo una sostituta..e quando abbiamo …e quando siamo…>> non riusciva a trovare le parole mentre lui la guardava muto << …e quando hai fatto l’amore con me l’hai fatto con  il corpo ma non il cuore….. >> si fermò per la paura di scoppiare in lacrime
 
Zach era rimasto senza parole, non sapeva se era più sbalordito o euforico, fece un passo verso di lei e con gli occhi che mandavano scintille le urlò << se pensi una cosa del genere sei pazza! >> la prese per le spalle affondandole le dita nella pelle ed iniziò a scuoterla leggermente << Costance Honey Eva Goodwin sei tu la donna che mi sta facendo impazzire da settimane se non da mesi! >> fece una pausa e proseguì << non so chi ti ha messo in testa codeste idee strampalate >>
<< ma Camille mi ha detto ….>>
<< Camille mi ha detto…Camille ha fatto….. mi dici che cosa rappresenta Camille se non il passato? E fortunatamente aggiungerei anche? Ma non l’hai ancora capito che è a te che penso in continuazione? Non riesco a smettere di pensare a quel bacio, a quella notte  e a quella dopo Cazzo! E scusami se te lo dico, ma sarai anche soprannominata Marie o Ein, ma in questo caso sei veramente lenta a capire le cose. Porca puttana Costance lo vuoi capire che l’unica che desidero sei tu?Merde! >> la fissò un momento poi chinò il capo e la baciò. Costance cercò con tutte le sue forze di restare indifferente a quel bacio ma poi un vortice di sensazioni la travolse  per cui alla fine si arrese, gli cinse  il collo e lo attirò ancora più a se.
<< Cosa sono per te ? >> gli domandò, esitante, quando finalmente si staccarono. Lui la strinse a sé, come se temesse di vederla svanire da un momento all’altro << Una boccata d'aria fresca . Ossigeno puro… E ultimamente , l’ossigeno mi manca spesso >> nascose il volto tra i suoi fili dorati inspirando contro il suo collo.
<< Ossigeno… >> ripetè lei, sorridendo a quella ammissione implicita .
<< Ti basta questo? >> le soffiò piano all’orecchio continuando a tenerla stretta
Lo sentì tremare, in attesa della risposta.
<<  Direi… che come inizio, non sei andato poi così male >> sorrise, quando lo sentì rilassarsi.
<< Vuoi ancora andartene? >>
<< Tu cosa vuoi? >> gli chiese  .
lui avvicinò la bocca al suo orecchio, bastò il soffio caldo del suo respiro a toglierle la concentrazione << ti confido un segreto >> le sussurrò bloccandole il respiro << Te. Voglio te. Ti ho sempre voluto, fin dall’inizio. Mi credi ? >>
Fece scorrere le labbra sulla sua chioma bionda accarezzandole intensamente i capelli, glieli scostò con il naso fino a raggiungere la sua guancia accaldata e ne percorse la curva delicata, fino a raggiungere la bocca baciandola con trasporto
<< Sì >> sussurrò con la voce che quasi le tremava.
Era il segreto più bello che qualcuno le avesse mai rivelato << in questo momento ti crederei anche se tu i dicessi che la terra è piatta come una tavola >> sorrise mentre la abbracciava ancora più stretta quasi avesse paura che potesse scomparire all’improvviso come in un sogno.
Decise di essere sincera fino in fondo << a dire il vero ti ho mentito >>
lui la guardò sorpreso lasciando trasparire l’ansia dal suo volto
<< non è vero che preferisco i biondi >>
gettò indietro la testa e rise << sia ringraziato il cielo >>  disse lui guardandola intensamente, provocandole uno sfarfallio nello stomaco.
L’abbracciò tenero sfiorando con la guancia quella di lei.
Sentiva il battito del proprio cuore regolarsi su quello di lui. Era strano, eppure normale che i loro cuori cercassero di battere allo stesso ritmo. Non c’erano spiegazioni, non c’erano regole, i loro cuori avevano deciso di donarsi l’ uno a l’altro completamente, con tutti i loro difetti e le loro debolezze arrendendosi a quel sentimento meraviglioso.
I loro profumi si mischiarono insieme al loro sapore.
 
<< e adesso ? >> chiese Costance guardandolo con un espressione di attesa
<< adesso ricominciamo tutto da capo. Facciamo le cose come devono essere fatte e come avremmo dovuto fare già un pò >> si abbassò a catturarle di nuovo le labbra in un bacio intenso << e questo, è solo l’inizio >> le sorrise sulle labbra
<< è una promessa ? >> chiese lei rannicchiandosi tra le sue braccia
<< è una promessa >> rispose lui e in quelle tre parole vi era racchiusa una promessa eterna di felicità
 
guardò verso la pista e vide Sarah che le sorrideva con entrambi i pollici alzati, alzò le palpebre e le riabbassò ricambiando il sorriso.
 
<< a quanto pare sono riusciti a sotterrare l’ascia di guerra >> le disse Darius nell’orecchio a voce alta, per sovrastare la musica. Beth sorrise, si voltò verso lui << già a quanto pare orso imbronciato  ha trovato riccioli d’oro >>
Darius rise rimettendosi a ballare con una morettina che era da un po’ che gli volteggiava intorno ammiccante
Lui e le sue donne pensò Beth scuotendo il capo
 
 

bwaaaaaaaaa com’è questo capitolo? Che ne pensate?
Sono riuscita a farvi il regalo di Natale anticipato?
 
 
Ringrazio come sempre chi ha messo la mia storia tra le seguite, preferite e da ricordare.
Grazie  a chi ha lasciato un commento e a chi ha semplicemente letto ma mi ha pensato!
 

Buon Buon Natale a tutte voi!
Non so se riuscirò ad aggiornare durante le vacanze…. Sicuramente avrò le sinapsi intralciate dal panettone =) In ogni caso ci proverò…
Kiss
costanza
 
P.S. lo so che pistola non rientra forse nella dialettica inglese…ma lasciatemi questa licenza poetica LOL





 

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Capitolo 36
*** CAPITOLO 35 MEMENTO AUDERE SEMPER.....RICORDATI DI OSARE SEMPRE ***



 

capitolo 35


Lo sentiva.
Sentiva che la stava fissando.
Non l’aveva visto arrivare ma sapeva che in quell’istante preciso la stava fissando.
Sentiva come milioni di piccoli fili che la stavano legando, come intrecciassero insieme i loro cuori e le loro menti.
Peccato che quest’ultima parte la sentisse solo lei.
 
Si voltò piano ritrovandosi a fissare i suoi occhi azzurri fermi, immobili su di lei.
Le si avvicinò lentamente, quasi con cautela.
Omioddio omioddio che gli dico?
 
<< Volevi qualcosa? >> gli chiese con voce seria , aliena da ogni musicalità e un po’ più bassa di quella che si sarebbe aspettata dalla sua gentile personcina
 
Alcune volte Sarah è meglio rimanere in silenzio e far la figura della sciocca invece che aprire bocca e fare la figura dell’acida repressa
 
<< Volevo solo accertarmi che Nettie non ti avesse fatto del male  >> mormorò lui schiarendosi la voce
Lei lo guardò inarcando le sopracciglia << E come? E in ogni caso che differenza avrebbe fatto? >> gli chiese
Lui tirò un lento respiro << qualunque cosa ti abbia detto, non l'ho mandata da te a trasmetterti alcun messaggio >> le disse scuotendo la testa e piegando gli avambracci portando i palmi delle mani in avanti all’altezza della spalla.
<< Suppongo che me lo sarei meritato >> confessò lei tranquillamente abbassando lo sguardo sul pavimento.
<< no. Assolutamente. E’ stata.. si è comportata male, qualunque cosa ti abbia detto. Non aveva il diritto di intromettersi >> esclamò lui con tono accorato
<< veramente il diritto ce l’ha avuto fin da quando l’hai utilizzata per tenermi lontana  >>  replicò calma.
Lui abbassò la testa con aria colpevole
<< ma non drammatizziamo >> proseguì Sarah << in fondo è bene quel che finisce bene no ? >> lo guardò con aria di sufficienza << tu hai avuto Nettie, Nettie ha avuto te ed entrambi mi avete aperto gli occhi. Finalmente ho cessato di rendermi ridicola di fronte al mondo. E di questo non posso che ringraziare entrambi >> gli diede un leggero colpetto sulla spalla, quasi a consolarlo e si allontanò anche perché rischiava di scoppiare a piangere lì di fronte a lui.
Raggiunse Sia e Beth e rimase con loro fino alla fine della serata, sempre più convinta ad andare a curiosare al Red Door
 
<< chi è quella che balla con Darius ? >>
<< quale? Quella che gli si è spalmata addosso come il burro sul pane caldo? >> rise Beth << non lo so, ma lo saprò presto. Darius è un libro aperto, non può fare a meno di raccontarmi le sue avventure. Senza scendere nei dettagli naturalmente. Si ferma solo a descrivere il carattere e la personalità della ragazza di turno. Potrei scrivere un manuale sul comportamento di alcune tipologie standard  >> rise di nuovo

 

*.*.*.*
 

Si era svegliato con un leggero cerchio alla testa, aveva allungato il braccio ed aveva scoperto che
nella nottata qualcuno doveva avergli sottratto il comodino con annesso lampada e sveglia, si mosse ed il lenzuolo di raso gli accarezzò la schiena con un tocco morbido.
Lenzuola di raso ?
Lui non aveva lenzuola di raso.
Aprì un occhio e vide sul’altro cuscino una serie di ciuffi neri sotto i quali due occhi scuri, completamente aperti lo stavano fissando sorridenti.
La moretta della sera prima
 
Cazzo
 
Lei aprì la bocca allungando la mano per sfiorargli il viso mentre lui alzava la testa di scatto << che ore sono?!? >> chiese con tono pieno di apprensione non tanto per l’ ora, quanto per le strane idee che quella avrebbe potuto mettersi in testa
Si doveva essere addormentato
Bravo Darius così impari a bere più del necessario e a permettere all’alcol di ottenebrarti la mente in modo tale da non lasciare il letto in tempo utile.
<< le nove >> gli disse con tono dolce << perché ? hai da fare ? >> iniziò ad avvicinarglisi sottintendendo che avrebbe avuto da fare solo con lei .
 
Lui si alzò di scatto coprendo la sua nudità con il lenzuolo.
 La situazione stava facendosi delicata << scusa ma ho un impegno importante >> si infilò le mutande e sfrecciò in bagno per darsi una lavatina veloce al viso, le ripassò davanti mentre lei lo fissava seduta con la schiena appoggiata alla spalliera,  iniziò a rivestirsi con ritmo sostenuto mentre, senza guardarla continuava a parlare con lei << grazie per la serata. E’ stata….    Cosa doveva dirgli?  Quali aggettivi si usano di solito ? Unica? Eccezionale? Indimenticabile?  una nottata piacevole di rotolamenti e capriole ?.. Istruttiva..>> disse alla fine
<< istruttiva? >> ripetè lei con tono perplesso
Istruttiva? Ma da dove gli era uscito ?
<< si. Istruttiva. Ho imparato… hem..ho imparato…. Molto.. sai quella specie di massaggio shatsu che mi hai fatto.. mi sembra di saperlo già fare.. >> farfugliò pregando che le scarpe gli si infilassero velocemente
<< ecco . sono pronto. Allora…..
<< allora…ci sentiamo ? >> chiese lei con voce sommessa
<< certo ti chiamo io eh? Ciao >> volò fuori della porta in un battibaleno mentre lei mormorava al vuoto << ma se non sai neanche il mio numero… >>
 
Si fermò da starbucks
<< buongiorno. Un espresso lungo ed un decaffeinato triplo con latte scremato caldo senza schiuma, macchiato al caramello con panna montata  e altro caramello.  >>
Attese appoggiato al bancone sorridendo alla ragazza alta e bionda che era appena entrata e gli si era affiancata.
Lei afferrò il suo bicchiere allontanandosi di poco poi, dopo alcuni minuti gli tornò accanto con tono di scusa << penso di aver scambiato il mio caffè con il tuo. Scusami >> gli tese il bicchiere che lui afferrò subito << ecco qua >>
<< non fa niente. Figurati >> prese i suoi due bicchieri e risalì in auto posizionandoli nei due portabottiglie rotondi di fianco al sedile del guidatore.
E si diresse verso Soho Square.
 
Beth stava cercando di risolvere un conflitto di drivers sul PC di un amico quando Darius, dopo una scampanellata poderosa, e l’apertura della porta da parte di Marissa, entrò in camera con i due bicchieri e offrendogliene uno
<< oh! Grazie. Mi ci voleva proprio. Ho appena scoperto che potrei tagliare le palle a Scott >> lui si ritrasse come se temesse la messa in pratica dell’atto stesso su di lui, in qualità di rappresentante del genere maschile in questione. Lei continuò << a quanto pare mi ha passato il PC pregandomi di sistemarglielo evitando però di dirmi che ci aveva già messo le sue adorate manine combinando questo casino >> indirizzò entrambe le mani verso il monitor << vorrei dargli alcuni consigli su dove mettersele le manine >> borbottò, poi afferrò il bicchiere. Mentre se lo portava alla bocca, vide, segnato sull’anello che serviva per tenerlo senza scottarsi, un numero di telefono ed un nome: Katie. Si bloccò << cos’ è ? non avevi il cellulare dietro per cui hai memorizzato il numero della brunetta qui ? >>
<< eh? Ma che dici ? >> allungò la mano afferrando il bicchiere e vide anche lui la scritta. Sorrise sornione << no. Questa l’ho incontrata da Starbucks e mi ha detto di aver scambiato i nostri due caffè e quindi ha rimesso a posto l’errore fatto  >>
<< però guarda buffo questo numero >> lo interruppe lei << 3338558333 è un palindromo >>
<< ha un significato particolare? >>
<< certo! Significa che è la donna della tua vita >> ridacchiò lei
Lui sbuffò facendo finta di non sentire << e se proviamo a moltiplicare  333 per 333
<< fa 110.889 >> esclamò rapida lei
<< cos.. >> la guardò sbigottito << e 85 per 58…
<< 4930 >>
<< e 85 per 85 >>
<< 7225 >>
La fissò a bocca aperta << com..come fai? >>
<< non lo so. Le soluzioni mi vengono spontanee >> prese un sorso di decaffeinato << dunque la moretta? >> cercò di distogliere l’attenzione da quella sua abilità che cercava di nascondere in tutti i modi ma che a volte sfuggiva al suo autocontrollo
<< La moretta non c’entra niente con il numero >>
<< hai lasciato anche questa con il cuore infranto? >> gli chiese lei guardandolo da sopra il bordo del bicchiere
<< nahh >>
<< quando la rivedrai? >>
<< lo sai qual è la mia regola. Non si fanno bis >>
<< ma non era non più di una uscita alla settimana con la stessa ragazza? >>  si meravigliò lei
<< si >> confermò lui << anche se va detto che per me la settimana va dal lunedi al venerdi >>
Lo guardò con entrambe le sopracciglia alzate << quindi in base a questo puoi fare sesso con la stessa ragazza il venerdì e il sabato senza infrangere la regola >> concluse Beth
<< in teoria si, in pratica no perché infrangerei in questo caso la terza regola >> affermò serio
<< ah, si? C’è anche una terza regola? >>
<< certo. Quella di non richiamarla nelle 24 ore >> la guardò serafico <<. Altrimenti sembro un disperato >> aggiunse con tono ovvio
<< già >>
<< già >>
<< comunque .. >> sorseggiò il suo decaffeinato facendo schioccare la lingua
<< comunque cosa? >>
<< comunque .. non devi mentire per portartele a letto >>
<< io non mento mai. Non faccio mai credere loro che quella notte suggelleremo un patto d’amore. E se lo pensano è solo per i voli pindarici che si fanno loro con la mente. Lo sai come sono le donne, viaggiano di fantasia “si, tremo e piango, e sono tua, e tu m’hai stordita” Rossana, Cyrano de Bergerac >> citò
<< con un fine sorriso le baciò la bocca, e lei lo baciò a sua volta. Si risedette in poltrona, se la prese sulle ginocchia e le disse mille parole maliziose che aveva sempre a disposizione in tre lingue Herman Hesse Conversione di Casanova >> citò a sua volta lei poi continuò << le donne non viaggiano di fantasia. Solo che fin da piccole, sono più abituate a immaginare, a percepire, ad ascoltare quello che avviene dentro di loro. Sicuramente conoscono se stesse molto più profondamente di quanto faccia un uomo.
Scommetto che non sai neanche che tipo di orgasmo hanno provato le tue patners >> lui strabuzzò gli occhi << che c’entra questo ? >>
<< c’ entra, perché dimostra quanto tu sia superficiale e quanto tu non ti preoccupi dell’altra >>
<< non è vero. Sono molto generoso con le mie patners, basta che tu chieda in giro >>
<< non ci penso proprio >> alzò il bicchiere per farsi scivolare in bocca la dolce schiumetta rimasta attaccata alle pareti
<< com’è….questa storia del tipo di orgasmo ? >> si protese leggermente verso di lei che rise di rimando. Era una risata maliziosa e malefica nello stesso tempo << hu-hu non parlo mai di questi argomenti così peccaminosi…se non sei informato non è colpa mia  >> godeva nel vedere l’espressione, prima speranzosa poi delusa , di Darius
<< stronza >>
Si leccò le labbra per assaporare fino in fondo  il suo decaffeinato triplo con espressione di puro godimento
Lui la guardò accigliato << dovresti prendere qualcosa di più semplice, invece che tutta quella panna e caramello >>
Beth lo fissò
<< Sei ingrassata >>
<< Grazie Darius .Tu si che sai come si adula una donna >>
<< Ma tu non sei una donna >>
<< Due complimenti in un due secondi. Dovrà essere una giornata da incorniciare oggi, da ricordare sul calendario con un doppio bordo rosso >> mimò la cornice con il dito
<< Volevo dire che tu non sei una donna. Sei una mia amica. Sei una sorella. Anzi. Di più. Sei un fratello >>
<< Ecco. Adesso si che mi sento meglio >>
<< insomma Beth, volevo dire che tu sei tu. La persona con cui adoro parlare, confidarmi, chiedere un consiglio, confrontarmi, anche se non mi vuoi dire questa cosa dell’orgasmo che tu sai e io no, ma non mi importa tanto mi informo, cerco su google >> la guardò in attesa ma lei strinse le labbra rimanendo in silenzio, lui proseguì << E proprio nel nome di questo nostro legame speciale ti dico appunto che sei ingrassata e che devi controllarti un po’ di più >>
<<ingrassata non esageriamo! >> esclamò punta sul vivo << ho diminuito la palestra perché devo studiare e magari qua e là mi è sfuggito un cioccolatino di troppo >> lo riprese seria. Poi rimuginandoci sopra continuò << poi ingrassata! Dai, avrò preso due o  tre chili, non di più >>
 
Quattro chili e mezzo
 
Si era pesata.
Poi si era tolta la felpa.
Poi pantaloni
Poi aveva fatto pipì
Poi era rimasta completamente nuda
Nonostante tutto questo, la bilancia continuava ad informarla che era esattamente 60 chilogrammi, 200 ettogrammi  e 50 grammi.
Il che voleva dire che era ingrassata.
Doveva correre subito ai ripari prima di diventare obesa.
Quindi, in virtù di quanto  sopra esposto, poteva mangiarsi l’ultimo cioccolatino ripieno rimasto solo nell’immenso spazio del contenitore di vetro, e che la supplicava di non lasciarlo lì da solo ma di fargli raggiungere tutti gli altri
<< tranquillo amico. In verità ti dico che tra poco ritroverai i tuoi parenti >>

 

*.*.*.*

 

La pioggia torrenziale l’aveva colta alla sprovvista.
Era vero che a Londra le precipitazioni tendono a essere leggere ma continue, come dimostrato dalla media di 106 giorni di pioggia all'anno, non a caso gli inglesi erano rappresentati con l’immancabile ombrello appeso al braccio.
Ma quella non era una pioggerellina londinese.
Quella era una pioggia torrenziale tipica dei tropici.
Zig zagando sul marciapiede cercava di ripararsi tra una tenda di un negozio e quella successiva.
Non sarebbe mai riuscita ad arrivare da Terry asciutta.
E quello che le faceva più rabbia era che avendo intenzione di fermarsi al ritorno al RedDoor,
si era anche messa, sotto il piumino, i pantaloni di pelle ed il top coordinato ! fatica sprecata! Si sarebbe inzuppata come un pulcino e sarebbe stata costretta a prendere un taxi e filare dritta dritta a casa con la coda tra le gambe !
Uno scroscio più forte l’esortò a trovare un riparo o si sarebbe inzuppata ancora di più. Stringendosi al petto la borsa con dentro il costume da odalisca con l’intenzione di salvarlo dalle intemperie, corse per un tratto senza riparo e disperata spinse la pesante porta che le si parò davanti.
Era aperta.
Si ritrovò in una anticamera con luci soffuse, si appoggiò alla parete mentre un  sospiro di sollievo le transitava fuori dalla bocca.
In quel momento vide due occhi castani che la fissavano curiosi.
Dietro un piccolo bancone stava seduta una ragazza biondissima, quasi bianca, con i capelli legati stretti sulla sommità della testa mentre una lunga coda di cavallo le si appoggiava sulla spalla scendendole fino al seno.
Sciolti quei capelli dovevano arrivarle almeno al fondoschiena, se non oltre.
 
Ansimò leggermente per la corsa << scusa mi sono infilata qui, fuori sta venendo giù una pioggia torrenziale, sono anche in ritardo e.. >>
Alla parola ritardo l’altra si animò << tu.. ritardo? >> ripetè
<< si. Dovevo essere alle sei..
<< ore zei? >> ripetè di nuovo la biondinaMa ché ?, era russa? Poi sorrise più apertamente << oh! Kapito! Tu ritardo. Arrivare ore zei >>
<< te l’ho appena detto appunto, genio della lampada, avevo appuntamento alle sei con..
<< kapito tutto >> si voltò verso un corridoio che, adesso che gli occhi le si stavano abituando alla semioscurità, riusciva ad intravedere, e urlò >> HUGGGGHHH!!! QVI! >> si voltò verso di lei
<< kome kiamare tu ? >>
<< Sarah >> rispose meccanicamente << ma…
L’altra non la fece continuare si voltò di nuovo e di nuovo urlò a gran voce << HUUUUGH! Vieni! Zarah!  Essere qvi.>>
La conoscevano? Non le sembrava possibile. E inoltre non le sembravano neanche facce già viste o intraviste in altri luoghi. Interruppe le sue riflessioni quando un uomo con un corpo pari ad un armadio quattro stagioni ed i capelli tagliati a spazzola tipo moicano, sbucò dal corridoio che, all’improvviso, le sembrò davvero angusto.
<< ekkoti finalmente! Ci kiedevamo dove essere finita >>
Lei lo guardò con sul viso l’espressione più beota di questo mondo
<< tu avere problemi di komprenzione? Kapire mia lincua? >>
<< si… si.. capisco benissimo ma che? >>
<< non mandata agenzia? >>
<< agenzia ? >>
<< zi. Tu non ezzere .. si interruppe un attimo distratto dalla borsa che lei si stringeva al petto
<< koza avere tu lì ? >>
<< qui? >> ripetè di nuovo mentre l’altro sbuffando si picchiettava l’indice sulla tempia all’indirizzo dell’altra ragazza
<< ho un costume da odalisca che devo..
<< odalizka! >> urlò lui facendola sobbalzare mentre la borsa le cadeva a terra lasciando intravedere i lembi di velo azzurro che componevano la gonna.
<< io.. vedere zi? >> le fece segno con la mano all’indirizzo del costume e lei allontanò i manici ed estrasse la gonna ed il corpetto
<< magnifiko! Ztupendo ! >> continuava a ripetere l’armadio con le mani giunte. La ragazza bionda annuiva sorridendo
<< tu zapere ballare tipika danza del ventre, zi ? >> le chiese sorpreso, attendendo la risposta con trepidazione
<< beh, si , l’ho imparato quando andavo..
<< magnifiko! Ora tu indozzare qvesto abito e poi tu fare danza del ventre per me e Juneska . zi? E se tu ezzere brava tu lavorare per me. Zi? >>
Sarah lo guardò a bocca aperta,  incapace di formulare un pensiero coerente e logico.
Ci doveva essere un equivoco.
Un enorme, gigantesco, megagalattico equivoco
<< lavorare… qui..? >>
<< zi >> si fermò un momento aggrottando la fronte << tu non ezzere qvi per qvesto? >>
Sarah si guardò intorno mettendo a fuoco le luci basse che fuoriuscivano da dei faretti incassati nel controsoffitto color oro. Le pareti erano di un tenue color avorio, ma quello che la colpì fu la porta.
L’interno era dipinto di un rosso brillante che spiccava in mezzo alle pareti chiare, come se fosse stata la porta dell’inferno dove tra l’altro vi erano disegnati un cuore ed una benda.
<< qui al Red….Door ? >> buttò lì
<< zi >> ripetè lui poi esitando le chiese << tu non mandato agenzia ? >>
<< io.. >> esitò solo  un secondo < siiiii. Certo! Altroché! E chi sennò! Scusate, solo che tutta quest’acqua mi ha inzuppato tutta e faccio fatica a parlare per il freddo. Volevo proteggere l’abito di scena >> sorrise
Sorrisero anche gli altri due in risposta << bene ! tu dovere fare prova. Tu danzare per me e Juneska. Tu pronta ? >>
<< mai stata così pronta in vita mia >> esclamò sicura.
 
Omioddioomioddioomioddio
Sarah cosa stai combinando? Stai facendo la cosa giusta?
Riflettè assorta
si.
Senza alcun dubbio
 
E credi di poter rimanere nell’anonimato?
Riflettè di nuovo esaminando la questione da ogni lato.
Si.
Giocando bene le sue carte.
Si.
Ci sarebbe riuscita.
 
Con Hugh era stata chiara.
Durante il loro colloquio aveva posto alcuni condizioni essenziali e non trattabili.
Una di queste era che nessuno doveva chiamarla con il suo vero nome. Anzi, a parte Hugh e Juneska, nessuno doveva conoscere il suo nome. Lei era e sarebbe stata per tutti e per sempre Lady Godiva.
 
 
<< signore e signori >> l’uomo sul palco, vestito con una giacca nera leggermente  luccicante sotto i riflettori attirò l’attenzione del pubblico con voce squillante << Qui al RedDoor vi abbiamo sempre presentato il meglio del meglio delle danzatrici. Di qualunque tipo di danza si trattasse. E stasera non farò eccezione. Lo so che siete abituati alle danze moderne ed a quelle più attuali. Ma stasera noi del RedDoor >> fece un inchino portandosi una mano al petto ad allargando l’altro braccio
<< vi stupiremo con uno spettacolo unico, la cui atmosfera  vi riporterà a Shahrazàd e al potere di seduzione delle donne. Divine creature che in questa danza,  attraverso movimenti sinuosi, esprimono interamente la femminilità, la vitalità e la sensualità.
Signore e Signori.
E’ con grande piacere che stasera per la prima volta a Londra è qui con noi
Ladyyyyy Gooodiva! >>
Sull’eco dell’ultima a del nome le luci si spensero di colpo mentre una musica sensuale, lenta e ritmata iniziava a pervadere l’aria
La scenografia, illuminata da delle luci rosso arancioni ricordava atmosfere orientali.
La ballerina entrò in scena.
Aveva delle cavigliere in argento con dei sonagli che tintinnavano ad ogni suo più piccolo movimento.
Volteggiava sensuale a piedi nudi, muovendo i fianchi, facendo ondeggiare gli impalpabili veli azzurri drappeggiati intorno alla vita, che, ad ogni movimento si aprivano, lasciando intravedere delle gambe slanciate e agili.
Il viso era coperto da un velo anch’esso azzurro. Molto spesso, che non lasciava intravedere i lineamenti.
Il corpetto era ricoperto di piccole perle e pietruzze trasparenti che pendevano anche dal bordo finale come tanti peneri scintillanti che ad ogni movimento, se colpiti dalla luce mandavano leggeri bagliori.
Una lunga cascata di capelli neri, con una fascia che gli fasciava la fronte, le sfioravano le natiche.
Le persone presenti rimasero ammaliate dalla musica, inebriate dalle leggeri spirali di incenso che si propagavano nell’aria miste all’essenza del fiore della passione.
Ma soprattutto, furono ammaliate da quel corpo perfetto che si muoveva con la leggerezza di una gazzella, la grazia di un cigno ma tutto permeato da una passione  esplosiva.
Rimasero tutti a fissare, ipnotizzati quei movimenti armoniosi, sensuali accompagnati da quel tintinnio di sonagli che smuoveva un languore, accendeva un fuoco interno.
 
Non appena la musica era cessata uno scrosciante applauso aveva riempito l’aria.
 
Lady Godiva si inchinò con grazia alla platea, poi si rialzò, inviò un bacio e rapida tornò dietro le quinte mentre le luci si spengevano di colpo.
 
Svelta percorse il corridoio che la separava dal camerino. Entrò e velocemente si liberò degli abiti di scena e con un gesto fluido si tolse la parrucca lasciando però i capelli raccolti. Indossò una tuta nera in acetato, si tirò il cappuccio sulla testa e, scortata da due uomini della sicurezza, si diresse verso l’uscita sul retro riservata al carico e scarico delle merci.
Qui la stava aspettando un taxi già pronto per riportarla a casa.
 
Da non crederci!
L’aveva fatto davvero!
C’era riuscita!
Aveva tenuto uno spettacolo di danza del ventre al RedDoor!
 
Grazie nonna per avermi pagato le lezioni di danza del ventre per consolarmi dal rifiuto di una vacanza a Bombay.
 
L’adrenalina le scorreva nelle vene ad una velocità pazzesca, come un’onda anomala che all’improvviso ti invade infiltrandosi in ogni più piccolo anfratto, in ogni più piccola fibra. E una strana euforia l’aveva pervasa, una gioia indescrivibile che le faceva tamburellare il cuore nel petto dandole la certezza di essere ancora viva.
Scoppiò a ridere all’improvviso mentre il tassista la osservava curioso dallo specchietto retrovisore.
 
Non c’era niente da dire.
Hugh era un proprietario con la P maiuscola.
Non aveva lasciato niente al caso.
Le coreografie erano studiate per rendere l’ambiente conturbante e peccaminoso per esaltare l’originalità dello spettacolo.
Ogni dettaglio era stato curato fino all’eccesso, dall’incenso ai profumi per rendere il tutto unico e memorabile.
Il suo motto era: ogni spettacolo deve sempre essere ricordato in modo nitido. Non deve accavallarsi con altri ricordi similari. Deve lasciare un’impronta indelebile nella mente dello spettatore. Lo deve legare con un fio invisibile che lo riporterà lì la volta successiva.
 
Sarah era stata chiara. Solo uno spettacolo alla settimana.
Il giovedì.
Giornata in cui tutte alla sera, erano impegnate in  palestra.
In questo modo poteva uscire senza dare spiegazioni e al rientro poteva invece optare per due diversi tipi di giustificazioni.
Poiché la maggior parte delle volte quando rientrava le altre erano già a letto, utilizzava la scusa del cinema. Se invece erano ancora alzate utilizzava quella dell’uscita al pub con accompagnatori vari.
 
Non vedeva l’ora di essere al giovedì successivo.
Gli applausi ricevuti avevano stimolato il suo ego in modo del tutto imprevedibile, era veramente fiera di se stessa ed elettrizzata da tutto quel successo ottenuto quella sera.
 
Il giovedì successivo il successo si ripetè.
La melodia lenta e ritmata che aveva preannunciato l’entrata in scena di Lady Godiva aveva strappato l’applauso ancora prima che si fosse presentata.
Il suo corpo fluttuava nell’aria, quasi sospeso, in una visione da sogno.
Le gambe apparivano e scomparivano sensuali  tra i veli azzurri, mentre l’ombelico scintillante per un finto diamante incastonato, stimolava pensieri erotici.
 
Grazie ad un poderoso strato di fondotinta riusciva a nascondere il tatuaggio che aveva al basso ventre, in parte celato anche dalla fascia della gonna.
 
L’attenzione era tutta per lei.
 
Dicono che il proprietario le abbia fatto firmare un contratto in esclusiva, e che possa esibirsi solo qui
 
Dicono che vegli su di lei come un marito geloso
 
Dicono che sia una principessa araba caduta in disgrazia e che sia scappata dal suo paese
 
Dicono che sia una adultera scappata dal suo paese per evitare la lapidazione e che non mostri il volto per non essere riconosciuta
 
Le voci ormai si rincorrevano da giorni, ma nessuno era ancora riuscito a scoprire la vera identità della danzatrice.
Sarah rimaneva stupita di quanto la mente umana potesse fantasticare e trovare le più assurde spiegazioni completamente campate in aria, facendole passare per vere.
Stava iniziando a capire come potesse alimentarsi il gossip partendo anche dal nulla.




Law aveva sentito parlare di Lady Godiva.
Le voci si stavano diffondendo in fretta, tutti parlavano della sua bellezza e del suo sex appeal, ma lui non aveva ancora avuto occasione di vederla. Semplicemente perché nell’unica serata della settimana in cui lei si esibiva, lui aveva avuto altri impegni e li aveva preferiti a lei.
Quella sera era entrato con Patrick e l’aiuto cuoco un giovane sbarbatello che anelava di essere portato al Red Door e, possibilmente, di essere presentato nel giro.
Si sedettero ad un tavolo vicino al palcoscenico che Hugh aveva loro prontamente liberato, visto che erano membri senior, quando all’improvviso si ricordò che era giovedì.
Bene, si disse, era l’occasione per vedere questa fantomatica Lady Godiva.
Il locale adesso era gremito.
C’era di nuovo il tutto esaurito pensò Hugh sfregandosi le mani.
Law notò molte persone dal volto sconosciuto, non frequentatori abituali del locale, il che voleva dire che erano lì solo per lei
 
E quando lei entrò in scena, capì il perché
 
Improvvisamente le luci si erano spente e delle fiammelle avevano iniziato a guizzare come se una brezza misteriosa le facesse vibrare.
 
Law si rese conto che stava trattenendo il fiato.
Poi,  come una creatura ultraterrena Lady Godiva si presentò in scena.
 
Non c’era neanche più bisogno che qualcuno la presentasse.
Ammaliante nel costume esotico, muoveva sensualmente i fianchi mentre i capelli neri ondeggiavano leggeri sfiorandole le curve.
La musica orientaleggiante si diffondeva nel silenzio della sala.
Il pubblico osservava in un silenzio assoluto
Sguardi carichi di desiderio seguivano quelle movenze che erano arte e sensualità.
Il volto celato dietro al velo, lasciava intravedere due occhi segnati dal kajal.
<< gesù santo! Quella donna è un sogno >> mormorò qualcuno alla sua sinistra.
<< non riesco a staccare gli occhi da quel corpo >> mormorò qualcun altro a voce bassa.
Law provò un irrazionale moto di gelosia nei confronti di coloro che avevano fatto quei commenti.
Battè le palpebre con gli occhi inchiodati sulla danzatrice che all’interno di quel cerchio di luce catalizzava gli sguardi.
<< gli sguardi espliciti che le stai rivolgendo, Law, rendono superflua qualsiasi parola >> disse ironico Patrick
<< chi è ? >> soffiò Law senza staccare gli occhi da lei mentre il suono dei campanellini gli faceva vibrare il corpo fin nel profondo
<< non lo sa nessuno >> l’uomo seduto al tavolo di fianco si sporse verso di lui per sussurrarglielo << a quanto pare la sua identità è blindatissima. Nessuno è ancora riuscito a sapere il suo nome e neanche ad incontrarla visto che non ha accettato alcun rendez vous. E non solo >> continuò avvicinandosi di più <<  nessuno è riuscito neanche nell’impresa di scambiarci anche solo un semplice saluto. Pare che appena finito lo spettacolo si dilegui in modo misterioso con la complicità del proprietario >>
Law sorrise sornione.
Ecco una bella sfida da cogliere al volo.
Avere un incontro con Lady Godiva e svelare chi si nascondeva sotto quel velo azzurro.

 

 

*.*.*.*.*.*

 

Erano usciti diverse volte, da soli ed insieme agli altri, ma in dieci giorni non erano ancora riusciti a trascorrere un momento insieme in quel senso e per questo Zach iniziava a rasentare la disperazione. Non gli rimaneva che giocare la carta del  tutti fuori che mi occorre la casa libera per il week end sapendo che quella concessione da parte di Jared e Darius gli sarebbe costata cara.
Sicuramente gli avrebbero assegnato il compito della spesa settimanale che odiavano in modo esagerato. L’impresa degli acquisti al supermercato si risolveva sempre con un carrello pieno di generi superflui mentre l’indispensabile veniva costantemente dimenticato.
Semplice.
Perché il sale e lo zucchero venivano sempre nascosti negli scaffali in basso, ed,  immancabilmente, alla fine di un percorso pieno di tentazioni e di prodotti ammiccanti che ti urlavano dagli scaffali comprami comprami?
In ogni caso per un week end intero con Costance avrebbe accettato qualsiasi condizione, dalla preparazione dei pasti alla pulitura del bagno .
Sperava solo che gli altri due non lo capissero.
 
Entrarono in casa mano nella mano con Zach che teneva il suo borsone della palestra dove aveva messo il necessario per il week-end.
Erano entrambi molto silenziosi e all’improvviso si sentì timida e insicura.
Oddio, sapeva cosa stava per accadere, in fondo era già accaduto altre due volte, ma il fatto che le altre volte fosse accaduto in modo improvviso non le aveva dato tempo di pensarci, di riflettere su cosa stava facendo, e con chi.
Ma adesso, l’essere arrivati insieme, in quel silenzio carico di elettricità e di promesse mute, la metteva a disagio.
Scoprì all’improvviso di essere nervosa.
La porta che si chiudeva alle sue spalle le fece fare un sussulto improvviso.
Si sentì la gola secca.
Non le era rimasta una goccia di saliva.
Fece un sorriso tirato nella direzione di Zach sperando che non vedesse la sua agitazione.
<< eccoci qua >> mormorò lui con un sorriso dolce mentre con la mano le accarezzava leggero la guancia. Un lento calore cominciò a pervaderla partendo dalla punta dei piedi fino ad arrivare alla gola ancora serrata. Ogni sua fibra anelava quel contatto.
Lo desiderava
Un intenso rossore le imporporò le guance.
<< andiamo su >> continuò lui guidandola verso la camera mentre il cuore di Costance le rimbombava nelle orecchie come un tamburo. Lo stomaco le si contrasse quando Zach la fece entrare chiudendo piano la porta dietro di lei.
Quella era la camera in cui l’avevano fatto per la prima volta.
Ossignore Iddio, avrebbe dovuto spogliarsi davanti a lui.
E se avesse scoperto che non gli piaceva?
Zach posò il borsone a terra voltandosi verso di lei rimasta ferma, si schiarì la voce << questa volta sono sobrio >> scherzò lui prendendole una mano ed attirandola a se << l’altra volta lo ero un po’ meno, ricordi? >>
Se ricordava? Ricordava ogni attimo, ogni meraviglioso, inebriante, stupendo  momento di quella notte. Annuì lentamente incapace di parlare.
Zach la percorse con uno sguardo passionale e possessivo che le lasciò sulla pelle una scia infuocata.
Costance lanciò un’occhiata al letto e si sentì percorrere da un palpito eccitante mentre il terrore si stava facendo strada nella sua mente. Questa volta lo sapeva, sarebbe stato diverso, erano consapevoli della passione che li univa
E se non fosse stata all’altezza?
E se lo avesse deluso?
Si guardò intorno impacciata << bella questa stanza >> mormorò nervosa
Zach continuava a fissarla << si. lo penso anch’io >>
Si sentiva le guance in fiamme, frugò nella mente alla ricerca di qualcosa da dire << oh, quella è una chaise longue di Le Corbousier ? >> gli chiese avvicinandosi a quella cercando di mettere una certa distanza tra lei e il motivo della sua agitazione
<< già >>
<< e..e.. il quadro..sopra il letto..è molto bello.. >> respirò profondamente
<< lo ha dipinto mio fratello >>
<< è bravo >>
<< direi di si, ma non mi intendo di pittura >> continuò lui fissandola con i suoi occhi di un nero liquido. Lei tornò a guardarsi intorno << bello il tappeto è...
Lui attraversò il suddetto tappeto con movimenti fluidi e determinati << il tappeto l’ho comprato da Harrod’s, la lampada al soffitto è di Starks e il letto invece l’ho comprato all’Ikea, c’è qualcos’altro che vuoi sapere? >> mormorò sorridendo, lei scosse la testa e lo guardò con gli occhi sgranati.
<< che succede? >>
<< io...io.. >>
<< hai paura? >>
<< no >> soffiò lei
<< allora perché sei così tesa? >>
<< perchè è la prima volta che...
<< la prima volta? >> le fece eco con voce stupita lui inarcando un sopracciglio
<< si. E’ la prima volta che siamo insieme consapevoli di quello che stiamo per fare, le altre volte è accaduto tutto all’improvviso e non ho avuto tempo di pensare a niente, nemmeno a cosa stavi pensando te o a cosa potevi pensare, ma adesso invece penso che..
Zach ritenne che la cosa stava andando troppo oltre << Costance. >> disse con tono fermo
<< sii-iiiii ???? >>
<< Taci e non pensare. >> la prese per le spalle e le tappò la bocca, e non con la mano, mentre con una mano saliva sulla nuca e si infilava tra i capelli. Poi, dolcemente, interruppe il bacio e le accarezzò la fronte con le dita poi la baciò di nuovo.
Costance non fu più in grado di deglutire né di respirare. Rispose al bacio con il trasporto che derivava dalla passione che sentiva bruciarle dentro.
Le prese il viso tra le mani continuando a baciarla.
Oh mio dio, se lei era in fiamme lui era diventato un rogo.
La desiderava fin nel profondo del suo essere.
Disperatamente.
La strinse a se e tutte le sue paure svanirono.
Si abbandonò a lui ed alle sensazioni meravigliose che lui riusciva a scatenarle.
Alla luce fievole dell’abat jour Costance lo attrasse a sé sfregando il seno contro il suo petto. Lui si lasciò circondare da quell’abbraccio, annegando nella sua dolcezza. Le baciò le tempie, le assaggiò le labbra, le mordicchiò le guance ed il collo.
Tornò a baciarla in modo profondo e passionale, sentì le sue mani che premevano sulle sue natiche per avvicinarlo a sé e perse completamente  il controllo. Lei lo portò sull’orlo della follia, farfugliando il suo nome.

Crollarono ansimanti, lui puntellandosi sui gomiti per non pesarle troppo, lei con occhi socchiusi, guance arrossate e labbra dischiuse.
Rotolò su di un fianco trascinandosela sopra in un groviglio di lenzuola.
Mai prima di allora aveva provato una passione così forte.
Mai aveva desiderato una donna con tale potenza.
Mai in tutta la sua vita si era sentito così possessivo nei confronti di una donna.
Lei gli circondò la sommità della testa con le mani ed affondò il viso nell’incavo del suo collo, respirandogli sulla pelle. A poco a poco i cuori rallentarono i battiti e Costance fu pienamente consapevole dei loro corpi avvinghiati.
Chissà se per lui era stato meraviglioso come lo era stato per lei?
Alzò la testa e lo guardò.
Guardò le lunghe ciglia abbassate, il naso forte, la bocca morbida. Guardò la cicatrice e la percorse tutta distribuendo piccoli baci per tutta la sua lunghezza.
Lui sorrise tenendo ancora gli occhi chiusi.
<< mi ci vorrà almeno un ora per riprendermi, ti avverto >> ridacchiò aprendo di scatto gli occhi, stringendola forte e morsicandogli il mento. Lei rimase a fissare quegli occhi in cui vi lesse una dolcezza infinita, sentì le lacrime bucargli gli occhi
<< piangi? >> mormorò lui mentre con il dito indice fermava delicatamente il percorso di una lacrima, lei annuì in modo impercettibile << è così bello essere qui con te >>
Lui la fece scivolare piano su di sé, e stringendola forte, affondò il viso tra le curve morbide del seno e rimase immobile cercando di fermare le lacrime che anche a lui stavano iniziando a voler uscire impudenti.
Si addormentarono in un groviglio di braccia e di gambe, e di tenerezza, e d’amore.
 

Costance aveva aperto lentamente gli occhi.
Si sentiva incredibilmente felice e  serena. 
Percepiva che il giorno era arrivato, dopo quella notte esplosiva, piena d’amore e ricca di bellissimi sogni.
Un singolo raggio di sole, preciso e accecante, attraversava la stanza, fendeva l’oscurità e colpiva la sua morbida palpebra. Aprì entrambi gli occhi e rimase a fissare per qualche istante il leggero pulviscolo che s’intravedeva in controluce all’interno di quel fascio luminoso che timidamente solcava l’oscurità. Piccoli granelli morbidi che volteggiavano, danzavano lentamente, portando il suo sguardo alla finestra, dal cui spiraglio si poteva intravedere la fonte di quella luce vibrante. Sentì il respiro caldo di lui sul suo collo, mentre una mano le cingeva la vita tenendola stretta al torace. C’era un che di erotico in quella posizione, schiena contro torace, le sue natiche posizionate sul suo membro, gambe che aderivano tra loro.
Un incastro perfetto.
Era pervasa da una dolce tranquillità,  da una energia positiva che sembrava invitarla ad abbracciare quella nuova giornata di sole. 
 Un paio di labbra la baciarono sotto l’orecchio, poi continuarono il loro percorso fino alla spalla. Prima sognava il sapore dei veri baci, la passione, le carezze che trasmettono la vera dolcezza.  Adesso non le sognava più. Le stava vivendo attimo per attimo. Si alzò di scatto scostando le coperte scoprendo anche lui   << dove vai? >> le bloccò il polso
<< devo andare in bagno >> mormorò lei mentre lui la lasciava andare
<< non penserai di liberarti facilmente di me >> gli disse sorridendo
<< non ci penso minimamente >> sorrise anche lui
Prima di tornare in camera si guardò allo specchio. 
Vide un volto radioso.
 Due occhi brillanti  ed un sorriso che stava per diventare perennemente stampato sulla sua faccia.
 E tutto quello che vide le piacque parecchio. 
Tornò in camera.
Zach era ancora scoperto e completamente nudo.

Dio com’era bello.

Salì sul letto dal fondo poi, carponi, lo raggiunse posizionandoglisi in mezzo alle gambe. Sdraiandosi sopra di lui, appoggiò le mani sul suo petto, all’altezza dello sterno e vi appoggiò il mento guardandolo da sotto in su.
<< cosa guardi ? >>
<< te. Adesso posso farlo apertamente >>
<< lo facevi anche prima? >>
<< certo. Ma solo quando non mi guardavi >> lo fissò con quegli occhi argentati che facevano sempre fare una capriola a quel suo cuore traditore. Allargò di più le gambe intrecciandole sopra le sue. E rimasero a fissarsi in silenzio
<< non mi guardare così >> la rimproverò
<< così come ? >>
<< con quegli occhi maliziosi >>
Lei arrossì << non ti sto guardando con occhi maliziosi >>
<< ah no? >>
<< no >>
<< e che occhi sono? >>
<< sono occhi di una che guarda >> fece una piccola pausa 
<< e che si domanda se tu ti sia ripreso >> 
<< piccola impertinente cosa vorresti insinuare? >>
<< niente….però sai…voi vecchietti….

lui non rise come lei si sarebbe aspettata, ma  irrigidì la mascella in un movimento del tutto involontario
 
 
 
"" Due sere prima erano andati fuori con Marissa e Jared, avevano scelto un Pub frequentato da molti studenti.
Erano arrivati tutti e quattro insieme.                                                                                              
L’ingresso era ostruito da una accozzaglia di cappotti e giacconi colorati mentre dall’interno, ogni volta che si apriva la porta,  perveniva il chiacchiericcio degli avventori, il rumore dei bicchieri sbattuti sui tavoli, le risate.
Quell’accozzaglia umida si aprì all’improvviso, come le acque con Mosè,  e si ritrovarono a passare in mezzo a quei giovani che stazionavano fuori del Pub.                                                                
Marissa e Costance avanti                                                                                                                      
e lui e Jared più indietro.
Non gli erano sfuggiti alcuni commenti
<< Guarda che bocconcini queste due >>
<< Lasciale perdere stanno con i due più indietro >>
<< Come fai a saperlo? >>
<< Perché la mora la conosco e so che sta con il biondo, è venuto a prenderla diverse volte al dipartimento. Quindi, sarei portato a dedurre che siano con un’altra coppia e che quindi la bionda stia con quell’altro >>.
<< Dio che spreco però! Una cosina così che sta con quello sfregiato e anche più vecchio. Ma che ci ha trovato in quello? Perché non si guarda intorno tra i ragazzi della sua età? Non è giusto il mondo. Chi non si merita, ha,  e chi si merita, non ha >>

Non sapeva se il commento era stato fatto anche a beneficio delle sue orecchie, o se era stato un caso. Comunque sia lui che Jared avevano fatto finta di non aver sentito.
Jared aveva estratto il cellulare dalla tasca come se avesse sentito la vibrazione che annunciava l’arrivo di un messaggio ed aveva perfino finto di smanettare assorto sulla tastiera cercando di evitare il suo sguardo
<<  bastardi >> aveva sibilato tra i denti, poi gli aveva dato  una pacca sulla spalla in segno di conforto
<< no, forse hanno rag… >> aveva iniziato lui 
<< non. Ti . azzardare. A . dire. Niente. >> lo aveva zittito con un tono secco << come dice quel poeta che ti piace molto?.. non ti curar di lor ma guarda e passa… e goditi la tua felicità bionda  >>

Lo aveva guardato, grato di quel sostegno.
Ma quel commento gli si era impresso nella mente come se lo avessero marchiato a fuoco.
Per un attimo la consapevolezza di essere quello giusto per lei aveva vacillato. Erano riusciti a farlo sentire inadeguato. Forse davvero lei si meritava di più ""
 

<< sento gli ingranaggi della tua mente muoversi a ritmo sostenuto. Vuoi dirmi a cosa stai pensando, e cosa ho detto per farti rabbuiare in questo modo? >> la sua voce lo riscosse da quei pensieri. Guardò quel visetto che adesso lo osservava seria, gli occhi pieni di apprensione.
Le sorrise << stavo pensando che effettivamente sono un vecchietto e tu sei ancora così giovane ed inesperta >> la prese sotto le braccia e, facendosela scivolare addosso,  la tirò su viso a viso
<< vorrà dire che mi dovrai insegnare tantissime cose  >> replicò maliziosa
<< potrei impiegarci molto tempo >>
Lei avvicinò la bocca alla sua e gli sussurrò sulle labbra << io sono libera per i prossimi ottant’anni. Pensi di farcela ? >>
<< si. Credo di  >> 
<< adesso se mi permetti vorrei fare una cosa a cui tengo molto >>
<< cosa? >> 
<< vorrei dedicarmi completamente a te, come tu hai fatto con me >> gli prese il volto tra le mani e lo guardò negli occhi sussurrandogli << vorrei adorarti. Posso ? >> 
un languore lo colse improvviso. Sentì come se lo stomaco gli si sciogliesse raggiungendo come colata incandescente le parti più basse che si rianimarono all’improvviso.
Costance iniziò a baciargli gli angoli della bocca, il collo, iniziando poi a scendere più in basso.
Lo sentì sospirare quando gli mordicchiò i capezzoli, poi scese più in basso raggiungendo l’addome. Evitò volutamente la sua parte più sensibile deviando con la bocca di lato.
Il leggero spostamento d’aria le fece capire che il suo membro si era arcuato di più verso l’alto ed iniziava a palpitare. Scese ancora di più carezzandogli i pesi gemelli continuando a baciargli l’interno della coscia.  

Un gemito roco, che neanche lui riconobbe, gli uscì dalla gola.

Passò poi a mordicchiargli l’altra gamba e quando risalendo posò un bacio sulla punta arroventata lo sentì emettere un ringhio sordo. In un attimo si ritrovò trasportata in alto, le mani di lui tra i capelli e la bocca che le divorava il viso. Sorrise sotto quella pioggia di baci. Non si era mai sentita più felice.

Il week end era passato in un attimo.
Avevano fatto l’amore.
Erano usciti a pranzo.
Avevano fatto la spesa.
Erano tornati a casa.
Avevano fatto di nuovo l’amore.
Avevano preparato la cena.
Avevano mangiato a lume di candela, avevano ballato, avevano giocato a scacchi sul letto, ogni pedone perso era un bacio di consolazione e la notte si erano amati di nuovo, godendosi quell’ultima notte insieme attimo per attimo. 
Si amarono anima e corpo.
Si fusero diventando un’ entità unica
<< ti amo >> le disse lui dopo essere crollato, urlando il suo nome. Non glie l’aveva ancora detto. Lei sorrise 
 << il tuo sorriso è splendente  come il sole. Sei riuscita a perforare la mia armatura e riscaldare il mio cuore di ghiaccio sai?!  >> le affondò il volto tra i capelli << Dio come ti amo. A volte… ho paura.. >> non riuscì a finire la frase stringendosela forte a sé
Lei capì cosa intendeva, capì le sue paure e lo sentì fragile nella sua paura stessa, mentre lei si sentì forte di quell’amore che li univa << Non esiste niente, niente, che mi possa allontanare da te. Niente che mi possa allontanare dai tuoi occhi >> glie li baciò entrambi << dalle tue labbra >> lo carezzò lieve con la bocca << dal tuo amore che è anche il mio. Come devo fare per convincerti che ti amo oltre la vita ? 
 << potresti ripetermelo una volta al giorno >>
finse di valutare il suggerimento << beh, non è una richiesta eccessiva. Si può fare >>
<< e due volte al giorno ? >> propose di nuovo 
<< diciamo che se mi impegno, magari metto dei post-it appesi qua e là in casa, in posti strategici….credo di riuscirci >>
le dette un pizzicotto sul sedere << strega >> rise lui contento che avesse sdrammatizzato quel momento di confessione di quella sua paura
<< vado giù a preparare la colazione hai fame? >>
<< si. Ho una fame da lupi >> confessò lei 
<< abbiamo bruciato molte calorie in questi giorni >> asserì malizioso lui scendendo dal letto ed infilandosi i boxer
 

Indossando la sua camicia Costance scese in cucina e si fermò sulla soglia, all’improvviso imbarazzata.
Darius era seduto al tavolo e gli stava raccontando qualcosa.
Oddio, magari avrebbe dovuto aspettare a scendere, magari era un discorso tra uomini e lei era inopportuna.
Adesso magari avrebbe fatto il guappo, trattandola con sufficienza, senza far trasparire alcun sentimento,  ma Zach, appena la vide,  le fece segno con la mano di raggiungerlo poi l’ avvolse in un abbraccio dolcissimo facendo aderire la schiena a sé. Rimase così appoggiato con il mento sulla sua spalla mentre Darius riprendeva il discorso interrotto al suo ingresso.
Una pace l’avvolse improvvisa.
Non aveva paura a manifestare i suoi sentimenti davanti all’amico.
Tirò un sospiro di sollievo.
<< siediti qui, cucino io >> la spinse per le spalle verso una sedia poi, rendendosi conto che indossava solo un paio di boxer, si legò davanti un canovaccio ed iniziò a prelevare dal frigorifero i vari ingredienti.
<< oh. Oh. Cosa vedono i miei occhi >> la voce di Jared li fece voltare tutti quanti verso la porta.
<< ma che bella colf che abbiamo assunto. Un bocconcino niente male >>
<< Jare-ed >> sibilò Zach
<< dovrà stare in guardia. Con i mandrilloni che girano in questa casa, la sua virtù sarà minacciata cost… >> Zach veloce aveva preso l’asciugamano ancora umido, per l’aver lavato ed asciugato il piano d’appoggio, e glie l’aveva tirato centrandolo in pieno volto <<..tantemente >> la voce arrivò loro fioca. si tolse l'asciugamano dal viso e si gettò verso di lui ma Zach fulmineo prese Costance e se la posizionò davanti
<< vigliacco. Usi le persone come scudi umani >> ridacchiò, poi si sedette al tavolo ed alzò il braccio facendo schioccare le dita << garcon, la colazione s’il vous plait >>
<< ma non eravamo d’accordo che per questo week end non avrebbe dovuto esserci nessuno qui ? com’è che invece c’è più gente qui che in Hyde Park ? >> li guardò torvo in volto mentre Costance arrossiva leggermente, imbarazzandosi ancora di più al pensiero di quanta programmazione aveva dovuto esserci in quel loro week.end
<< è vero >> rispose serafico Darius << ma la verità è che eravamo curiosi di vedervi insieme >>
per un attimo Costance lottò per non fissarlo a bocca aperta, poi il rossore le si insinuò su per il collo arrivando a distribuirsi fino a tutto il viso.
Jared la guardò, ed un’espressione mortificata apparve sul suo volto incupendo quei due laghi azzurri che aveva al posto degli occhi << ops. Ti abbiamo messo in imbarazzo >> lei avvampò ancora di più non sapendo se infilarsi in testa un sacchetto di carta o correre fuori dalla stanza.
Zach le venne in aiuto abbracciandola.
Le mise una mano dietro la testa e l’attirò al suo torace.
Visto che era ancora seduta si ritrovò a nascondere la testa tra il suo braccio ed il suo fianco mentre lui avvicinava la bocca all’ orecchio e le sussurrava con voce che volutamente voleva fosse udibile agli altri due << non farci caso. Sono due pettegole che non riescono mai a farsi gli affari loro ma che spariranno entro un secondo >>
<< dai Costance! Ma davvero, non ti sentirai in imbarazzo! >> l’apostrofò stupito Darius << per me è come se tu fossi ormai mia sorella, non devi sentirti in imbarazzo con noi. Mai . in ogni caso… >>
<< in ogni caso >> si intromise Jared << potremmo andarcene dopo colazione ? >> chiese speranzoso. Costance iniziò a ridere ancora nascosta dal braccio di Zach. Lo sentì rilassarsi mentre le accarezzava la testa. Rimanendo abbracciata a lui girò la testa verso di loro, sfiorandoli il torace con le labbra, sentì la muscolatura contrarsi leggermente e sorrise tra sè
<< d’ accordo. Ma appena mangiato smammate chiaro ? >> disse Zach
<< cristallino >> risposero in coro gli altri due sfregandosi le mani << allora che ci prepari ? >>



arrivo, arrivo.. ho avuto problemi ad un occhio per cui il pc era off limits....
non finirò mai di ringraziarvi per aver messo questa storia tra le preferite, seguite, da ricordare.
un grazie a chi ha lasciato una recensione, un parere... spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento...
colgo l'occasione per Augurarvi

Buon Anno!
 

tantissimi baci a tutte dalla vostra Costanza 
<3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

 

 
 

 


 

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 36 - THE RedDoor ***


CAPITOLO 36
 

 
 
Era il terzo giovedì consecutivo che si recava lì solo per vederla, trascinandosi dietro un esasperato Patrick .
L’ingresso del RedDoor era affollato.
Law aspettava, come chiunque altro lì presente, che il gruppo di persone che lo precedeva riuscisse ad entrare, l’ impazienza e l’ eccitazione celati dietro un’espressione di calma assoluta.
Una volta entrato, i colori e i suoni di quella parte di mondo lo assalirono con prepotenza.
Si sedette con finta noncuranza in quello che era diventato ormai il suo angolo di osservazione, in attesa spasmodica di vederla

<< tu sei fuori di testa >> gli ripetè per l’ennesima volta Patrick.
<< si. È proprio così. Cazzo! È inutile che tu mi guardi con quell’aria di compatimento >> esplose Law guardandolo stizzito << e ti avverto che stasera riuscirò a conoscere l’enigmatica Lady Godiva >> garantì con tono enfatico senza perdere neanche una mossa dell’ipnotico danzare di lei << ed inoltre riuscirò a scoprirne l’identità >> fece segno ad Hugh di avvicinarsi
<< sei troppo presuntuoso amico >> ribatté Patrick
<< presuntuoso? > gli fece eco lui
<< certo. Parti dal presupposto che lei acconsenta a vederti, cosa che non è mai accaduta in tutto questo tempo. Sai benissimo che non ha concesso a nessuno neanche il piacere di sentire la sua voce. Che rispedisce al mittente i regali costosi. Forse è meglio se lasci perdere, a meno che tu non voglia subire una bruciante sconfitta ed ammaccare il tuo ego scintillante >> lo redarguì Patrick con un sorrisetto quasi trionfante, si pregustava già quella sconfitta, mentre Hugh si avvicinava ossequioso
<< Hugh voglio incontrare Lady Godiva. Pensi di poterglielo chiedere ? >> diretto. Conciso. Era questo il tono giusto da utilizzare . L’altro lo fissò con un accenno di imbarazzo 
 << non intendo costringere nessuno a fare qualcosa che non vuole. Ma almeno potresti chiederle di darmi una chance ? >> Law stesso si stupiva di quella sua fissazione.
Eppure di donne ne aveva avute molte, ma nessuna era capace di avvincerlo in quel modo, come era possibile che una perfetta sconosciuta gli suscitasse un simile effetto chimico e fisico?
Il fatto di non sapere che volto si celasse dietro quel velo lo faceva impazzire.
<< vedrò quello che posso fare >> mormorò quello con un accenno di inchino militaresco dileguandosi poi dietro il palco mentre anche lei si inchinava, raccoglieva una rosa e dopo essersela portata al cuore ed averla baciata, la lanciava verso il pubblico suscitando un frenetico innalzamento di mani nell’intento di afferrare quell’oggetto prezioso.
Poi il sipario rosso si chiuse dietro di lei.
Aveva visto Law ogni giovedì sera.
Aveva visto il suo sguardo irretito, attirato dal fascino della donna misteriosa che celava l’avverarsi di chissà quali sogni.
Sapeva che prima o poi, come tutti gli altri, anche lui le avrebbe chiesto un incontro.
O meglio… sperava
Anche se accidenti a lui ci stava mettendo un po’ troppo tempo. Ma quanto doveva andare avanti  questa Lady Godiva prima che lui si decidesse?
Stava già pensando di dover affrontare la verità scioccante che non era interessato a lei sotto qualsiasi forma gli si presentasse, neanche tutta nuda su un letto di foglie di insalata ed una mela in bocca.
In ogni caso, qualora si fosse presentata quell’evenienza, se le avesse chiesto un incontro, lei, contrariamente a tutte le altre volte, avrebbe accettato.
 Hugh le si avvicinò cauto, ma lei aveva già intuito il motivo del suo avvicinamento 

La guardò a bocca aperta quando lei ripose di si alla sua richiesta.
Ma l’incontro si sarebbe svolto alle sue condizioni.
Prendere o lasciare.
 
Law quasi cadde dalla sedia quando Hugh gli sussurrò nell’orecchio di seguirlo perché Lady Godiva aveva accettato di incontrarlo.
Gli si mozzò il respiro mentre si alzava dal tavolo con le gambe che gli tremavano. Seguito dallo sguardo invidioso di Patrick, l’unico, in tutta la sala a sapere
 
Seguì Hugh in silenzio tra il via vai caotico degli addetti alle scene e delle ballerine. Intravide le porte dei camerini, chissà in quale l’avrebbe incontrata? Hugh tirò dritto iniziando a salire le scale. Cazzo al piano di sopra c’erano le camere da letto. Possibile che…?
Gli occhi di Hugh lo guardarono inespressivi mentre controllava chi vi fosse nei paraggi poi gli indicò una porta e disse solo una parola << lì >>
Sarah si accorse che era entrato dalla leggera corrente d’aria che l’aprirsi della porta aveva provocato e dal suo profumo leggermente legnoso, ma anche fresco e frizzante:  Armani.
Aveva sviluppato una dipendenza da quel profumo tanto che ormai riusciva a riconoscerlo anche a distanze chilometriche. .
Scorse la sagoma di lui che si stagliava nel riquadro luminoso della porta
<< ti ho trovata finalmente >> mormorò lui chiudendo la porta mentre la stanza rimaneva al buio rischiarata solamente da una piccola lampada alla parete. Tutto era sfuocato e indistinguibile.
Lei rimase a fissarlo il silenzio poi gli si avvicinò mentre lui si lasciò sfuggire un sospiro.
 
Sarah si umettò le labbra.
Adesso che ce l’aveva davanti non sapeva che fare.
Le formicolavano le dita per la voglia pazza di toccarlo.
Era una donna innamorata che lo desiderava in modo spasmodico.
Ma come faceva a non farsi scoprire? Non sprecò neanche mezzo secondo a riflettere.
 Gli prese il braccio facendolo avvicinare al letto poi lo spinse giù mettendolo a sedere.
Lui fece l’accenno di toccarla ma lei scosse la testa, rimanendo in silenzio.
<< non vuoi che ti tocchi ? >>
Lei fece segno di no con la testa
<< non vuoi parlarmi ? >>
Tentennò di nuovo la testa , poi si sfilò dalla tasca una benda e glie l’avvicinò al viso
<< non vuoi che ti veda? >>
Di nuovo no mentre delicata gli appoggiava il dito sulla bocca.
Lui aprì leggermente le labbra e lei gli premette il dito sul labbro inferiore spingendolo leggermente verso il basso e toccandogli l’interno caldo e umido.
Lui con gesto repentino glie lo intrappolò tra le labbra succhiandoglielo piano mentre cercava di mettere a fuoco almeno gli occhi, ma in quella luce veramente tenue non riusciva neanche ad intravederne il colore. Tutto gli sembrava scuro e opaco.
 
A Sarah sembrò che il cuore volesse uscirgli dalla gabbia toracica come una belva  presa in trappola.
Sarah. Attenta. Riprendi il controllo altrimenti vanifichi tutti gli sforzi che hai fatto fino ad adesso
L’aria si fece calda e carica di una tensione inaspettata. In lontananza sentivano il leggero brusio della gente in sala, la musica era ovattata. Lì regnava un silenzio teso che li paralizzava in quell’intesa fisica che si era creata tra loro.
 
Sfilò il dito dalla bocca mentre lui gli dava un piccolo colpo di lingua, e gli legò la benda sugli occhi.
Era libera adesso.
Adesso poteva togliersi il velo che le intrappolava il volto.
 
Law sentì che lei si allontanava poi qualcosa di morbido gli sfiorò il viso solleticandogli il naso e la bocca.
Sorrise << ti sei tolta il velo vero ? >> poi emise un sospiro di frustrazione ed alzò la mano fermandosi vicino al viso << posso almeno toccarti il volto per immaginarti ? >> chiese esitante con un tono così carico di speranza che lei si sentì tramortita da quel desiderio.
Rimase interdetta per qualche secondo mentre valutava i pro e i contro
Beh. Era impossibile che riuscisse a riconoscerla.
Gli allargò le gambe poi afferrò un piccolo sgabello,  glie lo posizionò in mezzo e gli si sedette di fronte.
Afferrò entrambe le mani di Law se le portò al viso.
Law aveva il cuore completamente fuori controllo.
E non stava facendo assolutamente niente, tranne che rendere percepibili fino al parossismo, tutte le sensazioni .
Con gli occhi bendati si risvegliavano potenti gli altri quattro sensi.
 
Avvicinò leggermente il volto nell’incavo del collo di lei ed aspirò il profumo che emanava, era  una fragranza  di fiori ma  anche frutta. Non riuscì a riconoscere alcuna fragranza in particolare tranne che un leggero aroma vanigliato.
<< hai un profumo stupendo. Che ti inebria i sensi e ottenebra la mente >>
Lei rise sommessamente, un suono dolce, sexy , si capiva che quel suono era naturale, non era studiato. Conosceva donne che avrebbero fatto qualunque cosa per poter avere quella risata
<< qual è il nome di questa fragranza? >> mormorò con voce roca
<< Guilty >> soffiò lei con  voce bassissima e calda, con un chiaro accenno dello slang Cockney, che sembrava però forzato, che gli rimescolò il sangue nelle vene facendolo avvampare.
 
Con le mani le percorse il viso, la fronte alta. Cercò la frangetta ma non la trovò, trovò invece l’attaccatura dei capelli ed i capelli completamenti tirati all’indietro e ben adesi alla testa. Ritrasse la mano meravigliato << una parrucca? >> sentì solo un mormorio di risposta poi riprese a percorrerle il viso, il naso era piccolo, la mascella delicata, le labbra piene ed umide, dio quella bocca carnosa, doveva essere tremendamente seducente. Gli toccò lievemente le palpebre abbassate << dimmi solo una cosa >> soffiò piano << di che colore sono ? >>
<< azzurri >> gli rispose a tono mentre lui sorrideva
<< a volte a seconda della luce anche i miei diventano azzurri >>
<< lo so >>
Cazzo.
Perché non tieni la lingua a freno Sarah?
<< lo sai? >> le sopracciglia appena aggrottate in una espressione di dubbio, ma senza la minima ombra di sospetto o di malizia.
<< ti ho visto, al tavolo >> la voce era un sussurro e in quel sussurro c’era l'eco di mille parole non dette. Lui si sentì pervadere da una sensazione di infinita gioia e nello stesso tempo di trionfo. L’aveva notato
Non era passato dunque, inosservato
Quindi da parte sua poteva esserci anche un leggero interessamento.
Fece scendere le mani portandole sulle braccia poi fece scorrere le dita su e giù per l'avambraccio interno, accarezzandole poi, leggermente i polsi.
La sua pelle fu percorsa una  miriade di piccoli brividi che le provocarono un’esplosione calda al basso ventre.
Sentì la testa girarle sotto quel tocco estremamente erotico. Emise un piccolo gemito.
Andiamo Sarah come puoi pensare estremamente erotico un semplice tocco all’interno dell’avambraccio?
Doveva riprendere subito il controllo, o si sarebbe messa male. Lui era troppo esperto per lei, l’avrebbe potuta sopraffare in qualsiasi momento, anche da bendato.
Le dita di Sarah si mossero leggere, gli sfiorarono le labbra che, con un moto involontario si schiusero, poi gli zigomi, e la fronte. Affondò entrambe le mani tra i capelli facendoli scorrere tra le dita, poi gli massaggiò delicatamente la nuca. Law rimase immobile ad occhi chiusi << avrei tanta voglia di vederti >> la voce gli uscì leggermente pastosa come se provenisse da lontano, da un luogo paradisiaco
Anche io ne avrei voglia.
Di farmi vedere
 
Sarah aveva tutta l’intenzione di esplorare quel corpo.
Da cima a fondo
Quasi un massaggio tantrico.
Avrebbe usato le mani per guardare……insieme ai suoi occhi che, al contrario di Law,  erano completamente aperti.
Le dita di Sarah si mossero tremanti mentre slacciavano i piccoli bottoni della camicia.
Sentì il suo corpo irrigidirsi, per una reazione così naturale e insieme, così terribilmente primitiva, e fu come se secoli di civiltà fossero stati spazzati via con un solo tocco
Quando posò i palmi sul suo petto nudo, iniziando una lenta, impacciata, sensuale esplorazione Law emise un lamento. Quel tocco era la cosa più erotica che avesse mai provato. E dalle parti basse qualcuno si trovò completamente d’accordo con lui.
Dio com’era possibile che quel semplice tocco lo mandasse su di giri in quel modo? Se non si fosse dato una calmata avrebbe bruciato tutte le tappe come il primo pivello alla sua prima scopata.
Le mani di Sarah raggiunsero il suo ventre mentre lei gli si inginocchiava davanti per esplorare minuziosamente ogni centimetro di pelle. Sentì i suo alito caldo sul petto ed una piccola scia di baci casti, quasi verginali, sfiorargli lo sterno. Una goccia di sudore si fermò sul bordo della benda e fu inglobato dal tessuto.
Cristo i pantaloni dovevano sembrare una tenda da campeggio
Doveva pensare a qualcos’altro per non permettere a quelle sensazioni, enfatizzate dalla impossibilità della vista, di far finire tutto nel tempo di uno starnuto.
Pensò a Patrick, che aveva lasciato da solo al tavolo.
Si. Magari si sarebbe anche incazzato al suo ritorno
<< sei di Londra ? >> biascicò piano tentando di distrarsi
sentì il sorriso di lei sulla pelle, risalirgli fino alla bocca << no >>soffiò piano baciandolo. Non voleva le facesse altre domande. Non voleva dirgli bugie.
Si staccò leggermente << lavori qui per mantenerti agli studi? >> spinse in avanti la bocca cercandola di nuovo e trovandola subito. Il bacio appassionato in cui furono impegnati gli fecero dimenticare per un momento la domanda che le aveva fatto. Doveva cercare di sapere qualcosa di lei.
<< faccio questo lavoro perché ho uno scopo >> continuò sempre enfatizzando lo slang Cockney, ci mancava che in un momento di cedimento le uscisse lo scozzese.
<< e quindi  studi anche >>
<< e tu sei troppo curioso >> Sarah fece scivolare via la camicia di Law dalle spalle, l’accompagnò lungo le braccia fino ai polsi, toccando, lungo tutto questo percorso, con le mani e con le labbra ogni più piccolo frammento di pelle. Gli sfilò completamente la camicia e rimase incantata a fissare quel corpo maschio, virile, che in quel momento stava ansimando per lei.
Perché lui ormai ansimava, sembrava quasi singhiozzasse.
Gli aprì piano la cintura dei pantaloni, slanciò ogni singolo bottone sfiorandolo, accarezzandolo, con una lentezza tale da portarlo sull’orlo dell’agonia.
Poi, con una naturalezza che la stupì fece quello che desiderava fare già da un po’. 
Lo toccò. 
 Lì. 
Lui si puntellò con le mani sul letto andando leggermente indietro mentre un lamento disperato gli usciva dalla bocca. 
Percorse con le dita il ventre piatto, i suoi muscoli contratti, forti, dalla pelle calda e liscia, passando poi ad accarezzargli leggera la zona attorno all’ombelico, fin giù, arrivando a coprirlo con il palmo della mano.  Presa, anche lei, da una frenesia che avrebbe potuta portarla a donarsi a lui in modo completo e senza mascheramenti, premette le labbra contro i muscoli perfetti dell’ addome.                                                                     
La voleva in un modo in cui non aveva mai voluto nessun altra donna prima di allora.
Ogni bacio, lento e sensuale, ogni leggero tocco, gli facevano desiderare ardentemente di averne ancora.
<< e’ bellissimo >> la sua voce era arrochita dal desiderio. Lei poteva sentire i muscoli di lui che si contraevano sotto le sue dita, mentre si faceva strada, dentro di lei, una passione impetuosa che le accendeva i sensi. Mosse la mano veloce.
Dio santo era l’esperienza più sensuale, erotica e travolgente che gli era mai capitata.
Ogni movimento lo portava sempre più al limite, finchè lei non lo baciò. Una bocca calda, bollente. La sua lingua giocò, esperta, con quella di lei e fu in quel momento che lui raggiunse il paradiso, mentre in lontananza, una campana scoccava un unico, solitario rintocco, che riportò bruscamente Sarah alla realtà.
Porca puttana era l’una di notte.

Law si sdraiò sul letto ansante con una grossa difficoltà a capire dove fosse.
Con chi e cosa fosse accaduto invece erano perfettamente impressi nella sua mente.
Sarah si alzò con gambe tremanti, la testa come se fosse riempita di ovatta e con un senso di incompletezza che le faceva agognare a qualcosa di più, a qualcosa di diverso, a qualcosa anche per lei. Era la prima volta in tutti i sensi che vedeva un uomo abbastanza nudo così da vicino, che lo toccava in quel modo e che assisteva al suo orgasmo. Adesso veniva la parte più difficile, perché lei avrebbe voluto togliergli la benda, sdraiarsi accanto a lui ed abbracciarlo ricominciando tutto da capo. Ma rapida gli diede un tenero bacio all’angolo della bocca poi svelta fuggì via.
<< aspetta >> le urlò lui con un tono così disperato che la gelò bloccandole la mano sulla maniglia. Si voltò e lo vide ancora bendato, con la mano aperta, tesa davanti a lui, verso il nulla.
Non seppe mai perché lo fece, ma furono i suoi piedi a trascinarla di nuovo indietro, al suo fianco.
<< dimmi quando possiamo incontrarci di nuovo. Ti prego >> implorò lui lei gli mise un dito sulla bocca a zittirlo << schhhh >>
<< dimmi quando, dove…
<< schh, schhhh, mi farò viva in qualche modo >> un ultima carezza, poi fuggì via.
Rimase sdraiato su quel letto per un tempo che gli parve infinito. Per la percezione che aveva in quel momento dello scorrere del tempo, poteva anche essere che il locale avesse già chiuso i battenti, che fosse già passata la mattina successiva e che fosse di nuovo notte.

Si sciolse la benda arrotolandosela tra le dita. Andò in bagno, si ricompose e poi, senza neanche tentare di dare un’occhiata alla stanza uscì come un automa cercando di ritrovare la strada per arrivare al tavolo. Riconobbe il percorso fatto con Hugh ma dopo un’esperienza di quella portata non aveva alcuna intenzione di tornare da Patrick. Si sentì vacillare al pensiero di lei e a quello che era accaduto. Si appoggiò alla parete con gli occhi chiusi, in un attimo rivisse tutti quei momenti indescrivibili, con semplici parole, ed un sorriso gioioso gli si dipinse sul viso. Inviò un breve sms a Patrick dove lo informava brevemente che sarebbe andato a casa e che se voleva unirsi a lui si sarebbero trovati all’uscita. Patrick, con suo sommo sollievo, decise di rimanere.
Bene.
Non se la sarebbe sentita di raccontare a nessuno quello che era accaduto in quella stanza. Quello era e sarebbe rimasto un momento solo suo. Intravide la speranza di altri momenti come quello.. e magari anche qualcosa di più visibile.
Si diresse verso casa fischiettando. La partita era ancora aperta.

Sarah bloccò i pensieri e i continui flash che la mente le stava inviando facendole rivivere quei momenti attimo per attimo.
Non poteva permettersi di lasciarsi andare a fantasie. Si cambiò l’abito in fretta e sfrecciò fuori dove nel frattempo era già arrivato il taxi.
Non voleva rischiare di incontrarlo indugiando nei ricordi.
Ricordi nei quali invece indugiò, vi si immerse, annegò, durante tutto il percorso fino a casa.
Entrò piano nel silenzio immacolato della notte senza fare troppo rumore indossò il pigiama e si infilò a letto evitando anche di andare in bagno per non fare rumore. Quella sera non voleva alcuna chiacchera . Voleva tornare di nuovo lì con lui e rivivere quei momenti.
Ma come?


*.*.*.*.*
 

<< A.I.A.P. >> annunciò Timothy con aria supplichevole. Era da quando era rientrato, dopo la rottura del malleolo, che aveva preso l’irritante abitudine di parlare per iniziali. Molto probabilmente l'immobilizzazione prima e la riabilitazione dopo, che le aveva detto essere stata molto dolorosa, doveva avergli creato uno scompenso cerebrale. Possibilissimo, visto che spesso ragionava con i piedi. Lo guardò senza tentare neanche per un attimo di mascherare la sua esasperazione
<< cioè ? >> gli chiese
<< accettasi inviti a pranzo >> dichiarò sorridendo soddisfatto per poi tornare affranto << ho già finito l’assegno di papà e non posso chiedere nient’altro fino alla data naturale del reintegro che avverrà dopo domani. In pratica non ho più neanche un penny. Potresti prestarmi qualcosa? Oppure potresti invitarmi a pranzo. Potrei mangiare con te >>
<< beh, non so >> mormorò Costance che non sapeva bene quanti soldi avesse nel portafoglio.
<< Ti prego. Ti prego >> Timmy le si inginocchiò davanti prendendole la mano e mettendosela al cuore con aria solenne. Lei rise << io avevo intenzione di mangiare solo un panino….
<< basta un panino anche a me. Me lo farò bastare >> continuò lui compunto continuando a rimanere in ginocchio con la mano di lei intrappolata nella sua cercando di farle capire, con una espressione supplichevole negli occhi, la drammaticità del momento
<< e va bene >> cedette Costance dandogli un buffetto sulla guancia
<< quanto è duro guadagnarsi un panino >> mormorò lui con un sospiro tenendole ancora la mano ed abbassando la testa quasi a volergliela baciare.
E fu così, che Zach li vide.
Timmy inginocchiato davanti a Costance con la mano tra le sue posata sul cuore.
Mentre lei si chinava in avanti per dargli un buffetto sulla guancia,  i lunghi capelli lisci e biondissimi le scivolarono su una spalla in una cascata morbida e sexy dalla quale era impossibile trattenersi dall’affondarvi le mani ed il naso.
Un moto di rabbia lo riempì.
Timothy era bello, simpatico.. giovane.. pensò.
Lo vide alzarsi in piedi, poi entrambi si voltarono a guardare una vetrina.
Sembravano andare molto d’accordo.
Timothy rideva di qualcosa che Costance stava dicendo, mentre lei gli dava scherzosamente delle gomitate nello stomaco e delle pacche sul braccio facendo la finta offesa.
Sembravano disgustosamente felici.
Una morsa gelida gli attanagliò lo stomaco.
Agì d’istinto.
Un istante dopo eccolo presentarsi deciso tra loro.
<< salve >> l’apostrofò in un sorriso tutto denti, senza fare neppure finta che  gli raggiungesse gli occhi.
<< vedo che sei rientrato Timothy >> disse Zach senza neanche guardarlo in faccia e senza aspettare il salve di risposta
<< oh, si. Appena ho potuto ho ripreso subito le lezioni. Adesso stavo tenendo appunto compagnia a Costance >> disse con fare disinvolto omettendo volutamente di stare elemosinando un pasto
<< non so come ringraziarti ma se non ti dispiace dovrei parlare di una cosa urgente con Lei >>
<< in mezzo alla strada? >> chiese stupito Timothy che vedeva diminuire le possibilità di scroccare un panino << magari potremmo mangiare qualcosa e poi voi discutete dopo >> proseguì rifiutandosi di ammettere di vedere spuntare due tenere alucce al suo pranzo per poi prendere il volo
<< Timothy >> la voce di Zach era acciaio foderato di velluto
<< siiii? >>
<< sparisci se non vuoi che faccia un a scenata qui in mezzo alla gente >>
<< andiamo Zach, possiamo mangiare un panino e poi andare a casa? >> si intromise Costance con tono paziente
Timmy guardò Costance con aria costernata ma decisa, se lei gli avesse detto di restare sarebbe restato. Poi si voltò verso di lui
<< dai, non faresti mai una cosa del genere >> si azzardò a dirgli
<< lo credi davvero ? >> Zach lo guardò alzando un sopracciglio in segno di sfida
Costance si rese conto che era veramente irritato, anche se non capiva perchè, fece un cenno del capo a Timothy e gli disse < vai al bar qui all’angolo, lo conosco. Vai a nome mio e digli che passo io dopo a saldare >>
<< sei un angelo, potrei darti un bacio >>
Zach ringhiò << sparisci Timothy e alla svelta >>
Timothy si allontanò velocemente
<< cosa significa tutto questo ? >> Costance allargò le braccia roteando gli occhi << sei stato estremamente sgarbato con Timmy. Per non dire che ti sei comportato proprio da..
<< schhh >> gli fece eco lui << non davanti alle persone >>
<< hai appena detto non più tardi di cinque minuti fa che avresti fatto una scenata pubblica se Timmy non se ne andava >>
Quel Timmy pronunciato da lei lo irritava in un modo che neanche lui riusciva a definire. Quel Timothy iniziava a stargli antipatico come un gatto ai coglioni.
Vi sono poche cose sulle quali possiamo dare un giudizio sincero, poiché ve ne sono poche nelle quali, in qualche modo, non abbiamo un interesse personale. [1]
<< ho detto che l’avrei fatto ma non che non mi importava di dare spettacolo. Andiamo >>
<< dove? >>
Già. Dove? Avrebbe voluto portarla a casa e trascinarla per le scale e rimanere tutto il pomeriggio a letto. Nom d’un nom si stava comportando come una perfetta testa di cazzo ottocentesca
<< a fare un giro >> la prese per un braccio e la portò a grandi passi alla macchina parcheggiata lì vicino mentre lei lo seguiva a fatica.
<< Sali dietro >>
<< M.R. >> rispose pronta Costance senza rendersi conto che aveva utilizzato lo stesso linguaggio che trovava tanto irritante in Timmy
Zach appoggiò gli avambracci sul tetto dell’auto e la guardò con sguardo interrogativo
<< mi rifiuto >> esplicitò lei con tono fermo << non vorrai farmi salire sul sedile posteriore di un’auto della polizia,  come se fossi una criminale >> lo guardò offesa
<< Costance, non puoi stare davanti. Già a farti salire sopra,  sto infrangendo un miliardo di regole del codice di comportamento, se ti faccio salire davanti poi…. come se stessimo andando a fare una gita fuori porta con un’auto di ser..
<< okay, okay. Tanto ormai su un cellulare della polizia ci sono già salita… uno più uno meno.. >> borbottò lei entrando e buttandosi a tuffo sul sedile posteriore. Lui salì dall’altra parte e mise in moto mentre lei si sporgeva dal sedile dietro e gli si avvicinava all’orecchio << metti anche la sirena? >>
<< Costance! >>
<< va bene, va bene. Era solo una domanda >>
Parcheggiò vicino alla centrale poi la portò in un piccolo bar lì vicino, fece un segno di saluto al proprietario << nessun disturbo >> ordinò secco dirigendosi sicuro sul retro dove c’era una saletta con tre tavoli, in quel momento vuoti, con intorno delle comode poltroncine colorate
<< siediti >> le disse
<< è un ordine o una richiesta? >> chiese lei leggermente stizzita. Lui si bloccò, poi parve riflettere su quanto aveva detto e le sorrise << per favore >> le sussurrò allungando la mano verso di lei che vi posò la sua mentre un sorriso le illuminava il viso.
La fece sedere,  lui tirò una poltroncina verso di sé e le si posizionò di fronte.
<< allora ? >> chiese Costance curiosa
<< ti sembra normale fare comunella con altri ragazzi? >>

Lei lo guardò a bocca aperta << fare comunella ? >> ripetè << con altri ragazzi ? ma Tim è un amico, lo conosco da anni >>
<< lo conoscerai anche da anni, ma quello vuole portarti a letto >>
<< in altre parole non posso fare amicizia con un uomo perché sicuramente il suo scopo è solo quello di portarmi a letto ? >>
<< certo per un uomo conta solo quello >> rispose lui con aria seccata
<< quindi anche per te è così. Conta solo questo >> esclamò lei delusa
Forse fu il vuoto nella voce di lei o forse la malinconia che le vide negli occhi che si sentì un emerito stronzo.
Inspirò a fondo e disse << scusa. Non volevo comportarmi come un bastardo. Sono proprio uno stronzo >>
Lei sbattè le palpebre << oh, bèh.. io … >>
<< lo so, non c’è da dire molto. Il fatto è che mi pare che Timothy sia cotto di te, l’hai conquistato, come quei ragazzi alla festa di Camille, me ne sono reso conto quando hanno iniziato a fare domande su di te >>
<< quando ? >> lo interruppe lei
<< quando ci siamo incontrati per caso una sera… >>
 << non mi ricordo neanche di loro >>
<< lo so, ma loro si ricordano perfettamente di te, anzi, aggiungerei che sanno benissimo chi sei >> rise con una risata caustica.
Costance alzò le sopracciglia , con sguardo stupito si protese verso di lui e lui fece altrettanto attirato da quegli occhi argentati
<< che c’è ? >> le chiese
<< sei geloso! >> esclamò Costance con l’incredulità dipinta in volto.
<< no >> berciò. Chiuse gli occhi. Sapeva che era vero, ma una piccola parte della sua anima, quella parte più arrogante e maschilista, si irritò per quel’accusa. Si inalberò subito << non metterti in testa strane idee >>
<< no, no >> disse lei a voce più alta << lo sei veramente >> le labbra si aprirono per la sorpresa mentre un sorriso gli alzava gli angoli della bocca.
<< cazzo Costance! >> sbottò lui << hai flirtato con tutti i ragazzi alla festa di Camille
<< che c’entra tirare in ballo la festa adesso ? >> tentò di arginare quel fiume di parole, ma invano
<<…  Dai le gomitate al caro Timmy, gli dai i buffetti sulla guancia  >> scimmiottò il gesto con la mano << ridi con lui, gli sussurri nell’orecchio…
<< sei geloso >> ripetè lei interrompendolo di nuovo. Sembrava incapace di dire altro.
<< Merde! Si! Non è questo che volevi? >> ammise lui furibondo. Furibondo con se stesso, con lei e con il mondo intero.
<< no >> rispose Costance << no … alla festa.. volevo..
<< cosa volevi a quella cazzo di festa he? Cosa? >> replicò lui
Si erano dimenticati entrambi che alla festa non stavano insieme
<< volevo semplicemente vedere se qualcuno mi voleva. Tu non mi volevi e….
<< oh. Cristo >> in un attimo si alzò e la tirò su stringendola al petto. Poi affondando il naso nei suoi capelli iniziò a ridere
<< che c’è >> mormorò lei offesa cercando di staccarsi, ma lui la tenne ancora più stretta << non rido di te. Rido di me. All’improvviso mi fai sentire come un quindicenne tremendamente insicuro ed assolutamente inesperto. Il mio immenso Ego vacilla quando si trova vicino a te e la mia mente non riesce più a razionalizzare i pensieri >>
Lei si rilassò tra le sue braccia << hai spaventato Timmy, lo sai? Mi stava chiedendo di offrirgli il pranzo perché era al verde >>
Zach proruppe in una risata liberatoria
<< povero Timmy >> esclamò Costance
< oddio Costance, che idiota che sono >> disse mesto
<< no, non lo sei >> disse subito lei << beh, forse un tantino >>  poi si corresse  << ma poco, poco >> mostrandogliun piccolo spazio tra il pollice e l'indice
Zach continuò a ridere stringendola ancora di più << grazie per la fiducia >> le diede un bacio fugace. Lei gli buttò le braccia al collo e si protese verso di lui che afferrò il messaggio muto, da lei inviato e la baciò con grande impegno
<< in ogni caso, volendo mettere i puntini sulle i , alla festa di Camille non stavamo insieme >> si allontanò da lui tenendoci a fare quella precisazione.
<< è vero. Ma inconsapevolmente per me eri già mia >> esclamò lui
<< in ogni caso sappi che non intendo rinunciare alle mie amicizie maschili, né a dover trattenermi se voglio dare un abbraccio fraterno a qualcuno di loro >>
<< d’accordo >> esclamò lui senza esserne troppo convinto << cercherò di tenere a bada questa parte di me che sinceramente non pensavo neanche di avere >>
<< non sei mai stato geloso? >>
<< non così tanto. Il fatto è che ho sempre paura che tu all’improvviso ti accorga che non sono io l’uomo giusto per te e che tu te ne vada >>
A quanto pareva Camille aveva fatto proprio un buon lavoro con lui. Perché questa paura sicuramente derivava dal su comportamento nei suoi confronti.
<< impossibile >> affermò decisa tornando ad alzarsi sulle punte per baciarlo << sei esattamente l’uomo dei miei sogni >>
Sorrise sulle labbra di lei per poi baciarle la fronte, gli occhi, il naso.
<< e adesso dopo aver infranto alcune regole del Codice deontologico tra cui quella di non fare i propri comodi in orario di lavoro, torno alla centrale >>
<< puoi sempre licenziare te stesso >> gli suggerì
<< si. Potrei. Ma chiuderò un occhio >>
<< a volte fare il capo ha i suoi vantaggi >> gli disse ridendo lei
<< si. Decisamente >> concordò mentre si avviavano fuori mano nella mano.

*.*.*.*
 

<< Sarah sta nascondendo qualcosa >>
Beth alzò di colpo la testa dal piatto di insalata che si era imposta di mangiare a pranzo.
Dopo che Darius le aveva detto che era ingrassata e dopo che la bilancia le aveva confermato quell’orrenda verità aveva iniziato a buttare giù una lista di buoni propositi che comprendevano appunto l’insalata mista a pranzo al posto del sandwich, panino o cheese burger.
Guardò Marissa con la fronte aggrottata  << cosa te lo fa pensare? >>
<< insomma Beth, ti sembra normale che esca solo il giovedì? >> l’altra continuò a fissarla in silenzio mentre Marissa continuava a giocherellare con il cappuccino, sul volto un’espressione preoccupata. Torturava quella schiuma picchiettandoci veloce il cucchiaino, trascinandolo da una parte all’altra della tazza, o  roteandolo veloce in modo da formare delle piccole spirali.
Erano in un caffè particolarissimo, di quelli che chiamano pasticceria-libreria. Il colore beige era predominante. I tavoli e le sedie tutti diversi. Alcuni libri si potevano comprare, altri solo consultare. Molti erano libri d’arte. Marissa aveva scelto un libro sulla bioarchitettura, ma giaceva ancora chiuso sulla sedia accanto a lei.
<< esce ogni giovedi, o per andare al cinema o in qualche pub ma poi, durante il resto della settimana, a parte l’appuntamento con Brutus, che fa? Niente di niente. Ti pare possibile ? >> si lasciò andare allo schienale incrociando le braccia.
<< dici che potrebbe avere una relazione con uno che può uscire solo il giovedi? >> ipotizzò titubante Beth.
Marissa la guardò seria << possibile >> suppose << ma questo vorrebbe dire che il lui in questione potrebbe anche essere…
 non riuscì a terminare la frase che Beth la interruppe subito << sposato? Impegnato ? >>
<< si. Potrebbe essere >> mormorò assorta Marissa
Rimasero a fissare il vuoto
<< no >>  disse Beth con tono fermo. Guardò di nuovo Marissa che alzò un sopracciglio in segno di diffidenza
<< no >> ripetè di nuovo
<< non è possibile. Non sarebbe da lei >> continuò convinta << facesse una cosa simile vorrebbe dire solo una cosa: a) che ha perso la bussola b) che il cervello le abbia completamente smesso di funzionare >>
<< beh, sai, dopo la batosta di Law.. e poi la storia del bondage… è possibile >> asserì Marissa abbassando gli occhi e riprendendo ad infilare su e giù il cucchiano nel suo cappuccino ormai freddo dove la schiuma si era completamente disintegrata.
Si guardarono di nuovo mentre un lampo guizzò negli occhi di Marissa come se le fosse frullata in testa una possibile spiegazione
<< come mai non ha più accennato alla sua pazza idea del club di bondage? >> le chiese con un luccichio negli occhi. Beth si drizzò sulla sedia << già ! >> esclamò mentre Marissa continuava assorta << un attimo prima sei così presa dalla tua idea da voler chiedere a tutto il mondo notizie sull’esistenza di questi club a Londra. E l’attimo dopo , puff >> fece schioccare le dita << ti dimentichi completamente di questo tuo intento. All’improvviso non sei più interessata. E non ha più affrontato l’argomento con noi >>
<< potrebbe anche aver conosciuto qualcuno che ha fatto passare in secondo piano Law e tutto il resto >> giustificò Beth
<< uno sposato? >>
<< dici che  sta frequentando un club a nostra insaputa? >> Beth afferrò il tavolo con entrambe la mani e si protese verso di lei. Anche Marissa le si avvicinò << non lo so. Quando si ha tempo di preparare una menzogna, è piú difficile smascherarla >> rimase in silenzio << A dir la verità non ce la vedo a fare pratica di bondage con degli sconosciuti. E neanche come scambista >> restò accigliata << a meno che…questo qualcuno non sia direttamente Law >> spiegò Marissa
<< no. Law no. Darius mi ha detto di essere uscito con lui giovedì scorso quindi, se è uscito con Darius, non poteva essere con Sarah e lei giovedì è uscita di nuovo >>
<< potremmo chiederglielo a bruciapelo. Cogliendola di sorpresa e vediamo la sua reazione >> propose Marissa
<< no >> Beth scosse la testa << non credo sia la cosa giusta. In fondo se non si confida con noi vuol dire che la posta in gioco è molto alta o che magari ha paura di essere giudicata o peggio.. disprezzata >> Beth aveva un tono serio adesso
<< ma sa benissimo che noi non la giudicheremmo mai! Qualunque cosa abbia fatto o stia
facendo! >> esplose Marissa
<< è anche vero però che non la vedo per niente giù di corda o preoccupata. Anzi, mi sembra bella pimpante quasi in uno stato di perenne euforia come se avesse ottenuto un successo e gongolasse di questo con se stessa >> proseguì Beth poi fece un sospiro di rassegnazione e completa confusione

<< d’accordo. Lasciamo stare. Però teniamola d’occhio, ma in modo discreto >>

 


[1]Montaigne Michel deSaggi: III, 7

  
Scusate per l’aggiornamento un po’ ritardatario…ma ho diversi impegni in questo inizio di anno nuovo per cui ho dovuto  rallentare il ritmo.
Non so se è giusto quest’incontro tra Law e Sarah, ma credetemi ho provato a cambiarlo, a rigirarlo…ma nella mia mente è sempre uscito in questo modo…
Spero che vi sia piaciuto.
Ragazze davvero, vi ringrazio tantissimo per i commenti, per avermi messo tra le preferite, seguite, da ricordare. Appena posso risponderò anche alle recensioni. Grazie per le belle parole che mi avete detto.
Veramente un grazie come un Times New roman 72 e.. alla prossima
Tantissimi baci
costanza
P.S. vorrei far notare che ho pure imparato ad aggiungere le note  :))

  
 

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Capitolo 38
*** CAPITOLO 37 - mai fidarsi...neanche di se stessi ***


CAPITOLO 37

 
 
Dunque,  una tazza di latte circa 170 calorie, un biscotto al cioccolato…… prese il pacco dei biscotti e se lo rigirò tra le mani in cerca della tabella calorica, un pezzo 57 calorie.
57 calorie?
Ma com’era possibile che una cosuccia tanto piccola e tanto carina avesse nascosta dentro di sé un’ arma così subdola e devastante?
Facendo due conti…. prese la calcolatrice e digitò frenetica i numeri….allora, una tazza di latte e due biscotti facevano 280 calorie, considerando che di lì a pranzo mancavano ancora quattro ore, dedusse che non ce l’avrebbe fatta ad arrivarci senza fare uno spuntino.
Quindi volendo poteva riconsiderare tutto e sostituire la tazza di latte con una semplice spremuta che, d’altra parte avrebbe comportato un aumento della fame di metà mattino e cosa avrebbe potuto prendere al caffè vicino al dipartimento?
Un panino al prosciutto le suggerì la sua mente perversa. Sentì le papille gustative risvegliarsi come tanti soldatini a cui era stato dato l’ aaaaa-t-t-enti, ma stringendo i denti si impose di scacciare dalla mente l’immagine di quel panino fragrante, con quella crosticina dorata che crocchiava sotto i denti al momento in cui vi affondavano per poi assaporare il gusto morbido della mollica….
 
<< Quale parte dell’accezione discrezione non hai afferrato? Hai necessità di un corso intensivo sul significato dei vocaboli forse ? >> Marissa era spuntata all’improvviso sulla porta della cucina facendola sobbalzare mentre stava ancora decidendo se era meno calorica una tazza di latte con due biscotti o una spremuta e due biscotti. << cosa vorresti dire? >> voltò distratta la testa verso di lei con ancora il cervello che le conteggiava le calorie totali, e la calcolatrice in mano .
Avrebbe anche potuto optare per uno yogurt magro ma era così deprimente uno yogurt acido di mattina
<< semplicemente che stai alle costole di Sarah come un Foxound che ha fiutato la volpe. Ti è andata bene fino ad adesso perché lei pare che viaggi sopra una nuvoletta rosa incurante di tutto quello che le sta accadendo intorno, ma potrebbe non essere così per sempre >>
Beth fece spallucce << se mi avesse scoperto le avrei spiattellato in faccia la verità. Certo non mi sarei trincerata dietro una stupida menzogna, avrei colto la palla al balzo e le avrei chiesto cosa sta combinando >> spiegò imperturbabile aprendo il frigo, poi scostò gentilmente il vasetto di yogurt ed afferrò la bottiglia di latte.
Era andata.
Quella mattina latte e 4 biscotti.
Le calorie dei due biscotti in più le avrebbe scontate andando a piedi dalla sub al dipartimento facendo la via più lunga
Marissa era in piedi appoggiata allo stipite della porta in attesa << allora? >> chiese avvicinandosi poi al fornetto elettrico infilandovi veloce un croissant
<< ma allora che? >> le chiese lei sbuffando. Quella mattina non stava procedendo nel migliore dei modi. Si era attardata a cercare la  combinazione ottimale tra colazione, senso di colpa, buoni propositi, e lei, contrariamente a Costance, la mattina era un po’ come un diesel, partiva sempre un po’ a rilento.
<< allora …che cosa hai scoperto! >> Marissa fece un gesto esasperato mentre iniziava a spalmare il croissant caldo di burro per poi ricoprirlo con  marmellata di ciliegie, lei fortunatamente non doveva preoccuparsi delle calorie, non era mai stato un suo problema.
Beth osservò affascinata quei movimenti, quasi aprì la bocca insieme a Marissa per poi iniziare a masticare aria << Che ingiustizia >> mormorò Beth con invidia mentre seguiva ipnotizzata il percorso del croissant << Se ne mangiassi solo la metà  diventerei un cucciolo di ippopotamo >>
<< Scusa >> disse Marissa dispiaciuta << a quanto pare ho ereditato dalla mamma questo metabolismo così veloce. In certi casi può dare  sui nervi, lo so >>
<< Non scusarti. Non è colpa tua se sei magra come un levrierino.  Non dovremmo lasciare qualcosa a Costance ? lei si sveglia sempre presto >>
<< buongiorno sparlate di me? >>
Finsero di non averla sentita << Costance ? >> Marissa aggrottò la fronte fingendosi perplessa
<< Costance chi? Quella che arriva sempre per ultima ? >>
Beth camuffò un sorriso << Chiassosa, bionda, confusionaria. Hai presente? Quella Costance >>
<< Ahhhh, quella Costance >> Marissa allargò le braccia e sorrise raggiante a Beth facendole l’occhietto
<< ciao ragazze, scusate il ritardo, non indovinerete mai cosa mi è successo venendo qui…
<< Ti servirebbe una parrucca bionda >> disse Beth
<< volete smetterla di prendermi per il culo? >> commentò Costance riempiendosi il piatto di pancetta croccante e un uovo in camicia. Rimase in silenzio concentrata sul cibo mentre le altre la fissavano stupite, poi prese un toast imburrato, vi spalmò un sapiente strato compatto di marmellata di fragole e ne mandò  giù un quarto con un solo boccone agitando il resto con aria allibita << ce l’avete con me? No, perché se ce l’avete con me…. quel caffè è appena fatto?.. allora ne prendo un po’ grazie …adoro il caffè la mattina. Dopo una tazza di caffè ho la sensazione di poter affrontare qualsiasi cosa….. dio,  muoio di fame, cos’ altro mi avete lasciato ? >>
<< la dispensa intera ti basta? Hai il verme solitario per caso, che tutto ad un tratto mangi  come un reggimento di
soldati >>
<< sarà che fa molto moto >> intervenne Beth poi inzuppò allegramente il biscotto dentro il latte e se lo infilò in bocca muovendo la bocca piano per assaporare quella dolcezza zuccherina con tutte le papille che aveva a disposizione. Visto che la quantità era poca doveva far durare quel momento il più a lungo possibile
<< a dir la verità un po’ ho rallentato perché gli allenamenti di kara..
<< non intendevo esattamente quel tipo  moto >> commentò Beth
<< insomma cos’ hai scoperto ? >> chiese di nuovo Marissa
<< Cosa c’entra con me? >> domandò Costance dando un altro morso al tost mentre scuoteva la testa. Si versò un altro caffè, guardò Marissa e vedendo che lei fissava Beth, prese a fissarla anche lei.
<< che volete da me? >>
<< Dio Beth! La mattina sembri uno zombi. Sembri sempre una che ha fatto sesso per tutta la notte ed è completamente fusa >>
<< simpatico vero? Mi prendo il peggio del peggio e mi perdo il meglio. E’ proprio da me, tipico di ogni sfigata in
amore >>
<< Beth non divagare >>
<< non sto divagando. Mi sembra, al contrario, di stare affrontando un argomento alquanto serio. Certo a te non ti tocca visto che fai sesso da diversi mesi, Costance pure e dall’aria perennemente beata alias gongolante alias soddisfatta alias estasiata, devo continuare con i sinonimi?...
Marissa le fece un cenno esasperato << okay conosci i vocaboli >>
<< ….presumo che  anche Sarah l’abbia fatto, quindi chi rimane? Io, ah no, e anche Sia, ma lei è…
<< alt. Stop >> Costance avvicinò ancora di più la sedia al tavolo, incuriosita, appoggiando il mento sulla mano. << Di cosa state parlando con esattezza?  E poi non eri tu che affermavi che A una donna serve un uomo come a un pesce una bicicletta >>
<< veramente quello lo dicevi te. Da vera femminista convinta >>
<< oh! Davvero? Non me lo ricordo >> commentò Costance stupita
<< si lo so >> affermò Beth con tono condiscendente << quello avveniva durante  il periodo prima del pleistocene, mi sembra sia il miocene vero ? >>
<< eh?!? >>
<< intendo il periodo prima della comparsa dell’uomo delle caverne >> ridacchiò poi  sospirò, guardò Costance e poi Marissa << glie lo diciamo ? >>
<< dire che cosa? >>
<< non hai qualche provetta da  rimestare? >>
<< nel modo più assoluto. Dopo poi avermelo suggerito… col cavolo che abbandono il tavolo. Ho tutta la giornata. Mi passi di nuovo il caffè ? >>
Dopo che Costance ebbe punteggiato il breve racconto di Marissa con vari noo…, impossibilema come… rimase inconsapevolmente a bocca aperta in attesa degli sviluppi
<< Dunque? >> esortò Marissa rivolgendosi a Beth << Sono tutt’orecchi >>
<< allora dicevo che quelle che stanno andando in bianco siamo io e Sia ma lei adesso è tutta presa dallo studio e ha detto non vuole distrazioni. Ma che fine ha fatto tuo
fratello ? >>
<< è via, stanno aprendo un nuovo studio associato a Cardiff, si stanno ingrandendo parecchio e lui si è accollato tutto il lavoro sia per la parte burocratica sia per quella pratica. D’altronde era assurdo che se ne  occupassero tutti e tre. Eric ha passato tutte le sue cause a Jared e Darius e sta seguendo e seguirà questa cosa dall’inizio alla fine. Forse le strade di Eric e Sia non dovevano incontrarsi. Non era destino >> rimase pensierosa assorta nei propri pensieri che rivedevano i giorni iniziali della loro vacanza, effettivamente non le sembrava che per Eric e Sia ci fosse stato il colpo di fulmine, cioè a lei piaceva Eric , e magari anche a lui lei, ma non era accaduto niente tra loro che facesse supporre la possibilità della nascita di una storia. Adesso poi Eric era concentrato sul lavoro e poi era al corrente che usciva con una, anche se non sapeva quanto profondo poteva essere quel legame. Si riscosse da quelle riflessioni cercando di riprendere il filo del discorso
 << insomma Beth! Veniamo al punto ! Che cosa hai scoperto in tutto questo tuo osservare? >>
<< scusa >> mormorò Beth, fissò la tazza vuota , poi sorrise con aria furbastra, sgranocchiò
l’ultimo biscotto, che essendo l’ultimo necessitava di tutta la sua attenzione,  raccolse con il dito le briciole e le leccò. Sul tavolo era piombato il silenzio più silenzioso che lei avesse mai sentito
<< nascosta nella borsa della palestra ha una bottiglia di profumo Guilty di Gucci >> annuì gongolante
<< e con ciò ? >> replicò Marissa con sconcerto
<< non lo so, però è interessante non trovi? Lei non ha mai usato quel profumo.
Lei usa Ethernity >>
<< sarebbe più interessante se sapessi il perché >> borbottò Marissa
<< Rifaccio il caffè? >> propose Beth dopo un momento.
<<  Lo faccio io >> Costance fece per alzarsi.
<< No >> replicò Beth << Il fatto che tu prepari il caffè più buono della storia mondiale non
Vuol dire che anche gli altri non siano in grado di farlo. Lo faccio io >>
<< Okay >>
Beth prese dall’armadio la busta del caffè in grani
<< hai scoperto qualcos’altro? >> insistette di nuovo Marissa
<< no, nient’ altro, né dei fiammiferi con lo stemma di un hotel, né delle ricevute strane, né biglietti d’amore, né appuntamenti misteriosi, né regali costosi.... >> si interruppe per un momento per mettere i chicchi nel macinacaffè, i capelli le ricaddero leggermente in avanti, chiuse il coperchio ed azionò il macinino che dopo un ronzio mesto emise un sibilo e si zittì << ops. Scusate, non so cosa sia successo. Sono veramente desolata >>
Marissa chiuse gli occhi << riusciremo mai ad arrivare in fondo a questa discussione? >>
Beth alzò di scatto la testa dal macinacaffè << un momento! Il profumo potrebbe essere un regalo del suo uomo segreto e che lei non vuole mostrarci >>
 << non capisco perché. Nessuno le chiederebbe perché all’improvviso ha cambiato profumo >> la guardò in cerca di un commento ma trovò solo una nuca. Stava per aprire di nuovo bocca ma il soggetto della discussione entrò in cucina. Capelli arruffati e occhi assonnati << buongiorno >> le apostrofò con un  sorriso scintillante
<< bene almeno qualcuno di prima mattina è già di buon umore >> farfugliò Beth leccandosi un dito su cui era rimasto un briciolo di biscotto
 << io sono sempre di buon umore al mattino >> replicò Sarah
<< soprattutto dopo una sana scopata >> aggiunse Marissa arrossendo di colpo mentre anche l’altra arrossiva suo malgrado
L’ha fatto per davvero
La guardarono con sguardo indagatore e con una O sulla bocca. Sarah arrossì ancora di più
<< non è quello che pensate. Sono arrossita perché , lo sapete, arrossisco sempre anche per cose che non hanno niente a che fare con me >>
Era vero
<< non ho fatto niente di niente >> le tremò leggermente la voce, in fondo loro si riferivano ad un chiaro atto sessuale completo, e lei a quello non c’era arrivata.
<< allora che fate stamani, avete lezione? >> chiese avvicinandosi alla caffettiera, aggrottando la fronte con aria assente. Un  fascio di luce entrava dal vetro per riversarsi sul pavimento disegnando un rettangolo luminoso, mentre le arrivava lontano il si di Costance e Marissa ed il no di Beth.
<< stamani sarai sola in casa quindi >> affermò Sarah guardandola con sguardo acuto tanto che Beth arrossì, non aveva pensato di frugare tra la roba di Sarah, ma quello sguardo che le aveva lanciato era come se lei se lo aspettasse
<< Di norma sarei, se non proprio entusiasta, quanto meno filosoficamente rassegnata alla terribile prospettiva di una mattinata non allietata dalla vostra compagnia. Però, vedete, oggi è un giorno molto speciale e..
<< Davvero? >> la interruppe Costance
<< si. Devo farvi vedere una cosa >>  Si portò un ginocchio al petto ed allungò la gamba mettendo in mostra una caviglia  sottile decorata con un chiaro idiogramma giapponese << vuol dire amore in giapponese >>
 
<< WOW! Non ci credo! >>  esclamò Sarah << lo hai fatto davvero >>
 << Ma voi  lo sapevate? E a casa tua lo sanno ? >> chiese Marissa
<< sono maggiorenne e il corpo è il mio >>  rispose Beth
<< Non sta a loro decidere, ma a me.  Lo volevo da una vita >> disse sospirando << In realtà ne vorrei uno enorme lungo tutto il braccio, ma per adesso  sarebbe un problema dal momento che non ho ancora un lavoro e che potrebbe pregiudicare un assunzione. Uno piccolo va bene >>
<< Potrebbe essere l’inizio di una nuova fase >> asserì Marissa
<< Può darsi, signorina Bloomwood. E, come ama dire mia nonna, gli asini potrebbero volare >> le rispose la diretta interessata
L’idea di trovare, com’era successo a Marissa e Costance un uomo con cui pensare di dividere il resto della vita… .. si scoprì a pensare a voce alta << figuriamoci se trovo uno che pensi di  passare il resto della vita, o buana parte, con me, credo sia irraggiungibile come il sogno di volare >>
<< Prima o poi spunterà qualcuno >> disse Marissa
<< Vedrai. E quando accadrà ogni tassello andrà al posto giusto >>
<< Facile da dire per te. Ti sei innamorata felicemente e con pochissimo sforzo. A te, guarda caso, capita sempre che ti piacciono le persone alle quali piaci anche tu. Naturale che tu ti sia innamorata e che tu sia ricambiata, proprio come un giorno accadrà a tutte le altre.. . ma di me …chi mai, in tutto il mondo, si potrebbe innamorare di me? Non sono né alta né bassa. Ho dei capelli di un semplice, banalissimo colore nero. Non sono né magra né grassa, anzi ultimamente direi che mi avvicino al rotondetto, di questo passo potrei raggiungere le dimensioni di un Espace. Il mio aspetto è inoffensivo, non che possa disgustare, ma niente che possa scatenare passioni violente. Colpi di fulmine. Tempeste ormonali. Insomma quando passo nessuno cade a terra svenuto >> replicò Beth dondolando sconsolatamente un piede.
<< hai pur sempre Darius >>
<< sai che goduria. Pensi che sia esaltante essere al  corrente delle sue storie di sesso ? >> ci pensò un attimo << però è anche vero che un amico così non si trova dietro ogni angolo. Abbiamo una sintonia incredibile. Basta guardarci e sappiamo esattamente cosa sta pensando l’altro…tralasciando il fatto avvilente che mi ha detto non sono una donna…..sono una sorella…anzi…per lui sono un fratello il che mi va anche bene, è quando mi ha detto che sono ingrassata che ho sentito una stilettata al cuore. Avevo messo a punto anche dei piani complicatissimi per asportare delle sue parti anatomiche e buttarle ai pesci, ma poi mi sono detta che in fondo lui voleva farmi un complimento. Certo, è stato pesante come un cappotto di lana in pieno agosto, ma ho preferito non farglielo
notare >> parve distogliere la mente da quell’argomento fastidioso  << comunque volevo fare un annuncio >> proseguì con tono compiaciuto e nello stesso tempo solenne
<< Oddio >> esclamò Costance  << Cos’hai combinato? >>
<< niente. Per un nanosecondo credi di riuscire a smettere di essere così insopportabilmente sospettosa nei miei riguardi? Devo dirvi una cosa che farà piacere a tutte. Quello che devo dirvi è che siete  invitate a cena qui esattamente sabato sera. Non questo sabato, il prossimo. L’ho detto anche a Darius che lo ha detto a Zach e Jared >>
 << Interessante >> commentò Sarah << Interessante e ospitale. Solo, per curiosità, chi preparerà il sontuoso banchetto? >>
<< Io >> rispose Beth << per questo mi sono presa tutto il tempo necessario >>
<< Oddio >> Costance si appoggiò allo schienale e si coprì la faccia con un cuscino.
<< Non è giusto! >> disse Beth << È esattamente la stessa reazione di Darius. Nessuna di voi mi crede capace di cucinare, ma è così. Mi pare che quando abbiamo fatto la gara di cucina me la sia cavata egregiamente >>
<< ma se ha fatto tutto Darius, tu ti sei limitata a pulire la verdura e passargli gli utensili . hai bisogno di una mano ? >> intervenne Sarah
<< Non voglio il vostro aiuto, è questo il punto. Voglio cucinare IO per voi. Voglio farlo e sono perfettamente in grado di farlo, quindi per una volta vi dispiacerebbe fare uno sforzo e credermi? E ringraziarmi per l’invito? >> sarebbe stata una settimana… e un pezzettino, molto faticosa ma ce la voleva fare con tutte le sue forze  perché era una di quelle cose che aveva messo in programma per il nuovo anno con la sensazione che le avrebbe portato tutta una serie di novità anche in altri campi.
<< Okay. Grazie per l’invito, ma allora per quella sera non voglio assolutamente sentir parlare di
calorie >> Marissa la guardò seria poi proseguì tentando di imitarne la voce << Mari sai per caso quante calorie ci sono in questo tortino di zucchine ? Ha un aspetto magnifico ma mi sembra molto  pericoloso. Oddio ne ho mangiato una fetta e ho già preso tre chili! >> mimò un’aria terrorizzata gonfiando le guance.
Beth borbottò un vaffa e  si accasciò sul tavolo con violenti tremori, facendo penzolare la lingua come a imitare una morte straziante che sarebbe toccata di lì a poco a Marissa se avesse continuato.
<< Mari, sei uno degli esseri umani più detestabili che abbia mai conosciuto >>
<< L’hai notato? >> esclamò Costance unendosi allo scherzo << È un’egoista e non fa mai niente per gli altri, non trovate? >> continuò ridendo alzandosi ed andandola ad abbracciare << la mia Sasà, se non ci fosse stata lei.. non saremmo qui. Oggi >>
Marissa si lasciò abbracciare poi tutte quante iniziarono a proporre delle pietanze per quella serata e naturalmente iniziarono a parlare tutte insieme accavallandosi con le proposte
<< ragazze volete  tacere ? Questo baccano è  così assordante che non riesco neanche a sentire quello che sto pensando >> urlò Beth cercando di farsi sentire al di sopra delle voci << per adesso vi dico solo una cosa: Cheesecake >> annunciò.
<< Come, scusa? >> chiese Costance
<< è il dolce preferito di Darius. Quindi di sicuro farò quello >>
<< Sai farlo? >>
<< Bhe’, certo che so fare il cheesecake. Perché mai non dovrei saperlo fare? >>
<< c’è un sacco di gente che non sa farlo >> replicò Sarah
<< no problem. Ho tutto sotto controllo >> le rassicurò Beth
<< d’accordo. Se lo dici tu. Ti crediamo >> risposero in coro alzandosi dal tavolo
<< visto che rimani a casa stamani puoi pulire tutto tu vero? Così inizi a fare pratica in cucina >> cinguettò Marissa
<< veramente lavare i piatti, pulire il tavolo e..oh.. portare ad aggiustare il macina caffè non mi sembra proprio che rientri nel “ fare pratica  in cucina “ >> mimò in aria le virgolette
<< è sempre però un passo avanti, prendi confidenza con gli utensili >> rincarò la dose Sarah
<< Strano >> Beth la guardò torva fingendo stupore. << Non ricordo di aver chiesto la tua opinione. Rinfrescami la memoria, quando l’avrei fatto? >>
<< Ho un’idea Beth, se tu volessi davvero imparare a cucinare, potrei darti l’indirizzo di alcune scuole di cucina molto valide >> replicò Sarah
<< E io ne ho un’altra, Sarah >> rispose lei << Se mai tu volessi provare l’arte di astenerti da dare consigli utili sulla mia vita, ti incoraggerei con tutta me stessa >>
Sarah gli fece la linguaccia poi  raggiunse veloce le scale.
Sapevano tutte quante che sotto quell’armatura di battute e sarcasmo aveva insicurezze che nemmeno lei immaginava. Sospirò appena tra sé e sé e sorrise.
Era già mercoledì e per il giorno successivo aveva un ideuzza in mente.
 

*.*.*.

Thursday

Si insaponò con gesti sapienti e meccanici il viso, gesti ripetuti mille volte.
La mente che vagava per conto suo, occupata da ben altri pensieri.
Era inutile, non poteva far ameno di rivivere quei momenti passati con lei.
Dei flash che ogni tanto gli comparivano nella mente facendogli ripercorrere attimo per attimo quegli istanti fino al momento esatto in cui l’aveva circondato con la sua morbida, carezzevole mano.
Porca puttana...aveva avuto un orgasmo formidabile.
Sapeva che se lo sarebbe sognato a lungo.
E così era stato.
Nessuna donna era riuscita a scuoterlo così nel profondo neanche  durante un atto sessuale vero e proprio. Si era sentito come devastato, preso, posseduto. L’emozione era stata tale che non poteva evitare di ripensarci… e ripensarci.. e ripensarci…mettendo a rischio la sua sanità mentale. Dio gli era piaciuto da morire quello che gli aveva fatto con le mani, come lo aveva accarezzato, baciato, succhiato, come gli aveva slacciato i pantaloni e come lo aveva portato a quell’orgasmo violento e devastante.
Non vedeva l’ora di ritrovarsi solo con lei di nuovo per baciarla di nuovo, giocare con la sua lingua ed esplorare il suo corpo con le mani e con la bocca … la visione chiara e limpida di loro due a letto che si avvinghiavano, contorcevano, si amavano con passione gli balenò negli occhi e per un attimo la mano gli tremò rischiando di  asportarsi una fetta di quella formazione  muscolo membranosa tra il mascellare e la mandibola, cioè un pezzo di guancia.
 
 
Sarah saltellò sugli ultimi gradini, aveva visto dall’esterno la luce accesa quindi, dal momento che Eric era fuori Londra in vista dell’apertura di un nuovo studio a Cardiff , dedusse che in casa doveva esserci Law. Sorrise tra sé, quella era un’occasione ghiotta, tirò fuori dalla borsa la busta gialla, facente parte di un set completo di carta da lettera e buste che suo padre le aveva portato da Dubai, quando era stato inaugurato un nuovo albergo della lunga catena Marriot, e la sbattè leggermente sull’altra mano, poi prese la chiave da dietro l’estintore appeso alla parete di fronte ed entrò in casa.
<< c’è nessuno? >> urlò con voce allegra << Law? Ci sei ? >>
<< si. Sono su. Arrivo. Un attimo . Mi sto facendo la >>
<< mi hanno lasciato un biglietto per…..
sentì , al piano di sopra, un tintinnio di oggetti caduti nel lavabo seguito da un trambusto come se avesse saltato a piè pari l’intero letto . Poi lo vide precipitarsi giù dalle scale con la schiuma da barba ancora su metà faccia. Se era il biglietto che aspettava… lo stava attendendo con così tanta ansia.. che se lo voleva godere in privato. Non l’avrebbe certo aperto lì, davanti a lei., Le strappò la  busta dalla mano << chi te l’ha data ? >>
<< non lo so. Un ragazzino, sotto al portone, mi ha chiesto se abitavo qui io gli ho detto di non ma che venivo su da te per il cane, e lui allora mi ha dato quella >> indicò la busta
<< non la apri ? >> gli chiese
<< l’aprirò più tardi >> le disse lui, appoggiandola sul tavolo, non volendo farle capire quanto agognava a leggere quel biglietto
Sarah si tese e l’afferrò prima che Law potesse fermarla
<< posso aprirtela io >>
<< no che non lo farai >> Law balzò in avanti tentando di prendere la lettera che Sarah, ridendo teneva dietro la schiena, ed iniziò a scuoterla per le spalle poi, colto da un improvviso senso di ravvedimento, tornò in sé. Si portò la mano agli occhi << scusa. Non ho giustificazioni per questo comportamento tranne che … che… che stavo aspettando questa comunicazione importante >>
<< segreta? >> ma perché doveva essere così stupida ? non era meglio se evitava domande e faceva finta di nulla? Giusto per non dare nell’occhio?
No. Si disse. Proprio per non destare sospetti doveva fare le domande
<< segreta? Perché? >> chiese lui irrigidendosi
<< visto il modo in cui te l’hanno consegnata mi ricordava molto Mission Impossibile >>
lui sorrise suo malgrado << abbastanza segreta si >>
<< allora ? >> chiese fingendosi impaziente Sarah
<< cos’ è ? >>
<< è…è… una ricetta ……segreta.. si…..la persona che me l’ha inviata, e di cui non posso fare il nome, è riuscita a carpirla ad un rinomato, anzi rinomatissimo cuoco francese che naturalmente non posso nominare. Adesso che è in mano mia vedrò se riesco a modificarla e presentarla nel mio ristorante >>
però che fantasia. Complimenti Law
<< adesso, se mi vuoi scusare.. vado.. su.. sai devo leggere….>> roteò la mano con la busta iniziando ad indietreggiare verso la scala.
lei annuì sorridendo << certo. Vai pure >> tanto lei sapeva benissimo che c’era scritto stasera. dopo lo spettacolo. Non ti presentare in sala, vai direttamente da  Hugh

Andò a prendere Brutus per la solita passeggiata, sentiva Law al telefono che parlava con qualcuno, di sicuro Patrick, al quale spiegava che per quella sera non sarebbe andato al RedDoor…. Si,  un impedimento improvviso, che se voleva poteva andarci lui da solo….ah, non voleva? … si certo, benissimo, magari il giovedì dopo..si..sicuramente.
<< ciao Law >> gli urlò scendendo le scale
<< ciao Sarah. A presto! >> sentì la sua voce da dietro la porta chiusa.
Lei sorrise.
Altroché.
A molto, molto, presto.
A onor del vero quella sera fu meno presente con Brutus, lo fece giocare, lo fece correre, ma fu un po’ meno partecipe visto che la mente era completamente concentrata sull’altro inquilino dell’appartamento.
Quello umano.
Lo riportò a casa alle sette precise, Law non c’era.
E se avesse atteso fuori per vedere chi entrava al RedDoor prima dell’apertura?
Ma lei sarebbe entrata dal retro, come sempre.

Si precipitò a casa .
Entrò come una furia salutando tutte quelle che erano nella stanza senza neanche osservare con attenzione chi di loro fosse realmente presente tanto che, se l’avessero chiamata a testimoniare per una qualunque motivazione, non sarebbe stata assolutamente in grado di dire con certezza un nome. Aveva solo visto una massa informe di volti e basta.
<< scusate sono in ritardassimo ho un appuntamento alle nove >> urlò sfrecciando verso il bagno
<< dove? >> la seguirono Beth e Marissa
<< al R.. >> rimorse la lingua
<< al Rasputin >> ringraziò mentalmente Darwin per avergli raccontato che sua cugina avrebbe festeggiato quella sera il suo compleanno al Rasputin << è il compleanno della cugina di Darwin >>
<< perché, tu la conosci? Non mi sembravi molto propensa a dare confidenza a Darwin >>
<< si è vero, ma era solo, e mi ha chiesto di accompagnarlo >> farfugliò lei sotto lo scroscio d’acqua della doccia dove si era prontamente infilata con ancora indosso le mutande, per sfuggire al fuoco di fila di quelle due
<< e sei così elettrizzata per questo? Per fare un favore a Darwin ? >> insistette Beth con tono indagatore
<< non sono per niente elettrizzata, l’idea non mi esalta per niente >>
<< ah no? Strano da come ti sei fiondata su sembrava tu fossi in procinto di incontrare il tuo amante segreto >>
ci fu un rumore di boccette cadute nel piatto doccia. Sarah rise con tono forzato << un amante! >> poi pensò freneticamente a cosa avrebbe detto se non fosse stato così in realtà << ma magari! era meglio! Però non devo disperare magari stasera incontro un figo da paura con un paio di occhi che ti fanno bruciare il sangue nelle vene ed una bocca tentatrice >> rise più forte seguita dalle altre due più rilassate. Era la risposta che si aspettavano da lei. Non sapevano però che stava descrivendo esattamente Law e che avrebbe potuto continuare la descrizione con dovizia di particolari.
Uscì dalla doccia seguita da una nuvola di vapore acqueo che coprì definitivamente lo specchio e gettò il bagno in un tipico microclima tropicale dove le felci si sarebbero potute sviluppare rigogliose e verdi. Guardò l’orologio che si era portata dietro. Le otto e un quarto.
Era in ritardo.
Si asciugò in fretta i capelli, tanto avrebbe indossato la parrucca, ed entrò in camera.
Gettò l’accappatoio sul letto ed aprì l’armadio. Il top ed  pantaloni di pelle la intrigavano molto
Il tatuaggio
Doveva coprire anche il tatuaggio. A questo proposito, non fidandosi del fondotinta,  aveva acquistato in profumeria alcune creme cosmetiche super coprenti che, le aveva assicurato la ragazza alla vendita, erano in grado di coprire completamente qualsiasi segno rendendolo invisibile. L’unica accortezza era quella di scegliere il tono di colore che piú si avvicinava a quello della propria pelle. Una volta applicata la crema doveva coprirla con  della polvere traslucida ed il gioco era  fatto, segno sparito. La ragazza le aveva detto che quel tipo di crema veniva usato anche in televisione per far sparire appunto tatuaggi, oppure cicatrici.
Si dedicò con estrema accuratezza a quella operazione e dovette ammettere che la ragazza aveva ragione. Non si vedeva niente, rimanendo ad una certa distanza o comunque in una stanza semibuia.
Si vestì rapida e scese  di sotto con passo deciso << vado >> cercò di mascherare l’eccitazione e l’euforia che le spingeva gli angoli della bocca verso l’alto, con una espressione di mesta rassegnazione. Sfuggì i loro sguardi in modo da non permettere loro di vedere il luccichio che le brillava negli occhi e si avviò in strada dove l’aspettava il taxi che l’avrebbe portata al suo appuntamento.
Salì aprendo la portiera e sedendosi quasi a tuffo sul sedile.
Poi mentre ancora la  chiudeva disse al conducente << al RedDoor presto >>

<< subito >> le fece un cenno con la testa e partì.
Mancavano dieci minuti esatti alle nove. Sarebbe arrivata in ritardo.
Sbuffò impaziente  protendendosi verso di lui infilando la testa tra i due sedili davanti
<< Potrebbe andare più veloce? >>
<< Certo. Potrei. Ma sarebbe un decollo >> esclamò lui ghiacciandole qualsiasi tipo di contro-risposta.
Si riappoggiò al sedile con un sospiro.

entrò di corsa quasi incespicando << lo so, lo so, Hugh, sono in ritardo….ma sono pronta in un minuto….volevo avvisarti inoltre che….
Lui le mormorò qualcosa avvicinando la bocca al suo orecchio <<…Oh! È già arrivato?..>>
Il cuore prese a martellarle furiosamente . Tirò un respiro profondo << Okay. fai partire la musica che arrivo >>
 
 
Law era seduto sul letto della stessa stanza nel quale era avvenuto il loro primo incontro. In quella flebilissima luce infilò la mano nella tasca dei pantaloni e toccò un tessuto morbido ripiegato a formare un piccolo quadratino soffice. La musica fluiva lontana e lui conosceva ogni nota, ogni accordo di quella melodia.
Rimase in attesa dell’applauso.
Sorrise.
Sentì i campanellini ed il cuore gli iniziò a  battere veloce come a un surfista se si trovasse in cima all’onda perfetta e stesse per percorrerla fino in fondo, senza preoccuparsi di cadere e farsi male. Le mani iniziarono ad avere un leggero tremolio.
La porta si aprì piano
e lei era lì.
Un ombra scura perfettamente delineata dalla luce del corridoio alle sue spalle. Sembrava un gioco di ombre cinesi
.Percepiva il suo profumo in modo distinto che gli faceva vibrare le narici. Inspirò a lungo.
<< sei qui >>
<< si. Sono in ritardo. Scusa >>
dio quella voce bassa così sensuale gli metteva i brividi.
Gli si avvicinò con la benda tra le mani ma lui la fermò << no. Per favore. Posso avere la possibilità di fare in un altro modo ? >> le chiese con tono sommesso << come? >> soffiò lei esitante
 << non vuoi che ti veda no? >> lei annui
<< allora indossa questa >> si sfilò dalla tasca un piccolo pezzetto di stoffa. Lo guardò interrogativa << è una specie di maschera >> spiegò lui << è come se fosse un sottocasco al quale è stata tagliata solo la parte corrispondente alla bocca ed al collo. Vorresti provare ad indossarla per me? Ti giuro che non proverò ad alzare la luce, lascerò tutto così, in questa semi oscurità. Solo, questa volta, vorrei vederti io. Vorrei vedere almeno il tuo corpo visto che non mi permetti di vedere il volto >>
Lei sembrò voler soppesare le parole con estrema attenzione poi sussurrò un si talmente flebile che se non avesse avuto i sensi così in allerta non sarebbe riuscito a sentirlo << d’accordo allora. Vuoi infilartelo? >> le tese la mano aperta dove sul palmo giaceva quella specie di leggero passamontagna. Lei lo afferrò poi, avvicinatasi all’interruttore affievolì ancora di più la luce fino a far piombare la stanza nel buio più completo.
Lui sentì che si toglieva la parrucca ed attese trattenendo il fiato. La luce tornò flebile e davanti a lui adesso si trovava il suo sogno proibito, la sua Eva, la sua donna.
Da dove gli era uscita quell’affermazione ?
Le prese le mani e le baciò ad una ad una tutte le dita, percorrendo con la bocca tutto il perimetro della mano, poi le baciò il polso e percorse tutta la parte interna del braccio alternando piccoli morsi a teneri baci.
La sentì emettere un flebile sospiro anche se rimaneva leggermente tesa tra le sue braccia
<< hai idea di quanta influenza abbia una donna su un uomo, quando questo la desidera in modo spasmodico? >>
<< no >> sussurrò lei in un modo toccante e tenero
Ebbe una lieve esitazione, << allora lascia che te lo mostri >>
A quel punto la sollevò piano, come se stesse sollevando una piccola fragile scultura di vetro soffiato e la portò sul letto. << Baciami >> le disse, con un’incitazione roca.
Lei per un attimo esitò, ma poi si avvicinò e strofinò le labbra contro le sue.
Si scostò per un momento e rimase a fissarlo, poi gli si avvicinò di nuovo, questa volta posando le sue mani sulle sue spalle e socchiudendo le labbra. Law rese quel bacio più profondo .
Sentii l'attimo in cui il cuore cessò per un attimo di batterle.
 
Le accarezzò la pelle e avvicinò le proprie labbra all’orecchio di lei.
<< Sei bellissima >> mormorò, cercando di trasmetterle  tutta la propria sincerità.
Sarah sentì come se un terremoto avesse fatto tremare la terra sotto i suoi piedi. Assaporò quelle emozioni forti che non aveva mai sperimentato.
Sapeva che forse era sbagliato. Era sbagliato averlo in quel modo e che sicuramente in seguito se ne sarebbe pentita. Ma in quel momento capì che sbagliato o no, era quello che voleva, niente altro aveva importanza. Avrebbe deciso il suo cuore per lei.
Emise un mormorio indistinto mentre gli circondava il collo con le braccia in un tacito invito.
Law le prese il viso tra le mani, le sfiorò le labbra con i polpastrelli poi la baciò di nuovo provando un piacere quasi insopportabile.
Iniziò a muovere impaziente le mani su di lei sentendola tremare. Stava perdendo il controllo. Si fermò per un attimo appoggiando la fronte sulla sua lasciando che il suo cuore rallentasse leggermente i battiti.
Si guardarono e quello che lesse negli occhi di lui le fece avvertire i primi fremiti di panico.
cosa cavolo le stava accadendo?
Lo aveva sempre voluto.
Lo voleva.
Adesso
Lo voleva da stare male
Ma non riusciva a frenare quel terrore che si stava impossessando di lei e che la faceva tremare leggermente….
Per qualche misteriosa ragione che a quanto pareva neanche lei conosceva, non voleva essere toccata in modo più intimo.
Law tornò di nuovo a baciarla e quando fece scivolare la sua mano tra le cosce la sentì irrigidirsi.
 
Perché diavolo era lì, se l’idea di dividere il letto con lui la rendeva così piena di inquietudine ?
Poi, un lampo, un’intuizione che lo fece andare nel panico
<< Sei vergine? >> Le fece piano quella domanda, incerto di come avrebbe proceduto se gli avesse detto sì.
Sarah distolse lo sguardo e deglutì a fatica, i muscoli del suo collo sottile che si contraevano. Le sembrò di avere la gola paralizzata di non riuscire più né a deglutire né a muovere la lingua, un odiosa e terrorizzante sensazione di panico la stava avvolgendo in una spirale malefica e dolorosa, iniziò  a sudare poi, dopo un tempo che le parve lungo quanto un’eternità, riuscì a pronunciare quel fatidico << si >>
 
Cristo santo
 
Law si fermò, poi tornò a sfiorarle la bocca con un bacio poi le si sdraiò accanto e la tirò verso di sé.
Doveva procedere con estrema cautela da adesso in poi.
Lei fece del suo meglio per sentirsi rilassata tra quelle forti braccia. Aspirò il suo profumo.
<< sei adorabile >> le sussurrò lui sfiorandole il collo con il naso << rilassati >> le sussurrò all’orecchio mentre lei di riflesso si irrigidiva.
<< Sto facendo del mio meglio >> mormorò con voce strozzata << dio che frana che sono >> doveva avere un qualche difetto di fabbricazione pensò critica, stava realizzando il suo desiderio tanto sperato e quello che riusciva a fare invece era solo farsi prendere da un attacco di panico in piena regola, considerando poi che non aveva mai sofferto di attacchi di panico, questo la diceva lunga.
Doveva esserci qualcosa che non andava in lei. Il che era molto triste. Lui rise divertito
 << no. Non è vero >>  le sfiorò la guancia con la bocca << dobbiamo procedere con calma >>
<< ecco .. si.. lo penso anch’io.. >> si rilassò lievemente. Voleva disperatamente poter essere all’altezza per lui, ma le sembrava di essere solo la fragile eroina di uno scadente romanzetto rosa.
 
Molto lentamente lui abbassò di nuovo la testa e le loro labbra si toccarono di nuovo. Fu un bacio intenso, ma lui non andò oltre, il corpo di Sarah era diventato rigido, e tremava da capo a piedi.
Non era il momento di andare avanti.
Doveva fermarsi lì.
Anche se lui avrebbe voluto vederla nuda. Ma si impose di trattenersi.
<< Mi limiterò ad assaggiarti…>> Nella sua voce c’era una nota leggermente roca mentre sussurrava contro la pelle di Sarah
<< Nient’altro. Posso? >>
Lei annuì e arrossì , fortuna che non poteva vederla, poi  Law allargò le dita sulla sua mascella rigida, e quando le girò il viso nel palmo della sua mano per baciarglielo, lei incatenò lo sguardo con quello di lui. I suoi occhi erano spalancati, notò Law con leggero sgomento.
Si sedette e la toccò, solo una leggera pressione sul mento per farle sollevare il viso verso di sè.
E capì che non avrebbe fatto neanche quello.

scusate il ritardo......... ma ho avuto un aserie di problemini vari, influenza, cheratite....comunque...come si dice...don't care
grazie a tutte per il supporto.... sono telegrafica perchè non posso stare ancora molto al PC...
vi mando un bacione e... spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto...

A presto cicce!

bacioni dalla vostra costanza =)))

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 38 - INDAGINI ***


dal cap. precedente

Lei annuì e arrossì , fortuna che non poteva vederla, poi  Law allargò le dita sulla sua mascella rigida, e quando le girò il viso nel palmo della sua mano per baciarglielo, lei incatenò lo sguardo con quello di lui.
I suoi occhi erano spalancati, notò Law con leggero sgomento.
Si sedette e la toccò, solo una leggera pressione sul mento per farle sollevare il viso verso di sè.
E capì che non avrebbe fatto neanche quello.

CAPITOLO 38
 

 

Se le cose fossero continuate ad andare in quel modo, sarebbe stata l’unica donna in tutto il mondo ad essere stata nel letto con lui senza fare  l’amore.
Rimasero per tutta la serata  a stringersi ed abbracciarsi senza fare nient’altro.

<< io…. ti conosco ? Ci siamo mai visti prima? >> le sussurrò Law all’orecchio mentre la teneva abbracciata stretta al suo torace. Lei esitò un attimo << no >>  poi con una nota di tristezza nella voce continuò << non mi hai mai vista >>
Si addormentarono abbracciati e si svegliarono stupiti di aver dormito.
 
Non aveva mai dormito con una donna, nel vero senso letterale della parola.
 
Sarah rimase ad occhi chiusi, se solo avesse potuto  rivelargli la sua vera identità.
Se solo avesse potuto togliersi la maschera.
Ma all’improvviso si rese conto che non sarebbe mai riuscita a farlo.
Non avrebbe mai potuto farlo
Non voleva vedere l’espressione che avrebbe potuto dipingersi sul volto di lui quando si sarebbe tolta la maschera.
Le veniva la nausea al solo pensiero.
Senza considerare che lui avrebbe anche potuto sentirsi preso in giro, e questo sarebbe stato ancora più grave perché avrebbe precluso qualsiasi tipo di  rapporto tra loro.
Presente e futuro.
Law non era un uomo che amava lasciarsi prendere per il naso.
 
Un’altra verità inoltre la colpì come uno schiaffo in pieno volto.
Il senso di panico, il terrore che l’aveva attanagliata nel momento in cui stavano per fare l’amore aveva un senso. Lei non voleva che lui facesse l’amore con  Lady Godiva, lei voleva che facesse l’amore con lei come Sarah.
Nient’altro che Sarah.
Voleva essere se stessa.
Voleva guardarlo in faccia senza maschere e senza inganni.
 
Quello che era cominciato come un gioco stava per diventare la sua unica ragione di vita, quello che all’inizio le era  sembrato facile,  adesso si stava facendo rischioso e  avrebbe potuto travolgerla ed affondarla.
La situazione le stava sfuggendo di mano.
 Lady Godiva doveva uscire di scena.
Non avrebbe mai dimenticato quella folle avventura.
Non avrebbe mai rimpianto di essere stata lady Godiva.
Non avrebbe mai potuto dimenticare l’incredibile esperienza di essersi sentita desiderata.
Ma da adesso in poi, sarebbe riuscita a tornare semplicemente Sarah?
 
Lo sentì respirare, un respiro un po’ più aspro del solito, profondo, che testimoniava come lui is fosse di nuovo addormentato con la mano sulla sua coscia. Lentamente, e con molta attenzione, si divincolò dal suo abbraccio e si liberò dalle coperte.
Si sfilò lentamente le cavigliere lasciandole in mezzo alle lenzuola evitando così di emettere qualsiasi suono.
Si tolse quella specie di cappuccio e lo abbandonò sul cuscino.
Poi scivolò fuori dal letto avvertendo subito il freddo del pavimento sotto i suoi piedi.
Lui si mosse leggermente, cercò nel sonno di trattenerla per un braccio.
Lei si girò e lo baciò allungando il viso.
Lui lasciò la presa, forse convinto che si sarebbe riadagiata accanto a lui.
 
Sapeva che prima o poi la mezzanotte sarebbe scoccata e  la carrozza di cenerentola sarebbe tornata ad essere una zucca.
 
Lo guardò per un ultima volta  mentre  apriva la porta quel tanto necessario per sgusciare fuori.
Chiuse alle spalle quel pezzetto di paradiso, ma non voleva dimenticare  tutte le sensazioni che aveva vissuto lì dentro.
Scese i gradini a due a due fino alla porta del camerino, si infilò in fretta le scarpe e si mise il cappotto direttamente sopra il costume. Senza neanche un fiato infilò alla rinfusa nella borsa gli abiti con i quali era arrivata poi uscì fuori nella notte. Iniziò a correre veloce sentendo in lontananza il leggero tonfo della porta che si chiudeva.
Non si girò neanche per una volta temendo che se si fosse voltata sarebbe tornata sui suoi passi.
 
 
Law si svegliò all’improvviso perché il drappo uniforme del sonno era stato incrinato da un leggero, inspiegabile senso di panico.  La luna alta nel cielo faceva filtrare languidi raggi  attraverso le tapparelle, andando a giocare sulla parete di fronte.. Allungò la mano sul materasso  per cercarla ma sentì solo vuoto e lenzuola fredde. Chiuse gli occhi, e imprecò.
Sto ancora sognando?  pensò rimanendo immobile . Si stropicciò gli occhi per svegliarsi completamente  poi si mise a sedere. Era accaduto tutto veramente?
Non aveva ricordi confusi.
Ma tutto era ben chiaro nella sua mente, le sue aspettative per quella notte, si era immaginato di risvegliarsi stremato, intorpidito, con la pelle ancora fremente per l’amplesso appena avvenuto,
poi l’improvvisa rigidità di lei, ritrosia, panico, Dio! quegli occhi spalancati pieni di terrore,era stata una reazione istintiva quella di bloccarsi, non aveva mai costretto una donna a fare l’amore con lui, e di certo non avrebbe iniziato quella sera. Anche se lo aveva illuso, promettendogli cose che non avrebbe potuto dargli, non ce l’aveva con lei, riusciva a comprendere abbastanza  le sue paure, non  benissimo ma almeno ci provava.
E adesso se ne era andata, in silenzio, senza far rumore, senza lasciare una traccia, un filo che lo portasse da lei.
Si prese la testa tra le mani e si lasciò cadere di nuovi sul cuscino.
Che cos’è che lo affascinava di quella donna?
Il gusto per il mistero?
Il fascino dell’ ignoto ?
L’eccitazione dell’aspettativa ?
 
Cos’era di lei che l’aveva colpito così tanto? Forse quella sensualità mischiata in parti uguale con quel sapore di pura innocenza ?
Sospirò,
forse tutta quella introspezione non gli faceva bene.
Scacciò quei pensieri troppo melensi.
Era profondamente romantico, ma ci teneva a mantenere questa cosa per sé. Non perché fosse un atteggiamento inattuale o un po’ abbandonato, come di fatto era, ma perché era una cosa privata.
 
Pensò che fossero perfetti per stare insieme e che doveva corrompere Hugh in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo per scoprirne l’identità
 
<< io non zapere Kome potere zpiegare . Io non zapere zuo nome. Io vizto zuo numero, lei avere ballato per me e Junezca,  a me ezzere piaciuto e lei fenire a lavorare qvi. Io non zapere niente
altro >> Hugh scosse la testa estremamente dispiaciuto
non c’era che dire.
Sapeva bene lui come difendere le galline dalle uova d’oro
Law si alzò lentamente dalla sedia occhieggiando qua e là per intravedere un segno, un indizio che lo riconducesse a lei, ma l’ufficio di quell’uomo era perfetto. Non un foglio fuori posto, i quadri giusti alle pareti, le foto di due bambine ed una donna sulla scrivania poi… nient’altro.  Un ambiente completamente asettico e privo di calore, che avrebbe potuto sembrare una sala operatoria. Si avviò verso la porta poi, prima di aprirla si voltò di nuovo verso di lui, come in attesa una resa, che non venne. Con un sospiro abbassò la maniglia ed uscì.
 
Stava camminando a testa bassa, sconfitto dalla piccola battaglia combattuta con Hugh, con la coda dell’occhio vide la ragazza bionda all’ingresso, mai notata prima.
Seduta su di un alto sgabello, con le lunghe gambe accavallate, i capelli biondissimi tirati su in una coda di cavallo chilometrica, osservava distratta il movimento della sala da un piccolo monitor montato a lato del banco.
Rimase incerto con la mano sulla porta poi, con un gesto deciso, si voltò e le si avvicinò stampandosi sulla faccia un sorriso da provolone << ciao >> le disse con voce un po’ strascicata
<< ciao >> alzò gli occhi dal monitor e lo guardò curiosa, un guizzo negli occhi nocciola
<< ti stai annoiando ? >>
<< no. Per niente. E’ il mio lavoro >>
<< ti piace lavorare qui ? >>
Lei fece spallucce << è un lavoro come un altro e in questo periodo non ho trovato nient’altro >>
<< strano >> si appoggiò al bancone piegando leggermente il busto verso di lei, non eccessivamente però, non doveva esagerare << è impossibile che nessuno ti abbia notato >> esclamò con enfasi
<< hai mai pensato di lavorare nel campo della moda o nel cinema? >>
<< sai quante ce ne sono? >>
<< ma non come te. Tu sei veramente….bella >>
Lei allungò le braccia verso l’estremità del bancone mantenendo le mani aperte. Sembrava una gattina che stava facendo le fusa.
Forse non tutto era perduto
Lo guardò da sotto le lunghe ciglia, finte, le palpebre leggermente abbassate, gli sorrise in modo lascivo, da pantera, al quale rispose con la stessa espressione, ormai sicuro di sé, sicuro di aver fatto centro
<< se pensi di estorcermi informazioni su Lady Godiva, ti sbagli di grosso. Non so niente di lei. A me non dicono niente, ed io non ci ho mai neanche parlato, né ho chiesto niente >>
Una doccia fredda lì nell’atrio lo avrebbe colto meno di sorpresa. Velocemente tutto il suo ottimismo si dileguò in un nanosecondo << oh..no…io..volevo..solo..
<< alcune informazioni >> continuò lei << mi dispiace. Ma io di queste questioni non mi interesso e neanche vengo coinvolta. Grazie per l’interessamento>> concluse con aria divertita indicando se stessa con la mano. Lui rise allargando le braccia << touché >> le fece un inchino << è stato un piacere comunque..magari.. una volta o l’altra..>> lasciò cadere il discorso mentre anche lei
annuiva << magari >>
Uscì fuori nella notte.
Dall'altra parte della strada, un lampione sfarfallò, pronto a fulminarsi.
Le luci delle vetrine di alcuni negozi proiettavano ancora una luce sufficiente per permettergli di vedere chiaramente la strada, mentre la sua mente invece stava navigando nella notte più nera.
 
                                                                                *.*.*
 
<< Zei una ztella Zarah non puoi zmettere di brillare >> Hugh tratteneva le mani di Sarah, seduta dal lato opposto della scrivania,  tra le sue.
<< non pronunciare il mio nome! >> gli sibilò lei
 
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.
Sarah era stata chiara fin dall’inizio, il suo spettacolo avrebbe avuto vita breve, poi sarebbe scomparsa nell’ombra, e nessuno avrebbe più saputo niente di Lady Godiva
Sperava però che arrivasse il più tardi possibile e non dopo appena due mesi.
<< tu potere fare ultimo spettacolo zi? >>
<< si . certo >> lo rassicurò lei, avrebbe dovuto prendere tutte le precauzioni possibili << però  quella sera non ci sarà alcun incontro con nessuna persona del pubblico >> arrossì perché fino a quel momento ne aveva incontrata solo una . << e voglio che i ragazzi della sicurezza controllino che nessuno mi si avvicini alla fine dello spettacolo in modo che possa dileguarmi come un filo di fumo investito da una raffica di vento >>
Lui aggrottò la fronte << filo di fumo? Ah, zi,zi, tu volere fumo in tuo zpettakolo da? Io akkontenta Zarah  >>
<< non dire il mio nome cazzo! >> gli affondò le unghie nel braccio <<  no, no, Hugh, è un modo di dire, voglio dire che alla fine dello spettacolo sparirò velocemente e nessuno nessuno dovrà mai sapere più niente di Lady Godiva. Lady Godiva sarà morta, sepolta, puff… volatilizzata >>
<< okay Zarah ma Koza ezzere volatizza ? >>
<< vuol dire che se solo provi a fare di nuovo il mio nome sarai privato di quelle due appendici pendule che adesso si trovano nelle tue mutande. Da?  >>
<< da.da. Kapito >>
 
 
                                                                       *.*.*
 
 
<< mi stai ascoltando? >> la voce di Darius era leggermente stizzita.
Beth chiuse di scatto il libro di cucina che stava leggendo. Si stava impegnando davvero tanto per quella cena. Durante la settimana si era tuffata nei preparativi passando ore ed ore davanti al computer a fare  quelle che lei definiva ricerche interculinarie, mostrando sempre un aria soddisfatta e un sorriso di soddisfazione, a  malapena represso ogni volta che le guardava. Sembrava un gatto che sta per mangiare il topo.
Appoggiò il libro sul tavolo e gli rivolse un sorriso << dicevi? >>
<< ti stavo raccontando di Tricia, la ragazza che ho conosciuto lunedì in palestra e con la quale sono stato a parlare a lungo. E’ un tipo a cui piace chiaccherare
 
<< Parliamo di frasi articolate sensate o di grugniti? >>
<< non essere maligna. E’ una persona a cui piace parlare..
Lo interruppe di nuovo << una che ragazza che esce con te a cui piace chiaccherare. Una figura mitologica >>
<< adesso sei un po’ stronza >> replicò offeso << non la conosci neanche >>
<< d’accordo continua. Giuro che non ti interromperò più >> si portò gli indici a croce sulle labbra.
<< intanto ordiniamo >> alzò la mano cercando di farsi notare, la cameriera bionda che stava passando da lì, una stangona di due metri con un paio di gambe chilometriche, che non era giusto fossero inserite in un corpo perfettamente modellato senza un filo di grasso, che sbucavano da una mini di jeans, si fermò di botto fissando Darius << cosa posso portarvi? >>
 
<<  Dipende >> mormorò Darius << Verrai tu a servirci ? >> la bionda emise una risatina che le penetrò i padiglioni auricolari in modo stridente come il suono di un trapano di prima mattina quando, dopo una serata di baldoria, sei andata a letto appena mezz’ora prima.
 
<< puoi scommetterci tesoro >> rispose, chinandosi a pulire con uno straccetto che aveva in tasca il lucidissimo piano del tavolo, perfettamente lindo e pulito , mettendo in mostra così la scollatura dove Darius non poté fare a meno di buttare lo sguardo. Lei captò il movimento e gli strizzò l'occhio in un cenno inequivocabile. Lui sembrava divertito.
Troia
<< io prendo un piatto freddo e per dessert il vostro pezzo forte: due palline  di gelato al caffè e sopra un rivolo di caramello caldo. Questo è il gelato più voluttuoso e probabilmente il più peccaminoso del mondo >> calcò volutamente l’accento sulle parole voluttuoso e peccaminoso.
<< per quello ti aspetto al banco >> cinguettò quella
< tu che prendi Beth ? >>
Oh! Finalmente si erano accorti che c’era anche lei
<< un’insalata scondita >> mormorò acida. Stava cercando di scontare l’enorme, gigantesco, peccato di gola commesso la sera prima quando, in un attimo di deprimenza acuta, vinta dalla cosiddetta malinconia da dieta, si era mangiata due fette di sacher torte, accorgendosi solo dopo di essersene fatta fuori una bella quantità, con solo due fette. Sperò che nessuna chiedesse chi l’aveva mangiata, e che non pensassero a lei. Detestava di dover ammettere di essere stata debole e di aver ceduto alla gola.
La gola.
Uno dei sette vizi capitali.
Ci sarebbe stata anche la lussuria tra i vizi, ma quello a lei neanche la sfiorava.
Chissà se messa a scelta avrebbe abbandonato la gola per quest’ultima…
Si. Decisamente
Si riscosse alle parole di Darius << un’insalata scondita? >> la guardava sbalordito << e da quando..
<< ho detto solo un’insalata scondita non un Guanaco della Patagonia >> ringhiò
Darius fece per replicare ma la biondona intervenne << se la tua ragazza ha deciso di prendere un’insalata, ti conviene accettare di buon grado senza fare storie. Noi donne quando ci mettiamo a dieta per smaltire i chili di troppo, in vista dell’estate, sappiamo essere molto determinate e niente e nessuno ci distoglie dai nostri pensieri >>
Grazie, tra le altre cose,  anche per avermi ricordato che sono grassa. Se lo sarebbe segnato pure sul calendario in modo che non le potesse sfuggire di mente.
Si allontanò con le ordinazioni ancheggiando. Sculettava a meraviglia, lei non sarebbe mai riuscita ad imitarla.
Rimasero in silenzio ognuno assorto nei propri pensieri, finchè la ragazza non tornò con le ordinazioni
<< ecco qua. Allora…per il  gelato… ti aspetto al banco.. >> tubò mentre Beth alzava gli occhi al cielo
<< mi spieghi cos’è questa storia dell’insalata scondita? >> indagò lui guardando prima il suo piatto: un trionfo di tre tipi di carne arrosto accompagnati da verdure miste, il tutto ricoperto da varie salsine appetitose. Poi guardò il piatto di lei.
Anche Beth aveva osservato bene entrambi i piatti ed era piuttosto demoralizzata nell’osservare il suo
<< lo sai che trovo  deprimente mangiare con una donna che non apprezza la cucina >> le disse infilzando un pezzo di carne ed una patata coperta da una qualche salsina bianca che solo alla vista faceva venire l’acquolina in bocca << ti sei abbuffata a colazione eh? Dì la verità >>
Lei si sentì pervadere da un’ ira incontrollabile, era quasi decisa a  farsi giustizia da sola.
<< Vaffanculo Darius.>>
<< Dio Beth come sei mordace . cos’hai mangiato a colazione un opossum andato a male? >>
<< per tua informazione, stamani non ho neanche fatto colazione
<< come mai? >>
Lei non lo considerò minimamente << non ho mangiato niente stamani. Va bene? E se ti dico che mi va bene l’insalata, vuol dire che mi va bene >> iniziò ad inforchettare quelle tenere foglioline verdi con un vigore degno di uno scaricatore di porto. Si infilò tutto in bocca ed il suo stomaco protestò immediatamente mentre il suo cervello gli inviava allarmato importanti informazioni relativi al fatto che lei non era una capra.
<< si può sapere perché ti costringi a questa tortura? >> indicò il piatto di insalata con la forchetta
<< se non erro sei stato tu a dirmi che ero ingrassata >> replicò lei mantenendo il tono di voce carico di acrimonia, come se avesse appena mangiato dieci limoni
<< ho detto che si ingrassata. Non che sei grassa >> esclamò stupito lui
<< se dici a una persona che è ingrassata, in pratica le stai dicendo che è grassa >> proseguì lei con tono offeso
<< non è vero. Se ti dico che sei ingrassata vuol dire che magari sto notando che hai viso un po’ più paffuto, o magari che hai un filo di pancetta >>
<< visto? >> tuonò trionfante Beth << un filo di pancetta equivale a grasso. E poi non si dice mai a una donna che è ingrassata in modo così brutale.>>
<< ma tu sei per me..
<< lascia stare. Lo so. Vàààà…. a prenderti il tuo gelato lontano dai miei occhi. Vai al banco dalla tua biondona >>
<< non è la mia biondona >>
<< quanto vuoi scommettere che non fai in tempo a sederti al bancone che  lei ti ha già dato il suo numero di telefono? >>
<< ma se pensa che tu sia la mia ragazza! >>
<< appunto. Conosco il tipo. Quella è il classico tipo di donna che pensa di essere il non plus ultra della bellezza. La quintessenza della favolosità
<< favolosità ? >>
<< zitto per favore. Lasciami finire. Dunque quella è il classico tipo di donna che non vede l’ora di mostrare il proprio fascino, di far vedere quanto sia irresistibile e di come gli uomini le cadano ai piedi. A maggior ragione quando l’uomo è con la sua ragazza. E’ proprio in queste occasioni che questa tipologia di donna gode a flirtare con l’uomo di un’ altra…
<< sembra che tu sia un etologo del National Geographic mentre illustra il comportamento di una specie animale >>
<<..gode a flirtare con l’uomo di un’altra raggiungendo il massimo della soddisfazione quando riesce ad ottenere un appuntamento sotto il naso della rivale. Insomma il tipo classico della
zoccola >> si appoggiò allo schienale guardandolo allusiva
<< non ci credo >>
<< scommettiamo? >>
Lui ci pensò su << d’accordo. Io dico che mi lascerà il suo numero di telefono solo dopo, che io avrò conversato con lei mentre mangio il gelato >>
<< e io dico invece che non farai in tempo a sederti sullo sgabello che lei ti avrà già dato il suo numero, magari scrivendotelo sul palmo della mano >>
<< ci sto. Cosa scommettiamo? >>
<< fammi pensare >> rispose Beth ma Darius continuò subito << ci sono. Se vinco io dovrai farmi da schiava per un mese. Niente di sconcio, non preoccuparti. Per un mese dovrai fare tutto quello che io ti comanderò. Se ad esempio ti dico che per una settimana dovrai rifornirmi il frigo, tu lo farai. Se ti porto delle camicie a stirare.. tu le stirerai se..
<< e se invece vinco io tu dovrai stare in completa astinenza per un mese. Niente donne, niente sesso, niente di niente. Astinenza completa >>
<< ci sto >> contava molto sulla sua capacità oratoria. Si alzò e si avviò verso il banco seguito dallo sguardo curioso di Beth. Ritornò subito indietro << non guardarmi. Se lei pensa che tu sia la mia ragazza, se ci guardi, non farà niente >>
<< povero illuso. Comunque va bene, continuerò a leggere questo libro >>
Era arrivata appena alla seconda ricetta che Darius era già di ritorno con il mano la coppa di vetro con ancora le due palline di gelato intatte ed una espressione afflitta dipinta sul volto. Allungò il braccio rimanendo in silenzio, mostrandole tra la leggera peluria bionda, un numero di telefono scritto con la penna rossa.
Lei sorrise trionfante << lo sapevo he quella era una zoccola number one >>
<< appena mi sono seduto mi ha artigliato il braccio e senza dire una parola mi ha scritto questo. Poi mi ha servito il gelato. Incredibile! >> si voltò a guardarla camminare tra i tavoli
<< và, và,và come sculetta >> Darius alzò il dito indice verso il culetto della bionda
<< lo deve fare da contratto, per attirare i clienti >> biascicò lei
<< guarda che movimento di bacino che ha >>
<< non so come faccia a non compiere un movimento di rotazione su se stessa. Con tutto quel ruotare rischierebbe di guardarmi negli occhi nel caso la prendessi a calci in culo >>
<< dovresti imparare anche tu a camminare così e ad essere un po’ più sfacciata come lei >>
<< non ci riuscirei mai. Non ne sarei mai capace >> rise lei << Non sono il tipo che spinge a tavoletta >>
<< spingere a tavoletta?  Tu è già tanto se ingrani la prima >>
Lei smise di colpo di ridere
<< grazie per il complimento velato. Perché era un complimento vero? >> mormorò asciutta
<< scusa, mi dispiace >> mormorò Darius dispiaciuto
<< Essere un uomo, oggi, vuol dire non dover mai dire mi dispiace >> replicò lei a voce un po’ alta per poi riabbassarla di colpo << non pensi sia irritante per me stare ascoltare delle tue notti di sesso? Non pensi che forse, dico forse, mi irrita vedere il  via vai di donne che vanno e vengono ? ma a voi che importa!?! …. a voi importa solo che le chiappe siano sode e la pancia piatta. Intanto ci sono donne interessanti da sole a casa che leggono Jane Austin mangiano gelati e ingrassano cosa che renderà loro molto depresse e sconsolate >>
<< Scusa.scusa.. ma adesso stiamo ancora parlando di me? perchè ora non lo so più >> replicò perplesso
<< No, scusa. Non lo so più neanch’io, a dire la verità. Non so neanche perché l’ho detto >>
<< colpa mia. Ti ho esasperato. Scusa di nuovo >> Darius era veramente dispiaciuto
<< Non è successo niente. lascia stare. Non fa niente >>
<< non è vero! Sono veramente dispiaciuto. Accidenti a me e a quando ho detto quella cosa ! >> alzò gli occhi al cielo << ma perché ogni volta che sto per dire una cosa idiota non mi fai avere un’amnesia momentanea? >>
<< forse perché staresti smemorato fisso >>
Avvicinò la sua sedia a quella di Beth e la prese per le spalle scuotendola leggermente, con delicatezza << tu non sei grassa Beth. Come te lo devo dire? Sei leggermente più piena. Sei solo un po’ più rotondetta in alcuni punti, ma non hai niente da invidiare a nessuna. Cazzo Beth, mi sento veramente una merda al pensiero che sei stata male per quello che ti ho detto ..
<< non sono stata poi così male >> cercò di minimizzare lei con tono affettuoso
<< .. era solo una constatazione, niente di più. Quando sono con te mi viene spontaneo di dire tutto quello che penso, Non so se è un bene o un male, senza chiedermi se quello che dico è  giusto o no ma, solo perché lo penso, devo dirtelo. Tu sei la mia confidente, la mia coscienza, la mia amica. Sei una delle persone più importanti della mia vita e mi taglierei..
<< le palle? >> chiese Beth
<< no..magari quelle no. Volevo dire mi taglierei la lingua per averti detto quella stronzata. Adesso, prima che si sciolga del tutto, prendi un assaggio di questo gelato stratosferico perché merita veramente di essere assaporato >> fece scorrere il cucchiaino su una pallina di gelato raccogliendone un po’. Poi, con accuratezza, pescò nel caramello, che andò a ricoprire la piccola montagnola di gelato e glie lo avvicinò alla bocca
<< dai, assaggia >>
Beth sorridendo aprì le labbra e si lasciò imboccare da lui << mmhmmm >> mormorò ad occhi chiusi << hai ragione. Merita davvero >>
<< che ti dicevo ? >> sorrise rincuorato dal cambio di umore di Beth
<< potrei averne un altro po’ ? >> gli chiese. All’improvviso si sentiva più leggera.
Doveva comunque perdere i chili di troppo, però adesso era più rilassata.
Se non altro dopo una insalata scondita due o tre cucchiaini di gelato se li poteva permettere tutti, avrebbe potuto iniziare a mangiare quello alla frutta che conteneva meno calorie. Quante meno?
<< base chiama terra. Base chiama terra. May day. May day >>
<< he? >>
<< mi sembravi persa nei tuoi pensieri. Cosa stava elaborando la tua mente micidiale? >>
<< oh. Stavo solo pensando a cosa potevo cucinare sabato >>
<< devi proprio Beth ? >> esclamò Darius senza poter mascherare l’espressione rassegnata che gli si era dipinta sul volto
<< certo! Perché no? Pensi che non sia in grado? >>
Stava per risponderle un Si convinto, poi ripensò al discorso fatto poco prima e rispose
<< sicuramente…voglio dire..no >>
<< No. Nel senso che non sono in grado o no nel senso che non lo pensi? Perché se nella frase, mi metti una doppia negazione, vuol dire che lo pensi. No non lo penso sta a significare che lo pensi, a meno che tu non inserisca una pausa tra il no e non lo penso
<< Beth >> esalò Darius << dimmi cosa devo dire..ed io lo dico. Sei riuscita a mandarmi nella confusione più completa e ti assicuro che è molto, molto difficile che accada. Ma d’altronde un conto è quando si parla di dati oggettivi. Un conto quando si parla di
<< cazzate? >>
<< no. Quando si parla.. di.. oh.. il telefono…rispondo immediatamente..potrebbe essere importante.. >> aprì il cellulare e se lo portò all’orecchio senza guardare il numero
<< ciao….. Mamma >> forse era meglio se rispondeva a Beth
<< si… certo...no, non ti ho chiamato perché..certo che ho visto il messaggio solo che..ma no…. .Davvero?. >> spalancò le palpebre e guardandola le fece gli occhi torti, lei non potè trattenere una sonora risata. Lui, con un gesto secco della mano, le fece cenno di tacere
<< sono con una amica… in un bar… no..non la conosci…>> alzò gli occhi al cielo mostrandole il pugno per aver palesato la sua presenza
<< COOSA? >> la voce adesso aveva un tono più alto. La guardò sbarrando gli occhi
<< quando?..ah!..
Coprì un attimo il telefono con la mano << quando finisci gli esami? >> lei ci pensò un momento << veloce Beth >>
<< un attimo. Sto pensando.. i primi di giugno perché? >> le fece cenno con la mano di aspettare
<< certo mamma.. sicuramente..non me lo perderei per niente al mondo. Potevi anche dirmelo un po’ più avanti…ah..beh…allora hai fatto bene..se lo vuole sapere così in anticipo….mi preparerò all’idea..si..mamma..si… sto attento…non ho più quindici anni mamma… okay lo so, lo so..per i genitori..rimaniamo sempre piccoli..si..va bene.. ciao..ciao..Beth si chiama Beth…si te la saluto ciaodevoandare >> chiuse di scatto il telefono scivolò leggermente sulla sedia facendo finta di asciugarsi la fronte. Poi le puntò l’indice contro << sappi che, per aver riso sonoramente ed esserti fatta sentire da mia madre, sei ingaggiata a giugno come mia accompagnatrice all’anniversario di matrimonio di mia zia Euphronia. 70 anni di matrimonio con quell’arpia. Non so come abbia fatto mio zio a sopravvivere. Credo punti alla santità >>
<< no. Assolutamente no >>
<< il 15 giugno. Gli esami hai appena affermato che ti finiranno i primi di giugno quindi puoi venire insieme a me. E non accetto un no come risposta. Verrai a soffrire con me >>
<< va bene soffriremo insieme. Pensa che  hai anche  perso la scommessa …>> gli disse con tono allegro, ma non troppo.
Lui emise un gemito.  
 
                                                                                             *.*.*
 
L’ultima sera.
L’ultimo applauso.
L’ultimo spettacolo.
 
Quella sera Law era stato trattenuto più a lungo al ristorante a causa della presenza di due gruppi di americani che avevano inserito nel loro viaggio a Londra anche la tappa al TW, uno dei più famosi ristoranti di Londra. Avevano prenotato addirittura al momento della preparazione dell’itinerario, quattro mesi prima, proprio per essere sicuri di trovare posto.
E quella sera erano rimasti soddisfatti del trattamento e dei piatti e lo stavano dimostrando con la rumorosità tipica degli americani.
Law era come se si trovasse sopra dei braceri ardenti. Non riusciva a stare fermo, ma soprattutto non riusciva a stare lì.
Alla fine, promettendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe lasciato Patrick da solo, che in futuro non si sarebbe più ripetuta quell’incresciosa situazione. Si certo, lo sapeva anche lui, conveniva anche lui che non era il momento di lasciare il ristorante, ma era già in ritardo..doveva andare.. con un ultimo cenno di scusa corse fuori.
 
Il suo tavolo era stato assegnato ad un altro, era normale.
Troppo tardi
Era dall’inizio della giornata che si sentiva pervaso da una strana inquietudine, come se qualcosa di tremendo stesse per accadere.
Si era quasi aspettato di trovare il locale chiuso.
Invece no.
Lo spettacolo di Lady Godiva era già iniziato e stava giungendo alla fine.
Non aveva ricevuto nessun biglietto.
Nessun invito.
Era questo forse a renderlo inquieto.
Che si fosse già ricreduta?
Che si fosse già stancata di lui?
Cercò Hugh con lo sguardo per poterglisi avvicinare e chiedergli di lei, ma non riuscì a vederlo.
Quando ormai lo spettacolo volgeva la termine e lei stava salutando si avviò veloce verso il backstage, ma si trovò davanti un muro di carne umana fatta da due energumeni alti quasi due metri e con due spalle grosse come una casa. Tentò di passare ma lo bloccarono con decisione, rimandandolo indietro. Quella sera quel posto era tabù. Vietato. Out.
In preda ad un’ansia crescente scandagliò con sguardo attento il retro del palcoscenico. Socchiuse leggermente le palpebre poi, un camerino alla sua sinistra si aprì facendo uscire le due ragazze che facevano lo spettacolo di lap dance. Approfittando di un attimo di distrazione dei due armadi, si infilò dentro al camerino cercando di pensare rapido ad una soluzione. Era perfettamente consapevole che il tempo stringeva e che rischiava di perdere la sua preda. Doveva trovare subito una soluzione. Si guardò intorno e un’idea gli balenò in testa. Sfilò dalla gruccia lì vicino un abito rosa a balze, utilizzato da una delle Drag Queen che si esibivano ogni mercoledì sera. Si arrotolò i pantaloni fino al ginocchio. Si sfilò la camicia e se la legò in vita, poi indossò l’abito. Le balze partivano dallo scollo ed arrivavano, diventando via via sempre più alte, ai piedi. Le braccia erano coperte da delle maniche di velo rosa. Si lasciò ai piedi le sue scarpette da ginnastica misura 45 perché era impensabile camminare con le scarpe col tacco utilizzate dalle Drag, a parte il fatto che non se le sarebbe infilate neanche se gli avessero puntato una pistola alla tempia, non sarebbe andato più in là di un metro prima di cadere lungo disteso.
Afferrò dal manichino una parrucca boccolosa bionda e se la infilò in testa cercando di aggiustarsela in fretta davanti allo specchio. Doveva avere un aspetto alquanto grottesco. Mentre si sistemava la parrucca sentì chiaramente il rumore della stoffa che si lacerava sulla schiena. Sospirò di frustrazione. Se non avesse desiderato così tanto incontrarla, a quell’ora avrebbe già lasciato perdere tutta la faccenda.
Il gioco però valeva la candela.
Senza perdere tempo uscì dal camerino fingendo un’ostentata sicurezza. C’era un via vai di gente tra attrezzisti, tecnici, ballerine, un uomo corpulento gli passò accanto, stava trasportando una scenografia dipinta a colori brillanti << da dove spunti bocconcino? Cos’è sei rimasta chiusa in camerino da ieri sera ? >> ridacchiò << oppure sei tornata per me? >> gli diede una veloce, ma piuttosto consistente palpatina al sedere.
Lo aveva colto così di sorpresa che Law era rimasto come  paralizzato per cui, prima di potergli rispondere con un manrovescio, quest’ultimo aveva ripreso il fondale e si era già diretto verso il magazzino.
In tutte le volte che era stato lì, non si era mai accorto di che brulichio di gente ci fosse nel back stage.
Per forza, lui si era intrattenuto solo nelle stanze ai piani superiori.
Si inserì in mezzo a due camerieri e riuscì a superare il fronte umano di sbarramento.
Il primo passo era fatto. Adesso doveva scoprire in quale camerino, spogliatoio, si trovasse lei
Come avrebbe reagito vedendolo conciato così?
In quel momento da una porta uscì uno dei buttafuori di Hugh. Era vestito di nero, i capelli raccolti in un codino alla base del cranio, il fisico da pugile. Il suo sguardo vagò in giro circospetto controllando le persone presenti in quel momento, poi mormorò qualcosa a qualcuno alle sue spalle. Un attimo dopo una figurina avvolta in un cappotto nero lungo fino ai piedi e con un cappuccio calato fino sugli occhi, usciva dalla porta seguita da un altro buttafuori di Hugh. Il terzetto si diresse veloce verso il retro.
Law tentò di seguirli ma due forti mani maschili lo presero per i fianchi e lo fecero ruotare su se stesso, ritrovandosi così a fissare per la seconda volta l’uomo corpulento di prima che aveva chiaramente tutta l’intenzione di approfondire la sua conoscenza << cucù. Sorpresa.! >> gli palpò di nuovo il culo << che ne dici di andare di sopra? Ho una sorpresina per te >> gli sussurrò all’orecchio. Law, per la seconda volta, era rimasto senza parole, ma si riscosse in fretta
 << anch’io >> gli ringhiò nelle orecchie prima di sferrargli un cazzotto sul labbro, quello barcollò tentando di evitare di cadere. Si portò la mano al labbro che gli si era aperto immediatamente iniziando a pisciare sangue. Sembrava un maialino appena sgozzato. Lo guardò senza capire cosa fosse accaduto.
Law però non aveva tempo per cui si tirò su l’abito ed iniziò a correre verso il magazzino.
Merda!
Dove cazzo erano finiti?
Non c’era nessuno lì.
L’aria fresca proveniente dall’esterno lo fece dirigere verso una porta rimasta aperta. Inciampando nell’abito uscì fuori giusto in tempo per vedere le luci di un taxi allontanarsi veloce.
Si appoggiò al muro.
Il freddo del cemento gli penetrava attraverso il tessuto leggero e lo squarcio sulla schiena, ma non se ne curava. Era furioso con quel depravato, merdoso, cazzone, cerebroleso, pervertito che gli aveva fatto perdere tempo prezioso, facendogliela mancare per un soffio.
Sospirando di frustrazione fece dietro front, poi si tolse l’abito, srotolò i pantaloni e si infilò di nuovo la camicia.
L’aveva persa per un soffio, era vero.
Però la volta successiva sapeva dove attenderla.
Sorrise soddisfatto.
Quello era un bel passo avanti.
Un colpo di fortuna veramente inaspettato.
 
 
                                                                              *.*.*.*
 
 
Il venerdì Beth andò a fare la spesa ingaggiando Darius per farsi aiutare a portare i vari pacchetti di cui tornò carica. Distribuì gli alimenti in frigo e nella dispensa << vedrete domani!  >> disse gongolando << la cena sarà una vera goduria! >> esclamò
<< non lodarti in anticipo. Come si dice : non dire gatto, se non ce l’ahi nel sacco >> le disse Darius calmo.
Lei si limitò a fargli la linguaccia come risposta.
Il giorno dopo Beth vietò a tutti l’uso della cucina e non solo, proibì anche solo l’ingresso a tutti quanti.
La cucina era diventata zona  adibita a  grandi manovre.
Fin dalla tarda mattinata avevano sentito il rumore di stoviglie, piatti, frastuono di pentole e un caos di profumi intensi. All’ora di pranzo le mantenne fuori servendo loro un panino prosciutto e formaggio.
 
Alle otto in punto permise loro di entrare, in attesa dell’arrivo di Zach, Darius e Jared
 
Aveva anche preparato la tavola . Una tovaglia azzurra copriva il tavolo mentre al centro troneggiava una composizione di fiori gialli.
 
<< Wow >> esclamarono in coro tutte quante.
<< Beth sei stata bravissima. Guarda, se la cena ti è venuta bene anche come solo la metà della tavola, farai un figurone. >>
 
Beth girò delicatamente le verdure nella padella mentre dava un’occhiata all’acqua per la pasta che gorgogliava nella pentola accanto.
Sarah assaggiò un peperone << la prossima volta prova a mettere un po’ più di aglio e diminuire la cipolla ..
<< aggiungerei anche una  manciata di chiudi
<< chiodi, semmai, ma i chiodi di garofano non ci vanno! >>
<< chiudi..volevo proprio dire  una  manciata di chiudi ... il  becco >> ribattè Beth affabilmente
<< hai ragione. Scusa >>
 
 
Si sedettero tutti quanti a tavola.
La pasta era un po’ scotta ed il sugo di pomodoro un po’ acquoso, ma non ci fecero caso.
 
<< Prendete un po’ di insalata >> esclamò Beth allegramente
<< ha un aspetto delizioso >> mormorò Costance servendosene una bella porzione. Poi l’assaggiò e rimase in silenzio. << il condimento l’ho preparato io >> spiegò Beth << è una vinagrette,  ho messo un po’ meno olio perché sono un po’ a dieta, quindi magari sa un po’ troppo di limone. Però è genuina, fatta proprio proprio in casa >>
<< magari potresti portare in tavola l’olio, non so, è un’idea,  nel caso qualcuno lo volesse aggiungere perché la trova, hem, un po’.. come dire.. un tantino aspra >>
<< il limone disinfetta il palato >> puntualizzò Beth, andando in cucina e tornando poco dopo con una casseruola che teneva con un paio di guantoni da forno. L’adagiò sul tavolo sopra un posa pentole d’ acciaio << E adesso.. il piatto forte >> esclamò con solennità << spezzatino al curry perché, che ci crediate o no, sono stata capace di cucinare anche questo. Guardate qua >>
Tolse il coperchio con gesto teatrale. Dalla casseruola si alzò una nube di fumo che puzzava di cipolle bruciate e spezie carbonizzate
 << forse il fondo di cottura si è asciugato troppo. >> mormorò Darius. Beth con la stessa solennità con cui era entrata richiuse il coperchio e riportò tutto in cucina.
Vi rimase per un buon quarto d’ora poi tornò di nuovo con un grande sorriso dipinto sul volto
<< ecco qua dei panini al prosciutto e formaggio. E poi non ditemi che non so cucinare >>
<< nessuno lo metterà più in dubbio Beth >> esclamò Darius << come sai tagliare il panino a metà tu, e poi aggiungere del prosciutto e una fetta di formaggio, non lo sa fare nessuno >> rise passandosi una mano tra i capelli
<< che hai fatto ai capelli? >> gli chiese Marissa
<< già, a proposito, qualcuno ha visto il mio gel ? L’ho cercato disperatamente in ogni cassetto, su ogni mensola ma non sono riuscito a trovarlo >> chiese Darius .
<< Ti riferisci per caso al tubo azzurro che acquisti dal tuo parrucchiere di fiducia e che raggiunge il prezzo del petrolio greggio?  Cento dollari l’oncia? >> gli chiese Jared
<< io non l’ho visto >> replicò Zach. Costance sbottò in una lieve risatina << oh, a proposito devo raccontarvi cosa mi è accaduto. è una cosa davvero buffa >>
<< ha a che fare con il gel ? >> le chiese Marissa
<< si. Dunque, l’altra sera >> si rivolse a Zac <<  quando siamo andati in quel pub Il Dog House a Kennington >> tornò a guardare di nuovo verso di loro << avevo davvero bisogno di rilassarmi. Ero stata tutto il giorno a studiare ed avevo gli occhi che mi si incrociavano tanto che ho pensato di avere un problema al nervo ottico ma poi mi è venuto in mente che anche due anni fa
<< vieni al punto Costance >> la spronò Zach
<< ci sto arrivando >> mormorò seria<< . Insomma anche due anni fa mi era accaduto uguale e
noneraunproblemadivista >> accelerò la spiegazione quando Zach la guardò allargando gli occhi
<< Qual è il punto, Costance >> chiese Marissa << Immagino che ce ne sia uno >>
<< certo che c’è. Per chi mi hai preso? un attimo di pazienza caz..volo! >>
<< insomma quando siamo tornati, perchè io sarei rimasta a dormire lì, quando siamo arrivati, erano già le tre, a proposito nessuno di voi ci ha sentito, qualcuno russava anche >> sorrise guardando Jared e Darius
<< Il punto, Costance? >>  la incalzò di nuovo Zach.
<< ci sto arrivando va bene? >> sbuffò irritata come se le avessero chiesto un triplo salto mortale all’indietro << Insomma abbiamo salito le scale molto silenziosamente, siamo andati in camera, e poi io sono andata in bagno, prima mi sono passata il filo interdentale, perché il mio dentista il dottor Brandon, ha detto che prima dobbiamo passare il filo interdentale e poi lavare i denti con lo spazzolino. A proposito lo sapete che mi ha detto che non dobbiamo lavarci i denti passando lo spazzolino da sinistra destra e basta, ma dobbiamo passarlo anche su e giù e poi dobbiamo fare anche dei movimenti circolari su ogni dente perché…
<< COSTANCE! >>
<< Okay. Ci . sto. Arrivando.  Insomma, mettetevi nei miei panni: è tardi, vengo da una giornata faticosissima, sono morta dalla stanchezza e… avete presente quando siete così stanche che non riuscite neanche a pensare?  E.. sapete anche che in genere noi memorizziamo i gesti abituali che si fanno quotidianamente, per cui, quando ti  trasferisci in una casa nuova, quei movimenti li ripeti anche lì e magari cerchi pure le cose negli stessi posti in cui le hai di solito. Per cui, poiché noi teniamo il dentifricio a sinistra io l’ho cercato lì
<< Oddio >> ridacchiò Jared
<<  VOI tenete il dentifricio a destra del lavandino, mentre NOI lo teniamo sempre a sinistra >> lanciò uno sguardo accusatore a Darius ed agli altri due, a volergliene fare una colpa.
Anche  Marissa ridacchiò
<< Insomma accanto al lavandino c’era questo tubetto verde tutto schiacciato, tanto che ho  pensato che forse dovreste sempre mettercene uno di scorta perché è imbarazzante dover andare a cercare il dentifricio in una casa che non si conosce bene, alle tre del mattino >> lo sguardo si fece ancora più accusatore << io lo prendo, convinta che fosse dentifricio  e l’ho schiacciato sullo spazzolino e poi mi sono lavata i denti. Non è buffo? >> sorrise << E lasciate che vi illumini su una cosa: il balsamo è veramente schifoso se utilizzato come dentifricio, inoltre non lava… ha un sapore veramente schif…
Si fermò di colpo notando le facce degli spettatori.
<< Oh, mi sono dilungata troppo ? >>
<< Io ti uccido >> disse Darius ridendo << Non importa >> continuò poi vedendo l’espressione dispiaciuta di Costance << È solo un gel >>
<< Mi dispiace davvero tanto. Non avevo idea che fosse così speciale. Te lo ricomprerò,
 promesso >> si scusò Costance
<< Ti costerebbe più di una settimana di lavoro >> le spiegò  Darius
<< non importa. Io ho fatto il danno ed io devo rimediare >> esclamò Costance
<< ed io il danno l’ho subito, per cui ti dico di lasciar stare >> tornò a ripeterle Darius
<< d’accordo. Terrò conto del tuo consiglio  >> ci fu una lieve esitazione nella sua voce.
<< sei adorabile >> Darius le diede un buffetto << quasi da … sposare.. >> le fece l’occhietto
<< che ne dici? Se ti è venuto a noia l’orso Yoghi puoi  sempre provare con
<< Goku >> Zac gli diede una sonora pacca sulla spalla che non voleva essere amichevole.
Darius represse un lamento ed un sorriso. Aveva scoperto il tallone di achille di Zachary e si divertiva un mondo a punzecchiarlo e stuzzicarlo.
Lo guardò con sguardo malizioso ma nello stesso tempo quasi paterno.
Zach si irrigidì
Lo sa
Darius gli fece il pollice verso mentre un sorriso gli andava da orecchio ad orecchio.
Zach emise un sospiro tragico.
Chi l’avrebbe fermato adesso?
 
 
 






ciao a tutte.
un bacione grandissimisimo. stavolta ce l'ho fatta a pubblicare senza ritardo..che cosa accadrà nei prossimi capitoli? avete capito qual'è il tallone di achille di Zach? bacioni a tutte. devo uscire..ma non volevo farlo senza pubblicare..bacioni di nuovo a tutte e grazie a tutte voi che leggete, mi seguite e mi commentate ... asta la vista !!!

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 39 - MAL D'AMORE ***


DAL CAPITOLO PRECEDENTE

<< sei adorabile >> Darius le diede un buffetto << quasi da … sposare.. >> le fece l’occhietto

<< che ne dici? Se ti è venuto a noia l’orso Yoghi puoi  sempre provare con
<< Goku >> Zac gli diede una sonora pacca sulla spalla che non voleva essere amichevole.
Darius represse un lamento ed un sorriso. Aveva scoperto il tallone di achille di Zachary e si divertiva un mondo a punzecchiarlo e stuzzicarlo.
Lo guardò con sguardo malizioso ma nello stesso tempo quasi paterno.
Zach si irrigidì
Lo sa
Darius gli fece il pollice verso mentre un sorriso gli andava da orecchio ad orecchio.
Zach emise un sospiro tragico.
Chi l’avrebbe fermato adesso?



                                                                      CAPITOLO 39

<< orso Yoghi >> borbottò tra i denti Zach, Costance gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro appoggiando la guancia sulla sua spalla e guardandolo di traverso << non prendertela amore, l’orso Yoghi era uno dei personaggi di Hanna e Barbera che preferivo, anche se lo trasmettevano poco, trasmettevano molto di più gli episodi di Scooby doo >>
<< per forza Yoghi ormai è datato, è anti diluviano >> replicò Darius
<< guarda che pure tu ci sei dentro >>
<< io sembro moooolto più giovane di te …
<< non è vero.. >> lo interruppe Costance
<<…. sarà perché faccio sesso assiduamente >> continuò Darius
<< anche lui! >> lo difese subito Costance per poi arrossire violentemente << vaffanculo Darius >> gli fece un gestaccio con la mano mentre Beth iniziava a ridere << allora preparatevi ad un suo invecchiamento precoce >> disse indicando Darius con la mano
<< perchè ? >>
<< perché ha appena perso una scommessa e deve stare in completa astinenza per un mese >>
<< dai! Questa si che è una notizia, che scommessa ha perso? >> chiese Jared.
Beth si dilungò nella descrizione di quel pomeriggio, omettendo i loro discorsi privati, soffermandosi sulla cameriera di play boy con un culo alla brasiliana che non si capiva come facesse a stargli su in quel modo, a meno che non fosse riempito da calcestruzzo, per poi  stopparsi alla scena del ritorno del guerriero sconfitto, con un numero di telefono stampigliato sul braccio.
 
<< però ho avuto una piccola rivincita. L’ho obbligata a venire con me a giugno per l’anniversario di matrimonio di zia Euphronia, e già il nome dovrebbe dirvi tutto >>
<< non capisco ancora perché devo venire con te Darius, non puoi andare da solo? >>
<< Beth, forse tu non capisci, in quelle occasioni, oltre al parentado al completo, che sarebbe il male minore perché puoi sempre decidere di ignorarlo, ci saranno anche gli amici con le figlie, le nipoti, le quali faranno la fila per farmi da accompagnatrici
<< esagerato >> mormorò Beth
<< no. Tu non conosci questo genere di situazioni. Il fatto è che essendo…benestante diciamo
<< e belloccio >> aggiunse Beth
Darius non potè reprimere un sorriso << e belloccio >> ripetè << mi rende un cosiddetto buon partito.. insomma mi renderebbe papabile. E , se a una riunione del genere mi presentassi con una di quelle…….apriti cielo… sarei già quasi fidanzato e non ho nessuna intenzione di rinunciare alla mia libertà
<< andiamo Darius, non puoi parlare sul serio..
<< Beth, tu non capisci, in quell’ambiente un po’ chiuso, portare a questo tipo di feste una ragazza conosciuta anche dalla famiglia, significa la rovina, il disastro, la catastrofe…… e se ci vado da solo… le avrò tutte intorno come un branco di oche.. e ...>>
Lei inarcò un sopracciglio, fingendosi scettica
<< davvero? Non è che hai un ego un po’ esagerato? >>
<< mi hai per caso visto sotto la doccia ? >>
Zach e  Jared scoppiarono a ridere
<< eh? Cosa ?!? >>
<< ho chiesto se per caso mi avessi visto sotto la doccia >> allo sguardo perplesso di lei continuò << visto che avevi parlato del mio ego esagerato…ho mi hai visto sotto la doccia o hai frugato nel mio armadietto in bagno dove tengo…  >>
Jared iniziò a ridere sonoramente
<< non mi sembra di avere fatto una battuta >> lo ammonì Darius mentre Jared cercava di spiegare ridendo << no…. Stavo..ahaha..pensando..che loro tengono il dentifricio a sinistra… ahaha… pensa se lo…tenevano..ahaha…nell’armadietto…ahah e lei… oddioddio…apriva..l’armadietto..ahaha e.. prendeva ..ahaha il tuo gel…>> smise di ridere, di colpo
<< porca puttana ! >> esclamò Zach
<< cazzo! >> sibilò Darius guardandolo in modo truce << ma dove lo hai lasciato il cervello? attaccato alla cappelliera? >> poi si riprese subito agitandogli le mani in faccia << no, no, … hai ragione, almeno lì è in un posto sicuro >>
<< ma di che parlate ? >> si intromise Beth << cosa avrebbe dovuto prendere Costance ? >>
<< niente.. >> le rispose Zach << un gel che non è un dentifricio >> poi si rivolse a Costance
 << tu amore cerca sempre il dentifricio a destra o sinistra e se non c’è chiedimelo pure che te lo do io >>
<< certo . chiediglielo pure..sarà ben felice di dartelo.. >> sghignazzò Darius
<< ma voi siete fissati. Ce l’avete sempre in testa >>
<< non sempre. Diciamo una volta ogni ora >>
<< ma anche quando siete al lavoro ? >> chiese stupita Beth << anche davanti al giudice ? >> continuò
<< certo, se è una donna.. .. ma questo vale per tutti eh?? Non guardatemi come se fossi un alieno. Diteglielo anche voi, ragazzi >> il tono di Darius si era fatto esasperato
<< beh… >>
<< si. Ditecelo >> esclamò Costance appoggiando i gomiti sul tavolo ed il mento sulle mani chiuse a pugno <<  quindi quando alla centrale capita una tizia che ha bisogno di aiuto, di fare una denuncia, di lasciare una testimonianza…se è carina… ci fai un pensierino sopra? In senso figurato naturalmente… >>
<< ma certo che .. >>
<<si..>> rispose per lui Darius << certo che si.. è nella nostra natura.. è inevitabile per un uomo pensare a quello.. >>
<< mentre per le donne no, vero? >> continuò melliflua Costance
<< è più difficile, per un uomo è solo questione di sesso, le donne in genere devono essere più coinvolte emotivamente >>
<< perché noi siamo quelle più psicolabili che non ci accontentiamo solo di un appagamento dei sensi ma vogliamo anche l’appagamento della mente, di tutto. Invece ti sbagli, anche le donne possono avere un’avventura solo di sesso, senza mettere in gioco i sentimenti . >>
<< lo sai perché lo hai provato o perché te l’hanno raccontato? Magari il biondo >> scherzò Darius. Zach si agitò sulla sedia mentre gli sembrava che una mano gli attanagliasse lo stomaco.
<< l’ho letto, su vari giornali
<< a proposito di giornali, che ci facevi all’edicola di fronte al nostro ufficio? >>
<< quando? A che ora ? >> chiese Zach drizzandosi sulla sedia
<< l’altro ieri, verso le quattro >>
<< giovedì? alle quattro? >>  ripetè poco convinta << sei sicuro che fossi io ? >>
<< sicurissimo. Ho riconosciuto il tuo giubbetto di jeans imbottito >>
<< uguali a quello ce ne saranno migliaia >> intervenne precipitosamente Beth
Troppo precipitosamente pensò Zac che si fece improvvisamente attento, i cinque sensi completamente allertati
<< capelli biondissimi, giubbetto imbottito ..non mi pare difficile sbagliarsi. Era lei >>
<< con chi eri? >> le chiese Zac
<< non ricordo.>> mormorò lei
<< eri con un ragazzo moro alto ..
<< con i capelli rasta? >> lo interruppe Zac tirando un sospiro di sollievo, era Paul
<< no… con i capelli cortissimi..quasi come te .. >> continuò Darius sforzandosi di ricordare
<< volevo anche chiamarti, mi sembrava addirittura che tu mi avessi visto, ma poi sei sparita velocemente >>
All’improvviso gli sembrò che la cena, che a dirla tutta non era stata un granché, gli tornasse completamente in gola, un gusto acido gli pervase la bocca, a meno che non fosse diventato un vampiro in quell’ultimo secondo, quel saporaccio non poteva essere veleno. E non voleva soffermarsi a pensare cosa fosse.
All’improvviso Costance parve illuminarsi << ho capito! Si! Hai ragione, Darius, giovedi pomeriggio ero con il mio nuovo compagno di laboratorio
<< che fine ha fatto Timmy?>>esclamò con tono un po’ troppo rude Zac
<< niente. solo che il professore mi ha affiancato un ragazzo nuovo, arrivato da poco dall’Italia, veramente molto bravo, ha vinto una borsa di studio, per cui, visto che tra l’altro io conosco l’italiano, vuole vedere come riusciamo ad interagire
la parola interagire lo indisponeva a prescindere, associata poi a Costance ed un ragazzo non ben definito, lo faceva innervosire in modo esagerato.
<< e com’è che eri così fuori zona  ? >> sentì chiedersi, come se la voce fosse uscita da un corpo completamente estraneo al suo. Si rendeva perfettamente conto che forse, quella era una mancanza di fiducia nei suoi confronti. D’altra parte Costance aveva cercato di dimostrargli in tutti i modi possibili quanto l’amasse e quanto fossero lontani dalla realtà quei suoi pensieri, ma per quanto lo rassicurasse gli sembrava di viaggiare con il paraocchi. Quando era con lei era tranquillo, sereno, quando non la vedeva però non riusciva  a stare sereno, la sua mente viaggiava per conto suo. Doveva cercare di tenere a bada quelle sensazioni o avrebbe rischiato grosso. Forse poteva parlarne con qualcuno.
Magari Darius…. che , magari , avrebbe smesso di punzecchiarlo se metteva a nudo quanto in realtà ci stesse male
<< fuori zona. >> esclamò Costance cercando di ridere, ma il pensiero che forse lui avrebbe potuto ingelosirsi la metteva a disagio, per cui l’insicurezza che trasparì dalla sua voce mise ancora di più carne al fuoco della gelosia
Darius guardò Zac e, poiché lo conosceva in ogni sua piccola sfaccettatura, ogni sua piccola incertezza, debolezza, con tono basso, intimo, guardando alternativamente l’uno e l’altra ma prolungando il suo sguardo di più su Costance mormorò
 << Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso,
perché mi rimprovero di esserlo,
perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro,
 perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere
escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri
>> intercalò molti spazi tra un fraseggio e l’altro poi continuò sbrigativo << è un aforismo di Barthes >>
Costance si sedette in braccio a Zac, gli prese il braccio sinistro e se lo avvolse attorno alla pancia, poi prese il braccio destro e se lo drappeggiò sulla spalla rimanendo con le dita intrecciate alle sue.
Gli appoggiò il viso nell’incavo del suo collo in un incastro perfetto mentre sentiva i muscoli possenti di lui rilassarsi. I loro corpi erano i pezzi di un puzzle, due calamite. Alzò leggermente la testa e gli baciò il collo, un bacio fuggevole ma che lo fece sorridere. Abbassò il viso e la strinse a se in una morsa da boa constrictor.
Si sciolsero dall’abbraccio ma lei continuò a rimanere lì seduta, era bastato che lui allargasse le gambe e lei si era inserita subito nello spazio della sedia lasciato libero, con le braccia di lui che le circondavano la vita andando a sovrapporsi davanti, ed il mento appoggiato sulla sua spalla.
E lei si sentiva beata in quel’abbraccio, il leggero disagio di prima era già passato.
 
 
Approfittando poi di un momento in cui tutti erano impegnati in una discussione lui le sussurrò all’orecchio  << dormi da me stanotte? >>
Un languore improvviso la colse, come se una fiamma le divampasse lentamente al centro dello stomaco e da lì ondate di calore le si propagassero a tutto il corpo. Si voltò verso di lui, gli occhi grigi diventati argento liquido, << si >> gli rispose in un soffio a fior di labbra.
Il corpo di Zach reagì all’improvviso ed in modo del tutto irrazionale. Come azionato da un telecomando sentì il suo membro gonfiarsi all’istante diventando duro come l’acciaio a contatto con la schiena di lei.
<< non ti alzare per nessuna ragione al mondo >> gli mormorò con voce leggermente alterata
Lei con noncuranza si portò le mani dietro la schiena e gli dette una palpatina veloce
<< Costance !>> la rimproverò, ma dentro si se gongolò di soddisfazione, adorava quella sua intraprendenza che si manifestava ogni tanto. Lei tolse le mani ma gli aderì ancora di più al torace portando il braccio in alto a circondargli il volto.
<< quando Lilli e il Vagabondo smetteranno di tubare potremmo coinvolgerli nella discussione >> esclamò Jared
Lo guardarono sforzandosi di far finta di avere ascoltato tutto e che lui aveva frainteso la situazione, Jared ne approfittò subito << …quindi allora sei d’accordo o no? >>
<< assolutissimamente si >> rispose Costance
Il sorriso che comparve sul volto di Jared non la tranquillizzò molto, anzi, la fece sentire a disagio, Darius e Jared  si voltarono verso Marissa << visto ? non tutti pensano che l’idea sia sbagliata. In fondo sono solo quattro giorni >> Marissa strinse le labbra guardandola con sguardo omicida OMG! Ma che aveva detto? a cosa aveva acconsentito?
<< quindi direi che potremmo partire subito il giovedì pomeriggio..
<< partire? >> mormorò Costance guardando con sguardo interrogativo ora l’uno ora l’altro
<< partire? >> le fece eco Zach
<< si. Per le vacanze di pasqua avevamo pensato di fare una specie di rimpatriata solo noi maschietti e di andare in montagna. E’ tanto che non andiamo più a sciare tutti quanti insieme. Marissa era contraria ma Costance invece si è dimostrata molto più aperta e….. >> riprese Darius ma fu subito interrotto da Zachary
<< un momento .. un momento… volevo dirvi una cosa.. in realtà volevo dirvelo all’inizio poi, tra un cazzeggio e l’altro, l’ho rimandata  ma adesso, visto che siamo tutti qui riuniti, colgo l’occasione che avete nominato le vacanze di pasqua, per fare un annuncio importante >>  Un mormorio si levò dalla tavola mentre Zach  con espressione solenne che lo rendeva estremamente bello e impossibile si alzò in piedi, si schiarì la voce poi,   fingendo di srotolare davanti a se un foglio, come l’ araldo che aveva il compito di rendere pubblici gli atti delle autorità, continuò con voce altisonante
<< In occasione delle feste pasquali ormai prossime. Tutti i presenti.>> fece vagare il suo guardo da l’uno all’altro << Sono invitati . Nel Devonshire. Come miei ospiti. Per un  week end lungo >> guardò Costance << tre o quattro giorni. Non ci saranno persone oberate da troppo denaro, ma solo i familiare stretti, e gli amici, naturalmente, quelli di sempre >> le passò la mano tra i capelli stringendogliela sulla nuca in una carezza più forte << non vi sono sembrato  l’araldo di  Agamennone ? >>
<< sputato >> rise Darius. In realtà era rimasto molto impressionato, così come Jared - tanto che si erano scambiati uno sguardo di intesa - dalla dichiarazione di Zach.


  
Non ne avevano mai parlato apertamente tra loro dei loro attuali rapporti sentimentali. Forse per pudore, o forse perché in passato avevano chiaccherato troppe volte delle donne che avevano avuto, alle volte anche in comune, per confidarsi adesso quel sentimento vero.
 
Ma questa,  a loro, dava proprio l’idea che Zach volesse far conoscere la sua famiglia a Costance e viceversa, insomma aveva tutta l’aria di voler essere una presentazione ufficiale, mascherata da riunione tra vecchi amici.
Jared era rimasto molto colpito, questa decisione presa così all’improvviso da Zach lo lasciva attonito. Pensava che sarebbe stato lui il primo a presentare Marissa alla sua famiglia, invece non era stato così. Si sentì quasi in imbarazzo, strinse istintivamente la spalla di Marissa, che sentiva sotto la sua mano, come per accertarsi che lei rimanesse lì. Voleva rassicurarla che lei era importante per lui anche se non aveva ancora detto niente riguardo a farle conoscere la sua famiglia, e Marissa rispose al suo gesto con uno sguardo che fu più eloquente di mille parole o gesti, più convincente di un bacio. Sospirò di sollievo e sollevò il bicchiere verso Zach, seguito da
Darius << faccio un brindisi a Zach. Perché credo si possa dire, senza possibilità di essere smentito, che forse, sta imparando a vivere >>
<< ma quand’è che si può dire che uno ha imparato a vivere? >> chiese Beth
<< io ho letto una frase molto bella. Dice che quando si è in grado di camminare anche da soli, al tramonto, in autunno, in un viale pieno di foglie gialle, senza sentirsi tristi, ma solo grati per lo stupendo spettacolo a cui possiamo assistere, ecco, allora si può dire che si è imparato a vivere >> disse Costance  guardandolo intensamente. Zach le fece solo una lieve carezza sulla guancia con le nocche. In un gesto tenero.
<< quando poi, camminando sulle foglie gialle, guardando il tramonto, ti ritrovi a pestare una cacca di cane come è accaduto a me le prime volte che accompagnavo fuori Brutus, allora capisci ancora meglio che devi imparare a vivere guardando dove metti i piedi >> la battuta di Sarah fece risuonare la risata  roboante di tutti i presenti, per tutto il palazzo. Facendo sfumare la lieve atmosfera sdolcinata che si era andata a creare.
 
                                                                        *.*.*
 
Stava guidando con accanto Costance che teneva appoggiata la testa sulla sua spalla.
<< guarda! >> gli aveva detto << quello è il mio compagno di corso. Luca, il ragazzo italiano. Fermati che gli diamo un passaggio >> obbediente Zach accostò la macchina accanto a lui e si fermò. Costance tirò giù subito il vetro << ciao. Dove stai andando ? >>
Lui le mormorò un indirizzo e lei si voltò con un sorriso << Zach, amore, possiamo accompagnarlo? È dall’altro lato della città ma è tardi, non conosce bene Londra, è meglio se lo portiamo noi >> lui annuì.
Il ragazzo era molto alto con capelli neri un po’ lunghi ed un volto perfetto, somigliava ad un angelo caduto che aveva visto raffigurato sulla copertina di un libro. Si sedette dietro e Costance lo seguì << così gli spiego quello che vediamo durante il viaggio. Inizio subito a fargli da cicerone, da guida turistica >> lui si sentì confuso ma accettò di buon grado. Non si rese conto quanto tempo fosse passato dal momento in cui le chiacchere di Costance erano cessate. Guardò nello specchietto retrovisore e quello che vide lo lasciò senza fiato. Costance e quel ragazzo si stavano baciando in modo vergognoso. Come potevano con lui lì. Davanti a loro. Fermò di schianto la macchina ed il movimento brusco li fece staccare.
<< COSA CAZZO STATE FACENDO ? >> gli urlò mentre un sudorino freddo gli invadeva le membra che iniziavano a diventargli pesantissime << stiamo amoreggiando >> gli rispose Costance con tono ovvio, poi lo guardò con uno sguardo patetico << scusa Zach, ma credo di aver fatto un errore madornale. Sei troppo complicato per me, sei troppo serio, troppo musone, troppo asociale, troppo incazzato con il mondo. Lui invece è così solare. Allegro. Sempre disponibile allo scherzo. Alla battuta. Al sorriso >> gli si allungò contro accarezzandolo in modo languido
<< Costance.. >> adesso la voce gli stava uscendo come un singhiozzo << ..che significa? >>
<< significa che la corsa finisce qui. amore. Io scendo. Con lui. >> aprirono entrambi la portiera ed uscirono
<< senza offesa amico, ma uno sfregiato come te…non può proprio competere con uno come me…>> gli strizzò l’occhio tese la mano Costance e se ne andarono insieme inghiottiti nel buio della notte. Avrebbe voluto inseguirli ma gli veniva da vomitare. Urlò il nome di lei e gli venne da piangere….annaspò cercando di trovare la maniglia della portiera…doveva inseguirla..annaspò di nuovo.. doveva trovarla..doveva riprendersela.. doveva…
<< Zac?!?... Zac?!?...amore….Za-acc?!?..
Aprì gli occhi in preda la panico, era sudato fradicio. Il volto di Costance era a due centimetri dal suo e lei lo guardava con sguardo preoccupato anzi, terrorizzato << amore? Che cosa è accaduto? Stai male?.. ti agitavi nel sonno…ho pensato che ti facesse male qualcosa…amore.. rispondimi ti prego…>>
Lui la guardò con occhi pieni di lacrime.
Stava davvero piangendo.
Aveva sognato.
Era stato tutto un sogno.
Si passò la mano sugli occhi << un incubo >> mormorò << ho avuto un incubo >> la guardò negli occhi. Due stelle argentate piene angoscia.
Lei gli prese il volto tra le mani ed iniziò a baciargli delicatamente il naso, gli zigomi, le sopracciglia, disegnò con la bocca il contorno di quel viso così bello, di una bellezza da spezzare il cuore.
 
<< vuoi raccontarmelo? >> gli coprì di baci la cicatrice. Lui fece cenno di no con la testa, la fece sdraiare sopra di se e l’abbracciò stretta strofinando  piano il viso fra i suoi capelli aspirando intensamente il profumo che emanavano. Ormai gli era entrata dentro come una colata d’oro che penetra in ogni più piccolo, recondito anfratto dello stampo in cera. Era penetrata in quella parte di cuore dove custodiva le cose più belle della sua vita. Insieme ai ricordi più felici adesso c’erano la sua chioma bionda, , la sua bocca carnosa e rosea, i suoi occhi argentai, la sua risata allegra, il suo corpo vibrante, la sua voce leggermente roca nel culmine della passione.
Era stato il peggior incubo della sua vita ed ancora il terrore gelido che l’aveva attanagliato durante il sogno non se ne era ancora andato.
Affondò ancora di più il viso tra i suoi capelli e rimase così ad aspirare il profumo della sua pelle,  creato apposta per lui,  e che per lui era diventato una droga ormai, per stare bene aveva bisogno almeno di una dose giornaliera.
Un profumo che annusi e dici: casa
[1]
 
<< Baciami >> gli disse, con un’incitazione roca, voleva a tutti i costi fargli dimenticare quella cosa, qualunque cosa fosse, che lo aveva angosciato in quel modo.
Lui la baciò in modo tenero. Baciò le sue labbra soffici, morbide che lo facevano impazzire. Lei emise un sospiro mentre rispondeva con passione a bacio << è stato un brutto incubo? >> gli mormorò sulle labbra.
Il le arrivò quasi come un lieve soffio
<< l’incidente ? >>
Lui fece di no con la testa << ho avuto molta paura >>
<<  Ma non c'è niente che ti spaventa. Tu non hai mai paura >> gli disse continuando a baciarlo
<< Invece no >> le disse lui con una smorfia un po’ amara << Ne ho una molto grande invece >>
<< quale ? >> chiese lei allontanandosi leggermente in modo da potersi tuffare in quel mare scuro dei suoi occhi
<< Ho paura di perderti >> sussurrò mentre lei sussultava guardandolo con uno sguardo carico d’amore
<< perché ? >>
 lo udì tirare un profondo respiro. << Perché... mi sono innamorato di te. Perché ti amo >>


Si stava convincendo del fatto che  per ogni uomo c'era una donna destinata a essere la sua compagna a vita e che lei era quella per lui.

Costance rimase a fissarlo. 
Scrutò attentamente i suoi occhi scuri << quindi non pensi che un uomo rinunci alla sua libertà se decide di stare con una donna? >>
Lui sorrise << credo che la libertà sia una condizione molto sopravvalutata >>
Lei era l'unica donna che aveva mai voluto, e che voleva, disperatamente, per sempre. Lei era il suo yin,  che riempiva gli spazi vuoti del suo animo. L’amava in un modo così intenso e travolgente da mozzargli il fiato.
<< ti amo >> gli disse appoggiando la fronte sulla sua.
Lui la baciò di nuovo. Un bacio travolgente che la fece sciogliere
<< Dimmelo di nuovo >> le chiese
Lei non sottovalutò quella richiesta ed obbedì << Ti amo >> ripetè prima che lui interrompesse la sua dichiarazione con un altro impetuoso bacio, che la lasciò in silenzio per un lunghissimo momento.

Prese il suo viso tra le mani e incrociò i suoi occhi, due pezzi di cielo terso, limpido.
Osservò quei profondi occhi grigi, ancora incredulo della fortuna che aveva avuto.
 
Lo sguardo di lui era caldo e scintillante e quelle  mani che adesso le si erano richiuse attorno al viso, reclinandole leggermente il capo, erano dolci e gentili
E poi quelle mani scesero piano, con carezze appena accennate sulla punta della dita, che percorrevano ogni centimetro di pelle, lasciando dietro di sé una scia incandescente che le andava a solleticare lo stomaco, come uno svolazzio di farfalle. Sentì chiaramente il cuore prima mancare un battito e poi accelerare improvviso quando le baciò la spalla nuda, sostituendo la bocca alle mani che invece andarono a vagare lungo la sua schiena.
Lievi baci adesso la accarezzavano, si facevano strada lungo il suo collo, verso l’angolo di pelle posizionato appena sotto l’orecchio. Costance emise un sospiro più forte degli altri mentre brividi di piacere le percorrevano l’intero corpo avvolgendolo come una ragnatela finissima.
Sentì che lui era eccitato.
Terribilmente eccitato.
Sapere che era lei l’artefice di tutto quello la faceva sentire estremamente potente
Lentamente le mani si fecero strada verso il fondo schiene in una danza lenta fatta di tocchi lievi, carezze bollenti finchè non strinse tra le mani le sue natiche in una stretta  spasmodica, mani bollenti che spingevano ancora di più verso di lui, andando a coprire i piccoli spazi vuoti rimasti tra i loro corpi e togliendole ogni facoltà di pensare.
Si abbandonò completamente rispondendo ai suoi baci assaporando la bocca e assecondando le sue carezze.
Le sue mani erano follia pura.
Sapeva che lui la voleva quanto lei voleva lui.
Costance con voce roca pronunciò il suo nome, voleva fondersi con lui, diventare un tutt’uno,  un corpo solo.
Una miriade di schegge colorate brillò nel suo cielo personale.
Ogni volta con Zach era come se fosse la prima volta anzi, mille volte meglio. Era come se in quei momenti le anime, come le due metà del nocciolo si fossero aperte e  lentamente riformate, per poi fondersi nuovamente. Sospirò di felicità.
Per lei felicità e Zachary erano due parole inscindibili. Non poteva esistere per lei felicità alcuna se non stare con lui.
Il senso di completezza tra loro era innegabile: erano destinati a stare insieme
Costance piegò il collo e trovò il suo posto esattamente nell’incavo della clavicola di Zach, si inebriò del suo profumo che le invase le narici fino a farla sospirare di piacere.
Era lì che voleva stare.
La tenne stretta a sé per il resto della notte, cercando di dimenticare quel sogno ma era impossibile, il dolore che aveva provato gli era rimasto impresso nella mente come se l’avessero marchiato a fuoco.
Me lei era lì.
Con lui.
E quindi non doveva preoccuparsi.
Certo che no.
Nel modo più assoluto.
Avrebbe cercato di soffocare quel disagio.
A qualunque costo.
Magari quella piccola vacanza l’avrebbe aiutato ad acquistare sicurezza . La sicurezza che lei ci sarebbe sempre stata.
 
 
<< che ti succede Zac? >>
Costance se ne era andata presto quella mattina perché aveva lezione alle otto.
Darius lo guardava con una leggera apprensione mentre scostava la sedia e gli si sedeva di fronte incrociando le braccia sul tavolo.
Lui scosse la testa frustrato << non lo so Darius. So solo che ho il terrore di perderla >> si sorprese di come fosse riuscito ad esternare i propri timori in modo così spontaneo, fece una pausa, provando un leggero imbarazzo, vergognandosi per quelo che stava pensando, ma continuò << ... ho paura che mi confronti con i ragazzi del suo corso.. >>
<< il confronto è già da un po’ che è in grado di farlo >> lo interruppe lui con tono calmo
<< si .lo so. Ma anche se lo so non cambia niente. So solo che con lei mi sento completo, realizzato in un modo che non mi sarei mai immaginato possibile. E’ grazie a lei che sono tornato a ridere. Ha riportato allegria e gioia nella mia vita. Non so neanch’io come spiegarlo, è solo che mi sento… >>
<< geloso. Sei semplicemente geloso solo che, forse, lo sei un tantino troppo >> replicò Darius
<< non posso farci niente. E’ più forte di me >> disse con tono di voce che rasentava la disperazione << quando sono con lei  sono tranquillo, rilassato ma quando non siamo insieme mi viene l’ansia, all’improvviso ho paura che ci siano anche altri che la vogliono
<< ..sicuramente .. >> assentì Darius
<< .. o peggio che lei preferisca altri… >>
<< …mi sembra improbabile… almeno fino ad adesso… >> continuò Darius
<< cosa vuoi dire? >> Zach lo guardò inchiodandolo con uno sguardo d’acciao
<< quello che voglio dire è che la gelosia è un sentimento particolare che non nasce a caso ma parte dal presupposto che quello che hai oggi domani non potresti più averlo >> lo guardò in cerca di una conferma, Zach annuì impercettibilmente
<< ora, ci sono due possibilità, la prima è che la gelosia sia scatenata da un fatto reale che ti porti a far vacillare la tue certezze nei riguardi della persona che ami…. E questo non mi pare il tuo caso, dal momento che non più tardi di mezz’ora fa una certa personcina è uscita da quella porta non senza averti dato un bacio mozzafiato
<< ci hai spiato ? >>
<< se vi baciate sulla soglia della cucina in un orario in cui la gente comune scende per prepararsi la colazione ed andare a lavoro…. Non potete venirmi a dire che siete spiati… comunque dicevo,  la seconda possibilità , che mi sembra proprio il tuo caso, è che  la gelosia invece si manifesti in assenza di qualunque segnale. In pratica quando lei non c’è ti costruisci un tuo castello immaginario della gelosia che si distrugge non appena la sua presenza ti rassicura, ma che è pronto a ricostruirsi in un attimo al primo pretesto…. >>
<< è proprio così. Per quanti sforzi io faccia la mia mente lavora per conto suo ed inconsapevolmente mi ricrea tutti i miei dubbi ed incertezze >> spiegò affannosamente Zac interrompendolo
<< io penso che tu debba fare un lavoro su te stesso, cioè devi imparare a riporre più fiducia negli altri, e capisco che il tuo lavoro ti mandi nella direzione contraria, aver più autostima e capire le proprie incertezze. Solo così riuscirai ad attenuare la gelosia, magari trasformando la gelosia morbosa, che è sempre deleteria in un rapporto, in una gelosia normale >>
<< ci proverò >> affermò deciso
 
                                                                        *.*.*
 
Tamburellava nervoso le dita della mano destra sul tavolo, in modo ritmico, come se stesse suonando una melodia al piano forte.
Assorto nei suoi pensieri aveva riempito di cerchi concentrici, righe spezzate e triangolini il cartoncino rosso posato alla sua destra dove i clienti, se volevano, potevano scrivere le proprie ordinazioni che il cameriere avrebbe ritirato, in silenzio, tutto questo per  non dover distogliere gli occhi dallo spettacolo, ordinando a voce.
 
Patrick si sedette pesantemente sulla sedia accanto a lui << porca puttana che corsa >> sbuffò tra il divertito e l’incazzato << stavo per sputare fuori entrambi polmoni davanti all’ingresso. Grazie per essertene andato via come il vento che soffia >> volteggiò in aria la mano << E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo! >> si voltò verso di lui << Forrest Gump >> sbuffò di nuovo << Stai bene? >>
<< u-uh >> rispose Law accennando un si di capo, poi si voltò e fece un cenno ad uno dei camerieri e questo si incamminò verso di lui << cosa prendi Patrick ? >>
<< scotch con ghiaccio . Da quanto sei qui? >>
<< da quasi una candela >> accennò al moccolo ardente della candela posizionata al centro del tavolo, che ormai si stava per spengere lentamente.
<< WoW volevi prendere i primi posti >>
In realtà aveva sperato che lei si facesse viva in qualche modo.
Magari inviandogli un biglietto tramite Hugh.
Era arrivato presto proprio per quello, magari lei avrebbe sbirciato da dietro e vedendolo già seduto al tavolo lo avrebbe contattato.
Perché era giusto così.
Non poteva sempre utilizzare dei piccoli corrieri per inviargli i biglietti
E neanche avvicinarsi a casa sua.
Se l’avesse vista qualcuno?
Si sarebbe insospettito
Ma di che?
Gli urlò la parte di cervello razionale
Da quando in qua qualcuno, a Londra, si insospettisce se vede una ragazza infilare una busta in una cassetta delle lettere?
Qualcuno avrebbe potuto riconoscerla
Ma se non l’hai riconosciuta neanche tu che le sei stato a fianco e quasi ci sei andato..
Basta.
Doveva smetterla.
Il numero sarebbe iniziato a breve, e lui aveva tutta l’intenzione di seguirla, senza travestimenti e intoppi, avrebbe travolto chiunque gli si fosse presentato davanti e sarebbe arrivato sul retro in tempo, anzi, anche prima, e si sarebbe infilato in quel cazzo di taxi e l’avrebbe aspettata dentro e allora si che……
ma cos’era?
Che c’entrava adesso Why don't you do right ? la musica di Roger Rabbit?
Guardò il palco illuminato da una tenue luce azzurrina mentre una gamba fasciata da una calza a rete nera sbucava fuori lentamente.
Alla gamba seguì un corpo sinuoso vestito di un abito rosso rubino con una scollatura a cuore che metteva in mostra un decolté stratosferico.
Fischi di approvazione partirono dal pubblico
Ma che cazzo stava accadendo?
Iniziò a sudare mentre guardava Patrick anche lui rimasto completamente senza parole
<< Ma che sta accadendo ? >> gli chiese con voce strozzata
<< so un cazzo. Però lo spettacolo è niente male >> sussurrò si rimando Patrick mentre guardava il volto della giovane donna che stava iniziando lo spettacolo di Bourlesque.
Law si alzò di scatto rimanendo incerto sul da farsi
forse avevano spostato l’orario dello spettacolo ? in quel caso non se ne sarebbe dovuto andare. Sarebbe dovuto restare.
Forse avevano spostato lo spettacolo ad un altro giorno, in quel caso se ne sarebbe andato.
Qualcuno gli urlò, in modo molto poco educato, di rimettersi seduto perché le persone sedute dietro non potevano godere della vista della bella danseuse
 
Accartocciò con rabbia il pezzetto di foglio rosso che aveva già abbondantemente profanato poi furioso si avviò verso il bancone
<< ma dove vai? > gli urlò Patrick
<< via ! >>
Lui scosse la testa e tornò a guardare lo spettacolo.
Notevole anche questo.
Chissà dove le trovava Hugh
 
Attraversò a grandi falcate la sala, passando tra i tavoli fregandosene se toglieva la visuale di Jessica Rabbit aveva individuato già Hugh appoggiato alla parete vicino all’ingresso e solo iddio sapeva quello che gli avrebbe fatto se non gli diceva come stavano con esattezza le cose.
Hugh stava già iniziando a sudare valutò con la coda dell’occhio la distanza tra lui e il corridoio che lo avrebbe portato verso il suo ufficio poi però si rese conto che scappare di lì non gli sarebbe servito a niente, visto che essendo il suo locale, doveva essere presente tutte le sere, quindi meglio affrontare subito il problema.
Law gli si posizionò davanti con le gambe larghe e le mani sui fianchi
<< si può sapere che scherzo è questo? >>
<< qvale zcherzo ? >>
<< come quale scherzo? Chi c’è sul palco adesso? Com’è che non c’è Lady Godiva? >>
<< lei non ezzere venuta >>
<< ..?!?! non è venuta ? >>
<< no. Non ezzere fenuta >>
Law rimase perplesso che diamine…..poi socchiuse gli occhi facendoli diventare due fessure
<< se pensi di prendermi per il culo ti stai sbagliando di grosso. Stai a vedere che Lady Godiva non si presenta all’improvviso e tu, come un giocoliere fai uscire dal cappello Jessica Rabbit… mi hai preso per scemo ? >>
<< lei non ezzere uzcita da cappello…ma da zipario….>>
<< non cercare di menare il can per l’aia >>
<< cercare … cane…??? ..oh… da.. tu afere perzo cane? >> allargò le braccia << ma tu non potere cercare qvi..io non fa entrare cani….
<< Hugh >> fece un respiro per cercare di far defluire il sangue dalla testa, poi lo prese per il colletto e gli si avvicinò fino a toccargli il naso con il suo << io non so se ci sei o ci fai ma ti prego di mantenere per te la risposta perché non è una domanda ma una affermazione. Adesso. Tu. Mi. Spieghi. CHE. FINE.HA. FATTO.LADY.GODIVA >> lo strattonò facendolo ruotare attorno allo stipite della porta ritrovandosi così nel corridoio di ingresso. Vedendo il suo sguardo spiritato Hugh ebbe paura ed iniziò a piagnucolare << io non zapere niente. Lei ezzere venuta a dire che non avrebbe più danzato. Zuo zpettacolo ezzere finito. Kaput. Ruined. Fichu. Io non zapere perché,  ma lei afere detto ke non fenire più qvi. Lei partita. Morta. Zepolta. Volatizza.>>
<< è tutta colpa tua >> lo accusò Law, << non te la sei saputa mantenere, magari la pagavi una miseria…>>
<< Kome Ozare tu dire qvesto? >> replicò Hugh adesso avanzando minaccioso << kome ozi accuzare me! Qvnado tutto qvesto ezzere forze kolpa tua? Tu folere entrare in zue mutande forze? >>
Juneska era rimasta ferma al proprio posto incapace di credere a quello che stava accadendo
Law invece fece un passo avanti e con un gesto fulmineo prese Hugh alla sprovvista mollandogli un pugno al mento che lo fece vacillare e cadere rovinosamente a terra.
Solo in quel momento Law si rese conto di cosa aveva fatto, mentre Juneska si portava la mano alla bocca
<< che cosa hai fatto ? >> gli chiese << OH Mio Dio ! >> si avvicinò a Hugh che stava cercando di rialzarsi ma che sembrava ancora leggermente frastornato. Law gli si avvicinò e gli tese la mano che lui prese prontamente per rialzarsi da terra.
<< scusa >> mormorò Law << non so cosa mi sia preso. Non sono solito fare a pugni in questo modo. Ma qualsiasi cosa tu possa pensare io non volevo infilarmi nelle sue mutande. Forse ho gestito male tutta la cosa ma presumo che adesso ormai non abbia più importanza >>
Hugh si massaggiò il mento << anke io dovere zcuzare. Non dovevo dire qvelle coze. I non penzare veramente qvello. Ezzere ztato fortunato ad afere Lei in mio zpettakolo ma adezzo lei andata via e io non zapere dove.. Io afere pregato lei di kontinuare ma non ezzere riuzcito..allora afere preso Jezzica Rabbit..>>
Law gli battè amichevolmente la mano sulla spalla << lo so, amico. Lo so. Non fa niente. Ma dovrà pur essere da qualche parte >> si avviò all’uscita all’improvviso svuotato di ogni energia.
Aveva un ultima speranza … Zach… ma non si sentiva ancora pronto a confessare tutto…
D’altra parte cosa avrebbe dovuto fare?
Andare da lui ..e.....  a dirgli cosa per farlo iniziare ad indagare?
Cosa gli avrebbe detto? È scomparsa lady Godiva? e lui cosa avrebbe potuto rispondergli se non: sarà scappata con Robin Hood?
….Doveva cercarla da solo…
.. per adesso…
 
Ormai era certo.
Stava brancolando nel buio più completo, come una goccia nera in un mare d’inchiostro. Attorno a lui c’era solo il…... niente.
Era come se si fosse creato un vuoto nell’asse spazio tempo per cui quei due mesi erano spariti, risucchiati all’interno di un buco nero, per poi uscire chissà dove.
 O forse da qualche parte, lì, a Londra, c’era una porta spazio temporale che permetteva di viaggiare nel tempo e sbucare da qualche parte.
Ma dove?
Brancolava nel buio più assoluto, annegava nel nero di quella sua spasmodica ricerca di un fantasma, nel nero di quella scelta forse, il dubbio c’era, un pò masochista.
Allontanò con una smorfia la bianca scodellina quadrata contenente una leggera vellutata di finocchi << io passo >> mormorò Law
<< hai già mangiato ? >> gli chiese Patrick sistemando sul lucido bancone da lavoro in acciaio la spesa fatta
Lui guardava assente il piano del tavolo che aveva davanti, poi si accorse di essere osservato
<< h-Uh...? >>
<< non prendi niente… perché hai già mangiato? >> Patrick lo guardò attentamente e per la prima volta vide le due ombre più scure sotto gli occhi lievemente arrossati. Le guance leggermente più infossate.
Era sbarbato di fresco, i capelli perfettamente in ordine, la maglietta linda e profumata eppure… c’era un che di trasandato nell’insieme. Come se trasparisse la sua apatia
Law fece cenno di no col capo e si rimise a fissare il piano di lavoro su cui erano appoggiate diverse varietà di pesce, aglio, cipolla e gli altri ingredienti per la Bouillabaisse, piatto che avevano scelto di inserire nel menù di quella sera.
Quando Law rialzò lo sguardo vide il volto preoccupato di lui,  la bocca leggermente tesa
<< beh? Che è quella faccia? >>
Un’espressione di finta meraviglia si dipinse sul volto di Patrick. Mentre scrollava leggermente le spalle come a dire che aveva avuto un’impressione sbagliata, mise sul fuoco una larga casseruola di terracotta, aggiunse l’olio e la cipolla tritata
Law continuò con tono più aggressivo << capiterà qualche volta che nemmeno io abbia fame no ? .. il pesce è già pulito? >>
Patrick continuò a lavorare in silenzio facendo cenno di si con la testa mentre lasciava insaporire il tutto, una ruga gli divideva la fronte in due metà simmetriche.
Law aggiunse intanto il pesce spezzettato e Patrick lo coprì con l’acqua bollente.
Doveva trovare il modo di arginare quella che, a suo modesto parere si stava trasformando per Law in una vera e propria ossessione. E per far questo aveva bisogno di rinforzi e sapeva dove chiederli.

 
 
 
 
Pubblico in mezzo alla neve ed al gelo! brrrrr
Spero però, con questo capitolo, di essere riuscita a riscaldarvi . ^^
Un grandissimo bacio a tutte voi.
Un grazie alle nuove che mi hanno aggiunto alle seguite, preferite, da ricordare. Ed un grazie a quelle che ancora resistono.. :)
Ed un grazie naturalmente a quelle che hanno lasciato un commento.
Thank you.
Al prossimo chappy… che è ancora in elaborazione!
Smack
costanza

 
 
 
 



[1]  Fabio Volo

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Capitolo 41
*** CAPITOLO 40 - Lady Godiva..tana! ***


CAPITOLO 40

 
 
Il lunedi successivo Darius arrivò verso le sette, seguito da Jared e Zach.
Rimasero sulla porta ad osservare  Patrick che stava guardando Law in cagnesco.
Gli stava facendo l’ennesima ramanzina perché secondo lui stava partendo per la tangente.
Una tangente che aveva dei sonaglini ai piedi ed un abito variopinto
<< ecco l’esercito della salvezza >> sogghignò Law scuotendo leggermente la testa.
Patrick strizzò loro l’occhio.
Era seduto sullo sgabello vicino al piano di lavoro in acciaio mentre  Law era appoggiato tranquillamente alla porta a vento che separava la cucina dalla sala.
I tre entrarono in fila indiana e si appoggiarono al piano dei fuochi.
<< ragazzi aiutatemi perché è impazzito. E’ andato completamente fuori di testa >> Patrick alzò le braccia al cielo
Law sorrideva come un bambino quanto sente descrivere le sue marachelle << andiamo Patrick non essere bacchettone >>
<< Non sono bacchettone. Io! Figuriamoci! So solo però che hai perso la testa per quella donna…..e che vivi in un completo stato di trance..in negativo però >>
< senza perdere di vista il lavoro, però >> affermò con tono sicuro Law
<< okay. Te lo concedo. Senza perdere di vista il lavoro. Però, se prima avevi iniziato  a vivere la tua vita in funzione di quella donna e del giovedì, adesso stai iniziando a vivere per un fantasma >>
Sei paia di occhi li fissarono curiosi e completamente smarriti << si può sapere di cosa cazzo stai parlando? >> chiese Darius
<< non di cosa >> Patrick lo guardò serio << ma di chi >>
<< okay. Si può sapere di chi cazzo stai parlando ? >> ripetè Darius
<< di Lady Godiva >>
<< Lady chi ? >> esclamarono in coro sobbalzando all’improvviso.
<< Lady Godiva >>
<< e chi sarebbe ? >> chiese Zach
<< è una ballerina che si esibisce, anzi, che si esibiva fino a pochi giorni fa al RedDoor  >> affermò serio Patrick
Zach lo guardò con uno sguardo carico di pena << andiamo Law. Non avrei mai pensato che tu arrivassi a questi punti. Con una ballerina di night! >> affermò con tono miserevole
<< non è una ballerina di night >>
<< beh, se si esibisce lì è una ballerina di night >> esclamò Jared
<< voi non capite >>
<< no. Sei tu che non capisci. Se continui così ti ritroverai presto invischiato in una relazione con una donna che vuole disperatamente  solo la cittadinanza e che non appena l’avrai sposata…>>
fece una pausa carica di significato poi continuò << …perché la sposerai…. >> lo fissò di nuovo << Sparirà dalla circolazione e dalla tua vita magari alleggerendoti di un bel gruzzoletto. Lascia fare. So quello che dico. Ne ho viste talmente tante di queste situazioni >> lo redarguì Zach
<<  lei non è così. Non è quel tipo di ragazza >> continuò cocciuto Law, mentre Patrick cercava di aprire bocca per spiegare loro che il problema non sussisteva più,  visto che era scomparsa, ma le loro battute si susseguivano incalzanti, in un botta e risposta che non permetteva infiltrazioni
<< ah no? E da cosa l’hai capito? >>
<< l’ho capito dalla sua dolcezza, prima di tutto. E poi so che non ha mai accettato regali costosi da nessuno >>
<< questo è vero >> confermò Patrick
<< li ha rifiutati tutti rimandandoli al mittente. E non ha mai accettato di incontrare nessuno dopo lo spettacolo >>
<< è vero >> confermò di nuovo Patrick
<< tranne te >> concluse per lui Darius
<< tranne me >> ripetè Law sorridendo
<< tranne lui >> confermò Patrick
<< e questo a lui gli brucia >> Law lo guardò con sguardo accusatore
<< d’accordo un po’ mi brucia ancora >> ammise Patrick << ma solo un pochino ed in ogni caso questo non offusca la mia obiettività nell’analizzare quanto ti sta accadendo. Tu sei completamente preso da lei. E solo dopo due incontri ! >> alzò di nuovo le braccia al cielo, un gesto che gli veniva spontaneo ultimamente con Law, e le fece ricadere di schianto.
<< ci sei andato a letto ? >> chiese Darius poi senza aspettare risposta continuò << perché se ci sei andato a letto spero che tu abbia usato il pres.. >>
<< non ci sono andato a letto! >> esplose Law << non è una di quelle! >>
Zach si portò entrambe le mani alle tempie poi le agitò davanti << scusate, scusate, potreste iniziare dall’inizio e raccontare come sono avvenuti i fatti ? >> berciò con tono deciso issandosi sui fuochi e rimanendo in attesa.
Patrick iniziò pronto << allora. Ti spiego io a brevi linee:  al RedDoor si esibisce una ragazza vestita da odalisca che si fa chiamare lady Godiva. Nessuno sa chi sia perché, appena finito lo spettacolo, si dilegua dietro le quinte e sparisce con la complicità del proprietario, che non ha rivelato a nessuno la sua identità neanche dietro lauto compenso. Fa la danza del ventre, indossa un costume tipico.. niente di scandaloso.. si esibisce solo il giovedì, e per il resto della settimana rimane nascosta chissà dove >>
Law si inserì immediatamente << Io, lo ammetto, ne sono rimasto affascinato fin dalla prima volta che l’ho vista. Ho tentato in tutti i modi di scoprire chi fosse ma.. nada de nada. Ho provato a seguirla appena finito dallo spettacolo ma sono stato fermato da alcuni buttafuori, allora una volta ho tentato il tutto per tutto ed ho domandato a Hugh di chiederle un incontro e lei ha accettato >>  si fermò per riprendere fiato
<< e……? >> chiese Darius invitandolo a proseguire
<< e…. niente, ci siamo incontrati alle sue condizioni…>>
<< cioè? >> intervenne Zach
<< in una stanza semibuia.. >> si bloccò di colpo incapace di continuare perché quello che era avvenuto con lei era un affare suo e solo suo
<< e l’avete fatto al buio >> concluse Darius
<< ti ho detto che non abbiamo fatto niente! Mi ha permesso di toccarle il viso mentre ero bendato e nient’altro.. >> sapeva che le cose erano andate in modo leggermente diverso
<< L’avreste dovuta vedere, cioè, non l’ho vista bene neanch’io, ma mi ha dato l’impressione di essere fragile, timida. Non ha assolutamente idea di quanto sia bella, è una vera frana ed è fantastica. La serata non è finita come pensavo ma per un momento, per un momento, ci siamo lasciati andare eravamo noi stessi, io sembravo psicotico ma lei credimi era adorabile >>
<<. .. con lei conti di chiudere in breve la transazione oppure…>> chiese Darius
<< Ti racconto una serata con una donna fuori dal comune e tu la butti sul venale. Non devo vendergli una casa…. >>
<< Ma se glie la dovessi vendere? >> continuò Darius
<< Il compromesso sarebbe imminente >> terminò per lui Jared alimentando inconsapevolmente la pena che lo abbrancava
<< le hai parlato ? >> chiese di nuovo Zach
<< si, ha una voce molto bassa o forse utilizza questo tono per non farsi riconoscere >>
<< .. per non farsi riconoscere.. >> mormorò a se stesso Zach << dici  eh? >> si grattò la mandibola << quindi magari potrebbe essere una che hai tutti i giorni sotto il naso. >>
<< già >> mormorò come folgorato << potrebbe essere……>> poi scosse la testa << ma non è, altrimenti l’avrei riconosciuta >> continuò Law convinto in pieno della sua teoria.
<< e da cosa di grazia? >> chiese Jared
<< beh, dalle vibrazioni del corpo. Quando le sono vicino mi sento completamente in balia alle emozioni che mi vibrano nel profondo >>
<< si, si, lo so dove ti vibrano, me lo immagino. A te ti ci vuole un  po’ di sano sesso e tutto torna a posto, e lady Godiva la saluti con la manina. Bye bye >> commentò Darius
<< quanto sei animale Darius >> mormorò Law << qui non si tratta sesso, ma di attrazione chimica pura, una sublime assonanza di emozioni. Quando siamo vicini un calore incendia la nostra pelle, come scossi da  una febbre violenta. E parlo al plurale perché so che anche per lei è così >> sospirò affranto << Datemi una sigaretta >>
<< Ma tu non fumi. >> asserì Darius
<< Ho appena cominciato >>
<< peccato. Io no >> gli diede una pacca sulla spalla che voleva essere di conforto << allora, continua a raccontare >>
<< Preferirei evitarlo >>
<< Perché? >>
<< perché si, va bene ? >> prese il cellulare dalla tasca, lo guardò,  poi lo rimise in tasca, lo tirò fuori di nuovo e lo gettò sul tavolo, la voce gli uscì di nuovo << e’ come se le nostre due anime fossero in perfetta sintonia. Ho aspettato per anni una donna così, che mi scatenasse queste emozioni. E adesso che l’ho trovata non ho alcuna intenzione di lasciarmela scappare.. >>  si interruppe pensando alla abominevole menzogna che stava dicendo.. la verità era che se l’era lasciata scappare per davvero
<< ma come farai ? >> gli chiese curioso Jared
<< Già. Questa si è una domanda molto interessante >> commentò Patrick guardandolo fisso
<< sono curioso di saperlo anch’io visto che si è volatilizzata nel nulla >> terminò serafico mentre Law gli scoccava un’occhiata gelida
<< come, come, come? >> tre paia di occhi presero a fissarlo carichi di una curiosità quasi morbosa
<< ma non hai appena detto ..>> iniziò Zach
<< .. hai parlato al presente ..>> affermò Darius
<< presente ipotetico. Nel senso che ipotizzava che lei fosse ancora presente nella sua vita, ma l’ipotesi e la tesi hanno preso direzioni opposte per cui fatto sta che all’improvviso ha sospeso le esibizioni e da quel momento non se ne è saputo più niente di lei >>
<< ma la troverò, potete starne certi. Non mi arrenderò finchè non l’avrò trovata, a costo di rincorrerla per tutto il globo. E quando l’avrò trovata  riuscirò ad ottenere la sua fiducia, si fiderà di me e finalmente potrò vedere il suo viso e potrò amarla alla luce del sole >> affermò convinto Law
Gli altri si guardarono mentre ancora stava finendo il discorso e si scambiarono un’occhiata preoccupata. Avevano ascoltato in silenzio. Ed in silenzio rimasero per alcuni minuti.
Law era veramente preso da questa ballerina.
Non era quindi il caso di insistere di lasciarla perdere. Avrebbero ottenuto solo l’effetto contrario
<< se sei così convinto >>
Law annuì
<< ci fidiamo di te e delle tue capacità di raziocinio >> esclamò Darius sforzandosi di sorridere e dando una scrollata di spalle asimmetrica, che, come avrebbe detto il Dr.  Lightman di Lie to Me, voleva dire: non ho fiducia in quello che ho appena detto.
 
<< ragazzi che ne dite di rimanere a cena qui? Oggi è giorno di chiusura, ce ne staremo tranquilli tranquilli a chiaccherare un altro po’ >> chiese Patrick cercando di distogliere l’attenzione dal problema
<< humm, è un’idea. Molto volentieri. Faccio uno squillo a Marissa per avvisarla >>
<< ed io a Costance >>
<< eccoli, i trottolini amorosi che scattano sull’attenti non appena le loro donne muovono un sopracciglio. Non sia mai che non siano  a conoscenza di ogni vostro movimento >> esclamò sogghignando Law << no, davvero, in realtà un po’ vi invidio >> replicò subito dopo
<< ma cosa cazzo vai cianciando >> lo rimproverò Darius scandalizzato << li invidi? >>
<< tu non sai cosa vuol dire avere una donna che ti sta accanto comunque vada, e per sempre >> lo rimproverò Jared
<< e tu non sai cosa vuol dire andare a letto con una donna diversa ogni volta >>
<< furbo lui ! >> esclamò Patrick inserendosi all’improvviso nella conversazione ed additando Darius << tu parli così perché puoi avere tutte e due  >> continuò
<< non capisco cosa tu stia dicendo >>
<< si riferisce al fatto che puoi andare a letto e fare sesso con tutte quelle che vuoi e nello stesso tempo avere qualcuno con cui cazzaggiare, fare il serio, confidarsi, chiedere consiglio >> cercò di spiegargli Jared
<< Beth? >>
<< ti sembra poco? >> l’apostrofò Patrick
Darius ci pensò su un attimo << beh, effettivamente, non ci avevo mai pensato >>
<< e certo! Uno non si rende mai conto da solo, di quanto sia fortunato, finchè qualcuno non glie
lo fa notare o quando perde la persona con cui può essere sé stesso senza nessuna paura o
incertezza >> cercò di spiegare in modo più accurato Patrick
<<  se ci pensi bene Darius, prima o poi anche Beth troverà qualcuno con cui stare, prima o poi si innamorerà e non credo che questo qualcuno gradirà che lei passi così tanto tempo con te. Voglio dire.. che questo qualcuno chiederà del tempo anche lui, mi sembra ovvio, tempo che Beth sottrarrà inevitabilmente a te  >> lui provò una fitta al cuore al pensiero di perdere l’amicizia di Beth << non vedo perché non dovremmo essere più amici >>
<< non ha detto questo >> commentò Jared
<< Darius, sei proprio di coccio. Quando Beth avrà un ragazzo passerà pure del tempo con lui no? Quindi non sarà più disponibile per te come lo è adesso >>
<< hummm >> grugnì lui
<< non dirmi che non ci avevi mai pensato a questa possibilità >> esclamò stupito Law.
<< volete smetterla per favore di prevedere il futuro ? >> e soprattutto un futuro così funesto?
<< prima o poi dovrai riporre la tua agendina rossa. Per amore o per stanchezza >> Law era deciso a ribaltare la situazione, da accusato diventare accusatore.
<< cos’è questa storia dell’agendina rossa? >> domandò Patrick  interessato
<< è un’agendina dove riporto varie annotazioni che mi servono quando devo fare delle
chiamate >>
<< che telefonate ? >>
<< Quando chiedo un appuntamento. Insomma lascio scritte alcune note sulla ragazza in oggetto in modo di andare a colpo sicuro >>
<< che tipo di note? >> aggiunse Patrick
Darius sospirò mentre Jared, reprimendo un sorriso  si affrettava a spiegare << alcune hanno preso otto all’orale e nove allo scritto >> poi vedendo l’espressione attonita di Patrick ridendo continuò << poi c’è quella che ha preso zero nei preliminari ma dieci nel dritto al sodo , che commento avevi aggiunto ? Ah si, in caso di necessità impellente ma tempo limitato >>
Patrick era rimasto a bocca aperta << quando ti ritiri dal mercato me la passi ? >>
Darius rise < non mi ritirerò mai ! >>
 

 

*.*.*
 

 

Quel venerdì non era iniziato sotto i migliori auspici.
Non avevano sentito la sveglia per cui non erano andate al dipartimento.
Approfittando quindi dell’inaspettata giornata di festa Marissa e Sarah avevano deciso di passare quel pomeriggio dal parrucchiere.
Magari se ci riusciva poteva chiederle il perché di tutta quella tristezza negli occhi che lei, pur quanto brava, non riusciva a mascherare.
Perché se ne erano accorte tutte che all’improvviso si era ammosciata. come una torta lievitata male che cresce, cresce, e poi, all’improvviso, e quando meno te lo aspetti, si ammoscia creando un cratere al centro .
Sarah era diventata più seria, meno incline al riso ed alla battuta. E chiunque l’avesse ridotta così meritava davvero che fosse relegato all’inferno.
 
Nel negozio la musica a  volume piuttosto alto rimandava le note dei brani più ascoltati della settimana.
Marissa si era affidata alle mani di Steve per un leggerissimo taglio scalato. Era un parrucchiere un po’ sui generis....nel senso che se gli prendeva il matto faceva quello che voleva della tua testa.
L'ambiente però era molto carino, ti servivano anche tè e tisana nell’attesa , e curavano molto il lavaggio dei capelli, con ottimi prodotti e massaggi antistress. Una volta le avevano fatto un massaggio a testa,collo e spalle mentre aspettava Steve per il taglio e si era quasi addormentata !che goduria
<< non troppo corti >> si raccomandò con voce incerta, lui la metteva sempre un po’ in imbarazzo, aveva sempre il timore di scatenare il suo lato folle.
 Steve le dette una leggera pacca sulla spalla  << tranquilla baby. Lo so. Mai tropo corti per te. Vedrai tesoro, ti accontenterò sicuramente. Hai mai pensato a fare dei riflessi blu? >>
Diede un leggero colpetto di tosse e gli rivolse un sorriso estasiato << no. Grazie. Un leggero taglio scalato andrà più che bene >> respirò di sollievo vedendo che lui accennava a prendere le forbici senza insistere oltre
<< Perché continui a stirarti i capelli Sarah? >> la guardò con la testa coperta da alluminio sopra ad un impacco fangoso, in attesa che facesse effetto donandole una chioma liscissima.
Perché voglio prolungare il periodo di Lady Godiva
<< è proprio vero >> continuò poi Marissa senza darle tempo di replicare
<< chi li ha ricci li vuole lisci e chi li ha lisci adora i ricci >> scosse la testa impercettibilmente mentre Steve si fermava con le forbici a mezz’aria guardandola truce << ho detto di non muoverti. O vuoi che ti tagli un orecchio? >>
Ignorò Steve e guardò Sarah per mezzo dello specchio << allora.. perché? >>
<< diciamo che ho iniziato perché…
perché sarebbe stato più facile indossare la parrucca
<< ..ero incuriosita.  Ero curiosa di sapere come mi vedevo con una chioma liscia che ti cade morbida ogni volta che ti pieghi o che chini la testa. Insomma, all’inizio è stato un esperimento ma poi il risultato mi è talmente piaciuto che ho continuato >>
<< ancora per non molto o ti si rovineranno. Lo sai vero ? >> la ammonì Steve
<< sicuro che lo so. Come farei a non saperlo se me lo ricordi ogni volta? Ancora una o due volte e poi torno ai miei ricci naturali, lo giuro. Ma datemi ancora la possibilità di passare la mano aperta per tutta la lunghezza dei capelli senza che mi si incastri tra i ricci. Mi piace percorrere tutta la chioma con un unico movimento fluido. Tu si che sei fortunata, non sai quanto. >>
<< via Sarah, non sai quante volte ho desiderato avere dei ricci naturali come i tuoi >> si voltò  di nuovo verso di lei << non muoverti ! >> ripeté Steve ritoccandogli con le forbici le ciocche sulla sommità della testa.
Marissa guardò dubbiosa Steve, poi Sarah.
Se avesse esagerato con il taglio lei glie lo avrebbe detto sicuramente .
La guardò di nuovo.
Le forbici mancarono di un soffio l’orecchio << basta!>> sibilò Steve come una teiera in pressione << non muoverti più! Carol guarda se Sarah è pronta >> voltò la sedia verso di lui, in modo che Marissa desse le spalle allo specchio, per gli ultimi ritocchi.
L’addetta scostò delicatamente un pezzetto di stagnola da quella massa fangosa poi la fece accomodare al lavaggio.
 
<< che ne pensi? >> fece girare la sedia e la fece specchiare << anche se continuo a pensare che i riflessi blu ti donerebbero >>
<< la frangetta! >> urlò inorridita << mi hai fatto la frangetta ! ti ho detto mille volte che odio la frangia. Hai qualche problema psicologico che tendi a fare esattamente il contrario di quello che ti si dice? >>
<< stai benissimo. Ogni tanto dobbiamo rinnovarci, ecco perché insisterei per quei riflessi >> obiettò Steve
<< è vero, stai benissimo >> gli fece eco Sarah
Marissa sospirò.
D’accordo, appena fuori dal negozio l’avrebbe spostata di lato. Sorrise in modo falso, voleva uscire di lì al più presto.
Non riuscì ad impedirgli neanche il getto di lacca.
Appena fuori si precipitò alla vetrina del negozio accanto ed iniziò a passare la mano sulla frangia nel vano tentativo di spostarla. Ma, dal momento che Steve, accidenti a lui,  in un attacco di puro sadismo gli ci aveva svuotato sopra un flacone intero di lacca per capelli, ottenne solo di alzare le ciocche in una parodia di ciocche spettinate.
 
Erano in ritardo.
Avevano impiegato più del previsto perché essendo arrivate senza appuntamento avevano dovuto aspettare un po’.
Fecero una corsa per raggiungere la sub che le avrebbe riportate a casa
 
<< meno male che siete arrivate >> Beth tirò un sospiro di sollievo <<  non avevo idea di cosa volevate cucinare, e dopo la mia ultima performance.. non volevo rimettermi ai fornelli… ma dove vai? … >> Marissa le saettò davanti precipitandosi in bagno, mentre lei la seguiva per un tratto continuando incessante <<…poi è passata la ragazza che lavora nella tappezzeria di Oxford Street e ti ha lasciato dei campioni di tende…tende? ….quali tende?.??. >>
<< voglio cambiare le tende delle camere, mamma ha detto che sono un po’ vecchiotte >>  le urlò chiudendo poi la porta del bagno . La riaprì mettendo di nuovo la testa fuori << effettivamente sono un residuo bellico della casa di mia nonna >> e scomparve di nuovo.
Tornò poco dopo con un asciugamano avvolto attorno alla testa.
<< ma ché? Te li sei lavati di nuovo? >>
< si. Oggi Steve doveva aver subito un attacco alieno. Mentre tagliava sembrava spiritato e non ha fatto assolutamente niente di quello che volevo. Avete già preparato qualcosa? >>
<< si >> risposero Sarah e Beth << anche perché il condimento per la pasta lo avevo già preparato, i crostini li abbiamo approntati or ora e la faraona è in forno che sta cuocendo >>
<< tra quanto arriveranno? >> chiese Beth
<< Costance ha detto che dovrebbero essere qui per le otto e, visto che ci sono anche Jared e Zach…..>>  indicò con la mano il suono del campanello <<. infatti... sono puntuali. >>
 
 
Si sedettero tutti quanti a tavola come ormai erano soliti fare una o due volte la settimana.
Quel venerdì però c’era qualcosa che non andava in loro. Sembravano leggermente distratti, la conversazione, come al solito, era ora simpatica, brillante, ora seria, ma sempre circondata da un alone di distacco, come se la mente fosse altrove.
Mangiarono i vari tipi di antipasto con appetito mentre Beth rimaneva con ostinazione a fissare gli altri senza assaggiare niente.
Quando però iniziò a separare accuratamente la pasta dalla salsa di funghi mangiando solo quest’ultimi non poterono fare a meno di chiederle come mai
<< sto facendo una dieta tutta particolare, si basa sulle lettere dell’alfabeto, infatti si chiama la dieta dell’alfabeto. In pratica ogni settimana possiamo mangiare solo le cose che iniziano per la lettera dell’alfabeto corrispondente. La prima settimana tutte le cose che iniziano con la lettera A la seconda settimana tutte quelle che iniziano con la lettera B. Certo dobbiamo stare molto attente perché arrivate alla lettera P potremmo riprendere tutto quello che abbiamo perso alla lettera K . La dieta si fa un po’ più  difficile quando arriviamo alla lettera X Y e Z. Io adesso sono arrivata alla lettera F, nel caso però che non mi trovi a mio agio posso optare sempre per la dieta punti o la dieta a zone >>
<< in base a questa logica la dieta a zone stabilisce in quali zone della casa o all’esterno, si può mangiare ? >> chiese Darius con aria divertita suscitando l’ilarità generale << dai Beth, non ci crederai veramente a quello che dici >> le chiese Costance.
Le rispose iniziando anche lei a ridere << no, però mi piace l’idea pittoresca di questa dieta >> Darius le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio con aria cospiratrice << però hai fatto bene a saltare i crostini con le acciughe perché tra parentesi erano salatissimi >>
<< non è vero! >> affermò punta sul vivo.
Li aveva preparati lei.
L’unica cosa che aveva preparato e lui le diceva che erano salati?
Alzò il mento con aria altezzosa << aiutami a portare via i piatti >> gli disse brusca mentre lui si alzava obbediente << per favore no, eh? >>
<< andiamo, non fare la vittima >> si avviò verso la cucina
<< posali lì >> gli indicò il ripiano del lavello
<< ahia >> Darius imprecò portandosi il pollice alla bocca iniziando a succhiarlo
<< che c’è ? >>
<< mi sono infilzato con uno dei coltelli >>
<< capirai che tragedia >>
<< mi sono fatto male, avete dei coltelli così a punta che potrebbero essere usati per l’artiglio di Freddy Krueger in un Nightmare … a che quota siamo? 10 ? >> le si avvicinò digrignando i denti e con le mani ad artiglio. Poi con voce roca e gutturale le disse << adolescenti di Springwood fate attenzione, tutto ciò che si manifesta nei vostri  sogni si avvera >>
Lei scivolò via ridacchiando forzatamente << scemo >>
Rientrò nel soggiorno velocemente tallonata da lui << neanche un grazie per l’aiuto. Sei veramente un’ingrata >>
<< Darius, hai spostato solo dei piatti >>
<< sei ingiusta,. Ho fatto del mio meglio per aiutarti, mi sono dilaniato un dito..>>
<< eddai con quel dito….povero martire >>
<< insensibile. ghiacciolo. Sei fatta di ghiaccio >>
<< sono una cometa allora >>
<< Pensa che perde la bellezza di undicimila molecole per centimetro quadrato per ogni secondo >> si intromise Costance
<< Chi ? >>
<< La cometa >>
<< quale cometa? >>
<< di Halley >>
<< Quale colore preferite tra questi? Costance? >> Marissa era andata in camera ed era tornata con una serie di pezzetti di stoffa leggerissima << voglio cambiare le tende in camera >>
<< Ma sono tutti uguali >>
<< Ma No, che non sono uguali, questo è blu luminoso, questo blu elettrico, questo, blu…>>
Si sporsero tutti in avanti per osservare la differenza << che ne dite? >>
<< A livello atomico il colore non esiste lo sai? >> proseguì Costance <<  hanno fatto anche uno studio in Belgio…o era Danimarca ? perché  mi è venuta in mente la Danimarca? .. >>
<< stai blaterando? >>
<< Sto blaterando si, anzi no, perché blaterare vuol dire parlare a vanvera e non mi pare che io lo stia facendo adesso,  comunque il punto era.. qual’era il punto..?  ..
< Costance..>>
<< oh, si dato che i protoni sono molto più piccoli delle onde luminose.. >>
<< Costance..>>
<< okay ..scelgo questo >>
<< Blu elettrico >>
<< dato che i protoni sono molto più piccoli delle onde luminose…… come potrebbero distinguere il colore tanto per cominciare? >> rise a questa affermazione, poi si accorse delle facce che la stavano guardando
<< Costance, a volte mi fai cadere i miei due neutrini a terra >> la prese in giro Darius
<< le particelle più piccole e più veloci della luce. .. i miei complimenti per il paragone scelto >> rise Zach poi li scoccò un leggero bacetto a fior di labbra << il mio piccolo genio >>
 
 
<< andiamo a prendere il tiramisù >> disse Sarah a Beth dopo che anche la faraona era stata mangiata tutta fino all’ultima fibra.
<< Tiramisù con lat >> riflettè Jared << non dirmi Beth che hai intenzione di saltare il tiramisù preso al The Wolseley. Un tiramisù così non si trova in tutta  Londra >> Jared la fissò rimanendo in attesa della risposta
<< certo che lo può mangiare, se ne prende una fetta con la f può farlo >> rispose Darius strizzandole l’occhio mentre Sarah e Beth, che gli fece una boccaccia,  si alzavano e si avviavano in cucina.
 
Marissa fu la prima ad affrontare l’argomento << sputate il rospo. Anche se cercate di fare gli scemi come al solito, si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che non va. Ci volete dire cosa sta accadendo o cosa è accaduto? >> chiese guardando ora Darius, ora Jared, ora Zach .
Divennero seri di colpo, scrutandosi incerti sul da farsi, se aprirsi con loro o meno.
Darius prese l’iniziativa  << si tratta di Law >> mormorò
Sarah e Beth in cucina, si scambiarono uno sguardo d’intesa mentre Sarah iniziava a prendere le posate e di piattini per servire il dolce
<< che ha fatto ? >> chiese Costance, mentre lo vedeva legato e imbavagliato a qualche letto dal quale non riusciva più a liberarsi
<< ha perso la testa >> disse Jared serio
Beth e Sarah spalancarono i padiglioni auricolari come Dumbo
<< è grave ? >> chiese Costance curiosa
<< abbastanza ..>> mormorò Zach arricciando il labbro
<< il fatto è.. >> proseguì Darius con tono carico di attesa <.. che si è innamorato di una ballerina di un night >>
<< oh santa cleopatra >> esalò Marissa guardando in direzione della cucina, da  dove provenivano dei sommessi acciottolii, sperando che Sarah non avesse sentito
<< di un night ? >> mormorò delusa Costance. Non se lo sarebbe mai aspettato da Law. E la sua delusione traspariva chiaramente dal suo viso
<< neanche noi avremmo mai pensato una cosa del genere >> confermò Darius leggendo sul volto di lei la sua stessa incredulità  
<< ed il guaio è che è proprio perso per questa ragazza >> proseguì pensieroso Jared.
Non pronunciò quelle parole ad alta voce, ma permearono l’aria stessa che li circondava.
Nella cucina intanto, i movimenti stavano avvenendo a rilento in modo che il rumore non coprisse le parole. Volevano sentire fino all’ultima virgola e non potevano tornare di là senza dolce.
<< ma non gli avete detto niente? In qualità di amici, voglio dire >>
<< e cosa avremmo dovuto dirgli oltre quello che gli ha detto Zach da solo? E poi lo sai Marissa, più tenti di distruggere la persona amata.. e più questo se ne innamora. E’ nella natura umana >>
<< ma chi è >> chiese curiosa Marissa
<< non lo sappiamo, e non lo sa neanche lui >> Marissa e Costance inarcarono un sopracciglio sorprese. Darius seguitò << di sicuro sappiamo che si fa chiamare Lady Godiva e che fa, o meglio, faceva, uno spettacolo di danza del ventre vestita da odalisca…
 
<< io mi farei chiamare Lady Godiva >>
 
<< e lì invece cosa c’è ? >>
<< ah, lì c’è il costume da odalisca che ho indossato due anni fa per la festa a tema organizzata per il compleanno di Terry e che devo restituirle >>
 
 Dalla cucina arrivò un tonfo seguito da un rumore di cocci come se a qualcuno fossero sfuggiti di mano alcuni piatti, fracassatisi poi a terra.
Marissa e Costance rimasero a fissarsi immobili, solo un tremolio nelle palpebre indicava il loro leggero nervosismo.
Darius continuava il suo racconto << si esibiva ogni giovedì sera … >>
 
Giovedì sera
Giorno in cui tutte loro erano impegnate
Giorno in cui Sarah usciva.
Vado la cinema
Ero ad un compleanno
Ero in un pub
 
Sarah raccoglieva i cocci rossa in volto, lasciando che i capelli le spiovessero davanti,  meno male che se li era lisciati, non voleva ancora incontrare lo sguardo di Beth che sapeva perfettamente la stesse fissando a bocca aperta o giù di lì.
 
<< ma adesso è sparita pare siano due settimane o tre, non mi ricordo bene, che non si esibisce. E’ sparita nel nulla e nessuno sa niente di lei >>
<< e Law sta impazzendo >> affermò Jared
 
Erano  due settimane o tre che non si esibiva
Sarah erano già alcuni giovedì che restava a casa
Era più musona e più irritabile.
 
<< portiamo il dolce ? >> sentì la voce di Beth pervenirle da una distanza incolmabile, come una voce dall’alto di una collina.
Si rialzò ed annuì.
Gettò i cocci nel secchio della spazzatura, si lavò ed asciugò le mani mantenendo sempre la schiena rivolta verso Beth. Lo sapeva che era un gesto piuttosto puerile, ma non poteva farci niente, era più forte di lei. Si voltò,  e tenendo gli occhi bassi per non incrociare il suo sguardo, prese il dolce e si avviò di là seguita da lei che, con aria stranulata teneva in mano i piattini ed i cucchiaini come se volesse aggrapparvisi per restare in piedi.
Si schiarì la voce << ecco il dolce >> la voce era piatta, priva di espressione, così come il suo volto.
Marissa e Costance la guardarono in cerca di alcune risposte che ebbero all’istante.
L’espressione di terrore mista a vergogna e stupore la diceva lunga sulla veridicità delle loro supposizioni.
Se avessero potuto avrebbero congedato immediatamente quei tre buttandoli fuori all’istante.
Invece resistettero a quell’impulso ed arrivarono a mezzanotte senza aver subito alcun danno neurologico.
La porta si era chiusa dietro di loro.
Non aspettarono neanche che raggiungessero il portone esterno che già erano volate in cucina dove Sarah aveva iniziato a lavare i piatti.
Avrebbe voluto che sparissero tutte quante lasciandola a crogiolarsi nel suo dolore, ancora più acuto adesso che sapeva che Law aveva perso la testa per una persona inesistente che mai avrebbe più potuto impersonare nella realtà.
<< sapevate che c’è un ordine per lavare i piatti? >> chiese senza voltarsi sentendole arrivare
<< stronzate. Non c’è nessun ordine, li lavi come ti vengono alla mano >> replicò Beth
<< non è vero >> proseguì continuando a lavare a testa china << si basa su quello che porti alla bocca. Prima vanno lavate le posate, quando ancora l’acqua è pulita, perché sono quelle che vanno alla bocca >>
<< che stai cianciando Sarah? Mi sembra che ci stiamo allontanando troppo dall’argomento di cui volevamo discutere, o è una cosa voluta? Intenzionale?>> la rimbeccò Marissa
<< sai cosa ci interesserebbe sapere a noi ? >> aggiunse Costance
<< poi lavi i bicchieri perché sono quelli che si portano alla bocca >> continuò a voce bassa
<< cazzo. Stai dicendo sul serio >> esclamò Beth con aria sbigottita << argomento interessante. Da scriverci sopra un romanzo >>
<< se fossi una scrittrice… >> Marissa le si avvicinò abbassando la testa e piegandola di lato in modo da vederla in faccia. Sarah si voltò dall’altra parte << in ultimo vanno lavate le pentole e le padelle >>
<< bene dunque >> tagliò corto Marissa << con questo si chiude il ciclo delle lezioni di economia domestica. E adesso… se non ti dispiace.. >>
<< mi dispiace >> ribatté Sarah
Rimasero tutte quante in silenzio, il silenzio prima del temporale, il silenzio che chiede di essere ascoltato, finché Sarah non gettò la spugnetta nell’acqua e lasciò cadere la padella in una miriade di spruzzi saponosi che la investirono in pieno. Con ancora le mani gocciolanti si voltò rossa in volto << e va bene. Non sono fatti vostri >>
<< non va bene  niente >> ribadì Marissa come una bambina petulante
<<  invece sono anche fatti nostri, non ci siamo sempre dette tutto? Non ci siamo sempre sostenute? Sempre e comunque? Guarda me! >> la voce di Costance si unì al coro
Rimase a guardarle << e va bene! Non potevo mica stare tutto il tempo ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato, no? Lo sappiamo tutte quante >> sbottò Sarah << dovevo fare pur qualcosa per cercare di guidare il destino dove volevo io! Forse non ci sono riuscita, magari l’ho mandato da tutt’altra parte, lontano anni luce da me, ma dovevo pur provare! >>
La studiarono nel silenzio che si ispessiva lentamente, Sarah trattenne il fiato, in attesa che da un secondo all’altro una delle tre iniziasse ad urlare.
Poi sentì Beth schiarirsi la voce di nuovo e rispondere pacatamente   << sai?... Forse lo penso anch’io >>
L’aria tornò a defluirle nei polmoni, ed il cuore riprese il battito regolare.
<< quindi non pensate che abbia fatto una cosa stupida ? >>
Fecero segno di no con la testa
<< hai voglia di raccontarci questa tua avventura? >> le chiese gentilmente Beth
< dio! Mi sembra di essere sul set di un film! Una roba del genere non è che la studi tutti i giorni. L’ho sempre detto che sei la più creativa del gruppo >> Costance allungò la mano in un invito a battere cinque, cosa che l’altra fece prontamente.
Raccontò tutto, omettendo le parti più intime, quelle più sue, che non avrebbe mostrato a nessuno ma che si sarebbe tenuta custodite nel suo posto più segreto.
 
 
 
Bene, bene, ….è un po’ corto’… forse….ma purtroppo, nella mia testa il capitolo si interrompeva proprio qui. A questo punto. Lo so che forse i dialoghi sono un po’ cazzaroli…ma sopportatemi e supportatemi
Un grazie a tutte quelle che mi hanno aggiunto nelle seguite, preferite, da ricordare. Un grazie ha chi ha lasciato una recensione. Grazie, tra oggi e domani risponderò sicuramente.
Un bacione grandissimo
costanza
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 41 - INCONTRI RAVVICINATI ***


CAPITOLO 41
 

 
 
<< Sarah, ho perso il filo ad essere sincera >> Sia la stava guardando con aria confusa.
In quegli ultimi tempi non era stata molto presente, la sua famiglia stava per trasferirsi a New York dove il suo patrigno, ma che considerava ormai come un padre visto che sua madre l’aveva sposato quando lei aveva dodici anni, era socio di un affermato studio di avvocati.
Il suo vero padre era rimasto vittima di un incidente d’auto quando lei aveva poco più di due anni. Un ubriaco era piombato loro addosso all’improvviso, sbucato da una strada laterale a velocità folle ed aveva preso in pieno l’auto a destra, dalla parte del guidatore. Suo padre era morto sul colpo, lei e sua madre ce l’avevano fatta.
Per dieci anni sua madre aveva vissuto solo per lei, aveva fatto di tutto per non farle sentire la mancanza di un padre, aveva risposto a tutte le sue inevitabili domande fin da quando aveva iniziato a chiedersi perché tutti gli altri avevano un papà e lei no.
Poi, alla lettura del testamento di suo nonno, aveva conosciuto quell’avvocato americano, un uomo gentile, dolce che l’aveva fatta sentire all’improvviso di nuovo viva, perfettamente consapevole che il suo lato femminile no era morto, ma era solo in stato di quiescenza, pronto a riemergere non appena l’uomo giusto fosse entrato nella sua vita.
Si erano sposati dopo poco e, nonostante che l‘ ovvietà della nuova situazione facesse credere in un loro trasferimento immediato a New York,  lui, invece, si era sacrificato fino ad allora solo per lei, per quella bambina dagli occhi scuri che l’avevano guardato con molta apprensione la prima volta che era entrato in casa.
 I viaggi intercontinentali per lui erano diventati una normalità, ma non aveva mai voluto sradicarla dal suo ambiente, strapparla dagli amici e da quel suo equilibrio che si era costruita fin da bambina. Non voleva che lo vedesse come un despota, uno che decideva della vita degli altri in funzione della propria.
Ma adesso però che lei era grande, e lui un po’ più vecchio e quindi iniziava a sentire il peso di quella gestione a distanza della sua professione, aveva deciso di tornare a vivere a NY ed a lavorare a tempo pieno nel suo studio.
Lei ancora era incerta sul da farsi.
Anche perché a seconda del tipo di scelta il tempo a disposizione era poco.
Ne aveva  discusso con tutte loro perché all’improvviso si sentiva sbattuta di qua e di là come una nave in mezzo ad una tempesta.
Da una parte c’era Londra e tutto il suo mondo fatto di certezze, perché della ricerca di certezze l'uomo non può fare a meno , dall’altra c’era un mondo tutto nuovo, ma soprattutto c’era una grande possibilità: entrare alla Columbia Law School uno dei principali centri di dottrina giuridica, con un profondo impegno per l'insegnamento e la formazione professionale.
Certo entrare in una Law School per un J.D., soprattutto se una Top Law School, sarebbe stato difficilissimo però l’idea la intrigava moltissimo.
Purtroppo il tempo per decidere era veramente poco perché a breve sarebbe scaduto il termine per la richiesta di ammissione.
Per gli esami, fortunatamente, ci sarebbe stato più tempo.
 
Columbia Law School
435 West 116th Street
New York, NY 10027 
212-854-2670  
L’indirizzo lo sapeva a memoria ormai.
Sapeva che era ad un bivio importante della sua vita e sapeva che doveva scegliere da sola.
Trasferirsi in America, studiare in un college così prestigioso, che certamente era già di per sé un buon biglietto da visita, abbandonando tutte le amicizie…. o…. restare lì a Londra con loro?
Inoltre sapeva che sicuramente un posto di avvocato nel famoso studio di New York le era quasi certamente riservato, d’ altra parte però non voleva quel posto solo perché era la figlia di uno dei soci, ma lo voleva per i suoi meriti.
<< quindi perché non iniziare questa nuova avventura proprio a New York? >>  le aveva detto Beth, la più pragmatica del gruppo, ed in quella frase aveva trovato la sua forza per decidere.
 
Dopo che Sarah l’ebbe messa al corrente di tutta la vicenda Sia scoppiò a ridere << Sarah sei unica. Ed io ti invidio immensamente. Invidio la tua ostinazione, la tua forza, il tuo volere piegare il destino alla tua volontà. Io non ci riuscirei mai. Ed infatti si vede, visto che sono l’unica che non è riuscita a racimolare un ben che minimo contatto con Eric, anche se ormai, è passato così tanto tempo che l’infatuazione iniziale è completamente sparita >> le guardò con una leggera tristezza negli occhi << chissà >>  mormorò
<< se avessi avuto tutta la tua forza… >> scrollò la testa
<< ormai è inutile pensare a quello che avrei potuto fare. Londra ed Eric sono un capitolo chiuso della mia vita. Neanche un tiro incrociato di frecce di cupido ci colpirebbe a noi due >> rise buttando indietro la testa.
Il capitolo era chiuso.
 
<< però adesso mi dite come devo comportarmi ? >> chiese con tono ansioso e depresso Sarah
<< so che Law è rimasto folgorato da Lady Godiva, da un fantasma, dall’altra me che è sparita nel nulla. In pratica sono in lotta contro me stessa. Mi sembra di soffrire di sdoppiamento della personalità. Dentro di me ci sono due persone distinte, ognuna con caratteristiche proprie, e ognuna sa dell’altra.>> le guardò impotente
<< che casino! >> esclamò Costance
<< puoi dirlo forte! >> annuì Marissa << una situazione così ingarbugliata non l’avevo mai vista. Non puoi dirgli che sei tu Lady Godiva perché si sentirà preso per il culo, ma se non glie lo dici lui continuerà a cercarla all’infinito diventando vittima delle sue stesse fantasie, arriverà addirittura ad idealizzarla, ed il confronto con lei sarà inevitabile, facendo crollare ogni aspettativa da parte di ogni ragazza che inizi a frequentare  >> si tirò i capelli all’indietro con entrambe le mani.
<< Sarah..contro..Sarah…che casino pazzesco ! >> esalò Beth incapace di aggiungere altro.
<< se continuate va a finire che inizio a crederci. Che devo fare quindi? Mi sparo subito ? o mi siedo sulla sponda del fiume ad aspettare? >> Risero
<< potrebbe anche passargli no? Hai valutato anche questa ipotesi? >> le chiese Sia
Già!
C’era sempre una speranza!
Seppur minima, ma c’era,…in fondo la teoria del chiodo schiaccia chiodo poteva sempre funzionare no? E quale occasione migliore se il secondo chiodo era uguale identico al primo?
 
                                                                         *.*.*
 
La macchina correva veloce sulla strada lucida. Si stavano dirigendo verso un piccolo pub, quasi in campagna. Erano riusciti a ritagliarsi uno spazio solo per loro in quel caos quotidiano fatto di studio, lavoro, lezioni, convivenza abitativa con tipologie varie di soggetti tra cui una quasi architetto che ogni tanto aveva l’idea di rinnovare la casa e che in quel periodo l’idea di cambiamento riguardava le tende e il colore delle stanze.
Erano passati solo alcuni giorni dall’invito di Zach e lei stava ancora metabolizzando l’idea di passare un po’ di tempo nel Devonshire, stava ancora cercando di scomporre in frammenti minuscoli l’idea di quella vacanza, l’incontro con quelle persone, sconnettendole dal complesso generale e digerendole una ad una.
<< Ti ho spiazzato invitandoti da me? >> la guardò con una leggera nota di apprensione nella voce.
Ma come faceva a capire sempre quello che la stava turbando in quello stesso preciso momento ?
<< beh.. in un certo senso.. è solo che io…>> lo guardò seria << Zach, io vengo da una famiglia normale, mio padre ha un ristorante….. E’ vero, non ce la passiamo male ma non possiamo certo definirci una famiglia ricca, mentre tu… >> rivolse lo sguardo verso il cartellone pubblicitario dove una ragazza con un sorriso smagliante che reclamizzava un dentifricio, le si stava avvicinando veloce per poi sfilarle davanti. << giusto per capire, di quanta ricchezza stiamo parlando? >>
Zach ci pensò un momento, respirò profondamente, quindi espirò con calma << diciamo che la mia è una famiglia.. che possiede una certa ricchezza…una famiglia …agiata, direi  >>
<< bene >> esalò lei << chiunque si affanni a ridimensionare le cose, a ridurle a dimensioni più modeste in questo modo, vuol dire che il termine agiata sta per straricca.. >>
<< non mi sembra di aver mai detto che il denaro per me è importante, soprattutto quando questo viene ereditato da generazioni in generazioni senza che nessuno quindi degli attuali eredi se lo sia mai guadagnato >>
<< quindi è per questo che non ti piace essere conte? >>
<< beccato >> sorrise lui parcheggiando l’auto vicino ad una siepe di bosso << vedrai, ti piacerà. La brughiera è magnifica, in ogni stagione, anche se in inverno direi che è magica.
Quando gli alberi senza foglie sono avvolti dalla nebbia, ed è difficile ritrovare il sentiero se non sei esperto. Diventa nemica anche per coloro che ci sono sempre stati, è facile perdere l’orientamento.
E questo ha ispirato tantissime storie di fantasmi, mostri, che ti raccontano da piccolo mentre sei rannicchiato sotto le coperte >> sorrise al ricordo poi la guardò di nuovo << te ne racconterò tantissime vedrai…mentre saremo sotto le coperte >>
<< davvero? >> il cuore cominciò a batterle più veloce all’idea.
<< e se avrai paura ti stringerò forte forte >> le si avvicinò sorridendo togliendosi la cintura di sicurezza, mentre lei andava incontro a quelle labbra
<< ed io che pensavo di portare il mio pelouche preferito >> esclamò Costance a fior di labbra
<< potrei essere io il tuo giocattolo >> sollevò le sopracciglia malizioso
<< preferirei un uomo >>
<< bene. Niente di più facile. E’ quello che sono >> aggiunse lui poi posò le sue labbra su quelle di lei. Una mano di Zach si infilò sotto la sua giacca ed un incontrollabile desiderio di un maggior contatto fisico li fece frugare entrambi sotto gli strati di indumenti.
All’improvviso Costance si sentì sollevare e si ritrovò sulle sue ginocchia.
Iniziarono a baciarsi appassionatamente mentre le lingue danzavano insieme, si intrecciavano.
Le strinse le natiche avvicinandola di più a sé, abbandonandosi poi a quelle emozioni. Le baciò il viso in tutta la sua estensione facendole sentire la sua bocca infuocata e la lingua umida. Con le mani le afferrò entrambi i seni, troppo coperti.
Costance cercò di togliersi il giacchino ma un lungo, fastidioso, lacerante suono trafisse l’aria quando con il gomito premette sul clacson.
Si bloccarono all’istante guardandosi intorno e mettendosi a ridere.
Lei lo abbracciò soffocando la risata nei risvolti della giacca
<< ci manca che mi becchino a fare sesso in un parcheggio ed è fatta. Vedo già i titoli. Membro….. non ridere…non in quel senso>> soffocò una risata << membro della polizia arrestato per atti osceni in luogo pubblico. Scoperto a fare sesso nel parcheggio di un Pub fuori Londra >>
<< magnifico! >> esclamò Costance
<< il membro o l’articolo? >> le regalò un sorriso malizioso.
Si picchiettò il dito indice sul labbro << devo ancora decidere >> disse fingendosi intenta a valutare le due opzioni
<< vipera velenosa >> le sferrò un pizzicotto sulla natica destra poi guardò l’orologio
<< andiamo dentro dai >> si districarono continuando a ridere e scesero.
Il Pub era piccolo ma accogliente. La luce calda delle lampade illuminava i pannelli di legno bruno rossastro. Oltre ad i tavoli c’erano comode poltrone di velluto scuro disposte davanti al grande camino ancora acceso che facevano scintillare la stanza di luce rossastra ed ombre danzanti si allungavano lungo le pareti.
Zach continuò a raccontarle della sua infanzia. Lei lo guardava affascinata, ammirando il suo volto illuminato dai riflessi della fiamma,  lo ascoltava in silenzio interessata a tutto quello che lo riguardava, immaginandosi uno Zach in miniatura che correva per la brughiera, cavalcava, tremava ai racconti di fantasmi, ed avrebbe tanto voluto essere lì con lui anche in quei momenti per consolarlo.
Avrebbe voluto esserci sempre stata.
Essere stata lì con lui fin da bambina e crescere con lui.
<< è molto bello qui >> commentò Costance in un momento in cui Zach si era zittito ed erano rimasti in silenzio a fissare le fiamme danzare e crepitare sibilanti. << c’è un’aria molto intima.. ed anche un po’ aristocratica direi >> Costance volgeva gli occhi intorno alla stanza e tutto quello che vedeva le piaceva, ma soprattutto le piaceva parlare con lui.
Adorava quando le raccontava della sua infanzia, le sembrava di avvicinarsi al suo mondo anche se rimaneva incerta sulla sua capacità di potersi integrare e muoversi disinvolta tra loro.
 
<< vogliamo andare? >> la voce di Zach le arrivò come una lieve folata di vento, si era alzato in piedi e le tendeva la mano sorridendo guardandola intensamente.
Il suo sorriso era sempre devastante per lei.
Si avviarono all’uscita ma fatti pochi passi Zach si fermò guardando Costance che era diventata all’improvviso silenziosa. Il volto leggermente accigliato, sembrava pensierosa, dubbiosa, incerta sul da farsi.
Le si avvicinò guardandola fissa negli occhi << Vieni qui >> lentamente le prese le mani e glie le baciò.
Un gesto tenero, dolce, bello.
Poi  le appoggiò sul suo cuore e la baciò sfiorandole appena le labbra.
Un bacio lieve che lei approvò.
<< cosa c’è che ti preoccupa ? >> le chiese sfiorandole appena la tempia con le labbra
<< niente >> rispose scuotendo leggermente la testa
<< sei una pessima bugiarda. Passiamo alla seconda fase allora >>
<< qual’era la prima? >>
<< non c’era nessuna prima fase, però la fase due prevede che rimaniamo qui finché non mi dici cos’è che ti preoccupa >> si scostò un attimo abbassando gli occhi all’altezza dei suoi
<< non è che stai ancora rimuginando sull’invito vero? Hai paura di sentirti persa ? >>
<< ma certo che no! >> rise tentando un tono spavaldo << persa ! io! figurati! Saprei ritrovare la strada in una vera e propria tormenta, arrivare fino in Scozia andata e ritorno.. >>
<< ...o mentire all'infinito >> l'interruppe lui con gli occhi che gli brillavano divertiti mentre le apriva la portiera dell’auto per farla entrare << ho fatto anche un corso di orienteering quando ero negli scout >> affermò orgogliosa
<< oh-oh-oh >> esclamò lui con tono canzonatorio <<  la gattina arruffa il pelo. Dov’eri nelle giovani marmotte? >>
<< quelli sono Qui-Quo-Qua >> si era appena chinata per entrare ma si tirò su immediatamente gonfiando il petto profondamente offesa << io ero nelle coccinelle e poi sono passata negli esploratori ed è lì che ho fatto un corso di orienteering >> sporse il mento in avanti in segno di sfida e lui la guardò rapito da quei capelli biondissimi che incorniciavano quel viso bellissimo, dalla mandibola delicata e dalle labbra carnose e vellutate come un petalo di rosa,   e lei non sembrava accorgersi di essere così bella.  Socchiuse gli occhi scuri, intento a osservarla. Era la perfezione in persona. Prese il suo viso tra le mani e incrociò i suoi occhi.Tirò su l’aria rumorosamente, facendola passare tra i denti << il viso più bello che io abbia mai visto >> mormorò prima di divorarle la bocca con un bacio.
Poi le baciò il naso e la fronte <<  Santo cielo Costance, è solo una riunione tra amici. E la mia famiglia l’hai già conosciuta >>
<< è un po’ diverso essere presentati ad una festa, in mezzo a cento altre persone, dal viverci insieme per alcuni giorni >> bisbigliò lei con il viso affondato nella sua maglia
<< non staremo insieme tutti giorni e per tutto il tempo. Lo saremo sicuramente a pranzo e a cena ma per il resto della giornata saremo di nuovo noi da soli, non è detto che si stia tutti insieme come se fossimo legati dal cordone ombelicale. Certo, magari mio fratello e mia sorella si uniranno a noi, ma non credo che loro ti preoccupino vero? >>
<< no, certo che no. Forse quella che mi preoccupa di più è tua nonna. Alla festa mi ha squadrata i un modo…non mi sembra di esserle piaciuta >> sussurrò
<< ti sbagli. Ma è inutile a stare qui ad ascoltare le tue paranoie inutili. Vedrai con i tuoi occhi quando verrai..e mi darai ragione. Andiamo a casa, dai, una buona dormita e domattina tutti questi pensieri nefasti saranno svaniti nel nulla, sciolti come neve al sole >> le accarezzò le braccia facendo scivolare le mani sui fianchi per poi intrecciarle dietro la schiena in una morsa d’acciaio.
Lei  avvertìun delizioso brivido correrle lungo il collo.
Avrebbe voluto chiedergli di dormire insieme, così si sarebbe sentita rassicurata tra le sue braccia, ma non ebbe il coraggio di chiederglielo, aveva paura di essere classificata come lagnosa.
 
Quando finalmente si addormentò fece un sogno inquietante, si trovava ai piedi di una lunga scalinata di marmo bianco, in cima alla scalinata si trovava Zach che l’aspettava con la mano tesa vestito con i jeans neri ed il giubbetto di pelle che a lui stava divinamente. Ai due lati della scala c’era disposta tutta la sua famiglia più tutta una serie di parenti, tutto l’albero genealogico che, via via che saliva le scale, scuotevano la testa in segno di disapprovazione sempre più forte, diventando sempre più alti, più alti, mentre lei via via diventava sempre più piccina, fino a trasformarsi, una volta arrivata in cima, in un topolino, provocando un’aria schifata in Zach che prendeva una scopa e si metteva ad inseguirla per tutta la terrazza.
In quel momento si svegliò con un grido. Si ritrovò seduta sul letto, madita di sudore.
Un incubo orribile.
Non riuscì più a chiudere un occhio.
Dio, l’attesa di quella vacanza e dei suoi sviluppi la stava facendo ammattire.
 
 
                                                        *.*.*.*
 
Entrò in casa con gesti ripetuti centinaia di volte.
La chiave sotto l’estintore
Tre scatti a destra
Due scatti a sinistra
La chiave che scivolava nella serratura e scorreva silenziosamente all’interno.
<< Bru-u-tusss è arrivata la ma-mma >> cantilenò mentre ancora stava chiudendo la porta.
Con un gesto fluido si tolse la kefiah grigia con disegni grigi più scuri, e si sbottonò il giacchino. Stava per buttare tutto sul divano quando vide un paio di piedi fare capolino da dietro il bracciolo.
Il divano era completamente occupato da Law, sdraiato per tutta la sua lunghezza con un braccio posato davanti agli occhi.
Stava dormendo?
<< Law ? >> chiese incera abbassando il tono di voce, riducendolo ad un sussurro. Lui tolse il braccio dal viso. Sbatté le palpebre per abituarsi alla luce, la guardò e le fece un sorriso a mezza bocca << ciao >> si alzò a sedere con movimenti lenti, quasi goffi. Sembrava che il corpo non volesse rispondere agli ordini impartiti dal cervello.
<< ciao >> gli rispose, incerta se sederglisi accanto o rimanere in piedi
<< come stai? >> le chiese lui con voce un po’roca e  impastata. Aveva la barba un po’ lunghetta, almeno di due o tre giorni, il viso era tirato e stanco
<< qualcosa non va? Ti senti male? >> gli chiese apprensiva
<< no, no, niente. E’ un periodo un po’ così >> mosse la mano per aria senza sapere neanche lui cosa intendesse mimare << siediti, ti prego >> battè la mano sulla porzione di divano accanto a lui. Sarah si sfilò il giacchetto ed appoggiò tutto sulla spalliera con gesti lenti poi gli si sedette accanto. Lui la guardò ed emise un sospiro. All’improvviso capiva benissimo come si fosse sentita lei ad essere respinta, ed il suo cuore ebbe un fremito di dispiacere. Era stato una grande testa di cazzo con lei. Si era comportato da vero insensibile anche se era mosso dalle migliori intenzioni.
<< ti prego, non stare così sulle spine >> mormorò guardandola con occhi sinceri fissandole le labbra. Labbra piene e carnose, gli ricordavano… scosse la testa come se volesse far uscire qualcosa di fastidioso che gli ronzava dentro.
Lei si morse leggermente il labbro, la parte più estrema vicino all’angolo, lo faceva sempre quando era nervosa, era un gesto involontario.
Lui ebbe un leggero fremito mentre il cuore gli fece un piccolo balzo nel petto.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, si sorprese a fissare una piccola macchiolina a forma di lanterna, nascosta da una cucitura del divano.
<< che ne dici se vengo al parco con te e Brutus? >> le chiese all’improvviso con  leggera ansia. Sarah si guardò intorno incerta su cosa rispondere.
Doveva dirgli di si ?
Doveva dirgli di no?
Ma la sua espressione era così carica di aspettativa che il si le uscì spontaneo.
<< bene. Pensi che possa venire così >> allargò le braccia e si guardò anche lui << o sembro un barbone? Mi devo radere? >> si passò la mano sul mento sfregandosi poi la mascella
Con quella barbetta sei ancora più arrapante
Si immaginò di sentire di nuovo le sue labbra sul suo corpo e il leggero pizzicore di quella barbetta.
Ebbe un brivido. Doveva alzarsi subito da quel divano ed interrompere quel circuito elettrico che si era innescato.
<< no, no, stai bene così. Andiamo >> si alzò di scatto barcollando leggermente
<< hei che fretta >> rise lui divertito
<< scusa.. pensavo..che ..Brutus..sai.non vorrei..insomma deve andare al bagno anche lui no? >> indicò frenetica il piano più in alto in evidente difficoltà
<< vado a prenderlo io, tu aspetta qui. Preparati intanto che arriviamo subito >>
 
Tornò pochi minuti dopo con Brutus che gli zampettava festoso accanto.
Un barlume di sorriso ammorbidì i lineamenti contratti del viso di Sarah e in quel momento il cane le si avventò addosso abbaiando festoso.
<< Va bene, va bene, Brutus ..si andiamo andiamo, tesoro >> rise prendendogli il muso con entrambe le mani  massaggiandogli poi  le guanciotte,  mentre la coda di lui si agitava frenetica
<< dai mettiti giù, non  c'è bisogno che le rovini il vestito.>> gli disse con affetto Law, infilandogli il guinzaglio.
Uscirono nella sera.
La primavera iniziava a dare i suoi primi accenni di una possibile comparsa a breve.
Le giornate si erano leggermente allungate per cui adesso, alle sei, faceva ancora giorno. Si incamminarono l’uno affianco all’altro in silenzio. Law immerso nei suoi pensieri, con il guinzaglio lente nella mano, mentre Brutus lo osservava ogni tanto, alzando il muso verso di lui e posandolo poi su Sarah, quasi come se cercasse di capire il perché di quell’uscita a tre. Lo scodinzolare frenetico però dimostrava quanto ne fosse felice.
Scesero la lunga strada principale avviandosi verso il parco, Sarah con un leggero senso di agitazione ma nello stesso tempo eccitata perché per la prima volta Law l’aveva invitata, o meglio, si era autoinvitato, considerandola proprio come Sarah. Un leggero sorriso le increspò le labbra ed all’improvviso si sentì leggera.
Quell’aria ancora frizzantina ma non più fredda in realtà le riscaldava il cuore.
Entrarono nel parco mentre il sole mandava una luce rossastra che colorava il cielo come una tela di pittore, e cirri spumosi segnavano l’orizzonte come sbuffi di panna montata. Salutò con un cenno della mano le altre persone a spasso con il cane, che incontravano ormai tutti i giorni, mentre Brutus le annusava per salutarle. Volti e cani ormai familiari.
 
Law  sganciò il guinzaglio di Brutus e gli permise di sgranchirsi le zampe correndo qua e là.
<< com’è che procediamo adesso? >>
Si accorse che Law le aveva fatto una domanda per cui lo guardò interdetta
<< anche tu immersa nei pensieri eh? >> la scrutò con i profondi occhi verdi mentre lei abbozzava un sorriso di scuse.
<< avevo chiesto: adesso cosa gli fai fare di solito a Brutus? >>
Lei gli sorrise più apertamente e la bocca fece intravedere una fila di piccoli denti bianchi. Una bocca perfetta che sarebbe stata il vanto di un dentista.
Il cuore gli fece di nuovo una capriola.
Doveva togliersela dalla testa.
Tutte le donne gli sembravano lei
<< Brutus ? >> Sarah lo guardò, era seduto, in attesa, che spazzolava con la coda il terreno
<< cosa facciamo adesso? >> lui le si avvicinò e le picchiettò dietro i pantaloni, con gesti delicati, inimmaginabili per un colosso come lui. Lei rise buttando indietro la testa poi guardò Law alzando entrambe le sopracciglia << la palla. E’ il momento del gioco del baseball >> tirò fuori la palla arancione, si mise in posizione come un perfetto lanciatore e tirò la palla. Brutus le corse dietro abbaiando.
Law si sorprese a fissarla con una nuova intensità << sai che mi ricordi qualcuno ? >>
Sarah si irrigidì all’istante, come se i nervi, tesi allo spasmo, fossero pronti allo scatto finale, come un prigioniero pronto alla fuga. Lui aggrottò le sopracciglia ma che aveva detto di male ?
Poi proseguì << mi ricordi una mia amica. Ci siamo incontrati in un campeggio estivo. Sai le solite cose che ti dicono i genitori per starsene un mese in pace:  ti farà bene un po’ di campeggio internazionale, insieme ad altri ragazzi e ragazze di altri paesi. Ti apre la mente ad altre culture, sarà istruttivo e bla..bla..bla “ >> roteò la mano
Lei si rilassò ed emise una risata liberatoria
<< insomma, c’era questa ragazzina irlandese, grassottella, anzi, decisamente in sovrappeso, ma a me piaceva molto, era nella mia squadra di palla a volo ed era una vera frana. Però era imbattibile a baseball, sai suo padre era americano, insomma per farla breve tempo una settimana tutti quanti abbiamo iniziato a giocare a questo gioco >> sorrise al ricordo << era simpaticissima, faceva dei lanci stratosferici. Ero innamorato di lei e non le ho mai accennato al suo problema del sovrappeso perché avevo paura di ferirla. Ero un gentleman a quel tempo >>
<< adesso no ? >> scherzò lei
<< adesso… >> ripensò a quando aveva rinunciato a fare l’amore con la sua ossessione , emise un sospiro, era andato al RedDoor per sapere chi era e per fare l’amore con lei. Si, doveva ammetterlo, anche per quello. E fino a quel momento aveva mancato il primo bersaglio  e colpito il secondo soltanto di striscio.
<< beh… forse lo sono ancora… ma non lo sapevo nemmeno io fino a poco tempo fa.. >>
< ed io perché te la ricordo ? >>
<< perché anche tu fai dei lanci potenti e perché hai i capelli rossi. Come mai li hai stirati ? >> le prese una ciocca setosa e se la lasciò scivolare nella mano.
Lei si ritrasse di scatto.
Per un attimo si era irrigidita di nuovo, poi si rilassò.
Rimasero in silenzio alternandosi nel lancio della palla mente Brutus correva avanti ed indietro felice.
Nessuno dei due cercò di prestare attenzione alle coppiette che ogni tanto passavano loro davanti abbracciate, scambiandosi tenere effusioni.
<< dobbiamo andare >> Sarah riprese la palla trattenuta dalla bocca di Brutus, la infilò in un sacchettino di tela rosa e se la infilò in tasca ridendo divertita alla vista dello sguardo colmo di tristezza che Brutus le aveva appena rivolto.
<< c’è rimasto male >> esclamò Law
<< non farti impressionare da questo attore >> lo ammonì lei << basta che tu gli metta davanti una salsiccia ed il suo buon umore tornerà all’istante. Vero Brutus? >>
Lui abbaiò come se volesse confermare nella speranza di ottenere la salsiccia, e quando Law gli infilò di nuovo il guinzaglio abbaiò di nuovo, un brontolio sordo  e gutturale per rimarcare la sua disapprovazione mentre Law rimase incerto sul da farsi
<< se pensi che dobbiamo tornare a casa ignora il suo abbaiare, non guardarlo negli occhi, non parlare, resta indifferente come se fossi sordo e continua a fare quello che devi >> disse Sarah con sicurezza. Lui seguì esattamente i suoi consigli poi le cedette il guinzaglio
<< passo! >> esclamò Sarah e Brutus le si affiancò docile iniziando a trotterellarle a fianco. Law la guardò ammirato << Wow, questo si che si chiama addestramento! Come hai fatto? >> le chiese meravigliato
<< ho chiesto aiuto a degli amici addestratori >> gli rispose incamminandoglisi accanto.
Attraversarono tutto il parco rimanendo in silenzio poi volendo approfittare della situazione per conoscerlo un po’ di più gli chiese << come mai da avvocato si diventato chef? >>
Un sorriso gli spuntò sul viso innalzandogli gli angoli della bocca << è una storia lunga >>
<< lunga quanto la strada del ritorno o di più ? >> lo guardò in attesa
Si passò una mano tra i capelli << non così lunga >> esclamò poi riprese
<< non posso dire di aver sempre voluto fare il cuoco perché non è così, però, nella mia mente, mi immaginavo di più un proprietario di ristorante o di un albergo, che un avvocato. Quando mio padre mi ha consigliato di studiare legge ero molto indeciso, ma non avendo una alternativa valida ho seguito il suo consiglio ed ho intrapreso quegli studi. Più andavo avanti però, e più mi rendevo conto che quella non era la strada giusta per me, ma poiché non lascio mai le cose a metà >> e qui si soffermò un attimo, pensando ad una particolare cosa che non era ancora riuscito a concludere. Sarah capì che non si riferiva solo agli studi e tremò leggermente
<< ho continuato e mi sono laureato. Una volta avuta  la laurea in tasca sono andato ad imparare da uno chef francese e ti dico che quella è stata l’esperienza più terribile ma anche la più proficua della mia vita. Monsieur Couton era tremendo, un vero bastardo. O era un genio o era un sadico, o forse entrambe le cose. Ma era di una stronzaggine micidiale, il suo sguardo glaciale, quando commettevi un errore, poteva congelare all’istante il lago di Loch Ness. Però mi ha insegnato tanto….mi ha insegnato tutto. Era un grande cuoco >> fece una breve pausa << forse volevo provare a me stesso che potevo farcela a fare di testa mia. E trovare uno che me le suonasse mi ha dato la scossa giusta e mi ha fatto uscire fuori tutta la voglia di arrivare e di dimostrare a tutti che potevo farcela a fare quello che volevo, che non ero solo il figlio di un membro del parlamento, senza una vera identità, ma ero una persona in grado di scegliersi la vita. Avevo imparato a trovare dentro di me le misure e le ragioni del mio vivere. Avevo capito che dovevo volere quello che sarei stato e che non potevo vivere  per compiacere qualcuno, obbligandomi ad essere quello che non sono [1]>> si interruppe preso dai ricordi
<< e poi ? >> chiese curiosa
<< poi un giorno gli ho tirato un coltello >>
Lei trasalì formando un O con la bocca << un coltello? Avresti potuto anche ucciderlo! >>
<< no. L’ho tirato alla parete di fronte a me, completamente libera. E dopo averlo tirato me ne sono andato >>  emise una risatina imbarazzata infilandosi le mani in tasca ed abbassando le testa a guardare il marciapiede
<< e com’è che è nato il TW ? >> non voleva farsi sfuggire dalle mani quel momento di rilassata conversazione
<< oh, Patrick era anche lui lì ad imparare, era arrivato dopo di me ma il suo grado di sopportazione degli sbalzi d’umore di Couton e delle sue sfuriate, aveva già superato di gran lunga il mio. Per cui, approfittando del mio abbandono, seguì il mio esempio e venne via anche lui. Poi una sera, una in cui la depressione si tagliava a fette, ci siamo ritrovati a parlare davanti ad un bicchiere di vino, raccontandoci i nostri sogni, ed abbiamo notato che avevamo un sogno in comune. Lì è nata l’idea di far nascere un ristorante nostro >> diede un calcio ad un sassolino 
<< Siamo partiti un po’ in sordina a dire la verità, perché qui a Londra i ristoranti non mancano di certo. Ce ne sono per tutti gusti e per tutte le tasche. Poi, una sera, la fortuna >> la guardò dritta in faccia portandosi la mano alla bocca come per svelare un segreto
<< perché nel nostro caso, questo è stato il più grande colpo di culo che ci sia mai capitato >> la guardò di nuovo rimettendosi la mano in tasca << una sera la fortuna, essendo cieca, per sbaglio ha bussato alla nostra porta nella persone di una giornalista del The Guardian che, con un gruppetto di amici aveva avuto una disavventura con un ristorante vicino. In pratica per un errore le avevano annullato la prenotazione e così si erano ritrovati ad entrare nel nostro ristorante dove pochi tavoli erano occupati. A dire la verità nessuno di noi l’aveva riconosciuta per cui, quando, alcuni giorni dopo, abbiamo visto quell’articolo che parlava del nostro ristorante, dopo esserci chiesti chi cazzo era quella giornalista, abbiamo fatto una ricerca su internet. A quel punto associare il volto della giornalista apparso sul monitor, con quello della ragazza che era venuta alcune sere prima nel nostro locale con gli amici, è stato facile…..Da lì, grazie alle recensioni esaltanti, il ristorante è decollato. E’ nato così quindi il mito del TW……. da  un colpo di culo >>
Lei ridacchiò divertita << anche questo però ci vuole nella vita. Un bel sano, soddisfacente colpo di culo >> ripensò al suo ingresso fortuito la RedDoor in quella memorabile giornata di pioggia… se poi quello che inizialmente le era sembrato un colpo di culo, si fosse trasformato in una sfortuna…questo ancora non lo sapeva..doveva ancora deciderlo…
Erano arrivati a destinazione, davanti al portone di casa. Rimasero uno di fronte all’altro un po’ incerti.
Lei si mosse per prima, abbassò la testa per cercare qualcosa nella borsa << allora.. ciao >> gli tese la mano, che lui afferrò prontamente << ciao >> le rispose
<< ciao brutino.. a domani.>> si voltò per dirigersi verso la sub poi però come attirata da fili invisibili si voltò di nuovo a guardarli, entrambi fermi davanti al portone, immobili. Fece loro di nuovo un ultimo cenno di saluto con la mano.
 
Per tutto il tempo rivide la figura di Law con la mano destra in tasca e la mano sinistra con il guinzaglio ripiegato e la mano posata sulla testa di Brutus e quest’ultimo seduto tranquillo. Entrambi che la guardavano andare via.
 
Law fece un rapido dietrofront, aprì il portone e salì le scale. Sorrise debolmente, era stato un pomeriggio piacevole dopo tutto. Aveva ripercorso la sua carriera se così si poteva dire..chissà che fine aveva fatto Couton, in quale ristorante della Francia era adesso, aveva saputo che si era trasferito in Francia.
Giusto!
La Francia…doveva indagare sui locali francesi…magari la sua Lady si era trasferita là…
 
                                                        *.*.*
 
<< Film? >> Propose lui.
Erano da soli in casa, Zach era con Costance e Jared con Marissa
<< okay ma vengo con te e scelgo io >>
<< non Twilight o Eclipse per favore >> Darius roteò gli occhi fingendo di mettersi un cappio al collo <<  quell’Edward che, quando lei si vede chiaramente che ha intenzione di andarci giù duro, si ritrae per non farle perdere la verginità mi fa venire il mal di stomaco!
<< il giorno dopo avevano una battaglia >>
<< appunto. Proprio perché non sai se il giorno dopo vivi o muori, cogli l’occasione e te la fai all’istante! Insomma, una te la dà così e tu rifiuti? Ma dove esiste? Nel mondo dei sogni >>
<< infatti il libro l’ha scritto dopo un sogno >>
<< ecco, appunto, se l’è proprio sognata questa roba >>
<< l’attore però è un figo da paura >> replicò Beth << alto..>>
<< la maggioranza degli attori sono alti..>>
<< occhi azzurri >>
<< banali, ce l’hanno in centinaia, vuoi mettere con la profondità di un paio di occhi marroni alla Jhonny Deep.. o alla…me ? >>
<< hanno lo stesso colore degli zaffiri al sole. Brillano di luce propria. Un azzurro
iridescente >>
<< perché i miei cosa sono allora? Due anonimi bottoni marroni? >>
<< biondo..>> proseguì imperterrita lei
<< scontato, scontatissimo, il cliché dell’attore tipo, alto-biondo-con gli occhi azzurri >>
<<  uno sguardo profondo che ti lascia senza fiato >>
<< quello dipende solo dal fatto che è fotogenico all’ennesima potenza, aggiungiamoci il photoshoop,  visto dal vero però sicuramente è un’altra cosa ..>>
<< Ero alla premiere e mi ha fatto pure l’autografo >> aveva le mani sui  fianchi ed un cipiglio tale da far coagulare il latte all'istante.<< Con uno così scapperei all’istante. Trasuda eroticità da tutti i pori ma nello stesso tempo è tremendamente romantico >> sospirò rapita
<< con uno così ci scapperei all’istante >> le fece il verso usando un tono in falsetto, e le rivolse uno sguardo penetrante << erotico e romantico nello stesso tempo, cosa fa, ti infila un’ orchidea su per il culo? >>
<< Darius sei così romantico...... hai mai pensato di tenere dei corsi per giovani che si affacciano alla vita sentimentale? >>  terminò con voce metallica <<>Brain not found. Click brain button to continue >>
<< in ogni caso quei film sono out per stasera. Scegline un altro, qualsiasi altro andrà bene>> borbottò contrito. Quell’Edward gli stava altamente sul culo. E poi i vampiri non erano cattivi? Cosa le era venuto in mente a quella di farli diventare buoni?
 
Finirono di guardare il film in religioso silenzio.
Era la terza volta che lo vedevano ma Beth ultimamente non gli sembrava dell’umore giusto per subire un’ulteriore rifiuto.
Come al solito si stava sciogliendo in lacrime << ma perché lo guardi se ogni volta ti fa stare così male da piangere. Sei masochista , oppure speri che prima o poi, in qualche pellicola all’ultimo lei non muoia >>
<< sei insensibile. Lo so che è un film, lo so che la fine è sempre quella, ma non posso farci niente. Ogni volta non posso fare a meno di commuovermi. Vedere questi due che gli ci è voluto anni per capire che erano fatti l’uno per l’altra… a dire il vero il coglione è solo lui, perché è lui quello pensa di essere chissà che, che pensa di averla sempre disponibile come spalla su cui piangere. E poi …quando si incontrano di nuovo..dopo tanto tempo… e poi quando si accorge che l’ama guarda te cosa accade. Troppo ingiusto. Non dovevano farla morire >> tirò di nuovo su con il naso mentre Darius si alzava in piedi, si avvicinava alla giacca e poi  le passava il proprio fazzoletto
<< l’hanno fatta morire per rendere il film ancora più drammatico ma nella realtà lei non è morta >>
<< ohhh, lo pensi davvero? >> gli chiese con voce tremula sollevando verso di lui gli occhi pieni di speranza mentre sentiva il magone aumentare e nubi addensarsi davanti ai suoi occhi
<< certo che lo penso…no..guarda..lascia stare.. tienilo tu il fazzoletto….è troppo bagnato per riprendermelo. >> la guardò intensamente << dai adesso però smettila, non sei di quelle alle quali non vengono gli occhi rossi ed il naso lucido quando piangono >>
<< oh…vedo che la parola complimento non rientra nel tuo lessico abituale, mi dispiace che adesso tu mi debba accompagnare a casa facendoti vedere così con una cessa di primo livello, puoi sempre dire che ti sei portato dietro il bagno. Puoi sempre abbandonarmi ad un angolo di strada >>
<< o legarti ad il guard rail in una stazione di servizio >> sbuffò lui lasciandosi cadere di nuovo sul divano << andiamo dai, com’è che all’improvviso è così difficile trattare con te? Secondo me dovresti lasciarti più andare, essere più rilassata.. e smettere di provare le diete più assurde. Te l’ho detto e te lo ripeto. Tu vai bene così come sei. Punto e basta. Che ne dici di un po’ di gelato ? >>
<< non posso, sono alla U  >>  ammise tristemente alzandosi in piedi per prendere il cappotto
<< appunto. Che ne dici di Un gelato? >>
Era inutile, per quanto potesse essere triste, sfiduciata, depressa, Darius era sempre un ottimo antidoto, riusciva sempre a farla ridere e ad allentare la tensione.
 
 
 
Ciao a tutte, vi invio un saluto velocissimo perché mi devo assentate per alcuni giorni, ma non volevo farlo senza pubblicare.
non so se in Inghilterra si chiamino coccinelle e lupetti, non mi sono documentata approfonditamente.
Grazie di nuovo a chi mi ha aggiunto ai preferiti, seguiti, o da ricordare.
Un bacio di nuovo a tutte e alla prossima.
costanza

 
 
 
 
 
 
 



[1]Avevo imparato a trovare dentro di me le misure e le ragioni del mio vivere. Avevo capito che dovevo volere quello che sarei stato e che non potevo vivere  per compiacere qualcuno, obbligandomi ad essere quello che non sono  Fabio Volo

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Capitolo 43
*** CAPITOLO 42 - SCOPERTE ***


…….Che ne dici di un po’ di gelato ? >>
<< non posso, sono alla U  >>  ammise tristemente alzandosi in piedi per prendere il cappotto
<< appunto. Che ne dici di Un gelato? >>
Era inutile, per quanto potesse essere triste, sfiduciata, depressa, Darius era sempre un ottimo antidoto, riusciva sempre a farla ridere e ad allentare la tensione.


                                  CAPITOLO 42

<< rimettiti seduta >> le ordinò mentre si alzava e si dirigeva in cucina.
Tirò fuori dal frigo un barattolo di gelato al cioccolato e due cucchiaini, poi tornò a sedersi sul divano mettendo il barattolo in mezzo a loro.
Si posizionarono entrambi a gambe incrociate , uno di fronte all’altro poi Darius le consegnò il cucchiaino con la stessa solennità con cui si consegna la mestola per la posa della prima pietra.
Affondarono i cucchiaini nella soffice crema marroncina e per un po’ rimasero intenti a soddisfare il solo senso del gusto.
<< ho appena avuto un’idea geniale >>  sollevò in aria il cucchiaino muovendolo su e giù verso di lei
<< perché non ci iscriviamo a quel cineclub per il quale stanno facendo una pubblicità a tappeto per tutta Londra? Mi sono informato : una volta a settimana  proiettano i capolavori della cinematografia mondiale. Potrebbe essere istruttivo. Una volta alla settimana non è poi così pesante. Ci acculturiamo un po’ di più e nello stesso tempo ogni tanto evitiamo questi film dolci e zuccherosi.. >>
<< veramente in questo lei muore…non mi sembra molto zuccheroso >> obiettò Beth affondando di nuovo il cucchiaino nel gelato. La tristezza per la morte della protagonista stava scomparendo in modo sempre più evidente ad ogni affondo del cucchiaino nel cioccolato.
<< un film può essere o no smielato indipendentemente dal tipo di finale. Potremmo andare domani sera, c’è un film di un regista polacco piuttosto interessante. Potrei venire a prenderti verso le nove così non abbiamo problemi a trovare un parcheggio nelle vicinanze del locale. Poi, se vogliamo, possiamo anche rimanere per il dibattito che si terrà subito dopo la proiezione, ma non è obbligatorio >> si affrettò a precisare alla vista della bocca di Beth che si apriva per dire qualcosa << possiamo andarcene anche al termine del film >>
<< mahh.. non so,.. >> Beth era un po’ titubante << non sono molto esperta di cinematografia, mondiale
poi…>> provò a giustificarsi lei, la parola cineclub le metteva i brividi, così come quella “capolavori del cinema” che in genere secondo la sua logica, stavano a significare una mattonata difficile da reggere per due ore di seguito.
<< mi sembra, allora, che questa sia l’occasione giusta per iniziare non credi? >>
<< è solo che sto già tutto il giorno a stressarmi con numeri, dati, codici, e la sera ho voglia di lasciare libera la mente, di non affaticarmi ancora a cercare di capire una trama complicata e pesante >>
<< andiamo ragazza, smetti di essere così reticente e seguimi fiduciosa >> le batté la mano sul ginocchio
<< a volte mi maledico per aver messo quell’assurda condizione alla scommessa >> borbottò lei
<< stai cercando di dirmi che ultimamente non mi sopporti? >>
<< no. Sto cercando di dirti che ti preferisco quando  sfoghi la tua creatività in altro modo >>
<< creatività…. sessuale intendi ? >> le chiese lui sogghignando
<< sai cosa credo io ? >> Beth lo fissò intensamente << credo che in realtà tu abbia paura >>
Lui piegò il gomito sul bordo dello schienale del divano ed appoggiò la testa sulla mano, in un tipico atteggiamento di strafottente attesa, come per dire che la parola paura non era contemplata nel suo vocabolario.
<< e sai in particolare di cosa hai paura? >> continuò lei con il tono petulante che assumeva quando voleva fare la maestrina
<< visto che non sapevo neanche di essere un tipo che aveva paura, mi cogli un po’ in contropiede. Dimmelo tu signorina Granger  >> la derise lui
<< Hai paura delle emozioni >> dichiarò lei trionfante.
<< ah.ah-ah! Ti sbagli in pieno ragazza… dipende solo dal genere di emozioni >> la guardò con la voce carica di sottintesi
          << non cercare di cambiare argomento…>> iniziò lei
<< ..perchè se si parla delle emozioni che vanno dalla vita in giù.. >> continuò imperterrito lui parlandole sopra
          << buttando tutto sulle tue depravate.. >> continuò lei cercando di non perdere il filo
<< .. sono perfettamente a mio agio >> concluse il suo discorso Darius
          << …e perverse necessità maschili... >>
<< Perverse necessità maschili? >> ripeté lui ridendo
Beth sbuffò, odiava quando lui le parlava sopra facendole perdere il filo del discorso
<< Mi riferivo alle emozioni intese come sentimenti >>, precisò lei stizzita.
<< quindi tu pensi che si escludano a vicenda? >>
Aveva detto questo? Si chiese lei. No che non lo pensava! Fanculo a lui! Non si ricordava come ci erano arrivati lì, ma una cosa era certa: era lei quella che sosteneva che le due cose non si escludessero e non lui ! E invece in quel momento sembrava che fosse il contrario!
<< Secondo te si escludono a vicenda? >> gli ripetè la domanda lei
<< stai rispondendo alla mia domanda con un’ altra domanda, il che potrebbe essere preso come un attacco al fianco dell’interlocutore perché cerchi di sviare il discorso evitando la risposta >>
<< Schopenauer classificava questa tecnica efficace ne "i cento modi per aver ragione in una discussione" >> lo guardò con sguardo granitico
<< sii precisa per favore. anzi, sii corretta Miss Granger.  Schopenauer classificava questa tecnica efficace … ma scorretta.>> alzò il dito indice a monito
<< Secondo me se usata bene e senza tono provocatorio è molto comoda >>
<< non avevo dubbi >> lo sguardo manteneva la strafottenza iniziale << comunque >> proseguì calmo
<< visto che non sono maleducato lascerò perdere e ti rispondo…forse non ho ancora incontrato la donna giusta che me le fa coincidere >> appoggiò il viso sul braccio ripiegato sul divano << Mentre a te coincidono sempre vero? Sei la super esperta in questo vero Miss Granger? Allora, parliamo un po’ di te……>>
<< va bene, d’accordo.. allora domani sera alle nove >> si affrettò lei precipitosamente << Mi ha convinto avvocato, anche se la pregherei di smetterla di sfoggiare la sua arte oratoria con me. Mi mette in confusione >>
Lui rise, una risata aperta mentre i profondi occhi nocciola gli luccicavano rimandando bagliori accecanti. A lei quasi venne da piangere, non era giusto che lui fosse così bello, poteva esserlo un po’ meno lui e un po’ di più lei in una distribuzione più equa delle qualità assegnate al genere umano?
 
 
 
<< Stasera abbiamo organizzato una partita a Trivial pursuit >>
<< mi dispiace ma stasera non ci sono >> esclamò Beth
<< e dove vai ? >>
<< Darius ci ha iscritti ad un cineclub…..me e lui intendo ….ne stanno facendo pubblicità in questi giorni, non ho ben capito dove sia, però stasera danno un film di un regista polacco.. >>
Marissa camminò all’indietro e ripercorse a ritroso il tragitto cucina-soggiorno dove una Sarah allibita stava fissando Beth con occhi sbarrati
<< stai parlando sul serio? >> le chiese Marissa con un tono di voce tra lo stupito e l’incredulo
<< si >> Beth sospirò << ha detto che dobbiamo acculturarci e che devo smetterla di guardare quei film tutto zucchero e miele..
<< ma a te piacciono! >> esclamò Costance
<< ogni tanto vedere una pietra miliare del cinema non ci farà male >> continuò Beth
<< non ci o non ti farà male? >> si informò Marissa
<< ha detto ci >>
<< ma per me, voleva dire ti >> osservò Sarah
<< vuoi dire che rinunci ad una partita di trivial pursuit per un regista polacco del cavolo? >> le chiese Jared anche lui stupefatto.
Beth adorava quel gioco e si sentiva male a doversene andare, ma ormai aveva promesso e lei non era tipo da dare il bidone, così allo squillo del campanello si precipitò di sopra a prendere una felpa pesante mentre un Darius sorridente entrava nel soggiorno.
<< salve a tutti. Beth? >> chiese interrogativo guardandosi in giro
<< sta scendendo >> gli rispose Marissa
<<  Ma è vera questa cosa che vi state dando al cineclub? >>
<< beh, non è una cosa illegale anche se nel modo in cui l’hai detto potrebbe apparire tale >> rise lui
<< non sarà illegale ma sicuramente di una noia mortale si >> affermò Jared
<< suvvia non possiamo stare per una vita a sognare il mito di cenerentola >> esclamò Darius con una smorfia
<< beh, su questo Darius, un po’ di ragione ce l’ha >> si intromise Costance << a me a volte Cenerentola sta un po’ antipatica. Provate voi a mettervi nei panni di Genoveffa e Anastasia, due ragazze bruttine..
<< fuori forma >> aggiunse Beth appena arrivata
<< fuori forma >> assentì Costance << che si ritrovano in casa una ragazza bella, con un fisico da paura, dolce, che si fa volere bene anche dai topi e dagli uccelli..
<< a una così mi sembra il minimo che gli uccelli le vogliano bene.. >> intervenne convinto Darius
<< sto cercando di fare un discorso serio >> Costance lo incenerì con lo sguardo
<< ma anch’io >> la guardò candido lui
<< insomma vi ritrovate in casa una così che per giunta viene invitata ad una festa strafiga reale. Che fa innamorare il principe dopo due balli, e che lui è così preso da lei che  quando se ne va a mezzanotte, dico mezzanotte quando hai tutta la notte davanti ed una persona normale tornerebbe a divertirsi, si accontenta di una scarpa.
E cerca per tutto il regno il piede che riuscirà ad infilarla, e quando questa si rompe perché quelle due poverette in un ultimo barlume di speranza cercano di far entrare un piede 41 in una scarpa 35, lei, Cenerentola, guarda caso, ha l’altra giust’appunto nella tasca del grembiule. Se la infila e si sposano >> terminò senza fiato lasciando attoniti tutti quanti, come spesso accadeva durante le sue filippiche.
<< ma il matrimonio non dura a lungo perché i due non si conoscono per niente per cui appena tornati a casa iniziano i problemi, lei è una maniaca della pulizia e dell’ordine e lui un principino abituato a non fare niente in casa.. >> continuò Beth
<< stupendo >> esclamò Jared affascinato << come demolire il mito di Cenerentola in .. >>  guardò l’orologio << cinque minuti. Sarei curioso di sentire la teoria sulla regina di Biancaneve >>
<< Noi. >> Darius prese Beth per le spalle e l’avviò gentilmente ma con decisione alla porta <<…Un’altra volta…. Dobbiamo andare o faremo tardi >>  

Il film era stato una mezza delusione.
Già era in bianco e nero il che l’aveva depressa molto, fin dal primo sguardo alla pellicola. In alcuni punti le immagini erano addirittura sfocate e la trama, secondo lei, era senza né capo né coda, nonostante Darius, ogni tanto, cercasse di spiegarle il contesto : una continua allusione alla realtà sociale e politica di quel periodo, a lei un po’ oscura.
Però anche se il film era stato una delusione, non lo era stato Darius. Si era rivelato un formidabile conoscitore  della storia. Le aveva spiegato con parole chiare ed incisive quel particolare periodo descritto nel film, aiutandola a capire alcuni dialoghi, alcuni riferimenti.
Nei giorni successivi si ritrovò a sfogliare le pagine dei giornali riferite alla critica cinematografica per riuscire a capire quel linguaggio che all’inizio le era sembrato un po’ astruso.
Non voleva fare figurette con lui, non voleva che pensasse che fosse solo una patita del lieto fine o delle storie sdolcinate dove tutto alla fine si sistema.
 Certo, adorava quelle storie, sapere che c’era qualcosa che poteva  andare a finire bene, la metteva di buon umore, perché rafforzava in lei la consapevolezza che da qualche parte si nascondesse un amore tutto suo.
<< ragazze oggi vado con Alice a fare un po’ di acquisti, c’è qualcuno che vuol venire con me? Devo a tutti i costi fare una pausa perché tra lo studio ed il programma che mi hanno dato da testare sto diventando pazza. Ho trovato una falla nel programma ma so che è collegata a qualcos’altro che non riesco ad individuare. Una pausa non potrà farmi che bene, devo staccare un po’, liberare la mente, per poi riprendere in modo più distaccato >>
<< vengo io >> le rispose Costance  dalla camera << voglio andare da Book only Book per acquistare una guida sul Devonshire. Voglio documentarmi  su quella parte di Regno Unito >> in due secondi era scesa, l’aveva raggiunta, infilato il giubbetto di pelle nera, poi le era scivolata accanto per passare oltre, e raggiungere la porta, che aprì nel momento in cui il campanello azionato da Alice, entrava in funzione. Staccò la cornetta del citofono e senza chiedere alcunché urlò << stiamo arrivandoo >> azionò il pulsante dell’apri porta automatico
<< aspettate!  Potreste comprarmi un quaderno formato A4, copertina rigida, colore rosso, quadretto 5 mm? Ed una penna di colore rosso punta fine roller-gel ? >> urlò Marissa affacciandosi dalle scale.
<< il colore del tappino possiamo sceglierlo noi? >> l’apostrofò Beth utilizzando lo stesso tono di voce di Marissa, pari al rumore di un aereo al decollo distante  50 metri.
<< a scatto ! >> le urlò di nuovo Marissa << deve essere a scatto ! >>
<< questa è paranoica >> borbottò tra i denti Beth
<< se è uscito in libreria l’ultimo libro della Cornwell me lo comprate? >> chiese Sarah
<< ma da quando si interessa di gialli? >> Costance guardò interrogativa Beth indicandola con il dito pollice<< da quando ha saputo che piacciono a Law, ovvio  >> le rispose Beth
<< Ah, ecco, mi pareva strano, ha sempre odiato i gialli.>> fece una smorfia ed una risata << lei odia i gialli ma ama i film horror. Io, amo i gialli ed odio i film di paura. Non lo trovi strano? >>
<< per niente >> le rispose Beth << c’è una bella differenza tra leggere una scena cruenta, terrorizzante ed immaginarsela, e vederla spiattellata sullo schermo. E’ completamente diverso! >>
Arrivate all’esterno salutarono Alice che le stava aspettando seduta su una fiorera, e si avviarono verso la libreria che era più distante. Finito in libreria sarebbero andate in giro per negozi.
Alice era la compagna ideale, era capace di smobilitare un negozio intero, sapendo benissimo che non avrebbe potuto permettersi alcun acquisto, per poi dichiararsi insoddisfatta ed uscirsene tranquilla.
A dire la verità questo modo di comportarsi a lei non piaceva molto, per cui cercava sempre Alice quando aveva da acquistare realmente qualcosa >>
Alice era piccola di statura, magra, ma con le curve ben delineate. Aveva dei capelli lunghi di un bel castano dorato, che metteva in risalto gli occhi scurissimi.
Era molto popolare al dipartimento, ed una delle più corteggiate.
Era solita sfoggiare una lieve, a detta di lei, abbronzatura anche in inverno che lei invece, con la sua pelle candida si sognava perfino in estate.
 
Stavano girellando tra gli scaffali della libreria in cerca del libro richiesto espressamente da Sarah mentre Costance era alla ricerca del suo libro sul Devonshire. Si era diretta quindi verso il settore turismo e geografia quando, buttando l’occhio nel reparto sessualità, fu attirata da un libro con una copertina color rosa acceso dal titolo inequivocabile  Fallo felice di Linda Lou Paget[1].
Rimase un attimo interdetta sulla linea immaginaria che separava il corridoio da quella particolare zona, poi si infilò con metà busto all’interno e velocissima lo afferrò al volo per poi nasconderselo tra la borsa ed il fianco,  dirigendosi poi a passo spedito nella zona itinerari.
Cercò con lo sguardo un angolo lontano dal via vai, un angolo dove poter stare in pace senza guardi indiscreti. Scelse poi un libro con la copertina piuttosto grande e, con un gesto abile da prestigiatore provetto, ci infilò in mezzo l’altro libro. Si diresse quindi nell’angolino adocchiato poco prima e si immerse nella lettura. Già la presentazione la ispirò molto Da donna a donna: tecniche esplicite per farlo impazzire sul pavimento, sul tavolo di cucina, o più semplicemente a letto . Il suo timore più grande infatti era che la sua inesperienza a lungo andare portasse Zach a stancarsi e cercare soddisfazioni in altri luoghi .
Linda Lou Paget-educartice sessuale, dirige da anni cicli di seminari. collabora inoltre con Hollywood supports, un'organizzazione non-profit per la prevenzione informata delle malattie a trasmissione sessuale..
Anche l’autrice sembrava abbastanza accreditata.
Lo sfogliò con attenzione.
Il primo capitolo era intitolato  IL KAMA LOU TRA, ahaha simpatica! aveva fatto un fotomontaggio inserendo una parte del suo nome all’interno dell’altro. Ad una prima occhiata, il capitolo spiegava  cosa accadeva nei suoi seminari…
Aprì a caso un’altra pagina:  7) La bocca della verità…tecniche per far "impazzire di piacere" il nostro uomo …oltre alle descrizioni c’erano anche dei disegni! Avvampò dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli. All’improvviso fu colta da una ondata di caldo non determinato dalla temperatura del locale, iniziò a sventolarsi cercando anche di attirare l’attenzione di Beth facendole dei gesti con le mani in una vaga imitazione di una ola.
Beth le si avvicinò curiosa << che ti succede ? stai male ? >>
le fece cenno di no continuando a sventolarsi << mi è venuto caldo a leggere qui >> capovolse leggermente il libro
<< Luoghi sperduti nel mondo >> lesse Beth a voce alta, poi alzò entrambe le sopracciglia e la guardò scettica. Costance si guardò intorno con circospezione poi le mostrò il libro contenuto al centro dell’altra pubblicazione con aria da cospiratrice << guarda cosa ho trovato >> le sussurrò aprendole il libro a quella pagina che l’aveva particolarmente incuriosita.
Anche Beth avvampò << ma cos’è ? un hard cartaceo ?’ il kamasutra del XXI  secolo ? >> Costance ridacchiò all’imbarazzo dell’amica << no, la scrittrice è una è una sessuologa famosa, ha scritto questo libro dopo anni e anni di seminari >> poi, fingendo indifferenza, lo richiuse ed avviandosi alla cassa, riattraversò la linea immaginaria di confine e lo rimise con nonchalance nell’angolo più esterno dell’espositore.
Pagò in silenzio la sua  “Guida al Devonshire, tutto quello che c’è da sapere e da vedere “ assorta nei propri pensieri, all’uscita le loro strade si separarono, mentre quella di Costance la riportava dritta a casa, quella di Alice e Beth proseguiva nel loro giro di acquisti.
 
<< prendiamo un gelato ? >> le propose Alice
<< no. Meglio di no. Non vorrei macerarmi poi nel rimorso. Questa volta passo. >>
<< d’accordo allora, vorrà dire che prima faremo il nostro giro di acquisti poi, il gelato, me lo mangerò soltanto io e lo prenderò alla fine della giornata. Magari potremmo andare fino al parco a quella gelateria  che c’è accanto al Cinema WestEnd .. >> la guardò speranzosa
Beth aggrottò le sopracciglia nella speranza di mettere a fuoco il luogo << quale? >>
Alice fece un sospiro rassegnato << Il cinema Westend ce l’hai presente? Quello che ai due lati dell’ingresso… ha due enormi leoni di marmo.. >>
<< ah! Si. Ho capito adesso >>
Fecero i loro acquisti spendendoci veramente poco tempo visto che, per la prima volta, avevano entrambe le idee molto chiare su cosa acquistare, e poi perché volevano godersi quella giornata abbastanza bella : all’orizzonte c’erano poche nuvole ed un venticello appena percettibile che facevano sì che una primavera timida, che ancora non aveva presentato la parte migliore di sé, iniziasse a sostituirsi all’inverno.
 
Si diressero alla gelateria ridendo e scherzando.
Il riso le morì in gola quando da lontano vide seduto in groppa ad uno dei leoni Darius. Accanto a lui una ragazza con dei semplici jeans a vita bassa che mettevano in mostra un tatuaggio tribale all’altezza della vita che le andava da fianco a fianco, prendendole tutta la parte centrale della schiena.
Ripensò mesta al suo piccolo tatuaggio sulla caviglia.
Minimale anche in quello.
Mano a mano che si avvicinava riusciva a capire di cosa stavano parlando.
A quanto pareva erano appena usciti dal cinema e stavano commentando il film:Valentine’s day
Ebbe un moto di stizza.
Darius, …l’impegnato, …quello che disdegnava i film sdolcinati, …che la prendeva in giro per quella sua debolezza…… ed era andato al cinema con tale bionda tatuata a vedere non solo un film sdolcinato, ma un film al quale la critica aveva affibbiato una sola stellina….in pratica uno dei peggiori in circolazione…
Sentì qualcosa stringerle la gola, cercò di allentare con un dito il piccolo scolo a V del maglioncino.
Gli passò volutamente vicinissima
<< ciao Darius >>
<<.. oh…ciao ..>>
Ghignò a vederlo arrossire leggermente .
Ben ti stà!
Lurido vermicolo bugiardo e infido come una serpe.
Il classico predica bene e razzola male
Tirò dritto con il mento proteso come la prua di una nave che fende le onde in mezzo a una tempesta.
<< lo conosci? >> chiese Alice incuriosita
Fanculo
<< si >> rispose monocorde
<< è davvero notevole >> si voltò di nuovo per osservarlo
<< mica poi tanto, ha un po’ i denti in fuori >> all’inizio aveva pensato di affibbiargli una exotropia, uno strabismo divergente verso l’esterno, ma poi ci aveva ripensato.
<< davvero? ! non l’ho notato. Chi è? >>
<< è un amico del ragazzo di Marissa. Ed è anche antipatico per giunta >> tagliò corto Beth ancora con tono incolore. Aveva scelto Marissa perché era quella che Alice conosceva meno e dalla quale quindi non poteva andare a prendere informazioni più precise.
Le risposte erano così brevi e secche che Alice, pur friggendo di curiosità non osò aggiungere altro.
 
Tornarono poi verso casa, era ormai il tramonto e l’aria iniziava ad essere freschina e poi, a volerla dire tutta, quel pomeriggio le era andato tutto di traverso.
Era incazzatissima.
E più ci pensava e più che l’incazzatura aumentava come la panna che vedi montare a vista d’occhio sotto la frusta elettrica.
E così il signorino disprezzava i film smelensi.
Giuda iscariota!
Non era incazzata con lui perché l’aveva visto con quella ragazza.
No, assolutamente.
Era incazzata perché con quella lui era andato a vedersi uno dei film che lui odiava.
Ed all’uscita, invece di prenderla in giro, come era solito fare con lei, perculeggiandola prima, durante e dopo la visione, estendendo il perculeggiamento anche agli attori ed hai personaggi – erano ormai noti i suoi commenti alle battute, a volte anche giusti è vero, ma un po’ di comprensione per i gusti degli altri non faceva proprio schifo! - invece di prenderla in giro per questo, ci scherzava su con lei.
A lei invece toccava sorbirsi quei film impegnati, a volte, anzi, spesso, di una palla mortale!, da sbadigli tali da slogarsi la mascella, e che lei per rispetto aveva sempre cercato di nascondere.
 
Una ragazza per andare al cineclub ed una per gli altri film su cui scherzare in un parco pubblico.
Era questo che la irritava più di tutto.
 
Attraversò la casa vuota e salì le scale.
Si sdraiò sul letto ed incrociò le braccia dietro la testa dopo aver stropicciato il cuscino a suon di pugni, ripiegamenti, senza trovare la posizione giusta per rilassarsi.
Quel sabato sera la casa era completamente deserta.
Erano tutte impegnate, e figurarsi se Darius si ricordava  che lei era sola…. magari avrebbe passato la serata con quella lì.
Fece un sospiro profondo.
Ma in fondo, che diritto aveva infine di giudicare Darius?
Forse quel suo atteggiamento intollerante derivava dal fatto che stava attraversando un periodo un po’ difficile, lo stress dello studio, gli ostacoli che incontrava nel testare quel programma, se pi, a tutto questo si aggiungeva la primavera…. Si, forse era la primavera che le procurava quel senso di disagio, quella sensazione indefinibile… come una  agitazione interiore perenne.
Fissò il soffitto, la luce della nella stanza era grigia e malinconica.
Guardò fuori.
Si, la luce iniziava a calare  e le ombre scure iniziavano ad invadere la stanza.
Le si prospettava una bella serata all’insegna della noia.
Ah, se avesse accettato l’offerta di Sia di andare con lei dai suoi…. avrebbe passato sicuramente una serata più piacevole…ad ascoltare i loro discorsi relativi al loro imminente trasferimento…
beh,… forse non sarebbe stato così piacevole…
Sarebbe potuta andare al cinema con Sarah, Darwin e gli altri..
Ma, all’improvviso… le era venuta la nausea del cinema…..
Se voleva essere sincera con se stessa, aveva sperato che Darius, essendo ancora nel mese di astinenza, anche se per pochi giorni……già, forse era per quello che aveva agganciato la bionda, per averne subito una pronta…. Insomma aveva sperato che Darius la invitasse fuori.
Ma ormai quella speranza si era volatilizzata..
E poi,  no, anche se l’avesse invitata fuori, .avrebbe rifiutato, ne andava della sua dignità ecco!
Provò ad immergersi nello studio, ma più che un immersione fu una toccatina veloce a pelo d’acqua visto che aveva la mente altrove.
Scese in cucina, aprì e chiuse tutti gli armadietti alla ricerca di qualcosa da mangiare, ma non trovò niente di soddisfacente, neanche le ciambelline al limone l’attirarono… non aveva neanche fame e, fra tutte le cose era la più positiva che le potesse capitare.
Tentò anche un ciclo di addominali infilando i piedi sotto il divano e tirandosi su con il busto, ma non era un intrattenimento poi così piacevole, non in quella fase di scoglionamento acuto.
Che palle!
Stava annegando  in un universo fatto di noia mortale!
Precipitando nel regno della solitudine.
Doveva mettersi il cuore in pace.
Quel sabato sera era condannata alla più completa solitudine!
Per giunta iniziò anche a piovere.
Prima una pioggerella sottile, che cadeva leggera e che si riusciva a vedere solo guardandola in controluce alla luce del lampione, ma di cui poteva sentire il profumo intenso venire dalla finestra leggermente aperta, profumo di asfalto bagnato.
La chiuse velocemente.
Poi grosse gocce fitte e pesanti iniziarono a rigare i vetri rendendo il mondo fuori tremolante.
Che serata!
 
Distesa di nuovo sul letto ascoltava il picchiettio cadenzato delle gocce sui vetri e sulla terrazza.
Gli unici rumori che sentiva erano quel picchiettio ed il suo respiro.
Cercò di ritmare il suo respiro con quello della pioggia e di liberare la mente per concentrarsi ed iniziare la tecnica di rilassamento che le avevano insegnato in palestra.
Fino a che il picchiettio divenne uno scroscio vero e proprio che avvolse tutta la casa.
Uno scroscio rabbioso,  quasi a fondersi con il suo stato d’animo.
La tecnica di rilassamento era fallita miseramente infrangendosi nella barriera della sua irritazione.
Allungò un braccio ed accese l’abatjour rimanendo a fissare la luce che filtrando attraverso i vetrini colorati danzava sul soffitto in un caleidoscopio di colori.
Chiuse gli occhi ripiombando nell’oscurità, affondò la testa nel cuscino.
Poteva leggere qualcosa.
Rotolò su un fianco e raggiunse il comodino di Sia, allungò una mano per afferrare il libro appoggiato sul ripiano in legno.
Guardò la copertina : Edgar Allan Poe.
No.
Decisamente quelli non erano racconti adatti ad una serata di pioggia in una casa silenziosa.
Anzi, le sembrava che scricchiolasse ogni tanto mandandole oscuri messaggi subliminali.
Prese il volume Computer Networks , andò a pagina 200, era lì che era rimasta a studiare, lesse il primo rigo.. e non andò oltre.
Richiuse il libro con un gesto secco.
Okay, non doveva essere poi così difficile superare indenne quelle ore di solitudine senza niente da fare
… un giorno Pooh non aveva niente da fare, allora andò a casa di Hi-Ho per vedere che cosa stesse facendo lui…chissà perchè aveva pensato a quella storia
 
Peccato che l’asino, in quel momento, sapeva perfettamente cosa fare.
 
Sentì uno scricchiolio più forte seguito da un tonfo, al piano di sotto.
Cosa era stato?
Si alzò lentamente dal letto e con passo felpato avvicinò l’orecchio alla porta rimanendo in ascolto.
Un fruscio lieve, come di abiti smossi.
 
Aprì piano piano la porta con il cuore che le batteva a mille, sbirciò verso le scale poi, a piedi nudi, iniziò a scenderle un gradino dopo l’altro.
Il tocco freddo del marmo sotto i piedi le fece capire di essere arrivata in fondo.
Da sotto la porta dello studio filtrava una sottile lama di luce.
Le venne la pelle d’oca.
Adesso il cuore impazzito le rimbombava anche nelle orecchie con un rumore sordo e cupo.
 
Avrebbe voluto voltarsi e correre di nuovo di sopra, chiudersi a chiave in camera e nascondersi sotto il letto.
Calma, Beth, si disse, sicuramente qualcuna delle altre inquiline ha dimenticato di spegnere la luce prima di uscire.
Posò la mano sulla maniglia poi, piano piano, fece pressione abbassandola lentamente. Con circospezione ma senza indugiare oltre, aprì la porta.
Seduta, alla scrivania di Costance c’era Sia.
 
Rimase ferma in mezzo alla stanza mentre le gambe le diventavano all’improvviso molli.
Ormai il cuore sembrava dovesse finire in mille pezzi.
Iniziò a sudare  copiosamente mentre un’ondata di nausea la coglieva di sorpresa, rendendola perfettamente consapevole di stare per svenire.
Cercò un qualche solido appiglio.
Poi il buio l’avvolse e la risucchiò.
 
Qualcuno la stava schiaffeggiando delicatamente.
Aprì gli occhi piano.
Sia la stava scrutando con ansia << devo chiamare il 911 ? >> esclamò con affanno
<< no, non ce n’è bisogno >> mormorò Beth cercando di tirarsi su, prontamente aiutata da Sia.
<< che ti è accaduto ? >>
<< semplice autosuggestione >> le sorrise Beth << oggi sono un po’ sottosopra >>
<< ma perché non sei venuta con me invece di stare qui da sola? >>
<< lascia stare. Piuttosto aiutami ad alzarmi in piedi, mi sembra di essere diventata di gelatina. Mi sembra come se fossi reduce da una febbre malarica >> le si aggrappò al braccio e si alzò
<< andiamo ti accompagno a letto >>
<< non importa, mi metto sul divano e me ne sto tranquilla, anche perché in questo momento non riuscirei a fare le scale. Vorrà dire che mi vedrò per l’ennesima volta C’è posta per te >>
Tié, fece mentalmente il gesto di infilare l’ombrello al braccio.<< Alla faccia di chi detesta questi film >> borbottò contrita.
 
Il cellulare le squillò nel momento in cui Kathleen era a letto raffreddata e Joe era seduto accanto a lei. Le aveva appoggiato le dita della mano sulla bocca … era chiaro che entrambi avevano provato qualcosa … si stavano guardando in modo.. in un modo….
 
Sbuffò ma proprio adesso? << pronto >>
<< ciao sono io sei a casa? >> la voce di Darius le arrivò forte e chiara
<< no, sono ad un Rave party, non si sente dalla confusione e dalla musica di sottofondo? E sto ballando nuda su un tavolo. Che vuoi? >>
<< niente, volevo solo sapere come stavi >> un leggero tono di rimorso nella voce
<< sto benissimo perché ? >> era appena svenuta crollando secca e dura sul pavimento, in quel momento aveva le gambe come passate sotto uno schiacciasassi, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto la tortura dell’inquisizione.
<< no..no.. niente >> non aveva il coraggio di affrontare l’argomento incontri pomeridiani
<< volevo solo dirti che la prossima settimana al cineclub danno un film di Milan kundera..cioè la storia è di Milan Kundera..L'insostenibile Leggerezza dell'essere ….
Si morse il labbro per non cantargliene quattro a quell'insostenibile , sospirò rumorosamente
<< senti…ti dispiace se ne parliamo domani ?..è piuttosto tardi..
<< oh, scusa hai ragione >> mormorò dispiaciuto
<<…sai com’è non è da molto che sono rientrata, mi ero appena addormentata… ed avrei bisogno di tornare tra le braccia di morfeo.. >>
<< si,si, scusa, non mi ero accorto dell’ora, non riuscivo a dormire..
Ed hai pensato : chiamiamo quella tonta e noiosa della Beth che faccio due chiacchere giusto per farmi conciliare un po’ di sonno. Da consigliarsi al posto della valeriana
<< No.Problem. adesso scusa ma è meglio se cerco di far riposare questo corpicino che ha ballato tutta la sera. Prova a prendere un infuso di valeriana, ha un odore orripilante ma funziona. Notte >>
<< n-notte >>
Chiuse la telefonata con un sorriso.
Era compiaciuta di se stessa.
Veramente brava.
Si era comportata con dignità ed era rimasta impassibile al punto giusto, perfettamente padrona della situazione anche se, per un impercettibile momento, quando le era sembrato di percepire nella voce di Darius rimorso ed una vena di tristezza, aveva rischiato di cedere alla tentazione e domandargli notizie della bionda e come fosse andato il suo pomeriggio.
Sano cielo, era possibile che andasse in cerca di una scusa per perdonarlo?
Invece era riuscita a trattenersi.
Non aveva alcuna intenzione di perdonarlo, non dopo aver più o meno coscientemente deciso di lasciarlo crogiolare nella sua colpa senza permettergli di scusarsi.
…. Ma poi lui l’avrebbe fatto? O dopo che la sua intenzione iniziale era stata tronacata con quella telefonata…. Avrebbe fatto spallucce dimenticandosene subito dopo? Magari grazie alla bionda…
Era  incredibile come il testosterone indirizzasse tutte le azioni degli uomini, anche dei più intelligenti. Chissà che stronzate le aveva propinato!
Chissà se aveva usato quella del colpo di fulmine o quella dell’amore a prima vista.
O forse le aveva propinato qualche storia tragica di una infanzia difficile..
 
 
        ☼☼☼☼
 
Stava quasi diventando un’abitudine ormai.
Law l’aspettava alle sei in punto, a volte anche prima, per uscire con loro.
Stava diventando piacevole e la cura Sarah stava iniziando a funzionare. Non nel senso che gli aveva fatto smettere di pensare a lei, no, assolutamente, non aveva smesso di cercarla, continuava a fare indagini personali.
Aveva anche cercato nei vari siti che parlavano di donne costrette a fuggire dai paesi musulmani perché condannate a morte ingiustamente.
Continuava a cercare un volto in mezzo a tutti quei nomi.
Continuava a cercare anche tra i locali di tutta l’Inghilterra alla ricerca di un nome o di uno spettacolo che potesse essere ricollegato a lei.
Quantomeno il tempo passato con Sarah lo faceva sentire più rilassato, libero dai pensieri, con lei stava bene, ritrovava una calma persa da tempo.
 
Alcune volte si fermavano al ristorante e lei entrava anche in cucina, senza che Patrick le urlasse contro o si scandalizzasse come prima. Anzi, all’improvviso le sembrava che le fosse quasi riconoscente, grato per quel rapporto che era riuscita ad instaurare di nuovo con Law.
Lui era paragonabile ad un convalescente, come se fosse una persona reduce da un incidente tremendo che piano piano cercava di tornare alla vita.
E Patrick le era enormemente grato per tutti quei piccoli, impercettibili cambiamenti che vedeva avvenire in Law.
 
 
In quel lunedì di giorno di chiusura, se l’erano presa comoda, erano rimasti a giocare più del solito con Brutus, in un parco che stava ravvivando i suoi colori.
L’erba di un verde brillante si stendeva già come un lenzuolo sopra tutto il parco.
Guardare quell’immensa distesa , tuffarsi in quell’oceano verde, alleggeriva l’anima facendoti sentire, annusare, percepire l’inizio della bella stagione che avrebbe portato con sé farfalle colorate, campanule, margherite e giornate più lunghe, giornate piene di sole e di colori che mettevano allegria già nel momento in cui aprivi la finestra e respiravi l’aria più tiepida.
Guardarono il cielo dove alcune nuvole si stavano muovendo lente, ora avvicinandosi ora allontanandosi. In un momento in cui due stavano quasi per toccarsi, un ultimo raggio di sole rossastro diffuse la sua luce tutto intorno rendendo quel paesaggio magico.
Rimasero vicini ad ammirare quello spettacolo che la natura aveva voluto concedere loro, poi si misero in cammino verso casa.
<< ti va di andare da Burger king a mangiare qualcosa? >> le chiese Law
<< perché no? >> sentì la propria voce rispondee. Stava iniziando a rilassarsi completamente quando era con lui. La paura che lui potesse riconoscerla in qualche modo, era completamente svanita. Anche se ancora era rimasto l’interrogativo più grosso che fino a quel momento, non era riuscita a sciogliere : quanto ancora Lady Godiva era presente nella mente di lui ?
 
Sapeva per certo che lui ci pensava ancora.
 
Ci pensava quando all’improvviso si chiudeva in un mutismo inconsapevole. Non se ne rendeva conto neanche lui. All’improvviso, chissà per quale collegamento, o ricordo,  il suo corpo era lì con  lei ma la sua mente vagava in chissà quali remoti posti della terra, quali remote città del mondo o forse dell’universo celeste.
 
 
Si sedettero ad un tavolo vicino alla vetrata, mentre Brutus si accucciava tranquillo vicino alle gambe di Sarah, sotto il tavolo , per evitare di intralciare il lavoro dei camerieri, ed i clienti.
Infilarono il naso nel menù poi rialzarono il viso ed ordinarono alla cameriera che si era prontamente avvicinata
<< un chicken royale de luxe ed una coca cola light >> esclamò Sarah
<< ed io un  double bacon cheeseburger ed una coca cola >> la seguì a ruota lui
Rimasero in silenzio guardandosi intorno, il locale era ampio e c’era parecchia gente, soprattutto ragazzi giovani seduti ai tavoli disposti in file parallele con il solo scopo di contenere più persone possibile.
Rimasero ad osservare la cameriera, che con movimenti esperti appoggiava il vassoio sul tavolo e disponeva davanti a loro le due bevande ed i due panini >>
<< non è strano essere qui. Noi due? >> gli disse addentando il suo panino
<< perché strano ? >> la guardò da sotto in su mentre affondava anche lui i denti nel suo hamburger << forse perché avendo il The Wolseley non dovrei apprezzare questa cucina? Anche se ..>> si sporse in avanti verso di lei abbassando la voce << qui lo dico e non lo nego, la ritengo una schifezza allucinante. Dio solo sa cosa ci infilino dentro in questi cosi. Sembra di mangiare la plastica >>
<< ma no >> rise Sarah << io mi riferivo al fatto che alcuni mesi fa avrei pagato oro per essere qui con te e tu avresti pagato oro per non esserci >>
<< ah. Quello >> rispose lui asciutto accigliandosi << non mi sono mai scusato vero, per il mio comportamento? >> poi senza che lei avesse il tempo di rispondergli proseguì
<< pensavo..lo facevo…per il tuo bene… è solo che.. bèh,…non sono quell’angioletto che sembro…la mia anima è un po’..nera.. >>
<< per via del bondage? >> gli chiese tranquilla
La mascella quasi gli si slogò, poi gli cadde a terra, sentì chiaramente il tonfo, al contrario le mani non ebbero alcuna contrazione involontaria ma invece la stretta attorno al panino si allentò leggermente tanto che un  po’ di senape gli cadde nel piatto, seguita a ruota da due pezzetti di bacon che andando a tuffarsi nella senape sopracitata inviarono allegri schizzi giallastri sulla tovaglietta e sulla maglietta nera di Law, come se un pittore lo avesse schizzato con un pennello.
<< cosa ne sai tu di…
me
…..del.. bondage ? >> sfiatò lui
 
 

 
 

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Scusate sono ripetitiva, grazie a tutte voi che leggete, sia silenziosamente che commentando.
Grazie a chi mi ha aggiunto alle preferite, seguite, da ricordare.
Non sono molto brava a fare i commenti però il “grazie “ che vi dico è detto veramente con il cuore.
Un bacione grandissimo a tutte voi..
 
Alla prossima!
costanza

 
precisazioni: non so se in Inghilterra esiste il 911 come in America, o se esistano i cineforum...ma abbiate pietà di una incompetente.. :)


[1]Questo libro esiste davvero, all’inizio gli avevo dato un altro titolo poi, girovagando su internet ho trovato questo e l’ho utilizzato. Al momento confesso di non averlo letto quindi tutto quello che dirò lo dirò per interposta persona, seguendo cioè i commenti di altri.

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Capitolo 44
*** CAPIOTOLO 43 ..SORPRESE.. ***


<< cosa ne sai tu di…
me
…..del.. bondage ? >> sfiatò lui

 
 
 

CAPITOLO 43
 

 
<< andiamo Law! >> esclamò Sarah con una calma disarmante << lo sanno tutti che ti piace il bondage >> addentò il panino masticando piano mentre ancora lui non era riuscito a riprendersi dalla sorpresa iniziale << guarda >> continuò lei come se la cosa fosse di una ovvietà lampante
<< se fermo una qualunque ragazza e chiedo qual è il tuo gusto più nascosto….lei mi risponderà… quello appunto. E’ un po’ come il segreto di pulcinella. E’ un segreto risaputo da tutti >> si pulì le mani al tovagliolo e bevve un sorso di coca cola mentre  Law lentamente, staccava il terzo morso
<< a proposito a te piace essere dominatore o schiavo? >>
Law strabuzzò gli occhi iniziando a tossire mentre Brutus si alzava affacciandosi al tavolo per vedere cosa stesse accadendo al suo padrone e le sue effettive condizioni di salute.
<< la senape >> mormorò con voce fioca acutizzando le vocali. Bevette tutto d’un fiato la sua coca cola con il risultato di farsi implodere nello stomaco e nel naso un rutto talmente imponente che se lasciato andare l’avrebbe fatto entrare nel guinness dei primati o modificare il clima di Londra. Bollicine frizzanti e ballerine gli invasero entrambe la narici ed uscirono allegramente fuori.
La fissò.
Le fissò le labbra carnose dove un piccolo briciolo di senape si era posato. Con un gesto del tutto spontaneo si protese leggermente sul tavolo e poi allungando il braccio fece scivolare il pollice sul suo labbro rimuovendo la goccia giallastra
Lei trasalì come se l’avesse toccata con un ferro rovente, e lo fissò stupefatta, mentre anche lui rimaneva sorpreso di quel suo stesso gesto, Sarah, coraggiosamente riuscì a ristabilire il regolare battito del cuore, che al suo tocco si era messo subito in agitazione, e a riprendere la sua aria innocente.
<< insomma mi vuoi dire cosa sai tu del bondage? >>
<< poco o niente ma mi piacerebbe provare. Esistono dei club di bondage qui a Londra ? >> chiese tranquilla. Lui la guardò come se le fossero spuntate due teste. La fissò come se fosse una specie rara di cui aveva sempre sentito parlare ma che non aveva mai immaginato di vedere,  poi emise un ruggito basso e minaccioso << ti dico subito che puoi scordarti che io ti dia una informazione del genere >> dopodiché richiuse subito la bocca stringendo le labbra per rafforzare quanto aveva appena detto.
Gli sembrava di avere la bocca piena di ovatta
<< un club di bondage ! >> sbottò di nuovo a voce bassa, per non farsi udire intorno, dopo alcuni minuti di silenzio. Poi la guardò con espressione grave << è lì che vuoi finire Sarah ? >>
<< non ho detto che voglio finire lì >> replicò lei facendo spallucce << solo voglio sapere cosa sia in realtà ! e’ chiedere troppo ? >> 
Law lasciò cadere il panino poi si sporse lentamente verso di lei << non andrai in nessun dannato club. Non sono posti per te  >> la guardò negli occhi accigliato
Mentre per Lady Godiva si , vero?
<< mentre per te si vero? >> ribattè Sarah poi sgranando gli occhi per fingersi sorpresa esclamò
 << oh mamma! No… non dirmelo…tu.. tu magari ..non sei solo un frequentatore.. tu..sei…sei Socio di questi club! È così vero? Ci ho azzeccato in pieno eh? >> lui la trafisse con lo sguardo diventato glaciale, aprì la bocca e fece per dire qualcosa ma la richiuse subito memore di quanto le aveva appena promesso puoi scordarti che io ti dia una informazione del genere , mentre lei continuava << si. Sei un membro di qualche club. Allora cosa fate lì ? come ci sei arrivato? Dai, raccontami tutto  
<< chi te lo ha detto ? >> ringhiò di nuovo lui
<< detto cosa per la precisione? >>
<< che.. frequento..che.. pratico..>>
<< il bondage? >> terminò per lui visto che era un po’ reticente a farsi uscire quel vocabolo dalla bocca << oh >> lo guardò con aria tranquilla << l’ha sentito dire Beth la sera della festa per la nonna di Zach, quella in cui tu sei venuto con Nettie, con esattezza. Insomma Beth era al bagno e pare che siano entrate due ragazze ed una delle due, che era una tua ex,  ha spifferato tutto all’altra.
Andiamo, suvvia, non essere così reticente. Non pensavo di essere così intimidatoria >>
Lui sorrise alla battuta << tu non sei intimidatoria, quanto piuttosto..innocente >> lei arrossì << ah si? Beh, vorrà dire che una volta messo piede in quei club non lo sarò più >>
Lui la guardò sconvolto. Non sapeva come fronteggiare la situazione e pensò che  fulminarla con gli occhi potesse essere una soluzione.
Ma non aveva fatto i conti con la determinazione di lei ormai decisa ad andare fino in fondo alla questione.
<< perché non me lo hai mai detto ? >> gli chiese a voce bassa guardandosi poi intorno circospetta
<< primo perché non sono affari tuoi secondo perché piuttosto mi taglio la lingua prima di dirti qualcosa >> adesso Law si stava innervosendo. Forse doveva lasciare cadere l’argomento.
Rimase in silenzio piluccando distratta una patatina ormai fredda.
Poi lo guardò con sguardo malizioso attenta Sarah, non tirare troppo la corda
<< cosa ti fa pensare che io sia così innocentina? >>
Uffa! Era stufa, stra-arci-stufa di essere considerata la brava ragazza della porta accanto! Voleva essere una delle ragazze di Law… anzi..  l’unica!
Lui le regalò un meraviglioso sorriso che le sciolse l’intero apparato cardio circolatorio
<< il fatto che ultimamente ho imparato a conoscerti meglio e l’impressione che avevo avuto all’inizio si è andata via via consolidando >> le rispose sicuro lui con una vena di dolcezza nella voce.
<< nel caso non l’avessi notato, non è che passiamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro. Per buona parte della giornata siamo separati quindi non sai se io possa essere cambiata o se stia cambiando sotto il tuo naso. Il fatto che all’improvviso voglia spassarmela, voglia sperimentare, non dovrebbe esserti così sconosciuto no? Non è accaduto così anche a te? Altrimenti come avresti fatto ad approdare al RedDoor ? >>
Gli occhi di lui si ridussero a due fessure.
Mannaggia alla tua boccaccia Sarah!
Porca puttana zoccola imputridita.
Sarah,  ma cosa hai in testa al posto del cervello un  mentula canis?
<< che cosa ne sai tu del RedDoor?  E di me e il RedDoor? >> esclamò gelido e con tono brutale
Quella reazione le mandò un brivido lungo la schiena. Doveva uscire al più presto da quella situazione di merda in cui si era cacciata. Si mandò a fare in culo mentalmente altre due o tre volte.
Ma come ?
Poi, come spesso accade quando c’è un forte rilascio di adrenalina che va a migliorare la reattività dell’organismo preparandolo alla cosiddetta reazione di attacco o fuga, ebbe l’idea.
<< Darwin …. Darwin Jones >>  esclamò
<< cosa ? >>
<< mi hai fatto una domanda precisa, no? Ed io ti ho risposto >> tacque per raccogliere tutto il suo coraggio che sicuramente le sarebbe servito a breve
<< voglio una spiegazione… non un nome >>
appunto
prese fiato ostentando una sicurezza che in quel momento non possedeva neanche nella mezza unghia del mignolo del piede sinistro << un mio amico. Darwin appunto..che frequenta abitualmente quel posto ti ha visto lì alcune volte.. e me lo ha detto.non sapeva che ti conoscevo >> si affrettò a precisare << me lo ha detto per la serie : lo sai chi ho visto anche al RedDoor? Il proprietario del TW . >> fece una risatina forzata << Insomma, me lo ha detto per fare un po’ di gossip >> terminò con voce fioca evitando di guardarlo in viso, non vide quindi che anche lui trasaliva sbiancando leggermente
<< quando? >> le chiese ansioso, sperava che non lo avesse visto durante lo spettacolo di Lady Godiva o peggio ancora non avesse visto i suoi tentativi di raggiungerla  dietro le quinte.
Lei cincischiò un po’ giocando con l’angolo destro del  tovagliolo << un po’ di tempo fa >>
<< e con chi mi ha visto ? >> chiese fingendo sicurezza passandosi la mano sul viso
Che serata!
<< Con nessuno. Non mi ha detto nient’altro..solo che ti aveva visto e basta >>
Lui tirò un profondo respiro di sollievo anche se per la tensione si era completamente irrigidito e adesso stava seduto come se avesse ingoiato un manico di scopa.
Sarah capì che era il momento di chiudere il discorso, e di passare ad altro.
 
Discorso chiuso.
Per il momento però, lo avrebbe ripreso alla prima occasione, perché adesso che era stato tirato in ballo aveva tutta l’intenzione di approfondirlo con lui.
<< posso avere un pò della tua torta di mele? >>  gli chiese riprendendo un tono ilare
<< certo, ma ti avverto, se il panino sembrava plastica.. questa sembra di mangiare il polistirolo, non so con che cosa la facciano ma credo con tutto tranne che le mele >> affermò deciso passandole il piatto.
Lei ne prese un pezzettino e se lo portò alla bocca. Lo masticò brevemente << bleah! Hai ragione! Fa veramente schifo! Niente a che vedere con quella che faccio io! Una di queste sere ti invito a cena e ti faccio vedere come cucino.. così se un giorno avrai bisogno di un aiuto cuoco, e la mia carriera di archeologa si sarà arenata, posso offrirmi volontaria . Se non altro, sono molto esperta nel riconoscere quando un animale non è morto di recente >>
Lui rise << volentieri >> stava cercando deliberatamente di cambiare discorso? Se era per quello…anche lui si sentiva più sollevato a quel cambio di argomento.
Chiamò la cameriera, litigarono per qualche minuto su come dovevano pagare,  Sarah non voleva farsi pagare la cena, al massimo voleva dividere a metà, ma quando Law le disse una volta per uno, accettò di buon grado, perché sicuramente avrebbe comportato una nuova cena insieme.
Si avviarono lentamente verso casa e Law insistette per accompagnarla, si sarebbe fatto un bel tragitto a piedi, ma avrebbe fatto felice Brutus,.
<< allora.. ciao >> Law esitò un istante davanti al portone, sembrava sul punto di dirle qualcosa ma poi scosse la testa e mormorò << alla prossima >>
<< alla prossima >> ripeté lei << ricordati che tra qualche giorno andremo da Zachary, quindi organizzati con Brutus >>
<< si, certo >> le rispose poi aspettò che Sarah entrasse in casa e si rimise in cammino.
 
Sorrise tra sé mentre saliva le scale  Era stata una giornata molto faticosa, ma non si sarebbe persa d'animo. Era in gioco il suo futuro ed era fermamente determinata a essere lei a forgiare il proprio destino.
Adesso che l’argomento era stato introdotto non aveva nessuna intenzione di abbandonarlo. Com’era il detto? Battere il ferro quando è caldo.
Giusto!
 
L’idea iniziale tornò di nuovo a frullarle in testa
In un modo o nell’altro l’avrebbe avuto.
<< ci stai di nuovo provando con lui! >> l’accusò Beth
<< certo che si! Visto che l’idea di Lady Godiva non ha raccolto i frutti sperati, sono tornata al piano iniziale >> Non sarebbe stato facile, niente le sembrava facile in quel momento, ma alla fine le cose sarebbero andate esattamente come lei voleva.
Era una promessa che faceva a se stessa.
 
Per fortuna a breve sarebbero partite per il Devonshire, così poteva mettere a punto un piano strategico infallibile.
 
                                                              *.*.*
 
<< mi ha chiesto di iniziarla al bondage >>
Law era sdraiato sul divano a casa di Darius, le lunghe gambe incrociate alle caviglie debitamente appoggiate al bracciolo, con le braccia ripiegate sotto la testa. appoggiata al bracciolo opposto. Mentre Darius era seduto nella poltrona lì vicina.
Appena tornato a casa aveva fatto entrare Brutus e poi si era diretto difilato da loro.
<< chi ? >>
<< Sarah >> quel nome piombò in mezzo a loro, cadde, rimbalzò sul pavimento, naufragò sulle pareti  frantumandosi in mille pezzi argentati che si conficcarono nelle loro menti come coltelli affilati.
Il silenzio calò piano come la neve che a passo felpato copre delicatamente ogni cosa.
 
<<  Non dire una parola... >> esclamò con un gemito  Law alzando la mano verso di lui
Quella voce sembrava venire da un universo parallelo, lontanissima e remota.
Il suo.. cos’era ?… imbarazzo? paura?  era una toccasana per la sua giornata che fino a quel momento era stata piuttosto noiosa, almeno si sarebbe fatto due risate.
<< Non ho detto nulla, infatti >>
<< appunto. Ti pregherei vivamente di continuare per questa strada >>
<< ma allora perché sei qui ? >>
Silenzio
Darius fissava Law mentre un sorrisino iniziava a spingergli in alto i lati della bocca. Iniziò a contare
Uno..
Due…
Tre..
<< quella è tutta matta! >>
 
Darius iniziò a ridere rumorosamente
 
<< io sono qui che ti sto parlando di un grandissimo problema etico-morale che mi affligge e tu
ridi ? >>
Darius continuò ancora più fragorosamente << non posso crederci! >> esalò tra una risata e l’altra
<< ti ha messo nel sacco! Sei in un vicolo cieco >>
<< no che non lo sono. Ho ancora la possibilità di rifiutare >>
<< e se lei cerca qualcun altro ? >>
<< farò in modo di starle alle calcagna, farò terra bruciata attorno a lei >>
<< e se non funzionasse ? >>
<< dovrò andare da suo padre presumo >>
<< e così ti odierà a morte >>
<< ma mi odierò a morte io se la farò andare in quei club ! >>
<< allora vedi bene che non ti rimane che una soluzione. Te la sei data da solo tra l’altro >>
Si alzò di scatto infuriato << cosa ci sono venuto a fare qui se poi devo trovarmi le soluzioni
 da solo >>
<< non sono uno psicologo, a parte il divano >> replicò divertito Darius
<< speravo che tu mi dessi una dritta almeno, non sei tu quello che trova sempre le scappatoie in qualità di avvocato ? >>
<< se non erro anche tu sei laureato in legge >> replicò di rimando Darius
<< ma non ho mai esercitato io, mentretu si… >> gli puntò l’indice contro
<< comunque >> proseguì dirigendosi verso la porta <<  va bene >> alzò le braccia al cielo
<< troverò da solo il modo di uscirne fuori >> si voltò un’ultima volta verso di lui << senza sentirmi un verme immondo. Ma poi è colpa mia se a questa le vengono strane idee in testa? >> l’eco delle ultime parole risuonarono per le scale insieme ad una nuova risata di Darius.
 
Fortuna che a breve sarebbero andati da Zach, gli animi avrebbero avuto modo di calmarsi e chissà… anche rinunciare alle strane idee…
Certo che Sarah… era tutto un programma…. Tutto l’opposto di Beth.. ma d’altronde da una rossa che cosa ci si poteva aspettare? 
                                                                  *.*.*
 
Non sapeva dove aveva trovato il coraggio ma soprattutto non sapeva se tutto quello a lui sarebbe piaciuto.
D’altra parte il suo compleanno sarebbe caduto durante i giorni passati con la sua famiglia e lei invece lo voleva festeggiare in modo del tutto particolare.
 
La busta era inclusa in una pila di corrispondenza e non aveva né francobollo né timbro postale, inoltre non c’era indicato nemmeno il mittente.
Quindi doveva essere stata consegnata a mano.
<< questa ? >> se la rigirò tra le dita guardandolo interrogativo
Il tenente Browny si schiarì la gola << credo..hemm… che l’abbia portata… in persona..hemm la sua..hemm.. ragazza >> aggiunse con tono flebile
<< da parte di Costance? >> chiese stupito
<< sissignore >>
 << perché diavolo deve mandarmi un messaggio? e perché non è venuta lei direttamente ? >>
Il tenente si schiarì di nuovo la voce << hemm .. ha ..parlato..di una .. sorpresa .... >>
<< sorpresa ? >> ci capiva sempre meno
<< per la festadelsuocompleanno >> sfiatò senza guardarlo negli occhi mentre ricomponeva in una pila compatta il resto delle lettere non ancora aperte
<< il mio compleanno ? >> ripeté lui, se ne era completamente dimenticato. Aprì la busta ed un cartoncino bianco con scritto un indirizzo ed un orario cadde sul tavolo.
 
Gloucester Road 34
Ore 20,00

 
<< Sembrerebbe un invito signore >> esclamò il tenente allungando il collo, cercando di essere d’aiuto.
<< lo vedo anch’io >> esaminò di nuovo l’indirizzo << è piuttosto inconsueto essere invitati a casa propria, ma perché diavolo non me lo ha detto?  >>
Il tenente si schiarì di nuovo la gola << forse.. è una  festa a sorpresa ? >> buttò lì iniziando a prendere un po’ di confidenza con la situazione. Incredibile! Stava dando dei suggerimenti al capo!
Zach lo guardò di nuovo come se si rendesse conto all’improvviso che lui era ancora lì a commentare la sua corrispondenza privata. Gli fece un cenno brusco di commiato << grazie. Puoi andare >> l’altro batté i tacchi
<< sissignore. Subito signore >> e si defilò rapido. Era molto abile a capire  quando girava il vento.
 
Accidenti!
Ci mancava ora una festa a sorpresa per il suo compleanno!
Chissà quanta gente aveva invitato.
E lui non si sarebbe sentito a proprio agio.
Magari aveva invitato solo gli amici più intimi…
Sebbene apprezzasse quel pensiero gentile, non era proprio il momento adatto per fare le ore piccole.
Era  troppo impegnato, poiché, in vista dei suoi giorni di assenza, aveva il doppio lavoro da fare nell’organizzazione dei turni e nel cercare di evadere tutte le questioni in sospeso, o per lo meno portarle avanti, in modo da non dover sopportare telefonate in ogni momento della vacanza. Costance aveva un’abilità tremenda nel complicare le cose semplici.
Sospirò e posò sul tavolo l’invito poi, colto da una ispirazione si infilò il giubbotto ed uscì. Aveva intenzione di fare una capatina a casa giusto per dare un’occhiata e capire a che tipo di festa stava andando incontro. Quantomeno, dopo essersi fatto l’idea ne avrebbe potuto discuterne con lei prima e magari ridimensionare il tutto.
Entrò in casa cercando di fare il meno rumore possibile, l’intenzione era solo quella di sbirciare senza essere visto, ma si accorse che quest’ultima possibilità era ampiamente esclusa visto che in casa non c’era nessuno.
Se si immaginava di trovare gente in attività per la preparazione della cena ….e magari anche qualcuno intento a gonfiare palloncini colorati… aveva preso una bella cantonata.
Rimase perplesso, ma che festa pensavano di organizzare se lì non c’era ancora niente di organizzato?
Poi sentì un leggero sciacqui in bagno.
Bene, avrebbe domandato a Darius o Jared, avrebbero confessato subito.
Salì le scale a due a due ed aprì la porta senza esitare.
Costance era dentro la vasca e stava canticchiando mentre faceva il bagno,  seguiva il motivo di  una  canzone con alle orecchie un paio di cuffie mTune, quelle con l’ipod incorporato.
Se stava facendo il bagno, era nuda.
Questo dato inconfutabile  gli balenò nella mente, facendolo complimentare con se stesso per la perspicacia dimostrata.
Era andato lì per spiare invece poteva chiedere subito una spiegazione alla diretta interessata e non solo, poteva anche cercare di spiegarle perché, forse, la festa in quel momento non sarebbe stata opportuna visto che lui non poteva fare tardi, che la mattina dopo avrebbe dovuto alzarsi presto, che aveva del lavoro arretrato da sbrigare………
Avrebbe potuto anche girare i tacchi e andarsene.
Fare finta di non essere mai stato lì e godersi la festa.
Udì uno schizzo, un suono che all’improvviso, unito alla visione del collo delicato, messo in evidenza da un semplice chignon alto, e  delle spalle nude di Costance,  appoggiate al bordo della vasca gli sembrò estremamente erotico.
Ma doveva tornare al più presto alla centrale, se ne era andato giusto per poco.
L’odore del bagnoschiuma, una fragranza dolce, leggermente agrumata, gli arrivò alle narici ed il suo corpo reagì in modo del tutto sconsiderato dal momento che non poteva concedersi il lusso di restare lì.
Si avvicinò leggermente,  alcune ciocche ribelli le stavano accarezzando il collo sottile.
 Cristo Santo! perfino la vista delle sue ginocchia che uscivano dall’acqua  lo mandavano in estasi.
Quando un uomo si ritrova incantato da una articolazione, allora è davvero nei guai.   
Immerso in questi pensieri non era accorto che un paio di occhi argentati lo stavano fissando sorpresi.
Un silenzio imbarazzato si insinuò tra di loro.
Entrambi percepirono distintamente che avrebbero dovuto dare una spiegazione all’altro della loro presenza lì.
C’era solo da stabilire chi dei due avesse più il dovere di darla o il diritto di riceverla.
Stranamente si sentì lui in dovere di dargliene una.
Assurdo, dei due fino a prova contraria era lui quello che si trovava a casa propria.
<< ho ricevuto il tuo invito >> disse stringato e con tono piatto, perfettamente consapevole che quella spiegazione era assolutamente assurda e fuori luogo, visto che l’appuntamento era per le otto. Ed a pensarci bene quella frase poteva avere anche un doppio significato, pensò mentre osservava tutto l’osservabile da sotto il leggero strato di schiuma.
<< Davvero? >> Sentì una nota d’esitazione nella sua risposta, mentre si sfilava le cuffie appoggiandole sullo sgabello dietro di lei. Il tono della voce molto basso.
<< Sì >> disse lui roco.
<< Sei arrabbiato? >>
Era andato lì per tutt’altro scopo, poi aveva pensato di chiarire subito il suo punto di vista,  che non poteva pensare di organizzargli la vita senza consultarlo, organizzargli la vita ! Quanto era melodrammatico, ma adesso, guardando il suo viso adorabile, si rese conto di non essere poi così irritato come si sentiva prima, magari era stato un po’ esagerato nelle considerazioni << arrabbiato ? >> ripetè lui incerto << no, non direi, magari se me lo avessi detto prima.. >>
<< volevo farti una sorpresa >> esclamò lei esitante <<  e.. se te lo dicevo che sorpresa sarebbe stata? >>
<< giusto >> concordò lui incerto su come gestire la situazione, si grattò la testa e Costance gli sorrise, un sorriso meraviglioso che dimostrava quanto fosse felice e che gli fece affluire tutto il sangue, anche quello che non si sarebbe aspettato di avere,  in un determinato punto del corpo.
<< sono così contenta che l’idea dell’invito a sorpresa ti sia piaciuto! >>
Dio com’era bella.
Inconsapevolmente le si avvicinò come attirato da una forza magnetica, ed iniziò a tirarsi su le maniche
<< che fai ? >> gli chiese lei inarcando un sopracciglio
<< ti lavo la schiena, ovvio >> le rispose lui guardandola cercando di concentrarsi sul viso
<< ma non dovresti essere al lavoro ? >> chiese stupita lei
<< posso prendermi una pausa quando voglio, recupererò domani >> ed anche il giorno successivo se era per quello, ma non glie ne fregava più di tanto, in quel preciso istante tutte le motivazioni che lo avevano portato lì erano cadute come foglie in autunno.
Prese il bagnoschiuma appoggiato sul bordo vasca e se lo versò sulla mano, si rese conto che anche quella consistenza scivolosa e profumata lo stava eccitando.
Con calma iniziò ad insaponarle la schiena << rilassati >> le disse con voce sabbiosa mentre lui ormai di rilassato non aveva più niente. Tutto in lui era in tensione, le mani gli tremavano leggermente mentre spalmava quella schiuma soffice sulla schiena di lei.
Poi non resisté ed iniziò a baciarla al lato del collo.
Poi fece scivolare le mani in avanti prendendole i seni nella mano soppesandoli, carezzando quella pelle morbidissima prendendosi tutto il tempo necessario ed anche di più.
Costance sospirò appoggiandogli la testa nell’incavo del collo << sono…perfettamente….in grado…di lavarmi.. da sola >> mormorò senza fiato chiudendo gli occhi
<< non ho alcun dubbio al riguardo….sei perfetta in tutto… >> terminò la frase lasciandole una scia di baci partendo dalla spalla umida ed arrivando fino alla parte posteriore dell’orecchio, in quel pezzetto di pelle morbida che la mandava su di giri ogni volta .
Stava rischiando di perforare i pantaloni, ma continuò imperterrito a massaggiarle le braccia, l’addome, poi le braccia di Costance si alzarono e gli si avvolsero attorno al collo in un tripudio di schiuma e goccioline d’acqua mentre con una esclamazione soffocata gli offriva la bocca.
Si chinò in avanti per baciarla continuando ad accarezzarle il seno.
Non era quello il motivo per cui all’inizio era andato lì ma decisamente questi cambi di programma improvvisi erano sempre ben accetti
Ed a quanto pareva anche Costance non aveva niente in contrario, assolutamente no.
Infilò entrambe le mani oltrepassando la barriera dell’acqua, Costance fu scossa da una scarica elettrica mentre un’ondata di calore le si irradiava per tutto il corpo
<< che ne dici se ci spostiamo sul letto ? >> le sussurrò lui << o preferisci che entri anch’io? >>
Iniziò a morderle la mascella, mordendo e succhiando
<< ti bagnerai >> ansimò lei
<< ho un armadio intero di abiti asciutti nella stanza accanto >> mormorò lui.
Era vero.
<< se …mi passi….. l’asciugamano …. E poi…andiamo…di … >> il finì contro la bocca di Zach
<< d’accordo >> la fece alzare e l’avvolse in un morbido telo di spugna nero senza smettere di baciarla poi prendendola tra le braccia la portò sul letto.
Iniziò a spogliarsi velocemente facendola ridere quando cercò di abbassarsi i pantaloni con ancora la cintura mezza allacciata
<< piccola impertinente. Come osi …>> le si sedette sopra intrecciando le proprie mani con le sue facendole scivolare in alto sopra la testa. Si soffermò a guardarla alla piena luce del giorno che entrava dalla finestra << bellissima >> le sussurrò all’orecchio << sei in mio potere adesso >>
Il si di Costance  pronunciato con voce roca gli fece perdere il controllo.
Anche lei lo trovava bello, maschio fin nell’ultima fibra , e attraente, forse il più attraente tra tutti. Sorrideva poco è vero, avrebbe dovuto farlo più spesso anche se ultimamente aveva iniziato a cambiare leggermente. Ma poi a dirla tutta, che sorridesse solo a lei in fin dei conti, le stava anche bene.
Perché lui era suo.
 
<< com’ è che sei qui ? >> avevano parlato insieme. Costance si era issata su di lui e adesso lo stava guardando con il viso ancora leggermente arrossato, gli occhi brillanti e le labbra leggermente gonfie. Risero .
<< prima tu >> gli disse lei
S schiarì la voce << hherr ero passato per via he-herr dell’invito >>
<< ma era per le 20,00 >> si accigliò leggermente cercando di afferrare la soluzione
<< si >> rispose lui fissandola, poi al silenzio di lei sbottò << ero curioso va bene? Volevo........ vedere..... i
preparativi >> ammise mesto
Per la terza volta gli regalò uno dei suoi sorrisi radiosi .
<< e invece tu com’è che eri qui nella mia vasca? >> le afferrò entrambe le natiche e se la spalmò addosso poi sospirò soddisfatto << così va meglio >>
<< mi sono fatta dare la casa da Darius per prepararti la sorpresa >> rispose lei passando avanti ed indietro il pollice sulla leggera cresta della cicatrice del fianco.
<< e fai tutto da sola ? >> si stupì lui
<< oh. Si. >> rise lei come se quella frase avesse un significato nascosto, solo per lei << farò tutto io  e nessun’altro >> gli morse il mento facendolo mugolare di dolore << haia! Sono già abbastanza segnato senza che debba aggiungerci l’impronta dei tuoi denti. Comunque credo sia meglio che torni ai miei doveri >>
<< si anche perchè io ho bisogno di un po’ di tempo e di stare da sola, con te intorno non potrei fare niente >>
<< mi stai scacciando da casa mia ? >> le chiese imitando un tono offeso
<< si >> rispose lei candida scoppiando a ridere quando lui iniziò a torturala con il solletico
<< va bene, .. mi arrendo.. si.. mi .. arrendo >>
<< saresti una pessima spia, con te non sarebbe necessario nessuno studio approfondito sul siero della verità o su qualche strumento di tortura particolare. Basta avvicinarti le mani ai fianchi e già inizi a dimenarti >> si mise seduto  << vado >> le dette un bacio fuggevole sulla fronte e si alzò iniziando poi a vestirsi mentre lei lo osservava interessata. Compiaciuta di averlo conquistato. Era per quello che doveva fare tutto il possibile per tenerselo.
Aspettò che lui se ne fosse andato poi schizzò in piedi come uno di quei pagliaccetti a molla che escono dalla scatolina appena togli il coperchio.
 
Le rimaneva davvero poco tempo per preparare tutto…
 
                                                          *.*.* 
Finalmente era arrivata l’ora tanto attesa.
Si era fatto una doccia negli spogliatoi della centrale visto che a casa non avrebbe avuto tempo.

All’improvviso non stava più nella pelle, chissà cosa gli aveva preparato Costance, sicuramente una casa piena di amici festosi.
Magari no, all’inizio avrebbe trovato tutto buio, come nelle sorprese più classiche, e lui avrebbe fatto allora finta di credere che in casa non ci fosse nessuno, poi all’improvviso le luci si sarebbero accese ed un coro di voci esultanti gli avrebbe gridato : sorpresa! Buon compleanno! E lui avrebbe finto di essere sorpreso… oh.si.
 
Parcheggiò vicino ed alzò inevitabilmente gli occhi verso le finestre.
Buio.
Sorrise tra sé.
Aprì il portone e salì le scale fischiettando senza poter evitare il sorriso che prepotente gli stirava le labbra
 
Aprì lentamente la porta di casa.
Buio
Un leggero profumo di incenso gli colpì le narici. Odore di arance e  incenso.
Vide un lontano chiarore, mentre una musica dolce iniziava a pervadere l’aria.
Rimase fermo sulla porta, finse di aver dimenticato qualcosa per cui la riaprì e la richiuse con un tonfo più sonoro, poi rimase in attesa della sorpresa, delle luci, delle vci.
Ma non accadde niente.
Rimase incerto sul da farsi mentre iniziava a pensare che di tutto quello che si era immaginato non si sarebbe avverato niente.
 
<< Costance? >> mormorò piano mentre, continuando a rimanere al buio, sperando ancora in un boato generale di Buon Compleanno,  si toglieva la giacca e l’appendeva all’attaccapanni, poi come una falena attirata dalla luce, si mosse verso quel lontano chiarore che proveniva dal piano superiore.
 
<< Costance? >> ripeté di nuovo iniziando a salire le scale.
Non ebbe alcuna risposta.
Se era uno scherzo iniziava ad essere piuttosto antipatico.
Spinse la porta della camera e rimase a fissare a bocca aperta la scena che gli si parò davanti.
Candele sparse sul pavimento mandavano bagliori tremolanti che danzavano sulle pareti ad ogni più piccolo spostamento d’aria.
 
<< buonasera >> la voce di Costance gli arrivò alle spalle. Si voltò lentamente a guardarla, aveva indosso un pareo color rosso fuoco
<< cosa….. ? >> chiese Zach incapace di continuare
<< ho deciso che in occasione del tuo compleanno tu debba avere un trattamento regale >> gli si avvicinò piano e poi con movimenti lenti iniziò a spogliarlo << quindi, adesso ti togli tutte queste inutili barriere che ti separano dal mondo esterno, che separano il tuo io dalle sensazioni positive che vibrano nell’aria.
Le senti?  >> sussurrò in un soffio mentre gli sfilava la maglia e la T.SHIRT in un colpo solo, poi passò a sbottonargli i pantaloni facendoglieli poi scivolare sulle gambe fino a ridurli ad un piccolo mucchietto in fondo alle caviglie. Zach eseguiva meccanicamente i gesti che permettevano a Costance di rendere più semplice l’operazione di svestizione. Alzò prima l’uno poi l’altro piede, mentre lei gli faceva passare i pantaloni e poi li appoggiava al lato del letto.  Era rimasto con i boxer soltanto.
<< togliti i boxer e mettiti questo asciugamano attorno ai fianchi >>
<< ma cosa.. ? >>
<< schhhhh >> lo interruppe lei posandogli leggermente la mano sulla bocca << fai quello che ti dico, per favore >> la voce era bassa, suadente, ipnotica. Si ritrovò a fare quello che gli era stato richiesto, poi fu sospinto gentilmente verso il letto
<< sdraiati sulla pancia >>
e lui senza parole obbedì.
La sentì armeggiare sul ripiano del cassettone in legno, poi un lieve odore di corteccia permeò l’aria. Costance si strofinò le mani con l’olio per scaldarlo poi appoggiò i palmi sulla sua schiena.
Era una schiena forte, muscoli tonici, e calda. Iniziò a muovere le mani in senso circolare spostandosi piano dal basso verso l’alto. I polpastrelli disegnavano cerchi immaginari mentre via via si spostavano sul suo fondoschiena.
I mugolii di approvazione emessi da Zach le facevano capire che stava facendo i movimenti giusti. Aveva provato e riprovato quegli stessi movimenti a casa, sul cuscino, ma decisamente, compierli sulla schiena e sulle natiche di Zach, era molto più arrapante.
<< non è che riesca a rilassarmi molto così >> mormorò Zach ad occhi chiusi
Seguì la linea dei muscoli così ben torniti, dal basso verso l’alto segnando ogni vertebra, una ad una. Poi passò a massaggiargli con gesti lenti le cosce ben tornite fino ad arrivare alle caviglie.
<< voltati >> gli disse con voce leggermente afona.
Lui si voltò e lei gli si posizionò a gambe incrociate dalla parte della testa, lo fece scivolare verso di lei e si mise la sua testa in grembo.
Iniziò a massaggiargli il volto partendo dalla fronte.
Con movimenti lenti del pollice percorreva il contorno delle sopracciglia, degli occhi, del naso e della mascella, per poi finire in un leggero massaggio circolare sul mento.
Gli alzò le braccia appoggiandosele sul seno ed iniziò a massaggiarle senza tralasciare neanche un centimetro di pelle finendo poi per massaggiargli le mani intrecciandole con le proprie e facendo passare le sue dita tra quelle di lui.
Lui tirò un sospiro profondo, quasi un gemito.
Dove cavolo aveva imparato a fare quei massaggi?
Quando iniziò a percorrergli il torace con entrambe le mani aperte, scendendo piano piano verso il basso, iniziò a perdere la cognizione del tempo.
Quella dello spazio la perse quando lei gli si sedette sulle gambe ed iniziò a percorrergli il torace e l’interno delle braccia ancora posizionate sopra la testa.
 
Forse era quell’olio, forse era lo sfregamento delle mani, o la luce soffusa, qualunque fosse stata la causa lui si sentiva bruciare, fiamme che lentamente lambivano la pelle all’esterno penetrandogli poi dentro fino a farlo sciogliere.
 
Adesso oltre a massaggiarlo con le mani aveva iniziato anche a baciarlo.
Baci lievi che disegnavano i suoi muscoli scolpiti, il fiato caldo sulla pelle, i capelli che lo carezzavano come seta. 
..........to be continued
eccomi di nuovo.
scusate per il leggero ritardo dovuto a feroce emicrania che mi ha tenuto lontano dal pc per due giorni.
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio di nuovo chi mi ha aggiunto alle preferite
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Capitolo 45
*** CAPITOLO 44 - NEL DEVONSHIRE ***


CAPITOLO 44

 

Il piacere arrivò travolgente, impetuoso, come uno tsunami che irrompe sulla terra ferma travolgendo tutto con la forza impetuosa dell’acqua. Esplose tra loro in una pioggia di emozioni cancellando per un attimo il loro contatto con il mondo reale e trasportandoli in una dimensione oltre la vita stessa.
 
Poi lui si lasciò cadere su di lei e rotolò di fianco trascinandola con sé. Per un lungo momento rimase sdraiato con i corpi di entrambi che ancora sussultavano, tremando per la violenza con cui sentiva il cuore battergli nel petto, mentre teneva le mani attorcigliate nei capelli di lei.
Costance ansimò sorridendo piano con la testa appoggiata sul suo petto
Lui la faceva sentire desiderata, amata.
Non si era mai sentita così bene, mai così libera di esternare i propri sentimenti, la propria passione.
<< ti amo >> gli sussurrò di nuovo, incapace di dire nient’altro.
<< mi amerai anche quando avrò perso tutti i capelli ? messo un po’ di pancetta e sarò malfermo sulle
gambe ? >> scherzò lui
<< ti sosterrò io >>
<< anche quando metterò la dentiera nel bicchiere? >>
Lei rise e si strinse a lui, il corpo vibrante contro il suo << anche allora, perché ti amo per come sei qui >> gli toccò il cuore << e qui >> gli toccò la testa << perché ti amo e basta >>
Zach si stese sopra di lei appoggiando i gomiti ai lati del suo corpo.
Abbassò il viso nell’incavo del suo collo ed aspirò forte il suo profumo. << hai un profumo unico, solo tuo e potrei restare qui a respirarti giorno e notte >> le diede un bacio tenero, dolce, pieno d’amore << ti amo. Ti amo in ogni guizzo di luce, in ogni attimo di buio. In ogni bagliore di stella. Ti amo in ogni istante della giornata >> il brontolio del suo stomaco spezzò l’attimo di dolce commozione che si era creato. Zach imprecò in modo colorito << per una volta che ero riuscito ad essere romantico…>>
<< ma tu sei romantico. E lo è anche il gorgoglio del tuo stomaco. Ed è ora di andare a mangiare, ho preparato tutto giù in cucina >>
<< una padrona di casa perfetta >>
<< aspetta a dirlo, devi ancora assaggiare cosa ti ho preparato >>
<< ho già assaggiato l’antipasto e devo dire che mi è piaciuto molto, anzi devo dire che da un certo punto di vista mi ha saziato in pieno, per cui a questo punto la parte commestibile è l’ ultima cosa a cui darei peso >> il suo stomaco brontolò di nuovo, questa volta in modo più deciso << aggiungendo poi che sono affamato come un lupo, non darò alcun peso a quello che avrò davanti. Mi basterà ingurgitare qualsiasi cosa mangiabile >>
<< bene, questo mi consola, perché così,  qualsiasi cosa ti metterò nel piatto, sarà di tuo gradimento >> scese dal letto e si avviò verso il bagno << faccio prima io la doccia così poi ho il tempo di preparare >>
 
 
quando Zach arrivò in cucina la pasta era  già nel piatto.
Stavano mangiando il tiramisù che Costance aveva preso al TW, che sentirono la chiave girare nella toppa. La porta si aprì pian pianino poi udirono dei passi e la voce di Darius << hei ci siete ? posso entrare ? >> si affacciò alla porta della cucina con la mano davanti agli occhi << posso guardare o siete nudi ? spero che non lo abbiate fatto sul tavolo di cucina perché mi farebbe alquanto schifo… fermi tutti! >> annusò l’aria << sento odore di tiramisù  >>
<< andiamo Darius! il tiramisù non profuma! Dì la verità.. hai sbirciato! >> esclamò Zach
<< colpito e affondato >> rise Darius poi fulmineo si sedette al tavolo << ne assaggerei volentieri un pezzetto, giusto per festeggiare anch’io il compleanno.. a proposito.. come è andata la serata? >>
Zach si infilò una cucchiaiata di tiramisù in bocca << uene >> rispose incapace di reprimere un sorriso mentre guardava Costance 
<< avrete fatto cose turche eh? che gli hai fatto ?  >> Darius la guardò strizzandole l’occhio mentre lei diventava paonazza
<< porca pupattola…… glie l’hai fatte davvero ! >> Darius la guardò sbalordito
<< la smetti per favore? >> lo ammonì Zach
<< non ho mica chiesto il dettaglio di cosa avete fatto! Dicevo in generale, poi lei è arrossita e questo mi ha fatto pensare male…mooolto male a dir la verità >> la guardò di nuovo e lei credette di fare come l’araba fenice, cioè di ridursi in cenere senza però rinascere.
< okay, il tiramisù l’abbiamo mangiato che ne dite di andare a letto ? >> propose Zach cercando di troncare l'imbarazzo che le vedeva dipinto sul volto
<< di nuovo ? >> chiese Darius alzando entrambe le sopracciglia << che c’è dentro questo tiramisù un ingrediente segreto ? >>
<< a dormire, Darius, andiamo a dormire, ho ancora quattro giorni di lavoro intenso prima della partenza >>
 
 
Andarono a letto dopo aver rimesso a posto la cucina, si infilarono sotto le coperte, e Costance si rannicchiò contro di lui, la  testa sotto la sua,  la schiena contro il suo torace mentre lui teneva il braccio  sulla sua pancia e lei il suo appoggiato sopra quello di lui, le mani intrecciate insieme.
Si addormentò così con Zach che gli respirava piano sul collo, cullata dal suo respiro.
Avrebbe voluto chiederle da dove aveva preso quelle idee.. ma non sapeva in che modo chiederglielo, come si fa a chiedere alla tua donna perché le è venuto in mente di farti quello…... e soprattutto com’ è che l’aveva fatto in quel modo così divino?
L’aveva già fatto con qualcuno?
Basta! Doveva smetterla di farsi prendere da quelle paranoie assurde.
Era ora di dormire.
Lei era lì con lui.
Ed era sua.
 
                                                                                      *.*.*
 
 
La campagna del Devonshire era magnifica in quella mattina di primavera. Sembrava ci si fosse messa di impegno per imprimersi in modo prepotente  nell’immagine collettiva, come una prima donna alla presentazione di un opera.
Il verde dei prati era brillante e contrastava con il verde più cupo dei boschi. Siepi selvatiche di biancospino erano completamente fiorite.
Costance osservò affascinata quel paesaggio bucolico scorrerle davanti agli occhi, si aspettava di trovare gruppi di pecorelle dal bianco mantello lanuginoso, come quelle che si vedono nei presepi a natale, mentre anche gli altri osservavano rapiti quelle immagini dai finestrini del pulmino a sette posti che avevano noleggiato.
<< siamo in ritardo ? >> esclamò per la decima volta Costance
<< Costance rilassati >> cercò di tranquillizzarla Darius << stiamo andando nella  casa di campagna di Zach per alcuni giorni di vacanza. Anche se arriviamo un po’ dopo è pur sempre una famiglia, non un plotone di esecuzione. Non ci fucileranno per un po’ di ritardo. Comunque siamo arrivati >>
Costance guardò fuori dal finestrino e si rilassò. La casa era di dimensioni normali, nessuna ostentazione di ricchezza. Si sentì più tranquilla, tranne quando Darius sorpassò la casa senza alcun accenno di fermata, ed imboccò un viale che aveva tutta l’impressione di snodarsi in mezzo ad un parco.
Poi vide la casa, e quasi agonizzò sul sedile dietro.
<< Oh.Mio.ddio…oh mio.ddio >>
Non era in alcun modo preparata a quello.
Una tipica casa di campagna inglesele aveva detto Zach.
Peccato che quella tipica casa di campagna inglese fosse grande quanto tutto l’albergo di Aber.
Era una grande casa bianca a due piani, con il tetto spiovente, i riquadri in legno alle porte, e due torrette in pietra alle due estremità.
Riusciva a vedere un campo da tennis e le scuderie per i cavalli.
<< decisamente una tipica casa di campagna inglese >> biascicò tra i denti. Doveva farsi spiegare a Zach qual’era il suo concetto di casa di campagna perché le era ancora oscuro.
Sapeva che Zach veniva da una famiglia ricca. Ma immaginare e vedere in concreto non erano la stessa cosa.
Probabilmente avevano anche una banca tutta loro, dove zelanti funzionari stavano tutto il giorno a studiare quei numerini piccolissimi, stampati sui giornali dell’alta finanza, in modo che il denaro depositato si moltiplicasse come conigli.
Zach stava scendendo le scale per andare loro incontro. Darius lo sorpassò andando a parcheggiare accanto ad una triumph rossa a due posti.
<< eccoci qua. Appena giunti alla meta >> sorrise Darius allungandosi con la schiena per sgranchirsi i muscoli
<< hei >> fissandola dallo specchietto chiamò Costance che, mentre tutti scendevano,  si era azzittita all’improvviso e con sguardo vacuo guardava fisso davanti a sé.
<< forse è meglio se rimaniamo un po’ qui seduti >> le disse premuroso mentre sul suo volto si faceva strada un po’ di preoccupazione.
<< non possiamo. Siamo in ritardo >> mormorò lei muovendo appena le labbra
<< sta per avere un attacco di panico >> esclamò Marissa anche lei preoccupata
<< hai un tranquillante ? >> le chiese Costance
<< non ti serve un tranquillante per essere presentata alla famiglia di Zach >> le rispose Marissa con tono deciso
<< credo che sia meglio che tu intervenga >> disse Darius a Zach che intanto si stava avvicinando a loro sorridendo
<< cosa? >>
<< shock da ricchezza >> Darius gli fece cenno con la testa indicandogli Costance che era ancora seduta sul sedile posteriore dell’auto.
Zach annuì impercettibilmente, come quando ad un asta uno fa un rilancio nascosto, poi gli battè la mano sulla spalla e si avviò verso di lei
 << voi avviatevi, entrate pure, noi vi raggiungeremo a breve >>
Le si sedette accanto e le passò un braccio attorno alle spalle << Zach.. >> mormorò Costance sfregando i polsi l’uno sull’altro << sono sul punto di avere un attacco di panico….ma ti pregherei di non farne una questione personale >>
<< hei >> la strinse di più a sé << guardami >>  non appena lo guardò lui riconobbe lo stesso sguardo che aveva quel giorno alla stazione di polizia quando era incappata in quella retata
 << Costance ? >> le prese il mento con il pollice e l’indice << Adesso ce ne stiamo un po’ seduti qui….....e parliamo >>
<< è tardi.. >>
<< va bene. E’ tardi., ma parla con me. Sei imbarazzata perché devi conoscere la mia famiglia? >>
<< No >> esclamò con veemenza lei, forse con troppa veemenza.
<< Sii sincera per favore >>
<< No.. si… forse… si.. solo un pochino >>
<< allora cosa c’è ? >>
<< è difficile da spiegare >> sospirò lei << solo che….. non mi aspettavo tutto… questo >> fece un gesto con la mano indicando tutto intorno, poi chinò la testa prendendo a sfregarsi le mani tra loro, e a stringerle a pugno  come per darsi conforto ed allentare la tensione.
<< .... e vorrei che vedessero che io ti rendo felice, nonostante io… non.. non sia..all’altez.. >> si interruppe, le nocche ormai bianche.
<< tu non sia cosa? All’altezza dei loro standard ? >> terminò per lei << puoi guardarmi negli occhi per favore ? >> le tirò su delicatamente il viso << ti amo. Hai capito ? >>
Costance si rilassò leggermente mentre ancora la preoccupazione le segnava il viso
<< anch’io ti amo >>
<< e mi rendi immensamente felice >> le baciò il naso poi scese dall’auto. Le tese la mano, che lei afferrò saldamente, e l’aiutò a scendere << vogliamo andare? >>
<< si . certo >> si erano appena incamminati che Costance si fermò di nuovo
<< potresti abbracciarmi un attimo, per favore ? >> lo guardò con occhi sgranati, pieni di terrore. Lui la prese tra le braccia e lei sentì la tensione svanire, purtroppo però nel rilassamento post trauma iniziò a piangere sommessamente. La fece sedere sul cofano dell’auto e le mise le mani sulle spalle
<< sono una frana. Lo so >> singhiozzò lei  << e non so come comportarmi con i nobili >>
<< non siamo nobili >>
<< si invece. Tu sei conte >> tirò su con il naso in modo rumoroso << e noi a casa  non abbiamo mai avuto neanche una donna delle pulizie….. a parte quella che va al ristorante, ma quella non fa testo perché ogni attività in genere.........
<< Cost....>> la scrollò leggermente  mentre una voce con una leggera punta di risentimento lo apostrofava
<< e bravo Zach. Appena arrivati e già l’hai fatta piangere ! >>
Si voltarono entrambi verso quella voce.
Fermi vicino a loro c’erano un ragazzo ed una ragazza molto somiglianti a Zach.
Grace e Gregory.
Zach guardò la sorella, proprietaria della voce che avevano appena sentito
<< non è colpa mia >> si giustificò lui
<< figuriamoci! E’ uno stronzo vero? Che ti ha fatto ? >>
<< ma niente! Non le ho fato niente! >> si difese lui mentre Costance iniziava a sorridere << è vero. Non ha fatto niente. E’ solo colpa mia, sono facilmente suggestionabile >>
<< Grace >> le tese la mano
<< Costance >>
<< Gregory. Ciao benvenuta  >> le tese la mano << con chi siete arrivati ? >>
<< con Jared, Marissa, Sarah, Beth e Darius >>
All’ultimo nome il sorriso che via via si faceva più ampio, gli arrivò da orecchio ad orecchio
<< mitico! So già che saranno giornate divertenti.....perché potremmo unirci a voi vero? >> li guardò entrambi speranzoso << certo >> esclamò Costance che si stava riprendendo
<< vogliamo entrare? >> esclamò Zach prendendola per un braccio
<< Costance, se mio fratello ti fa incazzare colpiscilo pure….. Io ti appoggerò qualsiasi cosa gli farai >>
<< grazie Grace >> sibilò tra i denti Zach tra le risate di Gregory alle quali si aggiunsero quelle di Costance e Grace.
 
Entrarono in un grande vestibolo scuro dove una bella scala di quercia portava ai piani superiori.
Ad attenderli il padre e la madre di Zach ed una donna che Costance non ricordava di avere mai visto.
<< credo che vi siate già conosciuti alla festa di nonna Amanda. Comunque questi sono mio padre e mia madre e questa è zia Mabel. Loro sono Costance, Sarah, Marissa, Beth, gli altri due non importa che ve li
presenti >>
Si scambiarono tutti quanti sorrisi e strette di mano.
La zia Mabel  era una simpatica signora che indossava un abito a dir poco zingaresco, tutto a gale, che contrastava un po’ con i suoi capelli completamente grigi.
Zach fece fare loro un giro panoramico.
Costance rimase affascinata da quella splendida casa con le pareti in legno, i ritratti appesi lungo le pareti della scala, il grande camino di pietra, la biblioteca in legno scuro ed il salotto con i divani in velluto ocra.
Da film.
 
A cena l’atmosfera fu allegra, e la confusione regnò sovrana sotto lo sguardo compiaciuto e amorevole dei più anziani.
Dopo cena si spostarono tutti nel salotto, Gregory prese la chitarra ed iniziò a suonare alcuni brani conosciuti. Ben presto alla musica si unirono le voci di tutti.
Com’era bello poter cantare a squarciagola senza doversi preoccupare dei vicini.
Alla luce lieve e rilassante delle lampade a muro sembrò loro che il tempo si fosse fermato, prigionieri di quella dolce atmosfera  che loro stessi avevano creato.
<< che cosa avete intenzione di fare di domani ? >> chiese Gregory << che progetti avete? >>
<< avrei pensato di fare un giro a cavallo così loro possono vedere la proprietà >> rispose Zach.
Beth si agitò sulla sedia.
<< io non sono molto pratica >> mormorò Costance << ho preso solo alcune lezioni e basta >>
<< non preoccuparti. Andremo piano piano ed io ti starò sempre vicino >> Zach le diede un buffetto sulla guancia.
<< si. Staremo attenti che tu non cada o che tu lanci per errore il cavallo al galoppo >> rise Gregory
Beth lo guardò terrorizzata
<< qualcosa non va ? >> le chiese Darius in un orecchio piegandosi verso di lei, mentre gli altri stavano parlando della gita e dei cavalli
Lei scosse la testa
<< sembra che tu abbia visto un fantasma, sei cerea nel viso >>
<< -on -o a—a-e a c----a--o >> gli sussurrò a bocca chiusa
<< èhhhh?  >>
Beth stese le labbra in un sorriso forzato guardando verso gli altri, poi gli mormorò di nuovo a denti stretti << -on -o a—a-e a c--ua---o >>
<< non ho capito niente. Puoi parlare in modo normale invece che in alfabeto
morse ? >>
Lei si alzò e prendendolo per un braccio lo trascinò con sé allontanandolo un po’ dagli altri
<< ho un problema >>
<< ti sono venute le tue cose e ti da fastidio andare a cavallo ? >>
<< non fare l’idiota. Ho un problema serio >>
<< Houston abbiamo un problema >> mimò lui con voce metallica
Lei sbuffò roteando gli occhi << quando butti tutto così sul ridere sei insopportabile >>
<< spesso i simpatici sono insopportabili >> esclamò con tono fermo << Avanti parla, non  farti tirare fuori le parole con le pinze >>
<< non so andare a cavallo >>
<< H-a! >>  esclamò sorpreso, poi si affrettò ad aggiungere << non sei mica obbligata. Se non sai andare a cavallo puoi rimanere a terra……. Idea!...Che ne dici invece se ti do una lezione io? Ti fidi? >>
<< non lo so >>
<< grazie per la fiducia >> esclamò offeso lui
<< no. Volevo dire…non lo so se voglio provare.. è troppo alto.. >>
<< cosa? >>
<< Il cavallo. E’ troppo alto. Troppo grosso. Troppo veloce  e scivoloso >>
<< scivoloso? >>
<< quando Sali.. è scivoloso, rischi di salire da una parte e cadere dall’altra >>
<< non devi cavalcare a pelo, cavalchi sulla sella. Andiamo Beth! Sii ragionevole e buttati! Quando mai ho tradito la tua fiducia ? >>
Quando eri seduto su quel leone
<< d’accordo. Ma sono consapevole di commettere un’azione totalmente irragionevole >>
 
 
La mattina dopo, dopo una abbondante colazione, erano intenti a salire sui propri cavalli.
Costance salì aiutata da Zach, con una certa apprensione, visto che era uno sport che non aveva mai praticato in modo continuativo.
Guardò gli altri salire in groppa con stile perfetto. Zach e Jared stavano a cavallo come al volante delle loro automobili anzi, forse a cavallo erano ancor più disinvolti.
Jared sembrava un ragazzo felice, con il sole che gli imbiondiva maggiormente i capelli. Era ansioso di lanciare al galoppo il suo cavallo che, forse, avvertendo l’ansia di chi lo montava, stava scalpitando.
Costance montava un castrato biondo, molto docile,  a detta di Zach, con una criniera lunghissima. La metteva in soggezione per quanto era bello. Cavalli così li aveva visti solo nei film.
Zach e il suo stallone sembravano essere una cosa sola. Riusciva a controllarlo con la sola pressione delle gambe e col movimento dei fianchi, senza nemmeno usare le briglie. Doveva essere un cavallerizzo nato ed era perfetto sullo sfondo di quella campagna primaverile, fra gli olmi e lo steccato, come se fosse stato dipinto da un pittore dell'Ottocento, con gli stivali alti di pelle nera, la giacca di pelle e i capelli scuri. Costance  non poté fare a meno di guardarlo ammirata.
<< Allons-y, chérie >> le mormorò lui. Partirono a piccolo passo fino a lasciarsi indietro il parco della villa, poi , mano a mano che gli spazi si aprivano di più cominciarono ad andare al galoppo. Jared incitò il suo cavallo e questo partì con uno scatto bellissimo. Marissa, Sarah, Grace e Gregory, si lanciarono al suo inseguimento.
Era magnifico vedere quei giovani nel sole, buttarsi in una corsa sfrenata, ma nello stesso tempo elegante.
Zach e Costance li seguivano al piccolo trotto << se vuoi lanciarti anche tu vai
pure >> Costance lo guardò sorridendo, aveva visto il lampo di invidia passare negli occhi di Zach nel vedere gli altri galoppare via veloci.
<< sicura ? >> le chiese lui iniziando già a pregustare il momento in cui avrebbe dato un leggero colpo con il tacco sui fianchi del suo stallone.
<< certo. Io continuerò al trotto, vorrà dire che mi riprenderete al vostro ritorno >>
Zach le sorrise e poi con un suono gutturale lanciò il cavallo all’inseguimento degli altri.
Costance rimase a fissare immobile la figura di Zach che si allontanava veloce per poi riunirsi agli altri. A tratti vedeva comparire e sbucare tra gli alberi ora la chioma rossa di Sarah, ora i capelli biondi di Jared e poi i capelli scuri degli altri.
 
Beth e Darius erano ancora fermi vicino alle scuderie, Darius teneva per le briglie due cavalli, uno completamente nero, un manto lucente che emanava forza e potenza. Se avesse dovuto descrivere un cavallo per il diavolo, lo avrebbe descritto così.
L’altro era di colore marrone chiaro molto simile a quello montato da Costance.
<< Immagino che quello nero sia il tuo >> osservò lei in tono leggero << Mi sembra quasi di vederti al galoppo per le campagne, con la spada il mantello nero che ti svolazza sulla schiena  e la mascherina di Zorro >> aggiunse, ironica.
<< Non cercare di fare la furba >> replicò lui << Questo nero è per te >>
Beth fu percorsa da un brivido mentre la saliva le si prosciugò in gola all’istante e le sembrò che la lingua le si fosse incollata al palato
<< Devo proprio salirgli in groppa? >> mormorò.
<< potresti attaccarti alla coda e farti trascinare ma non credo che lo approverebbe…. E non l’apprezzeresti neanche tu. In ogni caso… salirle  >> la corresse lui <<… è una femmina >>
 << per me non fa alcuna differenza. Mi mette paura al solo guardarla >>
<< Si chiama Priscilla ed è docile come Fiocco di Neve di Heidi >> la rassicurò Darius paziente.
Poi, come se avesse deciso che era venuto il momento di smettere di discutere, le prese la mano e la posò sul mantello di Priscilla poi iniziò a muovergliela avanti ed indietro a carezzare quel pelo lucido fino a quando Beth non iniziò a rilassarsi.
Sforzandosi di dominare il proprio terrore,  cercò di dimostrarsi all'altezza del compito e seguì scrupolosamente le istruzioni di Darius mentre l’aiutava ad issarsi sulla sella.
Si aggrappò al pomolo con entrambe le mani inducendo Darius ad alzare gli occhi su di lei ed a sorriderle. Un sorriso magnifico, speciale, devastante, denti bianchi su un viso leggermente abbronzato, con  abbastanza malizia da far fare una capriola al cuore di qualsiasi ragazza. Tranne lei naturalmente.
Era impossibile sottrarsi al ricambiare quel sorriso
Gli sorrise quindi di rimando sperando che sembrasse un sorriso disinvolto e non una espressione ebete.
 oi lo vide balzare in sella con un movimento fluido e agile e pensò che fosse perfetto su quel cavallo. Lei lo era un po’ meno. Provò a guardare in basso e si sentì cogliere da una leggero senso di nausea. Cosa ci faceva lassù in alto ?
<< Brava Priscilla >> le dette una pacca tremolante sul collo desiderando invece che fosse il cavallo a darla a lei per infonderle coraggio.
<< andiamo ? >> la esortò Darius vedendola in apprensione cercando di distrarla
Afferrò con la mano le redini di Priscilla e la tirò a fianco << tieni le redini non troppo tese o altrimenti le farai male, stai morbida, rilassata.. ecco.. così..op.. un colpetto ai fianchi.. ecco… partiti >> le sorrise << vedi com’è
facile? >>
Lei trasalì e si avviò al passo al suo fianco.
Obbedendo con la massima concentrazione ai comandi che lui le dava, scoprì ben presto che non era poi così difficile cavalcare e a poco a poco si rilassò, gustando il panorama incantevole e il calore della bella giornata.
<< E adesso andiamo al trotto >>  le annunciò lui d'un tratto.
<< Non c’è nessuna fretta. Non possiamo continuare così? >>
<< Hai paura? >> la schernì Darius
Punta sull’ orgoglio scosse la testa e seguì di nuovo i consigli di Darius cercando di di sollevarsi sulla sella ad ogni rimbalzo prendendo il ritmo del cavallo.
<< allora, come va? >> le domandò lui dopo un po'.
<< Mi fanno male parti innominabili del mio corpo, ho il sedere che è diventato un pezzo di sughero, ma per il resto va bene >> scherzò lei << Anzi, devo ammettere che è molto divertente >> aggiunse con un sorriso.
<< perfetto e adesso proviamo un leggero galoppo >>
<< se hai intenzione di uccidermi perché ti dò fastidio che ne dici di qualcosa di più facile come un proiettile dritto al cuore o una dose eccessiva di sonnifero ? >>
Lui rise e la guardò con occhi luminosi, tanto che Beth provò un insolito brivido
 << andiamo ragazza. Sii coraggiosa e ti farò provare cosa vuol dire volare. Premi i talloni >>
Lei obbedì e Priscilla reagì automaticamente, accelerando il passo. Il vento le accarezzava le guance e le arruffava i capelli. Sorrise, sentendosi senza peso, inebriata e piena d'eccitazione.
Raggiunsero Costance e Darius rallentò, si fermò e lei sospirò, sorridendo. Aveva le guance arrossate e gli occhi splendenti; i capelli scompigliati le incorniciavano il viso
<< Devo ammettere che avevi ragione. E’ divertente >> esclamò Beth rimettendo di nuovo il cavalo al passo.
<< sono contento. E’ anche vero però che io sono un gran maestro, anzi IL Gran Maestro >>
<< un po’ come il Gran Mogol delle giovani marmotte insomma >> concluse Costance
<< o il Grande Puffo >> le fece eco Beth
Lui rise << però è pur vero che tu sei un’allieva molto promettente >> esclamò guardandola compiaciuto
Erano giunti in cima ad una leggera collinetta.
Si guardarono intorno.
Vedevano in lontananza gli altri correre al galoppo più sfrenato..
<< vi dispiace se mi unisco a loro ? >> chiese Darius fremente di impazienza
<< no. Assolutamente. Noi proseguiremo con il nostro passo >> rispose Beth, non era giusto che monopolizzasse la sua attenzione senza permettergli neanche un po’ di svago, in fondo anche lui era lì per quello.
 
Decisero di tornare indietro percorrendo ad un trotto veloce la distanza che le separava dalle scuderie.
In lontananza sentirono un cavallo che stava arrivando al galoppo.
Non seppe come accadde, forse nel voltarsi indietro per vedere chi fosse il cavaliere, o forse per uno scarto improvviso del cavallo di Beth, fatto sta che il cavallo di Costance  iniziò ad innervosirsi per poi alzarsi sulle gambe posteriori. Il nitrito riempì l’aria. Costance si tenne salda alle redini stringendo di più le ginocchia sui fianchi del cavallo. Fortunatamente il cavaliere che avevano sentito arrivare le si affiancò,  afferrò le redini , e ricondusse alla calma l’animale.
<< stai bene? >> le chiese Gregory prendendole la mano
<< si grazie >> rispose lei con un po’ di affanno. Era rimasta lucida per tutto il tempo, senza dare segni di cedimento o di panico. Rimasero fermi tutti e tre per riprendere fiato.
Mentre anche gli altri stavano tornando al galoppo, si avviarono alle scuderie, dove zia Mabel , che aveva visto da lontano la scena, le stava aspettando con un po’ di apprensione dipinta sul viso.
<< accidenti! Non so come sia potuto accadere >> esclamò Costance  con ancora un po’ di affanno nella voce, scendendo di sella aiutata da Gregory, che si affrettò poi ad aiutare anche Beth
<< Sono cose che capitano spesso, anche al più esperto cavallerizzo .  Piuttosto tutto bene? spero tu non abbia avuto troppa paura  >>  le chiese con ansia zia Mabel circondandole la vita con un braccio.
<< oh, no, solo un po’. Sono riuscita a rimanere piuttosto lucida al contrario >>
Adesso dal cuore la paura era scomparsa, sperava solo non ne fosse rimasta traccia nelle mutande.
<< io sarei morta lì sul posto. Sono quasi morta a vedere te >> esclamò Beth passandosi la mano sulla fronte
Costance scrollò la testa << vorrei poter correre come loro >> mormorò , accennando a Gregory con un leggero movimento del capo, mentre zia Mabel le consolava
 << ragazze mie, bisogna aver cominciato a cavalcare prima di aver imparato a scrivere per montare come loro. Sono bravissimi vero? Per loro è una cosa naturale, come camminare. E’ una cosa istintiva >>
Intanto anche gli altri stavano ritornando con i visi accaldati ed eccitati.
Zach era un po’ scuro in volto.
Da lontano aveva visto Gregory aiutare Costance e gli era sembrato che se la facesse scivolare un po’ troppo vicino, ma Costance non ci fece caso mentre continuava ad ascoltare Gregory che le spiegava come fossero stati giusti i movimenti che lei, inconsapevolmente, aveva fatto, il che non fece che aumentare il suo malumore.
Scese da cavallo e si avvicinò loro mentre zia Mabel, alla quale Costance avrebbe voluto chiudere la bocca con del nastro telato, si affrettava a spiegare a Zach l’accaduto e della prontezza di riflessi di Gregory che l’aveva salvata.
Lui contrasse la mascella, un guizzo che subito cercò di dominare.
Salvata!
Nemmeno fosse stato un cavaliere al salvataggio della bella!
Gli venne in mente la storia di Tristano, Isotta e re Artù.
Ed una fitta allo stomaco lo fece trasalire. Tremò all’idea di essere quest’ultimo
Al pensiero di non essere stato lui a prestarle soccorso si rabbuiò ancora di più.
Merde!
Provò una fastidiosa fitta di gelosia per suo fratello per essere stato invece presente ed averla tratta in salvo.
 
Doveva smetterla di farsi assalire da quei fantasmi assurdi
Erano lì per rilassarsi e divertirsi e nient’altro.
Non doveva permettere alle sue assurde paure di rovinargli quelle giornate..
 
<< non sono mai riuscito a battere Darius in questo sport >> esclamò Jared  fermando il cavallo << è l’unico neo della nostra amicizia >> scherzò
<< se è solo per questo puoi cercare di rifarti a tennis. Posso provare a farti vincere. Possiamo fare un doppio misto. Chi vuol giocare con me ? >>
Costance e Beth annunciarono tristemente che non sapevano giocare a tennis, vergognandosi quasi di questa mancanza. La zia Mabel scoppiò in una bellissima risata << brave ragazze! Che non fate nessuna di queste noiosissime attività tipicamente inglesi! >>
Stabilirono, dopo che Gregory aveva proposto di gareggiare nel doppio insieme a Darius, sollevando le proteste di Sarah e Marissa che ritenevano che se si chiamava doppio misto c’era un suo perché, che Darius e Marissa avrebbero giocato contro Jared e Sarah nel pomeriggio. Zach avrebbe fatto l’arbitraggio e gli altri sarebbero stati semplici spettatori "dell’evento storico" così come l’aveva ribattezzato Jared dando già per scontato la  vittoria sua e di Sarah.
 
La partita si rivelò più difficile del previsto.
Gli spettatori divisero equamente il loro tifo tra le due coppie di giocatori che erano davvero bravi.
Zach si distrasse solo alcune volte per osservare Gregory e Costance che ogni tanto si avvicinavano per chiacchierare scambiandosi anche alcune risatine che giunsero  molto fastidiose alle sue orecchie.
Ci furono per altro alcune vivaci contestazioni nei confronti dell’arbitro, da parte di entrambe le coppie, contestazioni anche piuttosto colorite quando in due casi di out la coppia in questione non voleva accettare il fatto che la pallina fosse andata leggermente fuori dalla riga. In entrambi i casi, riguardanti  tra l’altro ora l’una ora l’altra coppia,  accusarono Zach di tifare spudoratamente per l’altra squadra consigliandoli ora un paio di occhiali ora una lente di ingrandimento.
La cosa certa fu che l pubblico si divertì moltissimo a vederli dare in escandescenze  e litigare tra loro. Era come se fossero tornati tutti quanti bambini.
Marissa e Darius stavano vincendo clamorosamente e Jared e Sarah non perdevano occasione per mettere in discussione e contrastare qualsiasi decisione di Zach.
Quella sconfitta ricevuta da Darius e Marissa gli bruciava parecchio perché sapevano che ad ogni occasione glie l’avrebbero rinfacciata prendendoli per le mele.
Jared raggiunse Marissa e l’abbracciò chiamandola campione << ma è l’ultima volta che ti lascio vincere >> le disse benevolo 
<< i bambini vanno fatti vincere altrimenti piangono >> concordò con lui Sarah divertita
Anche Darius e Marissa scoppiarono a ridere << si. Come no! La prossima volta oltre al cappotto vi facciamo un’intera collezione autunno inverno vero Darius? >> Marissa alzò il palmo della mano in un chiaro invito a Darius a battere cinque con lei << più che sicuro! Certissimo direi! Pfuì! Questi due pivelli! Ne hanno da mangiare di pappa prima di riuscire a vincere! >>
<< buuuuuu >> gli urlarono Jared e Sarah con le mani a cono attorno alla bocca, mentre Gregory si sbellicava dalle risate a quel siparietto.
Lo sapeva che si sarebbe divertito con loro.
<< tanta scena per una partita vinta. Vogliamo la rivincita. A un qualsiasi gioco. Scegliete voi. Vi dimostreremo quanto valiamo in coppia noi due >> continuò Darius
<< okay che ne dite di King ? >>
<< potremmo fare un torneo >> esclamò Sarah << due tavoli o tre a seconda dei partecipanti ed i vincenti di ogni tavolo si scontrano tra loro fino a decretare la coppia vincitrice. E la coppia vincitrice sarà ritenuta la migliore in assoluto, il top dei top. Che ne dite? >>
<< ci stiamo >> risposero tutti in coro.
Rientrarono quindi per prepararsi per la cena.
 
Il sole del pomeriggio scendeva a nascondersi nella controluce della montagna, rischiarando un cielo che andava spegnendosi verso lo scuro assoluto, allungando ombre sulla siepe di bosso e sulle bianche pareti della casa, sulle imposte sfumando sulle cime delle torrette.
Costance cammina a fianco di uno Zach silenzioso.
Sentiva che c’era qualcosa che non andava ma non riusciva a capire che cosa. Avrebbe voluto prendergli la mano ma non ne aveva il coraggio, in fondo se lui non ne aveva fatto alcun accenno, forse era perché non riteneva giusto mostrare in pubblico, lì a casa sua , manifestazioni di affetto.
O forse vedendola nel contesto famigliare aveva capito che lei non c’entrava niente con tutto quello, e andando avanti avrebbe visto con più ancora chiarezza la sua più completa estraneità a tutto il suo mondo di cui lui, volente o nolente, faceva parte.
<< è stato un pomeriggio divertente >> azzardò lei, la voce sommessa, strozzata, come se facesse fatica ad uscire, a farsi strada lungo la gola.
<< si >>
Un monosillabo e nient’altro.
Il volto ostinatamente rivolto in avanti, a mostrarle solo il profilo.
Non un gesto.
Non un movimento della testa per voltarsi verso di lei.
Continuarono a camminare in silenzio.
Un silenzio fatto di domande sospese.
Un silenzio che, confrontato con le voci piene di allegria che li precedevano, strideva, diventava intenso, quasiopprimente, mentre accompagnava i loro passi.
E per una frazione, un attimo, sembrò loro di sentire battere il cuore di quel silenzio.
<< Darius è davvero bravo >> mormorò di nuovo lei forzando di nuovo la voce ad uscire tra i denti
<< Ça va sans dire >> le rispose senza alcuna espressività nella voce, ed a quel punto Costance si arrese.
Che cretina che sei. Ti eri illusa che non si vedesse la differenza ? forse magari a Londra, ma non qui, non con tutti riuniti sotto uno stesso tetto insieme alla creme de la creme.
Non sai andare a cavallo, hai fatto la figura dell’idiota lasciando che questo si imbizzarrisse, non sai giocare a tennis… come pensi di poter intrattenere qualcuno al loro pari….. Faresti una figura veramente misera, tu… uno zero consunto, sbrindellato, stracciato….
Si fece la ramanzina con una voce che le sarebbe uscita secca dallo sforzo di tenere a freno le lacrime.
 
Che si era arresa lo capì dal sospiro appena sussurrato che provenne dal suo fianco, azzardò uno sguardo di sbieco, muovendo solo la pupilla; il capo biondo, chino in avanti in gesto di sconfitta gli provocò una stretta al cuore. Si mosse come se avesse appena sentito una fitta tremenda trapassargli il corpo.
Doveva dirle qualcosa.
Ma non gli veniva in mente niente tranne che le parole di Darius : Moltissime persone manifestano la loro gelosia in assenza di qualunque circostanza, di qualunque evento che possa giustificare una cosa del genere.
era vero.
E stavano per raggiungere le scale di casa, doveva cercare di spiegarle che lei non aveva nessuna colpa
È letteralmente un castello costruito dalla nostra mente.
infatti, un castello che si ingigantiva pian piano, un mattoncino sull’altro, lento, inesorabile come il tarlo che gli scavava nella mente.
Se anche ci rassicurano o ci rassicuriamo in tutti i modi che non c’e motivo di essere gelosi, distruggendo così il castello immaginario della gelosia, la nostra mente è pronta a cogliere il primo pretesto per riedificare immediatamente il castello della gelosia distrutto.
S
i sentì impotente.
Un’inquietudine aggressiva gli mordeva il cuore
Cercò di nuovo di aprire bocca….
E si stavano avvicinando all’ingresso dove, l’attraversamento della porta avrebbe significato aver scavato un enorme fossato tra loro
Accade, anche, che proprio la gelosia sia in alcuni casi la causa della rottura di una relazione. Uno tanto teme che una relazione possa interrompersi che fa in modo, inconsapevolmente, che ciò avvenga.
rimase senza fiato, paralizzato dalla paura. Forse fu proprio la paura che lo fece bloccare all’istante.
Le afferrò il braccio e la voltò verso di sé prendendole il volto tra le mani.
<< non sei tu. Non sei tu >> le disse affannato per la fretta di spiegarsi << sono io. E’ colpa mia. Sono io che sono sbagliato >> la guardò con uno sguardo così carico di disperazione che lei non potè fare a meno di sentire che doveva alleviargliela in ogni modo.
Anche se fino ad un minuto prima era lei quella disperata.
Gli passò le mani attorno alla vita ed appoggiò la testa sul suo petto
<< sono qui. Ci sono. Con te >> sentì una lacrima rotolarle solitaria lungo la guancia, la catturò con la lingua all’angolo della bocca lasciando poi che la traccia salata le si asciugasse all’aria.
Rimasero allacciati per alcuni minuti, le mani di lei che gli massaggiavano lente i muscoli della schiena finchè non sentì che si rilassavano sotto il suo tocco.
Allora. E solo allora. Si scostò e lo guardò accigliata.
Le ciglia due mezze lune abbassate sugli occhi ossidiana.
Poi lentamente le palpebre si alzarono e quegli occhi la guardarono pieni d’amore e di riconoscenza. E lei non ebbe il coraggio di rimproverargli la sua condotta che l’aveva fatta star male.
Avrebbe tanto voluto chiedergli cosa gli avesse scatenato di nuovo i suoi fantasmi, ma non ce la fece. Rimase ad osservarlo sorridendo mentre in realtà dentro si stava ancora dilaniando sul perché. Cercava disperatamente di capire che cosa avesse fatto o detto di sbagliato, assumendosi la colpa di tutto.
Perché era lei l’inadatta…
 
<< scusa >> le mormorò avvicinando la bocca alla tempia inondandola con il calore del suo fiato.
Guardò quegli occhi, quel grigio in tutte le sue più intense sfumature.
Poi abbassò lo sguardo sulla sua bocca piena e morbida.
Lei lo guardò a sua volta, passò lo sguardo dai suoi corti capelli alla fronte, percorse tutta la cicatrice arrivando alle labbra, alla mascella dove c’era di nuovo l’ombra della barba.
Poi guardò i suoi occhi.
Quegli occhi che in quel momento vedevano solo lei.
Zach spostò la mano sul suo viso, le prese la mascella nel palmo e le accarezzò il labbro inferiore con il pollice e capì di adorarla e di aver aspettato lei da sempre.
Quando la teneva tra le braccia tutti i pensieri svanivano, tutto tornava ad essere perfetto, giusto, naturale, come se quello fosse il momento per cui aveva vissuto tutta la sua esistenza.
Gli occhi scuri, profondi la scrutavano intensi,  il nasino piccolo un po’ all’insù con la leggera spruzzata di lentiggini, la bocca piena, carnosa, e gli occhi, unico pezzo  di colore nel suo universo.
<< che cosa vedi? >> domandò lei con il sorriso che le distendeva le labbra.
<< il mio mondo >> le rispose lui sincero chinandosi a baciarle una guancia. Poi un occhio. Poi l’altro. Poi il naso.
Lei sorrise, finalmente tranquilla, sollevò la mano destra e glie la posò sulla guancia, accentuando il sorriso quando lui voltò la testa per baciarle il palmo.
Il caldo sorriso di lei gli arrivò dritto al cuore, riscaldandolo.
Qualcosa in lui si sciolse come se avesse ingoiato un raggio di sole.
Che idiota che era stato, a farsi prendere da quelle idee folli.
A voler dare ai gesti di lei significati assurdi, e a tenere un comportamento così incomprensibile perfino a se stesso.
O forse fin troppo comprensibile
Ma nel momento stesso in cui l’aveva stretta tra le braccia  tutte le sue paure erano svanite all’istante.
Nel momento stesso in cui era riuscito a superare quel muro di ghiaccio di cui aveva rischiato di circondarsi, aveva ritrovato… non lei, non lui,… ma……loro. Un’ entità unica fatta di due perfette metà.
 
Rientrarono in casa sorridenti, tenendosi per mano.
Le ombre erano state sconfitte di nuovo.

 
 
Hi! How are you?
 
Siamo arrivati a casa di Zach…. Che ne pensate di quello che ho scritto?
Spero continui a piacervi.
Mando un saluto veloce a tutte tutte.
A chi mi ha messo tra le seguite, preferite, da ricordare.
A chi ha commentato.
 
Un bacione grandissimissimo.



 

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Capitolo 46
*** CAPITOLO 45 - ANCORA NEL DEVONSHIRE ***


CAPITOLO 45
 

Come ormai facevano da sempre, non si diressero nelle camere loro assegnate, ma Beth e Sarah andarono in quella di Marissa e Costance per un’ ennesima chiacchierata prima della cena.
 
<< se ci fosse stato anche Law! Sarebbe stato perfetto! >> sbuffò Sarah buttandosi a tuffo sul letto facendo volare la trousse di Marissa che vi era appoggiata sopra
<< attenta! >> le urlò questa tirando un sospiro quando vide che era atterrata di nuovo sulle coperte.
<< che dite, se lo chiamassi per sentire come sta ? >> le guardò ad una ad una con una luce di speranza nello sguardo, ma nessuna parve appoggiare la sua idea
<< oppure potrei mandargli un messaggio >> continuò
<< ma se gli invii un messaggio, poi, non sai di preciso quando lo legge, non c’è una conferma di lettura come nelle e-mail, per cui magari stai lì ad arrovellarti ore ed ore in attesa di una risposta. E se non risponde non saprai se non lo fa perché non lo vuole o perché non ha ancora letto il messaggio, o magari ha il telefono spento >> sentenziò Costance in una delle sue tipiche considerazioni ad alta voce
<< chiamalo allora  >> propose Beth
<< ma se gli invia un messaggio e poi lo chiama,  per vedere se ha il telefono acceso, e magari lui ce l’ ha acceso…. allora è troppo  >> continuò Costance << ho un idea: potresti fargli uno squillo e se risponde buttare giù subito >> suggerì sorridendo alla pensata astuta
<< ma se riconosce il mio numero passo per quella che lo chiama ma non ha il coraggio di parlare o peggio di quella che lo vuole controllare  >> affermò Sarah
<< e allora non chiamarlo  >> le disse Marissa con tono  leggermente cantilenante mentre si avviava in bagno. Sarah si voltò sulla pancia e prese a guardarle, senza vederle,  totalmente immersa nei propri pensieri.
<< ohi ohi ohi. Quando ha quello sguardo perso vuol dire che il cricetino che ha nel cervello sta correndo all’impazzata da un emisfero all’altro e che tra non molto ne sparerà una delle sue >> il tono di Beth era serioso adesso
Sarah sorrise a quell’affermazione perché dopotutto era proprio vera << ho messo a punto un piano infallibile >> esordì alzando leggermente il busto per poi puntellarsi sui gomiti per appoggiare poi il viso sulle mani
<< appunto >> le fece eco Beth
<< sono alcuni giorni che ci penso e credo che sia perfetto >>
<< anche quello di Lady Godiva ti sembrava lo fosse >>
<< quella è stata un intuizione improvvisa, nata a seguito di una serie di  eventi e di…. equivoci, assolutamente non programmata. Questo  invece è un piano pensato in ogni più piccolo dettaglio, quasi maniacale nel modo in cui l’ho costruito, e quindi, dunque, in.fal.li.bi.le. >> scandì le sillabe in un modo che in tipografia sarebbe corrisposto ad un formato Arial 76
<< e sarebbe ? >> chiese di nuovo Beth
<< semplice >> si voltò sulla schiena e prese a guardare il soffitto mentre nella sua mente già si definivano le immagini in modo nitido << Mi faccio insegnare il bondage. Io e lui. Io l’allieva e lui il maestro.  E poi voglio vedere se riesce a resistermi quando mi presento tuuuutta vestita di pelle e… che c’è ? >> guardò i volti che si affacciavano sopra di lei
<< ma sei scema? >> il viso di Beth era una maschera di furia adesso << non puoi farlo >> le urlò
<< si che posso. E lo farò.  Se ci pensi Beth concorderai con me. Io non ho nessuna intenzione di praticarlo questo bondage, voglio solo farglielo credere… è diverso >>
Sarah si alzò di scatto mettendosi seduta sul letto a gambe incrociate << non è nella mia natura osare queste pratiche, ma lui non lo deve sapere >> la guardò strizzandole l’occhio ostentando una sicurezza che in realtà era bel lungi dal provare. La verità era che aveva paura di fallire…. Ma anche di riuscire. Perché se fallire voleva dire perdere Law per sempre…..riuscire voleva dire avere Law, con la paura di non riuscire poi a gestire il rapporto. Nessuna vocina lontana, però, gli stava sussurrando che stava sbagliando….. forse si era stufata anche lei di darle suggerimenti che ogni volta lei prontamente ignorava.
Aveva la sensazione di essere sul ciglio di un abisso che insieme la attraeva e la terrorizzava nello stesso tempo.
 
<< bah! Ma cosa ci troverà in questa pratica poi…farsi legare.... come se tu fossi un salame.. >> Beth borbottava tra se come una pentola in piena ebollizione mentre osservava allo specchio se la cavalcata della mattina le avesse fatto perdere miracolosamente qualche etto. Posizionò entrambi i palmi delle mani sopra i fianchi poi lentamente, molto lentamente, mantenendo la stessa posizione delle braccia le portò in avanti per avere una visione tangibile della larghezza dei suoi fianchi.
Le sfuggì un cazzo molto convinto. Perché guardarsi i fianchi allo specchio e guardare la distanza tra le due mani era così diverso? Le sembrò una distanza inammissibile……. E doveva anche pensare che avrebbe dovuto accompagnare Darius a quel matrimonio o era un anniversario? O un compleanno? Insomma, qualunque cosa fosse, svolgendosi in giugno,  avrebbe indossato qualcosa di leggero, che sicuramente avrebbe messo in evidenza la sua figura… ma perché non era un ballo in maschera? Avrebbe potuto farsi prestare dai genitori di Zach l’armatura che aveva visto esposta  nel corridoio che portava alla sala da pranzo…..
okay, niente panico.
Nervi saldi, da lì a giugno sarebbe riuscita a rimettersi in forma, che ci voleva.. in fondo c’erano solo ….meno di due mesi…. e due compleanni… il suo e di Marissa… chiuse gli occhi piuttosto sconfortata….e riprese a seguire il filo del discorso
 
<< …io non ho mai pensato di legare Jared… >> stava intanto dicendo Marissa << non so…non so se mi piacerebbe…tu lo faresti ? >> chiese rivolgendosi a Costance << oh. .. bèh… io.. ecco… no..non l’ho fatto >> rimase in silenzio un istante mentre con entrambi gli indici si avvolgeva intorno al dito la sopraccoperta in raso azzurro che era stesa sul letto. Chinò un momento la testa poi rialzandola di scatto divenne rossa come un peperone e sfiatò << però mi piacerebbe…... ecco. L’ho detto >> districò le dita  dalla spirale di raso lasciandoci impresso due begli orecchi grinzosi. Uno a destra ed uno a sinistra. Guardò inorridita quelle ciocche di tessuto completamente raggrinzite
 << cristo santo.. devo stirarla subito. Chissà cosa penserà la mamma di Zach. Che sono una
incivile >> tentò di lisciare la stoffa con entrambe le mani ma si sa… il raso, come tessuto,  è veramente un grandissimo stronzo. Una volta raggrinzito non si distende neanche a tirarlo a forza.
 
<< ragazze siete lì ? >> la voce della madre di Zach arrivò loro chiara da dietro la porta facendo sobbalzare Costance che prontamente si allungò sul letto puntellandosi con il braccio ed appoggiando il viso sul palmo della mano, in una posa da sciantosa.
<< si. >> risposero in coro << entri pure >>
<< scusate se vi interrompo ma vorrei sapere se come secondo preferite carne o pesce per cena, devo avvisare la cuoca ed è già sulle spine >>
Si profusero in un coro di proteste, che non c’era assolutamente bisogno di chiedere loro il tipo di pietanza e che poteva decidere lei con la cuoca il menù, senza alcun problema.
 
<< hanno la cuoca! >> esclamò Costance << Hanno la cuoca! >> ripeté di nuovo
<<… E sono solo … >> fece un conto veloce sulla punta delle dita della mano << … in cinque! >> strinse gli occhi ed arricciò le labbra in una buffa smorfia di disappunto poi si allungò sul letto coprendosi il viso con il cuscino
 << che vergogna! >> mugugnò
<< ma vergogna di cosa Costance ? >> le chiese gentilmente Sarah
Lei fece capolino da sotto il cuscino << stamani mattina mi sono congratulata con la mamma di Zach per la cena di ieri sera, le ho detto che è una bravissima cuoca. Nuuuuuu >> sbuffò di nuovo e si ricoprì di nuovo la testa << rimarrò in questa stanza per i prossimi giorni. Uscirò solo il giorno della partenza >>  le altre ridacchiarono << suvvia, non è accaduto niente in fondo >>
<< avete un sacchetto in cui possa infilare la testa? Che figura di merda che ho fatto! ..
<< ..Costance dai.. >> iniziò Marissa
<<…..Da popolana… >>
<< smettila, non potevi saperlo >> cercò di consolarla Sarah
<< e certo che no. Noi la cuoca ce l’abbiamo al ristorante. Che anche qui ce ne fosse una non mi era passato neanche per l’anticamera del cervello, neanche lanciando a briglia sciolta l’immaginazione mi sarebbe venuto in mente >> fece un sospiro continuando a tenere la testa sotto il cuscino.
Beth le si avvicinò << in fondo non hai detto niente di male, hai solo fatto i complimenti alla
cuoca >>
Certo, rendendo palese il fatto che non aveva idea di come si viveva in certe famiglie, ergo rendendola completamente inadatta al loro figlio.
Sperava che non avrebbero passato la serata cercando di scoprire i suoi difetti. Per quanto si sforzasse non era ancora riuscita ad accettare le critiche con la dovuta freddezza, anche se meritate. In lei di aplomb inglese non ce n’era neanche un briciolo. Se poi le critiche erano anche ingiuste allora arruffava il pelo come un gatto selvatico.
Doveva cercare di aprire bocca il meno possibile in modo da portare a casa se non una vittoria almeno un pari.
 
Fu con quella convinzione che quella sera a tavola si espresse a monosillabi, evitando di partecipare in modo attivo alla conversazione, sforzandosi di ascoltare e basta.
<< come mai sei così silenziosa Costance ? >> Darius la guardò curioso
Come mai sei così desideroso di morire Darius ? perché non ti infili l’involtino di carne intero in quella boccaccia che ti ritrovi?
Si pulì la bocca con un angolo di tovagliolo, si schiarì la voce << stavo ascoltando >> spiegò cercando di raccogliere a sé tutto l’aplomb che possedeva e riversarlo in quelle due parole
<< a quanto mi ha detto Adam sei il suo fiore all’occhiello, la migliore di tutto il suo corso e anche di quelli degli anni indietro >> la Sig.ra MacCole la guardò con occhi che lasciavano trasparire una punta di orgoglio
<< Oh Signore, adesso inizierà la solita zolfa che le donne sono meglio degli uomini ..>> cercò di punzecchiarla Darius per avere una qualche minima reazione da parte sua.
E fu ricompensato
Costance lo guardò socchiudendo gli occhi riducendoli a due lame d’acciaio scintillante. Appoggiò entrambe le mani sul tavolo, ai lati del piatto, si schiarì la gola con un leggero colpetto di tosse poi, guardandolo fisso esclamò << da recenti studi scientifici sembra che il cervello dell’uomo sia più grande di quello della donna di almeno il 10 per cento..
<< ecco vedi… >> commentò Darius
<< non è detto però che grande stia anche per funzionale >>
<< su questo, scusami tanto, ma avrei delle grooosse perplessità >> le puntò contro la forchetta poi si voltò verso gli altri << e non ditemi che anche voi non state pensando la stessa cosa perché sareste dei veri ipocriti >> poi colto da un pensiero improvviso si rivolse verso le persone che erano a capotavola con le guance un po’ più colorite del solito << mi scuso con le signore >> il Signor MacCole iniziò a ridere << non c’è bisogno che tu ti scusi Darius..anch’io..
<< Osborne! >> lo redarguì la moglie
<< Angélique ! >> le rispose lui a tono
<< io sapevo che il cervello femminile ha una maggiore densità neuronale, in pratica i neuroni stanno più stretti ma non che sono di più >> si intromise Jared
<< in un libro di istologia ho letto che è stato calcolato che nella corteccia cerebrale dei maschi sono stati calcolati 23 miliardi di neuroni e nelle donne 19 miliardi..
<< visto ? >> la interruppe Darius
<<..differenza che nella donna è peraltro compensata a livello funzionale con una maggiore interconnettività neuronale >> continuò Costance << ora messa così la cosa si potrebbe subito affermare che l’uomo sia, almeno come potenzialità, più intelligente…
<< perché sento che non sarà così ? >> commentò Darius
Costance continuò senza degnarlo di uno sguardo << ma d’altra parte, una maggiore interconnettività neuronale significa una maggiore efficienza del sistema, nonostante una quantità inferiore di materia prima.
Ora , sapendo che le cellule nervose non si riproducono ma, anzi, da un certo punto in poi della vita iniziano a morire per cui quelle che rimangono devono ingegnarsi per cercare di coprire gli spazi lasciati vuoti creando maggiori interconnessioni neuronali e le interconnessioni neuronali hanno maggiore probabilità di formarsi se il cervello viene usato con maggiore frequenza.>> prese il bicchiere per il calice e bevve un piccolo sorso d’acqua consapevole degli sguardi che aveva fissi su di sé.
Ottima mossa per una che non voleva mettersi in mostra
Riprese fiato depositando il bicchiere sulla tovaglia facendolo combaciare sul leggero cerchietto bagnato impresso su di essa e proseguì << e sapendo che è ormai accertato che le malattie degenerative del sistema nervoso, come la demenza senile hanno maggiore riscontro nel sesso maschile.. vi chiedo:  cosa se ne deduce? >> rimase in attesa mentre tutti la fissavano esterrefatti, con la bocca a forma di un O perfetto. Si mossero a disagio sulle sedie sentendosi come sotto esame.
<< non lo sappiamo. …..Signorina Rottermaier potrebbe dircelo lei ? >> la sfotté Darius
Il volto le si aprì in un sorriso di trionfo << si deduce che : poche possibilità di connessioni    uguale   poco uso del cervello >> alzò le spalle <<. E’ semplice, è solo una equivalenza … A proposito, la sapete quella di quel signore che doveva farsi un trapianto di cervello ? Il medico gli chiede che tipo di cervello vuole: quello di un uomo al costo di 5000 euro, o quello di una donna al un costo di circa 2000 euro ? perché di questa grande differenza di prezzo ? chiede il signore . "Perché quello femminile è stato usato, l'altro è completamente nuovo “ >> si appoggiò soddisfatta allo schienale della sedia scrutandoli con occhi ridenti
<< ahahahaha >> risero tutti quanti.
Le donne con una tonalità un po’ più forte.
 
                                                                 *.*.*
 
Zachary osservava dalla finestra della biblioteca, che si trovava al piano superiore, il panorama che gli si presentava davanti.
Aprendosi sul retro poteva vedere l’immensa oasi verde intervallata dai roseti ancora in boccio ma pronti a fiorire in un tripudio di delicati colori rosa, gialli e bianchi.
I colori che sua madre adorava di più per le rose, mentre non la entusiasmava il classico colore rosso con le quali venivano sempre rappresentate.
Curava personalmente quella parte di giardino, era il suo hobby a tempo pieno che le dava, tra l’altro, molte soddisfazioni visto che molto spesso appassionati di questa pianta in particolare, chiedevano di poter visitare il suo giardino di rose.
Spostò poi lo sguardo sul terzetto che nel piazzale sottostante, ricoperto da piccolissimi sassolini bianchi, perfettamente rotondeggianti, come modellati dalle maree;  che nelle giornate di sole, nel momento in cui l’astro si trovava allo zenit, scintillavano di luce accecante, come  una distesa di neve.
Quel perfetto cerchio bianco, incastonato nel verde smeraldo dei prati faceva sembrare il tutto uno dei tipici paesaggi da cartolina o rappresentati nei dipinti delle epoche precedenti.
Li osservò con la fronte corrugata guardando interessato cosa stavano combinando.
Gregory e Grace avevano in mano un arco ciascuno e Gregory stava spiegando a Costance le regole di quella pratica sportiva, supportato dalla sorella.
Più lontano, appeso ad un albero si trovava il bersaglio.
Gregory consegnò l’arco a Costance e poi posizionandosi alle sue spalle le  aggiustò la mano sull’impugnatura poi, chiudendole la mano con la propria sopra la cocca della freccia l’aiutò ad infilarla nella corda dell’arco.
Adesso la testa di Gregory era vicinissima al volto di Costance che da sopra la spalla lo guardava attenta alle sue indicazioni.
Tese la corda concentratissima poi, con un movimento di perfetta asincronia braccio/mano, che dimostrava quanto il concetto di coordinazione fosse talvolta alieno al suo apparato muscolare, tenendo ancora la corda lasciò andare la freccia che cadde al suolo  rimbalzando sui suoi piedi.
L’espressione stupita che le si dipinse sul volto mentre lo guardava allibita, quasi non credesse ai propri occhi, fece scoppiare a ridere Gregory.
Una risata piena, forte, coinvolgente che risucchiò Grace e Costance che iniziarono a ridere sonoramente mentre quest’ultima fingendosi offesa brandiva l’arco come un mattarello minacciando Gregory di percuoterlo.
 
Guardando quel quadretto la mascella iniziò a pulsargli per la forza con cui, inconsciamente, aveva iniziato a stringere i denti.
 
Altre immagini si stavano sovrapponendo a quelle. Immagini di felicità e d umiliazione, di gioia e di dolore, tute legate alla stesa donna della quale adesso aveva dimenticato il volto, ma non il male che gli aveva fatto.
Da quel giorno lontano la sua vita era stata un continuo carosello di belle ragazze che passavano come meteore per un giorno, una settimana, un mese e infine gli addii senza drammi, da parte di nessuno dei due.
Poi due occhi grigi, grigi come due pezzi di cielo nuvoloso, illuminati da due raggi di sole sfuggiti al controllo della coltre di nubi, gli si affacciarono nella mente.
 
Un braccio gli circondò la vita e lui si voltò con un sussulto.
Era sua madre.
Non l’aveva neanche sentita entrare tanto era assorto nella contemplazione di quanto accadeva all’esterno
 
<< è molto bella >> commentò lei con tono dolce
<< è molto giovane >> mormorò lui con un tono di voce che voleva essere più che una affermazione, una triste costatazione
<< e quindi? >> lo incalzò lei
<< e quindi… >> fece un gesto con la mano andando ad indicare il terzetto che stava ancora scherzando lì sotto , ignaro del loro sguardo
<< è più vicina a loro come età che a me..>>
Angélique guardò Costance.
Quella ragazza le piaceva molto, le piaceva la sua spontaneità, la sua sincerità, a volte disarmante, la sua intelligenza. Vedeva in lei la linfa nuova che avrebbe potuto cambiare completamente Zach. E d’altra parte ne aveva già visto l’effetto.
Inconsapevolmente orbitavano l’uno attorno all’altro.
Aveva visto come lui la cercava con lo sguardo ogni qualvolta entrava in una stanza o diceva qualcosa di buffo catturandole lo sguardo per ridere con lei.
E lei.
Lei si muoveva in funzione di lui.
Era come se il suo corpo cercasse sempre di posizionarglisi di fronte, di non dargli mai le spalle in modo da essere sempre in grado di alzare gli occhi e guardarlo.
 
<< il cuore non guarda l’età, il cuore cerca solo un altro cuore >> gli circondò la vita anche con l’altro braccio appoggiandoglisi al fianco mentre lui le posava il braccio sulle spalle e se la stringeva a sé sorridendo
<< a volte penso.. >> si interruppe, quasi vergognandosi di quello che stava per dire.
Aveva 29 anni ormai, non aveva più bisogno della mamma.
O forse no.
Era proprio in quel momento che aveva più bisogno del parere di una persona che teneva a lui e che per lui voleva solo il meglio.
<< pensi?.. >> gli chiese lei alzando leggermente la testa per guardarlo fugacemente, continuando poi ad osservare i tre di sotto.
<< penso…. Che sono molto fortunato >> non ce l’aveva fatta a confessarle le sue paure. Le avrebbe confinate di nuovo in quell’angolo remoto di testa, seppellendole sotto quei momenti di gioia che voleva a tutti i costi godersi fino alla fine.
Le diede un bacio sulla fronte e scese giù per raggiungerli.
 
Gregory stava di nuovo cercando di farle impugnare con una mano l’arco e con l’altra la corda e la freccia.
<< è inutile Greg, questi tentativi di sincronizzare il movimento delle braccia non rientra nella mia logica >> Costance sospirò concentrandosi sul bersaglio in fondo alla siepe.
<< non devi sincronizzare le braccia perché di fatto il braccio sinistro che tiene l’arco deve stare fermo, deve muoversi solo il destro >> le rispose paziente Gregory.
Sospirò, sollevò l’arco, concentrata su quanto le era stato insegnato, incoccò la freccia e prese la mira.
Trattenendo il fiato fissò il bersaglio e tirò la corda indietro..e indietro..e indietro
<< Cristo Costance! >> esclamò esasperata Grace << ci stai mettendo un’ eternità. Lasciala andare una buona volta ! >>
<< si.>> concordò Beth che nel frattempo si era unita al gruppetto ed aveva concentrato tutta la sua attenzione su di lei
<< non mettetele fretta >> intervenne Gregory
<< posso dire una cosa ? >> insistè Beth
<< parla pure, le parole sono gratis >> biascicò Costance continuando a fissare il bersaglio con un occhio solo
<< secondo me alzi tropo il braccio quando tiri la freccia. Guarda come devi fare >> le si avvicinò e finse di avere in mano un arco ed una freccia, sollevò il mento, tirò indietro il braccio, chiuse gli occhi e tirò la freccia immaginaria
Costance, che aveva riabbassato l’arco, volendo essere più realista possibile esclamò << thunk! >>
Beth riaprì gli occhi << visto? >>
<< e grazie tante. Certo è molto facile far finta di tirare,  con gli occhi chiusi poi ti viene un’aria ebete. Se tirassi davvero a occhi chiusi figurati come centreresti il bersaglio >>
<< hai mai provato a farlo ad occhi chiusi? >>
<< certo che no! Ho appena iniziato ad imparare a tirare >>
<< allora prova, e vedrai se non fai un tiro migliore di quelli fatti fino ad adesso >>
<< ma figurati se lo faccio >> ribatté Costance piuttosto esasperata
<< la tua ultima freccia è volata tanto così sopra al bersaglio >> Beth mimò con le mani la distanza << e si è conficcata nella quercia dietro >>
<< La vedo da qui >> confermò Grace << è finita cinquanta centimetri più alta di quello che avrebbe dovuto >>
<< non prendo suggerimenti da te Beth, visto che neanche tu hai mai tirato con l’arco >>
<< eddai. Prova >>
L’insistenza di Beth la stava infastidendo.
Cercò di frenare quell’ondata di irritazione.
Sapeva che cercava di aiutarla
<< quest’idea di tirare ad occhi chiusi è la più grande stronzata che abbia mai sentito, ma metterò fine a questa teoria idiota una volta per tutte >> rialzò il braccio, tese di nuovo la corda, si guardò intorno attentamente per vedere se c’era la possibilità che colpisse qualcuno.
Tirò l’ennesimo respiro profondo, tirò indietro la corda, chiuse gli occhi e tirò.
 
Ci fu un lungo memento di silenzio.
Impaziente aprì gli occhi.
La freccia vibrava in un punto che si poteva definire equidistante dal centro e dal bordo esterno.
<< madre santissima >> mormorò.
Poi Beth, Grace e Gregory esultarono mentre anche lei, dopo un attimo di esitazione si metteva  a strillare.
Non aveva visto arrivare Zach e quando lui le si avvicinò per congratularsi, Gregory la prese in braccio e la fece volteggiare in aria facendola ridere.
Quando si accorsero di lui Costance scivolò via dalle braccia di Gregory e si fiondò ridendo tra quelle di Zach, rubandogli un bacio.
Finse, di nuovo,  di non accorgersi che si era nuovamente imbronciato.
<< vado a fare una cavalcata >> ed era un’affermazione e non una richiesta per cui nessuno osò proporsi come compagno.
Rimase a fissargli la schiena mentre se ne andava.
Da quando erano arrivati le sembrava che la sua vita fosse diventata estremamente difficile e sottoposta ad una forte pressione.
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle voci di Beth, Grace e Gregory, si abbandonò a quel suono avvolgendoselo intorno come un bozzolo di seta rifugiandosi nell’oscurità delle palpebre chiuse.
Stava per rimpiangere di essere andata lì?
Sperava tanto di no.

                                                                *.*.*

Zach era in soggiorno voltato verso la finestra con le mani dietro la schiena. La postura già la diceva lunga sull’umore. Era da quando se ne era andato a fare la cavalcata che non si erano più visti. 

Li per lì pensò di tornare indietro, salire le scale, infilarsi a letto e rimanerci per il resto di quei due giorni. Poi fece un sospiro. Non era assolutissimamente disposta a lasciarsi intimidire. 

<< sono in ritardo? >> esclamò con aria gioviale entrando nella stanza con la massima disinvoltura.      

<< non sei in ritardo >> le parole gli uscirono dalle labbra, rigide, come se fossero state inamidate.
<< ti sei divertita questo pomeriggio? >>

<< oh, altroché, Gregory mi ha insegnato a tirare con l’arco, come avrai notato, non l’avevo mai fatto prima, pensavo fosse più difficile. Invece li è stato molto paziente >>

Lui stirò le labbra in un sorriso forzato << ho visto. Ti sarei grato però se in futuro ti non facessi la smorfiosa con mio fratello. Insomma, ho un nome da difendere >> 
Costance boccheggiò come un pesce nella boccia

<< com’è che non ti ho più visto per tutto il pomeriggio? >> chiese continuando a rimanere di schiena. Avrebbe voluto prendere una sedia e spaccargliela su quelle spalle fori e squadrate per costringerlo a voltarsi verso di lei. 

<< dando una prima risposta molto affrettata direi che è dipeso dal fatto che tu te ne sei andato via a cavalcare >>  
E lei, quando anche Grace e Gregory l’avevano lasciata, era rimasta con sua zia che, per quanto simpatica, non è che fosse il massimo della compagnia.  

<< cosa avete fatto dopo ? >> proseguì lui, senza neanche ascoltarla, la voce strascicata enfatizzata dalla tensione 
Le consuete buone maniere che Costance sfoggiava durante gli eventi importanti, si rivelarono all’improvviso completamente fuori della sua portata tanto che si ritrovò a ribattere con tono brusco e completamente anomalo per lei << hai altre domande? Perché in tal caso, la prossima volta potresti redigere un questionario in modo che io possa compilarlo con comodo >>
stentava a credere davvero che quella conversazione, completamente assurda, stesse avvenendo davvero.
Lo guardò con occhio torvo ma prima di avere la possibilità di continuare la porta si aprì e l’ingresso degli altri chiuse il dialogo lasciando però l’aria carica di tensione.
Tensione che non sfuggì a nessuno.
Darius lo guardò accigliato, o meglio le sopracciglia si unirono in un cipiglio poco rassicurante mentre tentennava la testa al suo indirizzo.
<< stasera abbiamo una vellutata di funghi, quaglie  al vino bianco ed un dolce alle pere >>
Zia Mabel occhieggiò alla zuppiera << vellutata d funghi, la specialità di Ellie. Credo sia la migliore di tutto il Devonshire >> il signor MacCole alzò gli occhi al cielo
<< dico sul serio, Osborne. E non è perché Ellie lavora per noi, lo avrei detto anche se avesse fatto la cuoca presso un'altra famiglia >>
<< non vedo l’ora di assaggiarla >> esclamò Costance occupando la sua sedia 
<< vedrai, anzi, sentirai.. >> esclamò Gregory scostandole leggermente la sedia. Lei lo ringraziò con un brillante sorriso che Gregory si affrettò a ricambiare. Osservandoli Zach si rabbuiò.
Per un lungo istante incontrò gli occhi grigi di Costance, poi distolse lo sguardo.
Non pronunciò quasi una parola per il resto del pasto.  
E lei si sentì più sola che mai.    
Ma cosa diavolo gli stava prendendo ? Appena si fossero alzati da tavola aveva tutta l’intenzione di scoprirlo.   
Fu una cena spaventosa. 
Per tutta la sera si sforzarono di evitare di parlare tra loro e Costance si dedicò a Grace e Gregory, discutendo con loro della disciplina sportiva provata nel pomeriggio alla quale le sarebbe piaciuto continuare a dedicarsi anche dopo il ritorno a Londra. 
Per questo, su uno scontrino di un bar che Gregory si sfilò dalla tasca, trascrisse il suo indirizzo ed il suo numero di telefono, voleva la informassero se anche a Londra esisteva qualche club o associazione sportiva dove insegnavano a tirare con l’arco.

Stava scendendo la scale dopo essere stata in camera a prendere un maglioncino più pesante visto che sentiva molto freddo quella sera
o era lui che era freddo e che emanava una corrente gelida tale da far congelare mezzo Devonshire
quando lui le comparve accanto
<< oddio! >> esclamò Costance mentre le si mozzava il respiro << cosa credi di fare avvicinandoti di soppiatto in questo modo? >>
<< non mi sono avvicinato di soppiatto, sono arrivato in modo perfettamente normale, se tu non fossi stata concentrata su non so quali pensieri, mi avresti visto.    Di cosa stavi parlando con Gregory ? >> volle sapere lui
<< gli stavo dando delle indicazioni >> rispose tranquillamente
 Per nessuna ragione al mondo gli avrebbe detto che aveva dato il suo indirizzo e numero di telefono. Ma chi si credeva di essere: il suo padrone ? lei non era di nessuno. E avendo  la coscienza a posto poteva dare l’indirizzo a chi le pareva  e piaceva. Non era tenuta ad informarlo su ogni suo più piccolo spostamento o impegno. Nossignore. 
Allora perché si sentiva in colpa?  
Perché lui riusciva sempre a farla sentire come se avesse commesso una scorrettezza enorme?

<< Ha. Mi era sembrato che tu gli avessi dato qualcosa in mano >> 
<< un biglietto con delle indicazioni appunto. Hai intenzione di stare qui tutta la sera a farmi il terzo grado o torniamo di là a finire di mangiare? Anche se lo stomaco mi si è completamente chiuso ormai >>
 
Da quel momento in poi riuscì solo a fare dei piccoli assaggi delle pietanze rimaste e tutte le sembrarono avere lo stesso sapore di sughero o segatura.

La conversazione si trascinò fino alla fine della cena.
I genitori di Zach e la zia Mabel, desiderando di essere il più lontano possibile da lì nel più breve tempo consentito dalle leggi sul moto  di Newton,  si alzarono veloci, mormorarono di una visita promessa a degli amici abitanti a pochi chilometri da loro, e si dileguarono fulminei.
<< che ne dite di una partita a biliardo ? >> esclamò Darius strofinandosi le mani. Tutti gli furono grati di aver dato loro l’occasione per defilarsi dal tavolo con una motivazione valida. Si alzarono quasi tutti insieme in una cacofonia di sedie che stridevano sul pavimento avviandosi poi verso la sala da biliardo, mentre Darius passando stringeva forte la spalla di Zach facendogli coraggio.
Doveva di nuovo chiedere scusa

Rimasero fermi, seduti al tavolo a fissare il bicchiere di cristallo che, facendolo roteare,  rifletteva le luci delle lampade al soffitto, creando sulla tovaglia milioni di puntini luminosi.
Sentì Zach alzarsi ma continuò a fissare il bicchiere senza alzare la testa o muovere gli occhi finchè non sentì spostare la sedia accanto a lei. Restò però ancora con gli occhi fissi sul tavolo

Lui inspirò, buttò fuori il fiato e scosse la testa << a quanto pare siamo partiti col piede sbagliato >> 

<< sicuramente non da parte mia. Io mi sono…. >> fece una pausa riflettendo su quello che stava per dire, poi scrollò la testa come se volesse cancellare quello che stava pensando di dire optando per altro << … me ne volevo andare. Volevo mollarvi tutti quanti nel bel mezzo della cena...... Poi ci ho ripensato >>
La prese per mano e facendola alzare la portò nell’angolo di fronte alla vetrata che dava sull’esterno.       

Spense le luci e la fece sedere accanto a lui sul piccolo divanetto a due posti dove stavano vicini vicini. La luce pallida della luna gettava ombre scure sul volto di Zach,  tanto da rendere impossibile decifrare la sua espressione.
<< sono felice che tu non l’abbia fatto >> il suo pollice le sfregò il palmo e quel semplice gesto le infiammò l’anima. Sollevò le loro mani intrecciate e si chinò per baciargli il polso per poi risalire lungo tutto l’avambraccio in una scia infuocata che le fece accelerare i battiti.
Mentre le labbra di lui le percorrevano il braccio, poi la spalla, scostando la camicetta ed il collo, si ritrovò senza fiato, dischiuse la bocca per sopperire alla mancanza d’aria. Zach si chinò su di lei poi le mormorò a fior di labbra << che bestia che sono >> e la baciò con decisione. 

Nel silenzio che seguì Costance cercò di mantenere viva la collera nei suoi confronti, ma il sapore dei suoi baci ed il suo pentimento cadde sul fuoco della collera all’inizio come una pioggerellina leggera, che evaporò all’istante, ma  poco a poco si trasformò in un acquazzone che spense del tutto le fiamme.  
Non fu un bacio rude, contrariamente al suo atteggiamento, ma fu un bacio possessivo che scatenò in loro emozioni che non potevano essere appagate . 
Non lì, a casa di Zach 
 ….non potevano davvero
L’aria che inspirava dal naso non riusciva a placare il senso di calore che la stava invadendo. Anche Zach aveva il respiro accelerato che gli fuoriusciva dalle narici come un vento caldo che le accarezzava la guancia. << Zach…non…possiamo…potrebbero…vederci….>> le sue labbra tremarono di nuovo mentre lui le sfiorò di nuovo la bocca mentre cercava di controllare le mani che cercavano di sfiorarla in modo seducente tentando di insinuarsi sotto la maglietta. Quando lei gli premette le mani sulla testa per avvicinarlo ancora di più gli scatenò un uragano dentro.  
Emise un verso che era un misto tra un ruggito ed un ringhio.
Il bisogno di lei stava raggiungendo picchi quasi insopportabili. Moriva dalla voglia di possederla, voleva berla con grandi sorsate, come un uomo con la gola riarsa dalla sete.
Poi ad un tratto Costance si irrigidì staccandosi di colpo. I passi riecheggiarono nella stanza accanto, qualcuno si stava avvicinando.
Si sforzarono di riprendere il controllo mentre si allontanavano l’uno dall’altro.
<< raggiungiamo gli altri >> la voce di Costance era dolce come la mano che gli carezzava il volto.
Si alzò e l’aiutò a tirarsi su, poi la cinse  con le braccia e la strinse così forte che   le sembrò che le sue ossa scricchiolassero. Le labbra di Zach si fusero nuovamente con le sue ed ebbe l’impressione di svenire, mentre il sapore della bocca di lui le facevano andare in tilt i suoi sensi.
Quando la lasciò andare si accorse che l’aveva sollevata da terra, aveva davvero i piedi staccati dal pavimento. Non trovò niente da dire. Non riuscì a far arrivare le parole dal cervello alla bocca.
<< ci vediamo stanotte ? >> le sussurrò lui all’orecchio.
Aveva una voce sexy. Caramello caldo, una tazza di cioccolata densa in una giornata di pioggia, miele liquido che scivolava lungo la sua spina dorsale, pronto per essere leccato...    <<....... come? >> pensò che il cavo che la collegava al cervello le si fosse staccato o liquefatto
  << vengo a prenderti quando tutti sono a letto >> 
<< giusto >> se l'agitazione che aveva in corpo si fosse riversata al'esterno avrebbe rovesciato le auto parcheggiate nel raggio di un chilometro ed la stazione meteo avrebbe registrato la presenza di un uragano.

 I capelli morbidi di Costance, resi ancora più chiari dalla luce argentea della luna, la facevano sembrare una dea. << giusto >> le fece eco lui. Non aveva mai desiderato baciare quelle labbra come in quel momento.
 
 
                                                                                       *.*.*
 
L’orologio aveva scandito la mezzanotte e nell’aria si udiva ancora l’eco del dodicesimo rintocco..
Affrettò il passo imboccando il corridoio che portava alla camera che Costance divideva con Marissa che sicuramente avrebbe trovata sveglia. Stava cercando quindi di trovare una motivazione che rendesse plausibile la sua presenza lì a quell’ora. Che cosa poteva dire per far uscire Costance senza far pensare male? Stava quasi correndo quando si fermò di colpo alla vista della zia Mabel ancora vestita che stava percorrendo il corridoio in senso contrario.
<< Che cosa ci fai qui? >> le chiese con voce accusatrice << È mezzanotte passata >>
Zia Mabel scrollò candidamente le spalle <<  stavo scendendo a cercare un libro. Per fortuna non ho più bisogno di dormire molto, così posso fare molte cose nella stessa giornata. Ma a pensarci bene. Tu che cosa ci fai qui? La tua camera è da quella parte >> sollevò la mano nella direzione opposta <<….nel caso te ne fossi dimenticato >>
Zach si schiarì la voce imbarazzato << Hai ragione. Devo essermi confuso >>
<< Allora è meglio che torni indietro, ragazzo. Penso che dovrò scendere di nuovo tra un po’, sai, un bicchiere di latte.. una camomilla…farò avanti e indietro per tutta la notte  >>
<< Beh… allora.. io… vado.. >> indicò con il pollice un punto dietro di sé
<< si, credo sia meglio. Buonanotte >> gli rispose asciutta zia Mabel
<< notte >> biascicò facendo dietro fronte mentre un sorrisino malizioso sbucava sulle labbra di lei
 
Venti minuti più tardi, Costance infilò la testa fuori dalla porta.
<<  Mabel ! >> sobbalzò osservandola imbarazzata mentre si tirava la maglietta a coprire le gambe.
Mabel sogghignò.
Era incantevole, le guance arrossate per l’imbarazzo. Era chiaramente intenzionata a
sgattaiolare in camera di Zach per vedere cosa fosse accaduto.
<< Hai bisogno di qualcosa, cara? >>
<< che cosa fa ancora alzata? >>
Lei le dette  la stessa spiegazione, per quanto debole, che aveva dato a Zach
<< Oh >> mormorò Costance sottovoce.
<< Vuoi che ti accompagni in cucina? Una tazza di latte, un tè ? >>
<< No, no. >> Costance fece un cenno di diniego con la mano. << Avevo sentito un rumore e mi chiedevo che cosa fosse >>
<< oh! Io in genere resto sveglia per buona parte della notte quindi se sentirai un po’ di andirivieni non farci caso >>
Costance abbozzò un sorriso forzato poi le augurò la buonanotte e si ritirò.
 Dopo che lei ebbe richiuso la porta,  zia Mabel si strofinò gli occhi. Per tutti i santi, sarebbe stata una lunga nottata, ma lei era ancora all’antica e, per quanto Costance le piacesse,  non avrebbe permesso quella promiscuità tipica di quei tempi moderni.
 
Il mormorio proveniente dalla sala indicava che tutti erano già lì. La voce di Zach si levava al di sopra delle altre. Sperava che non ci fosse Mabel, si vergognava per la figura della depravata che tenta di intrufolarsi nella camera di un uomo, fatta la sera prima. Decisa a presentarsi a testa alta, fece un profondo respiro ed entrò.
<< Costance. Buongiorno >> la salutò Angélique
<< buongiorno >> rispose voltandosi verso di lei. Poi posò lo sguardo su Zach che stava in piedi vicino al tavolo
<< buongiorno a tutti >> zia Mabel fece il suo ingresso bella pimpante
<< dormito bene ? >> rivolse la domanda a tutta la sala, ma chissà perché Zach e Costance la presero come una domanda retorica rivolta esclusivamente a loro due, tanto che arrossirono entrambi.
Alla fine della colazione si alzarono tutti quanti ed all’improvviso Zach la raggiunse, la prese per un gomito
<< devo parlarti e’ urgente >> lei lo guardò, ed una espressione perplessa le si dipinse sul volto.
<< vieni con me >> la trascinò con sé finchè non trovò una porta, l’aprì e vi si infilò con Constance.
Un odore di lavanda le colpì le narici, mentre piano piano metteva a fuoco la stanza attraverso a luce che filtrava dalle imposte << siamo nel ripostiglio della biancheria ? >> chiese
<< così pare. E ci resteremo per un po’, finché non avremo terminato questa conversazione >>
<< quale conversazione? A me questa non mi pare una conversazione, sei assolutamente..
<< irresistibile?, affascinante ? straordinariamente affascinante ?  >> le si avvicinò e la prese tra le braccia.
La baciò.
Profondamente
Appassionatamente
<< stanotte zia Mabel ha fatto la ronda davanti alla tua camera >> sospirò lui per la frustrazione
<< lo so >> lo interruppe << l’ho vista anch’io quando ho tentato di uscire dalla camera >>
<< venivi da me ? >> il cuore gli rimbalzò nel petto
<< ca va sans dire >> le rispose lei imitando il suo tono strascicato
Le divorò la bocca comunicandole con quel bacio che si appartenevano ormai.
Costance ricambiò il bacio abbandonandosi a quella passione che le vibrava dentro. Poi incontrò i suoi occhi  ed un lento, caldo sorriso le incurvò le labbra mentre emetteva un sospiro di beatitudine.
<< era tutta la notte che desideravo baciarti così lontano da tutto e da tutti. Mi manca un po’ di privacy >> sbuffò << e siamo confinati in camera. Agli arresti domiciliari >> lei rise << dai, ancora un giorno e poi torneremo a Londra >>
<< ed io prenoto tutta la casa per almeno un mese. A costo di mandare gli altri due a dormire nei dormitori pubblici >> La baciò di nuovo << devo incamerare più coccole possibili in modo da mantenere il pieno per tutta la giornata >> aveva delle labbra bollenti che le provocarono una specie di spasmo allo stomaco, anzi, che le partiva da sotto il reggiseno ed arrivava fino alle ginocchia. gli lanciò un'occhiata e vide che lui stava sorridendo. Le si mozzò il fiato in gola. lo prese con entrambe le mani per il maglione e gli risucchiò le labbra quasi glie le volesse divorare, e solo quando lo sentì gemere si staccò.
Poi uscirono sotto lo sguardo sorpreso della donna delle pulizie. 
 
 
 
 
 
Di nuovo salve a tutte e grazie ancora di resistere…..

 
Un ringraziamento speciale a tutte quelle che mi hanno messo tra le storie  preferite, seguite, da ricordare
E un grazie di cuore a tutte quelle che hanno commentato, fa sempre piacere. =))
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ho faticato un pò perché non sono stata molto bene e quindi ho faticato a stare al piccì =(
 
Un bacio megagalattico a tutte voi
costanza

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 47
*** CAPITOLO 46 - LAW E SARAH ***


CAPITOLO 46
 

 
 
Mentre stavano tornando dagli altri, all’improvviso, come illuminata da una idea folgorante, Costance gli strinse più forte la mano. Lui la guardò sorpreso, mentre lo stava trascinando fuori tenendolo stretto.
La seguì, curioso, fino alle scuderie senza capire cosa stesse cercando di fare , ma la sua mano era calda e le loro dita intrecciate. Attraverso quel contatto sentiva, percepiva il sentimento che li legava come mai prima vi era riuscito.
Dita intrecciate, proprio come le loro anime .
Un sorriso gli balenò sul viso distendendogli le labbra e raggrinzendogli la cicatrice, Darius gli avrebbe detto che si era rammollito.
Una sensazione strana, lo pervadeva in quel momento, era un misto di gioia, ansiosa attesa, perplessità.
Lo fece entrare nel box vuoto di Priscilla poi con un balzò gli saltò in braccio, lui fu pronto a prenderla intrecciando entrambe le mani per tenerla saldamente, poi si perse in quei suoi occhi chiari e profondi come un lago di montagna. Provava piacere anche solo a guardarla ed a tenerla in braccio,  a sentire quelle piccole dita sottili sfiorargli il collo ed i capelli, ancora di più quando lo esploravano regalandogli meravigliose sensazioni.
Lo stava fissando
<< che c’è ? >> inarcò un sopracciglio
<< assolutamente niente. volevo solo augurarti buon compleanno >> avvicinò la bocca alla sua e gli regalò un bacio dolcissimo, che gli fece sobbalzare il cuore e sciogliere dentro.
Una colata densa, calda, con piccole scintille nello stomaco, che gli scivolò lentamente fino alle gambe.
In quel momento si rese conto che spesso la felicità non è fatta di emozioni forti che ti spaccano in due il cuore, potenti come lo scontro con un treno, ma è fatta di piccole cose, piccole ma preziose, che ti allargano il cuore, che ti fanno brillare gli occhi.
Piccoli attimi di una bellezza intensa che sai già che li ricorderai per sempre, che custodirai nel cuore nel tuo posto segreto dei ricordi felici.
 
Un bacio dolcissimo che gli trasmise una sensazione di tenerezza ed un desiderio tanto grande da fargli dimenticare dove si trovavano.
Adesso lo sfiorava in punta di dita, gli passava le dita tra i capelli, ed era una sensazione così forte e potente, come se gli toccasse direttamente i nervi sotto la pelle.
Poi tutto svanì, la paura di essere scoperti, il vago senso di colpa per la trasgressione, non esisté più niente.
Il mondo scomparve, c'erano soltanto loro due.
 
Lui dentro di lei.
E la sorpresa, il calore, la passione, il piacere crescente che esplodeva all'improvviso e all'unisono.
E infine soltanto quell’unico respiro che ti svuota i polmoni ed i loro corpi uniti e soddisfatti.
Sorprendente.
Bellissimo.
Un'esperienza unica che, in quel momento, gli sembrava irripetibile.


La tenne ancora stretta respirandole tra i capelli ed aspirando il suo profumo.
Se c'era una cosa che adorava di lei, era proprio il profumo.
Un odore delicato, che sapeva di rose, di fresie, di pioggia e di sapone. Gli ricordava l'aroma di un fresco mattino primaverile..
Una fragranza semplice che aveva il potere di farlo letteralmente impazzire.
 
La depositò dolcemente a terra restio però a lasciarla andare.
Se la fece aderire al petto mentre infilava la mano tra i suoi capelli stringendole la nuca con fare possessivo.
Mia gli urlò la mente.
Lei gli teneva la testa sul petto ascoltando il battito del suo cuore che pian piano tornava alla regolarità poi ridacchiò piano, lui le tirò la testa all’indietro e la guardò con una richiesta muta negli occhi
Rise di nuovo. Una cascata cristallina di note multicolori che lo librò in aria e lo riportò a terra . Zach si staccò e la guardò sorridendo.<< Mi piace sentirti ridere >> poi continuò << Quella prima sera, quando ti ho visto entrare, non la scorderò mai. >> Gli era sembrata bellissima, rammentò lui, con la pelle vellutata come una pesca baciata dal sole del tramonto e gli occhi luminosi. Era stato in quel momento che aveva cominciato a innamorarsi di lei ? Ricordò anche che aveva provato l'impulso di baciarla. Anche adesso voleva farlo. Di nuovo. Il suo cuore accelerò i battiti << allora che cosa c'è? Perché ridi? >> le chiese gentilmente.
Lei colse l'opportunità di allontanarsi, ora riusciva quasi a pensare in modo coerente.
<< Se vuoi saperlo, pensavo al fatto che ti ho portato qui solo per augurarti buon compleanno lontano da tutti >> rise di nuovo e i suoi occhi brillarono come stelle
<< e me lo hai augurato >> la strinse ancora di più << nel modo più inaspettato e più piacevole >>
<< effettivamente non avevo previsto questo risvolto improvviso >> replicò lei maliziosa
<< devo ringraziare il fato che stamani ti ha fatto indossare la gonna >> osservò lui << ha reso tutto molto più naturale e molto semplice direi >> le baciò la punta del naso << anche se adesso un mese non mi basterà più… ne voglio almeno due >>
<< sarà già tanto se riuscirai ad elemosinare una notte da quei due . Non è facile neanche per loro dover trovare sempre una sistemazione per lasciarci la casa libera >> esclamò Costance comprensiva
<< vorrà dire che ci dovremo adattare a dividere la casa con loro >>
<< io mi vergogno >> gli mormorò affondandogli il viso nella maglia
<< di cosa ? >>
Rimase con il volto premuto sul suo petto e fece cenno di no
<< che c’è ? >> la prese per le spalle e la allontanò da sé. Era arrossita in modo vistoso
<< di cosa ti vergogni ? >> ripeté la domanda osservandola bene.
Lei alzò gli occhi al cielo poi abbassò la testa << dei rumori >> biascicò
<< rumori ? >> non riusciva a capire
<< si….ecco….se facciamo rumore quando…. e.. loro.. sentono… >> stava sudando per la spiegazione, lui piegò la testa all’indietro ed una risata li gorgogliò in gola << amore mio… quanto ti amo! .. non preoccuparti..  Vorrà dire che regaleremo loro dei tappi per le orecchie >> ridendo si avviarono di nuovo verso la casa.

 
Quell’ultima sera fu dedicata naturalmente al festeggiato.
Le ragazze si erano offerte di cucinare, Darius si era subito allarmato per la presenza di Beth in cucina, ma quando aveva dichiarato che si sarebbe dedicata solo alla pulitura e lavaggio delle verdure, si tranquillizzò immediatamente.
Insieme alla cuoca cucinarono alcuni piatti italiani e francesi, quest’ultimi specialità di Sarah, di cui andava molto orgogliosa, che riscossero molto successo tra i commensali.
La grande tavola da pranzo era stata apparecchiata con una candida tovaglia di fiandra, i piatti di ceramica inglese con i classici disegni azzurri, le posate d’argento ed i bicchieri di cristallo.
Come centro tavola avevano messo un recipiente in peltro riempito di fiori i cui colori in contrasto con il colore cupo del peltro rendevano l’insieme estremamente raffinato.
A Costance sembrò all’improvviso di essere stata catapultata nel bel mezzo di una fiaba, ad un banchetto reale.
L’allegro cicaleccio dei commensali palpitava in mezzo ai bicchieri e calici che rimandavano bagliori colorati  riflettendo le luci alle pareti.
Terminarono la cena con ripetuti brindisi in modo particolare di auguri a Zach ma anche alla felicità di tutti.
Poi, zia Mabel, visibilmente commossa, e forse anche un po’ bevuta, si alzò, si tolse il prezioso gioiello che portava al collo e solennemente annunciò << Zach il giorno delle tue nozze questo smeraldo diventerà di diritto di proprietà della tua sposa >> spostò lo sguardo verso Costance che in quel momento avrebbe voluto che un asteroide gigantesco precipitasse sulla tavola interrompendo il discorso ed attirando l’attenzione verso altri disastri. Rimase comunque impassibile anche perché non riusciva a capire quale reazione sarebbe stata la più appropriata, escludendo la fuga, o il dono dell’invisibilità << e in seguito di tua figlia quando si sposerà >> tornò a posare lo sguardo su Zach che inviò al suo indirizzo un sorriso appena accennato
<< Mabel siediti >> le disse placidamente il signor MacCole, nonché suo fratello << A questi ragazzi non glie ne importa niente di queste tradizioni. Evitiamo di essere patetici. Se quel gioiello lo indossavi quando hai conosciuto l’amore della tua vita a loro non … >>
<< senti un po’ vecchio scimunito >> l’apostrofò la zia Mabel suscitando l’ilarità di tutti, cosa di cui lei non si curò << l’amore è sempre stato una cosa importante, in qualsiasi periodo uno abbia vissuto. E non importa come lo fanno adesso, anche se credo che lo facciano molto meglio di quanto lo potessimo fare noi.. >> strizzò l’occhio verso i ragazzi
<< Mabel…. >> l’ammonì di nuovo il fratello
<<  Bene? Stavo dicendo ? ah, si auguri di felicità a tutti quanti. Darius potresti versarmi un altro po’ di champagne così posso dare la colpa a questo se mi sento così tanto sdolcinata  e mi viene da piangere a vedervi così felici ? >> fece roteare il bicchiere riuscendo a non versare neanche una goccia del suo contenuto che tracannò tutto d’un fiato.
 
Al di sopra di quella distesa di sguardi sorridenti e voci gioiose Costance riuscì a trovare  i suoi occhi e ad incatenarli a sé.
Era stata una serata meravigliosa.
Era stata una vacanza meravigliosa.
L’angoscia iniziale, provata all’arrivo si era dileguata del tutto, sciolta come fiocchi di neve a contatto con il calore del fuoco.
Peccato che fosse già finita e che il giorno dopo sarebbero dovuti già tornare a Londra alle mansioni di tutti i giorni che adesso le apparivano così noiose.

 
 
La mattina dopo fu svegliata da un raggio di sole che entrava dentro attraverso le tende male accostate.
Assaporò per un lungo attimo il profumo di lavanda inglese che saliva dalle lenzuola.
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno si sarebbe ritrovata in compagnia di conti, baronetti e qualsiasi altra cosa che, in altri tempi, avrebbe comportato l’uso del Sir o Lady davanti al nome.
Fece un profondo respiro da sotto la coperta e si stirò soddisfatta mentre la sua mente cominciava a snebbiarsi.
Caffé
aveva bisogno di un buon caffé
Incapace di trattenersi sotto le lenzuola scivolò fuori dal letto e si affacciò alla finestra, il sole, appena sorto, filtrava attraverso i rami degli alberi creando suggestivi disegni.
Peccato che di lì a poche ore avrebbero dovuto lasciare tutto quello.

 
Scese di sotto, sbirciò nella sala da pranzo, ma non vide nessuno.
Si diresse allora verso  la cucina da dove provenivano dei suoni di piatti e di elettrodomestici che si aprivano e si chiudevano.
Sentì il rumore familiare di una macchina del caffè che stava macinando i chicchi.
Trovò Zach che chiacchierava allegramente con zia Mabel e la cuoca
<< buongiorno >> esclamò con voce leggermente roca
<< buongiorno Costance >> le risposero
<< dormito bene ? >> le chiese premurosa zia Mabel
<< benissimo grazie >>
<< anch’ io  >> replicò lei << pensate che stanotte , forse complice lo champagne, sono andata a letto e ci sono rimasta senza fare il solito andirivieni nel corridoio. Ci avete fatto caso ? >>
Costance e Zach all’improvviso sentirono la necessità di controllarsi le scarpe per vedere se ci fossero entrambe, appurato che c’erano tutte e due mormorarono no e poi  rialzarono gli occhi.
<< caffè >> annunciò la cuoca << ve lo porto di là? Fate colazione? >>
Costance l’avrebbe baciata volentieri << potremmo rimanere qui? >> chiese titubante, l’atmosfera in quella cucina le piaceva molto, le ricordava un po’ l’intimità del loro appartamento o della sua casa.
<< ma certo >> esclamò Zach, iniziando a prendere il necessario per la colazione << forse dovremmo aspettare gli altri? >> esclamò con espressione dubbiosa sul volto, non voleva essere scortese nei confronti della famiglia di Zach e dei ragazzi << nahhh >> mormorò Zach impegnato a tirare fuori  il burro ed il latte nel frigorifero
<<  non preoccuparti, non facciamo mai colazione tutti insieme >> la rassicurò zia Mabel dandole un buffetto sulla mano << abbiamo tutti orari diversi ed impegni diversi che ci attendono. Ad esempio io stamani devo correre dalla famiglia Stanford perché la figlia, Anne ha avuto un bellissimo bambino e mi ha chiesto di fargli da madrina.. te la ricordi Anne? >>
<< mi pare di no >> rispose Zach borbottando tra i denti
<< come fai a non ricordare.. è quella che ti batteva sempre a cavallo >>
Costance lo guardò a bocca aperta << oh-oh-oh vedo che i ricordi infelici vengono sempre
rimossi >> poi pensò a Camille, a quanto lui ci era stato male, e a quanto ancora quella brutta esperienza lo condizionasse nel loro rapporto, per cui chiuse la bocca  e la riaprì solo per dare un morso alla fetta di pane con burro e marmellata.
Zach non sembrò non cogliere il suo imbarazzo per cui con tono ilare le disse << shut up >> poi infilato un dito nella ciotolina contenente la marmellata, ne raccolse un briciolo sulla punta e glie la passò sul naso, poi vedendo l’espressione stupefatta di  Costance,  rise, e quel suono basso e contagioso le penetrò attraverso la mente improvvisamente annebbiata procurandole un brivido lungo la schiena. Finse una disinvoltura che, con il naso sporco di marmellata, non aveva nel modo più assoluto e gli allungò la tazza  << Andiamo. Se non prendo il mio caffè divento intrattabile >>
<< Per carità! Non voglio una simile responsabilità >> esclamò Zach versandoglielo prontamente.
La scrutò studiandola da sopra l'orlo della tazza. Quella mattina gli sembrava ancora più bella. Gli sembrava che avesse una luce nuova nello sguardo, come se fosse completamente rilassata, come se fosse a casa sua.
Insieme a zia Mabel le raccontò delle splendide estati che aveva trascorso lì  con la nonna ed i momenti felici passati con i propri genitori e i suoi fratelli.
Zach si innamorò all'istante della descrizione che Costance gli fece delle sue vacanze con la famiglia. Ne ricevette l'impressione di un gruppo animato e affiatato che si ritrovava spesso per mangiare insieme o per festeggiare compleanni e matrimoni. << Ci vogliamo molto bene >> gli spiegò lei. << anche se qualche volta a sentirci discutere qualcuno avrebbe affermato che io  e i miei fratelli stavamo per ucciderci. Da piccoli eravamo un trio veramente pestifero >> terminò sorridendo.
 
Quella mattina, seduta  in quella cucina piena di luce, a quel tavolo di servizio, conversando con Zach e  la zia, con la cuoca che andava avanti ed indietro e che ascoltava i loro discorsi, all’improvviso si sentì in pace con se stessa e parte di quel tutto.
Tutte le ansie erano svanite.
E se questo, era accaduto, anche solo l’ultimo giorno, era sempre un dono del cielo.
 
Al momento di ripartire per Londra dovettero promettere a tutti, che sarebbero tornati presto.
 
 
                                                                  *.*.*
 
Sarah aveva intanto inviato un messaggio a Law per fargli sapere che stava tornado a casa e che il giorno successivo avrebbe ripreso il suo compito di dog sitter con Brutus.

 
<< Proprio te cercavo. Ma chi è quel rosso che dice di conoscerti e di conoscermi e che mi ha intimato di farmi gli affari miei al RedDoor ? >> Darwin le stava di fronte con le mani sui fianchi lo sguardo torvo ma carico più che di rabbia di apprensione mal celata. Non era mai stato un cuor di leone. Sbruffone, vanaglorioso, ma codardo fin nelle viscere.
Sarah sbattè le palpebre completamente presa alla sprovvista. Ripensò a quanto aveva detto di preciso  a Law, perché il rosso in questione doveva essere lui. Sbiancò leggermente << che ti ha detto ? >>
Lui gonfiò il petto così tanto che lei pensò che se avesse sfiatato l’aria tutta insieme avrebbe potuto spogliarla all’istante << mi ha avvicinato una di queste sere e mi ha detto di farmi gli affari miei >>
<< ah si ? >> cercò di mantenere un  tono distaccato
<< si >> poi ci penso un attimo e continuò << veramente citando le testuali parole mi ha detto : amico se non sei in grado di tenere a freno la lingua su chi e cosa vedi qui, giuro che te la strappo e ti ci lego i coglioni >>
Darwin non c’era alcun dubbio, era un signore. Perché tradurre quel discorso in un “mi ha detto di farmi gli affari miei “ era sinonimo di grande eleganza. chapeaux
Oddio
<< non dargli retta, tende sempre un po’ ad esagerare nelle sue cose >> gli rispose calma
<< me ne sono accorto. Ma che vuoi che me ne freghi di lui e di chi frequenta ?...
Lei annuì con espressione colpevole
<< senza offesa Sarah >>
Gli fece un cenno del capo a voler dire che quella battuta non l’aveva minimamente sfiorata.
Non aveva ancora rivisto Law, sperava di vederlo quella sera…..
……ma non accadde.
 
Quando arrivò l’appartamento era vuoto.
Lo sapeva che non se ne doveva andare.
Lo sapeva che non sarebbe dovuta andare nel Devonshire.
Come diceva quella citazione? lontano dagli occhi lontano dal cuore
 
Aveva progettato un piano geniale e l’elemento cardine di tutto il piano non c’era.
Che disdetta !
In compenso Brutus l’accolse con una gioia esplosiva, rischiò di cadere quando le mise le zampe sulle spalle << almeno qualcuno a cui sono mancata c’è >> esclamò a voce alta massaggiandogli le guanciotte, che a lui piaceva molto.

 
Il venerdì, a sorpresa, Law la stava aspettando.
Appena  svoltato l’angolo il cuore le diede un balzo nel petto, si sentì invadere da una sensazione di felicità che come una marea andò a riempire tutti gli spazi non ancora occupati del suo corpo.
Pensò che avrebbe potuto esplodere per la felicità
Se li era ritrovati entrambi, Law e Brutus, fuori dal portone che la stavano aspettando.
Law seduto sul bordo esterno della fioriera posizionata al lato della porta, con una maglietta verde scuro che rendeva più luminosi i suoi occhi. Aveva in mano il guinzaglio di Brutus che se ne stava seduto obbediente ai suoi piedi con un atteggiamento così ufficiale degno di un cane della regina.
Brutus la vide per primo per cui iniziò a dimenare la coda dalla gioia.
Law a seguito di quel movimento alzò gli occhi e a lei sembrò che il mondo si fermasse in quel momento. Riusciva solo a pensare è qui. È qui. Mi stava aspettando.
Tirò un sospiro di sollievo, poteva tornare a sperare che non tutto poteva essere perduto.
Si alzarono in piedi mentre Law le faceva un sorriso accattivante trasformandolo poi in una smorfia buffa.
Se avesse seguito il suo impulso le sarebbe corsa incontro, gli avrebbe gettato le braccia al collo e l’avrebbe baciato e poi baciato e ribaciato.
Ma si fermò in tempo per cui gli porse la guancia su cui lui depose un bacio casto.
Quel gesto gli permise di annusarle la pelle dove vi era rimasta una vaga traccia di profumo che probabilmente aveva usato in quei giorni.
Era una traccia molto flebile a dire il vero, l’odore era ormai evaporato quasi del tutto, ma gli solleticò le narici, e gli ricordò un odore un po’ più forte al quale aveva rinunciato ormai.
Accompagnarono Brutus nella sua solita passeggiata poi camminarono fino ad un piccolo negozietto take away che cucinava piatti thailandesi
<< che cosa prendi ? >> le chiese Law
<< Pad Thai e tu ? >>
<< Som Tum piccante >>
<< spero non ci mettano troppo aglio, non vorrei  stenderete le zanzare al volo >> esclamò Sarah ridendo << in ogni caso, dopo l’ultima esperienza del cibo al sapore di plastica questo è decisamente un bel salto in
avanti >> .
Uscirono dal locale con i loro fagottini caldi nella mano ed iniziando a mangiare camminarono nell’ oscurità in silenzio. Era bella Londra di sera, ogni tanto si guardavano e sorridevano, ed era bello sentirsi così vicini.
Non aveva ancora iniziato ad attuare il suo piano ma aveva l’intenzione di prendersi tutto il tempo necessario per farlo sbottonare un po’ di più.
Poi lui la stupì di nuovo dicendole << lunedì sera vieni a cena da me? Ti preparo una cena come si deve. Cucino io naturalmente >> le fece un inchino da perfetto maggiordomo inglese << perché non so tu ma io dopo quel panino sono stato male due giorni. Avevo lo stomaco in subbuglio che minacciava lo sciopero nel caso avessi continuato con quel tipo di cucina >>
Sarah rise euforica per l’invito << benissimo. Non vedo l’ora .. di essere lì con te ..di assaggiare. Cosa mi preparerai? >>
<< segreto >>
 
                                                             *.*.*
 
<< allora cosa hai intenzione di prepararmi ? >>
Sarah era appena arrivata e lo aveva seguito nella cucina moderna, fornita di tutti i più
sofisticati elettrodomestici e dei più strani accessori.
<< Tu devi solo metterti comoda e mangiare >> le rispose enigmatico lui puntandole l’indice contro <<  una cosa è certa : non sarà PVC >>
<< certo che no >> rise di nuovo lei
<< anche perché con il PVC si fanno gli abiti. Hai presente quei completi lucidi lucidi, neri.. aderenti al corpo come una seconda pelle? >> lo guardò con sguardo interrogativo << ma certo che hai presente >> si dette una leggera pacca sulla fronte, come se si fosse ricordata all’improvviso
<< sono gli abiti che vengono usati anche nei club di bondage no ? >>
Law si accigliò e le si avvicinò posando la mano sul tavolo vicino al suo fianco e guardandola negli occhi << sto cercando di essere corretto con te. Non voglio affrontare questo argomento e non ti darò alcuna informazione in merito >> Sarah sbuffò << posso procurarmela anche da sola che ti credi? Posso andare quando voglio in quei club >> fece spallucce conscia di tenerlo sulla corda
<< Sarah. Tu non andrai da nessuna parte e non metterai piede al RedDoor >>
Già fatto
<< siamo in un paese libero ed io posso fare quello che voglio e tu non hai nessun diritto >>
<< certo che ne ho diritto. Sono tuo amico, quindi ho il dovere di farti capire dove stai sbagliando. E questo , credimi, sarebbe il più grosso sbaglio della tua vita. Tu non hai niente a che fare con questi locali >>
<< ma tu che ne sai! Comunque se non vuoi dirmelo posso sempre cercare da sola o chiedere a Darwin, sarebbe felicissimo di accompagnarmi >>
Le veniva già la nausea al pensiero
Lui la guardò con una luce violenta negli occhi e lei si zittì di colpo
Le prese il mento tra il pollice e l’indice e le sussurrò dolcemente << puoi dire quello che vuoi tanto io lo so che sei una brava ragazza >>
Arridaglie con la brava ragazza
Brava ragazza?
Sarah fece una smorfia eloquente, era stufa di essere una brava ragazza << insomma, Law! Se non vuoi che vada in questi locali allora insegnami tu! >>
Ecco lo aveva detto di nuovo.
Si era tolta dal cuore un peso grosso come un macigno.
Quella frase le rimbombava nella mente da giorni e adesso le era uscita spontanea.
Lui la guardò come se all’improvviso vedesse un’altra persona, una sconosciuta.
Rimase a bocca aperta a fissarla stralunato, pensava che lei  l’avesse superata, ma non era così.
Sarah raccolse tutto il suo coraggio e lo fissò << insomma, quello che volevo dire è che voglio che tu mi faccia conoscere,.. mi  insegni il bondage >>
<< neanche per sogno >>
Quella reazione così immediata la ferì << va bene. Vorrà dire che ci penserò per conto mio ad istruirmi >> gli annunciò con voce sabbiosa
Law si passò un dito sul sopracciglio grattandoselo, scuro in volto << va bene. Cosa vuoi
sapere ? >>
Evviva! Ce l’aveva fatta! Adesso… herrr… cosa voleva sapere?
<< perché non vuoi che io sappia niente ? >>
<< perché nel caso tu non te ne sia accorta sto cercando di proteggerti >> poi aggiunse torvo
 << Visto che non lo fa nessuno >>
prese le patate ed iniziò a sbucciarle. Lei gli si affiancò, ne afferrò una insieme ad un secondo pelapatate ed iniziò a tagliare piccole striscioline di buccia.
Rimasero in silenzio per quattro patate poi, quando lui gettò le bucce nel cestino e ripulì il tavolo con uno strofinaccio, mentre si lavavano le mani sotto lo stesso getto di acqua lei riprese il discorso << dunque è così pericoloso il bondage ? >>
<< a volte si >> replicò Law passando sotto l’acqua le patate che lei gli porgeva.
<< inizia tagliarle a tocchetti piccoli >> lei obbedì immediatamente
<< da cosa dipende ? >> chiese di nuovo guardando i cubetti che si andavano depositando nella ciotola
<< dipende dal partner che uno ha  >> le rispose Law. Poi imprecò << Cristo santo D’Iddio! non posso credere di stare tenendo con te una conversazione su questo argomento >> gemette grattandosi il naso con il dorso della mano << insomma nel bondage c’è sempre un dominatore ed uno schiavo o sub >>
<< lo so >> lo interruppe lei
<< prima di tutto il dom dovrà trattare il sub come un tesoro, dovrà averne rispetto e dovrà essere dotato di un grande autocontrollo >>
<< tu sei un dominatore o uno schiavo ? >> gli chiese Sarah  << no. Non dirmelo. So già la risposta. Dunque un buon dominatore deve avere anche un buon autocontrollo e deve rispettare.. >> rimase assorta in quei pensieri come se cercasse di comprendere meglio quello che le era stato appena rivelato. Poi lo guardò in modo malizioso
<< ho detto no >> rispose categorico gettando nella padella dove già stava imbiondendo la cipolla, i tocchetti di patate.
<< andiamo Law. … >> lo guardò speranzosa << ascolta. Ti offro una soluzione. Facciamo un
patto >>
Lui la guardò diffidente
<< non devi darmi dimostrazioni in un club. Facciamolo qui a casa tua >>
<< sei impazzita ? questa storia sta andando anche troppo oltre e poi saresti una pessima schiava >>
<< non è vero >> si intromise lei
<< … Rispondi..
  << io non..>> ma si zittì
<< … vuoi fare tutto quello che ti pare.. e non accetti imposizioni >> la guardò convinto
<< e non lo farò né domani né mai >>
Sarah alzò gli occhi al cielo << ma chi ti ha detto che vorrei fare la schiava ? >>
<< ecco. Vedi?  …..Non possiamo andare d’accordo. Due dominatori insieme non possono coesistere >> esclamò con una luce di trionfo negli occhi
<< come due galli nel pollaio >> riflettè Sarah
<< ecco. Appunto come due galli nel.. .. no.. bè ora pollaio non è proprio il paragone..
<< ma nonostante tutto potrei riuscire ad essere una schiava perfetta. Quando mi impegno nelle cose mi riescono al cento per mille >>
<< cento per mille !.. ma se non stai mai zitta e non fai mai le cose che ti vengono chieste ! fai sempre di testa tua! >> tuonò lui
<< non. È. Vero! ..avanti!..mettimi alla prova! Fammi una dimostrazione.. niente di più >>
Law si mosse a disagio, mentre una luce di speranza iniziava a danzarle negli occhi,
forse ce l’aveva fatta  
<< andiamo Law. Tutto quello che accadrà tra noi resterà segreto. Sarò una tomba …
Mimò il gesto di chiudersi la bocca con la cerniera mentre si vedeva già all’appuntamento con una tutina in PVC nero lucente
E neanche lui l’avrebbe raccontato, non avrebbe voluto rischiare due bei cazzotti in pieno volto
<< daai >> insistette lei con voce suadente << vedrai. Sarò una schiava perfetta. Farò davvero tutto quello che mi dirai >> congiunse le mani al petto << non dirò niente, non risponderò, non farò obiezioni. Sarò muta come una talpa >>
<< semmai muta come un pesce >> la riprese lui
<<  come una talpa, ho detto. La talpa non emette neanche un verso >> replicò
<< si dice muta come un pesce e cieca come una talpa >>
<< bè certo se uno conosce solo i pesci, come unici animali che non emettono alcun verso anche se a voler essere pignoli le balene i delf..
Lui la interruppe con un compiaciuto << che ti avevo detto?  E’ più forte di te.. non riesci a ..>>
<< fermo.. fermo.. questo era solo un’affermazione confortata da delle prove scientifiche che non ha niente a che vedere con il mio carattere. Farò davvero davvero tutto quello che mi dirai. Non un fiato. Non un lamento uscirà da questa bocca >>
Lui scosse leggermente la testa. Lui non era la persona più adatta a lei, non era né un principe azzurro, né un santo.
<< d’accordo >> mormorò talmente piano che lei pensò di averlo sognato. Riuscì a nascondere tutta la sua esultanza in un pacato << bene! Affare fatto allora ? >>
Le avrebbe dato solo un piccolo assaggio della tecnica del bondage, le avrebbe dimostrato cosa volesse dire essere uno schiavo, ma solo una conoscenza superficiale e poi stop. La cosa finiva lì. Sperava così che una volta soddisfatta la sua curiosità non avrebbe cercato da altre parti
<< d’accordo. Ti concedo una prova >>
<< una prova ? >> lo guardò interrogativa << come sarebbe a dire che mi concedi una prova? >> esclamò con fastidio
<< ho detto ti concedo una prova. Devo vedere se potresti essere in grado di essere una sub >>
<< va bene. In cosa consiste la prova ? >>
<< non puoi saperlo >> grugnì lui << ti posso solo dire, giusto per darti un indizio, che una delle caratteristiche essenziali del sub e quella di fidarsi ciecamente del suo dominatore. Pensi di essere in grado? Pensi di fidarti di me ? fino in fondo ? >>
Lei deglutì a vuoto mentre lo stomaco le si contorceva ripiegandosi su se stesso. Sul suo volto passarono mille emozioni, dubbio, incertezza, paura, ma d’altra parte era giusto che ci pensasse bene prima di dare una risposta a Law che rimaneva in attesa.
Poi lo guardò dritto negli occhi, sostenne il suo sguardo in modo fermo e gli disse alla fine << mi fido. >> poi proseguì un pò affrettatamente << e indipendentemente da quello che accadrà ti dico fino da adesso che puoi stare tranquillo >> cercò di rassicurarlo, quando in realtà voleva tutto l’opposto di quello che stava per dirgli <<  ..dopo.. ognuno per la sua strada >>
<< bene. Allora.. quando iniziamo ? >> stava già passando in rassegna oltre alla tuta in pvc, tutta una serie di completini intimi da poter indossare sotto che avrebbero lasciato Law senza fiat…
<< adesso >> la voce di Law si fece strada tra le immagini di perizomi neri, brasiliane di pizzo, reggiseni a balconcino targati Victoria’s secrets
<< .. ad.. adesso ? >> balbettò Sarah colta completamente alla sprovvista << qui ? .. in..
cu..cina ? >> lo guardò smarrita
<< qualche problema ?>>
<< no! Assolutamente > esclamò con voce acuta mentre iniziavano a sudarle le mani, non si ricordava neanche che cosa avesse messo sotto i jeans.. Oh mio dio! Che mutande aveva ? sperò non avesse indossato quelle di cotone un po’ scolorite, dannazione Sarah! Hai sempre detto le butto, le butto, e poi non le hai mai buttate!
Fortuna che almeno il reggiseno a balconcino ce lo aveva, sperò non fosse quello di Hello Kitty.
Avrebbe voluto sbirciare da dentro il collo della maglietta ma gli occhi verdi smeraldini di Law erano puntati sul suo viso in cerca di un cedimento o di un qualsiasi cenno che potesse fargli rinunciare a quella dimostrazione.
Lui attese qualche minuto, forse in attesa di una suo cambio di idea poi esclamò << bene. Allora siediti su quel tavolo ed appoggia le mani sul piano >>
Lei si sedette obbediente
<< adesso ? >>
<< adesso devi stare ferma >>
<< prego ? >>
<< devi rimanere ferma, immobile come se fossi incatenata al tavolo. Non dovrai cercare di toccarmi. Voglio solo vedere quanto sei in grado di controllarti >>
<< e poi che succede ? cosa ottengo io ? >>
<< in che senso ? >>
<< voglio dire, se supero questa prova che cosa accade dopo? Cosa ottengo io di quello che
volevo? >>
<< ottieni che faremo il bondage vero >>
<< domani sera >> esclamò secca lei
<< tu sei una schiava ed in quanto tale non puoi dettare le regole ricordatelo. Se qualcuno deve scegliere quello sono io >>
<< va bene >> esclamò tornando immobile
Lui le si avvicinò……
 
 

scusate sono di frettissima.....ho quasi rischiato di non pubblicare..ringrazio di nuovo tutte quelle che mi hanno messo tra le storie preferite, seguite, da ricordare
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto

P.S. sono un pò sadica lo so... ma quella parte di storia è ancora una bozza da revisionare... e non voglio che venga fuori un arrosto :)


un bacio
costanza
 
 

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Capitolo 48
*** CAPITOLO 47 - PROVE ***


CAPITOLO 47
 

 
Lui le si avvicinò piano, i suoi movimenti erano lenti e sicuri, e non facevano alcun suono sul
Parquet della cucina.
 
Osservò i suoi muscoli che scattavano a ogni suo passo, perfetti e senza l'ombra di grasso superfluo
Lo guardò avvicinarsi con preoccupazione
<< Io... cosa stai facendo? >>
Lui alzò un sopracciglio e la guardò con occhi intensi. << Cosa ti sembra? >> Persino la sua voce
sembrava più bassa, più roca, intensa...
deglutì a fatica
<< pensavo.. >>
<< ha-ha già inizi? >>
<< non avevi dato il via >> mormorò lei continuando a guardarlo
 << bene. Allora iniziamo. Adesso. >> incrociò le braccia al petto << Regola numero uno : tu dovrai tenere le mani incollate al tavolo come se le avessi legate..
<< potremmo utilizzare il nastro da regalo che hai nello stanz… scusa >> soffiò contrita stringendo la bocca. Lui rimase ad osservarla con ancora le braccia incrociate al petto mentre un lieve sorriso gli aleggiava sulle labbra
<< regola numero due : non potrai toccarmi e non potrai prendere alcuna iniziativa >>
no! Non era giusto! Come faceva a restare immobile senza muovere un muscolo?
 
Iniziò a muovere le gambe che ondeggiarono sotto il tavolo.
Quando se ne accorse si bloccò.
Valeva come movimento o poteva essere considerato una contrazione involontaria dei muscoli?
Sperò in ogni caso che non se ne fosse accorto.
Quando le allargò le gambe ed avanzò per infilarcisi in mezzo, ebbe un sussulto.
Law non disse niente e lei fece uscire il fiato che aveva trattenuto.
Meno male quel movimento non valeva.
Ormai le era così vicino che Sarah sentiva il calore del suo corpo che l'avviluppava e il suo profumo che agiva come una droga sui suoi sensi già accesi.
Quegli stessi sensi che si erano risvegliati sin dal primo istante che lo aveva incontrato.
La vista, l'olfatto, il tatto... aveva un magnetismo animalesco che la irretiva
Lei scosse la testa, nel tentativo di liberarsi dalla nebbia che sembrava averle offuscato il
cervello.
si passò, come era solita fare quando era nervosa, la lingua sulle labbra secche e le pupille verdi di Law si fissarono su quel movimento
<< Mi sembri un po' tesa questa sera, Sarah >> Lo sguardo ipnotico di lui cercò quello color del
mare di lei.
<< Non sono affatto tesa. >>
<< No? >> esclamò con una leggera traccia di divertimento nella voce bassa
<< No! >> smentì subito lei con veemenza. Anche se sapeva che il tono e l'irruenza con cui aveva
risposto l'avevano subito tradita.
Cosa aveva quell'uomo che la metteva tanto a disagio? Che la rendeva nervosa e tesa, come non
le capitava mai di essere? Qualunque fosse il motivo, non vedeva l'ora di metterci fine.
Continuò a guardarlo mentre lui alzava la mano e le percorreva i contorni del viso. Con la punta dell’indice arrivò a disegnarle le sopracciglia.
Con gesto delicato le toccò il naso e lo percorse per la sua lunghezza fino ad arrivare a disegnarle il contorno delle labbra. Labbra che lei si sentì percorrere da un formicolio mano a mano che il dito procedeva nel suo movimento lento e sensuale. Dovette sforzarsi per bloccare il movimento della bocca che voleva protendersi in avanti in una muta richiesta di un bacio.
 
Fissò quelle labbra piene e carnose ed un leggero calore gli irrorò lo stomaco, la mano ebbe un piccolo tremito. Gli sembrò di aver già rivissuto un momento simile.
Affidandosi alla cultura induista si sarebbe potuto spiegare la cosa con il fatto che nella sua vita precedente aveva già compiuto questa azione. Probabilmente invece dipendeva dal fatto che forse lo aveva già sognato e quindi aveva la sensazione di rivivere il sogno.
 
Le appoggiò tutta la mano sulla guancia, racchiudendola come in uno scrigno. Sarah avrebbe voluto voltare il viso e baciargli il palmo ma si sforzò di restare ferma.
Si concesse solo il lusso di sbattere le palpebre nel momento in cui lui aveva appoggiato la mano calda sul suo viso.
Con il dito tornò a tracciarle il contorno della bocca e lei d’istinto le socchiuse per poi trasalire terrorizzata che le valesse come movimento.
Le premette il pollice sul labbro inferiore aprendole la bocca, Sarah chiuse un attimo gli occhi ricordando che anche lei  aveva fatto lo stesso gesto al loro primo incontro. Pensò di ripetere la scena al contrario, con lei che gli afferrava il dito con la bocca per succhiarglielo.
 
<< stai tremando >> asserì Law con un leggero sorriso << non credo che riuscirai a resistere >>
<< si invece >> rispose lei con un sussurro << vai avanti >>
 
Senza mai smettere di guardarla iniziò a percorrerle le labbra avanti ed indietro con dita leggere mentre lei se le sentiva formicolare.
Adesso Law le stava guardando la bocca con una intensità tale da farla andare in autocombustione.
Pensò che era stata una pazza ad accettare, tutto quel desiderio che sentiva dentro sembrava non trovare pace. Anzi,  cresceva sempre più, e  rischiava di farle perdere del tutto il controllo.
Aveva una gran voglia di staccare le mani dal tavolo per interrompere quella specie di corrente sotterranea che si era insinuata nelle sue membra.
Ma farlo significava muoversi e quindi la fine del gioco.
E questa, era l’ultima cosa che voleva.
 
Le premette sulla bocca un po’ più forte e mosse il dito come se volesse spargerle il rossetto sul viso.
Lei rimase immobile a fissarlo.
 
All’improvviso le infilò il pollice in bocca e lei sentì come se una fucilata l’avesse colpita in pieno petto.
Dio come avrebbe voluto stringere i denti e dargli un piccolo morsettino o sfiorarlo con la lingua.
Moriva dalla voglia di smettere di essere passiva e diventare attiva. Attivissima.
Voleva staccare le mani da quel fottuto tavolo, circondargli il collo ed attirarlo verso di sé.
 
Per questo le strinse di più  attorno al bordo tanto che le nocche le divennero bianche per lo sforzo e le dita iniziarono a farle male.
 
Law tolse il dito.
Stava rischiando di non poter resistere ancora per molto ed era sicura, anzi sicurissima che anche lui ne era perfettamente consapevole. Per questo era assolutamente convinta che non poteva fallire.
 
Lui non aveva idea di quanto lo volesse
 
Appoggiò la sua mano forte e calda sulla sua e questo non fece altro che aumentare la sua voglia di abbracciarlo.
La sentì forte a ricoprirla del tutto, e questo la fece sentire protetta.
 
Avvicinò la bocca alla sua..
Quella bocca, con quelle labbra piene e carnose su cui lei aveva appena passato la lingua, lo tentava a fare lo stesso. E poi, aveva un profumo intrigante! Un misto di aroma floreale e di femminilità.
 
<< che te ne pare >> le chiese con voce leggermente spezzata
<< da togliere il fiato >> sussurrò, rendendosi conto di quanto lui le fosse vicino
Oddio stava per baciarla.. stava per baciarla e lei non poteva rispondere..
doveva stare ferma come un baccalà
.. era un’ ingiustizia però!
La bocca di Law era così vicina che poteva sentire il suo respiro caldo che le carezzava le labbra. Labbra che erano diventate così sensibili che riusciva a sentire il pulsare del cuore e il respiro le si stava accelerando.
Le bastava un piccolo, impercettibile movimento e sarebbe riuscita di nuovo ad assaporarlo. Avrebbe divorato quella bocca che gli stava togliendo il fiato e la ragione.
 
Ma. Non. Doveva. Muoversi.
 
Law continuò a stare fermo e lei ebbe l’impressione che anche lui si stesse trattenendo, che anche lui fosse ad un passo dal cedere…. Doveva dargli un aiutino di incoraggiamento ?
 
Lui  si era già pentito di ciò che aveva messo in moto, perché non sapeva più nemmeno lui come sarebbe andata a finire. Gli occhi di lei erano di un azzurro profondo, nel quale sarebbe stato facile affogare.
Sarah chiuse per un attimo gli occhi.
Avvertì un bisbiglio di respiro caldo sul collo, proprio dove la pelle era scoperta tra il collo ed i capelli.
Devo stare ferma devo stare ferma devo stare ferma
Quando la punta del polpastrello le sfiorò il collo Sarah sussultò leggermente e spalancò gli occhi mentre vide il lampo di soddisfazione balenare negli occhi di lui.
Gli piaceva vederla in suo completo potere?
 
Con il dito scese poi più in basso, percorrendole il bordo della scollatura.
Il respiro le si mozzò in gola ma continuò a fissarlo anche se avrebbe voluto chiudere gli occhi ed abbandonarsi a quelle sensazioni, ma non avrebbe retto.
 
Dal bordo della maglietta passò a tracciarle il contorno laterale del seno e lei non riuscì più a mascherare il respiro sempre più breve e faticoso.
Poi con tutta la mano a coppa le strinse prima un seno e poi l’altro e quando lei ormai aveva cessato di pensare con lucidità a cosa stessero facendo, lui si fermò di colpo.
 
<< Law…?.. >>  il modo in cui pronunciò il suo nome, piano, confusa e con una punta di timore, lo infiammò. Si lasciò sfuggire un gemito che represse subito nascondendolo in un colpo di tosse. Il suo corpo era teso e rigido. Quasi dolente.
Si passò una mano sul viso e lei vide che gli tremava impercettibilmente.
Dunque anche il dom non è poi così impassibile
 
<< è… è.. finita ? >>
<< si >> grugnì lui allontanandosi di scatto fino a trovare dietro di se il frigorifero. Si appoggiò con la schiena infilando le mani nelle tasche.
<< come sono andata? >> chiese Sarah con una leggera nota di apprensione nella voce
<< bene >> la voce faticò ad uscire, si sentiva  la gola chiusa, una stretta al collo come se la laringe si fosse spostata chiudendo parzialmente le vie respiratorie.
<< quindi…… ce l’ho fatta ? >>  chiese rimanendo ancora immobile, quasi incredula
<< direi.. di si >>
Lei rimase ferma ancora un minuto poi si ritrovò ad esultare << siii ! >> urlò quasi alzando i pugni << ce l’ho fatta ! >> tutta la tensione accumulata fino a quel momento si stava liberando attraverso i gesti e le parole pronunciate con voce esaltata. Cercò poi di riprendere un contegno, cercando di mostrarsi più distaccata e meno coinvolta.
<< allora.. domani sera va bene?.... o … visto che siamo qui..
<< domani sera >> la interruppe lui precipitosamente <<  facciamo come vuoi tu… Ma sia chiaro: soltanto perché l’ho deciso io! >>
Lei ebbe l’accortezza di non replicare facendogli notare la leggera contraddizione
<< domani sera >> ripeté lui << alle undici >>
<< alle undici ? >> chiese con voce cantilenante
Non ce la faceva a resistere fino a quell’ora
<< domani sera io sono al ristorante, quindi fino a quell’ora non sarò libero….altrimenti potremmo rimandare..
<< alle undici andrà bene >> lo fermò Sarah precipitosamente poi chiese << dove ? >>
<< qui, naturalmente >>
<< che cosa devo indossare ? cosa preferisci ? top, gonna, pantaloni di pelle..? >>
Lo vide irrigidirsi << vestiti come sempre >>
Vestirsi come sempre? Ma cosa c’era di sexy o di erotico in quello che indossava sempre?
 
<< penso sia meglio se vai, adesso. >> mormorò lui poi si avviò verso la porta  afferrando  la giacca lasciata sul divano
<< non resto a cena ? >> chiese candida lei
<< meglio di no. Ti accompagno a casa andiamo >> si aggrappò alla maniglia come ad un’ancora di salvezza
Era agitato, ma cercava di non sembrarlo.
Lei se ne era potuta accorgere guardandogli il viso teso e leggermente pallido, e dal modo in cui le sue spalle si erano irrigidite, evidenziando i muscoli sotto la maglia.
<< va bene >> non voleva contraddirlo. Si avviò anche lei alla porta incamminandosi con lui verso l’auto.
Nessuno dei due fiatò, neanche quando lei scese. Gli diede un fuggevole sguardo non sapendo se doveva dirgli “ a domani “ ricordandogli l’appuntamento o fare finta di niente. Optò per l’ultima ipotesi anche se quel domani sera alle undici aleggiava e cresceva tra loro come  un fiume alimentato dalle nevi che si disciolgono.
 
Era mezzanotte passata, la cucina brulicava di una quantità di piatti che aveva preparato in quelle ultime due ore.
Quando era nervoso, cucinava.
Era in quei momenti che riusciva meglio a sperimentare nuovi accostamenti di sapori per esaltare il gusto, o nuove ricette.
La ricerca del nuovo, del raffinato, della minuziosità dei particolari, l'estro dell'insieme di forme e colori…..lo rilassava.
 
Stava finendo di pulire.
Aveva la schiena a pezzi. Se la massaggiò con entrambe le mani.
Ma per quanto si fosse dato da fare, per quanto fosse sudato e accaldato, sapeva benissimo che tutto quel calore non dipendeva dalla fatica, dal lavoro  fatto.
Ma la verità era che il ricordo di Sarah seduta su quel tavolo continuava a riempirgli la mente mentre nelle vene il sangue gli scorreva velocemente.
Dannazione!
Adesso era costretto a rispettare la seconda parte del patto e non sapeva come avrebbe potuto farlo.
Non avrebbe dovuto metterla alla prova!
Ma era così sicuro che lei avrebbe fallito da non pensare minimamente alle conseguenze in caso di prova superata.
E se da una parte aveva desiderato che la prova fosse fallita, dall’altra parte, quella molto più scura e segreta, stava gongolando  al pensiero che lei si fidasse ciecamente di lui.
 
Cazzo!
Non sarebbe mai riuscito a resisterle.
 
Doveva assaggiarla, almeno una volta, promise a se stesso.
Doveva provare il sapore di quelle labbra, sentire la sensazione di quel corpo stretto al suo, dei
seni schiacciati contro il torace.
Poi l'avrebbe lasciata andare
Da dove gli uscivano quelle parole?
Cosa aveva ottenuto ad essere arrendevole?
Aveva ottenuto che adesso, se una parte di lui voleva tenere lontana Sarah dal bondage, l’altra moriva al pensiero di introdurla in quella pratica.
Pian piano, come fosse stato il suo precettore, addetto alla sua istruzione in una materia particolare..
Ma cosa stava pensando adesso?
Era forse impazzito ?
 
Sentì bussare alla porta e pregò che non fosse Sarah perché non sarebbe riuscito a mandarla via un’altra volta. Non ne aveva l’intenzione, anzi, avrebbe iniziato la dimostrazione in quello stesso istante.
 
<< Nettie … che sorpresa .. >> esclamò sollevato che non fosse Sarah, ma diffidente su quanto volesse lei a quell’ora
<< come mai da queste parti ? >> le chiese con tono leggermente sostenuto
<< volevo vedere come stavi… è già da un po’ che non ci vediamo..per cui volevo vedere se ti andava di ricordare i vecchi tempi >> si strinse addosso l’impermeabile mentre lui notava le gambe nude sotto di esso per poi fare due più due immaginandosi cosa non ci doveva essere sotto l’impermeabile. Non aveva alcuna intenzione di riprendere i rapporti con Nettie, non l’aveva avuta prima, figuriamoci adesso.
D’altra parte non era mai stato veramente interessato a lei.
Certo, se dentro quell’impermeabile ci fosse stata Sarah.. scacciò dalla mente quel pensiero.
<< non penso sia una buona idea >> le sbarrò il passo mettendosi in mezzo al vano della porta
<< perché no ? >>
La risposta gli balenò chiara nella testa, forse perché stava iniziando a pensare ad una massa di riccioli rossi e ad un paio di occhi azzurri ?
<< scusami davvero, ma non è serata, sono stanco ed ho sonno. Magari, la prossima volta, prima di passare… fammi uno squillo… magari eviti un viaggio a vuoto >> chiuse lentamente la porta sullo sguardo stupito di Nettie, riflesso del suo.
Appoggiò la testa alla parete.
Cosa cazzo gli stava accadendo ?
Prima Lady Godiva lo aveva scombussolato bene bene facendolo andare quasi fuori di testa.
Adesso Sarah lo aveva messo sottosopra e non c’era niente che lui potesse fare per cambiare la situazione.
Si stava forse rammollendo?
Forse una vecchiaia precoce lo stava colpendo facendogli desiderare all’improvviso cose normali che a lui erano sempre sembrate strane.
Ma cosa cazzo andava blaterando, perché Lady Godiva e il bondage erano normali ?
 
 
                                                                      *.*.*
 
<< quindi stasera ti inizia al bondage ? >> Beth posò rumorosamente la sua tazza sul tavolo
<< si. Ha accettato la mia offerta >> spiegò Sarah cercando di restare tranquilla e non dare a vedere che in realtà un vago senso di terrore la stava già attanagliando al pensiero di rivederlo
<< ma solo un po’ di sano sesso e basta, no, eh? >> le chiese Marissa
Sarah si strinse nelle spalle, non voleva ammetterlo ma una paura strisciante la stava pervadendo, e se le avesse insegnato tutto sul bondage..senza in realtà arrivare..a quella conclusione ? sarebbe stato alquanto frustrante, come mettere davanti ad assetato un una fonte d’acqua separata da un vetro
<< starà mica giocando con te ? >> le chiese Beth seria
<< no. Questo, no. Non è il tipo. Non mi prenderebbe mai in giro. Non è così >>
<< accidenti Sarah, sembri così emancipata ma invece poi sei completamente succu..
Il calcio di Marissa che le arrivò da sotto il tavolo fece piegare Beth in avanti mentre gemendo iniziava a massaggiarsi la tibia.
<< non darle retta .. >> mormorò Marissa facendo svolazzare la mano come a scacciare una mosca fastidiosa << piuttosto.. che cosa indosserai? Perché non ti metti quel completino…>>
<< devo vestirmi normale >>
<< ah si ? >> esclamò un po’ delusa Marissa << ma io credevo..
<< tu non sai niente del bondage >> l’apostrofò Sarah
<< perché tu si invece ? >> le chiese Beth con voce adirata << lo sai che ci sono persone che ci sono morte durante quelle pratiche ? stai attenta Sarah perché potresti ritrovarti in un grosso guaio da cui non sai come uscirne fuori >>
<< tipo ? >>
<< tipo che rimani ancora più invischiata con Law, ancora di più di quanto tu lo sia adesso, diventandone una succube a tutti gli effetti,  schiava dei sentimenti e di lui. Insomma Sarah, non lo so, ma a me questa storia non piace per niente. Una volta che ti ha legata chissà cosa potrebbe farti…
<< ma io voglio che mi faccia tutto quello che c’è da fare ! >>
<< ti fidi di lui ? >> le chiese Marissa all’improvviso
<< si. Assolutamente si. Sono certa che non ho da temere niente >>
<< ed io mi fido delle tue intuizioni >> le rispose Marissa sorridendole << quindi mi fido di Law >>
<< bene >> esclamò Sarah alzandosi << per scaricare un po’ la tensione vado a fare un po’ di acquisti, ho visto un completino in Bond Street che farebbe resuscitare i morti >>
<< comprati anche un paio di manette morbide >> le urlò Costance che fino a quel momento era rimasta in completo silenzio
<< manette ? >> le chiese Marissa << da dove ti vengono queste intuizioni ? state praticando il bondage anche tu e Zach ? >>
<< no >> mormorò Costance, poi le guardò con espressione birichina, come chi ha un segreto e muore dalla voglia di dirlo, per cui non attende altro che una leggera spintina.
<< avanti Costance, sputa il rospo >> le intimò Marissa
Lei fece un largo sorriso e si rivolse a Beth << ti ricordi quella volta che siamo andate in quella libreria perché io  cercavo qualcosa sul Devonshire ? >>
<< si >>
 Rimase in silenzio, all’improvviso non era poi così sicura di voler raccontare loro la verità. Non sapeva se l’avrebbero giudicata un po’ troppo sconcia, indecente . Però era anche vero che si fidava delle sue due amiche, più di chiunque altro al mondo.
<< e ti ricordi quel libro che ti ho fatto leggere ? >>
Beth annuì arrossendo leggermente mentre lei si zittiva di nuovo.
<<  Allora, come mai te ne stai lì a fissare quella tazza con espressione incerta ma quel sorriso soddisfatto? >> l’apostrofò Beth
Marissa disse << Costy ? >>
Sospirò << bene, il giorno dopo, sono tornata lì e l’ho comprato ! >> confessò.
Entrambe sembrarono confuse, le tazze tra le mani.
Costance specificò << Sono tornata in quella libreria e ho comprato quel Fallo felice >>
Marissa rimase a bocca aperta per la sorpresa mentre Beth emetteva un suono strozzato.
Costance fece loro segno con la mano di attendere << prima di fare commenti, lasciatemi dire che non voglio assolutamente che Zach si stanchi di me, che possa paragonarmi alle altre che ha avuto, ad una in particolare
Marissa la interruppe << ma Camille ormai non esiste più per lui >>
Costance la osservò puntandole contro un paio di occhi grigi come il piombo << …giudicandomi una pivella, per cui voglio fare in modo che per lui esista e sia esistita solo io. Le altre devono sparire puf volatilizzate. Ho messo in pratica solo piccole cose per adesso, devo dire che in questo senso il libro è davvero illuminante, però hanno funzionato >>
Marisa strabuzzò gli occhi incredula, << Santa Cleopatra, Costance, che cosa stai combinando? >> ci mancò poco che  rovesciasse la tazza, mentre Beth si era come pietrificata, con lo stesso sguardo vacuo di un serpente che sta per essere schiacciato dalla zampona di  un elefante in sovrappeso per giunta.
<< accidenti, non so se Jared sarebbe contento che leggessi quel libro, gli piace di più darmi dimostrazioni pratiche lui personalmente. E scusa l’osservazione, ma sei sicura che Zach approverebbe ? >> le chiese esitante
<< ma certo ! >> esclamò Costance pervasa da un vago senso di disagio,  per rinchiudersi poi di nuovo,  in un mutismo esasperante
<< ohhhh insomma! Smettila di essere così maledettamente misteriosa e raccontaci tutto >> esclamò Marissa rosa dalla curiosità. Costance raccolse le tazze e si alzò per metterle dentro l’acquaio poi con la schiena appoggiata a quest’ ultimo incrociò le braccia e le guardò .
<< innanzi tutto dice che le donne devono iniziare ad essere più audaci >>
<< Quanto audaci? >> chiese Beth.
 << abbastanza audaci >> Costance si rese conto che stava arrossendo << ho intenzione di fare di tutto perché il nostro rapporto diventi un perfetto equilibrio di passione e amore. Il libro dice anche che per loro l’intesa sessuale vien quasi al primo posto..
<< non ci voleva il libro per capirlo eh ?! >> mormorò Marissa con aria saccente  con l'assoluta certezza di essere nel giusto
<< però dice anche che spesso  definiscono il romanticismo come intesa sessuale e quindi io ho intenzione di far sì che mi trovi moolto romantica. Non voglio che mi trovi noiosa a letto >>
si avvicinò di nuovo al tavolo ed afferrando un muffin al cioccolato gli diede un morso assaporando il cioccolato di cui era ripieno, leccando poi quello rimasto sul labbro con la lingua.
<< e dovreste vedere cosa dice nei capitoli successivi >>
<< secondo me stai facendo una stronzata, lo trovo veramente idiota che tu, proprio tu, Costance che hai dissertato per una vita il diritto del rispetto della donna, che la donna non è inferiore agli uomini, che la donna non deve essere succube del maschio, ad attendere le telefonate.. .. e guarda come ti sei ridotta..io lo trovo patetico >>
<< non è patetico >> esclamò stizzita con voce acuta, quella conversazione non stava andando nella direzione in cui lei si era aspettata. Credeva che quella sua iniziativa l’avrebbero presa all’inizio un po’ sul ridere, ma poi che si sarebbero incuriosite anche loro.. invece stava andando tutto al contrario… mille dubbi le vennero in mente, e se davvero avessero ragione loro? Cosa le stava accadendo? Perché all’improvviso aveva bisogno di quel libro?
Una leggera sudarella, come una renna ai tropici, la pervase, le sembrò di essere dentro un sogno e cercò disperatamente di venirne fuori.
O forse inconsapevolmente stava cercando di mandare messaggi subliminali a Zach  affinché si rendesse conto che la sua gelosia era assolutamente ingiustificata?
Forse pensava che mostrandosi piena di voglia di compiacerlo lui riuscisse a placare quel demone che a volte lo rodeva dentro.
Sarebbe stata in grado però di sconfiggere quel demone da sola?
Le varie espressioni di soddisfazione, gioia, disappunto, incertezza, si alternarono in modo evidente sul suo viso fino a sfociare in quella finale di preoccupazione.
Marissa e Beth colsero tutti quei mutamenti per cui, quando le videro quello sguardo preoccupato, fecero di tutto per sminuire la gravità di quello che le avevano detto ripromettendosi però di indagare sul perché di quello sguardo.
Marissa rise << scusa Costance, ma mi hai letteralmente spiazzato con questa confessione!
Non riesco ancora a credere che tu abbia trovato un libro del genere e soprattutto che tu l’abbia comprato >> rise di nuovo << magari una volta me lo farai leggere >>
Costance si rilassò all’istante mentre le labbra si aprivano di nuovo al sorriso << da una parte  è molto istruttivo e l’ho preso solo per……per tutto quello che aveva già pensato alcuni minuti prima? …Perché non dovrebbe essere d’accordo Zach se lo leggo ? >> mormorò incerta
<< infatti >> le rispose pronta Marissa << non c’è nessun motivo >>
 
 
                                                                          *.*.*.*
 
Le ombre si erano allungate sul vialetto che li stava portando alla caffetteria e pasticceria francese che avevano scovato poco tempo prima. Era molto particolare, aveva il soffitto colorato di un celeste chiaro con raffigurate alcune nuvole qua e là ed un sole dipinto in un angolo con i raggi di un giallo luminoso che illuminavano le due pareti contigue, dipinte di un giallo chiaro. Ma il pezzo forte era la chiostra interna, alla quale si accedeva da una piccola porta dipinta di un verde chiaro. Anche quello spazio era limitato, solo 7 tavoli disposti sotto due grandi ombrelloni di tela bianca, circondati da vasi con  piante sempreverdi.
Un piccolo angolo di paradiso che avevano scoperto per caso un giorno in cui, trovandosi a passare da lì erano stati ammaliati dal profumo dolce che usciva dall’ interno e, da buoni golosi quali erano, Beth e Darius non avevano saputo resistere ed erano entrati.
Lo scricchiolio dei loro passi sulla ghiaia si univa al cinguettio degli uccelli sugli alberi decorativi e più in là, sugli enormi alberi del parco vicino.  Bath inspirò e poi espirò lentamente, completamente immersa nei suoi pensieri. Fino a quel momento non aveva ascoltato neanche mezza parola di quanto detto da Darius, il quale a onor del vero non era stato molto loquace neanche lui.
 
I vetri del caffè erano completamente appannati e l’interno era caldo e accogliente…e pieno.
L’odore del caffè misto a quello dei dolci le fece venire l’acquolina in bocca.
Si sedettero ad un tavolo all’esterno mentre lei si osservava distrattamente intorno, senza vedere.
Per placare la sua ansia avrebbe dovuto prendersi almeno tre ciambelline ripiene di crema. Si chiese come fosse possibile che tre cosucce così leggere potessero contenere così tante calorie, almeno fosse stato il peso direttamente proporzionale con le calorie, allora si, che vedendosi portare tre ciambelle pesanti tanto da sfondare il tavolo, si sarebbe resa conto di cosa stava mangiando. Chissà se la dieta  Weight Watchers permetteva qualche peccatuccio di gola?
Con sprezzo del pericolo ne ordinò appunto tre, avrebbe scambiato metà dei suoi pasti della giornata con quelle tre..
<< … tu che ne dici? >>
La domanda di Darius le arrivò come un lampo in mezzo ad un cielo sereno
<< penso che sia una buona idea >> sicuramente le aveva chiesto un parere riguardo a qualche ragazza, a qualche avances
<< cosa? >>
<< cosa. Cosa? >> lo guardò interrogativa
<< la buona idea >> continuò lui assottigliando gli occhi con sospetto
<< penso che sia buona >>
<< ma quale idea? >> insistette lui
<< di corteggiare quella… quella.. si.. come si chiama..
<< Sienna ? >>
<< giusto. Proprio lei >> Sospirando, si leccò le dita
<< il fatto è che…. Non hai minimamente ascoltato quello che ho detto >> tuonò lui facendola sobbalzare.
<< ti ho appena detto che ci sono uscito alcune sere fa >>
<< oh, e come è andato l’appuntamento? >>
<< beh, Era carina, simpatica, una buona ascoltatrice… ma aspettative troppo alte in fatto di attenzioni >> non poté fare a meno di aggiungere.
<< beh, certo tu preferisci niente attenzioni richieste >>
<< niente, no, diciamo che le preferirei basse o, al limite, medie >> puntualizzò lui
<< il fatto è Darius che tu non sei pronto per una relazione stabile >
<< ah, no ? >>
<< no. E sai perché? >>
<< perché non sai gestire in alcun modo un rapporto duraturo, non hai pazienza, ti piace pensare solo a te stesso senza curarti delle esigenze dell’altro, è per questo che ami i rapporti mordi e fuggi. Hai mai pensato a prendere un cane ? >> gli chiese
<< un cane? Cosa c‘ entra il cane adesso >>
<< potrebbe essere una specie di allenamento. Non mettono il broncio se non li ignori, o non ti mandano fuori di casa, o a dormire sul divano, ma se li ignori troppo a lungo te lo fanno notare. Magari no un cucciolo perché quello si che richiede attenzioni costanti nei primi mesi, e tu non sei pronto. Ma magari un cane adulto, potresti prenderlo al canile e così faresti un’opera buona >>
<< ti sei impelagata in qualche associazione tipo il rifugio del cane solitario? >>
<< ma no! Che cosa ti viene in mente! Volevo solo esserti di aiuto, aiutarti nel tuo problema >>
<< non cagandomi per tutto il tempo che siamo stati fuori?  Non mi è sembrato un bell’aiuto. E non guardarmi così con quei due occhioni da cocker , me ne sono accorto che non mi stavi minimamente ascoltando. Ti sei ripresa all’ultimo e Dio solo sa come tu abbia fatto >> serrò le labbra offeso
<< vuoi assaggiare questa ciambellina? È divina! >>
<< bene, adesso passiamo alla corruzione… un momento : chi ha detto che ho un problema? >>
Beth aprì la bocca e poi la richiuse. Poi si avvicinò a lui e mettendogli la mano sulla sua gli disse
<< so io come fare! Ti porto nel mio posto segreto >>
<< un posto segreto? >>
Annuì << uh-uh >>
<< ma non è un po’ tardi? >>
<< ah, no, è questo il momento migliore. Fidati di me >> gli battè il dorso della mano con la sua, poi, decisa lo prese per un braccio e lo fece alzare << andiamo dai >> .
 
Se lo trascinò fino al numero 30 di St Mary Axe.
Darius osservò il "The Gherkin" in tutta la sua imponenza, adesso ci avevano fatto l’abitudine ma all’inizio la vista di quella enorme supposta d’acciaio proiettata verso il cielo lo aveva un reso un po’ scettico, poi poco a poco ci aveva fatto l’abitudine. Guardò Beth confuso cosa diavolo voleva fare?
La vide oltrepassare una barriera di sicurezza ed inoltrarsi su per una rampa di scale fino a raggiungere gli ascensori del 3° piano. La tirò per la manica guardandosi intorno con circospezione << si può sapere cosa stai cercando di fare? Metterci nei guai forse? >> le chiese a bassa voce mentre scrutava i corridoi deserti
<< tranquillo Darius l’ho fatto un sacco di volte >> gli parlò anche lei con un sussurro << fidati di me >>
<< è proprio quello che mi fa paura>> borbottò infilandosi nell’ascensore dietro di lei.
<< 39° ? >> esclamò angosciato << non possiamo Beth, c’è uno dei ristoranti più in di Londra, non possiamo andare senza prenotazione, senza contare il fatto che siamo vestiti in modo inappropriato.
<< ma quanto parli >> Beth alzò gli occhi al cielo sbuffando << ho detto forse che andavamo a cena? >> lo guardò in attesa << ecco. Non dire niente >> quando le porte si aprirono lei fu lesta ad uscire e ad infilarsi nel corridoio appena voltato l’angolo. << andiamo adesso >> gli tese la mano che lui afferrò prontamente, lui aveva i palmi sudaticci mentre le mani di lei erano asciutte e calde, di un bel calore che ti irradiava tutta la pelle arrivandoti fin nelle viscere.
<< ma dove? >> chiese un po’ stizzito
<< al 40°. C’è un bar per gli affittuari e per i loro ospiti >>
<< e noi non siamo né l’uno né l’altro >> osservò lui asciutto
<< fifone >> senza mai lasciargli la mano salì la scala di marmo ma prima di fare l’ingresso nel bar scavalcò un cancelletto mobile che lui invece lui aprì semplicemente con una spinta, per poi oltrepassarlo roteando gli occhi, c’era bisogno di tutta questo melodramma?
Salì ancora tre o quattro gradini e poi spinse la porta verso l’esterno che oltrepassò seguita a ruota da Darius.
 Si trovavano nella parte più buia del grattacielo ed il panorama di Londra distesa sotto un mare di mille luci era bello da mozzare il fiato << WoW >> esclamò Darius
<< si. Decisamente WoW >> mormorò Beth, << vuoi vedere una cosa fichissima ? >> esclamò piena di entusiasmo
<< certo. Mi piacciono le cose fichissime >>
<< bene. Allora.. vieni >> Beth si spostò verso il bordo dell’edificio poi si voltò verso di lui che era ancora immobile vicino alla porta << allora? >> lo esorto’ << vieni qui da me >> appena l’ebbe raggiunta lei si sdraiò sul nudo pavimento, rabbrividendo per un secondo, mentre anche lui seguendo il suo esempio le si sdraiava a fianco.
Guardarono verso l’alto lei mormorò << è l’unico posto dove si possono vedere le stelle >>
<< è spettacolare, strepitoso >> esclamò lui
<< io qui vengo a pensare >> spiegò piano Beth tenendo le braccia incrociate al petto e gli occhi incollati al cielo.<< quando tutto laggiù di sotto diventa complicato o affannoso..salgo qui.. e mi trovo in pace.. anche perché il cellulare non prende. Venendo qui è come se fossi riuscita a raggiungere la vetta più alta di un a montagna.
 
 
<< e qui ci porti tutti i tuoi amici ? >> le chese Darius sorridendo nell’oscurità
<< veramente… tu sei il primo >> rispose lei con un pò di indecisione nella voce
<< grazie >> Darius
Lei si voltò di scatto << ma se dici a qualcuno di questo posto ti stacco le orecchie e te le riattacco al contrario con la pinzatrice >>
<< ma come mai sei così violenta ? >> l’apostrofò Darius ridendo.
Rise anche lei.
 
 
 
 
 
 
 
Scusate il ritardo ragazze ma purtroppo come mi metto al PC mi entra il mal di testa per cui devo fare le cose molto diluite nel tempo…
Scusate di nuovo.
 
Grazie a tutte, siete veramente gentili per avermi messo tra le vostre preferite, seguite da ricordare.
Ed un particolare grazie a chi recensisce. Grazie tante davvero.
Bacioni
costanza

P.S. l'ultima parte, quella dove sono a guardare le stelle è ripresa da Amici di Letto

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Capitolo 49
*** CAPITOLO 48 - SI INIZIA ***


 
 

CAPITOLO 48
 

 
<< se sei così amante dell’astronomia allora ti piacerà sicuramente la mia camera a casa mia >> mormorò Darius continuando a rimanere sdraiato a d osservare il cielo pieno di così tanti puntini luminosi da farti venire voglia di partire ed andare ad esplorare quell’universo così infinito e così bello
<< perché ? >>
<< perché sul soffitto della mia camera mio nonno fece dipingere il cielo stellato per festeggiare la mia nascita >>
Beth si tirò su con il busto e puntandosi con  il gomito si voltò verso di lui guardandolo con aria interrogativa. Lui voltò il viso verso di lei
<< ha fatto dipingere il cielo come appariva il giorno della mia nascita. Ogni costellazione, ogni stella, esattamente dov’era quando ho compiuto il primo
vagito >>
<< come è possibile? Come facevano i pittori ha conoscere l’esatta posizione delle stelle ? >>
<< andiamo Beta
<< Beta? >> si accigliò lei
<< a volte fra me e me ti chiamoBeta, daEta Beta, sai la lampadina di topolino ? perché per me sei il genio del gruppo >>
Non seppe cosa rispondere
<< dicevo Beta che ti credevo più di mente perspicace, forse il soprannome di Beta non ti si addice poi molto… comunque : ma secondo te come avranno fatto quei pittori a dipingere quel cielo? Forse perché qualcuno gli aveva fatto il disegno? Mio nonno fece degli schizzi, poi disegnò il cielo sul soffitto ed i pittori lo riprodussero. Era uno dei più eminenti astronomi dilettanti di quel tempo >> Darius trasse un profondo respiro nell’ora fresca della sera e lo espirò lentamente rendendosi conto di essere ancora sdraiato su un freddo pavimento in cemento a 180 metri di altezza, e che tutto questo gli sembrava la cosa più normale del mondo.
O forse era Beth che riusciva e rendere gli eventi più strani, ordinari
<< mio nonno sarebbe stato felice di conoscerti. Una persona con cui poter dissertare di astronomia…non se lo sarebbe mai immaginato >>
<< è tanto che è morto? >>
<< sono circa sei anni, ma è come se, insieme a lui se ne sia andata  una parte di me era il mio mentore, il mio consigliere, il mio amico. Strano vero? >> si tirò su mettendosi seduto a gambe incrociate
<< perché? >> si interruppe per tirarsi su e mettersi anche lei seduta a gambe incrociate << Ti capisco benissimo invece. Anche io con i nonni ci parlo di tutto. Perché spesso hai l’impressione che i nonni riescano a darti consigli più razionali, più distaccati, rispetto a quelli che ti darebbero i genitori tutti presi nel loro ruolo di educatori. I nonni sono più indulgenti ma se c’è un pericolo te lo fanno notare  eccome >>
<< giusto. E’ proprio così >> annuì lui sorpreso da quella sua analisi così logica e psicologicamente perfetta.
<< possiamo andare ? ho le ossa completamente irrigidite, mi ricorda molto le notti passate in campeggio nel sacco a pelo sullo stuoino. Ti alzavi la mattina con le ossa che emettevano un clangore sospetto. Avevi bisogno di almeno trenta minuti di ginnastica per riprendere la funzionalità muscoloscheletrica >>
<< io non sono mai andata in campeggio e non ho mai dormito in una tenda >> commentò lei con una punta di delusione
<< non è che ti sei persa molto eh.. però vorrà dire che quando verrai per il matrimonio ti farò scoprire questa eccitante novità. Vedrai Honfleur ti piacerà è un’antica e piccola cittadina..
<< aspetta un attimo.. >> lo fermò con la mano aggrottando le sopracciglia e scostandosi da lui come per metterlo meglio a fuoco, continuando a ripetere il nome della città << ..Honfleur…Honfleur..>> fece schioccare le dita << trovato! Fu invasa da Guglielmo il Conquistatore…odio quando non mi vengono in mente le cose, è come se… un momento! …ma è in Francia! >>
<< brava. Dieci in geografia… e storia..per l’esserti ricordata … di Guglielmo>>
<< non mi avevi detto che saremmo andati in Francia >> lo accusò
<< no? Scusa, te lo dico adesso, ma non vedo dove sia il problema >>
<< dobbiamo attraversare la manica >>
<< dieci in spirito di osservazione. Quindi? >>
<< non so nuotare >> sputò fuori lei
Darius rimase a fissarla sconcertato poi si riprese << nel caso tu non lo sapessi,  
già dal tempo dei vichinghi erano state inventati degli aggeggi di legno che, meraviglia delle meraviglie, grazie alla teoria di Archimede, galleggiavano nell’acqua e cosa ancora più strabiliante potevano muoversi guidate dall’uomo attraverso i remi. Tali aggeggi furono chiamate barche quindi vedi bene che non c’è alcuna necessità che facciamo la traversata a nuoto >>
<< ha-ha. Dovrei ridere? >>
<< no. Infatti, non era una battuta >>
<< si da il caso che abbia paura a navigare perché ho paura di naufragare e quando naufraghi devi nuotare per stare a galla e visto che io non so farlo..morirò durante la traversata della manica >> esclamò piccata
<< dimmi quante navi sono naufragate durante la traversata della manica >>
Lei restò in silenzio
<< vedi? Comunque nessun problema, in alternativa possiamo attraversare il tunnel sotto la
manica >>
<< NO! >> urlò lei << saremo sotto il mare, e sarebbe peggio. Al pensiero che sopra di me c’è tutta quell’acqua… se ci fosse una crepa nel soffitto..
<< okay, vada per la nave allora. Non ti sconvolgerai vero se durante il tragitto ogni tanto  darò una toccatina ai gioielli di famiglia..
<< Oh.Mio.Dio! non mi hai trascinato ad una festa.. una di quelle.. dove tutti sfoggiano parure di diamanti vero? Ma perché poi i gioielli devi portarli tu? Non avete una cassetta di sic..
<< le palle! Beta! Non ti sconvolgerai se, memore di tutto quello che hai detto, mi toccherò le palle per buona parte del viaggio vero? >>
<< ow..no..certo..che no..ma non sono una iettatrice >>
<< non ho detto questo. È solo una ..come dire… prevenzione >> annuì contento di aver trovato la giusta spiegazione che convinceva anche lui. Poi un pensiero gli balenò nella mente
<< ma se non sai nuotare ed hai così paura dell’acqua com’è che l’estate scorsa hai preso lezioni di wind.surf ? >>
<< semplice >> esclamò lei illuminandosi tutta << le prime due lezioni sarebbero state sulla spiaggia ed a quelle in acqua non saremmo mai arrivate visto la brevità della vacanza! >> annuì soddisfatta
Elementare Watson. Il ragionamento non faceva una piega.
<< vogliamo scendere adesso? Mi trovo meglio a discutere in posizione seduta quando sotto al culo ho una poltrona morbida ed in mano un bicchiere di birra >>
<< si. Sicuro, non ci avevo pensato che le persone anziane non devono prendere freddo alle ossa altrimenti gli saltano le giunture >> gli disse ridendo
<< hei! finora nessuna donna mi aveva mai fatto capire che sono pronto per la lista di attesa della casa di riposo.  Ma che ti credi? Vediamo un po’ chi arriva prima all’ ascensore.. nana ! >> esclamò lui alzandosi con un balzo felino
<< nana a chi ? >> lo seguì lei con una mossa agile
<< a te! >>
<< questa me la paghi >> urlò alla schiena di lui già vicina alla porta.
Fecero tutto il percorso a ritroso ed uscirono dal  The Gherkin leggermente trafelati, poi si incamminarono verso casa.
<< notte Beta >>
<< notte Darius >> le venne spontaneo dargli un bacio sulla guancia dove la leggera ispidezza della sua barba che iniziava a spuntare di nuovo le pizzicò la bocca.
Si staccarono entrambi velocemente  perché sembrò loro di aver preso una scossa elettrica. Risero
<< Ciao >>
<< ciao >>
 
                                                  **.*.*.**
 
<< allora…. Vado >> disse con una leggera tensione nella voce
Leggera?
Era così tesa che poteva sentire il sorriso che le tirava gli angoli della bocca.
<< Sarah >> la fermò Marissa guardandola preoccupata ed ancora più tesa di lei << ascolta, non vorrei ferirti ma..
Odiava quelle tre parole
<< dio come odio queste tre parole che in genere preludono ad una pugnalata in pieno petto >>
<< voglio dire che non devi aspettarti troppo da questa serata. Lui te l’ha concessa su tua richiesta…non vorrei che ti illudessi troppo. Ecco. >>
<< questa è più che una coltellata >> esalò Sarah, mentre cercava di nascondere la pena e l’ansia che quella frase l’aveva riempita all’improvviso. Voleva credere che con lei sarebbe stato diverso, di essere un po’ più importante di tutte le altre che aveva avuto. Ma poteva darsi anche che Marissa avesse ragione
<< comunque non è detto >> si riprese quest’ultima, magari è proprio come dici tu  >>
<< comunque non preoccuparti Mari >> si arrotolò una ciocca di capelli sul dito
<< anche se devo confessarti che spero tanto che dopo questa sera le cose procedono in modo diverso >>
<< alla faccia di tutto il tuo discorso che gli hai fatto che non ci saranno conseguenze..ognuno per la sua strada.. >> intervenne Beth
<< gli ho mentito va bene? Gli ho mentito volutamente, spudoratamente…
<< hei, sono a casa ci siete ? >> la voce di Costance le interruppe. Entrò come un turbine mentre inciampava nella  borsa che gli era scesa fino ai piedi mentre si toglieva il giubbetto
<< non sapete quale idea geniale mi è venuta in mente >>
<< perché non sei con Zach? >> le chiese Marissa
<< già perché non ci sei ? >> le fece eco Sarah
Le liquidò con un gesto secco della mano << aveva il turno di notte ed io quindi sono qui e poi dovevo assolutamente vederti prima che tu andassi da Law >> la guardò in modo intenso
<< presumo che tu ti sia fatta un’idea di come comportarti >>
<< certo! >> esclamò Sarah << ho pensato di farmi vedere molto preparata e disponibile. La migliore schiava che abbia mai avuto in tutta la sua vita e così..
<< così dopo stasera ti liquida visto che hai imparato e arrivederci.. no, no, >> scosse la testa bionda mentre Sarah la guardava a bocca aperta << qui ci vuole un’idea geniale, che io ho avuto. Allora , voglio che ci pensiate bene prima di darmi la riposta : e se invece Sarah si dimostrasse una pessima schiava? >> sgranò gli occhi guardando le altre tre che la stavano fissando con sguardo palesemente diffidente
<< voglio dire, se lei si dimostrasse una frana Law si vedrebbe costretto a prolungare l’insegnamento finché lei non impara .. ormai abbiamo appurato che non vuole che vada in quei locali, quindi si vedrebbe costretto a farle più lezioni >>
Sarah tuffò il volto nelle mani
<< non funzionerà >> disse Marissa
Sarah la guardò annuendo
<< io invece dico di si. Provate a pensarci, in fondo Law sta cercando di evitare che Sarah si cacci in qualche pasticcio, solo per il gusto di sperimentare qualcosa di proibito. Quindi per lui sarà quasi una questione di principio che lo porterà a far si che esaurisca con lui tutte le sue curiosità evitando che vada da altre parti >> le fissò in silenzio
<< potrebbe funzionare >> disse Sarah con una luce di speranza
Marissa scosse la testa << chiedo alla corte di mettere a verbale che io non sono affatto d’accordo con questa parte del piano >>
<< la corte annota quanto detto dalla Signorina Marissa >> Costance annuì seccamente
<< comunque ho recepito il messaggio di fondo >> Sarah si massaggiò le tempie con gli indici << piedi per terra e nessun volo pindarico. Nessuna falsa speranza >>
<< proprio così >> Marissa annuì aggiungendo poi << so benissimo che punti a qualcosa di ben diverso che alcune sedute di bondage ma, per adesso, la realtà è che farete solo sesso. Di relazione non ce n’è traccia.>> le lanciò un’occhiata preoccupata << pensi davvero di riuscire a trattenerlo dopo che gli hai detto che non ci saranno conseguenze dopo e ognuno per la sua strada? Sono preoccupata per te. Non voglio vederti poi per giorni e giorni in lacrime >>
<< tranquille ragazze sto giocandomi il tutto per tutto, lo so benissimo per cui, comunque vada potrò dire ci ho provato! >>
 
                                           *.*.*.*
 
Law era in ritardo.
Si sentiva abbastanza idiota.
Era entrata come al solito, come quando doveva portare fuori Brutus ed adesso era lì a guardare l’orologio della cucina scandire i minuti che procedevano lenti.
Era in ritardo di ben quindici minuti.
Forse non sarebbe dovuta entrare.
Forse avrebbe dovuto attenderlo fuori della porta.
In fondo era un incontro formale quindi magari avrebbe dovuto mantenere le distanze e non fare la sfacciata ed entrare.
Ormai era tardi però, sentì la chiave girare nella toppa ed i passi di Law echeggiarono sul pavimento fino ad arrivare fino a lei.
Si passò le mani sudate sui fianchi mordendosi il labbro.
Si sentiva piuttosto accaldata.
Pensò che l’abito, forse, era un po’ troppo accollato.
<< ciao >> gli disse leggermente a disagio
<< ciao >>
Tutto qui ?  non aveva nient’altro da dirle?
Rimasero in silenzio, un silenzio carico di tensione che lei cercò di interrompere facendo la disinvolta << va..va bene l’abito che ho indossato? >>
<< si >> le rispose lui volatndosi ed avvicinandosi all’acquaio.
Doveva bere un bicchiere d’acqua perché aveva la gola completamente asciutta.
Sarah si appoggiò all’anta dell’armadio, aveva le gambe leggermente cedevoli.
Non lo sentì muoversi ma all’improvviso le mani di lui le si posarono ai lati delle spalle intrappolandola.
Sentì le pupille dilatarsi ed il respiro diventare più affannato.
L’aveva colta di sorpresa, intrappolandola in un abbraccio, e l’ultima cosa che voleva era liberarsi.
Aprì la bocca cercando di dire qualcosa di intelligente e adatto al momento ma Law le scostò delicatamente i capelli dal collo e le premette le labbra nel punto sensibile dietro l’orecchio.
Un tocco che la fece annaspare mentre una cascata di dolci emozioni le correvano per tutto il corpo.
Le mordicchiò il lobo dell’orecchio.
<< andiamo in salotto >>
Sbattè gli occhi.
Aveva sentito bene? << in salotto ? >> esclamò, si era aspettata piuttosto un andiamo in camera
<< Sarah….>>
Adorava quando pronunciava il suo nome con quella voce intensa
<< si ? >> si ritrovò a miagolare lei
<< una buona schiava non domanda mai spiegazioni al suo padrone. Che è quello che sarò per te stasera. La cosa ti crea qualche problema ? >> le chiese avvicinandola a sé.
Erano così vicini che gli bastò chinare la fronte per trovare quella di lei << devo saperlo adesso prima di cominciare >> mormorò prendendole il viso tra le mani.
Certo che le creava dei problemi, l’ultima cosa che voleva era  avere un padrone  
Invece si ritrovò a mormorare  << nessun problema >>
<< allora andiamo in salotto >> ripeté lui
Sarah si morse il labbro, in quel gesto che tanto attirava Law, ed esitò, poi intrecciò la mano nella sua e si lasciò guidare .
La stanza era buia.
La luce che c’era proveniva dalla cucina.
Lo guardò interrogativa << e adesso ? >>
Lui sembrava non avere fretta anche se il suo respiro era leggermente affrettato.
Quindi non gli era del tutto indifferente.
 
 
 

 
Salve a tutte ragazze.
Lo so che il capitolo è corto ma le ragioni sono 2:
la prima è che sono stata malissimo per cui non sono riuscita a fare niente
la seconda è che questo file mi sta dando dei problemi quindi prima di perdere tutto…l’ho pubblicato
un bacione a tutte voi e grazie per la fiducia ed apprezzamento
 
la prossima volta mi farò perdonare!
Bacioni
costanza

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Capitolo 50
*** CAPITOLO 49 - S & L ....LE JEUX SON FAIT ***


Lui sembrava non avere fretta anche se il suo respiro era leggermente affrettato.
Quindi non gli era del tutto indifferente.
 

CAPITOLO 49
 

 
All’apparenza dimostrava una calma esagerata.
Eppure le pareva che i suoi occhi verdi mandassero scintille roventi, ed il petto gli si alzava ed abbassava con più frequenza.
Era teso, ma cercava di non sembrarlo.
Lei poteva accorgersene dalla mascella contratta e dal modo in cui le sue spalle si erano irrigidite, evidenziando i muscoli sotto la maglia.
Evidentemente però aveva molto più controllo di quello che si aspettava.
E sicuramente più di lei.
In quel momento la pervadeva una sensazione sconosciuta ,un misto di gioia, paura, ansiosa attesa, che mai aveva provato nella vita.
 
All’improvviso le prese il volto e la baciò, e  tutto svanì e non esisté più niente per lei. Il mondo era scomparso, c'erano soltanto loro due.
Fu un bacio lento ma infuocato.
Era la prima volta che la baciava per quello che era : Sarah  e nient’altro.Un'esperienza unica che, in quel momento, le sembrava irripetibile.


Aveva aspettato così tanto quel momento  che le venne quasi da piangere.
La pelle iniziò a formicolarle da tutte le parti, anche quelle più lontane dalle labbra, mentre una gioia immensa le si allargava in petto.
Non importava come ci erano arrivati.
Ma Law la stava baciando veramente.
Sentì le ginocchia farsi di gelatina e dovette ricorrere a tutta la sua forza per non abbandonarsi contro di lui.
Rispose al bacio con tutta la passione che aveva accumulato per mesi e mesi, anche se Law sembrava  volerla assaporare lentamente.
Labbra contro labbra che si muovevano in perfetta sincronia.
Poi alla fine sentì  la sua lingua calda  e umida toccandogli l’interno fino ad incontrare la sua, dando inizio così ad una danza primordiale che quasi la fece impazzire.
Un tremito la scosse da capo a piedi mentre un languore ed un fuoco rovente le si raccoglieva nel basso ventre.
Ecco,  pensò, adesso siamo solo io e lui eil calore, la passione, il piacere crescente che esplode all'improvviso e all'unisono.
E infine soltanto  loro.
I loro corpi uniti e soddisfatti.
Sorprendente.

 Bellissimo.


Tutto di lei era perfetto, scoprì Law, infilando la mano nel taglio laterale dell’abito e muovendola per accarezzare la pelle vellutata della sua schiena, e poi più su, fino alla morbida rotondità dei seni, con i capezzoli inturgiditi per l'eccitazione.
Lei ansimava, bocca contro la sua bocca, mentre lui continuava ad accarezzarle il seno. Dalle sue labbra socchiuse usciva una serie di mugolii sommesi  che, alle orecchie di Law erano il suono più erotico che avesse mai sentito.
Le  rovesciò la testa e posò le labbra sul collo dalla pelle chiara. Sì, aveva un sapore meraviglioso, e il suo corpo era caldo e invitante.
Femminile oltre ogni dire.
E pronto per lui.
Così pronto che Law avrebbe voluto sdraiarsi sul tappeto  e fare l'amore con lei, fino ad affondare nel suo corpo per raggiungere con lei l'apice del piacere.
…. una pazzia…… tutto quel desiderio che sembrava non trovare pace…. …. anzi, che cresceva sempre più, e che rischiava di fargli perdere del tutto il controllo….
…...invece doveva rimanere con i nervi saldi ed imporsi una autodisciplina
Quando il bacio finalmente terminò, Sarah aveva un vago sguardo da drogata negli occhi, mentre lui sembrava avere dei problemi a lasciarla andare.
Poi però all’improvviso Law si tirò indietro.
 
Lei cercò di trattenerlo afferrandogli la maglia, ma lui le afferrò i polsi e delicatamente le fece staccare le mani dalla maglia che ancora stava stringendo.
 
Non era rimasto immune al bacio, come non lo era stata lei, la prova stava nel rigonfiamento che aveva nei pantaloni e che lei avrebbe voluto liberare.
 
Lui si allontanò un po’ per poi infilarsi la mano in tasca ed estrarre un pezzo di lucido tessuto nero.
<< vuoi bendarmi ? >> esclamò lei con apprensione  << non faceva parte dell’accordo >> continuò ritraendosi leggermente
<< c’è qualche differenza? >> le chiese tranquillo Law
<< pensavo che tu mi legassi, ma non quello >> indicò con l’indice il mucchietto di tessuto nero che teneva in mano
<< vedi che non sei pronta per il bondage? >> esclamò lui << non sempre il partner viene legato, a volte viene bendato. Può quindi muoversi ma non può vedere. Di conseguenza  non potrà essere preparato a quello che l’altro gli farà. Ecco perché lo schiavo deve avere assoluta fiducia nel suo dom. Comunque decidi pure con calma. Sei libera di scegliere. In ogni caso se rifiuti perfino una benda mi sembra chiaro che il bondage non fa per te. Ed è stata una buona cosa scoprirlo adesso qui, che scoprirlo in uno di quei club >>
<< non vale però. Sapevi che con l’idea della benda mi avresti spiazzato >>
<< Sarah. In questo gioco devi aspettarti di tutto >>
<< di la verità >> lo rimbeccò lei << non vedevi l’ora che avessi una reazione del genere vero? Così avresti potuto interrompere tutto >> lo guardava con gli occhi ridotti a due fessure << dammi la benda >> allungò la mano verso di lui
<< lascia perdere Sarah >>
<< ho detto. Dammi. la. benda. >> ripeté continuando a tenere la mano aperta davanti a sé. Forse lui poteva lasciar perdere. Ma non lei.
Voleva a tutti i costi che lui continuasse in quel gioco.
Si sarebbe consegnata legata mani  e piedi perché sapeva che non le avrebbe mai fatto del male…quindi, perché non accettare la benda? Doveva smettere di pensare e lasciare che le cose prendessero il loro normale corso.
Non poteva rischiare di rimanere con niente in mano.
Gli infilò la mano in tasca e gli sottrasse la benda. Lui la fermò stringendola per il polso.
<< avanti, dammela >> insistette lei << voglio provare >>
<< un minuto fa eri contraria >> le ricordò lui scettico
<< perché mi avevi colto di sorpresa, ma poi mi sono ricordata che mi fido ciecamente di te e che non potrai farmi male >>
Law strinse le labbra poi finalmente le lasciò andare il polso e le permise di prendere quella stoffa morbida.
Era una specie di cappuccio che lasciava scoperta solo la bocca e gli occhi sui quali avrebbe dovuto mettersi la benda.
Lui si allontanò da lei, risucchiato nella penombra.
Con orrore vide che, a parte la benda, era la stessa maschera che lui aveva usato con Lady Godiva.
Un terrore gelido la pervase mentre si ritrovò a pregare di riuscire ad infilarsi cappuccio e benda nel più breve tempo possibile stando a testa bassa.
Se la sistemò sugli occhi e cercò di legarsi la benda da sola ma le mani con il loro tremito tradirono il suo nervosismo che fino a quel momento aveva cercato di celare nella voce.
Accidenti copriva veramente tutto, pensava che potesse passare un po’ di luce in modo da poter vedere le sue mosse, invece niente.
C’era però qualcosa di molto erotico nel fatto che sapesse che lui poteva vederla senza che lei potesse fare altrettanto.
Si sentì percorrere da una nuova eccitazione mista a paura.
Non si sarebbe tirata indietro.
Credeva veramente in Law .
<< lascia, faccio io >> sentì le mani di Law sulle spalle, poi la voltò e riprese i due lembi della benda, che lei si teneva saldamente sugli occhi, in modo da mostrargli solo la bocca, e li legò
<< non stringere troppo forte >>
<< devo stringere altrimenti mi vedrai >> replicò lui tirando i due lembi con un a mossa secca
<< sei arrabbiato? >>
<< non sono arrabbiato >> precisò con una nota di incertezza
All’improvviso Sarah pensò di essersi tradita. Forse qualcosa nel tono della sua voce doveva aver risvegliato un’ ombra di dubbio perché lo sentiva immobile accanto a lei intento ad osservarla.
 
Da sopra il cappuccio  le baciò i capelli.
E lei si scoprì ad emettere con un sibilo il fiato che inconsapevolmente stava trattenendo.
Poi la voltò verso di sé e le baciò le tempie, le guance, fino ad arrivare alla bocca per poi calare verso il collo, mentre con mano esperta le faceva scendere la cerniera dell’abito fino alla vita.
Le abbassò l’abito fino ai gomiti impedendole qualsiasi movimento con le braccia, poi si allontanò di nuovo.
 
Se ne stava immobile e incerta.
Indifesa costretta in quella immobilità.
 Era strano sapere che lui era nella stanza, ma non sapere dove fosse o cosa stesse facendo.
Chissà dov’era in quel momento? Forse davanti a lei?
Sentì uno spostamento d'aria.
Si era spostato a sinistra ?
No, a destra
 
Sentì le sue mani che facevano scivolarle piano l’abito lungo le braccia finchè non sentì il fruscio della stoffa che si accumulava ai suoi piedi.
Poi il silenzio.
Sperò che Law fosse caduto in ginocchio ad ammirarla, adorarla, ringraziando il cielo per quel magnifico regalo.
Ma il silenzio continuò
<< Law ? >> chiamò con voce bassa che a fatica le usciva dalla gola
Se ne era andato?
Non lo sentiva respirare
Ma in compenso sentiva il proprio cuore rimbombarle nelle orecchie così forte da annullare qualsiasi impercettibile rumore intorno.
Come un cieco che brancola nel buio allungò le mani e toccò il torace forte e muscoloso di  Law.
Oh. Mio. Dio. Si era tolto la maglietta. Forse era tutto nudo davanti a lei?
Ricordò il suo corpo e lo immaginò di nuovo illuminato dalla luce delicata delle applique a muro.
Per un attimo vacillò imprecando dentro di sé per avere quel cappuccio che non le permetteva di vederlo.
<< credevo ti saresti tolta la benda >>
<< no.  >> continuò a toccare i muscoli scolpiti
<< ma stavi per farlo >>
<< no. Perché non mi avevi dato il permesso >> gli rispose continuando ad affondare le mani sul suo petto così caldo
<< non ti ho dato neanche il permesso di toccarmi però >>
<< oh. scusa >> riluttante scostò le mani dal suo torace e affranta allungò le braccia lungo il corpo per poi  rimanere immobile.
 
Ci fu di nuovo un momento di silenzio poi la mano forte di Law le toccò la clavicola, infilandosi sotto la spallina del reggiseno
<< il bondage è impegnativo.  Pochi uomini hanno le qualità per essere dei bravi
Dom. Pochi posseggono il temperamento giusto >>
Le abbassò le spalline del reggiseno per abbassarle lungo il braccio. Quando le coppa si staccarono dalla carne emise un sospiro roco. Sentiva l’aria fresca solleticarle la pelle mentre i capezzoli le si irrigidivano, ma non era troppo sicura che fosse per il freddo.
<< Il dom deve avere una pazienza infinita ma deve avere un tocco forte e delicato allo stesso tempo. Deve essere in sintonia con il  suo sub. E sai perché ? >> le percorse il profilo del reggiseno parte sulla stoffa e parte sulla pelle. Una vampata di calore le avvolse il cuore che bruciò come delle dita congelate che riprendessero vita. Cercò di contenere l’affanno
<< perché  ? >> gemette.
<< perché gli schiavi sono creature molto sensibili ed eccitabili. Sono sensibilissimi  e se sei un buon dom riuscirai a legarli a te per sempre.  >> sentì le mani di lui raggiungere la clip del reggiseno. Mosse abilmente le dita ed il gancetto si aprì .
Lei trattenne il respiro
<< sai come si doma uno schiavo ? >> le sussurrò nell’orecchio mentre le faceva scivolare il reggiseno lungo le braccia per poi lanciarlo a terra.
<< prima si benda per privarlo della vista. >> le strinse i seni con entrambe le mani passando il pollice sui capezzoli turgidi
Emise un sospiro affannoso, quasi un gemito, poi si maledisse per esserselo lasciato sfuggire, sapendo che lui avrebbe compreso il suo rantolo traditore. Sentì che sorrideva
<< poi gli metti dei campanelli alle caviglie 
 un flash gli forò la mente , Lady Godiva e le sue cavigliere tintinnanti
per essere al corrente di ogni suo  movimento >> sussurrò con voce roca e affondò di nuovo la mano nei suoi seni iniziando a disegnare dei lenti cerchi concentrici attorno ai capezzoli,  che le arrivarono dritto all’addome come dardi infuocati
<< Poi  un guinzaglio per legarla alla mia sedia o al mio letto, finché non avrò più bisogno di tenerla legata….. >> una pausa
Un sospiro
<<…. Perché a quel punto sarà lei stessa che sarà legata con tutto il suo essere >>
Sentì il calore del suo fiato su un capezzolo mentre la bocca lo fagocitava tutto prendendo a succhiarlo. Lei si inarcò contro di lui consapevole di stare arrivando alla pazzia. Alzò la testa lasciandole il capezzolo luccicante per la saliva, e le avvicinò la bocca all’orecchio << È questa la parte migliore, il processo lungo e lento di legarla a me. Solo la mia voce, il mio volto, il mio corpo riconoscerà  >> le percorse con la lingua il lobo dell’orecchio ed il collo fino al solco tra i seni.
Un fuoco.
Un fuoco le era divampato in basso ed una smania inconsapevole la faceva dimenare e mugolare sotto i suoi tocchi.
All’improvviso lui le mise le mani dietro la testa, cercando i lembi della maschera
<< adesso avrai il permesso di vedermi >> le mormorò sulle labbra
Di vederla?
Con quella maschera?
Non poteva essere vero
Non poteva accadere davvero
 
Un rivolo di sudore gli correva lungo la schiena ma si costrinse a sorridere.
Ma non avrebbe potuto riconoscerla
Era passato troppo tempo
Lui non ci  pensava più
Il terrore la stava attanagliando facendo scomparire in un attimo la sua frenesia amorosa. Iniziò a tremare leggermente
La benda le scivolò via e Law si ritrovò a guardare due occhi azzurri con impresso un terrore folle nelle pupille dilatate ed i denti che iniziavano a mordicchiare il labbro
 
Sbatté le  palpebre leggermente.
Impossibile.
La guardò di nuovo, come se non l’avesse mai vista.
Sara aveva un’aria inorridita e le sue labbra formarono in silenzio la parola no
La stessa parola che invase la mente di Law.
Non poteva essere vero
Ancora non si rendeva conto di cosa stesse accadendo. Sapeva solo che l’espressione sul volto di Sarah preannunciava l’orribile scoperta.
Non è possibile pensò non può essere vero
Quindi tutte le sue sensazioni di aver visto in lei qualcosa di familiare non era solo patetica immaginazione. La statura, avevano la stessa altezza, il tic di mordersi il labbro, la bocca carnosa, i piccoli dentini bianchi….
Era lei
Era sempre stata lei.
Con parole che gli morivano in gola le disse << cazzo!, non puoi essere lei >>
 
Le sue labbra si aprirono e la sua gola si mosse, ma non le uscì alcun suono.
Cercò di scostare la mano che gli calò sul viso e che le strappò la maschera con un gesto secco.
I suoi occhi sconvolti incontrarono quelli confusi e rabbiosi di lui.
 
Sopraffatta da un senso di totale disperazione si aspettava che lui le rivolgesse una serie di insulti e parole caustiche. Invece continuava a guardarla senza parlare, impassibile, un’espressione indecifrabile dipinta sul volto e le braccia gli ricadevano inerti lungo i fianchi.
<<  vattene >>  le disse  con voce dura
Lei sentì la rabbia latente dietro la sua calma, e la sua battaglia per mantenere sotto controllo le sue emozioni.
<< cosa? .. no.. io.. >>
<< ho. detto. vattene >> scandì lui con voce metallica
<< Law …perché ? >> azzardò lei in un ultimo tentativo di difesa
<< e me lo chiedi anche ? >> la guardò con un misto di disgusto ed ira repressa
<< Sarah…..o dovrei chiamarti Lady Godiva? >> la afferrò per le  braccia tirandosela a sé. Adesso riconosceva tutto di lei. Metteva a fuoco tutti quei particolari che fino a quel momento gli erano sfuggiti, ma nello stesso tempo avevano qualcosa di familiare
<< perché hai architettato tutto questo piano assurdo ? >> il suo sguardo rimase fisso su di lei, mentre attendeva una risposta. Si sentì rivoltare lo stomaco
<< non importa. Non voglio neanche sentirlo >> la lasciò andare così bruscamente che lei barcollò.
Lo aveva manovrato come un burattino facendogli fare la figura del cretino.
 
Sarah si sentiva sospesa nel vuoto. Aveva sentito le parole di Law, ma aveva l'impressione di non trovarsi nella stessa stanza con lui. Nonostante il senso di estraniamento, non poté fare a meno di notare che lui era infuriato per essere stato imbrogliato.
 
<< chi è che lo sa? >> l’apostrofò con voce glaciale
<< solo ..le ragazze.. >> esalò lei
<< chissà come avrete riso tutte quante a causa di questo povero coglione che ci è cascato non una..ma due volte >> la guardò con uno sguardo che avrebbe fatto  abbassare la temperatura dell’inferno portandola sotto zero.
<< no.. non è vero..non abbiamo mai >> tentò di difendersi lei << lascia che ti spieghi…>> allungò la mano e gli toccò il braccio
<< non mi toccare >>
Guardò Sarah detestandola per il suo aspetto così seducente e candido nello stesso tempo.
Lei abbassò il braccio e lo guardò con espressione disperata
<< perché proprio io ? >> le chiese con voce secca
Sarah scosse la testa.
Non capiva.
Non capiva che non era stato né un trucco né un inganno, era solo innamorata pazza di lui << no, Law non è come credi >> gli si avvicinò sollevando la mano in un gesto implorante, ma lui istintivamente fece un passo indietro.
<< ho detto non mi toccare. Mi capisci quando parlo ? >>
Sarah capì che adesso Law voleva mantenere le distanze tra loro
<< non capisci .. >> mormorò affranta. Qualunque cosa gli avesse detto in quel momento lui l’ avrebbe considerata un’ulteriore beffa.
Avrebbe voluto gridargli ti amo ma forse in quel momento non aveva neanche il diritto di dirglielo.
Forse era troppo tardi.
Magari l’avrebbe disprezzata di più
Una meteora di agonia esplose dentro di lei.
 
<< lascia perdere Sarah. Ormai non mi freghi più. Quella è la porta. Sei pregata di andartene >>
<< no! Law! Ti prego, fammi spiegare.. l’ho fatto per te…non l’ho fatto apposta >>
Gli si aggrappò al braccio, non voleva andarsene, sapeva che uscendo da quella porte tutto il suo mondo sarebbe crollato come un castello di carte
<< ah no? E tutta quella messinscena era tutta improvvista? Avevi programmato tutto vero? Dio che cretino sono stato! Che idiota! Vi ho dato modo di mettere insieme uno degli aneddoti più divertenti della storia. Come mettere nel sacco un cretino prima abbindolandolo con… con…e non mi toccare..non…. mi …. toccare >> cantilenò
<< non ti ho abbindolato. Ero coinvolta anch’io no? Ero con te, sono stata con te, come lo sono ora. Non volevo travestirmi ma quel giorno..
<< F.U.O.R.I. riesci a capire quello che ti sto dicendo? F.U.O.R.I. sparisci dalla mia vista e dalla mia vita. Potrai continuare a portare fuori Brutus se ancora lo vuoi. Ma per quanto riguarda noi due finisce qui tutto. Non voglio vederti mai più. E  sei pregata di non presentarti nel ristorante o ti faccio sbattere fuori. Se hai bisogno di dirmi qualcosa a proposito di Brutus puoi scrivermelo. Adesso vado di sopra. Ti do dieci minuti di tempo per rivestirti  e sparire dalla  mia vita! Ed io che mi sono sentito in colpa per Nettie! Tu ti sei comportata molto peggio! Che cretino, che scemo >> e continuando con questa litania si diresse al piano di sopra.
Sarah, non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a scenderle copiose bagnandole le guance e cadendo sopra l’abito. Si rivestì a tempo di record poi rimase ferma davanti alla porta cercando di asciugare quei rivoli salati con la manica, per uscire con almeno il volto asciutto. Per gli occhi si sarebbe messa gli occhiali.
Certo a quell’ora di notte avrebbe dato nell’occhio, magari sarebbe riuscita a passare per l’eccentrica di turno.
Sarebbe dovuta tornare a casa a piedi.
Ben le stava!
Non aveva voglia di farsi venire a prendere da qualcuna delle ragazze.
Voleva poter piangere per tutto il tragitto, singhiozzando quanto le pareva, infischiandosene della gente che incrociava.
 Si sentì tormentata dalla tristezza e dai sensi di colpa chiedendosi come avesse fatto ad essere così egoista, così infantile, così….. stupida! Come pensava di riuscire a farla franca? Certo come diceva il proverbio? del senno di poi sono piene le tasche.
C’era anche quell’altro: Prima d'agire pensa, c’è sempre una scelta migliore ma quello non era un proverbio, quello glie lo diceva sempre sua madre.
Forse in quel caso non aveva pensato abbastanza. Era stata istintiva, forse troppo, non aveva valutato bene la portata di tutta quella storia e le conseguenze che avrebbe potuto avere.
Ma era così sicura che fosse impossibile per Law di scoprire che lei era Lady Godiva che non aveva neanche pensato ad una possibile giustificazione da dargli.
Ma poi, qual’era la giustificazione che avrebbe potuto dargli se non che lo amava così tanto da essere arrivata a fare quello che l’immaginabile non avrebbe mai potuto prevedere ?
Accidenti a lei!
Come le era venuta fuori la storia del bondage?
Non si immaginava la bendasse in quel modo, legata si, ma bendata no.
Che cretina che era stata!
 
                                                                          *.*
 
Chiuso in camera sentì il portone aprirsi e richiudersi.
Si ritrovò solo.
Si sentiva come se stesse camminando sott’acqua.
Rimase un po’ di tempo a provare a non pensare.
Ma la voce di Sarah gli riecheggiava nella mente
 no! Law! …Ti prego, fammi spiegare.. l’ho fatto per te…non l’ho fatto apposta ..
era un’attrice migliore di quanto avesse sospettato.
Gli era sempre sembrata sincera e lui si era permesso il lusso di crederle.
Gli occhi gli facevano male
<< cristo! >> mormorò sommerso da una ondata di rabbia verso se stesso
Emise un lamento roco.
 
Si ritrovò tra le mani il vaso di cristallo che stava sul tavolo.
Era sceso al piano di sotto e non se ne era neanche accorto.
Lo guardò scuro in volto come se non lo avesse mai visto, se lo rigirò tra le mani, poi lo scagliò contro la parete ed il tintinnio del cristallo che andava in frantumi fece esplodere tutta la sua rabbia.
Fece volare due cuscini della seduta del divano  poi si ritrovò a mandare in frantumi altri due vasi in ceramica stile dinastia ming.
Poi tornò in sé.
Sentì qualcosa morire dentro di lui: tutto il calore e le tenerezze che avrebbero potuto trasformare la sua vita.
Non avrebbe mai più permesso a nessuno di farlo soffrire.
Era una manipolatrice.
Era una bugiarda.
 
                                                                   *.*

Ritornando verso casa, rivisse più volte mentalmente la scena nella sua testa, ogni volta aggiungendo nuovi particolari : gli occhi verdi che scintillavano con freddezza, guardandola pieni di furia repressa, le labbre che si aprivano per la sorpresa e poi si stringevano fino a scomparire del tutto in una espressione di disprezzo  sentendosi a volte furiosa, a volte rancorosa. Quando raggiunse la porta di casa sua, sbattè la porta alle sue spalle con tutta la forza che riuscì a trovare.
<<  È tutto finito >> si disse ripetutamente, affondando in una poltrona e scuotendo la testa con stupore << E’ tutto finito >>
Non fu cosciente di quanto tempo passò esattamente in quella posizione prima che le altre la raggiungessero e le si distribuissero intorno come i parenti attorno ad un malato
Non ebbero il coraggio di chiederle niente perché già a vederla in quello stato si immaginavano che fosse accaduto qualcosa di grave.
<< dovevo essere pronta ad accettare le conseguenze di quello che avevo fatto. Ma non pensavo che fosse così disastroso.>>
<< ma cosa… ?.....>> sussurrò piano Beh . Sarah sollevò la testa mostrando il volto devastato dalle lacrime << lo sa >> mormorò in un soffio
Le altre si fissarono sconvolte incapaci di far uscire qualsiasi parola.
<<  ora non facciamone un dramma >> disse Marissa con la voce tremante di paura e costernazione
<< Non mi perdonerò mai di aver fatto del male a Law >> esalò lei
<< Sarah, se ti ricordi anche lui nei tuoi confronti ci è andato giù duro >>
Sarah era rimasta in silenzio, conscia del fatto che quello che la tormentava di più non era la sua sofferenza, ma il dolore, la mortificazione che aveva causato a Law.
Il ricordo del suo viso devastato dall’ira e dalle delusione riaccendeva  il suo rimorso ogni volta che ci pensava.
Se avesse potuto tornare indietro avrebbe agito in modo diverso.
Magari avrebbe lasciato perdere l’occasione in quella giornata piovosa e non sarebbe diventata Lady Godiva.
O magari sarebbe stata forte abbastanza da confidarsi con lui e rivelargli il segreto.
Forse l’avrebbe ascoltata e poi perdonata, una volta sentite le sue ragioni.
Avrebbe voluto consolarlo, ma era un pensiero ridicolo visto che era lei la causa della sua furia.
Avrebbe voluto tanto rivederlo per assicurarsi che stesse bene, ma capiva che quella non era la mossa giusta.
Già una volta l’aveva consolato per quello che aveva passato sempre per causa sua
Consolarlo di nuovo non sarebbe stato possibile.
Doveva lasciarlo stare
Ma purtroppo questo stava diventando sempre più difficile
Si riscosse dai suoi pensieri e si prese la testa tra le mani << se potessi tornare indietro! >> singhiozzò affondando la testa nel cuscino del divano.
Le altre erano intorno a lei e non sapevano come fare ad alleviarle il dolore se non con qualche carezza sulla schiena o sulla testa.
Le cose si erano messe molto male e neanche loro sapevano come poter rimediare a quella situazione così complicata che si era creata
<< lascia passare un po’ di tempo >> Costance le passò la mano sui capelli << vedrai che poi si calmerà. Riuscirà a vedere le cose in modo più distaccato ed allora potrà ascoltarti .. e tutto tornerà come prima >> sicuramente gli sarebbe passata, ma quanto avrebbe impiegato Law per attenuare la portata degli avvenimenti? Non lo sapeva neanche lei. Cercò di non lasciar trapelare dal tono di voce tutta la sua insicurezza
<< vedrai. Ti chiamerà lui e chiarirete tutto. Devi solo avere pazienza >>
Pazienza!
Era una vita che era paziente
E avrebbe dovuto averne ancora… e solo per colpa sua.
 
                                                              *.*.*.*
 
<< Sarah era…Lady Godiva? >> ripetè Zach mentre tutti fissavano Law con gli occhi fuori delle orbite e il rischio slogamento della mascella, tanto la loro bocca era rimasta aperta
<< che mi venga un colpo! >> esclamò Jared
<< e dici che le ragazze lo sapevano ? >> mormorò Darius
Law rispose con un movimento affermativo della testa senza aggiungere nient’ altro<< sono state brave a mantenere il segreto >> sfiatò Darius grattandosi la testa
<< mi domando…. >>  continuò pensieroso Law, poi prese la bottiglia di birra e se ne versò una generosa dose nel bicchiere bevendola a lunghi sorsi
<< allora ? >> chiese Zach
Alzò la testa e sgranò gli occhi sorpreso scoccandogli poi  un’occhiata condiscendente mentre si puliva la bocca con la manica << che vuoi ? >>
lo guardarono, mentre le bocche assumevano la forma di una "o".
Tuttavia Zach si riprese in fretta, e lo fissò con sguardo truce
<< stai perdendo i colpi ? il criceto si è fermato e non gira più contento, dentro la sua ruotina ? >> fece roteare l’indice vicino alla tempia << Hai appena iniziato un discorso e non lo hai finito. E questo non sarebbe una cosa così imprevedibile, può accadere. Ma tu hai fatto un’affermazione precisa a proposito del mantenere un segreto >> attese la risposta incrociando le braccia al petto
<< ah, quello. Mi domandavo quanti altri segreti abbiano che noi non sappiamo >>
Li guardò con sguardo cattivo.
Una sensazione di disagio si impadronì di Zach.
Fanculo a lui
Stava disperatamente cercando di uscire fuori dal tunnel della gelosia ossessiva ed adesso, con quella frase ce lo stava facendo cadere dentro di nuovo.
<< non credo che abbiamo altri segreti >> intervenne subito Darius << ed in fondo cosa è accaduto mai ! non vedo perché tu debba far di tutto una tragedia >>
<< una tragedia? Una tragedia ? quella mentitrice incallita mi ha preso per il culo non una >> gli alzò l’indice sventolandoglielo sotto il naso << ma due volte >> berciò alzando anche il medio << è una grandissima stronza! E mi meraviglio che le altre le abbiano tenuto mano >>era tanto infuriato che il suo viso era diventato paonazzo
<<. Mi disturba tanto che sto riconsiderando l’ idea di depennare dalle conoscenze tutte quante in blocco >> Pronunciò ogni parola come de fossero scudisciate. Spruzzi di saliva gli caddero sul mento
<< ma scusa secondo te cosa avrebbero dovuto fare ? venire da te e spiattellarti
tutto? >> Darius fece una vocetta in falsetto << Oh, ciao Law sai che Sarah si esibisce come Lady Godiva al RedDoor? >>
<< oh, sai Law…. quella lady Godiva che stai cercando per mare e per terra… ce l’hai sempre avuta sotto il naso ….e non te ne sei mai accorto? >>
<<  Oh, davvero? >> gli rispose e la curva di malumore sulle sue labbra fu più pronunciata
<< ma come si è giustificata? >> la domanda di Jared lo spiazzò lasciandolo attonito
Rimasero tutti quanti in attesa mentre Law rimaneva in silenzio.
Il silenzio si protrasse per alcuni minuti << non mi ha dato una spiegazione >> replicò asciutto
<< non te l’ha data perché non sapeva cosa dire o forse tu non glie l’hai chiesta? >> ribadì Darius
<< voleva darmela ma io mi sono  rifiutato di ascoltarla >> esclamò orgoglioso del suo comportamento
 
<< bravo testa di cazzo che sei! >> Darius gli rifilò una pacca sulla spalla così forte che, cogliendolo di sorpresa gli fece perdere l’equilibrio tanto da cadere quasi dalla sedia.
<< Sei così presuntuoso da credere di essere il migliore,>> adesso Darius era in piedi  e sembrava molto vicino a sferrare la sua arringa finale . Spalancò le braccia << l'unico essere pensante nell'universo.
Talmente presuntuoso da pensare di essere sempre e comunque nel giusto. Così presuntuoso che pensi di essere felice >> gli mise un braccio attorno alle spalle stringendolo forte, mentre Law cercava di divincolarsi da quella stretta, mentre Darius continuava imperterrito << senti parliamoci chiaro, tu non ti meritavi e non ti meriti una come lei, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma se lei trova in te qualcosa che ti fa essere degno del suo affetto, e che non oso chiamare amore, Per Dio ! Non metterti a discutere del regalo che il destino ti ha fatto e fai di tutto per tenertelo stretto. Ora vai da lei e le chiedi di spiegarti come è nato tutto questo casino e poi ci pensi su…poi ci ripensi…poi ci ripensi e poi la perdoni e vi fate questa benedetta scopata che state rincorrendo da mesi >> Darius spesso era molto diretto.  Era un grande oratore ma nello stesso tempo aveva il dono di andare al cuore del problema con poche e scelte parole.
 
Il viso di Law sembrava intagliato nel marmo quando restituì lo sguardo a Darius
 << scusate, signori. All’improvviso l’aria, qui, è diventata pesante >> disse abbandonando il tavolo con uno sguardo di avversione, mentre Darius spalancava gli occhi sorpreso.
Scossero la testa tutti quanti in segno di disapprovazione.
<< non è questo il modo di affrontare le situazioni >> mormorò Jared
<< prima o poi se ne renderà conto, scenderà dal piedistallo e ammetterà di aver esagerato >> lo rassicurò Darius
<< glie lo auguro >> continuò Jared guardando la porta con tristezza.
 
  
                                                              *.*.*.*
 
 Riusciva a riempire le ore del giorno con il lavoro e un po’ di vita sociale facendo sì che il pensiero di Sarah gli affiorasse di rado nella mente.
Ma la notte il suo sonno era tormentato dai sogni su di lei.
Quella beffa gli bruciava ancora .
Si agitava e si rigirava nel letto fino a ritrovarsi con le lenzuola attorcigliate intorno alle gambe.
E la mattina si svegliava esausto ed irritato.
Detestando se stesso e chiunque avesse la sfortuna di capitargli davanti.
 
<< Allora qual è il problema ? >>
<< Il problema? >> Law  guardò incredulo Patrick. << Il problema è che Sarah mi ha
mentito! Il problema è che non posso più credere a quello che mi dice! Io pensavo
che fosse una certa persona... e adesso scopro che è un’altra. >>
Patrick lo guardò in silenzio.
<< Si tratta solo di questo? >> domandò finalmente
<< Non è abbastanza? >>
<< È ovvio che non è abbastanza! >> rispose Patrick furioso. << Non ci va neppure vicino a essere abbastanza! Io pensavo che fosse successo qualcosa di veramente brutto tra voi due. Mi sorprende che tu reagisca in questo modo >>
<< E come ti aspettavi che reagissi? Noi avevamo un rapporto costruito sulla fiducia e adesso non posso più fidarmi di lei. >> Law chiuse gli occhi.
<< ho chiuso con lei >>
<< Perché è così importante che ti abbia mentito? le hai almeno permesso di dire la verità? >> Esplose  Patrick << no vero? Ma tu chi cazzo ti credi di essere? ..Madre Teresa di Calcutta ? >> lo guardò con sguardo incazzato
evvai
altra paternale
ma non gli sembrava di essere così presuntuoso
era lui la parte offesa per la miseria !

 
<< non credo che Sarah lo abbia fatto apposta >> proseuì Patrick con tono più calmo strappandolo dai suoi pensieri << è giovane, è stata forse solo l’irresponsabilità di una  ragazzina >>
Law gli fece cenno di tacere << basta parlare di lei. Non c’entra nulla con le cose che abbiamo da discutere >>
<< come puoi dire così quando è evidente che non ti sei ancora ripreso? Forse se tu le permettessi di spiegarsi potresti anche perdonare Sarah >>
<< pronuncia quel nome un’altra volta >> disse Law a voce bassa << e la nostra collaborazione è finita >>
Patrick replicò con tono glaciale << il tuo tono non mi piace >>
<< mi perdoni Mr. Le Grand Chef >> rispose Law con esagerata e ironica cortesia sostenendo con la stessa freddezza il suo sguardo
<< hai pensato come deve sentirsi lei adesso ? >>
<< non me ne importa un cazzo >>
<< certo che te ne importa >> Patrick sbatté entrambe le mani sul tavolo in acciaio << non riesci a lavorare come si deve, tratti il personale come pezze da piedi tanto che stiamo rischiando un ammutinamento. Hai perso peso, il che significa che non mangi e sembri uscito da una sbronza >>
<< non sta andando a rotoli un bel niente . Ad ognuno di noi capitano le mattinate storte. I ragazzi si abiteranno all’idea che io non sia più lì a coccolarli. Se ho perso peso è perché ho intensificato gli allenamenti di box e …
<< sai cosa mi ricordi? Quando stavi così per Lady Godiva >> lo ghiacciò Patrick
<< HA! >> berciò con voce irata poi gli fece tentennare l’indice davanti al naso
<< lascia che ti chiarisca una cosa, non mi ha mai interessato Sarah o Lady Godiva o come vuoi chiamarla. La desideravo certo, ed avrei potuto anche averla, e magari ci saremmo divertiti entrambi. Ma le cose sono andate in altro modo. Punto. Fine della storia >>
Patrick lo guardò serio con aria critica << non me ne importa se mi racconti bugie, non sei obbligato a dirmi la verità. Ma almeno sii onesto con te stesso >>
 
 
 
 bè... insomma.. la frittata è fatta...
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, l’ho scritto e riscritto diverse volte perché non veniva come dicevo io……mi sono incartata diverse volte su come doveva scoprirlo Law, poi mi è venuta questa soluzione… e non so se per voi è credibile….mah!
Un grazie a tutte quelle che mi hanno inserito tra le seguite, preferite, da ricordare
Un grazie a chi commenta, vi rispondo appena avrò pubblicato.
Un bacione a tutte voi che avete ancora la pazienza di leggere!
Smack!
costanza

 
al prossimo chappy ;)
 

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 51
*** CAPITOLO 50 - E SE...? (COSTY E ZACH) ***


CAPITOLO 50
 

 
 
 
Bene.
Era tutto pronto.
Pronto per accoglierlo.
Aveva preso la palla al balzo della casa libera per entrare nell’appartamento dei ragazzi.
Era certo che Darius fosse con Beth e Sarah, quest’ ultima aveva bisogno di un grande sostegno morale soprattutto perché era caduta in uno stato catatonico che non era da lei, non l’avevano mai vista apatica, in genere reagiva alle avversità con maggiore determinazione ed impegno. Ma questa volta il colpo era stato veramente pesante. La razione di Law, per quanto fosse una delle possibili soluzioni preventivate, era arrivata in modo così repentino ed inaspettato che aveva azzerato tutte le sua capacità di reazione agli eventi negativi.
<< è stata solo una serie sfortunata di eventi >>avevano cercato di consolarla,
<< vedrai che le cose non potranno che andare meglio da adesso in poi.>>
Ma lei non ne era così sicura.
Non era ancora riuscita a pensare a come trovare il modo per poterlo riavvicinare, al momento impresa impossibile come far atterrare lo Space Shuttle con  relativo equipaggio umano su Marte, e farsi ascoltare - avrebbe avuto più successo in un concorso in cinese mandarino.
Jared era con Marissa, la quale le aveva prestato gentilmente la sua chiave, non senza qualche risatina maliziosa
<< hai qualche sorpresa per lui trattadal tuo manuale? >> cinguettò ridacchiando
 
Ridi ridi, pensò Costance.
 
Voleva che Zach fosse pazzo di lei e quindi cercava tutti i modi per incatenarlo a sé.
Non che le avesse dimostrato di non volerla, o di non amarla, anzi, ma lei voleva la certezza assoluta e soprattutto le piaceva stupirlo.
 
Si passò la spazzola tra i suoi capelli sciolti ancora una volta, poi lisciò la seta
trasparente sui suoi fianchi  voltandosi verso lo specchio.
Poi dette un’occhiata alla stanza, luci soffuse , una bottiglia di vino frizzante vicino al letto e due bicchieri,..perfetto
Mancava soltanto lui.
Rimase in ascolto per capire il momento in cui lui sarebbe arrivato a casa, aveva intenzione di fare un po’ di rumore in modo da costringerlo ad andare al piano di sopra dove, sorpresa,  l’avrebbe trovata.
 
Si riscosse di soprassalto, si era addormentata?
O madonnina santa, ma cosa le era preso di dare un assaggio a quel vinello frizzantino? O forse gli assaggi nell’attesa erano stati due ?
 
Era rientrato?
 non udendo alcun suono scese dal letto e si avviò alla porta che aprì appena.
Per essere certa di non mettersi in imbarazzo se si fosse sbagliata, e al posto di Zach fosse rientrato per errore qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì, sbirciò attraverso la porta socchiusa.
E trattenne il fiato.
Zach era la piano di sotto e  indossava solamente i pantaloni e si stava togliendo la maglia che, per errore, stava trascinando con sé anche la T shirt. Adesso era a torso nudo.
Le dava le spalle e lei vide le curve dei suoi muscoli delineati mentre si chinava per posare il maglione.
Il tempismo era perfetto.
Si stava spogliando e lei lo voleva nudo.
Costance rientrò nella stanza , prese la borsa e, allungando in alto il braccio la fece cadere sul pavimento, poi con un balzo si sistemò al centro del letto.
 
Un tonfo.
Aveva sentito bene.
Un tonfo che proveniva dall’interno della sua camera.
C’era qualcuno di sopra.
E anche un po’ maldestro a dire la verità.
Lui era stato così silenzioso che l’ospite al piano di sopra non si era neanche accorto che almeno uno dei tre inquilini era rientrato.
 
Con gesti lenti sfilò dalla tasca del giubbotto la pistola, non c’era tempo di rimettersi il maglione, ed impugnandola con entrambe le mani iniziò a salire i gradini silenzioso come un gatto, tutti e cinque i sensi in allerta.
Non una goccia di sudore gli permeava la pelle.
Freddo
Lucido
Determinato
Una macchina da guerra in quel momento mentre un passo dopo l’altro si avvicinava alla porta del piano superiore
Uno scalino alla volta, bilanciando il peso dall’una all’altra gamba.
Non un filo di sudore gli imperlava la fronte o gli scorreva lungo la schiena.
Freddo come l’acciaio
Il cervello concentrato solo sull’obiettivo
Non a caso era uno degli istruttori più qualificati .
E mano a mano che si avvicinava scrutava con occhio vigile l’ambiente cercando di registrare anche il più piccolo movimento, dal volo di una mosca al frullo di un paio di ali di farfalla, mentre le orecchie cercavano il più piccolo rumore, fruscio o respiro.
Niente
Non sentiva niente poi..
eccolo..
un fruscio strano
come se si fosse mosso sul letto
cosa stava cercando?
 
Ma dove era finito?
A quest’ora doveva essere già volato in camera per vedere cosa stava accadendo!
E allora perché non arrivava?
Forse non aveva sentito, forse il tonfo di sotto non era arrivato in modo chiaro, ma attutito e quindi non ci aveva fatto caso.
Forse doveva riprovare.
Si allungò carponi verso il lato opposto del letto per afferrare di nuovo la borsa quando la porta si spalancò di colpo andando a sbattere rumorosamente alla parete ed una voce dura come l’acciaio urlò
<< fermo dove sei ! polizia! Alza le mani o sparo! >>
Costance riuscì a fare nello stesso istante un carpiato all’indietro ed un urlo che fece tremare i vetri.
<< Merde Sèche >> imprecò Zach << Costance! >> le urlò abbassando la pistola
 
Sdraiata sui cuscini con la mano al petto lei ansimava ripetendo oh mio dio oh mio dio che paura
Zach con la pistola rivolta al pavimento si stava puntellando allo stipite della porta perché aveva le gambe che gli tremavano pericolosamente al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere.
Il viso era cadaverico.
<< mi dici cosa stai facendo? >> riuscì a far uscire un suono stridente dalla gola rimasta paralizzata
Lei allargò impotente le braccia << ti stavo aspettando >>
 
 Zach la guardò e le sue sopracciglia scattarono all’insù quando si rese conto di cosa indossava.
Rimase immobile.
Doveva far cessare il tremito prima staccarsi dal suo appoggio.
Costance sorrise, sperando che il proprio nervosismo non fosse evidente.
<< Posso chiederti come ti è venuta l’idea di provocare quel rumore per farmi salire di sopra? >>
<< posso suggerirti di venire qui sopra? >>
Per un attimo lui sembrò senza parole, poi lanciò un’altra occhiata al corpo coperto solo da quella nuvola di tessuto e completamente esposto. Si staccò lentamente, provando le gambe se erano ben salde, anche se una sensazione angosciante gli stava attanagliando ancora lo stomaco.
Quella sciagurata!
Non si era minimamente resa conto di come la situazione fosse stata pericolosa! Si staccò dallo stipite e prese ad avanzare verso di lei
<< ma se invece di essere io era qualcuno degli altri? >>
<< Sono rimasta in ascolto.>> Indicò la porta << ed ho sbirciato ed ho visto che eri tu. Tutto sotto controllo mon captain >>
<< davvero ? >> le chiese con la voce leggermente roca
<< ti stavo aspettando >> Con un piccolo cenno della mano, Costance si indicò la sua corta sottoveste di seta << per festeggiare.. >>
Lui coprì la distanza tra loro con tre lunghe falcate
<< Sarà un vero piacere compiacervi o mia signora. Devo spogliarmi ? >>
Posò la pistola sul cassettone appoggiandola piano poi iniziò a togliersi i pantaloni senza smettere di fissare quei due occhi che in quel momento scintillavano come stelle. Le si sdraiò accanto mentre lei fissava la pistola che giaceva sul cassettone come un oggetto innocuo.
 
Lei si appoggiò sui gomiti, mentre una piccola ruga di preoccupazione si insinuava tra le sue sopracciglia.
<< perché avevi la pistola ? >> La sua voce si spense per il sospetto <<..... che sta accadendo ?..... sei in pericolo ?..... >>
Lui rimase silenzioso a fissarla mentre si arrotolava attorno al dito una sua ciocca di capelli
<< sai come dice il proverbio? >> osservò lei guardando da sotto le lunghe ciglia
<< cosa dice ? >>
<< Qui ne dit mot consent >> gli disse in un perfetto accento francese. Si stava studiando dei proverbi da poter infilare ogni tanto nei discorsi
Zach rise e la stese di spalle, mettendosi su di lei.
<< pericolo ! >> sbottò in una risata di sfida << ma come ti vengono in mente queste cose >> disse allegramente sfoggiando una falsa noncuranza con tono che a lei sembrò leggermente forzato << la pistola la porto sempre con me . anche se preferirei avere dietro te >> Abbassò la mano sul suo corpo in una rilassante carezza << Il più vicino possibile >> la blandì
Costance lo gettò all’indietro in una falsa dimostrazione di rifiuto.
<< Perché cerchi sempre di distrarmi  quando io voglio parlare di qualcosa? >>
Zach le accarezzò con dolcezza le gambe.
<< sei tu che cerchi  di parlare quando invece avevamo deciso di fare l’amore >> rispose baciandole la gola.<< e poi se non erro ero atteso impazientemente. Vogliamo bere qualcosa ? >> le strofinò il naso lungo tutta la mascella . Costance si dimenò sotto di lui ed arrancò lentamente dall’altra parte del letto.
<< Voglio finire prima questo discorso >> insistette, avvolgendosi nel lenzuolo a proteggersi dagli occhi di lui che la scrutavano intensi << voglio prima che tu mi spieghi questa cosa. Perché adesso porti la pistola ? >>
<< l’ho sempre portata la pistola Costance >>
<< ma non hai mai reagito in questo modo, cosa sta accadendo ? >>
<< niente di cui tu debba preoccuparti >> cercò di tirare verso di sé il lenzuolo che Costance si teneva stretta al seno
 
adorava quelle occasioni in cui riuscivano ad avere la casa tutta per loro, era una benedizione divina, figuriamoci se perdeva tempo in inutili discussioni con lei… avrebbero discusso ma in un altro modo…molto più piacevole
 
<< vieni qui. L’hai detto tu stessa che dobbiamo festeggiare. Quindi… adesso…. >>
Con un movimento improvviso le afferrò la caviglia con la mano ed iniziò a tirarla verso di lui. Lei iniziò a ridere cercando di aggrapparsi al lenzuolo per evitare lo scivolamento lento ed inesorabile verso di lui .
<<  Non ho finito di parlare >> riuscì a dire
<< ma io si. >> e la tirò ancora per la gamba.
Costance  rotolò sullo stomaco, ansimando per le risate mentre lo sentiva avanzare lentamente sopra di lei.
<< non mi volterò mai >> rise soffocando il volto tra le lenzuola
Zach rise e le si sedette sopra le gambe poi si allungò sopra di lei mentre il suo torace che sembrava essere stato scolpito nel bronzo le si strusciava contro la schiena.
Costance voltò la testa per guardarlo, i muscoli sembravano duri come la roccia ma nello stesso tempo sprigionavano calore come un fuoco vivo.
I pensieri iniziarono a confonder lesi in testa vorticando come fiocchi di neve in una tormenta.
Ruotò leggermente su se stessa mettendo il palmo sul suo petto e sentì il battito rapido del suo cuore.
 
Nel silenzio che regnava nella sala si sentiva solo il respiro di loro due.
A Costance il cuore le batteva così forte nel petto da provocarle un senso di vertigine.
 
Zach la spinse di nuovo giù << Non voglio che tu ti volti >> le sussurrò nell’orecchio infilandoci poi la lingua umida.
Un brivido di piacere le percorse tutta la schiena facendole venire la pelle d’oca ed indurire i capezzoli per l’eccitazione.
Con la lingua poi percorse tutta la curva dell’orecchio continuando giù sul collo arrivandole alla spalla che iniziò a mordicchiare.
Si lasciò andare ad un respiro tremulo.
Era una sensazione nuova quella che la stava pervadendo e non era così che voleva che andasse la serata.
Aveva preparato due nastri per legargli i polsi ma in quel modo non ci sarebbero mai arrivati.
Il tocco delle sue mani sui contorni dei seni le fecero mandare al diavolo quello che si proponeva di fare.
L’avrebbe legato dopo, ed un sorriso le inarcò gli angoli della bocca.
Le mani si mossero leggere sui suoi fianchi mentre  lui si chinava di nuovo su di lei baciandole la nuca. Abbassò ancora di più la testa mettendo in evidenza il collo.
Quei baci leggeri la facevano impazzire, il suo corpo tremò tutto.
<< ti piace così ? >> la voce di lui era un sussurro caldo che le carezzava eroticamente l’orecchio
<< s-si >> mormorò lei inarcandosi verso di lui, mentre le mani si posavano sul suo di dietro
<< bellissimo >> mormorò fioco << non ho mai visto niente di più bello…perfettamente  rotondo e sodo, la pelle morbida come il velluto…>> le si sdraiò completamente sopra e lei sentì la sua erezione  fermarsi alla base della schiena.
Le riempì la pelle di sussurri cercando di non opprimerla troppo  sdraiandosi sopra di lei. Puntò i gomiti per distribuire il peso sopra gli avambracci, poi le scostò delicatamente i capelli dal collo e le dette un morso alla base della nuca che si trasformò in un bacio caldo ed umido quando la lingua si mosse leccandola come se fosse un gelato.
Lei tentò di voltarsi e lui la lasciò fare, scostandosi quel tanto che bastava da lei per farla roteare su se stessa.
Lo guardò ansimante mentre le braccia gli circondavano il collo per poi abbassargli la testa verso di sé.
Lui non si fece pregare, la strinse a sé, catturandole le labbra in un bacio intenso e sconvolgente.
Rotolarono nel letto ribaltando le posizioni.
<< a proposito, che cosa festeggiamo? >>
<< è il nostro anniversario, oggi sono tre mesi che stiamo insieme, dobbiamo festeggiare >>
<< solo tre mesi? mi sembra una vita! >> affermò con tono stupito
Ecco, lo sapeva.
Si era già stancato di lei o era lì lì per stancarsi
<< è un bene o un male? >> chiese con voce incerta
<< non lo so >> mormorò lui dolcemente prendendole il volto tra le mani per poi avvicinarlo al suo << so solo che mi rimane impossibile ricordare com’era la mia vita prima di te >> gli sussurrò teneramente.
Costance sentì chiaramente il cuore liquefarsi e scivolarle direttamente nell’utero per poi riprendere a battere più velocemente
<< chiudi gli occhi  >> gli sussurrò Costance
<< se volevi che chiudessi gli occhi non dovevi indossare questa mini sottoveste >> le disse lui infilandole la mano sotto il leggero orlo di pizzo andando ad arpionarle il fianco
<< per una volta potresti fare come ti dico? >> chiese con voce dolce
<< per una volta ! ma se lo faccio sempre >> roteò gli occhi facendo finta di sbuffare per l’esasperazione
<< dammi retta ..per favore  >> con quella cascata di capelli biondi, quegli occhi luminescenti e  la pelle  bianca e perfetta, sembrava un angelo.
Un angelo che poteva intossicarti
Pura ma intossicante
Ti darei tutto quello che vuoi, anche il mondo intero
<< va bene >>
<< allora chiudi gli occhi e metti le braccia sopra la testa >>
<< non vedo il senso ma lo farò >> sollevò le braccia e le appoggiò alla testiera del letto, lei gli passò sopra sfiorandogli il torace  con i capelli << non muoverti >> gli ricordò di nuovo.
<< non so se ci riuscirò. Di sicuro lui no >> bisbigliò  a fior di labbra con la voglia di intrappolarla a sé.
Percepì qualcosa di liscio e morbido che gli avvolgeva i polsi, poi si rese conto che l’aveva legato al letto
<< cosa stai facendo ? >> le chiese stupito
<< ti sto incatenando >> gli sussurro sulla bocca << e non è detto che ti liberi >>
<< davvero ? >> le rispose lui inviandole un soffio caldo che le accarezzò le labbra che le iniziarono a formicolare.
<< non sono molto brava a fare i nodi quindi presumo che se ti ci metti di impegno potresti anche liberarti, per cui ti pregherei di non farlo >> aggiunse seria << è molto importante >>
<< mi ci metterò di impegno per stare fermo >> le promise lui anche se la sua erezione gli stava   pulsando sulla pancia  seguendo il ritmo del cuore
 
Dia com’era bello
E nudo
E suo
 
Gli restituì ogni gesto, ogni bacio, ogni carezza che aveva ricevuto da lui.
Toccandolo con mani di velluto, percorrendo in punto di dita i muscoli scolpiti.
Accarezzando leggera le cosce muscolose.
Baciandogli e succhiandogli i capezzoli per poi seguire lenta la linea centrale arrivando all’ombelico.
Lo blandì, lo confuse, lo eccitò in modo unico e travolgente.
Sentì i suoi muscoli irrigidirsi .
<< slegami Costance >> la voce uscì sabbiosa
<< no. Non ancora. E’ un atto simbolico ma importante. Ha un significato preciso >>
<< spiegamelo perché al momento mi sembra solo una tortura non poterti toccare >>
<< fi.du.cia >>
<< fiducia >> ripeté lui muovendosi agitato Una fitta di colpevolezza lo trafisse in pieno petto.
Inconsapevolmente..
o no ?
aveva toccato un tasto dolente che lo riguardava, la fiducia.. ma non era neanche quello in realtà, perché lui si fidava di lei.
Era solo che quando non la vedeva stava male, non si fidava degli altri ecco.
Ecco, si, era così, aveva paura degli altri
<< e com’ è che è uscita fuori questa questione? >>  si sentiva un po’ sciocco a starsene legato alla spalliera del letto, nudo e in piena erezione, a parlare di fiducia
<< semplice >> rispose lei dandogli un fuggevole bacio a stampo che lui rincorse allungando il viso << io mi fido di te e voglio che anche tu ti fidi di me quindi dovrai rimanere legato senza sapere quello che ti farò ma dandomi fiducia >>
Si rilassò leggermente fiducia in quel senso
 
<< questa volta farò io tutto il lavoro .  Ti sembra  allettante? >>
Lo era.
Avrebbe mentito a se stesso se avesse detto di no.
Lo intrigava quella sua intraprendenza
Ma da dove arrivava?
..fiducia si ripetè
 
Si era seduta sulle sue gambe, con quella sottoveste color pesca che rivelava più di quanto volesse nascondere, i capezzoli che spuntavano rigidi perforando quasi la seta.  Poteva sentire sulle cosce il suo calore, che dimostrava che anche lei era eccitata quanto lui,  ed ogni suo piccolo movimento  arrivava come su una corsia preferenziale dritto al suo membro che ebbe un guizzo più forte
 
<< tu dovrai stare immobile, pensi di poterlo fare ? >>  Si sfilò lenta quella nuvola di seta e gli apparve in tutta il suo splendore. Cercò di muovere impercettibilmente le mani per saggiare la tenuta aveva voglia di afferrarla e penetrarla con un unico movimento
<< Zach  ? >>
 
Si era dimenticato la domanda.
Era abbastanza certo di essersi anche dimenticato di respirare, lo sguardo inchiodato su quel corpo stupendo
<< si >> rispose automaticamente perso nei suoi occhi
<< fammi tutto quello che vuoi >>
Un lento sorriso le disegnò le labbra << speravo che tu lo dicessi >> si abbassò a baciargli il cuore mentre i suoi capelli setosi lo accarezzavano. Avrebbe tanto voluto afferrare quei capelli immergendovi le mani, affondarvi le dita, ed annegare dentro d i lei.
 
Si spostò in basso circondandolo con le mani ed iniziando a muoversi lentamente.
Duro ma nello stesso tempo seta morbida che scorreva sotto le sue dita e la punta di velluto, caldissima, arroventata.
Zach emise un suono strozzato << Costance…ti prego.. >> la mano andava via via aumentando << Costance .. >> ripetè lui mentre apriva e chiudeva le mani scalciando nel letto
 <<  ti piace ? >> lo baciò infuocandogli la bocca, era frustrante non poterla afferrare.
<< si >> gemette << ma rallenta un attimo o la serata sarà molto più breve di quel che pensi >>
Lo portò al limite del piacere più e più volte per poi fermarsi all’ultimo per calmare l battito impazzito del cuore, per poi iniziare di nuovo.
Non aveva considerato che la tortura non era solo lui a subirla ma anche lei.
Nelle sue vene non scorreva più sangue ma fuoco liquido.
Le sembrava di aver bevuto qualche pozione cento volte più potente del vino.
E quando alla fine il cielo, la luna e le stelle crasharono l’una contro l’altro, ed una miriade di schegge luminose,
minuscoli pezzi di arcobaleno,
polvere di stelle
li avvolse
crollò ansante sul suo petto.
Il filo leggero di sudore che rendeva la sua pelle lucida sotto la luce soffusa rendeva la visione estremamente erotica.
<< slegami.. >> mormorò senza più voce Zach
<< appena mi sarò ripresa >> sussurrò lei sul collo << tra un secolo o giù di lì >>
Lui ridacchiò mentre mani gentili scioglievano quei nodi e gli permettevano di stringerla a sé.
Dio quant’era che non la teneva così.
Un’intera era geologica.
Gli si accoccolò contro sistemandosi meglio e sorridendo beata come dentro un bozzolo di seta.
Esisteva un mondo al di fuori di quelle forti braccia che la cullavano?
 
Costance passava e ripassava il dito sulla cresta della cicatrice del braccio saltando poi a quella del fianco in un percorso lento e regolare.
Avanti ed indietro
Avanti e indietro
 
Fiducia
La parola gli balenò nella mente come se all’improvviso in un vicolo buio un’insegna  luminosa riprendesse a funzionare e rimanesse lì, nelL'oscurità, con il suo pulsare intermittente.
Com’è che quella parola gli era tornata in mente all’improvviso?
Lui aveva fiducia
<< c’è mai stato qualcosa tra te e Timothy ? >>
Giusto, così.
Si era appena detto che aveva fiducia in lei
Cosa cazzo c’entrava quella domanda?
Dio mettimi un sistema di drenaggio più potente tra cervello e bocca
 
La mano di Costance fermò il suo percorso, di scatto.
E lui sentì una fitta di gelosia colpirlo al cuore, percepì un dolore fisico come se qualcuno gli avesse affondato un coltello nella carne viva.
 
Prese a giocherellare con il suo ombelico, seguiva il contorno con l’indice per poi infilarlo e sfilarlo.
In silenzio
 
Zach stava iniziando a sentirsi quasi male
Poi la voce di lei gli arrivò lontana <<… all’inizio pensavamo di piacerci in quel senso… >>
Quale senso ?
Cosa voleva dire con  “ in quel senso “ ?
Si erano baciati?
Erano andato oltre il bacio?
<< in quale senso ? >> sentì la voce uscirgli per decisione autonoma
Costance rimase a testa bassa senza guardarlo negli occhi
Brutto segno
Sentì una morsa d’acciaio attanagliargli lo stomaco. Tutto il sangue di colpo si ritirò da ogni parte del corpo,
come l’onda che si ritrae all’improvviso per poi tornare ad infrangersi sulla spiaggia, potente e letale, spazzando via ogni cosa in un colpo solo,
per concentrarsi nello stomaco dove la sensazione di un peso enorme lo faceva vacillare
<< nel senso che abbiamo pensato di poter stare insieme...... ma abbiamo capito subito che eravamo solo amici >>
<< quanto subito ? >>
<< Zach è stato molto tempo fa >> sbuffò lei
<< quanto subito ? >>
<< una settimana >>
<< lo hai baciato ? >>
<< Zach è stato prima di conoscerti >>
<< lo hai baciato ? >>  insisté lui sordo
<< si >> sospirò lei
<< lo sapevo, lo sapevo, non sono paranoico >>
<< ma Zach è stato prima.. >>
<< lo sapevo, doveva esserci stato qualcosa tra voi..
<< ma è durato una settimana o forse anche meno.. non ricordo neanche più..
<< siete troppo in sintonia.. >>
<< >ach la vuoi smettere per favore? >> gli disse con tono fermo guardandolo  negli occhi << vuoi che me ne vada? >> continuò brusca
Lui sbatté le palpebre come a voler mettere a fuoco lei e tutto ciò che li circondava
<< no. Certo che no. Scusa. Non volevo… non  avrei dovuto neanche chiedertelo >> la strinse forte ed infilò la mano tra i suoi capelli massaggiandogli la testa quasi a voler cancellare dalla sua mente le sue parole
Rimasero di nuovo in silenzio
 
Come le era venuto in mente di legarlo?
Chi glie l’aveva messo in testa?
 
<< sei in pericolo? >> la domanda lo riportò alla realtà << perché avevi la pistola in pugno? >> teneva l’orecchio sul suo cuore ascoltandone il battito regolare che la cullava dolcemente.
Sentì chiaramente quando questi, a quella domanda, mancò un battito per poi riprendere il suo ritmo regolare.
<< Costance.. >> il tono voleva essere leggermente divertito
Lei si tirò su e gli puntò contro due pezzi di cielo grigio piombo
<< perché io devo rispondere alle tue domande e tu no ? perché io devo fidarmi di te e tu no ?  >>
Colpito e affondato
<< d’accordo >> si arrese lui
<< non c’è alcun pericolo incombente, come la tua testolina sta sicuramente già ipotizzando >> gli diede un buffetto scherzoso sul naso << abbiamo ricevuto delle informazioni che ci indurrebbero a pensare che potremmo essere minacciati >>
Quanti condizionali stava usando.
Troppi
<< quindi non sei in pericolo ? >> ripeté lei
<< no. Solo un preallarme su niente di concreto direi >>
<< d’accordo. Ti credo >> sospirò baciandogli il petto e fece uno sbadiglio << è così bello stare accoccolata qui >>
<< sei stanca ? >> sorrise lui
<< stanotte ho dormito poco, dovevo ripassare alcune parti importanti ..... e volevo avvantaggiarmi per stasera >> gli sorrise maliziosa poi sbadigliò di nuovo
<< scusami >>
Iniziò a massaggiarle la nuca.
Emise un sospiro di godimento << È meraviglioso… Chiudo gli occhi un attimo, solo un attimo, così poi sarò più sveglia >>
<< dormiamo ? >>
<< no. Sto solo facendo riposare un po’ gli occhi >>
Iniziò a massaggiarle delicatamente il collo e le spalle continuando poi a frizionarla sulle scapole .
Costance iniziò a fare le fusa come un gatto.
<< Ti piace? >>
Lei annuì, sempre a occhi chiusi << hai delle mani stupende, potrei uccidere per queste mani >> si strinse a lui dolcemente
<< a che ora sei andata a letto di preciso ieri sera ? >> fermò le mani
<< no, non fermarti >> mugugnò lei, la sentì fare un sospiro di sollievo quando riprese a massaggiarle la schiena << alle quattro.. >> rispose in un sussurro
<< alle quattro ? Costance! Non puoi fare in questo modo. E ‘ solo un esame, non puoi esaurirti così e poi… Costance? .. >>
<< Mmh…>>
<< Sei sveglia? >>
<< Certo che sono sveglia, non vedi che ti ascolto con estrema attenzione? Quindi tu continua pure a…>> lasciò la frase a metà, roteò al mano e poi la fece ricadere sul suo fianco.
Zach allungò la testa osservando le lunghe ciglia dorate che riposavano sulle guance. Sentiva il petto che si sollevava a ritmo regolare contro il suo. Le posò la mano sulla spalla.
<< Costance ? >>
Non rispose.
Era incredulo.
Si era addormentata nel bel mezzo di un discorso.
Restò seduto sul letto ancora un po’ osservando il suo corpo rilassarsi lentamente. Al suono del suo respiro fattosi più profondo si alzò, sistemò ben bene la coperta sopra di loro e se la accomodò meglio contro di sé con il capo sul proprio petto.
 Poi  con il sorriso sulle labbra le sussurrò accarezzandole i capelli
<< Dormi, amore mio >>
 
 
è  troppo sdolcinato?
da attacco di diabete ?
lo so, ma che volete farci.. adoro le fiabe... mi fanno sognare...
va bè, torniamo a noi ed ai ringraziamenti che non smetterò mai di fare a tutte voi che siete così carine e pazienti.
lo so che questa non è LA STORIA ma spero di donarvi quando la leggete un pò di serenità e qualche risata.
un bacio a tutte
Costanza.
un ringraziamento speciale a chi, carinamente  mi commenta

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Capitolo 52
*** CAPITOLO 51 - SARAH & LAW - CONSAPEVOLEZZE ***


CAPITOLO 51
 

 
 
Era rannicchiata nella sua vecchia e comoda poltrona, guardando, senza vederlo realmente, il televisore. I suoi occhi erano fissi su una fotografia in un album, un'istantanea a colori che ritraeva tre uomini:  alti , uno serio, gli altri due sorridenti. Zach, Darius e Law erano, sui gradini della grande villa in Cornovaglia di Eric,  le grandi colonne bianche e l'ampio portico con le massicce sedie di vimini. Darius sorrideva, come sempre. Law guardava dritto verso l'obiettivo, sembrò all’improvviso che quella foto prendesse vita e il viso di Law da sorridente assumere un'espressione dura, mentre gli occhi scintillavano come due smeraldi sotto il sole. Sarah rabbrividì involontariamente, quello sguardo era per lei.
Che scema!
 
Se solo ci fosse un modo per tornare indietro pensò in preda al panico.
Se solo avesse potuto sbarrare la porta, nascondere la testa sotto il cuscino e fare sparire tutto, riuscire a trovare lo strappo temporale che permetteva di viaggiare nel tempo, come nel film di Kate & Leopold.
Uno strappo nella trama del tempoKundera scriveva:
“pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile?
ah no! Il suo abito è fatto di taffettà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi”
lei per adesso lo vedeva sempre dello stesso colore : nero, così come il suo futuro.
 
 
Sicuramente sarebbe tornata indietro di un mese o due, le sarebbe bastato quello, o forse addirittura più indietro, alla sera della cena quando si era offerta come dog sitter.. o forse ancora più indietro alla vacanza in Cornovaglia, avrebbe cercato di impostare, fin da allora, il loro rapporto in modo diverso.
Immaginò di rivivere quella vacanza cambiando i suoi atteggiamenti e le situazioni, rivivendola nel modo in cui lei avrebbe preferito fosse andata… certo così sarebbe stato facile, poter manipolare gli eventi a tuo piacimento….
Haaa! Poter tornare indietro..sospirò affranta
Ma a chi la voleva dare a bere… anche tornando indietro avrebbe fatto gli stessi errori, o magari se non gli stessi ne avrebbe fatti altri  e le cose sarebbero andate nello stesso, identico modo.
Capovolse la foto appoggiandola sul cuscino, si appoggiò allo schienale della poltrona e chiuse gli occhi, mentre l'annunciatore dava le notizie meteo.
Le sembrò che la sua voce si affievolisse e, prima di rendersene conto, si addormentò.
Lo strillo del telefono la riscosse all’improvviso tanto che faticò a capire dove fosse e com’era possibile che si fosse addormentata alle quattro del pomeriggio.
Alzò la cornetta del telefono ascoltando a bocca aperta la voce dall’altro capo mentre stringeva il bracciolo con la mano.
 
                                                       *.*.*
 
<< Ho bisogno di aiuto immediato >> sul volto di Sarah traspariva l’agitazione
<< certo che hai bisogno di aiuto, guarda come stai messa ! >> la rimproverò Marissa guardandola con affetto.
<< Grazie... mi serviva proprio qualcuno che mi sollevasse il morale...
Marissa rise, Sarah continuò <<… e  proprio per questo, devo essere presentabile entro stasera o sono rovinata >>
<< stasera… ? .. >> chiese Beth inarcando un sopracciglio << come mai ? >>
<< viene a trovarmi mio zio, nonché socio più giovane e fratello minore di mio padre. Sta facendo un giro nei nostri alberghi in Europa per controllare l’efficienza, la ricettività, insomma controlla che siano al livello degli standard che si sono prefissati. E trovandosi a Londra ha deciso, e sicuramente c’è lo zampino di mio padre, di venirmi a trovare. Proprio adesso che sto passando un periodo di merda! Se annusa che c’è qualcosa che non va sicuramente lo riferirà ai miei e tempo due giorni me li ritroverò alla
porta. >> le guardò con sguardo vagamente spiritato
<< quindi capite bene che stasera, anzi… >> controllò l’orologio con le sopracciglia aggrottate
 <<… più precisamente tra tre ore, dovrò essere in forma smagliante per una cena fuori. Non dovrà sospettare
niente >>
<< benissimo allora fila a fare la doccia che noi poi pensiamo al restauro >> Marissa la voltò e la spinse verso le scale
 
 
Il campanello suonò alle otto in punto.
Sarah andò ad aprire e si trovò davanti il sorriso di Duncan.
<< Buonasera signorina >> le disse allegramente. << zio Duncan! >> esclamò, gettandosi tra le sue braccia, che si chiusero intorno a lei con affetto, mentre Sarah sentiva il profumo familiare dell'acqua di colonia aromatica che aveva sempre portato.
<<  Ti sono mancato? >>, le domandò all'orecchio, visto che era alto solo qualche centimetro più di lei...
<< Non mi hai neppure mandato una lettera, una cartolina, un sms in tutto questo tempo! >>
<< Non credevo che volessi mie notizie >>, mormorò lei.
<< Perché no? Ci avrebbe fatto piacere a tutti lo sai, o forse sei troppo impegnata anche per pensare a un relitto umano come me? >>
Lei fece per protestare accorgendosi poi, dalla luce che gli illuminava gli occhi del suo stesso colore che stava scherzando
<< come stanno i gemelli ? >>
<< non me ne parlare, sono tremendi >> finse una disperazione a cui lei non credette per nessuna ragione,  pensò con tenerezza a quei due diavoletti con i capelli bruno rossastri e le lentiggini e sorrise specchiandosi negli occhi verdi di quel padre fiero delle due pesti
<< non so come faccia Amy a stargli dietro tutto il giorno >> continuò lui << io dopo tre ore sono stremato, fuso, encefalogramma piatto. Però mi mancano terribilmente. Per fortuna che, essendo in Europa, riesco a tornare a casa più frequentemente di quel che pensavo >> le sorrise raggiante << e tu ? che mi racconti ? stai bene? >> la guardò con occhio critico
<< mi sembri dimagrita >> le disse con tono accusatorio << non stai bene ? >>
<< no, no, ho fatto una leggera dieta..
Lui aprì la bocca per protestare ma lei si affrettò a continuare << sai dovevo entrare in un abito che mi piaceva molto .. e ne era rimasto solo uno >> spiegò con voce da bambina, lui scoppiò a ridere
<< scusate non mi sono neanche presentato. Duncan. >> disse poi rivolgendosi alle altre che lo stavano fissando a bocca aperta.
Se pensavano di trovare, nel fratello del padre di Sarah, una nuova testa rossa ed occhi azzurri, si sbagliavano di grosso, forse perché avevano in comune solo il padre e le madri erano diverse? i capelli erano di un bel castano ramato leggermente lunghi, quasi una chioma leonina, le sopracciglia ben delineate di un castano scuro e gli occhi di un verde intenso, come le foglie a primavera, con pagliuzze dorate che vorticavano nell'iride.
Un naso importante, la mascella squadrata, la bocca grande con il labbro inferiore leggermente più carnoso, ma quello che attirava di più era la pelle dorata dal sole. Era impensabile che uno della stessa famiglia di Sarah potesse ottenere un’abbronzatura del genere senza invece diventare rosso come un gambero per poi ripiombare nel bianco latteo. Era veramente un bell’uomo, anche se non era troppo alto,  e si vedeva che era abituato a frequentare posti di classe, raffinati.
<< com’ è che lui riesce ad abbronzarsi così e tu no ? >> sfuggì a Costance
Lui rise << io ho preso di più da mia madre il resto lo ha fatto il sole dell’Italia dove sono rimasto per circa un mese e mezzo >>
<< antipatico >> Sarah gli fece la linguaccia
<< allora vogliamo andare a cena? Ho prenotato in un posto molto esclusivo, ho dovuto usare tutta la mia influenza per ottenere un tavolo >>
<< vergogna ! >> esclamò Sarah  << utilizzare il potere per una cena >>
Lui rise di nuovo compiaciuto << lo so, ma visto che rimango solo un giorno volevo portarti in un posto di effetto, ma rilassante. Insomma volevo  fare due chiacchiere in un ambiente confortevole >>
<< te lo ha suggerito papà vero? >> indagò lei
Lui alzò le mani alle spalle << vero. Ma non avete molte occasioni di vedervi  quindi…>> la guardò questa volta con sguardo d’accusa e lei arrossì << lo so, lo so, ma, zio Duncan, ci sentiamo al telefono costantemente >>
<< un conto è sentirsi un conto è vedersi, per esempio al telefono non sarebbe possibile vedere che sei dimagrita >>
Infatti
Sarah sbuffò << uffa con questa storia >>
<< mi assicuri che tutto sta andando bene ? >>
<< si >>
<< nessun problema con lo studio ? >>
<< No, zio Duncan >>
<< nessuna delusione d’amore ? >>
Trattenne il fiato ma senza esitare rispose, tenendo le dita incrociate per non dire una bugia..tanto ne aveva dette poche ultimamente ! anche se in realtà non aveva detto delle bugie, aveva solo omesso una parte di verità
 << No, zio Duncan >> la voce lasciava trasparire tutta la sua insofferenza per quel terzo grado.
<< okay allora, andiamo a mangiare così mi racconti un po’ di te >>
Per poi fare rapporto completo al comando generale
Le prese la mano, le fece fare una giravolta e poi prendendola a braccetto si avviò alla porta salutando le altre con un cenno della mano << è stato un piacere ! >>
 
<< dove stiamo andando ? >>
Lui le fece l’occhietto << in uno dei più esclusivi di Londra, ogni volta che posso vengo qui con Amy, visto che lei adora questo locale e soprattutto il cibo, certo è frequentato soprattutto da londinesi, molti sono "habituè" si vede dal rapporto che hanno con i dipendenti e con il proprietario che  è onnipresente.
Controlla ogni movimento dei dipendenti e accoglie di persona i clienti più affezionati.
<< e tu rientri tra questi ? >> lui rise scuotendo la testa in segno di diniego continuando  << Spesso le crepe suzette le prepara direttamente lui al tuo tavolo. Insomma è una presenza rassicurante >> mimò le virgolette << circa l'efficienza del servizio >>
<< sono curiosa di sapere di che ristorante si tratti >> esclamò lei animandosi, chissà dove l’avrebbe portata..
<< al  The Wolseley>>
All’inferno
La testa le si sollevò di scatto, il sangue le defluì dal viso e gli occhi azzurri spalancati rimasero l'unica nota di colore. Proferì una sola parola, più simile a un gracidio, prima che il cellulare le cadesse sul tappetino ai suoi piedi e il suo sguardo rimanesse fisso sul guidatore.
Si appoggiò allo schienale
Il lato positivo, guarda al lato positivo, si raccomandò mentre abbassava lo sguardo
sulle sue mani contratte in grembo
Il problema era che da qualunque lato lo guardasse non esisteva un lato positivo.
Poi  attese che la strada scorresse sotto di lei, come quella di un condannato che si avvia verso il patibolo.
 
*.*

La voce gli giunse all’orecchio sussurrata dal cameriere di sala, Patrick alzò di scatto la testa sorpreso, ricordava ancora che dieci giorni prima Sarah l’aveva avvicinato, presso il suo rifornitore di pesce, per chiedergli come stava Law, se si era un po’ ammorbidito e se aveva intenzione di ascoltarla.
Quando l’aveva vista aveva sgranato gli occhi per la sorpresa
<< Sarah cosa ci fai qui ? >>
<< so che è un po’ insolito trovarmi qui ma.. >> aveva esitato, come se non sapesse come continuare, se con la bugia del passavo di qui e ti ho visto o la verità.
Aveva optato per la seconda .
<< mi dispiace tanto per quello che è accaduto, so che tu non mi condannerai né respingerai, ma dovevo, devo sapere se c’è ancora una speranza >>
Patrick aveva cercato di consolarla  rassicurandola che prima o poi Law avrebbe capitolato e si sarebbe deciso a darle ascolto.
E adesso era lì
E non era sola
Dette una sbirciatina all’oblò della porta a vento.
Erano seduti ad un tavolo d’angolo.
Pensò a quanto ci avrebbe messo Law a vederli.

In qualità di proprietario andava orgoglioso del fatto di cercare di essere presente in sala per accogliere i clienti abituali, per farli sentire a casa, ed i nuovi affinché sentissero il bisogno di tornare.
Law scorreva la lista delle prenotazioni,  anche per quella sera nessun tavolo sarebbe rimasto vuoto, osservò la sala prendendo il posto lasciato libero da Patrick davanti all’oblò ancora alcuni minuti ed avrebbe poi fatto il suo ingresso in sala.
Guardò alcune coppie dagli occhi sognanti, i bicchieri riempiti dal sommelier con ottimo vino d’annata, il menù in caratteri dorati , Sarah
Law spalancò gli occhi
Sarah!
Il suo cuore mancò un battito e il suo stomaco gli si contorse.
Odiava avere quella reazione
I suoi occhi si socchiusero per l’irritazione di provare irritazione, mentre la vedeva sorridere e ridere con il suo accompagnatore che le sedeva a fianco.
Eccola lì, con indosso un abito color blu, il blu tipico del cielo al crepuscolo prima che questi si trasformi nel nero della notte.
Il colore che intensificava l’azzurro degli occhi rendeva la sua pelle diafana, una fata dei boschi, una creatura della luna.
I capelli raccolti in un morbido chignon alla francese.
Law lasciò scivolare lo sguardo sul collo sottile, dove un ricciolo rosso le accarezzava la pelle candida come neve.
I suoi occhi luccicavano e sembrava godere della compagnia dell’idiota che l’accompagnava.
Sentì il suo stomaco stringersi in più nodi, ma tentò di sopprimere l’irritazione ricordandosi che Patrick lo aveva affiancato e stava guardando anche lui la coppia al centro del salone. All’improvviso Law  divenne, a dir poco, di pessimo umore. A Patrick ricordò Giove, padre degli dei, che aveva la capacità di rendere l’atmosfera intorno a sé pregna della minaccia di terribili conseguenze quando la collera si fosse manifestata.
Come in quel momento.
<< cosa sta facendo qui quell’idiota ? >>
<< a chi ti riferisci ? >> gli chiese Patrick con tono bellicoso << a Sarah ? >>
< no allo sbaglio che l’ accompagna >>
<< È perfetto per lei >>
<< No. Non lo è affatto >>
<< Non ha una ciocca fuori posto >>
<< Come lui posso sistemarli anch’io >>
<< No. Non come lui . tu se li lasci allungare ti diventano ispidi come un riccio >>
<< Embè? Se ha i capelli perfetti ?... capirai ! >> serrò le labbra in una smorfia orgogliosa
<< No. Non sono solo i capelli. E’ la pelle, ha quel tipo di pelle che sembra sempre abbronzato >>
<< Si chiama lampada a raggi uva, Patrick , e non mi sei di alcun aiuto >>
<< Con una pelle così ci nasci. E guarda come è in tiro con quel vestito >> continuò imperterrito l’altro
<< Se fa un passo indietro parte come una fionda >> biascicò livido
<< e guardagli le scarpe. Fatte a mano ci giurerei >>
<< stai zitto Okay? Ti sbagli. Non può essere felice con uno con i capelli perfetti, una pelle perfetta, un abito perfetto quelle cazzo di scarpe perfette e se tu non lo vuoi capire, mi dispiace tanto. Vedrai si autodistruggerà,  è inevitabile. Ma guardalo, si atteggia come se gli uscissero dal culo  raggi di sole >>
<< se non sbaglio è il momento che tu vada in sala ad accogliere i clienti >> Patrick gli battè una mano sulla spalla mentre lui sentiva un grido di frustrazione salirgli in gola.
Si fece forza e dopo aver preso una bottiglia di vino pregiata si soffermò ai tavoli vicini alla cucina, offrendo loro un assaggio del vino poi si avvicinò alla zona a rischio.
I due conversavano amabilmente anche se Sarah aveva già registrato ogni suo movimento,  aveva percepito l’ istante  esatto  in cui la figura slanciata ed elegante di Law si era affacciata sulla soglia della sala ed aveva iniziato ad intrattenersi con i tavoli più vicini, dai quali adesso si  stava allontanando per avvicinarsi al loro….
 
Si era imposta di continuare  a guardare assorta il menù mentre le lettere, quasi a prenderla in giro, le danzavano davanti in un vorticoso can can.
Cercava di non pensare al fatto che lui stava percorrendo gli ultimi passi e poi l’avrebbe raggiunta.
Immobile, restò inchiodata al suo posto mentre lui le si avvicinava, guardandolo con
lo stesso fatalismo con cui avrebbe osservato un’auto impazzita pronta a schiantarglisi addosso….
…. fino a fermarglisi accanto.
Intimidita dalla sua vicinanza Sarah fu incapace di guardarlo direttamente in viso,  se solo avesse alzato lo sguardo, avrebbe incrociato quegli occhi verdi e sarebbe rimasta agganciata a lui impotente, così fissò lo sguardo sulla tovaglia, poi sul pavimento ed infine, non riuscendo a trovare qualcos’altro, fissò l’attenzione sul primo bottone della giacca di Law.
Deglutì il groppo che le si era fermato in gola cercando di prestare ascolto a quello che le diceva suo zio
<< buonasera signori >> esordì Law con tono di voce falsamente cordiale << grazie per aver scelto il nostro ristorante, permettete di offrirvi, come benvenuto,  un assaggio di questo vino >> domandò in tono asciutto.
 Lei scosse il capo, avvicinandosi a Duncan come un micino che non si stacca dal gatto che lo protegge.
<< io si, grazie, lei no >>
Duncan le cinse le spalle con un braccio con affetto e ci mancò poco che lo facesse sussultare << Lei  è solo una maniaca del caffè >> gli disse  << Non beve >>
Law inarcò un sopracciglio un moto di sorpresa mentre l’occhiata truce proveniente
da quegli occhi, orlati da lunghe ciglia, parve trapassarla e lei si sentì arrossire.
Le sembrò che Law volesse frantumare tra le dita la bottiglia che teneva in mano e gettarne la polvere di vetro su tutto il pavimento.
Versò il vino nel calice di Duncan << godetevi la serata >> mormorò contrito passando oltre.
Le passò così vicino che fu quasi tentato di allungare  una mano per accarezzarle i capelli che scintillavano luminosi alla luce  e profumavano del suo famigliare aroma di gelsomino.
 
Quegli occhi verdi,  che avevano la forza di inchiodarti lì dov'eri,  erano  tornati a fissarla.
 
 
Stava passando di nuovo vicino al loro tavolo, ma non lo aveva fatto apposta, no, lo aveva fatto deliberatamente per cercare di capire cosa si dicessero.
Duncan lo bloccò con un cenno della mano.
Si vedeva che era abituato a dare ordini
<< ci siamo fatti consigliare dal vostro cameriere ed abbiamo preso il piatto scelto di oggi >>
<< È delizioso >> si intromise Sarah prendendone una nuova forchettata << che cos’ è ? >>
<< Scoiattolo in umido >> sputò tra i denti
Lei rischiò di strozzarsi.
<< Scherzavo >> si affrettò ad aggiungere Law con un sorriso stentato.
<< In realtà è spezzatino di manzo argentino , allevato solo con cereali ed erba >>
<< davvero ottimo >> gli sorrise Duncan
La voleva smettere di essere così stucchevolmente cordiale ?
 
 
Circa un'ora più tardi Patrick lo chiamò
<< Hanno ordinato crèpes suzette per due al tavolo diciassette >> gli comunicò    << ci pensi tu come da prassi ? >>
<< sono già troppo occupato, vai tu >>
<< lo sai che questo compito tocca a te, lo hai sempre fatto tu, servendotene per raccogliere i complimenti dei commensali e vantandoti di questo ad ogni occasione >> Patrick lo congedò senza attendere conferma , sapendo che non avrebbe mai potuto discutere su questo.
Law sistemò l'occorrente su un vassoio ed indossò un grembiule  bianco immacolato con le iniziali dorate,  poi si accinse a uscire dalla cucina. Appena uscito comprese chi era che aveva fatto quell'ordinazione. Ma ormai era troppo tardi per fare marcia indietro. Infatti, proprio in quel momento l’idiota alzò il volto verso di lui e poi facendo un cenno a Sarah le rivolse un sorriso affascinante.
Trattenne il respiro.
<< Crèpes suzette? >> chiese Law come per essere ceto che si trattasse del tavolo giusto.
<< Non ho mai assaggiato le crèpes suzette >> rispose Duncan
bugiardo
<< Le dispiacerebbe farci vedere come vengono preparate? >>
Vai a raccontarlo a qualcun altro, pensò lui
<< Con molto piacere >> disse invece ad alta voce, mentre accendeva il fornellino posto sotto l'apposita padella per le crèpes e si accingeva a versare il composto con molta attenzione.
Le mani si mossero agili , ma, nonostante la concentrazione non riuscì  a impedirsi di guardare l'uomo seduto al tavolo di fronte a lei.
Sarah  osservava affascinata le sue mani notando un leggero tremolio, terribilmente intriganti
<< È molto che prepara questo dessert? >> gli chiese a un certo punto Duncan per poi rivolgersi a lei senza aspettare la risposta << vedi Sarah? Non mi sembra troppo difficile …
       Law riunì le crèpes piegate nel tegame
<<  o forse è la sua esperienza che lo fa sembrare tale. Sa, anche lei si diletta in cucina >> disse orgoglioso indicandola, mentre lei sarebbe sprofondata volentieri sotto il tavolo
       senza dire una parola Law vi versò sopra il brandy e prese un accendino dalla tasca del grembiule
 << ed è veramente brava vero nany ? >>
Oddio no,pensò Sarah aveva usato il diminutivo di  Bethany  che usavano in famiglia
      nany ... e diede fuoco al tutto.  Facendoli sobbalzare
       Poi servì il dessert in maniera impeccabile.
<<  Buon appetito >>  disse velocemente raccogliendo il vassoio.
 
<< Brutto figlio di puttana >>
<< che è successo ? >> chiese ansioso Patrick
Nany
Nany?
<< Brutto pervertito >>
<< pervertito ? ma che è accaduto ? >> ripetè nuovamente Patrick
Glie l’avrebbe levato lui quel sorrisino dalla bocca
<< La sfoggia come un trofeo >>
<< non mi pare >>
<< tu non eri lì >>
<< ero qui e stavo guardando e non mi pareva stesse sfoggiando niente, aveva un’espressione tranquilla e soddisfatta >>
<< soddisfatta certo. Aveva davanti lei! >>
 
Si precipitò di nuovo all’oblò seguito da Patrick che stava sfoggiando un sorrisino soddisfatto sotto i baffi, anche se non li aveva.
 
<< Sarah stava sorridendo al suo interlocutore
Odiava vederla sorridere
Odiava che si stesse divertendo
le sue labbra, coperte da un sottile strato di lip gloss lucidissimo di un leggero colore rosato, distese in un sorriso, scintillavano delicatamente.
Sorseggiò piano un po’ di spumante dal suo bicchiere.
Era così affascinante, così bella, così elegante…


<< chissà come finiranno la serata, sembrano molto in sintonia e devi ammettere che lui è molto virile, le donne se lo mangiano con gli occhi >> buttò lì malefico Patrick
Era deciso a dargli il colpo definitivo cercando di far traballare il controllo che si accorgeva stesse pian piano perdendo
<< virile >> sputò acido tra i denti
 << quello non ha alcuna virilità >>
Perché glie l’avrebbe tagliato
Si lanciò precipitosamente nella sala dirigendosi al tavolo di fianco al loro con la scusa di sentire i pareri dei commensali,  scoccandole nel frattempo un’occhiataccia che voleva fulminare all’istante lei ed incenerire l’altro.
Sarah mancò la battuta,  pensò che il cervello le si fosse trasferito alle Bahamas senza avvisarla,  poi riuscì a riprendersi ed a formulare di nuovo frasi complete anche se composte da poche sillabe, ed a ridere ancora.
Dio quella serata stava diventando un incubo
sperò nell'atteraggio di un UFO e relativo rapimento per mano di alieni, sarebbe riuscita ad uscire di scena andandosene in modo eclatante, senza neanche dover accusare un mal di testa improvviso che la facesse uscire da lì al più presto.

 
Quando Duncan si alzò per andare la bagno Sarah si concesse il lusso di abbassare le palpebre ed abbandonarsi ad una espressione di angosciosa sofferenza
<< d’accordo  >>
Sarah spalancò gli occhi trovandosi di fronte Law che approfittando di quel momento si era catapultato lì senza neanche rendersene conto.
Le sue gambe avevano iniziato a muoversi, a spingerlo verso di lei, quasi ci fosse un telecomando nascosto a dirigere i suoi passi
Restò a fissarla per una piccola eternità, avvertendo dentro di sé un brivido di vera animazione dopo più di venti giorni… o erano anni ?
Con una mano appoggiata al tavolo ed una sullo schienale della sedia si chinò su di lei
<< voglio una spiegazione >>
Sarah sbalordita, rimase a bocca aperta  aveva l’impressione che il cervello le si fosse impregnato di una sostanza collosa che le inibiva la capacità di pensare.
<< Mi hai sentito ? >> ringhiò quasi Law
Sarah lo guardò sconcertata mentre con la coda dell’occhio vedeva alcune teste girarsi dalla loro parte ed occhi curiosi ed interessati osservarli attenti
<< adesso ? >> chiese incerta mentre sentiva il suo cuore rimbombarle come un tamburo nelle orecchie, poi  sospirò, rivolgendogli un piccolo sorriso triste che lo fece sentire veramente disgustoso, abominevole… idiota , per quello che le aveva fatto passare .
Non era stato facile quel periodo per lui, ma troppo preso a compiangersi, a fare la vittima, non aveva minimamente pensato a come potesse stare veramente lei.
Si sentì la bocca asciutta e la lingua che non riusciva a staccarsi dal palato
<< no. Hai ragione. Scusa. Non qui. Non adesso >>
<< domani al parco ? >> propose lei << con Brutus, come un tempo ? >>
si schiarì la gola cercando di allontanare l’arsura << domani al parco. Ti aspetto direttamente lì con Brutus… >> esitò un attimo << …  Come un tempo >>
Si rialzò di scatto e tornò in cucina mentre Patrick si allontanava precipitosamente dall’ oblò fingendo di supervisionare il lavoro dello chef che stava sfornando le cocottine di  crème brûlée .
 
 
Sarah era rimasta completamente spiazzata dal comportamento di Law.
Era stato tutto talmente rapido che non riusciva ancora a capire se si era immaginata tutto o se invece era accaduto davvero
<< tutto a posto ? >> le chiese lo zio ignaro del terremoto interiore che la stava devastando,  tornando a sedersi di nuovo accanto a lei
<< vogliamo andare ? >> rispose lei
<< certamente >>
Sarah si alzò con grazia accorgendosi che le gambe le tremavano in modo poco promettente, tutto il tremito che era riuscita a trattenere dal busto in su le si era riversato completamente nelle gambe. Le sembrò di stare sul ponte di una nave nel bel mezzo di un  uragano tanto faticava a stare i piedi
<< tutto bene ? >> le chiese Duncan prendendola a braccetto
<< si, ho le formichine in una gamba, ho perso la sensibilità >>
<< tranquilla nany, ci sono io >>
<< fai finta di niente >> lo pregò lei << non voglio che la gente pensi che sono ubriaca >>
Lui rise << va bene, hai ragione, tu qui sei certamente più conosciuta di me >>
 
*.*.*.*
 
Li osservò uscire dal locale
Domani.
Ce l’avrebbe fatta ad aspettare a domani
Anche se avrebbe voluto corrergli dietro fino a casa, aspettare che quello se ne andasse e richiamarla fuori.
Adesso che aveva accettato il fatto di aver bisogno di una spiegazione, all’improvviso gli sembrava impossibile poter attendere fino al giorno dopo.
 
Tornò a fare la sua comparsa di nuovo in sala dedicandosi con perizia e finta ilarità agli ultimi clienti rimasti
 
 
                                                                *.*.*
 
Una ruga di perplessità gli attraversò la fronte.
nel silenzio della camera, interrotto solo dal suo respiro e dal ticchettio della sveglia, che cadenzava ogni suo battito, appoggiato ai cuscini con le mani intrecciate dietro la testa era arrivata  la consapevolezza
Come aveva fatto ad innamorarsi proprio di lei?
Perché si era innamorato proprio di lei?
Semplice,
stare con lei gli piaceva
Lei gli piaceva
Sorrise,
bastava guardarla per capire come quei capelli rossi, la sua risata spontanea e sexy, la sua dolcezza e semplicità e quell’appassionata energia gli avessero sconvolto la vita… e avrebbero continuato a sconvolgergliela….







Ajò! come state?
spero bene
stasera sarò breve e concisa : vi è piaciuto il capitolo?
mi è sembrato giusto farlo arrendere....... che ne dite ?
un bacione a tutte voi che continuate a leggermi e seguirmi.
e, detto alla Renato Zero: " siete grandiii !!!"
baci
costanza



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Capitolo 53
*** CAPITOLO 52 - SARAH & LAW - SPIEGARE.. COMPRENDERE ***


CAPITOLO 52
 

 
Per quando implorasse, ordinasse alla propria mente di calmarsi e svuotarsi rilassandosi, quella continuava a fissarsi su un unico pensiero: Law voleva una spiegazione.
Che significava?
Ma poi, perché doveva significare per forza qualcosa?
Forse rivederla aveva acceso in lui di nuovo una scintilla, o forse era stato solo il risultato di un particolare momento.
Niente di più.
Si preparò per andare a letto, cercando di convincersi che non era niente di più.
Certo, che quando  questo niente di più ti faceva battere di nuovo il cuore e percorrere la pelle di brividi scintillanti, era difficile descriverlo come niente di più.
C’era dell’altro, ammise riluttante.
E non sapeva cosa fare a riguardo.
Era frustrante non sapere mai cosa fare quando si parlava di Law.
Si mise a letto e, poiché non sarebbe riuscita a dormire, si disse che sarebbe rimasta sdraiata al buio, a braccia incrociate, finché non fosse giunta a una soluzione.
Era talmente sfinita però a causa di tutta la serata, che non poteva certo essere definita come rilassante, ed agitata per come era finita che si addormentò in pochi secondi, stremata e svuotata.
 

*.*.*
 

<< questi pantaloni mi fanno il culo grosso >>
<< tu non ce l’hai un culo grosso >> le rispose Beth con tono accusatorio << semmai a me questi pantaloni fanno il culo grosso >> proseguì
<< no, quelli no >> la corresse distratta Sarah <<  Ma quelli della tuta in acetato si >>
<< bene a sapersi. Li donerò in beneficenza così farò due buone azioni in un colpo solo >> Beth sfoderò un sorriso che voleva essere autoironico ma fu solo di autocompatimento << ma non parliamo di me, parliamo di te. Cosa hai intenzione di dirgli ? >>
Sarah la guardò con stupore << la verità >> le rispose con sincerità disarmante << E’ arrivato il momento che rimedi ai miei errori e riequilibri il mio karma.. o è lo ying e yang? Insomma devo riequilibrare, secondo il principio che se ti accade qualcosa di brutto deve poi accaderti qualcosa di bello per bilanciare le cose. Ecco perché dirò la verità e basta,  sperando che lui riesca a superare la diffidenza e a credermi. Vorrà dire allora che ne sarà valsa la pena.. di tutto..anche dei momenti negativi  >> si fermò un attimo quasi a cercare le parole << se, al contrario, non crederà ad una parola di quello che dirò >> la voce le si incrinò impercettibilmente << vorrà dire invece che ho sprecato gran parte del mio tempo inseguendo una illusione, un puro e semplice miraggio e niente più di questo… niente di più >> allargò le braccia sconfitta
<< Uh-Uh >> concordò Marissa con una forcina tra i denti mentre cercava di catturare un ricciolo ribelle riportandolo all’interno dello chignon che le stava acconciando con grande perizia e dedizione >> al terzo tentativo incrociò nello specchio gli occhi di Sarah che scosse la testa << ti ringrazio lo stesso Marissa, ma lascia stare, oggi devono risentire anche loro di tutta la tensione che ho in circolo. Non riusciresti a tenerli fermi neanche con la colla a presa rapida >>
Marissa annuì ed iniziò a toglierli l’ enorme quantità di forcine che aveva utilizzato per mettere in piedi quel semplice chignon. Quando tutti i capelli gridarono liberi tutti Sarah si passò le mani tra i riccioli allargandoli << mi sento scorrere nelle vene un fiume di adrenalina ed ho già il battito affrettato >> si alzò in piedi scomparendo dietro l’anta dell’armadio dove rimase a fissare un paio di jeans che aveva staccato dalla stampella
<< lo sapete che durante l’innamoramento si attiva un’autentica tempesta di ormoni, neurotrasmettitori e  sostanze chimiche, mettendoci in grado di percepire intense sensazioni fisiche ?>> esordì Costance
<< ma và >> la interruppe Marissa guardandola così intensamente da farla arrossire
Si schiarì la gola con un aggraziato colpetto di tosse  << e poi ci sono da considerare i ferormoniche sono sostanze chimiche prodotte da entrambi i sessi che scatenano l'attrazione fisica. Sono emesse dalla pelle, dai capelli, dalla saliva, dalle ghiandole ascellari ma..
<< si, si abbiamo capito, vai avanti …. la parola  ghiandole ascellari mi fa venire di tutto tranne che pensieri lascivi, anzi mi mette i brividi.. >> la fermò Beth mimando la parola brividi con un solo potente tremito di tutto corpo e della testa
Costance le lanciò un’occhiataccia <<…. ma la vera responsabile dello stato euforico e della trepidazione caratteristici degli innamorati è la Feniletilamina  o PEA.  È una sostanza chimica che stimola la libido…
<< Beth tappati le orecchie >> le suggerì Marissa, ci furono ridacchiamenti vari mentre l’ interessata le guardava offesa
<<….  ed è alla base dell'atteggiamento positivo che la maggior parte di noi sperimenta all'inizio di un rapporto amoroso,  ad alti livelli può dare gli stessi effetti delle anfetamine  perché….>>
<< in questo momento potrei venderla a secchi la PEA >> mormorò Sarah facendo capolino da un’ anta mentre  un sorriso spuntava sulla bocca di tutte
<< La feniletilamina..
<< o PEA >> aggiunse Beth
<< o PEA >> ripeté Costance << non mi ricordo più come, ma rilascia dopamina che
favorisce, la sintesi del testosterone, l'ormone del desiderio sessuale >>
<< la compro >> esclamò Beth facendole ridere << un chicken Royale Cheese ed una PEA light >>
<< insomma, quello che volevo dire è che è colpa della PEA se il cuore comincia a fare tu-tu-tu-tu >> mimò il gesto veloce con la mano aperta sul cuore  << ti manca il respiro, ti gira la testa, tremi  e non riesci a pensare >>
<< in questo momento credo di avere una dose di PEA che rasenta i livelli massimi, da qui ad un’ora mi uscirà dalle orecchie, e se davvero ha questi effetti lo faremo davanti a tutti nel mezzo al parco … spero >> sorrise Sarah
 
<< Secondo la teoria dell'apprendimento >> assunse la sua solita aria da maestrina
<<  l'esperienza positiva vissuta si imprime nel sistema nervoso come un ricordo piacevole da riprovare. Nel caso degli innamorati è proprio l'associazione tra “incontro” e “piacere” che spinge i due interessati a ripetere l'esperienza  >> il viso le si imporporò mentre lo diceva
<< in pratica quando fai l’amore e parlo di amore e non di sesso, è un’esperienza così appagante e sensazionale che una volta provata non finisci più di desiderare di provarla di nuovo >> Marissa sorrise estasiata.
<< al diavolo ! >> Sarah gettò i pantaloni per aria facendoli atterrare sull’anta aperta dove qui rimasero penzoloni dondolando con un movimento triste
<< chi se ne frega di cosa indosserò ! c’è in gioco un’intera vita >>
<< non essere esagerata >> la riprese Marissa
<< non ci sarà in gioco una vita intera, ma in questo momento c’è sicuramente in gioco tutta la mia possibile felicità futura >>
Rimasero tutte in silenzio prendendo atto della verità insita in quelle parole.
 
<< forse sono allergica agli uomini >> annunciò in quel silenzio Beth alle altre tre che, abituate ai suoi sfondoni ogni tanto, non si scomposero affatto.
Le fissò attentamente a una a una per cercare di capire se avrebbero commentato o meno. Sarah le rispose, sbucando fuori dall’armadio, alzando gli occhi al cielo con aria di compatimento << intendi  dire letteralmente allergica o in senso figurato ? >>
<< In senso letterale credo >> le rispose Beth pentendosi già di aver fatto quell’affermazione
<< inizio a pensare di essere fisicamente allergica al genere maschile. O forse è il genere maschile che è allergico a me >>
<< allergica come lo sei per le traversate su una nave ? >>
<< esatto >>
<< o come la paura di nuotare ? >>
<< infatti >>
<< Questa allergia ti si è manifestata prima o dopo che hai conosciuto Darius ? >> chiese Marissa mentre le altre annuivano vigorosamente.
<< che c’entra questo adesso >>
<< c’entra perché, noi siamo riuscite ad instaurare una relazione amorosa con gli altri
<< parlate per voi per adesso….  >> affermò in fretta Sarah
<< mentre tu e Darius siete solo amici e magari la vedi come una sconfitta >>
<< ma non è vero >> si accalorò Beth << lo sapevo che non dovevo dire niente. boccaccia mia ! perché non sei stata zitta? L’ idea di essere allergica agli uomini o, credo più esatto il contrario, mi è nata solo dall’osservazione del comportamento del genere maschile nei miei confronti >>
<< quindi , se ho capito bene >> aggiunse  Marissa << pensi di essere allergica agli uomini, magari...... attraenti ? >>
<< Esatto >> si abbandonò contro lo schienale.
Marissa annuì, pensierosa. << In effetti, c’è una diagnosi per questo disturbo >>
<< davvero ? E sarebbe? >>
<< Sei lesbica >>
Costance e Sarah scoppiarono a ridere, l’occhiata truce proveniente dagli occhi verdi dai riflessi dorati, parve trapassarle
<< Ma non capite? Il fatto che in tutti questi anni abbia avuto solo una fugace relazione con il mio compagno di banco e solo per alcuni mesi e che poi tutto il genere maschile mi respinga  è un sintomo molto grave, il fatto che sia sempre stata attratta dallo stesso genere di uomini alti e atletici, e tutte le mie storie immaginaria siano stare infruttuose nella realtà è un sintomo molto preciso. Evidentemente il mio corpo ha sviluppato questa allergia per proteggermi e suggerirmi che devo trovare un tipo tranquillo e poco attraente e che devo farmene una ragione >>
Le ragazze la fissarono, incredule.
Sarah si alzò in piedi prendendo la borsa che aveva appoggiato alla spalliera del letto << Io credo che tu stia perdendo la testa, ma ti ringrazio del diversivo perché mi ha aiutato a non pensare a chi e cosa mi sta aspettando al parco >> le dette un bacio sulla guancia e si avviò alla porta << fatemi gli auguri girls >>
 
<< stavi scherzando vero Beth ? era tutta una messa in scena per distrarre Sarah >> chiese Marissa
Sentì lo stomaco contrarsi.<< ma certo. Non avrete dato retta a tutte le sciocchezze che ho detto >> mentì 
 

 *.*.*

 
Il parco era abbastanza affollato visto che c’era anche una manifestazione musicale.
Respirò a fondo l’aria primaverile, di una primavera ormai inoltrata.
Faceva più caldo e nei giardini erano sbocciati una miriadi di fiori di tipi diversi, giunchiglie, iris, azalee, in un tripudio di colori e profumi che invitavano le persone a percorrere i sentieri sinuosi in piacevoli passeggiate ed a rilassarsi sotto i sole seduti sulle panchine.
Come entrò nel parco sentì subito l’umore risollevarsi un po’ mentre il cuore iniziava ad aumentare di nuovo il ritmo che faticosamente era riuscita controllare durante tutto il tragitto da casa fino a lì.
Vagò con lo sguardo in cerca di Brutus ma non vide nessuna traccia di quel cane così ingombrante.
Forse erano dall’altro lato del parco, dove c’era meno confusione.
Continuò a camminare nella stessa direzione allontanandosi dal centro della confusione, finché non lo vide.
Con il sedere appoggiato allo schienale di una panchina situata un po’ più in alto rispetto alla zona di passaggio, con una giacca di pelle aperta sopra i jeans scoloriti ad arte.
Alzò le sopracciglia alla vista di Sarah e le labbra gli si incurvarono in un sorriso.
Sarah sentì il cuore cadere a terra e frantumarsi mentre un volo di farfalle le si levò nello stomaco.
Law, con una semplice occhiata,  aveva il potere di farle sciogliere le ossa come un cubetto di ghiaccio in pieno deserto del Lut.
Sorrise anche lei
 
Law vedendola le andò incontro,
il sorriso spontaneo nato sulle labbra di Sarah scaldava il cuore come un raggio di sole d’agosto.
La più bella donna mai creata.
Già con uno sguardo era in grado di stenderti e quando sorrideva, come in quel momento, poteva schiantarti il cuore con la potenza di un fulmine.
Si fece spazio tra un gruppetto di persone ferme in mezzo al vialetto che si  divise per lasciarlo passare.
Perfino la musica parve osservare l’importanza di quel momento, cessando di colpo.
E alla fine si fermò anche lui, a pochi passi da lei.
La guardò da capo a piedi, la divorò con lo sguardo. Riccioli rossi le danzavano sulle spalle. Indossava un abitino leggero che le copriva i seni sodi e perfetti,  e si stringeva intorno a un
vitino esageratamente sottile per poi allargarsi sui fianchi.
 Un viso scolpito finemente, occhi intelligenti e sensibili, guance eleganti, un naso delicato... e labbra…labbra fatte per essere baciate. E quelli non erano che i dettagli più superficiali.
Sotto quello sguardo Sarah rabbrividì mentre un lampo confuso attraversò i suoi occhi azzurri
<< sediamoci >> prendendola per un gomito la guidò presso una panchina un po’ più lontana da quella zona di passaggio e, una volta seduti si ricordò che era lui la parte offesa.
 
<< prima di tutto volevo scusarmi… per tutto…fin dall’inizio della storia quando ancora non ti davo tregua...  Il tempo  è lo strumento migliore per ascoltare se stessi … ed io ho capito di aver sbagliato. ... >>
<< no.. non lo fare, non importa.. quella parte orami è passata…. >>
<< mi scuso per aver invaso i tuoi spazi.. >>
<< .. ho detto che non devi scusarti per quello, perché semmai quello che deve scusarsi in quel caso sono io, per essermi comportato da imbecille >> Il tono di Law era a un passo dalla collera
<< Tu ti sei comportato da stronzo, e quindi è colpa tua, ma io ti ho pressato, molto deliberatamente ho passato il segno e quella è stata colpa mia >>
<< ho detto di non scusarti per quello >>
<< invece voglio farlo, per tutto. Questa è un’occasione unica per me e non voglio sprecarla. Voglio scusarmi per come ho agito, per quello che ho detto, per quello che ho fatto. Mi dispiace davvero Law >>
<< bene hai finito ? perché adesso allora parlo io, allora innanzi tutto sono stato un emerito cretino, ma devi capirmi, non mi sentivo in grado di gestire una come te e quindi…. >>
<< hai giocato sporco >> mormorò Sarah quando Law sollevò la testa
<< non stavo giocando >> replicò lui fissandola intensamente << Nettie sapeva come stavano le cose fin dall'inizio. Non le ho fatto nessuna promessa. Mai. >>
<< L'hai usata, però >>
Il viso di Law si fece teso << Sì >> ammise. << L'ho fatto. L'ho fatto perché pensavo di proteggerti. L'ho adoperata vergognosamente. Aveva tutto il diritto di essere sconvolta, ma sapeva ciò che stavo facendo. Lei era disponibile >>
Il labbro inferiore le tremò di colpo << Hai fatto l'amore con lei >> lo accusò con un filo di voce.
<< Anni fa, se proprio ci tieni a saperlo >> ribatté piattamente lui.<< Da allora non più. E sicuramente non da quando è tornata in città. Te l'ho già detto era uno stratagemma per tenerti lontana >>
Com’ è stava dando lui spiegazioni ?
Si portò le mani agli occhi stringendosi la base del naso… Sarah lo destabilizzava, gli faceva perdere il filo conduttore della discussione.
Rimase in silenzio cercando di riprender le redini della situazione che pareva essergli sfuggita di mano
Adesso il viso di lui era leggermente voltato ma in ogni tratto della postura era ben visibile l’aria di sfida.
Prima di accorgersi di quello che stava facendo si ritrovò a sfiorare i capelli gli si arricciavano leggermente sulla nuca.
Sentì i muscoli di lui contrarsi sotto la punta delle dita e percepì il tumulto sotto la sua apparente tranquillità e la sua lotta per tenere nascosta ogni qualsiasi emozione.
 
Lasciò ricadere la mano che avvolse nell’altra quasi a cercare di mantenere intatto quel tocco.
<< sto aspettando >> le disse brusco
Sentì un nodo nel suo petto espandersi << è complicato >>
<< fai uno sforzo, ed io  farò uno sforzo per capire >>
Rimasero in un silenzio ovattato per alcuni minuti, mentre i rumori attorno a loro erano completamente svaniti
<< non lo sapevano >> emise in un soffio
<< cosa ? >> la guardò senza capire
<< le ragazze… non sapevano di me e di lady Godiva.. >>
Lui aprì la bocca poi la richiuse in un ripensamento
<< lo hanno scoperto per caso, quando era già sparita >> si fermò di nuovo iniziando ad estrarre un filo dalla trama del tessuto dell’abito. Lo guardò di sfuggita, le mostrava il suo profilo, in attesa << lo hanno saputo solo perché una sera i ragazzi hanno parlato di te e della tua ossessione per Lady Godiva >> il nome le uscì con voce stentata
<< ma come hanno fatto a ricollegarla a te ? >> si voltò a guardarla finalmente
Lei sospirò << perché quando Beth ci ha detto del bondage >>
<< Beth sapeva del bondage ? >> gemette
<< certo. Ce lo ha detto lei, lo ha saputo di straforo la sera della festa….lascia perdere…. Insomma lo ha sentito dire e ce l’ha riferito subito, poi ci siamo messe ad inventare dei nomi…
<< inventare dei nomi ? che nomi ? >>
<<… oddio .. non ci riuscirò mai a darti una spiegazione che sia convincente senza far sembrare tutto una soap opera o una serie americana dove i personaggi sono paranoici… >> fece un sospiro e nascose il viso tra le mani e scosse la testa.
<< Io sono... io non...>> balbettò lei, aggrottando costernata la fronte per tanta inettitudine.
Quel cipiglio corrucciato non fece che accrescere la sua bellezza.
<< Non sai cosa dirmi, oppure non sai da dove incominciare? >>
<< Law, io...>> Sarah si fermò di nuovo, e così fece il suo cuore. Si sentiva girare la testa.
La voce di lei era incredibile, quando pronunciava il suo nome.
Le mise un dito sotto il mento, le sollevò il viso, la guardò negli occhi, quegli occhi in cui gli sembrava di essere sprofondato.
<< raccontami solo come sei diventata lady Godiva >>
Sarah rise. Ma poi la sua risata svanì quando vide il modo in cui lui la stava
guardando. Quegli occhi verde mare, che la stavano scrutando con una tale intensità, tanto che pensò che la pelle iniziasse ad andare a fuoco.
Erano enigmatici.
Qualcosa sembrava crepitare nel suo sguardo, un'elettricità che non
avrebbe dovuto esserci.
Abbassò la testa,  tesa, terrorizzata, terrorizzata dalla folle, assurda speranza che la stava animando.  
Una speranza nello stesso tempo esaltante e pesantissima.
Rivelargli la verità la spaventava perché aveva paura di non essere creduta, perché effettivamente gli eventi erano picareschi, ma  nello stesso tempo si rendeva conto che gli avrebbe rivelato quanto lui fosse importante per lei.
E poi tirò un respiro profondo e gli raccontò tutto.
L’incontro al RedDoor con Hugh e Juneska, dell’idea improvvisa, delirante ed eccitante che le aveva attraversato la mente, vedendo in quell’equivoco l’occasione che il destino le stava offrendo.
Gli confessò che non aveva programmato niente di tutto quello che era accaduto, e che tutto quello che aveva fatto, lo aveva fato con la certezza di essere Sarah e non Lady Godiva.
E quando se ne era andata, era perché non poteva più andare avanti con quell’inganno.
Perché voleva che tra loro, se poteva esserci un’occasione, ci fosse con lei e non con il suo alter ego.
Gli chiese scusa per averlo lasciato senza una parola, una spiegazione, ma se lo aveva fatto, era solo per la paura che lui non avrebbe capito le motivazioni che l’avevano condotta a fare quello che aveva fatto.. come infatti era poi accaduto.
L’unico rammarico che aveva era solo quello di non aver avuto il coraggio di svelarsi a lui quando aveva visto il suo totale coinvolgimento.
Ma se da una parte  era felice per quello che era riuscita ad ottenere, dall’altra era angosciata per il timore di essere rifiutata.
Voleva vivere quel momento con tutta se stessa.
<<…. so di non meritare forse il perdono.. perché forse di occasioni per chiarire ne ho avute ma tutte le volte la paura mi paralizzava....paura del tuo pensiero della tua reazione……..a volte la vita ci mette di fronte a delle circostanze  che non riusciremo mai a capire, non c’è una spiegazione logica, se non quella del destino. Tutto arriva all’ improvviso, un vortice di sensazioni che non avresti creduto mai possibile provare che ti confondono >> lisciò la stoffa dell’abito facendolo aderire alle gambe
<<…L’ amore non lo si sceglie lo si incontra.. >> terminò in un respiro
Avrebbe voluto dirgli anche che l’amava così tanto da stare male, che,  nel momento stesso in cui l’aveva visto,  aveva capito che con lui era diverso, che non era la solita cotta adolescenziale.
Sarah deglutì il nodo d’angoscia che le ostruiva la gola.
avrebbe voluto dirglielo, ma ovviamente non ci riuscì.
Alla fine della spiegazione, stremata come all’arrivo della maratona di New York senza preparazione atletica, rimase a testa bassa con le mani intrecciate in grembo.
 
La panchina era un po’ nascosta, merito di un grosso cespuglio di bosso, che dava la sensazione di essere soli. Era così consapevole della presenza di Law al suo fianco che si sentiva formicolare la pelle.
Rimase in attesa di una reazione che non venne.
Sbirciò il suo volto impassibile che guardava fisso davanti a sé, la mascella contratta, poi si voltò quel tanto che bastava per guardarla negli occhi e Sarah vide che lo stupore aveva lasciato il posto allo sgomento << … se non mi fossi fermato… quella sera.. te ne rendi conto ?... ti avrei presa con la forza..e.. mi sarei macchiato di un’azione infame che non sarei mai più riuscito a cancellare dalla mente.. >>
<< .. ma ti sei fermato.. >>
<< mi sono fermato, cazzo. .. ma.. per un attimo..un solo attimo ho pensato di non farlo. Dio! Avrei fatto sesso con te! Con te! Capisci? .. e come mi sarei sentito quando lo avessi saputo.. anche per caso ?... e di fronte agli altri…. Come avrei potuto guardarli ancora negli occhi?.. >>
<< ma non è accaduto.. >>
Dio! Tutto aveva pensato tranne che doverlo consolare per un’azione che non aveva commesso ma che avrebbe potuto commettere!
 
Il trillo del telefono li  interruppe
<< cazzo. E’ Patrick. Senti… io devo proprio andare..>> si grattò la testa come se quel gesto potesse rimettere in ordine i suoi pensieri
Sarah si alzò subito come spinta da una molla invisibile <<…certo… nessun problema.. >>
Tutte le sue paure stavano tornando ancora più ingigantite, soprattutto dopo che per un attimo, un barlume di secondo la speranza si era fatta di nuovo strada in lei. Perché quando siamo tristi tutto si ingigantisce, ogni inciampo, ogni bruscolo, ogni difficoltà si gonfia, diventa gigantesca, una montagna enorme da superare.
<< .. no.. davvero… non voglio finire così il discorso… ma … ecco.. >>
<< è meglio se ci rifletti un po’.. >> concluse lei per lui
<< si…credo.. sia meglio… >>
Si incamminarono affiancati, con le braccia che si toccavano e le mani che si sfioravano.
Nessuno dei due interruppe quel contatto.
Lui adeguò il suo passo a quello di lei per restarle a fianco e lei si sentì leggermente più sollevata.
Si ritrovarono all’esterno del parco dove le loro strade si sarebbero divise.
Le diede un veloce bacio all’angolo delle labbra <<  ti chiamo , okay ? dobbiamo ancora finire il nostro discorso >>
<< si >> soffiò lei abbozzando un sorriso stentato, poi lo vide scomparire tra le ombre della sera.
Solo allora si permise di scivolare con la schiena contro il muro finendo accovacciata sul marciapiede.
Tòh, una coccinella che vagava anche lei smarrita lungo il marciapiede, allungò il dito verso quel bottoncino rosso e nero per farla salire sopra.
Lentamente alzò la mano e si ritrovò a fissare quell’esserino minuscolo che zampettava curioso sulle sue falangi solleticandole la pelle poi, con gesto fulmineo mosse veloce il dito e, mentre lei esprimeva un desidero, come quando era piccola, la minuscola coccinella prese il volo felice. Rimase a fissarla per quanto le fu possibile
<< signorina si sente bene? >>
Guardò con occhi vitrei il bobbies chino su di lei. Gli fece cenno di si con la testa.
Stava bene ?
Le sembrava di si.
Era perfettamente cosciente che sarebbe iniziata l’agonia dell’attesa della telefonata
E se non fosse arrivata ?
 
Si incamminò verso casa con la sensazione di essere sull’orlo di un baratro in bilico tra il precipitare giù nel vuoto e l’essere salvata.
Doveva tornare a casa.
Aveva bisogno di tornare a casa.
Perché all’improvviso anche respirare le sembrava doloroso.
Si stava lasciando prendere dalla negatività.
Sentì un gemito uscirle dalla bocca.
Doveva affrettarsi ad arrivare a casa perché sentiva che la crisi era imminente.
Strinse le labbra per trattenere la successiva ondata di panico.
Non si sarebbe permessa di provare tutto questo.
Non in quel momento.
Non ancora.
Arrivata al portone non riuscì più a trattenere l’angoscia improvvisa che l’attanagliava e, senza un apparente motivo iniziò a piangere.
Riuscì a entrare, al sicuro, in casa, prima di iniziare a singhiozzare.
<< Sarah ? >> la voce di Marissa la chiamò dal soggiorno, poi non udendo alcuna risposta  la sentì avvicinarsi << Sarah? Come mai così pres…>>
Attraverso le lacrime vide Marissa raggiungerla ed un paio di braccia che la stringevano forte.
<< Oh cazzo Sarah, vieni con me cucciola >>
<< hei, Marissa mi sembrava di aver… cazzo! Ma che è successo ? >> anche Costance si precipitò verso di lei.
Sarah non riusciva a spiegarsi tanto singhiozzava forte << non.. ri-riesco.. a smettere.. n.non..ci..ri..esco >>
<< non devi smettere, devi sfogarti >>  Marissa le mise un braccio attorno alla vita e la guidò verso il divano
<< su, su, sei a casa adesso. Non preoccuparti.. ci siamo qui noi >> Costance le accarezzò i capelli << Piangi pure quanto vuoi, per tutto il tempo che ritieni necessario >>
<< sono una stupida >>
<< non sei stupida e io quello lo ammazzo >>
<< vado a prenderle un bicchiere d’acqua per vedere se smette di battere i denti , ed io ti aiuto >> esclamò Beth che aveva assistito all’ultima parte
<< meglio un po’ di brandy, mi sembra sotto shock >> suggerì Marissa.
Quando si sedettero, Sarah  si accoccolò con la testa appoggiata alla spalla di Costance
<< volevo tornare a casa al più presto. Volevo solo tornare qui con voi >>
<< e adesso ci sei a casa >> la rassicurò Marissa allungandogli dei fazzolettini dove lei affondò il viso.
Quando i singhiozzi cessarono rimase ancora appoggiata alla spalla di Costance
<< allora, che è accaduto ? che ti ha fatto quello stronzo figlio di puttana ? >> le chiese Beth con voce dura
<< eh? >> Sarah la guardò stralunata << no- non mi ha fatto niente a dire la verità..
<< come sarebbe non ti ha fatto niente… e tutto questo allora ? >> Marissa allargò le braccia ad indicare il quadretto di loro tre raccolte intorno a lei
<< bèh. Ecco, forse è stata la tensione accumulata per tutto il tempo che, all’improvviso, è esplosa in uno sfogo così violento…..all’improvviso ho iniziato a vedere tutto nero, mi è sembrato che tutto stesse andando a rotoli, non riuscivo più a pensare con lucidità…  >>
<< oddio Sarah, mi hai fatto mandare inutilmente  tanti di quegli accidenti a Law…>> sospirò Beth
<< …mi ha detto che mi richiama.. >> tirò su con il naso e si asciugò un’altra lacrima
<< ma allora dove sta il prob..
<< e se non lo fa ? >> chiese loro con voce rotta
<< perché diavolo non dovrebbe farlo ? >> esclamò sollevata Costance
<< andiamo, andiamo, sii positiva Sarah! Me lo sento che tutto andrà a finire bene >> Marissa si alzò e si diresse in cucina, tornando subito dopo con quattro bicchieri ed una bottiglia di spumante << Facciamo un brindisi. A noi quattro. Quattro ragazze stupende, intelligenti e molto sexy >>
 << ed anche determinate e cazzute >> aggiunse Costance  << dove cazzuto sta per  persona abile e capace, coraggiosa o impavida >> continuò sorridendo
<< Le migliori amiche di sempre >> Beth alzò il bicchiere seguita dalle altre
<< a noi >>
<< a noi >>

 *.*.*
 

<< ti prego, ti prego, squilla . Che ti costa ? un piccolo squillo. Prometto che non mangerò gelato..... per un mese >>
Fissò il telefono posato di fronte a lei sul letto, come se fosse un essere dotato di anima
<< se squilli starò due mesi senza mangiare il gelato >> lo guardò di nuovo speranzosa.
Erano già le sei del pomeriggio e tutto ancora taceva.
Doveva stare calma ed avere fiducia nel suo karma.
<< starò tre mesi senza gelato….
niente
<< e darò due esami entro giugno..
La suoneria di Beyoncé partì all’improvviso facendola sobbalzare
<< pronto >>
<< ciao >>
Crollò sul cuscino con un sorriso ebete stampato sulla faccia gioiosamente cosciente dell’astinenza da gelato a cui avrebbe dovuto sottoporsi  e dei due esami che avrebbe dovuto preparare.
 
 
 
Scusate il ritardo...... ma non ho molto tempo a disposizione, quindi può darsi che da adesso in poi gli aggiornamenti rallentino un po’.
Spero che non me ne vogliate e che continuerete a seguirmi anche se aggiornerò un po’ più lentamente.
Vi è piaciuto il capitolo?
Spero tanto di si.
Grazie per la fiducia che ancora mi date .
Grazie a tutte quelle che mi hanno inserito tra le seguite, preferite, da ricordare, non smetterò mai di ringraziarvi, e grazie a tutte coloro che continuano a leggermi.
Mi fa tanto piacere sapere che c’è qualcuno che legge questa storia che doveva concludersi in Cornovaglia e che invece sta continuando a Londra….
Un bacione grandissimo a tutte voi donne!
A presto
costanza

 
 
 
 
 

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Capitolo 54
*** CAPITOLO 53 - L & S - COME PUO' UNO SCOGLIO ARGINARE IL MARE ***


CAPITOLO 53

 
 
<<…Sono io….pensavo…
Che cretino che era. Pensava che l’avrebbe riconosciuto subito dalla voce, invece era rimasta in silenzio
<<… scusa…volevo dire…sono…Law ..>>
Ma che gli stava accadendo? Una paresi dei neurotrasmettitori? all’improvviso non era più in grado neanche di parlare al telefono ?
 
 
Demente.
Era ufficialmente certa di essere una demente.
Non aveva neanche risposto al saluto.
Era rimasta muta come una mummia dentro il sarcofago. Mosse le labbra senza che le uscisse un suono, effetto pesce dentro la boccia. Poi raccogliendo tutta la sua energia riuscì a pronunciare << hemmm.. >> cosa le era accaduto alla lingua ? le si era intrecciata ? << ciao >> evviva! Due sillabe, una parola di senso compiuto! Ce l’aveva fatta!
<<... Mi chiedevo se avessi voglia di uscire adesso per un caffè… se vuoi…
<< ..Adesso ? >>
cretina!
Ma da uno a dieci quanto era demente ? undici
<< adesso si, sto per andare al ristorante ma…avevo pensato .. che..potevamo..
 le sembrò un pò impacciato e questo la intenerì
<< dove ci troviamo ? >>
<< da Chiacchere e Caffè, è vicino al rist..
<< dieci minuti e sono lì >>
 
Era stata troppo precipitosa?
Ma era così felice che stava rischiando che gli occhi gli diventassero a cuoricino e che polvere di stelle le uscisse fuori dalle punte della dita.
Era veramente patetico il modo in cui si stava comportando.
Era veramente patetico che un semplice ciao potesse scatenare in lei una tempesta ormonale di quella portata.
Chissà se lui aveva idea di quanto fosse disperatamente innamorata.
Chissà, se lo avesse saputo … magari l’avrebbe trattata con più gentilezza… e questo l’avrebbe distrutta… essere trattata con gentilezza… patetico.
 
 
Si mise gli orecchini mentre Marissa cercava di domare i riccioli rossi ribelli utilizzando mollette, un gel con i brillantini, fermagli
<< non voglio avere l’aspetto della fata turchina ed ho poco tempo >> borbottò Sarah scostando la testa alla vista del gel brillantinoso
Marissa rimase con la mano sospesa per aria mentre otto paia di occhi si osservarono scrutandosi attraverso il proprio riflesso.
Lasciò andare la mano << giusto. Hai ragione, forse è un po’ esagerato >>
<< okay sono pronta >> si alzò velocemente dirigendosi di sotto mentre le altre tre la seguivano parlando incessantemente.
<< rilassata >>
<< ma sensuale >>
<< sexy >>
<< ma non in modo ostentato, sono sempre in un bar Marissa >> la riprese Beth
Adorava quando cercavano di darsi dei consigli mettendo l’interessata ancora più in confusione, e quelle mollette gli tiravano in un modo pazzesco, doveva avere gli occhi a mandorla tanto Marissa le aveva tirato i riccioli indietro.
Si avviò quasi correndo, togliendo il quasi un secondo dopo, mentre con la mano si toglieva ad una ad una tutte le mollette infilandosele in tasca o perdendole per strada
 
 
 
Sarah era in ritardo.
Magari non sarebbe neanche venuta.
Magari aveva avuto un contrattempo.
Magari ci aveva ripensato.
 
Va bene, sarebbe rimasto lì seduto da solo ancora per un po’.
Per quanto tempo, pensò
Mezz’ ora? Un ora ?
Il massimo possibile ?
All’improvviso gli sembrò che tutte le sue certezze accumulate di anno in anno, che lo avevano portato ad essere diventato la persona che era, sicuro di sé nelle relazioni, dominatore assoluto dei sentimenti, gli si sgretolassero nelle mani, trasformandosi in sabbia finissima che scorreva rapida tra le dita.
Sarebbe diventato quasi un perdente.
Stupido
Patetico
Perdente
Ma andiamo, aveva avuto una marea di appuntamenti, fin da quando aveva quindici anni, relazioni varie, serie e meno serie…  addirittura quasi una convivenza, cazzo.
Finse di bere ancora un po’ di birra, tenendo le labbra chiuse, bagnandosele solo appena, se la voleva far durare il più a lungo possibile, per non essere costretto ad ordinarne un’altra e sembrare ancora di più penoso.
 
Tornò a prestare attenzione alla rivista scientifica che aveva in mano, facendo finta di leggere mentre faceva finta di bere cercando di non fissare la porta come un gatto che fissa la tana del topo
Si rese conto all’improvviso che il locale era molto rumoroso, forse non proprio l’ambiente ideale per un incontro.. incontro
 
Ma non era quello il punto.
<< Scusa il ritardo >> Sarah si accomodò con un movimento fluido sulla sedia di fronte a lui che alzò di scatto la testa sussultando
<< accidenti eri proprio preso nella lettura >> esclamò lei allungando il collo per leggere il titolo dell’articolo Uno degli eventi più violenti dell'Universo: due "stelle di neutroni" (stelle ipercompatte) si scontrano per creare un buco nero.
<< Cosa? >>
Si guardò intorno curiosa << non c’ero mai stata qui ma, carino. Pieno di energia positiva >>
<< forse c’è un po’ troppa confusione >> si passò le dita fra i capelli mentre si guardava intorno
<< no, non direi, anzi, è bello quando all’ interno hai tutto un cicaleccio rassicurante. Non c’è il rischio che l’ambiente si zittisca all’improvviso rendendo partecipe tutti  dei tuoi discorsi >>
Sorrise alla ragazza che le si era avvicinata << un caffè con latte freddo a parte, sono krispy kreme quelli che vedo laggiù al banco ? >>
<< si >>
<< allora anche un Lemon Meringue Pie >>
<< arriva subito. Un’altra birra Law ? >>
<< no. Sono a posto così grazie >>
 
La guardò e le sorrise, ed il suo cuore balbettò.
 
<< qui il caffè è molto buono quindi.. visto che ti piace il caffè ho pensato che questo..fosse il posto giusto..io mi fermo qui al mattino per un cappuccino ed un budino di riso, lo vendono anche in chicchi.. non il budino.. ovviamente, mi riferivo al caffè.. è molto soffice..ora sto di nuovo parlando del budino..questa conversazione sta diventando senza senso…..probabilmente ti addormenterai nel giro di un minuto nonostante il caffè
Lei scoppiò improvvisamente a ridere. Vederlo così impacciato, un Law completamente diverso da quello che vedeva di solito, la stava intenerendo
<< okay, ripartiamo dall’inizio. Ciao >> appoggiò il mento sulla mano
Lui sorrise e si appoggiò con entrambi gli avambracci puntellandosi con i gomiti
<< Ciao >> le disse con una voce bassa, melodiosa, puntandole contro quegli occhi verdi caldi come una colata di cioccolato fuso, che le fece girare la testa per la confusione. << allora che cosa hai fatto oggi ? >>
< ho iniziato a programmare i miei prossimi esami di giugno >>
<< esa-mi ? >>
<< esatto. Esa-mi, sono due, devo darne due. E’ indispensabile per il mio futuro. Di vitale importanza direi >>
<< accidenti come la butti sul tragico >>
<< no, non sul tragico, ma è veramente indispensabile che dia questi due esami, per cui devo fin da subito mettermi sotto >>
<< oh >> esclamò lui lasciando trasparire un leggero tono di delusione che le provocò un’ondata di gioia ed un improvviso rossore
<< studierò mattina e pomeriggio concedendomi delle pause, come oggi per esempio, o alla sera >>
<< ah, bene.. >>
<< e tu che hai fatto oggi ? >>
Scrollò le spalle << le solite cose, curato i rapporti con i fornitori, le public relation non sembra ma sono molto importanti, soprattutto per avere sempre il meglio della merce, ho effettuato alcuni ordini di routine ed ho preso alcune prenotazioni per alcune eventi speciali, fidanzamenti, anniversari.. ah, ho portato Brutus al parco, un po’ prima del solito, in modo da poter essere qui con te . certo se da adesso in poi sarai così impegnata non te ne vorrò se non potrai occuparti di Brutus, vorrà dire che mi organizzerò e mi arrangerò finché tu non tornerai disponibile….
 
Aveva detto proprio mi arrangerò? Quindi voleva dire che non aveva intenzione di sostituirla con un’altra dog sitter, voleva ancora lei.. e l’avrebbe aspettata, si sentì trasportare sopra una nuvola dipinta di rosa
 
<< So che quello che sto per dirti non è assolutamente consequenziale a quello di cui sto parlando ma è un’idea che ho in mente da oggi per cui devo dirtela, verresti una di queste sere al cinema con me ? >>
<< perché ? >>
<< perché, te lo sto chiedendo, o perché voglio uscire con te ? >>
<< perché vuoi uscire con me >>
La guardò assorto << devo dirti le motivazioni così come mi vengono in mente o in ordine di importanza ? >>
Sorrise << come ti vengono in mente >>
Dio quanto era innamorata! E ogni volta che apriva bocca la faceva innamorare sempre di più. Sarebbe mai arrivata a una fine di quell’innamoramento, o sarebbe continuato sempre in un crescendo fino a scoppiare?
<< allora.. prima di tutto voglio uscire con te perché con te mi diverto, sei simpatica, intelligente, mai banale. Mi piace cosa dici, mi piace come sei e vorrei conoscerti sempre di più e sempre meglio. Quando esco con te non mi annoio.. mai.. e mi fai sentire.. vivo.. come non lo ero mai stato in tutta la mia vita >>
Lei trattenne il fiato ed anche le lacrime << oh, direi che sono dei.... motivi.. validi.. si..più che validi  >>
<< e tu perché vuoi uscire con me ? >>
Perché credo tu sia la mia anima gemella e perché ti amo da impazzire ?
<< ti prometto che ci penserò ed alla prossima occasione te lo dirò >>
 
Il telefono prese a squillare dall’interno della tasca della giacca
< Patrick >> sospirò lui
<< devi andare >> aggiunse lei mentre Law muoveva la gesta in gesto affermativo
<< ti accompagno fino all’ingresso della sub >>
<< non importa sono venuta a piedi >>
<< allora ti accompagno per un pezzetto >> la spinse gentilmente mettendole una mano alla vita e quel tocco le lasciò una scia incandescente lungo tutta la schiena.
<< bene >>
<< bene >>
Erano uno di fronte all’altro
<< ci sentiamo.. >>
<< ci sentiamo…..dici che se ti chiamo stasera tardi è troppo presto ?
Sant’ Iddio, ma cosa c’era quella sera che non andava in lui ? aveva delle grosse difficoltà di coordinazione cervello- parola << potresti intanto pensare a che film scegliere, per il cinema, voglio dire, non ho pensato a vedere che film danno in questa settimana, forse avrei dovuto pensarci, o magari per una cena…insomma... pensaci.. e fammi sapere. >> le diede un bacio fuggevole sulla guancia e fece dietrofront.
 
Fece di nuovo tutta la strada di ritorno di corsa arrivando al portone senza fiato con il cuore che le martellava per un milione di motivi il principale dei quali erano un paio di occhi verdi e dei corti capelli rossi.
Entrò in casa di corsa
<< hei, dove vai, vogliamo sapere tutti i dettagli >> Beth alzò gli occhi dal portatile sistemato sul tavolo della cucina
<< prima voglio farmi un bagno rilassante, mi rivivo tutto l’incontro e ci troviamo a cena >>
<< Che ne dite se mangiamo in pigiama e poi ci guardiamo un film sdolcinato stravaccate sul divano ? >> propose Beth
<< approvata l’idea >> confermò Costance emersa dallo studio non appena aveva sentito la porta sbattere << potremmo preparare degli stuzzichini e mangiare direttamente sul divano mentre guardiamo in completo rilassamento il film… io ho anche saltato il pasto oggi, ho la nausea >>
<< in frigo c’è la quiche, la riscaldiamo… nausea? >> Marissa la guardò alzando le sopracciglia
<< non è come pensi >> la rassicurò subito Costance << non diventerete zie nell’immediato >>
<< nel freezer c’è ancora il tortino di riso potremmo scongelarlo rapidamente nel microonde e poi scaldarlo in forno >> suggerì Beth << potrei anche preparare un pò di pasta se volete >>
<< non importa Beth, quello che abbiamo basterà sicuramente >> la bloccò subito Costance
<< okay mentre voi preparate io vado a farmi un bagno rilassante >>
<< che genere di film? Strappalacrime o per sempre felici e contenti ? >> sentì chiedere a voce alta Marissa
<< per sempre felici e contenti >> urlò dall’ alto delle scale mentre sentiva l’approvazione delle altre
Tutte le storie d’amore dovrebbero avere un lieto fine, tutti dovrebbero avere un loro “ e vissero felici e contenti “ purtroppo nella vita reale quel finale non era così scontato, l’amore finiva a metà strada distruggendo uno dei due. Ecco perché almeno nei film doveva andare in quel modo, almeno per due ore potevano crederci.
 
Erano già tutte pronte in pigiama per una seratina tutta al femminile super rilassante
<< allora… >> Marissa prese dal frigo quattro lattine di coca cola, andò a sedersi tra Sarah e Beth << come è andato l’incontro? >> continuò distribuendo le lattine ad ognuna di loro
<< non è che ci sia da dire molto .. >>
<< oh, no, carina.. adesso ci racconti tutto per filo e per segno, da come era vestito a cosa avete mangiato, detto, o fatto.. >>
<< fatto ? >> esclamò Costance << ecco perché ti vedo così sciolta e rilassata, avete per caso fatto un pò di esercizio, e metto la virgolette ad esercizio >> posò la lattina e piegò ritmicamente l’ indice ed il medio di entrambe le mani
<< non ci siamo neanche baciati.. ma d’altra parte eravamo in locale pubblico non potevamo lasciarci andare a manifestazioni pubbliche di affetto >> si difese Sarah
<< ma vi rivedete ? >>
<< okay facciamo un patto… voi non mi assillerete ed io vi racconterò cosa accade in modo del tutto spontaneo, ma con i miei tempi >> rimasero accigliate per un attimo << e va bene, te lo concediamo >> si arrese Marissa
<< intrecciamo i mignoli >> propose Costance spazzolandosi le mani per togliere i bricioli, cosa che fecero subito posando sul lungo plaid che copriva loro le gambe, i pezzi di quiche che stavano mangiando, per suggellare in modo definitivo il patto.
 
<< e adesso guardiamoci il film, cosa avete scelto ? >>
<< ha scelto lei >> disse Marissa voltando il pollice verso Beth
<< amici di letto >>
<< Dio,  adoro  Justin Timberlake e Mila Kunis in questo film ! >> sospirò Costance
<< Justin è così.. così..
<< gnam gnam >> le fece eco Marissa
<< fai partire il DVD Beth, non ci resta che godercelo mentre mangiamo ed ingrassiamo >>
<< tu non ingrassi nemmeno se ti gonfiano con l’elio >> osservò Beth con una leggera punta di acidità nella voce
<< grazie per la cosa carina che hai detto miss acidona >>
Beth aprì bocca per risponderle poi ci ripensò << hai ragione cacchio, a volte sono un po’ acida >>
<< forse è perché non fai sesso regolarmente. Ti ci vorrebbe un bel tromba amico come  Dylan e Jamie, ha i suoi vantaggi, ti rilasseresti ogni tanto >>
<< questa sì che è un’idea >> mormorò sarcastica Beth poi sul viso le comparve un sorriso sfavilloso << potresti prestarmi Jared >>
<< scordatelo >> escalmò Marissa facendo roteare la quiche che aveva in mano
<<…… allora Zach…a  prima vista sembra un po’ rude.. >>
<< … e tale sensazione di ruvidezza rimarrà tale perché non ho nessuna intenzione di cedertelo >>
<< potreste chiedermi qualcosa in cambio, così sarebbe uno scambio equo >>
<< nada…niente da fare Beth >>
<< egoiste >> si appoggiò con un sospiro allo schienale del divano e premette il tasto play e si immersero nell’atmosfera romantica del film.
 

*.*.*

 
Si era svegliata presto ma si sentiva carica di energia e di vitalità.
Avrebbe preparato la colazione per tutte poi si sarebbe messa a studiare .
Si mise a canticchiare un motivetto senza far uscire le parole mantenendo il suono dentro la gola ed esternando solo dei mmmhhh  mmmhmmmm, si accorse di cantare  closing time dei semisonic che probabilmente le era rimasta in testa dalla sera prima.
Poi dimentica del proposito di non fare rumore le parole iniziarono a uscire fuori come una fontana scrosciante.
Le stonature risvegliarono tutte le inquiline e l’aroma di caffè che si diffuse nell’aria fece il resto.
Arrivarono ad una ad una come in pellegrinaggio, nei loro pigiamini colorati e con i capelli ancora arruffati
<< Sarah sei stonatissima >> esordì Costance stropicciandosi gli occhi
<< ti consiglierei di non cantare così quando al mattino ti ritroverai accanto Law >> suggerì Marissa
<< ma se tutto questo cantare ti permette di cucinare tutto questo ti autorizzo a farlo ogni volta che vuoi >> approvò invece Beth mentre Sarah depositava sul tavolo un vassoio fumante .
Costance aggiunse i tovaglioli le posate e le tazze.
Beth riempì le tazze di caffè ed annusò estasiata l’aria.
Sul piatto c’erano quattro magnifiche omelette con formaggio e sottili fettine di bacon , accompagnate da pane integrale tostato.
Beth  prese la prima forchettata e chiuse gli occhi, deliziata.
<< Mmh...>> sospirò mentre l’omelette si scioglieva in bocca.
Inghiottì il boccone << Sarah questa è l’omelette migliore tra tutte quelle che abbia mai assaggiato >>
Lei sorrise << si, devo dire che a volte riesco a mettere insieme qualcosa di niente male,  e pensare che prima dei quindici anni non mi sono mai avvicinata ad una cucina >>
<< ti sei ripresa subito però, questo che hai  è un vero dono >> l’adulò Costance infilandosi in bocca l’ultimo pezzetto di omlette muovendo poi la forchetta verso di lei << che compensa la tua stonaggine. Per una colazione così sopporterei i tuoi gorgheggi ogni mattina…. Ci sono ancora quei muffin al cioccolato di ieri ? >>
<< e meno male che ieri sera avevi detto che soffrivi un po’ di nausea >> la guardò stupita Marissa
<< mi chiedo dove lo metta lei tutto quello che mangia >> sospirò affranta Beth pulendosi la bocca con il tovagliolo, poi si alzò per portare il piatto nell’acquaio.
Meglio alzarsi ed evitare la vista dei muffin… come diceva il proverbio? Lontano dagli occhi….lontano dal desiderio
Proverbio rivisitato ad hoc, si disse.
 
Uscirono tutte quante lasciando da sola Sarah
<< ragazze spengo il cellulare perché non voglio alcun diversivo. Voglio essere concentrata al massimo. Se proprio avete bisogno, chiamatemi sul fisso lasciando un messaggio in segreteria >>
 
Si chiuse in camera con le cuffie che le inviavano in sottofondo dei brani di musica classica che le conciliavano sempre la concentrazione e lo studio. D’altronde aveva fatto un fioretto e adesso doveva mantenerlo.
 
All’una del pomeriggio si concesse una pausa.
Era stata talmente concentrata che non si era accorta del tempo che scorreva.
Il rumore del suo stomaco le aveva fatto alzare lo sguardo in direzione della sveglia. Spalancò sorpresa gli occhi, si sfilò le cuffie e si diresse di sotto in cucina.
Prese un piatto e, direttamente dal frigo tagliò un pezzo di tortino di riso avanzato dalla sera prima.
Iniziò a mangiarlo ancora freddo senza neanche metterlo nel microonde per scaldarlo un po’, mentre vagava per l’appartamento cercando di sgranchirsi un po’ le gambe.
Il display della segreteria lampeggiava mandando bagliori rossastri per cui si avvicinò e tenendo in equilibrio il piatto fece partire i messaggi
<< ciao, sono io, troppo presto per una chiamata?
Sussultò come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco.
In quel terzo giorno della settimana il momento fu a dir poco emozionante.
Il mondo tremò per un attimo
Spense immediatamente la segreteria.
Appoggiò velocemente il piatto sul tavolo, prese una sedia avvicinandola la mobile vi si sedette con il cuore che le batteva all’impazzata, poi riavvolse leggermente il nastro e riascoltò dall’inizio la voce di Law
 
<< ciao, sono io, troppo presto per una chiamata? Forse si, magari non hai ancora avuto modo di vedere se c’è qualche film in programmazione che ti interessa. Io non ho pensato a controllare. Magari possiamo vederci ancora per un caffè durante una tua pausa.. se vuoi….bene… odio parlare a questi aggeggi, mi sembra di essere un idiota che parla al vento…..quindi..prima che si esaurisca il nastro.. richiamami o mandami un messaggio quando sentirai questo…ciao..a.. a presto..>>
 
Riavvolse il nastro e si apprestò a riascoltarlo con la testa appoggiata al braccio in completa estasi.
Doveva valutare bene cosa proporgli.
A dire il vero c’era una cosa che le ronzava in testa come un alveare di vespe ma non sapeva se era giusto proporglielo subito o aspettare ancora un po’
Poi la segreteria partì di nuovo facendola sobbalzare per l’orecchio appoggiato all’ altoparlante per ascoltare anche i respiri di Law
<< .. sono di nuovo io…. Spero non ti irriti troppo tutto questo… però volevo dirti anche che…… se ti piace l'idea… , non l’ho detto ma l’avevo pensato ancora prima del cinema e del caffè, potremmo fare anche una cena. In questo momento è troppo ? forse è troppo…spero di non aver creato confusione ma vorrei aggiungere a mia difesa che è la prima volta che chiedo un appuntamento a una segreteria telefonica.. nel senso non alla segreteria, ma attraverso una segreteria, forse non vuoi fare tardi perché devi studiare….comunque se sei minimamente interessata a una delle proposte sopraccitate sentiti libera….. sento che mi sto incartando da solo….insomma..vedi tu … Grazie. Ehm. Ciao … a proposito.. Brutus sente molto la tua mancanza…>>
Al terzo riascolto tolse la cassetta e la sostituì con una nuova poi con quella appoggiata sul cuore tornò di sopra volando.
Adesso sapeva per certo cosa proporgli.
 
                                                                             *.*.*.*
 
Sicuramente Sarah gli avrebbe proposto un film e lui le avrebbe potuto fare la controproposta di cinema e pizza all’uscita, pensò mentre si avviava in camera per cambiarsi.
Osservò la stanza immaginandosela piena di candele accese e con lei lì, distesa in quel letto. Immaginò i suoi capelli sparsi sul cuscino che  alla luce delle candele mandavano bagliori di fuoco.
Pensò al suo corpo caldo, alla sua pelle bianca al sentirla muoversi sotto di lui, mentre lui la toccava, la assaporava..
Imprecò in un antico idioma apache lanciando una sequenza di invettive che neanche sapeva di conoscere, poi si diresse in bagno, per una doccia gelata…
Una lunga, doccia, gelata.
 
Quando rientrò all’una di notte dopo una serata piuttosto faticosa la vista del segnale di un messaggio nella segreteria gli fece passare di colpo tutta la stanchezza.
<< ciao. Sono Sarah. Ho sentito il tuo messaggio ed ho pensato che una cena andrebbe bene. Che ne dici di una cena qui da me ? venerdì alle otto. Come vedi io non ho alcun problema a parlare con questi aggeggi >> la sua risata gli arrivò argentina attraverso l’altoparlante<<presumo adesso che tocchi a te rispondermi. Dai un bacio a Brutus da parte mia.. manca anche a me.. ciao >>
 
Si affrettò a richiamare.
 
                                                                           *.*.*.*
 
 
Preparò il caffè e bevve la prima tazza calda e scura mentre sfogliava il giornale che avrebbe anche potuto essere scritto in arabo.
Aveva risposto di si
Aveva risposto di si
accennò ad un passo di danza
Per rimettere in ordine le idee si versò una seconda tazza di caffè, ci aggiunse tre cucchiaini di zucchero, poi prese un muffin al cioccolato dalla scatola di latta e prese a guardare fuori attraverso la finestra aperta.
Si era svegliata prestissimo quella mattina ma d’altronde pensare ad un tizio che sta pensando a te la metteva in agitazione e le metteva in circolo una quantità di adrenalina tale che avrebbe potuto fare bungee jumping senza neanche battere ciglio.
Si affacciò alla finestra.
Appena prima dell'alba, appena prima che la luce sostituisse l'oscurità, mentre le nubi più alte iniziavano a tingersi di porpora e un piccolo fumoso banco di nebbia iniziasse a coprire gradualmente i tetti circostanti, come una foto sfumata .
In quel momento,  prima che  tutti fossero in giro,  il mondo era tutto suo.
 
Mordicchiò il muffin, sorseggiò il caffè, ed osservò il cielo diventare rosa  e vide la luce pallida brillare a dietro ai tetti.
Pensò a quello che l’aspettava, e sorrise.
Sarebbe stata una splendida giornata.
 
Al primo accenno di scalpiccio dietro di lei alzò la mano e, senza neanche voltarsi inviò un ordine perentorio ed indiscutibile << domani sera casa libera e non tornate prima delle dieci del mattino >>
<< hei! ..  e buongiorno anche a te! ..io non so dove andare ! >> sentì mormorare Beth stizzita
<< chiedi a Darius >>
<< e se esce con qualcuna ? >>
<< brava, tu fallo uscire così ti piazzi da lui >>
<< e se dovesse rientrare per.. per….per qualcosa con qualcuna ? >> chiese esitante
<< digli che se vuole  fare esercizio lo faccia fuori casa, in macchina, in albergo a casa di lei ovunque >> si voltò appoggiando entrambi i gomiti al davanzale << ma non a casa sua.. perché lì dovrai esserci tu. Mi sembra piuttosto semplice no ? >>
<< cos’è semplice ? >> sbadigliò Marissa allungando le braccia verso l’ alto per sciogliere i muscoli
<< vuole la casa libera domani sera >> Beth si appoggiò al frigo incrociando le braccia al petto
<< oh-oh-oh .. ucci ucci sento odor di cristianucci ..
<< ho invitato Law a cena qui va bene ? e nel caso la serata si prolunghi non vi voglio tra i piedi sono stata chiara ? >>
<< lapalissiana >>
<< chi è lapalissiana ? >> chiese Costance appena entrata
Sarah alzò gli occhi al cielo << c’ è qualcun altro che deve ancora entrare? Quante volte devo ripetermi ? ho detto..
<< ha detto >> la interruppe Marissa
<< che domani sera ha invitato a cena Law e poiché spera molto che la serata si concluda con un bel po’ di movimento orizzontale non vuole che nessuna di noi rientri prima delle dieci di domani mattina >>
<< wow movimento lungo .. >>
<< non so come si concluderà la serata comunque non voglio stare con l’ansia che qualcuna di voi appaia in un momento inopportuno >>
<< perché avete intenzione di farlo in soggiorno o sul tavolo della cucina ? mio Dio ! se lo fate sul tavolo della cucina pensate poi a ripulirlo bene con acqua ed amuchina perché a me farebbe piuttosto schifo mangiarci ...e.. >>
<< Costance.. >>
<< sii ? >>
<< vuoi tacere per cortesia ? >>
<< si >>
<< brava >>
<< vorrei far presente alla giuria che io non so dove andare ...>> ripeté ancora una volta  Beth
<< oh Beth, nessun problema dai, organizziamo una serata dai ragazzi >>
<< ma se Darius avesse..
<< non ce l’avrà >> disse categorica Marissa << venerdi non avrà nient’altro da fare che stare con noi per tutto il tempo, okay, organizziamoci, tu Beth vedi se c’è al cinema qualcosa di interessante, nel caso volessimo uscire,  tu Costance contatta Zach e spiegagli la situazione...
<< non voglio che lo sappiano in anticipo.. >> urlò quasi Sarah strozzandosi con un muffin
<< va bene, contrordine, Costance contatta Zach e digli che vogliamo trascorrere una serata tutti insieme e che rimarremo tutti a dormire lì.. >>
<<  digli che abbiamo i tubi dell’acqua rotti, lo scarico del bagno intasato, un’infestazione di formiche in cucina, digli quello che ti parei ma non che Law viene a cena da me.. >> intervenne perentoria Sarah
<< va bene, qualcosa mi inventerò e tu tranquilla >> guardò Beth sorridendo
<< Darius sarà ben felice di trascorrere una serata tutti insieme >>
<< dio,  come mi piacerebbe in un futuro vederci tutti insieme ..come coppie.. >> sospirò Marissa
<< non potrà mai accadere con Darius…. siamo troppo amici >> sentenziò Beth cercando di ignorare il filino di delusione che provava nel profondo.
 
                                                                                    *.*.*
 
Il venerdì mattina dovette prima di mettersi a studiare e trovare la concentrazione, liberare la mente da qualsiasi immagine di Law.
 
Alle cinque, con un sorriso sognante stampato in faccia  era in cucina a preparare la cena.
Aveva riflettuto a lungo sulla scelta dei piatti con cui fare colpo su Law, ed alla fine aveva optato su dei piatti francesi che le venivano piuttosto bene.
Certamente non erano tra i più raffinati ma avevano alcuni vantaggi, prima di tutto potevano essere preparati con un po’ di anticipo per cui non l’avrebbe trovata sudata e accaldata dietro una zuppa fumante, secondo le riuscivano bene anche senza troppa concentrazione che, in quel momento deficitava parecchio poichè che pensava più a quello che sarebbe avvenuto di lì a tre ore che a quello che stava avvenendo adesso.
Aveva pensato di preparare le gâteaux au chocolat  la sera prima,  invece poi aveva optato per del gelato alla gianduia e alla nocciola che nella gelatiera le veniva piuttosto bene e che adesso faceva bella mostra di sé nel freezer non avendo  ricevuto alcun attacco da elementi estranei anche se questi elementi avevano aperto lo sportello un centinaio di volte solo per guardare e sospirare in attesa degli… avanzi.
 
Si allacciò il grembiule e vuotò le borse della spesa che, su sua precisa indicazione, avevano fatto Marissa e Beth.
  
Preparò l’antipasto fatto con champignon, carote, valeriana pomodori, fagiolini, noci  e salsa vinagrette, prima di servire avrebbe messo i dadini di pancetta croccante .
 
Tolse il grasso dalla carne e la tagliò in piccoli pezzi.
Sbucciò le cipolle e le fece rosolare con aglio e pancetta poi  aggiunse la carne.
Poi vi versò la passata di pomodoro, il brodo e il  vino.
Una volta che il composto si fu addensato lo versò sula carne ed infornò a forno basso, più cuoceva in forno a bassa temperatura e più diventava tenero.
Le ragoût de boeuf.
L’aroma del ragoût riempì la cucina.
Mise la bottiglia di champagne in frigo, si tolse il grembiule, assaggiò un po’ di vino Erano passate da poco le sette e mezzo ed era tutto pronto.
Andò in soggiorno dove aveva apparecchiato.
Sul tavolo c’era un portacandele Puck  e nello stereo.. niente… non voleva mettere una musica sdolcinata ma neanche musica classica, certo clair de lune di Debussy era un classico, una toccata e fuga poteva essere di malaugurio, il lago dei cigni forse un po’ pesante.. forse avrebbe lasciato Debussy.. o forse niente.
Andò di sopra a cambiarsi indossando un abitino azzurro con piccolissimi fiorellini bianchi, tagliato sotto il seno per poi scendere leggermente svasato fin sopra il ginocchio.
Scese di nuovo, e si avvicinò alla finestra e salutò la ragazza riflessa nel vetro.
 
                                                                        *.*.*

Comprò i fiori.
La cosa lo irritò perché quello era stato il suo proposito fin da principio. Ma poi Patrick glie l’aveva consigliato e quindi quel semplice gesto all’improvviso gli era sembrato una tattica preterintenzionale per portarsela a letto.
Poi lo colse il dubbio che non portare quei maledetti fiori  avrebbe comportato un cambiamento nella rotta del destino , magari sarebbe accaduto qualcosa di irreparabile che avrebbe interrotto lì, per l’ennesima volta, il loro rapporto.
 Alla fine, aveva di nuovo cambiato idea...
Stava per suonare il campanello quando si fermò di botto ed imprecando tornò indietro .. aveva dimenticato i fiori in macchina..
tornò indietro a passo veloce poi con il mazzo in mano come  il testimone in una staffetta fece il percorso a ritroso e si ritrovò di nuovo davanti al portone .
Erano due giorni che aspettava in gloria e temeva quel momento
Ci aveva pensato mentre portava a spasso Brutus; ci aveva pensato mentre era al telefono con i fornitori; ci avevo pensato mentre sedeva nella cucina con Patrick e gli altri prima di iniziare la serata.  E ci avevo pensato mentre era a letto.
In pratica aveva pensato a quella sera ventiquattr’ore su ventiquattro .. e adesso era lì…..agitato come poche volte gli era accaduto, con il cuore che batteva all’impazzata.
Suonò schiacciando leggermente il tastino argentato
dopo poco sentì la sua voce << si ? >>
<< io >>
Lo scatto del portone fu immediato
Salì i gradini a due a due poi si ricordò che aveva in mano dei fiori e che non doveva farli arrivare come passati sotto un tritatutto.
Rallentò l’andatura e si presentò alla porta ancora chiusa.
Fu un attimo.
Vide una macchiolina su una scarpa e si chinò, depose i fiori sul pavimento, si tolse la macchia con il tappetino con scritto welcome, quindi tornò ad allungare la mano per prendere i fiori.
Aveva appena avvolto le dita attorno agli steli quando la porta si spalancò.
Law si trovò a fissare la punta di un paio di scarpine  in seta azzurra con dentro infilati un paio di piedini estremamente sexy attaccati a delle caviglie...
Si affrettò ad alzarsi.
<< oh >> la sua fronte cozzò contro qualcosa di duro ed i fiori caddero a terra.
<< ahi >> Sarah si era ritratta subito vacillando leggermente con la mano alla fronte.
Law l’afferrò subito << Sarah! Mi dispiace. Stavo solo..oh..per l’amor di ..>> oltrepassò la soglia e tenendola per le braccia chiuse la porta con un calcio.
Attraversò la stanza e la fece sedere delicatamente sul divano, poi le sollevò il mento per guardarle la fronte.
Una chiazza rossastra risaltava sulla sua pelle chiara.
D’impulso vi premette sopra le labbra.
Sarah chiuse gli occhi.
Quel semplice gesto, quel semplice bacio totalmente casto, le infuse un benefico senso di calore. Si sporse verso di lui ed incontrò i suoi occhi.
<< scusa >> mormorò
poi lei gli sorrise ed illuminò la stanza come un raggio di sole, le loro teste avevano urtato insieme come in una classica scenetta comica, soffocò una risata  << pensavo tu avessi perso qualcosa e mi sono chinata per vedere cosa fosse >>
<< in realtà mi stavo togliendo una macchiolina dalla scarpa .. >> si guardò affranto l’oggetto della discussione
Ma cosa gli stava accadendo ?
Era vittima forse di qualche maledizione che lo faceva essere all’improvviso così maldestro e goffo ?
<< poi ho preso.. >>  alzò di scatto la testa e guardò in direzione del portone
<< aspetta un attimo.. >> corse ad aprire la porta e raccolse un mazzo di fiori che giaceva  triste sul pavimento, con alcune corolle spelacchiate.
Tornò mogio in salotto con i fiori che gli penzolavano dalla mano, mogi come lui
<< ti avevo portato dei fiori >> esclamò dispiaciuto
Sarah cercò di rimanere seria alla vista di una gerbera afflosciata
Law le sfiorò la fronte con le dita << e poi questo.. se avessimo urtato più in basso adesso potresti avere addirittura un occhio nero. Ti verrà il livido >>
<< forse se ci mettessi del ghiaccio magari eviterei che diventasse viola >>
<< giusto. Stai ferma qui, vado a prenderti del ghiaccio >>
Tornò poco dopo con una busta di gel caldo/ freddo prelevata dal freezer, avvolta in un canovaccio e glie l’ appoggiò sulla fronte.
Lei osservò da sotto le ciglia il suo volto, una ruga profonda gli attraversava la fronte, si sentì prudere le dita per la voglia di spianargli quella ruga, di accarezzargli il mento dove già si ripresentava una leggera ispidezza, di baciargli gli angoli delle labbra..e..
Accidenti!
Doveva darsi una calmata
Stavano iniziando di nuovo tutto dal principio.. non doveva avere fretta…
  
<< che ne dici se beviamo qualcosa ? >> suggerì Sarah avvicinandosi al tavolo, Law prese l’apribottiglie e tirò il tappo che uscì dal collo della bottiglia con un leggero botto.
Versò il vino  nei due bicchieri che Sarah  gli stava porgendo.
<< cin >>
<< cin >>
<< posso aiutarti ? >> le chiese gentilmente Law
<< è quasi tutto pronto >> ripose Sarah , ma Law la seguì in cucina.
<< metti l’insalata in quella insalatiera ti dispiace? Io intanto friggo la pancetta .. so che non è giusto farti lavorare ma..>>
<< nessun problema lo faccio volentieri >> mise l’insalata nella scodella di ceramica poi stappò il vino rosso, lo mise nel bicchiere e lo passò a Sarah che ne bevve un sorso.
Lo assaggiò anche lui << buono >> c’era un che di intimo in quel gesto, in quel momento, entrambi indaffarati a preparare la loro cena mentre condividevano il vino da un unico bicchiere.
<< cos’ è questo profumino ? >>
<< ragoût de boeuf >> rispose Sarah con un perfetto accento francese arrotando la r
<< il nome è strepitoso e molto sexy  >> le fece l’occhiolino e lei arrossì fino alla radice dei capelli
infantile
<<  Posso accompagnarla al nostro tavolo,  Mademoiselle ? >>
<< certamente >>
 
<< buonissima ! squisita >> Law non faceva che lodare l’insalata mentre infilzava le foglie di valeriana la pancetta e le verdure . Quando Sarah portò  la casseruola con il ragoût fumante Law annusò il profumo che spandeva nell’aria ed emise un gemito
<< mio dio è semplicemente fenomenale questo profumo, ti solletica già le papille gustative con il semplice odore.. credo sia un piatto afrodisiaco  >>
Lei ridacchiò << smettila di dire sciocchezze >>
<< ma è vero >> ribattè Law ridacchiando a sua volta.
Continuarono a parlare in modo naturale, semplice, per tutto il pasto.
Lui gli raccontò tutto di sé partendo dall’ infanzia
<<.. Ricordo l’infanzia come un momento magico. Una volta ero in giardino, e avrò avuto 5 anni, mio cugino mi aveva appena insegnato a tenere il tubo dell’acqua premuto in modo che attraverso gli spruzzi rivolti contro il sole si potesse vedere l’arcobaleno. Io tenevo il tubo e guardavo attraverso l’acqua e dall’altra parte a un certo punto ho visto non uno, ma due arcobaleni con dei colori brillantissimi. Non volevo più lasciare andare il tubo tanto che le dita hanno iniziato a farmi male… hanno dovuto staccarmi la mano a forza….  poi non mi è più accaduto di riuscirne a vedere due contemporaneamente… hei..Ho un’ idea, sei pronta ? >>
<< s-si.. ma per cosa ? >>
<< facciamo a botta e risposta una domanda per uno e le risposte devono essere al cento per cento sincere. >> si sporse sul tavolo verso di lei << E’ un modo per conoscersi  >>
<< ma certo. va bene, chi inizia? >>
<< Io, l’idea è stata mia. Allora, il tuo primo amore >>
<< Oh-mioddio >>
Si portò la mano alla fronte
<< dunque vediamo, il mio primo amore, >> si scostò i capelli che le continuavano a cadere davanti agli occhi << ci sono. Ci sono. al campeggio estivo, avevo quattordici anni e lui quindici, faceva nuoto, gareggiava capisci,
<< anch’ io nuoto bene >> si intromise lui
E questo da dove gli usciva? Cosa c’entrava in quel momento ? sembrava come quando da bambino stai cercando di essere all’altezza di qualcuno… aveva quattordici anni santo cielo, non era ieri. Avesse potuto si sarebbe dato una sberla sulla testa.
<<. .. aveva i capelli biondi schiariti dal cloro e due occhi azzurrissimi, la mia amica Lisa si era presa una cotta terribile per lui per cui una sera quando l’ho incrociato mentre attraversavo il campo gli ho detto : sai dovresti invitare la mia amica, si è presa una terribile cotta per te.
Davvero ? mi ha risposto, peccato perché io me ne sono presa per te.
Così,  su due piedi.
E la cosa mi ha lasciato a bocca aperta, non sapevo cosa fare, perché lo trovavo così carino e non mi sembrava giusto nei confronti di Lisa. Poi una sera mi ha chiesto di uscire con lui, in pratica siamo andati al bar che c’era sulla spiaggia e poi mi ha riaccompagnato in stanza alle dieci, sai gli orari erano molto rigidi.
Alla fine del campeggio ci siamo promessi di scriverci ogni giorno fino all’anno successivo quando ci saremmo rivisti >>
<< E vi siete scritti? >>
<< Bè per la prima settimana si, ma non tutti i giorni poi,  come era prevedibile ci siamo dimenticati della promessa  e l’uno dell’altro. Non sono andata al campeggio l’estate successiva ma sono andata con mio padre in Italia, a Roma, dove stava aprendo un nuovo albergo. Tocca a me. Dunque vediamo un po’.. sei mai stato innamorato ? >>
<< Si >>
<< Si e poi ? >>
<< Si e basta. Allora qual’ è sta ..>>
<< Aspetta, aspetta un momento, potevamo rispondere anche con una sola parola ? Non è giusto io ti ho raccontato tutto! Adesso voglio sapere di chi sei stato innamorato, a chi hai detto ti amo....
<< non l’ho detto a nessuno ti amo. Ci sono state delle ragazze di cui ero innamorato ma non ho mai detto a nessuna ti amo. Insomma ti amo sono due parole veramente importanti da dire, non le puoi dire a chiunque. Tocca a me che cosa odi ?cosa ti fa paura ? >>
<< Dunque.. vediamo un po’… odio le persone sciocche , gli arrivisti, i leccaculo, odio quando i genitori sono troppo accondiscendenti, come i miei, perché se sono troppo accondiscendenti, di fatto, non puoi lamentartene troppo no ? insomma, non sarebbe carino nei loro confronti. Tocca a me. Cos’è un problema per te ? >>
<< Tu… Forse >>
<< Cosa? >>
Law scoppiò a ridere agitato << no, davvero, scherzavo, un problema per me è qualcosa a cui vorrei dare una soluzione perché è un qualcosa a cui tengo molto, ma vedo che la soluzione si allontana sempre di più.  Ecco, questo è il mio concetto di problema. Tocca a moi, che rapporti hai con la tua famiglia ? >>
<< Oh, bèh sono nata da una coppia di genitori che da giovani contestavano tutto, governo, istituzioni,  poi mio padre è entrato in affari e si è messo a costruire alberghi poi è nata mia sorella e poi sono nata io, insomma loro mi amano più di qualsiasi cosa al mondo e mi hanno cresciuta con tutta la libertà per cui hanno lottato….
<< Chi era quello con te al ristorante ? .. scusa toccava a te a dire la verità e non c’ entra niente con quello che stavi dicendo ma .. >>
<< Era mio zio >>
<< oh >> Sospirò di sollievo
<< sai .. a proposito di genitori …era stato mandato in avanscoperta per vedere come stavo >> Roteò gli occhi sbuffando esasperata.
Lui la guardò <<  non ho mai visto occhi come i tuoi. Non sono semplicemente azzurri, sono... due zaffiri, e  alla luce della candela hanno il bagliore del mare...>>  e le sorrise.
E il mondo si fermò.
Era un sorriso che aveva visto mille volte e ogni volta su di lei aveva lo stesso effetto, indipendentemente da quello che stava accadendo.
Era un sorriso magico, destinato a sbaragliare qualsiasi cosa si fosse presentata sulla sua strada.
Bastava che lui le sorridesse e tutto dentro di lei diventava caldo e morbido.
Era un dono che lui aveva. Lui ti guardava e, chiunque tu fossi, avevi la sensazione che quello che avevi da dire per lui fosse la cosa più importante al mondo.
Ti faceva sentire unica.
<< È la cosa più bella che mi sia mai stata detta >> sospirò poi non seppe cosa altro aggiungere, si schiarì la gola << bene, adeso vado a prendere la mia specialità,  il gelato alla nocciola e gianduia >> e andò in cucina.
Avrebbe voluto che quella serata non finisse mai
Sarah prese due coppette e le appoggiò sul tavolo poi prese il gelato dal freezer  e si voltò andando a sbattere contro Law che l’aveva seguita << ops! >>
<< oplà >> le prese il contenitore dalle mani e lo appoggiò acanto alle coppette  poi si voltò e rimase a guardarla paralizzato.
E si tuffò in quell’ oceano profondo annaspando per non affogare.
<< il buio >> gli soffiò sul viso Sarah
<< cos.. >>
<< mi fa paura il buio. E quando salgo delle scale o percorro un corridoio non troppo illuminati corro e non mi volto mai indietro per paura di vedere qualcosa di terribile.  Stupido  vero ? >> lo guardò ansiosa con gli occhi sgranati e lui vi si perse dentro
<< assolutamente no >> lui si avvicinò e chinò leggermente la testa verso di lei
<< è ormai cosa nota che non ci si deve mai volare quando si sale una scala non illuminata >>
Le incorniciò il viso con le mani.
Dita lunghe, calde sulla pelle.
Un attimo, un altro, il battito del cuore che accelerava impazzito nell’attesa che le labbra di lui sfiorassero le sue, e disse la cosa più stupida che poteva dire
<< il gelato… si sta.. sciogliendo.. >>
Sul viso di lui comparve un leggero sorriso << credo che me ne farò una ragione >> le soffiò sulle labbra…
…..e la baciò.
 
 
Spero di essermi fatta perdonare per l’attesa un po’ più lunga.
Ho risposto con ritardo alle vostre recensioni.. e spero alle prossime di rispondere più rapidamente..
Che dire….se non bacioni e grazie a tutte ?

il titolo l'ho preso dal grande Lucio... non so se sia azzeccato, ma appena ho cercato il titolo uno dei cassetti della memoria si è aperto e sono spuntate queste parole.. ed io non ho potuto fare altro che seguirle...

a presto!
costanza

 
 
 

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Capitolo 55
*** CAPITOLO 54 - S & L - LA VIE EN ROSE ***


CAPITOLO 54

 
Lui si scostò un attimo, il tempo di prenderle il viso tra le mani, una pressione calda delle sue dita sopra le sue guance.
A giudicare dal modo in cui lui la guardava, sembrava che volesse divorarla.
 
C’era qualcosa in lei che lo lasciava sempre senza fiato.
Non era solo la sua bellezza, evidente a tutti, che lo lasciava senza fiato, che diamine, aveva avuto altre donne, forse anche più sexy di lei.
Ma lei aveva qualcosa che lo scombussolava.
Quel suo corpo snello, i seni pieni, il sederino sodo, le labbra piene, per non parlare del suo cervello….. si trattenne  a stento  dall’ansimare.
Quando  lei sorrideva o rideva, il suo viso si illuminava e gli occhi azzurri scintillavano..  e lui moriva sempre un po’ di più.
 
Sarah chiuse di nuovo gli occhi mentre lui si chinava di nuovo a baciarla, baci lenti che le esploravano il viso mentre una mano ancora lo avvolgeva.
Si avvicinò di più a lui  stringendo con le dita la maglietta sopra i suoi bicipiti. Lui mormorò qualcosa morendole le labbra, scostandole poi i capelli  per baciarla sul collo . Sarah risalì i suoi bicipiti e gli circondò il collo affondandogli le mani tra i corti capelli mentre il cuore le batteva come durante una corsa ad ostacoli.
Le tracciò una scia di umidi baci arrivandole all’orecchio, le afferrò il lobo mordicchiandolo mentre lei si teneva aggrappata al suo corpo.
Si impossessò di nuovo della sua bocca e questa volta i baci furono devastanti, labbra, denti, lingua, baci di una dolcezza insopportabile, baci che divoravano, leccavano ogni anfratto della bocca facendole dissolvere ogni pensiero riducendole ad un piccolo ronzio di sottofondo.
Sarah gemette ed i suoi gemiti  riecheggiarono all’interno della bocca di lui.
Sentiva il calore pervaderle il corpo ed avvamparle il viso, il bacio si fece ancora più appassionato finché tutto non divenne confuso.
Lui fece scorrere le mani lungo la schiena ed avrebbe voluto sentire la sua pelle sotto le dita, i suoi seni nelle proprie mani, sentire il brivido di affondare in lei, ma voleva che tutto si svolgesse con i dovuti tempi anche se in quel momento non sapeva quali fossero. Voleva di più, più di quanto, in modo razionale, sapeva potesse osare.
Si staccarono
Fece un passo indietro, accontentandosi di far scorrere il pollice sul
labbro inferiore di lei, emettendo un lungo, profondo, sospiro, quasi di resa.
Delicatamente appoggiò la fronte alla sua rimanendo in silenzio e d’altra parte lei non avrebbe potuto emettere parola neanche sotto di minaccia di morte.
Poi incrociò le braccia dietro il suo fondoschiena e la sollevò in modo che i loro visi fossero allo stesso livello.
<< che ne dici se iniziamo ad uscire insieme ? ..>>
Sarah sentì lo stomaco farsi di piombo e precipitare in basso << cosa ? >>.
<< voglio dire, abbiamo iniziato non in modo molto canonico, un pò fuori dall’ordinario diciamoci la verità >>
<< Ehi... cosa vorresti dire? >> si risentì lei quasi offesa, ma sorrideva e il tono era scherzoso.
<< okay, questa è la mia idea, iniziamo ad uscire, come una qualunque coppia che si è appena conosciuta >>
<< anche se noi siamo già ci conosciamo >> lo interruppe lei
<< si, ma c’è tanto altro di noi da conoscere, per cui direi di fare così, usciamo, restiamo a casa, facciamo conversazione, facciamo delle attività insieme ma..>>
<< ma niente sesso >> lo anticipò lei
<< esatto. Niente sesso, almeno per un mese >>
<< mi sembra giusto >> acconsentì lei << un mese è un periodo di tempo ragionevole >>
<< non ricordarmelo, l’ho detto proprio io ? >>
<< si >> ridacchiò lei
La fissò intensamente
<< Significhi troppo per me per fare le cose in fretta, Sarah >>
Il cuore di lei batté più forte, il respiro si accorciò
In quel momento si sentiva vittoriosa, e pensava solo alla meravigliosa bocca di lui che aveva davanti.
Intrecciò le dita dietro il collo di lui.
E  gli diede un altro bacio,  posò lenta le labbra su quelle di lui, le dischiuse godendosi la sua bocca, la sua lingua e le sue braccia forti che ancora la sorreggevano.
Quando il bacio finì, Law la rimise a terra.<< Accidenti >> mormorò sospirando, poi lei sollevò la testa e lo guardò in silenzio e la sua mente gli si svuotò del tutto.
<< mangiamo il gelato adesso ? avrei bisogno di qualcosa di freddo se non ti dispiace >> le scostò un ricciolo dalla fronte e lei sentì che le mani gli tremavano leggermente
<< per il gelato credo non ci sia più speranza ormai, credo però di avere nel freezer del cheese- cake confezionato…. Se è freddo abbastanza..
Sentì il sorriso di lui allargarsi sulla sua guancia e sorrise di rimando << penso sia sufficiente >>
Tornarono nel soggiorno tenendosi per mano con in una mano il gelato sciolto e il cheese-cake.
 
<< come fai a mangiare quella sbobba liquida ? >> le chiese inorridito mentre lei raccoglieva il gelato semiliquido con un cucchiaio
<< adoro il gelato semisciolto, non lo mangio mai subito, in genere lo tengo nella coppetta finché non posso girarlo con il cucchiaino >>
<< ma non ha senso, inutile prendere allora il
Piegò l’indice ed il medio di entrambe le mani << gelato .. se invece poi è liquido >>
<< vedi >> lo guardò con sguardo malizioso << avevi ragione, dobbiamo ancora conoscerci…chissà quante altre cose di me che non sopporti verranno fuori >>
<< e di me >> le suggerì lui sorridendo
<< giusto, magari sei uno di quei tipi che lascia gli abiti in giro per la camera e non asciuga la doccia e.. oh…. >> si fermò di botto rendendosi conto che quel discorso, che  sarebbe potuto sembrare banale tra due amici, diventava carico di un significato nascosto tra di loro.
Il silenzio che ne seguì fu diverso da qualsiasi altro silenzio avesse mai sperimentato,denso, caldo, quasi carico di aspettativa. Tossicchiò imbarazzata poi Law divertito del suo imbarazzo la rassicurò << io asciugo sempre la doccia e non sono abituato a lasciare indumenti in giro per la camera a meno che non me li sia tolti in fretta perché..>> si fermò anche lui rendendosi conto di come, più spesso di quel che uno pensi, si possa andare incontro a fraintendimenti << voglio dire che a.. volte ..  tanta è la voglia di andare a letto… >> per la prima volta nella sua vita arrossì davanti ad una donna << ..cioè.. volevo dire.. che ..a volte, quando sono molto stanco non sto a guadare dove metto gli indumenti tanto è la voglia di dormire.. ecco.. >> i loro sguardi si incrociarono, si legarono e penetrarono fino in fondo all'anima . si schiarì la voce
<< …vuoi assaggiare un po’ di cheese cake ? >>  le disse precipitosamente mettendole davanti alla bocca il cucchiaino con sopra una soffice crema bianca. Lei aprì le labbra e succhiò quello che lui le aveva avvicinato. Un brivido la fece fremere .
Passato il momento di imbarazzo ripresero la conversazione.
….Conversarono mentre sparecchiavano…
….Le tirò i capelli come un bambino dispettoso mentre cercavano di arrivare per primi all’acquaio con in mano il proprio piatto..
….La baciò mentre lei teneva ancora tra le mani la pirofila del ragout …
Un bacio a stampo, spontaneo, lieve, che la lasciò paralizzata, in quel gesto così semplice e spontaneo riconobbe una tenerezza ed una dolcezza uniche che la fecero fremere ancora.
 
Rimasero poi sul divano a parlare di tutto, di tutti gli argomenti che gli venivano in mente dicendo cose che probabilmente nessuno dei due avrebbe poi ricordato. Lei lo fissava completamente irretita dai suoi occhi magnetici, dalle sue mani bellissime ed esperte, che muoveva in continuazione, ma non con movimenti nervosi, ma delicati, ipnotici che ti facevano fantasticare su come doveva essere..
Lo guardò più intensamente poi, accarezzandogli il viso, prese l’iniziativa ed iniziò a baciargli la bocca, lentamente, avvertì il suo sussulto, assaporando il suo sapore,  ne bevve il sospiro, e prese coscienza che ormai lui stava diventando il suo sole, la sua luna, il suo universo.
Sempre più audace, gli tracciò il contorno delle labbra con la lingua. Il sapore di lui le
fece quasi cedere le ginocchia, lui le cinse la vita con un braccio.
Chiuse gli occhi, si lasciò avvolgere dalle sensazioni che stava provando.
Lui le strofinò il dito sulle labbra, poi si fermò e appoggiò la fronte alla sua, aspirando il suo profumo.
Ti amo
Sarah sbatté le palpebre.
Lo aveva detto a voce alta? Pensò terrorizzata.
Poi sospirò di sollievo.
No.
Fra quanto tempo avrebbe potuto dirglielo senza spaventarlo?
 
 
Lo accompagnò alla porta e lui la tirò a sé affondandole le mani nei capelli per baciarla. Alla fine del bacio Sarah, sospirando,  adagiò la testa nell'incavo della sua spalla. E rimasero allacciati così, cuore contro cuore, con il battito accelerato, meravigliosamente complementari. Perfettamente in sintonia con quell’uomo, irresistibile sotto ogni punto di vista,  di cui era follemente innamorata.
Sarebbe potuta rimanere così per ore.
Giorni.
Anni.
 
                                                 §§§§
 
 
Colpì con un pugno possente il sacco tenuto da Rudy << deboluccio Law, che ti succede? >>
<< come sarebbe a dire deboluccio ? >> si scostò asciugandosi un rivolo di sudore che gli colava lungo lo zigomo << vuoi fare a pugni per caso ?‘ >> chiese con minacciosa gentilezza . Aveva sempre sostenuto che prendere a pugni un saccone fosse un ottima terapia distensiva, più di tutti quegli strizzacervelli a cui la gente ricorreva frequentemente.
Era un metodo semplice ed economico, ed in quegli ultimi tempi c’era andato spesso per alleviare quella rabbiosa frustrazione che lo aveva pervaso costantemente.
 
Iniziò di nuovo a tirare pugni con feroce determinazione. Lanciò un veloce sinistro e poi lasciò partire un gancio destro mentre Rudy, ancorato al saccone, perfettamente bilanciato sulle gambe, a mala pena barcollava << suvvia Law, puoi fare di meglio >> lo canzonò l’altro mentre lui si fermava appoggiandosi con il gomito  nel punto più alto, dove la pelle iniziava a creparsi lasciando intravedere l’imbottitura. Si appoggiò il guantone sulla testa  lasciando penzolare l’altro braccio rilassato lungo il fianco    << cosa vorresti dire ? ho la stessa forza delle altre volte >>
<< si. Ma avevi una luce diversa negli occhi, avevi la rabbia dentro che ti faceva essere più incisivo. Avevi lo sguardo di una tigre >>
<< e adesso invece come ce l’ho ? da agnello ? >> sorrise alla sua stessa battuta
 
 
Sarah non era mai entrata in una palestra di boxe.
Visto che era arrivata con largo anticipo, aveva deciso di non rimanere sulla strada ad aspettarlo, ma di entrare dentro e fargli una sorpresa.
L’ambiente era un po’ cupo, non era tra i più accoglienti dal punto di vista estetico, era una struttura molto vecchia.
Sorrise tra sè, sembrava che avessero cercato di ricreare l’atmosfera delle vecchie palestre americane, come si vedevano in quei vecchi film ambientati nel mondo della boxe, che aveva visto a volte in televisione, come Rocky Balboa e la mitica Adriana.
Attraversò un piccolo corridoio dirigendosi verso la stanza da cui provenivano dei rumori.
Spinse la porta e rimase sulla soglia di quell’enorme stanzone con i tubi scoperti che correvano lungo le pareti, sulle quali erano appese fotografie in bianco e nero incorniciate che, come testimoni dei tempi passati, rappresentavano uomini in pantaloncini che si affrontavano o che gioivano mostrando all’obiettivo una medaglia.
Una gigantografia di Cassius Clay occupava tutta la metà della parete in fondo dove era montato un ring all’interno del quale due energumeni si stavano affrontando seguendo i suggerimenti che gli venivano urlati di volta in volta dall’allenatore, ora all’uno ora all’altro.
Avevano tutte le protezioni previste, ciò nonostante era sempre uno spettacolo che trovava un tantino brutale. Non capiva dove potesse essere la soddisfazione  nell’essere presi a pugni in faccia.
Rimase a bocca aperta ad osservare un ragazzo che saltava la corda con una velocità ed abilità tali da lasciarla letteralmente di stucco.
Non pensava che si potesse saltare così veloce da non vedere neanche la corda. La distrasse un rumore ritmico alla sua destra, la persona che faceva allenamento al sacco veloce faceva sembrare tutto così semplice, picchiava i pugni in modo cadenzato, alternando due battute per ogni mano, ad una battuta dietro l’altra che faceva vibrare la palla incessantemente.
La guardò e si bloccò di colpo fermando la palla con una mano
<< cercavi me piccola? >> le chiese sfoggiando un sorriso smagliante
Lei rise imbarazzata << veramente cerco Law >>
<< oh.. il solito fortunato.. è là al sacco con Rudy >> allungò il guantone indicandogli l’angolo opposto della palestra dove poteva vedere bene Law che, appoggiato con il braccio sul sacco, ascoltava attento quello che gli diceva l’uomo di fronte a lui, le dava la schiena, poteva scorgere così la canottiera completamente inzuppata di sudore.
Si avviò verso di loro mettendolo meglio a fuoco la persona con cui stava parlando. Era un ometto basso, tarchiato, con molti muscoli e senza neanche un filo di grasso. Aveva due sopracciglia folte, che sporgevano in avanti, e che in quel momento, alla sua vista, si erano inarcate verso l’alto.
 
L’aveva seguita lungo tutto il suo percorso tortuoso e quando l’ aveva vista avviarsi verso di loro aveva inarcato le sopracciglia, un sorriso canzonatorio ma felice spuntò dalla sua bocca .
Guardò malizioso Law << devo dire però che se la perdita dello sguardo rabbioso della tigre ha a che fare con quella bambolina che sta venendo verso di noi.. bè, in questo caso sei completamente giustificato >> Law si voltò di scatto ed il suo sguardo saettò nella stanza mettendo poi a fuoco Sarah che ormai era a pochi passi da lui.
Il suo sguardo si accese di colpo, segno inequivocabile di un grosso coinvolgimento emotivo, pensò Rudy continuando a sorridere in modo paterno.
Fece un sospiro Hee.l’amore…. gli battè la mano sulla spalla <<.... ci vediamo.... Buona sera signorina me lo tratti bene stasera, non lo strapazzi troppo......... ha avuto un allenamento piuttosto faticoso >>
<< Rudy… >> lo rimproverò Law mentre Sarah arrossiva senza riuscire a dire una parola.
<< ciao >> le dette un pugno con il guantone, si abbassò all’orecchio << sono tutto sudato >>
<< sei molto eccitante >>
<< uh..uh.. >> si avviò verso gli spogliatoi
<< Credo tu stia dimenticando qualcosa >> lo fermò lei con una audacia che neanche lei sapeva di avere. Lo attirò a sé sfiorandogli la bocca.
<< No, me lo sono ricordato eccome >> le allacciò le mani alla vita ed incurante del sudore la attirò a sè << però ti ringrazio per il pro memoria >> si avvicinò alla sua bocca, Sarah aveva intenzione di dargli solo un bacio a stampo, magari un po’ più deciso, ma sicuramente a stampo, ma su Law non fece lo stesso effetto. Trasformò il bacio a stampo in un bacio più profondo << così si fa Mac Wilson >> urlò qualcuno mentre un coro di fischi e urla di approvazione partiva da ogni punto della palestra.
<< scusa >> Sarah lo strattonò per la maglietta << ti ho messo in imbarazzo ? >> gli mormorò a pochi centimetrati della bocca
<< in imbarazzo ? >> sorrise divertito << probabilmente mi hai appena fatto salire sul gradino più alto della scala dell’ apprezzamento personale >> le porse le mani sollevandole per farsi aiutare a togliere i guantoni e flettè le dita.
<< vado a farmi una doccia e sono pronto >> la spinse verso gli spogliatoi tenendole la mano immersa nei soffici capelli mentre lei aveva ancora in mano i suoi guantoni.
           << fai una doccia fredda Mac Wilson >> gli urlò qualcuno sghignazzando << o non arrivi  fine cena >> ci furono scrosci di risa da parte di tutti i quali, non si stavano perdendo neanche un minuto di quell’incontro
Law mostrò il dito medio dietro la schiena
<< Altrettanto a te >> gli urlò ridendo apertamente l’interessato.
Uomini, pensò Sarah, quando ci si mettono sono ancora più pettegoli delle donne.
Un nuovo, rapido bacio e si separarono di nuovo
<< aspettami nell’atrio, sarò rapidissimo e non chiacchierare con gli sconosciuti >>
<< si papà >>
<< brava bambina >> le diede un buffetto sul naso e si allontanò sorridendo.
Rimase a guardarlo finchè non sparì dietro la porta cigolante dello spogliatoio, pensando che se non lo fosse stata di già, si sarebbe innamorata di lui all’istante.
Con quella maglietta intrisa di sudore era veramente sexy.
Guardò le pareti un po’ annerite che dimostravano di aver visto lontane tinteggiature, annusò l’aria, sentì un vago odore di chiuso e di muffa, le dava l’impressione di una palestra un po’ sfigata nel firmamento delle palestre di ultima generazione, dove andava anche lei, e questo l’affascinò.
Doveva farsi curare da un bravo strizzacervelli.
<< la prossima volta che torni posso venire anch’ io ? >> gli chiese non appena lui si presentò appena docciato con i capelli ancora umidi che gli aderivano alla testa.
<< vuoi venire qui ? >> chiese meravigliato
<< certo. Mi farebbe molto piacere >>
<< .. non so.. >> era un po’ titubante
<< dai, Law, ti prego, fammi venire, potresti insegnarmi un po’ di pugilato >> esclamò convinta
<< meglio! .. questa si che è bella >>
<< dai…può sempre tornare utile sapere dare qualche pugno>> mimò in aria qualche mossa
Sospirò rassegnato
<< d’accordo, lunedi prossimo ti porto anche te >>
<< oh, grazie..stragrazie >> lo abbracciò gioiosa
<< solo che andrò di mattina >> continuò sadico << molto presto.. perché ho degli impegni >>
<< non fa niente.. non importa.. vengo comunque .. tanto mi alzo sempre presto al mattino.. >>
<< che fortuna >> bofonchiò tra i denti
Lei lo abbracciò baciandogli un bicipite.
 
 
                                                            *.*.*.*
 
<< non posso credere che tu voglia passare il lunedì mattina in palestra >> tentò di opporsi Law per l’ultima volta.
Sarah lo abbracciò e lo baciò allegra mentre lui ricambiava il suo bacio << è la tua palestra quindi il tutto è più allettante >> precisò lei sorridendo  abbagliandolo.
Quegli ultimi giorni erano stati a dir poco meravigliosi.
A parte le ore di studio, al quale si dedicava con una rinnovata energia, e quelle che lo tenevano impegnate al ristorante, nelle restanti ore erano riusciti a ritagliarsi dei momenti tutti per loro che erano stati magnifici.
Avevano passeggiato mano nella mano nel parco, con Brutus che felice trotterellava al loro fianco, salvo qualche incontro  imprevisto con qualche scoiattolo che faceva crollare tutti i suoi insegnamenti impartitigli con amore da Sarah.
Ma uno scoiattolo era pur sempre uno scoiattolo, che diamine, rincorrerlo e tentare di acciuffarlo  era sempre una questione di onore canina.
Avevano parlato e parlato sul divano di Sarah, cucinato insieme nella cucina di Law, sperimentando nuovi piatti… a quel punto mancava solo il passo successivo che li avrebbe portati .. al piano di sopra.
Ma all’improvviso, quel passo stava diventando più difficoltoso.
L’idea che il mese stesse per finire , e che quindi si stessero avvicinando alla scadenza… gli faceva sembrare quella scadenza come un atto dovuto, qualcosa di obbligatorio come le tasse, ma non era così.
Non era una cosa che andava fatta.
Non doveva essere così.
 
Spinse la porta dipinta di verde un po’ sbiadito dal sole e scrostata in alcuni punti e si scostò per lasciarla entrare
<< anche tu hai visto la mia palestra, l’hai visitata tutta quanta in lungo e in largo  >> riprese lei passandogli davanti
<< e tu quella la chiami palestra? >> sbuffò con un leggero disprezzo nella voce bassa << quella è una beauty-farm, un salone di bellezza, una casa di moda, la musica bassa di sottofondo, le luci disposte con sapiente maestria da un abile architetto d’interni...... pfuì.. e tutte quelle ragazze in tutine attillate all’ultima moda.. >> rimase perplesso << su quest’ultima parte magari non avrei da recriminare molto.. è sempre un bel vedere..
<< attento.. se non vuoi due occhi neri così smetti di vedere >> lo minacciò lei continuando a camminare senza neanche voltarsi indietro a guardarlo.
<< e poi tutti quegli specchi.. >> continuò imperterrito lui << capirei se fosse una scuola di danza classica, ma una palestra.. dimmi te cosa ci fate con tutti quegli specchi..>>
A quel punto Sarah si bloccò di colpo e si voltò verso di lui << gli specchi ci servono per guardarci mentre balliamo >>
<< narcisiste >>
<< o per vedere quando inizia a calarci il didietro o il seno >> replicò Sarah ridendo
<< per quello allora non hai bisogno di uno specchio, te lo dirò io appena il tuo didietro inizierà a cadere, fidati. Ancora prima dello specchio delle mie brame…>>
Sarah mosse le mani disegnando cerchi concentrici e con voce cupa mormorò  << specchio specchio delle mie brame chi ha il sedere più bello del reame ? >>
<< tu. O mia regina >> le rispose Law dandole una pacca sul sedere
<< ma non era Biancaneve? >>
<< ma allora non sei mai contenta! Scommettiamo che si ti davo della Biancaneve mi mettevi subito il muso ? >>
Lei ci pensò un attimo poi gli sorrise << hai ragione. Mi conosci molto bene a quanto pare >>
<< già. Così pare >> le strizzò l’occhio mentre lei gli faceva una smorfia insolente.
Percorsero i breve corridoio un po’ buio poi Sarah spinse la porta e di nuovo fu catapultata nell’atmosfera da  film americano.
Era la stessa della volta precedente, il solito enorme stanzone con le foto alle pareti, e i tubi scoperti che correvano intorno a delimitare la fine della parete e l’inizio del soffitto..
Dal ring all’angolo stavano scendendo attraverso le corde due ragazzi in maglietta e  pantaloncini per dirigersi ai sacconi che pendevano dal soffitto. Al sacco mobile un bestione con la schiena completamente tatuata tirava colpi ritmici e veloci facendolo vibrare.
Certamente in quel posto gli specchi sarebbero stati superflui riflettè Sarah, nessuno era impegnato a guardarsi, mentre tonfi, grugniti e sudore impregnavano l’aria.
Nella zona pesi nessuna macchina multifunzione o cable jungle, solo panche, manubrii, bilanceri e portabilanceri ed una serie infinita di pesi e 3 persone che allenavano bicipiti e pettorali
 
<< allora che ne pensi ? sempre decisa ad allenarti con me ? >> rise lui pensando che si sentisse in imbarazzo a mettersi i pantaloncini in quel luogo.
<< certo >>
L’aveva sottovalutata
Si tolse la tuta rimanendo con un paio di pantaloncini neri con due bande rosse laterali ed una canottiera nera di semplice cotone.
<< non puoi vestirti così >> riuscì a dire Law dopo essere rimasto a bocca aperta a fissargli le gambe nude messe in mostra dai pantaloncini.
<< perché ? >>  chiese candida lei << non avevi detto che non c’erano uniformi da indossare ma bastava una canottiera e un paio di pantaloncini ? >>
Certo, l’aveva detto senza pensare però all’effetto che questo abbigliamento aveva su di lei.
Si piegò per riporre la tuta nel borsone e dalla zona pesi arrivò un clangore sospetto di pesi che cadevano a terra.
Sarah si voltò e sorrise all’uomo che la guardava a bocca aperta.
Qualche fischio arrivò da un angolo sconosciuto
<< potreste rimetterti la tuta prima di generare un parapiglia e debba farti da scudo dagli assalti di questi pervertiti ? >>
Lei non lo ascoltò si legò i capelli con un nastro nero, facendosi una coda all’estremità della nuca mettendo così in risalto gli immensi occhi azzurri. Poi si avviò proprio verso l’angolo da dove era arrivato il clangore sospetto
<< Sarah.. non credo.. >>
Ma lei non lo ascoltava più ed era già davanti all’energumeno tatuato che rispondeva alle domande in modo un pò impacciato come un bimbetto davanti al direttore della scuola.
La seguì riluttante, non aveva alcuna scelta.
Bella, estroversa e piena di ironica intelligenza.
Era la persona più solare ed incantevole che avesse mai conosciuto.
E come spesso le accadeva, era riuscita ad inserirsi nell’atmosfera della palestra come se fosse di casa e dopo i primi momenti, adesso riusciva a conversare con i ragazzi che le si erano affollati intorno e che già stavano parlando tutti insieme vantandosi delle loro capacità sportive.
Sembravano tanti bambini ansiosi di mostrarsi l’uno più bravo dell’altro e fare bella figura con lei
<< andiamo >> Law la trascinò verso il ring mentre delle risatine maliziose e perculeggianti, che non gli piacquero affatto, lo accompagnarono per il breve tragitto.
 
Si avvicinarono a Rudy
<< salve >>
<< salve bellezza. Finalmente un raggio di sole in questa palestra tetra e puzzolente >>
<< pure tu ? >> Law lo guardò in cagnesco allungando le mani per farsi infilare i guanti
Rudy allargò le braccia impotente << non posso farne a meno…se avessi trent’anni di meno…
<< non avresti alcuna possibilità visto che sta con me >> terminò per lui Law
<< non è che ha firmato un contratto… è ancora capace di guardarsi intorno >> continuò l’altro mentre a testa bassa gli finiva di allacciava i guantoni, passando poi ad aiutare Sarah, alla quale fece l’occhietto mentre un guizzo di ilarità saettava in quegli occhi nocciola che per un attimo fecero comparire quella luce malandrina che dovevano aver avuto durante la sua gioventù.
<< no che non lo fa >> Law le si posizionò dietro la schiena e scese a baciarle la porzione di spalla lasciata scoperta dal laccio della canottiera.
Pensò che le sue labbra l’avessero marchiata a fuoco tanto le sembrava fossero roventi.
<< sei sicura di volerlo fare ? >> le chiese di nuovo battendo I guantoni tra loro con fare minaccioso
<< certo, sono venuta apposta per imparare e fare allenamento con te >> sorrise lei guardando Rudy che le finiva di allacciare i guantoni.
<< attenta al suo destro >> le suggerì Rudy << è uno che non scherza, ci va giù duro. Non si direbbe che uno chef abituato a maneggiare ortaggi e creme…
<< tiro anche su le pentole >> puntualizzò Law
<< capirai, sarai mica alla mensa di big foot… nonostante questo, dicevo, se non avesse fatto lo chef avrebbe potuto fare ..
<< l’avvocato >> suggerì di nuovo Law
<< il pugile >> terminò Rudy << e sarebbe potuto diventare un campione >>annunciò con orgoglio mentre gentile le scostava le corde del ring per farla entrare
<< sarò molto delicato dolcezza >> le sussurrò abbassando la testa fino ad incontrare i suoi occhi. Poi le sfiorò le labbra con le proprie.
<< alza le mani >>
Lei subito si portò le mani all’altezza delle spalle
<< non ho detto mani in alto, ho detto alza le mani, mettile davanti al volto in posizione di difesa..così..alza un pò di più la destra…abbassa questa.. si .. >> con i guantoni le sistemava le braccia e le mani <<… così.. ora sei in guardia quindi devi stare molto concentrata su di me, in modo da poter sfuggire ai miei colpi..
<< mettile un caschetto .. >> gli suggerì Rudy
<< non importa, sarò delicato >> gli rivolse un’occhiata d’intesa poi tornò con lo sguardo su di lei << .. ecco vedi.. se io faccio questo movimento.. tu puoi rispondere così..stai più rilassata, non tenere il braccio rigido come se fosse un rigor mortis >>
<< per te è facile >> bofonchiò lei tra i denti non volendo e non potendo esagerare visto che in quella situazione era andata a cacciarsi da sola.
<< devi solo stare più morbida e rilassata in modo da essere più plastica nei movimenti, fai finta di danzare >>
Lei iniziò a saltellargli davanti
<< ecco vedi ? vai già molto meglio. Adesso prova a colpirmi >>
<< non posso >>
<< come non puoi. Siamo qui per questo, non ti ricordi perché sei voluta venire ? >>  stava iniziando a divertirsi a cercare di insegnarli qualche tecnica di tiro
<< si, ma ho paura di farti male >> replicò seria lei
<< farmi male! >> scoppiò a ridere e la guardò con sguardo dolce e amorevole     << non mi farai male >>
<< davvero davvero ? >>
<< davvero davvero >> le sorrise di nuovo lui
Gli dette un pugno sul fianco, leggero come un soffio <<.. deboluccio ma...mhhmm la posizione era buona >> asserì magnanimo
Lei gli sorrise contenta, lasciandosi pervadere da una sana euforia mentre aumentava il ritmo dei saltelli
<< adesso punta al viso >> proseguì Law indicandosi il mento
<< posso fare anche qualche finta mentre saltello ? >> chiese Sarah sempre saltellandogli davanti ormai super eccitata come un bambino davanti all’albero di natale
<< se pensi di riuscirci >> esclamò divertito Law
<< potrei provare tipo così…>>
In quello stesso istante accaddero due eventi concomitanti
Rudy a sinistra che iniziava a parlare in modo insistente sventolando il caschetto di protezione, dotato anche di parazigomi, che teneva in mano, attirando così l’attenzione di Law che voltava la testa verso di lui
e Sarah che muoveva il braccio destro fendendo l’aria ...... andando a colpire il volto di Law nel punto della mandibola appena vicino al mento.
Cadde, con un ignominioso tonfo sordo, lungo disteso sul tappeto mentre tutti rimasero attoniti fissando a bocca aperta prima lui e poi Sarah che inorridita lo guardava con entrambi i guantoni davanti alla bocca.
Si riscosse subito precipitandoglisi a fianco
<< oddio, amore, ti ho fatto male ? .. oddio scusa.. non so… ma come… io..>>
Law sbattè le palpebre , il volto ansioso di Sarah lo stava fissando confusa e preoccupata
<< è colpa mia >> gemette Rudy chinandosi al suo fianco ed appoggiando un ginocchio a terra mentre teneva appoggiato il braccio sull’ altra gamba << ti ho distratto.. scusa ….Law..>> dei gemiti strozzati gli stavano uscendo dalla gola
Lo guardò più attentamente con gli occhi ridotti ad una fessura mentre si metteva seduto massaggiandosi il punto in cui Sarah lo aveva colpito, perchè quei gemiti strozzati tutto gli sembravano fuorché gemiti di contrizione.
Gli puntò in faccia due smeraldi fluorescenti lanciandogli uno sguardo di fuoco, mentre l’altro si voltava dall’altra parte con la mano aperta a proteggersi il volto, il tutto mentre una Sarah fin troppo apprensiva gli massaggiava con il guantone la schiena e lo scrutava in volto per vedere il segno del colpo ricevuto.
<< sto bene sto bene >> rispose un pò stizzito scostando il braccio di lei << non è stato niente >>
<< cazzo che botta >> esordì l’energumeno tatuato che si era appena avvicinato.
Quell’ affermazione scatenò l’ilarità di Rudy, repressa troppo a lungo, il quale iniziò a ridere in modo molto sommesso, e sobrio, per uno come lui,  per non mettere in imbarazzo Law e Sarah la quale guardava Law avvilita con due occhi carichi di rammarico come un cucciolo che ha combinato senza volere una marachella .
Un frastuono di risate ed elogi accompagnarono l’ingresso sul ring degli altri che inneggiando a Sarah le presero il braccio e glie lo alzarono in segno di vittoria.
 
                                                        *.*.*.*
<< mi spiace veramente tanto tanto amore >> ripetè per l’ennesima volta Sarah mentre uscivano dalla palestra e si avviavano verso casa di Law.
<< però dovresti essere contento,  hai dimostrato di essere un buon insegnante, ho seguito esatto esatto le tue istruzioni e..
<< lo so >> tagliò corto lui. Si grattò il punto in cui lei lo aveva colpito rallegrandosi che il livido sarebbe stato mascherato dalla barba che aveva intenzione di lasciar crescere nei giorni successivi, non voleva dare spiegazioni a nessuno della sua disonorevole caduta per mano di una donna.
<< non volevo colpirti assolutissimamente.. davvero .. >> tentò di nuovo di giustificarsi lei mentre si fermavano davanti al portone
<< basta, smettila con queste lacrime di coccodrillo, lo so che in fondo in fondo sei compiaciuta di avermi messo al tappeto >>
<< no. Non è vero >> protestò lei << bè, forse..un pochino però >> ammise riluttante tirandolo per un braccio per farlo voltare verso di lei e poi cingergli il collo con le braccia
<< potrei chiederti la rivincita lo sai ? >> minacciò lui in finto tono burbero mantenendo le braccia lungo il corpo
<< ah si ? non vedo l’ora >> gli rispose con voce languida
<< infida >>
<< te l’ho già detto che con quei pantaloncini eri veramente fantastico ? >> gli sussurrò
<< ruffiana >>
<< e quei guantoni.. ti davano un’aria così virile >>
<< lusingatrice >>
<< ti decidi ad abbracciarmi o no ? >>
Un sorriso gli illuminò il volto e gli fece risplendere gli occhi, poi, obbediente , fece quello che gli era stato richiesto, ed anche di più.

<< devo andare adesso. Stasera ho promesso alle ragazze che  le avrei aiutate a spostare alcuni mobili, vogliamo cambiare l’arredamento >> un tuono rimbombò in quel momento con un forte boato. << e sta anche per piovere >> aggiunse Law. << Speriamo tu non ti rifugi in altri luoghi.. >> l’ammonì alludendo chiaramente al RedDoor lei arrossì
<< perché non resti qui ? ceniamo insieme poi ti riaccompagno io >>
<< grazie no, devo andare davvero… sai glie l’ho promesso..
<< si, si, scusa, allora è meglio che tu vada prima di inzupparti tutta >>
Un ultimo bacio poi lei si incamminò verso la metropolitana.
Il viaggio fu molto breve perché dopo pochi minuti iniziò a venire giù un acquazzone degno di un nome più altisonante come ciclone, tifone, tornado.
Erano passati appena cinque minuti e lei era già zuppa fino nelle ossa. Fece in fretta a decidere, a  fare dietro front e tornare di corsa  da Law.
Avrebbero fatto gli spostamenti da sole, si disse.
 
                                                                   *.*.*.*
 
Law entrò in casa e gettò le chiavi sulla consolle vicino alla porta, poi si tolse il cellulare dalla tasca dei pantaloni, controllò se c’ erano delle chiamate poi, visto il lampeggio che segnalava la batteria scarica, lo mise incarica appoggiandolo accanto alle chiavi.
Andò in camera e si tolse la camicia e le scarpe poi tornò giù in cucina per prendere una birra.
Ripensò a Sarah ed a come si era dispiaciuta per averlo messo al tappeto.
Ridacchiò tra sé e sé, adesso che non c’era nessuno poteva lasciarsi andare anche lui ad una sana risata.
Però che temperamento che aveva!
Non era soltanto una donna interessante, attraente. Era.. era lei.
Tosta, simpatica, divertente, decisa, dotata di un cervello pensante di prim’ordine.
Possedeva così tante delle qualità che lui ammirava in una donna... compreso un corpo veramente sexy.
La voleva da star male. La voleva più di quanto si fosse aspettato.
Sarah stava iniziando ad occupare  un posto troppo
importante nella sua vita e non voleva fare ulteriori passi falsi.
Ne aveva fatti già troppi in passato.
Non voleva  accelerare le cose.
Calma e giudizio ricordò a se stesso.
Poi sentì colpi alla porta ed andò ad aprire.
 
 
<< Sarah ! che è successo ? >> chiese allarmato vedendola bagnata fradicia coni vestiti inzuppati d’acqua.
<< sta piovendo fortissimo. Non ce l’ho fatta a proseguire >>
<< lo vedo. Sei fradicia >>
<< Devo essere un disastr…>>
<< no, no, sei deliziosa così piena di pioggia >> le tolse qualche ciocca umida dal viso e la guardò estasiato.
<< intendi zuppa come uno strofinaccio vero ? >>
<< ti assicuro che non assomigli per nulla ad uno strofinaccio >> guardò la bellissima donna che gli stava di fronte, i capelli umidi di pioggia che le incollavano sul collo, le lunghe ciglia brillavano imperlate di pioggia ed ombreggiavano quegli splendidi occhi azzurri….
Fortunatamente il mese sta per finire il mese sta per finire il mese sta per finire
<< vai su in camera…devi cambiarti quegli abiti e alla svelta  se non vuoi prenderti un raffreddore con i fiocchi >> le mormorò facendosi più vicino. Inchiodandola con i suoi occhi intensi le tolse alcune ciocche dal collo e le fissò la bocca.
 
La  mente le si svuotò, non ricordava neppure come si respirava.
Annuì poi, spezzando quell’incantesimo riprese a respirare in modo regolare.
Poi si incamminò su per la scala canticchiando una vecchia canzone molto famosa
 
Occhi che fanno abbassare i miei
Un ridere che si perde nella sua bocca
Ecco il ritratto senza ritocchi
Dell'uomo al quale appartengo
Quando mi prende fra le braccia
 
Mi parla a bassa voce
Vedo la vita tutta rosa
Mi dice parole d'amore
Parole di tutti i giorni,
 
E sento che qualcosa
E' entrato nel mio cuore,
 
Una parte di felicità
Di cui conosco la causa
E' lui per
Me, io per lui nella vita
Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita,
 
E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano
Allora sento in me, il cuore che batte...
 
Notti d'amore senza fine
Una gran felicità che si fa largo
I fastidi, i dolori si cancellano
Felice, felice da morire

 
 
 
Inizio prima di tutto a scusarmi per il ritardo.
Poi mi scuso per la brevità del capitolo.
Scusate davvero ma ho veramente poco tempo per scrivere.
Ho voluto comunque pubblicare perché so che è piuttosto snervante leggere una storia dove gli aggiornamenti avvengono con troppa lentezza.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, come vedete siamo ancora in attesa dei fuochi d’artificio.. chissà…mah…..
 
Un ringraziamento a tutte voi che leggete in modo silenzioso, a chi commenta, a chi ha messo questa stoia tra le seguite, preferite, da ricordare.
Spero che non siate rimaste deluse da questo capitolo.
Un abbraccio e un bacio
costanza

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 56
*** CAPITOLO 55 S&L SARA' UN BEL TEMPORALE IL NOSTRO ***


CAPITOLO 55
 

 
 
La seguì al piano di sopra fino alla porta della sua camera.
<< ti prendo qualcosa da metterti e un asciugamano così potrai fare una doccia calda mentre metto la tua roba ad asciugare nell’asciugatrice >>
Un lampo biancastro illuminò la stanza mentre un boato rimbombava subito dopo facendola sobbalzare.
Brutus abbaiò e uggiolò in cerca di consolazione.
<< tranquillo Brutus adesso viene papà
<< è già la seconda volta che mi dai del papà ed incomincio ad irritarmi >> la guardò con sguardo torvo
<< non sei un… papà ? >> gli sorrise fingendosi sorpresa
<< mi definirei più una…tata >> la guardò con sguardo che mandava strani luccichii << sai quelle che intervengono per educare i bambini birichini ? >> ammiccò maliziosamente
<< allora Brutus >> lei alzò la voce << adesso viene la .. tata a prenderti e ti porta qui con noi >>
<< veramente non era mia intenzione. E’ al riparo al calduccio, non è fuori sotto questa pioggia >>
<< questa non è una pioggia normale questo è un diluvio. Meno male che oggi è il vostro giorno di chiusura >> aggiunse lei << dai vai a prenderlo povero Brutino >> lo spinse verso la porta
<< e va bene, ma prima sistemo te , se permetti, non vorrei che tu ti buscassi una polmonite qui in casa mia. Potresti citarmi per danni >>
Sarah lo guardò con un’occhiata scettica << è impossibile denunciare una persona per una polmonite >>
<< tu non hai idea di come la mente umana in certi momenti possa funzionare in modo del tutto irragionevole. Non sai quante cause con motivazioni idiote arrivino sui tavoli dei giudici. Ci sono dei momenti in cui pensi veramente che la gente sia completamente impazzita. Allora cosa vuoi fare, ti prendi una polmonite, mi citi per danni, rischi di perdere la causa e dovermi un sacco di soldi o ti fai una doccia ed indossi indumenti asciutti ? >>
<< non sono mica scema! Dammi l’asciugamano >> gli tese la mano con un sorriso poi la vide andare verso il bagno e chiudersi la porta dietro di sé, riflettendo sulla sua maglietta bagnata che da asciutta era completamente rispettabile, ma che da bagnata era veramente un attentato alle pubbliche coronarie.
<< ti metto un po’ di cose sul letto >> gli urlò sovrastando di nuovo il rumore di un tuono.
Brutus guaì più forte
<< Brave Heart, ecco come dovevamo chiamarti, cuore impavido! >> si avviò su per le scale ed aprì la porta davanti ad un Brutus con uno sguardo veramente afflitto<< ma sappi che dovrai stare buono, non dovrai emettere un respiro. Avanti, scendi >> gli tenne aperta la porta e lui con passo mogio, dispiaciuto per aver mostrato la sua codardia gli sfilò davanti. Un nuovo tuono lo fece andare giù per la scala con velocità supersonica pari ad un missile sparato dalla NASA.
Un attimo.
E di lui c’era più traccia.
Lo ritrovò accucciato nell’angolo più lontano dalla finestra, dietro la poltrona , con la testa appoggiata sulle zampe anteriori e le orecchie dritte.
Gli scappò un sorriso << bravo bambino,  stai qui dietro al sicuro, vedrai che passerà presto la bufera >> gli diede una pacca sulla testa e i suoi bastoncini da masticare preferiti, in pelle di bovino.
 
Andò in cucina e tolse dal freezer degli gnocchi ai funghi, e delle patatine fritte.
 
Sarah chiuse la porta del bagno e si guardò intorno.
Nella stanza c’era un po’ di confusione.
C’era un asciugamano stropicciato che penzolava per metà fuori dalla cesta dei panni sporchi.
Un tubetto spremuto di dentifricio giaceva senza tappo sul lavandino.
La doccia però era spaziosa, ci si stava anche in due.
Si immaginò immersa nella doccia mattutina con lui…. poi aprì l’acqua, si spogliò in fretta e si infilò sotto il getto caldo chiudendo gli occhi e con un sorriso beato stampato in volto.
Attese che il calore dell’acqua le penetrasse nelle ossa e la riscaldasse.
Sospirò di sollievo.
Chiuse il rubinetto e si avvolse nell’asciugamano che le aveva dato Law.
 
 
Quando non sentì più l’acqua scorrere dal piano di sopra, mise gli gnocchi nel microonde, tolse dal frigo gli hamburger e versò un po’ di vino dentro due bicchieri .
Non aveva programmato di cucinare quella sera.
quindi avendo poco o niente, avrebbe preparato qualcosa di super veloce.
 
Entrò in cucina rimboccandosi le maniche della camicia celeste che le aveva dato e che le faceva quasi da abito sopra un paio di pantaloni grigio tortora anch’essi rigirati più volte alla vita.
Aveva i piedi nudi ed i capelli ancora umidi per via del bagno che aveva appena fatto.
Ciocche ribelli le scivolavano fuori dall'improvvisata coda di cavallo sulla nuca con cui si era sistemata alla bell'e meglio.
Ritemprata e finalmente rilassata
<< cosa hai preparato ? >> chiese curiosa
<< Hamburger unti e patatine ancora più unte. Ogni tanto ho bisogno di un cambiamento, metto da parte l’alta cucina >>
Lei sorrise. << Approvato >>
la fissò con i suoi profondi occhi verdi e le sorrise
un sorriso che le fece bruciare il sangue nelle vene, diventare le gambe molli  e girare la testa.
E tutto nel medesimo istante.
Law sapeva davvero come sorridere.
Non si limitava a distendere le labbra, ma vi metteva un tale sincero calore che ogni ragazza che avesse ricevuto un suo sorriso si sarebbe alzata felice dal letto ogni mattina, …sperando di vedere di nuovo un sorriso simile... soprattutto se lui gliel'avesse rivolto dal cuscino vicino al suo.
Avvertì un groviglio caldo iniziare a addensarsi nello stomaco.
Lo sguardo di lui le  stava  penetrando fino dentro l’anima, fino nel profondo di ogni muscolo, di ogni nervo.
Il calore iniziò ad accumularsi nella pancia.
All'improvviso nella sua mente si formò l'immagine di loro due nudi nella camera da letto : al piano di sopra mentre si muovevano insieme nella penombra.
Ricordò i loro corpi insieme, le mani di lui sopra di lei, le sue dita che percorrevano i muscoli sodi di lui.
boccheggiò
 
In un attimo si ritrovò tra le sue braccia,  morbida e arrendevole….
… e lui stava avvicinando la bocca alle sue labbra..
Nel momento in cui le labbra di lui toccarono le sue, tutti i pensieri razionali si dissolsero. Non riusciva a ricordare nessuna occasione in tutta la sua vita, dove aveva provato una sensazione così forte.
Le accarezzò la schiena.
Il tocco di lui accendeva scintille di piacere sui muscoli e lungo i nervi. Ogni movimento, ogni tocco delle sue dita, ogni sfumatura di quel contatto o di quella pressione sembrava essere una premessa a quello che sarebbe potuto avvenire in seguito.
Ed il pensiero di quel seguito aggiungeva altre sensazioni nuove a quelle che già aveva scoperto dentro di sé.
Quando il bacio finì, vacillò all'indietro.
Le riusciva difficile mettere a fuoco lo sguardo, ma la sua bussola interna le fece ritrovare il baricentro rimettendola dritta cercando di allontanarsi per rimettere in ordine i pensieri che le erano diventati completamente nebulosi persino al suo stesso cervello. Cercò di allontanarsi per riprendersi ma la stretta di lui sulla sua mano la fermò, Law la trascinò nuovamente verso di sè prendendola tra le braccia.
tempestandola di baci lievi come fiocchi di neve.
 
Un lieve odore di bruciato li distolse da quelle riflessioni.
<< gli hamburger stanno bruciando >> disse Sarah con voce bassa.
<< Oh, no! >> Law si precipitò vicino ai fornelli. << Spero che ti piaccia la carne carbonizzata.>>
<< È la mia passione.>> rise poi gli si avvicinò << vediamo come possiamo rimediare. Basterà grattare un po’ questo nero e diventerà mangiabilissima  >>
 
sedettero al tavolo.
L’atmosfera attorno a loro  stava diventando sempre più elettrica e non a causa dei fulmini che ancora saettavano nell’oscurità.
<< Allora >> esordì Law,  cercando di stemperare l’atmosfera creata, ed infilzando due o tre gnocchi << che esami stai preparando ? >>
<< metodologia della ricerca archeologica ed antropologia >>
<< l’antropologia è lo studio del comportamento dell’ uomo ? >> chiese Law
<< si divide in antropologia fisica, cioè lo studio dell'evoluzione dell'uomo e antropologia culturale  che studia l’aspetto sociale, culturale e del comportamento dell'uomo >>
<< interessante >> mormorò Law mentre le fissava la bocca muoversi pensando a cosa quella bocca avrebbe potuto fargli, sentì un guizzo sospetto nella zona coperta dalla tovaglia
<< ..e la storia del carbonio 14 ? >> si alzò in fretta per togliere le scodelle e metterle nel lavello
<< come funziona la datazione ? l’ho sentita nominare spesso ma non mi sono mai soffermato per capirla fino in fondo >>
<< ti interessa davvero ? >> chiese Sarah dubbiosa per quel cambio repentino di argomento
lui tornò di nuovo al tavolo e sporgendosi verso di lei appoggiò entrambe le mani ai lati delle sue ed abbassò il viso fino ad incontrare i suoi occhi << tutto di te mi interessa >>
lei avvampò sentendosi le guance prendere fuoco.
Uno dei lati più antipatici dell’essere rossa e di carnagione chiara, era il fatto di arrossire facilmente …
... e che era impossibile nasconderlo.
Lei tendeva ad arrossire per qualsiasi motivo, quando era arrabbiata, imbarazzata, agitata.
Sperò che il rossore non le avesse raggiunto anche le orecchie perché con le orecchie rosse era un obbrobrio.
Rimase a fissarlo come un ebete, poi si accorse del sorriso malizioso che fioriva sulla bocca di lui, che aveva interpretato chiaramente la sua confusione, e balbettò cercando di ritrovare la voce. Prese aria in un unico respiro
<< allora il carbonio 14 è presente sia nelle piante che negli animali, viene scambiato con l’esterno continuamente fino alla morte dell’organismo. Alla morte questi scambi cessano e la concentrazione di carbonio 14, in base al processo di decadimento, inizia a diminuire secondo una formula ben precisa >> riprese fiato quando stava per andare in carenza di ossigeno << Quindi misurando la quantità di carbonio 14 presente in un organismo, seguendo un’altra formula, si può stabilire l’età. Per esempio nel tuo frigo c’è una crosta di formaggio che se esaminata con il metodo del carbonio 14 lo farebbe risalire sicuramente al paleozoico tanto è rinsecchita >> la risata finale di Sarah risuonò insieme al tuono che la fece sobbalzare.
<< effettivamente il frigo non è molto fornito, ma a mia discolpa devo dire che avendo un’intera cucina di un ristorante a disposizione…. ….qui a casa non curo molto la dispensa .. non ho neanche il dolce >> si scusò
<< mmhhh .. fammi vedere.. >> lei si alzò andando a rovistare curiosa tra i ripiani degli scaffali << allora, cosa abbiamo, cacao, zucchero, latte e un pizzico di sale per controbilanciare >> mentre via via prendeva gli ingredienti che nominava.
Mise il latte a bollire; poco dopo il liquido ribolliva sulla stufa.
Il profumo era ottimo.
Cominciò a venirle l'acquolina in bocca; sentiva già quella cremosa dolcezza di cioccolato scivolarle lungo la gola, scaldandola dentro
Law era in piedi un fianco appoggiato al tavolo, sorrise con l'aria un tantino canzonatoria << una ragazza dalle mille risorse >>
Poi le si avvicinò andando a sbirciare da sopra la sua spalla e inspirò l'aroma intenso del cioccolato caldo. Lei alzò lo sguardo appena in tempo per vedere gli occhi di lui chiudersi estasiati, e subito tornò a occuparsi della pentola, disturbata da quella visione.
<< Cioccolata >> Lui si chinò sopra la stufa e inspirò di nuovo profondamente.
<< uhmmm… sembrerebbe buona….>>
<< non sembrerebbe… lo è >> ribatté lei lasciando colare la cioccolata dal cucchiaio nella pentola 
<< Sono stata educata nel principio che una donna debba sempre essere in grado di far da sola, che si tratti di organizzare la propria vita, amministrare i propri soldi o  di prepararsi da mangiare >> giudicando pronta la bevanda rivolse a Law uno sguardo circospetto e versò il latte << Suppongo dal gemito di qualche minuto fa che ti piacerebbe averne un po' >>
Lui si aprì in un largo sorriso.<< ma che ragazza intelligente >>
<< l’unica nota negativa è che so preparare la cioccolata solo in grandi quantità >> mormorò perplessa guardando la pentola
<< si, effettivamente avevo messo a fuoco questo particolare >> Law soffocò un sorriso
<< Renditi utile e prendi due tazze >> lo apostrofò con cipiglio militaresco
Rimescolò il contenuto della pentola tenendola per il manico << Ecco fatto >>versò il liquido nelle tazze che lui teneva, quindi gliene prese una e raggiunse il tavolo
Lui  si accomodò  accanto a lei.
<< Dove hai imparato a preparare una cioccolata così buona? >>
Mentre Law beveva, le sue spalle si abbassarono e i lineamenti si fecero ancora più rilassati. La cioccolata stava operando il suo incantesimo.
<< Ho imparato da mia mamma >> rispose Sarah sorseggiando.
<< e mi ha insegnato anche spinare un pesce, preparare marmellate e fare i dolci. So fare dei pasticcini divini, a detta di tutti quelli che li hanno assaggiati. Un giorno saranno dichiarati patrimonio dell’umanità >> Gli rivolse un luminoso sorriso, e lui scoppiò in una risata.
Il suo sguardo scivolò nelle pozze azzurre degli occhi di lei e non poté evitare di aggiungere
<< Probabilmente sei vicina alla perfezione >>
il cuore di lei ebbe un tonfo sordo poi cominciò a battere più rapidamente.
<< Non sono affatto vicina alla perfezione >> gli disse attratta dal calore che all’improvviso si era accorta irradiasse dal suo corpo, provò un delizioso rimestamento ovunque.
<< io credo proprio di si >>
Le prese il mento nella mano e si chinò a posarle un bacio carezzevole sulla bocca, poi il bacio si fece più profondo, aromatizzato al cioccolato.
Prima di capire cosa stava accadendo, lei era in piedi tra le sue braccia e ricambiava il bacio con ogni briciolo di calore e passione che possedeva.
Si strinse contro di lui gustando il sapore salato del collo di lui, il contatto con petto muscoloso mentre si sentiva sollevare fino a poggiare il sedere sul tavolo.
Law le  passò le mani sui fianchi rabbrividendo per ogni sospiro o brivido il piacere che le generava dentro.
Mise fine al bacio stringendola ancora.
Sarah emise un sospiro e gli appoggiò la testa sulla spalla.
 
Aveva amato molte donne, ma non aveva mai provato quell’intensità di sentimenti, quel senso di oppressione nel petto dolce e bruciante insieme che gli si espandeva dentro, quasi al limite della sofferenza.
La baciò di nuovo.
Un bacio dolce e romantico.
Con lei ogni bacio era sempre come se fosse il primo, eccitante, nuovo, sensuale.
Non ricordava di aver mai desiderato di fare l’amore con una donna con la stessa intensità di quel momento.
Infilò le mani sotto camicia e le carezzò il seno attraverso il pizzo.
Le carezze si fecero più pressanti, l’attirò a sé mentre le natiche parevano sciogliersi al suo tocco.
Risalì di nuovo tirandole su il reggiseno e toccando finalmente la pelle morbida ed i capezzoli induriti.
Sentì che tratteneva il respiro e si ritrovò ad inondarle il volto di piccoli baci leggeri come piume per poi scendere più giù.
 
La sensazione delle mani di lui, dei suoi baci, del suo respiro sul corpo era come un sogno tanto atteso.
 
La costrinse ad allargare le gambe con il ginocchio, avvicinandola ancora di più a sé. Lei rispose istintivamente a quell’invito fondendosi con lui, che la stava piegando sopra il tavolo, emettendo un gemito roco.
Lui sollevò la testa all’improvviso.
Era bella
pelle delicata
una cascata di riccioli infuocati
gli occhi cupi
la camicia aperta con i lembi scostati ai lati che mettevano in mostra il seno perfetto.
alzò gli occhi per guardarsi intorno e sussultò, si trovavano su tavolo della cucina
Cosa diavolo stava per fare?
Era sul punto di prenderla sul tavolo della cucina.
 
<< Sarah… >> gemette lui con voce quasi spaventata allontanandosi
Lei rapida circondò il suo volto con entrambi i palmi delle mani << sai una cosa? >> gli soffiò sulle labbra guardandolo fisso negli occhi  << non rispetto mai le scadenze >>
 
Un asteroide che gli esplodeva nello stomaco, non avrebbe potuto provocargli una devastazione peggiore di quella frase.
Il suo cervello reagì d’istinto.
La sollevò tra le braccia
<< ti farai male >> protestò debolmente lei
<< impossibile >> le rispose lui << aspettare tutto questo tempo è quello che mi fa più male >> salì le scale cautamente fino al primo piano, in camera sua.
Tenendola ancora tra le braccia la posò per terra e la baciò di nuovo.
Lei fu investita da un’ondata calda dalla testa ai piedi.
La premette contro il muro, le afferrò i polsi  e delicatamente glie li bloccò con una sola mano sopra la testa e si chinò a baciarla di nuovo.
La mano di Law scivolò verso il basso, trovò il bordo dei pantaloni e vi si infilò lentamente accarezzandole la gamba in modo sensuale.
Poi tornò a sfiorarle il seno, prima quasi timidamente, poi con più sicurezza racchiudendolo tra le lunghe dita.
<< non sai quanto ho desiderato toccarti così di nuovo >> le mormorò sui seni poi sollevò la testa e la baciò di nuovo << sei sicura ? >> le soffiò all’orecchio << perché non so se sarò in grado di fermarmi ..
<< sono sicura. E’ una vita che aspetto questo momento >>
Una scarica di adrenalina si abbattè su di lui, gli attorcigliò lo stomaco per il desiderio, caldo e insistente . L’ avvicinò al letto e ve la adagiò come se fosse la cosa più preziosa al mondo
Riprese a baciarla mentre la spogliava delicatamente e si spogliava
 
Fece scorrere le dita sul suo corpo, sulla pelle liscia, sui muscoli compatti, attirandolo di più verso di sé. Tutto di lui la ipnotizzava, il suo corpo, il suo sapore, il suo respiro, il modo in cui pronunciava il suo nome come una carezza di vento nella sera.
 
Udì il lieve ansito di lei appena prima di farle scivolare le spalline del reggiseno  lungo le braccia.
Pelle di seta  sfiorò la sua, mentre Sarah sollevava la testa in un invito a baciarla di nuovo.
<< oh mio Dio >> mugolò lei quando la bocca calda di Law le baciò il seno
<< Sarah..>> non capiva più niente, sentiva solo il rimbombare del suo cuore che pompava veloce il sangue nelle vene << Sarah ..voglio…. >> tornò a baciarle di nuovo la bocca, poi il collo, le spalle, la pancia.
La baciò, assaggiò il sapore della sua pelle mentre lei inarcava il bacino verso di lui. Gli si aggrappò alla spalla << ti prego.. >>
Le prese il viso tra le mani << dimmelo. Dimmi che mi vuoi >>
Poi un bacio lento, bruciante, profondo, con le lingue che si cercavano frenetiche
<< dì il mio nome >>
<< .. ti voglio..Law >>
Con il cuore in gola e le pulsazioni a mille cercò di mantenere il controllo per poter essere il più delicato possibile << Voglio godermi ogni sguardo. E ogni tocco. Ogni assaggio >>
Sarah lo tenne stretto a sé
assorbendo la sensazione squisita che le aveva provocato quell’invasione.
Era bellissima, pensò Law, mentre la guardava muoversi, il corpo stupendo illuminato dalla luce tenue della lampada  e dai lampi che ancora squarciavano la notte.
Poi non distinse più nulla, furono trascinati in un vortice di piacere, risucchiati in un turbine di godimento. Si lasciarono trascinare in un luogo lontano, un luogo appagante, che non avrebbero mai voluto lasciare.
Nel momento in cui raggiunsero l’apice del piacere un fulmine accecante illuminò a giorno la stanza, il tuono rimbombò vicinissimo e tutte le luci si spensero in un black out generale.
 
Rimasero avvinghiati.
Nelle orecchie il loro respiro affannato.
Nel petto i loro cuori che galoppavano veloci.
Lui le baciò teneramente la fronte e le sussurrò << Immagino che sarà un bel temporale il nostro. Di quelli che non si vedono spesso >>
Sentì che stava sorridendo anche senza vederlo.
Poi lui la trascinò di lato rimanendo abbracciato a lei, nell’appagamento pigro dopo l’amore.
 
<< Volevo tutto questo. Volevo te >> mormorò lei rannicchiandosi al suo fianco e scoprendo che aderivano perfettamente come due pezzi di uno stesso puzzle.
Lui le sfiorò la guancia con la mano in una carezza dolcissima..
la strinse ancora di più a sé << rimani qui stanotte >> 
e non era una domanda
<< potrebbe essere un’idea >> mormorò Sarah accarezzandogli languida la mascella, poi ricordandosi del pugno gli chiese << ti fa male ? >>
Lui rimase in silenzio
<< non so se fa più male la mascella o il mio orgoglio >> ribattè lui
Lei soffocò una risata
<< non. Azzardarti. A . ridere. >>
C’era una nuova intimità tra loro, in quel buio forzato interrotto dai lampi che si facevano via via più deboli
<< se stai cercando di mostrarti irritato sappi che con me non funziona >>
<< sei estremamente sicura di te, sapientona, ma sappi che sono irritato veramente >> le mise una mano sul seno << sto pensando ad una adeguata rappresaglia >>
<< vuoi rendermi il colpo sul mento ? >>
piegò la testa in modo da respirarle nell’orecchio << oh, no, ho in mente qualcosa di molto..molto peggio.. >>
Un fremito la percorse tutta ed il cuore le balzò nel petto
<< .. ma non stasera.. >> continuò lui poi le fagocitò completamente la bocca con la propria
<< .. la vendetta arriverà quando meno te lo aspetti …. Un giorno, in un momento qualsiasi della giornata ti dirò solo una parola… ad esempio mirtillo,  e in quel momento, tu dovrai lasciare tutto quello che stai facendo e venire via con me, per pagare il tuo debito, per essere il mio giocattolo personale >> le diede un buffetto sul naso e si girò di fianco verso di lei
<< vuoi dire che quando mi dirai mirtillo dovrò mollare lì qualsiasi cosa io stia facendo, una telefonata, la spesa, una conversazione ? dovrò lasciare tutto a metà e venire via con te, per diventare il tuo giocattolo ? >>
<< si >> tirò il lenzuolo sopra di loro e le appoggiò il braccio sul fianco carezzandole la schiena.
<< eccitante >> se pensava di intimidirla sbagliava di grosso.
Sospirando, lei adagiò la testa nell'incavo della sua spalla e gli accarezzò il braccio ed il torace.
Era così bello, pensò, essere abbracciata così.
Pelle contro pelle, con il battito regolare dei loro cuori, e ogni centimetro
quadrato del proprio corpo completamente affascinato da un uomo che trovava
follemente irresistibile sotto ogni  punto di vista.
Sarebbe potuta rimanere così, esattamente così, per ore.
 Giorni.
Assonnata e al caldo e avvinghiata a lui
 
Chiuse gli occhi.
Si addormentarono nel giro di dieci minuti.
 
Si svegliò intrappolata tra due braccia forti che la proteggevano.
Pensò in che stato doveva essere.
Doveva avere un nido di cicogna al posto dei capelli, o due gatti arrabbiati dopo un combattimento.
Cercò di scivolare via da quelle braccia nel tentativo di arrivare in bagno e darsi una sistemata.
<< buongiorno >>
Troppo tardi
Si sentì mancare.
Era la prima volta che la vedeva alla luce del giorno appena sveglia, nel momento in cui era solita raggiungere il livello minimo di decoro e dignità, senza neanche un caffè sullo stomaco poi.
Era terribile
<< devo andare >>
Gli occhi verdi di Law la guardavano teneri mentre sorrideva.
desiderò che la smettesse di sorriderle a quel modo.
Cercò di alzarsi in piedi ma lui l’afferrò e la trascinò su de sé
 << Torna qui >>
Poi le rotolò sopra
<< stavo andando a preparare il caffè >> mentì
Lui rise strofinando il viso sulla curva della sua spalla poi la baciò appassionatamente
 e, nella luce del mattino, ripercorsero tutte le tappe della sera precedente, in modo più lento ed appagante, con lui che ormai era parte di lei, anima e corpo.
Bene
Quindi la sua capigliatura alle prime luci dell’alba non era una caratteristica cui lui prestasse molta attenzione.
Desiderò di potersi accoccolare di nuovo lì con lui e tornare a dormire.
 
<< Buongiorno >> ripetè di nuovo lui
<< Stavo per dirti che mi dispiaceva di averti svegliato, ma ripensandoci credo che non mi dispiaccia per niente >>
<< neanch’io sono dispiaciuto. Devi proprio andare ? >> le chiese guardandola con occhi colmi di aspettativa
Non guardarmi così o mi sciolgo nel letto
<< penso proprio di si >> sospirò come se avesse un macigno sul petto
<< facciamo colazione e poi ti accompagno a casa >>
Lei sbirciò fuori << ha smesso di piovere >>
<< mi fa piacere, ma non vedo il nesso >>
<< posso prendere la metropolitana, come avrei fatto ieri sera >>
<< ma a me farebbe piacere accompagnarti >>
<< e io ti dico che non c’è ragione che tu ti scomodi quando posso ancora camminare e..
<< ma siamo sicuri che puoi ancora camminare ? >> la interruppe allusivo lui
Lei arrossì
<< dammi dieci minuti e vedi se non ti dò un altro motivo per non andare >>
<< questo si che si chiama essere ottimisti >>
<< vogliamo vedere chi ha ragione ? >>
Lei sospirò
<< ho capito. Dobbiamo andare. Facciamo così, ti accompagno e riparto subito, non mi fermo neanche a vederti aprire la porta. Però un caffè veloce te lo preparo >>
 
 
La macchina si soffermò di lato
<< vai a studiare >> si sporse per prenderle il mento tra le mani e la baciò leggermente.
Fece per uscire, poi si voltò gli passò la mano dietro la nuca e lo attirò verso la propria bocca e gli diede un bacio lungo e molto più soddisfacente.
<< Ciao >>
 
Corse verso la porta mentre sentiva l’auto ripartire, l’aprì, la richiuse con un gesto secco e poi vi si appoggiò con la schiena rimanendo ad occhi chiusi nel fresco silenzio dell’atrio.
Aveva fatto l'amore con Law.
Aveva dormito abbracciata a lui nel suo letto.
Si era svegliata accanto a lui.
Tutto quello che aveva sempre sognato da quasi un anno a quella parte era diventato realtà.
Nell’arco di una notte tutta la sua esistenza era cambiata.
Per la prima volta sentiva di esistere.
Voleva godersi quel momento da sola.
Ne aveva tutto il diritto.
Aveva il diritto di mettersi a cantare, di urlare, di ballare, di sorridere come una scema e di sentirsi completamente, stupidamente, meravigliosamente bene.
Si avviò correndo su per le scale e poi dentro l’appartamento fino alla sua stanza.
Avrebbe voluto sdraiarsi sul letto e passare la giornata a non fare niente ripensando a quanto era successo.
Ma doveva studiare.
Però poteva prolungare quel momento privato facendosi una doccia e crogiolarsi sotto l’acqua calda.
Andò in bagno, si spogliò e si infilò sotto il getto caldo, rimase ad occhi chiusi in mezzo al vapore ed al profumo del bagnoschiuma.
La porta della doccia si aprì leggermente e lei sussultò
<< sono io… >> le disse Marissa attraverso al fessura  <<… ho bussato ma non mi hai sentito... >> esitò
<< che c’è ? >> chiese
<< ti aspettiamo giù per la colazione >> e dal tono allusivo capì che non la stavano aspettando per mangiare con lei
 
<< hei, ma quanto ci metti ? >> Costance aveva aperto la porta del bagno e aveva infilato la testa all’interno
<< giù è tutto pronto >> si lasciò sfuggire una risatina
Sarah chiuse gli occhi, avrebbe potuto dire che non aveva fame ma loro l’avrebbero assillata comunque.
Sospirò rassegnata << arrivo. Mi asciugo >> prese l’accappatoio ed uscì dalla doccia.
 
Dieci minuti dopo entrava in cucina dove Costance, Marissa e Beth la stavano già aspettando
<< ragazze, davvero, devo andare a studiare, ho bevuto già un caffè e.. >>
<< lo sai che la prima colazione è il pasto più importante della giornata, no ? >> spiegò paziente Marissa
<< ipocrita >> l’apostrofò Sarah
<< allora che è successo ? >> Costance non riuscì a mantenere un finto tono di indifferenza
<< oh,  mi sembra di sentire il mio cellulare squillare >> disse Sarah facendo per uscire dalla stanza
<< non ci provare! >> Marissa scattò in piedi
<< allora..? >> chiese Marissa
<< Che? Hai detto qualcosa? >> Sarah offrì un sorriso tutto denti. Scusa, dev’essermi rimasta dell’acqua nelle orecchie dopo la doccia.... Non ho sentito una parola >>
<< ingrata >>
<< allora,….. vorrei sapere perché dobbiamo raccontarci tutto… >> sbuffò Sarah sedendosi al tavolo ed iniziando ad imburrare attenta un panino al latte, ignorando completamente i tre volti che la stavano fissando  affamati di notizie
<< lo sai che è così. E’ la regola >> disse Marissa
<< bèh,  è una regola assurda >>
<< una regola è sempre una regola. E va sempre rispettata. Anche se è assurda >> continuò Marissa
<< insomma che è accaduto ? >> chiese Beth
<< è accaduto ? >> chiese Costance
<< è accaduto >> rispose Sarah
Un coro di sospiri invase la stanza
<< e come è stato ? >> domandò Marissa
 
<< E' stato….meraviglioso. E’ avvenuto tutto spontaneamente, senza averlo programmato. Avevo sempre pensato che mi sarei sentita nervosa, o magari che ci saremmo sentiti in imbarazzo. Ma non è stato così. ..Tutto è stato .. facile…e dolce.. e lento.. >> si interruppe con sguardo perso nel vuoto
<< e poi sono rimasta a dormire lì, e ho dormito con lui..
<< Diamine. Se sei rimasta a dormire lì.. hai dormito con lui per forza.. >> Beth non potè fare a meno di sottolineare l’ovvietà della cosa guadagnandosi un’occhiata ammonitrice di Marissa che la fece tacere immediatamente.
<<  e stamani mi sono svegliata …e lì per lì mi sono sentita terrorizzata al pensiero che poteva vedermi con i capelli scompigliati come ho di solito al mattino..
Tutte annuirono comprensive perché i capelli di Sarah al mattino erano dei capelli che avevano fatto a pugni tutta la notte tra di loro
<< ma lui si è svegliato e non ha proprio fatto caso hai miei capelli..>> diventò rossa come un peperone
<< Hai fatto sesso mattutino >>
<< Ho fatto del meraviglioso sesso mattutino >> Sarah addentò il panino << E voi? >>
<< Stronza >>
<< stronza e crudele >> aggiunse Beth
Sarah rise << e poi mi ha accompagnato qui >> finì il panino
 
<< ed eccoci qua con una bella confessione sexy del mattino >> il sorriso di Costance era sincero
<< nessun’ altra confessione da fare ? >> chiese Marissa
<< non guardate me >> rispose prionta Beth << la mia vita è talmente piatta, talmente liscia,  che potrei giocarci a bowling con delle bocce che raggiungono una velocità di rotazione di..... non so quanti giri al secondo... ma sarebbero tanti credetemi  >>
Costance esitò per una frazione di secondo, un lampo di incertezza le oscurò gli occhi,  poi scosse la testa tornando a sorridere << per oggi le confessioni sono finite >>
Ma si conoscevano così bene che tutte capirono che c’era qualcosa che la turbava ma che non voleva rovinare il momento di Sarah.
 
C’era un momento per ogni cosa.
Sarebbe venuto anche il suo momento
 
 
 
 
Salve a tutte, mi scuso di nuovo per il ritardo, ma davvero non riesco più ad aggiornare in tempi brevi, un po’ il lavoro, un po’ il caldo, un po’ le uscite nei momenti liberi..
Quindi prevedo che durante questa fase estiva i tempi di aggiornamento si dilateranno di parecchio, ma d’altra parte è anche vero che sarete tutte in vacanza e quindi non sentirete la mia mancanza.
Vorrà dire che ci ritroveremo a settembre con la solita frequenza settimanale.
Ringrazio tutte quelle che mi hanno messo tra le seguite, ricordate, preferite.
Ringrazio chi mi ha commentato e chi legge senza commentare.
Grazie ancora per la fiducia.
Auguro a tutte voi buone vacanze e un in bocca al lupo a chi ha esami in corso.
 
see you soon
 baci
Costanza

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 57
*** CAPITOLO 56 - Costy e Zach - Finchè ci sarai tu malato sarò io ***


Capitolo 56
 

Alcune settimane prima.....

 
Suonò come sempre con due scampanellate brevi ed una lunga , poi rimase in attesa finchè il tenue ronzio lo avvisò che il portone si era aperto.
Entrò lasciandosi alle spalle un’aria decisamente tiepida e l’ingresso all’interno della fresca penombra lo fece rabbrividire leggermente.
Spinse la porta che gli era già stata aperta
<< ragazze, non dovreste aprire senza neanche chiedere chi è >> le ammonì entrando nel soggiorno dove Sarah e Beth stavano osservando il monitor del Pc portatile di Beth con espressione attenta.
<< sapevano che eri tu. Stesso orario, stessa scampanellata.. sei un uomo molto prevedibile >> gli rispose Sarah senza neanche alzare la testa, poi ci ripensò e gli rivolse un sorriso smagliante << ti fai riconoscere già dalla scampanellata, ed uno avrebbe tutto il tempo di nascondere l’amante in terrazza  o in quella scatola di truciolato impiallacciato color faggio preso all’Ikea l’anno scorso, detto anche armadio >> ridacchiò pensando di essere spiritosa
Quelle parole snocciolate con semplicità lo colpirono con la stessa forza di una scarica di pugnalate, come se una strega perfida gli avesse conficcato le unghie acuminate nel petto e avesse fatto forza per aprirsi un varco nello sterno e strappargli il cuore.
Ecco come distruggere in due minuti  l’illusione di essere riuscito a superare le sue paure.
ilGrazie Sarah chegli sfuggì sibillino le fece inarcare le sopracciglia in una espressione di pura sorpresa.
<< dov’è ? >> chiese cercando di mantenere la voce ferma
<< è su.. con un ospite.. >>  mormorò Beth guardandolo di sfuggita per poi tornare a concentrarsi sulla tastiera
<< un ospite? >> mormorò perplesso mentre una ruga gli compariva in mezzo alla fronte
<< si, ma vai pure >> continuò Sarah come se gli facesse una grande concessione a salire al piano di sopra
 
Chiuse gli occhi pensando di  chiudersi in un luogo buio, caldo e sicuro, e attendere che una semplice, benefica rassegnazione sopraggiungesse.
Con passo spedito iniziò a salire le scale con una leggera ansia che, con il passare dei secondi, rischiava di diventare terrore puro . La sua mano si strinse con forza attorno alla maniglia e in quel momento udì la calda voce di Costance
 << Oh. Ma sei davvero un bel ragazzo >>
Roche e profonde, quelle parole erano piene di seduzione.
<<  Avanti, vieni qui fatti accarezzare…
Il suo volto s'indurì e lottò contro un'improvvisa vertigine, mentre un turbine di emozioni collidevano con violenza dentro di lui, scosso fin nel profondo dal fatto che quelle parole potessero sconvolgere il suo autocontrollo in quel modo.
<< .. tesoro.. >> la sentì rinnovare l'invito, le sembrò che la voce fosse ancora più calda , seducente, quel tesoro  appena sussurrato ma pieno comunque di promesse nascoste. Ringhiando dentro di sé spalancò la porta e si fermò sulla soglia, scrutando attorno a sé pieno di rabbia.
Non c’era nessuno
… eppure era convinto che la voce…
<< dai vieni.. >>
Girò attorno al letto e la vide.
O meglio, vide un paio di gambe che sbucavano da sotto il letto e che piano piano stavano retrocedendo facendo spuntare fuori  prima un sederino coperto da degli shorts, poi una  maglietta a mezze maniche , una testolina bionda, due braccia candide e due mani che tenevano delicatamente un gattino rosso.
Sbatté gli occhi.
Si sentiva un idiota.
Un idiota pieno di una rabbia ingiustificata, che non trovava sbocco.
C’erano almeno tre buoni motivi per cui era incazzato in quel momento.
Il primo si chiamava amore, il secondo Costance ed il terzo gelosia
<< ecco.. vedi? .. non è stato poi così difficile >> mormorò di nuovo Costance baciando la testa del micetto che iniziò a fare le fusa con un sommesso brontolio che ricordava il motore di un trattore. Quando si voltò e si accorse di lui gli mostrò trionfante il fagottino rosso << guarda un po’ qui ? non è un amore ? >>  lo guardò con occhi splendenti  e le labbra aperte ad un sorriso coinvolgente.
Si ritrovò ad innalzare gli angoli della bocca contagiato da quella gioia.
Spinto da un moto autonomo si chinò a baciarla in modo delicato.
Dapprima fu un lento movimento di labbra, un   bacio  lieve,  quasi un assaggio,  labbra morbide che si adattavano le une alle altre.
Un bacio  che pian piano, con un  mormorio di soddisfazione divenne più profondo.
Abbassandosi ancora di più le strofinò il naso sul collo tracciandole una scia di piccoli baci dalla gola all’orecchio mentre lei delicatamente adagiava  a terra il gattino, il quale tornò a rifugiarsi sotto il letto vicino ad una pantofola di spugna.
Lei si perse nel calore del suo tocco e si abbandonò alla pressione delle labbra di Zack sulle sue.
La tirò su delicatamente come se fosse fatta di puro cristallo, e le prese il viso fra le mani.
<< Costance >> riuscì solo a mormorare.
Come poteva dirle del terrore che aveva  che lei lo lasciasse?
La fece aderire al proprio corpo intrecciando le mani dietro la sua schiena, completamente rapito da un desiderio così intenso da risultare insopportabile. Lo trascinava sotto come una corrente impetuosa, erodendo il suo controllo, spazzando via ogni logica.
Riteneva seccante il fatto che lei potesse venire a conoscenza di come e quanto profondamente l’avesse turbato.
Ma, in quel momento, non era la ragione ad avere il controllo. Quel compito era passato a un’altra zona del suo corpo.
Alla fine, lui  interruppe il bacio e la scrutò.
<< Sei  bellissima >>  le mormorò,  accarezzandole   il   contorno  del  viso,  prima di  divorarla  con  un altro bacio.
La desiderava  da  morire.  Il suo corpo morbido e arrendevole lo stava facendo  impazzire.  La  voleva, voleva reclamarla come sua, di sua proprietà, e   quello  solo  gli importava in quel momento.
Posò la mano sul suo seno e ne saggiò la morbidezza.
<< no >> si scostò leggermente mettendogli le mani sul torace
<< perché ? >>
<< perché giù ci sono Sarah e Beth >>
<< capirai, non penserai mica di scandalizzarle >> sapeva perfettamente che aveva ragione lei, che quello non era nel modo più assoluto il momento adatto, ma pur pensandola allo stesso modo di lei, provava un sottile gusto perverso nell’insistere in una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare in condizioni normali.
Ma era carico di rabbia contro Sarah che aveva scatenato di nuovo le sue paure, paure  che pensava aver ormai superato; contro se stesso perché non riusciva a scacciare il terrore di perderla, che lei lo abbandonasse per un altro; e contro Costance che era la particella da cui tutto aveva preso inizio.
<< no, ma non voglio >> lo spinse un po’ più lontano.
<< d’accordo >> si arrese con un sospiro carico di sconforto << vediamo se riesco a vedere da vicino quella palla di pelo rosso >>
 
Avrebbe tanto voluto che lui si confidasse con lei, che le rivelasse il motivo di quella sua angoscia che a volta gli leggeva negli occhi.
E questa mancanza di fiducia un po’ la feriva.
 
Costance gli rivolse un sorriso incerto e lo tirò giù facendogli infilare la testa sotto il letto << non è carino? Me lo ha lasciato Timothy….
<< Ah >>
<< ma viene a riprenderselo tra poco >>
<< non aveva nessun  altro a cui lasciarlo ? >>
<< non lo so, ma di me si fida ciecamente >>
<< certo >>
<< non essere così sarcastico >>
< altrimenti ? >> Cristo cos’era che lo portava a sfidarla in quel modo?
Quella serata era iniziata male e stava per finire peggio se non si dava una regolata
le piantò in faccia due occhi di ossidiana, come gemme di una collana preziosa.
 
Quando quegli occhi ti guardavano in quel modo.. eri fritto.
Non sapeva come ci riusciva ma era in grado di ipnotizzarti. Sollevava le sopracciglia aprendoli leggermente  e te li scagliava addosso come  cioccolata calda che ti si appiccicava così tanto che all’improvviso non eri più in grado di avere dei movimenti autonomi. Eri costretta a muoverti come si muoveva lui fissando quel nero profondo.
Una cosa vergognosa.
lo guardò con un’espressione  che era un misto tra lo stupito e l’incazzato
Si sentiva come se qualcuno le avesse ficcato la testa sott'acqua e le stesse centrifugando il cervello.
Per un attimo ebbe paura che le si vedessero bolle di sapone sfuggire dalle orecchie
< altrimenti ?... >> articolò  << altrimenti... è... è questo ch-che mi stai domandando?.. a-a-altrimenti? a-altrimenti?.. cioè... tu stai dicendo altrimenti a me ? tu mi dici altrimenti? .. tu chiedi.. a me.. altrimenti ? .. >>
Cosa le stava accadendo ?
La lingua le stava incespicando in bocca
La risposta logica a quella domanda era sicuramente un bel vaffan..
Ma sapeva che se l’avesse detto avrebbe innescato una serie di inevitabili conseguenze alle quali non era preparata.
Non doveva lasciarsi prendere anche lei dalla rabbia, altrimenti sarebbero finiti a dirsi delle cose spiacevoli che nessuno dei due pensava veramente.
 
Si sentì un verme.
Bene, era già da un po’ che non provava quella sensazione con lei, e decisamente non ne aveva sentito la mancanza, tuttavia ci era ricascato.
Tutta colpa di Sarah che aveva risvegliato il demone.
 
Si abbassò sbirciando sotto il letto il gattino che adesso aveva iniziato ad avanzare verso di loro.
Lo afferrò delicatamente per la collottola con una mano, poi, mentre questi offeso tirava fuori le unghiette bianche e taglienti, lo fece scivolare via da sotto il letto e se lo mise in grembo.
Seduto con le spalle appoggiate al materasso iniziò a grattargli sotto le orecchie mentre quello tornava di nuovo ad emettere il caratteristico brontolio gutturale.
<< gli piaccio >> la guardò sorridendo. Era una forma di scuse ed una richiesta muta di perdono.
<< già . forse perché non ti conosce bene >> puntualizzò lei fredda appoggiandogli però il mento sulla spalla.
Voltò la testa verso di lei ed appoggiò la fronte alla sua.
Sospirò.
Un sospiro pieno di angoscia.
<< mi chiedo per quanto ancora riuscirai a sopportarmi >> mormorò ad occhi chiusi. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.
Non aveva il coraggio di vedere quale emozione le sarebbe guizzata nello sguardo a quelle parole.
Consapevolezza
Esasperazione
Stanchezza..
.. o amore comunque ?
Avrebbe voluto che gli rispondesse con una qualche frase derisoria,
che lo prendesse in giro ,
che lo mandasse a quel paese,
ma lei non proferì parola
ed il cuore subì una prima incrinatura.
Il silenzio era impalpabile, si sarebbe potuto sentire il rumore di una piuma atterrare su un tavolo di cristallo, poi divenne cupo, impotente, senza energie e reazioni, pieno di  non risposte che ti isolano dal mondo come se si vivesse sotto una cupola di vetro .. come se..
 
Inspirò a fondo, decisa a interrompere quel silenzio pesante come il piombo << ti ha mai detto nessuno che sei un idiota ? >>
<< si. Tu. Continuamente >>
<< allora forse non pensi che questa cessi di essere un'ipotesi per diventare una certezza ? >> Iniziò a lisciare il pelo del gatto lasciando che le loro dita si toccassero ad ogni carezza.
Un sorriso mesto gli raggrinzì la cicatrice << forse >>
Chinò la testa ad osservare le loro dita che si cercavano << ci hanno invitato >>
<< dove? >>
<< a una serata del corpo della polizia di Londra >>
<< e tu non hai voglia di portarmi >>
<< no. Non è così >>
<< perché ? >>
<< perché non è che non voglio portarti, non ho proprio voglia di andare >> che in parole povere voleva dire che lei ci aveva azzeccato in pieno, non voleva dividerla con nessuno.
<< invece è molto carino che tu mi voglia portare >>
Non gli sembrava di averlo detto anzi, neanche pensato..
<< sarò contentissima di essere là con te. Mi piace quando mi coinvolgi….>>
Non ebbe il coraggio di smorzare il suo entusiasmo
<< anch’io sono felice quando sei con me > mormorò affondando il volto nei morbidi capelli setosi.
 
 
<< ma che aveva Zach? >> le chiesa Sarah dopo che lui se ne era andato
<< perché ? >>
<< mah, era entrato tutto sorridente poi ho fatto una battuta e si è rannuvolato
 subito >>
Costance scosse la testa abbozzando un sorriso << cosa gli hai detto ? >
<< ho solo fatto una battuta, cavolo! Gli ho detto che ormai abbiamo imparato a conoscere la sua scampanellata.....inconfondibile, che ti permetterebbe di nascondere all’istante l’amante e.. >>
Emise un gemito  << oh Sarah, non potevi risparmiarti questa battuta? >>
<< ma perché ? che ho detto poi ? >>
<< è geloso marcio >> commentò Beth << per cui ogni battuta  in quel senso  la prende sempre nel modo sbagliato >>
<< scusa. Non ci avevo pensato anzi, a dire il vero non me ne ero proprio accorta >>
<< e come potevi? In questo momento il novanta percento del tuo cervello registra solo l’argomento Law, il restante dieci percento è dedicato allo studio quindi non ti rimane spazio per la restante parte di mondo vivente,  vegetale ed animale>>
<< scusa, cercherò di evitare.. >>
<< oh, no, è tutto a posto >> si affrettò a precisare << non è a quei livelli >> mentì sapendo di mentire << del resto anch’io sono gelosa, ma non lo siamo un po’ tutti  in fondo ? >> minimizzò di nuovo
<< beh, certo, un po’ di sana gelosia è il giusto tocco di peperoncino che serve in una
relazione >> asserì Sarah
Sana gelosia
Quelle parole le sarebbero tornate in mente spesso
 
 
                                                                       *.*.*.*
 
 
<< Costance Goodwin … quanto tempo..>> quando una mano le prese il gomito si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con un uomo alto, dai capelli neri e gli occhi azzurri. Il contrasto tra quegli occhi ed i capelli neri era sorprendente. Lei non lo riteneva molto attraente ma sicuramente non passava inosservato.
Frugò tra i cassetti della memoria in cerca di quello giusto che racchiudeva il nome e cognome della persona che le stava di fronte, e  che in quel momento le sfuggiva .
<< scusa >> dichiarò liberando il braccio da quella stretta che un po’ l’infastidiva
<< ci conosciamo ? >>
L’uomo sorrise in modo disinvolto << vedo che non ti ricordi di me >> si inchinò in modo artificioso << sono…
<< Steve Spence >> terminò per lui
<< esatto >> mormorò trionfante come se l’aver ricordato il suo nome fosse per lui una vittoria incalcolabile, poi continuò  << come mai qui ? >>
<< sono qui con Zach..
<< ah, si ….>> la interruppe lui indolente << …il buon vecchio Zach.. >> proseguì con tono paternalistico
<< vi conoscete bene? >> gli chiese curiosa
Lui ebbe un attimo di esitazione che lei non colse << .. abbastanza..da parecchio tempo… noi invece ci siamo incontrati solo una volta tempo fa poi sei sparita dalla circolazione.. >>
<< oh, ecco..no..con Zach..>>
<< lo so il vecchio orso non ti molla un istante >>
<< no, non è vero >>
<< no? >> la guardò con occhi che nascondevano un sorriso malizioso e beffardo
<< posso offrirti qualcosa da bere….o…hai il guinzaglio troppo corto ? >> la punzecchiò.
Se ne sarebbe andata all’istante ma invece si ritrovò a rispondere << volentieri >>.
Si avvicinarono al bancone del bar mentre lei lo studiava di sottecchi. Appariva molto elegante con quella giacca nera e la camicia bianca che contrastava con il suo viso leggermente abbronzato ed i capelli scuri che gli sfioravano il colletto.
<< una piacevole piccola riunione non è vero ? >> commentò lui osservando l’andirivieni della gente
<< piccola ? sembra che tutti gli abitanti di Londra si siano radunati qua dentro. Non pensavo che ci potesse essere così tanta gente. Ho sentito anche che al piano di sopra c’è anche una sala da gioco >>
Lui scoppiò in una risata << sala da gioco ? >> scosse la testa ancora sorridendo
<< no, hanno solo organizzato dei tavoli e giocano per beneficenza. Le vincite vanno tutte alle famiglie di coloro che sono morti in servizio. Devo dedurre che ti piace giocare a carte ? >> le strizzò l’occhio << allora devi andare al The Sun, lì c’è davvero una bella sala da gioco, con tavoli sempre pronti, sarei felice di accompagnarti una volta o l’altra >> un lampo gli sfrecciò negli occhi .
Aveva davvero degli occhi incredibilmente azzurri messi ancora più in evidenza dal contrasto con lo scuro dei capelli.
Ma mentre gli occhi neri di Zach privavano una donna della capacità di parlare, le toglievano il fiato e la invogliavano a formulare pensieri non troppo casti, gli occhi di Steve…erano solo..dei begli occhi azzurri.. e nient’altro
La fissò per un momento << qualcuno ti ha mai detto che sei bellissima ? >>
<< oggi no >> ribattè lei cercando di allontanarsi
<< un delitto senza alcun dubbio. A cosa pensa Zach? >> si sporse verso di lei sfiorandole l’orecchio con il proprio alito << io te lo ripeterei tutti i giorni >>
<< cosa che renderebbe il tutto veramente noioso. Ripetere di continuo i complimenti di fatto li priva di qualsiasi valore ed importanza >> ribattè con tono glaciale. Fece per allontanarsi, era stata anche troppo tempo a parlare con lui, e vide Zach venire loro incontro mentre Steve ignaro di tutto continuava a fissarla con sguardo allusivo iniziando a sussurrare
<< On dirait ton regard d'une vapeur couvert;
Ton oeil mystérieux (est-il bleu, gris ou vert?)
Alternativement tendre, rêveur, cruel,
Réfléchit l'indolence et la pâleur du ciel……

 
Merde, pensò,
ci mancava questa, chiuse gli occhi pensando a come sarebbe stato semplice se avesse potuto usare  uno schiantesimo  per far svenire Steve all’istante, o anche un  Petrificus Totalus…

<< …Tu rappelles ces jours blancs, tièdes et voilés,
Qui font se fondre en pleurs les coeurs ensorcelés,
Quand, agités d'un mal inconnu qui les tord,
Les nerfs trop éveillés raillent l'esprit qui dort….

 
Fallo tacere, ti prego, fallo tacere
 
<<….Tu ressembles parfois à ces beaux horizons
Qu'allument les soleils des brumeuses saisons...
Comme tu resplendis, paysage mouillé
Qu'enflamment les rayons tombant d'un ciel brouillé!.......

 
<< Evanesco >> si ritrovò a bisbigliare
<< eh?... >> Steve perse il filo
 
Mentre un’altra voce, bassa, modulata, calda, quella voce così profonda e rotonda… capace di incantare, di farla sognare…. Proseguiva per lui
Voce capace di espandersi e prendere corpo, circondare le persone che ascoltano come fa un effetto surround dello stereo, assumendo un suono quasi magico

<< Ô femme dangereuse, ô séduisants climats!
Adorerai-je aussi ta neige et vos frimas,
Et saurai-je tirer de l'implacable hiver
Des plaisirs plus aigus que la glace et le fer?
>>
 
Zach
 
 
L’aveva persa.
Non sapeva come ma l’aveva persa di vista.
In tutta quella calca non riusciva più scorgerla da nessuna parte.
Frugò con gli occhi tutta la sala in cerca di una chioma bionda, ma la gente si muoveva in continuazione togliendogli la certezza di aver esplorato ogni angolo della sala.
Era sparita tra la folla.
Ma dove era finita?
Lui non riusciva a vederla, e adesso gli sembrava di impazzire.
All’improvviso la sua paura di perderla era tornata di nuovo ad impossessarsi di lui.
La sua paura irrazionale, che pensava di essere riuscito ad eliminare del tutto, tornava a bussare alla sua porta.
Che idiota era stato a pensare che fosse potuta scomparire nel giro di così poco tempo, quando invece occorrevano anni per superare questo tipo di paure.
Ebbe un moto di stizza ed all’improvviso si ritrovò arrabbiato con lei.
Perché era tutta colpa sua .
Se non si fosse allontanata non sarebbe ricaduto nelle sue fobie.
Avrebbe potuto confessarle quella paura che gli attanagliava il cuore, ma riteneva che sarebbe stato da deboli.
Vagò per la sala come un naufrago in mezzo ad una tempesta .
Era sua.
Nessuno glie l’avrebbe portata via
All'improvviso sentì una fitta al cuore, provò rimorso, gelosia. Aveva la sensazione di svenire da un momento all’altro, all’improvviso l’aria era diventata opprimente e lui provò un moto di nausea.
la gelosia lo stordiva, lo innervosiva.
Per un attimo pensò di averla persa per sempre perché lei bella lo era davvero, e lui sapeva bene di che pasta erano fatti gli uomini
Asciugandosi la fronte si rimproverò di essere uno stupido divorato da un sentimento che non riusciva a controllare. Si passò la mano tra i capelli, e provò a ripetersi che non era colpa sua, lui era geloso ma non poteva farci niente.
Poi ad un tratto la vide.
Appoggiata al bancone del bar che conversava con un uomo che rimaneva di spalle e che quindi non riusciva a riconoscere.
Guardandola si sentì mordere come un cane rabbioso.
Era bella più che mai nel suo fluttuante abito azzurro che le lasciava scoperte le spalle.
Aveva un’aria regale, forse un pò altezzosa, quel modo inconfondibile che hanno le donne quando sono irresistibili...
Poi lui si voltò leggermente e lo riconobbe : Steve Spence
Non correva buon sangue tra loro, non si erano mai sopportati, ma era un’antipatia non dichiarata, nascosta sotto una falsa cordialità.
Lo faceva apposta.
Doveva saperlo sicuramente che stava con lui, che era sua , e questo lo indispettì ancora di più.
Si avvicinò a loro con un finto sorriso stampato sul volto, ma che non riusciva a raggiungere gli occhi.
Cosa gli stava dicendo quel cazzone ?
Vide Costance chiudere gli occhi poi mormorare qualcosa
Quel cretino gli stava declamando Baudelaire Ciel Bruillè tzè
Si inserì nel momento di esitazione dell’imbecille a seguito del mormorio di Costance e finì per lui la poesia.
 
<< ciao Steve >>  lo salutò poi appoggiando il braccio sulle spalle di Costance in un gesto chiaramente di possesso.
<< odio aver interrotto così la tua arte declamatoria ma potresti scusarci un attimo, dovrei parlarle da solo >> e prima che uno dei due riuscisse ad aprire bocca e dare una qualsiasi risposta, la voltò e la spinse via.
<< sei stato scortese >> si ribellò lei cercando di sottrarsi alla sua stretta << anzi, direi proprio cafone >>
<< quello è un idiota >>
<< idiota o no, stavamo parlando, Io gli stavo parlando >>
<< di che cosa avrete parlato mai, lui non è in grado di sostenere una qualsiasi conversazione, a meno che non contempli solo idiozie >>
<< mi stai dicendo quindi che essendo in grado di conversare con lui..anch’io sono idiota al suo pari ? >>
Lui si bloccò  << no, non ho detto questo..non sono stato chiaro.. >> farfugliò spiazzato
<< oh, a me pare invece che tu sia stato chiarissimo. In pratica hai detto che chiunque riesca ad intavolare una conversazione con Steve può essere solo un idiota al suo
pari >>
<< insomma Costance, non voglio che tu frequenti gente del genere >>
Lei aprì la bocca e la richiuse alcune volte senza riuscire ad emettere alcun suono, diventando rossa come un peperone per la rabbia che le stava salendo dallo stomaco fino al cervello.
Gli puntò l’indice contro il torace .<< senti MacCole >> iniziò. Poi punteggiando ogni parola con un colpetto veloce proseguì
<< Non.ti.permetto.di.scegliermi.le.persone.con.cui.parlare >>
Dio del cielo, ma perché anche quando la pensava esattamente come lui, lui riusciva sempre a farle pensare il contrario e farla infuriare?
<< e ti ha dato anche un bacio >>
<< un bacio ?  Zach ma che hai stasera, sei fuori per caso? >>
<< l’ho visto da lontano abbassarsi verso di te .. >> l’accusò
<< mi stava dicendo solo una cosa all’orecchio >> gli disse spazientita
<< cosa ? >>
qualcuno ti ha mai detto che sei bellissima ?
no, non era il caso di riferirglielo << ma.. non so.. non mi ricordo.. >> sbuffò stizzita lei << e se ogni volta che parlo con qualcuno devi essere sempre così sospettoso.. >>
lasciò la frase a metà perché non sapeva neanche lei come continuare, o forse lo sapeva ma non voleva dirlo.
 
Poi all’improvviso gli accarezzò il viso e sottovoce disse << Non ce la fai a non esserlo...sarai sempre geloso tu...>>
<< no….io.. >>  la strinse a sé e non rispose...mentre il buio saliva dalla terra...
 
 
…to be continued
 
Ce l’ho fatta! Nonostante caronte, minosse, il lavoro, la stanchezza …..e il pc che si surriscalda.
È un po’ corto, lo so, ma mi dispiaceva lasciarvi così tanto tempo senza notizie dei nostri eroi.
Si capisce che ho riportato il punto di vista di Costance e poi quello di Zach durante la festa della polizia?

Un bacione a tutte e buone vacanze a chi non le ha ancora fatte!
See you later!
costanza

 
precisazioni : finchè ci sarai tu malato sarò io ( Mia dei Modà)
 
Ciel brouille
Cielo ombroso
 
Mi par gli occhi t'adombri una vaga caligine:
gli occhi tuoi misteriosi (azzurri,verdi,grigi?),
teneri a volte, a volte estatici o crudeli
specchiano l'indolenza e il pallore dei cieli.
Tu ricordi quei bianchi, tiepidi, annuvolati
giorni che in pianto sciolgono i cuori ammaliati,
quando i vigili nervi, che torce un male informe
insorgono a schernire lo spirito che dorme.
Talora in te i belli orizzonti ravviso,
che illumina fra le nebbie un sole all'improvviso...
Come t'accendi e brilli, umido paesaggio,
su cui da un cielo ombroso cade rapido un raggio!
O perigliosa donna, o climi seducenti!
potrò la tua neve amare, o i vostri venti?
cavare saprò mai dal feroce gennaio
piaceri più pungenti del ghiaccio e dell'acciaio?
 
C. Baudelaire, le fleurs du mal
 

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Capitolo 58
*** CAPITOLO 57 - C. & Z. IMPRUDENZE ***


Capitolo 57

 

<< vogliamo ballare ? >> l’attirò ancora di più a sé circondandole la vita con il braccio e succhiandole il lobo dell’orecchio fingendo di sussurrarle qualcosa, lei arrossì fino alla radice dei capelli
Stringerla tra le braccia faceva allontanare le tenebre che lo avevano avvolto. Tutto attorno a lui tornava ad essere chiaro
 
<< mi piace tenerti tra le braccia >> continuò poi costringendola a sorridere.
Si spostarono verso la pista, senza che lui abbandonasse mai la mano dalla sua schiena anche obbligandosi a brusche contorsioni in mezzo alla gente.
Iniziarono a muoversi piano seguendo il ritmo della musica.
Una mano di lei posata sul suo cuore, l’altra intrecciata alla sua.
Aderiva perfettamente al suo corpo mentre i suoi capelli gli solleticavano il mento. Aspirò la leggera fragranza di gelsomino che emanavano.
Costance alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise.
 
Sentiva il calore del suo corpo attraverso il tessuto fine della camicia, avrebbe voluto appoggiare l’orecchio sul suo cuore per ascoltarne il battito.
quel tum-tum- regolare le dava tranquillità,  le faceva sentire di essere nel posto giusto…. dove voleva stare da sempre.
 
Le fece fare una giravolta improvvisa, cogliendola completamente di sorpresa, per la rapidità con cui il suo umore era cambiato, e la fece quasi inciampare  quando i piedi le si intrecciarono in modo impietoso.
Quando lui la prese al volo evitandole una rovinosa caduta alla Charlot , scoppiò a ridere sollevata mettendo in evidenza i denti bianchi.
Adesso gli occhi di lei, che fino ad un quarto d’ora prima erano leggermente incupiti, luccicavano per l’ allegria.
Quella risata arrivò alle sue orecchie come una musica divina. La fissò ammirando quegli occhi scintillanti e la gioia che le illuminava il viso.
E si sentì felice,  
completamente, come non lo era da molto tempo.
C’era sempre una specie di tarlo che gli si insinuava nella mente e che gli faceva dubitare che il posto di Costance fosse proprio accanto a lui. Cercava di scacciarlo via e il più delle volte ci riusciva, ma poi inaspettatamente si ripresentava tormentandolo.
 
E stupido
 
Lo vide alzarle il braccio in alto, con uno sguardo giocoso e un anche po’ folle che ormai non vedeva da secoli. E in un attimo si ritrovò guidata  ancora in un vortice di piroette che mal si adattavano alla musica, incurante degli sguardi un po’ risentiti di coloro che invece, a quanto pareva, stavano prendendo sul serio quella dimostrazione di capacità nel ballo.
 
Tutto, solo per il gusto di sentirla ridere, di sentire la sua risata che gli penetrava dentro e gli scorreva nelle vene come un fiume turbolento.
Non aveva mai condiviso con lei le sue paure, le sue insicurezze che si portava dietro, le sue ferite sulle quali lei bruciava come alcool puro.
Sapeva di aver perduto il lume della ragione alla vista di lei con Steve.
Il fatto di vederla con lui aveva scatenato delle emozioni che non era stato in grado di reprimere.
Come gli capitava piuttosto spesso in quegli ultimi tempi.
 
Costance rise di nuovo,  << basta, lasciami >>  cercò invano di divincolarsi conscia che le sue movenze non ricordavano la leggiadria di Sylvie Guillem ma piuttosto la danza delle scope dell’Apprendista Stregone.
Anche se quelle parole risultavano poco convincenti persino a lei perché.. in quel momento.. chi se ne fregava se non era la quintessenza del movimento plastico, voleva godersi quei minuti di follia fino in fondo.
 
All’improvviso sentì il bisogno di averla tutta per sé e di allontanarsi da tutta quella gente.
La guidò verso una portafinestra spalancata che dava sulla terrazza sul retro dalla quale, scendendo pochi gradini, si poteva entrare nell’ampio giardino all'inglese.
 
<< oddio, è stato meraviglioso. Dobbiamo rifarlo di nuovo >> rise ancora Costance soffermandosi prima di raggiungere la soglia.
Poi lo fissò, ed improvvisamente cambiò espressione, sembrò che una fiamma le guizzasse nella profondità di quegli occhi argentati e il corpo di Zach reagì istintivamente.
Le circondò il volto con le mani e la baciò .
<< Zach >> il tono di voce, leggermente in apprensione, gli ricordò che erano in una sala piena di gente, in bella vista
<< non ti sembra che ci sia un po’ troppo caldo qui?  >> le chiese con voce calma e compita  << Credo che avremmo bisogno  di una bella boccata d’aria fresca non trovi? >> inarcò un sopracciglio e la guardò malizioso.
Un volo di farfalle le sfavillò nello stomaco e un senso di calore la pervase da cima a fondo , fino alle dita dei piedi che le formicolarono.
Ansimò leggermente all’idea che appena fuori lo avrebbe baciato con totale trasporto.
Lo guardò, poi, al pensiero che lui potesse averle  letto negli occhi quel lo che aveva pensato arrossì .
<< vieni >> le prese delicatamente il braccio e la guidò oltre la soglia, attraverso la terrazza, giù per le scale, fino al giardino.
.
Il rumore dei loro passi a volte echeggiava sul ghiaino di quei percorsi privi di alcun andamento geometrico, a volte veniva attutito dal tappeto d’erba che attraversavano.
Sulle loro teste, i raggi della luna filtravano svogliatamente fra le fronde degli alberi che  mosse da una leggera brezza notturna bisbigliavano complici.
 
Non avrebbe mai immaginato di trovarsi così preso da lei in così poco tempo.
Invece si era ritrovato ad adorare tutto di lei.
Adorava i suoi discorsi macchinosi, a volte logorroici, adorava quando arrossiva ancora pensando a loro due in atteggiamenti intimi, adorava la sua audacia ed intraprendenza contrapposta alla sua timidezza in pubblico.
Non era mai sazio di lei, e più andava avanti e più il desiderio di lei aumentava.
In quel momento, mentre camminavano veloci in mezzo a quei vialetti colorati dalla luna con pennellate argentee, non desiderava altro che baciarla, aspirare il  suo profumo, perdersi in lei.
Svoltò rapido dietro una siepe dove una piccola fontana gorgogliava sommessa, con una panchina  accanto, formando così un angolo romantico.. e nascosto.
<< che cos.. >>
La zittì con un bacio
<< shhh.. ti sto rubando un bacio >> le fece scorrere le labbra dall’angolo della bocca fino all’orecchio percorrendo con il fiato caldo tutta la linea della mandibola.
Lei ridacchiò con il respiro affrettato mentre la luce della luna che si rifletteva nei suoi occhi li facevano sembrare due diamanti puri.
<< non importa che tu mi rubi un bacio.. te lo posso dare di mia spontanea
volontà? >>
<< davvero? ……E solo uno ? >> mormorò lui guardandola intensamente
I diamanti brillarono ancora di più ed un sorrisetto impudente gli aleggiò sulle labbra << perché ? vorresti di più ? >> bisbigliò maliziosa
Zach sentì vibrare ogni singola fibra del suo essere.
Adorava flirtare con lei in quel modo.
Adorava la sua bocca che adesso gli stava sorridendo invitante e lui ne approfittò.
Esplorò la bocca con la lingua mentre con le mani le accarezzava la schiena fino ad arrivare alle natiche che afferrò con entrambe le mani, stringendole e palpeggiandole la dolce curva  mentre tentava di sollevarle il vestito.
Era un bene che quella sera avesse indossato quel bellissimo abito che le cadeva morbido sui fianchi e che permetteva facilmente il movimento di risalita.
 
<< Zach >> lo ammonì lei leggermente in ansia perché si trovavano in un luogo pubblico, ma nello stesso tempo estremamente eccitata.
Con un mugolio sommesso gli strinse le braccia attorno al collo premendo il corpo contro il suo.
Le prese il viso d’angelo tra le mani, mentre diventava sempre più eccitato, la gola arida per il bisogno di baciarla di nuovo.
Si sentiva come un uomo abbandonato in un deserto senza acqua e senza cibo. Con l’unica fonte di vita davanti a lui.
Le percorse con un dito la linea della mascella.
Lei girò appena la testa prendendogli il dito tra le labbra e succhiandolo piano.
Fu destabilizzante e gli fece perdere quel residuo di controllo che avrebbe dovuto impedirgli di immergersi in quel vortice di sensazioni in un luogo all’aperto.
Lei ansimò rauca e lui le catturò la bocca con foga, cercandole la lingua, succhiando, con un ardore che ogni volta sperimentava  come nuovo.
Lei gli circondò il collo con le braccia affondando le dita tra i capelli scuri. Mentre si apriva alla sua invasione.
Un gemito roco, disperato gli sfuggì da chissà dove e si staccò ansimando.
A quel punto Costance alzò la testa e si incantò a guardarlo, i grandi occhi grigi, quasi trasparenti per il desiderio che aveva di lui.
Fu impossibile resisterle e si impadronì di nuovo di quelle labbra come se fosse la sua unica fonte di sopravvivenza.
Ormai nessuno dei due era più in grado di pensare.
Zach  si lasciò guidare dalla passione e dal desiderio mentre lei lo assecondava in tutto.
Okay, dovevano interrompersi, doveva fermarsi.
 
Si scostò mentre il cuore gli martellava nel petto e si sedette sulla panchina cercando di interrompere quell’aura di elettricità che si era creata tra loro e che rischiava di fargli commettere all’aperto qualcosa di estremamente pericoloso per la loro credibilità e reputazione.
 
Purtroppo Costance non recepì il messaggio ma gli si sedette in grembo ed iniziò a baciarlo di nuovo, con rinnovata foga
 
<< Costance >> questa volta fu lui a cercare di mormorare il suo nome facendolo sembrare un ammonimento e quel suono s’infranse sulle labbra di lei, mentre con la poca forza di volontà che gli era rimasta separava i loro volti appena per poterla guardare negli occhi << non ho mai incontrato una donna come te >> le sussurrò tra un bacio e l’altro << riesci a risucchiare tutta la mia attenzione…. Dici le cose più pazze…. e mi sembri una dea >>
Aveva sempre sperato di incontrare prima o poi qualcuno che  gli rubasse cuore, anima e cervello, ma mai si sarebbe aspettato un terremoto del genere.
 
Quando lei iniziò a muovere inconsciamente i fianchi su di lui,  si ritrovò a stringerla di nuovo a sé, divorandole la bocca con le labbra calde, avide, prepotenti.
Fu un bacio ubriacante, affamato, inebriante come una droga.
 
All’improvviso Costance seppe che voleva di più.
E lo voleva subito.
In quel preciso momento.
Non le importava che qualcuno potesse percorrere la loro stessa strada e sorprenderli Non le importava niente.
Stava mettendo alla prova il destino, lo sapeva, ma non riusciva a preoccuparsene in quel momento.
In quel momento riusciva a pensare che lui era il suo unico pensiero, bruciante, letale, che la divorava. Riuscì a tirargli fuori la camicia dai pantaloni
All’improvviso Zach sembrò ritrovare uno sprazzo di lucidità << Costy.. no.. >> sospirò ma la mano era già scivolata sulla spallina del vestito che aveva iniziato a far scendere aiutato dai movimenti della spalla di lei, scostò il tessuto da una di quelle splendide spalle e il seno nudo di lei gli riempì la mano soffice e flessuoso.
Perfetto.
Tutto svanì.
Il fioco gorgoglio della fontana, la serata calda... tutto tranne il suo pulsare intenso.
Si chinò a baciare quasi con reverenza il candido seno.
Il calore della sua bocca , la durezza dei suoi denti, le pulsazioni della sua lingua la fecero gemere.
Gli afferrò la testa per avvicinarselo di nuovo alla bocca.
<< se pensi che mi fermi ti sbagli di grosso >> gli sussurrò sulla bocca prima di  baciargli la gola per poi scendere più giù.
Con la voce attutita dalla vicinanza al suo petto continuò << metti a riposo la tua coscienza per almeno mezz’ora >>
Lui le alzò la testa di scatto,  le mani di Zach erano ferme ai lati del viso di lei e lo immobilizzavano in una presa ferma, con un sorriso seducente e malizioso ribatté
<< solo per mezz’ora ? >>
Poteva morire di piacere solo a vedere quel sorriso da dio greco
<< sta a te decidere >> sussurrò passandosi la punta della lingua sulla linea sinuosa delle labbra.
Ogni buon senso spariva, quando si trattava di lei.
Senza rendersene conto riusciva a risvegliare le sue emozioni più nascoste, che non sapeva neanche di avere, come la possessività.
Era intelligente e fiduciosa, ma troppo critica verso se stessa, con la risposta sempre pronta e arguta.
Accanto a lei gli era impossibile trovare un equilibrio e tantomeno un pensiero razionale.
Era sempre eccitato, ansioso, sconcertato e .. spesso arrabbiato….
 
Quando trovò con la bocca il capezzolo lei gettò indietro la testa e gli passò le dita tra i capelli sussultando
Il respiro iniziò a frammentarsi e ad uscire con brevi ansiti che cercò in tutti i modi di attutire.
<< Honey.. >> gli soffiò sul capezzolo bagnato facendola rabbrividire di piacere
<< . davvero…dobbiamo.. dobbiamo.. >> sollevò la testa, i suoi occhi erano cupi come la notte, brucianti come il fuoco, la baciò di nuovo mentre con le mani percorreva le sue gambe dal polpaccio fino su, fino alla coscia.
Lei iniziò a sfilargli la camicia dai pantaloni con movimenti esasperati mentre cercava poi di aprirgli i pantaloni  .
<< oddio…. Honey, .. cosa.. >> il respiro gli usciva roco dalla gola
<< .. non.. qui.. >> il suo corpo stava andando a fuoco. Vedeva ogni reazione di lei ad ogni sua carezza, gli occhi accesi di passione, vedeva il desiderio attraversarle il volto.
Aveva le guance arrossate e gli occhi palpitanti di desiderio e felicità e lui non aveva mai desiderato niente e nessuno in quel modo pazzesco.
Intanto le mani, come dotate di volontà propria stavano percorrendo le sue cosce con un movimento sensuale mentre contemporaneamente le sollevava l’abito arrivando sempre più su fino al perizoma di seta impalpabile.
Oh, gesù.
 
Zach adorava darle piacere, e lei faceva di tutto per darne a lui.
Ma in quel momento sembrava che il piacere avesse vita propria.
la toccò con una mano e lei gli si premette contro toccandolo a sua volta , facendolo quasi gridare di agonia.
Le carezzò il seno e annegò di nuovo sulla sua bocca mentre lei  si strofinava contro le sue dita.
Poi le sue mani furono sulle spalle di lui, lui le afferrò le natiche e si mosse verso l’alto, mentre lei si abbassava e si trovarono disastrosamente, meravigliosamente, squisitamente uniti.  
Scese ancora di più, lui si spinse dentro di lei.
Non riusciva a respirare
<< Buon Dio, Costance .. honey >> ansimò << oh mon dieu >> mugolò,  mentre lei continuava a premersi contro di lui, attorno a lui.
<<  Cos... Costance... Non... Buon Dio…mon ange.. non... >>
<< non ti azzardare.. >> la sentì mormorare
 << Je ne veux pas arrêter >> le respirò sulle labbra
<< …..allora non farlo >>
<<..Honey >>
<< Zach.. >>
 
Il mondo all’improvviso svanì. La razionalità si spense del tutto lasciando il posto soltanto all’istinto. A quella ondata dirompente che si concentrava al centro del petto e poi si distendeva lungo tutte le terminazioni nervose del corpo. Era come se il resto del mondo tutt’intorno fosse stato cancellato, come se la terra fosse scomparsa improvvisamente.
E c’era solo lei.
E c’erano solo loro due
 
I suoi sensi erano concentrati sulla sensazione che le dava il suo braccio sulla schiena e sul desiderio di lasciarsi andare all’orgasmo insieme a lui.
Allora lo guardò negli occhi mentre lui la raggiungeva.
Lei crollò tra le sue braccia e lui la tenne stretta
Rimasero fermi per un interminabili minuti
<< Costance,  ti amo >>
Lei annuì incapace di avere la forza di parlare.
Non dopo un’esperienza del genere. Poi finalmente riprese l’uso della parola
<< ti amo anch’io >>
Erano ancora ansanti, seduti mezzi nudi , lui ancora dentro di lei.
Le carezzava la schiena mentre  entrambi riprendevano fiato. Poi Zach sussurrò
<< Mi sa proprio che abbiamo fatto una cazzata , non abbiamo usato niente >>
<< Be’, certo non possiamo tornare indietro >>
<< Se solo…avessi immaginato .. >>
<< neanch’io  immaginavo  che l’avremmo fatto qui >> bisbigliò lei muovendo le labbra sulla cicatrice della guancia, come il movimento dell’onda e la risacca, come un portare e un restituire, come le gioie e i dolori che si alternano nell’anima
<< va bene, stiamo calmi, ormai non possiamo farci niente >> Zach cercò di rincuorare entrambi
Lei, a dire la verità era calmissima, forse per quella sensazione di appagamento che ancora la pervadeva e che non la faceva preoccupare minimamente della realtà.
 
La tenne stretta e la cullò, e la baciò sulle guance,  poi la baciò sulle labbra e scoprì che erano ancora calde e invitanti.  E gli bastò poco per eccitarsi di nuovo, una scossa elettrica lo percorse tutto, dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli ed era
ancora dentro di lei...
merde, cosa gli stava accadendo ?
si comportava come un  adolescente alla sua prima volta.
Non riuscì a fermare né il desiderio, né la passione, ormai i suoi sensi avevano preso il sopravvento.
 Senza pensarci, senza volerlo, ricominciò a spingere, entrando a fondo dentro di lei, e lei, signore iddio, lo ricambiò.
 
Tutto la eccitava, il sordo rumore gutturale che lui emetteva mentre le nascondeva il viso nel collo, il suo alito bollente il suo odore, il tocco delle sue labbra, il rischio di essere scoperti
<< Ti piace? >> Gli sussurrò
Zach tentennò la testa, respirando a fatica. Il volto arrossato come con la febbre alta.
<< N-o? >> gli chiese.
<< prima mi piaceva >> riuscì a dire con voce incerta, tremante come se fosse ubriaco <<… ma… adesso... sono quasi sicuro ….di essere nel bel mezzo di un infarto >>
Sentì le sue labbra distendersi sopra le sue in un sorriso.
 Un respirò sibilò tra i denti << … mon petit choux >> esclamò disperato << ….non so se riesco a trattenermi… >>
gli si aggrappò al collo attirandogli il volto tra i seni  << Non trattenerti >>
….. Che diavolo, tanto ormai il danno era fatto...
 
Rimasero così per un lungo tempo, troppo stupiti e svuotati per muovere anche un muscolo.
Zach le baciò dolcemente il collo
<< cosa mi hai fatto ? non mi riconosco più >> le sussurrò, poi la strinse di nuovo a sé riprendendo il contatto con la realtà.
<< sarà meglio non approfittare oltre di questo angolo nascosto >> le sistemò una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte e le tirò su le spalline dell’abito con un gesto tenero.
<< com’è che lo conosci ? >> chiese lei sospettosa mentre si costringeva ad alzarsi
<< niente di quello che pensi >> le tirò il naso mentre lei si ritraeva veloce
<< una volta, quando  Gregory era ancora piccolo, avrà avuto cinque o sei anni, si è allontanato e si è perso per cui ci siamo sguinzagliati tutti nel giardino per cercarlo, io non ho fatto altro che seguire il sentiero e sono arrivato qui trovandolo a mollo nella fontana nell’intento di afferrare una ranocchia. Non è poi così nascosto come potrebbe sembrare, ecco perché penso che abbiamo sfidato il destino oltre misura >>
Rimase silenzioso concentrandosi sui bottoni e le asole << siamo stati dei pazzi a correre tutto questo rischio. Qualcuno avrebbe potuto sorprenderci >> finì di mettersi dentro la camicia
<< non ho mai fatto una cosa simile in tutta la mia vita >> continuò stupito << quindi se sono impazzito è evidente che è per colpa tua >> la guardò con sguardo provocatorio e continuò << santo cielo! Sono veramente impazzito. Non riesco a smettere di pensare a te, a come sei, a come mi guardi, che mi fa sentire a volte uno sciocco oppure un re >>
Le scappò da ridere mentre quelle parole la scaldavano dentro. Gli prese il volto racchiudendogli le orecchie tra le mani e portandolo ad altezza di occhi << penso che tu sia entrambe le cose >>
<< ecco >> si scrollò dalla sua stretta allontanandosi << Un’altra mi avrebbe assicurato che io non potrei mai essere uno sciocco, ma che senza alcun dubbio invece sarei sempre un re.. >> si lamentò lui
<< però mi preferisci così, perché non sei uno sciocco e quindi preferisci la verità,  vero che lo pensi ? >> lo canzonò lei mentre si avviavano a percorrere a ritroso la strada fatta.
<< penso sia giunto il momento di andarcene >> pronunciò le parole ancora prima di raggiungere la porta che gli avrebbe permesso di rientrare nella sala
<< devi avvisare qualcuno ? >> gli chiese lei
<< no >>
Si guardarono complici, consci del fatto che non avrebbero potuto nascondere molto quello che avevano fatto fuori.
Si diressero quindi a destra, verso una porta laterale di ferro nascosta da dei drappi di edera verde, che dava direttamente sulla strada, e si dileguarono nella notte.
 
<< sto cercando un appartamento >> Mormorò lui sedendosi al volante dell’auto, mentre Costance prendeva posto sul sedile accanto.
<< perché ? >>
<< perché....  >> rispose avviando il motore ed immettendosi nel traffico << voglio avere un posto tutto mio da poterti ospitare liberamente senza dover programmare, senza dover attendere che gli altri non ci siano, o che siano impegnati. Potresti stare da me un po’ di giorni o settimane, insomma saremmo veramente liberi di fare come vogliamo...... Ho  affidato tutto ad una agenzia alcuni giorni fa e dovrei avere un incontro già domani >>
Cambiò marcia mentre si avvicinavano all’ incrocio
<< sarebbe bellissimo ... >> esclamò sognante appoggiando la testa allo schienale
<< potrei venire.......magari non quando sono sotto esame, o magari potrei anche venire, ma non voglio far venire Timmy, però potrei andare io da lui oppure.. >>
stava ascoltando sorridendo il suo monologo mentre con una parte della mente pensava a lei e Timmy << ma perché non studi da sola? >> non si era accorto di aver parlato a voce alta
<<.. Zach, io studio da sola, è il ripasso che faccio insieme a lui. E’ così da sempre e sai che..
<< lo so, lo so, non è possibile cambiare le abitudini…. tutto deve essere sempre uguale a se stesso, niente cambiamenti altrimenti chissà quali disastri potrebbero accadere.. >> biascicò ironico
<< è inutile che tu mi prenda in giro. Tutti noi abbiamo i nostri tic, le nostre manie, che ci fanno sentire lì per lì più forti, so benissimo che non accadrebbe niente se io non ripassassi più con Timmy,  non sarei bocciata ad un esame, no, ma perché devo smettere di farlo se a me fa piacere? >> intanto Zach aveva accostato sul lato destro della strada, opposto al portone in Soho Square,  voltò lentamente la testa verso di lei << farebbe piacere a me >>
Costance rimase in silenzio.
Nessun commento .
E lì  comprese davvero la gravità di quello che aveva appena detto. Un lampo d’illuminazione, improvviso e inaspettato. E per questo tentennò, come paralizzato << cioè .. volevo dire.. >>
<< non devi spiegarmi niente >> mormorò laconica << ma non ho alcuna intenzione di .. >>
<< scusa, scusa, scusa….. >>  la guardò con sguardo da cucciolo smarrito << verrai con me a vedere l’appartamento se mi chiamano dall’agenzia?..  >> cercò disporatamente di cambiare argomento
<< lo sai che verrò >> sospirò lei mentre allungava la mano per aprire la portiera, poi scese e richiudendola con un colpo secco si avviò verso di lui che nel frattempo era sceso per accompagnarla al portone. Le circondò le spalle con il braccio tenendola ben salda poi davanti al portone la fece ruotare su se stessa imprigionandola in un abbraccio << ci vediamo domani? >>
<< domani sera, si.. >>
<< però se mi chiamano per vedere un appartamento ti passo a prendere prima d’accordo ? voglio che ci sia anche tu, è molto importante per me il tuo parere  >>
<< va bene >> annuì lei, si alzò per baciarlo sulla bocca poi dopo un ultimo fuggevole tocco di labbra aprì il portone e salì al piano superiore.


Fece la doccia, indossò il pigiama e si sdraiò sul letto ed in quel momento sentì addosso tutto il peso della paura che le provocava la consapevolezza di non avere usato alcuna precauzione.

Ma si era bevuta il cervello per caso ?

Ma in quei momenti non le era balenato il minimo dubbio, la minima perplessità che stessero commettendo la più grande cazzata della loro vita?
No.
Nel modo più assoluto.

Si era sentita come travolta da qualcosa di così grande, di così bello che non aveva pensato ad altro se non a godere di quei momenti.
Ora veniva la parte peggiore.
L’appagamento amoroso si stava esaurendo, rimaneva la coscienza  di quali conseguenze avrebbe potuto portare…
….un bambino …
...suo e di Zach.....
.... come l’avrebbe presa lui ?
.. .. e come la stava prendendo lei in quel momento?
Stava oscillando in mezzo ad una altalena di sentimenti, dall’incredulità, perché non era possibile che al primo sbaglio…..
.. ne avrebbero sicuramente parlato…
..lui stava cercando un appartamento in fondo .. no ?..
.. avrebbe  finito comunque gli studi….
.. un bambino non ti cambia poi così tanto la vita…
.. è questione di organizzazione..
.. venivano entrambi da due famiglie numerose…
..no, impossibile… non doveva pensarci… era una probabilità su un milione..

.. forse su internet…
Si alzò di scatto e scalza scivolò velocemente nello studio al piano di sotto, accese il PC cercando di ovattare il bip dell’accensione poi cliccò sull’icona con la G di  google e sulla tastiera digitò Calcolo periodo fertile.
L
a prima finestra che le si aprì parlava appunto del metodo del calcolo del periodo fertile e  comprendeva anche una tabella automatica dove inserendo la data di inizio dell’ultimo ciclo ed il periodo tra un ciclo e l’altro ti dava la mappa completa dei giorni fertili e non.
Inserì la data, il periodo, che il suo era sempre regolare, ed attese qualche secondo mentre le mani iniziavano a sudarle in modo cospicuo tanto che dovette strofinarle avanti e indietro sulla gamba dei pantaloni.
Finalmente!
La mappa era apparsa sullo schermo.
Guardò il colore delle caselline che andavano dal grigio, giorno non fertile, al giallo, giorno poco fertile,  al verde,  giorno mooolto fertile, da evitare.
Un sospiro di sollievo le uscì tra i denti , l’avevano fatto a cavallo tra un giorno grigio ed uno giallo… si accorse in quel momento di aver trattenuto per tutto il tempo  il respiro in gola, gola che le si sarebbe potuta gonfiare come quella di un rospo.
Con l’animo più sollevato spense il PC e tornò di sopra .
Pericolo scampato!
Si sdraiò di nuovo addormentandosi di colpo.
 
 
La mattina da loro era sempre caotica.
C’era sempre qualcuno che doveva raccontare un sogno bellissimo, o qualcuno che voleva sapere come era andato l’appuntamento della sera prima.
In quell’ultimo periodo l’attenzione era concentrata su Sarah che stava riallacciando i rapporti con Law e che sembrava andassero piuttosto bene.
Costance entrò in cucina e rimase sorpresa dalla quantità di pentole e piatti sparsi per tutte le superfici piane disponibili.
Okay, Beth non era una esperta nell’arte culinaria, però la sua capacità di sporcare una quantità enorme di stoviglie e pentolame nel più breve tempo possibile rasentava la perfezione
<< che stai facendo ? >> chiese stupita. Vedere lei in cucina, a quell’ora, in piena preparazione di qualcosa di commestibile, era quasi come figurarsi la regina Elisabetta a preparare una carbonara
<< oh, ciao, buongiorno, sto preparando dei cup cake alla vaniglia e al caffè. >>
<< apperò.. la cucina sembra un capo di battaglia >>
<< oh, si, >> concordò Beth con un sorriso << questa è la definizione che userei io, ma sono sicura che la Costance che c’è in te sarebbe in grado di giustificare questo disordine in modo molto più esaustivo e convincente… o la mente matematica di Zach ti ha contagiato ? >> la sfidò ridacchiando. Costance distese la bocca in un sorrisetto accettando mentalmente la sfida << …una mente molto pratica la potrebbe classificare come una cucina un po’ sottosopra, ma se ci rifletti bene in realtà è una cucina vissuta  è una cucina nel bel mezzo della sua piena attività, sfruttata al massimo …....>> Beth le lanciò un sorriso riconoscendole la capacità oratoria degna del più grande oratore del mondo che conosceva… Darius capace di confonderla facendola incartare anche nelle cose in cui era più ferrata.
<<…. mi chiedo… >> proseguì Costance con una vena di perplessità nella voce
<< … se riusciremo a far entrare tutto nella lavastoviglie, anche se ho i miei dubbi.. nemmeno con la consulenza del migliore contorsionista al mondo riusciremo ad infilarci tutto.. anche perché sei riuscita a scovare quelle che per forma e dimensioni mal si incastrano nei cestelli…in ogni modo… >>
<< in ogni modo.. ecco qua.. >> la interruppe Beth con un sorriso raggiante << che ne pensi ? >>
Costance guardò il pirottino contenente una schiuma marroncina tendente al liquido << hemm… direi .. che .. forse..manca..
<< si, lo so >> la interruppe comprensiva Beth, con l’aria della pasticcera navigata << manca il ciuffetto di panna e il bastoncino di zucchero rosso e bianco ..
Costance inarcò le sopracciglia e dondolò lentamente la testa in un cenno di malcelata disapprovazione
<< assaggia.. >> la invitò Beth facendola pentire di essersi alzata per prima
<< d’accordo >> mormorò deglutendo rumorosamente. Allungò il braccio ed afferrò il pirottino tenendolo tra il pollice e l’indice come se fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al minimo spostamento d’aria, poi mordicchiò la pasta lasciando l’impronta dei denti. Si sentiva molto il caffè, ed era un po’ troppo moscia però il sapore non era malaccio. Guardò Beth che la stava fissando con occhi ansiosi
<< non male.. un tantino un po’ flaccido ma il sapore non è male.. >>
<< pfiui’>> fece finta di asciugarsi la fronte madida di sudore << avevo paura che avesse un saporaccio >>
<< no, non è male.. però devi metterle in frigo per tenerle un po’ su, com’è che si stanno afflosciando ? >> chiese Costance guardando alcuni  cup cake implodere su se stessi << credo dipenda dalla lievitazione, o dalla cottura.. non lo so di preciso..devo controllare sul ricettario…. Che credo sia da qualche parte sotto qualche ciotola.. ..>> scrutò il tavolo ed il piano di appoggio cercando di intravedere un angolo o una pagina
 << recenti statistiche affermano che ci sono più uomini pasticceri che donne..
<< vorresti dire ? >> le chiese Beth scrutandola con occhi leggermente socchiusi
<< ..hemm.. volevo dire che .. da recenti.. statistiche…le donne non frequentano corsi di pasticceri. O forse li frequentano….. ma non aprono pasticcerie….  Magari si dedicano in casa…alla preparazione…Potrei avere un po’ di latte? >> il cup cake le si stava impastando in bocca . Afferrò il bicchiere di latte che Beth le passava e la guardò più attentamente. Aveva delle leggere ombre scure sotto gli occhi, possibile che fossero tutte così prese dalle proprie storie da non accorgersi che forse c’era qualcosa che tormentava Beth?  E quell’improvvisa voglia di cucinare forse era un modo per tenere impegnata la mente? Magari quella notte non aveva dormito e..
<< che cosa sta  accadendo ? >>  le chiese diretta
<< penso che potrei fare un corso… >> iniziò a dire Beth mentre spostava le ciotole sporche di farina nel lavello evitando di guardarla, Costance la fissò sorpresa, un corso di pasticceria lei ?
Beth aprì l’acqua poi la richiuse, le sembrò che all’improvviso fosse diventata insofferente, come se dovesse scoppiare da un momento all’altro, la guardò voltarsi verso di lei restando con la schiena appoggiata al bordo del lavello << avrei intenzione di andare a fare uno stage in America >>
<< andiamo Beth, non importa che tu vada fino in America per imparar a fare i cup cake puoi benissimo..
<< non sto parlando di cup cake, Costance, sto parlando di uno stage di lavoro, possibilmente nel campo informatico….. vorrei andare in America, per fare un corso, uno stage in una azienda informatica…. O in una qualsiasi altra azienda che abbiamo bisogno di un informatico >>
Costance la guardò allarmata, dopo Sia, anche Beth, se ne sarebbe andata << per quanto tempo ? >> mormorò
<< bè, in genere è dai sei mesi ad un anno >> la voce le si incrinò leggermente
Costance sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, ma non voleva piangere, perché doveva essere contenta per lei e non essere egoista da volere che restasse ancora con loro…
<< non ho ancora deciso in verità >> proseguì seria Beth, riprendendo a spostare le stoviglie, << però ci sto pensando.. >> alcune lacrime le caddero sulla manica
<< perché ? >>
<< perché? >> ripetè Beth assorta,  forse perché era stufa di essere quella controllata,  
tranquilla, gentile, obbediente, quella che rispettava le regole e non creava mai a nessuno il benché minimo problema.
Perché ormai era evidente a tutti che all’interno di una stanza nessuno si accorgeva di lei, che faceva, come si dice, tappezzeria.
La sua vita era così normale, prevedibile, perfino i fermaporte avevano più spirito di avventura, ed erano più interessanti di lei.
Ci si accorgeva di loro solo quando ci si sbattevano  i piedi.
<< forse perché desidero un po’ di avventura, o forse perché voglio capire cos’è che mi manca per attirare la gente, per dare e ricevere amore. Perché mi sembra di riuscire solo a respingere le persone, non c’è da stupirsi se finisco sempre relegata in un angolo insieme ai casi più disperati, potrei essere anche invisibile per quel che mi concerne….otterrei sempre gli stessi risultati.. la buon vecchia, cara, Beth….. voglio andarmi a cercare una dimensione mia… >>  sorrise, sforzandosi di ricacciare indietro nuove lacrime. In quel momento si sentiva molto in modalità annaffiatoio, ma per una volta non voleva nascondere le proprie emozioni
<< Beth se si tratta di un problema di cuore … >>
<< ho già inviato alcune lettere >>
<< dove? >> chiese Costance
<< a Seattle >> poi si affrettò a spiegare ad una Costance che la guardava perplessa << Amazon.com, RealNetworks, AT&T Wireless ….. T-Mobile USA…  ti dicono niente ? >>
<< altroché >> rispose << ed hai ricevuto.. >>
<< no, ancora niente, ma è troppo presto…. Comunque.. Costance.. per adesso non dirlo alle altre…sai…per..scaramanzia..
<< oh, certo… stai sicura >> se la metteva sul piano della scaramanzia di lei poteva  fidarsi ciecamente…
iniziarono il tentativo di inserire le pentole sporche nella lavastoviglie, poi cominciarono a ripulire il tavolo.
Lavorarono in silenzio per tutto il tempo occorrente, ognuna immersa nei propri pensieri.

Quando stava per gettare nella pattumiera la rivista ormai datata che giaceva sopra il frigo da tempi remoti, l’occhio le cadde sull’articolo a fondo pagina
 
Circa un terzo delle donne intervistate è rimasta incinta senza averlo deciso e senza alcuna preparazione.
Oh, mio dio
La percentuale sale al 40% per le donne sotto i 30 anni.
merde
Oltre un terzo, prima del concepimento, non era mai stata dal ginecologo. Dopo, il 90% delle future mamme vi si sono rivolte……
 
 
Infilò la rivista nella raccolta della carta in mezzo a dei fogli dattiloscritti per non rischiare di leggerla di nuovo…

Era un segno del destino?


.. e con settembre.. arrivo anch’io….
..sono in ritardo lo so….. ma purtroppo adesso ho molto meno tempo per scrivere….
Spero che continuerete a seguirmi comunque, anche se gli aggiornamenti saranno un po’ più rallentati… non mancano molti capitoli ormai alla conclusione della storia con Costance e Sarah…
Per Beth ne inizierò una nuova. :)
 
Spero che abbiate passato tutte una bellissima estate e che siate belle pimpanti per far fronte a questa nuova stagione di impegni…
 
Grazie a tutte di nuovo e grazie a chi ancora si ricorda di me..
Un bacione a tutte
Costanza


 

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Capitolo 59
*** CAPITOLO 58 - C. & Z. TURBOLENZE ***


Capitolo 58
 

Pensava di essersi tranquillizzata e che l’agitazione le fosse passata invece..
 
… invece a quanto pareva qualcun altro sembrava rasentare la paranoia…
 
In quei giorni Zach era a dir poco stravolto.
Aveva il terrore che fosse successo qualcosa, che dopo quell’unica volta lei si ritrovasse con un bambino in arrivo.
Ed a quel punto cosa avrebbe fatto? Come avrebbe potuto continuare a studiare, come sarebbe riuscita a realizzare i suoi sogni?
Per questo giornalmente, con costante tenacia le rivolgeva la fatidica domanda
<< Ci sono novità.. ?… >>
 
                                                       ****
 
La mattina era iniziata come sempre.
Da alcuni giorni a quella parte quelle che si alzavano per prime erano sempre lei e Beth.
Beth.
Si era scoperta a fissarla ogni tanto di nascosto per cercare di capire dalle sue espressioni se avesse già ricevuto delle lettere di risposta.
Adesso, ogni qual volta Beth diceva qualcosa, era concentratissima per cercare di decifrare in ogni parola, in ogni frase, un possibile accenno sul futuro immediato.
Per lo meno, il fatto che si lamentasse di continuo dell’attraversamento della manica per arrivare in Francia, ed esternasse i suoi timori per quella settimana di vacanza, la confortava parecchio. Infatti, se a questo si aggiungeva che non aveva fatto alcun accenno alla richiesta di passaporto, voleva dire che sicuramente non sarebbe partita entro il mese di giugno, visto che per fare solo il passaporto occorreva un mese, e poi c’era la ricerca dell’appartamento, i contatti con l’azienda…si sentì un nodo nello stomaco che piano piano si ingigantiva diventando una palla di cannone che le arrivava fino in gola .
Ultimamente era di umore piuttosto instabile.
Non si riconosceva più.
Le sembrava di essere in balia alle emozioni e di non avere capacità di gestirle.
E Zach sarebbe partito il giorno dopo per la Sandhurst Military Academy a Camberley , dove avrebbe tenuto un corso, poi nel week end aveva un impegno con la famiglia, per cui sarebbe tornato solo il martedì.
E sapeva già che le sarebbe mancato in modo tremendo
Essere stato chiamato per una docenza era veramente importante per lui, riflettè, c’era di che esserne fieri.
E lei era fiera per lui.
Orgogliosa
Avrebbe dato qualunque cosa perché gli altri si accorgessero di quanto lui valesse.
L’amava moltissimo.
Forse anche in modo esagerato.
Ma non poteva farci niente, era triste se lui era triste. Ed era felice se lui era felice.
Una perfetta simbiosi.
 
Andò a sedersi in soggiorno sul divano in mezzo ai cuscini colorati
Rilassatirilasatirilassati. Provò a respirare lentamente facendo respiri lunghi e profondi . Cercò di rilassarsi osservando il soggiorno arredato con colori allegri, guardò compiaciuta i quadri alle pareti, la finestra affacciata sul microscopico balcone….tutto splendidamente perfetto… talmente perfetto da starci male.
Bene, almeno tutto quanto gli era servito per appurare  che in quel momento nessuna tecnica di rilassamento avrebbe funzionato.
E l’aspettava una mattinata veramente piacevole, all’insegna del divertimento puro:
assistere alla sessione dell’esame di biochimica con il professor Firth soprannominato anche mangiafuoco per il cipiglio truce che gli rimaneva per default sul viso qualunque fosse la situazione in cui si trovava.
Smise di dondolare il piede destro e con un balzo si alzò dal divano per tornare in cucina.
Prese dall’armadietto un bicchiere, aprì il frigorifero velocemente, tanto che alcune bottiglie tintinnarono scontrandosi tra loro, afferrò la confezione di succo di arancia, lo agitò con movimento rapido della mano e poi, sentendo che il succo era poco, lo bevve direttamente dal cartone.
Posò il bicchiere sul lavello e si diresse verso la porta per uscire senza dover incontrare  nessuno.
 

Il succo di arancia le iniziò a galleggiare nello stomaco mentre stava seguendo l’esame del secondo ragazzo.
Dopo aver cercato di contrastare i gorgoglii rumorosi infilandosi il pugno intero nel centro dello stomaco, tra le due serie di costole, si arrese all’idea che doveva mangiare qualcosa di solido. Aveva il terrore che i rumori molesti arrivassero fino alla cattedra e al professor  Firth.
 
Perché il professor Firth non era come il vecchio Aristide Kazantzis.
Le lezioni di Aristide Kazantzis erano amatissime dai suoi studenti. Aveva un modo tutto suo per sottolineare quando qualcuno era in ritardo : un calorosissimo applauso, ma soprattutto non si accontentava che i suoi studenti uscissero dall’aula avendo compreso solo due terzi della lezione, si assicurava sempre che tutti uscissero dalle  sue lezioni con tutto ben chiaro nella mente.
Tutto il contrario del professore di biochimica che al momento era seduto rigido con le folte sopracciglia, che a prima vista potevano sembrare posticce - messe lì apposta per rendere il cipiglio ancora più minaccioso - aggrottate , giusto per mettere lo studente completamente a proprio agio .
 
<< devo andare al bar a mangiare qualcosa prima che il mio stomaco mi faccia espellere dall’aula per rumori molesti >> sussurrò a Timothy che le era nel banco a fianco della seconda gradinata dell’aula  << tu continua a seguire e mi raccomando scrivi tutte le domande! >> lo ammonì con voce imperiosa posandogli la mano sul braccio al primo accenno da parte sua di volersi alzare per seguirla al bar. L’ammonimento sortì l’esito sperato e la speranza che per un attimo aveva acceso gli occhioni azzurri di Timmy, si affievolì spengendosi poi del tutto <G.r.d.s.q. >> sibilò a mezza bocca fissando compunto la schiena dell’esaminando e la faccia del professore che in attesa di risposta sembrava guardasse proprio verso di lui
<< oh no, ci risiamo? >> roteò gli occhi al cielo << di nuovo con le sigle? Che vuol dire ? >>
<< mi sono Già rotto di stare qui >> si voltò verso di lei facendo una smorfia comica
<< non fare il bambino e smettiamola di parlare che ci siamo già persi la terza domanda  >>
<< parli bene tu, ma non sono io quello che è diretto al bar in questo momento  >> l’accusò di nuovo lui a voce bassissima << ne ho già piene le scatole di  proteine, catalisi enzimatica e metabolismo >> continuò a lamentarsi a voce bassissima
<< e va bene. Vorrà dire che quando torno faremo a cambio. Io prenderò le domande ed andrai tu al bar >> esclamò stizzita
<< o. s. c. s. r. >> la guardò sorridente e poi precipitosamente si affrettò a tradurre
<< ora si che si ragiona >>
Costance scivolò fuori dalla fila di banchi cercando di rendersi il più invisibile possibile.
Poi, con la sensazione che Timothy si sarebbe distratto e non avrebbe preso tutte le domande, e che quindi avrebbe dovuto fare più in fretta possibile perché chi fa da sé fa per tre, si avviò correndo al bar di fronte al dipartimento.
Spinse la porta a vetri ed entrò con un leggero affanno dando un’occhiata veloce in giro, senza in realtà mettere a fuoco niente.
Quel giorno il bar era alquanto affollato. Una comitiva piuttosto numerosa di turisti olandesi aveva preso possesso di quasi tutti i tavoli e si stavano avventando sulla colazione chiaccherando tra loro da un tavolo all’altro, scattandosi foto, ridendo, gesticolando.
Si fece strada verso il bancone << un latte macchiato con una spruzzata di cacao ed un cup cake al cioccolato >>
<< golosi di prima mattina eh? >> la voce le arrivò improvvisa da dietro per cui si voltò di scatto perdendo leggermente l’equilibrio. Il proprietario della voce la sostenne pronto << non pretendo che tu cada ai miei piedi non appena apro bocca >> la canzonò.
Steve Spence.
Tanto era la sorpresa che per un attimo non riuscì quasi a proferire parola.
Cazzo ci faceva lì ?
<< che ci fai qui ? >> gli chiese sottraendosi alla sua mano
<< sto accingendomi a fare colazione, mi sembra ovvio >>  rispose lui calmo
<< tu, invece, che cosa ci fai qui ? >>
<< il mio dipartimento è proprio qui davanti, sono venuta per un salto veloce per mangiare qualcosa, poi devo tornare dentro, stiamo assistendo ad un esame >>
<< oh, davvero ? >>
ebbe la sensazione che la stesse prendendo in giro, ma d’altra parte non ne aveva la certezza, a parte quel leggero pizzicorio che le percorreva i polpastrelli quando aveva accanto una persona della quale diffidare. Si voltò per prendere il suo cup cake che divorò in poco tempo, anzi divorare non descriveva bene la velocità con cui lo fece sparire nella sua bocca prima e nello stomaco dopo. Bevve tutto d’un fiato il latte macchiato anche ustionandosi leggermente la lingua, ma la cosa che desiderava più di tutto era allontanarsi da lui e tornare dentro.
Fece per estrarre il borsellino ma Steve la bloccò con presa ferrea
All’improvviso si ritrovò con tutti i sensi all’erta come se fiutasse un pericolo vicino.
<< lascia, mi farebbe piacere offrirti la colazione >> mormorò con tono rassicurante.
Sentendosi un po’ in colpa per i pensieri non troppo benevoli che aveva avuto per lui fino a quel momento, si fermò, rimise a posto il borsellino e gli mormorò un flebile grazie.
<< di niente.. e alla prossima >> sorrise lui ammiccando, mentre una piccola luce sinistra gli balenava negli occhi.
Ma anche no.
Costance si sentì di nuovo a disagio, cosa ci faceva lì Steve Spence ? e di cosa si occupava ? non glie lo aveva mai chiesto, anche perché a dire la verità non gli interessava minimamente saperlo, e neanche lo aveva chiesto a Zach ..
… già, figuriamoci se glie lo chiedeva …..
 
Spiccò una corsa verso il dipartimento mentre un rumore metallico alle sue spalle le indicava di aver perso qualcosa, probabilmente le chiavi, fece un repentino dietro front percorrendo sempre di corsa lo stesso tratto al contrario andando a sbattere in un signore piuttosto smilzo, completamente calvo e con un bel naso schiacciato che le ricordava quello di un pugile. Le biascicò delle scuse e schizzò via con una espressione inorridita sul viso.
Raccolse le chiavi e sfrecciò verso il dipartimento con il cuore in gola. Al rientro non ebbe più tempo per pensare perché si dedicò con attenzione estrema alla trascrizione esatta delle domande, all’elaborazione delle risposte da dare, come se fossero dirette a lei, e ad appuntarsi spunti utili che venivano dalle risposte degli esaminandi.
Timothy,  non appena lei si era avvicinata, l’aveva guardata disperato
<< cosa sai tu della cromatografia a scambio ionico ? e quando l’abbiamo mai fatta ? e soprattutto cosa cazzo è ? >>
<< è nel secondo libro e l’abbiamo fatta a gennaio. Se tu avessi ascoltato invece di fare il cascamorto con capello boccoloso adesso avresti saputo cosa voleva sapere il professore. Quindi, volendo essere realisti,  devo presumere che tu non abbia trascritto niente.......vero ? >>
Lui alzò le spalle << bòh? Ho scritto qualcosa.. >> prese in mano il foglio pasticciato su cui oltre alle parole c’erano disegnati triangolini intrecciati e ghirigori geometrici, sospirò affranta <<.. ha parlato di controllori scambiabili…ma sinceramente.. >>
<< .. si.. siamo alle ferrovie…>> biascicò inviperita  << con-tro-ioni , ha parlato sicuramente di controioni scambiabili visto l’argomento >>  si sedette buttandosi quasi a peso morto sulla sedia mentre Timothy, con una perfetta sincronia di movimento, degna della migliore performance in una gara di nuoto sincronizzato,
si alzava emettendo un sospiro di sollievo e si  avviava alla porta  stampandosi in volto, non appena oltrepassato il campo visivo del professore,  un sorriso beato…
 
Aveva optato poi per la soluzione “resto al bar per buona parte della mattinata e ricompaio giusto all’ultime due interrogazioni”  lasciandola quindi da sola.
Il grande orologio piazzato appena sopra la lavagna centrale segnava le dodici e un quarto quando lui riapparve gongolando
 
<< grazie per l’aiuto >> gli berciò contro non appena fuori dell’aula
<< scusa Costy, non mi sono accorto del tempo che passava, pensavo di fare uno spuntino veloce ma poi mi sono fatto prendere la mano ed ho scelto di fare una colazione decente >>
<< che hai mangiato ? >>
<< oh, niente di che, solo due schiacciatini ripieni e quattro paste, i tramezzini purtroppo erano finiti, sono arrivato troppo tardi >> la guardò con sguardo accusatorio
<< tu non sei un uomo. Sei una fogna deambulante >> commentò acida.
<< spero che tutto questo non incida sulla tua c.c. e..
<< Timmy.. >> si voltò verso di lui con uno sguardo glaciale che avrebbe congelato anche l’ultimo cerchio infernale << .. un’altra sigla e giuro che ti chiudo la bocca col silicone..
<< .. scusa, parlavo di carità cristiana comunque. Spero che l’ aver passato buona parte della mattinata al bar a rimettermi in forze non abbia influito sul tuo spirito compassionevole  e che tu sia superiore e riesca a sorvolare il fatto che non ricordassi bene la cromatografia di scambio …
<< cromatografia a scambio ionico >> puntualizzò lei << e non è che non la ricordavi bene… non sapevi neanche che l’avessimo fatta >>
<< abbiamo fatto un ripasso insieme se non sbaglio….. e questa non l’ hai mai nominata  >> fece lui con tono petulante
<< se ben ricordi…>> gli occhi le si erano ridotti ad una fessura <<… sei stato via tre giorni.. dicendomi che saremmo andati avanti con il ripasso ognuno per conto proprio…per non perdere tempo… >>
<< era in quei tre giorni l’argomento eh? >> si grattò la testa abbattuto poi riprese la baldanza iniziale << spero comunque che tu sia disposta a dividere con me gli appunti presi… in fondo c’era anche una canzone che diceva aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più…
<< v.f.c. Timmy >>
<< aha,  vedi che anche tu hai usato una…. >> la voce gli si affievolì nel momento in cui interpretò l’esatta traduzione << … va bene.. hemm… io intanto vado..>> indicò con il pollice la direzione opposta  e attese che lei gli dicesse qualcosa
<< quindi…hemm.. se poi .. mi mandi ..una..e-mail…con allegate le dom….err….ande.. >> la guardò da sotto in su con le mani unite in preghiera.
 
Che faccia tosta! Che leccaculo di primordine! Sorrise tra sé e sé, non voleva ancora dargliela vinta
<< va a casa Timmy.. ci penserò… e a proposito…. Hai uno sbaffo di cioccolato sul mento >> sorrise malignamente quando lo vide inorridire al pensiero di essere stato nell’ultima mezz’ora davanti al professore con quel chiaro segno di completo disinteresse all’esame in favore di un dolcetto al cioccolato.
Poi si diresse verso casa.
<< COSTANCE! >> le urlò con le mani ai lati della bocca quando era già diversi metri lontano da lei, facendo voltare molte persone
Si voltò guardandolo in attesa
<< SMILE AND THE WORLD SMILES AT YOU >> le urlò ridendo alzando le braccia al cielo
Il dito medio le scattò in alto senza neanche averlo pensato, facendo ridere le persone che li stavano osservando, poi si voltò e si avviò di nuovo verso Soho Square .
Mentre superava l'incrocio principale, all'ingresso del parco, dirottò  i  pensieri su qualcosa di più piacevole che avrebbe fatto di lì a poco, come qualche ora di completo rilassamento ascoltando un po’ di musica a tutto volume nelle cuffie.
Avrebbe dovuto provare anche lei un po’ di pugilato come aveva intenzione di fare Sarah…
.. svoltò a sinistra in un'ampia strada pavimentata a ciottoli fiancheggiata da eleganti boutique alla moda, si specchiò nelle vetrine e decise che non era poi tanto male.
Mentre attraversava la strada la suoneria di Madonna - Girl Gone Wild  le annunciò l’arrivo di un messaggio
sono io. Ti va di venire oggi pomeriggio a vedere un appartamento? Passo a prenderti alle 15.00 . Che ne dici Honey? “
Anche questa poteva essere una tecnica di rilassamento, con un sorriso inviò la risposta “ ti aspetto. Mon petit choux.. =)”
guardò l’orologio, aveva ancora un’ora abbondante per arrivare a casa e prepararsi.
 
Entrò cercando di fare il minimo rumore, la casa era silenziosa, ma non perché non ci fosse nessuno, ma perché essendo tutte quante sotto esame, si trovavano ognuna  nella propria stanza a studiare.
A dire il vero Beth non doveva stare così tanto china sui libri per riuscire a ricordare qualcosa, era riuscita a preparare un esame solo leggendo il libro durante il viaggio di andata e ritorno tra casa e il dipartimento di informatica.
Era un vero genio, bastava che riuscisse a sconfiggere quella timidezza che la faceva sembrare a volte quasi trasparente, e sarebbe stata perfetta. Una perfetta donna  con i cosiddetti controcoglioni.
Le sarebbe mancata. Sospirò silenziosamente.
Sperava solo che lo stage si limitasse solo ad essere uno stage, e non si trasformasse in un contratto di lavoro vero e proprio.
Ma cosa andava a pensare?
Certo che avrebbe trovato lavoro lì a Londra!
Le aziende avrebbero fatto carte false per accaparrarsela!
I passi sulle scale le annunciarono che forse il genio e gli altri due cranii stavano scendendo di sotto per una pausa.
 
C’è chi dice che in genere gli avvenimenti che ti sconvolgono la vita trovano sempre un modo per  annunciarsi. Che sono sempre preceduti da dei segnali che ognuno di noi dovrebbe essere in grado di cogliere.
C’è sempre qualcuno che dice
lo sapevo,
già dalla mattina avevo una sensazione strana, latente, che mi ha fatto percepire che sarebbe accaduto qualcosa di sconvolgente.
Costance, invece, probabilmente non era dotata di alcun ricettore interno, nessuna antenna extrasensoriale che al mattino l’aveva messa sull’avviso.
E neanche al pomeriggio, al momento del suono del campanello.
O quando all’apertura della porta un fattorino le aveva dato un mazzo di fiori e le aveva fatto firmare il ricevutario con le pagine verde chiaro.
 
Richiuse la porta e in un attimo le altre la circondarono per ammirare il mazzo di  peonie gialle, fiori di Stephanotis  e mughetti.
Si guardarono l’un l’altra curiose di sapere a chi di loro fosse destinato.
 
Costance passò il mazzo a Marissa,  già certa della destinataria, prese la busta infilata tra le corolle  e sfilò il cartoncino color avorio.
Una calligrafia spigolosa  ma molto leggibile recitava :

alla più bella donna che abbia mai incontrato, agli occhi argentati più trasparenti che abbia mai visto, con la speranza che queste mie parole possano raggiungere il tuo cuore e restare lì per sempre.
Un ammiratore

 
Un’espressione di stupore le si disegnò sul viso. Guardò smarrita le facce di Beth, Sarah e Marissa che sul volto avevano disegnato un punto interrogativo così grande che pareva quasi in 3D. Per non parlare dell’O perfetto disegnato dalle loro bocche, degno del migliore Giotto.
 
<< stu-pen-de-vo-le >> sussurrò Marissa non appena si riprese dalla paresi temporanea che pareva avere colpito tutte quante.
<< in-cre-di-bi-le >> aggiunse Sarah continuando a sillabare << un ammiratore segreto.. un Lady Godiva in pantaloni.. >> ridacchiò
<< devo far sparire fiori e biglietto >> esclamò Costance riprendendo i fiori dalle mani di Marissa per poi dirigersi verso il bidone per la spazzatura, fuori, sul terrazzino.
<< ferma! >>
<< aspetta!  >> esclamarono all’unisono Sarah e Marissa lanciandosi dietro di lei per bloccarne l’avanzamento.
<< lasciami Sarah.. >> cercò di divincolarsi dalla stretta di quella mano che la tratteneva.
<< andiamo Costance. Puoi buttare via il biglietto semmai, ma non i fiori >>
<< sono così belli >> disse Beth << possiamo sempre metterli qui in soggiorno sul tavolo da pranzo  >>
<< e se qualcuno chiede chi li ha inviati ? >> chiese Costance non riuscendo a nascondere la leggera apprensione della voce
<< che diamine ! possiamo dire che li abbiamo acquistati noi, no ? >> annunciò raggiante Marissa raddrizzandosi il cerchietto sulla testa << fino a prova contraria siamo in un paese libero, quindi se voglio dei fiori posso benissimo acquistarmeli da sola.. o no? >>
<< e se non vuoi dire niente del biglietto a Zach …>> si interruppe al vedere il lampo di ansietà ed inquietudine attraversarle lo sguardo << ... ti capisco >>
<< non capirebbe >> mormorò Costance
<< no. Non capirebbe >> concordò Sarah mentre Beth annuiva.
 
Zach era passato a prenderla e adesso si stavano dirigendo verso la zona est di Londra dove avrebbero incontrato mr. Burns dell’agenzia BMax. 
Costance stava apparentemente rilassata contro il sedile di pelle, in realtà stava pensando al biglietto ed ai fiori.. chi poteva averlo scritto ?
Se fosse arrivato il giorno dopo avrebbe pensato ad una trovata scherzosa  di Timothy, per farsi perdonare… ma quel pomeriggio … era troppo presto…. Ma allora chi poteva essere? Non ne aveva idea… doveva essere… sicuramente un..
<< cochon!  stupide!>> urlò Zach, facendola sobbalzare, mentre schivava il muso di un auto entrata in strada all’improvviso 
< ma tu guarda! Ma chi crede di essere? …>>
Per un attimo aveva pensato che sapesse qualcosa 
<< che idiota! Ma lo hai visto? Si può essere più imbecilli e irresponsabili di così? Dove crede di essere? Credi che la strada sia tutta tua eh? >> si voltò per fargli un gestaccio con la mano mentre l’altro alzava le mani ..  
<< si sta scusando >> cercò di mediare lei  
<< me ne sbatto delle sue scuse >> rinserì la marcia e riprese a guidare snocciolando due ultime imprecazioni.

                                                    ***

Stavano visitando l’appartamento insieme all’agente immobiliare, un ometto poco più alto di un metro e sessanta con un leggero accenno di pinguedine, che, a quanto lei aveva potuto giudicare, teneva in modo particolare ad accontentare Zachary.    Quando aveva stretto loro la mano aveva mormorato qualcosa di incomprensibile che assomigliava ad un Bonjour e, così le era sembrato, aveva accennato ad un leggero inchino che, a dire la verità, l’ aveva fatta un po’ ridere…ma nello stesso tempo l’aveva messa un po’ a disagio perchè non era abituata a quel genere di cerimonie.
Assurdo .. siamo nel XXI secolo.
L’appartamento era in un quartiere tranquillo nella zona est di Londra.
Era ancora allo stato grezzo ed avrebbe avuto bisogno  di ulteriori lavori per la sistemazione definitiva per poter essere abitato.
A quanto pareva era di una giovane coppia che, ancora prima di poterlo terminare, aveva dovuto lasciare Londra perché il marito aveva avuto una importante promozione,  con relativo trasferimento presso una grossa sede tedesca della multinazionale per cui lavorava.  
Al momento non pensavano ad una vendita,  l’avevano messo quindi sul mercato degli affitti, ancora in fase di ristrutturazione. 
Naturalmente ogni miglioria apportata sarebbe stata scalata dalla somma dovuta mensilmente, si era affrettato a spiegare Mr. Burns, lasciando intravedere anche una possibilità di acquisto futura.
Costance si chiese quanto ci fosse del vero in questo affermazione e quanta invece fantasia del venditore ansioso di concludere l’affare .
Passavano da una stanza all’altra al seguito dell’ometto che cercava di far immaginare loro come poteva diventare l’ambiente una volta apportati i necessari interventi, magnificando quelle stanze con un entusiasmo davvero eccessivo
<<… possiamo terminare il giro da soli ? >> lo interruppe ad un certo punto Zach che si era un po’ stufato di tutte quelle parole
<< le è consentito lasciarci la chiave? Glie la riporterei in agenzia non appena abbiamo finito il giro. Vorrei vedere i locali da solo con lei >> fece un cenno con la testa indicando Costance
<< .. Signor MacCole.. >> iniziò incerto l’agente.
<< in genere non è nostra abitudine lasciare i clienti da soli… >> si grattò il mento preda dell’incertezza ma poi, gongolando all’idea di poter fare un piacere a Zachary MacCole, figlio del Duca di Manchester e capo della polizia proseguì
<< ..però.. in qualità del ruolo che riveste nella polizia… penso di poter fare un eccezione..>> si sfilò dalla tasca un mazzo di chiavi facendosele scorrere ad una ad una tra le dita. Poi, una volta individuata quella giusta, la estrasse dal mazzo sfilandola dall’anello centrale e glie la porse tenendola nel palmo della mano
<< .. ecco qua… fate pure con comodo..... mi farete sapere appena avrete preso una decisione.. >>
Zach afferrò la chiave e se la mise in tasca << certamente, di questo può stare sicuro. Sono una persona affidabile >> scherzò << e responsabile….>> si voltò verso Costance che sbuffò leggermente <<  Mantengo sempre la parola data >> l’altro sorrise e con un cenno del capo si avviò alla porta, chiudendola con uno scatto secco verso di sé.
 
<< bene ... >> esclamò Zach guardandola incerto << continuiamo il giro? >> proseguì allungano il braccio in segno di invito a proseguire. Costance tornò indietro, e scese di nuovo alcuni gradini per entrare in un locale più piccolo dove una finestra a bovindo si estendeva da parete a parete al di fuori della struttura della casa e  le ampie vetrate permettevano la vista sul cortiletto interno dove le chiome degli alti alberi da fusto illuminate dal sole fornivano agli occhi un meraviglioso panorama verde intenso donando un senso di pace.
Costance si innamorò di quell’angolo all’istante << potresti fare qui lo studio >> mormorò guardandosi intorno estasiata << potresti mettere il parquè in ciliegio.. il ciliegio è stupendo.. con quel colore rosato.. così caldo.. che insieme al verde.. >>
Si interruppe vedendo che lui la guardava sorridendo . Sorrise anche lei di rimando mentre lui le afferrava la mano e la portava di sopra passando attraverso la stanza centrale, per la visione delle zona superiore
Anche la camera da letto si affacciava sul retro della casa << WOW >> riuscì solo a mormorare rimanendo ferma sulla soglia, gli occhi incollati all’ampia finestra, dalla quale alcuni raggi di sole nettamente visibili entravano nella stanza come fasci di luce biancastra che lei attraversò per avvicinarsi alla finestra . I capelli brillarono in quella luce come una polvere magica .
Guardò in basso.
In un colorato giardino di piante stagionali la buganvillea cresceva sul retro della casa e il caprifoglio si arrampicava su uno steccato rustico da un lato del cortile, all'ombra di diverse magnolie.  In un angolo assolato  c'erano delle petunie rosa e bianche dai petali ondulati.
Dopo l'innaffiatura mattutina tutto profumava di fresco e pulito.
La stanza era vuota ma la sua mente vagava attenta tutto intorno mentre Zach poteva sentire dall’esterno il rumore dei neuroni in movimento
<< questa sarebbe una bellissima camera da letto, quasi da luna di miele, con un letto a baldacchino nel centro
<< .. letto a baldacchino ? >> mormorò perplesso Zach
<< si un bellissimo letto a baldacchino con delle tende bianche che scendono.. ops…scusa.. non volevo… >> si fermò confusa, non era casa sua, cosa stava blaterando ?
<< no, no, l’idea del letto a baldacchino è piuttosto intrigante.. anche se…..>> sbirciò in giro << non so se ci potrebbe stare, non vorrei che rendesse la stanza un po’ soffocante… ma vorrei vedere il bagno, Mr. Burns me lo ha raccontato.. ma vorrei vederlo con i miei occhi.. >> le fece strada verso l ’ultima porta ancora chiusa.
 
<< oh. Mio. Dio. >> riuscì ad esclamare Costance dopo essere rimasta a bocca aperta per alcuni minuti.
<< si, davvero notevole >> mormorò Zach << devo dire che gli elogi del Signor Burns, non gli rendono giustizia. Va oltre l’immaginazione >>
Incassata in un piano rialzato,  al quale si accedeva salendo due gradini, si trovava una jacuzzi di forma rotondeggiante, grande abbastanza per contenere due persone, mentre sulla parete laterale era collocato un piccolo box doccia con le pareti in vetrocemento colorato e bianco.
<< a quanto pare il bagno è l’unica stanza che non ha bisogno di alcuna finitura. E’ già pronto così com’è >> mormorò Costance misurando al volo la stanza e calcolando che molti miniappartamenti erano grandi quanto quel bagno.
Mentre ripassavano da quella che sarebbe stata la camera  diede una controllata all’ orologio che aveva al polso << il sole qui penetra solo nel pomeriggio, quindi al mattino questa parte è all’ombra >>
<< bè, non credo che al mattino uno abbia voglia di avere tanto presto il sole in faccia, magari preferisce riposarsi per bene dopo una nottata che uno ci ha dato dentro come un assatanato >>
La tirò a sé e le afferrò entrambe le natiche per potersela spalmare contro
<< animale >>
Lui ridacchiò, poi fece risalire le mani lungo la schiena e  le passò le nocche sul viso
 
<< tutto a posto?... >>
 
Una pausa di silenzio.
Poi gli chiese << in che senso ? >>
Voleva farglielo dire, pensò lui
<< Ti è venuto il ciclo? >> domandò finalmente
<< Ti importa solo di quello al momento ! …>>
<< No, ma mi importa parecchio cazzo. Insomma Costance… se ti ho messa nei guai io … non so cosa faccio….. Voglio solo togliermi la paura, capisci? Per il bene di tutti e due! >>
Non voleva un bambino! Era questo che lo preoccupava, non voleva alcun figlio da lei, forse perché non riteneva la loro storia una storia troppo seria
<< in ogni caso non sarebbe un problema, di certo non ti obbligherei mai a prenderti le tue responsabilità puoi starne certo! >>
<< ma cos.. >>
<< me lo terrei e sarebbe solo mio… >> replicò spingendo in fuori il mento in segno di sfida
<< sai che non è così, non potrei mai… >>
<< ah, già dimenticavo >> lo interruppe acida << il cavaliere senza macchia e senza paura che è pronto ad assumersi le proprie responsabilità.. >>
La risata stridula le uscì improvvisa, come vomitata fuori dal buco che le si era formato nello stomaco.
<< smettila non sei affatto divertente con queste battutine, sai che non è vero, non sono il cavaliere senza macchia e senza paura ma sono una persona che sa affrontare la realtà consapevole di quanto lui stesso ha contribuito a questa realtà. Certo in questo momento non è che un bambino mi sembra una priorità per tutti e due.. ma va bene comunque, qualunque cosa accada io ci sono ci voglio essere >>
<< non aver paura.. non sarà necessario.. perché sicuramente non aspetto nessun bambino .. visto che mi è venuto il ciclo stamani >>
Cazzo, ma perché quasi quasi si sentiva delusa a quella prospettiva?
Come mai all’improvviso si sentiva quel buco nello stomaco come se avesse perso qualcosa?
 
Zach rimase a fissare per un attimo il soffitto e l’ intreccio pieno di luci e di ombre, non privo di complessità e contraddizioni, sospeso in un equilibrio precario e instabile, che rispecchiava in pieno il loro.
Un equilibrio da sostenere, sorreggere, guidare.
Cromaticamente solo un intreccio di bianco e nero senza possibili varianti intermedie, ma sapeva che c’era sempre la possibilità di una mediazione che portasse a considerare inevitabili sfumature di grigio.
Forte di quella mediazione cambiò argomento, sentendo nascere nell’animo una punta di codardia
<< che hai fatto stamani ? >> chiese con tono noncurante
<< stamani? >> ripetè lei
<< si, stamani >>
<< oh, niente di particolare sono andata ad assistere ad un esame con Timmy che mi ha lasciata da sola per andarsene al bar >>
<< che stronzetto.. ma tu ancora gli passi gli appunti ? >>
Lei sorrise << si, è solo ancora un po’ bambinone ...e poi  c’ero andata io per prima al bar >>
<< incontrato qualcuno? >> le appoggiò il mento sulla testa
Esitò un attimo di troppo << no,… nessuno >>
 
 
La seconda volta che incontrò Steve Spence fu pochi giorni dopo, da Harrods



non so come scusarmi per il ritardo, ma purtroppo durante uno degli ultimi temporali un fulmine ha praticamente fuso il PC e telefono, è stato un botto enorme che ha coinvolto tutto l'isolato. chi ha bruciato il televisore, chi lo stereo.. insomma un' ecatombe.

in pratica ho perso tutta la storia.
e per i capitoli già pubblicati non mi preoccupo, perchè posso sempre recuperarli da qui per averli, il problema sono i nuovi che adesso devo riscriverli... tutti!!! =(((
lì per lì devo essere sincera, volevo abbandonare.
era tanta la rabbia che ho mollato tutto..... poi piano piano ho iniziato di nuovo a scrivere e... ed eccomi qua.

scusate di nuovo il ritardo.. ragazze... spero che continuerete a leggere ... e spero che la storia continui a piacervi.. 

baci a tutte

costanza

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Capitolo 60
*** CAPITOLO 59 - C&Z OLD KING COLE ***


CAPITOLO 59
 


L’ultima,
decisiva,
importantissima
settimana di studio stava per iniziare.
Per tutte quante.
 
Di lì ad una settimana, più o meno, tutte avrebbero sostenuto l’ultimo esame - nel caso di Sarah gli ultimi due - del secondo anno, poi avrebbero potuto godersi un po’ di riposo.
Sapeva già che Law aveva organizzato una festa per Sarah, al The Sun, in un giorno di lavoro, per avere la sala tutta per loro.
 
Avrebbero dato il calcio d’ inizio ad una nuova estate.
Non vedeva l’ora di andare in vacanza.
 
E Zach sarebbe arrivato di lì a poco.
Questa era la notizia migliore in assoluto che surclassava di gran lunga la fine degli esami, la festa, l’inizio delle vacanze.
 
Quel lunedì era entrata da Harrods  piuttosto tardi.
In realtà voleva solo sbirciare nel reparto abbigliamento per vedere se trovava qualcosa di interessante in modo da unire l’utile al dilettevole.
L’utilità di acquistare qualcosa di nuovo, magari da indossare il giorno dell’esame.. qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di regalato e qualcosa di comprato.. recitò tra sé la perfetta formula di cosa mettersi in occasione di un esame .
E il dilettevole perché per quella minuscola, minima parte della giornata, non avrebbe pensato a biochimica e al Professor Firth.
 
Era ferma nella zona profumi intenta ad annusare quelle fragranze meravigliose quando lui, come al solito, riuscì a spiazzarla comparendole davanti all’improvviso.
 
Il lui in questione era Steve Spence.
 
Le spiegò in modo concitato che doveva acquistare un pashmina per sua sorella che festeggiava gli anni quella sera, per cui aveva bisogno urgente di un consiglio tutto femminile in modo da non fare gaffes, visto che la sorella era un’amante di questo accessorio.
<< ci sono le commesse per questo >> commentò asciutta  cercando di sottrarsi con nonchalance a quella richiesta d’aiuto .
Non sapeva il perché ma di lui non si fidava molto
<< lo so, ma loro fondamentalmente cercano di venderti l’oggetto, per cui il loro parere non è proprio così imparziale e spassionato. Ti prego aiutami, è l’ultima possibilità, non farei in tempo ad andare in un altro negozio, è troppo tardi >>
Cercò di far leva sulla sua compassione e senso di solidarietà poi la trascinò verso la zona più esterna ed iniziò una discussione su quale sarebbe stato il pashmina giusto descrivendole sua sorella, colore degli occhi e colore dei capelli .
Volle che se ne provasse uno anche lei , un meraviglioso pashmina in seta color azzurro ghiaccio che lui le annodò delicatamente attorno al collo squadrandola poi con sguardo intenso
<< ti sta d’incanto, esalta il colore argentato dei tuoi occhi >> le mormorò cercando di sistemarglielo meglio lisciando alcune piegoline. Lei cercò di non mostrare il leggero disagio che la stava cogliendo e lentamente se lo sfilò facendoselo scivolare lungo il collo poi lo appoggiò sul bancone << spero di esserti stata d’aiuto.. adesso però devo andare. Mi stanno aspettando.. >>
<< certo >> esclamò pronto lui << e scusa se ho approfittato di te costringendoti ad aiutarmi >> mormorò con voce carica di rammarico che la fece sentire un po’ in colpa
 << no, no, nessun problema l’ho fatto volentieri.. davvero.. >>
<< bè.. allora grazie di nuovo >> allungò la mano verso di lei in chiaro segno di saluto, poi, dopo una stretta di mano ed un sorriso Costance si avviò alla porta.
Non aveva acquistato niente, aveva solo sprecato tempo che poteva dedicare allo studio.
La prossima volta che vuoi fare una pausa Costance… vai in terrazza e restaci !
 
                                                        ***
<< che cosa hai fatto oggi ? >>le chiese la sera  Zach tenendo il telefono incastrato tra la spalla ed il viso mentre cercava di impilare i fogli su cui aveva trascritto tutto quello che avrebbe detto il mattino dopo.
<< sono andata a fare acquisti, ma c’era una folla immensa..
<< da Harrods c’è sempre gente >> la interruppe lui <<  quanto ci sono gli sconti poi, attirano anche una moltitudine di turisti..
<< si, infatti c’erano due ragazze italiane  che dicevano alla commessa di avere fatto il viaggio solo per fare acquisti, e che sarebbero ripartite domani >>
<< e tu cosa hai comprato ? >>
<< niente >>
<< come mai ? >>
<< come mai.. >> ripetè Costance.. perché era stata monopolizzata da Steve e non aveva fatto in tempo a fare un salto nel reparto abbigliamento << non avevo molto tempo.. >> si giustificò << quindi ho preferito rinunciare. Magari ci torno nei prossimi giorni con calma. Che hai deciso poi per l’appartamento? >> sviò abilmente il discorso
Lui sospirò << sono indeciso. La mia idea iniziale era quella di trovare qualcosa di finito, un posto già pronto per essere abitato, questo invece ha bisogno ancora di alcuni lavori… ma se devo dire la verità, è veramente carino.. >> rimase in silenzio come in attesa di qualcosa, poi un leggero bussare alla porta lo fece tornare alla realtà << scusa >> le bisbigliò << stanno bussando alla porta , ti mando un messaggio di buonanotte >>
<< va bene. Ci sentiamo domani sera >>
<< si. Un bacio.. >>
<< un bacio >>
 
C’era qualcosa che l’aveva disturbata nella conversazione che aveva appena avuto con Zach.
Qualcosa di strano che la sua mente aveva registrato ma che poi le era sfuggito subito.
Si sforzò di capire cosa nella conversazione l’avesse lasciata perplessa, ma non ci riuscì.
Pazienza.
Prima o poi le sarebbe tornato in mente.
 
                                                       ***
 
Il giorno dopo, alle diciassette esatte, un fattorino in bermuda color caki ed una maglietta rossa effettuava una consegna presso la casa grigia all’ indirizzo di Soho Square.
 
<< che cos’è ? >> chiese Marissa, indicando la scatola rettangolare avvolta in carta color arancio brillante che giaceva sul tavolo, quando, un’ora e mezza dopo, era scesa di sotto per sgranchirsi un po’ le gambe e fare una pausa
<< non lo so >> le rispose Beth perplessa << lo ha consegnato un fattorino questo pomeriggio, non più tardi di una o due ore fa.. è per Costance >>
Curiosa si avvicinò.
Non c’era nessun biglietto.
Nessun mittente
Nessuna spiegazione sul perché fosse stato consegnato, né alcun indizio.
Doveva essere per forza di Zach, era quello che la momento si trovava più lontano, il che avrebbe potuto anche giustificare un tentativo di apertura del pacchetto misterioso da parte sua.. in fondo…non erano un pò tutti una famiglia?
provò a scuoterlo ma non fuoriuscì alcun rumore.
la scatola rimase muta
<< Marissa..>> l’ammonì Beth interpretando nel modo giusto il pensiero dell’amica
<< okay, aspetteremo.. >> sospirò delusa lei
 
 
<< sono io…. >> urlò Costance non appena mise il piede in casa << non sapete cosa è accaduto oggi.. lo so che è estremamente tardi, e non mi offenderò se avete già anche cenato… >> entrò nel soggiorno continuando a chiacchierare sfilandosi la tracolla e gettandola sul divano << ero da Timmy… a proposito, abbiamo finito il
secondo ripasso, quindi, in teoria potremmo anche rilassarci … >>  visto che non aveva ancora notato il pacchetto arancione Beth la interruppe
<< c’è un pacchetto per te >>
<< che pacchetto ? >>
<< questo qui >> Marissa indicò l’involucro arancione prima di sollevarlo e porgerglielo << chissà che cos’è ? >> aggiunse curiosa << e chi lo manda? >> continuò maliziosa lasciando ad intendere che sapeva benissimo chi l’aveva mandato, forse una persona che in quel momento era fuori per un corso?.
Costance aprì velocemente il pacchetto lacerando la carta colorata e facendo comparire una scatola rettangolare color avorio. Sempre più perplessa sollevò il coperchio rimanendo come paralizzata. Nella scatolina c’era il pashmina in seta color azzurro ghiaccio che Steve le aveva fatto provare,  accompagnato da un semplice biglietto con scritto solo    TY
                                                             S.

<< che bella >> esclamò Beth avvicinandosi alla scatola
<< il colore è stupendo >>   mormorò Marissa << si intona perfettamente ai tuoi occhi >>
<< chi è S ? >> le chiese Beth
<< S       ? >> ripetè sorpresa Marissa
<< devo riportarlo immediatamente >>    sibilò Costance    << non posso in alcun modo tenerlo e non voglio tenerlo >>
<< ma perché ? >> le domandò Beth con voce carica di curiosità
<< e chi è S ? e perché ti ringrazia ? >> insistè di nuovo Marissa
<< S sta per Steve… Steve Spence… >> le altre due la guardarono a bocca aperta.
Spiegò brevemente quanto era accaduto
<< …. e non posso tenere questa sciarpa ..>> ripetè di nuovo iniziando a parlare tra sé e sé camminando per la stanza << .. ma dove lo rintraccio.. non so neanche dove lavora.. cosa fa.. non so dove abita.. non so come rimandargliela… e non posso certo chiedere a Zach… >>
<< e se provassimo su internet ? >> propose Beth << in fondo basta fare le domande giuste per avere tutte le informazioni utili >>
<< giusto andiamo un po’ a vedere cosa riusciamo a scoprire di Spence >> asserì Marissa
<< a me basta sapere dove posso riportargli la sciarpa >> borbottò Costance seguendo le altre due.
 
 
Ecco. Adesso riusciva un po’ a capire la leggera indisponenza che avevano Steve e Zach tra di loro.
Steve lavorava presso il Metropolitan Police Service, detto anche the Met, che aveva sede a Scotland Yard, a Westminster e dove sapeva avesse lavorato anche Zach inizialmente.
Il Met era la forza di polizia del Regno Unito responsabile di tutta l’area della Grande Londra ad eccezione della City, che aveva una forza di polizia propria, della quale adesso era capo Zach.
 
In pratica quindi Zach e Steve erano un po’ rivali anzi, lei pensava, convinta di azzeccarci al  novantanove percento, che Steve soffrisse un po’ per l’impossibilità di avere sotto di sè Zach, e quindi poterlo comandare a suo piacimento.
Ma questo in fondo la lasciava piuttosto indifferente, la cosa importante era essere riuscita a sapere dove riconsegnare la sciarpa, visto che l’indirizzo di casa non compariva in rete.
 
<< sei sicura di voler andare di persona ? >> le ripetè Beth non tropo convinta
<< perché non vuoi mandargliela per posta ? >> si informò Marissa << mi sembrerebbe la soluzione migliore >>
<< no, voglio riportargliela perché voglio essere chiara con lui >> esclamò decisa Costance << rispedendogliela indietro potrebbe pensare solo che non intendo accettare regali. Ma io voglio invece che capisca che in questo momento non posso accettare niente da lui, neanche un’ amicizia. Al massimo posso sopportare una semplice conoscenza ma più in là non posso andare. E questo voglio dirglielo di persona  >> strinse i pugni mettendo le braccia sui fianchi.
Chiuse gli occhi tentando di scacciare il mal di testa che si stava affacciando in modo prepotente, mentre cercava di elaborare un piano per non mettere a conoscenza Zach dell’accaduto.

 
Fissò accigliata per l’ennesima volta il biglietto che stava  rigirandosi tra le mani da una buona mezz’ora poi, un lampo improvviso le attraversò la mente….
Doveva confrontarlo con l’altro, con quello che era arrivato giorni prima e che aveva buttato via. Così avrebbe scoperto se i due regali venivano dalla stessa persona.
Doveva confrontare la calligrafia.

Certo, tre lettere non potevano definirsi una scrittura, ma doveva provarci, un’impresa degna della decifrazione del cuneiforme accadico.
Si diresse sul terrazzo per recuperare il biglietto che alcuni giorni prima giaceva nella pattumiera argentata … ... e che in quel momento però risultava completamente vuota.
Ricordò che era martedì e che quindi la spazzatura, che veniva rimossa  a turno, era stata portata giù e gettata nel contenitore al lato della strada.
Scese a precipizio le scale e si diresse al bidone.
L’impresa di rovistarvi dentro fu molto più estenuante della spedizione in Anatolia di Schliemann per portare alla luce la città di Troia.
Dopo aver estratto una bottiglia di vino vuota, due lattine accartocciate e una confezione di salsicce ancora chiusa.
Dopo aver passato 20 minuti tremendi a spostare bucce di patate, di mela e kiwi… Riuscì a recuperare il biglietto color crema che, fortunatamente, essendo di cartoncino spesso, non era riuscita ad accartocciare completamente, rendendolo quindi irrecuperabile
e che, a parte alcune tracce lasciate dalle bucce, sembrava  fosse riuscito a passare indenne attraverso l’esperienza spazzatura.
Con sollievo se lo infilò in tasca e si diresse verso il portone sostenendo con fierezza lo sguardo di due allibite ragazze che si erano fermate ad osservarla con diffidenza e un po’ di curiosità.
 
Una volta in cucina estrasse dalla tasca il biglietto, lo stirò passandolo e ripassandolo sul bordo del tavolo, poi avvicinò anche l’altro e fece il confronto.
Tre lettere non le davano la certezza assoluta, ma la convinzione che, al novanta per cento, i due biglietti erano stati scritti dalla stessa persona.
Rafforzando, quindi, l’idea di andare direttamente da lui per restituirgli il regalo e parlargli in modo chiaro.
 
La mattina dopo, invece di andare da Timothy, si incamminò verso l’ Underground vicino a Soho Square, decisa ad arrivare fino a Westmister, con lo stomaco completamente sottosopra per la tensione.
Non seppe con esattezza quanto durò il viaggio, perché il tempo spesso è relativo, a volte secondi diventano secoli, ed ore diventano attimi..
… un battito d’ali di farfalla.
E in un battito d’ali si ritrovò  alla fermata.
Afferrò la borsa e scese approntandosi a riemergere nel traffico di Westminster.
Attraversò di corsa la strada e le sembrò di vedere qualcuno di vagamente familiare che si infilava tra le auto parcheggiate, poi la figura indistinta sparì, come inghiottita nel nulla.
Scosse le spalle e procedette lungo il marciapiede.
Aveva fretta.
 
IL  Metropolitan Police Service si trovava su Broadway e Victoria Street a Westminster, a meno di 500 metri dal parlamento.
Alzò gli occhi percorrendo i venti piani dell’edificio privo di balconi, elementi ornamentali o una qualsiasi altra sporgenza che potesse alterare quel perfetto parallelepipedo di cemento e vetro, perfettamente incastonato tra le rifilature nere che, in quel momento, colpito dal sole rifletteva riflessi  abbacinanti.
Rimase a rimirare lo sfavillio dei vetri e l’insegna triangolare che girava lentamente su se stessa davanti all’edificio scuro.
Col naso all’insù varcò la porta a vetri.
Dentro solo grigie, nude pareti di granito ed un silenzio ovattato. 
Pensava di trovarvi chissà quali misure di sicurezza, scanner a raggi laser che controllavano anche quello che avevi nello stomaco, via vai di addetti alla sicurezza.
Invece dietro una scrivania con il ripiano in vetro e top e finiture in legno, sedeva un solo uomo che in quel momento la stava fissando intensamente.
Si avvicinò  e solo in quel momento vide tutti i monitor,  disposti a semicerchio sotto il top della scrivania , che mandavano immagini continue dell’esterno, tenute costantemente d’occhio dal poliziotto seduto .
<< desidera? >> le chiese gentilmente mentre apriva il cassetto ed estraeva il pacchetto di chewing gum giustificandosi << hanno proibito il fumo in tutto l’edificio, non posso quindi fumare alla scrivania ma, d’altra parte, non posso neanche uscire fuori lasciando la postazione >>
<< l’ufficio di Steve Spence, per favore >>
<< ha un appuntamento ? >>
figuriamoci
<< no >> mentre lasciava spazio al poliziotto di reagire al suo no, guardò l’organigramma  riportato sulla parete di fronte a sé cercando un nome.
Le bastava un solo, semplice nome..
 
L’ufficio di Steve era al 15° piano

<< mi dispiace allora, ma non posso lasciarla passare..
<< hei, Tommy .. >>
L’uomo si voltò verso l’altro che stava arrivando trafelato << vai subito a controllare la telecamera 12 resto qui io e ti do indicazioni con il cellulare di servizio..
<< ..ma.. >> esitò un attimo indicando Costance
<< ho detto vai.. penso io qui..>>
L’altro si avviò frettolosamente in direzione della zona più interna
<< allora signorina.. ci sei Tommy?.. Tommy? .. mi senti ?..>> rimase in attesa e riportò fuggevolmente l’attenzione su di lei << ..qual è il problema?. >>
<< nessun problema grazie, il suo collega mi aveva già dato tutte le informazioni necessarie per raggiungere l’ufficio  del 15 ° quindi.. mi scuserà.. se.. vado.. >>
Lui annuì riportando lo sguardo sul monitor con un’ aria corrucciata
 
A passi incerti s’avviò verso il nero ascensore intarsiato con fregi d’ottone, mentre il nome di Tommy veniva pronunciato ancora in lontananza.
L’ascensore rapido iniziò a elevarsi non appena schiacciò, tra gli innumerevoli pulsanti, il tasto 15, per poi fermarsi poco dopo con leggero tremolio subito  seguito da un flebile sibilo all’aprirsi delle porte.
 
Tenendosi stretta al petto la scatola come se fosse una corazza si incamminò verso la sua destinazione.
 
                                               *****
 
Entrò senza neanche bussare e senza neanche farsi annunciare, non ne aveva bisogno, ci aveva lavorato alcuni anni lì.
Con un tonfo sordo chiuse la porta in legno chiaro che, pur sembrando una semplice porta, chiudeva alla perfezione.
 
<< cosa stai cercando di fare? >>
L’uomo seduto alla scrivania intento a leggere alcuni documenti  sollevò la testa, poi spostò il pesante fermafogli in acciaio e cristallo un po’ più a destra, e poi finalmente fissò lo sguardo nel suo.
Il suo viso si poteva definire privo di espressione anche se un lieve luccichio in quegli occhi azzurro cielo tradiva la sua soddisfazione.
Dette ancora un’occhiata ai fogli che aveva davanti.
Allungò le gambe sotto la scrivania e si portò le mani dietro la testa allargando i gomiti e stirandosi sullo schienale, in una posizione completamente rilassata ma che, ad un conoscitore del linguaggio del corpo, quell’allontanare il busto inviava il segno di non gradimento, mentre le mani dietro la testa con i gomiti allargati dichiaravano sicurezza e dominanza del territorio.
<< quale buon vento ti porta qui, Zach ? >> il tono voleva essere indifferente ma non potè reprimere una certa soddisfazione a vederselo lì davanti.
<< lo sai benissimo.. >> gli si avvicinò con energia nervosa. Vigile. Gli si piazzò difronte a braccia conserte mentre una vena gli pulsava al lato del collo.
<< lascia stare Costance.. >>
<< oh, oh, oh cosa odono le mie orecchie >> Steve fece scivolare le mani sui braccioli della poltrona,  le dita si strinsero sulla parte terminale e un sorriso compiaciuto gli attraversò le labbra.
Mantenendo l’espressione calma e rilassata e con tono leggermente canzonatorio proseguì  << sei qui per chiedermi di non corteggiare Costance ? >> alzò entrambe le sopracciglia per dare enfasi alla frase appena pronunciata << ma chi sei tu per chiedermi questo ? >> continuò facendo sparire dal volto il sorriso trasformandolo in un ghigno.
Un muscolo cominciò a pulsargli di lato sulla mandibola << encroyable ! Sappiamo benissimo tutti e due che è solo una ripicca con me! >> lo schernì lui
Steve sbottò in una risata << encroyable! >> lo motteggiò << davvero pensi che sia una ripicca ? e per cosa poi ? >>
<< lo sai benissimo. Camille. La volevi anche tu, ma lei a suo tempo scelse me. >>
<< certo, tra un poliziotto alle prime armi, quale ero allora, ed un promettente genio della matematica figlio di un duca, per forza la scelta cadde sul genio. Adesso sarebbe diverso, guarda io dove sono .. >> allargò le braccia guardandosi intorno nella bella stanza arredata elegantemente << .. e tu dove sei >> finì sprezzante al pensiero della centrale brulicante di poliziotti, spesso incapaci,  di feccia della peggiore specie e gente insistente che chiamava per denunciare qualcosa o qualcuno.
<< e allora perché non ti fai avanti con lei? >> rispose Zach,  rapido come un mitragliatore. L’altro scoppiò di nuovo in una risata << perché adesso di Camille non so di che farmene. Costance è molto più interessante, ha una mente vivace, è intelligente ed è anche bellissima >>
Zach emise un ringhio sordo, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
<< hai forse paura di me? Di perdere nel confronto? >> continuò l'altro
Con occhi fiammeggianti guardò dall’alto in basso l’uomo seduto, con una espressione sprezzante << Costance ama me >> disse ad alta voce e la sua voce tremò per la violenza che stava invadendo ogni sua fibra
<< allora non c’è alcun problema mi pare..... Anche se io le facessi la corte lei non accetterebbe mai.... non credi ? >>
Zach si avvicinò di più afferrando la scatola da cui fuoriusciva una nuvola chiara, con il recondito intento di gettargliela in faccia
<< posa quella roba >>
<< cos’è ? >> chiese brusco lasciando andare la scatola in malo modo verso di lui
<< questa? >> Steve sollevò con due dita la sciarpa di seta  osservandola assorto
<< è il secondo regalo che le ho fatto…e forse sono stato troppo precipitoso >> commentò a voce più bassa 
<<…. ma che mi ha restituito stamani >>  lo fissò negli occhi << Si. Stamani è stata qui.. come tu ben sai… o il tuo informatore non te l’ha detto? >>
Zach sussultò leggermente rimanendo poi in silenzio. Un silenzio che ammetteva la sua colpa. << il secondo ? >> chiese aggrottando la fronte
<< il secondo. Si.  >> Steve annuì sorridendo
 << il primo è stato un mazzo di fiori, ma presumo che non te l’abbia detto, anche se a sua discolpa ho lasciato un messaggio senza firma, ma è riuscita a risalire a me ugualmente. Ragazza perspicace >>
<< cosa vuoi Steve ? cosa vuoi per lasciarla in pace ? >>
<< mi stai forse ricattando ? o forse hai paura che ceda alle mie lusinghe? Non sei  così sicuro del suo amore ? >> le labbra di Steve si curvavano in un sorriso crudele quando lo vide trasalire, poi infierì ancora
<< la lasceresti andare ? >>.

Zach si costrinse ad assumere un'espressione calma. Mai tradire i propri veri sentimenti. Mai mostrare quello che stai pensando, quando soffri di più.
<< solo se lei ti vorrà >> disse alla fine.
<< quindi io continuerò a corteggiarla e tu non ti intrometterai più.  La lascerai libera di incontrarmi .. >>
Zach chiuse gli occhi per placare la rabbia che vi bruciava << .. solo se lei lo vorrà >>
<<.. se lei mi vorrà.. la lascerai andare…>>
 
 
                                                          *****
 
Suonò il campanello con la mano che le tremava un po’, ma non poteva farci niente, tanta era la voglia di rivederlo.
Dei passi strascicati si avvicinarono alla porta che, dopo alcuni secondi si aprì completamente << ciao amore >> l’apostrofò lui mentre si chinava in avanti inviandole una zaffata di alcool in pieno viso
<< accidenti Zach, rischi di farmi ubriacare senza aver bevuto >>
<< Anch'io non bevo, di norma >> replicò lui con calma, << e quando bevo, non esagero mai. E soprattutto non mi metto al volante >> esclamò compito scostandosi dalla porta per lasciarla entrare
<< e fai molto bene >> mormorò lei facendo una smorfia nel sentire di nuovo il suo alito odoroso di alcol. << In questo momento ti basterebbe un respiro per abbattere una quercia. Ti consiglio di avere l'avvertenza di non accendere un cerino.>> ridacchiò
<< Quanto sei divertente! >> replicò lui senza l'ombra di un sorriso. Puntò gli occhi verso le sue labbra morbide e non li spostò da lì, alzò poi la mano per sfiorarle leggermente il viso e lei trasalì << Dio, Zach,  che ti è successo alla mano ? >>
Lui voltò lentamente il dorso e rimase a fissarlo assorto, in silenzio.
Era piuttosto restio ad ammettere i propri errori.
E quel giorno, forse, ripensandoci a mente fredda, un errore lo aveva commesso, ma non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Quel giorno aveva scoperto che il cuore e la mente erano due forze ben distinte che agivano in modo autonomo, soprattutto se di mezzo c'era quella stupenda, passionale, caparbiamente indipendente strega dai capelli biondi
Si diresse pigramente verso il divano e si sedette all’estremità
<< insomma che hai fatto? Hai fatto a botte per caso ? >> concluse sorridendo Costance pensando alla battuta appena fatta, sedendosi sul bracciolo e guardandolo dall’alto in basso.
Il vago silenzio di lui poteva anche essere interpretato come una vaga ammissione di colpa <<… hai fatto a pugni ?.. davvero ? >> guardò allibita prima la mano, le nocche leggermente gonfie e tumefatte , e poi lui.
 
Beh, effettivamente quello era niente in confronto al labbro spaccato di Steve.
Cazzo, quello era stato davvero un colpo formidabile, sorrise di soddisfazione al pensiero. Avrebbe anche potuto fargli un occhio nero se non li avessero divisi prima in quella… come l’avevano definita? Ah, si, in quella stupida rissa da bar di infimo ordine
<< perché hai commesso un’azione così idiota ? >> si preoccupò lei, soprattutto per come quell’azione avrebbe potuto influire sul suo lavoro, sul suo nome.
<< sono stato provocato >> sospirò lui appoggiando la testa sul suo petto mentre lei istintivamente lo avvolgeva in un abbraccio.
<< insomma >> insistette di nuovo << cosa mai potranno aver detto o fatto per provocarti >>
<< non me lo ricordo >> rispose Zach mentre dita leggere tra i capelli ed il suo respiro lo cullavano in quel personalissimo stato di ubriachezza dovuto soprattutto alla sua vicinanza, più che all’alcool. Si lasciò stringere al suo petto.
 
<< prima o poi si renderà conto dell’errore commesso, e quando lo farà ti lascerà, Zach. E quando mi preferirà a te, temibile Zach, mi odierai ancor di più. Oh, allora si che mi odierai per davvero>>
 
Non sopportava neanche l’idea che lui ci provasse… perchè lei era solo sua.
Certa gente pensava che il geloso non sapesse amare.
Niente di più falso.
Sarebbe potuto morire per lei. Era geloso, è vero, avrebbe anche voluto guarire da quel sentimento di ansia ed incetezza così devastante, ma al momento sapeva che non ci sarebbe riuscito.

Non in quel momento.
Non avrebbe mai permesso a niente e a nessuno di portargliela via.
Avrebbe potuto anche rischiare la pazzia al vederla mano nella mano a qualcuno che non fosse lui.

E non avrebbe mai potuto rassegnarsi all’idea di lei con Steve.
Al vederli mano nella mano, al vederla ridere alla battute di  quello.

Finchè lei ci fosse stata, lui sarebbe stato geloso.
 
Quasi percepisse il suo tormento interiore gli sussurrò dolcemente << Io ti amo, Mr. MacCole >>
La bocca di lui si posò piano sulla sua, esplorando ogni sfumatura, ogni contorno e ogni movimento che lei faceva, con una lentezza esasperante, che la fece sciogliere.. Quando allontanò la testa Costance ebbe difficoltà a far uscire un concetto seppur fatto solo da un soggetto verbo complemento oggetto
<< Sei una donna straordinaria >> disse lui guardandola negli occhi ed accarezzandole il mento..
<< Sei intelligente, bella e generosa. Se la vita e il mondo fossero perfetti, ti sarebbe toccato un uomo bello, intelligente e  amabile quanto te >> emise un sospiro << Ma entrambi sappiamo che il mondo è ben lontano dall'essere perfetto. E, per una volta, questo gioca a mio favore >> Sorrise compiaciuto << Invece di Mister Perfezione, in un modo o nell’altro ti sei ritrovata  con me. E’ vero, potresti anche domandarti cosa ci guadagni tu in questa unione, ed effettivamente dovrei renderti atto che la domanda sarebbe buona, infatti >> e la voce gli si abbassò leggermente << ti ritrovi un uomo imperfetto fisicamente, più vecchio,  un uomo che a volte potrebbe essere un tantino ostinato, testardo e arrogante e possessivo >> le baciò le nocche della mano poi con un sorriso sghembo proseguì << ma che è anche abbastanza intelligente ed ha carattere per tenere fede a ciò in cui crede, ed è abbastanza sicuro di sé da parlare con sincerità, senza costringere gli altri a indovinare quel che pensa >> incurvò di nuovo la bocca in abbozzo di sorriso <<  E, soprattutto, posso farti vedere le stelle, i fuochi d'artificio o qualsiasi cosa tu voglia per tutte le notti a venire >>
Lei lo fissò.
Fissò il suo viso, i suoi lineamenti provando un senso di pienezza
 << Non è poi così male come affare >> commentò con occhi scintillanti mentre lui la faceva scivolare giù dal bracciolo fino alle sue ginocchia stringendola a se e nascondendo il viso tra i capelli << Soprattutto l'ultima parte...quella dei fuochi artificiali >>
lui iniziò a ridere riprendendo a baciarla, << che ne dici se iniziamo da qui e proseguiamo passo passo per ogni stanza fino ad arrivare in camera per i fuochi artificiali finali? >>
<< sembrerebbe quasi un percorso guidato >>
Lui le spostò delicatamente i capelli e le mordicchiò l’orecchio mentre con le  dita le accarezzò la schiena attraverso il sottile abito di cotone a fiori rossi
<< Credo ci siano delle possibili somiglianze. Sono una guida molto esperta >>
Tolse delicatamente le spalline e le fece scivolare giù,
<< probabilmente conosci il modo di scoprire cose interessanti >> il respiro le si spezzò quando le toccò leggero un punto particolarmente sensibile dietro al suo collo.
Lui ridacchiò e le accarezzò il sedere attraverso il sottile tessuto del vestito.
I loro occhi si incontrarono e le sue mani la strinsero più forte a se.
Costance gli intrecciò le braccia attorno al collo e ripresero a baciarsi sprofondando nel divano.
Le mani di lui le palpavano la stoffa leggera cercando la cerniera, che fece scendere piano. Le abbassò il corpetto fino alla vita riprendendo ad accarezzarla sfiorandola in punta di dita, mentre lei gli apriva la camicia.
Nessuno dei due  si rese conto di quanto fosse precario il loro equilibrio finchè non caddero giù dal divano. Senza staccare le bocche l’uno dall’altra iniziarono a ridere .
Quando lei aprì gli occhi per guardarlo lui stava continuando a sorridere.
I seni di lei aderivano perfettamente al suo torace e quando si mosse iniziando uno sfioramento lento e sensuale il sorriso di lui svanì  << vogliamo andare di sopra ? >> le propose 
<< e l’esplorazione ? >>
Lui si alzò e se la tirò a sé mentre lei, con gesto improvviso,  gli tirava giù la cerniera dei pantaloni
<< ci ho ripensato >> mormorò roco lui << in qualità di guida esperta consiglio i fuochi d’artificio al piano di sopra >>
quando lo toccò emise un mugolio sordo
<< voglio morire nel mio letto >> sussurrò di nuovo facendola sentire la donna più sexy della terra.
 
A turno toccarono, esplorarono e si accarezzarono.
Zach le percorse i fianchi con delicate carezze che la costrinsero a dibattersi ridendo sommessamente.
Lei  percorse le linee della sua schiena e la curva delle sue natiche, quindi esplorò le sue parti maschili eccitata dal potere che aveva con quel semplice tocco.
 
E poi furono sospiri, desiderio, tensione ardente
<< Ti amo Costance  Honey Eva Goodwin. Non lo so se ti amo da sempre. So solo che ti amerò per sempre >>
 
Lei alzò lo sguardo sul  volto di lui e seppe che diceva la verità.
<<  Io ti amo, Zachary Leopold MacCole >>
Gli prese il viso tra le mani e lo fece abbassare per dargli un lungo bacio. Quando
terminò, gli chiese << E i fuochi d'artificio che mi avevi promesso? >>
Lui rise e tornò a baciarla e la passione aumentò e si espanse.
E salirono in alto, e poi ancora più su, e poi non riuscirono più a trattenersi.
L’orgasmo esplose devastante e ci fu davvero un’ esplosione di colori  che iniziarono a vorticare in una nuova esplosione di luce accecante mentre il cuore si riempiva di tenerezza. .
Mentre scivolavano nel sonno, con le membra ancora intrecciate, appagati in quella deliziosa intimità , lei sentì quel che le parve un sommesso canticchiare. Le occorse un minuto per abbinare le parole alla familiare melodia.
Il vecchio re Cole era una vecchia anima allegra...
E sorrise.
 
………
……….
Old King Cole was a merry old soul
and a merry old soul was he
so he called for his pipe
and he called for his bowl
and he called for his fiddlers three.
 
But the clock, tick-tock
on the mantlepiece
and I want, and I feel
and I know, and I touch her warmth…
 
Shes a lady, she’s got time
brush back your hair
and let me get to know your face
she’s a lady, she is mine
brush back your hair
and let me get to know your flesh.
 
I’ve been waiting here for so long
and all this time has passed me by
it doesn’t seem to matter now
you stand there with your fixed expression
casting doubt on all I have to say
why don’t you touch me, touch me
why don’t you touch me, touch me
touch me now, now, now, now, now…”.
 
Genesis, The Musical Box –
Album: Nursery Cryme (1971)
 
 
 …..

“Old King Cole era una vecchia anima allegra
una vecchia anima allegra
voleva la sua pipa
voleva il suo arco
e voleva i suoi violinisti, tre”
 
E l’orologio ticchettava sul caminetto
ed io voglio, ed io sento
ed io conosco, ed io tocco il suo calore
 
Lei è una donna, ha il tempo dalla sua
tira indietro i capelli e lascia
che io conosca il tuo viso
lei è una donna, lei è mia
tira indietro i capelli
e lascia che io conosca il tuo corpo
 
Sto aspettando qui da tanto tempo
e tutto il tempo che è passato
sembra quasi non avere importanza ora
te ne stai lì con il tuo sguardo fisso
dubitando di tutto ciò che ti dico
 
Perché non mi tocchi, toccami
perché non mi tocchi, toccami, toccami
toccami ora, ora, ora…”.
 
 
 
Buonasera a tutte!
Spero che stiate tutte bene e che soprattutto non mi abbiate cassato dalla vostra agendina…lo so, sono in ritardo…. Ma il tempo a mia disposizione non è più lo stesso, si è ridotto di parecchio.. per questo se ripenso a tutta la parte scritta andata persa… mannaggia… mi mangerei ancora le mani…
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto…
 
Ringrazio ancora tutte coloro che continuano a leggere.. nonstante tutto…
E tutte quelle che continuano a tenermi tra le preferite, seguite, ricordate…..
magari è solo perché vi fa fatica cancellarmi .. LOL
 
un saluto di nuovo a tutte e buono studio e lavoro!
A presto
 
costanza

 

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Capitolo 61
*** CAPITOLO 60 - Z & C - CAMPBELL & C. ***


Capitolo 60
 

Con la federa morbida, che odorava ancora di fresco, contro la guancia destra, la accarezzò con lo sguardo.
Guardò la figura immobile che giaceva accanto a lui.
Una donna vera, così sensuale anche in quella sua morbida immobilità.
Fissò quelle labbra leggermente dischiuse che gli suggerivano immagini e ricordi, si voltò sulla schiena e prese a fissare un punto nella stanza mentre ascoltava il respiro regolare di lei, lento e caldo, cullare il battito del suo cuore.
 
Nella luce pallida dell’alba che delineava i contorni della tenda leggermente mossa dal vento, sottili lacci di fumo iniziarono ad avviluppare  la sua mente in un vortice sempre più profondo, mentre cresceva dentro di se il disgusto verso se stesso.
 
Si sentiva veramente una merda d’uomo al pensiero di quello che aveva fatto.
Non sapeva neanche lui il perché di quel gesto…….
 
…………..Parcheggiò la macchina nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale, solo dopo un paio di giri a vuoto era riuscito ad individuare una macchina che usciva, andandone ad occupare subito lo spazio lasciato libero.
Quel giorno il centro commerciale era molto affollato a causa del lancio sul mercato dell’ultimo modello della IPHONE.
Era già da un po’ che ne veniva pubblicizzata l’ uscita e a quanto pareva la frenesia di accaparrarsene uno aveva fatto mettere la gente in coda davanti all'entrata parecchie ore prima dell'apertura ufficiale.
Con indifferenza  attraversò la piazza antistante il centro commerciale non prestando alcuna attenzione alla folla rumorosa di umani, dirigendosi verso una strada laterale.
All’improvviso il chiasso fu alle sue spalle.
Nella strada non c’erano negozi alla moda, ma solo case.
Su una di esse, la piccola insegna dell’attività che cercava.
Era un’insegna discreta, appesa sul lato destro del portone in legno  e vetro che non dava  alcuna indicazione sulla natura del servizio offerto.
Ed era esattamente quello che lui voleva.
Suonò  alla porta della Campbell & C
Gli aprì un uomo sulla quarantina
<< il Signor MacCole? >>
Al suo assenso, l’altro si scostò per farlo passare << da questa parte >>
<< grazie >> rispose lui cupo
lo guidò in un ufficio ingombro di carte e lo fece sedere sulla sedia di fronte alla scrivania, andando poi ad occupare l’elegante dattilo nera dall’altra parte.
Seduto di fronte a quell’ uomo dai capelli scuri, gli occhi neri ed il pizzetto, Zach  si schiarì la gola, chiedendosi quale essere umano potesse essere più spregevole di lui in quel momento.
Mr Campbell però lo anticipò
<< non ci conosciamo di persona, ma, devo riconoscere la sua abilità nel lavoro che svolge. Apprezzo molto il suo operato …. >>
Zach inclinò leggermente la testa prendendo atto di quel complimento e del fatto che il suo nome non fosse sconosciuto all’altro
<<……e spero che apprezzerà anche il mio… in cosa posso esserle utile ? >>
Zach riuscì a fatica ad esporre la propria richiesta tanto che  l’altro ad un certo punto, dimostrando  capacità di comprendere appieno il suo stato d'animo , cercò di riassumere in poche parole il concetto alquanto tortuoso che lui aveva appena esposto << è stato molto chiaro Mr. MacCole. Desidera ingaggiare la nostra agenzia per seguire la sua ragazza, giusto?>>
<< Non desidero ingaggiarvi per fare niente >> esclamò di getto <<…..Sì… essenzialmente ……avete ragione.. si. È così  >>
<< l’ assicuro che siamo molto competenti riguardo a queste questioni Mr. MacCole e la sua privacy non verrà mai compromessa, in alcun modo >>
<< Sarà meglio >> esclamò con tono intimidatorio << NESSUNO  dovrà mai saperlo. Se dovesse emergere qualcosa… me ne occuperò io… in privato >>
<< Capisco perfettamente >> Campbell chinò il capo << la pregherei però di capire che  siamo molto esperti in questo genere di cose Mr. MacCole >>
<< Io invece non sono abituato a stare da quest’altra parte >> borbottò Zach concentrandosi sull’ immagine del Tower Bridge  appesa alla parete.
<< e ad essere sincero detesto dovervi ingaggiare >>
<< non si preoccupi per questo Mr. MacCole. In realtà pochissime persone desiderano varcare la soglia della nostra agenzia >>
<< Immagino di si.. Con che frequenza riceverò i rapporti?>>
<< direi ogni quanto desidera lei, anche giornaliera, volendo, oppure una volta alla settimana, a meno che non emerga qualcosa di inusuale. Molto spesso se c’è, diciamo così, “ una relazione extraconiugale”, la scopriamo velocemente >>
<< non c’è nessuna relazione >>esclamò categorico
Campbell sollevò le sopracciglia come per dire: È allora perché sei qui?
 
Al diavolo se lo sapeva anche lui.
Si sentiva veramente un idiota in quel momento, anche solo per aver pensato di poter controllare i movimenti di lei, ma ormai ..non poteva e non voleva tirarsi indietro.
Conoscere cosa faceva Costance quando non era con lui gli sembrava potesse essere un deterrente alla sua gelosia. Avrebbe conosciuto tutto di lei e così piano piano, sarebbe riuscito anche a guarire..
<< le invierò un assegno per il pagamento >>affermò brusco non volendo che l’altro indagasse ancora su qualcosa di cui neanche lui aveva la risposta.
<< Ho bisogno di una descrizione e di alcuni dettagli sulla ragazza in questione >> proseguì Campbell
Descriverla fisicamente era semplice, visto che lui conosceva perfettamente ogni centimetro del suo corpo, dai capelli brillanti alle unghie delle dita dei piedi.
Tirò fuori una istantanea di Costance e glie la porse << Questa può andare bene? >>
Nel momento che l’altro la prese sentì un tuffo al cuore.
Mentre l’altro studiava la foto, si sentì avvolto da quel silenzio totale,  nel quale si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo, come se fosse un sudario. Ed uno  strisciante malessere lo assalì.
<< Complimenti. E’ molto bella >> Campbell alzò gli occhi dalla foto e sembrò studiarlo con più attenzione .
Lui pensò che si stesse domandando cosa ci aveva trovato in lui di così interessante La faccia di Zach si indurí  per un attimo, ma fu l'unica tensione visibile. Si costrinse a mantenere una parvenza di atteggiamento  tranquillo osando perfino quasi un” rilassato”.
Campbell maneggiò ancora un po’ la fotografia di Costance  osservandola assorto.
<< Sospetta di qualcuno in particolare?>> sputò rapido tornando a guardarlo e a lui gli sembrò che un tir gli fosse entrato dritto nel cuore spappolandoglielo e mandando i pezzi in giro per le viscere
<< Un amico, un collega, un parente? >> insistette Campbell dandogli inconsapevolmente un ulteriore affondo
Per un attimo Zach si sentì talmente perso da considerare l’idea di alzarsi e abbandonare l’impresa. Poi però si riprese.
In fondo Costance non gli stava nascondendo niente quindi tutto sarebbe andato bene.
Se invece non era così... be’, non sapeva cosa avrebbe fatto a parte il fatto di  uscirne completamente distrutto.
In migliaia di frammenti, così piccoli da rendere impossibile l’impresa di riassemblarli.
<< No. Le ripeto. Non ho alcun sospetto.. è solo.. un.. voglio..solo sapere..  >>  Si alzò di scatto mettendo chiaramente fine a quel colloquio.
Presto sarebbe venuto a conoscenza di cosa facesse Costance durante le ore della giornata lontano da lui..
Sperò solo che quelle rivelazioni non lo conducessero dritto all’inferno…
….così come era stato…
 
 
 
 
Era appena arrivato in cucina e si stava apprestando a preparare la colazione quando sentì i suoi passi scendere veloci, il profumo di lei gli arrivò alle narici ancora prima della sua voce che gli augurava buongiorno, mentre iniziava ad apparecchiare la tavola.
<< stasera mi hanno invitato per una partita a poker da Law >> la guardò da sopra la spalla ed aggiunse << perché intanto non pensi a dove vuoi andare per festeggiare l’es..
<< sshhhh >> lo zittì lei
<< .. scusa.. perché intanto non pensi a cosa ti piacerebbe fare la prossima volta che ci vediamo? >>  prese il latte dal frigo e lo versò nella casseruola
<< potresti anche sentire la mia mancanza nel frattempo >> aggiunse accendendo il gas
<< è possibile >> gli rispose con tono noncurante Costance sistemando le tazze, i cucchiaini ed il vassoio con i croissant
Si inarcò verso di lui non appena i suoi denti le sfiorarono la gola in un morso che voleva essere di possesso, risvegliando decine di terminazioni nervose.
Poi le sue braccia le circondarono la vita e la sollevò prima che le labbra di lui sfiorassero le sue.
Dolce, delicato, tanto da far fremere il suo cuore in tumulto.
Poi fece un passo indietro facendo scorrere il pollice sul labbro inferiore di lei, le posò un altro bacio delicato e si voltò appena in tempo per evitare che il latte traboccasse .
 
 
La osservò apertamente come se volesse imprimersi i suoi lineamenti .
Cielo se era bella.
Aveva soffocato uno sbadiglio mentre stringeva fra le mani la tazza di latte.
I capelli erano ancora leggermente scomposti, come se qualcuno vi avesse affondato le mani per tutta la notte.
Sorrise tra sé
Le labbra ed  il mento erano ancora arrossati a causa del contatto con la sua barba mattutina.
A pensarci bene non gli piaceva molto l’idea di averle causato un po’ di irritazione, ma la parte più  rude di lui provava un brivido tutto maschile per averle impresso il suo marchio.
 
Continuando a studiarla provò di nuovo quel  leggero senso di fastidio verso se stesso, molto comune in quell’ultimo periodo.
Costance si portò la tazza alla bocca e nascose il viso dietro di essa iniziando a sorseggiare il latte.
Uno sguardo all’orologio però la fece trasalire ed ingurgitare la metà di latte rimasta in un sorso solo mentre un piccolo rivoletto gli usciva dall’angolo della bocca troppo piccola per contenere tutta quella quantità di liquido.
Un po’ come i neonati quando succhiano avidamente il latte dal seno della mamma.
<< guarda un po’ se ti strozzi >> osservò ridendo Zach facendola arrossire di colpo al pensiero di quanto poco elegante era stata quella visione che aveva dato di sé mentre infrangeva per lo meno due o tre regole fondamentali del bon ton, quali appoggiare i gomiti sul tavolo,  mangiare con ingordigia, giocherellare con le posate, che, aggiunte alla sua abitudine di fare palline con il pane,  che fortunatamente non era contemplata in quel frangente, visto che era una colazione, la faceva precipitare all’ultimo posto della classifica del comportamento perfetto a tavola….e fuori.
 
<< devo andare. Stamani ultimo ripasso. Ripasso finale. Ed anche se in teoria non dovremmo ripassare, in pratica non posso farne a meno, perché ho il terrore di dimenticare qualcosa. Quindi devo ripassare   >>
<< vai a casa allora ? >>
<< no, da Timmy. Rimarrò là per tutto il giorno >>
<< giusto. Non ci avevo pensato. Ed anche lui è d’accordo su questa teoria? Attenta a non mandarlo al bar  >> le suggerì alludendo all’ultima volta in cui vi era rimasto per ore lasciandola a far tutto da sola e riportandole  alla mente l’incontro con Steve.
Rimase con la tazza sospesa a mezz’aria
Doveva forse dirglielo?
E magari anche dell’incontro da Harrods ?
Ma erano stati tutti casuali, le disse una vocina,  non è che di solito racconti per filo e per segno tutte le persone che incontri durante la giornata .
 
Il mazzo di fiori e la sciarpa erano tutta un’altra cosa.
 
Ma sinceramente non sapeva come inserire quei due elementi nel contesto di un qualsiasi discorso, visto che l’argomento Steve non veniva mai toccato.
E d’altronde il mazzo di fiori era appassito ed era finito nell’immondizia, e la sciarpa era stata restituita al suo legittimo proprietario.
Steve, appunto.
 
Quindi, si disse con una nota di sollievo, perché toccare un argomento ormai passato? Era perfettamente in grado di gestire la situazione da sola
 
La fissò con insistenza, con la mascella contratta, come in attesa di qualcosa….. che non venne.
Ormai era palese
Costance gli stava nascondendo gli incontri avuti con Steve e soprattutto i regali che le aveva fatto.. e che lei aveva restituito però, gli aggiunse una vocetta.
 
 
Costance pensò che se avesse stretto i denti più forte, gli si sarebbe bloccata la mandibola.
Sotto lo sguardo di quegli occhi neri, fissi su di lei, che le scavavano nell’anima , penetravano nel profondo, si sentì percorrere da un brivido e da una strana sensazione nel ventre.
che sapesse qualcosa?
Impossibile
All’improvviso sentì il bisogno di uscire da lì, di sottrarsi a quello sguardo indagatore che la faceva sentire in colpa per qualcosa che non aveva commesso, e bugiarda, perché gli teneva nascosta una cosa innocente me che, se spiegata a lui, aveva paura perdesse la caratteristica di innocenza.
 
 
Aveva bisogno di  riprendere i contatti con una dimensione più normale e tranquilla.
 
                                                           *.*.*
 
Uscita dal metrò si diresse verso le vie del centro che l’avrebbero portata a casa di Timmy. Camminò guardando le vetrine con scarso interesse.
In genere non aveva voglia di fare acquisti, in quel momento poi….
era irrequieta, sulle spine. I suoi ormoni vibravano impazienti, i suoi pensieri andavano ora a Zach, ora al professor Firth.
A confonderla ulteriormente si aggiunse la sensazione di non essere sola.
Inquieta ed in preda a mille dubbi, girò per alcune stradine guardandosi continuamente alle spalle.
Era quasi sicura di essere seguita.
Un uomo, pensò.
Poi scacciò con forza quel pensiero dalla mente.
Andiamo Costance, non sei la protagonista di un film di 007.
Si confuse in mezzo ad  un capannello di gente che disposta in semicerchio guardava le evoluzioni di un artista di strada , mentre lei invece, scrutava i visi intorno a lei,  perché era sicura che un uomo la stesse guardando.
Si staccò dal gruppo e riprese a camminare guardandosi continuamente alle spalle, ma non riconobbe nessun viso noto tra le persone che camminavano per la strada affollata.
Finché non si trovò vicino a casa di Timmy fuori dalla zona dei negozi.
Si fermò e si guardò intorno, imboccò la stradina e un attimo dopo con la coda dell’occhio vide una sagoma maschile comparire dietro di lei.
Con il cuore che accelerava i battiti e sbatteva contro il torace come un uccellino impazzito, guardò l’uomo che le stava venendo incontro con passo veloce e spavaldo, con il volto completamente in ombra e coperto da un borsalino grigio,  un po’ antiquato a dire la verità, che la oltrepassò velocemente senza neanche degnarla di uno sguardo.
Rilasciò un respiro profondo pensando che si sarebbe accasciata lungo il muro, poi si fece forza e tutto di corsa fece i pochi metri che la separavano dalle scale di Timmy per raggiungere la sicurezza di una casa.
<< accidenti Costance sembra che tu abbia attraversato di corsa tutta Londra >> l’apostrofò Timmy facendola entrare
<< ero così impaziente di fare l’ultimo ripasso >> lo rimbeccò lei mentre lui roteava gli occhi e si infilava due dita in gola.
<< andiamo, Timmy, non fare il recalcitrante proprio adesso >>
<< lo sai che il giorno prima i libri andrebbero tenuti chiusi >> obiettò lui
<< lo so, ma è una consuetudine che non ha mai attecchito con me >> gli rispose prendendolo sottobraccio e spingendolo verso il tavolo del soggiorno
<< il fatto che non abbia mai attecchito con te, non vuol dire che escluda l’attecchimento con me >> replicò opponendo una leggera resistenza alla spinta che lei gli stava dando
<< Timmy >> le si mise di fronte con entrambe le mani sui fianchi << non vorrai scombinare la mia consuetudine vero? >> lo guardò con sguardo minaccioso poi si sedette e con studiata indifferenza prese a tirare fuori i libri dalla sacca iniziando a sfogliarne uno.
<< non guardarmi con quello sguardo così  gelido da solidificare la cometa di
Halley >> la rimbrottò lui
<< Impossibile. E non perché non ti sto guardando. Ma perchè la cometa di Halley ha il nucleo di ghiaccio….. >> alzò finalmente gli occhi dal libro << Asino che non sei altro. Tu avessi ascoltato anche una sola parola di quello che ti raccontavo l’altro giorno..
<<… l’altro giorno?.. >> chiese stupito
<< .. o la settimana scorsa.. >>
<< ..la settimana scorsa? .. >> ripetè lui esasperato come se gli avesse detto qualcosa che andava oltre la capacità della mente umana di ricordare le cose che andavano oltre le quarantott’ore
<< si, la settimana scorsa o forse un po’ di più, non so, comunque quando ti dicevo della cometa di Halley… e tu naturalmente facevi finta di ascoltare…>>
Le fece una serie di smorfie a sottolineare la parte finale del discorso, mentre lei rispondeva in modo molto maturo,  mostrandogli la lingua.
<< dai, ti prego, ci facciamo delle domande aprendo il libro a caso e se rispondiamo bene alle prime sei ciascuno, ti giuro che chiudiamo tutto ed usciamo >>
Timothy sospirò, un sospiro frustrato << quattro >> tentò in extremis uno sconto.
Patteggiarono per un cinque e si sedettero.
 
Alla seconda domanda Timothy  azzardò un timido tentativo di pausa caffè ma lo sguardo glaciale che lei gli rivolse gli fecero morire le parole in gola.
Alla terza le propose di saltare il proprio turno e fare solo a lei le ultime due domande rimaste.
Forse impietosita dallo sguardo affranto di Timothy, o forse esasperata dai suoi continui lamenti come un moribondo sul letto di morte, accettò.
 
Alle dodici esatte  avevano già finito.
<< perché non andiamo a fare un giro ? >> le propose lui << vorrei acquistare qualcosa di nuovo.. sai per domani…per l’esame >> proseguì facendo leva volutamente, e senza neanche troppa volontà di nasconderlo , su quello che era il di lei Tallone di achille  ovvero i suoi gesti scaramantici ai quali,
pur riconoscendo che non erano certo una dimostrazione di quella emancipazione che tanto sosteneva e soprattutto di quella sicurezza di sé che spesso ostentava in modo esasperato,
doveva attenersi senza possibilità di scampo.
Soprattutto per la paura di scoprire all’improvviso di aver ragione delle sue paranoie….mandando a puttana il risultato di un esame o qualcos’altro di importante.
Non era proprio il caso.
<< dove vorresti andare ? >> si sentì chiedere dalla propria voce.
Timothy si sforzò di nascondere il sorriso di trionfo che minacciava di spuntargli agli angoli della bocca e  si costrinse a dire in tono neutro << vorrei andare da Zara in Victoria Street così poi possiamo fermarci da Macdonalds, che è lì vicino, ti offro io il pranzo. Andiamo in macchina così facciamo prima  >> aggiunse in fretta.
Rapida calcolò che in fondo, non ci avrebbero messo poi molto ad acquistare qualcosa. Quando entrava in un negozio lui sapeva già quello che voleva, quindi andava a colpo sicuro. Il pranzo da MacDonalds poi era sempre veloce, sarebbe tornata a casa in tempo per fugare gli ultimi dubbi che ogni tanto le comparivano come flash nella mente.
<< d’accordo >> mormorò convinta mentre l’altro aveva già iniziato a chiudere i libri ed a riporli nella sua borsa per la paura di un ripensamento all’ultimo tuffo.
<< okay siamo pronti, vogliamo andare ? >> le suggerì spostandosi alle sue spalle ed afferrando lo schienale della sua sedia per allontanargliela da sotto il sedere con un gesto che voleva essere galante ma che soprattutto voleva mettere al più presto la distanza tra la casa, e quindi il ripasso, e loro due.
 
 
<< non prendere Stillington Street,  ci si imbottiglia sempre e poi adesso ci sono dei lavori, sarebbe meglio prendere per Emery hill Street e poi girando a destra percorrere..
<< vuoi guidare tu ? >> le propose acido
< no. >>
<< mi fa piacere. Quindi smetti di darmi consigli e di trattarmi come un imbranato. Rilassati >>
<< si >>
Ingranò la marcia e la macchina iniziò a muoversi piano
<< la freccia >> suggerì lei
<< non c’è un anima in questa strada  secondaria >>
<< è un abitudine che non va dimenticata >> precisò lei
<< non l’ho dimenticata. Ho solo omesso di metterla perché non c’è una macchina nel  raggio di cinquecento metri >> esclamò lui iniziando leggermente a riscaldarsi
<< okay, cercherò di stare muta >>
<< è il cercherò che non mi convince >>
<< starò muta  >> promise
 
Prima di arrivare nel parcheggio più vicino Costance si morse due o tre volte la lingua per evitare di intervenire sul suo tipo di guida, anche se in linea di massima poteva dire che non se la cavava affatto male.
Forse era l ‘abitudine alla guida di Beth che la portava a quelle continue segnalazioni e consigli.
Perché Beth era la quintessenza dell’imbranataggine.
Una delle volte che erano uscite con lei alla guida,  per tutto il viaggio non era arrivata  neppure a sfiorare il limite di velocità, e quando le auto la sorpassavano strombazzando gli rispondeva  << prima di tutto la sicurezza >> 
<< guidi come una nonnetta >> le avevano fatto notare
<< mi sembra un commento un po’ sessista >>  aveva commentato continuando a stringere il volante senza neanche staccare per un attimo lo sguardo dalla strada.
<< si, e anche un po’ nonnista se vuoi. Ma è la pura verità  >> aveva ridacchiato Sarah << ma se non pigi un pò di più sull’acceleratore arriviamo la settimana prossima >> aveva aggiunto Costance
Beth aveva cercato di premere un po’ di più sul pedale ma la velocità da crociera rimaneva piuttosto bassa, sembrava che avesse il piede dotato di un sensore particolare che glie lo tenesse bloccato in quella posizione.
Non a caso la chiamavano Robocop perché sembrava una macchina alla guida di un’altra macchina.
E quando Costance le aveva proposto un cambio, Beth lo aveva fatto volentieri sollevata all’idea di potersi mettere  al sicuro, sul sedile del passeggero.
 
                                                     *.*.*
 
Come aveva previsto l’acquisto da Zara fu velocissimo.
Si avviarono quindi verso il McD lì vicino, con le due borse bianche con la scritta Zara in rosso.
 
Non erano preparati alla fila che li aspettava.
Si guardarono con una espressione di stupore mista a sconcerto, dipinta sul volto.
Cosa era accaduto?
Come mai tutta quella gente?
<< oddio no, ho una fame che non ci vedo! Non mi far tornare fuori e andare da un’altra parte >> gemette Timothy alzando gli occhi al cielo.
 
Steve aveva portato il suo collaboratore lì da MacDonald appena in tempo, aveva pensato tra sé e sé.
Non sapeva perché ma all’improvviso il locale si era riempito di gente.
Per fortuna erano tutti dietro di lui.
Guardò curioso le persone che adesso sostavano nel locale e dall’accento capì che dovevano essere americani.
<< turisti >> bofonchiò tra i denti, poi, ad uno sguardo più attento, vide i due in fondo alla fila che si guardavano perplessi chiedendosi se dovessero restare lì o andarsene da qualche altra parte.
Un sorriso molto simile a quello dello Stregatto di Alice gli si dipinse il volto.
Se quello non era destino.
Prese la decisione rapidamente senza neanche pensarci una volta di più
Alzò la mano destra e chiamò << Hei! Ragazzi! Siamo qui! Costance! Siamo qui! >>
Costance e Timothy si voltarono verso quella voce.
Quando Timmy capì che l’invito era rivolto proprio a loro due, ignorando i tentativi di strattonamento di Costance si diresse verso l’uomo che li stava chiamando.
<< finalmente ! pensavamo che non arrivaste più ! >> esclamò Steve fingendo di avere appuntamento con loro
<< scusa, ci abbiamo messo più del previsto >> gli rispose sfacciatamente Timmy guardando le persone che accanto a loro si scostavano leggermente, con aria non troppo felice, per farli inserire nella fila.
<< avete trovato cosa vi serviva da Zara ? >> proseguì Steve, ammiccando alle due borse che l’altro aveva in mano, continuando a conversare con lui, che era quello che si stava dimostrando più amichevole.
<< si grazie. Ho acquistato un capo nuovo per l’esame di domani e.. >>
<< tocca a noi >> l’interruppe asciutta Costance
<< oh >>
 
Steve scelse un tavolo vicino alla vetrata, fece sedere Costance e Timothy, poi prese posto di fronte a lei mentre il collega prendeva posto di fianco a lui.
Steve e Timmy sostennero quasi del tutto la conversazione mentre Costance vi partecipava solo se costretta altrimenti si limitava a dei cenni .
<< ti vedo un po’ accigliata Costance, qualcosa non va ? >> le chiese gentilmente Steve verso la fine del pranzo
<< oh, no, è in tensione per l’esame di domani >> si affrettò ad aggiungere Timothy mentre lei gli allungava un pestotto
<< ahaia >> mormorò indispettito poi in modo maligno aggiunse calcando le parole << domani abbiamo un esame. Biochimica, con il professor Firth >>
<< il professor Firth ! >> sbottò Steve scoppiando in una risata << quel vecchio..
<< inacidito >> finì per lui Costance
<< veramente volevo dire marpione…. >> spiegò calmo Steve << lo conosco molto bene >>
All’improvviso Timmy fu attratto dalla lampada al soffitto mentre Costance rossa in volto cercava di sostenere con dignità lo sguardo ilare di Steve.
<< se volete posso mettere una buona parola per voi >>
<< no >> urlò quasi Costance
<< si >> rispose Timothy
<< Timothy ! >> esclamò sprezzante Costance << Come puoi solo pensare di usare questi mezzucci per ottenere qualcosa ? >>
<< bè? Non è che chiedo di superare l’esame pur non avendo studiato. Io ho studiato quindi anche se chiedo un leggero sostegno, non mi pare di rubare qualcosa a nessuno! >>
<< in questo ha ragione, ed in ogni caso non mi permetterei mai di chiedere di far passare qualcuno senza meriti. In realtà quando dicevo di mettere una buona parola per voi non intendevo di farvi avere un ottimo voto indipendentemente dalla preparazione, no, assolutamente, pensavo invece a far in modo che fosse un po’ più bendisposto nei vostri confronti >> spiegò Steve
<< ecco. Vedi? >> timmy la guardò speranzoso
<< no. Io per me, non lo voglio. Ma tu decidi pure come preferisci >> rispose Costance.
 
 
                                                                *.*.*
 
Tutti gli studenti di giurisprudenza sanno che una coincidenza è una coincidenza, che due coincidenze sono un indizio, ma che tre coincidenze sono una prova
 
E la prova era che Steve riusciva in un modo o nell’altro ad incontrarla, e quindi lui e Costance continuavano a vedersi, e lei glie lo teneva nascosto.
Per quale motivo? si chiese
 
No.
Non lo farebbe mai.
si rassicurò tra sé e sé affondando imbronciato sul sedile dell’auto che lo stava portando da Law.
Costance non era falsa, o almeno lui non pensava che lo fosse.
Piuttosto il contrario, era intelligente, affascinante e molto, molto bella.
L’ultimo dettaglio gli causava alcune preoccupazioni.
Non era certo l’unico uomo a notarlo.
Costance attirava attenzioni ovunque andasse e, sebbene non avesse mai guardato neppure lontanamente un altro uomo in sua presenza, c’era qualcosa di estremamente sensuale in lei che era difficile non notare.
 E riteneva parecchio odioso rendersi conto che quando un uomo aveva una donna attraente come lei, poteva essere condannato a sopportare il disgustoso sentimento dell’acuta gelosia.
 
 
                                                                   *.*.*
 
 
Mentre passava in mezzo allo spazio libero tra due macchine parcheggiate, le sembrò di vedere una persona  seduta al posto di guida di una automobile posteggiata un po’ più indietro la fila.
Poi la figura sfocata sparì, come se fosse sprofondata nel sedile o fosse scesa.
Attraversò la strada velocemente, forse la persona nella macchina aveva lasciato cadere qualcosa sul pavimento e si era chinata per raccoglierla, o forse si era sdraiata sul sedile per fare un riposino, o forse non c’era nessuno e si era immaginata di aver visto qualcosa ed invece era un ombra sul parabrezza.
Mentre però stava chiudendo il portone  vide la luce interna dell’auto accendersi come quando apri la portiera, ed un cappello borsalino.
Chiuse di scatto il portone e si avviò su per le scale con lo stomaco in subbuglio.
 
<< appena in tempo >> le urlò Sarah dalla cucina
<< stasera è la serata giusta per il : se vuoi mangiare devi cucinare >> le spiegò Beth quando la vide affacciarsi alla porta della cucina.
<< un attimo e sono da voi >>
Le ci voleva proprio una serata come quella, per scacciare i mille pensieri che le si affollavano nella mente
 
 
<< sono pronta >> dichiarò Marissa << datemi un qualsiasi compito. Anche difficile. Anzi, no, voglio proprio un compito difficile ! voglio mettermi alla prova ! >>
Costance senza neanche guardarla le passò un coltello e le allungò un peperone verde che Sarah aveva posato ordinatamente sul tavolo insieme ad una carota
<< ecco. Taglialo a listarelle >>
<< avevo pensato a qualcosa di un po’ più difficile veramente >> la guardò con compassata superiorità.
Beth afferrò, dal cesto di vimini sul ripiano basso, una cipolla e glie la passò.
Marissa guardò la cipolla che le stava di fronte, poi guardò Beth.
Risero tutte quante divertire
Marissa iniziò a sbucciare la cipolla e poi a tagliarla finemente mentre copiose lacrime cominciavano a scorrerle lungo le guance e lei iniziò a tirare su con il naso.
<< metti la cipolla nella padella dove ho già messo l’olio e falla soffriggere >> le suggerì Sarah
<< i peperoni sono pronti >> Costance li fece scivolare lentamente nello wok che aveva già messo a scaldare
<< dobbiamo girarli molto spesso >>
<< posso farlo io mentre preparo il petto di pollo al marsala >> disse Sarah
<< no, faccio io, chi prepara la macedonia? >>
<< io >> si offrì Beth
<< Cosa ci devo fare con questa cipolla? >> chiese Marissa
<< un attimo che metto il pomodoro >> Sarah prese il barattolo di pomodoro e lo rovesciò completamente nella padella mentre schizzi improvvisi saltavano qua e là
<< adesso Marissa metti le olive >>
<< quali? Oh! Ci sono, viste, viste. Donne di poca fede >>
 
Dopo aver spento il Wok, Costance  appoggiò i gomiti sul tavolo e posò il mento sulle mani e cercò di sciogliere in qualche modo il nodo che le attanagliava lo stomaco << se vi dico che ho l’impressione che qualcuno mi stia seguendo, mi date della paranoica? >>
 
 
Ragazze scusate, scusate il ritardo ma più di così non riesco ad andare.
Anche perché dopo che ho scritto, mi tornano in mente cose che avevo scritto nella parte andata persa, per cui cerco di reinserirle, ma mi pare sempre che la parte persa fosse stata migliore ed ecco che allora, taglio, sposto, copio, incollo, riscrivo…..mahhh…
 
 Grazie ragazze perchè continuate a leggere…commentare  e lasciarmi tra le preferite, seguite, da ricordare, non manca molto alla fine della storia, tra Zach e Costance e tra Sarah e Law..
 
Un bacione a tutte e buon novembre!
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 62
*** CAPITOLO 61 - Z&C - POSSO ANDARE O... VADO? ***


<< Se vi dico che ho la sensazione che qualcuno mi stia seguendo mi date della paranoica? >>
 
                               Capitolo 61
 
La guardarono incredule
<< da quanto tempo hai questa sensazione? >> le chiese Sarah intrecciando le mani sotto il mento
<< da un po’ >> le rispose piano aggrottando la fronte per concentrarsi sulla risposta
<< è iniziata con una semplice sensazione. L’ assurda sensazione di essere osservata. Ma ho sempre dato la colpa a me stessa…>> dette un’alzata di spalle << era, e lo è ancora,  un periodo in cui il nervoso la fa da padrone sul mio corpo, non riesco a rilassarmi mai…sarà anche questo esame…...>> si fermò per un momento persa nei propri pensieri
<< invece ? >> la incitò Sarah
<< invece ..>> si raddrizzò sulla sedia << la mattina che sono andata ad assistere all’esame…… sono dovuta andare al bar perché avevo lo stomaco un po’ in subbuglio >> si passò la mano in circolo sullo stomaco a sottolineare il concetto
 << Avevo bevuto solo un po’ di succo d’arancia e molto probabilmente il succo d’arancia non è compatibile con i miei succhi gastrici perché ad un certo punto lo stomaco mi è iniziato a gorgogliare….>> fece una pausa
<< Si dice gorgogliare o brontolare? Perché gorgogliare richiama più il suono glu, glu, glu….Mentre brontolare fa pensare a qualcosa che borbotta in qualcosa di chiuso, tipo una pentola.. e del resto..
<< Costance! >>
<< oh, si , giusto >> tossicchiò << dicevo che quando sono andata al bar per i motivi or ora esposti, dopo aver fatto colazione e dopo aver visto Spence…
<< Spence! >> sputò furiosa Marissa come se quella parola fosse diventata all’improvviso un’ imprecazione
Costance fece finta di non sentire << sono uscita e poi mi sono scontrata con un ometto buffo, un po’ pelato con il naso schiacciato come i pugili… ometto che mi è sembrato di vedere da lontano, ma questa è davvero una supposizione perché non ne sono certa, ai magazzini Harrods >>
<< dove hai ri-incontrato Steve >> precisò Marissa
<< si. Ma quella volta forse è stata davvero suggestione. Però quando sono andata a restituire la sciarpa a Steve, con la coda dell’occhio ho intravisto un’ombra , che non sono riuscita ad inquadrare bene, ma le cui caratteristiche fisiche erano pressochè simili…>> si allungò per afferrare il bicchiere e bere un sorso d’acqua << stamani qualcuno mi ha seguita fino a casa di Timothy…… >> la guardò dritta in viso
<< .. almeno.... credo…. ma, a parte la stazza, non l’ho visto in viso. ….Ed infine stasera…..C’era un uomo in carne ed ossa seduto in macchina sull’altro lato della strada che quando ho attraversato,  si è chinato sul sedile come se gli fosse caduto qualcosa e poi la luce si è accesa come se avesse aperto lo sportello per scendere.>>
<< ma era lo stesso ometto  in entrambi i casi oggi? >>
<< non lo so. Quando è passato nella mia stessa strada aveva un cappello borsalino e stava dalla parte in ombra.... l'alteza era su per giù quella... ma non è che esiste un solo uomo così.. >> allargò le braccia impotente << ed anche per la macchina non lo so..... era distante ..... e da seduto non è che puoi vedere bene la corporatura.. >>
<< pensi di dirlo a Zach ? >> le chiese Sarah
<< devi dirlo a Zach ! >> suggerì Beth con voce stridula
<< bè al momento è ancora tutto da valutare, non vorrei fare la figura di quella che si crede vittima di persecuzioni …>> la voce le si affievolì fino a sparire del tutto <<... insomma non ho la certezza assoluta, e loro di persone paranoiche che credono di essere bersaglio di non so quali macchinazioni ne vedono tutti i giorni… però giuro che se ricapita lo racconto a Zach >> sospirò iniziando a percorrere con il dito il bordo del bicchiere
Tre sospiri le fecero seguito
 
Beth fece un secondo sospiro giocherellando con il proprio dito pollice della mano destra << visto che stasera mi sembra la serata giusta per le confessioni, vi comunico che ho inviato il mio curriculum più la richiesta di effettuare uno stage ad alcune aziende di Seattle e che sono ancora in attesa di risposta >> le guardò da sotto in su.
Un silenzio interminabile seguì quelle parole
<<  Ho già in testa tutto il mio progetto di vita. Una tabella di marcia insomma  >> insistè  Beth
<< e sarebbe ? >> chiese Marissa soffiando piano fuori l’aria sulla s
<< molto semplice.. sarebbe…. >> proseguì Beth fermandosi poi di colpo << no.. non importa… >> si mordicchiò il labbro  
<< come sarebbe a dire non importa ? >>
<< sarebbe a dire che non importa che stia a raccontarvelo… tanto lo so…. >>
<< sai cosa ? >>
<< so…>>
<< Dio santo Beth .. e dillo! >>
<< mi prenderete in giro ecco! L’ho detto ! >>
<< no. Dì il tuo progetto di vita per la miseria!  >>
<< voglio un lavoro nel campo dell’informatica, voglio riuscire in questo campo, magari potrei arrivare ad avere una società tutta mia e poi voglio sposarmi. Possibilmente prima dei trent’ anni perché voglio due figli a distanza di uno o due anni tra loro,  perché non voglio che ci sia molta differenza di età . E quindi scalando di tre anni si arriva a ventisette, il che comporta che trovi un uomo entro i prossimi tre anni, perché dovrò pure frequentarlo, e quindi sono in ritardo sulla tabella di marcia …..
<< tabella di marcia ? >> chiese confusa Costance  in mezzo al silenzio
<<.. Dovrà essere una persona disponibile con gli altri. Che sorride spesso, una persona che mette il buon umore quando le sei a fianco e con la quale tu possa parlare di tutto ..>>
Fece una pausa mentre le altre si scambiarono alcuni sguardi complici tra loro poi,  ormai partita in quarta,  riprese il respiro e continuò  << bello, possibilmente, con una buona etica professionale. E  che non abbia un passato troppo ingombrante. Insomma dovrebbe avere avuto un po’ di storie ma non troppe….. non voglio un dongiovanni. questo è certo >> concluse sicura  scrutando le espressioni delle altre che sembravano leggermente spiazzate da quell’ultima dichiarazione
Il silenzio si protrasse.
<< incredibile >> mormorò Costance fissando il vuoto
<< molto precisa >> appuntò Marissa diplomatica
<< è una  folle >> esclamò Sarah guardando le altre due << com’è che non ce ne eravamo mai accorte? >>
<< non sono folle. Sono estremamente concreta invece. Non capisco cosa c’è di strano nel programmare…
<<… appunto programmare >> proruppe Sarah abbassando la voce
<< …. la propria vita e stabilire una tabella .. >>
<< di marcia , abbiamo capito il concetto, solo non capisco in che modo potrai riuscirci, cosa farai ti rivolgi ad una agenzia matrimoniale? >> Sarah fece finta di posizionarsi una fantomatica cornetta tra l’orecchio e la spalla << Pronto scusi, avrebbe disponibile un uomo alto …...>> strizzò forte l’occhio sinistro, ed il viso gli si contorse in una smorfia, divaricò il pollice ed il mignolo e fece finta di misurare una ipotetica altezza <<….. bellissimo.. >>
<<.. non ho detto che dovrebbe essere bellissimo.. ho detto possibilmente bello, ho messo il condizionale … >> cercò di intromettersi Beth
<<…. estremamente sexy , ma che non abbia avuto molte storie.. >> continuò con voce indisponente Sarah strascicando la parola estremamente
<< e non detto neanche sexy.. >> la voce di Beth si era alzata di un tono ed era diventata leggermente stridula  
<< come se, un uomo così, fosse possibile che abbia avuto poche storie. Uno così è super ricercato dalle donne.. .. insomma Beth dai, rivedi un attimo quello che hai appena detto e fatti una risata e cancella tutto >>
<< se voglio farmi una risata  mi guardo nuda allo specchio >> sbottò lei acida
<< insomma allora se è questo che vuoi buttati! Vai in qualche locale e inizia a rimorchiare . E buona fortuna! >>
<< l’avevo detto io! >> esclamò Beth risoluta
<< cosa ? >> risposero in coro le altre. In un altro momento avrebbero anche potuto giocare a flick e flock
<< che avreste avuto da ridire >> si appoggiò sulla difensiva allo schienale della sedia con le braccia incrociate, mentre il silenzio irrompeva di nuovo tra loro
<< Okay, ho capito >> Marissa allargò le braccia con le palme in avanti ad indicare che voleva silenzio - anche se c’era già - e che aveva trovato la soluzione
<< dobbiamo far diventare nostra,  la missione di trovare l’uomo giusto per Beth. E’ una questione di orgoglio tutto femminile. Prenderemo in mano la tua vita sentimentale e ti troveremo l’uomo perfetto. >>
Beth attese che la risata di Marissa prorompesse nell’aria  seguita a ruota dalle altre, invece tutte rimasero mute.
L’aveva detto sul serio allora.
<< Insomma è una questione di orgoglio tutto femminile. Non possiamo permettere che una di noi resti sola >> proseguì Marissa chiedendo conferma ad ognuna di loro su quanto ipotizzato.
<< possiamo rimandare questa missione di qualche mese ? >> ribattè secca Beth
<< certo.. ma  certo. D’altra parte sei in procinto di partire per la tua vacanza in terra francese >> replicò Marissa
Beth si lasciò sfuggire un gemito << vado in Francia e non so neanche nuotare >>
<< da quando in qua in Francia si deve andare a nuoto ? >> esclamò sorpresa Costance << mi sono persa qualcosa ultimamente? Hanno rubato tutti i tappi alle navi? >>
<< ah-ah. Che spirito di patate >> biascicò Beth
 
                                                                    *.*.*
 
L’esame era andato bene.
anzi più che bene.
Era andato meravigliosamente bene
Ed era per quello che l’ultimo gruppo di esaminandi stava lasciandosi andare a balli e canti tribali nel giardino del dipartimento, intervallati da pacche sulle spalle ed abbracci saltellanti.
Tutta la tensione accumulata stava uscendo fuori in modo irruento e decisamente fuori controllo.
<< e sabato sera tutti a festeggiare! >> urlò qualcuno. Non era importante chi l’aveva detto, ma l’idea che aveva lanciato si era già estesa, come una marea che cresce, anche a  tutti  quelli che avevano sostenuto l’esame prima di loro.
In men che non si dica, l’idea di festeggiare il superamento di quell’esame aveva coinvolto un po’ tutti ed era tutto un susseguirsi di suggerimenti su dove andare a festeggiare.
Finalmente riuscirono a mettersi d’accordo per andare al  East Latitude,  un locale di tendenza nell'area sud di Londra che si sviluppava su tre piani e dove c’era un’area dove si poteva partecipare alle competizioni aperte di breakdance , un’area dedicata al piano bar dotata anche di tutti i tipi di giochi da tavolo, ed un’area dedicata al gioco di carte, dove venivano anche improvvisati tornei estemporanei tra gli avventori, ma senza puntate eccessive.
 
Il chiasso cessò non appena il professor Firth ed i suoi due collaboratori uscirono dal portone dirigendosi verso il parcheggio di fianco, coperto da una siepe di bosso.
I ragazzi, in tutto una ventina, fecero ala aprendosi in due come il Mar Rosso davanti a Mosè.
Il professore attraversò quel varco sorridendo poi, giunto in fondo alla fila, dove  si trovava Timothy si soffermò impercettibilmente e gli sussurrò
<< salutami Steve >>
Timothy arrossì leggermente e sorridendogli di rimando rispose << certamente >>
 
Rimasero in silenzio a guardare il terzetto che si allontanava poi ripresero a parlare tutti insieme per accordarsi sul sabato sera.
<< tu vieni vero Costance ? >> le chiese Paul , il comunicatore telefonico dei voti degli scritti.
<< certamente >> rispose pronta lei
<< e Zach ? >> le chiese Timmy
<< nessun problema >> rispose lei con una leggera punta di timore nel petto << vorrà dire che ci vedremo nel pomeriggio o la domenica >>
< Okay allora >> esclamò Paul, << sabato sera tutti all’East Latitude>>
<< posso unirmi anch’io a voi ? >> esclamò la voce di Steve che ormai era diventato quasi una maledizione.
Prima che Costance  aprisse bocca per chiedergli cosa ci faceva lì, lui la precedette << è già andato via Firth? Avevo un appuntamento con lui .. . >> voltò il polso e guardò l’orologio << una decina di minuti fa.. >>
<< se ti sbrighi fai in tempo a raggiungerli, sono appena usciti >> gli disse Costance accompagnando le parole con il gesto della mano
<< grazie, corro allora, prima di perderli >>
Lei tirò un sospiro di sollievo, per un attimo.. aveva pensato che.. fosse lì per lei..
<< a proposito, tutto bene l’esame ? >> chiese loro
<< si, grazie >> rispose Timmy arrossendo di nuovo << lei ha preso il massimo >> indicò con il pollice Costance , Steve rapido le si avvicinò e la prese tra le braccia facendola volteggiare per aria, lei colta di sorpresa emise un gridolino e, ancora euforica per l’esame, rise.
Rapidamente la mise giù e si avviò anche lui verso il parcheggio
Timmy lo osservò andar via << pensi che glie l’abbia detto ? >>
<< secondo me.. si >> rispose lei
<< .. quindi pensi che il voto che ho preso sia dovuto a.. >>
<< no, Timmy >> gli rispose  convinta << il voto che hai preso, lo hai preso perché te lo meritavi >>
<< pfui! grazie >> mormorò lui
<< è anche vero però che non ti ha tartassato molto….. visto l’attenzione che gli prestavi in classe…. Mi sarei aspettata una spremitura a sangue… >>
<< forse non se ne è mai accorto che non lo ascoltavo >> ribattè lui piccato
<< ma chi? Mangiafuoco? >> Costance alzò entrambe le sopracciglia << si, è possibile… in un universo parallelo…. >> gli diede una gomitata nelle costole che lo fece piegare in due e si incamminò verso la sub
 
<< salite vi accompagno >> la macchina di Steve gli si era affiancata e lui aveva tirato giù il vetro
<< non importa, facciamo in un battibaleno >> Costance lo guardò fisso ma lo sguardo avvilito che gli saettò negli occhi la fece sentire una grande stronza. Insomma perché voleva vedere del marcio in quella che invece era pura gentilezza?
Era lei così sbagliata?
<< dai salite, via >> fermò l’auto e loro due salirono velocemente.
Costance non si ricordava cosa avesse detto Steve a Timothy, ma il fatto era che adesso lui era seduto dietro e lei seduta nel seggiolino davanti, accanto a Steve.
L’ultimo tratto, dopo che Timothy era sceso, lo fecero in silenzio mentre  le sembrava di avere ingoiato una scopa.
<< grazie >>
<< Steve >> disse lui prendendole la mano e trattenendola sul sedile << perché non pronunci mai il mio nome? >>
<< non è vero > si difese lei
<< allora dì grazie Steve >> le fissò la bocca
<< grazie. Steve >> mormorò lei con la gola secca
<< non c’è di che piccola.. sempre a tua disposizione.. per qualsiasi cosa.. >> le fece l’occhietto e ripartì
Assurda.. quella situazione era assurda.. stava cercando di flirtare con lei?
Tzè
 
                                                              *.*.*
 
Zach era in preda alla confusione più completa.
Si sentiva un grandissimo mentitore.
E un traditore.
…Se si sbagliava… la stava insultando nel peggior modo possibile.
Infedele?
Costance?
Ma cosa gli veniva in mente?
 Dio, sperava di sbagliarsi.
Bevve un sorso di vino senza sentire il sapore e la osservò dall’altra parte del tavolo.
Era bellissima, come sempre del resto, ma c’era qualcosa nei suoi modi che lasciava trapelare del disagio.
Gli sembrava un po’ meno loquace del solito. In genere era lei a tenere viva la conversazione, e di rado invece capitava che fosse lui che riempiva il silenzio che ogni tanto si creava.
Forse  si sentiva in colpa?
 
Era lui, cazzo, a sentirsi in colpa,.
 
In colpa per aver ingaggiato quell’uomo per farla pedinare
 
Zach mormorò << E’ molto piacevole vero questo posto? Insomma , noi  due soli, le candele, una musica di sottofondo… >>
<< si, credo sia stata un’ idea magnifica venire qui da Aldo , è così intimo qui, insomma sembra di essere da soli, quasi >> Costance si portò alla bocca il calice di vino bianco frizzante e ne bevve un sorso. I capelli biondi splendevano alla luce delle candele << dovremo farlo più spesso >> gli sorrise da sopra il bicchiere.
 
Quella sera aveva ricevuto l’ennesima e-mail .
 Sebbene gli sembrasse che le parole gli si incastrassero in gola, come se non volessero uscire fuori, disse  << allora …raccontami come è stata questa tua giornata speciale >>
Ti prego, dimmelo. Ti prego.
<< bè, sorvolando l’esame di cui credo di averti già raccontato tutto, fino alla nausea, e ti ringrazio per avermi sopportato ..
Lui sorrise leggermente
<< poi non c’è nient’altro da dire, insomma, dopo aver urlato nei giardini del dipartimento ed aver fatto gli scemi …sono tornata a casa, ho fatto alcune commissioni.. >> alzò le spalle << cose così insomma >>
<< Tutto qui? >> Zach attese.
<< Sì >>
Nient’altro. Lui sapeva benissimo chi aveva incontrato, naturalmente. Conosceva ogni sua mossa, in ogni dettaglio. Per esempio, era stato informato del fatto che era arrivata a casa in auto con Steve e che lui l’aveva trattenuta per una mano .
 
Sarebbe potuto accedere che le ragazze tenessero mano a Costance ?
Si conoscevano da tempo ed erano molto legate..
Zach pensò a quella possibilità con un’agonia interiore che sperava non trapelasse sul suo viso.
Non poté far altro che infilzare un pezzo di carne arrosto che aveva nel piatto, masticarlo e deglutire.
<< buono vero ? >> gli chiese Costance
<< si >>  rispose, anche se gli sembrava sapesse di segatura.  Riuscì a buttarlo giù con un sorso di vino.
<< bene >> sussurrò << e come è andata a Timothy ?  >>
<< Bene >> Costance si mosse sulla sedia un po’ a disagio,  detestava non dirgli delle volte che aveva incontrato Steve, ma ormai erano arrivati ad un punto che non poteva più dirglielo, o avrebbe frainteso tutto.
 
Di nuovo una risposta concisa.  
Aspettò che Costance argomentasse quella affermazione, ma lei si limitò a prendere una forchettata di patate. Se le avesse domandato con chi erano tornati a casa sarebbe sembrato sospetto.
Come poteva sapere una cosa simile senza che qualcuno gliel’avesse riferita?
Non disse niente, dunque,  ma il silenzio era una tortura.
Quando diavolo aveva intenzione di dirgli di Steve?
 
Zach posò la forchetta al lato del piatto, lo stomaco gli si era chiuso completamente e non riusciva neanche più a fingere di mangiare.
Forse doveva solo chiederglielo.
Forse doveva anche domandarle perché all’improvviso  fosse così palesemente a disagio in sua presenza.
 
<< a proposito >> iniziò piano tanto che quasi non riuscì a sentirla<< abbiamo deciso, cioè  tutto il gruppo che stamani ha affrontato il grande Firth, abbiamo deciso che andremo a festeggiare all’ East Latitude, ci troveremo lì..
<< No >> Il suo rifiuto perentorio uscì fuori prima che lui se ne rendesse conto.
Costance lo fissò sbigottita << Come... come hai detto, prego? >>
 
Lei doveva stare con lui,  voleva tenerla vicino a sé, nel caso in cui non si stesse sbagliando.
E se Steve l’avesse raggiunta lì ?
O magari erano già d’accordo.
Lei aveva rifiutato i suoi regali, ma magari insistendo lui era riuscito a crearsi un varco nella sua fermezza..
 Be’, ormai l’aveva già detto, quindi tanto valeva chiarire la sua posizione
<< No, non ti do il permesso di andare >>
<< Tu.. che ..cosa ? >> balbettò lei
<<  Non ti do il permesso di andare >> Scandì chiaramente ogni parola con estrema, fasulla,  cortesia.
Era dispotico, ma non gliene importava. Carenza di sonno e dubbi inquietanti non favorivano l’educazione.
<< Zach >> sussurrò lei scioccata  << Perché non dovresti volere che io vada con gli altri? >>
<< molto semplice, non posso accompagnarti, quindi non ci vai >>
<< okay, cerchiamo di essere logici. Ho dato un esame. E’ andato bene. Abbiamo deciso di andare a festeggiare tutti insieme. Tu l’altra sera hai avuto il tuo poker, posso avere anch’io una serata per me ! >>
Costance aveva perfettamente ragione, ma lui non era dell’umore giusto per ammetterlo.
<< ce l’hai sempre le serate per te! Non abiti mica con i genitori, stai per conto tuo con altre ragazze no ? puoi fare quello che vuoi in quelle serate con loro >>
 
Le comparvero delle chiazze rosse sulle sue guance lisce. << che cosa c’è che non va Zach? >>
<< io  non ho niente che non va >>
<< non mi pare proprio >> Costance sollevò il mento con aria di sfida  < < Oppure devo avere il tuo permesso anche per non essere d’accordo ? >>
Lo stava provocando, deliberatamente, ma le stava montando una rabbia pari solo alla violenza di una cascata. Pensa ad un semaforo rosso, si disse, fermati,  aspetta e pensa a come potresti ottenere lo stesso obiettivo in modo più assertivo.
Zach si chinò in avanti, sostenendo il suo sguardo << ti ricordo che in una coppia, in genere, si fano sempre le cose che fanno piacere anche all’altro, mi aspetto
che tu faccia esattamente questo. Io posso..
<< Potere? >> Lei fece quella che sembrava una risata isterica, ma che avrebbe
anche potuto essere un singhiozzo.
Probabilmente non aveva scelto il termine giusto ma Zach non era in sé.
Costance si alzò gettando malamente il tovagliolo sul tavolo << se non ti dispiace..
<<  siediti! >> le ordinò lui << non voglio che la gente vada a dire in giro che mi hai piantato nel bel mezzo della cena >> ed era vero,  in ogni caso.
Non voleva che i suoi problemi venissero spiattellati in pubblico. Era già stato abbastanza umiliante ingaggiare quell’uomo per pedinarla.
Costance si lasciò cadere sulla sedia, la bocca, all’inizio della cena così morbida, contratta in un’espressione ribelle.
Diede un’occhiata al budino tremolante che aveva nel piatto  quando glie lo avevano portato?come se  avesse  davanti una rana morta
<< Ho avuto un po’ di mal di stomaco ultimamente. E adesso il classico volo di farfalle nello stomaco è solo un ricordo, ho un cucciolo di pterodattilo che mi si agita dentro. Per cui ho la tua approvazione se decido di non mangiare il dolce oppure devo inghiottirlo a forza e sopportare le conseguenze se poi mi sentirò male? >>
<< non essere esagerata Costance. Se vuoi saltare il dessert, saltalo >>
Anche lui aveva lo stomaco in subbuglio, ma un lato perverso di sé lo incitò a far finta di niente << io, il mio lo mangio, non ho nessun peso sullo stomaco >>
Costance lo guardò come se gli fosse spuntata una seconda testa e fece un gesto impotente con la mano << stasera  non mi spiego davvero il tuo umore. E non ha a che fare  con questa cena. È come se io avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma non so cosa sia >>
Qualcosa le tremò dentro
Zach non riuscì a trattenersi e le disse con voce dolcemente lusinghiera << oh no, ti sbagli, non hai fatto niente di male, tesoro. Non è così? >>
<< Non è così? Che cazzo  di domanda è questa?  Merda! >> Costance lo guardò allibita
<< ti pregherei di moderare i termini evitando di imprecare come una lavandaia dell’’800 >>
<< forse perché magari mia bis-bis- nonna era una lavandaia? Che ne sai!?  E mio nonno il venditore di sapone ! o magari la mia antenata lavorava al porto in mezzo a rudi marinai che le hanno insegnato espressioni così volgari che ti farebbero drizzare sulla testa i capelli se tu li avessi un tantino più lunghi >> prese fiato <<  Ho molti difetti Zach, e se ancora non li hai notati non sarò certo io a dirteli, e uno di questi è che quando mi arrabbio posso arrivare anche a dire parolacce… della categoria più infima >>
Era un estraneo quell’uomo dagli occhi color oro nero,  dall’altra parte del tavolo che sorseggiava tranquillamente il suo vino e le sembrava la guardasse  come se avesse commesso un qualche crimine efferato..
 
Le sembrava di essere in uno di quegli incubi da cui ci si sveglia sempre con un senso di sollievo, certi che una cosa così orribile non possa mai accadere nella realtà.
 
Lui la guardò, il volto privo di qualsiasi evidente emozione << Non ho detto, nel modo più assoluto,  che hai fatto qualcosa di sbagliato. Lo hai detto tu. Sono le tue parole, non le mie >>
Si limitò a fissarlo cercando di trasmettergli tutta la sua rabbia.
Era la prima volta che usava con lei quel tono arrogante.
Era la prima volta che le proibiva qualcosa.
Era completamente diverso dal solito.
Lo Zach premuroso che fine aveva fatto?
Eccolo lì,  seduto bello e tranquillo, a guardarlo bene persino un po’ snob, con  le lunghe dita che giocherellavano instancabilmente con lo stelo del bicchiere.
Eccolo lì il despota.
Si era rivelata finalmente la sua vera natura?
Il movimento delle dita cessò e quando parlò la voce di Zach era stanca.
<< ti devo delle scuse. Mi sono comportato in modo sgarbato >>
Quegli occhi neri la fissarono e il cuore di Costance si fermò un istante.
In effetti era stato insopportabilmente sgarbato e lei ancora non aveva idea del motivo.
Ma non aveva importanza. Lo amava.
<< vogliamo andare  ? >> gli domandò sentendosi completamente svuotata << sono un po’ stanca >>
<< certo. Andiamo subito  >>
Si alzarono ed uscirono fuori.
Aveva bisogno di lei in modo così disperato che ne fu spaventato.
Appena fuori la prese tra le braccia ed inspirò il suo profumo affondandole la testa tra i capelli. La baciò in modo un po’ rude.
C’era un qualcosa di primordiale nelle sue emozioni, qualcosa che andavano oltre il suo autocontrollo, ed aveva il terrore che a causa della loro intensità l’avrebbe persa.
<< non ti permetterò di abbandonarmi >>
<< io non ti abbandonerò mai >> promise Costance soffocata dalla sua spalla
<< volevo solo che lo sapessi >> mormorò lui << non ti permetterò mai di andare via. Sei mia. Solo mia. Nessun altro uomo potrà mai toccarti. Mi hai sentito ? >>
Costance sentì un brivido scivolarle lungo la schiena quando vide i suoi occhi, così freddi e minacciosi.
<< io non ti tradirei mai >> gli rispose << ma questo la sai già, vero? Sei stato il primo a cui….
<< ti sto dicendo che non dovrà mai esserci nessun altro >>
<< non hai bisogno di minacciarmi >> replicò Costance ferita. Si staccò da lui lentamente e si avviò alla macchina.
Lui la seguì frustrato.
 
Erano seduti in macchina sotto casa di Costance.
Fermi.
In silenzio.
<< scusa. Sono stato un bruto poco fa. Perdonami. Sono geloso, e ho un carattere terribile. Le mie emozioni, sono così intense…. a volte sono così forti che quasi mi fanno paura… scusami… sono solo un pazzo geloso.. >>
 
<< quindi… sabato posso andare ? >>
si dette della cogliona per avergli posto quella domanda. Ma che cosa aveva nel cervello della segatura? Non doveva neanche chiederglielo, era una persona, non era una cosa, lei non apparteneva a nessuno, o meglio, gli apparteneva in modo totale e incondizionato, ma solo con il cuore e con l’anima, il resto era proprietà di se stessa.
<< no >> la risposta arrivò secca e la colpì come una frustata.
<< bene Zach, allora sappi che non me ne frega un cazzo di quello che pensi. Non avrei neanche dovuto chiedere se ti dispiaceva, d’altra parte le serate che tu passi con gli amici..
<< .. sono poche.. >> Ribattè lui
<< poche o tante non fa alcuna differenza. Perché anche in quelle poche non mi hai mai chiesto il permesso, giustamente, né se mi dispiaceva, mi informavi che non ci saresti stato e bon. Quindi credo di essere stata anche troppo, anzi, esageratamente educata a chiederti se ti dispiaceva, avrei dovuto utilizzare lo stesso tuo metodo che, ripeto è quello giusto. Noi ci apparteniamo, ma appartenersi non vuol dire  stare insieme ventiquattro ore su ventiquattro. Dimenticarsi degli amici e che esiste anche un mondo là fuori di cui facciamo ancora parte. Quindi …
<< quindi andrai ? >> le chiese alterato
<< si. Andrò >>
<< non è prudente che tu scorrazzi da sola per Londra >>
<< che scorrazzi…. cosa?  Se tu pensi di poter fare quello che vuoi e quando vuoi, mentre io dovrei stare ad aspettarti .. hai preso una grossa cantonata.. >>
<< stai facendo la difficile >>
<< se fare la difficile vuol dire far valere le mie esigenze allora si, sto facendo la difficile. Hai ragione >>
 
<< Sant’ Iddio Costance! Sembra che ti abbia detto chissà che cosa! Per una volta.. per una volta, potresti fare quello che ti dico ? >>
<< tu non me lo hai detto! Me lo hai imposto! … cazzo! >>
 
Era vero. Per quanto stupido sembrasse in quel momento.
 
<< non te l’ho imposto! Ti ho solo detto..
 
<<  “NO”! Mi hai detto “NO”!  cazzo! Senza lasciarmi neanche finire di parlare ! Quindi ti dispiace se la chiudiamo qui? Perché non mi pare ci sia altro da dire, se non parole, credimi, poco edificanti, che non dico per non passare di nuovo da lavandaia, riguardanti il tuo modo di pensare troglodita >>
 
<< d’accordo >> ribattè lui con voce più alta << vorrà dire che sabato, se mi libererò dai miei impegni,  anch’io farò il cazzo che mi pare ! trovo molto allettante in questo momento il concetto di coppia aperta! >> impugnò il volante con entrambe le mani come per tenersi a qualcosa mentre si sentiva cadere in un vortice rosso << e per cazzo che mi pare intendo tutto il cazzo che mi pare. Cazzo ! >>
<< bene. E il tuo cazzo varrà anche per me. Mi comporterò anch’io come cazzo mi parrà. Trovo allettante il concetto di coppia aperta  anch’io. E’ la parte più eccitante al momento! E mi sto stufando di tutta questa storia… credo sia meglio se vado dentro >>
Un moto di collera lo assalì , mise in moto dando due affondi sull’acceleratore,  facendo ruggire il motore rabbiosamente << io sarò a casa. Quando ti sentirai di parlarne con calma mi troverai lì >>
<< ho finito di parlare >> continuò con voce ferma Costance <<.. Non c’è nient’altro da dire  mi pare. Se ti liberi sabato …>>
Aprì la portiera con forza continuando a parlare mentre si fiondava fuori
<< … sai dove trovarmi… >>
Sbattè la portiera con violenza
<< non è che se sbatti la portiera la discussione finisce qui >> gli urlò lui da dentro
<<.. bonne nuit .. >> gli augurò lei muovendo appena le dita della mano da sopra la spalla.
Una mano gelida le artigliò il cuore, ma scrollò le spalle per spezzare quella morsa.
 Glie l’avrebbe fatta vedere lei a quell’imbecille idiota e stronzo che non era altro. Lo avrebbe cucinato a dovere come un tacchino nel giorno del ringraziamento.
Vaffanculo Zach.
Vaffanculo
 
Per molto tempo, dopo che la portiera si fu chiusa alle sue spalle, rimase dov’era in preda ad una ridda di emozioni contrastanti. La voglia di scusarsi per essere un bastardo. La voglia di strozzarla perché anche lei quando ci si metteva sapeva essere veramente esasperante, ed eccesiva nelle sue reazioni.
La voglia di tornare indietro nel tempo e rivivere quella serata in modo che tutto andasse diversamente.
La voglia di prendere a calci in culo il mondo intero.
Si passò di nuovo le mani tra i corti capelli ed ingranò la marcia partendo con uno stridio di gomme che infranse tutte le regole di inquinamento acustico riversandogli nel timpano un numero spropositato di decibel.
 
… il giorno dopo…
 
Messaggio privato
Da Campbell & C
A Mr. MacCole
Oggetto : rapporto giornaliero
 
Il soggetto di cui è interessato è uscito di casa alle ore 12,00 e si è incontrato oggi con il Sig. Spence .
Sono entrati da Burger King alle 13,00 e sono usciti alle ore 13,45.
All’uscita un mio subalterno si è attardato vicino a loro .
Si sono salutati con una stretta di mano e si sono dati appuntamento per sabato alle ore 22,00 all’ East Latitude.
 
Nessun altro avvenimento degno di nota da segnalare
 
Cordiali saluti
C&C
 
 
 
<< Camille ? ti ricordi il favore che ti dovevo ? … penso di poterlo restituire  >> un ghigno malefico accompagnò quelle parole. Un ghigno che rimase ancora lì, in buona compagnia del naso e di quegli occhi azzurri, che in quel momento avevano un che di glaciale. Naso ed occhi  che, pur avendone visti molti di ghigni su quella stessa faccia ultimamente,  rabbrividirono  cercando di sporgersi verso quel sorrisino, quasi a voler chiedere al resto della faccia cosa e perché stesse succedendo tutto quello.
 
Salve a tutte!
Come state?
Spero bene!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia……
….al The End…... ne mancano davvero una manciata  =)… chissà cosa accadrà?
Vi lascio con questo spoiler…
hasta la vista a todos !
grazie a tutte voi che avete recensito, inserito la soria tra le seguite, preferite, da ricordare..
un bacione grandissimo e buon shopping natalizio.. anche se manca ancora un po’….

 
 
Spoiler
 

<< sei incantevole >> Steve la stava aspettando sul marciapiede di fronte al locale, per poi salire con lei su per la scalinata. Sembrava ansioso di scortala.
 
Costance si fermò sull’ultimo scalino << prima che questa serata inizi devi sapere che se  stasera sono qui è perchè io e  Zach abbiamo avuto una grossa lite >>
<< lo so >>
<< lo sai ? >> ripetè come un automa lei
<< una donna non chiede mai di accompagnarla al peggior nemico del suo uomo, a meno che non voglia avvalorare una teoria. >>

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Capitolo 63
*** CAPITOLO 62 - C&Z - L'ASSO NELLA MANICA ***


Capitolo 62
 

 
 
Sedeva con le altre nel soggiorno con in mano un libro di poesie di Neruda che faceva finta di leggere mentre vagheggiava di compiere un’impresa da tempo sognata: dormire così a lungo da arrivare all’ora della merenda e poi concedersi una pennichella così lunga fino ad arrivare all’ora della buonanotte e forse anche al giorno dopo, o svegliarsi addirittura il mese dopo, saltando così quel periodo non troppo … anzi veramente di m….sperando in un miglioramento.
Marissa stava ascoltando Sarah ripetere alcuni argomenti dell’esame che avrebbe sostenuto il giorno successivo, perché parlare davanti a qualcuno e non di fronte al vuoto l’ aiutava nella concentrazione, così diceva lei, così come l’aiutava molto camminare durante l’esposizione.
Ecco perché quindi in quel momento stava camminando seguendo un percorso immaginario intorno al tavolo, mentre Marissa dal divano la guardava e annuiva, approvando la sua sicurezza nell’esposizione… se poi sparasse cazzate questo non le era dato di sapere, comunque fosse la cosa, le sparava con grande determinazione.
 
Completamente persa nei suoi pensieri Costance non si era resa conto delle domande che le avevano posto, e neanche degli sguardi che si erano intrecciati tra loro.
 
Alla fine Sarah, molto poco paziente, smise di camminare per la stanza e le si piantò davanti dicendo a voce piuttosto alta
<< ti sei addormentata o sei caduta in catalessi? >>
Costance sobbalzò facendo cadere il libro che aveva sulle gambe << accidenti a te Sarah, mi hai spaventato! >>
<< abbiamo cercato in tutti i modi di penetrare oltre la cortina di fumo nella tua mente ma tu hai continuato a guardare nel vuoto, come se fossi in tranche. Stavo iniziando a pensare che tu fossi preda di una visione onirica o che tu ti fossi rimbambita  >>
<< grazie tante >> ribattè offesa Costance mimando una riverenza
<< sono sicura che  Costance ha molti pensieri in questo momento >> dichiarò Beth rivolta a Sarah, con un tono di vaga disapprovazione
Ed era vero.
Costance ne aveva.
E molti.
Pensieri pesanti come macigni.
Pensieri che la portavano sempre a lui.
Oh, non che fosse concentrata su di lui costantemente, certo.
C’erano state due buone occasioni in cui era riuscita a non pensarci.
Quando aveva aiutato Aurélie a portare su la spesa era riuscita a non pensarci per ben ventisette minuti.
E quella mattina, mentre aiutava Marissa a cercare la maglietta bianca con il cuore di I LOVE NY dipinto di rosso, svuotando tutto il suo armadio,  per quasi quattordici minuti e spiccioli era riuscita ad allontanare da sé l’immagine di un paio di occhi neri che sprizzavano scintille e inviavano saette. Si limitò a strattonare il
bordo del cuscino, disfacendo una splendida passamaneria oro e verde smeraldo e avvolgendosi attorno alle dita i fili sciolti,  con un’espressione così angosciata da far tremare il peggiore cuore di ghiaccio. Sempre più ostinata a non versare nemmeno una lacrima.
Quando si rese conto che tutte la stavano fissando preoccupate mormorò << mi ero appisolata con gli occhi aperti >>
Quattro sguardi increduli accolsero quella bugia così evidente come il sole in una giornata priva di nuvole.
Sospirò irritata << oh, e va bene, stavo pensando a Zach.. e a me.. e a ..noi >>
Marissa buttò il libro sul tavolo, provocando una  fiacca protesta da parte di Sarah, poi avvicinò una sedia in modo da sederle di fronte << spero che vorrai dirci tutto. Che cos’è che ti far stare così male ? >>
 
Costance riassunse in breve quello che era accaduto.. la sera prima? Le sembrava fosse trascorso un secolo.
 E spiegò cosa aveva intenzione di fare.
<< mmhh >> mormorò Sarah << sembrerebbe un ottimo piano….. sei sicura Costance ? >>
Lei arrossì e chinò la testa
<< bè , è un piano perfetto >> intervenne Beth << anche se a mio parere ci sono degli intoppi >>
<< Oh Beth. Non essere pessimista, che intoppi ci potrebbero essere? >>
<< che qualcuno fraintenda ? e per qualcuno non intendo qualcuno >> fece il gesto di sfregiarsi la guancia << ma qualcun altro . …Ma ora che ci penso potrebbero fraintendere entrambi e capire lucciole per lanterne. E non credo che a quel punto tu ti troveresti in una situazione piacevole >> commentò di nuovo Beth
Costance si appoggiò il gomito su un ginocchio e si mise la mano sotto il mento
<< mmhh, se la gestisco bene in realtà potrei ottenere molto >>
Sarah sorrise << credo che Zach ti sottovaluti >>
<< forse non ti conosce così bene >> disse Marissa
<< no. Non mi conosce. Forse è il momento di alzare la posta in gioco. Devo dimostrare all’onnipotente Zach che non si può scherzare con una Goodwin >> un sorrisetto gli aleggiò sulle labbra per poi tornare di nuovo serie e accigliata << si. Credo proprio che farò così. Passami il telefono Sarah >> si alzò di scatto, l’occasione era da cogliere al volo. Sorridendo alle altre Costance raggiunse la porta << è ora di ricordare ad una persona che ci sono altri pesci nel mare e che sono io che decido con quale pesce uscire. E nessun’altro >>
 
 

 
Guardava l’orologio ogni due minuti fino a che non poté dire di essere arrivato a fine turno.
Turno che era riuscito a farsi cambiare grazie allo scambio con due festivi.
 
<< Tutto bene Zach ? >> gli chiese il vecchio Chester affacciandosi alla porta con in una mano la cartelletta dei turni e nell’altra un sandwich al triplo formaggio che difficilmente si accordava con l’incipiente pancetta resa visibile dalla camicia tirata sull’addome.
Non andava affatto bene.
Per la verità non andava bene niente.
Anzi andava malissimo.
Quella faccenda stava diventando esasperante.
 
Biascicò qualcosa  di incomprensibile come risposta mentre gli passava davanti
<< stai attento con tutti quei grassi o finirai con un cocomero al posto della pancia >> gli disse sibillino lasciandolo a bocca aperta con la indecorosa visione di una pappetta bianca che stava masticando.
 
Arrivò di corsa e volò di sopra a cambiarsi, la mente e le emozioni in pieno subbuglio, o rivoluzione..
Che cosa credeva di fare Costance?
Di farlo scendere passo passo verso l’inferno?
 
*.*.*.*
Aveva scelto di proposito qualcosa di semplice, ma molto femminile….
….Forse i pantaloncini erano troppo ..ini?
…..Forse avrebbe dovuto indossare un paio di pantaloni lunghi
Dette un’occhiata veloce alle altre ragazze del gruppo e si rilassò,
erano vestite un modo molto più osè, lei sembrava un’educanda.. …forse l’abito non era poi così azzeccato….
 
<< sei incantevole >> Steve la stava aspettando sul marciapiede di fronte al locale.
Si unì al vociante gruppo studentesco e le si avvicinò afferrandola per un braccio , per poi salire con lei su per la scalinata.
Sembrava ansioso di scortala.
A lei venne in mente all’improvviso Tommy Cyniston, e le venne un pò da ridere, quando all’ età di quindici , si era innamorato di Celine Dreyfuss che però lo snobbava per guardare con occhi sdolcinati Lucien  Graystck  il quale però, faceva gli occhi dolci a Marylin.
Il tutto sotto gli occhi languidi di Costance che, a quel tempo,  aveva una cotta per Tommy pur sapendo benissimo che era innamorato di Celine.
 
Costance si fermò sull’ultimo scalino << prima che questa serata inizi devi sapere che se  stasera sono qui è perchè io e  Zach abbiamo avuto una lite paurosa >>
<< lo so >>
<< lo sai ? >> ripetè lei alzando un sopracciglio in segno di stupore
<< una donna non chiede mai di accompagnarla al peggior nemico del suo uomo, a meno che non voglia avvalorare una qualche teoria. >> affermò pacato lui
 
Lei si sentì arrossire fino alla radice dei capelli << non è mia intenzione servirmi di te per raggiungere il mio scopo >> cercò di giustificarsi arrossendo ancor di più a causa della bugia che gli stava propinando
 
<< non l’ho mai pensato >> le sussurrò lui nell’orecchio facendola sentire una merda di prima categoria. Poi le prese la mano e glie la baciò come un gentiluomo di altri tempi << d’altra parte come potevo rifiutarmi di fare da accompagnatore ad una donna così affascinante ? >> ammiccò con occhi luccicanti << e a far indispettire il caro Zach ? >> aggiunse subito dopo
<< perché ? cosa ti ha fatto? >>
<< niente.. >> ribattè lui con una scrollata di spalle << ha solo avuto di più >>
<< di più cosa ? >>
<< tutto >> rispose enigmatico lui portandosi le dita alle labbra e baciandogliele rapidamente prima che lei riuscisse a sfilare veloce la mano.
All’improvviso si sentì a disagio, come se, da burattinaio, fosse diventata marionetta.
<< vogliamo seguire gli altri ed entrare? >>  gli suggerì
<< certamente >>
 
Appena entrati furono avvolti da una musica assordante che li fece dirigere subito verso la parte più lontana.
Stavano ancora in piedi in attesa di sistemarsi sulle poltroncine quando vide una delle più care amiche di Camille, una delle pettegole più accanite, di una stupidità immane.
Viveva di pettegolezzi e per i pettegolezzi.
Si stampò sulla faccia il suo migliore sorriso mentre quella piombava loro addosso come un avvoltoio su una carcassa .
<< Costance! >> le urlò quasi nell’orecchio accompagnandosi con una serie di risatine artificiose che glie la resero ancora più odiosa << mi sembrava fossi tu, ma con questa luce non ne avevo la certezza >> poi posò lo sguardo su Steve << .. e Steve Spence  >> mormorò facendo passare lo sguardo dall’uno all’altro più volte quasi a voler  imprimersi bene quell’immagine nella mente << .. ma tu guarda.. sono così sorpresa  di vedervi insieme qui… >> fece una risatina carica di sottintesi
<<.. ma questo sta a dimostrare che non si finisce mai di conoscere la gente vero?. >> la guardò con occhi socchiusi e Costance si sentì avvampare. Chissà quali teorie stava elaborando in quella sua mente  bacata dove chiunque avrebbe potuto provare il brivido di camminare nel vuoto, Steve venne in suo aiuto dirottandola verso le poltroncine già occupate dagli altri dopo aver lanciato un saluto a Mrs. Penninton
<< che persona odiosa e falsa >> sbottò Costance sedendosi
<< si . senza alcun dubbio >> concordò lui enfaticamente << ma non lasciamo che influenzi negativamente la serata. Siamo qui per divertirci no ? >> le sorrise apertamente
Quel siamo la disturbò un po’ ma cercò di non farci caso, stava cercando di ignorare la nausea che aveva iniziato a pervaderla dal momento che aveva intravisto quella. Cercò alla meno peggio di restituirgli il sorriso.
 
La serata andò avanti senza che riuscisse a farsi contagiare dall’entusiasmo di tutti gli altri.
Era tutta presa nelle sue considerazioni in merito all’errore che aveva fatto nel chiamare Steve, quando Timothy propose di trasferirsi nella zona del gioco delle carte.
Si rianimò subito, almeno giocando a carte avrebbe avuto una scusa per allungare le distanze da lui e avrebbe avuto la scusa della mente occupata dal gioco per evitare di conversarci.
Lui la guidò verso la sala e la fece accomodare ad uno dei tavoli vicino all’entrata poi, con sua grande desolazione le si posizionò dietro
<< n..non giochi.. Steve ? >>
<< oh, no, preferisco vedere te.. ti farò da cavalier servente però >> aggiunse ridacchiando << ….ti andrò a prendere da bere…. ti finanzierò in caso di perdite eccessive >>  continuò calcando il tono sull’ultima parte.
Cosa diavolo voleva dire?
Non aveva alcuna intenzione di essere in debito con lui.
Alzò lo sguardo su di lui e non seppe cosa rispondere se non con un  grazie strozzato
<< mi raccomando puntate basse >> le suggerì << e se vedi che stai perdendo troppo.. lascia ..>>
 
Finse di ascoltare attentamente le regole del poker, pur conoscendole benissimo, che la donna di fianco a lei, tale Ellie Persons, con un fermaglio di strass tra i capelli alla “vispa teresa”, le spiegava con dovizia di particolari, mentre in realtà il suo pensiero era solo concentrato su:  se Zach sarebbe arrivato o no.
Quella concentrazione trasse in inganno Steve che la scambiò per  paura per cui si abbassò per sussurrarle nell’orecchio
 << non aver timore. Ci sono io qui a suggerirti >> le soffiò leggermente sul collo l’alito caldo,  che però a lei non produsse alcun effetto se non un leggero fastidio.
 
Osservò gli altri due giocatori.
Oltre alla “vispa teresa” c’era un ragazzo della sua età, James Taylor, che masticava una gomma muovendo la mascella velocemente, mentre l’altro, doveva avere ad occhio e croce circa trenta- trentacinque anni, assomigliava in modo impressionante a Churchill da giovane con i capelli tirati indietro, la fronte spaziosa gli occhi un po’ tondeggianti. Charlie Black.
Stavano giocando la seconda mano e lei aveva un piccolo gruzzoletto di fronte a sé, fortuna dei principianti l’avevano giustificata gli altri, quando Zach arrivò.
Sentì esattamente l’attimo preciso in cui lui entrò nella stanza perché tutto il corpo fu percorso da un pizzicore come se lui l’avesse toccata. Alcuni cenni di saluto nella sua direzione si levarono nella stanza , poi lui si diresse verso di loro. Aveva un che di pericoloso ed era estremamente attraente con quei pantaloni strappati e la maglietta nera. Costance strinse le carte con più forza fino a piegarle leggermente, rimanendo con lo sguardo fisso sulle fiches in mezzo al tavolo, e tentando di cercare di fermare il cuore che le batteva irregolare ed aumentava il ritmo mano a mano che lui si avvicinava.
Steve non si accorse di Zach finché questi non si fermò accanto al tavolo.
<< Costance >>
Steve si voltò verso di lui, strinse lo schienale della sedia ma non disse niente.
<< Costance >> ripetè Zach << credo sia ora di tornare a casa >>
Lei fece finta di non sentire mentre con la mano sudaticcia prendeva parecchie fiches e le rilanciava sul tavolo.
 
Erano tutti concentrati sulle proprie carte: lo sguardo guizzava negli occhi dell’avversario per poi posarsi di nuovo sulle carte che ognuno aveva in mano come se ne potesse essere spuntata una nuova, vincente, che avrebbe strappato la vittoria e umiliato gli altri.
Non volava una mosca e i giocatori se ne stavano rigidi, ma apparentemente rilassati, sulle sedie.
 
Costance prese una carta…. 
 
<< sei sicura  ? >> chiese il ragazzo seduto di fronte a lei << attenta potrebbe essere rischioso.. >>
in  mano non aveva belle carte. Grazie alla carta appena presa sarebbe rimasta solo con una coppia di jack….negli occhi un lampo di trionfo.
Irrita il tuo avversario e disorientalole diceva sempre il nonno quando giocava con lui ed i fratelli, ed era quello che stava facendo.
<< vedo >> ripetè lei allungando sul tavolo le fiches rimanenti
Gli altri, innervositi, la fulminarono con lo sguardo ed il ragazzo che aveva appena parlato si agitò sulla sedia.
<< passo >> mormorò
Il lampo di trionfo balenato negli occhi di Costance non era passato inosservato, neanche gli altri due la seguirono
 
<< magnifico >> esclamò Steve quando gli altri abbandonarono il gioco e lei scoprì le sue carte.
Costance esultò. Vincere l’elettrizzava sempre... anche in presenza di uno Zach che in quel momento aveva incrociato le braccia al petto e la fissava << non ne hai abbastanza ? >>
Altrochè se non ne aveva abbastanza.
Non aveva trovato l’ambiente divertente.
Non aveva trovato piacevole la compagnia
Non aveva trovato così esaltante la vendetta di aver chiamato Steve
Ed anche se vincere la mandava su di giri, in quel momento non glie ne importava niente
Ma non glie l’avrebbe confessato neanche morta
<< sto appena iniziando a divertirmi >> cinguettò falsa
Lui l’afferrò per un braccio << adesso ce ne andiamo >>
Lei si liberò con uno strattone << ma nemmeno per idea! Se tu vuoi andartene vai pure. Io resto qui >>
Zach la guardò con espressione truce, stringendo la mascella, mentre gli altri giocatori lo stavano fissando. Poi si abbassò fino ad incontrare i suoi occhi
<< andiamo via Costance. Subito. >> le sibilò contro il viso con il sorriso sulle labbra, fingendo una flemma degna di 007 in licenza di uccidere .
Ben fatto, disse tra sè.
Gentile, ma incisivo.
Cortese, ma inamovibile.
Ma Costance non accennò ad alzarsi.
Né si scompose più di tanto anche se in realtà aveva la sensazione che i polmoni le si fossero svuotati di tutta l’aria ed un peso enorme gli schiacciasse il petto. Senza battere ciglio poggiò le mani sulle fisches ammucchiate davanti a lei, respirò profondamente e cercò di farsi coraggio << come hai affermato tu stesso, apprezzi i vantaggi di essere una coppia aperta ,  quindi reputo che siamo completamente indipendenti l’uno dall’altro. Per cui penso di poter fare quello che meglio credo >>
<< non dire assurdità.  >>
<< te la sei cercata! E ora se vuoi scusarmi ma vorrei dedicarmi a questo gioco senza interruzioni >>
Steve non aveva proferito verbo durante tutto quello scambio di battute tanto che Costance non riusciva a rendersi conto se lui fosse ancora lì dietro di lei.
<< e va bene >> ringhiò Zach incassando il colpo con un sussulto impercettibile pari a una discesa agli inferi e ritorno in un battere di ciglia << se vuoi restare, resta. Rimarrò anch’io e non aspettarti che la tua presenza mi sia di qualche ostacolo. Mi comporterò come mi pare e piace  >>
<< non mi aspetto niente. Au revoir >>
 
la incenerì con un occhiata penetrante poi furente girò le spalle e si diresse ad un tavolo lì vicino sbattendo la sedia sul pavimento.
 
La serata non prometteva niente di buono, constatò affranta Costance mentre un minuto dopo osservava Zach contornato da un gruppetto di donne con molta merce in mostra.
Steve le posò la mano sulla spalla << non è colpa tua…. E’ che  Zach è troppo impulsivo >> 
Non si immaginava quanto
<< ha avuto una brutta giornata >> si trovò inconsapevolmente a giustificarlo
 
Devi imparare a tenere a freno la lingua le ripeteva in continuazione sua madre quando ancora abitava ad Aberystwyth, ma fino a quel momento non era riuscita a mettere in pratica quel consiglio…e in quel momento se ne rammaricava molto
 
<< possiamo iniziare? >> mormorò impaziente il ragazzo di fronte a lei
<< lo spero proprio, voglio rifarmi di quello che ho perso  >> sbottò il giocatore  che le era di fianco. Costance sbuffò come se l’avessero costretta  a lavorare in una giornata di festa, mentre sbirciava il tavolo poco distante
<< signorina credo che tocchi a lei >> la incitò la donna con gli strass
Costance si affrettò a puntare.
 
Inavvertitamente mostrò due delle sue quattro carte al vicino Charlie alias Churchill che si lasciò sfuggire un sogghigno.
Perfetto! Ora che sapeva in parte cosa aveva in mano il nemico poteva giocare d’astuzia e vincere.
Cambiò una sola carta con la tensione di chi sente di avere la vittoria in pugno.
Aveva un full di 10.
Con immensa soddisfazione scartò.
Costance lo guardò con finta apprensione, penosamente consapevole in realtà della presenza di Zach dall’altra parte della sala e così maledettamente seducente mentre era intento a giocare anche lui.
 
<< Fondamentale in guerra è lo stratagemma >> mormorò a fior di labbra, chiuse il ventaglio delle carte che aveva in mano per appoggiarle sul tavolo e si allungò leggermente fingendo un timido stiracchiamento.
Non poteva impedirsi di continuare a sbirciarlo.
<< Signorina  Costance! Tocca di nuovo a lei ! >> risuonò la voce stridula di Ellie
<< presti un po’ più di attenzione per favore! >>
Arrossendo Costance riportò lo sguardo sul tavolo e rilanciò del doppio.
Charlie la guardò con un sorriso che assomigliava più a un ghigno di trionfo
<< rilancio e vedo >>
Ellie si grattò il naso in segno di imbarazzo  ma non si arrese.
 
<< full di 10 >> esclamò Charlie gongolante senza riuscire a mascherare il trionfo nella voce
<< io ho tre Jack e due tre, quindi ho un full di Jack? Si dice così? >> esclamò Costance fingendo stupore. La smorfia che apparve sul volto di Charlie gli distorse completamente i lineamenti
<< fortunata al gioco, sfortunata in amore >> commentò acida  Ellie, e quella frase arrivò dritta al cuore di Costance come la freccia di Guglielmo Tell sulla mela in testa a suo figlio, spaccandoglielo in due metà uguali e raddoppiandole così l’angoscia.
 
Quell’ultima mano le lasciò l’amaro in bocca.
 
Guardò di nuovo  Zach.
Come eclissasse tutti gli altri uomini , come fosse così bello nella sua perfetta imperfezione, come ogni donna presente facesse quello che stava facendo lei in quell’esatto momento, vale a dire fissarlo .
Se la rabbia avesse avuto un sapore, avrebbe avuto la bocca completamente amara.
<< siamo pronti? Voglio rifarmi dalle perdite subite >> stridette la voce di Ellie, riportò l’attenzione al tavolo ma riuscì a mantenerla viva per poco
<<.. mi chiedevo quando sarebbe arrivata >> mormorò Steve guardando verso la porta.
Seguendo la direzione del suo sguardo, Costance vide Camille entrare , osservare attenta i tavoli e poi attraversare sicura la sala per avvicinarsi al tavolo di Zach.
Si irrigidì completamente ringhiando un  << non sapevo che frequentasse questo posto >>
<< oh, >> le rispose Steve con una leggera scrollata di spalle << frequenta sempre i posti dove spera di incontrare Zach >>
Camille posò una mano sulla spalla di Zach e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Costance non si perse neanche una mossa, un’ espressione sul viso di lui che rimase enigmatico, ma Camille rise e gli avvicinò una sedia sedendoglisi poi accanto.
Ma chi credeva di essere quella e cosa credeva di fare?
Costance intercettò lo sguardo di Zach e lui, continuando a fissarla, lentamente e volutamente allungò il braccio sullo schienale della sedia di Camille la quale, con la scusa di sussurrargli qualcosa nell’orecchio, gli posò il braccio sulla spalla e gli premette il seno contro il torace
<< signorina Costance!>> la voce imperiosa di Charlie la fece sussultare << tocca di nuovo a lei, potrebbe prestare attenzione al gioco ? >> la voce tradiva tutta la rabbia che aveva accumulato fino a quel momento, consapevole di essere stato messo nel sacco da una principiante, o almeno così credeva lui che lo fosse.
Buttò alcune fiches sul panno verde senza neanche pensare a quello che stava facendo
<<.. attenta .. >> l’ammonì Steve
Lei sbuffò << sono stufa di stare attenta >> ribattè
Steve si concentrò sul suo viso poi spostò l’attenzione al tavolo dove si trovava Zach, seguito dallo sguardo di Costance.
 
Camille era spalmata contro la sua spalla e gli parlava all’orecchio mentre lui l’ascoltava con un sorriso distratto, mentre studiava le carte che aveva in mano. Ad un tratto Camille si voltò e la guardò. Un sorriso freddo e diabolico le aleggiò sulla bocca.
Imprecò come in un’area di servizio per camionisti, sotto lo sguardo stupefatto degli altri tre occupanti del tavolo. Fece per alzarsi ma Steve la bloccò << calma, non vorrai fare una scenata adesso no ? >>
<< quello che ho in mente al momento, non lo definirei propriamente una scenata  >> ringhiò tra i denti lei
<< vendetta, d’accordo >> aggiunse Steve <<.. ma con dignità.. >> concluse.
Costance pensò se poteva vendicarsi prendendo dignitosamente a sberle Camille
<< non ne vale la pena … >> aggiunse di nuovo lui << ..un’aggressione in pubblico intendo.... >>
Lei si sentì avvampare fino nelle mutande << ho parlato a voce alta? >> chiese, era convinta di averlo solo pensato..
<< certo che no. Sono io che sono bravo nel leggere le espressioni sui volti delle persone.. ed il tuo è quasi un libro aperto.. >> terminò con un luccichio divertito negli occhi << purtroppo Costance, quello che pensi ti si legge chiaramente in faccia >> avvicinò una sedia e le si sedette accanto prendendole una mano tra le sue
<< potremmo però ribaltare la situazione in tuo favore >> giocherellò con le sue dita e poi si portò il palmo alle labbra, trattenendole lievemente la mano quando lei la fece scorrere via.
Si sentiva confusa, le sembrava che il gioco stesse sfuggendogli di mano. Guardò di nuovo in direzione di Zach e vide che Camille era ancora adesa a lui per cui, dimenticandosi dei pensieri e dubbi appena avuti si sporse leggermente verso Steve e gli sorrise. Lui ricambiò riprendendole la mano tra le sue, mentre Costance con la coda dell’occhio vedeva Zach irrigidirsi sulla sedia e non potè reprimere un sorriso di trionfo.
Lasciò la mano tra quelle di Steve e fece la sua puntata.
 
Zach, la fronte aggrottata,  fece altrettanto, prese la mano di Camille tra le sue  e glie la baciò, ripetendo esattamente il gesto appena fatto da Steve. Costance gettò in malo modo anzi, tirò letteralmente alcune fiches mentre le labbra di Zach si incurvavano sotto il peso di un sorriso compiaciuto.
Fanculo Zach!
Si guardò intorno cercando di trovare qualcosa che lo potesse irritare ancora di più poi, alla vista di un cameriere con due flute si illuminò : un bicchiere di champagne o spumante o una qualsiasi bevanda alcolica << voglio bere qualcosa >> chiese perentoria a Steve
 << ma certo appena.. >>
<< adesso, se non ti dispiace >>
<< ma certo >> esclamò lui, fece un cenno al cameriere che passava loro vicino
 << due bicchiere di champagne >>
<< si, signore >> rispose quello affrettandosi ad annuire e tornando poco dopo con due coppe piene di un liquido biondo con tantissime bollicine che vi si agitavano dentro.
<< ecco qua. A cosa brindiamo ? >>
lei fece segno di non saperlo
<< beviamo e basta >> mormorò. Poi si voltò di nuovo verso Zach il quale adesso la stava guardando con sguardo truce alla vista dello champagne. Lei di rimando lo fissò sollevando la coppa e bevve tutto d’un fiato il contenuto.
Riuscì a mascherare il senso di strozzamento che la quantità di bollicine ingurgitate le avevano procurato in gola per poi passare all’esterno rotolandosi allegramente lungo  tutto il naso, facendola sentire calla stregua di un toro infuriato.
Steve scoppiò a ridere, una risata fragorosa
<< ti piace parecchio lo champagne eh? >>
<< lo adoro >> rispose Costance << e per questo ne prendo una seconda coppa >>
Zach si incupì ancora di più quando vide Steve chiamare di nuovo il cameriere.
 
Quando Costance si portò la coppa alle labbra fissò i suoi occhi nei suoi, argento e carbone si fusero insieme e l’espressione di Zach diventò di pietra. Poi  alzò il proprio bicchiere, mentre bollicine scoppiettanti danzavano nel liquido trasparente, e lo svuotò in un sol colpo.
Lei la prese come una sfida bella e buona.
Cosa credeva che facesse? Che si tirasse indietro?
Neanche per sogno.
Armandosi di coraggio sollevò la coppa in direzione di Steve << alla fine >> mormorò
<< la fine di che ? >> chiese lui stupito
<< di tutto >> avvicinò la coppa alle labbra e lo tracannò letteralmente come aveva fatto in precedenza. Stavolta però l’effetto fu devastante.
Se la prima volta le bollicine si erano limitate a salirle per il naso, adesso avevano formato un groppo in gola che quasi la strozzò. Fu costretta a tossire ed in contemporanea a starnutire sotto lo sguardo attonito dei suoi compagni di tavolo e di alcuni altri dei tavoli vicini.
Steve rise di nuovo << sarai anche un’amante dello champagne, ma mi pare che al momento questa bevanda non ti si confaccia >>
<< togliti dalla testa che mi metta a bere un cocktail analcolico come una pivella qualsiasi >> gli sorrise mentre le due coppe di champagne nello stomaco quasi vuoto stavano iniziando il loro percorso traditore. Si sentiva la testa leggermente ovattata , ma nello stesso tempo si sentiva leggera ed euforica, anche se non sapeva perché visto che le cose con Zach non stavano andando nel modo sperato.
Alzò di nuovo il bicchiere e suggerì con voce squillante << un altro brindisi >> Steve non appena il cameriere si avvicinò gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e questi annuendo sparì di nuovo.
<< che cosa gli hai detto ? >> chiese Costance mentre Ellie la esortava a riprendere il gioco
<< sshhhh >> le fece cenno roteando un dito  impertinente a pochi centimetri dal naso di quella << devo prima sapere cosa ha detto al cameriere >>
<< ho solamente ordinato qualcos’altro in modo da ovviare al problema >>
<< problema? Quale problema? Io non ho…sshhh .. >> si interruppe di nuovo voltandosi verso Ellie che l’aveva  richiamata << ho detto.. sshhhh-hh-hh! Adesso inizio >> e gettò delle fiches sul tavolo senza curarsi fin dove ruzzolassero
<< non ho nessun problema >> ripeté a Steve
<< bene. Non è mia abitudine discutere con una bella donna… Mai… Per nessun motivo >> proseguì galante .
Costance lanciò un altro sguardo verso Zach che adesso aveva  il volto molto simile ad un tornado. Bene, che si crogiolasse nella sua gelosia,  anche se in quel momento a dire la verità eguagliava quella di lei.
<< non pensare che tutto questo significhi che io accetti i tuoi approcci >>
Lui sembrò indignato << non me lo sognerei mai >> mormorò prendendole la mano ed intrecciando le dita con le sue. In quel momento il cameriere tornò con un solo bicchiere che mise davanti a lei. Lei si abbassò guardinga per annusarlo. Aveva un buon odore ed era caldo, cosa che in quel momento non le si addiceva molto , comunque ne bevve una sorsata  << accidenti se è buono! >> esclamò posando il bicchiere
<< vogliamo iniziare per favore ? >> mormorò spazientita Ellie
<< mi scusi sua realtà altezzosa, sua graziosità sua magnificenza sua maestade imperialissima >> cercò di trattenere la voglia di dire quello che pensava, che gli era salita fino alla lingua e lottava per esplodergli tra i denti, ma non ci riuscì << sai che c’è vecchia ciabatta ? a proposito, ti ha mai detto nessuno che assomiglia alla regina di cuori di Alice ? >> l’apostrofò Costance aggrottando le sopracciglia e facendo comparire sul volto di quella un’espressione furente << c’è che io abbandono, mi prendo le mie fiches e me ne vado a casa… >> riflettè un secondo, sbirciò verso Zach e si corresse << .. no .. a casa no… ancora no.. >>
<< perché non andiamo a ballare? Potrei fingere di sussurrarti tenere parole nell’orecchio e fare finta di stringerti >> suggerì Steve aiutandola ad alzarsi
<< spero di non scoppiare a riderti in faccia o rovinerei la messa in scena >> rise lei
<< è inaudito >> alzò la voce Ellie
<<….le rose noi tingerem…la-la-la-la-la ….Qualcuno la pagheràààà .. la testa perderà…le colpe non son mie son sue.. è colpa del due..allora Te?.. no, il tre..>> blaterò Costance ricordando le parole del film Alice << .. cosa c’era in quella cosa che ho bevuto per ultima? .. >>
<< oh.. ingredienti vari.. >> spiegò Steve << ti è piaciuta ? >>
<< m-molltissimo .. signori.. mi rritiro .. au bientot >>  inciampò nella gamba della sedia e lui la sorresse pronto << attenta,  non vorrai cadere >>
<< non ci penso nemmeno >> lo rimbeccò Costance scostandosi bruscamente da lui che la teneva stretta a sé. Si lisciò l’abito, si sorresse alla spalliera della sedia dove era seduta fino a poco tempo prima, e cercò di sorridere a Steve
<< vogliamo ballare? >> propose pensando di poter porre fine così alla serata non dovendo più parlare
<< con molto piacere >> rispose Steve
<< attento però a non pestarmi i piedi, ho delle scarpe nuove che mi sono costate quasi quanto un resort ai caraibi >>
<< farò il possibile >> ridacchiò lui
<< tu non farai un bel niente e lei viene a casa con me >> dichiarò Zach che si era avvicinato all’improvviso
Costance sbuffò << lei a casa non ci va. >>
<< non essere assurda, non sei abbastanza lucida da sapere cosa stai facendo. Hai bevuto troppo! >>
<< sciocchezze! >> lo liquidò lei con un gesto enfatico della mano << ma se fino ad adesso non ho bevuto che due coppe di champagne .. ed un bicchiere di… cos’era quello che ho bevuto per ultimo? >>
<< punch al mandarino >> le rispose Steve
Zach si adombrò ancora di più << andiamo a casa >>
<< lei a casa non ci va. Deve ballare mentre Steve fa finta di dirle parole dolci e sta attento a non pestarle le scarpe >>  dichiarò seria
<< ma nemmeno per sogno >> ringhiò Zach << tu non andrai da nessuna parte >> e concluse la frase assestando un pugno in pieno volto a Steve il quale cadde al suolo di schianto. Poi si caricò  Costance su una spalla ed uscì sotto lo sguardo sbigottito di tutti.
<< Zach.. cosa accidenti stai facendo ? >> urlò lei scostandosi i capelli che le erano caduti tutti in avanti
<< lo sai che rischi di rovinarmi l’acconciatura? Non che ce l’avessi…. ma se ce l’avevo…. Me l’avresti distrutta tutta … in fatto di acconciature sei …>>
<< ..un esperto ? .. >> suggerì lui mentre la trasportava attraverso tutta la sala verso l’uscita, ignorando gli sguardi che li seguivano
<< no.. deleterio! >> berciò sottovoce lei scostandosi i capelli dal viso.
Zach rimase in silenzio, infilò l’uscita e si avviò verso l’auto cercando di ignorare gli sguardi che li stavano seguendo da dietro la porta a vetri.
 
 
Lo so, sono di nuovo in ritardo.. spero però di andare avanti durante i giorni di natale in modo da accelerare la pubblicazione. Purtroppo l’ispirazione non mi manca.. quelo che mi manca in realtà è  il tempo….
Un grazie di nuovo a tutte voi che continuate a leggere , abbiate pazienza… appena terminata questa storia giuro che inizierò a pubblicare la nuova solo quando l’avrò completa nel cassetto ^^ J
Grazie a chi ha recensito, a chi mi ha messi tra i preferiti, seguite e da ricordare.. un smack grandissimo a tutte voi! Siete così buone che babbo natale vi porterà taaaanti doni!
Un bacione e Buon Natale
 
costanza

 
 
Spoilerino di Natale
 
 
<<……….non mi sorprenderebbe affatto se, considerando il suo umore degli ultimi tempi, Zach avesse qualcosa a che fare con tutto ciò…. >>
 
 
<< …….Perché dovrebbe farmi seguire? ….Cosa c’è? >> le chiese apertamente, con la confidenza di chi si conosce da tempo. <<…..  Se sai qualcosa, per favore dimmelo ….>>
 

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Capitolo 64
*** CAPITOLO 63 - C.E Z. - NON STUZZICARE IL CAN CHE DORME ***


Capitolo 63

 
<<  Zach io ti amo ma adesso sono troppo arrabbiata per dirtelo >>
 
Le parole di lei mentre si allontanava con il taxi gli risuonarono nelle orecchie.
Chiuse gli occhi e reclinò la testa all’indietro andando a cercare l’appoggio dello schienale della poltrona, mentre il sollievo e il dispiacere si impadronivano di lui.
Costance lo amava.
Era così arrabbiata che non si era neanche accorta di essersi contraddetta.
Tremò al solo pensare che l’aveva ferita moltissimo , ma nemmeno per un momento volle credere che il danno potesse essere irreparabile.
 
Però non era nemmeno tanto stupido da pensare che lei l’avrebbe perdonato così su due piedi.
Erano i fatti e non le parole l’unica cosa che le avrebbero fatto abbassare la guardia e riuscire a farsi perdonare di nuovo gli disse una vocina.
Si ripromise di smetterla con l’agenzia investigativa, doveva darci un taglio, e affrontare le sue paranoie in altro modo
Un leggero sorriso di inquietudine spuntò sulle sue labbra mentre pianificava la sua strategia.
 
Non sorrideva più però il mattino dopo quando, chiamando al telefono Marissa, visto che il cellulare di Costance risultava irraggiungibile
- aveva pensato che l’avesse fatto per rendere ancora più evidente che era arrabbiata con lui –
lei gli aveva risposto che Costance non era lì e che pensava fosse rimasta da lui.
 
Non era tornata a casa
 
Né sorrideva mezz’ora dopo quando, dopo un intenso interrogatorio con un conducente del taxi terrorizzato, tutto quello che riuscì a capire fu che questi aveva visto Costance arrivare alla porta e nient’altro. Era ripartito naturalmente, di professione faceva il tassista non la baby sitter, aveva precisato con un filo di voce, sotto lo sguardo truce di Zach.
Si maledisse per non aver ingaggiato l’agenzia per sorvegliarla anche di notte.
Si dette dell’imbecille per averla assecondata quando aveva preteso di andare a casa per conto proprio, non gli aveva permesso di accompagnarla perchè troppo arrabbiata con lui
Si era limitato quindi a metterla su di un taxi per cercare di limitare il danno.
Più ci pensava e più si convinceva che era andata da qualche altra parte dopo aver fatto finta di rientrare a casa.
Magari era riuscita ad avvisare qualcuno di seguirla fino a casa, per poi andarsene con lui.
 
Sentì sul  petto tutto il peso di quella convinzione, come un cuscino di piombo che ti frantuma le costole e perfora i polmoni.
Non respirava
aveva smesso da ore
e non sentiva più  dolore, come se fosse diventato un pezzo di legno, un ramo spezzato, una statua di cera, smise di sentire anche il rumore del mondo oltre quella bolla di cristallo.

 
Ancora con il vestito della sera precedente Costance si passò la mano tra i capelli ingarbugliati, diede un’occhiata al corridoio, si avvicinò alla camera di Aurelie per salutarla, ma stava dormendo, distesa supina con la bocca leggermente aperta. Si dispiacque per averla tenuta sveglia fino quasi a mattina per raccontarle dei suoi problemi. Poi aprì la porta, attraversò veloce il pianerottolo ed entrò in casa.
Adesso sedeva da sola al tavolo della colazione di fronte alla pagina dell’oroscopo del mese di Vanity Fair.
Si era stupita di essere riuscita a dormire , anche per poche ore.
In genere quando c’era qualcosa che la turbava, passava la notte completamente ad occhi aperti in compagnia di almeno tre o quattro greggi….
Mandrie intere di greggi.
Invece era piombata in un sonno profondo, senza sogni, un buco nero che l’aveva risucchiata e risputata fuori al mattino

La porta della cucina si spalancò all’improvviso
<< bè ? >>  l’apostrofò Marissa.
Si stava ancora legando davanti una corta vestaglietta celeste mentre i capelli erano in perfetto disordine.
Ansimando per aver fatto le scale di corsa le si piantò davanti 
<< sipuòsaperecosaèaccaduto? raccontacitutto ! >> si lasciò cadere sulla sedia dall’altra parte del tavolo, spostandola in modo da mettersi di fronte a lei.

Sarah e Beth entrarono insieme.
Sarah indirizzò verso Marissa uno sguardo omicida << avevi promesso che non avresti fatto domande fino a che non fossimo arrivate anche noi >>
L’altra sbattè le palpebre << ho detto questo ? >> esclamò sorpresa
<< si. >> rispose Sarah asciutta
<< meno di due minuti fa >> continuò Beth
<< sulle scale > precisò Sarah
<< oh. Oh..Oh >> Marissa sorrise un po’ imbarazzata guardando Costance.
Beth le si sedette a fianco << eri molto stanca ieri sera ? >> le chiese versandosi un po’ di latte
<< diciamo che ero troppo stremata per parlare >> sbocconcellò un pezzetto di croissant con aria distratta, in realtà non era troppo stremata, perché una volta a letto aveva continuato a pensare e ripensare alla serata, in realtà non aveva voglia di parlarne. O almeno non subito . Finse di essere tutta presa a raccogliere la marmellata fuoriuscita dal croissant
<< quando Zach ha chiamato stamani .. >> iniziò Marissa
<< Zach ha chiamato ? >> la interruppe Sarah <<Perché non me ne hai parlato? Che cosa gli hai detto? E lui che cosa ha detto?>>
  >>>> >     <<
<< tu stavi dormendo.. >> iniziò Marissa
<< russando per la precisione.. >> puntualizzò Beth << per cui io ero sveglia e l'ha detto a me >>
Marissa riprese a spiegare << ci siamo preoccupate, poi ci siamo tranquillizzate quando abbiamo visto solo quell’Ok striminzito, ma è rimasta  la curiosità di sapere cosa è successo ieri sera ......
…. ci hai lasciato con l’ansia  di sapere come era andata la serata >> l’accusò Marissa addentando il secondo croissant
<< vedo che l’ansia non ha intaccato affatto il tuo appetito >> Sarah guardò il piatto di Marissa dove stazionava il terzo croissant << ne hai lasciato qualcuno per noi ? >>
<< credo di si >> abbozzò un sorriso colpevole poi scrollò le spalle << vogliamo concentrarci adesso sulla nostra protagonista della serata? >> guardò Costance allusiva
<< non c’è molto da dire.. >>
<< non c’è molto da dire ? >> le fece eco Marissa strascicando le parole
<< dopo la telefonata di Zach di primo mattino... macché primo mattino >> si corresse << sarà stata l’alba più o meno, dopo che non sei rientrata, dopo aver passato tutta la notte fuori…… come puoi venirci a dire che non c’è niente da dire ? . devi raccontarci la serata nei minimi particolari, a partire da quante volte hai respirato tu e quante Zach e Steve >> la guardò come un lupo guarda l’agnellino pronto ad essere divorato.
lei si costrinse  a fare un breve riassunto della serata anche se le domande incalzanti di Marisa le imponevano descrizioni più particolareggiate. Beth espresse la sua più completa disapprovazione al comportamento avuto a partire dal tavolo da gioco in poi
<< davvero Costance dovresti affrontare la situazione in modo più maturo …
<< tò! ha parlato quella che  reagisce in modo molto maturo al pensiero di volare o salire su di una nave ..
<< quelle sono paure personali e ci lavorerò molto presto, e non sono paragonabili al tuo comportamento da adolescente indispettita, non è questo il sistema..
<< Hei >> si risentì Costance << .Siccome la vita è la mia decido io come, cosa e quando. E questo è quanto >>
<< Cosa? >> disse Beth
<< Come cosa? >> Costance la guardò stupita
<< Come, cosa? Niente! L’hai detto tu prima >>
<< Io non ho detto niente! Sei tu che hai detto cosa >>
<< No >> la corresse Beth guardandola seriamente <<  hai detto come e io ho detto : cosa?>>
<< No, io ho detto questo è quanto come a dire punto e basta >>
Beth rimase un attimo perplessa << Io un  come l’ho sentito >>
furono interrotte da un trillo prolungato del campanello
<< qualcuno ha messo del super attak sul campanello per caso ?>> esclamò Sarah tappandosi le orecchie ed andando di corsa alla porta.
restarono sedute in silenzio ognuna assorta nei propri pensieri facendo finta di non sapere chi stava minacciando di far affondare  il bottone del campanello nel muro, come un bottone di cioccolato spinto nel pan di spagna.
Sarah entrò in cucina schiarendosi la voce come se un rospo vi avesse fatto il nido
<< err.. c’è.. di là..qualcuno.. per te >> non fece nomi, non guardò di fatto nessuna di loro parlando al vuoto della stanza, ma Costance si alzò e si avviò nel soggiorno.
 
Al suo ingresso Zach si voltò improvvisamente e le emozioni trattenute per tutta la notte gli passarono freneticamente sul viso, dalla felicità al sollievo, e poi alla furia di vederla davanti a lui con l’aspetto riposato di chi ha passato la notte dormendo, cosa che lui non aveva fatto.
<< mais où diable as-tous été? Dove diavolo sei stata? >> le chiese avvicinandosi a grandi falcate << ricordami che non potrò più fidarmi della tua parola >> aggiunse furioso mentre Costance frenò il vigliacco impulso di indietreggiare.
<< non ho detto bugie, sono tornata a casa e sono andata a letto >>
Un muscolo fremette sulla mascella di Zach << non. Mentirmi >>
<< non ti sto mentendo. Ho dormito da Aurélie qui accanto >> gli spiegò lei educatamente mantenendo la calma << in fin dei conti ho detto che andavo a casa a dormire, non ho detto che sarei andata nella mia camera  >>
Un istinto assassino invase il cervello di Zach, subito respinto dall’ impulso di stringerla tra le braccia ridendo della sua intelligenza e per come lo aveva fatto fesso. Era stata a dormire placidamente nell’appartamento accanto mentre lui rimaneva sveglio tra angoscia ed incertezze.
<< dimmi una cosa >> le chiese irritato << sei sempre stata così ? >>
<< in che senso ? >> chiese lei cautamente guardinga
<< la ribellione fatta persona >>
<< a cosa ti riferisci ? >>
<< ora ti spiego a cosa mi riferisco >> le disse avvicinandosi di più a lei mentre lei indietreggiava << ho fatto carte false per cambiare orario, ho lasciato i ragazzi senza neanche visionare la tabella del turno successivo, ho giocato a poker, ho preso a pugni un collega dell’FBI, mi sono preso una ramanzina da Marissa  che è uscita così tanto dai gangheri che mi ha parlato con un tono di voce così alto che mi meraviglia che gli inquilini del piano di sopra non abbiano protestato per schiamazzi.... Lo sai >> fece una pausa mentre lei cercava di nascondere un sorriso <<  che prima di posare gli occhi su di te avevo una vita abbastanza noiosa ? e che dal momento che ti ho conosciuta ogni volta che mi giro accade sempre qualcosa … con te in mezzo…
 La guardò pesandola con gli occhi, percorrendo tutto il suo corpo come fosse una strada di montagna con curve e tornanti. Pericolose, molto pericolose. E partendo dal piede, ne era già innamorato prima di arrivare al ginocchio.
sospirò << cosa devo fare con te Costance? >>
<< fidarti di me >> rispose lei dura, poi si voltò e uscì dalla stanza tornando in cucina.
Qui, esplose una conversazione falsamente allegra e chiassosa, quando lei entrò lentamente.
Conversazioni che si usano in genere tra le persone adulte come tattica diversiva intesa a dare l'impressione che la loro attenzione fosse stata ovunque, tranne dove realmente era.
Costance si sedette al tavolo  indifferente, facendo finta di ignorare l'innaturale atmosfera e gli occhi attenti che la seguivano.
 << stavamo dicendo ? stavamo leggendo l’oroscopo mi pare >>  chiese, sistemandosi sulla sua sedia e allungando la mano a prendere il giornale.
Sarah e Marissa risposero all'unisono di sì, e Beth rispose cortesemente che non ne era del tutto sicura, poi  portò in discussione l'argomento che era nella mente di tutti. << Potresti anche dire a queste due che cosa è successo di là , dal momento che non riusciranno a concentrarsi, o anche solo a dormire, senza sapere come è andata a finire >>, disse, in tono permaloso.
 << Non c'è niente da dire >>, affermò Costance in tono blando, prendendo il giornale dal centro del tavolo e prendendo a sfogliarlo con perizia.
<< abbiamo discusso… di fiducia >> mormorò con gli occhi concentrati sulle scritte
< < e infatti… cvd…>> lesse a voce alta<<"Nell'insieme la situazione astrale non è granché: Sole, Mercurio e il Plutone sono opposti al segno,  generando malumori e difficoltà di vario genere. Nel complesso, quindi, la settimana  inizia al rallentatore e con qualche grana da risolvere. in questa prima settimana  sarete piuttosto giù di corda.
Amore
Periodo in cui ci sarà scarsa comunicazione tra voi e la persona del cuore. Poiché vi sentirete incompresi, sarete tentati a chiudervi in una sorta di mutismo affettivo.. >>
<< bene. se proprio non vuoi parlare.. >> accennò Marissa con una punta di curiosità repressa
<< mutismo affettivo >> replicò Costance
<< leggi il mio >> disse Beth
<<Quasi tutto il cielo vi sostiene a vi aiuta a mantenervi in equilibrio. Il Sole vi mette di buon umore, Mercurio accentua il vostro lato sociale, mentre Saturno spiana la strada, aiutandovi a essere concreti e chiari negli obiettivi;
salute: gli astri ti sorridono
Sarah da sopra la spalla di Costance finse di continuare la lettura << Fortuna:  gli astri continuano a sorriderti. Sesso:  gli astri sono piegati in due dal ridere >>
riuscì a strappare così una risata a tutte, in particolare a Costance che le sembrava un po’ abbattuta.
<< dai Costy, non abbatterti >> le circondò le spalle con le braccia << vedrai che riuscirete a superare questo momento di turbolenze, e te lo dice una che di turbolenze ne ha sopportate parecchie, e poi tu dalla tua parte hai una grande vantaggio, sai per certo che Zach è innamorato di te.. deve solo imparare a ..
<< a fidarsi di lei. A fidarsi delle donne in generale, non può continuare a pensare che tutte siano come quella .. >> proruppe Beth
<< io volevo dire a dimostrartelo in altro modo ma va bene anche come hai detto tu >>
<< come mi piacerebbe sbirciare nel futuro per vederci tra dieci anni >> sospirò Marissa << sarei curiosa di sapere dove saremo, cosa faremo..
<< io non voglio saperlo… ho troppa paura di quello che potrei vedere >> mormorò Costance
<< io sbircerei volentieri anche tra sei mesi, un anno, insomma nel futuro proprio immediato, per vedere se sono riuscita ad ottenere uno stage all’estero, se ho trovato lavoro e se ho uno straccio di ragazzo >>
<< magari incontri  un genio della Apple e ti ci sposi e fate tanti applettini.. >> la stuzzicò Sarah
<< io preferirei uno al di fuori del mio lavoro, mi piacerebbe avessimo interessi diversi.. per non annoiarci a parlare degli stessi argomenti… ma sto qui a fantasticare e invece chissà, magari la mia anima gemella è così lontana che non ci incontreremo mai >>
<< mi piace  tutta questa positività che aleggia in questa casa >> replicò Sarah
 
*.*.*.
 
La lettera arrivò quando ormai aveva perso le speranze.
Aveva inviato il curriculum agli inizi di maggio, e adesso erano già a giugno.
Aprì la cassetta della posta ed una miriade di depliants e cartoline caddero per terra. Imprecò contro il postino che poveretto non aveva colpa e pensò che forse l’idea di metterci sotto  una griglia porta-depliants per raccogliere la pubblicità invece di farla inserire all’interno della cassetta non era male.
Raccolse alla rinfusa tutto il materiale e salì in casa.
Per la verità non aveva prestato molta attenzione a quello che aveva in mano  ma  quella lettera color crema , che risaltava in mezzo a quelle immagini colorate,  con stampigliato in nero quel Seattle Unions Informatic Department le dette una scarica di adrenalina che le  fece alzare il battito cardiaco a ritmi inverosimili.
Con mano tremante sfilò la busta buttando tutto il resto sul tavolo .
<< Beth >> Costance si bloccò all’improvviso quando, uscendo dalla cucina,  vide il suo volto che ormai era diventato una maschera di cera
<< ti e’ arrivata >> mormorò
lei annuii impercettibilmente e si diresse su in camera  chiudendo lentamente la porta alle sue spalle.
Si sedette con movimenti lenti sulla poltrona gialla, la sua preferita, era lì che si sedeva quando con le altre parlava dei suoi sentimenti, faceva pensieri sull’amore, ed era sempre lì che si sedeva a piangere per una occhiata non data , per una parola non detta…insomma era il suo rifugio.
Rimase seduta a fissare la busta color crema per non so quanto tempo poi si riscosse, prese il tagliacarte e con delicatezza lo infilò nel piccolo spazio rimasto libero tra i due lembi della lettera.
Fece una leggera pressione, la lama del tagliacarte penetrò all’interno a quel punto con uno scatto deciso tagliò la busta ed estrasse la lettera.
Nella stanza sentiva chiaramente  il rumore della sveglia Tic tac tic tac, mentre il suo cuore pompava sangue in tutto il corpo in modo veloce. Ad occhi chiusi apri la lettera, se la posizionò davanti al viso e, solo a quel punto, aprì di nuovo gli occhi.
La parola  - ACCETTATA – le ammutolì il cuore che all’improvviso cessò di battere.
Era morta?
Poi la prima lacrima iniziò a spuntarle dall’occhio destro per poi  percorrere la guancia e cadere sulla busta.  Una gioia pervase ogni singola fibra del suo essere, si alzò di scatto, aprì la porta ed urlò << accettata! Mi hanno ACCETTATA! >> corse giù al piano di sotto ed iniziò una danza propiziatoria intorno al perimetro della stanza saltando sul divano e poltrone , coinvolgendo anche Costance.
 
Con la presente siamo lieti di informarLa che la sua domanda di stage presso la nostra azienda è stata accettata.
Di seguito le riportiamo alcune informazioni, che peraltro potrà trovare anche sul nostro sito, riguardo la sede e la sistemazione.
Sede Seattle.
La S.V.dovrà presentarsi il giorno 20 luglio presso la Segreteria del Settore Risorse Umane per il perfezionamento della pratica.
durante la sua permanenza alloggerà presso una nostra struttura, all’uopo  utilizzata per accogliere i vari stagisti impiegati presso la nostra azienda, ubicata a poca distanza dal luogo di lavoro.
Si ricorda che pernottamenti di parenti o amici saranno permessi solo a seguito di opportuno avviso, a tale proposito potrà ritirare presso la segreteria  gli stampati.
Non sono previste uscite straordinarie, salvo nei casi di visite didattiche organizzate dall’azienda stessa o autorizzazioni rilasciate dal Tutors.
L’orario di lavoro sarà effettuato in due turni di quattro e tre ore, ovvero dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00 con un ora di pausa pranzo.
tutte le altre informazioni le troverà sul nostro sito dove troverà peraltro anche l’ indirizzo e-mail del nostro ufficio rapporti con i dipendenti che sarà felice di rispondere a tutte le sue domande.
 
Cordiali saluti
                                                                                  L’amministratore delegato
                                                                                    Sebastian Cooper
                                                                              
 
La lettera troneggiava sulla  scrivania in modo che  ogni minuto potesse rileggerla, ormai aveva imparato a memoria parole, virgole e punti.
Sarebbe partita tra poco più di un mese.
niente più serate pazze a confidarsi segreti.
Niente  più serate mielose a guardarsi un film d’amore sul divano sotto un gigantesco pile.
Niente più colazioni con racconti sexy
Costance aveva gioito con lei, ma sapeva benissimo che in cuor suo era triste, era riuscita in ogni caso a farla ridere ingaggiando con lei una battaglia a cuscinate fino a farla cadere lunga sdraiata sul tappeto del soggiorno.
Di Costance amava anche questo, come con Sarah e Marissa, riuscivano a capirsi ormai attraverso piccoli gesti  e sguardi complici.
Chissà se sarebbe riuscita a trovare un’altra amicizia di questo tipo a Seattle….
impossibile si disse….
Il tempo era troppo breve per instaurare un rapporto così profondo, e nello stesso tempo troppo lungo per restare lontana da quello che avrebbe lasciato.
A Darius lo avrebbe detto all’ultimo, non voleva sciuparsi la vacanza in Francia,
oddio la nave….
….Oddio l’aereo…. Avrebbe dovuto frequentare un corso per vincere la paura di volare.
 
*.*.*
 
Eccolo di nuovo lì.
Sembrava incredibile, ma qualcuno la stava di nuovo seguendo.
Come previsto, quella figura entrò furtivamente nella porta del negozio di tabacchi dall’altra parte della strada. Socchiudendo gli occhi, Costance avvertì una fitta di preoccupazione e disagio e si chiese se avrebbe dovuto riferirlo a Zach.
E se qualcuno voleva rapirla ?
Quella era la terza?..la quarta? O la quinta volta che lo notava ?
Fin da quando l’aveva visto per la prima volta al bar quando le erano cadute le chiavi  ed era dovuta tornare  rapidamente sui suoi passi, quasi scontrandosi con lui nella fretta.
 Lì per lì la cosa non aveva significato nulla, ma poi l’aveva visto di
nuovo il giorno dopo e, sebbene fosse vestito in maniera diversa, era lì anche il giorno seguente. Al terzo avvistamento, la sua curiosità si era tramutata in preoccupazione.
 
Chiese se c’era un’uscita secondaria di cui lei potesse servirsi e la donna al bancone del bar, sebbene chiaramente sorpresa,  le indicò una porta sul retro.
Ad un tratto una voce sommessa risuonò alle sue spalle << guarda, guarda, la fidanzata ideale, la Primavera del
Botticelli
>>
Costance si girò di scatto.
In piedi nel bar, a pochi passi da lei c’era Camille.
lei chiuse gli occhi percorsa da un moto di disperazione dio ma cosa stava accadendo? Marte in congiuntura con Giove? Mercurio che entrava e usciva dalla settima casa? Venere e Luna girate di spalle in asse con sfigus e disaster?
provò l’impulso di circondare il collo di Camille con le dita e stringere con tutte le sue forze fino a farle uscire gli occhi dalla orbite. Alzò invece il mento e cercò di imprimere alla voce il tono più calmo che potesse rimettere insieme
<< Camille come stai? >>
<< Costance Eva Honey Goodwin >> tubò l’altra
lei digrignò i denti e desiderò che l’altra non fosse tanto bella da mozzare il fiato.
Con i suoi occhi adombrati da folte ciglia, il corpo flessuoso fasciato in quei leggins grigi e quell’abitino leggero cipria, quegli strati sovrapposti di mousseline creavano una silhouette fluida che scivolava  sul corpo di lei. L’aveva visto in vetrina da Cavalli…e lei lo indossava in modo sublime.
Era esattamente il tipo di donna che chiunque avrebbe immaginato accanto a Zach.
Dovevano aver fatto voltare parecchie teste quando erano apparsi insieme, lei con quegli occhi così azzurri ed i capelli tizianeschi e lui così scuro, con quegli occhi carbone nero.
<< bene.. >> Camille la scrutò a fondo, dalla testa ai piedi girandole intorno lentamente
- si pentì di avere indosso solo un paio di jeans ed una maglietta grigia, l’apoteosi dell’anonimato –
<< scusami ma vorrei vedere la fortunata mortale che è riuscita a quanto pare ad accalappiare  Zachary Leopold MacCole. Non pensavo che  ci saresti riuscita a meno che naturalmente tu non abbia smosso i suoi sensi di colpa durante la vostra…. prima volta?>> strinse gli occhi << ..magari per te era la prima in assoluto.. >>
cazzo! glie l’aveva detto? aveva raccontato a quella strega cosa era accaduto? immaginò l’espressione sbigottita di Camille o peggio, la sua risata.
<< dunque Miss Goodwin..>> e pronunciò quelle parole in tono beffardo con un sorriso falso come una moneta di cioccolato << non è che hai proprio l’aspetto della fidanzata ideale per un MacCole >> continuò. E ad un tratto, mentre l’altra studiava la sua figura, Costance si sentì … magra e piatta e poco attraente. Poi si riscosse, no. Non lo era in realtà. Forse era un po’ più magra di quello che avrebbe dovuto essere ma a Zach piaceva, il modo in cui si dimostrava geloso era una prova lampante.
<< povero Zach si deve essere sentito intrappolato.. >> Camille si appoggiò all’angolo più lontano del bancone dove troneggiava un vaso di fiori
<< ah si?... strano, sembra entusiasta della mia compagnia >> sibilò Costance e sentì accrescere nel petto un vortice di collera
<< non hai idea di quanto ancora siamo legati Zach ed io >> le parole le uscirono sottili e acute << se tu non ti fossi messa in mezzo a quest’ora Zach sarebbe con me >>
Costance inarcò il sopracciglio << avevi già pianificato proprio tutto vero ? che peccato .. >>
Camille digrignò i denti << mi è difficile credere che un topolino come te si sia potuta illudere di riuscire a conquistare un uomo come Zachary. Gli occorre molto di più di quello che tu hai da offrirgli. Gli occorre una vera donna, una donna che capisca i suoi desideri e le sue esigenze. Una donna come me >>
Costance si infilò le unghie nei palmi delle mani
<< non deve essere piacevole sapere che Zach sta con te solo per i suoi sensi di colpa >> dichiarò ancora Camille mentre Costance faceva l’atto di andarsene senza impedirsi di replicare << bè, certo, ma almeno io sono una persona di cui Zach può fidarsi >> esitò un attimo, ma lui  ne era consapevole ? << Non mi pare possa dire altrettanto il tuo ex marito no ? >> si mosse in avanti per raggiungere la porta ma  Camille le si posizionò di fronte
<< lasciami passare >> le ordinò Costance
<< non ho ancora finito di parlare con te, signorina >> la rimbeccò Camille
<< spostati immediatamente, non voglio dare ulteriore spettacolo >> se avesse potuto avrebbe polverizzato quella sottospecie di donna
<< nessuno mi da ordini >> la informò Camille con la voce grondante di disprezzo << tantomeno una zotica campagnola del Galles >>
La vena sulla fronte di Costance si ingrossò notevolmente , sollevò il braccio, poi di scatto afferrò il vaso e  tolse i fiori. Camille lanciò un grido oltraggiato quando lo scroscio d’acqua la colpì in pieno viso.
Boccheggiò mentre i capelli le pendevano flosci ai lati del viso ed il trucco iniziava a scigliersi << tu.. tu.. non posso.. credere.. che tu.. >> Costance avvicinò il viso al suo << non cercare di buttarmi la tua merda addosso Camille. La prossima volta che ti dico di farmi passare.. ti consiglio di farlo.. e ricordati che i Goodwin difendono sempre quello che hanno.. con le unghie e con i denti… siamo gente di campagna.....abituati a lottare >>
sistemò di nuovo i fiori nel vaso con la massima calma, sorrise ai due uomini che fissavano Camille in piedi al centro di una pozza d’acqua con milioni di goccioline che imperlavano il suo costosissimo completo di Cavalli.
<< se vuoi andare ad asciugarti credo che il bagno sia là in fondo >>
<< oh.. maledetta…maledetta.. >> la voce le si ruppe
Costance scavalcò la pozza d’acqua << se vuoi scusarmi.. Zach mi sta aspettando >>
<< te ne pentirai >> sibilò tra i denti Camille
<< sarò pronta in attesa di contrattaccare >> poi sgattaiolò nella strada sul retro con un senso di liberazione.
che giornata di merda
 
ripensò all’individuo che la stava seguendo, chissà se  il suo stratagemma aveva funzionato, non sapeva neanche se fosse stato  necessario, ma era meglio essere prudenti.
Guardò in su, era una bella giornata e in quel cielo di un blu ceruleo c’era appena qualche nuvola accennata. Strano, le sembrava che spessidensi nuvoloni si stessero addensando sopra di lei.
Dopo essersi allontanata un bel po’ lungo la strada Costance entrò dall’entrata posteriore del grande magazzino all’altezza di St James e poi  tornò sulla via principale.
tirò un leggero sospiro di sollievo al vedere che era vicinissima all’ingresso della Sub e quindi prossima ad arrivare a casa.
 
si rilassò quando vide Zach fermo davanti al portone
<< cosa fai ? >>
<< ti stavo aspettando >>
<< perché non sei salito ? >>
<< volevo portarti fuori a cena >>
<< devi farti perdonare? >>
lui si passò una mano sulla testa << credo di si >> l’attirò a se e la chiuse contro di se in un caldo abbraccio. Lei si rannicchiò tra le sue braccia ed un sorriso le incurvò le labbra. Si sentiva al sicuro in quell’abbraccio forte, caldo, meraviglioso.
Due persone potevano restare abbracciate per ore?
Che Camille insinuasse tutto quello che voleva. Non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi tra lei e Zach. Costance sospirò e tornò a guardare Zach.
Lui l'amava.
Era la semplice verità.
E anche lei lo amava.
Tornò ad abbracciarlo con la consapevolezza che il temporale imminente non aveva niente a che fare con loro[1].
Il calore e la vicinanza di Zach la cullarono
per il momento le bastava questo.
………..for now
 
 
 
Il giorno successivo rinunciò al giro di shopping per restarsene in terrazza, aveva portato tutto l’occorrente per travasare alcune piantine, ma si era posizionata subito sulla sdraio per prendere il sole con le cuffie nelle orecchie e la musica dei Maroon 5 a fargli compagnia.
 
Le sarebbe piaciuto molto riuscire ad ottenere una leggera colorazione bronzata nel viso. Era vero che il sole di Londra non era quello delle Maldive... anche se dubitava che sarebbe riuscita a prendere un po’ di colore in poco tempo, anche laggiù.
Si infilò i guanti da giardino ed iniziò a tagliare alcuni rami secchi.
Zach le aveva promesso che sarebbe passato durante la pausa pranzo, c’era ancora tempo.
Un leggera trepidazione la pervase al pensiero che l‘episodio avuto con Camille il giorno prima potesse essere diffuso e potesse arrivare alle orecchie di lui.
Sentì le altre rientrare e le voci la raggiunsero fino lassù mentre continuava il lavoro di giardinaggio.
Avvicinò il vaso, estrasse gli attrezzi ed iniziò a lavorare.
Il tempo volò e quando sollevò lo sguardo il sole era alto nel cielo.
Guardò l‘ orologio.
Si stava facendo tardi e Zach non era ancora arrivato.
Spense l'hi pod, si tolse le cuffie e si specchiò nel coperchio dell’ annaffiatoio sistemandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie e studiandosi con occhio critico
<< deliziosa >>
Costance sobbalzò.
Voltandosi vide Zach appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate sul petto.
Indossava i soliti jeans neri e la camicia gli aderiva alle spalle mostrandone l’ampiezza.
Costance fissò il suo viso in cerca di un segno che indicasse  che era venuto a conoscenza del suo scambio di opinioni con Camille, ma la sua espressione rimase imperscrutabile.
<< non ho sentito il campanello >> gli disse
Lui si raddrizzò ed avanzò nella terrazza
<< infatti sono entrato insieme a Beth che era scesa per la posta >>
<< ah >> appoggiò la paletta per terra in preda ad un certo disagio.
Zach trascinò una poltrona di fronte a lei e vi si sedette con una gamba appoggiata di lato penzolante dal bracciolo
<< vorrei farti una domanda, Costance >>
Lei si apprestò a cercare il pianta bulbi nel sacchetto degli attrezzi evitando di guardarlo negli occhi
<< si ? >>
<< ho sentito alcune voci, pettegolezzi…. interessanti ..>>
Lei continuò a stare chinata sopra il sacchetto rovistando ancora più rumorosamente
<< hai dimenticato di dirmi qualcosa ieri ? >>
Doveva trovare quel maledetto pianta bulbi << cosa? .. dimenticato?... no,.. non mi pare >> quel pianta bulbi le era indispensabile in quel momento. Davvero << oh  mio  Dio >> balzò in piedi << non trovo più il pianta bulbi, mi occorre urgentemente dovrò andare ..
<< Costance >>
Lei intercettò il suo sguardo, soffiò e tornò a  sedersi riprendendo il sacchetto
<< immagino che potrei piantarli usando un semplice…
<< Costance, vuoi lasciar perdere quel sacchetto ed appoggiarlo per terra ? >> le ordinò perentorio lui.
Lei con un sospiro lo posò sul pavimento poi si appoggiò allo schienale unendo le mani in grembo
<< è stato abbastanza inatteso sentire il tuo nome sulla bocca di tutti >>
Costance si morse il labbro << sulla bocca di tutti.. >> ripetè lei con enfasi calcando sulla parola tutti come un’esagerazione
<< di molti allora, se lo preferisci >>
<< immagino che avrei dovuto dirtelo >>
<< accidenti. A cosa stavi pensando ? >>
<< in realtà non pensavo affatto, almeno in quel momento >>
<< non potevi semplicemente andartene? >>
Costance si irrigidì << non avevo nessuna intenzione di dare spettacolo. E’ stata lei che ha insistito, che voleva parlarmi >>
<< e con questo? Non poteva avere niente da dire che potesse interessarti >>
<< invece ne aveva di cose. Altrochè , mi ha detto di nuovo di voi due…e poi ha fatto delle insinuazioni sulla nostra prima volta >> Costance lo guardò con un muto rimprovero << non è stato bello apprendere  che le avevi confidato alcune cose >>
<< io non ho detto niente a nessuno >>
<< bè, comunque ha fatto delle insinuazioni. E’ stata veramente odiosa e non mi sono pentita affatto di averle tirato l’acqua anzi,è stata fortunata, avrei potuto tirarle il vaso intero >>
Zach scosse il capo
<< mi dispiace di aver dato spettacolo, suppongo che la gente stia parlando di me >>
Lui rise << oh, di certo non è come pensi tu. A quanto pare sei salita di diversi gradini nella stima generale >>
<< sicuramente in quella femminile , non credo che sia simpatica a molte >> ridacchiò lei << anche se mi sento un po’ in colpa per averle tirato addosso l’acqua >>
<< non si è sciolta vero ? >>
<< no, ma non volevo, che ci andassi in mezzo tu >>
<< non preoccuparti per me, so badare a me stesso piuttosto bene >> le sorrise e poi alzandosi l’attirò a sé dandole un bacio sulla fronte << devo tornare al lavoro, oggi giornata piena di impegni…ci sentiamo stasera >>
<< okay , a stasera >>

E di nuovo si era dimenticata di dirgli del tipo losco che la seguiva
 
 
 
 
 
se ci siete ancora battete un colpo…..
scusate se pubblico con così tanto ritardo, mi spiace davvero molto ma non riesco ad andare più veloce..
mi scuso in anticipo nel caso vi siano degli errori…
ormai siamo agli sgoccioli per Costance e Zach, credo che ci saranno uno o due capitoli al massimo, non di più.
poi farò una pausa perché ho intenzione di ripubblicare solo quando la nuova storia sarà finita in modo di fare aggiornamenti regolari, perché, per esperienza diretta, so che pubblicare una volta alla settimana è la cadenza giusta. Anche a me non piace aspettare tanto gli aggiornamenti quindi.. vi capisco se vi siete stufate di aspettare.
ringrazio comunque tutte per la tenacia che state dimostrando..
un bacione a tutte e   
                                       Auguri, anche se in ritardo… 
 
p.s. il dialogo tra beth e costance è ripreso da sharktale


[1] Un cuore in silenzio Nicholas Sparks

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Capitolo 65
*** CAPITOLO 64 - C & Z - THIS IS THE END (PART I) ***


Capitolo 64
 
 
 

Sentì dei rumori poi notò un bagliore provenire dalla terrazza e si affacciò alla porta. Costance  stava sdraiata al buio, solo una piccola torcia accesa, sotto un immenso cielo punteggiato di stelle come un mantello di velluto ricamato di diamanti.
<< Non è tardi per te? >> domandò  entrando nella terrazza avvolgendosi le braccia attorno al corpo per far aderire ancora di più la maglietta.
Costance sobbalzò stupita e si raddrizzò sulla poltrona.<< Sarah... non ti ho sentita entrare >>
<< Sono scesa a prendere un bicchiere di latte, poi quando sono tornata su ho visto il bagliore e ho sentito dei rumori….. e ho pensato che fosse o una compagnia di scoiattoli ballerini che provavano Lo Schiaccianoci o una di noi….. Che succede? Non riesci a dormire? >> si sedette sul bordo mentre l’altra le passava una copertina che aveva arrotolata sotto la testa. Sarah si coprì le spalle. Era quasi  giugno, ma erano pur sempre a Londra, non in una città mediterranea.
<< si.no.si, ma tra poco vado a letto >>
<< Vuoi un po’ di compagnia? >> le domandò Sarah con tono di voce carezzevole << o forse preferisci rimanere da
sola ? >>
Costance fece un sospiro profondo << hai presente quando vuoi davvero qualcosa? E  quando, dopo tanto, questa cosa ce l’hai tra le mani….e l’hai voluta talmente tanto che a pensarci tremi… e ti rendi conto di esserci così dentro da non vedere in modo obiettivo….. E che forse questa cosa non è per te…o forse tu non lo sei….
<< di cosa cazzo vai blaterando ? >> le chiese Sarah abbandonando tutta la gentilezza di poco prima, poi vide una strana espressione sul viso di Costance e aggiunse in fretta
<< okay forse detto con la versione 2.0 non è il massimo della finezza, userò la versione 8.1 meno grezza “ che cosa ti salta in mente? “…. forse se mi spieghi meglio..
<< E' successa la peggiore cosa immaginabile! Non ricordo di essere stata così incazzata negli ultimi vent'anni. E anche se riuscissi a ricordare tutto degli ultimi vent'anni, sono ancora sicura che non ricorderei di essere mai stata così incazzata! >> disse con disgusto Costance.
<< Proprio la peggiore? >> la canzonò Sarah << Non semplicemente una cosa orribile, o una cosa disastrosa, ma proprio la peggior cosa immaginabile? >>
L'accenno di un sorriso in risposta sfiorò le labbra di Costance, poi svanì mentre lei sospirava
<< ho incontrato quella sottospecie di bambolona ieri..
Sarah non ebbe bisogno che pronunciasse neanche le iniziali del soggetto in questione
<< bambolona… e dove siamo ? su disney channel? chiamala con il suo vero nome.. zoccola… che razza di idiota.. >>
<< ha avuto il coraggio di dire che io non sono adatta …..>> ripetè Costance
<<…quella scema.. quella è proprio un vuoto a perdere non dovresti preoccuparti di lei.. >> la assicurò Sarah
<< si, ma ha detto che me la farà pagare >>
<< oh, ma per piacere!..…la conosci, è evidente che nella distribuzione dei cervelli madre natura l’ha saltata del tutto. ….le piace di fare del melodramma il suo modus vivendi …. Non perde occasione per fare la commedia…..ma è sempre una pessima attrice >>
 << ..non so… c’era una punta di cattiveria nel suo tono di voce >> mormorò Costance più a se stessa che a Sarah << e me lo sentivo sai ? >> le afferrò il braccio con la mano e la guardò con aria preoccupata ostentando una sapienza superiore
<< mi è già capitato di sentire in anticipo l’arrivo di disgrazie, ricordo che qualche volta ai tempi della scuola sono riuscita a predire persino l’arrivo di una interrogazione a sorpresa. Io lo chiamo istinto di sopravvivenza…. Istinto che mi dice di non venire venerdi alla tua festa perché sento che ci saranno grane per me….
<< suvvia Costance, adesso non esagerare, ti stai facendo prendere dall’ atmosfera malinconica di questa serata, dal fatto che anche Beth se ne a andrà… insomma.. è tutto un insieme  che ti porta a vedere le cose un pò più brutte di quelle che sono. E poi tranquilla, alla festa Camille non è stata invitata e non  è certo la  benvenuta, quindi, vedi che per domani sera puoi dormire tra due guanciali..
<< materassi vorrai dire… >> la interruppe Costance che aveva il potere di puntualizzare anche se in ballo c’erano questioni più importanti
<< si dice guanciali…dormire tra due guanciali… >> ripetè Sarah
<< a parte il fatto che mi sentirei più vicina all’espressione  dormire su un vulcano perché ho la sensazione che la situazione diventi rovinosa da un momento all’altro, non capisco come si faccia a dormire tra due guanciali…al massimo… su due guanciali….>> mimò il gesto con la mano <<…se sono piuttosto grandi…. ed il soggetto è minuto magari…>>
<<…va bene…ritiro la storia del guanciale… quello che volevo dire era  che non potrà accadere niente.. Dai ..>> si inclinò leggermente verso di lei toccandole la testa con la propria <<.. smettila di far lavorare instancabilmente i tuoi neuroni. Che diamine, sei una ragazza intelligente..
<< intelligente? >> la interruppe Costance con un mezzo sorriso << per essere definita intelligente non so quanti mai punti di Q.I. dovrei perdere.. >>
Sarah rise <>
Costance rimase appoggiata alla sua testa ancora alcuni minuti poi fece un sospiro e fece l’atto di alzarsi << si, andiamo a dormire va’, Marissa è già rientrata? >>
<< si, è già a letto >> le rispose Sarah alzandosi anche lei << se tendi l’orecchio senti il suo russare lieve..
<< non è russare il suo.. >> ridacchiò Costance << ma è un..
<< Respirare profondamente>>
Ripeterono entrambe  in coro, imitando il tono di voce offeso di Marissa quando l’accusavano di respirare rumorosamente
<< in francese si dice ronfler >> sfoggiò Costance fissando Sarah seria per poi scoppiare a ridere in perfetta sincronia lasciandosi semplicemente cadere di nuovo a sedere.
                                      
 
                                                   *.*.*.*
 
L’istinto le diceva di nuovo, in modo prepotente di non uscire.
Ma non poteva deludere Sarah.
Per cui si vestì con particolare cura, mise un top nero lucido con spallacci ed un paio di pantaloni a vita bassa, che lasciavano scoperto l’ombelico, sempre neri con  disegni geometrici di colori tenui, vagamente anni 60  
lasciò i capelli sciolti sulle spalle, una leggera sfumatura di grigio agli occhi ed un velo di lip gloss color pesca glitterato che finì di stendere subito dopo aver sentito il campanello e la voce di Beth che l’avvisava che Zach la stava aspettando giù in strada.
<< okay Beth, sicura di voler venire da sola con l’auto? >>  disse Costance esitando nel soggiorno
<< si. Grazie. Sono più che sicura, così nel caso voglia venire via prima non devo pregare nessuno di accompagnarmi >>
<< Darius l’avrebbe fatto volentieri >>
<< Darius non è la mia baby sitter e non è obbligato a scorrazzarmi avanti e indietro, sono libera di decidere di andarmene quando e come mi pare senza dover rendere conto a nessuno delle mie mosse. Sono libera. Io >>
Costance la guardò un attimo attonita, a quanto pareva non era l’unica ad essere nervosa quella sera, a parte naturalmente Sarah che se ne era già andata con il suo adorato Law, e Marissa che ormai era ufficialmente impegnata con Mister Adorabile  con tanto di pranzi dai suoceri
<< quindi.. io... Vado.. >> indicò con il pollice la porta
<< si.  ci vediamo là >> Beth mosse le mani in aria per spronarla ad andarsene.
 
 
Il viaggio fu piuttosto silenzioso, o perlomeno Zach cercò di intavolare una minima conversazione ma lei rispondeva a monosillabi << okay visto che nessuno degli argomenti che ho toccato hanno ricevuto risposta, di cosa ti interessa che parliamo? Così facciamo prima >> borbottò Zach un pò  offeso
 
Di te.
 
Pensò Costance
 
Mi interessa che parliamo di te.
Mi interessa sapere perché a volte mi sembri a disagio.
Mi interessa sapere perchè a volte mi fissi come se non mi vedessi, come se non volessi vedermi perché ti imbarazzo, e altri momenti in cui mi guardi e mi sorridi come se vedessi solo me, e io fossi tutto ciò che conta.
Mi interessa tutto ciò che interessa a te, perché desidero essere molto importante per te.
<< siamo arrivati >> riuscì solo a dire invece indicando l’insegna del locale proprio a dieci metri da loro.
 
                                                                              ******
 
 
Effettivamente la serata era piacevole.
Buona musica.
Bella gente.
Soprattutto amici di Sarah e Law, conosciuti in gran parte anche dai ragazzi.
Costance ballò per la  maggior parte della serata, sotto l’occhio vigile di uno Zach che fingeva completa indifferenza, facendolo schizzare al primo posto della classifica dei chi ti capisce è bravo.
 
Darius di ritorno dalla pista da ballo gli  atterrò sulla sedia a fianco <<  oh, mio Dio! ci sono un sacco di ragazze carine, bionde sexy e rosse stratosferiche, immagino però che tu non te ne sia neanche accorto.  Adesso hai Costance . Sono finiti per te i tempi in cui perlustravi il campo >> gli diede un leggero pugno sul braccio, il commento voleva essere un complimento, una semplice constatazione con una leggera punta di invidia per quello che aveva trovato.
 
In realtà il commento gli provocò una leggera fitta in mezzo alle costole, ma cosa credeva Darius, che fosse perso, andato di testa per lei?
<< sto con Costance ma non vuol dire che sia morto o cieco >> sbuffò con aria superiore
<< bè certo, dicevo così per dire … >>
<< ..non siamo legati a doppio filo.. >> lo interruppe lui << lei ha i suoi amici, io ho i miei amici >> fece un gesto con la mano che comprendeva lui e gli altri della sala
<< ed alcuni di loro per caso sono amici di entrambi >> si voltò verso di lui dando volutamente la schiena alla pista da ballo e desiderando di avere un terzo occhio sul cervelletto << non è che dobbiamo stare appiccicati ad una festa >> si disgustò da solo per le bugie che gli andava propinando
Darius sollevò un sopracciglio << okay. Mi sembra più che giusto >> sorseggiò il gin fizz
<< quindi… il tizio che in questo momento le ha rifilato un bacio sulla bocca chi è ? un amico tuo, suo o in comune?  >>
Zach  si voltò di scatto giusto in tempo per vedere un tizio che pareva  Chris Hemsworth nel film Thor, allontanare il viso da lei, mentre lei lo prendeva per mano e lo trascinava via
<< non mi pare sia uno dei tuoi.. o dei nostri.. >> commentò Darius << mi sa che sia dei s..
<< perché non ti infili la lingua…. >> interruppe il suggerimento che aveva in mente quando Costance gli si parò davanti con il tizio per mano<< Zach questo è Jude, un carissimo amico >> calcò sul carissimo con voce dolce. Zach si alzò e con noncuranza marcò il territorio appoggiando la mano sulla spalla di lei
<< Jude è il figlio di un grande amico di mio padre e  mi ha ospitato i primi tempi che sono venuta a Londra, lui e sua moglie sono stati gentilissimi, pur essendo sposati da poco hanno accettato di tenermi con loro..
<< non è stato un grande sacrificio, eri sempre al dipartimento o in biblioteca a studiare.. >> rise lui mentre una ragazza mora gli si avvicinava e gli cingeva la vita con un braccio mentre con l’altro tirava e sé Costance per scoccarle un bacio sulla guancia.
Zach evitò  di guardare verso  Darius  che lo stava fissando con sguardo apertamente derisorio accompagnato da un sogghigno palesemente perculeggiante.
<< okay noi torniamo a ballare vieni ? >> Costance lo tirò per la mano ma lui scosse la testa << tra un po’ >> le disse. Poi si sedette e  tornò ad osservare il successo di Costance, scambiando con lei sguardi sorridenti e complici.
Non potè fare a meno di notare che Terence Stanton, lo Stanton ramo scozzese, la cui famiglia era amica da generazioni di quella di Law, le stava sempre appresso facendo sempre in modo di esserle vicino.
<< Sei di nuovo imbronciato, Zach, perché non ti butti nella mischia invece di fare l’Otello della situazione? >> gli disse Darius
lui scosse la testa << Sto guardando quegli ormoni instabili che sbavano dietro a Costance >> ribatté.
Sembrava annoiato, ma Darius capì, dal suo sguardo, che era irritato << farò due chiacchere con qualcuno di loro prima della fine della serata >> continuò con voce contenuta.
Darius scosse la testa << sarai costretto a parlare con quasi tutti allora, temo >> commentò ridacchiando.
 
Costance stava tornando dal bagno quando  il dinoccolato Terence Stanton le comparve davanti e le chiese se poteva dedicargli un momento.
Costance si guardò intorno e declinò l’offerta.
Non era il caso, visto che il punto in cui si trovavano li celava completamente alla vista della gente. E poi, non voleva parlare con quell’impomatato. Le sue velate attenzioni la stavano irritando non poco. Non capiva come mai Zach non fosse ancora intervenuto…. Forse si stava sforzando di tenere a bada la propria gelosia.
Questo pensiero la rincuorò.
<< Volevo solo chiederti se potevamo prendere un caffè insieme qualche volta..o più di una…>> Si strinse nelle spalle, lasciando in sospeso la frase.
Costance non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Quell’individuo era di una sfacciataggine unica. Quello era un raro caso in cui avrebbe anche apprezzato l’intromissione di Zach.
<< Di norma sarei, se non proprio entusiasta, quanto meno filosoficamente rassegnata alla terribile prospettiva di un pomeriggio non allietato dalla tua compagnia >> gli disse con voce tediosa <<  ma vedi questa è una serata molto speciale perché non sono proprio dell’umore giusto, per cui farò finta che tu non mi abbia chiesto niente, per il rispetto che ho verso Law e Sarah, visto che non voglio rovinare loro la festa mollandoti un cazzotto in pieno setto nasale >> la sua voce era gelida quanto i suoi occhi mentre lo spingeva via per passare, rabbrividendo per il disgusto.
<< scusa…non hai capito…>> sibilò Terence alle sue spalle.
Costance finse di non averlo sentito, adocchiò Marissa e Jared in mezzo a un gruppo di persone dall’altra parte della stanza e immediatamente si diresse verso di loro.
Cercò di contenere la sua rabbia, pensando che aveva capito benissimo ciò che quell’imbecille aveva in mente. Era indecisa se rivelarlo a Zach o meno.
Restò diversi minuti a cercarlo con lo sguardo e poi si decise a chiedere a Marissa e Jared se lo avessero visto.
Lui le suggerì che potesse trovarsi nella saletta da gioco e Costance si allontanò dirigendosi dalla parte opposta del locale.
Non si accorse che Terence l’aveva seguita finché non aprì la porta per guardare all’interno e constatare che la stanza era completamente deserta. Era sul punto di andarsene quando Stanton la spinse dentro e si richiuse la porta alle spalle.
<< Levati di torno >> gli disse Costance con tono duro.
La rabbia che le stava montando dentro sarebbe potuta sfociare anche in una aggressione fisica. E divenne ancora più furiosa quando lo vide scuotere la testa.
<< Sono molto ricco >> iniziò lui << Potrei …>>
Costance  stava esaurendo la pazienza.
Lo superò e s’incamminò con passo deciso verso la porta.
La voce di Stanton divenne aspra. << In realtà ….non sono affatto ricco….mio padre si è stufato di mantenermi…. >> le disse mentre le bloccava la strada << Zach è un uomo geloso a quanto
dicono >> commentò
cosa cazzo c’entrava ?<< Sì, infatti >> gli rispose cercando di apparire tranquilla come se intavolassero una semplice conversazione sulle condizioni atmosferiche del giorno.
<< in realtà mi hanno pagato una bella sommetta per metterti in una posizione compromettente.. mia cara….>> affermò lui guardandosi le unghie con fare disinvolto
Un senso di gelo le invase le membra.
  Indietreggiò verso uno dei tavoli pensando di afferrare il posacenere e usarlo come arma.
<< Abbastanza geloso da farti molto male >> replicò poi cercando di evitare di balbettare per la paura
<< oh, Non lo farebbe mai con tutta questa gente in giro >> la guardò con aria di compatimento
<< Perché? >> chiese lei << Perché mi stai facendo questo? Non ci conosciamo neanche ….>>
<< Per soldi, ovviamente >> rispose Terence con un’alzata di spalle stupito che non ci fosse già arrivata anche lei a quella risposta .
<< Camille mi finirà di pagare domani, a lavoro ultimato. È davvero molto arrabbiata con te, mia cara.>>
Con mossa repentina Costance raggiunse il tavolo, afferrò il posacenere, accorgendosi con orrore che non era di cristallo, e si voltò, ma non fu abbastanza veloce.
Terence Stanton in un attimo le fu addosso: le bloccò le braccia lungo i fianchi, afferrandola in una sua morsa d’acciaio costringendola a far cadere quell’arma improvvisata
<< in fondo non i dispiace neanche poi tanto baciarti, sei molto bella, vale la pena di prendersi un paio di pugni dal tuo irascibile Zach >>
Costance  rimase rigida tra le sue braccia, aveva smesso di lottare in attesa del momento adatto per sferrare l‘attacco  finale, come le avevano insegnato da sempre i suoi fratelli, non doveva far altro che aspettare che lui allargasse le gambe un po’ di più….
 << Zach crederà a quello che dirò io >> esclamò lei sicura mentre l’eco di alcune voci li raggiunse in quell’istante. Lei aprì la bocca per urlare ma Terence le si avventò addosso per chiuderle le labbra con le proprie.
La porta si aprì proprio quando Costance stava per sferrare una ginocchiata alle parti basse del suo aggressore in modo da infliggergli tutto il dolore possibile.
Non ne ebbe la possibilità.
La rabbia di Zach fu più veloce del fulmine.
Terence Stanton le fu strappato di dosso e gettato sul tavolo accanto con una tale velocità da lasciarla intontita. Si tolse di mezzo giusto un attimo prima che il piede di lui la colpisse in pieno viso.
Non vedeva il volto di Zach che era girato di spalle,  intento a sua volta a guardare  Stanton che cercava faticosamente di rimettersi in piedi dopo essere franato dal tavolo al pavimento in un’ unica mossa.
Sulla soglia c’era Darius che bloccava l’ingresso.
Alla fine Terence ce la fece a rialzarsi giusto in tempo per essere sbattuto di nuovo a terra da un colpo sferratogli in pieno stomaco.
Costance corse al fianco di Zach e finalmente riuscì a vedere la sua espressione.
Un brivido di paura le corse lungo la schiena. Lui la guardò e il suo volto era distorto dal disgusto, dal disprezzo,come se fosse una persona moralmente indegna.
<< Zach.. >> sussurrò Costance.
<< Fa’ silenzio! >> le disse con voce resa metallica dalla rabbia, lasciandola sgomenta e frastornata dalla rabbia che trasudava nella voce e nello sguardo di lui.
Non poteva essere vero
Non poteva essere vera quella risposta che si faceva strada nella sua mente…
iniziò a piangere.
Santo cielo!
Credeva davvero che lei fosse complice di quel cretino che agonizzava al suolo tenendosi le mani sullo stomaco?
Scosse la testa, per negare la verità, negare che Zach potesse avere una così bassa opinione di lei da non cercare neanche altre spiegazioni.
Stanton diede prova di essere tanto stupido quanto era stato avido. Ancora
una volta cercò di tirarsi in piedi e Zach si voltò, lo afferrò per la gola e con una mano lo scaraventò contro la parete.
Terence sembrava una marionetta mentre lottava contro la stretta di Zach e il volto gli si copriva di chiazze rosse. Costance cercò di spingergli via la mano dalla gola , ma senza successo. Si voltò verso Darius e lo pregò di intervenire.
<< aiutami a fermarlo, che non gli faccia troppo male o ci andrà di mezzo anche lui >>
poi tornò a voltarsi verso Zach << Zach, lascialo adesso, deve ancora dirti quello che stava
facendo >> gli fece notare.
<< Je sais très bien ce que vous faisiez  >> gracchiò Zach tenendolo fermo alla parete
Darius intervenne << Non ne vale la pena, Zach. È solo Merda >>
<< E che cosa stavamo facendo? >>  gli chiese lei con voce divenuta glaciale mentre le lacrime si erano completamente dissolte << Dimmelo.. Zach..>> insistette <<…Dimmi cosa stai pensando >>
L’espressione di Zach lentamente cambiò. Lasciò andare Stanton guardandolo crollare sul pavimento e poi tossire.
Costance  aspettò che Zach le rispondesse
<< Zach ascoltala >> intervenne di nuovo Darius cercando di mediare << Costance, spiegagli cosa stava accadendo >>
Lei lo guardò negli occhi, poi tornò a fissare Zach << NO. >> disse all’ improvviso << Non spiegherò un bel niente >> dichiarò con voce piatta, priva di qualsiasi emozione. Le mani strette a pugno erano l’unico segno della sua rabbia. << Avete visto quello che succedeva no? Traete le vostre conclusioni… anche se Zach le ha già tratte. Vero, Zach? >> Si avviò verso la porta, ma lui la fermò afferrandola per un braccio.
<< Credo che tu sia innocente >> le disse alla fine. La sua voce era ancora molto fredda << …ne parleremo fuori… vado ad avvisare gli altri che ce ne andiamo .. Rimani qui finché non ti sei ripresa, vengo a chiamarti tra poco >>
Darius  raggiunse Terence  << Ti suggerisco di sparire dalla sua vista prima che torni indietro >>
 
Costance rimase ferma in mezzo alla stanza, lo sguardo rivolto verso il basso, e Stanton le passò ben lontano.
Darius lo osservò uscire, poi la raggiunse .
 Le mise una mano sulla spalla, offrendole conforto, e corrugò la fronte quando lei si scostò.
<< Dimmi cosa è successo  >>
<< no. Perché lo so che lo diresti a Zach >> sussurrò lei
<< E sarebbe tanto terribile? >> Il suo tono era molto premuroso e confortante, e le lacrime tornarono a spuntarle, deglutì diverse volte e si conficcò le unghie nei palmi delle mani pur di frenarle. Non voleva in alcun modo cedere davanti a lui
<< Voglio solo andare a casa adesso >> tenne le spalle ben dritte e cercò di controllare la voce.
Darius la rassicurò << Zach tornerà tra un minuto… ti ha appena detto che sa che sei innocente. È solo arrabbiato con Stanton >>
Costance scosse la testa. << Non è quello che ha pensato all’inizio >> lo contraddisse proseguendo poi << Ha creduto il peggio…>>
<< Quando si calmerà…>>
<< Non voglio andare a casa con Zach >> lo interruppe lei.
<< Questo non va affatto bene >> commentò Darius
Ma lei non lo ascoltò ed infilò la porta.
Aveva il cuore a pezzi e non poteva che biasimare se stessa.
Era proprio una emerita cretina.
Una cretina innamorata… certo, se non ne fosse stata innamorata, lui non avrebbe potuto ferirla in quel modo.
La sua incomprensibile gelosia e la mancanza di fiducia in lei erano così illogiche che non sapeva in che modo difendersi.
Ricordò come l’aveva guardata.
Mentre usciva si scontrò con Zach che la bloccò e la costrinse a voltarsi riportandola dentro.
Costance si sentiva come un animale ferito in cerca di un rifugio e tutto quello che voleva era andarsene a casa  e chiudersi in camera per sfogarsi come voleva.
Si appoggiò al bordo di un tavolo con le braccia conserte ed i pugni chiusi restando in silenzio.
Lui le si mise di fronte, le gambe divaricate, le mani sui fianchi.
Costance lo guardò in faccia, vide la sua espressione arrabbiata e lasciò esplodere la propria furia << Dopo stanotte, probabilmente non ti parlerò mai più >>
La veemenza nella sua voce gli fece perdere le staffe << Adesso mi spiegherai perché eri qui con Terence. Dimmi che cos’è successo >>
lei parve riscuotersi << Se tu risponderai alla mia domanda, ti dirò tutto >> ribatté  per poi continuare con tono freddo << Conosco già la verità, ma voglio sentirtela ammettere da te >> Si alzò in piedi e lo guardò dritto negli occhi
<< Quando mi hai visto con Terence, la prima cosa che hai pensato è stata che ti stessi tradendo? >>
<< So che non hai … >>
<< Non è questo quello che ti sto chiedendo >> lo interruppe lei << Rispondimi. Adesso…. La verità, Zach! >>
Lui corrugò la fronte e scrollò le spalle << Era una conclusione più che normale…. Insomma….si. Per un minuto o due ho creduto che mi stessi tradendo… ho capito di aver reagito a sproposito, comunque, e ora so che sei innocente >>
Costance scosse la testa << ti stavo cercando e Jared mi ha detto che potevi essere qui, così io sono venuta e Terence mi ha seguito. A quanto pare Camille lo avrebbe pagato per mettermi in una posizione compromettente. Vedi, tutti sanno della tua gelosia… e Terence ha bisogno di denaro. Io gli ho gridato che avresti creduto a me e non a quello che avresti visto….. >>  si fermò un attimo per poi mormorare << Mi sbagliavo >>
<< Non rivoltare la frittata >> ribatté Zach << ti ho tenuto d’occhio tutta a sera .. compreso il bacio in bocca a Thor….e la prima volta  che mi giro, tu finisci…>>
<< Stavo cercando te >> lo interruppe Costance senza mai abbassare lo sguardo  << Ho fatto un errore >>
<< Su questo hai ragione >> confermò lui
<< non hai capito. Il mio errore è stato innamorarmi di te. E se l’amore e l’odio sono emozioni gemelle,  in questo preciso momento io penso di odiarti. Ed è tutta colpa tua >> gli sibilò
<< fino dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti non hai fatto altro che aspettare il momento in cui ti avrei deluso…..
<< Di cosa stai parlando? >> le chiese lui
<< ….Sei così sicuro che io sia come tutte le donne del tuo passato…. ..ed ecco qua…. Finalmente ti ho dato la prova che tu non sbagli mai no?che hai sempre ragione….>>
<< merde Costance! Stai dicendo delle assurdità io non ho mai….
<< Cristo! sei un sessista così perfetto … e noi donne siamo così deboli.. poverine….non possiamo proprio farci niente se saltiamo di letto in letto… è la nostra natura… e adesso….. ora ti ho dato la prova che avevi ragione…. >> la voce le si strozzò in gola e si voltò per non fargli vedere la lacrima che le stava scivolando lungo il naso. Si morse il labbro per poterla risucchiare
<< Costance …. lo sai …ho un carattere difficile… lo hai sempre saputo..non te l’ho mai nascosto….>> tentò una giustificazione
<< …..è impossibile arrivare ad una soluzione se parli ad un sordo >> mormorò lei forse più a se stessa che a lui << così come non puoi chiedere a un cieco di vedere. Stasera ho capito che tu hai le tue idee, e sono talmente radicate che niente le farà cambiare. Non ti fiderai mai di me. Forse non è neanche colpa tua, forse non ne sei capace…come non sei neanche capace di chiedere scusa per aver pensato quello che hai pensato >>
<< Hai  una reazione esagerata >>
<< Esagerata? >> Costance lo guardò allibita << mi hai guardato con un’espressione orrenda! Volevi credere che fossi colpevole, vero? >>
<< Oh che cazzo! Non essere così … così….tragica! >> commentò lui. Sembrava esasperato << Poi l’ho capito >> aggiunse
<< Non abbastanza in fretta >> ribatté lei << Se non hai completa fiducia in me, il nostro rapporto è destinato a finire male. Voglio fiducia cieca da parte tua, niente di meno. Fiducia incondizionata, tanto che anche se dovessi trovarmi a letto con due uomini, prima di condannarmi, mi chiederai una spiegazione >>
<< non sono un cretino >> mormorò  Zach
Lei lo guardò scettica inarcando un sopracciglio << sei saltato a conclusioni affrettate riguardo al mio comportamento e mi hai offeso in quello che più mi sta a cuore >>
<< e cioè ? >> le chiese lui con voce calma e controllata
<< la mia dignità. La mia dignità che mi impone sempre di comportami con onestà e coerenza morale >>
<< stai esagerando, stai montando questa cosa come se fosse una questione di .. >>
<< non sto montando un bel niente… se lascio correre adesso, ogni volta che un uomo aprirà la bocca per parlarmi, avrò il terrore che tu possa saltare di nuovo alle tue infamanti conclusioni >>
Uscì a passo di marcia dalla stanza provando una certa soddisfazione nello sbattersi la porta alle spalle.
 
                                                                             *****
 
<< hai voglia di parlare ? >>
Beth la guardava con espressione seria.
Costance avrebbe preferito essere fustigata, però glie l’avevo chiesto lei di accompagnarla a casa e lei aveva acconsentito subito, quindi adesso una spiegazione glie la doveva.
 
L’aveva cercata subito dopo essersi sbattuta la porta alle sue spalle, e l’aveva pregata di portarla a casa.
Doveva avere una faccia piuttosto sconvolta visto che Beth si era limitata ad annuire e l’aveva accompagnata fuori
<< dovrei avvisare Sarah.. >> mormorò Costance mentre si avviavano all’uscita
<< non preoccuparti, nel bel mezzo del suo discorso di ringraziamento a tutti, Law le si è avvicinato, le ha detto qualcosa e lei, dopo essere rimasta per un attimo basita, ha detto a Marissa “ continua tu “ … capisci? A Marissacontinua tu come se la festeggiata fosse lei !… e se ne sono andati… >> alzò le spalle << boh? chi li capisce è bravo. A quanto pare è la serata del nonsenso >>
 
Avrebbe dovuto capirlo che il silenzio che le aveva accompagnate per  tutto il tragitto fino a casa era dovuto solo all’ estrema concentrazione alla guida di Beh e nient’altro
<< si tratta di Zach >>
<< l’avevo capito. che ha fatto ? >>
Lei non voleva dirglielo.
Non voleva che lei lo sapesse, o magari un pochino si.
Aveva paura che da quella bocca se ne uscisse con qualcosa di banale tipo un te l‘avevo detto.
Ma più che altro perché parlarne avrebbe reso la cosa ancora più reale e in quel momento provava solo un senso di sconfitta che in realtà la salvaguardava dal dolore più acuto.
Le raccontò tutto.
Singhiozzò tra i cuscini del divano.
Pianse sulla sua spalla.
 
Beth le lanciò un’occhiata triste << mi dispiace>> disse solo senza aggiungere altro.
<< ma non sei sorpresa vero? >> rise mesta lei << forse sono io che ….sbaglio qualcosa… o ho sbagliato.. mio dio…devo essere impazzita o posseduta..
<< adesso non massacrarti. Stai già soffrendo abbastanza. Non puoi prendere a calci uno che è già per terra moribondo.>>
<< sono proprio scema. perché ho pensato che tra di noi fosse nato qualcosa di importante e
bello? >>
<< perché forse è così ? >> le suggerì Beth
<< no, non è così….ho continuato a vedere la verità e a negarla.. è inutile..lui non cambierà mai….. sarà e rimarrà sempre così. Geloso in modo eccessivo e devastante…..
<< forse c’è stato un malinteso >>
<< malinteso? Un malinteso hai detto? Tolstoj e la chiesa Ortodossa possono aver avuto un piccolo malinteso >>
 
Adesso le lacrime stavano sgorgando irrefrenabili. Singhiozzava così violentemente da non riuscire a respirare. Beth prese ad accarezzarle i capelli, consolandola come se fosse una bambina.
<< Come ha potuto? >> biascicò Costance tra le lacrime << Come ha potuto farmi una cosa del genere? >>
Beth attese pazientemente che si calmasse.
<< meglio ? >>le chiese massaggiandole la schiena. Lei fece cenno di si con la testa.
<< senti Costance >> iniziò Beth esitante << a proposito di quel qualcuno che ti sta seguendo….
<< si ? .. >> la guardò sorpresa rimanendo in attesa di capire cose c’entrasse in quel momento quella storia
<< hai mai pensato che Zach possa avere a che fare con tutto questo ? >>  sfiatò
<< Non capisco >> Costance scosse la testa come per mettere ordine
<< Neppure io a dire la verità ma è un pensiero che mi è frullato in testa mentre mi raccontavi della serata…>> Beth si accigliò mentre una V le si disegnava sulla fronte
Costance la guardò incuriosita, mentre il suo tumulto interiore le faceva venire un moto di  nausea << Cosa c’è? Se sai qualcosa, per favore dimmelo >>
<< Non so niente e immagino di non essere sorpresa che la cosa non ti sia venuta in mente…… potrei ipotizzare una spiegazione ……che, a dire la verità  dovrebbe essere palese ormai anche a te……e c’entra anche il libro che avevi comprato… >>
Costance arrossì, sentì le proprie mascelle che si serravano e il suo stomaco agitarsi ancora di più << Allora... Io lo so che tu sei convinta di esserti spiegata, lo credi veramente. Ma è un grosso errore! Vuoi dirmi  una volta per tutte che cosa stai pensando senza girarci intorno ? >>
<< oh, e va bene signora ottusangolo, hai mai pensato che Zach abbia pensato che alcune cose tu non le abbia lette … ma sperimentate con qualcun altro ? >>
Costance scoppiò suo malgrado a ridere << andiamo Beth! Non puoi davvero pensare che lui abbia pensato questo…non siamo nel medioevo…
<< va bene, va bene…ammetto che questa teoria stride un po’ e che potrei essere in errore.. però potresti affermare con certezza che Zach, geloso com’è, non abbia pensato di farti pedinare per vedere cosa fai e dove vai quando non sei con lui ? >> la guardò con sguardo indagatore
Costance rimase immobile, la mente che mulinava ripensando alle settimane precedenti.
 
…<< oh no, ti sbagli, non hai fatto niente di male, tesoro. Non è così? >>…
 
 
<< C’è sempre molta gente da Harrod’s >>
 
Tutto le tornò in mente, in particolare l’ultima frase, e, come nel migliore romanzo giallo quando l’ispettore ha l’intuizione giusta e scopre l’assassino,  tutto le fu chiaro.
La sensazione che ci fosse un particolare sbagliato nella loro conversazione di quel giorno….quando lui era fuori Londra…
.. era giusta ..
… non aveva nominato Harrods’ …eppure lui lo sapeva che era stata lì.
Lo sapeva perché qualcuno glie lo aveva detto.
Perché quel qualcuno era la persona che la stava pedinando da giorni.
Che gran figlio di puttana!
 
Si passò entrambe le mani un pò tremanti tra i capelli buttandoseli tutti all’indietro, poi le lasciò ricadere in grembo mentre gli occhi le si incupivano diventando grigio ferro
<< che cos’hai intenzione di fare ? >> le chiese Beth
<< Mi chiedevo >> mormorò Costance << se in questo frangente potrei avere delle attenuanti in caso di omicidio >>
<< Sfortunatamente, no >> le  rispose Beth con un cenno d’ilarità nella voce << Dare a un nobile duca o quel che è  la sua giusta ricompensa comporterebbe una pena particolarmente severa, indipendentemente dalle motivazioni addotte ……….seppur valide >>
 
l’aveva fatta seguire
era inaudito!
Era inconcepibile.
 
Costance si raddrizzò sulla poltrona paonazza in volto, la disperazione aveva ceduto il posto all’ ira
<< Che cosa hai intenzione di fare? >> le chiese di nuovo Beth mentre Costance si alzava in piedi furiosa come mai era stata in tutta la sua vita
Controllò l’orologio << aspettare che arrivi mattina… e dargli una lezione…di  sincerità >> si colpì il palmo con il pugno per sottolineare quello che intendeva.
 
 
                                                                                    ******
 
 
La ristrutturazione del dipartimento di polizia doveva essere avvenuta con un budget limitato di fondi che non aveva lasciato  molto spazio alla flessibilità o alla creatività, pensò Costance osservandolo di nuovo con occhio più critico mentre entrava quella mattina con passo frettoloso suscitando l’interesse di tutti.
 
Il centro di quella vasta area era occupato da due scrivanie ed una decina di sedie sistemate in tre file, ciascuna appoggiata alla parete.
Intorno si snodavano i vari uffici ognuno dotato di scrivania  con il suo computer.
Gli uffici destinati ai funzionari di grado più elevato si trovavano sul dietro e a destra si aprivano le sale colloqui.
Nel tentativo di alleggerire il severo effetto istituzionale il pavimento era stato ricoperto da un mare di linoleum finto legno perennemente segnato dai piedi dei novanta poliziotti che usavano il locale in tre turni, ventiquattr'ore su ventiquattro.
 
 
La porta del suo ufficio si aprì con tanta forza che andò a sbattere contro i pannelli sulla parete opposta.
Non avevano bussato e non era stato chiesto alcun permesso per entrare per cui Zach non era preparato a una simile invasione e alzò lo sguardo, allarmato. Il sergente di turno , che attendeva disposizioni da lui balzò in piedi così di scatto da rovesciare la sedia.
 
Zach si alzò lentamente, con molta calma, notando  le guance rosse di rabbia di Costance mentre entrava nella stanza con un’espressione che preannunciava un imminente disastro, pari  ad un tornado di categoria cinque che arrivava dritto verso di lui con tutti quegli oggetti che volano per aria come se fossero piume.
<< Buon giorno >> le disse, nel modo più sereno possibile notando, mentre camminava spedita verso la sua scrivania, l’ abitino di cotone a fiori di un tenue color cipria, che le stava d’incanto, e i suoi bellissimi occhi che lampeggiavano di rabbia.
Costance picchiò la mano sulla pila di corrispondenza alla quale lui stava lavorando
Che cosa diavolo stava succedendo?
si rese conto che non era in una situazione favorevole in quel momento, per cui si schiarì la gola e disse sbrigativamente al sergente che poteva andare ricordandogli di  chiudere la porta, fortunatamente insonorizzata, dietro di lui. Quello non se lo fece ripetere due volte e con rapidità quasi comica si precipitò fuori quasi inciampando nei propri piedi.
Non appena la porta si fu richiusa alle sue spalle Zach le disse con tono compunto << E’ piuttosto evidente che sei arrabbiata con me ancora per ieri sera ma sai benissimo che non voglio mischiare lavoro ed affari privati >>
<< questa volta credo che non potrai farne a meno perché non posso assolutamente aspettare a stasera per discutere questa cosa con te >>
<< e certo, stasera è ad anni luce da adesso >> commentò enfatizzando le parole << Comunque non voglio litigare con
te >>
<< peccato. Io invece voglio litigare con te. E per tua informazione anni luce è una unità di spazio e non di tempo >> puntualizzò lei petulante
Lui sospirò di nuovo << si tratta ancora di ieri sera ? cosa posso fare..
<< niente >> lo interruppe Costance guardandolo fisso. C’era un che di pungente in quegli occhi diventati grigio fumo.
Unica traccia di colore in quel volto di alabastro.
In quel momento il pallore accentuava l’impressione di fragilità , suggerita dai suoi tratti delicati.
<< a questo punto non puoi fare più niente. Abbiamo toccato il fondo. Con la tua diffidenza e mancanza di fiducia hai toccato il fondo >> la voce le tremava leggermente per la rabbia.
 
Diffidenza.
 
Mancanza di fiducia
 
Imprecò tacitamente in tutte le lingue ed idiomi conosciuti contro la Campbell& C  per non aver tenuto fede alla loro parte dell’accordo e non essere rimasti invisibili.
Quello era un disastro.
Finse di non capire << di cosa stai parlando Costance? >> La fissò, colto alla sprovvista dal lieve bagliore delle lacrime negli occhi di lei.
Costance appoggiò le mani sulla scrivania e si chinò leggermente in avanti, negli occhi nuvole burrascose cariche di tuoni e lampi.
<< hai ingaggiato qualcuno per seguirmi, Zach? >> sibilò tra i denti << Pensi davvero che possa avere una storia con un altro ? >> lo inchiodò con lo sguardo dandogli una leggera spinta, con il palmo sul suo petto.
Zach sentì un’ondata di sollievo, perché era evidente che la sua indignazione fosse autentica.
Arrossì visibilmente.
Ma gli incontri di Costance con Steve e le intenzioni di lui, come quest’ultimo gli aveva detto in modo chiaro,  lo stavano facendo impazzire di gelosia, giorno dopo giorno.
<< forse dovremmo sederci e discuterne con calma >> propose
<< No >> Con le morbide labbra contratte in un’espressione ostinata, Costance scosse la testa
<< Non mi sento affatto calma e mi rifiuto di fingere che non sia così. Non me ne frega niente se vieni meno al tuo codice comportamentale e non me ne frega niente se mi sentono da fuori >> era come un vulcano pronto ad esplodere.
<< Capisco >> non sapeva cos’ altro dire perché  se lo meritava.
Una parte di lui desiderava quasi che Costance si togliesse la soddisfazione di colpirlo. Mentre l’altra parte sentiva  il bisogno di stringerla subito tra le braccia e rassicurarla in modo fisico che era pentito.
Si schiarì la gola << Capisco quello che stai provando Costance ma a mia discolpa dirò solo che ho rischiato d’impazzire, domandandomi … >> non voleva dirlo, non voleva nominare Steve. Era angosciato e terribilmente preoccupato ma non era mai stato tanto euforico per essersi sbagliato in tutta la sua vita.
<< no, tu non hai idea di cosa stia provando in questo momento. I neuroni inceppati del tuo ippocampo sono incapaci di decodificare il linguaggio del mio corpo >>
Poi all’improvviso si afflosciò impercettibilmente su se stessa e lo guardò impotente
<< Innamorarsi è come una danza. Ogni ballerino ha i propri passi da fare, ma affinché ci sia armonia, entrambi devono capire i movimenti dell’altro e diventare un insieme fluido. E anche se a volte, per alcuni momenti è necessario separarsi, l’importante è poi ritrovarsi e riprendere la danza. Che tu lo voglia o no, amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che ci è cara, il nostro cuore prima o poi soffrirà per causa sua, e magari si potrà anche spezzare. Non c’è che un modo per essere certi che non possa essere infranto ….non donarlo a nessuno, neanche a un animale, evitando qualsiasi tipo di coinvolgimento >> fece una pausa e soffiò fuori l’aria << Non possiamo continuare in questo modo Zach. Non si può impermeabilizzare il cuore affinché rimanga intatto, perchè impermeabilizzarlo significa chiuderlo sotto vuoto, farlo diventare impenetrabile e condannarlo alla dannazione eterna. È terribile soffrire per amore. Sono sofferenze atroci. Ma l'amore sa offrire anche delle gioie immense, profonde. E ti lascia dei ricordi che sono un tesoro prezioso, che nessuno potrà mai toglierti. Io non voglio impermeabilizzare il mio cuore. Io voglio che il mio cuore sia coinvolto >> fece una pausa poi proseguì << Accetto le sofferenze. Accetto che si spezzi…… ma non per dei motivi inesistenti, per dei castelli di carta che tu ti crei. Così no. Non ci sto. Mi sento Don Chisciotte contro i mulini a vento….. E’ impossibile combattere contro il nulla.  .>> allargò le braccia in modo eloquente mentre lui rimaneva a fissarla incapace di ribattere e completamente impotente mentre la lasciava uscire dalla stanza dopo che gli aveva detto 
 << stai lontano da me Zach >>
.
 
 
Rientrò a casa e, nonostante fosse mezzogiorno, si buttò sul letto.
Si  raggomitolò in posizione fetale, le gambe piegate contro il petto, e le braccia strette con forza intorno a esse, sentendo che avrebbe potuto andare in mille pezzi se avesse provato a lasciarle andare.
Doveva andare avanti, affrontare la realtà.
Cercò di tenere a bada il trenino della disperazione che già sbuffava pronto per partire a tutta velocità.
 I cuori spezzati guarivano.
Magari restavano alcune crepe, invisibili come cicatrici sottili, ma che col tempo sarebbero migliorate.
La gente viveva e lavorava.
Rideva e mangiava, camminava e parlava nonostante quelle crepe.
Per molti, anche le cicatrici guarivano, e si innamoravano di nuovo.
Cosa doveva fare? Prendere a calci tutti i mobili? Strangolare un puma? Continuare a piangere ?
Affondando il viso nel cuscino per soffocare i suoi singhiozzi tentava di decidere come comportarsi con lui da quel momento in poi.
Si sarebbe comportata il più naturalmente possibile, decise, ma sarebbe stata abbastanza riservata da consigliargli di mantenere le distanze.
E avrebbe trovato una maniera per dimenticare come le sue mani le scivolassero su e giù lungo la schiena e sulle spalle,  per dimenticare la sua bocca... o il tocco delle sue dita tra i capelli.
Per niente al mondo si sarebbe permessa di soffermarsi a pensare alla maniera in cui sorrideva... quel sorriso pigro e smagliante che passava lentamente sul suo volto  e le faceva fermare il cuore...
Completamente nauseata da  se stessa perché stava facendo esattamente ciò che si era appena imposta di non fare, si sedette sul letto  e concentrò tutta la sua attenzione sulle due valige sopra l’armadio.
 
                                                                                *.*.*
 
Bussò alla porta dello studio di Darius ed entrò senza attendere risposta
<< Mi chiedo, perché bussare se non vuoi aspettare che io risponda? >> gli chiese lui alzando gli occhi dal fascicolo che stava leggendo << o forse volevi solo rispettare la forma e, fregandotene dell’educazione sei entrato per un ingresso a sorpresa. E’ così?  Comunque, prego, accomodati pure …e buongiorno >>
<< Mi serve un tuo consiglio >> l’apostrofò affondando nella poltrona di pelle davanti alla scrivania. A dirla tutta… ne aveva bisogno.
Fissò per un momento le pile di carte sparse sulla scrivania e poi fissò lui.
<< non voglio una ramanzina, è chiaro? >>
<< nessuno la vuole >> riuscì a dire Darius << ad oggi non ho ancora incontrato nessuno che ne implorasse u…. 
<< Io in particolare non ne voglio una >>
era stato chiaro.
Darius represse un sorriso << lapalissiano …ma perché mai dovrei fartela? >>
<< Costance è furiosa con me >>
Ah, quindi c’era di mezzo l’angelo biondo. Non lo sorprendeva. Volente o nolente era cotto di lei.
Darius inarcò un sopracciglio << visto che vuoi il mio parere… posso chiederti il motivo per cui è furiosa? O è una domanda retorica…… cazzo  Zach  anche tu ieri sera hai esagerato.. >>
<< Ho ingaggiato qualcuno per seguirla e lei in qualche modo se n’è  accorta >> interruppe sul nascere la sua filippica
Raramente Darius aveva visto Zach così a disagio. Impiegò  un attimo per assimilare quell’informazione. …Adesso era veramente  confuso << perché ? >> gli chiese
<< Perché quel coglione, bastardo, incapace si è fatto vedere, ovviamente >>
<< No, intendevo… perché  hai dovuto ingaggiare qualcuno per seguire Costance? >>
<< Perché pensavo... no… mi domandavo se forse... merda! Pensavo che sapere cosa faceva quando non era con me, mi aiutasse a stare tranquillo…. Cazzo…cazzo..cazzo >> sbattè tre o quattro volte il pugno sulla scrivania sparpagliando ancora di più i fogli, poi si passò la mano sulla testa e disse con tono grave << avevo.. ho il terrore che mi possa tradire… A quanto pare mi sbagliavo…. E’ venuta in ufficio, mi ha detto tutto quello che pensava e ..non vuole perdonarmi…. Se ne è andata senza che io avessi modo di dirle niente…! Dio che giornate ultimamente! >> si passò la mano sulla fronte.
Darius  aveva gli occhi sbarrati, non sapeva come reagire << Costance ? perché  pensavi una cosa del genere? >>
<< Chiaramente avevo delle motivazioni più che valide o non mi sarei spinto tanto oltre >>  borbottò lui << Si è rivelato solo un fraintendimento di proporzioni gigantesche…e il punto è che  io  devo trovare un modo per fare pace >> a Darius  non sfuggì la nota di disperazione nel suo tono di voce.
Era chiaro che Zach, che solitamente analizzava ogni cosa con una precisione quasi ossessiva, aveva fatto un errore molto grave, che stava a dimostrare che quando erano coinvolti dei sentimenti profondi,  il conte  non era poi così perspicace.
Costance  non lo avrebbe  mai e poi mai tradito. Ne era certo come dell’avvicendarsi delle stagioni.
Era profondamente innamorata di lui, quanto lui era innamorato di lei.
<< se n’è andata >> Darius si azzardò a ipotizzare << perché  l’hai ferita, hai insultato la sua integrità ignorando i suoi sentimenti. E adesso non puoi rimediare con delle semplici scuse, dovrai strisciare, umiliarti, lottare  per riprendertela, ma ti consiglierei di lasciar passare qualche giorno in modo che la rabbia e l’incazzatura vadano via via scemando, poi vai da lei e le spieghi tutto……  metti a nudo l’anima implorando il suo perdono……
 
<< Voglio solo che si sieda, che rimanga in silenzio  e che mi ascolti. Almeno finché non riesco a spiegarmi . Mi ha detto di stare lontano da lei, capisci? Avrei preferito che mi gonfiasse di botte con una mazza da baseball invece di guardarmi a quel modo quando mi ha detto di stare lontano da
lei. >>
<<  è tutto? >> chiese Darius  dopo un istante.
<< Non ti sembra che possa essere abbastanza? >>
<< quanto è importante per te? >>
<< più della mia vita >>
<< Vuoi sistemare le cose? >>
<< ti ho appena detto che è più importante della mia vita.  Perché non dovrei volere che le cose si sistemino? >>
<< Vuoi sapere come? >>
<< Cazzo Darius! Non fare l’avvocato, non girare intorno alle cose, cazzo. Come le sistemo? >>
<< Devi strisciare >>
Zach sospirò << lo farò >>
<< profilo basso, nessuna sparata cazzuta, nessun discorso torto, e striscia ai suoi piedi, implorala ..
<< lo farò >>
 
Si era preparato il discorso per tutta la notte. Aggiustandolo, allungandolo, correggendolo via via. Doveva fare in modo che lei lo ascoltasse. Questo era il punto centrale. Riuscire a farla sedere ed ascoltare tutto quello che aveva da dire.
E lei lo avrebbe ascoltato.
Perché lei era Costance.. e lo avrebbe perdonato di sicuro.. perché era gentile e generosa… non era anche per questo che l’amava ?.. era stato un perfetto idiota… ma lo avrebbe perdonato….…doveva perdonarlo diamine!
 
Sentì comunque una stretta allo stomaco quando posteggiò davanti casa.
 
Zach scese dall’auto e si chiese se anche i condannati a morte percorressero quell’ultimo miglio che li separava dalla sedia elettrica con quel senso di terrore cieco che gli attanagliava lo stomaco. L’idea di aspettare qualche giorno non l’aveva convinto.
Meglio battere il chiodo finchè era caldo.. anzi.. incandescente… forse anche  troppo incandescente…ma non poteva rimanere a casa fermo.
<< Dacci un taglio, MacCole >> borbottò << e datti un cazzo di contegno non può mica
ucciderti ? >>
Rimase in attesa di qualcuno che aprisse il portone permettendogli di entrare e salire fino su all’appartamento di Costance. Voleva avere l’opportunità di essere già lì al piano quando avrebbe bussato alla porta. Suonare il campanello era rischioso. Avrebbe potuto rifiutarsi di farlo salire lasciandolo con un palmo di naso in mezzo di strada.
Quando vide da lontano Aurelié scese velocemente dall’auto arrivando davanti al portone nello stesso istante. La salutò con fare affascinate infilandosi nel portone subito dietro di lei mentre le offriva il suo aiuto per portarle su una busta piuttosto ingombrante.
Tentennò davanti alla porta di Costance fingendo di cercare qualcosa di estremamente necessario nelle tasche mentre con la coda dell’occhio osservava i suoi movimenti.
Gli sorrise un’ultima volta mentre lei chiudeva la porta e poi bussò, e attese
 
<< cosa vuoi ? >> gli chiese Costance dopo aver aperto
<<  Dovrei parlarti >> rispose Zach tentando di sembrare deciso.
<< Oh. Ma io non ho niente da dirti. Come la mettiamo? >> quel tono acido e sarcastico fece capire a Zach che  non sarebbe stato semplice discutere con lei.
 
profilo basso, nessuna sparata cazzuta, nessun discorso torto, e striscia ai suoi piedi, implorala
 
<< La mettiamo che mi fai entrare e mi ascolti? >> sbottò tutto d’un fiato
Costance esordì in una finta risata per poi riprendere l’espressione fredda.
<< risposta sbagliata. La mettiamo che giri il culo e te ne torni da dove sei venuto.  Casse-toi >>
E gli chiuse la porta in faccia.
 
profilo basso, nessuna sparata cazzuta, nessun discorso torto, e striscia ai suoi piedi, implorala
facile a dirsi!
 
Zach imprecò e cominciò a bussare forte ed insistentemente << Costance giuro che se non mi apri continuerò a picchiare a questa cazzo di porta. ..Non mi muoverò da qui  ! >>
<< fottiti! >>
<< aprimi! >> continuò a picchiare finchè lei non gli aprì di nuovo e senza dire niente tornò di sopra per continuare quello che stava facendo prima che lui bussasse alla sua porta.
Lui la seguì in silenzio bloccandosi sulla porta
 
profilo basso, nessuna sparata ….….
 
<< Cosa CAZZO stai facendo? >>
<< Sei tu quello dall’intelletto sagace. Avrei pensato che ci saresti arrivato da solo. Sto facendo i bagagli >> Prese una scarpa e la sistemò sulla valigia ormai stracolma.
<< Guarda >> Gli sorrise e pronunciò con lentezza << Ba-ga-gli >>.
<< Costance.. >>
Ignorò l’avvertimento nella voce, ignorò il fatto che lo sentiva avvicinarsi, ignorò la miscela di rabbia, autocommiserazione e preoccupazione che le stringeva lo stomaco e, senza girarsi, sbottò << Ti sto lasciando! >>
<< Mi stai lasciando? >> L’informazione non attenuò il rumore nella testa di Zach. Era stata una lunga giornata…. che avrebbe forse preferito evitare.
E tutte le raccomandazioni di Darius svanirono in un solo istante come fragili bolle di sapone
Zach era uno che credeva nel vantaggio di attaccare il nemico senza aspettare che questi facesse la prima mossa.
Fino ad allora i risultati di quella strategia erano sempre stati positivi.
Fino a quel momento.
<< NO, tu non te ne vai >>
Il petto ansimava quando lei si girò di scatto, un reggiseno stretto in mano.
Trovandoselo così vicino da sentirne il calore del corpo, si bloccò, ma solo per un secondo.
<< È questo che pensi, eh? Basta che dici qualcosa e avviene...>> Schioccò le dita, senza riuscirci, e vide il suo sorriso
<< Be’, non questa volta. Non sono un tuo sottoposto >> aggiunse, puntandogli un dito accusatorio sul petto << Prova a fermarmi! >> lo sfidò, colpendolo di nuovo.
Lui si allontanò, un’espressione di cupa determinazione sul volto che non era rassicurante.
Lei indietreggiò, non sapendo cosa lui stesse per fare
<< Cosa... cosa stai...? >>
Rimanendo in silenzio, Zach continuò a fissarla mentre chiudeva con un colpo secco una valigia
<< Lascia fare a me >> Le scoccò un sorriso cupo e chiuse anche l’altra.
Costance si aggrappò alla valigia che Zach aveva afferrato. Lui sembrò neanche notare lo sforzo e gliela strappò via, afferrando anche  l’altra.
Lo seguì giù per le scale e lo vide avvicinarsi alla finestra aperta e uscire sul balconcino in ferro battuto.
<< Cosa stai facendo, Zach ? Fermati. Oh, mio Dio! >> Annaspò, fissandolo incredula mentre svuotava il contenuto nel cortile sottostante. Poi gettò di sotto anche la valigia.
<< Il metodo è un po’ rudimentale >> ammise lui, scoccandole un sorriso pericoloso un attimo prima di riservare lo stesso trattamento alla seconda valigia << Ma mi hai invitato a fermarti, se avevo il coraggio. Ce l’ho. Come vedi >>
<< Tu sei pazzo! >> urlò lei, precipitandosi sul balcone in tempo per vedere la seconda valigia atterrare di sotto. I suoi oggetti, soprattutto biancheria e scarpe – non tutte appaiate, a dire la verità visto che  la valigia non era stata fatta in modo metodico ma piuttosto alla rinfusa rispecchiando il suo stato d’animo - erano sparsi nel cortile.
Lei raddrizzò le spalle e respirò profondamente prima di rivolgergli la parola
 << vorrà dire che …. >> tornerò a casa senza niente, si tenne per sé l’informazionee si diresse verso la porta appropriandosi delle chiavi dell’auto di Zach lasciate sul tavolo.
Mise in moto e scappò.
Così
Su due piedi
Senza neanche sapere se c’era benzina sufficiente nel serbatoio.
 
Con le mani che stringevano forte il volante, per cercare di farle smettere di tremare premette un po’ più a fondo il pedale, per  incanalarsi nel traffico cittadino.
Dette un colpo con il palmo della mano sul volante e scosse la testa costernata. Anche il cielo era di un azzurro poco convincente.
Qualche istante più tardi il telefono cominciò a squillare dentro la borsa. Era la suoneria assegnata a Zach. . Probabilmente si era accorto che se ne era andata con la sua auto.
Ma anche se non fosse stata impegnata alla guida, non avrebbe comunque  risposto, per il semplice
fatto che in quel momento non aveva nulla da dirgli.
La canzone andò avanti per due volte poi il telefono si zittì. Se non avesse avuto le mani completamente rattrappite per la tensione avrebbe potuto togliere le mani dal volante e spengere del tutto il telefono.
 
Dopo poco la suoneria assegnata a Beth riprese a vibrare nell’abitacolo. Lei cercò in tutta fretta un posto dove accostare e iniziò a frugare nella borsa alla ricerca del cellulare. Dov’era?
Dov’era, maledizione? Assorbenti interni...no. foderina CD con taglio trasversale….no. poi  rispose.
Una cacofonia di urli la investì in pieno.
<< oh, Dio ti ringrazio! ….Costance! Ma dove sei?..… Cosa è accaduto? C’è una stesa di abiti per terra…..>>
<< lo so… Beth.….E’ successo che sto andando a casa…. Con l’auto di Zach…. Spero non mi denunci per furto…
<< non puoi fare tutta quella strada da sola, tutto quel tempo dietro il volante per te è un po’ troppo in questo momento.. sei troppo sconvolta…... Posso venire anch’io se vuoi.. >> propose Beth
Costance si mise a tamburellare sul volante mentre valutava la situazione.
<< no. Beth, ti ringrazio, prenderò un mezzo alternativo >>
<< ad esempio ? >>
<< il treno forse? Ho un po’ di soldi, posso acquistare un biglietto per Aber sola andata.>> sottolineò quest’ultime parole
Beth sospirò << non mi giudicare male se ti dico che provo dispiacere per lui. Avere una persona che ti ama e agire come un cretino >>
<< d’accordo ti concedo un minuto di compatimento per il cretino in questione >> intervenne Costance. Attese e proseguì << fatto? >>
<< fatto >> l’assicurò Beth << però chiama appena arrivi o se hai bisogno di parlare durante il viaggio in caso di diarrea emotiva >>
<< lo farò. Ti voglio bene, Beth >>
<< anch’io testona >>
 
Parcheggiò l’auto a pochi isolati dalla stazione di polizia, poi prese la metropolitana e si diresse verso la stazione situata esattamente dalla parte opposta di Londra.
 
 
                                                                                        *.*.*
 
 
Le giornate si allungavano davanti a lei come un’era paleolitica e lei non aveva idea di come impiegare tutte quelle ore indesiderate. Il problema era che non aveva voglia di andare a trovare nessuno, perché non riusciva a fingere che tutto andasse a meraviglia quando invece si
sentiva uno schifo, quindi non sarebbe stata una gran compagnia.
 
<< Sono innamorata di lui, mamma… >> ammise una sera, stanca di portare avanti quella farsa
<< Sì, tesoro >> le fece una carezza sulla testa appoggiandosela poi sulla spalla.
<< ti conosco ormai. Conosco il tuo viso in ogni più recondita sfumatura >>
<< ….ma penso che lui non sia abbastanza  innamorato di me >>
<< bè, allora … non è intelligente come pensavo….>>
<< Ci tiene a me…. Ci tiene… e c’è un’attrazione davvero forte. Per entrambi. Ma non si fida di me….quindi.. non è innamorato di me >>
<< Non ancora. Forse.. >> la strinse in un abbraccio insieme affettuoso e di incoraggiamento
<< dov’è la ragazza che conosco ? quella che non si lascia abbattere da niente e combatte fino alla fine ? >>
<< non lo so, mamma. Forse ha abbandonato il campo sconfitta. O forse non si sente all’altezza di poter combattere… >>
<< nessuno può ritenersi non all’altezza. Anch’io ho dovuto combattere per tuo padre. Non mi filava nemmeno di striscio all’inizio. Se non fossi riuscita a farlo innamorare di me, non staremmo qui sedute in questa deliziosa stanza adesso >>
<< .. davvero mamma ? >>
<< altrochè. Io  ero così innamorata. Disperatamente, o così pensavo. Lui era così bello, così gentile, così dolce e buffo… Mi trattava con amicizia mentre invece io  volevo che mi vedesse
come una donna >>
<< Oh, mamma >>
<< non penserete che l’amore sia solo una prerogativa della vostra generazione? Credete di aver inventato voi tutto questo? I bisogni, i desideri? I sogni ? cercavo di essergli sempre vicina, curavo il mio aspetto, ero la sua confidente, la sua amica e sognavo di abbattere tutte queste barriere e che mi vedesse con altri occhi, sotto una luce nuova. Non ho mai smesso di sperare e di lottare. Sapevo che c’era qualcosa tra noi. Riuscivo a sentirlo, riuscivo a vederlo nei suoi occhi qualcosa di più dell’amicizia e del rispetto. Tutto ciò che potevo fare era dimostrargli, in piccoli modi, che ero sua.. Ed ho avuto ragione >>
<< ... non mi hai mai raccontato questa storia prima >>
<< c’è un tempo per ogni cosa. Questo era il momento giusto per raccontartela. Perché tu ti prenda tutto il tempo che vuoi per riflettere e capire se, e per chi o cosa vuoi lottare >>
 
 
 
Si rese conto che il detto che  il tempo guarisca tutte le ferite non era poi del tutto vero. Il dolore non va mai via completamente... le ferite rimangono.
Rimangono sempre lì, a ricordarci il motivo per cui ci sono.
La mente, per proteggere se stessa dalla troppa sofferenza, le cicatrizza, facendoci sentire il dolore meno intensamente, ma le ferite non se ne vanno mai.
Il tempo forse l’avrebbe aiutata ad affievolire il dolore, ma mai a cancellarlo del tutto.
O magari era passato troppo poco tempo….
 
Tutti erano così premurosi con lei…. perfino il capocuoco, assunto da poco dal padre per permettersi ogni tanto - come diceva lui : delle giornate da pensionato, dove doveva pensare solo alla pesca, a passeggiare, a godersi un po’ di tempo libero , perfino lui avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
Sosteneva che era troppo magra per cui aveva preso l’abitudine di prepararle dei manicaretti speciali oppure preparargli dei sontuosi panini portandoglieli fuori quando sapeva che era a lavorare in giardino.
Aveva scoperto infatti che poter  lavorare nel giardino e nell’orto dietro casa era una liberazione.
In quei mesi aveva rimesso in sesto il tasso e creato aiuole piene di fiori lungo il bordo del giardino
Aveva piantato erbe profumate e lavanda sotto la sua finestra così che quando la porta finestra della sua camera  era aperta, sdraiata al buio sentiva il suo delizioso profumo.
Aveva scoperto di amare non solo il giardinaggio ma anche la coltivazione dell’orto.
Lavorava parecchie ore al giorno perché restare inattiva non le era di alcun conforto, la mente ed il corpo dovevano essere sempre occupati da qualcosa.
 
Si asciugò la fronte con la manica della camicia arrotolata fino al gomito, si guardò intorno e sorrise..
La semplice vista delle file ordinate di piantine, che aveva messo appena arrivata, disposte ordinate come soldatini la metteva di buon umore.
Il blu intenso delle ortensie creava macchie di colore in mezzo alle azalee bianche.
Era molto soddisfatta di sé.
Riprese ad estirpare le erbacce accertandosi sempre di eliminare tutte le radici fin nel profondo. Mentre scavava, tirava, sradicava tentava di applicare la stessa procedura nella sua mente nell’intento di  sradicarvi ogni brandello di amore per Zach.
Purtroppo quest’ ultimo era un lavoro molto impegnativo. Nemmeno la peggiore erba infestante era così resistente allo sradicamento.
 
Riprese a tirare la radice quando sentì una voce alle sue spalle
quella voce
 << ciao >>
Mollò la radice di scatto e si raddrizzò.
Non riusciva a vederlo bene perché dava le spalle al sole, ma era lui. Era proprio lui.
Bam! Impatto avvenuto.
 
Quei mesi di lavoro indefesso  e le scarse ore di sonno avevano lasciato il segno, quasi scarnificando il suo aspetto.
Il viso era stanco.. e preoccupato. Non aveva l'aria florida e curata che generalmente lo distingueva. Forse aveva passato troppe notti  a pattugliare le strade, dare la caccia a ladri e assassini, andare a visitare prigioni e sedare risse.
Ma era comunque affascinante.
A renderlo ancora più affascinante una vecchia camicia di jeans sbiadita che metteva ancora di più in risalto lo scuro dei suoi occhi.
Per un attimo pensò di svenire per lo shock.
Cazzo, cazzo, cazzo
Faccia rosso fusione nucleare
Cuore impazzito che sbatacchiava nella cassa toracica come un pipistrello privo di radar.
<< Ehmm. Ciao >> biascicò lei. Pensava di essere immunizzata alla sua vista, invece no. Il petto le
formicolava e la gola era diventata il Sahara, i piedi e le dita erano intorpiditi. Avrebbe dovuto odiarlo, invece lo amava ancora, piccolo dettaglio che non poteva certo ignorare. Perché nonostante  le avesse distrutto l’anima, fracassato il cuore, lui era ancora presente in tutti quei frammenti che pian piano aveva raccolto per ricostruire il cuore infranto
 
Si guardò i vecchi jeans scoloriti con una macchia di terra secca sul ginocchio, gli stivali di gomma inzaccherati e lo strappo nella manica sinistra della camicia.
Si odiò per aver completato l’opera con il cappellino del nonno, da pescatore, che aveva indossato quella mattina.
Le venne la voglia di corrergli incontro e di abbracciarlo, poi però si ricordò in che modo si erano lasciati per cui gli lanciò un sorriso piuttosto formale mentre si sfilava i guanti.
<< hai davvero  il pollice verde >> le sorrise con calore mentre il cervello di Costance iniziava a girare vorticosamente. Cosa ci faceva lì ? gli piacevano le piante?
<< cosa ci fai qui ? >>
<< sono venuto per scusarmi >>
<< sarebbe bastato un biglietto. Non eri costretto a fare tutta questa strada per chiedermi scusa >> deglutì << io mi scuso invece per averti preso l’auto. Avresti potuto anche denunciarmi per furto >> lui sorrise << più che altro avrei voluto sculacciarti >>
<< sculacciarmi! Non c’è che dire, è un bel modo di scusarsi.. >>
Zach rise.
una risata roca e seducente e del tutto inaspettata.
<< mi conosci troppo bene per prendere in considerazione quello che dico …. Ed io mi sono comportato in modo abominevole.. ma ero così preoccupato e frustrato che mi sono messo a urlare.. probabilmente non sto utilizzando i canali giusti per chiederti scusa… Cristo! Probabilmente sto facendo un gran casino… Così….. come va? >> le chiese di nuovo
Costance degluti << Molto bene.. herr >> dondolò da un piede all’altro e si schiarì la voce
<< .... vogliamo sederci ? >> gli indicò una panchina in pietra lì vicino dove lui vi si diresse subito sedendosi e passandosi le mani sul tessuto dei jeans che gli fasciava le cosce.
 
Il caldo era.. soffocante.. o era lui che stava soffocando? Sapeva per certo di essere in buona salute quindi quei sintomi uniti al ritmo frenetico del cuore non potevano stare ad indicare un infarto in corso. Abbassò lo sguardo e fece una smorfia, aveva i palmi delle mani completamente sudati…..e pensare che un tempo era così razionale. Una vera roccia. Un uomo che aveva imparato a non commettere passi falsi. Che cosa aveva fatto di male per meritare di imbattersi in quella bionda ? okay, non era quello il punto.. il punto era come aveva fatto quella biondina a prendere un uomo che stava lavorando per rimettere ordine nella sua vita, e che ci stava riuscendo alla grande… e fare di lui un essere patetico che era in procinto di andare a fuoco con le mani che sembravano essere state immerse in una bacinella d’acqua calda.
 
Si diresse anche lei verso la panchina mentre sentiva alcuni frammenti di terra insinuarsi tra le dita dei piedi surriscaldati dalla gomma. Bellissima. Sensazione. L’ideale per sentirsi al Top. Perfetta in ogni occasione.
Sentiva i suoi occhi fissi su di se. Stava andando nel panico più assoluto.
Cazzo aveva fantasticato molto sul come avrebbero potuto rincontrarsi
Aveva sempre immaginato che quando l’avrebbe rivisto, sarebbe stata così bella da lasciarlo a bocca aperta. Con un fisico da urlo, spigliata e felice. Si immaginava incontrarlo nel’atrio di un ristorante famoso con attorno un mucchio di persone ipnotizzate dal suo fascino magnetico. Oppure l’avrebbe incontrato mentre al volante di una decappottabile bianca, avrebbe gettato la testa all’indietro sorridendogli apertamente e sollevando gli occhiali scuri da vamp.
 A dire il vero non c’era giorno in cui non mettesse a punto una situazione diversa dove, la costante però era lei, che guarda caso era sempre al meglio della sua forma, anzi in alcuni casi presentava anche un seno più pronunciato, ma quella era una ulteriore fantasia che ogni tanto si sovrapponeva.. un per di più, insomma…
E invece… per la legge del contrappasso… come punizione per aver troppo sognato…. si ritrovava ad incontrarlo in un pomeriggio estivo con i piedi infilati in un forno di gomma che sguazzavano allegri in una poltiglia di sudore e terra .. bleah… con un abito degno della serva di Cenerentola…. quando ancora puliva i pavimenti e con un cappellino che sembrava l’ispettore Gadget…
Rimasero così, seduti vicini, un po’ in imbarazzo per la situazione che si era venuta a creare.  Si sentivano quasi due ragazzini che uscivano per la prima volta, attenti a non sprecare quell’occasione per stare un po’ insieme.
Respirò a pieni polmoni i profumi dei fiori poi la guardò  << allora.. cosa stai facendo ? >> fece un cenno con la mano indicando il terreno intorno a loro << stai sistemando l’orto ? >>
<< non proprio. Ho sistemato un po’ il giardino… era una giungla di erbacce all’inizio..una porzione di terra sprecata per le ortiche ed il convolvolo.. è un lavoro faticoso… >>
<< vedo..>>
Lei potè azzardare solo un’ipotesi di quello che lui vedeva e di cosa pensasse.. un rivolo di sudore le scese tra i seni
<< fa un caldo sorprendente per essere in Inghilterra >> proseguì lui . Poi spalancò gli occhi e scosse la testa. Oddio, stava davvero parlando del tempo? Da spararsi all’istante
Lei annuì, non che ci fosse molto da ribattere… a meno che non avesse voluto iniziare un discorso sul surriscaldamento della terra ed il buco dell’ozono
<< e’ un lavoro faticoso >> osservò di nuovo lui
Pensa Costance.. pensa una risposta .. collegati alla parola faticoso, come nei giochini di parole.. e dì qualcosa per l’amor del cielo!
<< abbastanza faticoso >> concordò, ma questo le permetteva di consumare un sacco di energie e di crollare la sera addormentata senza dover pensare << ma a me piace >> gli sorrise << mi piace lavorare con i fiori e le piante >>
Lui sorrise e le passò la mano sulla testa per farle una carezza poi trasformò quel gesto tenero in uno scherzoso per cui le tolse veloce il cappello rimanendo paralizzato << co- cosa hai fatto ai capelli? >>
<< li ho tagliati >> mormorò lei arrossendo. Il taglio di capelli poteva anche essere interpretato come un taglio con il passato, un taglio con tutti gli avvenimenti, un taglio a quella parte della sua vita… il che magari poteva essere anche stato così, sull’onda dell’emozioni del momento
<< oh. Oh. C’è.. un nome per questo taglio ? >>
<< credo.. alla Garçon >>
<< oh, io avrei detto all’enfant terrible >> un sorriso sghembo gli comparve sul viso ed anche lei si ritrovò a sorridere << mi sta male ? >>
<< no, no, oh, no ti sta benissimo.. ti rende così…così.. >> la guardò incapace di continuare
<< così?.. >> lo incitò lei << campagnola?...prov..
<< sofisticata >>
Non potè reprimere una risata << sofisticata? >> lo guardò incredula e si rilassò improvvisamente in grado di godersi la sua compagnia << con questa cosa in dosso ? >> si toccò la camicia
<< si. Anche con quella cosa in dosso. >>
<< ti va un tè freddo ? vado a prenderlo >> gli propose felice di potersi allontanare
<< grazie, no, non importa ..>> si zittì di nuovo poi aggrottò le sopracciglia. Sembrava preoccupato per qualcosa. Ad un tratto fu presa dal panico.. che fosse accaduto qualcosa ? magari era venuto per darle la notizia << e’ tutto a posto vero ? >>
<< si. Certo >>
<< oh, che sollievo >>
<< sono venuto semplicemente per scusarmi, non a darti brutte notizie.. hai intenzione di stare qui ancora per
molto ? >>
<< non lo so. Questo posto è stupendo, inizio ad apprezzarlo molto >>
<< sentono tutti la tua mancanza >>
<< davvero ? pensavo che si fossero abituati alla mia assenza anzi, semmai un sollievo non avere intorno una persona così logorroica >>
<< no. C’è un grande vuoto da quando te ne sei andata….allora… almeno verrai a trovarci? >>
Accidenti a lui!
Perché all’improvviso stava prendendo in considerazione l’ipotesi di riaprire una ferita che a malapena aveva iniziato a guarire? << non penso che dovrei. Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa[i]>>
<< chi lo dice ? >>
<< oh, qualcuno >> agitò la mano in aria ed alzò le spalle
<< non dovresti lasciarti condizionare da citazioni o regole dette da chissà chi >>
Rimasero di nuovo in silenzio.
Cosa c’era rimasto da dire adesso ?
Non voleva andarsene ed ad un trattosi sentì ammutolito, la bocca secca
<< ho finito l’appartamento >> tergiversò lui << mi farebbe piacere tu lo vedessi.. se.. vorrai.. naturalmente .. >>
Lei gli sorrise nervosa e lo guardò negli occhi << mi farebbe molto piacere… >>
< anche a me >> replicò Zach ricambiando l’occhiata a lungo < molto >>
 
 
 
<< Per la miseria, Zach! Vuoi appoggiare le chiappe da qualche parte ? posso già vedere i solchi sul pavimento se continui ad andare avanti e indietro in quel modo ! >>
Zach guardò Darius che lo stava fissando preoccupato da sopra il giornale.
<< sorry >> raggiunse il divano e vi si sedette lì incrociò le braccia sul petto e cominciò a picchiettare con il piede sul pavimento, in una specie di danza dovuta all’impazienza.
Tap tap tap, tapitita, tap, tap, tap.
Darius abbassò di nuovo la pagina < Zach! >>
Lui lo guardò, sinceramente sorpreso << cosa? >>
<< Smettila di battere con il piede! >>
Lui si guardò il piede sorpreso come se non si fosse neanche accorto dell’esistenza di quella estremità << Lo stavo battendo? >>
<<  Sì >>
<< oh. Ah >> Strinse ancora di più le braccia sul petto<< scusa >>
Darius rivolse di nuovo l’attenzione al giornale.
Tap, tap, tap.
<< Zach! >> tuonò
<<  Non riesco ad evitarlo. Non me ne sono nemmeno accorto >> incrociò i piedi, aprì le braccia e le appoggiò sui braccioli della poltrona, ma non sembrava rilassato, aveva le dita di tutte e due le mani rigide.
Darius lo guardò di nuovo in attesa del tap tap
<< non lo farò di nuovo >> lo tranquillizzò lui poiprese il telecomando e accese la televisione, sintonizzandosi su una partita. Poi fece zapping saltando da un canale all’altro così velocemente senza avere il modo di vedere alcuna immagine. La spense venti secondi dopo.
Si rialzò e riprese a passeggiare nervosamente.
<< vuoi calmarti? >>  esplose Darius mentre lo afferrava per un polso in una morsa d’acciaio.
<< siediti ! >> gli ordinò indicandogli il posto da cui si era appena alzato
<< seduto! >> gli ordinò << e resta giù ! >>
<< non sono un cane! >> ribattè Zach
<< bè, se abbai come un cane, ringhi come un cane e mordi come un cane… cazzo Zach! Un branco di leoni  affamati avrebbero un umore migliore del tuo! Immagino come siano felici i tuoi colleghi, nonché i tuoi sottoposti, a lavorare con te in quest’ultimo periodo. Dev’essere una gioia inesauribile. Cosa dicono di questo tuo umore intrattabile? >>
<< cosa cazzo ne so? >> di fatto nessuno gli rivolgeva più la parole a meno che costretto dal lavoro. Tutti tendevano ad evitarlo . Alzò le spalle. << Okay, negli ultimi giorni potrei essere stato un po’ nervoso >> ammise.
<< Zach. >> sospirò Darius << hai oltrepassato la definizione di un po’ nervoso circa una settimana fa. Perché non fai un favore a tutti e vai a fare pace con Costance? >>
Una fitta dolorosa trapassò Zach. Avrebbe voluto farlo, lo avrebbe voluto così tanto che avrebbe potuto sanguinare. Ma non poteva, perché nessuno sembrava volerlo capire?<< Ti ho
già spiegato perché non posso, ma evidentemente tu non mi stavi ascoltando per l’ennesima volta. Sono stanco di ripetere sempre le stesse cose. Sono andato là, le ho detto che sentivate tutti la sua mancanza, e che avrei voluto che vedesse l’appartamento… ma niente! Non è accaduto niente! Non è venuta! cosa altro potrei fare? >> Furioso e disperatamente vuoto, uscì dall’appartamento sbattendosi la porta alle spalle.
Darius lo rincorse e gli urlò << potresti invitarla all’inaugurazione della tua nuova casa ecco ! >>
Poi richiuse la porta con un secondo tonfo. Prima o poi qualcuno dei coinquilini avrebbe bussato per lamentarsi di quel nuovo modo di chiudere la porta che avevano preso ultimamente.
 
Dopo dieci minuti la chiave girò di nuovo nella toppa e Zach rientrò in casa fermandoglisi di fronte << come sarebbe a dire una cena di inaugurazione ? >>
Darius sbuffò scocciato << ragazzi, da adesso in poi voglio essere pagato per ogni consulenza che mi viene richiesta o che dò spontaneamente. Sono stufo di fare il sensale ed il ruffiano! Cazzo, ma com’è che nessuno ci arriva? Solo io riesco a vedere le soluzioni dei problemi ? >>
<< adesso non adularti troppo eh, chi si loda si imbroda  >>
<< d’accordo senti qual è l’idea.. >>
 
                                                                 *.*.*.*
 
<< una cena per inaugurare la tua nuova casa? >> ripetè Costance dall’altro lato dell’apparecchio telefonico
<< si. Ti avevo detto che mi sarebbe piaciuto farti vedere l’appartamento ed anche tu mi sembravi disponibile..
<< si.. ma.. >>
<< quindi perché non partecipare alla mia cena? È un’occasione per rivedere tutti..
< bè, si.. >>
<< benissimo. Ti aspetto venerdì alle sette. Grazie per aver accettato.>> e chiuse in fretta la comunicazione per non darle tempo di rispondere nient’altro.
Aveva accettato?
A quanto pareva si.
 
 

 

 


[i]Le straordinarie avventure di Penthotal 
COSA POSSO DIRE A MIA DISCOLPA SE NON CHE NON HO PIU' NEANCHE UN BRICIOLO DI TEMPO? sorry..sorry..sorry..... grazie a tutte coloro che continnueranno la lettura..... siamo veramente alla fine ormai. :) un bacione a tutte voi ed alla prossima... spero di postare molto più rapidamente. bacioni costanza

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Capitolo 66
*** CAPITOLO 65 Costance & Zach-THIS IS THE END PART II ***


Capitolo 65

 
 
Venerdi
Era troppo vicino
Non era mentalmente pronta ad affrontare di nuovo tutti quanti.
Ed anche l’essere rimasta sempre in contatto con Marissa e Sarah non faceva diminuire la sua agitazione, un conto era rivedere loro due un altro era rivederli tutti insieme.
 
Lo sapeva che per lei sarebbe stato un tuffo nel passato e non un salto verso il futuro… e lei aveva deciso di andare avanti..
 
Sapeva che stava pensando troppo all'intera faccenda, il che significava che cominciava a pensare troppo al fatto che pensava troppo... e così via finché non fosse arrivata al punto di doversi schiaffeggiare per porre fine a quella diarrea emotiva.
 
Non era proprio un appuntamento si disse, quindi non doveva starci a rigirare troppo sulla faccenda a partire da  cosa avrebbe indossato…
 
Ma chi voleva prendere in giro?
 
Certo che avrebbe avuto un’attenzione particolare a cosa avrebbe indossato.
 
Di certo non sarebbe andata con la tuta da lavoro e le mani sporche di terra.
 
agonizzò per tre giorni di fila
 
incerta su cosa mettersi
 
poi passò un pomeriggio intero a decidere cosa fare dei capelli anche se purtroppo, nonostante fossero cresciuti, la scelta era solo fra ingelatinarli mettendoli tutti indietro o lasciarli liberi ad incorniciarle il viso.
 
Decise per l’ultima opzione, più naturale.
 
Le otto ore di differenza rendevano difficili le loro comunicazioni ma Beth aveva voluto esserci a tutti i costi per cui Costance si collegò con lei via skype alle 15.00 esatte ora inglese corrispondenti alle sette di mattina di Seattle.
<< ‘giorno >> biascicò Beth davanti allo schermo con una tazza di latte fumante in mano
<< come stai? >>
<< come sto ? >> ripetè Costance << non lo so. Ho tanti di quei pensieri nella testa che mi ci vorrebbe un vigile per farli transitare in modo ordinato da un neurone all’altro evitando intasamenti >>
<< sei agitata? >>
<< noooooooooo . Perché dovrei esserlo? In fin dei conti è solo una cena, niente di che, un ritrovarsi tra amici, gli amici di sempre, con i quali hai passato un anno intenso…..così intenso che vale quanto dieci anni di vita…. Insomma .. si..non sono agitata.. per niente…. Davvero…sono andata al bagno solo tre volte e non sono riuscita a pranzare.. spero di non dover andare al bagno mentre sono a cena.. ..oddio! certo che sono agitata! Sono agitatissima.. stra-agitata non so più neanche se gli organi siano ancora al loro posto o vaghino ameni nel corpo  qui presente di fronte a te >> Costance terminò la frase prendendosi la testa tra le mani
<< Costance! Guardami >> le ingiunse Beth perentoria, fosse stata li con lei sarebbe stato diverso, cercò di mettere tutta la forza possibile in quella richiesta in modo che trapassasse lo schermo << pensa alla grande occasione che ti si sta presentando. Stasera lo rivedrai e potrai renderti conto di cosa provi ancora per lui e cosa lui prova ancora per te anche se mi sembra evidente che tu sia ancora nei suoi pensieri e lui nei tuoi. C’è da vedere quanto lui sia cambiato in questo poco tempo….e presto avrai modo di scoprirlo. Ricordati, tu sei una persona romantica ed una persona romantica è…….. >>
<< … è padrona del proprio destino…. Lo so… >> continuò Costance
<<… sceglie se godere ogni singolo giorno della sua esistenza o se lasciarsi bistrattare dalla vita…vero?.. vero, Costance?  >>
<< si.. si.. lo so.. lo so..
<< Un’inguaribile romantica vede in ogni ostacolo l’opportunità di capire di che tempra è fatta, una sfida entusiasmante da affrontare usando l’intelligenza, il fascino e l’ottimismo che la contraddistinguono….
Costance annuì energicamente
 <<…. Sa infatti che concentrandosi su tutto ciò che c’è di bello e piacevole nella sua vita, sarà sempre di buonumore e avrà sempre il sorriso sulle labbra….>>
Una ruga si formò sulla fronte di Costance <<.. mi sa che incomincio a perdere un po’ di smalto allora… non mi pareva però che la definizione dicesse proprio così… sei sicura su quel Sa infatti, che concentrandosi su tutto ciò che c’è di bello e piacevole nella sua vita, sarà sempre di buonumore e avrà sempre il sorriso sulle labbra?  Non mi ci riconosco molto ultimamente >> borbottò a denti stretti
<< e se non è cambiato ? >> le chiese poi con una vocina sottile sottile
<< deciderai a quel momento. Adesso preparati >>
<< ma è troppo presto! Che faccio poi già vestita? Dovrò passare il tempo ad evitare di spiegazzare l’abito >>
<< hai già deciso cosa metterti ? >>
<< si. Ho un abito tutto a pieghe orizzontali ecrù, con sopra un leggero spolverino >>
<< fa molto da cerimonia >>
<< dici ? >>
<< si >>
In quel momento sentirono bussare << si può ? >> la mamma si affacciò alla porta rimanendo con il busto nascosto
<< mamma vieni >>
La mamma entrò con una custodia nera  per abiti appesa all’indice e medio della mano sinistra
<< ciao Beth >>
<< buongiorno signora, come sta ? >>
<< bene grazie. Ho saputo che hai avuto una bella gratificazione ultimamente per il lavoro svolto >>
Beth sorrise imbarazzata << si. Mi hanno regalato l’ultimo modello dell’ HI-PHONE non ancora uscito in Europa. Effettivamente sono parecchio contenta, anzi direi euforica potrei anche intonare un bel pap… >>
 
Costance intervenne << …. C’è un concetto economico definito 'bene posizionale' secondo cuiun oggetto acquista tanto maggior valore per il possessore quanto meno è posseduto da altre persone >> spostò lo sguardo dalla mamma allo schermo
<<.. e?...>> la incitò Beth
<<... Questo termine  è stato coniato dall'economista Fred Hirsch nel '76 forse per sostituire il più colloquiale ma meno preciso 'pappappero' >> terminò portandosi il pollice al naso  muovendo le dita ritmicamente a mò di trombetta,  facendole ridere e rendendo meno drammatica la situazione ora che Beth le aveva appena distrutto la sua idea di abito-ideale-per-la-cena
<< ti ho portato un abito >> la mamma le fece dondolare davanti la custodia in tessuto
<< è per me ? pensavo fosse un tuo capo appena ritirato dalla lavanderia >>
<< no. È per te. L’ho visto stamani nel negozio in centro ed ho pensato che sarebbe stato magnifico indosso a te. Vuoi    vederlo ? >>
<< certo! >>
La mamma aprì piano la cerniera e Costance rimase a bocca aperta, poi si portò una mano alle labbra
<< oddio è bellissimo >>
Un tubino drappeggiato di un brillante colore corallo con un copri spalla dello stesso colore
<< Devi provarlo. Spogliati, Costy >> le ordinò Beth, mentre anche la nonna faceva la sua comparsa in camera rimanendo ad osservare Costance che si stava sfilando i pantaloni
 
<< era come se mi dicesse: sono io l’abito per Costance >> le disse la mamma mentre la aiutava a infilarlo.
<< Non sbirciare! >> esclamò Beth quando cercò di voltare la testa per guardarsi allo specchio.
<< Devo vedermi >>
<< Ferma >> borbottò la mamma tirandole su la cerniera. Le fece indossare il copri spalla poi fece un passo indietro e diede l'okay.
<< Pronta? >>
 Costance trattenne il respiro e si voltò verso di loro prima di girarsi verso lo specchio..
 
<< oh ! >> mormorò Beth quando Costance si voltò.
<< Vi prego, non ditemi che c'è qualcosa che non va >> disse loro << Mi rifiuto di dover scervellarmi di nuovo su come agghindarmi.>> Quando sua madre sembrò capace di parlare, Costance si rivolse a Beth che stava lentamente avvicinandosi al monitor come se volesse oltrepassarlo ed entrare in camera, mentre un sorriso le affiorava sul viso.
<< Vorrei che qualcuno dicesse qualcosa >> disse Costance, inquieta
<< voltati e guarda tu stessa come stai >> le disse sua madre.
si voltò e alzò lentamente lo sguardo sullo specchio a tutta altezza posto sul lato opposto della parete.
Le sue labbra si schiusero per il piacere e l'incredulità alla vista della giovane che la guardava dallo specchio << Sto... molto bene! >> esclamò.
Beth scosse il capo con aria incredula .
<< Questa è un'affermazione troppo modesta.>> disse sua madre
<< E' l'apoteosi della modestia >> rincarò Beth  << ah! Potessi essere una mosca per vedere la reazione di Zach ! >> sospirò << in questi momenti mi pento di essermene venuta qui >>
<< grazie per esserci Beth >> mormorò Costance con un vocino sottile sottile
<< non mi ringraziare ragazza, un uomo saggio non vuole ringraziamenti per il suo operato; la sua soddisfazione maggiore è toccare con mano i risultati…… che mi illustrerai quanto prima, ricordandoti che non voglio un riassunto ermetico ma un romanzo d’appendice completo di prologo, indice, sottotitoli, titoli di coda e le scene tagliate >>

<< potresti indossare il braccialetto di diamanti >> le suggerì la nonna
<< nonna >> mormorò Costance  con dolce fermezza  << il braccialetto di diamanti,  come ci ostiniamo a chiamarlo, pur sapendo che è solo vetro …
<< ma somiglia talmente tanto a un gioiello vero che crediamo tutti che possa benissimo passare per prezioso .. vero ? >> guardò tutte speranzosa in un cenno di consenso, poi uscì velocemente, per una donna della sua età,  dalla stanza per tornare con l’oggetto della conversazione.
Glie lo fece provare su un braccio e poi sull’altro.
Più in su lungo il braccio e più in giù all’altezza del polso, cercando una posizione adatta che mettesse in evidenza la preziosità della sua nipotina, finché  Costance non suggerì di attaccarlo a un palo e di portarlo in trionfo affinché tutti lo vedessero e lo ammirassero, idea che la nonna non trovò affatto divertente, ma che causò un attacco di tosse a Beth mentre la mamma si portava un fazzoletto al naso colta da un improvviso attacco allergico.

Alla fine l’idea del bracciale fu accantonata, con grande sollievo da parte di Costance che preferiva non dover fingere di apprezzare l’idea e toglierlo appena fuori dalla porta di casa infilandolo in borsa.
 
                                                                                    *.*.*
 
Guardò l’orologio e poi guardò fuori dalla finestra. Era una tiepida giornata di fine estate, con gli alberi che cominciavano a mutare di colore, preannunciando le tinte che di lì a poco avrebbero dipinto le foglie.
Le serate erano ancora chiare ma presto il sole che tramontava avrebbe trapassato le nuvole bianchastre con strisce dorate. Era probabile che in poche settimane, tutto quello sarebbe potuto scomparire e sarebbe stato solo un ricordo dolorosamente bello fino all’anno seguente.
 
Doveva mettersi in cammino se voleva arrivare in tempo per la cena
 
<< Sei pronta >> si disse a voce alta guardandosi allo specchio, pensando che era davvero un pessimo segno se parlava da sola.
<< Non comportarti da stupida e tutto andrà bene >> aggiunse, per rassicurarsi.

Si fissò di nuovo nello specchio.

Poi, all’improvviso, come colta da un raptus di follia si sfilò velocemente l’abito che cadde ai suoi piedi in un leggero fruscio, spalancò l’armadio e sapendo già cosa voleva, afferrò l’abito appeso nella parte più interna, lo fece scivolare dalla cruccia e se lo infilò guardandosi soddisfatta nello specchio. Era un abito in morbido cotone, con una piccola fantasia di fiorellini rosa su un fondo grigio perla. Lo scollo rotondo, le maniche a tre quarti, aderente al seno ma che poi si allargava scivolandole sui fianchi ed arrivando fin quasi alle caviglie. Si sentiva bene dentro quell’abito, si sentiva..lei e voleva sentirsilei per tutta la serata. Indossò un paio di stivaletti in pelle con delle fibbie laterali, sentendosi ancora più soddisfatta.
Poi, silenziosamente, perché nessuno scoprisse il cambio repentino di look, scivolò fuori .
 
Sbagliò strada tre volte tanto era agitata.
Conosci la strada?  Le aveva chiesto la mamma quando l’aveva informata di alcuni lavori in corso che causavano l’interruzione della strada principale e che quindi l’obbligavano ad un percorso alternativo
Se conosco la strada?  Le aveva risposto con aria di superiorità
Conosco questa zona come le mie tasche
 
siii…. come no
 
E via...
disse fra sé….ripetendosi mentalmente il percorso
….. lungo il sentiero dei faggi..
era una strada in mezzo alla boscaglia che portava all’incrocio di….. quale incrocio? .. ah, si, eccolo.. certo.. l’incrocio di Paddynton…
... visto Costance?
Poi attraverso il ponte sul fiume che sfocia nel lago a valle e....
Si bloccò perplessa…
…  e di nuovo all’incrocio di Paddynton..
Oddio mi sono persa….
 cheee??
 Costance…
…ma neanche per idea…
.. No, no non può essere
… dovevo girare a destra all’incrocio
…ecco perché….
Sto arrivando ragazzi.
Va bene.
Ho capito tutto….
..riprese la corsa per le colline…
tieni duro Costance.. tenete duro ragazzi….
..a che ora era la cena?...
 
Parcheggiò sotto casa di Zach e rimase ferma all’interno dell’abitacolo.
Dentro di sé stava raccattando la forza necessaria per muovere i piedi e dirigersi verso il portone di legno bianco
Andiamo, stai calma si disse, neanche l’abito rassicurante stava sortendo l’effetto sperato..
Insomma… un uomo affascinante era stato tanto premuroso da invitarla per festeggiare insieme un'occasione speciale….
… non c'era altro..
perciò avrebbe fatto meglio a restare calma e con i piedi per terra....
....respirò a fondo.
Lo fece di nuovo...
Che si sentisse pronta o meno, doveva andare, concluse mentre apriva la portiera dell’auto.

Oddio!
Ci siamo!
pensò angosciata nell’attimo che sentì il suono del campanello che lei stessa aveva azionato con le dita che si erano trasformate in ghiaccioli artici

Tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire.

Le sembrava di essere una papera che faceva del suo meglio per apparire serena ed elegante, mentre sotto il pelo dell’acqua muoveva le zampe all’impazzata.
Si guardò le palme delle mani, dove le unghie avevano lasciato incise delle mezzelune rosso scuro, e si schiarì la gola preparandosi all’incontro con il padrone di casa.
 
Quando lui aprì, il vederla gli fece provare un ridicolo tuffo al cuore.
<< Ciao >> gli disse Costance in un soffio, intimidita dal suo sguardo profondo.
Bellissimo non era l'aggettivo adatto per descriverlo.
Spettacolare era già meglio, ma ancora non sufficiente.
Aprì la bocca per dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma sembrava che il suo cervello avesse smesso di funzionare. Rimase a fissarlo mentre lui se ne stava appoggiato con la mano allo stipite di legno della porta.
Un pigro sorriso sulle labbra.
Indossava una camicia a quadri aperta sul petto ed un paio di jeans strappati ad arte. Il viso rasato di fresco.
<< Sei in ritardo >> l'aveva guardata con una intensità che le faceva dimenticare perfino il proprio nome. Pareva che lui le stesse esaminando il volto in cerca di qualcosa.
<< avevi detto alle sette >>
<< si ,bè, credevo però che tu non spaccassi il minuto.. ma che saresti arrivata in anticipo…
<<…… ho avuto un po’ di problemi con il traffico… >> soffiò sperando che non le chiedesse dettagli
 <<.. bella mise… >> si scostò per farla entrare e la seguì con lo sguardo
<< grazie >> arrossì leggermente e lui ebbe un campo allo stomaco, era stupenda quando arrossiva.
La desiderava moltissimo e si chiedeva se quella sensazione di bruciante passione si sarebbe mai acquietata.
 
<< Ti ho portato una bottiglia di vino. È buono, quindi da non berlo nel bicchiere di plastica >>
<< si dà il caso che abbia comprato bicchieri di vetro.. a completamento dell’arredamento… vieni di là che stappiamo e beviamo un sorso, attutirà il dolore della tua presenza >>  sorrise facendole l’occhietto
Lei rispose  sorridendo con dolcezza
<< .. a-h-a!..hai risposto al sorriso! >>
<< Era una smorfia di agonia >> puntualizzò lei
Lui rise più forte poi le posò una mano sulla spalla irradiandole un calore soffuso per tutta la parte
 << vieni ti faccio vedere >>
Là dove lei aveva immaginato vi fossero due stanze c’era un unico vasto ambiente.
Il pavimento in ciliegio era coperto di soffici tappeti.
Le luci incassate alla parete facevano sembrare che il sole inondasse la stanza.
Due enormi divani erano posizionati accanto al camino situato al centro della parete di fondo.
Qui un piccolo ciocco bruciava lentamente mandando bagliori fiochi.
<< ci sono anche i termosifoni >> specificò Zach chinandosi per aggiungere un altro ciocco mentre lei osservava assorta la stanza.
<< vieni continuiamo , la cucina è di sotto. Vieni a vederla >> le fece scendere due o tre gradini precedendola ed entrando nel locale con la finestra a bovindo che si estendeva da parete a parete al di fuori della struttura della casa. La cucina non era molto grande ma era ergonomica, e naturalmente ben illuminata.
 
Se la immaginò di giorno con il sole che entrava da ogni vetrata.
 
Ogni più piccolo spazio di quella cucina era stato sfruttato.
C’erano una lavastoviglie di dimensioni un po’ più piccole rispetto a quelle normali,  un frigorifero ed un forno a colonna.
Il piano di cottura proseguiva, con una lastra di ardesia, fino all’acquaio in porcellana di grandezza normale. Zach aprì quello che sembrava un cassetto ma che in realtà era un piano di appoggio aggiuntivo.
Sul ripiano davanti alla finestra  erano allineati vasetti di coriandolo, menta, ed altre erbe aromatiche
<<… allora.. cosa ne pensi?.. >> le sembrava leggermente ansioso
<<.. E’… stupefacente, molto meglio della mia idea di farci uno studio.. chi l’ha progettata ? scommetto Law …o Marissa…..o hai chiamato qualcun altro ? >>
<< l’ho progettata io. Il falegname l’ha realizzata >>
<< oh >>  fu tutto quello che riuscì a mormorare. Era rimasta spiazzata, di certo non si aspettava una notizia del genere
 <<..quando arrivano gli altri? >> aggiunse in fretta
<< ..ah.. Darius .. è nel pieno di un processo piuttosto complicato ci sono alcune banche coinvolte, il caso Leiman Schrdenberg….non so se ne hai sentito parlare..
Lei scosse il capo 
<<.. insomma è un caso complesso e sono alle fasi finali per cui tutto lo studio è impegnato …>>
<< .. anche Jared.. >> suggerì lei
<<.. anche lui..>> confermò Zach iniziando a pelare le patate
<<.. e Sarah ?... e Marissa ?.. >> annaspò con la voce mentre una morsa d’acciaio iniziava a stritolarle il petto
<<…Sarah si è sentita male…molto male.. e quindi…se vuoi telefonare a Marissa..il telefono è di sopra, sul tavolo, accanto alla finestra. .. metto a cuocere le patate e ti porto un drink >>
Confusa Costance tornò di sopra e prese il telefono.
Formò il numero pronta a dirgliene quattro in merito alla correttezza di incastrare una persona, un’amica ignara di tutto.
Marissa rispose subito
<< Marissa.. >>
<< ciao Costance! Dove sei ? >>
<< e dove dovrei essere se non nell’appartamento di Zach per partecipare alla..
<< E’ favoloso vero? Quell’uomo ha davvero buon gusto >>
<<..Marissa..>>
<< va tutto bene vero? Tu lo ami ancora no? >>
<<...si….ma Marissa.. non è questo…. È che..è che.. sei impossibile.. ecco
<< non sono impossibile sono romantica. Come te.. oh insomma ma se vuole offrirti una bella cenetta, lasciaglielo fare. E se non vuoi andare a letto con lui..
<<.. MARISSA ! >>
<<.. se non vuoi andare a letto con lui non ti costringerà di certo e potrai venire qui. Ora se non ti dispiace c’è un bellissimo film che sta iniziando con il grande Jude Law.. un bel film romantico ..proprio adatto per stasera..ciao >>
Rimase a fissare la cornetta a bocca aperta e la stava ancora stringendo quando Zach fece la sua comparsa con un vassoio
<< che ti ha detto Marissa?  Sarah sta ancora male? >>
<< ha detto che c’era un bellissimo film che stava per iniziare .>>
<< quindi ti fermi qui? >> si voltò per cui Costance non potè vedere l’espressione
<< si.. a cena.. si..>>
<< bene. Allora >> le passò un bicchiere << ecco un Bronx e qualcosa da sgranocchiare >> le offrì degli stuzzichini << vieni mettiamoci davanti al fuoco. Il divano è comodissimo >>
Esitò palesemente poi si alzò dal duro tavolo d’appoggio su cui si era seduta e si trasferì sulla morbidezza del divano.
<< oh, è un divano letto >> bene, aveva trovato qualcosa da dire, passò la mano sopra la stoffa << potresti anche ospitare una coppia, volendo >>
<< volendo…potrei, ma non credo di volerlo, sto gustando appena adesso l’essere da solo.. >> le si sedette accanto pur avendo a disposizione un altro divano intero. Sorseggiarono il cocktail << cosa c’è nel Bronx ? >> chiese Costance
<< beh, è noto per essere un quartiere violento e pericoloso, ma in realtà questa nomea è quasi del tutto ingiustificata….. gran parte della criminalità è concentrata..
 
 << in questo Bronx. Cosa c’è in questo Bronx >>  agitò il bicchiere
<< Gin, Vermuth Dry, Vermuth Rosso, Succo d' arancia.. ne vuoi un altro goccio ? >>
<< no, grazie, devo guidare fino a casa da Sarah e Marissa >>
Lui si alzò probabilmente per andare a versarsi un altro po’ di quel cocktail
<< non ti aspettano molto presto >>
<< in verità pensavo mi aspettassero per la cena. Sarah mi aveva promesso di farmi preparare da Law la mousse al cioccolato al latte che mi piace da impazzire..>>
<< l’ha preparata. E’ in frigo >>
Fu colta da un improvviso senso di panico misto a eccitazione - le sembrava di far parte di un disegno molto preciso e senza sbavature –.
<< oh >> in quegli ultimi dieci minuti aveva già pronunciato parecchi oh che certo non la facevano avanzare lungo il sentiero delle frasi intelligenti da dire durante un incontro.
<< volevo solo offrirti una cena >>
<< perché ? >>
<< bè, sicuramente non per la paura che tu possa morire di inedia >>
<< allora perché ? … >>
<< … perché .?. >> ripetè lui
<< mi sembra che la nostra conversazione sia alquanto stentata come pensi che riusciremo a mantenerla viva per altre tre ore o giù di lì? >>
<< forse dovremo bere un altro bicchierino >>
<< tu procedi pure. Io non posso bere ma tu si, quindi vai avanti >>
<< ma ho già messo in frigo la bottiglia che hai portato tu per berla durante la cena >>
<< non avrei dovuto accettare quel bronx . Non posso bere altro >>
<< potresti rimanere a dormire qui >> la guardò e nella sua espressione non c’era nulla che  stesse ad indicare un secondo fine
<< sul divano ? >>
<< dove vuoi, ho anche una branda nel garage >>
<< hai anche il garage? >>
<< non cambiare argomento. Puoi rimanere qui. Senza obblighi >> aggiunse poi
<< e Marissa  e Sarah? >>
<< le chiami e le avvisi che rimani qui >>
<< non potresti accompagnarmi tu ? >>
Lui fece di no con la testa << ho bevuto prima che tu arrivassi >>
<< se fossi stato un vero gentlemen non avresti bevuto >>
<< se gli asini volassero….non sono un gentlemen… lo sai benissimo..
<< …. potrei prendere un taxi >>
<<…allora apro il vino o no? >>
<< .. sto cercando una soluzione al problema e tu diventi scontroso….non che ti resti così difficile esserlo, ovviamente >>
<< accidenti, Costance, ho programmato di offrirti una cena particolarmente squisita e l’unica cosa a cui riesci a pensare è a come andartene . Non è molto gratificante >>
<< se volevi dei complimenti hai invitato la ragazza sbagliata >>
<< non voglio dei complimenti, e ho invitato la ragazza giusta, solo che adesso che è qui non so come gestirla…… >> appoggiò il braccio sulla mensola del caminetto.
<< Vieni.. >> le disse in modo risoluto << devo occuparmi della cena >>
<< in realtà….. Ti dispiace se uso il bagno? >> si sentiva un po’ accaldata eaveva bisogno di stare da sola per qualche minuto, senza la presenza inquietante di Zach, per rimettere ordine nei suoi pensieri.
<< quello è rimasto com’era >>
Salì al piano di sopra ed entrò in bagno. Si sistemò i capelli che, in teoria, avrebbero dovuto darle un'aria sexy un po' selvaggia. Ma guardandosi meglio le sembrava la facessero assomigliare a Maga Magò in una giornata da schifo.
 
Alla parete era appeso il suo accappatoio, ci affondò dentro la testa, respirandone l'odore.
Aprì l’armadietto incassato sotto il lavandino.
Curiosò in quelli con le ante a specchio.
Non contenevano niente di femminile,
nessuno shampoo tranne quello che lui prediligeva,
nessun deodorante o profumo da donna.
Solo asciugamani, dopobarba, rasoio lamette, bagnoschiuma al sandalo…tutti prodotti prettamente maschili, nessun vago segnale di una presenza femminile.
 
Aprì una scatolina in velluto rosso e per poco non ci rimase secca quando un pagliaccetto colorato saltò fuori cantando happy birthday to youuuuuu
cristo santo ma perché teneva un gadget del genere in bagno ?
impiegò un po’ di tempo a rinfilare il pupazzetto nella scatola ed a richiudere il coperchio, poi tirò lo sciacquone per fare un po’ di scena ed uscì.
Non potè fare a meno di sbirciare nella camera da letto.
Non poteva accendere la luce per cui si sarebbe dovuta accontentare della luce della luna che entrava dalla finestra, che aveva ancora le serrande aperte.
Rimase imbambolata sulla soglia a fissare il letto. Occupava quasi tutto lo spazio disponibile ed era a baldacchino con delle leggere tende di mussola drappeggiate.
Una camera da luna di miele.
Sul cassettone un vaso di gigli impregnava la stanza di un profumo inebriante. Si appoggiò allo stipite chiuse gli occhi ed inspirò il profumo. Le sembrò quasi di sentire le mani di Zach che la accarezzavano.
Si riscosse e raggiunse la cucina a passo di marcia.
Zach stava cucinando della carne
<< Costato di manzo con rosmarino, aglio e pepe verde…… >> la informò da sopra la spalla <<…. è un piatto eccezionale,va mangiato ben caldo.. >>
<< posso fare qualcosa ? >>
<< potresti tagliare le carote a julienne e preparare l’insalata >>
<< okay, dammi attrezzatura e le materie prime >>
Rimasero in silenzio per un po’ giostrandosi nello spazio della cucina con un sincronismo perfetto.
Una volta che l’insalata fu pronta e che lui ebbe tagliato la costata in striscioline, salata, pepata e cosparsa con il sugo e gli aromi di cottura, portarono tutto sul tavolo da pranzo.
 
<< come ti è sembrata la cucina ? >>
<< perfetta >>
<< avresti preferito avere una cucina più spaziosa con un tavolo a disposizione per mangiare lì ? >>
<< perché mai dovrebbe interessarti ? >>
Lui posò coltello e forchetta e mosse le braccia alzando le palme verso l’alto
<< perché voglio che ti piaccia. Ci tengo alla tua opinione >>
<< la adoro…e’ splendida… >>
<< bene…com’è la carne ? >>
<<.. è squisita…sei in cerca di complimenti ? >>
<< no…solo che l’ho scelta con cura….per…. ed ora la mousse >> aggiunse repentinamente. Le prese il piatto e lo appoggiò sopra il suo
<< oh, no, davvero, sono piena. Non potrei mandare giù  nient’ altro >>
<< nemmeno io. Che ne dici di un caffè… del brandy >>
<< no. niente grazie ma tu fai pure >>
<< sai cosa ? ci mettiamo sul divano e prendiamo un altro po’ di vino. Queste sedie sono carine ma un po’ scomode >>
In un attimo si ritrovò seduta sul divano con lui accanto.
<< tutto bene ? >> le chiese
<< si . Fa solo un po’ caldino >>
<< togliti gli stivali >>
<< noddavvero. Sto bene così >> esclamò precipitosamente. Afferrò il bicchiere di vino, che quando si era seduta aveva appoggiato sul tavolinetto quadrato di lato, e se lo portò alle labbra come uno scudo fissando le fiamme di un arancione vivido che danzavano e crepitavano attorno ai ceppi.
 
<< Mi manchi... >>
Le parole rimasero sospese nell'aria, si dilatarono e riempirono lo spazio tra loro, al punto che lei ebbe la sensazione di essere all’interno di una bolla, poi lentamente, dolcemente, danzarono nell’ aria e sfiorarono terra.
Lei rimase immobile a fissare la fiamma incapace di alcun movimento,il cuore sussultò, si fermò e poi riprese a battere di nuovo, all’impazzata
 
<< con gli altri posso fingere di star bene….ma… la sera… quando l’oscurità arresta qualsiasi rumore ….quando torno a casa stanco….…….Mi manchi...

Lei trattenne il fiato rimanendo immobile con la paura di interrompere quell’improvviso momento magico che li stava avvolgendo
<<…Quel giorno non era la prima volta che venivo ad Aber, sono venuto altre due volte…..Quando ancora avevi i capelli lunghi…. Sono venuto per vederti….da lontano …
<< Non l'ho mai saputo >> mormorò lei  voltandosi e fissandolo negli occhi
<< Non volevo che lo sapessi >>
<< capisco >> in realtà non capiva affatto
<< avevo iniziato un lavoro su me stesso….. e non volevo vederti prima di avere finito » continuò lui
Lei scosse la testa. «Scusa, ma non capisco...»
<< Avevo paura che qualcun altro potesse entrare nella tua vita prima di poter avere una seconda chance >>
<< non vedo perché dovrei darti una seconda possibilità >>
I loro occhi si incontrarono di nuovo, quelli scuri erano speranzosi e sinceri mentre quegli chiari erano sospettosi e indagatori
<< Perché va concessa a tutti una seconda chance >> sussurrò con voce accorata
Lei deglutì, non riusciva a far scendere giù quel nodo che aveva in gola
 
<<……ho capito i miei errori…. e la paura di averti perso per sempre ha annullato completamente la mia gelosia assurda….Non fraintendermi non è che mi aspettassi che tu mi gettassi le braccia al collo al rivedermi…... Solo... speravo…. che rivedendomi….poi…. avremmo fatto due chiacchiere…non erano previste tutte queste defezioni…te lo giuro… non era programmata così la serata. È importante che tu lo sappia….>>
Le si avvicinò incapace di resistere oltre << ti amo Costance. Ti amo con tutto me stesso. Non c’è nulla che non farei per riaverti e non c’è nulla che tu possa fare per farmi smettere di amarti. Questa casa..l’ho fatta per te…ho cercato di trasformare questo posto in una casa che potesse piacerti……>> si interruppe per poi riprendere
<< …Non ho molto da offrirti. Un po’ di irritabilità… permalosità quanta ne vuoi….forse un po’ di gelosia ….forse anche più del dovuto, mettici anche  un pizzico di paranoia e …..un’ immensa fragilità . E tanto, tanto amore, di quelli più veri…… Ora sta a te, prendere o lasciare >> (1)
Lei si inumidì le labbra erano le parole più belle che avesse mai sentito
<< Oh Zach, sono stata così infelice senza di te! >> sospirò
lui la schiacciò sul divano abbracciandola ed affondando il viso tra i suoi capelli
<< Ti farà piacere sapere che da quella sera non riesco più a dormire >>
<< Sì, mi fa piacere >> sorrise lei << Ben ti sta. Spero che tu abbia sofferto tanto. Che ti serva di monito la prossima volta che tenterai di..
Lui soffocò le sue proteste nel modo più classico, un lungo bacio appassionato.
Si staccarono ansimanti mentre lui prendeva delicatamente il suo volto tra le mani << non pensavo che andasse così la serata …. Avevo sperato che grazie a tutto il gruppo sarei riuscito ad avere un nuovo riavvicinamento, e quando ho capito che l’intento di tutti era quello di lasciarci soli sono andato nel panico più completo >>
<< si, mi eri sembrato un po’ nervoso, ma ero così impegnata a non far trasparire il mio di nervosismo, che non ci ho fatto caso più di tanto >>
La baciò di nuovo << La vita è un casino, ma tutto quello che so, Costance, è che tu mi fai sentire... migliore. Più felice. Porti un sacco di vita ovunque tu vada e io... sarei un idiota se ti lasciassi scappare. Quindi ti prego, non lasciare che io sia un idiota >> Fece un respiro tremante stringendola con così tanta forza da non farla riuscire a respirare << Ti amo >>
<< anch’io ti amo >> le parole si infransero calde sulle labbra. Le sembrava così bello e così giusto baciarlo. In quella stanza, in quel preciso momento, con quell’uomo,  aveva tutto ciò che avesse mai desiderato.
E forse anche qualcosa di più .
Gli sorrise e lui fissò quegli occhi, dai quali il sorriso prendeva vita, immergendosi in quel grigio-azzurro molto simile al colore del cielo di settembre.
 
<< Voglio stare con te, giorno dopo giorno, voglio condividere con te tutto, i momenti felici ed anche le grane, voglio che ci scazziamo ogni tanto e poi facciamo pace. Voglio invecchiare con te perché insieme a te invecchiare sarà più sopportabile…. E vorrei dei bambini…. quando verranno ….uguali a te…….. È una dichiarazione d'amore, caso mai non te ne fossi accorta >>
lei ridacchiò felice poi gli leccò il labbro inferiore. Era solo un lento, delicato tocco con la punta della lingua, ma gli suscitò un tremito in tutto il corpo.
 
<< Andiamo di sopra, .nel letto, ci sono lenzuola asciugate al sole e cuscini di vera piuma d’oca….>> le sussurrò sulle labbra
Lo afferrò per la camicia e lo attirò verso sé mentre cercava di aprirgli i bottoni mentre lui dal canto suo perdeva il senso del tempo e dello spazio sopraffatto da quelle emozioni travolgenti.
La tirò su..la strinse a sé, la modellò contro il suo corpo, i loro corpi si adattavano l'uno all'altro come se fossero usciti da due metà dello stesso stampo
voleva sentire la sua pelle, il suo corpo caldo, nudo, contro di sé...
 
poi lei gli circondò i fianchi con le gambe e lui la condusse in camera.
 
tremava.
Il desiderio era troppo, lo soffocava, le sue mani erano su di lei, cercavano di togliere, sfilare, slacciare
<< Zach >> sussurrò Costance
E fu la volta della camicia di lui
dei pantaloni
dei boxer
Scivolarono insieme sulle lenzuola lisce in mezzo al profumo che i gigli irradiavano nella stanza.
Costance gli accarezzò il viso,
tutto quello che voleva,
che aveva sempre desiderato era lì, con lui.
<< Sei così bella >> le sussurrò sfiorandole il seno con le dita mentre fissava i suoi occhi che si riempivano di piacere.
<< Bella in modo impossibile >>
Abbassò la bocca per avere un tenero assaggio…
… con i denti e con la lingua….
sentì il suo corpo fremere dal desiderio..
<< Ti voglio >> mormorò inarcandosi verso di lui << sei tutto quello che voglio >>
Il respiro gli si mozzò mentre lei lo diceva
sospiri
Una carezza,
un tocco tenero
Carne contro carne
La strinse a sé, affondando il viso e la bocca nel suo collo
Si riempì le narici del suo profumo
Percorse il suo viso con la lingua e scese più giù fino a che non la sentì gemere
Allora furono altri baci, altri sussurri umidi e caldi
E poi altri ancora
lo accolse, si mosse insieme a lui assaporando ogni lenta spinta.
Finchè la marea non montò
Forte
Sempre più forte
mentre il mare schiumava
<< Sei bellissima, è bellissimo guardarti godere…Il tuo piacere è bello, anche da guardare..>>
e lo tsunami stava per infrangersi in un’onda devastante
che travolge tutto
 
E lui si perse dentro di lei.
 
Rimasero in silenzio per un po’, sfiorandosi in punta di dita dove la pelle e la posizione lo permettevano. Poi si sdraiò accanto a lei attirandosela a sé, fissando un punto imprecisato sul soffitto.
Mentre erano sdraiata l’uno nelle braccia dell’altra , completamente appagati Zach le chiese << che ne dici di un pò di champagne accompagnato dalla mousse di cioccolato di Law? Si offenderà terribilmente se non la mangiamo >>
Lei ridacchiò << la mangerei volentieri, anche per non urtare la sensibilità di Law ..e poi sarebbe un peccato sprecare lo champagne e tutto quel cioccolato >>
<< da criminali. Resta qui. Non ti muovere. Vado a prenderli >>
Costance si stiracchiò, sospirò << Non ho intenzione di andare da nessuna parte >>
si alzò e, completamente nudo, senza alcun accenno di pudore, andò di sotto per poi tornare con una ciotola due bicchieri e una bottiglia.
Il letto era vuoto
Posò tutto sopra il cassettone e la guardò uscire dal bagno con il suo accappatoio che gli faceva da abito quasi con strascico. Con un balzo si sedette sul cassettone mentre lui le si posizionava tra le gambe.
Prese una cucchiaiata di mousse e glie la avvicinò alla bocca << apri bene >>
Lei mangiò e si leccò le labbra
Non seppe resistere a quelle labbra morbide, si chinò e la baciò
<< Hai un sapore meraviglioso >> mormorò contro la sua bocca.
<< È la mousse >>
<< No, è la tua bocca >> Lui le succhiò il labbro inferiore.
<< mi fai venire voglia di mangiarti >>
<< io invece vorrei ancora mousse, per favore >>
<< non prima che tu risponda di si >>
<< si, a che cosa ? >>
<< alla domanda se resterai qui questa notte ed anche domani e domani notte e quelle successive…… senza limiti >>
<< senza limiti ? >>
<< senza limiti >> ripeté tracciandole i contorni del viso con la punta dei polpastrelli
<< lo vedresti bene un matrimonio ? >> le parole gli uscirono senza che lui se ne accorgesse, direttamente dal cuore
<< con chi ? >>
<< con Me! pour tous les diables! Pensi forse di poter sposare un altro? Tu sei mia e basta, nessun altro uomo ti deve mettere gli occhi addosso, figuriamoci il resto >>
Una risata le gorgogliò in gola << fammi scendere >>
<< perché, non sei in grado di farlo da sola? >> alzò il sopracciglio in quel modo particolare che lei adorava
<< È una scusa per sentire le tue mani su di me, animale che non sei altro >>
Un sorriso soddisfatto comparve sulle labbra, la prese per i fianchi facendola aderire a sé e lei si aggrappò alle sue spalle, le bocche erano così vicine da sentire il respiro che tiepido si infrangeva sulle labbra.
Lo baciò in modo prepotente, quasi rude, sollevò la testa di scatto    << sono pazza di te >>

Si beò della sua espressione e delle sue parole e sogghignando le mormorò sulla bocca
<< è una cosa positiva perché anch’io sono piuttosto preso >>
con molta lentezza tornò a baciarla.

Il bacio si prolungò, ed era talmente bello che lei pensò che le sarebbe piaciuto andare avanti così per una o due ore, senza fermarsi nemmeno per respirare.
Costance sentì un'emozione nuova, forte, che li avvolgeva come una bolla e che andava oltre la semplice passione sessuale.
La trascinò con sé sul letto ed infilò le mani sotto l’accappatoio. Percorse la schiena fino al profilo delle sue rotondità che strinse tra le mani.
Lei si adagiò piena sul suo corpo
<< Ti ho ringraziato per la cena? >>
<<..mmmhh.. mi pare di si… ma non ci giurerei… >>
<< Bene...non vorrei sembrarti scortese >> Gli prese il labbro inferiore con i denti e poi lo succhiò piano piano << e per lo champagne? Ti ho ringraziato per quello? >>
<< …..non sono molto sicuro… >>
<< meglio essere sicuri >>
La attirò a sé, sempre più vicino. Il corpo di Costance si muoveva contro il suo in una lenta, agonizzante danza concentrica.

<< la cortesia prima di tutto >> tentò di scherzare mentre il sangue gli ribolliva già nelle vene mentre andava all’assalto della bocca.
 
Lei si tirò un po’ più su, tracciando nuove mappe sulla sua pelle, mordicchiando e sorridendo
Ancora
E ancora
Sussurrandogli tenere parole tra un bacio e l’altro
Poi con un movimento lento del bacino lo inghiottì.
Con le mani appoggiate sul suo petto sentiva i muscoli guizzare, lasciandosi andare al ritmo che lui preferiva.
Ad ogni spinta un sussulto
un tremito
un incastro di corpi perfetto
ad ogni spinta si avvicinava di più al paradiso
ad ogni spinta si fondevano, diventavano sempre più un corpo solo 
fino ad essere travolti dall’estasi
si accasciò sul suo corpo, si adagiò sul suo petto, respirando la sua pelle, e  i loro sudori mescolati mentre ascoltava il cuore fermare la sua corsa, come una  ninna nanna.
Poi cercò il suo sguardo e con gli occhi gli disse che lo amava, lo amava profondamente.
Gli si sdraiò accanto e si addormentarono completamente appagati.
 
                                                                             *.*.*
 
Si svegliò indolenzita sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la stanza
<< buongiorno >>
Si voltò verso il suono di quella voce e gli sorrise << buongiorno >> un sorriso radioso che lo fece sciogliere
rimase a fissarlo in silenzio
<< a cosa stai pensando ? >>
Scrollò la testa bionda << a niente… a te >>
<< mi piace che tu pensi a me… >> l’attirò contro di se e lei gli si accoccolò accanto
Rimase perfettamente immobile , mentre lui continuava a sistemarle con cura i capelli sulla fronte, dietro le orecchie. Scese il silenzio tra loro, un silenzio che li avvolse e diventò musica.
<< ho avuto paura >> le disse mentre lei rimaneva immobile in ascolto
<< paura di averti perso per sempre per colpa della mia stupidità.. della mia gelosia….>> fece una lunga pausa
<< la gelosia non è mancanza di fiducia...ma solo paura di perdere qualcuno a cui si tiene tanto...e avevo così tanta paura di perderti che ho esagerato.. avevo solo paura che qualcuno potesse portarti via da me.. ed ho rovinato tutto con le mie mani…ma adesso ho capito…..quando mi sono reso conto che te ne eri andata… che mi avevi lasciato..forse per sempre…ho pensato di morire.. >> rabbrividì e la strinse di più a sè
A lei piacquero quelle parole
Si chinò su di lei e la baciò sulla punta del naso.
<< mi hai fatto invecchiare precocemente … e non è la prima volta..>> 
Lei si tirò su sinceramente sorpresa << ma quando? >>                                                  
<< quaaaando? Ti sei dimenticata della retata durante la tua bella esperienza lavorativa? >>
<< è stato un evento straordinario…uno sfortunato evento >>  lo interruppe
<< chissà perché questi sfortunati eventi capitano tutti a te… Dio Santo .. quando ti ho visto in quella stanza…..ho perso almeno dieci anni di vita.. >> 
lei si sforzò di non ridere. Ridere su un episodio del genere, soprattutto quando lui era così serio, non era opportuno
<< esagerato >> 
lui non la ascoltò << e l’episodio nel parco? ...della pistola? … un caso sfortunato anche quello ? >> lei gli passò le mani sul petto indugiando sui capezzoli
<< anche lì … con le Charlie’s Angels in azione ho perso altri dieci anni…se non di più >>
lei ridacchiò  
<< Ho pensato che se ti tengo a letto per, diciamo, tre ore al giorno - senza contare le notti, naturalmente - potresti essere troppo impegnata nel pensare a me o troppo occupata a riprenderti dall'aver fatto l'amore per poter continuare a farmi invecchiare precocemente.»  
<< sbruffone >> sbuffò fuori lei dandogli un colpo sul fianco senza schiodare il viso dal suo torace 
<< anche tu sarai troppo occupato a riprenderti ? >>  
<< certo, ma, anche se monopolizzi gran parte del mio povero cervello, mai abbastanza da non poter pensare alla volta successiva in cui ti trascinerò a letto per fare l’amore, e non solo a letto, ma sul divano in soggiorno, sul morbido tappeto davanti al fuoco o in cucina mentre il sole del mattino inonda i nostri corpi >>
la baciò in fronte
<< ho avuto paura di perderti >> proseguì con la bocca contro i suoi capelli, cullandola dolcemente
<<.. mi sono visto senza te… ed è una cosa che non voglio che succeda. Mi è mancato tutto di te . I tuoi discorsi chilometrici per arrivare al dunque. Le tue teorie ossessive scaramantiche. La tua lingua all’acido muriatico ....
<< ha parlato Mister Sweethy >> mostrò una certa insofferenza ma lui continuò a tenerla stretta

<< ....le litigate …..anche se poi arrivo ad un certo punto e perdo il filo… l’odore dei tuoi piedi quando ti togli le scarpette da footing… 
<< HIIIIII …>> tirò su il fiato in un risucchio rumoroso << bastardo >> berciò  tirandosi su di scatto mentre lui iniziava a ridere.In un nanosecondo gli fu addosso, placcandolo con la determinazione di un giocatore di football   
<< bastardissimo. Questa me la paghi >> iniziò un tentativo di schiaffeggiarlo. Rotolarono sul letto tra le risate di Zach e gli strilli furiosi di Costance.
<< ed ecco Costance Honey che ha appena mancato un Touchdown >>  gorgogliò Zach mentre cercava di difendersi dalle pacche che lei tentava di rifilargli in modo confusionario menando le mani a destra e a manca, senza peraltro centrare bene il bersaglio.
 << adesso vedrai come ti riduco, ti gonfio come una zampogna >> gli montò a cavalcioni
<< uuhh che paura ….. le prometti ma non riesci mai a darle! >> continuò lui ridendo, poi, senza smettere di ridere le bloccò entrambi i polsi con una sola mano, poi con un colpo di reni ribaltò le posizioni.                                                               .                                  << Oh. No… lasciami le mani…… >> iniziò a divincolarsi tentando di liberarsi mentre lui iniziava a farle il solletico con la mano libera.  
<< no…. Lasciami… non vale….la lotta deve essere.. ad armi…armi….pari…ti odio Zachary >>
<< anch’io ti odio amore mio. tantissimo >>
Adesso erano viso contro viso .
occhi negli occhi 
<< io di più >> sussurrò lei
<< dovrai ricordarmelo spesso, Sei d'accordo vero sul fatto che un uomo ha bisogno di sentirselo ripetere ogni giorno della sua vita? »  
<< Sono perfettamente d'accordo >> 
<< quindi saresti d’accordo sul ripetermelo spesso ? ad intervalli regolari ? >>
<< sicuramente >> 
<< quindi viene da sé che tu abbia pensato alla mia proposta.. >> 
<< quale proposta ? >>
<< me lo vuoi far dire di nuovo eh? Di sposarmi. La mia proposta di matrimonio…..           
<< Ma è una cosa così...così… >> annaspò in cerca della definizione giusta                                
<< Imprevedibile ? impulsiva ? irresponsabile ? >> suggerì lui quando divenne evidente che lei non riusciva a trovare il termine adatto                                                       
<< meravigliosamente perfetta >> gli sussurrò Costance                                                             
<< quindi lo prendo per un si ? >> i suoi occhi iniziarono a scintillare.
<< Certo che è un sì! >> esclamò lei, gettandogli le braccia al collo.                                         
Lui le prese il viso tra le mani, e guardandola dentro l’anima riflessa nell’iride, glielo disse ancora << ti amo >>
 
Lei sorrise felice << Ti amo. Ti amerò sempre. Non sarei qui se non ti amassi. Io appartengo a te. >>
Lui si chinò a baciarle i capelli tornando a stenderglisi a fianco.
<< adesso, mi dispiace dirlo, ma dobbiamo vestirci. Ho promesso che ci saremmo ritrovati tutti a pranzo in Grosvenor
Square >>
Costance aveva iniziato la sua piccola marcia verso nord, avanzando con le dita sul suo petto per poi descrivere  con i polpastrelli dei circoletti intorno al suo capezzolo.
<< Non ancora >> rispose lei, chinando la testa e facendo scorrere la lingua intorno al capezzolo eretto, tormentandolo con la punta e infine succhiandolo.
Quando lo sentì irrigidirsi, decise che anche se l’emisfero nord era incantevole, l’emisfero sud attirava particolarmente la sua attenzione. Fece scivolare le labbra lungo il suo ventre, fino all’ombelico e ancora più giù...
<< Va bene >> sospirò Zach mentre la bocca di lei lo catturava.
<< ...che vuoi che sia se ritardiamo un po’ ?.. >>
 
                                                                           *.*.*
 
 
Marissa guardò Hugh Comb entrare nel ristorante.
Dalla vetrata dietro di lui si vedevano alcune ombre, delle quali, una lasciava intravedere una macchia rossa, e Costance, a quanto le aveva detto Beth, aveva un abito color corallo. Il cuore le si gonfiò di speranza, per poi afflosciarsi subito dopo mentre entravano nel locale due persone assolutamente anonime.
<< Jared sai che ore sono? >> chiese.
Law, che aveva appena guardato il proprio orologio, rispose al suo posto
 << Sono le quattordici…..passate >>
Quella risposta fece sì che il piccolo gruppo di persone, seduto davanti ad una tavola su cui stazionavano una serie di cestini vuoti per il pane e fogli di grissini sgranocchiati, si guardasse in faccia, scoraggiato. Sarah espresse benissimo il pensiero di tutti con una voce piena di triste rassegnazione.
<< lo ha rifiutato, altrimenti sarebbero stati qui due ore fa >>
<< Mi sentivo così sicura...>> cominciò Marissa poi si interruppe, mentre incurvava le spalle per la disperazione guardando Darius.
<< ragazzi.. io ho fatto il possibile…. Abbiamo fatto il possibile…
Sarah scosse la testa abbattuta << se Costance non era convinta ….Zach  non avrebbe mai potuto trovare il sistema per convincerla…è una testa dura quella. >>
<< Abbiamo fallito.>> mormorò addolorata Marissa. Jared fece scivolare una mano intorno alla vita, e l'attirò vicina << Hai tentato, tesoro. Hai fatto tutto ciò che si poteva fare >>
<< Tutti l'abbiamo fatto >> convenne Sarah guardando con aria triste Law. Poi volse lo sguardo verso la porta, in quel momento Zach la stava oltrepassando mano nella mano con una figurina minuta, con i capelli color del grano << ECCOLI! >> urlò
Quell'annuncio causò un'immediata reazione fra i vari occupanti della sala, che la guardarono sorpresi, e poi  rivolsero l’attenzione verso la porta.
Ma la reazione che avvenne nel gruppetto al tavolo in angolo fu sensazionale.
Cinque persone, che avevano passato quelle ultime due ore prima piene di speranza, poi in preda allo sconforto più nero, adesso erano in preda all'esultanza. Mani che si tesero in avanti alla cieca vennero strette con forza da altre mani. I volti rivolti alle due persone che mano nella mano stavano camminando verso di loro con espressione raggiante, si illuminarono.
<< Oh, mio...>> mormorò Costance con soggezione, ma la sua esclamazione venne coperta dal fragore degli applausi che si erano levati dal tavolo e che stavano aumentando di intensità, finché non sembrarono scuotere le stesse pareti.
Tutti quanti si alzarono e li circondarono volarono pacche sulle spalle, abbracci stritolanti, baci a schiocco sulle guance.
La gente in sala li guardava sorridendo.
Si sa, il sorriso è sempre contagioso, non capiva quello che stava accadendo ma percepiva che di sicuro doveva essere qualcosa di meraviglioso.
 
                                                                          *.*.*
 
Il sole entrava prepotente attraverso le vetrate ed inondava la cucina di una  luce calda, polvere d'oro. 
Dispose su un piatto i due croissant burrosi che lui aveva appena acquistato.
<< Questa roba fa male, lo sai, vero? >> gli disse addentando uno dei croissant.
<< Dentro il sacchetto ce n'erano altri due, ripieni al cioccolato. Non li hai visti? >>
lei scosse la testa << no. Non me ne sono accorta. Ero tropo affamata >>
<< abbiamo bruciato parecchie calorie  ieri notte >> rispose Zach senza battere ciglio.
Costance smise di masticare e lo guardò.
Le sorrise e lei arrossì come una ragazzina.
Lui bevve un sorso di caffè e strinse gli occhi << E poi tieni conto di quante ne bruceremo da qui in avanti… ti occorreranno vagoni di croissant…>>
<< non voglio diventare come un salsicciotto in abito da sposa >>
<< non lo diventerai . Sarai la sposa più meravigliosa di tutta la galassia >>
<< sicuro ? >>
<< certo che ne sono sicuro. Sarai bell…
<< no. Intendevo.. sicuro della proposta? >>
<< Ti chiederei di sposarmi se non ne fossi sicuro? >>
<< no…penso di no >>
le prese entrambe le mani e la fissò con quegli occhi di velluto, inchiodandola sulla sedia << sei l’unica Costance. La mia anima gemella.... Sei pronta per una cosa ? >>
 << cosa ? >>
<< sei pronta si o no ? >>
<< Sì. Sono assolutamente, completamente pronta >>
<< bene. Allora.. >> estrasse di tasca una veretta di diamanti che  splendette ai raggi del sole che illuminavano la cucina avvolgendola in una luce quasi nebbiosa.
Le prese delicatamente la mano sinistra e le infilò l’anello all’anulare. Poi le baciò ogni dito, ad uno ad uno.
<< oh, Zach >> sussurrò Costance baciandolo fino a quando la stanza iniziò a girarle intorno. Poi si staccò e gli accarezzò il volto << Dimmi ancora una volta che sono la tua anima gemella >>
<< Lo sei >> ridacchiò, ma fu un suono roco di emozione. Le strinse di nuovo il viso tra le mani.
<< Sei la mia anima gemella .. da qui all’eternità >>
 
 
                                                          The end
 
Ecco la fine.
Ringrazio tutti per la pazienza che avete avuto
Grazie per tutti i commenti che avete fatto
Grazie per aver letto e per aver continuato a leggere anche se gli aggiornamenti tardavano ad arrivare.
Spero di non avervi deluso e che questo finale vi sia piaciuto.
 
Rimane solo l’ultimo episodio di Sarah e Law, sarà uno spin off che si inserirà nel momento della festa per Sarah…
Per questo c’è ancora un po’ da aspettare. Al momento si trova ancora nella mia testa.
 
Bacioni a tutte voi
In bocca al lupo per : esami-lavoro-salute!
 
Kiss kiss
costanza
p.s. (1) queste parole le ho trovate sul web ;)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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