Katekyo Hitman Reborn! Kiri no Gemini - Introductive Arc

di Kiri94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Nascita! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Allenamento con la Mamma! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Una misteriosa ragazzina ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - La ragazza della Nuvola (Parte 1 di 2) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - La ragazza della Nuvola (Parte 2 di 2) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Insegnami, Yamamoto-sensei! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Impatto Meteora ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Nubi e Catene ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Il ragazzo incapucciato ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - ANCORA TU?! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Tutor Hitman Reborn! ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Un potere formidabile ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - L'ira di Mirai ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - I Sei Sentieri ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Mirai & Kurai VS Nozomi & Arashi! [CROSSOVER] ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Minaccia all'orizzonte [Epilogo] ***



Capitolo 1
*** Prologo - Nascita! ***


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Pioveva a dirotto, quella notte di fine Luglio, un tipico nubifragio estivo, da molti accolto con sollievo, una pausa da quella rovente estate dalle temperature record.

La pioggia scrosciante batteva con un sonoro ticchettio, a tratti rilassante, ad altri fastidioso: soprattutto per una certa persona, già nervosa di per sé, in una sala d'attesa di un ospedale «Grrr, non ne posso più! Tutta quest'acqua... mi dà sui nervi, byon!» disse una figura che continuava a camminare avanti e indietro, con tono seriamente infastidito e scocciato «Mi sembra di essere in gabbia! Quanto ci mette?! Voglio uscire, qui non ci resisto più, byon!» esclamò, rivolto a nessuno in particolare.
Ogni istante che passava pareva per lui una vera e propria tortura: si accasciò contro la finestra, quindi si rivolse alla persona al suo fianco «Hey, Kakipi, quanto manca ancora?!» mormorò infine.
L'altro figuro si sistemò gli occhiali in un gesto flemmatico, per poi finalmente aprire bocca «Ken. Se davvero non resisti più a startene immobile... perché non vai a farti un giro qua fuori?» disse con voce calma e apatica, per poi puntare lo sguardo verso l'amico, che risentito rispose «Ma sei scemo o cosa, Kakipi?! Non vedi che diluvia? Mi bagnerei dalla testa alle zampe, byon!»
«Magari sarebbe un miglioramento, Ken. Puzzi da fare schifo, davvero»
«MACCHECCAZ- Hey Kakipi, se lo ripeti io...!» ma fu interrotto da una terza voce «Ken. Chikusa. Silenzio» e subito i due ammutolirono, con aria inquieta: nonostante la voce fosse stata estremamente calma, ciò parve bastare a terrorizzarli, letteralmente.
L'uomo chiamato Ken deglutì «S-scusa, Mukuro-san. Non volevo svegliarti, byon...» pigolò, lasciando trasparire tutta la soggezione che provava in quel momento.
Tremando appena, guardò nella direzione dell'uomo, che alzò lo sguardo fissandolo con un occhio rosso vivido che riluceva nella penombra della sala «Siediti, Ken. Ho già abbastanza preoccupazioni senza dover badare a te» disse questi con un tono freddo e penetrante: ammutolendo, l'uomo obbedì come un cane al suo padrone e si sedette immobile sulla prima sedia vuota che trovò.
Passarono quindi secondi, minuti, forse ore, immersi in un totale silenzio rotto solo dall'incessante tic tac della pioggia contro il vetro e dal grattarsi ogni tanto di Ken.
Infine, le porte si aprirono, e subito il torpore generale si dissolse. Ken balzò in piedi come se fosse stato tutto questo tempo seduto su una molla, il ragazzo con gli occhiali al suo fianco si alzò con calma, e la terza persona rimase seduta mentre una infermiera si avvicinava.
«Chi di voi è Rokudo Mukuro?» disse con il tono allegro di chi porta ottime notizie. Finalmente anche la terza figura si alzò in piedi ed emerse dalla penombra, avvicinandosi.
Anche l'infermiera parve avvertire l'aura inquietante di quell'uomo, infatti mormorò nervosamente, quasi in un sussurro «S-sono usciti, signore!» quindi tornò a sorridere «Sono gemelli. Congratulazioni! Vuole entrare a vederli?» domandò con fervore.
L'uomo sorrise, un sorriso allegro e al contempo inquietante, quindi annuì e la si avviò verso la sala in silenzio, seguito a ruota dagli altri due.
Si ritrovarono in sala operatoria, dove i medici gli fecero indossare un camice, prima di proseguire verso un letto in cui giaceva una bellissima donna dai lunghi capelli ametista, che lo guardava sorridendo sfinita ma all'apice della felicità. Non appena l'uomo le fu vicino, parve rassicurarsi quel tanto che bastava per aprire bocca «Mukuro... sama... ce l'ho fatta...» per poi crollare addormentata, sfinita.
Mukuro le accarezzò con insolita dolcezza una guancia «Ottimo lavoro, Nagi» quindi la sua attenzione si spostò verso due bambini, non molto più lunghi di un filoncino di pane, serenamente addormentati avvolti in una coperta: la femmina aveva lo stesso colore dei suoi capelli, il maschio invece le medesime sfumature della madre.
Mentre li contemplava con un insolito, radioso sorriso, gli si avvicinò l'infermiera di prima «Allora... Ehm... Signor Rokudo. Ci sarebbe la questione del nome... avete già deciso come chiamarli?» disse con tono ansioso, quasi tremando.
Ci fu una pausa di un paio di istanti che però parvero una enormità: quindi Mukuro si girò a guardarla «Oya oya... se non ricordo male Nagi voleva chiamare Mirai la femmina e Kurai il maschio, quindi scriva questi nomi» nonostante la sua freddezza non lo dimostrasse affatto, lasciava comunque intuire la sua incredibile felicità.
«Benissimo» disse allegramente l'infermiera, segnandoli su un registro «Allora Mirai e Kurai. E il cognome?» accorgendosi solo a fine frase di aver fatto una domanda inutile.
Mukuro la guardò leggermente stupito, ma rispose comunque «Rokudo. Kurai Rokudo e Mirai Rokudo. Kufufu~» con un sorriso che di rado si era visto comparirgli in volto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Allenamento con la Mamma! ***


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La sveglia suonò, interrompendo bruscamente il sogno di una ragazzina di dodici anni che, scocciata e insonnolita, la defenestrò, letteralmente, per poi girarsi e tornare nuovamente a dormire. Ma il suo "coinquilino" invece, era già sveglio da un pezzo «Hey scansafatiche, alzati da quel letto, è ora! Dobbiamo alzarci!» urlò in tono entusiasta, gli occhi che rilucevano di eccitazione.

Era già vestito di tutto punto, e la tuta di allenamento, seppur nuova di zecca, stonava un po' con il suo aspetto da classico principino delle fiabe: piuttosto alto per la sua età, aveva capelli color ametista disposti in un elegante disordine, che terminavano con un ciuffo simile a delle foglie d'ananas sulla nuca, un viso bello e al contempo dolce, ed un fisico fin troppo in forma per un ragazzino. La sua vera particolarità risiedeva però negli occhi: il destro era di un azzurro intenso, mentre il sinistro di uno splendido viola, sfociando in un'eterocromia che impreziosiva il tutto.

La ragazzina aprì gli occhi: che aveva fatto di male per meritarsi un tale rompiscatole nella stessa stanza?! Si voltò a guardarlo, tirandosi su appena «Fammi capire. Ma tu non dormi mai, Kurai-nii?! Sono solo le 7 e mezza! Com'è possibile che tu sia già così sveglio, pimpante e...» lo guardò sgranando gli occhi, anch'essi azzurri e viola ma di disposizione invertita rispetto a quella del gemello «... già vestito di tutto punto?! Ma che cos- Dimmi, Kurai-nii. Ma hai dormito?!» mormorò incredula, fissandolo a bocca aperta.

Questi la guardò gonfiando il petto con orgoglio «Un vero guerriero non dorme mai! E poi...» sorrise divertito «non ci sarei riuscito. Ti rendi conto?! Mamma ha promesso che oggi ci avrebbe allenato!!! Come fai a non capire, a non esultare?! Mamma, una Guardiana, che ci allenerà! E magari...» e la sua mente prese come al solito a vagare tra scenari di futuri probabili e non «... se diventerò più forte magari finalmente Yamamoto-sensei capirà che sono un vero uomo e deciderà di allenarmi! E magari...!» ma fu bruscamente riportato alla realtà dalla sorella «Terra chiama Kurai! Mi spieghi come pensi di poter allenarti come si deve senza aver chiuso occhio? Secondo me collasserai e crollerai addormentato dopo i primi cinque minuti di allenamento!» e ridacchiò divertita alla vista della reazione del fratello, che arrossì per l'imbarazzo «Stupida! Perché devi sempre rovinare tutto?» sbuffò scocciato Kurai, abbassando lo sguardo ed avvertendo poco dopo la mano della sorella scompigliargli i capelli «Perché è il mio dovere di sorella di tenere il mio adorato ed esaltato fratellino coi piedi ben ancorati per terra» affermò facendogli linguaccia.

Kurai si calmò subito «Uff, potresti anche farne a meno qualche volta...» Quindi la guardò sorridendo «Dai, sbrigati a prepararti, io ti aspetto giù! Yu-huu!» e si lanciò letteralmente giù dalle scale.

Mirai non riuscì a trattenere una risatina mormorando fra sé e sé «E' così pieno di energie che sono sempre più convinta che funzioni ad energia solare» e, sorridendo divertita, si legò i capelli indaco nella consueta coda a sinistra con l'ausilio di un elastico rosso, indossando inoltre in testa il fermaglio a forma di teschio regalatole dalla madre per fermare il ciuffo in modo che non le finisse davanti all'occhio destro, ed infine si specchiò per ammirare il suo operato: come il fratello, la sua bellezza sembrava indicare la presenza di sangue reale anche se non era decisamente così: un viso dolce e stupendo, una corporatura ben proporzionata ed alta poco meno del gemello in aggiunta ai suoi innati tratti aggraziati lasciavano intendere che una volta cresciuta avrebbe iniziato a fare strage di cuori.

Sorrise guardando negli occhi il suo riflesso, quindi si infilò una tuta e raggiunse il fratello in tutta fretta, iniziando ad avvertire la curiosità per quello che loro madre aveva in mente per il loro allenamento.

*

Chrome li attendeva al centro dell'enorme cortile di Kokuyoland, in piedi sul prato: il tempo era stato più che generoso con lei, donandole curve da donna non indifferenti e che risaltavano nonostante fosse vestita in una banalissima tuta sportiva: inoltre, i lunghi capelli ametista le donavano un fascino ed una femminilità indiscutibili. Questo, unito al suo rinnovato carattere maturo, deciso e allegro, sviluppato in seguito alla gioia della nascita dei suoi figli, la rendevano in grado di far vacillare qualunque uomo al suo cospetto... Mukuro compreso.

Non appena vide arrivare i gemelli, sorrise muovendo la mano per far loro capire di dirigersi da quella parte, ed essi affrettarono il passo verso di lei «Oh, eccovi finalmente! Vi stavate abbuffando fino a poco fa, vero?» e li guardò con un falso sguardo di rimprovero, facendo l'occhiolino a Kurai, il quale immediatamente si difese «No mamma, è Mirai-nee che ultimamente sembra sempre più un ghiro in letargo» voltandosi a guardare la sorella, con sguardo impertinente. Mirai gonfiò le guance «Ha parlato l'esaltato che non ha chiuso occhio» rispose lei fingendosi stizzita, prima di scoppiare a ridere assieme al fratello e alla madre.

Dopodiché, si rivolse a quest'ultima «Mamma, cosa intendevi l'altro giorno per "allenamento"? Nel senso... in cosa consisterà?» domandò curiosa, incrociando lo sguardo della madre che rispose «Tra poco lo vedrai. Bene, iniziamo, mettetevi davanti a me a distanza di circa cinque metri e di almeno tre metri l'uno dall'altro. Su, non fate i pigri, muovetevi!» disse infine, calandosi nei panni di insegnante e assumendo un'espressione leggermente severa.

Non appena i gemelli furono disposti come richiesto, continuò «Mirai, mi hai chiesto lo scopo di questo allenamento, giusto? Beh, diciamo che vorrei vedere quello di cui sono capaci i miei bambini: fin'ora vi siete sempre allenati con Ken o Chikusa, o più raramente con vostro padre, giusto? Bene, dimostratemi quello che avete imparato!» disse, fermandosi un attimo e riprendendo il discorso non appena i due le sorrisero annuendo «Ora, la prima fase dell'allenamento di oggi consiste in questo: io vi lancerò addosso oggetti illusori di crescente intensità, voi dovrete resistere e distruggerne il più possibile. Tutto chiaro?» domandò, ottenendo immediatamente un cenno d'assenso da parte dei gemelli «Perfetto... 3...2...1... Via!».

Nemmeno il tempo di finire la frase, ed ecco che subito arrivò una tempesta di sassolini di varie dimensioni, che si abbatté contro Mirai e Kurai, investendoli in pieno: con grande sorpresa di Chrome, però, non si lasciarono cogliere di sorpresa, e rimasero immobili, mentre i ciottoli illusori si disintegravano totalmente a parecchi centimetri di distanza da loro.

Chrome sorrise, stupita «Wow, vedo che vostro padre vi ha insegnato molto bene a resistere alle illusioni! Ottimo, allora penso possiamo passare direttamente ai prossimi livelli di difficoltà...» disse, mentre con un gesto evocava decine di lance identiche a quella da lei usata nei combattimenti «Occhio, queste fanno male. Date il meglio di voi!» esclamò prima di scagliarle verso di loro.

Ciò che successe dopo fu abbastanza confusionario: le lance un secondo prima andavano ad alta velocità dirigendosi verso i gemelli, ed un istante dopo, non appena i due protesero i palmi delle mani davanti a loro a mo' a protezione, si fermarono a mezz'aria,

Chrome inizialmente rimase stupita, non capendo come fosse possibile che bloccassero un'illusione del genere senza nemmeno evocare un muro difensivo o comunque una protezione di qualche tipo, ma quel che vide la stupì, se possibile, ancora di più.

Il muro, in realtà, c'era... ma era trasparente.

«Diamante...» mormorò incredula Chrome, mentre tastava il muro, correggendosi però subito dopo «No... non lo è! Sembra quasi aria solida! E' come se qui non ci fosse niente, ma al contempo c'è, perché lo sto toccando!» commentò con aria visibilmente stupita: lentamente, alzò lo sguardo incrociandolo con quello dei figli: com'era possibile che un'illusione istantanea vanificasse in modo così totale la sua?

Confusa e curiosa in egual modo, si avvicinò in silenzio, mentre i due gemelli si squadravano «Mamma? Che succede, abbiamo già finito?» domandarono, evidentemente delusi.

Con un sorriso, Chrome scosse la testa, quindi esclamò «Cambio di programma, bambini!» evocando la Lancia di Nebbia «si passa direttamente allo scontro finale. Fatemi vedere cosa siete capaci di fare!» e con velocità sorprendente si diresse verso i due gemelli.

Kurai prontamente erse una barriera di fiamme, costringendo Chrome a virare bruscamente a mezz'aria verso destra, dove Mirai scattò attaccandola senza darle la possibilità di schivare: l'esperienza di Chrome le permise comunque di parare il colpo, ma venne sparata via a velocità decisamente troppo elevata per un semplice pugno «ma che diavolo... » fece appena in tempo a notare una specie di molla di potenziamento attorno al pugno della figlia che subito Kurai comparve davanti a lei materializzando un bastone di legno con il quale tentò di colpirla, venendo però deviato dalla lancia della madre, la quale svanì nella nebbia riapparendo dietro Mirai immobilizzandola con un hammerlock. Tuttavia, superata la sorpresa, Mirai sorrise generando una bufera di ghiaccio che congelò la madre, consentendole di liberarsi dalla presa di Chrome e di spostarsi rotolando sul lato mentre Kurai generava uno Shinai da Kendo e lo usava per colpire con forza il blocco di ghiaccio che imprigionava Chrome, frantumandolo in mille pezzi ed atterrandola sul suolo erboso un paio di metri più in là.

I due gemelli subito si avvicinarono di corsa, preoccupati «Mamma! Mamma! Tutto bene?» domandarono all'unisono, mentre Chrome si rialzava, leggermente stordita per essere stata colta così in contropiede, quindi si voltò verso di loro, guardandoli stupita e immersa nei suoi pensieri.

Quelle illusioni da loro create poco fa non erano semplici illusioni, ne era certa. Erano concrete, concrete quanto lei, come il terreno su cui poggiava i piedi. Erano talmente solide e reali da non poter esser definite nemmeno illusioni «Creazione della realtà...» mormorò fra sé e sé, quindi alzò lo sguardo incrociandolo con quello dei gemelli, sorridendo «Voi due... sapete veramente come rendere orgogliosa una madre» mormorò con aria decisamente soddisfatta prima di rialzarsi spazzolandosi la tuta, promettendo come premio una torta per merenda e scatenando l'entusiasmo dei due ragazzini.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Una misteriosa ragazzina ***


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Kurai camminava in direzione del distretto Kokuyo, con passo calmo ma irritato: era già abbastanza nervoso di suo, e di certo il tempo non contribuiva ad aiutarlo.

Nonostante la cosa stesse pian piano scomparendo, fin da molto piccolo, era sempre stato parecchio meteopatico: il suo umore restava stabile nei giorni sereni, ma quando il cielo veniva ricoperto da nuvole diventava facilmente irritabile.

Avanzava accelerando il passo sempre di più, come a voler sfogare il nervosismo accumulato in quella giornata che pareva decisa a far del suo meglio per spremergli via fino all'ultima briciola di pazienza: la mattina era iniziata decisamente male, con Mirai che in preda ad un attacco di fame degno dell'invidia del più vorace gruppo di locuste aveva svuotato il frigo costringendolo a saltare il pasto, cosa che aveva contribuito molto negativamente sul suo umore già di per sé a terra fin da quando aveva aperto gli occhi.

Era poi proseguita ancora peggio, con una macchina ad alta velocità che aveva preso in pieno una pozzanghera a bordo strada lasciata dal diluvio del giorno prima, lavandolo dalla testa ai piedi, e nonostante ora fosse quasi totalmente asciutto, la cosa lo irritava ancora terribilmente.

Immerso in questi pensieri, non si accorse di un'altra persona che stava andando di corsa proprio verso di lui, e che pareva ben decisa a non spostarsi, come se fosse convinta del fatto che Kurai le avrebbe ceduto il passo: il risultato fu una collisione che mandò entrambi coi piedi all'aria.

«AHIAMACHECCAZZ...! Cos'è stat... ah...» si bloccò, notando una ragazzina dai capelli corti e neri distesa ai suoi piedi. Non si muoveva: che fosse svenuta?

L'ira di Kurai parve dissolversi «Hey tu! Ti sei fatta male... uh?» si era istintivamente mosso per soccorrere la malcapitata, ma si bloccò vedendola tremare, un tremolio che lui riconobbe immediatamente «ma che diamine...?» fece appena in tempo a ritrarsi prima che la ragazza scattasse in piedi a velocità sorprendente, rossa di rabbia come se stesse per esplodere «HEY, STRONZETTO! COSA CAZZO STAVI FISSANDO MENTRE CORREVI IN QUEL MODO?! IL TUO MAGICO MONDO FATATO IMMAGINARIO?! MI HAI FATTO MALE!» sbraitò quella, visibilmente irritata, spalancando i bellissimi occhi grigi mentre contraeva i pugni, lasciando Kurai spiazzato al punto che saltò d'istinto all'indietro a un paio di metri di distanza, quindi riacquistò il controllo di sé e tentò di mantenere la calma in modo da stroncare il litigio sul nascere «Scusa, colpa mia, avevo la testa fra le nuvole...» e si disse fra sé e sé che mai questo modo di dire era stato più azzeccato «... e non ti ho vista. L'importante è che stiamo entrambi bene, no?» finì la frase e sfoderò, a fatica, un largo sorriso.

Prima una pessima giornata, ora questo: il suo solito carattere solare oggi era stato sottoposto a troppo stress, e per ora questo era tutto ciò che potesse offrire.

Ma evidentemente, la ragazzina non apprezzò affatto lo sforzo «... cos'è, mi prendi in giro?» mormorò con un basso tono straordinariamente serio, che gli fece accapponare la pelle «Questa ragazza è tremendamente inquietante...» pensò Kurai «meglio non provocarla ulteriormente, anche perché oggi non sono in condizioni di sopportare molto queste prepotenze...» e, facendo appello all'ultimo briciolo di pazienza, si limitò a rispondere «N-no, assolutamente! Senti, mi spiace ma devo proprio andare, ci vediamo!» e si voltò, ma prima che potesse iniziare a correre la sentì mormorare «Uh, pensi davvero che ti lascerò scappare dopo che mi hai umiliata, piccolo vigliacco!?» e iniziò ad avvinarsi lentamente, per poi scattare all'improvviso urlando «HAI PRESO IN GIRO LA PERSONA SBAGLIATA!» colpendo Kurai in pieno volto con un pugno micidiale che lo scaraventò a terra un paio di metri più avanti.

Questa fu la cosiddetta goccia che fece traboccare il vaso «E va bene. Te la sei cercata!» mormorò mentre si rialzava furibondo e determinato a sfogare tutto il suo nervoso su di lei «ti farò abbassare la cresta, bimba!» e, con un semplice gesto della mano, evocò sotto i piedi di lei una pozza d'acqua gelida, che immediatamente congelò bloccandola sul posto «ecco, questo dovrebbe raffreddare un po' i tuoi bollenti spiriti» esclamò facendole un occhiolino per sfotterla un po', quindi si voltò per andarsene, ben deciso a non alzare nemmeno un dito su una donna, ma la ragazzina, evidentemente, non la pensava allo stesso modo «Hey, chi ti ha detto che puoi andartene?» ribatté con il medesimo tono inquietante di poco prima «pensi davvero che basti un po' di ghiaccio a fermarmi? Beh, allora forse non sono stata chiara...» in un istante, si avvolse totalmente di una Fiamma Nuvola purissimo, che sciolse all'istante il ghiaccio, mentre si strappava il ciondolo a forma di falce dal collo «NON...» indirizzò tutta la fiamma nel ciondolo «... SOTTOVALUTARMI!» e il ciondolo incredibilmente si espanse fino a raggiungere la forma di una falce di circa due metri e mezzo di lunghezza: l'enorme lama ricurva viola scintillò sotto la poca luce che filtrava dalle nuvole ed una lunga coda a freccia partiva dal nucleo rosso al centro della lama che pareva rilucere di luce propria e si avvolgeva attorno al manico, mentre una seconda lama ricurva verso l'alto, molto più piccola rispetto a quella principale e di colore più chiaro, si univa a un semicerchio spinato che pareva avere una funzione tutt'altro che semplicemente decorativa: non appena l'arma fu completamente sviluppata, la ragazza la roteò con maestria, per poi puntargliela contro «Preparati, ti spedirò all'inferno!» urlò una frazione di secondo prima di attaccare Kurai con un colpo di falce: si mosse così velocemente che non poté evitarlo, e la falce lo prese in pieno.

O almeno, così sembrava: eppure, il colpo si fermò improvvisamente con un clangore metallico «Ma... cosa...» la ragazza fissò sbalordita il ragazzo fermare la lama con qualcosa, prima che con un rapido gesto invertisse le parti respingendola e contrattaccando: per evitare di essere colpita, fu costretta ad impugnare l'arma con entrambe le mani, riuscendo per un istante a fermare l'assalto di Kurai: tuttavia, ciò che vide la turbò parecchio «Una spada...?! Hey, e questa da dove è saltata fuori?!» urlò, incredula e sorpresa, mentre con un agile salto si portava a distanza di sicurezza dalla portata della lama dell'avversario, cosa che le permise qualche istante per osservare meglio l'arma: in realtà si trattava di una Katana dalla lama completamente priva di curvatura, il cui dorso era un blu indaco intenso mentre la parte affilata grigio metallo: il manico, invece, era nero pece.

A guardarla meglio però, si capiva subito che non era una katana come le altre: la lama era avvolta da uno strato di fiamme Nebbia decisamente esteso seppur talmente poco intenso da risultare quasi invisibile... ma questa non fu l'unica anomalia che notò «Cosa... diamine...» sussurrò a bassa voce, notando che le fiamme presentavano, oltre al solito color indaco delle fiamme di attributo Nebbia, delle sottili saette bianche, come ad indicare l'aria satura di elettricità, scintille quasi impercettibili per chiunque, ma non per lei, allenata al combattimento fin dalla prima infanzia.

Scosse la testa: non era il momento di soffermarsi su dettagli così inutili.

Con agilità, spiccò un balzo e attaccò dall'alto, caricando la falce di fiamma Nuvola per estenderne ulteriormente la lama e colpire così Kurai ad una distanza di sicurezza, ma Kurai schivò con agilità rispondendo subito con un contrattacco a fendente laterale verso un punto che nella fretta l'avversaria aveva lasciato scoperto, riuscendo a colpirla in pieno col dorso della katana, spedendola a schiantarsi rovinosamente a terra e atterrando al suo fianco a qualche metro di distanza, riformando subito la guardia, aspettando che si rialzasse.

Lei non si fece attendere, rialzandosi con agilità per poi infondere altra fiamma Nuvola, questa volta nel manico, estendendo la falce di parecchi metri per poi attaccare, colpo inaspettato che Kurai schivò solo grazie alla sua prontezza di riflessi, per poi scagliarsi a sua volta contro la nemica, che parò il fendente ritraendo il manico e usando la lama come scudo... e questa volta, fu Kurai ad essere imprudente «Sei scoperto!» urlò la ragazza, mentre con la mano libera lo colpiva con forza al fianco, un colpo che gli mozzò il fiato mentre veniva spedito a terra dolorosamente.

Stavolta non si rialzò subito: provò a dire qualcosa, ma il dolore della botta gli impediva di farlo, ed ebbe appena il tempo di muovere la lama verso l'alto parando la falce e schivare in rotolata i colpi successivi, ma ogni colpo schivato in questo modo contribuiva a impedirgli di respirare sufficientemente.

In quel momento, capì che così non avrebbe resistito a lungo: doveva combattere seriamente «Ah! Così impari a sottovalutarmi, erbivoro! Colpirmi col dorso... ma chi ti credi di essere!» urlò la ragazza alzando la falce, pronta a colpire, ma prima che potesse riuscirci, successe qualcosa che non aveva previsto: Kurai bloccò il suo colpo, quindi con un'illusione generò una colonna di fiamme la cui onda d'urto dirompente spazzò via la ragazza spedendola ad un paio di metri di distanza, stordendola momentaneamente.

Fu un attimo: appena lei riaprì gli occhi, qualcosa era cambiato. Kurai aveva abbandonato lo sguardo di chi si trattiene, sostituito da uno sguardo freddo e determinato, lo sguardo di un'animale selvatico pronto a difendere il suo territorio.

Guardò la lama, impugnata ora saldamente nel suo pugno destro: la sottile fiamma Nebbia si era solidificata in una intensa aura, più simile ad un bagliore, circondata dalle misteriose saette bianche di prima, ora aumentate di numero e di intensità.

L'aspetto dell'arma sembrava in qualche modo incarnare la risolutezza del guerriero che la impugnava, e pareva esprimere la sua volontà di vincere l'inaspettato e forzato duello.

Infine, dopo una pausa di qualche istante, Kurai parlò «E va bene: adesso basta! Se c'è una cosa che odio sono le persone prepotenti... e ora sperimenterai sulla tua pelle cosa succede quando perdo la pazienza» disse con tono deciso e glaciale, che suonava quasi fuori luogo su di lui.

Eppure, la ragazzina non sembrò affatto spaventata: abbassando la testa in un tetro sorriso, esclamò «Uh uh... penso ci sarà da divertirsi!» iniziando a roteare la falce e preparandosi a combattere seriamente.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - La ragazza della Nuvola (Parte 1 di 2) ***


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Kurai abbassò l'arma lanciando un'occhiata fredda e improvvisamente calma alla sua avversaria, come se stesse aspettando il momento propizio per attaccare: lei deglutì, avvertendo una strana pressione nell'aria: poi, in un istante, Kurai scomparve nella nebbia davanti ai suoi occhi, riapparendole alle spalle «Dove guardi? Sono qui!» sussurrò, facendola trasalire.

Prontamente, la ragazza reagì tentando di colpirlo con il manico della falce, ma Kurai svanì di nuovo, stavolta riapparendo dall'alto «Sei lenta!» esclamò, vibrando un fendente che lei schivò giocando d'anticipo, ma a metà azione Kurai scomparve nuovamente per poi ricomparirle al fianco ed usare la mano libera per sferrare un pugno potenziato dalla sua fiamma, che lei riuscì a parare con il manico della falce grazie ai suoi riflessi sorprendenti ma che riuscì a spedirla contro un muro lì vicino.

Kurai ricomparve davanti a lei, abbassando nuovamente l'arma guardandola ancora una volta con la stessa espressione seria di prima: la ragazza rimase interdetta per qualche istante, per poi sorridere divertita «Ahahahah, quindi ce l'hai la forza per affrontarmi, piccolo stronzo! Bene, allora farò sul serio anch'io!» esclamò in un sussurro, quindi la falce si ricoprì ancora una volta interamente di fiamma Nuvola «Satan Sorrow... è ora di fare sul serio!» e, appena pronunciata l'ultima parola, le fiamme attorno alla falce divennero uno strato viola, come a barriera dell'arma, ed il nucleo rosso divenne più scuro e vivido, assumendo un color sangue intenso mentre al suo interno prendeva vita una fiamma Nuvola: gli occhi di lei assunsero riflessi dello stesso colore del nucleo, mentre le sue mani venivano avvolte dalla medesima fiamma, e l'espressione mutava radicalmente passando da arrogante a fredda ed inquietante.

Kurai osservò sulla difensiva la sua avversaria, a distanza di sicurezza: non appena la fiamma ebbe iniziato ad arderle anche sulla testa, la ragazza parlò con tono straordinariamente calmo «Hyper Mode Kai attivata con successo» scrutando Kurai con sguardo freddo e penetrante.

Kurai non batté ciglio nell'assistere alla strana trasformazione, eppure non riuscì a trattenere la sua curiosità «Hyper Mode... Kai? Che significa? Ho sentito parlare più volte di Hyper Mode, ma...» domandò serio, senza distogliere nemmeno per una frazione di secondo lo sguardo, cosa che d'altro canto fece anche lei, mentre rispondeva «Diciamo che puoi definirlo come una concretizzazione del legame tra me e la mia arma: è una caratteristica speciale della mia Satan Sorrow» rispose seria, serrando la presa sull'arma «Preparati, ragazzino: non avrò pietà con te!» e, appena pronunciate le ultime parole, la Satan Sorrow estese la lama fino a circondarlo «Non hai via di scampo. Sei finito!» esclamò, perdendo improvvisamente la sua lucidità mentale e muovendo l'arma con un colpo secco, ignorando il «...! H-hey, ma sei impazzita?! Così mi ammazzi!!» di Kurai: la lama passò attraverso il corpo del suo avversario, tagliandolo di netto a metà, mentre lei si abbandonava ad un'assennata e sadica risata nel vedere l'espressione di puro terrore sul volto del ragazzo, e la luce abbandonare i suoi occhi mentre tutto finiva in un'esplosione sanguinolenta...

«Ci speravi, uh?» sussurrò una voce da dietro la schiena della ragazza, che fu come attraversata da una scossa elettrica «Tu... impossibile! Ho appena visto la lama tagliarti di netto, come puoi essere vivo!?» urlò folle, tentando di colpire con una gomitata il ragazzo, che però all'impatto svanì, mentre riappariva davanti a lei «Accidenti... è completamente pazza! Eppure prima non mi sembrava così tanto fuori di testa... che sia un effetto collaterale di questa fantomatica Hyper Mode Kai? Mh...» pensò, decidendo di tentare un dialogo sensato per vedere fino a che punto la sua avversaria fosse lucida «Fammi indovinare: questa è la prima volta che ti imbatti in delle illusioni di questo livello, dico bene?» e per la prima volta da inizio scontro sorrise divertito «Bene bene... vorrà dire che sarò il tuo maestro. Lezione numero uno: non credere mai ai tuoi occhi» esclamò con un sorrisetto furbo dipinto in volto.

Non appena pronunciò quelle parole, la ragazzina fu come spazzata via da una forza invisibile, o almeno questo fu quello che pensò, prima di notare un altro Kurai a braccio teso, mentre quello che fino a poco fa le stava parlando scompariva nel nulla e l'altro appena apparso concludeva la frase «Mai fidarti della vista, è il senso che risulta più debole nei confronti delle illusioni! Ora, seconda lezione!» disse alzando la katana, che quadruplicò di dimensioni, per poi abbassarla con un colpo secco in direzione della ragazza ancora a mezz'aria, che sfruttò l'energia cinica dell'impatto precedente per toccare terra con una mano e schivare con un salto mortale la lama, ma non poté evitare che quella si schiantasse al suolo con un fragore assordante, devastando il terreno con pezzi di roccia che volavano ovunque come schegge per poi tornare alle dimensioni originali mentre Kurai finiva la frase «Nel momento in cui una illusione diventa capace di fare cose del genere, vuol dire che la tua mente è stata dominata» e, sorridendo sadico, creò una decina di copie della sua katana «Terzo e ultimo insegnamento: le illusioni non posso causare danni fisici reali. Ma allora...» e scagliò le katane in direzione di lei, che riuscì a pararle e deviarle tutte seppur non riuscendo ad evitare di venire ferita «... come te lo spieghi questo, allora?» le domandò guardandola negli occhi.

Quella, nonostante tutti i colpi subiti, non dava cenno di cambiamento né d'espressione né di atteggiamento, e rispose con il solito tono calmo «Forse che le tue non sono illusioni?» rispose: lieto di constatare che fosse ancora in grado di ragionare, Kurai scosse la testa in segno di negazione «Non è del tutto esatto...» e fece apparire un'altra copia della sua katana, ricoperta di fiamma Nebbia ben visibile, sempre avvolta da quelle misteriose saette bianche «come vedi, a differenza dell'altra, questa è interamente formata dalla mia fiamma Nebbia, il che la rende sicuramente una illusio- Ah!» si interruppe nel mezzo della frase per schivare la lama della Satan Sorrow, che riuscì però a ferirgli superficialmente il braccio.

La ragazza quindi ritrasse ancora una volta la lama, assaltandolo «Parli troppo, ragazzino! Pensa a combattere!» urlò roteando la falce, parata per un pelo da Kurai, che non fu però abbastanza veloce da schivare il calcio laterale sferrato dalla ragazza, che lo spedì faccia a terra.

Rialzandosi a fatica, sentendosi sempre più debole, Kurai mormorò sottovoce «Ugh! L'ha rifatto! Alterna momenti di lucidità ad attimi di follia cieca! E' imprevedibile e pericolos... ah...» s'interruppe a metà frase, ansimando sfinito e saltando comandato dal suo istinto evitando per un pelo l'ennesimo assalto aereo, ma non fu abbastanza rapido e lo spostamento d'aria lo fece volare a terra, dove riuscì a rialzarsi ancora una volta, seppur con molta più fatica rispetto a prima.

La ragazza si fermò e lo guardò torva «Tsk... hai perso la tua risolutezza, nullità?» disse decisa, le fiamme sulle sue mani e nei suoi iridi che ardevano in perfetta sincronia con quella racchiusa nel nucleo rosso sangue, donandole un'aria spettrale ed inquietante, come se fosse controllata da qualcuno... o qualcosa.

Kurai tentò di mantenere tutti e due gli occhi aperti «No... ti sbagli! Non è ancora finita... non sarà un po' di stanchezza la causa della mia sconfitta...!» esclamò, mentre attorno a lui iniziava a sgretolarsi circolarmente il terreno, come se sottoposto ad una fortissima pressione: la katana tornò avvolta del bagliore indaco e contornata dalle saette bianche, mentre si lanciava all'assalto e vibrava un fendente devastante, più potente di ogni colpo da lui eseguito fin'ora e che riuscì nell'intento di spazzare via la guardia dell'avversaria che per un istante si trovò scoperta «Bene, è la mia occasione!» pensò Kurai scattando col pugno della mano libera verso la zona scoperta, ma non fu abbastanza rapido, e la ragazza parò il colpo con un rapido movimento del polso «Tch, ci hai provato ragazzino!» urlò lei mentre contrattaccava con un pugno nel pieno del plesso solare.

Questo, assieme alle energie ormai azzerate dopo tutta la fiamma utilizzata, fu decisamente troppo per Kurai: venne lanciato indietro mentre sentiva in bocca il sapore ferroso del sangue, schiantandosi a terra a peso morto.

L'ultima cosa che sentì fu il dolore intenso dell'osso del braccio che si fratturava, mentre lentamente sprofondava nell'oblio e la katana scompariva in una eterea fiammata indaco.

La ragazza si avvicinò lentamente ondeggiando come una marionetta mal gestita, guardandolo dall'alto con disprezzo «Bah... stupido verme. Te la sei cercata. Però mi hai fatta divertire...» e la sua espressione calma e fredda divenne un orribile ghigno maligno mentre le fiamme attorno all'arma e alle sue mani svanivano, e quelle nelle sue iridi lasciavano posto ad un totale vuoto tinto di rosso sangue: l'Hyper Mode Kai le aveva assorbito anche l'ultimo barlume di lucidità mentale «Quindi che fare? Porrò fine alla tua miserabile esistenza? Oppure ti risparmio? Aaah, decisioni, dannatissime decisioni! Ahahahahahahahah!» disse appena prima di scoppiare in una risata isterica, mentre alzava la Satan Sorrow sopra il corpo esanime del ragazzo, pronta a colpire.

La lama scintillò sinistra sotto la luce lunare «In questi casi, meglio scegliere la cosa più divertente da fare! Addio!» urlò, e con un colpo secco la spedì verso il collo del ragazzo...

«Ugh! Ma che caz...!?»mormorò incredula la ragazza avvertendo un ostacolo, volgendo gli occhi vuoti e scarlatti alla lama ferma a mezz'aria per cercare l'origine dell'anomalia, e la trovò legata proprio attorno alla sua lama «Una catena...? Ma da dove salta fuori? Ah!» avvertendo uno spostamento d'aria si mosse velocemente sul fianco, schivando per un pelo un'altra catena, che finì la sua corsa perforando il muro alle sue spalle.

Ormai allertata, si guardò intorno inveendo «Chi sei?! Fatti vedere!» iniziando a dare segni di timore... ma non dovette attendere a lungo: una figura emerse infine dall'ombra, le braccia avvolte da spesse catene color indaco con all'estremità, che parevano dotate di vita proprie, come serpenti.

Un occhio azzurro e uno viola fissavano la ragazza davanti a loro, carichi di puro odio: Mirai puntò un braccio in direzione della ragazza, le catene pronte a scattare, ed urlò a pieni polmoni «Hey, tu, psicopatica! COSA STAI FACENDO A MIO FRATELLO?!» furibonda come mai era stata in vita sua.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - La ragazza della Nuvola (Parte 2 di 2) ***


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La ragazzina fissò truce la nuova arrivata «... e tu chi saresti, bambina?» le domandò con aria apparentemente seria, ma nel profondo molto turbata: quella sensazione di disagio che provava non le piaceva per nulla, ma, ciononostante, non distolse lo sguardo nemmeno per un istante.
Mirai si avvicinò, sempre più furiosa «Qui le domande le faccio io» disse, in un sussurro carico d'odio «Cosa... stai... facendo... a... mio... fratello?!» scandendo ogni singola sillaba, sottolineando ogni parola con un tono che cresceva esponenzialmente d'ira, mentre avanzava senza sosta verso la ragazza.
Lei la guardò, capendo che quella poteva essere l'occasione ideale per divertirsi: fu con questo pensiero che pronunciò quelle parole «Non lo vedi, stupida? Stavo per sopprimere questo stronzetto» in tono deliberatamente provocatorio, aizzata da una strana voce che avvertiva nella sua testa.
Queste parole scatenarono un'esplosione d'ira sconosciuta perfino a Mirai stessa: decine di catene avvolte da fiamma Nebbia-0 si materializzarono assieme alle consuete scintille bianche avvolgendosi alcune attorno al corpo e alle braccia di Mirai, altre attorno ai pugni, formando una sorta di guanti di ferro: infine, due catene rimasero libere da vincoli, ben mostrando le affilatissime punte alle estremità simili a frecce.

Gli occhi di Mirai parvero diventare braci ardenti, specchi per la sua anima assetata di vendetta: la ragazza la guardò stupita per qualche istante, quindi si ricompose, ritrasformando il ciondolo e eseguendo subito il Patto con la Satan Sorrow per entrare in Hyper Mode Kai fin dall'inizio «Si chiaro... non mi tratterrò con te! Ho intenzione di giocare con quel tuo faccino da bambola finché non si romperà!» disse piano sfoderando un ghigno inquietante, mentre le mani venivano nuovamente coperte dalle fiamme e lo sguardo perdeva ancora una volta lucidità: ma Mirai, in risposta, colpì l'avversaria con un pugno rinforzato abbastanza forte da risultare per l'altra come una trave presa in pieno volto, spazzandola letteralmente via per parecchi metri.

Mirai guardò con un sadico sorriso il volto dell'avversaria contorcersi in un misto di dolore e stupefazione, mentre le urlava dietro con tono divertito «Oh, tranquilla, nemmeno io lo farò!» e la inseguiva con una catena, avvolgendola saldamente a mezz'aria e riportandola veloce come un proiettile verso l'altro pugno, saldamente teso, che la colpì in pieno stomaco.
Lei parve accusare pienamente il colpo, arrivando perfino a sputare qualche goccia di sangue: Mirai la stava dominando.
Dopo ciò, Mirai sollevò il corpo stordito della ragazza, scaraventandolo a diversi metri di altezza e tendendo le catene sotto di lei, le punte rivolte verso l'alto «Ora ti ridurrò ad uno spiedino, stronza! Così nella prossima vita ci penserai due volte prima di toccare Kurai-nii!» e con un gesto le catene partirono come proiettili verso l'avversaria, che riacquistò la lucidità con un tempismo perfetto, allargando la lama della Satan Sorrow in modo da ottenere un rudimentale scudo che usò per parare efficacemente le catene, ma... «Aspetta. Queste sono illusioni!» urlò improvvisamente lei, gettandosi di lato, ed evitando così le vere catene, che la ferirono solo di striscio al braccio destro «Argh... maledizione, è riuscita comunque a colpirmi!» mormorò fra sé e sé mentre atterrava in piedi con maestria, la falce subito portata in posizione di guardia.

Mirai la scrutò con odio senza distogliere lo sguardo nemmeno per un istante, in silenzio: a guardarla meglio, notò che i suoi occhi avevano acquisito una luce di consapevolezza e di autocontrollo, come se stesse pian piano recuperando il controllo delle sue azioni... che fosse stato merito del suo attacco di prima?

Poi, finalmente si decise a parlare «Dimmi il tuo nome» intimò all'avversaria, ma quella la guardò disgustata «Tsk, perché mai dovrei dire come mi chiamo ad un... erbivora come te?» rispose, cambiando però espressione quasi subito: dopotutto, pensò, era da tempo che non trovava qualcuno che le tenesse testa, sebbene per qualche ragione faticasse a ricordare appieno quanto accaduto nello scambio di colpi di poco prima... e anzi, a dirla tutta nemmeno ricordava il momento preciso in cui Mirai era subentrata a Kurai.
Fu quindi inaspettata la sua reazione «Facciamo così. Dimmi il tuo nome e io ti dirò il mio!» disse con calma la ragazza, roteando appena la falce.

Mirai, senza smetterle di fissarla con odio, e ben decisa a sapere il nome di colei che aveva fatto del male a suo fratello, accettò il compromesso «Mi chiamo Mirai. Mirai Rokudo» disse tranquilla e, chissà perché, quel nome fece accendere una scintilla negli occhi dell'altra «Uh? Hai detto... Rokudo? Bene bene... ora capisco, ecco perché...» e sorrise appena, un sorriso decisamente interpretabile, mentre pronunciava il suo nome «Kumo. Kumo Hibari» con tono orgoglioso, ormai tornata completamente sé stessa. Evidentemente si aspettava una reazione da parte di Mirai, poiché rimase delusa dal fatto che l'altra non mutò nemmeno espressione, limitandosi a ripetere il suo nome «Kumo Hibari, eh? Perfetto. Lo comunicherò al becchino» disse, sorridendo sadica: era ben decisa a non lasciarla impunita, mentre Kumo era determinata a vincere uno scontro di cui non ricordava nemmeno lo scopo per il puro senso d'orgoglio.

Fu un attimo: Kumo brandì la falce in modo da impugnarla meglio e scattò verso Mirai, e lei fece altrettanto armata di catene, l'una verso l'altra, in uno scontro frontale che si prospettava di esiti disastrosi...
Ma entrambe furono fermate da qualcosa.
«FERME!» urlò Kurai, mentre fermava entrambe le ragazze generando due barriere in vetro, che bloccarono la loro avanzata.
Approfittando dello stupore che si creò, guardò la sorella «Mirai-nee, questa è la mia sfida. Per favore, non impicciarti, ok? Per favore...» le chiese in tono quasi supplicante.
Mirai guardò il fratello: aveva ferite aperte dappertutto, seppur a prima vista tutte superficiali, e il sangue che macchiava più o meno mezza maglia, ma, seppur titubante, decise di acconsentire e di farsi da parte mentre smaterializzava le catene «Grazie, Mirai-nee!» mormorò lui con un sorriso «E per quanto riguarda te» esclamò, improvvisamente serio volgendo lo sguardo verso Kumo «Hai detto di chiamarti Kumo Hibari, giusto? Vedo che sei tornata in grado di intendere e di volere, uh? Per cui ho da farti una proposta: che ne dici di usare fin da subito tutte le nostre risorse residue in modo da farla finita subito? Non penso che, come me, anche tu possa andare avanti per molto giusto?» suggerì lui, scrutando serio la nemica.
Kumo rifletté: in effetti, era la soluzione migliore «D'accordo» acconsentì «ma non lamentarti se ti costerà la vita, perché se mi chiedi di usare il mio massimo non posso garantire la tua incolumità... non che me ne importi qualcosa, a dirla tutta» disse seria: quindi, in un boato che parve l'esplosione di un fulmine, da entrambi I contendenti si sprigionò una fiamma di assurda intensità, blu indaco e avvolta da scintille bianche da parte di Kurai, viola intenso da parte di Kumo, che avvolse le loro armi: la Satan Sorrow pareva satura, al limite della sua potenza massima, mentre d'altro canto Kurai tese davanti a sé la sua katana infusa fino all'ultimo atomo di fiamma Nebbia-0, le cui saette bianche ora parevano veri e propri fulmini in miniatura.
Non ci fu necessità di altre parole: come se si fossero letti nel pensiero, come se fossero d'accordo, i due contendenti si scontrarono l'uno contro l'altro, in una esplosione di energia tale da spazzare via Mirai, che si salvò per un pelo attaccando una catena nel terreno: il polverone che si alzò non lasciava intravedere nulla.
Mirai, tossicchiando, si avvicinò chiamando a gran voce il fratello, quando ecco che vide due figure, in piedi l'una di fronte all'altra.
La polvere si dissolse lentamente, e Mirai poté iniziare a distinguere le due figure.
Kurai e Kumo si davano le spalle, immobili: evidentemente si erano scambiati di posizione durante lo scontro.
Dopo qualche attimo, che sembrò durare ore, Kurai crollò esanime a terra, seguito da Kumo un istante dopo.
Solo allora Mirai gli si avvicinò, per controllare il suo stato: era solo svenuto, ma ora che gli toccava il braccio sentiva chiaramente l'osso rotto, che evidentemente aveva saldato con un'illusione per poter concludere il suo scontro «Mph... che stupido...» ridacchiò lei, con le lacrime agli occhi, non sopportando di vedere suo fratello in quello stato: stringendo i denti, lo raccolse a fatica caricandoselo sulle spalle e fece per andarsene, quando qualcosa la bloccò e le fece fare dietrofront, diretta verso Kumo «Non te lo meriteresti ma... sei pur sempre una ragazza, non è carino che ti abbandoni in mezzo alla strada così...» mormorò Mirai, sollevando la ragazza e adagiandola tra delle siepi, al sicuro da sguardi indiscreti e sdraiata su soffice erba «Ecco fatto» disse fra sé e sé, fiera del suo gesto, mentre riprendeva in spalla il fratello e si dirigeva verso la Kokuyo, inondata dalla chiara e intensa luce del tramonto di quella serata di inizio autunno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Insegnami, Yamamoto-sensei! ***


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«Ahia! Mirai-nee, fa male, fai piano!»
«Kurai-nii, sei un uomo ormai, certe cose dovrebbero essere bazzecole per te!»
«Definire una frattura scomposta al braccio una "bazzecola" mi sembra un po' fuori luogo...»
«Tsk, dettagli... ora stai fermo... ecco fatto! Ho rimosso il gesso, come ti senti ora?»
Kurai mosse il braccio fino a pochi istanti prima immobilizzato dal gesso: inizialmente, il primo tentativo di muoverlo gli causò una vera e propria esplosione di dolore ed imprecazioni che trattenne mordendosi la lingua, ma ben presto si accorse che esso non dipendeva dalla frattura appena guarita, bensì dal muscolo rimasto fermo troppo a lungo e che si era leggermente atrofizzato.

Dopo una decina di minuti di stretching, infatti, pareva tornato come nuovo: nemmeno due mesi di immobilità forzata erano bastati a metterlo definitivamente KO.

Sebbene lo scontro con Kumo gli fosse costato parecchio caro dal punto di vista fisico, per Kurai la vera ferita subita non era stata la frattura al braccio: il suo orgoglio, infatti, tardava a rimarginarsi.

Eppure, ciò non gli impedì di tornare quello di sempre una volta constatata la compiuta guarigione «Evvivaaa! Guarda Mirai-nee! È sparito! Il dolore è scomparso! Finalmente sono tornato in pista!» urlò saltellando per la stanza come un bambino a cui è stato promesso un lecca lecca formato maxi, tra le risatine di Mirai, per poi, d'un tratto, tornare serio «Comunque, è un po' che ci penso... quella ragazza... Kumo, giusto? Ecco, non hai notato anche tu qualcosa di strano in lei? Voglio dire, come se ci fosse qualcosa dietro al suo comportamento anormale?» domandò alla sorella: ma prima che lei potesse rispondergli, udirono un sonoro ticchettio alla finestra.

Colti alla sprovvista, i due sobbalzarono leggermente «Uh?» mormorò incuriosito, avvicinandosi alla fonte del rumore, mentre Mirai si alzava dal letto e seguiva il fratello: la causa del suono si rivelò essere una piccola rondine molto familiare ai due, con legata alla zampetta una lettera «Kojiro!! Sei tu, non è vero?» urlò entusiasta Kurai, aprendo la finestra, mentre la sorella allungava la mano in modo da far usare il proprio dito indice come trespolo dall'animale.
Kojiro svolazzò e si posò sul dito, quindi cinguettò gioviale alzando la zampetta con la lettera, che Kurai delicatamente slegò, cercando subito di scoprire il destinatario: era indirizzata a lui «M-ma questa...!! E' una lettera di Yamamoto-sensei!!» sbraitò, facendo sussultare sia la rodine che Mirai dallo spavento, anche se lui era troppo occupato ad aprire, o meglio, dilaniare la busta per accorgersene.

Seguirono attimi di silenzio, durante i quali lui lesse la lettera tutta d'un fiato, finché all'improvviso non esplose in un grido di giubilio «SIIIIYAMAMOTOSENSEIHADETTOCHEVUOLEALLENARMIERAORAEVVIVASPETTAVOQUESTOMOMENTODAUNAVITAYEAH!» urlò tutto d'un fiato, mentre si rivestiva a tempo di record e usciva in un istante dalla stanza, lasciando cadere a terra dalla fretta la busta appena letta.

Nonostante tentasse disperatamente di resistere alla tentazione, alla fine la curiosità ebbe la meglio: Mirai, dopo qualche istante di pausa dove si era limitata ad osservarla, sospirò e la raccolse in modo da leggerla.

"Yo, Kurai-kun! Come va?
Un uccellino mi ha detto che hai avuto un duro scontro e, nonostante la tua avversaria fosse molto più forte di te, te la sei cavata con un pareggio! Ottimo lavoro! Ahahah!
Proprio per via di questo fatto, ho pensato di proporti un allenamento speciale fatto su misura per te. Ammetto che era pronto da tempo, ma temevo fosse troppo duro: fortunatamente, i fatti recenti mi hanno cancellato ogni dubbio!
Beh, non so che altro dire, se non "vieni qui a vederlo con i tuoi occhi", così sarai tu a deciderti se fare un tentativo oppure no! La scelta è tua.
Ti aspetto al dojo di mio padre!
Yamamoto"


Mirai lesse la lettera, quindi sospirò lasciandosi cadere sul letto «Ed ecco svelato il mistero sul dove sia andato quel pazzoide esaltato...» mormorò rialzandosi improvvisamente di scatto terrorizzando anche lei il povero Kojiro, appena ripresosi dall'urlo di Kurai di poco prima, che volò via dalla finestra a velocità quasi supersonica «Beh, non posso permettermi di battere la fiacca, sopratutto dopo quanto è successo l'altra volta... Kurai-nii è troppo irresponsabile per non tenerlo d'occhio!» esclamò fra sé e sé determinata, mentre si vestiva anche lei in tuta di allenamento fiondandosi a tutta velocità in cerca di sua madre: la trovò in salotto, accucciata su suo padre «Mamma! Ti va di allenarti un po' con me?» domandò Mirai con aria implorante, sbucando all'improvviso davanti ai due genitori fissando la madre con occhioni da cucciolo di cerbiatto.
Chrome non riuscì a dirle di no «E va bene, piccolina, visto che ci tieni tanto! Tra dieci minuti al solito posto, dammi giusto il tempo di prepararmi, ok?» e, sorridendo, baciò il marito e si alzò in direzione della propria camera.
Mirai, esultando, urlò «Ok, ti aspetto lì!» scattando via, per poi bloccarsi a metà strada «Ah, giusto!» esclamò, facendo dietrofront in direzione del padre «A dopo papino!» disse con aria dolce salutandolo con un bacio affettuoso sulla guancia, prima di correre nuovamente verso il luogo prestabilito.

In una manciata di istanti, Mukuro si ritrovò da solo «Oya oya... Certo che le donne sono davvero strane. Beh, a questo punto penso farò un giro anch'io. Kufufu~» disse ridacchiando di gusto mentre si alzava dalla poltrona e svaniva nella nebbia.

*
Kurai arrivò al Dojo in meno di dieci minuti, grondando sudore per la corsa ma quasi del tutto privo di affanno: la felicità per la notizia del suo imminente allenamento con la persona che più rispettava pareva aver cancellato in lui ogni traccia di fatica da sforzo.
Entusiasta, si tolse le scarpe ed entrò nel dojo, facendo il saluto non appena mise piede dentro di esso «Salve, Yamamoto-sensei!» disse ad alta voce con tono rispettoso, chinando il capo.

Yamamoto, che stava mangiando un sushi dall'aria parecchio appetitosa, posò immediatamente i bastoncini da bento e gli si avvicinò «Yo, Kurai! Sei arrivato prima di quanto mi aspettassi! Presumo tu abbia ricevuto la mia lettera vero? Ahahahah!» disse questi, in tono allegro.

Kurai alzò il capo guardandolo con gli occhi luccicanti di adorazione: era per questo che lo rispettava quell'uomo così tanto. Potente come un nubifragio ma umile come pochi, con un cuore grande e dotato di un sorriso affabile che sapeva cancellare via ogni preoccupazione, come solo un perfetto Guardiano della Pioggia potrebbe fare.

Kurai, dopo averlo visto in azione due anni prima, ne aveva fatto il suo modello ispiratore, cosa che ripeteva alla sorella almeno una volta al giorno.

Yamamoto poggiò una mano sulla spalla del ragazzino «Hey Kurai, sei sicuro di voler fare questo allenamento? Come ti ho scritto, penso sia anche fin troppo duro: è ammirevole l'abilità che hai acquisito con l'uso della spada in due soli anni da autodidatta, ma...» domandò, tutto a un tratto serio: ma ciò non fece tentennare Kurai nemmeno per un istante, che prontamente rispose «Sì. Sicurissimo. Iniziamo subito, la prego, Yamamoto-sensei!» inchinandosi. Yamamoto si mise una mano dietro la testa «Maa maa, va bene allora. Bene, estrai la tua Katana allora!» disse con il solito tono allegro.
Kurai annuì, chiudendo gli occhi mentre regolava la respirazione e tendeva il palmo della mano destra davanti a sé, evocando una striscia di fiamme Nebbia-0 che si allargarono fino ad assumere la forma della Kirislayer, l'arma che aveva imparato a materializzare tramite immagine mentale da bambino dopo essere entrato in contatto con uno strano oggetto recuperato da suo padre dalle rovine di un certo laboratorio in Italia...
Quando questa si fu concretizzata, la strinse saldamente le proprie dita sull'impugnatura, serrando la presa della mano fino a un istante prima aperta e posizionandosi nella guardia che aveva appreso allenandosi da autodidatta. L'uomo guardò l'arma con estremo interesse «Wow, così è questa la Kirislayer di cui ho sentito parlare da tua madre! Una strana katana che riesci ad evocare semplicemente visualizzandone l'immagine nella tua mente e che puoi ricreare sfruttando le tue fiamme se si spezza, giusto? Sei davvero fortunato! Anche se non ho la minima idea di come tu ne sia entrato in possesso, tuo padre le ha impedito di scendere nei dettagli, ahahahah!» esclamò ridacchiando, tornando però subito serio sfoderando la propria Shigure Kintoki e trasformandola da bokken a katana vera e propria «Comunque, la mia intenzione è quella di insegnarti le forme di base dello Shigure Soen Ryu. Devo però avvertirti di una cosa» e, sempre più serio, guardò il ragazzino «per quanto mi è dato sapere, si tratta di uno stile sviluppato appositamente per spadaccini dotati di attributo Pioggia. Come ben sai, il tuo attributo è invece Nebbia» e alzò un sopracciglio «... per di più una varietà molto particolare e rara. Ora, non so se ciò comporterà svantaggi o perfino vantaggi al tuo allenamento: potrebbe risultarti facile come giocare a Baseball contro dei principianti oppure difficile come segnare venti fuoricampo di fila contro i New York Yankees, il che lo rende un azzardo. Te la senti davvero?» concluse, incrociando lo sguardo del ragazzino, che trovo, con sua sorpresa, ancora più determinato di prima «Ti prego, Yamamoto-sensei. Non sto più nella pelle!» e infatti, come notò Yamamoto, tremava, ma non di paura: quella sensazione la conosceva bene, era la stessa che provava lui ogni volta sul campo correndo verso la base cercando di fare un home run. Era pura eccitazione.
Yamamoto sorrise «Se è così, allora iniziamo!» disse allegro, tagliando una fune alla sua destra: il soffitto si spalancò e piovvero cetrioli, candele ed altri oggetti di ogni forma e dimensione.

Kurai fissò per un attimo il suo maestro visibilmente confuso e sconvolto «E-ehm... Yamamoto-sensei. Che significa tutto questo...?» mormorò, mordendosi un labbro.
Yamamoto lo guardò ridendo «Ahahah, mi sembra ovvio, sono dei bersagli di vario tipo che ti ho preparato per la prima fase dell'allenamento! Eserciterai le prime otto forme contro di essi, e quando li avrai padroneggiati passeremo alla fase due, ovvero applicarli su bersagli in movimento. Infine, la terza e ultima fase: provarli in uno scontro vero e proprio. Tutto chiaro?» disse, guardando l'allievo che annuì «Bene... allora inizia dalla prima forma. Aspetta, te la faccio vedere, poi dovrai ripetere i movimenti, d'accordo? E presta attenzione: le regole dello Shigure Soen Ryu m'impongono di mostrarti ogni forma una sola volta. Pronto?» domandò: Kurai annuì ancora una volta «Ottimo...» mormorò quindi Yamamoto, scrutando fisso una candela che ad occhio e croce pareva essere un metro e mezzo di altezza. L'uomo levò alta la katana davanti a sé, quindi disse ad alta voce «Shigure Soen Ryu! Shajiku no Ame!» e caricò in avanti dandosi una spinta: la lama penetrò la candela con precisione millimetrica, affondando fino all'elsa ma limitando il danno al solo punto dell'urto, lasciando intatto il resto: fatto ciò, Yamamoto la estrasse, quindi rivolse all'allievo un largo sorriso «Ahahah, hai visto? Sembra facile no? Bene, quando saprai riprodurlo alla perfezione senza spezzare la candela, passeremo alla forma dopo. Ma ricorda: io non posso mostrartela di nuovo, per cui ora dipende tutto da te!» e con queste parole si congedò, mettendosi comodo in un angolo del Dojo ad osservare la situazione.

Kurai non perse tempo: si posizionò davanti ad una candela simile a quella usata nella dimostrazione ed urlò «Shigure Soen Ryu! Shajiku no kiri!» mentre con uno scatto copiava alla perfezione i movimenti del maestro: la katana affondò con precisione nel bersaglio «Evviva, ce l'ho fatt...!» urlò al settimo cielo, ma prima che potesse terminare la frase la candela si spezzò a metà nel punto dove era stata colpita.

Yamamoto, tuttavia, parve stupito «Incredibile, Kurai, stai facendo un ottimo lavoro! Sei già arrivato a questo punto al primo tentativo, è fantastico! E niente male anche la personalizzazione del nome della tecnica, ahahah! Avanti, riprova con la prossima!» disse infine, sorridendo allegramente. Kurai inspirò profondamente: ce la poteva fare. E infatti ce la fece... a spezzare altre duecentotrentasette candele. Infine, arrivò il tramonto.
«Ohy, Kurai, può bastare per oggi, torna pure a casa. Continueremo domani all'alba, e mi raccomando, sii puntuale!» disse Yamamoto sorridendo, aiutando il ragazzo, che era ormai collassato a terra da qualche istante, a rialzarsi.

Kurai raccolse le ultime forze per annuire e salutare il proprio maestro «Grazie, Yamamoto-sensei, a domani!» per poi incamminarsi verso casa.
Sentiva ogni fibra del corpo dolorante, le gambe tremare sul punto cedere e procedeva ad un'andatura barcollante: onestamente, dubitava che sarebbe tornato a casa.
E infatti dopo qualche decina di metri si lasciò andare a terra, chiudendo gli occhi «Dormirò... solo un pochino... poi andrò a casa...» e si addormentò profondamente nel bel mezzo del marciapiede.

Un'ombra familiare gli si avvicinò, raccogliendolo « Oya oya... ti sei proprio spinto al limite, eh? Ma ora dobbiamo proprio tornare a casa. Kufufu~» mormorò Mukuro, svanendo nella nebbia con il proprio adorato figlio in braccio, ormai profondamente addormentato ma con un sorriso soddisfatto stampato in volto. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Impatto Meteora ***


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«Shigure Soen Ryu! Shinotsuku Kiri!» urlò Kurai, avvolgendo la Kirislayer di fiamma Nebbia-0 e colpendo con un fendente circolare tutti i bersagli mobili di fianco a lui: la lama passò attraverso gli oggetti con un colpo perfetto al millimetro, mentre essi continuarono per qualche centimetro ad avanzare: poi, non appena Kurai abbassò la Kirislayer, essi si divisero tutti in due metà perfette, cadendo al suolo con una sincronia degna di un'orchestra.
Yamamoto si alzò e batté le mani «Aahahahahah, ottimo lavoro, Kurai! Hai imparato senza problemi tutti gli stili vedendoli una sola volta, e ci hai messo solo tre mesi a padroneggiarli tutti ed otto alla perfezione, complimenti! Bene, ora è il momento della terza e ultima fase» e, sorridendo, lo guardò con sguardo serio trasformando la Shigure Kintoki da bambù a metallo «ovvero uno scontro reale! Sei pronto?» guardando negli occhi Kurai, che in risposta sfoderò uno sguardo deciso chinando il capo ed alzando quindi la katana «Certamente, Yamamoto-sensei!» e mettendosi in guardia: Yamamoto ricambiò l'inchino e si preparò ad iniziare, quando un urlo simile ad un boato echeggiò fra le pareti nel Dojo con un tale fragore che rischiò di far rimanere secco Kurai dallo spavento «VOOOOOOOOOOOOOI! CI SEI, BASTARDO?» sbraitò all'improvviso una voce decisamente non familiare al ragazzino, spalancando di botto le tende. Kurai si voltò immediatamente di scatto, lanciando uno sguardo omicida il nuovo arrivato «HEY, NESSUNO TI HA INSEGNATO LE BUONE MANIERE?!» urlò furioso, puntando la spada contro quell'uomo: quest'ultimo, però, non sembrò affatto spaventarsi «Ohy, feccia. Hai trovato finalmente un allievo?» domandò a Yamamoto in tono naturale ma con timbro decisamente aggressivo, sfoderando un ghigno: Yamamoto lo salutò ridendo «Ahahaha, ciao Squalo, che bella sorpresa! Comunque sì, lui è il mio allievo» e, mentre finiva la frase, poggiò una mano sulla testa di Kurai «e con oggi, ha finito di imparare tutte e 8 le forme dello Shigure Soen Ryu!» continuò, sorridendo orgoglioso.

Kurai sorrise di riflesso: essere elogiato dal suo maestro, la persona che tanto stimava, era qualcosa di semplicemente fantastico per lui... ma, evidentemente, non lo era per Squalo, il quale si voltò con aria disgustata «VOOOOI! Basta smancerie» disse con aria irritata «queste atmosfere zuccherine mi fanno schifo!» e agitò la spada menando fendenti a vuoto a destra e a manca.

Kurai aprì la bocca per ribattere, ma Yamamoto gli fece cenno di tacere con un sorriso «Hey, ora che ci penso... Squalo, che ne dici di affrontare il mio allievo in una sfida?» disse serio, sicuro delle proprie parole «Sono convinto che saprà stupirti!» propose, ma Squalo sputò a terra, disgustato «Tch, non riterrò mai uno stile debole come il Shigure Soen Ryu alla mia altezza, dovresti saperlo!» mormorò piano, fissando prima Yamamoto, poi Kurai, che ricambiò lo sguardo con odio.

Squalo sorrise sadico, senza smettere di guardarlo, mentre Yamamoto sorrideva con aria seria «Non ne sarei così sicuro se fossi in te: il suo è uno stile completamente personale dello Shigure Soen Ryu! Dopotutto, Kurai possiede una fiamma alquanto... unica» ribatté con tono calmo e sereno.

Immediatamente, Squalo parve incuriosirsi un po', e, forse colpito dallo sguardo deciso di Kurai, parve fargli cambiare idea «Oooh? Una fiamma unica hai detto? Mmm... VOOOOOI! E sia allora, ma non lamentarti quando dovrai riconsegnare i suoi pezzi dentro un secchiello ai suoi genitori! Quanto a te...» e tornò a guardare Kurai «... spero che gli elogi del tuo maestro non fossero solo parole, stronzetto» e si diresse nel campo di allenamento nella parte più interna e ampia del Dojo. Yamamoto fece cenno a Kurai di seguirlo, e tutti e tre si incamminarono nel luogo dove si sarebbe svolta la sfida.
Squalo si posizionò alla destra dell'ampia stanza, mentre Kurai si posizionò sulla sinistra, di fronte a quello strano sconosciuto dai lunghi capelli argentei che non conosceva e che aveva osato mancare di rispetto al suo maestro.

Yamamoto, avvertendo una certa tensione provenire dall'allievo, gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla «In bocca al lupo! Dai il meglio di te e combatti lealmente... e tienilo a mente: è un avversario nettamente più forte di te, per cui anche solo il resistere cinque minuti è da considerarsi una vittoria contro ogni più rosea previsione. Ora vai, e dimostra a Squalo che sbaglia a sottovalutarti!» mormorò appena, prima di passare oltre e dirigersi a bordo del ring, nel preciso centro, e vi si accomodò: infine, alzò il braccio e lo abbassò, dando così il via allo scontro «VIA!» urlò con fervore.
Squalo non perse tempo, partendo subito alla carica «VOOOOI! PRENDI QUESTO!» e iniziò a menare fendenti diretti al volto di Kurai, che, seppur preso alla sprovvista, riuscì a schivare muovendo d'istinto la faccia ed indietreggiando, almeno finché non sentì il muro dietro di lui «Occazz...!» mormorò, mentre Squalo caricava un affondo che riuscì a schivare per un pelo: approfittando della spada dell'avversario, che rimase incastrata conficcata nel muro per qualche secondo, Kurai ne approfittò per calmarsi: chiuse gli occhi, concentrandosi sul respiro dell'avversario, mentre mormorava «Shigure Soen Ryu! Gofuu Juu!» aprendo gli occhi.

Squalo, che nel frattempo aveva liberato la spada, urlò «VOOOOI! E questo cos'era?! Un modo per prendermi per il culo?» e caricò un fendente dritto al collo di Kurai, che rimase immobile mentre la lama si abbatteva sul bersaglio devastando il muro dietro di esso.

Squalo sorrise «Tsk... non sei tanto male allora...» disse in tono sadicamente divertito, guardando Kurai appena fuori dalla sua portata, che decise di passare all'attacco «Shigure Soen Ryu! Yarazu no Kiri!» esclamò lasciando cadere la Kirislayer: in una frazione di secondo, Squalo riconobbe la tecnica «Tch, inutile!» e caricò un fendente nello stesso istante in cui Kurai calciava la Katana, deciso a pararla, ma poco prima che avvenisse l'impatto Squalo urlò «MACCOS-» e spostò la spada a protezione, mentre la Kirislayer diretta a proiettile svaniva nella Nebbia e riappariva contro la spada stessa di Squalo, trascinandolo con la forza d'impatto per qualche centimetro: il tutto ciò in una frazione di secondo.

«Hey, stronzetto. A quanto pare quel che ha detto il tizio lì» e indicò con lo sguardo Yamamoto «è vero. Il tuo Shigure Soen Ryu è diverso. Ma non per questo... » e scattò all'improvviso «... lo riterrò degno di me! VOOOOI! SCONTRO DI SQUALO» urlò mentre caricava menando fendenti a destra e a manca, lacerando l'aria in modo da formare davanti a sé un vento tagliente mentre proseguiva all'assalto del ragazzo.

Kurai rimase immobile fino a che non fu abbastanza vicino, quindi urlò «Shigure Soen Ryu!» roteando la katana circondandosi di Nebbia per poi esclamare ad alta voce «Shamaku Kiri!!» portando la Katana in posizione di guardia.

Squalo sorrise divertito «VOOOI! Per chi mi hai preso?!» e saltò per poi attaccare dall'alto riprendendo a fendere l'aria come prima «SCONTRO AEREO DI SQUALO!» sbraitò quindi piombando nuovamente contro Kurai dall'alto, che non ebbe l'occasione per spostarsi in tempo: riuscì a non prendersi il colpo in pieno, ma l'aria tagliente provocata dai fendenti gli dilaniò completamente la parte destra del Kimono dalla zona sinistra della cinta fino alla spalla, aprendo un taglio lungo quasi tutto il fianco: Kurai gemette di dolore, mentre il sangue schizzava dalla ferita, fortunatamente non troppo profonda ma molto dolorosa, rotolando sul pavimento del dojo e atterrando in piedi grazie alla sua agilità e ai suoi riflessi: Squalo emerse dalla nube di detriti sollevati dall'impatto, un ghigno stampato in volto «VOOOOOOOI! Complimenti, sei sopravvissuto a quanto vedo. Ma inizio ad annoiarmi, non sei minimamente un avversario degno, anche se decisamente mi aspettavo di peggio. Per cui, ti eliminerò con una nuova tecnica» e il suo volto si deformò sotto un ghigno, mentre Yamamoto sgranava gli occhi, incredulo «Un nuovo attacco...? Hey, Kurai, fai attenzione, non devi assolutamente sottovalutarlo!» gli urlò contro, serio.

Kurai sospirò: come se non l'avesse già capito! Non è che lo stava sottovalutando... semplicemente il suo avversario era troppo esperto per lui, lo doveva riconoscere, seppur a malincuore... si limitò a scrutare in silenzio il suo avversario in attesa del colpo, pensando a cosa avesse pensato il suo maestro per fargli affrontare così presto un tale avversario... dopotutto non aveva nemmeno finito di apprendere il Shigure Soen Ryu, Yamamoto dopo l'ottava forma si era fermato, dicendo in tono allegro ma severo che ora che una volta apprese le basi avrebbe dovuto concludere l'allenamento da solo.

«Chissà cosa intendeva...» pensò fra sé e sé Kurai «Otto forme basi... perché una volta apprese l'allenamento con il maestro è da considerarsi concluso?! Mi risulta che le forme esistenti siano almeno 13 quindi... Un momento! Ci sono!» pensò, sussultando per la sorpresa: il tutto accadde in pochi istanti.

Negli istanti trascorsi, Squalo iniziò e finì di ricoprire la lama di fiamma Pioggia, estendendo quindi lunghezza e dimensioni della spada «VOOOI! PREPARATI A MORIRE!» urlò scattando contro Kurai, che si preparò: sapeva cosa fare. Doveva solo bloccare l'attacco, allontanarsi e... mettere in pratica la sua idea.

Peccato solo che fosse più facile a dirsi che a farsi: Squalo caricò a tutta velocità puntando saldamente la lama a mo' di sperone, dritto verso a Kurai, che si preparò a deviare il colpo... ecco, c'era quasi, ancora un passo e l'avrebbe deviato per poi allontanarsi a distanza di sicurezza...

«FINTA DI SQUALO!» urlò questi, fermandosi di botto ad un centimetrò da Kurai, che menò un fendente a vuoto nel punto che aveva previsto come l'ideale per deviare il colpo, ritrovandosi momentaneamente spiazzato e incredulo, oltre che sbilanciato: questo era quello a cui Squalo aveva mirato fin dall'inizio «ATTACCO DI SQUALO!» disse quindi, colpendo la Kirislayer di Kurai, che riuscì a mantenersi in piedi, ritrovandosi però completamente paralizzato «Ma.... cosa...» sussurrò debolmente quest'ultimo.

Squalo con un balzo all'indietro si allontanò «VOOOI! Preparati, questi saranno i tuoi ultimi istanti!» e, come poco prima, ricominciò a correre fendendo l'aria davanti a sé, ma questa volta usando la spada ricoperta di fiamma Pioggia: Kurai non poté fare altro se non assistere impotente all'uomo che caricava ad alta velocità, sbraitando «TEMPESTA DI SQUALO!!!» mentre lo travolgeva colpendolo in pieno.

L'impatto fu devastante, abbastanza da scaraventarlo come un proiettile attraverso le pareti fin fuori dal dojo, abbattendo totalmente il muro dietro di lui: dopodiché, Squalo si fermò per qualche istante, contemplando la massa di detriti in aria e il muro sbriciolato come un grissino con aria compiaciuta «Tch.. hai perso. Come pensavo, lo Shigure Soen Ryu resta comunque uno stile indegno di me» e si voltò.
Kurai giaceva a terra, disteso sull'asfalto del cortile del retro, circondato dai detriti e completamente coperto di ferite, il sangue che usciva dai punti più impensabili: il giovane guerriero giaceva lì, umiliato per la seconda volta. La sua seconda sconfitta di fila.
«Perché... perché sono così fottutamente debole...?» mormorò debolmente, mentre lacrime roventi come lava iniziavano a bagnarli il volto segnato da ferite di varia intensità «Perché devo essere sempre così patetico? Perché... anche dopo tutta la fatica degli ultimi mesi... il sudore versato... il sangue sputato... sono ancora così fragile...?» si morse un labbro fino a farlo sanguinare, stringendo i pugni e sfogando tutta la frustrazione repressa «Perché devo perdere contro un individuo del genere?! Perché?! NON VOGLIO PIÙ SUBIRE QUESTE UMILIAZIONI!» urlò a pieni polmoni.

Nell'aria calò una strana pressione: Squalo evidentemente se ne accorse, poiché si girò a guardarlo «Ma che cazz...» mentre Yamamoto si alzava per guardare meglio la scena.

Kurai si mosse: con fatica, si rimise in piedi, il busto piegato, le braccia inerti. Una fiamma Nebbia-0 stava iniziando ad avvolgerlo «Io... sono stufo... di perdere... sono stufo...» la Kirislayer ricomparve ancora una volta nella sua mano «... di essere protetto. Io... io...» le tipiche saette bianche delle fiamme-0 aumentarono di intensità fino a divenire dei veri e propri fulmini, saettando attorno alla fiamma che lo avvolgeva completamente come a formare uno strato protettivo «IO VOGLIO PROTEGGERE, NON ESSERE PROTETTO!» con un boato, le fiamme triplicarono di intensità e dimensione, così come le saette, mentre Kurai assumeva una posizione di attacco.

Squalo guardò stupito la scena, per poi sorridere «VOOOI! Cosa credi di fare, stronzetto?» gli urlò dietro, mettendosi però in guardia difensiva.

Kurai alzò la Kirislayer, anch'essa avvolta da una quantità spropositata di fiamme Nebbia 0, mentre urlava «E' IL MOMENTO DI MOSTRARE A YAMAMOTO-SENSEI IL FRUTTO DEI MIEI ALLENAMENTI NASCOSTI! LO STILE SHIGURE SOEN RYU NON E' DEGNO DI TE, HAI DETTO? BENE! ALLORA TI ANNIENTERO' CON UNA MIA TECNICA CHE CON LO SHIGURE SOEN RYU NON C'ENTRA NIENTE!» e abbassava la spada iniziando a correre, mentre diventava una vera e propria palla di fiamme Nebbia-0 «Ma che cazzo...!!» urlò Squalo incredulo, identificando l'attacco come una variante dello Scontro di Rodine, mentre Kurai urlava dal bel mezzo della immensa palla di fiamme «IMPATTO METEORA!» e con un boato partiva come un immenso proiettile infuocato verso Squalo, sfruttando la propulsione delle fiamme per travolgerlo senza lasciargli via di scampo, per poi finire il tutto con un esplosione colossale che dilaniò le restanti mura del Dojo: Yamamoto usò d'istinto il Shibuki Ame per proteggersi dall'esplosione usando la sua fiamma Pioggia come scudo a spirale, attendendo poi che si dissolvesse la polvere.

Dopo istanti interminabili riuscì a scorgere un'alta figura dai lunghi capelli, con la divisa dilaniata e ricoperto di lievi ferite dappertutto, ma in piedi, e Kurai, coperto di ferite e piccole scottature più o meno gravi, disteso a terra, privo di conoscenza.

Squalo sorrise, vacillando per un attimo «Hey piccola merda... Lo sai? Questo mi è piaciuto!» per poi cadere in ginocchio, sfinito «Eheh... avevi ragione, sai?» disse quindi a Yamamoto, rifiutando la mano che l'uomo gli porse per aiutarlo e rialzandosi con le proprie forze «La piccola merda non è niente male! Voooi!» sfoderando uno dei suoi ghigni.
Yamamoto mandò Kojiro a chiamare Rhyohei «L'abilità di Attivazione della sua fiamma dovrebbe bastare a curarlo» pensò, raccogliendo il corpo inerte del suo allievo, mentre Squalo, ripresosi dal momentaneo stordimento, lanciava un ultimo «VOOOOI!» di saluto e se ne andava, lasciando sul tavolo del Guardiano della Pioggia una lettera dall'aria molto importante.
Quanto a Yamamoto, invece, si avviò fuori dal Dojo per incontrare Ryohei «Perdonami, Kurai... hai dovuto affrontare un avversario del genere troppo presto, è stata tutta colpa mia. Ma...» e sorrise, orgoglioso «hai finalmente padroneggiato lo Shigure Soen Ryu!» sussurrò, più per sé che per altri.

Percorso qualche metro, però, si fermò per qualche istante «Oh! Ora che ci penso... quella mossa... concentrare la fiamma attorno a te a mo' di scudo ed aumentarne la pressione in modo da causare una piccola esplosione che ti spari letteralmente contro l'avversario... è assolutamente geniale, ma è anche molto pericolosa... perciò promettimi che non la userai mai in uno scontro, se non come ultima risorsa, ok?» mormorò piano, riprendendo poi la marcia al luogo d'incontro prestabilito.
Mentre camminava nel tramonto in direzione della casa dei Sasagawa, Yamamoto non si rese conto che Kurai, inconsciamente, sorrise. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Nubi e Catene ***


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Un uomo dall'aria familiare camminava con passo tranquillo per Namimori, con andatura né troppo lenta né troppo veloce, ripensando alle parole della figlia, pronunciate ormai diversi mesi fa in risposta alla domanda "Chi ti ha ridotto così?" che le aveva posto vedendola rincasare coperta di ferite e coi vestiti stracciati, a cui lei aveva prontamente risposto urlando «TUTTA COLPA DI UNA FOTTUTISSIMA RAGAZZINA SFASATA E DEL SUO FRATELLO IDIOTA CHE MI HANNO ATTACCATA SENZA MOTIVO MENTRE CAMMINAVO PER I FATTI MIEI!» visibilmente sull'orlo di una crisi di nervi, per poi aggiungere «Se mai mi capiterà di rincontrarla, la riduco talmente male che dovranno raccoglierla col cucchiaino» con un tono talmente gelido che la temperatura attorno a lei pareva essere calata di almeno qualche grado.

In tutta risposta, il padre aveva accennato un mezzo sorriso per un istante per poi chiederle «E ti ha detto come si chiamava, questa ragazza?» con il suo consueto tono calmo e imperturbabile mentre la figlia si avviava sull'uscio della propria camera, mentre lui le lanciava un'occhiata sommaria a tutte le ferite e mentalmente cercava di capire che razza di mostro fosse questa "fottutissima ragazzina sfasata" per ridurre in quello stato sua figlia, che lui stesso, un guardiano della famiglia Vongola, aveva addestrato e allenato ad ogni forma di corpo a corpo da quando lei aveva età di 4 anni.

La ragazza udendo la domanda si fermò sull'uscio, mentre calò il silenzio: ci fu una pausa, poi, con lo sforzo più grande della sua vita, mormorò «Mirai Rokudo» entrando immediatamente in camera sua sbattendo la porta.
Hibari Kyoya guardò la porta chiudersi con fragore e qualche piccolo pezzo di intonaco staccarsi dal soffitto, ma non ci badò: la sua mente pensava a ben altro, e la sua espressione era di puro stupore.
Rokudo... mai avrebbe dimenticato quel cognome: era a conoscenza che il suo storico rivale da cui era ossessionato fin dalla sconfitta subita ormai quasi trent'anni avesse due figli gemelli, ma non avendoli mai visti si era fatto l'idea che fossero entrambi maschi, motivo per cui a primo impatto fallì nel collegare "Rokudo" e "ragazzina sfasata" ed il suo pensiero sfociò in un immagine dalla durata di qualche frazione di secondo raffigurante Mukuro alto un metro e venti e vestito come soleva vestirsi da giovane Chrome.

Contorcendo il volto in un'espressione a metà fra il disgustato ed il divertito, si era alzato di scatto prendendo i propri amati tonfa ed era uscito fuori dalla propria villa stile giapponese, mormorando fra sé e sé «Quindi la prole dell'erbivoro pare promettere bene in quanto forza, uh? Beh, mi resta solo una cosa da fare allora» sorridendo compiaciuto avviandosi in direzione del distretto abbandonato di Kokuyoland.
Ci aveva messo quasi 5 mesi ad ottenere tutte le informazioni possibili (durante i quali anche sua figlia si era allenata duramente, per potersi vendicare) sulla famiglia Rokudo, e in particolare su Mirai Rokudo, ma non era bastato a saziare la sua curiosità.

Doveva fare ancora un'ultima cosa: metterla alla prova di persona.
Sorrise nuovamente, il suo solito sorriso indecifrabile, mentre si fermava davanti ad un cancello arrugginito: era arrivato.
*
Quella sera di qualche mese fa, dopo aver sbattuto la porta con la delicatezza di un orso bruno sotto effetto di steroidi, Kumo si era lanciata sul suo letto e lì era rimasta, distesa, per qualche minuto, per poi dare di matto: aveva preso a pugni il cuscino fino a romperlo, immaginando fosse la faccia di Mirai, quando d'un tratto s'era fermata rivedendo come in un flashback gli ultimi istanti del suo combattimento, poiché quando si era risvegliata era decisamente troppo frastornata per ricordare cosa fosse successo verso la seconda metà dello scontro con la ragazza.
Si era quindi alzata di scatto, improvvisamente «Kurai Rokudo» aveva mormorato, e, in uno scatto d'ira, aveva mollato un pugno al muro, forandolo, urlando a squarciagola «AMMAZZERO' ANCHE TE, BASTARDO!» precipitandosi fuori dalla stanza per andarsi ad allenare.
*
Mirai s'era alzata di buon'ora: suo fratello si era appena ripreso dallo scontro con Squalo di due giorni prima, ma necessitava ancora di molto riposo.

Per questo motivo, dato che Mirai si annoiava, aveva deciso di andare a fare un giro per Namimori: non che sperasse di incontrare qualcuno, ma era sicuramente meglio che rimanere chiusa in casa.
O almeno, questo è quel che aveva usato come giustificazione per poter andare in giro, ma la verità era un'altra: stupita dall'immenso miglioramento in campo di forza del gemello, aveva deciso di allenarsi anche lei altrettanto duramente... solo che non sapeva come.

A quanto pareva, nessuno disponeva del tempo necessario per allenarla, e quando trovava qualcuno disponibile non ne era in grado, in quanto controllare una fiamma potente come la Nebbia-0 era qualcosa che nessuno aveva le competenze necessarie per insegnarglielo: disporre di un potere simile le era tornato spesso utile, è vero, ma in casi simili le era solo parecchio d'impiccio.

Si era quindi rassegnata all'idea di trovare un illusionista abbastanza capace da allenarla (i più promettenti, ovvero l'ex arcobaleno Viper, Fran ed i suoi genitori, erano sempre impegnati e non avevano il minimo tempo da dedicarle) e aveva quindi provato ad accrescere le sue capacità tramite le arti marziali, fallendo miseramente: a quanto pareva, era tanto dotata per le arti illusorie quanto incapace in quelle corpo a corpo.
Abbattuta, si era infine decisa ad allenarsi da sola: mentre camminava alla ricerca di un posto isolato in cui nessuno l'avrebbe disturbata, passò davanti ad un edificio scolastico ormai svuotato dalle vacanze primaverili.

Mirai si fermò a guardarla «Le famose medie Nami, uh?» e osservò da dietro il cancello chiuso «Qui dentro dovrebbe esserci la palestra dove mamma e papà combatterono contro Viper... mmm...» mormorò tra sé e sé: e, assicurandosi che nessuno stesse guardando nella sua direzione, divenne per un istante di Nebbia, attraversando il cancello serrato con facilità e tornando nuovamente, ridacchiando divertita per poi arearsi per bene.

Questa tecnica era la sua preferita, utile per esplorare zone altrimenti inaccessibili ma al contrario inutile in battaglia, dato che richiedeva una quantità spropositata di fiamma anche solo per un istante di incorporeità.

Dopo qualche istante, non appena la sua respirazione tornò regolare, si alzò appoggiandosi al muro: se solo avesse potuto usare il Modo Fantasma (aveva deciso di chiamarlo così già molto tempo prima) anche in battaglia, si disse, sarebbe diventata praticamente imbattibile... ed in parte era vero: il poter usare il Modo Fantasma anche solo per 5 minuti consecutivi in modo da rendersi invulnerabile mentre scatenava le sue migliori illusioni l'avrebbe resa una vera e propria furia della natura.
Scosse la testa, tornando alla realtà: ci avrebbe pensato dopo. Ora che era entrata, tanto valeva andare a vedere quella famosa palestra.

Si guardò intorno, camminando a caso, finché non l'ebbe individuata: percorsa da un brivido di eccitazione e curiosità, corse a tutta velocità verso di essa, rimanendo però delusa, ma non sorpresa, constatando che la porta fosse chiusa a chiave, ma non si lasciò abbattere: evocando della Nebbia attorno a sé, la indirizzò dentro la serratura finché essa non si fu concretizzata in una chiave, e quel punto, le bastò solo girarla fino al rumore che le annunciò lo sbloccato della serratura.

Sorridendo soddisfatta, spinse la maniglia ed entrò.

Si ritrovò in un luogo gigantesco, corrispondente alla descrizione dei genitori, ma con alcuni dettagli leggermente diversi o in più: guardandosi meglio in giro, Mirai scoprì che la palestra era stata ristrutturata di recente... e questo la deluse parecchio.

Gonfiando le guance, esclamò «Uffa! Ma proprio adesso dovevano ristrutturarla?! Dopo trent'anni che non lo facevano?! Volevo vedere l'originale...» in tono amareggiato, alzando poi le spalle e liquidando la cosa: si sarebbe accontentata.
«Hey erbivora... chi ti ha dato il permesso di entrare?» mormorò alle sue spalle una voce a lei sconosciuta.
Mirai rischiò un infarto dallo spavento, ma i suoi riflessi ebbero la meglio e schivò con un salto mortale l'attacco dell'avversario, atterrando alle sue spalle: questi si girò a guardarla, i tonfa ancora in mano «Sì, un'agilità decisamente niente male, lo ammetto, Mirai Rokudo» disse Hibari Kyoya, scrutandola. Mirai rabbrividì «C-chi sei? Come sai il mio nome?!» domandò, spaventata.

Ancora una volta Hibari non rispose e si lanciò verso di lei, che schivò la carica avversaria rotolando sul fianco destro e rialzandosi subito in piedi, in guardia: Hibari si girò a guardarla «Non ha importanza, né chi sono, né come so il tuo nome. Ma una cosa posso dirtela» e sul suo serio volto apparve l'ennesimo sorriso indecifrabile «Sono qui per morderti a morte, erbivora!» annunciò in tono inquietante, scattando ad alta velocità verso l'avversaria, che stavolta non fu in grado di schivare e venne colpita in pieno da una tonfata al ventre che la spedì in aria: in compenso, i suoi prodigiosi riflessi le permisero di evocare a mezz'aria delle catene che spedì a mo' di rampino su una trave del soffitto, per poi lanciarsi a tutta velocità contro l'avversario, sferrando d'istinto un calcio portentoso che Hibari riuscì a parare con un tonfa, anche se la forza del calcio riuscì trascinò indietro di qualche centimetro, contrattaccando con l'altro tonfa mirando al volto di Mirai, che però sfruttò la spinta dell'altra gamba per allontanarsi con un altro salto mortale all'indietro portandosi a distanza di sicurezza, e facendo quindi andare a vuoto il colpo dell'avversario.

Decisa quindi a partire al contrattacco, Mirai evocò delle catene tutt'attorno a sé, iniziando quindi a spedirle contro l'avversario sia con affondi micidiali che con frustate che sferzavano l'aria, mentre Hibari le schivava pigramente una per una, finché il suo istinto non lo avvisò del pericolo spingendolo a saltare, evitando così per un pelo una catena che spuntava dal terreno dietro le spalle diretta alla sua schiena.

In quella frazione di secondo in cui rimase a mezz'aria, cercò di capire come avesse fatto, finché non notò che una delle catene materializzate dalla ragazza era andata sottoterra, scavando il terreno fino a spuntargli dietro le spalle... il che lo stupì piacevolmente: la ragazza aveva sicuramente un grande talento.

Poi, improvvisamente, realizzò un particolare che fin'ora gli era sfuggito: Mirai era dotata di una grandissima forza latente, riusciva a farla emergere solo quando si sentiva minacciata o furibonda.

Incuriosito e deciso a testare la sua reale potenza, esclamò «Niente male, erbivora. Ma puoi fare di meglio, ne sono sicuro» mentre sfruttava le catene ammassate sotto di lui per darsi la spinta necessaria a portarsi con un salto sopra la testa della ragazza, per poi fare la stessa cosa sfruttando la nuca della ragazza e atterrando ad un paio di metri dietro la schiena di lei, mentre Mirai cadeva faccia a terra, spaccandosi un labbro.

Questa fu l'ultima goccia «Tu... TU SEI MORTO, PEZZO DI MERDAAAAAA!!!!!» urlò, mentre gli occhi assumevano una tonalità sfumata rosso sangue ed evocava decine di catene, molto più spesse delle precedenti e dalla punta a mo' di pugnale, affilata come un rasoio «TI AMMAZZO!!!» sbraitò furiosa mentre spediva quelle enormi catene contro l'avversario, che iniziò a schivarle con qualche difficoltà.

Soddisfatto per l'ottenuta reazione, Hibari mormorò «Spiacente, questo non è possibile» con il solito tono calmo e imperturbabile, mentre si muoveva senza sosta evitando quelle catene che parevano decine di serpenti all'attacco, tutti coalizzati tra loro per finire la preda comune: lui.
«... a quanto pare non sei niente male, erbivora» disse lui d'un tratto, mentre con un salto si portava ad una notevole distanza dalle catene che saettavano qua e là, come serpi infuriate, alzando quindi un braccio e rivelando un bracciale spinato «vorrà dire che ti mostrerò quanto possa essere pericoloso non riuscire ad identificare correttamente il reale livello di potenza del tuo avversario» disse infine, mentre il Gear si attivava trasformando i tonfa, aprendosi in due rivelando una catena affilata, che Hibari infiammò di fiamma Nuvola in modo da iper-estenderle tutte attorno a sé sfruttando la stessa tecnica usata molti decenni prima contro Adelheid e spazzando via quelle di Mirai, che furono distrutte o comunque respinte.

Vedendo le catene dell'altro avvicinarsi a velocità spaventosa verso di lei, decise di sparare l'ultima catena rimastagli tra quelle evocate verso l'alto, facendosi trascinare sulle travi del soffitto ed evitando a pelo l'oceano di catene affilate come rasoi che ormai aveva coperto quasi l'intero perimetro della palestra: una volta in alto, appostandosi su una di esse, si fermò un attimo a riprendere il fiato, terrorizzata, il cuore che le martellava in petto.
Quell'uomo... era un vero e proprio mostro di potenza. Non solo lei non era ancora riuscita a colpirlo direttamente nemmeno una volta, ma non stava nemmeno facendo minimamente sul serio!
Mordendosi il labbro, ancora sporco del suo sangue, si rese immediatamente conto che il divario tra loro era incolmabile e che non aveva la minima speranza di vittoria: Doveva distrarlo, o comunque atterrarlo per qualche istante necessario a fuggire via usando il Modo Fantasma, guadagnando così secondi preziosi.

E proprio mentre pensava a questo, il suo volto si illuminò: aveva avuto un'idea. Forse non era ancora del tutto spacciata.
Giù a terra intanto, Hibari fissava le travi del soffitto «Hey erbivora, scendi da sola o ti tiro giù io assieme al soffitto?» gli urlò dietro lui. Ovviamente era un bluff: non avrebbe mai osato danneggiare le sue amate medie Nami, ma sperò che ci credesse: e parve funzionare, perché in risposta si vide arrivare contro una catena dalla punta affilata come un pugnale dritta in fronte: di riflesso, la schivò di lato, ma mentre era a mezz'aria ne vide apparire un'altra, che non potendo schivare decise di deviare con un colpo di tonfa.
Ma, con suo immenso stupore, il suo tonfa passò attraverso la catena, mentre lui commentava «Un'illusione...? Ma quando...» e, sbilanciato, tentennava un istante che Mirai sfruttò per dirigergli contro le catene da tutte le direzioni possibili.
«Oh? Tutto qui?» disse lui, appoggiando una mano a terra prima di cadere e spingendosi verso l'altro facendo cozzare tra loro le catene, che si aggrovigliarono tutte tra loro, mentre sfruttava quelle rimaste per saltare sempre più in alto, in direzione dove vedeva la sua avversaria, che lo guardava, sfinita e impotente.

Ecco, era quasi arrivato, ancora pochi metri... ormai la vedeva chiaramente in volto...
«Ma cos...!» disse Hibari, bloccandosi a mezz'aria, il braccio destro come se fosse tirato, mentre perdeva l'equilibrio e rimaneva sospeso nel vuoto, incredulo. Mirai sorrise debolmente ma soddisfatta, mentre con un gesto rivelava una catena che pareva essersi formata da dentro il suo tonfa: questo non bastò a far cambiare espressione a Hibari, ma lo incuriosì parecchio «Hey, erbivora. É un'illusione?» domandò, ma non servì che Mirai rispondesse: avvertiva chiaramente il peso della catena, era concreta. Mirai non rispondette comunque, limitandosi a scagliarli addosso un'altra serie di catene appuntite e veloci come non mai, che Hibari sfruttò come spinta per dondolarsi verso l'alto e, quando fu all'apice dell'oscillazione in prossimità del muro, si diede una spinta poderosa piombando verso la ragazza ad alta velocità, e a metà della discesa usò il tonfa libero per spezzare parte della catena che lo faceva restare sospeso, venendo quindi sparato verso Mirai ad una velocità pazzesca: ma, quando ormai Mirai sembrava destinata ad essere colpita in pieno, incrociò le braccia urlando «BARRIERA DI CATENE!» e in una frazione di secondo le decine di catene usate poco prima tornarono a lei, intrecciandosi tra loro fino a formare una specie di rudimentale scudo, ma apparentemente piuttosto efficace, dato che Hibari vi si schiantò contro venendo respinto all'indietro frastornato mentre cadeva nel vuoto, ma in pochi istanti si riprese e, a mezz'aria, sparò la catena dei tonfa Gear verso il soffitto aggrappandosi ad una trave in modo da atterrare indenne al suolo: il tutto accadde in pochi istanti.
Purtroppo, lo sforzo parve eccessivo per Mirai, che si abbandonò in ginocchio sulla trave, ansimando sfinita, ma non aveva ancora finito: mancava un ultimo sforzo.
Approfittando della situazione, strinse i denti e sparò contro la trave che la sosteneva delle catene che la recisero, facendo crollare di sotto qualche maceria, che Hibari prontamente schivò mentre Mirai approfittava della baraonda e della polvere sollevata per appendersi con un'altra catena ad una trave vicina, usandola come liana per lanciarsi verso il muro: ecco, ora non poteva permettersi di sbagliare, o era finita.
«MODO FANTASMA!» urlò a pochi centimetri dal muro, mentre il suo corpo diventava astratto e ci passava attraverso, perdendo però la presa della catena e trovandosi sparata in aria, dove prese in pieno la vetrata di uno dei corridoi della scuola in un esplosione di vetri che fortunatamente non la ferirono mentre ruzzolava malamente dentro un'aula, finendo la sua corsa contro dei banchi accatastati che le crollarono addosso.
Dolorante, coperta di lividi e con la testa che le girava, Mirai stette immobile a terra qualche istante, cercando di riprendere le forze.

In ogni caso, pensò di poterselo permettere: anche nel caso in cui quell'uomo avesse sfondato un muro della palestra e affrettandosi nel punto dov'era precipitata, ci avrebbe messo comunque qualche minuto a raggiungerla.
Ritrovato il fiato quel tanto che bastava, Mirai tentò alzarsi e correre via, ma in un esplosione di dolore cadde a terra, urlando e guardandosi la caviglia, coperta di sangue e con una scheggia di vetro di circa 10 centimetri conficcata nella carne.
Rimase così, a terra, incapace di muoversi e di fuggire, terrorizzata da quel che le sarebbe successo se quell'uomo sconosciuto e spaventoso l'avesse presa, tremante e dolorante, il volto coperto di lacrime, finché non sentì dei passi.
«Ecco, è finita....» pensò Mirai, impotente, mentre Hibari la sollevava.
Intorpidita e sfinita com'era, non capì quel che l'uomo le disse, avvertendo le parole in modo distorto e incomprensibile, mentre scivolava lentamente nell'oblio del nulla, perdendo i sensi.
Si risvegliò due giorni dopo in ospedale: appoggiata al suo fianco, sul comodino, c'era una busta con sopra lo stemma delle medie Nami, non firmata, contenente le seguenti misteriose parole:

" Appena guarirai, recati alla Villa vicino alle medie Nami, non puoi sbagliarti, è l'unica villa in stile giapponese antico della zona.
Non è ammesso un declino dell'offerta"

Mirai la rilesse più e più volte, riflettendo sul possibile mittente e sulla possibilità che fosse una trappola o meno: dopotutto, si era risvegliata in ospedale, e l'ultimo ricordo che aveva era il rumore dei passi di quell'uomo che si avvicinavano inesorabili, e poi il nulla.
Con l'intento di scoprire qualcosa riguardo al mittente lesse il messaggio imparandolo a memoria finché, dopo 4 giorni, venne dimessa, e Chrome passò a prenderla per portarla a casa dove restò per altre due settimane in convalescenza, nascondendo a tutti la lettera e mentendo su quel che era realmente successo, liquidando il tutto come un "incidente in cui era rimasta coinvolta".
Passò così un mese: Mirai si svegliò di buon'ora, completamente guarita e, portando con sé la lettera, si diresse nel luogo indicato, ignara del fatto che la sua vita stava per prendere una piega inaspettata.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Il ragazzo incapucciato ***


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Era un caldo giorno estivo, e Kurai s'era alzato di buon'ora: quest'oggi sua sorella sarebbe stata dimessa dall'ospedale immediatamente dopo pranzo, e ci teneva ad andare a trovarla in mattinata per farle compagnia e poi tornare a casa insieme.

Vestitosi con una semplice maglietta a mezze maniche e in pantaloncini corti per evitare la calura estiva, si avviò quindi fuori dalle rovine di Kokuyoland, diretto all'ospedale di Namimori, tenendo stretto un sacchettino contenente il nuovo volume appena uscito del Manga preferito di Mirai.
*
Una figura incappucciata sorvegliava a vista l'ingresso del complesso Kokuyoland da ormai ore: non appena lo avvistò, ebbe un minimo sussulto, mentre sfoderava un sorrisetto - Così quello è Kurai Rokudo, uno dei gemelli – e fissò il palmare sorretto dalla sua mano destra, dove sullo schermo apparivano una foto di Kurai e decine di informazioni scritte in Inglese e, confrontandolo con la foto per sicurezza, lesse tutto ancora una volta, seguendo il giovane con lo sguardo – Kurai Rokudo, figlio di Mukuro Rokudo e Chrome Dokuro. Lui e sua sorella gemella Mirai Rokudo sono nati il giorno 31 Luglio 2030, alle ore 00.05. Nonostante l'età di 12 anni, sono già in possesso di hado Nebbia tipo-0, fin dalla nascita. Woah, quindi possiedono una fiamma-0 innata come Ame? Hm... c'è anche scritto che "Si richiedono ulteriori informazioni e analisi". Chissà che diavolo hanno in mente di fare con le informazioni... non vorranno mica tentare di includerli nello Zero Project? - finì di leggere, con una risatina gelida - In ogni caso, per ottenere informazioni ed analisi devo prima testarlo, uh? Non chiedo di meglio! Kuhuhu! -.
*
Kurai guardò l'orologio: le 8 e mezza. Affrettò lievemente il passo, se fosse arrivato tardi non avrebbe avuto più molto senso, motivo per cui decise di passare per il vecchio parco abbandonato.
Per una persona normale era un posto parecchio pericoloso in quanto spesso usato da malintenzionati come luogo per traffico di merci illegali, ma per lui non ci sarebbero stati problemi, pensò: inoltre l'avrebbe portato in 10 minuti davanti all'ospedale, motivo per cui si decise a passare di lì. Si fermò davanti al cancello - Come immaginavo... è chiuso a chiave - disse sospirando, guardando le catene avvolte attorno ad esso e chiuse tra loro da un enorme lucchetto grande quanto la sua mano... ma ciò non lo fece desistere - Modalità Fantasma - mormorò, mentre usava la tecnica insegnatali dalla sorella e passava attraverso il cancello, seppur con qualche difficoltà: a differenza di Mirai, non sapeva ancora padroneggiarlo alla perfezione.

Non appena l'ebbe attraversato, tornò concreto sentendosi immediatamente stanco come se avesse corso per diversi minuti, ma ritrovò in pochi secondi il fiato e il consueto battito cardiaco: l'allenamento con Yamamoto era servito anche alla sua resistenza - Wew... ce l'ho fatta - disse, divertito - Mirai-nee sarà contenta di saperlo! L'ultima volta ero rimasto incastrato per metà in un muro... eheh... direi che ho fatto qualche progresso, dai! -.

Non era bravo come la sorella in queste cose, quindi ogni volta che riusciva ad usare questa tecnica con successo si sentiva soddisfatto di sé.

- Beh, ora è meglio sbrigarsi! - si disse, riprendendo a camminare a passo di marcia in direzione dell'ospedale.

*

L'uomo misterioso l'aveva preceduto: non appena aveva visto Kurai trafficare davanti al cancello del parco, aveva scavalcato con agilità il muro in modo da precederlo, intuendo che aveva intenzione di passare da lì... ed i passi che udiva chiaramente confermavano che ci aveva preso in pieno. La sua vittima era in arrivo.

- Kuhuh! Arriva! - mormorò sottovoce, preparandosi allo scontro.

*
Era ormai arrivato al centro del parco: pensò che si era preoccupato per nulla, questo posto non era pericoloso per nulla, anzi, tutt'altro - E' così tranquillo qui... si sta benissimo! Evidentemente la catena ed il lucchetto funzionano benone per impedire l'accesso ai teppisti - disse allegro, approfittando dell'ombra degli alberi per ripararsi dal sole cocente, per nulla pentito della sua scelta.
Improvvisamente, però, qualcosa nell'aria cambiò, mettendolo in allerta - Uh? - esclamò avvertendo qualcosa, mentre d'istinto rotolava lateralmente schivando una enorme lancia di legno, affilatissima: immediatamente, si rialzò scattando subito in posizione di guardia, evocando la Kirislayer e urlando - Chi c'è?! Fatti vedere! -, pronto a combattere.

Dalla parte più scura della pineta emerse una figura incappucciata, avente in mano un barattolino, che sorrideva con sadico divertimento, ma, a parte la bocca, era impossibile vederne il viso.

Kurai scrutò l'avversario, ma non riuscì a trovare segni particolari per identificarlo: la mantellina viola ricopriva il suo corpo, come d'altronde il cappuccio, e ciò gli impediva anche solo di elaborare un viso fittizio... l'unica cosa rilevante che notò fu uno stemma rappresentante un serpente dai 7 colori dell'arcobaleno ed avvolto da saette bianche, con sotto ricamata la parola "ZERO".

Il ragazzo incappucciato si limitò ad osservarlo in silenzio per qualche istante, ghignando: poi, finalmente, parlò – Kuhuhu, Kurai Rokudo, giusto? Finalmente ci incontriamo... - disse ridendo di gusto, mentre estraeva uno stuzzicadenti dal barattolino e lo faceva roteare con abilità fra le dita – facciamo un gioco, ti va? Io cerco di ammazzarti, e tu cerchi invano di sopravvivere. Che ne dici? - e ammiccò, come se gli avesse strizzato l'occhio da sotto al cappuccio.

Kurai scosse la testa, guardandolo determinato – E se invece giochiamo alla rivoluzione francese? Io sono la ghigliottina – e scattò a tutta velocità contro l'avversario, che non ebbe il tempo di muoversi – e tu Luigi XVI! - urlò, mirando un fendente orizzontale diretto al collo di lui, ma venne bloccato da un'immensa quanto spessa lancia di legno.
- Ma che cos- disse Kurai, mentre la Kirislayer attraversava la lancia nemica, che pareva crescere ogni istante un po' di più. Quando il fendente esaurì l'energia cinetica, ormai la lancia era più simile ad un enorme pilastro. Il ragazzo invece, era dietro di lui. Tutto ciò avvenne in pochissimi istanti.
- Cucù – disse questi, mollando Kurai un pugno in pieno plesso solare, per poi spedirlo lontano con un calcio, mentre questi sputava sangue per la forza d'impatto, atterrando miracolosamente in piedi, per poi però accasciarsi a terra dal dolore allo stomaco.
- Ah... a.... t... am....zo... - riuscì a bofonchiare col fiato spezzato, mentre giaceva a terra in ginocchio: senza farsi scrupoli, il ragazzo incappucciato estrasse due stuzzicadenti, che avvolse in una fiamma Nuvola diversa dal solito, essendo più intensa del normale e dotata delle stesse saette che caratterizzavano la Nebbia-0, trasformandoli in due lance – Addio, piccolo – disse, mentre le scagliava con forza verso di lui.

Kurai urlò di dolore, mentre le punte affondavano nella sua carne, dilaniandola, ed il sangue iniziava a zampillare dalle lacerazioni, non lasciando al ragazzino speranza di sopravvivenza: seppur dolorosa, era stata una morte rapida.
- Kuhuhu... alla fine non valevi poi molto, eh? Chissà se Zero-sama si arrabbierà o se sarà lieto di saperlo... uhm... - disse il ragazzo misterioso, estraendo il palmare per far rapporto ai superiori.

Quel che accadde dopo successe così in fretta che il figuro non fece nemmeno in tempo a sorprendersene: ci fu come una folata di vento della durata di un istante, poi metà palmare cadde e si sfracellò nel terreno, mentre l'altra metà gli rimase in mano.

Sgranando gli occhi incredulo e stupefatto, il nemico misterioso si ritrovò atterrato poco dopo con quattro nocche stampate in faccia, cosa che lo stordì quel tanto che bastò a Kurai ad atterrarlo con una spazzata: quindi, non appena fu a terra, gli mise quindi un piede sulla faccia - Ahah, non ci posso credere! Il trucco della falsa morte splatter ha funzionato perfino con te! È una caratteristica di tutti voi detentori di fiamma Nuvola essere così idioti? Perché quella di prima era una fiamma Nuvola, anche se diversa dal solito, vero? - disse sghignazzando, mentre calpestava con sadismo il viso incappucciato del tizio, non lasciandoli il tempo di reagire... ma pagò ben presto la sua sfrontatezza: il ragazzo riuscì infatti ad assestargli un poderoso calcio in pieno diaframma, per poi afferrarlo per i capelli, avvicinandolo a lui.

Kurai, in preda al dolore, notò con soddisfazione che del sangue colava da sotto al cappuccio: evidentemente gli aveva procurato una frattura al naso o qualcosa del genere, come minimo. Il tono del ragazzo misterioso cambiò, divenendo più serio e spaventoso - Kuhuh, a quanto pare ti ho sottovalutato, piccolo! Che ne dici se ora ti mostro cosa succede a fare incazzare uno psicopatico come me? - e finì la frase puntando uno stuzzicadenti in direzione del cuore di Kurai, espandendolo in lunghezza con l'intenzione di perforargli il cuore, ma Kurai fu più veloce, e sfruttando la presa dell'avversario saltò all'indietro, atterrando in piedi mentre per un istante il nemico si trovava in leva, fatto che sfruttò per proiettarlo verso un enorme albero lì di fronte, ma il suo avversario reagì fin troppo prontamente dandosi contro di esso la spinta necessaria con un piede a slanciarsi verso l'alto e bombardare Kurai moltiplicando ed ingrandendo uno stuzzicadenti, scatenando una pioggia di frecce acuminate, una delle quali riuscì ad andare a segno perforando da parte a parte il braccio sinistro di Kurai, rendendolo inutilizzabile e stordendolo dal dolore, per poi atterrare dietro di lui.

Kurai cadde in ginocchio, premendo la mano destra sul braccio da cui proveniva un dolore lancinante: con un sadico sorriso dipinto sul volto, il suo nemico pareva fissarlo contento da sotto il cappuccio - Kuhuhu, cos'è, questa volta non si trattava di una delle tue stupide illusioni? - mentre si avvicinava a lui.

Stringendo i denti per non sentire il dolore, Kurai si rialzò di scatto girandosi verso l'altro, serrando la presa della mano buona sulla Kirislayer - Brutto...lurido... - urlò, scattando verso il nemico - Beccata di gufo! - urlò in italiano, mitragliando con una serie di affondi rapidissimi della Kirislayer il ragazzo, che evitò con facilità tutti i colpi, usando infine uno dei suoi soliti stuzzicadenti ingranditi come lance per parare l'ultimo fendente di Kurai, che, colto alla sprovvista, si ritrovò disarmato dal rinculo dell'impatto, mentre la lancia colpita si frammentava in migliaia di schegge appuntite che a loro volta s'ingrandirono bombardando Kurai mentre il ragazzo urlava - Shards Needles! - crivellando Kurai di schegge simili a proiettili, per poi colpirlo con un pugno sotto la mascella atterrandolo nuovamente, mentre l'impatto faceva infilzare la freccia, ancora incastrata nel braccio sinistro, sempre più in profondità, in un esplosione di dolore: fu in questo stato sospeso a metà fra la coscienza e l'incoscienza che Kurai, stordito e umiliato, ricordò come in un flashback una frase pronunciata da suo padre dopo una sessione di allenamento, dove era stato sconfitto dalle sole illusioni di Mukuro "Kufufu~ Kurai. Sei stato sconfitto dalla tua stessa mente".


 

Queste parole echeggiarono nella sua testa: sconfitto dalla propria mente... finché, finalmente, capì quello che suo padre aveva cercato di dirgli in quell'occasione.
Accennando un sorriso sforzato, mormorò - Spiacente, non ho più voglia di giocare - in tono serio: il suo nemico scoppiò in una fragorosa risata - Kuhuhuhuhuhu!!!! Devo ammettere che hai del fegato, piccolino! Ma hai commesso un errore nel formulare la frase... - rispose divertito estraendo dalla tasca uno spillo, che lanciò in aria mentre diceva con tono improvvisamente freddo - ...sono io ad essermi stancato di te! - e, come per gli stuzzicadenti, lo ingrandì e moltiplicò, scagliando una tempesta di colpi addosso a Kurai, che con un salto schivò la mitragliata di spine metalliche, ma queste, sorprendentemente, cambiarono bruscamente direzione, come dotate di volontà propria, seguendo i suoi movimenti.
- Ma che cazz...!? - urlò Kurai a mezz'aria, vedendo l'orda di spilli in procinto di abbattersi addosso a lui. Di sotto, il ragazzo se la rideva - Kuhuhuhuhu! Non puoi sfuggire ai miei Magnetic Needles! Hanno una carica elettrica opposta alla tua: ti seguiranno finché rimarrai nel loro raggio magnetico! - disse, mentre saltava a raggiungere Kurai - Diamine... non volevo usarla adesso, ma a quanto pare non ho scelta... - mormorò a denti stretti quest'ultimo, portando dritta davanti al volto la Kirislayer - Shigure Soen Ryu, Prima Forma Segreta! - disse chiudendo gli occhi. Il ragazzo si avvicinava ad alta velocità a Kurai, preceduto da una miriade di spilli - Kuhuhu! Per caso la paura di morire ti ha fatto uscire di testa? Non vuoi nemmeno provare a schivarli? - esclamò, estraendo dal barattolo l'ultimo stuzzicadenti rimasto ingrandendolo in una lancia di circa 2 metri - Peggio per te, morirai patendo le pene dell'infeno!!! - disse infine, a pochi metri dal ragazzo... ma Kurai, quando ormai gli spilli stavano per abbattersi su di lui, sparì all'istante, riapparendo dietro le spalle del ragazzo urlando in italiano - FENDINEBBIA! - mentre la miriade di spilli veniva tagliata in due, assieme alla lancia e al cappuccio del ragazzo, che incredulo atterrava di schiena sul terreno.
Kurai gli si avvicinò e gli puntò la lama della Kirislayer al collo - Fine dei giochi - mormorò, gli occhi che per un istante brillarono di rosso. Il ragazzo sgranò gli occhi, ora perfettamente visibili e di un color giallo ambra intensi, i capelli neri dalle sfumature violacee tutti sporchi di sangue, come sporco era d'altronde il suo viso, scrutando Kurai: questo non lo aveva previsto. Chiuse gli occhi, scoppiando a ridere con una risata psicotica – Ku...uhuh...uhuh.... AHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAHA!!!!!!!!!!! Tu, moccioso! SEI FORTE! FORTISSIMO! SEI COME UNO SCARAFAGGIO CON LA FORZA DI UNA BOMBA! Sai – e all'improvviso sussurrò – Penso che ti sei guadagnato il diritto di vedere come sono... quando mi lascio andare! KUHUHUAHAHHAHAHAH – e con un rapido movimento della mano destra squarciò il braccio di Kurai, che era riuscito d'istinto a scansarsi ma non ad evitare di essere colpito almeno di striscio: la ferita fortunatamente era poco profonda, ma gli aveva colpito il braccio buono, come se l'altro arto trapassato con una freccia tutt'ora conficcata nella carne non fosse abbastanza.

Con un gemito di dolore, Kurai alzò lo sguardo incrociandolo con quello del suo nemico, ma notò una preoccupante anomalia rispetto a prima: gli occhi del ragazzo ora rilucevano di una sinistra luce rossa riflessa nell'iride ambrato.

Abbassando lo sguardo, Kurai fu in grado di capire cosa l'avesse ferito: le unghie delle mani del suo avversario erano cresciute a dismisura, ognuna di esse grandi quanto la lama di una Katana, e altrettanto spesse, e notò inoltre che erano avvolte da una fiamma violacea avente le stesse caratteristiche saette bianche attorno tipiche della fiamma Nebbia-0 sua e di sua sorella. Il suo sguardo salì ancora: la faccia del nemico appariva sfigurata da un grosso taglio che lo percorreva dal mento alla fronte e il sangue che colava più o meno ovunque macchiandogli i capelli, facendolo apparire ancora più fuori di testa... o, almeno, questa fu l'impressione che ne ebbe Kurai. Deglutendo, raccolse le ultime forze e si preparò a fuggire.

Ormai era inutile far finta di niente: il divario di forza era troppo evidente per continuare ad ignorarlo: doveva scappare, o non avrebbe avuto la minima speranza di sopravvivenza... pertanto, elaborò all'istante una tattica con un discreto 50% di possibilità di successo.

Alzò la Kirislayer in aria, mentre attorno a lui tutta la fiamma residua avvolgeva lui e la Kirislayer in una vera e propria vampata, formando uno strato protettivo attorno a lui: abbassò quindi la katana, con sguardo determinato: o la va o la spacca, pensò. Era la sua ultima carta per sopravvivere.
- Yamamoto-sensei... mi perdoni. Sono costretto ad usare quella tecnica... anche se me l'ha proibito. E' questione di vita o di morte! SHIGURE SOEN RYU! FORMA SPECIALE! - urlò mentre abbassava la spada iniziando a correre verso il nemico diventando una vera e propria palla di fiamme Nebbia-0. - IMPATTO METEORA! - e con un boato partì come un immenso proiettile infuocato verso l'avversario, sfruttando la propulsione delle fiamme per travolgerlo senza lasciargli via di scampo: ma il ragazzo sorrise in silenzio e, recuperato uno stuzzicadenti, lo ingrandì e moltiplicò creando una barricata di lance, deciso ad usare Kurai come puntaspilli... ma, quando ormai l'impatto era inevitabile, Kurai urlò - MODALITÀ FANTASMA! - riuscendo a passare attraverso la barricata ed al suo incredulo avversario, proseguendo la corsa in direzione dell'ospedale, attraversando a velocità assurdamente elevata il cancello del parco abbandonato appena in tempo prima che tornasse concreto: ce l'aveva fatta.
- MA CHE CAZZO...?! COME HA FATTO?! - urlò il ragazzo, incredulo, sgranando gli occhi ambra, ora senza più traccia dell'inquietante baglio rosso: se l'era fatto sfuggire.
Furioso. Era semplicemente furioso. Eppure scoppiò a ridere, divertito come non mai - Kuhuhuhu! Sei fantastico, moccioso! Kuhuhuhuh! - urlò, cadendo in ginocchio in preda alle proprie risate isteriche, rialzandosi solo dopo qualche minuto, improvvisamente serio - Mh... a quanto pare sono pericolosi, oh sì se lo sono - avviandosi verso l'uscita - Devo fare subito rapporto agli altri. Però... - e si bloccò di colpo - se lo faccio... lo elimineranno subito, e mi perderei un potenziale futuro avversario alla mia altezza. Però, non è neanche detto che riesca a colmare il divario, anche se si allenasse per anni. Pensandoci bene, ha tenuto testa ad un mio misero 30%, nonostante io disponga della fiamma Nuvola-0 innestata da nemmeno un paio d'anni e per usarla al meglio mi è stato detto che sarebbero occorsi almeno 4 anni di allenamento: continuando ad allenarmi, quindi, il divario non solo resterà tale, ma addirittura aumenterà! E poi, ho tanta voglia di sfidarlo di nuovo. Vaa bene, ho deciso! Kuhuhuh! - e chinò il capo, spalancando la bocca in un ghigno: il suo egoismo aveva avuto la meglio.

Lanciando un'occhiata con la coda dell'occhio al palmare tranciato in due, tirò fuori un telefono di riserva, miracolosamente intatto, e digitò un numero sulla tastiera.
- Password. - disse una voce metallica preregistrata.
- Zero è l'inizio di un cerchio senza fine - rispose lui con totale nonchalance, mentre recuperava le due metà del palmare e le distruggeva, in modo da eliminare definitivamente le prove. Dopo una pausa, la voce rispose - Corretto. - e deviò la chiamata... a cui rispose una voce maschile - Ciao Kyle-kun. Com'è andata? - disse in tono amabile e al contempo gelido.
Kyle sorrise sadico: non gliene fregava niente se questo era alto tradimento, aveva deciso di riaffrontare Kurai in un futuro prossimo - Niente da segnalare, Zero-sama - mormorò con tono calmo e tranquillo - I gemelli non sono nulla di speciale, non ho praticamente mosso un dito e come può notare sono ancora vivo. Ritengo non siano un pericolo e che il timore che possano rivelarsi due minacce sia infondato... sempre che questo fosse il motivo, Kuhuhuh! Se invece l'idea era di farli diventare due cavie da laboratorio... - mormorò, facendo poi una pausa prima di concludere la frase - ... le posso assicurare che sarebbe solo tempo perso - disse infine.
Seguirono attimi di silenzio, interrotto improvvisamente dalla voce dall'altro capo del telefono - Va bene, ritorno autorizzato. Vorrà dire che ci focalizzeremo sui preparativi per la missione "Scacco Matto ai Due Re". Esigo un rapporto dettagliato al tuo rientro - disse, e chiuse la chiamata. Kyle sorrise: era fatta!- Kuhuhu! Kurai Rokudo, allenati più che puoi in questo paio d'anni... perché è in arrivo una tempesta, una tempesta che sconvolgerà la tua vita... e solo se sopravviverai avrai il diritto di riaffrontarmi! Per cui, impegnati... ti aspetterò! - esclamò, correndo quindi verso il muro di cinta del parco e superandolo con agilità.

*
Kurai era disteso privo di sensi alle porte dell'ospedale.: la forza cinetica dell'Impatto Meteora s'era esaurita poco dopo aver attraversato il cancello, nel momento in cui era andato KO, e per forza d'inerzia era stato scaraventato via.
Una figura vestita di nero con indosso un capello nero, sui venticinque anni, lo trovò passeggiando per caso - Ma questo non è... - mormorò appena, fissando il ragazzino: tutto sommato non pareva poi così conciato male, ma notò subito una grossa scheggia di legno simile ad una freccia dentro il suo braccio sinistro. Si chinò a toccarli il polso: era vivo.
Un piccolo camaleonte verde emerse da qualche parte del suo capello, a guardare la scena, mentre il ragazzo vestito di nero caricava Kurai sulle spalle, portandolo fin dentro la struttura per farlo curare prima che le sue condizioni si aggravassero troppo.


 


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - ANCORA TU?! ***


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Mirai rilesse ancora una volta il biglietto, nonostante lo sapesse ormai a memoria:

 

"Appena guarirai, recati alla Villa vicino alle medie Nami, non puoi sbagliarti, è l'unica villa in stile giapponese antico della zona.
Non è ammesso un declino dell'offerta".

 

Fin dalla prima lettura aveva capito benissimo a che edificio si riferiva, in quanto era decisamente "unico nel suo genere", ma nonostante ciò erano molti i particolari che le sfuggivano, tanti quanti erano gli interrogativi senza risposta che la tormentavano.
Innanzitutto, non sapeva chi fosse il mittente, anche se aveva già una, seppur vaga, idea, e la mancanza di prove per verificare la sua ipotesi la portava a tentennare sul fatto di presentarsi o meno, in quanto poteva trattarsi in egual modo di una trappola oppure qualcosa di estremamente vantaggioso per lei.
La domanda quindi, sorgeva spontanea: fidarsi o non fidarsi?
Dato il suo odio per le persone arroganti non aveva dato alcuna importanza a prescindere al "non è ammesso un declino dell'offerta", ma una sorta di sesto senso l'avvertiva che le possibilità di un'imboscata erano straordinariamente alte, motivo per cui passò i giorni che le restavano da passare in ospedale cercando di decidersi: finché, poche ore prima della sua dimissione, la curiosità finalmente prevalse sul timore.
Fu per questo che, una volta dimessa e aspettato invano il gemello per un paio d'ore, si diresse da sola nel luogo indicato.
Dopo qualche minuto di cammino e qualche fermata d'autobus, Mirai arrivò a destinazione: riconobbe il luogo immediatamente, in quanto era l'unica villa (tradizionale, per di più) del quartiere: fissò il cancello, scorgendo un giardino Zen decisamente ben fatto al di là delle sbarre, quindi si fermò di colpo, esitando davanti al campanello - Ma sarà il posto giusto...? - mormorò fra sé e sé, tentennando ancora una volta nuovamente in preda al dubbio: e se si fosse sbagliata?
- Oh, andiamo Mirai, ti preoccupi troppo... sicuramente sarà solo uno scherzo di cattivo gusto - si disse per spronarsi, mentre allungava la mano e premeva il campanello.

MIIIDORI HANABIKU NAMIMORI NOOOOO!

Mirai ebbe un principio d'infarto, saltando di almeno mezzo metro dallo spavento: riacquistò la calma dopo qualche istante, anche se il cuore le batteva ancora a mille: si era preparata psicologicamente a tutto, fuorché a questo.

Deglutì, cercando di tranquillizzarsi - Chiunque abiti qui, ha seri problemi mentali - pensò, e annuì.
Dopo qualche istante, ripresasi dallo shock, si fece coraggio - Bene, ora facciamo sul serio! - e suonò nuovamente. Non appena la falange del suo indice ebbe premuto il pulsante, immediatamente partì la cantilena:

 

MIIIDORI HANABIKU NAMIMORI NOOOOO!
DAI NAKU SHOU NAAAKU! NAAAMI GA II!
ITSUMO KAWARANU!

 

Dopo poche note, però, lasciò andare il campanello: quella nenia era assordante. Si decise quindi a restare immobile in attesa, e talora non si fosse fatto vivo nessuno entro i prossimi cinque minuti, avrebbe archiviato il tutto come uno scherzo e se ne sarebbe andata a casa.
Ma inaspettatamente non dovette attendere a lungo: dopo qualche istante, il pesante cancello si aprì, e una voce maschile parlò dal citofono - Entra - disse semplicemente prima di chiudere la comunicazione.
Mirai strinse i pugni per calmare la tensione, quindi entrò decisa, sentendo subito dopo il rumore del cancello che si richiudeva alle sue spalle.
*
Kumo guardava fuori dalla finestra di camera sua, visibilmente annoiata: oggi non sapeva proprio cosa fare.

Aveva finito di allenarsi e si era portata avanti coi compiti delle vacanze finendoli il giorno prima, e inspiegabilmente non aveva la minima voglia di leggere, nonostante un libro ancora a metà l'attendesse sul suo letto, in attesa di regalarle le emozioni e le avventure di cui era ghiotta.
Fu allora che la vide.
- Ma quella... quella è... - mormorò, mettendo bene a fuoco Mirai e sorridendo sadica - Bene bene... sembra proprio che io abbia appena trovato un passatempo! Mirai Rokudo...! E' giunta l'ora di fartela pagare per il tuo affronto! - urlò, gettandosi con agilità dalla finestra mentre una vena iniziava a pulsarle sulla tempia al ricordo della sconfitta subita qualche tempo prima.
*
Era ormai in prossimità dell'ingresso della villa quando udì l'inconfondibile rumore di vetro infranto - Ma che cav...! - disse Mirai, schivando di lato delle schegge di vetro mentre vedeva la causa di quell'esplosione cristallina: una figura dalle fattezze umane che schizzava con un balzo fuori dalla finestra, mentre a mezz'aria si strappava un ciondolo dal collo per poi ingrandirlo fino a fargli raggiungere le dimensioni di una falce, atterrando quindi in perfetto equilibrio davanti a lei urlando - Ti ricordi di me, stronzetta?! - mentre un'incredula Mirai sgranava gli occhi, avvertendo una rabbia immensa avvolgerla completamente - CAZZO, NO! ANCORA TU NO! - urlò, evocando delle catene che saettarono verso di lei. Kumo deviò il colpo muovendo la falce, perdendo però preziosi istanti prima di contrattaccare, che Mirai sfruttò per saltare all'indietro evitando indenne l'attacco, che finì con il conficcarsi della lama della Satan Sorrow nel terreno: in quel preciso istante, lo sguardo freddo, penetrante e divertito di Kumo incrociò quello di Mirai, che ancora non riusciva a cogliere alla perfezione tutto ciò che stava accadendo in questo momento.Subito dopo, con perfetta sincronia, Kumo sfruttò la sua stessa falce per darsi una spinta ed estrarla muovendo un fendente a Mirai, che nello stesso istante aveva evocato altre 5 catene, che s'avvinghiarono strette al manico della Satan Sorrow, fermandola: Kumo iniziò a spingerla per abbassarla contro l'avversaria, incontrando una solida resistenza - Non mi scappi stavolta! - disse a denti stretti in un ghigno, mentre espandeva la lama con la fiamma Nuvola e impugnando l'arma con due mani sferrava un potente fendente che recise di netto le catene, per poi saltare e roteare come una trottola a mezz'aria assieme alla propria falce, creando di fatto un assalto all'apparenza inarrestabile e dal potenziale offensivo decisamente alto.

Mirai schivò a pelo, atterrando in piedi senza nemmeno un graffio, ma il suo orgoglio era al contrario profondamente ferito.

Si morse il labbro dalla rabbia: quindi le sue catene erano dopotutto inutili contro un'avversaria come Kumo? No, non poteva accettarlo... eppure era evidente che in questi ultimi 3 mesi la ragazza era decisamente migliorata, causando un netto divario fra loro.

Il labbro iniziò a farle male, ma non fu per questo che smise di morderlo: aveva avuto un'idea.

Con un gesto, fece sparire le catene, guardando poi Kumo con aria di sfida provocandola con un gestaccio della mano: la ragazzina s'irritò ulteriormente, mentre la vena sulla tempia le riprendeva a pulsare - Ma chi ti credi di essere, eh!? Vuoi affrontarmi a mani nude?! Ti è dato di volta il cervello?! - era talmente sconvolta e irritata dalla provocazione avversaria che non poté sopportarlo, e attaccò Mirai senza pietà scattando verso di lei... cadendo così inevitabilmente nella trappola: subito 3 catene sbucarono dal terreno e la legarono stretta, avvinghiandosi attorno a lei, che imprecò dolorante - Ah... ma che... l-lasciami andare, stronza!! - furiosa. Mirai sorrise - Eheh, a quanto pare sei caduta dritta nella mia trappola, K u m o san - disse scandendo ogni sillaba del nome della sua avversaria, cercando di mantenere un'aria sicura di sé, come se fosse da sempre che conosceva questa tecnica quando in verità le era venuta in mente solo qualche istante prima.

Kumo fissò l'avversaria con odio, ma rimase immobile e impotente: non che non avesse tentato di opporre resistenza, certo, ma si era resa conto che era tutto inutile: la sua impulsività l'aveva condannata.

Nonostante ciò, però, sorrideva divertita: non era ancora finita - Hey, erbivora, non stai dimenticando qualcosa? - mormorò con voce bassa e fredda, serrando la presa della mano libera sulla propria falce – Satan Sorrow... è ora di fare sul serio! - mormorò all'arma e, come accadde contro Kurai, le fiamme attorno alla falce divennero uno strato viola, come a barriera dell'arma: il nucleo rosso divenne più scuro e vivido, dai riflessi rosso sangue intenso mentre al suo interno prendeva vita una fiamma Nuvola pura.

Gli occhi di Kumo assunsero quindi i riflessi dello stesso colore del nucleo, mentre le sue mani venivano avvolte dalla medesima fiamma violacea: infine, la sua espressione cambiò radicalmente, passando da divertita a seria e inquietante.

Guardò l'avversaria con uno sguardo carico di risolutezza, mentre la fiamma delle sue mani lentamente scioglieva le catene.

Mirai sgranò gli occhi, ricordandosi le parole del gemello - Hyper Mode Kai... Kurai-nii ha detto che era lui a condurre lo scontro, almeno finché lei non è entrata in questo stato ribaltando la situazione... devo stare attenta! - si disse sottovoce, identificando il power-up della nemica come una variante dell'Hyper Mode ottenibile dai proiettili speciali dei Vongola.

Kumo finì il lavoro contraendo i muscoli spezzando così senza troppo sforzo le catene indebolite, iniziando poi a far roteare la falce come se fosse un bastone da majorette, attaccando all'improvviso in modo così veloce che parve svanire: un istante prima era davanti a Mirai, un istante dopo la lama della falce le passava attraverso il braccio, in uno spruzzo di sangue che imbrattò Kumo mentre l'arto mozzato volava a terra qualche metro più in là...Ma lei non ci cascò: sorridendo, sempre però con lo stesso sguardo determinato, fissò il vuoto del cielo - Smetti di fare la bimba, stronzetta. Non ci casco più! - disse a voce alta ma con tono calmo, mentre scattava verso un punto apparentemente vuoto, ma...- SCUDO DI CATENE! - urlò appena in tempo un invisibile Mirai, evocando delle catene che s'intrecciarono rapidamente tra loro fino a formare uno scudo quasi impenetrabile, che respinse l'assalto di Kumo, la quale sfruttò però lo scudo dandosi una spinta con la mano libera in modo da scavalcare la barriera e sferrare un fendente aereo diretto alla sua testa: Mirai d'istinto generò una raffica di vento illusorio ad altissima velocità contro sé stessa, autospedendosi a distanza di sicurezza da Kumo, la quale perse l'equilibrio in aria trovandosi costretta ad atterrare, ma non appena toccò terra si spinse con forza in un agile balzo ad altissima velocità verso Mirai, mentre estendendeva la Satan Sorrow fino ai 3 metri di lunghezza e caricava un micidiale fendente, che Mirai evitò per un pelo inarcando la schiena, venendo ferita di striscio alla punta del naso, per poi poggiare una mano a terra e mollare un calcio alla falce, spedendola in alto e facendo perdere l'equilibrio a Kumo, creando l'apertura che cercava per legarle una delle caviglie con una catena e ritirarla di colpo, trascinando così verso sé la gamba di Kumo che si sbilanciò completamente cadendo inerme all'indietro perdendo la presa della falce, causando la disattivazione forzata dell'Hyper Mode Kai e la lama della Satan Sorrow concludeva il suo volo conficcandosi nel terreno, mentre Mirai evocava altre catene legando stretta Kumo, ignorando le sboccate proteste di lei, prestando particolare attenzione a metterla il più lontano possibile dalla falce.

Infine, non appena Kumo smise di divincolarsi invano, Mirai la guardò fisso negli occhi notando un paio di occhioni azzurro/grigio piuttosto umidi che sembravano essere sull'orlo delle lacrime.

Con grande stupore di Mirai stessa, le sfuggì un - Hey... tutto ok? - che Kumo non apprezzò affatto - Cos'è quello sguardo?! Hai vinto, non ti basta!? Vuoi anche fare la ragazza perbene che si impietosisce per la sua avversaria?! Ma vaffanculo! - disse, girando di lato la testa per nascondere una lacrima che le era scesa a tradimento.

Mirai fece per avvicinarsi - Senti... scusa, io... - si sentiva mortificata, senza sapere nemmeno lei il perché... ma mentre ci combatteva, aveva percepito chiaramente un lato nascosto della sua avversaria: quella ragazzina decisamente non era come appariva.
- LASCIAMI STARE HO DETTO! - urlò Kumo, girandosi a guardarla furiosa, senza più trattenere le lacrime: l'impeto con cui lo disse fermò Mirai, dando a Kumo la possibilità di continuare - Non avvicinarti! Ne ho abbastanza di te! Sei solo una odiosa, piccola, insignificante stronza! Ma allora... allora perché?! Non ne posso più di te! TI ODIO! - urlò, rilasciando una quantità spropositata di fiamme Nuvola, che estesero la catena dilatandola finché non fu in grado di liberarsene, quindi con un balzo raggiunse la Satan Sorrow, tornando in Hyper Mode Kai - Te la farò pagare per questo! Non ho ancora perso! - disse, con un tono calmo e gelido.

Mirai era allibita, non sapeva cosa fare: non se la sentiva di infierire, ma incassare i colpi senza reagire era fuori discussione, motivo per cui evocò una lunga, spessa catena che le si avvolse attorno a braccia e mani, intrecciandosi in dei guanti a maglia metallica: con questi, contava di difendersi senza ferire ulteriormente l'avversaria.

Improvvisamente, però, la sua mente fu come percorsa da una scossa elettrica, mentre la visione le diventava via via più sfocata - Kurai... nii... lei è quella che ha ridotto così male mio fratello, quella volta... quella.... quella... - mentre pensava questo, le catene attorno alle sue braccia e mani vennero circondate dalle tipiche saette bianche - Quella... ha ferito... Kurai-nii... deve pagare... non posso avere pietà di lei, non la merita! - urlò, mentre oltre alle saette le catene venivano avvolte da fiamme Nebbia-0 intensissima.

Le pupille di Kumo dilatarono, mentre un'ancestrale istinto l'avvertiva che era in pericolo - Hey, ma che ti prende all'improvviso? - mormorò con la sua voce fredda e imperturbabile, mentre si metteva in guardia - Hai ritrovato la tua determinazione a combattermi? - aggiunse poi, scrutando torva l'avversaria mentre cercava di capire cosa le provocasse quella sensazione. Mirai non dava cenno di averla sentita: iniziò ad avvicinarsi, lenta ma inesorabile, gli occhi che parevano carichi di istinto omicida - Chiunque osi toccare il mio fratellino... lo ammazzo. Lo ammazzo. Chiunque sia. - disse fredda, mentre le catene avvolgevano anche altre parti del suo corpo, per poi in un istante aggrapparsi nuovamente al manico della falce nemica, ma sfruttandola, stavolta, come fosse una sporgenza afferrata da un rampino in modo da attaccare con un balzo, cosa che fece senza esitare: ma Kumo era decisamente all'altezza della sua avversaria, e reagì sferrando un pugno con perfetto tempismo e che colpi Mirai in pieno volto, sparandola qualche metro più in là, ma non la atterrò: Mirai infatti, si rialzò senza nemmeno finire di toccare completamente terra, sfoderando un inquietante sorriso folle mentre gli occhi rossi parevano quasi brillare di luce propria, lanciandosi nuovamente contro Kumo, che d'istinto si preparò a parare il colpo, percependo una concreta sete di sangue in quella che ora sembrava in tutto e per tutto una sorta di "altra Mirai".

Ma l'attacco non arrivò mai a destinazione: all'improvviso, Mirai avvertì un dolore intenso alla nuca, e cadde faccia a terra... ma non fu l'unica, dato che mentre cadeva, ritrovando la lucidità, vide Kumo fare altrettanto.
- Niente litigi a casa mia, erbivore - disse calmo Hibari Kyoya, i tonfa ancora in mano: Mirai capì quindi che era con quelli che erano state colpite.

Kumo si rialzò con gli occhi gonfi di lacrime di dolore, stringendo nel pugno la Satan Sorrow tornata alle dimensioni di un ciondolo: l'Hyper Mode Kai era svanita - Padre, mi hai fatto male!! - si lamentò, fissandolo. Il cuore di Mirai saltò un battito, mentre restava immobile e tendeva l'orecchio, incredula: quindi l'uomo che l'aveva aggredita alle Namimori era il padre di quella sfasata di Kumo?!
- No... no... NO! ANCORA TU NO! - urlò Mirai, terrorizzata dal ricordo della loro prima, unica battaglia di qualche settimana prima, conclusasi con la sua fuga riuscita per miracolo e con una prognosi di 10 punti di sutura alla caviglia e qualche costola incrinata, mentre si alzava di scatto e si dirigeva fuori dalla villa, correndo verso il cancello: ma, prima che potesse farlo, sentì delle catene avvolgerla e bloccarla. Con qualche fatica, senza smettere di opporre resistenza, si voltò a guardare da dove fossero sbucate, e con sua sorpresa si accorse che già lo sapeva: Hibari aveva attivato il Gear, e la trascinava indietro verso di lui mentre mormorava - Erbivora. Ricordi la lettera? Non puoi rifiutarti, o ti morderò a morte! - disse, dandole un ultimo strattone che la riportò da lui. Mirai era terrorizzata: che cosa aveva intenzione di farle quel pazzo?!
- Non uccidermi, non uccidermi, sono ancora giovane, ho tutta la vita davanti, non farlmpffff- protestò implorante, ma non riuscì a concludere la frase: Kyoya le aveva tappato la bocca, e la guardava serio - Smettila di starnazzare, piccolo animale. Ho deciso di allenarti, e ogni tua protesta sarà ignorata - disse semplicemente, come se fosse normale routine per lui allenare le persone che aveva quasi ammazzato.

Ci fu una pausa di silenzio, dove sia Mirai che Kumo fissarono Hibari sconcertate: finché, una volta elaborato quanto detto dal Guardiano della Nuvola, non urlarono all'unisono uno sconvolto - EH!? STAI SCHERZANDO, VERO?! -.

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Tutor Hitman Reborn! ***


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- Mmh... uh? D-dove sono? -
Kurai socchiuse gli occhi, non più abituati alla luce, riaprendoli poco a poco finché non si furono abituati, esplorando con sguardo disorientato di riconoscere il luogo in cui si trovava: era una stanza arredata in vecchio stile, con mobilia d'antiquariato dall'aria poco sfarzosa ma nel complesso decisamente elegante e i cui colori prevalenti erano il porpora dei tappeti e l'oro dei lampadari. 

Kurai si soffermò su quest'ultimi per qualche istante, cercando di capire se quello che vedeva fosse oro vero o ottone, per poi tornare in sé scuotendo la testa: non aveva tempo per queste cose futili, la sua priorità assoluta era scoprire dov'era finito e, cosa più importante, se fosse in pericolo. 

Si alzò di scatto, e subito una miriade di luci multicolore esplosero nei suoi occhi annebbiandogli la vista, ed un capogiro lo costrinse a ricadere all'indietro sul cuscino: a quanto pareva, non era ancora in grado di alzarsi.

Maledicendo la sua debolezza per averlo portato ad una situazione simile, Kurai decise di richiudere gli occhi, per formulare a mente fredda qualche ipotesi. La prima a cui riuscì a pensare fu anche la più logica: quel ragazzo incappucciato, alla fine, l'aveva catturato e portato qui.
Provò a varare altre teorie ma non ci riuscì, la prima gli sembrava fin troppo plausibile: con una stretta d'ansia allo stomaco, rivide nella sua mente la vivida immagine del volto del nemico, i suoi occhi gialli che bramavano sadico divertimento ed il volto ferito e imbrattato di sangue.

Rabbrividì, ben cosciente di essersela cavata per un pelo.

- Chaos! -

Kurai fece un balzo di parecchi centimetri, sgranando gli occhi a mezz'aria mentre dallo spavento cacciava un urlo e ricadeva subito dopo disteso a pancia in giù sul letto, nuovamente accecato dalle fastidiosi luci e con il cuore che gli batteva a mille: non aveva sentito la presenza di una persona vicino al suo letto finché quella non aveva aperto bocca. 

Eppure, si disse girandosi cauto a guardare l'alta figura vestita di nero, non era così facile da non notare, ragion per cui concluse di essere stato troppo assorto nei suoi pensieri per accorgersene: deglutendo, si costrinse a voltarsi completamente e a risponderle con un sorriso forzato.

- Oh, cia... ehm, Chaos anche a te! - disse, cercando di sembrare il più naturale possibile - Sai dove sono?! - domandò d'un tratto senza pensarci.

L'uomo vestito di nero sorrise, mentre un camaleonte verde faceva capolino dal suo cappello, guardando fisso Kurai con curiosità: dopo pochissimi istanti di silenzio, si decise a rispondere - Sei nella Magione Vongola, nella Sede Italiana per la precisione - come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo. 

Kurai sbiancò di colpo - CHEEEEEEE?! SONO IN ITALIAAAA?! - urlò, sgranando gli occhi incredulo. Non poteva crederci: come c'era finito lì? 

Come se gli avesse letto nel pensiero, l'uomo vestito di nero gli rispose con totale naturalezza - Ti ho portato io qui - per poi tornare ad osservarlo in silenzio con un sorriso.

Kurai fissò truce l'uomo, cercando di analizzare ogni particolare che poteva essere utile ad identificarlo, ma senza successo - Ah sì? E posso sapere perché? Anzi, andiamo con ordine - aggiunse infine, rassegnandosi all'idea che non era in grado di riconoscerlo - Chi sei...? - domandò, guardandolo fisso negli occhi. 

L'uomo sorrise, alzando il cappello e rivelando così due occhi sottili, celati fino a quel momento dall'ombra della visiera, presentandosi mentre lo guardava fisso negli occhi - Chaos! Il mio nome è Reborn, sicario della Mafia - disse, mentre estraeva una pistola nera, per poi iniziare a giocarci facendola roteare attorno al proprio indice, anticipando la domanda che immediatamente balenò in testa a Kurai - Non ho bisogno che tu mi dica chi sei: so già tutto. Kurai Rokudo, uno dei due figli di Chrome e Mukuro Rokudo - affermò con tono tranquillo e sicuro di sé.

Kurai sussultò lievemente per poi annuire, ammirato e teso allo stesso tempo. Quindi non aveva frainteso: quell'uomo era QUEL Reborn!

Nonostante fosse ormai certo della cosa, però, decise di chiedere una conferma definitiva al diretto interessato - Quindi sei... Reborn, l'ex-Arcobaleno del Sole, giusto? - domandò, sorridendo di rimando nel vedere Reborn annuire: decise quindi di abbandonare ogni cautela - Per quale ragione mi hai portato qui? - chiese, la voce lasciava trasparire sia curiosità che ansia: dopotutto era solo un dodicenne senza molta esperienza sul campo.

Poi, improvvisamente, un'altra domanda balenò nella sua mente - E mia madre? Lei è una Guardiana, sa che sono qui? - domandò serio.

Reborn annuì con aria professionale - Stai tranquillo, Chrome è già stata avvertita. Ah, hai fame per caso? Non mi stupirebbe dato che hai dormito per circa una settimana - aggiunse: questo fu un duro colpo per Kurai, che ora si spiegava l'intorpidimento al risveglio di poco tempo prima - CHE?! D-davvero?! - domandò incredulo, spalancando gli occhi. 

Reborn annuì per poi continuare - ... quanto al motivo per cui sei qui... beh, è più di un motivo, a dir la verità. Innanzitutto, vorrei presentarti gli altri guardiani, se non erro conosci solamente Yamamoto, mentre tutti gli altri solo di fama di fama o per sentito parlare dai tuoi genitori, vero? Immaginavo - aggiunse in risposta all'annuire di Kurai - quindi ho pensato di presentarteli tutti. Mi spiace solo di non poterti presentare anche Hibari Kyoya, ma al momento è in Giappone, come i tuoi genitori, mentre Yamamoto è rientrato in Italia con il nostro stesso aereo - disse infine, non prestando molta attenzione al fatto che Kurai trasalì udendo il nome Hibari, visualizzando una nitida immagine di una ragazza mora dai gelidi occhi azzurro grigio armata di falce faceva capolino nella sua mente. Rabbrividì appena, ma tornò subito sull'attenti non appena Reborn continuò - Quanto all'altro, ti sarà rivelato a tempo debito. Andiamo? - concluse, mentre Kurai si alzava lentamente, guardando dritto verso l'ex Arcobaleno saltando giù dal letto ed esclamando un vivace - Sì! -.

*
- COSA?! SEI IL FIGLIO DI MUKURO ROKUDO!? CHE COSA ESTREMA! - urlò esaltato Ryohei in faccia a Kurai, dopo le presentazioni.

Il ragazzino sedeva al fianco del suo maestro Yamamoto di fronte a Rhyohei e Gokudera, mentre a capotavola sedevano Reborn e il Decimo Boss dei Vongola, Tsunayoshi Sawada, di cui Kurai aveva molto sentito parlare dai suoi genitori, specialmente da suo padre, ma non aveva mai avuto occasione di conoscerlo. 

Guardandosi intorno, Kurai notò al fianco di Tsuna anche una bella donna dai capelli sul biondo cenere che presuppose essere Kyoko Sasagawa, la moglie del Decimo.

Tsuna era leggermente sbiancato da quando Reborn gli aveva mormorato una cosa all'orecchio... e qualunque cosa fosse, non l'approvava - Eh? Mi stai dicendo che hai portato qui il figlio di Chrome? E come mai ne vengo a conoscenza solo ora?! - domandò con espressione preoccupata Tsuna, senza però perdere il contegno che aveva acquisito dopo anni e anni di esperienza come boss.

L'uomo albino al suo fianco invece non sembrava poi tanto stupito da quel che aveva udito da Reborn, quanto piuttosto arrabbiato per altri motivi - Reborn, non sono convinto che sia una buona idea, è ancora solo un poppant... Uff, che cosa vuoi? - sbottò in maniera sgarbata a Kurai, che aveva alzato la mano - Ehm... vorrei sapere cosa avete intenzione di fare con me... e perché non avete portato qui anche mia sorella... - mormorò con aria confusa.

Tsuna lo guardò con aria preoccupata, indeciso se dirlo o no, mentre Yamamoto scoppiò a ridere lasciandosi sfuggire un - Ahahahah, beh, lei si sta già allenando con... - ma venne fermato in tempo da Gokudera, il quale si avventò su di lui tappandogli la bocca per poi sbraitare - SILENZIO, IDIOTA DEL BASEBALL! E TU, REBORN, SI PUO' SAPERE PERCHE' NON HAI CONSULTATO IL DECIMO PRIMA DI... - tentò di urlare all'Ex Arcobaleno, che in risposta gli sparò un colpo in fronte che lo mise a tappeto prima che potesse concludere la frase, mormorando poi - Sonnifero - con tono ovvio, in risposta agli sguardi terrorizzati dei presenti. 

La tensione svanì di botto quando entrò un uomo sulla trentina, vestito di un'imponente giacca in pelle slacciata e sotto cui si vedeva una maglia bianca con stampata l'immagine in ombra di una testa bovina: a Kurai balzarono subito all'occhio il paio di corna che aveva in testa e che spuntavano dai lunghi capelli neri.

L'uomo si guardò intorno con gli occhi verdi, uno dei quali socchiuso - Yare yare... perdoni il mio ritardo, Vongola Decimo, ero impegnato a sistemare le munizioni del Junen Bazooka e ad assicurarmi che un paio di esse venissero correttamente spedite ai Bertesca in quanto ringraziamento per l'aiuto dell'ultima missione, come richiestomi - mormorò con tono calmo, mentre entrava dalla porta. Non appena vide Gokudera steso a terra, l'angolo destro della sua bocca s'incurvò in un sorriso - Oh? Come mai Bakadera è a terra? - domandò sforzandosi di restare serio, ma ritrovò tutta la sua compostezza non appena Reborn gli scoccò uno sguardo severo, prendendo posto in silenzio ed ignorando l'albino che ronfava sul pavimento mentre prendeva posto.

Reborn seguì Lambo con lo sguardo finché non fu seduto per poi riprendere a parlare - Bene, ora che hai conosciuto anche il Guardiano del Fulmine, possiamo soffermarci sul secondo motivo per cui ti ho portato qui, che a dire il vero è piuttosto semplice. Anzi, l'hai già capito vero? - disse, sorridendo a Kurai che annuì rispondendo timidamente - ... allenarmi coi Guardiani, per caso...? - sospirando di sollievo quando vide Reborn annuire - Esatto, e il motivo è semplice: tra tre mesi verrà qui in visita la futura Undicesima dei Vongola ed il suo Guardiano della Tempesta - disse lui, e Kurai notò una strana ombra coprire il volto di Tsuna, ma anche stavolta Reborn parve non farci caso (o fingeva?) e continuò - e vorrei mettere alla prova tutti e quattro. Tu hai una fiamma molto particolare e quasi unica, dico bene? Sono curioso di vederti in azione. Hibari Kyoya, Chrome Dokuro, Mukuro Rokudo e anche tua sorella, Mirai Rokudo, arriveranno qui tra un paio di mesi... vostro padre ha infatti insistito per prendere attivamente parte al vostro allenamento, parlando di una certa "nuova abilità" a cui ha pensato dopo molte ricerche e teorie, e che vorrebbe tradurre in concreto insegnandovele, aggiungendo inoltre che ci impiegherà poco meno di un mese stando alle sue aspettative. Di conseguenza, ho organizzato gli allenamenti così: il primo mese ti allenerai con Gokudera, Yamamoto, Lambo e Ryohei, il secondo mese ti allenerai con Tsuna e, infine, il terzo mese ti allenerai con tua sorella e tuo padre - affermò sorridendo di nuovo: pianificare la vita altrui era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti, assieme al sottomettere Skull, massacrare Lambo e torturare Tsuna. 

Kurai annuì emozionato e carico d'entusiasmo, decisamente eccitato all'idea di allenarsi con guerrieri del loro calibro.

*
Mirai finì di leggere la lettera inviatale dall'Italia con occhi che emanavano eccitazione da tutti i pori e le mani che tremavano.
Allenarsi con un vero Guardiano (aveva appena appreso dell'identità di Hibari Kyoya e del suo ruolo di Guardiano della Nuvola, nonostante lui avesse negato liquidando il tutto con un "do solo una mano ogni tanto a quei deboli erbivori per impedire che vengano sbranati da gente più forte di loro") per un mese per poi volare in Italia dove sarebbe stata addestrata dai restanti guardiani e, per concludere, suo padre avrebbe insegnato una nuova abilità a lei e suo fratello le sembrava quasi come un sogno che si avverava. 

Chiuse gli occhi, sorridendo: era l'occasione che aspettava, l'occasione di poter finalmente diventare più forte per poter proteggere suo fratello e tutte le persone a lei care, e anche sé stessa. 

Riaprì gli occhi, determinata a dare il meglio di sé, infilando la lettera nella tasca della tuta e girandosi a guardare Hibari e Kumo con uno sguardo carico di risolutezza, evocando le Stealth Chains e urlando - Beh, che stiamo aspettando?! - come chiaro tentativo di spronare Kumo e Kyoya. 

Kumo la fulminò con lo sguardo - Hey tu, non darti troppe arie, io mi alleno con mio padre da quando avevo quattro anni, e fin'ora mi son sempre trattenuta! - disse con tono deciso, ma Hibari notò che sorrideva. 

Incurvando gli angoli della bocca a sua volta, estrasse i tonfa, guardando le due ragazze - Benissimo allora, dichiaro iniziato l'allenamento. Date il massimo, o vi morderò a morte - esclamò, lanciandosi all'attacco.

*

Kurai, schivando per un pelo la dinamite lanciata da Gokudera saltando di lato, si trovò davanti a Yamamoto, il quale lo attaccò con lo Shajiku no Ame, mossa che però Kurai riuscì a deviare con lo Shibuki Kiri, creando una spirale di fitta Nebbia che sfruttò per nascondersi alla vista, saltando nell'ombra e tentando di attaccare i due guardiani dall'ombra, ma con suo gran stupore un bagliore proveniente dalla sua sinistra avanzava verso di lui divenendo man mano sempre più grande, condito dal chiaro urlo di Ryohei - MAXIMUM CANNON! - e, poiché se ne accorse troppo tardi, fu costretto a usare la Modalità Fantasma per non venirne investito in pieno, cosa che però gli causò un bel fiatone, il che non agevolò certo i suoi riflessi quando Lambo, dato che il Maximum Cannon aveva disperso la Nebbia rendendolo visibile, lo attaccò con una Cornata Elettrica.

Capendo al volo il pericolo, gettò uno sguardo ai lati in cerca di una via di fuga, scoprendo con orrore che era circondato: approfittando del diversivo causato da Lambo, i Guardiani si erano disposti ai quattro punti cardinali, tagliandoli la ritirata.

Ormai a rischio di panico, il ragazzino deglutì: c'era un solo modo per uscirne intero, ed implicava l'utilizzo di quella tecnica... anche se non riusciva ancora a controllarla bene e richiedeva uno sforzo mentale non indifferente, non aveva scelta: inoltre, poteva anche tornargli utile in futuro.

Impugnando saldamente con due mani la Kirislayer pensò - Dopotutto non è forse un allenamento questo scontro? - tendendo poi l'arma d'innanzi a sé, volgendo la lama verso i suoi avversari mentre urlava - KIRISLAYER, RADDOPPIA! - nello stesso istante in cui le dinamiti di Gokudera, la Cornata Elettrica di Lambo e gli attacchi corpo a corpo di Yamamoto e Ryohei si abbatterono contro di lui e le ripetute esplosioni sollevarono un gran polverone, che coprì tutta la zona.

Gokudera fissò l'arena devastata, accendendo una sigaretta - Tsk... forse ci stiamo andando troppo pesante con il ragazzino. Se esagero il Decimo non ne sarà felice, anche se è stato lui a dirci di fare sul serio... forse il nostro 10% è un po' tropp... eh...? Cosa cazzo...?! - Gokudera sgranò gli occhi, incapace di concludere la frase, paralizzato dallo stupore. Kurai aveva parato l'assalto di Yamamoto con la mano destra, incrociando la lama della Kirislayer con quella del suo maestro, ma la cosa che più sconcertò Gokudera fu il fatto che il ragazzo aveva fatto la stessa medesima cosa al pugno di Ryohei, parandolo con l'ausilio del dorso della Kirislayer in modo che Lambo colpisse quest'ultimo fulminandolo con parecchi Volt. 

Ripresosi dalla scossa - ELETTRIZZANTE AL MASSIMO! - anche Ryohei si unì al coro di sguardi stupiti: incuriosito, Gokudera si avvicinò per osservare meglio.

Yamamoto si limitò a dire - Ma... cosa... questo mi coglie di sorpresa! - con un sorriso d'orgoglio, Ryohei urlò - WOOOO! CHE COSA ESTREMA! - alzando il pugno al cielo, esaltato, e Lambo commentò - Yare yare... questo è totalmente inaspettato, giovane Rokudo - facendo l'occhiolino. 

Perfino Gokudera accennò un sorriso di soddisfazione nel vedere Kurai alzare lo sguardo sfoderando un'espressione a metà fra il determinato ed il sollevato per la corretta riuscita della tecnica sperimentale, indietreggiando con un balzo a distanza di sicurezza e sfoderando nell'immediato una posizione di guardia, esclamando con tono emozionato ma risoluto - Shigure Soen Ryu, forma speciale: Geminio Kiri! - serrando la presa attorno al manico delle due katane gemelle.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Un potere formidabile ***


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– Shigure Soen Ryu, forma speciale: Geminio Kiri – disse Kurai con sguardo determinato, brandendo una Kirislayer per mano e fissando truce i Guardiani.

Ryhoei appariva piuttosto esaltato dalla situazione - WOOOO! CHE COSA ESTREMA! - continuava ad urlare, agitando il pugno, cosa che stranamente pareva indifferente a Gokudera, che scrutava il giovane con stupore mentre gli domandava urlando - Hey tu, che razza di trucco è questo?! - estraendo la dinamite in modo che fosse a portata di mano, e Lambo lo osservava con interesse.

Yamamoto invece era semplicemente allibito: fissava Kurai con sguardo quasi assente, immerso nei suoi pensieri - Questa tecnica... cos'ha intenzione di fare? Che voglia provare ad aggiungere una seconda spada allo Shigure Soen Ryu? - mormorò fra sé e sé, cercando di riorganizzarsi le idee.

Kurai stese il braccio destro puntando una delle due Kirislayer verso il trio - Avanti, lo so che voi guardiani siete molto, ma molto più forti di così. Non sottovalutatemi, per favore! Sono in grado... - disse, guardandoli con uno sguardo carico di risolutezza, per poi continuare -... sono in grado di reggere anche più di così! - con fermezza e serietà.

Gokudera fu il primo a reagire - Tch, non ti montare la testa, pivello. Se ci stiamo trattenendo è solo perché il Decimo ci ha chiesto di non farti troppo male! - urlò di rimando, sussultando non appena avvertì Yamamoto posargli una mano sulla spalla - Maa maa, Gokudera, ti assicuro che Kurai è davvero molto più forte di quanto pensi. Che ne dici di fare un po' più sul serio con lui? - disse, infiammando il ciondolo che aveva appeso al collo coprendolo di fiamme Pioggia, per poi urlare - Cambio Forma! Vongola Gear Version X! - ed evocando anche lui due katane, mentre la sua uniforme mutava in una sorta di tunica e mani e piedi venivano ricoperti da protezioni, volgendo poi uno sguardo divertito a Kurai, mentre due anelli di rune azzurre iniziavano a roteare attorno a lui.

Gokudera strinse i denti - Sappi che se gli succede qualcosa la responsabilità sarà tutta tua, Idiota del Baseball - mormorò attivando anche lui il suo Vongola Gear: il suo petto venne coperto da due cinture piene di dinamite disposte ad X, mentre anche quella dei pantaloni si riempiva di candelotti ed un paio di occhiali protettivi rossi si materializzava sul suo volto, così come delle calzature rinforzate comparvero a protezione delle gambe. Infine, anche due guanti, il destro dei quali apparentemente dello stesso materiale dei gambali, comparverò attorno alle sue mani: come per Yamamoto, anche lui venne avvolto da due anelli di rune, ma di colore rosso acceso.

Ryohei invece non si fece pregare - WOOO! CAMBIO FORMA ALL'ESTREMO! - urlò, venendo subito ricoperto da un'armatura da boxe giallo splendente mentre le sue mani sparivano, nascoste dentro due guantoni, e i consueti due anelli runici, stavolta gialli, cominciavano a vorticarli attorno: Lambo parve però poco convinto – Yare yare... non pensate che usare i Vongola Gear sia un po' troppo? Personalmente mi rifiuto: preferisco combattere nel mio stato attuale – commentò, mettendosi in guardia, deciso a non sottovalutare Kurai, il quale assistette a tutto questo immobile, deciso a non perdere nemmeno per un istante la concentrazione e tentando di memorizzare ogni cosa che vedeva.

Dopotutto, aveva appena chiesto ai guardiani Vongola di non trattenersi contro di lui: se voleva resistere anche solo per un misero minuto doveva dare il massimo fin dall'inizio.

Fu per questo che decise di prendere l'iniziativa: dopotutto, l'attacco è la miglior difesa – Shigure Soen Ryu Dual – esclamò, incrociando le lame davanti a sé: Yamamoto scrutò attentamente Kurai, con crescente curiosità – Avevo visto giusto! Vuole aggiungere una seconda katana allo Shigure Soen Ryu! Ma funzionerà? – si domandò: Kurai aveva mostrato di possedere un talento naturale per l'arte della spada, per cui era ansioso di ammirare ogni singola evoluzione del suo allievo.

Non dovette attendere molto per soddisfare la sua curiosità: Kurai infiammò le due katane per poi fendere l'aria con entrambe urlando - X di nebbia! - in italiano, sparando un'onda d'urto a forma di X ricoperta di fiamme Nebbia-0 e circondata dalle consuete scintille bianco puro verso i tre: Gokudera, avvertendo il pericolo, si mise davanti ai tre, urlando - SISTEMA C.A.I.! - ritrovandosi in un istante al sicuro dietro una barriera formata da enormi scudi d'ossa ricoperti di fiamma Tempesta, che dispersero l'attacco di Kurai... ma la confusione generata dall'impatto bastò al ragazzo per sparire alla vista dei quattro guardiani, che cominciarono a guardasi attorno - H-hey, dove cazzo sei finito!? - urlò Gokudera, pronto a scagliare dinamite al minimo movimento sospetto, ma di Kurai non c'era traccia.

Per qualche istante continuarono invano a cercarlo, finché Yamamoto non avvertì qualcosa – Eccoti! – urlò, sferzando l'aria con la katana destra colpendo il vuoto, con sua grande sorpresa – Ma che cos...! – esclamò, stupito: eppure aveva avvertito la sua presenza!

All'improvviso udì – Seconda Forma Dual! - e si voltò di scatto, appena in tempo per vedere Kurai comparire dietro al suo fianco destro vibrando un fendente micidiale che Yamamoto cercò di parare, ma non ci riuscì: la Kirislayer passò attraverso la sua katana, tornando solida un istante dopo.

Yamamoto avvertì il pericolo e tentò di schivare, ma nello stesso istante Kurai tirò indietro la sua katana con un colpo secco urlando - Spezzaguardia della Rondine Fantasma! - in italiano, disarmando uno sconvolto Yamamoto, che vide come in moviola una delle sue armi volare via, lontano da lui, per poi conficcarsi nel terreno qualche metro più in là: fatto ciò, Kurai con un salto all'indietro evitò un pugno di Ryohei per poi prendere al volo la Shigure Kintoki del suo maestro, usandola per tagliare un candelotto che Gokudera aveva preparato, saltando nuovamente di lato e conficcando l'arma nel terreno per usarla a mo' di bastone da salto in alto, evitando l'attacco di Lambo e portandosi a distanza di sicurezza.

I Guardiani erano allibiti, ma Kurai iniziava a dare segni di stanchezza: a quanto pare, infondere la Modalità Fantasma in uno dei suoi attacchi con katana era stata sì un'idea geniale, ma comportava un dispendio di energie non indifferente.

Nonostante ciò, capì che quello non era certo il momento di fare una pausa: doveva approfittare dello stupore dei guardiani, come aveva fatto fino a quel momento, poiché capiva perfettamente che il momento in cui essi avessero superato la sorpresa iniziale iniziando a prevedere le sue mosse e a contrattaccare sarebbe coinciso con la sua immediata e più totale sconfitta, motivo per cui scattò ad alta velocità in avanti scomparendo a metà strada e riapparendo davanti a Gokudera, che si riprese appena in tempo dallo stupore causato da queste incredibili tecniche per poter urlare – SISTEMA C.A.I.! – parando con uno dei suoi scudi una micidiale raffica di fendenti a doppia arma da parte del giovane ragazzino, che dopo qualche istante, capendo che era inutile insistere, sfruttò lo stesso scudo nemico per darsi la spinta col piede destro lanciandosi contro Ryohei, ma non aveva calcolato un importantissimo dettaglio: Ryohei, Lambo e Yamamoto nel frattempo si erano ripresi dalla sorpresa.

Fu per questo che un inaspettato - MAXIMUM CANNON! - lo colpì in pieno, facendolo atterrare dolorosamente sul terreno.

Con un gemito di dolore, Kurai si rialzò, appena in tempo per vedere una dozzina di candelotti accesi sopra la sua testa, riuscendo a schivarli per un pelo, sfruttando l'onda d'urto dell'esplosione per avventarsi contro Yamamoto, che parò il primo fendente di Kurai con la katana sinistra, e quello successivo con la Shigure Kintoki, recuperata poco prima mentre Kurai era impegnato a colpire il Sistema C.A.I., per poi con un rapido movimento, proiettarlo verso Lambo, che caricò un pugno avvolto da fiamma Fulmine purissima, ma Kurai riuscì, sfruttando il suo peso leggero e la forza d'inerzia della proiezione di Yamamoto, a fare un passo sopra al braccio di Lambo sferrandogli un calcio in pieno viso con salto mortale, atterrando dolorante a terra mentre il Guardiano, stupefatto, cadeva di schiena.

Ansimando, Kurai cadde in ginocchio, mentre le due Kirislayer sparivano, e ogni traccia di fiamma Nebbia-0 in lui veniva meno.

Gokudera, Ryohei e Yamamoto capirono che per oggi era abbastanza, quindi si avvicinarono al ragazzino.

Lambo si rialzò, il labbro spaccato e il sangue che gli usciva dal naso, ma con un grande sorriso – Yare yare... niente male, giovane Rokudo – commentò ripulendosi dal sangue.

Kurai sorrise di rimando, sfinito, per poi crollare del tutto a terra, ancora cosciente ma con un fiatone non indifferente.

Yamamoto lo sollevo e se lo mise in spalla – Sei stato grande, Kurai-kun! Come immaginavo, hai un talento immenso! – disse, guardando poi Gokudera con sguardo eloquente, come a dire “Che ti avevo detto? Non bisogna sottovalutarlo”, ricevendo come risposta un – Tch... – dall'albino.

Reborn sorrise nell'ombra di un angolo del campo di allenamento, avviandosi verso l'interno della residenza Vongola: quel ragazzo era un portento, e moriva dalla voglia di scoprire quali altre sorprese e abilità latenti racchiudeva in sé.

Poi, d'un tratto, si fece pensieroso: chissà come se la stava cavando Mirai.

Riprendendo a camminare, Reborn si annotò mentalmente di contattare Hibari più tardi per sapere le novità, ed entrando nella Villa si diresse da Tsuna per fare rapporto del primo allenamento di Kurai.

*

Mirai schivò appena in tempo un colpo di falce sferrato da Kumo, che la guardò dritta negli occhi mentre affondava la lama nel terreno, per poi liberarla con uno strattone assaltando nuovamente Mirai, la quale avvertendo il pericolo schivò saltando di lato, ritrovandosi alle spalle Kyoya che l'attaccò senza pietà con i propri tonfa, ma Mirai riuscì appena in tempo ad agganciarsi ad un albero con una delle proprie catene sfruttandolo come argano, facendo sì che la catena, mentre si avvolgeva ad un ramo, la portasse al riparo dai due avversari per poi, una volta arrivata all'albero, caricare le gambe rafforzate con un'illusione in modo da darsi una spinta impressionante con cui si lanciò verso i due avversari, che fecero altrettanto, ma un istante prima della collisione Mirai si rese incorporea con la Modalità Fantasma e passò attraverso Kumo e Kyoya, tornando solida alle loro spalle e legandoli come salami con le catene... o, perlomeno, questo avvenne nell'immagine che si era fatta mentalmente: nella realtà, Kumo schivò in aria riuscendo ad evitarne la maggior parte, anche se la sua caviglia e il suo braccio sinistro rimasero intrappolati, mentre Kyoya con un colpo secco le spezzò, attivando poi il Vongola Gear nella frazione di un secondo estendendo la catena racchiusa in essi per raggiungere Mirai, che a mezz'aria urlò - Scudo di catene! - evocando un piccolo scudo formato da catene intrecciate che fermò l'avanzata dell'attacco di Kyoya deviandolo, quindi con la mano si diede la spinta a terra e sfruttando la forza d'inerzia riuscì a saltare abbastanza in alto da evocare una catena parecchio spessa e lunga minimo una decina di metri, che fece schiantare al suolo con potenza contro i due avversari, per poi ripetere l'azione a ripetizione, sempre più velocemente, urlando - Sferzata a catena! - in italiano.

Kumo parò disperatamente ogni colpo col manico della propria arma, accusando però parecchie piccole ma dolorose contusioni di scarsa entità, mentre Kyoya uscì indenne con un salto da quella raffica di colpi, colpendo la ragazza in pieno viso con un tonfa e spedendola al suolo, ma miracolosamente quest'ultima riuscì ad atterrare in piedi subito dopo essere rimbalzata una volta sul terreno.

Kyoya notò una catena scintillare sul viso della ragazza a protezione della parte da lui colpita svanire un istante dopo, e capì come lei avesse fatto ad uscirne intatta.

Kumo nel frattempo era partita alla carica: con un salto roteò a mezz'aria assieme alla propria falce, piombando a mo' di mulinello contro a Mirai urlando - Aerolama! - mentre la Satan Sorrow si allungava di secondo in secondo, finendo col raggiungere Mirai, colpendola in pieno petto e stracciandole la divisa, ma fortunatamente Mirai saltò all'indietro riuscendo a farsi colpire solo di striscio e ad agganciare una catena a Kumo per sbilanciarla con uno strattone secco, facendola rovinare a terra, mentre Kyoya attaccava dall'alto con un colpo di tonfa micidiale.

Mirai non fece in tempo a schivare, e poté solo assistere atterrita al colpo che si abbatteva con forza impressionante su di lei.

Ci fu un boato micidiale, durante il quale il terreno tremò per un istante mentre l'onda d'urto dilagava per tutta la zona circostante.

Kyoya aveva inferto in quel colpo tutta la sua forza, estendendo l'impatto sfruttando la Propagazione della sua fiamma Nuvola in modo da ottenere come risultato la potenza d'urto di una bomba di modeste dimensioni: Kumo piantò la falce nel terreno e vi si aggrappò, tentando di resistere all'onda d'urto, riuscendo nell'intento sebbene con non poca fatica.

Dall'immensa nuvola di polvere e terra sollevata dall'impatto emerse Kyoya, che si diresse verso la figlia con sguardo serio e tranquillo, come se per lui fosse normale routine spappolare al terreno le proprie allieve.

Kumo deglutì: sarà anche stato suo padre, ma la sua brutalità e potenza non finiva mai di stupirla.

Questa volta aveva esagerato però: la ragazza non poteva esserne uscita viva.

Rabbrividì al pensiero dello stato in cui probabilmente era ridotta dopo un colpo simile, immaginando brandelli sparsi attorno ad un'enorme macchia di sangue, e si sentì salire un po' di nausea: era abituata al sangue, ma dubitava di poter tollerare una tale raccapricciante scena.

Uscito dalla nuvola di polvere, Kyoya si girò dando le spalle a Kumo, scrutando la nube con interesse. Kumo fissò il padre, ancora concentrato e pronto a contrattaccare: che sperasse fosse ancora viva?

- Impossibile... - si disse amareggiata Kumo, e, raccogliendo il coraggio, tentò di far ragionare il padre - Ehm... p-padre... n-non avrai un tantino esagerato? - e deglutì, terrorizzata.

Kyoya la guardò con la coda dell'occhio, mormorandole solo - Sta' a vedere - prima di tornare a rivolgere lo sguardo alla nube di polvere, che lentamente si stava dissolvendo.

Kumo scrutò la nuvola per diversi secondi, pensando che era inutile e che stava perdendo solo tempo prezioso. Ormai Mirai era andata: sperare il contrario era inutile.

E allora, si disse improvvisamente notando un movimento sospetto all'interno del nuvolone, cos'era quell'ombra che stava avanzando verso di loro?

– N-no! Non è... come... è possibile...?! – esclamò Kumo, sgranando gli occhi e fissando Mirai, emersa indenne dalla nube con spesse catene avvolte attorno alle braccia.

Mirai uscì del tutto e tossì per via della polvere, guardando furiosa Kyoya: la rabbia le fece dimenticare la paura – Hey tu... lurido pezzo di m... – cercò di contenersi ma non ci riuscì – HAI DECISO DI AMMAZZARMI?! – sbraitò, guardando Kyoya con sguardo omicida, mentre lacrime iraconde scendevano bagnando il suo volto al contempo furioso e terrorizzato.

Kyoya la guardò dritta negli occhi – Si – disse semplicemente, mettendosi in posa da combattimento con sguardo freddo e serio.

Kumo deglutì, preparandosi al peggio: avvertiva una tensione non indifferente nell'aria, motivo per cui decise che era meglio attivare l'Hyper Mode Kai per poi mettersi in guardia e prepararsi allo scontro.

Nello stesso istante, Mirai rabbrividì: una dose massiccia di scintille bianche avvolse il suo corpo, mentre digrignava i denti – Come... sarebbe... sì....? Tu... – digrignò i denti mentre man mano le scintille aumentavano d'intensità.

Hibari assisteva estasiato alla scena, mentre Mirai continuava a mormorare con tono inquietante – Tu... schifoso... mostro... Io ti... io ti... – le catene avvolsero il suo corpo, formando una piccola armatura a maglia metallica, mentre una fiamma dirompente di fiamma Nebbia-0 divampava dalle catene avvolte al suo corpo.

Mirai sgranò gli occhi, le cui iridi erano ora color rosso scarlatto intenso, scrutando con odio omicida Kyoya.

Le catene si trasformarono, divenendo più spesse e arrotondate e con parti affilate ai lati, e le punte di esse divenivano come punte di lancia.

Ormai completamente fuori di sé, urlò - HAI FINITO DI TORTURARMI, FECCIA! MI ASSICURERO' DI RIDURTI TALMENTE MALE CHE DOVRANNO RACCOGLIERE I TUOI RESTI CON UN CUCCHIAINO! AHAHAH! - con voce folle, quasi appartenente ad un'altra persona, scoppiando in una risata priva di senno.

Kumo sentì un brivido gelido percorrerle la schiena, cosa che la fece sussultare.

Non era da lei avere paura, si disse rimproverandosi per darsi un contegno, riuscendo subito a ritrovare la determinazione che la contraddistingueva.

Nello stesso istante, il volto di Kyoya si illuminò di un sorriso divertito, guardando Mirai come se fosse appena diventata il suo giocattolo preferito – Allora fatti sotto, erbivora. Ti morderò a morte! – disse semplicemente, provocando la strana Mirai alternativa, che si avventò su di lui come un lupo famelico desideroso di sangue.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - L'ira di Mirai ***


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Mirai si avventò su di lui come un lupo famelico desideroso di sangue – Vieni qui, bastardo! Userò il tuo intestino come stendipanni! – urlò a mezz'aria mentre le catene si univano tra loro formando due anelli affilati attorno a lei – Ti riduco a brandelli, sociopatico di 'sto cazzo! AHAHAH! - esclamò completamente fuori controllo, mentre le scintille bianche aumentavano d'intensità avvolgendo anche le catene stesse.

Kumo serrò la presa sul manico della Satan Sorrow, sorridendo divertita: ora che la paura iniziale l'aveva abbandonata, vedeva nuovamente Mirai come un ottimo passatempo ammazzanoia, anche se non riusciva a rimuovere quell'irritante sensazione di trovarsi davanti ad una persona completamente diversa da prima: d'altro canto, invece, Hibari pareva sinceramente interessato nonostante il suo temperamento freddo e distaccato non fosse affatto mutato.

Non era né impaurito né eccitato per la situazione, perlopiù pareva interessato alla reazione di Mirai, eppure nonostante ciò rimase immobile in posizione di guardia, e ciò significava che avvertiva comunque un pericolo.

Kumo eseguì il Patto ed entrò in Hyper Mode Kai, guardando ora Mirai con sguardo calmo e deciso - Posso avere l'onore di iniziare? - disse con voce tranquilla, per poi scattare con velocità sorprendente contro Mirai, che però con velocità ancora più impressionante parò il colpo dirigendo il braccio contro il manico della Satan Sorrow per poi spedire Kumo lontana con una frustata di una delle due catene-anello, tutto questo in pochissimi istanti. Kumo atterrò in piedi e si asciugò il labbro dal sangue, per poi ripartire all'attacco, cercando di colpire Mirai con un fendente che venne bloccato da uno degli anelli mentre l'altro si muoveva cercando di colpirla, ma Kumo prontamente schivò saltando sfruttando la Satan Sorrow come punto d'appoggio per la spinta e con un salto mortale atterrò con un calcio di tallone diretto al volto di Mirai, che la ragazza parò con il braccio per poi contrattaccare velocemente con l'altro.

Kumo riuscì ad evitarlo per un pelo, ma si sbilanciò e atterrò male.

Riuscì a non farsi sfuggire un gemito di dolore perfino quando sentì la caviglia slogarsi: la sua espressione rimase imperturbabile, anche se non riusciva più a muoversi agilmente. Mirai, durante tutto questo scambio di colpi, aveva tenuto gli occhi dagli iridi rosso sangue puntati su Hibari, con un'espressione indescrivibile: una volta atterrata Kumo, riprese ad avanzare verso l'uomo con un sorriso folle stampato in volto, ed un chiaro intento omicida.

Kumo cercò di rialzarsi e di attaccare nuovamente l'avversaria, ma venne fermata dalla voce del padre - Non intervenire o morderò a morte anche te! Sono stato chiaro, Kumo? - disse senza nemmeno guardarla.

Kumo esitò per qualche istante: non aveva la minima intenzione di smettere di combattere proprio ora... la strana reazione di Mirai l'aveva incuriosita, e interrompersi proprio ora che aveva trovato una degna avversaria ai suoi occhi era quasi considerabile una punizione vera e propria.

Tuttavia, il forte rispetto che nutriva nei confronti dell'autorità di suo padre ebbe la meglio: con un sospiro rassegnato, ruppe il Patto e tornò allo stato normale, annuendo - … Ok, padre. Obbedisco... - e cercò di alzarsi per allontanarsi dal campo di battaglia, ma le sfuggì un breve urlo soffocato: improvvisamente avvertiva pienamente il dolore alla caviglia.

Imprecando sottovoce dal dolore, si allontanò camminando lentamente fino a mettersi a distanza di sicurezza, mentre, alle sue spalle, una Mirai che di Mirai aveva soltanto l'aspetto si avvicinava sempre più a suo padre.

Si sedette, maledicendo silenziosamente suo padre per averle imposto di interrompere il suo scontro, e con aria rassegnata si mise a guardare quello del padre.

Mirai si arrestò improvvisamente, trovandosi faccia a faccia con Hibari: senza fare alcun movimento, due catene con alle estremità due pugnali dalla forma simile a kunai le si avvolsero attorno alle braccia, quindi lei afferrò le punte impugnandole come fossero armi da corpo a corpo.

Hibari sorrise divertito - Ooh? A quanto pare hai deciso di cambiare stile di combattimento eh? - disse serrando appena la presa sui tonfa, pronto a colpire, ma Mirai non rispose, limitandosi ad una risatina decisamente non da lei per poi scattare con un fendente diretto al volto di Kyoya,che schivò piegandosi all'indietro per poi mollare un colpo di tonfa con forza impressionante al plesso solare di Mirai, che venne scaraventata parecchi metri indietro ma non diede alcun cenno di avere accusato il colpo, se non il sangue che sputò con indifferenza, per poi tornare a scrutare con aria folle l'avversario esclamando - Kuuu... quale mostro oserebbe colpire così una ragazzina?! Che uomo di merda! Ahahah! - ciondolando inquietantemente sul posto.

Kyoya alzò un sopracciglio, sempre più incuriosito: non capiva come una ragazzina così giovane e apparentemente fragile potesse aver resistito in piedi ad un colpo del genere ricevuto in pieno stomaco, né cosa significasse quel repentino cambio caratteriale della ragazza.

Kumo, d'altro canto, aveva sgranato gli occhi, talmente sorpresa che non sentiva più nemmeno dolore alla caviglia - C-come può...? Non è umana! - mormorò meravigliata. Senza nemmeno rendersene conto stava iniziando a provare ammirazione per la sua rivale.

Hibari scattò colpendo Mirai con un altro colpo di tonfa, che però venne bloccato dagli anelli di catene attorno a lei: Kyoya evitò facilmente il contrattacco della ragazza e diresse un altro colpo dritto al plesso solare, che però la ragazza parò sfruttando il braccio destro protetto dalle catene, per poi scattare col sinistro dirigendo il pugnale alla gola di Kyoya, il quale parò facilmente il colpo col tonfa per poi attivare nuovamente il Gear sfruttando la catena che ne uscì per colpire Mirai in pieno, spazzandola via.

Tuttavia Mirai, seppur atterrata, si rialzò, lo stesso sguardo folle e carico d'odio omicida, del tutto decisa a non fermarsi.

Qualcosa però era cambiato: il vedere i suoi attacchi bloccati con così tanta facilità aveva fatto perdere del tutto la calma anche a quella strana Mirai - Tu... schifoso... TI AMMAZZO! - urlò a squarciagola, mentre gli anelli di catene si infiammavano di fiamma Nebbia-0: gli occhi di Mirai divennero sempre più color rosso sangue, perdendo ogni traccia di umanità, ed il corpo prese a ciondolare molto più di prima, completamente fuori controllo.

Nonostante i colpi subiti e le ossa incrinate o rotte che sicuramente aveva, non dava alcun cenno di provare dolore, come se fosse insensibile a qualsiasi cosa se non alla furia omicida che le stava divorando l'animo... il che fece nuovamente rabbrividire Kumo. Purtroppo, quel demonio che pareva essersi impossessato di Mirai le era terribilmente familiare.

Si morse il labbro cancellando i vaghi frammenti del loro primo scontro e tornaò a concentrarsi sulla battaglia, proprio mentre Mirai chinava la testa all'indietro sbraitando - AHAHAHAHAH! GODITI I TUOI ULTIMI ISTANTI DI VITA, LURIDO ESSERE! - mentre scoppiava in una risata isterica.

Kyoya la guardò serio - E così hai perso completamente il controllo? Che delusione... dovrò morderti a morte finché non ritroverai la ragione - mormorò, mentre i tonfa venivano avvolti da fiamme Nuvola ad alta intensità.

Kumo si alzò, camminando a fatica per avvicinarsi in modo da poter vedere meglio. Sapeva cosa stava per succedere: era la tecnica segreta di suo padre, accennatagli sempre dai guardiani Vongola.

Non aveva mai avuto occasione di vederla, quindi non se la sarebbe persa per niente al mondo - Finalmente potrò vedere il leggendario Distruttore Nebula di mio padre! - esclamò con tono eccitato, mentre si fermava in un punto di ottima visuale nello stesso istante in cui suo padre scattava in avanti così rapidamente che non vide altro che lo spostamento d'aria: un istante dopo, il tonfa di Kyoya colpì il centro delle due catene che Mirai aveva prontamente sovrapposto a sua protezione, emanando onde d'urto formate da fiamma Nuvola che disintegrarono dall'interno le catene permettendo al tonfa di proseguire la sua corsa e di colpire in pieno stomaco Mirai.

Stavolta la ragazza accusò pienamente il colpo: strabuzzò gli occhi mentre volava per diversi metri atterrando, infine, a terra con uno schianto.

La fiamma svanì assieme alle catene, e così anche l'aura di follia omicida

Kyoya disattivò le fiamme Nuvola e il Gear dirigendosi verso la ragazzina, priva di sensi, per poi sollevarla in spalla e dirigersi all'interno della propria abitazione.

Kumo restò immobile, elaborando mentalmente ciò che aveva visto: nonostante la giovane età, aveva infatti un QI di per sé parecchio elevato, il che la rendeva un'ottima osservatrice.

Si mise quindi a borbottare fra sé e sé - … le fiamme Nuvola e la loro abilità Propagazione hanno decuplicato l'onda d'urto dell'impatto... espandendosi inoltre anche all'interno delle catene stesse, che non hanno retto e si sono disintegrate. Il colpo ha quindi raggiunto Mirai... eseguendo la stessa medesima cosa. Fiamme... Fiamme Nuvola e Propagazione... Ah! - esclamò all'improvviso, gli occhi che le brillavano: aveva appena avuto un'idea.

Sorridendo, si avviò zoppicando verso casa, decisa a fasciarsi la caviglia e ad iniziare gli allenamenti per trasformare la sua idea da astratta a concreta al più presto.

*

Kurai fissava Tsuna, in piedi davanti a lui, la fiamma arancione intenso che ardeva sulla sua testa e sui suoi X Gloves: chiunque avrebbe ammirato la scena con soggezione, ma non un allegro ragazzino esaltato come Kurai - Sawada-san, mi potrebbe mostrare lo Zero Chiten Toppa di cui mi hanno parlato tutti e anche il suo famosissimo X-Burner? Ci terrei tantissimo! - domandò con fervore.

Tsuna sospirò, per poi sorridere al ragazzino: allenare il figlio di Mukuro Rokudo... stava davvero facendo la cosa giusta?

Scosse la testa, come per cancellare quel dubbio ingiusto: certo, Mukuro si era dimostrato fin troppe volte un prezioso alleato e non un nemico come aveva creduto invece inizialmente, e dopotutto erano anche figli di Chrome, una sua guardiana che aveva dimostrato innumerevoli volte la sua lealtà, affidabilità e purezza di spirito.

Ridacchiò tra sé e sé divertito: se in passato gli fosse stato predetto che avrebbe allenato il figlio di Mukuro Rokudo, non ci avrebbe creduto per niente al mondo, eppure... - Ok, e sia. Ti mostrerò queste due tecniche, va ben...! - non riuscì manco a finire la frase che venne coperto da un - EVVAI! - urlato da un esuberante Kurai, che poi guardò con adorazione Tsuna - non sto più nella pelle! - esclamò entusiasta.

Questo parve convincere definitivamente Tsuna: era evidente che Kurai aveva ereditato la forza del padre, ma l'animo puro della madre - Va bene, Kurai-kun, posso richiedere la tua collaborazione? - disse, ridacchiando quando vide in risposta Kurai scattare e mettersi in posizione dicendo - Va bene, cosa devo fare? - con sguardo eccitato.

Tsuna si mise in posizione - Crea un qualunque attacco con le tue fiamme: io ti mostrerò entrambi i tipi di Zero Chiten Toppa. D'accordo? Allora... vai! - disse, mentre nello stesso istante Kurai evocava una serie di gufi avvolte da fiamme Nebbia-0 per poi lanciarli all'attacco di Tsuna, che prontamente mise le mani in posizione urlando - Zero chiten toppa! First Edition! - mentre il primo dei gufi gli si avventava contro: per un istante il tempo parve come fermarsi.

Infine, il gufo e tutti i successivi caddero a terra, completamente congelati. Kurai sgranò gli occhi, esaltato e sorpreso allo stesso tempo.

Tsuna gli sorrise - Allora... pronto anche per il secondo Chiten Toppa? - chiese. Kurai annuì e si mise in posizione - Cosa devo fare, Sawada-sensei? - domandò felicissimo. Tsuna notò il “sensei”, ma fece finta di niente e, lievemente imbarazzato, rispose - Stavolta cerca di lanciarmi un attacco diretto con fiamme, il più potente che riesci a generare in breve tempo. Va bene Kurai-kun? - Kurai annuì, stavolta sorridendo determinato e lasciando che le fiamme Nebbia-0 avvolgessero il proprio corpo, concentrandole poi nel pugno ed, infine, colpire con forza il terreno.

Ci fu un'esplosione formidabile, il terreno si spaccò e ne fuoriuscì con un boato una fiamma indaco di dimensioni assurde, che assunse velocemente la forma di una piccola tromba d'aria composta da fiamme blu intenso.

Tsuna deglutì e si mise frettolosamente in posizione: aveva sottovalutato Kurai e le capacità di una fiamma-0.

Quest'ultimo con un gesto diresse quindi il vortice fiammeggiante urlando - TEMPESTA DI NEBBIA! - scatenando contro Tsuna quell'attacco colossale, in cui Kurai aveva messo quasi completamente la propria fiamma per intero.

Tsuna si rilassò, rilasciando la fiamma: ebbe solo una frazione di secondo prima che il tornado lo colpisse in pieno.

Kurai osservò il proprio attacco fiducioso e impaziente, pronto ad ammirare il famoso Zero Chiten Toppa Kai, sviluppato dal decimo boss dei Vongola in persona.

Non dovette attendere a lungo: dopo pochi istanti, notò il tornado rimpicciolirsi sempre più, finché non si dissolse totalmente davanti ai suoi occhi.

Un istante dopo, le fiamme sulla testa e sui pugni di Tsuna divamparono come fossero vulcani in eruzione, sprigionando un calore e una luce tali che Kurai fu costretto a proteggersi con l'avambraccio: Tsuna guardò incredulo le proprie mani, avvolte da una fiamma enorme - Come... è possibile tutto questo...? - mormorò stupito. Sentiva dentro sé una forza straripante, come mai prima d'ora - Così... è questo il potere... dei portatori di Fiamma Tipo-0? - mormorò, ricordando le parole di Reborn.

Guardò Kurai con uno sguardo indescrivibile, come se stesse guardando un angelo con il potere dell'inferno, ma Kurai era troppo strabiliato per farci caso - W-WOAH!!! è stato stupendo Sawada-sensei!!! Ora potrebbe mostrarmi il suo attacco più potente e famoso, l'X-Burner? - domandò con tono adorante.

Tsuna annuì, commettendo l'errore di non pensare adeguatamente alle conseguenze di ciò che stava per fare - Va bene, Kurai-kun, ma mettiti al riparo per favore! - disse, tornando nuovamente serio e mettendosi in posizione.

Kurai obbedì, sedendosi a distanza di parecchi metri nello stesso istante in cui Tsuna mormorava - Operation X - per attivare il processo di bilanciamento.

Kurai ammirò estasiato, fremendo dall'impazienza, mentre le lenti calibravano l'equilibrio tra fiamma morbida e fiamma dura: infine, quando la calibrazione fu ultimata, urlò - X-BURNER! - a pieni polmoni, liberando l'attacco.

La fiamma che ne uscì fu talmente potente che il terreno stesso prese fuoco, così come l'aria attorno all'X-Burner, e le dimensioni così imponenti che ad attacco finito il campo era ridotto ad un cratere ovale circondato da rovine. Kurai fischiò ammirato e stupito allo stesso modo, per poi correre verso Tsuna - WOOOW!! LA PREGO, ME LO INSEGNI!! E' STATO SPETTACOLARE! - urlò esaltato, ma Tsuna era troppo concentrato ad osservare con incredulità la distruzione che lui stesso aveva causato, mentre la sua Hyper Mode svaniva.

Non era possibile che fosse stato davvero in grado di fare una cosa del genere con il minimo sforzo.

Si girò quindi a guardare Kurai, gli occhi sgranati, tornando però subito il solito di sempre - Allora, Kurai-kun, ti è piaciuto? - disse sorridendo: in risposta, Kurai alzò il pugno al cielo - SIIII! - per poi guardarlo con occhi adoranti - La prego, potrebbe insegnarmelo?! - domandò con serietà ed entusiarmo.

Tsuna posò una mano sulla testa di Kurai, arruffandogli i capelli - Ci penserò. Ora non è meglio che tu vada a riposarti? Domani arriva tuo padre... - e, senza sapere perché, forse per un riflesso condizionato, rabbrividì al pensiero - ...in modo che tu domani sia fresco e riposato per l'allenamento? - disse, guardandolo con un sorriso.

Kurai annuì, guardando dritto Tsuna negli occhi - Ok, però prima o poi me lo insegnerà! Promesso? - domandò, con sguardo implorante.

Tsuna sorrise divertito, ricambiando lo sguardo di Kurai: qell'espressione innocente gli riportò alla mente molti ricordi felici, tra cui il dolce sorriso della sua amata figlia.

Infine, dopo qualche istante, rispose con tono dolce, quasi paterno - Te lo prometto, Kurai-kun -

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - I Sei Sentieri ***


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La lussuosa macchina arrivò all'aeroporto in orario perfetto, incurante della pioggia scrosciante che cadeva ininterrottamente da ormai due giorni e che aveva reso la circolazione difficoltosa: l'autista era perfettamente al corrente di chi stava trasportando, ed era anche ben coscio del fatto che non era saggio irritarli arrivando in ritardo a destinazione, con o senza pioggia.

Fortunatamente, i suoi sforzi furono degnamente ricompensati dal sorriso del ricco proprietario, e dalla cospicua mancia che egli gli elargì.

Sorridendo compiaciuto, parcheggiò la vettura scendendo poi con tanto di ombrello per aprire la portiera dal lato passeggero, facendo scendere un uomo con un ragazzino dai capelli ametista al suo fianco.

L'autista guardò il proprio capo - Boss, vuole che la accompagni? - mormorò con voce calma e sicura, ma l'uomo non fece in tempo a rispondere: le sue parole furono precedute da una terza voce - Al Decimo ci penso io, Gerardo - disse con tono deciso un albino, uscendo dalla vettura e afferrando l'ombrello.

Gerardo si inchinò - Come vuole, Gokudera-sama. Allora io attenderò il vostro ritorno dentro la limousine - rispose con riverenza, dirigendosi al posto guida.

Gokudera lo seguì con lo sguardo finché non sparì all'interno del mezzo, quindi lo rivolse a Tsuna, che ricambiò con un sorriso imbarazzato - Davvero, Gokudera-kun, non è necessario che ci accompagni... - ma Gokudera lo guardò severo - Decimo. In quanto braccio destro, ho il dovere di proteggerla in ogni momento anche a costo della vita, quindi la prego, mi permetta di accompagnarla! - disse con veemenza.

Tsuna sentì un sudore freddo bagnargli la schiena: trovava Gokudera tutt'ora inquietante - O-ok, se proprio ci tieni... andiamo, Kurai-kun! - mormorò infine, rivolgendosi al ragazzino al suo fianco, che con un - Sì! - di risposta lo seguì allegramente.

L'aereo privato atterrò poco dopo, il marchio dei Vongola scintillante alla tenue luce solare che filtrava tra le nuvole in tempesta.

Poco dopo si aprì lo sportello, ma, ancora prima che fosse completamente aperto e lo scivolo d'uscita in posizione, una piccola figura balzò fuori dall'aereo urlando - KURAI-NIIIIIIIIIII!!!!! - atterrando dopo un volo di diversi metri d'altezza addosso al povero Kurai, che ovviamente perse l'equilibrio finendo gambe a terra senza nemmeno avere il tempo di rendersene conto - A-ahi! Mirai-nee, non potevi aspettare le scale come tutti i comuni mort... Mirai-nee? - mormorò, interrompendosi a metà frase nel vedere luccicanti lacrime sgorgare dagli occhi della gemella - Kurai-nii... mi sei mancato così tanto! E poi è stato orribile! Mi sono allenata con quel mostro di Hibari Kyoya, il guardiano della Nuvola dei Vongola... ha cercato di uccidermi, capisci?! - e lo guardò negli occhi coi lacrimoni, tremante.

Tsuna rabbrividì a sua volta, mentre assumeva un'espressione a metà tra lo sconvolto e il terrorizzato, facilmente interpretabile come un “quanto ti capisco”, e Gokudera guardò la scena con apparente distacco ma non riuscì a trattenere un mezzo sorriso.

All'improvviso, la scena fu interrotta da un'alta figura emersa dal portellone dell'aereo, che sorrise divertita - Oya oya, Mirai. Come mai tutta questa fretta? Kufufu~ - disse commentando la scena.

Quella voce fece raggelare Tsuna: nonostante tutti questi anni, ancora era terrorizzato da quell'uomo.

Gokudera si girò a guardarlo, scocciato, mentre Kurai si rialzava, scordando improvvisamente il dolore e all'apparenza noncurante di Mirai aggrappata alla sua gamba urlando - Papà!!! - con gli occhi luccicanti.

Mukuro saltò giù a sua volta senza attendere le scale, e Tsuna si chiese ironicamente cosa le avesse fatte portare a fare.

Kurai e Mirai corsero incontro al padre, che posò loro una mano sulle teste sorridendo - Kurai, Mirai. Siete pronti per l'allenamento? - disse con tono rassicurante.

I due gemelli annuirono prontamente

- Certo papà! -

- Ovviamente papà! -

Mukuro sorrise nuovamente alle risposte dei figli: sembravano motivati al punto giusto.

- Allora non sprechiamo tempo. Prima iniziamo meglio è. Kufufu~ -

*

Reborn accompagnò il gruppetto davanti all'entrata di un campo di allenamento, lo stesso usato da Kurai per allenarsi assieme a Yamamoto, Ryohei e Gokudera, salutando quindi con un cenno Mukuro prima di dirigersi nel posto di spettatore, pronto ad osservare con attenzione, deciso a non perdersi nemmeno il più piccolo progresso dei due gemelli.

Mukuro si diresse al centro del campo senza dire una parola finché, una volta arrivato, si voltò di scatto verso i due gemelli, che trasalirono e si fermarono di colpo.

Mukuro sorrise - Kufufu~ Allora, siete pronti? - disse tranquillamente.

Kurai urlò - Sissignore! - in tono determinato, mentre invece Mirai rifletté per qualche istante per poi domandare - Papà... esattamente in cosa consiste l'allenamento? Cioè... - continuò, ignorando l'entusiasmo di Kurai che andava via via scomparendo - … esattamente cosa vorresti insegnarci? - mormorò con aria insicura.

Mukuro sorrise nuovamente, guardando la propria figlia - Questo - disse con semplicità, indicando il proprio occhio destro, che risplendette di un luccichio rosso: i due gemelli si guardarono tra loro, disorientati, per poi rivolgere quello stesso sguardo al padre - … continuo a non capire! - dissero all'unisono.

Mukuro guardò i figli dritto negli occhi - Effettivamente dovrei essere più specifico. Per la precisione, ho intenzione di sfruttare la vostra innata capacità di creare illusioni talmente perfette da tradursi in realtà per insegnarvi a creare con esse una copia perfetta del mio occhio destro, in modo da poter usufruire dei Sei Sentieri della Reincarnazione... o quantomeno di emularli il meglio possibile. Ora è più chiaro? Kufufu~ - disse, finendo la frase.

I due gemelli si guardarono nuovamente, per poi rivolgersi verso il padre dicendo in risposta un - Non del tutto... - demotivante.

Mukuro si portò la mano in fronte - Oya oya.... questa non è decisamente la risposta che mi aspettavo. Beh, in questo caso penso che il miglior metodo di apprendimento sia la pratica - disse, aggiungendo poi - come sempre, del resto - prima di evocare il tridente davanti agli occhi dei figli - Sapete evocare armi o oggetti di forma concreta? - domandò, con un'espressione leggermente più severa del solito: i due annuirono evocando rispettivamente catene e katana.

Mukuro annuì a quella vista, continuando - Ottimo. Ora, il principio è lo stesso. Fate scomparire le armi, e concentratevi sull'imitare il mio occhio destro - disse in tono leggermente autoritario.

Mirai e Kurai obbedirono subito, tentando di generare nelle proprie mani un occhio, sforzandosi infine di renderlo rosso, senza successo.

Tuttavia, i gemelli non si arresero, e qualche minuto dopo (Kurai impiegò quasi il doppio del tempo usato dalla sorella) riuscirono a generare una vaga imitazione dell'occhio destro del padre, che tuttavia risultò troppo instabile per permanere.

Mukuro si mise una mano tra i capelli - Oya oya... beh, la concretizzazione è corretta, ma la forma no. Vi ricordo che dovrete utilizzarlo, quindi vi conviene qualcosa di più bidimensionale. Per esempio, posso suggerirvi qualcosa del genere? - disse, creando con un'illusione una fiamma Nebbia attorno al suo occhio destro, con al suo interno una lente del tutto simile al suo vero occhio.

Dopo qualche istante, spezzò l'illusione guardando sorridente i figli - Ora provateci, questo metodo dovrebbe garantirvi un risultato abbastanza stabile da poter essere utilizzato in battaglia - disse in tono vagamente severo.

Kurai provò a creare un occhio tridimensionale sospeso davanti al proprio occhio destro, avvolto dalle fiamme, mentre Mirai si limitò a creare una lente rossa avvolta anch'essa dalle fiamme, ma in sostanza bidimensionale.

Mukuro osservò stupito, non s'era aspettato simili risultati fin da subito.

Infine annuì - Kufufufu~ Perfetto. Kurai, prova anche tu a sfruttare la forma generata da tua sorella, è più adatta ad un utilizzo prolungato - disse rivolgendosi al figlio, che annuì ricreando alla perfezione la copia della lente rossa fiammeggiante della sorella.

Mukuro osservò quindi le lenti, per poi scuotere leggermente la testa - Oya oya, così vi riducete troppo la visibilità. Provate a separarle dall'occhio originale di un paio di centimetri - suggerì.

I due annuirono nuovamente, distanziando di qualche centimetro l'occhio illusorio, portandolo quindi alla distanza media di una lente d'occhiale: sorprendentemente, la loro visuale aumentò vertiginosamente, cosa che rese entusiasti tutti e tre, Mukuro più di tutti. La sua idea stava prendendo forma concreta - Kufufufufu~ Perfetto, ottimo lavoro! - disse in tono soddisfatto, per poi rabbuiarsi di colpo - ma ora arriva la parte difficile. Dovrete sviluppare nella vostra mente un'immagine mentale concreta dell'utilizzo di ognuno dei sei sentieri, e concretizzarle - disse con serietà, sperando che fosse entro le possibilità dei ragazzini.

Kurai guardò il padre con aria interrogativa, mentre Mirai sgranò gli occhi e guardò il padre con aria sconvolta - Oddio, ma papà, è impossibile!! Come possiamo fare...? - mormorò demotivata.

Improvvisamente sentì il fratello mollarle qualche debole colpo per richiamare la sua attenzione - Mirai-nee, cosa intendeva papà? - chiese con aria confusa.

Mirai si morse il labbro, riflettendo su un modo diretto di spiegare chiaramente il concetto, per poi rispondere - Kurai-nii, devi immaginarti il potere del sentiero che vuoi evocare e trasformare la tua immaginazione in realtà. Papà tempo fa ce li ha mostrati, ricordi? Ecco, credo che dobbiamo provare a ricreare l'effetto sfruttando la nostra fiamma. Ora è più chiaro? - spiegò tranquillamente lei, togliendo ogni dubbio al fratello - Ho capito Mirai-nee! Ci provo subito! - disse con sicurezza, chiudendo gli occhi.

Dopo qualche istante, sulla lente rossa avvolta dalle fiamme si formò lentamente il kanji del numero 1, mentre attorno a Kurai comparivano colonne infuocate avvolte da fiori di Loto, come spesso il padre gli aveva mostrato in passato.

Mirai guardò sconvolta l'operato del fratello, la bocca spalancata all'inverosimile: da quando suo fratello era in grado di sviluppare illusioni simili!?

Con un piccolo sforzo, inspirò per calmarsi: doveva riflettere.

Dopotutto suo fratello era al suo stesso livello, di conseguenza ciò che faceva lui poteva farlo anche lei senza troppe difficoltà, e viceversa.

Chiuse anche lei gli occhi, spedendo l'immagine mentale della lente illusoria in un angolo remoto della sua mente per concentrarsi su quella dell'effetto del primo sentiero stesso. Seppe che aveva funzionato ancora prima di aprire gli occhi, data l'esclamazione sorpresa del fratello: oltre alle colonne di fuoco circondate da fiori di Loto, buona parte dell'area di allenamento si era deformata e incrinata, lasciando buchi apparentemente senza fondo qua e là sul terreno.

Mirai sorrise soddisfatta: proprio come aveva immaginato nella sua immagine mentale, ed era stato più facile del previsto!

Mukuro sorrideva soddisfatto e orgoglioso, come mai prima d'ora - Kufufufufufu~ Ottimo lavoro, ragazzi. Avete appreso il metodo di creazione dell'occhio dei Sei Sentieri della Reincarnazione e il Sentiero dell'Inferno stesso, le mie congratulazioni. Comunque direi che è il caso di sospendere gli allenamenti per oggi, è già parecchio tardi - disse Mukuro guardando I propri figli.

Solo ora Mirai e Kurai parvero rendersi conto che il sole era scomparso da un pezzo - EEEEH?! È già così tardi?! - urlarono increduli.

Mukuro ridacchiò nuovamente, mormorando - Andiamo - prima di scomparire nella nebbia.

I due gemelli si guardarono e sorrisero, sfiniti ma soddisfatti, correndo assieme verso l'uscita: Reborn si alzò a sua volta dalle tribune spettatori, riflettendo su ciò che aveva visto.

Senza nemmeno accorgersene sorrise: moriva letteralmente dalla voglia di vederli all'opera.

Si sistemò il capello, dirigendosi a sua volta verso l'uscita: doveva solo aspettare un po'.

*

Il kanji sulla Lente dei Sei Sentieri di Kurai passò all'1, mentre successivamente l'area attorno a Kurai pareva collassare, come se il cielo stesso cadesse in frantumi e decine di meteoriti piombavano addosso a Mirai, colpendola apparentemente in pieno, ma lei ricomparve dietro di lui, con il Kanji sulla lente rappresentante il numero 4 e la fiamma attorno ad esso ardente di una fiamma blu più intenso che mai ed espansa più del doppio.

Kurai si girò appena in tempo per parare il micidiale pugno della sorella, che lo spedì comunque parecchio lontano, ma riuscì ad evitare danni ben peggiori: atterrò in piedi mentre il kanji della lente passava a 3 ed evocava decine di serpenti spedendoli contro la sorella che prontamente fermò con la catena, ferendoli.

Un istante dopo il suo kanji passava a 6 e I serpenti come se fossero posseduti si ritorcevano contro Kurai, il cui kanji passò a 2 mentre evocava la Kirislayer e correva verso i rettili, e il suo corpo veniva avvolto da fiamme azzurre nel momento in cui urlò - Scontro di Rondine! - colpendo in pieno le serpi, che svanirono nel nulla.

Mukuro fermò infine lo scontro, sorridendo soddisfatto come non mai: i suoi figli avevano appreso in meno di un mese e mezzo l'utilizzo di tutti e 6 i Sentieri.

Improvvisamente udirono un applauso: incuriositi, si voltarono giusto in tempo per vedere Reborn avvicinarsi a loro, un gran sorriso stampato in volto - Ottimo lavoro, ragazzi. Penso che siate pronti per una sfida contro la futura Undicesima boss dei Vongola e il suo braccio destro - disse con semplicità.

Mirai e Kurai sgranarono gli occhi, per poi guardarsi esaltati dalla notizia.
Reborn guardò I due gemelli, improvvisamente serio - Sia chiaro, dovrete dare il meglio di voi, perché quelle due ragazze faranno altrettanto. Dovrete combattere sfruttando fino allo stremo delle forze. Ne siete in grado? - domandò ai due. Mirai e Kurai si guardarono, annuirono e quindi si voltarono verso Reborn - Reborn-san, non si preoccupi. Noi... Combatteremo come se fosse il nostro ultimo desiderio! - risposero decisi all'unisono.

Reborn sorrise da sotto l'ombra del cappello.

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ATTENZIONE: Il prossimo sarà un capitolo crossover con la Fanfiction "XI Famiglia" di Lushia!
Vi consiglio vivamente di dare una previa occhiata alla suddetta Fanfic, in modo da poter capire al meglio quel che succederà e di conseguenza apprezzarla al meglio. Grazie per l'attenzione!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Mirai & Kurai VS Nozomi & Arashi! [CROSSOVER] ***


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I due gemelli si svegliarono di buon'ora, preparandosi all'ormai imminente sfida.

Com'era prevedibile, Kurai si svegliò di buon'ora esaltato e carico d'adrenalina più che mai, e corse a svegliare la sorella - Mirai-nee, Mirai-nee, cosa ci fai ancora a letto?! Alzati! Dobbiamo riscaldarci, tra poche ore ci sarà il combattimento con la futura Undicesima dei Vongola e il suo braccio destro! - urlò, cominciando a correre per la stanza alla ricerca dei vestiti.

Mirai rotolò pigramente sul letto, muovendo a tentoni la mano alla ricerca della sveglia: una volta trovata, dopo parecchi tentativi, aprì a fatica gli occhi e, una volta messo a fuoco, lesse l'orario: le quattro del mattino.

- Tu devi avere qualche problema mentale, Kurai-nii... dormi, la sfida è tra dodici ore porca puttana! - replicò lei scocciata, rotolando di lato e tornando alla posizione di partenza.

Tuttavia, Kurai si voltò a guardarla con occhi sgranati - No, sono SOLO dodici ore! Capisci?! Abbiamo solo dodici ore per prepararci, dodici ore per riscaldarci, do... - ma venne interrotto dalla voce della sorella, che stancamente mormorò - dodici ore per DORMIRE! Seriamente, Kurai-nii... - aprendo gli occhi a fatica - come pensi di reggere lo scontro con la futura boss dei Vongola e la sua Guardiana se non chiudi occhio tutta la notte? Dai, dormi ancora qualche ora, così sarai fresco e riposato e riuscirai a durare più a lungo, non sappiamo quanto siano forti, per cui dobbiamo essere al meglio della forma - disse, annuendo convinta.

Kurai sbuffò, scocciato - Uff, fai come vuoi, razza di bradipo in letargo, io corro ad allenarmi prima della sfida! - rispose lui, finendo di allacciarsi la nuova divisa che sua madre aveva cucito per l'occasione usando delle fibre gentilmente offerte da Leon: la versione maschile indossata da Kurai non differiva troppo da una divisa classica della Kokuyo se non per il colore, un azzurro cielo con sfumature indaco.

Inoltre, ad un attento esame la giacca presentava qualche ulteriore differenza, prima tra tutte il fodero bianco panna anziché rosso cremisi, mentre i caratteristici bordi blu presenti sulle maniche della vecchia versione erano l'unica cosa rimasta invariata.

Sotto la giacca la divisa prevedeva una candida camicia bianca con una lunga cravatta nera e, infine, la nuova uniforme Kokuyo era dotata di un paio di guanti neri a mezzedita con eleganti bordi bianchi, a protezione delle mani.

L'uniforme femminile era stata invece completamente stravolta al confronto: consisteva in un gilet della stessa tonalità azzurra della versione maschile, allacciata da un unico, grande bottone al centro, smanicata, che lasciava la pancia più scoperta della precedente divisa ma che in compenso donava un comfort e una libertà di movimento insuperabile, aumentando di fatto drasticamente la mobilità e agilità stessa di chi la indossava.

Il gilet aveva tutti i bordi ornati colorati di blu, ed un piccolo foulard nero andava allacciato all'altezza dei seni a puro scopo decorativo, a detta di Chrome.

La gonna era anch'essa diversa, simile come taglio alla versione femminile dell'uniforme usata dalla stessa Chrome al tempo del Choice, ma anch'essa dello stesso azzurro del gilet: infine, oltre agli stessi guanti della versione maschile, prevedeva due stivali ad altezza coscia con un bordo anch'esso blu all'estremità.

Una volta allacciata la divisa, Kurai corse verso la porta, ma fu intercettato da un - Fermati! Aspettami! - della gemella: Kurai si fermò sull'uscio, quindi si voltò verso la sorella - Uh? Cosa c'è, Mirai-nee? - domandò, guardandola con aria interrogativa.

Mirai finì di allacciarsi la gonna e di infilarsi gli stivali, quindi si alzò dirigendosi verso il fratello - Ormai sono sveglia per colpa di un certo idiota... dai, vengo con te! - esclamò leggermente irritata appena in tempo prima che uno sbadiglio le deformasse goffamente la faccia, avviandosi in direzione dell'uscio.

*

L'orologio segnava le sedici meno dieci: ormai era questione di minuti prima che lo scontro iniziasse.

Kurai stava eseguendo qualche esercizio di riscaldamento, mentre Mirai osservava impaziente il suo orologio da polso: il tempo avanzava, e ormai gli spettatori erano tutti seduti sugli spalti dell'arena con tanto di Tsuna e guardiani, Mukuro e Chrome compresi, in una tribuna al centro.

Mirai sbuffò scocciata - Ma dove diavolo sono finiti i nostri avversari?! - mormorò fra sé e sé, mentre all'improvviso il pubblico abbassava il tono: la figura di Reborn era apparsa a circa 300 metri di distanza, con alle sue spalle due figure femminili.

Kurai scattò sull'attenti, iniziando a sistemarsi i guanti tenendo lo sguardo fisso sulle tre figure in lontananza, mentre Mirai fece sparire l'orologio nella nebbia per poi concentrarsi anche lei sulle ombre in avvicinamento: dopo qualche istante Reborn si fermò davanti a loro, scrutandoli da sotto l'ombra del cappello per poi, infine, sorridere - Kurai. Mirai, Vi presento Nozomi Sawada, alias Vongola Undicesima, e il suo braccio destro, Arashi Fukada! - disse, spostandosi di lato in modo che i due avversari potessero guardarsi negli occhi, cosa che fecero fin da subito.

La ragazza chiamata Nozomi era praticamente la fusione in miniatura di Tsuna e sua moglie Kyoko, pensò subito Kurai: aveva un grazioso fiocco arancione in testa, e vestiva di un candido vestito bianco da cerimonia, ornato con bordi arancione scuro e una striscia dorata con sopra scritto Vongola, mentre le gambe erano infilate in un paio di alte calze bianche che le arrivavano appena sotto al ginocchio: infine, le spalle erano avvolte da un mantello bianco lungo fino ai piedi.

Arashi invece vestiva totalmente di nero, con una giacca a righe, una gonna a spacco e delle calze decorate con un motivo floreale: il nero veniva però spazzato via dal contrasto di uno scialle rosso indossato sulle spalle, dello stesso colore dei suoi capelli.

Kurai guardò Arashi negli occhi, di un castano chiaro, che ricambiò con un'espressione irata - Tch, e tu cosa vuoi, puntaspilli? - disse questa, visibilmente scocciata.

Kurai fece per rispondere alla provocazione, ma si trattenne: gliel'avrebbe fatta pagare con gli interessi una volta iniziato lo scontro.

Spostò quindi lo sguardo verso Nozomi, e gli occhi ambrati di lei gli ricordarono per qualche motivo quelli di Tsuna.

A differenza di Arashi, lei gli sorrise, cosa che contraccambiò: la sensazione di quiete che emanava gli era familiare, per qualche ragione, ma non capì bene il perché.

Mirai invece scrutava le avversarie con tutt'altro sguardo, la sua testa piena di pensieri e schemi - All'apparenza sono alte una decina di centimetri più di noi, massimo quindici. Hanno entrambe corporature snelle, e sembrano inoltre molto agili, ma non molto robuste. Penso che il loro punto di forza non sia la forza fisica, ma risieda altrove. Uh, si preannuncia uno scontro interessante... - pensò Mirai, cercando di scrutarle in modo tattico. Improvvisamente Nozomi urlò, facendo sussultare i due gemelli

- KYAAAH! Dei gemelli! Che figata! Ah, ehm, cioè...! - disse, bloccandosi di colpo e tossicchiando con indifferenza prima di proseguire con un falso tono serio - Volevo dire. Sono loro i nostri avversari? - domandò, ignorando le facce sconvolte dei due: alla vista del cenno affermativo di Reborn, Arashi sbraitò - Cheee?! Mi prende in giro?! Non sembrano tanto forti! Cioè, sono praticamente rachitici! Come pretende che ne venga fuori una lotta equilibrata?! - disse rivolta a Reborn.

Reborn lanciò uno sguardo penetrante che causò un brivido gelido sulla schiena di Arashi, mentre rispondeva con un freddo - Arashi, non ti ho forse detto di non sottovalutarli? - la rimproverò lui.

Arashi indietreggiò, cercando di difendersi con un - Beh, sì, ma... Cioè, guardali! Capisco che sono detentori della fiamma-0 e cazzate varie, ma... insomma, non sembrano affatto pericolosi! - ma fu fermata dalla voce di Nozomi, seria nonostante il sorriso - Lo sono - disse semplicemente.

Arashi fissò prima i gemelli, poi la sua boss, quindi digrignò i denti - Bah, vedremo - esclamò infine con un'alzata di spalle.

Reborn sorrise e si voltò, dirigendosi in fondo al campo: avrebbe fatto da arbitro.

Le due coppie si schierarono l'una di fronte all'altra, attendendo il via: Reborn alzò la pistola al cielo. Kurai e Mirai si misero in posa, mentre Nozomi e Arashi si misero in posizione di guardia: entrambe le fazioni avevano già capito chi avrebbe assestato il primo colpo della battaglia, e si erano regolati di conseguenza.

Passò un secondo... poi un altro... e poi un altro ancora... e poi finalmente, dopo un'attesa che parve interminabile, Reborn sparò in aria e la lotta ebbe inizio.

Kurai e Mirai scattarono con una velocità spaventosa, assestando a Nozomi e Arashi un pugno che le due pararono per un pelo, anche se avvertirono l'impatto in tutta la sua dolorosa interezza venendo spostate indietro di qualche centimetro, mentre i due subito dopo aver messo a segno il primo punto a loro favore saltavano di lato e con agilità si davano una spinta verso l'alto poggiando le mani sul terreno, per poi evocare in aria le proprie armi: Kurai si lanciò quindi a mezz'aria in direzione di Nozomi con la Kirislayer impugnata saldamente nella mano, mentre questa si preparava a parare il fendente con la propria Sky Rod, ma a pochi centimetri dall'impatto la catena di Mirai afferrò il fratello e lo lanciò in direzione di Arashi che, sorpresa, non ebbe il tempo di reagire: la lama della Katana le tagliò di netto lo scialle, che cadde ai suoi piedi, mentre Kurai con un calcio ben assestato al fianco la spediva a rotolare qualche metro più in là.

Mirai, dopo aver lanciato il fratello contro ad Arashi, si era invece lanciata in direzione di Nozomi che, sorpresa quanto l'amica da questo sviluppo inaspettato, prese in pieno il pugno al plesso solare che le tirò Mirai, mozzandole il fiato: in pochi secondi, boss e guardiana erano a terra, doloranti, e nemmeno se ne erano rese conto.

Arashi si rialzò, sputando terra e sangue e guardando Kurai con odio puro.

Nozomi invece si rialzò, dolorante e col respiro ancora mozzo, ma anche con un grande sorriso stampato in volto: ansimando, guardò l'amica mormorandole - A-Arashi... che ti dicevo? R-Reborn aveva ragione... sono fortissimi... eheheh.... - debolmente.

Arashi guardò la ragazza, annuendo scocciata e aggiungendo - Già... Eppure non si direbbe a vederli, uh? Hey tu, puntaspilli! - disse lei, rivolta a Kurai - Tu sei mio, devo vendicarmi per la figura di merda che mi hai fatto fare!! - gli urlò contro.

Questa volta Kurai rispose alla provocazione con un sorriso sadico del tutto simile a quelli solitamente sfoderati dal padre, aggiungendo un - Fatti sotto, Peldicarota! - e serrando la presa sul manico della propria arma: Nozomi invece continuò a sorridere, mentre entrava in Hyper Mode spontaneamente guardando Mirai - Hey, piccola, ti andrebbe di fare sul serio? - disse, con tono inaspettatamente calmo e neutro a dispetto dell'espressione sorridente.

Mirai in tutta risposta evocò altre catene che le si avvolsero agli arti formando una maglia metallica di protezione, mentre afferrava i kunai alle estremità delle proprie catene impugnandoli come fossero armi a sé stanti ricambiando il sorriso dell'avversaria ed urlando in risposta - Tranquilla, non ho mai avuto intenzione di fare altrimenti! - prima di scattare nuovamente a tutta velocità verso Nozomi, che con riflessi sorprendenti parò il colpo di kunai sferrato da Mirai, e poi quello dopo, e quello dopo ancora, dando così il via ad una serie di scambi di colpi ad impressionante velocità.

Kurai invece attese la mossa di Arashi, la quale estrasse le sue due pistole gemelle iniziando a sparare nella sua direzione proiettili intrisi di fiamma Tempesta che prontamente il ragazzino tagliò a metà: irata, Arashi raddoppiò la potenza della raffica di colpi, costringendo Kurai a ricorrere al - Geminio Kiri! - per poi tagliare facilmente tutti i proiettili extra con le due katane.

Nozomi approfittò di un affondo più esteso di Mirai per mollarle una gomitata sulla nuca, ma le passò attraverso, cosa che la lasciò piuttosto sorpresa - Ma che diavolo... - mormorò, mentre Mirai saltava oltrepassandola e riapparendo solida alle sue spalle urlando - Modalità Fantasma! - per poi incatenarla, e successivamente iniziare a tempestarla di colpi: Nozomi prese in pieno ogni pugno, ma il suo sorriso non si spense, anzi, si fece ancora più vivido, mentre inconsciamente le sue mani assumevano una posizione insolita.

Improvvisamente Mirai urlò, ritraendo le mani ormai ridotte a due cubetti di ghiaccio, mentre Nozomi espandeva i muscoli allargando le catene per poi, con un colpo secco, romperle liberandosi.

Reborn e Tsuna stesso sgranarono gli occhi increduli: come poteva Nozomi avere utilizzato lo Zero Chiten Toppa First Edition? Ma non ebbero il tempo di scoprirlo, la battaglia si era fatta nuovamente intensa.

Mirai iniziò a dare segni di squilibrio, accecata dall'ira, mentre i suoi occhi assumevano una sfumatura rossa.

Hibari, dalla tribuna, parve accorgersene con un sorrisetto, ma a parte Kumo nessun altro parve notare niente di insolito.

Due affilate catene ad anello iniziarono ad apparire e scomparire ad intermittenza attorno alla ragazza, mentre le fiamme Nebbia-0 iniziarono a divampare roventi sul suo corpo, e le scintille saettavano attorno a lei: non appena il ghiaccio si fu completamente sciolto riprese il controllo di sé ritrovandosi tuttavia disorientata per qualche istante, il che lasciò a Nozomi il tempo di sferrare finalmente il primo colpo utile con la propria Sky Rod, spedendola con una randellata qualche metro più avanti.

Mirai si rialzò dolorante e, rievocando le catene attorno a sé, si lanciò alla carica contro Nozomi.

Arashi intanto, capendo l'inutilità di una raffica di proiettili contro un avversario come Kurai, decise di fare finalmente sul serio: mentre Kurai si preparava a sferrare una delle sue Forme Gemelle del proprio Shigure Soen Ryu Dual lei avvolse le fiamme Tempesta attorno alle proprie pistole, puntandole poi verso l'alto premendo infine il grilletto.

Per un istante parve non succedere nulla, anzi, le fiamme scomparvero... ma l'occhio attento di Reborn notò le fiamme venire risucchiate all'interno della canna delle pistole: dopodiché Arashi, con un sorriso sadico, urlò - SEI FINITO, PUNTASPILLI! - mentre le proprie pistole sparavano in aria due fiammate immense di fiamma Tempesta purissima, le quali a mezz'aria si frammentarono in migliaia di proiettili che si avventarono contro Kurai.

Tuttavia, nonostante i suoi eccezionali riflessi, Kurai faticava a schivarli: la pioggia di fuoco cambiava continuamente direzione inseguendolo come fossero tanti piccoli missili a ricerca.

Arashi ansimò mentre sorrideva compiaciuta vedendo l'avversario in difficoltà, mormorando fra sé e sé - Inutile che scappi. La Tempesta a Frammentazione ti seguirà ovunque andrai! Ah... - la vista le si sdoppiò per un attimo - Dannazione... però richiede parecchia fiamma... - aggiunse debolmente, scuotendo poi la testa per riprendersi, appena in tempo per vedere i proiettili di fiamma abbattersi contro Kurai.

Sorridendo compiaciuta attese pazientemente che la nube di polvere sollevata dalle esplosioni si dissolvesse, ma quel che vide non le piacque affatto: Kurai si ergeva in piedi al centro esatto del cratere, indenne senza nemmeno un graffio, ma ansimante.

I muscoli delle mani della ragazza si contrassero involontariamente dalla rabbia mentre Kurai, seppur sfinito per la Modalità Fantasma improvvisata, le dedicò un gestaccio provocatorio.

Nozomi schivò l'ennesimo affondo di kunai di Mirai saltando con agilità all'indietro, ritrovandosi schiena contro schiena con il proprio braccio destro, mentre Mirai e Kurai avanzarono verso le rispettive avversarie: con una sorta di telepatia che solo due gemelli possono possedere i due eseguirono all'unisono lo stesso gesto, passandosi il palmo della mano davanti all'occhio destro evocando la Lente dei Sei Sentieri.

Il kanji di entrambi passò ad uno, mentre nello stesso istante l'intera arena parve esplodere sotto i piedi delle due avversarie, che urlarono dallo spavento rimanendo aggrappate al bordo del precipizio per un pelo: Nozomi chiuse gli occhi, come le aveva insegnato Shinji, e si autoconvinse che era tutto un'illusione, ma...

- Cosa...? Per quale motivo l'illusione non si è spezzata...?! - urlò Arashi sgranando gli occhi.

Nozomi alzò le spalle, per poi issarsi nello stesso istante della propria guardiana con agilità ritrovandosi faccia a faccia con il proprio avversario: non appena i piedi toccarono terra, le due scattarono in direzione di Mirai e Kurai, ma a metà strada vennero intercettate da immensi serpenti e lupi che sbucarono fuori dal nulla, aggredendole - MA COSA CAZZO STA' SUCCEDENDO?! - urlò Arashi, schivando il morso di un temibile Cobra gigante per un pelo e abbattendolo al volo con una raffica di proiettili, mentre Nozomi le urlava - Non saprei proprio! - infiammando la propria staffa per poi stamparla in faccia ad un lupo grande quanto un orso per poi sfruttarlo come trampolino di lancio per saltare in alto per poter spiccare il volo puntando poi la propria arma contro i due gemelli, che sorridevano compiaciuti da dietro le proprie Lenti il cui kanji era ora tre.

Una volta che Arashi ebbe eliminato ogni animale da loro evocato, esso passò a 4, mentre la fiamma si espandeva almeno il triplo e loro scattavano e colpivano con forza disumana la Guardiana, che venne sbalzata in aria finendo contro la propria boss abbattendola come una palla da bowling con i birilli.

Tutti gli spettatori, esclusi Mukuro, Chrome, Hibari e Reborn, avevano un'aria incredula non solo per le prodezze dei due bambini, ma anche per la forza incredibile che Nozomi e la sua guardiana stavano dimostrando tenendo testa a due mostri dotati di un'enorme talento come i gemelli Rokudo.

Le due ragazze si rialzarono a fatica: le ferite, seppur superficiali, erano sanguinolente e dolorose, oltre che sporche di terra e quindi a rischio di infezione: tuttavia, successe qualcosa di totalmente inaspettato.

Nozomi e Arashi si guardarono negli occhi, un semplice sguardo fugace di pochi istanti, ma fu come se si fossero trasmesse un piano studiato nei minimi dettagli: Nozomi si abbandonò all'oblio, mentre sentiva il sangue dei Vongola risvegliarsi in lei e Arashi puntava le pistole verso la propria compagna, premendo il grilletto e riversando contro di lei una fiammata dirompente di fiamme Tempesta.

Questa volta tutti, Reborn incluso, sgranarono gli occhi confusi e stupiti.

Che stava accadendo? Arashi era uscita di testa?

Ma invece, come avrebbero appreso qualche istante dopo, faceva tutto di un piano ben congegnato e sviluppato in pochi secondi, sincronizzato da uno sguardo che solo un legame come quello tra Nozomi e la sua guardiana poteva rendere possibile: Nozomi aprì gli occhi, indenne. La fiamma sulla sua testa, a metà tra l'arancione e il rosso vivido, risplendeva talmente intensamente da renderne quasi impossibile la visione ad occhio nudo.

Successivamente, infiammò la Sky Rod puntandola verso i due gemelli paralizzati dallo stupore: quell'esitazione le permise di aggiudicarsi il primo round.

Con un boato assordante, Nozomi sparò una fiammata dirompente di proporzioni immense, urlando - BURNER DELL'IRA! - mentre quell'esplosione formata da Fiamme dell'Ira avanzava verso i gemelli devastando tutto ciò che incontrava: per loro fortuna, Mirai ebbe la prontezza di riflessi di urlare - SCUDO DI CATENE! - nel momento in cui l'attacco si abbatteva su di loro con un'esplosione che rase al suolo buona parte dell'intera arena.

*

Mirai riaprì gli occhi a fatica: la testa le pulsava e la vista era annebbiata, ed in generale i sensi erano completamente stravolti.

Con sforzo immane si rialzò barcollante: Arashi sorrise per la prima volta, fischiando ammirata - Però... la ragazza ha le palle! - commentò divertita.

Nozomi ansimò, sempre sorridente ma iniziando a mostrare evidenti segni di cedimento - Ops... F-forse... abbiamo esagerato... - mormorò, guardando i due avversari, completamente coperti di ferite e le divise stracciate.

Dopo una manciata di istanti, anche Kurai si rialzò a fatica, cosa che fece crescere l'ammirazione delle due nei confronti dei gemelli e, come se non bastasse, ancora una volta evocarono, con le ultime energie rimaste, la Lente dei Sei Sentieri portando quindi la mano destra in direzione dell'occhio destro.

Mukuro, intuendo le loro intenzioni, urlò - No! Non fatelo! Non sapete ancora controllarlo a sufficienza!!! - ma la sua voce non li raggiunse in tempo: le mani perforarono all'unisono i rispettivi occhi destri con uno schizzo di sangue.

Nozomi e Arashi fissarono impotenti la scena sbiancando, sconvolte da quel gesto autolesionista all'apparenza folle e privo di significato... ma la vera sorpresa doveva anche arrivare.

I due rimossero le mani destre ricoperte di sangue dagli occhi, i quali erano miracolosamente intatti: il sangue colava dai rispettivi occhi, ma le pupille e le lenti erano ancora integre.

Lentamente, il lato sinistro dei gemelli venne ricoperto da linee nere mentre macchie blu avvolgevano il lato destro del corpo, e un'aura nera esplose attorno a loro: in conclusione, il kanji sulle lenti passò a cinque.

Quel che successe in seguito accadde così in fretta che nessuno poté dire con esattezza come effettivamente si svolsero i fatti: Kurai e Mirai scattarono a velocità supersonica contro le avversarie che vennero sbalzate via ancora prima dell'arrivo dei gemelli per l'onda d'urto generatasi, venendo poi colpite con forza disumana e ritrovandosi a strabuzzare gli occhi ruzzolando violentemente sul terreno per decine di metri, concludendo il tutto finendo prive di sensi senza nemmeno rendersene conto.

Subito dopo quest'ultimo inspiegabile attacco Mirai e Kurai caddero a loro volta esanimi mentre la Lente dei Sei Sentieri e lo stato di Sentiero degli Umani svanivano all'istante.

La folla ammutolì confusa e senza fiato, non avendo visto altro che uno spostamento d'aria e, un istante dopo, i quattro corpi privi di sensi a terra.

Reborn tuttavia sgranò gli occhi, stupito come mai prima d'ora: quel che aveva visto superava ogni logica... e lo spaventava, lo spaventava come non mai.

Ma non era la forza dei gemelli ad incutergli il timore, bensì il loro potere stesso: la pressoché sconosciuta Fiamma-0. Doveva saperne di più.

Riacquistando la padronanza di sé, dichiarò pareggio ponendo ufficialmente fine all'incontro in modo da consentire ai soccorsi di accorere tempestivamente a soccorrere i quattro contendenti feriti.

Senza salutare nessuno, Reborn si diresse all'aeroporto con la seria intenzione prendere il primo aereo per il Giappone che avesse trovato.

Nella sua testa, un turbinio senza fine di pensieri affollava il suo cervello al punto da causargli un forte mal di testa.

Aveva una moltitudine di domande senza risposte, domande che, suo malgrado, sapeva erano risolvibili solo da una sua vecchia conoscenza..

Aveva bisogno di Verde.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Minaccia all'orizzonte [Epilogo] ***


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Kurai socchiuse gli occhi, venendo immediatamente accecato dalla luce che filtrava dalla finestra inondando la stanza e richiudendoli subito.

Dopo qualche istante, tuttavia, decise di riaprirli con calma lasciando che la vista si abituasse gradualmente almeno all'intensa luce emanata da un faretto al neon sopra al soffitto, decisamente sprecato in una stanza già illuminata dal sole.

Disorientato, si guardò intorno riconoscendo immediatamente il luogo: una stanza d'ospedale - Ma... cosa... cosa ci faccio qui...? Oh! - si voltò di scatto, incrociando lo sguardo con quello della sorella - Mirai-nee! Che ci fai anche tu qui?! - urlò stupito.

Mirai squadrò il fratello come se fosse pazzo - Kurai...nii? Ma che stai dicendo? Davvero non ti ricordi il motivo per cui siamo qui? - mormorò incredula, indicando con un cenno degli occhi i loro bendaggi.

Tuttavia, ancora frastornato, Kurai non riuscì ad ingranare e si limitò ad un sorriso imbarazzato - Ehm... sono caduto mentre scendevo le scale e... e ti ho travolto? - tirò ad indovinare.

Mirai scosse la testa con disapprovazione - Ah... beh, se prima avevo dubbi ora ne sono sicura: sei completamente andato! - esclamò con una punta di rassegnazione nella voce.

Poi, d'un tratto, parve cadere vittima dell'apprensione: sgranò gli occhi portandosi spaventata le mani alla bocca esclamando - Oddio! Non sarà che hai picchiato la testa troppo forte e...! Kurai-niiiiiii! - si gettò con un balzo dal proprio letto su quello del fratello, guardandolo con gli occhi gonfi di lacrime - Kurai-nii!!! Ti prego, dimmi qual'è il tuo ultimo ricordo! Oddio cosa cazzo faccio se gli è venuta un'amnesia?! TI PREGO, KURAI-N...! - ma venne bruscamente interrotta da una terza voce proveniente dall'uscio della porta - Piantala di frignare, Mirai! Non hai pensato che magari è solo ancora tramortito per via del fatto che è stato usato come straccio per pulire i pavimenti?! - esclamò una figura in ombra.

I due gemelli si voltarono istintivamente di scatto in direzione dell'ingresso della stanza, rimanendo fin troppo sorpresi di vedere la figura varcare la soglia - Kumo...? Che cosa ci fai tu q... - ma venne nuovamente interrotta prima di poter concludere la frase, questa volta dal fratello - TU! LURIDA PICCOLA STRONZmpfffff - ma nemmeno lui riuscì a concludere la frase per via di un cuscino vagante che lo prese in piena faccia - Tu stai zitto, inutile testa d'ananas!! - urlò irritata Kumo, con il braccio ancora in movimento: Mirai scoppiò a ridere di gusto, ma smise immediatamente vedendo le occhiate omicide che i due le lanciarono.

Una volta che fu tornato il silenzio, Mirai la guardò domandando nuovamente con calma - Kumina, cosa ci fai qui? - domandò sorridendo, come se fosse contenta di vederla: Kumo scrutò la ragazza con sguardo assassino mentre le vene sulla tempia iniziavano pericolosamente a pulsare e nella sua mente partiva un sadico slideshow di immagini dove la ammazzava nei modi più cruenti - NON. CHIAMARMI. COSÌ! - replicò ad alta voce, decisamente innervosita.

Kurai fischiò commentando - Wow, Mirai-nee, da quand'è che tu e l'Allodoletta siete così in confidenza? - domandò incautamente alla sorella: questa fu la goccia che fece traboccare il vaso - Eh no, ora basta! Mo' vi ammazzo veramente porca puttana! - sibilò arrancando piano verso di loro, mentre si strappava dal collo la Satan Sorrow in forma ciondolo e vi infondeva la propria fiamma Nuvola espandendola fino a raggiungere le classiche dimensioni, per poi iniziare a rotearla con uno sguardo poco rassicurante.

I gemellini deglutirono - D-dai Kumina, n-non volevamo offendert-IIIIIIH! - Mirai lanciò un urletto terrorizzato vedendo la lama della falce passarle davanti mancandole la faccia di un paio di miseri centimetri: Kurai sbiancò mormorando piano - C-c'è mancato poco... - mentre Kumo rimpiccioliva la propria arma e se la riappendeva al collo per poi tornare a guardarli con aria gelida.

Kurai sussurrò all'orecchio della sorella - Mirai-nee, come mai l'allodoletta ti incute così tanta paura? - domandò, incuriosito dal strano comportamento della sorella: in risposta, Mirai impallidì e sussurrò - Da quando l'ho vista incazzarsi sul serio... - a bassa voce, per non farsi sentire.

Kurai guardò quindi Kumo con ammirazione: doveva essere un vero e proprio mostro per riuscire a terrorizzare sua sorella in quel modo!

Kumo incrociò gli occhi di Kurai, distogliendo rapidamente lo sguardo e mormorando - … Comunque sono venuta qui solo perché il tipo in nero mi ha chiesto di consegnarvi questo... - e lanciò una strana pillola arancione ciascuno - mi ha anche detto di dirvi che è un premio per il combattimento esemplare o qualcosa del genere. Oh, è ha anche aggiunto che dovrete usarla solo ed esclusivamente in una situazione di vita o di morte, e che è essenziale per voi non dimenticarvene dato che se usate nel modo sbagliato possono segnare la vostra condanna a morte - spiegò con tono inaspettatamente tranquillo per poi voltarsi in direzione della porta mormorando - Beh, ho svolto il mio compito, direi che posso anche andarmene ora - ma prima che potesse superare l'uscio la voce di Kurai la raggiunse - Eeh? Siamo sicuri che sei venuta qui solo per questo e non perché eri preoccupata per noi? - disse in tono provocatorio con un sorrisetto malizioso: Kumo si girò di scatto verso di loro, urlando - Certo che no! Cosa volete che mi importi di due nullità come voi?! - con tono inviperito, ma Mirai notò con una risatina soffocata le gote della ragazza arrossarsi per l'imbarazzo.

Sbuffando scocciata, Kumo si voltò nuovamente e oltrepassò la soglia, gonfiando le guance dalla rabbia.

Kurai restò ad osservarla fino all'ultimo: per qualche strano motivo, aveva i gelidi occhi grigio-azzurri di lei stampati nella sua retina.

Scuotendo la testa per tornare in sé, si girò a guardare la sorella che lo scrutava incuriosita - Kurai... nii? Che è quella faccia? - mormorò divertita, per poi tornare seria di colpo, contemplando la pastiglietta arancione - Sai... mi chiedo a cosa serva questa cosa... cioè, voglio dire, una qualche utilità ce l'avrà, giusto? A primo impatto sembra uno strano farmaco, ma non l'ho mai visto prima in vita mia... e che significa che vanno usate solo in caso di vita o di morte? Uhm... - borbottò rivolta più a sé stessa che al gemello. Kurai osservò con intensità la propria pastiglia, per poi tornare a guardare Mirai - Hey, perché non andiamo a chiederlo direttamente a Reborn? - domandò Kurai con espressione accigliata, ma Mirai si limitò ad indicare la gamba del fratello con lo sguardo, il quale parve notare solo ora una fasciatura in benda elastica, che commentò con un - … oh... - mentre la sua espressione mutava di botto da allegra a sconsolata.

Mirai sorrise - Dai, non abbatterti! Uhm... forse ho un modo per tirarti su! - disse, baciando all'improvviso la guancia del fratello il quale arrossì imbarazzato - M-Mirai-nee...?! Che cosa fai?! È... è imbarazzante!! - mormorò, abbassando lo sguardo.

Mirai in risposta gli rivolse un altro sorriso facendogli l'occhiolino - Eddai, tanto qui ci siamo solo noi due! Volevo solo cancellarti quel brutto muso dalla faccia - replicò con aria innocente: Kurai arrossì nuovamente sentendosi preso in giro per qualche strana ragione, ma Mirai non vi diede peso - dopotutto il medico ha detto che entro una settimana ti sarà passato tutto... beh, come a me del resto, per cui non ha senso deprimersi, no? - aggiunse, mostrando al fratello il proprio braccio destro, a sua volta avvolto in una fasciatura identica alla sua.

Kurai guardò il braccio fasciato per qualche istante, poi alzò lo sguardo e la guardò negli occhi accennando un sorriso - Beh, volendo guardare il lato positivo direi che abbiamo già i costumi pronti per Halloween! - disse all'improvviso, scoppiando a ridere assieme alla gemella.

Non appena riuscì a calmare le risate, Mirai improvvisamente esclamò - Oh! E comunque mi pare di aver capito che Reborn non c'è! - scatenando la curiosità di Kurai - Eeeeh...? E dov'è andato? - domandò sgranando gli occhi, stupito dalla notizia.

Mirai portò il dito alle labbra, cercando di ricordarsi le parole che aveva sentito pronunciare da Tsuna qualche ora prima: le ci volle giusto qualche istante - Se non ho sentito male pare sia andato in Giappone, a cercare un certo Verde - rispose, e annuì, aprendo così un botta e risposta con Kurai su quale potesse essere la motivazione di quella partenza così improvvisa.

*

Reborn era in marcia ormai da ore su un ripido sentiero di montagna, eppure il suo volto non tradiva il minimo segno di fatica: in certo senso sembrava quasi innaturale.

Improvvisamente si fermò in prossimità di una parete rocciosa che segnava apparentemente la fine del sentiero, circondata su entrambi i lati da un crepaccio profondo centinaia di metri: tuttavia, Reborn conosceva bene i mezzi di quell'uomo, ragion per cui si avvicinò alla parete iniziando a tastare le pietre di cui era formata, fino ad udire un “click” inconfondibile.

Capì immediatamente che aveva funzionato: le pietre si spostarono sovrapponendosi fino a produrre un'apertura ad arco di circa due metri per due, che Reborn varcò senza la minima esitazione sentendo il varco alle sue spalle richiudersi all'istante mentre l'area circostante piombava nell'oscurità più totale.

Con nonchalance trasformò Leon in torcia e proseguì, finché non udì un fruscio quasi impercettibile: si arrestò sul posto tendendo l'orecchio in direzione della fonte di provenienza, quando improvvisamente si accesero dei fari da 2000 watt, rivelando un'immensa arena piuttosto simile ad una gigantesca riproduzione Colosseo situato a Roma.

Reborn non ebbe nemmeno il tempo di abituarsi alla luce che la grata alle sue spalle si richiuse, negandogli la possibilità di tornare indietro: senza darci troppo peso, proseguì finché al centro esatto dell'arena un rumore non lo costrinse ad assumere una posizione di guardia.

Immediatamente le grate sparse attorno all'arena si alzarono, facendo uscire centinaia di prototipi e esperimenti uno più assurdo dell'altro, da nuovi modelli di Mosca ad abomini meccanici mai visti prima.

Reborn sorrise da sotto l'ombra del capello: tipico di verde, pensò.

Senza esitazione, estrasse la pistola da una tasca interna della giacca mentre la prima ondata di nemici si avvicinava sparando contro di loro con precisione assoluta, tuttavia i proiettili rimbalzarono contro le corazze uno dopo l'altro con sonori clangori metallici, inefficaci.

Reborn sospirò trasformando Leon in una cintura di proiettili a perforazione, con il quale caricò la propria pistola mentre saltava evitando il pugno di un Mosca per poi sparare a mezz'aria un colpo nel centro esatto dell'occhio di vetro, che il proiettile sfondò senza alcuna difficoltà proseguendo per inerzia fino a perforare la centralina ed il processore di controllo che esplose assieme al Mosca stesso.

Nel giro di pochissimi istanti Reborn fece saltare in aria una decina di Mosca con lo stesso metodo, i quali a loro volta danneggiavano i robot circostanti coi frammenti vaganti sparati dall'onda d'urto delle esplosioni, ma i Mosca e gli altri prototipi continuavano imperterriti ad avanzare, cosa che sembrò infastidire l'uomo - Tch... che seccatura... - mormorò mentre con un gesto lanciava via la propria pistola in direzione di Leon, il quale si separò dalla cintura di proiettili afferrando al volo l'arma e copiandone la forma.

Prima che toccassero terra, Reborn prese al volo entrambe le pistole iniziando senza perdere tempo a sparare a raffica, annientando i Mosca uno ad uno.

Non appena ebbe eliminato tutti i nemici, però, le grate si riaprirono facendone uscire una nuova orda... il che sembrò innervosire alquanto Reborn, che alzò di poco il cappello per avere migliore visibilità ed iniziò a spare a raffica ovunque notasse il minimo movimento, abbattendo tutti i bersagli in rapida successione.

Non appena l'ultimo nemico meccanico fu distrutto tornò immediatamente in posizione di guardia, pronto ad una nuova orda, ma inaspettatamente si aprì solo la cancellata principale dalla quale uscì un uomo con aria trasandata in camice da laboratorio, applaudendo in silenzio.

In testa aveva una disordinata massa di capelli verdi, i quali, assieme agli occhiali scheggiati che indossava, rendevano bene l'idea dello stereotipo di “scienziato pazzo”: Reborn, si girò a guardarlo, puntandogli contro la pistola nella mano destra mentre Leon tornava alla sua forma originale incamminandosi verso la testa di Reborn.

Senza riporre l'arma Reborn s'incamminò verso Verde, anche se un sorriso tradiva le sue reali intenzioni - Ti sei divertito alle mie spalle a quanto vedo, uh? Tipico di te, Verde - disse Reborn, ormai abbastanza vicino a lui da poterlo vedere dritto negli occhi: Verde scoppiò a ridere - Già, sei un soggetto perfetto per i miei esperimenti! Ma non sono ancora soddisfatto delle mie macchine... dopotutto, sei ancora vivo - aggiunse serio alla fine, scrutando Reborn il quale replicò - Non solo, sono completamente illeso, nemmeno un graffio - con tono vagamente provocatorio.

Il sorriso sul volto dello scienziato sembrò come congelarsi - Già... ho ancora parecchio da lavorare. Comunque... - e la sua espressione mutò radicalmente mentre lanciava un'occhiataccia a Reborn - mi spiegheresti cosa ci fai qui? - domandò con fare inquisitorio: Reborn tornò improvvisamente serio - Già, ottima domanda: sono qui per porti un paio di domande su una cosa che mi incuriosisce parecchio - rispose lui.

Nell'udire queste parole Verde si sistemò gli occhiali, d'un tratto sinceramente interessato - Qualcosa che desta la tua attenzione? Uh uh, tanto insolito quanto interessante! Dimmi, di che si tratta? - domandò curioso: Reborn lo guardò dritto negli occhi: non ci sperava molto, ma Verde era la sua ultima speranza. Chi altro avrebbe potuto saperlo se non lui?

Constatando dopo una breve riflessione quando fosse inutile girarci attorno, Reborn domandò senza giri di parole - Hai mai sentito parlare della Fiamma-0? - con tono inaspettatamente calmo.

Con sua sorpresa, Verde impallidì - Sì, la conosco... è da un paio di anni che mi sono interessato all'argomento - rispose inaspettatamente destando immediatamente l'attenzione di Reborn - Verde, cosa sai al riguardo delle Fiamme-0? - insistì nuovamente Reborn, affamato di risposte.

Verde si sedette con calma, portandosi una mano tra i capelli - Io... in realtà so meno di quanto desideri saperne... - mormorò piano - dopotutto fino a poco tempo fa credevo fosse andato tutto perduto con la distruzione della famiglia Estraneo e dei loro esperimenti, ma poi... - continuò, borbottando fra sé e sé frasi incomprensibili.

Spazientito, Reborn lo colpì senza troppa forza alla testa per richiamare la sua attenzione - Smettila di farfugliare e spiegati meglio! - esclamò, con disappunto: Verde gli lanciò un'occhiataccia per poi tornare a rivolgersi direttamente a lui, massaggiandosi la parte colpita - Dicevo... la Fiamma-0, contrattura di "Fiamma Tipo 0", era uno dei tanti esperimenti umani eseguiti nei laboratori della famiglia Estraneo - ma prima che potesse continuare fu interrotto da Reborn - Estraneo... intendi la famiglia eliminata da Mukuro Rokudo circa trent'anni fa? - domandò riflettendo sulle parole di Verde, che annuì per poi continuare - Esattamente. Tra i molti esperimenti umani, come ibridi uomo/animale di cui Joshima Ken è un perfetto esempio o bilanciamento totale delle caratteristiche umane fino a superarne il limite come Chikusa Kakimoto... e si, ovviamente anche gli esperimenti sulla reincarnazione controllata, loro... tentarono anche esperimenti indirizzati specificamente sulla Fiamma dell'Ultimo Desiderio e gli attributi ad essa correlati. Per essere precisi, tentarono attraverso due tipologie differenti di esperimenti di produrre artificialmente due fenomeni ben distinti: la fusione di attributi, ovvero miscele tra Fiamme della categoria Cielo e della categoria Terra per esempio, e... uno sviluppo totale dell'attributo stesso all'ennesima potenza. L'esperimento X-0, in altre parole - concluse con tono teatrale Verde.

Reborn parve prendersi qualche istante per assimilare le informazioni ricevute, prima di iniziare a porre qualche domanda - Dimmi, Verde. Quando intendi “potenziamento all'ennesima potenza”... che intendi? - domandò Reborn: Verde inaspettatamente non si fece pregare - In sostanza... una Fiamma-0 consiste in un attributo la cui caratteristica è moltiplicata per decine e decine di volte: prendendo in esame un esempio per perfino tu potrai comprendere, l'abilità di Decomposizione della Tempesta in formato Tempesta-0 diverrebbe Disintegrazione ed acquisirebbe di fatto la capacità di disintegrare a livello atomico qualsiasi cosa ne venga in contatto, mentre l'abilità Indurimento del Fulmine diverrebbe Indistruttibilità rendendo il corpo dell'utilizzatore più duro del diamante, e cose simili. Fortunatamente, l'incidente di Esperimento 69, Mukuro Rokudo in altre parole, distrusse gran parte dei progetti, mentre il resto venne sequestrato dai Vindice e proibito con un livello di pericolosità SS. Ma c'è di più! - e, come se fosse pronto a sganciare la vera bomba, sorrise - Di recente sono venuto a conoscenza di un altro, importantissimo dettaglio. Ricordi cos'ho detto prima? "tentarono di riprodurre artificialmente il fenomeno"... in altre parole, esso è già capitato spontaneamente in natura, anche se nessuno ad oggi sa spiegare il motivo. Già, mio malgrado neppure io sono ancora giunto ad una risposta soddisfacente - concluse con tono leggermente amareggiato.

Reborn squadrò con sospetto Verde: era sicuro che fosse sincero, quello che gli sfuggiva era altro - Verde... come mai sembri così terrorizzato dalle Fiamme-0? - domandò a bruciapelo.

Dallo sbiancamento totale di Verde seppe che aveva colto nel segno: aveva perforato la barriera di indifferenza con il quale lo scienziato aveva cercato di circondarsi.

Quest'ultimo si schiarì la gola per darsi contegno e rispose - Immagina un possessore di Fiamma-0 e tutto il potere pressoché illimitato di cui disporrebbe, e ora immagina la possibilità concreta che tale potere possa essere liberamente ricreato in laboratorio e fornito a uomini senza scrupoli... non è una prospettiva quantomeno preoccupante? - concluse con aria tetra.

Reborn continuò a guardarlo per qualche istante in silenzio, ben attento a cogliere ogni movimento che potesse tradire una menzogna: una volta appurata la sincerità delle risposte fornite da Verde, si decise a porre la fatidica domanda - Hai detto che la Fiamma-0 consiste in un'esponenziale aumento delle caratteristiche di una fiamma base... ma come agirebbe nei confronti di una fiamma particolare come quella Nebbia? - disse con impazienza, rivelando finalmente la vera ragione per cui aveva fatto tutta quella strada.

Verde sbiancò talmente tanto da poter essere facilmente scambiabile per un cadavere, ma non ebbe alcuna esitazione nel rispondere - Senza dubbio è l'ipotetica Fiamma-0 che più m'inquieta in assoluto: la sua caratteristica... passerebbe da Creazione a Genesi. In altre parole, le illusioni diverrebbero talmente perfette da diventare reali. No, non come le illusioni reali, quelle restano comunque illusioni... parlo di realtà concreta. Qualcosa di tangibile in ogni senso, ancora più perfette di quelle generate col macchinario che creai all'epoca della battaglia degli Arcobaleno. Per capire meglio ciò che ho detto immagina di poter rendere reale qualsiasi cosa passi per la tua testa reale... non lo renderebbe un potere formidabile, forse tra i più potenti in assoluto? - concluse con un sospiro.

Poi, d'un tratto la sua espressione mutò nuovamente - Ora ho io un quesito da porti: cosa ti ha spinto a fare tutta questa strada per domandarmi qualcosa su un argomento così... come dire, di nicchia? - domandò senza giri di parole.

Reborn sorrise, estraendo da una tasca interna dell'abito un micro DVD - Questo ti farà capire tutto. Grazie delle risposte, Verde - disse, porgendo allo scienziato il disco, prima di alzarsi e uscire velocemente dalla stanza, lasciando Verde allibito con in mano il piccolo dischetto - Che diavolo conterrà...? - si chiese, mentre si alzava per dirigersi al Lettore Universale di sua invenzione dove infilò il piccolo cd, sedendosi poi sulla sua poltrona preferita del laboratorio per visualizzare con calma i contenuti.

Ciò che vide sullo schermo, tuttavia, lo sconvolse non poco - Dio... mio... - riuscì a mormorare appena, in estasi e al contempo sconvolto dai due gemelli i quali sfoggiavano abilità nate senza ombra di dubbio dalla Genesi della Nebbia-0.

*

La villa era ormai un cumulo di macerie da decenni, completamente inaccessibile: le rovine erano ormai quasi completamente crollate, i laboratori erano stati smantellati e ciò che contenevano sigillato negli archivi della prigione dei Vindice.

Eppure una figura in nero avanzava agilmente tra i detriti, all'apparente ricerca di qualcosa: dopo qualche ora di ricerca s'imbatté in un accesso nascosto sotto al pavimento, l'unica cosa definibile "integra" in mezzo a quel caos.

Aprendo lo sportello di quella che aveva tutta l'aria di essere una botola nascosta, la figura misteriosa vi si avventurò senza alcuna esitazione scendendo le lunghe scalinate diroccate.

Dopo una discesa durata parecchi minuti si ritrovò in un luogo che aveva tutta l'aria di essere un vecchio laboratorio fatiscente inondato di luce verde, pieno di strumenti meccanici ed elettronici dalla dubbia utilità: la figura proseguì, superando una capsula tubulare alta circa 3 metri al cui interno era racchiusa quello che aveva tutta l'aria di essere un bambino di circa 12 anni dai lunghi capelli neri da cui spuntavano un paio d'insolite orecchie da gatto.

L'individuo si fermò a squadrarlo: aveva l'aria di essere un esperimento tutt'ora in funzione... ma com'era possibile, considerando che nessuno aveva messo piede in questo luogo dimenticato da Dio per almeno trent'anni?

Ad un attento esame, notò una targhetta metallica rovinata dal tempo alla base della capsula, su cui era inciso una sorta di codice identificativo - X...Y... 121013? Ma che significa? Mh... - mormorò fra sé e sé sottovoce, per poi scuotere la testa e prosegure nella sua ricerca.

Dopo aver esaminato senza successo l'area attorno per diverse ore, si ritrovò in prossimità di un archivio, dove finalmente trovò quello che cercava.

Improvvisamente il silenzio decennale del laboratorio fu interrotto dalla sua voce - ECCOLA! L'HO TROVATA!! AHAHAHAH! LA SEQUENZA GENETICA DEL PROGETTO HYBRID! Martin sarà felice di saperlo! - urlò brandendo saldamente in mano una risma di carta ingiallita dal tempo e precipitandosi verso le scale per poter uscire al più presto da quel luogo misterioso.

Tuttavia, il silenzio in cui era nuovamente piombato il laboratorio era destinato a non durare ancora a lungo: una voce metallica prese improvvisamente a gracchiare, come fosse un robot ormai quasi scarico - EsPeRIImentooo... ConcLUS... RISVEg.... INIZIARE RISVegl... - ma si spense improvvisamente, senza poter concludere la frase.

Tuttavia, ciò non interruppe in alcun modo il processo degli eventi che si era appena andato ad innescare, e la figura umana dalle strane orecchie di gatto immersa a mollo nella capsula aprì gli occhi.

SI INFORMANO I LETTORI CHE LA ARC PRESENTATIVA DI KIRI NO GEMINI TERMINA QUI.
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