Unknown

di Shirubia___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo ***
Capitolo 2: *** capitolo ***
Capitolo 3: *** capitolo ***



Capitolo 1
*** capitolo ***


Questa storia non è “rubata”! Per vari motivi non posso più entrare nel vecchio account, e mi era venuta voglia di continuarla, perciò l’ho ripubblicata qui, sperando che non ci siano problemi. Visto che ci sono, la riscriverò tutta, modificando così qualcosa, sperando di migliorarla. Mi spiace per tutto il tempo che è passato senza che la continuassi… x°D
Questa è la mia prima storia, una specie di “esperimento”, perciò… siate gentili. :’D

 
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- È ora di alzarsi, Bocchan – disse Sebastian, ponendo il vassoio con la colazione sul comodino, andando poi a tirare le tende lasciando entrare la luce del sole.
- Le ricordo che questa sera deve andare ad una festa a cui è stato invitato giorni fa da un certo Nigel Stevens – disse il maggiordomo sapendo già quale sarebbe stata la reazione di Ciel. Infatti, come previsto, il Signorino sbuffò, mettendosi a sedere sul materasso.
- Devo proprio andare alla festa di uno che nemmeno conosco? – chiese il Conte, cercando di associare quel nome ad un volto, ma nulla.
- Sì, deve. Potremmo incontrare qualcuno di sua conoscenza, e poi non è curioso di scoprire chi è? –
- Molto – rispose sarcasticamente Ciel.
Sebastian notò che il Signorino non aveva minimamente toccato la colazione.
- Non mangia, Bocchan? -
Ciel rispose semplicemente di non aver fame, spostando malamente le coperte per poi scendere dal letto, ma inciampò su un lenzuolo e, se non fosse stato per Sebastian che prontamente lo prese stringendolo a sé, sarebbe caduto a terra.
- S-Sebastian!... – Ciel divenne rosso per quella posizione e si staccò immediatamente cercando, inutilmente, di non far notare il suo imbarazzo.
- Stava cadendo – gli disse il maggiordomo, divertito dalla sua espressione. Ciel rimase in silenzio, ancora un po’ rosso in volto.
Sebastian iniziò a vestirlo e il suo imbarazzo non diminuì.
Una volta finito il Conte si allontanò immediatamente dicendo che aveva alcune carte da ricontrollare.
Appena uscito dalla camera, il maggiordomo sospirò, pensando che era già da qualche giorno che il Signorino si comportava in modo strano.
 
A Ciel sembrò che il tempo non passasse mai nel suo studio. Non riusciva a concentrarsi su quelle maledette carte poiché pensava ad altro. Divenne sera e non aveva neanche pranzato. Non voleva essere disturbato, ma nonostante ciò non aveva concluso niente.
Qualcuno bussò alla porta.
- Bocchan? È ora di andare – sentì la voce del maggiordomo che lo chiamava da fuori. Senza farlo entrare rispose che si sarebbe preparato da solo.
Sebastian non aveva idea di cosa gli prendesse.
Dopo che il Conte si fu vestito (non senza qualche difficoltà) scese le scale, dove lo attendeva Sebastian che, non appena lo vide, sorrise divertito sistemandogli gli abiti. Ciel arrossì e gli disse di fare silenzio.
Usciti fuori il più grande lo aiutò a salire in carrozza, e, come suo solito, Ciel disse che poteva benissimo farcela da solo.
Il viaggio trascorse in silenzio. Il Signorino guardava fuori, cercando di vedere la strada, ma era completamente buio. Arrivati si fermarono dinanzi un enorme cancello. Entrati si diressero su una via che portava ad una villa: a due piani, non molto grande, con un grosso balcone al centro. Una volta dentro notarono che la hall era piena di persone che, per la maggior parte, non conosceva. Qualcuno riconobbe il Conte, ma tranne un saluto non ci fu niente di più. Non c’era molta confidenza.
La serata passò lenta e noiosa, e di questo Nigel Stevens nemmeno l’ombra. Mentre il resto delle persone non faceva altro che ridere sguaiatamente e ballare, Sebastian e Ciel rimasero in disparte. Ciel non aveva davvero voglia di stare lì in mezzo.
- Sebastian, esco un po’ fuori. Non ce la faccio a rimanere qui dentro con tutto questo chiasso! - disse Ciel allontanandosi, non attendendo risposta dal maggiordomo.
 
Una volta fuori sospirò. Ultimamente non riusciva nemmeno a stare vicino a Sebastian che si sentiva… strano. Se il maggiordomo lo toccava o lo sfiorava, il suo cuore batteva dannatamente forte. In più, se non era insieme a lui non faceva altro che pensarlo.
“Ma che diamine mi sta succedendo!?” pensò mettendosi una mano sul volto. La risposta già la sapeva in realtà, solo non voleva accettarla.
Dopo qualche minuto decise di camminare fino al retro della villa, non accorgendosi che qualcuno lo stesse seguendo. Quando si fu fermato sentì uno sparo, un forte dolore alla caviglia, e, prima che potesse voltarsi, sentì una botta alla testa e tutto divenne nero.

 
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Se vi state domandando se c’è un motivo preciso per cui ho scelto quel nome (Nigel Stevens), sappiate che non c’è: è casuale. x°D
Spero che questo capitolo non sia stato noioso e che vogliate leggere il seguito. Sono ben accetti consigli, recensioni, etc… u_u
Alla prossima, anche se non so ancora quando sarà. >w<

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Capitolo 2
*** capitolo ***


Sebastian pensò che Ciel ci stesse mettendo decisamente troppo tempo. Ebbe il sospetto che gli fosse successo qualcosa. Si diresse verso l’uscita, ma si bloccò non appena tutto il chiasso delle persone fu sostituito da un’unica voce: - S-Signori, buonasera. Sono lieto che siate venuti tutti – Nigel era al centro della sala. Non sembrava, però, molto sicuro di sé.
- Purtroppo si è verificato un imprevisto, – continuò – quindi l-la serata termina qui. -
Appena finì di parlare salì immediatamente le scale. Sebastian provò a muoversi velocemente per uscire, ma le persone erano troppe e gli impedirono di muoversi come voleva. Anche dopo che la maggior parte delle persone se ne fu andata, non riuscì comunque a trovare il Conte, e i suoi sospetti aumentarono. Arrivò fin dietro la villa, e i suoi sospetti divennero certezze quando un oggetto a terra attirò la sua attenzione: l’anello di Ciel. Non avrebbe mai perso quel anello.
Iniziò a sentirsi... più preoccupato del solito.
In lontananza vide Nigel che portava una valigia. “Una valigia abbastanza grande da poter contenere il Signorino” pensò il demone raggiungendo l’uomo da dietro.
- Va da qualche parte? – gli chiese il maggiordomo, sorridendo falsamente.
Nigel sobbalzò. Non lo aveva sentito arrivare.
- N-Non sono affari vostri! -
- E quella? – chiese Sebastian, indicando con un cenno del capo la valigia.
Nigel la strinse – È solo u-una valigia! Ma cosa volete?! –
- Ho perso di vista il Conte Phantomhive, e non vorrei che stesse nelle mani sbagliate… - sentendo quel nome l’uomo sgranò gli occhi e indietreggiò. A quanto pare questo Nigel era coinvolto.
- Io non c’entro niente con il Conte!- Sebastian non lo ascoltò e gli strappò la valigia dalle mani. La sentì troppo leggera, ma la aprì ugualmente: solo panni.
- Visto?! – Nigel cercò di riprendersela, ma il maggiordomo notò una strana forma sotto una camicia. La sollevò e vi trovò una pistola. – Con questa cosa voleva farci, mhn? -
Gettò a terra la valigia e puntò la pistola contro la fronte dell’uomo.
- O mi porta dal Conte, oppure… - le sue parole erano quasi un sussurro.
- Va bene! Ma io n-non c’entro niente! – si agitò Nigel – Mi hanno co-costretto! –
 
“Sento della stoffa su entrambi gli occhi e nella bocca, quindi mi hanno bendato e imbavagliato… in più non riesco a muovermi, quindi sono anche legato. Il dolore alla testa è troppo forte per farmi concentrare sul discorso che stanno facendo degli uomini poco lontano da me. Inoltre, la ferita alla caviglia mi sta facendo impazzire Non ho idea di come uscire da questa situazione…” pensò irritato Ciel “… se solo riuscissi a chiamare Sebastian... già, Sebastian…” i pensieri del piccolo Conte si concentrarono immediatamente sul maggiordomo. In realtà sapeva benissimo cosa gli stesse accadendo in quel periodo, solo non voleva accettarlo. Non voleva accettare i sentimenti che provava verso il demone. Non voleva provare certe cose, lo facevano sentire debole… soprattutto perché considerava il suo un sentimento stupido e a senso unico. Ormai però, doveva accettare tutto quello che provava.
Si concentrò su quello che gli stava succedendo mettendo da parte i pensieri sul maggiordomo.
Provò a muovere le mani. Erano bloccate dietro la schiena, e riuscì a muovere solo le dita, e con orrore capì di non avere al pollice il suo anello.
Un uomo notò il suo gesto e gli calpestò le mani.
- Guarda, guarda! Chi si è svegliato! – gli disse, per poi tirargli un calcio alla schiena. Sentì gli altri uomini ridere.
Ciel provò a non mostrare il dolore che stava provando per quel colpo. Gli tirarono poi, un calcio in bocca e allo stomaco. Successivamente uno di loro premette il piede sulla caviglia dove gli avevano sparato. Premette finché Ciel non emise un gemito di dolore che tentava invano di trattenere. Continuarono così a torturarlo finché non sentì dire da uno di loro: - Ma dove diavolo eri finit-… ma chi è quello? -. Sentì solo dei passi veloci, poi qualcuno lo slegò e gli tolse benda e bavaglio. Alzando lo sguardo trovò Sebastian davanti a lui che lo osservava preoccupato. Si alzò faticosamente a sedere e gli afferrò la giacca, mentre il più grande gli mise una mano dietro la schiena.
- S… Sebastian… - lo chiamò il Conte, con le poche forze che aveva, tenendo lo sguardo basso, come se avesse paura che il demone, guardandolo, potesse capire quello che provava nei suoi confronti.
La vista e il tocco del maggiordomo lo fecero rilassare, per poi desiderare di stargli ancora più vicino, nonostante il suo cuore sembrava volesse scoppiargli nel petto. Sebastian alla sua vista si sentì sempre più strano (non sapeva come catalogare quelle sensazioni). Aveva detto il suo nome con un tono diverso dal solito, ma poi il Conte, riprendendo il solito carattere, lo guardò negli occhi e gli disse freddamente: - ce ne hai messo di tempo per venire. -
Sebastian stava per rispondergli ma ci fu uno scatto e tutto attorno a loro si mosse.
Erano su un treno, e gli uomini avevano approfittato di quel loro momento di distrazione per andarsene. Il più grande si alzò e controllò fuori: i binari erano stati fissati in modo che finissero dritti in un fiume, e stando al primo vagone, non mancava poi molto.


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Volevo pubblicarlo tra una settimana, ma cotninuavo a modificarlo e modificarlo, quindi, dopo l'ennesima volta, mi sono irritata e l'ho pubblicato prima del previsto. Spero che questo capitolo non sia deludente. Alla prossima e... recensite! u_u

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Capitolo 3
*** capitolo ***


Erano su un treno, e gli uomini avevano approfittato di quel loro momento di distrazione per andarsene. Sebastian si alzò e controllò fuori. I binari erano stati fissati in modo che finissero dritti in un fiume, e stando al primo vagone, non mancava poi molto.
 
Sebastian prese velocemente Ciel in braccio e corse fino all’ultimo vagone. Intanto, il treno era già uscito dai binari e, mentre il primo vagone affondava nell’acqua, il maggiordomo con il gomito spaccò un vetro dell’ultimo vagone e con un salto uscì fuori atterrando elegantemente sul terreno. Il treno finì completamente nell’acqua. Il Conte non vide nulla per la velocità di Sebastian.
Gli uomini, dopo aver fatto avviare il treno, si erano fermati per vedere il treno affondare, ma vedendo quella scena corsero via, non abbandonando però, l’idea di uccidere il Signorino.
Sebastian stava per poggiare a terra Ciel per andare a fargliela pagare, ma notò la ferita alla caviglia del Conte: gli avevano sparato.
- Mettimi a terra, Sebastian! Riesco a camminare!! -
- Ne sono lieto, Bocchan, ma la porterò io ugualmente – gli rispose il demone avviandosi. Doveva immediatamente curare il Signorino.
- Stai perdendo colpi… – disse Ciel, guardando dove una volta erano gli uomini.
- Devo curarla prima che la ferita peggiori – disse Sebastian, osservando il volto di Ciel. Stava provando qualcosa verso il Conte, ma non capiva cosa. Non riusciva a capire quale poteva essere il nome di tutto quello. Era la prima volta che provava cose simili.
Ciel smise di replicare, non ne aveva le forze. Si fissò il pollice dove avrebbe dovuto esserci l’anello con ansia, e il demone, prima che il Conte potesse ordinargli di cercare l’anello, con una mano glielo mise al dito, facendolo così rilassare.
Quando raggiunsero la villa del Signorino si era ormai fatta l’alba. Prima di entrare, Sebastian notò che Ciel si era addormentato con la testa sul suo petto. Si sentì… intenerito a quella vista.
Lo strinse automaticamente più forte a sé ed entrò.
 
Ciel si svegliò nel suo letto. La stanza era completamente buia. Aveva ancora quel dannato dolore alla testa. Ripensò a tutto quello che gli era successo, domandandosi il motivo delle azioni di quegli uomini. Non li aveva visti in faccia, quindi non poteva sapere se li aveva già incontrati da qualche parte, e non aveva idea nemmeno di chi fosse Nigel Stevens. Sapeva che non era un caso il fatto di essere stato preso proprio alla festa organizzata da quell’uomo, anzi, era stupido perfino metterlo in dubbio.
Sospirò e si guardò il corpo. Notò che era stato ripulito e curato. Toccando le fasciature, immaginò le mani di Sebastian su di sé e arrossì.
“E se glielo dicessi?...” pensò, ma era fuori discussione. Non poteva dirglielo… e poi era tremendamente imbarazzante! Però era solo, quindi pensò di fare una prova…
- Sebastian… - non riusciva a continuare.
- io… - fece un profondo respiro e continuò - … io t-ti amo! -
Fissò il soffitto per un paio di minuti, sentendosi incredibilmente stupido. Si batté un pugno sulla fronte, maledicendosi immediatamente due secondi dopo per il dolore che già provava.
Dei passi lo fecero distrarre.
 
Sebastian era nella camera del Conte. Non riusciva a staccare gli occhi da dosso al Signorino. Si era già soffermato troppo a toccarlo mentre lo curava. Lo notò muoversi ed aprire gli occhi, ma non disse niente.
Lo guardò per quel tempo che sembrava infinito, notando il cambio delle sue espressioni. Non era difficile immaginare a cosa stesse pensando all’inizio, ma non aveva idea di cosa trattassero gli ultimi pensieri.
- Sebastian… - non gli sembrava che lo avesse notato. Stava per rispondergli ma il Conte continuò – io… - ascoltò in silenzio -… io t-ti amo! -
Rimase bloccato. Si sentì ancora più strano a quella dichiarazione. Anche se non era una dichiarazione vera e propria. Da come si comportava Ciel, a quanto pare, effettivamente non lo aveva notato. Sorrise.
Amore?” pensò. Era quello il nome di tutto ciò che sentiva? Gli sembrava impossibile poter provare cose simili.
Dei passi lo fecero distrarre.

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Per favore, recensite! Vorrei sapere cosa ne pensate… ^^”
P.S. vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia e soprattutto chi la recensisce. :3 Grazie!

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